DAVIDE CAPARINI, legge il processo verbale della seduta del 17 aprile 2015.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Capezzone, Catania, Antimo Cesaro, De Menech, Epifani, Faraone, Formisano, Gentiloni Silveri, Losacco, Meta, Pes, Rossomando, Sanga e Vargiu sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Colleghi, prima di entrare nell'ordine del giorno e prima di dare la parola al Presidente del Consiglio, ritengo doveroso, a nome di tutta l'Assemblea, esprimere il più profondo cordoglio per le vittime della tragedia avvenuta nelle acque del Mediterraneo, nella quale, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, avrebbero perso la vita oltre 800 persone. Quindi, invito tutti voi ad osservare un minuto di silenzio per commemorare le vittime di questa immane sciagura .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015.
Come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo del 21 aprile, per la discussione delle comunicazioni è attribuito un tempo pari a cinque minuti per ciascun gruppo ed un tempo aggiuntivo, pari ad otto minuti, al gruppo Misto. Per le dichiarazioni di voto sono, inoltre, attribuiti dieci minuti a ciascun gruppo ed un tempo aggiuntivo, pari a dodici minuti, al gruppo Misto.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi.
MATTEO RENZI, . Signora Presidente, onorevoli deputate, onorevoli deputati, vi sono vari modi per affrontare una riflessione su ciò che è accaduto nei giorni scorsi nel nostro Mare Mediterraneo: vi è un aspetto emozionale, emotivo, molto forte; vi è un aspetto tecnico, di provvedimenti da prendere, di decisioni da eseguire; vi è un aspetto diplomatico, di relazioni: le iniziative, gli incontri, dal Segretario generale delle Nazioni Unite al più piccolo dei Paesi dell'Unione europea, che è quello che si è mostrato con il cuore più grande, Malta.
Ma credo che sia rispettoso del vostro ruolo e della consapevolezza dell'importanza del Parlamento, della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, partire da un approccio totalmente, integralmente, radicalmente politico. Mi spiego: non voglio minimamente mettere da parte l'importanza di riconoscere, anche in quest'Aula, innanzitutto, il tributo alle vittime; lo ha fatto la Presidente e tutti noi abbiamo unito il nostro cordoglio al suo e il pensiero alle famiglie.
Talvolta, abbiamo l'approccio di pensare, di fronte a queste stragi, che, volando un numero di qua e un numero di là, si stia parlando quasi di oggetti astratti: sono persone, sono storie, sono donne, sono uomini, sono famiglie che piangono e che, magari, neanche sanno cosa è accaduto.
Ma non è soltanto l'aspetto del cordoglio umano quello al quale siamo chiamati oggi. E non voglio negare in quest'Aula la gratitudine del Governo della Repubblica alle donne e agli uomini della Marina, della guardia costiera, della guardia di finanza, delle forze di polizia, dei carabinieri, di tutti coloro i quali con una divisa stanno onorando l'Italia, accogliendo le persone superstiti, salvando vite umane in mare e cercando di adempiere a quel principio morale, che nel Vangelo è sintetizzato come «Ero forestiero e mi avete accolto», ma che per ciascuno, qualunque sia la fede religiosa o il coinvolgimento culturale da cui parte, costituisce un principio irrinunciabile.
No, non voglio negare né l'aspetto di cordoglio né l'aspetto di gratitudine. Da qui vorrei che arrivasse un grazie, non soltanto alle donne e agli uomini che si stanno impegnando per salvare vite umane, ma anche a chi le sta accogliendo all'interno dei comuni e delle amministrazioni locali, ai sindaci, che spesso, in questo, sono accusati anche da una parte dell'opinione pubblica del proprio territorio e che riescono, con la schiena dritta, a darci una mano decisiva e – lasciatemi dire – anche alle volontarie e ai volontari o anche ai professionisti di quei centri che magari lavorano per soggetti legati alla cooperazione, che, per colpa di chi, con responsabilità alla guida di alcune di queste realtà, si trova oggi costretto a sentirsi tirare addosso tutta una serie di accuse, ma che fa quel lavoro o quel servizio perché ci crede, perché è appassionato e perché vuole bene all'uomo e alla donna del nostro tempo. Fatemi dire grazie a tutti costoro . Ma non è questo il punto su cui noi siamo chiamati a discutere.
Noi oggi siamo chiamati ad un approccio totalmente politico, perché è di politica che ha bisogno l'Unione europea, perché è politica la scelta dell'Unione europea di svolgere giovedì un straordinario, perché è politica la necessità che noi abbiamo di non dare una risposta che sia soltanto una reazione. Non è una reazione immediata, emotiva quella che può seguire ad una strage di queste proporzioni. O c’è la politica, intesa come capacità, complessa, di dare risposte ad un mondo articolato, oppure non andiamo da nessuna parte.
Vorrei su questo essere chiaro su un punto. In tanti dicono che nel nostro tempo la comunicazione è l'opposto della politica. Permettetemi di tornare a domenica. Domenica si sono verificate in Libia o, partendo dalla Libia, due fatti. Uno, quello drammatico del naufragio di cui tutti noi abbiamo parlato e di cui stiamo parlando, un secondo fatto, che è stato praticamente ignorato dal dibattito pubblico, la decapitazione di 28 persone, di 28 cristiani. Probabilmente erano dei potenziali migranti, erano delle persone che probabilmente avrebbero voluto salire su quelle navi. Non erano libici, erano etiopi, erano persone che cercavano di scappare dal luogo in cui si trovavano. Eppure la comunicazione ha dato importanza, a differenza del passato, soltanto all'aspetto del naufragio. Ecco che quelli che dicono che la comunicazione non conta niente, che la comunicazione non c'entra niente dovrebbero fare i conti con una realtà. Non è vero che la comunicazione non c'entra niente: la comunicazione è decisiva per affermare la possibilità di azione delle istituzioni e della politica.
Ma siccome stavolta il mondo non si è girato dall'altra parte sulla vicenda del naufragio, siccome per una volta non è rimasta soltanto la guardia costiera o la Marina militare o la guardia di finanza o le forze italiane ad occuparsi di ciò che stava avvenendo in quel luogo, siccome, per la prima volta dopo tanto tempo, questa vicenda, drammatica e tragica, ha provocato finalmente una consapevolezza più ampia da parte delle istituzioni internazionali, ecco che viene il tempo della politica. E la politica non significa fare a meno degli aspetti legati alla comunicazione. La politica significa prendere atto che bisogna spiegarla in modo semplice, ma non si può affrontarla in modo semplicistico. È semplicistico immaginare di poter dire «tutti a casa loro» o «accogliamo tutti». È semplicistico poter dire oggi, sulla base del professionismo da che la soluzione è a portata di mano.
Io credo, penso e spero che il Parlamento della Repubblica abbia la consapevolezza che di fronte a quello che stiamo vivendo si impone una strategia di respiro un pochino più ampio rispetto alla reazione immediata, rispetto all'idea di cercare di affrontare anche con nobiltà, con coraggio il bisogno di dare una immediata soluzione.
La questione è molto più ampia. La questione oggi riguarda innanzitutto che cosa noi pensiamo dell'Africa. E se non partiamo di lì, non saremo mai in condizione di dire niente di sensato su ciò che sta avvenendo. Non sono libici, nella stragrande maggioranza, i nostri fratelli e le nostre sorelle che muoiono in mare. Vengono da altri Paesi, da Paesi in cui la fame, la guerra, le divisioni la fanno da padrone.
Allora, il primo tema è cercare di capire se l'Africa diventa un elemento chiave nel dibattito della politica mondiale, europea e italiana oppure no. Noi abbiamo iniziato su questo tema: siamo partiti da Tunisi nella prima missione internazionale fatta da questo Governo. È il primo Governo che ha scelto di andare con il Presidente del Consiglio sotto il Sahara. Lo ha fatto con una serie di missioni, che – certo – per le ragioni della comunicazione occupano i trafiletti, ma che sono cruciali nel tentare di raccontare che lì sta un pezzo del nostro futuro e anche – permettetemi di dirlo – del nostro passato. Infatti, quando penso a ciò che ha fatto la cooperazione italiana in Mozambico, la Comunità di Sant'Egidio e che in questi venti anni – ormai venticinque anni – ha portato quel Paese ad avere un percorso difficile, ancora travagliato, ancora in questi giorni, anzi negli ultimi mesi in discussione, penso che non c’è soltanto il futuro, ma anche un pezzo del nostro passato.
Ma non può bastare semplicemente l'indicazione del problema. Capite che ha una linearità l'idea di chiedere l'Alto rappresentante per la politica estera ? Non perché c'era una casellina da mettere, come qualcuno ha sostenuto, ma perché c'era un'idea da affermare. E va in questa direzione l'idea di dire che come primo gesto del semestre europeo – anche se anche questo finisce in un trafiletto – si va in Sudan a prendere Meriam, che ha partorito con una catena alla caviglia in ragione della sua fede, e le si chiede e le si consente di poter tornare a vivere da donna libera negli Stati Uniti in questo caso, visto che il marito è americano .
È un'idea di fondo quella che noi stiamo cercando di affermare, e cioè che non si affronta la questione degli sbarchi dalla Libia semplicemente parlando alla pancia delle persone. Qualcuno dice che questo è il modo per vincere le elezioni. Noi abbiamo avuto un risultato alle europee che è inedito negli ultimi cinquant'anni, nel momento di massimo sbarco, con Mare Nostrum pienamente attiva e con una polemica costante su questi temi. L'idea che gli italiani votino sulla base della pancia, come pensa qualcuno, è profondamente offensiva nei confronti degli italiani. Gli italiani sono persone razionali, ragionevoli e capaci di decidere.
E comunque non è oggi un problema di voti. Quando c’è da andare alle elezioni noi non abbiamo mai paura e siamo in condizione di raccontare le nostre idee. È un problema che va oltre le elezioni e il voto. È un problema di dignità dell'uomo. E quando si parla di dignità dell'uomo, bisogna avere il coraggio di dire che la priorità italiana in questo momento è far sì che l'Europa torni ad avere un ruolo politico con la «P» maiuscola.
Considero la convocazione del vertice un fatto molto importante. Ovviamente non basta, ce la giochiamo sul documento di conclusioni. Noi abbiamo proposto essenzialmente quattro strategie di direzione. La prima è quella di rafforzare le operazioni europee. Parliamo spesso di Tritone, c’è anche Poseidon, che è l'operazione che riguarda più la Grecia e che è gestita, guidata e operata dalla Grecia. Non sottovalutiamo, mentre diciamo della rilevanza e dell'importanza dell'Africa, ciò che sta avvenendo in queste ore in Siria e in Iraq. C’è un aumento degli sbarchi che arrivano anche da quell'area del mondo e la vicenda di Rodi, la vicenda che abbiamo visto in modo plastico con le immagini delle persone sbarcate in mare nell'ultimo tratto della costa, va esattamente in questa direzione.
Ma, accanto a questo, noi pensiamo che sia arrivato il momento di dire, con ancora più determinazione di quanto l'Unione europea abbia fatto sino ad oggi, che combattere i trafficanti di uomini significa combattere gli schiavisti del XXI secolo.
Non significa, questo, sottovalutare che la forza, la pressione che si esercita e arriva fino ai confini libici non è fermabile semplicemente bloccando gli scafisti, ma significa dire che, in presenza di un traffico di uomini, questa non è innanzitutto una questione di sicurezza o di antiterrorismo, è una questione di giustizia e di dignità della persona umana. Infatti, la storia ha già conosciuto momenti in cui si prendevano le vite umane, si vendevano o compravano e si infilavano in delle stive e in dei barconi. Era l'epoca dello schiavismo. E io ritengo che non sia un'esagerazione o un azzardo sostenere che ciò che sta avvenendo nell'area del Mediterraneo con la compravendita di uomini è esattamente una forma di moderno schiavismo. E il fatto che 1.002 persone siano state in questo momento assicurate dalla forza del nostro Paese alle patrie galere per traffico di uomini non può significare che l'Europa può lasciare soltanto a noi questa battaglia, che è una battaglia di assoluta civiltà.
Il terzo punto che noi vogliamo sottolineare nel dibattito di giovedì è tentare di scoraggiare alla radice la partenza di queste donne e di questi uomini dalla loro terra. Su questo permettetemi un sorriso amaro quando sento dire, nei dibattiti televisivi: dobbiamo scoraggiarli. Non è che li scoraggiamo perché loro guardano Ballarò o Agorà e vedono qualche autorevole parlamentare europeo o italiano che minaccia fuoco e fiamme . Il punto centrale è che quando una persona è in grado di rischiare la propria vita; quando una persona mette la propria vita a rischio perché deve uscire da una situazione in cui tagliano le teste a quelli che gli stanno accanto, scoraggiare la partenza non si fa con una generica dichiarazione, si fa mettendo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati in Niger, in Sudan e ; si fa intervenendo nelle terre e si fa una volta di più mantenendosi umani, evitando di inseguire la demagogia, anche a fronte di un dibattito parlamentare, come sta facendo larga parte delle opposizioni. C’è un limite al tentativo di sciacallaggio di queste ore. C’è un limite a questo tentativo ! E credo che sia arrivato il momento di dire con grande forza che ci sono secoli di civiltà giuridica e di valori umani a cui non rinuncia questo Paese in nome di un principio demagogico ! Noi non ci rinunciamo !
Infine, scoraggiare la partenza da questi Paesi significa avere forte una presenza delle organizzazioni internazionali nell'area del sud della Libia. In questo senso, il lavoro che noi abbiamo svolto con il Niger è un primo passo, importante, ma credo che sia fondamentale che sia l'Unione europea, nel suo complesso, a tentare di andare in quelle zone grazie in particolar modo al coinvolgimento delle Nazioni Unite. E sono grato al Segretario generale Ban Ki-moon per il pieno sostegno e la profonda condivisione che ha espresso, così come sono grato davvero a tutti i leader dei Paesi con cui ho parlato in questo momento, dagli Stati Uniti a Malta. Vorrei veramente inserire un ampio spettro di collaborazioni, offerte e richieste. Ma credo sia anche importante contemporaneamente cercare di far sì che le procedure per l'asilo siano procedure gestite con un europeo e, naturalmente, come prevede il punto 6 del lavoro svolto dai Ministri degli esteri e dal Commissario Avramopoulos, che esso possa essere patrimonio, non soltanto di un Paese, ma di tutti i ventotto Stati membri.
Infine, quarto e ultimo punto che noi proponiamo, è quello di far sì che nella discussione di queste ore vi sia un atteggiamento di particolare urgenza verso le vicende più emergenziali perché la retorica del «mai più» funziona per uno televisivo, ma non è così, sta continuando anche adesso, sta continuando in queste ore, continuerà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane e chi vi dice il contrario pensa di svuotare il mare con un cucchiaino. La retorica del «mai più» lascia il tempo che trova. Abbiamo bisogno di far sì che non accada di nuovo mettendoci del nostro anche in sede emergenziale, ma questo tipo di priorità è quella che noi chiediamo ad un'Unione europea che voglia essere qualcosa di diverso da un'assemblea di Paesi membri di un economico, che voglia essere qualcosa di diverso da un dotto di specialisti tecnici che conoscono tutte le principali dinamiche geopolitiche, ma che si dimenticano di dare una risposta di fronte al dolore del nostro tempo. Io sono molto ottimista sul fatto che l'Unione europea possa finalmente cambiare passo, perché ho visto la reazione di queste ore, perché credo che la convocazione di un Consiglio europeo straordinario sia un passo straordinario nelle procedure dell'Unione, ma anche perché penso che, di fronte a ciò che sta avvenendo in queste ore e in questi giorni, noi dobbiamo passare dal tentativo di salvare le persone in mare – che continueremo a fare naturalmente, ma il mare è il posto più difficile dove salvare le persone – al desiderio profondo di affermare il principio che, intervenendo in Africa con una strategia a lungo periodo e con una strategia più significativa di quello che è stato fatto sino ad oggi, l'Unione europea di fatto restituisca a se stessa il bisogno di richiamare la propria vocazione.
Termino su questo: negli ultimi giorni noi abbiamo assistito ad un progressivo spostamento della discussione. Fino ad una settimana fa era soltanto una discussione sull'antiterrorismo, sulla sicurezza interna, vorrei dire una discussione sacrosanta, una discussione importante ed è una discussione alla quale noi dobbiamo partecipare inserendo non soltanto gli strumenti di difesa, non soltanto gli strumenti di sicurezza nazionale tradizionalmente intesi, ma anche raccontando qual è l'idea dell'Italia nel mondo che cambia. Quando i terroristi attaccano l'università di Garissa in Kenya, quando i terroristi attaccano il museo a Tunisi, quando i terroristi attaccano la redazione di un giornale a Parigi, i terroristi dimostrano di capire quali sono gli obiettivi in modo molto più attento di tanti commentatori. È l'idea stessa della cultura che viene messa in discussione. Quando tu vai ad uccidere un bambino a Peshawar in Pakistan perché va a scuola, mentre va a scuola, tu stai dicendo che è lì che vuoi vincere la battaglia non soltanto uccidendo quella persona ma rovinando un'idea di mondo basata sul capitale umano, sulla cultura. Ecco perché c’è tanto bisogno dell'Italia nel dibattito politico europeo e mondiale. Ecco perché c’è tanto bisogno della forza culturale, valoriale, educativa del nostro Paese. Ecco perché c’è bisogno per noi di non limitarsi a vivere questa fase come la necessità di dare una risposta tecnica: quali barconi andiamo a prendere, quali interventi facciamo con la guardia costiera, come interveniamo nei campi profughi, se riusciamo a dare qualche altro profugo ad altri Paesi, tutte cose comprensibili e doverose su cui stiamo lavorando. Ma questo è il Parlamento della Repubblica e il Parlamento della Repubblica ha il dovere di affermare un'idea dell'Italia per i prossimi vent'anni in cui il nostro ruolo come ponte tra Europa ed Africa abbia una strategia meno angusta di quella che la nostra riduzione della politica a dibattito da sta portando. È su questo che vorrei chiedervi un aiuto per andare giovedì al Consiglio europeo. Lo chiedo a tutte le forze politiche perché di fronte a queste tematiche non c’è divisione di parte, c’è l'Italia che è molto più grande delle nostre divisioni. Lo chiedo nella consapevolezza che, con il poeta spagnolo, potremmo immaginare gli ultimi attimi di vita di quelle persone che hanno perduto ogni speranza e anche la loro esistenza dentro una stiva, chiusi a chiave.
È un canto di amore quello che dice: «l'aria ormai è quasi irrespirabile, perché non mi rispondi: tu sai bene che quello che respiro sono le tue risposte e ora io soffoco». È uno scambio di amore tra due persone che si amano, eppure, se ci pensate, la mancanza di risposte da parte della comunità internazionale fa letteralmente soffocare un'intera generazione che non sta scappando perché vuole andare a vedere posti nuovi, sta scappando perché sta rischiando quotidianamente la vita.
Noi siamo l'Italia, come tale abbiamo il dovere di reagire e stiamo reagendo da mesi, vorrei dire da anni, ma la reazione da sola, nobile e generosa, non basta. Il passaggio successivo della reazione è la strategia politica e la strategia politica significa chiedere all'Europa di fare l'Europa, non soltanto quando c’è da fare il budget, ma mettere quindi l'Europa in condizione di avere una strategia complessiva. Mi pare che stiamo andando in quella direzione. Chiedere alle forze politiche di dividere tra semplicità e semplicismo, tra demagogia e visione e orizzonte ed essere in condizione noi di dire grazie a chi salvando la vita salva il mondo intero, ma anche di dire a noi stessi che il nostro compito non è di fare i commentatori, è di provare a immaginare quello che accadrà da qui ai prossimi venti anni: io sono certo che saremo all'altezza di questa sfida
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
È iscritto a parlare il deputato Renato Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Signora Presidente della Camera, colleghi, signor Presidente del Consiglio, abbiamo chiesto con forza che lei venisse in Parlamento, in vista del Consiglio europeo straordinario di domani, non solo per riferire, ma soprattutto per ascoltare, soprattutto per ricevere un mandato, il più ampio possibile, dai rappresentanti del popolo italiano.
Questo è il momento in cui deve prevalere l'unità e le polemiche devono lasciare il posto ad un'azione politica concorde per affrontare un'emergenza assoluta, senza retorica, signor Presidente del Consiglio, da qualunque parte essa provenga – ripeto – da qualunque parte essa provenga. Sono necessarie unità e coesione nazionale nell'emergenza per impegnarci come Paese a determinare un cambiamento di rotta dell'Europa, di quell'Europa che noi amiamo, ma di quell'Europa che per troppo tempo è stata sorda, miope, insensibile, egoista.
Signor Presidente del Consiglio, il Parlamento, come espressione della volontà popolare, abbia l'autorevolezza di assumere un ruolo di coesione morale e politica in questi momenti tragici e difficili. Dinanzi alla paura, allo sgomento, al dolore dei nostri cittadini – ma direi non solo dei nostri cittadini, ma dei cittadini del mondo – il Governo, il suo Governo, è chiamato ad interpretare una posizione politica e umana fondanti della nazione ed insieme un metodo che ne sia diretta conseguenza. Per questo ho chiesto che lei venisse qui ad ascoltare i valori fondanti della nostra nazione.
L'unità deve comunque basarsi sulla verità, signor Presidente del Consiglio, sui tanti errori fatti a livello europeo, a livello italiano, ma su questo non voglio dilungarmi, sarà la storia a individuare questi errori. In ogni caso, signor Presidente del Consiglio, per onorare il nostro mestiere, lo ha detto anche lei, non ci sono risposte facili a problemi difficili.
