Contenuto
Venerdì 25 Novembre 2016 ore 09:00
AULA, Seduta 709 - Legge di Bilancio 2017, votata la questione di fiducia e concluso l'esame
Resoconto stenografico
Download video della Seduta
Seleziona la parte delle seduta da scaricare:
Se il download non si avvia con un semplice click, potrebbe essere necessario cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare "salva destinazione con nome", "salva oggetto con nome" o dicitura simile a seconda del browser utilizzato. Si ricorda che l'utilizzo dei contenuti del sito della Camera dei deputati è autorizzato alle condizioni stabilite nell' avviso legale ed in particolare esclusivamente nei limiti in cui avvenga nel rispetto dell'interesse pubblico all'informazione, per finalità non commerciali, garantendo l'integrità degli elementi riprodotti e mediante indicazione della fonte. LINK DIRETTO AL VIDEO
Una volta effettuata la selezione, copia e incolla il codice riportato sopra.
La Camera, con 348 voti favorevoli e 144 voti contrari, ha votato la questione di fiducia, posta dalla Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo 1 del disegno di legge: Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019 (C. 4127-bis-A).
L'Assemblea quindi ha concluso l'esame degli articoli e degli ordini del giorno presentati, lunedì 28 novembre il voto finale.
L'Assemblea quindi ha concluso l'esame degli articoli e degli ordini del giorno presentati, lunedì 28 novembre il voto finale.
XVII LEGISLATURA
709^ SEDUTA PUBBLICA
Venerdì 25 novembre 2016 - Ore 9
Discussione del disegno di legge:
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019. (C. 4127-bis-A)
Relatori: GUERRA, per la maggioranza; CARIELLO, MELILLA e ALBERTO GIORGETTI, di minoranza.
Download video della Seduta
Seleziona la parte della seduta da scaricare:
Se il download non si avvia con un semplice click, potrebbe essere necessario cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare "salva destinazione con nome", "salva oggetto con nome" o dicitura simile a seconda del browser utilizzato. Si ricorda che l'utilizzo dei contenuti del sito della Camera dei deputati è autorizzato alle condizioni stabilite nell' avviso legale ed in particolare esclusivamente nei limiti in cui avvenga nel rispetto dell'interesse pubblico all'informazione, per finalità non commerciali, garantendo l'integrità degli elementi riprodotti e mediante indicazione della fonte. LINK DIRETTO AL VIDEO
Una volta effettuata la selezione, copia e incolla il codice riportato sopra.
Download video della Seduta
Seleziona la parte della seduta da scaricare:
Se il download non si avvia con un semplice click, potrebbe essere necessario cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare "salva destinazione con nome", "salva oggetto con nome" o dicitura simile a seconda del browser utilizzato. Si ricorda che l'utilizzo dei contenuti del sito della Camera dei deputati è autorizzato alle condizioni stabilite nell' avviso legale ed in particolare esclusivamente nei limiti in cui avvenga nel rispetto dell'interesse pubblico all'informazione, per finalità non commerciali, garantendo l'integrità degli elementi riprodotti e mediante indicazione della fonte. LINK DIRETTO AL VIDEO
Una volta effettuata la selezione, copia e incolla il codice riportato sopra.
- Lettura Verbale
- Missioni
- Disegno di legge di conversione (Trasmissione dal Senato e assegnazione a Commissione in sede referente)
- Approvazione in Commissione
- Disegno di legge: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019 (A.C. 4127-bis-A) (Discussione)
- Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019. (C. 4127-bis-A)
- Discussione sulle linee generali - A.C. 4127-bis-A
- Vice Presidente DI MAIO LUIGI
- Deputato GUERRA MAURO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato CARIELLO FRANCESCO (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato MELILLA GIANNI (SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA')
- Deputato GIORGETTI ALBERTO (FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Viceministro dell'Economia e delle finanze MORANDO ENRICO
- Deputato GIULIETTI GIAMPIERO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato SIMONETTI ROBERTO (LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI)
- Deputata BINETTI PAOLA (AREA POPOLARE (NCD-UDC))
- Deputato PAGLIA GIOVANNI (SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA')
- Deputato SOTTANELLI GIULIO CESARE (SCELTA CIVICA VERSO CITTADINI PER L'ITALIA-MAIE)
- Deputato OCCHIUTO ROBERTO (FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato CRIPPA DAVIDE (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato RIZZETTO WALTER (FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE)
- Vice Presidente SERENI MARINA
- Deputato DELL'ARINGA CARLO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Vice Presidente DI MAIO LUIGI
- Deputata GAGNARLI CHIARA (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata RICCIATTI LARA (SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA')
- Deputata CIPRINI TIZIANA (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata GIORDANO SILVIA (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata GHIZZONI MANUELA (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato VACCA Gianluca (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Posizione della questione di fiducia – Articolo 1 – A.C. 4127-bis-A
- Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo 1 – A.C. 4127-bis-A
- Presidente BOLDRINI LAURA
- Deputato DI GIOIA LELLO (MISTO)
- Deputata LOCATELLI PIA ELDA (MISTO)
- Presidente BOLDRINI LAURA
- Deputato ALFREIDER DANIEL (MISTO)
- Deputato TURCO Tancredi (MISTO)
- Deputato PALESE ROCCO (MISTO)
- Deputato RAMPELLI FABIO (FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato TABACCI BRUNO (DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO)
- Deputato ROMANO FRANCESCO SAVERIO (SCELTA CIVICA VERSO CITTADINI PER L'ITALIA-MAIE)
- Deputato MONCHIERO GIOVANNI (CIVICI E INNOVATORI)
- Deputato GUIDESI GUIDO (LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI)
- Deputato VIGNALI RAFFAELLO (AREA POPOLARE (NCD-UDC))
- Deputato SCOTTO ARTURO (SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA')
- Deputato GIORGETTI ALBERTO (FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputata CASTELLI LAURA (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata DI SALVO TITTI (PARTITO DEMOCRATICO)
- Vice Presidente DI MAIO LUIGI
- Votazione della questione di fiducia – Articolo 1 – A.C. 4127-bis-A
- Discussione sulle linee generali - A.C. 4127-bis-A
- Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019. (C. 4127-bis-A)
- Preavviso di votazioni elettroniche.
- La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 17,05
- Missioni (Alla ripresa pomeridiana)
- Ripresa discussione – A.C. 4127-bis-A
- Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019. (C. 4127-bis-A)
- Ripresa esame - A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 2 - A.C. 4127-bis-A
- Votazione Articolo 2 - A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 3 - A.C. 4127-bis-A
- Vice Presidente DI MAIO LUIGI
- Deputato GUERRA MAURO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato CARIELLO FRANCESCO (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato GIORGETTI ALBERTO (FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Vice Presidente DI MAIO LUIGI
- Deputato GIORGETTI ALBERTO (FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato CARIELLO FRANCESCO (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato MELILLA GIANNI (SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA')
- Sottosegretario per l'economia e le finanze BARETTA PIER PAOLO
- Esame emendamento - A.C. 4127-bis-A
- Votazione Emendamenti - A.C. 4127-bis-A
- Votazione Articolo 3 - A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 4 - A.C. 4127-bis-A
- Vice Presidente DI MAIO LUIGI
- Deputato GUERRA MAURO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato CARIELLO FRANCESCO (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato MELILLA GIANNI (SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA')
- Deputato GIORGETTI ALBERTO (FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Sottosegretario per l'economia e le finanze BARETTA PIER PAOLO
- Votazione Emendamento - A.C. 4127-bis-A
- Votazione Articolo 4 - A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 5 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 6 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 7 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 8 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 9 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 10 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 11 - A.C. 4127-bis-A
- Vice Presidente DI MAIO LUIGI
- Deputato GUERRA MAURO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato CARIELLO FRANCESCO (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato MELILLA GIANNI (SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA')
- Deputato GIORGETTI ALBERTO (FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Sottosegretario per l'economia e le finanze BARETTA PIER PAOLO
- Votazione Emendamenti - A.C. 4127-bis-A
- Votazione Articolo 11 - A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 12 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 13 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 14 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 15 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 16 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 17 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 18 – A.C. 4127-bis-A
- Esame articolo 19 – A.C. 4127-bis-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 4127-bis-A
- Vice Presidente DI MAIO LUIGI
- Sottosegretario per l'economia e le finanze BARETTA PIER PAOLO
- Deputata FONTANA CINZIA MARIA (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato CARIELLO FRANCESCO (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Vice Presidente DI MAIO LUIGI
- Deputato PALESE ROCCO (MISTO)
- Deputato OCCHIUTO ROBERTO (FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato ZARATTI FILIBERTO (SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA')
- Deputato GIGLI GIAN LUIGI (DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO)
- Deputata GEBHARD RENATE (MISTO)
- Deputato BOSCO ANTONINO (AREA POPOLARE (NCD-UDC))
- Deputato SIMONETTI ROBERTO (LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI)
- Deputato RAMPELLI FABIO (FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato ABRIGNANI IGNAZIO (SCELTA CIVICA VERSO CITTADINI PER L'ITALIA-MAIE)
- Deputato MONCHIERO GIOVANNI (CIVICI E INNOVATORI)
- Deputato PASTORINO LUCA (MISTO)
- Deputata LOCATELLI PIA ELDA (MISTO)
- Deputata MARZANO MICHELA (MISTO)
- Deputato IANNUZZI CRISTIAN (MISTO)
- Votazione O.d.g. - A.C. 4127-bis-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 4127-bis-A
- Votazione O.d.g. - A.C. 4127-bis-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 4127-bis-A
- Votazione O.d.g. - A.C. 4127-bis-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 4127-bis-A
- Votazione O.d.g. - A.C. 4127-bis-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 4127-bis-A
- Votazione O.d.g. - A.C. 4127-bis-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 4127-bis-A
- Votazione O.d.g. - A.C. 4127-bis-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 4127-bis-A
- Votazione O.d.g. - A.C. 4127-bis-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 4127-bis-A
- Votazione O.d.g. - A.C. 4127-bis-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 4127-bis-A
- Votazione O.d.g. - A.C. 4127-bis-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 4127-bis-A
- Votazione O.d.g. - A.C. 4127-bis-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 4127-bis-A
- Votazione O.d.g. - A.C. 4127-bis-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 4127-bis-A
- Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019. (C. 4127-bis-A)
- Proposta di legge (Trasferimento a Commissione in sede legislativa)
- Assemblea parlamentare della Nato (Elezione del presidente)
- Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie (Annunzio della costituzione)
- Ordine del giorno della prossima seduta
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
RICCARDO FRACCARO, legge il processo verbale della seduta del 16 novembre 2016.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baldelli, Baretta, Bernardo, Bindi, Matteo Bragantini, Bueno, Di Gioia, Epifani, Formisano, Gentiloni Silveri, Locatelli, Meta, Molea, Pes, Pisicchio, Schullian, Sereni, e Sottanelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna allegato A.
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 24 novembre 2016, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente):
S. 2567. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016» (4158) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, X, XI (ex articolo 73, comma 1-, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di mercoledì 23 novembre 2016, la II Commissione (Giustizia) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: «Modifiche al codice penale e alla legge 1o aprile 1999, n. 91, in materia di traffico di organi destinati al trapianto, nonché alla legge 26 giugno 1967, n. 458, in materia di trapianto del rene tra persone viventi» (C. 2937, approvata dal Senato).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 4127--A: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell’ al resoconto stenografico della seduta del 16 novembre 2016.
Ricordo che, a seguito dell'entrata in vigore della legge 4 agosto 2016, n. 163, sono ora accolti in un unico provvedimento – quello in esame – i contenuti dei disegni di legge di stabilità e di bilancio.
L'esame in Assemblea si articolerà, pertanto, nei termini seguenti: una volta conclusa la discussione sulle linee generali, l'Assemblea procederà all'esame degli articoli e degli emendamenti ad essi riferiti e, successivamente, all'esame degli ordini del giorno.
Avrà poi luogo, ai sensi dell'articolo 21, comma 12, della legge n. 196 del 2009 e successive modificazioni, l'esame della nota di variazioni che sarà presentata dal Governo, cui seguiranno le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.
PRESIDENTE. Dichiaro quindi aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell’ al resoconto stenografico della seduta del 16 novembre 2016
Avverto che i Presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle, Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
La Commissione bilancio si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Mauro Guerra.
MAURO GUERRA, . Grazie Presidente. Signor Viceministro, colleghi, veniamo da qualche giorno di lavoro intenso, anche qualche notte, come precisa l'onorevole Palese, in Commissione. Io credo sia stato un lavoro utile, che si è svolto in tempi particolarmente ristretti e concentrati, con un confronto di merito sempre attento, il contributo di tutti i gruppi, di maggioranza e di opposizione, all'esame del disegno di legge. Abbiamo vissuto anche, come è normale, momenti, anche aspri, di confronto su alcuni passaggi, ma complessivamente credo che la Commissione bilancio abbia dato, nel confronto con il Governo, un contributo utile al rafforzamento e all'ulteriore miglioramento e la riqualificazione di alcuni pezzi e parti importanti della manovra.
Il tempo ristretto mi porterà ad una relazione nella quale, mi scuso anticipatamente, saranno affastellate misure, interventi, che abbiamo effettuato in Commissione, in modo non sempre ordinato. Io rimando, comunque, per quanto di più preciso, alla relazione scritta che deposito. Vorrei fare qui alcune brevissime considerazioni di carattere politico generale e richiamare i titoli sostanzialmente dei capitoli più importanti della manovra e alcune delle modifiche che abbiamo introdotto nel corso del passaggio parlamentare.
La prima considerazione generale è che il disegno di legge di bilancio interviene in uno scenario economico che, sia a livello nazionale che sul piano internazionale, ha subito nel corso del 2016 un andamento che non ha avuto un'evoluzione complessivamente positiva; un anno, il 2016, in cui tutti i principali previsori, comprese le istituzioni internazionali – penso soprattutto allo scenario internazionale – hanno rivisto progressivamente al ribasso le previsioni rilasciate nei primi mesi dell'anno registrando un cambiamento non positivo sia sul piano della produzione che del commercio internazionale e delle sue prospettive. È evidente come questa evoluzione di quadro incroci anche, in modo sempre più problematico, il sistema dei vincoli posti dalle regole europee di bilancio e di finanza pubblica. L'esigenza di politiche espansive da mettere in campo, sia sul versante della domanda che dell'offerta, contemporaneamente a politiche attente alle necessità di tenuta della coesione sociale, rimanda ad un impegno, che è quello che il nostro Governo sta interpretando, volto a modificare complessivamente e significativamente il segno di queste regole, in uno sforzo, non semplice, che sia in grado di tenere insieme le indispensabili misure di carattere espansivo e di coesione con politiche non avventurose e non avventuriste sui versanti del debito e del deficit. È questa la partita che sta giocando in Europa il nostro Governo, in coerenza con gli indirizzi ripetutamente confermati e conferitigli dal Parlamento. Ed è anche questo il segno complessivo, ritengo dalla manovra, che interviene in un quadro di finanza pubblica che non può non risentire del mutamento in negativo di quelle prospettive macroeconomiche alle quali ho fatto riferimento all'inizio, ma che mira comunque, tuttavia, ad obiettivi programmatici che sono e devono essere ambiziosi per favorire una crescita più robusta di quella che ora sarebbe prevedibile a legislazione vigente.
D'altro canto è importante anche richiamare qui che questi indirizzi, che orientano la manovra per il prossimo triennio, si presentano in piena coerenza e continuità con quelli delle precedenti manovre proposte dal Governo e approvate dal Parlamento. Sostegno alla crescita, equità e coesione sociale, accompagnati da politiche fiscali coerenti con tali obiettivi e volte a ridurre il peso e l'onere fiscale sul nostro sistema economico e sociale, costituiscono le costanti di fondo delle ultime manovre. Da questo punto di vista merita richiamare qui anche, molto brevemente, ad esempio, tra gli altri, nel quadro di difficoltà, anche i segnali positivi che queste politiche hanno cominciato a far registrare nel nostro Paese, che vale la pena di registrare. Penso al recente rafforzamento delle tendenze della produzione industriale, al consolidamento di una consistente crescita dell'occupazione e, soprattutto, dell'occupazione dipendente a tempo indeterminato, dati che ci sono stati confermati nel corso delle audizioni che hanno preceduto l'esame della manovra. Quindi è sul terreno di un rafforzamento, di una qualificazione ulteriore, in termini di efficacia delle misure e degli obiettivi contenuti nella manovra, che abbiamo lavorato in un'opera di manutenzione e di irrobustimento della stessa. I tempi ristretti, l'intensità del confronto hanno anche comportato che qualcosa non abbiamo fatto. C’è una parte – voglio consegnarlo qui – c’è una parte della manovra che non è stata oggetto di esame nel corso del lavoro della Commissione. Ci sono temi, quindi, che consegniamo anche in una normale staffetta parlamentare, come in altri anni è avvenuto al lavoro del Senato della Repubblica.
Si tratta, in particolare, delle questioni comprese nell'articolo 2 del disegno di legge, tutta la parte relativa agli incentivi per la riqualificazione energetica verso la sicurezza sismica degli edifici. Lì avevamo lavorato con il Governo per elaborare un'ipotesi di intervento che portasse a coinvolgere in questa attività di risanamento del patrimonio edilizio ed urbanistico del nostro Paese anche coloro che non hanno disponibilità di reddito, i cosiddetti incapienti, soprattutto nei condomini, nei grandi palazzi delle nostre città e delle nostre periferie. Queste misure di detrazione e di agevolazione fiscale per gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione hanno interessato il patrimonio immobiliare diffuso delle case di singola proprietà e di singola abitazione. Già con il disegno di legge di bilancio si introduce questa novità importantissima della estensione ai condomini, alle realtà condominiali. Lo sforzo, sul quale non abbiamo avuto il tempo e il modo insomma di arrivare in fondo in Commissione, ma che viene consegnato al prosieguo del lavoro sulla manovra, era quello di coinvolgere in questa operazione anche coloro che, per indisponibilità di reddito, non hanno potuto sino ad oggi accedere a questi interventi.
