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Giovedì 10 Maggio 2007 ore 17:00
AULA, Seduta 155
Resoconto stenografico
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AULA, Seduta 155 del 10/05/2007
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- Lettura verbale
- Missioni
- Preavviso di votazioni elettroniche.
- Disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 23 del 2007: Ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario (Approvato dal Senato) (A.C. 2534-A) (Seguito della discussione ed approvazione)
- S. 1411 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario (Approvato dal Senato) (per la votazione della questione di fiducia e il seguito dell'esame).(2534-A)
- Ripresa esame articolo unico - A.C. 2534-A
- Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis 1.1 del Governo - A.C. 2534-A
- Vice Presidente LEONI CARLO
- Deputato NARDI MASSIMO (DEMOCRAZIA CRISTIANA-PARTITO SOCIALISTA)
- Deputato DEL MESE PAOLO (POPOLARI-UDEUR)
- Deputato ZANELLA LUANA (VERDI)
- Deputato CANCRINI LUIGI (COMUNISTI ITALIANI)
- Deputato DI GIOIA LELLO (MISTO)
- Deputato ASTORE GIUSEPPE (ITALIA DEI VALORI)
- Deputato GARAVAGLIA MASSIMO (LEGA NORD PADANIA)
- Deputato RONCONI MAURIZIO (UDC UNIONE DEI DEMOCRATICI CRISTIANI E DEI DEMOCRATICI DI CENTRO (CCD-CDU))
- Deputato RICCI ANDREA (RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA)
- Deputato AIRAGHI MARCO (ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato PALUMBO GIUSEPPE (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato VENTURA MICHELE (PARTITO DEMOCRATICO)
- Dichiarazione di voto sulla questione di fiducia, a titolo personale - Emendamento Dis 1.1 del Governo - A.C. 2534-A
- S. 1411 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario (Approvato dal Senato) (per la votazione della questione di fiducia e il seguito dell'esame).(2534-A)
- La seduta, sospesa alle 19, è ripresa alle 19,35
- Ripresa discussione - A.C. 2534-A
- Sull'ordine dei lavori
- La seduta, sospesa alle 21,05, è ripresa alle 21,35
- Missioni (Alla ripresa notturna)
- Dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 2149
- Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 36 del 2007: Disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari (Approvato dal Senato) (A.C. 2567) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale)
- S. 1449 - Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari (Approvato dal Senato). (2567) (FAS)
- Ripresa discussione - A.C. 2534-A
- S. 1411 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario (Approvato dal Senato) (per la votazione della questione di fiducia e il seguito dell'esame).(2534-A)
- Esame ordini del giorno - A.C. 2534-A
- Esame ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Esame ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Esame ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 2534-A
- Esame ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Esame ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno prima parte - A.C. 2534-A
- Esame ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Esame ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Esame ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno (dispositivo) - A.C. 2534-A
- Esame ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno (motivazione) - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Esame ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 2534-A
- Deputato MAZZARACCHIO SALVATORE (FORZA ITALIA)
- Vice Presidente LEONI CARLO
- Sottosegretario per la salute ZUCCHELLI SERAFINO
- Deputato MAZZARACCHIO SALVATORE (FORZA ITALIA)
- Vice Presidente LEONI CARLO
- Deputato FASOLINO GAETANO (FORZA ITALIA)
- Deputato DI VIRGILIO DOMENICO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Vice Presidente LEONI CARLO
- Sottosegretario per la salute ZUCCHELLI SERAFINO
- Deputato DI VIRGILIO DOMENICO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Votazione ordine del giorno - A.C. 2534-A
- Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2534-A
- Vice Presidente LEONI CARLO
- Deputato ASTORE GIUSEPPE (ITALIA DEI VALORI)
- Deputato PORETTI DONATELLA (LA ROSA NEL PUGNO)
- Deputato ULIVI ROBERTO (ALLEANZA NAZIONALE)
- Vice Presidente LEONI CARLO
- Deputato CAPITANIO SANTOLINI LUISA (UNIONE DI CENTRO)
- Deputato BARANI LUCIO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato NAPOLETANO FRANCESCO (COMUNISTI ITALIANI)
- Deputato PIGNATARO ROCCO (POPOLARI-UDEUR)
- Deputato FAVA GIOVANNI (LEGA NORD E AUTONOMIE)
- Deputato DI VIRGILIO DOMENICO (POPOLO DELLA LIBERTA')
- Deputato CARUSO FRANCESCO SAVERIO (RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA)
- Deputato BURTONE GIOVANNI MARIO SALVINO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Vice Presidente LEONI CARLO
- Coordinamento formale - A.C. 2534-A
- Votazione finale ed approvazione - A.C. 2534-A
- S. 1411 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario (Approvato dal Senato) (per la votazione della questione di fiducia e il seguito dell'esame).(2534-A)
- Deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa alla proposta di legge n. 2490
- Rinvio in Commissione del disegno di legge: Autotrasporto merci e circolazione stradale (A.C. 2480-A)
- Ordine del giorno della prossima seduta
- Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo
- Sull'ordine dei lavori
, legge il processo verbale della seduta del 16 aprile 2007.
. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bocchino, Castagnetti, Galati, Pagliarini, Rutelli, Tremonti e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna. Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna.
. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario. Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1 interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione
. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, per diciassette volte il Governo si è presentato in Parlamento ed ha ottenuto la fiducia. Lo ripeto: diciassette volte, su circa dieci mesi di attività parlamentare; pertanto, circa due volte al mese. Non sappiamo se questo numero ha portato bene all'Esecutivo, ma sappiamo di sicuro, purtroppo, che non ha portato bene all'Italia, visto che siamo qui, nuovamente, per la diciottesima volta! Tutto ciò che, ovviamente, non può portare bene al nostro Paese si deve confrontare - e, se necessario, scontrare - con il desiderio della Democrazia Cristiana e del Nuovo Partito Socialista di promuovere una stagione di una nuova cultura politica, una cultura politica finalizzata al benessere degli italiani e alla crescita del nostro Paese. Per le ragioni che esporrò qui, succintamente ma dettagliatamente, dichiaro fin d'ora che il mio gruppo esprimerà un voto contrario sulla questione fiducia posta dal Governo. Teniamo a sottolineare che tale voto contrario è motivato dall'incapacità di questo Governo nel dirigere il Paese, un'incapacità che si manifesta perfetta, anche da un punto di visto tecnico. Per quanto riguarda questo aspetto, ossia l'incapacità di governare intesa in senso stretto, intendo richiamare l'attenzione dei colleghi e della cittadinanza tutta sul fatto che il decreto-legge in esame costituisce solo uno degli elementi di un piano più ampio, volto alla riorganizzazione del servizio sanitario nazionale e al ripiano dei disavanzi pregressi: solo uno! Il decreto-legge, dunque, non interviene su una materia che all'improvviso, inaspettatamente, imprevedibilmente si palesa nell'agenda politica italiana, ma su una materia che è all'attenzione della classe dirigente di questo Paese da anni. Come sapete, il Servizio sanitario nazionale fu una conquista della visione democristiana della sanità pubblica, che doveva garantire assistenza sanitaria a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche personali. Oggi, il Servizio sanitario nazionale ha quarant'anni di vita, e meriterebbe un'attenzione maggiore rispetto ai provvedimenti motivati da straordinaria necessità ed urgenza. Questa è la prima critica fondamentale che rivolgiamo all'Esecutivo: l'incapacità tecnica di saper organizzare almeno quel lavoro parlamentare che si sa da sempre doversi organizzare. È come se sapendo di dover fare una cosa da diversi anni, sapendo che è in scaletta la mascherassimo all'improvviso come urgente e imprescindibile. Dovevamo pensarci prima, dovevamo avere la capacità di scadenzare una nostra presa di posizione in tempi e con modi adeguati. Domando ai colleghi ed al Paese, allora: è possibile che coloro i quali non sono in grado di programmare l'ordinario, tanto da ridursi alla condizione di richiedere voti di fiducia, siano in grado di fronteggiare un'emergenza come quella sanitaria e di farlo in maniera intelligente e pertinente? Ancora: il Governo è in grado di concordare e contribuire a svolgere un ordinario calendario parlamentare che consenta di attuare un piano che coinvolga anche altri enti? Se l'Esecutivo non riesce neanche a coordinare la maggioranza in Parlamento, come pare evidente a tutti i cittadini (si pensi alla dichiarazioni sui Dico, sulle pensioni e su quant'altro) quale livello di coordinamento e quale azione comune pensa di svolgere con le regioni? Sono tre domande sulle quali vi invito a riflettere, e lo faccio pensando soprattutto ai cittadini, i quali devono giudicare il vostro operato. Da voi ci aspettiamo delle risposte, e speriamo che il giudizio dei cittadini elettori possa riflettere il nostro, critico, nei vostri confronti. Il dato politico su cui ragionare non è, dunque, se il Governo otterrà la fiducia sul provvedimento in esame (cosa peraltro quasi scontata), ma se la questione di fiducia possa diventare una modalità organizzata dell'azione politica del Parlamento, anche al di fuori di percorsi di emergenza. Se ci trovassimo di fronte ad una emergenza capiremmo, almeno con riferimento al significato che è notoriamente attribuito a questo vocabolo: se fossimo di fronte all'approvazione di una legge finanziaria, di una legge che divide l'opinione pubblica, allora capiremmo. Ma qui si tratta di una norma che costituisce un provvedimento attuativo della legge finanziaria per il 2007, che ha disposto uno specifico accantonamento di fondo globale. Si prevede l'autorizzazione della spesa di tremila milioni di euro per l'anno 2007 a titolo di regolazione debitoria, quale concorso al ripiano dei disavanzi del servizio sanitario nazionale per il periodo 2001-2005. La somma, come anche indicato nella relazione illustrativa del provvedimento, è destinata a quelle regioni che, «al fine della riduzione strutturale del disavanzo nel settore sanitario, sottoscrivono l'accordo con lo Stato di cui all'articolo 1, comma 796, lettera della legge 27 dicembre del 2006, n. 296 e che inoltre, a decorrere dal 2007 attivano sul proprio territorio a copertura dei disavanzi del settore sanitario specifiche misure fiscali» delle regioni; in altre parole, attivando iniziative fiscali in questa direzione, si cerca di ripianare i bilanci. In sostanza, si tratta di quelle regioni che destinano quote di manovre fiscali già adottate o quote di tributi erariali attribuiti alle regioni (nei limiti dei poteri loro attribuiti dalla normativa statale di riferimento ed in conformità ad essa) in via ulteriore rispetto all'incremento nella misura massima di IRAP e di addizionale regionale all'IRPEF. Sono dunque misure tali da comportare un gettito superiore rispetto a quello derivante dal predetto incremento nella misura massima di IRAP e di addizionale regionale all'IRPEF. Il contributo statale in questione risulta assolutamente necessario ad accompagnare finanziariamente le regioni impegnate nei piani di rientro dai deficit strutturali affinché il peso del debito pregresso non comprometta il raggiungimento dell'equilibrio economico finanziario della gestione corrente. Pertanto, l'urgenza della disposizione, secondo la maggioranza, risiederebbe nella circostanza che in assenza della stessa non potrebbero essere tempestivamente sottoscritti i predetti piani, come programmato, tenuto conto che i medesimi devono contenere le politiche di intervento (da attivarsi già all'inizio dell'anno in corso) nel settore sanitario. A questo punto, intendiamo porre una domanda anche a rischio di «scantonare» dall'argomento principale: se le misure ideate dalla maggioranza poggiano le loro fondamenta sulla necessità di evitare in futuro il ripetersi di quei fenomeni di sperpero del pubblico denaro (in particolare nella conduzione politica di alcune regioni) come, ad esempio i compensi per le consulenze e le spese per le cosiddette auto blu che sono le più evidenti in molte di queste regioni coinvolte, ci chiediamo se avete fissato un tetto (se lo chiedono anche i cittadini) per i compensi annuali di ciascun consulente. In altre parole, chiediamo se avete stabilito per quei consulenti, che a volte percepiscono emolumenti anche di diverse centinaia di migliaia di euro, un tetto oltre il quale non si può andare, in maniera da poter limitare i costi delle gestioni. Avete eliminato gli sperperi delle autorimesse pubbliche e dei contratti con autonoleggiatori privati, che poi sono la stessa cosa? All'introduzione di quali misure di sobrietà nella conduzione della cosa pubblica il decreto-legge in esame fa riferimento, cioè che cosa proponete affinché, in qualche misura, nelle regioni che non avessero un comportamento adeguato, si possa prevedere di intervenire per migliorare questa modalità di comportamento? Queste risposte il Governo le deve anche a tutti gli amministratori delle regioni virtuose, ai quali va il plauso e il sostegno della Democrazia cristiana e del Nuovo partito socialista che della conduzione oculata dei soldi dei cittadini in queste regioni hanno fatto un punto qualificante della loro azione amministrativa. Ma se il plauso per essi è sicuramente condiviso dall'intera Assemblea, non altrettanto può dirsi del sostegno, visto che i tagli previsti nella legge finanziaria, operati dalla maggioranza anche nei confronti di queste regioni, sono stati particolarmente gravosi. Evidentemente, come tutti i cittadini hanno potuto constatare, si è tagliato prima, descrivendo una situazione da crisi finanziaria, per poi scoprire l'esistenza di una notevole mole di liquidità, addirittura di un «tesoretto»...
. La prego di concludere, onorevole Nardi.
.... uscito chissà da dove, visto che si parlava di una situazione di crisi che non era vera prima e non è vera adesso. Dal punto di vista politico, mi preme invece rivolgere una serie di domande ai colleghi del Governo, specialmente a quelli che praticamente non sanno che fare del «tesoretto». Se veramente sono contrari ai sulle prestazioni specialistiche, perché non usano il «tesoretto» per ripianare questa situazione? Quale destinazione migliore di questa può esserci?
. Deve concludere, onorevole Nardi.
