PRESIDENTE. La seduta è aperta.
ANNA MARGHERITA MIOTTO, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baretta, Caparini, Causin, Antimo Cesaro, Chaouki, Costa, Dambruoso, Dellai, Epifani, Fedriga, Fico, Fontanelli, Giorgis, Laforgia, Manciulli, Marcon, Antonio Martino, Merlo, Monchiero, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Rossomando, Sani, Sottanelli e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato n. 2168-B: Introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
MICHELA MARZANO. Grazie, signora Presidente. La tortura è senz'altro una delle violazioni più gravi dei diritti umani, una delle violazioni più abominevoli. Dietro il dibattito che da anni accompagna il tentativo in Italia di introdurre questa fattispecie di reato, in realtà si esprime una vera e propria concezione, la concezione che noi abbiamo dell'essere umano. Che valore vogliamo dare all'essere umano? Possiamo immaginare che l'essere umano possa avere un valore puramente strumentale oppure dobbiamo - come io credo - riconoscere a ogni essere umano, indipendentemente da come si comporta, un valore intrinseco? Non dobbiamo, noi tutti, rispettare l'intrinseca dignità di ognuno? Ma, se dobbiamo rispettare l'intrinseca dignità di ognuno, come ci si può lasciare andare a un delitto efferato, come si può permettere il perpetrare di atti di tortura?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MICHELA MARZANO. Sì, concludo, riprenderò poi la parola successivamente in dichiarazione di voto, avendo soltanto un minuto, ma mi limito a concludere dicendo: stiamo attenti, è necessario introdurre questo reato, è, forse, necessario votarlo oggi ed evitare che ritorni al Senato perché si impantani poi la norma, ma, lo ripeto, un'informe creatura giuridica. È per questo che vorrei firmare tutti gli emendamenti a prima firma Ferraresi, a prima firma Andrea Maestri e a prima firma…
PRESIDENTE. Grazie, deputata Marzano.
FRANCO VAZIO, . Presidente, sarò molto rapido: per tutti gli emendamenti presentati all'articolo 1, invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?
VITTORIO FERRARESI, . Grazie, Presidente. Sull'emendamento 1.70 Sisto parere contrario, 1.13 Daniele Farina parere favorevole, 1.6 Ferraresi parere favorevole, 1.7 Ferraresi parere favorevole, 1.71 Sisto parere contrario, 1.8 Ferraresi parere favorevole, 1.62 Cirielli parere contrario, 1.60 Cirielli parere contrario, 1.9 Ferraresi parere favorevole, 1.61 Cirielli parere contrario, 1.78 Sisto parere contrario, 1.10 Ferraresi parere favorevole, 1.14 Andrea Maestri parere favorevole, 1.77 Sisto parere contrario, 1.50 Molteni parere contrario, 1.15 Daniele Farina parere favorevole, 1.51 Molteni parere contrario, 1.52 Molteni parere contrario, 1.53 Molteni parere contrario, 1.11 Ferraresi parere favorevole, 1.72 Sisto parere contrario, 1.54 Molteni parere contrario, identici 1.12 Ferraresi e 1.16 Daniele Farina parere favorevole, 1.76 Sisto parere contrario, 1.75 Sisto parere contrario, 1.17 Andrea Maestri parere favorevole, articolo aggiuntivo 1.02 Ferraresi parere favorevole.
PRESIDENTE. Sottosegretario Migliore?
GENNARO MIGLIORE,. Grazie, Presidente. I pareri sugli emendamenti sono conformi a quelli resi dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento all'1.70 Sisto, su cui c'è un invito al ritiro o parere contrario di Commissione e Governo.
EDMONDO CIRIELLI. Rapidamente, questo primo emendamento del collega Sisto, che noi, come Fratelli d'Italia, sottoscriviamo, ci consente già di chiarire la natura erronea e falsata della visione da parte non soltanto delle forze governative di maggioranza, ma anche della sinistra DOC e dell'ultrasinistra dei 5 Stelle antagonista; come l'introduzione del reato di tortura cerchi di far passare in via sviata, a fronte di una parola che etimologicamente è chiara e condivisa, un concetto estraneo in parte alla Convenzione di New York, ma anche estraneo al significato etimologico stesso, come ho detto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Noi ci illudiamo che ogni volta dalla Commissione giustizia si sia raggiunto il massimo, e invece non c'è mai limite; non c'è mai limite in questa legislatura ad una parodia del diritto penale, perché il diritto penale diventa un luogo di esercitazione bellica per l'incremento di sanzioni, con un principio, che è quello dell', che io pensavo, come dicevo l'altro giorno rivolgendomi al Ministro Franceschini, che fosse soltanto degli artisti dei vasi della Magna Grecia, cioè riempire assolutamente il quadro di tutto quello che è possibile per dare un'idea di pieno, ma veramente non c'è mai limite.
FRANCO VAZIO, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCO VAZIO, . Presidente, mi sembra veramente suggestivo, e anche surreale, ascoltare gli interventi che si sono succeduti in queste prime battute dell'esame di questo provvedimento, perché equiparare il reato di tortura ad un reato comune, quando viene definito dagli organismi internazionali come un crimine contro l'umanità, è una cosa che fa un po' rabbrividire. E anche, nello stesso tempo, sentire che non c'è la fretta di approcciare un reato di questa natura, quando risale al 1988 la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite del 1984, è una cosa che fa un po' pensare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, io invito la Camera a rivolgere un'attenzione particolare su questo disegno di legge, disegno di legge che ormai da anni è oggetto di discussioni tanto alla Camera quanto al Senato. Un disegno di legge che nasce sotto l'attenzione e la lente di ingrandimento da parte dell'opinione pubblica, come se ormai il quotidiano dettasse l'agenda parlamentare: è uno di quei temi che il quotidiano ha inserito tra quelli che dovrebbero essere approvati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, devo dire che l'emendamento Sisto, che in buona parte reintroduce il testo che era stato approvato alla Camera nella lettura precedente, è un'occasione per sottolineare come questa proposta di legge sia stata una vittima della situazione assurda del nostro attuale bicameralismo, nel senso che quasi tutti i gruppi si sono comportati in maniera differente tra Camera e Senato, proponendo cose diverse, dicendo cose diverse, con motivazioni diverse e arrivando a votare dei testi diversi. Ciò è abbastanza interessante e invito tutti a guardarsi i resoconti per vedere quello che è successo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Tranquillizzi il collega Molteni che la voce di chi da sinistra reputa questo un cattivo provvedimento la sentirà, eccome, anche perché ho l'impressione, ascoltando i primi interventi dei colleghi del centrodestra, che stiamo parlando di un testo diverso da quello al nostro esame, forse di una precedente versione, certamente non di quello trasmessoci dopo l'ultima modifica del Senato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Indubbiamente, il dibattito che stiamo svolgendo, che svolgeremo, è abbastanza imbarazzante per molti di noi, perché le nostre condotte, qui al Senato, sono state controverse, spesso contraddittorie, e io mi sono domandato perché; mi sono chiesto per quale motivo la definizione di tortura, così come l'abbiamo definita alla Camera in quest'Aula, poi è stata stravolta, dal momento che noi abbiamo un ausilio; l'ausilio è dato proprio dalla Convenzione di New York, la quale, senza ombra di dubbio, non ha bisogno di interpretazioni, si poteva tradurre tale e quale in un articolato, come facemmo, d'altra parte, in una prima lettura. Infatti, qui si dice: il termine tortura indica qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine, segnatamente, di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o è sospettata aver commesso, al fine di intimorirla o di fare pressione su di lei, o di intimorire o di far pressione su una terza persona, o per qualsiasi altro motivo fondato su qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale, o su sua istigazione, o con il suo consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende al dolore e alle sofferenze risultanti unicamente da sanzioni legittime inerenti a tali sanzioni o da esse cagionate.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Con questo emendamento e con i seguenti noi, come in tante occasioni di discussione sia al Senato sia alla Camera, noi volevamo cercare di fare in modo che questo tipo di reato, che aspettiamo da quasi trent'anni, dalla ratifica della Convenzione dell'ONU, sia accertabile e, quindi, perseguibile in sede di giustizia, in sede giudiziaria. Fare questo agendo così, togliendo questa locuzione “violenze o minacce gravi” che, di fatto, come si può capire benissimo, non corrisponde a tutte le ipotesi di tortura che si possono verificare effettivamente e che si sono verificate, come abbiamo già saputo dei magistrati che si sono occupati anche della vicenda Diaz.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Molti emendamenti cercano di circoscrivere la fattispecie e di evitare che con l'incremento di aggettivi, sostantivi, avverbi si possa rende difficile l'accertamento del reato. Noi scriviamo: “Chiunque, con violenza o minacce gravi”: di qui l'emendamento con “violenza o minaccia”, in qualcun altro togliamo “gravi” ovvero “agendo con crudeltà”, in qualche altro togliamo “agendo con crudeltà”.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. È singolare come, da un lato, si cerchi di rendere questa norma specifica e, dall'altro, c'è chi cerca di slabbrarla per rendere possibile, con la sua genericità, la contestazione indipendentemente dal fatto, fatemi passare questo termine. È chiaro che qui bisogna mettersi d'accordo: cioè, le forze dell'ordine devono avere, nell'ambito del proprio adempimento, la certezza che diventi reato solo quello che specificamente o specialmente, per usare un termine più tecnico, deve essere ritenuto tale? La determinatezza dalla fattispecie: abbiamo votato contro un emendamento che, addirittura, pretendeva di avere un solo episodio di violenza o minaccia. Ma immaginate un appartenente alle forze dell'ordine che deve vivere con il terrore che un episodio, magari caratterizzato da un'enfasi nella fase della tensione di una operazione, possa essere individuato come penalmente responsabile, con delle sanzioni così gravi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Sì, Presidente, per annunciare il voto contrario, ma anche per dire che questo, come altri emendamenti dei 5 Stelle, smascherano chiaramente la natura di questo Movimento, che si configura sempre di più come un movimento anarchico di estrema sinistra . Addirittura… State calmi, siete anche amici dei No-TAV - lo sappiamo benissimo -, che fanno violenze contro le forze dell'ordine, ma questo va bene, così gli elettori sanno chi siete e serve a chiarire anche, magari, a tanti appartenenti alle forze dell'ordine che in buona fede vi votano, pensando che volete cambiare il sistema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Anch'io esprimo il voto contrario da parte dalla Lega a questo emendamento e a tutti quegli emendamenti che vanno nella direzione non di fare chiarezza, ma di peggiorare e di allargare ulteriormente il campo di applicazione di questo reato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Continuiamo in un'operazione di pura fantasia. Evidentemente qualche collega pensava che si potesse scrivere in questo testo, ma io penso in qualunque testo normativo, il fatto che i cittadini italiani che esercitano un pubblico ufficio, magari che vestono la divisa, sono esentati da una norma dello Stato. Siccome questo, ovviamente, non è possibile, il Senato della Repubblica ha scelto di esentare tutti; cioè, chiunque, nell'attuale formulazione, difficilmente – difficilmente! - sarà mai imputabile di siffatto delitto, cioè, chiunque commetterà un determinato delitto, difficilmente sarà imputabile di siffatto reato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marzano. Ne ha facoltà.
MICHELA MARZANO. Grazie, Presidente. Credo che ci sia un grande assente in questo dibattito che sta avendo luogo oggi, cioè la parola “essere umano”. Non credo che ci si debba schierare da una parte specifica della specie umana; quando si parla di tortura, si è sempre dalla parte dell'umano. Condannare la tortura significa condannare ciò che è contrario alla dignità, e mi permetto di dirlo tramite lei, signora Presidente, anche al collega Molteni, che, tra l'altro, stimo: non si tratta di non essere dalla parte delle forze dell'ordine, ma si tratta di essere sempre dalla parte dell'umano, e quindi contrario a - e questa è la parte finale della norma che andrebbe sempre ricordata - quando il fatto è contrario, quando il fatto comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Intervengo perché è necessario respingere questa raffigurazione di noi che i colleghi della Lega vogliono dare. Loro dicono: noi siamo a favore delle forze dell'ordine. Benissimo, e però dimenticano di aggiungere: siamo a favore delle forze dell'ordine che eventualmente torturassero qualche cittadino, perché questo è il testo di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Per segnalare alla sua attenzione e a quella dell'Aula il fatto che abbiamo appena assistito ad un evento epocale, non dico nella storia, perché sarebbe troppo, ma, insomma, nella cronaca della politica nazionale.
