PRESIDENTE. La seduta è aperta.
ANNA MARGHERITA MIOTTO, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baretta, Beni, Bernardo, Bindi, Biondelli, Bocci, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Coppola, Costa, D'Alia Dambruoso, Damiano, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Epifani, Fedi, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Franceschini, Galati, Garavini, Garofani, Gelli, Giachetti, Giacomelli, Gozi, Lorenzo Guerini, Guerra, Laforgia, Lauricella, Losacco, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Antonio Martino, Mattiello, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Naccarato, Nuti, Orlando, Pannarale, Pes, Piepoli, Pisicchio, Porta, Portas, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Rossomando, Rughetti, Sanga, Scalfarotto, Speranza, Tabacci, Tacconi, Simone Valente, Valeria Valente, Velo, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 9,30.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4565-A: Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, recante disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A.
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati. Prego, sottosegretario Baretta.
PIER PAOLO BARETTA,. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno Carrescia n. 9/4565-A/1, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di”; Ragosta n. 9/4565-A/2, parere favorevole; Cimbro n. 9/4565-A/3, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di” e togliere “il destino delle migliaia”, lasciare “piccoli azionisti” e togliere “abbandonati al loro destino incerto”. Zoggia n. 9/4565-A/4 e Pastorelli n. 9/4565-A/5, accolti come raccomandazione. D'Agostino n. 9/4565-A/6 e Zanetti n. 9/4565-A/7, parere favorevole. D'Arienzo n. 9/4565-A/8, accolto come raccomandazione. Giorgia Meloni n. 9/4565-A/9, parere contrario. Taglialatela n. 9/4565-A/10, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di” e togliere l'ultima parola “nazionalizzazione della Banca d'Italia”. Rampelli n. 9/4565-A/11, parere favorevole con la seguente riformulazione: senza la premessa, solo il dispositivo, “valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative anche normative volte a tutelare i risparmiatori oggetto di ” invece che “di cui in premessa”.
PRESIDENTE. Scusi, l'ordine del giorno n. 9/4565-A/38 è Pisano…
PIER PAOLO BARETTA,. Ordine del giorno n. 9/4565-A/38 Pisano; con: “valutare l'opportunità di”, il parere è favorevole.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4565-A/92 Dall'Osso, quindi, è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.
PIER PAOLO BARETTA,. Ordine del giorno n. 9/4565-A/93 Cominardi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/94 Chimienti, con: “a valutare l'opportunità”, favorevole.
PRESIDENTE. Questa modifica all'ordine del giorno n. 9/4565-A/124 Placido?
PIER PAOLO BARETTA,. Esatto. Ordine del giorno n. 9/4565-A/125 Marcon, con: “valutare l'opportunità” e “prevedere un ristoro” e togliere: “l'emissione di convertibili (…)”, fino alla fine.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4565-A/127 Taranto è stato ritirato.
PIER PAOLO BARETTA,. Ordine del giorno n. 9/4565-A/128 Battaglia, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/129 Moretto, con: “valutare la possibilità”, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/130 Ginato, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/131 Nesi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/132 Milanato, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/133 Alberto Giorgetti, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/134 Laffranco; togliere: “correggere squilibri illustrati in premessa”, con tale modifica, favorevole.
PRESIDENTE. Mi scusi, non ho sentito.
PIER PAOLO BARETTA,. All'inizio, dove dice: “assumere con prossimi provvedimenti”, togliere: “anche verificando la possibilità di coinvolgere…” se non è già stato tolto, perché io ho una versione di ieri.
PRESIDENTE. Sì, è già stato tolto, credo, quel punto.
PIER PAOLO BARETTA,. Bene, allora, dopo provvedimenti diventa: “ogni iniziativa”. Così è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/1 Carrescia: è favorevole con riformulazione, va bene. Ordine del giorno n. 9/4565-A/2 Ragosta: è favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/3 Cimbro: c'è una riformulazione, va bene onorevole Cimbro? Sì. Ordine del giorno n. 9/4565-A/4 Zoggia: accolto come raccomandazione, va bene? Sì. Ordine del giorno n. 9/4565-A/5 Pastorelli: è accolto come raccomandazione: va bene? Sì. ordine del giorno n. 9/4565-A/6 D'Agostino: è favorevole, va bene. Ordine del giorno n. 9/4565-A/7 Zanetti: favorevole, ve bene. Ordine del giorno n. 9/4565-A/8 D'Arienzo: è accolto come raccomandazione, va bene. Ordine del giorno n. 9/4565-A/9 Giorgia Meloni: il primo ordine del giorno con il parere contrario del Governo, se nessuno chiede di intervenire lo mettiamo in votazione.
FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Io penso che sia chiaro a tutti, ormai, che qui c'è stata una categoria di portatori di interesse di queste due banche, che è stata assolutamente ignorata dall'azione del Governo. Questi hanno perso tutti i loro risparmi, sono stati anche umiliati, sono stati privati dei loro diritti, privati della speranza di avere della giustizia da questo Stato. Io chiedo semplicemente che non ci si dimentichi di loro, che si istituisca un fondo a tutela degli azionisti ex soci delle due Popolari venete e che si recuperino, come gesto minimo, i 60 milioni che già le due banche avevano stanziato per gli ex azionisti in difficoltà economiche. Anche questi sono finiti nella liquidazione, quindi se ne è persa qualsiasi traccia. Io dico che è troppo quello che è stato fatto a danno di questi di questi ex soci, qualcosa da fare per rimediare è necessario e non ci dimenticheremo di loro, non passerà e non finirà la nostra battaglia con l'approvazione di questo scempio di decreto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine del giorno del collega Sibilia proprio per sottolineare il fatto che noi, come MoVimento 5 Stelle, siamo tutti sensibili a questo argomento. Si potrebbe pensare che un argomento così tecnico sia d'interesse dei soli membri della Commissione competente, ma non è così. Qui stiamo parlando del fatto che lo Stato italiano, per volere del Governo, sta regalando 5 miliardi di euro alle banche. Non solo: mette altri 12 miliardi come garanzia, quindi, per la bellezza di 17 miliardi di euro. Questa cosa a noi sembra incredibile, se si considera che ogni volta, nelle varie Commissioni, nei vari campi di interesse, cerchiamo di proporre modifiche, di proporre un aumento di fondi, un aumento di fondi per la ricerca, un aumento di fondi per la prevenzione del dissesto idrogeologico e ci ritroviamo sempre con un “no”: ci dicono che non ci sono i fondi, che non ce la possiamo fare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Per chiarire che questo ordine del giorno viene in soccorso a quelle sei, sette problematiche che abbiamo individuato in maniera specifica e concreta all'interno di questo decreto. Abbiamo contestato che cosa? Che 5 miliardi di esborso diretto di soldi pubblici, più 12 miliardi di euro di garanzie, purtroppo non danno vantaggi ai cittadini. Voi decidete in maniera coatta, coattamente, di mettere le mani nelle tasche dei cittadini e di fornire questi soldi ad una banca privata, per prendere altre banche con un accordo capestro, e il ritorno per i cittadini è valutato in zero.
PRESIDENTE. Bene, allora, non avendo accettato la riformulazione, si intende che il parere del Governo è contrario. Passiamo ai voti.
DANIELE PESCO. Grazie Presidente. Il mio ordine del giorno era focalizzato sulla nazionalizzazione delle banche in crisi, non per altro, ma soprattutto perché, se dovessimo intervenire in questo modo per tutte le future banche che si troveranno in crisi, quanto andremmo a spendere, mi chiedo.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Concluda…
DANIELE PESCO. Ebbene, queste analisi sono fatte su basi statistiche e non è possibile che un soggetto così importante come la Banca d'Italia usi due pesi e due misure .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Queste due banche sono frutto di mal gestione, di comportamenti scorretti, ruberie, mutui baciati, favori ad amici, mancanza di credito alle imprese sane e voi mi dite che non volete salvare gli obbligazionisti, che non volete salvare gli azionisti, persone che hanno visto la loro azione passare da un valore di 60 euro a un valore di 0 euro e da un valore di 40 euro a un valore di 0 euro. Con questo ordine del giorno, caro Ministro, sottosegretario o Viceministro (chiunque mi possa ascoltare), noi non parliamo neanche degli azionisti, stiamo solo chiedendo di salvaguardare gli obbligazionisti che hanno acquistato dopo giugno 2014.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FERDINANDO ALBERTI. Grazie, Presidente. Non accetto la raccomandazione e vorrei intervenire ma prima devo fare una premessa: noi oggi, leggendo i giornali, scopriamo che il vostro ex Premier mai eletto da nessuno, Matteo Renzi, dice che sulla questione banche forse ha sbagliato a seguire un po' troppo via Nazionale. Cioè, ci sta raccontando che dopo mille giorni di Governo, dopo una dozzina di provvedimenti sulle banche, l'ex Premier, mai eletto da nessuno, sta dicendo che ha sbagliato a seguire quello che diceva Banca d'Italia. Presidente, io chiedo ai colleghi della maggioranza, rivolgendomi a lei, con quale coraggio oggi si trovano in Aula a votare questo provvedimento, con quale coraggio! Voi, voi, state avallando un provvedimento le cui fondamenta si basano esclusivamente su quattro paginette di Banca d'Italia e il vostro ex Premier, mai eletto da nessuno, segretario del Partito Democratico, dice che ha sbagliato a seguire Banca d'Italia. Ma con quale coraggio decide di venire qui a votarlo. Siete vergognosi, siete vergognosi ! Se fosse qui seduto l'ex Premier, mai eletto da nessuno, Matteo Renzi non voterebbe la fiducia su questo decreto. Questa è la verità, questa è la verità! E invece no; voi siete qui a votare l'ennesima fiducia sull'ennesimo provvedimento “porcata”, sull'ennesimo regalo alle banche.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
CARLA RUOCCO. Grazie. Io voglio un attimo rileggere. Forse il sottosegretario non ha letto bene il dispositivo del nostro ordine del giorno e ha ben pensato di riformularlo, a questo punto mettendo a nudo il fatto di voler, di fatto, coprire le persone che hanno in qualche modo gestito in maniera criminale e scellerata le banche per le quali noi adesso stiamo a pagare qui i debiti.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie, Presidente. Io voglio far vedere una cosa al sottosegretario Baretta, magari lo riconosce. Sottosegretario, riconosce cos'è questo? È un euro, lo vede? Facciamo uno scambio equo: io le dò un euro di soldi miei, lei mi dà cinque miliardi di soldi degli italiani. Che ne dice? Lo facciamo questo scambio? Le sembra uno scambio equo? Lo facciamo dopo, no, l'ha già fatto lei, perché non ha utilizzato soldi suoi in questo scambio, ha utilizzato soldi dei cittadini italiani, ha utilizzato soldi delle tasse degli italiani e cosa è successo? È arrivata Banca Intesa, da lei, io non so se sono venuti in ufficio, se vi hanno mandato una mail, se li avete incontrati a Palazzo Chigi, ma probabilmente qualcuno che governa realmente questo Paese, Banca Intesa, è venuto da lei con un euro in mano e le ha detto: con questo euro io voglio avere due banche, le due banche che voi direte che noi abbiamo salvato, e in cambio otteniamo anche 5 miliardi di soldi pubblici, subito, per metterle “a posto”, lo dico tra virgolette. Questo è quello che avete fatto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MARCO BRUGNEROTTO. Grazie, Presidente. Secondo l'articolo 1 della Costituzione, l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Il 4 dicembre, il popolo sovrano ha bocciato il vostro referendum e penso che, alla luce di tutto questo, forse, l'articolo 1 potevate riscriverlo in un'altra maniera, del tipo: L'Italia è una Repubblica democratica fondata sulle banche, la sovranità appartiene alle banche che esercitano questa sovranità nelle forme e nei limiti della Costituzione, ma in realtà, con la connivenza del Governo, che ne garantisce tutta la funzionalità, in pieno. Questo per dire che cosa? Che, ormai, siete in grado di fare tutto. Questa è la novantaquattresima fiducia che mettete, è l'ennesimo decreto “salva banche”, sono circa 80 miliardi i soldi pubblici che avete regalato alle banche, sono 200.000 le famiglie truffate venete; questi sono un po' di numeri, a cui poi aggiungiamo anche le trenta deroghe che sono state fatte in questo decreto. Numeri per dire cosa? Per dire che quella è la vostra priorità: salvare chi vi aiuta a stare lì. La banca aiuta il politico e il politico aiuta la banca. In tutto questo è solamente il cittadino che ci rimette.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
VINCENZO CASO. Grazie, Presidente. Ovviamente, non posso assolutamente accettare questa riformulazione. Come si fa a chiederci ancora di valutare l'opportunità della separazione tra banche commerciali e banche di investimento? Sono ormai quattro anni che vi chiediamo questa cosa, dovete ancora ragionarci su? Cosa avete ancora da ragionarci? Noi ve lo chiediamo perché siamo stufi di vedere gente truffata dalle banche. Non è possibile che, ancora oggi, si vada in banca a chiedere un mutuo e si venga obbligati ad acquistare obbligazioni od azioni: queste sono truffe che avvengono e la separazione bancaria serve proprio a questo, serve ad una persona a capire che ha risparmiato e dove vuole mettere il proprio risparmio, se nell'economia reale o in quella finanziaria, e serve anche ad evitare che poi vengano utilizzati, come in questo caso, soldi pubblici per coprire le nefandezze dei banchieri. Perché è ovvio che poi, avendo una separazione bancaria, quando poi fallisce una banca di investimenti, sono problemi di chi ha investito in quelle cose, e non certo più dello Stato e dei soldi dei cittadini. Quindi, noi vi chiediamo questo, perché è ovvio che tutti questi fallimenti sono ormai chiaramente fatti a tavolino.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FEDERICO D'INCA'. Grazie, Presidente. Diciassette miliardi: questa è la cifra che, di fatto, viene messa da parte dell'Italia su questo decreto, una parte in garanzia e una parte di soldi dati a Banca Intesa, un territorio veneto che è - e lo ripeterò ancora una volta - di fatto annichilito, che perde la sua capacità finanziaria, le sue banche del territorio, espressione di una mala gestione territoriale che è vissuta nel silenzio delle autorità locali e del Paese intero.