L'altro tema che riconsegniamo al Senato è quello degli interventi complessivi sulle calamità naturali, sui territori interessati da eventi sismici. Nel corso del nostro esame alla Camera e al Senato contemporaneamente si esaminavano i decreti-legge riguardanti il sisma, gli eventi sismici più recenti, dal 24 agosto in poi. L'ipotesi iniziale era quella che noi alla Camera completassimo un po’ il lavoro relativo agli eventi sismici precedenti; non ce l'abbiamo fatta, forse va bene anche così, nel senso che il Senato, che già ha fatto il lavoro importante sugli eventi sismici del 2016, ha anche immediatamente presenti gli elementi di coordinamento e di organicità necessari per intervenire anche sugli eventi del passato e sulle conseguenze degli eventi del passato.
C’è poi una parte dei temi legati agli enti locali e alle autonomie territoriali che abbiamo qui deliberatamente consegnato ad un esame successivo, essendo in corso ancora un confronto tra il Governo e le associazioni delle autonomie, dall'ANCI, all'UPI, alla Conferenza dei Presidenti delle regioni per l'allocazione delle risorse contenute nei fondi che sono appostati dentro il disegno di legge di bilancio. Abbiamo qui ritenuto – ripeto – consapevolmente che fosse opportuno lasciare spazio al confronto tra il Governo e le Autonomie per poi al Senato completare l'esame su questo versante della manovra.
Venendo al contenuto poi invece del lavoro, dell'altro lavoro che abbiamo svolto, non posso iniziare senza rimandare a una considerazione di metodo generale, nel senso che questo era il primo esperimento della manovra con la nuova legislazione di bilancio. All'esito faremo una valutazione più tranquilla delle norme, del loro impatto sulle modalità del lavoro del legislatore, sulle nostre abitudini insomma di intervento. Anche noi abbiamo da guadagnare in cultura dell'approccio rispetto a questo nuovo sistema. Fatemi solo dire una battuta rispetto a questa cosa: dentro il quadro di un assetto delle procedure di bilancio che mira a concentrare il dibattito e il confronto sul merito delle grandi questioni e delle grandi scelte di politiche pubbliche del Paese, c’è un'abitudine inerziale nostra, del Parlamento, di intervenire con interventi invece minori, c’è anche un incentivo – fatemelo dire – che viene da logiche, quale quella alla per la quale il lavoro dei parlamentari e il lavoro parlamentare viene misurato in termini di produttività esclusivamente quantitativa: tanti ordini del giorno, tante interrogazioni, tanti emendamenti, in particolare come primi firmatari, e si guadagnano e si scalano posizioni e si diventa dei parlamentari perfetti rispetto a quelli che invece magari lavorano concretamente e seriamente sulle cose, spostano, ottengono risultati, ma non stanno a riempire le carte con il loro nome.
Fatemelo dire perché questo sembra pericoloso per la cultura del lavoro parlamentare e dell'attività parlamentare e gli effetti si vedono nella proliferazione degli emendamenti, nella gara ad avere il primo nome, per cui magari sullo stesso tema parlamentare anche degli stessi gruppi presentano lo stesso emendamento per avere ciascuno il primo nome e quindi essere conteggiati nella classifica di .
Finisco con questo accostamento, ma quando valuteremo insomma l'effetto dell'impatto delle nuove norme anche del bilancio, di come funziona, eccetera, comunque in generale una riflessione su come queste cose incidono sulla efficacia e sulla qualità del lavoro del legislatore, del lavoro del Parlamento che è quello poi di fare le leggi, non di misurare la quantità di atti che si lasciano alla cronaca e ai libri, deve essere fatta.
Ciò detto, la manovra dicevo che è volta a mantenere gli obiettivi di sostegno alla crescita, prefigurati nei documenti programmatici di bilancio, rispetta tutti gli indicatori, i livelli, le quote, le cifre di eccetera che abbiamo inserito nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, rispetta gli orientamenti espressi, i saldi fissati nella risoluzione approvata dal Parlamento. Abbiamo avuto una fase iniziale un po’ concitata, nella quale ci sono state previsioni dell'ufficio parlamentare del bilancio, c’è stata grande passione attorno a quello 0,1 o 0,2 per cento di PIL di crescita in più o in meno che era credibile, non credibile, poco credibile e poi l'Europa cosa dirà ? Io su questo dico così: insomma, rispetto alla esclusione delle spese straordinarie per i migranti, legate agli eventi sismici che sono stati un pezzo del confronto con l'Unione europea e sono un pezzo sulla validazione, diciamo, dei saldi complessivi della manovra, devo dire che il Governo si è mosso intanto dentro pienamente gli orientamenti e il mandato che ha ricevuto dal Parlamento, e devo dire che il reso della Commissione, il 16 novembre, sul documento programmatico di bilancio dà conto, comincia a dare conto del fatto che le cose funzionano e stanno in piedi nella direzione che era stata indicata dal Governo. Come è noto, il disegno di legge di bilancio è suddiviso in due parti: la prima sezione con l'insieme delle manovre e la seconda sezione di bilancio, che però, diversamente dal passato, ha anche funzioni sostanziali (nella seconda sezione si muovono sostanzialmente le risorse, non si registrano soltanto). Sulla prima parte alcuni capitoli per rapidissimi cenni: per quanto riguarda gli enti locali intanto cambia un paradigma e si conferma che non siamo più nel periodo dei tagli, siamo nella fase nella quale si cercano di liberare investimenti, viene istituito un Fondo che consente spazi finanziari da utilizzare agli enti locali (700 milioni di euro); lì abbiamo lavorato anche indicando alcuni ordini di priorità per l'accesso a questo Fondo, per esempio pensando ai comuni istituiti a seguito di fusione, ai comuni più piccoli, che hanno facilità nell'accesso al debito e, sempre sul piano degli investimenti per gli enti locali, una misura importante è data dalla possibilità messa a regime sostanzialmente quest'anno di includere le entrate del Fondo pluriennale vincolato dentro il calcolo dei saldi utili ai fini della valutazione del pareggio di bilancio, cosa che la legge n. 243 prevedeva a partire dal 2020. Lo abbiamo fatto già dal 2017/2019 e questo contribuirà a liberare spazi finanziari per investimenti degli enti locali che rappresentano i due terzi degli investimenti pubblici del nostro Paese, che possono portare un sostegno rilevante alla ripresa, oltre che contribuire all'opera di rammendare il Paese insomma, di riqualificarlo e di fare interventi molto importanti. Quindi, un primo blocco di interventi riguarda gli investimenti.
Su questo blocco di interventi rimane un tema, che abbiamo cominciato ad affrontare in Commissione, ma che dovrà essere oggetto di un ulteriore lavoro anche da parte del Governo, lo abbiamo detto tutti: il tema della ristrutturazione e della riqualificazione del debito degli enti locali. Noi abbiamo oggi enti che viaggiano con un tasso di interesse medio sul debito che va attorno al 4 per cento, molto più alto di quello dei titoli di Stato e del debito statale.
In alcuni casi abbiamo enti locali che viaggiano con indebitamenti sui quali pagano tassi del 6 per cento. Noi abbiamo previsto la possibilità della rinegoziazione dei mutui e della destinazione dei risparmi derivanti dalla rinegoziazione dei mutui anche a diverse attività, anche alla parte corrente dell'attività degli enti locali, ma un ragionamento più complessivo come si è fatto con le regioni, provare a riportare a livelli diversi, attraverso qualche operazione, il carico e il peso del debito degli enti locali, credo sia una riflessione importante. Sugli enti locali ancora due cose soltanto: dentro la legge di bilancio c’è un fondo di 969 milioni di euro da destinare agli enti locali.
È quel fondo il cui riparto abbiamo deciso di lasciare al confronto tra il Governo e le autonomie; è il fondo che potrà dare risposte importanti, da un lato, alla situazione di sofferenza degli enti in transizione, le province-enti di area vasta, in modo da garantire loro le risorse non per il mantenimento di un ente, naturalmente, ma per garantire le funzioni fondamentali che alla fine del percorso del processo di riforma saranno e sono lasciate in capo a loro, dall'edilizia scolastica alle strade provinciali e alle politiche ambientali.
Lì potranno trovare risposta queste esigenze, così come quelle delle aree metropolitane, che hanno necessità anche loro, oltre ad alcune esigenze importanti di alcuni comuni. Questo è un tema. La manovra di bilancio interviene, poi, sull'altro pezzo del finanziamento della finanza locale, il Fondo di solidarietà comunale. Per quello che riguarda i comuni, qui c’è un tema che è aperto ancora e che sta dentro quel confronto che è stato sollevato da ANCI più volte su come si gestisce il riparto del Fondo in relazione a un obiettivo importante, il superamento del riparto in linea con la spesa storica, ma rapportandosi ai fabbisogni standard e alle capacità fiscali degli enti.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MAURO GUERRA, . Ho già esaurito il tempo ?
PRESIDENTE. Ha ancora 42 secondi.
MAURO GUERRA, . Questo mi conforta, quindi l'ho presa larga.
PRESIDENTE. Ha un patrimonio da investire.
MAURO GUERRA, . Avevo presente relazioni che comportavano tempi un po’ più lunghi, ma la prendo così. Io ho un testo scritto, non mi sarei dilungato così tanto sugli enti locali se avessi fatto i conti con questi tempi. Ci sono importantissime misure in materia di sostegno agli investimenti privati, oltre che agli investimenti pubblici, gli investimenti delle aziende, la riqualificazione del nostro sistema produttivo, ci sono interventi di politica sociale estremamente importanti dentro la legge di bilancio. Finisco nei venti secondi che mi mancano dicendo che questa è una legge di bilancio importante per il nostro Paese, che ha dentro il segno di un tentativo, di una speranza di rimettere l'Italia su un percorso più solido di risanamento, riqualificazione e di rilancio della sua economia e della sua tenuta, della sua coesione sociale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, il collega Cariello.
FRANCESCO CARIELLO, . Grazie, Presidente. Nel tempo che abbiamo a disposizione non si potrebbero raccontare senz'altro tutti i confronti che ci sono stati in Commissione, ma cercherò di sintetizzare gli eventi più importanti che ci hanno visto partecipi senz'altro nel percorso di intervento e di proposizione anche di temi importanti per il Paese che è avvenuto in Commissione.
Intanto, facciamo una premessa: vista la riforma del bilancio che la stessa maggioranza aveva proposto al Parlamento, ci si aspettavano dei tempi certi di discussione di tutta la manovra di bilancio. Noi non abbiamo votato quella riforma, ma una cosa era chiara, che i tempi sarebbero stati un attimino un po’ più regolamentati e più certi.
Quindi, ci si aspettava perlomeno un iter migliore, sia in Commissione che nel rapporto tra le due Camere, che, comunque, da quanto anche raccontato dal relatore per la maggioranza, risulta utile in questa fase, visto che alcuni argomenti non si è avuto il tempo di trattarli, e quindi si rimandano alla discussione che avverrà poi al Senato. Ma, in merito all'andamento della sessione di bilancio, le nostre aspettative su un iter migliore, su delle condizioni di confronto migliori tra le forze, erano l'auspicio più importante, anche al fine di adottare degli interventi che tenessero conto di tutte le proposte sia dalla maggioranza che dell'opposizione. Ma, in realtà, gli spunti sono serviti comunque a migliorare degli interventi, ma non certo a trattare tutti gli argomenti sul campo.
Questo è fondamentale, perché nasce da una presentazione intanto della manovra avvenuta in ritardo da parte del Governo, e questo è un dato di fatto che ha compresso l'iter parlamentare e lo ha ridotto al minimo indispensabile. Poi lamentiamo anche il ritardo del Governo nelle valutazioni. Quest'anno si è seguita fondamentalmente anche la regola delle presegnalazioni, cioè un iter, tra virgolette, anche nuovo. Presegnalazioni di argomenti fondamentali per le opposizioni che potessero permettere al Governo e al relatore per la maggioranza di fare delle valutazioni più approfondite, perlomeno su quei temi che le opposizioni chiedevano venissero trattati in maniera particolare.
Questo, a nostro avviso, sarebbe veramente stato utile seguirlo per come si era pensato, ma, in realtà, non è andata così, e questo è il rammarico principale. Veniamo al punto fondamentale, il relatore lo ha trattato come ampia discussione nel suo discorso, quello della finanza locale, quello degli enti locali. Era un tema fondamentale, è per noi dell'opposizione un tema fondamentale, perché noi riteniamo i comuni, e comunque gli enti territoriali, gli enti più vicini ai cittadini, quelli che forniscono quei servizi essenziali per la vita dei cittadini; pertanto, noi avevamo posto un punto saldo su queste tematiche.
Ulteriore dato è che effettivamente si sono trattati alcuni di quegli aspetti da noi posti, gli altri sono stati rinviati alla discussione successiva o, comunque, ad un confronto che sta avvenendo, ma che non ha stabilito perlomeno le priorità. Noi avevamo messo in campo anche una scala di priorità, una su tutte la ristrutturazione del debito, comunque l'analisi globale di tutta la situazione debitoria degli enti locali, che avremmo voluto affrontare in maniera decisa, in maniera netta, ma, soprattutto, senza scaricare oneri sugli stessi enti locali, che tanto hanno partecipato anche al contributo alla finanza pubblica degli ultimi anni.
Decidere solo su come ripartire quel fondo che il Governo ha messo a disposizione è una parte del problema. Noi avremmo veramente cercato un fronte collaborativo, un fronte di confronto tra le associazioni che rappresentano comuni ed enti territoriali al di fuori, ma passando sempre attraverso il Parlamento, in un confronto tra tutte le forze politiche, per capire quali sono gli elementi su cui basare questa manovra di bilancio, che include alcuni aspetti, vedi l'inclusione del fondo pluriennale vincolato ai fini del calcolo dell'equilibrio di bilancio, l'anticipazione entro il termine che poi sarà definito da un DPCM del Fondo di solidarietà comunale. Parlo anche dell'innalzamento della percentuale fino al 75 per cento delle assunzioni per il del personale.
Ma, nonostante queste misure, permangono effetti devastanti dei tagli operati negli anni precedenti, con le precedenti leggi di stabilità, i cui effetti ancora oggi i comuni, e comunque tutti gli enti territoriali, comprese anche le città metropolitane e le regioni, vivono. Soprattutto parlo, per esempio, di quello che era l'articolo 47 del decreto-legge n. 66, che ha disposto dei tagli a beni e servizi, che ancora permane per i prossimi anni 2017 e 2018.
Quindi, in una legge che guarda ad un orizzonte temporale del prossimo triennio, ci saremmo aspettati, in questa sede, di rivederne gli effetti. Chiedere ancora ai comuni di tagliare in beni e servizi per altri 560 milioni ci sembra veramente qualcosa che toglierà sicuramente dei servizi ai cittadini, e noi chiediamo ancora una volta che si intervenga in tal senso. Non ci è stato possibile farlo: ero personalmente favorevole affinché quel taglio venisse soppresso ma non è stato possibile.
Quello che può sembrare un risparmio numerico, iscritto in bilancio al solo scopo di far quadrare i conti, serve solo al vaglio dalla Commissione europea per far presente che comunque i conti sono saldi, ma in realtà già ora gli enti locali sono in difficoltà, e chiedere loro ancora un sacrificio sulle proprie funzioni di altri 3 miliardi in meno è un disastro, un disastro per i cittadini. Il dissennato taglio per spese e servizi è deleterio e maschera anche un impatto sulla finanza locale, quindi un aumento del prelievo fiscale, in quanto riduce i servizi pubblici, quelli assistenziali soprattutto, a fronte di un gettito di imposte che permane comunque elevato rispetto alla media europea.
Noi avevamo posto anche un tema serio, un tema importante, in riferimento ai mutui contratti dagli enti con Cassa depositi e prestiti o anche con il MEF, che scontano tassi molto più elevati rispetto a quelli di mercato: ho sentito dal collega di maggioranza che sono dell'ordine del 4 per cento, ma noi abbiamo evidenza di mutui concessi anche a tassi oltre il 6 per cento, addirittura fino all'8 per cento, che in media fanno quel 4-5 per cento; ma i singoli casi inclusi in questa media fanno veramente paura. In una situazione di mercato con mutui quasi all'1 per cento ci vengono veramente i brividi a pensare che i cittadini debbano sorbirsi questi oneri tramite i loro comuni.
Quindi, per il momento, in considerazione proprio dei tempi ristrettissimi che si sono avuti per poter discutere di queste tematiche, ci siamo limitati a proporre una ristrutturazione globale del debito degli enti locali, che passi attraverso anche il coinvolgimento del MEF, con la rinegoziazione dei mutui di Cassa depositi e prestiti. C’è stata una proposta, che però non fa altro che scaricare anche gli oneri sugli stessi enti locali, e questo a nostro avviso potrebbe diventare un disincentivo, dove quegli oneri fossero elevati.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
FRANCESCO CARIELLO, . Ripeto, il nostro obiettivo era quello di puntare fortemente l'attenzione sugli enti locali, ma abbiamo segnalato anche una proposta che forniva l'opportunità di rivedere anche la modalità di erogazione dei mutui da parte di Cassa depositi e prestiti, che provocano ingenti quote di prestiti non usufruiti dagli enti locali, lì dove questi prestiti comunque generano oneri finanziari per gli stessi enti.