. In conclusione, signor Presidente, votare contro la fiducia e contro questo Governo non è una scelta ma una necessità, non mia, non del mio partito, ma di tutti gli italiani.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Mese. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, nel dichiarare fin d'ora il voto favorevole del gruppo dei Popolari-Udeur sul provvedimento in discussione, desidero innanzitutto sottolineare che lo stesso si inserisce in un contesto, in una serie di provvedimenti legislativi volti a far fronte allo sforamento da parte di alcune regioni dei limiti di spesa per il finanziamento del Servizio sanitario regionale. Mentre la maggior parte delle regioni ha provveduto a risanare i propri disavanzi sanitari, alcune regioni non hanno provveduto in tal senso, determinando pertanto disavanzi molto significativi, a fronte dei quali il legislatore nazionale ha imposto alle regioni stesse la predisposizione di piani per l'assunzione strutturale delle spese e il perseguimento dell'equilibrio finanziario. In parallelo, il Governo ha dovuto far fronte alla necessità di dare copertura ai disavanzi relativi al periodo fino al 2005, e a tal fine si è previsto un concorso finanziario dello Stato al ripiano di tali debiti, vincolando però le regioni ad incrementare la misura dell'addizionale regionale IRPEF e dell'aliquota IRAP, nonché ad attivare gli ulteriori strumenti fiscali a loro disposizione. In tale quadro, il decreto-legge in esame, come si rileva anche nella relazione illustrativa, è volto ad assicurare gli effetti delle disposizioni in materia contenute nella legge finanziaria per il 2007, costituendo lo strumento necessario cui il Governo ha dovuto fare ricorso per far fronte ad una situazione che ha assunto, in alcuni casi, la caratteristica di una vera e propria emergenza finanziaria, le cui ragioni non possono certamente essere ridotte ad oggetto di una polemica qualunquista ma risalgono a scelte politiche ed amministrative sbagliate, assunte nel corso del tempo e con la corresponsabilità di molteplici protagonisti. Nel medesimo contesto deve altresì essere inquadrata la scelta del Governo di porre la questione di fiducia sull'emendamento riferito all'articolo unico del disegno di legge di conversione che riscrive integralmente le modifiche apportate al provvedimento. Sebbene concordi con il fatto che lo strumento della fiducia deve essere utilizzato dal Governo con grande cautela, anche in considerazione degli abusi che di esso certamente si è fatto ad opera di tutti i Governi succedutisi negli ultimi anni, ritengo opportuno ricordare come tale pratica non corrisponda all'astratta volontà di condizionare i diritti del Parlamento e ridurne gli spazi di discussione, ma sia, in realtà, il frutto di problemi più generali attinenti all'assetto politico-istituzionale del nostro sistema. Tutti coloro che hanno avuto esperienze di governo sanno infatti molto bene che il ricorso al meccanismo della fiducia rappresenta, in molti casi, l'unica via di uscita - anche se non la migliore - per assicurare l'approvazione di interventi legislativi ritenuti fondamentali per far fronte ad esigenze ineludibili del Paese, ovvero per realizzare gli indirizzi politici più importanti del Governo. Senza entrare nel merito di una tematica assai complessa e che ovviamente esula dai termini della discussione odierna, mi limito a ricordare come le radici di tale condizione risiedano in due principali ordini di ragioni. Mi riferisco, da un lato, alla difficoltà del Paese a superare una crisi che si perpetua da oltre un quindicennio, individuando un assetto istituzionale stabile, che assicuri al contempo le esigenze della governabilità, della rappresentatività e della responsabilità della politica di fronte agli elettori. Dall'altro lato, mi riferisco alla difficoltà a superare le contraddizioni e le instabilità intrinseche al sistema dei partiti, certamente aggravate dalle scelte sbagliate compiute con l'ultima riforma elettorale. Tornando al merito del provvedimento, nel caso specifico, il ricorso alla fiducia rappresenta l'unico mezzo attraverso cui la Camera può migliorare, in modo consistente, il decreto-legge, il quale, nel testo trasmesso dal Senato, presentava aspetti di criticità. Infatti, si intendeva contemperare l'esigenza di modificare il testo con quella di consentire al Senato di approvare in via definitiva il decreto-legge entro i prescritti termini di conversione. Pertanto, l'accusa secondo cui la posizione della questione di fiducia da parte del Governo esproprierebbe il Parlamento della possibilità di esaminare i provvedimenti e di intervenire sul loro contenuto risulta, in tale occasione, assolutamente infondata. Desidero ricordare che il decreto-legge, già in parte modificato nel corso dell'esame al Senato, è stato oggetto di un esame approfondito da parte delle Commissioni in sede referente e consultiva, a seguito del quale il testo ha subito modifiche significative su aspetti particolarmente rilevanti. Tali modifiche sono state recepite dal Governo nel proprio emendamento su cui è stata posta la questione di fiducia. Desidero, in particolare, sottolineare come siano state eliminate le previsioni di cui al terzo, quarto e quinto periodo del comma 3 dell'articolo 1, inserite nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, le quali prevedevano che per un periodo di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione non potessero essere intraprese o proseguite azioni esecutive relativamente ai debiti sanitari nei confronti degli enti del Servizio sanitario nazionale. Inoltre, la disposizione stabiliva che gli atti di pignoramento già eseguiti non vincolassero i predetti enti e i loro tesorieri, e che i debiti insoluti producessero, nel suddetto periodo di dodici mesi, esclusivamente gli interessi legali. Come è stato anche segnalato nei pareri di alcune Commissioni - mi permetto di citare, ad esempio, la condizione formulata in merito, all'unanimità, dalla Commissione finanze -, tali previsioni risultavano assolutamente in contrasto sia con il fondamentale principio giuridico di tutela dell'affidamento dei soggetti contraenti nell'ambito dei rapporti contrattuali, sia con i principi costituzionali di uguaglianza e di tutela dei propri diritti, sia con la normativa e la giurisprudenza comunitaria in materia. L'aspetto ancora più inaccettabile consisteva, tuttavia, nel fatto che tali previsioni risultavano assolutamente sbagliate dal punto di vista politico, in quanto davano l'impressione che il Governo intendesse «scaricare» i complessi problemi legati al finanziamento del Servizio sanitario nazionale (le cui responsabilità sono, come è noto, complesse ed articolate) sulle spalle dei soggetti privati, come farmacie ed imprenditori del settore sanitario, nel caso in cui - nello svolgimento di attività imprenditoriale o professionale - legittimamente vantassero crediti nei confronti dei soggetti pubblici gestori del medesimo servizio. Il gruppo dell'Udeur ha segnalato con chiarezza, fin dalla discussione sulle linee generali del provvedimento in esame, come la correzione di tale aspetto del decreto-legge costituisse una questione politica di rilievo fondamentale, alla quale era condizionato l'atteggiamento del gruppo stesso. Valuto quindi con particolare soddisfazione la decisione del Governo di rispondere, con grande sensibilità politica e senso di responsabilità, a tali richieste di modifica, sopprimendo le suddette previsioni dal testo del decreto-legge. Un ulteriore elemento positivo consiste nella riscrittura delle norme di copertura degli oneri finanziari recati dal provvedimento, contenuti nel comma 2 dell'articolo 1-, le quali operavano una riduzione delle autorizzazioni di spesa relative agli stanziamenti in favore dei paesi in via di sviluppo, per la ricerca nel settore della salute, del Fondo per la famiglia, del Fondo per le non autosufficienze, del Fondo per le politiche giovanili e del Fondo unico per lo spettacolo. Anche in tal caso, è subito parsa evidente la necessità di correggere tale modalità di copertura, la quale, altrimenti, avrebbe inciso negativamente su interventi di particolare rilievo sociale e politico, ponendosi in contraddizione con le linee programmatiche del Governo e con le decisioni recentemente assunte in materia dalla legge finanziaria, che ha ripristinato le risorse finanziarie in tali settori, ridotte in molti casi dal precedente Governo. Da ultimo, vorrei sottolineare come le modifiche apportate al comma primo dell'articolo 1- determinano l'abolizione della quota fissa di partecipazione sulle ricette posta a carico dei cittadini, consentendo di dare a questi ultimi un segnale importante in merito alla volontà del Governo e della maggioranza di venire incontro alle esigenze reali degli utenti del servizio sanitario nazionale. Ritengo che questo provvedimento sicuramente non rappresenti un «toccasana», ma costituisca un elemento importante in un disegno organico, teso a far sì che il problema della sanità, della spesa e dei suoi limiti, non più accantonabili, venga risolto nel migliore dei modi. Ritengo, inoltre, che non sia in discussione un problema relativo alla quantità delle risorse per il servizio sanitario. Occorre, invece, razionalizzare la spesa, mediante interventi tesi a renderla il più possibile funzionale, tenendo conto che l'interesse del cittadino, dello Stato e del Governo è quello di garantire un minimo di assistenza uguale per tutti, secondo criteri di equità e di giustizia. Pertanto, confermo il voto favorevole da parte del gruppo dei Popolari-UDEUR sul provvedimento in discussione .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il gruppo dei Verdi esprime il voto favorevole sulla questione di fiducia posta sul decreto-legge in materia di disavanzo nel settore sanitario. Condividiamo l'obiettivo di ripianare i disavanzi pregressi di alcune regioni nel settore sanitario entro il 2010, nel tentativo di mettere finalmente sotto controllo la spesa sanitaria del nostro Paese, attraverso un intervento selettivo e non più solamente assistenziale. Si tratta di una assunzione di responsabilità precisa da parte delle regioni inadempienti che devono predisporre i piani di rientro dal debito, nei quali devono essere indicati, con molta chiarezza, i mezzi ed i tempi di copertura entro il 2010. Come già affermato, il Governo interviene con un'azione mirata e continuativa in termini di esame preventivo, di monitoraggio e controllo dei provvedimenti e delle misure atte a riformare strutturalmente (perché così dovrebbero essere) il sistema che ha prodotto deficit, inefficienza, ingiustizia e, in casi non rarissimi, come è noto, purtroppo, corruzione e malasanità. È previsto, altresì, l'affiancamento di un nucleo tecnico (questo è importante) di nomina governativa, per la valutazione di questi provvedimenti. Per il Lazio e la Campania sono state previste, addirittura, le figure dell' contabile per i debiti pregressi e per la consulenza finanziaria, mentre è fatto divieto, giustamente, di coprire il deficit accumulato con entrate di tipo corrente. Questo decreto-legge segue ed integra quanto già disposto con l'ultima legge finanziaria approvata in materia di disavanzo del Servizio sanitario nazionale. Quest'ultima, infatti, ha istituito un fondo transitorio per il triennio 2007-2009 di 2.550 milioni di euro, destinato alle regioni con disavanzi elevati, subordinatamente alla sottoscrizione di un effettivo e serio piano di rientro dai disavanzi stessi. Le regioni, pertanto, dovranno concordare con il Governo le delibere di attuazione dei relativi piani di rientro dal disavanzo. Siamo, quindi, in presenza - lo voglio sottolineare bene - di un'erogazione condizionata al rispetto di obiettivi precisi, stabiliti; insomma si tratta di una sorta di piano industriale, la cui realizzazione sarà appunto continuamente sotto controllo e monitorata. Colleghi e colleghe, il problema è il seguente: da quando, all'inizio degli anni ottanta (nel 1981 per l'esattezza), è stato istituito il servizio sanitario nazionale per garantire, rendere concreto su tutto il territorio nazionale il diritto costituzionale alla salute (con l'assunzione di responsabilità diretta in capo allo Stato) ed offrire ovunque i medesimi livelli di assistenza, almeno per i servizi ritenuti essenziali, il sistema ha sempre accusato una situazione di deficit. Una delle cause è stata sicuramente il sotto finanziamento del medesimo, ma il problema di fondo - emerso drammaticamente nel corso del dibattito - è che è sempre mancata una vera, efficace di sistema e del sistema. Laddove si è premuto di più l'acceleratore delle spese in modo incontrollato e si sono verificati enormi disavanzi non vi è stato miglioramento degli standard o rafforzamento dell'offerta sanitaria, anzi casomai il contrario. Nemmeno l'accordo Stato-regioni dell'8 agosto del 2001, che impone a queste ultime la copertura dei debiti non imputabili a provvedimenti assunti a livello nazionale, come ad esempio, il rinnovo dei contratti o fatti simili, ha prodotto i risultati sperati. Tra il 2003 e il 2005 il Servizio sanitario nazionale ha accumulato ben 13 miliardi di disavanzo; il 30 per cento del quale nel Lazio, il 25 per cento in Campania, il 13 per cento in Sicilia; il tutto pari al 70 per cento del totale. Pensate voi! Seguono, però, il Piemonte - regione del nord - con l'8 per cento e la Sardegna con il 5 per cento. In termini è interessante anche osservare che, accanto ai 253 euro del Lazio, i 210 del Molise, i 190 della Campania, i 137 dell'Abruzzo, i 126 della Sardegna e i 111 della Sicilia, vi sono i 102 euro della Val d'Aosta che, con Trento, garantisce ai propri abitanti una spesa superiore al 15 per cento - beati loro! - della media nazionale. Penso che un approfondimento dell'analisi della politica di spesa in ambito sanitario (che coincide, poi, con il 70 per cento di ogni bilancio regionale) e delle misure per finanziarla - i l'addizionale IRAP, l'IRPEF, gli storni di risorse, tutte le misure che conosciamo - sia indispensabile anche per fare un ragionamento sul federalismo fiscale, da lì non si scappa! Voglio ricordare che il diritto costituzionale alla salute, non diversamente dagli altri, in alcune regioni è stato messo in seria discussione dalla gestione del passato! Come, per fare l'esempio forse più famoso, il caso della regione Lazio cui sono state destinate gran parte delle risorse previste dal decreto-legge. L'eredità lasciata da questa regione, che al 31 dicembre 2005 aveva un debito pari a circa quasi 10 miliardi di euro, non potrebbe essere assolutamente affrontata con le sole risorse regionali; ciò è impensabile senza l'intervento statale e, quindi, senza la cosiddetta «solidarietà», seppure quasi estorta, da un certo punto di vista. Il piano di rientro sarebbe compromesso in partenza se non vi fosse questo decreto-legge (non si può voltare pagina a piacimento). Prevedere un piano di rientro dei disavanzi sottoscritto dalle regioni - lo voglio sottolineare ancora - le coinvolge direttamente, responsabilizzandole e consente, altresì, al Governo centrale, forse per la prima volta - mi auguro, in modo veramente efficace - di avere un ruolo di guida e di controllo importantissimo, evitando di impegnarsi in una logica vecchia e assolutamente improduttiva di tipo assistenziale e nutrendo logiche perverse e, in qualche caso, se me lo consentite, aberranti. Accanto a questo, però, deve anche essere sottolineato, con grande onestà, come con il decreto al nostro esame stiamo intervenendo molto più sugli effetti, e meno sulle cause, di una spesa sanitaria fuori controllo in molte situazioni, in diverse regioni del nostro Paese. E le cause, le responsabilità che hanno portato ad enormi e colpevoli disavanzi regionali risiedono in gran parte in una cattiva gestione della politica sanitaria e - credo - anche in più o meno diffuse politiche del malaffare - dobbiamo denunciarlo -, di gestione clientelare, di assenza di controlli e di eccessivo potere discrezionale nell'accreditamento di strutture private. Sarà necessario che il Governo, con il contributo indispensabile delle regioni, si faccia seriamente carico di tutto ciò, ed anche il Parlamento deve assumersi delle responsabilità in questo senso. Accanto a ciò, riteniamo urgente estendere anche alla spesa sanitaria gli strumenti di monitoraggio relativi ai flussi di cassa delle pubbliche amministrazioni. Il testo di questo provvedimento, che l'Assemblea si appresta a votare, è decisamente migliore di quello che ci è stato consegnato dall'altro ramo del Parlamento. Avevamo già apprezzato e condiviso la riduzione della quota di partecipazione alle prestazioni di assistenza specialistica e ambulatoriale, che il Senato aveva portato da 10 euro a 3,5 euro; mi riferisco al introdotto con la legge finanziaria, che alla Camera noi abbiamo del tutto soppresso.
. La invito a concludere.
. Concludo, signor Presidente. Abbiamo anche modificato le coperture finanziarie, che sono così rientrate in una proposta simile a quella avanzata dal Governo alla presentazione del provvedimento in Senato, correggendo delle previsioni assolutamente inaccettabili, che vedevano ancora una volta compromesse le politiche sociali, la cooperazione allo sviluppo, il Fondo per lo spettacolo, e così via. Scampato pericolo!
. Deve concludere.
. In conclusione, esprimeremo quindi voto favorevole sulla questione di fiducia e condividiamo - perché anche noi l'abbiamo proposto insieme agli altri - l'abolizione della previsione dei dodici mesi per posticipare le azioni dei creditori, che abbiamo ritenuto incostituzionale ed inaccettabile .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cancrini. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, noi Comunisti Italiani esprimeremo volentieri voto favorevole sulla questione di fiducia, perché riteniamo importante questo provvedimento, alla cui formulazione definitiva - quella che viene approvata oggi - abbiamo dato un contributo, credo, importante nel corso dell'esame presso le Commissioni. Credo che valga la pena sottolineare i punti significativi di questo decreto-legge. Il primo punto riguarda l'abolizione del di 10 euro per le prestazioni specialistiche, contro il quale ci eravamo inutilmente battuti durante l'esame della legge finanziaria e di bilancio. Riteniamo che l'abolizione di detto sia una misura saggia. Chiediamo inoltre a chi oggi voterà contro la fiducia, a chi si è comportato in modo ostruzionistico, se il fatto di far decadere il decreto-legge (qualora esso non fosse stato convertito in legge entro il 19 maggio) avrebbe fatto piacere ai cittadini anche delle regioni del nord, che avrebbero continuato a pagare un che invece, in questo modo, viene soppresso. Un secondo punto importante riguarda la copertura del provvedimento. Era stata approvata dal Senato una copertura inaccettabile ed il lavoro svolto dalle Commissioni ha consentito di spostare la copertura - in modo indiretto, in questa fase, perché non poteva essere altrimenti - soprattutto sulla nuove entrate dello Stato. Crediamo sia una cosa importante e giusta. Il terzo punto rilevante è stata la modifica appena citata dalla collega Zanella, che riguarda l'abolizione della norma che prevedeva la sospensione delle azioni legali dei creditori nei confronti delle ASL, una norma che anche a nostro parere era anticostituzionale. Ma è su un quarto punto che vorrei soffermarmi in particolare. A differenza di quel che è accaduto con tutti i provvedimenti precedenti, in questo caso non si attribuiscono fondi alle regioni affidando ad esse sole il compito di gestirli: l'iniziativa forte è, infatti, quella di affiancare alle regioni funzionari che vengono incaricati direttamente dal Ministero dell'economia e delle finanze. Mi pare che questa presa in carico - che configura non un commissariamento, ma un affiancamento - costituisca una novità in un'opera di risanamento che deve essere compiuta; una novità che non solo fornisce garanzie, ma evidenzia anche in modo chiaro un impegno nuovo di questo Governo. Esso infatti non si limita a concedere fondi, senza poi informarsi sul loro utilizzo, ma si impegna in prima persona e a fondo perché l'azione di rientro venga compiuta nei tempi giusti. In proposito, si deve aggiungere che, in particolare sulla base di un'iniziativa dell'onorevole Leone, si prevede di inserire nel testo del decreto-legge una disposizione - che noi condividiamo - in base alla quale si riferirà regolarmente in Parlamento sull'andamento del rientro della spesa. Questo ci pare un punto qualificante del provvedimento. Sottolineando gli aspetti positivi del decreto-legge in esame, vorrei però anche riflettere sulle cause strutturali che hanno portato alla voragine finanziaria che esso tende oggi a riparare. Vi è in particolare un meccanismo del cui cambiamento credo sia importante che quest'Assemblea discuta. Nell'ambito della gestione economica della sanità, ci troviamo di fronte ad una situazione in cui i nominati direttamente dalle giunte regionali, sono di fatto controllati esclusivamente dalle giunte stesse. Tali si trovano dunque in una condizione di potere assoluto nelle ASL e non subiscono alcuna forma di controllo, se non quello, lontano ed eventuale, esercitato dalla Corte dei conti. Crediamo che questo sia un punto su cui il Parlamento dovrà tornare: ritengo infatti inaccettabile che, nell'ambito di quella che è oggi la più costosa delle industrie di Stato italiane, vi sia una gestione affidata esclusivamente a soggetti nominati direttamente da politici che poi hanno il controllo sulle loro scelte. Vi è un altro punto che credo sia importante sottolineare e che riguarda il passato. Attraverso un ordine del giorno che ha raccolto molte firme fra i deputati dei gruppi della maggioranza, noi chiediamo che sia svolta, da parte delle regioni e del Ministero, un'attenta indagine rivolta non solo alla ricognizione dei debiti, ma anche all'esame dei meccanismi che li hanno prodotti. Nelle regioni di cui stiamo parlando sono in corso numerosi procedimenti penali (taluni dei quali giunti già a conclusione con patteggiamenti), che attengono all'eccesso di soldi che sono stati spesi, soprattutto in rapporto alla «convenzionata». Giudico dunque importante che, nell'ambito dell'indagine sulla ricognizione dei debiti, si effettui anche una verifica attenta delle situazioni che hanno portato alla loro formazione, in modo da giungere ad una conoscenza approfondita delle persone e delle situazioni concrete in cui tali debiti sono stati prodotti. Concludo evidenziando nuovamente che questo è uno dei casi in cui porre la questione di fiducia è un segno non di debolezza, ma della chiara volontà di ottenere l'approvazione di un provvedimento ritenuto importante, anche contro quello che si delineava come un ostruzionismo. Ritengo importante che il provvedimento al nostro esame venga approvato prima del 19 maggio - data della sua scadenza -, poiché ritengo che sarebbe stato irresponsabile rischiare che il provvedimento stesso non venisse approvato in tempo .