PRESIDENTE. La seduta è aperta.
ANNA MARGHERITA MIOTTO, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Amoddio, Artini, Baretta, Brambilla, Caparini, Catania, Chaouki, Cicchitto, Cimbro, Coppola, Damiano, Epifani, Fico, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Molteni, Pagano, Palma, Pannarale, Pes, Scanu, Schullian, Sereni, Sorial, Vignaroli e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Paglia n. 3-02738 .
FRANCA BIONDELLI,. Grazie, Presidente. Passo a illustrare l'atto parlamentare dell'onorevole Paglia, inerente alle vicende occupazionali e produttive della società Consulmarketing Spa.
PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Paglia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Ha cinque minuti.
GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Io non posso essere soddisfatto della risposta, perché credo non possano essere soddisfatti non i lavoratori, ma, in questo caso, le lavoratrici, perché è bene dire le cose come stanno: utilizzare il maschile, quando di fatto ad essere coinvolte sono quasi esclusivamente lavoratrici, non è corretto.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Centemero n. 2-01506 .
ELENA CENTEMERO. Grazie, signor Presidente, voglio illustrare abbastanza brevemente questa interpellanza. A partire da quella che è la situazione che attualmente, e da qualche anno, stiamo vivendo di crisi economica, le disuguaglianze sono aumentate: sono aumentate in termini di salari, in termini di benessere, in termini di opportunità e, in questo ambito, le donne hanno visto ridurre decisamente i loro diritti, hanno visto ridurre notevolmente le loro opportunità, soprattutto nell'ambito nel mercato del lavoro e dell'economia.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.
GABRIELE TOCCAFONDI,. Grazie, Presidente. Corre l'obbligo precisare, in via preliminare, che la questione rappresentata dall'onorevole interpellante è già all'attenzione del Ministero, che ha, ormai, posto in essere una serie di iniziative con l'obiettivo di sensibilizzare le ragazze e i ragazzi sui temi delle pari opportunità e sul superamento degli stereotipi e delle false credenze, fra cui quella che vorrebbe le studentesse meno inclini allo studio delle cosiddette discipline STEM.
PRESIDENTE. La deputata Elena Centemero ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, no, non sono soddisfatta per una semplice ragione. Ieri e anche oggi abbiamo letto sui giornali dati inquietanti sulla situazione dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze nel nostro Paese. Noi sappiamo che i NEET sono, in Italia, il 19,9 per cento, una ragazza o un ragazzo su cinque; siamo il primo Paese in Europa con un tasso così alto di NEET e il Paese che ci segue è la Grecia, con il 15 per cento.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Centemero n. 3-03105 .
GABRIELE TOCCAFONDI,. Grazie, Presidente. In primo luogo, occorre ricordare con l'entrata in vigore della legge n. 59 del 1997 e del conseguente Regolamento, emanato con decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999, è stata riconosciuta alle istituzioni scolastiche personalità giuridica e autonomia didattica, organizzativa, di ricerca, sperimentazione e sviluppo. Ciò permette alle scuole di adottare regolamenti di istituto che disciplinano temi come quello oggetto dell'interrogazione in discussione.
PRESIDENTE. La deputata Centemero ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, ovviamente stiamo parlando di un tema abbastanza delicato, sul filo di legge, nel senso che va a impattare con il tema dell'autonomia scolastica al quale ogni istituzione scolastica si attiene.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Malpezzi n. 3-03157 .
GABRIELE TOCCAFONDI,. Presidente, corre l'obbligo precisare che l'Arma dei carabinieri pianifica la dislocazione dei propri presìdi ispirandosi al duplice criterio di mantenere un dispositivo territoriale efficiente e adeguato per l'assolvimento dei propri compiti istituzionali e salvaguardare, nel contempo, l'esigenza di contenimento della spesa pubblica. In tale contesto, si colloca l'ipotesi del trasferimento della compagnia carabinieri dalla sede di Cassano d'Adda, sovradimensionata ed onerosa in termini di costi di locazione e di utenze, a quella del limitrofo comune di Pioltello, attualmente occupata dalla tenenza dell'Arma. A seguito di tale trasferimento, il comando compagnia di Cassano d'Adda verrebbe dislocato a Pioltello, e l'attuale tenenza riconfigurata in stazione capoluogo, mentre a Cassano d'Adda rimarrebbe un presidio dell'Arma dei carabinieri, a livello di stazione, con possibilità di elevazione a tenenza. In tale ottica, il sindaco di Cassano d'Adda ha avanzato alcune soluzioni strutturali, attualmente in corso di valutazione da parte dell'Arma, utili a garantire la permanenza presso il proprio comune di un presidio dell'Arma, tenenza o stazione.
PRESIDENTE. La deputata Malpezzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Presidente, sono abbastanza soddisfatta; dico abbastanza perché i comuni hanno poi bisogno di tempi certi, per qualsiasi intervento. Per esempio, per quanto riguarda il comune di Cassano d'Adda, che, come è stato specificato anche nella risposta da parte del sottosegretario, si è già mosso con una serie di suggerimenti e di proposte, questo avrà poi la necessità di stanziare fondi a bilancio, quindi la necessità di avere dei tempi certi per poter dare delle risposte poi ai propri cittadini. Quello che a noi tranquillizza è aver avuto oggi la conferma che Pioltello, che ha già stanziato i fondi per l'ampliamento in uno degli ultimi consigli comunali, potrà definitivamente partire e accogliere, a questo punto al più presto, la compagnia; sull'altro fronte, che si incoraggi il comune di Cassano d'Adda a continuare ad avanzare proposte nell'ambito di questo dialogo con l'Arma dei carabinieri, alla quale chiediamo però una risposta in tempi brevi per consentire anche all'amministrazione di Cassano di potersi organizzare. Prendiamo atto che i presìdi che erano stati chiesti sono confermati; questa è una buona notizia per tutti i cittadini della zona dell'Adda Martesana.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Bindi, Boccia, D'Ambrosio, Ferrara, Lorenzo Guerini, Piccoli Nardelli, Rossomando, Sottanelli, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 17 luglio 2017, la deputata Elisa Simoni, già iscritta al gruppo parlamentare Partito Democratico, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data odierna, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giovanni Pieraccini, già membro della Camera dei deputati dalla I alla IV legislatura e del Senato della Repubblica dalla V alla VI legislatura.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla situazione in Venezuela. Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Angelino Alfano.
ANGELINO ALFANO,. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non è possibile ignorare il senso di angoscia e preoccupazione che ci afferra tutti dinnanzi alla drammatica situazione che sta vivendo il Venezuela. È una crisi senza precedenti, economica, politica, sociale, che colpisce un grande e ricco Paese, un Paese lontano eppure a noi così vicino. Così vicino per almeno due motivi: il primo è costituito dalle radici profonde comuni che affratellano Italia e Venezuela; il secondo è rappresentato dagli oltre 150 mila connazionali che lì vivono e che ci chiedono aiuto. C'è poi un fatto, che è un fatto particolare che non può lasciarci indifferenti e che giustamente ha dato origine a questa informativa: l'irruzione di estremisti vicini alle posizioni chaviste nell'Assemblea Nazionale, in contemporanea con le celebrazioni della festa nazionale lo scorso luglio.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
FABIO PORTA. Signor Presidente, cari colleghi e signor Ministro, signor sottosegretario, il gruppo del Partito Democratico ha apprezzato la sensibilità, soprattutto la tempestività con la quale il Governo ha voluto rispondere al nostro invito a riferire con urgenza qui alla Camera sull'evoluzione, purtroppo negativa, della crisi umanitaria e istituzionale che da lunghi mesi investe un paese a noi caro, il Venezuela.
FABIO PORTA. …di affrontare la questione più complessa del pagamento delle pensioni venezuelane in Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.
MARTA GRANDE. Presidente, in questi mesi il Venezuela è stato teatro di violenti scontri tra la popolazione, con una di violenza che si è fatta sempre più intensa negli ultimi giorni, tanto da interessare praticamente tutti i internazionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, la scorsa settimana abbiamo visto in varie località italiane tanti cittadini venezuelani in fila per votare al referendum simbolico indetto in Venezuela, non riconosciuto, in cui il 98,4 per cento dei votanti ha respinto il progetto di cambiamento costituzionale del Presidente Maduro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martelli. Ne ha facoltà.