È un problema che abbiamo sottoposto alla sensibilità del Governo, a Cassa depositi e prestiti e anche all'associazione dei comuni, affinché si addivenga comunque ad uno sbocco di queste risorse per gli stessi enti o comunque ad una riduzione del debito residuo, senza gravare però con oneri accessori per gli enti stessi. Ci tenevo a fare questa premessa, che poi ha completato quasi il tempo a nostra disposizione, però, visto che il relatore per la maggioranza ha discusso ampiamente di enti locali, noi facciamo da contraltare, quindi dovremmo concentrare l'attenzione su questo, ma la manovra contiene tanti altri aspetti.
PRESIDENTE. Deve concludere, collega, ha esaurito il tempo.
FRANCESCO CARIELLO, . Abbiamo rimandato la discussione su tutto l'articolo 2, che era la base dell'efficienza energetica, che ci vede protagonisti in questo settore, ma non è stato possibile trattarne, quindi io non posso far altro che depositare una relazione di minoranza che completi un po’ la nostra visione sull'intero provvedimento.
PRESIDENTE. Come il collega Guerra, anche lei è autorizzato.
Ha facoltà di intervenire il collega Mellila, altro relatore di minoranza. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA, . Presidente, anch'io chiedo l'autorizzazione a depositare la relazione scritta.
PRESIDENTE. È autorizzato.
GIANNI MELILLA, . Mi limito ad alcune considerazioni. Nonostante le grida manzoniane del Governo contro l'Europa, siamo ancora, con questa manovra di bilancio, entro le colonne d'Ercole dell'austerità, anche se nella variante dell'austerità flessibile. Si fanno scaramucce per qualche decimale di PIL – peraltro ampiamente giustificati dalle emergenze che vive il nostro Paese per i terremoti e l'immigrazione – mentre servirebbe una «guerra» per investire almeno un punto di PIL nelle tante necessità di cui l'Italia ha bisogno. Siamo, in questo, degli inguaribili keynesiani. Lo siamo stati nella storia di questo Paese, con Giuseppe Di Vittorio, quando lanciò il Piano del lavoro, con Luciano Lama e Bruno Trentin, con la politica dei redditi, e ancora oggi noi ci vogliamo collocare nel solco della migliore tradizione del riformismo italiano.
Alla fine, la spesa effettiva di questa manovra, escludendo le clausole di salvaguardia, pari a 15,1 miliardi di euro, è di poco più di 10 miliardi, e considerando le effettive necessità di investimenti pubblici, siamo in presenza di un impatto più che modesto sull'economia italiana. Le riduzioni fiscali all'IRPEF, sempre promesse, naturalmente sono rinviate, perché impossibili da farsi; le uniche riduzioni fiscali che si fanno riguardano, come al solito, le impresse. L'Italia deve investire, secondo noi, nella sistemazione, nella messa in sicurezza del territorio, nella prevenzione del rischio sismico, nel dissesto idrogeologico, nella viabilità, nel sistema ferroviario, ormai obsoleto in tante regioni del nostro Paese, nell'edilizia pubblica, a partire dalle scuole, nel sostegno alle attività produttive, nelle periferie urbane degradate, nella banda larga e ultra larga.
Renzi queste cose le dice, ma al di là delle parole non troviamo coerenza poi nelle scelte del Governo, in questa legge di bilancio. Siamo – lo dobbiamo dire – al punto più basso nella storia della Repubblica italiana per quanto riguarda gli investimenti pubblici, e lo siamo da molti anni a questa parte. Non c’è una visione di crescita, di riduzione delle disuguaglianze, di rilancio dell'occupazione, soprattutto per fronteggiare le emergenze riguardanti l'alto tasso di disoccupazione giovanile, l'alto tasso di disoccupazione femminile e l'abbandono in cui versa una parte importante del nostro Paese, il Mezzogiorno d'Italia.
Non manca naturalmente la propaganda, del resto siamo alla vigilia di un'importante scadenza politica come il referendum costituzionale, quindi i finanziari si moltiplicano con una fantasia particolarmente creativa. Non si finanziano gli asili nido, ma si dà un alle famiglie; non si investe sulla cultura, ma si dà un ai diciottenni. Sul lavoro prosegue l'azione di svalorizzazione e si scommette solo su decontribuzione, defiscalizzazione e deregolazione. Le risorse per i rinnovi dei contratti pubblici sono scarse, né è previsto un supporto adeguato alla contrattazione nel settore privato al di là della modesta misura della detassazione del salario di produttività di secondo livello. Eppure tutti sanno che abbiamo un grande problema di domanda interna derivante anche dall'impoverimento dei ceti medio bassi, i cui stipendi sono fermi da quasi dieci anni.
La Corte dei conti ci ha detto drammaticamente che nel pubblico impiego è come se i lavoratori prendessero una mensilità all'anno in meno, quindi è come se non avessero più la tredicesima, perché questo è stato il loro indebolimento reddituale.
Sinistra Italiana ha presentato una manovra alternativa centrata su tre punti fondamentali: primo, un piano straordinario per il lavoro, con la clausola Ciampi di riservare il 45 per cento di questi investimenti al Mezzogiorno; secondo, un piano strategico per il trasporto e la mobilità sostenibile; terzo, un reddito minimo garantito. Naturalmente l'alternatività di questa nostra proposta non consentiva alcuna possibilità di presa in carico dei nostri obiettivi da parte del Governo. Naturalmente abbiamo esposto nella Commissione, e ringraziamo il relatore Guerra, il presidente Boccia, il Viceministro Morando per la interlocuzione positiva con la quale abbiamo passato vari giorni e varie notti nella Commissione Bilancio. Naturalmente che il Parlamento lavori di domenica, che lavori di notte, che lavori con sedute non stop di 30-40 ore non è un fatto che riguarda l'informazione: i nostri giornalisti d'assalto, quelli che diffamano quotidianamente con i soldi pubblici le istituzioni, fanno vedere il venerdì l'Aula vuota, ma non fanno vedere quando il Parlamento lavora, e lavora nell'interesse del Paese. Al di là adesso delle scelte che ci possono dividere, c’è una condivisione sul fatto che noi dobbiamo riconoscere come nella Commissione Bilancio si sia fatto con passione, ognuno dal proprio punto di vista, il proprio lavoro.
Ci sono stati dei peggioramenti, come per esempio l'emendamento assurdamente presentato dal Partito Democratico che supera invece una scelta positiva che il Governo Renzi aveva fatto due anni fa, quella di non consentire che i presidenti delle regioni potessero contemporaneamente essere anche commissari alla sanità. Si è tornati indietro; questo consentirà a due regioni, la Calabria e la Campania, di far cumulare al presidente della regione anche il delicato compito di commissario straordinario per la sanità, e sappiamo tutti quanto la sanità incida sui bilanci delle regioni. Ci sembra una scelta sbagliata, perché come è noto i commissari assumono poteri monocratici, quindi superano anche le possibilità di controllo da parte dei consigli regionali: questo secondo me non aiuta assolutamente in un campo delicatissimo, qual è quello dalla salute dei cittadini, a separare l'indirizzo dai compiti di gestione più concreta.
Vi sono state naturalmente anche modifiche positive, parziali e positive che noi riconosciamo: se ne potrebbero citare molti, di emendamenti positivi che sono stati approvati grazie ad un clima di confronto che non è mai mancato nella Commissione bilancio, anche partendo – ripeto – da posizioni molto diverse. Naturalmente poche rondini non fanno primavera: per questo Sinistra Italiana vota contro questa manovra di bilancio; non certo per un pregiudizio nei confronti del Governo, perché siamo pienamente consapevoli delle difficoltà del contesto internazionale, europeo soprattutto, in cui il Governo italiano deve operare, dopo le sciagurate decisioni che l'Unione Europea ha preso a seguito dalla crisi internazionale, dal 2007 in poi, che hanno inaugurato una stagione dell'austerità, che ha significato un aumento della disoccupazione, un impoverimento del nostro Paese, ma anche di tanti altri Paesi dell'Europa. Per questo motivo, quindi per il merito delle scelte operate in questa legge di bilancio, il gruppo di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà voterà contro.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza per i gruppi Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia, deputato Alberto Giorgetti.
ALBERTO GIORGETTI, . Presidente, i gruppi di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia ritengono che questa manovra, uscita dal dibattito di Commissione, abbia caratteristiche tutto sommato inadeguate per affrontare quelli che sono gli elementi strutturali della nuova formulazione della legge di bilancio, che questa manovra sia debole dal punto di vista dei contenuti e della sfida che attende il Paese nei prossimi mesi, iniqua dal punto di vista dell'impatto sul Paese, e in particolar modo nei confronti delle famiglie, delle aziende e dei soggetti deboli. Si tratta di una manovra che non riesce a riportare il Paese ad agganciare, nemmeno in prospettiva, la crescita che noi abbiamo oggi a livello internazionale, che viaggia sicuramente sopra il 2 per cento, e una media europea che viaggia al doppio della crescita italiana: numeri che evidentemente fanno pensare ad una necessità di intervento molto più robusto, molto più adeguato, legato a termini infrastrutturali di politiche fiscali ed economiche che abbiano un profilo molto diverso.
Riteniamo che questa manovra abbia in sé i contenuti di una visione che noi vogliamo contestare: contestare perché riteniamo che, per esempio sul tema delle pensioni dei soggetti deboli, si sia fatta un'operazione di elettorale che non risolve il problema dei pensionati e della flessibilità in uscita. Tre anni di anticipo a 63 anni, con il mutuo ventennale pagato dal pensionato, non è una risposta: è evidentemente un favore agli istituti di credito, non certamente ai pensionati, che devono comunque affrontare nel tempo il ristoro di queste risorse senza avere un potere d'acquisto degno di questo nome. Abbiamo proposto, tra i vari interventi, anche la possibilità di attingere risorse dalla Cassa depositi e prestiti, per dare garanzie al singolo soggetto, e questo tipo di proposta non è stata tenuta in considerazione; l'Ape sociale non è una pensione, ma è di fatto un sussidio, un ammortizzatore sociale: interventi che danno l'idea di non avere una prospettiva, una prospettiva di crescita, una prospettiva per riattivare quei percorsi legati alla domanda, anche alla domanda interna, che sono in grado di dare una prospettiva al Paese, che può farlo uscire anche da una logica deflazionistica che non riguarda solo l'Italia, ma l'Europa, ma che affronteremo più avanti in termini di contenuti. Non si tratta – mi riferisco all'Ape – dell'affermazione di un diritto soggettivo: primo caso nella storia della Repubblica, relativamente al fatto che sul tema delle pensioni si attivi uno strumento che non darà la possibilità al cittadino di avere diritto soggettivo, che è un aspetto importantissimo. Destrutturiamo nel tempo anche il presidio fondamentale, che è quello legato al trattamento pensionistico.
Una manovra che interviene con una serie di aspetti legati soprattutto alla sostituzione – dicevo, inadeguata dal punto di vista della legge di bilancio – delle clausole di salvaguardia; ma la clausola di salvaguardia viene sterilizzata per il 2017, non per il 2018: rappresenta un peso per i prossimi Governi che non consente di programmare una politica di crescita idonea, anche in termini di investimenti. Clausole che vengono sostituite, quelle tradizionali, con interventi che di fatto consistono in una salvaguardia – vediamo il caso relativamente al rientro dei capitali dall'estero – che prevede tagli di spesa ulteriori, in termini di clausole di salvaguardia; ma costruiti in questo modo, si tratta di uno schema tecnico che sostituisce formalmente, ma non nella sostanza, un percorso che riguardava prima l'automatismo dell'aumento delle aliquote dell'IVA, piuttosto che delle accise, e quindi complessivamente di uno strumento di carattere tecnico. Noi abbiamo voluto la modifica della legge di bilancio con l'obiettivo di rendere intellegibili i percorsi di taglio di spesa, piuttosto che evidentemente di aumento delle entrate. Non è così: ancora una volta si attiva uno strumento in cui il Governo andrà a rassicurare le parti sociali e il Paese, dicendo «non preoccupatevi, l'anno prossimo questo taglio di spesa non ci sarà». Bene: è evidente che superiamo anche lo schematismo della legge di bilancio; dicevo, è inadeguata, perché poi all'interno, nei vari interventi che noi abbiamo avuto nella lettura alla Camera in Commissione bilancio, troviamo una serie di interventi che hanno caratteristiche microsettoriali. Dovevamo superare la legge finanziaria poi la legge di stabilità nel tempo per dire basta interventi che vadano a ristorare esclusivamente alcuni territori piuttosto che, evidentemente, alcune fasce sociali. No. Troviamo in questa legge di bilancio, ancora una volta, interventi che puntano a favorire una strada piuttosto che un intervento di carattere infrastrutturale specifico o, addirittura – consideriamo microsettoriale anche questo – la forzatura, che consideriamo indecente e a cui abbiamo votato contro (l'onorevole Laffranco ha fatto un intervento molto puntuale in Commissione), relativa alla destinazione del ruolo, legato alle risorse della sanità della Campania, del signor De Luca che, evidentemente, rappresenta una forzatura gravissima, che noi ribadiamo e vogliamo denunciare in aula e che nega anche la linearità (vorrei dirlo al relatore, che ben si è comportato: l'abbiamo apprezzato per la sua disponibilità e il suo lavoro in Commissione), un percorso di linearità che il Governo ha voluto insegnare a noi relativamente alla nomina dei commissari (cioè quello di rompere un certo tipo di sistema, che sembrava prima legato più a logiche di clientela che non, evidentemente, di utilità di risorse pubbliche), andando a fare questo intervento specifico su De Luca.
Noi sappiamo che c’è una campagna elettorale in corso; lo sappiamo, l'abbiamo capito, lo stiamo vivendo giorno per giorno. Avremmo sperato che questa legge di bilancio fosse fuori e scevra dalla campagna elettorale; invece, purtroppo, all'interno della legge di bilancio troviamo una serie di interventi che hanno l'obiettivo di vivere nel 2017 lo elettorale per fare andare avanti la riforma, portare avanti il Governo e lasciare evidentemente i pesi e i carichi fiscali e di debito sugli italiani e sulle future generazioni.
Si tratta di una manovra che dà anche un segnale sul tema della sicurezza, che, però, è un segnale al 2017: solo il rinnovo degli 80 euro, mentre delle risorse dei 390 milioni per il riordino delle carriere nessuna traccia. Abbiamo un riferimento indistinto alla ripresa dei contratti del pubblico impiego. Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti, di tutti i gruppi del centrodestra, finalizzati alla riattivazione di queste risorse e all'attivazione del contratto, con la stabilizzazione anche degli 80 euro, e questo Governo ci ha risposto di no, nonostante ci sia una priorità fondamentale, che è sotto gli occhi di tutti, legata alla sicurezza internazionale e alla sicurezza nazionale contro il terrorismo e per gestire anche l'altro grande problema che sta mettendo in gravissima difficoltà il nostro Paese, che è l'immigrazione, che è il problema, il dramma dei migranti, dramma personale ed umano, che noi rispettiamo, ma su cui il nostro Paese deve dare risposte molto più chiare per dare sicurezza ai nostri territori, attivando politiche nuove in materia di rimpatrio; molti emendamenti puntavano anche a questo aspetto, a una gestione diversa delle risorse, ad avere un Paese degno di questo nome, che possa, da una parte, sì, evitare i morti, ma, allo stesso tempo, riuscire a ricreare quella rete – che era stata creata anche dal nostro Governo – relativamente al tema dei rimpatri, perché le nostre città, il nostro territorio, purtroppo, non è più in grado di sostenere un'immigrazione così forte, un'immigrazione che non dà valore, ma crea ulteriori problemi in termini di inserimento, in termini di adattamento, oltre che, evidentemente, in termini di costi e di sicurezza che noi non possiamo più sostenere.
Ebbene, da questo punto di vista nessuna risposta aggiuntiva – nessuna – in questa legge di bilancio ! Sono interventi che oltretutto, a nostro avviso, non hanno tenuto conto delle sperequazioni del Paese: ci troviamo di fronte a una fase in cui abbiamo un territorio, quello del Mezzogiorno, che è stato progressivamente, a nostro modo di vedere, non dico abbandonato, perché le risorse sono state stanziate, ma non lo si è fatto in modo sufficiente per immaginare un rilancio e un sostegno agli investimenti, alla crescita e allo sviluppo.
Tutti questi argomenti vanno a toccare una visione, Presidente, del Paese che noi abbiamo contestato in modo integrale.
Noi abbiamo una visione diversa, legata a politiche fiscali in materia di impresa e a politiche fiscali per la famiglia: quoziente familiare piuttosto che sostegno alla natalità, con una defiscalizzazione dei beni legati evidentemente alle famiglie ed ai neonati, nonché provvedimenti che prevedevano politiche specifiche di vantaggio fiscale in alcune aree territoriali del Mezzogiorno piuttosto che del nostro Paese in modo complessivo, oppure il recupero delle zone urbane, politiche di investimenti che mirassero, evidentemente, al rilancio delle infrastrutture e ad una valorizzazione – velocità diverse rispetto i propri potenziali – tra le aree svantaggiate...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputato Giorgetti...
ALBERTO GIORGETTI, . Concludo, Presidente... e le aree del nord del Paese più industrializzate. Insomma, Presidente, questa è una manovra che punta ad affermare una linea politica elettoralistica, l'ennesima da parte del Governo, in una fase complicatissima per il nostro Paese a cui i nostri gruppi dicono «no», ma non è un «no» finalizzato esclusivamente a una politica ostruzionistica, ma di contenuto, di proposte alternative per un Governo che noi speriamo possa essere giudicato e valutato dai cittadini e per riprendere uno scenario di sviluppo che abbiamo perso .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.
ENRICO MORANDO, . Grazie, signor Presidente, mi riservo di intervenire in replica.
