RAFFAELLO VIGNALI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
FILIPPO BUSIN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, volevo fare una rettifica ad una mia dichiarazione a pagina 72 del resoconto stenografico: alla riga 9, prima del punto, sostituire «è depenalizzato» con «ha rilevanza penale».
PRESIDENTE. Non è proprio una modifica, se chiarisce un attimo il suo pensiero mi aiuta nel recepire la sua osservazione.
FILIPPO BUSIN. Sì, intendevo dire che, a differenza di quanto avviene nei maggiori Paesi europei, in Italia ha rilevanza penale la dichiarazione infedele, mentre questo non è previsto nei Paesi europei. Da come è scritto si capisce l'inverso.
PRESIDENTE. Quindi intendeva dire questo ?
PRESIDENTE. La ringrazio.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Bindi, Michele Bordo, Casero, Di Lello, Di Salvo, Epifani, Ferranti, Fico, Giancarlo Giorgetti, Guerra, Mannino, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Schullian, Sisto, Tabacci, Valeria Valente e Vargiu sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente 98, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'Allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, d'iniziativa dei deputati Causi ed altri, n. 2247-A: «Disposizioni in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all'estero nonché per il potenziamento della lotta all'evasione fiscale. Disposizioni in materia di autoriciclaggio» e dell'abbinata proposta di legge Capezzone n. 2248.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'emendamento Pagano 3.158, come riformulato.
Avverto che a seguito dell'approvazione di tale proposta emendativa risultano preclusi gli emendamenti Busin 3.157 e 3.8, Capezzone 3.5 e 3.6, Alberti 3.7 e Paglia 3.160 e 3.161.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che renderà le ore 9,30.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 3.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, ieri abbiamo fatto un ottimo lavoro su questo provvedimento, in particolare, anche sui punti che tocca questo emendamento, su cui io credo che il Parlamento abbia ragionevolmente approfondito materie particolarmente delicate. Questa del rientro dei capitali è una vicenda che riguarda in maniera importante l'Italia, in quanto i capitali che sono usciti nel corso degli anni hanno impoverito il nostro Paese. E questa consapevolezza che l'impoverimento causato da scelte che noi giudichiamo inaccettabili è un elemento comune rispetto alle valutazioni che sono state fatte in quest'Aula.
Pur prendendo in considerazione soluzioni diverse per il loro rientro, per la tassazione, per il reato che è stato impostato sull'autoriciclaggio, c’è un punto che io credo vada valorizzato: questo elemento è la valutazione che il rientro dei capitali in Italia sia un elemento importante per la nostra economia, sia per un fatto di merito, cioè la necessità di riportare queste risorse a contribuire allo sviluppo del nostro Paese, sia per un fatto di sostanza, che è quello relativo anche al messaggio che vogliamo dare di nuova fiducia rispetto ad un Paese che sa mettere a disposizione risorse per le sue imprese, per le famiglie che hanno voglia di costruire un lavoro e un'occupazione, in Italia, senza dover andare via.
Rispetto a questo, le proposte che sono state fatte dalla Commissione, dal relatore, sono frutto di un gran lavoro non solo di mediazione politica, anzi, prima che di mediazione politica, di approfondimento tecnico, nel merito di quanto abbiamo bisogno di avere. Il reato di autoriciclaggio che è stato introdotto – ce lo ha detto bene il relatore nel suo intervento, nella sua relazione nell'ambito della discussione sulle linee generali – è un reato che ha bisogno di fattispecie ben precise per poter essere applicato in maniera consona, che consenta un suo esame nella fattispecie in chi fa la scelta di riportare il denaro in Italia, ma, soprattutto, nella disponibilità dei magistrati, che possano fare bene il loro lavoro senza avere dal legislatore motivi di intoppo. Io credo che questo lavoro sia stato fatto con grande puntualità e precisione.
Questo è il senso degli emendamenti che sono stati presentati dalla Commissione, che, poi, sono stati oggetto di un approfondimento anche con il Ministero della giustizia: hanno raggiunto un punto di equilibrio e di approfondimento che io credo sia costruttivo, utile, che consente effettivamente di dire che il testo che oggi noi andremo a votare è un testo adeguato, è un testo fatto bene, è un testo la cui applicazione immediata, che ci auguriamo possa trovare anche nell'ambito della sua valutazione al Senato, una rapida applicazione: perché i benefici che ne sono indotti, sia sul versante del rientro dei capitali, sia con l'introduzione del reato sull'autoriciclaggio, che era un impegno che il PD ha assunto, sono evidentemente dei benefici chiarissimi.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ETTORE ROSATO. Quindi, ho veramente difficoltà a comprendere come non ci sia su questo una maggiore compattezza di questo Parlamento, riconoscendosi e autoriconoscendosi di aver fatto un lavoro utile dopo un periodo in cui questo tema non era stato mai affrontato con la dovuta attenzione, di aver fatto un lavoro utile di cui tutto il Parlamento può vantarsi .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 3.9, con il parere contrario del relatore e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, siamo nella prima votazione, la collega Cardinale stava entrando: gli urli dei colleghi del MoVimento 5 Stelle che come ogni santa mattina cercano di far mancare inutilmente il numero legale, non possono influenzare la scelta del Presidente di non consentire ad un deputato in Aula di votare !
PRESIDENTE. Collega Rosato, la collega Cardinale non ha alzato la mano, ed era l'ultima persona, l'ultima persona . Comunque, con calma, con calma: avete votato, con calma. Colleghi, se continuiamo con queste urla sospendo la seduta. Grazie, collega Rosato.
GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, solo per dirle ...
EMANUELE FIANO. Spegnete la macchina fotografica !
PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi ! Collega Cristian Iannuzzi, la richiamo all'ordine ! Ricordo che non è consentito fare fotografie in Aula. Andiamo avanti, facciamo parlare il collega Guidesi adesso per favore. Grazie.
GUIDO GUIDESI. Presidente, solo per riferirle a nome del nostro gruppo che il fatto che lei presieda quest'Aula o che presieda un membro del Partito Democratico per noi non cambia: abbiamo lo stesso identico rispetto. E io credo che se rispettiamo e tuteliamo le decisioni degli altri Presidenti, oggi dobbiamo tutelare le sue. L'Aula, collega Rosato, era convocata alle ore 9: l'opposizione ha tutto il diritto, se manca la maggioranza di far mancare il numero legale. Questo è un diritto dell'opposizione. Io non credo – e lo dico in tutta franchezza – che l'intervento del collega Rosato aiuti una discussione pacata all'inizio di questa mattinata. Per cui le ribadisco, Presidente, che come noi ieri abbiamo rispettato le decisioni della Presidente Boldrini, oggi rispettiamo le sue .
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Concederò un solo intervento per gruppo.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, innanzi tutto io la ringrazio per la sua azione, perché è stata veramente precisa e corretta: non ha impedito a nessuno di votare.
Infatti la votazione si è svolta in maniera regolare e mi sembrano strane alcune lamentele, anzi le faccio i complimenti dato che riesce a essere sempre composto nonostante gli urlacci di qualcuno in questa Aula che contestano delle decisioni assolutamente legittime e all'interno del Regolamento, a differenza di qualcun altro.
Inoltre, approfitto di questo intervento per non reintervenire nel momento successivo, per richiedere, come ho fatto ieri sera con la Presidente Boldrini, il ritorno in Commissione della proposta di legge in questione e vorrei che fosse messo a verbale che ciò che è successo ieri sera, cioè il fatto che la Presidente Boldrini abbia negato una cosa prevista dal Regolamento – cioè la votazione del ritorno in Commissione a seguito di un intervento contro e di uno a favore – non costituisca precedente. Ovviamente il richiamo è all'articolo 41 del Regolamento e chiedo che questa cosa venga messa ai voti a seguito di un intervento a favore ed uno contro.
PRESIDENTE. Se per lei va bene concludo prima gli interventi su questo punto.
MARIO MARAZZITI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, volevo fare solo due osservazioni. La prima è una richiesta preventiva: siccome il collega Iannuzzi ha fatto un video e non ha fatto una fotografia e poi ad un certo punto ha preso l'apparecchio e lo ha messo sotto il banco, preventivamente dico che se quel video, qualunque cosa ci sia nel video e chiunque sia inquadrato, essendo vietato dal nostro Regolamento, andasse in circolazione in rete, io credo che dovremmo prendere le sanzioni più gravi e quindi consiglierei ai nostri colleghi di non mandare in giro nessun video e di rispettare tutti noi le stesse regole
Punto secondo: senz'altro inavvertitamente ma posso testimoniarlo dal banco che era un certo tempo che il collega Ginoble del Partito Democratico stava con la mano alzata perché non poteva votare, e anche l'onorevole Monchiero qui davanti a me. Quindi intendo dire che dovremmo tutti ritrovare un po’ la calma, dovremmo dare tutti un po’ più di tempo come accade in genere all'inizio della mattina.
PRESIDENTE. Grazie collega. Se non ci sono altri interventi vorrei solo chiarire che per la questione del deputato Cristian Iannuzzi, se volete formalizzare qualcosa che riguarda l'Ufficio di Presidenza me lo potete formalizzare.
Poi vorrei chiarire un'altra cosa: io qui dal mio monitor ho in tempo reale la possibilità di vedere se l'Aula è in numero legale o meno e quando io ho chiuso la votazione era già in numero legale quindi non c'era nessuna altra intenzione su questa questione se non quella di chiudere la votazione nei tempi consoni che ci diamo sempre Mi scuso se qualcuno non l'ho visto, succede spesso e quindi credo che possiamo andare avanti con questa seduta.
Adesso Sibilia mi aveva formalizzato una richiesta. Qualcun altro chiedeva di intervenire ? Busin a che titolo ?
FILIPPO BUSIN. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Il suo gruppo ha già parlato sull'ordine dei lavori.
FILIPPO BUSIN. Per segnalare che ha saltato un emendamento che a me non risulta ritirato: il mio emendamento 3.8. Controlli per favore perché a me non risulta ritirato.
PRESIDENTE. È precluso dall'ultima votazione che abbiamo fatto ieri sera. L'ho detto in apertura della seduta.
DANIELE CAPEZZONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Per il parere sul rinvio in Commissione ? Prego.
DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, no, sul punto sollevato dal collega Busin e lo pongo alla sua sensibilità politica ed alla sensibilità politica della maggioranza che ha numeri, peraltro, saldi e conosce ad esempio la mia opinione, che è minoritaria e diversa ma credo sempre civile e rispettosa. E credo che la maggioranza abbia l'interesse ad andare velocemente al traguardo ma in una situazione chiara in cui ciascuno possa esprimere fino in fondo la propria opinione. È vero, ieri è stata votata la riformulazione dell'emendamento Pagano che porta dentro, variamente combinati, i verbi impiega, trasferisce ecc.
Credo che nessuno in quest'Aula ieri – sarà colpa, ma colpa di tutti – ha preso in considerazione l'ipotesi che quella riformulazione, giusta o sbagliata che fosse, potesse precludere singoli emendamenti che, lo dico per la maggioranza, saranno probabilmente respinti ma che sono politicamente significativi, presentati dalle forze di minoranza e che vanno su questioni precise e specifiche, su ognuno di quei singoli verbi (impiega, eccetera). Mi permetto di dire alla maggioranza, non come presentatore di emendamenti che saranno probabilmente da voi bocciati, ma nel vostro stesso interesse, che credo che sia opportuno che vengano posti in votazione – si tratta di due, tre emendamenti – e che non passi l'idea che due o tre emendamenti significativi sulle questioni più calde, sull'auto-impiego vengano di fatto travolti senza che nessuno nell'Assemblea ne fosse ieri pienamente consapevole. Mi sembra un punto su cui, se fossi nei panni della maggioranza, avrei un approccio tollerante e lungimirante.
PRESIDENTE. Approfitto per chiederle, visto che ci troviamo, il parere sulla richiesta di Sibilia del rinvio in Commissione.
DANIELE CAPEZZONE, . La mia opinione è che non ci siano i termini per il ritorno in Commissione, perché comunque – e le parla un insospettabile, ossia contrario al provvedimento, che presenta emendamenti sul provvedimento – ciascuno ha potuto esprimere la propria opinione e credo che si possa arrivare all'assunzione della responsabilità, a mio avviso sbagliata, di chi vota il provvedimento così, ma la maggioranza ha il diritto di poter compiere le sue scelte senza che con ciò siano preclusi i diritti della minoranza ma, visto che le dico questo, le dico anche che sarebbe a mio avviso un gravissimo errore – invito la Presidenza a non fare – legarsi a un tecnicismo che dimentica il dato politico: evitare di porre in votazione degli emendamenti politicamente significativi.
GIOVANNI PAGLIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, anch'io per distrazione, come il collega Busin, immagino siano stati preclusi anche due emendamenti a mia firma. Faccio fatica a vederne le ragioni, nel senso che «economico» e «finanziario» sono esattamente lì dov'erano, quindi non capisco per quale ragione siano stati preclusi; dopodiché, ne approfitto per dire che li avrei ritirati, la prendo come una forma di preveggenza, diciamo così, se non di preclusione, perché ritengo che comunque la soluzione trovata dalla maggioranza forse è perfettibile ma va nella direzione giusta; il fatto di aggiungere gli aggettivi «speculativo» e «imprenditoriale» all'attività economica e finanziaria allarga abbastanza il campo da ricomprendervi tutte le possibili attività di impiego e di sostituzione o di trasferimento. Sulla questione del rinvio in Commissione, si interviene adesso o interveniamo dopo ? Tanto per capire, qui ormai pare che l'ordine dei lavori abbia preso una strana piega.
PRESIDENTE. Adesso le rispondo su questi emendamenti, tra cui ci sono anche i suoi 3.160 e 3.161. Poiché stavamo facendo delle valutazione con gli uffici e l'intenzione della Presidenza è garantire il massimo dibattito su questo tema, se per voi va bene, sospendo per 5 minuti, il tempo di valutare alcune questioni con gli uffici.
PRESIDENTE. Per rispondere al presidente Capezzone, dopo di che procediamo alla votazione sulla richiesta avanzata dal deputato Sibilia, ho cercato di approfondire insieme agli uffici il più possibile questo tema, in modo da dare le massime garanzie a chi chiedeva di poter discutere gli emendamenti, ma la questione è procedurale e le procedure sono a garanzia di tutti.
Se abbiamo sostituito delle parole, a cui si riferivano questi emendamenti, io capisco la questione politica, ma la Presidenza si attiene esclusivamente a quelle che sono le procedure. Sostituendo quelle parole, decadono anche gli emendamenti riferiti a quelle parole. È questa la questione.
DANIELE CAPEZZONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, lei conosce il mio rispetto nei suoi confronti, nei confronti della Presidenza e nei confronti dei funzionari che fanno un lavoro sempre egregio e difficile, nei confronti delle istituzioni parlamentari, però esistono delle situazioni in cui attaccarsi in modo – vorrei dire – burocratico a dei formalismi rischia di farci perdere non solo la sostanza, ma la stessa forma vera delle questioni.
Che si faccia una legge sull'autoriciclaggio, di fatto, precludendo il voto su emendamenti peraltro già bocciati in Commissione, ma rilevanti sull'autoimpiego, cioè sulla questione più delicata, arrivando di fatto ad una bocciatura in diretta di quegli emendamenti alla luce dell'emendamento di ieri, a me sembra francamente surreale. Lo dico con grande franchezza: alzi la mano chi, tra i 630, quanti siamo, ieri aveva la consapevolezza che la riformulazione di quell'emendamento fosse preclusiva di cinque o sei emendamenti politicamente così rilevanti. Se abbiamo commesso un errore, lo abbiamo commesso tutti – maggioranza e opposizione – ma francamente mi pare veramente un atto politico non lungimirante che compiamo.
PRESIDENTE. A questo punto, sulla richiesta fatta dal deputato Sibilia ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento darò la parola a un deputato a favore e ad uno contro.
Ha chiesto di parlare a favore della richiesta di rinvio in Commissione il deputato Pisano. Ne ha facoltà.
GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, intervengo a favore. Credo sia ormai evidente per tutti i colleghi, in particolare in seguito a quanto è accaduto ieri sera con la discussione sull'articolo 3, che i dubbi interpretativi su questo articolo sono estremamente fondati. Tutte le parti – credo – che abbiano lavorato su questo provvedimento hanno consultato, per chiarirlo, per capirlo meglio e per essere certi, vista la delicatezza dell'argomento, professori, esponenti della magistratura e dell'avvocatura italiana e tutti hanno verificato ieri sera che i risultati di questa consultazione sono tali per cui è dubbia l'interpretazione della norma dell'articolo 3, così com’è formulata oggi.
So che c’è la preoccupazione che un provvedimento così delicato abbia un arresto nell'altro ramo del Parlamento e che possa essere rallentato dai lavori della sessione di bilancio. Io credo che, nonostante tutto questo, noi, come rappresentanti del popolo italiano, non possiamo esimerci dal svolgere ulteriori approfondimenti che, a mio avviso, debbano coinvolgere tutte le personalità che noi stessi e tutte le altre parti di questo Parlamento hanno consultato per far sì che – attraverso un confronto proficuo che può essere fatto anche in una sessione simile a quella che abbiamo fatto ad esempio per le accise sui tabacchi, in una sessione comune, invitando tutte le parti in causa a discutere apertamente in maniera congressuale sull'interpretazione di questo articolo – questo approfondimento possa portare ad una riformulazione ben vista da tutte le parti e che possa passare con maggiore serenità, di queste parti, all'interno del Parlamento.
Sinceramente non credo che questo approfondimento possa essere fatto al Senato, perché l'impegno che noi abbiamo profuso, in otto mesi di lavoro su questo dispositivo di legge, non può essere replicato in 35 giorni di pausa dalla sessione di bilancio al Senato e, quindi, credo che sarebbe un'occasione persa.
Noi diamo la nostra disponibilità, come gruppo parlamentare, a non fare più modifiche in sede di Commissione, qualora questo progetto di legge fosse rinviato in Commissione, sui due articoli, l'1 e il 2, e quindi lasciando aperta la discussione soltanto sull'articolo 3.
Alla luce di questo, noi chiediamo seriamente alla maggioranza di valutare l'opportunità di riaprire la discussione in Commissione .
PRESIDENTE. Prendo atto che nessuno intende parlare contro.
Passiamo, dunque, ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la richiesta, avanzata dal deputato Sibilia, di rinvio del provvedimento in Commissione ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento.
VITTORIO FERRARESI. Presidente, intanto voglio dirle che sottoscrivo l'emendamento Cancelleri 3.10. Ritornando alla discussione di ieri, posso solo dire che il MoVimento 5 Stelle vota gli emendamenti, prescindendo da chi li ha presentati. L'importante – è chiaro – è non fare alleanze con i partiti che si combattono e che hanno ideali totalmente diversi; non fare la legge elettorale, non fare le riforme, ma certo non vuole dire andare d'amore e d'accordo se si vota un emendamento che nel merito si ritiene giusto, come questo.
Questo emendamento vuole togliere una parte che, di fatto, comporterà solo un aggravio nei confronti del pubblico ministero per accertare questo tipo di reato, perché è un vincolo alla condotta, che non serve. È solo un aggravio probatorio enorme. La condotta c’è, il dolo c’è, e quindi non si capisce perché, se il riciclo magari sia fatto in modo palese, senza ulteriori fatti che possano ostacolare in maniera molto più forbita, diciamo, il fatto punito, non si debba punire e deve essere, dunque, il PM ad andare a dimostrare ogni volta concretamente le modalità che siano di fatto atte ad ostacolare, quando il dolo c’è e la condotta c’è.
Quindi, sarà semplicemente un aggravio probatorio. Faccio anche un'altra proposta: se non volete votare l'emendamento così com’è, almeno togliete quel «concretamente». Io penso che sia un emendamento di buon senso e che possa essere accettato anche con una riformulazione dal Governo o dal relatore, che però vedo che non c’è.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, noi voteremo contro questo emendamento, pur seguendo il ragionamento appena fatto dal collega Ferraresi. Il problema è che gli emendamenti corretti dal punto di vista di quel ragionamento sono quelli successivi. Esistono emendamenti in quest'Aula che propongono di eliminare la parola «concretamente», ne parleremo poi diffusamente e credo ci sia anche un più vasto consenso su questo. Togliere completamente l'intera frase, cioè la previsione «in modo da occultare...» eccetera ci pone davanti ad un altro tema, cioè se noi riteniamo che l'occultamento, anche l'occultamento, non solo quel «concretamente», sia o meno parte della fattispecie di reato. Io credo che anche rispetto al ragionamento che abbiamo fatto in questi mesi sia difficile sostenere il contrario, cioè che il riciclaggio non abbia nulla a che fare con la volontà di occultare. Il riciclaggio ha a che fare con la volontà di occultare. Quindi, ragioniamo sul «concretamente» dopo e in questa fase almeno noi voteremo contro l'emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cancelleri 3.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
DANIELE PESCO. Signor Presidente, ed eccoci arrivati ad uno dei punti più critici inseriti dalla maggioranza apposta per rendere questo nuovo reato inutilizzabile. Tutto sta in una parolina, la parolina si chiama «concretamente». «Concretamente» è arrivata in quest'Aula, è arrivata in quest'Aula all'interno di un reato nuovo che questa maggioranza non vorrà fare utilizzare ai giudici e ai pubblici ministeri per volontà sappiamo benissimo di chi. E questo è vergognoso !
Facciamo finta, facciamo gli ma vediamo che gli vengono anche fatti in quest'Aula. È uno il fatto di fare un reato e renderlo inapplicabile nelle aule dei tribunali, è uno ! E noi non vogliamo fare in quest'Aula, in quest'Aula vogliamo fare cose vere, cose serie. Presidente, mi appello anche a lei, non possiamo fare in modo che quest'Aula produca degli strumenti giudiziari fatti così male, dobbiamo veramente impegnarci tutti, metterci la mano sulla coscienza, fare un favore ai cittadini italiani, fare un favore a tutti, e fare delle proposte di legge che funzionino veramente. Questa così non funziona !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, come dicevo prima, siamo arrivati ad un punto del dibattito che ritengo interessante, d'altronde anche all'interno della Commissione è stato a lungo approfondito e, visto che la parola «concretamente» è ancora qui, ritengo non risolutivo. Perché chiediamo sostanzialmente di togliere il termine «concretamente» ? Perché ritenevamo, al di là di ogni altra considerazione, che contribuisca a rendere ambigua e aleatoria la definizione di questo reato, lasciando un margine di interpretazione eccessivo nelle mani dei pubblici ministeri e dei giudici. Cosa significa «ostacolare concretamente» ? Io credo che chiunque capisca cosa significa «ostacolare». Credo che se la maggioranza avesse voluto definire in modo più puntuale e limitare l'ambito di applicazione di quell’ «ostacolare», avrebbe potuto produrre una terminologia giuridica più precisa e che meglio indirizzasse la magistratura. Alla domanda perché è stata inserita la parola «concretamente», è stato risposto in Commissione che si trattava, tra le altre cose, di dare un'indicazione su come agire alla magistratura, ma questa non è una motivazione. Noi mon possiamo in una legge consigliare ai magistrati come interpretarla, introducendo un avverbio.
Ecco la ragione per cui riteniamo che sia molto più chiaro dire che qualsiasi tipo di occultamento, così come ricompreso nella fattispecie prima descritta, costituisca reato. Non credo che quest'Aula non possa essere d'accordo con questa ipotesi, che poi è l'ipotesi di fondo della norma. Se qualcuno, qui dentro, è in grado di spiegarmi esattamente, con un certo grado di precisione, cosa la parola «concretamente» significhi all'interno del reato, io sono disposto a ritirare l'emendamento, devo però riflettere sul fatto che in circa un mese di discussione in Commissione questa spiegazione non mi è stata da data e un motivo ci sarà.
PRESIDENTE. Approfitto per avvertire che il gruppo Sinistra Ecologia Libertà ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento, se ne è fatta la richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un aumento dei tempi pari ad un terzo di quelli originariamente stabiliti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, è da circa un anno e mezzo che sentiamo parlare, almeno da quando noi siamo qua, di certezza del diritto e questi particolari casi sono esattamente il contrario di quello che stiamo cercando di combattere; la previsione di questo avverbio è l'incertezza del diritto ! Non riesco a capire, è come se io con la macchina passassi con il giallo, ma mi facessero una multa perché «concretamente» sarei passato con il rosso. Dà un ampio margine discrezionale al giudice, in questo caso, per poter individuare la norma. E come stiamo dicendo anche per altre fattispecie che vedremo dopo, mi riferisco sempre al comma 3, in sostanza, stiamo depotenziando questa arma, perché laddove c’è un margine troppo ampio di discrezionalità si rende, di fatto, inefficace una norma che invece dovrebbe essere una delle pietre miliari del nostro ordinamento.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Ferraresi chiede di sottoscrivere l'emendamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Signor Presidente, l'avverbio «concretamente», contenuto nell'articolo 3, che introduce l'articolo 648-, è esattamente quanto è previsto in linea generale nel nostro codice penale dal principio di necessaria offensività.
Per essere più chiari, ogni attività per essere penalmente rilevante deve concretamente portare ad un risultato, altrimenti non esiste il nesso di causalità. Allora, in sintesi, al postutto l'avverbio «concretamente» è forse superfluo, perché comunque il giudice dovrà accertare che il comportamento vietato ha avuto concretamente un certo risultato. Ma, anche se è inutile, potrebbe non apparire superfluo nel ribadire un principio generale che vale per qualsiasi reato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, intervengo velocemente per esprimere anch'io parere contrario su questi identici emendamenti, nel senso che quest'avverbio è ormai l'ultima barriera rimasta per evitare un'interpretazione sempre, per così dire, giustizialista della norma.
Però – e mi rivolgo ai garantisti della maggioranza, perché ci sono i garantisti nella maggioranza – sappiate che questa barriera, che pure anche noi vogliamo difendere votando contro questi identici emendamenti, è una barriera di cartapesta, perché ditemi voi se sarà lineare o no, facile o no, univoca o no, l'interpretazione che daranno migliaia di pubblici ministeri diversi in giro per l'Italia sul fatto che un medesimo comportamento ostacoli o ostacoli concretamente e via dicendo.
Mi spiego con un esempio, richiamandomi a quanto diceva ottimamente un istante fa l'onorevole Longo e richiamandomi ai principi generali. Pensate in materia penale alla custodia cautelare – e concludo –: quali sono le ragioni ? Inquinamento, pericolo di fuga, reiterazione del reato in concreto. Eppure quante sono le interpretazioni diverse che i pubblici ministeri danno sul fatto che quel cittadino concretamente stia inquinando le prove o no ?
PRESIDENTE. Deve concludere, Capezzone.
DANIELE CAPEZZONE. Ecco il punto, ecco perché è una barriera di cartapesta, purtroppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pisano. Ne ha facoltà.
GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, nelle interpretazioni che abbiamo avuto e negli studi che abbiamo fatto – è anche riscontrabile nei rapporti e nelle relazioni che sono arrivate alla maggioranza – è palese che viene ritenuto superflua non solo la parola «concretamente», ma l'intera dizione e l'intera locuzione sull'occultamento. Infatti, siccome vige l'impunibilità doppia dello stesso reato, il cosiddetto il magistrato da solo, autonomamente, deve già fare la valutazione dell'occultamento e deve già fare a maggior ragione, come già è stato accennato, la valutazione sul «concretamente». È proprio per questo motivo che noi stiamo cercando di correggere la norma, cioè di lasciare con maggiore chiarezza alla giurisprudenza...
PRESIDENTE. Deve concludere, Pisano.
GIROLAMO PISANO. ... il naturale corso di valutazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Filippo Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, il parere è contrario a questi identici emendamenti, perché, per quanto poco, comunque tende – e questo va nella direzione da noi auspicata – a ridurre gli ambiti di discrezionalità per gli illeciti che hanno una rilevanza penale, cosa che, come abbiamo già più volte ribadito, in questo articolo 3 non viene spesso rispettata. Quindi, il parere è contrario sugli identici emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà – ricordo i tempi – per un minuto.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, c’è un'evidente discriminazione giuridica tra il riciclaggio e l'autoriciclaggio, perché la formulazione viene praticamente riproposta nel riciclaggio, solo che nel riciclaggio manca l'avverbio «concretamente». Non si capisce, invece perché, se per il riciclaggio non è necessario che vi sia un ostacolo concreto, invece, per l'autoriciclaggio sia necessario. Qualcuno dovrebbe spiegarmi il trattamento di favore che quest'Aula sta assecondando nei confronti di chi fa autoriciclaggio rispetto a chi, invece, fa riciclaggio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ruocco. Ne ha facoltà, per un minuto.
CARLA RUOCCO. Signor Presidente, leggiamo un attimo il punto: «in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa».
Allora io ribalto la domanda anche alle persone che ovviamente, come tutti quanti, noi sono intenzionate a garantire la chiarezza del testo. Chi è che astrattamente può generare un ostacolo alla provenienza delittuosa ?
Che significa che uno in astratto ostacola la provenienza delittuosa ? Allora, noi cerchiamo soltanto di togliere questa locuzione, questo avverbio, che proprio lì genererebbe confusione. Infatti, con questo rimedio avverrebbe proprio che la persona forte a quel punto si potrebbe avvalere di questo avverbio, mentre, invece, in un processo il debole verrebbe travolto dalla situazione avversa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Paglia 3.12 e Barbanti 3.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, abbiamo parlato di certezza del diritto e se prima abbiamo voluto soltanto escludere dal novero la parola «concretamente», per cercare di ridare un po’ meno di aleatorietà all'interpretazione che qualunque giudice poteva fare, con questo emendamento andiamo un po’ più nello specifico. Infatti, non solo chiediamo di eliminare la parola «concretamente», ma specifichiamo anche che l'ostacolo venga effettuato anche sull'accertamento della fattispecie delittuosa in questo caso.
Pertanto, stiamo effettivamente andando incontro a quella esigenza di chiarezza delle norme e di eliminazione dei dubbi interpretativi, specificando per bene quella che deve essere la norma e quello che deve essere il delitto da certificare, da verificare. Stiamo sostanzialmente dando la certezza del diritto e dell'individuazione. Mi sembra un emendamento assolutamente di buon senso che va a introdurre una delle modifiche di cui parlavamo ieri, che sono quanto meno doverose per il cittadino contribuente che si deve trovare ad avere la certezza di ciò che gli viene contestato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Signor Presidente, in pratica questo emendamento va, secondo noi, a migliorare il testo. Va a togliere innanzitutto quella parola «concretamente», come tentavamo di fare prima, ma appunto abbiamo capito che la maggioranza non intende farlo e preferisce avere uno strumento legislativo che non funziona.
In più abbiamo aggiunto l'accertamento, al posto della parola «concretamente». In questo modo la persona per commettere autoriciclaggio dovrà ostacolare l'accertamento e l'identificazione della provenienza del provento illecito.
Ci sembra veramente già tantissimo. Ci sembra un passo avanti anche verso un po’ di garanzia delle persone che magari potrebbero essere incriminate in modo erroneo e ci sembra un atto dovuto per avere comunque uno strumento che possa funzionare nelle aule dei tribunali. Se viene lasciato così – e veramente mi appello alla clemenza e alla coscienza della maggioranza –, questo strumento sarà difficilmente utilizzabile nelle aule dei tribunali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, io non mi appello alla coscienza perché dovrei pensare che la maggioranza ha una coscienza e, siccome non lo penso, non ho niente a cui appellarmi. Per quanto riguarda l'emendamento all'articolo in questione, noi siamo ancora in attesa di capire come mai la maggioranza ha ritenuto di dover inserire questo avverbio «concretamente». Aggiungo anche che l'emendamento va in una direzione non solo di contestazione rispetto alla vera e proprio porcata che sta andando in porto, ma si tratta semplicemente di una proposta: l'emendamento propone una formulazione migliore. Ora il punto è se questa Camera vuole dare un messaggio netto di lotta all'autoriciclaggio o meno !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ferranti. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, mi meraviglio molto da parte dell'onorevole Bonafede perché in realtà la proposta del «concretamente» esce dal parere della Commissione giustizia dopo un accurato esame ed audizioni effettuate, tra l'altro con pareri di esperti che inseriscono la determinazione della fattispecie. Quindi, che non sappia da dove esce mi meraviglia molto perché è un parere che è stato discusso e approvato in Commissione giustizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Signor Presidente, fallisce il fine di questo emendamento per la semplice ragione che si pretende di sostituire l'espressione «concretamente» con «l'accertamento e l'identificazione». Se fosse stato scritto «l'accertamento o l'identificazione» allora la finalità degli illustri proponenti di questo emendamento sarebbe rispettata; così invece si fa carico al pubblico ministero di accertare e di identificare. Quindi, con raddoppio di lavoro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbanti 3.165, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
GIOVANNI PAGLIA. Solo per dire una parola: noi riteniamo che dal momento che una parte consistente dei reati di origine fiscale sono sotto quei cinque anni che prevedono la pena originaria e vanno invece ad essere colpiti in caso di autoriciclaggio sul reato connesso di natura fiscale, di fatto siamo sempre in questa categoria, quelli puniti da uno a quattro anni con la norma attuale. Non condividiamo in particolare il minimo di un anno, sempre per il ragionamento che vogliamo che questa norma abbia un minimo di deterrenza e, quindi, anche un minimo concreto di rischiare il carcere, non dico di prevedere la carcerazione di massa. Ma se vogliamo che almeno si rischi il carcere due anni sono il minimo ovvio e necessario perché con un anno, in queste condizioni, rischi di far scattare la messa alla prova ed estinzione del reato per tutti. Quindi fondamentalmente si rischia di dire che l'autoriciclaggio per i reati fiscali è una norma di fatto assolutamente inapplicabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, innanzitutto, una precisazione: io avevo chiesto alla maggioranza, nel mio precedente intervento, di spiegarci perché qui si aggiunge la parola «concretamente» rispetto alla fattispecie di riciclaggio. La collega Ferranti è intervenuta dicendo che è stata inserita non per quali motivazioni, ma perché qualcuno lo avrebbe detto in audizione. Tra l'altro, non è nemmeno bello che un reato del genere sia passato in Commissione giustizia soltanto in sede consultiva, quindi, c’è poco da essere contenti se abbiamo ascoltato qualcuno in audizione...
PRESIDENTE. Collega Bonafede, atteniamoci all'emendamento in questione, Paglia 3.14.
