PRESIDENTE. La seduta è aperta.
ANNA ROSSOMANDO, legge il processo verbale della seduta del 2 agosto 2017.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Boccia, Michele Bordo, Brambilla, Brunetta, Caparini, Cirielli, Dellai, Fedriga, Ferranti, Fico, Garofani, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Laforgia, Latronico, Locatelli, Manciulli, Marcon, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Sanga, Sani, Schullian, Sereni, Sottanelli e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della Relazione all'Assemblea sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali e sull'attuazione degli statuti speciali, approvata dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali (Doc. XVI-, n. 11).
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo, onorevole Bressa, ad esprimere il parere sulla risoluzione n. 6-00335.
GIANCLAUDIO BRESSA,. Il Governo riconosce che la risoluzione affronta i temi aperti e dà delle soluzioni che sono ragionevoli. Compatibilmente con le possibilità che ancora abbiamo in termini di tempo e con l'ovvia attenzione che deve essere riservata ad alcuni particolari contenuti nella risoluzione, che abbisognano di qualche approfondimento, nel complesso la valutazione da parte del Governo è positiva.
PRESIDENTE. Dunque è un parere favorevole? Bene.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
ORESTE PASTORELLI. Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, ad oggi il problema principale relativo alle autonomie territoriali è quello del ruolo degli enti di area vasta e delle province, in particolare. Queste ultime sono state svuotate delle loro competenze, con effetti devastanti sui territori. Penso, per esempio, all'ambiente, alla viabilità, all'edilizia scolastica, le cui carenze sono sotto gli occhi di tutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catalano. Ne ha facoltà.
IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Il gruppo Civici e Innovatori condivide le conclusioni raggiunte dalla Commissione. Riteniamo, infatti, opportuno dare piena attuazione all'articolo 11 della legge costituzionale n. 3 del 2001 e rendere la Commissione per le questioni regionali, integrata dai rappresentanti territoriali, la sede deputata al coordinamento legislativo tra Stato e autonomie locali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.
GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Come è stato ricordato nel corso dell'avvio dell'esame del provvedimento, lo scorso giugno, la Commissione parlamentare per le questioni regionali ha avviato una riflessione sullo stato del regionalismo e, più in generale, sull'assetto degli enti territoriali del nostro Paese, a seguito dell'esito non confermativo del referendum costituzionale del dicembre 2016. La Commissione ha inteso, infatti, portare a compimento il percorso seguito negli ultimi due anni attraverso lo svolgimento di due indagini conoscitive sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali, con particolare riferimento al sistema delle conferenze e sulle problematiche concernenti l'attuazione degli statuti delle regioni ad autonomia speciale.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Nastri. Per favore, il tavolo del Governo… Grazie. Prego.
GAETANO NASTRI. Pertanto, l'esito non confermativo del referendum relativo alla seconda riforma costituzionale approvata dal Parlamento sul tema impone di procedere all'attuazione dell'articolo 11, che costituisce, allo stato, l'unica forma di raccordo tra Stato e autonomie territoriali prevista a livello costituzionale, in un assetto che può oramai ritenersi consolidato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.
LORENZO DELLAI. Grazie, Presidente. Desidero dare atto, innanzitutto, al lavoro svolto dalla Commissione, cui riconosco l'importanza, su molti aspetti specifici che anche condivido: il tema dell'integrazione della Commissione, il tema della riconfigurazione del sistema delle conferenze, il tema anche aperto di quello che, con una espressione molto brutta, viene definito “area vasta”. C'è, però, un tema di fondo credo, che è quello che interessa di più e, cioè, viene fuori comunque una domanda: qual è l'idea di Stato che abbiamo e, prima ancora, quale è l'idea di società. Perché, dietro ad una idea delle istituzioni, vi è un'idea di società: se vogliamo, cioè, una società plurale, articolata, oppure verticalizzata e omologata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Plangger. Ne ha facoltà.
ALBRECHT PLANGGER. Grazie, Presidente. Do per letto e consegno il mio intervento.
PRESIDENTE. La ringrazio, rimane agli atti.
MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Le riforme costituzionali, quelle fatte, approvate, entrate in vigore e quelle tentate hanno, talvolta, un singolare destino nel nostro Paese e sono sottoposte, come dire, a una forma di rimozione quasi dalla memoria. Ho avuto modo di esternare questa riflessione, qualche giorno fa, sul referendum del 4 dicembre, ma, in fondo, la possiamo estendere, questa riflessione, anche alla riforma costituzionale del 2001, alla riforma del Titolo V. Una riforma che ha aumentato a dismisura i poteri delle regioni, introducendo la potestà legislativa concorrente, con la conseguente incertezza sui confini delle competenze; una riforma che ha ingolfato di ricorsi la Corte costituzionale e molte regioni hanno sviluppato legislazioni contrastanti su materie di interesse strategico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.
LUCA PASTORINO. Signor Presidente, come abbiamo sentito, la relazione affronta più questioni, tra le quali viene dedicato particolare spazio a quella relativa all'integrazione della Commissione parlamentare per le questioni regionali, secondo quanto previsto dall'articolo 11 della legge costituzionale n. 3 nel 2001, di modifica del Titolo V della Parte Seconda della Costituzione, che abilita i Regolamenti delle Camere a prevedere la partecipazione di rappresentanti delle regioni, delle province autonome e degli enti locali alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Noi riconosciamo senz'altro alla Commissione di aver posto, con questo documento, con questa relazione, un problema sentito e centrale nel nostro ordinamento, che è quello delle autonomie locali, in particolare il problema mai risolto delle competenze concorrenti fra governo periferico e Governo centrale e dei meccanismi che regolano questi due governi. Una questione sentita soprattutto dai cittadini, prima ancora che dai politici, i quali da tempo sono consapevoli - e lo hanno dimostrato anche con il loro voto - che questo è un assetto istituzionale assolutamente inadeguato non solo a gestire e a governare, ma anche a valorizzare le differenti realtà socio-economiche, culturali e storiche che compongono la penisola. Un sistema che - i problemi li sappiamo, ormai, li abbiamo detti più volte - è un malato di una burocrazia pletorica, inadeguata, eccessivamente complicata, che frena la libera iniziativa, che frena le associazioni volontaristiche, che frena la libera impresa, un eccessivo carico tributario, una distribuzione assolutamente sbagliata e sperequata delle risorse prodotte dai vari territori, e aggiungo anche una capitale, Roma, assolutamente non all'altezza di rappresentare un Paese industrializzato qual è l'Italia.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Busin. Colleghi, possiamo abbassare il tono della voce? Grazie. Prego.
FILIPPO BUSIN. ... che ovviamente non può prescindere dal conferimento di maggiori potestà legislative e da una maggiore autonomia finanziaria con l'assegnazione di tributi propri e, come detto in precedenza, una diversa distribuzione delle risorse prodotte nei vari territori. La soluzione era quella proposta dalla legge n. 42 del 2009, quella sul federalismo fiscale, che questo Governo e i precedenti hanno avuto la grave colpa di affossare e di non portare a compimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Grazie, signor Presidente. Ovviamente, nell'annunciare il voto favorevole del mio gruppo parlamentare alla Relazione, con le motivazioni che stanno nella relazione introduttiva che abbiamo fatto prima dell'estate sul documento di sintesi della Commissione bicamerale, mi permetto di fare solo qualche brevissima considerazione integrativa.
GIANPIERO D'ALIA. L'altro aspetto che è emerso - mi avvio subito alle conclusioni, signor Presidente - è quello legato al tema del raccordo legislativo: la sentenza n. 251 sulla riforma “Madia” è una sentenza che ha aperto un problema dal punto di vista del rapporto fra il legislatore e il sistema delle regioni. L'attuazione dell'articolo 11, che è complessa - assolutamente complessa -, sta dentro questo ragionamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà.
FLORIAN KRONBICHLER. Presidente, colleghe e colleghi, questa relazione stesa dal collega D'Alia, presidente della Commissione bicamerale per le questioni regionali, e firmata anche da me e da altri capigruppo in Commissione, è in sostanza la prima presa d'atto e il riconoscimento, l'accettazione, della del referendum costituzionale del dicembre dell'anno scorso. I cittadini hanno detto allora “no” alla riforma che nel merito avrebbe dato un colpo mortale al già flebile regionalismo o federalismo in generale. Hanno detto a stragrande maggioranza “no” alla revisione del Titolo V della Costituzione ovvero al ridimensionamento del Senato a una specie di Camera delle autonomie. E l'invidiabile prontezza di riflessi del presidente D'Alia è stata di aver messo all'ordine del giorno della Commissione uno studio sul futuro degli enti territoriali del Paese. Mi scuso per la presunzione, però mi permetto di rivendicare che io, il collega e compaesano Albrecht Plangger e il senatore aostano Albert Laniece siamo stati i più assidui a presenziare alle tante, secondo me troppe, audizioni (me ne sono lamentato di frequente con il presidente). È comprensibile che noi autonomisti, autonomisti speciali abbiamo posto la nostra attenzione soprattutto sul destino delle nostre autonomie speciali, delle rispettive competenze, non ultimo del suo assetto finanziario e del regionalismo e federalismo come tale. Non occorre leggere lo spesso rapporto, steso dal presidente e dalla brava segretaria di Commissione, basta dare un'occhiata all'indice, per accorgersi del peso speciale dato alle autonomie speciali. Abbiamo scorto in parecchi auditi la strisciante tentazione di normalizzare le regioni a statuto speciale, di ritenere esauste le ragioni storiche, un'anomalia, uno da superare, da estirpare. Abbiamo fatto fronte a tale concezione livellatrice al ribasso. Le differenze, abbiamo argomentato, sono non un difetto ma una qualità: se non c'è differenza non c'è specialità. Mi sono attirato espressioni di incomprensione da parte del presidente, per certi miei apprezzamenti poco distinti sulla Commissione, o meglio sulle tante Commissioni che si occupano delle regioni. Infatti, ci sono, oltre alla Bicamerale, la Conferenza Stato-regioni, le Commissioni cosiddette paritetiche, e ci sarebbe stato, appunto, il Senato delle regioni: decisamente una di organi per quel poco di regionalismo da coordinare. Strada facendo me ne sono ricreduto: la Commissione si è rivelata un affidabile se ben timido difensore delle cause regionaliste. Dicevo dell'importanza che il rapporto riserva alle autonomie speciali. Un cenno solo ai vari tentativi di revisione e di attuazione degli statuti speciali, che trovano ampio spazio nella relazione. Apprezziamo molto i suggerimenti che la Commissione dà riguardo alle cosiddette Commissioni paritetiche, che nel nostro caso delle province autonome di Trento e Bolzano, quasi in segreto, di fatto sfornano norme di rango costituzionale, bypassando le rappresentanze parlamentari sia dello Stato che delle province.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.
FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, signor Presidente. Desidero innanzitutto dare atto al presidente D'Alia per la tempestività con cui ha inteso istituire la Commissione, proprio all'indomani della bocciatura del referendum dello scorso dicembre e, più in generale, della capacità dello stesso di gestire tutti i lavori, non solo nell'analisi conoscitiva - di cui oggi trattiamo - ma dei lavori di questi anni nella Commissione, confrontandosi e lasciando spazio alle opposizioni di esprimersi e di contribuire, nella misura più idonea e più ritenuta atta, alla costruzione di pareri, di documenti, insomma i lavori più in generale della Commissione stessa. E così nasce il frutto di questa relazione, relazione che fotografa molto bene sia come la stessa è stata prodotta, attraverso un ampio lavoro di condivisione, di coinvolgimento, di audizioni, di esperti, di rappresentanti delle autonomie locali, di tutto quell'universo mondo di competenze, che…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Di Stefano. Non è possibile, però… Prego, onorevole.
FABRIZIO DI STEFANO. …potevano servire alla Commissione stessa per farsi una più giusta conoscenza dell'argomento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.
TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. Esporrò in quest'Aula quanto già illustrato dal MoVimento 5 Stelle nell'altro ramo del Parlamento. Il documento contiene sicuramente le risultanze di esigenze condivise da tutte le forze politiche nella Commissione per le questioni regionali. Faccio riferimento, per esempio, alla necessità di superare i contenziosi, ancora diffusi e presenti, che riguardano il rapporto Stato-regioni. La Commissione per le questioni regionali ha riconosciuto che continuano ad essere valide, in alcuni ambiti, le Conferenze Stato-regioni, anche se bisogna sottolineare che esse intervengono a conciliare le esigenze di entità governative, in quanto vi partecipano Governi regionali e statali, mentre non esiste - questo è già un limite del nostro ordinamento - un luogo dove intervenire, nella fase legislativa, per conciliare diverse esigenze tra Stato e poteri locali.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Ciprini. Colleghi tutti… Grazie.
TIZIANA CIPRINI. Si parla esplicitamente di province, città metropolitane e comuni. Dal momento che i componenti delle città metropolitane e delle province non vengono eletti direttamente dal cittadino, si avrebbe la situazione paradossale per cui delle persone nominate non dai cittadini, ma dai loro colleghi, ossia consiglieri comunali, si troverebbero addirittura in una elezioni indiretta di secondo grado a dover nominare dei componenti di una Commissione parlamentare. Quindi, avremmo componenti di una Commissione parlamentare eletti da persone che non sono elette dal popolo e questa, per il MoVimento 5 Stelle, è una questione molto delicata e alquanto discutibile. Per questo motivo bisognerà valutare quali saranno i testi proposti, per operare l'eventuale modifica del funzionamento della Commissione parlamentare per le questioni regionali, che poi influenzerà i lavori del Parlamento.
PRESIDENTE. Prego tutti i colleghi di abbassare il tono della voce, per favore.
FRANCESCO RIBAUDO. Grazie, Presidente. La Commissione parlamentare per le questioni regionali, in questi ultimi due anni, ha fatto propria l'esigenza di fare una riflessione, una riflessione sistematica su quello che è lo Stato e il regionalismo in Italia e ha voluto particolarmente attenzionare - eravamo in una fase piena delle riforme in Italia - la questione, in particolare, degli statuti autonomi. Lo ha fatto con tre indagini: una ha riguardato appunto gli statuti autonomi e i rapporti tra gli statuti autonomi e lo Stato centrale, l'altra ha riguardato le problematiche concernenti l'attuazione, non solo degli statuti, ma le forme di raccordo tra lo Stato e l'autonomia territoriale, con particolare riguardo al sistema delle Conferenze, e in ultimo, quando nella fase finale di questi due anni eravamo già a ridosso del referendum e subito dopo la sentenza n. 251 che ha riguardato il decreto legislativo Madia, che ha bocciato la procedura dell'approvazione del decreto legislativo Madia (il nostro presidente ha avuto l'intuizione), la Conferenza ha dovuto rivedere e fare sintesi del lavoro fatto nei due anni, per capire meglio e per proporre anche a questa Assemblea alcuni elementi di riflessione e suggerire ipotesi. Non ci permettiamo di dire: “è questa la via”, ma di suggerire ipotesi, ipotesi che, comunque, sono proposte concrete per la piena applicazione della riforma, quella vigente, dal momento che il referendum ha bocciato la proposta di riforma, quindi la riforma della Costituzione portata avanti con la legge n. 3 del 2001.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Ribaudo. Colleghi, per favore, abbassiamo il tono della voce? Prego.
FRANCESCO RIBAUDO. La regolamentazione del procedimento di adozione degli schemi dei decreti legislativi in attuazione degli statuti, cioè delle delibere delle Commissioni paritetiche: alcune volte abbiamo assistito a delibere delle Commissioni paritetiche che vengono parcheggiate e non vengono mai approvate dal Governo; dobbiamo stabilire tempi, modalità, come si perviene e come si arriva a definire procedimenti.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Ribaudo.
FRANCESCO RIBAUDO. L'attuazione della Costituzione con riferimento all'integrazione della Commissione per le questioni regionali potrebbe rappresentare un'occasione importante. Perché? Perché noi abbiamo avuto in questa fase, nonostante il coinvolgimento nella fase discendente, il fatto che nel procedimento legislativo…
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Ribaudo, ha finito il tempo.
FRANCESCO RIBAUDO. …gli enti locali non sono stati coinvolti: evidentemente ciò ha determinato un contenzioso, un contenzioso che è sfociato anche in referendum, come sappiamo. Le proposte riportate - e concludo veramente - nella Commissione, che la Commissione ha avuto anche l'impegno di proporre…
PRESIDENTE. Ha finito il tempo, onorevole Ribaudo, deve proprio concludere con una battuta.
FRANCESCO RIBAUDO. Concludo dicendo questo: che il Parlamento oggi ha gli elementi, dati da questo lavoro fatto dalla Commissione, per poter procedere a fare delle modifiche regolamentari e anche di legge. Questo per far funzionare meglio le nostre istituzioni democratiche. Per questo motivo, il Partito Democratico esprime il parere favorevole alla risoluzione
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione sul fenomeno della contraffazione sul web, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo (Doc. XXII-, n. 9).
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tale risoluzione. Colleghi, per favore, abbassiamo il tono dalla voce...
ANTONIO GENTILE,. Buongiorno, Presidente. La risoluzione si accoglie con l'impegno: “e valutando l'iniziativa, anche in sede europea”, con alcune precisazioni, alle conclusioni proposte nella relazione ai punti k) ed . Alla lettera nel secondo periodo, aggiungere dopo gli ISP: “e ove ritenuto necessario”.
PRESIDENTE. Scusi, sottosegretario Gentile, un attimo. Sottosegretario, un secondo. Noi facciamo riferimento e dobbiamo fare riferimento alla risoluzione che è stata pubblicata, cioè quella n. 6-00337 Baruffi, Gallinella, Russo, Cenni, Mongiello, con le firme che si sono aggiunte in corso d'opera. Quindi, lei mi stava facendo riferimento a un altro documento che non è quello. Se vuole glielo faccio avere in maniera che lei lo guarda al volo ed esprimiamo il parere sull'atto che abbiamo.
ANTONIO GENTILE,. L'avevo confusa con l'altra, quindi, su questa, parere favorevole.
PRESIDENTE. A questo punto passiamo alle dichiarazioni di voto.
ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il fenomeno della contraffazione sul presenta da tempo dimensioni preoccupanti, con effetti negativi tanto sulla sicurezza dei consumatori, quanto sulle capacità di crescita dei piccoli e medi operatori economici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quintarelli. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. Signor Presidente, ho dedicato la mia vita a questi temi e poter intervenire per solo due minuti è mortificante, ma in democrazia le possibilità di intervento non si pesano, si contano, ed è giusto così.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. Chiudo, è un punto fondamentale, ma inspiegabilmente assente nelle proposte che riflettono, in larga misura, posizioni frutto di audizioni parziali, risultano tecnicamente imprecise e sbilanciate a svantaggio di PMI ed operatori italiani e per questo voteremo contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Questo è un documento sicuramente molto, molto importante, rispetto a quanto si vorrà fare nei confronti di contraffazione e, soprattutto, tra l'altro, di cosiddetta pirateria digitale. Io l'ho letto, è un documento approfondito, mi ricordavano poc'anzi e lo ricordo anch'io che, ad esempio, noi in Commissione abbiamo votato a favore, all'unanimità, rispetto a questo tipo di documento che non vorremmo, però, come molto spesso accade, fosse soltanto un esercizio di stile, piuttosto che qualche pagina giustamente ben scritta per poi non andare a legiferare in seguito, rispetto a questo che è uno studio, lo rinnovo, sicuramente molto, molto importante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catania. Ne ha facoltà.