PRESIDENTE. La ringrazio.
È iscritto a parlare il deputato Giampiero Giulietti, prego.
GIAMPIERO GIULIETTI. Grazie Presidente. Oggi è in discussione la legge di bilancio 2017 che rappresenta, a mio avviso, un punto fondamentale per la crescita del nostro Paese. Dopo la crisi senza precedenti che ha colpito l'economia italiana, ora l'Italia ha ripreso ad espandersi: benché il recupero dei livelli di prodotto pre-crisi si sta mostrando più lento di quanto desiderabile, la crescita si sta man mano ampliando; infatti nel 2015 il PIL è aumentato dello 0,7 per cento, per il 2016 si prevede un incremento dello 0,8 e per il 2017 abbiamo stimato una crescita pari all'1 per cento. In ragione della peculiarità del momento che si sta vivendo il Governo, nella recente nota di aggiornamento al DEF, ha inteso un percorso di consolidamento delle finanze pubbliche che è stato adattato al nuovo quadro economico internazionale e alle spese sostenute dalle pubbliche amministrazioni per due cause di forza maggiore indipendenti dalle scelte discrezionali del Governo, ossia il flusso di migranti e l'intensificarsi delle frequenze degli eventi sismici. La legge di bilancio contiene, infatti, misure per fronteggiare tali eventi eccezionali: con riferimento ai migranti il Governo prevede per il 2017 spese straordinarie addizionali superiori allo 0,2 per cento di PIL, mentre per quanto concerne gli eventi sismici il Governo, per far fronte alle esigenze post terremoto del 24 di agosto in avanti ha stanziato con tre successive delibere del Consiglio dei ministri 130 milioni di euro; il decreto per la ricostruzione n. 189 del 17 ottobre ha poi aggiunto ulteriori risorse per il 2016 ed il 2017. Ecco, su questo tema – essendo un deputato umbro – permettetemi di soffermarmi, perché il decreto approvato è un provvedimento che ha tenuto conto delle esigenze delle comunità locali, consentendo di affrontare l'emergenza terremoto con un nuovo approccio rispetto al passato. La prima novità sono le risorse stanziate, mai così importanti: circa 8 miliardi da qui in avanti; inoltre, certezze di finanziamento, trasparenza e legalità sono i principi alla base di un testo che permetterà di ricostruire un patrimonio di bellezza che appartiene non soltanto alle regioni colpite dal sisma ma a tutto il nostro Paese e all'Europa intera.
Ma torniamo a noi: la manovra di finanza pubblica ammonta complessivamente a 26,7 miliardi di euro per il 2017, 23,3 per il 2018, 24,4 per il 2019, ricomprendendo anche gli effetti del decreto n. 193; si prevede un aumento degli investimenti pubblici, favorito dalla semplificazione delle procedure di autorizzazione rafforzando nel contempo le politiche anticorruzione; si individua inoltre un rafforzamento della capacità competitiva delle imprese introducendo un pacchetto competitività nel solco delle azioni già promosse negli ultimi due anni e mezzo con il programma «Finanza per la crescita». Tra i punti fondamentali della manovra finanziaria va messo in evidenza l'abbattimento della tassazione: va giù l'IRES, che passa dal 27,5 al 24, va via l'IRPEF agricola e ci sono interventi di sostegno alle partite IVA. Inoltre, sono previsti 1,9 miliardi lordi sul pubblico impiego per il rinnovo dei contratti, la riorganizzazione del comparto delle Forze armate e le nuove assunzioni. C’è un lavoro sulla competitività che vale qualcosa come circa 20 miliardi e comprende «Industria 4.0» e soldi a chi investe. Ecco, su «Industria 4.0» permettetemi di fare un confronto anche con gli altri Paesi. Penso alla Francia, che investe circa 12 miliardi, penso alla Germania, che investe un solo miliardo di euro, penso agli Stati Uniti, che investono lo 0,5 miliardi di dollari e noi che facciamo un investimento, nel triennio, di oltre 20 miliardi di euro. Questo per comprendere come il tema viene trattato in Italia e come e quanto sia maggiore l'investimento di tutti i tempi del nostro Paese.
Oltre, ovviamente, alle risorse per le piccole e medie imprese: circa un miliardo di euro andrà nel Fondo di garanzia per le PMI; e ancora risorse per le pensioni, per le pensioni basse, circa 7 miliardi di euro per il triennio; e ancora il Fondo per la sanità, che sarà di 113 miliardi, più 2 rispetto all'anno scorso, che, se unito alla legge di riforma costituzionale tra poco all'attenzione dei cittadini, consentirà di avviare più risorse per la sanità e, soprattutto, una sanità uguale in ogni regione italiana, garantendo allo stesso modo lo stesso diritto alla cura e alla salute a tutti i cittadini italiani, superando i temi della legislazione concorrente. Ed ancora, mi preme sottolineare, il lavoro per i comuni, per gli enti locali, dove è stato introdotto un Fondo per gli spazi finanziari, di quasi un miliardo di euro.
Nel ringraziare il Viceministro Morando, che ha seguito i lavori di Commissione, il presidente Boccia, il relatore Mauro Guerra, che con pazienza e capacità è riuscito nel portare brillantemente in porto questo disegno di legge, fatemi fare qualche accenno ad alcune modifiche emerse nel dibattito in Commissione. Penso, innanzitutto, al tema dell'edilizia scolastica. Grazie ad un emendamento approvato, l'INAIL destinerà 100 milioni di euro sui fondi disponibili per la realizzazione di nuove strutture scolastiche; le regioni avranno tempo fino al 20 gennaio 2017 per comunicare la loro adesione al programma, garantendo la disponibilità a farsi carico del canone di locazione; sarà poi un DPCM d'intesa con il Ministero del lavoro, il Ministero dell'istruzione e il MEF, a individuare le regioni ammesse, assegnando la disponibilità e i criteri di selezione dei progetti. A ciò si aggiungeranno – è notizia di questi giorni – altri 530 milioni erogati dalla BEI, che si aggiungono a loro volta agli altri, un miliardo e 150 milioni per l'edilizia scolastica, sempre di origine BEI, oltre ai programmi «scuole belle» e «scuole sicure», il più grande programma di investimento sull'edilizia scolastica che si ricordi e che testimonia l'impegno del Governo e del Parlamento sul tema della sicurezza delle scuole e dei nostri figli.
Ed ancora, grazie al lavoro di Commissione, è stato dato il via libera a diverse modifiche al pacchetto previdenza, a partire dall'estensione di «opzione donna» alle lavoratrici nate nei mesi di ottobre, novembre, dicembre ’58 e alle autonome nate nell'ultimo trimestre del ’57, che hanno maturato 35 anni di anzianità entro il 31 dicembre 2015; via libera anche ai miglioramenti della platea dell'ottava salvaguardia, spostando dal 31 dicembre 2012 al 31 dicembre 2014, la data utile per l'ingresso nella mobilità. Insomma, una platea che passa da 27.700 a 30.700 salvaguardati. Ed ancora, i 15 milioni per i contratti di solidarietà, stanziati a valere sul Fondo sociale per l'occupazione e la formazione. Potrà essere anche chiesto il super ammortamento al 250 per cento, rispetto al costo di acquisto per l'acquisto di macchinari utensili, per la realizzazione di prodotti mediante la trasformazione di materiali e delle materie prime. Sì, proprio quel super ammortamento del 250 per cento introdotto con «Industria 4.0», che si aggiunge ovviamente all'ammortamento, al super ammortamento del 140 per cento riconfermato.
Si allarga, inoltre, l'utilizzo del cosiddetto dove potranno essere finanziate, tramite piattaforma per la raccolta dei capitali di rischio, tutte le piccole e medie imprese e non solo le e le PMI innovative.
La manovra dà un impulso alla crescita, proseguendo nel percorso di riduzione delle tasse e di rilancio degli investimenti; introduce misure contro la disuguaglianza tra i ceti sociali, a favore dei pensionati che ricevono gli assegni più bassi e ampliando la possibilità di accesso alle pensioni, senza compromettere la stabilità del sistema previdenziale nel lungo periodo; riduce progressivamente il disavanzo, con contestuali interventi orientati allo stimolo del prodotto e all'equità sociale. Mentre eravamo in Commissione a lavorare, era giunta la notizia che i Ministri del lavoro, della salute e dell'economia avevano firmato il decreto attuativo sul «Dopo di noi», che fissa i requisiti per l'accesso alle prestazioni a carico dell'apposito Fondo istituito con legge, stabilendo la ripartizione tra le regioni dei primi 90 milioni a disposizione per il 2016: una notizia attesa e importante, che consentirà una prima sperimentazione, nelle regioni, del «Dopo di noi», ma che dà misura profonda del nostro lavoro in Parlamento.
In questi anni abbiamo abbassato le tasse, messo risorse per la competitività, per le imprese, per l'industria, abbiamo garantito il degli 80 euro ai dipendenti con stipendi più bassi, alle forze dell'ordine, abbiamo messo risorse per le pensioni più basse, investendo in sicurezza e scuole. Ma interventi come il «Dopo di noi», la legge sull'autismo, il rifinanziamento del Fondo per la non autosufficienza, danno davvero la misura del nostro lavoro e del lavoro del Governo Renzi. In questi giorni giriamo per la campagna elettorale referendaria, spiegando la bontà delle ragioni della riforma costituzionale e la necessità di non interrompere questo straordinario processo di cambiamento in atto, e sul tema del sociale, dell'inclusione sociale, dobbiamo rivendicare con orgoglio il lavoro del Governo e del Parlamento. Proprio oggi, in occasione della discussione della legge di bilancio 2017, nel rivendicare con il giusto orgoglio il lavoro fatto, ci proiettiamo al futuro con una manovra espansiva di crescita e di fiducia. Grazie .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente. È vero che con la manovra di bilancio bisogna delineare una raffigurazione non solo numerica, ma anche strategica, di come lo Stato voglia intervenire all'interno della società, in tutte le sue sfaccettature, ed è chiaro che tutte le manovre economiche e di bilancio, che questa maggioranza negli ultimi quattro anni sta portando avanti, fanno di tutto tranne che dare lustro alle autonomie, tranne che dare nuova identità ai territori, ma l'esatto opposto. Si cerca sempre di accentrare all'interno dei ministeri, accentrare qui a Roma ogni tipo di competenza, ogni tipo di strategia e di visione. Infatti gli enti locali vengono sempre considerati come delle semplici emanazioni territoriali, in cui lo Stato, attraverso le prefetture, ha la possibilità con la sua appunto, dell'organizzazione governativa territoriale di dover determinarne le scelte. Quindi non c’è più fiscalità locale, non c’è più iniziativa economica locale, non c’è più la possibilità di determinare, da parte dei sindaci, il proprio futuro economico tributario e quindi strategico. Le numerose iniziative vanno sempre nell'ottica di riuscire a dare una possibilità agli enti locali di uscire dai dissesti, dai disavanzi, cercare di migliorare le possibilità di riequilibri finanziari pluriennali, ma questo cosa significa ? Non significa che gli enti locali sono stati incapaci di gestire le loro risorse, significa che lo Stato gli ha tagliato i trasferimenti, significa che lo Stato li ha messi in condizione di non poter più soddisfare le reali esigenze dei loro cittadini, nel campo del sociale, nel campo culturale, nel campo dello sviluppo socio-economico, nel commercio, nell'artigianato, nel sostenere la piccola e media impresa. Quindi uno Stato accentratore che, anche attraverso la modifica costituzionale, fa sì che le regioni non contino più nulla, che le regioni non abbiano più competenze legislative, neanche concorrenti, significa che lo Stato diventa il totale della politica organizzativa e previsionale dello Stato. Quindi, un federalismo al contrario, un federalismo che depaupera i territori e accentra tutto a Roma, tranne in un caso: l'unico caso di federalismo attuato da parte del Governo Renzi è quello di concedere il potere pieno ai presidenti di regione che sfondano i loro conti in quelle regioni in cui le amministrazioni hanno sfondato i loro conti pubblici della sanità; un premio al contrario, un premio per tutti coloro che sono stati in dissesto, tutti coloro che hanno bruciato o non hanno organizzato in maniera concreta, in maniera elegante, in maniera da buon padre di famiglia, i loro conti pubblici vengono premiati, mentre tutti gli altri vengono puniti. Tutte le regioni virtuose vengono punite, i comuni virtuosi non vengono considerati, i sindaci che non hanno fatto gli aumenti delle loro imposte negli anni in cui potevano farle, proprio per non gravare l'ennesima pressione fiscale, sempre più alta, dei loro concittadini, adesso, con le riduzioni dei trasferimenti, e non potendo aumentare le loro aliquote che sono a zero, rischiano il pre-dissesto, rischiano il disavanzo, e voi non volete aiutarle. Non avete voluto appoggiare l'emendamento della Lega Nord che andava in quel senso, non di aumentare la pressione fiscale (è chiaro che non si vuole aumentare la pressione fiscale); si vuole dare la possibilità a chi è stato virtuoso di non cadere appunto in situazioni di disavanzi finanziari. Così come sulle politiche sulla sicurezza: le politiche sulla sicurezza si fanno in due modi, in prevenzione e nell'aiuto nella organizzazione. È chiaro che sulla prevenzione voi non puntate, non puntate per due semplici motivi: i 390 milioni per il riordino delle carriere non ci sono, sono stati promessi; prima della stesura del testo e della bozza di testo della legge di bilancio c'erano tutti i sindacati in festa che si rallegravano delle dichiarazioni del Governo, che avrebbe risolto i problemi dei dipendenti dei corpi di polizia perché così era stato promesso loro. Era anche stata promessa loro la stabilizzazione degli 80 euro legati quindi non a una semplice annualità, ma legati anche quindi a un percorso previdenziale e a un percorso contributivo. Tutto questo non è avvenuto, tutto questo non c’è nella legge di stabilità, però abbiamo i soldi per l'accoglienza, i soldi per l'immigrazione, abbiamo soldi che servono per andare a prendere gli immigrati, che non sono che clandestini, non possono essere ritenuti che tali perché lo dicono le cifre del Viminale a valle delle verifiche delle relative commissioni territoriali, per quanto riguarda l'evasione delle richieste di asilo. Noi spendiamo i soldi malamente a livello umanitario perché importiamo povertà, piuttosto che risolvere la povertà là dove si crea. Tutti questi miliardi che voi volete comunque non far pagare, non riuscite a non far pagare all'Europa sarebbero dovuti essere spesi su quei territori in modo tale che si evitasse l'esodo economico per la ricerca di una vita migliore, che noi comunque non saremmo in grado di garantire neanche agli italiani. Non riusciamo a garantirla ai nostri concittadini, figurarsi se riusciamo a garantirla a tutte le persone provenienti dal continente africano. Per non dire poi quello che riguarda il sistema pensionistico: molti annunci, tanti titoli; lo capisco siamo in campagna elettorale – manca una settimana alla di questo Governo – ed è chiaro che si cerca di mischiare le carte, che si cerca di usare i fuochi d'artificio. La «legge Fornero» è là intonsa: l'articolo 24 del decreto «Salva Italia» non è stato toccato; è la viva e vegeta malgrado tutti la vogliono cambiare, ma nessuno di voi la vuole veramente toccare. Noi abbiamo presentato emendamenti, voi usate il debito, più di 15 miliardi di debito talvolta anche per fare delle marchette elettorali – ce ne sono state un'infinità nell'ultima mezz'ora della Commissione, dopo ventiquattro ore continuate, venticinque ore continuate di lavoro e nell'ultima mezz'ora, nell'ultima ora sono apparse all'articolo 74 una serie infinita di marchette territoriali che non sarebbero neanche potute essere considerate ammissibili viste le caratteristiche della nuova legge di bilancio, eppure sono state fatte – ma la legge Fornero non viene toccata, il debito non viene toccato per modificare la «legge Fornero». Non viene toccata e cosa proponete ? Proponente la flessibilità in uscita di tre anni, per coloro che raggiungono l'età di 63 anni e vent'anni di contributi. Cosa devono fare ? Devono andare in banca attraverso l'INPS e accendersi un mutuo ventennale, un mutuo ventennale, i cui costi non sono neanche noti, non sono noti perché dipenderanno da un accordo fra il Governo e la parte creditizia assicurativa. E noi abbiamo chiesto di mettere dei vincoli, di mettere un tetto massimo alle aliquote degli interessi, di mettere un tetto massimo al costo delle commissioni, al costo della gestione di questo mutuo di fatto ventennale. Niente, tutti respinti, lasciamo tutto al caso e lasciamo tutto alla semplice trattativa fra Governo e parti creditizie che, se non si risolverà a favore dei lavoratori, significherà che questi avranno altro che il 5 per cento di riduzione annua della loro rata pensionistica, si potrà arrivare al 6, al 7 per cento, che moltiplicato per tre, vuol dire il 21, il 22 per cento di riduzione per vent'anni del loro assegno pensionistico, assegno pensionistico che comunque viene creato attraverso l'attualizzazione del loro montante contributivo, montante contributivo che è questa la vera garanzia che l'INPS ha in pancia per poter mandare in pensione le persone.
