PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIANNI MELILLA, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Bernardo, Boccia, Capelli, Catania, Antimo Cesaro, Di Lello, Epifani, Fico, Manciulli, Piccoli Nardelli, Portas, Rosato, Sanga, Sani e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna allegato A .
PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza il deputato Emanuele Scagliusi, in sostituzione della deputata Chiara Di Benedetto, dimissionaria.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3386: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2015, n. 153, recante misure urgenti per la finanza pubblica.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato .
PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. La componente socialista è alleata leale di questo Governo e gli rinnoverà la fiducia confermando il proprio sostegno.
Abbiamo votato convintamente a favore di molti provvedimenti, su altri siamo stati critici, su altri ancora pensiamo che si poteva fare di più e meglio.
Lo affermiamo perché convinti che il ruolo di un alleato leale non possa essere semplicemente quello di approvare tutto, ma anche quello di suggerire e stimolare, contribuendo a migliorare la qualità dell'azione di Governo e, quando necessario, dissentire. La lealtà non può escludere la chiarezza.
Questo provvedimento sul quale è stata posta la questione di fiducia è necessario. La caduta del segreto bancario ha dato avvio ad una fase nuova di trasparenza e l'OCSE ci ha dato una mano perché gli Stati, non solo il nostro, si sono ritrovati nella necessità di permettere il rientro nella legalità dei capitali trasferiti irregolarmente all'estero. Risolviamo questo problema non con l'anonimato, ma con una appunto una rivelazione. Il contribuente, in collaborazione con l'Agenzia, ricostruisce la propria posizione reddituale, finanziaria e patrimoniale, paga le imposte, gli interessi e le sanzioni, solo queste ultime ridotte. Inoltre, con le entrate che questo provvedimento prevede eviteremo un aumento delle accise sul carburante e anche per questa ragione è da votare.
È innegabile che si sia avviata una nuova stagione di riforme che cambierà il Paese, dalla riforma della pubblica amministrazione, al alla «buona scuola», ci sono passi importanti in avanti per consentire una rappresentanza paritaria nel prossimo Parlamento e per ridurre i tempi dell'iter legislativo con una diversa definizione del ruolo del Senato.
Ma è altrettanto innegabile che su alcuni temi siamo in netto ritardo: penso alle unioni civili, alla legge contro l'omofobia, alla mancata calendarizzazione della legge sul fine vita e così via.
Per rinnovare la fiducia al Governo vogliamo quindi ricordare che su questi temi ed in generale sui diritti faremo sentire la nostra voce anche qualora dovesse essere una voce critica .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.
RENATE GEBHARD. Grazie, Presidente. L'introduzione della procedura di collaborazione volontaria del contribuente con l'amministrazione fiscale per l'emersione e il rientro in Italia di capitali detenuti all'estero rappresenta un forte elemento di novità nelle regole, nel rapporto tra sistema tributario e contribuente ai fini di un efficace contrasto dei fenomeni di evasione ed elusione fiscale. È a tale proposito del tutto opportuna la proroga prevista dal presente decreto.
A nostro giudizio, dunque la si colloca in discontinuità rispetto ad altre procedure straordinarie di condono adottate in passato, con la previsione di regole certe e non derogabili. Il principio di collaborazione completa, se non rispettato, comporta profonde conseguenze.
Come Autonomie, la nostra attenzione è rivolta a una tipologia particolare, ma di forte rilievo nei nostri territori di confine, come è la condizione dei lavoratori frontalieri.
Seppure nell'esame del provvedimento non sia stato possibile affrontare in modo organico e completo le problematiche da noi richiamate, consideriamo un primo passo in avanti la possibilità di regolarizzare le rendite di prepensionamento non dichiarate in passato, pagando esclusivamente un'aliquota del 5 per cento.
Tanto premesso, i deputati della Südtiroler Volkspartei e delle Minoranze Linguistiche esprimono il voto favorevole alla fiducia posta dal Governo sul provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Faenzi. Ne ha facoltà.
MONICA FAENZI. Grazie Presidente. La posizione della questione di fiducia sulla legge di conversione che stiamo per votare ci dà l'occasione per ribadire la posizione politica di Alleanza Liberalpopolare. Per questo voteremo «no»: voteremo «no» perché siamo e restiamo una forza di opposizione. Un'opposizione certo diversa da quella che tanti altri gruppi portano avanti in quest'Aula. Un'opposizione diversa da quella che sceglie la piazza. Un'opposizione moderata e responsabile, che ha deciso di collaborare con le forze di maggioranza, quando in discussione ci sono provvedimenti che fanno gli interessi degli italiani e del Paese.
Questo provvedimento indubbiamente ha dei limiti, non tanto per gli aggiustamenti necessari alla collaborazione volontaria che erano indispensabili per sopperire all'ennesimo problema causato dalla Commissione europea, la bocciatura della pratica della nella grande distribuzione alimentare, quanto, invece, per il problema dei lavoratori italiani all'estero, che, in taluni casi, sono trattati come coloro che illegalmente esportano capitali.
Il provvedimento all'esame ha avuto un lungo iter travagliato: introdotto dalla legge n. 186 del dicembre 2014, è stato oggetto di svariati interventi da parte del legislatore, ma anche dell'Agenzia delle entrate. In particolare, quest'ultima ha operato alcuni interventi quasi a ridosso dell'originaria scadenza, fissata al 30 settembre 2015, il giorno in cui, peraltro, veniva a scadere anche il termine per produrre, anch'essa in via telematica, la dichiarazione Unico per l'anno 2014, con un prevedibile sovraffollamento del sito informatico dell'Agenzia, che ha prodotto una serie di inconvenienti non di lieve portata.
Vi è da sottolineare, poi, che il per l'invio delle istanze è stato modificato con un provvedimento dell'Agenzia il 10 settembre 2015, anch'esso, quindi, in vicinanza dell'originaria scadenza. Peraltro, con il provvedimento del 15 settembre 2015, l'Agenzia delle entrate ha prorogato, di propria iniziativa, di un mese il termine per l'invio della documentazione a supporto dell'istanza, restando, però, fermo il termine originario del 30 settembre 2015 per l'invio dell'istanza stessa.
Era, quindi, evidente che un ulteriore provvedimento sul tema, si spera definitivo, fosse necessario. Lo scopo principale del decreto che discutiamo oggi è sicuramente quello di evitare il rincaro delle accise sui carburanti, scopo che, ovviamente, noi condividiamo in pieno. Il Governo ha deciso di porre rimedio all'ultimo momento per evitare questa catastrofe, in quanto la copertura che aveva individuato l'anno scorso si è rivelata assolutamente inadeguata, perché bocciata dall'Europa addirittura il 22 maggio scorso.
Per emanare il decreto atto a risolvere il problema, il Governo ha atteso l'ultimo giorno disponibile. Infatti, il termine di presentazione dell'istanza per aderire proprio alla collaborazione volontaria, come già detto, era originariamente previsto proprio lo scorso 30 settembre, con la possibilità di presentare documentazione integrativa entro il 30 ottobre. Bene, quindi, ha fatto il Governo a procrastinare tale termine di due mesi, ma si poteva e si doveva intervenire prima.
Alla legge di conversione in votazione non avremmo dato comunque il nostro assenso, neanche se non fosse stata posta la fiducia, come, del resto, l'altro ieri abbiamo votato contro delle modifiche, per noi peggiorative, del codice antimafia. Alleanza Liberalpopolare ha dato il suo assenso e continuerà a darlo quando in discussione vi saranno le riforme strutturali ed economiche che condivide pienamente. Sui motivi specifici, poi, che ci porteranno a non votare il provvedimento, torneremo con la dichiarazione di voto finale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli, che però non è in Aula; si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, devo dire che non occorreva essere profeti, nemmeno facili profeti, per prevedere l'atteggiamento delle diverse forze politiche a fronte del decreto in discussione, così come non servivano capacità divinatorie per immaginare che si sarebbe dovuti arrivare a un voto di fiducia per chiudere questa partita. È bastato, peraltro, ascoltare ieri i primi interventi in Aula dei rappresentanti delle opposizioni per avere la scontata conferma, se mai ve ne fosse stato bisogno.
Le ragioni di tanta prevedibilità di comportamenti derivano, in primo luogo, dalla materia tecnica contenuta in questo provvedimento; materia sicuramente piuttosto oscura, da un lato, e, per così dire, altamente infiammabile, come sempre quando si parla di fisco, agli occhi di gran parte della popolazione, e quindi, al pari di una coperta, facile da manipolare e tirare di qua o di là, soprattutto per chi di populismo e demagogia si ciba.
E in questo nostro Paese, purtroppo, populismo e demagogia non sono secondi nemmeno al nostro sterminato patrimonio culturale, storico e artistico, che invece dovrebbe far presupporre ben altro approccio e ben diversa serietà di fronte alle questioni concrete. Dunque, non c’è da stupirsi se tutta questa nostra discussione rischia di tradursi in un inesistente dialogo tra persone che non hanno voglia di ascoltarsi ma preferiscono limitarsi ad urlare i loro .
Il dato di fatto è che sicuramente si perde un'occasione, l'occasione di avviare una discussione seria e approfondita su un tema centrale per il futuro del nostro Paese e anche per la sua immagine internazionale, come quello dell'evasione fiscale e degli strumenti per contrastarla, a trecentosessanta gradi, a cominciare dall'Agenzia delle Entrate, che ha bisogno di essere rafforzata e messa in condizione di operare al meglio e non sostenuta a chiacchiere da quelle stesse forze intrise di populismo che fino a qualche settimana fa dicevano di volerla amputare della sua emanazione operativa, Equitalia. Né, detto per inciso, può essere strumentalizzata per guadagnare una qualche visibilità. Ecco allora che chi parla della che io ho chiamerei del volontario disvelamento, come di un condono tombale, scegliendo di galleggiare sulle questioni per lucrare qualche consenso, anziché entrare in profondità, è costretto a fingere di non vedere né conoscere nemmeno le diverse ragioni che sottendono a questo decreto.
Un provvedimento che risponde, tra l'altro, all'emergenza di tappare la falla che si era aperta dopo la decisione dell'Unione europea di vietare l'estensione del alla grande distribuzione alimentare e che evita ai cittadini di vedersi aumentare le accise sui carburanti, cosa non di poco conto, dovendo noi cercare di favorire la ripresa dei consumi e non di deprimerla.
Ma ciò di cui si discute, e che tecnicamente in realtà ha più i connotati di un aggiustamento, di una misura già varata con la proroga dei termini per presentare domanda e con la previsione di una più mirata taratura delle modalità di collaborazione tra cittadini e amministrazione, è soprattutto un provvedimento per nulla sovrapponibile ai condoni, che hanno riguardato la lunga stagione dei governi di centro-destra che, fortunatamente, appartengono ad un'altra stagione.
Con il volontario disvelamento, i soggetti che detengono attività e beni all'estero e hanno omesso di dichiararli, possono sanare la propria posizione nei confronti dell'erario, pagando l'intera misura delle imposte dovute. Se si fosse voluta fare una operazione «condono», probabilmente si sarebbe incassato molto di più. Si è scelta invece una soluzione di serietà, rinunciando anche a maggiori introiti e questo non può essere disconosciuto o sminuito.
Perché con queste norme si chiede a chi ha evaso di rinunciare all'anonimato, di autodenunciarsi, di ricostruire con l'Agenzia delle entrate la propria posizione reddituale, finanziaria e patrimoniale, di pagare non solo tutte le imposte dovute, ma anche sanzioni e interessi, sia pure in misura ridotta. Sarà proprio l'Agenzia delle Entrate, con una specifica articolazione, a gestire le istanze di collaborazione volontaria. Come si possa definire tutto questo un condono è un mistero.
Così come è un mistero come si possa non riconoscere che l'allargamento dei termini consenta di ampliare la platea dei potenziali aderenti alla regolarizzazione dei capitali detenuti in Svizzera, dopo che finalmente è venuta meno la barriera che rendeva impossibile il passaggio delle informazioni bancarie tra i due Paesi. Nell'ambito della lotta all'evasione e all'elusione fiscale, finalmente si è arrivati ad un traguardo che per decenni è parso irraggiungibile.
Da queste basi concrete si sarebbe dovuti partire per avviare un confronto parlamentare serio sulla riforma del nostro sistema fiscale e sulle strategie da adottare per contrastare l'evasione fiscale, coinvolgendo gli enti locali e rivedendo e rafforzando gli strumenti di accertamento sanzionatori. E su questo mi permetto di dire che bisogna avere ben presente che non si può fare tutto ciò esclusivamente incrociando i dati delle banche dati che sono a disposizione. Se si facesse così, sarebbe come affidare il rispetto del codice della strada ai oppure agli autovelox e non anche alle pattuglie.
La lotta all'evasione rimane un tema centrale per un rilancio sano e non drogato della nostra economia. La ricchezza che viene sottratta al PIL può anche in qualche misura tornare in circolo e stimolare la ripresa dei consumi ma altera la concorrenza dei mercati, è fonte di profonde ingiustizie e disparità e impedisce ai servizi centrali e periferici dello Stato e agli enti locali di garantire servizi di livello adeguato.
Di questo avremmo dovuto discutere e credo che dovremmo farlo anche in occasione del dibattito sulla legge di stabilità che ci attende. Ma, come troppo spesso accade ormai in queste Aule, si è preferito parlare di altro, non riconoscendo neppure gli elementi positivi contenuti nel decreto che ci apprestiamo a votare.
Questi sono elementi che inducono il gruppo Centro Democratico – Per l'Italia a confermare la propria fiducia nel Governo e a sostenere l'approvazione di questo provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Oggi il Governo ritorna in Aula chiedendo una fiducia sul suo operato, più che sul testo del provvedimento. Infatti, le dichiarazioni di voto sul provvedimento si fanno poi più tardi. Adesso si fa una dichiarazione di voto sulla fiducia a questo Governo.
Ovviamente, la Lega Nord decisamente non vuole e non può dare una fiducia a un Governo che fa di tutto per smantellare i presidi di sicurezza, che fa di tutto per smantellare i presidi dell'identità e delle autonomie dei territori, che fa di tutto per smantellare le capacità fiscali degli enti locali e delle regioni, in questi pochi anni di Governo: comunque al Partito Democratico imputo anche il Governo Monti, quello dal 2011 in avanti, fino ad arrivare poi al Governo Letta e al Governo Renzi: tutti Governi non votati dai cittadini. E voi oggi chiedete al Parlamento un'ulteriore fiducia per interposta persona. Andiamo alle elezioni e vediamo se riuscirete a prendere la fiducia degli elettori. Andiamo alle elezioni invece di chiedere sempre fiducia all'interno del Parlamento, di parlamentari che cambiano la casacca solo per non perdere la poltrona e che danno sostegno a queste scellerate politiche che voi portate avanti, per esempio nel campo della sicurezza, nel campo della giustizia e dell'immigrazione. C’è uno sfacelo totale. Ricordo i cinque «svuota carcere» e la depenalizzazione dei reati, per esempio, il reato di immigrazione clandestina. A breve il Consiglio dei Ministri vorrà far diventare legge la depenalizzazione di questo reato. Ricordo gli sconti di pena per i detenuti e i soldi per i detenuti. Piuttosto che aiutare la povera gente e aiutare Abele, voi andate ad aiutare Caino, infatti, riuscite anche a dare dei soldi perché i detenuti si trovano male nelle patrie carceri. Quindi, non date sussidi a chi subisce il reato, ma andate a dare sussidi a chi compie il reato.
Per non parlare poi della scellerata politica sull'immigrazione, sul mancato controllo dell'invasione che il Paese sta vivendo. Ci sono i nostri Paesi confinanti – l'Ungheria, la Grecia, la Slovenia, l'Austria – che stanno facendo delle barriere a questa, che è, di fatto, un'invasione di gente che non scappa da nessuna guerra, ma che sta solo cercando di migliorare la propria posizione di vita. E l'Europa dovrebbe consentire loro di avere una migliore condizione di vita dove sono nati, dove sono cresciuti, dove devono vivere, dove potrebbero vivere, se l'Europa non si disinteressasse. Ricordo che tutte queste barriere costruiscono un solo canale di ingresso, che è quello del Friuli-Venezia Giulia. Si tratta di un'ulteriore invasione, aggiuntiva rispetto a quella del Mar Mediterraneo, che dovremmo subire e che subirà tutta l'intera Pianura padana, a causa di questo mancato controllo delle frontiere del fronte est, che voi non contemplate.
Per non parlare poi dei centri di accoglienza e di identificazione che avete cancellato. Volete creare gli sul territorio nazionale, piuttosto che farli laddove, invece, sarebbe più opportuno farli, cioè nei Paesi di origine di queste migrazioni, in modo tale da far venire effettivamente sui nostri territori coloro che scappano veramente da una guerra e non tutti gli altri.
Tutti questi costi – sono 3 miliardi e mezzo di euro – sulla pelle dei cittadini, che devono pagare tasse per avere minori diritti. Nella legge di stabilità date 250 milioni di euro all'accoglienza: un'ulteriore spesa che ovviamente andate a prendere dalle minori risorse al comparto della sicurezza e dell'ordine pubblico. Togliete circa 500 milioni di euro alle forze di sicurezza.
Fate di tutto tranne che aumentare la percezione dello Stato di diritto e della sicurezza: il codice identificativo sul casco per le forze di polizia; il reato di tortura; la certezza della pena che non c’è più; in base al provvedimento che è stato votato da voi lo scorso mese chi è più ricco paga, chi delinque di più e può avere più soldi paga ed esce dal processo penale alla faccia di chi subisce il reato; per non parlare della tenuità del fatto che porta ai domiciliari, allo sconto della pena.
Alle fasce più deboli, agli indigenti, ai poveri del Paese, che sono 4 milioni, voi date 40 centesimi al giorno: 600 milioni nel disegno di legge di stabilità che diviso 4 milioni, diviso 365 giorni, fa 40 centesimi al giorno. Mentre per un immigrato clandestino, che non ha neanche titolo di essere presente sul territorio nazionale, voi spendete 35 euro. Quindi questa è l'ennesima vergogna di questo Stato che penalizza i suoi concittadini.
Fin qui la parte normativa, poi c’è la parte strategica dell'azione di questo Governo: la ricentralizzazione totale di tutte le competenze istituzionali attraverso la modifica costituzionale, che da voi probabilmente sarà votata entro o nella primavera dell'anno prossimo, con la quale sopprimete il bicameralismo, che può essere probabilmente una soluzione. La Lega Nord comunque aveva già prodotto tale soluzione nel 2006 attraverso la con la quale tuttavia si istituiva un bicameralismo vero attraverso la realizzazione del Senato delle autonomie e attraverso la devoluzione alle regioni di fette di competenza in campo sanitario, nel campo dell'istruzione, nel campo della sicurezza.
Invece voi prevedete un bicameralismo in cui c’è solo la Camera dei deputati che sarà proprio deputata a decidere su tutto perché, attraverso la clausola di salvaguardia, voi andrete ad ammazzare le regioni anche da un punto di vista istituzionale e legislativo, dopo averle svuotate di competenze sia concorrenti sia proprie, dopo aver svuotato le casse delle regioni perché, dal 2014 al 2019, questa maggioranza toglie 21 miliardi di trasferimenti alle regioni. Ventuno miliardi di tagli alle regioni significano sostanzialmente minori servizi, minori prestazioni, minori possibilità di intervenire nel campo del lavoro, della formazione professionale, della sanità. Voi fate le leggi finanziarie sulla pelle delle regioni e, di conseguenza, dei cittadini.
Quindi, una riforma costituzionale che, come dicevo, con la clausola di salvaguardia fa sì che il Premier, il Governo, neanche il Parlamento, possa cancellare la legge di un organismo eletto democraticamente come il consiglio regionale perché lede l'identità nazionale, lede le iniziative del Governo.
Qui siamo quasi alla dittatura, siamo quasi alla dittatura democratica fatta dal parallelismo del monocameralismo con tutte queste competenze costituzionali e l'Italicum che attribuisce il premio di maggioranza ad un solo partito, che avrà come risultato lo spostamento plastico delle figure che gestiscono il partito all'interno dell'istituzione governativa: come nell'Unione Sovietica dei tempi che furono quando il partito comandava il Paese. Qui ci sarà il segretario del partito che potrà fare il Premier e avrà come Consiglio dei ministri coloro che lo sostengono all'interno della sua segreteria: un Moloch che credo sia tutto tranne che democratico. Per arrivare anche alla difficoltà dell'identità, di potersi esprimere: cancellerete la parola «province» dalla Costituzione. Questo non è uno snellimento istituzionale, questo non è uno snellimento burocratico né avrà degli effetti economici rilevanti tali per cui questa riforma dovrà essere perseguita, anzi sarà solo propedeutica ad un taglio dell'identità, all'ennesimo schiaffo all'autonomia e a tutti coloro che puntano all'autodeterminazione dei popoli come meta primaria per la loro azione politica.
Schiacciate gli enti locali...
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Simonetti.
ROBERTO SIMONETTI. ... non li fate decidere all'interno delle loro competenze né date loro la possibilità di essere autonomi. Il taglio della Tasi e dell'IMU sulla prima casa significa solo una cosa: far dipendere gli enti locali direttamente dal centralismo dei trasferimenti erariali.
Prima noi avevamo dato nella scorsa legislatura, con il federalismo fiscale, la possibilità agli enti locali di avere una finanza propria e di poter decidere loro stessi del loro futuro, in modo tale che i cittadini potessero fare un parallelismo vero fra chi preleva loro le tasse e chi li governa. Con i trasferimenti questo non avverrà: chi scialacqua di più riceverà di più alla faccia appunto della buona gestione amministrativa ed istituzionale.
Per non parlare poi della difesa delle industrie nazionali: c’è uno costante e continuo fatto dall'imprenditoria europea nei confronti della nostra grande industria che ha fatto di questo Paese leader mondiale del...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole. Ha finito il tempo.
ROBERTO SIMONETTI. Quindi, non può che essere un voto contrario, a questo che è un Governo che prima va a casa e meglio è per tutti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, Scelta Civica voterà la fiducia, una fiducia data a questo Governo fin dall'inizio per portare avanti le riforme che servono al nostro Paese.
Dal 16 settembre, da quando il Presidente del Consiglio venne qui in Aula a presentare il programma dei 1.000 giorni ne sono passati 400: molte cose importanti sono state fatte, altre vanno ancora fatte.
Il 2014 è stato l'anno degli interventi sul lavoro, con il con il decreto-legge sugli 80 euro e con la defiscalizzazione delle nuove assunzioni, così come con l'esclusione del lavoro dalla base imponibile IRAP. Sono stati interventi importanti, che oggi si vede stanno dando dei risultati: l'OCSE, che non è certo un organismo che è stato tenero con l'Italia in questi anni, ha detto pochissimo tempo fa che il tasso di disoccupazione calerà dal 12 per cento di quest'anno all'11,7 dell'anno prossimo e all'11 per cento nel 2017. È un calo importante, che dimostra che quegli interventi sono stati corretti ed efficaci.
Il 2015 è stato un anno soprattutto di interventi sulla struttura dello Stato: dai passaggi fondamentali sulle riforme costituzionali alla riforma della pubblica amministrazione, a quella della scuola; sono stati tutti interventi importantissimi per cercare di svecchiare il sistema. Ci sono poi degli interventi fiscali nella legge di stabilità altrettanto importanti, che dovrebbero consentire di rilanciare i consumi. Si parte da quelli sulla casa, che noi approviamo in quel senso: Scelta Civica ha sempre detto di preferire gli interventi a favore delle imprese rispetto ad interventi che consentano l'esenzione di tutte le prime case dalla tassazione sulla casa, ma nell'ambito del piano complessivo di questo Governo sulla riduzione fiscale siamo disponibili anche su questo punto.
Ci sono però molte cose ancora da fare, e in particolare noi speriamo che il 2016 sia l'anno in cui si interviene per ripensare il rapporto tra cittadini e Stato e per rilanciare la competitività del nostro Paese. Per questo diventa un obbligo portare a casa la legge sulla concorrenza, possibilmente una legge più coraggiosa di quella approvata qui alla Camera. Magari penso al tema dei farmaci di fascia C, a quella liberalizzazione, a tante altre liberalizzazioni, alla normativa sugli appalti per migliorare la concorrenza ed evitare la discrezionalità amministrativa che tanto male fa al nostro sistema.
Penso alla riduzione dello Stato nell'economia: è fondamentale che questo avvenga. La legge delega cosiddetta Madia contiene la riduzione delle partecipate, delle norme importanti: aspettiamo i decreti attuativi, e aspettiamo soprattutto che quei decreti attuativi vengano poi eseguiti con severità, determinazione, perché di leggi in questo campo ne sono state fatte tante e ne sono state attuate poche, per resistenze anche all'interno della maggioranza, in particolare nel Partito Democratico; pensiamo che queste resistenze vadano superate, perché è ora di finirla con uno Stato che, soprattutto con enti locali, invece di fare servizi fa impresa in concorrenza con le imprese.
Bisognerà intervenire sul fisco, sul rapporto tra cittadini e fisco, perché ci sono stati dei miglioramenti: la dichiarazione precompilata, la data unica di pagamento sono tutte cose importanti, ma bisogna ripensare il modo in cui si gestisce la macchina fiscale.
Una macchina fiscale che deve pensare non a far piangere i ricchi, ma a far piangere gli evasori, che deve essere severissima con gli evasori, ma deve avere un rapporto diverso con i cittadini. Scelta Civica è stata sempre in prima linea in questa battaglia e continuerà ad esserlo.