GIOVANNA MARTELLI. Grazie Presidente. Non è possibile comprendere l'attuale crisi in Venezuela senza analizzare nel loro insieme le cause che si sviluppano dall'interno e che non vengono spiegate nel complesso dei principali mezzi di comunicazione. Il criterio fondato sulla logica amico-nemico risponde più ad una disputa tra le dei partiti politici e dei gruppi economici che agli interessi fondamentali del popolo venezuelano e alla difesa dei beni comuni. Al di là delle versioni della lingua mediatica che interpreta tutto quello che sta succedendo nel Paese come crisi umanitaria, dittatura, prigionieri politici, e della narrativa eroica del Venezuela del socialismo e della rivoluzione che interpreta tutto quello che sta succedendo nel Paese come guerra economica o attacco dell'imperialismo, ci sono tematiche, soggetti e processi resi invisibili, che agiscono più in profondità e che costituiscono l'essenza dello scenario politico nazionale. Se c'è qualcosa che potrebbe considerarsi una specificità del caso venezuelano è che il contesto socio-politico è lacerato e decisamente confuso. Siamo di fronte a una crisi politica e istituzionale complessa che interessa tutte le istituzioni, pertanto è necessario considerare la nostra funzione e condividere alcuni elementi di riflessione, a partire dall'intervento straniero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, dobbiamo usare un linguaggio della verità e allora dobbiamo dirci che, se nel passato, vedi il Cile, c'è stato un intervento americano che ha determinato un potere autoritario di destra, per quello che riguarda il Venezuela, abbiamo una evidente involuzione della sinistra. Già in Chávez c'erano elementi autoritari, ma Chávez si sosteneva su una situazione economica diversa e aveva un reale carisma; Maduro non ha il carisma, non ha la maggioranza del popolo, porta avanti una gestione autoritaria del potere, collocato su un impianto di sinistra ma di una sinistra autoritaria, totalitaria, che sta opprimendo il popolo. Questo è il paradosso della situazione venezuelana, chi la presenta in altro modo fa una straordinaria operazione di mistificazione rispetto alla realtà; c'è una contrapposizione fra Maduro e la grande maggioranza del popolo venezuelano, che si è espressa, in primo luogo, nell'elezione del Parlamento, poi con la contrapposizione di Maduro, dell'esercito, di nuclei di provocatori della polizia, che agiscono contro le manifestazioni. Una operazione di questo tipo adesso cerca di realizzare un autentico colpo di Stato attraverso una Costituente, la cui sigla è caratteristica di un corporativismo di sinistra, per cui si vota per categorie e si può votare più volte. Questo è il punto: la crisi, l'involuzione della sinistra nel Venezuela.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Io vorrei - prima di analizzare un attimo la situazione e rendere noto quello che è il nostro pensiero come gruppo parlamentare - invitare il Ministro a una maggiore attenzione su quello che legge o, per lo meno, a controllare meglio quello che i suoi uffici gli preparano, perché, onestamente, al di là dell'ambiguità su alcuni passaggi, che sono, però, diciamo così, “macro”, non è accettabile sentire in quest'Aula parlare, come ha detto lei, leggo testualmente, di “segnale incoraggiante” il fatto che il Presidente Maduro abbia messo ai domiciliari il dell'opposizione. Se per lei mettere ai domiciliari un dell'opposizione è un segnale incoraggiante, c'è troppa distanza politica fra il concetto di libertà che abbiamo noi e quello che avete voi in questo Governo . Ministro, è inutile che se la prenda. Tutti gli attori internazionali, come qualcuno ha anche ricordato, di maggioranza, hanno citato quelli che sono i quattro elementi fondamentali e irrinunciabili per i quali si può pensare di stimolare un dialogo e il primo di questi è la liberazione - non la messa ai domiciliari! -, è la liberazione di tutti gli esponenti dell'opposizione; quindi è inutile che si arrabbi, se legge qualcosa che magari i suoi uffici le hanno preparato in maniera sbagliata. E lasci che l'opposizione, all'interno di questo Paese, le faccia le pulci sul fatto che lei abbia disatteso in qualche modo quello che era un segnale di rischio che già da tempo veniva. Perché, anche la richiesta o la sollecitazione che viene fatta di creare un gruppo, così, misto, fra Paesi latino-americani e Paesi non latino-americani per cercare una mediazione, sarà un fallimento. Se veramente credete che, da qui a dodici giorni, qualcuno riesca a fermare quella follia che Maduro sta cercando di fare, non avete capito che si sta scivolando verso una guerra civile ! È quello lo scenario che, purtroppo, si dovrà andare a fronteggiare, a meno che qualcuno non abbia il coraggio di andare alle Nazioni Unite, in maniera convinta, e fare allontanare tanto la Russia, quanto la Cina, da un sostegno che, di fatto, purtroppo, ancora c'è nei confronti di chi presiede in questo momento, in maniera assolutamente dittatoriale, il Venezuela.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, anche noi siamo molto preoccupati per la degenerazione della situazione in Venezuela.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.
MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Presidente. Governo, colleghi, il Venezuela ha rappresentato una opportunità per la comunità italiana che nel dopoguerra ha cercato fortuna in Sudamerica e per anni è stata la realtà più ricca di quell'area. Ora, invece, le sorti del Venezuela sono critiche: dopo anni di Governo, Chávez ha indebitato il Venezuela che ora si trova a fare i conti con una inflazione che si aggira intorno al 700 per cento e l'economia che si è ridotta di un quinto. La popolazione è povera: c'è penuria di cibo e medicine e la mortalità infantile è arrivata a sfiorare il 30 per cento; per mancanza di coagulanti sono deceduti un funzionario della nostra ambasciata e due suoi familiari; un nostro diplomatico è stato ucciso nella sua casa durante un tentativo di rapina; ha subito agguati anche il nostro ambasciatore, fatti questi denunciati con atti parlamentari. Il Governo venezuelano è insolvente per quasi 3 miliardi di dollari verso le imprese italiane, messe a dura prova dalla situazione di generale instabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Signor Ministro degli Affari esteri, la ringrazio, a nome del nostro gruppo, dell'informativa e delle notizie che indicano come stia continuando un'attenzione speciale per un Paese per noi particolarmente importante, vicino e amico, cosa che, da tempo, l'Italia sta facendo. Non è solo per i 150 anni di emigrazione, per i 4 milioni di persone di origine italiana, il 13 per cento di quel Paese, o per i 150.000 passaporti. Ricordo che l'11 marzo del 2015, dopo l'arresto del sindaco Ledezma, presso il Comitato diritti umani di questo Parlamento, abbiamo fatto un'audizione dove tutta la drammaticità, già, emergeva, ai danni di chi si opponeva a un processo di involuzione autoritaria che, progressivamente, è peggiorato e, oggi, è diventato un'involuzione autoritaria contro il popolo venezuelano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà. Onorevole La Russa, io so che lei lo vorrebbe tenere segreto, però, penso che mi sarà concesso farle gli auguri, perché, oggi, lei compie gli anni.
IGNAZIO LA RUSSA. Volevo tenerlo segreto, ha ragione, grazie . La ringrazio, però, molto, Presidente, così come ringrazio il Ministro per avere voluto svolgere questa relazione al Parlamento, alla Camera e, anche, per la decisione, sulla quale concordo, di rafforzare al massimo la presenza e diplomatica e non diplomatica in Venezuela, a tutela degli interessi e della possibilità di movimento e anche di rientro in patria degli italiani che desiderassero farlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà, per due minuti.
DOMENICO MENORELLO. Signor Presidente, signor Ministro degli esteri, la guerra civile in cui precipita il Venezuela è anomala, perché le opposte parti la combattono con metodi radicalmente differenti: il Governo con quelli di Fidel Castro e il popolo con quelli di Vàclav Havel. Gli eredi di Chavez, cioè, impongono un castrismo che si sperava ormai decaduto, con il carcere e l'assassinio per gli oppositori, il blocco del Parlamento e prostrando il Paese nella miseria, ma commuove un popolo che, mentre vive nelle code per ottenere un po' di sostentamento, spesso smettendo di mangiare, perché i bambini abbiano un boccone, lascia che la violenza venga solo dall'alto. Ancora una volta, il chavismo incita alla lotta e non trova che una risposta pacifica, trova un popolo che preferisce quel potere dei senza potere che quarant'anni fa Havel dal carcere profetizzava come la vera rivoluzione. C'è un Venezuela già libero, perché il popolo ha la libertà…
DOMENICO MENORELLO. Credo di avere due minuti, Presidente.
PRESIDENTE. Gliene è rimasto uno, infatti. Le ho segnalato che mancava un minuto.
DOMENICO MENORELLO. Grazie. C'è un Venezuela già libero, perché il popolo ha la libertà di non versare sangue; un popolo che ogni giorno sa combattere la fame con la pentola comunitaria distribuita in molte chiese, trasformando così il bisogno in condivisione contro la disperazione; un popolo innervato di opere sociali, come che ha insegnato a qualcosa come 1.500 donne un lavoro, per mantenere nuovamente le proprie famiglie; un popolo che domenica scorsa è di nuovo esistito politicamente, con 7 milioni di persone a votare nelle strade e nei sagrati contro il golpe costituzionale e per il partito unico del prossimo 30 luglio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Altieri. Ne ha facoltà, per due minuti.
