PRESIDENTE. La seduta
è aperta.
RAFFAELLO VIGNALI,
legge il processo verbale della seduta del 10 marzo 2017.
PRESIDENTE. Se non vi
sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che,
ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano,
Amendola, Amici, Baldelli, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba,
Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell’Acqua, Boschi, Matteo Bragantini,
Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Caso, Castiglione, Causin,
Centemero, Antimo Cesaro, Ciprini, Cirielli, Costa, D’Alia, Dambruoso, De Micheli,
Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio
Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo
Giorgetti, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi,
Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Migliore, Orlando, Pisicchio, Portas, Ravetto,
Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Sottanelli,
Valeria Valente e Velo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
GENNARO MIGLIORE,. Presidente, non ero io…
PRESIDENTE. Mi rendo conto,
onorevole Migliore, la Presidenza ovviamente non è tenuta a sapere chi del Governo
deve essere presente. La seduta è convocata alle 10; mi dispiace che sia lei qui,
ma dobbiamo stigmatizzare che alle 10,10 il Governo non era ancora presente. La
ringrazio ovviamente di essere presente, immagino che non fosse lei la persona che
doveva essere presente qui.
PRESIDENTE. L'ordine del
giorno reca la discussione del disegno di legge n. 4310-A: Conversione in legge
del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, recante disposizioni urgenti in materia
di sicurezza delle città.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta
la discussione sulle linee generali.
EMANUELE FIANO, La ringrazio, signor Presidente,
colleghi, sottosegretario Migliore in rappresentanza del Governo. Mi permetterà,
Presidente, di consegnare agli atti l’intera relazione sul provvedimento. Vorrei
però qui, rapidamente, citare solo alcune disposizioni che sono mutate nel corso
della discussione in Commissione.
PRESIDENTE. Ha facoltà
di intervenire la relatrice per la maggioranza per la II Commissione, onorevole
Morani.
ALESSIA MORANI, Grazie, Presidente. Come
ha annunciato il relatore per la Commissione affari costituzionali, Fiano, mi soffermerò
sulle parti di competenza della Commissione giustizia, in particolare sulle disposizioni
a tutela della sicurezza delle città e del decoro urbano. Sono gli articoli da 9
a 18 del capo II, ad eccezione degli articoli 12 e 14, che sono direttamente connessi
agli ambiti di competenza della Commissione affari costituzionali e su cui è già
stato riferito.
PRESIDENTE. Ha facoltà
di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Cristian Invernizzi.
CRISTIAN INVERNIZZI,
Grazie, signor Presidente. Noi, come gruppo di minoranza,
in particolare io come relatore di minoranza, guardo al presente decreto con un
occhio anche benevolo, perché rappresenta, innanzitutto, un’inversione di tendenza
- ormai, diciamo, crepuscolare, ormai al termine dell’esperienza di Governo, al
termine, probabilmente, anche della legislatura, questo auspichiamo il prima possibile,
comunque nell’ultima parte - dell’attuale maggioranza, dell’attuale Governo, erede,
nonché figlio, nonché fotocopia di quello che l’ha preceduto, su uno dei versanti
più importanti, uno dei più delicati e sicuramente più trascurati dall’azione di
Governo negli ultimi quattro anni, possiamo anche dire cinque anni, vale a dire
proprio quello della sicurezza.
PRESIDENTE. Prendo atto
che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
GREGORIO FONTANA. Presidente,
colleghi, era il 23 luglio 2008 quando il Parlamento approvò in via definitiva il
cosiddetto “pacchetto sicurezza” varato dal Governo Berlusconi.
PRESIDENTE. È iscritta
a parlare l’onorevole Giuliani. Ne ha facoltà.
FABRIZIA GIULIANI. Presidente
e signori del Governo, come già hanno approfonditamente illustrato il relatore della
I Commissione e la relatrice della II, il decreto oggi in discussione riguarda una
serie organica di misure di sicurezza, un concetto sul quale credo occorra misurarsi
ancora, anche alla luce della discussione che stiamo registrando.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole D’Attorre, il quale, tuttavia, non è presente in aula, si
intende che vi abbia rinunziato.
DANIELE FARINA. Grazie, Presidente.
Noi abbiamo da molti anni denunciato che la legislazione speciale introdotta in
ambito di manifestazioni sportive avrebbe finito coll’esondare nella società e infatti
eccoci qua. Provvedimenti corruttivi delle libertà costituzionalmente garantite,
in nome della tutela di un nuovo bene giuridico, la sicurezza urbana.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Signor Presidente, signori deputati, un ennesimo decreto-legge. Non so a che numero
siamo arrivati, ma un ennesimo decreto-legge palesemente incostituzionale perché
è evidente e palese che manca il requisito della straordinaria necessità ed urgenza.