Con un debito pubblico che per inerzia continua a crescere è fondamentale combattere gli sprechi. Questo deve essere l'anno in cui si interviene veramente sugli sprechi, che non vuol dire tagliare indiscriminatamente la spesa pubblica, ma vuol dire intervenire dove si spende male. In questo senso Scelta Civica non è favorevole alla norma contenuta nella bozza di legge di stabilità che prevede un taglio del 50 per cento della spesa informatica, perché il nostro Paese è indietro sull'informatizzazione e sul digitale; quindi, dire semplicemente «tagliamo del 50 per cento la spesa» è, a nostro modo di vedere, sbagliato.
Ciò che si deve fare, se ci sono sprechi, e sappiamo che in quel settore ci sono sprechi, è intervenire con i controlli, è utilizzare le centrali di acquisto e avere più trasparenza nella spesa, ma tutte le risorse che vengono risparmiate da questi interventi sull'informatizzazione dovrebbero essere destinate a investimenti nello stesso settore, dovrebbero essere reimpiegate in un settore in cui l'Italia è chiaramente indietro.
Per questo noi pensiamo che questo anno dovrebbe essere dedicato alla crescita e all'innovazione – senza innovazione la crescita non si può avere – e anche alla riduzione della presenza dello Stato nell'economia, perché noi pensiamo che ormai sia finito il tempo in cui si poteva pensare di competere sui mercati internazionali con una economia che ha ancora una presenza statale di questo tipo. Ci vuole uno Stato che aiuti i cittadini, che fornisca servizi, che protegga e non uno Stato che ha non come compito ma come effetto quello di interferire con le libertà individuali economiche dei cittadini.
Nell'auspicio che queste siano le iniziative del Governo nel prossimo anno e che si possa continuare nel percorso di riforma che abbiamo intrapreso, Scelta Civica conferma la propria fiducia nel Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Con oggi siamo all'ennesima richiesta di fiducia da parte di questo Governo e per l'ennesima volta noi ci troviamo nella condizione di dovergliela e volergliela negare.
Devo dire che, di volta in volta, non aumentano i dubbi rispetto al passare sotto quel corridoio e dire appunto «no» alla fiducia, ma anzi si rafforza la certezza di quanto questo Governo sia dannoso per il Paese e di quanto sarebbe meglio per l'Italia se molto rapidamente togliesse il disturbo e si passasse ad altro.
Questo dovrebbe preoccupare in qualche modo anche il Governo, perché se si perde di mese in mese la fiducia anche nel Parlamento e diventa sempre più difficile confrontarsi, questo dovrebbe fargli capire che anche quella fiducia che cala tra i cittadini e i lavoratori italiani, cosa ben più importante, non è semplicemente immaginazione o registrazione da parte dei sondaggi, ma è un dato vero.
D'altronde, vi è invece una novità: è la prima volta che noi proviamo a sfiduciare questo governo come Sinistra Italiana. Ciò accade perché questo gruppo è cresciuto e non rappresenta più soltanto Sinistra Ecologia e Libertà, il partito con cui io sono stato eletto in questo Parlamento, ma rappresenta qualcosa di ben più vasto, e anche questo è indice di qualcosa. È indice del fatto che, se aumenta la componente di sinistra in questo Parlamento, è perché riconosciamo che c’è un Governo che non fa nulla per i lavoratori e le lavoratrici di questo Paese, c’è un Governo che non fa nulla per le persone oneste di questo Paese; c’è un Governo che, invece, ha una attenzione molto particolare nei confronti di alcuni, chiamiamoli così, settori sociali che andrebbero invece penalizzati e colpiti duramente. Nello specifico, per esempio, se ci atteniamo alla materia e al motivo per cui oggi qui discutiamo, quello degli evasori fiscali.
Per fare un piccolo riassunto degli interventi che questo Governo – visto che pochi giorni fa si è vantato di aver fatto molto per combattere l'evasione fiscale – insieme alla maggioranza ha fatto in materia, a partire da quello che manca: manca, per esempio, la riforma del catasto, nonostante il Parlamento con una delega avesse attribuito al Governo questo potere per fare una riforma epocale. Sa di beffa il fatto che da pochi giorni sia disponibile per ogni casa italiana anche la metratura oltre i vani.
Ci chiediamo a cosa serva questa metratura, se non a evidenziare il fatto che c'era una struttura che aveva preparato la riforma del catasto, ma che è stata appunto fermata per ragioni politiche dal Governo, come lo stesso Presidente del Consiglio ha avuto da rivendicare. Fermata perché ? Perché aumentano i costi. Certo, aumentano i costi per chi dispone di grandi patrimoni immobiliari, ma ciò sarebbe dovuto invece accadere a vantaggio dei tanti che pagano – e pagano salato – la Tari e tante altre imposte (anche la Tasi che il Governo vuole togliere a tutti, quando non andrebbe fatto) esattamente a partire dai valori catastali.
Questo è quello che non è stato fatto. Quello che è stato fatto, invece, è stato cancellare il raddoppio dei termini, cosa che ha un'incidenza molto diretta anche su questo provvedimento e, quindi, dare e aumentare la garanzia di impunità anche da parte della possibilità che l'Agenzia delle entrate faccia i controlli dovuti in un Paese in cui l'evasione fiscale raggiunge i 160 miliardi di euro.
Il Governo ha depenalizzato l'elusione fiscale chiamandola «abuso del diritto». Noi sapevamo che l'elusione fiscale è l'evasione dei ricchi, contro l'evasione invece di necessità, è quella di chi può permettersi uno stuolo di avvocati e di professionisti che sono in grado di costruirgli i bilanci in modo che riescano a non pagare tasse ed è quello che succede abitualmente anche in questo Paese. Chiaramente ogni tanto qualche multinazionale viene presa con le mani nel sacco, partono procedimenti, ma ora questo sarà molto più difficile.
D'altronde, questo è il Governo che rispetto alle multinazionali e alle grandi imprese ha introdotto di fatto un fisco fai da te, la chiamano la chiamano analisi preventiva, ma altro non è che la possibilità di accordarsi da parte di chi è grande, da parte di chi ha forza. Chi ha forza può accordarsi con il Governo preventivamente su quanto pagare: ti metti d'accordo su quanto pagare e questo ti rende immune da qualsiasi controllo e da qualsiasi verifica per gli anni successivi. Questo viene fatto naturalmente a favore dei grandi, perché invece per i piccoli la macchina fiscale riesce a essere sempre oppressiva, a partire, quando diciamo piccoli, dai lavoratori dipendenti che il prelievo ce l'hanno alla fonte.
Sono state alzate anche le soglie di punibilità per tutti i reati di evasione, che non sono appunto più reati. Pare di recente che il 30 per cento di quelli che erano i processi in corso per i reati fiscali andrà semplicemente al macero. Questa è l'idea che l'Esecutivo ha di deflazione del processo penale. Noi pensiamo che la deflazione del processo penale dovrebbe riguardare ben altro, dovrebbe riguardare, per esempio, i reati connessi al consumo di droghe leggere. Noi abbiamo presentato, anzi un vasto intergruppo di tutto il Parlamento ha presentato insieme a noi una legge per la depenalizzazione appunto proprio del consumo e della produzione, anzi per la legalizzazione del consumo e della produzione eccetera di marijuana. Quello è un modo corretto anche per fare lotta alla criminalità organizzata e per fare lotta all'evasione fiscale connessa, per portare in regola un grande settore.
Invece non è corretto quello che fa il Governo innalzando la soglia del contante da mille a tremila euro, che è un altro grande regalo che viene fatto agli evasori fiscali e al riciclaggio, compresa la delinquenza, che avrà da domani più possibilità di prendere quelli che sono i proventi dei traffici illeciti, che ovviamente sono in contanti, e di riciclarli per acquistare altri beni.
L'OCSE continua a ripeterci – anche la Banca d'Italia – che la soglia del contante andrebbe abbassata e andrebbe invece incentivata la moneta elettronica; quello che si fa è, invece, innalzarla.
Gli accertamenti da parte dell'Agenzia delle entrate e gli obiettivi che vengono dati all'Agenzia delle entrate sono stati fatti crollare del 30 per cento, le è stato richiesto di fare il 30 per cento in meno di accertamenti, anche qui dalla maggioranza e dal Governo. Perché ? Perché si dice che ci sono altri strumenti, che bisogna intervenire in via preventiva, ma siamo comunque in un Paese in cui la percentuale di controlli è del 2,5 per cento, vuol dire che un'impresa ha una possibilità di essere controllata ogni quarant'anni sostanzialmente.
Se diciamo che questo è un eccesso di pressione rispetto a quelle che dovrebbero essere le normali verifiche, ripeto, sempre in un Paese in cui il 10 per cento del PIL ha a che fare con il sommerso, io non so e continuo a non capire di cosa parliamo.
Infine, solo per stare sulle cose più macroscopiche, non si è fatto nulla per mesi anche per rimettere l'Agenzia delle entrate in condizioni di operare pienamente e fino in fondo, dopo che c’è stato il caso della rimozione coatta, chiamiamola così, comunque per via giurisprudenziale dei suoi dirigenti. Per mesi l'Agenzia è stata paralizzata e messa in condizione di non operare correttamente. Io ho fatto una casistica che credo non sia nemmeno troppo lunga e avrei potuto andare avanti semplicemente per far capire che il contesto in cui si inserisce il decreto di cui noi oggi andiamo a discutere è questo.
Noi oggi andiamo a discutere un decreto che, da un lato, accetta e sancisce il fatto che un provvedimento antievasione efficace, come quello della sull'IVA, viene cancellato dall'Unione europea senza di fatto nessuna opposizione a questa scelta da parte del Governo italiano, e dall'altro lato, contemporaneamente si estendono i termini della dell'emersione volontaria dei capitali illecitamente detenuti all'estero.
Di cosa parliamo ? Parliamo di circa 200 miliardi di euro: queste sono le stime che cittadini italiani hanno nascosto in forzieri lasciati all'estero, o anche sotto il materasso, perché, per la verità, la ha a che fare anche con i capitali illecitamente detenuti in Italia. Li hanno messi, appunto, all'estero, senza dichiararli allo Stato italiano: sono frutto di evasione fiscale, sono frutto, probabilmente, anche di altri tipi di reati e, se vogliamo, sotto certi aspetti, anche più gravi. Una parte di questi, quelli appunto che derivano da reati fiscali, con questo decreto, che in realtà recupera e prolunga i termini di quello già fatto, potranno rientrare in Italia, pagando quanto ? Pagando poco o nulla. Lo abbiamo già spiegato in sede di discussione sulle linee generali e lo faremo meglio anche, poi, nelle dichiarazioni di voto finale.
GIOVANNI PAGLIA. Permette, dunque, che rientrino pagando poco o nulla, ripulendoli e non chiedendo nemmeno, peraltro, che questi capitali effettivamente possano arrivare in Italia per contribuire a rilanciare il ciclo economico. Perché, una volta ripuliti, una volta portati fuori, una volta fatti emergere, tutti questi miliardi di euro – ne stanno emergendo, peraltro, pochi – possono serenamente rimanere all'interno delle banche svizzere, per esempio. Non è un mistero per nessuno che proprio la Svizzera abbia fatto un accordo con l'Italia per la trasparenza fiscale, ma nel farlo abbia anche contestualmente avviato una campagna commerciale molto aggressiva nei confronti di tutti gli italiani che lì avevano i conti per convincerli a lasciare, esattamente lì dov'erano, i loro capitali.
GIOVANNI PAGLIA. Questo è il contesto in cui ci muoviamo, questo è il Governo e le sue politiche rispetto ad uno dei settori più importanti dell'Italia: la lotta all'evasione fiscale. Noi, questo Governo, con molto piacere proveremo anche oggi a sfiduciarlo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Grazie Presidente, sottosegretario Zanetti, io intervengo a nome di Area Popolare per esprimere con convinzione il sostegno, con la fiducia, a questo Governo, e peraltro ringrazio anche l'onorevole Sanga, il relatore del provvedimento che poi andremo ad approvare nel corso delle prossime ore e che ci vede convinti di un risultato importante nell'interesse del nostro Paese.
Devo dire che, come ricorda bene anche il presidente Lupi, la battaglia all'evasione, il contrasto all'evasione, rispetto a quello che il Governo italiano ha fatto nel corso di questi mesi, ha dato risultati importanti. Non è di oggi il risultato che noi stiamo ottenendo; vorrei ricordare anche le diverse ratifiche, gli accordi fatti con quei Paesi che rientravano nella cosiddetta penso a quello con il Liechtenstein, con la Svizzera, col Principato di Monaco, con il Lussemburgo, con il Belgio, con Paesi come le Cayman, le Mauritius, Hong Kong: risultati importanti che mettono in risalto quanto questo Governo e questa maggioranza stiano facendo l'interesse del sistema Paese. Non è da oggi che noi raggiungiamo traguardi così importanti con l'amministrazione finanziaria, con le forze preposte, penso al Corpo della guardia di finanza: risultati che servono a rilanciare quel sistema produttivo che ci consente di poter competere a livello anche internazionale.
Devo dire che, per quello che riguarda la spiace aver ascoltato, nel dibattito di ieri come in quello di oggi, quanto l'invito fatto con la fatto con questa operazione, porti nelle casse dello Stato risorse importanti, perché vorrei ricordare che, per il 2015, 600 milioni vengono appostati in bilancio per evitare che i nostri concittadini italiani si vedano aumentare le tasse attraverso l'aumento delle accise. Ebbene, questo è un risultato che porta 80 mila contribuenti italiani, su quella che è la nazionale piuttosto che internazionale, grazie anche a quegli accordi che ricordavo prima, a decidere per il rientro dei capitali con delle sanzioni ben precise e con un rientro dei capitali che consente a questo Paese di impegnarsi per lo sviluppo e per una iniziativa, che è una battaglia fondamentale, che è la riduzione delle tasse in Italia.
Penso anche a quei miliardi che verranno appostati nel 2016 e dispiace che altre forze politiche possano dimenticare il risultato che produrrà come effetto ciò su cui ci stiamo impegnando. Certo abbiamo una visione diversa per quello che riguarda il sistema delle agenzie fiscali e il contribuente. Parlo di persone fisiche, di società. Noi abbiamo intenzione di alimentare un rapporto corretto, di equità e di attenzione nei riguardi del contribuente italiano. Tanti passaggi noi li abbiamo attuati anche attraverso la delega fiscale, perché sono provvedimenti già approvati nel corso di queste settimane. Abbiamo certamente una visione diversa, non siamo tutti uguali in questo. Noi partiamo dal presupposto che il rilancio del Paese debba vedere una formula nuova, rinnovata tra amministrazione finanziaria e contribuente. Perché è vero che, a causa di alcuni (ma sui dati che ci arrivano dagli organismi nazionali e sovranazionali il dato è oggettivamente positivo e il contrasto va aumentando), un rinnovato patto può funzionare per il rilancio del Paese.
Allora, quelle risorse che vengono appostate attraverso l'iniziativa che riguarda la portano a quegli aspetti positivi che rinnovano anche quel rilancio di cui il nostro Paese ha bisogno. Non ci sono aspetti di favoritismo nei riguardi di un sistema imprenditoriale importante per quello che riguarda il nostro Paese. Ci sono accordi seri. C’è la volontà proprio di invitare, come ultimo appello, coloro, che hanno deciso, nel corso degli anni, di trasferire risorse anche importanti che possano generare un effetto positivo sulle famiglie italiane, a riportarle, con meccanismi chiari, alla luce del sole, con il coinvolgimento anche dei professionisti; anche con quella giusta attenzione nei riguardi di aspetti penali che non favorirebbero l'ingresso di capitali, perché noi abbiamo bisogno, al di là delle battute ad effetto, di risorse fresche e reali che rilancino il nostro Paese. Ecco perché, e concludo, Area Popolare decide di sostenere, con la fiducia, la posizione del Governo nell'adottare questo provvedimento e per quello che sarà poi il voto successivo al provvedimento stesso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Forza Italia voterà convintamente contro la fiducia richiesta dal Governo. Siamo certi infatti che la costanza, con la quale il Governo Renzi prosegue il suo cammino nell'uso di questo strumento, sia divenuta ormai una prassi consolidata, direi utilizzata in maniera esagerata ed impropria, che sta marginalizzando il ruolo del Parlamento, divenuto sempre più un luogo dove approvare in fretta decreti-legge senza chiedere troppe spiegazioni; nonostante una maggioranza schiacciante alla Camera composta da oltre 300 parlamentari del solo Partito Democratico e pertanto l'inutilità di ricorrere continuamente alla richiesta di fiducia, se si considera la sua forza numerica con il voto di oggi, voglio ricordare al Parlamento che noi siamo arrivati ben alla quarantacinquesima richiesta di voto di fiducia. Un vero record del Governo Renzi. Non era necessario in questa occasione, come in molti altri precedenti, porre la questione di fiducia sulla conversione di questo decreto-legge, sul rientro dei capitali all'estero, il cui testo della Commissione, identico a quello già approvato dal Senato, nel complesso risulta tra l'altro sintetico e snello, essendo composto soltanto da tre articoli. Occorre, anche in questa occasione, rimarcare l'evidente e profonda spaccatura venutasi a determinare, in particolar modo, in questa legislatura tra i due poteri, esecutivo e legislativo.
Una lacerazione che alimenta il distacco tra Governo e Parlamento, anche nell'ambito nella scarsa qualità della legislazione sottoposta all'attenzione delle Camere, le cui richieste di fiducia arrivano con una frequenza tale da essere ormai percepite quasi come un'effettiva costante della procedura legislativa nazionale.
Un uso, direi un abuso inappropriato di questo strumento cui il Governo sta facendo ricorso sin dal suo insediamento, dal febbraio 2014, che accresce le contrapposizioni tra le forze politiche di maggioranza e opposizione, alimentando tensione e nervosismo che certamente non fanno bene all'andamento dei lavori parlamentari e, di conseguenza, al necessario rapporto di correttezza e, perché no, a volte anche di collaborazione tra i diversi schieramenti dei gruppi parlamentari. Forza Italia non vota la fiducia al Governo, in particolare non vota la fiducia su un provvedimento in materia di finanza pubblica che altro non è che l'ennesima pezza a colori di un Esecutivo incapace di mettere ordine nei conti pubblici. Il testo al nostro esame contiene il blocco dell'aumento dell'accisa sui carburanti e la proroga della . Un provvedimento a doppio binario che proroga la scadenza per l'adesione alla procedura di emersione di beni e capitali trasferiti all'estero, per fare cassa e sanare un buco di bilancio di 728 milioni di euro, disattivando così la clausola di salvaguardia prevista dalla legge di stabilità 2015 per la mancata autorizzazione UE al meccanismo IVA di nella grande distribuzione alimentare. Il previsto aumento dell'accisa sui carburanti per il 2015 viene quindi sostituito con la copertura mediante le maggiori entrate derivanti dalle procedure di . Il gioco delle tre carte questa volta, almeno però lo riconosciamo, viene messo in campo, evitando di alzare le tasse per i contribuenti ed evitando, quindi, un'ulteriore vessazione nei confronti dei cittadini inconsapevoli e onesti.
Ma questo ovviamente non basta; non basta ad arginare i continui disastri messi in campo dall'Esecutivo in materia di finanza pubblica perché ogni manovra, ogni singola disposizione viene prodotta per porre rimedio ad altri danni. Questa volta si tratta di reperire le risorse necessarie per coprire la bocciatura europea per uno dei due meccanismi antievasione messi appunto in maniera imprudente dal Governo: la combinazione tra bocciato dall'Unione europea, e autorizzato solo fino al 2017. Questo avrebbe dovuto infatti garantire un recupero stimato in 1,7 miliardi di euro, ma la bocciatura dell'Unione europea ha lasciato ancora aperta la strada dell'incertezza nella contabilità pubblica determinando una necessaria marcia indietro da parte del Governo con conseguente affanno nel cercare di rincorrere nuove coperture per la propria politica economica fallimentare. Ma si tratta solo della punta dell’. La serie di interventi confusi e disordinati culmina con il disegno di legge di stabilità attualmente all'esame del Senato. Una manovra, 17 miliardi di euro in deficit, specchio del modo di operare del Presidente del Consiglio. La sua strategia sul fisco è chiara: fa finta di ridurre platealmente le tasse a qualche categoria ben individuata, elettoralmente sensibile, di volta in volta a sinistra o al centro. Fa grancassa mediatica sul provvedimento, ma poi silenziosamente trova le coperture alzando le tasse a tutte le altre categorie. Così è andata lo scorso anno con gli 80 euro per coprire i quali Renzi ha aumentato la Tasi; ha aumentato la tassazione sul risparmio; ha ampliato le categorie di imprese soggette all'IRAP; ha ridotto le detrazioni IRPEF; ha aumentato la tassazione dei fondi pensione; ha aumentato la tassazione sulle casse previdenziali dei professionisti, con il risultato che, tra il 2014 e il 2015, la pressione fiscale complessivamente è aumentata di tre decimali, dal 43,4 per cento al 43,7 per cento. In altri termini, più tasse per tutti e con l'aggravante che gli 80 euro non hanno avuto com’è noto alcun impatto dal punto di vista economico sulla crescita del Paese, mentre hanno prodotto un grande dividendo politico. Renzi ha vinto le elezioni europee, ma il costo dell'operazione però per gli italiani è stato di 10 miliardi di euro. Probabilmente, succederà la stessa cosa con la legge di stabilità per il 2016: si fingerà di ridurre le tasse per alcune categorie per infilare poi l'altra mano nelle tasche di quegli italiani che magari non appartengono alle categorie di interesse del Governo. Questo Governo ha cestinato i lavori di portati avanti negli anni; ha cestinato anche i commissari.
L'ultimo commissario si è dimesso qualche giorno fa in pieno esame della legge di stabilità dichiarando che non si sentiva molto utile. Un vero e proprio paradosso nel momento in cui il lavoro di revisione della spesa pubblica dovrebbe essere la stella polare della manovra di finanza pubblica e non una piccola parte residuale a fronte di una manovra quasi completamente in deficit che Renzi non è in grado di farsi giustificare dall'Europa. Il quadro generale della situazione purtroppo è questo: un'Italia ridicolizzata in Europa senza voce in capitolo e completamente affidata ai cicli della congiuntura economica. Pertanto, a nostro avviso, questo provvedimento dimostra ancora una volta come il Governo, in questi contorti meccanismi di politica economica, arrivi sul filo di lana, lo stesso giorno della scadenza prevista per gli aumenti delle accise e per questo è obbligato a ricorrere alla fiducia. Un modo pericoloso e sbagliato di legiferare, le cui conseguenze sono gravi, soprattutto per il valore e il significato politico che in sé racchiudono. Un simile istituto, quello della fiducia, dovrebbe essere contraddistinto da un carattere del tutto eccezionale. C’è, invece, la consapevolezza di un attacco ai principi base della rappresentanza e della sovranità politica che varrebbe la pena di interrompere, ripristinando completamente una saggia separazione dei poteri tra Governo e Parlamento, più semplicemente recuperando un nobile e solido rispetto delle singole prerogative affermate. Per tutte queste considerazioni politiche e di procedura, Presidente e signori del Governo, Forza Italia voterà quest'oggi ancora una volta contro la fiducia al Governo Renzi .
PRESIDENTE. Ne approfitto per salutare gli alunni e i docenti della scuola paritaria «San Giovanni Battista de La Salle» di Roma che sono in tribuna e assistono ai nostri lavori .
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.
CARLA RUOCCO. Quanto tempo ho, Presidente, per dire il nostro «no» alla fiducia al Governo Renzi ? Una settimana ?
PRESIDENTE. I soliti dieci minuti.
CARLA RUOCCO. Mi ci vorrebbe una settimana per esporle tutte le argomentazioni.
PRESIDENTE. Possiamo farlo per le prossime. Lasciamo agli atti.
CARLA RUOCCO. Spero di non essere cacciata anche questa volta perché veramente le argomentazioni sono tante .
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Ruocco. Aspetti che l'onorevole Brunetta ha un problema. Mi dica. La parola all'onorevole Brunetta, per favore.
RENATO BRUNETTA. Nel MoVimento 5 Stelle normalmente c’è questo atteggiamento di partecipazione attiva alle nostre riflessioni e faremo la stessa cosa con loro .
PRESIDENTE. Va bene, calma colleghi. Calma, sto dando la parola all'onorevole Ruocco. L'onorevole Brunetta stava parlando, non capivo che cosa stava dicendo. Calma. Colleghi, per favore, dobbiamo proseguire con i nostri lavori . Grazie, onorevole Di Battista. Penso che adesso lei possa prendere la parola, onorevole Ruocco. Ricominciamo dall'inizio.
CARLA RUOCCO. Ricominciamo dall'inizio, dalla settimana che serve per esporre milioni di argomentazioni. Quindi, per sgombrare il campo da ogni dubbio, il MoVimento 5 Stelle non darà la fiducia a questo Governo. E adesso espongo in maniera spero sintetica i motivi. È stato difficile mettere insieme le cose perché, dicevo, sono talmente tanti gli spunti, per cui ho fatto un piccolo schema e ho ricostruito qualche frase delle pronunciate davanti alle telecamere in conferenza stampa, per poi andare a vedere di queste cosa ci siamo ritrovati. Per esempio, ecco ciò che il nostro Presidente pronunciava davanti alla stabilità: un Paese più orgoglioso, cento ricercatori, cinquecento cattedre universitarie speciali, cinquecento assunzioni nella cultura. Beh, la realtà è che ci sono 10 mila ricercatori in meno negli ultimi otto anni. Proposte per il Sud, il 6 novembre 2015 tuona: il ponte sullo Stretto si farà, ma dopo le emergenze. Questo si commenta da solo perché rispetto al passato c’è un miglioramento. A questo punto è addirittura a tempo indeterminato; forse c’è un filo di sincerità dietro questa frase. Ancora una risposta per il Sud, sull'Ilva stavolta: faremo il risanamento ambientale. A fianco delle chiacchiere, i fatti: si sono alzati di cinquecento volte i limiti degli scarichi industriali a mare, lì nell'area dell'Ilva.