Quello dell'immigrazione è un fenomeno epocale, incontrollabile e ingestibile senza una chiara e precisa strategia. Ci sono gli effetti che gli economisti chiamano e gli effetti attrazione, gli effetti espulsione, non si può prescindere dagli uni e dagli altri. Certo, noi attraiamo immigrati, ma molto spesso questi vengono cacciati, espulsi dalle loro condizioni socioeconomiche dei Paesi di origine. Non si può prescindere dalla distinzione netta delle due ragioni, dei due fatti causali. Noi abbiamo avuto con la dimostrazione della professionalità delle nostre Forze di marina, della nostra Guardia costiera, della nostra Guardia di finanza, ma, se è possibile senza ingenerosità assolutamente, questa esperienza nostra è stata velleitaria e presuntuosa e fin troppo esibita, signor Presidente del Consiglio, dando il pretesto all'Europa di lavarsene le mani. Noi abbiamo presentato una risoluzione in cui diciamo con chiarezza le nostre idee di intervento umanitario forte, responsabile, all'origine dei flussi. Noi abbiamo individuato le necessità di per valutare i percorsi, per valutare gli agenti criminali che sono all'origine di questi flussi migratori. Noi siamo disponibili a una coesione nazionale, purché questa avvenga nella verità e nella forza del nostro Paese. Lei domani in Europa deve poter parlare a nome di tutto il Paese, rappresentando i valori, le sensibilità e le esperienze di tutto il Paese.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Brunetta.
RENATO BRUNETTA. Se sarà così, signor Presidente del Consiglio – ho finito – lei sarà forte e sarà rappresentante di tutti gli italiani in un momento drammatico e difficile come questo. Io questo me lo auguro, io questo glielo auguro. Per parte nostra, la massima disponibilità a che lei non sia più, in questa occasione, il Presidente del Consiglio di una parte politica ma sia il Presidente del Consiglio di tutti gli italiani .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, mi permetto di collegarmi subito alle parole del collega Brunetta, che hanno un filo sottile ma molto forte e molto razionale rispetto all'intervento del Presidente del Consiglio. Di fronte alla tragedia, al dramma umano cui abbiamo assistito ancora una volta, ci sono due parole che sono emerse in quest'Aula in maniera molto chiara: il forte, fortissimo appello alla politica, alla politica con la «P» maiuscola, che il Presidente del Consiglio, nel suo intervento, declinandolo poi nei diversi aspetti, ha fatto, e la conseguenza dell'intervento del collega Brunetta, di cui colgo l'assoluta positività, cioè che, di fronte a quanto è accaduto e continua ad accadere, che è un dramma di proporzioni inaspettate, non possa che esserci la politica, la politica delle istituzioni e l'unità della politica, l'unità delle istituzioni, che possano dare un mandato forte all'Italia in Europa e all'Europa nel mondo. Per far questo, però – il presidente Cicchitto spiegherà poi in maniera più articolata, nel suo intervento, la posizione del nostro gruppo – occorre, come ha detto il Presidente del Consiglio, ma in maniera molto più chiara, giudicare razionalmente e in maniera molto chiara quello che è accaduto ed evitare alcuni equivoci, perché l'unità e la politica si ritrovano se non ci sono equivoci e pregiudizi.
Il primo lo hanno sottolineato sia l'intervento del collega Brunetta che quello del Presidente del Consiglio: è evidente ed è chiaro che siamo di fronte ad un esodo di massa di intere popolazioni in fuga da guerre civili, da massacri, da miserie, senza una prospettiva per il futuro. C’è una sintesi molto chiara di quello che sta accadendo nella sua drammaticità, l'ha fatta Papa Francesco quando ha detto che questi uomini e queste donne stanno cercando una cosa, il diritto alla felicità, e il più grande Paese dell'Occidente e del mondo moderno ha messo nella sua Costituzione il diritto alla felicità.
Confrontiamoci insieme su come la politica e le istituzioni, anche le diverse soluzioni a cui in questi giorni, in questi mesi noi stiamo assistendo, possano essere indifferenti rispetto al diritto alla felicità di queste popolazioni o se devono dare una risposta insieme.
Secondo aspetto, molto chiaro per noi: certamente occorre, in maniera molto dura e molto netta, molto forte, colpire chi sta sfruttando questa disperazione. Bisogna contrastare con forza le organizzazioni criminali che stanno sfruttando questa organizzazione e i dati del Ministero dell'interno, oltre 1002 gli arresti che vanno proprio in questa direzione, sono forti, ma non serve solo questo, non basta solo questo. Prima ancora che individuare – diceva il Presidente del Consiglio – gli aspetti tecnici, quelli diplomatici, eccetera, occorre essere molto chiari e molto netti fra di noi. Speculare sui morti è quanto di più basso un uomo politico possa fare; farlo per una manciata di voti è quanto di più ignobile. Dobbiamo essere molto chiari, dobbiamo essere molto forti su questo e allora, se partiamo da questo, troviamo insieme tutte le soluzioni, individuiamo le strade, facciamolo anche con un confronto serio, perché le soluzioni possono essere tante e possono essere anche diverse.
È evidente che occorre, in maniera molto chiara, evitare che accadano nuove tragedie e per fare questo ci sono delle soluzioni che sono sul tappeto, non solo l'intervento dell'Italia o dell'Europa, ma l'intervento complessivo della comunità internazionale. Oggi anche il Ministro dell'interno e il Presidente del Consiglio hanno detto con molta chiarezza – e si sta apprendendo – che bisogna prevenire che questo accada. Vado verso la conclusione. Allora il tema della distruzione dei barconi, quello delle basi da colpire, ovviamente sotto l'egida di un intervento dell'ONU e internazionale, è certamente un tema che va affrontato, così come non va sottovalutato, proprio per quella responsabilità che abbiamo all'accoglienza e a combattere quanto drammaticamente sta accadendo, che un'accoglienza senza limiti nel nostro Paese non è più accettabile.
L'esasperazione dei nostri sindaci e delle nostre comunità sono un campanello d'allarme proprio perché la cultura di questo Paese è sempre stata la cultura dell'accoglienza. Allora, abbiamo il dovere – concludo – di intervenire anche sotto questo aspetto, di coinvolgere con forza le istituzioni internazionali sotto questo aspetto, dimostrando che l'Italia è in prima fila, ma l'Europa e le organizzazioni internazionali devono fare la stessa cosa. Ma l'unica condizione è una sola: confrontiamoci, signora Presidente, su tutte le soluzioni, ma evitiamo ancora una volta di assistere a quello spettacolo ignobile che, di fronte ad una tragedia che vede 800 vite umane morte nella ricerca disperata della felicità, si specula ignobilmente per una manciata di voti .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, io capisco la scarsa considerazione che lei ha spesso del Parlamento, ma spero che in un'occasione di questo tipo lei, al contrario delle altre volte, voglia rimanere fino alla fine e dare una risposta alle cose che le vorremmo chiedere rispetto alla situazione drammatica che stiamo vivendo.
Tra le sue qualità riconosciute c’è sicuramente quella dell'intelligenza e vorremmo che lei oggi non offendesse la nostra, perché, in un momento molto delicato per la storia dell'umanità, noi dobbiamo affrontare i problemi reali sul campo. Lei oggi ha fatto un bellissimo discorso sulla politica, però non era un discorso politico, cioè non è entrato nel merito delle questioni che ha semplicemente enunciato.
Allora, noi vorremmo provare invece a entrare nel merito di quello che sta accadendo in questo momento e le cronache di questi giorni finiranno nei libri di storia e noi saremo giudicati dalla storia – lei sarà giudicato – per le nostre scelte. E, allora, parlare di politica oggi significa dire che il problema sono i profughi prima degli scafisti, perché dobbiamo affrontare il problema di chi scappa da una guerra e che continuerà a scappare. Anche se noi decidiamo di affondare tutti i barconi, anche se noi decidiamo di sparare a tutti gli scafisti, anche se noi occupiamo militarmente la Libia, quelle persone dall'Africa subsahariana, dalla Siria, dall'Iraq, dall'Afghanistan continueranno a scappare e continueranno a scappare perché là si combattono delle guerre su cui noi abbiamo grandi responsabilità.
Vede, l'altro giorno un profugo sbarcato nella mia terra, in Sicilia, davanti alla discussione che stavamo facendo mi ha detto: se tu bruci la mia casa di giorno, è ovvio che di notte vengo a dormire a casa tua. Questo è quello davanti a cui ci troviamo. Abbiamo per anni infiammato il Medio Oriente, abbiamo bombardato quelle terre, abbiamo contribuito ai processi di destabilizzazione di Paesi in tutto il continente africano e oggi ci stupiamo se ci troviamo davanti ad una situazione di questo tipo.
Vede, oggi, davanti al disastro che la politica estera del nostro Paese insieme a quella dei Paesi occidentali ha prodotto, noi dobbiamo affrontare un fenomeno che non è più un'emergenza, ma è un fenomeno strutturale del nostro tempo e per affrontarlo servono delle politiche strutturali, mentre noi da anni continuiamo a muoverci di emergenza in emergenza. Allora, vorrei provare a mettere sul campo delle proposte e, come dice lei, ad aiutarla in vista del Consiglio europeo di giovedì.
Corridoi umanitari: in questo momento parliamo di 300-400 mila persone che sono in fuga da zone di conflitto che hanno diritto, secondo la Convenzione di Ginevra, a godere dello di rifugiato e che sono costretti ad attraversare in questo modo il Mediterraneo e non solo, spesso anche l'intero continente. Allora, dare a queste persone la possibilità di avere dei corridoi umanitari, delle vie di accesso legali ai Paesi europei in questo momento è qualcosa che toglierebbe il mercato dalle mani degli scafisti e garantirebbe a queste persone la sopravvivenza. Aggiungo: 300-400 mila persone per un continente come l'Europa, per 28 Paesi che si fregiano di essere la culla della civiltà sono un'inezia.
: lei ha detto in conferenza stampa che non sarebbe cambiato nulla. Lei crede veramente che il soccorso prestato da un mercantile con uomini non addestrati sia la stessa identica cosa delle operazioni messe in campo dagli uomini della nostra Marina militare con competenze e professionalità per salvare i migranti ? Lei ha mai visto come venivano effettuate le operazioni, con gli interpreti che prima avvicinavano il barcone sui gommoni dicendo nella loro lingua quello che dovevano fare ?
Stabilizzazione dei conflitti: la politica estera è la prima chiave per affrontare il fenomeno dell'immigrazione. Noi abbiamo bisogno di stabilizzare i conflitti, abbiamo bisogno di fare politica estera di pace e su questo non abbiamo ancora capito qual è la nostra posizione sulla Libia. Un giorno siamo pronti ad intervenire con 5 mila soldati, un altro giorno non sappiamo se dobbiamo occupare i porti, un altro giorno ancora, invece, aspettiamo che le fazioni in conflitto si mettano d'accordo tra di loro. Noi abbiamo bisogno di chiedere all'Europa un piano europeo per i profughi. Abbiamo bisogno di garantire i corridoi umanitari, ma anche di stabilire che i Paesi dell'Unione europea accolgano tutti i profughi che oggi scappano da quei conflitti. Non possiamo ritenerli eroi quando vengono massacrati dall'ISIS e considerarli un problema quando arrivano nel nostro Paese, nei nostri Paesi, signor Presidente !
Abbiamo bisogno per questo di mettere in campo – e chiudo – la revisione degli Accordi di Dublino e delle politiche sull'immigrazione comuni in Europa, a partire da un diritto d'asilo europeo, che è qualcosa che manca e che sta determinando la fine della civiltà europea, lasciando ogni Paese ad affrontare da solo la più grande emergenza umanitaria del nostro secolo.
Infine, signor Presidente, mi permetta di dirle che noi – dicevo – saremo giudicati dalla storia per le nostre scelte. Finora tantissimi cittadini italiani, cittadini di Lampedusa hanno portato sulle loro spalle il peso della civiltà europea. È ora che i Governi europei, che il suo Governo e che l'Unione europea si facciano carico del peso della nostra civiltà e non la disperdano facendola annegare in questo mare insieme ai tanti profughi che sono morti .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Raciti. Ne ha facoltà.
FAUSTO RACITI. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, io vorrei partire dalle parole che lei ha utilizzato pochi minuti dopo che le agenzie hanno battuto la notizia del barcone che si è ribaltato portando via più di 800 vite. Lei ha usato una parola importante e impegnativa, ha usato la parola «strage». Io mi vorrei permettere nel mio intervento di partire da questo, perché ogni strage ha dei mandanti, dei colpevoli. Uno lo sappiamo per certo e sono i trafficanti di vite. L'altro – diciamocelo con onestà – è l'indifferenza un po’ micragnosa di un'Europa che non sempre si è dimostrata all'altezza della propria civiltà e della propria storia. Il nostro Paese, i nostri sindaci dell'accoglienza, i nostri pescatori in mare, i nostri volontari rischiano di trovarsi da soli a fronteggiare una delle più grandi emergenze umanitarie cui il Mare Mediterraneo abbia mai assistito. Basta chiedere ai sindaci siciliani quante lapidi abbiano dovuto far scolpire per seppellire i morti negli ultimi anni e quanti volontari hanno dovuto convocare per gestire le emergenze con generosità e indifferenza – questa volta sì – nei confronti dei tanti fomentatori dell'odio nella campagna elettorale.
C’è stata un'Italia minore, lontana dal dell'accoglienza e dai colori politici spesso variegati, che si è spesa e che non può più restare sola. L'Africa e il Medio Oriente in frantumi, le violenze dell'islamismo radicale, la disgregazione di interi Stati portano il nostro Paese, che si è sempre sentito sud dell'Europa, ad essere per una volta frontiera a nord per centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini in fuga dalla disperazione. L'Italia e la Sicilia sono diventate per loro il nord di una speranza possibile.
Di fronte al terrore delle persecuzioni spesso contro le minoranze cristiane, ai tagliagole e alle tragedie della miseria è in gioco la nostra reputazione e non saremmo credibili nel condannare le persecuzioni contro le minoranze cristiane, come giustamente qui tutte le forze politiche hanno fatto, se contemporaneamente non riuscissimo a fare il nostro dovere quando si tratta di salvare quegli stessi cristiani e molti altri nel mare davanti a casa nostra.
Il moltiplicarsi per trenta delle vittime in mare rispetto all'inizio dell'anno scorso, toccando la cifra record di 1.750 decessi da inizio anno, è una ferita che dobbiamo cauterizzare prima che sia troppo tardi e, purtroppo, non saremo in grado di farlo da soli. Di più: non è giusto – e in questo è molto sensato il suo appello all'Unione europea – che questa grande sfida della speranza sia caricata solo sulle spalle del nostro Paese.
Mi sembra che il Parlamento dall'inizio di questa discussione cominci a cogliere questo elemento. La solidarietà europea non può essere una formula da utilizzare in qualche celebrazione. La solidarietà europea ora ha bisogno come non mai di fatti.
Ed è di fronte a questa capacità di richiamare una responsabilità comune che si dimostra se un Paese e – mi permetta – questo Parlamento sono davvero capaci di unità nazionale. Con le sue parole ha scosso i Governi dell'Unione europea, un'Unione che sembra per la prima volta pronta ad uno scatto di dignità, come è testimoniato dalle parole del Commissario per gli affari interni e l'immigrazione negli ultimi giorni.
Più forte e unitario sarà il mandato che lei riceverà, signor Presidente del Consiglio, nella giornata di oggi e più forte e credibile sarà il nostro Paese nel far sentire forte la propria voce al prossimo Consiglio europeo, che proprio noi – va detto e riconosciuto – abbiamo chiesto e ottenuto con straordinaria rapidità e con straordinario senso dell'urgenza.
Rafforzare in maniera decisa l'operazione Triton, impegnando più mezzi e risorse economiche allo scopo di rendere possibile la ricerca e il salvataggio in mare, coinvolgere gli altri Paesi europei nello sforzo di accoglienza davanti a un'emergenza sempre più grande, rafforzare la cooperazione con i Paesi di origine e di transito dei grandi flussi migratori per governarli insieme sono obiettivi possibili di un lavoro comune tra le forze politiche che compongono questo Parlamento.
Ma soprattutto deve e può tenerci insieme l'obiettivo di colpire, con tutti i crismi di una operazione di polizia internazionale, piccoli e grandi trafficanti di vite umane.
Gli stessi che abbiamo sentito nelle disgustose intercettazioni che la stampa ha reso note negli ultimi giorni. Raccontare di come trattano e utilizzano gli uomini alla stregua di merce. I richiedenti asilo – lo dico per tutta l'Assemblea – che scappano dagli Shabaab, da Boko Haram, dalle milizie libiche, dalla morte per violenza o per fame, non si spaventeranno di certo davanti ai toni sgrammaticati della campagna elettorale delle regionali italiane.
Ci consegnerà, invece, questa nostra capacità, se davvero ce l'avremo, di parlare forte e chiaro e di riportare l'Europa sul terreno della politica...
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
FAUSTO RACITI. ... la possibilità di ritornare, per una volta, orgogliosi di essere europei e di avere riportato l'Europa al ruolo a cui la sua civiltà, in questo caso, davvero, la chiama senza appello .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente Renzi, buongiorno. È la prima volta che ho il piacere di parlarle e guardala negli occhi e dirle che, anche oggi, lei ha sciorinato un maremoto di luoghi comuni. Ha parlato di fame e di guerra in Africa. Ma chi porta la fame ? La portano quelle multinazionali con le quali lei sta conducendo accordi segreti – il TTIP – per fare in modo che prendano anche il mercato italiano. Lo fanno quelle multinazionali di armi, che continuano ad arricchirsi su quella povera gente e alle quali lei, probabilmente, è andato a chiedere l'elemosina qualche giorno fa negli Stati Uniti d'America, quando è andato a parlare con Obama. Lei ha parlato di guerra, ma chi fa questa guerra ? Siete tutti responsabili. È responsabile il Presidente che l'ha nominata, Presidente Renzi: il Presidente Napolitano che più di ogni altro ha spinto per quell'intervento militare osceno e contro il diritto internazionale che ha provocato morti in Libia e la destabilizzazione di un territorio ed oggi le conseguenze le vive il popolo italiano.
Lei ha parlato di lotta senza quartiere agli scafisti, perché gli scafisti sono in combriccola con la mafia. La stessa mafia, Presidente Renzi, che si è mangiata mezzo partito suo, qui a Roma, e che ci lucra, sugli immigrati .
La stessa mafia che va a braccetto con la mafia nigeriana, che anch'essa dipende dall'immigrazione clandestina dalla Nigeria; Nigeria dove multinazionali come l'ENI al cui ex amministratore delegato, condannato, Scaroni, lei ha dato una buonuscita di 8 milioni di euro. E poi ci dite che non ci sono i soldi ! È andato in Nigeria a corrompere le classi politiche locali per rubare quel petrolio, risorsa dei nigeriani. Ed oggi l'ENI è ancora sotto inchiesta per corruzione internazionale in Nigeria. Questa è la verità !
Oggi qui in Aula c’è stato l'ennesimo teatrino di tutti quanti: vi scontrate sulle parole razzismo, xenofobia, sciacallaggio. Lei sa perfettamente, ahimè, Presidente Renzi, che per evitare tensioni sociali occorre approvare una manovra – il reddito di cittadinanza – che aiuta ad evitarle . Razzismo e povertà sono sempre direttamente proporzionali. È facile oggi attaccare soltanto coloro che speculano, soltanto coloro che dicono parole vergognose su quei morti, su quei disgraziati. Lei deve sapere che fino a quando crescerà il numero dei poveri – e crescono per le vostre misure economiche scellerate – aumenterà anche il razzismo e la xenofobia. È molto facile, Presidente Renzi: si occupi di quei 9 milioni di italiani che soffrono e vedrà che diminuirà anche lo sciacallaggio e diminuiranno il razzismo e la xenofobia in questo Paese .
Siete tutti responsabili. La camorra: ieri, Presidente, è stato sciolto un ospedale; in Italia è stato sciolto un ospedale per camorra. Si rende conto ? Lo ha fatto lei, sì. Lo ha fatto lei. E in questo Parlamento grazie alla camorra e grazie alla ’, che vi portano a tutti quanti pacchetti di voti, entrano vostri rappresentanti .
C’è l'autista di Raffaele Cutolo, seduto là, Presidente Renzi, il fondatore della nuova camorra organizzata. Più in alto lì, c'era Francantonio Genovese, uno immischiato in affari loschi: è del vostro partito. Lo stesso vostro partito che condanna – vede il freudiano – che candida uno come De Luca in Campania condannato in primo grado !
E ci venite a dire che non ci sono i soldi, che serve più Europa, sempre le solite balle ! Sempre le solite balle, Presidente Renzi ! La verità – e concludo, mi ascolti bene – è che: se gli italiani che si impiccano, o gli africani che fuggono, se i pensionati che rovistano nella mondezza, se i campani che si ammalano di cancro, se gli studenti che lasciano l'Italia, se i liguri che sprofondano nel fango, e voi candidate una indagata per il disastro in Liguria se gli operai della Indesit, Presidente Renzi, dell'Ilva, se i lavoratori di Meridiana o di Alitalia, se gli imprenditori del Veneto strozzati dalle tasse, se i bambini del quartiere Tamburi a Taranto, se le vittime dell'amianto o i giudici condannati a morte dalla mafia, se gli esodati, i professori precari, gli agricoltori pugliesi o i pescatori siciliani, se chi vive in una macchina perché lo Stato gli ha portato via la casa, o chi si imbarca su barconi della morte perché non ha più uno Stato a casa sua, se tutti costoro non fossero uomini e donne, ma istituti finanziari, se tutti costoro non fossero carne e sangue, ma gruppi petroliferi che la sostengono, se tutti costoro non si chiamassero persone ma banche, li avreste già salvati da un pezzo ! È tempo che ve ne andiate, Presidente Renzi, è tempo che se ne vada ! Lasci fare a chi ha onestà e coraggio e che non ha nessun delinquente in casa propria
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicola Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, io non so se lei è un grande comunicatore, probabilmente sì. Sicuramente, però, lei è un grande mentitore, Presidente Renzi, lei non può continuare a raccontare balle e bugie al popolo italiano. Lei non può dire al popolo italiano che sono stati arrestati mille scafisti, perché non è vero, Presidente Renzi ! Arrestare mille scafisti vuol dire prendere mille scafisti, o schiavisti, e metterli in galera, e togliere a queste mille persone la possibilità di poter lucrare ancora sui viaggi della speranza. Oggi i numeri dicono che meno del 10 per cento di quelli che vengono fermati sono arrestati e viene loro impedito di continuare a perpetrare quei crimini Presidente !