Quando il costituente ha fissato questo requisito per la emanazione dei decreti-legge,
non si riferiva certamente alle urgenze indotte dalla negligenza dei legislatori
o dei governanti, ma si riferiva e prevede che possa essere emanato quando insorgono
delle situazioni di emergenza, straordinarie quindi. Invece, in questo caso noi
abbiamo una serie di norme, all’interno di una sorta di orgia di parole vuote che
si ripetono, che incidono strutturalmente, modificandolo, sul nostro ordinamento.
Si modifica anche il codice penale e si modifica anche la relazione di alcune sanzioni
amministrative con il codice penale, senza alcun coordinamento e come per dire:
nulla di urgente, ma purtroppo tutto profondamente modificativo dell’attuale ordinamento
che, però, era indispensabile affrontare con maggiore oculatezza. È stato riferito,
appunto, che si è proceduto anche in Commissione con una certa velocità.
PRESIDENTE. Non vi sono
altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà
di replicare, se lo ritiene, il relatore di minoranza, onorevole Invernizzi: ha
due minuti. No, rinuncia.
PRESIDENTE. L’ordine del
giorno reca la discussione della proposta di legge n. 1063-A: Modifiche alle disposizioni
per l'attuazione del codice civile in materia di determinazione e risarcimento del
danno non patrimoniale.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta
la discussione sulle linee generali.
STEFANO DAMBRUOSO, . Presidente, il testo approvato in Commissione di questo
disegno di legge, che reca le disposizioni concernenti la determinazione e il risarcimento
del danno non patrimoniale, propone l’individuazione dei criteri di liquidazione
del danno non patrimoniale da lesione del diritto alla salute e del danno non patrimoniale
da perdita del rapporto parentale o di tipo familiare, fortemente ispirati a quelli
che stanno alla base delle cosiddette tabelle di Milano, oggi adottate dalla gran
parte dei tribunali d’Italia e che hanno ricevuto l’avallo della Corte di cassazione.
PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo. Prendo atto che si riserva
di intervenire del prosieguo della discussione.
FABRIZIA GIULIANI. Grazie,
Presidente. La proposta di legge in esame oggi interviene sul diritto al risarcimento
del danno non patrimoniale e, rispetto alla proposta iniziale dell’onorevole Bonafede,
è stata modificata in modo sostanziale nel corso dell’esame in Commissione.
PRESIDENTE. Non vi sono
altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto
che il relatore per la maggioranza, onorevole Dambruoso, non intende replicare.
GENNARO MIGLIORE,. Grazie, signor Presidente. Vorrei, in una breve
replica, ribadire alcuni dei concetti che sono stati qui riferiti in corso del dibattito
generale.
PRESIDENTE. Il seguito
del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. La seduta
è ripresa. Saluto gli studenti e i docenti dell’Istituto comprensivo “San Tommaso
d’Aquino” di Priverno, in provincia di Latina, che assistono ai nostri lavori .
PRESIDENTE. L’ordine del
giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4109:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di
Slovenia sulla linea del confine di Stato nel tratto regimentato del torrente Barbucina/Cubnica
nel settore V del confine, fatto a Trieste il 4 dicembre 2014.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta
la discussione sulle linee generali.
FABRIZIO CICCHITTO, Chiedo al Presidente di essere autorizzato a depositare
il testo.
PRESIDENTE. E’ assolutamente
autorizzato. Presidente, la ringrazio.
PRESIDENTE. L’ordine del
giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A:
Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta
la discussione sulle linee generali.
DONATA LENZI,Grazie, Presidente. Il disegno di legge oggi all’attenzione
dell’Aula e dell’opinione pubblica è di grande importanza e per molti aspetti straordinario.
Dopo un anno di lavori in Commissione e molti anni di attesa, approda in Aula una
proposta di esclusiva iniziativa parlamentare nata dalla faticosa, ma sfidante opera
di costruzione di un testo base, partendo da sedici progetti di legge, che ha visto
il Governo porsi esplicitamente al di fuori del dibattito - e di questo va ringraziato
- e riconoscere la piena autonomia del Parlamento a legiferare in materia.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole
Lenzi. Prego.
DONATA LENZI,. …a una mediazione alta tra principi costituzionali di pari
rango, quelli della vita e della salute, intesa nel senso moderno di benessere psicofisico,
e della libertà personale. È una mediazione da cercare con metodo laico, come ci
dice la Corte costituzionale. Mediazione e non gerarchia tra valori e mi rivolgo
sia a chi ritiene che il bene vita vada difeso a prescindere persino dalla volontà
della persona titolare, quasi che ci sia un obbligo a vivere, e a chi, viceversa,
ritiene che la libertà di autodeterminazione si estenda fino all’eutanasia.