Scusate, potrei continuare ?
PRESIDENTE. Colleghi, veramente, per favore, siamo anche in pochi. Prego, onorevole Ruocco.
CARLA RUOCCO. Perché non riesco a seguire. Potrei continuare con un'altra chicca sul Fondo sanità: 109 miliardi di euro in un anno e 110 miliardi di euro oggi. È l'unico settore, dice il Premier il 29 settembre 2015, dove c’è stato un aumento del 40 per cento negli stanziamenti rispetto al 2002. Vediamo cosa è successo: sono stati tagliati 2 miliardi di euro dei 133 previsti alla sanità. Quindi, fondi insufficienti, aumento dei ticket e delle spese sanitarie per i cittadini.
Circa la trasparenza: dobbiamo avere il coraggio di fare emergere in modo netto, chiaro ed evidente che ogni centesimo speso dalla pubblica amministrazione debba essere visibile da parte di tutti. Questo lo pronunciava il 24 ottobre 2015 quando, invece, per fare un esempio, Renzi ha messo il segreto di Stato il giorno 9 marzo 2015 in un'interpellanza, peraltro, esposta qui. Infatti, noi del MoVimento 5 Stelle chiedevamo conto su milioni di euro degli appalti di Palazzo Chigi. Ecco, su questi Renzi apponeva tranquillamente il segreto di Stato.
Così anche nel famoso giorno di San Matteo di più di un anno fa lui diceva che le imprese avrebbero avuto dallo Stato tutti i crediti pagati entro il 21 settembre. Ad oggi, queste stesse imprese vantano ancora nei confronti dello Stato circa 70 miliardi di euro che lo Stato ha ancora in piedi nei confronti delle imprese. Peraltro, a queste imprese cui si paga con tanto ritardo, non ci prendiamo neanche la cura di versare gli interessi moratori. Invece, a una stessa impresa che provi a chiedere un credito alle banche e si apra una linea di credito, non solo si chiede di pagare gli interessi, ma addirittura di pagare gli interessi sugli interessi con buona pace di questo Governo e di chi lo rappresenta. È sempre il Governo che oggi ci chiede la fiducia.
Ritornando al sud, in legge di stabilità c’è la vergogna dei 150 milioni di euro, ma per dirne una, stanziati per la Terra dei fuochi; una terra, praticamente la più fertile del mondo, avvelenata dalle nefandezze di questa classe politica. A fronte di morti di tumore, si stanziano 150 milioni di euro. Spicci rispetto alle decine di migliaia di morti che si sono registrati. E questo è quello che vale la vita dei cittadini italiani per questo Governo, mentre nello stesso momento si stanziano 18 miliardi di euro per gli appalti dell'Expo e lo si chiama miracolo. Il miracolo è che state ancora in piedi perché veramente avrebbero dovuto mandarvi a casa già da un bel po'di tempo.
Potrei continuare con la legge Boccadutri: mentre la gente in Italia, in tutta Italia, moriva nel fango, in quest'Aula, nel giro di pochissimi minuti, si approvava un provvedimento che regalava ai partiti, senza neanche il bisogno di rendicontare, 50 milioni di euro. In un minuto, mentre le case delle persone crollavano miseramente nel fango. E a queste stesse persone veniva negato anche un euro perché ovviamente i soldi per questa gente non ci sono mai. Così un altro minuto è servito al giornale per avere staccato un altro assegno di 107 milioni di euro soltanto per ripianare i debiti perché, ovviamente, i giornali prendono decine, decine e decine di milioni di finanziamenti pubblici. Quindi, solo per i debiti che sono stati accumulati negli anni, noi Stato, noi cittadini, ci siamo accollati 107 milioni di euro grazie alle decisioni di questo Parlamento. Vorrei che queste cose le andaste a raccontare in campagna elettorale, a dire: noi quando entreremo lì, quando andremo al Governo, faremo la legge Boccadutri e ci regaleremo in un minuto 50 milioni di euro.
Faremo un altro provvedimento che garantirà i debiti a tutti i giornali che hanno fatto sparire soldi nelle loro gestioni di altre centinaia di milioni. Andremo a regalare altri 100 milioni alle banche nella legge di stabilità, perché gli faremo degli sgravi fiscali ulteriori sulle loro poste di bilancio. Andremo a giocare d'azzardo con i vostri soldi. Ricordiamolo, sui derivati dello Stato vi era stata un'altra promessa del Premier: aveva detto che sarebbero andate sicuramente in rete, aperte a tutti, queste commissioni contrattuali che prevedono una perdita potenziale, per noi cittadini, di 42 miliardi di euro. Anche lì, secretate, non si possono vedere, dobbiamo soltanto garantire, dobbiamo soltanto sborsare, a buon bisogno, miliardi di euro, mentre le nostre scuole crollano a pezzi, mentre i nostri ospedali, praticamente, ci accolgono, purtroppo, con le barelle, senza avere neanche un posto garantito.
Questo è questo Governo, questo è il vero quadro di un Governo che, ad oggi, ancora ha il coraggio e la sfacciataggine di chiederci la fiducia. Spero di essere stata molto chiara, Presidente, perché, se lei vuole, posso continuare: gli esempi si sprecano.
PRESIDENTE. Per quel che riguarda il Presidente, è stata chiarissima, guardi.
CARLA RUOCCO. Appunto. Ho parlato di fatti, non mi sono inventata nulla, ho parlato di numeri, ho parlato di date. E oggi, come data, potete segnare il nostro ennesimo «no» ad un Governo che ha tradito la fiducia di chi lo ha votato – che, poi, non si sa chi abbia votato questo Presidente del consiglio, ancora me lo devo domandare –, ma, sicuramente, non ha mai tradito la nostra fiducia, perché il MoVimento 5 Stelle la fiducia a questa gente non l'ha data mai e oggi continua a non darla .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pelillo. Ne ha facoltà.
MICHELE PELILLO. Grazie, Presidente. Sinceramente, non ci aspettavamo che il Governo fosse costretto a porre la questione di fiducia per contrastare l'atteggiamento ostruzionistico del MoVimento 5 Stelle. Non ci aspettavamo neanche tanto nervosismo. Eravamo convinti di poter completare in Aula la riflessione sulla collaborazione volontaria, così come decisa 11 mesi or sono e come modificata fino ad oggi, ma, evidentemente, ci sbagliavamo. Prendiamo atto, ancora una volta, che la materia tributaria è considerata terreno fertile per la propaganda populista, e la menzogna, su questo terreno, può attecchire più facilmente, può essere veicolata in 140 caratteri, mentre smascherarla è molto più impegnativo, vi è bisogno di più spazio e di più tempo.
Questo decreto-legge completa la legislazione sulla collaborazione volontaria finalizzata al rientro di capitali nascosti all'estero e al pagamento integrale delle imposte e delle tasse evase e non pagate. La collaborazione volontaria, è meglio ribadirlo, è uno strumento di pacificazione fiscale, senza essere in alcun modo un condono. Chi parla di condono o è completamente estraneo alla materia tributaria o mente sapendo di mentire. Mi occupo di fisco da molto tempo e raramente ho potuto leggere una norma più equilibrata di questa.
Questa affermazione può essere meglio compresa se collochiamo temporalmente la collaborazione volontaria e registriamo in quale particolare momento viene decisa. Il contesto temporale è questo: da una parte, si chiudono ben 17 accordi bilaterali di collaborazione e scambio di informazioni fiscali con altrettanti Paesi in . Per questi accordi, oggi, nell'Europa geografica, non esistono più paradisi fiscali.; finanche la Svizzera rinuncia al segreto bancario. Tutti avvenimenti epocali, inimmaginabili fino a pochi anni fa.
Dall'altra parte, per la prima volta negli anni Duemila, il Parlamento riesce a varare una legge delega di riforma fiscale, a cui seguono 11 decreti legislativi. Nella riforma attesa venti anni vi è una traccia visibile: la ferma volontà del legislatore di ridurre le distanze tra il cittadino contribuente e lo Stato impositore, e di creare, finalmente, le condizioni per un rapporto nuovo e diverso, fondato sul reciproco affidamento. Ecco, questo è il contesto temporale in cui è nata e in cui va letta la collaborazione volontaria.
Vi è un ultimo appello che lo Stato rivolge a coloro che hanno trasferito, a diverso titolo, capitali all'estero, nascondendoli al fisco italiano: il rientro è oneroso, molto oneroso, per chi ha evaso, come giustamente doveva essere, ma, proprio per tale ragione, non è corretto parlare di condono.
Nelle situazioni di maggior rilievo economico il contribuente che aderisce deve pagare tutte le imposte con tutti gli interessi maturati. Gli viene ridotta la sanzione amministrativa, come, ricordo, accade già oggi, grazie al nuovo ravvedimento operoso. Gli viene esclusa la punibilità penale come, ricordo, avviene in gran parte nel nuovo diritto penale tributario, quando il contribuente imputato, prima del dibattimento, ha del tutto onorato il suo debito con l'erario. Il decreto-legge in esame, all'articolo 1, dà copertura finanziaria alla disattivazione di una clausola di salvaguardia sull'accisa dei carburanti, che doveva attivarsi già quest'anno, cioè i primi 628 milioni di euro di evasione recuperata è servita per non aumentare il prezzo della benzina agli italiani. All'articolo 2 vengono introdotte alcune modifiche, molto opportune, al testo della legge n. 186 del 2014. Mi soffermo su quella che maggiormente ha scaldato gli interventi dell'opposizione ieri mattina. Viene stabilito il termine di decadenza al 31 dicembre 2016, per gli anni accertabili nella procedura di collaborazione volontaria.
Questa novità legislativa tende a realizzare più obiettivi. Innanzitutto, assicurare che la trattazione sia unitaria di tutte le istanze. Poi, pone una data certa per la conclusione del procedimento, come accade e deve accadere per tutti i procedimenti amministrativi, come è procedimento amministrativo quello di liquidazione delle istanze della collaborazione volontaria. Le ottantamila istanze presentate fino ad oggi non devono spaventare, in quanto una gran parte di loro sono già state elaborate e lo saranno fino a fine anno, purché il contribuente ha interesse a dichiarare il vero, in quanto la dichiarazione, è meglio ricordarlo, è funzionale al rientro tracciato di capitali e comunque alla loro emersione ed anche perché la dichiarazione mendace è severamente sanzionata penalmente, con un reato nuovo, che fu inserito nella legge n. 186 del 2014.
L'Agenzia, con un'altra modifica apportata, può ottimizzare la propria organizzazione interna e risultare più efficiente, perché l'attività della stessa Agenzia è sostanzialmente attività di liquidazione, più che di accertamento. Mi rendo conto che ai più sfugge la differenza tra attività di accertamento e attività di liquidazione in materia tributaria, ma basti sottolineare che la prima necessita di una componente di investigazione che è estranea alla seconda e che quindi rende la stessa, ovvero la liquidazione, meno laboriosa e più veloce come procedura. Queste e tante altre ragioni inducono a ritenere davvero azzardata l'ipotesi che entro il 31 dicembre del 2016 non si possa completare al meglio l'analisi e la liquidazione di tutte le istanze che saranno inviate all'Agenzia delle entrate.
In conclusione, Presidente, le modifiche introdotte dal decreto-legge in discussione completano la legge n. 186 del 2014, ed aiutano la piena riuscita di una grande iniziativa di pacificazione fiscale, che, senza indulgenze, ma con grande fermezza, sta favorendo il rientro in Italia di tanti miliardi di euro nel momento più opportuno, quello del consolidamento della ripresa economica e l'incasso di tanta evasione, che da subito, tra quest'anno e l'anno prossimo anno, andrà a compensare il taglio delle tasse che il Governo Renzi sta finalmente realizzando.
Per questo, Presidente, il voto del gruppo del Partito democratico sarà convintamente favorevole. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Telegraficamente, intervengo solo per annunciare il voto contrario alla fiducia chiesta dal Governo su questo provvedimento. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti, onorevole Rampelli.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Ora, colleghi, come sapete, che la Conferenza dei Presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale inizierà a partire dalle 12,55.
A questo punto, però, siccome vi è stata una richiesta di intervento sull'ordine dei lavori, che normalmente svolgiamo a fine seduta, ma avendo adesso una pausa da qui alle 12,55, piuttosto che sospendere la seduta e poi allungarla alla fine dei nostri lavori, penso che sia utile anticipare questo intervento o questi interventi sull'ordine dei lavori.
Prima di tutto, però, procediamo all'estrazione del nome del deputato da cui inizierà la chiama . Inizieremo dall'onorevole Campana.
FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Grazie, Presidente. Intervengo perché è avvenuto a Milano...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cicchitto. Colleghi, se non vi dispiace, noi stiamo andando avanti.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, intervengo perché ieri sera a Milano è avvenuto un fatto gravissimo: l'accoltellamento di un ebreo ortodosso, che aveva in sé visibilmente le caratteristiche del suo modo di essere e che, quindi, ci pone l'interrogativo se anche in Italia non decolli una operazione, che è avvenuta già in Israele, di uso di coltello a fine terroristico.
Allora noi possiamo fare tutte le discussioni possibili e immaginabili sui rapporti tra Israele e Palestina, sulla situazione israeliana e così via. Ma quando, però, scatta un meccanismo, del resto ideologicamente costruito da elementi di antisemitismo, che sentiamo fortissimi emergere nella realtà italiana e nella realtà europea, noi riteniamo che la Camera dei deputati debba essere investita di questo ed esprimiamo la nostra solidarietà a Nathan Graff, che è stato ferito, alla sua famiglia e alla comunità ebraica, ritenendola una comunità che fa parte in modo organico della comunità italiana.
Quindi, cogliamo questa occasione per marcare in modo molto netto il nostro giudizio auspicando che tutti i gruppi in questo Parlamento si riconoscano nella solidarietà a una comunità che è stata colpita in un modo molto preoccupante perché può mettere in questione la vita quotidiana .
EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. La ringrazio, Presidente. Noi aspetteremo le risultanze delle indagini, che sono in corso da parte della magistratura inquirente e delle forze dell'ordine, per conoscere la vera natura dell'aggressione che ieri è occorsa ad un cittadino ebreo in un quartiere molto frequentato dalla comunità ebraica a Milano, vicino alla scuola ebraica.
Non vi è dubbio, però, che in queste ore un sentimento di timore, di paura ha attraversato – io credo – non solo la comunità ebraica italiana, ma l'intero Paese per l'ipotesi istintiva, che ovviamente andrà verificata, che l'episodio di ieri sera a Milano sia simile a quelli occorsi in questi mesi e in questi anni in Francia, in Belgio e in molti altri Paesi europei, o che sia simile a ciò che sta accadendo in Israele in questi mesi, certo con una configurazione e con motivazioni che sono diverse, ma pur sempre si tratta di episodi di violenza e di accoltellamento contro ebrei.
Io penso che la paura vada combattuta, che gli ebrei italiani non debbano sentirsi addosso la paura di percorrere le strade del nostro Paese. Ringrazio da qui le forze dell'ordine e lo Stato nel suo complesso per i dispositivi di sicurezza che sono applicati per il controllo alle sedi dove si svolge la vita delle comunità ebraiche italiane.
Pur tuttavia, serve, come sempre c’è stata in questo Paese, una risposta corale e trasversale contro ogni forma possibile di importazione nel nostro Paese di sentimenti di violenza antisemita o razzista o discriminatoria nei confronti di cittadini italiani ebrei. Infatti, quel sentimento, quelle azioni di violenza, che una volta colpiscono gli ebrei, possono diventare il germe di una violenza o di una volontà di discriminazione e di razzismo verso molti altri e questo – il nostro Paese lo ha già conosciuto – va estirpato quando la pianta è ancora giovane .
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Bene ha fatto l'onorevole Cicchitto a chiedere di parlare sull'ordine dei lavori e a sollecitare l'espressione di questa Assemblea del Parlamento in riferimento a questo grave episodio, l'ennesimo, che si è avuto l'altro giorno a Milano.
Forza Italia esprime la più ferma condanna per il grave e vile gesto accaduto a Milano contro una persona appartenente alla comunità ebraica. Allo stesso modo, si esprime ferma condanna contro gli estremismi, i radicalismi, contro tutti questi episodi di vero e proprio razzismo e di persecuzione nei confronti di questi individui.
La nostra vuole essere solidarietà vera, sentita e convinta nei confronti del popolo ebraico, unico baluardo di libertà e democrazia nel Medio Oriente: proprio per questo il popolo ebraico viene avversato e colpito ripetutamente. È auspicabile che tutto ciò, questa interminabile di odio finisca al più presto e che si promuova una vera politica di pacificazione.
GIUSEPPE BRESCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Ovviamente anche noi condanniamo fermamente atti di violenza di tutti i tipi e gravi come quello che è accaduto ieri a Milano. Speriamo nello stesso tempo che il Ministro Alfano si muova affinché nella civile Milano non accadano più fatti di questa gravità e anche noi vorremmo vedere subito assicurato alla giustizia il responsabile di questo atto così grave.
Nello stesso tempo, però, chiediamo che su fatti di questa gravità non ci sia assolutamente alcun tipo di strumentalizzazione politica perché purtroppo fatti anche molto più gravi in un senso e nell'altro se ne vedono in tutte le città d'Italia .
NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, nell'attesa di capire le motivazioni e la matrice di questo grave episodio nel massimo rispetto del lavoro degli inquirenti milanesi, anticipo sin da ora che, se dovesse essere accertata la matrice antisemita e quindi terroristica, da parte della Lega esprimo la massima solidarietà e la massima vicinanza nei confronti della vittima e ovviamente nei confronti della comunità ebraica.
Credo che questo gesto, l'ennesimo grave gesto di violenza che si consuma nel nostro Paese, debba portare il Governo, il Ministro Alfano e il Presidente del Consiglio a toccare con mano una realtà estremamente grave, una recrudescenza di crimini e di violenze che si stanno esercitando nel Paese.
Pertanto, invitiamo il Governo e il Ministro ad alzare la soglia di attenzione nei confronti del tema della sicurezza e nei confronti del tema del terrorismo di matrice islamica.
In questi giorni – ma purtroppo non solo in questi giorni – episodi di violenza, di criminalità, di cellule islamiche presenti sul nostro territorio stanno abbondando i fatti di cronaca. È evidente che c’è il pericolo e c’è un problema legato alla sicurezza del Paese, alla sicurezza interna del Paese e alla sicurezza esterna del Paese e, quindi, nell'esprimere la nostra solidarietà, la nostra vicinanza al cittadino milanese di origine ebraica, vittima di questo vile e vigliacco atto di violenza, invitiamo il Governo a porre il tema della sicurezza e dell'ordine pubblico, a Milano e in tutto il Paese, come priorità assoluta dell'agenda di Governo.
MILENA SANTERINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Siamo vicini alla comunità ebraica di Milano e a tutte le comunità ebraiche italiane perché, dopo l'ennesimo gesto di odio, in questo caso antiebraico, torna la paura, che non è mai andata via, perché l'antisemitismo è un che riemerge quando le società hanno delle difese immunitarie che si abbassano, quando si abbassa la vigilanza democratica e lo spirito civico che ci dovrebbe portare a contrastare tutte le forme di odio.
In particolare, siamo vicini alla persona ferita perché è stata aggredita in quanto portava un simbolo religioso, indossava una che è un simbolo di sottomissione a Dio.
È, quindi, particolarmente odioso vedere colpiti i simboli religiosi, che devono essere liberi di esprimersi, soprattutto nelle grandi città tolleranti, pluraliste e multiculturali come Milano. Milano dev'essere una città libera, libera di poter avere persone che esprimono la loro fede, il loro credo religioso, dalla alla chiesa, alle moschee.
Come presidente dell'Alleanza contro l'odio del Consiglio d'Europa, io chiedo di non strumentalizzare questo episodio per alimentare altre forme di odio, ma di difendere le comunità ebraiche italiane da tutte le forme di antisemitismo e difendere tutti i cittadini contrastando insieme tutte le forme di odio, di qualsiasi matrice: politica, sociale, religiosa.
PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, anche la componente socialista esprime vicinanza alla comunità ebraica per questo grave atto di violenza che l'ha colpita, e cogliamo questa occasione per dire che gli atti di odio e di razzismo non fanno che alimentare altro odio.
Faccio un riferimento preciso all'intervista che ha rilasciato ieri il Presidente Rouhani nei confronti dello Stato di Israele, che ha diritto all'esistenza e ha diritto di esistere in sicurezza. Colgo quindi questa occasione per dissociarmi da questa intervista.
Voglio ricordare, però, che non possiamo utilizzare strumentalmente queste azioni per nuove campagne di odio verso immigrati o verso gli islamici: la comunità islamica è espressione di democrazia, e soltanto i fondamentalismi di qualsiasi parte devono essere condannati. Ancora una volta siamo vicini alla comunità ebraica di Milano.
PRESIDENTE. Grazie. Non mi pare che vi siano altri che intendano intervenire.
A questo punto, siccome ricordo che la votazione, per quanto deciso nella Conferenza dei presidenti di gruppo, inizierà alle 12,55, sospendo la seduta, ricordando che riprenderemo dall'onorevole Campana come prima deputata che prenderà parte alla votazione.
Sospendo, dunque, la seduta che riprenderà alle 12,55.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3386: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2015, n. 153, recante misure urgenti per la finanza pubblica.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge n. 3386, di conversione del decreto-legge 30 settembre 2015, n. 153, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
PRESIDENTE. Torno a pregare i colleghi che non devono votare, se per favore si possono togliere... Onorevole Verini, siamo alla lettera «r», se lei lascia un po’ di spazio, insieme a coloro con cui sta parlando, è più facile il deflusso per andare verso i banchi. La ringrazio per la collaborazione.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bernardo, Bindi, Bonifazi, Boschi, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Cicchitto, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Ferranti, Fico, Garofani, Giacomelli, Gozi, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Meta, Migliore, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Realacci, Rosato, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Sorial, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3386. Avverto che, consistendo il disegno di legge di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati . Avverto che l'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/3386/2 è stato ritirato dal presentatore. Avverto che la Presidenza ritiene inammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei all'oggetto del provvedimento i seguenti ordini del giorno: D'Uva n. 9/3386/44, che richiede l'invio di bollettini postali precompilati per il pagamento dei tributi; Fantinati n. 9/3386/45, che richiede la partecipazione dei comuni alla repressione del fenomeno delle «case fantasma»; Ferraresi n. 9/3386/46, che richiede l'introduzione dell'obbligo per i comuni di acquisire il titolo di proprietà od occupazione dell'immobile; Fraccaro n. 9/3386/47, che richiede l'introduzione dell'obbligo delle agenzie immobiliari di segnalare i contratti di locazione conclusi; Lorefice n. 9/3386/58, che richiede l'introduzione di regimi fiscali di favore per i contribuenti con ridotta capacità di reddito; Lupo n. 9/3386/59, che richiede il rafforzamento dell'attività ispettiva dell'ispettorato del lavoro per il contrasto dell'evasione sui redditi di lavoro dipendente; Mannino n. 9/3386/60, che richiede la partecipazione dei comuni alle attività di accertamento fiscale; Mantero n. 9/3386/61, che richiede l'invio annuale a ogni lavoratore della propria posizione contributiva; Marzana n. 9/3386/62, che richiede l'incentivazione dell'utilizzo di sistemi di pagamento alternativi al contanti; Micillo n. 9/3386/63, che richiede l'incentivazione del ricorso alla «cedolare secca» sui contratti di locazione; Nesci n. 9/3386/64, che richiede l'introduzione dell'obbligo per l'intermediario di ritenuta a titolo di imposta sostitutiva per i contratti di locazione conclusi .
L'onorevole Dieni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/42. Non è in Aula, s'intende che via abbia rinunciato.
L'onorevole Di Battista ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/5. Non è in Aula, s'intende che via abbia rinunciato.
L'onorevole Alberti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/6.
FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, siamo arrivati all'ultimo passaggio. In dichiarazione di voto prima sulla fiducia abbiamo sentito il collega del Partito Democratico dire che non se l'aspettava che il Governo avrebbe messo la fiducia su questo provvedimento. La mia domanda sorge spontanea: come fate a non aspettarvi una cosa del genere ? È arrivato un decreto-legge blindato, letteralmente blindato, come praticamente quasi tutti i decreti-legge che sono arrivati alla Camera. Non si poteva modificare, non si poteva interveniente, non si poteva dire niente. In Commissione è stata una farsa, abbiamo fatto delle domande, il Governo e la maggioranza non sono stati in grado di rispondere alle nostre domande, le abbiamo riposte anche qua e forse poi potrete anche dare la vostra risposta dopo che sarete riusciti ad elaborare una qualche idea. Le nostre domande rimangono, rimangono principalmente sul limite posto al 31 dicembre 2016 per quanto riguarda la possibilità di accertamento da parte dell'Agenzia delle entrate sulla documentazione che l'evasore porta all'amministrazione per poter aderire alla ma ci sono molti altri dubbi che abbiamo posto in fase di discussione in Commissione mediante i nostri emendamenti, che ovviamente non hanno ricevuto risposta e sappiamo già che non riceveranno mai risposta.
E, allora, siamo stati costretti ad utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione, i mezzi che il Regolamento ci permette, per farvi porre, appunto, la questione di fiducia, almeno per farvi prendere la responsabilità sull'approvazione di questa ennesima «porcata».
Ma non abbiamo solo sentito queste parole riguardo alla fiducia da parte da parte dei partiti di maggioranza, ma abbiamo anche sentito parlare di lotta all'evasione da parte del Governo e dei grandi, formidabili risultati che sta ottenendo. A noi risulta tutt'altro: risulta che il Governo sta andando proprio in un'altra direzione, che è quella di agevolare l'evasore, ma soprattutto il grande evasore, e anche di agevolare i corrotti.