Presidente, uno degli ultimi scafisti aveva il permesso di soggiorno, era un richiedente asilo, era ospitato e accolto coi soldi del Governo italiano e del popolo italiano nel CARA di Mineo, Presidente ! Quindi, voi avete la complicità di quel tipo di azione. Presidente, CARA di Mineo ! Venga a spiegare al popolo italiano il motivo per cui, nel CARA di Mineo, 4 mila immigrati clandestini, un appalto da 100 milioni di euro, tre inchieste da parte della procura, undici indagati, tra cui alcuni esponenti del suo Governo: Presidente, faccia pulizia di questo schifo, Presidente ! Presidente, vuole ridare dignità e umanità alle 600 morti nel Mediterraneo ? Incominci a ridare umanità e dignità, bloccando e impedendo che qualcuno possa speculare e possa mangiare sulla gestione dell'immigrazione clandestina !
Ci sono cooperative rosse e bianche, che speculano sull'immigrazione clandestina, Presidente, lei specula ! Lei ha fatto la conta dei morti, lei ha fatto un discorso da campagna elettorale, lei ha paura di perdere i voti in questa campagna elettorale: Presidente, lei non è uno statista, lei è un contabile delle sciagure, lei è un contabile sulla pelle dei morti nel Mediterraneo ! Presidente, lei, il Ministro Alfano, che ovviamente si sottrae costantemente al confronto, padre, anzi padrino, di la Presidente della Camera o la Presidentessa della Camera Boldrini, il Commissario europeo Federica Mogherini, l'Europa – la vostra Europa, non la nostra Europa, la vostra ! – e tutte le forze politiche che sostengono il suo Governo, siete voi i veri responsabili, avete voi la responsabilità politica – visto che lei ha parlato di politica – voi, che guidate il Paese, lei che è stato Presidente del semestre europeo, avete la responsabilità politica di quello che accade ed è accaduto nel Mediterraneo ! Voi siete complici, siete tragicamente complici di quello che accade nel Mediterraneo.
Presidente, questo è razzismo di Stato. Ci sono dieci milioni di cittadini italiani che vivono sotto la soglia di povertà, che non riescono a mettere assieme il pranzo con la cena, che non riescono ad arrivare alla terza settimana, e cosa abbiamo ? Abbiamo gli immigrati clandestini che vengono alloggiati in alberghi a quattro stelle, a cui garantite vitto, alloggio, il pagamento delle ricariche telefoniche, garantite tutti quei servizi, gratuiti ovviamente, con i soldi dei cittadini italiani, a cui i cittadini italiani non possono accedere, rispetto ai quali ai cittadini italiani viene preclusa la possibilità di goderne.
Sono due anni, Presidente del Consiglio, che continuate a negare l'evidenza. La Lega da due anni sostiene un'equazione semplice e banale: meno partenze, meno morti nel Mediterraneo meno partenze, meno morti nel Mediterraneo. Presidente Renzi, non siamo noi della Lega ad essere...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
NICOLA MOLTENI. Presidente, mi avvio alla conclusione. Non siamo noi della Lega ad essere razzisti, non siamo noi quelli che speculano sulle morti nel Mediterraneo, non siamo gli sciacalli, Presidente Renzi. Presidente, noi siamo gli unici, siamo gli unici che avevano ragione, siamo gli unici che da due anni danno le soluzioni, le proposte per risolvere il problema nel Mediterraneo, per impedire l'accoglienza buonista, pelosa e falsa, che voi continuate a fare.
PRESIDENTE. Concluda, deputato Molteni.
NICOLA MOLTENI. Siamo gli unici che vogliono impedire questa invasione incontrollata. Presidente Renzi, lei non è la soluzione del problema, lei non ha la soluzione del problema, lei è il problema !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rabino. Ne ha facoltà.
MARIANO RABINO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, spiace davvero che, di fronte a drammi così grandi, a problemi che davvero incrociano il senso del passaggio di epoca, a problemi che dovrebbero portarci a riflettere, come veniva ricordato, secondo i canoni della cultura, i più alti valori occidentali, queste occasioni diventino, invece, teatro per comizi elettorali di bassissima lega e, soprattutto, di emersione di un'idea pari a zero sulle politiche di immigrazione e su questi fenomeni così importanti che attraversano il nostro tempo.
Ha detto bene il Presidente del Consiglio: occorre rispondere con la cultura. Ebbene, rispondere con la cultura significa non guardare dall'altra parte, significa non avere atteggiamenti buonisti, semplicemente buonisti o semplicemente ispirati alla drammatizzazione e alla traumatizzazione. E allora dobbiamo dire, come Italia, come Paese contributore netto dell'Europa – noi di Scelta Civica lo vogliamo sottolineare, noi che per definizione siamo una forza politica europeista – che l'Europa fino ad ora ha mancato al suo compito, ha mancato al suo ruolo fondamentale, che è quello di mettere in campo una grande iniziativa unitaria di accoglienza e di difesa comune.
Io credo che il Consiglio europeo, signor Presidente del Consiglio, possa essere anche l'occasione davvero per pensare in grande finalmente e, quindi, per dare concretezza alla recente proposta del Presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, per un esercito europeo. Abbiamo bisogno che si attivino al più presto due istituzioni dell'Unione europea create nel 2003, il Quartier generale europeo e l'Agenzia europea per gli armamenti. Abbiamo l'Alto rappresentante per la politica estera e di difesa comune, Federica Mogherini, non perdiamo questa opportunità. Abbiamo in Europa centocinquanta sistemi d'arma, in confronto ai ventisette sistemi d'arma degli Stati Uniti. Sarebbe sufficiente ridurli per ottenere enormi risparmi e per aumentare l'efficacia dei nostri eserciti.
È vero, in Libia forse l'intervento militare è prematuro, ma le alternative appaiono nebulose. Occorre non dare risposte emotive, ma risposte razionali, risposte faticose, risposte di lungo respiro, ma allora abbiamo bisogno di chiamare a raccolta una coalizione di Stati, di nazioni, di popoli volenterosi, dell'Occidente come del mondo islamico.
Abbiamo bisogno di stabilizzare l'Africa. Abbiamo bisogno, come Europa, come Italia, di un progetto africano, di un progetto per il Medio Oriente, perché diversamente la risposta sarà solo emotiva.
Avremo un Consiglio europeo che raddoppierà i fondi per per avremo un Consiglio europeo che genericamente farà mediaticamente presenza e attenzione mediatica sulla vicenda degli ultimi giorni, ma il rischio è che il fenomeno epocale che affrontiamo, profondo e di sostanza, non venga affrontato alla radice. Abbiamo bisogno di guardare a questo fenomeno con gli occhi della prevenzione, non della semplice reazione e della repressione. Dire «ammazziamo gli scafisti», «spariamo ai barconi», non credo che sia una soluzione, se non per raccogliere qualche consenso, qualche dozzina di voti poco prima di una campagna elettorale.
Abbiamo bisogno di mettere in campo una grande operazione di ricostruzione degli equilibri politici, economici e sociali. Le persone che si allontanano dall'Africa, lo fanno perché vedono la differenza del benessere, del reddito medio pro capite tra l'Africa, il Medio Oriente e l'Europa, che oggi è trenta volte superiore. Abbiamo bisogno, davvero, che l'Europa passi dall'indifferenza del cinismo, della crudeltà, della tolleranza della crudeltà, al pragmatismo della solidarietà e dell'intervento concreto. Noi abbiamo bisogno di superare la paura dell'invasione e abbiamo il dovere di non abbandonare i disperati. Conciliare questi due sentimenti, fare scelte politiche e trovare strumenti adeguati che ne tengano conto non è certo facile; provarci è un dovere. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il Deputato Mario Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Signora Presidente, Signor Presidente del Consiglio, la ringrazio per il suo coraggio, la sua scelta per la politica, la richiesta di un Consiglio europeo urgente per la scelta di EurAfrica. Tanti oggi si improvvisano, come quando si parla di calcio, apprendisti stregoni: tutti esperti del contrasto al jihadismo fondamentalista, tutti strateghi. Blocco navale, bombardamenti a casaccio delle coste libiche, rimandare indietro i profughi, intervento militare su territori che non hanno più forma statuale, magari d'impulso e senza mandato internazionale. Queste le ricette che si agitano. È una corruzione della mente e del linguaggio; perché non c’è solo la corruzione dei soldi, c’è forse, ed è peggiore, la corruzione dell’ nazionale, di un linguaggio che arriva a dire – come si è ripetuto poco fa – che chi salva i profughi in mare è un assassino e complice dei terroristi. Ma è il tempo della politica e sarebbe il tempo della unità nazionale profonda.
Blocco navale ? Già fu fatto ai tempi dei flussi dall'Albania, quando la Lega gridava «ributtiamoli a mare»; ricordiamo ancora come si speronano e si fanno morire nell'Adriatico le barche dei disperati. Irrealistico e fallimentare verso i trafficanti umani. Nel Mediterraneo sta morendo, o rischia di morire, anche l'Europa, l'anima dell'Europa, la sua credibilità. Lei lo ha detto, quello che lei porterà al Consiglio europeo sarà il ruolo e il contributo dell'Italia perché l'Europa torni ad essere «Europa» e non «non più Europa».
Da molte parti si sono levate voci che dicono: «l'Italia non può essere lasciata sola nella risposta a questa catastrofe umanitaria». Per questo noi Democratici Solidali, dal nostro gruppo Per l'Italia – Centro Democratico, abbiamo fatto nascere l'appello all'Europa di parlamentari tedeschi e italiani che da oggi è aperto alle sottoscrizioni dei parlamentari di tutti i ventotto Paesi membri a sostegno di una nuova politica europea per l'immigrazione. Dovrebbe darle forza domani e nelle prossime settimane.
Due perni: una grande operazione europea di di scala almeno simile a e con standard di efficienza analoghi. Sono state salvate 170 mila vite umane, la più grande operazione umanitaria nel Mediterraneo.
Dieci milioni al mese, 600 euro per ogni essere umano. Sono due caffè al giorno: non si può ? Non vale questo una vita umana ? Alle bugie di chi dice «più si salvano, più arrivano» rispondono i numeri. Gli arrivi erano prima di molti di più, così come lo erano le vittime. Dopo la fine di sono aumentati arrivi e vittime e chi arriva spesso impiega due anni per arrivare. Lei lo ha detto: migliaia di dollari per chi fugge dalle guerre e non sta a sentire le favole populiste dei italiani. Basta parlare con i sopravvissuti di Lampedusa, ma alla Lega Nord non interessa.
La seconda direttrice è quella di costruire canali sicuri per viaggi sicuri, per svuotare il traffico di vite umane, che gonfia anche le casse delle bande criminali fino al cosiddetto califfato. Lo deve e lo può fare l'Europa, ma anche nel caso, terribile per l'Europa, in cui fosse lenta a farlo, l'Italia può iniziare e coinvolgere Paesi amici e volenterosi in un processo più lungo.
Come ? Concludo, signor Presidente, con alcune proposte. In primo luogo, servono quote realistiche per i rifugiati di guerra. Oggi in Libano, Giordania, Iraq e Turchia sono oltre tre milioni i profughi siriani e iracheni. Un milione in Libano è come 15 milioni di profughi in Italia. In Europa siamo a meno di 100 mila. Quote ampie, viaggi sicuri, non in mano ai trafficanti. In secondo luogo, una operativa immediata, embrione iniziale di un'agenzia europea dell'immigrazione da costituire, con le branche consolari con di ambasciate europee per i rifugiati, con Paesi di partenza e di transito.
Questo si può fare, lei lo ha detto, si possono intercettare i flussi prima che arrivino in Libia e in altri Paesi e, quindi, il Niger e Khartoum diventano luoghi importanti. Può iniziare anche l'Italia da sola, con Paesi amici all'interno dell'Europa. Può creare un effetto imitazione, come è accaduto per Schengen. Viaggi legali, viaggi sicuri, corridoi umanitari che diventano possibili.
Insomma – e concludo davvero – occorre aumentare la possibilità di ingresso protetto. Dentro la Convenzione di Dublino occorre affermare il riconoscimento positivo reciproco. Oggi Dublino applica il principio di solidarietà solo al negativo. Se non includerà anche il riconoscimento positivo reciproco andrà denunciato come trattato contrario al Trattato di Lisbona.
L'accompagniamo con queste proposte, con stima e amicizia, con speranza, signor Presidente. L'Italia può aiutare l'Europa, come lei ha detto, come noi crediamo, a tornare credibile. Con una morale e d'intervento...
MARIO MARAZZITI. ... l'Italia può essere per prima questa Europa di cui c’è bisogno, di cui il nostro mondo ha bisogno .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pino Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente Boldrini. Presidente Renzi, l'esiguità del tempo e la condivisione di molti interventi che ho ascoltato mi spingono all'essenziale. Vivo in una regione del sud che conosce il dramma delle migrazioni e l'impegno solidale dell'accoglienza, che è un gesto gratuito e umano. In Puglia, però, abbiamo avuto la fortuna di non conoscere il raccapriccio senza fine che è toccato ai siciliani in queste ore. Ma condividiamo il mare, condividiamo il piccolo Mare Mediterraneo, che oggi si richiude sui tanti, troppi esseri umani in fuga dagli inferni dei teatri di guerra e di miseria per entrare nell'inferno allestito da qualche scafista assassino.
Noi non possiamo voltare lo sguardo da un'altra parte e non l'abbiamo fatto. Non l'hanno fatto i nostri militari e la nostra gente di Sicilia, ma non può farlo neanche l'Europa, signor Presidente, che deve volgere, essa sì, il suo sguardo verso quell'orrore e verso la nostra azione, compiuta in nome dell'umanità e del nostro essere europei. Contiamo sul fatto che lei, Presidente, riuscirà a farlo comprendere.
In attesa, però, di atti concludenti, le propongo una cosa, signor Presidente: defalchiamo – sto concludendo – dal nostro contributo annuale all'Unione europea, che ammonta a 16 miliardi, quell'impegno di spesa che stiamo assumendo per l'azione umanitaria. Sono sicuro che così saremo capiti .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.
MARCO DI LELLO. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, queste nostre discussioni, come le commemorazioni che si susseguono, rischiano di divenire parte di un rituale cui noi socialisti non ci vogliamo abituare, così come non ci vogliamo rassegnare dinanzi a queste continue tragedie del mare, quasi fossero ineluttabili. E non ci rassegniamo alla vittoria dell'egoismo e dell'indifferenza che, negli ultimi anni, hanno consegnato all'Unione europea un ruolo di spettatrice anziché di portatrice di pace e di solidarietà.
Lo avevamo denunciato in quest'Aula: il passaggio da a se, da un lato, segnava una prima timida partecipazione dell'Unione europea al tema, dall'altro, pareva evidente la differenza delle due operazioni sul versante umanitario. Al costo di meno di due euro l'anno per ogni italiano, con abbiamo salvato decine di migliaia di vite umane.
Per qualcuno era un prezzo troppo alto, non per noi. Ora vi sono non 850, ma almeno 1.400 morti in più solo in questo inizio 2015, e il silenzio assordante di quelle morti forse riuscirà a scuotere dal torpore i palazzi di Bruxelles. Ma occorreranno, signor Presidente, tutta la sua energia e determinazione, che le riconosciamo, perché finalmente l'Europa si assuma le proprie responsabilità e, soprattutto, il proprio ruolo di costruttore di un futuro di speranza.
Assistenza, salvataggio, accoglienza, cooperazione, quindi lotta a scafisti e schiavisti; azione politica prima ancora che militare. In questi giorni, molti di noi si sono vergognati dinanzi alla disumanità di alcuni commenti, frutto di una sorta di mutazione genetica di uomini e donne che, evidentemente, non ritrovano più nel proprio animo l'istinto naturale di porgere una mano a chi sta affogando, ma anche di un'Europa che ha la coscienza tutt'altro che limpida.
Siamo tra i fondatori dell'Europa: l'Europa ci faccia tornare ad essere orgogliosi di esserne cittadini. Siamo certi, signor Presidente, che lei lo chiederà con forza a nome di tutti quanti noi .
PRESIDENTE. È così conclusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00125, Molteni ed altri n. 6-00126, Brunetta n. 6-00127, Fratoianni ed altri n. 6-00128, Dadone ed altri n. 6-00129 e Artini ed altri n. 6-00130. I relativi testi sono in distribuzione .
Immagino che il Presidente Renzi non replichi.
MATTEO RENZI, No, devo andare al Senato.
PRESIDENTE. Va bene, grazie.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri, per l'espressione dei pareri sulle risoluzioni presentate.
PAOLO GENTILONI SILVERI, . Mi limito, colleghi, a dare il parere sulle risoluzioni. Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00125, mentre il parere è contrario sulla risoluzione Molteni ed altri n. 6-00126. Sulla risoluzione Brunetta n. 6-00127 il Governo propone una votazione per parti separate, con parere contrario sulle premesse e parere favorevole, con riformulazione, sul dispositivo. La riformulazione riguarda il terzultimo capoverso ed è nel senso di sostituire le parole: «un impegno politico-militare in Libia e l'attuazione di blocchi navali selettivi», con le seguenti: «interventi mirati in Libia». Con questa riformulazione, il Governo esprime parere favorevole sul dispositivo.
Il Governo esprime parere contrario sulla risoluzione Fratoianni ed altri n. 6-00128.
La risoluzione Dadone ed altri n. 6-00129 affronta un argomento specifico rispetto all'ordine del giorno del Consiglio europeo di domani, quindi, su essa, il Governo si rimette all'Aula.
Il Governo propone una votazione per parti separate anche per la risoluzione Artini ed altri n. 6-00130: il parere è favorevole sul dispositivo e contrario sulle premesse.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bueno. Ne ha facoltà.
RENATA BUENO. Grazie Presidente, vorrei esprimere anche la triste opinione di chi vede dall'estero – e quando parlo di «estero» parlo dei Paesi fuori dalla Comunità europea – queste stragi, soprattutto di noi, italiani all'estero, che siamo parte di una storia simile, degli italiani che, fine 1800 inizio 1900, hanno lasciato l'Italia. Quasi un terzo degli italiani hanno lasciato l'Italia in quel momento, solo perché erano disperati, con la speranza di trovare una vita migliore. Hanno avuto certamente imbarcazioni migliori e condizioni più regolari, anche in accordo con i Paesi di destinazione, però erano comunque viaggi senza minime condizioni di vita, viaggi tristi, impegnativi. Tanta gente moriva in mezzo al tragitto. Erano cittadini che lasciavano le montagne del Veneto e del Trentino per andare verso Genova, prendere le imbarcazioni e attraversare l'Oceano per arrivare alla loro destinazione. Lì abbiamo creato adesso anche noi un parere importante su queste stragi. Infatti siamo solidali per tutto questo che succede in Europa. Questi nordafricani e anche mediorientali, che vengono qui, cercano l'Italia certamente perché è il territorio più vicino che possa dare un minimo di qualità di vita a questi disperati, che cercano soprattutto di dare condizioni migliori ai loro figli e ai loro familiari.
Però non è una risposta esclusiva dei Paesi europei. Noi vogliamo dire che noi italiani e europei all'estero, anche noi che siamo cittadini di Paesi sudamericani e di altri Paesi, siamo consolidali e dobbiamo dire che la responsabilità è di tutti noi. È un fenomeno universale quello che succede qui in Europa in questo momento, non è un fenomeno esclusivo degli europei, dei nordafricani, dei mediorientali. Quindi, dico che questa è una responsabilità delle Nazioni Unite, che devono creare un piano di interventi organizzati, cercando di operare con azioni di diritti umani in questi territori, e non pensare soltanto di riceverli qui in Sicilia, nel sud Italia, nel sud della Spagna o in Grecia, ma anche di fare soprattutto operazioni in questi Paesi che per adesso sono Paesi abbandonati.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
RENATA BUENO. Quindi, lascio queste opinioni importanti, a nome di chi ha già vissuto una brutta esperienza in passato nella storia della famiglia
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente, tante parole e tante emozioni in questi giorni. C’è però bisogno di fatti e, prima ancora, di riconoscere i fatti per quello che sono. dobbiamo dirci che i flussi migratori attraverso il Mediterraneo non possono più essere gestiti come un'emergenza, perché da mesi non lo sono più. Sono un fenomeno strutturale, determinato da cause demografiche e socio-economiche – e queste da anni – a cui si sono aggiunti i conflitti del Corno d'Africa, la guerra civile siriana, la crisi irachena e il terrorismo Daesh, più recenti.
Si tratta di popoli interi che si muovono, un vero e proprio esodo, per il quale non bastano le risposte umanitarie né quelle securitarie, che pure ci vogliono. Ci vuole una sorta di piano Marshall per tutta la regione coinvolta, come quello che aiutò noi, a partire dopo la seconda guerra mondiale, e per questo ci vuole tutta l'Europa e, forse, l'Europa da sola non basta. In parallelo servono le risposte securitarie e quelle umanitarie.
Dobbiamo essere più decisi ed efficaci contro gli scafisti, i neoschiavisti, e dobbiamo essere più decisi e più generosi nei soccorsi. Che errore, per non dire orrore, aver abbandonato perché ci costava troppo, poco più dello 0,09 per cento non del PIL intero, ma della spesa sociale, meno di due caffè per ciascuno di noi l'anno. L'abbiamo sostituito con : 65 agenti, 12 imbarcazioni, un terzo del costo di per l'intera UE. E qualcuno ha sbandierato questa operazione come grande vittoria: che infingimento.
Ci vogliono, certo, corridoi umanitari e zone di sicurezza nei Paesi di origine e di transito per verificare le richieste di asilo. Sì, certo. Ma ci vuole soprattutto una messa in sicurezza, una messa in stabilità della Libia, che è la cinghia di trasmissione di tutti i fattori di instabilità dell'Africa e del Mediterraneo verso l'Europa, una cinghia di trasmissione.
Ci vuole tutto questo nella consapevolezza che sono azioni difficilissime, ma sono necessarie. Alcune di queste proposte sono comprese nella risoluzione presentata dalla maggioranza e, quindi, la componente socialista la voterà, nella consapevolezza della sua incompletezza. Speriamo che il Consiglio europeo sappia fare di meglio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massimo Artini. Ne ha facoltà.
MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Una piccola considerazione su quelle che erano le comunicazioni precedenti. Io penso che ci ritroviamo qui oggi, comunque, in affanno, in affanno rispetto a quelle che erano tutte le cose che il Governo e i precedenti Governi sapevano in merito alla situazione dei rifugiati e del possibile afflusso e dell'incremento di migranti e richiedenti asilo verso l'Europa.
Lo sapevamo perché abbiamo presente la nostra situazione in Libano. Abbiamo una base in Gibuti che è a conoscenza di quella che è la situazione dei flussi migratori che provengono dal Corno d'Africa. Lo conosciamo perché già con piangemmo alla stessa maniera i 300 morti a Lampedusa. Nella stessa situazione, provammo a curare dei sintomi, ma non a curare la malattia.
Anche oggi ci ritroviamo con un incremento dei morti di circa 30 volte in quella zona e proviamo purtroppo a curare questi sintomi, ma cerchiamo soltanto di curare i sintomi e non anche la malattia. Infatti, in emergenza dobbiamo pensare a sistemi che tendano a ridurre drasticamente il numero di persone che dai Paesi da cui si scappa per guerre, per carestie o per motivi che comunque sono più che comprensibili, arrivano direttamente in Libia, dove la situazione è indubbiamente critica. Questa è la situazione al momento. Oggi noi consideriamo di avere più di 1.750 morti, numero che – come dicevo – è aumentato di 30 volte rispetto al 2014.
Tutto questo perché è stata sostituita anche da un dispositivo, che è Triton, che è indubbiamente inadeguato, anche a prescindere da quello che l'anno scorso, durante la fase di sostituzione, veniva garantito sia dal Ministro della difesa Pinotti sia dal Ministro dell'interno Alfano.
Chi ha sottolineato i limiti di questa operazione umanitaria è la portavoce di Frontex Ewa Moncure, che ha risposto che cercano di fare quello che possono con i mezzi a disposizione e che ha aggiunto che nulla è prevedibile circa la possibilità di eventuali ampliamenti della missione. Quindi, anche su questo chiederemo successivamente un impegno. Prima l'impegno era tutto italiano, secondo la Moncure, e ora ci sono le operazioni di Frontex a cui l'Europa partecipa, operando e partecipando ai soccorsi. La partecipazione ai soccorsi è stata un impegno forte della nostra Guardia costiera, che ha richiesto espressamente il rispetto di quelle che sono le Convenzioni esistenti (la Convenzione di Amburgo sul soccorso in mare).
Purtroppo non sono incoraggianti le previsioni dell'Organizzazione internazionale per migrazioni, che prevede il rischio che prima della fine dell'anno si raggiunga la cifra esorbitante di 30 mila morti, non essendoci, peraltro, nessuno che censisca questa situazione in maniera compiuta, come fu fatto l'anno scorso con .
Questa è una cosa che abbiamo denunciato da tempo. In questa situazione siamo stati gli unici anche a visitare Lampedusa direttamente e a provare qual è la situazione. Un cospicuo e immediato rafforzamento del dispositivo navale è plausibile e necessario, al fine di fronteggiare questa situazione attuale di emergenza.
Cercare di organizzare il lavoro della Guardia costiera e della Marina militare in modo che sia non a discapito di quella che è la parte civile, che, ovviamente, è chiamata al supporto, è opportuno. Occorre un'iniziativa coraggiosa ed innovativa da parte dell'Unione europea, la cui Carta dei diritti fondamentali prevede il diritto d'asilo e il divieto di respingimento dei profughi che fuggono da guerre o da regimi efferati, disperati e disposti a correre qualsiasi rischio pur di arrivare in Europa. Ad oggi, l'Unione europea non prevede alcuna modalità per agevolare l'arrivo dei richiedenti asilo. Infatti, nel diritto UE non è attualmente prevista la possibilità di concedere visti a migranti che non possono raggiungere il territorio di un Paese europeo e l'unico visto di tipo umanitario previsto è quello a validità territoriale limitata.
Oltre all'aspetto umanitario, bisogna tenere in considerazione il fatto che, secondo varie stime, le tariffe imposte ai trafficanti per la sola traversata del Mediterraneo variano da mille a 7 mila dollari a testa, con una media di 2 mila 600 dollari per la tratta dalla Libia a Lampedusa. Questi traffici generano un flusso di centinaia di milioni di dollari l'anno che vanno ad alimentare le organizzazioni criminali. Quello che richiediamo nella nostra risoluzione è di spingere l'Europa a introdurre dei visti umanitari europei, che vengano emessi da uffici situati in luoghi dove i flussi vengono originati, ovvero nel Ciad, nel Niger, in Sudan, in Gibuti, in Libano, cioè in zone dove effettivamente esiste uno Stato e dove eventualmente abbiamo già anche una presenza. Questa parte dovrebbe effettivamente sopperire – e concludo, Presidente – a questo tipo di situazione nel medio periodo. Noi, però, dobbiamo ragionare anche su quella che è la malattia, sul perché nascono queste situazioni e come mai è così destabilizzata la situazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente, colleghi, Presidente del Consiglio, membri del Governo, stando sulle parole del Presidente Renzi di questa mattina, io penso che ci sia, più che un limite allo sciacallaggio, un limite all'impudicizia, che andrebbe rispettato da chi rappresenta il Governo e da chi sostiene il Governo. Infatti, non si può arrivare qui candidamente, dopo una tragedia di questa portata, e non abbassare il capo, non battersi il petto, non avere almeno un atteggiamento di disponibilità, non essere capaci di fare un briciolo di autocritica, come se in questi anni il fenomeno dell'immigrazione clandestina, il fenomeno dell'immigrazione in quanto tale, sia stato gestito da altre persone, da altri membri del Governo, secondo altre dinamiche e altri approcci. È un dato di fatto che siete stati voi, colleghi della sinistra, voi, Presidente Renzi, a decidere che per tutelare la vita – per quello che ci riguarda, nel codice di ciò che rappresento, della destra italiana, di un bel pezzo della cultura italiana, la vita è sacra – fosse più efficace varare l'operazione Mare nostrum e provare ad andare incontro agli immigrati, ai barconi della morte e salvarne il più possibile, invece che fare ciò che sarebbe stato necessario, che oggi diventa persino per voi necessario. E non lo dite soltanto nelle dichiarazioni sommesse di questi giorni rilasciate ai ma lo dice anche l'Europa: c’è un solo modo, ossia trattare gli scafisti, cioè gli schiavisti, per quel che sono, ovvero degli assassini, e dichiarargli guerra, esattamente come abbiamo fatto nei confronti dei terroristi di Al Qaeda o dei terroristi dell'ISIS. Infatti, non c’è differenza tra chi fa annegare bambini e donne, cioè persone innocenti, rispetto a chi dichiara una condanna a morte per gli infedeli. Non c’è differenza. Bisogna fermarli prima, e voi non l'avete capito. E, siccome non l'avete capito, portate sulla coscienza buona parte di questi morti ! È un dato di fatto, non è un'accusa strumentale, non è propaganda ! Possiamo anche abbassare il tono della voce per dirlo condividendo, se dall'altra parte del campo ci fossero forze politiche responsabili e persone appunto capaci di manifestare un vago senso di autocritica rispetto agli errori e agli orrori che fin qui sono stati propinati.
Impedire agli scafisti di esercitare il proprio nefasto mestiere e di farlo in collaborazione con la grande criminalità organizzata, con la mafia internazionale italiana, significa impedire che i barconi della morte prendano il largo dalle coste libiche. Non ci vuole una scienza per comprenderlo: è così difficile visto che vi nascondete dietro al più classico dito ? È così difficile ? Voi volete dire che è più facile andare a prendere Osama Bin Laden, è più facile fare la missione Antica Babilonia, è più facile dichiarare guerra a Saddam Hussein, è più facile andare in Afghanistan, in Libano e Kossovo piuttosto che fermare quattro straccioni e impedire loro di fare questa azione, vergognosa e sanguinosa, che li vede ormai protagonisti da qualche anno ?
No, non è più facile. Avete sbagliato tutto, avete raccontato una quantità di bischerate, altro che il senso di soffocamento. Voi con questa quantità di bugie avreste fatto soffocare anche un maratoneta ! Non avete voluto. Non c'entra la comunicazione: ci mancherebbe altro che la comunicazione potesse mettere la testa sotto la sabbia di fronte a 850 morti annegati che si aggiungono alle migliaia di morti accertate e alle decine di migliaia di morti non dichiarate, non accertate ma vere, reali ! Di fronte a questo barbaro fenomeno, non c'entra la comunicazione perché, se c'entrasse, questo sarebbe un altro atto di accusa formidabile nei confronti del Governo Renzi. Voi volete dire che in questi anni non avete avuto la capacità di svegliare l'Europa di fronte a questo dramma ?
E poi, secondo aspetto che vi sfugge, anche questo nonostante le nostre mozioni, le mozioni dell'opposizione a volte bocciate, a volte accolte in parte, anni fa, mesi fa, settimane fa, secondo una linea di coerenza che è intelligibile, subito appresso abbiamo chiesto di provvedere a promuovere una missione internazionale, anche una missione militare, se necessario, in accordo con i Paesi del Nord Africa, che non aspettano altro, come dimostrano le dichiarazioni del Governo dei ribelli di Tripoli e come tra breve accadrà per il Governo legittimo di Tobruk. Non aspettano altro che la nostra collaborazione per interrompere questo fenomeno.
FABIO RAMPELLI. Mettere dei centri di raccolta delle domande di asilo politico nel Nord Africa, esaminarle in maniera chiara, con regole certe, che sono peraltro stabilite dalle convenzioni internazionali di cui l'Italia è Paese sottoscrittore insieme a molti altri Paesi europei ed occidentali e poi trasferire gli aventi diritto alla sola protezione internazionale nelle varie nazioni europee, in maniera ordinata e soprattutto nel rispetto della vita e della dignità umana ! È così difficile ? No, non è difficile, ma voi non lo volete fare perché non siete nelle condizioni di stroncare il mercato, la microeconomia – micro lo metto tra virgolette – che si è sviluppata intorno al circuito della cosiddetta accoglienza.
Allora, se non siete capaci voi o se avete un conflitto di interessi con le cooperative rosse e bianche o almeno certa parte di cooperative rosse e bianche che lucrano su questo fenomeno, che intervenga la magistratura, che lo faccia qualcuno questo sporco mestiere e vada a capire la ragione per la quale spendiamo centinaia di milioni di euro e non riusciamo a dare accoglienza in maniera ordinata e decorosa a chi di accoglienza ha bisogno. C’è un limite all'impudicizia, caro Ministro Gentiloni, caro Presidente Renzi, altro che il limite allo sciacallaggio.
Abbiamo sempre parlato con grande sobrietà di questi temi, ma ora basta, basta ! Avete delle responsabilità evidenti e ce le avete al cospetto del mondo e avete il dovere di fare autocritica !
Se le cose che abbiamo argomentato in questi mesi hanno un senso, io vorrei ricordare, facendo una similitudine, che esistono delle leggi per contrastare i fenomeni degli incendi boschivi, che impediscono per definizione – per definizione – alle associazioni di volontariato che operano nel campo dell'antincendio di avere dei contributi. Come si fa, da un lato, a dichiarare di voler controllare o contrastare i flussi migratori selvaggi e, dall'altro, alimentare questo circuito economico, che ormai è esploso e ha cifre da capogiro ? Parliamo ormai di oltre 100 mila persone che arrivano in Italia ogni anno, 150 mila nel 2014.
I servizi segreti di diversi Paesi ci hanno annunciato quello che si sta manifestando e che voi avete tentato di minimizzare o di negare, cioè che alle porte dell'Italia, nel Mediterraneo, si stanno assemblando oltre 150 mila persone. Abbiamo, quindi, chiesto di stroncare gli scafisti e dichiarargli guerra; abbiano chiesto di realizzare in Nord Africa dei centri di raccolta delle domande di protezione internazionale; abbiamo chiesto la cooperazione internazionale e di risolvere certamente in Somalia, piuttosto che in Etiopia, in Eritrea, piuttosto che in tutti gli scenari di crisi, in Siria e nei Paesi delle ex primavere arabe quei conflitti regionali che sono causa anche delle fughe o almeno di quota parte di queste fughe.
Ma i provvedimenti non possono che essere sintonizzati in un orizzonte chiaro e con una prospettiva altrettanto chiara. Voi avete depenalizzato il reato di immigrazione clandestina, la vostra è un'altra prospettiva. Voi avete varato avete messo a disposizione le navi della Marina militare, della Guardia costiera e tutti gli uomini che anch'io ringrazio, insieme a quelli del volontariato, al personale che ha fatto assistenza sanitaria – ci mancherebbe altro ! – persone di fronte alle quali bisogna soltanto chinare la testa; ma li avete messi nelle condizioni e nella prospettiva, invece che di stroncare un fenomeno, di andare a provare a soccorrere parte di quelle persone, sapendo che altrettanta parte sarebbe morta e sarebbe finita nella ormai triste fossa comune del Mare Mediterraneo. Voi avete varato è un altro approccio; voi avete chiesto all'Europa non di aiutarci ad arginarlo, questo fenomeno, o a tenerlo sotto controllo o a gestirlo e a governando, voi avete chiesto soldi attraverso Triton per poter nuovamente e ancor più – se possibile – alimentare questo circuito perverso.
Ecco perché non siete credibili, ecco perché anche l'Europa – non lo ha detto fin qui ancora nessuno, ma è la realtà, e vado a concludere, Presidente – vi sta sbugiardando, vi sta sconfessando, perché la Commissione europea, nel suo pacchetto già individuato fin qui e di cui sono trapelate le prime indiscrezioni, sta andando nella direzione delle raccomandazioni, degli indirizzi e dei consigli che noi vi abbiamo dato da almeno tre anni a questa parte. Invece, vi sconfessa, dice che avete torto...
FABIO RAMPELLI. ... che le vostre ricette sono inefficaci e che si può andare solo lì, verso un'azione di guerra nei confronti degli scafisti, verso un'azione di protezione degli aventi diritto all'asilo politico -
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le immagini che arrivano nelle nostre case attraverso i mezzi di comunicazione, la consapevolezza politica di essere di fronte a una situazione eccezionale, che si inserisce in un ampio quadro di immigrazioni globali, ci impone il dovere di agire.
Sì, agire sia per salvare i profughi che per garantire la sicurezza del nostro sistema democratico.
La notizia del barcone con circa 800 migranti, che si è rovesciato nella notte tra il 18 e il 19 aprile, ha scosso le coscienze di tutti noi: una ecatombe nel Mediterraneo. Tuttavia, questo esodo di gente in cerca di Europa o, meglio, in cerca di sopravvivenza era pure prevedibile; allora, bisogna fare qualcosa di più, capire che è doveroso e necessario elaborare politiche efficaci sul tema delle migrazioni, sia a livello nazionale che dell'Unione europea, anche attivando fruttuose forme di cooperazione con i Paesi dell'altra sponda del Mediterraneo e senza aspettare che la Libia si stabilizzi da sola.
La vastità del fenomeno impone un'ulteriore considerazione politica che sappia tradursi in un'azione diplomatica in grado di coinvolgere la comunità internazionale in una sorta di nuovo Piano Marshall per l'Africa e il Medio Oriente. Come ricorda il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si tratta di una tragedia immane, che deve scuotere la comunità internazionale e che richiama all'impegno i Paesi dell'Unione europea.
Di conseguenza, l'impegno solitario del nostro Paese, il suo grande sforzo, grazie anche all'abnegazione e alla profonda solidarietà della popolazione delle isole meridionali, della Marina militare e delle Capitanerie di porto, è poca cosa, se non vi è una straordinaria iniziativa umanitaria che coinvolga le Nazioni Unite e le sue Agenzie specializzate, a cominciare dai luoghi di partenze delle migrazioni forzate.
A livello europeo è necessario lavorare per la realizzazione di una politica comune in materia di asilo e di immigrazione, che si inserisca nella costruzione progressiva di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia dell'Unione europea. Il problema più complesso e di difficile soluzione riguarda la lotta all'immigrazione clandestina e alla tratta di esseri umani, quella stessa tratta che ormai ogni giorno la TV pone di fronte agli occhi di tutti, quelle nuove forme di schiavismo che siamo chiamati a eliminare dalla faccia della terra il prima possibile.
Le tragedie del mare, che si stanno ripetendo ormai con una certa frequenza nel Mediterraneo, mettono in evidenza l'importanza di politiche di cooperazione con i Paesi terzi per rendere i controlli più efficaci e promuovere politiche di sviluppo. Come è ormai evidente, i controlli alle frontiere esterne dell'Unione, affidati all'Agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne (Frontex), e il programma Triton si sono rivelati inefficaci a contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina ed è per questa ragione che bisogna potenziarlo e renderlo più simile a . Infatti, secondo il programma Triton, le navi di Frontex si mantengono in un'area entro 30 miglia dalle coste italiane, senza spingersi a sud, verso le coste libiche, come accadeva con i pattugliamenti di poiché l'obiettivo è il controllo delle frontiere e non salvare le vite in mare. Da qui deriva allora la necessità, come si afferma nella risoluzione n. 6-00125, di ampliare Triton per consentirgli di fronteggiare adeguatamente l'emergenza in atto anche attraverso azioni di in alto mare.
Triton va rafforzato e modificato, con maggiori investimenti, poiché così com’è non è sufficiente nella prospettiva di una più cooperativa e meno difensiva nei confronti dei flussi migratori. Lo ha detto in maniera chiara, prima, in quest'Aula, anche il collega Marazziti. L'azione umanitaria inquadrata in un contesto di sostenibilità del Mediterraneo, che ponga al centro la dignità dell'essere umano, è per noi prioritaria. Vogliamo un Mediterraneo come era nella visione di Fernand Braudel, un mare che unisce, crocevia di popoli; vogliamo un mare che sappia accogliere le differenze e non un mare come appare oggi, cioè di divisione e di sangue.
Il diritto d'asilo è un diritto fondamentale e il soccorso in mare un obbligo giuridico, oltre che morale, da parte degli Stati costieri. Al di là dell'impegno solidale di tutti gli Stati membri dell'Unione europea, che pure è necessario e imprescindibile, si discute in questi giorni sull'auspicata revisione del regolamento Dublino III per quanto riguarda la previsione, ritenuta non più adeguata, che il Paese che deve provvedere all'esame della domanda di asilo ed eventualmente alla tutela è il Paese di prima accoglienza. Questo è un problema che l'Unione europea deve affrontare urgentemente e che deve servire anche come strumento per mostrare in modo effettivo la capacità dell'Europa di porsi al mondo come entità unica e solidale.
Oggi, di fronte a quella che qualcuno ha chiamato l'apocalisse nel Mediterraneo, dobbiamo avere la sapienza politica di rifiutare ogni atteggiamento demagogico ed egoistico, memori delle tragedie dell'emigrazione italiana nel mondo, per contribuire a costruire uno spazio mediterraneo sostenibile. È una scelta obbligata per il futuro, oltre che di buon senso e di umanità.
Credo che questa risoluzione voglia impegnare il Governo in questa direzione, la stessa verso cui noi guardiamo, ed è per tale ragione che annuncio il sostegno e il voto favorevole del mio gruppo parlamentare .
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto salesiano Sant'Ambrogio di Milano, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna, insieme ai docenti e agli studenti dell'Istituto comprensivo Bolzano VI della scuola secondaria di primo grado Ugo Foscolo .
Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Grazie, Presidente. Abbiamo sempre saputo che eravate un Governo di bugiardi, sappiamo da qualche settimana che siete anche un Governo di assassini ! Un dato incontrovertibile: quando la Lega era al Governo...
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, la invito ad utilizzare un linguaggio più consono.
PAOLO GRIMOLDI. Presidente, io esprimo la mia idea politica !
PRESIDENTE. Lei non può accusare di un reato il Governo, lei può esprimere la sua opinione...
PAOLO GRIMOLDI. Esprimo la mia idea politica e sono convinto che è un Governo di assassini e le spiego perché ! Quando la Lega era al Governo vi sono stati 4.400 sbarchi in un anno; da quando governa il Partito Democratico vi sono stati 170 mila sbarchi in un anno. Da 4.400 siamo passati a 170 mila e – attenzione – non lo dice la Lega o Matteo Salvini, ma lo dice la vostra Agenzia per l'immigrazione. Nel 2014 in tutti i Paesi dell'Unione europea aderenti a Schengen sono arrivati 250 mila clandestini; di questi 250 mila clandestini arrivati in tutti i Paesi dell'Unione europea e di Schengen, 170 mila sono arrivati in Italia ! Tutti i clandestini d'Europa scelgono come meta l'Italia ! Non i profughi, ma i clandestini ! Ad ovest, prima di noi si trova il Portogallo, a sud c’è la Spagna, a est c’è la Grecia, ci sono la Romania, Cipro e Malta. Scelgono tutti l'Italia ! Per quale motivo ? Perché da noi c’è un Governo che ha una linea politica ben chiara, ha fatto una scelta: li vogliamo portare qua tutti ! E come i fatti di Roma Capitale da intercettazioni dimostrano: per finanziare le cooperative rosse ! Perché qualcuno sull'immigrazione clandestina ci mangia !
Giusto per citare l'ultimo fatto di cronaca: al CARA di Mineo su 4 mila immigrati ci sono 400 operatori, con un appalto di 100 milioni di euro e con il sindaco di Mineo e il sottosegretario Castiglione indagati. Di conseguenza, lei capisce che con queste intercettazioni qualche sospetto poi ci viene.
Adesso, per risolvere il problema, voi ci dite: raddoppiamo raddoppiamo Frontex, raddoppiamo i soldi spesi per utilizzare la nostra Marina ad andare a recuperare gli immigrati. Questo vuol dire raddoppiare i morti ! Perché si raddoppiano le partenze ! Raddoppiare i soldi spesi, raddoppiare gli sbarchi, raddoppiare i clandestini, raddoppiare i soldi di finanziamento alle cooperative rosse e a me viene anche il sospetto che il Presidente abbia abolito il finanziamento pubblico ai partiti perché finanzia il Partito Democratico attraverso gli sbarchi dei clandestini.
