PRESIDENTE. La seduta è aperta.
CLAUDIA MANNINO, legge il processo verbale della seduta del 21 aprile 2017.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bergamini, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Blazina, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Causin, Censore, Centemero, Antimo Cesaro, Cimbro, Cirielli, Coppola, Costa, D'Alia, Damiano, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Manlio Di Stefano, Epifani, Faraone, Fava, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Frusone, Galati, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Kronbichler, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Mattiello, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Nicoletti, Nuti, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Francesco Saverio Romano, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Santerini, Sarti, Scalfarotto, Schullian, Sereni, Sottanelli, Spadoni, Tabacci, Taglialatela, Valeria Valente, Velo e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Documento di economia e finanza 2017.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
PIER PAOLO BARETTA,. Mi riservo di intervenire successivamente.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, onorevole Simonetta Rubinato.
SIMONETTA RUBINATOGrazie, Presidente. La relazione è agli atti, quindi mi permetto di farne una sintesi.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Federico D'Incà.
FEDERICO D'INCA', Grazie, Presidente. Anch'io andrò a leggere una sintesi, il resto è depositato. Le previsioni programmatiche per il periodo 2017-2020, illustrate nel Documento in esame, ci prospettano un indebitamento netto al 2,1 per cento del PIL per il 2017, all'1,2 per cento nel 2018, allo 0,2 per cento nel 2019, per raggiungere, poi, il pareggio nel 2020. Le previsioni dell'indebitamento nel 2017 al 2,1 per cento sono già comprensive della correzione richiesta dalla Commissione europea nella misura dello 0,2 per cento del PIL. Tuttavia, le misure correttive non sono contenute, nello specifico, nel presente Documento, ma solo elencate, e riguardano anche interventi di aumento della pressione fiscale quali la rimodulazione delle accise sul tabacco e la revisione dello che, come rilevato dalla Confapi in audizione, rischia di sottrarre alle nostre aziende liquidità e IVA a credito. Dunque, la difficoltà di raggiungere gli obiettivi prefissati nel Documento di economia e finanza 2016, nonostante le ripetute richieste di flessibilità, dimostra la fragilità e la ristrettezza dei margini entro i quali il Governo, anche per il periodo 2017-2020, cerca di programmare la ripresa economica.
PRESIDENTE. Deve concludere.
FEDERICO D'INCA'In conclusione, il Governo attuale e i precedenti, sia negli anni precedenti la crisi che dal 2008 ad oggi, hanno perso l'occasione di mettere in campo misure adeguate di sostegno al reddito e di inclusione sociale, al pari di quelle già adottate dagli altri Paesi europei, quali il reddito di cittadinanza, da noi più volte invocato, e hanno anche perso l'occasione per uscire dalla crisi mettendo in campo politiche finalizzate all'innovazione in settori strategici, creatori di nuovi mercati, quali, a mero titolo di esempio, il settore della .
FEDERICO D'INCA'Ancora un secondo e ho terminato. Oramai siamo in affanno con i conti, con un debito sovrano che è cresciuto negli ultimi dieci anni. Non ha senso perseverare nell'errata convinzione di migliorare il benessere dei conti e del Paese utilizzando gli impegni del che i Governi, sia di destra che di sinistra, hanno sottoscritto. Non siamo in grado di sostenere la competitività con i Paesi europei più forti, quali la Germania, che hanno anticipato le riforme strutturali in tempi precedenti la crisi, e il continuare manovre di contrazione della nostra capacità produttiva, tramite una carenza di spesa in investimenti, soprattutto in innovazione, porterà solo ad acuire tale situazione.
PRESIDENTE. Onorevole D'Incà, resta agli atti che mi deve restituire quarantacinque secondi!
GIULIO MARCON, Grazie, Presidente. Ho dieci minuti?
PRESIDENTE. Sì, come relatore di minoranza, ha dieci minuti.
GIULIO MARCON, Grazie. Signor sottosegretario, colleghe e colleghi, noi abbiamo depositato una relazione di minoranza, che ovviamente è agli atti e della quale mi limiterò a segnalare solamente alcuni punti, perché la relazione molto corposa e articolata, con molti dati e molte proposte specifiche.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie Presidente. Io vorrei sottolineare soprattutto alcuni dati contenuti nel DEF, perché credo abbiamo bisogno innanzitutto di stare sulla realtà e non su opinioni per quanto rispettabili, ma slegate dalla realtà stessa. Secondo il DEF, nel complesso, lo scenario economico internazionale all'inizio del 2017 è migliore delle attese.
RAFFAELLO VIGNALI. Concordiamo con quanto ha scritto il Governo nel Programma nazionale di riforma: crediamo che queste siano le leve su cui intervenire, e crediamo che siano priorità da perseguire. Non crediamo, invece, a politiche neo-keynesiane, che nei Paesi con alto contenuto di indebitamento producono effetti negativi. Questo è dimostrato da numerosissime ricerche, anche dagli stessi sostenitori di queste politiche. Per quanto riguarda le entrate, registriamo positivamente anche l'aumento di esse. Noi chiediamo al Governo di proseguire sulla strada giusta seguita durante questa legislatura. L'Italia ha tutti i fattori che consentono la competizione, occorre crederci e fare di tutto per mettere le imprese, a cominciare dalle micro, piccole e medie, in condizione di competere e di creare lavoro. Chiediamo al Governo di lasciare da parte l'irrealismo lunare di certi macroeconomisti e di arcaiche posizioni ideologiche sul lavoro, e di guardare con realismo all'economia reale e ai suoi bisogni.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
VINCENZO CASO. Presidente, siamo arrivati al quarto DEF di questo Governo delle grandi coalizioni tra centrodestra e centrosinistra, non facendo alcuna distinzione tra Letta, Renzi e Gentiloni, perché sinceramente non se ne vedono. Al di là dei differenti temperamenti ed atteggiamenti dei vari Premier che si sono succeduti, al di là delle diverse dichiarazioni di facciata, la realtà dei fatti cambia molto poco. Ogni anno assistiamo alla redazione di documenti programmatici basati su numeri totalmente campati in aria. Ogni anno la nostra politica economica e tutte le riforme del Governo sembrano più assolvere i europei che avere alla base una visione complessiva sul futuro del Paese.