Ma vi facciamo proprio solo alcuni esempi: il falso in bilancio, la nuova formulazione che è stata bocciata due giorni dopo proprio dalla Corte di cassazione, con la sentenza n. 33774 del 2015, che l'ha ritenuta meno efficace della formulazione proposta dal Governo Berlusconi. In sostanza, non sono più penalmente punite le valutazioni o le sopravalutazioni dei beni aziendali. Cioè, ognuno potrà scrivere quello che vorrà nel bilancio e andrà tutto bene, perché non sarà penalmente rilevante.
Ma, ancora, c’è l'autoriciclaggio. Il Governo ha mantenuto l'ipotesi della non punibilità qualora il denaro, proveniente da precedenti reati, venga destinato all'utilizzo e/o al godimento personale. Ad esempio, si potranno acquistare ville, auto, e qualsiasi altra cosa. Inoltre, non si punisce autonomamente la semplice condotta di occultamento della provenienza delittuosa delle utilità. Ricordiamo anche che il Governo sta proponendo l'aumento della soglia dell'utilizzo del contante a 3 mila euro. Quindi, sarà ancora più facile, molto probabilmente, l'autoriciclaggio.
Ma, ancora, un decreto legislativo ha depenalizzato, di fatto, 112 reati penali, tra i quali l'abuso d'ufficio, l'appropriazione indebita, false comunicazioni, frodi, furto, truffe. Insomma, si tratta di tutti quei reati che hanno delle pene massime fino a cinque anni.
Poi, è arrivata la sulla quale noi eravamo già contrari nella versione originale e siamo ancora più contrari adesso con questa nuova proroga. Sono arrivati, poi, tutti i decreti della delega fiscale, che hanno depotenziato quello che è l'abuso di diritto, e altre questioni ancora. Potrei andare avanti a leggere tutte quelle che sono state le conseguenze di tutti questi provvedimenti da parte del Governo e della maggioranza, ma sicuramente ne avrò tempo dopo e, quindi, lo farò dopo.
Per quanto riguarda il mio ordine del giorno, noi chiediamo semplicemente al Governo di tornare sui suoi passi e di prevedere una cancellazione della possibilità, da parte del direttore dell'Agenzia delle entrate, di decidere quale agenzia territoriale debba essere competente riguardo all'analisi, l'accertamento e la notifica della documentazione delle pratiche che l'evasore porta...
PRESIDENTE. Deve concludere.
FERDINANDO ALBERTI. ... per l'adesione alla .
PRESIDENTE. Colleghi, ci sono molti iscritti per l'illustrazione degli ordini del giorno e io, ovviamente, sarò flessibilissimo. Però, vi pregherei, visto che illustrate degli ordini del giorno, almeno di fare riferimento all'ordine del giorno, perché non è una discussione sulle linee generali della materia.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie, Presidente. Intervengo perché risultano ancora convocate, in questo momento, delle Commissioni. È giusto per capire, dato che ho sentito alcuni uffici di alcune Commissioni che si stanno sconvocando, ma vorrei capire se ci sono delle Commissioni che stanno lavorando in questo momento.
PRESIDENTE. Io auspico che non sia così, onorevole Sorial, perché sarebbe l'ennesima volta che ci troviamo di fronte a questa situazione e sarebbe oltremodo...
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Però, Presidente...
PRESIDENTE. Mi dica, onorevole Sorial.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. ... c’è la Commissione affari sociali, che è convocata e che stava lavorando.
Quindi, le chiedo se si può interrompere la seduta per cinque minuti, per permettere a tutti i colleghi di raggiungere l'Aula.
PRESIDENTE. Sta bene.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,15.
PRESIDENTE. Onorevole Sorial, quando lei ha preso la parola, la Commissione era stata sconvocata da poco; quindi, in quel momento era stata sconvocata. Resta il fatto che doveva essere sconvocata dieci minuti prima, perché abbiamo iniziato la seduta alle ore 15. Chiedo scusa ai colleghi.
L'onorevole D'Ambrosio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/33.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno è inserito in un provvedimento, quello della misura per l'emersione di capitali esteri, dove, in qualche modo, il Governo chiede al contribuente, volontariamente, in pratica, di autodenunciarsi, perché questo contribuente ha spostato i propri capitali all'estero. Quindi, in qualche modo, questo, denunciandosi, consente alle nostre finanze di non incorrere nella violazione delle clausole di salvaguardia che questo Governo aveva creato sull'aumento delle accise, e ora, per rinviarle ancora, il Governo si trova costretto a determinare questo provvedimento.
L'ordine del giorno cerca di coprire questo errore madornale fatto da voi, perché in esso cerchiamo di porre rimedio ad un errore fatto per coprire un altro errore. Qual è l'errore che si cerca di coprire ? Quello per il quale si cerca, attraverso una misura provvisoria, in pratica, di rendere appetibile questa emersione attraverso un procedimento dell'accertamento fatto in maniera molto breve, senza per questo dare la potenzialità e la capacità all'Agenzia delle entrate di poter fare questo accertamento in maniera coscienziosa.
La situazione lo richiederebbe, perché non stiamo parlando di cittadini che hanno fatto un qualcosa di opportuno nei confronti della propria società, ma hanno preso semplicemente dei soldi e li hanno spostati all'estero. Questa, teoricamente, è evasione. Quindi, bisognerebbe dare il potere all'Agenzia delle entrate di poter gestire, in qualche modo, nella maniera migliore, questa emersione. Ma, al contrario, non solo si va a depotenziare l'azione dell'Agenzia delle entrate, ma si va anche, addirittura, a depotenziare la sanzione pecuniaria; si rende il tutto, di fatto, un simil condono, proprio per cercare di far rientrare i soldi che ci consentano di evitare l'aumento delle accise nei confronti dei cittadini.
Allora, Presidente, questo ordine del giorno chiede proprio al Governo un impegno, un semplice impegno: quello di prevedere, anche con successive modifiche legislative, che i termini per la contestazione della violazione degli obblighi di cui all'articolo 4, comma 1, del decreto-legge n. 167 del 1990, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 1990, n. 227, siano raddoppiati in caso di complessità della procedura o di accertamento di fatti indice di grave evasione fiscale o di reati diversi da quelli condonati dalla procedura di volontaria collaborazione.
Perché, Presidente, questa richiesta di raddoppio dei termini e la presentazione di questo ordine del giorno ? Perché, ancora una volta, dietro questa metodica, dietro questo modo di operare, noi vediamo un Governo debole, debolissimo, con i forti e forte, fortissimo, con i deboli. Ricordo, ancora una volta, il modo in cui i cittadini vengono trattati, quando vengono scoperti dei casi da Equitalia, e vedo, invece, come vengono trattati in questo caso, dove, addirittura, mettiamo a disposizione degli accertamenti brevissimi, delle agevolazioni, delle sanatorie, dei condoni, direi quasi nascosti dietro i cittadini che hanno spostato patrimoni enormi.
Infatti, una persona che porta patrimoni all'estero non porta pochi soldi, ma porta patrimoni enormi, mentre, al contrario, molte volte, per poche centinaia di euro, i cittadini vengono completamente vessati da Equitalia con blocchi nei loro confronti anche vessatori, che vanno a bloccare, addirittura, anche la vita di ogni giorno. Ricordiamo azioni nei confronti del loro patrimonio, della loro auto.
Invece, vediamo qui, nei confronti dei cittadini che hanno tanti soldi, che hanno possibilità di spostare enormi patrimoni all'estero, un Governo debole. Presidente, questo ordine del giorno rappresenta l'idea del MoVimento 5 Stelle e questo è quello che farebbe: forte, fortissimo, con i forti e, invece, comprensivo nei confronti dei deboli .
PRESIDENTE. L'onorevole Battelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/9.
SERGIO BATTELLI. Grazie, Presidente. Prima di illustrare il mio ordine del giorno, occorre molto, molto brevemente, capire un attimo la finalità di questo decreto, che è quella di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'erario. In pratica, il contribuente dovrà autodenunciarsi al fisco beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative pecuniarie, della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi e, da ultimo, di ristretti termini di accertamento. Quindi, dopo lo scudo fiscale di Tremonti e Berlusconi, ecco la sanatoria Renzi e Padoan.
Il decreto-legge ha in particolare prorogato il termine ultimo di attivazione della procedura di volontaria collaborazione, posticipandolo al 30 novembre 2015. La proroga del termine di presentazione dell'istanza di adesione non è stata accompagnata da una sanzione maggiorata per gli indecisi dell'ultima ora, di fatto, discriminando coloro che hanno da subito deciso di regolarizzare la propria posizione fiscale. In pratica ai soggetti che presentano le istanze dopo l'originario termine di scadenza, dunque a quasi un anno dall'approvazione della legge, trovano applicazione le medesime garanzie previste per coloro che hanno, sin da subito, deciso di aderire alla procedura. Pare chiaro che il Governo stia agendo su due strade molto nette, il che deve essere molto significativo agli occhi degli elettori. La prima strada è evidente: il Governo dà la mano agli evasori, punto. Se da un lato sembra, invece, incentivare il rientro di capitali detenuti illecitamente all'estero, in modo da avere benefici per l'erario, dall'altra, invece, si fa un grosso, grosso, grosso favore, a queste persone. Difatti, oltre a godere di sanzioni ridotte e della non punibilità dei reati fiscali, si applica un ristretto termine di accertamento, agevolando quindi tutti quei trucchi dei maghi dell'elusione e dell'evasione per fare rientrare solo parte dei capitali e continuare a detenere illecitamente liquidi e titoli in Paesi dal regime fiscale agevolato. Parliamoci chiaro, non stiamo parlando di piccoli evasori o di piccoli furbetti; chi porta illecitamente i capitali all'estero sono soggetti con ampie disponibilità economiche che nascondono volutamente queste somme al fisco non perché in Italia le tasse siano troppe alte, il che comunque è vero, ma perché gli servono per svolgere attività poco chiare, per cui non vogliono rogne o tracciabilità. L'esempio lampante è la frode fiscale per cui è stato condannato il secondo attore del patto del Nazareno, siglato dal Presidente Renzi. Tramite artifizi di vario genere il «condannato di Arcore» riusciva a gonfiare tramite Mediaset i sui conti nei paradisi .
La non volontà politica di tagliare i veri sprechi e ridurre le spese veramente inutili vi ha portato alla decisione di tentare questa strada per reperire circa 3,2 miliardi di euro per far quadrare i conti. Prorogando i termini, però, create una sorta di discriminazione: perché chi ha aderito entro i termini precedentemente previsti deve avere lo stesso trattamento di chi aderisce oltre i termini ? Ed è per questo motivo che questo ordine del giorno presentato impegna «a prevedere per le istanze presentate oltre il termine originario di scadenza il 30 settembre 2015 la non applicazione della disposizione che limita il raddoppio dei termini ordinari di accertamento» in modo che si dia anche una leggera sensazione di polso duro. Va bene che stiamo dicendo agli evasori: rientrate che non vi mandiamo in galera, ma almeno chi lo fa oltre i termini non si avvantaggi della riduzione dei termini di accertamento, altrimenti invece di combattere l'evasione fiscale la incentivate
PRESIDENTE. L'onorevole Manlio Di Stefano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/41.
MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Con questo decreto-legge si introducono nuove modifiche per la procedura che si potrebbe definire in italiano «volontaria collaborazione preventiva» in materia fiscale, che avete definito per il semplice fatto che quando parlate con termini complicati la gente non vi capisce e fate finta di fare le cose perbene, peccato che ci siamo noi che tutte le porcate che coprite dietro un nome straniero le traduciamo e le facciamo anche comprendere. La gente inizia a capire che la volontà è sempre la stessa, quella di vessare i cittadini e accarezzare i vostri amici grandi evasori. La finalità è quella di favorire, almeno secondo quello che dite voi, il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'erario.
In pratica, il contribuente dovrà autodenunciarsi al fisco, beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative pecuniarie nonché della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi.
Tra le misure adottate risultano anche quelle a favore dei lavoratori transfrontalieri che hanno rapporti di lavoro con la Svizzera. Secondo i dati dell'Agenzia delle entrate, nelle banche della Confederazione elvetica sarebbero depositati 125 miliardi di euro di cittadini italiani, in prevalenza in istituti bancari di Lugano, Bellinzona, Locarno e Chiasso. Già da alcuni anni sono avviate le trattative tra Italia e Svizzera per giungere a un accordo che permetta al nostro Paese di incassare almeno una parte dei proventi fiscali derivanti dai capitali nascosti nella Confederazione.
Nello mese di maggio 2014, nell'ambito di un incontro svoltosi a Bellinzona tra i rappresentanti delle parti sociali e del Governo ticinese e la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf per discutere le questioni riguardanti le trattative per raggiungere l'accordo fiscale tra Italia e Svizzera, la stessa consigliera aveva dichiarato che la firma dell'accordo fiscale tra i due Paesi non ci sarebbe stata prima dell'estate a causa di un prolungamento di due o tre mesi del tempo delle trattative, a causa della discussione della legge sulla che sarebbe stata votata dal Parlamento italiano non prima di giugno.
Ma, da allora, dell'accordo non vi è stata più alcuna notizia. Nel frattempo, nello stesso mese di maggio 2014, la Svizzera ha firmato un accordo con l'OCSE per lo scambio automatico di informazioni, sancendo di fatto la fine di un'era e stringendo sempre più il cerchio intorno agli evasori che avevano fatto della Federazione elvetica il loro paradiso fiscale all'interno della vecchia Europa.
Pur non fissando tale accordo alcun termine entro il quale adeguarsi concretamente agli standard internazionali di scambio automatico, la data ultima indicata negli accordi precedenti per riportare al Paese di origine i dati degli investitori è stata finora quella del 20 settembre 2017, mentre la richiesta di informazioni potrà comunque iniziare a partire da dicembre 2015.
La frode fiscale e l'evasione privano i Governi di entrate necessarie per far ripartire la crescita e minano la fiducia dei cittadini nell'equità e nell'integrità del sistema fiscale. In questo senso, il deposito di ingenti capitali italiani in Svizzera è emblematico e deve essere assolutamente e tempestivamente risolto.
Quindi, cosa chiediamo con questo ordine del giorno ? Chiediamo di elaborare misure per risolvere l'annosa questione della fuga di capitali nella Confederazione elvetica e la conseguente e massiccia evasione fiscale .
Vede, Presidente, anche soltanto a leggere i dati che ci motivano nel presentare questo ordine del giorno e l'impegno che chiediamo, si capisce perfettamente l'assurdità della situazione attuale. Tutto ciò che abbiamo fatto negli ultimi due anni e mezzo in questo Parlamento rispecchia la volontà di favorire gli amici vostri evasori, chi non rispetta le leggi italiane, chi ha in mano il potere delle grandi finanziarie e bancarie e mai i cittadini vessati da Equitalia, i cittadini che vedono recapitarsi una cartella da 10 euro, che magari finisce in un cestino, perché neanche se ne accorgono e dopo dieci anni gli arriva una cartella da 100 mila euro. Si tratta di casi concreti che abbiamo visto, che – vi annuncio –, grazie a un'azione del MoVimento 5 Stelle, stiamo anche combattendo con dei punti di ascolto per i cittadini, che oggi non sanno più dove andare a chiedere aiuto. Abbiamo allontanato completamente il cittadino dallo Stato perché lo Stato non lo ascolta.
Noi siamo qui e diciamo che, invece, siamo lieti di ascoltarlo e di aiutarlo, ma che non troverà mai aiuto in questo Governo, perché è un Governo a cui piace tanto la politica dei De Luca e degli evasori, che sono amici vostri e non certamente nostri, e dei mafiosi e camorristi che fanno parte, tra le vostre fila, di «Mafia capitale» e dello scandalo di De Luca oggi in Campania. Questa è la nostra azione. Questo è il centro della nostra azione, ossia i cittadini e non i vostri amici lobbisti, per questo andremo avanti e andremo al Governo .
PRESIDENTE. L'onorevole Silvia Giordano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/52.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Come è noto a tutti e come è emerso ulteriormente nel dibattito anche di ieri, quella sull'evasione fiscale, che annualmente sottrae milioni di euro, per non dire miliardi, alle casse dello Stato, è una battaglia fondamentale da vincere. Infatti, se si procede in questo senso, si riuscirebbero ad ottenere importanti risorse, che, con l'attuale legge di stabilità, il Governo, altrimenti, individua attraverso tagli di spesa, rinvii di spesa o nuove tasse.
In questo senso, le procedure che incentivino in qualche modo chi ha evaso a rimettersi in regola sono utili e condivisibili, a patto, però, che non si trasformino in un affare che, prima ancora del rispetto della legalità, incentiva comunque ad evadere le tasse dovute allo Stato. Come tutti i condoni di questo Paese, generano condoni ed evasioni.
Questo ordine del giorno, come molti altri che seguono, ha proprio questa finalità: evitare di fare regali, di premiare gli evasori fiscali.
La norma sulla quale l'ordine del giorno interviene è abbastanza chiara e non è per nulla condivisibile perché per coloro che accedono alla si abbonano i termini di scadenza dell'accertamento fiscale. Non solo per essi si fa valere la scadenza dei termini per gli anni fiscali 2009 e 2010 fissata al 2016, ma tale scadenza, l'accertamento entro il 2016, rimane ferma anche per le successive annualità per cui il termine di scadenza andrebbe ben oltre. Si tratta così di una norma scritta male.
Con questo ordine del giorno, Presidente, diciamo dunque una cosa molto semplice ovvero che si applicano i termini ordinari per l'accertamento previsto oltre il 2016.
Con un altro ordine del giorno simile proponiamo una soluzione ancora più semplice e, a nostro avviso, doverosa, di buon senso, anche se – lo sappiamo – il buon senso in quest'Aula molte volte manca. Diciamo che per coloro che accedono alla ma sforano il termine ultimo e, dunque, incorrono in ritardo si debbono raddoppiare i termini previsti dalla normativa vigente per procedere all'accertamento fiscale sulle annualità pregresse da parte dell'Agenzia delle entrate: quindi non diamo solo vantaggi.
Come già emerso dall'esame degli emendamenti di ieri, da parte del nostro gruppo c’è già forte perplessità nei confronti dei vantaggi recati dagli articoli del testo a favore di coloro che per un determinato periodo di tempo hanno evaso le tasse. Quello che diciamo è che almeno nei confronti di chi non rispetta i termini per accedere a questa normativa di vantaggio per rimettersi in regola non debbano essere applicati questi incentivi che varranno, invece, per chi almeno rispetterà le norme che andiamo ad approvare. Anche perché, rappresentante del Governo, qui si rischia il paradosso che il fisco batte in testa sempre a chi paga e – non so se lo sa – io ho anche presentato un'interrogazione su questo.
A Roma qualche settimana fa a diversi contribuenti sono state inviate cartelle di pagamento non per evasione o sforamento dei termini, ma solo perché gli uffici dell'Agenzia delle entrate non riuscivano ad aprire i della documentazione che loro stessi avevano sollecitato via : qui la digitalizzazione ritarda. Avremmo potuto accelerare la digitalizzazione e sicuramente avremmo anche guadagnato di più che non fare un condono fiscale sui grandi evasori.
Facciamo un favore ai grandi evasori e un condono ulteriore, come negli anni passati, crea nelle persone l'aspettativa di un ulteriore condono, quindi non combatte l'evasione fiscale ma ne crea un'ulteriore. Ciò è accaduto con i vari condoni fiscali e con i vari condoni edilizi.
Ieri era in corso una conferenza sul clima nel corso della quale si è parlato di cementificazione. Spero che questo Governo non faccia anche un condono sulla cementificazione selvaggia. Lascio comunque ai posteri l'ardua sentenza
PRESIDENTE. L'onorevole Grillo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/54.
GIULIA GRILLO. Grazie Presidente, onorevoli colleghi deputati, illustro questo ordine del giorno, ribadendo che il disegno di legge in esame di conversione del decreto-legge n. 153 del 2015, introduce nuove modifiche alla procedura di volontaria collaborazione preventiva in materia fiscale, cosiddetta . La finalità perseguita sarebbe quella di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'erario per i fortunati che hanno questi capitali all'estero.
In pratica il contribuente dovrà autodenunciarsi al fisco beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative pecuniarie nonché della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi.
Con questo ordine del giorno impegniamo il Governo a valutare l'opportunità di utilizzare le predette risorse per la promozione di tirocini formativi e di orientamento nei settori delle attività e dei servizi culturali e ambientali, rivolti ai giovani. La procedura di volontaria collaborazione preventiva in materia fiscale è stata introdotta grazie alla legge n. 186 del 2014. La finalità perseguita è quella di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'erario. Parliamo, quindi, delle somme spostate all'estero che, secondo il decreto-legge n. 167 del 1990, che impone appunto la dichiarazione di spostamenti di denaro all'estero che superano i 10.329 euro, devono essere comunicate allo Stato e così non è avvenuto.
In pratica, il contribuente dovrà autodenunciarsi al fisco, beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative pecuniarie e beneficiando della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi e in materia di autoriciclaggio. Detto più semplicemente, non stiamo parlando di contribuenti con ridotta capacità di reddito, bensì di agevolazione ai grandi evasori che hanno operato andando contro la legge dello Stato, un «premio disonestà», insomma.
Forse non è chiaro chi siano i soggetti in questione: non, tanto per fare un esempio, il fornaio che non ha fatto uno scontrino di 1 o 2 euro al figlio che ha preso un panino e che voi vessate come fosse un evasore, attraverso le norme che avete creato; no, abbiamo a che fare con persone che spostano enormi capitali, sottraendoli al fisco italiano, miliardi di euro. Ciò ha un solo nome: condono. Sì, si tratta di un mini scudo fiscale, un mini condono per grandi evasori.
Vi vantate quasi di aver eliminato l'anonimato, e ci mancherebbe – ci verrebbe da aggiungere –, ma perché non dite che queste persone che frodano lo Stato le lasciate impunite e, addirittura, fate norme ?
Vede, signor Presidente, in Italia la maggior parte delle persone è onesta, ma purtroppo molte persone non pagano le tasse perché non possono, non perché evasori. Il nostro ordine del giorno chiede proprio di salvaguardare loro, quei cittadini che versano in cattive condizioni economiche e chiede di assumere iniziative al fine di introdurre regimi fiscali di favore per i contribuenti con ridotta capacità di reddito, anche attraverso l'individuazione di adempimenti fiscali fortemente semplificati sia nella fase delle tenuta delle scritture contabili che nell'adempimento dichiarativo. Vuoi per il carico di tassazione eccessivo, vuoi per la crisi economica che ormai ci accompagna da troppo tempo, tantissimi cittadini non riescono a pagare puntualmente tutte le imposte o, talvolta, non riescono proprio a pagarle.
Questo ordine del giorno, qualora venisse approvato, permetterebbe di mettere tutti nelle condizioni di poter pagare i propri debiti. Non chiediamo di esonerarli dal pagamento delle imposte, ma solo di alleggerire la parte interessi e metterli nelle condizioni di pagare. Il cittadino comune, il piccolo imprenditore o anche il grande imprenditore onesto non sono limoni da spremere, sono cittadini da aiutare, ma per voi valgono meno di un truffatore seriale e questo provvedimento ne è un esempio.
Chiudo Presidente, manifestando lo sconforto e lo sdegno che proviamo, quando ci ritroviamo ad analizzare e a votare provvedimenti del genere, decreti-legge la cui urgenza è ignota anche a voi e la necessità è nota solo ai disonesti.
PRESIDENTE. L'onorevole Brescia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/14.
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie Presidente, con il mio ordine del giorno vorremmo impegnare il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni di cui in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a prevedere, per le istanze presentate oltre il termine originario di scadenza, 30 settembre 2015, la disapplicazione della riduzione delle sanzioni di cui al comma 4 dell'articolo 5- del decreto-legge n. 167 del 1990.
La premessa a cui faccio riferimento parla di questo provvedimento, intitolato o, in italiano, volontaria collaborazione preventiva, che ha la finalità, non tanto come hanno detto i miei colleghi di far rientrare i capitali in Italia, bensì di ricavarne gettito fresco da utilizzare per la legge di stabilità. Quindi, non si parla di rientro dei capitali, perché non è obbligatorio il rientro, ma solo di emersione di questi capitali.
Di fatto, è possibile perfezionare la procedura, pagare quello che va pagato e mantenere i propri capitali in un paradiso fiscale, quindi è molto peggio di quanto hanno detto i miei colleghi. In pratica, il contribuente dovrà autodenunciarsi al fisco, beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative pecuniarie, nonché della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi in materia di autoriciclaggio. Ulteriore beneficio è la non applicazione della disciplina del raddoppio dei termini di accertamento.
Con le misure di cui al decreto-legge in esame il Governo sopperisce al buco del gettito generato dalla bocciatura del IVA della grande distribuzione, così evitando l'entrata in vigore delle clausole di salvaguardia di cui all'articolo 1, comma 632, della legge n. 190 del 2014, ossia la legge di stabilità 2015.
In pratica, con il gettito già certo derivante dalla procedura di si coprono gli oneri finanziari che, in alternativa, sarebbero stati coperti dall'aumento delle accise sui carburanti a decorrere dal 1o ottobre 2015.
Al riguardo, però, si evidenzia come la misura sia solo provvisoria, in quanto si copre il solo anno 2015, mentre il rischio dell'aumento delle accise sui carburanti resta concreto a decorrere dall'anno 2016, quando i maggiori oneri da finanziarie ammontano a 728 milioni di euro.