ALFONSO BONAFEDE. Benissimo. Superando questa precisazione, Presidente, riguardo all'emendamento in questione è evidente che il Parlamento deve dare, rispetto ai reati di corruzione o, comunque, legati alla corruzione, un messaggio chiaro e netto. E questo messaggio chiaro e netto deve passare necessariamente attraverso l'inasprimento delle pene, perché c’è un punto su cui tutti dobbiamo essere d'accordo: finché i ladri sapranno che in Italia non si va in galera quando si ruba o quando si commette un reato come questo, continueranno ad esserci corrotti, politici corrotti e ladri a trecentosessanta gradi .
Allora, quello che noi chiediamo è un cambio di marcia rispetto all'andazzo che c’è stato fino a questo momento, perché è importante citare qualche dato ogni tanto. In Italia, c’è il 50 per cento della corruzione che c’è in tutta Europa. Bene: quanti detenuti ci sono per reati legati alla corruzione in Italia ? Vogliamo prendere un esempio ? La Germania ha circa 8.600 detenuti per corruzione; in Italia, ce ne sono 168. È una vergogna !
Noi dobbiamo dare una risposta chiara e netta, altrimenti, continueranno ad esserci corrotti, i politici corrotti e, quasi, quasi, a qualcuno verrà il sospetto che, se si continua a votare e ad assecondare questo andazzo, vuol dire che qualcuno qui dentro ha interesse ad assecondarlo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Signor Presidente, l'ultimo comma dell'articolo 648- va letto necessariamente in questa maniera: «(...) provengono dalla commissione di un delitto non colposo punito» significa punito in concreto. Se la punizione in concreto è stata inferiore a cinque anni, si applica il terzo comma; se, invece, c’è stata una punizione con pena superiore, si transita immediatamente nel primo comma.
Avete sbagliato a scrivere questo testo, perché avrebbe un senso se fosse scritto: «non colposo punibile con la reclusione», ma siccome è scritto «punito», se è punito con pena inferiore, rimane da uno a quattro anni, ed è giusto; se è punito con pena superiore, si va immediatamente nel primo comma, da due a otto anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, io voglio fare solo un'osservazione. Condivido in parte il ragionamento fatto dal collega Bonafede, però devo anche rilevare che queste osservazioni che lo stesso fa non possono essere la mattina in un senso e la sera in un altro. Sostanzialmente, io ritengo che questo articolo andasse esaminato in Commissione, però vorrei anche dire all'Aula: stiamo attenti a dove noi stiamo andando, perché se ci dobbiamo basare sulle dichiarazioni e sugli interventi che ha fatto la presidente della nostra Commissione, che si dice soddisfatta e gratificata di questa norma per il semplice motivo che l'ha condivisa con il Procuratore nazionale antimafia, con i procuratori aggiunti, fra cui il dottor Greco della procura di Milano, io penso che noi non facciamo un'opera buona se non coinvolgiamo in una norma così importante tutte le categorie che fanno parte della giustizia, e ci limitiamo solo ed esclusivamente ad ascoltare e a prendere ordini dalla magistratura.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Per cui, nel momento in cui una norma del genere non l'abbiamo esaminata approfonditamente in Commissione, è evidente che ci troveremo di fronte ad un che si troverà quando sarà approvato – e io mi auguro in Senato venga completamente sradicata –, perché non è la prima volta che questo Parlamento fa delle leggi che nulla hanno a che vedere con il buon senso e, soprattutto, con il diritto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paglia 3.14, con parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, questo emendamento mira a risolvere alla radice il problema delle pene, ricomprendendo, questa volta sì, tutti i reati di natura fiscale, la truffa, l'appropriazione indebita, all'interno del perimetro della punibilità di serie A: quindi lasciando a pena ridotta soltanto i reati che non hanno a che fare con questo tipo di natura del reato medesimo. Quindi inviterei l'Aula a prenderlo seriamente in considerazione, anche per evitare che si possa dire che per l'ennesima volta in questo Paese, anche quando si va ad introdurre una nuova fattispecie di reato, quando si guarda dalla parte dei reati cosiddetti dei colletti bianchi, dei reati fiscali, si abbia sempre un occhio di riguardo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Signor Presidente, anche noi siamo a favore di questo emendamento. Il fine è quello che ha detto prima il mio collega Bonafede. I dati lo dicono in modo chiaro: in Italia non va nessuno in galera per aver commesso reati di questo tipo. In Italia abbiamo un grosso problema legato anche alla prescrizione dei reati. In Italia abbiamo veramente troppi problemi, che ci impediscono di mandare in galera persone che commettono reati uguali a questo. Presidente, dobbiamo veramente fare qualcosa in più ! Dobbiamo fare delle leggi che funzionino, delle leggi che permettano alle persone, ai cittadini di essere tranquilli, perché in giro ci siano meno persone dedite a commettere questo tipo di reati: e ci riferiamo al riciclaggio, ma anche alla corruzione, alle tangenti, alle mazzette, a tutte queste cose. Probabilmente in quest'Aula in qualche modo si cerca di riuscire a difendere e a proteggere queste persone !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paglia 3.15, con il parere contrario di Commissione, Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
DANIELE PESCO. Signor Presidente, mi dispiace ma alla fine ci troviamo a ripetere sempre un po’ le stesse cose. In questo Aula si fanno delle cose, si fanno gli si fanno i titoli, ma alla fine concretamente non si riesce a far nulla di buono, concretamente.
Il fatto è questo: abbiamo un terzo comma all'interno di questo articolo che praticamente è superfluo. Per molti è un atto di garanzia ma secondo noi no, secondo noi se uno commette un autoriciclaggio lo fa per averne dei vantaggi personali, lo fa per mettere soldi da parte, per intascarsi qualcosa. Il reale godimento secondo noi va tolto. Cosa vuol dire «reale godimento» in questo caso ? Siete anche riusciti a farci confondere le idee, tant’è che abbiamo fatto anche emendamenti che in seguito ritirerò, perché sono arrivati a confonderci le idee. Ma il reale godimento va tolto, l'utilizzo personale va tolto, nel senso che se una persona utilizza questi soldi che ha riciclato, di cui ha nascosto la provenienza, che arrivano da attività illecita, se li utilizza a titolo personale per trarne vantaggio, va punito Va punito perché sono soldi fatti con il malaffare, va punito perché sono soldi fatti con le tangenti, va punito perché sono soldi che non ha diritto di spendere. E in questo caso i reati tributari sono anche soldi degli italiani.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento 5 stelle ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Se ne sarà fatta richiesta la Presidenza concederà a tale gruppo un aumento dei tempi pari ad un terzo di quello originariamente stabilito. Siccome devo dare la parola alla collega Ruocco chiedo a Sibilia se ne fate richiesta. Sì ? Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.
CARLA RUOCCO. Signor Presidente, io volevo semplicemente dire che la maggioranza dovrebbe essere grata, molto grata al MoVimento 5 Stelle, perché sta cercando di chiarire una norma che potrebbe portare nelle casse dello Stato molti miliardi di euro derivanti dalla lotta ai grandi reati fiscali. Io leggo che stanno scrivendo una legge di stabilità dove devono trovare 3 miliardi e 800 milioni di euro dalla lotta proprio, dal contrasto all'evasione fiscale. Allora se scrivono norme così ambigue significa che ancora una volta li cercheranno tra le fasce deboli della popolazione.
Noi qui stiamo dando la possibilità, con la soppressione di questo ambiguo comma, di riuscire veramente a realizzare le coperture che serviranno nella legge di stabilità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, questo comma 3 ha avuto una storia abbastanza travagliata. Io lo dissi in Commissione e lo ripeto qui, credo che questa formulazione – quella che attualmente ci troviamo a votare – sia una formulazione che in realtà ci mette al riparo dai rischi di svuotamento del reato, cosa che non sarebbe stata possibile con la formulazione originaria. Rimane un problema: come per tutte le formule che in qualche modo vogliono negare affermando o viceversa, la loro permanenza anziché la loro sottrazione dal dibattito, il che avverrebbe con questo emendamento, può comunque creare – sulla stampa ci sono stati anche articoli in questi giorni – per il solo fatto di permanere alcuni problemi interpretativi al magistrato, al giudice e alla persona stessa, che poi si trovi a incorrere eventualmente nel reato; «fuori dai casi» dal mio punto di vista significa che fuori dai casi di cui ai commi precedenti, cioè quelli che definiscono l'autoriciclaggio, non è punito. L'autoriciclaggio è definito da quei commi, quindi parrebbe che questo articolo in qualche modo c'entri poco con il resto della norma. Questa è la ragione per cui io continuo a proporre di abolirlo, è una questione di pulizia. Non si vuole fare ? Si lascia lì, anche qui non se ne capisce la ragione, se non forse politica, di non avere il coraggio di fare un passo fino in fondo ma di farlo solo in modo laterale, e tuttavia credo che nel momento in cui si punta a produrre una norma, questo non sia un atteggiamento corretto e quindi io inviterei la maggioranza a rivederlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, anche per specificare che, chiuse le risorse provenienti dal delitto per proprio godimento, non sarà punito né per riciclaggio né per autoriciclaggio. È ridicola e superflua questa ulteriore precisazione, perché chiaramente l'uso personale non può mai costituire riciclaggio. L'identificazione della provenienza del reo non può costituire nemmeno quindi autoriciclaggio, se comprassi una Porsche, per esempio, e prelevassi dal conto dei soldi appunto, non compierei un'operazione idonea a nascondere questo nero, sarebbe già comunque molto chiaro e limpido. Quindi questa è un'ulteriore precisazione che come al solito, come ho già detto prima, non fa che aggravare appunto questa norma di una cosa superflua ed inutile, quindi si può tranquillamente togliere senza alcuna preoccupazione
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, parlando di certezza del diritto, non sembra ben chiaro cosa significhi il «fuori dai casi di cui ai commi precedenti». Sembra di capire che l'importante e discussa appunto esimente contenuta nel comma 3 si applichi esclusivamente ai casi di autoriciclaggio non descritti nei commi 1 e 2 della norma. Ma allora, ci sono casi di autoriciclaggio non contenuti nei commi 1 e 2 ? E se sì, quali sono questi casi ? Infatti leggendo la locuzione utilizzata appunto nella norma sembra potersi ipotizzare che si abbia un'ulteriore e diversa situazione nella quale si configuri l'autoriciclaggio, peccato però che si tratterebbe di un reato che non vedrebbe esplicitati i propri elementi costitutivi, cioè una sorta di autoriciclaggio implicito, applicabile in non si sa quali casi, ma per il quale vige l'esimente della destinazione personale dell'utilità, cioè sarebbe insomma il primo caso conosciuto di un'esimente espressa ad una norma, ad una condotta di reato inespressa. Siamo di nuovo nella totale incertezza del diritto
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 3.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, con questo emendamento in realtà volevamo andare un po’ incontro alla maggioranza, cioè proponendo uno sconto di pena per quanto riguarda il comma 3, cioè per quanto riguarda l'autoimpiego di proventi derivanti da un illecito, ma riflettendoci bene forse questo emendamento non è proprio in linea con la nostra filosofia e quindi lo vorremmo ritirare.
PRESIDENTE. A questo punto, decade anche la richiesta di intervento del deputato Paglia.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Busin 3.166, Pagano 3.167 e Di Lello 3.168.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.
MARCO DI LELLO. Signor Presidente, questo emendamento mira a circoscrivere e a semplificare la condotta da sanzionare. Il testo in discussione ci dice che è sanzionata l'attività di «chi sostituisce, trasferisce, ovvero impiega in attività economiche o finanziarie (...)». Il comma 3, che poi è oggetto degli identici emendamenti all'articolo 648-.1 di cui stiamo discutendo dice: «fuori dai casi di cui ai commi precedenti non sono punibili le condotte (...)». Allora, cosa vuol dire «fuori dai casi» ? Io ha ascoltato: sono tutti preoccupati della necessità di andare a centrare e delimitare la condotta da sanzionare. Se «fuori dai casi» significa perché c’è un'attività finalizzata all'arricchimento personale, allora questo è esattamente il senso del nostro emendamento, che esclude la punibilità nelle ipotesi in cui «denaro, beni o altre utilità vengano destinati all'utilizzazione o al gradimento personale». Se non dovesse essere così – e temo che non sia così –, allora noi avremmo una soglia di punibilità talmente ampia da lasciare e considerare assolutamente residuale l'esenzione prevista, la non punibilità. Il che significa che noi accediamo all'idea di un .
D'altra parte, perché gli articoli 648-, 648- e 648- vigenti hanno sempre previsto: «fuori dai casi di concorso» ? Se non è filantropia del crimine – per la quale cioè io faccio un reato per fare un favore a un amico –, tendenzialmente il reato è sempre commesso per fini personali. Allora, noi oggi stiamo aumentando l'area della punibilità, ma dobbiamo fare uno sforzo per trovare il giusto punto di equilibrio, evitare la genericità della norma e rispettare un principio scritto e sancito da leggi, trattati e sentenze. L'articolo 649 del codice di procedura penale, la Cassazione a sezioni unite, l'articolo 54 della Convenzione di Schengen, la Corte di giustizia europea, la Corte penale internazionale, per gli amanti dei telefilm americani, anche gli sceriffi del V emendamento, i latini ce lo hanno insegnato duemila anni fa: .
E, allora, consapevole della povertà delle mie parole – mi avvio a concludere –, a quanti tra noi sono particolarmente sensibili alla cosiddetta opinione pubblica, leggo di seguito il testo dell'audizione di un autorevole e prestigioso magistrato in Commissione antimafia, poi vi dirò chi è: «Ricordo un'esperienza vissuta al massimario della Cassazione. Facemmo una ricerca su tutti i casi di riciclaggio per i quali era intervenuta sentenza definitiva. Più dell'80 per cento delle contestazioni di riciclaggio riguardava il taroccamento di autoveicoli». Ma che c'entra il taroccamento di autoveicoli con il riciclaggio ? La norma dell'articolo 648- era stata introdotta per un altro fine e, all'interno di quel 20 per cento, penso che meno della metà riguardasse episodi di riciclaggio...
PRESIDENTE. Collega, ha finito il suo tempo. Dovrebbe concludere.
MARCO DI LELLO. Quindi, solo il 10 per cento riguardava il riciclaggio.
Allora, io mi domando: quella sull'autoriciclaggio è una norma utilissima, purché tenda ad avere un obiettivo chiaro. Una norma troppo generica «finirebbe per punire per l'autoriciclaggio il ladro del motorino...
MARCO DI LELLO. ...che cambia la targa o la usi per se stesso. Questo servirebbe ? (...) No !» Firmato: Raffaele Cantone.
Allora, onorevoli colleghi, evitiamo di approvare norme inutili o dannose. Come ci insegna Socrate, nel dialogo di Platone, la colpa non sarebbe delle leggi ma degli uomini, che le hanno volute.
ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, intervengo solo per preannunziare che ritiro il mio emendamento 3.167.
PRESIDENTE. Sta bene. A questo punto poniamo in votazione gli identici emendamenti Busin 3.166 e Di Lello 3.168. L'emendamento Pagano 3.167 è stato ritirato.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Busin 3.166 e Di Lello 3.168.
Dichiaro aperta la votazione.
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, volevo ritirare l'emendamento...
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione sull'emendamento Pagano 3.169. Prego, deputato Pagano.
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 3.169.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruocco 3.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
DANIELE PESCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Signor Presidente, ritiro l'emendamento Villarosa 3.171.
PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento Villarosa 3.171 è ritirato.
Passiamo all'emendamento Villarosa 3.21.
DANIELE PESCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Signor Presidente, il mio intervento è sempre nello stesso senso. Ritiro anche questo emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene. Vuole indicare qualche altro emendamento che ritira, per caso ?
DANIELE PESCO. No, signor Presidente, nient'altro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 3.172, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
DANIELE PESCO. Signor Presidente, per come è stato formulato il reato di autoriciclaggio, alcune condotte illecite sarebbero escluse dall'essere considerate dei reati presupposti per poter essere poi incriminati per autoriciclaggio. Una di queste condotte è proprio il falso in bilancio. Con questo emendamento, visto che tutti i cittadini pensano che il falso in bilancio sia un reato grave, anche se non è considerato reato, si chiede che anche il falso in bilancio possa essere un atto presupposto per poi essere incriminati per autoriciclaggio, nel momento in cui si riutilizzano i proventi fatti con il falso in bilancio di cui è tenuta nascosta la provenienza al fisco e di cui si fa anche un utilizzo personale. Quindi noi chiediamo che il falso in bilancio venga aggiunto alle condotte per le quali si può essere incriminati per autoriciclaggio
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, l'emendamento in questione offre una grande occasione alla maggioranza, l'occasione di essere, per la prima volta, coerente rispetto agli annunci e ai proclami. Si è parlato tante volte di lotta all'illegalità; si è parlato tante volte di reintroduzione del falso in bilancio, ora è l'occasione giusta. Con questo emendamento, diamo la possibilità, attraverso l'autoriciclaggio, di fare entrare in qualche modo una lotta al falso in bilancio. È l'occasione buona per fare un blitz di legalità, rispetto a tutti gli altri blitz che vengono fatti. Io invito la maggioranza a fare il primo blitz di legalità nella sua storia
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, farò una domanda stupida. Ogni tanto mi succede, mi perdonerà.
PRESIDENTE. Non la sentiamo bene, Paglia.
GIOVANNI PAGLIA. Farò una domanda stupida ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e vorrei una risposta...
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
GIOVANNI PAGLIA. ...ai colleghi del MoVimento 5 Stelle per suo tramite. Nel momento in cui io produco un falso in bilancio e, di conseguenza, mi metto a disposizione una provvista, nel momento in cui quella viene sottratta, non produco anche un reato fiscale, oltre al falso in bilancio ? Parlo ai fini dell'autoriciclaggio. Non ho già un reato presupposto ? È questo che io mi chiedo. È una domanda che faccio a me stesso e anche a voi, se avete una risposta da darmi. Perché è chiaro che il falso in bilancio è escluso, ma il falso in bilancio, rispetto alla provvista che io ho, produce anche un'evasione fiscale o no ? Chiedo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pisano. Ne ha facoltà.
GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, l'interpretazione di questo caso è dubbia. Per questo noi chiediamo che sia esplicitamente inclusa. In questa fase, visto che stiamo introducendo il reato di autoriciclaggio, ricordo che autoriciclaggio ed evasione fiscale partirono insieme in questa legislatura e hanno avuto sfortuna in Commissione giustizia al Senato. Quindi, visto che noi stiamo accogliendo il reato di autoriciclaggio, io direi che sarebbe opportuno anche prendere in considerazione, pur senza modificare la fattispecie di reato del falso in bilancio o il suo inquadramento penale, di includere esplicitamente in questo momento anche quella tipologia di condotta tra quelle presupposte ai fini del reato di autoriciclaggio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villarosa 3.174, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, intervengo per l'ultimo emendamento, ma anche, mi permetto di dire, per l'ultima chiamata, per l'ultimo appello di ragionevolezza che facciamo alla maggioranza, con delusione, perché tutti i nostri emendamenti sulla parte penale sono stati direttamente o indirettamente respinti. La norma è, a nostro avviso, ora preoccupante in sé, e preoccupante per l'interpretazione difforme che rischia di esserci. Allora, l'invito è: l'avete scritta così, va bene, noi non siamo d'accordo ma vi siete assunti la vostra responsabilità, almeno, però, decidete l'entrata in vigore in parallelo logico e cronologico con il decreto di prossima emanazione in materia fiscale e penale, in materia penale e tributaria, di delega fiscale che il Governo sta preparando e che è quasi pronto. Almeno riservatevi un tempo di riflessione e di sguardo sinottico, altrimenti sarà la solita cosa italiana – si accettano scommesse – per cui un mese si fa una cosa, il mese dopo se ne fa un'altra, e il terzo mese ci si accorge della sfasatura tra la prima e la seconda. Quindi, come vedete, è un emendamento ragionevolissimo – mi permetto di dire – con approccio di Governo. C’è una delega fiscale che il Parlamento ha dato a voi, Governo e maggioranza, usatela per uno sguardo d'insieme, evitando di mettere oggi una toppa da una parte, e poi una toppa di segno diverso, in un disegno del quale, io spero naturalmente di sbagliarmi da cittadino, ma temo fortemente, vi pentirete e ci pentiremo tra qualche mese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capezzone 3.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto a nome del mio gruppo per esprimere il voto favorevole a quest'articolo – nonostante i dubbi che pure nella discussione abbiamo sollevato – comunque acquisendo qualche risultato ottenuto, soprattutto grazie all'emendamento Pagano.
Vorrei precisare appunto, Presidente, che votiamo favorevolmente anche perché, pur avendo dei dubbi sull'articolo 3, non lo consideriamo dannoso. Consideriamo, purtroppo, se i nostri peggiori timori si realizzassero, quantomeno renderebbe inutile la normativa sul rientro dei capitali all'estero. Questo è il problema che attribuiamo a questa norma così introdotta. Secondo noi poteva essere fatta in maniera più attenta.
Per tornare un po’ – ma molto velocemente – anche al dibattito di ieri sera e anche a quella un po’ penosa contrapposizione tra chi pretendeva di difendere imprenditori onesti e chi invece veniva accusato di difendere imprenditori disonesti, aggiungo che, purtroppo, gli imprenditori, come persone, sono sottoposte alla legge e chi deve decidere della loro onesta è un giudice: è un percorso affidato alla giustizia penale.
Credo che, quando scriviamo norme come queste, ci dovremmo occupare – e questo è lo spirito del Nuovo Centrodestra – di difendere le aziende, che sono un patrimonio, che sono la ricchezza e la vita di tante persone, di chi ci lavora, dei fornitori, dei clienti e del mondo che sta intorno alle aziende. Quando distruggiamo un'azienda, distruggiamo il percorso di tante vite, che poi è difficile da ricostruire.
Ebbene, il rischio è che le norme che abbiamo scritto mettano sotto una spada di Damocle delle aziende, perché io sono assolutamente ammirato nel sentire fare disquisizioni tecnico-giuridiche sull'efficacia di alcune norme: sono terrorizzato dalla discrezionalità che diamo ai pubblici ministeri. Oggi, Presidente, esiste, oltre all'arresto, uno strumento famigerato, che è il sequestro per equivalente, che prescinde dai limiti che noi mettiamo sulle multe che scriviamo nelle norme. Ma è un sequestro che va sulla quantità che si presuppone di avere fatto di danno e che praticamente fa fallire aziende e fa piombare nella povertà vite, salvo poi riabilitarle con assoluzioni successive.
Questo era il senso della nostra battaglia fatta ieri e oggi e con queste riflessioni, comunque, votiamo a favore di questo articolo 3
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, abbiamo già espresso le nostre critiche rispetto al contenuto di quest'articolo. Riteniamo che, come al solito, la maggioranza utilizzi delle battaglie giuste, per poi però concretamente svuotarle, quindi per utilizzarle solo per ripulirsi l'immagine pubblica e dire che è stato introdotto il reato di autoriciclaggio. Nella realtà dei fatti quel reato viene svuotato completamente e diventa una scatola, che non è piena di sostanza e di messaggi di legalità, ma è una scatola piena di cavilli, in cui la trappola, la porcata, si annida dietro un avverbio, dietro un «concretamente», o dietro un «ovvero» tolto all'ultimo minuto. Ciò darà spazio agli avvocati penalisti nelle aule di tribunale di dire che il legislatore, togliendo l’ «ovvero» all'ultimo minuto rispetto alla formulazione originaria, ha voluto che la condotta riguardasse tutte e tre le ipotesi e non quella semplicemente di sostituire, trasferire o investire il denaro.
È una norma che, purtroppo, non avrà quella carica d'innovazione importante, né sotto il profilo giuridico né sotto il profilo economico, perché evidentemente chi faceva autoriciclaggio continuerà a farlo.
Ribadiamo le perplessità non solo rispetto al «concretamente», ma anche rispetto alle pene da uno a quattro anni, che noi abbiamo chiesto di aumentare, perché l'inasprimento delle pene è fondamentale. Guardate, il passaggio anche alla pena massima dei cinque anni implica tutta una serie di cambiamenti da un punto di vista anche processuale del regime processuale a cui sottostà il reato che sono importanti e che qui vengono, invece, completamente ignorati, ovviamente.
Per quanto riguarda, ancora, il riferimento al godimento personale, noi abbiamo espresso già le nostre perplessità. E voglio aggiungere che, visto che addirittura ieri il collega Ermini ha detto che si stupiva che certe parole arrivassero da un avvocato, ci sono stati PM che hanno spiegato che con questa formula non potremo perseguire chi crea un fondo nero all'estero per poi pagare una tangente o addirittura pagare un killer. Pensate un po’ ! E ancora, per quanto riguarda il godimento personale, noi siamo di fronte ad una situazione in cui un soggetto che farà transitare su altri conti dei soldi e poi li sfrutterà per comprarsi la villa lussuosa non potrà essere punito per autoriciclaggio.
Insomma, è la solita pappetta rispetto alla quale, senza se e senza ma, il MoVimento 5 Stelle esprime nella sostanza totale contrarietà. Ma c’è un solo «ma» e cioè che noi non possiamo votare contro l'inserimento del reato di autoriciclaggio, questo non lo possiamo fare. E allora semplicemente per questo – e deve essere chiaro che è soltanto per questo – noi ci asterremo rispetto a tutto l'articolo perché siamo certamente favorevoli all'inserimento dell'autoriciclaggio, ma non di questo autoriciclaggio.
Ancora il bicameralismo dà l'opportunità al Parlamento in seconda lettura di migliorare il provvedimento, cosa che noi crediamo che non accadrà, perché qui stiamo rivivendo il del 416-, rispetto al quale voi vi siete stracciati le vesti, rispetto al quale voi avete detto che era finalmente la norma che andava contro la mafia, norma che è stata poi considerata dalla Corte di cassazione praticamente inapplicabile: parliamo del voto di scambio politico mafioso .
Allora, quello che vogliamo fare noi è migliorare la disposizione al Senato. Se ci sarà una disponibilità della maggioranza noi coglieremo quella disponibilità. Sappiamo che non ci sarà, ma l'importante è che si sappia che il voto di astensione del MoVimento 5 Stelle ha soltanto questa unica motivazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, va innanzitutto valutato positivamente il fatto che finalmente anche nel nostro ordinamento venga inserito il reato di autoriciclaggio. È una richiesta storica anche recente, peraltro, di movimenti, associazioni. Penso a Libera. È un impegno che molti di noi avevano preso in campagna elettorale. Può essere uno strumento utile per contrastare alcuni fenomeni, come credo sia stato abbastanza chiaro dal dibattito.
Resta il fatto, almeno dal nostro punto di vista, che, al di là di alcune questioni formali che – ne abbiamo già parlato – possono aprire dei dubbi e rendere più difficile l'interpretazione in alcune fattispecie, per noi il limite vero rimane soprattutto nella questione delle pene. Pene che rischiano in qualche modo per il momento di rendere questo reato un reato più simbolico che reale, almeno dal punto di vista dell'effettività.
Questo è il motivo per cui ci asterremo, riconoscendo il fatto positivo che finalmente il reato entri nell'ordinamento italiano, riconoscendo che molti passi in avanti sono stati fatti anche rispetto alla formulazione e riconoscendo il fatto che noi personalmente avremmo preferito l'ipotesi originaria, così come formulata all'interno della Commissione finanze, che ritenevamo più precisa e anche più diretta e più utilizzabile per colpire effettivamente il fenomeno. Tuttavia non si può fare finta che oggi non sia successo nulla.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, noi voteremo contro questo articolo e sinceramente ce ne dispiace anche perché riteniamo sia comunque necessario disciplinare questa fattispecie dell'autoriciclaggio, per le evidenti storture che questo reato, questo illecito crea nei meccanismi che regolano importanti settori industriali, basti pensare al settore del movimento terra in Italia, come altri che sono facilmente identificabili anche dal grande pubblico.
Certo, scritta così, non rende chiaro qual è l'esimente, perché ci sono dei presupposti e io ho fatto un esempio specifico; mi dispiace, ma non sono d'accordo con quanto ha dichiarato ieri il collega Causi, non sono d'accordo che nel caso in cui per un errore contabile io mi detragga un costo superiore ai 50 mila euro – la soglia della dichiarazione infedele – e lasci i soldi in azienda, per me non è pacifico che questo non costituisca un presupposto per l'autoriciclaggio.
Quindi, voteremo contro e me ne dispiace perché bastava poco per convincermi, perché ritengo necessario disciplinare questa fattispecie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, rapidamente ricollegandomi a quello che diceva, molto opportunamente, il collega Busin, voteremo contro questo articolo con dispiacere e con preoccupazione. Crediamo sia prevalsa la voglia di piantare una bandierina e non invece l'analisi di come la norma doveva essere chirurgica, circoscritta, precisa senza equivoci. Teniamo, ripeto, spero di sbagliarmi, ma temiamo di non sbagliarci e temo che vi stiate sbagliando voi, che questa rischi di diventare, nonostante le ottime intenzioni di chi la vota, un'altra delle norme anti impresa di cui, purtroppo, questo Paese non aveva bisogno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
LUIGI CASERO, . Signor Presidente, il parere del Governo su tutti gli ordini del giorno è fondamentalmente di accoglimento come raccomandazione per tutti, esclusi alcuni che poi elencherò che non possono essere neanche accolti come raccomandazione perché o dicono il contrario di norme che sono state appena approvate o sono in corso di approvazione, vi faccio un esempio: l'ordine del giorno Di Battista n. 9/2247-A/2 prevede che le comunicazioni siano senza alcun limite di importo. La Commissione finanze darà oggi, per la terza volta, un parere confermativo sul fatto che è stato stabilito un nuovo importo annuo con una certa cifra. Alcuni ordini del giorno poi riprendono una parte degli emendamenti già approvati in quest'Aula in questo provvedimento e chiedono al Governo di cambiare parti che sono state già approvate relativamente, ad esempio, ai soggetti passivi in ordine ai vantaggi relativi alla o perché introducono nuovi reati penali o discussioni sui reati penali che non riguardano questo provvedimento ma riguardano altri provvedimenti in discussione o che verranno in discussione qui alla Camera o al Senato.
Pertanto, il Governo li accoglie come raccomandazione tutti, esclusi gli ordini del giorno Di Battista n. 9/2247-A/2, D'Incà n. 9/2247-A/9, D'Uva n. 9/2247-A/10, Fantinati n. 9/2247-A/11, Fico n. 9/2247-A/12, Fraccaro n. 9/2247-A/13, Silvia Giordano n. 9/2247-A/17, Paolo Nicolò Romano n. 9/2247-A/47, Ruocco n. 9/2247-A/48, Rostellato n. 9/2247-A/49, Segoni n. 9/2247-A/51, Sibilia n. 9/2247-A/52, Villarosa n. 9/2247-A/53, Sorial n. 9/2247-A/54, Basilio n. 9/2247-A/58, Cecconi n. 9/2247-A/76, Colletti n. 9/2247-A/96, Tripiedi n. 9/2247-A/97, Vacca n. 9/2247-A/98, Simone Valente n. 9/2247-A/100, Tofalo n. 9/2247-A/104. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Paglia n. 9/2247-A/110 il parere lo accoglie come raccomandazione purché il dispositivo sia riformulato, nella parte finale, nel modo seguente: «rivedere la disciplina della prescrizione dei reati tributari».
PRESIDENTE. Quindi, accolto come raccomandazione con riformulazione.
LUIGI CASERO, . Sì, con quella riformulazione.
PRESIDENTE. Le chiedo un'altra cosa: per quelli che mi ha indicato il parere è invito al ritiro o parere contrario, vero ?
PRESIDENTE. Va bene.
Passiamo all'ordine del giorno Dell'Orco n. 9/2247-A/1, accolto come raccomandazione. Chiedo prima di tutto se è presente in Aula il deputato Dell'Orco, che non vedo. Dell'Orco non c’è: o è accolto come raccomandazione oppure...va bene. Passiamo all'ordine del giorno Di Battista n. 9/2247-A/2, sul quale vi è un invito al ritiro o parere contrario. Non c’è Di Battista. Passiamo all'ordine del giorno Di Benedetto n. 9/2247-A/3, accolto come raccomandazione. Va bene ? Di Benedetto non la vedo. Non c’è. Di Battista s'intende che abbia rinunziato, Di Benedetto accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/2247-A/4 accolto come raccomandazione...non posso chiedere altro. Ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/2247-A/5 accolto come raccomandazione: prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione del suo ordine del giorno accolto come raccomandazione.
Ordine del giorno Di Vita n. 9/2247-A/6 accolto come raccomandazione. Di Vita non c’è in Aula.
Passiamo all'ordine del giorno Gallinella n. 9/2247-A/7. Constato l'assenza dell'onorevole Gallinella.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dieni n. 9/2247-A/8, accolto dal Governo come raccomandazione.
Passiamo all'ordine del giorno D'Incà n. 9/2247-A/9, sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Constato l'assenza dell'onorevole D'Incà: s'intende che vi abbia rinunciato.
Passiamo all'ordine del giorno D'Uva n. 9/2247-A/10, sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Constato l'assenza dell'onorevole D'Uva: s'intende che vi abbia rinunciato.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Fantinati n. 9/2247-A/11 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insiste per la votazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Fico n. 9/2247-A/12 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fico n. 9/2247-A/12, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
DANIELE PESCO. Chiedo di parlare...
PRESIDENTE. Onorevole Pesco... non può intervenire, è accolto come raccomandazione.
Passiamo all'ordine del giorno Grillo n. 9/2247-A/19, accolto come raccomandazione: constato l'assenza della collega Grillo, quindi, s'intende che non insiste per la votazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/2247-A/20, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno L'Abbate n. 9/2247-A/21, accolto dal Governo come raccomandazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno L'Abbate n. 9/2247-A/21.
Dichiaro aperta la votazione.
ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, volevo brevemente illustrare l'ordine del giorno, cioè dare la possibilità di riflettere...
PRESIDENTE. È una dichiarazione di voto.
ROBERTA LOMBARDI. Sì. Con questo ordine del giorno, noi facciamo innanzitutto una serie di premesse, quindi affermiamo che la proposta di legge in esame introduce una procedura di volontaria collaborazione preventiva in materia fiscale. La finalità perseguita è quella di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'Erario. In pratica, il contribuente dovrà denunciarsi al fisco, beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative pecuniarie, nonché della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi.