PRESIDENTE. Ha facoltà
di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Calabrò.
RAFFAELE CALABRO', Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento di
legge che oggi quest’Aula inizia a discutere è il risultato di un percorso che ci
ha visti su nastri di partenza molto distanti, ma, grazie anche al lavoro di mediazione
della relatrice, onorevole Lenzi, ci sono stati miglioramenti che hanno accorciato
le distanze, ma sono convinto che noi dobbiamo e possiamo fare di più. Esso si porta
un po’ dietro la fretta imposta da un’insolita alleanza Partito Democratico-Sinistra
Italiana-MoVimento 5 Stelle, accomunati dal desiderio di intestarsi una battaglia
ideologica che considerano una vittoria progressista. Ma una legge che disciplina
i momenti più delicati, complessi, sofferenti di un’esistenza umana, mi riferisco
alla malattia grave, alla disabilità, alla morte, richiederebbe, oltre che cautela
e prudenza, una maggiore condivisione e un maggior confronto da parte e tra tutte
le forze politiche.
PRESIDENTE. La invito
a concludere.
RAFFAELE CALABRO', . Sono verso la fine.
PRESIDENTE. Ha un minuto,
onorevole.
RAFFAELE CALABRO', . Grazie.
PRESIDENTE. Concluda,
onorevole Calabrò.
RAFFAELE CALABRO', . …esclusivamente se veicoli di terapia.
PRESIDENTE. Ha facoltà
intervenire la rappresentante del Governo, se lo ritiene. Si riserva, la sottosegretaria
Amici.
PAOLA BINETTI. Presidente,
consegno l’intervento.
PRESIDENTE. La ringrazio.
MARIA AMATO. Presidente, io
li ho visti, come altri colleghi, gli occhi smarriti di chi, malato, si trova davanti
un foglio da leggere e poi da firmare: un foglio in cui in genere c’è scritto che
puoi morire, anche se di allergia, o che si complicano le cose, e poi sono guai.
Conosco lo sguardo vuoto di chi, alla restituzione della diagnosi, si ferma alle
prime parole: abbiamo trovato un nodulo, non sappiamo ancora, dobbiamo vedere meglio,
forse un cancro, operare, chemioterapia. Molti di quelli con cui successivamente
si costruisce una relazione raccontano di aver sentito - sentito, non capito - solo
le prime parole.
PRESIDENTE. La ringrazio,
onorevole Amato. Mi scuso con i colleghi, ma ovviamente devo essere un po’ stringente
quanto al riaspetto dei tempi.
ANTONIO PALMIERI. Presidente,
volevo chiedere una cortesia preliminare, cioè se mi scampanella al ventesimo minuto.
PRESIDENTE. Lei ne ha
diciotto, di minuti, onorevole.
ANTONIO PALMIERI. Avevo
sul conto sui numeri del nostro gruppo…
PRESIDENTE. Onorevole
Palmieri, io ho quello che mi è stato consegnato: sono 18 minuti. Mi dica lei quando…
ANTONIO PALMIERI. Staremo
nei tempi…
PRESIDENTE. Bene, allora
come tutti gli altri, a un minuto dalla fine, “sarà scampanellato”.
ANTONIO PALMIERI. Molte
grazie. Presidente, colleghe e colleghi, affrontare un tema come questo non è certamente
una cosa facile, non è una cosa che si può fare a cuor leggero, non è una cosa sulla
quale ci si può confrontare a colpi di braccio di ferro, gli uni contro gli altri,
armati, senza riconoscere agli altri la legittimità dei propri convincimenti, delle
proprie intenzioni, delle proprie idealità. Per questo inizio rifiutando fin da
subito la definizione o la descrizione di questo dibattito e delle settimane che
ci occuperanno qui in Aula, con le votazioni degli emendamenti, come un
tra coloro che vogliono far soffrire le persone gravemente malate o le persone rese
disabili da gravi malattie e coloro i quali, invece, animati da una
vogliono abbreviare le sofferenze di queste persone. Non è questo che è in discussione
in questo momento, non è questo che sarà in discussione nelle prossime settimane.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Grazie,
Presidente, colleghi, chiedo però alla Presidenza, nel caso in cui per stare nei
tempi dovessi saltar delle parti, se posso consegnare poi un testo scritto. Un giornalista
e scrittore svedese, Carl-Henning Wijkmark, alla fine degli anni Settanta, pubblicò
un libretto corrosivo, che racconta di un simposio di
due giorni di immaginarie autorità scientifiche e politiche svedesi sul tema del
crescente numero degli anziani, che rende insostenibile l’economia del Paese. Nel
libretto si diceva che ci vorrebbero più morti. Ma come fare? Morire - diceva uno
- è considerato innaturale, adesso più che mai, e si diceva che la radice del male
non è in primo luogo che l’eutanasia sia illegale, ma che lo sia perché in così
pochi chiedono l’eutanasia. Naturalmente c’era chi obiettava e anche la risposta.