All'articolo 2 si approntano modifiche alla disciplina della procedura di volontaria collaborazione introdotta dalla legge n. 186 del 2014. Oltre alla nota proroga del termine per la prescrizione – quella proprio su cui chiede di agire il mio ordine del giorno – dell'istanza da parte dei contribuenti, posticipata appunto dal 30 settembre al 30 novembre 2015, con termine fino al 31 dicembre 2015 per la correzione e integrazione delle domande presentate, si apportano ritocchi alla ...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Brescia. Colleghi, non è possibile. Lo chiedo a tutti, per favore, dobbiamo andare avanti per parecchio. Grazie. Prego, onorevole Brescia.
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Dopo le modifiche introdotte con il decreto legislativo n. 128 del 2015, articolo 2, comma 4, in materia di certezza del diritto (esclusione del raddoppio dei termini di accertamento) diventa ancora più appetibile . Al riguardo, si segnalano le seguenti novità.
Primo: al comma 1, lettera si individua un termine certo per la conclusione del procedimento di accertamento degli imponibili e sanzioni relative alla procedura di collaborazione volontaria. In pratica, si stabilisce che l'atto di accertamento e di contestazione della sanzione devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre 2016. Tuttavia, tale formalità viene prevista per tutte le annualità, quindi sia per quelle in scadenza al 31 dicembre 2015 prorogate al 31 dicembre 2016, sia per quelle per le quali il termine di decadenza dell'accertamento maturerebbero ben oltre il 31 dicembre 2016.
Nell'ottica di favorire l'adesione alla dunque, si garantisce al contribuente un termine certo di conclusione della procedura.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Brescia.
GIUSEPPE BRESCIA. Mi appresto a concludere. Comprimendo di fatto i tempi di accertamento per l'Agenzia. Quindi, auspichiamo che il Parlamento voti favorevolmente quest'ordine del giorno .
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/70.
GIANLUCA RIZZO. Grazie, Presidente. Colleghi, colleghe, oggi la maggioranza di questa Camera del Parlamento ha votato favorevolmente per il decreto-legge del Governo che disciplina la procedura di volontaria collaborazione, che, detta così, sembra anche qualcosa di carino. Ma andiamo a vedere realmente cos’è.
La procedura di volontaria collaborazione preventiva in materia fiscale, è stata introdotta con la legge n. 186 del 2014. La finalità perseguita è quella di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'erario. Parliamo, quindi, di quelle somme spostate all'estero che, secondo il decreto-legge n. 167 del 1990, che impone appunto la dichiarazione di spostamenti di denaro all'estero che superano i 10.329 euro, dovevano essere comunicate allo Stato ma così non è avvenuto.
In pratica, il contribuente furbetto dovrà autodenunciarsi al fisco beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative e pecuniarie, nonché della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi nonché in materia di autoriciclaggio.
Detto in parole semplici e non politichese: stiamo agevolando dei grandi evasori che hanno operato andando contro le leggi dello Stato. Magari lo ribadisco: detto in parole semplici e non in politichese, stiamo agevolando dei grandi evasori che hanno operato andando contro le leggi dello Stato . A cosa serve, verrebbe da chiedersi ? Ma soprattutto, chi si agevola ?
In teoria, serve a controllare gli evasori fiscali e a far rientrare i capitali, leggo: la procedura prevede l'obbligo in capo all'evasore di versare le imposte con delle sanzioni ridotte come premio onestà. Onestà, ma avete idea di chi stiamo parlando ? Mica il fornaio sottocasa che non ha fatto uno scontrino di 0 euro al figlio che ha preso un panino e che per voi è un evasore da vessare grazie alle norme che voi avete creato ! No, stiamo parlando di persone che spostano enormi capitali sottraendoli al fisco italiano.
Per capirci la stima dei rientri fatta dal direttore dell'Agenzia delle entrate, la dottoressa Orlandi, era di 3 miliardi, e si parla solo di stima delle somme che potrebbero rientrare, ma i fondi sottratti sono sicuramente molti di più. Per noi questo è un piccolo scudo fiscale, un mini condono per grandi evasori, voi invece rivendicate che non è così. Fate un sondaggio tra gli italiani e vediamo a chi danno ragione, se a voi o a noi del Movimento 5 Stelle !
Detto questo Presidente, e scusate se il preambolo è stato così lungo, ma mi serviva per far capire a chi ci ascolta da casa cosa avremmo dovuto votare, vado a denunciare cosa intendo chiedere al Governo con il mio ordine del giorno.
Chiedo al Governo di impegnarsi a prevedere l'espressa inclusione delle condotte di evasione fiscale di rilevanza penale tra i reati presupposto di riciclaggio. Dopo due anni, Presidente, l'idea che noi e che i cittadini fuori dal Parlamento abbiamo di voi è chiara, anzi è chiarissima. Mi dispiace solo constatare che anche le brave persone che voi rivendicate all'interno dei vostri partiti siano disinteressate. A loro faccio un appello: studiate le nostre proposte, anche quelle relative a semplici, ma pur importanti ordini del giorno, e votate pensando che un giorno questo finirà e dovrete rendere conto ai cittadini che vi hanno mandato qui non per obbedire al segretario del partito, ma per portare avanti i loro interessi, e il loro interesse, Presidente e colleghi, ve lo assicuro, non è agevolare i grandi evasori .
PRESIDENTE. Colleghi, dobbiamo intenderci, e vi pregherei di prestare attenzione: io sono qui insieme ad altri colleghi, e stiamo ovviamente applicando il Regolamento. Nella mia responsabilità lo sto applicando in modo molto flessibile, però ritengo che un intervento come quello dell'onorevole Rizzo sia anche una mancanza di rispetto verso la Presidenza. Quindi se si continua a fare che si cita un ordine del giorno e poi si parla di tutt'altro, io sono costretto ad applicare il Regolamento fino in fondo.
Pregherei quindi, come ha per esempio fatto l'onorevole Brescia, di trovare una forma nella quale vi sia anche rispetto verso la Presidenza che deve applicare il Regolamento, altrimenti diversamente tolgo la parola perché non si sta illustrando l'ordine del giorno.
L'onorevole Cariello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/17.
FRANCESCO CARIELLO. Grazie, Presidente. Parliamo dell'ordine del giorno a mia prima firma. È chiaro che questo decreto ha prorogato un termine di attivazione della procedura di collaborazione volontaria, ma, a nostro avviso, il Governo dimentica anche di applicare la normativa già esistente. Infatti, in questo ordine del giorno, noi chiediamo di valutare l'opportunità di subordinare questa collaborazione volontaria da parte dei contribuenti alla disciplina giuridica già esistente dell'accertamento parziale, al fine di consentire che l'amministrazione finanziaria accerti la parte di redditi non dichiarati dal contribuente ed esigere il versamento della relativa imposta. L'aspetto rilevante di questo ordine del giorno è relativo al fatto che, piuttosto che pretendere una deroga alla disciplina penale e tributaria, così come previsto appunto dalla si chiede l'opportunità di prevedere l'applicazione della disciplina già esistente e richiamata dall'articolo 41- del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, garantendo pertanto l'esercizio dell'ulteriore attività di accertamento da parte dell'Agenzia, anche a seguito del decorso del termine del 31 dicembre 2016.
In questo modo, si esige dal contribuente il versamento della parte d'imposta dovuta ma non versata e, quindi, l'applicazione dell'ordinaria disposizione in materia tributaria, così come prevista dall'ordinamento giuridico e, soprattutto, in perfetta uguaglianza tra tutti i cittadini.
Come al solito, noi presentiamo ordini del giorno di merito, che auspichiamo il Governo valuti concretamente ma, ogni volta, l'Esecutivo considera la nostra una mera opposizione fine a se stessa. Noi poniamo sempre questioni inerenti alla materia e, anche attraverso le nostre forme di opposizione dura e intransigente, cerchiamo di affermarle in questi decreti-legge.
Va comunque spesa una parola relativa alla procedura di volontaria collaborazione, la cui finalità è favorire il rientro dei capitali dall'estero e le attività detenute all'estero e non dichiarate dai contribuenti, al fine di sanare quelle posizioni fiscali verso l'erario. Il contribuente si autodenuncia al fisco beneficiando di un pagamento in misura ridotta delle sole sanzioni amministrative pecuniarie, cosa che, secondo noi, può essere considerata gravissima, se accompagnata dalla non punibilità dei reati fiscali. Questa è la parte che riteniamo veramente vergognosa: la non applicazione della disciplina del raddoppio dei termini di accertamento.
A cosa serve la proroga che introduce questo decreto-legge ? A sopperire al buco di gettito generato dalla bocciatura del sull'IVA della grande distribuzione. È questa la reale motivazione che ha spinto il Governo a prorogare i termini, evitando così l'entrata in vigore di una delle clausole di salvaguardia della precedente legge di stabilità.
Si va a rimediare ad un doppio errore, prima l'innalzamento dell'IVA, cui si è cercato di porre rimedio con il e poi con la bocciatura stessa del fatta dall'Unione europea. In pratica, con il gettito che si vuole creare con la si coprono gli oneri finanziari che, in alternativa, sarebbero stati coperti dall'aumento delle accise sui carburanti a decorrere dal 1o ottobre 2015.
Ricordiamo che la misura è provvisoria, in quanto si copre il solo anno 2015, mentre il rischio dell'aumento delle accise resta comunque concreto a decorrere dal prossimo anno. Si dovranno ricercare maggiori oneri da finanziare pari a circa 728 milioni di euro.
PRESIDENTE. Colleghi vorrei sempre ricordare che siamo nella fase di illustrazione degli ordini del giorno che non prevede votazioni e, quindi, l'obbligo di stare in Aula, mentre è necessario che chi parla lo possa fare in modo decente. Prego quindi chi forma capannelli di recarsi fuori dall'Aula.
Ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. n. 9/3386/18 l'onorevole Carinelli.
PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, noi ci stiamo opponendo a questo decreto-legge in quanto già eravamo contrari al decreto iniziale, figuriamoci ora che viene concessa una proroga.
è chiamata, un difficile inglesismo, e già questo dovrebbe mettere in allerta i più, dato che troppo spesso questa tecnica, cioè il fatto di usare parole desuete o straniere, è usata per denominare una situazione che il suo nome già lo ha, ma non lo si vuole dire. Allora lo si maschera dietro difficili espressioni, come in questo caso, dietro questo inglesismo vi è un concetto molto più semplice: il condono. È vero che si dovranno pagare le tasse non dovute, ma le sanzioni sono ridotte e si avrà, inoltre, in cambio la depenalizzazione di alcuni reati fiscali e dell'omessa dichiarazione IVA.
Infatti, la che, tradotto alla lettera in italiano, si chiama collaborazione volontaria, è, cito dal sito del Ministero dell'economia e delle finanze, uno strumento che consente ai contribuenti che detengono illecitamente patrimoni all'estero di regolarizzare la propria posizione denunciando spontaneamente la propria violazione degli obblighi di monitoraggio.
Con la procedura di volontaria collaborazione, quindi, si introducono misure volte a favorire la regolarizzazione delle posizioni fiscali di contribuenti che hanno evaso imposte ai danni dello Stato attraverso l'occultamento di capitali all'estero. La stessa benevolenza, ahimè, riservata agli evasori che accedono alla però non è riservata anche ad altri. Infatti, a nostro avviso, andrebbe osservata soprattutto nei confronti di quei contribuenti che, a causa della perdurante crisi economica degli ultimi anni, non sono stati in grado di assolvere ai propri debiti tributari nei confronti dello Stato, esponendosi semmai all'esecuzione coattiva di Equitalia. Il decreto-legge che stiamo esaminando in particolare proroga il termine ultimo di attivazione della procedura di volontaria collaborazione e lo posticipa al 30 novembre 2015. La proroga del termine di presentazione dell'istanza di adesione non è stata accompagnata, tuttavia, da una sanzione maggiorata per gli indecisi dell'ultima ora, di fatto discriminando coloro che hanno da subito deciso di regolarizzare la propria posizione fiscale. In pratica, ai soggetti che presentano le istanze dopo l'originario termine di scadenza, dunque a quasi un anno dall'approvazione della legge, trovano applicazione le stesse identiche garanzie previste per coloro che hanno sin da subito deciso di aderire alla procedura. Per questo, abbiamo proposto che si preveda almeno che per le istanze presentate oltre il termine originario di scadenza, il 30 settembre, le sanzioni, di cui all'ultimo periodo del comma 4 dell'articolo 5, relativamente alle maggiori imposte accertate, si applichino nella misura pari al minimo edittale senza beneficiare dunque della riduzione prevista per i contribuenti che hanno aderito alla riduzione entro il termine del 30 settembre. O, in alternativa, abbiamo sempre proposto che si preveda, per le istanze presentate oltre il termine originario di scadenza, cioè il 30 settembre, l'applicazione di una sanzione aggiuntiva rispetto a quella applicabile in via ordinaria.
Inoltre, a nostro avviso, è auspicabile che la lotta all'evasione fiscale venga perseguita anche attraverso il rafforzamento degli strumenti di controllo e di accertamento esistenti, nonché attraverso l'introduzione di nuove misure di contrasto. E per questo abbiamo chiesto delle cose. Ne elenco una, ad esempio: l'adozione di impegni finalizzati al rafforzamento della cooperazione tra autorità nazionali nel contrasto dei reati fiscali e dei reati finanziari. Ma abbiamo anche chiesto, invano, l'adozione di principi più stringenti in materia di trasparenza delle società e dei al fine di identificarne i titolari effettivi e contrastare l'utilizzo illecito dei veicoli societari.
Per tutti questi motivi, noi ci opponiamo a questo decreto-legge e chiedo ai colleghi di votare il mio ordine del giorno numero 18 in modo da mitigare, anche se solo in piccola parte, gli effetti negativi di questo sciagurato decreto-legge.
PRESIDENTE. L'onorevole Castelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/20.
LAURA CASTELLI. Grazie Presidente, chiaramente questo ordine del giorno si riferisce a questa volontaria collaborazione preventiva di cui parlavamo anche ieri. Il decreto-legge, in particolare, ha prorogato il termine di attivazione delle procedure di volontaria collaborazione posticipandole al 30 novembre 2015. Non ci è stata data una spiegazione concreta su questa volontà di proroga. Inoltre, si prevede una deroga agli ordinari criteri di determinazione della competenza territoriale degli uffici dell'Agenzia delle entrate preposti all'accertamento. In particolare, in deroga all'articolo 31 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e all'articolo 40 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, la competenza alla gestione delle istanze presentate per la prima volta a decorrere dal 10 novembre 2015 e all'emissione dei relativi atti, compresi quelli di accertamento e di contestazione delle violazioni per tutte le annualità oggetto della procedura di collaborazione volontaria, sarà attribuita all'articolazione dell'Agenzia delle entrate, individuata con provvedimento del direttore dell'Agenzia medesima, da emanare entro la data di entrata in vigore della presente disposizione.
Più in dettaglio, la norma in esame si pone la deroga alla disciplina sulla competenza all'esecuzione dell'attività di accertamento, sia ai fini delle imposte sul reddito, che dell'IVA (rispettivamente, il decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973 e l'articolo 40 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972). La disciplina generale, infatti, impone che dette attività di accertamento siano di competenza dell'ufficio nella cui circoscrizione vi è il domicilio fiscale del soggetto passivo obbligato alla dichiarazione alla data in cui questa è stata o avrebbe dovuto essere presentata. La disposizione, invece, affida la gestione delle istanze di presentate per la prima volta a decorrere dal 10 novembre 2015, nonché l'emissione dei relativi atti, ivi compresi quelli di accertamento e di contestazione della violazione per tutte le annualità oggetto della procedura di collaborazione volontaria, a una specifica articolazione dell'Agenzia delle entrate che deve essere individuata con provvedimento del direttore dell'Agenzia medesima.
Siffatta disposizione, allo stato priva di giustificazione sotto il profilo operativo, rischia di compromettere l'imparzialità dell'agire della pubblica amministrazione in quanto, per determinati soggetti, cioè per coloro che presentano le istanze successivamente, quindi, al 10 novembre 2015, si concentra l'attività di accertamento in capo ad uffici la cui individuazione è rimessa all'esclusiva discrezionalità del direttore dell'Agenzia delle entrate. È questo il motivo per cui questo ordine del giorno chiede di fatto di adottare ulteriori iniziative normative che siano volte a limitare il ricorso alla deroga alla competenza territoriale. Come abbiamo detto anche ieri, non riusciamo bene a capire. Forse, ci è stato reso più chiaro da un intervento al Senato di un senatore di opposizione qual è il problema. Il deputato di opposizione diceva che, probabilmente, al sud, dove c’è più mafia, ci possono essere dei problemi qualora la cartella o comunque la procedura o lo studio della situazione del contribuente siano seguiti da un dipendente dell'Agenzia delle entrate che vive sullo stesso territorio. Questo perché, secondo l'analisi di questo senatore, ci potevano essere ripercussioni. In realtà, tutto questo non è chiaro. Quindi, l'ordine del giorno è volto a togliere appunto o limitare il ricorso alla deroga alla competenza territoriale.
PRESIDENTE. L'onorevole Cecconi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/21.
ANDREA CECCONI. Grazie Presidente, io devo dire francamente che mi trovo molto in imbarazzo di fronte a questo decreto-legge perché mi piacerebbe vivere in uno Stato dove il Governo dice ai propri cittadini e, soprattutto, ai cittadini che nel passato o nel presente stanno evadendo le tasse, che per loro non ci sarà una sanatoria, non ci sarà la possibilità di far rientrare i capitali e pagare una minima tassazione e che gli viene abbonata anche l'eventuale condanna penale, ma gli si dice semplicemente: se tu hai evaso, porta di corsa i soldi in Italia e non lasciarli all'estero, paga tutto quello che devi pagare, le tasse e tutte le sanzioni amministrative e io forse, se lo ritengo giusto, non ti faccio il processo penale, però fallo di corsa perché da oggi in poi non ti do più scampo.
Invece, con questo decreto-legge si fa esattamente il contrario. Si fa solo ed esclusivamente per fini di incasso e di contabilità pubblica. Non si sta facendo per individuare o ridurre l'evasione passata o l'evasione futura che ci sarà in questo Paese, ma semplicemente lo Stato si trova in difficoltà economica e dice: vabbè, hai evaso nel passato, siamo amici come prima, paga le tasse che devi pagare, i soldi se me li riporti in Italia o non me li riporti mi interessa poco e almeno io riesco a chiudere la legge finanziaria per il prossimo anno. Ma il tema del mio ordine del giorno riguarda il fatto che, oltre a questo grande regalo che stiamo facendo agli evasori fiscali, anche il controllo che lo Stato seguirà successivamente sulle cartelle che l'Agenzia delle entrate riceverà è di fatto esiguo. Infatti, già ad oggi ci sono più di 80 mila richieste di rientro dei capitali e con questa proroga si presume che ce ne saranno altre 10 mila, 20 mila, 30 mila. Difficile sapere quante saranno. E noi diamo all'Agenzia delle entrate soltanto un anno di tempo affinché queste cartelle possano essere analizzate, verificate e affinché il processo di rientro e di pagamento dei relativi tributi e delle relative colpe che devono essere pagate sia fatto nella maniera corretta. E non si dà all'Agenzia delle entrate la possibilità di allungare il tempo della propria indagine nel momento in cui non si trovasse nella facoltà, nella possibilità di svolgere il suo compito, ma si limita ai successivi dodici mesi. Ecco, questo in aggiunta a tutto il lavoro già impegnativo che l'Agenzia delle entrate fa, anno su anno. Com’è evidente, già a personale organico attuale non è in grado di svolgere questo lavoro nelle piene facoltà, perché ci sono troppe cose che l'Agenzia delle entrate non riesce a controllare e ci sono troppe persone che stanno evadendo, anche per una legislazione italiana che evidentemente è fallace.
Ma l'ordine del giorno chiede semplicemente di prorogare, di allungare a più di dodici mesi che ormai ci rimangono da qui al 31 dicembre 2016. Chiede di allungare di un ulteriore anno o anche di più. Infatti, è già uno scandalo aver permesso il rientro dei capitali in questa maniera, ma è ancora più scandaloso che lo Stato di fatto dica: non ho né la forza, né la voglia neanche di controllarti. Quindi, oltre al danno, anche la beffa. Sono tante 80 mila cartelle. Di fatto stiamo dicendo che non è possibile per noi controllare neanche quelle 80 mila. Se ne aggiungeranno delle altre a queste 80 mila a causa di questa proroga che voi state facendo e l'Agenzia delle entrate si troverà semplicemente strozzata in una mole di cartelle che non sarà nella condizione di poter verificare e controllare e chi ha evaso sorride bellamente di uno Stato complice che gli permette di evadere prima e di rientrare sano e salvo nel proprio Paese come un cittadino comune, tranquillo, mentre chi effettivamente, imprenditore o cittadino, paga veramente tutte le tasse, si trova in uno stato di difficoltà che ormai è noto a tutti, e questo Stato non è più in grado di garantirlo.
PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo «Dante Alighieri» di Macerata che seguono i nostri lavori in tribuna . L'onorevole Bonafede ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/13.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente, prima di passare all'illustrazione faccio una premessa che non vuole avere nessuna finalità polemica, Presidente, tant’è che non ho fatto nemmeno il richiamo al Regolamento e sto togliendo tempo alla mia illustrazione. Riguardo il richiamo che lei prima ha fatto al collega Rizzo e alla sua illustrazione, ritengo fosse totalmente inconferente perché il collega Rizzo aveva citato l'impegno e poi aveva spiegato quell'impegno specifico del suo ordine del giorno attraverso un richiamo generale della politica del Governo a favore degli evasori. Per cui ritengo che fosse assolutamente rispettoso della Presidenza e semmai, se proprio era irrispettoso di qualcuno, sicuramente nella sostanza lo era delle politiche del Governo, nella misura in cui fanno dei regali agli evasori . E questo prendendo atto della flessibilità della Presidenza che assolutamente apprezziamo, Presidente. Ripeto, senza alcun tono polemico.
Per quanto riguarda il mio ordine del giorno, si riferisce ovviamente al provvedimento in questione che introduce nuove modifiche alla procedura di volontaria collaborazione preventiva in materia fiscale. Chiaramente, secondo il Governo, questo provvedimento dovrebbe servire a far rientrare in Italia capitali che si trovano all'estero, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'erario. Praticamente, agli occhi delle persone oneste, si tratta di un provvedimento che è un grande condono, che non fa altro che sollecitare nel futuro pratiche di disonestà, nella consapevolezza che in Italia prima o poi un condono un giorno o l'altro arriva.
Allora, in questo caso, con l'ordine del giorno, visto che coloro che faranno rientrare i capitali dall'estero, dovranno fare una vera e propria autodenuncia, si chiede al Governo di valutare, anche con provvedimenti normativi, un rafforzamento del informativo sul seguito dell'approfondimento finanziario e investigativo delle segnalazioni in modo tale da far risultare anche soddisfatti i rilievi sul sistema italiano antiriciclaggio e gli indirizzi formulati dagli organismi internazionali con riguardo, in particolare, all'esigenza di privilegiare l'analisi strategica delle segnalazioni e di consentire un adeguato flusso di ritorno a beneficio dei segnalanti. È molto tecnico come impegno ma si chiede sostanzialmente di fare questo: siccome coloro che faranno rientrare i capitali dall'estero dovranno autodenunciarsi e a quel punto la posizione sarà sanata, si chiede al Governo di considerare quell'autodenuncia non soltanto ai fini di questo provvedimento ma a quel punto di inserire quell'autodenuncia, che è anche una sorta di autosegnalazione di un comportamento scorretto, all'interno di una banca dati che nel futuro potrà aiutare il Governo a combattere l'evasione almeno di quei soggetti. Cioè se Tizio fa rientrare i propri capitali dall'estero e si autodenuncia, non è che solo per questo viene sanato Tizio e il Governo cancella dalla sua memoria il fatto che in passato quella persona ha sbagliato. No, si fa rientrare in una banca dati e si cerca di prendere provvedimenti, un vero e proprio che aiuti il Governo in futuro a quanto meno facilitare la propria lotta all'evasione, semmai questo Governo un giorno deciderà di farlo, avendo anche una banca dati che si compone proprio di queste autodenunce. Altrimenti il rischio è di consentire una sorta di condono dato sull'autodenuncia, che già cancella ogni possibile sanzione penale e che sostanzialmente si pone quasi come premio ad una persona che ha portato capitali all'estero, e addirittura non si fa tesoro di quell'autodenuncia per quelle che saranno le indagini future e per tutto ciò che servirà in futuro a prendere provvedimenti. Chiaramente tutto ciò nell'auspicio – che in realtà è un'utopia – che questo Governo, rispetto al futuro, decida di ripristinare un minimo di sanzioni penali per gli evasori, che attualmente sono inapplicabili, sanzioni penali che consentivano indagini e recupero di soldi; con tutti i provvedimenti del Governo, cui si aggiunge quello di cui stiamo parlando, i poteri delle autorità che portano avanti le indagini, a seguito della depenalizzazione totale dei reati di evasione, sono completamente armi spuntate e quindi non consentono più una lotta all'evasione come dovrebbe essere. In questi giorni, stiamo ascoltando continuamente le procure della Repubblica italiane che denunciano un'archiviazione di massa delle pratiche in materia di lotta all'evasione.
PRESIDENTE. Volevo solo informarla che le ho fatto recuperare i secondi che lei ha impiegato per criticare la Presidenza.
L'onorevole Ciprini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/23.
TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, il disegno di legge in esame, di conversione del decreto-legge n. 153 del 2015, introduce nuove modifiche alla procedura di volontaria collaborazione preventiva in materia fiscale, cosiddetta . La finalità perseguita è quella di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'erario. In pratica, il contribuente dovrà autodenunciarsi al Fisco, beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative pecuniarie, della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi e da ultimo di ristretti termini di accertamento.
Il decreto ha, in particolare, prorogato il termine ultimo di attivazione della procedura di volontaria collaborazione, posticipandolo al 30 novembre 2015.