Altra premessa che ci premeva sottolineare era che il testo approvato all'esito dell'esame in Commissione, prevede altresì che la procedura di volontaria collaborazione preventiva possa essere utilizzata anche per sanare le violazioni degli obblighi di dichiarazione ai fini delle imposte sui redditi e relative addizionali, delle imposte sostitutive delle imposte sui redditi, dell'imposta regionale sulle attività produttive e dell'imposta sul valore aggiunto, nonché le violazioni relative alla dichiarazione dei sostituti d'imposta, commesse fino al 30 settembre 2014, beneficiando del medesimo trattamento sanzionatorio, cioè, la riduzione delle sanzioni per le violazioni sostanziali e formali, nonché l'esclusione della punibilità.
Altra premessa: al fine di favorire l'emersione di capitali e potenziare la lotta all'evasione, quindi, si introducono procedure volte a stimolare l'autodenuncia da parte dei contribuenti inadempienti agli obblighi dichiarativi, riconoscendo loro una significativa riduzione delle sanzioni amministrative pecuniarie applicabili, nonché la totale esclusione della punibilità per i reati tributari di cui agli articoli 2, 3, 4, 5, 10- e 10- del decreto legislativo n. 74 del 2000.
Oltre ad incentivare la collaborazione spontanea dei contribuenti non in regola, con conseguente inevitabile rinuncia da parte dello Stato all'applicazione di sanzioni penali e amministrative, è auspicabile che la lotta all'evasione fiscale venga perseguita anche attraverso il rafforzamento degli strumenti di controllo e di accertamento esistenti, nonché l'introduzione di nuove misure di contrasto.
Con questo ordine del giorno, su cui, ovviamente, voteremo a favore, noi impegniamo il Governo a riferire alle Camere con cadenza trimestrale in ordine all'attuazione delle nuove disposizioni introdotte per favorire il rientro dei capitali dall'estero, all'entità delle entrate conseguite, delle sanzioni eventualmente comminate e per quali violazioni, nonché in ordine alla ripartizione di cui all'articolo 1 del provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/2247/23, con parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, con questo ordine del giorno si chiede di inserire tra le attività a cui verranno destinate le entrate derivanti dall'applicazione della legge in questione anche quelle a cui...
PRESIDENTE. Collega Bianconi ! Collega Bianconi, la collega ha chiesto di metterlo in votazione, quindi sta facendo una dichiarazione di voto nei tempi contingentati che le spettano.
MARIALUCIA LOREFICE. Dicevo, con questo ordine del giorno si chiede di inserire tra le attività cui verranno destinate le entrate derivanti dall'applicazione della legge in questione, anche quella necessaria al contrasto di uno dei problemi più urgenti del nostro Paese, il dissesto idrogeologico.
Si discute molto, soprattutto negli ultimi giorni, dopo i fatti che hanno interessato Genova, del problema della fragilità del nostro territorio e dell'esposizione al rischio di frane e alluvioni che riguarda molte aree della nostra penisola: in ben seimila 6.633 comuni italiani sono presenti aree a rischio idrogeologico, che comportano ogni anno un bilancio economico pesantissimo e intollerabile, quando è pagato con la vita. A Genova un abitante su sei vive o lavora in zone alluvionabili, e di fatto la popolazione convive con il rischio idrogeologico, in una città insicura e pericolosa come difatti si è dimostrata.
Per capire la vastità, e conseguentemente la gravità del fenomeno del dissesto, è sufficiente leggervi un dato: 486 mila delle 700 mila frane in tutta l'Unione europea si sono verificate nei comuni italiani; di queste, 2.940 a livello di attenzione molto elevato. Troppi gli episodi di cronaca anche nera che hanno coinvolto grandi e popolati comuni italiani: la piena di Genova nell'ottobre 2010, oltre a quello degli ultimi giorni, prevista ma non monitorata abbastanza; l'alluvione e le frane nel Sarno, nel 1998, che hanno causato la morte di 160 persone; per non parlare del fiume Seveso, che negli ultimi trent'anni ha causato centinaia di milioni di danni per le alluvioni tra Milano e i comuni dell’. Non dimentichiamo che l'estate 2014 ha registrato ben sei esondazioni anche in pieno centro di Milano.
Dai pochissimi esempi citati è evidente l'assoluta necessità di maggiori investimenti, oltre che in termini di prevenzione attraverso cui affermare una nuova cultura dell'impiego del suolo, che metta al primo posto la sicurezza della collettività e ponga fine, da un lato, ad usi speculativi ed abusivi del territorio, dall'altro al suo completo abbandono anche in termini economici. In un contesto in cui sono sempre più evidenti gli effetti dei cambiamenti climatici in atto, che comportano fenomeni meteorologici estremi, caratterizzati da piogge intense, concentrate in periodi di tempo sempre più brevi, la gestione irrazionale del territorio porta a conseguenze disastrose.
Alla luce del fatto che finora gli interventi, o in alcuni casi i non interventi, del Governo, sono risultati essere concausa delle tragedie generate dal dissesto idrogeologico, e considerato che anche il decreto-legge sblocca-Italia, con la previsione di inceneritori, trivellazioni, privatizzazioni e quant'altro, genera ulteriori danni all'ambiente, oltre che ovviamente alla salute dei cittadini, chiediamo con questo ordine del giorno che venga maggiormente finanziata l'attività di contrasto del dissesto idrogeologico del territorio nazionale .
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza, come già fatto in precedenti analoghe circostanze, consentirà ai deputati appartenenti a tale gruppo lo svolgimento di brevi interventi della durata di un minuto da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantero. Ne ha facoltà. Seguiamo i nuovi parametri, quindi lei ha un minuto.
MATTEO MANTERO. Signor Presidente, rapidamente a questo punto volevo chiedere di votare l'ordine del giorno della collega perché il problema del dissesto idrogeologico è importantissimo. Abbiamo l'Italia sommersa dall'acqua in questi giorni; a Genova è successa la stessa identica cosa che è successa quattro anni fa quando sono morte sei persone e quest'anno ne è morta una. Non è stato fatto nulla in quattro anni, noi ieri eravamo a Genova con alcuni colleghi per dare una mano e là c'erano solo i cittadini genovesi che si sono rimboccati le maniche per dare una mano e per rimettersi in piedi. Non c'erano le istituzioni, non c'era la Protezione civile, non c'era la Polizia, non c'era l'Amiu, c'erano solo i cittadini genovesi e i cittadini da tutta Italia. Quindi i cittadini italiani sono completamente abbandonati dalle istituzioni, dal Governo e dalle amministrazioni locali rispetto a questa emergenza quindi è importante che su questo si prendano provvedimenti rapidi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente anche io mi associo alle parole del mio collega Mantero e invito l'Aula a votare questo ordine del giorno dando anche una informazione all'Aula. In questo momento i cittadini del X municipio lo hanno occupato fino a che non arriveranno risposte concrete e fatti da parte di Marino e di Zingaretti in quanto i cittadini dei quartieri Infernetto, Bagnoletto, Stagni e Saline – e già i nomi sono una dimostrazione – temono che le prossime piogge possano causare disastri e tragedie anche in quella zona. Per cui chiediamo all'Aula di votare il nostro ordine del giorno e di impegnarsi sul serio contro il dissesto idrogeologico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lorefice n. 9/2247-A/24, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti eventi alluvionali.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti.
GIAN LUCA GALLETTI, Signor Presidente, onorevoli colleghi, colgo l'occasione per manifestare innanzitutto il cordoglio mio personale e dell'intero Governo – e penso anche di rappresentare il sentimento di voi tutti – per tutte le vittime del maltempo che continua a imperversare ancora sulla nostra penisola. Il nostro pensiero va anche a tutti coloro che vivono il dramma derivante dai danni ingenti occorsi in questi giorni durante il nubifragio che ha imperversato sul nostro Paese, i danni alle strutture abitative, commerciali e industriali che ha provocato.
La problematica del dissesto idrogeologico, connessa, com’è noto, a quella dei cambiamenti climatici, riveste particolare delicatezza, perché dalla risoluzione di essa dipende il futuro del nostro Paese e la stessa sicurezza in termini di qualità di vita di tutti i cittadini del nostro Paese.
È noto che la notte fra il 9 e il 10 ottobre scorso una pioggia ininterrotta ha investito le regioni settentrionali, tra cui la Liguria e, in particolare, la città di Genova. Cercherò, in questa mia relazione, di dettagliare l'accaduto sulla base delle informazioni acquisite dal mio Ministero, dalla locale prefettura, dalla regione Liguria e dalla competente ARPAL.
Il Dipartimento della protezione civile, attraverso il Centro funzionale centrale, svolge – vi ricordo – un ruolo di indirizzo e coordinamento generale della rete dei centri funzionali e regionali e può sostituire nei compiti e nelle funzioni i centri decentrati non attivi su richiesta delle regioni interessate. La regione Liguria, nel caso specifico, dispone di un Centro funzionale decentrato attivo, che svolge attività operative di previsione, monitoraggio e sorveglianza. È gestito dall'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Liguria, ai sensi della legge regionale n. 20 del 2006, ed è dipendente funzionalmente dalla struttura regionale competente in materia di protezione civile. La regione ha quindi piena responsabilità dell'attività di allertamento nell'emissione sia degli avvisi meteo che negli avvisi di criticità idrogeologica e idraulica per quanto riferito al proprio territorio regionale di competenza.
In base alla procedura regionale – questi sono i fatti sopra descritti – il Centro funzionale meteo-idrogeologico di protezione civile ha emesso e pubblicato il giorno 8 ottobre 2014 alle ore 10,24 un avviso meteorologico con decorrenza a partire dal giorno successivo per «elevata probabilità di temporali forti, organizzati in strutture temporalesche estese e diffuse, e conseguenti effetti al solo diffusi». Questo era il testo del bollettino. Lo scenario dell'evento, con i relativi possibili effetti e danni, riportato nel testo dell'avviso meteorologico regionale, associato ad una criticità ordinaria, prevedeva inoltre: «allagamenti ad opera di piccoli canali, bacini, con possibili piene improvvise di piccoli rii, fenomeni di rigurgito del sistema di smaltimento delle acque piovane con coinvolgimento delle aree urbane più depresse, possibili allagamenti e danni ai locali interrati, provvisoria interruzione della viabilità, specie nelle zone più depresse, scorrimento superficiale nelle sedi stradali urbane ed extraurbane». Il bollettino continuava: «eventuale innesco di locali smottamenti superficiali dei versamenti, possibili disagi alla viabilità e danni localizzati a strutture provvisorie e vegetazione per locali forti colpi di vento, trombe d'aria, grandine e fulmini, occasionale pericolosità per l'incolumità delle persone e dei beni». Altri due avvisi metrologici regionali, sempre per la medesima fenomenologia, sono stati emessi dal Centro funzionale meteo-idrogeologico di protezione civile in data 9 e 10 ottobre 2014.
Il centro funzionale meteo-idrogeologico di protezione civile ha emesso e pubblicato il giorno 8 ottobre 2014, alle ore 10,24 un avviso metereologico con decorrenza a partire dal giorno successivo per elevata probabilità di temporali forti organizzati in strutture temporalesche estese e diffuse e conseguenti effetti al suolo diffusi. Questo era il testo del bollettino.
Lo scenario dell'evento, con i relativi possibili effetti e danni riportati nel testo dell'avviso meteorologico regionale, associato ad una criticità ordinaria, prevedeva inoltre allagamenti ad opera di piccoli canali e bacini e con possibili piene improvvise di piccoli rii, fenomeni di rigurgito del sistema di smaltimento delle acque piovane con coinvolgimento delle aree urbane più depresse, possibili allagamenti e danni ai locali interrati, provvisorie interruzioni alla viabilità, specie nelle zone più depresse e scorrimento superficiale nelle sedi stradali urbane ed extraurbano. Continuava il bollettino: «eventuale innesco di locali smottamenti superficiali dei versamenti, possibili disagi alla viabilità e danni localizzati a strutture provvisorie e vegetazione per locali forti colpi di vento, trombe d'aria, grandine e fulmini, occasionale pericolosità per l'incolumità delle persone e dei beni». Altri due avvisi meteorologici regionali, sempre per la medesima fenomenologia, sono stati emessi dal Centro funzionale Meteo Idrogeologico di protezione civile in data 9 e 10 ottobre 2014. Il Centro funzionale centrale del Dipartimento della Protezione civile, preso atto dell'avviso della regione Liguria dell'8 ottobre 2014, ha emesso nella medesima giornata, un avviso di condizioni meteorologiche avverse nazionali, a partire dalla serata dell'8 ottobre e per le successive 24 e 36 ore, prevedendo sulla Liguria – cito testualmente – precipitazioni a prevalente carattere di rovescio o temporale. I fenomeni saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica e forti raffiche di vento. Il suddetto avviso è stato rinnovato sempre per la regione Liguria nel pomeriggio, sera del 10 ottobre e per le successive ventiquattro ore, prevedendo sulla Liguria precipitazioni a prevalente carattere di rovescio o temporale. «I fenomeni» – continuava il bollettino – «saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica e forti raffiche di vento». Dal punto di vista delle criticità idrogeologiche e idrauliche, il Centro funzionale meteo idrogeologico di protezione civile ha valutato l'8 ottobre uno scenario di criticità ordinaria per la giornata successiva nelle zone d'allerta centro orientale della regione e quindi anche per il territorio del comune di Genova. Tali valutazioni idrologiche e idrauliche sono state trasmesse al Centro funzionale centrale del dipartimento della Protezione civile che, ai sensi della direttiva del Presidente del Consiglio del 27 febbraio 2004, le ha recepite e pubblicate sul Bollettino di criticità nazionale.
Nella serata del 9 ottobre 2014, in particolare dalle ore 20 alle ore 24, sono state registrate precipitazioni particolarmente intense ma molto localizzate che, per le caratteristiche temporali e spaziali risultava ad oggi non prevedibili attraverso i modelli metereologici disponibili. In particolare, si evidenzia che la massima cumulata oraria è stata registrata a Genova e che ha superato i 130 millimetri. Le suddette precipitazioni hanno provocato il rapidissimo innalzamento di tutti i corsi d'acqua della provincia di Genova causandone l'esondazione in più punti nella stessa serata. Gli incrementi più significativi e repentini si sono registrati sul fiume Bisagno che, in circa due ore, dalle 22 alle 24, ha registrato un incremento del livello idrometrico superiore ai tre metri e mezzo, superando la massima soglia d'allerta pari a 4,2 metri e raggiungendo la quota idrometrica di 5,6 metri, con la conseguente esondazione in area cittadina.
In generale, sulle 36 ore, dalla mezzanotte del 9 ottobre fino alle 12 del 10 ottobre le cumulate massime registrate, sempre nella medesima località, hanno raggiunto i 543 millimetri. Inoltre, quasi tutti i bacini padani e marittimi all'interno della provincia di Genova sono state interessate da piogge dell'ordine di 150/200 millimetri, che hanno provocato varie esondazioni.
Mi soffermerò adesso sui rapporti – come da vostra richiesta – che sono intercorsi al riguardo tra la Protezione civile e l'ARPAL della Liguria. La Protezione civile regionale garantisce la reperibilità nell'intero arco delle ventiquattro ore per qualsiasi tipo a rischio. L'attivazione della sala operativa regionale e dei diversi conseguenti livelli di attivazione che sono il volontariato locale, gestione reti dati e dislocazione sul territorio più altre attività è decisa sulla base dell'evento atteso o per eventi in corso.
Le previsioni meteorologiche emesse nella giornata del 9 ottobre prevedevano un avviso per alta probabilità di temporali forti organizzati e persistenti, come detto prima. Pertanto, sulla base della procedura sopra evidenziata, il settore Protezione civile ed emergenza ha iniziato a gestire la situazione in regime di reperibilità, prevedendo al monitoraggio strumentale delle precipitazioni in collegamento con i reperibili idrologi e meteorologici del Centro funzionale.
L'ultimo aggiornamento del Centro funzionale precedente l'evento, emesso alle ore 18,10 e pubblicato sul sito ARPAL Liguria comunicava – cito testualmente – «sistema perturbato che interessa la Liguria da altre ventiquattro ore sta iniziando a dare segnali di graduale indebolimento». A fronte di ciò, considerato l'intensificarsi delle piogge, già delle ore 22,30 del 9 ottobre, presso la prefettura del Governo è stata convocata un'unità di crisi che ha mantenuto continui e costanti contatti in relazione dell'evolversi della situazione, con la regione e i sindaci dei comuni interessati alla perturbazione.
Alle ore 11,10 del 10 ottobre, a seguito di un messaggio di allerta meteo emanato dal settore di protezione civile della regione Liguria, l'unità di crisi veniva allargata ai rappresentanti delle amministrazioni ed alle istituzioni coinvolte a vario titolo nella gestione dell'emergenza, con costituzione del centro coordinamento dei soccorsi. Faceva seguito l'attivazione di sette centri operativi misti, istituiti per il coordinamento delle emergenze sovra-comunali nei comuni di Recco, Lavagna, Campo Ligure, Campomorone, Busalla, Torriglia e Moconesi, diretto da dirigenti prefettizi.
L'attività del centro coordinamento soccorsi si è svolta ininterrottamente fino alla tarda sera del 14 ottobre dopodiché i contatti, specialmente con la componente tecnica dell'organismo, sono proseguiti fino a cessate esigenze. Attesa l'elevata situazione di criticità in numerose zone della città, il sindaco di Genova ha adottato un'ordinanza di chiusura degli istituti scolastici per i giorni 10, 11 e 13 ottobre, al fine di tutelare l'incolumità pubblica, limitando al massimo gli spostamenti di persone e di veicoli sul territorio. Analoghi provvedimenti, nel frattempo, venivano emanati dai sindaci degli altri comuni della provincia.
Gli avvisi meteorologici regionali sono diramati direttamente dal centro funzionale a tutti i comuni, con valenza di comunicazione di protezione civile e pubblicati sul sito dell'ARPAL. La sala operativa regionale è stata presidiata dalle ore 23 del 9 ottobre, rimanendo attiva per l'intero arco delle 24 ore, fino alle 18 del 14 ottobre. Imponente il dispiego di forze sui territori interessati, che dall'11 ottobre ha visto anche il concorso di militari dell'esercito i quali, su indicazione della prefettura, sono stati destinati a supportare direttamente l'attività dei vigili del fuoco. In particolare, dette forze, unitamente al corpo forestale dello Stato, hanno proceduto al monitoraggio dei corsi d'acqua e dei ponti nelle zone esposte maggiormente a rischio, al fine di individuare le situazioni necessitanti di immediato intervento.
Preziosissimo è stato il contributo delle forze dell'ordine, che hanno posto in campo circa 150 pattuglie sulle 24 ore. Tale dispiegamento di forze ha reso anche possibile lo svolgimento di una capillare attività antisciacallaggio che, tra l'altro, ha condotto all'arresto di 22 soggetti colti in flagranza di reato. Permettetemi di ringraziare tutte le forze dell'ordine e anche tutti i cittadini volontari che, nel periodo più difficile dell'inondazione, hanno svolto un contributo eccezionale, hanno salvato vite umane e hanno contributo a ripristinare la situazione nel più breve tempo possibile .
In seguito ai danni causati agli immobili dalle forti piogge, sono state evacuate 224 persone, di cui 56 hanno trovato ricovero presso strutture messe a disposizione dalle amministrazioni comunali; le altre presso parenti. È attualmente in corso l'iter, avviato dalla regione Liguria, per il riconoscimento dello stato d'emergenza.
L'intervento per aumentare la capacità e, quindi, la sicurezza del tratto coperto del Bisagno alla foce è stato deciso con ordinanza della Protezione civile del 19 marzo 2004, per fronteggiare uno stato di emergenza dichiarato il 29 novembre 2002. Tale ordinanza individuava le risorse da utilizzare, 70 milioni di euro, e assegnava le responsabilità dell'intervento al presidente della regione Liguria. Tale primo lotto di lavori di adeguamento della copertura del Bisagno, appaltato nel 2005, è stato realizzato.
Con accordo tra Presidente del Consiglio dei ministri, presidente della regione Liguria, presidente della provincia di Genova e sindaco di Genova del 20 marzo 2007 è stato finanziato, con 15,5 milioni di euro a valere sui fondi residui delle colombiane, un primo stralcio del secondo lotto di lavoro per l'adeguamento di un altro tratto di copertura del Bisagno. L'accordo di programma con la regione Liguria del 2010, per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, ha destinato 35 milioni 730 mila euro, di cui 30 milioni 730 mila a carico del bilancio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e i residui 5 milioni a carico della regione, al secondo stralcio del secondo lotto dell'intervento di adeguamento idraulico sul torrente Bisagno.
Nell'ottobre 2011, a valere su queste ultime risorse l'apposito Commissario straordinario delegato aveva indetto una gara aperta per l'affidamento dell'appalto integrato. Gli atti di aggiudicazione sono stati impugnati innanzi al TAR Liguria con due ricorsi presentati da ditte le cui offerte erano state valutate inammissibili e conseguentemente, erano state escluse dalla gara. Con sentenza depositata il 21 febbraio 2013, il TAR Liguria ha accolto i ricorsi annullando gli atti del procedimento di gara, con invalidità derivata del provvedimento di aggiudicazione definitiva. Dopo aver acquisito il parere favorevole dell'Avvocatura dello Stato, l'amministrazione ha proposto appello innanzi al Consiglio di Stato, che ha rimesso la competenza al TAR Lazio; quest'ultimo, con sentenza notificata il 2 ottobre 2014, ha respinto i ricorsi, riconoscendo la legittimità dei provvedimenti impugnati. Il Presidente della regione Liguria, proprio ieri, ha attivato le procedure per la realizzazione dei lavori. Si prevede che i lavori saranno ultimati in ventotto mesi.
Il completamento dell'integrale adeguamento del tratto coperto – dalla Foce alla stazione Brignole – richiede un impegno finanziario di ulteriori 95 milioni di euro. Tenendo conto di una portata duecentennale di 1.300 metri cubi al secondo, per l’ integrale messa in sicurezza del sistema idrico in questione è prevista anche la realizzazione di un canale scolmatore. L'opera garantirà il deflusso in sicurezza di una portata massima di 450 metri cubi al secondo del torrente Bisagno, con un impegno di spesa previsto di circa 221 milioni di euro. Tale opera potrà essere rivalutata, tuttavia, a seguito dell'integrale adeguamento della copertura del Bisagno e della realizzazione dei previsti interventi sul Fereggiano. Infatti, l'intervento nel Bisagno prevede l'eliminazione di tutti i sottoservizi e l'aumento delle sezioni; interventi che potrebbero rendere non più necessaria la realizzazione del citato canale scolmatore. In tale evenienza, il celere completamento degli interventi sul Bisagno comporterebbero anche un significativo risparmio per le finanze pubbliche. Parte delle risorse necessarie potranno essere reperite, in base all'articolo 7, comma 8 del decreto-legge n. 133 del 2014, cosiddetto sblocca Italia, nell'assegnazione alle regioni di 110 milioni di euro per le aree metropolitane interessate da fenomeni alluvionali. Di essi il Governo intende assicurare per le finalità di cui sopra una parte significativa pari a 25 milioni di euro, utilizzando anche le procedure di emergenza. In tale modo, con 18 milioni potrà essere avviato il completamento dei lavori dell'intero sistema di messa in sicurezza del torrente Bisagno – del valore complessivo di 95 milioni – e con 7 milioni il completamento della sistemazione idraulica del torrente Chiaravagna. Le ulteriori risorse potranno essere reperite a valere sulla prossima programmazione. È stato concordato infine che il Presidente della regione, Commissario di Governo, provveda alla individuazione delle opere per il completamento della messa in sicurezza del torrente Bisagno che saranno finanziate a valere sui nuovi accordi di programma per il ciclo 2014-2020 dei Fondi per lo sviluppo e la coesione.
Il tema del contrasto al dissesto idrogeologico è al centro dell'agenda politica del Governo sin dal suo insediamento. Il 25 maggio 2014 ha il Governo ha istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri una apposita Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, con il compito specifico di imprimere un'accelerazione all'attuazione degli interventi di messa in sicurezza del territorio e di supportare la nuova programmazione delle risorse per il ciclo 2014-2020. Per la stessa finalità il cosiddetto decreto competitività, il decreto-legge n. 91 del 2014, ha affidato la responsabilità della realizzazione degli interventi ai presidenti delle regioni in qualità di «Commissari straordinari delegati», attribuendo loro la titolarità delle relative contabilità speciali oltre che importanti poteri sostitutivi e di deroga. Il decreto legge n. 133 del 2014 ha reso ordinaria l'attribuzione ai presidenti di regione di funzioni per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e, contemporaneamente, ha avviato un procedimento di ricognizione dello stato di attuazione di tutti gli interventi finanziati anche in data antecedente al 2009 per procedere alla revoca delle risorse economiche non ancora utilizzate con l'obiettivo di canalizzare le stesse su interventi altrettanto urgenti ma immediatamente cantierabili.
Per quanto concerne in dettaglio l'aspetto finanziario, l'azione del Governo segue due linee di intervento: in primo luogo, il recupero di risorse assegnate a partire dal 1998 a vari livelli di governo, finalizzate al dissesto idrogeologico e non ancora utilizzate; in secondo luogo, la programmazione di nuove risorse a valere sul nuovo ciclo del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020. Anche in tal caso, l'obiettivo è di dare una significativa ed effettiva accelerazione alle opere in tale settore. Al giugno di quest'anno, le risorse programmate, ma non ancora completate, avviate a cantiere ammontavano a 2 miliardi 312 milioni di euro, di cui 308 milioni per gli interventi programmati prima del 2009, 785 milioni per i Piani operativi regionali e un miliardo e 219 milioni provenienti dagli accordi di programma 2009-2010. In sede di programmazione dei Fondi per lo sviluppo e la coesione 2014-2020, sulla base delle indicazioni degli interventi immediatamente cantierabili che soddisfano i requisiti della legge n. 147 del 2013 inseriti dalla regione nel sistema informatico RENDIS, per un importo complessivo stimato in circa 7 miliardi di euro, il Ministero dell'ambiente ha fatto una richiesta di oltre 4,5 miliardi con previsione di cofinanziamento regionale del residuo importo di circa 2,5 miliardi di euro. È stato altresì richiesto un importo di circa un miliardo 100 milioni di euro per interventi di difesa del suolo coordinati con infrastrutture verdi. A queste somme si aggiunge la richiesta di 138 milioni di euro previsti per gli interventi di difesa del suolo inseriti negli accordi di programma sottoscritti con le regioni del centro-nord nel 2010, che ad oggi non sono stati stanziati con delibera CIPE e sono stati solo in parte già anticipati per l'importo di 50 milioni di euro con risorse di bilancio proprie del Ministero dell'ambiente. La nuova Programmazione settennale, legata al nuovo ciclo dei Fondi di sviluppo e Coesione 2014-2020, sarà articolata attraverso un sistema di accordi di programma quadro fra lo Stato e le singole regioni, con una che prevede, anche per i prossimi anni, i presidenti delle regioni come commissari di Governo. Ciò garantirà la necessaria trasparenza e operatività sia nella fase di messa a punto degli accordi di programma, con particolare riferimento alle attività di raccolta, validazione e selezione dei progetti, monitoraggio finanziario e tecnico, sia nella fase di gestione. Con la riforma delle Autorità di bacino e l'istituzione dei distretti idrografici, che il Governo considera una priorità, si punta a rafforzare il ruolo delle Autorità dei bacini idrografici come punto di riferimento per la ricerca e lo studio tecnico e tecnologico svolto nelle diverse sedi scientifiche, interne ed esterne alla pubblica amministrazione, in stretta collaborazione e integrazione con l'ISPRA, e, quindi, come autorità di validazione della progettazione degli interventi contro il rischio idrogeologico.
Anche con riferimento alla nuova programmazione, sono in corso di elaborazione le linee guida per la raccolta dei progetti proposti dalla regione e, quindi, per una selezione tecnica che tenga conto delle analisi costi-benefici dei singoli interventi, secondo quanto previsto dalla direttiva europea sulle alluvioni.
Onorevoli colleghi, in questi mesi abbiamo assistito in tante parti d'Italia a eventi drammatici. Nelle città invase dal fango tanti cittadini si sono rimboccati le maniche, hanno aiutato il prossimo in difficoltà, hanno dato a tutti noi una grande lezione di dignità, una dimostrazione del coraggio e della generosità di cui sono capaci gli italiani nei momenti più complessi. Di fronte a disgrazie come quelle di Genova, del Gargano, di Refrontolo, di Parma, del grossetano, di Senigallia, della Sardegna, il Governo c’è. I cittadini ci chiedono risposte, e la nostra reazione non deve essere lo scaricabarile. La nostra reazione deve essere una reazione di responsabilità, di chi sa che governare significa risolvere, prima di tutto, un problema come questo, che l'Italia si trascina dietro storicamente per colpe antiche che non possiamo permettere si ripetano.
Il dissesto idrogeologico è un male al quale non possiamo rassegnarci; è una malattia da cui l'Italia deve essere curata a tutti i costi. Lo stiamo facendo dal primo giorno con serietà, consapevoli che l'impegno per mettere in sicurezza il Paese richiede tempo. Cambiare le regole, semplificare le procedure, eliminare le cattive burocrazie, spendere tutti e subito i fondi disponibili fermi, programmandone di nuovi, secondo i bisogni della comunità, è il lavoro che abbiamo davanti e per il quale chiedo anche al Parlamento il massimo sforzo. Questo è un tema troppo importante per dividersi, per fare prevalere le polemiche e le logiche di parte alle risposte, che abbiamo il dovere morale di dare tutti, come rappresentanti a vario titolo dello Stato, a questo nostro Paese, all'Italia
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare la deputata Mariani. Ne ha facoltà.
RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, signor Ministro, esprimo la nostra vicinanza alle famiglie delle vittime e a tutti i cittadini italiani che, negli ultimi giorni, hanno subito gli effetti disastrosi di calamità naturali. L'onorevole Tullo martedì ha parlato di Genova, ma hanno fatto seguito a quell'evento disastri a Modena, nel parmense, nell'alessandrino, nel Friuli e in Maremma e vi sono state altre vittime.
La nostra vicinanza, come dicevo, deve tradursi in azioni concrete e non rimane più tempo per discussioni, conflitti di competenze tra istituzioni e strumentalizzazioni. Non è questo il tempo. Serve solo rimboccarsi le maniche e dare concretamente una mano, come hanno fatto centinaia di volontari di giovani che, per la loro parte, come sempre, dimostrano quanto di buono vi sia nella nostra comunità.
A noi tocca dare seguito agli impegni molto seri che Governo e Parlamento hanno preso con gli italiani riguardo ad alcuni punti fondamentali. In primo luogo, una maggiore vicinanza ed assistenza economica agli enti locali, ai cittadini ed alle imprese colpite nella prima delicatissima fase di emergenza. Servono risorse certe, in tempi molto brevi. Il sistema di protezione civile chiede continuità di risorse ed un quadro di regole certe ed omogenee per tutto il Paese.
In secondo luogo, dobbiamo poter contare su fondi strutturali e pluriennali, destinati alla pianificazione di opere per la riduzione del rischio idraulico ed idrogeologico.
In terzo luogo, dobbiamo dare concretezza alle soluzioni progettuali, anche a partire dalla semplificazione delle procedure, dalla netta distinzione delle responsabilità, senza abbassare la guardia rispetto a trasparenza, anticorruzione e concorrenza. Il contenzioso giurisdizionale tra imprese non deve più essere la causa del blocco degli interventi urgenti a tutela della pubblica incolumità. Si proceda ! Stiamo inserendo in questo senso, nel decreto-legge «sblocca Italia», misure adeguate che speriamo siano efficaci, senza ledere il diritto costituzionale e giurisdizionale delle imprese e delle istituzioni.
A lei, Ministro ed al suo Dicastero chiediamo di portare a termine con rapidità – sottolineo «con rapidità» – l'attuazione della Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, avviata dal Ministro Orlando, e di affiancare il Parlamento nella definitiva – e di nuovo sottolineo «definitiva» – approvazione del disegno di legge sul consumo di suolo.
In queste ore, si è sentito parlare molto spesso di un ritardo del Parlamento. In questo senso vogliamo riaffermare, invece, che il Parlamento è pronto. Occorre che il Governo completi con i suoi pareri una procedura e un iter che sono solo da approvare definitivamente. Noi dobbiamo dare risposte molto concrete a quei cittadini e a quelle imprese che non hanno più fiducia nelle istituzioni. Lo dobbiamo fare nel rispetto di quelle vittime, lo dobbiamo fare nel rispetto del valore che diamo agli enti locali, che ogni giorno affrontano, a volte a mani vuote, emergenze più grandi di loro e che si ritrovano nei contenziosi a dovere soccombere, per così dire, rispetto a responsabilità non definite.
In questo senso, avremo modo, nelle prossime settimane anche di semplificare e di parlare di quella che è la madre di tutti i problemi: la revisione del codice degli appalti. Infatti, è indubbio che noi non possiamo più mettere, per così dire, piccole toppe a procedure che hanno in questi anni provocato e manifestato vuoti assurdi e molto pericolosi nella risposta data ai cittadini e agli enti locali.
In questo senso, mi auguro che Parlamento e Governo potranno dare un segnale di efficienza e di efficacia in tempi davvero molto brevi. Non c’è più tempo per le parole
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Samuele Segoni. Ne ha facoltà.
SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, cercherò di essere calmo stamani, lo devo alle vittime di queste sciagure che sono state ricordate sia dal Ministro sia dalla deputata che ha parlato prima di me.
Voglio concentrarmi in questo intervento soprattutto sulle soluzioni. Individuare le soluzioni è la cosa principale che dobbiamo alle vittime. Vorrei prima, però, far presente che i luoghi flagellati in questi ultimi giorni sono tutti luoghi che sono già stati colpiti molto recentemente da eventi analoghi e in cui paradossalmente già erano state costruite delle opere, magari anche con del tipo: «Affinché questo non succeda più». E ci risiamo.
Questo, secondo me, induce a pensare che la soluzione di questo problema non risiede soltanto nel fare nuove opere, che spesso si traducono in ulteriori colate di cemento. Io vorrei far presente che soprattutto le opere devono essere progettate, programmate con una visione di insieme a scala di bacino. Molto spesso assistiamo ad opere che risolvono il problema in un punto semplicemente, trasferendo il problema soltanto più a valle o più a monte. Il caso del Bisagno è uno di questi casi.