FEDERICO D'INCA'. …ma si chiama così: chiusura, messa in liquidazione. Ancora un minuto, grazie, Presidente. Di fatto, è il fallimento di un'intera classe politica del Veneto: vi sono 74 parlamentari veneti, 74 parlamentari veneti, in gran parte silenziosi davanti a quello che succede . Silenziosi, perché nel silenzio si crea una modalità che è, forse, veneta, per certi versi, un po' di omertà, ma dall'altra parte vi è la paura di poter toccare il potere. Vi è una classe politica del Veneto che è inutile, inadeguata a governare la locomotiva del Veneto: in gran parte è seduta in questo Parlamento, in gran parte è seduta in regione Veneto e in gran parte oggi fa finta opposizione, ma il governo del Veneto l'ha avuto in mano con Giancarlo Galan per lunghissimo periodo. Inutili, inadeguati e inutili e ve ne dovete andare a casa dal Parlamento e dalla regione Veneto !
PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Incà.
FEDERICO D'INCA'. Perché l'unico posto dove dovete stare è stare a casa, non in Veneto, a casa vostra e basta !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Il sottosegretario è al telefono, ma è poco rilevante. Il mio collega Sorial è uno spilorcio, io gliene offro 2 di euro: è un affarone! Vorrei MPS però, perché la Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza non mi sembrano un buon affare; poi, le faccio un contrattino nel pomeriggio, domani fate il Consiglio dei ministri e mi fate un bel decreto perché, se sono bravi quelli di Banca Intesa a prendere due banche con tutto il marcio che ci teniamo noi, con i soldi che ci mettiamo noi cittadini per sostenerla, allora sono capace anch'io di prendermi una banca. Poi, se devo fare un pastrocchio, chiudere le filiali, licenziare i dipendenti e lasciare i cittadini che avevano delle obbligazioni senza un centesimo, allora sono bravi tutti in questo Paese. Perché è quello che avete fatto: è quello che avete fatto con le quattro banche un anno fa, è quello che avete fatto con MPS, è quello che state facendo oggi con Veneto Banca e Banco Popolare di Vicenza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente, è un mio diritto e vorrei esercitarlo. Questa battaglia che stiamo conducendo è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Fino ad oggi sono stati stanziati quasi 87 miliardi di euro per salvare le banche: potevamo nazionalizzarle: avremmo speso sicuramente meno e salvato lavoratori e risparmiatori. In particolare, alle due banche, con questo decreto, diamo 17 miliardi.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cozzolino. Ho capito bene che volete votare questo ordine del giorno, con il parere favorevole del Governo?
FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Nonostante il parere favorevole, ci terrei a mettere in votazione, perché vorrei che fosse l'Aula a legittimare questo ordine del giorno, se pur sarebbe stato meglio…
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Dadone, io ho segnato che c'è una proposta di riformulazione sul suo ordine del giorno.
FABIANA DADONE. No, certo che non la accettiamo, ci mancherebbe.
PRESIDENTE. Non la accettate, va bene. Quindi, il parere non è favorevole, comunque, ecco, per questo.
FABIANA DADONE. Allora, peggio ancora, va bene. La proposta di riformulazione, suppongo che sia “a valutare l'opportunità di”, per cui sicuramente non l'accettiamo. Allora, spero che sia l'Aula ad approvare, invece, l'ordine del giorno così com'è. Infatti, quello che si chiede - l'ho spiegato abbondantemente ieri - è che le obbligazioni emesse negli ultimi sei mesi da parte di queste due banche, che sono attualmente coperte da garanzie statali, decadano nel momento in cui ci sarà il passaggio delle banche venete alla Banca Intesa.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dadone. Prego, sottosegretario Baretta.
PIER PAOLO BARETTA,. Togliamo pure “ a valutare l'opportunità”. Parere favorevole integrale. Ci sta
PRESIDENTE. Va bene, allora, onorevole Dadone, ha ottenuto un risultato!
FEDERICA DIENI. Grazie. Questa battaglia, che stiamo conducendo in Aula, è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e per come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.
FEDERICA DIENI. …e fare finta di tutelare i baluardi dell'ordinamento democratico. La speranza è l'ultima a morire
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie, Presidente. Ringrazio per il parere favorevole, ma voglio comunque fare un piccolo intervento, visto che il nostro lavoro in quest'Aula è anche argomentare le nostre posizioni, soprattutto su un decreto che sta passando in sordina.
PRESIDENTE. Colleghi, se abbassate il tono della voce…
FRANCESCA BUSINAROLO. No, è qualcuno che fischia.
FRANCESCA BUSINAROLO. È stato un decreto varato in spregio a quanto garantito costituzionalmente dall'articolo 47, dicevo, che prevede la tutela del risparmio. La situazione delle due banche venete aveva già dato nel passato molti segnali di essere allarmante. Due banche che nell'ultimo anno hanno visto i propri titoli crollare, addirittura titoli che sono scesi dell'80 per cento del loro valore dal 39,5 al 7,3 mentre gli azionisti di Popolare di Vicenza hanno visto svalutare i titoli dal 62,5 al 48 per cento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANDREA COLLETTI. Sottosegretario, questo ordine del giorno parla dell'articolo 3, comma 3, del decreto, dove è in realtà presente, da parte di coloro che hanno provveduto alla redazione e all'approvazione di questo decreto, un vero e proprio falso in atto pubblico. Questo è facilmente desumibile perché nello stesso articolo 3 - chissà come mai, perché ne avete bisogno - affermate in un articolo di legge che la procedura che avete già svolto è stata fatta prima dell'entrata in vigore del presente decreto - quindi era inutile scriverlo -, ma soprattutto era una procedura aperta, concorrenziale e non discriminatoria, di selezione dell'offerta di acquisto più conveniente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
DONATELLA AGOSTINELLI. Grazie, Presidente. Abbiamo tentato di spiegare, ieri e oggi, ripetutamente …
PRESIDENTE. Onorevole, se cambia postazione, perché il microfono fa rumore. Si metta su quello vicino, grazie.
DONATELLA AGOSTINELLI. Sì, Presidente. Abbiamo – ripeto - tentato di spiegare più volte, ieri e oggi, quali sono i gravissimi dubbi che abbiamo sul decreto in esame oggi in Aula. Ho tenuto a sottolineare che riteniamo incredibile il modo con cui provvedimenti come questo vengono portati all'esame dell'Aula. L'iter solito, già visto più volte, è sintomatico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Questa battaglia - lo ricordo - che stiamo conducendo, oggi, in Aula, è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti, obbligazionisti definiti, da molti, speculatori, salvo poi, dopo, non chiedere nemmeno scusa, che sono stati truffati da questo ed altri decreti, ovvero truffati da associazioni di persone che mischiano imprenditoria, politica e malaffare e che hanno, di fatto, messo centinaia di famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e, in questo caso, di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno, in questo caldo luglio, si dimentichi di loro. Di certo non si dimenticheranno di voi che, in questi anni, avete fatto evaporare 61 miliardi di euro, a MPS, negli ultimi dieci anni; 40,5 miliardi di euro sfumati in un triennio per le banche venete e, poi, ancora, un buco di 8,4 miliardi di euro per Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, Carife; insomma, un vero e proprio disastro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. È notizia di pochi minuti fa che finalmente Commissione d'inchiesta sulle banche, finalmente è in Gazzetta Ufficiale . Chiederei, cortesemente, tramite lei, alla Presidente Boldrini e al Presidente Grasso, di calendarizzare con urgenza, senza far finire questo week-end, perché tutti, sia della maggioranza che dell'opposizione, volevano una immediata Commissione d'inchiesta…
PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, il senso è chiaro, sarebbe un intervento da fine seduta, però il senso è chiaro. Va bene, ho recepito.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, le chiedo l'immediata possibilità o di un Ufficio di Presidenza o di una calendarizzazione…
PRESIDENTE. Grazie, ho recepito, trasmetterò alla Presidente.
MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti; famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro. Vogliamo ricordare che di domenica, mentre gli italiani votavano i ballottaggi, in un Consiglio dei ministri durato appena diciotto minuti, i partiti si sono giocati 17 miliardi dei soldi dei cittadini. Cinque sono già stati regalati sull'unghia a Intesa Sanpaolo e altri 12 sono a rischio, sui crediti deteriorati e i contenziosi degli istituti veneti. In pratica avete messo nel piatto un miliardo al minuto per chinare la testa di fronte al ricatto della prima banca italiana che si è presa solo le parti buone di Popolare di Vicenza e Veneto Banca e ha lasciato a noi il resto. Il risultato: i due istituti sono stati comunque cancellati dalla faccia della terra e circa 4 mila persone perderanno il posto di lavoro, mentre centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori urlano la loro disperazione. Questa politica, a livello nazionale e locale, è stata complice, così come complice è stata una vigilanza - mi viene da dire probabilmente distratta - che per anni ha visto, nella Popolare di Vicenza di Zonin, un soggetto così solido da poterne aggregare altri. Partiti e regolatori hanno lasciato fare per anni a banchieri che hanno spolpato le aziende di credito con prestiti sciagurati, ovviamente prestiti che non sono mai tornati indietro, agli amici degli amici, con pressioni agli imprenditori onesti per l'acquisto delle loro azioni attraverso il sistema dei mutui baciati e con informazioni spesso inquinate ai piccoli risparmiatori, che si sono fidati di strumenti finanziari in realtà molto pericolosi, eppure presentati come un investimento sicuro. Adesso, invece, questi partiti considerano il Parlamento soltanto uno zerbino del potere finanziario, di cui loro stessi sono maggiordomi, e pretendono di farci digerire il decreto così com'è, perché corrisponda in pieno al contratto firmato con Intesa una domenica sera di fine giugno. Noi non ci stiamo, noi non accettiamo il ricatto, la tutela dei risparmi e la sovranità economica dei cittadini sono valori chiave, valori che difendiamo a spada tratta ancora oggi in Aula.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. Come premessa, come molti altri miei colleghi, voglio ricordare che questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo ed altri decreti. Famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. La soluzione adottata in questo decreto della liquidazione con la divisione delle banche venete in due assorbite da Intesa, come hanno ricordato anche i miei colleghi prima per pochi spiccioli, e una gestita dallo Stato, quindi a carico dei contribuenti, evita il famoso ma dimostra come le regole siano flessibili quando si vuole e quando serve. Infatti, le regole si fanno, ma poi si possono sempre interpretare o, addirittura, aggirare. L'accordo raggiunto con l'Unione europea dimostra che non c'è una disciplina sugli aiuti di Stato che tenga quando si presenta un'emergenza economica e politica. Si può fare tutto quando c'è la volontà politica, anche elargire oltre 5 miliardi di fondi pubblici a un colosso come Intesa. La soluzione creativa trovata con questo decreto dimostra l'inadeguatezza e il distacco dei cittadini da una classe politica che, dapprima, ha votato senza colpo ferire la disciplina sul e ora sta facendo di tutto per evitare la sciagurata applicazione di questa direttiva.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente. Vede Presidente, io non sono un esperto di materia bancaria e nemmeno un esperto di come regalare soldi alle banche, ma mi viene spontanea un'osservazione: con questo provvedimento, questa maggioranza, questo Governo regalano in totale questi 17 miliardi a Banca Intesa e, di conseguenza, alle banche venete che, comunque, smetteranno in un certo senso di esistere: 5 miliardi sull'unghia a Banca Intesa e il resto per le banche venete.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
EMANUELA CORDA. Grazie, Presidente. È importante intervenire perché quello che sta succedendo oggi in quest'Aula è veramente scandaloso, anche alla luce del fatto che i colleghi della maggioranza abbiano tentato in questi giorni di bypassare il problema cercando di spostare l'attenzione su altre questioni che nulla hanno a che fare con questo “decreto Intesa e banche venete”, cercando addirittura di addossare la colpa di quello che sta succedendo su comportamenti, atteggiamenti che sono stati definiti fascisti. Ma io vedo, sinceramente, del fascismo in questo comportamento: il fatto di imporre un decreto assolutamente scandaloso, che mette gambe all'aria tutto il nostro sistema produttivo e che sta mettendo alla porta tantissimi risparmiatori, tantissimi obbligazionisti e tantissime famiglie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANGELO TOFALO. Grazie Presidente. Questa battaglia, che stiamo conducendo con forza oggi in Aula, è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.