Inoltre, si prevede che i termini di accertamento per tutte le annualità accertabili siano fissati al 31 dicembre 2016.
Ad oggi, risultano presentate oltre 80 mila domande di adesione alla . La definizione e l'esame di tali domande andrà, pertanto, ad aggiungersi alla mole di verifiche e di accertamenti che già l'Agenzia esegue in via ordinaria. Quindi, si vuole prevedere espressamente che il termine di decadenza per l'accertamento, fissato al 31 dicembre 2016, non precluda, in ogni caso, l'esercizio dei poteri di accertamento in relazione alla posizione fiscale complessiva del contribuente che ha aderito alla procedura secondo gli ordinari termini di accertamento.
Tuttavia, è opportuno specificare chi sono i veri evasori. Sono le banche, con 577 miliardi ogni anno di evasione fiscale da parte delle banche, grazie ai 2.100 miliardi emessi senza dichiararli nel bilancio, sottraendoli al 27,5 per cento di IRES. Quindi, per le banche si configurano i reati di falso in bilancio e di autoriciclaggio. Quindi, chi sono i veri evasori ? Gli artigiani, i commercianti oppure le banche ?
PRESIDENTE. L'onorevole Colletti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/24. Tuttavia, l'onorevole Colletti non è presente in Aula.
L'onorevole Colonnese ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/25. Anche l'onorevole Colonnese non è presente in Aula.
L'onorevole Cominardi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/26.
CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Se me lo consente, intendo fare una premessa di carattere generale che riguarda questo provvedimento e successivamente entrerò nello specifico dell'ordine del giorno.
La considerazione di carattere generale è questa: chi ha fatto attività illecita, portando – mi lasci utilizzare anche parole molto semplici – una marea di soldi all'estero e viene poi graziato, per quanto riguarda la propria fedina penale, è un qualcosa di abominevole. Lo è perché lo vediamo tutti i giorni, anche se non è percepito, quanto poi questo tipo di azioni si riverberano su tutta la nostra società. Perché noi dobbiamo pagare così tante tasse ? Forse perché qualcuno, appunto, porta via i capitali e chi dovrebbe pagare le tasse non le paga (loro sono sempre i soliti). Quindi, parliamo di piccoli imprenditori onesti, di imprenditori che si fanno un «mazzo» così tutto il giorno e di lavoratori. Dunque, questo è un principio di fondo che noi veramente non riusciamo a comprendere.
Poi, abbiamo gli strumenti o non abbiamo gli strumenti per perseguire questi grandi evasori senza fargli una sorta di condono, qual è la così come l'avete fatta voi (cioè, così come l'ha pensata questo Governo) ? Questa è una domanda che vi rivolgo soprattutto in questo periodo nel quale sembra – e poi i rappresentanti del Governo faranno i loro ragionamenti in merito – che il segreto bancario stia per venire meno. Allora, se viene meno il segreto bancario, questo non è uno strumento in più per riuscire ad arrivare a questi grandi evasori, non mantenendoli impuniti ?
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Comunardi. Onorevole Rabino ! Grazie. Prego.
CLAUDIO COMINARDI. Se posso recuperare...
PRESIDENTE. Onorevole Cominardi, otto secondi. Prego.
CLAUDIO COMINARDI. Grazie. Quindi, gli strumenti ci sono. Abbiamo le forze dell'ordine, ci sono delle banche dati, il segreto bancario sta venendo meno e c’è tutta una serie di iniziative che si possono fare in collaborazione con altri Stati, dove ci sono anche i paradisi fiscali, anche con la stessa Svizzera. Inoltre, dei regolamenti sulla trasparenza stanno nascendo e dall'Europa arrivano anche questo tipo di richieste.
E, allora, perché non utilizzare quello che c’è già ? Noi dobbiamo capire che spesso questi capitali, che vanno all'estero, sono anche frutto di attività criminali, attività criminali che sono anche la piaga del nostro Paese (questo lo dobbiamo considerare).
Questo ordine del giorno va a trattare la questione di tutte quelle persone che detengono dei libretti o, comunque, dei conti correnti in forma anonima all'estero. Questi non vengono minimamente sanzionati, e qua si parla di sanzioni che vanno dal 10 al 40 per cento. Vi siete dimenticati di questa forma di evasione fiscale ? Infatti, sicuramente, in quanto a dimensioni economiche di questi libretti e conti correnti, si parla con molta probabilità di svariati miliardi di euro, messi tutti insieme; ovviamente, sono delle stime.
Il disegno di legge in esame, di conversione del decreto-legge n. 153 del 2015, introduce nuove modifiche alla procedura di volontaria collaborazione preventiva in materia fiscale, cosiddetta (mi perdoni l'inglese, che non è proprio nelle mie corde). La finalità perseguita è quella di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate – questa cosa, però, non la troviamo, in realtà, proprio nero su bianco, non siamo sicuri che questi capitali poi rientrino: la preoccupazione è che qualcuno si lavi la coscienza e poi, a tutti gli effetti, questi soldi non rientrino oppure che entrino dalla porta per riuscire dalla finestra –, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'erario.
In pratica, il contribuente dovrà autodenunciarsi al fisco, beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative pecuniarie – perché già gli facciamo questi sconti –, della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi e, da ultimo, di ristretti termini di accertamento.
Al comma 1, lettera n. 1...
PRESIDENTE. Deve concludere.
CLAUDIO COMINARDI. Quanto ho ancora, scusi ?
PRESIDENTE. Compresi gli 8 secondi, ne ha 17.
CLAUDIO COMINARDI. Molte grazie, pensavo molti di più. Si prevede l'applicabilità alla procedura di volontaria collaborazione della normativa in materia di antiriciclaggio e quant'altro. Quindi, noi chiediamo di valutare gli effetti applicativi delle disposizioni di cui in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a valutare l'opportunità – e qui concludo – di sopprimere il riferimento all'articolo 58, comma 6, del medesimo decreto, considerato che la gran parte dei conti esteri è detenuta in forma anonima .
PRESIDENTE. La informo che le ho dato 15 secondi in più rispetto agli 8.
L'onorevole Corda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/27.
EMANUELA CORDA. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Corda.
Ne approfitto per salutare gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo statale «Centro Storico» n. 8 di Verona, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune .
Ovviamente, onorevole Corda, anche per lei sarà recuperato il tempo che il Presidente ha impiegato. Prego.
EMANUELA CORDA. Ne ho approfittato e li ho salutati anche io. Oggi ci troviamo dinanzi all'ennesima fiducia, e quindi non ci restano altro che gli ordini del giorno, che, come qualcuno disse in quest'Aula, non si negano a nessuno. Quindi, siamo lieti che questo avvenga anche per noi. Grazie. Siamo costretti a presentare dei semplici impegni al Governo riguardo ad un provvedimento che, purtroppo, a nostro avviso, configura l'ennesimo condono – mi dispiace ribadirlo, prima l'onorevole Rizzo ha attirato il suo richiamo – per i soliti furbi, perché alla fine parliamo di questo, dei grandi evasori fiscali. Stiamo parlando di questo, mentre, qui in Italia, oggi, esiste tutto un tessuto produttivo fatto di piccole attività, di artigiani, di commercianti autonomi, ormai ridotti al collasso da un fisco iniquo e dalla scure di Equitalia, i quali, purtroppo, non hanno alcun tipo, tra virgolette, di copertura o di salvacondotto, ma, semplicemente, vengono lasciati morire.
Mi consenta giusto di dire una cosa e poi vado subito al mio ordine del giorno, giusto per citare un fatto che è successo proprio ieri in Sardegna: un'ennesima famiglia è stata letteralmente buttata fuori di casa per uno sfratto esecutivo, padre, madre e figlia disabile. Queste persone, oggi, sono ancora sul marciapiede a piatire e a reclamare la propria casa. Se non è una vergogna questa, non so, sinceramente, di cosa dobbiamo parlare.
Sembra di vivere nel Terzo mondo. Nessuno si occupa di queste persone, però ci si occupa di questi grandi evasori che hanno portato capitali all'estero e non si sono minimamente preoccupati di svuotare le casse dello Stato.
Comunque, la finalità perseguita da questo provvedimento, che ripeto a nostro avviso è assolutamente poco corretto, è quella di favorire il rientro in Italia di capitali e di attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare posizioni fiscali nei confronti dell'erario. In pratica il contribuente potrà semplicemente autodenunciarsi al fisco e beneficiare anche del pagamento in misura ridotta di sanzioni amministrative pecuniarie, ma anche di godere della non punibilità per reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi; quindi diciamo un vero e proprio favore. Noi che cosa vogliamo chiedere con questo ordine del giorno ? Vogliamo impegnare il Governo affinché applichi almeno un po’ di trasparenza alle procedure di accesso a questo tipo di beneficio, perché di questo si tratta, prevedendo la presentazione, all'esito della chiusura delle procedure di volontaria collaborazione, di una relazione al Mef in merito all'attuazione della con particolare riferimento al numero delle istanze pervenute, raggruppandole per Stato estero di detenzione dei capitali dichiarati e per competenza dei singoli uffici territoriali. Quindi, lo ripeto, non si tratta altro di una richiesta di maggiore trasparenza: stiamo chiedendo la produzione di una documentazione in che sia verificabile e consultabile rispetto all'entità delle domande, un utile strumento anche per incrociare i dati e per verificare e identificare la provenienza di questi capitali. La cosa che sorprende è che parliamo di capitali, la cui entità è veramente imbarazzante; parliamo di alcuni miliardi, che vanno ad aggiungersi anche alla corruzione, che in Italia sta creando dei problemi gravissimi – sono 60 miliardi all'anno –, e questo fa sì che l'Italia sia un Paese anche poco credibile a livello internazionale, tant’è vero che attiriamo sempre meno investimenti. Quindi ci lamentiamo, ma non siamo capaci di risolvere la questione, contrastando quella che è una delle piaghe che caratterizzano purtroppo il nostro sistema. Quindi, ripeto, è già difficile accettare che si possano concedere sconti ai grandi evasori fiscali, figuriamoci provare a dare un senso a tutto questo, visto che appare come un . Infatti non è la prima volta che ciò accade, è l'ennesimo colpo di mano di un Governo che dà una mano ai soliti furbetti, mentre il Paese reale muore. Prima ho citato gli artigiani, i commercianti, ma sono tantissime le persone, le attività produttive, che ormai non hanno più i numeri per andare avanti.
EMANUELA CORDA. Ho sforato, mi scusi. Vado a concludere e chiedo che almeno questo ordine del giorno venga preso in considerazione anche se non cambierà il mondo probabilmente, però almeno ci proviamo, è una goccia nel mare. Grazie.
PRESIDENTE. L'onorevole Da Villa, ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/29.
MARCO DA VILLA. Grazie, Presidente. Il mio ordine del giorno fa riferimento abbastanza diretto a quella che è una finalità perseguita, o meglio dichiarata, asserita, da parte del Governo, di questo provvedimento, cioè quella di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero. Perché dico «asserita» e «dichiarata» ? Perché, in realtà, questa è la motivazione che il Governo ha fatto passare sui per rendere anche più accettabile da parte dell'opinione pubblica questa misura. Ma sappiamo che, in realtà, parte di quei capitali rimarranno all'estero e con il mio ordine del giorno si vuole almeno intervenire su questa parte della disposizione.
Questo – ahimè ! – non è l'unico aspetto riprovevole, dal nostro punto di vista, di questa misura, di questo provvedimento, che ha avuto una sua origine e l'individuazione del suo termine nel 30 settembre di quest'anno, per poter aderire a questa . Ma quello che è ancora più odioso è che questa misura, già di per sé poco equa nei confronti di chi le tasse le paga regolarmente, il Governo ha deciso di prorogarla ulteriormente al 30 novembre, potendo integrare le domande fino al 31 dicembre del corrente anno.
Le iniquità che, secondo noi, sono contenute in questo provvedimento non si limitano a questa proroga dell'ultimo momento, che veramente rende la certezza del diritto ormai una chimera in questo Paese. Le anomalie si riscontrano anche nelle ulteriori modifiche che il Governo, nel passaggio al Senato, ha deciso di introdurre in questa misura. A cosa mi riferisco ? Innanzitutto, mi riferisco al termine entro cui possono essere effettuati gli accertamenti su questi capitali che si vogliono dichiarare sottratti in passato al fisco. In che senso ? Nel senso che si mette un termine perentorio per tutte le annualità...
PRESIDENTE. Onorevole Fragomeli, onorevole Gadda !
MARCO DA VILLA. La ringrazio perché era difficile...
PRESIDENTE. Onorevole Fragomeli, onorevole Gadda, possiamo abbassare un pochino la voce, gentilmente ? Prego, onorevole Da Villa.
MARCO DA VILLA. Grazie, Presidente. Dicevo, si mette un termine al 31 dicembre 2016, creando una disparità addirittura tra gli stessi dichiaranti. Infatti, si allungano i tempi per chi dichiara i redditi dei primi anni dichiarabili, che sarebbero comunque sottratti all'accertamento, e man mano si vanno a ridurre sempre di più i termini di accertamento da parte dell'Agenzia delle entrate. Quindi, per i primi anni si allungano i termini, invece, man mano, per i redditi degli anni successivi si accorciano sempre di più. Questa è la prima anomalia che vogliamo comunque denunciare rispetto a questo provvedimento.
L'altra anomalia che vogliamo denunciare è che non si applica la sanzione amministrativa pecuniaria dal 10 al 40 per cento del saldo esistente sui libretti in qualunque forma di conto e sui libretti di risparmio in forma anonima o con intestazione fittizia. Quindi, si eliminano anche questo tipo di sanzioni.
Ma quello che è più paradossale – ci tengo a dirlo – è la norma introdotta al Senato, con cui si stabilisce che l'Agenzia delle entrate debba prendere un provvedimento addirittura prima che questa legge entri in vigore. Quindi, ci troviamo in questo cortocircuito legislativo per cui si stabilisce che il direttore dell'Agenzia delle entrate assuma un provvedimento addirittura prima che questa misura entri in vigore. Questa è veramente un'assurdità, è un paradosso che è stato anche segnalato dal Comitato per la legislazione.
Quindi, siamo contrari a questo provvedimento nel principio, ma anche nelle modalità con cui si è voluto portare avanti. Poi comunque continuerò in fase di dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. L'onorevole Vignaroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/85.
STEFANO VIGNAROLI. Grazie, Presidente. Esaminato il provvedimento in titolo, valutate insufficienti le disposizioni dell'articolo 1, in merito alla copertura degli effetti finanziari negativi mediante l'utilizzo delle maggiori entrate, di cui all'articolo 1 della legge n. 186 del 2014, relativa alle misure per l'emersione e il rientro di capitali detenuti all'estero nonché per il potenziamento della lotta all'evasione fiscale, l'ordine del giorno impegna il Governo a disapplicare, anche mediante l'utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dalle procedure di l'anacronistica componente delle accise relativa al finanziamento della guerra in Libano del 1983.
Le finalità del decreto in oggetto non sono, così come dichiarato, di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, bensì di ricavarne gettito fresco da utilizzare e che sarà utilizzato per il disegno di legge di stabilità. Questo perché non è obbligatorio il rientro ma solo l'emersione di quel capitale. Di fatto è possibile perfezionare la procedura, pagare quello che va pagato e mantenere i propri capitali in un paradiso fiscale. Con le misure di cui al decreto-legge in esame, articolo 1, il Governo sopperisce al buco di gettito generato dalla bocciatura del IVA nella grande distribuzione (comma 629 della legge di stabilità 2015), così evitando l'entrata in vigore delle clausole di salvaguardia di cui all'articolo 1, comma 632, della legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità 2015). In pratica con il gettito già certo derivante dalla procedura di emersione dei capitali detenuti all'estero si coprono gli oneri finanziari che, in alternativa, sarebbero stati coperti dall'aumento delle accise sui carburanti a decorrere dal 1o ottobre 2015. Al riguardo però si evidenzia come la misura sia solo provvisoria in quanto si copre il solo anno 2015, mentre il rischio dell'aumento delle accise, già alte sui carburanti, resta concreto a decorrere dall'anno 2016, dove i maggiori oneri finanziari ammontano a 728 milioni di euro. Le accise, termine che deriva dal latino ovvero tassare, sono le imposte sulla fabbricazione e vendita dei prodotti di consumo; esse gravano sulla quantità dei beni prodotti a differenza dell'IVA che incide sul valore. In Italia le accise più rilevanti sono quelle relative ai prodotti energetici. In particolare sull'acquisto dei carburanti gravano un insieme di accise istituite nel corso degli anni allo scopo di finanziarie diverse emergenze. Sebbene alcune di tali emergenze nel frattempo siano state superate, rimangono ancora nella composizione della tassa, risultando talmente anacronistiche da suscitare rassegnazione e sarcasmo tra i cittadini. Ma vediamo quali sono queste accise sui carburanti. Noi stiamo pagando 0,00103 euro per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935-1936; 14 lire – parlo in lire – per il finanziamento della crisi di Suez del 1956; 10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963; 10 lire per il finanziamento dell'alluvione di Firenze del 1966; 10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968; 99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976; 75 lire per il finanziamento del terremoto dell'Irpinia del 1980; 22 lire per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996; 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004; 0,05 euro per l'acquisto degli autobus ecologici nel 2005; 0,071 euro per il finanziamento della cultura nel 2011; 0,04 euro per far fronte all'emergenza degli immigrati dovuti alla crisi libica del 2011; 0,089 euro per l'alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011; 0,082 euro per il decreto «salva-Italia» nel dicembre 2011; 0,02 euro per far fronte ai terremoti dell'Emilia del 1912; in ultimo, 205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983. Bene, la missione Italcon, relativa al contingente italiano in Libano, è stata un'operazione fatta dalle forze italiane in Libano, nell'ambito della forza multinazionale con Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna. Si sono svolte...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Vignaroli.
STEFANO VIGNAROLI. Si sono svolte due fasi denominate Libano 1 e Libano 2 del 1982 e del 1984. Per questo, con il rispetto dovuto ad una pagina brutta della nostra storia, credo che sia giunto il momento di porre fine a questa ridicola accisa.
PRESIDENTE. L'onorevole Dall'Osso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/32.
MATTEO DALL'OSSO. Grazie Presidente, di fronte a questo ordine del giorno è difficilmente ipotizzabile esimersi dal voto favorevole: si vuole favorire il pagamento delle tasse per coloro che hanno evaso; bene, aumentino il periodo di accertamento, non è detto che un soggetto che commette un illecito non sia poi recidivo. Gli avvisi di accertamento devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre dell'ottavo anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione e non al quarto, come è tuttora. Nei casi di omessa presentazione della dichiarazione o di presentazione di dichiarazione nulla ai sensi delle disposizioni del titolo I, l'avviso di accertamento può essere notificato fino al 31 dicembre del decimo anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata e non al quinto. In caso di violazione che comporta obbligo di rinuncia ai sensi dell'articolo 331 del codice di procedura penale per uno dei reati previsti nel decreto legislativo del 10 marzo 2000 n. 74, i termini di cui... pronto ? Sì, mi dica, chi parla ? Ah, è interessante, è interessante... Qui è un casino...
PRESIDENTE. Onorevole Dall'Osso, continui...
MATTEO DALL'OSSO. Mi scusi, Presidente. Qui ai commi precedenti i termini sono raddoppiati relativamente al periodo di imposta in cui è stata commessa la violazione. Il raddoppio non opera qualora la denuncia da parte dell'amministrazione finanziaria – in cui è ricompresa la Guardia di finanza – sia presentata o trasmessa oltre la scadenza ordinaria dei termini di cui ai commi precedenti. Fino alla scadenza del termine stabilito dai commi precedenti l'accertamento può essere integrato o modificato in aumento mediante la notificazione di nuovi avvisi, in base alla sopravvenuta conoscenza di nuovi elementi. Nell'avviso devono essere indicati, a pena di nullità, i nuovi elementi e gli atti o fatti attraverso i quali sono venuti a conoscenza dell'ufficio delle imposte. Gli avvisi relativi alle rettifiche e gli accertamenti previsti dall'articolo 54 e dal secondo comma dell'articolo 55 devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre dell'ottavo anno e non del quarto successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione. Il che mi sembra evidente.
Ringrazio l'onorevole per la telefonata che è stata molto interessante...
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Vallascas ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/84.
ANDREA VALLASCAS. Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, con quest'ordine del giorno si intende intervenire sugli effetti del provvedimento in esame, provvedimento che, come è stato in più occasioni sostenuto in questi giorni, a stento non si può non definire una vera e propria stortura nel sistema delle norme fiscali del nostro Paese. In particolare, l'ordine del giorno impegna il Governo a disapplicare, anche con il ricorso della quota parte delle maggiori entrate derivanti dalle procedure di l'anacronistica componente delle accise relative alla ricostruzione del dopo terremoto dell'Irpinia. È anacronistico ed assurdo che eventi così lontani nel tempo siano ancora presenti nel nostro ordinamento. Sono trascorsi 35 anni da allora e i costi, peraltro di una controversa e contestata ricostruzione, sono giunti sino ad oggi, come l'accisa per la guerra di Etiopia, per il Vajont, per il Friuli, sino ai più recenti eventi che hanno dilaniato il territorio italiano.
È curioso che lo Stato, con puntiglio storico voglia elencare le singole voci che costituiscono le accise. Perché non riunirle in un'unica voce ? Eppure, la ripartizione delle accise, alcune delle quali risalgono agli anni Trenta del secolo scorso, hanno a che fare con il provvedimento in esame. Sono la testimonianza di come le conseguenze di eventi passati – alcuni al di là della volontà dell'uomo, altri invece frutto proprio dell'insipienza dei politici e degli amministratori – vadano a pesare sulle spalle delle generazioni successive. Questo provvedimento rischia di produrre effetti analoghi, scaricando sulle generazioni future i costi del sistema fiscale, che contiene misure come queste che premiano gli evasori. Non ci sono altri termini per spiegare gli effetti di questo provvedimento. In questo modo stiamo premiando gli evasori, gli diamo una sorta di salvacondotto, un condono, una sanatoria per aver nascosto capitali all'estero. Ma l'aspetto che appare controverso è il rapporto impari che si sta creando tra le sacche di evasione che si pretende di fare emergere con questo provvedimento e gli strumenti a disposizione degli organismi preposti a gestire le attività di verifica. Abbiamo visto in questi giorni i termini stringenti concessi all'Agenzia delle entrate per l'attività di controllo delle dichiarazioni presentate nell'ambito della procedura di volontaria collaborazione preventiva. Secondo il testo in esame, chi ha nascosto capitali all'estero può presentare un'istanza, una sorta di autodenuncia entro il 30 novembre ha tempo poi fino a fine anno per eventuali integrazioni e modifiche. A fronte di questa autodenuncia, il contribuente che si sia ravveduto gode di alcuni benefici, come la sanzione in forma ridotta e la non punibilità per alcuni reati fiscali commessi. A questo si aggiunge, infine, la non applicazione della disciplina del raddoppio per quanto riguarda i termini di accertamento. All'Agenzia delle entrate, viceversa, vengono ridotte al lumicino le possibilità e gli ambiti di intervento: l'Agenzia, abbiamo visto, ha appena un anno per notificare l'accertamento e la contestazione di sanzioni; se ciò non avvenisse, decadrebbe l'istanza. È il caso di rilevare che in questo modo si stanno anche aprendo ampi margini di incertezza su ciò che potrebbe accadere, anche in virtù di eventuali contestazioni. Questo provvedimento ha una duplice colpa: da una parte non combatte l'evasione, ma vorrebbe, peraltro con intenzioni discutibili ed effetti ancora da verificare, incoraggiare l'emersione dei capitali custoditi all'estero; dall'altra, è un cattivo esempio, come d'altronde sono cattivi esempi tutti i condoni nati per fare cassa, di come viene meno la certezza del diritto. L'idea che si trasmette ai cittadini è che sia inutile rispettare le norme, perché tanto, prima o poi, lo Stato proporrà una deroga. Con quest'ordine del giorno cerchiamo di dare almeno un piccolo senso a questo provvedimento, che almeno possa contribuire alla rimozione dell'anacronistica componente delle accise riferite al dopo terremoto dell'Irpinia .
PRESIDENTE. L'onorevole Dell'Orco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/38.
MICHELE DELL'ORCO. Grazie, Presidente. Per cominciare un qualsiasi discorso su questo vergognoso decreto-legge, dobbiamo partire da un semplice assunto: non è ammissibile cambiare continuamente le regole sul tavolo per fare tornare i conti .
Ci avete accusato di fare un ostruzionismo pretestuoso, allora lasciamo al vostro giudizio se ritoccare regole che riguardano la certezza del diritto e dunque la tenuta delle nostre istituzioni può essere considerato un motivo pretestuoso. Qui state chiaramente facendo questo, state dicendo a chi finora si è arricchito compiendo evasione, elusione e riciclaggio che in Italia basta una piccola elemosina allo Stato per sistemare le cose, un piccolo obolo per mantenere in caldo la poltrona del Premier Renzi e tutto vi sarà perdonato.
È del tutto improprio e inutile stabilire il termine tassativo del 31 dicembre 2016 entro il quale l'Agenzia delle entrate deve concludere i suoi accertamenti sulle istanze di adesione alla procedura di collaborazione volontaria. A tale proposito vorrei rilevare peraltro come lo scorso anno gli accertamenti svolti dall'Agenzia siano stati circa 309 mila, quindi in diminuzione rispetto ai circa 320 svolti nell'anno precedente e come sia quindi difficile che la stessa Agenzia, con lo stesso personale possa concludere entro il 2016 circa 80 mila accertamenti in più legati ad altrettante istanze previste di adesione. Qualora sia proprio indispensabile fissare un termine di conclusione degli accertamenti da parte dell'Agenzia delle entrate questo deve essere sufficientemente ampio. La scelta di stabilire tale termine al 31 dicembre 2016 sembra invece nascondere la volontà della maggioranza e del Governo di trasformare definitivamente la procedura di collaborazione volontaria in una ulteriore vergognosa riedizione delle misure di condono varate nel recente passato, regalando quindi l'impunità anche ad alcuni delinquenti.