TRIFONE ALTIERI. Presidente, signor Ministro, 7 milioni 200 mila cittadini del Venezuela hanno votato, manifestando grande coraggio, affrontando le violenze che il regime di Maduro impone, per gridare la loro contrarietà al colpo di Stato che Maduro sta preparando, togliendo ogni riferibilità a un Parlamento democraticamente eletto, di cui però è opposizione, perché già nelle ultime elezioni Maduro è stato sconfitto. Questo è stato un grido d'allarme, signor Ministro, rivolto, a nostro parere, essenzialmente alla comunità internazionale, perché per quei 7 milioni 200 mila venezuelani ci sono stati seggi in 101 Paesi del mondo, anche nel nostro Paese; anche in Italia c'erano 30 seggi dove si è votato per dire “no” al colpo di Stato di Maduro. Hanno gridato quindi con forza “aiuto” alla comunità internazionale, e hanno gridato con forza la fine di un regime marxista, di una dittatura di stampo castrista e socialista. Loro amano chiamarsi socialisti del XXI secolo, ma stanno riducendo quei Paesi, che governano nel XXI secolo, alla fame, alla violenza e alla povertà. Ritengo che il nostro Paese, anche per rispetto dei tanti italiani che vivono in Venezuela, debba fare molto e di più, dichiarandosi fermamente contrario al tentativo di golpe che Maduro vuole mettere in campo con la Costituente, perché quella è tutto tranne che una Costituente.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
TRIFONE ALTIERI. Si tratta solo di esautorare il Parlamento e i cittadini venezuelani di ogni potere e di impostare una dittatura con la forza e la violenza. A questo, l'Italia e la comunità internazionale devono dire “no” con decisione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà, per due minuti.
PAOLA BINETTI. Presidente, signor Ministro, l'abbiamo sentito ripetere da tutti coloro che sono intervenuti, o per lo meno da quasi tutti quelli che sono intervenuti: quella che Maduro ha in mente è una riforma costituzionale che in realtà consegna il Paese a una dittatura con cui lui potrebbe tornare a governare fino alla fine dei tempi, forse fino a che non ci fosse un golpe di quelli che potrebbero esitare davvero nel sangue, con quella violenza che spesso siamo abituati a leggere attraverso la stampa e che caratterizza una serie di movimenti di protesta in America Latina.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà, per due minuti.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, da poche ore si è concluso il referendum organizzato dalle opposizioni perché il popolo venezuelano potesse esprimersi liberamente sul piano del Presidente Maduro, un piano per riscrivere la Costituzione chavista del 1999 e portare il Paese verso il presidenzialismo a vita: dittatura piena. L'importanza di questo referendum non ufficiale non sta tanto nel risultato scontato, ma nella partecipazione: oltre 7 milioni e mezzo di partecipanti, cioè tutta l'opposizione, è andata a votare, nonostante le difficoltà. Questo voto è molto più di un'espressione simbolica di opposizione, è un fortissimo “no” che si è levato dal Paese contro Maduro. Il Paese è in rivolta da quasi quattro mesi, dalla vergognosa sentenza della Corte suprema che privava il Parlamento - ha tentato di farlo - delle sue prerogative parlamentari. Gravissimo! Quindi, cento morti, centinaia di imprigionati per ragioni politiche, criminalizzazione del sindacato, condanne di civili da parte di tribunali militari, e la lista è lunghissima. Sono appena tornata da una riunione del consiglio dell'Internazionale socialista che si è tenuta alle Nazioni Unite: era presente come ospite speciale il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ed erano presenti le delegazioni di un centinaio di Paesi, tra queste le delegazioni venezuelane. Abbiamo ascoltato le loro testimonianze; le loro richieste sono quelle che sono state illustrate qui. Il Segretario generale delle Nazioni Unite ha confermato che l'ONU è a disposizione per promuovere una mediazione, ma ci vuole il consenso delle due parti perché la mediazione si faccia, e Maduro non ci sta. Chiedo al Governo di lavorare in questa direzione. Infine, saluto il padre di Leopoldo Lopez, dirigente di membro dell'Internazionale socialista; mi unisce affettivamente a questa persona questo legame politico .
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
PIA ELDA LOCATELLI. Infine, il collega Pini non c'è, ma io credo che il padre di Lopez sia…
PRESIDENTE. No, onorevole Locatelli, abbiamo anche esaurito il tempo, la ringrazio.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 3558-A: Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista.
BARBARA POLLASTRINI, . Grazie, signor Presidente. Intendo proseguire, riprendendo l'articolo 5, che avevamo accantonato nella precedente seduta.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate .
BARBARA POLLASTRINI, . Immediatamente, signor Presidente. Subemendamenti: 0.5.201.1 Carfagna, contrario; 0.5.201.4 Invernizzi, invito al ritiro o parere contrario; 0.5.201.2 Carfagna, invito al ritiro o parere contrario; 0.5.201.5 Invernizzi, invito al ritiro o parere contrario; 0.5.201.6 Invernizzi, parere favorevole; 0.5.201.7 Naccarato, parere favorevole; 0.5.201.3 Carfagna, invito al ritiro o parere contrario.
FILIPPO BUBBICO,. Parere conforme, Presidente.
PRESIDENTE. Non vedo il relatore di minoranza e per questo do per acquisito che non esprima i pareri.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, intervengo perché francamente siamo molto contrariati da questo parere che viene dalla relatrice. Francamente avere predisposto la possibilità anche che la Costituzione italiana venga ad essere ossequiata e seguita all'interno del comitato pensavamo che fosse, almeno questo, un elemento di garanzia non solo costituzionale ma anche in generale per tutti. Quindi, non riusciamo a comprendere. Avremmo anche piacere di sapere di più dalla relatrice sui motivi di un qualcosa che è dato per scontato e che, invece, viene esattamente negato. Penso che sia un segnale negativo. Ovviamente, noi voteremo favorevolmente e, quindi, non ritireremo per nulla questo emendamento.
BARBARA POLLASTRINI,. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BARBARA POLLASTRINI,. Grazie, signor Presidente. Poiché il tema ricorrerà in altri emendamenti, è anche la mia occasione per dire ai colleghi che, se hanno la pazienza di leggere l'emendamento presentato dalla Commissione, vedranno contenuti quei riferimenti. Ci sono, infatti, riferimenti specifici ai temi della salvaguardia dei princìpi costituzionali, delle libertà delle donne e dei bambini e delle tutele ai bambini e, in particolare, se voi avete la pazienza di vedere l'emendamento 5.201 della Commissione, vedrete che abbiamo dato opinione favorevole sulle due parole: “costituzionalmente garantiti”.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori del subemendamento 0.5.201.4 Invernizzi non accettano l'invito al ritiro proposto dalla relatrice per la maggioranza e insistono per la votazione.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, pare che allorquando vi sia un richiamo in qualche emendamento alla parola “Costituzione” vi sia immediatamente una sorta di retropensiero che porta ad esprimere il parere contrario, come se gli effetti del “no” referendario si fossero estesi in modo inaccettabile - e su questo mi riferisco, ovviamente, al Partito Democratico - essenzialmente a qualsivoglia richiamo forse anche semplice e ovvio a quelli che sono i principi costituzionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Presidente, vorrei per il suo tramite chiarire al collega Sisto: il senso del subemendamento 0.5.201.2 Carfagna, rispetto a ciò che noi andiamo ad approvare poche righe dopo, è restrittivo. Perché ci sono due concetti che la collega Carfagna e il collega Occhiuto volevano inserire nel testo dell'emendamento della Commissione: primo, l'ottica di un controllo dell'effettiva integrazione; secondo, il rispetto dei principi fondamentali della Costituzione.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Come da prassi costante, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
LUCA SQUERI. Presidente, vi ricorderete la volta precedente, la seduta precedente, quando ho evidenziato il fatto che era quantomeno strano che una legge che affronta il problema della prevenzione per quanto riguarda la radicalizzazione jihadista, in tutto il suo testo non avesse mai citato il termine “moschea”. Adesso l'emendamento che andiamo ad approvare contempla quello che nel testo originale riguardava i luoghi dove la commissione poteva andare a svolgere monitoraggio, e si è pensato di cercare di risolvere il problema non tanto aggiungendo il termine “moschea” ai luoghi elencati (c'erano le scuole, gli istituti penitenziari, c'erano gli ambulatori, gli ospedali), ma i soggetti; e si è avuto il coraggio, il grande coraggio di inserire come soggetto le guide religiose: questo, immagino, anche per includere le guide religiose musulmane.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Presidente, questo è un punto significativo di questa legge, riguarda i compiti di questo Comitato. Premesso che questa legge viene fuori dal centrosinistra, dalle forze che hanno sorretto il Governo, per il suo tramite, vorrei dire all'onorevole Squeri, che ringrazio perché pone temi reali e seri, che forse sarebbero più significative le vostre critiche se voi aveste proposto al Parlamento un progetto di legge, come ce ne sono in tutta Europa, come hanno proposto l'onorevole Dambruoso e il collega Manciulli, i primi due firmatari, su un tema così delicato, che noi abbiamo inteso prendere di petto. In secondo luogo vorrei significare, per il suo tramite, Presidente, al collega Squeri che, al contrario di altre leggi europee, noi abbiamo fatto una scelta chiara nella titolazione di questa legge, peraltro frutto di una sintesi di dialogo non sempre semplice. Abbiamo voluto indicare con chiarezza che vogliamo mettere in campo misure di prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista. Quindi sappiamo bene di che cosa vogliamo occuparci, non abbiamo nessun dubbio, né nessuna timidezza. Lo ripeto, per il suo tramite: il collega Squeri vada a vedere i titoli delle leggi che ci sono in Europa o delle delibere europee per vedere se abbiamo avuto coraggio o no di chiamare per nome quello di cui vogliamo occuparci.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
LUCA SQUERI. Grazie Presidente. Per annunciare il voto contrario di Forza Italia a questo articolo e per specificare, tramite lei, all'onorevole Fiano, che non è vero quello che ha asserito che loro sono gli unici ad avere avuto il coraggio di affrontare un tema del genere a differenza nostra; non è vero in due punti. Uno sostanziale, perché di fatto di coraggio - lo ripeto - ne vedo poco nel modo in cui è stato affrontato il problema e l'altro perché, proprio due emendamenti fa, è stato bocciato un emendamento proposto dall'onorevole Santanchè e dall'onorevole Palmizio che era un emendamento tratto da un progetto di legge che Forza Italia ha presentato. Vi ricorderò anche che altri emendamenti, addirittura, sono stati dichiarati inammissibili proprio perché presenti in altre proposte di legge sempre fatte da Forza Italia.