MARIO CATANIA. Grazie, Presidente. Sin dalla prima fase di attività della commissione d'inchiesta sulla contraffazione, di cui faccio parte, è emerso con tutta evidenza che il problema della contraffazione che viaggia attraverso il web è un problema di dimensioni estremamente importanti e tendenzialmente crescente. È un problema che impatta già oggi su una realtà economicamente ingente e che è destinato nei prossimi anni a crescere ulteriormente. Questo ha spinto la Commissione a un approfondimento specifico sul tema della relazione tra contraffazione e web e la relazione alla quale ci riferiamo oggi è il prodotto del nostro lavoro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Dietro al fenomeno della contraffazione esiste una realtà che nel corso di questa legislatura abbiamo avuto modo di indagare nelle sue...
PRESIDENTE. Onorevole Allasia, le chiedo scusa, ho commesso un errore, mi perdoni, avevo cancellato l'onorevole Paglia, ma era iscritto l'onorevole Marcon, quindi devo dare prima la parola... Ho sbagliato completamente, chiedo scusa a tutta l'Assemblea, c'è l'onorevole Auci, poi c'è l'onorevole Marcon e poi c'è l'onorevole Allasia. Chiedo venia.
ERNESTO AUCI. Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, analogamente a quanto accade in ogni altro Paese...
PRESIDENTE. Onorevole Auci, le chiedo scusa, ma evidentemente è una frazione della giornata non positiva, dovrebbe cambiare microfono perché rimbomba tutto, grazie. Si metta a quello accanto, grazie. Attenda, adesso arriva il segnale.
ERNESTO AUCI. Ecco, bene. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, analogamente a quanto accade in ogni altro Paese colpito, la contraffazione provoca anche in Italia molteplici effetti dannosi, in quanto determina una concorrenza sleale nei confronti delle altre imprese e, quindi, ne riduce il fatturato, sottrae posti di lavoro e genera una grande evasione fiscale, inoltre viene meno la tutela dei consumatori. C'è, poi, un effetto forse più grave, consistente nel lucro realizzato dalla criminalità organizzata. Dalle risultanze dei rapporti ufficiali, possiamo ormai affermare con ragionevole certezza che ogni anno la contraffazione genera un ammanco in termini di introiti fiscali di alcuni miliardi di euro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.
GIULIO MARCON. Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Sinistra Italiana Possibile alla risoluzione relativa alla relazione sul fenomeno della contraffazione sul e chiedo il permesso di consegnare l'intervento. Quindi, confermo il voto favorevole e la ringrazio per la disponibilità.
PRESIDENTE. La ringrazio io. Ovviamente è autorizzato.
STEFANO ALLASIA. Presidente, dietro il fenomeno della contraffazione esiste una realtà che, nel corso di questa legislatura, abbiamo avuto modo di indagare nelle sue varie sfaccettature. Dall'attività della Commissione d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria, che ha coinvolto diversi settori economici del Paese, dal calzaturiero al tessile di Prato, passando per l'agroalimentare, con riguardo alle filiere dell'olio d'oliva e della mozzarella di bufala campana, è emersa l'esistenza di mercati paralleli che, seppur con le loro diversità, appaiono tutti governati dalle stesse regole: falsificazione dei diritti di proprietà industriale e di opere d'autore, sfruttamento del lavoro in nero, sostegno indiretto delle attività criminali, frode fiscale e inganno per i consumatori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.
VINCENZO GAROFALO. Grazie Presidente. Il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà a favore della relazione della Commissione permanente di inchiesta sul fenomeno della contraffazione e della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo. La contraffazione- è già stato detto anche da chi mi ha preceduto - è un fenomeno di grande attualità, oltre che di rilevanza giuridica, economica e sociale; un fenomeno ampiamente diffuso a livello mondiale che non può essere sottovalutato perché minaccia seriamente lo sviluppo del commercio che, al contrario, offre enormi opportunità per le imprese serie, buone e di piccola e media dimensione. Proprio per questo la Commissione, della quale faccio parte, appunto ha dedicato parecchio tempo per un lavoro che oggi, quindi, in Aula viene esaminato. D'altro canto lo sviluppo del con l'incremento dei servizi offerti e la diffusione dell' quale mezzo attraverso il quale gli utenti scelgono sempre più spesso di porre in essere le loro transazioni commerciali, è senza dubbio apprezzabile. Ha aperto agli imprenditori nuove prospettive di crescita, ha allargato i confini, consente loro appunto di raggiungere una platea mondiale di consumatori, ha costi assolutamente limitati e sviluppa anche nuove opportunità di lavoro ovviamente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.
FRANCO BORDO. Grazie Presidente, la vendita dei prodotti contraffatti via Internet, insieme alla commercializzazione di prodotti che possono essere venduti solo attraverso canali regolamentati, quale ad esempio i farmaci, sta raggiungendo proporzioni di giorno in giorno sempre più allarmanti. Il fenomeno non è pregiudizievole solo per i titolari dei diritti di proprietà industriale violati, ma può avere conseguenze gravi anche per i consumatori, in quanto tali prodotti possono mettere in pericolo la sicurezza e la salute dei cittadini. Prodotti contraffatti e quelli venduti fuori dai circuiti regolamentati, infatti, sono spesso realizzati in modo non conforme alle prescrizioni di sicurezza dei prodotti stessi e alla tutela dei diritti dei lavoratori. Inoltre alimentano - ormai è acclarato - circuiti criminosi di notevole importanza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Finalmente quest'oggi ragioniamo di questioni che interessano ai cittadini, ai consumatori ed alle imprese. La contraffazione è odiosa perché colpisce…
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Russo. Grazie.
PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. La contraffazione è odiosa perché colpisce le prospettive di sviluppo di un'azienda, di un territorio, colpisce l'intrapresa, l'ingegno, la fantasia di quell'attività, ma è lo strumento di vecchie e nuove forme di criminalità organizzata per riciclare denaro e rafforzarsi. Sul è tutto più impalpabile, globalizzato, eppure esponenzialmente più invasivo. Ti giunge fin dentro casa utilizzando la logistica ed il sistema digitale ordinario e legale. Penetra in quell'anfratto grigio fatto di talune colpevoli disattenzioni, di atteggiamento permissivo e di non assoluta consapevolezza del danno etico che si infligge alla democrazia delle economie legali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente. Colleghi, “Non c'è pace per il prosecco”, comincia così un articolo del dell'8 settembre scorso in merito al maxisequestro sulla piattaforma Alibaba. Infatti l'ICQRF ha bloccato una potenziale vendita di milioni di lattine. Questo perché è stato possibile? È stato possibile perché c'è stata una cooperazione tra l'istituzione, in questo caso l'ICQRF, la repressione frodi, e alcune piattaforme di vendita come Amazon, Alibaba ed eBay; quindi l'intervento su Alibaba era pianificato da un accordo. Questo è interessante perché ci fa capire come questo strumento di collaborazione può essere efficace. Solo per rendere noto all'Aula cosa succede almeno per il traffico alimentare sul : nel 2016 è stato sequestrato Asiago, diversi oli regionali, Parmigiano Reggiano, Grana Padano, ovviamente il Prosecco, aceto balsamico; interessante che è stata anche sequestrata della soppressata calabrese, per dirvi che sul commercio si trova di tutto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cenni. Ne ha facoltà.
SUSANNA CENNI. Grazie, Presidente. Presidente e colleghi, la relazione che abbiamo discusso e che stiamo approvando è la conclusione di un intenso e ottimo lavoro svolto dalla Commissione d'inchiesta, e dal suo relatore Baruffi, dagli uffici che voglio davvero ringraziare, che credo ci consentirà un'approvazione con un voto davvero molto, molto largo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Io facevo parte della Commissione la scorsa legislatura e racconterò un bravissimo fatto.
PRESIDENTE. Colleghi, prima di passare al voto vorrei un attimo di attenzione. Ho appreso dalle agenzie di stampa che nella giornata di ieri il collega Gianfranco Rotondi, che è presente in Aula, ha ricevuto un grave atto di intimidazione: gli sono stati spediti due proiettili Magnum 357 a casa, in relazione alla posizione politica ovviamente assunta sul tema dei vitalizi; peraltro, tale atto fa seguito a minacce di morte che lo stesso collega Rotondi aveva ricevuto prima dell'estate.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della giustizia, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo e la Ministra per i rapporti con il Parlamento.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Quaranta ed altri n. 3-03221.
STEFANO QUARANTA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come Articolo 1 le poniamo con forza la questione della vertenza Ericsson, perché ci sta a cuore il destino di questi lavoratori, ma anche perché pensiamo che abbia un valore generale e simbolico.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO POLETTI,. Grazie, Presidente. Grazie onorevole, voglio innanzitutto chiarire che la problematica occupazionale del gruppo Ericsson è ben nota al Ministero del lavoro.
PRESIDENTE. L'onorevole Quaranta ha facoltà di replicare, per due minuti.
STEFANO QUARANTA. Guardi Ministro, il tema del lavoro è il tema centrale del nostro Paese, allora io vorrei che fossimo molto chiari su quale ruolo intende svolgere il Governo. Perché, vede, i dati Istat, ancora in questi giorni, hanno dimostrato che c'è un aumento della produzione industriale e, tuttavia, dal punto di vista occupazionale e del lavoro, i segnali sono ancora troppo deboli. Io vorrei capire cosa intende fare il Governo, se non altro per difendere il lavoro che c'è. La situazione di Genova è molto pesante, perché, oltre alla vicenda Ericsson, ne abbiamo altre importanti, da Ilva a Piaggio.
PRESIDENTE. L'onorevole Tancredi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03222 per un minuto.