PRESIDENTE. Inviterei i colleghi a riferirsi a me direttamente e non a fare un dialogo, onorevole Corsaro. Onorevole Corsaro, invitavo i colleghi a riferirsi a me e a non fare un dialogo tra di loro, per favore.
VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Premesso che, quando un partito ci definisce anarchici insurrezionalisti o di sinistra e il partito opposto ci definisce di destra, noi da lì capiamo che siamo sulla strada giusta e che quindi siamo a favore dei cittadini, senza destra o sinistra e senza divisioni, capiamo proprio che stiamo facendo, secondo noi, un buon lavoro, perché è indubbio ed è accertabile da tutti che in questi quattro anni abbiamo lavorato per garantire alle forze dell'ordine, alle forze di Polizia, alle forze della Polizia penitenziaria, diritti, personale, risorse, contratti, concorsi. Basta andarsi a vedere le carte per vedere il nostro lavoro e il nostro impegno in Commissione giustizia, in Commissione affari costituzionali, per garantire una vita dignitosa e diritti alle forze dell'ordine in questo Paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, questo emendamento tende, ancora una volta, ad offrire specificità alla condotta, ad evitare che nell'ambito della genericità della contestazione possa annidarsi una sorta di legittimazione ad un adempimento difensivo, che offende la generosità delle forze dell'ordine e mortifica la necessità che sia assicurata anche in via preventiva la sicurezza dei nostri cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Vorrei chiedere: quando abbiamo introdotto pene assurde per l'omicidio stradale, quando abbiamo quasi abbattuto i confini tra omicidio colposo e omicidio volontario, doloso, stavamo facendo una norma contro qualcuno, contro gli automobilisti? Qui stiamo facendo norme contro i cittadini, caro collega Sisto! Quando stabiliamo pene fuori da ogni raziocinio, non è che ce l'abbiamo con quella categoria: ce l'abbiamo con tutti i cittadini che dovessero incorrere in quelle situazioni drammatiche di delitto. Non dimentichiamo che con l'omicidio stradale si può subire una sanzione quasi superiore all'omicidio volontario! Quindi, qui non è una norma contro le forze di polizia: è una norma contro le forze di polizia che dovessero delinquere: punto! Questa è la situazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, io mi sento molto in accordo con la conclusione dell'intervento del collega Sannicandro. Questo è un provvedimento che nasce male; noi l'abbiamo votato in prima battuta qui alla Camera indicando alcune linee lungo le quali speravamo fosse cambiato al Senato, ma questo non è avvenuto.
FRANCO VAZIO, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCO VAZIO, Telegraficamente: un'osservazione sull'emendamento Sisto, per tranquillizzare sia l'onorevole Sisto, che l'onorevole Buttiglione. Questa preoccupazione è assolutamente coperta dal terzo comma. Loro hanno preoccupazione per il fatto che vi siano sofferenze inflitte in conseguenza di condotte legittime o connesse dalle stesse cagionate. Ma il terzo comma, che ci auguriamo che venga approvato, dice che: “Il comma precedente non si applica nel caso di sofferenze risultanti unicamente dall'esecuzione di legittime misure privative o limitative di diritti”. Quindi, le preoccupazioni che hanno sollevato sono inesistenti: se le forze di polizia adempiono ai loro doveri e si limitano ai loro diritti, non saranno ovviamente punibili per il reato di tortura, perché agiscono senza abusare delle loro prerogative e all'interno delle loro mansioni e diritti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Solo per segnalare al relatore, di cui pure apprezziamo lo sforzo, che la sua precisazione rischia di rendere le cose ancora meno chiare, ancora più ambigue, nel senso che consegnano all'interprete, al giudice, un ennesimo elemento di incertezza del diritto, un ennesimo elemento di arbitrarietà. Per cui ci sarà, dinanzi a un comportamento analogo, il giudice della città X che dirà “sì, è dentro l'esercizio dei doveri dell'agente di polizia” e c'è il giudice della città Y che dirà esattamente l'opposto, rispetto a una circostanza analoga.
PRESIDENTE. Onorevole Capezzone, si rivolga a me.
DANIELE CAPEZZONE. Mi rivolgo a lei, signora Presidente, però si chiama Parlamento e da Westminster in poi ci si parla e ci si confronta, perché, altrimenti, ci mandiamo un messaggio su delega.
PRESIDENTE. Sì, però, poi si fa un dialogo a due che non aiuta il dibattitto.
DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, la ringrazio, però, mi creda, Westminster è un luogo dove ci si confronta. Il relatore ha appena detto una cosa significativa, a mio avviso, particolarmente contestabile, perché introduce un ulteriore elemento di arbitrarietà e incertezza del diritto.
DONATELLA FERRANTI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI, . Presidente, lei ha rivolto più volte l'invito affinché si rivolgano a lei, ma, insomma, mi sembra che il diritto anche di scuotere la testa penso che ognuno di noi lo abbia, lo mantenga ancora, ancora siamo in un regime in cui si può scuotere la testa. Anche una presidente può scuotere la testa di fronte a delle affermazioni di presunta arroganza, di incertezza, di arbitrarietà, di atteggiamenti per cui si darebbe in mano ai giudici l'interpretazione. Forse non si sa che proprio l'attività del giudice è quella di interpretare la legge, oltre che di applicarla.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, rivolgendomi rigorosamente ed esclusivamente a lei, noi abbiamo appena registrato - e credo che lei, come Presidente, debba farsi carico della gravità di quello che abbiamo ascoltato - una sovversione totale dei principi giuridici su cui si fonda l'ordinamento nazionale, espressi con insopportabile sicumera, non da un normale componente del Parlamento, ma dal deputato che ricopre il ruolo di presidente della Commissione giustizia di questo ramo del Parlamento.
PRESIDENTE. No, no, io la sto ascoltando.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, ben gentile, Presidente, ben gentile.
PRESIDENTE. Avverto che le componenti UDC-Idea e Direzione Italia del gruppo Misto hanno esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame e, come da prassi costante, la Presidenza concederà a tali componenti un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto.
EDMONDO CIRIELLI. Sì, Presidente, io sul merito dell'emendamento e per fare alcune valutazioni. Si vuole sopprimere la parola “acuta” rispetto alle sofferenze che vengono inflitte dal pubblico ufficiale o anche, nel caso del reato comune, dal cittadino comune. Ma questo serve per chiarire anche un po' di confusione che, non so se perché c'è qualcuno che ce l'ha in testa, la confusione, o subdolamente cerca per ignoranza, ricordando un termine utilizzato da altri, di diffonderla in malafede. Allora, il punto qual è?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Solo per richiamare l'attenzione dei colleghi sul fatto che noi stiamo introducendo il reato di tortura nel nostro ordinamento in adempimento, sia pure tardivo, ad un obbligo internazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Io, in genere, sono d'accordo con l'onorevole Sannicandro, soprattutto, su di una battaglia, che non faccio in questa occasione soltanto, contro la tendenza che noi abbiamo ad aumentare sempre le pene quando vogliamo dare l'impressione di prendere sul serio un fenomeno, mentre tutta la dottrina più recente, ma anche il Beccaria, ci dice un'altra cosa: pene miti, con un'elevata probabilità che vengano applicate e intervenire oggi con pene alternative andando alla radice dei fenomeni.
FRANCO VAZIO, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCO VAZIO, . Anche in questo caso, intervengo telegraficamente per tranquillizzarla, Presidente, della velina imperfetta che hanno passato all'onorevole Corsaro. A prescindere dal fatto che ci sono in tutte le università italiane corsi di studio sull'interpretazione della legge, e anche della legge penale, ma quando si legge un articolo bisogna leggere il primo e il secondo comma, non ci si può fermare a leggere solamente il primo comma. Ed è noto che un operatore del diritto, tanto avvocato, come magistrato, debba applicare la legge interpretandola, tanto è vero che l'articolo 12 delle preleggi che lui ha citato, di cui gli hanno passato la velina, è titolato “Interpretazione della legge”, non è detto diversamente. E con riferimento all'interpretazione della legge, certamente, un operatore non può prescindere dall'interpretazione letterale, ma noi sappiamo che per interpretare la legge penale ci sono i lavori parlamentari, c'è un'interpretazione costituzionalmente orientata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Per tornare su questo punto, io trovo che questo dibattito abbia confermato l'andamento della discussione sul tema. Abbiamo sentito, da una parte, che si dice “noi stiamo dalla parte della polizia”, come se abbassare le pene per la tortura fosse stare dalla parte della polizia: gli emendamenti della Lega sono solo abbassamenti di pena, non ci sono altri emendamenti, sono solo abbassamenti di pena. Quindi, il concetto è: a prescindere da come è la tortura - è scritta bene, è scritta male, eccetera -, per il reato di tortura, intanto, abbassiamo le pene. E non è esattamente un atteggiamento per la legalità. L'atteggiamento per la legalità potrebbe essere quello che ha portato avanti, in un certo senso, in parte, in alcuni emendamenti, l'onorevole Sisto, che però, ripeto, è un ennesimo ping pong Camera-Senato, che non ha alcuna utilità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
EDMONDO CIRIELLI. Sì, Presidente. Ovviamente il sistema delle segnalazioni degli emendamenti, imposto dal fatto che si contingentano i tempi, si cerca di strozzare il dibattito anche su temi così importanti, fa mancare una coerenza complessiva agli emendamenti, ma il senso è sempre il solito. Anche per introdurre un concetto, l'ho prima segnalato e lo ribadisco: l'aver previsto una tortura aggravata, inserendo l'aumento di un terzo della pena per una semplice lesione. Ripeto, una semplice lesione è una persona che va in ospedale e riferisce di avere avuto uno schiaffo, di stare male, di sentire mal di testa e l'ospedale, il pronto soccorso, ti dà un giorno di guarigione e automaticamente la pena diventa da 7 a 14 anni. Io vi dico quali sono i reati per cui oggi si viene puniti con 14 anni: tentato omicidio, da 6 a 12 lesione gravissima (la persona che getta l'acido in faccia a una persona).
PRESIDENTE. Avverto che la componente UDC-IDEA del gruppo Misto ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza, quindi la Presidenza consentirà lo svolgimento, per ciascun emendamento, di un breve intervento per illustrare la posizione della componente della durata di un minuto, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Io ho sentito con approvazione le parole dell'onorevole relatore, che ha rivendicato il fatto che la norma inevitabilmente si interpreta. vorrei aggiungere che l'eccesso di potere interpretativo del giudice è spesso il risultato di una cattiva tecnica del legislatore, che offre delle norme, le quali sono difficilmente interpretabili e quindi aperte ad interpretazioni discutibili o arbitrarie. Ma non stiamo facendo questo errore anche noi, adesso? Perché, vedete, “l'acuta sofferenza” è un concetto, il quale inevitabilmente dipende da un'unica fonte di accertamento, vale a dire la testimonianza soggettiva di chi dice che ha subito un'acuta sofferenza e quella che per uno è un'acuta sofferenza, per un altro potrebbe anche non esserla. Questo apre enormi margini interpretativi e una tecnica legislativa migliore lo eviterebbe. Per questo noi voteremo a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Uno dei principi normativi più interessanti che deriva dalla filosofia del diritto è l'eterogenesi dei fini, cioè una norma nasce per certi scopi e, qualche volta, va oltre quegli stessi scopi; ma la norma ha una sua forza intrinseca e mi meraviglia che un collega, che si occupa anche di diritto penale praticato, come il relatore, faccia riferimento all'abitudine della interpretazione della norma sulla scorta dei lavori parlamentari, magari in certi casi, per fortuna in altri. I lavori parlamentari sono lasciati soltanto agli studi universitari, ma mi risulta che siano assolutamente rispetto alle abitudini di quotidiana interpretazione ermeneutica, soprattutto delle norme penali, che sono norme, come posso dire, cioè norme che si interpretano tutti i giorni con grande rapidità e con grande necessità applicativa.
PRESIDENTE. Chiederei ai colleghi Ricciatti, Laforgia e D'Attorre di non voltare le spalle costantemente alla Presidenza, grazie.