Questo orientamento trova del resto conferma nelle decisioni già assunte in questa legislatura di eliminare il meccanismo del raddoppio dei termini per gli accertamenti tributari nel caso di alcuni reati tributari e testimonia dell'assoluta continuità tra l'attuale Governo e il Governo di Silvio Berlusconi con l'aggravante per giunta dell'ipocrisia. È infatti assolutamente chiara l'ipocrisia della maggioranza che non ha voluto dare risposta agli interrogativi posti dal MoVimento 5 Stelle rispetto a tale grave questione e che ha il coraggio di affermare con chiarezza come la mancata conclusione dell'attività dell'accertamento entro il 31 dicembre 2016 assicurerà di fatto una sostanziale impunità a molti evasori, i quali potranno sanare la loro posizione senza versare all'erario quanto da loro dovuto.
Un semplice cittadino deve conservare per cinque anni una bolletta delle utenze domestiche, le ricevute dell'IMU, una multa, sapendo che per cinque anni potrebbe essere soggetto a controlli e verifiche. L'evasore invece entro un anno avrà chiuso la partita e potrà dormire sonni tranquilli. Ormai siamo alla follia ! Pensando a tutto questo l'associazione con l'educazione dei giovani che crescono nel nostro Paese è spontanea: che futuro può avere un Paese come il nostro dove ai nostri ragazzi stiamo insegnando che le regole si riscrivono a favore del più forte, che essere furbi, andare fuori dalle regole alla fine paga. Da questa considerazione nasce questo ordine del giorno che tenta di rimettere le cose a posto, di trarre del buono da tutto questo decadimento chiedendo di destinare all'edilizia scolastica i fondi tratti da questa discutibile operazione.
Penso infatti anche ai danni che si stanno facendo con la legge di stabilità 2016 e al danno che ancora una volta si farà alle scuole, considerati i nuovi tagli agli enti locali. In maniera immotivata si tengono in piedi le province lasciandogli delle funzioni fondamentali come l'edilizia scolastica e, contemporaneamente, con fare schizofrenico, con nuovi tagli non gli permettete di gestire al meglio le loro competenze a scapito dell'incolumità degli studenti. Penso infatti alla provincia di Modena dove risiedo. Il rimborso della provincia di Modena allo Stato salirà dai 28 milioni del 2015 a oltre 41 milioni, raggiungendo nel 2017 oltre 55 milioni di euro.
Quindi, con questo ordine del giorno cerchiamo di ristabilire un ordine di priorità nelle esigenze e, in un certo senso, anche nei valori alla base del nostro Stato, destinando magari già nel decreto-legge «Salvaregioni» o direttamente nella prossima legge di stabilità almeno una parte di questi fondi all'edilizia scolastica.
PRESIDENTE. L'onorevole Gagnarli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/3386/49.
CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, il fenomeno dell'evasione fiscale assume nel nostro Paese dimensioni molto ampie che impongono alle istituzioni e, in primo luogo, al Governo una riflessione attenta, un impegno costante, l'individuazione di obiettivi di indirizzo di politica fiscale, la concretizzazione di azioni efficaci, che non si limitino ad un mero condono come ci sembra essere il provvedimento in esame.
L'evasione, infatti, comporta effetti economici negativi molto rilevanti sotto diversi e importanti profili. Determina effetti distorsivi sull'allocazione delle risorse e interferisce con il normale funzionamento del mercato, altera l'equità e la progressività del sistema tributario, infine è sinergica alla corruzione e alla criminalità economica organizzata.
In primo luogo, costituisce un serio ostacolo alla realizzazione di un mercato pienamente concorrenziale. L'impresa che evade le imposte, infatti, riesce ad offrire i propri beni a servizio ad un prezzo più basso rispetto a quello praticato da operatori onesti, conquistando delle quote di mercato. Il mancato gettito per lo Stato si traduce poi in un inasprimento della pressione tributaria per l'azienda in regola con conseguenti ulteriori effetti distorsivi. Contrastare l'evasione fiscale significa, quindi, tutelare le imprese sane e la loro potenzialità competitiva, incentivare l'iniziativa privata e creare condizioni più favorevoli per l'investimento interno e dall'estero, significa in sintesi promuovere la crescita economia del Paese.
In secondo luogo, comportando un aumento del livello della pressione fiscale per i contribuenti che adempiono correttamente ai propri doveri fiscali, l'evasione genera iniquità sociale, mina i principi di solidarietà e legalità sui quali si fonda il patto tra lo Stato e i cittadini.
In terzo luogo, è strettamente connessa alla corruzione e all'attività della criminalità organizzata.
Il disegno di legge in esame di conversione del decreto-legge n. 153 del 2015 introduce nuove modifiche alla procedura di volontaria collaborazione preventiva in materia fiscale, con la finalità di favorire il rientro in Italia di capitali e di attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'erario. In pratica il contribuente dovrà autodenunciarsi al fisco, beneficiando dei pagamenti in misura ridotta, delle sanzioni amministrative pecuniarie, nonché della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi e, infine, in materia di autoriciclaggio. Ulteriore beneficio è la non applicazione della disciplina del raddoppio dei termini di accertamento. In questo modo l'Agenzia delle entrate non potrà più raddoppiare il tempo concesso per indagare sugli illeciti commessi per chi aderisce al condono.
In questo nuovo quadro disegnato riteniamo fondamentale che si provi a combattere nuove evasioni fiscali in via preventiva, ad esempio, attraverso il rafforzamento degli strumenti di controllo e di accertamento esistenti, nonché l'introduzione di nuove misure di contrasto.
L'ordine del giorno si limita ad un suggerimento relativo alle frodi per l'abbattimento del carico impositivo derivato dall'IVA e dalle imposte dirette. Sono diciannove gli identikit degli evasori tratteggiati dall'amministrazione finanziaria. Tutti i diciannove profili sono accompagnati da un coefficiente di pericolosità fiscale che varia su una scala da uno a cinque. Per ogni profilo vengono indicati possibili strumenti da autorizzare per stanare gli evasori e la relativa platea di contribuenti in cui si nasconde chi dichiara poco o nulla al fisco.
Tra gli evasori più temuti, cui viene attribuito il livello di pericolosità elevato, pari a cinque, spiccano le forme sofisticate di evasione e fenomeni di elusione, rapporti con l'estero, ingegneria finanziaria, pacchetti elaborati da professionisti. Sullo stesso piano di rischio vi sono sempre le grandi imprese, che ricorrono a forme di pianificazione fiscale aggressive, come ad esempio esterovestizione oppure operazioni straordinarie transnazionali con finalità elusiva. Un gradino sotto il livello quattro spiccano le piccole e medie imprese che insieme agli autonomi si mettono in luce per frodi sul fronte dei mancati versamenti di ritenute, contributi e imposte, sia sul fronte delle frodi IVA sui dazi per omesse dichiarazioni sotto fatturazione.
La platea per questi due profili di evasori è la stessa. Si tratta di oltre 5,4 milioni di soggetti tra cui rientrano 500 mila operatori nell’. Verso questa platea si rivolge il mio ordine del giorno che intende impegnare il Governo a combattere le frodi organizzate per l'abbattimento del carico impositivo, inteso come imposta sul valore aggiunto e imposte dirette, le cosiddette società «cartiere», alla creazione dei crediti IVA fittizi, andando ad aumentare la frequenza delle comunicazioni relative ai rapporti con i clienti e i fornitori portandolo almeno a cadenza mensile.
PRESIDENTE. Sottosegretario Zanetti, comprendo perfettamente che può esservi l'esigenza, soprattutto dovendo dare i pareri sugli ordini del giorno, di parlare con i colleghi. Lei può tranquillamente spostarsi, restando in Aula, e ai banchi rimane l'onorevole Scalfarotto. Chiedo solo attenzione per chi sta parlando, anche se mi rendo conto della sua esigenza. Non la sottovaluto minimamente.
Ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3386/11 l'onorevole Bernini Massimiliano.
MASSIMILIANO BERNINI. Grazie Presidente, colleghi, con questi nostri ordini del giorno, qualora fossero accolti, cerchiamo di porre rimedio ad un provvedimento, ovvero la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2015, n. 153, recante misure urgenti per la finanza pubblica, che noi senza mezzi termini definiamo iniquo, ingiusto e immorale. Apponendo la questione di fiducia, il Governo e la maggioranza hanno tarpato come al solito ogni possibilità di dialogo e di confronto che potessero sfociare nell'elaborazione di un testo che tenesse conto delle diverse sensibilità presenti nel nostro Paese e rappresentate all'interno di questo Parlamento dai vari gruppi parlamentari. Ma al Governo Renzi e alla sua maggioranza non interessa il dialogo o il confronto, ma quello che gli interessa è solo di racimolare gettito fresco da utilizzare nella legge di stabilità, con quest'ultimo provvedimento, appunto la legge di stabilità, che assomiglia sempre di più ad un monumentale spot elettorale.
Insomma, il solito motto per il Governo Renzi: pochi, maledetti e subito. Si ripete lo stesso copione sostanzialmente visto ai tempi delle europee del 2014 con il tristemente noto dispositivo degli 80 euro. Inoltre, giudichiamo iniqua e immorale questa conversione visto che non è prevista alcuna obbligatorietà per il rientro dei capitali all'estero, ma solo la loro emersione. Infatti, una volta approvata la legge, si potrà perfezionare la procedura: pagare quello che va pagato mantenendo, però, i propri capitali nel paradiso fiscale. Insomma, ci troviamo di fronte all'ennesimo scudo fiscale tanto caro al centrodestra. E per renderlo un po’ meno ingiusto presentiamo ad esempio l'ordine del giorno a mia prima firma col quale impegniamo il Governo a prevedere, per le istanze presentate oltre il termine originario di scadenza del 30 settembre 2015, l'applicazione di una sanzione aggiuntiva rispetto a quella applicabile in via ordinaria. Mi pare, Presidente e membri del Governo, che sia un impegno di assoluto buonsenso e che stabilisca un principio di equità e di giustizia sociale in linea con i dettami della Costituzione che, all'articolo 53, riporta testualmente: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività». Invece, con il vostro provvedimento, i ricchi furbetti del quartierino riceveranno il solito premio ed il solito riconoscimento, mentre i poveri cristi, i pensionati, i docenti, gli operai, gli imprenditori onesti di questo Paese e via discorrendo se la continueranno a prendere in saccoccia. Insomma, non c’è alcun criterio basato sulla capacità contributiva o sulla progressività delle tasse. Molti economisti si sono scagliati contro il provvedimento, non solo il MoVimento 5 Stelle o le altre forze di opposizione, ma a mio modesto parere la disamina più puntuale è quella riportata dal Forexinfo. Leggo testualmente quanto riporta questo importante sito finanziario: «, collaborazione volontaria, e caduta dei Governi Monti e Letta. Coincidenze ? La Commissione bilancio della Camera ha approvato il testo che riguarda i capitali detenuti illegalmente all'estero. Rivoluzione o ennesima tutela dei comportamenti illegali ? Sarà il Parlamento, approvando, integrando o modificando il testo a dare la risposta». Il nuovo testo sulla collaborazione volontaria è stato approvato in Commissione finanze della Camera. Come mai tanto ritardo ? Era stato l'OCSE nel 2009 a elaborare la cosiddetta autodenuncia volontaria dei soldi illegalmente detenuti all'estero. L'OCSE ne definì i contorni insieme all'abolizione del segreto bancario. L'autodenuncia non doveva essere un condono e il perdono del fisco avveniva con il pagamento delle imposte dovute. Gli strumenti di persuasione all'autodenuncia era incrocio banche dati e rafforzamento delle leggi contro l'autoriciclaggio. Questo era quello che sanciva l'OCSE nel 2009. La collaborazione volontaria funziona bene dappertutto, come dimostrano i risultati conseguiti in Belgio, Francia, Germania e Gran Bretagna. È stato Letta a iniziare la battaglia contro l'esportazione e l'evasione dei capitali. Presidente, devo concludere ?
MASSIMILIANO BERNINI. Concludo, Presidente, dicendo semplicemente questo: il provvedimento dimostra una volta di più come la politica sia totalmente assoggettata ai poteri forti che afferiscono al mondo della finanza, mentre abbia smesso di rappresentare le istanze provenienti dalla stragrande maggioranza dei cittadini .
PRESIDENTE. Allora, i restanti iscritti a parlare hanno rinunciato e, quindi, possiamo passare ai pareri. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ?
ENRICO ZANETTI, . Presidente, l'ordine del giorno Plangger n. 9/3386/1 è accolto come raccomandazione, l'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n.9/3386/2 è stato ritirato.
Sull'ordine del giorno Paglia n. 9/3386/3 il parere è favorevole, mentre si accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Agostinelli n. 9/3386/4. Il parere è contrario sugli ordini del giorno Di Battista n. 9/3386/5 e Alberti n. 9/3386/6, mentre si accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Baroni n. 9/3386/7.
Il parere favorevole è sull'ordine del giorno Basilio n. 9/3386/8, il parere è contrario sugli ordini del giorno Battelli n. 9/3386/9, Benedetti n. 9/3386/10, Massimiliano Bernini n. 9/3386/11 e Paolo Bernini n. 9/3386/12. Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Bonafede n. 9/3386/13, mentre è contrario sugli ordini del giorno Brescia n. 9/3386/14, Busto n. 9/3386/15, Cancelleri n. 9/3386/16 e Cariello n. 9/3386/17.
Gli ordini del giorno Carinelli n. 9/3386/18, Caso n. 9/3386/19, Castelli n. 9/3386/20, Cecconi n. 9/3386/21, Chimienti n. 9/3386/22 sono accolti come raccomandazione.
Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/3386/23, contrario sull'ordine del giorno Colletti n. 9/3386/24, favorevole sull'ordine del giorno Colonnese n. 9/3386/25, contrario sull'ordine del giorno Cominardi n. 9/3386/26, favorevole sugli ordini del giorno Corda n. 9/3386/27, Cozzolino n. 9/3386/28, Da Villa n. 9/3386/29 e Dadone n. 9/3386/30, contrario sugli ordini del giorno Daga n. 9/3386/31, Dall'Osso n. 9/3386/32 e D'Ambrosio n. 9/3386/33.
Il parere è, altresì, contrario sugli ordini del giorno De Lorenzis n. 9/3386/34, De Rosa n. 9/3386/35, Del Grosso n. 9/3386/36 e Della Valle n. 9/3386/37. L'ordine del giorno Dell'Orco n. 9/3386/38 è accolto come raccomandazione.
Sull'ordine del giorno Di Benedetto n. 9/3386/39 si propone una riformulazione nel senso di sopprimere le parole «con cadenza trimestrale», con questa riformulazione il parere è favorevole, altrimenti contrario.
L'ordine del giorno Luigi Maio n. 9/3386/40 è accolto come raccomandazione.
Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/3386/41. Il parere è contrario sull'ordine del giorno Dieni n. 9/3386/42.
Il parere è favorevole sull'ordine del giorno D'Incà n. 9/3386/43.
PRESIDENTE. Ricordo che gli ordini del giorno D'Uva n. 9/3386/44, Fantinati n. 9/3386/45, Ferraresi n. 9/3386/46 e Fraccaro n. 9/3386/47 sono inammissibili.
ENRICO ZANETTI, . L'ordine del giorno Frusone n. 9/3386/48 è accolto come raccomandazione.
Sugli ordini del giorno Gagnarli n. 9/3386/49, Gallinella n. 9/3386/50 e Luigi Gallo n. 9/3386/51 il parere è contrario.
Gli ordini del giorno Silvia Giordano n. 9/3386/52, Grande n. 9/3386/53, Grillo n. 9/3386/54 e L'Abbate n. 9/3386/55 sono accolti come raccomandazione.
Il parere è favorevole sugli ordini del giorno Liuzzi n. 9/3386/56 e Lombardi n. 9/3386/57.
PRESIDENTE. Ricordo che gli ordini del giorno Lorefice n. 9/3386/58, Lupo n. 9/3386/59, Mannino n. 9/3386/60, Mantero n. 9/3386/61, Marzana n. 9/3386/62, Micillo n. 9/3386/63 e Nesci n. 9/3386/64 sono inammissibili.
ENRICO ZANETTI, . L'ordine del giorno Nuti n. 9/3386/65 è accolto come raccomandazione.
Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Parentela n. 9/3386/66.
Il parere è contrario sull'ordine del giorno Pesco n. 9/3386/67.
Il parere è favorevole sugli ordini del giorno Petraroli n. 9/3386/68, Pisano n. 9/3386/69 e Rizzo n. 9/3386/70.
L'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/3386/71 è accolto come raccomandazione.
Sugli ordini del giorno Ruocco n. 9/3386/72 e Sarti n. 9/3386/73 il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno Scagliusi n. 9/3386/74 si propone la riformulazione nel senso di sopprimere la parola «annuale»; con questa riformulazione il parere è favorevole, altrimenti contrario.
L'ordine del giorno Sibilia n. 9/3386/75 è accolto come raccomandazione. Il parere è favorevole sugli ordini del giorno Spadoni n. 9/3386/76 e Spessotto n. 9/3386/77.
Il parere è contrario sull'ordine del giorno Terzoni n. 9/3386/78.
Gli ordini del giorno Tofalo n. 9/3386/79, Toninelli n. 9/3386/80, Tripiedi n. 9/3386/81, Vacca n. 9/3386/82, Simone Valente n. 9/3386/83, Vallascas n. 9/3386/84 e Vignaroli n. 9/3386/85 sono accolti come raccomandazione.
Il parere è contrario sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/3386/86, mentre l'ordine del giorno Zolezzi n. 9/3386/87 è accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Plangger n. 9/3386/1 non insistono per la votazione dell'ordine del giorno accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paglia n. 9/3386/3, accettato dal Governo.
Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Agostinelli n. 9/3386/4, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Battista n. 9/3386/5, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Battista n. 9/3386/5, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Capisco ovviamente la riformulazione per far passare l'ordine del giorno, eliminando la parola «annuale», perché giustamente la procedura è soltanto di un anno. Possiamo per caso prevedere –, finendo il 31 dicembre 2016 – entro giugno 2017, ossia dopo sei mesi dalla fine della procedura ? O comunque una data certa ? Mi chiedo se nella riformulazione si possa inserire un qualsiasi riferimento.
PRESIDENTE. Diciamo che il Governo, che riesce a prevedere le richieste dei deputati e che è quello a cui compete proporre la riformulazione, adesso ci dirà se, per caso, è possibile, immaginando i dell'onorevole Villarosa, rivedere la riformulazione dell'ordine del giorno. Sottosegretario Zanetti, ci illumini.
ENRICO ZANETTI, . Possiamo indicare «entro il mese di settembre 2017».
PRESIDENTE. Ha visto, onorevole Villarosa, che fortuna che abbiamo ? Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Scagliusi n. 9/3386/74, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sibilia n. 9/3386/75, accolto dal Governo come raccomandazione. Lo so, onorevole Sibilia, nella vita bisogna accontentarsi.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Spadoni n. 9/3386/76 e Spessotto n. 9/3386/77, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Terzoni n. 9/3386/78, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Terzoni n. 9/3386/78, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Plangger. Ne ha facoltà. Non essendo presente in Aula, si intende vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.
ACHILLE TOTARO. Grazie, Presidente. Annuncio il voto contrario del gruppo di Fratelli d'Italia e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà. Non essendo presente in Aula, si intende vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Noi esprimiamo il nostro voto contrario a questo provvedimento, che conferma una delle caratteristiche del modo di operare di questo Governo in tema di bilancio e di entrate fiscali, cioè improntato alla massima spregiudicatezza, per non dire inganno, nei confronti dei contribuenti e dei cittadini.
Innanzitutto, questa mancata entrata relativa al testimonia come il bilancio l'anno scorso sia stato formulato con delle poste assolutamente fantasiose. Infatti, si sapeva – e lo sapevano bene i componenti del Governo – fin dall'inizio, fin da quando questa norma è stata scritta, che l'Unione europea non avrebbe approvato questo meccanismo di per la grande distribuzione, in quanto privo di qualsiasi fondamento o giustificazione. Nella grande distribuzione, infatti, non c’è nessun pericolo o evidenza di evasione fiscale e l'unica motivazione plausibile per questo meccanismo era quella di fare cassa in un modo facile, alle spalle e a carico dei contribuenti delle piccole e delle medie imprese, che già soffrono ritardi di pagamento notevoli da parte della grande distribuzione. Senza l'incasso dell'IVA molte di queste saranno anche costrette a chiudere per evidente mancanza di liquidità.
Inoltre non c’è coerenza o correttezza nel sostituire, nel coprire una mancata entrata, una clausola di salvaguardia come l'aumento delle accise sui carburanti con un'entrata che è del tutto straordinaria per non dire epocale come quella del rientro dei capitali attraverso la . Questo è un evento del tutto eccezionale di cui non può farsi merito il Governo italiano ma anzi il Governo italiano è arrivato per ultimo rispetto agli altri Paesi e beneficia di un'iniziativa portata avanti dall'amministrazione Obama che, attraverso una politica di pressione nei confronti dei cosiddetti paradisi fiscali, ha fatto in modo che ci fosse un'apertura e una maggiore trasparenza nei flussi finanziari e in fin dei conti ha consentito il venir meno del famoso segreto bancario.
PRESIDENTE. Colleghi..., attenda, onorevole Busin. Colleghi, per favore, colleghi, onorevole Fontana mi consenta, mi aiuti a... prego, onorevole Busin.
FILIPPO BUSIN. Non si può pensare che questo modo di procedere dia equilibrio e metta in sicurezza i conti dello Stato perché queste entrate straordinarie oggi ci sono, domani non ci sono. Il Governo non fa altro che spostare in avanti il problema attraverso delle clausole di salvaguardia sempre più pesanti – parliamo di oltre 37 miliardi nel prossimo triennio – si spinge avanti, si rinvia il problema, il problema diventa sempre più grande finché ad un certo punto schiaccerà – speriamo – il Governo ma sicuramente i contribuenti italiani perché si rivelerà necessario un aumento pesante delle tasse attraverso queste clausole di salvaguardia. Si conferma anche il modo di procedere di questo Governo che prevede sì dei tagli nei bilanci ma nei bilanci degli altri: nella fattispecie nei bilanci delle regioni che vengono strangolate in voci importanti del loro bilancio quali la sanità. Si tagliano sì i tributi ma non i propri, quelli dei comuni, su tributi importanti come la Tasi che hanno la caratteristica di essere certi per i comuni nella data di incasso e nell'ammontare e si interviene su quelli e non sui tributi propri del Governo. In fin dei conti quindi il nostro voto sarà contrario perché in questo modo il rischio dell'applicazione delle clausole di salvaguardia e di un aumento concreto di tasse che sarà molto pesante in futuro diventa sempre più concreto
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.
IGNAZIO ABRIGNANI. Intervengo per annunciare il voto di astensione di Alleanza Liberalpopolare per le autonomie e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. È autorizzato, onorevole Abrignani.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole di Scelta Civica e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Noi non voteremo una misura che altro non è che l'ennesimo ...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Paglia, scusi un attimo. Colleghi, mettiamoci d'accordo: o consentiamo agli oratori di parlare o io posso sospendere la seduta e riprenderla tra un'ora in maniera che il clima sia rasserenato. Decidiamo che cosa vogliamo fare. Mi pare che abbiamo guadagnato tempo ma, se non si abbassa il tono della voce, non posso consentire che un oratore parli in questo . Prego, onorevole Paglia.
GIOVANNI PAGLIA. Grazie. Dicevo che voteremo contro quello che è l'ennesimo regalo agli evasori fiscali fatto da questo Governo. Sugli evasori credo di essermi già espresso abbondantemente e a sufficienza negli interventi precedenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Grazie Presidente, anch'io chiedo di consegnare l'intervento e dichiaro il voto favorevole di Area Popolare rimettendomi anche alle dichiarazioni di voto che ha fatto il collega Maurizio Bernardo sulla votazione di fiducia. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie Presidente, per annunciare il voto a favore di questo provvedimento del gruppo Forza Italia e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Vorranno scusarmi i colleghi ma non consegnerò...
PRESIDENTE. Aspetti, onorevole Pesco. Colleghi, forse non ci siamo capiti. Onorevole Pesco, attenda e prenda la parola quando in aula c’è silenzio, non abbiamo alcun fretta.
DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Mi scusi se abuserò della sua persona ma ho proprio necessità di rivolgermi direttamente, in questo caso indirettamente, ai colleghi del Partito Democratico.
Penso che molti di loro si saranno chiesti come mai il MoVimento 5 Stelle ha voluto a tutti i costi fare in modo che il Governo apponesse la questione di fiducia su questo provvedimento e come mai li teniamo ancora, fino a oggi, qui, in quest'Aula per discutere di questo provvedimento. Lo facciamo perché noi siamo totalmente contrari a questi provvedimenti che avvantaggiano solo alcune persone, siamo totalmente contrari . Questo provvedimento, in pratica, incarna, in pieno, l'essere, in qualche modo, un po’ finto, l'essere un partito finto di sinistra, il Partito Democratico. Questo perché abbiamo un provvedimento che fa delle cose finte e abbiamo un partito che fa delle cose finte. Abbiamo un provvedimento che, in teoria, dovrebbe avvantaggiare lo Stato, ma, in realtà, fa solo un piacere a queste persone che hanno portato ingenti capitali all'estero, che li hanno nascosti al fisco, che non hanno pagato le tasse al momento opportuno, che hanno commesso dei reati, dei reati fiscali molto importanti, come, ad esempio, la frode fiscale, reati molto, molto gravi ! Allo stesso tempo il Partito Democratico, ispirandosi a quel famigerato ideale che, a sua volta, si ispira a quei principi di legalità, di onestà, di solidarietà, fa in quest'Aula tutt'altre cose: costruisce provvedimenti come questo che vanno ad avvantaggiare persone che questi principi o non li conoscono o li ignorano o li calpestano o, addirittura, fanno finta di metterli in pratica ma in realtà non lo fanno mai.