PAOLO TANCREDI. La ringrazio, Presidente. Ministro, la nostra interrogazione è abbastanza chiara, l'avevamo posta e pensata, a dire la verità, prima dell'estate: ci ritroviamo a discuterla adesso, momento in cui siamo alla fine di un periodo in cui sono confluiti e arrivati una serie di dati che testimoniano che l'Italia ricomincia a crescere in maniera forte, certo, insieme all'Europa, ma con una dinamica maggiore. Quindi si vede che i provvedimenti che abbiamo messo in campo, in qualche modo, hanno funzionato, ma il problema dell'occupazione rimane forte, anche se è migliorato, anche questo, rispetto alle dinamiche degli altri Paesi.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO POLETTI,. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Tancredi, anche dalle sue parole emerge questo dato di evoluzione della situazione occupazionale e dell'andamento dell'economia nel nostro Paese, che viene confermato abbastanza sistematicamente, ma questo dato ci consegna comunque l'esigenza di un lavoro specifico per la lotta alla disoccupazione giovanile ed in particolare per il tema, insieme a questa, della disoccupazione di lunga durata.
PRESIDENTE. L'onorevole Tancredi ha facoltà di replicare, per due minuti.
PAOLO TANCREDI. Grazie Ministro, la sua risposta e il suo impegno sono soddisfacenti. Lei ha ricordato, giustamente, l'abbattimento della parte lavoro sull'IRAP che è un provvedimento importante, mai forse sufficientemente ricordato, perché comunque è stato oneroso e rappresenta un provvedimento strutturale di abbattimento del cuneo fiscale, così come le altre misure che abbiamo fatto in questi anni.
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03223 per un minuto.
WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente, buongiorno, Ministro Poletti. Partiamo da un presupposto e partiamo da come la pensiamo noi, Ministro, anche rispetto a quanto da lei appena affermato. L'APE, l'anticipo pensionistico, è un obbrobrio, ancor peggio si fa con l'APE sociale. L'APE social, di fatto, diventa, per l'ennesima volta, come per le salvaguardie, tra l'altro, un'ennesima lotteria. Allora, la mia domanda, la nostra domanda è semplice: come mai, dalla cosiddetta APE social sono esclusi i lavoratori autonomi, coloro che, di fatto, non hanno l'indennità di disoccupazione, come mai sono esclusi coloro che non percepiscono l'indennità di disoccupazione o non hanno fatto in tempo a presentare questa domanda. Ed, infine, e chiudo Presidente, mi deve spiegare, Ministro, quale è la ragionevole motivazione per cui c'è una platea a cui non vengono riconosciuti i contributi esteri per raggiungere i requisiti contributivi minimi per accedere a questo tipo di alveo sociale, come lo chiamate voi.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO POLETTI,. Grazie, Presidente, grazie, onorevole Rizzetto. Come lei sa, la legge di bilancio 2017 ha previsto in via sperimentale, fino al dicembre 2018, per determinate categorie di soggetti che si trovano in particolari condizioni, la possibilità di beneficiare di una indennità, la cosiddetta APE sociale, fino al compimento dell'età anagrafica prevista per l'accesso al trattamento pensionistico di vecchiaia.
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di replicare, per due minuti.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Lei, Ministro, come al solito, è molto rassicurante; il problema è un altro, Ministro, lo rinnovo. Secondo noi l'APE social è discriminatoria, perché nei confronti della platea dei lavoratori applica un principio discriminatorio e viola il principio di uguaglianza sociale. Mi chiedo se i contributi di coloro che hanno versato gli stessi all'estero non siano uguali rispetto ai contributi di un dipendente italiano. Mi chiedo se le persone che hanno versato dei contributi e che non sono riuscite per una tempistica, voglio dire, mancata, a fare la domanda dell'APE social, siano diversi dai contributi di una persona che, invece, ci ricade. Mi chiedo, per l'ennesima volta, Ministro, se l'Italia è un Paese laddove un Parlamento, che dovrebbe essere sovrano in questo Paese, legifera e ogni volta dobbiamo attendere le circolari interpretative di INPS. Lei ha presente perfettamente la porcheria che INPS sta facendo rispetto alle circolari di interpretazione. Sono loro a legiferare, è il presidente Boeri o è il Parlamento italiano a legiferare? Questo, Ministro, è il punto.
PRESIDENTE. L'onorevole Parisi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03224 per un minuto.
MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, nella notte tra l'11 e il 12 agosto di quest'anno, la vita di un giovane italiano, di un ragazzo di poco più di vent'anni, di Scandicci, in provincia di Firenze, è stata brutalmente strappata ai suoi affetti per l'azione criminale e omicida di tre individui di nazionalità cecena residenti in Francia, con lo di richiedenti asilo.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANDREA ORLANDO,. Grazie, Presidente. Questa occasione mi offre l'opportunità di esprimere anche in questa sede il mio profondo cordoglio ai familiari del giovane Niccolò Ciatti, vittima dell'efferato omicidio avvenuto in Spagna nello scorso mese di agosto presso una discoteca di Lloret de Mar. A seguito, ho anche personalmente telefonato al Ministro della Giustizia spagnolo, segnalando l'attenzione del Governo sullo svolgersi degli accertamenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Parisi ha facoltà di replicare per due minuti.
MASSIMO PARISI. Sì, signor Presidente, signor Ministro, io sono certo che il Governo manterrà alta la vigilanza su questi fatti, però devo dirle che la risposta mi ha solo parzialmente soddisfatto. Qui non si tratta, come dire, di fare quello che abbiamo già fatto e che mi sembra sia il minimo sindacale per un Paese, ossia quello di assistere i familiari nelle tragiche necessità successive ad un evento di questo genere; qui si tratta di rispondere con forza ad una richiesta di giustizia che viene dal Paese e non viene solo dal babbo e dalla mamma, da Luigi, da Cinzia, da Sara, dalla sorella, dai familiari, dagli amici tutti. Quello che è accaduto in danno di un cittadino italiano in vacanza in una tranquilla, o teoricamente tranquilla, cittadina di mare spagnola è un fatto che riguarda la dignità del nostro Paese e dobbiamo preoccuparci che sia fatta giustizia. Non ci sono fatti particolarmente complicati da accertare: i tre responsabili che hanno agito con una bestiale violenza sono stati individuati, due di questi sono già potuti tornare in Francia, segnalo che quello reo confesso, il principale attore, ha già fatto richiesta perché sia valutata la sua posizione in carcere, quindi potremmo trovarcelo anche probabilmente rimesso in libertà, al pari degli altri due, e questa è una cosa che ovviamente ferirebbe non solo le vittime, non solo i parenti e i familiari, ma ferirebbe il nostro Paese. Quindi io auspico che, anche rispetto all'atteggiamento da tenere nei confronti del tema dell'estradizione, sia salda l'attenzione del Governo, oltre che della Procura, che mi pare di aver capito per il momento non ritiene ci siano gli estremi, perché su questa vicenda noi non possiamo permettere che si spengano le luci, che si spengano i riflettori, e per parte nostra continueremo a fare ogni cosa possibile perché ciò non avvenga.
PRESIDENTE. L'onorevole Polverini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03225 per un minuto.
RENATA POLVERINI. Grazie Presidente, grazie signor Ministro, ad agosto un avviso sul sito del Ministero della giustizia ha posto in una sorta di limbo gli idonei della selezione interna per funzionari giudiziari. Si tratta di persone che, da alcuni anni, attendono una progressione nella figura superiore. L'articolo 24- del decreto-legge n. 83 del 2015 non dice nulla sul fatto che per lo scorrimento della graduatoria si debba attendere l'ingresso di altrettante unità dall'esterno. Alla luce di quanto esposto, chiedo al Ministro interrogato quali iniziative intenda adottare per procedere ad un immediato scorrimento della graduatoria, ex articolo 21-, comma 2, del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANDREA ORLANDO,. Grazie. Con riferimento alla questione prospettata dagli onorevoli interroganti, va premesso come l'impulso dato alle politiche del personale negli ultimi tre anni ha finalmente consentito una svolta tanto rilevante e dinamica, e da tempo auspicata, anche al tema della riqualificazione del personale, pur nel quadro di generale restrizione introdotto dalla legge Brunetta ed imposto da esigenze di stabilità della finanza pubblica.
PRESIDENTE. L'onorevole Polverini ha facoltà di replicare per due minuti.
RENATA POLVERINI. Sì, grazie signor Ministro, naturalmente l'interrogazione è stata formulata proprio perché non era previsto in maniera espressa quanto da lei in questo momento evidenziato rispetto allo scorrimento della graduatoria, ovviamente rapportata all'ingresso di nuove unità. Naturalmente, lei sa che c'è una grande apprensione da parte degli idonei e soprattutto di persone che da tanti anni, come ho avuto modo scrivere nell'interrogazione, auspicano una progressione di carriera. Quindi, mi auguro che, come da lei oggi sostenuto, si arriverà in tempi brevi allo scorrimento e, quindi, alla progressione delle persone interessate, che sono tantissime. Lei ha parlato di 200 unità, insomma auspichiamo che una progressione di carriera possa essere messa nella disponibilità di tutti coloro che ne hanno diritto e che hanno, con le procedure previste dalla legge, partecipato ad una selezione.
PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03226 per un minuto.
MARCO RONDINI. Sì, grazie Presidente. Il caso è quello della sentenza della Corte di cassazione di assoluzione per tenuità del fatto di un che ha trovato riparo in abitazione altrui, in quanto non merita di essere condannato chi, in condizioni di emarginazione e miseria, vive per la strada se, per ripararsi dal freddo, si introduce nell'abitazione altrui o nelle pertinenze di appartamenti e villette per non passare la notte all'addiaccio.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANDREA ORLANDO,. Presidente, l'atto di sindacato in esame affronta il tema della tutela del diritto all'inviolabilità del domicilio e della sicurezza delle abitazioni private, prendendo spunto da una recente sentenza in cui la Suprema Corte ha applicato l'istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto nei confronti di un senzatetto condannato per il reato di violazione di domicilio. Va in primo luogo ribadito come, nel rispetto delle prerogative costituzionali, l'orientamento della Corte di Cassazione espresso nel caso di specie non possa essere sottoposto a valutazioni in questa sede. L'applicazione dell'istituto del proscioglimento per particolare tenuità costituisce difatti manifestazione del libero convincimento del giudice, e non è suscettibile pertanto di censura da parte del Governo, al di fuori delle ipotesi di manifesta abnormità della decisione, non rilevabili nel caso di specie.
PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di replicare, per due minuti.
MARCO RONDINI. Presidente, ce l'aspettavamo una risposta di questo tipo, che naturalmente non ci soddisfa assolutamente. Lei, Ministro, ha sottolineato che va garantito o comunque tutelato il libero convincimento del giudice, la discrezionalità del giudice, che poi ha portato a questa sentenza, che, torno a dire, secondo noi è assolutamente allucinante. Noi riteniamo che riconoscere le condizioni di emarginazione, come ricomprese in sostanza nelle attenuanti, e che giustificherebbero l'applicazione dell'istituto della particolare tenuità sia una cosa assolutamente grave. Da domani, tutti i senza tetto, in particolare gli stranieri, che in centinaia di migliaia avete portato gentilmente nel bel Paese dal 2013 ad oggi e il cui costo sociale poi naturalmente ricade sulla comunità, saranno autorizzati a violare il domicilio privato, tanto poi ci pensano i magistrati ad assolverli, per quell'allucinante principio che avete sancito per legge, della tenuità del fatto. In realtà, nel caso specifico, essendoci stata anche reiterazione del reato di violazione di domicilio da parte del bipede che proveniva dall'Est europeo, lo stravagante istituto non avrebbe dovuto trovare applicazione. Ma tant'è, ormai ci siamo abituati all'ampia discrezionalità del magistrato che avete garantito, che, in ossequio al principio del “se uno delinque, la colpa è della società” o a quell'altro stravagante principio espresso di “boldriniana” memoria, cioè la vittima che diventa carnefice, si esercita nella ricerca di attenuanti per demolire anche quel poco che è sopravvissuto in termini di Stato di diritto e di principio di legalità per la furia del politicamente corretto che ha animato l'azione delle maggioranze che si sono succedute alla guida della penisola italica dal 2013 ad oggi.
PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03227 per un minuto.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, signor Ministro, l'Italia, come è noto, costituisce il più grande giacimento di beni culturali nel mondo intero, ed è da ascrivere a suo merito l'introduzione di questa misura dell', che personalmente reputo una delle iniziative più innovative tese a dare slancio e rinnovamento alla fruizione e all'uso, anche a fini per così dire industriali, del patrimonio culturale della nostra penisola. In precedenti occasioni, come lei forse ricorda, avevo sottolineato l'opportunità che venisse estesa l'utilizzazione dell' anche ad altri beni che non fossero dello Stato ma di pubblica fruizione, no profit, e mi era stato risposto che tutto questo non poteva al momento esser fatto per problemi di erario, cioè di copertura finanziaria. La domanda che le faccio oggi è se, sapendo ormai quanto è stato il gettito di questa misura e quanto è stato viceversa ciò che lo Stato ha dovuto detrarre ai privati, siamo in grado di fare una quantificazione dello strumento.
PRESIDENTE. Il Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
DARIO FRANCESCHINI,. Presidente, l'onorevole Gigli mi chiede sia di quantificare il totale degli incassi dell' - ed è giusto fornire al Parlamento in modo trasparente, come previsto dalla norma, le cifre dei risultati - e se anche è possibile allargarlo. Io sono molto soddisfatto dall'andamento. La norma è stata introdotta prima in via sperimentale e poi è stata resa permanente. Naturalmente, soprattutto le imprese hanno dovuto capire come funzionava questo meccanismo e integrarlo con i tempi dei loro bilanci, ma ad oggi l'ammontare delle erogazioni liberali è stato pari a 180.694.028 euro, di cui 7.459.817 provenienti da persone fisiche e - arrotondo - 88.527.000 provenienti da imprese. Tutto è trasparente, come previsto dalle norme, quindi la società ALES, che è una società interamente del Ministero, in tempo reale aggiorna continuamente le donazioni, chi ha donato e a che cosa ha destinato. Quindi, come vedete, si tratta di una somma significativa. Sono stati intrapresi 1.471 interventi, di cui 1.084 interventi di restauro di beni culturali pubblici, 352 a sostegno di istituti e luoghi della cultura, fondazioni lirico-sinfoniche o teatri, 35 per il potenziamento di strutture di enti pubblici per lo spettacolo. Quindi, un risultato positivo, che io sono certo si rafforzerà nel tempo. Il modo in cui abbiamo introdotto l' è stato prima in via sperimentale - il Parlamento ha ottenuto un risultato che da tempo era auspicato, cioè l'introduzione di un incentivo fiscale in grado di spingere le imprese e i privati cittadini a donare per il patrimonio e le attività culturali -, poi quella misura è stata resa permanente con un successivo miglioramento, poi è stata estesa alle fondazioni lirico-sinfoniche e ai teatri di tradizione, da ultimo è stata estesa ai beni ecclesiastici delle zone colpite dal sisma dell'Italia centrale. Il disegno di legge collegato, il disegno di legge per lo spettacolo dal vivo di cui si inizia la discussione domani al Senato, lo estende a un'altra tipologia di teatri - perché non è giusto che vi siano interventi di fiscalmente detraibili per la musica e non per la prosa -, e quindi viene esteso a un'altra serie di tipologie di teatri. Io sono assolutamente d'accordo: bisogna estenderlo. Naturalmente ognuna di questa operazione ha dei costi; anche la legge sullo spettacolo dal vivo ha dei costi, e penso che in prospettiva si possa estenderla sicuramente a quanti gestiscono beni pubblici o beni vincolati ad uso pubblico. Naturalmente questo costa, quindi penso che abbiamo già fatto molti passi avanti. Gradualmente - perché sono norme che si possono migliorare gradualmente - il Parlamento, o da questa legge di stabilità o dalla prossima legislatura, potrà allargare la fascia di chi usufruisce dell'.
PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di replicare, per due minuti.
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie. Signor Ministro, io la ringrazio innanzitutto dei dati che ha fornito, che sono significativi, come lei ha detto. E la ringrazio anche per l'intenzione manifestata, della quale ero certo e consapevole, come avevamo avuto modo di parlarne in precedenza.
PRESIDENTE. Onorevole Fragomeli, vale anche per lei il discorso di prima.
PRESIDENTE. L'onorevole Latronico ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-03228 .
COSIMO LATRONICO. Grazie, signor Presidente. In Basilicata, nell'area di Tempa Rossa, è stato realizzato un altro grande progetto industriale per l'estrazione del petrolio. Entro dicembre di quest'anno l'impianto dovrebbe entrare e produrre a partire da 20 mila barili di greggio al giorno. C'è il rischio che questo greggio sia trasportato su gomma, perché mancando l'intesa con la regione Puglia, non si potrebbe - uso il condizionale - utilizzare l'oleodotto, che collega la Val d'Agri col polo petrolifero di Taranto. Chiedo al Governo notizie e provvedimenti.
PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANNA FINOCCHIARO,. Grazie. Circa il progetto del giacimento petrolifero denominato Tempa Rossa, faccio presente che l'inizio della produzione è prevista per il primo quadrimestre del 2018, con un livello gradualmente crescente, fino al raggiungimento di una portata massima, a regime, di circa 50 mila barili al giorno.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Latronico per due minuti.
COSIMO LATRONICO. Grazie Presidente. Io ringrazio naturalmente il signor Ministro, per le puntuali notizie che ha fornito su una questione, che credo che non vada sottovalutata per la portata industriale più generale. Non riguarda solo la Puglia e la Basilicata, ma riguarda un industriale del Paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Paglia ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Marcon ed altri n. 3-03229, di cui è cofirmatario.
GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente. Signora Ministro, come credo si sappia, con una delibera del 15 marzo 2017, l'Agcom ha stabilito che le bollette della telefonia fissa debbano arrivare con scadenza mensile e quelle della telefonia mobile ogni quattro settimane, non meno di quattro settimane. Questo ha una ragione abbastanza ovvia: gli utenti e i clienti devono essere in grado di comparare le offerte che le diverse compagnie fanno e, quindi, hanno bisogno di una scadenza uguale per tutte.
PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANNA FINOCCHIARO,. Grazie. Ricordo che gli operatori del settore della telefonia, che avete nominato, e l'impresa Sky hanno progressivamente modificato la cadenza delle fatturazioni, portandola a una volta ogni ventotto giorni, con un aggravio dei costi per i consumatori.
PRESIDENTE. L'onorevole Paglia ha facoltà di replicare per due minuti.
GIOVANNI PAGLIA. A me fa piacere che il Governo stia valutando un apposito intervento normativo e mi auguro che la valutazione diventi rapidamente un impegno e poi che si vada avanti in quella direzione. Io credo che non sia accettabile - e lo dico esattamente così – non può essere accettato che imprese private - peraltro tre imprese private sostanzialmente se parliamo della telefonia e una se parliamo del servizio di - possano fare quello che vogliono in questo Paese. Io credo - e lei signor Ministro credo che possa concordare - che siamo di fronte ad un caso abbastanza chiaro di oligopolio. Questo probabilmente non era semplicemente un caso da Agcom; questo diventava un caso da Antitrust, perché qui non è semplicemente in discussione il fatto che tre operatori possano fatturare nel modo che preferiscono, ma qui è in discussione il fatto che è del tutto evidente - e quindi prendo la responsabilità di quello che dico - che questi operatori si sono messi d'accordo, perché altrimenti non si spiega come sia possibile che la stessa pratica commerciale che danneggia i consumatori venga adottata praticamente nello stesso momento.
PRESIDENTE. L'onorevole Basso ha facoltà, per un minuto, di illustrare l'interrogazione Benamati ed altri n. 3-03230 di cui è cofirmatario.