Non solo, come dice il procuratore Nordio, non i cattivoni della Lega: più clandestini uguale più reati ! Quindi, abbiamo anche deciso di raddoppiare la criminalità e i reati sul nostro territorio. Complimenti al Presidente Renzi e a questo Governo !
Vedete, voi siete colpevoli e collaborazionisti degli scafisti. Non lo diciamo soltanto noi. Nel mese di settembre il Governo inglese e il Governo tedesco hanno esplicitamente ribadito che non vogliono contribuire alle missioni di Frontex e Triton. Due autorevoli Governi europei si sono sfilati dicendo: queste missioni di soccorso, da un lato, fanno aumentare le partenze, dall'altro, fanno aumentare i morti.
Lo dicono i Governi d'Europa che queste missioni sono sbagliate e voi cosa fate invece ? Dite di incentivarle, volete raddoppiare gli investimenti su questo fronte.
E non diteci che sono profughi: tutte le statistiche ci dicono che meno uno su dieci è un profugo, il 90 e passa per cento ha lo di immigrato clandestino. Le cito un caso eclatante, un Paese dal quale provengono numerosi di questi clandestini, il Bangladesh. Il Bangladesh, signor Presidente – invito i colleghi del PD ad andare su Wikipedia a vedere dov’è il Bangladesh –, è dall'altra parte del pianeta. Fanno prima ad emigrare in Australia o in Giappone, piuttosto che in Italia. Dal Bangladesh gli arrivi sono aumentati del 2.000 per cento, signor Presidente, e in Bangladesh non c’è la guerra non ci sono i mostri Aniba, non ci sono epidemie ! Semplicemente quelli che arrivano qua telefonano a casa e dicono: è vero, esiste veramente un Paese di rimbambiti che ti paga la casa, che ti paga da mangiare, che ti paga la ricarica telefonica, che ti paga le sigarette. Quindi, partono tutti per venire in Italia, signor Presidente, è questo che sta succedendo, vengono tutti qua dal Pakistan, dalla Nigeria, anche da numerosi Paesi dove non c’è assolutamente alcun problema e non c’è nessun motivo per lo di profugo, tant’è vero che poi lo di profugo non lo ottengono, come i numeri ci dicono.
Fino ad arrivare alle comiche, signor Presidente, quando nel mese di dicembre una nave di clandestini – secondo voi, profughi – è stata fermata dalla Marina militare greca vicino alle coste greche e non si è mai vista una nave di disperati che, una volta trovata una nave di soccorso, abbiano chiesto: chi siete voi ? Greci. No, noi vogliamo andare in Italia, perché solo lì ci pagano vitto e alloggio ! Sembra Fantozzi, signor Presidente, dove noi cerchiamo di incentivare l'arrivo da ogni angolo del pianeta qua da noi, con immigrati che si rifiutano di essere soccorsi da altri Paesi, perché solo qua ottengono quello che questo Governo ha deciso di dare loro.
È una situazione paradossale, nella quale voi siete complici di questi scafisti, ma di più – lo ripeto –, siete diventati assassini, perché non è tollerabile che questa situazione...
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, per favore...
PAOLO GRIMOLDI. ... di sciagure nel Mediterraneo si reiteri...
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, per favore, mi ascolti ! Onorevole Caparini, per favore ! Onorevole Caparini, la richiamo all'ordine ! Onorevole Caparini, non mi costringa a richiamarla all'ordine per la seconda volta ! Onorevole Caparini ! Onorevole Grimoldi, capiamoci, io non l'ho interrotta, lei ha tutte le facoltà di argomentare...
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, io capisco che il suo capo, la «sacerdotessa» Boldrini, sia un fautore dell'immigrazione clandestina...
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, lei mi deve ascoltare, altrimenti le tolgo la parola ! Onorevole Grimoldi, lei ha la facoltà di argomentare come vuole, ma in quest'Aula io non posso permetterle di dare degli assassini ai componenti del Governo. Lei può argomentare quello che crede e dare le responsabilità al Governo di quello che vuole, ma io non posso permetterle ...
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, io le faccio notare...
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, la richiamo all'ordine !
PAOLO GRIMOLDI. ... che il suo è un giudizio politico ! Lei non può vietarmi di giudicare il Governo un Governo di assassini !
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi !
PAOLO GRIMOLDI. È un Governo che fa partire gli immigrati e causa queste sciagure !
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, lei può avere le sue opinioni... Onorevole Bianconi, la richiamo all'ordine !
PAOLO GRIMOLDI. Il suo è un giudizio politico, signor Presidente...
PRESIDENTE. Non è un giudizio politico !
PAOLO GRIMOLDI. ... a cui lei non sarebbe tenuto ! Lei non è tenuto, lei deve fare il Presidente.
PRESIDENTE. Io ho il dovere di tutelare l'onorabilità del Governo in quest'Aula lei può argomentare come crede, ma non può dare degli assassini a dei componenti del Governo, che stanno ascoltando il suo intervento . Onorevole Bianconi, non mi costringa a espellerla dall'Aula. Prego, onorevole Grimoldi, vada avanti.
PAOLO GRIMOLDI. Avete le mani sporche di sangue...
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, l'ho richiamata già per la seconda volta, alla prossima la devo allontanare dall'Aula. Per favore !
PAOLO GRIMOLDI. Avete le mani sporche di sangue, siete colpevoli siete coloro che incentivano queste partenze e causano le stragi del Mediterraneo e mentite, mentite schifosamente, perché il Presidente del Consiglio Renzi va in televisione e dice: tranquilli, arrivano qua, poi vanno nel nord Europa.
Dall'Europa l'anno scorso ce ne hanno riportati indietro, in quanto clandestini, 17 mila, dalle frontiere francesi, dalle frontiere austriache, persino ovviamente dalla Svizzera, e anche coi voli aerei, perché tutti gli altri Paesi d'Europa, a differenza del nostro Governo, non hanno messo a zero il Fondo espulsioni: gli altri Paesi d'Europa le espulsioni le fanno e i clandestini li riportano in Italia mentre voi avete messo a zero il Fondo espulsioni, e il paradosso – visto che c’è il Ministro Gentiloni – è che, anche quando dovessimo trovare un terrorista su queste navi, non avremmo i soldi per rimandarlo a casa, perché abbiamo azzerato il Fondo espulsioni ! E lei, Ministro Gentiloni, due mesi fa, dopo i fatti di Charlie Hebdo, sempre in stile fantozziano ha avuto un leggerissimo dubbio e ha detto: sì, effettivamente, con queste missioni starebbero arrivando anche dei terroristi. Peccato che non ci siano stati provvedimenti per arginare l'arrivo di clandestini, molti dei quali sono anche dei potenziali terroristi come ci dicono tutti gli istituti di sicurezza europei e ci dicono anche le procure di Palermo e Milano, che hanno aperto dei fascicoli sul fatto che queste missioni di recupero di immigrati nel Mediterraneo incentivino, perorino, supportino, aiutino anche l'arrivo di terroristi sul territorio europeo. Questo è quello che denunciano queste strutture e per le quali voi continuate a dormire oppure dormite consapevoli che il dell'immigrazione per voi è un importante: prima finanziare le cooperative rosse, prima finanziare il PD e poi risolvere i problemi della gente ! Noi diciamo: prima la nostra gente ! I soldi che voi spendete per i clandestini, prima di causare le sciagure nel Mediterraneo, andrebbero per i nostri giovani, per i nostri sfrattati, per quel pensionato a Lecco, che ha perso la casa e si è ucciso, e dei quali non vi frega assolutamente niente, perché questo Governo, col Presidente Boldrini in testa, pensa solo ed esclusivamente ai diritti di chiunque provenga nel nostro Paese dall'altra parte del mondo, ma mai agli italiani, mai alla gente che paga le tasse, tira avanti la carretta e, in un momento di crisi economica, è in seria difficoltà. Lo ripeto: voi siete collaborazionisti, e dopo i fatti delle ultime settimane, anche assassini !
PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi, vedo che noi non ci siamo capiti.
È iscritto a parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà . Onorevole Bianconi, siamo in dichiarazione di voto, lei se vuole intervenire, alla fine delle dichiarazioni di voto, a titolo personale può intervenire, altrimenti, dopo le votazioni, potrà prendere la parola. Prego, Onorevole Dambruoso.
STEFANO DAMBRUOSO. Grazie Presidente, devo prendere la parola a nome di Scelta Civica per l'Italia, che chiaramente – anticipo – sostiene in una maniera convinta la posizione governativa...
PAOLO GRIMOLDI. Ma se avete lo 0,1 per cento !
MARIANO RABINO. ... e voi avete lo 0,1 per cento di cervello !
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, non è un dibattito tra gruppi, sta intervenendo l'onorevole Dambruoso, non ha disturbato nessuno quando intervenivano altri e vi chiedo di rispettare l'onorevole Dambruoso, che sta intervenendo in questo momento, grazie.
STEFANO DAMBRUOSO. Presidente, avevo preparato un intervento, che evidentemente varrà soltanto per chi avrà il piacere di leggerlo. Riconosco di non avere metabolizzato negli anni, quelle cosiddette della democrazia. Speravo di venire in quest'Aula, facendo tutt'altro nella vita, per assorbire quel sapore della democrazia che – sto apprendendo – invece viene declinata anche per i nostri cittadini elettori, qualunque elettore, nel modo che si è appena concluso. Per cui io, davvero, non riesco ad avere quella energia – che non serve, evidentemente – per poter leggere il mio intervento e per poterlo illustrare. Lo depositerò e davvero andrò a riflettere su che cosa, oggi, chi ha appena smesso di parlare e che non vorrò neanche citare, rappresenti, e spero che davvero rappresenti sempre di meno quella che io ho inteso essere l'Aula della democrazia .
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Dambruoso, ovviamente questa è una sua scelta, lei ha facoltà di consegnare, il testo per la pubblicazione in calce al resoconto ma è compito della Presidenza permetterle di avere una condizione tale per poter intervenire con grande tranquillità e liberamente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, signori e signore del Governo, onorevoli deputati, siamo molto preoccupati oggi. Le comunicazioni del Presidente del Consiglio ci hanno lasciato esterrefatti. Aveva per la verità cominciato bene, annunciando a quest'Aula che, oltre all'inevitabile naturale e indiscutibile cordoglio per le vittime, oltre al ringraziamento, al quale ci associamo, per chi ogni giorno con fatica e abnegazione presta soccorso in quel grande luogo di morte, che è diventato il Mediterraneo, quando ci aveva detto che la discussione che oggi avrebbe proposto al Parlamento sarebbe stata innanzitutto una discussione politica, perché è di politica che abbiamo bisogno per rispondere a quella che oggi si configura sempre più come una gigantesca ecatombe umanitaria. Ma, ascoltando il Presidente del Consiglio, abbiamo fatto molta fatica – io in particolare ne ho fatta moltissima – a rintracciare che cosa intendesse per politica. Vedete, signore e signori del Governo, il punto non è quello di rintracciare, in un gioco demagogico, il filo della responsabilità. Il punto è cercare di capire perché succede quello che succede da troppo tempo e che cosa non funziona nel modo con cui abbiamo tentato di organizzare una risposta.
Ricordo in quest'Aula una discussione, il 4 ottobre del 2013, all'indomani di quella che allora ritenevamo la più grande tragedia del mare. Ci siamo abituati, purtroppo, ad una contabilità che non si ferma. E ricordo che allora avemmo modo di porre al Governo italiano, ad un altro Governo, alcune proposte che oggi rilanciamo. Dicevamo allora: servono canali umanitari. Questa è una politica. Dicevamo allora: serve una strategia che metta in campo un'ipotesi di diritto d'asilo europeo. Questa è una politica. Dicevamo: serve dire all'Europa, a partire dallo sforzo del nostro Paese, che, di fronte ad un fenomeno strutturale come quello dell'immigrazione, immaginare di rispondere con la cultura del respingimento o immaginare di chiudere, come si fa con un rubinetto, un flusso che è – ripeto – un fenomeno strutturale, era una risposta semplicemente miope. Proponevamo allora di riscrivere la nostra legislazione in materia di immigrazione, sulla cultura del respingimento, della difesa da un nemico, che è fatto spesso e volentieri di disperazione, di paura, di povertà, che riscrive quella legislazione da un pezzo di questa politica. Dicevamo allora che intervenire con una politica di stabilizzazione delle aree di conflitto era una necessità per ridurre, se non per eliminare, alcune delle cause che fanno dell'immigrazione quel fenomeno strutturale sempre più drammatico, con il quale siamo costretti a misurarci tutti i giorni.
Dopo quel dibattito, quasi niente di tutto questo è stato fatto, ma qualcosa fu fatto e lo riconoscemmo a quel Governo. L'operazione che pure indicavamo come insufficiente senza l'insieme di queste politiche, consentì, da un lato, di salvare decine, centinaia di migliaia di vite umane e, dall'altro, di fare del nostro Paese un Paese capace, su quel punto, di presentarsi all'Europa con una voce più autorevole e più credibile. Infatti, vedete, anche in questo continuo ricorso all'Europa, certamente necessario, siamo qui oggi a dire che va ripristinata oggi e che va fatta di una iniziativa europea.
Ma anche questo continuo ricorso all'Europa rischia di essere un disco rotto, in assenza di una capacità del nostro Paese di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità. Rischia di essere un disco rotto di fronte ad un panorama europeo che vede la stragrande maggioranza dei Paesi accogliere numeri di profughi decisamente superiori ai nostri. Rischia di essere un disco rotto il ricorso all'Europa di fronte ad un panorama che ci vede condannati quasi quotidianamente per la gestione dell'immigrazione, per le nostre scarse o inesistenti politiche di inclusione, per il trattamento disumano – lo dicono tribunali dell'Europa, a cui oggi giustamente ci rivolgiamo – nei confronti di chi, con diritto, chiede asilo nel nostro territorio. Allora, vedete, ci vuole una politica, sì. Ci vuole innanzitutto un'assunzione di responsabilità. Ci vuole che diciate perché abbiamo sospeso .
Ci vuole che qualcuno si assuma la responsabilità di dire perché abbiamo fatto del soccorso e della ricerca in mare, del salvataggio di vite umane, di storie di famiglie, una questione di mera contabilità. E allora, guardate, ci vuole meno retorica. La retorica ormai non solo non basta più, ma è diventata, insieme allo sciacallaggio, un discorso davvero insopportabile.
Ci vuole una politica, ci vuole un'idea d'Europa. È l'Europa che non ha una politica sull'immigrazione; è l'Europa che non ha una politica estera; è l'Europa che non ha una politica di difesa comune; è l'Europa che questi Governi hanno contribuito a costruire e a consolidare; è l'Europa delle politiche di austerità; è l'Europa che investe su Frontex, su Triton, immaginando che il tema delle frontiere sia il tema del controllo e della difesa, invece che il tema della costruzione di una politica di cooperazione, di una politica che investa sulle criticità dei Paesi di origine delle migrazioni, e che invece è stata in tutti i Governi che si sono succeduti in questi anni oggetto di tagli e di scarsa considerazione.
Ho finito signor Presidente, voglio dire una cosa concludendo, la voglio dire agli impresari della paura, a quelli che speculano, che fanno sciacallaggio sulla disperazione, sul dolore, sulle morti; a quelli che sostengono, tutti i giorni, con imbarazzante sfacciataggine, che la colpa delle morti sia il buonismo. Vedete, ha fatto bene il Presidente Renzi a dire che lo sciacallaggio non è tollerabile. E a chi fa sciacallaggio vorrei dire che la legge che in Italia regola le politiche di immigrazione non si chiama legge buonista, si chiama legge Bossi-Fini
E però a voi signori del Governo vorrei dire che quella legge è ancora li perché voi e la vostra maggioranza non avete avuto ancora il coraggio, la forza e la volontà di cambiarla. Cominciamo da qui. Cominciamo a cambiare le nostre leggi ingiuste e inefficaci e questo darà più forza al nostro Paese in Europa per costruire una politica capace non di annullare le morti, non di risolvere il problema – lo dico al Presidente Renzi, non siamo amanti del semplicismo, nessuno di noi immagina che il problema possa essere risolto da un giorno all'altro – ma chiediamo che di fronte a un'ecatombe ci sia una risposta capace di ridurne significativamente la dimensione, capace di mettere in campo tutti gli sforzi, capace di indicare una strada. È tutto quello che noi, in tutti questi anni, non siamo stati capaci o non abbiamo voluto fare. Questo sì oggi non è più tollerabile
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque e venti minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, per un richiamo al Regolamento, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Presidente, sull'articolo 8 e seguenti. Vorrei farle notare – meno concitato di prima avendo un microfono a disposizione...
PRESIDENTE. Questo aiuta !
MAURIZIO BIANCONI. ... che noi abbiamo assistito a cinque minuti di offese del Governo nei confronti dei deputati della Lega, i quali esprimono concetti non consimili ai miei ma, per giustizia e doverosità della regolarità del dibattito parlamentare – se qualcosa ne rimane – non può il Presidente del Consiglio dare degli sciacalli, e non essere ripreso da chicchessia, anzi venendo applaudito mentre i deputati della Lega che dicono «assassini» sono ripresi da lei, perché si sa che il Governo è onnipotente, si sa che Renzi si avvicina a un futuro ducesco, ma ancora qui non ci sono bivacchi per manipoli, ci sono deputati che vorrebbero fare il loro dovere.
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Bianconi. Io ovviamente devo salvaguardare...
GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Guidesi, su cosa intende parlare ?
GUIDO GUIDESI. Sullo stesso argomento Presidente.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, l'invito che le faccio è quello di valutare, all'interno dell'Ufficio di Presidenza, l'atteggiamento tenuto da lei, in qualità di Presidente, nei nostri confronti rispetto all'atteggiamento tenuto dalla Presidente Boldrini nel mentre il Presidente del Consiglio ci insultava.
La invito a fare questa valutazione all'interno dell'Ufficio di Presidenza, in maniera tale che anche il limite e l'interpretazione della libertà di espressione, dal punto di vista politico dei singoli gruppi e del Presidente del Consiglio, siano equiparati e giudicati allo stesso identico modo da chi presiede l'Aula.
Non è accettabile che al Presidente del Consiglio venga lasciata libertà di insulto e di azione e che a un singolo gruppo non venga data la libertà di espressione politica rispetto agli argomenti portati in quest'Aula dal Presidente del Consiglio .
PRESIDENTE. Onorevole Guidesi, io non so se il Presidente del Consiglio ha insultato qualcuno. Io so che il parere della Giunta per il Regolamento del 1996 precisa che «è dovere della Presidenza assicurare che la libera manifestazione del pensiero e della critica non vada mai disgiunta dall'impiego dei modi corretti e delle forme appropriate al linguaggio parlamentare e non abbia, quindi, a trascendere nella diffamazione personale o nel vilipendio di organi dello Stato» e a questo credo di essermi ispirato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'esprimere il mio apprezzamento per l'intervento del Presidente del Consiglio e anche per gli interventi susseguitisi dell'onorevole Lupi e dell'onorevole Brunetta, voglio fare una riflessione che attiene anche al tipo di discussione che abbiamo avuto. A mio avviso sulla discussione su questo dramma, che non è semplicemente quello dell'immigrazione ma è qualcosa di più profondo, perché nel Medio Oriente sta avvenendo una sorta di esodo biblico, di spostamenti di popolazione, di collasso degli Stati noi abbiamo avuto finora due posizioni anguste, limitate e asfittiche: una è di una parte dell'Europa e l'altra è quella che ha trovato espressione anche poco fa nella posizione della Lega Nord.
È una posizione di una parte dell'Europa, del nord dell'Europa, che ha ritenuto fino ad oggi, e onorevole Rampelli, quel testo dei dieci punti è il frutto di un lavoro politico fatto dal nostro Governo e dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Mogherini, non è una smentita a noi, è un'acquisizione, un punto positivo che abbiamo ottenuto rispetto a quello che finora è stata una sordità dell'Europa. Un pezzo dell'Europa, dicevo, ha sempre ritenuto che in effetti il dramma che si sta vivendo è un problema dei Paesi limitrofi al Medio Oriente e al Mediterraneo, un problema di cui ognuno di essi deve occuparsi singolarmente.
Per altro verso – e l'abbiamo sentito poco fa – secondo la Lega Nord il problema è quello di un respingimento nei confronti di una realtà che è sempre uguale. Non è così ! Io ricordo un buon Ministro dell'interno, l'onorevole Maroni. Ebbene, durante il periodo in cui Maroni fu Ministro dell'interno ci fu comunque uno spostamento di 61 mila soggetti, e c'era una situazione internazionale, onorevoli della Lega Nord, ben diversa da quella attuale. Ancora c'era la Libia, c'era un contesto che non è quello con il quale ci stiamo misurando oggi.
E devo dire che rispetto a tante interpretazioni riduttive, c’è stata finora solo una grande autorità morale e anche politica che ci ha spiegato qual è il nodo di fondo, ed è Papa Francesco. Non condivido molte delle sue osservazioni ma quando egli ci ha detto che ci troviamo di fronte ad una sorta di Terza guerra mondiale atipica ha posto il problema di fondo.
È paradossale che noi, in questo Parlamento, ci dilaniamo e reciprocamente ci mettiamo sul conto una situazione nella quale tutto il Medio Oriente è in fiamme, nella quale esistono Paesi, come la Siria, come l'Iraq, che sono Paesi che vedono saltare la loro identità nazionale, Paesi come la Libia nella quale oggi non c’è un solo Governo.
E attenzione, perché sul terreno dei rifugiati, se noi ci lamentiamo e sentiamo il peso dei 100 mila - 140 mila rifugiati e così via, ebbene, la Giordania, il Libano, la stessa Turchia, che ha una maggiore solidità, la Tunisia, sono realtà che hanno almeno due milioni di rifugiati a testa.