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il gruppo La Rosa nel Pugno voterà - e lo farà convintamente - la fiducia al Governo, su un provvedimento da noi ritenuto estremamente importante per rilanciare il sistema sanitario nazionale e la sanità pubblica nel nostro Paese. E ciò, nel senso di una sanità pubblica che deve essere competitiva, di migliori misure, di maggiori interventi di spesa, soprattutto nel campo della ricerca (come, d'altronde, crediamo debba prevedersi una sempre maggiore spesa per la scuola pubblica). Capiamo benissimo che porre la fiducia costituisce un atto importante, ma il Governo, in questa fattispecie, ha dovuto metterla, perché su questo decreto-legge vi è stato, almeno ad opera di una parte dell'opposizione, un forte atteggiamento ostruzionistico, peraltro incomprensibile. Il lavoro nelle Commissioni, infatti, aveva consentito di trovare punti di convergenza importanti, affinché il decreto-legge sul ripiano dei debiti della sanità venisse esaminato con determinazione e attraverso un ampio dibattito, all'interno del Parlamento, tra opposizione e maggioranza. Vorrei ricordare che ciò di cui stiamo discutendo è il ripiano dei debiti dal 2001 al 2005 di alcune regioni, che hanno sottoscritto con il Governo un patto di rientro del disavanzo sanitario, il quale impegna le regioni affinché entro il 2010 si possa rideterminare l'equilibrio di bilancio. Su questa base sono stati inseriti elementi importanti quali, ad esempio, l'aumento dell'IRPEF e dell'IRAP, così come il controllo diretto, da parte del Parlamento, sulle regioni tenute a rispettare, appunto, il rientro del deficit sanitario. Riteniamo incomprensibili alcune considerazioni avanzate durante il dibattito sul complesso degli emendamenti. Come si può pensare che il Governo non dia risposte importanti ai problemi della salute e della sanità? È sufficiente considerare il patto sulla salute per capire che vi è stata, di fatto, una differente impostazione tra il vecchio ed il nuovo Governo su come affrontare i problemi della sanità, della salute dei cittadini e la questione di un sistema universalistico e solidaristico della sanità in grado di assicurare garanzie, soprattutto per le fasce più deboli all'interno del nostro Paese. Abbiamo inserito nel patto per la salute alcuni cardini importanti come, ad esempio, la prevenzione e la determinazione sui non autosufficienti, sui più deboli; anche in ordine al provvedimento al nostro esame, nel momento in cui abbiamo dovuto trovare la relativa copertura, abbiamo corretto la decisione presa dal Senato, eliminando le somme previste per gli interventi sociali e utilizzando quelle, comunque non utilizzate, relative agli interventi comunitari. Da parte del Governo vi è una grande disponibilità ad intervenire sugli elementi importanti della vita di questo Paese e della garanzia della salute. Lo abbiamo sostenuto anche in Commissione, dove siamo stati particolarmente critici su alcuni interventi; soprattutto la collega Poretti che, sia nella Commissione di merito, sia nella Commissione bilancio, ha avanzato energicamente la questione di legittimità costituzionale relativamente ai debiti bloccati per decreto. Infatti, tale questione incide soprattutto su coloro che sono i cosiddetti imprenditori deboli del nostro sistema industriale, del sistema industriale della sanità. Siamo intervenuti su questo problema; la maggioranza ha dato la propria disponibilità ad eliminarlo e così è stato effettivamente fatto. Vi erano tutte le condizioni necessarie per aprire un grande dibattito in Parlamento, affinché il ripristino dei debiti sanitari potesse determinare nel nostro Paese e soprattutto in quelle regioni con cui dobbiamo trattare, una situazione di equilibrio. Vogliamo sottolinearlo, come Rosa nel Pugno, che si tratta delle regioni che hanno dilapidato denaro, che non sono state in grado di amministrare la sanità pubblica e che hanno comportato - ed effettivamente si sono verificate nei mesi scorsi e negli anni scorsi - situazioni illecite, che hanno determinato questo enorme debito. Il Governo deve intervenire ed è intervenuto, come centro-sinistra - voglio ribadirlo con forza - affinché si potesse mettere termine definitivamente a questa situazione che si perpetua da tempo. I debiti da ripianare riguardano gli anni che vanno dal 2001 al 2005; ritengo che molti colleghi debbano riflettere sulle regioni interessate da questo provvedimento. Crediamo inoltre che il settore della sanità debba essere pubblico e ci batteremo, come Rosa nel Pugno, perché anche su questo concetto vi è una grande diversità di idee tra noi ed il centrodestra. Infatti, riteniamo che esso debba essere pubblico, pubblico, pubblico, mentre supponiamo che il centrodestra voglia che sia privato, privato, privato. Non consentiremo mai che vi possa essere una sanità privata, come è nei desideri del centrodestra; ci batteremo affinché essa rimanga pubblica, poiché riteniamo che vi siano tutte le condizioni necessarie perché vi sia competitività all'interno del sistema pubblico della sanità e di conseguenza si possano fornire quelle risposte: infatti, già oggi vi sono, in molte realtà regionali, centri di eccellenza in grado di affrontare i problemi della salute dei cittadini italiani. È per questo che noi abbiamo deciso di esprimere un voto positivo sulla questione di fiducia posta dal Governo; nello stesso tempo, saremo vigili su ciò che accadrà nei prossimi mesi, perché abbiamo inserito una disposizione, su cui stiamo discutendo, che riguarda quelle regioni che potranno risanare i propri debiti. Infine, saremo attenti relativamente all'applicazione da parte di queste regioni dei meccanismi del patto che hanno sottoscritto. Sarà questo il nostro impegno! Esso farà in modo che, come ho affermato, il patto della salute sottoscritto con le regioni possa diventare realmente operativo e fornisca quelle risposte di garanzia necessarie per la salute dei cittadini italiani.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Astore. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con amarezza inizio questo mio intervento, queste mie considerazioni, perché non avrei mai immaginato che si dovesse arrivare a dover esprimere un voto sulla questione di fiducia su questo disegno di legge, che ci ha visto collaborare fianco a fianco in Commissione, dove abbiamo apportato emendamenti e abbiamo riflettuto, anche a livello personale, migliorandolo notevolmente, in un clima di fattiva collaborazione. Vi è stato un forte clima di collaborazione, mentre nei giorni scorsi, in questa sede, ho potuto notare come qualcuno non abbia capito che nel nostro Paese viviamo un momento difficile soprattutto nel settore sanitario, ma anche per altre questioni, e credo voglia strumentalizzare la situazione per ottenere piccoli vantaggi di ordine politico. Questo ostruzionismo sinceramente non l'ho capito; non ho capito - come dirò e dimostrerò - soprattutto quello portato avanti dagli amici della Lega Nord Padania che, come sanno, stimo e con i quali abbiamo avuto confronti seri su ciò che potrà avvenire, un domani, in campo sanitario. Credo che il Governo, a cui vanno i complimenti e il nostro voto di fiducia (sia in generale, sia sul provvedimento in esame), abbia compiuto, sia pure in un anno, tanti sforzi, impostando un percorso che bisogna assolutamente percorrere insieme alle forze politiche che lo sostengono. Però, va detto con estrema lealtà che non c'è da vergognarsi nel sostenere, nel rispetto di tutte le posizioni, che il centrosinistra ha una concezione della sanità diversa da quella del centrodestra. Ciò lo accennava poc'anzi anche il collega Di Gioia. Non siamo tutti per il pubblico - certamente non commetterò questo errore -, però bisogna ricordare tutte le vicende sull'accreditamento e sulla concorrenza, che si voleva introdurre nel sistema sanitario. Noi, invece, proponiamo una linea di demarcazione forte. La sanità deve rimanere pubblica, universale, che collabori con il privato, il quale, se entra nel sistema sanitario, diventa oggettivamente pubblico. In merito al metodo istituzionale usato - mi rivolgo al Governo -, ha il nostro pieno consenso. In questi mesi, ho visto una nuova collaborazione istituzionale - non parlo soltanto del patto della salute -, ed in seguito spiegherò perché, invece, non c'è stata collaborazione istituzionale negli anni scorsi. Si tratta di una collaborazione «strategica» in cui due livelli di potere non sono in contrasto tra loro, ma insieme stringono un patto forte per poter servire i cittadini ed erogare loro una migliore sanità. Credo che l'intervento di oggi eviti gli interventi assistenziali di domani. Mi auguro che il Parlamento approvi il provvedimento in esame, che rappresenta, a mio avviso, lo snodo essenziale per evitare altre erogazioni a pioggia, che dobbiamo assolutamente scongiurare. Amici della destra, scusate, ma si tratta di debiti relativi al periodo 2001-2005. Non sto qui a distinguere tra regioni, Molise o Abruzzo, in quanto se si vanno a fare le somme, si può osservare che quattro regioni negli anni 2002-2005 sono state governate dal centrodestra! Colleghi, vi faccio presente che il provvedimento in esame è originato da leggi del centrodestra. Mi chiedo come mai nessuno ha citato l'accordo dell'8 agosto 2001, firmato dall'allora Presidente Berlusconi, che prevedeva l'assunzione da parte delle regioni di undici o dodici impegni forti, compreso, ad esempio, quello concernente la riduzione dei posti letto, che rappresenta un fatto eclatante per le regioni, soprattutto per quelle più piccole. Sono passati cinque anni senza che fosse stata fatta alcuna diffida, anzi, non mi è arrivata in tempo, altrimenti avrei mostrato la lettera di diffida del Presidente Berlusconi, nel 2006, che è arrivata il giorno prima di Capodanno, come se fosse anche nella forma un augurio ! La diffida si fa in forme diverse, si fa come è stato fatto nel piano di rientro, con determinate condizioni, che sono penalizzanti per le comunità locali. Amici della Lega Nord Padania, credo che deliberare l'affiancamento significhi deliberare il commissariamento. In precedenza, ho avuto modo di parlare di sanità con riferimento alle regioni Piemonte e Liguria. In particolare, parlando della regione Piemonte, ho evidenziato come quest'ultima avesse fatto registrare per l'anno 2004 un deficit pari a 682 milioni di euro e fosse rientrata facendo ricorso a fondi propri, per non subire la vergogna dell'affiancamento, che rappresenta un commissariamento vero e proprio. Voi potreste sostenere che ciò l'avrebbero potuto fare anche altre regioni, ma queste - lo ricordo - non hanno assolutamente tale possibilità. Che dire, poi, dell'aumento dell'IRPEF, dell'IRAP, delle accise e delle altre imposte? Tutto ciò impone un diverso rapporto che l'amministratore regionale deve avere con la propria comunità. Da oggi, le comunità regionali cominceranno a capire che, se i cittadini pagano l'IRPEF e gli industriali pagano l'IRAP con le aliquote più alte, come nella mia regione, non è certamente responsabilità di questo Parlamento, ma dei loro amministratori regionali. Credo - e voglio spiegarmi ancora meglio, nel rispetto, lo ripeto, di tutte le posizioni - che quello in esame sia un provvedimento di ispirazione federalista. È l'inizio, il primo gradino, colleghi del gruppo Lega Nord Padania. Del resto, ciò si evince anche dalle ultime dichiarazioni e dagli ultimi rapporti su questo argomento. Il centrosinistra crede in un federalismo certamente solidale e diverso da quello di chi sostiene che tutte le imposte debbano essere gestite dalla propria regione. Lo stesso collega Maroni, nella sua dichiarazione di ieri, ha dato atto al Governo Prodi e alla sua maggioranza di fare sul serio nell'imboccare questa strada nuova di un federalismo solidale. Reputo, infatti, che il Governo sia seriamente impegnato sul tema del federalismo fiscale. Come si può dire che il Governo Prodi non fa il suo dovere? Tre giorni fa era sul punto di approvare il disegno di legge, composto di ben venti articoli, concernente il federalismo fiscale, ma i comuni hanno posto qualche problema. Credo sia importante la possibilità che questa Assemblea, fra poche settimane, esamini ed approvi tale disegno di legge. E il disegno di legge delega del Governo concernente l'attuazione dell'articolo 117 della Costituzione e le competenze degli enti locali e delle regioni non si pone nella strada del federalismo? Sono anche altri provvedimenti sulla modernizzazione dello Stato. Tutto ciò si inserisce nella logica che il Parlamento e il Governo vogliono portare avanti. Desidero però dichiarare, a nome del gruppo Italia dei Valori ed anche di tanti amici del centrosinistra, che questo Governo deve essere più severo, senza certamente essere un patrigno. Il provvedimento in esame, infatti, rappresenta un atto di fiducia enorme negli amministratori, un affiancamento importante ed un'erogazione di somme. Il Governo, tuttavia, da oggi in poi deve essere severo. Proprio per questo, mi trova d'accordo l'ipotesi dell'istituzione di una Commissione di inchiesta e firmerò la relativa proposta di legge. Il Parlamento e il Governo debbono seguire la vicenda relativa al rientro totale dei debiti sanitari entro il 2010, perché è un dovere dello Stato tutelare i deboli. Lo Stato ha infatti il dovere di tutelare non gli amministratori locali, ma la massa dei nostri cittadini che si rivolgono al sistema sanitario per ottenere un'erogazione di prestazioni. Siamo in presenza di diritti universali, che non possiamo negare a nessuno con la «disamministrazione» locale che c'è in tante regioni. Per queste ragioni, annuncio, insieme a tutto il gruppo dell'Italia dei Valori, un convinto voto favorevole. Altri provvedimenti, lo ripeto, sono . L' - che è una vergogna da tanti anni tollerata! - verrà regolarizzato, almeno da quanto si legge sulla stampa, e credo che tali siano le intenzioni del Governo. Un altro aspetto molto importante è quello clinico, consistente nel restituire dignità ai medici all'interno degli ospedali. Non saranno «riverniciature», ma conseguenze di quella famosa riforma del sistema sanitario di cui tutti avete parlato. Questo provvedimento ha però anche un altro significato. Infatti, dovremo moralizzare insieme questo settore, senza «fare gli struzzi». Spesso, la nostra sanità è diventata chiaramente - l'ho dichiarato già in altra occasione e lo ripeto, assumendomene tutte le responsabilità - il regno della criminalità organizzata. Infatti, alla luce della «valanga» e dell'entità enorme di fondi ad esso destinati, il settore della sanità - come sappiamo bene, e chi fa parte di determinate Commissioni se ne sta rendendo conto - è diventato anche il settore del malaffare. Inoltre - e questo rappresenta l'aspetto più importante -, si è creata una voragine di clientelismo, ed invito il Governo ad intervenire anche nella nomina dei direttori generali, senza avere paura ad eliminare l'influenza della politica. Tale è l'esperienza che si vive in periferia: chiunque sia l'amministratore, non può agire all'interno del sistema sanitario senza essere legato a determinati «carrozzoni». Dobbiamo avere questo coraggio e il Governo Prodi ce l'ha, perché i primi provvedimenti da esso adottati vanno in questa direzione. Cito l'esempio della regione Molise, da cui provengo. Nessuno l'ha nominata, ma è tra le cinque regioni con il debito più alto, la seconda dopo il Lazio : Vergogna!. No, io non mi vergogno, te l'ho già spiegato un'altra volta, ho abbandonato la politica perché non sono sceso a compromessi proprio su tale punto. Volevo chiudere degli ospedali, perché i nosocomi inutili vanno chiusi, avendo i cittadini bisogno di prestazioni di alta qualità...
. Onorevole Astore, concluda.
. Concludo, Presidente. Aver perso le ultime elezioni regionali su questi temi - sul terremoto e sulla gestione della sanità - ha offeso profondamente noi che abbiamo condotto la campagna elettorale. Ecco perché questo Governo deve imboccare la strada del cambiamento, perché anche la sanità deve essere nuova.
. Deve concludere, onorevole.
. Concludo. Oggi si curano, sostanzialmente, le malattie croniche. Si deve affrontare il grave problema degli anziani e, dunque, rivalutare il territorio a danno del «dimagrimento» ospedaliero. Mi sembra che ci stiamo incamminando su quella strada, pertanto l'Italia dei Valori voterà convintamente la fiducia al Governo, nella speranza che seguano anche gli altri provvedimenti.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, la Lega Nord non darà la fiducia al Governo Prodi su questa «legge truffa». Abbiamo tentato in tutti i modi di bloccare questo scempio, purtroppo ce lo avete impedito. La discussione sul testo non è nemmeno iniziata; in quella fase eravamo pronti a mettere davvero le barricate, non lo avete concesso e lo chiamate ostruzionismo. Pazienza, la gente del nord non ha le fette di salame sugli occhi e, nonostante il silenzio assordante di una stampa complice, in maniera e che oggi non ha dedicato nemmeno un trafiletto a questo scempio, la notizia arriverà lo stesso nelle case di tutti. Ci penserà, come al solito, la Lega Nord a squarciare questo velo di ipocrisia su un'operazione assolutamente scandalosa. Spieghiamo, in parole povere, di che cosa si tratta. Ci sono regioni, poche, mal governate che hanno sforato la spesa sanitaria in maniera abissale, impunemente per anni. Tutte le altre regioni, quelle virtuose, sono obbligate per legge a tappare il buco. Vediamo le cifre: con questo provvedimento si danno 3.000 milioni di euro a solo quattro regioni, Lazio, Campania, Abruzzo e Molise. Questi denari si aggiungono ai circa 2.500 milioni che sono stati stanziati, appena qualche mese fa, dalla legge finanziaria, proprio per sanare i deficit delle regioni in disavanzo. Ma come, non ci avevate detto, quando abbiamo approvato la legge finanziaria, che era l'ultima volta? Addirittura avete approvato in pompa magna il nuovo «patto per la salute», così lo avete chiamato, laddove è sancito, in maniera chiara, il principio della inderogabile responsabilità delle regioni e degli amministratori locali. Invece, niente. Cosa è accaduto? Le regioni, da ottobre 2006, dovevano tenersi in piedi con le proprie gambe, mentre invece, dopo tre mesi, siamo chiamati ancora di nuovo a sanare il buco. Ma non è finita, purtroppo. Questi denari si aggiungono anche al cosiddetto Fondo perequativo nazionale, vale a dire i soldi che le sole regioni del nord versano ogni anno per aiutare, giustamente, le altre regioni che sono in difficoltà. Si tratta di altri 7.000 milioni di euro. E poi ci venite a dire che non siamo solidali. Direi, a onor del vero, che siamo un po' fessi. La sola Lombardia, la mia regione, versa oltre 3,5 miliardi di euro, vale a dire oltre il 55 per cento di questo Fondo che vi ostinate a chiamare nazionale, anche se poi i quattrini ce li mette sempre e solo la Padania. Purtroppo non è ancora finita, perché ci sono altri 5.800 milioni di euro che costituiscono il mutuo, simulato, che il Governo ha stanziato per la regione Lazio (questa, veramente, le batte tutte): si tratta di circa 6 miliardi, da restituire in trent'anni (sulla carta), con comode rate. Figuriamoci, basta una legge finanziaria e chi s'è visto, s'è visto. Sono cifre enormi. Purtroppo l'euro ci ha anche fatto perdere la sensibilità su cifre così grandi. Prendiamo il caso del Lazio dove, Storace prima e Marrazzo poi (è notizia di oggi che il buco cresce, ancora 55 milioni nei primi tre mesi, quindi c'è poco da stare allegri) hanno creato un buco di 10.000 milioni di euro. Per dare l'idea, è un terzo della mostruosa legge finanziaria di Prodi. Per dare ancora più l'idea è pari all'intero gettito ICI di tutto il Paese, da Bolzano a Lampedusa, ma non solo sulla prima casa: l'intero gettito ICI di tutto il Paese su prima, seconda, terza casa, attività produttive, terreni agricoli e quant'altro: una cifra enorme! È come se quest'anno pagassimo tutti l'ICI per sanare l'incapacità degli amministratori del Lazio Onestamente è incredibile, ed è incredibile anche perché la sanità copre l'80 per cento del bilancio di una regione. Allora, qualcuno ci deve spiegare come si fa a tenere in vita un'amministrazione dove l'assessore al bilancio, o il governatore, non è in grado di gestire l'80 per cento del bilancio. È evidente che abbiamo a che fare con incapaci. Peggio del Lazio riesce a fare solo la Campania con Bassolino, dove oltre al buco della sanità c'è la voragine scandalosa dei rifiuti; praticamente vuol dire che in Campania viene gestito male il 100 per cento del bilancio regionale, però la Campania ha «l'ambasciata» a New York e il Lazio si becca i fondi di Roma capitale: complimenti! Ci mettiamo per un attimo anche nei panni dei cittadini di queste regioni, cittadini che oltre ad avere degli amministratori oggettivamente incapaci, subiscono anche l'umiliazione - perché di questo si tratta - di ricevere l'elemosina dai soliti generosi padani. Noi, al loro posto, non avremmo accettato un trattamento di questo genere. Avevamo presentato una proposta molto semplice: l'amministratore che sfora per tre anni la spesa sanitaria diventa automaticamente ineleggibile a vita. Chiaramente, non l'avete accettata. Questo è il vero federalismo: responsabilità di chi amministra, controllo diretto da parte dei cittadini. Voi avete preferito introdurre una norma all'acqua di rose: trasmettiamo le carte alla Corte dei conti! Ma la stessa Corte dei conti non ha fatto niente in tutti questi anni. È la stessa Corte dei conti che approva il bilancio del comune di Napoli che può permettersi di non pagare nemmeno le bollette della luce all'Enel perché tanto la luce non gliela taglia nessuno. La Padania dice basta, basta a sprechi e malgoverno, basta a questo falso federalismo inteso solo come libertà di spesa, libertà di spreco senza controlli, tanto alla fine paga sempre Pantalone. Basta! Il federalismo fiscale lo vogliamo adesso e subito. La gallina dalle uova d'oro ha già dato troppo pelouche.