PRESIDENTE. Onorevole, stiamo all'articolo 5, però, per favore.
LUCA SQUERI. Siamo all'articolo 5 e concludo ribadendo il voto contrario di Forza Italia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate .
BARBARA POLLASTRINI, . La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 8.57 Gregorio Fontana con riformulazione…
PRESIDENTE. Scusi un attimo, onorevole Pollastrini. Mi perdoni, onorevole Pagano, pensavo che volesse intervenire sull'emendamento. Vuole intervenire sul complesso degli emendamenti? Prego.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, a nome del nostro gruppo desidero intervenire pesantemente su questo argomento, con il garbo che ci contraddistingue, con il modo con cui evidentemente dobbiamo per forza di cose interloquire con il Parlamento, però è chiaro che noi siamo in profondo dissenso, non solo con questo articolo, ma, in generale, per tutto quello che evidentemente è l'impalcatura complessiva. Veda, Presidente, e mi rivolgo anche indirettamente all'Aula, avrà notato che la nostra opposizione fino adesso c'è stata, però è stata su toni assolutamente, diciamo, normali, perché la nostra impressione è stata quella che questo è un disegno legge scritto da tecnici - usiamo un termine largo -, da forze che certamente hanno individuato positivamente questo percorso, e che poi il partito di maggioranza, come suo solito, ha annacquato, ha portato al ribasso.
PRESIDENTE. Deve proprio concludere, onorevole.
ALESSANDRO PAGANO. …è la chiave di lettura per potere distruggere tutto quello che appartiene alla nostra storia. Ecco perché, e noi saremo più precisi in seguito nel dibattito che ovviamente ci sarà, noi diciamo assolutamente “no” a questo articolo e, nel complesso, a questo punto, anche alla legge.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pagano. Oltre che più precisi, anche più concisi, perché la Lega Nord ha terminato anche i tempi aggiuntivi che sono stati assegnati; quindi, i prossimi interventi saranno brevi interventi, che saranno computati nel campo degli interventi a titolo personale. Siamo a questo punto ai pareri, onorevole relatrice.
BARBARA POLLASTRINI, . Allora, riprendiamo…
PRESIDENTE. Aspetti, onorevole. Però onorevole Sannicandro, vi posso pregare di prenotarvi per tempo? Perché, altrimenti, è un problema. Onorevole Sannicandro, vuole parlare sul complesso degli emendamenti? Allora, onorevole relatrice, prego.
BARBARA POLLASTRINI, . Sull'emendamento 8.57 Gregorio Fontana parere favorevole con riformulazione, che, se lei mi consente, le leggo: al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: “diffondere la cultura del pluralismo” con le seguenti: “promuovere la conoscenza approfondita della Costituzione, con particolare riferimento ai principi fondamentali e ai diritti e doveri dei cittadini, e a promuovere la cultura della tolleranza e del pluralismo e il principio supremo della laicità dello Stato”. Parere contrario sugli emendamenti 8.50 Santerini e 8.51 Centemero, parere favorevole sugli emendamenti 8.52 Fiano e 8.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, contrario sugli emendamenti 8.53 Invernizzi, 8.58 Gregorio Fontana e 8.55 Elvira Savino.
PRESIDENTE. Bene, mi dà anche il parere sugli articoli aggiuntivi, visto che ci siamo?
BARBARA POLLASTRINI, . Invito al ritiro o parere contrario, espresso anche dalla V Commissione (Bilancio), sull'articolo aggiuntivo 8.01 Centemero. Parere contrario, espresso anche dalla V Commissione (Bilancio), sull'articolo aggiuntivo 8.02 Centemero…
PRESIDENTE. Quello è stato ritirato. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO,. Parere conforme, Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 8.57 Gregorio Fontana. Ho bisogno di sapere se viene accettata la riformulazione, onorevole Fontana o chi per lui. Sì, bene, grazie, onorevole Occhiuto.
MILENA SANTERINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Lo ritiro, Presidente.
PRESIDENTE. Grazie. Ora siamo all'emendamento 8.51 Centemero.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, solo per evidenziare che i principi enunciati nell'emendamento precedente, a proposito del Consiglio d'Europa e in generale dell'Unione europea, ovviamente ci vedono profondamente d'accordo, non fosse altro per un fatto e cioè che, per volontà politica dell'Unione europea, sono state tagliate le radici cristiane. Queste radici cristiane oggi non ci sono più - così vollero Chirac e la massoneria internazionale di allora - e oggi stanno producendo questo risultato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Solo per esprimere il mio stupore, perché ritengo che il collega che mi ha preceduto, già con l'intervento precedente, anziché leggere la Costituzione italiana, ha letto lo Statuto Albertino. Perché è nello Statuto Albertino che è sancito quello che lui ha affermato. L'articolo 1 dello Statuto Albertino recita: la religione cattolica apostolica romana è l'unica religione di Stato. Gli altri culti sono tollerati (articolo 1 dello Statuto Albertino).
PRESIDENTE. Si rivolga a me, onorevole Sannicandro.
ARCANGELO SANNICANDRO. Che cosa vorrebbe? Abbiamo approvato giustamente, quasi all'unanimità - e questo fa onore a questo Parlamento a quest'Aula - l'emendamento 8.57 Gregorio Fontana, Ravetto che dice esattamente quanto afferma la Costituzione, che contraddice lo Statuto Albertino. Quindi, decidiamoci, entriamo perlomeno nel ventesimo secolo, se non vogliamo stare nel Milleottocento .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, quando si fanno interventi di un minuto, lei comprenderà che hanno più il valore….
PRESIDENTE. No, le spiego il problema, onorevole Pagano, così ci intendiamo. Siccome la lettura dei pareri a volte è complicata, se lei mi avvisa prima, io evito di buttare il fiato nel leggere i pareri per cinque minuti e le do la parola subito. È tutto qui, è solo un fatto di convenienza di tempo.