PRESIDENTE. Deputato, può stare nel tema, per favore? Può stare nell'ambito dell'ordine del giorno, per favore?
ANGELO TOFALO. Certo, Presidente, perché è tutto collegato, Presidente. Certo, sull'ordine del giorno! Perché, se continuiamo a regalare soldi alle banche private e lasciamo i nostri Vigili del fuoco a fare le collette, senza mezzi e senza strumenti, mentre gli animali muoiono, mentre le fiamme entrano nelle case, e Vincenzo De Luca sta a distribuire frittura di pesce e a cercare scranni per i figli, noi ci incazziamo eccome !
PRESIDENTE. Può usare un linguaggio più appropriato, deputato, per favore?
ANGELO TOFALO. Presidente…
ANGELO TOFALO. Presidente, mi scusi, però io la invito, così come invito una delegazione del Partito Democratico,…
PRESIDENTE. Vada a concludere, deputato.
ANGELO TOFALO. …a visitare questo domani stesso, questa notte - i nostri erano lì - a visitare la situazione, a vedere le condizioni, nelle quali stanno lavorando i nostri eroi dei Vigili del fuoco. Presidente, sollecito anche lei: solleciti chi di dovere a richiamare e a rimuovere persone che dicono “no”, che dicono “no” !
PRESIDENTE. Bene, la ringrazio deputato, ha finito il tempo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signora Presidentessa. Mi sento autorizzato a parlare di qualsiasi cosa visto il contenuto dell'intervento…
PRESIDENTE. No, la prego di attenersi…
PIERO LONGO. Invece no, parlerò di tutto per qualche minuto finché lei mi dirà di attenermi al testo, perché lei si è rivolta al collega dopo minuti in cui il collega interveniva su cose diverse. Ma rimarrò sul testo, non si preoccupi. Siamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/67 Tofalo. È uno degli ordini del giorno, una serie proposta dai deputati del MoVimento 5 Stelle, che congelano la situazione, che vogliono congelare la situazione economica e giuridica dei crediti e dei debiti dei cedenti, del cessionario. Ma c'è un punto: qui si rischia, votando a favore su questo ordine del giorno, di danneggiare il debitore, il quale potrebbe ottenere dal cessionario delle condizioni più favorevoli rispetto a quelle che aveva dal cedente ma ciò sarebbe impedito dall'accoglimento di questo ordine del giorno, che non parla di utilità marginale a favore del debitore o del creditore. Questa è pura demagogia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
LUCA FRUSONE. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti, famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia a loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro. Purtroppo, va detto - e i nostri ordini del giorno puntano proprio a questo, a cercare un pochino di limare le assurdità di questo testo - che tutto questo è semplicemente una partita di giro: gli italiani devono capire che i loro soldi, i soldi pubblici, passano attraverso le banche che devono ripianare dei debiti dovuti a dei prestiti fatti a degli altri privati, magari a degli imprenditori ben conosciuti, che mai onoreranno il loro debito. Quindi, in poche parole come al solito si dice: “Tanto alla fine paga Pantalone” e dunque ci ritroviamo sempre in questo assurdo circolo dove ci sono delle banche che, magari anche per amicizie e per convenienze politiche, danno incautamente dei prestiti a delle persone e di queste persone alcuni nomi naturalmente sono usciti. Tuttavia, la nostra richiesta è quella di fare uscire i nomi di tutti i grandi debitori non solo delle banche venete ma anche precedentemente di Monte Paschi e di tutte quelle altre banche che hanno delle sofferenze.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PAOLO BERNINI. Grazie, Presidente. Ogni giorno assistiamo al fallimento di piccole e medie imprese subissate dall'indebitamento e dalle reazioni disperate di artigiani e imprenditori che, affossati dalla morsa di un sistema riscossorio asfissiante ed iniquo, ricorrono talvolta al gesto estremo. Quando si tratta, invece, di tutelare gli interessi economici superiori, quando si parla di banche non si bada a spese, ma soprattutto si infrangono tutte le regole e le leggi vigenti bypassando i diritti dei risparmiatori stessi. È incredibile constatare che si può, soprattutto quando c'è la volontà politica, anche elargire oltre 5 miliardi di fondi pubblici a un colosso come Intesa, che fagocita tra le sue grinfie le banche venete, prendendo dal cesto ciò che più gli aggrada e gli conviene. Ancora una volta si predilige l'interesse dei grandi gruppi bancari alla faccia dei risparmiatori; i cittadini sono trattati, come sempre, da ultime ruote del carro in un sistema globalizzato, che vede gli Stati sovrani in combutta con un'Europa che si comporta più da perfida matrigna che da guida rassicurante di quella che sarebbe dovuta essere una comunità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti, famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi, una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. No, non possiamo accettare la riformulazione e, francamente, non la comprendiamo neanche, anche perché l'impegno era già abbastanza non eccessivamente gravoso per il Governo. Ma, già ieri, nell'illustrare l'ordine del giorno, ero partito dall'etimologia delle parole banca e bancarotta, in particolare, perché abbiamo scoperto che la parola banca deriva dal tedesco, dalla parola “”, in tedesco, che significa “panca”, mentre nell'antichità romana il nostro banchiere veniva chiamato perché, appunto, aveva a che fare con monete d'argento e, quindi, da qui, la parola. E perché la parola “banca” deriva da “panca”? Perché, c'era appunto una panca, una sorta di tavolo, dove chi prestava denaro e prendeva denaro, e faceva attività, quindi, con le monete, esercitava il suo lavoro. Bancarotta, invece, da cosa deriva?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Siamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/77 Di Benedetto, con il parere contrario. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Benedetto. Ne ha facoltà.
CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti; famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno, in questo caldo luglio si dimentichi di loro. Il mio ordine del giorno che ci apprestiamo a votare, Presidente, risponde a un criterio di responsabilità, quella che questo Governo non possiede, dato che compie politiche scellerate a danno dei cittadini e, in questo caso, dei risparmiatori. Si parla delle responsabilità di quegli amministratori che, dolosamente o colposamente, hanno posto in essere una gestione del denaro pubblico non virtuosa e, pertanto, dovevano essere condannati per bancarotta fraudolenta. Al contrario, questi stessi saranno addirittura nominati commissari liquidatori e potranno scegliere i soggetti cui cedere l'azienda o parti di essa. Insomma, si vorrebbe, in questo caso, che coloro che hanno portato al dissesto delle banche, oggi si trasformino nei salvatori che conducano le stesse al risanamento: come l'ho chiamato ieri, è un paradosso. Non importa, quindi, essere andati in deroga a gran parte della normativa vigente sulla liquidazione coatta amministrativa, sulla continuazione dell'attività di impresa e sulla cessione dell'azienda, non importa che non si doveva procedere con la liquidazione ma, piuttosto, con una procedura di fallimento; l'importante è salvare coloro che hanno finanziato i vostri affari in passato, senza alcun criterio di economicità o di rispondenza all'interesse pubblico. Le regole, quindi, valide per tutti, si derogano in favore di qualcuno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
SALVATORE MICILLO. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ALBERTO ZOLEZZI. Grazie. Parliamo dei commissari liquidatori ancora. Noi crediamo che il Governo si debba impegnare a che queste persone non abbiano incarichi in comuni superiori a 15 mila abitanti. Stiamo parlando di uno dei tanti aspetti di minimo sindacale legati a queste figure: parliamo della liquidazione e notiamo che, purtroppo, c'è un grande disorientamento ancora in chi ha scritto questo provvedimento. Pensiamo ai lati peggiori di quello che hanno fatto alcune delle persone che si intendono nominare, come Fabrizio Viola. Ritorno a circa cinque anni fa, al 17 maggio 2012: Fabrizio Viola, risulta dalle carte dell'inchiesta “Pesci”, avere incontrato a Siena, per esempio, Antonio Muto. Antonio Muto è indagato in processo d'appello per non per un'accusa banale; è anche stato arrestato recentemente per frode fiscale ed accusato di passaggi fittizi di denaro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Intervengo su questo ordine del giorno che è stato ovviamente pensato, come tutti gli altri, per tutelare quei risparmiatori, quegli azionisti, quegli obbligazionisti truffati dalle banche, che hanno visto i propri risparmi - magari di una vita, magari che avevano messo da parte, magari che avevano investito - cancellati completamente, spazzati via in poco tempo.
PRESIDENTE. Allora, mi deve specificare. Immagino che non accoglie la riformulazione? Dove sta? Chiedono di votare, sottosegretario Baretta. Chiedono di votare, quindi, non accettano la riformulazione. Va bene. Vuole intervenire? Prego.
PIER PAOLO BARETTA,. Cioè, viene rifiutata la formulazione che aggiunge “e/o economico-finanziario” al testo? È così? I due ordini del giorno successivi dicono esattamente questo. Come ho spiegato prima, si cercava di farne uno unico. In ogni caso, se rifiutate, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Prego, deputato Simone Valente.
SIMONE VALENTE. Scusi Presidente. Chiedo al Governo se si tratta di aggiungere o sostituire, perché potremmo, in realtà, accettare questa riformulazione.
PRESIDENTE. Allora, il Governo ha già spiegato, comunque, se il sottosegretario vuole ripetere la riformulazione...
PIER PAOLO BARETTA,. Il testo che voi proponete dice: “comprovata esperienza in ambito giuridico”. Aggiungere: “e/o economico-finanziario”.
PRESIDENTE. Aggiungere: “e/o economico-finanziario”?
PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, dunque? Bene. Allora, andiamo avanti o lo vuole in votazione? No. Andiamo avanti. Benissimo.
MICHELE DELL'ORCO. Grazie. Spero che ci sia un'apertura del Governo anche sul mio ordine del giorno, perché vedo che, comunque, stiamo procedendo molto bene. Magari, arriveremo a domattina che ritirerete il decreto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ARIANNA SPESSOTTO. Grazie, Presidente. Al tempo record di diciannove minuti è stato approvato questo decreto, che in sole dieci ore è già stato trasferito dalla Commissione all'Aula, dove il Governo, come è sua abitudine fare, in spregio alle regole democratiche del dibattito parlamentare, ha posto l'ennesima fiducia.
ARIANNA SPESSOTTO. …potesse poi addirittura diventare commissario liquidatore…
PRESIDENTE. Grazie. Il suo tempo è scaduto, deputata.
ARIANNA SPESSOTTO. Un attimo, che concludo. Per tutti questi motivi chiedo che venga messo in votazione .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PAOLA CARINELLI. Grazie, Presidente. Noi siamo qui in Aula e stiamo portando avanti questa battaglia perché vogliamo portare la voce e il grido di allarme di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti, famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. Il decreto che oggi stiamo discutendo introduce, infatti, disposizioni per la liquidazione coatta amministrativa di due banche, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. A seguito del parere positivo della Commissione europea sulle misure adottate dall'Italia per agevolare l'uscita dal mercato di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, l'articolo 2 del decreto affida a uno o più decreti del Ministro dell'Economia e delle finanze, adottati su proposta della Banca d'Italia, il compito di disporre: in primo luogo, la liquidazione coatta amministrativa delle due banche; dispone, poi, la continuazione, ove necessario, dell'esercizio dell'impresa o di determinanti rami di attività per il tempo tecnico necessario ad attuare le cessioni. Inoltre, il decreto prevede deroghe al testo unico bancario perché la continuazione è disposta senza necessità di acquisire autorizzazioni o pareri della Banca d'Italia o del Comitato di sorveglianza. In terzo luogo, ha il compito di disporre la cessione da parte dei commissari liquidatori degli ad Intesa Sanpaolo in conformità all'offerta vincolante formulata dal cessionario medesimo. Inoltre, dispone di specifici interventi pubblici a sostegno della cessione degli .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Amici, Baretta, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Capelli, Dambruoso, Dellai, Epifani, Fedriga, Garofani, Manciulli, Marcon, Rampelli, Realacci, Rosato, Rossomando, Sanga, Sani, Sottanelli, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno Carinelli n. 9/4565-A/88.
