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Venerdì 27 Ottobre 2006 ore 09:00
AULA, Seduta 61
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AULA, Seduta 61 del 27/10/2006
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Petizioni (Annunzio)
- Sull'ordine dei lavori
- 1. Seguito della discussione del disegno di legge:
- La seduta, sospesa alle 9,20, è ripresa alle 9,21
- 1. Seguito della discussione del disegno di legge:
- Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria. (1750-A) (FAS)
- Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 1750
- Vice Presidente LEONI CARLO
- Deputato ROMAGNOLI MASSIMO (FORZA ITALIA)
- Deputato FRANZOSO PIETRO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato AFFRONTI PAOLO (POPOLARI-UDEUR)
- Deputato BONO NICOLA (ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato BELTRANDI MARCO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato FUGATTI MAURIZIO (LEGA NORD PADANIA)
- Deputato FILIPPI ALBERTO (LEGA NORD PADANIA)
- Deputato GARAVAGLIA MASSIMO (LEGA NORD PADANIA)
- Deputato BODEGA LORENZO (LEGA NORD PADANIA)
- Deputato GOISIS PAOLA (LEGA NORD PADANIA)
- Deputato GRIMOLDI PAOLO (LEGA NORD E AUTONOMIE)
- Deputato BARBIERI EMERENZIO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato MILANATO LORENA
- Deputato FEDELE LUIGI (FORZA ITALIA)
- Deputato PINI GIANLUCA (LEGA NORD E AUTONOMIE)
- Deputato COTA ROBERTO (LEGA NORD PADANIA)
- Deputato MORONI CHIARA (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato CONTENTO MANLIO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato CONTE GIANFRANCO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato PILI MAURO (IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Pareri del Governo sugli ordini del giorno - A.C. 1750
- Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 1750
- Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria. (1750-A) (FAS)
- Preavviso di votazioni elettroniche
- La seduta, sospesa alle ore 11, è ripresa alle 11,20
- 1. Seguito della discussione del disegno di legge:
- Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria. (1750-A) (FAS)
- Dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno - A.C. 1750
- Per un richiamo al regolamento
- Dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno - A.C. 1750
- Deputato PIRO FRANCESCO (L' ULIVO)
- Deputato D'IPPOLITO VITALE IDA (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato VIOLANTE LUCIANO (L' ULIVO)
- Deputato D'ALIA GIANPIERO
- Sottosegretario Economia e Finanze CENTO PIER PAOLO
- Deputato VITO ELIO (IL POPOLO DELLE LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Vice Presidente CASTAGNETTI PIERLUIGI
- Deputato GIACHETTI ROBERTO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Vice Presidente CASTAGNETTI PIERLUIGI
- Deputato GIACHETTI ROBERTO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Vice Presidente CASTAGNETTI PIERLUIGI
- Deputato DI VIRGILIO DOMENICO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato NANNICINI ROLANDO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Vice Presidente CASTAGNETTI PIERLUIGI
- Deputato TASSONE MARIO (UNIONE DI CENTRO)
- Deputato REINA GIUSEPPE MARIA
- Deputato FUNDARO' MASSIMO SAVERIO ENNIO (VERDI)
- Deputato CAMPA CESARE (FORZA ITALIA)
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Pareri sugli ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Pareri sugli ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Pareri sugli ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Deputato DI VIRGILIO DOMENICO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Vice Presidente LEONI CARLO
- Sottosegretario Economia e Finanze GRANDI ALFIERO
- Vice Presidente LEONI CARLO
- Deputato DI VIRGILIO DOMENICO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Vice Presidente LEONI CARLO
- Deputato LEONE ANTONIO
- Deputato CASINI PIER FERDINANDO (UNIONE DI CENTRO)
- Vice Presidente LEONI CARLO
- Deputato DI VIRGILIO DOMENICO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Parere sugli ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Votazione ordini del giorno - A.C. 1750
- Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1750
- Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1750
- Deputato PIAZZA CAMILLO (VERDI)
- Deputato PIAZZA ANGELO (LA ROSA NEL PUGNO)
- Deputato CAPOTOSTI GINO (POPOLARI-UDEUR)
- Deputato GALLETTI GIAN LUCA (UNIONE DI CENTRO)
- Deputato FUGATTI MAURIZIO (LEGA NORD PADANIA)
- Deputato ZORZATO MARINO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato MARIANI RAFFAELLA (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato LEO MAURIZIO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato ALFANO ANGELINO
- Deputato ZACCARIA ROBERTO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato PELINO PAOLA (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato ZANOTTI KATIA (L' ULIVO)
- Deputato RAVETTO LAURA (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato MARCHI MAINO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato VERRO ANTONIO GIUSEPPE MARIA (FORZA ITALIA)
- Deputato CAPARINI DAVIDE (LEGA NORD E AUTONOMIE)
- Deputato ZUCCHI ANGELO ALBERTO (L' ULIVO)
- Deputato MARINELLO GIUSEPPE FRANCESCO MARIA (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato MOTTA CARMEN (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato REINA GIUSEPPE MARIA
- Deputato FIANO EMANUELE (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato ARMOSINO MARIA TERESA (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato TOLOTTI FRANCESCO (L' ULIVO)
- Correzioni di forma - A.C. 1750
- Coordinamento formale - A.C. 1750
- Votazione finale ed approvazione - A.C. 1750
- Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria. (1750-A) (FAS)
- La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 17,20
- Sull'ordine dei lavori, programma dei lavori dell'Assemblea (novembre-dicembre 2006) e calendario (novembre 2006)
- Calendario dei lavori per il mese di Novembre 2006
- Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione (Modifica nella composizione)
- Ordine del giorno della prossima seduta
- Programma dei lavori per il periodo Novembre/Dicembre 2006
, legge il processo verbale della seduta del 25 ottobre 2006.
. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Bersani, Bindi, Boco, Bonino, Brugger, Buontempo, Capodicasa, Cento, Chiti, Colucci, Cordoni, D'Alema, D'Antoni, Damiano, De Piccoli, De Simone, Donadi, Duilio, Fabris, Fioroni, Folena, Galante, Gentiloni Silveri, Lanzillotta, Letta, Levi, Mazzocchi, Melandri, Meloni, Migliore, Minniti, Morrone, Mussi, Oliva, Parisi, Pecoraro Scanio, Piscitello, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Realacci, Rigoni, Rutelli, Santagata, Stucchi, Violante e Visco sono in missione a decorrere dalla seduta odierna. Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna.
. Invito il deputato segretario a dare lettura del sunto delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.
, legge: Giuseppe Cruciata, da Locate Varesino (Como), chiede modifiche al sistema elettorale - ; Giovanni Mercuri, da Atene (Grecia), chiede iniziative per assicurare il rispetto dell'articolo 3 della Costituzione e per combattere il fenomeno dell'assenteismo di deputati e senatori - Paolo Freguglia, da Sinalunga (Siena), chiede: una riforma costituzionale in materia di mandato parlamentare - che la Corte dei Conti eserciti un controllo finanziario sui bilanci dei partiti - che la carica di deputato o senatore sia incompatibile con qualsiasi altro incarico o esercizio professionale - che i senatori a vita non superino il numero di cinque - Eros Corradetti, da Osimo (Ancona), chiede la riforma della legge elettorale - Francesca e Salvatore Zaccaro, da Lamezia Terme (Catanzaro), chiedono che la sospensione dei termini processuali nelperiodo feriale abbia luogo dal 17 luglio al 31 agosto di ogni anno ; Rossano Ercolini, da Capannori (Lucca), e numerosi altri cittadini, chiedono l'abolizione degli incentivi statali agli impianti di incenerimento dei rifiuti, nonché la promozione di processi di produzione pulita e di recupero di materia attraverso il riciclaggio ed il compostaggio Leonardo Ferrara, da Taranto, e FRANCESCO CALBI, da Roma, chiedono misure per il riconoscimento della professione del consulente finanziario Vincenzo Ruggieri, da Aosta, chiede l'inclusione della indennità integrativa speciale nel calcolo della pensione privilegiata
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori in relazione a due questioni. Constato che all'ordine del giorno della seduta odierna non è iscritto l'esame del decreto-legge in materia di IVA, che era previsto dal calendario dei lavori. Dico ciò per segnalare che questo non corrisponde ad una richiesta dell'opposizione di non esaminare il decreto e, altresì, per manifestare la seguente preoccupazione: non vorremmo che fosse intenzione del Governo far decadere questo provvedimento, eventualmente inserendolo nella legge finanziaria con una nuova fiducia. Siamo quindi disponibili a che l'esame del decreto venga rapidamente calendarizzato alla ripresa dei lavori parlamentari. La seconda questione, signor Presidente, attiene al fatto che sono sconcertato dalla superficialità e dalla disattenzione con le quali il Governo segue i lavori parlamentari e le richieste che provengono dai banchi dell'opposizione. Ho visto che, poco fa, è uscito per andare probabilmente alla il sottosegretario Naccarato, che dovrebbe dedicarsi ai rapporti con il Parlamento, il che non significa ingiuriare e offendere l'opposizione, come invece ha fatto ieri in pubbliche dichiarazioni quanto piuttosto ascoltare e rispondere alle nostre richieste. Se qualcuno spiegasse al sottosegretario Naccarato quale sia il suo compito, forse il sottosegretario dovrebbe dirci se e quando - immagino a conclusione dell'esame del decreto -, come noi richiediamo, il ministro degli esteri D'Alema verrà in aula a riferire sull'atteggiamento del Governo in ordine al voto che il Consiglio di Sicurezza ONU esprimerà il 31 ottobre prossimo sull'elezione per il seggio che spetta ai paesi latino-americani, questione per noi di grande importanza
. Onorevole Vito, sul primo punto le ricordo che alle 14,30 è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo e, in tale sede, potrà verificare se, quando e come verrà inserito all'ordine del giorno l'esame del decreto-legge in materia di IVA. Riguardo alla seconda questione, ci sono contatti tra la Presidenza della Camera e il Governo per fare in modo che sia presto assicurata la presenza del ministro degli esteri per riferire sulla questione da lei sollecitata. Saremo in grado di fornire questa informazione in tempi rapidi.
. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria. Ricordo che nella seduta di ieri sono iniziati gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati . La deputata Gardini ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Carfagna n. 9/1750/88, di cui è cofirmataria.
. Con questo ordine del giorno, chiediamo al Governo di definire con più precisione gli ambiti riservati alle iniziative delle regioni nelle materie concorrenti tra Stato e regioni. Sappiamo tutti quanto la riforma del Titolo V della Costituzione, davvero così confusa, che voi avete introdotto, abbia creato un contenzioso che non ha eguali nella storia della nostra Repubblica. Siamo qui a cercare di limitare i danni, ma non è un'impresa facile. In questi giorni, sia noi della minoranza sia i colleghi della maggioranza, abbiamo più volte avvertito il senso che il nostro lavoro fosse improbabile, quasi come fermare l'acqua con un colabrodo... D'altronde, la genesi di questa finanziaria, di quella che dovrebbe essere la legge pilastro di ogni Governo, è stata ben descritta dal ministro Padoa Schioppa quando ha detto: finora siamo stati ostaggio di nove partiti, ho dovuto individuare una combinazione di misure che andassero bene per tutti. In questo Governo ogni singolo partito potrebbe innescare la crisi. E così, in questa situazione, ieri il Governo ha posto la fiducia. Siamo all'ottava fiducia in cinque mesi. Quella di ieri qui alla Camera sembra quasi la prova generale - ricordiamo che qui avete una maggioranza di quasi settanta persone - di quanto vedremo tra poco e di nuovo al Senato. Se questo Governo, per disgrazia dell'Italia, durasse veramente cinque anni - ma noi non lo crediamo -, in cinque anni avreste il tempo, a questo ritmo, di porre novanta questioni di fiducia. Credo siano numeri che dovrebbero farvi riflettere. Abbiamo una finanziaria fatta di tasse, dove non vi è traccia di riforme, senza significativi tagli alla spesa. Tutto il contrario di quello che avevate detto in una campagna elettorale abbastanza disperata e il contrario di quanto avete scritto nel DPEF. Alla voce «tasse» troviamo soltanto segni con il «più». Abbiamo più tasse per le imprese, più tasse per le famiglie, più tasse sulla casa, più tasse comunali, più tasse regionali, più ticket sulla sanità (questa forse è una delle tasse più odiose che avete pensato), nonché la tassa sulla successione. Dunque, decine e decine di stangate e «stangatine» (ne sono state contate 67), che rendono questa finanziaria una manovra recessiva, per ammissione dello stesso ministro Padoa Schioppa, il quale ha ben spiegato che l'anno prossimo, a seguito di questa manovra, il paese registrerà una crescita minore rispetto a quella prevista. Quindi, decade l'alibi dietro il quale vi state nascondendo; l'alibi secondo il quale questi sacrifici servono per la crescita. Questa, signori, è una vera emergenza democratica, perché state portando il paese allo sfascio per interessi personali e di partito. Non confortano nemmeno le rassicurazioni che abbiamo sentito ieri in quest'aula da parte dell'onorevole Franceschini, secondo il quale si è lavorato per il bene del paese. D'altronde, oggi, abbiamo letto sui giornali le dichiarazioni del partito radicale che ha affermato di votare questa finanziaria esclusivamente per senso di coalizione; altro che per il bene del paese! Il senso di coalizione viene dunque sostituito al bene del paese. Vi chiedo di riflettere su quello che state combinando! Ciò che sentiamo e vediamo in questi giorni costituisce la conferma che non siete una coalizione, ma un'aggregazione di partiti, un cartello elettorale. Sotto la maschera nascondete bugie e inganni. La bugia più grossa è rappresentata forse dalla redistribuzione del reddito. Ricordo che...
. Onorevole Gardini, ha superato il tempo a sua disposizione, per cui la invito a concludere.
. Allora, mi fermo qui; d'altra parte avremo modo in questi giorni di discutere di queste vostre manovre. Vorrei concludere dicendo che l'impianto chiaramente ideologico di questa finanziaria conferma che l'Italia oggi si trova in un regime .
. Chiedo scusa ai colleghi e, in particolare, alla deputata Gardini, che è già intervenuta, ma la Presidenza è costretta a sospendere la seduta perché non sono presenti in aula né i relatori né i presidenti o i vicepresidenti delle Commissioni competenti. Vedo che il presidente della Commissione finanze è presente in aula; lo invito dunque a prendere posto al banco del Comitato dei nove. Tuttavia, continuando a mancare i relatori, sospendo la seduta in attesa del loro arrivo.
. Possiamo riprendere i nostri lavori alla presenza del relatore per la V Commissione, Di Gioia, che è appena giunto in aula. Il deputato Romagnoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/126.
. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, forse perché sono alla mia prima esperienza parlamentare, ma devo informarvi che in questi primi sei mesi ho seguito con estrema attenzione, giorno dopo giorno, i lavori parlamentari e i dibattiti politici, soffermandomi con interesse sui costi della politica. Ho constatato così che sia in Italia che all'estero esistono numerosi enti che fanno capo allo Stato e che esistono anche numerose commissioni consultive, di cui si avvale la pubblica amministrazione nell'espletamento delle proprie funzioni. Ho scoperto inoltre che tra gli amministratori degli enti e i membri di queste commissioni consultive sono chiamati molto spesso a farne parte molti parlamentari. A tale proposito, mi permetto di chiedere che il Governo si impegni ad adottare iniziative volte ad introdurre disposizioni che limitino il cumulo delle cariche negli enti dello Stato e negli organi consultivi sia in Italia che all'estero; inoltre, chiedo che il Governo adotti provvedimenti atti a controllare l'efficacia di questi enti e a sopprimere tutti quelli che non danno alcuna utilità sia agli italiani che vivono in Italia sia agli italiani che vivono all'estero. Ritengo, infine, che non sia una giusta soluzione la soppressione dei consolati all'estero, poiché, dopo il voto degli italiani all'estero, sono rimasti l'unico - dico unico - ente istituzionale apolitico al servizio degli italiani residenti fuori dai confini nazionali. Sono sicuro, signor Presidente, che se lei riflettesse su questa delicata problematica mi darebbe ragione e sottoscriverebbe anche lei questo ordine del giorno delicato sotto tutti i punti di vista
. Il deputato Franzoso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/117.
. Signor Presidente, colleghi, la mobilità dei passeggeri e delle merci sono fattori inderogabili per lo sviluppo della società e dell'economia del nostro paese. Il trasporto nell'economia globalizzata è determinante per la competitività delle nostre aziende, che si devono misurare ogni giorno con un sistema economico sempre più accelerato. Velocizzare il trasporto per ridurre la distanza e i tempi di percorrenza significa aggredire la concorrenza europea nel trasporto delle merci e consentire di offrire una piùagevole e puntuale risposta alla domanda di mobilità delle persone. Noi sappiamo bene che nel nostro paese abbiamo un sistema di movimentazione delle merci e delle persone basato per una grandissima parte, sull'utilizzo della gomma, per una piccola parte sul trasporto aereo, per un'altra sul trasporto via mare - al riguardo vi è la necessità di velocizzare le cosiddette vie del mare soprattutto per le merci - e, infine, sull'utilizzo delle ferrovie. Pertanto, per una politica realistica di mobilità equilibrata, oltre alla necessità di consolidare le vie del mare e di ridurre il trasporto su gomma, bisogna rafforzare il trasporto su ferro, che può e deve dare risposte adeguate al trasporto passeggeri e merci. Vi è la necessità, inoltre, specie per il trasporto interno, di rafforzare il sistema del ferro, per dare in parte le dovute risposte al raggiungimento e all'applicazione dei parametri degli accordi di Kyoto per le emissioni in atmosfera. Rafforzare il trasporto ferroviario, necessaria esigenza per il nostro paese, significa prevedere più risorse al settore ferroviario, che nel nostro paese è rappresentato e gestito dalle Ferrovie dello Stato, oltre che da realtà localistiche rappresentanti delle diverse società private, cosiddette ferrovie concesse, per le quali, seppure di competenza regionale, le quote societarie sono ancora in capo al Ministero dell'economia (ex tesoro). Il nostro sistema ferroviario, per raggiungere i necessari obiettivi di cui alla premessa, necessita di continui investimenti per la manutenzione dell'esistente; è sempre più urgente ammodernare e potenziare il materiale rotabile, l'armamento, le carrozze per il trasporto merci e delle persone. Ci sono aree del paese, specie nel Mezzogiorno, in cui ancora oggi si viaggia su carrozze datate e vetuste. Bisogna intervenire «revampizzando», comprando nuove carrozze, andando incontro, nel settore passeggeri, a quei requisiti di comfort e servizi strutturali interni che consentano un adeguato utilizzo del trasporto ferroviario. Vi è l'esigenza di una profonda revisione, con nuovi investimenti, sulla tecnologia e l'esigenza dell'eliminazione dei passaggi a livello all'interno di centri urbani, per assicurare uno standard di sicurezza adeguato. Invece, questo Governo taglia gli investimenti per il nodo di Bari e per quello di altre realtà della regione Puglia. Si rende ormai indispensabile continuare ad intervenire in diverse tratte per la realizzazione del doppio binario o adeguare i binari da scartamento ridotto ad ordinari (occorre evitare possibili punti critici, che possono essere fonte di incidente e di scarsa sicurezza). Infine, ma non per ultimo, bisogna dare respiro alla realizzazione delle grandi infrastrutture, alla stregua di quanto impegnato in termini di progettualità, risorse e realizzazioni dal Governo Berlusconi, quali l'alta velocità - vedi la Bari-Napoli, utile peraltro per lo sviluppo del Mezzogiorno, per la quale si fanno convegni, però nulla esiste in termini di progettualità e di indirizzo sulla sua realizzazione -, la TAV, che collega l'Italia all'Europa, la cui chiusura definitiva dei cantieri, chiesta da un certo qualunquismo ambientalista, condannerebbe l'economia, lo sviluppo e anche l'immagine del nostro paese nei confronti dell'Europa...
. La prego di concludere...
. Concludo, Presidente, dicendo che di fronte a tutto ciò il Governo Prodi non dà alcun segnale di presa di coscienza utile, dimostrando scarsa attenzione al settore ferroviario. Vi è la necessità di una politica realistica per dare nel breve e medio tempo una accelerata a tale settore. Non si può che chiedere di incrementare le forze per le Ferrovie dello Stato, atteso che il disegno di legge finanziaria, all'attenzione della Commissione bilancio, prevede un modestissimo apporto al capitale delle ferrovie di appena 400 milioni di euro per il 2007 .
. Il deputato Affronti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Adenti n. 9/1750/43, di cui è cofirmatario.
. Signor Presidente, il nostro ordine del giorno puntualizza che il comma 6 dell'articolo 5 del decreto-legge n. 262 del 2006 prevede la possibilità di incrementare il moltiplicatore ai fini ICI delle imposte di registro ipotecarie e catastali delle unità immobiliari del gruppo B. Il gruppo B tratta gli immobili di proprietà e le istituzioni di alto valore sociale (li elenco): collegi, convitti, educandati, ricoveri, orfanotrofi, ospizi, seminari, case di cura e ospedali, uffici pubblici, scuole, laboratori scientifici, pinacoteche, biblioteche, cappelle ed oratori non destinati all'esercizio pubblico del culto. Questa elencazione fa capire quanto sia inopportuno il provvedimento nella proporzione enunciata. Il comma 6 opera, infatti, una rivalutazione dei moltiplicatori del 40 per cento, in conseguenza del quale i nuovi moltiplicatori da utilizzare saranno rispettivamente del 105 per cento per il reddito dominicale, risultanti in catasto terreni, e del 140 per cento per il reddito catastale dei fabbricati. Per quanto riguarda l'ICI, il moltiplicatore per la determinazione della base imponibile delle unità immobiliari del gruppo B passa quindi con il comma 6 da 100 a 140. Tutto ciò premesso, si considera condivisibile la valutazione per cui tali unità immobiliari risultano sottostimate eccessivamente in termini di tariffa, anche in parità d'uso e destinazione rispetto ad altre fattispecie classificate in altri gruppi; di conseguenza, si valuta possibile la decisione di consentire l'incremento di detto moltiplicatore. Valutate la specifica destinazione di attività di tali unità immobiliari e la funzione sociale a cui queste stesse sono adibite, riteniamo che il Governo debba impegnarsi a rivedere la rivalutazione del moltiplicatore previsto dal comma 5 dell'articolo 52 del testo unico concernente l'imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, da applicare alle rendite catastali dei fabbricati classificati nel gruppo catastale B in misura non superiore al 20 per cento. Questo in considerazione dell'alto valore sociale delle istituzioni proprietarie di tali immobili .
. Il deputato Bono ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/42.
. Signor Presidente, insieme a tutto il gruppo di Alleanza Nazionale abbiamo già sostenuto una durissima battaglia, in sede di esame delle mozioni a ciò deputate, in ordine al rifiuto di accogliere l'idea di stornare i fondi destinati alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina ad altre opere. Non possiamo non prendere atto che con il voto di fiducia si è tolta la possibilità al Parlamento di entrare nel merito dell'ex articolo 14, ora comma 93 di questo abominevole articolo unico che sarà un ulteriore regalo agli operatori italiani che avranno difficoltà enormi nell'interpretarlo, e perfino nel leggerlo. Le previsioni di cui al suddetto comma tra poco verranno approvate dalla Camera e trasmesse al Senato. Dunque, siamo di fronte ad un vero e proprio furto legalizzato di una somma stanziata per realizzare un'infrastruttura strategica per la Sicilia che avrebbe avuto, e per quanto ci riguarda continua ad avere, una valenza fondamentale ai fini dello sviluppo. Come fare, come recita la norma, a rendere tali risorse correttamente utilizzabili nei confronti della Sicilia e della Calabria? I fondi per il ponte sullo stretto sono stati destinati per il 90 per cento alla realizzazione di infrastrutture per le regioni Sicilia e Calabria. Il nostro dubbio è che tali somme, come sempre è accaduto nella storia della Repubblica, non siano aggiuntive, ma sostitutive degli interventi ordinari: in tal modo, al danno si aggiungerebbe la beffa. Pertanto, attraverso l'ordine del giorno in esame chiediamo di considerare talifinanziamenti rigorosamente aggiuntivi e non sostitutivi delle risorse statali ordinarie finalizzate ai medesimi interventi, cioè alla realizzazione delle infrastrutture. Il testo del già citato comma 93 si presta ad interpretazioni alquanto equivoche. Infatti, si dice che le risorse di cui al comma 92, nel rispetto del principio di addizionalità, sono assegnate per il 90 per cento alla realizzazione di opere infrastrutturali. Cosa vuol dire «principio di addizionalità»? È sufficiente tale dicitura per garantire che parliamo di risorse aggiuntive? O forse, se si mantiene così la norma, nel momento in cui si dovranno effettuare gli stanziamenti ordinari si rischia un'interpretazione della norma stessa che possa ulteriormente penalizzare sia la Sicilia sia la Calabria? Riteniamo che il nostro ordine del giorno abbia una fondamentale importanza: in un contesto non condiviso di utilizzo improprio ed inopportuno dei fondi destinati al ponte sullo stretto di Messina, bisogna garantire che almeno tali fondi siano davvero finalizzati alla realizzazione di opere aggiuntive. Nell'ordine del giorno vi è anche un aspetto legato all'armonizzazione complessiva di tali opere. Infatti, non ha molta importanza realizzare opere infrastrutturali; ha più senso che queste obbediscano ad un disegno di sviluppo. Nell'ordine del giorno viene prevista una priorità per le infrastrutture che sarebbero di completamento e di servizio al ponte sullo stretto, quando sarà realizzato. Signor Presidente, concludo invitando il Governo ad accettare il mio ordine del giorno che va nella direzione voluta dalla stessa maggioranza e dallo stesso Governo, non condivisa per quanto riguarda l'utilizzo dei fondi, ma sicuramente condivisa per la parte della loro finalizzazione ad opere aggiuntive.
. Il deputato Beltrandi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/108.
. Signor Presidente, l'ordine del giorno sana una situazione che si sta rivelando molto penalizzante per coloro che intendono partecipare al concorso di uditore giudiziario. Una legge del 1997 prevedeva che fosse emanato un decreto interministeriale teso a ridurre di un anno la durata della frequenza del corso post-universitario della scuola superiore per le professioni legali. Il fatto che tale decreto non sia mai stato emanato fa sì che risultino penalizzati gli studenti più meritevoli che, anche basandosi sulla suddetta legge, finiscono il corso un anno prima. Dunque, per una disattenzione legislativa vengono penalizzati i più meritevoli. L'ordine del giorno si propone di impegnare il Governo a valutare l'opportunità che autonomamente le scuole superiori per le professioni legali adeguino al parametro di legge, cioè la durata di un anno, i loro corsi a partire dal prossimo anno accademico. In tal modo gli studenti più meritevoli non saranno penalizzati. Mi auguro davvero che il Governo possa accettare tale ordine del giorno .
. Il deputato Fugatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/26.
. Signor Presidente, l'articolo 5 del decreto-legge in esame reca disposizioni in materia di catasto. L'intenzione del Governo è di escludere dalle categorie catastali E/1, E/2, E/3, E/4, E/5, E/6 ed E/9 gli immobili destinati ad uso commerciale, industriale, ad ufficio privato ovvero ad usi diversi, qualora gli stessi presentino autonomia funzionale e reddituale. L'intenzione, quindi, è quella di rivalutare del 40 per cento il moltiplicatore da applicare alle rendite catastali dei fabbricati classificati nel gruppo catastale B. Questo ordine del giorno chiede di impegnare il Governo a valutare, previo monitoraggio dell'applicazione, la scelta di ridurre i trasferimenti erariali ai comuni per un importo pari al maggior gettito derivante dalle disposizioni dell'articolo 5 e a valutare, altresì, l'opportunità di riconsiderare anche la scelta di ridurre itrasferimenti erariali ai comuni per un importo pari al maggior gettito previsto. Dunque, lo spirito dell'ordine del giorno è di realizzare tale monitoraggio dell'applicazione per la riduzione dei trasferimenti e chiediamo che esso venga accettato dal Governo.
. Il deputato Filippi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/25.
. Signor Presidente, l'ordine del giorno in questione vuole impegnare il Governo a riferire al Parlamento, nel termine di due mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame, mediante dettagliata relazione, sullo stato di attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 46 del cosiddetto decreto Bersani. Tale articolo proroga da centoventi a centottanta giorni il termine ultimo per la riorganizzazione degli organismi pubblici, con l'obiettivo di arrivare ad una riduzione del 30 per cento della spesa complessiva delle amministrazioni pubbliche rispetto alla spesa sostenuta nel 2005. In più, si prevede che, qualora le amministrazioni non procedano all'adozione delle prescritte misure di contenimento della spesa nei termini previsti, alle stesse è fatto espresso divieto di corrispondere compensi ai componenti degli organismi in questione. Signor Presidente, siamo interessati - e chiaramente esprimiamo al riguardo parere positivo - al fatto che ci sia tanta buona volontà nell'evitare questi sprechi: peccato che si predichi bene e si razzoli male. Infatti, con questo Governo i costi della politica sono cresciuti, e creare continue «sedie», continui posti per gli amici degli amici sembra essere una delle missioni prime per questo esecutivo. Ad esempio, basta prendere l'articolo 46 del disegno di legge finanziaria, dove si prevede l'istituzione della Commissione di garanzia per l'informazione statistica: si spenderanno 1,2 milioni di euro e al suo presidente andranno circa 240 mila euro. I componenti e il presidente della commissione dureranno in carica sei anni e poi, ciliegina sulla torta, per una commissione che non serve a nulla, che è un puro doppione e un apparato di soli costi, avremo cinque membri scelti chiaramente fra i dirigenti della pubblica amministrazione, cioè coloro che in questo momento sono rimasti esclusi da qualche «sedia», e i professori universitari anche di nazionalità non italiana. Sembra proprio che stiate già iniziando a spartire «sedie» tra i vostri prossimi elettori, gli stranieri, visto che tra gli italiani ormai state perdendo ogni credibilità. Inoltre, ancor prima della creazione della commissione, i ben informati sanno già chi si intascherà per sei anni il gettone da più di mezzo miliardo di vecchie lire e si fa il nome di Faini. Signor Presidente, siamo schifati per il modo in cui si sta gestendo questo povero paese. Il nord, che lavora, non ha dato la fiducia prima e tanto meno la darà adesso e in futuro, però viene criminalizzato, perseguitato e punito; invece, chi fa parte della solita cerchia di vostri amici, viene singolarmente premiato con soldi, «sedie», «poltrone», grandi «troni», naturalmente tutti spesati dal paese. Come è accaduto nel decreto collegato al disegno di legge finanziaria, sentendo il fiato sul collo della piazza, avete messo una o due «pezze», che, comunque, nulla possono fare per cambiare il giudizio negativo su questo provvedimento. Avete messo una «pezza» ma, se si continuerà così, il paese dovrà abituarsi a portare le «pezze», come si dice dalle nostre parti, nel fondo schiena. Concludo, però, con l'unico aspetto positivo che devo riconoscere alla maggioranza. Occorre dare a Cesare quel che è di Cesare, e voi, da sempre ed anche in campagna elettorale, una cosa avete affermato e, poi, con grande coerenza state cercando di mantenere: avete detto che amate i poveri. Quelli li amate veramente tanto, li amate così tanto che state costruendo un'Italia che in poco tempo sarà fatta solo di poveri, tantissimi poveri, tutti uguali, tutti poverissimi, tutti da amare, daamare così tanto come solo voi della sinistra sapete fare !