ALESSANDRO PAGANO. Chiedo scusa, Presidente. Comunque, in un minuto, intervengo, replicando all'onorevole Sannicandro, il quale ogni volta evidentemente ha dei nervi scoperti, non può essere spiegato diversamente, visto che io non parlo mai delle cose nel modo in cui da lui sono state trattate; noi invece vogliamo dire, quando si ribadiscono i principi della Costituzione, che non sono legati a un qualcosa che non è previsto - ci mancherebbe altro, né io l'avevo citato - ma la Costituzione parla di libertà della donna, la Costituzione parla di diritti dei minori, dei bambini, tutte cose che invece altre religioni/politiche negano e che nei propri contesti familiari personali, radicalizzati in una certa maniera, creano difficoltà a quelle persone e a quei cittadini. Il richiamo è alla Costituzione. È lei che è andato fuori pista! E, comunque, penso che questo sia stato abbondantemente capito da tutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente. Quest'emendamento della collega Elvira Savino ha una prima parte, che direi storicamente essere quasi naturale. Perché, se è vero che taluni movimenti si annidano in distorsioni culturali, che fanno della violenza una malcelata forma di religiosità, il tentativo che quest'emendamento cerca di proporre, cioè di snidare e di monitorare queste possibili compromissioni nell'ambito scolastico, io credo che sia assolutamente lodevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà, per un minuto.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie Presidente. Fermi restando gli eguali diritti di tutte le religioni, vorrei sottoporre all'attenzione di quest'Assemblea, il fatto che in un Paese vicino a noi, e non di scarsa cultura giuridica - mi riferisco alla Repubblica federale tedesca -, è dominante il tema della “Leitkultur”. Leitkultur significa che esiste una cultura di base (ogni Paese ha una cultura di base). Anche l'Italia ha una cultura di base, lo diceva Carlo Azeglio Ciampi. Sottolineava che questa cultura di base era una cultura cristiana. Non vorrei che un eccesso di entusiasmo per il pluralismo facesse dimenticare che anche gli italiani hanno una loro cultura di base e che chi viene in Italia deve, se non adottare al cento per cento, quantomeno rispettare questa cultura di base. Voteremo quest'emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, anche se forse un po' fuori tema, però, intervengo per ribadire nell'ultima votazione utile di quest'articolo, come, sempre poco fa, in questo convegno a cui accennavamo poc'anzi, il Marocco, attraverso l'Istituto Mohammed VI per la formazione degli predicatori, predicatrici, eccetera eccetera, sta portando avanti un piano anti-radicalizzazione e per la promozione dell'Islam tollerante. Perché lo ribadisco e lo prendo ad esame? Perché, come si vede, dall'altra parte del Mediterraneo hanno capito tutto, cioè che il problema è dall'altra parte, non è dalla nostra parte, dove invece noi dobbiamo annacquare i nostri ideali e i nostri principi per cui, in nome di un pluralismo, il Natale non ci sarà più, la Pasqua non ci sarà più, i crocifissi saranno tolti, cosa che abbondantemente in molte parti e in molte scuole d'Italia avviene. È evidente quindi che il problema culturale, così come viene impostato in questo momento dalla sinistra e da una parte importante di questo Parlamento, non va bene.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate .
BARBARA POLLASTRINI, . Presidente, sull'emendamento 9.50 Invernizzi, parere contrario; sull'emendamento 9.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.
FILIPPO BUBBICO,. Parere conforme.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.50 Invernizzi, su cui vi è il parere contrario della relatrice e del Governo.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, per completare un ragionamento che ho fatto un po' frammentato per motivi regolamentari, dico che solo un'identità forte può consentire il rispetto reciproco. I quelli tedeschi, francesi e inglesi che sono stati catturati in Siria, di fronte a un'intervista ben precisa, “perché hai deciso di diventare quello che sei diventato?”, hanno risposto: perché la società occidentale è corrotta, è marcia, è una melma, non ha più valori, non ha più ideali, non ha più principi: è esattamente la battaglia che sta conducendo la Lega in tutto il Paese, cioè che solo un'identità forte può riuscire a prevenire tutto questo. Quindi, al di là di quella che è la bontà di quest'articolo 9, ci sorprende come il nostro emendamento non sia stato accettato. Comunque, è una battaglia che noi condurremo ovviamente nelle nostre piazze.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate .
BARBARA POLLASTRINI, . Presidente, sull'emendamento 10.100 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), parere favorevole; sull'emendamento 10.50 Centemero, parere favorevole con la seguente riformulazione, che le leggo: “Al comma 1, aggiungere infine le parole: nonché l'eventuale adesione alle analoghe campagne promosse da istituzioni internazionali di cui l'Italia fa parte”. Sull'emendamento 10.60 Giorgis, parere favorevole.
FILIPPO BUBBICO,. Parere conforme.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANDREA GIORGIS. Presidente, onorevoli colleghi, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su questo emendamento, perché in esso trova esplicitazione quello che a mio avviso dovrebbe essere uno dei profili qualificanti l'intera proposta di legge: contrastare e prevenire i processi di radicalizzazione che conducono all'estremismo violento attraverso il dialogo interreligioso e interculturale, attraverso la conoscenza, il rispetto e la condivisione dei principi costituzionali e, quindi, attraverso la conoscenza, il rispetto e la condivisione del pluralismo, della laicità dello Stato, delle libertà, a partire da quella religiosa, dell'uguaglianza tra le persone, tra gli uomini e le donne e tra le comunità, e naturalmente attraverso la conoscenza, il rispetto e la condivisione dei corrispondenti doveri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà per un minuto.
DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signor Presidente. No, proprio non ci siamo. L'intervento del collega Giorgis è naturalmente rispettabile - rispettabilissimo - ma esprime esattamente quella strategia della negazione del problema, quella strategia della rimozione, vorrei dire quella che la scorsa settimana portava lo stesso collega Giorgis a proporre emendamenti per cassare l'aggettivo “jihadista” dalla stessa rubrica del provvedimento.
DANIELE CAPEZZONE. …che ha in disprezzo le nostre istituzioni e la nostra stessa vita. Finché non comprenderemo questo, onorevole Giorgis, saremo in guai molto profondi. Per questo voteremo contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà per un minuto.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Mi sembra un emendamento sbagliato per due motivi: il primo è di tecnica legislativa. I politici mettono parole, i giuristi devono trovare significati. Nel momento in cui si crea una norma ridondante si apre lo spazio ad un'interpretazione la quale alla norma ridondante, cioè che non introduce nulla di nuovo nell'ordinamento, dovrà dare un significato, e questo è uno dei problemi più gravi di tecnica legislativa che abbiamo nel nostro Paese. Ma l'altro motivo è che dobbiamo cercare di non tornare indietro nel tempo, al Medioevo quando ogni gruppo sociale aveva una legge per sé, perché - e ricordiamo la islamofobia, l'antisemitismo e l'avversione per i meridionali - dobbiamo dare protezioni ai cittadini sulla base del fatto che sono cittadini e basta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà, per un minuto.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, faccio mio il discorso che ha fatto l'onorevole Capezzone, a dimostrazione che anche se si proviene da culture diverse quando c'è buon senso ovviamente si pensa alla stessa maniera. Sono sorpreso non soltanto dall'emendamento Giorgis di islamofobia - ma qual è questa islamofobia? Ma dove si vive? In quale Paese stiamo vivendo? Un Paese di fantasia? - e soprattutto il parere favorevole che è stato dato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà per tre minuti.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, me ne serviranno anche meno. La raffinatezza dell' emendamento a firma Giorgis non mi impedisce di ravvisare due critiche di carattere strutturale: la prima è l'impossibilità di mettere insieme la promozione di principi di uguaglianza e la promozione di principi di contrasto alle discriminazioni. Mi sembra che le due cose non possano stare insieme e si crea sicuramente una confusione, almeno per la normalità del linguaggio normativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà per un minuto.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. A me sembra veramente che nella discussione di questo emendamento e con il parere favorevole espresso su questo emendamento in un provvedimento che, io ricordo, si chiama: “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista”, il problema della maggioranza - e qui si vede la tara mentale, la follia, la follia profonda che guida ideologicamente contro la ragione il Partito Democratico - è l'islamofobia. Cioè, il problema è l'islamofobia. Si vuole negare la realtà che c'è una diretta connessione tra fondamentalismo e Islam, una diretta connessione, ma per lavarsi la coscienza e per dire: “No, apriamoci al mondo; siamo i mondialisti” bisogna mettere in questo provvedimento, di cui ho ribadito le finalità, il contrasto all'islamofobia. C'è qualcosa che non quadra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, io credo che non sia giusto attribuire al collega Giorgis un intento che non ha. D'altronde, basta leggere il testo dell'emendamento e si capisce bene che dice tutt'altro rispetto a quello che è stato sostenuto dai colleghi in precedenza. Giorgis che cosa dice?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. L'emendamento che dice che dobbiamo promuovere il dialogo interculturale e interreligioso può essere al massimo ridondante, può essere superfluo, ma certamente è necessario e utile; altrimenti che strade abbiamo per vivere in una società complessa e pluralista? L'unica strada che abbiamo è il dialogo interculturale: ne abbiamo bisogno anche tra italiani, ne abbiamo bisogno tra vecchi e giovani, ne abbiamo bisogno tra uomini e donne. Se non ci capiamo tra persone di mentalità e culture diverse, le società andranno distruggendosi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, solo per dire che molte volte nel corso della storia la religione è stata usata sotto forma di fanatismo per commettere crimini aberranti, e a nessuno passerebbe in mente di trovare un nesso tra la religione cattolica e le aberrazioni che in nome la religione cattolica nella storia sono state commesse: a partire dall'uccisione di Giordano Bruno, alla Santa Inquisizione, alle crociate che in nome di una religione sono andate a normalizzare, a convertire gli infedeli, che erano gli islamici.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Colleghi! Colleghi! Colleghi! Ognuno di voi ha parlato tranquillamente, lasciamo… Onorevole Pagano, per favore! Prego, onorevole Palazzotto.