Quindi non capiamo perché lo Stato ha dovuto costituire un ulteriore fondo di garanzia di 70 milioni, che immagino sia stato richiesto dalle banche perché ritengono inaffidabile lo Stato. Questa è una partita veramente brutta. Quando il sistema economico considera la parte pubblica inaffidabile, significa che c’è qualcosa nello Stato che non funziona. E non funziona non solo per questa vostra pseudo riforma, ma perché non crea diritti soggettivi; cioè, le riforme pensionistiche sono tali se creano diritti soggettivi, nel senso che il lavoratore matura un diritto che può esercitare nel momento in cui lo desidera. Qui non si crea nessun tipo di diritto, né nell'ape sociale, né per i precoci, né tantomeno, ovviamente, per l'ape economico, che è talmente volontario perché te lo paghi. Cosa vuol dire che non c’è un diritto soggettivo ? Significa che avete messo dei di uscita (300 milioni per l'ape sociale e 360 milioni per i precoci), e finirà come per gli esodati, finirà con la stessa casistica degli esodati: finiti i soldi, finita la festa, finché questi capitoli non verranno rimpinguati e questo significa che slitterà tutto di un anno, perché bisognerà aspettare la legge di stabilità dell'anno successivo e, visto che qui parliamo di una organizzazione delle possibilità di concretizzazione di questi testi legislativi in accordi fra Governo e banche, in decreti del Presidente del Consiglio e via discorrendo, immagino che fino a metà dell'anno prossimo nulla partirà, quindi ci saranno le prime domande che dovranno essere verificate e quindi nel 2017 io immagino che nessuno usufruirà di questa flessibilità, per arrivare quindi al 2018. Si faranno i conti, si capirà che effettivamente i soldi non sono sufficienti, si cercherà di ripristinare il fondo e saranno passati un anno e mezzo o due e quindi dei tre anni di anticipo già due li abbiamo persi per questa metodologia; quindi di fatto i sessantatreenni del 2017 andranno in pensione con la vecchia legge Fornero, senza nessun anticipo pensionistico e senza nessuna flessibilità. È per questo che noi la consideriamo una mera elettorale, che non risolve i problemi. Abbiamo solo due certezze da questa pseudo riforma: la prima è che di esodati non se ne parlerà mai più, malgrado all'interno di questa ottava salvaguardia siano state dimenticate intere platee di lavoratori, ma cancellando il fondo esodati voi dite alla collettività: «guardate, chi c’è c’è in questa manovra e chi non c’è si aggiusterà, perché noi il fondo l'abbiamo cancellato» e l'altra certezza è che anche «opzione donna», la sperimentazione a cui migliaia di lavoratrici hanno dedicato attenzione, creata più di dieci anni fa dal Ministro Maroni – che aveva una scadenza al 31/12/2015 – è stata cancellata perché nei vostri emendamenti, nei vostri testi di legge voi non parlate di prosecuzione e non avete ovviamente allungato nessun periodo, avete solo dato alla lavoratrici ciò che era già nel loro diritto perché la legge parlava di una scadenza naturale, che era quella del 31/12/2015, non era quella di un anno prima legato alle finestre in uscita e non era neanche quella di tre mesi prima, legata all'aspettativa di vita. Queste sono interpretazioni vostre, fatte dai vostri uomini all'interno dell'INPS, fatta dai vostri Ministri, che non hanno vigilato sulle circolari dell'INPS e che hanno creato solo dei disagi alle lavoratrici che hanno dovuto attendere più di un anno, talvolta un anno e mezzo, per potere vedere soddisfatto il loro diritto. E questo non può essere sbandierato come una prosecuzione di «opzione donna»; questo è la cancellazione dell'opzione donna e della prosecuzione della sua sperimentazione ed è chiaro che c’è una visione particolare di ciò che sono i fondi che gestiscono gli enti previdenziali. Da una parte, le banche vengono aiutate attraverso tutte le operazioni che la Banca centrale europea fa attraverso . E poi queste banche cosa fanno di questi soldi ? Non mi sembra che l'accesso al credito sia aumentato, non mi sembra che le imprese abbiano la possibilità di usufruire di tutta questa liquidità che è in pancia alle banche, non mi sembra che le banche non aiutino lo Stato e non mi sembra invece che ci sia una visione tale per cui siano le banche ad aiutare i lavoratori, l'impresa e la società, ma è l'esatto contrario: sono i cittadini che devono aiutare le banche, è lo Stato che deve aiutare le banche, è il pubblico che deve aiutare le banche. Ci troviamo ancora in questa situazione anche all'interno di questo testo di bilancio, se è vero come è vero che le banche hanno nuovamente la possibilità di vedere un aiuto da parte dello Stato nella partecipazione, attraverso fondi dell'INPS, al Fondo di solidarietà per la riqualificazione del personale. Significa che, se le banche vogliono licenziare a seguito di ristrutturazione aziendale per loro incapacità gestionale, non pagano loro, paga lo Stato, mentre per le imprese normali paga l'impresa o, addirittura, paga il lavoratore, che sta a casa senza nessun tipo di sussidio.
Invece, per le imprese cosa succede ? Le imprese si vedono quindi orfane di un aiuto creditizio da parte del settore bancario. Lo Stato non invoglia il settore creditizio a essere più magnanimo. No, dice alle imprese: andate a rivolgervi agli enti previdenziali, andate a rivolgervi all'INAIL, andate a rivolgervi agli enti previdenziali privati, andate a chiedere aiuto alle persone fisiche. Perché, attraverso una riduzione della pressione fiscale, con determinate aliquote di vantaggio per chi investe in società, lo Stato dà questa immagine, dà l'immagine che le banche non debbano più fare credito e che siano gli enti previdenziali e i privati che devono usare la loro liquidità per fare da volano all'economia.
Questo, però, tutto senza garanzie, e quindi, se un ente previdenziale fa un investimento in una società, che può anche essere estera, e questa società quindi fallisce, a tutti i soldi delle azioni che avevano comprato, che sono soldi derivanti dai contributi versati dagli iscritti a quegli enti previdenziali, cosa succede ? Succede che interviene lo Stato con una garanzia o succede, invece, che non ci saranno più i soldi per le pensioni degli iscritti a quelle casse previdenziali ? Io immagino la seconda, caro Ministro, immagino la seconda, ed è per questo che dico che queste sono scelte scellerate, perché mettono in seria difficoltà il futuro dei lavoratori e il futuro pensionistico del nostro Paese.
È chiaro che fra le grandi marchette ce ne sono di quelle che, ovviamente, sono gli . Gli LSU della Calabria non potevano mancare, ci sono anche quest'anno. Una cifra inferiore al solito, questo può essere un dato positivo, probabilmente si andrà all'azzeramento, ma gli ci sono anche quest'anno, così come ci sono le ferrovie di Matera, le associazioni combattentistiche, un milione alla pallacanestro. E dategliene un po’ di più ! Nella legge finanziaria date un milione al CONI per la pallacanestro: dategliene un po’ di più; in una legge finanziaria si parla di miliardi, un milioncino mi sembra anche poco. Ovviamente, gli studi filosofici a Napoli non potevano mancare, così come non poteva mancare il finanziamento della lingua italiana all'estero, perché, probabilmente, le quattro milioni di lettere che sono state utilizzate dal Presidente Renzi non hanno convinto, e quindi, probabilmente, gli altri 4 milioni alle associazioni culturali per il rafforzamento della lingua italiana all'estero aiutano, aiuteranno un attimino di più per il voto sul quale punta per vincere il prossimo referendum.
Quindi, una manovra che non dà risposte definitive, una manovra pasticciata, una manovra che si finanzia a debito, che non risolve le clausole di salvaguardia legate all'aumento dell'IVA e delle accise, che vengono costantemente riportate a nuovo e pagate con l'accensione di nuovo debito pubblico. Debito pubblico che, ovviamente, dovrà essere poi certificato dalla Commissione europea, perché, come già dichiarato all'inizio del dibattito e della presentazione di questi testi, l'Ufficio parlamentare di bilancio non lo certificava, non lo aveva certificato e non lo riteneva ovviamente congruo.
Vedremo, ovviamente, a valle della pronuncia della Commissione europea, che cosa succederà all'interno del dibattito al Senato su questo testo e se i saldi rimarranno tali. Quindi, nessuna crescita, nessuna risposta ai lavoratori, nessuna risposta all'economia, nessuna riforma del sistema pensionistico, grandi titoli, grande pubblicità, grandi ma zero contenuto.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Presidente, illustri membri del Governo, colleghi, leggerò nel mio intervento questa legge finanziaria sotto il profilo della famiglia, che è un po’ il profilo sotto il quale l'ho seguita, partecipando al lavoro della Commissione Bilancio e, ovviamente, partecipando precedentemente al lavoro nella Commissione Affari sociali. Devo dire che, da questo punto di vista, questa legge finanziaria fa qualcosa di più di quanto non sia stato fatto nelle leggi finanziarie dell'ultimo tempo. Non che questo soddisfi tutti i bisogni della famiglia, non che questo risolva o risponda a tutti i suoi problemi, ma, certamente, ci sono dei passaggi molto interessanti, per cui dobbiamo dare atto al Governo di avere mostrato sensibilità verso molti aspetti che riguardano la famiglia.
Il primo, forse l'aspetto più evidente, più che alla famiglia in senso proprio potremmo ascriverlo sotto il capitolo politiche per la natalità. Politiche per la natalità, però, che guardano con particolare benevolenza ai bambini, ai bambini che nascono, al loro primo inserimento nel contesto sociale, che è l'asilo, che è l'asilo nido, ai bambini che sono portatori di problemi, di difficoltà, e verso i quali c’è un atteggiamento positivo, non solo di inclusione, ma anche di oggettiva capacità di rispondere all'handicap, che si crea con azioni di segno contrario e positivo.
Vorrei, da questo punto di vista, sottolineare alcuni passaggi. Per esempio, il fondo istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri proprio sotto il nome di Fondo di sostegno alla natalità, era l'articolo 47, con una dotazione di 14 milioni di euro, che diventano 24 milioni per il 2018, destinati poi, in qualche modo, ad evolvere negli anni successivi, ma a noi piace pensare che gli impegni che il Governo si prende sono impegni stringenti per quello che riguarda di fatto questa legislatura, che ovviamente, come tutti, ci auguriamo che arrivi al suo termine naturale nel 2018.
Si tratta di un fondo rotativo diretto a favorire l'accesso al credito delle famiglie con uno o più figli nati o adottati a decorrere dal 1o gennaio 2017. Ho ricevuto, come tutti noi, sulla nostra posta elettronica, che ormai rappresenta una finestra sul mondo delle più variegate e delle più immaginifiche che si possano immaginare, una sottolineatura sull'ingiustizia di una norma che privilegia i bambini nati il 1o gennaio 2017 e penalizza quelli nati il 31 dicembre del 2016. Sono di quelle situazioni di cui non si riesce a dare conto, perché comunque una data, un limite, un livello bisogna stabilirlo. Vedremo che cosa si potrà fare anche per tutti i bambini nati.
Viene poi riconosciuto un premio alla nascita o all'adozione – questa sottolineatura costante per cui, ogni volta che si parla di nascita, si parla anche di adozione, mi sembra un'attenzione concreta a favore, questa sì, della famiglia, oltre che della politica per la natalità – pari a circa 800 euro, corrisposto in un'unica soluzione dall'INPS. Viene poi istituito, a partire dal 2017, il buono per l'iscrizione in asili nido di qualunque tipo, statali o non statali, comunali o privati, di qualunque tipo, perché rappresenta un diritto del bambino che è sganciato sia dalla tipologia di scuola sia dal reddito familiare. Viene considerato un diritto individuale che ogni bambino si porta con sé, a prescindere dal contesto in cui nasce e a prescindere dal contesto verso il quale si dirige attraverso, evidentemente, le misure dei suoi genitori, verso quello che è il primo suo processo oggettivo di socializzazione.
Mi fa piacere anche in questo sottolineare un emendamento a mia prima firma, che sottolinea i particolari bisogni di quei bambini che nascono con difficoltà che potremmo ascrivere a patologie gravi, ma, comunque, con difficoltà che rendono difficile per loro la frequenza in un asilo, e quindi la possibilità, potremmo dire, che l'asilo vada a casa loro, che non vengano quindi privati anche loro, che già sono bambini che soffrono di vari tipi di handicap, di questa misura di cui godono tutti i loro coetanei più fortunati sotto il profilo della salute. Accanto a queste che io considero politiche per la natalità, una delle misure che più esplicitamente, più direttamente e più concretamente può essere considerata tra le politiche familiari è proprio quella che aumenta la durata del congedo parentale. Sulla durata del congedo parentale ci sono stati molti emendamenti (ce n'era anche uno a mia prima firma, che parlava di tre giorni), di fatto quello che è passato è quello a prima firma della collega Di Salvo, che parla di quattro giorni, e ce n’è uno, in un ordine del giorno, presentato un po’ da tutto il gruppo delle donne presenti qui in Parlamento che partecipano al famoso gruppo di studio e di lavoro sulla condizione della donna, che addirittura chiede che questo periodo di congedo si possa estendere fino a quindici giorni. Il punto è proprio stabilire un principio: nella famiglia, il ruolo del padre e della madre sono due ruoli che non si possono sovrapporre, né in qualche modo sono ruoli che si escludono a vicenda: il bambino ha bisogno dell'uno e dell'altra. Quindi, questo emendamento, anche apparentemente nella sua semplicità, ribadisce un principio: una famiglia formata da un padre, da una madre e da un bambino, che nasce con diritti precisi e quindi con doveri altrettanto precisi da parte di chi in qualche modo l'ha aiutato a venire al mondo.
C’è poi, sempre in questo capitolo delle politiche familiari, un altro pacchetto di misure che io considero di particolare interesse, che sono quelle che riguardano il fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale. Stiamo parlando di quelle famiglie il cui reddito è così basso a volte da non poter nemmeno far accedere alle forme di detrazione perché non esiste quella soglia minima dalla quale si possono detrarre contributi da versare. Sono famiglie che molto spesso coincidono – quelle che potremmo considerare di queste periferie delle grandi città, queste periferie dell'esistenza – con famiglie che hanno perso il lavoro da tempo, con condizioni di disagio sociale particolarmente importanti; ma è un intervento precoce, con loro e non soltanto per loro, che permetterà di ridurre questo nel quale sappiamo bene poi si possono annidare molti altri tipi di disagio e di sofferenza, e di disagio e di sofferenza sociale. Quindi, l'aver puntato al Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale con misure concrete, mi sembra che permetta di ridurre questa che tutti quanti descrivono come una delle conseguenze più gravi della crisi che da diversi anni ha affetto l'Italia, che è quella della grande distinzione che si è creata tra fasce più ricche e fasce più povere, tutto a scapito di quella che era la famosa fascia media, che rappresentava in qualche modo la struttura portante del nostro Paese. Oggi ci troviamo davanti a una crescita costante e continua del livello di povertà, sul quale diventa necessario proprio intervenire con misure esplicite.
Un'altra misura a favore delle famiglie che considero interessante è quella che riguarda il diritto di scelta della scuola per i propri figli. Mi riferisco a quegli emendamenti – ne sono passati diversi, alcuni anche a mia prima firma – che riguardano il diritto di scelta dei genitori. Perché ? Perché nella scuola dove iscriveranno i figli ci sarà la possibilità di accedere a quei piani, a quei PON per i quali l'alternanza scuola-lavoro è una delle manifestazioni più esplicite, che ogni ragazzo ha diritto di frequentare non perché frequenti una scuola statale o non statale – perché, come tutti ricordiamo, scuole private non esistono, perché non c’è niente di più sociale e di più pubblico di una scuola –, ma perché i ragazzi abbiano in questi contesti la possibilità di accedere a tutte le risorse che il Governo è in grado di mettere a loro disposizione, per esempio a prescindere proprio da una scelta che deve rimanere sempre aperta, che è la scelta di libertà dei genitori di offrire ai propri figli il piano di formazione che preferiscono.
In questo campo, un altro aspetto che considero estremamente positivo è quello che riguarda, tra le misure previdenziali, la possibilità di accedere a questo famoso APE sociale, che già come sigla ha una sua grazia particolare. Con l'idea che possano accedere a questo Fondo – è cosa che vorrei proprio leggere letteralmente, perché a me ha colpito anche nella sua efficacia proprio di linguaggio – soggetti che assistono da almeno sei mese il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave e sono in possesso di un'anzianità contributiva, stiamo per la prima volta riconoscendo al lavoro di cura una dignità e una libertà di scelta autentica da parte delle persone.
Sappiamo tutti che molte volte quello che accadeva era che le persone, in realtà, dovessero dare le dimissioni per occuparsi di un familiare magari in una condizione di salute particolarmente precaria, ma oggi non ci sarà questa necessità, perché la legge, attraverso questo intervento specifico che è l'APE sociale, nella lettura concreta che è la relazione di cura del familiare che si trova in difficoltà, sancisce anche una cosa fondamentale, cioè che i vincoli che rendono unita una famiglia sono i vincoli che rispondono a una relazione di cura, a una relazione di presa in carico degli uni nei confronti degli altri. Quindi, questa mi sembra una misura particolarmente interessante, perché va nella dimensione del consolidare i vincoli familiari. In un contesto in cui la famiglia sembra esposta a una crisi sempre più grave, con un dissolvimento dei legami sempre più veloce, intervenire in questo modo, sottolineare quanto è apprezzata, anche a livello sociale, anche a livello economico, anche a livello governativo, cioè la relazione di cura, mi sembra una risposta positiva molto forte al senso della famiglia e al valore della famiglia.
Sempre tra le misure – interessanti a mio avviso – che io leggo in questa interfaccia tra le misure di contrasto alla povertà e le misure di supporto alla famiglia, c’è la cosiddetta quattordicesima, questa misura che va incontro prevalentemente agli anziani, a coloro cioè che hanno delle pensioni così limitate dal non poter più essere considerate, nella loro dimensione di pensione sociale, adeguate e sufficienti a garantire quella vita indipendente, sia pure nel massimo della sobrietà possibile, quella vita che ti permette di far fronte ai costi concreti della tua esistenza. Questa mi sembra anche una misura che le famiglie possono considerare veramente con uno sguardo di grande ottimismo rispetto alla prospettiva del loro futuro.