. Il deputato Garavaglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/10.
. Signor Presidente, colleghi, l'ordine del giorno n. 9/1750/10 è molto semplice e fa anche riferimento ad un simpatico episodio avvenuto in Commissione bilancio, di cui vorrei parlare prima di illustrare il mio ordine del giorno. La Lega Nord aveva presentato un emendamento all'articolo 17, in cui chiedeva che la società Arcus Spa intervenisse per la tutela della via Francigena, per noi molto importante ed interessante dal punto vista storico e culturale, ma tale emendamento è stato dichiarato inammissibile. Qualche giorno dopo, scopriamo che il Governo aveva presentato un emendamento sostanzialmente identico con cui si finanziava, sempre tramite la società Arcus Spa, la realizzazione del cinema Maxi di Roma per 7,9 miliardi di euro per tre anni e l'emendamento è stato dichiarato ammissibile. Al di là di tutto, la questione è abbastanza curiosa e divertente perché, a fronte di un emendamento pressochè identico, formulato allo stesso modo (in entrambi si propone di «usare» la società Arcus Spa per realizzare un qualcosa; se utile o meno deve deciderlo il Ministero), constatiamo che se lo presenta il Governo funziona e se lo fa la Lega Nord non funziona: questo è un modo curioso di dichiarare le ammissibilità. Oltretutto, dobbiamo anche rilevare che c'era stato l'impegno di stralciare le opere per Roma capitale e, invece di inserirle nella legge finanziaria, fare una legge . In questo caso (in gergo si chiama «marchetta») l'intervento è stato inserito surrettiziamente nel decreto-legge n. 262 del 2006. Per quanto riguarda il mio ordine del giorno, passi per la «marchetta» a Veltroni a Roma, ma noi chiediamo di impegnare il Governo ad individuare, di concerto con gli enti locali e le regioni, iniziative volte al recupero e alla rivitalizzazione di comuni, frazioni, nuclei storici e complessi edilizi, il cui tessuto urbanistico di interesse storico-artistico conserva inalterate le proprie caratteristiche originarie, disponendo di distribuire in misura equa la quota relativa al finanziamento per le attività gestite e programmate dalla società Arcus al nord, al centro e al sud. Ovviamente, tale ordine del giorno non può non essere accolto, perché diciamo semplicemente che, se l'Italia - come pare e si afferma anche nella Costituzione - è unica e indivisibile, anche i cittadini italiani sono uguali al nord, al centro e al sud. Quindi, chiediamo che la società Arcus Spa effettui gli interventi in misura equa, con un terzo al nord, un terzo al centro ed un terzo al sud.
. Il deputato Bodega ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/18.
. Signor Presidente, il mio ordine del giorno vuole impegnare il Governo a valutare delle opportunità che consentano di snellire il meccanismo di adeguamento annuale delle rendite INAIL, dando seguito alle richieste che pervengono dal territorio, dalle sezioni locali dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro. Voglio precisare che queste associazioni sono molto attive, in modo particolare al nord, e raccolgono centinaia e migliaia di persone che hanno dato la vita per il lavoro, che, magari, hanno anche subito delle menomazioni fisiche, sofferto una vita di disagio e pagato di persona. Conseguentemente, penso che nei confronti di queste persone debba essere manifestata maggiore sensibilità. Si premette che l'articolo 22 del decreto-legge in esame, in materia di rivalutazione delle rendite corrisposte dall'INAIL, è teso a prevedere che l'adeguamento annuale delle rendite avvenga su delibera del consiglio di amministrazione dell'INAIL, con decreto del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, previa Conferenza di servizi con il Ministerodell'economia e delle finanze e, nei casi previsti dalla normativa, con il Ministero della salute. Si ha, poi, la previsione di una Conferenza di servizi in sostituzione dell'attuale lungo e farraginoso di concertazioni ministeriali, che dovrebbe dare un'accelerazione alle procedure di adeguamento annuale delle rendite INAIL. Come già ricordato, l'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro (ANMIL) ritiene molto complessa la procedura disposta dal decreto legislativo n. 38 del 2000. Essa pertanto chiede, per cercare di superare molti ritardi e dare risposte efficaci e efficienti, di rendere non più necessari questi decreti. Si chiede cioè di rendere sufficiente, per l'erogazione degli aumenti legati all'inflazione, la rilevazione ISTAT e, per gli aumenti connessi alla crescita dei salari, una delibera del consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro. In sostanza, si chiede uno snellimento delle procedure e una definizione di metodo, affinché sia possibile ovviare a tutti questi ritardi che, sicuramente, non danno risposte immediate a quelle persone che hanno sofferto una vita intera sui luoghi di lavoro. Dunque, l'ordine del giorno impegna il Governo a valutare questa possibilità: snellire il meccanismo di adeguamento annuale delle rendite dell'Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro, dando seguito alle richieste dell' Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro.
. Constato l'assenza della deputata Lussana: s'intende che abbia rinunziato all'illustrazione del suo ordine del giorno n. 9/1750/30. La deputata Goisis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/9.
. Signor Presidente, l'Italia è la nazione che in assoluto presenta la più ampia diffusione di musei e luoghi culturali sul territorio. Il nostro Paese, infatti, conta circa 1700 musei, alcuni dei quali risultano legati al territorio e alla cultura contadina. Un notevole incremento di questi è costituito dall'emergere di musei già esistenti, ma non funzionanti. Esiste, quindi, un fenomeno di «sommerso museale» che non è del tutto sconfitto e, peraltro, alcuni musei continuano a restare chiusi. Oggi, il numero dei musei si è notevolmente accresciuto anche nell'ambito dei beni ecclesiastici: l'AMEI, l'Associazione dei musei ecclesiastici italiani, ha censito circa mille musei e raccolte d'arte di competenza ecclesiale, il cui incremento è dovuto anche agli stanziamenti diretti della Conferenza episcopale italiana, con l'utilizzo dell'8 per mille dell'IRPEF che il Governo vuole, invece, destinare alla cooperazione internazionale. Il cosiddetto «museo diffuso» testimonia una realtà importante, per la sua consistenza non solo sotto l'aspetto storico e culturale, ma anche potenzialmente economico. Accanto ai musei, occorre ricordare l'importanza dei monumenti e dei siti storici ed archeologici, la cui fruizione da parte del pubblico è sovente limitata dalle croniche carenze di personale specializzato: si tratta di circa 20.000 centri storici e borghi, 40.000 castelli e rocche, 1.500 conventi, 100.000 chiese di cui, almeno un terzo, di importanza imprescindibile per la storia dell'arte in Italia, per non contare le migliaia di biblioteche e archivi comunali, parrocchiali, vescovili, i teatri storici e le fontane monumentali. A questo proposito, rammento che le soprintendenze archeologiche svolgono compiti articolati su tutto il territorio e ad esse compete la tutela dei beni culturali. La riforma del Titolo V, Parte II, della Costituzione ha suddiviso la materia dei beni culturali, per quanto riguarda la potestà legislativa, in due sub-materie, «tutela» e «valorizzazione», appartenenti l'una alla legislazione esclusiva dello Stato e l'altra alla legislazione concorrente. La costituzionalizzazione delle materie relative alla «tutela» e «valorizzazione» dei beni culturali ha drammatizzato non solo i problemi connessi alla definizione del loro contenuto, ma anche la questione della localizzazione delle altre attività, quali la gestione ed il restauro, con laconseguenza, in un caso e nell'altro, di accentuare anziché smorzare, le conflittualità tra Stato e regioni. L'articolo 117 della Costituzione, del resto, costituzionalizzando la distinzione tra le due funzioni ha consegnato agli interpreti il potere di definire il confine tra competenze statali e regionali. Come ha affermato infatti la Corte Costituzionale nella sentenza n. 90 del 2003, la distinzione fra «tutela» e «valorizzazione» dei beni culturali può essere desunta dalla legislazione vigente ed in particolare dagli articoli 148, 149 e 152 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112. Il confine delle competenze Stato-regioni in materia di beni culturali è, dunque, divenuto un confine «mobile», modificabile a seconda delle interpretazioni conferite alle attività stesse. Il nodo principale è quindi costituito dalla definizione di «tutela» ed è proprio questa la funzione che andrebbe maggiormente rivisitata alla luce delle trasformazioni sociali, economiche ed istituzionali avvenute nel nostro paese. Purtroppo, il maggior freno che si frappone a tale revisione è l'idea secondo cui il frazionamento dei poteri finalizzati alla conservazione del patrimonio culturale del nostro Paese coincide con un dissolvimento del patrimonio stesso per l'incapacità tecnica delle soprintendenze e l'immaturità politica del sistema locale ad assolvere tali funzioni. L'attuale maggioranza di Governo deve prendere atto che il mancato adeguamento della normativa sui beni culturali alle trasformazioni avvenute nel Paese renderà insostenibili due fenomeni che si sono già evidenziati in questi ultimi dieci anni: l'isolamento del Ministero ed il conseguente grave scollamento con il sistema regionale e locale.
. Deve concludere, deputata Goisis.
. Concludo, signor Presidente. Detto tutto questo, si impegna il Governo a valutare l'ipotesi di riorganizzazione degli strumenti amministrativi di governo del patrimonio culturale ai livelli sia centrale sia periferico, nonché in ambito statale e locale, compatibile con le esigenze di tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale, rivisitando la politica dei beni culturali.
. Grazie, onorevole. Il deputato Grimoldi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/29.
. Signor Presidente, l'articolo 23 del decreto-legge in esame reca disposizioni in materia contributiva e assistenziale, relative alle imprese della filiera avicola, il cui stato di crisi era stato riconosciuto ai sensi del decreto legge n. 202 del 2005. In questo decreto, recante misure urgenti per la prevenzione dell'influenza aviaria, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 244 del 2005, si prevede che le imprese di cui sopra - cioè le imprese della filiera avicola - possano provvedere al pagamento degli oneri previdenziali ed assistenziali, le cui scadenze erano state sospese dal suddetto decreto, in quattro rate all'interesse del 2,5 per cento. Nel succitato decreto-legge n. 202, era prevista, per le imprese interessate, la sospensione dei termini per il pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali «senza aggravio di sanzioni, interessi od altri oneri». Ora, come al solito, si tende a cambiare lo stato delle cose ed è ovvio che chi ha richiesto la sospensione dei termini del pagamento degli oneri lo ha fatto perché versava in una difficoltà economica causata dai fatti di cronaca sull'influenza aviaria, che noi tutti ricordiamo e conosciamo. Conosciamo bene le difficoltà che le aziende del settore hanno incontrato, conosciamo il crollo dei consumi che c'è stato contestualmente all'influenza aviaria. Chi evidentemente ha chiesto questa sospensione dei termini per il pagamento, e l'ha anche utilizzata - dato che era disponibile per le aziende del settore -, versava di certo in una situazione di mancata liquidità o aveva un calo di vendite ovvero si trovava in difficoltà. Ora, se si cambiano le disposizioni precedenti - dando peraltro l'idea di uno Stato inaffidabile, che modifica i propri orientamenti senza alcun motivo - e si introduce un aggravio imponendo un tasso di interesse del 2,5 per cento, ciò che - ci tengo a sottolinearlo - non recherebbe alcun giovamento alle casse dello Stato, in quanto si tratta di cifre irrisorie, ma costituirebbe certamente un aggravio serio per chi invece ha già subito dei danni. Gli imprenditori colpiti dai danni conseguenti all'epidemia di influenza aviaria non risultano ancora essere stati risarciti, per quanto previsto dalle vigenti leggi, in specie per quanto riguarda i danni indiretti, per i quali gli avicoltori ancora attendono quanto di loro spettanza, non solo per la recente crisi, ma anche per quella che li colpì alla fine degli anni Novanta. Alla luce di quanto sopra, l'imposizione del tasso di interesse del 2,5 per cento su quanto dovuto dagli operatori della filiera avicola appare come una misura inutile e vessatoria. Si impegna quindi il Governo a valutare, previo monitoraggio degli effetti applicativi, l'opportunità di riconsiderare i contenuti dell'articolo 23, eliminando eventualmente le disposizioni che riguardano l'applicazione del tasso di interesse del 2,5 per cento e modificando quelle relative alla rateizzazione degli importi dovuti, allungando da quattro ad almeno sei il numero delle rate medesime. L'ordine del giorno in oggetto intende andare nella direzione, una volta tanto, di uno Stato che aiuti chi ha avuto problemi, invece di cercare di mettere il bastone tra le ruote a chi lavora e produce. Oggi, evidentemente, facciamo un po' fatica a ricordare, ma se compiamo un piccolo sforzo lo ricordiamo bene, quanto i abbiano dato spazio al problema dell'influenza aviaria e quanto gli operatori e le aziende del settore si siano trovati in difficoltà per il crollo dei consumi e per le preoccupazioni della gente. Lo Stato dovrebbe cercare di dare una mano alle aziende che si sono trovate in serie difficoltà ed è questa la finalità dell'ordine del giorno da me presentato, nell'interesse anche di offrire l'immagine di un paese di buon senso, che va incontro alle difficoltà delle proprie aziende, invece che continuare a perseguitarle, come invece questo Governo sembra fare.
. Il deputato Barbieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/50.
. Signor Presidente, l'ordine del giorno da me presentato tocca un punto essenziale delle proposte fatte dal Governo per modificare una serie di questioni nel settore della scuola. Infatti, nel decreto-legge in esame, come certamente non è sfuggito ai colleghi in questi giorni, è prevista la costituzione di una Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Non si comprende perché il Governo abbia voluto compiere una scelta di questo genere, se consideriamo che sono già presenti in questo paese altre due strutture che si occupano esattamente della stessa questione. Infatti, la nuova agenzia verrebbe costituita in sostituzione del Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca e del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario. Dato che queste due strutture hanno ben operato, non vi è motivo - lo ripeto - per un intervento di questo genere, a meno che, cosa che abbiamo tentato di dire, rimanendo assolutamente inascoltati, anche nelle Commissioni, non si voglia andare al superamento di queste strutture per la volontà del ministro Mussi di mettere le mani sull'agenzia che si va a creare. Impegniamo quindi il Governo, nel lasso di tempo necessario all'avvio della nuova agenzia, ad adottare le opportune iniziative - quando diciamo «le opportune iniziative» intendiamo dire che lasciamo al Governo la facoltà di individuare quali esse siano - volte ad assicurare una adeguata continuità alle attività di valutazione prevedendo un regime transitorio (non è immaginabile che l'agenzia possa cominciare ad operare dall'oggi al domani, e per questo è fondamentale che il Governopreveda una fase transitoria) e, fino alla completa operatività dell'agenzia stessa, la non soppressione dei due comitati prima citati (il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca e il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario). Ricordo, da ultimo, che modelli di valutazione dei due comitati sono riconosciuti da una significativa parte della comunità scientifica come rispondenti ai modelli europei. Da questo è derivato lo stupore quando abbiamo visto che, nonostante questo, si era voluto procedere nella direzione della loro soppressione, ed è questo il motivo per cui siamo rimasti stupiti quando il Governo non è stato in grado di motivare in termini seri le ragioni per cui intende compiere una scelta di questo genere. Visto che vi state incamminando su una strada sbagliata, e che state quindi commettendo un errore, vi chiediamo di prevedere almeno una fase transitoria nella quale sia possibile, prima dell'avvio in termini operativi della nuova agenzia, che i due comitati precedenti continuino a svolgere la loro funzione. Insisto molto dunque affinché il Governo, che presumo in questa sede autorevolmente rappresentato su questi temi dal sottosegretario Naccarato, accolga il presente ordine del giorno che va nella direzione di una funzionalità dell'indirizzo che si intende percorrere.
. La deputata Milanato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/116.
. Signor Presidente, con l'ordine del giorno n. 9/1750/116 si invita il Governo a porre attenzione al fatto che presso il Ministero delle attività produttive sono giacenti oltre 70 contratti di programma presentati entro il 30 settembre 2005, regolamentati ai sensi del decreto ministeriale del 12 novembre 2003. È utile ricordare che tali contratti di programma riguardano vaste aree del territorio nazionale, e rappresentano concrete attività imprenditoriali dirette a favorire un intenso sviluppo socioeconomico ed occupazionale del nostro Paese, sviluppo occupazionale che è tanto caro a questa sinistra, almeno a parole, ma non sicuramente nei fatti, visto che ciò deriverà dall'approvazione di questo decreto-legge e, soprattutto, della futura legge finanziaria. Vorremmo chiedere, almeno, che il Governo si soffermi a valutare il significato che ciò avrebbe per quanti hanno deciso di investire su quei contratti di programma; ogni iniziativa di cittadini e imprenditori, infatti, che decidono di impegnare le proprie risorse, non solo economiche, deve essere rispettata perché intrapresa per il miglioramento del nostro paese e della nostra condizione socio-economica. Con tali imprenditori, già vessati da un Governo che ha deliberatamente deciso con tale provvedimento e con la finanziaria che ne seguirà, di farne un bersaglio e che ha deciso di distruggere un'intera categoria del nostro paese, della nostra società e della nostra realtà economica, dopo la beffa del cuneo fiscale, sbandierato e sventolato da un certo tipo di propaganda, dopo le bugie su una sburocratizzazione che non avverrà, dopo le bugie sulla non introduzione di nuove tasse e la promessa che nella nuova legge finanziaria sarebbe stata disposta una manovra tutta risorse, tutta rigore e austerità, per riportare sotto controllo una spesa pubblica impazzita, stiamo invece assistendo ad un film diverso da quello che ci avevano raccontato: i fatti sono altri! Siamo di fronte ad un vero inno alla spesa pubblica! La lista delle nuove linee di azione a cui si vuole dar vita con le risorse sottratte ai cittadini è sconfinato. Tra nuovi fondi, osservatori e nuove autorizzazioni di spesa si conteranno fino ad un centinaio di linee di spesa ad oggi inedite. Allora, dopo tutto questo, dopo un tale maltrattamento ad un'intera categoria economica, si chiede che il Governo voglia finalmente considerare, ed averne rispetto, le aziende che si sono proposte con quei contratti di programma. Questo rispetto ci sarà soltanto se, nell'attuazione di questi contratti di programma, il Governo vorrà prestare una particolare attenzione nell'applicare criteri di tolleranza per la loro attuazione .
. L'onorevole Fedele ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/129.
. Avendo posto la questione fiducia, il Governo ci ha impedito di discutere molti degli emendamenti presentati dal gruppo di Forza Italia. Per questa ragione, abbiamo riproposto alcuni di essi come ordini del giorno, i quali, pertanto, non sono da considerarsi strumentali, volti a fare perdere tempo, quanto piuttosto a impegnare il Governo su questioni di rilevanza nazionale: speriamo che il Governo li accolga. Anche l'ordine del giorno che mi accingo a commentare, l'ordine del giorno n. 9/1750/129, parla della congestione, dell'inquinamento, degli incidenti nella circolazione stradale, divenuti ormai un'emergenza permanente nelle città italiane. L'inquinamento, con l'arrivo dell'inverno, renderà invivibili gran parte dei giorni della settimana, in modo particolare nelle grandi città. Tale tema, che dovrebbe interessare il Governo, sicuramente, sta a cuore di tutti gli italiani. Per questo, in modo particolare, intendiamo migliorare la qualità del trasporto pubblico locale - una questione nazionale - che necessita di un programma consistente e duraturo di nuove risorse, in particolare nel settore delle metropolitane. Peraltro, l'ultimo incidente verificatosi a Roma di recente ha riproposto con forza la problematica della sicurezza delle metropolitane, così come delle tramvie. Inoltre, c'è il problema del rinnovo del parco autobus, alcuni dei quali - noi stessi ce ne accorgiamo andando in giro per le città - sono veramente da rottamare e producono un inquinamento non indifferente. Per tutte queste motivazioni, prestando attenzione alla salute di tutti i cittadini, non solo di coloro che risiedono nelle grandi città, vorremmo impegnare il Governo in questa direzione, cioè, ad introdurre misure che potranno alleggerire il carico fiscale delle aziende di trasporto pubblico locale. Ritengo che si tratti di misure indispensabili, altrimenti queste aziende non riusciranno a rinnovare il loro parco auto, a puntare sulla sicurezza e a migliorare i loro qualitativi. Tutto ciò potrebbe avvenire anche attraverso l'abolizione dell'IRAP per le aziende di trasporto pubblico, la deduzione dell'IVA sui contributi di servizio, soluzione che darebbe sicuramente un altro segnale tangibile (la deducibilità degli abbonamenti plurimensili) con il risultato di incentivare il più possibile chi viaggia usando la macchina ad utilizzare i mezzi pubblici, i quali devono essere adeguati e più moderni. Queste indicazioni che diamo e il relativo impegno che chiediamo al Governo permetterebbero alle società di trasporto pubblico locale di essere poste in condizioni economiche tali da poter affrontare i problemi esistenti e, attraverso i nuovi flussi economici che deriverebbero loro a seguito di una riduzione delle tasse, effettuare nuovi investimenti per il rinnovo del parco macchine esistente. Vorrei qui richiamare l'attenzione dei Verdi, che tanto parlano di inquinamento - vedo qui oggi il sottosegretario - ma che poi non so fino a che punto intervengano quando si tratta di dare risposte concrete da questo punto di vista, dando quei segnali che il Governo dovrebbe dare. Vi sono punti critici in molte città. Per esempio, essendo io calabrese, vorrei riferire il problema relativo alla zona di Villa San Giovanni che, a fronte dei mezzi pesanti che devono attraversare lo stretto per andare in Sicilia, rende quella cittadina veramente invivibile. Avete anche tolto la speranza e la possibilità che questo problema potesse essere risolto, posto che questo Governo ha deciso sulla non fattibilità, sulla non realizzazione del ponte sullo stretto. Mi auguro, almeno, che questi fondi, che tanto avete sbandierato di volere utilizzare per le opere pubbliche alsud - in Calabria e in Sicilia in modo particolare -, vengano veramente impegnati in quelle regioni. Finora abbiamo solo assistito ad alcune enunciazioni: speriamo che queste ultime si trasformino in realtà .
. L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/33.
. Signor Presidente, colgo l'occasione anche per chiedere di apporre la mia firma all'ordine del giorno n. 9/1750/29, a firma Grimoldi, in quanto pienamente condivisibile per un settore ancora in forte crisi quale quello aviario, un settore al quale, evidentemente, questo Governo non ha voluto dare risposte adeguate ma che, anzi, ha continuato a vessare imponendo un ulteriore balzello di un interesse passivo del 2,5 per cento riguardante i contributi previdenziali ed assistenziali sospesi con il decreto del precedente Governo. Relativamente, invece, all'ordine del giorno a mia firma e a firma del vice capogruppo Gibelli e del collega Dussin, faccio rilevare come l'articolo 14 del decreto-legge che ci accingiamo a votare ha previsto l'attribuzione al Ministero dell'economia e delle finanze delle azioni della Stretto di Messina Spa possedute da Fintecna e la destinazione, per circa il 90 per cento, delle relative risorse ad infrastrutture siciliane e calabresi comunque diverse dalla società Ponte di Messina. La cifra totale degli impegni assunti da Fintecna corrisponde a 2,4 miliardi di euro e gran parte di tali risorse sembrano destinate a finanziare la famosa, famigerata autostrada Salerno-Reggio Calabria. Si rileva anche che il rifinanziamento del ponte sullo stretto di Messina rientrava, comunque, negli investimenti autorizzati dal piano delle opere della legge n. 443 del 2001 (la cosiddetta legge obiettivo). Ora, nel passaggio delle relative risorse ad altre opere già inserite e finanziate dallo stesso piano, si rende di fatto sbilanciata la ripartizione delle risorse verso un'unica opera. Questo non lo riteniamo assolutamente congruo, giusto ed equo per il paese ma, soprattutto, è un dato sbilanciato a danno del nord. Ricordiamo che, all'interno della legge obiettivo, c'erano una serie di opere infrastrutturali vitali per lo sviluppo del paese e per la sopravvivenza del motore economico del paese, cioè del nord e della Padania. Cito solo alcune delle opere strategiche che anche esponenti della maggioranza di Governo e loro rappresentanti sul territorio - basti citare il presidente della regione Emilia-Romagna, Vasco Errani - hanno considerato strategiche mentre voi le avete completamente dimenticate. Cito, ad esempio, la E45 e la E55, cioè l'asse viario che parte da Venezia, passa attraverso Ravenna, arrivando fino ad Orte cioè, alle porte di Roma. Di questo non vi è assolutamente traccia a livello di finanziamento, così come non vi è traccia di un'altra opera strategica per quanto riguarda il turismo. Penso alla realizzazione della terza e quarta corsia della zona costiera romagnola - la A14 - che, ad oggi, pur essendo il primo polo turistico in Italia è ancora gravata da una viabilità da terzo mondo posto che due corsie sono perennemente bloccate durante il periodo estivo ed assolutamente insufficienti a gestire il traffico. L'ordine del giorno presentato mira ad impegnare il Governo a valutare, previo monitoraggio degli effetti applicativi delle predette disposizioni, l'opportunità di utilizzare le risorse provenienti dalla mancata realizzazione del ponte sullo stretto di Messina per tutti - lo sottolineo - gli interventi previsti dalla legge obiettivo; il termine «tutti» significa una distribuzione equa, vera, concreta per le infrastrutture, che non possono essere sbilanciate, come sempre, a favore del meridione. Non ci si può dimenticare del motore economico del paese, che ha bisogno di queste infrastrutture e che si chiama Padania!
. L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/21.
. Signor Presidente, l'ordine del giorno in questione è relativo all'articolo 41 del decreto fiscale. L'articolo 41 del decreto fiscale, nel corso dell'iter del provvedimento, è passato dalla stesura iniziale del Governo ad un testo modificato in sede di Commissioni e quindi approvato in Assemblea. La versione originaria veramente ci ha lasciato assai allarmati; sostanzialmente, il Governo realizzava uno senza precedenti, prevedendo la revoca, mediante il meccanismo del silenzio-assenso, di tutti i dirigenti esterni alla pubblica amministrazione assunti nell'ultimo periodo. Quindi, si partiva dai principi della cosiddetta legge Frattini e si giungeva a distorcerne completamente la portata estendendone l'applicazione non soltanto ai dirigenti apicali, ma anche a quelli ordinari e, quindi, ai livelli meno elevati della pubblica amministrazione e a quanti erano stati chiamati dal settore privato principalmente per prestare la loro attività lavorativa. Noi avevamo ritenuto che il testo di questa norma costituisse un atto molto grave; l'avevamo considerato come l'espressione della volontà di 'sovietizzare' la pubblica amministrazione, come la volontà, una volta giunti al Governo, di sistemare gli amici e, ovviamente, punire i nemici. Tale formulazione è stata solo in parte modificata; si è previsto che quanti vengono licenziati conserveranno il diritto a percepire gli emolumenti secondo quanto previsto dal contratto. Devo aggiungere che la nuova formulazione ci soddisfa solo parzialmente perché voi, alla fine, realizzerete comunque, per così dire, un ufficio di collocamento, sistemando i vostri amici. L'unica conseguenza sarà l'obbligo di corrispondere più emolumenti, sia agli amici che assumerete sia a quanti invece licenzierete, perché non fanno parte del vostra schieramento politico. Ritengo che tale norma rispecchi in maniera fedele l'impostazione da voi data alla gestione della pubblica amministrazione in questi sei mesi di Governo; è un'impostazione che va assolutamente nella direzione opposta alla razionalizzazione ed al contenimento della spesa, che invece, a parole, voi predicate. L'abbiamo constatato già quando avete formato il Governo con 102 componenti, tra ministri e sottosegretari; lo vediamo oggi con questo provvedimento con il quale voi prevedete la possibilità di uno selvaggio per infornare le nuove leve all'interno della macchina della pubblica amministrazione appunto secondo una logica eminentemente partitica. Pertanto, noi abbiamo presentato l'ordine del giorno che illustro e che, nella parte dispositiva, impegna il Governo a «riferire al Parlamento (...) quale sia il numero effettivo dei dirigenti che non risultano essere stati riconfermati e a quali settori dirigenziali della pubblica amministrazione essi appartengano, con precisa indicazione della compensazione operata per il mantenimento degli effetti economici dei contratti del personale esterno alla pubblica amministrazione a valere sulle disponibilità del fondo di cui all'articolo 24, comma 8, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165».
. La deputata Moroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/92.