Sentite bene colleghi, se una persona ha nascosto per molto tempo soldi, ingenti risorse, e li ha portati all'estero, chi ci ha perso sono tutti i cittadini italiani che hanno trovato o hanno riscontrato un servizio pubblico peggiore e mi riferisco alle scuole, agli ospedali, alla giustizia ! Senza questi soldi nascosti al fisco queste cose non sono state fatte al tempo opportuno e in più, voi direte: ma ora le pagano le tasse, con la . Le pagano, sì, ma è troppo tardi, è troppo tardi perché quei reati sono stati commessi e il nostro Paese, come ho già detto una volta, è un Paese in vendita. A questo punto scopriamo che anche il diritto di questo Paese è in vendita, perché se certe persone non vengono condannate e siamo sicuri che queste persone sono colpevoli, perché si sono autodenunciate, vuol dire che anche il diritto di questo Paese è in vendita e per reati gravissimi.
In più, una cosa che ci tengo a dire, Presidente, è che questo partito, verso l'evasione fiscale, contro l'evasione fiscale non ha fatto nulla, ha fatto finta di fare qualcosa con i proclami, con con ma in realtà nella sostanza non ha fatto nulla e questa è una cosa molto grave, perché attualmente si stima che l'evasione fiscale costi almeno 200 miliardi di euro e sono tantissimi soldi 200 miliardi di euro. Però, tra chi non riesce a pagare le tasse ci sono anche molte persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese e a pagare le tasse, che fanno fatica a sollevare la claire del loro negozio e a tenerla aperta e di queste persone noi ci dobbiamo ricordare, lo abbiamo inserito anche negli ordini del giorno, sottosegretario Zanetti, in uno di quegli ordini del giorno che forse non avete preso in considerazione. Noi a quelle persone dobbiamo dare una risposta, dobbiamo far vedere che comunque il fisco in certe situazioni può fare un passo indietro, ma non lo può fare un passo indietro verso quelle persone che, invece, se ne sono approfittate e hanno portato ingenti capitali all'estero.
Ebbene, Presidente, questo Governo sta facendo tutt'altro, non sta facendo la lotta all'evasione fiscale e lo vediamo in tutte le cose che ha fatto da quando siamo qua e ne ha fatte davvero tante di cose sbagliate, di cose che, invece, vanno a favorire l'evasione fiscale. Vogliamo partire dalla famigerata delega fiscale ? Di una serie infinita di proclami e di contenuti che c'erano nella delega fiscale avete fatto solo quelli che vanno a vantaggio dell'evasione fiscale, come, ad esempio, la riforma dei reati fiscali: avete innanzitutto alzato le soglie di punibilità, da 50 mila in certi casi le avete portate a 150 mila, a 250 mila euro, presidi sanzionatori che andavano tutelati. Anche la Guardia di finanza lo disse quando era venuta in audizione, invece no, li avete voluti alzare a tutti costi lo stesso. Allo stesso modo, nella formulazione dei reati avete utilizzato delle definizioni che portano comunque all'interpretazione.
E sappiamo benissimo che quando una cosa deve essere per forza interpretata, non è scritta nero su bianco sulla carta, si hanno difficoltà a metterla in pratica e i giudici saranno in difficoltà a colpire delle persone, ad esempio, per la frode fiscale, perché le avete apposta scritte male, come avete scritto male, ad esempio, il famoso al reato di autoriciclaggio, del quale si vi siete vantati tanto . L'avete scritto male e i giudici non riusciranno mai a condannare nessuno, perché sembra scritto apposta per gli avvocati, che non lo metteranno in pratica per scagionare chiunque. Allo stesso modo, Presidente, altre cose sono state fatte, altre cose, come ad esempio il internazionale, del quale, anche in questo caso, ci vantiamo tanto. Invece no: il internazionale non è altro che una cosa con la quale le grandi aziende, le grandi multinazionali – ma solo alcune, sono quelle veramente grandi ! – possono sedersi a tavolino con l'Agenzia delle entrate e concordare l'imponibile che andranno a pagare di tasse. Andranno a concordare l'imponibile sul quale pagheranno le tasse ! Questa è una cosa grave, perché va contro i principi costituzionali, secondo i quali innanzitutto ogni cittadino è uguale all'altro e, soprattutto, ogni cittadino deve concorrere in proporzione alle proprie capacità di reddito per pagare le tasse . Non ci si siede a tavolino; non c’è scritto che ci si siede a tavolino con l'Agenzia delle entrate per concordare quante tasse si devono pagare ! In più, nella legge sulla avete inserito addirittura una norma secondo cui i funzionari dell'Agenzia delle entrate, nel momento in cui si occuperanno del internazionale, non potranno più essere responsabili, né per colpa lieve né per colpa grave. Quindi, cosa vuol dire ? Vuol dire che se un funzionario commetterà un errore da 3, 5, 10 milioni di euro per colpa grave, non potrà neanche essere incriminato. Questa è una cosa veramente scandalosa ! È veramente scandaloso, nel momento in cui abbiamo un'Agenzia delle entrate che non ce la fa, che è piena di problemi, come, ad esempio, il problema degli ex dirigenti di nomina illegittima. Abbiamo un'Agenzia delle entrate che è apparentemente ingolfata. Per fortuna ci sono i funzionari, quei funzionari che hanno fatto i concorsi e che non hanno meritato di diventare dirigenti sul serio. Perché ? Perché molti, in questo caso all'Agenzia delle entrate, grazie alle simpatie, sono rimasti dirigenti illegittimi, altra cosa veramente vergognosa. State facendo veramente tanto per continuare a consentire che l'Agenzia delle entrate venga gestita in questo modo un po’ amichevole, amicale. È una cosa veramente scandalosa, perché se c’è una cosa che deve essere giusta fino in fondo è il pagamento delle tasse. Se ci deve essere un trattamento trasparente questo deve essere quello dell'imposizione delle tasse, ma purtroppo questo non sta accadendo. Ebbene, Presidente, state mettendo insieme un vero puzzle composto da tante caselle con le quali ci state descrivendo un quadro dal quale appare in modo lampante che la lotta all'evasione fiscale il Partito Democratico non la vuole fare . Ma soprattutto non vuole fare la lotta all'evasione contro i grandi, grandi capitali che vengono portati nei paradisi fiscali. Ma Presidente, non finisco qui. Non finisco ancora per dire che l'unica forza politica che in questo momento può fare una vera lotta contro l'evasione fiscale – mi riferisco all'evasione fiscale delle cooperative, a quella dei grandi centri economici, a quella delle banche, a quella delle assicurazioni –, l'unica forza che può mettersi in gioco su queste cose è il MoVimento 5 Stelle, e lo dimostrano i fatti. Difatti, colleghi, vi invito tutti lunedì, alle ore 16, qui alla Camera, in sala della regina, a partecipare a un convegno dove parleremo della grande evasione fiscale, quella grande evasione fiscale contro cui voi, purtroppo, non avete fatto ancora nulla. Nulla di nulla !
PRESIDENTE. Colleghi, come è capitato altre volte, anche se l'onorevole Fitzgerald era decaduta perché assente, le do la parola per svolgere la sua dichiarazione di voto. Prego, onorevole, ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Intervengo solo per annunciare il voto favorevole del mio gruppo e chiedere che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Molto bene, grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.
MARCO CAUSI. Presidente, oggi la Camera approva in via definitiva un decreto-legge dai contenuti ampiamente tecnici, che completa le procedure già previste per la cosiddetta . I termini vengono prorogati di poche settimane, vengono chiarite alcune incertezze interpretative, si consentono all'Agenzia delle entrate alcuni accorgimenti di natura organizzativa necessari per adempiere all'incremento di attività che durante il 2016 gli uffici dell'Agenzia dovranno garantire per l'esame delle pratiche. I frutti del decreto-legge sono già misurabili, si sono già realizzati, perché la curva delle adesioni si è impennata subito dopo la sua emanazione, raggiungendo i livelli ormai noti e ampiamente al di sopra delle aspettative: circa 80 mila domande, secondo i dati comunicati qualche giorno fa dal Governo; ad oggi 85 mila; probabilmente, da qui alla fine del mese, circa 100 mila istanze.
È abbastanza per dire che questa procedura di approvata dal Parlamento italiano undici mesi fa per offrire una strada all'emersione e al rientro dei capitali, con un veicolo di legge parlamentare, ha ottenuto un rilevante successo. Un successo che va valutato soprattutto alla luce del fatto che si tratta di un intervento geneticamente diverso da tutti quelli messi in campo in passato nel nostro Paese. Non è uno scudo, perché non c’è l'anonimato. Non è un condono, perché le imposte si pagano tutte, gli sconti sono solo sulle sanzioni amministrative e penali, legate alle sole inadempienze tributarie. Sulla base dei primi dati, le imposte da pagare saranno all'incirca il 43 per cento dell'imponibile emerso. Altro che il 5 per cento di Tremonti ! Inoltre, corrisponde ai modelli di intervento sollecitati dalle istituzioni internazionali. Dall'OCSE, ad esempio, che per prima propose il metodo della collaborazione fra contribuente e amministrazione. E soprattutto dal GAFI, Gruppo di azione finanziaria internazionale, che ha da molto tempo sollecitato procedure di emersione che consentano una più efficace lotta alle attività di riciclaggio derivanti dai proventi di attività illecite. Non a caso, nella legge n. 186 del 2014, che oggi stiamo lievemente ritoccando, una delle cose più importanti è l'introduzione anche in Italia del reato di autoriciclaggio, ovvero di occultamento delle somme. Un giudizio positivo è stato su questo espresso dai principali magistrati, come ad esempio il dottor Greco, durante un'audizione in Parlamento su questo testo. Quindi, un intervento geneticamente diverso, in un mondo che sta cambiando: 84 paesi firmatari della convenzione OCSE che elimina il segreto bancario e stabilisce le modalità per lo scambio di informazioni ai fini fiscali e di antiriciclaggio, e questo su una importante iniziativa del Governo italiano, in particolare dei Governi di centrosinistra, diversamente da quanto poco fa l'onorevole Pesco suggeriva. È stata l'Italia, insieme alla Germania, a trainare gli accordi internazionali che stanno facendo saltare il segreto bancario, e questa è la prima e fondamentale novità di questi anni per contrastare l'evasione internazionale. Non solo, l'Italia negli ultimi mesi, per iniziativa del Governo Renzi, ha firmato 17 accordi bilaterali con paesi che anticipano in questi casi l'applicazione delle nuove norme internazionali, e soprattutto accordi con la Svizzera, il Lichtestein, il Principato di Monaco e lo Stato della Città del Vaticano.
Le adesioni quindi sono al di sopra delle aspettative, il gettito che deriverà da queste adesioni permette di evitare l'aumento delle accise sui carburanti, ma copre anche due miliardi nella legge di stabilità, che serviranno a ridurre le imposte sulle imprese, a eliminare l'Imu sui macchinari imbullonati, a ridurre le imposte sull'agricoltura, a ridurre le imposte sulla casa, a finanziare la prosecuzione del regime di decontribuzione per i nuovi assunti a tempo determinato. Ma non è solo il gettito a cui si deve guardare. Queste 100 mila posizioni diventano adesso permanentemente in chiaro, con una riduzione strutturale del tasso di evasione e da queste 100 mila posizioni sono già derivate 1600 segnalazioni di operazioni sospette ai fini antiriciclaggio, a dimostrazione che il nesso fra emersione volontaria e antiriciclaggio, come per anni ci ha detto il GAFI, funziona.
Queste modalità di adempimento collaborativo disegnano un nuovo fisco, che stiamo costruendo: più trasparenza da parte dei contribuenti; approccio amichevole e collaborativo, e non burocratico e oppressivo, da parte dell'amministrazione finanziaria; una nuova ; il tutoraggio; il ravvedimento operoso lungo; la riforma dell'apparato sanzionatorio, con rafforzamento delle fattispecie penali legate ai comportamenti fraudolenti, oltre che al riciclaggio, e alleggerimento invece delle inadempienze tributarie non riconducibili a frodi; maggiore certezza del diritto, quindi soluzione del problema dell'abuso del diritto; dichiarazioni precompilate per le persone fisiche; prossimo passo, che speriamo di compiere con appositi emendamenti in corso di studio a questa legge di stabilità, la trasmissione telematica dei dati, che potrebbe portare a dichiarazioni precompilate anche per l'IVA, con un fortissimo sgravio di adempimenti a vantaggio delle imprese.
Ecco, anche qui, da un lato trasparenza, dall'altro nuovi strumenti di contrasto all'evasione che non siano invasivi e non siano costosi per i contribuenti e per le imprese, come ad esempio l'incrocio tra dati finanziari dei conti correnti e dati fiscali.
Insomma, i tempi stanno cambiando. Cinquanta anni fa, Bob Dylan diceva «» . Quando i tempi cambiano, all'inizio ci sono i gufi, quelli che dicono che tanto non cambierà mai nulla. Ricordo un articolo uscito su a firma del compianto Mario Pirani, che ricordo ora a tutti noi, che uscì nei giorni in cui, in Aula, approvammo la . Pirani aveva ricevuto una lettera anonima dalla Svizzera da parte di un intermediario finanziario che diceva, figuriamoci...
PRESIDENTE. Onorevole Causi, le sono rimasti solo tre minuti.
MARCO CAUSI... quando mai le banche svizzere rinunceranno al segreto bancario. Bene: hanno rinunciato. Domandate a qualsiasi contribuente italiano che, in questi mesi, ha provato ad andare a Lugano a ritirare i propri depositi in una banca svizzera. Non glieli danno, a meno che non vi sia la dichiarazione che quei soldi sono trasparenti sul piano fiscale ovvero la banca assiste il cliente nella procedura di richiesta di .
All'inizio ci sono i gufi. Dopo, però, quando i cambiamenti sono visibili e non sono più discutibili, quando i cambiamenti diventano fatti incontestabili, come la fine del segreto bancario in Svizzera, i gufi si trasformano in ciechi. Nella migliore delle ipotesi sono di cattivo umore, perché le loro profezie di sventura non si sono realizzate, rosicano. Nell'ipotesi peggiore, la loro cecità rischia di distorcere i fatti e di confondere la pubblica opinione con vere e proprie bugie e, in questi giorni, ne abbiamo sentite tante in quest'Aula, sia da parte di gufi che rosicano sia da parte di orbi che mentono . Non è uno scudo e non è un condono.
PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, grazie.
MARCO CAUSI. Non tutti gli italiani che hanno soldi in Svizzera sono evasori criminali. In Commissione ho sentito dire che queste centomila persone sarebbero tutte delinquenti. No, ragazzi. Non è così. L'Agenzia delle entrate non ce la farà, è stato detto. Nessuno, però, ha detto che con questo provvedimento abbiamo avviato novecento assunzioni aggiuntive, dal 1o gennaio, nell'Agenzia delle entrate, proprio per seguire questo provvedimento.
PRESIDENTE. Onorevole Causi, si avvii alla conclusione.
MARCO CAUSI. Chiudo. L'onorevole Pesco, poco fa, ci poneva un problema etico. Glielo pongo io un problema etico, leggendo una frase di Karl Popper: evitare l'errore è un ideale meschino; se ci confrontiamo con problemi difficili, è facile che sbaglieremo; l'importante è apprendere dai nostri errori. L'errore individuato ed eliminato costituisce il segnale che ci permette di venire fuori dalla caverna della nostra ignoranza. Quindi, caro onorevole Pesco, in politica il problema non è sbagliare. Se voi ci dite che il PD qualche volta sbaglia, io rispondo, sì, è vero, il PD qualche volta sbaglia .
Ma, qual è il punto ? Il punto è riconoscere gli errori, affrontare gli errori, reagire agli errori e non rifarli più. In politica chi pretende di non sbagliare mai è un assolutista demagogo .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Saluto gli studenti dell'Istituto comprensivo statale Panicale-Tavernelle, in provincia di Perugia, che seguono i nostri lavori .
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3386, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 12 novembre 2015, ha verificato non essere contestabile l'elezione del deputato Maurizio Baradello, proclamato nella seduta del 17 settembre 2015, in sostituzione del dimissionario deputato Paolo Vitelli per la lista n. 16 – Scelta Civica con Monti per l'Italia nella I circoscrizione Piemonte 1.
Concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida.
Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidata la suddetta elezione.
PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di fare un po’ di silenzio perché c’è una collega che deve intervenire a fine lavori sull'ordine dei lavori.
Do, quindi, la parola all'onorevole Laura Coccia.
LAURA COCCIA. Grazie, Presidente. Intervengo perché questa notte a Roma è successa una cosa gravissima. È stato dato fuoco alla Casa della spiritualità nel Campo dei miracoli di Corviale.
È stato un atto vile su cui sono sicura che la magistratura saprà fare luce sugli autori e sui mandanti, perché il Campo dei miracoli è una realtà a Roma abbastanza nuova; ma è una realtà di speranza e di gioia che ha saputo trasmettere all'interno, attraverso i valori dello sport, è riuscita a portare il senso vero della legalità in un quartiere conosciuto in tutto il mondo solamente per il «serpentone», il palazzo di un chilometro, quello che sarà presto oggetto di una riqualificazione.
Ecco, io voglio dire che quest'atto colpisce ogni singolo romano, ognuno di noi, perché è un atto che vuole cercare di mandare un messaggio chiaro. Io da qui, da questa Aula, voglio mandare un messaggio altrettanto chiaro: noi non abbiamo paura, noi siamo a fianco dei cittadini di Corviale e dei cittadini di Roma perché questa è una battaglia che ci deve vedere tutti uniti e, soprattutto, perché questi sono progetti importanti che devono essere portati avanti con forza e dovrebbero essere diffusi di più su tutto il territorio nazionale.
Ecco, io veramente mi auguro che questo sia solamente l'ultimo gesto, perché sono sicura che lo Stato saprà essere più forte
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Petraroli. Ne ha facoltà.
COSIMO PETRAROLI. Grazie Presidente. Intervengo per sollecitare un'interrogazione a mia prima firma, la n. 4/10559. Si tratta di un'interrogazione riguardante il comune di Massafra, in provincia di Taranto, un'interrogazione di iniziativa degli attivisti del territorio.
In particolare, noi ci stiamo interrogando sui rapporti che ci sono tra la società Avvenire, operante nel settore dei rifiuti urbani, e la stessa amministrazione comunale. Infatti, nel luglio di quest'anno, il prefetto di Bari ha disposto un'interdittiva antimafia alla stessa società a causa della presenza di alcuni dipendenti condannati per associazione mafiosa. Non solo: la stessa società Avvenire è coinvolta in un'altra inchiesta della procura antimafia anche a causa di un'altra strana assunzione. Infatti, l'unico dirigente che l'azienda è riuscita a trovare nel 2010 è stato un tizio appena scarcerato dopo 11 anni passati in carcere per associazione mafiosa. Di fatto non sono riusciti a trovare altro.
Pertanto, a noi non è chiaro come mai, in questo caso, nel momento in cui si vede un boss relazionarsi sui rifiuti a fianco dell'amministrazione locale su un parco pubblico, non si prenda in considerazione l'ipotesi dello scioglimento dello stesso comune.
Quindi, prego il Ministro Alfano di velocizzare la risposta. La ringrazio.
FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Intanto, la ringrazio, Presidente. Vorrei anche un consiglio da parte sua al riguardo perché non è la prima volta che cerchiamo di attenzionare le nostre interrogazioni, ma vedo che non c’è neanche il rappresentante del Governo. Forse, sarebbe utile che in coda alla seduta comunque un rappresentante del Governo fosse presente per ascoltare quello che raccontano i gruppi politici che rappresentano uno spicchio di popolo italiano qui nelle Aule parlamentari.
Non è un intervento di circostanza, guardi, Presidente. Io, soltanto a mia firma, ho centotrenta interrogazioni senza risposta. Centotrenta interrogazioni senza risposta. E ho raccontato in Conferenza dei presidenti di gruppo qualche giorno fa che al danno si aggiunge la beffa perché non si riesce ad avere risposta da parte del Governo su argomenti che ritengo utili e significativi nella misura in cui sono stati segnalati da cittadini, comitati, associazioni, sindacati, categorie, territori. Quindi, non fosse altro che per questo, ci dovrebbe essere la buona creanza di offrire una risposta. Non avendo avuto la risposta, io ho chiesto l'accesso agli atti in particolare al Ministero dell'economia e delle finanze e mi è stato risposto che in quanto parlamentare posso utilizzare lo strumento del sindacato ispettivo. Quindi, mi hanno dato il diniego all'accesso agli atti. Io penso che sia del tutto inaccettabile e qualcuno deve fare qualcosa.
Vorrei un consiglio davvero da parte sua perché il Governo non risponde e continua a mettere la testa sotto la sabbia; non c’è un modo sistematico per intervenire sulle strutture dei Ministeri in modo tale da responsabilizzare quella parte di dipendenti e dirigenti pubblici che prendono stipendi per fare il loro dovere; non c’è questa volontà di rendere giustizia a queste iniziative che per noi sono atti dovuti. Se noi non li facciamo, siamo inadempienti rispetto a chi ci chiede informazioni sugli argomenti su cui sollecitiamo l'intervento del Governo. Ormai il fenomeno è patologico. Non è distrazione – e concludo – relativa a una interrogazione. È un fenomeno patologico anche per gli altri gruppi. Le condizioni sono le stesse, le proporzioni sono le stesse e non se ne può più. Quindi, io chiedo che questo argomento venga posto all'ordine del giorno anche di una Conferenza dei presidenti di gruppo alla presenza del Presidente del Consiglio e del Ministro competente a tenere i rapporti tra l'Aula e il Governo perché davvero siamo ormai arrivati alla frutta.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli. Le rispondo. Ovviamente, per quanto riguarda la Conferenza dei presidenti di gruppo, lei lo può fare direttamente essendo anche il presidente di un gruppo parlamentare e partecipa alla Conferenza dei presidenti di gruppo e lì può sicuramente porre il problema. Mi è già capitato in passato, di fronte alla stessa questione posta anche da altri colleghi, di dire che avrei trasferito alla Presidente affinché la trasferisse al Ministro per i rapporti con il Parlamento. Tornerò anche a farlo. Io ho una certa esperienza parlamentare, come lei d'altronde, e anche quando ero all'opposizione questa lamentela veniva da me rivolta perché non è un fatto di questo Governo, ma è purtroppo legato al fatto che gli Esecutivi, a mio avviso, non prestano la dovuta attenzione all'esigenza di consentire che il sindacato ispettivo abbia una risposta appropriata anche nei tempi. Quindi, io ritengo che la sua sollecitazione sia assolutamente da raccogliere e trasferirò, tramite la Presidenza della Camera, al Ministro per i rapporti con il Parlamento l'esigenza che, compatibilmente con tutte le problematiche che sicuramente riguardano questo aspetto, ci sia un salto di qualità nella risposta alle interrogazioni e alle interpellanze, soprattutto a quelle che non transitano attraverso l'Aula, perché questa è un'esigenza che riguarda l'attività propria e primaria dei parlamentari, che non è soltanto quella ovviamente di intervenire in Aula, ma anche quella per l'appunto di sindacato ispettivo. Ed è una funzione molto importante che in questo modo rischia di essere anche svilita.
Per quanto riguarda la questione del Governo che non è presente in Aula, mi dispiace, onorevole Rampelli, ma siccome, come lei sa, gli interventi di fine seduta sono interventi sull'ordine dei lavori, ebbene sull'ordine dei lavori il Governo non ha nulla a che fare, ma si occupa di altre fasi della seduta. Sull'ordine dei lavori c’è la Presidenza, ci sono i colleghi e ci siamo noi. Ovviamente, le cose che vengono dette, qualora riguardino il Governo, la Presidenza si fa carico di trasferirle al Governo stesso. Grazie.
ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, soltanto per sollecitare una risposta ad una mia lettera alla Presidenza della Camera dei deputati del 27 ottobre, che tra l'altro era un sollecito relativo alla vicenda invero surreale in occasione della quale il 20 maggio sono stato espulso dalla Camera per scambio di persona. Ho chiesto più volte alla Presidente Boldrini di fare chiarezza su questa vicenda, lei si rende conto, Presidente, che la presenza di un deputato all'interno dell'Aula non è solo, anzi, probabilmente è solo in minima parte un diritto del deputato ma è certamente un diritto dei cittadini italiani che hanno eletto quel deputato. Quindi ritengo che la risposta su un fatto così importante debba essere solerte, non ho ancora ricevuto una risposta all'ultima lettera del 27 ottobre, le chiedo di sollecitare la Presidenza.
PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, ovviamente lo farò. Io faccio parte dell'Ufficio di Presidenza, ho la sensazione che noi la questione l'abbiamo affrontata nell'Ufficio di Presidenza e che la Presidente avesse in quell'occasione sostenuto che il suo richiamo era alla sua persona, però, siccome, mi consenta, non ho minimamente la memoria, soprattutto dopo una giornata così, effetuiamo una verifica e le faccio avere una risposta.
ALFONSO BONAFEDE. Io ovviamente chiederei in tal caso che mi venisse comunicato in Aula, cioè che in un senso o nell'altro ci fosse un chiarimento della vicenda.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.