LORENZO BASSO. Grazie, signor Presidente. Proprio un anno fa il Ministro Calenda ha presentato al Paese il Piano Italia 4.0, un insieme di misure che hanno implementato il lavoro svolto dal Parlamento con l'indagine conoscitiva Industria 4.0 realizzata dalla X Commissione della Camera. Dall'aumento degli investimenti in svariati settori e dalla relazione della Commissione europea sui progressi nel settore digitale possiamo già dire che le misure incentivanti di questo piano hanno svolto un ruolo davvero determinante per la ripresa economica del nostro Paese. Nello stesso tempo registriamo ancora una forte richiesta di sostegno, in particolare dalle piccole e medie imprese e da alcune realtà geograficamente più svantaggiate.
LORENZO BASSO. Chiediamo per questo al Governo quale sia complessivamente lo stato di avanzamento del Piano Industria 4.0 in relazione alle diverse misure di incentivazione e, in particolare, in relazione all'attuazione delle misure connesse ai .
PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANNA FINOCCHIARO,. Vorrei fare presente che gli ultimi dati relativi ai comparti manifatturieri del settore 4.0 indicano come l'Italia stia compiendo nuovi passi in avanti verso la ripresa industriale e come le aziende stiano investendo in tecnologia e innovazione. Secondo l'Istat, infatti, la produzione industriale a luglio ha segnato una crescita del 4,4 per cento rispetto all'anno passato e l'aumento è stato particolarmente sostenuto proprio nel comparto dei beni strumentali (più 5,9 per cento) e in modo ancora più marcato nella fabbricazione di macchinari e attrezzature (più 8 per cento). Risultati ancora più positivi si registrano nei primi cinque mesi del 2017 nell'ambito degli ordinativi interni, che segnano per i macchinari un più 10,6 per cento e per le apparecchiature elettriche ed elettroniche un più 6,6 per cento. Questi segnali sono le prime conferme che le misure rafforzate introdotte dal Governo hanno effetti positivi. In particolare, il Piano Industria 4.0 ha stimolato il tessuto imprenditoriale che oggi può accedere alle agevolazioni in modo automatico e non settoriale.
PRESIDENTE. L'onorevole Benamati ha facoltà di replicare per due minuti.
GIANLUCA BENAMATI. Grazie, signora Ministro, e grazie delle sue parole. Qui facciamo chiarezza sul fatto che il Governo della Repubblica ha una politica industriale. Più di 900 mila nuovi occupati con i Governi del Partito Democratico - possono diventare un milione alla fine della legislatura - e una crescita importante della produzione industriale, quale lei ha menzionato. L' ai massimi livelli nella storia repubblicana e una situazione dei consumi interni in ripresa sono risposte vere a domande spesso demagogiche. Oggi abbiamo una situazione di Industria 4.0 cruciale per il rinnovamento del nostro sistema produttivo e per metterlo al passo con le sfide del futuro. Per il nostro Paese costituiscono un fattore unico di competitività, come lei diceva, questi investimenti sulla manifattura ma anche gli investimenti che lei citava sul capitale umano. Vanno bene, quindi, i dati sul rinnovamento delle macchine utensili, dei parchi delle macchine utensili e delle attrezzature.
PRESIDENTE. L'onorevole Bonafede ha facoltà di illustrare l'interrogazione Luigi Di Maio n. 3-03231 di cui è cofirmatario.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. L'ondata di maltempo che ha colpito la costa toscana ha prodotto gravi danni, soprattutto nella zona di Livorno, come frane e smottamenti che hanno causato la morte di nove persone. L'alluvione ha devastato la città con onde di piena che hanno travolto diverse famiglie e allagato interi quartieri.
PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANNA FINOCCHIARO,. Con riferimento ai quesiti posti dagli onorevoli interroganti, preme evidenziare che le squadre della struttura regionale della Protezione civile, con i mezzi a propria disposizione, hanno fatto rapidamente fronte all'emergenza e a ciò si aggiunga che, a poche ore di distanza dall'evento, si sono recati sul posto il capo del dipartimento della Protezione civile e il presidente della regione Toscana al fine di valutare l'entità dei danni e l'eventuale necessità di ulteriori supporti operativi. Il capo della Protezione civile ha comunque, fin dai primi momenti, manifestato al presidente Rossi la disponibilità a inviare, ove necessari, ulteriori mezzi e uomini di supporto.
PRESIDENTE. L'onorevole Daga, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
FEDERICA DAGA. La ringrazio, Presidente. Noi stiamo chiedendo lo stato di emergenza quale ultima spiaggia di un problema gravissimo: in questo Paese non è possibile che si vada ad agire a disastro ambientale avvenuto. Sono anni che denunciamo la mancanza di una seria programmazione della cura del territorio e la mancanza della pianificazione della difesa del suolo, mentre questo Governo, e i precedenti, si sono concentrati solo sulla mitigazione del dissesto idrogeologico e con risultati anche insoddisfacenti. Lasciamo stare la speculazione politica che è stata fatta sui giornali, ora è necessaria la collaborazione stretta di tutti i soggetti, istituzionali e non, competenti sul tema. Noi non possiamo non sottolineare che da quando siamo entrati in Parlamento stiamo denunciando l'assenza di programmazione e la mancanza di fondi reali destinati ai lavori contro il dissesto; già così la politica ha fallito. Quindi, chiediamo di evitare di sbandierare miliardi inesistenti.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Boccia, Bratti, Buttiglione, Caparini, Capelli, Catania, D'Alia, Dambruoso, Dellai, Epifani, Ferrara, Fico, Fontanelli, Lorenzo Guerini, Locatelli, Marcon, Mazziotti Di Celso, Palma, Pes, Pisicchio, Portas, Realacci, Sanga, Sani, Schullian, Speranza, Tofalo, Vignaroli, Villecco Calipari e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582 Allasia ed altri n. 1-01549 Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565, Laffranco ed altri n. 1-01610 Ricciatti ed altri n. 1-01641 Abrignani ed altri n. 1-01672, Vignali ed altri n. 1-01684, Fassina ed altri n. 1-01688 e Galgano ed altri n. 1-01690 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein .
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni e sulla risoluzione presentate.
ANTONIO GENTILE,. Grazie, Presidente. Allora, sulle mozioni Rampelli, Allasia, Donati, Della Valle, Laffranco, Ricciatti, Abrignani Vignali, Fassina e Galgano; solo su quella dell'onorevole Palese, poiché è arrivata pochi minuti fa, gli uffici stanno predisponendo il nuovo testo. Quindi, per l'ultima chiedo solo qualche minuto di tempo. Per quanto, invece, attiene la parte generale, con le mozioni in discussione si fa riferimento all'applicazione della direttiva 2006/123/CE, cosiddetta Bolkestein, sulle aree pubbliche e l'assogettabilità della disciplina delle concessioni alla procedura della gara pubblica. La medesima direttiva, come evidenziato in tutte le mozioni, in Italia è stata recepita con decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, il cui articolo 16 stabilisce il divieto di rinnovo automatico dei titoli concessionari scaduti, in quanto equipara la nozione di risorsa naturale con quella di suolo pubblico, e quindi assoggetta il rilascio delle concessioni alla procedura di selezione pubblica.
PRESIDENTE. Un attimo sottosegretario, mi confermi se abbiamo interpretato bene. Innanzitutto io do per scontato che, non avendo lei minimamente fatto riferimento alle premesse, le premesse sono tutte accolte nella riformulazione, cioè le premesse…
ANTONIO GENTILE,. No, no, cioè sono accolte nella misura in cui… non ne accogliamo nessuna in verità, perché…
PRESIDENTE. Allora onorevole sottosegretario…
ANTONIO GENTILE,. Scusi, perché tutte quante insieme hanno tutte delle valutazioni più o meno differenti, sulle quali è difficile dare un unico…
PRESIDENTE. Io non dubito di questo signor sottosegretario; siccome lei non ha fatto riferimento, quando non si fa riferimento è perché si intende che il Governo le accolga.
ANTONIO GENTILE,. Perfetto.
PRESIDENTE. In più, un'altra chiarificazione: lei in alcuni casi ha citato diversi punti, dicendo che era favorevole ad alcuni e contrario ad altri e si, diciamo, desumeva che, nella riformulazione che lei dava, i punti su cui era contrario non erano contenuti nella riformulazione.
ANTONIO GENTILE,. Perfetto, grazie.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Grazie Presidente, non ho ben inteso quello che il sottosegretario dice sinceramente, se sono state accolte o non sono state accolte…
PRESIDENTE. No, le premesse, tutte le premesse non sono accolte, quindi la proposta di riformulazione del Governo nelle varie mozioni prevede che siano espunte le premesse.
FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Le chiedo scusa Presidente, però siccome abbiamo tutti quanti potuto apprendere in presa diretta diciamo le valutazioni “approfondite” del Governo sulle premesse delle mozioni, ovviamente tra virgolette approfondite, io chiedo cortesemente che il Governo, dopo mesi di gestazione di queste mozioni, ci faccia la cortesia di leggere con attenzione le premesse e possa dare un giudizio di merito, perché le premesse sono in taluni casi parte integrante delle conclusioni e degli impegni.
PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, ho semplicemente ricordato che normalmente, quando il Governo non interviene sulle premesse, è perché il Governo ritiene che le premesse siano… Bene, dopodiché ho chiesto un chiarimento al Governo, che ha avuto tutto il tempo per poter valutare sia le premesse che i dispositivi, e il Governo non ha detto semplicemente “no”, ma ha spiegato - mi pare di aver capito, penso l'abbiamo capito tutti - che il Governo ritiene che quello che è contenuto nelle premesse è una ricostruzione che non coincide con la valutazione del Governo. Detto questo, onorevole Rampelli, chiedo conferma al Governo: se il Governo ritiene di avere bisogno di cinque minuti perché non ha sufficientemente visto le premesse, non ho nessun problema a sospendere la seduta; se il Governo - da come io ho capito - le premesse le ha valutate e ne trae le conseguenze che ne ha tratto, ovviamente non possiamo che prenderne atto tutti. Quindi, vorrei semplicemente una precisazione da parte del Governo.