EDMONDO CIRIELLI. Presidente, intervengo anche sull'altro emendamento, che più o meno è analogo: entrambi ribadiscono il concetto che lanciamo ancora una volta l'appello al PD e alla maggioranza di rivedere le pene che sono assolutamente sproporzionate. Voglio anche dire che è logico che il magistrato interpreti la legge secondo l'articolo 12, faccia l'interpretazione letterale, ma sappiamo bene anche che, per quanto riguarda i reati penali, esiste una prudenza specifica, il principio di stretta legalità, di tassatività, ma, insomma, ho capito che il senso sicuramente era quello della Presidente. Lo dico non perché voglio tornare sulla polemica, ma per dire che, tutto sommato, per come è stata articolata la condotta, noi apprezziamo lo sforzo della maggioranza in queste due trasmissioni tra Camera e Senato; riconosciamo che si potrebbe anche sostanzialmente essere d'accordo a mettere insieme, rispetto a delle violenze e degli abusi, un qualcosa di più simile alla Convenzione di New York, magari anche con doli specifici, l'intenzionalità di punire piuttosto che di ottenere confessioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Presidente, io ho l'impressione che alcuni dei colleghi che intervengano abbiano una decisa sottovalutazione dei fatti di cui stiamo parlando, e cioè di che cosa in realtà è la tortura: perché qui abbiamo avuto l'intero florilegio di una serie di comportamenti - i due schiaffoni, una certa ruvidità, per usare il testuale - che però sono molto distanti da ciò che configura un reato di tortura, e che toccherebbe a noi definire con precisione, in base alle convenzioni internazionali che danno una definizione molto precisa che è stata ripresa in quasi tutti gli ordinamenti. L'unico Paese in cui si è realizzato questo straordinario ritardo, non l'Egitto che ce l'ha, non la Turchia che ce l'ha, e vediamo come funzionano le cose lì, ma questo Paese con enorme ritardo è l'unico, sostanzialmente, in cui la fatica per la definizione del reato, l'introduzione del delitto sembra una cosa onerosissima, ed è una cosa onerosissima.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Amoddio. Ne ha facoltà.
SOFIA AMODDIO. Presidente, io sto ascoltando con molta attenzione gli interventi anche dell'opposizione. Ascolto che si punirebbe in maniera molto grave il pubblico ufficiale; si fa la differenza tra un cittadino che usa violenza verso il pubblico ufficiale, che viene punito con una pena di sei mesi; invece, il pubblico ufficiale, che usa violenza verso il cittadino, rischia una pena da 5 a 12 anni e più.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, non reitererò l'argomento per il quale non è aumentando le pene che si affrontano le patologie sociali. Vorrei invece segnalare, una seconda volta perché mi sembra che non sia stato colto, il fatto che non è vero che tutti i Paesi hanno introdotto il reato di tortura: la Repubblica federale tedesca non l'ha fatto, e non è un Paese di poco peso nell'Europa e nel mondo di oggi. In altri Paesi, come in Gran Bretagna, c'è stata una preoccupazione di evitare che si potesse usare questo per intimidire o ricattare le forze dell'ordine. In altri Paesi ancora, per esempio agli articoli 174 e 175 del codice penale spagnolo, si è provveduto a tipizzare il reato, perché noi non l'abbiamo tipizzato: copre fattispecie già presenti, e per le quali ci sono pene anche abbastanza importanti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
EDMONDO CIRIELLI. Presidente, visto che stiamo facendo anche una valutazione complessiva del sistema delle pene, si parla di taccheggio e di furto aggravato, ricordo che, nel nostro codice, sono previste delle aggravanti come quelle di avere agito con particolare crudeltà nei confronti delle vittime e quando ci sono altri reati come lesione gravissima, piuttosto che lesione grave; ci sono ulteriori reati e quindi ulteriori pene. È evidente che in tale quadro si inseriva il nostro emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, non casualmente nella nostra Costituzione le pene hanno una loro identità. Non è che il trattamento sanzionatorio è un trattamento semplicemente astratto e che può essere rimesso alla libera discrezionalità del legislatore, perché vi è un equilibrio all'interno del sistema sanzionatorio che in questa legislatura noi stiamo violentando; violando è poco. La reiterazione della violenza comporta una consapevolezza e un dolo specifico, se non addirittura di premeditazione, in ordine all'incremento folle del rapporto fra fatto e sanzione, come in questo caso del tutto spropositato. Qualcuno mi deve spiegare perché nell'antagonismo fra due soggetti vi sia un trattamento sanzionatorio giustificato nei confronti del privato e un trattamento sanzionatorio del tutto ingiustificato, anche perché rispetto al legittimo esercizio del proprio dovere, nei confronti del pubblico ufficiale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie signora Presidente. È difficile prendere posizione su questi emendamenti, perché se riferiti a una fattispecie troppo generica le pene appaiono evidentemente troppo elevate, se riferiti a vere fattispecie di tortura, le pene potrebbero anche essere giuste. È per questo che l'introduzione di una migliore comprensione specifica del reato di tortura avrebbe giovato. Il tema della integrità morale indica comportamenti i quali hanno il compito di fiaccare la volontà e di impedire alla persona di agire sulla base della propria coscienza perché la base dell'integrità morale è la coscienza. Violentare la coscienza della persona, questo è lo specifico di un reato di tortura sul quale poi si possono mettere intorno tutti gli altri comportamenti già previsti dal codice. Allora poteva essere giustificato un aumento delle pene come quello che viene proposto; allo stato attuale non lo è, e quindi voteremo a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Per dire che è l'ultimo intervento che faccio sul sistema delle pene, perché è evidente che la maggioranza intende rigettare tutti gli emendamenti, questo già lo si sapeva, tant'è vero che noi emendamenti non li abbiamo presentati. Il problema vero è questo: dobbiamo rischiare di mandare la legge un'altra volta al Senato oppure vararla praticamente così come è? Disquisire sul sistema delle pene oggi appare abbastanza retorico per quanto mi riguarda perché non più tardi di qualche settimana fa ne abbiamo ugualmente parlato ma in modo come dire . Ognuno badava ad altro e noi abbiamo messo in risalto che si sta creando una disarmonia del sistema; ma non soltanto l'ultima volta, è una storia che ormai si ripete.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Due osservazioni, Presidente. La prima: ho sentito qualche collega autorevolmente dire: ma la tortura, qui, però, cerchiamo di essere chiari: la parola tortura va calata esattamente nella descrizione della fattispecie incriminatrice che noi stiamo votando. Cioè, non c'è un concetto di tortura diverso da quello normativo. Chiunque volesse far passare questa norma pensando che questa norma sintetizzi efficacemente la parola tortura, sbaglia e offre un'immagine ingannevole di quello che noi stiamo facendo. Noi stiamo votando una fattispecie incriminatrice che potremmo anche chiamare Babbo Natale, non cambia, ma descrive una condotta che va analiticamente scannerizzata per comprenderne la capacità persuasiva e di collocazione all'interno del sistema. Quindi, che nessuno dica: chi vota contro, è contro la tortura. Noi siamo per punire pesantissimamente, ma la tortura, non delle lesioni più o meno ampiamente tradotte in una condotta così generica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno. Ne ha facoltà.
FRANCO BRUNO. Grazie, Presidente. Questo emendamento mi dà la possibilità di dire perché ho votato a favore di tutti gli emendamenti e voterò contro la legge, al di là delle problematiche e dei problemi che crea un'impostazione non del tutto condivisibile. Il problema sta proprio nel comma di cui tratta questo emendamento. Io non voterò mai una legge in cui è scritta la parola “ergastolo”: il fine pena mai, una vita senza possibilità di futuro, ancorché applicata ad un omicida torturatore, è abominevole; non c'entra nulla con la civiltà giuridica del nostro Paese né con la possibilità di costruire convivenze civili più normali, più serie, più umane. Sotto questo aspetto, io non voterò mai una legge così, se non si espunge quel termine, quella pena, quella fine della vita, che sotto il nome di ergastolo o di fine pena mai, fate voi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Signora Presidente, onorevoli colleghi, io credo che questo emendamento ci aiuti a tentare di uscire da una contrapposizione artificiosa. Qui è in questione una modalità tecnica di definire e di comprendere il reato di tortura che è inadeguata, non solo per le ragioni dette fino ad ora, ma anche per una ragione opposta. Se andiamo a guardare di nuovo l'ordinamento spagnolo, agli articoli 174 e 175, vediamo che prevede, per esempio, molto opportunamente, la rottura della coscienza della persona attraverso la deprivazione sensoriale e la creazione di ambienti artificiali nei quali essa non è più in grado di essere se stessa. Questo, che è il tema della tortura, della tortura quella vera, quella seria, quella che purtroppo abbiamo da lamentare in tante circostanze, non è nemmeno sfiorato da questa legge, che, quindi, è carente e da un lato, ma anche dall'altro, perché lascia non considerate fattispecie di tortura che sono quelle che, oggi più che mai, meriterebbero l'attenzione del legislatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Quello della pena fissa dei trenta anni è un tema importante che abbiamo sollevato anche come Commissione affari costituzionali e che crediamo rappresenti un problema, però quello che non si capisce bene è il significato di questo emendamento, perché si toglie la pena di anni trenta e, poi, conseguentemente, si introduce una fattispecie di reato diversa, cioè quella nel caso in cui le violenze avverso i pubblici ufficiali in servizio di ordine pubblico sono commesse in gruppo o armati. Siccome si parla di violenze contro i pubblici ufficiali in servizio di ordine pubblico, si sta parlando di tutt'altro, cioè stiamo uscendo dalla legge. Non è che con questo voglio dire che siamo a favore - perché l'argomento è questo - delle violenze contro i pubblici ufficiali (il modo di ragionare è questo: se io propongo di mettere una cosa che non c'entra niente e qualcuno si oppone, quel qualcuno è contrario a risolvere il problema), ma semplicemente questo emendamento non fa quello che dovrebbe fare, cioè correggere la parte sanzionatoria, ma introduce una nuova fattispecie di reato che con la legge non ha nulla a che vedere. Per questo voteremo contro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, se si potesse intervenire come alla scuola elementare con le matite rosse e blu, questo sarebbe un errore blu. Perché leggere in questo articolo 613- che l'istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura deve avvenire in modo concretamente idoneo fa sorridere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate .
FRANCO VAZIO, Invito al ritiro o parere contrario per tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza, deputato Ferraresi, prego.
VITTORIO FERRARESI, . Sugli emendamenti 3.1 Sisto e 3.2 Sisto, parere contrario. Sugli emendamenti 3.3 Gregorio Fontana e 3.4 Gregorio Fontana, ci rimettiamo all'Aula.
GENNARO MIGLIORE,. Parere conforme al relatore per la maggioranza.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Intervengo per dare il benvenuto alla nuova causa che sarà invocata universalmente per evitare il respingimento. Io credo che siamo di fronte davvero ad una, diciamo così, ad una via maestra che sarà più volte invocata. Noi suggeriamo soltanto di aggiungere alla parola: “fondati” la parola: “specifici”, cioè tu mi devi dimostrare che non solo ci sono fondati motivi per pensare che sarai torturato, ma specifici, cioè riferiti proprio al contesto in cui il soggetto si muove, che non sia una valutazione soltanto geopolitica, ma sia una valutazione specificamente legata a quel soggetto. Ora, si immagini, tutti invocheranno questo tipo di o meglio di non . Io penso che questo emendamento abbia una sua fondatezza e lo voteremo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 al quale non sono state presentate proposte emendative.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
GENNARO MIGLIORE,. Sull'ordine del giorno n. 9/2168-B/1 Nesi il parere è contrario, poiché l'interpretazione che qui si richiama è affidata alla giurisprudenza. L'ordine del giorno n. 9/2168-B/2 Sannicandro è accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo. Sull'ordine del giorno n. 9/2168-B/3 Leva il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2168-B/4 Laforgia parere contrario, in quanto esiste già il Fondo per le vittime di reati violenti. Sull'ordine del giorno n. 9/2168-B/5 a prima vittima Santerini …
GENNARO MIGLIORE,. Mi scusi.
PRESIDENTE. Capisco che abbiamo parlato qui abbastanza, oggi, di vittime.