VINCENZO CASO. L'Accordo di Parigi ha effetto dal 2020 e intende proseguire e rafforzare quanto avviato con il protocollo di Kyoto e con un suo emendamento che stabilisce impegni di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra da parte dei Paesi industrializzati rispettivamente nei periodi 2008-2012 e 2013-2020. A livello di Unione europea, con il pacchetto quadro clima, sono stati introdotti poi nuovi obiettivi per il periodo 2021-2030 relativi alla riduzione dei gas serra di almeno il 40 per cento a livello europeo rispetto al 1990. Obiettivo vincolante a livello europeo pari ad almeno il 27 per cento dei consumi energetici da rinnovabili. Concludo, Presidente, parlando anche di questi indici che hanno dato sicuramente una nuova svolta nel poter calcolare anche in maniera differente il benessere dei cittadini, però riteniamo che ancora una volta siano stati fatti in modo molto di facciata e che debbano trovare una forza maggiore nei prossimi DEF. Tornando al discorso generale sugli indicatori di benessere, devo dire che trovo davvero bizzarro che gli indici di disuguaglianza del Governo indichino risultati positivi, perché, invece, l'Istat, nel rapporto BES, pubblicato pochi mesi fa, l'indice di benessere equo e sostenibile ufficialmente e internazionalmente riconosciuto, segnala che la crescita del reddito disponibile non ha modificato la disuguaglianza e non si è tradotta in una diminuzione dei livelli di povertà.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tino Iannuzzi. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Grazie, Presidente. Il Documento di economia e finanza per il 2017, come ha puntualmente indicato la relatrice, la collega Rubinato, tratteggia un quadro generale del nostro Paese caratterizzato da segnali significativi, che vanno nella direzione della ripresa della crescita della nostra economia, del recupero della capacità competitiva del nostro sistema produttivo. Si tratta di segnali importanti, che alimentano speranze e motivano ulteriori e rafforzati impegni; segnali, tuttavia, ancora iniziali, insufficienti e non bastevoli a determinare una crescita forte, permanente, con effetti positivi ed incisivi su quello che è il problema dei problemi, la grande piaga che da troppi anni affligge e travaglia il nostro Paese. Una disoccupazione che ha raggiunto tassi altissimi ed insostenibili, ancor di più nelle fasce giovanili e femminili della popolazione, ancor di più nelle aree del Mezzogiorno del Paese.
PRESIDENTE. Deve concludere.
TINO IANNUZZI. Concludo, Presidente, nel rilevare come sia molto importante che questa volta, per la prima volta nel DEF, sono stati introdotti, tra gli elementi di valutazione del quadro economico e sociale del Paese, gli indici del benessere equo e sostenibile, che allargano l'orizzonte di valutazione ai temi della sostenibilità ambientale, della uguaglianza sociale, del benessere complessivo delle persone e delle comunità. Ma questi indicatori (il cosiddetto rapporto BES) - non devono essere soltanto una sorta di elemento simbolico, ma devono incidere, con determinazione ed intensità, su tutte le politiche pubbliche del Paese .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.
LUCA PASTORINO. Grazie, Presidente. Io completo quanto è già stato detto dal capogruppo Marcon in merito alla presentazione, da parte nostra, di una risoluzione di minoranza. Completo dicendo che, appunto, abbiamo trascorso qualche giorno, la settimana scorsa, in audizione con interlocutori diversi e con provenienze diverse, che, però, fondamentalmente, sottolineavano lo stesso tipo di incertezza nell'elaborazione e nell'analisi dei vari passaggi di questo documento. Qualcuno non sottolineava solo incertezze, faccio l'esempio delle province, ma sottolineavano l'esigenza, quanto prima, di trovare le risorse necessarie a coprire quel taglio che loro scontano già in ragione di una riforma costituzionale che non è evidentemente passata, ma che rende le nuove province, a tutt'oggi, magari impossibilitate, da qui a qualche mese, ad aprire le scuole o a tenere aperte le strade. Quindi, la realtà è che si è in presenza di un DEF provvisorio, da una parte, e di un DEF anche abbastanza finto, perché incorpora nel tendenziale l'incremento delle aliquote IVA per un aumento di gettito di circa 19,5 miliardi.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Albini. Ne ha facoltà.
TEA ALBINI. Grazie, Presidente. Nei minuti concessi cercherò di evidenziare alcuni punti di questo Documento di economia e finanza 2017 che appare, alla lettura, un documento di attesa a carattere provvisorio, utile a mantenere il credito con l'Europa e a dimostrare la qualità espansiva delle misure adottate.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Presidente, il Documento di economia e finanza di oggi, a leggerlo sembra che nel Paese sia tutto positivo: tutti i dati vengono espressi con un'estrema fiducia, in un estremo ottimismo, cosa che molto probabilmente deve essere fatta per indurre l'impresa ad investire, l'imprenditoria ad essere ovviamente propositiva verso il futuro, ma questa purtroppo non è la realtà dei numeri. Di fatto, la manovra, il decreto n. 50, che è stato presentato anche in ritardo rispetto alla consegna ipotizzata ed allegata appunto a questo DEF, porta a una revisione della legge di bilancio, della legge di stabilità per quest'anno, tanto che già l'anno scorso la Lega Nord chiese al Governo di stare attenti ad utilizzare tutta quella flessibilità di fatto per spesa corrente, perché non saremmo stati nei conti, i conti non sarebbero tornati, tant'è che sono 3,4 i miliardi di ammanco di fatto certificati dalla Commissione europea, che richiede una sorta di rientro dalle politiche “espansive” del Governo Renzi I e del Governo Renzi II.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Simonetti.