Quindi, noi ci troviamo a fare i conti con una realtà drammatica, che nessuno può pensare di esorcizzare in termini manichei. Vedete, anche in merito alla distinzione tradizionale tra immigrazione clandestina, rifugiati, profughi e così via, tutto questo è saltato, tutte queste distinzioni sono tragicamente saltate, e noi ci troviamo a fare i conti con una realtà che è stata caratterizzata certamente da una catena anche di errori, di errori politico-militari, di errori più profondi.
Errori politico-militari che sono stati fatti, innanzitutto, in Libia, ma anche in Iraq, ma anche in Siria ci sono stati errori di un intervento militare unilaterale oppure di un'assenza di intervento. E vi è anche un altro dato: evochiamo le primavere arabe, ma io ricordo – lo ricordiamo tutti – che, dopo il 1945, gli Stati Uniti d'America fecero un Piano Marshall per l'Europa occidentale, e quello salvò, per certi aspetti, l'Europa e consentì di rimettere in moto un meccanismo produttivo.
Vi sono state le primavere arabe, da alcuni mitizzate, che avevano comunque sbocchi diversi. Ma che cosa ha fatto il mondo occidentale nel suo complesso ? Che cosa abbiamo fatto noi ? Che cosa hanno fatto gli Stati Uniti d'America ? Che cosa ha fatto l'Europa ? Sono tematiche che vanno al di là della tecnica della cooperazione internazionale, sono tematiche che richiedevano, richiederebbero, un salto di qualità.
Questa è la situazione nella quale noi ci troviamo e, francamente, sentire gli interventi di chi dice che il Governo è assassino, che quello che avviene nel Mediterraneo è fatto dal Governo, dal Presidente del Consiglio, in primo luogo e specialmente dal Ministro dell'interno e così via, è semplicemente grottesco; una manifestazione di «trogloditismo» politico, con il quale dobbiamo fare certamente i conti.
Non uso il termine «sciacallaggio», non uso il termine «assassini», ma non vi è dubbio che vi è una componente politica che è fatta di trogloditi rispetto all'entità e alla qualità dei problemi che abbiamo in campo . Dopodiché, questi problemi sono difficilissimi da affrontare e da risolvere, e richiedono anche una capacità congiunta politico-diplomatica di interventi specifici e anche di cambiamento di alcune cose che sono in campo.
Credo che sia giusto partire dalla distruzione dei barconi, e quindi dall'intervento politico-militare che questo, eventualmente, richiede. Credo anche che noi dovremmo lavorare per costruire in Libia un'area di rifugio che sia presidiata sia dalle milizie libiche sia anche da realtà militari di altri Paesi arabi e dell'Europa, in modo tale da consentire che lì vi sia, diciamo così, un primo blocco.
Infatti, o riusciamo a introdurre un filtro e un blocco al punto di partenza oppure, quando le barche sono partite, le alternative sono molto semplici. Le alternative sono o che fai il blocco e poi spari ai barconi – e non credo che nessuno sia così folle da proporre cose simili – oppure inevitabilmente devi misurarti con il problema dell'accoglienza, avendo filtrato tutto quello che è possibile. Questo implica però altre due conseguenze. Quella di ampliare di molto il piano – perché così com’è è troppo limitato – e, onorevole Ministro degli affari esteri, quella di rivedere «Dublino», nel senso che in «Dublino» c’è una concezione ragionieristica e asfittica, tipica di un pezzo del mondo dell'Europa settentrionale con cui abbiamo fatto i conti.
Infine, credo che bisogna riflettere su un grande intervento economico, perché se non si combinano tutti gli aspetti cioè una politica militare, una politica diplomatica, per fare sì che in Libia sorga finalmente un Governo di coalizioni, e una politica per così dire di intervento economico, se non si sommano delle risposti globali, noi abbiamo a che fare con un fenomeno così gigantesco, che nessuno può pensare di esorcizzarlo con le formule o con le condanne ad uso interno
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti del Liceo scientifico «Ancina» di Fossano, in provincia di Cuneo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune .
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.
Onorevole Buttiglione per favore ! Prego, onorevole Ravetto.
LAURA RAVETTO. Grazie Presidente...
PRESIDENTE. Onorevoli Buttiglione, Di Battista, c’è l'onorevole Ravetto che avrebbe l'intenzione di fare un intervento.
LAURA RAVETTO. Grazie ancora, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi l'Italia è la frontiera morale e politica di un'Unione europea troppo monetaria e poco umanitaria. Qui verrebbe da dire, Ministro Gentiloni: o si fa l'Europa o si muore. E anche se a morire non sono i nostri connazionali o gli europei, nel Mediterraneo giorno dopo giorno, morto dopo morto, affonda l'identità comune che abbiamo costruito dopo un feroce inizio secolo di morte e devastazione.
Oggi la Sicilia e il mar Mediterraneo sono i luoghi in cui si scrive il futuro. Al di là dei distinguo politici e del tono del dibattito pubblico, credo che come italiani ci unisca l'orgoglio per ogni singola vita umana salvata nel Mediterraneo. Ma se possiamo e dobbiamo dirci orgogliosi per ogni singola creatura salvata dai veri alti rappresentanti della politica umanitaria dell'Unione – e sto parlando degli uomini della Guardia costiera, della Marina, della Guardia di finanza e di tutte quelle splendide persone che intervengono in mare – dobbiamo anche avere il coraggio e l'onestà di dire chiaramente che solidarietà non può essere sinonimo di ipocrisia.
Il nostro ruolo dai banchi dell'opposizione può sembrare più facile di quello del Governo, ma non lo è. E non lo è, perché come opposizione siamo costretti a fare i conti con una responsabilità morale immensa, con un numero che scuote profondamente le nostre coscienze di cittadini e di rappresentanti politici. Sto parlando del fatto che sappiamo che per ogni cento migranti che l'inerzia europea lascia salire sui balconi, cinque è come se fossero condannati a morte. Infatti, se è giusto essere consapevoli ed orgogliosi di ciò che fanno i nostri uomini in mare, con altrettanta onestà e serietà dobbiamo dire le cose come stanno: farli partire vuol dire troppo spesso farli morire.
Se la responsabilità morale è immensa, quella politica non è da meno. Ovviamente non mi riferisco solo al Governo, ma a un'Europa ed a una comunità internazionale, che troppo spesso rimane indifferente di fronte al traffico di essere umani, che finge di non sapere che l'indifferenza vale parecchi miliardi di dollari, che il nostro buonismo può finanziare il terrorismo.
Monetizzare una vicenda del genere, tuttavia, non è la chiave di volta. Bene l'apertura, per ora a parole, dell'Unione, ma la vera questione non è che assegno chiedere per difendere i confini della civiltà europea, ma per quali valori batterci in nome della civiltà che vorremmo rappresentare come Europa.
Tutte le volte in cui il rigore dei numeri ha prevalso sul rigore dei valori, l'Europa ha indebolito la propria identità. Tutte le volte in cui la stretta osservanza del diritto ha prevalso sull'idea di giustizia e di libertà, l'Europa ha posto i pilastri di odio, sofferenza e distruzione che ne sono seguiti. E allora storia e memoria, non solo nel senso comunemente inteso di ricordo, ma nel senso che la consapevolezza storica è la premessa per scrivere storie nuove.
Ma dobbiamo fare i conti anche con la storia presente, con gli errori che sono stati fatti nel non attuare politiche di programmazione e azione condivisa. È notizia recente che sono già esauriti i nuovi posti per migranti e che il Viminale chiede ai sindaci di individuare collocazioni per almeno altri 5 mila migranti. Eppure si sapeva con chiarezza, Ministro, che si sarebbe arrivati a questo punto. Infatti, se è vero, come detto dal collega Cicchitto, che siamo dinanzi a una sorta di terza guerra mondiale atipica, è altrettanto vero che i dati pubblicati sul sito del Ministero dell'interno sono molto chiari. Sapevamo che tra aprile e maggio sarebbero arrivati almeno 3 mila migranti a settimana. Sapevamo che questa media a giugno toccherà quota 5.200, che salirà a 6 mila, ad 8 mila fino a superare queste quote a settembre. Puntualmente tra aprile e settembre gli sbarchi si ripetono in maniera sistematica e ignorare questi dati, non aver preparato il terreno affinché l'urgenza non degenerasse in emergenza è, di fatto, una responsabilità che il Governo si deve assumere.
Sempre i dati – scusi, Ministro, se siamo così franchi da soffermarci ancora una volta su questo punto – ci dicono che se, a politiche invariate, sbarcassero davvero le 200 mila persone previste, dovremmo attenderci ancora tra le 3 mila e le 7 mila vittime innocenti nel nostro mare. Quelle che per noi sono vittime per i trafficanti di vite sono soldi, tanti soldi: stando alle stime della Caritas, circa 2.600 dollari a migrante. Il che vuol dire che quelli che per noi sono mille morti, mille vittime innocenti, per loro sono quasi 3 milioni di dollari.
Allora, non nascondiamo la verità. L'Europa ha delegato a senso unico all'Italia un onere che andava condiviso. Ed è parzialmente inutile fare una battaglia su regolamenti e direttive finché i singoli Stati membri non palesano, attraverso i fatti, una volontà di iniziare un nuovo corso.
E non soltanto l'Europa dev'essere individuata come unico centro di responsabilità. Infatti, se è vero che il 91 per cento delle persone migranti parte dalla Libia, non è vero che il 91 per cento di queste persone proviene dalla Libia. Molti di loro attraversano deserti per giungere sulle coste verso una terra promessa di nome Italia e passano attraverso Stati «amici» senza che nessuno li noti veramente, senza che nessuno di loro – che so, l'Egitto, la Turchia, l'ONU – impongano l'applicazione di tutte quelle Convenzioni e Dichiarazioni dei diritti fondamentali che quegli stessi Stati hanno firmato. Perché, ad esempio, nessun organismo internazionale vigila sull'attuazione dell'articolo 14 della Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo da parte di tutti gli Stati attraverso cui passano i migranti ? Perché il diritto internazionale è diventato un diritto dei forti che ignora del tutto i deboli, gli ultimi ?
Ha detto bene il capogruppo Brunetta: l'Italia oggi è lasciata sola a far fronte ad un fenomeno che è impossibile gestire e il fatto che ci abbiano lasciati soli poi deve essere uno stimolo a non isolarci, a nostra volta, al nostro interno. Infatti, è evidente che se di fronte a un fenomeno più grande di noi ci richiudiamo in piccoli egoismi e particolarismi, non andiamo da nessuna parte e soprattutto non portiamo l'Europa da nessuna parte.
È il momento di capire che, di fronte a un'Europa debole, caratterizzata da opportunismi talvolta, serve un'Italia forte, anche in grado di gesti forti di andare oltre la retorica del «mai più», come ha ricordato lo stesso Presidente del Consiglio, ma anche oltre il particolarismo di chi vuole fare tutto da solo, senza avvalersi della collaborazione di forze politiche che, per esperienza di Governo e buona volontà, hanno le conoscenze avanzate per fronteggiare insieme, anche con visioni diverse, questa crisi.
Forza Italia, in tal senso, ha lanciato una proposta molto chiara: un tavolo unitario per andare in Europa con una voce forte e unitaria.
Adesso spetta al Governo, oggi, in quest'Aula, scegliere tra l'arroganza e la condivisione, tra la responsabilità e l'individualismo. Per troppo tempo il «ce lo chiede l'Europa» è stato un a cui spesso, magari a denti stretti, abbiamo dovuto dire «sì». Oggi proviamo ad alzare la testa; proviamo, visto che siamo nella posizione di farlo, a fare in modo che l'Europa si senta moralmente vincolata a dire «sì» a una richiesta dell'Italia. Mi ha fatto piacere sentire il Presidente del Consiglio ottimista circa la possibilità che si possano fare dei passi avanti in Europa. Siamo ottimisti anche noi, ma Bruxelles è lontana e ci auguriamo che fare qualche passo avanti qui, in quest'Aula, sia la premessa per andare in Europa con passo spedito.
Su queste basi, anche considerato che il Governo ha accolto il dispositivo della risoluzione da noi depositata, che fa particolare riferimento alla costituzione di un tavolo unitario tra le forze politiche e anche ad azioni mirate in Libia, e in uno spirito di reale coesione nazionale, anche Forza Italia, nel perorare la causa portata dalla propria risoluzione, voterà a favore del dispositivo della risoluzione di maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.
LUCA FRUSONE. Grazie Presidente, io ringrazio anche il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che è ancora qui. Mi dispiace che il Presidente del Consiglio sia andato via perché volevo ringraziarlo – sembrerà un po’ strano – perché è venuto qui oggi a dirci che domani andrà in Europa a portare le soluzioni che noi avevamo già dato a dicembre . Io ricordo che a dicembre fu votata una mozione del MoVimento 5 Stelle, a prima firma Di Stefano, che dava degli impegni precisi a questo Governo. E non erano impegni campati in aria, ma erano le cose che oggi io sento dire da tutti i rappresentanti del PD, anche in televisione. Parlo con i deputati e anche con gli eurodeputati del PD e mi dicono che le soluzioni sono quelle che noi avevamo dato già a dicembre . Ora, o li sostituite tutti, perché magari stanno dicendo che noi avevamo ragione già a dicembre, oppure iniziate a fare qualcosa, perché allora, a dicembre, le soluzioni già c'erano. Purtroppo, questo vediamo noi oggi.
In quella mozione, che non riassumo tutta, c'erano quattro punti fondamentali. Il primo è il superamento del Regolamento di Dublino. Ora tutti lo dicono. Non vogliamo prenderci il diritto di prelazione su una cosa del genere, ma noi l'abbiamo inserito in una mozione. Poi, c'era anche il discorso di agenzie europee, come ha detto Renzi oggi qui, in Paesi di transito...
PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Frusone. Chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Frusone se possono prendere posto, grazie. Prego, continui.
LUCA FRUSONE. ... per aiutare chi ha diritto effettivamente all'accoglienza. Le quote: una quota di divisione fra i vari Paesi europei. Infatti, noi questo appunto chiediamo da sempre: un'Europa più solidale con noi. Lo chiediamo, sia in ambito economico, che in ambito umanitario, in questa tragedia dell'immigrazione. Ma, purtroppo, quello che accade è che l'Europa deve essere convinta di fare determinate cose. E chi deve convincerla ? Il Governo, il nostro Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il nostro Presidente del Consiglio. Se da dicembre ad oggi nulla è cambiato, vuol dire che assolutamente questo Governo non conta nulla in Europa al di là dei teatrini che vediamo, con Obama e con quell'altro. Non abbiamo ancora ricevuto risposte e c’è bisogno dell'ennesima tragedia in mare per mobilitare un pochino l'Europa. Noi ci ritroviamo in una situazione pressoché nulla di politica estera in questo Paese. Lo vogliamo capire che tutto quello che sta succedendo oggi è proprio la conseguenza dell'assenza di politica estera, non solo di questo Governo, ma anche di quelli precedenti ? Quello che sta accadendo oggi in Libia è la diretta conseguenza del baciamano di Berlusconi a Gheddafi .
È la diretta conseguenza delle genuflessioni fatte alla Francia e agli Stati Uniti nel 2011, quando si decise di bombardare la Libia. Questa ne è la conseguenza. Tutto quello che noi vediamo oggi è la conseguenza di scelte drammatiche fatte con una superficialità pazzesca a livello di politica estera italiana. L'atto di indirizzo poi prevede anche un altro impegno perché, ci tengo a precisare, la nostra risoluzione di oggi – lo spiego anche a chi oggi è in tribuna – è molto semplice: impegna a rispettare una mozione che già è stata votata da questo Parlamento. Ci rendiamo conto del corto circuito procedurale e legislativo che si sta attuando oggi in quest'Aula ? Noi dobbiamo approvare un nuovo atto per impegnare di nuovo il Governo a rispettare un impegno che si era già preso. Questo sta accadendo oggi. Quindi, sono rimasto basito quando il Ministro ha detto che si rimette all'Assemblea per la nostra risoluzione, perché è troppo specifica. No, la risoluzione impegna il Governo a fare il Governo. Fa semplicemente questo .
Quindi, la nostra risoluzione non chiede chissà che. Anzi, mi meraviglierò se qualcuno, per partito preso, voterà contro una risoluzione che impegna a fare delle cose per cui a dicembre avevano votato a favore. Quindi, badate a questo, perché chi oggi vota contro la nostra risoluzione sta dicendo che a dicembre o si è sbagliato, e quindi si rimangia questi impegni e in poche parole mette in discussione tutto quello che ha detto oggi Renzi perché Renzi ha detto oggi quello che prevedeva la nostra mozione e quindi in un certo senso, votando contro la nostra risoluzione, sfiducia anche Renzi, oppure prende coraggio e vota a favore di questa cosa perché, ripeto, stiamo impegnando il Governo a fare il Governo, stiamo impegnando il Governo a rispettare gli impegni precedenti. Siamo arrivati a questo.
Poi c’è un altro punto della nostra mozione che ci tengo a precisare e quindi anche della nostra risoluzione, un punto che riguarda anche gli italiani perché noi ci siamo trovati ad un punto in cui senza dubbio c’è bisogno di parlare di immigrazione ma chiedevamo anche un sostegno a quegli italiani che oggi si trovano in situazioni drammatiche, in situazioni di disagio e quindi chiedevamo un intervento da parte del Governo per aiutare queste persone perché forse voi non ve ne siete resi conto ma con questo scontro, con il discorso dell'immigrazione, state creando negli italiani un latente razzismo complice la vostra inattività, il vostro immobilismo, che non sono assolutamente razzisti e state dando spazio, invece, a movimenti e a partiti che da anni galoppano su questi temi. Ma vi rendete conto di questo, vi rendete conto di quello che state facendo ? Per questo noi non vogliamo lasciare a margine gli italiani in questo discorso, ma vogliamo inserirli in questo discorso ed evitare che quelli che si trovano in condizioni di disagio e... prego di liberare i banchi del Governo...
PRESIDENTE. Questo lo fa la Presidenza, onorevole Frusone .
LUCA FRUSONE. Quindi, al Governo chiedo anche di muoversi per questi italiani e c’è una risposta: il reddito di cittadinanza. Infatti, a questo punto, se anche gli italiani iniziano ad avere una condizione migliore, a loro volta non si preoccuperanno di chi sta peggio di loro ma, forse, inizieranno a pensare a chi sta molto meglio di loro e inizieranno a capire chi veramente ha le colpe, e non si scaglieranno invece contro gli ultimi .
Questo bisogna far capire agli italiani e per questo il Governo si deve muovere veramente. Purtroppo oggi vedo alcune risoluzioni che secondo me, secondo noi del MoVimento 5 Stelle, sono proprio inapplicabili ed altre che purtroppo non prendono coraggio. Partiamo dalla risoluzione Rosato. Ci sono vari impegni che riprendono anche la nostra mozione, però purtroppo si parla di Triton in maniera superficiale. Si chiede un aumento delle navi, si chiede tutto quanto, ma se Triton rimane confinato nei limiti territoriali, nelle 30 miglia, non si risolve nulla. Quindi, c’è bisogno di un intervento molto più forte che deve essere un intervento che parte dall'Europa. Noi dobbiamo andare in Europa e sbattere i pugni. L'Italia comanda perché siamo nel Mediterraneo ma l'Europa si deve muovere, la dobbiamo svegliare noi e purtroppo in questo ha peccato tantissimo il Governo in tutti questi mesi e soprattutto la Presidenza italiana nel semestre europeo. Era il primo punto all'ordine del giorno: l'immigrazione.
Guardate come ci siamo ritrovati con dei cadaveri ancora nel canale di Sicilia e altri ce ne saranno. Ci vuole così tanta coerenza a dire che avete fallito nel semestre europeo a presidenza italiana, perché l'immigrazione non è stata minimamente toccata. Io vi dico un'altra cosa: io mi ritrovo nella delegazione parlamentare della NATO – quando si parla anche degli alleati americani – e ogni volta è una battaglia, perché il Mediterraneo anche in quelle agende è completamente dimenticato, si parla solo dei Balcani e della crisi Ucraina. Questo perché non c’è minimamente un peso dell'Italia all'estero, lo volete capire tutto questo ?
Poi dobbiamo anche iniziare a dire una cosa. L'Europa (premio Nobel per la pace) e Obama (premio Nobel per la pace) per fermare questi viaggi della speranza dovrebbero iniziare a fare una cosa: smettere di fare le guerre, perché – e ve lo metto ai numeri – chi dice che non c’è una diretta correlazione tra conflitti e immigrazione sbaglia, e vi faccio un numero: dal 2013 al 2014, per esempio, le persone ucraine che hanno richiesto asilo in Italia – quindi non nei Paesi limitrofi, ma in Italia, pensate quanto sono disperati per venire qui – è aumentato del 6.221 per cento, è un numero agghiacciante.
Passo subito alle altre risoluzioni e mi preme precisare una cosa su quella della Lega che parla di blocchi navali...
PRESIDENTE. Onorevole Frusone, lei ha esaurito il suo tempo, quindi la invito a stringere.
LUCA FRUSONE. Do i pareri sulle varie risoluzioni e concludo.
PRESIDENTE. Diciamo la dichiarazione di voto.
LUCA FRUSONE. Esatto. Naturalmente è contrario. Si chiede un blocco navale al limite delle acque territoriali libiche: ma volete smetterla di dire queste panzane, un blocco navale del genere non risolve nulla, perché appena superano le acque internazionali rovesciano i barconi e noi siamo obbligati comunque a soccorrerli per le leggi del mare, quindi semplicemente gli facciamo un favore.
Per quanto riguarda la risoluzione di SEL (Fratoianni ed altri n. 6-00128), ci asteniamo per il motivo succitato, cioè che deve essere l'Europa a partire con una missione. Domani Renzi deve uscire dal Consiglio dicendo che l'Europa si prende la responsabilità di fare una missione europea all'interno del Mediterraneo, seria, non come Triton. Naturalmente siamo contrari anche alla risoluzione Brunetta n. 6-00127, per la stessa questione dei blocchi navali e infine siamo favorevoli alla risoluzione Artini ed altri n. 6-00130, perché riprende anche dei punti della nostra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campana. Ne ha facoltà.