GENNARO MIGLIORE,. Sull'ordine del giorno n. 9/2168-B/5 a prima firma Santerini il parere è contrario, poiché è evidente, anche dalla spiegazione data dal relatore, che “ovvero” è congiunzione disgiuntiva. Sull'ordine del giorno n. 9/2168-B/6 Palese il parere è favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2168-B/7 Galgano il parere è contrario, in quanto la norma è chiara in riferimento agli esempi che implicano anche le singole condotte come punibili, se comportano trattamenti inumani e degradanti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ARCANGELO SANNICANDRO. Normalmente sono contrario alle raccomandazioni; in questo caso facciamo un'eccezione.
MILENA SANTERINI. Presidente, l'ordine giorno voleva semplicemente chiedere al Governo di ribadire che, anche nel caso di condotte non reiterate, si potesse parlare di tortura. Il Governo ci ha rassicurato in questo senso, ma io lo lascerei lo stesso in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello Sviluppo economico, il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della Giustizia, il Ministro dell'Interno e la Ministra per i Rapporti con il Parlamento.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Pannarale ed altri n. 3-03127.
ANNALISA PANNARALE. Presidente, Ministro, la Bosch di Bari è oggi un'importantissima realtà industriale, produce componenti per motori diesel e occupa ben 1.900 lavoratori. Già a maggio scorso l'azienda aveva annunciato la possibilità di esuberi tra 450 e 850 persone, in cinque anni; poi il 20 giugno è stato presentato un piano industriale che comporterebbe l'esubero di ben la metà dei dipendenti dello stabilimento e un drastico peggioramento delle condizioni di lavoro e dei diritti dei lavoratori. Le cause di questa grave crisi occupazionale sono il declino della propulsione diesel a favore di propulsori meno inquinanti, ma anche le note vicende legate alle manipolazioni sul controllo delle emissioni compiute da diverse case automobilistiche, vicende che stanno rendendo stringente la necessità di nuove politiche industriali. A lei chiediamo quali siano le intenzioni reali del Governo rispetto all'urgenza di convocare Bosch, le parti sociali, la regione, le parti istituzionali, per definire un piano industriale differente…
ANNALISA PANNARALE. …che parta dalla riconversione produttiva e che garantisca la salvaguardia dei livelli occupazionali.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
CARLO CALENDA,. Intanto il tema dei contributi dati, che era stato sollevato nella domanda: a fine 2007 sono stati sottoscritti tre accordi con Bosch, che prevedevano investimenti complessivi pari a circa 120 milioni di euro, finalizzati principalmente all'ampliamento del centro di ricerca per lo sviluppo e il collaudo di componenti di motori diesel e all'aumento della produttività dello stabilimento pugliese. Nello specifico, il contratto di localizzazione di Centro studi, le cui spese ammontavano a 26,7 milioni di euro, è stato revocato a seguito della rinuncia del soggetto proponente con decreto del 12 novembre 2011; mentre per quanto riguarda il contratto di localizzazione di Tecnologie Diesel e Sistemi Frenanti Spa, le cui spese ammesse ammontavano a 89,4 milioni di euro, è stato ultimato nel 2010, con un totale di spese ritenute ammissibili a contribuzione di 41,5 milioni di euro.
PRESIDENTE. L'onorevole Pannarale ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANNALISA PANNARALE. Presidente, Ministro, mi rincuora l'intenzione da lei espressa di agevolare la convocazione di un tavolo, anche se francamente mi sarei aspettata uno sforzo in più, soprattutto rispetto alla capacità di disegnare un progetto industriale, un'idea industriale da parte del Governo, che possa assicurare il futuro produttivo e occupazionale di una parte così rilevante del sistema del Paese. Io credo che sia davvero ormai insopportabile continuare a scaricare ancora una volta sulla pelle dei lavoratori il peso di scelte industriali miopi e sbagliate, e che continuano in questo Paese a fare affidamento sui combustibili fossili che sono ormai vecchi e assolutamente in declino, e che non investono in progetti di ricerca; nello specifico, come gli avevo posto peraltro nella premessa, nella riconversione produttiva verso, ad esempio, motori ibridi ed elettrici.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANNALISA PANNARALE. Io credo che sia assolutamente urgente convocare subito questo tavolo, perché non possiamo stare ad aspettare i licenziamenti. Avete il dovere di salvaguardare i lavoratori ed il futuro del Paese!
PRESIDENTE. L'onorevole Zaratti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Laforgia ed altri n. 3-03128 di cui è cofirmatario, per un minuto.
FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, l'Ispra svolge fondamentali ed importantissime funzioni conoscitive, di controllo, di monitoraggio, di valutazione. Queste competenze sono state ulteriormente normate dalla nuova legge, la n. 132 del 2016, che ha istituito anche il Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente, e che ha riordinato le agenzie ambientali. Il fatto che queste agenzie possano svolgere al meglio la loro funzione è fondamentale per quanto riguarda anche le nuove normative in ragione degli eco-reati. I controlli ambientali sono fondamentali; i cittadini devono credere che queste agenzie possano svolgere autonomamente la loro funzione. Chiediamo al Governo se non ritiene opportuno finanziare ulteriormente per rendere possibile il funzionamento di questi enti.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIAN LUCA GALLETTI,. Ringrazio intanto l'onorevole interrogante per l'interrogazione. La legge n. 132 del 2016, istitutiva del Sistema nazionale a rete, ha ridisegnato completamente il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, e quale perno di tale sistema ha ridefinito i compiti e le funzioni di Ispra. Sono stati, infatti, introdotti nuovi obiettivi ambientali, ed è stato attribuito ad Ispra uno specifico ruolo strategico di coordinamento introducendo rilevanti innovazioni organizzative e di funzionamento per assicurare omogeneità ed efficacia all'azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell'ambiente. Tuttavia, per esigenze di contenimento della finanza pubblica, tale legge ha previsto una clausola di invarianza finanziaria; pertanto, non è stato previsto un incremento del contributo ordinario, come segnalato dal mio Ministero nelle sedi parlamentari.
PRESIDENTE. L'onorevole Zaratti ha facoltà di replicare, per due minuti.
FILIBERTO ZARATTI. Grazie, Presidente. È evidente che le ultime cose che sono state affermate dal Ministro inficiano l'intero intervento che precedentemente il Ministro ha fatto. Che i piani di stabilizzazione del personale, ovvero il fatto che finalmente questi lavoratori possano trovare un posto di lavoro fondamentale e fisso (dico fondamentale perché è fondamentale nello svolgimento ordinario delle funzioni affidate a Ispra, quindi questi lavoratori non è che svolgono una funzione accessoria, ma fondamentale e determinata), quindi che i piani di stabilizzazione siano sottoposti alla compatibilità di natura finanziaria, così come è stato ribadito, anche rispetto alla n. 132, inficia la possibilità che questi Piani vengono attuati.
PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03129 .
ROBERTO CAPELLI. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, in Sardegna, in particolare, come detto nel titolo dell'interrogazione, nel territorio del Medio Campidano, nel comune Gonnosfanadiga e di altri comuni limitrofi, rischia di compiersi l'ennesimo inutile scempio ambientale con la compromissione di importanti aree attualmente destinate a pregevoli produzioni agricole, allevamento di ovini, piccoli pascoli naturali, arborati con sughere.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIAN LUCA GALLETTI,. Grazie all'onorevole interrogante. Con riferimento alla realizzazione del progetto in questione, si rappresenta in via preliminare che l'intervento è stato sottoposto alle procedure di VIA, di valutazione di impatto ambientale. In tale contesto la commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale del Ministero ha espresso un parere di compatibilità ambientale positivo, a condizione che vengano rispettate specifiche prescrizioni. In particolare nella sua valutazione la commissione ha sostanzialmente ritenuto che la realizzazione del progetto è in linea con il raggiungimento degli obiettivi dell'Unione europea e del nuovo pacchetto clima-energia 2030, nonché con la normativa nazionale in tema di energie rinnovabili.
PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di replicare.
ROBERTO CAPELLI. Signor Ministro, non le sfuggirà che, oltre al parere negativo del Ministero del turismo e della cultura, c'è il parere negativo della regione Sardegna e della sovrintendenza, oltre che dei comuni, rappresentato dai sindaci di quei territori interessati all'investimento. Non le sfuggirà anche, e questo presumo possa servire per il parere definitivo del Consiglio dei ministri, che la commissione ha assunto a fondamento del proprio parere di compatibilità, le argomentazioni della proponente, citandole in forma pedissequa, recependole in modo acritico, ritenendole aprioristicamente veritiere anche negli aspetti di più manifesta e logica infondatezza.
PRESIDENTE. L'onorevole Daga ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03130 .
FEDERICA DAGA. Grazie, Presidente. Il “decreto sblocca Italia” del 2014 prevede che il Ministero dell'ambiente revochi quei fondi assegnati a regioni ed enti per contrastare fenomeni di dissesto idrogeologico qualora non siano ancora pubblicati i bandi di gara o effettuati affidamenti dei lavori entro settembre 2014. I fondi revocati vanno così nel fondo generale per essere riassegnati ad altri lavori.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI,. Grazie, signor Presidente. Relativamente alle procedure di revoca prevista dall'articolo 7 dello “sblocca Italia”, si evidenzia che, a seguito di una preistruttoria svolta da Ispra sulla base dei dati di monitoraggio contenuti nel ReNDiS, gestito dallo stesso istituto, gli interventi oggetto di tale procedimento sono risultati 169, l'importo finanziato corrispondente ammonta a circa 245,5 milioni di euro. Tali interventi sono pari al 5,3 per cento di quelli complessivamente finanziati nel periodo 1998-2008. Il 6 ottobre 2014 il Ministero dell'ambiente ha avviato il procedimento finalizzato alla revoca del finanziamento per quelli in ritardo di attuazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Daga ha facoltà di replicare per due minuti.
FEDERICA DAGA. La ringrazio, Ministro. Non sono soddisfatta della risposta ricevuta, perché, comunque, stiamo vivendo un momento di crisi idrica abbastanza diffusa e il pericolo dei dissesti causati da bombe d'acqua diciamo che è dietro l'angolo. Sono tre anni che il Governo e Italiasicura hanno prodotto tantissime e bellissime ; i dati che mi ha appena dato non corrispondono, in realtà, a quello che è stato dichiarato lo scorso 10 maggio da un convegno dove si presentava un libro di Italiasicura con tutti i dati relativi a quello che poi, alla fine, è il Rendis. Si è presentato, appunto, un libro che, nella sostanza, sembra molto il nazionale del Rendis.
PRESIDENTE. L'onorevole Locatelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03131 per un minuto.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Negli ultimi giorni si è parlato molto della riforma del codice penale appena approvata a causa delle possibili conseguenze che avrebbe sul reato di . Alcuni dirigenti dei maggiori sindacati italiani e alcuni avvocati hanno criticato una parte della riforma, che, secondo loro, porta ad un indebolimento del reato; altri non sono d'accordo con questa interpretazione.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANDREA ORLANDO,. Grazie, Presidente. Nel medesimo senso, con il progetto di riforma del codice antimafia, si era già intervenuti nel 2013 nella prospettiva di affinare ulteriormente il sistema della tutela, introducendo misure di prevenzione, quale l'ammonimento, finalizzato all'anticipazione della tutela delle donne ad ogni vittima di violenza domestica. E, come dicevo, nel medesimo senso vengono ampliate ora nel codice antimafia le misure di sicurezza personale applicabili ai soggetti indiziati del delitto di atti persecutori; quindi, è del tutto evidente quale sia l'indirizzo e l'orientamento del Governo su questo punto.
PRESIDENTE. L'onorevole Locatelli ha facoltà di replicare per due minuti.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Ministro, apprezzo la sua apertura alle modifiche normative. Mi permetto di farle una raccomandazione: vede, questo allarme è stato, come posso dire, lanciato da persone che da una vita si occupano di questi temi, e, addirittura, è stato quantificato il problema. Si pensa che, in almeno il 50 o 60 per cento dei casi, questa sanzione riparatoria sarà applicabile. Non sto a raccontare tutto, perché lo sa benissimo che la irrevocabilità della querela è per i casi gravi di reato di ma noi abbiamo un problema sempre, ma in particolare in questo momento. Il rischio è che si lanci questo messaggio pericoloso: il reato di non è poi così grave, tant'è che lo abbiamo indebolito con questa riforma del codice penale.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
PIA ELDA LOCATELLI. …l'accordo con la Telecom, perché è stato un accordo troppo esoso per lo Stato.