ROBERTO SIMONETTI. …dai lacci e lacciuoli dello Stato centrale. Avete fatto l'esatto opposto e pertanto non può esserci che un commento negativo alla vostra programmazione economica e finanziaria.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dell'Aringa. Ne ha facoltà.
CARLO DELL'ARINGA. Grazie, signor Presidente, la caratteristica principale del Documento di economia e finanza 2017 anzitutto è di essere realistico. Affermare che è vago, indefinito, vuoto e timido significa non coglierne le caratteristiche di base ricorrenti e neppure le caratteristiche eccezionali che contraddistinguono la particolare congiuntura economica ed istituzionale nella quale si colloca il Documento.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Grazie, signor Presidente. Il programma economico proposto è pregevole per completezza e utile come base per consentire al dibattito parlamentare di indicare con nettezza le direzioni strategiche al Governo. In effetti, oltre a un discutibile ottimismo derivante da una lettura dei dati troppo edulcorata rispetto alla percezione comune, il DEF per lo più prospetta un gioco per vie orizzontali, in cui le singole azioni appaiono ancora eccessivamente isolate l'una rispetto all'altra e al quale difetta una convinta verticalizzazione. Urge, insomma, scegliere un obiettivo politico chiaro verso cui far convergere tutti gli strumenti economici, finanziari e fiscali e le riforme stesse. Questo obiettivo deve essere l'occupazione lavorativa, intesa in senso ampio e concepita come il vero e strutturale antidoto ai tragici dati sulla povertà e sulla diseguaglianza in Italia, che si leggono, fra l'altro, al paragrafo 1.2 del documento e che sono stati spiegati in audizione dall'ISTAT.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Covello. Ne ha facoltà.
STEFANIA COVELLO. Grazie, signor Presidente. Come già detto dalla nostra relatrice, onorevole Simonetta Rubinato, e aggiungendo anche di mio, sento di dire che il DEF è un atto politico e naturalmente è un atto politico di un Governo che mostra grande serietà nell'affrontare una fase non semplice dell'economia nazionale, in un quadro internazionale complesso. Si muove in coerenza con un approccio riformista, in cui l'ordine dei conti pubblici si coniuga con la indispensabile necessità di rilanciare misure di crescita e di sviluppo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Forza Italia ritiene questo Documento di economia e finanza alla nostra attenzione un documento che non riesce a cogliere le esigenze del Paese e non riesce a comunicare quelle che sono le politiche che contribuiranno, ovviamente, alla tenuta dei conti pubblici e a un tentativo di rilancio della crescita, ed è un documento che, a nostro avviso, non va neanche nel segno delle riforme, che abbiamo portato avanti anche congiuntamente, che riguardano la revisione e la riscrittura del bilancio dello Stato e di tutti i documenti relativi alla programmazione economica e finanziaria. Sosteniamo questo perché nei vari passaggi che abbiamo avuto relativamente, per esempio, alla legge di bilancio l'idea era quella di raggiungere un'intellegibilità, un percorso di chiarezza, che riguardava comunque gli obiettivi di finanza pubblica e le politiche connesse alla loro realizzazione, che dovevano avere delle caratteristiche di maggiore trasparenza.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giampaolo Galli. Ne ha facoltà.
GIAMPAOLO GALLI. Grazie Presidente. Come peraltro negli ultimi anni, il DEF si muove lungo un sentiero molto stretto, perché da un lato dobbiamo avviare la riduzione del debito, dall'altro dobbiamo sostenere la crescita. Tuttavia, come ha già fatto notare la relatrice, onorevole Rubinato, e anche i colleghi Dell'Aringa, Covello e Iannuzzi, ci troviamo quest'anno di fronte a qualche opportunità in più in relazione a un quadro internazionale in cui si consolida la crescita, ma anche a nuovi fattori di rischio che derivano dalla fine, attesa per il 2018, della politica molto espansiva della BCE, dal rischio di misure protezionistiche in particolare negli Stati Uniti e da rischi politici, anche in Europa. In questo quadro, il Documento di economia e finanza compie tre scelte di fondo: formula previsioni macro-economiche prudenti, si attiene alle regole europee in materia di conti pubblici, sia per quest'anno, di qui la manovra aggiuntiva, sia per il 2018, infine compie una scelta di continuità rispetto alle politiche degli ultimi anni che sono state politiche di riforme per la crescita. Su quest'ultimo punto mi soffermo un attimo anche alla luce della recente decisione dell'agenzia di Fitch di ridurre la valutazione dell'Italia. Premesso che le agenzie di non sono oro colato e fanno spesso errori non da poco, il timore che viene espresso è che venga meno la continuità del processo riformatore. In altre parole, il rischio di fronte al quale siamo oggi e che ci penalizza anche con i mercati, è che venga a mancare la continuità nell'attuare le riforme avviate in questi anni e non il contrario, come sostengono un po' strumentalmente le opposizioni. Dice l'agenzia che il peso accresciuto dei partiti populisti può ridurre la capacità della politica di attuare le riforme ed aumentare la pressione per politiche di bilancio lassiste. E c'è anche uno specifico riferimento, nel comunicato dell'Agenzia, alle conseguenze negative che ha avuto la vittoria del “no” al referendum costituzionale. La sfida oggi è, dunque, quella di dare continuità al processo riformatore.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le seguenti risoluzioni, che sono in distribuzione, Fedriga ed altri n. 6-00306, Marcon ed altri n. 6-00307, Caso ed altri n. 6-00308, Brunetta ed altri n. 6-00309, Pili n. 6-00310 e Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai e Pisicchio n. 6-00311 .