MICAELA CAMPANA. Gentile Presidente, Ministro, Sottosegretario, onorevoli colleghi, quando appena una settimana fa questa Camera ha approvato il disegno di legge Beni per istituire la giornata delle vittime dell'immigrazione, ricordando la strage di Lampedusa, mai potevamo immaginare che altro orrore, che altre vite interrotte, che altre vite spezzate, che altre generazioni interrotte ci saremmo trovati di fronte: 850, forse 900 morti, se confermate le dichiarazioni delle poche decine di superstiti che da quando sbarcati ieri sera, raccontano i dettagli raccapriccianti di una tragedia che è difficile da spiegare. Difficile da spiegare non perché annunciata, io penso che la morte cruenta non è mai annunciata, perché non ci si può mai preparare alla morte e perché il peggio è una cosa che non si spera mai che accada. Chi ha subito pronte le dichiarazioni, chi ha subito chiaro di chi è la colpa, senza fermarsi un secondo a pensare, a riportare il silenzio della coscienza, il riguardo della vita, farà i conti non solo con noi, con l'opinione pubblica, ma più propriamente con la storia, oltre che con la propria coscienza.
Come se fosse chi scappa dalla guerra il vero problema e non gli scafisti, le organizzazioni di morte, gli schiavisti del nuovo secolo, boia travestiti da Caronte che dopo aver intascato i soldi della tratta lasciano i barconi stracolmi con la prua puntata verso l'Italia e gli altri Paesi del confine sud dell'Europa, abbandonati al destino del mare e la cosa più assurda è che chi è morto sabato notte pensava di essere finalmente salvo. Ma la cronaca ci ha restituito un altro racconto.
In queste ore sui sta girando un dialogo tratto dalla «Perché saliamo su una barca», prodotto dal Centro Astalli, che racconta la storia di un rifugiato somalo e da la risposta a tante domande che i nostri cittadini si porgono sgomenti di fronte alla conta interminabile di morti e sbarchi che ogni giorno la cronaca ci impone.
Racconta il rifugiato che, a chi chiede se non era meglio rimanere a casa, piuttosto che morire in mare, rispondono: «non siamo stupidi, né pazzi, siamo disperati e perseguitati; restare vuol dire morte certa, partire vuol dire morte probabile. Tu che sceglieresti ? O meglio, cosa sceglieresti per i tuoi figli ?». «Cosa speravate di trovare in Europa ? Non c’è lavoro per noi, figurarsi per gli altri». Rispondono: «cerchiamo salvezza, futuro; cerchiamo di sopravvivere. Non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata; e soprattutto, voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta». A chi chiede come si possano evitare altre morti nel Mediterraneo, rispondono: «venite a vedere come viviamo, dove abitiamo; guardate le nostre scuole, informatevi dai nostri giornali, camminate per le nostre strade. Cambiate prospettiva, mettetevi nei nostri panni e provate a vivere una nostra giornata, capirete che i criminali che ci fanno salire su un gommone, il deserto, il mare, l'odio e l'indifferenza che molti di noi incontrano qui non sono il male peggiore». Oltre alla testimonianza c’è di più, c’è l'esortazione di un continente intero che spesso giudica senza conoscere che bisogna agire sui Paesi di origine, stabilizzare tutte quelle situazioni che stanno spingendo milioni di persone a scappare. Tra la notte di sabato e domenica sono morti 350 eritrei su 900 migranti, che avrebbero avuto tutti diritto all'asilo politico, se solo avessero potuto chiederlo. Gli italiani, che nei decenni passati hanno vissuto la guerra sulla propria pelle, sanno bene cosa vuol dire la fame, la carestia, il pensiero fisso di non farcela. Nel 1927, il naufragio della al largo del Brasile è stata la peggiore sciagura che abbia mai colpito i migranti italiani. Secondo i dati ufficiali forniti dalle autorità italiane, i morti furono 314, ma i sudamericani all'epoca diedero un numero di morti più del doppio, ben 657.
L'Europa ribolle nei suoi confini orientali, il continente africano ribolle, non solo le primavere arabe, ma gli errori dell'Occidente ci consegnano un quadro che segnerà la storia del nostro continente e del tempo futuro. Chi non si rende conto della portata storica che milioni di persone vivono in condizioni in cui è a rischio la vita e premono per arrivare in tutti i modi in Europa e che la forza della disperazione è da sempre la forza più grande che non si ferma, non si blocca ? Non si blocca ! Nessuno è buonista. Il Partito Democratico, per la sua storia, per le storie nobili di democrazia da cui è nato, vuole governare la modernità, non inseguirla, vuole avere i pensieri lunghi che distinguono chi amministra l'oggi da chi si assume la responsabilità del domani, chi fa delle prossime elezioni locali la battaglia campale da chi ha la consapevolezza della portata mondiale e il peso di quello che significa tutto questo, chi fa della violenza verbale sempre la propria missione. Dovevano aprire questo Parlamento come una scatoletta e in due anni sull'immigrazione hanno avuto solo parole violente contro tutti; contro i colleghi, contro il Presidente della Repubblica, contro il Presidente della Camera. Non accettiamo lezioni di morale da chi non può permetterselo. Vergogna ! Vergogna a chi parla, urla, mistifica sulla pelle della maggior parte dei rifugiati, perché i numeri questo ci consegnano sui corpi morti in fondo al mare.
Sì, gli italiani hanno paura, non dei rifugiati, ma della storia che sta entrando in noi, che avrà un carico di conseguenze e di trasformazioni straordinarie nell'impatto. Il Governo italiano e il Partito Democratico da subito hanno indicato la strada, l'hanno indicata all'Europa con forza ed energia, quando abbiamo detto che i morti nel Mediterraneo erano uguali ai morti in Ucraina. Abbiamo con forza riportato gli Stati europei a fermarsi, a cambiare le priorità dell'agenda politica. Lotta senza quartiere, con tutti i mezzi a disposizione, alle organizzazioni di morte, dei trafficanti di morte, degli schiavisti, operazione congiunta degli Stati, che subito possono agire colpendo le imbarcazioni e consegnando alla giustizia, come ha fatto l'Italia, gli scafisti. Lavorare nei Paesi di partenza e di transito e soprattutto sui secondi; tanto si può fare attraverso la collaborazione di questi Paesi, e l'Italia lo sta già facendo attraverso i suoi rappresentanti di Governo. L'ha fatto assumendosi la responsabilità dell'azione ancora una volta. Rafforzare le operazioni di pattugliamento e salvataggio.
Ministro, lo abbiamo detto, lo ripetiamo, è un'operazione importante europea, che grazie al semestre italiano ha portato l'Europa ad intervenire direttamente, ma non basta, non basta la sua lo diciamo chiaramente il salvataggio non può essere solo quello contemplato dal diritto del mare, non bastano i mezzi umani ed economici messi a disposizione. Serve capovolgere il sistema di accoglienza, chi guarda al sistema di accoglienza italiano, che pure va migliorato – e permettetemi di ringraziare a nome del Partito Democratico la Marina militare, le capitanerie di porto, le forze di polizia, gli operatori del diritto che indagano e stanno indagando, i volontari, i cittadini siciliani, i sindaci, gli assessori comunali e regionali, i consiglieri comunali delle città, che sono i nuovi eroi civici del nostro tempo – senza accorgersi che va capovolto il sistema di asilo europeo così com’è, che va equilibrato in Europa il peso dell'accoglienza, come anche le Nazioni Unite hanno detto attraverso il suo rappresentante, che ha fatto un plauso all'Italia e a Malta e si è impegnata come ONU, grazie all'intervento fondamentale dell'Alto Commissario Mogherini, ecco chi non ha consapevolezza che questa è la strada, è come colui che guarda la pagliuzza invece della trave. Mai, nella storia recente l'Europa e il mondo avevano risposto così velocemente, si sono scrollati di dosso questa atavica inconsapevolezza che si trasforma in immobilismo. Il Governo ha cercato, voluto, ha ottenuto con la forza della storia di questo Paese, con il coraggio e l'orgoglio di essere italiani e la forza sta nell'unità delle forze politiche, che danno forza non al PD ma all'Italia. L'Europa, nella sua storia recente, sa che insieme si vince, sa che quando tutti i partiti democratici hanno unito le forze hanno costruito le migliore pagine della sua storia: tre generazioni di pace.
Il mare è racconto, e del racconto fa parte anche una vita interrotta, quella di Samia Yusuf Omar. Oggi avrebbe 24 anni, ma la sua vita si è interrotta a vent'anni, a largo di Lampedusa, su di un barcone che non ce l'ha fatta a raggiungere la speranza del futuro. Samia correva, ha passato una vita a correre, scappando dai militari, da chi le diceva che per una ragazza somala non era opportuno sognare e correre, ma Samia era testarda e correva, ha corso tanto forte che nel 2008 per le Olimpiadi di Pechino alla fine, corse per il suo Paese.
Samia correva, la sua corsa si è interrotta nelle fredde acque del Mediterraneo, su un barcone, il mezzo per il suo sogno. Samia non corre più, non corre più per rendere orgogliosi i somali ed il suo paese. Samia giace in fondo al Mediterraneo, ferma, immobile, avvolta dalle scure acque che le hanno donato quel riposo che la corsa non le permetteva. Ciao Samia.
L'Europa è nata con l'intento di unire sotto la stessa bandiera e ambizioni paesi che fino a poco prima si erano combattuti. A fronte di chi muore come Samia c’è chi invece vive come Titti, che oggi è riuscita a sbarcare sulle coste di Lampedusa e che oggi dice che non le piace sentirsi dire che è una rifugiata perché sente che la sua non è un'anima divisa, ma integrata.
Il PD voterà a favore di questa risoluzione perché ha scelto da che parte stare: dalla parte del futuro. Abbiamo ben chiaro chi dobbiamo combattere e chi dobbiamo difendere. Abbiamo chiaro che l'Italia è un paese che difende i diritti fondamentali dell'uomo e ha tra i suoi principi fondanti la solidarietà. Il PD è un grande partito e tra i suoi valori fondamentali vi sono i valori e i sogni. Noi condividiamo i sogni e lasciamo a voi la paura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Librandi. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, Presidente. Vorrei fare alcune precisazioni sull'intervento del collega della Lega. Egli ha detto che quando loro erano al governo i migranti che sono arrivati in Italia erano circa 4 mila. Vorrei precisare che durante il loro governo ne sono arrivati 60 mila.
Ha detto poi che lo scorso anno i clandestini arrivati in Italia erano 170 mila su 250 mila giunti in Europa. Quelli che sono arrivati in Italia erano circa 70 mila profughi e circa 100 mila migranti economici. In effetti su questo ha ragione, perché ve ne sono molti di più: i migranti che giungono ogni anno in Italia da quattro flussi migratori sono un milione !
Arrivano perché non c’è stata in Europa, anche grazie alla Lega e ai Governi precedenti, una politica internazionale...
GIANFRANCO LIBRANDI. Ho già finito ?
PRESIDENTE. Ha un minuto.
GIANFRANCO LIBRANDI. Va bene, scusi, volevo precisare tutte le cose che ha detto su di noi; volevo solo dire anche che quindi, per risolvere il problema dell'Africa, ci vuole un piano strategico per cercare di tenere gli africani in Africa, farli lavorare in Africa.
Poi volevo dire che lui ha detto che noi abbiamo lo 0,5 per cento e io credo che è meglio avere lo 0,5 per cento con onestà, invece che ricordarsi di quello che hanno fatto loro all'Italia, hanno dato 6 miliardi di debiti di quote latte e hanno...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Librandi. Solo per ricordare che queste sono dichiarazioni di voto a titolo personale che servono per permettere a un deputato che non convenga sul voto del proprio gruppo di manifestare la propria opinione. Se cominciamo a fare dichiarazioni a titolo personale per replicare ciascuno a quelli di altri gruppi, non finiscono mai le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il presidente La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, la ringrazio. Intervengo a titolo personale ma per integrare l'intervento del presidente del gruppo, per spiegare perché Fratelli d'Italia non ha inteso presentare una risoluzione.
Ho visto che i colleghi del MoVimento 5 Stelle l'hanno fatto sostanzialmente ripresentando la loro; noi, nel solco in qualche modo simile, abbiamo ritenuto che fosse del tutto inutile oggi questo dibattito e queste risoluzioni.
Ho qui la risoluzione che abbiamo presentato l'ultima volta che abbiamo parlato di questa cosa e, testualmente, Presidente, chiedevamo che ci fosse l'occupazione dei porti; il blocco navale da solo è giusto ma non serve a niente, bisogna controllare i porti, bisogna far sì che i migranti siano lì accolti con il massimo del rispetto e da lì mandati nei Paesi europei coloro che hanno diritto all'asilo. Non abbiamo presentato la risoluzione, la scorsa è rimasta lettera morta e questo lavoro di oggi è una presa in giro e un affronto ai morti e agli italiani. Non parteciperemo a nessun voto su queste risoluzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà. Colleghi, vi invito a prendere posto.
MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, è stato fatto appello a un senso di vergogna presupposto, per quanti hanno protestato e hanno chiamato agli scandali. Ecco questo sinceramente mette un po’ in discussione anche il mio voto nel MoVimento 5 Stelle, perché, nel momento in cui la deputata Campana, che parla in questo momento a nome del PD, ringrazia tutti, dimentica di ringraziare il proprio grande capo, ovvero Buzzi ovvero colui che ha dichiarato che guadagna di più con l'immigrazione e con gli immigrati che con lo spaccio di stupefacenti. Per cui chiedo alla deputata Campana anche di ringraziare il Buzzi, perché se lo è dimenticato, da parte del Partito Democratico .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che è stata richiesta la votazione per parti separate della risoluzione Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00125, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00125, limitatamente alla premessa, su cui c’è il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la VII Commissione (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
Mariani ed altri: «Interventi per il sostegno della formazione e della ricerca nelle scienze geologiche» (1533) .
GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente. Voglio segnalare una grave lesione dei diritti costituzionali di alcuni deputati, sostituiti di imperio dal proprio gruppo nella Commissione affari costituzionali .
L'articolo 67 della Costituzione parla chiaro e non può essere aggirato con una interpretazione forzata dell'articolo 19, comma 4, del Regolamento della Camera. L'articolo 67 dice che «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita la sua funzione senza vincolo di mandato». La sostituzione dei membri designati dai gruppi nelle Commissioni ha avuto sinora una ragione funzionale e non disciplinare; si è trattato di sostituzioni volte generalmente a garantire la continuità dei lavori di una Commissione quando alcuni membri erano impossibilitati a partecipare, ovvero ad arricchire il dibattito quando su una questione all'esame vi era una conoscenza più approfondita da parte di parlamentari di altre Commissioni. La libertà di mandato non è mai stata in discussione.
Qui siamo, invece, al richiamo alla disciplina di partito, alla norma inconcepibile per un parlamentare dell'obbedir tacendo, tant’è che la Ministra Boschi ieri in Commissione affari costituzionali, in relazione alla sostituzione di alcuni deputati, ha segnalato che i componenti delle Commissioni devono rappresentare il gruppo al quale appartengono ed è quindi necessario che intervengano nella discussione solo i deputati che sono effettivamente rappresentativi della volontà del gruppo. La Ministra Maria Elena Boschi evidenzia che la sostituzione di deputati effettuata dal gruppo Partito Democratico costituisce un'applicazione delle regole democratiche in base alle quali la maggioranza decide la linea politica che deve essere seguita sui singoli provvedimenti e le relative mobilità. Si sostiene che l'articolo 67 non si applica alle Commissioni, ma solo all'Aula.
Questa scelta non regge, né sul piano delle fonti del diritto parlamentare, né sul piano del diritto costituzionale, essendo abbastanza incomprensibile distinguere le funzioni del parlamentare tra Aula e Commissioni. L'articolo 67 riguarda tutta l'attività parlamentare.
Altra circostanza sarebbe se il deputato chiedesse volontariamente di farsi sostituire; l'articolo 19 del Regolamento della Camera, al comma 4, parla chiaro: «Un deputato che non possa intervenire ad una seduta della propria Commissione può essere sostituito per l'intero corso della seduta». Noi non ci troviamo in questa circostanza.
Per questo, anche in qualità di componente della Giunta per il Regolamento, sono a chiedere una riunione urgente della Giunta per impedire che una prepotenza produca i suoi effetti illegittimi sul lavoro della Commissione affari costituzionali, in corso proprio in questi giorni, su una proposta di legge, peraltro delicata e importante, di rango costituzionale, come quella elettorale.
PRESIDENTE. La ringrazio. Onorevole Melilla, ovviamente questa è questione diversa dall'ordine dei lavori che stiamo seguendo. In relazione a questo, preciso che il Regolamento prevede che ogni gruppo può, per un determinato progetto di legge, sostituire un commissario con un altro di diversa Commissione, previa comunicazione al presidente della Commissione. Questa ovviamente è una questione di natura formale, però tutto quanto attiene a questioni non previste dall'ordine del giorno è trattato a fine seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2511, già approvato dal Senato, Ratifica ed esecuzione del Trattato tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese, in materia di reciproca assistenza giudiziaria penale, fatto a Roma il 7 ottobre 2010.
Ricordo che nella seduta del 21 aprile 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Il nostro gruppo voterà a favore. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefano Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Intervengo per preannunziare il voto di astensione da parte del nostro gruppo, in quanto ci riserviamo di monitorare attentamente in quali atti concreti si tradurrà questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Tancredi. Chiedo scusa, onorevole Tancredi, ho anche la richiesta dell'onorevole Buttiglione. Sareste in due ad intervenire dello stesso gruppo, però se sono due interventi quelli previsti...
PAOLO TANCREDI. No, prego, lascio la parola al collega.
PRESIDENTE. Perfetto. Prego, presidente Buttiglione.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Ovviamente, noi voteremo a favore di questo provvedimento. Vogliamo, però, ricordare che la Cina è una grande cultura, un grande Paese, una grande economia, un grande mercato, con cui vogliamo incrementare i rapporti, ma è anche un Paese in cui i diritti umani fondamentali non vengono rispettati, un Paese in cui non vi è libertà di religione e molte altre libertà sono compresse.
Nel momento in cui approviamo un accordo, per di più un accordo di cooperazione penale, dobbiamo richiamare l'attenzione del Governo su questo fatto e invitarlo ad esercitare vigilanza perché l'accordo non possa essere usato contro i diritti umani, oltre che invitarlo a non perdere alcuna occasione per ricordare ai cinesi che noi vogliamo essere loro amici, ma che siamo amici anche e ancora di più di quelli fra di loro che soffrono per l'impossibilità di esercitare con piena libertà i loro diritti fondamentali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marta Grande. Ne ha facoltà.
MARTA GRANDE. Presidente, preannunzio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni Farina. Ne ha facoltà.
GIANNI FARINA. Grazie, Presidente. Noi siamo naturalmente d'accordo con l'approvazione immediata, è già troppo tardi. L'Accordo con la Cina su una serie di questioni che sono vitali per ristabilire un rapporto normale con questo grande Paese, oltretutto, ci permetterà di attirare l'attenzione su una serie di questioni su cui noi, naturalmente, esprimiamo preoccupazione, come la questione della libertà religiosa e delle libertà civili; questo Accordo servirà all'Italia anche per attirare l'attenzione presso i governanti cinesi su una serie di problematiche su cui noi non siamo d'accordo.
È solo attraverso il contatto, la stima e il rispetto reciproco che si possono ottenere dei risultati. Per questo motivo, noi siamo totalmente d'accordo con l'approvazione immediata del provvedimento.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2511, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2752, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione strategica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro, fatto a Roma il 6 febbraio 2010.
Ricordo che nella seduta del 13 aprile 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo ha rinunziato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Intervengo per preannunziare il voto favorevole del mio partito e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole del nostro gruppo e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.
MARIANO RABINO. Grazie Presidente, anch'io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole del gruppo di Area Popolare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente, preannunzio il voto favorevole di Forza Italia, ricordando come questo trattato sia molto importante per la collaborazione tra Italia e Montenegro, per far sì che l'impegno italiano nei Balcani continui per sostenere le nostre imprese, per rafforzare la lotta al crimine organizzato, per continuare il percorso di avvicinamento del Montenegro – che ricordiamo è uno Stato indipendente da pochissimi anni – e per fare sì che l'Italia sostenga l'ingresso nella Nato e l'adesione all'Unione europea.
Per questo diamo il nostro voto favorevole e convinto a questo Trattato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Grosso. Ne ha facoltà.
DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente. Noi qualche parola per questa ratifica la spendiamo e vi spiego per quale motivo. Dietro questa ratifica, rispetto alla quale noi abbiamo dato parere contrario, si nasconde un qualcosa di molto particolare. Su queste ratifiche vengono inserite delle grandi opere, che spesso sono le grandi opere di Terna . Terna che oggi sta facendo un elettrodotto che va dal Montenegro e arriva in Italia, in Abruzzo, dove devasterà parte del territorio abruzzese.
Purtroppo, Presidente, quando si realizzano queste grandi opere non ci si rende conto di quello che in realtà si va a fare, di quello che si distrugge, dei terreni che si vanno a disintegrare. Infatti, noi ci ritroviamo con terreni agricoli su cui oggi si paga l'IMU, grazie a Renzi, e su questi terreni abbiamo autostrade, elettrodotti, gasdotti, chi più ne ha ne metta. E nessuno tutela il vero prodotto agricolo italiano. Questa è la verità di quello che sta accadendo.
Oltretutto, Presidente, nessuno si è accorto – noi ce ne siamo accorti tramite le pubblicazioni che sono state realizzate sul Ministero dell'ambiente – che, in realtà, la Terna ha iniziato i lavori senza alcuna autorizzazione, prima ancora delle autorizzazioni . Sono andati sui terreni di persone private, sono andati su quei terreni e già hanno fatto i carotaggi, ancor prima delle autorizzazioni. Questa, Presidente, è semplicemente una violazione della proprietà privata. È qualcosa di incredibile che il Governo possa permettere questo in Italia . La Terna è la prima a violare la legge. È qualcosa di incredibile.