Accolgo con piacere il fatto che alcuni concetti che stiamo cercando da tempo di portare avanti noi del MoVimento 5 Stelle siano stati ripresi dal Ministro Galletti, ad esempio quello della doverosa analisi dei costi-benefici quando si va a programmare le opere. Per carità, non è una cosa dei 5 Stelle, lo dice l'Europa che andrebbe fatto così. Però è una pratica che molto spesso non viene fatta.
E soprattutto l'analisi del rapporto tra costi e benefici dovrebbe essere estesa anche a progetti alternativi in cui si prende sempre in considerazione l'ipotesi di andare verso la rinaturalizzazione dei corsi d'acqua, oppure la demolizione degli edifici a rischio per ricostruire in area sicura. A volte in alcune situazioni non ci sono opere che tengano. L'unica soluzione è quella di andare a buttare giù quello che a volte è stato costruito o per abusi edilizi o per una pianificazione territoriale scriteriata. Questo è ancora peggio; a volte, si costruisce in posti rischiosi in maniera perfettamente legale e questa è una cosa assurda. In certi casi, non c’è opera che tenga, si rade al suolo e si ricostruisce in zona sicura, se l'analisi costi benefici mi dice che è l'intervento migliore.
Lei, Ministro, penso sia stato messo al corrente che ieri, durante il ho lanciato una sfida al Governo. Il MoVimento 5 Stelle presenterà una propria proposta di legge per le alluvioni e per le frane e ha sfidato il Governo ad adottare un provvedimento altrettanto risolutivo e a farlo in tempi altrettanto tempestivi.
Io la metto al corrente – e con lei tutta l'Aula – che proprio stamani ho ricevuto una telefonata da fonti governative, con la quale venivo invitato a collaborare. Questo è un tema su cui si può collaborare sicuramente, certamente. Lo spirito del MoVimento 5 Stelle è sempre stato questo: quello, se una cosa non va in una determinata direzione, di spingere, cercare di spingere la maggioranza. Quindi, quando noi depositeremo questa proposta di legge a 5 Stelle sarà a disposizione di tutte le altre forze politiche e del Governo; potrà essere tranquillamente copiata e incollata in atti del Governo.
PRESIDENTE. Ministro, per favore può prestare attenzione ?
SAMUELE SEGONI. Ecco, infatti, Ministro presti attenzione, anche perché le volevo ricordare che, proprio in vista di questa collaborazione, il MoVimento 5 Stelle circa dieci giorni fa aveva organizzato un convegno a Roma proprio sull’«Italia dissestata» a cui lei era stato invitato. Questa era una valida occasione per poter collaborare insieme. Sono intervenuti esperti, scienziati, tecnici anche delle istituzioni. Era un ottimo momento per fare in modo che la politica si mettesse al passo con le conoscenze della comunità tecnico-scientifica, che sono molto avanzate.
Quindi, noi siamo disposti a fornire le nostre soluzioni, lo faremo a breve. Alcune le ho già enunciate nel corso del anche oggi e nell'interpellanza di domani. Però sarebbe di buon gusto, secondo me, che questa classe politica facesse prima di tutto autocritica. È evidente, Genova è il classico esempio: è stato costruito troppo e in posti scriteriati. Questo è un che la classe politica attuale deve assolutamente fare, altrimenti non andiamo da nessuna parte.
Un'altra potrebbe essere quella di non aver investito assolutamente sulla cultura del rischio. I sistemi di previsione a volte fanno cilecca, sicuramente, non sono sfere di cristallo, sono modelli matematici e statistici che non funzionano se non si investe in ricerca.
PRESIDENTE. Deputato Segoni, concluda.
SAMUELE SEGONI. Mi avvio a concludere, ho ancora un po’ di tempo. Quindi, se tagliate i fondi alla ricerca in questo campo è normale che poi non funzionino e, soprattutto, i piani di emergenza esistono ? Sono efficaci, sono conosciuti dalla popolazione ? Perché, e concludo con questo invito, il vero punto di svolta è la conoscenza del piano di emergenza. Se la popolazione sa cosa fare e dove andare in caso di eventi calamitosi, questo fa la differenza tra vivere e morire. Quindi, investiamo soprattutto in questo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sandro Biasotti. Ne ha facoltà.
SANDRO BIASOTTI. Signora Presidente, signor Ministro, con tutto il rispetto e ringraziandola per la sua preziosa presenza a Genova, però sono totalmente insoddisfatto della sua relazione. Se lei la facesse leggere a chi gliel'ha scritta e la sentisse con attenzione lo licenzierebbe immediatamente, perché facendo la cronologia degli eventi atmosferici lei non ha detto la cosa più importante; sì, ha detto che la piena responsabilità è della regione, ma la regione non ha previsto e non ha dato allerta. Bastava guardare fuori, come ha detto lei, pioveva a dirotto, veniva giù un diluvio, il giorno prima, ma il giorno dopo, il giorno dell'alluvione, che era giovedì, la regione, con venti dipendenti, senza un dirigente – quindi c’è anche una responsabilità su cui la prego di intervenire – non ha dato l'allarme. Quello che noi non possiamo accettare, capendo che c’è un dissesto idrogeologico in tutta Italia, nella regione Liguria e su Genova soprattutto, è che questa alluvione sia capitata nello stesso identico punto di quella del 2011 – nello stesso – colpendo le stesse aziende, le stesse imprese, gli stessi commercianti. In questi tre anni, signor Ministro non è stato fatto nulla, nulla ! Questo problema del Bisagno, questa strada che copre il Bisagno, che va dalla stazione Brignole alla Fiera del mare, è oggetto di attenzione europea e nazionale dagli anni Settanta e in questi ultimi tre anni non è stato fatto nulla, un muretto di contenimento. Il primo lotto e il secondo lotto li ha fatti, io ero presidente della regione, il Governo Berlusconi, con i 70 milioni di euro e poi con i 30 milioni di euro con il Ministro Prestigiacomo. Questo è stato fatto. Cerchiamo di finirli questi lavori, ma ci sono delle responsabilità. Io non voglio fare polemiche, ma la responsabilità della regione è eclatante, non lo dico io, oggi su tutti i giornali lo dice il sindaco Sansa, sempre di maggioranza PD. Burlando e il PD hanno distrutto la nostra città, la governano da trent'anni. Sono stati fatti male i bandi di gara, signor Ministro. Certo il TAR interviene, ma il TAR non ha dato la sospensiva.
La responsabilità è del sindaco, almeno ci ha messo la faccia. Lei dice che è arrivato l'esercito. L'esercito è arrivato due giorni dopo, perché non è stato chiamato e quando è arrivato non gli hanno dato nessuna disposizione. La protezione civile del Piemonte, che voleva intervenire, è stata bloccata per burocrazia, perché gli hanno detto che prima doveva intervenire la protezione civile della Liguria. Non c'erano i vigili urbani, signor Ministro, c'erano solo i cittadini che spalavano senza pale, senza guanti. La polizia e i vigili urbani davano le multe agli angeli del fango che andavano nelle zone a spalare il fango. La mattina dopo il comune ha mandato quei camioncini che levano le cicche per le strade nella zona bella di Genova, anziché mandarli a spalare il fango; li ho visti io, dove abito io, questi camioncini che puliscono le zone belle della città. Ma ci vuole un po’ di sale in zucca !
Veniamo al Governo, lei dice che il Governo c’è, ma dov’è ? «Super Renzi man», ma dov’è ? Dice che non è venuto a Genova perché era una passerella, ma se c’è una televisione al mondo lui ci va, se c’è una trasmissione in cui si parla lui ci va e poi non viene a Genova ? Signor Ministro lei c'era, ma perché Renzi è venuto a Genova quando c'era da festeggiare la Concordia un mese fa ? Lì è venuto perché c'era da festeggiare. Ma insomma, lui dice che fa l'unità di missione; ha detto: lei ha fatto l'unità di missione, per accelerare ? Abbiamo fermi due miliardi di euro per i dissesti idrogeologici e cosa ha fatto «super Renzi man» ? Ha fatto l'unità di missione. Mi dica cosa ha fatto questa unità di missione.
Siamo in Ottobre-Novembre, c’è il dissesto in tutta Italia; ma che fa ? E, mi scusi, ma in questa legge di stabilità quanti soldi mette per il dissesto idrologico ? Zero ? Non ho sentito una parola sui veri danneggiati, che sono i commercianti, gli artigiani. Una parola. Questi aspettano ancora, che sono gli stessi colpiti, i rimborsi del 2011; quelli di Olbia, del mio amico Nizzi, ancora dall'anno scorso aspettano che dicano loro come fare.
Allora io le chiedo solo – e concludo, Presidente –, per cortesia, in questo caso autorizzate che con autocertificazione vengano dati quattro soldi – ho parlato di 10 mila euro – per potersi ricomprare il magazzino, di avere il coraggio, per vedere che il Governo c’è, in questa dimostrazione, non in discorsi del tutto inutili e, secondo me, anche fuori luogo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli Colleghi, i gravi fatti che hanno colpito le città di Genova, di Parma ed altre vaste zone dell'Italia settentrionale e centrale, hanno riproposto all'attenzione di tutti la grave realtà del dissesto idrogeologico del nostro Paese: un vero e proprio flagello che provoca lutti, distruzioni, dissesti territoriali e socioeconomici di immensa portata.
Non fosse sufficiente la storia passata e recente a dimostrare l'entità e la gravità del fenomeno, ricordiamo che solo tra il 2002 ed 2014 si sono contati 293 morti a seguito di eventi direttamente riconducibili alla condizione di dissesto del territorio italiano. Dal 2002 ad oggi, poi, annoveriamo ben 2 mila episodi di dissesto; solo il 2013 ha chiuso con il triste primato di 351 eventi franosi ed alluvionali.
Sappiamo, peraltro, che 1'82 per cento dei comuni italiani si trova esposto a rischio idrogeologico: milioni, quindi, di cittadini sono costantemente esposti ai pericoli derivanti dall'insicurezza delle aree geografiche in cui vivono e lavorano.
Le condizioni meteorologiche che si riflettono sul nostro territorio, si sono modificate in maniera consistente, creando difficoltà previsionali e di intervento. Fatto sta, comunque, che gli eventi catastrofici legati al dissesto idrogeologico sono sì risultati in aumento esponenziale negli ultimi anni, ma costituiscono un problema che l'Italia si ritrova a fronteggiare da oltre un secolo – non è un fatto nuovo o di questo decennio – periodo durante il quale si sono registrate 12.600 vittime, tra morti, feriti e dispersi.
Davanti a cifre tanto drammatiche, appare chiaro che questa situazione di pericolosità e precarietà territoriale comporta anche altissimi costi riconducibili ai danni che, ogni volta, abitazioni private, edifici pubblici ed infrastrutture viarie riportano: per non parlare del danno enorme che provoca alle attività lavorative ed alla stessa occupazione. Ricordiamo che dal 1994 ad oggi i danni causati dal dissesto idrogeologico del nostro Paese sono stimati in circa 240 miliardi di euro.
È evidente che tra i fattori del rischio idrogeologico rientra senza dubbio la conformazione del nostro territorio: che, comunque, è anche fortemente condizionato dall'azione dell'uomo e dalle continue modifiche di intere aree. La verità è che, nel nostro Paese, manca del tutto la cultura di previsione e prevenzione imperniata sull'individuazione delle condizioni di rischio e volta all'adozione di misure finalizzate alla minimizzazione dell'impatto degli eventi. È evidente, quindi, che la persistenza e l'aggravarsi di tale fenomeno postulano una legislazione il più possibile univoca, esaustiva, in grado di fornire una efficace tutela e messa in sicurezza del territorio e della popolazione residente.
Preservare la vocazione agricola del suolo per evitare di snaturarne e stravolgerne le connotazioni naturalistiche attraverso l'eccessiva urbanizzazione e cementificazione risultano, pertanto, questioni non rinviabili. A nostro avviso, e ad avviso di studiosi, esperti di tale fenomeno, appare particolarmente opportuno riprendere l'esame del disegno di legge concernente il consumo del suolo De Girolamo-Catania, che potrebbe assicurare un giusto equilibrio sul piano dell'assetto territoriale in modo da evitare nuovi, tragici eventi calamitosi.
Va peraltro dato atto al Governo di aver stanziato anche risorse economiche per i cittadini colpiti dalle calamità naturali di questi giorni: una misura che si è resa indispensabile per gli ingenti danni che hanno subito singoli ed aziende e che, quindi, consentirà la ripresa delle attività, anche occupazionali in una zona duramente colpita dall'evento.
C’è poi un punto essenziale che va affrontato e risolto: la necessità di poter escludere dal Patto di stabilità gli enti territoriali, le regioni che abbiano dichiarato lo stato di emergenza e che debbono affrontare il duro impegno del rilancio economico ed occupazionale e della ricostruzione delle strutture ed infrastrutture, sia private che pubbliche, distrutte dalla calamità. Si tratta di provvedimenti già attuati per calamità purtroppo accadute negli anni precedenti in vaste zone d'Italia.
È, questa, una fase particolarmente impegnativa, infatti, per gli enti territoriali che debbono adottare misure di messa in sicurezza, manutenzione e consolidamento dei territori esposti ad eventi calamitosi, nonché di interventi finalizzati ad agevolare la riduzione del rischio idrogeologico minimizzando, pertanto, l'impatto sulla popolazione di ulteriori eventi calamitosi.
In un momento così difficile per il Paese non possiamo non valutare, oltre ai danni provocati da eventi straordinari, il dato negativo di una burocrazia esasperata che ostacola, frena, rende complicato ogni intervento, ogni azione di risanamento.
Anche per questo motivo sosteniamo l'azione del Governo. Perché non c’è alcun dubbio che, al di là del fatto specifico, vada affrontato con decisione e spirito riformatore il problema delle regole e delle strutture amministrative che debbono risultare snelle, agili, utili per quella che molti hanno definito la politica del fare e non costituire, al contrario, un ostacolo sulla via del rilancio e del rinnovamento del Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Oliaro. Ne ha facoltà.
ROBERTA OLIARO. Signor Presidente, signor Ministro, ho ascoltato con molto interesse la sua relazione e da genovese le dico che l'ho ascoltata con un pizzico di rabbia. Questa è una politica che parla ed è una politica che purtroppo non sempre decide. Intanto a Genova ci risiamo: di nuovo fango, distruzione, mancata prevenzione, fondi bloccati o mai arrivati, case ed esercizi commerciali danneggiati se non distrutti ed è continuamente la gente a trovarsi con il fango alla vita. Non è possibile, signor Ministro, che ogni anno si ripeta questa drammatica situazione: oggi Genova, domani chissà chi altro. Intanto cambiano i Governi, cambiano le persone ma non cambia la situazione. Abbiamo vissuto tanti episodi che poi esplodono nelle grandi città come Genova o nei piccoli centri come le Cinque Terre in un recente passato. Ma alle spalle di questi tragici fenomeni, che sono anche dovuti ad inerzie locali, a lungaggini burocratiche nel realizzare progetti elaborati, perfino finanziati e pronti quindi ad essere realizzati, ma alle spalle di tutto questo c’è anche purtroppo l'incuria nei confronti di un patrimonio boschivo e forestale e nella mancata sistemazione dei corsi d'acqua e dei fossati.
È vero il clima è cambiato ma il rischio idrogeologico del nostro Paese è in gran parte imputabile all'azione dell'uomo nella trasformazione ed edificazione dei territori. La progressiva urbanizzazione, l'abbandono dei terreni montani, l'edificazione in aree a rischio, il disboscamento e la mancata o carente manutenzione dei corsi d'acqua, dei pendii a rischio di instabilità hanno sicuramente aggravato la situazione e messo ulteriormente in evidenza la fragilità del territorio italiano, aumentandone l'esposizione ai rischi di dissesto idrogeologico. Questo rappresenta un problema estremamente diffuso nel nostro Paese che risulta soggetto a rapidi processi che ne alterano il territorio e producono conseguenze spesso devastanti. Si tratta di fenomeni connessi al defluire delle acque libere in superficie e nel sottosuolo che causano l'instabilità dei terreni e dei pendii o l'esondazione dei corsi d'acqua per rilevanti e repentini aumenti di portata. Questi fenomeni si manifestano sottoforma di erosioni, frane od alluvioni. Ovviamente tutto questo incide sulla vita umana e provoca evidenti alterazioni ambientali dei territori che si ripercuotono su tutte le attività dell'uomo. La dimensione, signor Ministro, appare evidente. Negli ultimi anni dal dopoguerra gli eventi di dissesto idrogeologico gravi sono stati oltre quattromila ed hanno provocato ingenti danni a persone, case, infrastrutture ma soprattutto hanno provocato morti, circa 12.600, mentre il numero dei dispersi, dei feriti e degli sfollati supera i 700 mila. La popolazione residente nelle aree ad elevato rischio idrogeologico è invece pari a 5,8 milioni di persone ed in queste aree si trovano 1,2 milioni di edifici tra cui tantissimi relativi alle attività produttive.
Signor Ministro, alla luce di tutto questo, il Governo deve darsi una mossa: basta scaricabarili. Non è concepibile, non c’è più il rispetto delle persone e dei luoghi, leggere che i dirigenti che dovevano occuparsi della messa in sicurezza del territorio sono stati premiati. Ma che Paese è questo ?
Chiediamo subito i fondi per le città dei paesi colpiti; via dal Patto di stabilità le opere relative alla prevenzione del dissesto idrogeologico; sospensione di tutte le imposte e di tutte le scadenze; subito gli aiuti per le imprese che devono ripartire; basta con la burocrazia e con le montagne di carta.
Pur ritenendo positiva la decisione assunta dal Governo di conferire al presidente della regione poteri commissariali in materia di realizzazione delle opere, chiediamo di valutare l'opportunità di nominare un commissario per un periodo di tempo determinato che, in qualità di soggetto con poteri speciali, coordini in modo efficace e vigili, soprattutto, sulla realizzazione degli interventi necessari per la messa in sicurezza e, soprattutto, che questi vengano implementati in tempi certi.
Ministro, basta chiacchiere: ora i fatti e via ai progetti per la sicurezza del nostro ancora bel Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo chiesto questa informativa su Genova, sapendo che in questi giorni sono state coinvolte in maniera drammatica altre comunità – la Maremma, Trieste, Parma, il basso Piemonte –, perché abbiamo voluto sottolineare come il caso di Genova sia un caso, in realtà, eclatante del territorio nazionale.
Ora, io penso che occorrano due cose: articolare una risposta immediata alla comunità genovese e fare, poi, un ragionamento, invece, di più ampio respiro che riguarda il territorio nazionale.
La prima cosa che occorre fare è per la comunità genovese: io lo dico da membro di un partito di opposizione e di forte opposizione alle politiche che il Governo ha condotto su questi temi, ma occorre l'unità delle istituzioni in questo momento. Non ci servono né gli sciacalli né gli ambientalisti dell'ultima ora perché ho sentito anche in quest'Aula persone, che fino a due giorni fa pensavano solo alle infrastrutture, improvvisamente scoprirsi una coscienza ambientalista insospettabile.
Occorrono finanziamenti immediati, a partire dal finanziamento integrale del terzo lotto dei lavori sul Bisagno, perché quella è un'opera assolutamente prioritaria; occorre sbloccare quei cantieri che sono fondamentali per mettere in sicurezza la salute dei cittadini.
Ovviamente, c’è anche il tema della mancata allerta, che non può esser ovviamente liquidato con le frasi che lei ha citato rispetto a cosa ha detto ARPAL. Qui c’è un problema che riguarda, evidentemente, anche le tecnologie del nostro Paese, ma di cui dobbiamo farci carico: non possiamo più, mesi dopo mesi, registrare la nostra inadeguatezza e non fare nulla. E questo è un settore su cui, tra l'altro, ci sono aziende italiane, e genovesi, che, se potessero investire dei soldi, potrebbero fare un lavoro utilissimo per il nostro Paese. Penso, ad esempio, ad Ansaldo nella nostra realtà genovese.
Poi, però, occorre una riflessione più di fondo, che non riguarda l'emergenza. Noi continuiamo a dire che siamo di fronte ad eventi climatici anomali: in realtà, non sono anomali – ormai lo abbiamo capito –, perché sono ordinari. E qui occorre ragionare sulla prevenzione, che in questo Paese non è stata fatta. A partire dall'alluvione di Messina del 2009, ci siamo rincorsi con logiche esclusivamente emergenziali, questa è la verità, senza rintracciare le profonde cause della situazione del nostro Paese. Negli ultimi dieci anni abbiamo avuto quasi trecento morti, dispersi, feriti, sfollati; c’è un dato economico che fa impressione: nel dopoguerra sono stati spesi 243 miliardi di euro per far fronte alle catastrofi ambientali. Vuol dire 3 miliardi e mezzo all'anno per inseguire le emergenze.
Tra ottobre del 2013 e aprile del 2014 abbiamo avuto venti stati di emergenza richiesti dalle regioni, che vuol dire che è una situazione strutturale del nostro Paese, frutto di una politica miope, fatta di cementificazione e urbanizzazione selvaggia, in particolare delle zone agricole. Devo dire che uno dei problemi è anche il monitoraggio del territorio e dei corsi d'acqua: veniva ricordato il Bisagno, ma c’è il Sarno, c’è il Seveso, ci sono tantissime altre realtà. Del resto, l'82 per cento dei comuni italiani è a rischio idrogeologico; 6 milioni di cittadini vivono in aree di potenziale pericolo e, tra gli edifici a rischio, vi sono molti edifici pubblici, scuole e ospedali, innanzitutto.
E a Genova, com’è noto, un cittadino su sei vive o lavora in zone a rischio alluvionale: questa è una cosa intollerabile per un Paese civile !
Una nostra mozione, lo scorso anno, segnalava come negli ultimi dieci anni sono stati spesi solo 2 miliardi di euro per la prevenzione, quando solo negli ultimi tre abbiamo speso un miliardo per far fronte alle emergenze. Questo è un dato emblematico dell'insufficienza delle politiche del nostro Paese ! E sappiamo benissimo che il fabbisogno per mettere in sicurezza il nostro territorio è intorno ai 40 miliardi di euro: allora questa è la grande opera del nostro Paese, questo sarebbe da fare per dare sicurezza ai cittadini e per risolvere anche i problemi dell'occupazione e della cura del territorio.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
STEFANO QUARANTA. Ovviamente – e vado a concludere – il ragionamento sarebbe ampio, e riguarderebbe i vari livelli di intervento, la sicurezza degli interventi e la tutela degli amministratori e dei sindaci che devono poter intervenire, la sicurezza dei cittadini; il fatto però è che bisogna stare attenti, perché nel nostro Paese esistono le infiltrazioni mafiose negli appalti. E quindi non è neanche possibile una deregolamentazione totale .
E allora lo «sblocca Italia» non dà queste risposte, non indica una strategia generale: anzi, ora rischiamo di usare una «roba» che era fatta tutta per le infrastrutture, per dargli una «riverniciata» di verde e far credere che è un intervento a favore di Genova. Questo non ce lo possiamo più permettere !
E quindi concludo davvero dicendo questo: si tratta ora di togliere le tasse ai cittadini genovesi, si tratta di dare velocemente risarcimenti alle famiglie, cassa integrazione in deroga per le imprese colpite; e infine bloccare le infrastrutture inutili: ce ne sono anche nel territorio genovese, visto che oggi siamo tutti ambientalisti. Facciamolo, perché questa è l'ultima possibilità per le istituzioni di essere credibili rispetto a cittadini che sono in gravissima sofferenza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimiliano Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per l'informativa che ci ha voluto dare oggi. Però, Ministro, tengo a sottolineare che non possiamo accontentarci di una lettura di un bollettino meteo quando avvengono fatti così drammatici su gran parte del territorio nazionale. Non possiamo accontentarci di responsabilità inesistenti, perché esiste un Governo, esistono degli amministratori locali, che hanno operato ed operano male.
Il Governo doveva venire in quest'Aula a dire quali erano le criticità, come intende intervenire e quali sono le responsabilità di persone che hanno il dovere e sono stipendiati anche per garantire la sicurezza idrogeologica del nostro territorio. È inaccettabile quando un dirigente della regione Liguria risponde che lei non è pagata per bloccare l'acqua con le mani. È inaccettabile verso quelle persone che hanno perso la vita, verso quelle imprese, quelle famiglie che hanno visto spezzato il loro futuro lavorativo ed economico.
Mi sarebbe piaciuto, Ministro, che anche oggi, capisco che l'informativa era ristretta alla città di Genova, però, visti i fatti avvenuti nei giorni successivi, avesse parlato degli altri fatti gravissimi avvenuti sul territorio nazionale. Non ha accennato nulla su quanto è avvenuto a Trieste e nelle altre aree del Friuli, a Parma, ad Alessandria, nella Maremma. Evidentemente esiste un'emergenza, che per voi, evidentemente, emergenza non è, ma drammaticamente è la stagionalità quotidiana del nostro territorio, alla quale non avete messo mano.
E se permette, ritengo inaccettabile che ci siano alcuni sindaci che invece di fare la battaglia, come la sta facendo la Lega Nord, di escludere dal Patto di stabilità le spese per la messa in sicurezza del territorio, fanno le battaglie col Governo per riconoscere le unioni civili ! Ritengo che sia inaccettabile che alcune amministrazioni locali del Partito Democratico invece di battersi per difendere il proprio territorio, semplicemente l'unica voce che hanno alzato in questo momento è per temi che penso riguardino poco la vita concreta dei nostri cittadini.
Inoltre, vorrei sottolineare al Governo – ovviamente mi auguro che lei si faccia portavoce col Ministro referente – che in mezzo a questa tragedia, in mezzo ad aziende chiuse, a persone che rischiano il posto di lavoro e a persone che hanno perso la vita, si è lasciata, nell'abbandono totale, la città di Genova, senza un presidio del territorio e una sicurezza.
Sono stati presi dieci sciacalli albanesi e rumeni che andavano a rubare dentro case e capannoni abbandonati, vista la drammaticità degli eventi atmosferici, e dopo pochi giorni, allo stato attuale, sono liberi di circolare sul nostro territorio nazionale. Non si può colpire per l'ennesima volta quelle persone che hanno subito tali drammi con una inefficienza, ed è anzi una negligenza, ed anzi una colpevole negligenza da parte le istituzioni. Non possiamo pensare che questi cittadini vengano abbandonati, non soltanto al maltempo, non soltanto a quanto abbiamo visto in questi giorni ma addirittura dalla sicurezza che penso gli sia dovuta, penso ci debba essere un presidio del territorio e penso che chi venga preso a compiere atti di questo tipo sopra un dramma umano non possa essere concepibile, non possa essere ammissibile che venga lasciato libero in così pochi giorni.
Dunque la esorto a far sì che il Presidente del Consiglio Renzi, e vado a concludere signor Presidente, presenti qualche in meno e magari faccia uscire veramente queste spese dal Patto di stabilità. Perché le ricordo Ministro Galletti, che i fiumi in piena, che le piogge torrenziali non si arginano con ma con delle azioni concrete da parte del Governo
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, signor Ministro, intervenire quasi al termine di una lunga discussione tra i colleghi ci permette davvero di tirare come dire alcuni punti di contatto singolarmente convergenti in tutti quanti gli schieramenti. Il primo, che mi permetto di segnalare, è la evidente mancanza di una cultura della prevenzione. L'evidente incapacità ancora da parte della nostra classe dirigente a tanti livelli, non solo di quella politico-parlamentare o di quella dell'Esecutivo di Governo ma anche di quella proprio delle dirigenze locali, ma anche quella degli organismi tecnici locali, di una vera cultura che sappia mettere al centro dell'attenzione il tema del rischio.
Riuscire oggi a controllare il rischio, a prevedere il rischio, anche se non so ancora quale sarà il rischio concreto in cui mi imbatterò oggi, ma sapere che il rischio è sempre in agguato diventa un equivalente di quel valore che è la prudenza nell'arte di Governo che ti permette di essere costantemente vigile, costantemente attento.
Non c’è dubbio che alcuni degli eventi che si creano e alcuni degli eventi che in questi giorni hanno profondamente colpito e addolorato tutta l'opinione pubblica italiana sono legati a eventi drammatici che noi non controlliamo; non siamo ancora in grado di controllare la pioggia, non siamo in grado di controllare quelle che potrebbero essere le famose bombe d'acqua che si riversano sulle nostre città, però noi possiamo sapere già molto bene quali sono gli effetti che ogni volta si creano e possiamo sapere molto bene perché quegli effetti sono più drammatici in un luogo piuttosto che in un altro. Noi possiamo avere una cultura che se non può intervenire a monte sull'evento può però intervenire a valle per ridurre il danno fino al punto da, in qualche modo, cancellare il danno.
Questa mattina io mi trovavo in una piazzetta romana, una delle piazzette piccole più graziose che ci sono a Roma, davanti all'Ara Pacis, quella che è concretamente tra le due chiese di San Girolamo e di San Rocco, una piazzetta con una fontana davanti, un luogo molto piacevole, e guardando in alto vedevo quasi al limite della chiesa il segno delle inondazioni che avevano colpito Roma fino a qualche decennio fa, fino a quando cioè non ci si è decisi a costruire gli argini del Tevere. Quello era il porto di Ripetta sostanzialmente, lì arrivavano i barconi, lì c'erano luoghi concreti di disagio, di dolore e di sofferenza e lì però si è intervenuti con un intervento tecnologicamente che oggi appare sofisticato ma soprattutto che appare profondamente rispettoso della qualità di vita di quei cittadini. E ci sono, ci sono, la città di Roma segna molti di questi punti ma segna anche un'esperienza molto importante che noi facciamo: non ci sono più le inondazioni.
Ricordo qualche anno fa, un paio di anni fa, quando c'era il rischio dell'inondazione da parte del Tevere all'altezza di ponte Milvio, il monitoraggio costante e continuo e il bisogno di pulire il fiume, perché evidentemente se si ostruivano – nel caso specifico erano gli archi – il rischio che i quartieri limitrofi fossero invasi dall'acqua era molto alto. A noi ci manca la cultura di un intervento preciso, puntuale e concreto, ma questa cultura ci manca molte volte non perché oggi noi non disponiamo delle competenze tecnologiche più sofisticate che ci possano essere, competenze che pongono un limite, competenze che fanno argine, competenze che sono in grado di avere degli indicatori di processo molto raffinati e molto attenti. Ci mancano, qualche volta si dice, le risorse e questa è una delle cose paradossali che avviene. Forse l'opinione pubblica italiana è rimasta particolarmente colpita anche da alcuni dei suoi interventi fatti al telegiornale, Ministro, in cui diceva: le risorse le abbiamo messe, non siamo riusciti a spenderle per una serie di inghippi – chiamiamoli così – di natura burocratica, ma anche quello è il livello di controllo e di evidenza del rischio. Se io so che ci sono risorse che non si spendono – il Ministero sa che ci sono risorse che non si spendono – evidentemente quello è un indicatore di rischio su cui è fondamentale intervenire, perché poi, come è stato detto ripetutamente dai colleghi qui, alla fine si stanno spendendo molti soldi concretamente e se ne dovranno spendere ancora di più, prima per riparare il danno, poi per costruire le misure di prevenzione. Allora, Ministro, non è possibile una vita così, non ci possiamo trovare ad ogni calamità che si crea nel Paese qui tutti insieme, tutti d'accordo a ripetere le stesse cose. Il dissesto idrogeologico non può diventare una scusa comoda tanto quanto da farci dire: questo l'ho già sentito, quasi come un gesto di noia, perché sono frasi fatte, sono espressioni ripetute. Noi abbiamo bisogno davvero di vedere i fatti, abbiamo la cultura, abbiamo le competenze. Quei giovani che lei ha ringraziato, che tutti abbiamo ringraziato e che, con un ossimoro del tutto particolare, sono stati definiti gli «angeli del fango», quei giovani cercano anche un lavoro.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
PAOLA BINETTI. Concludo subito. Quei giovani sono disposti anche ad un impegno sociale concreto, hanno dimostrato spirito di iniziativa, intelligenza creativa, capacità di lavoro in coesione. Forse il modo migliore è di mettere mano a quella risorsa come la vera risorsa del nostro futuro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi deputati, intanto penso che sia opportuno – e noi lo vogliamo fare davvero con il cuore aperto – ringraziare gli «angeli del fango» per il lavoro che hanno svolto, a maggior ragione perché si sono trovati in questi giorni a Genova, come tanti altri volontari che sono entrati in soccorso in altre zone d'Italia martoriate dalle alluvioni e dal maltempo, si sono trovati davvero a mani nude ad affrontare questa emergenza. Questo, se da un certo punto di vista è decisamente un fatto negativo, da altro punto di vista comunque ci aiuta a capire che c’è davvero gente che si mette a disposizione, che ha spirito di altruismo, su cui possiamo fondare in questa fase difficile anche la ripresa morale del nostro popolo. Però, al di là di questa premessa, io penso che sia indispensabile – perché sarebbe un atto di irresponsabilità non farlo – cercare di chiamare le responsabilità che ci sono. Fino ad oggi non è accaduto, ed è stato giusto così, perché comunque gli eventi calamitosi erano ancora freschi e quindi era giusto far prevalere il senso di solidarietà e amicizia rispetto a qualunque tipo di polemica. Oggi sarebbe invece chiamarsi in una posizione di complicità se non lo facessimo. Quindi penso che sia indispensabile cercare di capire cosa non ha funzionato. La relazione del Ministro al riguardo, dal nostro punto di vista, è stata molto dettagliata in termini di dati ma insufficiente nell'analisi appunto delle responsabilità.
Penso che la prima responsabilità che dobbiamo qui sottolineare è quella del governatore della Liguria, Burlando, intanto perché sono dieci anni che fa il governatore e prima ha fatto il sindaco della città di Genova, del capoluogo della Liguria, e ha avuto tutto il tempo possibile per affrontare i problemi del torrente Bisagno e del rio Fereggiano. Non lo ha potuto fare, non lo ha voluto fare e non lo ha saputo fare: penso che questa sia una ragione sufficiente oggi per fare autocritica comunque, piuttosto che per venirci a dire che adesso sarebbe pronto a superare gli ostacoli del TAR, anzi dei ricorrenti al giudizio del TAR del Lazio che, a sua volta, aveva annullato la sentenza di sospensione del TAR, a cui si erano rivolti le aziende che avevano perso la gara d'appalto.