PRESIDENTE. La Ministra per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 24 aprile 2017, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio):
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cicchitto, Dambruoso, Giorgis e Scanu sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del Documento di economia e finanza 2017 (Doc. LVII, n. 5).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la maggioranza, onorevole Rubinato, per quattro minuti.
SIMONETTA RUBINATO, . Presidente, si è criticata l'impostazione del DEF sia perché frutto di politiche neoliberiste sia, all'opposto, perché ispirato a politiche troppo espansive. Mi sembra difficile parlare di neoliberismo in un Paese che ha il terzo debito pubblico al mondo, debito che ha continuato a crescere sino ad oggi nonostante manovre correttive ininterrotte dal 1995 abbiano registrato ogni anno avanzi primari, eccetto che nel 2009. Peraltro, che il debito cresca in periodi di recessione è anche comprensibile e necessario, per fare politiche espansive, molto meno se cresce - ed è cresciuto - nei periodi in cui l'economia cresceva, quando un Paese come il nostro doveva mettere fieno in cascina. L'Italia purtroppo è da decenni dentro una gabbia caratterizzata da bassa crescita e alto di debito. Da oltre quindici anni, a prescindere dal colore dei Governi succedutisi, la crescita potenziale del sistema economico italiano è ferma a valori inferiori all'1 per cento, a causa principalmente della produttività stagnante dagli anni Novanta e della bassa competitività del sistema Paese, a causa cioè di decenni di rinvio di riforme strutturali necessarie.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo che invito a dichiarare quale risoluzione intenda accettare.
PIER PAOLO BARETTA,. Grazie Presidente, ho ascoltato con molta attenzione le critiche delle opposizioni al Documento di economia e finanza e devo dire con grande sincerità e rispetto che mi è sembrato che siamo nel legittimo campo delle opinioni e non dei fatti. Si va dai “margini stretti” citati dall'onorevole D'Incà all' “eccessivo ottimismo” degli onorevoli Marcon e Simonetti o alla troppa vaghezza nelle scelte concrete e a un “testo troppo ponderoso” come ci ha ricordato l'onorevole Giorgetti. Che i margini siano stretti non l'abbiamo mai negato: è così, c'è un quadro internazionale incerto, per primi noi abbiamo parlato di sentiero stretto. C'è una crescita globale comunque debole: il riferimento che è stato fatto al PIL mondiale è un riferimento non adeguato perché il PIL mondiale conta crescite rilevanti di alcuni Paesi come la Cina che, nonostante la deflessione, è ancora al 6 per cento ma se si guarda dagli stessi Stati Uniti ai Paesi europei ci accorgiamo che siamo in un quadro un po' migliore del nostro ma del tutto insoddisfacente e quindi siamo di fronte ad una obiettiva fase di difficoltà generale contro la quale bisogna avere delle strategie positive. Per quanto riguarda l'eccessivo ottimismo francamente la trovo singolare come critica: ci muoviamo nell'asse dello 0,1 e veniamo giustamente da certi punti di vista criticati, ma questo 0,1 è una prova di realismo, di un tentativo di riconoscere la realtà per così com'è. Lavoriamo su una crescita che è oggettivamente contenuta. Adesso rimando alle osservazioni fatte in questo momento dall'onorevole Rubinato nella sua replica e quindi francamente mi sento di non accogliere la critica dell'eccessivo ottimismo. Certo c'è un problema che è stato citato da un collega ossia che c'è uno scarto evidente tra le scelte e la percezione generale da parte dei cittadini: la scarsa crescita, la crescita che c'è ed è costante e i numeri ci aiutano a confermare questo è una crescita tale che non è percepita dai cittadini per la portata che noi gli attribuiamo e questo è un tema politico serio che dobbiamo affrontare ognuno dal proprio punto di vista. Infine il fatto che manchino scelte concrete: la natura stessa del DEF è fatta di indicazioni strategiche di medio periodo. L'esempio più clamoroso sono le clausole di salvaguardia. Nel DEF diciamo di non volerle applicare ma - ci viene detto - come lo farete? Noi prendiamo l'impegno a togliere le clausole di salvaguardia. Come lo faremo è compito della legge di bilancio che presenteremo tra sei mesi. Tra l'altro sei mesi sono lunghi e, se alcuni dati positivi che intravediamo dell'economia ci aiutano, saremo ulteriormente facilitati. Le scelte programmatiche invece ci sono. Ribadisco la strategia delle riforme come una strategia fondamentale da continuare, da portare avanti con tutte le contraddizioni e le difficoltà della fase storica nella quale viviamo ma fondamentalmente quali sono le scelte di fondo sulle quali ci muoviamo? Sono sostanzialmente due: continuare ad incentivare la crescita con investimenti pubblici e con un aiuto alle imprese e all'economia. È stato citato il 4.0 giustamente da alcuno dell'opposizione, ma gli investimenti pubblici; e mentre incentiviamo la crescita dobbiamo dare la risposta ai problemi sociali: lavoro, disoccupazione e povertà.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Signor rappresentante del Governo, il Documento di economia e finanza che ci è stato illustrato si inserisce in un panorama mondiale ed europeo ancora fragile che non è aiutato dalla Brexit né dalle iniziative della Presidenza Trump, mentre per la nostra economia le previsioni di crescita restano tra le più basse tra i 27. Risultano, dunque, comprensibili le difficoltà per l'elaborazione di un DEF che tenga conto delle pressioni esterne ed interne e che, al contempo, tracci un percorso credibile di risanamento dei conti pubblici, di incentivi allo sviluppo e di perequazione sociale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfreider. Ne ha facoltà.