Oltretutto, Presidente, purtroppo questa – faccio una breve previsione – non sarà nemmeno l'ultima di queste vicende. Infatti, già oggi si parla di un nuovo elettrodotto, dell'elettrodotto che ci sarà tra la Tunisia e l'Italia, un elettrodotto che non servirà a nulla, come questo del Montenegro. Infatti, sappiamo benissimo che i tunisini non possono acquistare energia elettrica dall'Italia e che l'Italia non acquisterà mai energia elettrica dalla Tunisia, perché i tunisini non producono energia elettrica.
Quindi, voi dovete spiegarmi a che cosa servono questi elettrodotti. Sono completamente inutili. Basta pensare che solo a dicembre scorso è sceso del 4 per cento il consumo dell'energia elettrica. È qualcosa di incredibile: in Italia le fabbriche stanno chiudendo, le imprese chiudono, vengono costruite sempre meno case e si assorbe sempre meno energia elettrica. Ma queste opere vengono realizzate per un semplice motivo: perché bisogna dare lavoro a Terna. Si fanno semplicemente per mantenere relazioni internazionali con altri Paesi, non servono al cittadino italiano. Il cittadino italiano paga le spese di queste opere e le paga attraverso le bollette ENEL, le paga realmente . Non sono finte, esistono davvero quelle spese. Le paghiamo attraverso l'IMU sui terreni agricoli, le paghiamo attraverso la bolletta dell'ENEL e le paghiamo per opere che non servono assolutamente a nulla.
E vede, Presidente, sui territori si sono formati vari comitati di cittadini. Non siamo solo noi che ci opponiamo alle opere inutili, perché a quelle importanti ci teniamo, ma su quelle inutili non diciamo che devono andare avanti, bisogna bloccarle. Oltre a noi, ci sono comitati di cittadini che continuamente sui territori portano avanti delle lotte, hanno acceso dei piccoli focolai che diventano sempre più pericolosi. Sono sempre più pericolosi. Voi siete fortunati oggi ad avere qui dentro noi, che siamo diventati una sorta di cuscinetto per il Parlamento italiano . Ma lì fuori oggi succede di tutto.
E vi posso garantire una cosa. Succedono cose particolari, come è successo nella regione Abruzzo, dove un migliaio di persone hanno circondato il palazzo della regione e lì dentro è rimasta rinchiusa soltanto la maggioranza; noi siamo usciti tra i cittadini, perché ce lo possiamo permettere. Ma voi oggi non ve lo potete permettere più .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. I voti di ratifica a volte non vengono analizzati, ma teniamo conto che abbiamo un tesoro enorme nascosto in questa ratifica, un tesoro di cui ci vogliamo privare.
E parto, innanzitutto, dal tesoro economico, perché per la sola realizzazione di questo elettrodotto è previsto un esborso di un miliardo e 100 milioni di euro. Ben venga che si trovino, per esempio, i 205 milioni di euro promessi per i terremotati della provincia di Mantova; ben venga, se li troveranno, ma facciamo il confronto: adesso buttiamo via un miliardo e 100 milioni di euro per un elettrodotto assolutamente inutile, dal Montenegro all'Italia. Si tratta di un elettrodotto pensato nel 1992 e pensato per trasportare addirittura fonti rinnovabili. Adesso ci ritroviamo che gli obiettivi sulle rinnovabili sono stati pienamente raggiunti in termini di percentuali e ci ritroviamo che, in realtà, dal Montenegro non arriverà nessuna quota di energia rinnovabile, ma arriverà addirittura energia prodotta da una centrale che brucia lignite, che è peggio di una normale centrale a carbone italiana. Quindi, noi regaliamo un miliardo e 100 milioni di euro a chi produrrà questa schifezza, per produrre energia in maniera molto peggiore rispetto all'Italia. Noi abbiamo un'emissione di circa 395 milligrammi di anidride carbonica per ogni kilowatt di energia prodotta, mentre il del Montenegro è di oltre 600. Quindi, qualsiasi sia il che il Montenegro metterà nell'energia che eventualmente ci potrà dare, comunque aumenteremo l'inquinamento, sia dell'Italia, che di quella nazione, che sarà costretta a produrre energia eventualmente per darcela a noi. Oltretutto, il Montenegro importa energia in questo momento. In altre parole, è davvero folle pensare di votare favorevolmente a questa ratifica, che non è una ratifica di amicizia con il Montenegro, ma è una ratifica di richiesta di inquinamento e di richiesta di speculazione. Il Montenegro, probabilmente, importerà energia, a sua volta, da altri Stati che producono energia in maniera altrettanto sporca.
Allora, forse sarebbe da andare a capire chi c’è dietro questo Accordo. Forse colui che è stato promosso addirittura a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. L'attuale sottosegretario De Vincenti, infatti, aveva seguito questa faccenda in passato. Bisogna capire le varie società che si erano occupate del tema in passato. Ma in questo momento chi voterà a favore della ratifica in ogni caso butterà via un miliardo e 100 milioni di euro. Abbiamo parlato prima di emigrati: sono stati spesi più di 3 miliardi di euro negli ultimi quattro anni. Si dice che non si sa come risolvere. Una partenza sarà proprio non buttare nel gabinetto un miliardo e 100 milioni di euro degli italiani e utilizzarli per fini migliori .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Grazie Presidente, per dichiarare il voto favorevole di Sinistra Ecologia Libertà alla ratifica di questo Accordo e per specificare, leggendo anche punti dell'Accordo stesso, che, pur condividendo alcune delle osservazioni dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, rispetto alla realizzazione dell'elettrodotto, non posso non far notare che la realizzazione di quell'elettrodotto non passa da questo Accordo. L'elettrodotto, come è stato detto dagli stessi colleghi del MoVimento 5 Stelle, è già in corso e in fase di avanzata realizzazione, mentre l'Accordo prevede lo sviluppo del settore energetico relativamente alla produzione dell'energia da fonti rinnovabili e l'aumento dell'efficienza energetica. Adesso, ritenere che quell'elettrodotto, che, appunto, si faceva a prescindere da questo Accordo, dipenda da questo Accordo, è un po’ strumentale, anche perché, leggendo i punti di questa ratifica, si vede come, rispetto a un Paese come il Montenegro, ci sono dei punti essenziali che a noi portano a votare favorevolmente: la cooperazione per la tutela e la conservazione del patrimonio culturale, la promozione della cooperazione nel campo della formazione e della specializzazione professionale e lo sviluppo nel campo della sanità e della scienza medica.
Sono tutte questioni centrali rispetto alla possibilità di includere il Montenegro dentro un processo di integrazione europeo. Io penso che, proprio per quello che si respira in quell'area del continente europeo, sia importante oggi dare esecuzione a questo Accordo ed è il motivo per cui noi voteremo favorevolmente, ritenendo che le questioni che riguardano l'elettrodotto non fanno parte di questo Accordo, ma riguardano, invece, la politica energetica di Terna e del nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, mi dispiace che il collega Palazzotto probabilmente si sia perso, all'interno della Commissione attività produttive, un approfondimento su questo tema riferito proprio e appunto all'elettrodotto.
Pertanto, in merito a questa faccenda, la Commissione attività produttive ha chiesto e ottenuto l'audizione del Viceministro dell'epoca De Vincenti e abbiamo parlato di questo elettrodotto perché, di fatto, questo elettrodotto oggi rappresenta la prosecuzione della politica messa in atto dal Ministero dello sviluppo economico Scajola nel 2007 . Quindi, oggi voi, anche se è compresa, approvate questa visione messa in atto da Scajola nel 2007. Oggi questo Accordo, anche secondo quanto è riportato anche dal Viceministro dell'epoca De Vincenti in Commissione, non ha più quella necessità ed urgenza che aveva nel 2007 per portare il nostro Paese ad avere la quota di produzione da energia rinnovabile perché ce la siamo autoprodotta, ed oggi l'Italia ha già raggiunto quel senza quell'elettrodotto.
Il principio per il quale viene realizzato ugualmente è stato quello di mettere in comunicazione due Paesi e parlare di energia ad un prezzo economicamente più vantaggioso che vuol dire, di fatto, prendersi l'energia qualsiasi essa sia. Quello che noi vogliamo sottolineare è che questo elettrodotto costerà ai cittadini italiani la bellezza di un miliardo di euro, come già anticipato precedentemente.
Questo vuol dire che è caricato sulle singole bollette dei consumatori. Questo tipo di interconnessione oggi non si rivela più necessario allo sviluppo del nostro Paese. Ricordiamo che, tra l'altro, questo tipo di elettrodotto fu pensato dal «genio» di allora, Scajola, per portare l'energia idroelettrica prodotta dalla Serbia, incentivata in regime italiano – diciamola ai cittadini questa ruberia che viene nascosta –, in Italia. Quindi, oggi il sistema italiano prevede l'incentivazione in Serbia di energia idroelettrica prodotta là e poi ci lamentiamo che la componente A3 oggi è costosa per i cittadini italiani. Voi state vivendo in un mondo di ipocrisia totale. Dovete finirla: le questioni energetiche devono essere chiare e nette . Questo tipo di interconnessione, tra le altre cose, di per sé non farà altro. De Vincenti auspicava in futuro la possibilità di cedere la nostra energia al Montenegro, il nostro di energie rinnovabili. Ma di cosa stiamo parlando ? Il prezzo dell'energia in Montenegro sarà mai minore rispetto al prezzo dell'energia oggi in Italia ? La risposta è: no. Quindi, questo tipo di interconnessione servirà unicamente per portare energia non rinnovabile dall'estero in Italia e basta. Questo tipo di interconnessione insieme a tutti gli altri anche quelli privati finanziati, peccato, per sei anni – una bellezza di tre miliardi di euro sempre sulle bollette dei cittadini – quindi, privati ma, in realtà, sulle spalle dei cittadini italiani; ancora una volta si sta facendo dell'energia un mercato privato per qualcuno. Seguite la politica di Scajola ? Questo l'abbiamo capito e questo mette in relazione ancora una volta le politiche del Governo Berlusconi e quelle del Governo Renzi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimbro. Ne ha facoltà.
ELEONORA CIMBRO. Signor Presidente, intanto con questa dichiarazione di voto proverò a recuperare il senso del contenuto di questa ratifica rispetto a quanto erroneamente dichiarato finora dai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dell'Accordo di collaborazione strategica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro, che il Senato ha approvato il 26 novembre scorso, si inserisce nell'ambito di rapporti bilaterali volti al rafforzamento delle relazioni italo-montenegrine, in particolare in settori quali le infrastrutture, gli investimenti, l'energia, il turismo, la tutela dell'ambiente, la lotta alla criminalità organizzata, la cooperazione scientifica e tecnologica, l'istruzione, la sanità, nonché la cooperazione regionale. Nel contesto della collaborazione strategica credo sia importante sottolineare che l'Italia continuerà a sostenere l'impegno del Montenegro nel percorso di adesione all'Unione europea e alla NATO.
A questo proposito, ricordiamo quanto dichiarato il 21 novembre 2014 dal Commissario per la politica di vicinato e i negoziati per l'allargamento Johannes Hahn, in visita al Parlamento montenegrino, che ha sottolineato la necessità di politiche di sostegno allo sviluppo economico attraverso riforme appropriate e dell'allineamento della legislazione del Montenegro agli standard comunitari, obiettivo, quest'ultimo, indubbiamente agevolato dal forte sostegno bipartisan all'integrazione europea presente nel Paese.
Richiamata dunque l'importanza di questo Accordo che sancisce da un lato una collaborazione nei settori più specifici e al tempo stesso prefigura l'obiettivo di più ampio respiro che è appunto quello dell'integrazione europea, annuncio il voto favorevole del Partito democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà, a titolo personale.
IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, solo per chiarire due aspetti. Sono state dette dall'onorevole Crippa alcune inesattezze e le volevo precisare. A parte che gli ricordo che nel 2007 l'onorevole Scajola era un semplice deputato di opposizione, per cui difficilmente avrebbe potuto fare quelle cose, il fatto è avvenuto nel 2009 quando un'azienda italiana, la A2A di Milano e Brescia, comprò un'azienda montenegrina di energia. Ricordo che il Montenegro è il più grosso fornitore e produttore di energia idroelettrica, per cui energia pulita. In quell'occasione con il Governo si decise come, a seguito di questo acquisto, trasportare questa energia in Italia. Terna fece uno studio proprio per portare energia pulita idroelettrica in Italia che, lo ricordo, oggi meno, ma nel 2009 soffriva ancora un sia sulla energia elettrica, sia sul costo dell'energia, per cui era un'operazione che sicuramente aveva lungimiranza in questo senso.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2752, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Mi pare che vi sia un accordo tra i gruppi nel senso di passare immediatamente al punto n. 6 dell'ordine del giorno, che reca la discussione del disegno di legge n. 2124-B di ratifica sulla protezione fisica dei materiali nucleari e di rinviare alla parte pomeridiana della seduta, a partire dalle 16,30, dopo il lo svolgimento di ulteriori punti all'ordine del giorno. Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di ratifica, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 2124-B: Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 3 marzo 1980, adottati a Vienna l'8 luglio 2005, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 21 aprile 2015.
Avverto che la Commissione giustizia e la Commissione affari esteri si intendono autorizzate a riferire oralmente.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione giustizia, onorevole Giuseppe Guerini.
GIUSEPPE GUERINI, Grazie Presidente, molto brevemente, questo provvedimento torna all'esame della Camera dopo essere stato lievissimamente modificato dal Senato, che nell'ambito del provvedimento sui reati ambientali ha ricompreso nell'articolo 452- del codice penale le fattispecie che in sede di prima ratifica della Camera erano state inserite all'articolo 437- del codice penale; quindi, sono stati espunti dal testo approvato dal Senato i riferimenti all'articolo che era stato inserito da noi e torna qui semplicemente per una doppia lettura conforme con espunto ogni riferimento all'articolo 437, perché è stato riformulato e ricompreso nell'articolo 452-.
PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice per la III Commissione, onorevole Carrozza, rinuncia ad intervenire, mentre il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
A questo punto, non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge modificati dal Senato, avvertendo che non saranno posti in votazione gli articoli non modificati dal Senato.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, intervengo solo per sottolineare che la soppressione di questo articolo, che introduceva nel codice penale l'inasprimento delle pene rispetto ai reati legati al traffico e l'abbandono di materiali nucleari, motivata con l'idea che questa parte andrà inclusa nel disegno di legge sugli eco-reati, noi la troviamo alquanto discutibile, perché ovviamente avremmo preferito che, per quanto riguarda le questioni relative al traffico e all'abbandono di materiali nucleari, si fosse stabilito in questo provvedimento l'introduzione dell'articolo 437- del codice penale, invece di rimandare ad un altro provvedimento più eterogeneo, dove probabilmente questa parte verrà annacquata, a maggior ragione quando quel provvedimento è ancora in fase di approvazione e dovrà concludere il proprio iter. Quindi, rischiamo che, davanti alla possibilità di inserire un reato certo in un provvedimento che avremmo approvato oggi senza alcun problema, invece rimandiamo ancora una volta questa vicenda per un Trattato che, vorrei dirlo, è stato adottato nel 1980 e rispetto al quale oggi ratifichiamo gli emendamenti del 2005. Nasceva dopo i fatti dell'11 settembre del 2001, perché si temeva che ci potessero essere degli interessi terroristici rispetto ai materiali nucleari; siamo arrivati al 2015, con estremo ritardo, quando già la sfida terroristica non è più con Al Qaeda, che era all'origine di questo trattato, ma è già su un fronte molto più grave e accentuato, e noi continuiamo a prendere tempo.
Questo ritardo ci preoccupa. Per questo motivo simbolicamente ci asterremo dal voto sull'articolo 10, sottolineando che questo è un grave errore.
GIUSEPPE GUERINI, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GUERINI, . Presidente, intervengo per tranquillizzare l'onorevole Palazzotto visto che il provvedimento sugli eco-reati sarà in Assemblea lunedì, non vi è alcun intento dilatorio, basta attendere la prossima settimana per vedere anche l'approvazione del provvedimento sugli eco-reati.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, mi riservo eventualmente di consegnare il testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia voterà a favore della ratifica di questa Convenzione, ricordando come il nostro Paese troppo spesso è in estremo ritardo nel ratificare i trattati internazionali e ciò non aiuta la nostra credibilità nelle sedi internazionali. Bene ha fatto il collega del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà a rilevare come questo Trattato fosse nato come risposta all'11 settembre 2001. Oggi ci troviamo ad affrontare un nuovo scenario internazionale. Da poco è stato raggiunto un accordo sul nucleare civile iraniano e il nostro Paese doveva farsi trovare con questo Trattato ratificato già da tempo.
È vero che il testo sui reati ambientali arriverà in Assemblea lunedì prossimo, ma rimane il rammarico che noi impieghiamo dieci anni per ratificare questi emendamenti e poi lo facciamo senza una parte che poteva essere già in vigore. Ricordando come tutta la discussione sul jihadismo internazionale fa sì che la sicurezza degli impianti nucleari e di tutto ciò che ha a che fare con materiale nucleare sia fondamentale per la sicurezza del nostro paese e dell'Europa intera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per annunciare il nostro voto favorevole e chiedo che la pubblicazione in calce del testo integrale della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.
EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole del Movimento 5 stelle e consegno il testo della mia dichiarazione di voto, pertanto chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimbro. Ne ha facoltà.
ELEONORA CIMBRO. Grazie, Presidente. Intervengo per sottolineare l'urgenza e l'importanza di questa ratifica prima dell'avvio della Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione nucleare che appunto si aprirà il 27 aprile a New York. Infatti, l'Italia è l'unico Stato dell'Unione europea a non aver ancora ratificato gli emendamenti alla Convenzione ed un invito in tal senso è contenuto nella dichiarazione sulla non proliferazione nucleare e sul disarmo approvata dal G-7 dei ministri degli esteri svoltosi a Lubecca il 15 aprile scorso. Pertanto, anche per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del Partito democratico .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2124-B, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno e il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.
PRESIDENTE. Il deputato Rabino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dambruoso e Mazziotti Di Celso n. 3-01449, concernente iniziative per conferire al procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo il ruolo di corrispondente nazionale per la Rete giudiziaria europea per le problematiche inerenti al terrorismo, che ha sottoscritto in data odierna .
MARIANO RABINO. Grazie Presidente, signor Ministro, l'Italia con l'approvazione del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, ha da poco adottato importanti misure di prevenzione e contrasto delle attività terroristiche, anche con riferimento al fenomeno dei questo fenomeno dei militanti islamici che dai Paesi dell'Unione europea raggiungono le aree di guerra per partecipare alle ostilità. Questi «viaggi del compiuti da cittadini europei per combattere all'estero tra le fila di organizzazioni terroristiche, sono un fenomeno in costante aumento, come è noto.
Ebbene, è necessario un ulteriore passo in avanti nella lotta a questo fenomeno e nella lotta al terrorismo internazionale e questo passo si potrebbe fare con il rapido recepimento della decisione del Consiglio dell'Unione europea del dicembre 2008 relativa alla Rete giudiziaria europea, in particolare laddove prevede la richiesta di individuazione, per ciascuno Stato membro, di un punto di contatto per la cooperazione giudiziaria e, con l'istituzione della procura nazionale antimafia e antiterrorismo, sarebbe quanto mai opportuno individuare nel procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo l'organo competente all'intermediazione giudiziaria sui temi del terrorismo.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Grazie Presidente, come è noto l'aggravarsi delle minacce terroristiche di impronta jihadistica è stata alla base della decisione del Governo di intervenire con decretazione d'urgenza, appunto per innalzare l'efficacia degli strumenti di prevenzione e repressione dei fenomeni terroristici.
Il 17 aprile 2015 è stata quindi approvata definitivamente la legge di conversione del decreto che ha introdotto importanti quanto necessarie innovazioni nella normativa penale, processuale e di prevenzione, ma anche di regolazione delle funzioni di . Si è trattato di un intervento tanto più necessario avendo consapevolezza da un lato delle difficoltà di definire a livello europeo una normativa omogenea e, dall'altro, dell'urgenza di dare maggiore efficacia alla cooperazione fra gli Stati.
A livello sopranazionale, in particolare, ricordo che già nello scorso semestre, quello presieduto dall'Italia, l'Italia ha assunto tutte le iniziative più opportune per potenziare gli strumenti essenziali alla costruzione di uno spazio di giustizia europeo. A questa cruciale dimensione è direttamente collegata la scelta – preceduta da un intenso lavoro di analisi dell'impatto organizzativo – delle nuove misure per potenziare le funzioni di coordinamento e di indagine e per definire ordinariamente la materia, raccogliendo le istanze in precedenza lasciate prive di traduzione normativa.
Segnatamente all'iniziativa del Governo si deve la scelta, che ha poi trovato larga condivisione nel successivo confronto parlamentare, di estendere le funzioni di impulso e coordinamento investigativo del procuratore nazionale al campo delle indagini in materia di terrorismo. Si tratta di un'importante evoluzione del quadro legislativo che introduce nuove e importanti garanzie di efficienza ed effettività delle indagini in questo delicato settore.
L'affidamento al procuratore nazionale antimafia di competenze e di coordinamento investigativo in materia di terrorismo consentirà una più efficace presenza dell'Italia nelle sedi proprie della cooperazione internazionale. Già per effetto del decreto-legge alla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo spetta un ruolo di punto di contatto in ambito di Eurojust. In proposito l'articolo 9 della legge n. 41 del 2005 di recepimento della decisione quadro n. 187 del 2002, quella appunto istitutiva di Eurojust, prevede quali corrispondenti nazionali l'ufficio II della Direzione generale della giustizia penale del Dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero della giustizia, la Direzione nazionale antimafia e le procure generali della Repubblica presso le corti di appello, ciascuno rispetto alle proprie attribuzioni.
Il procuratore nazionale antimafia, essendo già punto di contatto di Eurojust, estende in via automatica le proprie competenze per chiaro effetto diretto delle nuove attribuzioni, come tali riflesse anche nella nuova denominazione dell'organo di coordinamento investigativo nazionale. In tal senso provvederò a dare specifiche indicazioni al membro nazionale di Eurojust attraverso il competente Dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero.
Anche con riguardo alla rete giudiziaria europea, la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo è stata da tempo individuata come punto di contatto.
È di tutta evidenza che i nuovi compiti attribuiti d