. Colleghi questo non è consentito; dovete rimuovere immediatamente quei cartelli! Colleghi rimuovete immediatamente i cartelli! Prego i commessi di adoperarsi a questo scopo . Naturalmente l'Ufficio di Presidenza valuterà anche questo evento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronconi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il Governo chiede per la diciassettesima volta in un anno la fiducia per la conversione del decreto-legge per il ripiano selettivo dei disavanzi in quest'aula. Come si sa l'UDC, diversamente da quanto fanno altri gruppi, folkloristici, in quest'aula, ha scelto di condurre la battaglia politica contro questo Governo nelle aule parlamentari, sfidando il Governo, diviso e pasticcione sulle proposte a favore del Paese. L'UDC non ricorre a pratiche ostruzionistiche perché è convinto che questo Governo deve essere incalzato con proposte e soluzioni. Per questo non condividiamo l'ennesima richiesta di fiducia, perché umilia il dibattito e la volontà di migliorare un provvedimento assai delicato che riguarda la gestione della sanità, ovvero un servizio prezioso ed indispensabile per tutti i cittadini. Oggi il Governo chiede la fiducia per mascherare incapacità e divisioni all'interno della maggioranza, stretta tra una sinistra radicale e massimalista ed un centro moderato ma ancora non affrancato da dannose logiche di potere ed esercizi clientelari. Con questo provvedimento si vuole ottenere un ripiano selettivo dei disavanzi nella sanità di alcune regioni. Una novità dai profili francamente incostituzionali, perché premia alcune regioni rispetto ad altre, avvantaggia quelle regioni che si sono dimostrate meno virtuose e più «spendaccione», quelle che non hanno saputo razionalizzare le spese, quelle che indugiano in clientelismi e favoritismi, quelle, in definitiva, che intendono la sanità come un formidabile strumento clientelare per governare i dipendenti e i loro voti e non per prevenire, curare, alleviare le sofferenze dei cittadini. Oggi, con questo provvedimento, premiate i peggiori e non riconoscete i meriti di quelle regioni che invece hanno contenuto le spese, pur mantenendo un servizio sanitario di assoluta eccellenza. Se questo è il vostro federalismo, noi diciamo che invece è un vecchio statalismo assistenzialistico, che decapita capacità e meriti e premia solo le regioni amiche, gli incapaci e i soliti furbi Voi oggi violate il principio di uguaglianza previsto dalla Costituzione, con un ripiano, che definite selettivo, dei debiti pregressi, determinando palesi discriminazioni. Tutto questo è falsamente solidale, anzi, a nostro avviso, è una solidarietà «pelosa» perché comprometterà l'azione delle regioni virtuose, che non avranno più alcuna convenienza per una buona ed oculata amministrazione del loro sistema sanitario. Non perseguite e non punite quegli amministratori che si sono dimostrati incapaci, che hanno provocato danni, che hanno creato debiti, che oggi fanno pagare a tutti cittadini italiani. Signor rappresentante del Governo, quella dell'UDC è una posizione rigorosa ma anche rispettosa delle esigenze dei cittadini. Noi non abbiamo chiesto tagli indiscriminati nel settore sanitario pubblico, noi non abbiamo neppure richiesto una diminuzione delle prestazioni pubbliche a favore dei cittadini. «No» ad un taglio indiscriminato dei posti letto ospedalieri: non crediamo ad una gestione draconiana o tutta economico-finanziaria del sistema sanitario, ma ci saremmo attesi dal Governo un'azione incisiva e credibile per convincere più regioni ad avere maggiore coraggio nel determinare e nel pretendere la qualità del servizio, nell'abbattimento delle vergognose liste d'attesa che costano ansie e incertezze ai cittadini e ai loro familiari. Oggi, con 3 miliardi di euro, ripianate i debiti di alcune regioni ma non ci parlate di appalti, non ci dite nulla di esternalizzazioni, di incarichi, di prebende, di stipendi faraonici a che nei loro professionali possano vantare spesso, troppo spesso, solo lunghe anticamere negli uffici degli assessori regionali di turno. Continuate ad affidare il progetto di risanamento del comparto sanitario solo ai pazienti ed ai cittadini malati, trasformati in una sorta di bancomat da «spennare», ma non ci proponete alcuna soluzione credibile, affinché i debiti di oggi non si ripresentino domani; nulla di tutto ciò, solo una «pezza» a quanto avvenuto in passato, senza nessun progetto per il futuro. La riforma del Titolo V distingue nettamente, nella gestione sanitaria, oneri e responsabilità: la copertura dei disavanzi è costituzionalmente affidata alle regioni, non allo Stato. Oggi, quindi, voi determinate un'ingerenza nei confronti delle regioni, vi sovrapponete alle competenze costituzionali delle stesse, iscrivendo, così, i costi di risanamento a carico di tutti i cittadini del Paese, costi che invece dovrebbero essere a carico solo delle regioni che non hanno saputo gestire il loro comparto sanitario. È un precedente grave, che avrà conseguenze negative anche per il futuro. Quando, nell'ultima legge finanziaria, il Governo Prodi impose il l'UDC fu contraria; oggi, invece, dopo un «balletto» di cifre per cercare un'incerta copertura, lo avete prima ridotto, poi sospeso temporaneamente per un solo anno, mentre sarebbe stato opportuno non gravare con un balzello odioso su quei cittadini bisognosi di accertamenti clinici e strumentali. E stiamo parlando di sanità pubblica... Davvero un bel risultato per il Governo delle sinistre! Quello che oggi proponete a quest'Assemblea ed imponete con la fiducia è un decreto diseducativo ed iniquo. Offrite il vitello grasso ad alcune regioni, quelle preferite, escludendo invece dal tavolo dei commensali quelle che hanno dimostrato affidabilità e serietà nella gestione della sanità pubblica. È un colpo di spugna alle responsabilità: punite chi dovrebbe essere premiato, riconoscete benemerenze a chi non le merita. Per questo, signori del Governo, l'UDC voterà contro la fiducia che ci avete chiesto
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il gruppo di Rifondazione comunista-Sinistra europea voterà la fiducia al Governo e lo farà non solo per il consueto spirito di lealtà, ma perché condivide pienamente, nel merito, il contenuto del provvedimento in esame. Il ricorso al voto di fiducia si è di nuovo reso necessario per il comportamento di cieco e irresponsabile ostruzionismo tenuto dal centrodestra. L'ostruzionismo è una tattica parlamentare legittima, che in passato anche la sinistra ha esercitato, ma esso risulta giustificato e comprensibile soltanto come misura eccezionale, di fronte a questioni assolutamente fondamentali e dirimenti per la vita collettiva del Paese. Quando diventa, invece, come ora, pratica normale e quotidiana dell'opposizione, esso perde senso e costituisce un grave impedimento al regolare funzionamento delle istituzioni democratiche. Il ricorso indiscriminato all'ostruzionismo nasconde, in realtà, due cose: da un lato, una vocazione autoritaria e antidemocratica del centrodestra, che considera il Parlamento non come il luogo di esercizio della sovranità popolare, ma come una palestra propagandistica, una tribuna di chiacchiere inutili, simili ad un televisivo; dall'altro lato, esso nasconde un'assoluta assenza di idee, di progetti e di proposte sui problemi concreti del Paese, il che rende il centrodestra un aggregato politico informe e del tutto inadeguato a rappresentare una reale alternativa di Governo per l'Italia. Il provvedimento sul quale ci accingiamo a votare la fiducia affronta due questioni. La prima riguarda lo stanziamento di 3 miliardi di euro per il ripiano dei disavanzi sanitari delle regioni nel periodo 2001-2005. A conferma di quanto detto prima, ricordo che la stessa identica misura è stata già adottata per ben due volte, e per un importo complessivo di 4 miliardi di euro, nella precedente legislatura dalla maggioranza di centrodestra di allora. Questo finanziamento si rende necessario per garantire a tutti i cittadini il diritto universale alla salute, indipendentemente dal luogo in cui vivono. Senza di esso, infatti, alcune regioni sarebbero costrette a ridurre drasticamente il livello dei servizi sanitari, a chiudere ospedali e reparti, a smantellare servizi di assistenza territoriale, a cancellare programmi di prevenzione. È questo che volete cari colleghi del centrodestra? Se è così, abbiate il coraggio di dirlo chiaramente ai cittadini laziali, campani o abruzzesi Tutti noi sappiamo che questa situazione debitoria deriva da due cause: in primo luogo, da un cronico sottofinanziamento della spesa sanitaria che dura da oltre un decennio, perché non è vero che in Italia si spende troppo per la sanità, anzi si spende troppo poco in rapporto agli altri principali paesi europei. Il sistema sanitario nazionale pubblico e universale è uno dei principali istituti della nostra democrazia e non è su di esso che bisogna risparmiare per accontentare la Banca centrale europea o il Fondo monetario internazionale. La seconda causa attiene, invece, a specifiche situazioni di inefficienza e di spreco nella gestione della sanità, che caratterizzano alcune regioni, siano essere governate dal centrodestra o dal centrosinistra. In quest'ambito, rispetto al passato, vediamo una positiva novità nelle misure previste per costringere le regioni interessate a rompere sul serio il blocco di interessi politici e affaristici, che in modo vergognoso e immorale speculano sulla salute delle persone. L'altra questione, inserita in questo provvedimento anche grazie ai nostri emendamenti, riguarda tutti i cittadini italiani e consiste nella abolizione del di 10 euro sulle ricette per le prestazioni specialistiche e ambulatoriali. Ciò ci riempie di soddisfazione perché segna il successo di una azione che Rifondazione comunista ha condotto contro i fin da quando essi furono introdotti nell'ultima legge finanziaria. Già da allora, ci battemmo spesso da soli contro questa decisione e non fummo ascoltati. I non possono essere considerati come uno strumento di controllo della spesa sanitaria e ancora meno come un modo per incassare risorse. Essi sono una misura odiosa e ingiusta perché colpiscono il cittadino proprio nel momento del massimo bisogno, quando è malato, e colpiscono di più le persone e le famiglie meno abbienti, per le quali anche poche decine di euro possono produrre difficoltà economiche e costringere a sofferenze e rinunce. Il diritto alla salute deve essere assicurato a tutti gli esseri umani, ricchi o poveri, italiani o stranieri, e per tale motivo deve essere garantito dalla sanità pubblica e finanziato attraverso la fiscalità generale e progressiva in forma solidaristica, in modo che chi ha di più contribuisca di più a garantire la vita e la salute di chi è malato. Siamo contenti che oggi anche il Governo riconosca l'inutilità e l'ingiustizia del balzello del sulle ricette e ci stupisce che a non volere l'abolizione del ticket sia oggi la Lega con i suoi alleati siciliani del MPA. L'abolizione del è un esempio di ciò che concretamente intendiamo quando parliamo di utilizzare le risorse derivanti dal maggiore gettito tributario, il cosiddetto «tesoretto», per una grande operazione di risarcimento sociale e di redistribuzione del reddito. Grazie all'azione fin qui condotta, due delle tre gravi emergenze lasciate in eredità dal Governo Berlusconi, quella economica e quella finanziaria, sono state, se non proprio superate, senza dubbio ridimensionate. Dopo cinque anni di stagnazione, l'economia ha ripreso a crescere, le misure adottate per combattere l'evasione fiscale hanno fatto aumentare le entrate dello Stato, il deficit e il debito pubblico sono stati ridotti e l'Italia sta rispettando alla lettera gli impegni assunti in sede europea. È questo un grande merito del Governo e della maggioranza, ma se consideriamo le condizioni sociali del Paese ci accorgiamo che esse non sono molto diverse da quelle, disastrose, che abbiamo ereditato da cinque anni di Governo Berlusconi e da quindici anni di neoliberismo. Chi vive di pensione o di salario, chi è disoccupato precario, chi abita in affitto, chi studia senza avere patrimoni alle spalle, chi si ingegna a portare avanti il suo piccolo negozio o laboratorio, chi è immigrato e lavora duramente, tutti costoro, che rappresentano la grande maggioranza della popolazione e che producono la ricchezza del Paese, oggi non stanno molto meglio di un anno fa e devono lottare ogni giorno, con fatica, per far quadrare i propri conti e per «tirare a campare», con dignità, con sacrifici e con rinunce. L'altra emergenza, quella sociale, costituita da una vergognosa disuguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza, a vantaggio di un'esigua minoranza di privilegiati, è ancora presente, di fronte a noi. Allora, caro Ministro dell'economia, se nelle casse dello Stato vi sono, in modo strutturale e permanente, maggiori risorse di quelle previste - pari a dieci, o forse quindici miliardi di euro - vanno utilizzate per ridurre tale disuguaglianza, per migliorare le condizioni di vita delle fasce più deboli della popolazione. Francamente, non capiamo e non condividiamo come, in una situazione finalmente così favorevole per l'economia e per le finanze pubbliche, si possa ripetere il solito ritornello dei sacrifici, e si torni a parlare, ad esempio, di riduzione della spesa previdenziale attraverso il «taglio» delle pensioni future o l'allungamento dell'età pensionabile. Nel programma dell'Unione - in virtù del quale, giova ricordarlo, il Ministro dell'economia occupa un posto così importante - non è scritto ciò. Al contrario, si dice che va abrogato lo «scalone Maroni» che, da un giorno all'altro, aumenta di tre anni l'età pensionabile. Cosa devono pensare quei lavoratori, quelle lavoratrici, quei pensionati, quei giovani che l'anno scorso hanno creduto nelle promesse di cambiamento dell'Unione, e che oggi si sentono ripetere che devono - loro, e non chi vive nel lusso e nella ricchezza - fare sacrifici, anche se le cose stanno andando bene? È in questa indifferenza verso le condizioni materiali di vita, i bisogni reali delle persone, che risiede la principale causa di sfiducia dei cittadini nella politica, preludio a risposte autoritarie e populiste, come ci insegna anche il caso francese. Come dimostra la vicenda del oggi finalmente abolito, le proposte di Rifondazione Comunista non nascono da una visione ideologica ed estremistica, né tantomeno sono finalizzate a creare instabilità e difficoltà nell'azione del Governo.
. La invito a concludere.
. È vero l'esatto contrario. Quando noi sosteniamo che il cosiddetto tesoretto deve essere utilizzato per aumentare le pensioni più basse, per accrescere il potere d'acquisto dei salari e degli stipendi, per garantire il diritto alla casa, noi aiutiamo il Governo, con proposte concrete e praticabili, a migliorare la propria azione e ad estendere il proprio consenso, impedendo per questa via il ritorno delle destre. È con questo spirito, signor Presidente, che confermiamo oggi la fiducia al Governo
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaghi. Ne ha facoltà.
. Deputato Presidente, onorevoli colleghi, la richiesta del voto di fiducia, ancora una volta, impedisce la discussione parlamentare su un'importante ed atteso provvedimento. È stato presentato l'ennesimo maxiemendamento su cui il Governo ha posto la questione di fiducia, pertanto non vi è alcun confronto, alcuna discussione. Con i voti di fiducia a ripetizione, questo Governo, in crisi irreversibile, cerca di boicottare anche i lavori parlamentari. Il decreto-legge è stato «sequestrato» dal voto di fiducia, così si potrebbe chiudere il Parlamento. Tutti sanno che il provvedimento in esame e i suoi ritardi sono responsabilità del Governo, che neanche abusando del voto di fiducia ed evitando ogni dibattito in Parlamento, è stato capace di scrivere una norma che non fosse palesemente anticostituzionale. Il Governo, quindi, è caduto nelle sue stesse trappole e incapacità. Alcuni sono stati accontentati, tutti gli altri vengono imbavagliati dal voto di fiducia. Un Governo che non si fida neanche dei suoi parlamentari è «alla frutta» e non è il caso di protestare colleghi, non mi sembra proprio il caso di protestare! Se qualcuno si ritenesse offeso da ciò che ho detto sarei molto stupito, perché non ho fatto altro che leggere testualmente il resoconto stenografico delle dichiarazioni rilasciate da illustri membri della vostra parte politica, in occasione di un voto di fiducia chiesto dal nostro precedente Governo Berlusconi. Allora, applaudivate tutti entusiasti. Ho citato Pecoraro Scanio, ho citato Lettieri, ho citato persino il Presidente Bertinotti, cari colleghi. Con questo volevo semplicemente dimostrarvi che, se veramente ritenevate incapace e alla «frutta» il nostro Governo, che nel suo primo anno di legislatura aveva posto la questione di fiducia solamente tre volte, a maggior ragione dovreste attaccare il Governo Prodi, che in questo anno «scadente» (scade infatti il 17 maggio) è già ricorso al voto di fiducia ben diciotto volte. Da ciò si ottiene una proiezione minima di ben novanta voti di fiducia, se gli italiani dovessero avere la terribile disgrazia che duri l'intera legislatura! Gli ascoltatori, i nostri cittadini, stiano tranquilli: questo rischio sicuramente non c'è. La cosa veramente scandalosa, inaccettabile è avere il coraggio di accusare la nostra opposizione di fare opposizione, cioè di compiere il proprio dovere e di avere obbligato il Governo a chiedere la fiducia a causa del nostro ostruzionismo. Ma come potete pensare che rinunciassimo ad una ferma e coerente opposizione davanti ad un provvedimento pessimo e inaccettabile? Un provvedimento che prevedeva addirittura la violazione dei sacrosanti principi di tutela dei creditori, grazie ad una norma che pretendeva di bloccare per 12 mesi i diritti al rimborso di cifre legittimamente spettanti a fornitori della sanità. Solo grazie alla nostra ferma e dura opposizione ora questa norma vergognosa è stata eliminata, dimostrando così che il nostro non era sterile ostruzionismo. Un provvedimento che trovava la sua copertura togliendo risorse, addirittura, al Fondo per le non autosufficienze e al Fondo delle politiche per la famiglia, con buona pace di chi nella maggioranza afferma di voler difendere la famiglia nonostante i Dico! Solo grazie alla nostra ferma opposizione ora la copertura è stata variata e siamo riusciti a mantenere intatti gli stanziamenti per i più deboli e per le famiglie, dimostrando così che il nostro non era sterile ostruzionismo. È giusto che i cittadini che ci ascoltano sappiano che proprio ieri, in ogni momento della discussione, la maggioranza avrebbe potuto chiedere la votazione sulla conclusione del dibattito, consentendo il passaggio alla votazione degli emendamenti. La verità, però, è un'altra: il Governo stesso aveva bisogno di allungare i tempi, doveva trovare, affannosamente, al suo interno un accordo su un maxiemendamento su cui porre la questione di fiducia. Il vero problema di questo Governo era che la sua stessa maggioranza, Rifondazione Comunista in testa, lo avrebbe «falciato» su numerosi emendamenti.