DANIEL ALFREIDER. Consegniamo il testo.
PRESIDENTE. La ringrazio e ovviamente è autorizzato a consegnare.
ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Il Documento di economia e finanza, predisposto e adottato dal Governo, non è nient'altro, signor Presidente, che un documento contenente buoni propositi e poco altro. Nelle audizioni, i giudizi espressi sono stati più o meno unanimi in questo senso: c'è chi l'ha definito ‘timido', chi l'ha definito ‘confuso', chi ha rilevato che c'è una mancanza globale e totale di strategia, per poi finire al giudizio autorevolissimo dell'Ufficio parlamentare di bilancio, che ha detto che è totalmente ‘indefinito'. Lo strumento più importante, che dovrebbe definire le strategie e le situazioni economiche del nostro Paese, dall'organo di controllo più autorevole viene definito come ‘indefinito'.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Questa discussione ha luogo poco dopo le elezioni francesi, che hanno segnalato un cambiamento fondamentale all'interno dell'Unione europea. Sommando le elezioni francesi con quelle olandesi precedenti e con il risultato delle elezioni in Saar, noi vediamo che l'ondata populista ha raggiunto un picco...
PRESIDENTE. Presidente Buttiglione, la posso interrompere un instante? Se lei tiene la mano sul microfono si sente molto peggio. Così si sente meglio.
ROCCO BUTTIGLIONE. La ringrazio. L'ondata populista ha raggiunto un punto di massima e ha cominciato a decrescere. Probabilmente, l'ondata populista comincia a decrescere perché l'economia comincia a riprendersi. Ormai, l'Europa è in fase di ripresa. Anche l'Italia è in fase di ripresa e questo documento segnala la ripresa italiana. È una ripresa debole? È una ripresa debole. È una ripresa più debole di quella degli altri Paesi europei, certo che lo è, e questo è il nostro problema, perché tutti noi dobbiamo sapere che il principale avversario della ripresa economica è il debito. Nel lungo periodo, l'ostacolo alla crescita italiana è il debito; nel breve periodo no: nel breve periodo, se si spende di più, c'è l'illusione di poter accelerare la crescita, salvo poi dovere fare improvvise frenate o finire sul burrone. E in tutta Europa si vanno ridefinendo gli schieramenti politici: da un lato, quelli che stanno con l'Europa, dall'altro, quelli che sono contro l'Europa. Quelli che stanno con l'Europa sanno che, nel lungo periodo, il debito è il macigno che non ci permette di crescere; quelli che sono contro l'Europa sono contro l'Europa perché sperano di avere la possibilità di fare una politica del deficit ad ogni costo, una politica dello “spandi e spendi” senza aumentare le tasse o, magari, anche aumentando le tasse. Ci sono due versioni di populismo: quella di destra, spandi e spendi senza aumentare le tasse, quella di sinistra, magari, anche aumentando le tasse. Queste politiche sono rovinose: fanno precipitare l'Europa, l'Italia, i Paesi che le adottano in una situazione di sottosviluppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Il nostro giudizio sul DEF è un giudizio negativo - ed era prevedibile che così fosse -, nella misura in cui tutte le criticità che sono presenti innanzi a noi, che si trascinano ormai da tempo e, quindi, che non possiamo più definire emergenze rimangono lì piantate sull'orizzonte. Ci sono delle previsioni sul prodotto interno lordo che, nonostante siano date al rialzo, comunque, permangono e stagnano all'1,1 per cento; si abbasseranno nel 2018 o nel 2019. Siamo, comunque, in presenza di una capacità di crescita che è decisamente al di sotto della media degli altri Paesi europei, proprio perché i nodi nevralgici non vengono affrontati. Abbiamo il nostro sistema produttivo che è letteralmente inchiodato: le nostre aziende, quando possono, quando la dimensione glielo consente, invece di trovarsi a fianco lo Stato nella loro possibilità di internazionalizzare i prodotti, vengono, talvolta, persino sospinte a delocalizzarsi.
FABIO RAMPELLI. Tuttavia, ci sono 240 milioni annui fino al 2021 di risparmi sui presìdi territoriali di pubblica sicurezza, che, se non ho capito male e se non so tradurre male, significa commissariati di polizia e caserme dei carabinieri che verranno chiuse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signora Presidente, il voto del gruppo Democrazia solidale-Centro democratico sul DEF 2017 è favorevole, ma è punteggiato qua e là di interrogativi, che vengono inevitabilmente posti dal percorso del Governo e dal condizionamento subito dallo stesso, rispetto al ciclo politico che stiamo attraversando.
PRESIDENTE. La ringrazio deputato Tabacci, adesso un saluto a una scuola media che è qui presente in aula, la scuola Barnaba Bosco di Ostuni, in provincia di Brindisi: ben arrivati ragazzi e ragazze .
ENRICO ZANETTI. Grazie Presidente. Il gruppo parlamentare composto da Scelta Civica e da ALA non può votare a favore di questo Documento economico finanziario, per il semplice fatto che questo documento affronta in modo chiaro e condivisibile il recente passato, ma non prende alcuna posizione chiara - quale dovrebbe, viceversa, essere il suo principale compito -sull'immediato futuro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Librandi. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO LIBRANDI. Signora Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, il Documento di economia e finanza, oggi all'esame dell'Aula, riflette l'immagine di un Paese che ha molto sofferto, ma che finalmente comincia a registrare concreti segnali di ripresa.
PRESIDENTE. Scusate, colleghi, potete abbassare un po' il tono della voce? Grazie.