PAOLO PETRINI. Sì, Presidente, grazie. Noi voteremo favorevolmente a questo ordine del giorno, ma certamente non a quelli che seguiranno, perché basati anch'essi, così come i precedenti, su una serie di falsità, che hanno fatto da filo conduttore al dibattito in quest'Aula durante il corso non solo degli ordini del giorno, ma anche delle precedenti sedute, comprese quelle della Commissione finanze della Camera.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
NICOLA BIANCHI. Grazie, signor Presidente, Governo, gentili colleghi, banche, banche, banche...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, possiamo abbassare il tono della voce?
NICOLA BIANCHI. ...sempre e solo banche: quando si tratta di salvare le banche e i vostri amici banchieri, la fiducia non manca mai e, con essa, i numeri: 318 deputati che hanno votato la fiducia, appunto, al Governo in merito a questo provvedimento.
NICOLA BIANCHI. Sì, sto chiudendo. Il MoVimento 5 Stelle procederebbe con una nazionalizzazione degli istituti in difficoltà, una reale analisi dei crediti deteriorati, promuoverebbe azioni di responsabilità a carico dei banchieri che hanno distrutto istituti e si dedicherebbero a un risanamento paziente ...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bianchi.
DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Mentre mi accingo per la dichiarazione di voto sul mio ordine del giorno, volevo dire che c'è il primo morto dell'emergenza incendi in Calabria. Nella mia provincia, nel vibonese, un uomo, purtroppo, ha perso la vita ed è stato ritrovato carbonizzato in località Favelloni di Cessaniti. Quindi, esprimo vicinanza alla famiglia per questo. Il decreto-legge n. 99 del 2017, con cui si dispone la liquidazione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, è l'ennesimo esempio di come il Governo italiano aiuta i forti aggirando le norme in tempi record e con il permesso dell'Europa. Andiamo per ordine.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Mi scusi, ma guardando lo stampato della votazione precedente, rispetto ai deputati in missione, vedo 111 deputati in missione. Io vorrei comprendere come mai, se io adesso mi reco dietro al banco della Presidenza, vedo che sul c'è scritto 110 deputati in missione. Ci avete sempre detto che, nelle modalità di voto all'interno di quest'Aula, un deputato, seppur in missione, nel momento in cui inserisce la tessera e vota, viene escluso dalla missione. Questo perché? Perché il numero dei deputati in missione incide sul numero legale. Quindi, come mai troviamo questa discrasia tra il numero riportato nello stampato rispetto alla votazione n. 64 e la votazione n. 65, che andremo a fare, per cui lei non ha ancora aperto formalmente la votazione? Quindi, un deputato, eventualmente in missione, non può già figurare come non più in missione.
PRESIDENTE. Onorevole Crippa, come lei può notare, per darle una risposta compiuta stiamo finendo di fare le verifiche. Le assicuro che, nel corso della seduta, le darò l'informazione precisa. Mi ascolti, onorevole Crippa.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. È una truffa!
PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, ogni tanto, prima di fare delle affermazioni, conti fino a tre. Conti fino a tre, perché il Presidente sta dando una spiegazione…
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Non si permetta!
PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, non mi metta nelle condizioni di richiamarla. Onorevole Villarosa, stia normalmente al suo posto e provi ad ascoltare quello che sta dicendo il Presidente. Lei sta aggredendo prima di sapere che cosa sta dicendo il Presidente. Lei ha affermato, e io l'ho sentita, che stiamo facendo una truffa. Io non solo le dico che non sto facendo una truffa, le dico che lei non può dire una cosa del genere alla Presidenza - non lo può dire - e la Presidenza sta tentando di darle una risposta; anzi non a lei, ma a chi formalmente ha posto il problema.
IGNAZIO ABRIGNANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Però, io non vorrei aprire una discussione su questo, se possibile.
IGNAZIO ABRIGNANI. Mi conceda un minuto, solo per porre un tema, siccome qui si tratta di porre dei temi. Allora, io sono rientrato in Aula velocemente; noi abbiamo votato alle 14,06; io fino alle 14,04 ero in Commissione. Allora, noi dobbiamo, anche su questo, stabilire un principio: o si vota almeno dieci minuti dopo che sono finite le Commissioni o qualcuno si informa se le Commissioni sono finite, perché, per esempio, mi hanno detto che la Commissione cultura, mentre io scendevo, era ancora in corso. È un tema che la prego di porre, perché, qui, nessuno non voleva stare in Aula, ma, purtroppo, eravamo in Commissione. Io sono riuscito a votare, ma molti miei colleghi che, forse, non hanno il passo veloce come me, in un minuto non ci sono riusciti.
PRESIDENTE. Onorevole Abrignani, ho capito il suo ragionamento, non abbiamo da inventare nulla, c'è un Regolamento che dice chiaramente come funzionano le cose; farò un richiamo formale ai presidenti di Commissione, perché, se l'Aula è convocata alle 14, le Commissioni devono essere interrotte nel tempo necessario per consentire ai deputati di partecipare al lavoro prioritario che è quello dell'Aula. Non lo dice il Presidente, lo stabilisce il Regolamento.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Crippa, lo ripeto, le do la parola, ma non sullo stesso argomento; quindi, se è sullo stesso argomento, ci dovremo ritornare nel momento in cui io le darò lo formale rispetto alla sua richiesta. Non riapro la discussione in questo momento. Onorevole Crippa, le tolgo la parola se me la richiede sullo stesso argomento, glielo dico prima…
DAVIDE CRIPPA. Presidente, allora, io le ho posto due questioni, lei mi ha risposto su una…
PRESIDENTE. Onorevole Crippa, allora non ci siamo capiti. Io le ho risposto sull'esito della votazione e su quello che lei mi ha chiesto, perché risultava dal tabulato…
DAVIDE CRIPPA. Io le ho chiesto un'altra cosa. Le ho chiesto anche un'altra cosa. Se va a vedere l'intervento, io ho detto due questioni, una è quella a cui lei non mi ha risposto e per la quale però, Presidente, io vedo un problema formale, cioè se c'è un problema di numerazione rispetto a un tabulato per me potrebbero essere inficiati i numeri legali nelle votazioni successive, perché io sto intervenendo adesso su quella precedente su cui c'era il problema…
PRESIDENTE. Lei sta ritornano sullo stesso argomento, onorevole Crippa…
DAVIDE CRIPPA. Vado, invece, all'altra questione che le ho posto, cioè, relativamente ai deputati in missione che hanno presenziato e votato in Aula e figuravano tra i presenti; segnalo, per esempio, il collega Vignali in Attività produttive che è stato elencato come deputato in missione, e poi arriva in Aula.
PRESIDENTE. L'onorevole Abrignani non è un deputato in missione.
DAVIDE CRIPPA. Deputato Vignali….
PRESIDENTE. Avevo capito Abrignani.
DAVIDE CRIPPA. Ascolti meglio, così evitiamo incomprensioni.
PRESIDENTE. Ho capito male. Prego.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, in questo momento, io le stavo segnalando questo che è un problema che abbiamo già segnalato altre volte. I deputati in missione devono essere comunicati al mattino, sì? Sì, la risposta è “sì”. Nel momento in cui io arrivo in Aula, mi viene riletto l'elenco dei deputati in missione e ho visto uno di fianco a me, fino a un minuto prima in Commissione attività produttive. C'è un problema legato a questo, perché? In realtà, il deputato in missione in quel caso garantisce un numero legale per votare all'interno della Commissione e poi arriva in Aula e potrebbe non votare e godere, in quel caso, di un'esenzione dalle votazioni per motivi di missione. Allora, se è in missione, lo è anche in Commissione, altrimenti, c'è un problema di gestione economica della missione, perché ricordo che diventa un problema di sottrazione di risorse, perché in quel caso non deve raggiungere un terzo delle votazioni per percepire quanto percepiamo per le attività d'Aula, ma viene esonerato dalla frequenza e, quindi, si ritroverebbe, in qualche modo, a prendere l'intero gettone. Non è ovviamente una condizione riferita al collega Vignali, ma lo porto come esempio perché l'ho visto pochi secondi fa in Commissione. Su questa cosa la Presidente Boldrini ci aveva dato rassicurazioni che sarebbe cambiato il mondo, passano quattro anni e ci ritroviamo nella stessa condizione, perché? Questa era la seconda domanda ).
PRESIDENTE. Bene, rispondo anche alla seconda domanda. Onorevole Crippa, non le nascondo che io sono anche abbastanza consapevole della questione e penso che sia assolutamente utile che il Regolamento sia cambiato, per fare in modo che questo non accada. Però, al momento, questo è quello che è previsto dal Regolamento, quindi, quello che io certamente farò è che sottoporrò alla Presidente l'esigenza che questa specifica materia sia affrontata e risolta dal Regolamento, perché, a mio avviso, il tema che lei pone non è un tema assolutamente… lei mi sta ponendo adesso un problema e io le sto dando una risposta.
RAFFAELLO VIGNALI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Vignali, la prego. Onorevole Vignali, la prego, parlerà magari…Prego, onorevole Vignali…
RAFFAELLO VIGNALI. Brevemente, per ricordare, attraverso di lei al collega Crippa che io ero a votare anche questa mattina, così non ci si sbaglia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PAOLO NICOLO' ROMANO. Grazie, Presidente. Chiedo che sia comunque messo in votazione. Intervengo e no, non ero in missione. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti; famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno, in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.
PAOLO NICOLO' ROMANO. Concludo, quindi, ribadendo la necessità del mio ordine del giorno, affinché il Governo presenti alle Camere una relazione, con la quale provveda ad indicare tutti i possibili interventi, le banche interessate, la quantificazione delle risorse necessarie e la tempistica della risoluzione delle crisi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.
MIRELLA LIUZZI. Grazie Presidente. Intervengo anch'io su quest'ordine del giorno. È bene ricordarlo a ogni intervento. Questa battaglia, che stiamo conducendo in Aula, oggi ma anche ieri, è a difesa di tutti i risparmiatori, piccoli azionisti, che sono stati truffati da questo decreto e da tanti altri, che sono stati presentati in questi anni dal Governo. Famiglie che rischiano di andare sul lastrico, per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per loro, per la loro tutela.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Liuzzi,
MIRELLA LIUZZI. Concludo, dicendo che questa operazione del Governo è assolutamente discutibile e, per questo, noi continueremo oggi a discutere ogni ordine del giorno, se ci verrà data la possibilità di farlo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MATTEO DALL'OSSO. Non la accetto, voglio parlare. Presidente. Questa battaglia, che stiamo conducendo in Aula, è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questi e altri decreti. Famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e per come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti, in questo caso con il parere contrario del Governo, in quanto l'onorevole Dall'Osso ha rifiutato la riformulazione.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti, famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PIER PAOLO BARETTA,. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Chiede la parola sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/94 Chimienti? Prego, ne ha facoltà.
PIER PAOLO BARETTA,. Presidente, intervengo per cambiare il parere e dare parere favorevole senza aggiungere le parole: “a valutare l'opportunità”.
PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, il parere è pienamente favorevole e non c'è riformulazione sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/94 Chimienti.
SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente e grazie per il parere favorevole. Questa battaglia che stiamo conducendo - e mi sembra che i miei colleghi non l'abbiano ancora ricordato - è a difesa di tutti i risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti del Governo. Ci sono famiglie sul lastrico sia per colpa delle banche venete sia per le modalità con cui il Governo ha gestito questa crisi.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Chimienti.
SILVIA CHIMIENTI. Concludo. Si evidenzia, altresì, che, per la risoluzione della crisi di Banca delle Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti, è stata eseguita una procedura speciale, che, sia sul piano formale che sostanziale, risulta essere differente rispetto alla procedura delineata dal presente decreto-legge e dalla quale sono derivati maggiori pregiudizi per i relativi clienti risparmiatori .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. Io volevo ricordare qual è il motivo della battaglia che stiamo conducendo in Aula: è la difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo ed altri decreti. Famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi; è una battaglia, quindi, per la loro tutela.
PRESIDENTE. Non essendo stato accolto l'invito a considerare questo ordine del giorno raccomandazione, lo metto al voto con il parere contrario del Governo.
DAVIDE TRIPIEDI. Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei ringraziare tutti i miei colleghi che stanno facendo questa battaglia a favore di tutti i correntisti, gli obbligazionisti e le persone che, grazie a questo decreto, si vedranno rubare i soldi da questo Stato che evita di tutelarli, ma vuole proprio speculare innanzi a queste cose drammatiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lombardi sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/97. Ne ha facoltà.
ROBERTA LOMBARDI. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, è in difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti di questo Governo; famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi: è una battaglia per la loro tutela affinché nessuno, in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Lombardi. Ho l'impressione che non abbiamo votato l'ordine del giorno del collega Tripiedi.
ROBERTA LOMBARDI. Giusto!