. Questa maggioranza è ormai spaccata su tutto (situazione che la manifestazione di piazza di sabato dimostrerà senza equivoci), è litigiosa e riesce a trasformare in problemi persino le opportunità. Un caso emblematico è quello del cosiddetto «tesoretto», che invece di essere una positiva opportunità, si sta pian piano trasformando addirittura in un problema a causa dei furibondi scontri sulla sua destinazione. È stato, inoltre, inaccettabile accusarci di aver provocato la richiesta del voto di fiducia, inaccettabile la frase pronunciata ieri dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, il quale ha detto: «La vergogna è l'ostruzionismo che fate». No, caro Ministro, la vergogna è questo provvedimento, è costringere i cittadini italiani a pagare per l'incapacità, per non dire di peggio, degli amministratori di alcune regioni, sempre le stesse. La vergogna, caro Ministro, è che il debito commerciale assunto dalla regione Lazio di Marrazzo ammonta a circa 10.000 milioni di euro. La vergogna è che, se rapportiamo il numero degli abitanti della regione Campania al numero dei dipendenti, esso è tre volte e mezzo superiore a quello della Lombardia. La vergogna, caro Ministro, è che la regione Campania di Bassolino sia tra le cinque regioni più indebitate nella sanità in Italia e che, nonostante ciò e i gravissimi problemi nella gestione dei rifiuti o in altre situazioni, essa pensi di finanziare per un milione di euro corsi per aspiranti veline. Le regioni che si trovano in condizioni difficili, sotto il profilo sanitario, non erano solo quelle per le quali si interviene con il provvedimento in esame, ma anche altre, come il Piemonte, il Veneto e la Basilicata. Ma tali regioni hanno predisposto piani di finanziamento e di ristrutturazione tali da realizzare un percorso di virtuoso risanamento. Come può il Governo, di fronte a questi esempi, correre in soccorso di quelle regioni che, nonostante accordi pregressi, anche con il precedente Esecutivo li hanno continuamente e deliberatamente disattesi, accumulando così ulteriori debiti? La vergogna, caro ministro, è nella sperequazione nei confronti di quei contribuenti italiani che vivono in regioni virtuose, oggi chiamati, mediante l'imposizione fiscale, a contribuire al ripiano delle voragini scavate da amministrazioni regionali incapaci, le cui responsabilità politiche devono essere fatte valere: viene leso in tal modo il principio di responsabilità! Come potete continuare ad irretire gli amici della Lega Nord, promettendo loro il federalismo fiscale, se è questa la concezione che avete in merito? Federalismo significa responsabilizzazione degli amministratori locali per costringerli ad un'oculata ed onesta gestione della cosa pubblica. Gli italiani sono stanchi di pagare a causa di amministratori incapaci: non si tratta, come è stato detto ieri, di federalismo responsabile ma di una difesa irresponsabile degli incapaci o di qualcosa di peggio. Lasciatemi dire, altresì, una parola riguardo alla copertura finanziaria del provvedimento in esame: ricade quasi interamente sul Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie. Come potrà Emma Bonino, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, votare la fiducia su questo provvedimento? Mi chiedo cosa avrà detto in merito e cosa vorrà dire, ma certamente non potrà parlare e non potrà lamentarsi. D'altronde, è questo il Governo dei «Dico» e «non Dico». No, Presidente, non possiamo, ancora una volta, la diciottesima, avere fiducia in questo Esecutivo, approssimativo e spaccato, il quale non riesce a discutere in Parlamento i provvedimenti e le riforme che sarebbero invece necessari ed indispensabili alla nostra nazione. L'Esecutivo litiga su tutto, manifesta perfino in piazza contro se stesso, e abbiamo di fronte una maggioranza che unisce il diavolo e l'acqua santa, capace di compattarsi solo nell'invidia e nell'odio contro Berlusconi e contro il centrodestra. Concludo perciò, caro Presidente, annunciandole che i deputati di Alleanza Nazionale, ancora una volta, passeranno davanti a lei pronunciando un chiaro «no» a Prodi e al suo Governo, certi, con questo, di fare la cosa giusta ed il proprio dovere e, soprattutto, di essere in piena sintonia con la stragrande maggioranza degli italiani, i quali non vedono l'ora che l'attuale Esecutivo torni a casa: l'Italia ha assolutamente bisogno di un Governo serio e capace e gli italiani si meritano molto di più .
. Ha chiesto parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con molta attenzione i vari interventi che si sono succeduti in quest'aula sul decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario, nonché l'abolizione della quota fissa sulla ricetta per la prescrizione di assistenza specialistica ambulatoriale. La verità è che anche tale decreto-legge si inserisce nel quadro di una lunga serie di interventi legislativi adottati nel corso degli ultimi anni per far fronte al grave e, purtroppo, ricorrente problema dello sforamento, da parte delle regioni, dei limiti di spesa per il finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Ancora una volta siamo nelle condizioni di qualche anno fa, dopo il patto del 2001. Il provvedimento dispone lo stanziamento da parte dello Stato di 3 miliardi di euro per il 2007, per il ripiano dei disavanzi regionali nel settore sanitario per il periodo 2001- 2005. Il gruppo di Forza Italia è contrario a tale decreto-legge sia nella sostanza, sia nel metodo. Ci troviamo infatti, ancora una volta, di fronte ad un uso distorto, da parte dell'attuale Governo, dello strumento normativo della decretazione d'urgenza: si tratta, infatti, di un ripiano di disavanzi relativi al periodo 2001-2005; si può pertanto escludere che ricorrano i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione. Segnalo inoltre - molti lo sapranno - che già le due giunte regionali della Lombardia e del Veneto, in data 28 marzo 2007, hanno deliberato di impugnare il decreto-legge in esame, promuovendo il giudizio di legittimità innanzi alla Corte costituzionale, con riferimento sia al rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite, sia a quello di altri principi costituzionali. Per quanto riguarda il merito del provvedimento, bisogna ricordare che già nella passata legislatura il Governo Berlusconi aveva concluso una serie di accordi con le regioni per contenere la spesa sanitaria. Tali accordi consistevano in un sistema di monitoraggio e di controllo del sistema regionale e nella previsione di un meccanismo sanzionatorio in caso di mancato raggiungimento del risultato e di un meccanismo premiale nel caso contrario. Con questo provvedimento, invece, si dà un segnale completamente opposto in quanto, da un lato, si penalizzano le regioni virtuose e soprattutto i cittadini residenti in queste regioni, i quali hanno pagato più tasse per riequilibrare i debiti del Servizio sanitario nazionale e da adesso potranno usufruire anche di minori risorse statali e, dall'altra, si premiano le regioni meno virtuose, per così dire, che ancora una volta allegramente possono contare su un ripiano degli sfondamenti di spesa prodotti. Questa ennesima richiesta di fiducia da parte di questo Governo non è certamente dovuta (come ho sentito più volte dire in quest'aula) al cosiddetto ostruzionismo attuato dall'opposizione ma sicuramente - è stato chiaro a tutti nella discussione che si è tenuta in seno al Comitato dei diciotto - alle gravissime perplessità che il testo pervenutoci dal Senato aveva destato nella vostra stessa maggioranza. In pratica, soprattutto i periodi terzo, quarto e quinto dell'articolo 1, comma 3, che prevedevano per un periodo di dodici mesi il divieto di intraprendere e proseguire azioni esecutive relativamente ai debiti sanitari nei confronti dei soggetti debitori, sono stati contestati da maggioranza e opposizione. Infatti, l'eventuale approvazione avrebbe provocato, come è stato più volte fatto rilevare, gravissimi danni a moltissime aziende con rischio anche di chiusura e conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro. Le proteste sono state attuate da tutti e, in particolar modo, dalla nostra maggioranza con un emendamento proposto da Forza Italia per la eliminazione di queste tre parti del decreto-legge e anche, devo dirlo qui onestamente, da Comunisti italiani e Rifondazione comunista, i quali più volte hanno detto in sede di Commissione che non avrebbero votato a favore di questo provvedimento. Quindi, quale era l'ostruzionismo? L'ostruzionismo era solo dovuto al fatto che voi non eravate d'accordo nella vostra maggioranza. Ancora una volta, quindi, la posizione della questione di fiducia non è stata dovuta a noi, all'ostruzionismo parlamentare dell'opposizione o di una parte dell'opposizione, come qualcuno ha detto, ma ad un'ennesima discordanza di opinioni nell'ambito di una maggioranza che ogni giorno è sempre più inaffidabile e sgangherata, di una maggioranza inaffidabile. Un'altra delle modifiche attuate in sede di discussione alla Camera dei deputati...
. Presidente, guardi lì! Stanno parlando!
. Per favore, Presidente! Stanno parlando!
. Onorevoli colleghi, cortesemente. Vada avanti, prego.
. Un'altra delle modifiche attuate in sede di discussione alla Camera dei deputati è l'abolizione del di dieci euro sulle prestazioni specialistiche. Vorrei, però, far rilevare con attenzione che è una abolizione che si riferisce solo al 2007. Per non parlare poi, come più volte è stato rilevato, delle gravissime perplessità suscitate dalle iniziali modalità individuate per la copertura degli oneri derivanti da questa cancellazione. Inizialmente, infatti, come hanno più volte detto, essa veniva attuata mediante riduzione dei Fondi destinati ai Paesi in via di sviluppo, alla ricerca nel settore della salute, al Fondo delle politiche per la famiglia, al Fondo per le non autosufficienze, che già non ha alcuna risorsa perché non riusciamo a portare avanti questo provvedimento in Commissione, al Fondo per le politiche giovanili, al Fondo unico per lo spettacolo. Però, nel corso del dibattito, come voi avete già sentito, la copertura è stata cambiata e si è reintrodotta quella già bocciata dalla Commissione bilancio del Senato, per cui la maggior parte dell'onere, come voi sapete, deriva dal Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie. Vedremo, come giustamente faceva rilevare il collega di Alleanza Nazionale, come andrà a finire. Riteniamo che con questo decreto-legge, quindi, ancora una volta, si stia cercando di sopperire inutilmente alle gravissime carenze organizzative e gestionali che le regioni dimostrano in campo sanitario. Sicuramente, vi sono delle regioni più virtuose e altre meno; tuttavia, riteniamo che, al di là delle grosse differenze, del strutturale che ancora deve essere superato tra nord e sud, è il metodo che deve essere cambiato. Per la verità, colleghi, dall'attuazione della legge Bindi 19 giugno 1999, n. 229, modificativa e integrativa della legge 30 dicembre 1992, n. 502, con la cosiddetta riforma aziendale delle ASL e degli ospedali, la situazione non è migliorata, ma è peggiorata. Si è passati da una gestione da molti definita «baronale», cioè in mano ai medici, ad una gestione aziendale e manageriale, che ha, tuttavia, aggravato i problemi esistenti. Come rilevato anche dai colleghi dell'opposizione, infatti, tale gestione subisce l'ingerenza politica in tutte le regioni, sia quelle virtuose, sia quelle meno virtuose. Spesso, tale ingerenza non consente l'eliminazione degli sprechi delle strutture esistenti. Nella scorsa legislatura - in cui, per cinque anni, ho fatto parte della Commissione affari sociali - abbiamo tentato di modificare tale sistema, mediante l'approvazione della legge sul governo clinico da voi fortemente osteggiata (ricordo ancora l'opposizione che avete fatto in aula) al fine di cercare un coinvolgimento maggiore ed una responsabilizzazione, anche della componente sanitaria, nella gestione degli ospedali. Troppo spesso i cosiddetti prendono decisioni che non favoriscono la buona amministrazione della sanità, ma soltanto interessi particolari. Fino ad oggi, il ministro Turco non è andata al di là delle buone intenzioni e delle molte parole: ha parlato della casa della salute, dove si dovevano incontrare le varie rappresentanze sindacali, sanitarie e professionali, per discutere e programmare il patto per la salute, che doveva coinvolgere tutte le varie regioni. Tuttavia, al di là delle parole, di concreto è stato fatto ben poco. Durante la finanziaria avevamo detto di non istituire i ma il ministro l'ha fatto, si è pentito e adesso li ha eliminati. Vorremmo anche dire al signor ministro di evitare una politica dei proclami, a cui poi non seguono i fatti. I due ultimi casi sono i più clamorosi: mi riferisco al vaccino contro il cancro del collo dell'utero e all'istituzione delle banche per la conservazione del sangue del cordone ombelicale per uso autologo. Relativamente alla prima questione, a distanza di parecchi mesi dall'annunzio in pompa magna, siamo ancora in attesa di capire chi pagherà tali vaccini, come saranno distribuiti e come dovranno regolarsi le regioni. È stata creata una grande aspettativa nella popolazione, anche attraverso i mass media, ma ad oggi nessuno sa come verrà attuata e finanziata questa campagna vaccinale.
. Onorevole...
. Concludo, Presidente. Per quanto riguarda il secondo punto, altrettanto importante, pochi giorni fa tutti i quotidiani nazionali hanno pubblicato la notizia dell'ordinanza, firmata dal ministro, relativa alla conservazione del sangue ombelicale per uso autologo. Leggendo l'ordinanza, si comprende che non è cambiato niente: ancora una volta la popolazione è stata ingannata sul fatto che anche in Italia possa essere fatto quello che, attualmente, con una semplice richiesta al Ministero, può essere fatto all'estero. Anche noi pensiamo che l'istituzione di una commissione - come è stato detto - di inchiesta parlamentare, che possa indagare e monitorare sia gli errori in campo sanitario, sia la cattiva gestione a cui spesso sono collegati questi errori, apporterebbe sicuramente dei benefici per una corretta gestione della tutela della salute dei nostri cittadini
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il gruppo dell'Ulivo voterà in modo convinto la fiducia al Governo e voterà a favore del provvedimento. Non cadrò nella tentazione, che ho visto emergere in molti colleghi, di privilegiare la regione di appartenenza. Secondo una statistica pubblicata oggi da ad esempio, a febbraio 2007, relativamente ai giorni di attesa per il pagamento dei fornitori, la Toscana è tra quelle grandi regioni che hanno dato i migliori risultati. Ma non voglio seguire un tale ragionamento, perché ritengo sia nostra competenza seguire un percorso che privilegi la responsabilità che si esercita in Parlamento in nome di tutto il Paese, atteggiamento che sinora è largamente mancato. Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che evidenzia come, alla fine del 2005, in cinque regioni si registri un disavanzo nella sanità pari a 20 miliardi di euro. Ascoltando il collega del centrodestra sembra quasi di sognare: quattro su cinque delle regioni in questione sono state governate sino al 2005 dal centrodestra! Questo è un dato incontestabile ! Ci volete invitare alla polemica? Onorevole Garavaglia, la seguo...
. Non della Lega, non della Lega, bugiardo! Non dirlo!
. No, un momento, colleghi.
. Onorevole Ventura, interloquisca con la Presidenza, cortesemente.
. La seguo...
Colleghi, per cortesia! Onorevole Ventura, interloquisca con la Presidenza!
. La seguo con grande attenzione, onorevole Garavaglia. Tuttavia, non può dimenticare e non può citare Marrazzo, attualmente presidente della regione Lazio. Nel 2005 il disavanzo del Lazio, quando era Presidente Storace, era pari a 9 miliardi e 900 milioni di euro Onorevole Garavaglia, lo dico adesso, perché poi potrei parlare di altre regioni. Alla fine, svolgerò alcune considerazioni sulle classi dirigenti regionali e locali. L'onorevole Storace, sulla base di quei risultati, al termine di quella esperienza come presidente della regione Lazio, è stato nominato ministro della salute in un Governo del quale facevate parte )! Questa è la verità! Se poi venite qui a fare dei ragionamenti di estraneità rispetto a tutto ciò, non siete credibili! Abbiamo portato di fronte al Parlamento un provvedimento di discontinuità: questa è la verità! Al collega Crosetto (del quale ho letto l'intervento), che affermava di dover chiedere formalmente ai rappresentanti del Governo perché i cittadini non siano tutti uguali (ponendo il problema dell'intervento sulle regioni che presentano un determinato deficit), vorrei rispondere che questo provvedimento vuole proprio ribadire che tutti i cittadini italiani sono uguali Non potevamo permetterci di vedere il declino e l'abbassamento delle prestazioni sanitarie in cinque regioni del nostro Paese. Altra cosa sono le responsabilità degli amministratori! Tuttavia, ciò non può ricadere sui cittadini di quelle regioni né sui fornitori di quelle ASL. Avete visto quali sono i tempi di pagamento medi da parte delle regioni in ordine ai fornitori? Questo non ci segnala forse l'esistenza di un problema e di una questione da affrontare (al di là del fatto che ci troviamo in periodo elettorale) con la serietà necessaria per vedere strutturalmente cosa si deve e si può fare? I piani firmati dalle regioni contengono delle norme precise per il rientro. Il nostro impegno è che in merito a ciò vi sia una sorta di vicinanza (e lo diciamo anche al Governo), un controllo da parte del Parlamento e della Corte dei conti sui vari strumenti che possono essere attivati. Un meccanismo di rientro come questo non si era mai visto! Collega Crosetto, cosa dovranno fare quelle regioni? Quello che è stato fatto in altre parti del Paese: privilegiare il rapporto con il privato quando è serio e di qualità, procedere ad una razionalizzazione degli ospedali, non moltiplicare i primariati, non confondere il consenso, che si deve costruire e realizzare amministrando bene, con altre cose. Questo è quello che dovranno fare e che cercheremo di pretendere venga fatto nel corso di questi anni Non vi potete tirare fuori! Quando si discute nel merito di una questione, un discorso non può diventare un fatto di metodo: voi vi trincerate dietro la fiducia! Ci sono questioni sostanziali che vanno affrontate e noi abbiamo cercato di farlo. Il lavoro compiuto alla Camera non è stato inutile, colleghi (nessuno di voi lo ha potuto dire). Vorrei ringraziare i colleghi Piro e Zanotti, che sono stati i relatori del provvedimento in esame. Abbiamo apportato modifiche importanti al testo del Senato; abbiamo tolto i sulle ricette per le prestazioni specialistiche, come è stato ribadito da molti .
. L'avete messo voi!
. Certo, colleghi della Lega, non pensiamo di essere infallibili; possiamo sbagliare, ma qualche volta è importante riflettere e apportare delle correzioni. Noi abbiamo tolto quel abbiamo modificato le coperture, perché erano sbagliate, abbiamo eliminato quei commi punitivi soltanto verso i fornitori. Non si può dire che le Commissioni non abbiano lavorato e prodotto modifiche e miglioramenti e sono grato - lo ripeto - ai relatori per il lavoro che hanno svolto in questa direzione, oltre che a tutti gli altri gruppi. Colleghi, tali questioni ci segnalano anche un problema sul quale credo dovremmo riflettere, e mi rivolgo, in particolare, ai colleghi del nord, e non solo ai colleghi della Lega, ma a tutti quelli che avvertono un disagio. Dobbiamo realizzare rapidamente una forma di federalismo fiscale e fornire delle risposte nel senso di una maggiore responsabilizzazione. Oggi su ho letto con piacere che, finalmente, dopo un declino di cinque anni (che ci aveva fatto perdere quindici posizioni sul piano della competitività) nel corso di quest'anno abbiamo recuperato sette posizioni: sono segnali incoraggianti per le potenzialità di questo Paese! Pensate che non ci rendiamo conto che quella parte vitale dell'Italia, rappresentata dal mondo produttivo del nord, dovrebbe trovare soddisfazione in una diversa organizzazione, a fronte di una disputa che dura da anni, per approdare a quel federalismo fiscale che può essere davvero un segno di seria responsabilizzazione per tutti? Crediamo profondamente in tale progetto, sul quale farete bene a sfidarci se riscontrerete una certa pigrizia da parte nostra, ma non vi sarà; vi sarà, invece, un impegno costante e convinto in questa direzione! Concludo, dicendo che sono a favore della responsabilizzazione delle classi dirigenti locali e vorrei anche che si riflettesse sui modelli adottati da altri Paesi, nei quali la selezione viene effettuata attraverso la valutazione di ciò che avviene a livello locale per quanto riguarda la regione, un comune, e si va avanti anche sulla base di quei risultati. Vorrei che i partiti, i gruppi assumessero come criterio quello di non premiare chi non si mostra all'altezza delle responsabilità che è chiamato a ricoprire; vorrei che vi fosse una selezione, un riconoscimento per chi agisce bene.
. Onorevole ...
. Concludo, Presidente. Abbiamo accettato tale sfida e cercheremo di affrontarla, ma, cari colleghi, oggi approviamo un provvedimento serio ed il fatto che vi siate trincerati dietro una posizione di comodo dispiace a me e a tutti noi. È una prima risposta a problemi seri quali quelli della sanità italiana .
. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto a nome dei gruppi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, negherò la fiducia a questo Governo che, ancora una volta, l'ennesima, sottrae al Parlamento la possibilità di partecipare al processo di formazione delle leggi. Un Governo che ha posto la questione di fiducia su un provvedimento incostituzionale e che premia le regioni che hanno sprecato di più, che hanno bruciato denaro pubblico come in una fornace. Il Governo si è accorto che una delle principali fonti di spreco sono i contenziosi sanitari, le spese legali, ma ha tentato di risolvere il problema nella maniera sbagliata. Mi chiedo: i fornitori di beni e servizi nell'ambito della sanità, i quali aspettano 800 giorni, come fanno a resistere? I casi sono due: o guadagnano in maniera esagerata, oppure forniscono dei servizi scadenti. Chissà se dietro gli ultimi disastri della sanità, gli ultimi disservizi che hanno visto morire i malati di Castellaneta e una paziente dell'ospedale di Reggio Calabria per lo scambio di una presa, non ci sia proprio questa difesa dei fornitori: utilizzare personale scadente e risparmiare sui controlli? Negherò la fiducia al Governo su questo provvedimento perché ci riporta indietro ai tempi in cui lo Stato pagava «a piè di lista» le spese delle ASL. Era il tempo in cui la follia legislativa di quegli anni ha creato questo spaventoso debito pubblico, che pesa come un macigno sul destino di questo Paese. Il Governo non ha imparato la lezione del passato, e quando il passato non rischiara l'avvenire, lo spirito brancola nel buio (lo diceva Tocqueville). Questo Governo brancola nel buio e peggiorerà, con questo provvedimento, la condizione della salute degli italiani !
. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Poiché la votazione avrà inizio alle 19,35, sospendo la seduta, che riprenderà a tale ora con la chiama.
. Passiamo alla votazione della questione di fiducia. Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 23 del 2007, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia. Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
. Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione per appello nominale sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
. Ricordo che, prima di proseguire nell'esame del disegno di legge di conversione n. 2534, si procederà alla votazione della dichiarazione d'urgenza della proposta di legge n. 2149, recante agevolazioni fiscali ed altri benefici per le famiglie numerose, e della questione pregiudiziale presentata al disegno di legge di conversione del decreto-legge sui consigli giudiziari. Essendo quindi previste votazioni e la prosecuzione notturna della seduta, al fine di dare certezza ai colleghi circa i tempi di svolgimento dei nostri lavori, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 21,30 con immediate votazioni nominali.
. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Belisario, Bersani, Boco, Bucchino, Cento, Chiti, Colucci, Cordoni, D'Antoni, Damiano, De Piccoli, Di Pietro, Donadi, Duilio, Fabris, Fedi, Fioroni, Folena, Forgione, Franceschini, Gentiloni Silveri, Lanzillotta, Letta, Lusetti, Melandri, Meloni, Meta, Migliore, Morrone, Mussi, Pagliarini, Parisi, Pinotti, Piscitello, Pisicchio, Prodi, Ranieri, Realacci, Santagata, Sgobio, Venier, Visco ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta. Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna.
. L'ordine del giorno reca la dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 2149. Comunico che, a norma dell'articolo 69, comma 1, del Regolamento, è stata richiesta dal gruppo Forza Italia la dichiarazione di urgenza per la seguente proposta di legge:
. Chiedo di parlare contro.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, utilizzerò davvero pochi minuti...
. Secondi, secondi!
. ...non solo perché la seduta ci impegnerà ancora per molto tempo, ma anche perché le ragioni che portano l'Unione a votare contro tale proposta vertono, innanzitutto, sulla tempistica attraverso la quale si è deciso di arrivare a questa richiesta. Stiamo parlando di una proposta di legge presentata il 19 gennaio del 2007, ovvero cinque mesi fa, e assegnata alla Commissione finanze nel marzo del 2007, ovvero due mesi fa. In tutto questo tempo a nessuno è mai venuto in mente quello che nei lavori parlamentari ordinariamente accade quando vi è una effettiva urgenza non motivata solo da un intento propagandistico. Era necessario chiedere, nell'ambito della Commissione, una calendarizzazione, e che si avviasse un procedimento (peraltro la Commissione ha già avviato sul tema della famiglia, un iter di lavoro che ha già visto la nomina di un relatore per alcuni provvedimenti). Allora è evidente che non essendo stato fatto tutto quello che, ordinariamente, avrebbe potuto consentire di iniziare una discussione sul provvedimento in Commissione, il fatto che improvvisamente si chieda l'urgenza in Assemblea appare dubbio rispetto all'effettiva volontà di affrontare in modo serio e costruttivo tale provvedimento. Non entro neanche nel merito, ma voglio soltanto segnalare e stigmatizzare che, se soltanto considerassimo alcuni aspetti previsti da tale provvedimento sulla copertura finanziaria e sugli sgravi e le agevolazioni fiscali, probabilmente non sarebbero sufficienti le quote e le economie che registriamo in una, due, tre o forse quattro finanziarie. Poiché a tutti noi sta a cuore il modo con cui aiutare effettivamente le famiglie, nella concretezza dell'azione e non nella propaganda strumentale volta esclusivamente ad alzare qualche polverone, con grande serenità, e proprio perché siamo tutti impegnati, attraverso gli atti parlamentari già in Commissione, a cercare di dare risposte concrete - anche in ragione di quanto la maggioranza ha previsto con il programma di Governo per questa legislatura e dal momento che, su questo tema, occorre essere seri e determinati e, se possibile, anche pragmatici - non abbiamo alcuna remora a votare contro un'iniziativa che, in sostanza, ha carattere principalmente, e vorrei dire esclusivamente, propagandistico
. Chiedo di parlare a favore.
. Ne ha facoltà.
. Onorevole Giachetti, lei ha colto esattamente al contrario lo spirito della nostra proposta, che è quello, in realtà, di condividere insieme, minoranza e maggioranza, un provvedimento che dia un segnale concreto di attenzione alla famiglia, cioè un gesto che ci consentirebbe di andare oltre le polemiche di questi giorni, che stanno precedendo le manifestazioni di sabato. Il nostro intendimento è esattamente l'opposto di quello che lei ha inopportunamente e «vuotamente» stigmatizzato. Come ha ricordato oggi pomeriggio l'onorevole Leone, abbiamo occasione di dare questo segnale votando la dichiarazione di urgenza, richiesta dal nostro gruppo, della proposta di legge n. 2149, d'iniziativa dei colleghi Palmieri, Bondi, Elio Vito. Si tratta di una proposta di legge che in queste settimane e in questi mesi è stata sottoscritta da 141 deputati e da stasera sul sito Internet www.vivalafamiglia.it, da 15.113 cittadini. Si tratta di una proposta di legge circoscritta, ma concreta, onorevole Giachetti, che non ha l'ambizione di colmare l'arretratezza delle politiche familiari nel nostro Paese, ma vuole essere un punto di partenza in questa direzione, a cominciare proprio dalle famiglie numerose, quelle che hanno tre o più figli naturali, adottivi o in affido. Le misure previste sono tante e variegate: alcune di queste hanno già trovato ospitalità in diversi interventi di alcuni consigli comunali e, da ultimo, nel patto per le famiglie numerose, che il governatore della Lombardia Formigoni ha presentato ieri nella nostra regione. Per questi motivi ed anche per altre tre considerazioni, onorevole Giachetti, invitiamo lei e l'Unione a ripensare alla vostra intenzione di voto, perché la proposta di legge dà un segnale concreto alle famiglie che sono costantemente a rischio di cadere sotto la soglia di povertà: si tratta delle famiglie numerose, come dimostrano in modo univoco tutte le statistiche. La proposta di legge in esame, inoltre, riconosce la funzione sociale che la famiglia svolge allevando ed educando i figli, in primo luogo le famiglie che più di altre si dedicano a tale compito in considerazione del numero dei figli. Anche per questo motivo, la proposta di legge non prevede limiti di reddito per avvalersi delle misure ivi previste. In ultimo, la proposta è un segnale di incoraggiamento anche per tutte le altre famiglie italiane, perché dimostra che finalmente le istituzioni si stanno muovendo per stare al loro fianco e stanno predisponendo misure concrete di sostegno. Lei ha ricordato che abbiamo presentato a gennaio la nostra proposta di legge. Speravamo di innescare un virtuoso principio di concorrenza tra i gruppi parlamentari. Il Premier Prodi, durante la crisi di Governo, chiedendo di nuovo la fiducia al Parlamento, ha evocato, nelle ultime settimane ed anche in questi giorni, le famiglie numerose tra i soggetti che saranno beneficiari degli interventi dell'Esecutivo. I gruppi parlamentari di Alleanza Nazionale, UDC, UDEUR e Italia dei Valori hanno presentato, dopo di noi, alcune proposte per la famiglia. Altri gruppi, come la Lega e il gruppo Misto, hanno aderito con simpatia alla nostra proposta. Noi invitiamo tutta l'Unione, in particolare i deputati delle forze politiche della sinistra, i Verdi, i Comunisti e la Rosa nel Pugno, a cambiare il loro orientamento e a stare con noi o, meglio, dalla parte delle famiglie numerose. Colleghi, non sprechiamo quest'opportunità. La proposta di legge sulla quale vi chiediamo l'urgenza è nata da noi di Forza Italia, ma è aperta a contributi e miglioramenti di tutti i deputati, di tutte le forze politiche e del Governo. La proposta è pronta ad essere integrata e migliorata dalle indicazioni contenute nelle altre proposte di legge sulla famiglia.
. Onorevole Palmieri, concluda.
. Concludo, Presidente. Questa, onorevole Giachetti, è una proposta che possiamo davvero condividere tutti, proprio tutti, a prescindere dalla piazza di Roma, dove dopodomani sceglieremo di essere.
. Passiamo ai voti. Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 2149.
. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2007, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari.
. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale Leone e Pecorella n. 1 A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96- del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti. Il deputato Leone ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale.
. Signor Presidente, questa pregiudiziale inerisce al disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 36 del 2007, che reca disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari, prevedendo che i componenti i Consigli giudiziari in carica continuino a svolgere le proprie funzioni quasi a tempo indeterminato e senza limite. Il primo appunto che si può muovere al provvedimento in esame sta nel fatto che quest'ultimo non rispetta i presupposti di costituzionalità previsti dall'articolo 77 della Costituzione. Non si vede che cosa abbia a che fare la decretazione d'urgenza con la proroga di alcuni Consigli giudiziari. Addirittura si prevede l'elezione di altri organismi all'interno dei Consigli giudiziari nel 2008. L'urgenza non esiste, ma esiste un'altra necessità: questa maggioranza e questo Governo, per la verità, non riescono per le vie ordinarie a portare a compimento alcuni progetti e di conseguenza intervengono attraverso lo strumento della decretazione d'urgenza. La verità è che siamo di fronte ad un immobilismo totale del Governo e di questa maggioranza che vara solo provvedimenti propagandistici ed elettorali mentre, per quanto attiene a tutta una serie di comparti, non essendo in grado di portare a conclusione nulla, sia per esiguità dei numeri al Senato, sia per disattenzione qui alla Camera, ricorre alla decretazione d'urgenza. La maggioranza si lamenta poi che da parte dell'opposizione si faccia uso di ostruzionismo, ma esso è finalizzato soltanto a rimettere in linea tutta una serie di imprecisioni portate all'attenzione di quest'aula attraverso i decreti-legge. Contestiamo, quindi, il metodo e la logica della decretazione d'urgenza. Al contrario, invece, il Governo dovrebbe portare a termine una serie di provvedimenti con la legislazione ordinaria. Non è accettabile, inoltre, nell'ambito del provvedimento in esame, un aspetto semplicissimo, quasi indecoroso, che rasenta i limiti della non democraticità: si fissa una indefinita di organi elettivi, minando fortemente la natura democratica delle elezioni previste per tale tipo di organi. Per quanto riguarda le elezioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari della Corte di appello, previste all'interno del provvedimento, occorre rilevare che i suddetti organi, istituiti con decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25, non sono in scadenza, in quanto di durata quadriennale. Non vedo quindi perché si debba intervenire in questo modo e ricorrere ad un provvedimento d'urgenza, senza aspettare regolarmente la scadenza, per inserire con una norma alcuni presupposti diversi rispetto a quelli previsti. Pertanto, siamo di fronte ad una cattiva pratica costante del Governo Prodi, che usa impropriamente uno strumento - quello del decreto-legge - anche per normare materie delicate come quella oggetto del provvedimento in esame, senza che ve ne sia un'obiettiva necessità. Siamo palesemente di fronte ad un'incostituzionalità del provvedimento in esame: per decreto-legge non si possono prorogare organi elettivi, non si possono stabilire i termini per le elezioni e non si può mandare avanti l'attività di quegli organi, in attesa che accada qualcosa al loro interno. Stiamo parlando di organi elettivi di Consigli giudiziari dei magistrati: i magistrati stessi dovrebbero richiedere che questo provvedimento venisse cestinato, perché non si può portare all'attenzione del Parlamento una proroga indefinita, per quanto riguarda, come dicevo prima, gli organi elettivi dei magistrati, che invece devono essere sottoposti democraticamente alle elezioni, nel rispetto dei termini. Non lo avete previsto nel decreto-legge, non potete continuare in questo modo e noi chiediamo che il provvedimento non passi il vaglio di costituzionalità dell'Assemblea, attraverso un voto cosciente e giuridicamente valido.
. Ha chiesto di parlare il deputato Palomba. Ne ha facoltà.
. Presidente, intervengo per contrastare in radice la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal centrodestra sul decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di Consigli giudiziari. Devo subito dire che - sebbene abbia letto e riletto il testo e udito ora anche l'illustrazione del collega Leone - non sono riuscito a trovare un benché minimo appiglio meritevole non solo di accoglimento, ma neppure di discussione in punto di costituzionalità. La pregiudiziale mi è parsa più ispirata alla volontà di dare un immotivato «buffetto» al Governo, che fondata su solidi profili costituzionali, nessuno dei quali è stato invocato (se si eccettua l'articolo 77 della Costituzione, relativo ai presupposti di necessità e di urgenza richiesti per l'adozione di un decreto-legge). Porre una questione di tal fatta tanto per dire qualcosa, per «dovere di firma», prima ancora che un'offesa alla logica rischia di essere un'indebita contestazione nei confronti del Capo dello Stato, che ha delibato il provvedimento anche nei profili di costituzionalità e lo ha emanato (ed è noto il rigore che il Presidente della Repubblica pone nel cercare puntigliosamente il riscontro di tutti i requisiti di costituzionalità dei provvedimenti legislativi). Nel merito è difficile riscontrare una situazione più necessitata ed urgente di questa, non potendosi lasciare il vuoto né normativo, né amministrativo, nel funzionamento di organi così delicati come i Consigli giudiziari, il cui ruolo incide non tanto sull'esercizio della giurisdizione - che appartiene a ciascun magistrato - ma sulla funzionalità dell'amministrazione della giustizia (basti pensare alla formazione delle tabelle che determinano l'assegnazione di ciascun magistrato alle specifiche funzioni). Nel caso in esame è detto chiaramente, nel preambolo, che non hanno potuto avere luogo le elezioni dei Consigli giudiziari e del Consiglio direttivo della Corte di cassazione per mancanza delle norme necessarie allo svolgimento delle elezioni stesse. Pertanto, bene ha agito il Governo nello scegliere il doppio binario della legge ordinaria per l'approvazione della disciplina delle operazioni elettorali e del decreto-legge per garantire nel frattempo la prosecuzione dell'operatività dei Consigli giudiziari in carica, fino alla proclamazione dei nuovi eletti (esplicitando, a scanso di dubbi, che opera l'istituto della ben noto nell'ordinamento e tutt'altro che eversivo). Né può sostenersi - come si è tentato di fare nella questione pregiudiziale - che si tratta di termine incerto, perché in realtà viene indicata precisamente nella prima domenica e nel lunedì successivo del mese di aprile del 2008, la data delle nuove elezioni. Il termine è solo apparentemente lungo ed incerto, giacché bisogna considerare il tempo occorrente per l'approvazione della legge sulla disciplina elettorale da parte delle due Camere e per la successiva predisposizione degli adempimenti elettorali (candidature, schede e così via). In definitiva, il Governo ha agito con responsabilità istituzionale, garantendo la funzionalità dei consigli giudiziari attraverso la proroga delle funzioni in capo agli attuali componenti di quegli organi; quella responsabilità istituzionale che non scorgiamo nella questione pregiudiziale in esame, improntata esclusivamente al principio del «tanto peggio, tanto meglio», ove si verificasse il caos in una delicata funzione quale quella giudiziaria. Il Governo non la pensa così e noi ne apprezziamo il comportamento. Tali considerazioni meritano l'espressione di un voto contrario sulla questione pregiudiziale in esame.
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, credo che invece la questione pregiudiziale in esame debba essere valutata in maniera positiva, per una serie di motivi. In primo luogo, nel momento in cui si pone in essere un provvedimento d'urgenza, la valutazione d'urgenza non spetta al Capo dello Stato ma al capo del Governo. Il fatto che nel decreto-legge risulti che il Capo dello Stato lo ha emanato dopo aver ritenuto la straordinaria necessità ed urgenza è una mera prassi: la Costituzione parla in modo chiaro - -, stabilendo che l'urgenza deve essere valutata dal Governo. In secondo luogo, credo che la Camera debba lasciare i magistrati al loro difficilissimo compito. Non bisogna interferire né nel loro lavoro né nella loro politica. La magistratura è un organo dello Stato, non un potere, e quindi ha il dovere di sottostare alla legge e, al tempo stesso, tutte le possibilità di esercitare la propria attività senza interferenze di carattere politico. Il pensare a una proroga di soggetti eletti - e avrei già una serie di cose da dire riguardo alle elezioni all'interno della magistratura - sa di «inciucio», di interesse da parte del Governo affinché permangano determinate maggioranze all'interno della magistratura. Per tali motivi credo che la questione pregiudiziale presentata dai colleghi Leone e Pecorella debba essere valutata in modo appropriato, cioè esprimendo sulla stessa un voto favorevole.
. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Leone e Pecorella n. 1.
. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati . Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Leone n. 9/2534/55 e la versione corretta dell'ordine del giorno Romele n. 9/2534/43. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
, Il Governo accetta l'ordine del giorno n. 1 Nomi! Nomi!... Calma, calma! Il Governo accetta l'ordine del giorno Cancrini n. 9/2534/1, accoglie Nomi! Nomi!...
. Calma, colleghi. È chiaro che si riferisce all'ordine del giorno.
, . Accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Filippi n. 9/2534/2, non accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/2534/3, accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/2534/4, non accetta gli ordini del giorno Garavaglia n. 9/2534/5, Alessandri n. 9/2534/6, Bricolo n. 9/2534/7, e Brigandì n. 9/2534/8. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Caparini n. 9/2534/9; non accetta l'ordine del giorno Cota n. 9/2534/10. Il Governo accetta l'ordine del giorno Gibelli n. 9/2534/11, non accetta gli ordini del giorno Stucchi n. 9/2534/12, Giancarlo Giorgetti n. 9/2534/13 e Grimoldi n. 9/2534/14, mentre accetta l'ordine del giorno Baldelli n. 9/2534/15, a condizione che venga riformulato sostituendo le parole «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare». Il Governo accetta l'ordine del giorno Nannicini n. 9/2534/16 ed accetta, altresì, l'ordine del giorno Baiamonte n. 9/2534/17, a condizione che venga riformulato sostituendo le parole «ad istituire» con le parole «a migliorare». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ulivi n. 9/2534/18 ed accetta l'ordine del giorno Allasia n. 9/2534/19. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Bodega n. 9/2534/20, Pini n. 9/2534/21 e Lussana n. 9/2534/22...