ERASMO PALAZZOTTO. Noi abbiamo bisogno… Capisco, Presidente, che il fanatismo ha diverse forme di espressione: questa è una di quelle . Ma il punto è che oggi noi abbiamo bisogno di promuovere il dialogo interculturale, di chiamare dalla parte della giustizia e della libertà tutti gli attori che in ogni campo, sia esso religioso o politico, si battono per costruire un mondo migliore; e l'unica cosa che non dobbiamo fare è alimentare lo scontro di civiltà, è alimentare esattamente quei sentimenti che oggi stanno rendendo il mondo un posto così pericoloso. Su questo si fonda buona parte anche della retorica, della narrazione che i terroristi utilizzano rispetto alle procedure e alle pratiche di arruolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guidesi, per un minuto. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Presidente, io trovo questo dibattito alquanto surreale. E nel trovarlo surreale, dico una cosa che credo sia una santa verità: qui si sta discutendo di islamofobia, che qualcuno può dire ci sia o non ci sia; di sicuro coloro i quali sono i portatori, e giustamente condannano il negazionismo storico, oggi stanno iniziando il negazionismo al terrorismo islamico . E questa cosa è inaccettabile, perché nessuno può negare il fatto che il terrorismo è islamico, e tutti i discorsi che ha mi hanno preceduto dall'altra parte dell'emiciclo inviterei a farli nei Paesi islamici: andate là a parlare di dialogo,…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Guidesi.
GUIDO GUIDESI. …andate là a parlare di libertà religiosa, e vedrete il risultato che avrete.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Longo, per un minuto. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Signor Presidente, veda, l'emendamento in trattazione mi sembra squilibrato. Io lo voterei volentieri se il collega onorevole Giorgis avesse avuto l'accortezza di inserire nell'inciso “tra cui l'islamofobia” anche la cristianofobia ; perché dobbiamo ricordarci sempre che l'Islam ha un solo libro, e noi cristiani invece abbiamo più libri. E quindi, come si dice, ; poi si faranno tradurre.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Invernizzi, per un minuto. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Presidente, c'era stata una scommessa all'interno del nostro gruppo su quando finalmente qualcuno sarebbe uscito a dire che se ci sono gli attentati in Europa è colpa di Salvini, colpa della Le Pen, è colpa di quei cattivi occidentali che non riescono a capire i profondi sentimenti di rivalsa che la società araba ha nei confronti dei cattivi occidentali, colonialisti, imperialisti. E che insomma, se ogni tanto sgozzano qualcuno, un prete di 83 anni a proposito di cattolicesimo, se ogni tanto investono qualcuno con i camion, perché di questo stiamo parlando, la colpa alla fine sapete di chi è? È della nostra società, che non siamo in grado di parlare con loro, non siamo in grado di chiedere scusa. La scommessa non vi dico chi l'ha vinta, ma ha vinto poco, perché sapevano che saltava fuori .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Presidente, solo per chiarire alcuni concetti, perché questo è un dibattito che verte su questioni molto sentite. Per il suo tramite all'onorevole Guidesi: come si fa a dire alla maggioranza, che vuole approvare questa legge, che noi non capiamo che c'è una matrice nel terrorismo? Ma rileggete ogni tanto il titolo o no? “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista”. Stiamo dicendo che derivano da qualche altra matrice i prolegomeni del terrorismo islamico? No, lo stiamo dicendo esattamente così. La seconda questione: questo articolo vuole dire “facciamo tutto ciò che è possibile fare per la prevenzione della radicalizzazione, perché dopo quando arriva il terrorismo c'è la legge sul terrorismo di due anni fa che questo Parlamento ha approvato”. Facendolo, non calpestiamo il diritto costituzionale alla professione, in questo Paese, di qualsiasi fede, con il limite che la fede non può diventare radicalizzazione o terrorismo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, brevissimamente, solo per dire, tramite lei, all'onorevole Palazzotto, che c'è una differenza fondamentale tuttavia a livello storico. È vero i cristiani di errori ne hanno fatti tanti, ma c'è un libro, il che non ha mai fatto predicazione di violenza e ogni volta ha costretto i cristiani a ritornare al punto. Questo non può essere detto allo stesso modo per il libro sacro dell'Islam o quanto meno non può essere detto interamente per il libro sacro dell'Islam.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Grazie Presidente. Solo in aggiunta ad alcune considerazioni rispetto a quanto hanno già detto i colleghi del mio gruppo parlamentare. Io ho sentito spesso in quest'Aula che non occorre rafforzare leggi già esistenti perché noi andiamo semplicemente a complicarci la situazione. Questo vale solo quando quelle leggi le vogliono fare, quelle misure in più per rafforzare le leggi le vogliono fare alcuni gruppi parlamentari. In questo caso esiste già una legge, lo hanno ricordato - credo- i colleghi di MDP, che si chiama “legge Mancino”, che prevede già in maniera molto chiara cosa si intende per discriminazione e cosa si può o non si può fare. Rispetto a questo, in realtà, l'unica cosa che state inserendo qui è l'ennesima volontà di impedire le libere opinioni, ma del resto in quest'Aula già altre leggi vogliono fare questo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate .
BARBARA POLLASTRINI, . La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 11.1 Invernizzi, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti 11.60 Dambruoso, 11.51 Fiano e 11.6 Invernizzi. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 11.7 Invernizzi e 11.52 Santerini, mentre esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 11.0100 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento).
FILIPPO BUBBICO,. Grazie Presidente, conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza non c'è.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, con riferimento all'intervento (lei non c'era) dell'onorevole Palazzotto che parlava apertamente di islamofobia, quasi addebitando a questo gruppo delle responsabilità derivanti dalle stragi o dei tentativi di stragi che si possono in ogni giorno realizzare in Italia, siamo qui per spiegare materialmente, per il suo tramite, che questo concetto è sicuramente utile a lui per demonizzare il problema e, da un certo punto di vista, per addebitare anche responsabilità culturali. Ma dall'altra parte, vogliamo anche dire in maniera molto chiara che noi rifiutiamo questo metodo. Riportare ogni volta avanti metodologie antiche, addirittura risalire alle crociate, al Mesozoico, non sapere più dove andare indietro, per negare quello che è un fenomeno chiaro, è un qualcosa che noi in maniera chiara rifiutiamo. E all'interno del minuto che mi è stato concesso, cito questa fonte che penso possa togliere ogni dubbio: in Svezia - fonte dei servizi pubblici di informazione - il numero delle aree dove ormai si applica la Sharia, nella città di Stoccolma, è di 62 su 90, cioè in due terzi della capitale si applica la Sharia. Non è che stiamo parlando di qualcosa che è fuori dal mondo, ma della Svezia. Da qui a poco, la logica di questo articolo, che avete approvato poco fa sul dialogo interreligioso in questa modalità, porterà inevitabilmente a questo fenomeno culturale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MILENA SANTERINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Lo ritiro, Presidente.
PRESIDENTE. Lo ritira, va bene.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
FILIPPO BUBBICO,. Grazie, signora Presidente. L'ordine del giorno n. 9/3558-A/1 Turco è accolto con la seguente riformulazione: impegna il Governo a valutare l'opportunità di intervenire con idonee misure normative ovvero con regolamenti.
PRESIDENTE. Parere contrario, comunque.
FILIPPO BUBBICO, . …ma è contrario, esatto.
PRESIDENTE. Ora abbiamo l'ordine del giorno n. 9/3558-A/22 Giorgis.
FILIPPO BUBBICO,. L'ordine del giorno n. 9/3558-A/22 mi manca.
PRESIDENTE. Allora adesso provvediamo, perché abbiamo gli ordini del giorno n. 9/3558-A/22 Giorgis, n. 9/3558-A/23 Pili e n. 9/3558-A/24 Occhiuto.
FILIPPO BUBBICO,. Il n. 9/3558-A/22 Giorgis è accolto.
PRESIDENTE. Allora, iniziamo con l'ordine del giorno n. 9/3558-A/1 Turco. Qui c'è una riformulazione. Accetta la riformulazione? Bene, vado avanti.
MICHELA MARZANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Lo vuole in votazione, deputata? Non la sento.
MICHELA MARZANO. Lo ritiro.
PRESIDENTE. Benissimo, ritirato, andiamo avanti.
FILIPPO BUBBICO,. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO,. Rivedo la posizione sull'ordine del giorno n. 9/3558-A/15, a firma Rondini. Può essere accolto con la seguente riformulazione: invita il Governo a valutare l'opportunità di disporre... di proporre un aggravamento delle pene per i reati di radicalismo violento.
PRESIDENTE. Deputato? Va bene per lei, andiamo avanti, allora.
ADRIANA GALGANO. Grazie signora Presidente. Signor Vice Ministro, io sono sorpresa del parere negativo e dell'invito ritiro rispetto all'ordine del giorno. In questo ordine del giorno si rilevava come i movimenti estremisti jihadisti hanno in comune la repressione della donne e il considerare la donna un essere inferiore.