Non abbiate timori, non mi sono dimenticato di Hitler, non stiamo programmando nessuno
sterminio di massa di anziani e handicappati e altre bocche inutili da sfamare.
La conclusione: rendere la morte di nuovo attraente e desiderabile e la domanda
di eutanasia spontanea, una via democratica.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente.
Siamo finalmente arrivati in Aula; sono passati quasi quattro anni da quando abbiamo
depositato la nostra proposta sul fine vita, che è stata la prima di questa legislatura,
e a questa ne sono seguite altre quindici, a dimostrare quanto questo argomento
sia sentito, seppur con le differenti sfaccettature, le differenti visioni, da molti
colleghi e da molti gruppi politici.
PRESIDENTE. È iscritta
a parlare l’onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.
MARISA NICCHI. Presidente,
una legge sul consenso informato, sulle disposizioni anticipate di trattamento e
la pianificazione condivisa delle cure era necessaria e direi urgente. Il colpevole
ritardo con cui ci stiamo arrivando - io lo dico subito, anche sentendo il primo
scorcio di discussione - chiama tutti noi, e in particolare il partito di maggioranza
ad una responsabilità, che è quella di curare il lavoro che finora è stato sviluppato
e che ha portato a questo testo. Chiama tutti noi a non dare adito, a non fornire
pretesti per imboscate, dilazioni alle calende greche, dilazioni che sarebbero inspiegabili
all’opinione pubblica. Una buona legge in questa materia la dobbiamo a chi, in questi
anni, da diverse situazioni (perché in questa materia la parola “complessità” non
va mai dimenticata), da diverse situazioni di estrema sofferenza ha combattuto per
averla, sino all’ultimo istante della vita, con il proprio corpo e con tutta la
propria dignità: Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, Max Fanelli, Beppino Englaro
per sua figlia, il DJ Fabo e tanti altri. È una legge doverosa, ed è possibile per
la buona politica, se si pratica la buona politica. Noi stiamo praticando una buona
politica, in questo momento di confronto parlamentare, perché non ci si può esentare
dal prendersi le responsabilità proprie, appunto della buona politica, in questo
caso di togliere tutti i margini di incertezza, tutte le lacune del nostro ordinamento,
per rispettare i desideri legittimi dei pazienti, senza il rischio, da parte dei
medici, di incorrere in problemi giudiziari. Lacune, si è detto, lacune del nostro
ordinamento, malgrado non si sia all’anno zero, malgrado che il dettato costituzionale
sia chiaro, malgrado la Convenzione sui diritti dell’uomo nella biomedicina e la
Carta europea dei diritti fondamentali. È un passo necessario, quello che stiamo
facendo, per colmare anche uno scarto esistente tra istituzioni e un movimento civile.
Io voglio ricordare tutto il movimento e le azioni fatte dai comuni in assenza di
una legislazione nazionale in questi anni, per uno scarto che c’è tra istituzioni
e opinione pubblica, che è favorevole a questa iniziativa legislativa; un mondo
sanitario che è pronto e, in larga parte, consenziente perché si vada in questa
direzione.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente,
grazie. Siamo nel 2017 e io desidero introdurre questo mio intervento facendo ricordare
all’Assemblea che oggi, o meglio quest’anno, qualora dovesse completarsi l’ iter
parlamentare con l’approvazione di questo provvedimento, di fatto, sarebbero passati
trecento anni esatti da che è cominciato l’attacco antropologico nei confronti della
concezione della vita, così come l’abbiamo vista.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole
Pagano. Colleghi, per favore dovreste abbassare la voce. Onorevole Murer, onorevole
Sannicandro, onorevole Nicchi. Colleghi, dovreste abbassare la voce, perché il deputato
non riesce a parlare. Prego.
ALESSANDRO PAGANO. E,
poi, da quando inizia l’interruzione di una cura da parte di un paziente? Se uno
entra in coma e il medico è lì a dire: “Uscirà dal coma”, no, non lo potrà dire
più con questa legge; dovrà soltanto obbedire a quella che è una volontà testamentaria.