Sempre per continuare nella mia lettura in chiave familiare di questa legge di bilancio, alla quale riconosco molti meriti salvo uno, che dirò alla fine, vi è l'attenzione particolare posta su due disegni di legge che hanno caratterizzato questa legislatura: il disegno di legge sull'autismo e il disegno di legge sul «dopo di noi». Per il disegno di legge sull'autismo, grazie anche a un emendamento presentato dalla collega Giordano, del MoVimento 5 Stelle, il Fondo per l'autismo non soltanto non va nel calderone generale di quei famosi 5 milioni che abbiamo approvato l'anno scorso e che non abbiamo ancora speso, ma a questi 5 milioni si sommano i 5 milioni che erano previsti comunque dall'anno scorso anche per quest'anno, fino ad avere un pacchetto di 10 milioni di euro. Spero che questo possa dare una risposta forte a un micro-contenzioso che c’è sulla destinazione del Fondo, perché da un lato ci sono coloro che chiedono che parte di queste risorse vengano investite per le linee guida – perché senza avere linee guida non c’è un codice di buona condotta cui si possano attenere anche i centri, le ASL e anche i centri di eccellenza che ci sono in giro; quindi vorrei davvero che, attraverso il Ministero e l'Istituto superiore di sanità, quanto prima vedessero la luce le linee guida previste dalla legge dell'agosto dell'anno scorso –, dall'altra parte, invece, che si potesse intervenire anche con le regioni per aumentare la dotazione di risorse che permette di farsi carico di questi bambini, non dimenticando che la legge non parla più solo di bambini dello spettro autistico ma considera questi soggetti lungo l'arco di tutta la loro vita, quindi li considera anche in una prospettiva di inserimento professionale, in un contesto sociale che veramente dia ragione di tutti i loro bisogni.
Sempre come una misura che considero favorevole alla famiglia, in questa legge di stabilità, voglio considerare quell'emendamento – questa volta proposto dalla collega Prestigiacomo di Forza Italia – che riguarda la possibilità che i pazienti affetti da Alzheimer rientrino – perché peraltro rientrano a pieno titolo nel loro grado di disabilità grave – tra quelli che possono accedere alle risorse del «dopo di noi», fortunatamente implementate ed aumentate per coprire tutti questi bisogni.
Quindi vediamo che questo pacchetto, che possiamo pensare «pacchetto famiglia» di questa legge di stabilità, ha avuto davvero una grande attenzione all'aspetto demografico (facilitare che i bambini vengano al mondo e rimuovere la paura che possono avere le famiglie giovani di non essere in grado di far fronte alle necessità dei figli appena nati), ha saputo farsi carico della stabilità dei vincoli familiari, sottolineando che nel momento della crisi, nel momento della malattia, nel momento della disabilità c’è la possibilità di prendersi cura gli uni degli altri, quindi tutto un processo che valorizza il meglio del far famiglia, il meglio del senso stesso della famiglia, attraverso le misure che riguardano l'APE sociale; e poi anche quella esperienza, che sappiamo tutti essere di grande dolore in una famiglia, quando una persona cara va incontro ad un periodo di disabilità grave, e la domanda che si pongono i genitori è quella: che sarà di lui quando io non ci sarò più ? Questo è il senso famoso di questa espressione «dopo di noi», che mostra come la famiglia si prende cura delle persone care in atto, ma anche oltre se stessa: è una relazione di cura che sfida perfino la morte degli stessi genitori, va oltre, perché c’è una continuità di cura, c’è una continuità di legami, c’è una continuità di affetti; e devo dire, forse il linguaggio asciutto dei numeri di questa, come di ogni legge di stabilità, non riesce a dare fino in fondo conto della ricchezza e del valore sociale che essa comporta.
Dicevo prima che vi è un punto di questa legge di bilancio che mi dispiace molto e per il quale ho presentato un ordine del giorno, a proposito del quale mi aspetto un parere positivo per l'entità e la gravità del problema, che riguarda come tutti sanno la grande tematica del gioco d'azzardo, che riguarda quell'alibi, che non posso assolutamente considerare un alibi morale, a cui il Governo in qualche modo si affida per giustificare un prelievo dal gioco, senza rendersi conto che a questo prelievo dal gioco corrisponde il rischio di implementare una patologia da dipendenza grave dal gioco. E siccome la dipendenza grave dal gioco è qualcosa che colpisce la famiglia, perché il giocatore, il giocatore patologico, molte volte prosciuga le risorse familiari nel senso economico, ma anche nel senso affettivo, ma anche poi nel senso relazionale, forse su questa misura il Governo avrebbe potuto essere più chiaro, più esplicito, più coraggioso, più deciso. Faccio presente che è dall'intera legislatura, per non voler invocare la legislatura precedente, che cerchiamo di portare la nostra attenzione su questo problema, e che il Governo più o meno elegantemente glissa sempre, girando la testa dall'altra parte. Ecco, io su questo punto credo che ci voglia il coraggio di un intervento esplicito, vuoi approvando la legge che è qui in sospeso approvata dalla Commissione, parcheggiata in qualche cassetto, vuoi prendendo quelle misure di cui da tempo il sottosegretario Baretta ci parla, ma che sono come l'araba fenice: che ci sia qualcuno lo dice, dove sia nessun lo sa.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Presidente, noi siamo evidentemente davanti ad una legge di bilancio molto debole, che non è capace dal nostro punto di vista di affrontare quelli che sarebbero i temi determinanti per la crescita e lo sviluppo sociale di questo Paese. Un Paese, ricordiamolo, che ha affrontato negli ultimi dieci anni una fase di crisi profondissima, una lunga fase recessiva, da cui si è usciti molto più con le parole che con i fatti, dati i decimali di crescita di questi ultimi semestri, e che tuttavia ha lasciato dietro di sé un panorama sociale molto diverso da quello che conoscevamo in precedenza, con un crollo della produzione industriale, intere aree di fatto desertificate dal punto di vista della capacità produttiva, un sistema bancario e finanziario molto più fragile e problematico di quello che conoscevamo prima. Questi sono i nodi che noi crediamo una legge di bilancio oggi avrebbe dovuto affrontare; insieme al grande tema ovviamente della disuguaglianza crescente, che dal nostro punto di vista è la vera emergenza del Paese, e della messa in sicurezza del territorio italiano, di cui ogni giorno scontiamo e vediamo purtroppo tutte le fragilità. Anche in queste ore, in cui sembra che il tema, come ogni anno, come in ogni autunno... Quest'anno abbiamo un autunno particolarmente avanzato, adesso è il turno delle alluvioni; ma ieri abbiamo conosciuto purtroppo il dramma del terremoto.
Ecco, tutto questo ci dice di un'agenda che in realtà sarebbe davanti alla politica italiana, e che imporrebbe scelte forti, e la capacità anche di trovare risorse necessarie e indispensabili alle politiche pubbliche che servono. Fa tutto questo la legge di bilancio ?
No, la legge di bilancio si limita ad alcune misure che io ritengo di scarsa efficacia; fa un'operazione del tutto elettoralistica, provando a trovare dei margini di qualche decimale in un rapporto complicato e anche conflittuale con l'Unione europea, di cui ad oggi non siamo in grado di prevedere gli esiti, perché anche da quel punto di vista il confronto è talmente aperto che potremmo essere costretti, finita la necessità propagandistica del referendum, il giorno dopo a vedere la legge di bilancio cambiare, perché ci verrebbero imposte condizioni diverse da quelle che in qualche modo sono state accettate fino ad oggi per fare un favore al Governo e alla maggioranza; e che soprattutto si basa su una filosofia che noi non possiamo condividere, la filosofia che ha accompagnato l'intera azione di questo Governo, secondo cui sostanzialmente l'unico modo per produrre crescita e sviluppo sia quello di concedere sempre più sgravi, e sempre più diversificati, alle imprese. Si è cominciato negli anni scorsi con la riduzione della pressione fiscale, si è arrivati con l'incentivo limitato triennale di sgravi contributivi; adesso gli sgravi contributivi tornano, ma sono limitati ad un'area del Paese, quella del Sud. Si interviene sull'IRES, si interviene con una grande disponibilità che viene data alle imprese per investimenti.
Ora io però su questo devo dire qualche parola, ma andranno più in dettaglio altri colleghi e compagni di Sinistra Italiana: è del tutto chiaro, io credo, che non si fa un passaggio epocale, come quello del passaggio all'industria 4.0, semplicemente rendendosi disponibili a pagare, attraverso un aumento degli ammortamenti, e quindi di fatto mettendoli a carico dello Stato, una parte anche elevata di quelli che sono gli investimenti in macchinari ed attrezzature. Se si vuole realmente far fare un salto di qualità alla capacità industriale di questo Paese, lo Stato dovrebbe fare ciò che compete a lui: dovrebbe occuparsi dell'infrastrutturazione materiale ed immateriale, dovrebbe occuparsi di combattere la corruzione, dovrebbe occuparsi, soprattutto, di rilanciare pesantemente gli investimenti pubblici per dotare questo Paese di una rete infrastrutturale in termini generali migliore.
Questo non si fa, si mettono semplicemente risorse nella disponibilità del Presidente del Consiglio perché le possa utilizzare, di fatto, nel corso del prossimo anno a sua esigenza, rincorrendo l'emergenza e la necessità elettorale del momento, e qui ci si ferma.
Non si fa nulla, invece, dal punto di vista della capacità di questo Paese di rimettere in azione l'erogazione del credito: viene completamente ignorata tutta la questione dei crediti in sofferenza delle banche, come se non fosse l'urgenza che ogni giorno da qualsiasi centro studi od osservatore, di destra o di sinistra, italiano o internazionale, ci viene messa davanti. Ci viene messo davanti il fatto che sarebbe su quello che si dovrebbe intervenire, se si volesse mettere il sistema bancario nella condizione di erogare nuovamente credito; e ci si limita, invece, ad operazioni sperimentali, ed anche un po’ dal mio punto di vista, come qualche sgravio fiscale per chi si impegni, attraverso diversi strumenti, per cinque anni, a mantenere inalterato il proprio capitale all'interno di fondi d'investimento specifici per le piccole e medie imprese, di cui però io credo, purtroppo, dovremo andare presto a notare l'insufficienza e l'incapacità di produrre risultati. Come è successo per tutti gli interventi simili messi in campo in questi anni, per la semplice ragione che, in un Paese che si è sempre basato sul credito bancario e per sua natura si è sempre basato sul credito bancario, perché ha una rete, in alcuni aspetti, anche pulviscolare di imprese, e comunque con un sistema produttivo basato sulla piccole e medie imprese, è difficile pensare che si possa andare oltre. Però, appunto, anche su questo versante non si fa molto, anzi, si fa decisamente molto poco.
Detto questo, e quindi avendo fatto alcune considerazioni di carattere generale, volevo sottolineare alcuni aspetti specifici di questa legge di bilancio, che mi sembrano particolarmente significativi di una mentalità politica, e sotto certi aspetti anche particolarmente odiosi, se vogliamo, o comunque poco condivisibili. Il primo è quello che riguarda – c’è stato molto dibattito anche in Commissione, e poi con la scelta della maggioranza di rimandare eventualmente tutto al Senato – il dibattito che si è aperto sugli sgravi fiscali che vengono concessi alle famiglie che vogliano operare sull'efficientamento energetico, ma soprattutto antisismico.
Sull'antisismico si introducono alcune modalità diverse di sgravi differenziati per chi faccia interventi antisismici non certificati, sostanzialmente, per chi migliori di un livello la condizione della propria casa, o per chi lo limiti di due; apparentemente sgravi anche molto sensibili, perché si arriva fino all'85 per cento del capitale investito per chi faccia un intervento che migliori di ben due livelli la categoria antisismica della propria abitazione, una cosa che va nella direzione di fare un'operazione, un intervento che è realmente necessario per questo Paese.
Abbiamo detto per tutta l'estate, purtroppo, perché pressati dall'emergenza, che si doveva mettere in campo un grande piano di messa in sicurezza degli edifici, una cosa che è possibile fare per quelle che sono le possibilità che attualmente ci dà la tecnologia in edilizia; però, come si fa tutto questo ? Si fa dicendo che gli sgravi sono molto elevati, ma vengono portati in detrazione per le famiglie solo su cinque anni. Questo apparentemente è un vantaggio ma, in realtà, un vantaggio non è: si va infatti a determinare – di fatto – una situazione in cui gli sgravi fiscali sono inversamente proporzionali a quella che è la disponibilità economica delle famiglie: per fare un esempio, una persona fisica che abbia un reddito annuo superiore ai 52.000, lo ripeto, superiore ai 52.000 euro, e abbia 100.000 euro di liquidità disponibili per fare un investimento, se ne vedrà restituire 85.000 in cinque anni; egli avrà cioè un forte incentivo effettivamente a fare un intervento, perché con 15.000 euro si rimette a posto la casa, lasciando gli altri 85.000 a carico della fiscalità generale.
Ma, se una persona dovesse avere una pensione o un reddito di 15.000 euro, a questa ne restituiranno in tutto 11.000, con gli altri i 89.000 euro che rimangono a suo carico, il tutto a parità di investimento. Inoltre, se questa persona, avendo un reddito più basso, dovrà presumibilmente chiedere i 100.000 euro per fare gli interventi in prestito ad una banca, a stare bassi sui tassi, 8.000 se ne andranno in interessi. Pertanto, il risultato netto è, di fatto, che una persona con un alto reddito e una buona disponibilità di liquidità si vedrà rimborsare 85.000 su 100.000 euro, mentre, a parità di investimento, una persona a basso reddito e con meno risparmi se ne vedrà rimborsare 3.000 su 100.000.
Ora questo non è semplicemente un problema di equità e di giustizia fiscale, anche se ovviamente lo è; ma, se andiamo a vedere quella che è la mappatura dei redditi delle famiglie italiane, anche e soprattutto nelle aree che più sono state colpite dal terremoto recente, cioè quelle che compongono la grande periferia, se vogliamo, dell'interno della provincia italiana, ci accorgiamo che i redditi medi non sono quelli che vanno a permettere una detrazione piena, ma sono molto più vicini, molto, molto più vicini, a quelli che permettono delle detrazioni parziali, se non vicine a nulla.
Qui ci si è molto concentrati sulla parte degli incapienti che, certo, è la più evidente, ma come credo di aver in qualche modo dimostrato, ed è comprensibile a tutti, il vero tema non sono sempre e solo gli incapienti: il problema è che in questo caso lo strumento è penalizzante anche per chi abbia un normale e banale reddito da lavoro dipendente, perché potrà accedere ad una parte infinitesimale della detrazione.
Quindi, su un tema decisivo su cui veramente valeva la pena di investire molte risorse, perché si trattava di mettere veramente in sicurezza e di cambiare l'atteggiamento degli italiani rispetto al tema della sismicità del proprio territorio, si investono di fatto poche risorse con delle modalità che renderanno, se verrà confermata questa impostazione anche al Senato, del tutto inefficace la misura. Dato che noi, questa misura, la condividevamo e la ritenevamo necessaria, questa è una cosa che ci disturba particolarmente.
La stessa cosa dicasi, sempre nel caso dei provvedimenti antisismici, per la possibilità di cedere il credito che, in qualche modo, si ha nei confronti dello Stato: quella poteva essere una misura che, in qualche modo, metteva in discussione ciò che ho appena detto, perché è evidente che, se il credito viene ceduto, si facilitano le persone almeno per la parte in cui si deve andare a prendere il denaro in prestito da una banca; però, anche in questo caso, si è fatto solo per i condomini. Se andiamo a vedere la dotazione immobiliare dei paesi dell'interno, per esempio delle zone dell'Appennino, non è certo Roma, per essere molto chiari. Peraltro, si deve capire per quale motivo si deve incentivare di più un condominio a fare un intervento rispetto ad un privato; infatti, la possibilità di accedere al credito, soprattutto se una persona è anziana, è difficile anche per un privato: non si tratta certo di un problema che riguarda solo i condomini. Capisco che la norma sia stata fatta con l'idea che, altrimenti, all'interno dei condomini non si sarebbe mai raggiunta in assemblea la possibilità di fare gli interventi; pur tuttavia, essendoci il limite che dicevo prima rispetto alle detrazioni effettive, anche se cedi il credito, quella cosa lì non la superi: io lo posso anche cedere, ma se mi restituisci 10.000 euro a fronte di un investimento di 100.000, il mio voto in assemblea resterà sempre negativo.
Passo ad un secondo punto, che a me interessa molto sul piano della cultura politica: si introduce in questa legge di bilancio un principio per cui si concedono permessi di soggiorno ad investitori.
Io sono stato anche ieri all'interno di una ex base militare nel veneziano, a Conetta, utilizzata attualmente come campo di accoglienza, diciamo così, anche se termine più sbagliato non potrebbe essere utilizzato, per richiedenti asilo. Parliamo di una tendopoli, perché così è stata realizzata, in cui attualmente risiedono 1.300 persone; qualcuna è lì dentro da un anno consecutivo, in attesa che questo Stato si preoccupi, diciamo, della sua possibilità o meno di fruire di un permesso di soggiorno. Queste persone sono lì, nel limbo, in attesa di qualcosa che forse arriverà, o forse no, in condizioni di vita totalmente impossibili da sostenere, con ammassamenti di centinaia di persone all'interno di pochi metri quadri per quanto riguarda l'alloggio (e non parliamo di un alloggio, ma parliamo di tende).