PRESIDENTE. Perché lei si è alzata, io ho visto il suo movimento e, quindi… Dobbiamo votare l'ordine del giorno Tripiedi n. 9/4565-A/96, per il quale era stata suggerita una raccomandazione, che non è stata accolta, quindi il parere si intende contrario.
ROBERTA LOMBARDI. Grazie. E io ricomincio dicendo che questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti che questa maggioranza così allegramente porta avanti; famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa, come tante altre crisi prima di questa. È una battaglia che noi stiamo conducendo per la tutela di queste famiglie, affinché nessuno, in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.
PRESIDENTE. Non avendo, la proponente, accettato la riformulazione proposta dal Governo, lo metto in votazione.
ROBERTO FICO. Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno cerchiamo di ripresentare un'ennesima questione che, puntualmente, quando ci sono questi provvedimenti, si presenta sempre: è la questione della scarsa trasparenza, ovvero noi chiediamo di conoscere i nominativi dei debitori che sono insolventi. Perché se le banche sono fallite anche perché hanno prestato grossi capitali, magari a personaggi, aziende, persone di un certo tipo, che poi non hanno restituito i soldi, e le banche poi in questo modo vanno sotto sopra e poi noi dobbiamo rifinanziare il tutto, ci sembra il minimo sindacale che i cittadini sappiano perfettamente chi sono questi debitori. È una lotta che stiamo facendo ormai dal 2013; l'abbiamo riproposta in tutte le salse, in tutti i modi, nelle Commissioni, con le interrogazioni, con le mozioni, l'abbiamo riproposta nei provvedimenti, tramite gli emendamenti, in ogni modo.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ROBERTO FICO. Un minuto. Va cambiata la cultura con cui si fanno le cose. Le banche devono tornare a fare le banche, finanziando imprese, cittadini, famiglie e buone idee, prendendosi anche loro un margine di rischio, ma investendo sulle buone idee e sulle imprese e, quindi, sull'economia reale, separandole definitivamente dalle banche che, ormai, buttano tutto in finanza. Chiediamo da tantissimo tempo di separare le banche commerciali dalle banche di affari e dobbiamo andare in questa direzione, perché questo sistema, così come è stato concepito, così come è cresciuto, così come è diventato oggi, è palesemente fallito se ci troviamo a finanziare, per l'ennesima volta, una crisi del sistema bancario, che sia una banca veneta, che sia Monte dei Paschi di Siena. Mi ricordo quando il Presidente del Consiglio diceva: è tutto risolto, investite. Abbiamo visto che belle parole, che belle parole bugiarde, purtroppo non parole guerriere come quelle del MoVimento 5 Stelle. Noi dobbiamo cambiare tutto in questo Paese e il sistema bancario è un tassello fondamentale per il cambiamento del Paese .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Sottosegretario, questo è un tema che è stato affrontato anche durante il dibattito in Commissione. Lei ci ha accusato, durante il dibattito in Commissione, di aver presentato degli emendamenti che volevano l'applicazione del . Bene, noi cogliamo oggi lo spunto di portarle un ordine del giorno, che metta nero su bianco - ricordiamo a tutti gli italiani che la normativa sul la avete votata voi, quindi, il suo Governo? - sulla necessità di tornare indietro, sopprimendo la disciplina del cioè quella disciplina che prevede la gestione direttamente sui conti correnti e la responsabilità sui conti correnti dei consumatori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MARCO DA VILLA. Grazie, Presidente. Le chiedo il permesso di rivolgermi, anche ovviamente per il suo tramite, ai 200 mila risparmiatori veneti e famiglie venete, che sono rimaste truffate da queste banche. Infatti, questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo ed altri decreti. Famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha deciso di gestire questa crisi.
PRESIDENTE. Onorevole Da Villa, a me piace molto il dialetto…
MARCO DA VILLA. È una battaglia per loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.
PRESIDENTE. Onorevole Da Villa, mi scusi, è già successo in Aula, c'è una regola precisa: lei deve parlare in italiano.
MARCO DA VILLA. Vado avanti a parlare.
PRESIDENTE. Dialetto bellissimo, lingua bellissima. Va bene.
MARCO DA VILLA. Con questo decreto-legge, che volete approvare senza modifiche, troviamo una serie di deroghe alla legislazione ordinaria: una deroga, nell'articolo 2, al testo unico bancario; ventiquattro nell'articolo 3; una nell'articolo 4 e cinque deroghe nell'articolo 5; per un totale di 31 deroghe. Ovviamente tutte deroghe per tutelare il superiore interesse di chi? Dello Stato? Dei cittadini? No, delle banche.
PRESIDENTE. Onorevole Da Villa, mi scusi, ha finito il tempo, non le ho scampanellato prima.
MARCO DA VILLA. Non avevo sentito la campanella.
PRESIDENTE. No, no, non l'ho scampanellata prima, quindi cerchi di concludere.
MARCO DA VILLA. Ah, non l'ha scampanellata? Allora, concludo con l'impegno.
PRESIDENTE. Il Governo aveva accolto l'ordine del giorno come raccomandazione. Il proponente non accetta, quindi lo metto in votazione.
ANDREA VALLASCAS. Grazie, Presidente. Colleghi, vi invito a votare a favore su questo ordine del giorno con il quale vorremmo attenuare alcuni effetti negativi del provvedimento in discussione.
ANDREA VALLASCAS. …mentre ha fatto la voce grossa con i cittadini .
PRESIDENTE. Prendo atto, dunque, che i proponenti insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/102 Vallascas, accolto dal Governo come raccomandazione.
MATTIA FANTINATI. Grazie, Presidente. Colleghi, sottosegretari, Ministri, io credo che più che delle opinioni dovremmo parlare di numeri. È chiaro che se in quattro anni facciamo dieci decreti salva banche, è chiaro che se in quattro anni diamo 68 miliardi per salvare le banche, è chiaro che se Maria Elena Boschi fa il giro delle sette chiese - anzi, delle sette banche - per cercare di salvare la Banca del padre è chiaro, allora, che c'è un problema, è chiaro che avete un problema: non sapete gestire le banche. Allora, le soluzioni sono due: o siete incapaci oppure dentro le banche ci sta chi vi finanzia la campagna elettorale e siccome qui avete dimostrato che quando c'è la volontà politica siete bravissimi a portarvi a casa i soldi e i finanziamenti pubblici per i vostri partiti e per le vostre spese elettorali senza consegnare i bilanci, io credo che veramente qui siamo di fronte ad un conflitto di interesse di dimensioni enormi. Ma io posso anche accettare una riformulazione che sicuramente va in linea con il mio ordine del giorno, però io capisco che di fatto e concretamente non porta davvero a nulla.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Fantinati.
MATTIA FANTINATI. …chi sbaglia paga, altrimenti, oltre a commettere delle ingiustizie, diamo il messaggio errato che è complice e carnefice di questa politica .
PRESIDENTE. Il Governo aveva accolto l'ordine del giorno come raccomandazione e il proponente non accetta, e quindi lo metto in votazione con il parere contrario del Governo.
VEGA COLONNESE. Grazie, Presidente. Ripeto quello che hanno detto anche altri miei colleghi, così, a fine settimana, perché adesso si conclude la settimana dei parlamentari, magari ce ne andiamo a casa e ci pensiamo a queste cose, nonostante questo decreto, che non ha per niente il carattere di urgenza che dovrebbe avere un decreto, mentre l'Italia è in fiamme, lo ricordo ai miei cari colleghi, soprattutto della maggioranza, che stanno avendo le stesse segnalazioni che sto avendo io. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per loro tutela, affinché nessuno, in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colonnese.
SILVIA GIORDANO. Presidente, questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti-legge. Famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi: è una battaglia per loro tutela, affinché nessuno, in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MATTEO MANTERO. Presidente, sottosegretario, con la scusa di questo decreto-legge “salva banche” che poi sarebbe più opportuno chiamare decreto “salva ladri”, visto che oltre a rendere impossibili eventuali imputazioni di bancarotta fraudolenta avete anche respinto la possibilità che gli ex ove fossero considerati colpevoli di fronte alla giustizia, siano puniti con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e dalla professionalità. Io capisco ora che non vogliate rischiare di perdere cotante capacità, e che non vediate l'ora di poterli ricollocare in qualche altra banca, in modo da far fallire anche quella e poi di poter così correre in soccorso e fare un altro bel decreto-legge.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Scusi, Presidente, non ho compreso cos'è accaduto, perché per una frazione di secondo è apparso “approvato”, con dei numeri…
PRESIDENTE. Allora, non è mai… Il risultato respinto era il risultato precedente.
DAVIDE CRIPPA. Lei, però, nel momento in cui ha detto “revocata la votazione”, vorrei capire qual è stata revocata.
PRESIDENTE. È stata revocata la votazione perché i colleghi mi segnalavano che non stava funzionando il sistema.
DAVIDE CRIPPA. Ma quale votazione è stata revocata?
PRESIDENTE. Stiamo parlando della votazione Nesci, la votazione n. 84 è stata revocata. Se accende il microfono…
DAVIDE CRIPPA. Magari, se me lo fa accendere, è più probabile (. Io volevo chiedere… Non capisco perché stiamo chiedendo regolarmente cos'è successo e non riesco a sentirla, se tutti urlano.
PRESIDENTE. Infatti, non urlate, colleghi.
DAVIDE CRIPPA. Se mi spiega solo il motivo per cui nel mentre c'era ancora la votazione sull'ordine del giorno precedente a firma Mantero, è stato detto: “revocata la votazione” e poi dopo non si è proceduto. Non abbiamo compreso che cosa è stato revocato.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Crippa, io ho aperto la votazione sull'ordine del giorno Nesci, era la numero 84, il sistema si è bloccato. Per cui, avendo aperto la votazione, però voi non riuscivate a votare e il sistema non stava funzionando, ho revocato la votazione. Ora il sistema si è sbloccato e quindi possiamo ripetere la votazione sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/109 Nesci .
DAVIDE CRIPPA. Presidente, volevo intervenire su questo ordine del giorno, come avevo già preannunciato prima, per il fatto che, in realtà, con questo decreto voi andate a derogare a una serie di normative, comprese quelle in materia edilizia. Siamo nell'ambito della deroga alla norma n. 192 del 2005, quindi quella dei requisiti energetici degli edifici, per cui state dicendo che, nel momento in cui un bene dovrà essere trasferito, fondamentalmente non dovrà avere nessun requisito energetico rispetto alla norma per cui doveva rispettare al momento della sua costruzione.
PRESIDENTE. Allora, ordine del giorno Gallinella n. 9/4565-A/112, era stato accolto come raccomandazione dal Governo, ma i proponenti non accettano.
PAOLO PARENTELA. Presidente, lo ricordo anche per i distratti: questa battaglia che stiamo conducendo in questo momento in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e per come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno, soprattutto in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno Parentela n. 9/4565-A/113 era stato accolto come raccomandazione dal Governo, il proponente non accetta, passiamo ai voti.
LOREDANA LUPO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, mi spiace tediare ulteriormente quest'Aula, ma ognuno di noi ha delle responsabilità nei confronti di tutti i risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo sistema bancario ed oggi da questo decreto-legge. La nostra è una battaglia che vuole difendere le persone e le famiglie che sono sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia contro il silenzio e la disinformazione che si crea su questi provvedimenti. Ci state bene? È estate. È un gioco vecchio, lo sappiamo bene, basta parlare di temi che spaccano l'opinione pubblica, condirli con qualche rissa politica ed un pochino di e il gioco è fatto. O come un perché qui parliamo di 17 miliardi di euro ma, era gennaio, e parlavamo di 7 miliardi di euro per IMU-Bankitalia e in quei giorni si diceva che noi non volessimo concedere, che fossimo contro le deroghe per l'IMU e quindi si è tentato con un decreto simile di far credere che il MoVimento 5 Stelle in realtà non si stava preoccupando del bene del Paese. In quel caso gli italiani hanno comunque ricevuto un grandissimo schiaffo ed hanno porto nuovamente la guancia a questo Governo che oggi ci fa la medesima azione. Entriamo nel merito. Banca Intesa ha rilevato la parte attiva della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca con 5 miliardi di fondi pubblici dati allo Stato e altri 12 di garanzie pubbliche per coprire i rischi derivanti dalle obbligazioni e così via. Quindi parliamo di 17 miliardi di euro. Quindi Intesa San Paolo rileva al prezzo simbolico di un euro le attività buone di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca che praticamente vengono assorbite dal primo gruppo italiano di credito. E il colosso di Ca' de Sass lo fa chiedendo allo Stato di svenarsi per non vedere intaccati i propri patrimoniali e la propria politica dei dividenti ai soci. Cosa si prende Intesa? Crediti non ad alto rischio per 26,1 miliardi; 25,8 miliardi di debito verso le clientela; 8,9 miliardi di attività finanziarie; partecipazioni in Banca Puglia, Banca Nuova e banche con sede in Croazia, Albania, Moldavia se autorizzata; attività fiscali per circa 1,9 miliardi; 11,8 miliardi di obbligazioni raccolta indiretta per circa 23 miliardi di cui circa 10,4 miliardi di risparmio gestito. Nasce un gruppo con 47 miliardi di patrimonio; 433 miliardi di raccolta diretta; quasi 410 miliardi di impieghi alla clientela; 6.100 sportelli. Le banche venete vedono chiudere 600 sportelli su circa 960. E gli oltre 100.000 lavoratori? Tutto il resto finisce in una di Stato che viene creata in un dopo mesi e mesi di sterili dispute tra il Governo italiano e la stessa commissaria Vestager magicamente convinta ad accettare questa soluzione perché l'aiuto di Stato è necessario per evitare turbolenze economiche in Veneto.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lupo.