. Signor Presidente, l'ordine del giorno tende a denunciare quanto ampiamente abbiamo avuto modo di chiarire in queste giornate nelle quali il dibattito parlamentare è stato evidentemente castrato dalla posizione della questione di fiducia. La smania di occupazione di posti di potere che la maggioranza di centrosinistra sta manifestando finisce per 'toccare' anche settori strategici per la qualità dei servizi dello Stato sociale che noi diamo ai cittadini; evidentemente, includere nel sistema cosiddetto dello i vertici dell'Agenzia per i servizi sanitari nazionali concorre a determinare tale effetto. Si tratta infatti di un'agenzia strategica, che ha dato prova di grande capacità di interlocuzione con le regioni e che è stata fondamentale, in questi anni, per omogeneizzare i livelli essenziali di assistenza in tutto il paese, nonché per costruire con le regioni unrapporto di collaborazione nella compartecipazione e nella condivisione della capacità legislativa, peraltro sancite da una riforma del Titolo V della nostra Costituzione che sta evidenziando tutti i suoi limiti. Mi riferisco, ad esempio, alla serie infinita di materie concorrenti, tra le quali è compresa anche la sanità; il conflitto con le regioni, infatti, ha raggiunto livelli altissimi soprattutto su quest'ultimo versante. Ebbene, l'Agenzia per i servizi sanitari nazionali è stata fondamentale nella ricerca di una collaborazione con le regioni dal punto di vista delle risposte assistenziali e sanitarie da dare ai cittadini; tuttavia, se ad ogni insediamento di un nuovo Governo vengono modificati i vertici dell'agenzia stessa, si reca nocumento alla continuità di una politica sanitaria condotta nell'ottica della condivisione della potestà legislativa tra Stato e regioni. D'altra parte, ciò evidentemente si inserisce perfettamente nel detto quadro dell'occupazione dei posti di potere. Naturalmente, però, noi esprimiamo la nostra preoccupazione rispetto al mantenimento di una politica già avviata - politica che, peraltro, il ministro Turco ha dichiarato, in sede di prima audizione resa dinanzi alla Commissione Affari sociali della Camera (ma il ministro si è espresso analogamente anche al Senato), di voler continuare - della quale però non vediamo traccia né nel DPEF né nella finanziaria né, tanto meno, in questo decreto con il quale si tende solamente ad occupare i posti dirigenziali dell'agenzia. Sto parlando di quella politica tesa ad innalzare i livelli della qualità assistenziale e a renderli omogenei in tutto il paese e tesa altresì a continuare la battaglia contro l'allungamento delle liste di attesa; una politica sulla quale l'agenzia si era ampiamente impegnata. Occorre che il Governo dia la garanzia di tenere fede al Patto per la salute firmato con le regioni, rispetto al quale, naturalmente, noi riteniamo che non vi sia una strategia; mancando un impianto riformista basato su misure strutturali rispetto al comparto della sanità. È un Patto per la salute del quale non individuiamo né una linea di procedimento né una linea prospettica. Sono stati stanziati soldi, in finanziaria, per coprire i disavanzi delle regioni non virtuose, ma non vi è un percorso strategico che inserisca la copertura, oggi, di detti disavanzi in un quadro di interventi strutturali tramite i quali le regioni stesse abbiano la possibilità e gli strumenti per contenere la spesa sanitaria senza abbassare la qualità dei livelli essenziali di assistenza offerti ai cittadini. D'altronde, quando il ministro Turco si è recato in Commissione parlando di della Sanità, noi in 'finanziaria' (che è evidentemente il luogo principe all'interno del quale, anche se, certo, non vi si può esaurire un progetto sulla sanità, è almeno possibile abbozzarne per così dire l'impianto generale)...
. Deve concludere...
. In conclusione noi siamo molto preoccupati rispetto al fatto che questo Governo non è in grado di dare risposte coerenti con lo Stato sociale e con livelli adeguati di assistenza ai cittadini; è solo in grado di chiedere la compartecipazione dei cittadini stessi senza che questa sia inserita in un progetto di riforme strutturali
. Il deputato Contento ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/49.
. Signor Presidente, l'ordine del giorno fa riferimento al famoso - verrebbe voglia di aggiungere: famigerato - articolo 12 del decreto-legge, la disposizione, cioè, che interviene recando una nuova disciplina sugli aggiornamenti tariffari del settore autostradale e sul rafforzamento dei poteri regolamentari dell'ANAS. Perché abbiamo voluto sottolineare questo aspetto? Lo abbiamo fatto perché temiamo delle conseguenze negative. Il ministro delle infrastrutture, come è noto, ha inteso inserire questa norma all'interno del provvedimento in discussione al fine diarginare un'operazione economico-finanziaria che vedeva una società autostradale italiana ed una spagnola discutere su una fusione per incorporazione. Lo ha fatto, però, a nostro giudizio, ponendosi in modo improvvido il problema delle conseguenze che questa regolamentazione avrà in relazione ad importanti opere infrastrutturali, che sono in fase di avvio per quanto riguarda gli aspetti di procedura per la futura realizzazione. Qual è la preoccupazione che noi, di Alleanza Nazionale, vogliamo sottolineare? La preoccupazione è che questa disposizione, non avendo assolutamente tenuto conto di un regime transitorio, avrà un effetto negativo in tutte le procedure in corso. Per chi non lo sapesse, buona parte delle società concessionarie hanno già una revisione dei piani finanziari e queste revisioni proposte all'ANAS per il successivo esame da parte del Ministero delle infrastrutture sono relative ad aggiornamenti necessari per permettere la realizzazione di nuove infrastrutture viarie. Quale sarà l'effetto, mi rivolgo anche ai banchi della maggioranza, di questa nuova riforma in questo campo? È chiaro che tale riforma produrrà un blocco, una sospensione, di queste procedure, con due conseguenze negative. La prima, più evidente, sarà quantomeno il ritardo in relazione alle attività di reperimento sui mercati degli eventuali capitali conseguenti alla definitiva approvazione finanziaria e anche, quindi, in relazione alla realizzazione delle opere. Il secondo effetto, che peserà in termini anche di investimenti, è l'impatto sul sistema economico nazionale di questi ritardi. Tutto questo si sarebbe potuto evitare semplicemente con una disposizione transitoria che avesse permesso a tutti i procedimenti di vedere la propria conclusione per poi riaprire eventualmente il negoziato in relazione alla convenzione unica proposta con l'articolato. Noi non discutiamo che il fatto di riportare a razionalità, con un'unica convenzione, il rapporto tra ANAS, e quindi Ministero delle infrastrutture, e società concessionarie possa essere un aggiornamento dettato da motivi di razionalità e di efficienza, discutiamo, però, su alcune applicazioni di questo sistema che produrranno gli effetti negativi che ho appena descritto. È già notizia certa che buona parte dei piani finanziari, delle approvazioni che devono intervenire su alcuni progetti definitivi, sono sospesi o bloccati all'ANAS, al Ministero delle infrastrutture o, peggio, in fase di trasmissione al Comitato interministeriale per la programmazione economica, che deve dire la parola definitiva. Ci sono poi altre questioni. Oltre al blocco degli investimenti, alla sospensione o al ritardo di queste opere infrastrutturali - potrei citare quelle che riguardano l'area territoriale che conosco più da vicino, il Friuli-Venezia Giulia e il Veneto. Mi riferisco, in primo luogo al completamento della A28: mancano pochi chilometri e, anche sotto questo profilo, il progetto che dovrebbe avere l'approvazione definitiva è sospeso proprio in relazione all'introduzione di queste nuove disposizioni. In secondo luogo, potrei parlare di assi viari come la terza corsia prevista in un'importante autostrada del Friuli-Venezia Giulia che, nonostante il piano finanziario sia verrà ritardata grazie a questo ennesimo colpo di mano da parte del Ministero delle infrastrutture. Voglio sottolineare l'aspetto tecnico, e cioè come alcune di queste modifiche normative metteranno in ginocchio l'intero assetto infrastrutturale previsto dai nuovi piani finanziari. Quando, in particolare, si introducono delle disposizioni normative che intervengono, a nostro giudizio, in maniera anche dubbia sotto il profilo della legittimità costituzionale, ci preoccupiamo molto del futuro. Quando si introducono disposizioni che prevedono la sorveglianza sui bandi di gara e la nomina diretta da parte del Ministero delle infrastrutture per quanto riguarda i componenti, si colpisce non il sistema infrastrutturale, ma il futuro del nostro paese. Noi chiediamo, quindi, di mandare avanti le opere e di non bloccarle,perché il futuro del nostro paese passa attraverso quelle opere infrastrutturali .
. Il deputato Gianfranco Conte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/75.
. Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo al banco del Governo, qui rappresentato dai sottosegretari Grandi e Cento. Questo Governo, in linea di continuità con quanto fatto nella XIII legislatura, ha cominciato ad intervenire nel comparto dei tributi riprendendo evidentemente una strada già intrapresa verso la fine del 2000, quando nelle Commissioni competenti cominciammo a lavorare sullo statuto del contribuente. Fu una operazione che, per certi versi, vide insieme maggioranza ed opposizione, ma con un approccio abbastanza diverso. Noi ci rifacevamo all' degli Stati Uniti che avevano già varato il numero 1 e numero 2 ed avevamo ripreso una serie di norme a garanzia del contribuente (è noto che il sistema fiscale americano è decisamente più avanti, soprattutto per ciò che concerne i rapporti tra contribuente ed amministrazione finanziaria). Ricordo ancora le resistenze che furono opposte dall'allora maggioranza nel dare alla legge n. 212 un profilo di legge costituzionale, perché abbiamo assistito in questi anni, già a partire dall'ultima finanziaria del Governo Amato, ad un reale allontanamento dalle prescrizioni dello statuto del contribuente. La legge fu approvata nel 2000 e già nel 2001 fu infranta dall'allora maggioranza. Oggi, in questo provvedimento ritroviamo norme che sostanzialmente introducono una nuova tassazione per l'anno in corso senza tenere conto delle prescrizioni dello statuto del contribuente. Ormai da tempo noi stiamo sollecitando, è questione che dovrebbe essere messa anche in calendario, la revisione dello statuto del contribuente per dare maggiori garanzie ai cittadini. Per fare ciò, tuttavia, non ci si può limitare a portare avanti una legge parificata a tutte le altre, bisogna dare a questa legge il rango di norma primaria. Data per scontata la nostra sensibilità al tema occorre anche quella della maggioranza. Naturalmente, se in ogni provvedimento di natura fiscale voi continuate ad inserire una deroga allo statuto del contribuente, che non prevede la retroattività delle norme, è chiaro che le aziende ed i contribuenti si troveranno in difficoltà, perché nella società civile si fa una programmazione anche sotto il profilo della tassazione, mentre qui non si riesce più a programmare alcunché, perché per aggiustare i conti alla fine dell'anno si producono norme che vanno ad incidere sull'anno in corso. Poiché queste norme, curiosamente, si producono sempre nell'ambito della legge finanziaria, vi sono aziende che, avendo pianificato le loro tasse, si trovano improvvisamente a dover rivedere gli interi conti. Vi è una necessità aggiuntiva a questa: quella di dare certezza anche a tutto il sistema contributivo. Vi è la necessità di giungere ad un codice tributario effettivo che dia certezze e tranquillità. Non si può continuare a considerare il contribuente come una mucca da spremere, bisogna considerarlo come un cittadino che ha i suoi diritti e deve essere sicuro della tassazione a cui andrà incontro. A questo nostro appello, per una revisione complessiva della normativa attraverso la realizzazione dei codici tributari e attraverso la revisione dello Statuto del contribuente, noi speriamo la maggioranza sia sensibile; da parte mia, ci credo poco, perché naturalmente fa comodo riuscire a rivedere le normative, tuttavia ritengo che questo sia diventato un argomento assolutamente improcrastinabile .
. Il deputato Pili ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1750/127.
. Questo ordine del giorno è a cavallo tra la strategia europea e quella nazionale. Come abbiamo potuto vedere,sia nel disegno di legge finanziaria già presentato all'attenzione del Parlamento, sia nel collegato fiscale, sul quale ieri avete votato la questione di fiducia, vi è un'assoluta mancanza di strategia politica ed infrastrutturale verso il Mediterraneo. Pertanto, con questo ordine del giorno si vuole sollecitare il Governo a prendere atto di questa enorme carenza progettuale verso un'area che, nel 2010, sarà oggetto di una straordinaria modificazione degli assetti, in particolar modo con la creazione di un'area di libero scambio. Credo che tutti i colleghi possano comprendere quale valore strategico possa avere un'area così importante, a diretto contatto con il nostro paese. Non serve andare in Cina a promuovere canali e sviluppo dei traffici, se poi l'Italia non è in grado sul piano infrastrutturale di cogliere questa grande opportunità. È proprio in questa direzione che denunciamo con questo ordine del giorno l'assoluta assenza di risorse finanziarie e l'incapacità politica di questo Governo, che oltre le tasse non riesce ad andare, riuscendo così ad eludere quella grande opportunità per la quale non avete saputo individuare soluzioni progettuali né nel disegno di legge finanziaria che esamineremo nei prossimi giorni, né tanto meno nella prospettiva politica di questa manovra finanziaria. Questo ordine del giorno vuol significare che le risorse finanziare non possono arrivare soltanto attraverso nuove tasse, bensì possono essere attratte attraverso un progetto infrastrutturale che parta proprio dalla portualità, insita in una nazione come la nostra, che è una penisola: questo può davvero rappresentare per il sistema portuale una grande capacità di attrazione di nuovi traffici. A ciò occorre aggiungere l'aspetto assolutamente decisivo della infrastrutturazione connessa, sia a terra sia alla intermodalità. Questo ordine del giorno, che richiama la grande strategia del 2010 per l'area di libero scambio, significa anche non mollare su quella grande opera infrastrutturale del nostro paese messa in campo dal Governo Berlusconi, un'opera senza precedenti nel dopoguerra: essa deve essere valorizzata puntando proprio sulle autostrade del mare, ma queste, sia nel disegno di legge finanziaria sia nel piano delle risorse da reperire attraverso il collegato fiscale, sono assolutamente assenti. Le autostrade del mare significano rendere il nostro paese ancora più centrale in quel processo di allargamento del contesto europeo-mediterraneo verso i paesi del nord Africa. Voi tutti sapete che la legge obiettivo ha tracciato un'importante intesa anche con l'Unione europea, per far sì che l'Italia, attraverso una piastra logistica euromediterranea, appunto la Sardegna, possa creare le condizioni per finalizzare gran parte dei traffici commerciali tra Gibilterra e il Canale di Suez verso il nord Europa (appunto passando per l'Italia). Tutto questo però, sia nel collegato sia negli elementi essenziali della manovra infrastrutturale contenuta nella legge finanziaria, è assolutamente assente. Noi abbiamo il compito di richiamare la vostra attenzione su questo tema, perché i proclami che Prodi ha fatto nelle settimane scorse, rientrando dalla Cina, sono destinati a cadere nel vuoto se il Governo e questa manovra finanziaria non avranno la capacità di andare oltre le tasse, per dare agli italiani e al paese quell'infrastrutturazione indispensabile per costruire un futuro fatto non di tasse, ma di entrate vere, legate all'economia e allo sviluppo .
. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?
, . Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Lovelli n. 9/1750/1 e Catanoso n. 9/1750/3 (l'ordine del giorno Mancini n. 9/1750/2 è inammissibile), accetta gli ordini del giorno Iacomino n. 9/1750/4, Andrea Ricci n. 9/1750/5 e Pegolo n. 9/1750/7 (l'ordine del giorno Caparini n. 9/1750/6 è inammissibile), accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mungo n. 9/1750/8, non accetta gli ordinidel giorno Goisis n. 9/1750/9 e Garavaglia n. 9/1750/10, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/1750/12 (l'ordine del giorno Crisci n. 9/1750/11 è inammissibile). Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno D'Elpidio n. 9/1750/13, a condizione che sia accolta la riformulazione che ora proporrà il collega Grandi.
, . Il Governo propone di sostituire, nel dispositivo dell'ordine del giorno D'Elpidio n. 9/1750/13, la parola «ad» con le parole «a valutare la possibilità di». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zanella n. 9/1750/14, accetta l'ordine del giorno Buontempo n. 9/1750/15, mentre non accetta gli ordini del giorno Alessandri n. 9/1750/16 e Allasia n. 9/1750/17. Si accetta l'ordine del giorno Bodega n. 9/1750/18, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire nel dispositivo le parole «dando seguito alle richieste dell' » con le seguenti: «tenendo conto dei principi indicati dall' ». Il Governo non accetta l'ordine del giorno Bricolo n. 9/1750/19, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Brigandì n. 9/1750/20. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Cota n. 9/1750/21, si accetta il dispositivo e non si accetta la premessa. Inoltre, si accolgono come raccomandazione gli ordini del giorno Dozzo n. 9/1750/22 e Dussin n. 9/1750/23, mentre si accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/1750/24, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: eliminare dal dispositivo le parole «e a far salvi gli effetti economici dei contratti in essere». Anche l'ordine del giorno Filippi n. 9/1750/25 è accettato, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire nel dispositivo le parole da «nel termine» fino alla fine con le parole: «entro i sei mesi successivi all'emanazione del decreto attuativo del decreto-legge in esame». Il Governo non accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/1750/26, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gibelli n. 9/1750/27 ed accetta l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1750/28, a condizione però che sia accolta la seguente riformulazione: eliminare, nel dispositivo, le parole da «riconsiderare» fino a «quanto meno, di». Il Governo non accetta gli ordini del giorno Grimoldi n. 9/1750/29 e Lussana n. 9/1750/30, ed accoglie solo il dispositivo dell'ordine del giorno Maroni n. 9/1750/31 dalle parole «impegna il Governo» fino alla fine. Il Governo, inoltre, non accetta gli ordini del giorno Montani n. 9/1750/32, Pini n. 9/1750/33, Pottino n. 9/1750/34 e Stucchi n. 9/1750/35, mentre accetta l'ordine del giorno Crisafulli n. 9/1750/36. Il Governo, altresì, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Lomaglio n. 9/1750/37 e D'Ulizia n. 9/1750/38 ed accetta l'ordine del giorno Violante n. 9/1750/39. L'ordine del giorno Tolotti n. 9/1750/40 è accettato se riformulato, sostituendo nel capoverso, prima del dispositivo, la parola: «trattasi», con le parole. «nei casi citati sembra trattarsi» e nel dispositivo sostituendo le parole: «l'adozione di ogni utile provvedimento al fine di trovare soluzione a tale problematica ed» con le seguenti: «nelle modalità opportune la soluzione di tale problematica per». Il Governo, poi, non accetta gli ordini del giorno Filipponio Tatarella n. 9/1750/41 e Bono n. 9/1750/42, mentre accetta l'ordine del giorno Adenti n. 9/1750/43 se riformulato, sostituendo nel dispositivo le parole: «ad adottare le opportune iniziative normative volte a ridurre», con le seguenti: «a valutare l'opportunità di riesaminare». Il Governo non accetta l'ordine del giorno Oliva n. 9/1750/44, mentre accetta l'ordine del giorno Del Mese n. 9/1750/45 ed accetta l'ordine del giorno Mario Ricci n. 9/1750/46 se riformulato, eliminando le lettere ed . Il Governo non accetta l'ordine del giorno Adolfo n. 9/1750/47, mentre accettal'ordine del giorno Peretti n. 9/1750/48 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Contento n. 9/1750/49. Il Governo, inoltre, non accetta gli ordini del giorno Barbieri n. 9/1750/50, D'Alia n. 9/1750/51, Tassone n. 9/1750/52, Ronconi n. 9/1750/53 e Delfino n. 9/1750/54, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Formisano n. 9/1750/55. Il Governo accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/1750/56, se riformulato nel dispositivo, sostituendo le parole «a chiarire, in sede di applicazione, il coordinamento temporale tra» con le parole: «a valutare», mentre non accetta l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/1750/57 ed accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/1750/58, se riformulato, sostituendo nel dispositivo le parole: «tra le priorità del» con la parola: « nel» e, dopo le parole «predetti anni», sostituendo le parole: «gli interventi» con le parole: «anche i progetti». Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Angelo Piazza n. 9/1750/59, non accetta gli ordini del giorno Verro n. 9/1750/60 e Fallica n. 9/1750/62; accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Biancofiore n. 9/1750/63, non accetta gli ordini del giorno Bruno n. 9/1750/64, D'Ippolito n. 9/1750/65 e Lenna n. 9/1750/67; accetta l'ordine del giorno Brancher n. 9/1750/68 e non accetta gli ordini del giorno Carlucci n. 9/1750/69, Berruti n. 9/1750/70, Vitali n. 9/1750/71, Cicu n. 9/1750/72 ...
. Va troppo veloce!
. Onorevole Grandi, prosegua più lentamente.
, . Chiedo scusa e riprendo l'espressione dei pareri a partire dall'ordine del giorno n. 9/1750/69. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Carlucci n. 9/1750/69, Berruti n. 9/1750/70, Vitali n. 9/1750/71, Cicu n. 9/1750/72, Gioacchino Alfano n. 9/1750/73, Angelino Alfano n. 9/1750/74, Gianfranco Conte n. 9/1750/75, Marras n. 9/1750/76 e Gregorio Fontana n. 9/1750/77, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/1750/78. Il Governo, poi, non accetta gli ordini del giorno Laurini n. 9/1750/79 e Mormino n. 9/1750/80 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Paniz n. 9/1750/81, se riformulato eliminando, nel dispositivo, la parte successiva alle parole: «testi normativi». Il Governo non accetta l'ordine del giorno Costa n. 9/1750/82, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cesaro n. 9/1750/83, non accetta l'ordine del giorno Pelino n. 9/1750/84, mentre accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/1750/85. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Cicchitto n. 9/1750/86, Bertolini n. 9/1750/87, Carfagna n. 9/1750/88, Ponzo n. 9/1750/89 e Verdini n. 9/1750/90, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fitto n. 9/1750/91, mentre non accetta gli ordini del giorno Moroni n. 9/1750/92, Romele n. 9/1750/93, Baldelli n. 9/1750/94, Elio Vito n. 9/1750/95, Paolo Russo n. 9/1750/96, Minardo n. 9/1750/97, Licastro Scardino n. 9/1750/98, Misuraca n. 9/1750/99, Marinello n. 9/1750/100, Armosino n. 9/1750/101, Casero n. 9/1750/102, Crosetto n. 9/1750/103, La Loggia n. 9/1750/104, Giudice n. 9/1750/105 e Leone n. 9/1750/106. Il Governo accetta l'ordine del giorno Boscetto n. 9/1750/107, se riformulato aggiungendo, nell'ultimo capoverso prima del dispositivo, dopo le parole: «secondo l'interpretazione letterale della norma», le seguenti: «peraltro, confutabile da una valutazione sistematica del testo» e sostituendo nel dispositivo le parole: «ad interpretare il» con le seguenti: «a confermare in sede applicativa l'interpretazione del». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/1750/108, accetta gli ordini del giorno Turco n. 9/1750/109 e Villetti n. 9/1750/110, mentre non accetta l'ordine del giorno Nan n. 9/1750/111. Il Governo, poi, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Giuseppe Fini n. 9/1750/112, mentre accetta l'ordine del giorno Zorzato n. 9/1750/113, se riformulato, sostituendo, nel dispositivo, le parole: «ad adottare le opportune iniziative volte a» con le seguenti: «a verificare la possibilità e l'opportunità di». Il Governo, inoltre, non accetta gli ordini del giorno Milanato n. 9/1750/116, Franzoso n. 9/1750/117 e Rosso n. 9/1750/119, accetta l'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/1750/120, mentre non accetta gli ordini del giorno Alfredo Vito n. 9/1750/121, Ravetto n. 9/1750/123 ed Aracu n. 9/1750/125. Il Governo, infine, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Romagnoli n. 9/1750/126, mentre non accetta gli ordini del giorno Pili n. 9/1750/127, Fedele n. 9/1750/129 e Migliori 9/1750/130.
. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento. Sospendo la seduta.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
. Il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato pochi ordini del giorno, precisamente sei, così come pochi erano gli emendamenti da noi presentati al decreto-legge, che avremmo sperato di discutere. In realtà, le divisioni della maggioranza hanno impedito questa discussione. Questi ordini del giorno non hanno avuto molta fortuna, perché, tranne quello del collega Buontempo, che prevede la vendita degli alloggi degli enti di previdenza agli inquilini senza titolo (ciò che consente tra l'altro allo Stato di ridurre le spese), gli altri o non sono stati accettati o sono stati accolti solo come raccomandazione. Quello che più ci preoccupa è l'accoglimento come raccomandazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/1750/49. Un accoglimento come raccomandazione di un ordine del giorno sul problema dell'articolo 12, che riguarda le concessioni autostradali, significa la benedizione su un . Come tutti sappiamo, il disposto dell'articolo 12 bloccherà le concessioni autostradali e metterà a carico dello Stato oneri davvero consistenti (basta pensare a tutti quegli oneri che si determineranno in conseguenza del contenzioso amministrativo che i concessionari metteranno in moto per le richieste di rimborso dei danni); senza contare poi quell'ultima norma, priva di copertura, che prevede, in caso di contestazione, l'acquisizione della concessione da parte dell'ANAS, con l'assunzione di tutti gli oneri occupazionali di concessione conseguenti. In realtà, il ministro delle infrastrutture ha motivato l'articolo 12 con la necessità di trovare una copertura per tutta una serie di opere deliberate dal precedente Governo. Il ministro doveva intervenire per trovare questa copertura, ma, in realtà, tutto si dimostra essere una «grida manzoniana». Se lo Stato non ha i soldi e mette in moto un meccanismo di contestazione con i concessionari privati e, in parte, anche pubblici (sappiamo, infatti, che alcune di queste concessioni sono in mano ad enti locali), mettendoli peraltro in mora, questi soldi e questi investimenti non ci saranno mai! Lo Stato, quindi, avrà in manoqueste concessioni, ma non avrà i soldi per completare i progetti o per realizzare le autostrade programmate. Questo è un primo punto che rende estremamente problematico l'accoglimento come raccomandazione dell'ordine del giorno n. 9/1750/49 a prima firma Contento. Non si può non parlare poi dell'ordine del giorno Bono n. 9/1750/42, sulle disponibilità finanziarie che avrebbero dovuto essere destinate al ponte sullo stretto di Messina, ma che finiscono nel grande calderone del Ministero dell'economia e delle finanze: chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato! Non sapremo se quelle risorse verranno effettivamente destinate ad investimenti infrastrutturali a favore della Sicilia o della Calabria. Questo ordine del giorno, purtroppo, come, del resto, tutta la discussione sugli emendamenti, lasciano il tempo che trovano. Il Governo non è in grado di dare una risposta concreta alle nostre richieste. Non possiamo che continuare a contestare questo decreto-legge contro la cui conversione ci accingiamo a votare.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
. Vorrei chiedere al Governo un chiarimento riguardo al parere favorevole espresso sull'ordine del giorno Violante n. 9/1750/39 e a quello contrario espresso sul mio ordine del giorno n. 9/1750/51, che è dello stesso tenore del primo. Peraltro, accingendoci alla votazione, chiederei anche al collega Violante di chiarire a cosa fa riferimento quando cita la piattaforma logistica intermodale con annesso scalo portuale, che, nella città di Messina, non esiste; ricordo che vi è infatti solo l'approdo, realizzato con ordinanza del Ministero dell'interno del dicembre 2001. Vorrei capire, quindi, se questo ordine del giorno fa riferimento alla stessa circostanza o meno - cosa non da poco sul piano formale e sostanziale - e quale sia il senso della proposta in esso contenuta.
. Do ora la parola all'onorevole Di Virgilio, che ha chiesto di intervenire su uno specifico ordine del giorno, ricordandogli comunque che siamo nella fase delle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.
. Signor Presidente, interverrò quando si procederà alla votazione di quell'ordine del giorno.
. Le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno si svolgono in questa fase e non quando si passa alla loro votazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Tutti i deputati del gruppo di Forza Italia intendono parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno. Signor Presidente, se lei dice che bisogna intervenire per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno in questo momento, e non singolarmente per ognuno degli ordini del giorno presentati, allora le chiedo di iscrivere a parlare tutti i deputati del gruppo di Forza Italia per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno.
. Onorevole Leone, desidero precisare che le dichiarazioni di voto si svolgono sul complesso degli ordini del giorno, così come prescritto dall'articolo 88, comma 1, del regolamento e come anticipato ieri sera dal Presidente della Camera in una comunicazione che non è stata contestata da alcuno. Si procede, quindi, con le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
. Ho preso atto, con rammarico, perché non me lo aspettavo, del parere contrario del Governo sull'ordine del giorno a mia firma n. 9/1750/42, che pone un problema di evidenza rispetto alle vere intenzioni che il Governo ha circal'utilizzo delle risorse sottratte alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina e da utilizzare per la realizzazione di infrastrutture e di interventi per la difesa dell'ambiente e del suolo in Sicilia e in Calabria. L'evidenza dell'intenzione vera del Governo è rappresentata dal fatto che ci troviamo davanti alla volontà di interpretare queste risorse sottratte al ponte sullo stretto quali risorse sostitutive e non aggiuntive rispetto alle normali risorse statali destinate alle infrastrutture di Sicilia e Calabria. Prendiamo quindi atto della volontà di non condivisione espressa dal Governo su questo punto. Così come riteniamo falsa l'impostazione di tanti esponenti del Governo di sinistra, secondo i quali il ponte si può realizzare anche ricorrendo a risorse private. Infatti, anche sulla parte dell'ordine del giorno in cui si individuavano come prioritarie le infrastrutture da realizzare eventualmente al servizio del ponte, il Governo ha espresso un parere contrario. Ma l'atteggiamento del Governo ci sembra davvero inaccettabile con riferimento alla parte dell'ordine del giorno in cui si dice che i programmi concordati con la Sicilia e la Calabria, in ordine alla realizzazione delle infrastrutture, dovrebbero essere sottoposti alla valutazione del Parlamento. Queste tre motivazioni, contenute nel mio ordine del giorno n. 9/1750/42 e non accettate dal Governo, evidenziano come la volontà dell'Esecutivo sia stata quella di penalizzare la Sicilia, di sottrarre i fondi per la realizzazione del ponte e di non prevederli quali risorse aggiuntive, ma solo come risorse sostitutive di quelle che, comunque, sarebbero state elargite. Pertanto, ribadiamo la nostra posizione contraria a questa impostazione del Governo.