Questo è, cioè, il modo in cui questo Paese accoglie, non mi viene un altro termine, forse dovrei dire, sotto certi aspetti, concentra, chi viene in fuga da situazioni problematiche per la propria sopravvivenza. A fronte di questo, dall'altro lato si dice che se qualcuno viene in Italia portando un milione di euro da investire, chiunque esso sia, in azioni o obbligazioni private, o due milioni in titoli di Stato (anche in questo caso non si capisce per quale motivo debba essere premiato di più chi investe in titoli privati rispetto a chi investe in titoli di Stato, ma lasciamo da parte questo argomento) o addirittura arriva e fa un milione di euro di donazione a soggetti terzi per ragioni culturali, avrà un permesso di soggiorno della durata del suo investimento. Sostanzialmente noi diciamo che chi dovesse eventualmente fuggire dalla Siria come tutti gli altri ma sia nelle condizioni di poter fare arrivare prima un bonifico sostanzioso e di congelarlo all'interno di titoli di Stato e di titoli di debito privati in Italia, a quella persona il permesso di soggiorno, fino a che tiene lì i suoi soldi, è garantito, ammesso, però, che abbia anche un'ulteriore fonte di reddito, perché non ci accontentiamo nemmeno di quello ma deve essere anche in grado di spendere.
Ebbene, io francamente mi vergogno di vivere in un Paese che di fronte al problema enorme e drammatico e tragico delle migrazioni globali che ogni giorno produce solo nel Mediterraneo morti, morti che diventano sempre migliaia quando andiamo a fare il conteggio alla fine dell'anno, ecco, io mi vergogno di vivere in un Paese che, a fronte di questo – e mentre fa molto poco da questo punto di vista, molte parole ma molto poco sul piano di un'accoglienza degna e reale – dall'altro lato si sente in dovere di introdurre, per chi abbia ampie disponibilità patrimoniali e reddituali, permessi speciali di soggiorno in questo Paese.
D'altra parte parliamo di un'Italia che ha anche un'idea piuttosto strana del rapporto con i cittadini italiani residenti all'estero o con altri che vogliono eventualmente prendere la residenza fiscale in Italia; io non credevo che avremmo mai sentito il bisogno di diventare a nostra volta una sorta di paradiso fiscale, eppure con questa legge di bilancio anche questo ho dovuto vedere, cioè permettere a chi da dieci anni o più vive fuori dall'Italia di trasferire il suo domicilio fiscale in Italia imponendogli una tassazione forfettaria di 100.000 euro, tassazione forfettaria che, va ricordato, essendoci Trattati – almeno in tutta Europa – contro la doppia imposizione, significa di fatto che con quella tassa il soggetto esaurisce il suo debito non solo con il fisco italiano ma anche con quello del Paese in cui prima risiedeva. Tutto ciò significa, di fatto, che noi ci uniamo finalmente a quella pessima pattuglia di Paesi del mondo che offrono la possibilità di pagare poco o nulla di tasse purché prendano la residenza da noi: datecene cioè 100.000 a noi anziché, come avreste dovuto, ai vostri Paesi di residenza precedente. Perché questo è particolarmente spiacevole ? Perché da un lato si premia anche chi, eventualmente italiano, fosse prima andato all'estero per sfuggire al fisco italiano e poi ritorni in Italia per poter pagare poco o niente e serenamente poter soggiornare in quello che era il suo Paese di residenza originaria; dall'altro perché, appunto, si incentiva il turismo fiscale per i ricchi di questa nostra Europa e di questo nostro mondo, cioè esattamente il contrario di quello che si dovrebbe fare, perché qui, anziché andare a cercare chi voglia venire in Italia per investire, noi lanciamo il messaggio che l'Italia è un Paese buono per fare affari, non investimenti, ma affari, cioè per accomodare fondamentalmente quelli che sono gli interessi propri.
Io non credo che questo dovrebbe essere il tipo di atteggiamento che dovrebbe avere nei confronti del fisco e nei confronti di operatori residenti esteri un Paese che abbia l'ambizione di occupare un ruolo di rilievo nelle dinamiche globali. Questo è piuttosto un atteggiamento da piccola isoletta off-shore, quello di dire venite a prendere la residenza fiscale da noi perché vi garantiamo sostanzialmente di non pagare più tasse. Io mi aspettavo che su questo, in Commissione, ci fosse la possibilità, se non di cancellare una norma che era evidentemente fuggita dal senno di non saprei chi, almeno di modificarla e di renderla più equa, ma anche questo non è stato possibile. D'altra parte, invece, e vado a ciò che manca e chiudo, quello che è stato ancora una volta impossibile – siamo ormai al quarto anno consecutivo – è aprire una discussione per poi portarla a compimento, all'interno della legge di bilancio, su uno dei grandi temi, che è quello delle possibilità elusive che le nuove tecnologie, ma anche e soprattutto l'apertura globale del mercato dei capitali e anche, come dicevo prima, delle residenze fiscali, pone a tutti noi. C’è stato molto dibattito, anche pubblico, in Italia in queste settimane, a partire da quella che era la novità dell'anno, la buona novità, dal mio punto di vista, dell'anno, cioè quella che è stata chiamata tassazione su Airbnb, cioè l'idea di imporre una cedolare secca a chi affitti immobili, in questo caso per turisti, attraverso piattaforme digitali, cioè garantendosi sostanzialmente l'anonimato. Non è stato possibile portarlo in fondo. Quello che va stigmatizzato, anche qui dentro, e non si stigmatizzerà mai abbastanza, è l'atteggiamento del Presidente del Consiglio di questo Paese di fronte ad una norma, che era di fatto una norma di riduzione del carico fiscale. Una riduzione del carico fiscale, perché si diceva a persone fisiche che prima avrebbero dovuto dichiarare un certo tipo di reddito incassato, affittando una stanza o un immobile, avrebbero dovuto dichiararlo e metterlo a carico della propria aliquota ordinaria Irpef, quindi sicuramente qualcosa di più alto sia del 21 per cento che è stato previsto originariamente, sia del 15 a cui si era arrivati poi, si diceva loro che con una se la sarebbero cavata, 15 per cento e chiuso.
Questa cosa è stata cancellata con un dal Presidente del Consiglio al grido di «noi non introdurremo nuove tasse». Questa cosa va stigmatizzata, perché, se in Italia siamo al punto in cui abbiamo il Presidente del Consiglio che chiama nuove tasse non l'introduzione di un nuovo balzello, bensì l'introduzione di una norma che va a ridurre le tasse per chi le paga, qui siamo al ribaltamento della verità e persino dell'uso della lingua. Significa che arriviamo al punto in cui si chiama nuova tassa il recupero dell'evasione fiscale ed è una cosa gravissima, di cui io credo non si è chiesto abbastanza conto a chi l'ha pronunciata, anzi la maggioranza si è immediatamente piegata, dando, come dire, credito al fatto che di questo si trattasse. Non abbiamo detto questo quando a chi affitta una casa, magari a canone calmierato, chiediamo di pagare un'aliquota fissa anziché caricare nel reddito; abbiamo detto, giustamente, che gli stavamo abbassando le aliquote in cambio della fedeltà fiscale. Qui invece abbiamo ribaltato la cosa, probabilmente perché c'erano gli interessi anche di un grande operatore internazionale, che era chiamato, giustamente, a rispondere in solido se non avesse collaborato con le autorità fiscali italiane. Io noto che su questo, come su qualsiasi tentativo di introdurre in Italia una cioè una tassa sugli utili delle multinazionali per impedire l'elusione, troviamo da parte del Presidente del Consiglio e di questo Governo sempre un muro che si apre davanti a noi: su questo non si può discutere. Da un lato vogliamo diventare un paradiso fiscale per ricchi che non vogliono pagare le tasse nel proprio Paese, dall'altro qualsiasi misura seria per impedire che le multinazionali scappino a qualsiasi dovere fiscale, ci viene impedito anche solo di discutere. Questa è l'Italia di oggi ed è l'Italia in cui noi non vogliamo vivere e che vorremmo cambiare. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giulio Cesare Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie, Presidente, gentili onorevoli colleghi. Il dibattito di questi giorni è stato in parte come percorso da un certo livello di nostalgia del tempo andato, nel quale le leggi di stabilità rappresentavano il momento in cui, ogni anno, in Parlamento si concentravano tutti i desideri e tutte le attenzioni, non prendendo atto del fatto che, in realtà, la finanziaria di una volta non esiste più e che il sistema è sostanzialmente cambiato. Siamo in presenza di una legge di bilancio compatta, che persegue con chiarezza alcuni obiettivi; le scelte compiute sono sicuramente controvertibili da un punto di vista politico, ma le risorse non vengono certo erogate a pioggia e non si è registrato alcun assalto alla diligenza, con il suo corredo di misure microsettoriali e localistiche.
D'altronde la nuova legge di bilancio è quel quadro legislativo che consente di fissare i saldi di finanza pubblica, gli obiettivi della spesa e delle entrate pubbliche, mentre la normativa di dettaglio, sempre nell'ambito di tale quadro, non potrà che essere delegata alle norme di settore, ai provvedimenti collegati, ai decreti-legge che il Governo ha assunto o ha in animo di assumere in particolari settori, come ad esempio quello delle infrastrutture od altro. Non si può quindi, oggi, non rimarcare come questo disegno di legge costituisca una novità assoluta. Nell'arco degli ultimi decenni, per quanto riguarda questa tipologia di provvedimenti, infatti, il dibattito politico, in modo più accentuato negli ultimi anni, ha spesso fatto emergere le necessità indifferibili di riformare la sessione di bilancio del Parlamento, per evitare che con la legge finanziaria e i provvedimenti collegati si innescasse un processo di viziosità del bilancio dello Stato, con la tutela di tanti interessi categoriali, territoriali e particolari, la cui somma difficilmente corrisponde all'interesse complessivo del Paese, anzi talvolta è in grado di pregiudicarlo e contraddirlo, come purtroppo è accaduto negli ultimi decenni.
La legge di bilancio ha due obiettivi: il primo è quello di mettere in sicurezza i conti dello Stato; il secondo è di farlo senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini, aumentando le tasse. Sono due grandi obiettivi rispetto ai quali il Paese applaude e l'opposizione avrebbe fatto bene a dialogare di più su di essi.
Per il terzo anno consecutivo, e lo voglio sottolineare, questa maggioranza e questo Governo ha lavorato per abbassare le tasse, per sostenere il Paese all'uscita dalla crisi, senza intaccare minimamente il nostro sistema di . Riteniamo, quello un provvedimento importante, poiché il disegno di legge di bilancio è il documento principe sul quale il Governo traccia una linea, non solo per quest'anno e per l'anno che viene, ma soprattutto traccia una linea di adempimenti degli impegni programmatici assunti verso il Paese e verso l'Europa.
A mio avviso non vi sono dubbi riguardo alla rilevanza macroeconomica di questo disegno di legge di bilancio che destina molte risorsa a favore di chi, in questi ultimi anni, ha risentito di più della congiuntura economica sfavorevole, ovvero le partite IVA. Con questo provvedimento si cerca di rimettere in moto una fetta importante dell'economia reale e siamo convinti che non possa esserci nessuna strada che mettere gli autonomi e le imprese nelle condizioni di tornare a crescere, creare ricchezza, con il conseguente beneficio di dare una spinta all'occupazione e ai consumi. Senza imprese forti e innovative, sgravate da oneri burocratici e fiscali, non si riuscirà mai a riprendere la strada dello sviluppo ed assicurare un maggiore benessere per tutti i cittadini. Il Governo ne è consapevole ed è per questo che la legge di bilancio di quest'anno si è posta tra i primi punti questo obiettivo, pur nei margini ristretti di un percorso di risanamento che impone all'Italia di valutare, con maggiore rigore di altri, l'eventualità di uscire da alcuni limiti del Patto di stabilità e di crescita dell'Unione europea. La manovra economica nel suo complesso contiene comunque elementi di stimolo, alcuni dei quali hanno già esercitato un benefico effetto sulle famiglie e sulle imprese. Mi riferisco, ad esempio, all'allargamento degli aventi diritto alla quattordicesima o al meccanismo che consentirà a molte persone di decidere se continuare a lavorare o andare in pensione anticipatamente. Anche di questi temi si è discusso, e molto, in sede di Commissione, confermando l'attenzione e la vicinanza del Parlamento rispetto ai problemi del Paese, al di là degli schieramenti, dei ruoli che ognuno di noi è chiamato a sostenere. È stato un dibattito a mio avviso proficuo, perché ha permesso di valutare le diverse alternative presenti, di valutare che siano preferibili interventi di effetto immediato, ma di durata limitata, oppure di più ampia portata, ma che possono produrre risultati sul medio e lungo periodo. L'intenzione del Governo, e indubbiamente l'auspicio che tutti noi possiamo formulare al di là delle diverse posizioni, è che da questi provvedimenti sorgano opportunità di riforma ampie e profonde di molti meccanismi di azione del sistema pubblico.
Consentitemi anche di fare un accenno alla riconferma del al rafforzamento del per le famiglie in difficoltà. Su questo versante c’è bisogno di un'azione integrata e di una visione globale sulla famiglia che sia trasversale e comprenda più misure, dagli incentivi fiscali al puntando però anche ai servizi e alle politiche sul lavoro. Il Governo ha dato un segnale chiaro, spetta a noi adesso non disattendere le aspettative di migliaia di famiglie che sicuramente dal prossimo anno potranno cominciare a guardare al futuro con più serenità.
Sotto il profilo degli interventi fiscali per la crescita è mio dovere segnalare il rinvio al 2018 degli aumenti IVA introdotti con la legge di stabilità per il 2015, la cosiddetta clausola di salvaguardia, con la contestuale eliminazione degli aumenti di accise introdotti dalla legge di stabilità per il 2014 con riferimento al 2017, un intervento necessario per non frenare il positivo, seppure ancora timido, aumento dei consumi delle famiglie soprattutto in alcuni settori strategici per l'economia reale.
Questa legge di bilancio è inoltre collegata a un decreto fiscale, appena approvato in questo ramo del Parlamento, che consentirà di liberare risorse economiche a favore di famiglie e imprese. Su queste ultime consentitemi di evidenziare la proroga di due anni dello strumento agevolativo della cosiddetta Nuova Sabatini per investimenti di nuovi macchinari, impianti, beni strumentali e attrezzature. Sono inoltre previste nuove destinazioni di risorse in ordine alle misure agevolative per l'autoimprenditorialità e per le innovative.
Onorevoli colleghi la gravità delle sfide che si appalesano all'orizzonte richiedono a mio avviso da parte della classe politica un'acquisizione di responsabilità nel consentire che i provvedimenti messi a punto dal Governo possano compiere nei tempi stabiliti il loro iter parlamentare. Peraltro ciò è avvenuto anche per l'iter del disegno di legge in esame, motivo per cui desidero ringraziare tutti i colleghi della Commissione bilancio che hanno lavorato insieme al relatore e ai funzionari anche diverse ore notturne e per la serietà e la passione con cui in questi giorni hanno migliorato il testo. Il medesimo senso di responsabilità credo possa animare questo dibattito in Aula, consentendo la facoltà di discutere e confrontarsi su una proposta concreta su cui si possono esprimere giudizi contrapposti, come è nella logica della dialettica politica, ma a cui non si può negare di aver avuto il coraggio di porre in modo fermo i problemi del Paese e le ricette anche difficili per affrontarli ora, dal momento che il tempo dei rinvii sembra ormai definitivamente esaurito.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ritengo che l'unica vera novità di questa legge di bilancio sia rintracciabile nel clima incredibile, quasi surreale nel quale si sta svolgendo la discussione. Non mi riferisco solo alla discussione all'interno di quest'Aula, ma alla discussione sul tema della legge di bilancio che si fa sui giornali, in Emilia, insomma nel Paese. Tutti sembrano più distratti dal dibattito referendario e – quello che è più grave – il Governo sembra interessato esclusivamente al dibattito referendario, mentre il Parlamento sta producendo lo strumento essenziale e principale per conseguire gli obiettivi di Governo. Perché, se non si utilizza la legge di bilancio per perseguire gli obiettivi di crescita economica, di rilancio dei consumi, qual è lo strumento che il Governo vuole utilizzare ? Oggi noi assistiamo ad un dibattito nel quale il Governo ci dice che il destino del Paese, il futuro del Paese dipende dal referendum, mentre poi utilizza la legge di bilancio solo come veicolo per qualche che non ha poi alcun riscontro nell'articolato della legge stessa. Non c’è in questa legge di bilancio alcun intervento strutturale, alcuna decisione qualificante in termini di politica economica, né sulle famiglie, né sulle imprese, né sui giovani, e questa manovra è una manovra che, non solo non contiene scelte politiche importanti, ma solo mance utili per far fare la campagna sul referendum a Renzi e al suo Governo.
È una legge peraltro sostanzialmente scoperta, prodotta con un decreto collegato anticipato, che costituisce un precedente pericoloso per la confusione che genera e per la tenuta dei conti pubblici; un decreto, peraltro, che abbiamo definito in altre occasioni l'ennesimo imbroglio di questo Governo, perché è un decreto che doveva essere utile a cancellare Equitalia e invece ha formato super Equitalia, a rendere il fisco più amico e invece ha aumentato le vessazioni per i contribuenti, prevedendo peraltro un aumento dei pignoramenti, solo nel 2017, per circa 500 milioni di euro.
Ma dicevo che questa legge è una legge scoperta, fatta in deficit, perché dei 27 miliardi che vale questa manovra, il 50 per cento è finanziato in deficit o con misure quindi è finanziato a valere sugli esercizi successivi, sugli esercizi e sui Governi che succederanno al vostro, e solo il 10 per cento delle coperture è rinveniente dalla . Per quanto tempo abbiamo parlato della necessità di revisionare la spesa ? Oggi questa legge di bilancio rappresenta il fallimento, l'esplicito arrendersi del Governo rispetto alla capacità di revisionare la spesa pubblica. Non si investe sui bisogni delle famiglie in modo strutturale e invece si investe sui sui anziché sugli asili nido; ci sono parti del Paese, soprattutto del Mezzogiorno, dove i posti per gli asili nido sono assolutamente fuori dalla media nazionale e questo Governo decide che l'investimento da fare è sui perché i evidentemente sono più spendibili nella campagna elettorale rispetto a investimenti strutturali.