LOREDANA LUPO. …in barba a qualsiasi legge e soprattutto alle spalle dei cittadini e delle opposizioni.
LOREDANA LUPO. Scusi, finisco. Per tali motivi con l'ordine del giorno in esame si ritiene assolutamente necessario che annualmente il Governo relazioni sullo stato dell'arte della situazione bancaria mettendo tutti nelle condizioni di sapere e poter agire…
PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.
MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Non accetto l'accoglimento come…
PRESIDENTE. Mi scusi. Gli uffici mi fanno presente che lei ha già esaurito il suo tempo degli ordini del giorno, quindi non la posso… Questo è Massimiliano però… Non mi pareva avesse parlato infatti… Secondo me è l'altro Bernini. Prego, onorevole.
MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Non accetto l'accoglimento come raccomandazione e ci tengo a ribadire che la battaglia democratica e pacifica che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti i risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti, famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela affinché in questo luglio infuocato nessuno si dimentichi di loro. Affermiamo ciò perché con il provvedimento in esame si stanno facendo pagare alla collettività gli errori fatti da pochi, i soliti ricchi banchieri. Sono quelli del mondo della finanziarizzazione selvaggia, del turbo capitalismo, quelli della speculazione o gioco d'azzardo finanziario che dà altissimi profitti a pochi o a pochissimi e che invece spalma, come in questo caso, le perdite sulla collettività. Con questo nuovo decreto-legge infatti verrà addebitato sui conti pubblici quanto necessario per salvare le due banche venete a beneficio esclusivo di Intesa-San Paolo: un esborso immediato di 5,2 miliardi di cui 1,2 per il Fondo esuberi che dovrà occuparsi di quasi 4.000 dipendenti da licenziare con coperture previste fino al 2017. Si legge appunto all'articolo 1 del decreto 25 giugno 2017, n. 99, della liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza Spa e di Veneto Banca Spa. L'articolo 3 dispone, invece, la cessione dell'azienda, dei relativi rami, dei beni, dei diritti e dei rapporti giuridici nonché di ogni altra attività o passività di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca al cessionario individuato sulla base di trattative a livello individuale svolte anche prima dell'entrata in vigore del decreto oggi in esame, che si apprende essere appunto Banca Intesa Sanpaolo. La procedura di cessione avviene nell'ambito di un intervento pubblico disciplinato dall'articolo 4, ovvero concessione della garanzia statale a copertura dello sbilancio di cessione, erogazione del supporto finanziario per ricostruire i fondi propri del cessionario al fine, quindi, di fronteggiarne l'assorbimento patrimoniale connesso alla ponderazione del rischio di acquisto, la concessione della garanzia statale sull'adempimento degli obblighi delle due banche in liquidazione relativi ad impegni assunti in precedenza e, infine, l'erogazione al cessionario dei fondi necessari alla ristrutturazione aziendale. La procedura di cessione dei crediti deteriorati, di cui all'articolo 5, è stata predisposta in deroga alla disciplina in materia di pubblicità della costituzione del patrimonio destinato di cui all'articolo 2447-, secondo comma, del codice civile.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/115 Massimiliano Bernini, accolto dal Governo come raccomandazione.
SERGIO BATTELLI. Grazie, Presidente. Il seguente ordine del giorno impegna il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa volta a predisporre una relazione annuale al fine di monitorare l'impatto della deroga alla disciplina in materia di beni culturali di cui all'articolo 59 del decreto legislativo n. 42 del 2004. Il decreto prevede, infatti, che qualora la cessione abbia ad oggetto beni culturali, ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni, ai fini dell'esercizio della prelazione la denuncia prevista all'articolo 59 del medesimo decreto legislativo è effettuata dal concessionario entro 30 giorni dalla conclusione del contratto di cessione. La condizione sospensiva prevista dall'articolo 61, comma 4, del medesimo decreto legislativo si applica alla sola clausola del contratto di cessione relativa al trasferimento dei beni culturali e non si applica al comma 6 del medesimo articolo.
PRESIDENTE. Ricordo, dunque, che i proponenti insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/117 Battelli, accolto dal Governo come raccomandazione.
STEFANO VIGNAROLI. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo è a difesa delle famiglie, dei risparmiatori e dei piccoli azionisti e obbligazionisti, truffati da questo e da altri decreti. Il mio ordine del giorno impegna il Governo ad assumere iniziative volte a predisporre una relazione annuale al fine di monitorare l'impatto della deroga in materia di beni culturali a favore di Banca Intesa.
PRESIDENTE. Il Governo aveva accolto l'ordine del giorno come raccomandazione e il proponente non accetta.
COSIMO PETRAROLI. Grazie, Presidente. Come ricordato più volte dai miei colleghi, siamo in Parlamento da quattro anni, e ogni 60 o 70 giorni, ogni tre mesi, parte il solito regalo alle banche, i soliti articoli e commi che vanno sempre e solo nella stessa direzione, cioè tutelare i proprietari e i grandi azionisti di questi istituti di credito, nonostante l'articolo 47 della Costituzione dica chiaramente che la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito. E, invece, noi siamo qui, in quest'Aula, per discutere l'ennesimo “provvedimento schifezza” a favore dei vostri amici.
PRESIDENTE. Onorevole Petraroli… Ma, veramente, guardi…
COSIMO PETRAROLI. Perché gestibili da chi? Non certo… Qual è il problema, scusate? Negherò…
PRESIDENTE. Onorevole Petraroli! Onorevole Petraroli! La richiamo…
COSIMO PETRAROLI. Ho detto qualcosa che è falso? Non lo so, ditemi voi!
PRESIDENTE. Sì, allora… Per favore… Per favore… Non siamo all'asilo . Siamo in un'Aula del Parlamento, le ricordo che siamo in un'Aula del Parlamento.
COSIMO PETRAROLI. Gestibili da chi? Non certo dall'80 per cento dei piccoli azionisti…
PRESIDENTE. Ha un minuto.
COSIMO PETRAROLI. …che hanno visto scendere da 62,5 euro a 0,10 il prezzo delle loro azioni. Il Parmalat ad esempio bruciò 14 miliardi, ma nel mondo; qui, invece, parliamo dalla stessa cifra solo in Veneto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, per inquadrare bene i fatti dobbiamo partire dalla fine, anzi, dalle conclusioni: zero lungimiranza, massima assunzione del rischio, e l'Italia svenduta alle banche; una volta che l'avete fatta, sciacquate tutto con soldi pubblici e vi rimane la catenella d'oro in mano. Costantemente gli italiani sono stati munti come vacche da allevamento intensivo da voi e dai vostri amici finanzieri delle multinazionali, che pagano le vostre campagne elettorali; sempre attraverso partite di giro tra le diverse multinazionali, ben si intende! Solo qui davanti a me si trova, non del tutto a caso, il sottosegretario Pier Paolo Baretta, a cui la British American Tobacco ha finanziato con 17 mila euro un incontro all'associazione politica Ares, di cui il vostro sottosegretario al tesoro è presidente.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baroni.
MASSIMO ENRICO BARONI. No, mi perdoni, Presidente: c'è una nota positiva …
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, ha finito il tempo. Bene.
MASSIMO ENRICO BARONI. C'è una nota… Non posso terminare con una nota positiva? Grazie alle politiche che hanno garantito un vero e proprio Far West, le multinazionali dell'azzardo quest'anno hanno aumentato il loro raccolto di 6 miliardi di euro .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PIER PAOLO BARETTA,. Grazie Presidente. Cambio il parere da raccomandazione a favorevole con “a valutare l'opportunità”.
PRESIDENTE. Ha detto con una riformulazione “a valutare l'opportunità”, vero? Ok.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. Sulle due questioni innanzitutto una precisazione che in realtà il numero compare anche sullo stampato fornito e non solo sul ; quindi, sullo stampato ci arriva sia il numero 110 che il numero 111.
PRESIDENTE. Onorevole Crippa, è chiaro il suo ragionamento, ma questo tema è stato affrontato abbastanza recentemente, comunque in questa legislatura, il 12 novembre 2014 nella Giunta per il Regolamento. In questa fattispecie che lei segnala si decise, allora, leggo testualmente dalle conclusioni della Presidente Boldrini che “al numero dei deputati in missione nella riapertura pomeridiana si aggiunge - diciamo a quelli da togliere dalla missione - l'ipotesi che il deputato in missione abbia partecipato a votazioni qualificate in Commissione”; non a qualsiasi tipo di votazione, ma solo a votazioni qualificate. Questo è l'orientamento che si è espresso dalla Giunta per il Regolamento e questo è quello che è stato approvato.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Non torniamo su questo… No guardi, se volete risollevare la questione per un ulteriore approfondimento della Giunta lo fate, ma qui non ha senso perché quella è la risposta che vi dovevo e la regola che abbiamo applicato è quella della Giunta per il Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Ci siamo arrivati, siamo arrivati alla conclusione di questo teatrino indegno, di questo regalo di 17 miliardi orchestrato da questo Partito Democratico che è diventato il partito delle banche, ma di fatto tutti i partiti sono i partiti delle banche.
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia! Colleghi del gruppo del MoVimento 5 Stelle!
CARLO SIBILIA. Ci volete lasciare in mutande? Prendetevi gli ultimi soldi, è l'unica cosa che voi capite e che conoscete!
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, onorevole D'Incà, onorevole Caso, onorevole Busto, onorevole Micillo, onorevole Romano, per favore, smettete di lanciare…
CARLO SIBILIA. Vergognatevi, questo non è il Paese dei banchieri, è il Paese dei cittadini !
PRESIDENTE. Onorevole Di Benedetto, onorevole Ruocco, onorevole Frusone, smettete di lanciare volantini in Aula!
CARLO SIBILIA. Ed è per questo che non andrete al Governo ed è per questo…
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, ha concluso il tempo… Onorevole Romano, basta! Onorevole Corda! Siete richiamati all'ordine tutti quanti per la prima volta!
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, volevo un attimo prendere tempo, perché…
PRESIDENTE. Colleghi, mettiamo il collega Villarosa nelle condizioni di poter intervenire? Se possibile, fermiamoci con questa cosa…
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Volevo provare, nel tempo che mi rimane, a spiegare, a chi ci ascolta fuori - perché penso che qua dentro tutti abbiamo studiato il decreto, almeno lo spero -, cosa sta accadendo con questo decreto. Ho preso dei piccoli passi, dei piccoli punti che, secondo me, sono i più importanti di tutta la faccenda. Allora, parliamo di due banche del Veneto già in grande crisi, che andavano messe liquidazione, probabilmente. Andavano messe in liquidazione anche perché c'erano grandi irregolarità all'interno, in quanto queste banche non facevano altro che aumentare il proprio patrimonio dicendo ai propri clienti, ai propri cittadini e alle proprie imprese: guardate, acquistate le nostre azioni che poi, con i soldi che vi diamo noi del finanziamento, finite in pari. Questo è assolutamente vietato perché è un accrescimento del patrimonio di vigilanza irreale, perché se tu vuoi aumentare il patrimonio di vigilanza, l'impresa dovrebbe utilizzare la provvista propria, i propri soldi e non i soldi che la banca gli dà. Quindi, queste banche dovevano andare in immediata liquidazione, quando c'è una liquidazione coatta amministrativa si procede con la classica dichiarazione di stato di insolvenza. Soprattutto, una banca così rotta - ripeto: una banca così rotta, uso questo termine non per caso - una banca del genere andava sicuramente in stato di insolvenza e il giudice avrebbe - sono veramente sicuro, diciamo al 99 per cento, non dico il 100 per cento, mi tengo un 1 per cento di possibilità - queste due banche avrebbero dichiarato stato di insolvenza e il giudice avrebbe sicuramente dato la bancarotta fraudolenta.
PRESIDENTE. La Presidenza la ascolta per definizione, onorevole Villarosa.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. No, perché io ho bisogno di parlare con lei.