. Constato l'assenza degli onorevoli Adornato, Amendola e Gioacchino Alfano che avevano chiesto di parlare: s'intende che vi abbiano rinunziato. Prendo atto altresì che l'onorevole Albonetti rinuncia ad intervenire. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno l'onorevole Angelino Alfano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che questo decreto costituisca la prova provata di come sia sbagliata la politica fiscale di questo Governo. Si tratta di una politica fiscale classista che fornisce la misura piena di come questo Governo non abbia saputo resistere alla tentazione di indulgere ad una deriva punitiva nei confronti dei ceti produttivi di questo paese. Avete fatto una scelta che, sotto la spinta di una malintesa redistribuzione, ha portato il Governo a dar vita ad un paradosso, vale a dire a far pagare tanto a coloro i quali sono chiamati da questo decreto a pagare il conto della politica fiscale, facendo ricevere troppo poco a coloro che dovrebbero beneficiare di tale politica. E, siccome la politica si nutre anche di simboli, abbiamo guardato con indignazione un manifesto che recava la scritta: «Anche i ricchi piangano». Quel manifesto, Presidente, ritraeva una barca che costa 70 milioni di euro e che a poppa reca la bandiera di Georgetown, la capitale delle Cayman Island! Quello è un paradiso fiscale, credo proprio che abbiate sbagliato barca! Avete sbagliato la missione e l'obiettivo di questa politica fiscale, perché farete pagare di più a chi ha meno e lo farete in una logica perversa che tassa la casa, che punisce il ceto medio e i ceti produttivi di questo paese, dunque coloro che, a vostro avviso, vi sono stati ostili. Tuttavia, siete andati oltre misura e il popolo italiano credo se ne sia già accorto, come dimostrato dal fatto che decine di migliaia di liberi professionisti hanno manifestato a Roma per rispondere con l'indignazione ad un atto di strabismo politico. Siamo qui per dire «no» alla politica fiscale del Governo e ad alcune scelte che ci appaiono vere e proprie soverchierie ideologiche. Perché tassare in questo modo la casa o i SUV? Ciò ha solo il senso punitivo che porta a tassare la Panda «4 x 4» e a salvare la Aston Martin! Questo è il paradosso di una politica fiscale improntataideologicamente troppo a sinistra. Inoltre, da siciliani, diciamo «no» a questa clamorosa presa in giro per cui si tolgono le risorse per il ponte sullo stretto di Messina e si destinano alle aree del Mezzogiorno, alla Sicilia e alla Calabria. Noi non ci crediamo, noi non ci fidiamo! Riteniamo che il ponte sullo stretto non abbia alcun equipollente in altre infrastrutture, trattandosi di un'opera unica da realizzare nella logica dello sviluppo non solo del Mezzogiorno, ma di un paese che non può immaginare di realizzare in Europa il corridoio Berlino-Palermo prevedendo che ci si debba tuffare in acqua a Reggio Calabria per raggiungere la Sicilia! Com'è possibile collocarsi nel piano delle reti infrastrutturali europee non avendo a monte la capacità di programmare, senza i veti ideologici dei Verdi, le opere pubbliche del nostro paese? Com'è possibile accettare che, nella campagna per le elezioni politiche del 2001, il candidato Premier della sinistra, Francesco Rutelli, venga in Sicilia ad annunciare che il 12 giugno del 2011 vi sarebbe stata l'inaugurazione del ponte e che poi, alle elezioni immediatamente successive, lo stesso soggetto venga a dire che il ponte non è più una priorità? Questa è la barzelletta che in Sicilia e in Calabria non fa ridere nessuno e che invece fa piangere coloro che, a seguito di tale politica, si trovano nell'impossibilità di emanciparsi rispetto alla condizione storica di alcune aree del nostro paese. Il Governo abbia la forza e la capacità di porre uno a questa strada sbagliata che ha imboccato; una strada sbagliata fatta di alcuni simboli negativi. Che senso ha riproporre la tassa di successione, per di più in modo burlesco? La notte del 30 settembre avete detto che la tassa di successione non era stata inserita e poi vi siete contraddetti affermando che forse si trattava di un incremento della tassa di registro e che comunque non poteva definirsi tassa di successione, mentre oggi essa è prevista per i grandi capitali, anche se poi litigate sull'aggettivo «grande». Inoltre, ci è stato detto che le aliquote non sarebbero state toccate, ma successivamente avete affermato che al di sopra di 150 mila euro si sarebbe applicato il 45 per cento di aliquota, salvo precisare che si trattava di un emendamento parlamentare. Ritengo che tutto ciò dia la misura del fatto che le campagne elettorali servono per comunicare il proprio programma e per avvisare i cittadini italiani degli errori contenuti nel programma altrui. Noi abbiamo svolto questa campagna elettorale tentando di spiegare al paese il rischio sotteso alla...
. Onorevole Angelino Alfano, ha abbondantemente superato il tempo a sua disposizione.
. Concludo, Presidente. Ho approfittato del lavoro che stava svolgendo per continuare a parlare.
. Adesso, però, lei deve terminare il suo intervento. Grazie, onorevole Alfano.
. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, lei poc'anzi ha citato l'articolo 88 del regolamento in relazione alle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno. La norma in questione recita testualmente: «Ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso per non più di cinque minuti o con non più di due interventi distinti per una durata complessivamente non superiore». È evidente, Presidente, che i due interventi distinti non si possono riferire alla discussione generale, perché sarebbe illogico che uno intervenisse per due minuti sul complesso degli ordini del giorno e poi chiedesse di parlare di nuovo nella stessa fase per tre minuti. Ritengo che l'interpretazioneche è stata data della norma regolamentare sia sbagliata e, per quanto concerne i deputati di Alleanza nazionale, quando verrà messo in votazione un nostro ordine del giorno, chiederemo la parola, allorché riterremo opportuno intervenire per dichiarazione di voto. Le faccio altresì presente per ragioni di opportunità che, se fosse vera la sua tesi, allora noi dovremmo prima chiedere anche ai vari proponenti di dichiarare se aderiscano all'invito del Governo - ad esempio se un ordine del giorno è stato accolto come raccomandazione, si suppone che il proponente possa chiedere, contrariamente, che venga messo ai voti -; quindi, ritengo che dovrebbero essere interpellati i vari proponenti, per ragioni di economia, quando si arrivi all'ordine del giorno in questione, consentendo così al deputato che lo desiderasse di fare la sua dichiarazione in merito alla possibilità che il suo ordine del giorno venga posto o meno in votazione. Non so, e concludo, se vi siano accordi diversi della Conferenza dei presidenti di gruppo o se esistano prassi parlamentari, ma per certo né un accordo tra i capigruppo può violare le facoltà concesse dal regolamento al deputato, né una prassi può superare la norma regolamentare .
. Onorevole Contento, l'articolo 88, comma 1, stabilisce, con riferimento all'esame degli ordini del giorno, che è possibile distinguere in astratto quattro momenti: l'illustrazione degli ordini del giorno; il parere del Governo; le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno, nell'ambito dei quali ciascun deputato può intervenire una sola volta, per cinque minuti al massimo, o due nell'ambito dello stesso tempo; la votazione degli ordini del giorno, che è l'ultima fase. Quella a cui lei si riferisce è una prassi a cui la Presidenza può ricorrere secondo le circostanze - è accaduto anche nella seduta del 26 gennaio del 2005 - nel senso di una semplificazione di questo procedimento, per consentire che le dichiarazioni di voto siano distribuite con riferimento a ciascuno degli ordini del giorno, fermo restando il principio secondo cui non si può intervenire per più di due volte per complessivi cinque minuti. Ma la regola è quella che le ho indicato, come chiarito in più occasioni dalla Presidenza e conformemente a numerosi precedenti applicativi e a tutti i precedenti applicati nell'ultima legislatura. In tutti i precedenti dell'ultima legislatura ci si è comportati in questo modo. È possibile prevedere anche due interventi, ma nell'ambito della stessa fase delle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno. Questo è stabilito dall'articolo 88: in quella sede è possibile anche intervenire due volte, per non più di cinque minuti. Questa è la lettera del regolamento ed anche la prassi applicativa - ripeto - adottata in tutte le occasioni della precedente legislatura. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno il deputato Piro.
. Signor Presidente, signori deputati, il decreto-legge in conversione rappresenta un momento importante, una articolazione del complesso della manovra che il Governo ha intrapreso, che mira al rilancio del paese, alla ripresa della sua crescita economica e, contemporaneamente, anche ad incidere sui fattori strutturali che hanno provocato la crisi evidente del nostro paese, della sua capacità produttiva e del suo sviluppo sociale. Una manovra che si articolerà anche con la legge finanziaria e con i provvedimenti collegati che sono stati annunciati con la nota di variazione al DPEF, che più specificatamente saranno dedicati a temi di riforma importante, come quello sulle pensioni, sul federalismo fiscale, sul nuovo ordinamento degli enti locali. Questo decreto-legge ha avuto nel dibattito importante che vi è stato, soprattutto nelle Commissioni riunite bilancio e finanze, una considerazione estremamenteattenta e puntuale. Il dibattito parlamentare, anche con l'apporto dell'opposizione, è servito e ha portato a modifiche, consistenti a volte, dello stesso impianto del decreto-legge. Non solo, il decreto-legge contiene anche misure significative tra cui quelle relative alla costruzione del ponte sullo stretto, che hanno formato oggetto di numerosi ordini del giorno presentati e sui quali si sono registrati numerosi interventi. Ora, credo che valga la pena soffermarsi su questo, perché nel decreto-legge vi è un punto importante, che riguarda la questione del ponte. Il Governo ha presentato un articolo - in sintonia peraltro con l'approvazione della mozione presentata dai gruppi di maggioranza, discussa agli inizi del mese in quest'aula -, con il quale, partendo dal presupposto che l'opera non è considerata tra le priorità, si destinano, con una scelta opportuna e saggia, le risorse inizialmente destinate al ponte sullo stretto alla realizzazione di altrettante opere infrastrutturali in Calabria e in Sicilia; opere, peraltro, assolutamente propedeutiche, senza le quali anche la stessa prospettiva dell'opera dello stretto di Messina sarebbe assolutamente vana ed inutile. Durante il dibattito, però, questa previsione del Governo ha subito - ritengo - una importante, significativa ed utile modificazione. È stato previsto che il 70 per cento delle risorse siano destinate alla Sicilia e il 30 per cento alla Calabria; non solo, è stato previsto che il 90 per cento delle risorse siano destinate ad opere strutturali e il 10 per cento ad interventi nel settore ambientale. È stato scritto e affermato il principio che queste risorse devono pervenire alle regioni interessate, nel rispetto del principio di addizionalità; questo significa, credo senza tema di equivoci, che tali risorse devono essere considerate aggiuntive alle risorse ordinarie. Viene anche detto che in relazione a tali risorse vi sarà una concertazione tra Governo e regioni (la regione siciliana e la regione Calabria). Credo dunque che sia stato fatto un intervento importante, che dà risposte positive, persino nell'ottica di chi ritiene assolutamente indispensabile la costruzione del ponte sullo stretto. Credo quindi che non ci sia motivo di preoccupazione e che gli ordini del giorno che sono stati presentati possano essere assolutamente considerati superflui .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno l'onorevole Ida D'Ippolito. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, intervengo intanto per esprimere la mia perplessità e il dissenso sui pareri manifestati sul complesso degli ordini del giorno presentati dall'opposizione. Si trattava di richiamare all'attenzione questioni fondanti, che il dibattito parlamentare e la scelta del Governo di porre la questione di fiducia avevano sottratto ad un adeguato approfondimento in sede di dibattito parlamentare. In particolare, voglio recuperare l'intervento del collega che mi ha preceduto in ordine al parere espresso sul mio ordine del giorno n. 9/1750/65 per esprimere con forza la mia contrarietà al parere negativo espresso dal Governo, traendo forza proprio dalle ragioni, che ho ascoltato nell'intervento che mi ha preceduto. Se è vero che il principio di addizionalità è stato richiamato e che si tratta di risorse aggiuntive a quelle comunque da destinare ad interventi ormai non più differibili, urgenti e necessari nel sud, ebbene, non capisco perché il Governo non abbia accolto un ordine del giorno in cui si chiedeva proprio di impegnarsi rispetto a provvedimenti comunque compensativi per una regione che oggettivamente, nella distribuzione delle risorse, appare sacrificata. Certo, la Calabria è ormai convenzionalmente e quasi istituzionalmente la Cenerentola dell'Italia e la Cenerentola del sud. Tuttavia, mi pare ben strano che un Governo che afferma il principio dell'equa distribuzione e dell'equità sociale trascuri nella ripartizionedelle risorse la terra che è il buco nero del sud. Credo ci sia una contraddizione evidente che bisogna denunciare e contrastare. Non si tratta di fare la guerra tra le regioni del sud: ben vengano le risorse alla Sicilia, alla Campania, alla Puglia ed a quante regioni ne abbiano bisogno. Tuttavia, secondo criteri di equità sociale e morale, si dia priorità a quella che rappresenta oggi, a mio giudizio, un'emergenza nazionale. Il ritardo nella rete infrastrutturale complessiva di una regione che ogni giorno, purtroppo, è all'attenzione del paese per le questioni della legalità violata e della criminalità organizzata avanzante, credo non possa essere colmato con generiche risorse aggiuntive sottratte, peraltro, alla realizzazione di una grande opera - il ponte sullo stretto - che avrebbe meritato ben altra attenzione e ben altro approfondimento. Non abbiamo bisogno di vedere distratte le risorse già investite da un'opera ad un'altra. Abbiamo bisogno, una volta per tutte, di interventi strutturali veramente indirizzati alla lotta alla criminalità attraverso una strategia precisa, determinata e chiara di sviluppo di occupazione e di economia sana, che richiede interventi concreti e non generici impegni di principio .
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, chiedo l'attenzione del sottosegretario Cento, perché si tratta di una questione che lo riguarda. Signor sottosegretario, l'onorevole D'Alia ha posto un problema relativamente ad un ordine del giorno: si tratta dell'opportunità che l'espressione usata nel suo ordine del giorno n. 9/1750/51 in merito all'approdo presso il villaggio Tremestieri venga inserita nel nostro. Noi siamo d'accordo su questo punto. Quindi, se lei non ha obiezioni, riformulilamo l'ordine del giorno n. 9/1750/39 nel senso di aggiungere dopo le parole «completamento piattaforma logistica intermodale con annesso scalo portuale e relativi assi viari» le seguenti: «ivi compreso l'approdo esistente presso il villaggio Tremestieri;» secondo la precisazione del collega D'Alia. Se lei è d'accordo, l'ordine del giorno sarebbe così modificato.
. Chiedo all'onorevole D'Alia di esprimersi sulla proposta dell'onorevole Violante.
. Signor Presidente, ringrazio il collega Violante perché la precisazione non è di poco conto, dato che specifica un intervento riguardante la città di Messina che, altrimenti, poteva prestarsi ad equivoci. Considerato ciò, ritiro il mio ordine del giorno n. 9/1750/51 e preannuncio che esprimeremo voto favorevole sull'ordine del giorno Violante n. 9/1750/39, se sarà possibile metterlo in votazione.
. Mi pare che il Governo, almeno dai cenni fatti dal sottosegretario Cento, accetti l'ordine del giorno Violante n. 9/1750/39 nel testo riformulato.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, mi pare che l'intervento del presidente Violante spinga tutti noi a considerare come un'interpretazione di buon senso e, comunque, più opportuna nell'esame degli ordini del giorno la possibilità di intervenire man mano che gli ordini del giorno vengono posti in votazione. In tal modo, consentiremmo ai presentatori dell'ordine del giorno di dichiarare in quel momento se insistano o meno per la votazione, in base anche al parere espresso dal Governo, e potremmo quindi procedere con le votazioni. Altrimenti, saremmo costretti a svolgere una discussione confusa come questa, nella quale non si sa a quale ordine del giorno si riferisca chi interviene e poi,quando magari arriveremo all'ordine del giorno che riguarda la sicurezza, altri colleghi vorranno intervenire. Mi permetterei quindi di suggerirle di dare un'interpretazione di buon senso del regolamento e di fare in modo che i colleghi che hanno presentato un ordine del giorno, nel momento in cui esso sta per essere messo in votazione, possano dichiarare se insistano o meno per la sua votazione.
. Le assicuro che la Presidenza si fa ispirare sempre dal buon senso e continuerà in tale direzione. Ciò premesso, lei sa che la Presidenza è tenuta a rispettare il regolamento. Se nel rapporto tra i gruppi si crea un clima tale da consentire uno svolgimento più rapido delle nostre discussioni, e quindi delle votazioni, ferma restando la necessità di rispettare le prerogative del Parlamento, la Presidenza farà tutto il possibile per agevolare tali condizioni. Tuttavia, sono i gruppi che devono attivarsi per promuovere un'iniziativa di questo genere.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, in relazione a quanto esposto da lei e dal collega Vito, vorrei rappresentare a lei ed all'Assemblea che, qualora fosse possibile individuare come metodo quello secondo cui in relazione ai parerei espressi dal Governo, coloro che intendono avere chiarimenti chiedono di parlare per dichiarazione di voto, potremmo rapidamente intervenire esclusivamente nei casi in cui ciò è necessario ed arrivare nei tempi dovuti al voto. Questo sicuramente è frutto di un'intesa rispetto alla quale il gruppo de L'Ulivo è disponibile e lo è stato fin dall'inizio. Accogliamo quindi con totale accordo la sua proposta ragionevole di individuare gli ordini del giorno e le questioni su cui concentrare le dichiarazioni di voto per avere un'idea di come procedere nei nostri lavori .
. Onorevole Giachetti, non ho colto con precisione il senso della sua proposta. Fermo restando che le dichiarazioni di voto devono avvenire sul complesso degli ordini del giorno presentati e che è possibile anche dichiarare il voto su un solo ordine del giorno, lei cosa propone?
. Signor Presidente, stavo semplicemente dicendo che ciascuno di noi, ovviamente, può intervenire sul complesso degli ordini del giorno per dichiarazione di voto. Se l'esigenza di esprimere tale dichiarazione, venendo incontro a quanto diceva il collega Vito, fosse contenuta e fosse possibile saperlo prima, potremmo essere in grado di conoscere il numero degli interventi sul complesso degli ordini del giorno. Diversamente, se oltre all'intervento sul complesso degli ordini del giorno ritenessimo necessario un tempo aggiuntivo per avere ulteriori chiarimenti, ciò non sarebbe realizzabile.
. Ma chi l'ha detto?
. Dicevo semplicemente che nell'ambito delle intese, salvaguardando tutti i principi, poiché credo siano molti gli iscritti a parlare per dichiarazione di voto, qualora dovessimo riscontrare che un certo numero di deputati ha effettivamente interesse a svolgere una dichiarazione di voto per chiedere anche un chiarimento, sarebbe facile programmare i nostri lavori.
. Mi pare di capire che lei auspichi un'intesa su alcuni punti che possano essere oggetto di dichiarazioni specifiche. Mi associo a tale auspicio, ma la Presidenza non può andare oltre l'auspicio: o interviene un'intesa tra i gruppi nella direzione da lei proposta, o mi vedrò costretto a procedere come abbiamo già definito e come ci obbliga il regolamento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, sono rimasto sorpreso dal sottosegretario Grandi perché, con grande superficialità, ha espresso un parere contrario sull'ordine del giorno Lenna n. 9/1750/67: evidentemente, signor sottosegretario, lei non ne ha afferrato il senso. La scorsa notte ho cercato di spiegarlo ma, evidentemente, vista l'ora tarda, il rappresentante del Governo sonnecchiava, per cui mi permetta di ritornare su questo ordine del giorno, che ha una grande valenza sociale. Quasi ogni giorno sentiamo il ministro della salute Turco, ricordando le vecchie gride manzoniane, gridare ripetutamente alla prevenzione, ma, quando viene avanzata la proposta concreta di andare incontro alle famiglie che mandano i propri figli in palestra, viene formulato un parere contrario. Ripeto, secondo l'OCSE i nostri bambini sono i più obesi d'Europa e l'obesità porta, attraverso certi meccanismi che non è il caso di esaminare, a patologie che costano moltissimo in termini di morbilità, mortalità ed anche dal punto di vista economico, mentre si possono prevenire con un'attività fisica. Con questo ordine del giorno chiediamo che il Governo mostri almeno l'inizio di una buona intenzione nel predisporre e prevedere delle detrazioni fiscali a favore delle famiglie che iscrivono i loro giovani in palestra - questo dovrebbe avvenire anche nelle scuole, ma non si verifica - non per curare l'estetica o ridurre la pancetta, ma per evitare che scorretti stili di vita, in questo caso caratterizzati da inattività, possano condurre a patologie. Quindi, le chiedo un ripensamento sull'ordine del giorno di cui sono cofirmatario perché va in direzione del sociale, del benessere dei cittadini ed anche delle finanze dello Stato, che sarebbe chiamato a spendere meno per le patologie se oggi guardasse con lungimiranza alla prevenzione. Questi sono gli argomenti che ho cercato di far comprendere ieri sera e che sottopongo all'attenzione del sottosegretario Grandi affinché riconsideri il suo parere contrario.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.
. Sul complesso della manovra finanziaria, da luglio ad oggi, credo che, senza toni polemici, sia corretto evidenziare ciò che viene dichiarato in quest'aula dal centrodestra. Ieri ho ascoltato con attenzione l'onorevole Tremonti che pubblicizzava la sua politica dei condoni come una politica necessaria per pagare la sanità e la previdenza, perché lo Stato era in grave difficoltà. Quindi, è chiaro che il tema dei conti pubblici è stato affrontato sia dal centrodestra sia dal centrosinistra. Tuttavia, vorrei ricordare quel condono perché in alcuni cittadini ha suscitato la tentazione e la giustificazione di comportamenti elusivi e scorretti nei confronti del fisco. Ricordo esattamente che nelle assemblee i lavoratori autonomi ci chiedevano perché dovessero pagare 300 euro l'anno per ogni dichiarazione dal 1998-1999 fino al 2003, e, se non avessero pagato, il fisco avrebbe potuto accertare gli ultimi sette anni delle loro dichiarazioni. In quel periodo, quindi, anche i lavoratori autonomi sentivano che il fisco non ragionava delle loro condizioni di lavoro e di vita. Infatti, 300 euro per annualità per non avere da parte del fisco accertamenti sugli ultimi sette anni - chi non pagava il condono veniva sottoposto ad accertamento dal fisco per sette anni, mentre lo statuto del contribuente prevede cinque anni - sono quasi una «pistola alla tempia» nei confronti del lavoro autonomo. Se riportiamo la verifica degli studi di settore ai 4 milioni di cittadini, saranno 100-110 euro ad azienda, molto meno dei 3 mila euro relativi al condono di 300 euro l'anno, costringendo il lavoro autonomo a presentarli anche se coerenti con gli studi di settore. Pertanto, se discutiamo delle difficoltà, non possiamo accettare lezioni perché, quando sussiste una necessità di risanamento per il bilancio dello Stato, le manovre di luglio, il decreto fiscale e il disegno di legge finanziaria tengono conto di tutto ciò. Pensare di dover fare solo un'operazione di risanamento è un errore perché, se nel decreto di luglio non vi fossero stati i 3,2 miliardi per rifinanziare l'ANAS e le Ferrovie, si sarebbero bloccati i lavori e i cantieri in diversi posti d'Italia. Inoltre, nel decreto fiscale che portiamo all'approvazione in questa sede si è prevista la lotta all'evasione fiscale per 4,7 miliardi sul complesso dei 6,5 miliardi in ingresso. Ad esempio, quando si dice che «tocchiamo» la casa, quale casa viene interessata? Forse viene operata la rivalutazione catastale solo per le ville in zone agricole perché nel decreto c'è solo questo. Si tratta quindi di una discussione generica, affrontata senza il tema del risanamento, dell'equità e della crescita. Si dice che si grava più sull'impresa, ma nel centro-nord il cuneo fiscale, l'elemento di riduzione del costo del lavoro, è di 2 punti da marzo 2007, e a regime sarà il 3,2 per ogni addetto nel settore industriale e produttivo purché sia a tempo indeterminato: quindi, anche la scelta sul lavoro a tempo indeterminato è coerente nei confronti dei bisogni del paese. Per quanto riguarda l'avvio delle pensioni integrative per la generazione che oggi ha quarant'anni, da dodici anni si discute dell'utilizzo del TFR, perché questa generazione non avrà più il sistema retributivo ma solo quello contributivo, per ciò che paga: non è un errore, ma un cambiamento serio nei confronti del paese. Credo che l'accordo delle parti sociali su tale argomento sia necessario. Quindi, occorre discutere con attenzione i temi dell'economia del paese, non legando tutto come se la legge finanziaria facesse vivere o meno un Governo, perché sussistono i bisogni del paese che nessuno deve omettere nella sua riflessione. Fra l'altro, non si possono avere lezioni da chi ha aumentato il debito pubblico, da chi non ha tagliato la spesa e non ha fatto alcuna scelta negli anni passati, ma ha avuto solo la furbizia di chiedere i soldi alle categorie in un altro modo.
. Avverto che i deputati del gruppo di Forza Italia che avevano preannunziato di volere intervenire per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno vi hanno rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il nostro gruppo non ha presentato moltissimi ordini del giorno, ma il Governo ha espresso parere contrario. Posso capirne il motivo; mi riferisco anche al mio ordine del giorno n. 9/1750/52, che riguarda un impegno particolare per l'area di Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria. Credo di aver colto il senso e il significato dell'atteggiamento del Governo, che non ha una politica per le infrastrutture. Ieri sera, l'onorevole Franceschini si è speso moltissimo nel fare l'elenco degli impegni in favore delle infrastrutture nel nostro paese, ma non capiamo che fine faranno i fondi destinati alla Fintecna. Infatti, nel momento in cui viene vanificato l'impegno per l'attraversamento stabile dello stretto di Messina, si evidenzia semplicemente un'indicazione generica. Ovviamente, parlavamo di Messina, di Reggio Calabria e di Villa San Giovanni, perché sussiste una situazione di emergenza. È stato accolto poi l'ordine del giorno Violante-D'Alia (avendo voluto Violante «arricchire» l'ordine del giorno D'Alia). Ritengo che vi sia una situazione di grande confusione, anche perché salta la politica del corridoio Berlino-Palermo; in questo decreto-legge non si fa cenno nemmeno al corridoio 8 Adriatico-Ionio; vi è una vanificazione - e lo abbiamo letto tutti sulla stampa - della Lione-Torino, che sta vedendo un processo di dissolvimento. Non comprendiamo nemmeno che fine faranno gli impegni per quanto riguarda la strada ionica 106, essendo in corso d'appalto tre maxi-lotti, mentre è stato proseguito l'impegnodel Governo precedente con riferimento alla Salerno-Reggio Calabria. Abbiamo certamente dei segnali deludenti, visto e considerato che l'aeroporto di Lamezia Terme avrebbe dovuto avere la gestione totale, mentre questo processo viene inspiegabilmente bloccato, in quanto il protocollo avrebbe dovuto essere sottoscritto tre giorni fa. Al di là delle buone intenzioni consumate in questi giorni, si assiste alla conversione e ad un'involuzione per quanto riguarda la politica infrastrutturale del nostro paese. Inoltre, come abbiamo visto in Commissione trasporti pochi giorni fa, l'amministratore delegato della delle ferrovie ha dichiarato che di sicuro non vi sono grandi dispiegamenti di forze, di energie e di risorse per ciò che riguarda la politica del trasporto su ferro nel nostro paese. Vorrei pregare il sottosegretario Cento - se mi consente di usare da laico la battuta del termine «pregare» - di rivedere il giudizio su questo ordine del giorno, anche perché forse ha una pecca: è firmato da un rappresentante dell'attuale opposizione. Se fosse stato firmato da un rappresentante della maggioranza, forse (e abbiamo visto la vicenda dell'onorevole Violante) - Paolo Cento non affermi il contrario -, avrebbe avuto una diversa accoglienza ed attenzione. Almeno, ai miei tempi, rispetto ad un intervento per un'area a rischio di grande difficoltà, come quella che ho indicato, si valutava la possibilità di accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione. Il «no» all'accoglimento è la conseguenza di una linea di tendenza di carattere culturale, per la quale l'attuale Governo ha superato tranquillamente la politica delle infrastrutture e, soprattutto, la politica dello sviluppo e, ciò che è più drammatico, la politica del Mezzogiorno. Con riferimento a quest'ultima, manca, com'è evidente, una visione complessiva, di raccordo e di collegamento con l'Europa centrale, attraverso il Mezzogiorno, con il Mediterraneo. Questo certamente è un fatto grave che non ci tranquillizza, ma soprattutto ci preoccupa assai .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno l'onorevole Reina. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, sono francamente sorpreso del modo in cui si è ritenuto di affrontare sia da parte del Governo, sia da parte di molti deputati dell'attuale maggioranza, il tema che abbiamo posto con l'ordine del giorno Oliva n. 9/1750/44. Vi è una dimensione della questione che riguarda il ponte sullo stretto di Messina e che sta al di sopra dei ragionamenti svolti in quest'aula. Essa investe i temi della politica dello sviluppo e della intermodalità italiana ed europea. Su questa dimensione sono sempre stati d'accordo tutti, ivi compreso, per primo, il Presidente del Consiglio dei ministri che - come ho ricordato più volte la scorsa notte -, attraverso precise dichiarazioni rese e trascritte sui più autorevoli quotidiani italiani, si è reso conto, anche nella prima fase del suo precedente Governo, dell'importanza del fatto. La Sicilia è per sua natura una piattaforma logistica e quando finirà - perché dovrà finire - la spinta propulsiva dell'economia indiana e soprattutto cinese, sarà all'interno del proprio mercato che questa spinta verrà rivolta. Sarà allora proprio nel continente africano che si aprirà la nuova partita. I paesi che si trovano all'interno del continente africano si troveranno naturalmente ad esporsi nell'area europea, non più utilizzando il corridoio italiano, ma privilegiando ancor più ciò che già esiste, ovvero i due maggiori punti di accesso all'Europa, la Francia e la Spagna. Nel momento in cui noi rinunciamo a realizzare il ponte sullo stretto abbiamo distrutto la nostra intermodalità, che in Italia per chi non lo sa - e sono in molti a non saperlo - si ferma in buona sostanza a Bologna e a Verona, al quadrante Europa. L'intermodalità è una cosa complessa!Ho sentito parlare nell'ordine del giorno del collega onorevole Violante dell'intermodalità siciliana a Messina. Ma sapete esattamente che cosa significa la realizzazione di un interporto e in che modo esso interagisce sul piano dello sviluppo economico? Qual è il rapporto tra ferro, gomma, acqua e aria? Allora, non diciamo sciocchezze in libertà, se non siamo in grado di approfondire tecnicamente le questioni. Il ponte sullo stretto è anzitutto una necessità nazionale! Solo in un successivo momento, e lo dico soprattutto ai parlamentari siciliani per i quali provo vergogna...
. Anche i calabresi!
. Solo poi, si presenta anche quel problema annoso e storico per noi siciliani e se volete anche per i calabresi ! Solo dopo si presenta la nostra storica aspirazione! Sono gli interessi del paese che vanno salvaguardati e non è possibile che soltanto per una ripicca ideologica obbediate agli organi di partito! Vergognatevi! Vergognatevi !