GIANFRANCO LIBRANDI. Anche nell'area euro i segnali sono positivi, con una crescita del PIL per il 2016 dell'1,7 per cento, marginalmente superiore al dato registrato nel 2015. La tendenza è confermata per il nostro Paese. Il PIL è cresciuto dello 0,9 per cento per il terzo anno consecutivo: registriamo un dato positivo e in miglioramento rispetto al + 0,8 del 2015 dal + 0,1 del 2014. E questo non è un dato di poco conto, se ricordiamo che nel 2013 il PIL diminuiva dell'1,7 per cento e nel 2012 del 2,8 per cento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Fassina. Ne ha facoltà.
STEFANO FASSINA. Presidente, il DEF 2018-2020, come quelli che lo hanno preceduto, continua a portare avanti una narrazione surreale, sganciata dai dati di realtà. Si continua a ripetere che siamo sulla strada giusta, che abbiamo fatto le riforme giuste, che stanno producendo effetti, che siamo un po' ritardo rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea e dell'Eurozona, ma che comunque usciamo dalla fase più complicata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Se la domanda è la seguente: gli obiettivi iscritti nel Documento di economia e finanzia che stiamo valutando e discutendo oggi saranno raggiunti sì o no, la risposta è no e non solo perché sono obiettivi difficilmente raggiungibili - vedi il rapporto deficit-PIL - ma perché è prassi. Stiamo semplicemente seguendo il metodo italiano, che oramai si ripete da qualche anno, di svolgere un passaggio parlamentare obbligatorio senza affrontare il problema mentre c'è il tentativo di raschiare il barile - quello sì - attraverso l'Agenzia delle entrate, attraverso i tagli agli enti locali, attraverso la mancanza di alcuni servizi sul territorio, eccetera, eccetera, eccetera. Ma quando si arriverà ad aver raschiato tutto il barile, prima o poi una discussione seria su come affrontare la situazione bisognerà farla, senza l'alibi della globalizzazione, del rischio populista, della mancanza di stabilità politica, che poi qualcuno mi deve spiegare cosa vuol dire visto che comunque questa maggioranza va avanti oramai da quattro anni, del rischio dei mercati, senza che nessuno però parli di una sana regolamentazione della finanza che oramai inficia qualsiasi situazione quotidiana. E poi c'è un dibattito che vive sull'ambiguità di questa maggioranza, un'ambiguità che sta nel rapporto con l'Unione europea, per esempio, dove ci sono dei momenti, momenti di campagna elettorale o momenti di risultati elettorali da far valere (vedi quello delle elezioni europee del Partito Democratico a suo tempo), quando si diceva: noi cambieremo l'Unione europea. La verità è che oggi in quest'Aula abbiamo sentito ancora per l'ennesima volta dire: abbiamo fatto i compiti a casa. E oltre ad aver fatto i compiti a casa, quelli che ci ha dato la Commissione europea, siete anche riusciti a farli male, in considerazione del fatto che a breve discuteremo di una manovrina di 3 miliardi e mezzo di euro che il Governo dovrà chiarire se è dettata dal mancato raggiungimento degli obiettivi dell'anno scorso, o se invece è dettata ed è conseguente ad una mancata copertura della legge di bilancio del dicembre scorso. Un po' di chiarezza ci vuole, nell'affrontare le questioni!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Signora Presidente, il DEF come ogni anno basa la sua analisi su un'introduzione che riguarda il quadro macroeconomico mondiale. Molti miei colleghi prima di me l'hanno trattato: abbiamo un quadro macroeconomico mondiale - non scendo nei dettagli - che è in progressivo miglioramento; ma è un miglioramento, questo, meno sicuro e meno solido di quanto ci si potesse aspettare, e che convive con dei rischi sistemici forti ed importanti, su cui le opinioni pubbliche internazionali e gli operatori economici si interrogano costantemente.
PRESIDENTE. Concluda deputato, grazie.
PAOLO TANCREDI. Chiudo, dicendo che c'è un'altra questione che sul piano delle riforme viene trattata, che è quella della politica fiscale, su cui, secondo noi, ci vuole un cambio di rotta complessivo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signora Presidente, come è noto, noi di Articolo 1-Movimento Democratico Progressista non condividiamo il racconto dei vari Governi che hanno fronteggiato in questi anni la più grave crisi economica internazionale in modo del tutto inadeguato alla drammatica situazione del Paese reale, che ha visto precipitare il PIL e gli investimenti e aumentare a livelli intollerabili la disoccupazione, soprattutto giovanile, e la povertà, soprattutto nel Mezzogiorno. Ma vogliamo oggi rinunciare alla declamazione delle nostre, pur giuste, ragioni critiche: abbiamo scelto il metodo realistico delle modifiche, delle integrazioni alla risoluzione del Governo per cercare nuove strade, quando, naturalmente, sarà il momento delle scelte vere, che sono sostanzialmente rinviate alla prossima legge di bilancio del 2018.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, noi voteremo contro il DEF, perché non ci fidiamo del libro dei sogni che ha scritto il Governo. Si tratta di un documento in perfetto stile renziano, le cui previsioni troppo ottimistiche sono state già smentite dal Fondo Monetario Internazionale e in verità sono state smentite da tutte le istituzioni ascoltate in Commissione bilancio sul DEF, che hanno sottolineato che il Paese non pare ancora essere uscito dalla crisi e che la ripresa prosegue molto lentamente e che quindi le previsioni del Governo, anche per il 2017, sembrano eccessivamente ottimistiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.
FEDERICO D'INCA'. Presidente, colleghi, negli scorsi anni di legislatura, in diverse occasioni, abbiamo chiesto la trasparenza dei bilanci e, quindi, la trasparenza delle operazioni messe in campo dal Governo. Ma il Governo, anche in questo DEF, perde l'occasione per rendere finalmente trasparente il suo operato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maino Marchi. Ne ha facoltà.