ANTONIO GENTILE,. Presidente, le voglio dire solo questo: il Governo non le ha accolte non perché sia nettamente contrario alle premesse, ma perché sulle premesse ci sono delle valutazioni di merito che non sempre sono condivisibili. Alcune sono magari anche condivisibili, però, se il Presidente vuole, possiamo anche rinviare di cinque. Se lo richiede, possiamo rinviare di cinque minuti.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, mi scusi, ma anch'io mi accodo alla richiesta del collega Rampelli, perché credo che siamo davanti a un problemino di natura gestionale di queste mozioni. Le spiego perché. Credo che sia evidente da sempre che in qualsiasi mozione ci sono delle premesse, e le premesse è ovvio che siano variegate, perché espressione di ciascun gruppo politico che le ha presentate, quindi non saranno mai uguali, e spesso saranno anche in ampio contrasto tra le parti esplicate. Credo soltanto che vedere una semplicità di gestione di questa problematica con riformulazioni fotocopia, accorpando punti che sono fondamentalmente impegni precisi sotto un macro-riformulazione del Governo, sia anche un atteggiamento poco rispettoso di quello che è il ruolo del Parlamento. Perché se un gruppo ha precisato tre punti in maniera puntuale, elencandoli, non possono questi essere riformulati in una macro-riformulazione che è la fotocopia di quella che è la mozione precedente. Qui siamo davanti veramente ad una modalità con cui il Governo arriva in Aula e cerca di fare un papocchio per non fare emerge quale sia la sua posizione, completamente assente e confusionaria su questo tema. Quindi, sarebbe bene che riusciamo a dare 10 o 15 minuti di sospensione, perché almeno sulle promesse ci si prenda anche la responsabilità di dire che quello che alcuni gruppi dichiarano è sbagliato per il Governo. Questo è il punto veramente importante.
PRESIDENTE. Onorevole Crippa, ha speso bene il suo intervento.
STEFANO FASSINA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Fassina, se è per questo, io sarei orientato a sospendere per un quarto d'ora la seduta, in maniera che così abbiamo un tempo adeguato per il Governo. Benissimo. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,10.
PRESIDENTE. Colleghi, il tempo che ci eravamo dati si è un po' allungato, ma speriamo che sia stato utile per sciogliere i nodi che erano rimasti. Do la parola al sottosegretario Gentile.
ANTONIO GENTILE,. Presidente, la mia prima osservazione nell'intervento precedente era che sulle premesse vi sono degli aspetti anche da giudicare positivamente, ma ve ne sono alcuni sui quali bisognava espungere alcune parti. Fare questo lavoro per undici mozioni e lavorare sui testi è cosa abbastanza complicata, quindi il Governo ha ritenuto a questo punto, sulle premesse, di rimettersi all'Aula, così l'Aula decide liberamente su ogni mozione quello che si vuole fare.
PRESIDENTE. La ringrazio. Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni e le risoluzioni… . Siamo alle dichiarazioni di voto, sono andato troppo rapido.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Presidente, noto che fate di tutto per evitare il dibattito, anche di sentire quelli dell'opposizione. La direttiva Bolkestein è stata recepita nel 2010 con il decreto legislativo n. 59 del 26 marzo. Tale recepimento comportò l'inserimento tra le categorie oggetto della normativa anche quella del commercio ambulante, escludendone però diverse altre. La categoria del commercio ambulante conta almeno 200 mila piccole aziende costruite sulla base di investimenti a lungo termine, rappresenta una delle colonne portanti dell'economia del nostro Paese, notoriamente fondata sulla piccola e media impresa, ed ogni azione da cui possono scaturire limiti all'attività di questo importante comparto produrrebbe un generale impoverimento dall'intero tessuto socio-economico nazionale. In particolare, nelle aree riconosciute come economicamente depresse - vedi in particolare il Sud Italia, di cui ho conoscenza ampia e diretta - l'applicazione puntuale della norma comporterebbe un ulteriore grave danno per l'occupazione. L'inserimento del commercio ambulante tra i destinatari della direttiva Bolkestein segnala come sempre sia più ampia la distanza tra chi governa - nello specifico questo Governo - e i cittadini; denuncia la mancata conoscenza di come fuori dai palazzi si svolge la vita reale.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. …- sì, Presidente - ad assicurare il rigoroso rispetto della proroga dei termini di attuazione della direttiva. Ma ormai siamo abituati alle incongruenze di un Governo, che in piena continuità con il precedente non ha mai accettato il confronto con le opposizioni, quelle naturali come la nostra, e quelle interne al partito di maggioranza relativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Grazie Presidente. Sottosegretario Gentile, aumentare la concorrenza non solo fa crescere la ricchezza del Paese, l'innovazione nelle aziende e i vantaggi per i consumatori. È soprattutto una questione di equità. Concorrenza significa, infatti, che tutti possono concorrere. Noi Civici e Innovatori pensiamo che non ci possano e non ci debbano essere steccati, che includano alcuni fortunati ed escludano per sempre tutti gli altri. Siamo consapevoli che in taluni casi creare più concorrenza richiede un'analisi approfondita per evitare pregiudizi a chi ha lavorato e investito seriamente, magari con lo sforzo di tutta la famiglia. Ma siamo contrari a rinnovi indiscriminati, come se la concessione fosse un diritto eterno. Non lo è.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente. Colleghi deputati, sottosegretario, siamo arrivati dopo molto tempo e dopo avere a lungo penato, a questo dibattito in Aula, che penso che sia, in quanto tale, già un segnale importante e positivo. Infatti, finalmente, Montecitorio si occupa di qualcosa di serio e di concreto, che spero possa almeno parzialmente e inizialmente appagare le centinaia di migliaia di persone e di famiglie, che non auspicavano tanta grazia e si sarebbero forse accontentate anche di quei tavoli, che voi nelle riformulazioni, che proponete alle nostre mozioni, dopo mesi e mesi, dite di voler avviare. Penso che sarebbe stato pleonastico aprire questi tavoli di trattative e concordare e condividere con i diretti interessati tutte le possibili formulazioni e i possibili approcci rispetto a questa direttiva, che probabilmente è stata accolta, anzi prima votata, dal Parlamento europeo e dal Consiglio europeo nel 2006, evidentemente con una fiducia smisurata nei confronti dell'Europa.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rampelli.
FABIO RAMPELLI. Non gli avete dato niente! Non sono sindacalizzati e non sono sindacalizzabili, cioè non diventeranno mai lavoratori salariati. Questo era il senso, perché ci mancherebbe altro…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli.
FABIO RAMPELLI. …che le associazioni sindacali ci devono stare - e concludo - e fortunatamente qualcuno il proprio lavoro l'ha fatto e lo sta facendo fino in fondo. Questa è la proposta, caro sottosegretario, cari colleghi. Nel caso in cui non fosse approvata, noi chiediamo che vengano sostenute tutte le mozioni che chiedono la derubricazione, l'accantonamento e l'esclusione di questa categoria dalla “direttiva Bolkenstein” .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli.
ROBERTO CAPELLI. Presidente, il tema che trattiamo oggi, la cosiddetta “direttiva Bolkestein” dal nome dell'allora Commissario alla concorrenza della Commissione europea presieduta da Romano Prodi, più precisamente direttiva dei servizi n. 2006/123 della Comunità europea, approvata dal Parlamento e dal Consiglio dell'Unione europea, è stata recepita nel 2010 dal decreto legislativo n. 59 emanato dal Governo Berlusconi e coinvolge e preoccupa molti settori del nostro commercio e dei servizi, settori vitali che spesso si sentono minacciati, appunto, da suddetta direttiva.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.
IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, signor sottosegretario, il decreto legislativo 26 marzo 2010 ha dato attuazione alla direttiva cosiddetta Bolkestein, approvata sia dal Parlamento europeo, che dal Consiglio d'Europa, al fine di facilitare la creazione di un libero mercato dei servizi in ambito europeo. Tra le categorie commerciali per le quali è previsto l'applicazione della direttiva in Italia rientra anche quella del commercio al dettaglio su aree pubbliche per la quale sono introdotti l'obbligo di applicazione da parte delle autorità competenti di una procedura di selezione tra i candidati potenziali, la durata limitata delle autorizzazioni, il divieto del rinnovo automatico delle concessioni e il divieto di accordare vantaggi al prestatore uscente. L'attuale situazione per il settore e per l'amministrazione interessata appare, perlomeno, ampiamente confusa, in quanto le norme, peraltro, non avevano trovato tale applicazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.
STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Come è stato già sottolineato, arriviamo alla votazione di oggi dopo un lungo ritardo su un tema estremamente importante, la cosiddetta direttiva Bolkestein, che è una delle principali direttive che regola i servizi nel mercato interno. In particolare, discutiamo, affrontiamo e proviamo a correggere l'articolo 12, l'applicazione dell'articolo 12, l'applicazione che ne è stata fatta in Italia nel 2010 con un decreto legislativo che ha incluso anche il commercio su area pubblica nell'ambito di applicazione della direttiva. Ma è evidente, e su questo voglio fare qualche riflessione, che qui, oggi, oltre ad affrontare un punto specifico, affrontiamo una riflessione di carattere più generale, perché la direttiva Bolkestein non è un incidente di percorso, non è un frutto eccentrico, ma è la coerente e diretta applicazione dei principi contenuti nei trattati europei, il principio cardine dei trattati europei, che è, appunto, il principio della concorrenza, che, secondo quello che è il paradigma liberista, porta al bene comune.
PRESIDENTE. Concluda onorevole Fassina.