. Colleghi, per cortesia! Onorevole Barbieri, si può evitare di urlare? Non vedo ragioni per urlare. Se ha delle cose da dire, poi potrà intervenire.
, . Il Governo non accetta l'ordine del giorno Montani n. 9/2534/23 ed accetta l'ordine del giorno Goisis n. 9/2534/24 limitatamente al dispositivo. Il Governo accetta l'ordine del giorno Dozzo n. 9/2534/25, a condizione che nel dispositivo le parole «con cadenza mensile» vengano sostituite con le seguenti: «con cadenza trimestrale». Il Governo non accetta l'ordine del giorno Gardini n. 9/2534/26 ed accetta l'ordine del giorno Maroni n. 9/2534/27, per quanto riguarda le iniziative di sua competenza. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Floresta n. 9/2534/28, Campa n. 9/2534/29, Bocciardo n. 9/2534/30, Tortoli n. 9/2534/31 e Ceccacci Rubino n.9/2534/32. Il Governo accetta, limitatamente al dispositivo, gli ordini del giorno Fratta Pasini n. 9/2534/33, Bertolini n. 9/2534/34 e Gregorio Fontana n. 9/2534/35. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Azzolini n. 9/2534/36 e Mistrello Destro 9/2534/37. Il Governo accetta, limitatamente al dispositivo, gli ordini del giorno Mario Pepe n. 9/2534/38 e Jannone n. 9/2534/39, mentre non accetta l'ordine del giorno Di Cagno Abbrescia n. 9/2534/40. Il Governo accetta l'ordine del giorno Galli n. 9/2534/41, limitatamente al dispositivo, ed accetta l'ordine del giorno Casero n. 9/2534/42, a condizione che venga riformulato sostituendo le parole «attraverso strumenti più equi» con le seguenti: «attraverso strumenti più efficaci». Il Governo accetta l'ordine del giorno Romele n. 9/2534/43, sebbene lo ritenga superfluo; non accetta l'ordine del giorno Licastro Scardino n. 9/2534/44, mentre accetta l'ordine del giorno Grimaldi n. 9/2534/45, limitatamente al dispositivo. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Giuseppe Fini n. 9/2534/46 ed Elio Vito n. 9/2534/47. Accetta l'ordine del giorno Paroli n. 9/2534/48, mentre accetta gli ordini del giorno Della Vedova n. 9/2534/49, Lazzari n. 9/2534/50 ed Armosino n. 9/2534/51, limitatamente al dispositivo. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Centa n. 9/2534/52, mentre non accetta l'ordine del giorno Fedele n. 9/2534/53. Accetta gli ordini del giorno Milanato n. 9/2534/54 e Leone n. 9/2534/55 limitatamente al dispositivo. Il Governo non accetta gli ordini del giorno La Loggia n. 9/2534/56 e Giro n. 9/2534/57. Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Stradella n. 9/2534/58, limitatamente al dispositivo, a condizione che venga riformulato nel senso di eliminare infine le parole da «eventualmente» a «immigrati». Il Governo non accetta l'ordine del giorno Nan n. 9/2534/59, mentre invita i presentatori a ritirare l'ordine del giorno Lenna n. 9/2534/60, perché superato. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Mazzaracchio n. 9/2534/61, si tratta di una materia già disciplinata dalla legge n. 311 del 2004. Il Governo, infine, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fasolino n. 9/2534/62, mentre invita i presentatori a ritirare l'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/2534/63.
. Mi scusi sottosegretario Zucchelli, ho capito la valutazione del Governo sull'ordine del giorno Mazzaracchio 9/2534/61, ma non il suo orientamento sul medesimo. Lo accetta?
, . Signor Presidente, il Governo non accetta l'ordine del giorno Mazzaracchio n. 9/2534/61, perché riguarda una materia superata.
. Secondo la prassi, e ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione. Prendo atto che l'onorevole Filippi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/2, accolto come raccomandazione. Chiedo all'onorevole Fava se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/3, non accettato dal Governo.
. Sì, Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
. Ne ha facoltà.
. Credo che in questo momento sia intollerabile l'atteggiamento dell'Assemblea perché è il sottoscritto che dovrebbe lamentarsi, oppure qualcun altro, per aver lavorato in questi giorni per discutere del provvedimento e non ha avuto l'occasione di farlo, a causa della scelta delirante del Governo di porre la questione di fiducia nella tarda serata di ieri. Se qualcuno è arrabbiato non se la prenda con il sottoscritto ma con chi ha operato scelte assolutamente al limite del comprensibile e del condivisibile . Non si capisce per quale motivo non è stato accettato l'ordine del giorno con il quale semplicemente si chiede che venga estesa al provvedimento in discussione una norma prevista dalla legge finanziaria che questo Governo ci ha appena fatto «sciroppare». Chiediamo in altre parole che vengano estesi i meccanismi di beneficio, di cui al comma 665 dell'articolo 1 (il vostro famosissimo maxiemendamento) della legge finanziaria per il 2007, anche alle attività che si svolgono in materia sanitaria. Il nostro dissenso è dovuto al giudizio di assoluta incapacità di incidere, in questo momento, e riguarda quei soggetti che non applicano le politiche che, da più parti in questa sede, vengono definite virtuose. Quindi chiediamo che vi sia anche un meccanismo sanzionatorio; se può esistere un meccanismo applicato alla violazione dei patti di stabilità delle amministrazioni comunali, non si capisce per quale motivo ciò non possa avvenire nei confronti di quelle regioni che si dimostrano sistematicamente incapaci di gestire la spesa sanitaria. Oltretutto, l'ordine del giorno stabilisce un meccanismo per il quale questo sistema viene applicato solo a quella regione che ha dimostrato i risultati peggiori. Quindi, non stiamo estendendo il concetto a quanto c'è stato ricordato oggi da qualche illustre esponente della maggioranza; non stiamo estendendo il concetto a tutte quelle regioni che si trovano a dover fronteggiare un disavanzo. Con il mio ordine del giorno sto solo dicendo che la peggiore delle regioni nel meccanismo di gestione delle risorse sanitarie sia assoggettata ad un sistema di sanzione uguale a quello previsto per gli enti locali che «sforano» rispetto al tetto del patto di stabilità, così come voi con un vostro provvedimento avevate ipotizzato si potesse fare nei confronti dei comuni non più tardi di qualche mese fa. Quindi, mi auguro che l'Assemblea voglia ripensare seriamente a questo sistema, anche perché un ordine del giorno è chiaro che non è «legge», è chiaro che è un impegno molto limitato nei confronti del Governo; ma se dessimo un segnale di questo tipo, nel senso che nemmeno un impegno limitato può essere preso in considerazione come deterrente nei confronti di chi sistematicamente se ne infischia del buon funzionamento degli enti, allora credo che daremmo un esempio sbagliato, e creeremmo un precedente assolutamente negativo. Quindi, mi auguro che alcuni esponenti della maggioranza, quelli più illuminati, quelli che molto spesso ci richiamano ai nostri doveri istituzionali di opposizione, facciano un esame di coscienza e, venendo meno alle indicazioni del Governo, prendano semplicemente atto che si tratta di una norma di buon senso
. Preciso che l'ordine del giorno Fava n. 9/2534/3 è identico all'ordine del giorno Licastro Scardino n. 9/2534/44 e che, quindi, saranno posti in votazione congiuntamente. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici ordini del giorno Fava n. 9/2534/3 e Licastro Scardino n. 9/2534/44, non accettati dal Governo.
. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, veramente, mi aspettavo, nell'ipotesi di una mancata accettazione di questo ordine del giorno, almeno un briciolo di motivazione. Quello che ci accingiamo ad approvare addirittura con il voto di fiducia è un provvedimento rispetto al quale la maggioranza ha affermato di essere in una situazione disastrosa, di volersi accordare tutti insieme e di voler mettere un punto fermo. Cosa significa «punto fermo»? Significa che si paga e si chiude! Questo è esattamente il contenuto del mio ordine del giorno: si paga e si chiude, ma non si affrontano ulteriori questioni. La maggioranza ha sempre detto ciò. Adesso, invece, siamo di fronte ad una valutazione negativa di questo ordine del giorno in esame, una «dislessia» che non riesco a capire. Pregherei tutti di prendere in considerazione il mio ordine del giorno, perché mi sembra la cosa più logica del mondo che le regioni paghino esattamente per ciò che consumano e ripianino per ciò che hanno consumato. Credo che non si debba più intervenire al riguardo, altrimenti dobbiamo fare una riforma di carattere costituzionale: stabiliamo per Costituzione che vi sono regioni sfruttate e regioni sfruttatrici, che la Padania è tra quelle sfruttate e che le altre sono sfruttatrici! Modifichiamo l'ordine del giorno, così non facciamo più nessuna legge e risolviamo il problema! Oppure, dobbiamo dire che esiste un meccanismo per cui chi consuma deve pagare, perché non possiamo pensare che chi è da una parte, paga, e chi è dall'altra, prende! Anche perché, signor Presidente, onorevoli colleghi, per un amministratore è facile pagare con i soldi degli altri! Fare economia, infatti, significa scontrarsi con una parte del proprio elettorato! Trovo ciò veramente ingiusto !
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brigandì n. 9/2534/8, non accettato dal Governo.
. Signor Presidente, molto brevemente vorrei dire che l'ordine del giorno Cota n. 9/2534/10 riguarda espressamente la regione Lazio. Capisco che quest'Assemblea abbia difficoltà a comprendere o, meglio, a riconoscere (perché a comprendere, secondo me, sono capaci tutti!), la validità delle nostre obiezioni. Tuttavia, i numeri sono chiari ed eloquenti: stiamo parlando di una regione che - a prescindere dal colore politico delle maggioranze che l'hanno governata in questi anni - ha dimostrato, e continua a dimostrare, di essere assolutamente al di fuori di qualsiasi tipo di meccanismo di controllo e di miglior utilizzo della risorsa pubblica. Con questo ordine del giorno il collega Cota ha voluto sollecitare il Governo affinché si possa arrivare, in tempi rapidi, anche a provvedimenti di carattere sostitutivo. Quando infatti, come in questo caso, è ormai conclamata l'incapacità e l'impossibilità da parte dell'amministrazione pubblica di gestire la cosa pubblica a questi livelli, (parliamo di una regione che da sola è già arrivata a coprire quasi il 19 per cento della spesa sanitaria nazionale in materia di farmaci), allora credo che, analizzando questi numeri, ci troviamo di fronte ad una emergenza che, in altre circostanze, purtroppo, è stata risolta in altri modi...
. Onorevole...
. Concludo, signor Presidente. Per i rifiuti a Napoli avete fatto ricorso a quel meccanismo demenziale che si chiama commissariamento e che va avanti da quasi 15 anni. Non si capisce, allora, per quale motivo non si possano intraprendere azioni politiche forti da parte di questo Governo nei confronti di un soggetto - la regione Lazio - che, a prescindere da colorazioni politiche, in questi anni...
. Deve concludere onorevole...
. In questi anni la regione Lazio ha continuato a perpetrare sperperi e politiche di tipo sanitario e farmacologico - in modo particolare di spesa farmaceutica - assolutamente non condivisibili ed inique rispetto al resto del Paese !
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cota n. 9/2534/10, non accettato dal Governo.
. Signor Presidente, ho valutato l'opportunità della riformulazione e la accolgo. Tuttavia, vorrei svolgere una considerazione a margine e, cioè, che il Governo in questo modo si disimpegna in merito a quanto si chiede con l'ordine del giorno. Infatti, l'espressione: «valutare l'opportunità di adottare» significa che non vi è alcuna possibilità di verificare come il Governo valuti questa opportunità. Chiaramente il Governo si «defila» da un impegno che è quello di mantenere l'abolizione del anche nella legge finanziaria per l'anno 2008 (così come più esplicitamente fa, non accogliendo l'ordine del giorno dell'onorevole Bocciardo n. 9/2534/30). Pertanto, si tratta di un provvedimento che ha la copertura fino al 31 dicembre 2007. Il Governo non garantisce che tale copertura continui nella prossima legge finanziaria. Sarebbe sano e saggio (mi riferisco al Ministro Chiti, che forse sta chiamando il ministro Padoa Schioppa proprio per questo motivo) che si garantisse una copertura per l'abolizione dei se si vuole compiere un'operazione che in questo momento non sia solo elettorale o finalizzata unicamente ad un intervento per l'anno in corso.
. Prendo pertanto atto che l'onorevole Baldelli accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/15. Onorevole Baiamonte accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2534/17?
. Sì, signor Presidente.
Prendo atto che l'onorevole Baiamonte accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/17. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Ulivi n. 9/2534/18, accolto dal Governo come raccomandazione.
. Signor Presidente, potrei anche accettare il parere espresso dal Governo sul mio ordine del giorno. Tuttavia, esso esprime quanto sostenuto dai componenti le Commissioni riunite V e XII. Pertanto, poiché vorrei verificare se quanto si sostiene nelle suddette Commissioni viene mantenuto anche in Assemblea, insisto per la votazione dell'ordine del giorno così come formulato.
. Sta bene. Passiamo ai voti. Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ulivi n. 9/2534/18.
. Sì, signor Presidente.
. Prendo pertanto atto che l'onorevole Dozzo accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/25. Onorevole Gardini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2534/26, non accettato dal Governo?
. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente ed onorevoli colleghi, ribadisco quanto già detto in questi giorni sia in Assemblea che nel corso dei lavori nelle Commissioni. Ci troviamo in presenza di un decreto-legge che stanzia ingenti somme e risorse statali per ripianare i debiti delle regioni non virtuose. Abbiamo ribadito e continuiamo a ribadire ancora oggi che si tratta di una palese ingiustizia nei confronti dei cittadini delle regioni virtuose, i quali si trovano così a pagare non soltanto la propria sanità, ma anche quella dei cittadini delle regioni non virtuose. Ci aspettavamo un'apertura in questo senso, anche perché, nella Conferenza Stato-regioni, lo Stato aveva affermato di avere a disposizione soltanto 97 milioni di euro per la spesa sanitaria; poi dalle pieghe della legge finanziaria sono saltati fuori questi tre miliardi di euro che sono destinati alle regioni che non sono state in grado di correggere la loro politica in materia sanitaria e nelle quali, purtroppo, spesso tali buchi finanziari si accompagnano anche ai peggiori servizi. Quindi, siamo anche convinti che non fate un buon servizio ai cittadini di queste regioni, le quali continueranno ad essere gestite da amministratori incapaci, sia sul piano economico sia sul piano, ancora più grave, dell'inefficienza dei servizi in materia sanitaria. Per tale motivo, vi invitiamo ancora una volta a valutare l'opportunità di correggere tale impostazione lassista verso le regioni in questione, proprio sotto il profilo finanziario; vi invitiamo, inoltre, a fare qualcosa di molto semplice, ossia trattare allo stesso modo tutte le regioni e, di conseguenza, anche tutti i cittadini italiani .
. Passiamo ai voti. Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gardini n. 9/2534/26, non accettato dal Governo.
. Si, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella fase delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia ho apprezzato molto l'intervento dell'onorevole Michele Ventura, di cui condivido il pensiero, anche se non appartiene al mio gruppo. Mi riferisco alla parte in cui menziona la responsabilità degli amministratori. In proposito, l'onorevole Ventura ricordava come nel maxiemendamento del Governo non si potesse non tener conto delle richieste giustamente avanzate dall'opposizione. Tra queste, una riguarda la soppressione di quella parte dell'articolo 1, introdotta al Senato, che non consentiva a coloro che vantavano giusti crediti nei confronti delle ASL di riscuoterli. Possiamo quindi affermare che la nostra opposizione è servita a salvare centinaia di piccole aziende dal mancato rispetto del patto con loro stipulato. Con il nostro intervento, torniamo su un patto che il Governo aveva stipulato a settembre dell'anno scorso con le regioni, stanziando a loro favore ulteriori risorse complessivamente per 4 miliardi e mezzo di euro. Risorse che, in quel caso (vi era un patto sottoscritto) dovevano servire per ripianare e mettere in moto meccanismi virtuosi. Oggi, a distanza di mesi, quell'accordo liberamente sottoscritto tra il Governo e tutte le regioni viene disatteso, soprattutto per volontà del primo contraente: il Governo. Quest'ultimo sembra dire alle regioni: «Abbiamo scherzato. Vi abbiamo detto che dovete essere virtuose, però, a distanza di cinque o sei mesi, se non siete politicamente vicine a noi, dovete essere bastonate». È come se si dicesse, inoltre, che per tali regioni non vale nessun altro provvedimento, a differenza delle regioni che sono politicamente vicine al Governo, indirizzando in questo modo l'elettore, il cittadino, molto chiaramente, anche in vista delle prossime elezioni. Ma l'elettore è serio e non si farà fagocitare da questi vostri stupidi mezzucci (forse stupidi no ma certo inconcludenti)! L'amico D'Agrò ha ragione e mi richiama: non sono stupidi ma non è comunque tale comportamento da parte di un Governo che voglia essere in qualche modo il Governo di tutti. Ma ciò che è più grave, signor sottosegretario, signor ministro, è che non siamo soltanto in una situazione di non «agreabilità». Vi sono piuttosto delle precise indicazioni di comportamento. Voi state suggerendo, a quei governatori che non hanno rispettato quel patto, che hanno fatto bene a non rispettarlo! Piuttosto, hanno fatto malissimo il governatore del Veneto e il governatore della Lombardia a rispettarlo! Ha ragione chi dice che noi veneti siamo... e ieri sono stati ricordati la frase e l'aggettivo. Non è possibile continuare a privilegiare coloro che non fanno la loro parte! Ecco, amico Michele Ventura, su questa parte non concordo con il tuo intervento, perché la tua maggioranza sta inducendo, sta spingendo gli amministratori a non essere seri, a non rispettare i patti; sta spingendo - come fa tutta la sinistra sempre - a non rispettare gli impegni assunti, l'ordine, la disciplina. Stiamo dando dei segnali molto negativi. Guardate che, alla fine, quanto volete che siano, con gli sperperi di questa sinistra e di questo Padoa Schioppa, 3 miliardi di euro in più o in meno? Approverà una «leggina», introdurrà una nuova tassazione e li recupererà, perché questo è il Governo delle tasse, e ciò non vi preoccupa! Preoccupa invece il messaggio che voi state lanciando. Allora, con questo ordine del giorno chiediamo (e non capisco perché la maggioranza non si ribelli all' del Governo, che è contrario) di considerare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a sanzionare in termini economici le regioni che violano i patti che sono inadempienti. Almeno questo almeno questo, ma voi non volete ...
. Deve concludere, onorevole...
. Ma voi non volete, allora capisco ... capisco ...
. Deve concludere, onorevole Campa, il tempo a sua disposizione è esaurito.
. Concludo, signor Presidente. Capisco il comportamento di altri deputati, non comprendo il comportamento dei miei colleghi del Veneto che stanno penalizzando la loro regione, la nostra regione.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Campa n. 9/2534/29, non accettato dal Governo.
. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente vorrei ribadire che con questo ordine del giorno noi chiedevamo di valutare l'opportunità di disapplicare il sul pronto soccorso e di estendere anche agli esercizi finanziari futuri la disapplicazione definitiva del sulle prestazioni diagnostiche. Sarebbe stato un atto di coerenza. In effetti sembra assai contraddittorio l'atteggiamento del Governo nei confronti del citato che dapprima è stato introdotto dalla legge finanziaria e poi invece è stato ridotto da 10 euro a 3,5 euro. Vorrei ricordare che, nel corso del dibattito sul disegno di legge finanziaria, i colleghi delle Commissioni alzarono un muro nei nostri confronti quando chiedevamo di non introdurre questo iniquo. Poi invece, durante l'esame del presente decreto-legge nelle Commissioni riunite bilancio e affari sociali, abbiamo trovato non solo una disponibilità a ridurre detto ma anche un attacco unanime alle modalità di copertura finanziaria. Quindi io chiederei un minimo di coerenza sia ai nostri colleghi sia al Governo
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bocciardo n. 9/2534/30, non accettato dal Governo.
. Signor Presidente, accetto quanto è stato detto dal Governo. Chiedo comunque che il mio ordine del giorno venga votato: è importante che il Governo venga investito della funzione di controllo. Tale funzione servirà infatti ad affermare d'ora in poi che tutte le regioni debbono attenersi a determinate regole. Ciò è importante per evitare una sensazione di sperequazione che in questo momento è in realtà quella che viene trasmessa all'intero Paese.
. Se ben capisco, onorevole Galli, lei insiste per la votazione dell'intero ordine del giorno e non solo della parte dispositiva. È così?
. No, signor Presidente. Apprezzo il fatto che il Governo accetti la parte dispositiva. Chiedo però che, per le motivazioni dette, il mandato da parte del Parlamento al Governo venga rafforzato...
. ... con il voto...
. ... così che venga effettivamente svolta la funzione, onde evitare il senso di sperequazione che viene trasmesso al Paese da questo provvedimento. Insisto pertanto per la votazione anche della parte motiva.
. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galli n. 9/2534/41, limitatamente alla parte dispositiva, accettata dal Governo.
, . È così, signor Presidente.
. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galli n. 9/2534/41, limitatamente alla parte motiva, non accettata dal Governo.
. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
. Ne ha facoltà.
. A me non pare, anzitutto, che vi sia un parere contrario. Il Governo sostiene che si tratta di una materia già disciplinata. So bene che la materia è disciplinata per effetto di un mio ordine del giorno presentato in sede di disegno di legge finanziaria e, quindi, conosco assai bene la situazione. Il mio ordine del giorno mirava ad evitare che il comitato tecnico, anziché riunirsi a fine anno, quando i buoi erano già scappati, si riunisse ogni tre mesi per il monitoraggio. Qual è il motivo per cui ripresento allora questo mio ordine del giorno, signor sottosegretario? La materia è disciplinata - questo lo riconosco -, ma non è applicata! Non è applicata, altrimenti non ci troveremmo a parlare dello stanziamento di 3 mila milioni. Solo se il monitoraggio è effettuato prima, solo se la stalla viene chiusa prima che i buoi siano scappati, si evita lo spreco di denaro pubblico.
. Per cortesia, lasciate intervenire tranquillamente il collega.
. L'ordine del giorno, allora, mira ad inviare i commissari prima, quando si avverte che in una determinata regione vi è un certo splafonamento delle risorse finanziarie della sanità, oppure quando viene mandata una documentazione non persuasiva. I commissari devono essere inviati prima, se si vuole bloccare lo splafonamento! Questo è lo scopo del mio ordine del giorno. Quindi, chiedo al Governo di applicare quanto è già disciplinato, nient'altro. Diversamente, l'operazione è riuscita, ma l'ammalato è morto, e ciò non può far piacere a nessuno. Non è un problema di votare o meno. Il Governo - questa è la questione - è invitato ad applicare la disciplina vigente, cosa che fino ad oggi non ha fatto, dal momento che non ha mandato i commissari da nessuna parte, nemmeno nelle quattro regioni che non hanno sottoscritto e rispettato il patto di stabilità. Questa è la finalità del mio ordine del giorno !
. Onorevole, lei è stato chiaro, ma altrettanto chiaramente a me era sembrato che il Governo avesse espresso parere contrario. Sottosegretario Zucchelli, il parere del Governo è contrario, vero?
, Signor Presidente, propongo la seguente riformulazione dell'ordine del giorno Mazzaracchio n. 9/2534/61: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di nomina di commissari per gli accertamenti al fine di porre in atto i conseguenti».
. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
. Sì, Presidente, e non insisto per la votazione.
. Sta bene. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Fasolino n. 9 /2534/62, accolto come raccomandazione dal Governo.
. No, signor Presidente, non insisto.
. Sta bene. Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Di Virgilio n. 9 /2534/63 se accedano all'invito al ritiro formulato dal Governo.
. Signor Presidente, sono sconvolto e veramente sorpreso che il sottosegretario Zucchelli, che conosce bene questa materia, mi inviti a ritirare il mio ordine del giorno. Cosa chiediamo con questo ordine del giorno? Questo decreto-legge mira a realizzare condizioni di maggiore efficienza ed efficacia nel servizio sanitario regionale. Tale obiettivo non si può raggiungere se al personale non si attribuiscono i giusti diritti che esso reclama. I medici, in particolare, sono senza contratto da diciassette mesi e di ciò il sottosegretario Zucchelli è perfettamente a conoscenza. Con il provvedimento in esame, si trovano le risorse finanziarie per ripianare i debiti delle regioni; mi chiedo, pertanto, se non sia il caso che il Governo si attivi al fine di reperire risorse per il contratto dei medici. Ricordo che i medici ospedalieri sono i meno pagati rispetto al resto d' Europa e di ciò il sottosegretario Zucchelli è a conoscenza. Ancora peggiore è la situazione dei medici specializzandi: 25 mila giovani medici che studiano e lavorano, spesso dovendo supplire alle carenze di tante strutture sanitarie. Noi, con il precedente Governo, avevamo trovato la copertura finanziaria ed applicato la normativa. Ora, voi non siete in grado di attuare un contratto per gli specializzandi, che hanno una misera borsa di studio, senza coperture previdenziali ed assistenziali. In conclusione, non solo non ritiro l'ordine del giorno, ma faccio appello a tutti voi affinché votiate a favore di esso .
. Mi sembra di capire che i presentatori dell'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/2534/63 non accolgano l'invito al ritiro del Governo e insistano per la votazione. Chiedo, quindi, al sottosegretario Zucchelli se intenda o meno modificare il parere precedentemente espresso su tale ordine del giorno.
, Signor Presidente, per quanto riguarda il contratto degli specializzandi, l'onorevole Di Virgilio sa bene che i fondi sono già stati sbloccati. Si tratta solo di un iter burocratico in corso, ma i fondi sono disponibili. Devo, inoltre, riconoscere che essi sono stati stanziati nella precedente legislatura. Per quanto riguarda il rinnovo del contratto dei medici, l'onorevole Di Virgilio ha perfettamente ragione nel dire che, come tutti i pubblici impiegati, aspettano da diciassette mesi.
. Sono dei dirigenti!
, . Sì, sono dei dirigenti il cui contratto è rinnovato insieme a quello del pubblico impiego, ed attualmente sono in corso le trattative per il rinnovo. Questo è il problema.
. Quindi, qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno in esame?
, Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/2534/63.
. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/2534/63 accettato dal Governo.
. Sì, signor Presidente, insisto in quanto ritengo debba essere un impegno significativo di tutta la Camera a favore dei lavoratori.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/2534/63, accettato dal Governo.
. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Astore. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori e mi riservo eventualmente di consegnare la mia dichiarazione di voto.
. Onorevole Astore, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Poretti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
. Onorevole Poretti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ulivi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarò brevissimo - non vi preoccupate!- e consegnerò anch'io il testo della mia dichiarazione di voto. Volevo dire soltanto che ho sentito, in questi giorni, negli interventi svolti da molti colleghi della maggioranza l'accusa, all'opposizione, di voler fare ostruzionismo. Credo, invece, che l'ostruzionismo lo abbiano fatto il Governo e la maggioranza perché sarebbe stato sufficiente - e ciò l'ho già detto anche in Commissione - che il Governo, come affermato al termine della discussione sulle linee generali dal sottosegretario Zucchelli, si fosse rimesso all'aula sul terzo, quarto e quinto comma dell'articolo 1. Se ciò fosse avvenuto, il provvedimento in esame sarebbe stato votato già martedì sera. Per dimostrare che il gruppo di Alleanza Nazionale non ha voluto fare ostruzionismo, ma ha cercato solo - ed in parte vi è riuscito - di migliorare il provvedimento, dichiaro il voto contrario del gruppo di Alleanza Nazionale e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
. Onorevole Ulivi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, dichiaro il voto contrario del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e chiedo, inoltre, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
. Onorevole Capitanio Santolini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, sarò sintetico . Colleghi, per cortesia, vorrei parlare.
. Colleghi, lasciate parlare l'onorevole Barani.
. Credo che il provvedimento in esame meriti qualche considerazione. La considerazione che volevo fare Presidente, mi deve però consentire di recuperare il tempo perso. Come dicevo, il provvedimento in esame comporta disuguaglianze in tutta Italia. Le regioni che non sono state «virtuose» che hanno prodotto questo danno hanno messo a rischio la salute di molti cittadini e forse sono state causa anche di disgrazie e di morti, quindi di lutti, e credo che di fronte a dei lutti non ci possa essere che il silenzio, ed io voglio adoperare tutto il tempo a mia disposizione esprimendomi con il silenzio: quando sarà decorso, signor Presidente, suoni il campanello.
. Questo non si può fare.
. Perché non lo posso fare?
. Prendo atto che non ha altro da aggiungere e quindi la ringrazio.
. Ma come, non mi fa parlare con il dovuto silenzio!
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Napoletano. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
. Onorevole Napoletano, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocco Pignataro. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, rinuncio anch'io ai cinque minuti di celebrità e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
. Onorevole Pignataro, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
. Annuncio che non consegnerò nulla e mi prenderò tutto il tempo che serve perché credo che, così come ho anticipato in sede di esame degli ordini del giorno, non credo di avere, né personalmente, né tantomeno in qualità di rappresentante del mio gruppo, in questo momento, alcuna responsabilità del fatto che ci si trovi alle undici di sera di giovedì a discutere di un argomento così importante. La responsabilità, crediamo, sia da attribuire solo ed esclusivamente al Governo, il quale non può accusare nessuno in quest'aula di ostruzionismo; semmai deve fare autocritica perché ieri pomeriggio i «tre gatti» che erano qui a farmi compagnia mi sono buoni testimoni del fatto che l'ostruzionismo lo abbiamo visto fare alla maggioranza: abbiamo assistito al panegirico della collega Zanotti e a quello dell'altro relatore. Abbiamo visto la maggioranza brancolare nel vuoto, cercando di temporeggiare. Vi abbiamo lasciato tutto il tempo necessario per poter discutere un provvedimento che non condividevamo nel merito e non condividiamo nella sostanza. Abbiamo scelto fin dall'inizio la via aspra e dura del contrasto ad un provvedimento che consideriamo assolutamente iniquo, attraverso gli strumenti democratici della discussione parlamentare. Ci siamo visti trattare con sufficienza da questo Governo che, anche in questa occasione, non perde l'ennesima possibilità di dimostrare quale sia l'interesse che ripone nei confronti di un aspetto che invece noi consideriamo fondamentale. Mi rivolgo, quindi, all'onorevole Ventura, che ha svolto un intervento accorato, cercando di «colpire» i temi a noi più cari, riferendosi al federalismo fiscale e alla responsabilità. Onorevole Ventura, noi non possiamo credere né a lei, né a quei signori che in questo momento si stanno facendo i fatti loro sul banco del Governo...
. Presidente, richiami il Governo!
. ... perché qui stiamo parlando dei soldi dei cittadini del nord e non abbiamo nemmeno la decenza di ottenere l'attenzione di questi signori! Abbiamo ascoltato l'esposizione imbarazzante di un sottosegretario che non distingue bene nemmeno i deputati presentatori degli ordini del giorno e che fa repentine marce indietro, rispetto a posizioni espresse in modo compiuto da colleghi dell'opposizione. Si tratta dell'improvvisazione eletta a potere! Non tolleriamo che si possa improvvisare coi soldi nostri e degli amici contribuenti che rappresentiamo ! Caro Governo, mi auguro che abbiate la compiacenza di smettere di deridermi, perché state prendendo in giro tutta una parte di popolazione che nel bene e nel male rappresento. Non so quanto la rappresentiate voi, ricordatevelo !
. Vada avanti, Onorevole Fava...
. Andate avanti, così rimaniamo ancora un po', non preoccupatevi! Io non sento, lo ripeto, la responsabilità dell'orario di questa seduta. La responsabilità è vostra e di quei signori che mi stanno deridendo, ricordatelo! Pretendiamo di essere rispettati! Siamo una forza rappresentata da uno sparuto gruppo di persone, ci eravamo impegnati - il mio capogruppo ed altri - a mantenere un atteggiamento sobrio, però rispetteremmo questo impegno se ci fosse una reciprocità che attualmente non riscontriamo. Veniamo al tema in discussione. Lo abbiamo ripetuto in tutte le salse e abbiamo cercato in tutti i modi di portare l'attenzione su un fatto che giudichiamo assolutamente inaccettabile. Oggi ci siamo sentiti dire che le responsabilità sono da dividere in modo equo. L'onorevole Ventura ci ha ricordato come quattro su cinque - o tre su quattro, non si è ben capito quali siano - amministrazioni regionali, tra quelle interessate dal provvedimento in esame, siano state governate da un centrodestra che non ci appartiene. Non erano, ricordatevelo, amministrazioni governate da un centrodestra del quale la Lega Nord Padania facesse parte - che sia chiaro! - e quindi noi rivendichiamo tutto il diritto di parlare di questo argomento . Ne abbiamo parlato con forza in questi giorni, all'interno di quest'aula, e continueremo a farlo nei prossimi giorni. Vi annuncio, infatti, che organizzeremo iniziative importanti in tal senso. Andremo sul nostro territorio a dimostrare ai cittadini del nord e della Padania - che hanno ingenuamente scelto di votare per questo centrosinistra - che tale coalizione ha scelto di «passare» per chi ha tradito il proprio elettorato! Non credo che esista un elettore settentrionale del centrosinistra sano di mente che possa tollerare il vostro atteggiamento in quest'aula e che si continui ad abusare della buona fede di chi, esprimendo semplicemente un voto, è convinto di esprimere un'idea . Le idee oggi probabilmente non fanno più parte di quest'Assemblea, per lo meno per quella parte di emiciclo che in questa confusione totale ha scelto di superare gli schemi ideologici del passato, facendo qualcosa di diverso ed entrando in un'ottica che non ci riguarda e non ci appartiene, non essendo noi interessati a schemi di partiti unici né a destra né a sinistra. Noi siamo e intendiamo continuare ad essere espressione di quella parte del nostro territorio che chiede con forza equità in un Paese dove equità non c'è, non c'è stata e, ahimè, se si continua in questo modo, non ci sarà. Mi avvio a concludere - contrariamente a quanto vi avevo promesso e quindi non utilizzando tutto il mio tempo - ricordando semplicemente che la battaglia non è finita stasera. Non pensiate di averla sfangata: la battaglia inizia ora, perché sul nostro territorio continueremo a dire, nei prossimi mesi, cosa è successo in questa sede. Vi ricordo che provengo da una provincia dove si sta mettendo in discussione la sopravvivenza di un'istituzione, la Casa del sole, che cura autistici e soggetti con gravi problemi di salute fisica e mentale; e ciò perché, ci viene detto, non ci sono le risorse. Noi continueremo a dire a quelle famiglie che le risorse non ci sono perché qualcuno, politicamente, ha scelto di darle a chi non meritava di averle. Continueremo a ripeterlo con forza. Annuncio, quindi, il voto contrario del gruppo della Lega Nord .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Virgilio. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento. Espongo, in aggiunta, alcune considerazioni. Siamo in campo di sanità e allora, anche da medico, mi permetto una diagnosi su questo Governo. Esso è in stato confusionale e chiarisco anche il perché. Avete presentato originariamente un decreto che il Senato ha completamente modificato, peggiorandolo. Nel momento in cui arriva in questa sede esso viene stravolto: in parte è ripristinato il testo del Senato, in parte viene ulteriormente modificato. Infine, non vi basta neanche questo: dato che non vi fidate neanche di voi stessi, mettete la fiducia. Da questo stato confusionale discende una diagnosi: siete incapaci di governare perché non siete in grado di adottare provvedimenti che guardino al bene del Paese ed ai cittadini, i quali vogliono una sanità eccellente, con amministratori capaci, leali e onesti. Pertanto, come terapia vi diamo un solo consiglio: prendete un lungo periodo di quarantena, vi farà bene !
. Deputato Di Virgilio, la Presidenza autorizza la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del suo intervento, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caruso. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei rispondere alle parole dell'esponente della Lega Nord e affrontare la questione dell'abolizione del un atto di risarcimento sociale. Tuttavia, vista l'ora tarda, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Burtone. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo L'Ulivo e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento .
. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Prima di passare al coordinamento formale e alla votazione finale, ricordo che, dopo tale voto, sono previste due ulteriori votazioni di carattere procedurale.
. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. .
. Passiamo alla votazione finale. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2534-A, di cui si è testé concluso l'esame.
. L'ordine del giorno reca la deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa alla proposta di legge n. 2490. Le Commissioni riunite II (Giustizia) e VII (Cultura), nel corso dell'esame della proposta di legge n. 2490, in materia di prevenzione e repressione dei fenomeni di violenza, hanno deliberato di chiedere all'Assemblea lo stralcio delle disposizioni in materia di adeguamento degli impianti sportivi, ovvero dell'articolo 2. Su tale proposta darò la parola, ove ne facciano richiesta, ad un oratore contro e ad uno a favore. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti. Pongo in votazione, la richiesta di stralcio relativa alla proposta di legge n. 2490.
. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale. Ricordo che nella seduta del 23 aprile si è conclusa la discussione sulle linee generali e che, successivamente, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 3 maggio scorso, a seguito di una richiesta in tal senso avanzata dalla IX Commissione, è stato convenuto di sottoporre all'Assemblea la deliberazione per il rinvio in Commissione. Ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del Regolamento, do la parola al relatore, presidente della IX Commissione, deputato Meta.
, . Signor Presidente, unanimemente abbiamo chiesto di rinviare il testo all'esame della Commissione per accelerare i tempi, in ottemperanza agli impegni assunti unitariamente in occasione della settimana mondiale sulla sicurezza stradale indetta dall'ONU.
. Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, darò la parola, ove ne facciano richiesta, ad un oratore contro e ad uno a favore. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti. Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione del disegno di legge, n. 2480-A concernente Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale.
. Secondo quanto stabilito a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, lo svolgimento della discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1318, in materia di conflitti di interessi, già calendarizzata per la giornata di lunedì 14 maggio, avrà luogo nella giornata successiva.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo solo per sollecitare il Governo a rispondere ad un'interrogazione rivolta al Ministro dell'ambiente, presentata diversi mesi fa, sui fondi da assegnare al Parco nazionale della Val Grande.
. Onorevole Zacchera, la Presidenza si farà carico di riferire al Presidente della Camera affinché interessi il Governo per l'interrogazione da lei richiamata.
. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.