PRESIDENTE. Però, mi permetta anche di interloquire con la responsabile d'Aula del suo gruppo in relazione all'andamento dei lavori. Però, la Presidenza la ascolta.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Le chiedo di ascoltarmi perché mi chiamano continuamente i cittadini obbligazionisti che hanno perso tutto e mi piangono al telefono perché non c'è altro da fare se non piangere. Non c'è altro da fare: quindi, io sto parlando e sto cercando di spiegare all'Aula cosa è accaduto con il decreto-legge in esame e vorrei che vi fosse la massima attenzione, invece massima attenzione non ce n'è. Ma si capisce dalle cose semplici: perché non abbiamo fatto audizioni su questo decreto? Perché nel giro di quindici giorni, anzi meno di quindici giorni, siamo già in Aula e abbiamo già concluso tutto? Perché la Commissione di inchiesta è arrivata il 4 maggio e, invece, è stata votata il 22 giugno e qua, invece, si va così velocemente? Io ho cittadini che mi chiamano e mi dicono di aver perso tutto perché hanno acquistato le azioni dopo il 12 giugno 2014 e mi dicono che le banche - alcune sono banche siciliane: Banca Nuova, ad esempio, che fa parte delle grandi banche… è impossibile parlare oggi veramente…
PRESIDENTE. Che succede, onorevole Villarosa?
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Non c'è attenzione. Io capisco…
PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, la Presidenza non può garantirle l'attenzione che diciamo è…
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. La sua sì, Presidente, la sua sì, io ho bisogno della sua attenzione…
PRESIDENTE. …è una qualità che può ottenere l'oratore.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. … non posso stare con lei che parla con un altro - mentre parlo di obbligazionisti che hanno perso tutto… Non parlo più…
PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, la ringrazio, evidentemente non aveva troppo da dire. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, lei deve ascoltare…
PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, stia tranquillo… lei si deve rivolgere all'Assemblea. Prego, onorevole Pisano: s'intende che abbia rinunciato.
FERDINANDO ALBERTI. Grazie, Presidente. Cercherò di mantenere la calma . Se avete seguito… ha ragione il mio collega Villarosa, allora vuol dire che non seguite perché se avete appena sentito il collega Villarosa come si è alterato un attimo e, se avete anche seguito il mio intervento sulla votazione del mio ordine del giorno, insomma vi ricordate un attimo che ero leggermente alterato, però ho a disposizione dieci minuti, quindi ho tutto il tempo e cercherò di spiegare con calma perché il decreto-legge è irricevibile.
PRESIDENTE. Mancano 30 secondi. Come è d'uopo, la Presidenza avvisa.
FERDINANDO ALBERTI. Quell'offerta di Intesa Sanpaolo era quella utile ad assicurare la continuità aziendale e a minimizzare le componenti da lasciare in capo alle due banche in liquidazione. A minimizzare le componenti e a lasciarle in capo alla LCA. Scusatemi: praticamente avete dato tutto quello che c'è di buono a Intesa e avete lasciato tutto il marcio - tutto il marcio! - alle due banche in liquidazione.
FERDINANDO ALBERTI. Mi dispiace che non ci sia il sottosegretario e la smetta di dire che quell'emendamento non è passato per colpa del nostro ostruzionismo. Quell'emendamento doveva essere approvato e il primo emendamento doveva essere posto in votazione in Commissione, cosa che non è stata fatta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.
CARLA RUOCCO. Grazie, Presidente. Grazie, Presidente, per darmi la possibilità di esprimere la dichiarazione di voto su questo decreto scritto da sanguisughe.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Abbiamo cercato in questi giorni di porre il riflettore sul decreto-legge attualmente in esame, rendendo evidenti agli occhi dei membri di questo Parlamento, ma anche cittadini che seguono questo dibattito, i problemi insiti nel testo che sarà presto votato. Lo abbiamo fatto portando inoppugnabili rilievi di natura tecnica, giuridica e di opportunità politica. Ora il Governo mette fine, con una intollerabile forzatura, al dibattito, una storia già scritta quella consumatasi in diciotto minuti quella domenica 25 giugno in cui il Consiglio dei ministri si riuniva per accettare di capitolare di fronte al ricatto di Banca Intesa. Ed essendo questo un Governo a corto di idee, o meglio, sensibile solo a un certo tipo di argomentazioni, specie se provenienti da un certo mondo economico-finanziario, non ha trovato soluzioni alternative.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Da Villa. Ne ha facoltà.
MARCO DA VILLA. Presidente, la vicenda di questo decreto-legge - con cui celebriamo anzitutto un nuovo passo in avanti verso il feudalesimo, col quale un sovrano Parlamento deve astenersi da modifiche per salvaguardare l'accordo extraparlamentare del Governo con un potentato privato - ci regala anche un'altra dimostrazione di particolarismo feudale: che le regole prima si fanno, e poi per gli amici si possono sempre interpretare o aggirare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.
MATTIA FANTINATI. Grazie, Presidente. Colleghi, io volevo iniziare la mia dichiarazione di voto raccontandovi un fatto. Io ricordo quando ho iniziato ad aprire la mia attività professionale, io sono un ingegnere, quando ho cercato di mettermi in società con altri soci. Io mi ricordo che a quell'epoca venivamo da un fatturato di 70 mila euro e avevamo già ordini per 200 mila euro negli anni successivi, già commesse firmate.
PRESIDENTE. Colleghi, evitiamo di cominciare quel meccanismo che ci porta ad allontanarci dal testo e dall'esame del provvedimento.
ARIANNA SPESSOTTO. Presidente, con il decreto-legge “salva banche venete” si evita la galera ai responsabili del disastro degli istituti di credito italiani, svendendo le suddette banche a Intesa San Paolo a 1 euro, il tutto versando 17 miliardi di euro provenienti dalle casse dello Stato, quindi dalle tasche dei cittadini italiani: follia pura! Con questo provvedimento, Intesa San Paolo riceve infatti, da subito, dallo Stato, cioè da noi, 5,2 miliardi di euro, di cui 4,2 miliardi per tenere invariati i propri livelli di patrimonio e 400 milioni come garanzia immediata per alcuni crediti acquistati. Nel dettaglio, abbiamo 3,5 miliardi di euro esentasse che servono a mantenere il patrimonio di vigilanza del gruppo Intesa San Paolo a livello del 12,5 per cento rispetto alle attività ponderate per il rischio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.
FEDERICO D'INCA'. Grazie, Presidente. L'ultima che mi è arrivata qualche momento fa proviene sempre delle associazioni di cittadini e di consumatori che si sono rivolte al MoVimento 5 Stelle come ultima speranza di poter avere una qualche forma di resistenza nei confronti di questo decreto-legge e come le uniche persone che realmente in quest'aula parlamentare si sono battute in questi giorni per riuscire in qualche maniera a migliorare l'attuale decreto e a far sì che vi fosse una responsabilizzazione diversa nei confronti dei cittadini veneti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
VINCENZO CASO. Grazie, Presidente. La Costituzione ci dice che la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme. I decreti che abbiamo visto approvare fino adesso invece sembrano incoraggiare il saccheggio di questi risparmi in tutti i modi possibili. Da un lato ci sono i risparmiatori truffati, c'è la coppia di sposini che ha contratto il mutuo e che è stata obbligata a comprare e a sottoscrivere azioni della banca con i cosiddetti meccanismi dei “mutui baciati”, c'è il nostro vicino di casa che ha sottoscritto obbligazioni subordinate dopo il 12 giugno 2014 e che magari si è fidato del Governo italiano che gli diceva, un anno fa, che tutto andava bene e che si era trovata la soluzione a tutto con il Fondo Atlante; dall'altra parte, invece, ci sono le banche, che puntualmente si scopre facciano prestiti sempre agli stessi amici e ci sono i banchieri che la fanno sempre franca e anzi, come vi dirò anche dopo, più vengono indagati e più vengono premiati. Da un lato, quindi, abbiamo i cittadini comuni, i risparmiatori che protestano in questi giorni fuori da Montecitorio; dall'altro lato abbiamo Banca Intesa, che ha praticamente scritto il decreto del Governo. I cittadini fuori e le banche dentro al Palazzo. Questa immagine rappresenta questo decreto. Essa rappresenta non solo questo decreto ma rappresenta anche questo Governo, rappresenta i Governi precedenti e rappresenta persino le dimensioni sovranazionali dell'Unione europea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugnerotto. Ne ha facoltà.
MARCO BRUGNEROTTO. Grazie, Presidente. Allora, come già detto, non mi stancherò mai di ringraziare chi resiste oggi; non solo i miei colleghi, che hanno resistito queste 24 ore di ostruzionismo, ma chi resiste da anni, come i cittadini veneti, che resistono agli espropri della Pedemontana, l'inquinamento da Pfas, il Mose che devasta la laguna, e resistono un po' tutti i veneti, nessuno escluso, visto che vivono ormai da anni nella regione che è più inquinata d'Europa; la più inquinata non d'Italia, d'Europa. L'abbraccio finale è quello che noi diamo ai 200 mila risparmiatori truffati. Oggi assistiamo all'ennesimo fallimento; non è un semplice fallimento delle due banche venete, ma fallimento per il nostro Paese, per i suoi cittadini, fallimento di questo Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Come al solito mi rammarico per i pochi minuti a disposizione per un tema così rilevante. Comunque, signor Presidente, esponenti del Governo, credo che questi giorni di intenso dibattito qui in Aula abbiano messo in evidenza tre fatti assolutamente importanti, e che spero cambino d'ora in avanti il nostro modo di affrontare questi problemi.
PAOLA BINETTI. Detto questo, Presidente, lo dico ai colleghi, lo dico anche a nome del mio gruppo che è qui tutto presente e numeroso, il nostro gruppo voterà “no” a questo disegno.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Binetti. Comunque alla faccia dei pochi minuti che lei aveva a disposizione, giusto per chiarezza, essendo un decreto, sono dieci minuti di dichiarazione di voto uguali per tutti e lei li ha utilizzati tutti, tutti, tutti, come era giusto che fosse.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente, 10 minuti sono pochi e sono tanti, cercheremo di utilizzarli al meglio
PRESIDENTE. Non è obbligatorio utilizzarli tutti, ma lei certamente ha facoltà di farlo.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Allora approfitterò dell'occasione iniziando da un argomento che riguarda una cosa accaduta oggi e che mi porta a fare una piccola riflessione sul Regolamento dell'Aula. Oggi c'è stato un momento in cui è sorto un dubbio sul numero delle persone presenti e non presenti, il problema delle missioni, e chi presiedeva l'Aula in quel momento ha detto “sì, approfondiremo, investiremo la Giunta da Regolamento”. Ora visto che la Giunta da Regolamento dovrebbe investirsi su ben altri temi, ben più importanti di quello, io suggerirei di porre alla Giunta da Regolamento la folle anomalia che dopo aver affrontato un voto di fiducia su un testo di legge, questo testo venga di nuovo riproposto all'Assemblea per un altro voto.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monchiero, anche per la sintesi esercitata, che è dote sempre gradita alla Presidenza e non solo.
LORENZO DELLAI. Grazie, signor Presidente. In questo lungo e per certi aspetti allucinante dibattito, scandito dall'ostruzionismo grillino, abbiamo sentito di tutto e di più. Per ore e ore i vari tribuni intervenuti ci hanno via via informato che per loro fascismo e antifascismo è come guelfi e ghibellini, una dicotomia ormai priva di senso e di valore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetti. Ne ha facoltà.
ENRICO ZANETTI. Presidente, il gruppo di Scelta Civica-ALA voterà contro questo provvedimento. Lo fa non a cuor leggero, ma veramente non vediamo una diversa possibilità, sia per come il provvedimento è maturato nella sua formazione prima dell'approdo in Parlamento, sia per come è stato successivamente gestito nei rapporti con le forze di maggioranza e di opposizione durante i lavori in Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Credo che la prima reazione istintiva che viene a chi abbia affrontato, a chi abbia letto il decreto-legge sia quello di inchinarsi davanti a Carlo Messina se non fosse che io e il mio partito non abbiamo nessuna abitudine, comunque vadano le cose, di inchinarci davanti ai banchieri e alle banche. E quindi inviterei, Presidente, il sottosegretario per sua vece di consigliare al Ministro Padoan di venire a lezione, se lo desiderasse, perché forse potremmo insegnargli qualcosa, dato che invece l'impressione netta che noi, non solo noi, ma tutto il popolo italiano, credo, abbia ricavato da questa vicenda è che il Governo ad un certo punto sia andato, come si suol dire, con il cappello in mano davanti a Banca Intesa, abbia alzato le braccia - purtroppo le braccia che si alzavano non erano solo quelle del Ministro ma erano quelle di tutti i contribuenti italiani - e abbia detto: diteci voi cosa dobbiamo scrivere, diteci voi cosa dobbiamo fare perché noi dopo un anno che tentavamo in tutti i modi di perseguire una via per salvare queste due banche venete all'ultimo momento ci siamo trovati davanti ad una situazione che non sapevamo gestire e ahimè le abbiamo portate al fallimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Mi consenta di fare una premessa all'intervento che mi ero preparato, perché ho sentito in troppe occasioni e in troppe volte in questo iter attacchi meschini alla mia parte politica, la Lega Nord, e, in generale, al centrodestra.