STEFANO FASSINA. Concludo: la riformulazione del Governo e devo dire - mi spiace - che la trovo anche abbastanza poco rispettosa, perché un conto è dire: “Non siamo d'accordo” ed è legittimo, un conto è proporre di studiare; al punto in cui siamo, come si fa a proporre e ad avere rispetto degli interlocutori quando si propone di studiare gli effetti potenzialmente negativi della direttiva?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente, la gravissima crisi del 2008 non è stata ancora superata dal nostro Paese, ne è testimonianza il fatto che l'Italia si ritrova oggi con un tasso di disoccupazione altissimo e la crescita più lenta d'Europa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà, però non è in Aula e quindi si intende che vi abbia rinunciato.
LARA RICCIATTI. Signor Presidente, ci è chiara la difficoltà nel rapporto tra il governo del territorio e la libertà di iniziativa economica, che pone al centro la potestà di conformazione dei suoli attribuita ai pubblici poteri. E in questo contesto, il recepimento della direttiva Bolkestein nel nostro ordinamento, con particolare riferimento peraltro alle attività commerciali, incontra ancora legittime e forti resistenze, sia a livello regionale che a livello locale, nel favorire, lì dove non vi siano dei limiti ambientali, dove non vi siano dei limiti culturali oppure di pubblica sicurezza, l'impulso comunitario diretto all'affermazione della libertà del mercato e all'affermazione della libertà nel mercato. Permetteteci di dire che per noi non sono incomprensibili queste resistenze e queste preoccupazioni, se pensiamo alle fortissime connessioni che ci sono spesso tra la presenza di concessioni demaniali o di altro tipo e la generazione di economie locali, che rappresentano spesso una delle poche fonti di reddito capaci di mantenere la coesione socio-economica nei nostri territori, in un momento peraltro - segnalo al sottosegretario - di estrema difficoltà sociale ed economica nel contesto nazionale italiano. Le tensioni che si vengono quindi a creare tutte le volte che a livello nazionale si ripropone e si reintroduce il tema della concreta applicazione della direttiva Bolkestein nei vari contesti territoriali italiani non possono essere ricondotte. Noi non ci vogliamo peraltro iscrivere a nessuna delle due tifoserie - lo voglio dire in maniera molto chiara e molto semplice - fra chi teorizza che ci sia una chiusura netta degli interessi nazionali e chi invece teorizza che vada combattuto il mercato unico e la liberalizzazione del mercato interno. Noi pensiamo solo che le modalità nelle quali le amministrazioni operano e le loro scelte vadano accompagnate, e il compito della politica dovrebbe essere questo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.
PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, colleghi, la discussione di oggi non è certamente una novità del dibattito politico, perché di questa famigerata direttiva Bolkestein si discute ormai da anni, con l'unico risultato che si è in taluni casi riusciti a posticiparne l'applicazione grazie alle classiche norme del decreto “mille proroghe”. Per carità, meglio rinviare che fare del male, ma non è questo il modo di affrontare la questione. Non è questo il modo di affrontare la questione perché siamo dinanzi ad una direttiva europea che reca oggettivamente danni particolarmente significativi a due settori importanti della nostra economia nazionale, o per lo meno ad almeno due settori. Oggi, quelli di cui stiamo quasi tutti discutendo, sono quello del commercio ambulante e quello delle concessioni marittime e demaniali. L'uno, quello del commercio ambulante, riguarda solo - si fa per dire, appunto - circa 200 mila imprese, con un indotto di 1 milione di italiani. Per l'altro, quello delle concessioni cosiddette demaniali, parliamo di circa 30 mila piccole e medie imprese e di circa 300 mila occupati. Stiamo cioè parlando di due settori estremamente significativi, due settori che vedrebbero a grave rischio il proseguimento di una serie di piccole e medie attività, in forza dell'applicazione di questa direttiva. Infatti, la messa a gara delle concessioni demaniali - detto per inciso è tutto da discutere, trattandosi di beni e non di servizi, che gli si debba applicare la direttiva - e la procedura di selezione delle autorizzazioni del commercio ambulante rischierebbero di mettere, anzi metterebbero certamente in crisi queste piccole e medie imprese, perché le metterebbero in concorrenza, o con le multinazionali del turismo o comunque delle grandi imprese, cioè di imprese di diversa, assolutamente diversa, dimensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Grazie Presidente. Siamo all'ennesima pagliacciata. Dopo sette anni, siamo ancora a prendere in giro gli ambulanti e siamo all'ennesima pagliacciata. Io mi chiedo se questo Governo vive su Marte o dove. Arriva oggi con una riformulazione, dopo che tutte le forze politiche, compreso il Partito Democratico, avevano inserito all'interno della propria mozione di verificare la possibilità di escludere gli ambulanti dalla direttiva. Ci fa una riformulazione dove dice di andare a verificare gli impatti. Ma dove vive?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donati. Ne ha facoltà.
MARCO DONATI. Grazie, Presidente. Gentili colleghi, oggi terminato questo dibattito sono sicuro che se potessimo verificare con gli uffici della Camera dei deputati il numero di accessi alla credo non ci sorprenderebbe scoprire che la discussione sulle mozioni presentate e sulle quali oggi siamo chiamati ad esprimere un voto è una delle più visualizzate di questa legislatura. In questo momento, Presidente, sono migliaia le persone che stanno guardando con apprensione a questo dibattito e molte altre, impossibilitate a causa del loro lavoro, sono fisicamente davanti ai propri clienti, nei banchi e in tutta Italia, ma sempre con un pensiero a questa discussione e all'indirizzo che la Camera darà al Governo. Una discussione, questa che svolgiamo oggi in Aula, che preoccupa tanti piccoli imprenditori e che da tempo richiede un punto fermo per consentire a tanti operatori di progettare il proprio futuro e i piccoli o grandi investimenti che ne conseguono. In effetti, Presidente, c'è un tema di merito e un tema legato al tempo, sul quale tornerò tra poco.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Il poco tempo mi costringe a leggere. Primo: finché le questioni non marciscono, qui si fa finta di niente o quasi. Secondo: ora, con le mozioni, li illudono tutti. Sappiano gli interessati che, con le mozioni, non succede niente. Terzo: i settori colpiti sono, non a caso, i fondamenti non solo economici della nostra comunità. Su questi temi Francia e Germania ci hanno insegnato come fare, anteporre a qualsiasi costo l'interesse nazionale. Sappiate che questo Governo non farà nulla se non chiacchiere, non farà niente perché finanza e Germania vogliono: primo, azzerare il commercio ambulante italiano per impossessarsi dei consumi tramite la grande distribuzione; secondo, mettere le mani sugli assi portanti dell'economia nazionale, turismo e risorse naturali. Il nostro futuro, misero e gregario, che il duo Berlusconi-Renzi ci hanno disegnato, passa anche da questa parte.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FABIO RAMPELLI. Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole, Rampelli, siamo in fase di votazione . E' un richiamo al Regolamento. Su quale articolo del Regolamento, onorevole Rampelli?
FABIO RAMPELLI. Presidente, provo in maniera telegrafica. Io accetto, diciamo così, la riformulazione del Governo, anche l'accorpamento di tre punti in un punto, perché tanto mi pare di capire che non ci sia soluzione e il Governo non voglia prendere coraggio per affrontare la materia in maniera seria e credibile. Ma penso che non possa costituire precedente prendere tre punti di un impegno di una mozione e accorparli in…
PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, la ringrazio. Ho capito il suo intervento…
FABIO RAMPELLI. Io potrei essere d'accordo su una parte….
PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, mi ascolti: ho capito benissimo il suo intervento …no, onorevole Rampelli, siamo in fase di votazione, le posso garantire … onorevole Rampelli, lei è già intervenuto in dichiarazione di voto, non sta facendo un richiamo al Regolamento; le sto spiegando che non solo non è un precedente di adesso, ma che è pienamente nella facoltà del Governo riformulare come intende i testi delle risoluzioni, come evidentemente è nella facoltà di chi ha scritto il testo originario di accettare o meno la riformulazione. Quindi, non stiamo costituendo nessun precedente .
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, si è convenuto sulla seguente articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 18-29 settembre:
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Oliaro. Ne ha facoltà.
ROBERTA OLIARO. Presidente, molto velocemente, volevo sollecitare la risposta a delle mie interrogazioni che giacciono negli uffici dei Ministeri a partire dal 2013.
PRESIDENTE. Onorevole Oliaro, la autorizzo assolutamente a consegnarlo agli uffici.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, il 4 settembre scorso c'è stata una seduta delle Commissioni esteri e difesa congiunte durante la quale si è parlato del caso Regeni. È passata una decina di giorni e, nonostante la presenza di Gentiloni ieri al Copasir, del caso Regeni si parla sempre meno. Durante quell'audizione del Ministro degli affari esteri, Alfano, sono uscite delle cose incredibili: è uscito il fatto che probabilmente, secondo qualcuno, il del nel quale c'è scritto che ci sono delle prove esplosive sul coinvolgimento dei servizi segreti egiziani sulla morte e la tortura di Regeni sia stato commissionato dai servizi segreti statunitensi; è uscito il fatto che probabilmente vi siano coinvolte delle petrolifere straniere rispetto appunto alla morte di Regeni. Il Presidente della Commissione, Cicchitto, ha detto anche: non è la prima volta che un italiano in un certo senso viene ammazzato per ragioni economiche e ragioni di petrolio. Si riferiva ad Enrico Mattei, il presidente dell'ENI, ucciso, perché di omicidio si trattò. Tra l'altro, Buscetta, il boss che venne interrogato da Falcone, disse che probabilmente Enrico Mattei venne ammazzato da Cosa Nostra per fare un favore a degli stranieri. E il giornalista che indagava sul caso Mattei - se non sbaglio si chiamava Mauro De Mauro - venne fatto sparire - sempre secondo Buscetta - da Mimmo Teresi su ordine di Stefano Bontate, il capo della mafia di allora.
PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, ovviamente io trasferirò alla Presidente della Camera la sua richiesta. Peraltro, c'è stata anche la Conferenza dei capigruppo, immagino che magari il tema sia stato anche posto in quell'occasione.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.