Questa è una prima responsabilità. Una seconda responsabilità, a nostro giudizio, è quella del Governo perché comunque l'esercito si poteva muovere con maggiore tempestività, la qual cosa non è accaduta. Non so se qui c’è una sorta di in questo caso anche irresponsabile e tristissimo, viste le circostanze, tra il Ministro Pinotti e il governatore Burlando, di cui comunque parla tutto il nord Italia e soprattutto parla la Liguria. Non si sa perché Burlando non abbia immediatamente chiesto l'intervento dell'esercito e non si sa perché il Ministro Pinotti non abbia immediatamente messo a disposizione l'esercito perché gli Angeli del fango, per quanto siano persone e ragazzi di grande sensibilità e generosità, non potevano certamente fare il loro lavoro a mani nude appunto, come abbiamo detto all'inizio, ma si sono dovuti procurare con le proprie risorse i secchi, le pale, gli stivali di gomma, materiale indispensabile per poter essere attivi nei soccorsi.
Poi abbiamo il problema della Protezione civile, che è un problema serio che andrebbe affrontato tempestivamente, visti i numeri: il 10 per cento delle aree ad elevata criticità, il 4,1 per cento delle aree sottoposte ad alluvione, le 6000 scuole a rischio, i 550 ospedali e comunque l'assetto geomorfologico dell'Italia.
La Protezione civile deve essere messa nelle condizioni di intervenire tempestivamente a livello centrale. Non possiamo pensare che 19 eccellenze possano esistere, più due province autonome, in Italia. Anche questo non ha funzionato e penso che il Governo debba «calare» una proposta di riforma e il Parlamento la debba riesaminare in maniera puntuale.
Queste ragioni ci inducono a dire – Presidente, concludo, Ministro, colleghi – che oggi il Governo ha una occasione irripetibile anche per supplire alle deficienze del comune di Genova e delle istituzioni che sono state sin qui elencate. Bisogna non sospendere le tasse, ma bisogna azzerarle perché rinviarle a data da destinarsi, o comunque a dicembre, non è sufficiente. Le imprese, le attività produttive e le associazioni aspettano un segnale chiaro. Ricordo che non hanno avuto un euro nella precedente circostanza, nell'alluvione del 2011 e quindi l'unica cosa che si può fare per evitare la desertificazione sociale è dare un segnale di azzeramento delle tasse per far riprendere l'economia e non far morire Genova.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.
FABIO LAVAGNO. Grazie Presidente, signor Ministro, lei ci ha descritto in maniera puntuale quanto avvenuto nella zona di Genova nei giorni scorsi ed è tragicamente simile a quanto molte volte abbiamo ascoltato in questa Aula e a quanto potremmo attribuire ad altre aree geografiche interessate da maltempo particolarmente insistente, con situazioni drammatiche, se non tragiche, in altre zone del basso Piemonte, della Maremma e del resto della pianura padana.
Ebbene, io credo che noi dobbiamo fare una riflessione seria rispetto alle parole che ci ha detto, rispetto a quello che ho sentito in quest'Aula e rispetto all'inevitabilità di determinate condizioni meteorologiche, ma anche sulla necessità di mettere in campo una forte capacità di previsione che invece abbiamo, una capacità di allerta adeguata.
Tra tutti questi casi che hanno tipicità uguali, ma carattere morfologico diverso, abbiamo avuto anche esiti fortemente diversi tra quello che è avvenuto a Genova e, pochi giorni dopo, nella provincia di Alessandria.
Nella provincia di Alessandria l'allerta è stata data, è stata diramata attraverso la prefettura. Non c’è un sindaco, con il quale io abbia parlato della provincia di Alessandria, che non fosse stato bene informato e non si aspettasse quello che sarebbe avvenuto.
Dobbiamo, quindi, intervenire su questo campo e dobbiamo anche fare nostra una riflessione più generale, visto che quella del dissesto idrogeologico è una criticità tipica italiana, che investe gran parte del territorio nazionale, sia esso urbano, antropizzato o meno, sia esso con caratteristiche orografiche di un tipo piuttosto che di un altro. Quindi, noi lo dobbiamo fare all'interno di un piano, un piano che manca nella prevenzione, nella gestione delle opere in maniera seria e trasparente, nel finanziamento delle opere, che deve essere un finanziamento certo mentre, invece, molto spesso rincorriamo finanziamenti, che non vengono spesi o che non possono essere spesi. Questo noi lo dobbiamo fare con una seria attenzione e non con un rimpallo di responsabilità tra i livelli istituzionali, ma con il rispetto del ruolo e delle funzioni che i ruoli istituzionali hanno. Se noi andiamo verso una riforma di carattere istituzionale dobbiamo tenere ben conto di quello che è il governo delle aree vaste, la programmazione, quali sono i compiti della regione e delle regioni e qual è il compito dello Stato, perché solo una visione generale può tenere in considerazione tutto questo.
Vado a concludere, Presidente, facendo un appello al Ministro, visto che a questo piano non ci siamo arrivati e a questa visione non ci siamo arrivati, che quanto meno i comuni, che sono in prima fila rispetto alla gestione delle criticità, possano essere esentate dal Patto di stabilità le spese sostenute per il dissesto idrogeologico, quanto meno le spese per la messa in sicurezza a seguito di eventi alluvionali, mentre è assolutamente apprezzabile quanto già fatto dal Governo rispetto al procrastinamento del pagamento di tasse e tributi centrali per le zone, appunto, che hanno subito eventi alluvionali .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.
ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, signor Ministro, mi associo nel ringraziare i cittadini, i volontari, i vigili del fuoco, le forze dell'ordine che hanno lavorato per sopperire all'emergenza. Ho ascoltato con attenzione quanto annunciato e apprezzo la nuova strategia di Governo ispirata alla prevenzione del rischio idrogeologico.
Le tragedie che hanno colpito Genova, la Maremma, Trieste, Parma, rappresentano solo l'ultimo episodio nel nostro territorio e del rischio a cui il nostro Paese è esposto ogni giorno, soprattutto in una terra complessa per la sua conformazione come quella italiana, dove nulla può essere frutto di improvvisazione. Il territorio non può essere trascurato o lasciato al caso.
Più volte ho espresso, con convinzione, che la parola d'ordine deve essere prevenzione e non tardiva gestione dell'emergenza, molto più costosa e carica di rischi. Ciò che è stato alla base dei danni delle recenti alluvioni è l'inefficienza del sistema, il ritardo della burocrazia, la trascuratezza del territorio. Bisogna investire più risorse per salvare i comuni che sono a rischio alluvioni e frane, senza che vengano più rinviate le opere e i cantieri, e semplificare le procedure per il trasferimento e la spesa dei fondi. La tutela del territorio deve prevedere anche sanzioni pesanti per chi il territorio lo distrugge. L'impegno tra noi deve essere: mai più condoni !
Non possiamo più permetterci di farci trovare impreparati. Mi ritrovo quindi a ribadire, con maggiore convinzione, che la parole d'ordine deve essere prevenzione e non tardiva gestione dell'emergenza, costosa e carica di rischi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, la ringrazio soprattutto per l'equivoco che si è creato per la mia mancata iscrizione precedente. Io ho assistito a tutte le dichiarazioni e alle dichiarazione del Ministro Galletti. Mi permetto di uscire fuori dal programma. Signor Ministro, guardi quest'Aula. Io non so se quest'Aula vuota, dopo che ognuno ha fatto il suo compito, il suo compito da palinsesto...negli interventi tutti ci diciamo cose assolutamente condivisibili, ripetitive purtroppo nei mesi e negli anni, dalle soluzioni alle cause, agli effetti del dissesto idrogeologico nel nostro Paese, alla burocrazia che blocca gli interventi, agli interventi anche delle associazioni criminali negli appalti del bisogno. Ci diciamo di tutto, ma ci dimentichiamo che il nostro ruolo, quello del Parlamento non è quello di andare a spalare il fango e la gente non ce lo chiede; ci chiede di essere parlamentari, ci chiede di trovare le soluzioni, ci chiede che ciò che è avvenuto in questi giorni non avvenga mai più, ci chiede di essere efficienti ed efficaci, di recuperare quella credibilità e quel senso di responsabilità che è dovuto al Parlamento e ai parlamentari e io non credo che l'immagine di quest'Aula risponda alle esigenze del Paese. Forse dobbiamo recuperare prima noi per poter chiedere quella credibilità e fiducia perché si possa intervenire sugli altri. Concludo certo ringraziando i cosiddetti «angeli del fango», concludo ringraziando la solidarietà del nostro Paese che non finirà mai. Richiamo per l'ennesima volta a tenere gli impegni che ripetutamente si esprimono in quest'Aula. Dobbiamo fare qualcosa di più, qualcosa di meglio, non saprei cosa aggiungere a quello che hanno detto i colleghi, ma chiedo soltanto un atto di responsabilità, e lo chiedo prima a me stesso e lo chiedo a quest'Aula.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14 con l'informativa urgente del Governo sugli sviluppi delle iniziative in materia di gestione dei flussi di migranti nel Mediterraneo. In quell'occasione è prevista anche la ripresa televisiva diretta.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Michele Bordo, Brunetta, Casero, De Girolamo, Di Gioia, Di Lello, Di Salvo, Fedriga, Ferranti, Fico, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Losacco, Mannino, Antonio Martino, Nicoletti, Pinna, Portas, Rampelli, Rossomando, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Vargiu e Venittelli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centotrè, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli sviluppi delle iniziative in materia di gestione dei flussi di migranti nel Mediterraneo.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto. È prevista la ripresa televisiva diretta.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Angelino Alfano.
ANGELINO ALFANO, . Signor Presidente, onorevoli colleghi, a sei mesi di distanza, a sei mesi esatti dalla mia precedente informativa sull'emergenza derivante dagli eccezionali flussi migratori che stanno interessando il nostro Paese, sono nuovamente davanti a questa Assemblea, per riferire sugli sviluppi della situazione nel Mediterraneo, consapevole dell'importanza di fornire puntuali aggiornamenti su un tema di così grande delicatezza e rilievo. Il mio intervento cade nei giorni immediatamente successivi all'incontro dei Ministri degli affari interni e della giustizia, tenutosi a Lussemburgo, alla fine della scorsa settimana, nell'ambito del semestre di Presidenza italiana dell'Unione. Come avrò modo di specificare nel prosieguo, in tale occasione, e ho il piacere di renderne partecipe questa Assemblea, ho potuto registrare un clima di disponibilità ad affrontare i temi dell'immigrazione in maniera coesa e collaborativa, e di fiduciosa apertura alle proposte dell'Italia.
Venendo ai contenuti del mio intervento, mi soffermerò, in adesione alla specifica sollecitazione, su e sullo stato delle iniziative portate avanti dal Governo per il superamento dell'operazione in connessione con l'impegno da parte dell'Unione europea di farsi carico del presidio delle proprie frontiere esterne. Tra due giorni compirà un anno e per evidenziare la straordinarietà di questa iniziativa che coniuga l'alto valore umano con l'efficacia della delle attività di contrasto dei mercanti di morte sono sufficienti alcune cifre: poco meno di 100 mila migranti soccorsi in mare e messi in salvo, di cui circa 9 mila minori non accompagnati, non si è riusciti ad evitare tanti morti e di questo siamo dispiaciuti e non si è riusciti ad evitare tanti dispersi, nel totale fa un po’ meno di 3000 secondo il racconto dei superstiti; sono stati arrestati più di 500 scafisti; sono state sequestrate tre navi madre, cioè quelle che trasportano i barconi stipati di migranti a una certa distanza dalla costa per poi abbandonarli. Questi dati sono l'eloquente testimonianza di una missione che ha guadagnato all'Italia l'apprezzamento della comunità internazionale, compreso l'Alto commissariato dell'ONU per i rifugiati. Apprezzamento che mi sento in dovere di estendere ai veri artefici di questa operazione, cioè agli uomini e alle donne delle Forze armate, della Guardia costiera, delle Forze di polizia e di tutti gli altri corpi che partecipano al dispositivo aeronavale di soccorso. Farei un torto se non elogiassi in questa sede anche tutte le componenti del sistema che sta operando a valle di e mi riferisco a quelle esemplare di istituzioni statali e territoriali che, in cooperazione con la società civile, si fa carico dell'accoglienza dei migranti una volta sbarcati nel nostro territorio.
Prima di arrivare al svolgo un'annotazione su un aspetto spesso evocato in questi mesi nel dibattito parlamentare e nella pubblica opinione, un aspetto di geopolitica, cioè che il flusso migratorio è aumentato a dismisura in corrispondenza con la primavera araba e la connessa disgregazione dei regimi nordafricani, innanzitutto quello libico, con l'inasprimento dei conflitti in Siria, Iraq e nei paesi dell'Africa Subsahariana, in particolare Eritrea e Sudan.
Questa è la verità che ci consegna questo tempo della storia. E in un contesto del genere, che si traduce per centinaia di migliaia, se non per milioni di persone, in forme inaccettabili di sofferenza e di negazione dei diritti fondamentali e, quindi, nell'ineluttabilità della ricerca dell'approdo verso l'Europa, l'unico e inconfutabile effetto di è di avere evitato di trasformare il Mediterraneo in un immenso cimitero.
Se questi sono i meriti di devo anche ribadire con chiarezza e con forza che essa è stata fin dall'inizio un'operazione di natura emergenziale ed a termine, decisa in via di urgenza dal Governo dopo la strage di Lampedusa, dopo i 366 morti di Lampedusa, con l'obiettivo di impedire altre sciagure di quella portata nel Mar Mediterraneo. Da qui, cioè dalla sua natura emergenziale, dalla sua strutturale transitorietà, nasce la sua inadeguatezza, cioè l'inadeguatezza di quest'operazione, a fronteggiare il carattere strutturale assunto dalle correnti migratorie a causa dei duraturi conflitti etnici e religiosi e delle disgregazioni statuali, cui ho fatto riferimento poc'anzi.
È un orientamento, quello che ho appena presentato, che condivido con l'intero Governo e che trova riscontro anche negli atti parlamentari. Ricordo, infatti, che il Senato della Repubblica, nello scorso mese di giugno, ha approvato una mozione che, nel definire una misura tampone, ha impegnato il Governo – leggo testualmente tra virgolette – «a verificare ogni necessaria iniziativa che possa consentire il superamento dell'operazione stessa». Finito il virgolettato.
In ragione della natura transitoria della missione, oltre che della sua onerosità, il Governo ha chiesto con forza e a più riprese che l'Italia fosse adeguatamente sostenuta nel suo sforzo dall'Unione europea, in applicazione del principio di interpretato anche nel senso di equa ripartizione degli oneri finanziari, nonché dei principi di solidarietà alla base della costruzione europea.
In coincidenza con il semestre italiano di Presidenza dell'Unione, le nostre pressioni hanno sortito finalmente dei risultati tangibili e molto, molto positivi. Già nel vertice tenutosi a Bruxelles lo scorso 27 agosto, avevo iniziato a delineare con il commissario europeo per gli affari interni Cecilia Malmström un percorso di graduale superamento dell'operazione. Nel Consiglio di giustizia e affari interni della scorsa settimana da me presieduto a Lussemburgo – ovviamente per la parte dedicata agli affari interni – è stata finalmente accolta la nostra richiesta che sia l'Unione europea a scendere in mare e a presidiare la frontiera del Mediterraneo. Ovviamente questo non spoglia l'Italia dei propri doveri rispetto alla propria frontiera, ma scende in mare l'Europa. È un evento senza precedenti, in questi termini.
E a questo scopo il prossimo 1o novembre avrà inizio un'operazione di Frontex, che assorbirà due missioni europee già in atto, che si chiamano Hermes ed Enea. La regia unitaria della nuova iniziativa sarà affidata all'agenzia Frontex, che ha deciso di chiamarla Tritone (o pronunciata in inglese . Il verrà opportunamente incrementato – il di Frontex – con uno stanziamento aggiuntivo di 20 milioni di euro per l'anno 2015. L'operazione, quest'operazione di Frontex alla frontiera mediterranea, del Mediterraneo centrale in primo luogo, anche in ragione del suo più vasto raggio di azione – che non sarà limitato al canale di Sicilia – richiederà la più ampia compartecipazione degli Stati membri. E allora ho il piacere di riferire a quest'Aula che sono 19, oltre l'Italia, gli Stati che hanno già dato la disponibilità a partecipare all'operazione governata da Frontex. Significa che si sta per realizzare un'operazione alle frontiere europee, da parte dell'agenzia Frontex, che ha una partecipazione di Stati senza precedenti. Non ci sono precedenti di missioni che abbiano avuto questo consenso e questa partecipazione degli Stati .
Alcuni Stati hanno dato la loro disponibilità con assetti aerei, altri con assetti navali e altri ancora con il personale e altri ancora fornendo propri esperti. È definito il degli Stati partecipanti. Poi si è passati alla predisposizione del piano operativo della missione di Frontex, che proprio in queste ore l'agenzia sta mettendo a punto, sulla scorta delle disponibilità offerte in termini di risorse umane e strumentali e tenendo conto dei costi dell'operazione, stimati in 3 milioni di euro, ossia meno di un terzo di quanto è costata e non certo pagati solo dall'Italia.
La missione di Frontex avrà regole di ingaggio diverse da e avrà l'obiettivo principale di contrastare l'immigrazione irregolare e le attività di traffico di esseri umani. La missione principale sarà, dunque, quella di contrastare la immigrazione irregolare e le attività di traffico di esseri umani. Le sue navi fisseranno la linea di pattugliamento a 30 miglia dalle coste italiane e un'ulteriore novità consisterà nel fatto che le imbarcazioni utilizzate per il trasporto illegale degli stranieri potranno essere distrutte per impedirne il possibile reimpiego.
Rimane ovvio che, anche dopo la dismissione di l'Italia continuerà ad adempiere il dovere di di ricerca e salvataggio, a cui sono tenuti tutti gli Stati sulla base del diritto internazionale della navigazione e sulla base delle elementari regole del diritto umanitario. Ma è altrettanto ovvio che non avremo e non potremo avere due linee di difesa sulle nostre frontiere. Non potremo avere due linee di difesa, una più avanzata verso la costa nordafricana e una a 30 miglia, cioè sul confine di Schengen. Ed è per questo che l'operazione non conviverà con l'operazione di Frontex e l'operazione sarà chiusa. Ovviamente la chiusura non compete all'Europa: come non è stata l'Europa a stabilire di dare avvio all'operazione non potrà essere l'Europa a definire la conclusione dell'operazione . Dovrà essere il Governo italiano a chiudere e sono già d'accordo in questo senso con il Presidente del Consiglio per la convocazione di un prossimo Consiglio dei Ministri nel corso del quale sarà stabilita e deliberata la conclusione della operazione .
Voglio sottolineare che il rafforzamento dei controlli delle frontiere esterne dell'Unione, attraverso l'azione di Frontex, è solo uno dei punti cardine della nuova strategia europea di gestione dei flussi migratori. Adesso se ne affiancheranno altri due: uno è il miglioramento della cooperazione con i Paesi terzi di origine e transito dei flussi e l'altro è la piena attuazione del sistema comune europeo di asilo.
Quanto al primo, il Governo ritiene di fondamentale importanza gli strumenti dei partenariati di mobilità, dei programmi di protezione regionale e dei processi regionali e informo che, in aggiunta ai partenariati con il Marocco e la Tunisia, già operativi, la settimana scorsa è stato firmato anche quello con la Giordania. Mi permetto di fare una considerazione a molti colleghi che sulle agenzie fanno presente al Governo italiano l'opportunità di interloquire con la Libia. Faccio presente anche che non è esattamente un compito facile trovare un'interlocuzione stabile con la Libia. Quindi, pregherei tutti di fare esercizio di onestà e anche di realismo rispetto a un tema così delicato. Il fattore di instabilità della Libia è uno dei fattori principali che causano tanti dei problemi a cui stiamo facendo fronte.
Per quanto attiene poi ai processi regionali, un ulteriore impulso potrà venire dalla quarta conferenza ministeriale euroafricana su immigrazione e sviluppo, nel quadro del processo di Rabat, che l'Italia ospiterà a Roma il prossimo 27 novembre. Il Governo italiano sta, inoltre, promuovendo l'avvio e lo sviluppo di un analogo dialogo sui temi migratori, e la lotta al traffico di esseri umani, con i Paesi dell'Africa orientale, nell'ambito del cosiddetto processo di Khartum.
Vengo rapidamente al terzo asse, cioè all'attuazione del sistema comune europeo di asilo. In proposito, le conclusioni del recente Consiglio di Lussemburgo contengono due indirizzi precisi agli Stati membri volti, da un lato, alla costruzione di sistemi di accoglienza flessibili in grado di rispondere ai flussi migratori improvvisi e, dall'altro, alla intensificazione delle attività di identificazione dei migranti. E l'Italia ritiene di avere le carte in regola su entrambi gli aspetti. Abbiamo in corso una profonda revisione del sistema di accoglienza, che ci consentirà di affrontare i flussi migratori al di fuori di una logica emergenziale e, quindi, come attività ordinaria, strutturata e programmabile. Il sistema sarà organizzato in tre fasi ed articolato in modo da consentire il rapido passaggio dall'una all'altra.
Le prime due fasi, quelle del soccorso e della prima accoglienza, verranno gestite dallo Stato attraverso appositi centri governativi; la terza, definita della seconda accoglienza, sarà gestita dallo SPRAR con il coinvolgimento diretto degli enti locali.
Sul secondo versante abbiamo dato luogo, già da qualche mese, a un vigoroso giro di vite nel nostro sistema di sicurezza, per rispondere in modo ancora più efficace alle esigenze del fotosegnalamento, della registrazione e della raccolta delle impronte dei migranti, ciò anche al fine di contrastare i tentativi di aggirare il sistema Eurodac, perpetrati dalla rete dei trafficanti.
Nella stessa ottica di attenzione al contrasto degli interessi criminali si colloca, anche, l'operazione Mos Maiorum che si sta svolgendo con il coordinamento italiano e il contributo di Frontex e che è destinata a concludersi entro questo mese. L'iniziativa, che coinvolge varie polizie europee, è finalizzata a mettere sotto la lente i punti di passaggio, per così dire, caldi delle frontiere esterne e i movimenti secondari e cioè quelli che avvengono all'interno degli Stati membri, con l'obiettivo di monitorare nell'area Schengen i flussi di transito dell'immigrazione clandestina. L'operazione, che è del tutto analoga a quelle pianificate dagli altri Stati membri nel loro turno di presidenza dell'Unione europea, è finalizzata, in particolare, a ottenere una migliore conoscenza e una mappatura delle attività di che ricostituisca tutte le rotte, consentendone la ricostruzione, che siano seguite dalle organizzazioni criminali, i mezzi di trasporto utilizzati e i principali luoghi di rintraccio.
Non mi sfugge che nell'ambito della richiesta di chiarimenti sulla nuova operazione di Frontex sia stata sollevata la questione che l'avvio di questo intervento lascerebbe comunque sul campo il problema dell'accoglienza e delle sue onerose conseguenze per l'Italia. Si tratta di un problema sul quale voglio essere estremamente chiaro: il varo dell'operazione di Frontex, a cui si ricollegano cospicui e immediati risparmi per il Paese, è un punto di arrivo di una lunga politica di sollecitazione ad un maggiore sforzo delle istituzioni europee che si è concretizzato con la decisione dell'Europa, attraverso Frontex, di presidiare la frontiera del Mediterraneo. Allo stesso tempo, però, è anche un punto di partenza verso un traguardo che è ancora più impegnativo e che non richiede solo un più forte coinvolgimento operativo degli Stati membri e di Frontex, ma una rivisitazione non superficiale delle politiche europee nei confronti del problema dei rifugiati, nel più generale contesto dei rapporti tra il nord e il sud del mondo.
Preso atto che l'eccezionale ondata migratoria verso il nostro Paese riguarda in gran parte persone che chiedono protezione internazionale, ritengo che l'approntamento di tutte le misure necessarie all'accoglienza di questa peculiare tipologia di migrante sia un compito che spetti all'Europa, come soggetto politico ed istituzionale, e, quindi, non spetti ad un singolo Paese. Tuttavia, per adesso, dobbiamo fare i conti con il principio base del regolamento di Dublino che limita l'ambito di radicamento del richiedente asilo allo Stato di primo approdo; ho detto «per adesso», perché il commissario designato Avramopoulos ha fatto delle significative aperture sul regolamento di Dublino, nel corso della sua audizione di fronte alle Commissioni parlamentari.
Ed è per questa ragione, per ottenere questi obiettivi, che i nostri sforzi, durante il semestre italiano di presidenza dell'Unione, si sono concentrati su un'applicazione flessibile del regolamento di Dublino che tenga conto, ai fini della determinazione dello Stato competente, di fattori familiari, e mi riferisco ai ricongiungimenti, e dell'interesse dei minori. Inoltre, abbiamo messo in campo la proposta del mutuo riconoscimento delle decisioni di asilo, a suo tempo elaborata proprio dalla Commissione europea.
È una partita aperta ed ardua e solo chi non vuol vedere non vede che noi stiamo trattando uno dei delicati problemi di questo momento del mondo, di questo tempo della storia. È un problema strutturale che investe i rapporti tra un pezzo del mondo e cioè il sud, dove non c’è libertà, dove non c’è democrazia, dove non c’è benessere e un nord del mondo verso il quale puntano migranti e rifugiati. È un problema strutturale che noi stiamo affrontando con realismo e con concretezza. La scorsa settimana abbiamo segnato un grande risultato, l'Europa è scesa in mare a presidiare la frontiera. Questo ci metterà nelle condizioni di chiudere l'emergenza di Mare Nostrum e di dedicarci in modo proficuo a una gestione dell'immigrazione irregolare in Europa che sia orientata al rispetto del diritto della sicurezza dei cittadini e, al tempo stesso, alle regole dell'umanità e dell'accoglienza che non hanno mai visto l'Italia in seconda linea nel mondo. Crediamo di avere fatto un lavoro serio e concreto e speriamo nell'onestà e nella buona fede di tutti per il riconoscimento di quanto abbiamo fatto in questi mesi di duro lavoro .
PRESIDENTE. Adesso passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare la deputata Campana. Ne ha facoltà.
MICAELA CAMPANA. Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, 366 morti e più di 20 dispersi presunti in mare sono i numeri che contraddistinguono la più grande catastrofe marina del Mediterraneo.
Lo Stato italiano, però, ha deciso di non stare a guardare, ma di reagire con interventi umanitari forti e concreti, al fine di evitare il verificarsi di un prossimo futuro di tragedie, come quella di Lampedusa dello scorso anno.
L'operazione è frutto degli eventi precedentemente citati e figlia di una politica che ha portato alla consapevolezza della presa in carico, da parte del nostro Governo, della situazione che si stava per affrontare. Permettetemi di ringraziare, anche a nome del Partito Democratico, gli uomini della Marina militare . Dal 18 ottobre 2013, la Marina militare ha assicurato, nell'ambito dell'operazione, il costante pattugliamento aeronavale del Mediterraneo e dello Stretto di Sicilia: 5 unità navali, circa 5 mila uomini impegnati, uomini e donne che hanno assistito direttamente 149 mila migranti, recuperato a bordo di navi che stavano affondando 93 mila persone e che hanno consegnato alla giustizia più di 500 scafisti. A loro, come agli uomini della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza, un grazie per aver portato l'Italia e gli italiani ad essere orgogliosi di esserlo. Un grazie a tutti i cittadini siciliani, agli amministratori italiani, eroi civici che quotidianamente hanno provato a dare risposte ad un'emergenza, nei numeri, totalmente nuova rispetto al passato.
L'immigrazione economica, che spingeva chi non aveva nulla a sognare un mondo migliore, ha lasciato il posto ad una migrazione che forse si può dire ancora più drammatica, una migrazione per la sopravvivenza di intere generazioni, che scappano da guerre, dalla negazione totale dei diritti.
La Primavera araba si è trasformata in un cupo inverno e l'instabilità politica dei Paesi di provenienza, come anche dei Paesi di partenza, è drammatica. Pensiamo soltanto alla situazione libica e a quello che succede a poche miglia da noi. Più di 100 mila arrivi dal primo gennaio. L'Italia ha permesso, sulla base di 25 mila pratiche esaminate, la concessione di 3 mila richieste di asilo e più di 12 mila di protezione umanitaria: questo per dire con forza che respingiamo l'idea che la maggior parte dei migranti che arrivano nel nostro Paese siano gente da consegnare alla giustizia o, peggio ancora, che rappresentanti nazionali, che hanno il compito più alto di legiferare, possano pensare che la parte migliore dei migranti è quella in fondo al mare.
L'Italia – lo ha detto ieri il Capo dello Stato e riconosciuto dal Consiglio di Lussemburgo – ha fatto tanto, tantissimo: ha permesso la presa in carico dell'accoglienza in un sistema nazionale, più di 50 mila persone sono ospitate in strutture temporanee e negli SPRAR. Abbiamo aumentato le commissioni territoriali da 10 a 30 per abbreviare i tempi. Abbiamo iniziato la discussione, lunedì, per istituire una Commissione di inchiesta, della durata di un anno, perché si verifichi il rispetto dei diritti umani e la trasparenza delle pratiche amministrative nei centri. L'Italia ha fatto presto ed anche tanto. Abbiamo chiesto però all'Europa di non girare la testa dall'altra parte, di non essere un convitato di pietra.
Nei momenti più drammatici della sua storia, l'Europa ha saputo creare le cose migliori, le convenzioni e gli organismi che, ancora oggi, sono alla base del rispetto del mutuo soccorso, della condivisione e della presa in carico della storia comune. Oggi abbiamo chiesto all'Europa e abbiamo indicato una strada: quella della corresponsabilità, della rispondenza con strumenti di oggi ad un'emergenza di questo secolo, che non aveva paragoni rispetto ad altre. Abbiamo chiesto il superamento di Berlino 2003, attraverso un sistema di mutuo riconoscimento tra i Paesi membri e che non imprigioni chi sogna il nord dell'Europa, nel rimanere invece in Italia. Abbiamo chiesto l'utilizzo di regionali nei Paesi di primo transito attraverso corridoi umanitari, l'utilizzo di sedi diplomatiche, per iniziare nei Paesi terzi già il riconoscimento.
Tra poco più di due settimane, come ha detto il Ministro, prenderà il via un'operazione sotto il coordinamento di Frontex, un'operazione coordinata a livello europeo. Auspichiamo che l'operazione europea possa recuperare ed assorbire conoscenze, capacità e soprattutto la parte di sostanza di .
Per il Partito Democratico rimane necessario e condizione fondamentale la salvaguardia della vita umana, insieme alla ricerca di soluzioni migliori . Il Mediterraneo è l'Europa e l'Europa è il Mediterraneo: questa è l'unica strada, non ce ne sono di alternative. Perdere tempo significa condannare migliaia di uomini e donne e condannare l'umanità alla mancanza di un pezzo significativo della sua storia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, Frontex, Frontex Plus, no, non siamo tornati al liceo classico, siamo solo di fronte all'Europa menefreghista e a un Governo, quello italiano, che non ha un briciolo di idea e di coraggio per affrontare con serietà il problema dei flussi migratori. Così, per confondere ancora di più le idee ai cittadini, parlate latino. Ministro, parliamoci chiaro, lei non ha idea di quello che sta succedendo. Le do anche una notizia: mentre lei era qui si sono dimenticati di dirle, la sua agenzia probabilmente, che Gil Arias Fernandez, il direttore di Frontex, l'ha appena smentita, dicendo chiaramente che deve proseguire perché Frontex sarà soltanto di aiuto all'Italia .
ANGELINO ALFANO, . Ma che stai dicendo !
MANLIO DI STEFANO. Ha detto un'altra menzogna, Ministro ! Ha detto un'altra menzogna dicendo che diciannove Paesi collaboreranno. Sono otto i Paesi, e glieli enuncio anche: Finlandia, Spagna, Portogallo, Islanda, Olanda, Lettonia, Malta e Francia. Lei mente dentro quest'Aula, si dimetta, Ministro, non è capace di ricoprire il suo ruolo !
Partiamo da un concetto basilare: in questo Parlamento siamo tutti d'accordo sul fatto che i diritti umani e, quindi, le vite dei migranti vadano tutelati; siamo tutti d'accordo che i flussi migratori siano un fenomeno naturale, ma su una cosa non saremo mai d'accordo, sulla vostra passiva schiavitù ai europei .
L'Europa, quell'entità sovranazionale che ci impone di accogliere a braccia aperte tutti, ci sanziona quando le cose vanno storte, però si rifugia dietro la Convenzione di Dublino quando urliamo la disperazione dei nostri cittadini che dicono una cosa semplice: noi non siamo razzisti, ma l'Italia non ce la fa più. Ministro, saremo forse troppo romantici, ma per noi i nostri datori di lavoro restano i cittadini italiani e, quindi, le loro idee politiche sono le nostre idee politiche. Ministro, lei conosce la Convenzione di Dublino, ha appena dichiarato. Parliamo, quindi, di che cosa ? Di quell'Accordo malato che prevede che il primo Paese che identifica il migrante debba poi gestirlo, sostenendone, ovviamente, i costi amministrativi, legali e sociali che questo comporta. Ora, basta aprire per capire che, per un Paese come il nostro, porto dell'Europa, firmare un accordo così strutturato è da pazzi. E chi sono questi pazzi, allora, che hanno acconsentito a questo Accordo ? 1990, Convenzione di Dublino, siglata dal Governo Andreotti, Democrazia Cristiana; 2003, Convenzione di Dublino II, siglata dal Governo Berlusconi del PdL in coalizione con Lega Nord e Alleanza Nazionale, quindi destra, o presunta tale; 2013, Convenzione di Dublino III, siglata dal Governo Letta del PD, quindi sinistra, o presunta tale. PD e PdL, tanto per cambiare ci troviamo davanti a questo siparietto del partito unico della disgrazia.
Ministro Alfano, lo ammetta, il suo Governo, il Governo Renzi, brancola nel buio, ma noi non demordiamo, siamo sognatori. Così com’è avvenuto anche per lo «sblocca Italia», per il quale abbiamo presentato la nostra alternativa, ovvero l’«attiva Italia», vi presentiamo oggi una lista di sette cose che farebbe il MoVimento 5 Stelle se fosse al Governo, sette proposte condivise dai cittadini. Uno: superamento della cosiddetta Convenzione di Dublino, un Accordo che sfavorisce tutti, l'Italia perché è il primo Paese di approdo, e i migranti che non hanno alcuna intenzione di trattenersi nel nostro Paese. È risaputo, infatti, che i migranti si rechino nei Paesi più ricchi, come Germania e Svezia, e frequentissimi sono gli episodi di autolesionismo pur di non farsi identificare. Esseri umani disposti a bruciarsi le mani pur di non farsi identificare, questo avete creato.