PRESIDENTE. Il contenuto lo diamo per sottinteso, ovviamente.
FILIPPO BUSIN. …il CdA, il Governatore della Banca d'Italia, non solo l'attuale, ma anche quelli precedenti, compreso Mario Draghi, la Consob, che ha consentito che titoli tossici fossero venduti a profusione a singoli risparmiatori, portandoli alla rovina; io BCE, dove troviamo ancora Mario Draghi; io Commissione europea; io procura di Vicenza, addirittura, che in più occasioni mi sono girato dall'altra parte di fronte ad esposti più che fondati sulla delle popolari che sono stati acclarati in questi giorni.
PRESIDENTE. Sì, ho capito, onorevole Busin. Abbia pazienza, glielo avevo detto che la citazione era sottintesa. È nota a tutti, però siamo nell'Aula del Parlamento, per favore.
FILIPPO BUSIN. Le citazioni, Presidente, si fanno fedeli.
PRESIDENTE. Sì, ho capito, però le avevo chiesto di non farla, altrimenti ne possiamo fare mille altre di citazioni, però vi è un linguaggio decoroso che anche lei è tenuto ad avere in questo Parlamento.
FILIPPO BUSIN. Chiedo scusa, ma era una citazione che andava riportata fedelmente. Comunque, non illudetevi, Governo, e non illudetevi, responsabili ai vari livelli di questo disastro, di questa tragedia, perché la battaglia per i diritti è appena iniziata .
PRESIDENTE. E va bene, perché ce ne sarebbero tante altre di citazioni; su questo mi creda, che sono molto ferrato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI. Grazie, signor Presidente. Sappiamo la sua preparazione non solo sulle citazioni, ma anche, ovviamente, su altro e sul modo corretto che ha di condurre i nostri lavori, e quindi non parto da una citazione.
PRESIDENTE. Ho avuto illustri predecessori, come lei sa bene.
MAURIZIO LUPI. Possiamo andare avanti per altri venti minuti e nel frattempo il tempo passa. No, al di là delle battute, credo, e lo dico a nome di tutto il nostro gruppo, che il provvedimento che stiamo affrontando sia un provvedimento non solo importante, serio, ma sia un provvedimento che dice, anche nel modo con cui si è svolto il dibattito, ci si è confrontati, come si intende la responsabilità politica che ci è affidata, che cosa vuol dire per noi bene comune e interesse dei cittadini, e che cosa vuol dire non rincorrere il facile populismo, che ha sempre una faccia di verità, sempre.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURIZIO LUPI. Grazie, signor Presidente. Possa garantire e tutelare anche l'occupazione. Questa è stata la strada che si è scelta, ed è la ragione per cui noi ci siamo e ci saremo sempre, sempre, a testimoniare questa idea e questa modalità di politica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.
LARA RICCIATTI. Signor Presidente, vorrei aprire il mio intervento ricordando quello del collega Zoggia svolto durante la discussione delle questioni pregiudiziali. In quell'occasione il suo intervento era stato molto chiaro, nel segnalare i problemi che dal nostro punto di vista erano e sono rimasti presenti dentro questo decreto-legge: problemi di costituzionalità e problemi di equità. Ovviamente dopo quell'intervento il mio gruppo aveva garantito la massima apertura, affinché il decreto-legge fosse però modificato: abbiamo lavorato seriamente in Commissione per provare a correggere, a migliorare, a rendere più comprensibile questo provvedimento, più comprensibile soprattutto rispetto ai risparmiatori. In questo senso andava letto anche il nostro voto di astensione: era un'apertura vera, reale, sincera, senza nessun retropensiero di utilità politica. Le parole esatte che usò il collega Zoggia in quell'occasione furono di questo tenore, e voglio citarle testualmente: “Quindi eserciteremo come Articolo 1 l'ennesima azione di responsabilità politica. Ovviamente ci aspettiamo serietà e confronto, ci aspettiamo che su questo decreto-legge si discuta e non si usi l'emergenza per impedire il confronto, e magari si provi a risolvere tutto con la questione di fiducia”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sandra Savino. Ne ha facoltà.
SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Forza Italia voterà contro questo ennesimo intervento speciale del Governo, che, stavolta più che mai, interviene con una serie di numerose e rilevantissime deroghe sulla disciplina generale, per affrontare gli effetti della crisi che ha colpito Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Un intervento che si mostra ancora una volta inadeguato a risollevare una situazione del credito nel Paese che è in evidente e grande difficoltà e soprattutto senza una chiara strategia su quelli che sono gli scenari futuri e senza in alcun modo riuscire a tranquillizzare i risparmiatori e affrontare una sfida di sviluppo, che è oggi per l'Italia ancora tutta da definire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Presidente, siamo arrivati praticamente all'epilogo di questa avventura, che ha visto la Camera dei deputati impegnata nel portare avanti - noi l'avremmo riportato al mittente - questo decreto.
PRESIDENTE. Mi perdoni. Posso chiedere ai colleghi di evitare di filmare? Tanto c'è il filmato della seduta. Per cortesia, perché formalmente non si può fare, quindi evitiamo di farlo durante la diretta. Prego, collega Pesco.
DANIELE PESCO. Presidente, per la prima volta è arrivato un decreto-legge in Commissione finanze e per la prima volta ci è stato impedito di audire dei soggetti che ci avrebbero portato probabilmente delle notizie importanti su questo decreto. Ci è stato impedito di ascoltare Bankitalia, di ascoltare la Consob, di ascoltare anche Banca Intesa, di ascoltare le altre banche, di ascoltare chi ha diretto le banche venete, di sentire l'opinione dei cittadini, l'opinione dei risparmiatori, l'opinione degli obbligazionisti: ci è stato impedito di ascoltare chiunque. Questo perché? Per fare in fretta. E non era necessario fare in fretta perché bisognava approvare questo decreto-legge, perché il decreto i suoi effetti li ha già fatti - il giorno dopo l'approvazione del decreto sono stati versati 5 miliardi e oltre sui conti di Banca Intesa, quindi gli effetti del decreto erano già validi -, era necessario coprire il più possibile la notizia di questo decreto-legge, cercare di mettere il silenzio più totale su questa vicenda . È questa la cosa che ci fa paura, cioè che voi volete fare le cose e tenerle sotto silenzio. La cosa veramente ci fa indignare.
PRESIDENTE. Onorevole Pesco, la informo che il tempo è scaduto e quindi la invito a concludere.
DANIELE PESCO. La ringrazio e concludo, Presidente, veramente cercando di chiedere a tutti un contributo in più, un contributo inteso nella volontà politica di far qualcosa per le persone che ci hanno rimesso tanti soldi; sono veramente molte persone a cui è stato rubato il futuro. Presidente, noi chiediamo un impegno in questo senso -.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Grazie, Presidente. Credo che nel Parlamento sia normale avere idee diverse, anzi direi che è un nostro dovere avere idee diverse ed è normale che il dibattito si sviluppi come tale. Tuttavia in questo caso abbiamo assistito a due giornate di dibattito veramente surreale in cui, da una parte, avevamo dallo da un panfilo chi ci diceva che abbiamo dato 83 miliardi alle banche senza neanche spiegarci come; dal panfilo ce lo diceva: 83 miliardi alle banche . Dall'altra parte poi ci dicono che dobbiamo mettere più soldi per darli agli azionisti, agli obbligazionisti e ci spiegavano che bisogna mettere altri soldi per trovare soluzioni per tutti. Questa inconcludenza e questa politica dal punto di vista economico simile a quella di Maduro a cui voi vi ispirate non solo per la politica economica ma anche per altri modelli di politica e siete venuti qui a spiegarci che quello era il vostro modello di politico, penso che su questo noi non andiamo da nessuna parte. Se noi avessimo seguito le indicazioni che arrivavano dalla parte del MoVimento 5 Stelle, ci saremmo trovati di fronte a una situazione chiara: al fallimento di un sistema bancario che si portava dietro il fallimento di un sistema territoriale, alla situazione di crisi di 200.000 imprese che su quelle banche hanno appoggiato i loro conti, i loro crediti, le loro linee di credito, al fallimento di un sistema che portava dietro la crisi delle famiglie che su quel sistema bancario avevano appoggiato le loro risorse. La vostra ossessione sono le banche: banche, banche, banche ; la nostra ossessione sono i risparmiatori, i clienti, i dipendenti, le imprese che utilizzano quelle banche .
PRESIDENTE. Colleghi, se voi commentate le dichiarazioni poi diventa un dibattito. Presidente Rosato, la invito a rivolgersi alla Presidenza.
ETTORE ROSATO. Il Veneto è una regione economicamente forte …
PRESIDENTE. Colleghi, basta! Prego.
ETTORE ROSATO. Per questo devo dire, con grande lealtà da parte nostra, che quando abbiamo provato a dire di fare una ricapitalizzazione dove c'è lo Stato vicino ma c'è anche un tessuto imprenditoriale che si assume un pezzo di responsabilità il vedere che questa responsabilità in quel tessuto imprenditoriale non è stata assunta è un punto che noi dobbiamo tener presente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, come detto. Non si può che prendere atto che Banca d'Italia nella propria memoria afferma che 17 miliardi pubblici evitano rientri per 26 miliardi di affidamenti privati, e che se si dovesse attingere dal Fondo di garanzia per rimborsare i correntisti, ebbene, lo si troverebbe vuoto. Tuttavia, non si può tacere che questa forse ineludibile liquidazione coatta rimane troppo ingombra di zone grigie e di domande a cui non è stata fornita la risposta. Perché, ad esempio, fino al decreto del 16 giugno, il Governo ancora prometteva una ricapitalizzazione precauzionale, e il MEF, solo 5 settimane fa, garantiva nuovi miliardi di titoli a banche pressoché fallite? Perché tanto silenzio sulla disponibilità di fondi americani a ricapitalizzare, narrata perlomeno dal ? E perché altrettanto silenzio sulle procedure e i contenuti della gara lampo, sì da farla troppo apparire come un Gratta e Vinci da un euro? Perché il cessionario diviene, con questo decreto, un caso inedito di soggetto protetto da oltre 30 deroghe e persino svincolato dai piani regolatori comunali o libero di lottizzare abusivamente? Perché nell'articolato non c'è ancora una volta quella tanto attesa severità con chi ha ingannato e impoverito il popolo, quella severità che è l'unica condizione anche per fare emergere i tanti, i troppi e molto che per anni e anni si sono girati dall'altra parte? Mancate risposte che, per usare le parole del sindaco di Vicenza, sono una pietra tombale su qualsiasi speranza di risarcimento per migliaia di azionisti truffati; mancate risposte che diverranno assordanti per migliaia di prossimi ex dipendenti; mancate risposte che in Veneto creano posizioni bancarie dominanti, con il rischio di una grave contrazione generale della liquidità per le PMI; mancate risposte che, in attesa di informazioni e azioni nuove, ci costringono a un voto di astensione.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi, giovedì 13 luglio 2017, la XIII Commissione permanente (Agricoltura) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:
ROBERTO MORASSUT. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego i colleghi che stanno lasciando l'emiciclo di farlo in silenzio, il collega Morassut ha chiesto di intervenire.
ROBERTO MORASSUT. Grazie, Presidente. Nei giorni scorsi, nel quartiere di Tor Bella Monaca, a Roma, i fascisti di Forza Nuova hanno provocato gravi disordini per una manifestazione razzista e non autorizzata. Al grido di “le case agli italiani” hanno tenuto un quartiere in stato di assedio per una giornata e hanno cercato di impossessarsi, occupandolo, di un immobile comunale, per trasformarlo nella loro sede, dichiarando pubblicamente in piazza e nei che i fascisti a Tor Bella Monaca ci stanno e ci restano. Le sedi dei partiti e dei sindacati, dal PD all'Asia Usb, sono state prese d'assalto e fatte oggetto di lanci di bottiglie, sassi e altri corpi contundenti, mentre era in corso una riunione nel locale della sede del Partito Democratico per svolgere un congresso con la presenza di un sottosegretario del Governo, l'onorevole Migliore.
ARIANNA SPESSOTTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, nell'indifferenza generale di politica e istituzioni, si sta consumando uno dei maggiori scandali del nostro Paese, fatto di tangenti e corruzione: mi riferisco al sistema malavitoso del Mose, su cui sta per abbattersi, tra poco meno di tre mesi, la scure della prescrizione, con il rischio di annullare così, di fatto, tutto il lavoro di indagine compiuto dalle forze dell'ordine negli ultimi tre anni.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.