. Questa è la storia! Informatevi prima di parlare, non dite «paparate»! Informatevi sull'intermodalità del paese e su ciò che vuol dire interporto. Il ponte sullo stretto, vi piaccia o no, è il nodo dello sviluppo del paese e non solo della Sicilia o della Calabria ! Ed è per questo che noi continueremo la battaglia. Non illudetevi! Voi avete una maggioranza numerica surrettizia in quest'aula, ma avete già perso nel paese, come nel meridione, e perderete ancora di più, perché siete fuori dal consenso e dalle aspirazioni vere della gente !
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno il deputato Fundarò. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma sull'ordine del giorno Violante-D'Alia n. 9/1750/39, perché ne condivido le ragioni; tuttavia secondo me è utile chiarire che facciamo riferimento all'ordinanza della protezione civile per la realizzazione dell'approdo di Tremestieri. Crediamo che questa sia un'opera necessaria per far sì che il centro di Messina e la città tutta siano liberati dai TIR e dalle automobili, beneficiando di un grosso sollievo dal punto di vista del traffico e dello smog. È chiaro che bisognerà specificare che l'opera rientra in quel 90 per cento delle somme destinate alla Sicilia e alla Calabria. Infatti, è bene chiarire che non riguarda il 10 per cento destinato al recupero del suolo ambientale per dissesto, percentuale prevista con un altro stanziamento. Per quanto concerne l'intervento del mio collega siciliano, vorrei fare semplicemente una battuta perché è chiaro che non si può ogni volta riprendere il discorso sul ponte. Infatti, abbiamo già stabilito con una mozione parlamentare che non è un'opera prioritaria per il sistema delle opere pubbliche italiane. Chiedo soltanto se mi trova un solo imprenditore siciliano, di quelli veri, che abbia interesse a costruire il ponte, perché gli imprenditori siciliani hanno interesse a fare i porti, a potenziare gli aeroporti, per la necessità di portare in dodici ore i nostri prodotti ai mercati di Francoforte e di Londra, con gli aerei, le navi e attraverso l'autostrada del mare. Sono queste le opere che servono alla Sicilia! Tutto questo interesse avrebbe dovuto essere dimostrato nei cinque anni di Governo Berlusconi, interesse a realizzare acquedotti, depuratori e tutto quello che non hanno fatto: sono le opere infrastrutturali che servono veramente alla Sicilia !
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno il deputato Campa. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, colleghi parlamentari, sono rimasto estremamente colpito dal fatto che il Governo abbia accolto come raccomandazione l'ordine del giorno Zanella n. 9/1750/14, che porta anche la mia firma, oltre a quella di tutti i parlamentari di Venezia. Quando eravamo maggioranza e l'onorevole Zanella era all'opposizione, quest'ultima sosteneva che accogliere un ordine del giorno come raccomandazione non serve assolutamente a nulla. E allora, collega Zanella, collega Cacciari, per quale motivo, rispetto ad un ordine del giorno così importante, che offre la possibilità al comune di Venezia di continuare quel programma di interventi per il risanamento igienico ed edilizio previsto dalla legge n. 798 del 1984, che impegna il Governo ad adottare ogni atto necessario affinché una quota di finanziamenti, già presenti e già destinati a Venezia, possa essere dirottata in tale direzione, l'ordine del giorno Zanella n. 9/1750/14 non viene accettato, invece di accoglierlo soltanto come raccomandazione? La verità è una sola, e cioè che su Venezia finalmente il Governo, questo Governo di sinistra, ha gettato la maschera. Siamo in presenza di una situazione drammatica: per la salvaguardia, nella legge finanziaria sono previsti soltanto 15 milioni di euro; per la legge speciale su Roma capitale, 150 milioni di euro, e, grazie a Bertinotti, forse abbiamo tolto a questa voce 71 milioni di euro che non competevano. Vi è una sperequazione: 15 milioni di euro per la salvaguardia di Venezia quando ne servirebbero almeno 60 o 70! Se paragoniamo questo con le politiche a favore di Venezia del precedente Governo Berlusconi, da voi tanto criticato per insufficienza di fondi, la differenza è abissale. Signor Presidente, colleghi, perché - ripeto - accogliere l'ordine del giorno soltanto come raccomandazione, quando la raccomandazione è come l'acqua che scorre tranquillamente nei fiumi, mentre invece a Venezia l'acqua potrebbe danneggiare in maniera irrecuperabile la nostra città? Vorrei ricordare in questa sede che, rispetto ai Governi precedenti che hanno parlato tutti di salvaguardia di Venezia, se vi è stato un merito del Governo Berlusconi è stato quello di essere l'unico che per questa finalità ha stanziato i quattrini, «gli sghei», come si dice a Venezia. Allora, collega Fabris, i tuoi stessi colleghi della maggioranza ti attaccano, e non solamente a Venezia, perché assieme a Di Pietro volete continuare, giustamente, un'opera a salvaguardia della nostra città. L'ordine del giorno in oggetto impegna il Governo ad avere un'attenzione diversa e doverosa nei confronti di Venezia, a riequilibrare, anche per non essere considerati bugiardi. Il Vicepresidente del Consiglio Rutelli è venuto a Venezia e ha detto che l'unica mostra del cinema deve essere quella di Venezia, e anzi che avrebbe aiutato il comune di Venezia nella realizzazione della nuova sede per la mostra, il Palazzo del cinema di Venezia. Nel disegno di legge finanziaria è previsto uno stanziamento di «zero lire» per Venezia, mentre per il Palazzo e la mostra del cinema a Roma sono previsti 20 milioni di euro. Onorevole Rutelli, bisognerebbe essere molto più concreti e sinceri, non dire lebugie, non promettere a Venezia quello che non si vuole dare, visto che con questo Governo si intende affossare sempre di più la nostra realtà, tanto è vero che lo stesso sindaco Cacciari, il vostro sindaco, si ribella e domenica sarà in piazza, con i rappresentanti delle categorie economiche, a protestare contro questa legge finanziaria e contro questo decreto-legge fiscale che nemmeno lui vuole.
. La prego di concludere.
. Credo che sia sotto gli occhi di tutti noi l'incapacità di dare una risposta coerente ad un ordine del giorno che è in sintonia con i precedenti atti di questo Parlamento.
. Poiché non vi sono altri colleghi che chiedono di intervenire per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno, passiamo ai voti. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Lovelli n. 9/1750/1 e Catanoso n. 9/1750/3, accolti dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione. Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Iacomino n. 9/1750/4, Andrea Ricci n. 9/1750/5 e Pegolo n. 9/1750/7, accettati dal Governo, non insistono per la votazione, così come non insistono per la votazione i presentatori dell'ordine del giorno Mungo n. 9/1750/8, accolto dal Governo come raccomandazione. Onorevole Goisis, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1750/9, non accettato dal Governo?
. Sì, signor Presidente, insisto.
. Sta bene. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/1750/9, non accettato dal Governo.
. Sì, signor Presidente, insisto.
. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garavaglia n. 9/1750/10, non accettato dal Governo.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, Sull'ordine del giorno Lomaglio n. 9/1750/37, il Governo modifica il precedente avviso accettando l'ordine del giorno se viene accolta la seguente nuova formulazione: nella premessa, al terzo capoverso, laddove si dice «con la legge finanziaria per il 2006 i fondi INAIL, che avrebbero dovuto consentire la realizzazione dei piani di investimento deliberati dall'istituto nell'agosto del 2005», le parole «sono stati altrimenti utilizzati dal Governo» sono sostituite dalle seguenti: «non sono stati resi disponibili a tale fine». Di conseguenza, laddove si impegna il Governo «ad adottare tutte le opportune iniziative volte ad autorizzare», si riformula il periodo inserendo le parole: «nel rispetto delle norme vigenti» prima delle parole «(...) l'INAIL a procedere alla definizione». Se viene accettata questa riformulazione, il Governo accetta l'ordine del giorno.
. Prendo atto che il deputato Lomaglio accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1750/37. Prendo atto che il deputato D'Ulizia non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1750/38, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto altresì che il deputato Violante non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1750/39, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo a leggere la riformulazione dell'ordine del giorno Violante n. 9/1750/39; insieme ad altri colleghi, vorrei sottoscriverlo. Nel contempo, confermo il ritiro del mio ordine del giorno n. 9/1750/51.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, la riformulazione è la seguente: dopo le parole «completamento piattaforma logistica intermodale con annesso scalo portuale e relativi assi viari» sono inserite le seguenti: ivi compreso l'approdo esistente presso il villaggio Tremestieri;».
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare di voler aggiungere la mia firma all'ordine del giorno n. 9/1750/39. Mi auguro però che si agisca concretamente nel senso indicato, così come ha fatto il Governo Berlusconi, che in tre anni ha realizzato gli approdi.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, Così come avevo anticipato, ovviamente il parere sull'ordine del giorno nella nuova formulazione è favorevole, condividendo il Governo le precisazioni che l'onorevole Fundarò ha fatto nel suo intervento specifico nel momento in cui ha dichiarato di aggiungere la sua firma al medesimo ordine del giorno.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Violante n. 9/1750/39.
. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole Tolotti accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1750/40. Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Filipponio Tatarella n. 41 e Bono n. 42, non accettati dal Governo, insistono per la votazione. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Filipponio Tatarella n. 9/1750/41, non accettato dal Governo.
. No, signor Presidente. Mi auguro, però, che il Governo faccia seguire all'accoglimento dell'ordine del giorno come raccomandazione atti concreti perché, altrimenti, le famiglie non godranno del beneficio che auspichiamo.
. Prendo atto che il deputato Galletti accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1750/56. Prendo atto altresì che il deputato D'Agrò insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1750/57, non accettato dal Governo. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Agrò n. 9/1750/57, non accettato dal Governo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente vorrei chiedere di apporre la nostra firma - la mia e quella dei colleghi del gruppo Popolari-Udeur - all'ordine del giorno Angelo Piazza n. 9/1750/59.
. Sta bene. Onorevole Fallica, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1750/62?
. Presidente, speravo veramente che, finalmente, questo problema per le isole minori potesse ()...
. Mi scusi, onorevole Fallica, siamo in una fase...
. È una vergogna, signor Presidente!
. Mi scusi, ma non possiamo riaprire la discussione. Prendo atto che il deputato Fallica insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1750/62, non accettato dal Governo. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fallica n. 9/1750/62, non accettato dal Governo.
. Signor Presidente, non insisto. Vorrei solo associarmi all'auspicio formulato dal collega intervenuto precedentemente, cioè che a questo ordine del giorno, accolto come raccomandazione, seguano atti concreti, perché ci sono delle minoranze territoriali all'interno dell'Alto Adige che vanno tutelate .
. Sta bene. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Bruno n. 9/1750/64, D'Ippolito n. 9/1750/65 e Lenna n. 9/1750/67, non accettati dal Governo, insistono per la votazione. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bruno n. 9/1750/64, non accettato dal Governo.
. Presidente! Chiedo di parlare!
. Onorevole Di Virgilio, le darò la parola sul successivo ordine del giorno.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Chiedo al Governo un ripensamento, in considerazione della particolare valenza dell'ordine del giorno n. 9/1750/67. Faccio appello alla sensibilità di tutti i colleghi e sottolineo che con questo ordine del giorno si va incontro alle famiglie che mandano i loro figli ad esercitare una attività fisica per prevenire l'obesità e altre patologie. Mi sembra una richiesta sacrosanta e per questo ho chiesto al sottosegretario Grandi di rivedere il parere contrario espresso dal Governo .
. Il Governo ha ascoltato gli interventi succedutisi nella fase dell'illustrazione degli emendamenti ...
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Vorrei precisare che la ragione per la quale è stato espresso un parere contrario sull'ordine del giorno Lenna n. 9/1750/67 risiede nel fatto che nella finanziaria è contenuta una norma che riguarda la stessa materia. Per congruenza, sarebbe più opportuno esaminare questo ordine del giorno nell'ambito della discussione sulla legge finanziaria. Se, in questo momento, il proponente insiste per ricevere una sorta di «prenotazione» rispetto alla legge finanziaria, possiamo accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione.
. Mi dispiace, ma, evidentemente, c'è stata un po' di confusione, perché l'ordine del giorno è già stato respinto dall'Assemblea . Si tratta dell'ordine del giorno Lenna n. 9/1750/67, rispetto al quale ho annunciato il parere contrario del Governo, cui ha fatto seguito la votazione. Non possiamo...
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Presidente, mi scusi per l'insistenza. Prima di porre in votazione l'ordine del giorno, lei aveva il dovere di sentire il Governo, dal momento che avevo chiesto una riconsiderazione del parere. Quindi, non doveva porre in votazione l'ordine del giorno, tanto è vero che io non ho neanche fatto in tempo a votare. Il Governo ha svolto delle considerazionisulle quali desidero intervenire; ritengo comunque che lei dovrebbe annullare la votazione.
. No, non si può annullare la votazione .
. Questo modo di procedere non mi sembra corretto!
. Vorrei chiarire che abbiamo svolto una lunga e approfondita discussione in fase di illustrazione degli ordini del giorno, che si presume il Governo abbia ascoltato. Il Governo, al termine di quella discussione, ha espresso il suo parere e, alla fine, dopo che lo stesso è stato comunicato all'Assemblea, si è passati alle votazioni, precedute da una fase di dichiarazioni di voto.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, la confusione che si è determinata non è certo dovuta al nostro atteggiamento, perché noi siamo addivenuti all'idea di non intervenire sul complesso degli ordini del giorno, anche perché, come lei sa meglio di me, visto che lei presiede ed io no, nel momento in cui c'è arrivato persino Giachetti a dirlo prima . .. Dico «persino», nel senso che lo ha detto dopo. Qualche chiarimento sull'ordine del giorno andava fornito. Non si può precludere al deputato di intervenire sul proprio ordine del giorno. Tra l'altro, quando il collega Di Virgilio ha chiesto la parola, lei - non ho capito perché - aveva appena aperto la votazione e gli ha detto che gli avrebbe dato la parola sul successivo ordine del giorno. Non ho capito cosa avrebbe conseguito l'onorevole Di Virgilio parlando sul successivo... Inoltre, nel momento in cui è intervenuto il sottosegretario Grandi, ha comunque aperto una discussione su quell'argomento, che può tranquillamente portare la Presidenza a considerare in non cale ciò che è accaduto, annullando quella votazione. Ci sarà il balletto degli interventi del collega di Virgilio e del Governo e poi la votazione... Non c'è intenzione, da parte nostra, di non andare avanti, come peraltro, state vedendo. Ma che, addirittura, non ci si permetta neanche di intervenire su problemi importanti come quelli posti dal collega Di Virgilio, mi sembra un po' troppo !
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei dare un suggerimento, se è possibile. Il collega Di Virgilio aveva chiesto effettivamente di intervenire: l'ho visto anche io. Purtroppo, c'è stato un fraintendimento e non ha parlato. Lei si trova davanti a una situazione delicata, perché, avendo l'Assemblea già proceduto alla votazione, capisco, mettendomi nei suoi panni, che lei faccia fatica a stabilire un precedente annullando la votazione. Pertanto, formulo una proposta, che, se ove vi fosse l'intesa di tutti, potrebbe essere realizzabile. In particolare, ritengo che si possa ovviare alla situazione imbarazzante che si è creata procedendo ad una riformulazione dell'ordine del giorno da parte dell'onorevole Di Virgilio, che, a questo punto, andrebbe in coda agli altri ordini del giorno e consentirebbe all'onorevole Di Virgilio stesso e al Governo di esprimersi nella fase finale. In questo modo, non si creerebbe un precedente che la metterebbe in imbarazzo e si verrebbe incontro alle esigenze prospettate dall'onorevole Di Virgilio .
. Colleghi, la proposta del presidente Casini è utile per sbloccare la situazione, ma, visto l'intervento del Governo che ha modificato il parere e considerato che vi è stata una certa mancanza di chiarezza con riferimento a questo ordine del giorno, la Presidenza può annullare la votazione e disporre l'eventuale ripetizione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, non insisto per la votazione dell'ordine del giorno Lenna n. 9/1750/67, che è stato accolto dal Governo come raccomandazione ed accetto il suggerimento di affrontare nuovamente questo argomento nel corso dell'esame della finanziaria. Comunque, già la sensibilità dimostrata dal Governo in questo senso mi soddisfa parzialmente .
. Bravo!
. Dunque, passiamo ai voti. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Brancher n. 9/1750/68, accettato dal Governo, insistono per la votazione. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brancher n. 9/1750/68.
. Sì, signor Presidente, e non insistiamo per la votazione.
. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Beltrandi n. 9/1750/108, accolto dal Governo come raccomandazione, e Turco n. 9/1750/109 e Villetti n. 9/1750/110, accettati dal Governo. Prendo atto, altresì, che i presentatori dell'ordine del giorno Nan n. 9/1750/111, non accettato dal Governo, insistono per la votazione. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nan n. 9/1750/111, non accettato dal Governo.
. No, signor Presidente, non insisto, ma vorrei che il Governo, sul problema degli estimi catastali, assumesse maggiori impegni.
. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Zorzato n. 9/1750/113 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione. Prendo atto, altresì, che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Milanato n. 9/1750/116, Franzoso n. 9/1750/117 e Rosso n. 9/1750/119, non accettato dal Governo. Passiamo, dunque, ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Milanato n. 9/1750/116, non accettato dal Governo.
. No, signor Presidente, non insistiamo.
. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Pili n. 9/1750/127, Fedele n. 9/1750/129 e Migliori 9/1750/130. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pili n. 9/1750/127, non accettato dal Governo.
. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei sapere in che modo la Presidenza intenda organizzare i lavori, vale a dire le fasi delle dichiarazioni di voto finale e del voto finale. In altri termini, vorrei sapere se intenda effettuare o meno una sospensione della seduta, per poi riprenderesuccessivamente i lavori. Le dichiarazioni di voto finale possono essere una per ogni gruppo parlamentare oppure 132 per ogni gruppo. Insomma, regoliamoci...
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei dire all'onorevole Leone, che interviene per la seconda volta, che capisco l'esigenza, viste le autorevoli presenze, di fare prove muscolari. Tuttavia, noi siamo consapevoli del fatto che le dichiarazioni di voto possono essere una come 130. Ciascuno di noi è consapevole di come debbano procedere i lavori dell'Assemblea e noi saremo ligi e pronti ad esprimere il voto finale, quando sarà possibile.
. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Prendo atto che il deputato Napoletano, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, rinunzia ad intervenire. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ossorio. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, annuncio il voto contrario del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista sul provvedimento in esame. Siamo contrari innanzitutto per l'iter che tale provvedimento ha avuto in Assemblea. È un che era iniziato in una logica di disponibilità da parte della minoranza, ma che poi ha visto la maggioranza assumere un atteggiamento che inevitabilmente ha risentito delle problematiche esistenti al suo interno. Questo è un fatto abbastanza normale, quando capita; quello che, invece, mi è sembrato poco normale e, quindi, poco corretto, è attribuire all'ostruzionismo della minoranza la necessità di porre la questione di fiducia. La decisione di porre il voto di fiducia è stata assunta in una notte burrascosa nella quale le forze di maggioranza, confrontandosi al proprio interno, hanno verificato che vi era una profonda conflittualità, che ha indotto il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Prodi, a dire che lui non era l'uomo per tutte le stagioni. È stato, pertanto, poco corretto affermare che la posizione della questione di fiducia era la risultante di un atteggiamento della minoranza. Non è questa la verità! Ed è stato anche poco corretto da parte della maggioranza e, in particolare, del Governo, affibbiare patenti, di maggiore o minore responsabilità, ai gruppi parlamentari dell'opposizione sulla base di una propria ed unica convinzione. Tali gruppi parlamentari, lo ricordo, hanno spiegato le logiche con le quali hanno gestito tutta la fase dell'esame del provvedimento e mi è sembrato che in tali logiche non ci fosse nessuna maggiore o minore responsabilità. Vi era, al contrario, la volontà di fare un percorso comune che, però, si è interrotto strada facendo per le motivazioni che ho appena illustrato. Noi voteremo contro anche a causa della logica che con tale provvedimento si porta avanti. È una logica che fa tornare alla luce vecchie metodologie ed opinioni che potrei definire legate a lotte di classe che non fanno più parte di questa nostra società. La sensazione che si avverte è che ci sia una concezione per la quale i ricchi rubano, i benestanti non pagano le tasse e il ceto medio ha votato per la Casa delle libertà. Si tratta di tre grandi difetti che portano, chi oggi è maggioranza in Parlamento, ad esprimere un giudizio di assoluta contrarietà precostituita. Voteremo contro anche per i sistemi che si immagina di portare avanti con questo provvedimento. Sono i sistemi che portano a chiudere un esercizio commerciale qualora ci si dimentichi di emettere uno scontrino fiscale; sistemi che portano a far pagare le tasse su un immobile, in cui si svolge un'attività, al figlio che lo ha ricevuto in eredità dal genitore, indipendentemente dalla redditività che tale attività produce; sistemi che fanno pagare le tasse sui risparmi della povera gente. Questi sono gli obiettivi che con tale provvedimento si immagina di poter conseguire. Credo che l'elemento fondamentale che ha creato una conflittualità all'interno della maggioranza è stato proprio la logica di questi obiettivi. Qualcuno, in seno alla maggioranza, ritiene che si debba intraprendere un percorso di statalizzazione delle opere pubbliche e delle attività produttive nel nostro paese. Quello che propone il ministro Di Pietro con il riaccentramento delle concessioni sulle autostrade va proprio in questa direzione e non a caso urta la suscettibilità di gente un po' più moderata e responsabile che sa bene che lo Stato deve sapersi fare da parte. Voteremo contro anche a causa delle conseguenze che tale provvedimento determinerà. Noi crediamo che, alla luce di questa logica del recupero della fiscalità, otterremo dei risultati evidenti e del tutto controproducenti per il nostro paese. Otterremo una fuga di capitali all'estero perché, come sappiamo, chi ha la capacità di mobilitare i capitali non ha bisogno investire in BOT o in CCT, in quanto esistono mille strumenti per portare fuori dal paese i soldi e per evadere quello che voi immaginate di poter tassare. Il risultato che otterrete sarà, quindi, il depauperamento dell'Italia in termini di fondi che il precedente Governo aveva, con uno sforzo significativo, tentato di recuperare. E questo non è il solo danno che riuscirete a procurare al paese. Voi, infatti, riuscirete a determinare anche un blocco delle assunzioni perché quale sarà quell'imprenditore che avendo alle proprie dipendenze un numero di persone che si approssima ai cinquanta deciderà di assumerne altri ed oltrepassare tale soglia? Ed ancora, voi otterrete di allontanare i pensionati e le persone che hanno difficoltà a mettere da parte qualche risparmio dai titoli di Stato. Si tratta, pertanto, di un percorso che oggettivamente creerà non uno, ma mille danni al nostro paese. Noi avevamo dato la nostra disponibilità in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo e nelle Commissioni competenti nella speranza che fosse possibile intraprendere un percorso comune e costruttivo. Nostro malgrado, ci siamo, però, trovati di fronte ad un atteggiamento che fa più riferimento a logiche vetero-comuniste che ad atteggiamenti di tipo costruttivo e moderato. Questa maggioranza presenta, al proprio interno, una rappresentanza di moderati, ma mi duole dover constatare che, ancora una volta, vince sempre e comunque un atteggiamento di ostilità. Agli amici che sostengono o che si nascondono dietro a questa ideologia con la quale immaginano di poter vincere la loro battaglia, dico che noi, come democristiani e socialisti, li abbiamo già sconfitti una volta e che torneremo a sconfiggerli, ma questa volta lo faremo con l'ausilio dei cittadini, i quali vi diranno con chiarezza di andarvene, perché voi avete mal governato e continuate a farlo !
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Camillo Piazza. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
. Deputato Camillo Piazza, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Angelo Piazza. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, anch'io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
. Deputato Angelo Piazza, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo dei Popolari-Udeur e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
. Deputato Capotosti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, non consegnerò il testo della mia dichiarazione di voto e svolgerò il mio intervento perché ritengo sia giusto farlo alla fine di un esame del provvedimento molto lungo, iniziato due settimane fa in Commissione: è stato un esame proficuo in alcuni momenti e meno in altri. Noi non cadremo nella tentazione di commentare genericamente il disegno di legge finanziaria, recitando così una parte già scritta. Non lo faremo per due ragioni. In primo luogo, perché la finanziaria non la conosciamo ancora. I vari emendamenti che sono stati prospettati dal Governo la cambiano radicalmente, e ciò la dice lunga sulla compattezza di questa maggioranza che in meno di 15 giorni l'ha già cambiata, peggiorandola. In secondo luogo, perché crediamo che parlando di finanziaria sviliamo di contenuto il provvedimento in esame che invece ha una sua forte dignità. Siamo orgogliosi di aver svolto in questi giorni una parte importante, con il nostro ruolo di opposizione sia in Commissione sia in Assemblea, come si addice ad una forza politica responsabile. E l'abbiamo fatto criticando il provvedimento nel merito con argomenti forti e convincenti. Non abbiamo ceduto a partecipare ad alcune manifestazioni legittime che si sono tenute in Assemblea perché semplicemente riteniamo che un'opposizione moderata, come la nostra, trovi la sua forza nelle ragioni delle proprie posizioni e non nel modo di esprimerle. Il decreto-legge collegato al disegno di legge finanziaria rappresenta sicuramente una parte importante dell'intera manovra economica, e sono principalmente due i compiti da esso affidati: la lotta all'evasione fiscale e l'introduzione di nuove imposte. Per quanto concerne il recupero dell'evasione fiscale, vorrei osservare che alcune delle misure proposte potrebbero essere ottimistiche, in particolare l'ipotesi di un successo nell'azione di recupero dell'evasione fiscale. Se quest'ultima frase fosse mia, potrebbe essere interpretata come la solita «parte» che bisogna interpretare in quest'aula; purtroppo, essa non è mia, ma è stata pronunciata da Standard & Poor's, vale a dire la maggiore agenzia di operante nel mondo. Ciò conferma quanto abbiamo sostenuto fin dal primo giorno, vale a dire che le misure concernenti il contrasto all'evasione fiscale sono deboli e non otterranno il successo sperato e ipotizzato nel collegato al disegno di legge finanziaria al nostro esame. Non era il momento, a nostro avviso, di introdurre provvedimenti punitivi che hanno, come unico scopo, la criminalizzazione di alcune categorie di contribuenti. Tali provvedimenti, infatti, produrranno l'effetto contrario rispetto a quello sperato dal Governo. Siamo certamente tutti d'accordo sulla necessità di procedere al recupero dell'evasione fiscale, tuttavia è il modo con cui operare che ci vede su posizioni differenti. Noi crediamo, infatti, che i provvedimenti punitivi inseriti nel cosiddetto collegato fiscale si prefiggano, come unico obiettivo, l'aumento della confusione in tale materia. Vedete, la confusione fiscale è proprio ciò che aiuta l'evasore fiscale,poiché grazie ad essa si creano dei pertugi e per l'amministrazione finanziaria diventa più difficile perseguire gli evasori; essa, infine, favorisce l'elusione. Se vogliamo veramente condurre una forte battaglia contro l'evasione fiscale, la quale rappresenta uno dei problemi maggiori del nostro paese, ritengo allora che dobbiamo farlo attraverso il contrasto di interessi tra il contribuente ed il produttore di beni e servizi; nel collegato fiscale al nostro esame, invece, non si accenna nemmeno a tale strategia. Vorrei osservare che vi è una grandissima incongruenza. È stato affermato che bisogna rivedere le aliquote dell'IRPEF (cosa che avverrà attraverso il disegno di legge finanziaria) per abbassare la pressione fiscale sui redditi medio-bassi; al contempo, si continua a dire che proprio in quella fascia di reddito è concentrata gran parte dell'evasione fiscale. Vorrei allora rilevare che, rimodulando in maniera diversa le aliquote fiscali per colpire i redditi alti, con il nostro sistema fiscale non facciamo altro, in questo momento, che premiare gli evasori fiscali e penalizzare i contribuenti virtuosi. Credo che, in tal modo, anche i cittadini virtuosi saranno spinti sempre di più verso l'evasione fiscale! Con il sistema fiscale attuale, infatti, ritengo che aumentare le aliquote fiscali rappresenti un errore; forse potremmo farlo tra qualche anno, quando avremmo cominciato a recuperare un po' di base imponibile. Assistiamo, inoltre, ad un aumento delle imposte. Guardate che non bisogna essere degli economisti per comprendere che, in un momento di espansione economica, non bisogna fare una cosa: quella di... Signor Presidente, mi fanno notare che non c'è il Governo!
. Non c'è il Governo!
. Il Governo latita!
. Invito il sottosegretario Cento ad accomodarsi ai banchi del Governo, per favore! Prego, deputato Galletti, prosegua pure il suo intervento.