E poi da quando parte? Proviamo ad immaginare anche questo. Dal primo giorno? Uno
entra in coma, ha avuto un incidente; che si fa? Immediatamente si dice: “Da questo
momento in poi finiamo con le cure”. Oppure, dopo quando? Dopo un mese, dopo un
anno? E a parte l’esperienza del medico, ma da quando parte l’interruzione della
cura? Ma ci rendiamo conto che ci sono degli aspetti che sono straordinariamente
complessi e che sono stati affrontati con una superficialità spaventosa? O è superficialità
spaventosa o è ideologia spaventosa! Tuttavia, in entrambi i casi, fa spavento.
Senza dimenticare, poi, tutti i passaggi che sono legati all’aspetto più legale.
Con questo provvedimento passa il principio che gli articoli 579 e 580 del codice
penale, istigazione al suicidio e istigazione all’omicidio, non esisteranno più,
perché, a questo punto, possono essere anche chiari i riflessi di questo genere.
PRESIDENTE. Onorevole
Pagano, io ovviamente non l’ho interrotta perché lei ha fatto un discorso molto
importante e riconosco e conosco perfettamente la sua onestà intellettuale. Credo
che ci aiuterebbe nel dibattito e, quindi, non mi permetto di fare nessun commento.
Io so perfettamente e ho compreso il modo con cui lei intendeva separare il partito
della vita dal partito della morte. Ci aiuterebbe sicuramente considerare questo
dibattito, dove legittimamente ci sono delle posizioni. Ma so che lei - e in questo
è d’accordo con me - che dire che c’è un partito della morte è un’espressione un
pochino… ma era chiaro. Era chiaro! Questo volevo solo precisarlo e la ringrazio
comunque delle sue parole.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor
Presidente, in premessa voglio dire che, pur avendo posizioni totalmente diverse
dalle sue nel merito di questo provvedimento, condivido l’osservazione fatta dall’onorevole
Palmieri a proposito di polemiche che contro il Parlamento si sono sviluppate dopo
la morte per eutanasia di Fabo avvenuta qualche giorno fa. L’accusa era quella di
lungaggini. No, qui non si tratta di lungaggini! Si tratta di un confronto che il
Parlamento deve fare su una materia assai delicata e, quindi, il tempo che il Parlamento
si è preso rientra nella serietà del dibattito del Parlamento e del lavoro fatto
per arrivare ad una mediazione.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie,
Presidente. Mi dispiace che la scarsità di voli da Torino non mi abbia consentito
di ascoltare gli interventi che mi hanno preceduto, ma in quello del collega Cicchitto
ci sono già moltissimi spunti, non ultimo quello delle aspettative. Forse l’opinione
pubblica ha esagerato con le aspettative, ritenendo che questa fosse una legge interamente
dedicata al fine vita, e che, quindi, venisse ad affrontare temi che sono sotto
gli occhi di tutti, anche per fatti di cronaca che non abbiamo mai rimosso, anche
quando risalgono ad alcuni anni fa, e che il recente caso di Dj Fabo ha riproposto
di scottante attualità. Ma ogni volta che noi affrontiamo questo argomento, quello
della fine della nostra vita, noi veniamo presi da una miscela di repulsione e di
timore. Nella cultura della nostra società la morte è stata rimossa e alla medicina
è stato assegnato il compito, forse è meglio dire l’obbligo, di ottenere la guarigione.
PRESIDENTE. È iscritta
a parlare l’onorevole Roccella. Ne ha facoltà.
EUGENIA ROCCELLA. Presidente,
questa è una legge che richiederebbe un ampio tempo d’intervento e di dibattito
per approfondire le contraddizioni, ma soprattutto per chiarire le differenze, che
spesso sono molto sottili, sia fra le opzioni, sia fra le condizioni della persona
che fa il testamento biologico: per esempio, malato terminale, disabile, una persona
in situazione cronica. Nel tempo che ho a disposizione posso solo limitarmi a fare
una valutazione e una considerazione di ordine generale.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Casati. Ne ha facoltà.