Due: iniziative nei confronti dei Paesi di origine e di transito per contrastare le organizzazioni criminali che lucrano sul traffico di esseri umani. Il fenomeno degli scafisti è una delle cause del problema e le cronache recenti ci raccontano addirittura di tassisti del nord intenti a trafficare clandestini in Germania. Una misura efficace potrebbe essere la stipula di accordi bilaterali per il controllo delle tratte.
Tre: istituzione di quote massime di migranti per Paese – perfino la democratica America ce l'ha – definite sulla base di indici demografici ed economici così da ottenere un'equa distribuzione tra gli stessi e favorire le logiche di ricongiungimento familiare, etnico, religioso e linguistico, fondamentali per una reale integrazione sociale.
Quattro: istituzione di punti di richiesta di asilo finanziati dall'Europa anche al di fuori del territorio europeo e in collaborazione con le Nazioni Unite per permettere a chi ne ha diritto di raggiungere i Paesi di accoglienza in modo sicuro e a noi di gestire le domande di protezione internazionale e di contenere il numero di flussi migratori indistinti.
Cinque: revisione di tutti i bandi interministeriali destinati alla prima accoglienza e alla gestione dei servizi connessi, con particolare riguardo ai criteri di spesa. Razionalizzate o bloccate i finanziamenti finché non avrete le idee chiare e magari, già che ci siete, toglieteli al controllo delle cooperative rosse come il consorzio Sisifo già al centro di scandali come quello di Lampedusa dove i migranti venivano denudati e lavati con l'idrante: questa è opera vostra .
Sei: trasferimento a Lampedusa degli uffici dell'agenzia Frontex e dell'ufficio europeo di sostegno per l'asilo al fine di coordinare meglio le operazioni di salvataggio ed assistenza dei migranti. Sette: ...
PRESIDENTE. Deve concludere.
MANLIO DI STEFANO. Ho finito, Presidente, grazie. Sette: concessione di beni e servizi per le famiglie italiane in difficoltà per evitare tensioni tra italiani e migranti. Un Paese in crisi economica è meno tollerante e ricettivo: occorre garantire agli italiani le condizioni di benessere necessarie...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Di Stefano, concluda.
MANLIO DI STEFANO. ... affinché vivano al meglio le relazioni con i migranti. Ho finito, manca un capoverso, Presidente.
PRESIDENTE. Il suo tempo è già scaduto, è oltre di 30 secondi. Concluda.
MANLIO DI STEFANO. Va bene, concludo immediatamente. Vi abbiamo vista all'opera, caro Ministro, da vicino in questi due anni e ora siamo certi: senza di voi potremmo realizzare i sogni di tanti italiani. Noi siamo pronti a costruire il mattone ...
PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO. Presidente, Ministro, come immaginavamo lei è venuto oggi a dirci che l'operazione è stata un successo e che – o per chi ama gli studi classici – lo sarà anche di più. Però, vede, quanto a se è vero che dalla fine dell'operazione sono stati tratti in salvo circa 150 mila migranti, è anche vero che il costo dell'operazione è arrivato a sfiorare i 9,5 milioni al mese con l'impiego di 920 militari dislocati su cinque navi impegnate ogni giorno in attività di con due elicotteri pesanti, due velivoli da ricognizione e il supporto della rete costiera radar. È un'operazione umanitaria che dal punto di vista delle spese a carico della sola Italia risulta insostenibile. Oltre al danno, la beffa: lo scorso 9 ottobre il Ministro degli interni tedesco ha rimarcato come le organizzazioni criminali di traffico dei migrati sfruttino le nostre navi per salvare i migranti. Vogliamo continuare a spendere 9 milioni di euro al mese per esporci a questo tipo di critiche ?
Quanto a che dovrebbe partire il 1o novembre l'operazione – l'ha detto lei – ha un mensile di 2,9 milioni di euro cioè meno di un terzo di quanto costa all'Italia ma per noi non è una buona notizia perché non fa che confermarci la parziale operatività dell'operazione . Il previsto per è previsto per il solo anno 2014 e soprattutto si affida alla generosità degli Stati membri in ordine alla disponibilità di uomini e mezzi. E in che cosa si è sostanziata questa generosità ? Che all'appello lanciato lo scorso 26 settembre hanno risposto 15 Paesi. Oggi Arias Fernandez dice no, sono 26. Ma ci risulta, Ministro, che solo 8 Paesi si siano offerti di fornire mezzi. Ci risulta che non ci sia l'Inghilterra sui mezzi, che non ci sia la Germania. Ci risulta che la Germania abbia dato disponibilità di solo esperti. Lei ci ha parlato di esperti, ma noi non ce ne facciamo niente di esperti, abbiamo bisogno di mezzi, Ministro.
Quanto all'operatività il mandato di sembra essere il solo controllo dei confini e non il salvataggio in mare. Le navi e gli aerei impiegati potranno spingersi solo trenta miglia oltre le coste italiane, e non fin davanti alle coste libiche, dove sarebbe necessario e dove risulta essere la maggior parte dei naufragi. Non potranno essere garantite operazioni di prevenzione come finora sono state fatte su . Il personale impiegato non potrà infatti, come fa la nostra Marina militare, operare sanitari a bordo. Allora, ci chiediamo quali sarà il deterrente alla diffusione delle epidemie quali l'Ebola, di cui tanto si parla in questi giorni. Quanto all'interazione tra l'operazione e lei oggi ha dichiarato – l'aveva già dichiarato – che porterà alla progressiva chiusura di . Oggi ci parla di una delibera. Aspettiamo la delibera. Ma allora, Ministro, perché nel recente decreto-legge stadi sono stati stanziati ulteriori 62 milioni di euro per finanziarlo ? Perché, Ministro, senza scomodare Fernandez, il suo sottosegretario Manzione, in una recente intervista ha dichiarato che deve continuare ? Il Governo Renzi intende chiudere o no ? Ministro, ipotizziamo un mondo fantastico dove prende il posto di dove tutti gli Stati membri prendono parte all'operazione, un mondo, dove, come ha detto lei, scende in mare l'Europa: che succederà realmente ? Quando le navi degli altri Paesi europei accoglieranno a bordo i migranti, questi stessi migranti si considereranno approdati nel Paese europeo a cui la nave appartiene o come, mi pare di capire, le navi europee si limiteranno a trasferirli ancora sulle nostre coste e ancora una volta toccherà all'Italia gestire e finanziare le pratiche di identificazione e accoglienza ?
Lo volevo chiedere a lei, Ministro, ma oggi ci ha risposto il direttore di Frontex, che ha precisato, pochi minuti fa, che i migranti saranno salvati e portati nello Stato che ospita cioè l'Italia, Ministro, e solo in parte a Malta. Allora, cos’è ? È che cambia nome ?
Ministro, vogliamo essere propositivi, capiamo che non si possano respingere sulle coste libiche delle persone che sono sotto le bombe, capiamo che parliamo di guerre e del contesto storico che lei ci ha detto, ma allora le formuliamo un'altra proposta, attesi gli insuccessi di queste pseudo-operazioni solidaristiche a livello europeo, che vedono, poi, l'Italia agire sempre da sola: faccia applicare la direttiva n. 2001/55/CE. Si riconosca protezione temporanea a tutti i migranti che arrivano sulle nostre coste e si consenta loro l'esercizio del legittimo diritto alla circolazione verso tutti i Paesi europei. Perché lei sa benissimo, Ministro, che arrivano sulle nostre coste per entrare in Europa; lei sa benissimo, Ministro, che, se venisse loro garantita la libertà di circolazione, in pochi si fermerebbero sul nostro territorio.
Da mesi invochiamo un sostegno adeguato da parte dell'Unione europea e, proprio in coincidenza del semestre di Presidenza europeo, ci aspettavamo di più. Ministro, diamo un consiglio al suo Governo: agisca in Europa, agisca in fretta, perché, in caso contrario, qualcuno, anche quest'Aula, motivandolo con ragioni di sicurezza pubblica nazionale, vi chiederà di chiudere le frontiere Schengen, come fece la Francia nel 2011 .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sentendo alcuni interventi che già sono stati pronunciati in quest'Aula dai colleghi Manlio Di Stefano e Laura Ravetto e di quelli che sentiremo dagli amici della Lega, sembra che una parte di questo Parlamento viva su Marte, nel senso cioè che non si rende conto che il Mediterraneo non è più quello che veniva chiamato un mare di pace: purtroppo, il Mediterraneo oggi è un crogiolo di guerre, di guerriglie e di catastrofi economiche e sociali, di gente che abbandona quegli Stati e quelle nazioni che sono in crisi, attraversati da guerriglie e dal terrorismo dell'ISIS, che fa fare un salto di qualità al terrorismo, e sfuggono da questi scontri cruenti: per un verso, milioni di persone si sono trasferite in Libano, in Giordania, in Turchia e, per altro verso, altre vengono verso l'Italia.
Dimenticare questo dato, cancellarlo è un atto di irresponsabilità e di demagogia, comunque non si dice che cosa si dovrebbe fare: forse, dovremmo fare i respingimenti e affondare centinaia di migliaia di persone ? Qual è la linea che si dovrebbe seguire ? Quindi, noi ci troviamo di fronte ad una demagogia assoluta, che fa dello sciacallaggio su una tragedia che sta investendo il mondo .
D'altra parte, voglio ricordare che ben diverso fu il comportamento, nel 2011, del Ministro dell'interno Maroni, il quale fece i conti con ben 63 mila immigrati, fece i conti con quella realtà e non li respinse, ma li trattò nel modo in cui noi oggi stiamo trattando questa vicenda. Ne abbiamo molti di più, perché è crollata la Libia, è crollata la Siria, è crollato l'Iraq. Se voi dimenticate e cancellate questo dato, non fate i conti con la realtà, ma vi misurate con un mondo che non esiste e lo fate unicamente – perché queste cose le sapete benissimo – per basse ragioni di polemica politica, in una situazione e in una realtà che richiederebbero ben altro senso di responsabilità.
Detto questo, è indubbio che c’è un confronto fra noi e il resto dell'Europa, ma, d'altra parte, noi siamo in prima linea, perché il dissennato intervento – su questo va fatta una critica e un'autocritica – che ci fu in Libia ha fatto sì che noi non abbiamo più una controparte, come aveva in quel tempo il Ministro dell'interno Maroni. In Libia, oggi, è in corso una sorta di guerriglia, che ci auguriamo che non debordi in guerra civile, perché, altrimenti, la situazione diventerà ancora peggiore di quella con la quale noi ci stiamo misurando oggi.
Malgrado questo, noi abbiamo fatto una linea di prima resistenza e avrei voluto vedere quale sarebbe stata l'alternativa a in quella situazione di emergenza. Oggi il Ministro degli interni ci ha spiegato che l'operazione di seconda fase, che inizia dal 1o di novembre, cioè l'operazione è un'operazione che fa fare un salto di qualità alla situazione e, rispetto ad esso, il Governo italiano farà una sua riflessione e farà le sue scelte. L'ha detto in modo inequivocabile e non c’è dichiarazione di direttore generale di che sia superiore alla sovranità del Governo italiano. Questo è il punto e questa è la questione che sta davanti a questo Parlamento.
Altra cosa poi è la propaganda per una manifestazione che la Lega dovrà fare domenica e rispetto alla quale può agitare magliette...
GIANCARLO GIORGETTI. Sabato !
FABRIZIO CICCHITTO. ... e fare altre considerazioni ma, consentitemi, queste non sono cose in grado di fare i conti con il dramma che stiamo vivendo. Queste buffonate come l'esibizione di magliette non sono all'altezza della situazione drammatica con la quale tutti noi dobbiamo fare i conti perché nessuno è in grado di spostare l'Italia dalla sua posizione geografica
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mariano Rabino.
MARIANO RABINO. Signor Presidente, signor vicepresidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il 3 ottobre di un anno fa, ben 366 migranti hanno perso la vita a solo 800 metri dalle coste di Lampedusa. Erano diretti in Europa alla ricerca di protezione. Hanno trovato esclusivamente morte.
Si tratta di drammi che dovrebbero suscitare la ribellione morale di chiunque abbia senso civico, rispetto della dignità umana, perché ci sono circostanze in cui l'indifferenza non è ammessa. Del resto, dal Mediterraneo viene la nostra storia e ancora oggi ciò che li accade ci riguarda direttamente. Negli ultimi anni il per millenni culla di civiltà, si è trasformato nell'epicentro di una silenziosa catastrofe umana. Dall'inizio di quest'anno, sono annegati o risultati dispersi almeno tremila persone, quasi quattro volte il numero di tutto il 2013.
L'impossibilità per molti dei migranti di potersi trasferire liberamente in altri Paesi dell'Unione europea, ove spesso risiedono familiari e parenti, già da tempo integrati ed insediati, ha portato all'ulteriore conseguenza per la quale molti potenziali beneficiari di protezione internazionale rifiutano di farsi riconoscere, una volta giunti in Italia, nella speranza di poter, magari, di nuovo clandestinamente raggiungere i parenti nei Paesi del nord Europa, come è avvenuto con i profughi siriani accampati nella stazione di Milano.
Negli ultimi anni, si è determinato un profondo cambiamento dei flussi migratori – è stato ricordato – sempre più legati all'instabilità politica di alcuni Paesi della sponda sud del Mediterraneo, sempre più caratterizzati da migranti spinti dalla necessità di fuggire da luoghi devastati da guerre e persecuzioni. È un dovere morale dell'Europa fermare quanto sta accadendo perché essa non può più rappresentare solo uno spettatore inerme sulla sponda battuta dalle ondate del popolo dei barconi.
L'incapacità di concordare politiche europee e coerenti in materia di immigrazione e asilo nonché il nostro mancato impegno fino ad ora, lo riconosciamo, al Vicepresidente del Consiglio Alfano, nella realizzazione di una politica euro mediterranea a pieno titolo, offrono terreno fertile agli odiosi crimini perpetrati da trafficanti violenti e privi di scrupoli. Luoghi come l'isola italiana di Lampedusa o Malta sono allo stremo ma la soluzione è che altri Paesi membri e l'Unione europea intera facciano di più, applicando i principi di equa distribuzione del carico e di solidarietà. È necessario un impegno maggiore a lungo termine nei luoghi di origine attraverso programmi di ricostruzione congiunti a livello europeo nonché una corretta politica per i richiedenti asilo e i rifugiati fatta di regole chiare, giuste come quelle vigenti in altri Stati a forte migrazione come gli Stati Uniti e il Canada con l'indicazione di alcune limitazioni e priorità che garantiscano protezione a chi ne ha maggiormente bisogno.
Occorre al più presto stipulare intese per la gestione delle migrazioni con le nazioni di origine e di transito per far sì che i trafficanti non godano della libertà che hanno al momento di agire indisturbati a largo di alcuni Paesi del nord Africa.
Il 1o luglio l'Italia ha assunto la Presidenza del Consiglio dei ministri europei. È davvero l'ultima occasione a disposizione del nostro Paese per farsi valere e pretendere che il problema dei flussi migratori diventi una questione da affrontare tutti insieme perché la gestione delle centinaia di migliaia di persone che fuggono dalla miseria e dalle guerre non rimanga di nostra esclusiva competenza.
Se infatti l'Italia rappresenta geograficamente la porta verso l'Africa dell'Unione europea, è giusto che sia quest'ultima ad assumersi la responsabilità di fronteggiare un fenomeno epocale che coinvolge non solo il nostro Paese ma tutto il continente. Sul piano programmatico, è necessario rivedere l'intero sistema di ingressi, di riconoscimento del diritto d'asilo e di protezione internazionale, partendo proprio dal trattato di Dublino del 2003, che, in questi anni, ha fortemente penalizzato gli Stati più esposti agli sbarchi, i quali, oltre a dover far fronte a misure di soccorso e prima accoglienza, devono procedere all'esame di tutte le domande presentate al momento dell'arrivo sul territorio nazionale con un notevole aggravio di adempimenti e di impiego di risorse, in attesa di definizione delle pratiche attivate. Per una più equa redistribuzione anche del carico di procedure, basterebbe un'interpretazione più elastica del trattato che permetta, già al momento dell'avvio della richiesta di protezione, la possibilità di inserire, accanto al Paese d'arrivo, anche il Paese dell'Unione dove già vivono membri dello stesso nucleo familiare e nel quale il richiedente vorrebbe legittimamente ottenere asilo.
Signor Vicepresidente del Consiglio, non prende avvio sotto i migliori auspici l'operazione Triton con la quale l'Unione europea dovrebbe, almeno secondo lei, sostituirsi all'Italia nel difendere le frontiere marittime nel Mediterraneo. Prendiamo atto delle novità, sono diventati 19 i membri su 28 dell'Unione europea ad aderire a questo programma. La situazione che abbiamo di fronte richiede soluzioni immediate che proteggano coloro che sono in pericolo, che rispondano ai nostri bisogni economici e ai problemi demografici e che siano di sostegno ai Paesi in prima linea nell'accoglimento della maggioranza degli arrivi.
PRESIDENTE. Deve concluderà, il tempo è scaduto, per favore.
MARIANO RABINO. Si, mi avvio alla conclusione, Presidente. Proprio un mese fa esatto, in visita a New York, sono stato ad Ellis Island, la porta di accesso agli Stati Uniti alla fine e all'inizio del secolo scorso. Oltre 12 milioni di immigrati entrarono negli USA da Ellis Island, oggi diventata museo.
PRESIDENTE. Onorevole Rabino, la prego di concludere. Collabori, perché il tempo è scaduto.
MARIANO RABINO. Mi sto avviando alla conclusione. Oggi oltre 100 milioni di americani possono trovare lì le ragioni e gli elementi delle loro origini. Gli immigrati sono persone...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rabino, molte gentile. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Signora Presidente, io affronto questo dibattito con profondo imbarazzo, un imbarazzo per il modo con cui noi discutiamo di un fenomeno complesso come quello dei flussi migratori e un imbarazzo anche per l'intervento del Ministro dell'interno, che ci porta in quest'Aula un'informativa confusa, tesa a nascondere l'inconsistenza politica del nostro Paese in Europa. Signor Ministro, gli attuali flussi migratori non sono un fenomeno naturale ed ineluttabile, ma sono il frutto di scelte di politica estera e militare che il nostro Paese ha assunto negli anni passati, con Governi di cui lei faceva parte. Sono il frutto della scelta del nostro Paese di partecipare a quella insensata guerra in Iraq, che oggi ha dato la possibilità a una banda di assassini come l'Isis di esistere per l'instabilità che noi abbiamo creato in quel Paese. Sono i frutti della scelta politica del Governo, di cui lei era Ministro, di intervenire in Libia, creando quel disastro che oggi permette ai trafficanti di esseri umani di costruire il loro business sulle spalle di gente che fugge dalle guerre, dalla miseria e dalla povertà che noi abbiamo contribuito a creare in quei Paesi, ed è l'ipocrisia del nostro dibattito che mi fa più impressione. Noi parliamo di eroi quando parliamo dei cristiani, degli yaziti che dalla Siria fungono sotto la persecuzione dell'Isis, e poi li chiamiamo clandestini, pericolosi criminali, quando arrivano qui in cerca di una vita migliore. Ecco, noi abbiamo bisogno di dire la verità e la verità è che ci sono 10 milioni di cittadini siriani che stanno scappando da una guerra assurda e che, di quei 10 milioni, appena 100-150 mila sono arrivati in Europa. E noi stiamo facendo una tragedia mentre Paesi come il Libano, l'Iran, accolgono ogni giorno milioni e milioni di profughi dall'Afghanistan, dalla Siria, dall'Iraq. Ecco, noi dobbiamo parlare di cosa sta accadendo, delle condizioni di instabilità e disgregazione sociale, economica e istituzionale dei Paesi del continente africano, che noi abbiamo contribuito a creare. Gli esseri umani fuggono e si spostano con mezzi di fortuna in mano ai trafficanti di esseri umani.
L'ebola, che cresce come minaccia in quei Paesi, proprio per le condizioni di disgregazione istituzionale che hanno, viaggia in e arriva nel nostro Paese con gli aerei, non – come qualcuno utilizza speculativamente, come fa la Lega – con i migranti.
Ecco, noi abbiamo bisogno di parlare di cosa è stato . Ministro, lei non ci ha spiegato cosa farà . Lei, quando parla di dice che noi abbiamo la missione di salvare vite umane nel Mediterraneo. Quando dice che, con l'Europa scende in mare, dice che deve presidiare le frontiere. Ha parlato di due linee di difesa, ma noi non dobbiamo difenderci da esseri umani inermi che arrivano nel nostro Paese per salvare la propria vita. Noi abbiamo bisogno invece di creare un sistema di accoglienza europeo. Noi abbiamo bisogno di andare in Europa non a chiedere qualche soldo o qualche mezzo per aiutarci a salvare le vite umane. Questo l'Europa lo dovrebbe fare perché è scritto nella sua carta fondativa. Ma noi abbiamo bisogno di chiedere di rivedere gli accordi di Dublino, di creare un asilo europeo e di dire che, chi arriva nel continente europeo, in qualunque Paese, ha la possibilità di avere un asilo politico europeo e di muoversi liberamente su tutto il contenente, provando qui a ricostruirsi una vita.
L'altro imbroglio: ; noi abbiamo cominciato a costruire questa operazione, l'Italia guiderà – e chiudo, Presidente – perché ci hanno chiamato a fare i compiti a casa, perché ci stanno rimandando indietro un sacco di rifugiati che non sono stati identificati e lei forse dovrebbe spiegarci qui su quale base i rifugiati non identificati vengono rimpatriati in Italia senza avere nessuna prova che questo è stato il primo Paese di approdo.
Su questi temi, signor Ministro, su questi temi, onorevoli colleghi si misurerà la civiltà dell'Europa. In questo momento, si sta misurando soltanto l'assenza della civiltà dell'Europa, l'assenza dell'Europa sotto il profilo della politica estera, sotto il profilo di una politica di difesa comune, sotto il profilo di una politica di integrazione comune. Noi abbiamo bisogno di più Europa, l'Europa non può essere unica solo quando si tratta di imporre l'austerità e di fare la politica a favore delle banche ed essere invece spezzettata quando si tratta di salvare le vite umane. Noi siamo orgogliosi degli uomini della nostra Marina militare e dei comuni che stanno accogliendo i migranti. Non siamo orgogliosi di questa Europa e delle sue classi dirigenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, Ministro, pochi minuti fa il direttore esecutivo di in una conferenza stampa, ha annunciato che, nel 2014, il numero di immigrati clandestini, non di migranti o di profughi, che hanno attraversato il Mediterraneo e sono sbarcati in Italia, sono 144 mila; 144 mila immigrati clandestini che, a causa dell'operazione un'operazione sciagurata, scellerata e fallimentare, sono giunti sul nostro territorio.
Ancora: sempre in conferenza stampa, il direttore di ha annunciato che non subentrerà mai a : lei non può raccontare menzogne al Paese e non può raccontare menzogne agli italiani .
ANGELINO ALFANO, . Ma è così !
NICOLA MOLTENI. Non le può raccontare lei, ma non le possono raccontare neanche i colleghi del MoVimento 5 Stelle perché i cittadini devono sapere che il reato di immigrazione clandestina è stato cancellato dal MoVimento 5 Stelle, che l'ordine del giorno della Lega per chiedere la cancellazione di non è stato votato dal MoVimento 5 Stelle e che quindi anche il MoVimento 5 Stelle è complice del Ministro Alfano, è complice della sinistra per questa operazione invasione.
Lei, Ministro, è entrato in quest'Aula per vendere due successi: il successo di e il successo di . Lei non può raccontare, non può vendere balle, non può vendere bugie ai cittadini italiani perché l'operazione non è stata un grande successo, l'operazione non è motivo di vanto e di orgoglio. L'operazione è stata un'operazione criminale, è stata un'operazione fallimentare, è stata un'operazione di invasione.
Siamo l'unico Paese al mondo che utilizza le navi della Marina militare per farci invadere che andiamo a prendere immigrati clandestini perché i numeri dicono che la stragrande maggioranza di coloro i quali sbarcano sul nostro territorio non sono profughi o migranti, come piace chiamarli alla Presidente Boldrini, la sacerdotessa degli immigrati, ma sono immigrati clandestini. Raccontatelo, raccontatelo ai cittadini che ci stanno ascoltando, raccontate la bontà dell'operazione ai dieci milioni di cittadini italiani che vivono sotto la soglia di povertà, raccontate che a 1.200 euro al mese per ogni immigrato, è un grande successo; raccontatelo ai sette milioni di pensionati che prendono meno di 1.000 euro al mese, ai 2 milioni di pensionati che prendono meno di 500 euro al mese raccontatelo che date 1.200 euro al mese, vitto, alloggio, ospitalità; raccontate che avete dato, con l'operazione ospitalità in alberghi a quattro stelle, garantendo ogni tipo di beneficio, ai tre milioni e mezzo di disoccupati italiani che sono in questo momento alla televisione, che non hanno un lavoro, che non hanno probabilmente neanche una casa . Andate a raccontare i successi di a questa gente che ci sta ascoltando.
È stata un'operazione di invasione. Noi facciamo esattamente il contrario di quello che fanno gli altri Paesi. In Austria, in Spagna, a Malta, in Grecia attuano la politica dei respingimenti, esattamente quella politica che lei, da Ministro della giustizia, quando Maroni era il Ministro dell'interno e Berlusconi il Presidente del Consiglio, avete attuato. Allora andava bene, ma oggi no ! Oggi non va bene perché lei è l'unico Ministro, all'interno di questo Governo, che dice e fa ancora cose di sinistra. Il Nuovo Centrodestra, il suo partito, è la costola della sinistra ! Avete preso i voti a destra e li avete portati a sostenere le politiche filo-immigratorie, le politiche di invasione.
Ministro, lei non ha citato due problemi che l'immigrazione clandestina si porta dietro, problemi di ordine pubblico – e li abbiamo poc'anzi citati – e problemi di ordine sanitario. Sull'ebola siamo l'unico Paese al mondo che non sta facendo nulla. E poi c’è il terrorismo, il terrorismo islamico.
Ministro, ci sarebbero tante altre cose da dire. Non le possiamo dire perché il tempo è limitato. Quello che non diciamo qui lo diremo sabato 18, alla manifestazione di Milano, che non è né uno scaduto né una buffonata, presidente Cicchitto . Abbiate rispetto, abbiate rispetto per un grande esempio di democrazia...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
NICOLA MOLTENI. ... concludo, Presidente. In quella piazza non ci saranno solo leghisti, razzisti, rozzi. In quella piazza ci saranno tanti cittadini, uomini, donne, disoccupati, cassaintegrati, che si sentono discriminati da questo Governo. Non è la Lega ad essere razzista, siete voi che state facendo della discriminazione al contrario nei confronti dei cittadini italiani .
Ministro, faccia il Ministro degli italiani e non degli immigrati ...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Molteni. È scaduto il suo tempo STOP INVASIONE. Milano 18 ottobre 2014. Non fate pagliacciate, mettete queste giacche. Ma smettetela !
CRISTIAN INVERNIZZI. Pagliacciate ? Ma come si permette ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marazziti. Ne ha facoltà .
CRISTIAN INVERNIZZI. Le pagliacciate le fa lei ! Si vergogni !
PRESIDENTE. Questo è un argomento serio, lasciate perdere !
Andiamo avanti. Prego, onorevole Marazziti STOP INVASIONE. Milano 18 ottobre 2014.
Intervengano i commessi, intervengano a togliere i cartelli. Non sono consentiti i cartelli in quest'Aula .
Prego, onorevole Marazziti.
MARIO MARAZZITI. Presidente, devo dire che è con dolore che intervengo a questo punto...se i colleghi potessero fare silenzio sarebbe meglio ...
KHALID CHAOUKI. Ascoltate e imparate !
PRESIDENTE. Prego, proceda ! Lasciamo parlare l'onorevole Marazziti. Noi abbiamo tutti ascoltato gli altri interventi, adesso l'onorevole Marazziti ha diritto al suo intervento. Prego.
MARIO MARAZZITI. Presidente, è con dolore che prendo la parola perché, purtroppo, il tema dell'immigrazione, delle trasformazioni epocali, delle guerre che stanno creando una nuova frontiera di guerra e di pace nel Mediterraneo, meriterebbe di essere affrontato non nella propaganda e non per parlare ai bassi istinti degli italiani, ma per cercare di trovare soluzioni. Qui, quello che si gioca è una scelta di civiltà ed è una scelta di umanità.
Io ero a Lampedusa, lei anche era a Lampedusa. Eravamo lì, davanti alle bare, e in quel momento noi percepivamo che quelle persone non dovrebbero mai morire.
Quando si dice non più un solo immigrato in Italia, quando si dice invasione, quando si chiamano 142 mila persone salvate dal mare immigrati clandestini e sono gli stessi che sono perseguitati dai terroristi islamici, dalle guerre, dalle persecuzioni in Eritrea, dalla scomparsa della Libia, dall'implosione della Siria, ebbene quando noi ascoltiamo le persone che chiamano questi esseri umani immigrati clandestini, noi capiamo che c’è una frontiera; è la frontiera tra esseri umani e forse non esserlo più o per un po’ dimenticarlo per motivi di propaganda politica.
A pochi giorni di distanza da quella tragedia di Lampedusa Papa Francesco disse semplicemente: dov’è tuo fratello ? Caino, dov’è tuo fratello ? E poi parlò di globalizzazione dell'indifferenza. Ecco noi stiamo cercando di toglierci di dosso quella globalizzazione dell'indifferenza. C’è chi non vuole fare questo. I colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno detto: in questo Parlamento nessuno è contro i diritti umani, noi siamo a favore degli immigrati con alcune proposte. Ma fuori da questo Parlamento il leader di quel movimento ripetutamente si è detto contro gli immigrati. La Lega e Forza Italia stanno usando argomenti che non hanno nulla a che vedere con la realtà perché la grande crescita del numero di persone che attraversano il Mediterraneo è avvenuta prima di Lampedusa, perché il 240 per cento in più di crescita nel trasferimento nel Mediterraneo era già prima dell'ottobre del 2013. Da allora è cambiata una sola cosa: ha salvato più persone. Allora oggi abbiamo un Mediterraneo che è anche un cimitero, 25 mila persone sono già morte. Dobbiamo decidere se debbono essere molte di più: decine di migliaia o no. Per questo, signor Ministro Alfano, io chiedo ufficialmente, a nome del gruppo Per l'Italia, come democrazia solidale, che non si chiuda finché non è dimostrato che ha la stessa efficacia nel salvare le persone, perché in realtà noi dobbiamo salvare questa civiltà. Questa civiltà e questa frontiera europea, trenta chilometri a sud dell'Italia, è trenta chilometri a sud di Lampedusa. Se noi lasciamo un mare molto più vasto in preda al nulla, noi avremo molte più vittime. Allora noi abbiamo fatto alcune proposte concrete. Le proposte sono: da non sospendere finché non acquisti la stessa efficacia, trenta chilometri sotto Lampedusa; l'istituzione di un'Agenzia europea per l'asilo e l'immigrazione al di fuori del territorio dell'Unione europea; abbiamo chiesto di utilizzare le sedi diplomatiche nei Paesi africani e in Medio Oriente e nei Paesi di transito per raccogliere lì ed esaminare lì le domande di protezione internazionale, perché poi si possano organizzare viaggi sicuri, non in mano ai trafficanti umani. Abbiamo proposto la creazione di un campo europeo di accoglienza sul territorio italiano, che può essere fatto anche in collaborazione con l'ONU perché così si può favorire la circolazione in Europa dei rifugiati. Allora, noi abbiamo richiesto l'asilo temporaneo per motivi umanitari almeno per i richiedenti provenienti dalla Siria, dall'Eritrea e dall'Iraq – sono quelli di cui leggiamo sui giornali – in base ad una direttiva europea che esiste dal 2001, la n. 55/CE, che in caso di massiccio afflusso di sfollati permette di farlo. Allora, signor Ministro, io ringrazio lei e ringrazio il Governo di e ringrazio lei del lavoro fatto in Europa perché ci sia un coinvolgimento europeo su questa materia, ma l'Italia non può smettere di essere la frontiera avanzata di questa civiltà e di questa umanità. Qui si gioca chi siamo e chi non siamo. Io credo che dobbiamo stare non dalla parte di Caino; male che vada, dalla parte di Papa Francesco
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi deputati, Ministro Alfano, siamo sinceramente sconcertati. Sì, vediamo, Ministro Alfano, il suo impegno in Europa per tentare di assicurare un coinvolgimento adeguato da parte degli altri Paesi che si sono fino adesso disinteressati, che noi abbiamo più e più volte definito complici di tutto quello che accade nel nord Africa, in modo particolare, ma anche di questo traffico sconsiderato e abietto di uomini, donne e bambini a cui assistiamo ormai da oltre un decennio tra le coste della Libia e il sud d'Italia.
Ma siamo sconcertati, perché oggi, comunque, se non ho capito male, lei ci viene ad annunciare che tra breve, tra qualche ora, tra qualche giorno, verrà cancellata l'operazione da un Consiglio dei ministri, che, quindi, dirà esattamente l'opposto di quello che ha detto più o meno un anno fa, posto che il 18 di ottobre, tra due giorni, ricade esattamente il primo anniversario di .
Se questa operazione è esattamente come lei ce l'ha descritta, significa, e non si può certo venire qui a dare smentite, che è stata un fallimento, se non fosse stato un fallimento, nessuno avrebbe immaginato di abolirla; è un fallimento ! Io voglio venire proprio ai vostri ragionamenti: fermo restando che tutti noi, lo abbiamo detto in tante circostanze, fortunatamente, siamo in un Paese che non è razzista, che, anzi, ha una cultura della solidarietà, una chiara sensibilità umanitaria (probabilmente, anche questi anticorpi hanno impedito che il razzismo e la xenofobia attecchissero in Italia), ma, attenzione Ministro Alfano, colleghi della maggioranza, noi non ravvediamo alcun risultato significativo dal punto di vista della tutela, intanto per cominciare, delle vite umane.
Se sono veri i dati che lei ci ha riportato, e cioè che, tra morti e dispersi, abbiamo quasi triplicato i numeri dal 2013 al 2014, significa che l'obiettivo principale è stato fallito. Quindi, è una bugia che da un punto di vista umanitario noi abbiamo avuto dei risultati apprezzabili. Dal 2011, anno in cui sono scoppiate le «primavere arabe», sono passati anni e c’è una significativa implementazione di immigrati che vengono per ragioni economiche, e non perché fuggono da guerre come ci riportano tutti i dati statistici e tutti gli studi che sono probabilmente anche in suo possesso.