. Come stavo dicendo, non bisogna essere degli economisti per comprendere che, in un momento di espansione economica, non si deve inasprire la pressione fiscale. Ciò perché, aumentando la pressione tributaria, si conduce l'economia in una fase di recessione. Ebbene, vorrei evidenziare che le misure, contenute nel provvedimento in esame, che prevedono un aumento delle imposte, sono moltissime. Vi sono due modi per aumentare la pressione fiscale. Il primo è aumentare le aliquote tributarie, mentre il secondo, a mio avviso, è più strisciante: mi riferisco all'ampliamento della base imponibile. Pertanto, misure come la mancata detrazione di parte degli ammortamenti relativi ai fabbricati ed ai terreni e l'indeducibilità totale delle spese per l'acquisto delle auto aziendali, dimenticando il principio della strumentalità, non faranno altro che inasprire considerevolmente la pressione fiscale sulle imprese piccole, medie e grandi (in questo caso, senza operare discriminazioni). Rilevo che forse è passato in silenzio anche l'intervento che prevede la revisione delle rendite catastali. Attraverso la revisione delle rendite catastali dei fabbricati E e B, infatti, si penalizza un'importante parte produttiva del nostro paese. Vorrei portare un esempio tal senso. Il comparto fieristico, oggi in sofferenza, vedrà un aumento molto consistente della pressione fiscale, a causa dell'inasprimento dell'imposta comunale sugli immobili. La Fiera di Bologna, che già si trova in difficoltà, vedrà allora aumentare l'ICI da versare di oltre 2 milioni di euro! Ciò significa condannare tale fiera non dico a chiudere, ma a vivere una grave crisi finanziaria! Ritengo superficiali i provvedimenti adottati in tal senso, e credo che, probabilmente, non si comprendano i danni che essi arrecheranno al sistema produttivo italiano! Per quanto concerne l'imposta di successione, rilevo che risulta migliorata rispettoalle proposte originarie: infatti, prima non era prevista e poi è stata introdotta, ma ciò non mi scandalizza. Mi scandalizza, invece, il modo con cui oggi la stiamo reintroducendo, poiché la ritengo un tributo sbagliato. Infatti, per definizione, un'imposta colpisce la produzione di reddito. Ebbene, quando una persona muore, è molto sfortunata, ma non produce alcun reddito: non vi è alcuna ragione al mondo, dunque, per cui debba essere tassato il reddito di una persona che viene a mancare! Ricordo che i beni che il ha comprato, nell'arco della sua intera vita, sono stati acquistati con redditi che avevano già subito un'imposizione fiscale: pertanto, si assoggetta ad imposizione lo stesso bene per due volte! È chiaro a tutti che si tratta di una stortura del sistema fiscale. Vorrei dire di più, signor Presidente. È stata stabilita la franchigia di un milione di euro solo ed esclusivamente per gli immobili destinati ai parenti in linea retta fino al quarto grado. Vorrei rilevare, tuttavia, che non sono solo gli immobili ad essere oggetto di successione o donazione, poiché vi possono essere altri beni molto importanti per le famiglie. Pensate, ad esempio, agli artigiani, ai commercianti ed agli imprenditori: anche i loro beni strumentali sono oggetto di successione. Quando i successori si trovano ad ereditare una piccola azienda e debbono pagare su di essa l'imposta di successione, vorrei segnalare che, in numerosi casi, essi saranno costretti a chiudere tali attività. Ciò perché, pur avendo una patrimonializzazione molto consistente, le attività in questione non dispongono di una liquidità tale da consentire un esborso finanziario come quello richiesto dalla nuova imposta di successione. Si tratta, dunque, di un grave errore, che penalizzerà ancor di più il sistema produttivo! Non intendo dilungarmi ulteriormente, signor Presidente, ma vorrei solamente segnalare che gli elementi per votare contro l'approvazione del provvedimento in esame sono numerosi. Ribadisco che siamo orgogliosi sia del percorso che abbiamo intrapreso in questi mesi, sia delle nostre proposte, e pertanto annuncio che voteremo contro la conversione in legge del decreto-legge fiscale .
. Constato l'assenza del deputato Andrea Ricci, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel preannunziare il voto contrario del gruppo Lega Nord Padania al provvedimento in esame, non possiamo non fare riferimento alle notizie, apparse oggi sui giornali, relative al fatto che la documentazione fiscale del Presidente del Consiglio sia stata «spiata». Questo fatto, però, avviene in un momento storico in cui proprio questo Governo e la maggioranza di centrosinistra stanno compiendo, nell'ambito della loro politica economica e fiscale, scelte che mirano a mettere gli occhi e le mani dell'amministrazione fiscale sui conti correnti, sulle movimentazioni finanziarie e su tutte le transazioni eseguite dai contribuenti. Si tratta di una vicenda che oggi risulta aver interessato il Presidente Prodi, ma ci viene da dire che «chi la fa l'aspetti»! In questi ultimi mesi, infatti, tutti i contribuenti, nonché numerose categorie produttive, si sono sentiti «spiati» (come si è sentito spiato oggi il Presidente del Consiglio), ma nessun esponente della maggioranza si è mai preoccupato di mettere in risalto tale aspetto! Le categorie produttive hanno subito, negli ultimi mesi, diverse decisioni che le hanno fatte sentire come se fossero state messe sotto il controllo e sotto l'osservazione continua, quasi invasiva, da parte di questo Governo. Vorrei ricordare alcune di queste decisioni. Nei giorni scorsi, l'agenzia delle entrate ha adottato una circolare di 73pagine: si tratta di 73 cartelle riguardanti le indagini bancarie che possono essere svolte sui conti correnti e sulle movimentazioni bancarie delle categorie produttive. Un quotidiano ha provato a pubblicare queste cartelle: 13 pagine di giornale, scritte con caratteri piccolissimi, che spiegano la circolare sulle indagini bancarie, ossia ciò che può fare l'agenzia delle entrate con riferimento alle movimentazioni bancarie e finanziarie ed ai conti correnti delle categorie produttive. Questa è la dimostrazione della pazzia delle scelte compiute dal Governo in ordine alle indagini bancarie, che implicano anche la violazione della . All'interno di questa circolare, testualmente si scrive che si arriva ad un totale superamento del cosiddetto segreto bancario. Lo ripeto: un totale superamento delle cosiddetto segreto bancario! Ciò avviene con questa maggioranza di Governo. Il fatto che, oggi, il Presidente Prodi si trovi in una situazione così particolare, da una parte, certo non ci fa piacere, perché la va sempre garantita; dall'altra, però, chi la fa l'aspetti: questo ci viene da dire Nella circolare si dice che sono possibili controlli retroattivi di cinque anni sui professionisti. È una circolare di 73 pagine (lo ricordo, perché occorrono mesi per leggerla tutta) che ci spiega cosa significa fare la tracciabilità degli incassi, che ci spiega che i compensi possono essere pagati solo con l'assegno bancario o con pagamento elettronico, che ci dice che i prelievi degli artigiani devono avere un giustificativo. Come se, volendo fare un regalo al proprio figlio, si debba giustificare il motivo per cui si preleva quel denaro. Una cosa pazzesca! Signor sottosegretario, mi scusi...
, . Conferivo con una collega dell'opposizione!
. Quando ha finito, proseguo io. La ringrazio. Ciò accade nell'ambito di una manovra finanziaria di 35 miliardi che avete predisposto nei mesi scorsi. Ma 35 miliardi è una cura da cavallo! Erano anni che non si vedeva una manovra finanziaria di questo tipo. Avete detto che siete stati costretti a far ciò, perché i conti dello Stato sono allo sfascio. Lo ha ripetuto anche ieri il ministro Padoa Schioppa, affermando che avete ereditato una situazione difficile. Noi lo abbiamo ripetuto varie volte: ciò non è vero! Per risanare i conti dello Stato, sarebbe stata sufficiente una legge finanziaria da 15 miliardi. Infatti, le previsioni sul rapporto deficit-PIL sono state completamente in linea rispetto alle previsioni del Governo Berlusconi. Il fatto è che voi, nei mesi scorsi, avete creato allarme e preoccupazione nei cittadini e nei mercati finanziari, affermando che vi era un buco nel bilancio dello Stato. Dopodiché, strada facendo, vi siete accorti che il buco non c'era. Nel DPEF c'era scritto che occorreva una manovra da 35 miliardi perché il rapporto deficit-PIL superava il 4 per cento; ma quando vi siete accorti che ciò non era vero, non potevate più tornare indietro. Ormai, il dado era tratto. E dovete giustificare questa legge finanziaria che, lo ripeto, è una cura da cavallo, pur sapendo che non serve. Lo affermate in questa sede; ma fuori di qui voi stessi riconoscete che questi interventi non sono necessari per risanare il deficit. La situazione era diversa. All'interno di questo disegno di legge finanziaria vi è il provvedimento sul TFR che abbiamo chiaramente definito un esproprio proletario. Ieri, nei loro interventi, i rappresentanti di Rifondazione Comunista hanno giustificato questa scelta affermando che sono i soldi dei padroni che tornano ai lavoratori. A nostro modo di vedere, è una visione che porta indietro di decenni la visione politica di questo paese, che riporta indietro di decenni il modo di intendere il rapporto tra il lavoratore e l'impresa. Sappiamo che l'Italia è tenuta in piedi delle piccole e medie imprese, soprattutto padane. In tali imprese, questo rapporto conflittuale (che voi ancora vedete, ma solo per una questione di consenso politico) non esiste! Nelle piccole e medieimprese i lavoratori sono contenti che il proprio TFR rimanga all'interno dell'azienda, perché sanno che i loro imprenditori investiranno quelle risorse, creando concorrenza e invadendo i mercati esteri. Quelle risorse servono loro per restare competitivi e per fare investimenti. Servono a loro stessi C'è una mentalità costruttiva in ordine al rapporto tra imprenditore e lavoratore, non distruttiva! Non c'è una visione semplicemente comunista. Il problema di questo Governo (cito testualmente parole che non sono nostre; poi, dirò chi le ha pronunciate) è che in esso sono presenti due partiti della sinistra più radicale: un dato che non si è verificato in nessun altro Governo europeo dalla nascita di Karl Marx. Lo ripeto: un dato che non si è verificato in nessun altro Governo europeo dalla nascita di Karl Marx! Queste sono parole del ministro Padoa Schioppa che spiegano perché vengono fatte queste scelte. Perché è un Governo ostaggio dell'ideologia! Lo abbiamo sentito ieri: si crede ancora che vi sia un rapporto conflittuale nella parte importante del paese, in quella che produce, che crea ricchezza e mantiene questo paese. Tale rapporto conflittuale non c'è! Ci sarà nelle grandi imprese, quelle sindacalizzate che volete voi; ma esse, ormai, stanno chiudendo tutte, perché si delocalizzano all'estero, e qui rimane solo la partita IVA. Per il resto, non vi è più questa visione conflittuale. Dobbiamo denunciare questa concezione, perché ci porta indietro nel tempo e non ci consente di comprendere realmente i rapporti esistenti all'interno delle nostre imprese. Quanto al merito del provvedimento in esame, siamo rimasti abbastanza stupiti di come si è pensato di procedere alla copertura finanziaria delle tasse di successione; inizialmente, erano state aumentate le imposte ipotecarie, catastali e di registro sulla successione e sulla donazione. Successivamente, il Governo è intervenuto reintroducendo le imposte di successione. Però, doveva trovare una copertura. Inizialmente, sembrava che fosse sufficiente intervenire sulle auto per la parte riguardante la rottamazione. Poi, vi siete accorti di avere sbagliato i conti ed avete inserito un altra copertura: quella del bollo sui motorini e sugli autocarri. Da una parte, dite di diminuire le imposte, dall'altra, le aumentate. Avete, sì, rivisto la tassa di successione, però avete aumentato le tasse in un altro settore. Alla fine, il gioco è sempre quello. Ci parlate di ridistribuzione, affermando che bisogna agevolare i ceti meno abbienti e le categorie sociali meno ricche (ma spesso usate a sproposito il termine ricco); ma, poi, intervenite sui motorini immatricolati «euro 0» o «euro 1». Allora ci chiediamo: chi possiede questi motorini? I ricchi, che possono comprarsi i motocicli più moderni, o le categorie meno abbienti? Continuiamo ad ascoltare il discorso della redistribuzione: ma se, da una parte, forse, qualcosa avete dato (non è detto!) a chi ha meno reddito, dall'altra, glielo togliete. E lo fate con decisioni come quella sui motorini o sul taglio dei trasferimenti agli enti locali. Abbiamo criticato pesantemente ieri, in quest'aula, un'altra misura del provvedimento in esame, esibendo anche dei manifesti che riproducevano degli scontrini fiscali. A nostro modo di vedere, è già una pazzia pensare di chiudere un esercizio commerciale per non aver emesso un solo scontrino fiscale: voi lo avete addirittura scritto! Oggi, finché questo decreto-legge non sarà convertito in legge, tale norma è ancora in vigore. È una pazzia che dimostra la vostra impostazione culturale, dogmatica, ideologica di contrasto verso quelle categorie produttive che sono la parte portante del paese
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zorzato. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, le preannuncio che il mio intervento riguarderà il decreto-legge fiscale. Tanti anni fa, quando frequentavo le scuole elementari e andavo fuori tema, la mia maestra non mi correggeva il compito. Ascoltando ieri (e rileggendo oggi) l'interventodel collega Franceschini, ho notato che non ha parlato del decreto-legge fiscale. Ha parlato di tutto e di più; ma la mia maestra neanche gli avrebbe corretto il compito; lo avrebbe rispedito al mittente ! Il decreto-legge è una parte della vostra manovra di maggioranza che ha una valenza economica. Ricordiamo il cosiddetto provvedimento Bersani-Visco o, come ormai viene ricordato da tutti, il Visco-Bersani, il documento di programmazione economico-finanziaria (anche questo modificato troppe volte perché sia ritenuto un documento fermo); e poi vi sono la legge finanziaria, nel testo licenziato dalle Camere che sarà diverso da quello trasmesso dal Governo, ed il decreto-legge in esame. Vorrei ricordare un solo passaggio fuori tema. Il ministro dell'economia, quando si è recato in Commissione, ha avuto, almeno in due occasioni, l'onestà intellettuale di riconoscere che, durante il Governo Berlusconi, sono stati attribuiti agli enti locali, regioni e quant'altro, aumenti di trasferimenti costanti, mentre voi, «starnazzando» per anni, avete detto che con il nostro Governo gli enti locali stavano morendo! Il ministro ha anche fornito dati importanti, dicendo che, nella spesa sanitaria e sociale, l'aumento dei trasferimenti è stato ragguardevole ed importante (se vi è un aumento dei trasferimenti e Marrazzo piange qualcosa non funziona!). Ha poi concluso il suo intervento in Commissione - credo che vada riportato nei nostri brogliacci di lavoro -, dicendo che, con l'ultima legge finanziaria dell'allora ministro Tremonti, è stato fatto un buon lavoro e lo ha affermato anche con riferimento al suo successivo lavoro in ordine all'attuale finanziaria. Ha detto che si è trattato di un buon documento di partenza! Non so quanto durerà questo ministro tecnico, ma credo gli vada riconosciuta onestà intellettuale su questo aspetto. Torniamo al merito del provvedimento, dal quale si evince la voglia di tassare. Se si volessero prevedere nuove tasse e lo si facesse in modo semplice, il cittadino capirebbe quanto gli costa questa manovra. Invece, introducete nuovi estimi catastali in maniera nettamente farraginosa, tanto che, fra qualche mese, a mio avviso, per la mia esperienza, probabilmente l'Agenzia delle entrate scoppierà! Come si può pensare che l'aggiornamento degli estimi catastali per i redditi dominicali, per la parte relativa ai nostri agricoltori, verrà effettuato sulla base di un'autodenuncia del cittadino? Immaginate una pensionata di settant'anni che ha un pezzo di terreno e che deve recarsi alla AVEPA (qualcuno sa cosa sia?) per dichiarare il suo vero reddito dominicale! Immaginavo che ciò fosse competenza delle finanze, del catasto e dei comuni! Ma che la vecchietta aggiornasse i libri catastali, i valori e, fra qualche anno, rivalutasse il proprio terreno attraverso questa autodichiarazione, non me lo sarei immaginato e credo che, fra qualche mese, qualcuno vi giudicherà matti! Avete voglia di vessare sempre i soliti, le categorie intermedie. Le disposizioni relative allo scontrino fiscale, introdotte in questo decreto, credo siano un atto di pazzia collettiva! Avete anche provato a correggerlo, ma la sostanza non cambia. Come si fa ad immaginare che, con tre caffè, un ristoratore chiuda per un mese il suo locale, per tre ricevute buttate nell'immondizia (lo facciamo tutti noi)! Anche nella della Camera abbiamo dovuto cambiare metodo, perché le cose non funzionavano. Come si fa ad immaginare che tre scontrini gettati nel cestino facciano chiudere un locale? E avete anche insistito sul periodo, non più un mese. Chi di voi può pensare che si tratti di una norma possibile? Quelli di voi (pochi, probabilmente) che non provengono da organi di partito, che lavorano, bevono un caffè e pagano lo scontrino sanno che è una pazzia! È tutta una confusione! Vi sono tre regimi sulle tasse di donazione e successione. Lascio perdere la «tassa sul morto», perché la odiamo! Avete precedentemente affermato una cosa e successivamente ne avete fatta un'altra. L'ultima, che sembrava migliore,è una confusione assoluta. Il fratello che paga, il figlio che non paga, l'impresa che paga, i soldi in banca si pagano, ma il capitale non paga! I notai dovranno aumentare le parcelle per le consulenze che devono fare per salvare questi poveri cittadini! Vi è poi la voglia di introdurre le marchette. Vi è una bella trasmissione di promozione su La 7. C'è Rutelli che le fa! Già il collega della Lega ha ben definito l'articolo sulla società Arcus, cioè le «marchette» a Rutelli e non parlo del Petruzzelli di Bari. Il caro «deputato» Bertinotti - così ci definisce! -, che si occupa del vaglio di ammissibilità, come può pensare che si introducano le marchette in un decreto in materia fiscale? Cosa c'entra il Petruzzelli di Bari con l'ambito tributario! Qualcuno me lo deve spiegare! Immagino che quando governate voi, le spiegazioni non ci sono! Inoltre, nel decreto fiscale, cosa c'entra l'Anas con il fisco? Sappiamo che il ministro Di Pietro per un mese e mezzo o due ha sostenuto che non avrebbe mai acconsentito all'accordo tra Abertis ed Autostrade. Lui è un uomo di parola! Lui queste porcherie non le accetta mai! Lui non vuole che i costruttori siano concessionari! Lui è un uomo duro e forte! Poi, un giorno, Prodi si reca in Spagna ed incontra Zapatero, ma dicono, come viene confermato dalla stampa, che abbia incontrato anche Abertis. Dopo l'incontro, dice a Di Pietro di ingoiarsi il rospo! L'accordo si fa e Di Pietro, che è un uomo tutto di un pezzo, si reca in Commissione ed ingoia il rospo! Usa termini del tipo: «Io farò la convenzione unica»; «Non ci può essere un costruttore che insieme al progettista», eccetera. Però Abertis ed Autostrade possono farlo! Quindi, Di Pietro è un uomo tutto d'un pezzo da domani. Fino a ieri era uno sceriffo: per un giorno ha messo via la pistola e domani la tirerà fuori di nuovo. Per vendicarsi dell'affronto, cosa fa? Introduce nel decreto fiscale, cosa che non c'entra niente, la convenzione unica per tutti i concessionari di autostrade. Blocca tutti i lavori programmati dai concessionari italiani, coloro che fanno e gestiscono le autostrade di tutta l'Italia, fino al 31 dicembre del 2007, finché non ci sarà la convenzione unica. Per uno come me, che ha una formazione liberale, il termine «unica», riferito alla convenzione, evoca il comunismo, il centralismo. Noi volevamo «smontare» l'Anas! Bassanini è scappato: dov'è? Voleva il decentramento; voleva sciogliere l'Anas e attribuirne le funzioni alle realtà regionali. Aveva anche cominciato, adesso cosa facciamo, riportiamo tutto a Roma? Il tema non è «Roma sì o Roma no», ma il fatto che questo centralismo ci riporterà al «ventennio»: mi riferisco non a quello italiano, ma a quello sovietico! Di Pietro ci spiega che così si fa! Lui controlla, proprio lui che, se non vado errato (questo lo dice è un uomo a favore della qualità, nell'ANAS ha nominato due componenti dell'Italia dei valori su cinque, perché lui ha gente di cui si fida. Gente brava, gente che, sicuramente, è tutta d'un pezzo, tanto che due pezzi su cinque sono suoi! Questa è lottizzazione, a casa nostra, mentre, a casa vostra, si chiama qualità! Ma ci spiegherà anche questo. Non potete fingere, come avete fatto in questi giorni, che la richiesta di fiducia sia un atto che scaricate sull'opposizione. Resterà nei verbali di quest'aula e della Commissione il lavoro costruttivo che abbiamo svolto nel tempo che ci avete concesso. Abbiamo collaborato, emendato, discusso e approvato tutti i provvedimenti. Avete questa necessità, per le liti interne alla maggioranza emerse in Commissione, in più occasioni, tra il gruppo del ministro Mastella e quello dell'onorevole Di Pietro (guardando da fuori è uno spettacolo indecoroso!), nonché tra Rifondazione comunista e la Margherita sul tema della società Arcus. La paura per gli esiti della votazione in aula vi ha obbligato a terminare l'esame del provvedimento prima, trovando scuse. Lo si dice nei corridoi, ma noi dell'opposizione possiamo dire la verità anche in aula, affinché resti agli atti! È inglorioso che, dopo un declassamento così violento dell'Italia, che ci riporta indietro nel tempo (e mi riferisco al nostro valore in Europa e nel mondo), si tenti di dire che la colpa è imputabile agli altri! Ormai governate da qualche mese, ormai la vostra linea economica si vede e se ci declassano è perché hanno letto la confusione dei vostri documenti !
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mariani. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, credo sia necessario fare chiarezza sulla questione fondamentale della manovra finanziaria. In questi giorni, abbiamo assistito ad un fenomeno tipico dell'opposizione: chi ha partecipato alla passata legislatura può testimoniare che, a parti invertite, in alcuni casi, legittimamente, in caso di ostruzionismo, si sollevano critiche alle manovre precedenti in modo da evidenziare le proposte anche da parte dell'opposizione. Questo è ciò che sta accadendo oggi a parti invertite. Credo però sia necessario ristabilire la chiarezza che i cittadini ci chiedono ogni volta che dobbiamo dimostrare quali sono i punti fondamentali della manovra in discussione e lo dobbiamo fare con semplicità. È necessario, quindi, stabilire le principali priorità che ci siamo dati, come Governo e come maggioranza, anche per dare al paese risposte su alcune tra le questioni fondamentali che lo preoccupano, risposte anche graduali. Noi dobbiamo ammettere che avremo bisogno, gradualmente, di restituire fiducia al paese e, attraverso una manovra molto importante, che impegna 34 miliardi e mezzo di euro, restituire al paese stesso certezze rispetto a temi fondamentali. Oggi vorrei occuparmi soprattutto dei temi che riguardano le infrastrutture. Onorevoli colleghi, ero deputato nella scorsa legislatura e debbo dire che il Governo precedente aveva indicato nel tema delle infrastrutture una tra le priorità fondamentali, inebriando un po' tutta l'Italia della certezza che avremmo avuto una «svolta» e che si sarebbero potute attuare importanti infrastrutture, anche per la modernizzazione del paese. Purtroppo - dico purtroppo - così non è stato e ci siamo trovati, all'avvio di questa legislatura, con una manovra che è stato necessario mettere in atto all'inizio della scorsa estate, dovendo alimentare il bilancio di lavori pubblici, Anas e ferrovie di circa 2 miliardi, proprio per impedire che i cantieri in corso fossero chiusi, con un danno inimmaginabile, sia per le imprese, sia per il paese stesso, sia per le regioni. Ciò a testimonianza concreta - sono fatti - che molte delle parole e delle promesse che erano state fatte dal Governo precedente non avevano trovato una risposta. Oggi ci troviamo ad avanzare delle proposte per il prossimo anno, che riguardano le infrastrutture, l'ambiente, l'ammodernamento del paese e a dover dire concretamente alcuni «no» su talune opere. Porto l'esempio della discussione che abbiamo svolto poche settimane fa riguardo alla sospensione degli investimenti e, quindi, alla rinuncia in questa legislatura della proposta del ponte sullo stretto di Messina, proprio per destinare le risorse stanziate per tale progetto ad altre infrastrutture della regione Sicilia e della regione Calabria, al fine di potenziare il sistema viario e ferroviario e adeguare il sistema dei porti e degli aeroporti, che noi riteniamo priorità fondamentali e necessarie perché in tali regioni si possa successivamente sviluppare un sistema logistico moderno, che riguardi non solo i cittadini e la loro mobilità, ma anche le merci. Nel frattempo, abbiamo deciso di ristabilire un rapporto corretto con le regioni italiane. Il ministro delle infrastrutture sta concludendo il percorso che lo ha portato in tutto il paese a trovare, insieme alle regioni italiane, una modalità per concordare le priorità che, con le risorse date (quelle che noi stiamo cercando di trovare e che sono state individuate nel disegno di legge finanziaria per il 2007sulle grandi opere e sulle infrastrutture), dovranno essere decise congiuntamente. Questo non è un aspetto da poco: vi è stato un periodo di cinque anni in cui molte regioni, in conflitto con il Governo centrale, hanno presentato ricorsi e hanno subito rallentamenti e stalli che hanno impedito lo sviluppo e l'ammodernamento anche di infrastrutture minori; ciò ha riguardato anche provvedimenti che avrebbero potuto migliorare la mobilità - e non solo - del territorio. Riteniamo molto corretto che il ministro Di Pietro abbia deciso di svolgere, insieme alle regioni, un lavoro per riorganizzare le priorità e per attribuire le risorse necessarie. Ho ascoltato, nell'intervento del collega che mi ha preceduto, citare molto frequentemente il tema dell'Anas e delle autostrade. Onorevoli colleghi, nelle ultime settimane questo tema ha tenuto banco non solo sui nazionali, ma anche a livello internazionale e nella nostra discussione. Infatti, se oggi siamo accusati di centralismo, abbiamo assistito nella scorsa legislatura ad un vero centralismo, quello che aveva portato pochi gruppi di eletti, tutti vicini al ministro delle infrastrutture, che aveva piena potestà, anche all'interno dell'Anas, ad organizzare, decidere, definire e stabilire le priorità. Tuttavia, non si è compiuto il passaggio di bilancio che avrebbe avuto il significato di far diventare l'Anas una società per azioni. Ciò ha anche impedito che, nel frattempo, l'Anas svolgesse il proprio ruolo di ente di controllo e vigilanza, tant'è che oggi stiamo ancora discutendo di chi siano le responsabilità se molti degli investimenti sulle nostre principali infrastrutture esistenti - ad esempio, le autostrade - non sono stati fatti. Onorevoli colleghi, oggi ci troviamo di fronte ad atti ufficiali della Corte dei conti e dell'Autorità di vigilanza per i lavori pubblici ed anche, tardivamente, dell'Anas, che affermano che gli investimenti sono molto in ritardo. Tutto ciò è dovuto all'incapacità del Governo precedente, che non ha voluto verificare, laddove le risorse c'erano, se fosse possibile fare alcuni investimenti per migliorare la qualità della vita dei cittadini e, soprattutto, dei lavoratori che percorrono le nostre autostrade, ma non è stato fatto nulla. Oggi, quindi, tutto è stato ridotto ad una polemica sterile, molto ideologica, che ci vuole limitare ad un ruolo di contrarietà aprioristica nei confronti dei soggetti gestori delle autostrade, ma il nostro impegno sarà, insieme al ministro dei lavori pubblici, quello di far sì che il sistema autostradale possa - e debba - fare gli investimenti, anche nel rispetto delle convenzioni stipulate. Non c'è nulla di «terroristico» in ciò e troviamo molto giusto che un sistema netto, chiaro e trasparente di controlli e di vigilanza possa permettere, finalmente, anche nel nostro paese, dopo trent'anni, di far ripartire gli investimenti, anche sulle autostrade esistenti. È ciò che ci chiedono tutti i cittadini: ce lo chiedono i cittadini del nord, che hanno sistemi autostradali inadeguati e ce lo chiedono i cittadini del Mezzogiorno, che per alcuni versi ed in alcuni casi non hanno nemmeno un sistema autostradale. Il segnale è stato dato. Noi interveniamo, con investimenti in questo provvedimento e nel prossimo disegno di legge finanziaria, che riguardano, ad esempio, il sistema autostradale Salerno-Reggio Calabria; indichiamo anche alcune priorità che riguardano il completamento dell'alta velocità ferroviaria, il che significa anche portare ammodernamento in territori che non hanno ancora conosciuto i benefici di un sistema ferroviario efficiente. Ciò significa voler bene al proprio paese ed anche renderlo più omogeneo. Il sistema infrastrutturale è stato danneggiato nel periodo trascorso anche dalle contrapposizioni molto nette che si sono tradotte in attacchi ad un ministro e che hanno significato disorientamento e disimpegno rispetto agli investimenti. Vorremmo che vi fosse un altro clima, tanto è vero che nella legge finanziaria, oltre ad individuare altre misure, abbiamo inserito la proroga del termine della detraibilità del 36 per cento sulle ristrutturazioni edilizie, che riteniamo fondamentale, in quanto oltre a portare un beneficio per i singoli cittadini che intendano migliorare e ristrutturare le loro abitazioni, rappresenta un volanomolto importante per l'economia, che ha sempre riscontrato una risposta molto forte da parte delle imprese. È, dunque, un meccanismo molto efficace e veloce per far ripartire investimenti importanti. Riteniamo, pertanto, che sia utile anche l'ampliamento dei capitoli che possono comportare investimenti in tal senso.
. Tempo!