EZIO PRIMO CASATI. Signor
Presidente, onorevoli colleghi, in questi anni i progressi medico-scientifici ed
una diversa sensibilità dell’opinione pubblica sul delicato tema del fine vita hanno
impegnato e responsabilizzato il Parlamento italiano ad un serio dibattito. Siamo
oggi giunti, dopo un lungo lavoro in Commissione, ad una proposta sul consenso informato
e sulle disposizioni anticipate di trattamento. Si tratta di un lavoro approfondito,
serio, una proposta che la Camera si trova oggi a dibattere che pone in essere strumenti
equilibrati e non ideologici in grado di tutelare la volontà e soprattutto la dignità
delle persone malate in situazioni drammatiche, dolorose, sulle quali la prospettiva
di vita sembra non dare speranze. Il testo, che parte con gli obiettivi della legge
di ribadire ciò che recitano gli articoli 2, 3, 13 e 32 della nostra Costituzione
e gli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,
parla sia del diritto alla vita sia della responsabilità diretta dei soggetti, quindi
un insieme di norme che già nel dettato costituzionale trovano una linea. Il testo
è equilibrato, leggero, che parla di consenso informato non come un atto burocratico
volto soltanto a riempire un modulo, ma che parla della dichiarazione anticipata
di trattamento come di una volontà, che può essere leggera, quando è espressa molto
tempo prima del momento in cui chi la esprime si trova nella malattia più profonda,
e che invece è data magari in maniera più dettagliata, accompagnati dal medico,
nel momento più vicino alla fine. Però sono due atti che portano con sé la consapevolezza
di non essere lasciati soli, ma di camminare lungo un percorso della vita che prevede
anche l’arrivo alla morte in maniera informata. Io non sono catalogato né tra chi
sostiene di essere l’esercito della vita né tra chi sostiene di essere l’esercito
della morte: penso di tutelare quella cultura che porta con sé la pienezza della
vita, come una persona che ha la consapevolezza che bisogna concepire la vita come
un bene ineludibile e non come un bene finto.
EZIO PRIMO CASATI. Tema
ugualmente rilevante è quello della nutrizione e dell’idratazione anche artificialmente
somministrata.
EZIO PRIMO CASATI. Concludo
proprio in dieci secondi. Considerate che le cure sono dovute al morente quando
non risultino troppo gravose o di alcun beneficio. Ci si aspetta quindi che siamo
chiamati ad un compito impegnativo…
PRESIDENTE. Deve concludere.
EZIO PRIMO CASATI. …ma
sono convinto che sapremo assolverlo con la giusta saggezza.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente.
Che cosa rappresentano la nutrizione, l’alimentazione, l’idratazione nella cultura
occidentale: un elemento che in sé è indispensabile alla vita o piuttosto non rappresentano
un elemento valoriale che supera la funzione stessa? Quindi non solo fisiologia
dell’atto, ma anche socialità, anche condivisione, anche affettività, anche solidarietà
sono scritte dietro la nutrizione e l’idratazione e comprendo le ragioni, per quanto
talvolta speciose, di chi sia sul piano tecnico-giuridico, quindi su quello del
diritto, sia su quello più squisitamente medico, ritengono la nutrizione e l’idratazione
non autonomi, ma piuttosto elemento di un percorso terapeutico.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Signor
Presidente, onorevoli colleghi, sono l’ultimo arrivato in questo Parlamento e con
questa particolare consapevolezza vorrei portare il mio apporto a questa delicatissima
discussione con la massima umiltà possibile. I relatori - l’onorevole Lenzi, che
ringrazio per il grande impegno profuso e l’onorevole Calabrò, che ringrazio per
la lucidità del giudizio, che sento integralmente anche come il mio - hanno ben
rappresentato il tenore delle scelte che il legislatore ha deciso di assumere, così
che in questa sede di discussione generale appare innanzitutto necessario dialogare
sui significati culturali e sociali che potranno derivare dalle prossime decisioni
dell’Aula, lasciando al dibattito sui singoli articoli gli specifici aspetti connessi
all’esatto articolarsi della normativa.
PRESIDENTE. È iscritta
a parlare l’onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Grazie,
Presidente. Finalmente siamo arrivati in Aula, finalmente il testamento biologico
è approdato in Aula. Eh sì perché di come sia stato lungo e in parte travagliato
l’iter di questa così delicata proposta di legge lo sappiamo tutti, ormai. Dopo
circa un anno di lavori in Commissione, sarebbe dovuta arrivare in Aula il 30 gennaio,
poi rimandata al 15 febbraio, poi di nuovo al 27 e infine al 13 marzo, oggi.
PRESIDENTE. È iscritta
a parlare l’onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.
ROSANNA SCOPELLITI. Grazie,
Presidente. Colleghi, l’importanza e la delicatezza del tema che stiamo trattando
oggi e su cui veramente in punta di piedi mi accingo a discutere credo non abbia
uguali e riempie ciascuno di noi di responsabilità di cui dovremmo sempre avere
il coraggio di rispondere ai cittadini e alle nostre coscienze.
PRESIDENTE. È iscritta
a parlare l’onorevole Stella Bianchi. Ne ha facoltà.