Facendo vedere a tutta l'Africa, a cominciare da quella più povera, le navi rassicuranti della Marina militare che facevano la giusta opera di soccorso, abbiamo fatto vedere che c'era la possibilità di arrivare, attraverso la porta dell'Italia, in Europa e nel mondo occidentale. È questo che è assolutamente molto significativo e molto grave, perché è demagogia allo stato puro. Noi non abbiamo la forza e, purtroppo, le nostre città del nostro territorio lo stanno a dimostrare quotidianamente, di assorbire un numero illimitato di immigrati, il che non significa essere contrari all'immigrazione regolare: noi siamo favorevoli all'immigrazione regolare, normata, dove si mette un tetto al numero di immigrati che possano essere assorbiti dall'Italia nel corso di un anno, siamo favorevoli ovviamente ad una politica d'integrazione. Siamo contrari, contrarissimi all'immigrazione clandestina, all'immigrazione irregolare, e se non vado errato, l'Europa, in qualche maniera, ha bacchettato il Governo italiano, perché se è vero che questa nuova operazione cosiddetta «Tritone» parte dal presupposto che va contrastata l'immigrazione irregolare, si fa una operazione che è l'esatto opposto di quello che ha fatto l'Italia in questo anno. Quindi, voi avete sbagliato, non lo dice soltanto Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, ve lo deve dice anche l'Europa. Non si può pensare di destinare risorse praticamente illimitate all'accoglienza. Noi siamo per fare accoglienza, siamo per destinare fondi alla beneficenza, all'aiuto e alla solidarietà, ma con un numero limitato, perché è ovvio che non si può reggere una sorta di solidarietà che non abbia una capienza prescritta.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO RAMPELLI. Tant’è, caro Presidente, che sul territorio, la sofferenza, e anche l'insofferenza dei ceti sociali più deboli, sono sotto gli occhi di tutti.
I raffronti che vengono fatti, che vengono riportati legittimamente in quest'Aula tra il pensionato sociale, che prende meno di 450 euro, e un immigrato irregolare e clandestino, anche se il reato d'immigrazione clandestina voi, insieme al MoVimento 5 Stelle, al Nuovo Centrodestra e ad altri partiti l'avete voluto abolire, è evidente. I 1.200 euro, che sono il costo di un immigrato, che arrivano a 1.700 euro per un bambino, rispetto ai 458 euro di un pensionato sociale, sono un'evidente iniquità che comunque crea malumore. Noi non possiamo assolutamente consentire, quando dobbiamo garantire l'integrazione sociale...
FABIO RAMPELLI. ... l'integrazione tra etnie e tra culture, non possiamo, certamente, partire da un dato di squilibrio, da un dato d'ingiustizia profonda.
FABIO RAMPELLI. Concludo, dicendo, lo ricordo a me stesso e a voi, che noi abbiamo un 8 per cento soltanto di immigrazione regolare e, quindi, l'8 per cento di immigrazione regolare, in quella percentuale, e non un numero in più, deve poter accedere ai servizi sociali, alle case popolari, agli asili nido, perché la informo...
PRESIDENTE. La ringrazio.
FABIO RAMPELLI. ... e concludo davvero, che gli italiani non possono andare più negli asili nido e non possono più accedere alle case popolari. E questo...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli, il suo tempo è scaduto, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare la deputata Piazzoni. Ne ha facoltà.
ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, signor Ministro, io esprimo apprezzamento per lo sforzo fatto dal Governo per ottenere un impegno europeo e anche per i risultati ottenuti, certo ancora modesti. Del resto la questione delle migrazioni, più di tante altre, dimostra quanto siano fuori dal mondo le posizioni antieuropeiste, che qui, in questo consesso, chiedono soluzioni rapide, durature, per i fenomeni migratori, che chiaramente possano essere ottenute solo ed esclusivamente attraverso la costruzione di una forte politica europea coesa.
Noi abbiamo bisogno di cambiare il Trattato di Dublino e ottenere un vero diritto di asilo europeo. Abbiamo bisogno di un forte impegno europeo nella politica estera e nella cooperazione internazionale. Abbiamo bisogno di un'operazione più estesa e più integrata, su cui ritornerò tra poco. Abbiamo bisogno di trovare soluzioni, che evitino la via del mare nei Paesi di transito, quindi di cambiare completamente strategia per potere garantire il diritto alla vita.
Lo dico ai colleghi che sono intervenuti prima di me del MoVimento 5 Stelle, della Lega Nord e di Fratelli d'Italia: al di là veramente delle frasi inaccettabili che vengono dette, andando nel merito, io dubito che tutte queste soluzioni auspicate possano essere ottenute in Europa, alleandosi, per esempio, con Farage o comunque con tutte le forze di stampo nazionalista e razzista, che non farebbero altro che aggravare la nostra situazione, seppure considerassimo tutto questo al di là di quello che dovrebbe essere, invece, il fondamento del nostro agire, che è il rispetto dei diritti umani.
Ecco, solo un appunto, Ministro, però. Lei ha parlato di straordinarietà dell'operazione . Io sono assolutamente d'accordo sul fatto che sia un'operazione straordinaria. Ho avuto l'opportunità, la grande opportunità, di potere vedere da vicino, attraverso una delegazione parlamentare che è stata ospitata sulla nave qual è l'operato della nostra Marina e tutto quanto è stato costruito intorno all'operazione con l'intervento anche di associazioni di volontariato, di organizzazioni e di persone che si mettono a disposizione ogni giorno per un'operazione veramente straordinaria. Però, siccome credo che lei la definisse «straordinaria» in termini di temporaneità, faccio presente che lei ha giustamente detto che il fenomeno delle migrazioni non è legato a qualche evento particolare, ma alla disgregazione generale dell'assetto geopolitico di interi continenti. Quindi, se di emergenza parliamo, è sicuramente un'emergenza che andrà avanti per tanto, tanto tempo.
Noi abbiamo bisogno sicuramente di un apporto dell'Europa per potere allargare l'impegno di . Credo che sia sicuramente necessario andare ad integrare l'operazione con la nostra operazione. Possiamo sicuramente rimodularla, ma, Ministro, innanzitutto orgoglio, orgoglio per quello che questo Paese ha fatto in quell'operazione !
Guardi, solo una cosa, e concludo, Presidente, concludo subito. Quando lei è venuto l'altra volta ad aprile a riferire sull'operazione...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ILEANA CATHIA PIAZZONI. Concludo subito.
PRESIDENTE. Non abbiamo tempo.
ILEANA CATHIA PIAZZONI. Lei disse una cosa molto bella, ovvero che lei non avrebbe barattato, per i voti, 19 mila morti. Ecco, io non penso che possa cambiare questa prospettiva, quando i morti sono molti, molti di più. E, quindi, la prego: lasci le assurdità ad altri... .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piazzoni, la ringrazio, il suo tempo è scaduto. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signora Presidente, caro Ministro, forse ho sbagliato ad iscrivermi a questa discussione. Io condivido il suo giudizio su ma resto sconcertato di fronte al dibattito, a cui abbiamo assistito oggi in quest'Aula. Forse sarà la ripresa televisiva, ma da un lato si contesta a lei il fatto che l'operazione «Tritone» avrebbe solo otto Paesi, il che evidenzierebbe il fatto che altri venti Paesi ragionano come hanno ragionato molti nostri altri colleghi: se ci sono questi che spingono, respingiamoli.
La soluzione politica è il respingimento. Con una politica così non si va da nessuna parte, si capisce perché l'Europa sia ai minimi termini e sia diventata ormai il «secondo mondo». Infatti, non vedere cosa c’è sotto di noi vuol dire non avere la percezione esatta di qual è il fenomeno che si agita su scala mondiale.
Allora io mi auguro – ed ho concluso – che lei e l'Italia possa concorrere a superare le lacerazioni europee e convincere che il realismo sui temi dell'immigrazione risponde a una esigenza di buona politica e soprattutto di lungimiranza. Dei 100 presunti clandestini che arrivano in Italia solo 15 si fermano nel nostro Paese, la spinta è di andare altrove.
L'Europa non può non farsi carico di questo problema complessivo. Diversamente, finirà come è finito l'impero romano. Anche lì, li consideravano barbari quelli che premevano alle frontiere .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, gli immigrati costano, gli immigrati ci rubano lavoro, gli immigrati godono di privilegi che noi non abbiamo, gli immigrati trasmettono malattie, sono terroristi, vanno fermati. è un fallimento, è un'operazione criminale. Sono frasi che si sentono e si leggono in questi giorni, purtroppo anche in quest'Aula.
Abbiamo il dovere di smentire falsità che hanno l'obiettivo di scatenare paure e di mettere le persone le une contro le altre. non è qualcosa di cui vergognarsi, ma un'operazione che ha permesso di soccorrere e salvare oltre 100 mila vite. Ne dobbiamo andare fieri. è costata 2 euro per ogni italiano, 2 caffè all'anno per salvare 100 mila persone.
Il Ministro Alfano ci dice che «Tritone» sostituirà . Noi socialisti diciamo che non possiamo, non dobbiamo smantellare e chiediamo che il Governo mantenga attive quelle, fra le funzioni di che non sono sovrapponibili con quelle di «Tritone», ricercando piuttosto una complementarietà tra i due programmi e non disperdendo, ma valorizzando le competenze acquisite .
Chiediamo anche che l'ultimo periodo del semestre italiano di Presidenza sia impegnato a convincere tutti i europei che è necessario modificare il regolamento «Dublino III» al fine di facilitare la mobilità dei rifugiati riconosciuti, affinché per ragioni familiari, umanitarie, di opportunità economica possano stabilirsi anche in Paesi della UE diversi dal primo in cui sono approdati. E mi pare che si vada in questa direzione dalle sue parole.
Si dovrà poi costruire un sistema europeo di asilo accompagnato dall'istituzione sul territorio della sponda meridionale del Mediterraneo, proprio lì prima che da noi, di sedi di delle richieste di accesso, che contrasti nei fatti l'attività dei trafficanti, che vanno sempre perseguiti severamente, pur nella consapevolezza che purtroppo questo fenomeno continuerà ad esistere.
Lavoriamo su questi fronti e lasciamo da parte facili populismi per conquistare qualche voto in più. Alimentando l'odio e la paura del diverso non si blocca l'immigrazione, clandestina o regolare che sia, si dà solo spazio a pericolose derive razziste che vanno bloccate sul nascere prima che degenerino in qualche cosa di molto peggio.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.
Sospendo la seduta, anche per consentire l'installazione delle cabine di voto perché, come sapete, abbiamo la riunione del Parlamento in seduta comune prevista per le ore 16.
La seduta riprenderà dopo lo svolgimento di tale riunione con il seguito dell'esame delle proposte di legge in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all'estero.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, l'onorevole Boccia è in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il senatore Salvatore Tomaselli in sostituzione del senatore Miguel Gotor, dimissionario.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il senatore Miguel Gotor in sostituzione del senatore Salvatore Tomaselli, dimissionario.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 2247-A: Disposizioni in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all'estero nonché per il potenziamento della lotta all'evasione fiscale. Disposizioni in materia di autoriciclaggio. E dell'abbinata proposta di legge n. 2248.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno Lorefice n. 9/2247-A/24.
Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno Turco n. 9/2247-A/95, a pagina 66 del fascicolo, è da intendersi a firma Toninelli anziché Turco.
Passiamo all'ordine del giorno Lupo n. 9/2247-A/25, accolto dal Governo come raccomandazione. La deputata Lupo non è in Aula, quindi si intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/2247-A/26, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mantero n. 9/2247-A/27, accolto dal Governo come raccomandazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantero n. 9/2247-A/27, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
DALILA NESCI. Signor Presidente, questo ordine del giorno vuole impegnare il Governo ad introdurre strumenti di condivisione di banche dati con le autorità fiscali estere nonché favorire la creazione di una unità di per la lotta all'evasione fiscale internazionale. Su questo, ovviamente, è doveroso anche leggere la premessa dell'ordine del giorno, perché si comprenderà poi meglio l'impegno che si chiede al Governo. La proposta di legge in esame introduce la procedura di volontaria collaborazione preventiva in materia fiscale.
PRESIDENTE. Onorevole Nesci, concluda.
DALILA NESCI. La finalità perseguita è quella di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'erario. In pratica, il contribuente dovrà autodenunciarsi al fisco beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative pecuniarie nonché della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nesci, abbiamo concluso il tempo. Onorevole Nesci, ha concluso il tempo. Può chiudere.
DALILA NESCI. Il testo approvato all'esito dell'esame in Commissione, prevede altresì che la procedura di volontaria possa essere utilizzata...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nesci.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nesci n. 9/2247-A/31, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, grazie, sono appena le 8, non c’è problema... secondo l'ordine del giorno che ho proposto, la proposta di legge in esame introduce la procedura di volontaria collaborazione preventiva in materia fiscale (la cosiddetta . Consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'erario. Vorrei impegnare il Governo a predisporre una piattaforma gestita direttamente dall'Agenzia delle entrate che consenta la liquidazione e il pagamento delle imposte dovute. Ha visto, Presidente, mancano ancora 30 secondi, potrei mettermi a ballare il tip tap.
PRESIDENTE. Ne ha dieci, onorevole Dall'Osso, grazie.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/2247-A/32, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno è un qualcosa a cui il MoVimento 5 Stelle da sempre è vicino e cioè in qualche modo impegnerebbe il Governo ad utilizzare, nel controllo degli obblighi fiscali per le dichiarazioni del versamento delle imposte dovute generalmente alle locazioni, soprattutto a quelle di periodo breve, gli strumenti informatici. Questo magari per agevolare la trasparenza, che a noi è una cosa che tanto piace, perché avendo gli strumenti tutti su Internet è più facile anche per i cittadini potervi accedere e logicamente anche per rendere più snello il procedimento.
Termino, Presidente: logicamente so che quello che riguarda la trasparenza a questo Governo fa tanto piacere, quindi sono certo che questo ordine del giorno verrà accolto .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/2247-A/33, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, anch'io voglio usare questo minuto per cercare di convincere l'Aula ed il Governo a fare qualcosa di buon senso, qualcosa che abbiamo scritto in questo impegno, che vado a leggere a beneficio di tutti i colleghi: noi chiediamo un impegno del Governo al fine di migliorare la e ridurre i rischi di evasione e a prevedere quindi l'invio ai contribuenti di bollettini postali precompilati per il pagamento dei tributi dovuti.
Quindi niente di trascendentale, semplicemente una buona amministrazione, che favorisca i cittadini nel pagamento delle tasse.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/2247-A/34, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, questo ordine del giorno impegna il Governo per la lotta all'evasione fiscale nel settore immobiliare a prevedere l'obbligo per i comuni di acquisire il titolo di proprietà o occupazione dell'immobile in caso di cambio di residenza. Questo impegno è talmente tanto semplice che addirittura potrebbe aiutare tutte quelle persone che si ritrovano una casa con vista Colosseo a capire magari chi gliel'ha pagata . Ecco perché riteniamo che il Governo, dopo tutti gli scandali che ci sono stati, accoglierà questo ordine del giorno senza alcun dubbio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/2247-A/36, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, con questo ordine del giorno pensiamo di incentivare la collaborazione spontanea dei contribuenti non in regola, con conseguente inevitabile rinuncia da parte dello Stato all'applicazione di sanzioni penali e amministrative. È auspicabile che la lotta all'evasione fiscale venga perseguita anche attraverso il rafforzamento degli strumenti di controllo e di accertamento esistenti, nonché l'introduzione di nuove misure di contrasto. Quindi impegniamo il Governo a introdurre l'obbligo delle agenzie immobiliari di segnalare i contratti di locazione immobiliare conclusi per il loro tramite, nonché copia del contratto concluso ai fini della registrazione. Quindi, anche con questo ordine del giorno chiediamo maggiore trasparenza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Della Valle n. 9/2247-A/37, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, al fine di favorire l'emersione di capitali e potenziare quindi la lotta all'evasione, con questo provvedimento si introducono procedure volte a stimolare l'autodenuncia da parte dei contribuenti inadempienti agli obblighi dichiarativi, riconoscendo loro una significativa riduzione delle sanzioni amministrative pecuniarie applicabili, nonché la totale esclusione della punibilità per i reati tributari di cui agli articoli 2, 3, 4, 5, 10- e 10- del decreto legislativo n.74 del 2000. Presidente, è auspicabile quindi che la lotta all'evasione fiscale venga perseguita anche attraverso il rafforzamento degli strumenti di controllo.
Per questo motivo l'ordine del giorno impegna il Governo a prevedere lo sviluppo e l'utilizzo di per accertare in tempo reale (verificando le esportazioni/cessioni intracomunitarie effettive) le illecite dichiarazione di (che consente di non pagare l'IVA all'importazione).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Parentela n. 9/2247-A/39, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
DANIELE PESCO. Signor Presidente, con il provvedimento che a breve approverete in quest'Aula, in pratica non si fa lotta all'evasione fiscale: si dà un incentivo economico a chi per anni ha nascosto proventi al fisco e si dà praticamente una bella pacca sulle spalle.
Con questo ordine del giorno chiedo che la lotta all'evasione fiscale venga fatta sul serio. Non sono io a chiederlo: tutti i miei colleghi in questo momento stanno chiedendo questo al Governo. Ebbene, in questo ordine del giorno in particolare si chiede che vengano intensificati i controlli per le aziende che facilmente possono evadere l'IVA trattando commercialmente con aziende al di fuori dell'Italia e dell'Europa. Queste aziende utilizzano questo sistema per creare tantissimi e ingenti proventi illeciti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pesco n. 9/2247-A/41, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Onorevole Fontana, vada a votare.
ARIS PRODANI. Signor Presidente, al fine di prevenire l'evasione di accise, vogliamo impegnare il Governo a costituire uffici nazionali dell'Agenzia delle dogane dedicati all'analisi dei dati ed alla ricerca delle anomalie per effettuare controlli mirati sul territorio e presso i depositi fiscali, nell'ambito di programmi straordinari, d'intesa con l'Agenzia delle entrate e Guardia di finanza.
PRESIDENTE. Onorevole Prodani, per capire, ma insiste per la votazione ?
ARIS PRODANI. Si, signor Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Prodani n. 9/2247-A/44, con il parere contrario Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
CARLA RUOCCO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo di valutare l'opportunità di prevedere termini di accertamento più ampi rispetto a quelli ordinari: il cosiddetto raddoppio dei termini che si ha quando, per esempio, si configura una fattispecie di evasione che, sforando determinate soglie di importo, arriva nel campo penale. E quando l'evasione fiscale, superando, appunto, determinate soglie e configurandosi come frode interessa il campo penale, l'accertamento si può avvalere del cosiddetto raddoppio dei termini, cioè si può andare a ritroso.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CARLA RUOCCO. Noi chiediamo al Governo l'opportunità – l'avevamo chiesto anche in sede emendativa – di prevedere termini di accertamento più ampi rispetto a quelli ordinari, tenendo conto proprio delle esigenze operative dell'Agenzia delle entrate.
PRESIDENTE. Abbiamo finito il tempo, onorevole Ruocco.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruocco n. 9/2247-A/48, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno, vogliamo impegnare il Governo semplicemente a valutare l'opportunità di escludere dalla volontaria collaborazione coloro che hanno riportato delle condanne passate in giudicato per reati tributari – quei reati tributari che sono indicati nel decreto legislativo n. 74 del 2000 –, conseguenti alla violazione degli obblighi di dichiarazione previsti dal decreto-legge n. 167 del 1990. Questa, ovviamente, è una richiesta che deriva da ragioni di etica sociale ed anche di un senso di legalità, quindi, poiché l'impegno è solo «a valutare l'opportunità», mi sembra che dovrebbe essere, per ovvie ragioni, accolto.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rostellato n. 9/2247-A/49, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, riteniamo opportuno e auspicabile che la lotta all'evasione fiscale venga perseguita, tra le altre forme, anche attraverso il rafforzamento degli strumenti di controllo e di accertamento esistenti nonché attraverso l'introduzione di nuove misure di contrasto. Pertanto con questo impegno chiediamo al Governo di valutare perlomeno l'opportunità di escludere, per ragioni sia di etica sociale che di senso di legalità, coloro che abbiano già beneficiato dell'imposta straordinaria sulle attività finanziarie e patrimoniali, quelle di cui all'articolo 13 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Segoni n. 9/2247-A/51, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, vedevo il tabellone ancora acceso per il voto, quindi ho avuto un attimo di ripensamento. Comunque noi con questo ordine del giorno auspichiamo che la lotta all'evasione fiscale venga perseguita anche attraverso il rafforzamento degli strumenti di controllo e accertamento esistenti, però vorremmo che si valutasse anche l'introduzione di nuove misure di contrasto. Quindi vorremmo impegnare il Governo a valutare l'opportunità di escludere la riduzione delle sanzioni amministrative pecuniarie, prevista in caso di adesione all'invito di cui all'articolo 5, comma 1 del decreto legislativo n. 218 del 1997 (è prevista infatti la riduzione ad un sesto delle sanzioni irrogate), considerate le riduzioni già concesse dalla proposta di legge in esame a favore dei contribuenti che intendano accedere alla procedura di volontaria collaborazione.
Detto questo, non ricordo qual è il parere.
PRESIDENTE. Detto questo, ha terminato. Il parere è contrario, onorevole Sibilia.
CARLO SIBILIA. Proprio perché il parere è contrario, vorrei proporre alla Presidenza se è possibile magari...
PRESIDENTE. Dovrebbe farlo in un centesimo di secondo però.
CARLO SIBILIA. Sì, di votare per parti separate la premessa e l'impegno, perché magari può cambiare...
PRESIDENTE. Benissimo, onorevole Sibilia, come l'altra volta votiamo prima il dispositivo e, nel caso in cui venga respinto il dispositivo...
CARLO SIBILIA. Direi che in questo caso, siccome è una richiesta singola, forse sarebbe meglio votare prima la premessa e poi gli impegni.
PRESIDENTE. Guardi, onorevole Sibilia, le vengo incontro: votiamo prima la premessa e poi il dispositivo, va bene ? Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sibilia n. 9/2247-A/52, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, io chiedo con questo ordine del giorno che il Governo valuti l'opportunità, peraltro non peregrina, di destinare i suddetti introiti che si riferiscono al comma 7, in quanto dispone in merito all'utilizzo delle entrate derivanti dalle disposizioni di cui agli articoli da 5- a 5- del decreto-legge n. 167 del 1990, che tali introiti vadano finalizzati a progetti di sviluppo di innovative, ovverosia di «incubatori certificati» di cui all'articolo 25, comma 2, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito peraltro con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221.
Signor Presidente, chiedo che venga posto in votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, senz'altro questo ordine del giorno è un'ottima proposta perché praticamente vuole spostare gli introiti derivanti da una lotta all'evasione del crimine verso quell'economia pulita che può sorgere dai nostri giovani e dai nostri nuovi imprenditori con questo progetto.
Io penso che sia veramente un buon esempio, un esempio che può far veramente risplendere, una norma come questa che...
PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini, il suo posto non è quello.
Prego, onorevole Ferraresi.
VITTORIO FERRARESI. ...può veramente dare un senso ancora più positivo e di esempio ai nostri cittadini, ai nostri giovani e ai nostri imprenditori e trasferire gli introiti da un lato criminale di evasione a nuove possibilità per lo sviluppo del nostro Paese.
PRESIDENTE. Vorrei semplicemente informare i colleghi del MoVimento 5 Stelle che sono rimasti quattro o cinque minuti per le dichiarazioni di voto a titolo personale, tempo al quale la Presidenza, come di prassi, aggiungerà un terzo qualora venga richiesto e sicuramente sarà richiesto.
Però è del tutto evidente che – i numeri parlano chiaro – non ci sarà lo spazio per le dichiarazioni di voto per tutti gli ordini del giorno. Segnalo solo che, se parlano in più persone su un solo ordine del giorno, magari altri che vorrebbero parlare poi non potranno farlo. Lo dico solo per informazione. Onorevole Di Battista, è la somma che fa il totale, come diceva Totò...
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Artini n. 9/2247/55, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, con questo ordine del giorno noi impegniamo il Governo già a valutare l'opportunità di. Quindi, chiediamo che venga semplicemente votato perché la formulazione «a valutare l'opportunità di» questa volta preventivamente l'abbiamo messa noi. Quindi, se mettiamo una doppia opportunità non si arriva a fare giorno.
È interessante perché chiediamo un impegno, in questo caso nelle intenzioni, per incentivare la promozione e la tutela del lavoro autonomo e del cofinanziamento degli interventi adottati in ambito territoriale, a valere dalle risorse stanziate nell'ambito dei bilanci regionali sulle risorse del Fondo sociale europeo, con particolare riguardo alle seguenti attività: operazioni di acquisto di macchinari, ai sensi della legge 28 novembre 1965, n. 1329; prestazioni di garanzie per l'accesso al credito, ovvero operazioni di consolidamento a medio termine di passività a breve nei confronti del sistema bancario...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Baroni.
MASSIMO ENRICO BARONI. ...in correlazione alla presentazione di programmi di sviluppo e innovazione; infine, investimenti per la ricerca industriale, l'innovazione tecnologica, organizzativa e commerciale per la tutela ambientale e la messa in sicurezza sui luoghi di lavoro...
PRESIDENTE. La ringrazio.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/2247-A/57, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
MIRELLA LIUZZI. Presidente...
PRESIDENTE. No, onorevole Liuzzi aspetti. Devo sapere se c’è l'onorevole Battelli, perché altrimenti lei non può parlare. S'intende che l'ordine del giorno Battelli n. 9/2247-A/59 è accolto come raccomandazione.
Onorevole Bechis, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2247-A/60, accolto dal Governo come raccomandazione ?
ELEONORA BECHIS. Presidente, con questo ordine del giorno si chiede al Governo di assumersi ogni iniziativa volta a sviluppare e implementare gli strumenti telematici di acquisizione dei dati da parte delle pubbliche amministrazioni, eliminando l'utilizzo di documenti cartacei al fine di favorire la loro trasmissione e consultazione e, dunque, di aumentare la mole di informazioni effettivamente utilizzabili per l'accertamento e il controllo della posizione fiscale dei contribuenti.
Rendiamo comunque noto che, all'interno del testo di questo ordine del giorno, sottolineiamo che la finalità perseguita è quella di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'erario. In pratica, il contribuente dovrà autodenunciarsi al fisco, beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative pecuniarie, nonché della non punibilità per i reati fiscali relativi a obblighi dichiarativi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bechis n. 9/2247-A/60, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, in sostanza c’è una proposta in questo ordine del giorno, perché proponiamo una diversa destinazione degli introiti, di cui al comma 7 del provvedimento che stiamo appunto esaminando.
Che cosa vogliamo fare ? Proponiamo una diversa destinazione d'uso di questi introiti e vogliamo usarli come sgravio, uno sgravio fiscale, che possa aiutare i soggetti pubblici e privati che investono nell'avviamento, nella creazione e nella riconversione tecnologica e ambientale delle micro, piccole e medie imprese. Quindi in sostanza andiamo anche a varare una misura che potrebbe aiutare le imprese e che potrebbe aiutare anche a creare occupazione.
Se eventualmente il Governo volesse rivedere la propria decisione in merito, sarebbe cosa saggia.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Benedetti, il Governo era attentissimo, però non mi pare che dia segni di cambiamento di opinione. Quindi lo poniamo in votazione con il parere contrario del Governo a fronte di un'indisponibilità ad accoglierlo come raccomandazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Benedetti n. 9/2247-A/61, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
MARCO BRUGNEROTTO. Signor Presidente, leggo l'ordine del giorno che presento. Considerato che con riguardo al mercato del lavoro, alle regole e alle procedure della contrattazione, le esigenze di cambiamento devono chiarire l'impegno all'adozione di misure volte a premiare la produttività, disponendo di risorse certe e continuative per il finanziamento delle politiche incentivanti, quali la defiscalizzazione e la decontribuzione, questo ordine del giorno impegna il Governo a valutare l'opportunità di utilizzare le predette risorse per attuare misure promozionali, concernenti la riduzione dagli oneri assicurativi in misura non superiore al 60 per cento per l'anno successivo all'intervento, per le imprese che comprovino lo svolgimento di attività di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ulteriori rispetto a quelle imposte da norme di legge...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Brugnerotto.
MARCO BRUGNEROTTO. ... che riguardino almeno la metà della forza lavoro o l'acquisto di materiali o servizi innovativi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/2247-A/66, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, approfitto di questo minuto per denunciare una cosa abbastanza singolare. In questo momento sta avvenendo una sorta di sfiducia da parte della maggioranza nei confronti del Governo. Dico ciò perché – forse la maggioranza non lo sa, ma sicuramente il Governo lo sa – gli ordini del giorno che abbiamo scritto – Presidente, magari se mi ascolta, grazie – sono tutti derivanti da una relazione specifica sul tema dell'evasione fiscale; una relazione che è stata scritta non dal MoVimento 5 Stelle ma dal Governo e dal MEF. La cosa singolare, quindi, è che il MEF ha dato intanto non un parere favorevole ad una cosa scritta da se stesso, in più la maggioranza sta votando contro tutti gli ordini del giorno che derivano da, ripeto, una relazione del Governo
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alberti n. 9/2247-A/69, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, trovo lo spunto di questo ordine del giorno per ricordare che manca ancora il decreto attuativo per aprire il Fondo del microcredito su cui stiamo versando le eccedenze dei nostri stipendi, oltre 7 milioni di euro visto che cercate sempre coperture e vi eravate impegnati ad aprire.
Infatti, in questo ordine del giorno si parla di chiedere per i piccoli contribuenti, così come per il microcredito diamo ai piccoli impresari un aiuto, semplificazioni fiscali sia nella fase della tenuta delle scritture contabili che nell'adempimento dichiarativo. Per cui spero che il Governo possa accoglierlo in tutto e per tutto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zolezzi n. 9/2247-A/72.
Dichiaro aperta la votazione.
PAOLA CARINELLI. Grazie Presidente, noi abbiamo saputo adesso che un nostro collega non si è sentito bene qua dietro all'aula, per questo eravamo un po’ agitati, volevamo chiederle anche se fosse possibile sospendere solo per qualche minuto la seduta per poterci accertare che il nostro collega stia bene.
PRESIDENTE. Va bene, onorevole Carinelli, allora facciamo così: sospendiamo per cinque minuti la seduta per capire meglio la situazione. Pregherei i colleghi di rimanere gentilmente in aula; tra cinque minuti precisi, cioè alle 20,50, riprendiamo la seduta.
PRESIDENTE. Colleghi, riprendiamo la seduta. Il collega che non si è sentito bene è stato assistito, la situazione al momento è assolutamente sotto controllo. Non appena avremo notizie più fresche ve le daremo.
A questo punto, riprendiamo l'esame dell'ordine del giorno Carinelli n. 9/2247-A/73, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carinelli. Ne ha facoltà.
PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, non è facile andare avanti e continuare a stare qui a discutere quando c’è un collega che non sta bene, ma lo faremo anche per lui, perché so che è quello che lui vorrebbe, visti il suo impegno e la dedizione che ci mette, e le ore che passa qui in Aula, sfidando anche la sua salute .
L'ordine del giorno che porta la mia firma impegna il Governo ad assumere ogni iniziativa volta a rafforzare l'attività ispettiva dell'ispettorato del lavoro, nonché a introdurre l'obbligo di segnalazione dei dati all'amministrazione finanziaria. Questo al fine di contrastare l'evasione fiscale e contributiva su redditi di lavoro dipendente irregolare o di lavoro autonomo occasionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carinelli n. 9/2247-A/73, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
VINCENZO CASO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo ad assumere ogni iniziativa volta a prevedere forme di partecipazione dei comuni all'accertamento, nonché incrementare lo scambio di informazioni e di dati tra le agenzie e le amministrazioni locali. Ciò in quanto riteniamo che sia importante rendere partecipi anche i comuni in questo caso e perché riteniamo che le informazioni debbano essere il più possibile condivise in modo tale che ci sia poi, anche da parte dei comuni, un rafforzamento anche alla lotta all'evasione. Per questo speriamo che il Governo modifichi il proprio parere in positivo, altrimenti chiediamo che l'ordine del giorno sia posto in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caso n. 9/2247-A/74, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, la proposta di legge in esame introduce la procedura di volontaria collaborazione preventiva in materia fiscale. La finalità perseguita è quella di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'Erario. In pratica, il contribuente dovrà autodenunciarsi al fisco beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative pecuniarie nonché della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi.
Con questo ordine del giorno impegniamo il Governo al fine di incentivare la con il contribuente e a provvedere all'invio annuale ad ogni lavoratore della propria posizione contributiva.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Chimienti n. 9/2247-A/77, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno si impegna il Governo a incentivare l'utilizzo di sistemi di pagamento alternativi al contante e un maggiore utilizzo dei POS, prevedendo, però, l'assenza di spese sia per le imprese e per i lavoratori autonomi che per i titolari del rapporto finanziario.
Questa proposta di legge introduce la procedura di volontaria collaborazione preventiva in materia fiscale. La finalità perseguita è quella di favorire il rientro in Italia di capitali e attività finanziarie detenute all'estero e non dichiarate, consentendo di sanare la posizione fiscale nei confronti dell'Erario. In pratica, il contribuente dovrà autodenunciarsi al fisco beneficiando del pagamento in misura ridotta delle sanzioni amministrative pecuniarie nonché della non punibilità per i reati fiscali relativi agli obblighi dichiarativi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cominardi n. 9/2247-A/80, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
TANCREDI TURCO. Signor Presidente, sarò giocoforza molto breve in questa mia dichiarazione di voto. Questo ordine del giorno ha lo stesso argomento di una mia interrogazione a cui tra l'altro non ho ancora ricevuto risposta e quindi ne approfitto per sollecitarla. Con questo ordine del giorno si impegna il Governo ad adottare ogni provvedimento idoneo destinato a disciplinare compiutamente le metodologie di reclutamento del personale dirigente dell'Agenzia delle entrate di modo da consentire l'assunzione della posizione dirigenziale attraverso un trasparente sistema di avanzamento meritocratico solo al personale dell'amministrazione che abbia superato un concorso pubblico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Turco n. 9/2247-A/94, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Lello, ma, non essendo in Aula, si intende che vi abbia rinunciato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.
FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maietta. Ne ha facoltà.
PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, il voto del gruppo Per l'Italia è favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto contrario da parte della Lega Nord e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, è un piacere prendere la parola in Aula. Partiamo dal principio, che esistono degli studi che quantificano nel 10 per cento della ricchezza mondiale le somme che attualmente....
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego, per favore, stiamo procedendo ben oltre le nostre previsioni e abbiamo tutto il diritto e il dovere di ascoltare chi intende intervenire, grazie.
GIOVANNI PAGLIA. Stavo dicendo a quest'Aula che circa il 10 per cento della ricchezza mondiale, da quanto prevedono alcuni studi, attualmente sarebbe detenuta sotto anonimato nei paradisi fiscali. Se ci pensate è una cifra immensa, tanto più scandalosa quanto più il mondo oggi è immerso nella retorica dei sacrifici, in particolar modo in Europa, e nella materialità quotidiana di disuguaglianze che appaiono a tutti crescenti e scandalose. In mezzo a quel mare di denaro, che è sottratto persino alla vista della collettività, navigano corruzione, traffici di ogni sostanza illecita, persino crimini contro l'umanità. Noi italiani contribuiamo pare a questo panorama con non meno di 250 miliardi di euro, anche se la cifra potrebbe essere approssimata per difetto, se è vero che il 10 per cento del nostro PIL, stando all'ISTAT a questo punto, deriva ogni anno dal sommerso, e che le attività illegali, sempre stando all'ISTAT, valgono a loro volta almeno l'11,5 per cento. In altre parole, produciamo ricchezza con mezzi illegali o con merce illegale e lo facciamo più, molto più di ogni altro Paese europeo. Oggi siamo anche costretti ad ammetterlo, o almeno vogliamo ammetterlo, perché, grazie alle nuove regole Eurostat, più si ammette la propria diffusa illegalità, più si è premiati in termini di PIL e, quindi, di conseguenza sulla finanza pubblica. Sappiamo, tuttavia, che è un sollievo di poca durata, perché il Presidente del Consiglio dovrebbe spiegarci quale investitore estero vorrebbe avere a che fare con un Paese che si autorappresenti così, anziché insistere con la brutta storia quotidiana della compressione salariale e della cancellazione dei diritti dei lavoratori. Però, si sa, cancellare diritti è sempre più facile che combattere l'evasione fiscale e attaccare il sindacato è più semplice che lottare contro l'economia criminale, anche con misure coraggiose come per esempio potrebbe essere la legalizzazione delle droghe leggere, che darebbe un colpo in una volta sola a criminalità e mancanza di gettito potenziale.
Vi chiederete perché abbia voluto iniziare da questa premessa. Perché credo sia fondamentale avere tutti piena coscienza del contesto in cui va ad inserirsi un provvedimento sul rientro volontario dei capitali illecitamente detenuti all'estero. Lo dico, mi scuserete, anche sul piano morale, perché una cosa è avere a che fare con fenomeni di dimensione relativamente modesta sul piano quantitativo, come è il caso di Francia o Germania, altra con fenomeni che rischiano di informare di sé la tutta struttura economica di un Paese, come pare essere anche il nostro caso. Ricordiamo, d'altronde, e ne abbiamo ancora memoria, lo scudo fiscale di Tremonti, che grazie a una tassazione scandalosamente bassa e alla promessa di anonimato portò in un diverso aspetto 100 miliardi di euro, realizzando, pare, la più grande della storia, non solo in termini relativi, ma assoluti.
Allora, la prima domanda che noi dovremmo farci è se in questo quadro sia accettabile approvare una norma che, in cambio di un sostanziale condono tombale dei reati penali, almeno di quelli di natura fiscale, proponga una sorta di ravvedimento operoso, in cui si vada a ricostruire la storia del denaro sporco, o meglio di quello ancora nei termini, per poi tassarlo come sarebbe stato fatto se non fosse fuggito. Se valga la pena fare un passo indietro sul piano del rispetto della legalità per approfittare del momento storico che ci pone davanti l'uscita della Svizzera e di altri Paesi dallo stato di paradiso fiscale. Parliamo infatti di questo.
La Svizzera, dove risiedevano il 50 per cento circa dei soldi espatriati illegalmente (stando alle fonti), ha già sottoscritto con altri Paesi accordi bilaterali sul piano fiscale e della trasparenza, e avrebbe di recente introdotto nel proprio ordinamento leggi abbastanza stringenti sul piano della trasmissibilità di informazioni finanziarie sensibili.
Questo ci darebbe un'occasione, se non fosse che io vedo con forza il rischio che il tempo lasciato passare dal Governo in questi mesi abbia dato la possibilità di fuga a tutti coloro che ne abbiano voluto approfittare.
Dobbiamo infatti sapere che la storia di questa norma è lunga. Parte in gennaio, al tempo del Governo Letta, con alcuni articoli in un decreto da cui viene giustamente stornata per permettere a tutti noi un adeguato intervento parlamentare. Soprattutto si sarebbe trattato di chiudere prima un accordo con la Svizzera, introdurre il reato di autoriciclaggio e contestualmente approvare questo provvedimento.
Gli articoli stornati si trasformano quindi allora nella proposta di legge Causi e la Commissione Finanze della Camera prova a fare il suo lavoro, anche se sempre rallentata dal Governo.
A luglio finisce, con un buon testo, dove compare un nitido e forte reato di autoriciclaggio, mentre si vagheggia di un accordo con la Svizzera imminente e mentre comunque la stessa Svizzera lancia unilaterali ai propri clienti coperti, dimostrandosi più affidabile dell'Italia.
Ma qui interviene, a nostra opinione, il patto del Nazareno e il provvedimento si inabissa.
Qual è il problema ? Ovviamente il reato di autoriciclaggio, ovvero l'unico strumento che possa rendere vagamente efficace la misura, che rischierebbe altrimenti di essere, oltre che problematica sul piano etico, anche del tutto vuota su quello del risultato.
Vuota, perché qui si tratta di convincere soggetti che hanno esportato illecitamente capitali, ragionevolmente certi di potersi assumere questo rischio, a riportarli in patria o almeno a denunciarne l'esistenza, anziché trasferirli in uno dei tanti Paesi ancora disposti a garantire il segreto bancario. Dovrebbero pagare forti oneri reali in cambio del condono penale, per reati di facile prescrizione e dalle sanzioni spesso ridotte. Pare difficile vederci un vantaggio immediato e concreto. Chi si dovesse esporre non è d'altronde garantito dall'anonimato e può quindi attendersi accertamenti sugli anni precedenti e forse anche su quelli successivi a quelli coperti dalla .
Né può dirsi in anticipo certo del livello degli oneri, perché questi andranno determinati sulla base di un rapporto con l'Agenzia delle entrate, che dovrà ricostruire la storia fiscale del soggetto.
Tutti elementi che noi di principio condividiamo, ma proprio per questo solo una forte sanzione del trasferimento, impiego e sostituzione ai fini di occultamento, ovvero l'autoriciclaggio, avrebbe costituito e potrebbe costituire una vera spinta a fare scelte sgradite fino al giorno prima. Dico di più. Io credo che se la maggioranza avesse avuto la forza di fare ciò che era necessario sotto questo aspetto, forse non avremmo avuto nemmeno bisogno di introdurre misure premiali a favore di delinquenti, perché sarebbe stata sufficiente la minaccia di più gravi conseguenze.
Ma non si è voluto agire in questo modo e, alla fine, è uscito un autoriciclaggio per molti aspetti simbolico, con pene ridotte per la maggior parte dei reati fiscali allo spazio di 1-4 anni, insufficienti anche solo a far pensare che possano aprirsi le porte del carcere.
D'altronde anche per i reati più gravi si parla di 2-8 anni e questo significa «no» all'arresto in flagranza, «no» alle intercettazioni, «no» alla custodia cautelare, «si» alle pene alternative al carcere.
Badate bene che parliamo di un reato connesso non solo ai reati fiscali, su cui finora ci siamo soffermati, ma di portata generale, così come è evidente che all'estero non si troveranno solo soldi sporchi frutto di evasione, ma anche di reati collegati alla criminalità organizzata e alla corruzione, anche se fortunatamente non coperti in nessun modo dalla .
D'altra parte a chiarire una volontà non ferma da parte della maggioranza su questa materia interviene anche il dibattito che abbiamo avuto in Commissione e in Aula su quell'avverbio «concretamente» che accompagna l'occultamento. Noi avremmo voluto cancellarlo, come credo è stato chiaro dal dibattito, e in questo modo affermare in modo inequivoco che l'occultamento, comunque realizzato, definisce la sfera del reato.
Siamo invece soddisfatti che si sia inserito un principio che ritenevamo fondamentale, ovvero che l'occultamento possa certo realizzarsi nell'acquisizione di attività economiche o finanziarie, ma anche con altri tipi di investimento, soprattutto quelli tipici dei beni di lusso, come gioielli, opere d'arte o altro, senza che sia il giudice a dover determinare se un diamante conservato nella cassaforte di casa sia o meno un'attività economica e sia o meno concretamente occultato.
Cose apparentemente piccole ma che in realtà contribuiscono a fare la differenza fra una norma realmente applicabile o meno.
Infine torniamo alla Svizzera. Noi arriviamo a questo appuntamento senza un accordo bilaterale concluso e sottoscritto, a quanto è dato di sapere. Ce l'hanno altri Paesi, che hanno goduto di risultati importanti sul piano del rientro, come Stati Uniti e Germania, ma l'Italia no.
Va inoltre sottolineato che questi Paesi hanno adottato la come finestra anticipata in attesa che la Svizzera includesse nel proprio ordinamento le adeguate previsioni in termini di trasparenza e collaborazione.
Bene, a quanto pare la Svizzera nelle settimane scorse avrebbe finalmente agito in tal senso, tanto che la Francia avrebbe già ottenuto una prima lista di 300 nominativi, con tanto di cifre e destinazione del denaro eventualmente trasferito. Se così fosse, verrebbe da chiedersi perché l'Italia sia qui ad approvare la anziché lì ad esigere un suo diritto confermato dalla normativa elvetica. E questa è esattamente la domanda che lascio al Governo nel confermare il nostro voto contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del Nuovo Centrodestra e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, tra i tanti pregi dell'onorevole Paglia c’è quello del senso dell'umorismo e, quindi, mi perdonerà la battuta: il suo ampio intervento meriterebbe, per punizione, un mio ampio intervento di segno contrario, ma non lo meritereste voi. Quindi, mi limito ad annunciare il voto contrario del gruppo di Forza Italia per le ragioni lungamente spiegate .
PRESIDENTE. Lei sa sempre come trovare un momento di popolarità, onorevole Capezzone.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Grazie, signor Presidente, io intervengo. Io e i miei colleghi possiamo tranquillamente affermare di essere esausti. L'analisi e la discussione di questo, benedetto da voi e maledetto da noi, provvedimento, chiamato falsamente rientro dei capitali o, in modo più ci ha letteralmente asciugato: non l'avremmo mai immaginato, glielo dico con il cuore. Peccato che abbiamo impegnato tante energie e tanta fatica per arrivare, alla fine, a niente, se non essere riusciti ad informare, forse, qualche italiano in più sulla misura di bassa qualità che state attuando.
Ed è un peccato, perché ci sarebbe piaciuto veramente tanto riuscire a migliorare, anche solo po’, questo provvedimento, quanto meno nell'unica parte interessante per il MoVimento 5 Stelle: mi riferisco all'introduzione del reato di autoriciclaggio, un reato che l'Italia e gli italiani onesti aspettano da almeno vent'anni. Poveri illusi gli italiani ! Magari molti penseranno, tra questi italiani, che ora c’è il reato di autoriciclaggio o che, a breve, ci sarà, ma, nella realtà, non sarà così, e ora vi spiego il perché.
Il perché sta nel fatto che, se vuoi far vedere di essere l'autore di qualcosa, ma, in realtà, vuoi che quella cosa non funzioni, il modo per riuscire nel tuo intento è facile: costruisci quell'oggetto, quella macchina o quello strumento in modo che non funzioni. In parole povere, Presidente, l'autoriciclaggio dovrebbe punire i malfattori che creano proventi illeciti non per aver compiuto il reato utile per creare quel bottino – quindi, spaccio, corruzione, evasione fiscale, falso in bilancio; falso in bilancio no, perché questa maggioranza non ha voluto –, ossia i cosiddetti reati presupposti, per i quali esiste già una pena e per i quali i colpevoli vengono già condannati.
L'autoriciclaggio dovrebbe punire lo stesso malfattore nel momento in cui ricicla autonomamente il denaro, ossia lo rimette nel ciclo economico, nascondendone la provenienza. Ebbene, è una cosa facile direi, abbastanza facile da scrivere. E, invece, no: questa maggioranza, secondo noi, ha troppi amici che verrebbero presi con le mani nella marmellata e, quindi, fa finta di costruire il reato di autoriciclaggio, lo costruisce apposta male, apposta per non farlo funzionare, ricco nei contenuti di significati e interpretazioni ambigue, in modo tale che magistrati e pubblici ministeri andranno incontro a mille difficoltà nell'incriminare i malfattori e, tra questi, soprattutto, i soliti colletti bianchi disonesti, quelli che, davanti al banco degli imputati, guarda caso, quando ci arrivano, la fanno sempre franca. Tra i pochi contenti, poi, ci saranno gli avvocati, i professionisti della giustizia: sì perché, scritto così, l'autoriciclaggio per loro è una manna, facilmente plasmabile, diversamente interpretabile, in parole povere aggirabile .
Sul resto, signor Presidente, sull'altra parte della proposta di legge, abbiamo solo cercato di limitare i danni, ma non i danni per i beneficiari di questa misura e, cioè, per i grandi evasori che accederanno a questo, ormai famigerato, condono fiscale, ; grandi evasori fiscali che hanno, addirittura, usato uno strumento così ignobile, così bieco e deplorevole, come le false fatture, per evadere il fisco e prendersi gioco dello Stato e di tutti gli italiani. Per loro avete già fatto tutto, mille attenzioni gli avete riservato: in pratica, i grandi evasori sono diventati dei cucciolotti, buoni, teneri, da accudire.
Passo dopo passo, con tanto impegno, siete arrivati a regalargli l'impunità totale, un atto ignobile e vergognoso ! Penso che sia la prima volta che viene attuata una cosa del genere, un atto singolare che infanga il diritto, l'onestà, l'identità di quest'Aula, dei cittadini onesti e del nostro Paese .
I danni, come dicevo prima, sono quelli a carico della nazione intera, che grazie a voi sta subendo danni incalcolabili causati dalla politica nefasta, incondivisa, fatta di e sfottò, di dialetto fiorentino danni causati da una politica a senso unico, sorda, basata sull'asse Firenze-Arcore e controllata da Berlino, la politica concretamente sbagliata del vostro segretario, Presidente Matteo Renzi .
Presidente, non ci avete lasciato spazio per modificare o, meglio, per impedire la nascita dell'ottantunesimo condono fiscale dall'unità d'Italia ad oggi, condono ormai diventato un compagno di merende dell'evasore fiscale medio italiano, condono che una volta ogni due, tre o al massimo quattro o cinque anni si fa vivo e permette al furbo di risparmiare un po’ di soldi, di frodare alla luce del sole, di farla franca verso quelle teste di cocomero, magari lavoratori dipendenti onesti, che hanno sempre pagato tutte le tasse fino all'ultima lira, fino all'ultimo .
Ma Matteo Renzi è per l'innovazione, la tecnologia, è andato fino a Silicon Valley, è un precursore e ha capito che un condono fiscale non basta !
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Pesco. Colleghi, potrei pregarvi, essendo questo il penultimo o ultimo intervento, di abbassare un po’ il tono della voce ? Poi votiamo, abbiamo avuto una giornata faticosa, ma l'onorevole Pesco ha diritto di parlare senza faticare per farlo.
DANIELE PESCO. Me lo vedo, il Presidente Renzi, tutto concentrato arrivare a chiedere alle forze della maggioranza e della finta opposizione, lo vedo, lo vedo che dice: voi che state alla Camera, certo, mica io che sono al Governo (che sennò danno la colpa a me), voi alla Camera dovete fare di più; non basta fare sconti sulle sanzioni, ci vuole un'idea nuova, una di quelle appena sfornate dall'Enrico Letta, sì, che l'aveva messa nel decreto a inizio anno, sì, proprio quella maggioranza, tu mi devi fare uno scudo penale !
Ed eccoci, qui arrivati in Aula con questo bel condono penale per evasori e malfattori del fisco, che si ritrovano una totale impunità per tutte le loro malefatte, le cattive condotte fiscali; tutti coloro che hanno fatto delle false dichiarazioni dei redditi inventate, falsificate o impoverite grazie a false fatturazioni e altri stratagemmi, reati per i quali ci sono condanne che arrivano fino a sei anni.
Ebbene, tutti questi signori saranno salvi, neanche mezz'ora di fermo nella prigione del «Monopoli» senza passare dal via, niente di niente in cambio dell'imposta che avrebbe dovuto pagare al momento della creazione del bottino .
Ma lo volete capire colleghi, o no, che agire così non serve, che il cambiamento culturale non ci sarà mai se continuate così, se continuate con i condoni, uno via l'altro, se continuate a martoriare il territorio con trivelle e rigassificatori, discariche e inceneritori, cementifici e cementificatori, con questa politica del mordi e fuggi che programma alla giornata ? Sì perché a programmare fino a un anno non ce la fate, i numeri del DEF lo dimostrano, ma neanche a sei mesi arrivate a programmare. Non lo dicono i grillini, lo dicono i numeri del DEF che a ogni cambio di stagione cancellate e riscrivete .
PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, ho richiamato per tre volte, io le assicuro che si sente, però lei comprenda che... grazie. Prego, onorevole Pesco. Se è possibile per i tecnici alzare un pochino il volume dell'oratore, così conciliamo le due cose. Grazie. Pregherei i colleghi, ultimi minuti, se è possibile abbassare la voce ! Grazie.
DANIELE PESCO. Presidente, lo dicono i numeri e lo dicono i fatti e le dichiarazioni, sì perché anche le dichiarazioni contano. Ad esempio, una persona vicino a noi, a maggio 2014, disse: la luna di miele di Matteo Renzi finirà in autunno, quando farà una manovra da 40 miliardi. A vedere i fatti sembra che la persona che ha detto questa frase è proprio un veggente professionista. Invece Renzi, a luglio 2014, disse: in autunno non faremo nessuna manovra, non ce ne sarà bisogno. Non date ascolto ai gufi.
Renzi sempre, ad agosto 2014, disse: nella legge di stabilità faremo una manovra da 20 miliardi. Per arrivare poi a fine settembre, quando Renzi disse: la manovra sarà di 30 miliardi. Oggi, invece, cosa ha detto ? Che la manovra sarà di 37 miliardi, sulle spalle degli italiani !
PRESIDENTE. Scusi, onorevole, se qualcuno è in tema o meno lo decido io. Grazie. Prego, onorevole Pesco.
DANIELE PESCO. Ebbene, con queste con queste misure e con questo pressappochismo politico, con i condoni camuffati da che la gente comune e onesta non comprende neanche nel nome, il cambiamento culturale non lo raggiungerete mai.
A pensarci bene mi sa tanto che alla fine è proprio questo il vostro obbiettivo.
Ebbene, Presidente, se ancora i colleghi non l'hanno capito, noi voteremo contro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.
MARCO CAUSI. Signor Presidente, consegnerò il testo della mia dichiarazione di voto, dove chi vorrà troverà le risposte a chi mi ha preceduto.
Devo però fare qualche ringraziamento: innanzitutto, ringraziare tutta la Commissione Finanze – maggioranza, opposizione, uffici, presidente – per cinque mesi di lavoro, ringraziare Giovanni Sanga, che è stato relatore di un provvedimento molto complicato e ha lavorato tantissimo ringraziare il Viceministro Casero, il Ministro Padoan, gli uffici del MEF e dell'Agenzia delle entrate, che ci hanno aiutato per la parte fiscale del provvedimento. Poi voglio ringraziare in modo sentito la Commissione giustizia di questa Camera che ha lavorato con noi per l'articolo 3 sull'autoriciclaggio, ringraziare il Governo Renzi, che ha accettato una grande sfida molto innovativa di prendere questo reato e di collegarlo alla lotta all'evasione fiscale e alla lotta ai movimenti oscuri del capitale. Questa è una rivoluzione culturale anche nell'ambito di come queste cose sono state viste tradizionalmente dalla politica giudiziaria italiana e il Governo ha avuto molto coraggio ad accettare questa rivoluzione e lo ringrazio. Infine, devo ringraziare il mio gruppo, il gruppo del Partito Democratico, che ha accettato questo provvedimento tra le sue priorità e che ha tenuto l'Assemblea con grande coraggio anche nella giornata di oggi .
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Colleghi, prima di passare al voto, vorrei informarvi che il collega Dall'Osso è stato ricoverato al policlinico Gemelli ed è in condizioni stabili. Credo di interpretare il sentimento di tutti noi facendogli un grandissimo in bocca al lupo e dicendogli che la settimana prossima lo vogliamo assolutamente rivedere qui a battagliare .
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2247-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione di oggi della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che nel pomeriggio di mercoledì 22 ottobre avranno luogo le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 23-24 ottobre .
È stato altresì stabilito che lunedì 20 ottobre avrà luogo la discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 275 ed abbinate – Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari delle cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti delle regioni e dei membri delle giunte regionali e della mozione Di Gioia, Morassut, Di Salvo ed altri n. 1-00602 concernente iniziative per l'impiego di parte del risparmio previdenziale per interventi a favore dell'economia, dopo quella degli argomenti già previsti. Non avrà invece luogo, su richiesta della Commissione, la discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1803 – Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione, iscritta con la formula ove conclusa dalla Commissione.
A partire da martedì 21 ottobre, come da calendario, avrà luogo il seguito dell'esame degli argomenti ivi previsti, secondo l'ordine già definito, cui si aggiungerà il seguito dell'esame della mozione Di Gioia, Morassut, Di Salvo ed altri n. 1-00602.
L'organizzazione dei tempi per le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri e per l'esame della mozione Di Gioia, Morassut, Di Salvo ed altri n. 1-00602 sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
SOFIA AMODDIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SOFIA AMODDIO. Presidente, intervengo per sottolineare la drammatica situazione...
PRESIDENTE. Colleghi ! Attenda un attimo, onorevole Amoddio. Colleghi, se gentilmente vi affrettate a uscire dall'Aula, qualora non interessati all'intervento dell'onorevole Amoddio. Così l'onorevole Amoddio può intervenire serenamente.
Prego, onorevole Amoddio.
SOFIA AMODDIO. Presidente, dicevo che intervengo per sottolineare la drammatica situazione relativa all’ inquinamento atmosferico che colpisce da tre giorni, in maniera continuativa, le città di Siracusa, Priolo, Augusta, Melilli, zona dichiarata di interesse nazionale nel 1998 perché sede degli stabilimenti...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Amoddio. Onorevoli, vi pregherei di uscire dall'Aula; non so come lo devo dire. Se gentilmente uscite dall'Aula, consentiamo alla vostra collega di parlare. Onorevole Morani, ce l'ho anche con lei; se gentilmente si approssima all'uscita... grazie, molto gentili.
Prego, onorevole Amoddio.
SOFIA AMODDIO. Presidente, dicevo Priolo, Augusta, Melilli, Siracusa, dove vi è una zona di interesse nazionale, un sito di interesse nazionale. Queste città si trovano a convivere ogni giorno con un odore acre, proveniente dal polo industriale. Già nel 2013 l'Organizzazione mondiale della sanità, con il suo rapporto, ha parlato della zona industriale di Priolo esclusivamente in termini di inquinamento.
Oggi a Siracusa l'aria era completamente irrespirabile. Nei giorni del 13 e 14 ottobre, ed anche stamattina, numerosissime telefonate sono arrivate ai vigili e all'ARPA di Siracusa, perché si sono sforati di gran lunga i valori di sostanze tossiche, come gli idrocarburi non metanici, l'idrogeno solforato e preoccupanti concentrazioni di idrogeno solforato. Si pensi che secondo il decreto legislativo n. 152 del 2006 il valore limite è di 30 microgrammi. Nei giorni 13 e 14 si sono sfiorati i 60 microgrammi.
Inoltre, gli idrocarburi non metanici hanno superato la soglia di quattro volte i limiti di legge. Si è arrivati ad una...
PRESIDENTE. Onorevole Bonomo, onorevole Bonomo, onorevoli, se gentilmente potete uscire così la collega può parlare.
SOFIA AMODDIO. ... si è arrivati ad una soglia di oltre 800 microgrammi per metro cubo sui 200 tollerati.
Mentre il 13 ottobre a Siracusa si sforavano i valori limite, a Roma, presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si teneva il tavolo tecnico per il riesame delle autorizzazioni integrate ambientali, ovvero le prescrizioni a cui devono adeguarsi le imprese.
Il comune di Siracusa ha chiesto di partecipare al riesame AIA, ma non è stato ammesso. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha negato la partecipazione diretta del comune...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole !
SOFIA AMODDIO. Sto concludendo. Ha addotto motivazioni formali, dicevo, mentre nel territorio di Siracusa insistono...
PRESIDENTE. Onorevole Manfredi, se gentilmente la conversazione può terminare fuori dall'Aula.
SOFIA AMODDIO. ... insistono la maggioranza degli impianti.
PRESIDENTE. Onorevole Covello. Scusi, abbia pazienza un attimo...
SOFIA AMODDIO. Il polo petrolchimico di Siracusa ha delle serie problematiche ambientali. Tra un'esplosione di serbatoio, l'immissione in atmosfera di sostanze pericolose...
PRESIDENTE. Adesso, però, deve concludere, onorevole !
SOFIA AMODDIO. Sto concludendo, Presidente.
PRESIDENTE. Le ho dato 40 secondi in più.
SOFIA AMODDIO. Sono stata interrotta tante volte. Concludo. Il piano di monitoraggio regionale manca. Siracusa è veramente allo stremo da questo punto di vista. Chiedo al...
PRESIDENTE. La ringrazio molto, la ringrazio, onorevole Amoddio.
Onorevole Covello, se gentilmente la conversazione può terminare fuori dall'Aula, così i colleghi che devono intervenire lo possono fare.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione, che però non vedo in Aula. Quindi, s'intende che vi abbia rinunziato.
MARIA EDERA SPADONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA EDERA SPADONI. Presidente, intervengo riguardo a ebola. Al momento il bilancio è di 4 mila morti e, più o meno, 8 mila contagiati. Al momento abbiamo dei casi in Spagna, Stati Uniti e un possibile caso in Francia (questa è una notizia di oggi). Sempre oggi Gino Strada ha dichiarato che il virus arriverà attraverso i voli.
La settimana scorsa la Ministra Lorenzin è venuta nelle Commissioni affari esteri e affari sociali, quindi in un'audizione congiunta, e, appunto, le abbiamo chiesto quali fossero effettivamente le misure che si stavano adottando al momento.
La risposta è stata zero, cioè non ci sono misure al momento per contrastare il Ebola, se non l'avere mandato una qualche circolare, spiegando agli assistenti di volo quello che sanno già fare. Infatti, come assistente di volo, posso confermare che noi sappiamo perfettamente cosa fare in caso di contagio a bordo.
Ora chiediamo che le seguenti questioni vengano risolte: se c’è un cambiamento di procedura nella profilassi e una profilassi certa anche per gli aeroporti internazionali in Europa. Al momento la profilassi vuole che vi sia il controllo della temperatura nei Paesi a rischio, quali Guinea, Liberia e Sierra Leone. Sappiamo perfettamente i contesti geopolitici di questi tre Paesi. Quindi, qualcuno dovrebbe spiegarci e dovrebbe spiegare anche agli assistenti di volo, che devono fari dei voli in questi Paesi oppure anche in Nigeria – come ho fatto notare a Lorenzin ci sono voli diretti in Nigeria, visto che lei non ne era a conoscenza –, effettivamente quali controlli vengono fatti.
Chiediamo anche quali verifiche e misure stiano adottando per proteggere gli equipaggi che, attraverso il contatto con centinaia di passeggeri al giorno, vengono esposti concretamente al rischio di contagio e chiediamo lo stesso anche per i cooperanti e per tutte quelle persone che stanno facendo, per così dire, il loro dovere in questi Paesi a rischio.
Quindi, noi chiediamo tutto ciò e chiediamo anche che fine hanno fatto i medici a Fiumicino e Malpensa, visto che avete dichiarato che c'erano i medici, ma sono andate e non ne hanno visti.
Chiediamo che vengano, appunto, i ministri competenti a parlare di questo e a svolgere un'informativa urgente direttamente in Aula
FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, volevo rendere edotta l'Aula di una piccola discussione che c’è stata anche in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo e che riguarda in modo particolare il comportamento tenuto dalla Presidenza della Camera dei deputati, non la sola tra le istituzioni italiane, perché analoga circostanza è valida per il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e per il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Mi riferisco ai grandi onori tributati al Capo del Governo cinese. Ricordo che trattasi di una dittatura sanguinaria comunista, con la quale si può discutere – perché in politica estera si discute in buona sostanza con tutti –, verso la quale non è ammissibile, non è possibile, non è dignitoso prostrarsi. Ed è esattamente quello che è accaduto anche ieri qui, presso Montecitorio, dove il nostro Paese, attraverso la Presidenza della Camera dei deputati, ha riverito il Capo del Governo di Pechino, senza spendere una sola parola di preoccupazione, almeno, nei confronti delle centinaia di migliaia di studenti che a Hong Kong, con la «rivoluzione degli ombrelli», una rivoluzione pacifica, stanno cercando di difendere il loro diritto a continuare ad esercitare democrazia e libertà, come è accaduto in questi decenni.
Penso che sia davvero vergognoso quello che è accaduto, perché si possono tenere vari atteggiamenti nei confronti di personalità di questo tipo. Si può avere la sfrontatezza di contrastarli, anche con dichiarazioni pubbliche o magari moderate, per così dire, come è accaduto da parte di tanti Capi di Stato e da parte di tante autorità occidentali, quando si è per esempio...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Rampelli.
FABIO RAMPELLI. ... posto il problema della richiesta di libertà, autonomia e indipendenza del popolo tibetano. Si può fare finta di nulla, ma io penso che quello che è accaduto, appunto addirittura sottolineando in maniera...
PRESIDENTE. Deve concludere.
FABIO RAMPELLI. ... sto concludendo, Presidente.
PRESIDENTE. No, deve concludere: è diverso.
FABIO RAMPELLI. Sto concludendo.
FABIO RAMPELLI. Se mi fa esercitare il diritto a dire l'ultima frase, forse concludo. Come dicevo, c’è stato lo spazio per fare i complimenti al Capo del Governo cinese per la sua lotta e la lotta del popolo cinese alla fame del mondo, che è una cosa veramente – ripeto per la terza volta – vergognosa.
PRESIDENTE. La ringrazio. Lei ha anticipato che queste considerazioni le ha fatte in Conferenza dei presidenti di gruppo. In sede di Conferenza dei presidenti di gruppo il Presidente le ha risposto e ovviamente io non ho nulla da aggiungere a quanto le ha risposto il Presidente della Camera.
SILVIA GIORDANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, purtroppo, è l'ennesima volta che mi ritrovo sempre a riproporre qui lo stesso argomento. Stiamo parlando della Terra dei fuochi e delle affermazioni che fa la Lorenzin dicendo, ogni volta che va in Campania, che noi moriamo e abbiamo un cancro, perché in realtà mangiamo male.
Ora, il fatto che noi l'abbiamo sempre considerata una pura menzogna, è chiaro: l'abbiamo sempre detto. Adesso a contraddirla non è il MoVimento 5 Stelle o i cittadini campani, ma è l'Istituto superiore di sanità, e ripeto la frase: i dati dell'Istituto superiore di sanità sono che nei siti a rischio, quindi, affetti da una contaminazione ambientale a lungo termine, c’è un aumento delle patologie. La correlazione tra siti a rischio ed aumento delle patologie è evidente ed è dimostrata da dati scientifici incontrovertibili.
Presidente, il problema non è più politico ma vorremmo capire chiaramente che cosa sta accadendo e quali sono questi dati scientifici, e, soprattutto perché la Lorenzin, se il suo Istituto superiore di sanità dice una cosa del genere, continua ad andare in questi territori, ormai del tutto martoriati, a continuare a dire queste falsità. Chiarezza l'ho richiesta in Commissione e la richiedo qui in Aula perché veramente non se ne può più ad avere queste contraddizioni perenni...
PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, se lei consente, grazie.
SILVIA GIORDANO. ... dalle stesse istituzioni che si sentono offese continuamente dai loro rappresentanti .
DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, mi scusi cercavo i riferimenti normativi di un atto. La cosa grave che è successa è che io ho presentato un atto il 4 ottobre 2013, è passato più di un anno, sono passati 370 giorni. Ora mi chiedo cosa possa fare un cittadino italiano che faccia richiesta in quest'Aula, più volte, di avere risposta ad un'interrogazione, come anche ho detto ieri, in cui sono implicate le società delle Coop rosse, sono implicate, a vario titolo, alcune persone che oggi ricoprono anche incarichi importanti: dicevo ieri, il presidente di ACI, piuttosto che alcune altre personalità che sono nel gruppo che si occupa di anticorruzione. Ci sono ormai tutti gli ingredienti per avere delle risposte, perché ci sono delle indagini, anche in corso, della Finanza sui rifiuti tombati, su questo santo tracciato che collega Maglie con Leuca e, a distanza di 370 giorni, ancora gli italiani non hanno risposta. Mi sembra assolutamente impossibile far finta di niente. Impossibile che il Ministero non abbia queste risposte dagli enti preposti, dalla magistratura, da tutto quello che dovrebbe essere un meccanismo ormai consolidato per dare risposte ai cittadini. E tutto questo invece non avviene e siamo soltanto immersi in un silenzio che non è più accettabile, perché evidentemente sono stati commessi degli illeciti, degli abusi. La magistratura sta indagando e c’è ancora qualcuno in quest'Aula che dice che quella strada va fatta, quando è ampiamente dimostrato che non c’è alcuna utilità a farla e che, anche se ci fosse l'utilità, è impossibile farla perché su quel tracciato sono stati commessi dei crimini, dei reati ambientali. Quindi, per tutela degli italiani, degli abitanti di quei posti, io pretendo trasparenza da questa amministrazione e da tutte quelle che sono in qualche modo impegnate a dover dare quelle risposte .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.