PRESIDENTE. L'onorevole Carfagna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03132 per un minuto.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come è stato già detto, la riforma del processo penale, che è stata approvata qui alla Camera lo scorso 14 giugno con un voto di fiducia e riducendo ai minimi termini lo spazio per un necessario approfondimento parlamentare, ha introdotto, tra le altre cose, una norma, alla quale lei faceva riferimento, l'articolo 162-, che consente in alcuni casi di estinguere anche il reato di pagando una somma di denaro.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANDREA ORLANDO,. Grazie, Presidente. Approfitto, nel rispondere a questa domanda, anche per riprendere alcune considerazioni precedenti; io non credo nella valenza simbolica del diritto penale, ma se così fosse, noi dobbiamo dire che nel corso di questi mesi noi avevamo introdotto misure restrittive per quanto riguarda la parte cautelare, parlo del 2013, abbiamo introdotto nel codice antimafia addirittura misure di prevenzione, per quanto riguarda questo tipo di reati. Quindi, se davvero il comportamento dei singoli fosse orientato dalla cosa di cui dubito, la ha mandato anche questi segnali di cui è giusto tenere sufficientemente conto. Da questo punto di vista, ritengo che la scelta che è stata compiuta a suo tempo, di non prevedere la procedibilità d'ufficio per tutti i tipi di abbia in qualche modo indebolito lo strumento. So che su questo c'è stato un dibattito, a suo tempo, molto acceso, molto forte, ma la strada che credo si potrebbe e si dovrebbe percorrere – naturalmente, sono aperto al confronto su altre ipotesi - è questa: non tanto, come dire, evitare che la condotta riparatoria possa essere un istituto utile alla deflazione del processo, quanto sottrarre questo tipo di reati alla possibilità che in qualche modo ci sia una pressione in qualunque fase processuale nei confronti della donna, affinché in qualche modo possa rimettere la propria azione e la propria domanda di giustizia.
PRESIDENTE. L'onorevole Carfagna ha facoltà di replicare, per due minuti.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. Ministro, eviterei il gioco dello scaricabarile che trovo irrispettoso nei confronti delle donne vittime di violenza, anzi, ci tengo a dirle che apprezziamo la sua sensibilità, la sua apertura - e abbiamo avuto modo di dirglielo anche nei giorni scorsi - che stride, in realtà, con il silenzio assordante di alcuni suoi colleghi e, soprattutto, di alcune sue colleghe al Governo. Mi permetto di dire rapidamente che il punto non è quello di agire sulla procedibilità: lei ha fatto riferimento, giustamente, ad un dibattito che c'è stato e la scelta che fu fatta allora, fu fatta per valorizzare al massimo, come lei sa, la libertà delle donne; a nostro avviso bisogna escludere il reato di tra quelli ricompresi nell'articolo 162- e ci riserviamo di presentare una proposta in merito.
PRESIDENTE. L'onorevole Marotta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03133 per un minuto.
ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Ministro, i minimi tariffari sono tutelati dalla legge, dalla riforma dell'ordinamento forense introdotto nel 2012, dalla sentenza del 2016 della Corte di giustizia dell'Unione europea, però, il consiglio nazionale forense segnala, già da tempo, l'esistenza di convenzioni che presentano un eccessivo squilibrio contrattuale in favore del committente e non rispettose della proporzione tra compenso pattuito e qualità e quantità del lavoro svolto dal legale su mandato. Tali convenzioni sono proposte dai cosiddetti clienti forti e lei sa a chi mi riferisco. Quindi, lei ha presentato un disegno di legge, fra l'altro concordato con il consiglio nazionale forense…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ANTONIO MAROTTA. …noi ci aspettiamo che questo disegno di legge vada avanti, se lei ci illumina su questo aspetto.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANDREA ORLANDO,. Sì, in questa sede si sottolinea il ruolo essenziale svolto dall'avvocatura per assicurare efficienza e funzionalità al servizio giustizia. La notevole riduzione delle cause civili pendenti, passate nell'ultimo triennio da 6 a 3,5 milioni, e la consolidazione del processo civile telematico sono alcuni, solo, dei settori in cui l'avvocatura ha dimostrato di essere risorsa fondamentale per il funzionamento della giurisdizione, mostrando spirito di leale collaborazione istituzionale ed elevatissimi livelli di professionalità. Ritengo, pertanto, grave voler imputare anche all'avvocatura le disfunzioni del sistema giudiziario, trascurando come sia, invece, un atto di un imponente processo di proletarizzazione dei professionisti che finisce per indebolire il sistema di tutela dei diritti, che rischia di mettere in discussione la stessa tenuta della democrazia.
PRESIDENTE. L'onorevole Marotta ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANTONIO MAROTTA. Grazie; nel dichiararmi pienamente soddisfatto dalle parole del Ministro che ci ha tranquillizzato nel dire che questo disegno di legge sarà portato a termine nell'arco di questa legislatura, voglio sottolineare come il problema del compenso per i professionisti che, fra l'altro, hanno dato luogo a una manifestazione anche nel maggio scorso, qui, a Roma, sia un fatto di estrema importanza, soprattutto per i giovani, a cui, pure, ha fatto riferimento il Ministro. Perché è chiaro che lì dove i giovani si avviano alla professione e si trovano di fronte a tariffe e onorari tali che non gli consentono di sopravvivere – a volte addirittura è chiesta loro l'anticipazione delle spese, da parte di alcuni enti o da parte di alcuni clienti forti, come li abbiamo definiti prima - non c'è per loro nessuna possibilità di intraprendere un'attività professionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Auci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03134 per un minuto.
ERNESTO AUCI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come ricorderà, il 9 aprile 2015 un uomo, eludendo tutti i controlli, è entrato armato nel palazzo di giustizia di Milano e ha ucciso tre persone e ferito gravemente altre due. Vennero uccisi il giudice Fernando Ciampi, l'avvocato Lorenzo Claris Appiani e il signor Giorgio Erba. Il fatto suscitò un'ondata di commozione e di cordoglio, ma anche indignazione e preoccupazione per la scarsa sicurezza del tribunale di Milano. L'assassino è stato arrestato e condannato, mentre, per quel che riguarda il passaggio dell'arma, è stato incriminato il vigilante addetto alla porta di ingresso. Durante il processo il vigilante è stato completamente assolto, ma è emerso con chiarezza che i controlli, la sicurezza del tribunale di Milano non è adeguata, è completamente inefficiente, insomma fa acqua da tutte le parti. Questa sicurezza è controllata, a sua volta, da una commissione di manutenzione composta dalle più alte cariche del tribunale...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ERNESTO AUCI. ...che, per la verità, deve aver agito male. Si intende solo chiedere al Ministro cosa vuole fare per intervenire.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANDREA ORLANDO,. I tragici eventi occorsi nel palazzo di giustizia di Milano il 9 aprile 2015 hanno proposto all'attenzione l'esigenza di intervenire più efficacemente sul sistema di sicurezza degli uffici giudiziari. Ferme restando le valutazioni dell'autorità giudiziaria sulla responsabilità penale dei soggetti coinvolti, vi evidenzio come, nelle motivazioni, la sentenza, emessa nei confronti della guardia giurata in servizio presso l'ingresso di via San Barnaba del palazzo di Giustizia del tribunale di Brescia, ha confermato che i dispositivi di controllo erano perfettamente funzionanti.
PRESIDENTE. L'onorevole Auci ha facoltà di replicare per due minuti.
ERNESTO AUCI. Signor Ministro, la ringrazio molto della sua risposta ampia e dettagliata. Credo che si siano fatti dei passi avanti, tuttavia sottolineo ancora una volta che non vedo un ruolo attivo, così come è stato confermato, da parte dei magistrati del tribunale stesso. Cioè, siccome è il Ministero in quanto tale che deve assicurare l'efficienza e la funzionalità delle strutture della giustizia, questo non c'entra nulla con l'autonomia dell'autorità giudiziaria, che deve essere mantenuta e bisogna rispettare la Costituzione, ma non credo che i magistrati siano titolati o abbiano una esperienza specifica in tema di sicurezza. Quindi, l'invito che rivolgiamo al Ministero è quello di farsi carico completamente del sistema di sicurezza dei vari tribunali, proprio per rassicurare le molte migliaia di persone, che, come nel caso di Milano, ma anche di altri tribunali importanti, frequentano tutti i giorni le Aule di giustizia.
PRESIDENTE. L'onorevole Quartapelle Procopio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03135 per un minuto.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Presidente, oggi i fili delle reti terroristiche sono soprattutto fili virtuali. Lo sappiamo, i terroristi usano il usano le piattaforme le piattaforme di contenuti per veicolare la loro propaganda d'odio. Internet, che è una delle più grandi conquiste della nostra epoca, rischia di diventare uno straordinario tallone di Achille, uno spazio libero, incontrollato e incontrollabile, che può diventare strumento di propaganda e di odio. È una questione che il Governo italiano conosce bene, che ha analizzato in vari consessi internazionali, in ultimo in sede del G7 e nel Consiglio europeo, e quindi le chiediamo quali tipi di iniziative si stiano intraprendendo a livello nazionale e internazionale, sulla scorta di quanto stanno facendo altri Paesi europei come, per esempio, la Germania, per contrastare la diffusione sul di contenuti illeciti e, in particolare, della propaganda terroristica.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANDREA ORLANDO,. Riservo al tema in discussione prioritaria attenzione, nella consapevolezza che la lotta alla minaccia globale del terrorismo passi, come è stato detto, anche attraverso una ridefinizione complessiva del ruolo dei ed un efficace controllo dei messaggi veicolati dalla rete.
PRESIDENTE. L'onorevole Manciulli, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
ANDREA MANCIULLI. Grazie, signor Ministro, io mi dichiaro molto soddisfatto della sua risposta: del resto, la sua risposta contiene anche un po' il percorso narrativo rispetto all'applicazione del decreto del 2015, che sta dando, da questo punto di vista, dei frutti molto seri e sui quali è opportuno anche apprezzare la valutazione di alcuni organismi internazionali.
PRESIDENTE. L'onorevole Catalano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03136 per un minuto.
IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Ministro, la maggior parte degli atti processuali archiviati in Italia sono conservati unicamente in formato cartaceo e alcuni, risalenti a molti decenni fa, tra poco, saranno illeggibili. Parliamo di casi di grande importanza storica, sociale e politica per il nostro Paese; casi di cronaca, processi di mafia e di terrorismo. Pensiamo al loro valore storico, alla loro importanza ai fini di studio per i ricercatori delle nostre università, ai molti progetti per la promozione della cultura della legalità.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANDREA ORLANDO,. L'atto di sindacato ispettivo in discussione mi offre la possibilità di affrontare un tema, quello della conservazione degli atti giudiziari di maggiore interesse storico, cui il Governo e il Ministero che rappresento riservano un'attenzione prioritaria.
PRESIDENTE. L'onorevole Catalano ha facoltà di replicare, per due minuti.
IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Mi ritengo pienamente soddisfatto dalla risposta del Ministro. Raccomanderei - l'unica cosa che non ho sentito nella risposta - di rendere pubblica la banca dati ed accessibile a tutti, perché il patrimonio storico che questi atti processuali rappresentano è molto importante, soprattutto, anche per la ricerca, e sono una fonte di informazione per la diffusione della cultura della legalità.
PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03137 per un minuto.
FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Ministro Minniti, nei campi nomadi si stocca refurtiva, si addestrano i bambini all'accattonaggio, al rovistaggio, al taccheggio, al borseggio, negandogli la scolarizzazione; si consumano scontri tra immigrati di diverse etnie, che non dovrebbero essere lì; divampano sempre più spesso roghi tossici: bruciano cavi di rame rubati e rifiuti speciali portati da gente che elude le più costose procedure legali. Il tutto nella più totale impunità, tanto che i cittadini italiani, esasperati, dicono che esisterebbero precise direttive politiche per non intervenire nei campi nomadi. È vero? Può smentirlo ufficialmente e provvedere ad intervenire per reprimere i reati che vengono consumati, quotidianamente, nei campi nomadi?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
MARCO MINNITI,. Grazie, signor Presidente. Il fenomeno dei roghi tossici nelle adiacenze dei campi nomadi assume particolare rilevanza, soprattutto, in prossimità degli insediamenti di maggiore estensione, situati, per lo più, a ridosso dei grandi centri metropolitani. Specifici episodi si sono verificati e continuano a verificarsi, infatti, oltre che nella capitale, sulla quale mi soffermerò tra poco, anche nell'area torinese, milanese e nella città di Napoli.
PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di replicare, per due minuti.
FABIO RAMPELLI. Ministro, la ringrazio, ma penso che ci voglia serietà. I fuochi dei campi, sono sotto gli occhi di tutti: mi riferisco a La Barbuta, a via Salviati, alla Monachina, per quello che attiene al territorio della capitale d'Italia, e a quelli che la settimana scorsa sono avvenuti a Caivano, in provincia di Napoli, con 700 frigoriferi. Quanto tempo ci vuole per mettere insieme 700 frigoriferi e darli alle fiamme? Quindi, lei può raccontarmi tutte le analisi sociologiche possibili e immaginabili, e può raccontarmi anche quanto personale è stato messo a disposizione per tentare di fermare questo fenomeno, ma resta assolutamente inevasa la domanda secondo la quale non si capisce perché, se vi è un fuoco acceso - mentre noi parliamo mi arrivano dei messaggi che mi dicono che a La Barbuta ci sono dei fuochi tossici -, adesso, seduta stante - io la sfido, Ministro – perché lei non chiama il questore e non gli dice di entrare nel campo nomadi e di arrestare quei nomadi che, in flagranza di reato, stanno commettendo comunque un qualcosa di illegale che non dovrebbe accadere? Perché? Perché non viene con me? Abbiamo delle somiglianze: ci mettiamo una bella parrucca e a settembre - perché adesso le scuole sono chiuse - andiamo in un campo nomadi, e lei potrà verificare che ci sono bambini a cui viene sottratto il diritto al futuro, che non vengono scolarizzati. Perché in tempo reale non gli viene sottratta la patria potestà? Perché? Perché di fronte a reati che si consumano e che sono perfettamente individuabili - non parliamo di scippi, perché in trenta secondi lo scippo viene fatto e vattelappesca dove è collocato il piccolo furfante che ha commesso lo scippo, mentre il fuoco, per vederlo sprigionare, prevede che ci siano intanto delle merci stoccate, anzi della refurtiva stoccata, poi un'organizzazione, e quando si accende dura ore ed ore -, perché non c'è l'arresto in flagranza di reato? A questo mi riferisco. La sfido, lo faccia subito.
PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03138 per un minuto.
MARCO RONDINI. Presidente, signor Ministro, soltanto dopo la protesta delle famiglie scopriamo che il perpetrarsi dei ritardi nelle risposte alle ufficiali era dovuto al fatto che la dottoressa Della Monica, vicepresidente della CAI, destinataria delle missive, dall'agosto 2016 non accedeva più alla propria casella di posta elettronica. A ciò va aggiunto che la vicepresidente Della Monica non ha mai convocato la commissione nell'arco degli ultimi tre anni di gestione (gestione sostanzialmente monocratica), rendendo di fatto molti degli atti sottoscritti inefficaci, perché non ratificati dall'organismo collegiale. Chiediamo dunque al Governo quali provvedimenti intenda adottare per far piena luce su questa vicenda, e come intenda in tempi rapidi ristabilire il buon andamento della Commissione per le adozioni internazionali, facendo sì che nessuna famiglia possa subire più tali disagi.
PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANNA FINOCCHIARO,. Signor Presidente, rispondo alle questioni poste dagli onorevoli interroganti concernenti il funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali, la cosiddetta CAI, sulla base degli elementi forniti dalle competenti strutture della Presidenza del Consiglio. Il 13 febbraio scorso, a scadenza del mandato della dottoressa Della Monica, si è ritenuto di non procedere al suo rinnovo, bensì di nominare, quale vicepresidente della CAI, la dottoressa Laura Laera, già presidente del tribunale dei minorenni di Firenze. Si precisa che la dottoressa Laera, nominata con decreto del Presidente del Consiglio il 9 maggio scorso, ha assunto l'incarico in data 15 giugno.
PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di replicare, per due minuti.
MARCO RONDINI. Presidente, noi non ci sentiamo soddisfatti, perché riteniamo che, a computare i fatti rimbalzati agli onori della cronaca, anche giudiziaria, che hanno scandito i tempi di questa assurda e maledetta vicenda - per chi li ha subiti - pare che gli Esecutivi degli ultimi anni, a cui ricondurli, da Letta a Gentiloni, passando per quello Renzi, siano stati colpiti da una sorta di torpore letargico indotto da sciatteria, superficialità, malafede e interesse di parte, che ha impedito una reazione e un'azione all'altezza di una situazione precipitata nella realtà di cui ci danno conto i numeri: un crollo verticale delle adozioni, producendo il dramma di tante coppie in attesa di poter accogliere, che non hanno ricevuto nessuna risposta e, cosa ancora più grave, rendendo impossibili quelle adozioni che avrebbero garantito a dei bambini di poter crescere in un ambiente che, grazie al loro arrivo, sarebbe diventato una famiglia.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,30 con lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla gestione dei flussi migratori.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Matteo Bragantini, Capelli, Cirielli, Dambruoso, Dellai, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Gregorio Fontana, Lorenzo Guerini, Laforgia, Locatelli, Manciulli, Marcon, Mazziotti Di Celso, Migliore, Pes, Pisicchio, Portas, Sottanelli, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla gestione dei flussi migratori.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'Interno, Marco Minniti.
MARCO MINNITI,. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, nei giorni 27 e 28 giugno abbiamo avuto nel nostro Paese un afflusso straordinario di persone salvate nel Mediterraneo centrale. Ricordo i numeri: 22 navi poi diventate 25 nel corso delle ore successive; più di 10.000 arrivi che fanno salire la cifra complessiva delle persone salvate nel Mediterraneo centrale a più di 85.000 nei primi sei mesi di quest'anno, più 18,40 per cento rispetto allo scorso anno. Quegli arrivi così numerosi e così concentrati in uno strettissimo lasso di tempo e quel numero straordinario di navi, 25, hanno messo a dura prova il nostro sistema di approdo e di accoglienza.
PRESIDENTE. Ora passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
EMANUELE FIANO. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato, signor Ministro, condividendola, una serietà nelle parole che lei oggi ha voluto trasmettere a questo Parlamento, che corrisponde alla serietà del tema che lei ha trattato e alla serietà con cui questo partito e questa maggioranza hanno appoggiato il Governo nelle cose che noi abbiamo fatto in questi anni rispetto a questo tema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Roberta Lombardi. Ne ha facoltà.
ROBERTA LOMBARDI. Grazie, Presidente. Ministro Minniti, siamo seri per favore . Questa non è un'informativa al Governo, questo è un sunto della rassegna stampa degli ultimi due giorni, che abbiamo letto tutti, condita con qualche appello al vento e un po' di retorica politica. Siamo rimasti, un'altra volta, come Paese, col cerino in mano e lei viene qui a farci l'edizione delle 20 del TG. Non è serio, francamente .
ROBERTA LOMBARDI. Quinto: dovete smetterla di vendere bombe a mezzo mondo. Sesto: bisogna rafforzare la sicurezza interna, dotare l' e le persone delle forze di polizia di mezzi.
PRESIDENTE. Deve concludere, deputata.
ROBERTA LOMBARDI. L'Italia è sola, sola per colpa vostra. Ma se siamo soli, allora lo dobbiamo essere fino in fondo e ce la dobbiamo gestire noi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, signor Ministro, io vorrei che una nave, una soltanto, si dirigesse in un altro porto europeo. Certo, non risolverebbe i nostri problemi, ma sarebbe il segnale di un impegno solidale dell'Europa. Io mi batterò per questo, perché è inaccettabile separare il momento del soccorso da quello dell'accoglienza ed è un'ipocrisia dire: salvo una vita in mare, ma che fine fa, poi, quella vita è un problema di un solo Paese, l'Italia. Signor Ministro, forse lei riconoscerà queste parole: sono le sue, in un'intervista del 4 di giugno su a Milena Gabanelli.
RENATO BRUNETTA. È tutto ascrivibile a voi! Il 27 e 28 giugno, lei ci ha ricordato un afflusso straordinario di ventidue navi, poi diventate venticinque, con 10-12 mila disperati. Poche settimane dopo la sua dichiarazione. E ho letto in un'agenzia, in quelle stesse ore di quel momento drammatico delle ventidue-venticinque navi che si stavano dirigendo verso l'Italia, che il suo Ministero, il suo Governo ipotizzavano la chiusura dei porti. Era una nota del Ministero dell'interno.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
RENATO BRUNETTA. In cambio di che cosa voi avete accettato e consentito che tutti gli sbarchi avvenissero nel nostro Paese? Perché allora non si spiega il suo quesito: vorrei che una sola nave… E non si spiegano le porte in faccia degli altri Paesi, quasi che, in cambio di questa accettazione di tutti gli sbarchi nel nostro Paese, noi avessimo scambiato tutto questo, dentro un patto implicito perverso, con la famosa flessibilità sui nostri conti.
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
RENATO BRUNETTA. Ho finito.
PRESIDENTE. Grazie, perché siamo fuori tempo.
RENATO BRUNETTA. Ho finito, ma non rispondevo a lei, signora Presidente.
PRESIDENTE. Però lei ha finito il suo tempo, onorevole Brunetta.
RENATO BRUNETTA. Pertanto le dico, signor Ministro: basta retorica, basta chiacchiere, ritorni quello di quel pomeriggio, quando aveva ipotizzato la chiusura dei porti, apra una crisi vera in Europa…
PRESIDENTE. Deve concludere…
RENATO BRUNETTA. …e avrà con sé il Parlamento intero…
PRESIDENTE. Grazie, la ringrazio.
RENATO BRUNETTA. …soprattutto avrà con sé il Paese, altrimenti sarete cacciati via dal popolo sovrano, perché avrete distrutto il Paese !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filippo Fossati. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Vergogna!
PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, la prego. Andiamo avanti. Prego, deputato Fossati.
FILIPPO FOSSATI. Presidente, il quadro che il Ministro ci descrive, alla vigilia dell'incontro di Tallinn, non è né confortante né, per qualche aspetto, convincente. Poco conforto viene dalle misure annunciate dall'Europa: qualche risorsa sull'emergenza, legata però a un repertorio di prescrizioni puntuali sulla struttura e sulla gestione delle procedure d'asilo che manifesta ancora sia un retropensiero sull'affidabilità dell'operatività del Ministero dell'interno e della giurisdizione italiana sia un'indicazione, con qualche aspetto di pregiudizialità o di preferenzialità, alla via dei respingimenti, un po' come soluzione politica e logistica auspicabile - mi chiedo chi sarebbero queste guardie di frontiera specializzate in respingimenti che noi dovremmo ospitare - più che come esito di un'istruttoria sui requisiti che accertano un diritto fondamentale come il diritto d'asilo.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
FILIPPO FOSSATI. Concludo. E non ci sono muri né mari che tengano, solo la morte che un migrante mette nel conto, ma che noi nel conto ci dobbiamo rifiutare di mettere. Vada a Tallinn, Ministro, scuota l'Europa, ma sappia proporre anche un nuovo racconto, e avrà più forza, oltre che il nostro consenso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare all'onorevole Fabrizio Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signora Presidente, signor Ministro, premetto che mi riconosco nel ragionamento sofferto che lei ci ha fatto, nelle preoccupazioni che lei ha espresso, e anche nel parziale cambio di passo che il Governo ha manifestato su questa vicenda, però voglio dire anche che mi sembra che ci sia una sorta di incomprensione in questo Parlamento di due fatti, in primo luogo, che ci troviamo di fronte a uno . Siamo nel cuore di uno che va molto al di là di tutte le previsioni e anche delle mediocri polemiche che sento qui. E questo può anche travolgerci, andando molto al di là di tutte le aspettative.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Ministro, dal 2013 ad oggi sono sbarcati in Italia, anzi siete andati a prendere nelle acque territoriali libiche, qualcosa come 600.000 presunti profughi potenziali clandestini; 170.000 nel 2014; 154.000 nel 2015; 181.000 lo scorso anno; 85.000 nel 2017, il 20 per cento in più rispetto all'anno scorso con una previsione a fine anno di circa 200.000 sbarchi. L'85 per cento di chi parte dalle coste libiche e attraversa il Mediterraneo centrale arriva in Italia. Quest'anno, Ministro, sono morte nel Mar Mediterraneo 2.000 persone; l'anno scorso ne sono morte 5.000; negli ultimi tre anni 15.000 persone hanno toccato il fondo del Mediterraneo. I numeri dicono tanto, probabilmente non dicono tutto ma questi numeri sono la cartina al tornasole di una tragedia, Ministro. Sono la cartina al tornasole di una invasione di massa, pianificata a tavolino che ha messo e sta mettendo in ginocchio il nostro Paese: è il dato reale rispetto al quale bisogna partire.