STELLA BIANCHI. Grazie, Presidente.
Non si fanno le leggi sull’onda dell’emozione, è risuonato molte volte in quest’Aula
e io sono perfettamente d’accordo, e non si fanno le leggi su un singolo caso specifico.
Le leggi si fanno con la testa e con il cuore, ci diceva la relatrice Lenzi; le
leggi si fanno ascoltando e provando a mettersi nei panni degli altri. È sempre
difficile farlo, in qualche caso è particolarmente difficile farlo. Mettersi nei
panni di un uomo malato di SLA, che è perfettamente vigile, solo che è completamente
immobilizzato nel suo corpo, che è diventato ormai uno scafandro, e comunica con
l’esterno solo perché gli rimane un occhio del quale riesce a battere le palpebre,
e con quello, con un sintetizzatore, riesce a parlare, mettersi nei panni di Max
Fanelli è particolarmente difficile, ed era molto difficile ascoltarlo mentre parlava
in quel modo, come mettersi nei panni di Piergiorgio Welby. E vorrei usare le parole
di Piergiorgio Welby, nella lettera aperta che ha scritto al Presidente della Repubblica
Napolitano nel 2006.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Burtone. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO
BURTONE. Presidente, arriva in Aula un provvedimento che in Commissione
è stato ampiamente dibattuto. Ci sono stati anche momenti duri nel confronto, siamo
andati avanti e stasera continua questo dialogo. L’auspicio, che facciamo come Partito
Democratico, è che si voti alla Camera questa legge, che poi vada al Senato, dove
continui il dibattito, ma che si arrivi a definire una legge. Una legge tanto attesa
nell’opinione pubblica, una legge che eviterà le decisioni della magistratura, una
legge che eviterà che nel fine vita si vada avanti soltanto per azioni caritatevoli,
conosciute non soltanto nelle strutture sanitarie. Noi abbiamo lavorato in Commissione
con spirito d’apertura, e per questo non abbiamo fatto prevalere uno dei due diritti,
il diritto alla vita sul diritto all’autodeterminazione. C’è stato un equilibrio,
che ha dato la possibilità di definire una legge dal diritto lieve, non infiltrante
nella parte finale della vita.
PRESIDENTE. È iscritta
a parlare l’onorevole Miotto. Ne ha facoltà.
ANNA MARGHERITA MIOTTO.
Presidente, stiamo discutendo di uno fra i temi più delicati di cui un’Aula parlamentare
si possa e si debba occupare. Siamo consapevoli che attorno al tema del fine vita
e della libertà di accettare o rifiutare un trattamento sanitario si intrecciano
visioni religiose, etiche, filosofiche contraddistinte da mille sfumature, talvolta
radicalmente diverse.
PRESIDENTE. Concluda,
onorevole.
ANNA MARGHERITA MIOTTO.
Evito tutta la citazione, che non faccio e che consegno agli atti. C’è una citazione
che, peraltro, si completa con il morire in dignità, perché ho sentito richiami,
secondo me preoccupanti, anche da questo punto di vista, che vengono citati nel
testo.
PRESIDENTE. Non vi sono
altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Non vedo in
Aula l’onorevole Lenzi, così come l’onorevole Calabrò: presumo che i relatori non
intendano replicare. Prendo atto che la rappresentante del Governo non intende replicare.
PRESIDENTE. Avverto che,
a norma dell’articolo 40, comma 1, del Regolamento, prima dell’inizio della discussione
sulle linee generali, sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità
Calabrò ed altri n. 1 e Pagano ed altri n. 2, e le questioni sospensive Gigli ed
altri n. 1, Fedriga ed altri n. 2 e Pagano n. 3. È stata altresì presentata, nel
corso della discussione generale, la questione sospensiva Rampelli ed altri n. 4.
PRESIDENTE. L'ordine del
giorno reca la discussione della mozione Dell'Aringa ed altri n. 1-01319 concernente iniziative in materia di politiche attive del
lavoro, con particolare riferimento al potenziamento dei centri per l'impiego .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta
la discussione sulle linee generali delle mozioni.