. Onorevoli colleghi, anche riguardo al risparmio energetico vi è un'attenzione molto forte del Governo, che darà opportunità nuove sia ai cittadini sia, soprattutto, alle imprese che di ciò si possono far carico. Sono questioni che toccano la vita di tutti i cittadini e che riguardano molti lavoratori e molte imprese. Credo sia molto importante che noi sottolineiamo tale aspetto e lo facciamo capire agli italiani. Vi sono poi molti altri aspetti, che riguardano la qualità della vita, il sistema ambientale, il rispetto del protocollo di Kyoto, che sarà importante rilevare anche nel seguito della nostra discussione .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il recente declassamento del debito pubblico italiano da parte di agenzie di sta generando enormi ripercussioni sia sulla credibilità sia sull'affidabilità del sistema paese. Ci si è chiesto se ciò dipenda dall'azione svolta dal Governo Berlusconi oppure da ciò che si è constatato dal Documento di programmazione economico-finanziaria, dal disegno di legge finanziaria e dal decreto-legge collegato. Se si leggono attentamente le motivazioni delle agenzie di si riscontrerà che le preoccupazioni sono correlate all'azione di Governo, in particolare alle scelte ed alle strategie che vengono enunciate nel decreto-legge fiscale e nella legge finanziaria. Ma non c'è da meravigliarsi: infatti, dal Documento di programmazione economico-finanziaria in poi, abbiamo assistito ad un balletto di cifre. Si è parlato prima di una finanziaria da 35 miliardi di euro; poi, in considerazione dell'andamento delle entrate - dovuto anche all'azione del Governo Berlusconi -, si è ridotta la misura della manovra a 30 miliardi di euro; quindi, si è ipotizzato un ulteriore aumento, con una finanziaria dell'entità di 34,7 miliardi di euro; infine, per la confusione determinatasi sul versante della deducibilità fiscale e dei rimborsi per le auto aziendali, ci si è attestati su una misura di 40 miliardi di euro. Ma se verifichiamo i contenuti, la situazione è ancora più allarmante; ricordiamo tutti, le polemiche apparse quest'estate, sulla stampa, specializzata e non; ricordiamo che il ministro Padoa Schioppa aveva affermato che si sarebbe varata una finanziaria di riforme e che ciò fu contestato dal professor Gavazzi. Quest'ultimo, infatti, dichiarò che la finanziaria recava tagli e non riforme. Ebbene, nel corso del tempo si è alimentata la polemica ma in realtà, se verifichiamo i contenuti della legge finanziaria, del DPEF e del provvedimento collegato, vediamo che né i tagli né le riforme ma solo le tasse costituiscono il di questa manovra. Quindi, di tasse dobbiamo parlare, nostro malgrado; dobbiamo parlare di incremento della tassazione sulle famiglie, di appesantimento dei tributi locali, di incremento della tassazione sulle imprese, di reintroduzione dell'imposta sulle successioni e, di appesantimento della tassazione sulle auto aziendali. Ebbene, sul versante della nuova curva delle aliquote, mi sembra che né il Governo né la maggioranza abbiano le idee chiare; si è prima disegnata una determinata curva delle aliquote mentre, poi, proseguendo nel varo della manovra, la maggioranza ha ritenuto che, forse, si doveva ripensare l'aliquota marginale in modo che, oltre i 150 mila euro di redditoannuo, trovasse applicazione un'aliquota del 45 per cento. Infine, però, un'altra parte della maggioranza ha ritenuto che, forse, poteva essere un bene, invece, reintrodurre la clausola di salvaguardia ovvero quel meccanismo attraverso il quale si paragonano due sistemi fiscali, quello introdotto dal precedente Governo Berlusconi e l'attuale, ed il contribuente sceglie quello più conveniente. Tutto ciò denota che non si hanno le idee chiare; in una materia così delicata, quale quella fiscale, non si sa bene quale sia la direttrice lungo la quale muoversi. Se verifichiamo quanto si è operato in materia di tributi locali, abbiamo l'esatta consapevolezza che non sono state introdotte misure serie di federalismo fiscale; se ne parla, ma a mo' di petizione di principi. Non ritengo si possa chiaramente definire come federalismo fiscale l'introduzione, con i provvedimenti economico-finanziari, di imposte di soggiorno e di altre imposte di scopo. Addirittura, le addizionali introdotte rendono ancora più pesante la vita ai contribuenti. Ricordo che il ministro Padoa Schioppa ed il viceministro Visco hanno pensato di sostituire le deduzioni dall'imponibile con detrazioni di imposta. Ebbene, con questo sistema, succede che, ai fini delle addizionali comunali, tutti i contribuenti, anche quanti si collocano nelle fasce più basse, pagano più imposte comunali; infatti, non potendo più avvantaggiarsi delle detrazioni per i carichi di famiglia, subiscono degli appesantimenti. Quindi, ben si può constatare come lo scenario non sia quello di una politica fiscale indirizzata a sostegno delle famiglie e delle imprese; si tratta, invece, di un meccanismo di penalizzazioni. Forse, diciamolo pure, si tratta di misure adottate da persone che non hanno ben chiaro quale sia il quadro di politica fiscale. Si interviene sulle imprese, ma cosa si sta facendo? Si sta reintroducendo un meccanismo del tipo: infatti, il cuneo fiscale non interesserà tutte le imprese: certamente, una buona parte ne sarà interessata, ma quelle senza lavoratori dipendenti non avranno alcun beneficio dalla misura introdotta. Però, in compenso, dovranno pagare lo scotto dell'inasprimento degli studi di settore e degli indici di normalità, meccanismi analoghi alla Questo è quanto dovranno affrontare i contribuenti. Mi vorrei poi soffermare brevemente su altre due questioni affrontate dal provvedimento. Quanto all'imposta sulle successioni, ebbene, in tal caso, la situazione è a dir poco kafkiana. Prima del decreto-legge, con i provvedimenti adottati dal Governo Berlusconi, come si ricorderà, non venivano tassate le successioni. Ricordiamo tutti quanto è stato dichiarato in campagna elettorale; si è voluto introdurre un meccanismo di tassazione sui trasferimenti dei patrimoni da padre in figlio. Ma come lo si è fatto? In modo surrettizio: non si è introdotta un'imposta sulle successioni e sulle donazioni; però, si sono introdotti meccanismi di tassazione ai fini dell'imposta di registro e delle imposte ipotecarie e catastali. Ciò ha determinato un livello di tassazione sicuramente esasperato; perciò, correzione in corso d'opera, in sede di conversione in legge del provvedimento al nostro esame si torna al passato e si reintroduce l'imposta sulle successioni e sulle donazioni che vigeva prima che venisse abolita. Ma ci si rende conto che si stanno cambiando le regole del gioco in corso d'opera? Siamo in presenza quasi di un gioco del monopoli: si va avanti, si va indietro, si cambia, si modifica, senza sapere che tutta questa situazione ricade sul contribuente italiano. Contribuente che si trova disorientato e non sa se può fare una donazione; addirittura, se malauguratamente qualcuno è deceduto nel lasso temporale di vigenza del decreto-legge, cosa accadrà? Si sa adesso che, per le successioni che si sono aperte dal 3 ottobre, possono valere le nuove regole; e se qualcuno ha registrato gli atti, che bisogna fare? Bisogna restituire l'imposta di registro? Ed il Governo, si fa carico di questi aspetti? Ecco, questo è il quadro delle misure in materia di politica fiscale; peraltro, questo intervento in materia di imposta sulle successioni fail paio con quanto è stato operato con il decreto Bersani-Visco relativamente alla fiscalità immobiliare. Ricorderanno tutti - e la relazione tecnica lo testimonia - che dalla fiscalità immobiliare si dovevano recuperare 400 milioni di gettito per l'erario. Invece, quell'intervento ha generato uno sconquasso nei conti delle società quotate in borsa; le associazioni di categoria hanno parlato addirittura di 30 miliardi. Il Governo ha fatto una stima con un'oscillazione tra 500 milioni a 30 miliardi; come possono essere affidabili le cifre che ci dà questo Governo? Come possiamo sostenere che chi redige i documenti tecnici che corredano i provvedimenti ha ben chiari gli interventi che si effettuano? Ecco, questa è l'esatta situazione in cui ci si trova. Quindi, si interviene, si corregge, si modifica in un campo nel quale sono appena entrate in vigore norme immediatamente operative; infatti, non si è intervenuti con un disegno di legge ma con un decreto-legge, quindi immediatamente applicabile. Siamo in presenza di una sorta di laboratorio, di esperimenti dove, sulla pelle degli italiani, si cambiano e si disfano le norme fiscali. L'ultima questione che vorrei trattare concerne le auto aziendali; al riguardo, mi sembra che siamo in presenza di una sorta di accanimento nei confronti di un bene che è necessario per lo svolgimento dell'attività di impresa; cosa si è fatto? Dapprima, con il decreto Bersani-Visco, si è previsto che non si potevano dedurre gli ammortamenti anticipati e che il per le auto aziendali doveva essere pari a tutta la durata del periodo di ammortamento; poi, si sono corrette le regole sui rimborsi IVA e si è dichiarato che la responsabilità è del Governo Berlusconi quando, guarda caso, la norma sull'indeducibilità risale nel tempo, risale a 27 anni fa.
. Deve concludere, onorevole.
. Forse, il Governo Berlusconi sarà responsabile anche della crisi del 1929, lo shock petrolifero degli anni Settanta. Ecco tutto questo si sta verificando...
. Deve concludere.
. Concludo, Presidente, con un'ultima considerazione. Recentemente, in occasione di un incontro a Berlino, il ministro Padoa Schioppa, citando Faust, si è immedesimato con tale personaggio ed ha dichiarato di essere stato in grado di dire «no» a chi gli chiedeva aumenti di spesa aggiungendo di essere stato un po' come Faust quando si oppose a Mefistofele. A me non sembra che il ministro si sia comportato come Faust; mi sembra sia molto più assimilabile, invece, a don Abbondio
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Angelino Alfano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che questo decreto abbia in sé una particolare caratteristica perché è il presupposto della finanziaria ma è in realtà soprattutto la conseguenza delle scelte di politica economica di questo Governo. Scelte che noi reputiamo nefaste per il paese, perché questa scelta classista, anti-italiana, punitiva nei confronti dei ceti che si ritengono ostili al blocco sociale che ha votato per questo Governo, sta imponendo al paese la marcia del gambero. State mandando il paese indietro. La vera questione drammatica è che ve ne siete già accorti perché ve lo hanno segnalato i sondaggi e perché anche voi girate l'Italia come la giriamo noi, ma non potete fare marcia avanti. Ormai la marcia del gambero è la marcia che il Governo vuole imprimere al paese ed è di fatto irrevocabile. Il sigillo ed il suggello di tutto ciò è in questo decreto, che ha dentro di sé una tale quantità di contraddizioni che da solo basterebbe a far dire, a chiunque abbia unanimo sereno nell'osservare le vostre politiche, che è già arrivato il momento di andarvene a casa. Tutto ciò appare certo esagerato dopo solo cento giorni del vostro Governo, ma come si fa ad avere un atteggiamento come quello che avete tenuto sull'articolo 13 di questo decreto, riguardante il dragaggio dei porti? Come si fa ad avere un atteggiamento così paradossale come quello che avete tenuto nei confronti del ponte sullo stretto di Messina, che fino al 2001 era l'opera propagandata da Rutelli in Sicilia e nel 2011 finisce per non essere più una priorità? Come si fa ad avere un atteggiamento così vessatorio nei confronti dei commercianti che pagano sull'altare di uno scontrino il prezzo di un investimento della vita, quello della propria attività o esercizio commerciale? Ciò che più ci inquieta, e tanto più ci inquieta quanto più sappiamo che questa è la vostra linea da quando esiste il bipolarismo nel nostro paese, cioè dal 1994, è che il primo atto del vostro Governo in materia di politica economica e di politica fiscale ha reso platealmente evidente la filosofia opposta riguardo le tasse e le aliquote rispetto a noi. Siamo convinti che questa vostra scelta porterà il paese ad una dinamica recessiva, della quale il ministro Padoa Schioppa, nel corso delle audizioni, non ha potuto far mistero: infatti, parlando della prospettiva per il 2007, egli ha detto che in Italia avremo una crescita inferiore rispetto alle nostre potenzialità perché la cura che stiamo somministrando al paese è talmente una cura da cavallo che rischia di uccidere il degente!
. In queste condizioni noi ci chiediamo: perché vi siete accaniti sull'IRPEF? Perché vi siete accaniti sulle aliquote senza avere il coraggio di effettuare una scelta di campo chiara in materia di detrazioni e deduzioni? In quel modo avreste avuto la possibilità di aiutare chi è rimasto indietro nel nostro paese, i meno abbienti, i più poveri. Invece no! Avete fatto una scelta scellerata che porta ad un ulteriore paradosso: dovete far piangere i ricchi ma non riuscite a far ridere i poveri; dovete far piangere i ricchi ma non riuscite ad aiutare quel ceto medio che più ha avvertito il transito verso l'euro. Noi ci siamo resi conto di ciò e lo denunceremo in questo fine settimana in tutto il paese, perché la gente deve sapere che la manovra economica di questo Governo punta alla stabilità senza dare crescita; parla di Maastricht immaginando che questi parametri siano solo vincoli, senza ricordare che Maastricht è soprattutto crescita; non agisce sul denominatore della frazione, non agisce sulla crescita del PIL, non agisce sulle leve fondamentali dello sviluppo del nostro paese. Noi abbiamo una visione del rapporto tra cittadino e fisco secondo cui se si concede maggiore libertà fiscale al cittadino, abbassando l'aliquota in modo da lasciare più risorse nella sua tasca, egli investirà e produrrà, e quella produzione darà benefici al paese, facendo crescere il PIL e aumentando il gettito. In questo modo, le casse dello Stato saranno più ricche e si potranno fare più investimenti. Voi avete una visione totalmente capovolta, che pone al centro la politica del tipo «guardia e ladri», per cui il contribuente è un limone da spremere o un ladro da tassare, va inseguito e colpito! Voi immaginate che attraverso l'inseguimento del contribuente otterrete per via forzosa quella virtù che non si riesce con la trasparenza nel rapporto tra il cittadino e lo Stato. Ritengo che il vostro limite sia tutto qui. Attorno a questo limite si snodano tutte le vostre contraddizioni, attorno a questa scelta sbagliata di politica economica, che fissa un parametro di stabilità e di risanamento dei conti come se fosse la missione esistenziale di questo Governo, dimenticando che il paese ha bisogno di altro, oltre che della stabilità. Il paese ha bisogno di un respiro economico, di una proiezione e di una visione. Ma cos'è lavisione per un paese? È il benessere dei cittadini, il miglioramento infrastrutturale, la capacità di dare modernità ad un'Italia che da epicentro di un'Europa piccola è diventata uno dei paesi di un'Europa che si ingrandisce. Come si può affrontare, allora, la grande politica infrastrutturale europea, la politica delle reti europee, con una visione antimodernista delle politiche infrastrutturali? Oggi, leggiamo sui quotidiani e sui settimanali che Panama ha fatto la scelta di allargare il canale per far passare le navi di più grande tonnellaggio e noi non possiamo fare il ponte sullo stretto di Messina. È una visione antimodernista che porta ad una politica fiscale che produce la fuga dei capitali all'estero. Questo è, in realtà, il dramma di un Governo che porta in sé le contraddizioni tra Mastella e Di Pietro, che sono esplose, lo diceva il collega Zorzato poco fa, in modo plateale nell'ambito della discussione sull'articolo 12 di questo decreto-legge, ma che non ha il coraggio di cambiare rotta. Oppure, forse, più che di mancanza di coraggio si può trattare di impossibilità politica, perché con una coalizione così disomogenea, appena si tocca una questione che riguarda l'ambiente vanno via i Verdi e quando si tocca il totem, peraltro molto male inteso, della redistribuzione vanno via i settori di sinistra della maggioranza! Prodi la smetta, allora, di indignarsi ad ogni piè sospinto e prenda atto di un dato incontrovertibile ed evidente: questa maggioranza non regge, tiene sul piano numerico per una anomalia costituzionale di proporzioni epocali, ovvero il voto dei senatori a vita, il cui diritto al voto, ovviamente, nessuno vuole negare. Sul piano del buon senso costituzionale essi non hanno alcuna ragione per rimanere in aula a votare anche gli ordini del giorno o l'ultimo degli emendamenti. Questo avviene al Senato per non aver preso atto fin dall'inizio di questa legislatura che se una via vi era per dare un minimo di prospettiva al paese, almeno all'avvio della legislatura, era quella di aprire una fase politica nuova. Ciononostante, l'accanimento politico e di potere vi ha portato a formare un Governo superando il record riguardo alla composizione numerica, con un numero di sottosegretari che vi fa entrare nel italiano del primato governativo, mettendo, con un accanimento particolare, il paese di fronte ad una scelta chiara: non condividere assolutamente le politiche di questo Governo. Credo che mai sia stata più breve la luna di miele tra un paese ed il proprio Governo dopo le elezioni; credo si tratti del tipico caso della lite già sull'aereo in partenza per il viaggio di nozze .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
. Stiamo esaminando questo primo importante provvedimento che si collega alla manovra finanziaria. Devo dire che abbiamo ascoltato, nei vari interventi succedutisi, alcune cose che ci hanno meravigliato. Qualcuno ha dato l'impressione di volere quasi dimenticare la complessa natura della manovra finanziaria, ben sintetizzata dalla Nota di aggiornamento e di variazione del Documento di programmazione economico-finanziario, dove si dice che la manovra articola i suoi effetti attraverso il disegno di legge di bilancio, la finanziaria e un provvedimento di urgenza in materia prevalentemente fiscale, il primo e più importante collegato della manovra finanziaria. Ovviamente, in quello stesso documento che ho appena citato si fa riferimento a tutta una serie di altri documenti collegati (delega per il riordino dei tributi statali, testo unico per gli enti locali, federalismo fiscale, riorganizzazione e razionalizzazione degli apparati amministrativi, e via dicendo). Attraverso gli anni - questo ormai è un dato che non sfugge a nessuno, eppure qualche volta qui è parso sfuggire -, il campo d'azione della finanziaria, dall'iniziale intervento sul bilancio dello Stato si è allargato agli interventi cosiddetti collegati. Mi meraviglia dunque che qualcuno, nel valutare l'intervento svolto ieri dall'onorevoleFranceschini, lo abbia considerato come orientato sulla finanziaria. Al riguardo, devo dire che c'è la stessa differenza che esiste tra lo strumento e il fine. È chiaro che questo documento si occupa in larga misura degli strumenti per rendere possibile la manovra finanziaria, ma i fini sono poi prevalentemente indicati nella manovra finanziaria. Credo sia questo il senso logico, che rende non solo plausibile ma anche necessario, ogni volta che facciamo riferimento a questi interventi, parlare anche dei fini per i quali operiamo, perché altrimenti rischiamo di dare dei messaggi incomprensibili, mentre, quando si parla in televisione, questi messaggi devono essere percepiti come tali da parte della gente. Nel parere del Comitato per la legislazione, che è stato citato a proposito - ma anche a sproposito -, si dice, proprio parlando del provvedimento in esame, che esso reca un contenuto complesso, in quanto i suoi 48 articoli, suddivisi in 11 capi, incidono su numerosi ed eterogenei ambiti normativi. Ecco, l'eterogeneità può far riflettere qualcuno; e infatti anche ieri ho sentito qualche intervento un po' in libertà, nel quale si è detto: ma è un decreto-legge! Certo, però non è un decreto-legge come gli altri; è un decreto-legge collegato alla manovra finanziaria. Ed infatti, nel parere del Comitato per la legislazione si dice che questa eterogeneità è circostanza fisiologica per provvedimenti, come quello in esame, che concorrono alla manovra di finanza pubblica, essendo finalisticamente orientati, in modo coerente ed unitario, ad intervenire in materia fiscale e di finanza pubblica, integrando la manovra di bilancio in via di compimento. È questa la spiegazione semplice ed elementare che dà il senso finalistico degli interventi che sono previsti. È evidente che se si fa una manovra di 34 miliardi ed oltre ci deve essere un momento preliminare, nel quale le risorse vengono in qualche modo reperite. Guardando l'eccellente - come al solito - lavoro fatto dal Servizio studi, il documento n. 53/2 del 26 ottobre 2006, vediamo che in esso sono ben indicati il testo del decreto-legge, il testo approvato nelle Commissioni e il testo del maxiemendamento presentato in Assemblea dal Governo. Appare chiaramente in tale documento il contributo che, in sede di Commissioni, maggioranza e opposizione hanno realizzato su questo testo; basta scorrerlo, per vedere come emendamenti presentati da Forza Italia, Alleanza nazionale, UDC, così come dalla stessa maggioranza, dal relatore e dal Governo, siano poi diventati parte integrante del testo attualmente al nostro esame. Tutto ciò quindi è fisiologico. Certo, in un provvedimento di questa natura non è pensabile un'improvvisazione, allo sbaraglio! Ho sentito ancora affermazioni che mi sorprendono - alcune non so se siano involontarie o, semplici errori -, con riferimento ad alcuni temi, come l'imposta di successione o le agevolazioni sulle auto, o ancora le aliquote IRPEF. Qualcuno ieri ha detto - mi sembra l'onorevole Tremonti - che si tratta di un decreto che è stato modificato, quindi vi sarebbe il rischio che i trattamenti non siano coerenti! Ma, da un lato, l'opposizione vuole partecipare alla discussione parlamentare, dall'altro, poi si lamenta perché sono state introdotte delle modifiche! Si tratta di modifiche, peraltro limitate, che sono giustificate proprio dalla necessità di tenere conto del ruolo del Parlamento. Dunque, o non si emenda il decreto-legge oppure, se lo si emenda, può esserci la possibilità di una successione di trattamenti nel tempo. Quello che trovo assurdo, poi, è il riferimento all'IRPEF. Sulla questione c'è un discorso di fondo, di filosofia d'intervento. Noi riteniamo che le due aliquote a cui pensava il Governo Berlusconi siano sostanzialmente in contrasto con la logica, la filosofia e i principi cardine della nostra Costituzione. La progressività di cui parla l'articolo 53 della Costituzione non si realizza con due aliquote! Non c'è progressività con due aliquote! Questa è l'idea di fondo del Governo di centrodestra. Invece, la nostra idea è diversa: è un'idea di scaglioni, per cui si va progressivamente ad incidere con una manovra complessa,che è fatta di detrazioni, di scaglioni differenziati e che è fatta, evidentemente, anche di un'imposta di successione. Al riguardo, ho sentito stamani un discorso abbastanza sorprendente. Qualcuno diceva: ma si pagano le tasse - a parte il fatto che viene prevista una franchigia enorme - su cose che sono già state tassate! Ebbene, se io compro una casa e poi la rivendo, pago le tasse sia quando la compro sia quando la rivendo, perché sono i trasferimenti ad essere tassati. In questo caso, peraltro, c'è una franchigia enorme, che copre patrimoni di valore consistente. Non si può pensare che per il fatto che si pagano le tasse una volta, poi non si debbano più pagare. Se ne pagheranno meno. Se c'è un passaggio di successione, c'è una causa ragionevole. Ecco, signor Presidente, volevo dire che questo provvedimento al nostro esame ha una filosofia strumentale rispetto alla finanziaria. Chi parla della finanziaria fa bene, perché indica i fini, e questi sono via via più chiari, anche dopo il lavoro svolto da questa Assemblea su questo provvedimento .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.
. Le argomentazioni contenute negli ordini del giorno non accettati dal Governo dimostrano inconfutabilmente l'assoluta mancanza di volontà da parte dell'esecutivo di trovare soluzioni ragionevoli a problematiche stagnanti. L'ordine del giorno n. 9/1750/84, da me presentato ma non accettato dal Governo, tendeva semplicemente, nel rispetto del principio costituzionale di imparzialità, a razionalizzare e a contenere i costi nel settore della formazione del personale della pubblica amministrazione, adattando le esigenze di riduzione della spesa con gli essenziali requisiti della difesa dei livelli qualitativi ed occupazionali delle amministrazioni pubbliche. Purtroppo, devo constatare che la politica messa in atto da questo Governo di sinistra ancora una volta dimostra di essere lontana dalle esigenze del paese e indifferente alle richieste che pervengono dalla pubblica amministrazione.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanotti. Ne ha facoltà.
. Ha ragione la collega Mariani, quando nel suo intervento dice: diamo senso a queste dichiarazioni di voto e diciamo con semplicità di cosa stiamo parlando e che cosa ci apprestiamo a votare. Lo ha fatto ieri l'onorevole Franceschini nel suo intervento, con l'illustrazione molto precisa, seppure per titoli, dei temi in discussione, e lo ha fatto credo in modo giusto. È stato positivo che ciò avvenisse nel corso di una diretta televisiva, perché è riuscito a bucare i rumori di fondo, le urla e le grida della polemica politica. Ha ragione l'onorevole Zaccaria, quando dice che ci stiamo accingendo ad approvare un provvedimento che è strumento collegato alla finanziaria, in quanto serve a definire le condizioni per approntare politiche di interventi. Voglio fare un riferimento molto preciso riguardo alle ragioni del voto favorevole a questo provvedimento. Il riferimento preciso riguarda un tema che è stato dibattuto in quest'aula, nel corso della discussione, e nelle Commissioni competenti, un tema di priorità di politiche e di interventi per questo paese, perché esite una opinione pubblica che - ce lo siamo detti molte volte - è molto attenta e che spesso si è sentita sola e abbandonata soprattutto quando chiedeva risposte ai bisogni concreti, a pesantezze della quotidianità, in termini di sostegno economico, di interventi, di rete di servizi estesa. Parlo soprattutto di quelle famiglie che hanno chiesto, da tempo, al Parlamento e al Governo segnali precisi per rispondere al problema della non autosufficienza. Ecco, lo strumento fiscale serve per dare una risposta a questo tema. I colleghi sanno che nella precedente legislatura siamo venuti in aula d'accordo con una proposta di legge che era unsegnale straordinariamente significativo e formidabile per quanto riguarda le politiche e le risorse che riuscivamo a recuperare. Purtroppo il ministro Tremonti, allora, disse che non era d'accordo con l'uso della fiscalità generale a fini sociali. Questo Governo ha incardinato il fondo per la non autosufficienza. È un fatto davvero importante. Questo Governo e questo Parlamento, nel lavoro delle Commissioni, hanno incardinato fra le proposte una serie di interventi organici a sostegno delle famiglie. È bene dirlo, sottolinearlo e ribadirlo. C'è un aumento delle detrazioni fiscali e degli assegni familiari. C'è un'estensione della rete dei servizi per l'infanzia. Ricordo ai colleghi della minoranza che siete riusciti solo e semplicemente a promuovere qualche asilo nido aziendale, provocando persino una disparità di trattamento, che prevedeva detrazioni fiscali per un certo periodo solo per gli utenti degli asili nido aziendali. Ebbene, oggi in finanziaria ci sono interventi diretti ad estendere la rete dei servizi per rispondere all'obiettivo di Lisbona di avere bambini, almeno in questo paese, fino al 33 per cento, con i servizi a loro disposizione. Il vostro è stato un familismo che ha abbandonato le famiglie e le ha portate a situazioni di arretramento nelle condizioni concrete e quotidiane. Abbiamo finalmente ampliato, dando un segnale preciso, il fondo sociale. Dico «finalmente» perché, nei vostri cinque anni di Governo, questo fondo si è ridotto a 500 milioni di euro. Anno dopo anno, c'è stata una sottrazione continua, che ha stretto al collo le risorse e le disponibilità finanziarie delle regioni e degli enti locali e che ha prodotto ricadute pesanti in quelle situazioni di bisogno in cui versano le famiglie e i disabili del nostro paese. Il nostro è un segnale importante, di impegno rigoroso e di scelta precisa di aree dell'opinione pubblica, che si sono infragilite in modo preoccupante nel corso di questi cinque anni. Lo facciamo con una finanziaria che offre proposte organiche. Lavoreremo in Commissione ancora per l'istituzione del fondo per la non autosufficienza e per dare segnali, anche in termini di risorse e di disponibilità. Credo che, da questo punto di vista, quello che ci accingiamo a votare sia uno strumento straordinario per dare una risposta di praticabilità concreta a ciò che abbiamo evidenziato semplicemente nei titoli, nel corso delle dichiarazioni di voto di ieri, con l'intervento dell'onorevole Franceschini, ma che ha dietro un impegno rigoroso e sostanziale per soddisfare i bisogni delle aree più fragili di questo paese.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.