PRESIDENTE. Concluda per favore.
NICOLA MOLTENI. … con i respingimenti assistiti. Chiudo veramente, Ministro…
NICOLA MOLTENI. … è inaccettabile ministro - glielo dico da persona che ha iniziato a fare politica nella pubblica amministrazione sui territori - scaricare un fenomeno sovranazionale e globale come il fenomeno dell'immigrazione sui territori e i sindaci . I sindaci fanno altro nella vita, non gestiscono l'incapacità di questo Governo. Chiedete scusa ai cittadini italiani per come avete gestito il fenomeno fino ad oggi
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Grazie signora Presidente. Abbiamo ascoltato, Ministro, con disagio le sue parole, le parole di un Ministro che in quest'Aula dichiara la resa incondizionata sua e del suo partito alla cultura dilagante di una destra xenofoba, che cresce nella pancia di un Paese, nella pancia di un continente impaurito dalla crisi economica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, noi apprezziamo il suo intervento onesto, intervento che è colmo di insoddisfazione, un'insoddisfazione che deriva dalle sue stesse parole e che stigmatizza, prima che l'incapacità di una risposta relativa ad un dramma epocale che abbiamo davanti a noi, la difficoltà di rendere attuali i principi fondanti dell'Unione europea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Domenico Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Signora Presidente, i numeri esposti dal Governo dicono del fallimento di una dicotomia, della dicotomia fra chi vuole dare tutto a tutti e chi vuole chiudere i porti anche ai richiedenti asilo. La storia non si divide in due; il bivio “aperto contro chiuso” non regge, il dualismo “sovranismo contro globalismo” frana di fronte al reale; anzi, questo scontro fra opposte demagogie genera paradossi. In Austria, i socialdemocratici, teorici dell'apertura generosa, minacciano di schierare l'esercito per chiudere le frontiere con l'Italia, ma lo stesso Trump non riesce a mostrare quanto proclamato nel suo programma elettorale, sia a livello di immigrazione che di commercio internazionale, e Macron, eletto come un dalle ampie vedute europeiste, mostra inattesi tratti di gollismo, fra i quali la chiusura ai migranti economici e dei porti alle ONG. L'apertura indiscriminata e l'universalismo dei diritti umani senza confini hanno fornito carburante ai partiti anti ma la chiusura totale, il sovranismo, risulta un'utopia irrealizzabile e dannosa quando si arriva nelle stanze del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lorenzo Dellai. Ne ha facoltà.
LORENZO DELLAI. Signora Presidente, signor Ministro, grazie per l'informativa, noi l'abbiamo apprezzata. Parliamo di fenomeni di rilievo straordinario che fanno parte della storia dell'umanità, ma avvengono, oggi, con tempi, modalità e impatti del tutto inediti. Solamente su “Scherzi a parte” si potrebbe presumere di sentir dire, ma l'abbiamo sentito dire poc'anzi qui dentro, che invece il tutto è il frutto delle alchimie e delle tattiche di un Presidente del Consiglio. Nessuno è immune da preoccupazioni, siano esse di natura etica e umanitaria oppure di natura sociale e politica. Noi ci muoviamo secondo tre convinzioni; la prima: siamo orgogliosi come parlamentari di servire un Paese che, da sempre, ma in maniera particolare da Mare Nostrum in poi, si impegna con responsabile generosità a salvare migliaia di vite umane nel Mediterraneo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI. La ringrazio, Presidente; dunque, Ministro Minniti, io francamente mi trovo un po' in difficoltà a rispondere a questa sua informativa e direi in difficoltà per lei, perché, vede, lei viene presentato come una persona molto ragionevole, molto capace, quasi, dicono alcuni, addirittura, di destra nelle posizioni che ha e, invece, purtroppo, io, oggi, l'ascolto e mi pare che, insomma, quasi quasi, verrebbe voglia di rimpiangere il Ministro Alfano ...
PRESIDENTE. Colleghi… Onorevole Giorgetti…
GIORGIA MELONI. Era al Governo con voi, per cui se vi fa così schifo è un problema vostro. A me non mi pare che ci siano grandi novità, mi pare che ci sia, anche da parte sua, tanto fumo gettato negli occhi, rispetto a una questione della quale lei, invece, che è una persona intelligente, capisce la profondità e la serietà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Altieri. Ne ha facoltà.
TRIFONE ALTIERI. Grazie, Presidente. Purtroppo, signor Ministro, nella sua relazione manca, a nostro parere, l'elemento cardine del problema dell'emergenza migratoria di questi giorni, ovvero che questa emergenza è dovuta al più grande criminale del momento, quello della tratta degli esseri umani, e né questo Governo, né tanto meno l'Unione europea intende affrontare il problema nella maniera esatta. Qui bisogna affrontare dei criminali che guadagnano 3 mila euro a passaggio da ogni migrante. Oggi non dobbiamo nemmeno parlare più di sbarchi, perché, signor Ministro, non sbarcano sulle nostre coste, ma questi criminali, dopo poche miglia, affondano i barconi, tolgono il motore ai motoscafi, perché oggi gli scafisti non rischiano più nemmeno il motore dei motoscafi, lo tolgono, fanno affondare i barconi, in questa operazione muoiono ogni volta dieci, venti, trenta, cinquanta tra donne e bambini, perché a morire annegati sono i più deboli, intanto viene lanciato l'SOS, arrivano i taxi del mare, le navi delle ONG, che recuperano i migranti e li portano in Italia. E noi, signor Ministro, non affrontiamo il problema, non contrastiamo i criminali. Nella sua informativa manca assolutamente la parola “contrasto” ai criminali scafisti, manca!
TRIFONE ALTIERI. Quindi, la preghiamo, Ministro, di andare domani a Tallinn a difendere gli interessi degli italiani e non quelli dei criminali scafisti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Signora Presidente e signor Ministro, noi dell'UDC appoggiamo la linea che coraggiosamente il Ministro Minniti ha esposto. Mi consenta, senza polemiche, di ricordare che gran parte di quelle cose le ho dette io una decina d'anni fa davanti al Parlamento europeo, che si voleva occupare di altre cose, e fui accusato delle peggiori nefandezze. Lieto che un esponente di quella sinistra che allora mi crocifisse abbia capito che, almeno su questo, avevo ragione.
ROCCO BUTTIGLIONE. C'è però un problema, alcune cose che non ho capito e una che mi sembra che manchi. La cosa che manca è il problema dei rimpatri. Noi non possiamo lasciar morire la gente in mare. Il salvataggio in mare è un dovere morale che non si discute, ma chi arriva e non ha diritto di stare in Italia deve essere rimpatriato. Questo è il buco della nostra politica, a cui lei ha tentato di porre rimedio con un provvedimento che recentemente abbiamo votato. Sarebbe interessante, invece di fare retorica su questo, se potessimo avere una prima valutazione - so che è passato poco tempo - del modo in cui sta funzionando. Diciamolo francamente: c'è una parte della magistratura italiana che sabota sistematicamente i rimpatri perché ritiene che chi arriva in Italia, in Italia deve rimanere per sempre.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfreider. Ne ha facoltà.
DANIEL ALFREIDER. Grazie, Presidente. Sosteniamo l'azione del Governo e in primo luogo del Ministro Minniti in sede europea. Occorre essere chiari e determinati. I punti indicati nel Piano d'azione proposto dalla Commissione europea possono e debbono essere una base di confronto. Quel che più conta, però, è che sia un piano di azione effettivo e, soprattutto, condiviso da tutti.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Alfreider.
DANIEL ALFREIDER. …sarebbe priva di motivazioni reali e un messaggio molto negativo per il futuro dell'Europa. Grazie e buon lavoro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Ho sentito molte critiche, dentro e fuori quest'Aula, alle misure messe a punto con la Commissione europea, che andranno discusse a Tallinn. È stato detto che la UE ci volge le spalle, che sbagliamo a raccogliere per mare disperati che scappano da situazioni drammatiche, che le nostre politiche di accoglienza e di lavoro delle ONG hanno incentivato gli sbarchi e che il piano UE è una ridicola presa in giro. È singolare che questo avvenga proprio quando in Europa qualcosa incomincia a muoversi, quando si inizia a porre le basi per europeizzare il tema migrazioni. Sono anni che lo chiediamo e adesso che l'Europa incomincia a riconoscere quanto abbiamo fatto e sembra voler adottare un condiviso abbiamo ripetuto i soliti .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata in un testo unificato dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato, n. 2168-B, concernente l'introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Nell'aprile 2015, quest'Aula aveva approvato un testo per introdurre il reato di tortura nel nostro ordinamento. Non era un testo pienamente convincente, ma un buon punto di partenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Presidente, membri del Governo, colleghi, per ragioni fortemente analoghe a quelle testé espresse dalla collega Pia Locatelli, anche noi diamo un parere fortemente negativo su questa legge; solo che non solo ci limiteremo a non approvarla, ma voteremo espressamente contro.
PAOLA BINETTI. Non appena - un secondo solo, Presidente, se lei crede, poi, consegno il testo - il sospetto di trovarsi davanti ad una possibile forma di tortura. È una legge che nulla dice e nulla fa a tutela della vittima, prima, durante e dopo. E la vittima resta la grande assente di questa legge.
PRESIDENTE. Assolutamente sì. La ringrazio, onorevole Binetti.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Grazie, Presidente. Siamo ormai alla fine della legislatura, una legislatura che andrebbe chiusa con provvedimenti a lungo attesi dagli italiani: provvedimenti necessari per la ripresa economica, per l'occupazione, soprattutto quella giovanile; provvedimenti che garantirebbero maggiore sicurezza per sostenere le famiglie sempre più in difficoltà, per assicurare la salute. Siamo nel pieno di una emergenza migranti e registriamo ritardi nel risolvere i tanti problemi anche delle aree terremotate.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Sto per concludere, Presidente. Occorre però evitare che si proceda verso l'eccesso opposto, ovvero il totale disarmo dello Stato: con questo provvedimento si va in quella direzione. Siamo davvero convinti che in Italia ci sia un'emergenza tortura? Piuttosto, al contrario: l'emergenza riguarda la sicurezza degli italiani. Ecco perché stiamo facendo passare le nostre forze di polizia, che attendono il rinnovo del contratto di lavoro da diversi anni, che richiederebbero quindi più tutele e strumenti, per un gruppo di spietati aguzzini. Allora diamo il giusto peso alle cose, ecco perché la componente Direzione Italia voterà fermamente e convintamente contro questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà. Non è in Aula: si intende che vi abbia rinunciato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Presidente, ha scritto Jean Améry nel 1943: chi è stato torturato rimane torturato; chi ha subito il tormento non potrà più ambientarsi nel mondo; l'abominio dell'annullamento non si estingue mai; la fiducia nell'umanità, già incrinata dal primo schiaffo sul viso, demolita poi dalla tortura, non si riacquista più. Améry aveva partecipato alla Resistenza, era stato arrestato e torturato dalla Gestapo in Belgio e poi deportato ad Auschwitz. La tortura è irriducibile all'umanità e alla legalità, perché la legalità è violenza domata, controllata, esercitata solo in difesa della vita delle persone, mentre la tortura è un potere assoluto sul corpo e a volte sulla mente delle persone. Nel mondo, negli ultimi anni, sembra essersi allentata la vigilanza sulla tortura, come nel caso di Abu Ghraib. Esiste anche nei Paesi democratici, ma non se ne parla, perché ha bisogno della negazione e del silenzio. Su questo ha parlato recentemente il Presidente Mattarella, ed è stato forte il richiamo di Papa Francesco. Si arriva a giustificare la tortura in nome della difesa dell'ordine sociale, invece è una sospensione della democrazia, che finisce col distruggere la democrazia. Per questo, il riconoscimento del delitto di tortura in Italia, anche se la legge è imperfetta, dopo tanto tempo è comunque necessario, perché rompe non solo il silenzio, ma anche un'inaccettabile tabù.