MAINO MARCHI. Presidente, il tema di fondo su cui si concentra la discussione sul DEF è la crescita: non si intravede, è modesta, scarsa, siamo tra gli ultimi in Europa, è insoddisfacente? Io sottolineerei un primo aspetto su cui la discussione non si sofferma mai, quasi fosse scontato, mentre è proprio tutto l'opposto che scontato: a differenza di altre legislature, in questa, magari con la certificazione qualche anno dopo, come per il 2014, i Governi hanno sempre fatto previsioni realistiche sul PIL dell'anno successivo e siamo sempre andati un po' meglio delle previsioni; si era detto che erano previsioni ottimistiche da tante parti, un po' come si è sentito anche oggi.
PRESIDENTE. Colleghi, scusate, si può abbassare il tono della voce? Per favore! Perché è veramente difficile seguire l'intervento. Per favore, colleghi!
MAINO MARCHI. Per questo, Presidente, il debito in rapporto al PIL ha smesso di crescere, si è sostanzialmente stabilizzato e può iniziare presto a calare. Sta proprio qui la difficoltà: riuscire a fare politiche per la crescita riducendo ogni anno il deficit e tenendo conto dell'alto debito pubblico dell'Italia. Se non si fanno politiche serie, non trovi più chi compra i titoli di Stato e si fallisce. E pensate che sarebbe stato possibile, senza fare un pezzo rilevante di e di contenimento della spesa pubblica, ridurre il deficit come abbiamo fatto? Sentiero stretto, quindi, ancora più nel 2018, ne siamo consapevoli, con l'obiettivo di andare dal 2,1 all'1,2 per cento, di disinnescare completamente - una parte si fa già con la manovrina - le clausole di salvaguardia su IVA e accise e di fare ulteriori politiche per la crescita, crescita che ingloba anche equità e uguaglianza. Per fare più crescita ci vuole più uguaglianza, se no l'aumento dei consumi ce lo sogniamo. Allora qui c'è un punto di fondo della risoluzione di maggioranza: affermiamo di impegnare il Governo a continuare a promuovere una strategia di riforma degli orientamenti di politica economica e finanziaria prevalenti in sede comunitaria volta a conferire, anche attraverso un confronto con gli organismi comunitari finalizzato a rendere meglio compatibile il percorso progressivo di avvicinamento all'obiettivo di medio termine, una maggiore centralità alla crescita economica, all'occupazione e all'inclusione sociale. Solo al momento dalla legge di bilancio sapremo cosa si sarà ottenuto sul cambiamento di percorso che in sostanza permetta più gradualità per non dover fare manovre che soffochino la crescita. Vi è quindi la necessità di un'azione in sede europea che veda il massimo di unità delle forze politiche italiane, tenuto conto che a nessuno piace quanto è ora previsto, e la capacità di coinvolgere e condividere queste posizioni con i riferimenti politici europei di ognuno di noi.
PRESIDENTE. Scusate, colleghi, devo richiamare di nuovo quest'Aula ad un po' di attenzione perché non è possibile che il dibattito si svolga in questo caos. Abbassate il tono della voce. Se non siete interessati, per favore uscite fuori. È possibile continuare i nostri lavori con un po' di ordine in quest'Aula? Se non si stabiliscono le condizioni il collega non può procedere. Vi ringrazio. Prego.
MAINO MARCHI. Grazie, Presidente. Non è possibile un confronto con la spesa per i migranti perché quella comprende il soccorso, l'assistenza sanitaria, l'istruzione. È chiaro che nel Fondo per la povertà non ci sono quelle voci ma non è che per quei cittadini a cui è rivolto il Fondo per la povertà non ci siano in altri capitoli le risorse - miliardi - per l'assistenza sanitaria e per quanto riguarda l'istruzione. Quindi è un confronto che non possiamo certamente accettare. Un altro aspetto per noi fondamentale è quello degli investimenti privati e pubblici. Risultati significativi sul versante privato sono stati raggiunti grazie anche alle politiche per favorirli che continueranno come l'ecobonus sempre più ampliato e vogliamo introdurre nuove modalità per favorire i condomini e gli incapienti; il super-ammortamento a cui si aggiunge l'iper-ammortamento per gli investimenti in Industria 4.0; la Visco Sud. Dobbiamo spingere di più sugli investimenti pubblici: non è solo questione di risorse stanziate, perché maggiori stanziamenti ci sono, bisogna seguire tutta la filiera della realizzazione e intervenire sugli aspetti critici con tre particolari attenzioni: Mezzogiorno, territorio, enti locali. Autonomia, responsabilità, riduzione dei vincoli sono i nostri obiettivi per gli enti locali con un'attenzione particolare alla condizione di province e città metropolitane che devono essere messe nelle condizioni di far fronte alle loro funzioni. Non vado oltre ricordando l'impegno a disinnescare le norme di salvaguardia cioè a non aumentare l'IVA e si comincia - lo dicevo prima - con la manovrina con misure non ma strutturali come quelle sullo . In questo quadro non è un impegno certamente di poco conto ma un impegno chiaro che il Governo ha messo nel DEF così come l'ulteriore impegno sulla .
PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lodolini. Ne ha facoltà.
EMANUELE LODOLINI. Grazie Presidente. L'Italia ha perso uno degli sportivi più amati, il ciclista Michele Scarponi, figlio delle Marche, protagonista sulle strade di tutto il mondo. “L'aquila di Filottrano” se ne è andata, facendo quello che amava fare, nel comune che amava, dove viveva e che riteneva il più bello del mondo.
PRESIDENTE. Sullo stesso argomento ha chiesto di intervenire l'onorevole Vezzali.
MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Presidente. Colleghi, a conclusione di questi lavori di Aula sono a rivolgere e a chiedervi un commosso saluto istituzionale ad un atleta che ha onorato l'Italia: Michele Scarponi. Ciclista professionista, atleta della nazionale, vincitore del Giro d'Italia del 2011. Come a tutti è tristemente noto, sabato mattina ha trovato la morte in seguito ad un incidente stradale occorso durante una sessione di allenamento lungo le strade della sua città, Filottrano. La notizia ha commosso l'Italia sportiva e non. Michele era entrato nel cuore degli appassionati di ciclismo e di tutti gli amanti dello sport italiano, grazie al suo sorriso e alla sua grande capacità di sacrificio. È stato fidato gregario, uomo di punta e ora capitano della sua squadra, l'Astana, che si preparava ad affrontare il suo ennesimo giro d'Italia, un uomo solare e brillante che ha portato in sella alla sua bici la tenacia del popolo marchigiano che fa del sacrificio e della voglia di scalare ogni montagna un elemento distintivo. Sono mesi difficili per la terra delle Marche e in Michele Scarponi i marchigiani avevano visto il simbolo di chi non molla mai e non lesina sacrifici e impegno per giungere al traguardo. Personalmente, da marchigiana e da sportiva, non posso che ricordare commossa l'atleta ma anche l'uomo, che lascia una moglie, due gemellini ed un vuoto incolmabile nel ciclismo e nello sport italiano. L'Italia non lo dimenticherà .
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vezzali. La Presidenza si unisce al ricordo. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Burtone.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, intervengo per sollecitare la risposta della Ministra della salute ad una mia interrogazione che fa riferimento alla notizia di oggi, del fermo predisposto dalla procura della Repubblica di Torino nei riguardi del dottor Vannoni, meglio noto come quello della cura Stamina. Pare dalle notizie di stampa che stesse preparando un'attività all'estero per somministrare queste sostanze, considerate dannose in Italia, per cittadini italiani. Ricordo che verso la fine della legislatura precedente e all'inizio di questa legislatura il Parlamento è stato quasi assediato, la Commissione affari sociali è stata fortemente pressata perché si predisponesse una sperimentazione sulla cura della Stamina predisposta dal dottor Vannoni, e tale sperimentazione è stata portata avanti con soldi pubblici ed è stato dimostrato dal mondo scientifico che è dannosa per i pazienti. Pertanto ho chiesto nella mia interrogazione alla Ministra di predisporre un piano informativo, perché già nei sono presenti notizie tendenziose ed è opportuno fare verità rispetto ad alcune terapie miracolistiche che fanno solo male, ed è crudele speculare sulla salute dei cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciprini. È assente: s'intende che vi abbia rinunciato.
ELIO MASSIMO PALMIZIO. Grazie Presidente, volevo solo comunicare all'Assemblea che oggi in tarda mattinata ci ha lasciati Giorgio Guazzaloca, già sindaco di Bologna. Giorgio Guazzaloca è nato come beccaio, si dice a Bologna, ossia macellaio. La corporazione dei beccai a Bologna è stata molto importante sia nel Medio Evo sia nel Rinascimento: tant'è che, per fare un esempio, soltanto la famiglia Bentivoglio prima era famiglia di macellai, poi notai e poi signori di Bologna nel Rinascimento. Lui fu rappresentante di questa categoria, poi lavorò all'Ascom, poi alla Camera di Commercio come presidente e fu eletto primo sindaco dal dopoguerra non - non dico comunista - di centrosinistra, appoggiato da una coalizione di centrodestra ma totalmente libero da qualunque vincolo di partito politico. Ha governato bene. Purtroppo si ammalò l'anno successivo la sua elezione di un mieloma multiplo e ha combattuto questa battaglia per la salute per moltissimi anni, fu poi sconfitto successivamente e si occupò di Antitrust, si occupò di di Mediobanca; e anche quando si ritirò dalla vita attiva politica non mancava di dare un suo contributo al dibattito politico e sociale bolognese con i suoi interventi assolutamente precisi, ponderati ed efficaci sul nostro quotidiano che è .
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palmizio. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.
SANDRA ZAMPA. La ringrazio, signor Presidente, voglio unirmi anch'io al cordoglio della città per la scomparsa di Giorgio Guazzaloca. È stato certamente una personalità che ha segnato la storia della città bolognese, del capoluogo bolognese. I cittadini di Bologna sapevano sempre dove incontrarlo ed era memorabile il modo con cui colloquiava con tutti seduto allo stesso tavolino dello stesso bar con un pacco di giornali in mano, che lui sosteneva di non leggere mai ma che in realtà conosceva e leggeva riga per riga. Giorgio Guazzaloca ha vissuto una grande gavetta e credo che nel consenso che si guadagnò, quando seppe espugnare - si scrisse così allora - la città dalla tradizionale presenza del centrosinistra, lo abbia fatto anche perché gli era stata riconosciuta proprio questa gavetta. Credo che abbia rappresentato un grande stimolo anche per gli sconfitti e abbia avuto molto da dire ad una città che certamente ha molto amato tanto che oggi dalle colonne delle agenzie, sulle pagine che le agenzie di stampa gli stanno dedicando lo si descrive quasi come se fosse un pezzo della Torre degli Asinelli, davvero un bolognese doc. Ci stringiamo alla sua famiglia, alla moglie e ai suoi figli e naturalmente plaudiamo alla decisione che il sindaco di Bologna ha preso di allestire la Sala Rossa dove la città potrà salutarlo .
PRESIDENTE. Ringrazio lei, onorevole Zampa, e l'onorevole Palmizio. La Presidenza si unisce al ricordo.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.