LAURA VENITTELLI. Grazie,
signor Presidente. Signor Presidente, pregiatissime colleghe, pregiatissimi colleghi,
rappresentanti del Governo, com’è noto tra gli obiettivi strategici della nuova
riforma del mercato del lavoro previsti dalla legge n. 183 del 2014, riforma che
è nata con l’obiettivo di rilanciare l’economia produttiva e i livelli occupazionali
del Paese, vi è il potenziamento delle politiche attive del lavoro, politiche che
in Italia non hanno mai rappresentato un elemento fondante dei provvedimenti dei
vari Governi, ragion per cui oggi abbiamo l’esigenza di rafforzare questo tipo di
scelta fatta dal Governo Renzi con il cosiddetto Per tale ultima
ragione, anche alla luce della necessità di coordinare le politiche attive svolte
nelle varie regioni, è stata istituita l’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche
attive del lavoro, con una funzione di cabina di regia su tutto il territorio nazionale
della rete dei servizi e dei soggetti pubblici e privati operanti nell’area delle
politiche attive, che comunque sono rimasti nel quadro di una competenza concorrente
tra Stato e regioni dopo il no al referendum del 4 dicembre.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Cominardi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01533.
Ne ha facoltà.
CLAUDIO COMINARDI. Grazie,
Presidente. Oggi, in Italia, abbiamo circa il 40 per cento di disoccupazione giovanile,
che si attesta oltre il 60 per cento in alcuni Paesi del sud. Se invece parliamo
dei NEET, ovvero quei ragazzi che non studiano e non lavorano, secondo l’ISTAT che
tiene conto dei ragazzi che vanno dai 15 ai 34 anni di età, sono circa 3,7 milioni.
Quindi, è proprio una guerra silenziosa, una strage dei disoccupati e degli inoccupati.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Palese, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01534. Ne
ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, signor
Presidente. Non c’è dubbio che i dati in riferimento all’inserimento al lavoro di
tutte le persone che sono costrette a passare per i centri per l’impiego depongono
per un totale fallimento e pertanto occorre, per forza, una riforma profonda in
riferimento ai centri per l’impiego. Una riforma profonda che non può che partire
da un coinvolgimento pieno della parte più giovane, con le scuole, con la pubblica
amministrazione, le università e soprattutto con le imprese.
PRESIDENTE. Non vi sono
altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali
delle mozioni.
PRESIDENTE. L'ordine del
giorno reca la discussione della mozione Santerini ed altri n. 1-01435 concernente
iniziative volte all'identificazione dei migranti deceduti nella traversata del
Mediterraneo.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta
la discussione sulle linee generali delle mozioni.
MILENA SANTERINI. Grazie,
Presidente. Questa mozione rappresenta un dovere, un dovere verso i morti nel Mediterraneo,
ma anche verso i vivi. Io non vorrei qui richiamare i numeri che come sapete sono
cifre che ci hanno fatto parlare del “cimitero Mediterraneo”, però si calcola che
veramente in circa quindici anni quasi 30 mila persone siano morte in quel braccio
di mare, in quella traversata, e soprattutto i numeri tendono ad aumentare. Abbiamo
avuto un 2015 record, e poi un 2016, ed ora, nei pochi mesi del 2017, ben 571 morti.
Il nostro impegno - credo - politico deve essere quello di dare un nome a queste
vittime.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Palese, che illustrerà la mozione n. 1-01536, di cui è cofirmatario.
ROCCO PALESE. Grazie, signor
Presidente. Non c’è dubbio che, tra i tantissimi problemi che comporta il fenomeno
dei flussi migratori, dell’immigrazione clandestina, dell’immigrazione dei rifugiati
e quant’altro, le tragedie che noi riscontriamo continuamente per la scomparsa,
le morti all’interno stesso delle barche, con tutti gli scafisti che li portano
via, tutti quelli che vengono recuperati in mare e quant’altro, c’è anche la parte
prettamente umana per poter dare un’identificazione, una sepoltura e quant’altro,
in un contesto estremamente complesso. Infatti, noi possiamo fare tutti gli sforzi
di questo e dell’altro mondo, ma parliamo spesso e ben volentieri di persone che
anche all’interno del loro territorio non hanno un’identificazione precisa. Anche
all’interno del territorio non si sa quando effettivamente molti sono nati, quando
non sono nati.
PRESIDENTE. È iscritto
a parlare l’onorevole Beni. Ne ha facoltà.
PAOLO BENI. Signor Presidente,
la mozione oggi all’ordine del giorno della collega Santerini (ma con l’occasione
di questo intervento preannuncio anche una mozione del nostro gruppo, del Partito
Democratico, sullo stesso tema) affronta una problematica a sé stante, dentro la
grande questione dei flussi migratori che negli ultimi anni hanno investito l’Europa;
soprattutto direi che ripropone all’attenzione di quest’Aula una tragedia di dimensioni
enormi, che chiama in causa la responsabilità morale del nostro Paese, dell’Europa,
dell’intera comunità internazionale, e di chiunque abbia a cuore il valore della
dignità umana.
PRESIDENTE. Non vi sono
altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali
delle mozioni.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine
del giorno della seduta di domani.