PRESIDENTE. La ringrazio. Colleghi, il collega Cirielli era un momento fuori: se non ci sono obiezioni, darei a lui la parola, magari contando sul suo dono della sintesi. Prego, onorevole Cirielli.
EDMONDO CIRIELLI. La ringrazio, signor Presidente. Chiedo scusa ai colleghi, ma veramente ero qui fuori. Abbiamo fatto un lungo dibattito oggi, in cui abbiamo chiarito ampiamente che il nostro partito non è assolutamente contrario a punire condotte che configurano il reato di tortura, ci mancherebbe: Fratelli d'Italia è contro ogni abuso, contro ogni prepotenza, da chiunque viene commessa. Abbiamo innanzitutto criticato un fatto di tempestività: normalmente si inserisce un nuovo reato non perché ce lo chiede genericamente l'Europa, ma quando non è punito adeguatamente nel nostro ordinamento, e abbiamo spiegato ampiamente che oggi il codice penale punisce tutte le violenze e gli abusi commessi da pubblici ufficiali, con un terzo di pena in più e con un procedimento disciplinare che può portare anche al licenziamento di chi ha fatto questi abusi. Ma se anche si vuole dare una condotta unitaria e una pena più severa a comportamenti più gravi, crediamo che innanzitutto questo debba corrispondere a un pericolo imminente che esiste nella società. Oggi, parliamoci chiaro, gli abusi violenti commessi dagli appartenenti alle forze dell'ordine si contano in poche decine, a fronte di circa 6.000 aggressioni all'anno subite dalle forze dell'ordine. Oggi il reato di violenze gravi nei confronti di forze di polizia è punito da sei mesi a cinque anni; con gli “svuota carceri” che voi avete fatto, il giorno dopo che la persona è stata arrestata, o il giorno stesso, questa viene rimessa in libertà. Le violenze reiterate dei pubblici ufficiali verranno punite: questa la cosa gravissima che attribuiamo al PD, ma anche a un fronte variegato composto dall'ultrasinistra - che almeno è coerente con la sua storia - e dal MoVimento 5 Stelle. Punite le violenze dei pubblici ufficiali di fatto con una pena da sette a sedici anni. La pena base è da cinque a dodici anni, ma basta una semplice lesione, che significa neanche un'ecchimosi, ma andare in ospedale e avere un giorno di refertazione da parte dell'ospedale per avere una pena da sette a sedici anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il nostro gruppo, il gruppo Civici e Innovatori, si asterrà sul provvedimento in esame perché, come ho avuto modo di dire oggi intervenendo sull'articolo 1, è un provvedimento che ha sofferto in modo drammatico del nostro sistema bicamerale e di una mancanza di coordinamento tra le due Camere che fa veramente specie. Noi avevamo detto fin dall'inizio che è una disposizione necessaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Faenzi. Ne ha facoltà.
MONICA FAENZI. Grazie Presidente. Sono passati più di trent'anni da quel 10 dicembre 1984, in cui venne conclusa a New York la Convenzione ONU contro la tortura e i trattamenti crudeli, inumani o degradanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Grazie Presidente. Ventott'anni dopo la ratifica parlamentare della Convenzione dell'ONU contro la tortura, siamo forse all'ultimo miglio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, emerge con chiarezza, da tutti gli interventi sul voto finale da parte dai rappresentanti dei gruppi parlamentari che siedono in quest'Aula, come questo disegno di legge abbia il primato, penso, assoluto, quanto meno da quando siedo su questi banchi, di non accontentare nessuno, indice evidente e, mi sembra, autoevidente, più che evidente, del fatto che qualcosa è stato sbagliato; sono state sottolineate, in modo direi puntuale, da coloro che mi hanno preceduto, tutte le questioni che sono assolutamente non condivisibili dell'introduzione di questo reato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.
ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. Questa proposta che stiamo esaminando oggi nasce per colmare un vuoto notevole della nostra legislazione, come evidenziato più volte anche nelle sedi internazionali. Approvare, quindi, questo provvedimento significa adeguare il quadro normativo del nostro Paese nel segno del rispetto dei diritti umani, personali e della civiltà giuridica.
ROSANNA SCOPELLITI. Io ricordo molto bene, ad esempio, le parole nette del generale Del Sette, commentando il rinvio a giudizio di alcuni militari dell'Arma per omicidio, il quale dice: siamo io, l'Arma dei Carabinieri e tutti i Carabinieri accanto alla magistratura, con forza e convinzione, come sempre, per arrivare fino in fondo alla verità, per poi poter adottare, con tempestività, con giustizia trasparente, equanime e rigorosa, i dovuti provvedimenti, giacché è gravissimo, inaccettabile, per un Carabiniere rendersi responsabile di comportamenti illegittimi e violenti. Il caso è diverso, sicuramente molto diverso, ma le parole del generale sono inequivocabili e ci dicono con chiarezza quale sia stato, sia oggi e sarà sempre l'atteggiamento delle nostre donne e dei nostri uomini in divisa verso chi la disonora: nessuna accondiscendenza verso i colpevoli, nessun riflesso condizionato, volto a coprire responsabili o eventuali mandanti. Va, infatti, nella stessa direzione di segnare una linea di demarcazione netta tra chi serve lo Stato e chi lo tradisce, anche l'introduzione dell'articolo 613- ovvero il reato di istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Si è tentato, da parte di alcuni colleghi, di minimizzare l'attualità dell'introduzione della tortura nel nostro ordinamento giuridico. Faccio presente che la tortura ancora oggi, nel tempo e nello spazio, è un problema che affligge l'umanità. D'altra parte, episodi di cui si è interessata la stampa, a proposto di Guantanamo, a proposito di quell'altro campo di concentramento gestito dalle truppe americane in un Paese arabo, hanno portato alla ribalta che, ancora oggi, nel mondo, si pratica la tortura. D'altra parte, strumenti di tortura erano presenti nelle carceri italiane oltre cinquant'anni fa, ma non più di lì: vi era il letto di contenzione e vi erano anche altre pratiche. Quindi, non parliamo di qualcosa - com'è stato detto - che si verifica di rado, di pochi episodi: il problema è che questo fenomeno persiste nel tempo e nello spazio ancora oggi, per cui il nostro ordinamento si deve adeguare, e ciò indipendentemente dal fatto che ce lo impone un Trattato che abbiamo liberamente sottoscritto e abbiamo ratificato ben ventotto anni fa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, mi piace prendere le mosse, per tentare di esorcizzare il fantasma di quest'ulteriore insulto alla sistematica del diritto penale, da due osservazioni formulate da due colleghi parlamentari indubbiamente capaci. La prima osservazione di carattere generale viene dal collega Mazziotti Di Celso, che stamattina ha affermato, con una lapidaria frase, che nel diritto penale non c'è una norma che possa essere meglio rispetto al bene. Cioè, non ci si può accontentare di una mezza norma, di un passo avanti, perché le norme penali sono norme fondamentali nell'ambito del rapporto fra il cittadino e lo Stato. L'antica dogmatica insegnava che il diritto soggettivo di punire appartiene proprio allo Stato, che in virtù di norme certe, determinate, tipiche, con tutte le caratteristiche costituzionali, ha il diritto soggettivo di punire. Quindi, il passo avanti nella norma penale è un'eresia, è un gravissimo compromesso di questo Governo e questa maggioranza, che sta riempiendo il codice penale di norme assurde con un diritto penale del consenso, un diritto penale modaiolo, un diritto penale di consegna del Paese alle procure e alle indagini, scambiando la giustizia con le indagini, che è un atteggiamento gravissimo, ma di cui ahimè pagheremo tutti le conseguenze. Un Paese nelle mani delle procure e delle indagini, un Paese che moltiplica le occasioni di indagini inutilmente, oggi con questo provvedimento trova l'acme del paradosso, perché si sollecitano indagini nei confronti di coloro che le fanno. È una sorta di suicidio assistito dell'ortodossia delle indagini, con una norma, un complesso di norme approvate con una disinvoltura come sempre eclatante: la dura legge dei numeri, almeno - almeno! - sulle norme penali dovrebbe avere la capacità di una resipiscenza, prima di mettere il dito su quel verde drammatico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Oggi a più di trent'anni dall'adozione della Convenzione ONU del 1984 da parte del nostro Paese e a ventinove anni dalla ratifica della stessa ci troviamo a votare in quarta e ultima lettura l'introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Verini. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI. Presidente, Grazie. Cconsiderata l'obiettiva delicatezza e importanza del tema che la Camera sta trattando, prima dell'approvazione del testo credo di poter dire che la mia impressione, per quanto possa valere, è di un dibattito all'altezza, serio e appropriato rispetto all'importanza dell'argomento, della questione che stiamo trattando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Marzano. Ne ha facoltà.
MICHELA MARZANO. Grazie Presidente. non voterò oggi questa legge e mi asterrò, ovviamente non perché pensi che non sia necessario introdurre il reato di tortura, ma perché, dopo quasi trent'anni di attesa, mi sarei aspettata, da parte del Parlamento, maggior coraggio e maggiore coerenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Giuditta Pini. Ne ha facoltà.
GIUDITTA PINI. Grazie, Presidente. Il 21 luglio del 2001 ci fu l'irruzione alla scuola Diaz, ciò che il vice questore Fournier definì una macelleria messicana. Furono portati via 61 feriti, di cui tre in prognosi riservata e uno in coma. Per quei fatti, il nostro Paese è stato condannato più volte, l'ultima poche settimane fa. Come Commissione giustizia abbiamo lavorato molto a lungo e in modo molto serio e abbiamo mandato il testo sul reato di tortura modificato al Senato, da cui ci è tornato indietro 769 giorni dopo, lo ripeto, 769 giorni dopo, completamente stravolto. Per il rispetto della CEDU, che ci ha scritto, che le ha scritto, per dirci che questa legge rischia di non essere applicabile proprio per quei casi per cui siamo stati condannati, per il rispetto del lavoro che ha fatto la Commissione e, credetemi, con enorme sofferenza, per la stima che ho dei miei colleghi in Commissione giustizia e di tutto il gruppo del Partito Democratico, annuncio che non parteciperò al voto di questa legge .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
FRANCO VAZIO, . Chiedo di parlare per un ringraziamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCO VAZIO, . Presidente, ho chiesto la parola solo per rivolgere un plauso al Parlamento tutto, per aver avuto la determinazione di colmare una grave lacuna del nostro ordinamento, durata quasi trent'anni, ma, soprattutto, per rivolgere un pensiero a quelle vittime che in questi trent'anni hanno subito un crimine gravissimo, senza vedere i colpevoli assicurati alla giustizia.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elena Centemero, che però non è presente in Aula.
MIRIAM COMINELLI. Presidente, oggi, i giornali locali bresciani riportano l'esito di una conferenza che si è tenuta sullo stato delle acque bresciane. Pur ribadendo quanto l'acquedotto, quindi le acque potabili siano in sicurezza, viene posto l'accento sulla situazione critica della falda. Questo è l'ultimo dei campanelli d'allarme che ci dice come la questione ambientale di Brescia deve essere messa sempre di più al centro dell'attenzione nazionale, lasciando da parte gli allarmismi, ma affrontando seriamente il tema, ad esempio con una mappatura generale per arrivare ad un piano di bonifica puntuale del territorio, incentivando l'imprenditoria sana, che è la maggioranza, a non creare danni ambientali, a ripristinare quando questi vengono fatti e cercando di punire, veramente, chi, invece, fa caricare sulla collettività quelle che sono le proprie azioni illecite. Ed ancora rafforzando il sistema dei controlli, approvando quelli che sono i decreti attuativi della legge di riordino sulle agenzie ambientali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Luisa Bossa, che però non è presente. Se, però, i deputati si iscrivono a parlare e poi non sono presenti, non è proprio correttissimo.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.