. Nel dichiarare il voto contrario a questo decreto-legge, vorrei far presente quali sono stati i suoi effetti recenti. Oltre a considerare negativamente la successione degli strumenti utilizzati (DPEF, decreto-legge, disegno di legge finanziaria) ed aver visto i giudizi negativi delle agenzie di (giudizi che, ricordiamolo, sono previsionali e, quindi, si basano sul futuro, non certo su quanto è stato fatto con il precedente Governo), vorrei ricordare che ieri il esaminato questo decreto e verificata la situazione legislativa in Italia, ha dettato le otto regole perchè l'investitore straniero possa sopravvivere nel nostro paese. Sapete in cosa si sostanziano queste otto regole? Innanzitutto, nel monitorare l'attività di politici, nel fidarsi o, forse, nel non fidarsi neppure, anche a contratti conclusi, perché i politici potrebbero porre nel nulla gli stessi, e, infine, nel munirsi di buoni ed abili consulenti legali. Questa è l'immagine del nostro paese, dopo la fiducia su un decreto, che, nel suo cuore, ha una disposizione (quella contenuta nell'ex articolo 12), che pone nel nulla, ad opera di un governativo, contratti sottoscritti con aziende private, con aziende quotate sul mercato. A seguito di queste ingerenze, la figura che fa l'Italia è quella di un paese inaffidabile per qualunque investitore estero. Non entro nel merito dell'articolo 12 e delle sue finalità, ma contesto l'utilizzo di questo strumento su base unilaterale da parte del Governo nei confronti del mercato. Il decreto fiscale, a mio avviso, ha molti profili di incostituzionalità, la maggior parte dei quali si sostanziano proprio in questo articolo. È un articolo incostituzionale, in primo luogo perché non rispetta il Titolo V della nostra Costituzione, il quale è chiarissimo nel demandare la materia autostradale alla legislazione concorrente di Stato e regioni. Voi, invece, ponendo la fiducia su questo decreto, non soltanto riducete l'intervento parlamentare ai minimi termini e a fatto compiuto, ma escludete tutte le regioni dal dibattito istituzionale. Questo, signori miei, è contrario alla Costituzione. Non ci bastano gli incontri, più o meno amichevoli. Le regioni dovevano e devono essere coinvolte. Ma non ci fermiamo qui. È anche incostituzionale nei confronti dell'articolo 41; mina alle radici la libertà di impresa e torniamo così al giudizio degli investitori esteri. Come potete pensare che un investitore estero decida di investire in Italia, quando verifica che i contratti già stipulati - attenzione, non contratti imposti da concessionari, ma fatti da questa maggioranza - dal 1996 al 2000, con clausole da rispettare, vengono posti nel nulla? Tra l'altro, ciò avviene mediante un decreto-legge, sul quale si pone la fiducia, senza consentire un dibattito con le varie categorie, discutendo, quindi, in sede legislativa e coinvolgendo il Parlamento. Questo è il risultato. Mi sembra che l'attuale maggioranza stia confondendo il concetto di che è un'azienda ad azionariato diffuso, quotata sui mercati, con il concetto di impresa pubblica. Ma i profili di incostituzionalità non si ravvisano solo sull'ex articolo 12. Consideriamo l'articolo relativo alle successioni. Vi sembra normale che, per sessanta giorni, ci siano stati contribuenti che erano obbligati a pagare una tassa che ora, in sede di conversione, si troveranno, per fortuna, ma ancora limitatamente, a non dover pagare per determinate tipologie di beni? Infatti, occorre chiarire che abbiamo lottato per la modifica dell'articolo relativo alla successione, ma non ci riteniamo ancora soddisfatti. Parlate tanto di impresa e di imprenditoria giovanile, ma state minando proprio le imprese e i giovani mantenendo senza alcuna franchigia una tassa sul trasferimento dell'impresa di padre in figlio. State tassando l'impresa, già tassata durante la vita del padre, imponendo al figlio, che ha partecipato alla crescita di quell'impresa, un'ulteriore tassa; e poi dichiarate di voler aiutare l'imprenditoria giovanile! Quindi, vi è una forte incostituzionalità anche da questo punto di vista, facendo marcia avanti e marcia indietro e utilizzando lo strumento del decreto . Il decreto in esame costituisce la vera manovra, imponendo aumenti e pressioni fiscali che poi ritroveremo anche nella legge finanziaria. Tutti i giornali hanno infatti segnalato che il decreto prevede un aumento del 25 per cento per la riscossione di servizi per il recupero di morosità in ordine alla TARSU, all'ICI, all'addizionale IRPEF, all'acqua e all'occupazione del suolo pubblico; di ciò il viceministro Visco si era dimenticato, abbiamo dovuto ricordarglielo in Commissione! Il Governo, in questo caso, ha demandato ai comuni l'onere di aumentare questa tassazione, tentando di scaricare le proprie responsabilità. Pertanto, siamo di fronte ad un decreto incostituzionale, che non fa altro che aumentare la pressione fiscale e che ha creato un incredibile disordine nel mercato sulle società quotate e sugli stessi cittadini. Ad esempio, questo decreto non prevedeva il divieto di vendita degli alcolici ai minorenni? Al riguardo si è fatta marcia indietro e ciò non rappresenta un ravvedimento illuminato di questa maggioranza, costituendo al contrario una iniziativa dovuta a mera opportunità. A mio avviso, l'incostituzionalità si riscontra anche nell'articolo 53 della legge finanziaria, che mina in sé il concetto democratico, in quanto consentirà ai singoli ministri di spostare poste di spesa decise da questo Parlamento. In parolepovere, i fondi accantonati per provvedimenti legislativi emanati dal Parlamento potranno essere utilizzati per altre finalità. Se questa è l'interpretazione dell'articolo 53, il Parlamento sarà privato completamente dei suoi poteri. Sembra che tale articolo sia stato predisposto dalla maggioranza per avocare a sé il potere di spesa, nella consapevolezza di non avere il consenso. Se infatti ciò fosse stato sottoposto al vaglio del Parlamento, la maggioranza non avrebbe più potuto esercitare tale potere, visto che al suo interno non sussiste coesione su nessuna finalità politica. Spero che vi siano chiarimenti su tale articolo e sono certa che se ne discuterà ancora. Ritenendo la manovra passibile di forti dubbi di costituzionalità, totalmente estranea alla realtà economica, contraria ai precetti di tutela della libertà di impresa e ingiustificatamente vessatoria nei confronti dei cittadini, esprimeremo un voto contrario sul provvedimento in esame .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, devo confessarle che sto attraversando un momento caratterizzato da molti dubbi; in particolare, non riesco più a capire in quale fase ci troviamo. Vi è una «fase uno» costituita dal varo della manovra finanziaria da parte del Consiglio dei ministri. A questa fase ne è subito succeduta un'altra molto strana, quella rilevabile dai giornali, nella quale una sostanziale parte della vostra maggioranza ha contestato alcuni articoli di tale manovra; mi riferisco, in particolare, a quello relativo al rifinanziamento delle missioni all'estero. Successivamente - sempre sui giornali -, il Governo ha quasi chiesto scusa, preannunciando una marcia indietro. Poi c'è la «fase due», quella della linea politica di Fassino e di Rutelli orientata, sembrerebbe, verso un'attività più riformista e, successivamente, la «fase tre», quella parlamentare, che denota una grande confusione, con il Governo che annuncia emendamenti che poi non arrivano o arrivano con colpevole ritardo e con una significativa parte della vostra maggioranza che annuncia emendamenti - mi riferisco, ad esempio, a quello dell'aumento dell'ultimo scaglione IRPEF - che il Governo invece smentisce. Infine, c'è l'ultima fase, inaugurata ieri dall'onorevole Franceschini con il suo intervento da eterno primo della classe, che ha descritto una realtà che francamente non esiste, che ci ha letto un libro dei sogni scritto probabilmente da chi non ha letto né il decreto né la finanziaria.
. Onorevole Franceschini, siamo contrari sia al decreto sia alla finanziaria e non per ragioni strumentali, ma per motivazioni di merito che abbiamo cercato disperatamente di illustrare in Commissione, dove i tempi di lavoro sono stati a mio avviso colpevolmente compressi. Siamo contrari in quanto la linea politica che ispira la vostra manovra finanziaria è esattamente l'opposto di quella che a nostro avviso sarebbe utile per lo sviluppo del paese, per l'equità e per il risanamento dei conti pubblici. Il complesso della manovra finanziaria è basato per due terzi sulle entrate. Lo abbiamo detto in tutte le occasioni e voi avete sempre smentito le nostre affermazioni, salvo quando le stesse affermazioni sono state rese dal governatore della Banca d'Italia e dal presidente della Corte dei conti. In nessun paese al mondo l'aumento della pressione fiscale determina ripresaeconomica, anzi ottiene sempre l'effetto opposto, vale a dire quello di deprimere l'economia. Anche l' - che è un giornale sicuramente non vicino alla nostra area politica - ha affermato che questa finanziaria aumenta le tasse sui redditi, non taglia le spese e comprime una crescita già bassa. Queste - e non le eredità del Governo Berlusconi, caro onorevole Franceschini - sono le cause che hanno determinato il declassamento del debito pubblico. Vorrei ricordare che l'eredità del Governo Berlusconi è costituita da un patrimonio di 10 miliardi di maggiori entrate! Capisco che quando sentite la parola «eredità» vi scatta subito il riflesso condizionato delle imposte di successione e probabilmente avete applicato un'imposta di successione occulta all'eredità che vi ha lasciato il Governo Berlusconi! Tuttavia, se osservate bene i numeri e i conti contenuti nella finanziaria, l'eredità del Governo Berlusconi consiste in un delle entrate fiscali, che anche il ministro Padoa Schioppa ha dovuto ammettere. Quanto poi all'equità e alle questioni sociali (che a parole vi stanno tanto a cuore), sono clamorosamente smentite dalla eliminazione del 5 per mille, uno strumento straordinario a favore del volontariato, che è stato introdotto dal Governo Berlusconi e subito abolito dal Governo Prodi. Dunque, niente equità, nessuna riforma strutturale, nessun intervento sul versante delle spese e nessuna liberalizzazione, ad eccezione forse della liberalizzazione unica, che vi è perfettamente riuscita, quella delle tasse. Tutti, infatti, sono liberi di imporre tributi di scopo, tassa di soggiorno, addizionali, tassa della casa, successioni e così via. Voi non potrete procedere sulla strada delle liberalizzazioni e delle riforme strutturali; ve lo impedisce una parte molto consistente della vostra maggioranza, che è quella della sinistra massimalista, che non vi consentirà mai di fare alcuna riforma. «A piangere siano i ricchi!»: è stato già detto parecchie volte e questo è il loro slogan! Vorrei ricordare che in nessun paese civile esiste al Governo un partito che mette manifesti perché i ricchi, cioè coloro che producono, che creano ricchezza e lavoro, piangano. Infatti, questa è una finanziaria di cui tutti disconoscono la paternità. Fassino, che sta attraversando adesso la «fase due», chiede modifiche, Rutelli vuole frenare la sinistra massimalista, Di Pietro è tutto concentrato nell'opera di smantellamento delle concessioni autostradali, l'unico, che è rimasto a difendere questa finanziaria, sempre più debole e sempre più solo nel definire questa manovra giusta e seria. Questa non è una finanziaria dominata da un sentimento politico, ma è ispirata da un'idea, che antepone il tema della redistribuzione allo sviluppo. Questa è una finanziaria classista, ispirata da pura politica e non da economia. Intanto, mentre tutto questo si sta consumando, i capitali stanno fuggendo via e sono sempre di più le imprese che stanno delocalizzando all'estero. Questo è il risultato della finanziaria, che va contro le speranze e le aspettative di tutto il paese, ricchi e poveri, autonomi e dipendenti, artigiani, professionisti e medie imprese. Gioisce solo la CGIL, che è notoriamente più interessata a tutelare iscritti e simpatizzanti piuttosto che i poveri .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caparini. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, la lotta di classe, che è stata cancellata dalla storia, è tornata prepotentemente in queste aule con una serie di provvedimenti che le sinistre hanno portato alla nostra attenzione. Si tratta di provvedimenti che rappresentano una tassa, un dazio pagato a coloro che hanno contribuito alla vittoria del centrosinistra: mi riferisco ai poteri forti, ai banchieri, agli imprenditori assistiti, a quel Montezemolo che tanto ha contribuito al vostro successo elettorale e che oggi si vede premiato con un miliardo di euro in quattro anni, laddove, con il nostro Governo - ed è un motivo diorgoglio -, la FIAT non ha percepito alcun aiuto di Stato. Si torna quindi alla solita logica, per cui i pochi noti fortunati amici vostri si dividono gli utili, mentre le perdite vengono socializzate, suddividendole sulla testa dei padani. Nella vostra traccia, nella finanziaria, c'è il DNA ... Collega, capisco che tu abbia molti problemi a votare questa finanziaria; se non li hai...
. Si rivolga alla Presidenza, onorevole...
. Lei faccia rispettare l'ordine, intanto! Come Vicepresidente la trovo piuttosto latitante, visto che il collega mi sta interrompendo!
. La prego di continuare nel suo intervento...
. Lei richiami il collega...
. Continui il suo intervento. Le interruzioni sono ammesse, come lei sa...
. Le offese un po' meno e, comunque, la Presidenza serve a quello, se non sbaglio, cioè ad evitare che vi siano le offese, in modo che possiamo tutti liberamente - finché ce lo concederete - esprimere la nostra opinione . Non intervenite con i tagli necessari, quelli che servono e che sono fondamentali ad eliminare quel fardello rappresentato dagli sprechi dello Stato centralista. Tutti, dal Presidente della Repubblica Napolitano al presidente della Banca d'Italia, che ha avuto modo di segnalarvi come questa manovra sia assolutamente inefficace e non abbia alcun contenuto strutturale, lamentano che i nostri conti versano in una situazione disperata. Nessuno, però, fa un'analisi secondo noi corretta della situazione, nessuno va al nocciolo della questione. Ci stiamo preoccupando della forma, ma siamo ben distanti dall'intervenire sulla sostanza della questione. Il problema è rappresentato dalla necessità di un intervento strutturale, di un intervento sull'assistenzialismo. Voi non fate nulla per intervenire in un campo che rappresenta una delle piaghe del nostro paese: parlo delle pensioni sociali di mero e puro clientelismo, retaggio della prima Repubblica, su cui si sono stratificati privilegi continui che oggi fanno sì, per esempio, che, in regioni come la Sicilia, 7 contributi sociali su 10 siano di mero e puro assistenzialismo. Quindi, vi sono costi per la collettività pari a 500 milioni di euro l'anno, che non sono coperti da versamenti da parte del lavoratore. Le pensioni sociali in tre regioni - Sicilia, Puglia e Calabria - costano una cifra pari a 1,4 miliardi all'anno. Colleghi, è qui che vanno i soldi che dovrebbero essere utilizzati per le infrastrutture, che dovrebbero servire alla crescita del paese; è qui che ci sono gli sprechi reali, è questo il cancro, che produce ormai metastasi, su cui nessuno ha il coraggio di incidere. Del resto, nessuno ha avuto il coraggio di porre l'attenzione su un altro aspetto fondamentale del nostro sistema paese: il problema conseguente alle finte privatizzazioni, che il vostro presunto leader ha fatto quando era presidente dell'IRI. Noi ci troviamo di fronte a degli oligopoli nella gestione dei servizi, che scaricano le loro inefficienze attraverso tariffe carissime e servizi scadenti, servizi che non sono assolutamente degni di un paese che si propone di essere concorrente tra i principali internazionali. Questo è un paese che di fronte ai problemi si rifugia nelle che sono state introdotte sia dalla destra che dalla sinistra. Noi da questi banchi, quando voi eravate opposizione, abbiamo più volte segnalato che non è certo con interventi puntuali che si può risolvere una situazione così gravemente incancrenita. I fornitori di servizi chiudono in utile, mentre le perdite, ancora una volta, vengono scaricate sui cittadini. Il terzo punto fondamentale, sul quale non siete stati in grado di intervenire, è quello del carico fiscale e della burocrazia. Si tratta di uno Stato inefficiente ed elefantiaco da finanziare, incapace di rispondere ai problemi che la modernità e la globalizzazione impongono di risolvere, uno Stato con un vero e proprio esercito di dipendenti pubblici, impegnati a regolare ogni istante della nostra vita pubblica e privata. Nella classifica del controllo dello Stato sui cittadini, quindi nella classifica della libertà, siamo ben posizionati. Dunque, vi sono anche classifiche dove ben riusciamo: purtroppo, sono quelle sbagliate in cui dovremmo essere ultimi e, invece, siamo terzi subito dopo la Polonia e l'Ungheria, paesi a cui in un certo periodo della vostra storia vi siete anche ispirati. Le nostre imprese hanno un carico fiscale di gran lunga superiore alla media di qualsiasi paese europeo. Di fronte a questi dati, all'assistenzialismo, ad un sistema di servizi e tariffario abbondantemente al di sotto della media europea, ad un carico fiscale di gran lunga superiore a quello di tutti gli altri paesi europei, è evidente come una manovra quale quella concepita dal vostro ministro sia completamente inadeguata. Siete stati obbligati a finanziare lo a drenare ogni risorsa possibile, ad alimentare coloro che vi hanno consentito di governare. Quindi, avete scelto deliberatamente di punire i ceti produttivi, i lavoratori, i professionisti, gli imprenditori, gli artigiani, i commercianti. Avete una sorta di idiosincrasia nei confronti di coloro che lavorano e pagano le tasse. Anche dal dibattito svoltosi in questa sede, infatti, è emersa una visione per cui coloro che lavorano per voi sono evasori, sono persone che se ne approfittano. Dalle parole di uno dei vostri rappresentanti, il professor Zaccaria, noto costituzionalista nonché ex presidente della RAI, ad esempio, si è notata la confusione mentale per cui la tassa di successione viene ritenuta giusta, mettendo sullo stesso piano il padre che dona ai figli rispetto ad un libero cittadino che mette il suo bene sul mercato.
. Onorevole Caparini, deve concludere.
. Questo già la dice lunga sulla vostra confusione di idee: non riuscite a capire la differenza che esiste tra chi cede ai propri figli il frutto del lavoro di una vita e chi, traendone profitto, è giusto che paghi il dovuto allo Stato. Signor Presidente, concludo dicendo che la nostra contrarietà al provvedimento è totale: così non risolverete di sicuro, ma aggraverete i problemi del nostro paese .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zucchi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo alle battute finali della conversione in legge del decreto-legge n. 262 e, cari colleghi, è in gioco una partita importantissima che va ben oltre la portata del decreto-legge in esame, seppure già vasta ed importante. La maggior parte del paese oggi è molto preoccupata e, al di là degli steccati ideologici e dell'appartenenza, teme le politiche economiche e fiscali dell'attuale maggioranza e del Governo Prodi. La stragrande maggioranza degli italiani ha sostanzialmente capito che, al di là delle politiche economiche e della leva fiscale, è partita una grandissima manovra per destrutturare il sistema Italia ed il nostro paese dal punto di vista sociale ed economico. Questo gli italiani lo hanno compreso, come lo hanno compreso le associazioni di categoria, gli ordini professionali ed anche i sindacati. Parecchie organizzazioni anche vicine al mondo della sinistra, come la Confesercentie la CNA, che in alcune regioni sono collaterali al vostro sistema di potere, oggi sono fortemente preoccupate ed avvertono la necessità di scendere in piazza per far sentire la loro voce. Dunque, nel paese è successo qualcosa su cui dobbiamo tutti interrogarci. Non devono farlo solo i parlamentari dell'opposizione, ma tutto il Parlamento nel suo complesso e, soprattutto, il Presidente Prodi con la sua maggioranza e con il suo Governo. Cos'è successo in questi cento giorni, se la percentuale di consenso della vostra idea politica, dei vostri partiti, del Presidente del Consiglio, Prodi, e del suo Governo è scesa a limiti e con una velocità mai visti prima? Anche questo è un vero e proprio primato del Presidente Prodi e del vostro Governo. È successa sostanzialmente una cosa: gli italiani sono preoccupati, gli italiani hanno paura, questa è la verità sulla quale dobbiamo interrogarci. Nel decreto-legge in esame vi sono centinaia di cose che non ci stanno bene, come non stanno bene alla gran parte degli italiani. Lo abbiamo visto allorquando nell'articolo 4 avete inserito una serie di problematiche in materia di IVA agricola, e nel tentativo di modificare la classificazione dei fabbricati rurali portandoli dal catasto rurale al catasto urbano; abbiamo visto cosa significhi l'aumento degli estimi catastali e, in proiezione, l'aumento dell'ICI. Tutto questo nasconde un vostro desiderio, nemmeno tanto recondito in gran parte della maggioranza: volete reintrodurre una tassa sulla proprietà, volete reintrodurre una vera e propria tassa patrimoniale. Questo è il vostro tentativo e lo dimostrate allorquando aumentate anche la percentuale di imposizione sulle rendite finanziarie senza tener conto che facendo questo non soltanto violate una vostra promessa elettorale ben precisa, ma aggredite il sistema del piccolo risparmio, che in Italia ha da sempre rappresentato uno dei pilastri fondamentali del nostro sistema sociale ed economico. Inoltre, avete combinato molti pasticci sull'articolo 6. Si tratta della vicenda dell'imposta di donazione e successione: prima non c'erano, poi si chiamavano imposta di registro, poi le avete reintrodotte, avete cambiato due volte i massimali; alla fine le avete reintrodotte surrettiziamente per taluni a discapito di altri, non tenendo presente che in questi tre mesi avete creato una confusione enorme che darà adito ad una serie di ingiustizie e di contenziosi. Al comma 2 dell'articolo 8 avete aggredito il sistema dei contratti di programma, che pure nel più vasto capitolo della programmazione negoziata aveva cominciato a dare importanti risultati nel paese e nel Mezzogiorno in particolare. Con la vostra clausola di sospensiva e di riesame, di fatto, avete introdotto un principio giuridico nuovo ed assolutamente al di fuori della logica e della Costituzione: la retroattività della legge, dei principi e dei contratti. Non è possibile tornare indietro di fronte a delibere CIPE già intraprese, che hanno un loro valore giuridico. Ho citato questi semplici esempi, ma sono pochissimi e potrei continuare al di là dei pochi minuti del mio intervento per spiegare una ad una le ragioni della contrarietà a questo decreto-legge. La somma di questi piccoli aspetti, tuttavia, è ben poca cosa rispetto alla più grande responsabilità che vi state assumendo: creare condizioni non di sviluppo e di ripresa, ma di preoccupazione nel nostro paese, e quando inizia la preoccupazione succedono tante cose. Vi sarà la fuga dei capitali all'estero: già è cominciata, come ha denunciato il mercato finanziario. Vi sarà la stasi nel sistema dell'economia e del commercio. Addirittura, aggredendo il settore dell'edilizia create i presupposti per il blocco dell'unica vera grande industria nel nostro paese: il mercato dell'edilizia. State creando una serie di condizioni e, tra qualche settimana o qualche mese, ci ritroveremo in quest'aula, ma soprattutto nel paese, a parlare di questi argomenti e in quel momento, forse, sarà tardi. Proprio per questo, non solo in quest'aula parlamentare ma nelle piazze e nelle città, stiamo chiamando a raccolta le associazioni di categoria, la gente comune, che ètutta con noi, anche quella che vi aveva votato. Ci dispiace che qualche alleato della nostra parte politica, dell'attuale opposizione, non abbia ben compreso la portata del momento in cui ci troviamo. Sono convinto, cari amici e colleghi, che su questa strada dobbiamo andare ancora avanti perché siete arrivati al capolinea e, prima che ci arrivino il sistema Italia e il paese, è bene che Prodi - ammesso che l'abbia - mostri un ultimo sussulto di dignità: per il bene del paese deve andare a casa, deve rassegnare le dimissioni. Allora, in quel momento ci siederemo tutti attorno ad un tavolo e vedremo quali potranno essere le condizioni per un Governo istituzionale che possa bloccare il disastro che avete avviato; poi, magari si ritornerà a votare e prevarranno ancora una volta le ragioni della politica. Per queste motivazioni, annunzio il mio voto contrario ed è ancora poca cosa per il territorio che rappresento, per la Sicilia, per le regioni meridionali, per il collegio in cui sono stato eletto.
. Solo per quello!
. Il mio voto contrario rappresenta la gran parte della contrarietà del popolo siciliano nei confronti delle vostre politiche, che sono antimeridionaliste, antisiciliane ma soprattutto antinazionali .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Motta. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, rinuncio al mio intervento.
. Constato l'assenza dei deputati Della Vedova, Fumagalli e Maran, che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto; si intende che vi abbiano rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, non ritengo di trattenere a lungo i colleghi, però, in conclusione della lunga maratona sul decreto fiscale, debbono essere espresse alcune considerazioni. La prima, quella che sovviene a molti, anche a quelli che cercano disperatamente di nasconderla per primi a sé stessi, è che tale decreto insiste, informa e sottiene una cultura della dilatazione del prelievo fiscale. Tale cultura contraddice in essere le prospettive e le capacità dello sviluppo economico, tanto più quando si dimensiona, si confronta ed interagisce con realtà difficili ed arretrate dal punto vista economico, come quelle dei territori meridionali, del sud e delle isole di questo nostro paese. Non denunciare ciò significa non esercitare pienamente il proprio ruolo di rappresentanza rispetto alle nostre popolazioni. Allora, occorre fare altre osservazioni e considerazioni. La prima, in assoluto, è che in più di una circostanza, durante la fase precedente alla costituzione del nuovo Parlamento, all'avvio della XV legislatura, abbiamo affrontato i grandi temi della politica italiana, spiegando, a più riprese e in più circostanze, che i meridionali, i siciliani, gli abitanti, le popolazioni dei territori che ricadono nelle aree di cui all'obiettivo 1 avevano bisogno di una politica che richiamasse gli investimenti, una politica di attenzione e di nuova crescita di risorse economiche. Per questo, avevamo parlato di costruire il percorso della cosiddetta fiscalità di vantaggio. Da parte dei rappresentanti del Governo, subito dopo l'insediamento, sembrava essersi aperto uno spiraglio. Guardiamoci con franchezza negli occhi: se lo spiraglio è quello che avete aperto con l'articolo 19 del disegno di legge n. 1746- che non è un provvedimento centrale perché quello fondamentale, al di là di tutte le considerazioni formali che il professore Zaccaria ha evidenziato, è comunque il decreto fiscale -, se questa è la risposta, non sappiamo cosa farcene. È ben misera e poca cosa, e non attirerà neppure una capacità di investimento nel meridione. Se non perseguissimo la strada che consente alle nuove imprese di usufruire di questo strumento, commetteremmo il più grave crimine nei confronti dello sviluppo del meridione. Ricordo in questa sede che, proprio a marzo di quest'anno, il rapporto Hokmark ha indotto la Commissione europea ad accettare il principio secondo cui la fiscalità di vantaggio, oltre che in Irlanda - dove, a condizioni e in periodi diversi, era stata avviata ed applicata con grande successo -, possa essere estesa anche a tutti gli altri membri della Comunità per le aree di cui all'obiettivo 1. Non capisco perché il Governo faccia in modo che le popolazioni del meridione, che hanno più bisogno di tutte le altre, rimangano nella condizione esatta in cui sono: è come se un padre di famiglia, di fronte a tanti figli, preferisse e stabilisse che i figli più poveri debbano restare perennemente tali e quelli più ricchi continuare, invece, a navigare in una condizione di ricchezza e di tranquillità. Tutto ciò è incomprensibile, inammissibile e costituisce un grande tradimento. Solo questo ci indurrebbe a votare contro il decreto-legge in esame, che pure, probabilmente, reca alcuni aspetti importanti, malgrado la cultura che lo informa e questa grande nequizia di fondo. Ho preso la parola affinchè tale provvedimento si ricordi e permanga nella memoria collettiva dei siciliani e dei calabresi - sappiatelo, carissimi amici e colleghi parlamentari del centrosinistra - come il decreto «vergogna». Voi avete impedito nei fatti che si avviasse il progetto di realizzazione del ponte sullo stretto di Messina. Questo è il decreto «vergogna», a cui apponete ancora una volta, dopo le altre in cui l'avete fatto, la vostra firma, passando alla storia per essere i primi traditori dei territori, delle aspirazioni, delle aspettative della gente che pretendete maldestramente di rappresentare in questa sede. Per questa ultima e fondamentale ragione, confermiamo il nostro «no» categorico e assoluto nei confronti di un decreto che umilia e inginocchia ancora di più il nostro sud
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, rinuncio al mio intervento.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Armosino. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, il voto contrario del nostro gruppo al decreto-legge, che era stato già annunciato, deve essere ulteriormente specificato in relazione all'atteggiamento che il Governo ha assunto in sede di esame degli ordini del giorno. Non possiamo sottacere che questo decreto-legge e la legge finanziaria sono cosa del tutto diversa da quel documento di programmazione economico-finanziaria che avete detto di volere realizzare e che avrebbe costituito il presupposto per gli interventi di natura economica e fiscale. Esso si fondava - occorre ricordarlo - su interventi strutturali di riduzione della spesa. Il provvedimento che oggi portate a casa con il voto di fiducia che avete conseguito nega questi fatti. Esso fa cassa attraverso un pesante utilizzo della pressione fiscale. Non condividiamo le ragioni redistributive che voi assumete e che vi avrebbero indotto a questo provvedimento, perché ci pare che non possa esserci una parte del paese a cui competa la produzione e un'altra a cui competa esclusivamente la redistribuzione. Tuttavia, al di là di questa considerazione, l'atteggiamento assunto dal Governo in sede di disamina degli ordini del giorno non può che lasciare ulteriormente perplessi e manifestare le grandi contraddizioni interne alla vostra maggioranza. Quando voi dite a tutti gli organi di informazione che questo decreto è statomodificato dal Parlamento e che si è svolta una discussione del Parlamento e della sua maggioranza e che intanto avvierete dei progetti per dare una spinta riformista a questo paese, vi contraddite poi nella sostanza quando finanche ordini del giorno che vanno appunto in quella direzione tracciata non vengono accolti. Allora sorge il dubbio che, laddove il vostro Governo dovesse accogliere quegli ordini del giorno che tendono a far sì che l'incremento di pressione fiscale da voi ora attuato si riduca in occasione di queste vostre ventilate proposte strutturali, quegli stessi ordini del giorno vengono respinti. Questo fa sorgere il dubbio - e direi quasi, invece, la certezza non maligna - che la vostra maggioranza non regga neanche l'accoglimento di un ordine del giorno. Sappiamo tutti che ciò ha un valore poco più che simbolico, ma questo potrebbe addirittura portarvi a non raccogliere il voto finale su questo provvedimento. Allora, colleghi della maggioranza, in che modo ci avviamo a discutere la prossima finanziaria? Qual è il fondamento della richiesta di collaborazione delle forze dell'opposizione per una legge finanziaria che sia meno anacronistica, antistorica e meno avversa alla parte produttiva di questo paese? Temiamo fondatamente - anche se continueremo a fare il nostro dovere di presenza nelle Commissioni e in aula - che molti di voi abbiano in mente una legge finanziaria e dei provvedimenti fatti di promesse ovvero che stiano in un mondo ideale. Al vostro interno vi sono anche persone in buona fede rispetto all'ideale che vorrebbero realizzare, ma tale resterà. E resterà tale proprio per la debolezza che è stata dimostrata, non tanto e non solo nel porre la questione di fiducia, ma nell'incapacità conclamata di accogliere ordini del giorno che mirano a fare ciò che voi dite di voler realizzare complessivamente con questo decreto-legge e con la legge finanziaria. Questi atteggiamenti torneranno in ballo quando ci troveremo a discutere della legge finanziaria. Certo, è doveroso che l'opposizione faccia uno sforzo, ma è altrettanto doveroso che la maggioranza decida al suo interno quale linea debba prevalere: se quella invocata, ad esempio, dal presidente Fassino che, da uomo del nord che viene dal duro Piemonte, non può non rendersi conto del disagio sociale al quale si sta assistendo nelle realtà produttive del paese o se, invece, avrà ancora una volta la prevalenza quella parte massimalista che vi costringe a dimenticare anche i sogni, ove essi fossero realmente mossi da buona fede e non da calcolo strumentale. Questa è la sfida che noi abbiamo di fronte ed è tutta interna alla vostra maggioranza. Noi possiamo essere spettatori di questo fatto; possiamo collaborare per indicare soluzioni meno punitive per il paese e dannose sotto il profilo economico: ma quale tesi prevarrà tra di voi? Quella dei vostri economisti illuminati oppure, ancora una volta, quella della triplice sindacale che tutto occulta e tutto fa tacere? Anche per queste ragioni, noi oggi ribadiamo il nostro «no» al decreto-legge che stiamo per votare !
. Prendo atto che i deputati Quartiani e Migliori, che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto, rinunziano ad intervenire.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tolotti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
. Deputato Tolotti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
, . Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, vorrei proporre all'Assemblea la seguente correzione di forma al testo del decreto-legge in esame, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.500 del Governo: «Prima dell'articolo 1, le parole "Capo 1, disposizioni in materia di accertamento, riscossione e contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale, nonché di potenziamento dell'amministrazione economico-finanziaria" sono soppresse». La ringrazio, signor Presidente, e vorrei ringraziare, anche a nome della relatrice per la VI Commissione, l'onorevole Laura Fincato, tutti gli intervenuti, l'opposizione, nonché il Governo che ci ha seguito con grande attenzione.
. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore s'intendono approvate.
. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
. Passiamo alla votazione finale. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1750, di cui si è testé concluso l'esame.
. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che lunedì 30 ottobre avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti e, alle ore 19, lo svolgimento di un'informativa urgente del ministro degli affari esteri, MassimoD'Alema, in ordine alla posizione assunta dall'Italia in relazione all'elezione del membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU in rappresentanza del gruppo latino-americano e caraibico. È stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, terzo periodo, del regolamento, il seguente programma dei lavori per il periodo novembre-dicembre 2006:
. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione il deputato Giorgio Conte, in sostituzione del deputato Manlio Contento, dimissionario.
. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.