FILIPPO BUBBICO,. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO,. Signora Presidente, per rivedere il parere, con una riformulazione. Proporrei di chiudere l'impegno alle parole “al raggiungimento della parità di genere”, dal momento che le attività relative alla formazione dei docenti attengono ad altri interventi, ad altri strumenti, e comunque nella legge sono già ricompresi. Quindi, chiudere l'impegno a “parità di genere”.
PRESIDENTE. Deputata, accoglie la riformulazione?
ADRIANA GALGANO. È accolta, grazie.
PRESIDENTE. Bene, allora vado avanti. Ordine del giorno D'Agostino n. n. 9/3558-A/21, vi è un invito al ritiro o parere contrario: prendo atto che si insiste per la votazione. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
PIA ELDA LOCATELLI. Presidente, nel gennaio dello scorso anno si è svolto alla Camera un incontro organizzato dall'Intergruppo donne, diritti e pari opportunità, da lei presieduto; titolo del convegno: “Le donne contro Daesh, il contrasto al radicalismo e al fondamentalismo”. In quell'occasione - molte colleghe lo ricorderanno - sono intervenute le madri di due giovani occidentali che hanno perso la vita dopo essere stati reclutati per combattere con Daesh.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, i deputati dell'UDC voteranno a favore di questo provvedimento. Lo faranno fondamentalmente perché è la prima volta che l'Italia si rende conto della necessità di contrastare lo jihadismo e l'integralismo islamico sul terreno culturale. Ci rendiamo conto di alcune difficoltà della maggioranza su questo punto: una parte della maggioranza ha accettato in pieno la teoria del multiculturalismo e del fatto che tutte le culture valgono allo stesso modo, e quindi nessuna di esse vale in realtà qualche cosa. Un provvedimento che in realtà è a difesa di un dato nazionale italiano, la cultura nazionale italiana, quella che in Germania chiamano la ; un provvedimento che le torna difficile da accettare. Da questo derivano alcuni difetti tecnici della legge, qualche sovrabbondanza, qualche richiamo retorico che noi volentieri le perdoniamo, in forza della sua direzione fondamentale. Guardate che, non solo in Italia ma in Europa, il tema di una cultura fondamentale europea, che poi riporta al tema delle radici cristiane dell'Europa, è un tema che va crescendo. In Germania, il Ministro Thomas de Maizière ha fatto un manifesto sull'identità tedesca in cui questo tema ritorna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, riconosciamo che nella legge ci sono anche buone intenzioni, ma queste buone intenzioni non sono sufficienti a definire una strategia, per questo Direzione Italia si asterrà. Per carità, le azioni positive, i numeri verdi, i comitati parlamentari, nulla di dannoso, ma la nostra sensazione, che abbiamo ribadito nel corso del dibattito con interventi ripetuti e puntuali, è che manchi la visione d'assieme, manchi il contesto, manchi il quadro dentro cui questi interventi si inseriscono. Lo vogliamo comprendere o no che un pezzo di Islam, oggi purtroppo vincente culturalmente e militarmente, ci ha dichiarato guerra?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Dambruoso. Ne ha facoltà.
STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, Presidente. Io depositerò il mio intervento anche per essere più sintetico avendo dieci minuti comunque a disposizione, ma preferivo davvero spendere due parole direttamente per rappresentare anche che questa è una proposta di legge che sia io sia il collega Manciulli abbiamo fortemente voluto sin dall'inizio, cercando poi una cooperazione nella sua stesura per completare l'obiettivo che avevamo previsto e che ci eravamo divisati e grazie, appunto, ad una preziosissima partecipazione sia della relatrice, evidentemente, ma senz'altro dell'onorevole Fiano siamo davvero riusciti a riempire di contenuti una proposta di legge che aveva un obiettivo chiaro: evitare di associare inutilmente musulmani e moschee al terrorismo jihadista, perché quel terrorismo jihadista noi lo abbiamo inserito nel titolo.
PRESIDENTE. Deputato La Russa, io le devo dare la parola: se lei va al suo posto…
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, poiché il collega Dambruoso, che non ha più un gruppo, poteva parlare più di dieci minuti, pensavo che potesse proseguire ad oltranza, fin quando voleva. E allora, per quello mi ero attardato.
PRESIDENTE. No, no, aveva nove minuti.
IGNAZIO LA RUSSA. Comunque va bene, una regola . Comunque mi scuso per il ritardo.
PRESIDENTE. Non voglio adesso ritornare su questa polemica, su questa questione dell'inammissibilità degli emendamenti, lei ha già avuto una motivazione dal Vicepresidente Giachetti che era di turno. Tuttavia, le posso assicurare: nessuna valutazione politica, mai, ma estraneità di materia. Quindi ci tenevo che rimanesse agli atti.
MILENA SANTERINI. Grazie. Ci sono due interpretazioni dello jihadismo, del terrorismo jihadista, ambedue a mio parere fuorvianti. Una è quella che interpreta le cause del terrore come esito di un Islam naturalmente violento, cioè si fa riferimento al Corano, alla tradizione, per considerare il terrore come scritto quasi geneticamente nella storia dell'Islam. L'altro punto di vista invece giustifica il terrorismo attraverso le colpe dell'Occidente che avrebbero condotto il mondo islamico a questo estremismo. È chiaro che ambedue queste interpretazioni - e le abbiamo anche ascoltate e sentite in quest'Aula - sono fuorvianti. Siamo di fronte a un fenomeno complesso e particolare, a una forma di utopia antipolitica che investe soprattutto il desiderio di molti musulmani di subordinare il politico al religioso, quindi un'utopia antilaica. Ed è un conflitto in gran parte anche intraislamico non è soltanto contro di noi, anche se ovviamente non sottovaluto le ferite del terrorismo nel mondo occidentale. Quindi siamo di fronte a un mondo musulmano che cerca senso soprattutto di fronte agli sconvolgimenti della questione palestinese, delle guerre in Iraq, e cerca una soluzione - è stato detto - ultrareligiosa alla disperazione musulmana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parisi. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Signora Presidente, Governo, onorevoli colleghi, l'obiettivo di questa legge, il contrasto alla radicalizzazione e all'estremismo violento di matrice jihadista, è un obiettivo certamente condivisibile, è un obiettivo che noi condividiamo, è un obiettivo che ogni forza politica responsabile non può non condividere. E, se passiamo poi dall'obiettivo alle strade che sono state definite per raggiungere questo obiettivo, come abbiamo visto anche dal dibattito in quest'Aula, le perplessità ci sono; ci sono nel dibattito che abbiamo affrontato, ci sono su alcuni emendamenti che sono stati oggetto di discussione, ci sono sugli strumenti che abbiamo adottato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Maestri. Ne ha facoltà.
ANDREA MAESTRI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, la matrice prevalente di questo provvedimento è securitaria, quindi molto parziale anche sul piano dell'efficacia. Questa matrice emerge chiaramente dall'incardinamento del CRAD, il Centro nazionale sulla radicalizzazione, nel Dipartimento libertà civili e immigrazione del Ministero dell'interno e dalla riconducibilità, evidenziata anche dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali, alla materia ordine pubblico e sicurezza, ascritta alla competenza esclusiva statale. Suscita perplessità l'inedita figura del prefetto del capoluogo di regione, che, in base all'articolo 3, oltre a presiedere il CCR, il Centro regionale sulla radicalizzazione, coordina gli altri prefetti della regione, assumendo un improprio ruolo gerarchico sovraordinato per la tutela della sicurezza pubblica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie signora Presidente. Se dovessimo basare il nostro ragionamento esclusivamente sull'ultimo intervento e sulle ragioni esposte nell'ultimo intervento, dovremmo dire che probabilmente stiamo perdendo tempo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Mottola. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Signora Presidente, sottosegretario, colleghi, il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà a favore della proposta di legge recante misure per la prevenzione del radicalismo e dell'estremismo jiadista. Parliamo di un progetto di legge che concerne un fenomeno complesso ed insidioso, perché la radicalizzazione dei soggetti costituisce un pericolo grave e costante per la nostra società. Il progetto di legge è diretto a disciplinare l'adozione di misure, di interventi e programmi volti a prevenire i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jiadista, nonché a favorire la deradicalizzazione ed il recupero, in termini di integrazione sociale e culturale, dei soggetti coinvolti, cittadini italiani o stranieri residenti in Italia.
GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Diciamo subito che, nel nostro Paese, questo fenomeno ha caratteristiche meno pesanti rispetto ad altre nazioni europee colpite dai fatti criminosi, come la Francia ed il Belgio - si ricordino a proposito i gravi fatti avvenuti, come quello del Bataclan o di Molenbeek -, ma costituisce senza alcun dubbio un potenziale pericolo anche per l'Italia. I nostri apparati di sicurezza hanno sempre operato con grande professionalità e capacità riconosciute anche all'estero; a loro va tutta la nostra gratitudine ed il nostro sostegno, e, grazie al loro impegno, sono stati arrestati soggetti pericolosi e smantellate strutture ed organizzazioni terroristiche. Questo mentre, con azioni non coordinate e portate avanti soprattutto dal mondo del volontariato, si è cercato di prevenire, attraverso il confronto e l'inclusione, fenomeni di radicalizzazione. In un tale contesto si inserisce questa proposta di legge, che fornisce risposte importanti, soprattutto sotto il profilo preventivo, per circoscrivere ed arginare un fenomeno complesso e particolarmente grave. In un ambito di tale natura, oltre ad un sostegno sempre più completo ai nostri apparati di sicurezza, appare opportuno intervenire anche in altri settori della nostra società, come le scuole e le università. È infatti il mondo della scuola il nucleo fondamentale su cui costruire un avanzato multiculturalismo che permetta nel nostro Paese quella regolare convivenza pacifica tra culture e religioni diverse, al fine di permettere e di prevenire l'estremismo più radicale. Il mondo della scuola costituisce il luogo più sensibile per l'eventuale diffondersi di estremismi, che devono essere repressi con i mezzi più opportuni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roberta Agostini. Ne ha facoltà.
ROBERTA AGOSTINI. Presidente, la proposta che ci accingiamo a votare prevede una serie di politiche in una chiave di prevenzione e non di repressione per affrontare il fenomeno della radicalizzazione. Una prima nota andrebbe fatta sulla cautela che dobbiamo usare nell'impiegare termini come radicalizzazione o come jihad, che non hanno una definizione univoca. Ciò che è radicale può variare da una cultura a un'altra, non sempre al termine è associato una valenza negativa; i radicali italiani credo ne siamo una testimonianza, così come le suffragette inglesi, che venivano bollate all'epoca come un movimento radicale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Il titolo di questa proposta di legge prometteva bene: “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista”. Ci si aspettava un provvedimento relativo a misure per la prevenzione e noi siamo abituati a dare a queste parole un significato molto pragmatico, talvolta troppo pragmatico, perché nel nostro sistema la fra misure e prevenzione provoca guasti inenarrabili e molto spesso si fonda solo sul sospetto e travolge qualsiasi tipo di situazione che sia in qualche modo avvicinabile alla presunzione di non colpevolezza e alla personalità della responsabilità.
PRESIDENTE. Onorevole Manciulli!
FRANCESCO PAOLO SISTO. …dovranno in qualche modo dipendere. Io credo che anche il nervosismo di qualche collega della maggioranza dimostri quanto le sensibilità non debbano essere quelle, ma quelle dei cittadini italiani e quelle del nostro ordinamento. Voteremo contro !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tofalo. Ne ha facoltà.
ANGELO TOFALO. Presidente, in questi pochi minuti vorrei spiegare i motivi del nostro voto contrario, i motivi per cui non crediamo all'efficacia delle norme che produce questa maggioranza che appoggia questo Governo. Cercherò di farlo con serenità, nonostante la palese inadeguatezza alle risposte che il nostro Paese offre nell'attuale scenario geopolitico internazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manciulli. Ne ha facoltà.
ANDREA MANCIULLI. Grazie Presidente. Mi permetta, vorrei per prima cosa fare dei ringraziamenti non formali alla I Commissione, a chi si è molto impegnato, dalla relatrice Pollastrini, al collega Fiano, e gli altri che hanno partecipato a questa discussione che non è stata né facile, né banale in questi mesi. Si è molto migliorato, a mio avviso, il testo che io e l'onorevole Dambruoso avevamo presentato, soprattutto perché volevamo che in qualche maniera questo Parlamento producesse uno sforzo come quello che ha fatto e per il quale ringrazio tutte le forze politiche a prescindere dall'essere d'accordo o meno sul tema della prevenzione.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANDREA MANCIULLI. Noi ci stiamo occupando di prevenire il terrorismo che possiamo avere anche dentro di noi, e su questo dovremmo essere un po' più nitidi, come siamo stati oggi .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
BARBARA POLLASTRINI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BARBARA POLLASTRINI, . Presidente, mi rendo conto, non voglio rubare tempo, ma è doveroso ringraziare, almeno da parte mia e del presidente della mia Commissione, gli uffici per come ci hanno accompagnato in un lavoro davvero complicato e inedito con la loro maestria. Aggiungo il mio ringraziamento a tutte le colleghe e colleghi, naturalmente innanzitutto i colleghi che hanno condiviso questo traguardo, ma, come sempre, noi siamo in un Parlamento e non posso che ringraziare anche i colleghi da cui ci differenzia una valutazione di fondo, ma che hanno dato vita al dibattito che abbiamo tutti sentito.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, come sempre, vi prego, se volete uscire, di farlo in silenzio.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Sabato 22 luglio cadrà il sesto anniversario della strage di Utoya, una strage totalmente nascosta all'opinione pubblica nel suo preciso significato politico. Vennero uccisi sessantanove giovani socialisti e laburisti norvegesi perché favorevoli ai valori del multiculturalismo e dell'immigrazione dell'Unione europea. Oggi lo stragista Breivik è in carcere, ma il suo manifesto politico, scritto tra il 2009 e il 2011, inviato via in tutta Europa, minaccia di realizzarsi. Il suo obiettivo è cacciare tutti gli immigrati, soprattutto quelli islamici, dal nostro continente. Per raggiungere questa meta, Breivik elencò nel suo compendio i partiti che avrebbero potuto agevolare l'impresa: Russia Unita di Putin, Le Pen in Francia, English Defense League in UK, Jobbik in Ungheria e Lega e Forza Nuova in Italia. Ebbene, nel 2014 questi partiti hanno creato un gruppo unico all'Europarlamento e hanno rafforzato i loro rapporti con Mosca.
GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, vi pregherei di abbassare il tono della voce e di uscire, lasciando in modo, a chi vuole e deve intervenire, di farlo. Grazie.
GIANNI MELILLA. Grazie signor Presidente. È scomparso alcuni giorni fa Giovanni Franzoni, una delle più importanti personalità del cattolicesimo democratico e delle comunità cristiane di base del nostro Paese.
PRESIDENTE. Onorevole Frusone…grazie.
GIANNI MELILLA. …e in tale veste partecipò alle ultime due sessioni del Concilio Vaticano II, risultando il più giovane tra i padri conciliari. Fu un teologo di rara forza intellettuale e di grande suggestione per noi giovani negli anni Settanta. Avviò l'esperienza dalla comunità cristiana di base di San Paolo, che assunse allora scelte forti, come la solidarietà con le lotte operaie e con l'autunno caldo o le critiche alle forme più negative del potere temporale del Vaticano, come ad esempio la finanza vaticana, lo IOR, che allora trafficava con gli ambienti criminali e affaristici di questo Paese. Il suo impegno per il “no” al referendum per il divorzio gli valse la sospensione e l'appoggio al Partito Comunista nel 1976 lo ridusse allo stato laicale. Fu brutalmente licenziato dalla Chiesa cattolica. Il suo impegno continuò, però, nella comunità di San Paolo e nelle comunità cristiane di base italiana. Bellissima la sua rivista forte il suo impegno contro la guerra, costante la sua testimonianza con il Vangelo e con la Chiesa dei poveri
ALESSANDRO ZAN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO ZAN. Grazie Presidente. Vorrei portare all'attenzione del Governo una interrogazione da me presentata, che ha visto la sottoscrizione di decine di colleghi, dato che negli ultimi vent'anni il lavoro delle cooperative e delle aziende operanti nel sistema carcerario italiano, che affiancano e sostengono le istituzioni, è stato fondamentale per la riabilitazione e il reinserimento nella società dei detenuti, attraverso efficaci programmi di qualifica professionale.
SABRINA CAPOZZOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SABRINA CAPOZZOLO. Grazie Presidente. In questi giorni stiamo assistendo ad un vero e proprio disastro ambientale. L'intera Italia sta bruciando da nord a sud. La Campania è stata colpita al cuore, brucia il Vesuvio, diversi comuni del napoletano e Napoli stessa. Più di cento sono gli ettari di Parco nazionale del Vesuvio distrutti e una quota parte della riserva naturale integrale di Tirone alto Vesuvio. Brucia l'avellinese e solo ieri, in provincia di Salerno, erano attivi più di ventiquattro incendi e oggi la mia terra brucia.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie Presidente, intervengo semplicemente per sollecitare la risposta alla mia interrogazione a risposta scritta n. 4-15972, che è stata annunciata il 20 marzo 2017. Penso che sia passato un tempo sufficiente per avere una risposta e si tratta di dare risposte a persone invalide, che hanno bisogno di accompagnamento, e il tempo in questo contesto è davvero prezioso. Quindi, mi auguro di avere presto una risposta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.