Non si investe sulla cultura, anche qui in modo strutturale, ma anche sulla cultura si decide di elargire dei come prebende da vendere in campagna elettorale.
Non c’è alcun investimento significativo rispetto alla povertà e alle disuguaglianze, perché i 500 milioni contenuti nella legge di bilancio sono una piccola cosa, i 500 milioni per la famiglia, così come i 600 milioni per il Fondo per la povertà rappresentano il 4 per cento delle risorse di questa manovra, soltanto il 4 per cento e ciò mentre l'ISTAT ci dice che 4 milioni e mezzo di italiani vivono in condizioni di povertà assoluta e questo è il dato più alto dal 2005; ci dice che nel 2015 la popolazione italiana è diminuita per la prima volta negli ultimi novant'anni per effetto della diminuzione delle nascite. E, attraverso lo strumento principale che il Governo ha nella sua disponibilità, la legge di bilancio, che cosa si fa ? Si stabiliscono 500 milioni di euro per le povertà e 600 milioni per le famiglie, il 4 per cento del valore della manovra, mentre non c’è alcun intervento strutturale. Altro che campagne sulla fertilità ! Avete perso l'occasione per utilizzare la legge di bilancio per dimostrare quanto sia necessario, invece, intervenire con iniziative strutturali in questo campo, che rendessero anche meno iniquo l'intervento del Governo.
È una manovra debole rispetto al rilancio degli investimenti, in particolare al Sud; la decontribuzione sbandierata da Renzi si è tradotta in un piccolo intervento presentato con una bozza di decreto ministeriale, peraltro senza data, che prevede un incentivo parziale, e che utilizza risorse già assegnate al Sud. Non è vero che in questa legge di bilancio c’è un investimento sul Mezzogiorno, perché non c’è un euro in termini di risorsa aggiuntiva per il Mezzogiorno; le cose che si fanno sono finanziate sulle risorse già nella disponibilità delle regioni dell'obiettivo convergenza e a volte, a valere su queste risorse, si finanziano interventi che nulla hanno a che fare con il Mezzogiorno, perché non si stabilisce nemmeno di osservare la regola aurea che vorrebbe l'80 per cento di queste risorse utilizzato per il Sud e il 20 per cento per il Centro-Nord.
Qualche giorno fa il Presidente del Consiglio Renzi aveva annunciato al Sud del Paese la totale decontribuzione nel 2017 per chi creerà posti di lavoro nel Mezzogiorno. Ebbene, all'interno del disegno di bilancio, però, non vi è traccia di tale intervento; non vi è traccia nemmeno del DPCM che doveva essere pronto ad aprile del 2016 e che doveva effettuare la ricognizione delle risorse del Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie stabilito nella scorsa legge di stabilità. Forza Italia aveva presentato un suo emendamento che avrebbe offerto concretezza all'annuncio del Governo. Noi avevamo presentato un emendamento che prevedeva la totale decontribuzione in maniera automatica per chi assumesse nel Mezzogiorno. Sarebbe stato – lo ripeto – anche il modo per far sì che gli annunci di Renzi potessero trovare una concreta attuazione nella legge di bilancio. Poco prima della votazione dell'emendamento di Forza Italia è stato distribuito in Commissione un testo, senza data, di un decreto ministeriale che, secondo il Governo, avrebbe reso la nostra proposta superata. Questo testo contiene, secondo il Governo, un incentivo per l'occupazione al Sud, che, però, vale 530 milioni di euro, che non è automatico e che vale fino alla capienza della disponibilità, per cui, se un imprenditore nel Mezzogiorno dovesse assumere un dipendente, dovrebbe chiedere prima all'INPS se ha possibilità di farlo perché ci sono risorse, e poi potrebbe farlo, e solo per il 2017, perché nel 2018 questo intervento non varrebbe più.
La cosa più grave è che anche questo intervento è finanziato con risorse già esistenti, con risorse che, per intenderci, avrebbero potuto spendere in questo modo le regioni del Sud che sono governate da presidenti espressione del centrosinistra.
Il gruppo di Forza Italia, proprio sul Mezzogiorno, ha presentato una serie di emendamenti che avrebbero potuto rendere l'intervento del Governo più strutturale per risolvere il problema del deficit di sviluppo nelle regioni del Sud. Interventi che prevedevano, per esempio, la costituzione di zone franche, di zone di fiscalità di vantaggio a ridosso dei porti e delle infrastrutture strategiche del Mezzogiorno, a ridosso dei centri a maggior vocazione turistica dei principali distretti turistici del Mezzogiorno, interventi rivolti a orientare in maniera strategica le risorse dei fondi comunitari attraverso infrastrutture necessarie a colmare il di infrastrutture del Mezzogiorno.
E, invece, l'unica novità, oltre agli annunci senza riscontro del Presidente Renzi, rispetto ai problemi del Mezzogiorno qual è stata ? L'emendamento a favore di De Luca, che poi non è solo a favore di De Luca, perché è anche a favore di un altro presidente della regione, quello della Calabria, che è il presidente Oliverio, che dà la possibilità a questi presidenti di diventare loro stessi commissari della sanità. Ma, scusate, il commissariamento della sanità quale presupposto ha ? Il presupposto è che il Governo interviene per evitare che ad occuparsi del rientro del deficit e della qualità dei servizi sanitari siano le regioni in deficit, che hanno dimostrato di non saper fare questo lavoro. Ma, allora, se voi poi il compito di guidare il commissariamento, che in linea di principio dovrebbe essere del Governo, lo affidate alle stesse classi dirigenti del Sud, che hanno dimostrato l'incapacità di risolvere il problema e, anzi, lo hanno generato, che senso ha il commissariamento ?
E, ancora, non notate un'ipocrisia tra il testo della riforma costituzionale, che state promuovendo, e questa norma ? Da un lato, togliete competenze nella sanità alle regioni, e peraltro togliete loro le competenze inutili, perché gli lasciate, invece, la capacità di spesa e la facoltà di organizzare, di programmare le risorse sanitarie, appunto la capacità di spesa, cioè ciò che le regioni, soprattutto quelle in deficit, hanno dimostrato di non saper fare; e poi che fate ? Mentre dite, attraverso il referendum, che le regioni non sono brave, e quindi gli togliete delle competenze, affidate ai presidenti delle regioni, che hanno dimostrato di essere meno brave, il compito di sostituire il Governo e, quindi, continuare nel disastro che è stato fatto.
Questo dimostra che non vi interessa nulla del Mezzogiorno; vi interessa solo raccattare qualche voto attraverso la compiacenza di qualche presidente di regione. Anche voi guardate al Mezzogiorno come ad una colonia da utilizzare dal punto di vista elettorale. Questo Mezzogiorno vi dimostrerà, il 4 dicembre, che non è più una colonia e che, avendo investito con grande fiducia, alle elezioni precedenti, nel centrosinistra, e anche alle elezioni regionali, dirà «no» al referendum, per dire «no» a chi li governa a livello nazionale e a livello regionale.
In Commissione abbiamo provato a migliorare il testo, e, per la verità, in una manovra che non compie scelte politiche di politica economica qualificanti, in una manovra senza ambizione, come quella che oggi discutiamo, qualche piccola perla c’è. Mi riferisco all'emendamento, sottoscritto dal collega Alberto Giorgetti, che segna la fine di una grande ingiustizia che coinvolge i nuclei familiari con un solo genitore superstite. Mi riferisco all'emendamento della collega Prestigiacomo, che riguarda le persone affette dal morbo di Alzheimer e stabilisce che queste persone siano considerate nei criteri di riparto delle risorse del Fondo per la non autosufficienza. Ma, per tutto il resto, siamo evidentemente insoddisfatti di una manovra che non ha ambizione, che non ha coraggio, che è stata utilizzata solo come veicolo per e mance che dimostrano più un interesse elettorale che l'interesse nei confronti del Paese.
E tutto questo avviene mentre si celebrano i mille giorni del Governo Renzi. Questa legge di bilancio doveva essere una legge di rilancio dell'economia del Paese, soprattutto perché in questi mille giorni l'Italia, oggi, si descrive come un Paese isolato a livello europeo e internazionale, i conti pubblici sono peggiorati, sono crollati i consumi, è crollato il commercio, siamo in una condizione, di fatto, di deflazione, è aumentato il debito pubblico, la pressione fiscale, il deficit è fuori controllo, i poveri aumentano: siamo il Paese fanalino di coda fra quelli europei.
Voi che fate ? Voi dimenticate che questa occasione, quella della legge di bilancio, era l'occasione principale, essenziale, per occuparvi dei bisogni degli italiani e vendete fumo agli italiani, dicendo loro, mentre siete distratti sulla legge di bilancio, che il futuro del Paese non dipende dalla qualità del vostro Governo, ma dipende dal risultato che si avrà al referendum del 4 dicembre. Gli italiani non sono sciocchi e questo atteggiamento lo puniranno .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Rizzetto, che non è presente.
È iscritto a parlare il collega Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Su questa legge di bilancio abbiamo cercato di apporre delle modifiche direi sostanziali, ma soprattutto abbiamo evitato e cercato di evitare che passassero inosservati certi aspetti molto delicati e controversi all'interno di questa normativa.
Innanzitutto, faccio una premessa: nonostante i proclami di questo Governo in merito all'efficienza energetica e alle possibilità tanto sbandierate di detrazioni per gli interventi di riqualificazione energetica, il grado di approfondimento della Commissione su questo tema, nonostante le rassicurazioni del presidente Boccia, è stato di fatto nullo, nel senso che l'articolo 2, che introduce e modifica il sistema delle detrazioni in campo edilizio e di risparmio energetico, non è stato minimamente trattato. Quell'articolo è stato approvato così come inserito nella legge di stabilità e non è stato analizzato nemmeno un emendamento riferito a quell'articolo.
Questo segnala innanzitutto l'impossibilità di parlare di temi concreti e la convenienza di parlare in termini generali di efficienza energetica e risparmio energetico. Perché dico questo ? Perché all'interno della normativa è inserito un extra per chi, oltre a fare attività di risparmio energetico, si appresti ad effettuare degli interventi di miglioramento sismico della propria abitazione.
Fin lì ovviamente siamo tutti d'accordo, anche se a noi sembra sempre una risposta tempestiva e mediatica, perché andando a vedere, cosa viene scritto all'interno dell'articolo 2 ? All'interno dell'articolo 2 viene scritto che ci deve essere un salto di classe dal punto di vista sismico. Rendo noto a tutti che la classificazione degli edifici dal punto di vista sismico non è normata, quindi mi spiegate come sarà poi effettivo quel extra che verrebbe erogato ai soggetti che fanno anche un miglioramento della stabilità della propria abitazione rispetto ad un'attività sismica ? Non potrà essere verificato, perché, mentre sulla lavatrice c’è la classe A- e A+ e la classe B, e allora lì c’è una codifica che mi permette di dire se c’è un salto di classe, oggi gli immobili non sono ancora classificati sismicamente, quindi come si può attribuire una classe sismica a un edificio ? Infatti, ci sono due righe dove si rimanda a un decreto ministeriale di prossima emanazione – secondo loro –, cioè sessanta giorni. Ricordo a tutti che, anche in seguito a numerose interrogazioni su questo tema presentate dal MoVimento 5 Stelle in Commissione ambiente, dalla collega Mannino, sei, sette mesi fa, ci veniva detta la stessa cosa, cioè che era di prossima emanazione la classificazione sismica degli edifici. Questo rappresenta, ancora una volta, come voi cerchiate di fare attività di propaganda e nei fatti le persone, che poi toccano con mano quello che voi scrivete nelle leggi, sanno che non sarà possibile per diversi mesi attivare quei meccanismi di risanamento sismico.
Aggiungo che in quegli emendamenti ce n'erano tantissimi che riguardavano la parte annosa e, soprattutto, critica della sostituzione delle coperture in eternit, quindi si cercava di estendere gli extra a un problema di natura sanitario che è complicato, veramente complicato, da gestire, ma che viene sempre rimandato di anno in anno e anche quest'anno ovviamente si è glissato sul tema. Questo ovviamente senza far girare delle riformulazioni che vi erano sull'articolo 2 di emendamenti della maggioranza che davano soldi per la videosorveglianza e non ne davano invece per la rimozione dell'amianto, giusto per far capire anche il clima che si viveva durante i lavori della Commissione.
Altro aspetto molto critico è stato rappresentato dalla nostra presentazione di un emendamento sulla tassazione IMU delle piattaforme petrolifere, che ormai è un che ci riportiamo di legge di stabilità in legge di stabilità, però quest'anno eravamo forti di diverse argomentazioni, una delle quali è la sentenza definitiva dalla Cassazione, di febbraio del 2016, che attribuiva nero su bianco la certezza dell'imposizione IMU delle piattaforme petrolifere in quanto considerate immobili (tra l'altro, suggeriva anche in quale categoria catastale classificarle) e motivava con argomentazioni molto, molto concrete il perché fossero assoggettabili a tassazione IMU e ICI. Noi abbiamo detto di inserirla – visto che il pregresso è stato gestito con questa affermazione da parte dei tribunali – dal 2017, in modo da imporre per certo l'IMU su tutte le piattaforme petrolifere, invece no.
Il Viceministro Morando, nonostante abbia cercato di dirci più volte che non ci fossero risorse per fare determinati tipi di interventi, in questo caso non poteva dircelo, perché questo portava risorse allo Stato, e allora ci ha consigliato di presentare una proposta di legge. Vorrei segnalare al Viceministro Morando che la proposta di legge è da due anni depositata in Parlamento, pertanto noi abbiamo fatto di più: abbiamo cercato un coinvolgimento di base di quelle che sono le minoranze e le maggioranze su questo tema e abbiamo presentato una risoluzione, approvata a luglio 2016 in Commissione finanze, che prevedeva dal prossimo anno l'imposizione IMU sulle piattaforme petrolifere; IMU, ICI e TASI e tutte le tasse che qualsiasi altra attività di natura imprenditoriale deve pagare.
L'edicola paga tutte queste tassazioni, l'estrazione petrolifera no, giusto per far capire i favori che si fanno a determinati ambiti economici di questo Paese.
Ci è stato detto anche che noi siamo quelli che vedono e fanno sempre della dietrologia di fronte a queste questioni: ricordo che l'ex Ministro dello Sviluppo economico, che si era autodefinita la «sguattera del Guatemala», non l'abbiamo messa noi a fare il Ministro dello Sviluppo economico, non l'abbiamo messa noi a gestire quei dubbi rapporti di potere con le petrolifere per cui oggi c’è un'indagine aperta sul caso. Pertanto, vedere la risposta del Governo in termini di imposizione IMU sulle piattaforme petrolifere così leggera e così non precisa ci fa capire che effettivamente stiamo andando ancora nella stessa direzione tracciata dal Ministro Guidi in precedenza.
Segnalo che su questo tema, proprio ieri, c’è stato un comunicato dell'ANCI di commento a un'altra sentenza, che dice: finalmente la sentenza riconosce l'imposizione IMU sulle piattaforme petrolifere. Vorrei cercare di sgombrare, ancora una volta, quel campo dall'ipocrisia del Partito Democratico, che, quando si trova a fare il sindaco, cerca sempre di allargare i propri consensi in qualsiasi ambito e fa dei comunicati stampa che vanno verso emendamenti chiari e netti della minoranza; peccato che poi, quando è al Governo, non riesca a recepirne mezzo. Questa è sempre la solita logica per cui tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. In questo caso c'era di mezzo un emendamento da approvare, invece l'avete ovviamente bocciato.
Presidente, vado a un'altra annosa questione: durante l'esame di questa stabilità si è cercato di inserire un'operazione – ovviamente puntuale, quindi è stata dichiarata inammissibile – sull'Ilva, salvo poi trovare un finanziario per considerarla inseribile all'interno degli equilibri di finanza pubblica. Si tratta dei due emendamenti che riguardano l'Ilva. In questi due emendamenti segnalo, come ho già fatto in Commissione, ma lo risegnalo ora, perché magari, a furia di ripetere le cose, il Viceministro prova ad ascoltarci...
PRESIDENTE. Il Governo è in Aula e sta ascoltando, collega Crippa.
DAVIDE CRIPPA. Infatti, perché gliel'ho già detto in Commissione, quindi lo ripeto.
PRESIDENTE. Questo intendeva. Prego.
DAVIDE CRIPPA. In merito al comma 607, articolo 74, segnalo che, così come c’è anche scritto nel fascicolo della Camera dei deputati a seguito dell'approvazione degli emendamenti, quanto scritto – cioè che le somme delle quali sia eventualmente disposte la confisca, quindi le somme sequestrate ai Riva –, quella parte che voi andate a modificare è in realtà già novellata dall'articolo 1 del decreto-legge n. 191 del 2015, comma 6-, che non avete soppresso, che non avete modificato. Noi ve l'abbiamo detto in tutte le salse, avevamo presentato anche dei subemendamenti che riportavano al testo così come approvato dal decreto n. 191 del 2015, ma oggi voi state attribuendo quelle risorse a due cose contemporaneamente. Ovviamente questo poi non riguarderà nessuno, ma è un finanziario. Infatti, se ho 1,2 miliardi e, da un lato, dico che devono essere presi per fare operazioni di bonifica nei territori del comune e state per andare a risanare il debito che l'Ilva ha verso lo Stato per un finanziamento di 800 milioni, dall'altro lato, non posso dire che quelle somme vengono inserite nella disponibilità del Ministero dell'ambiente per attività di bonifiche complessive: questo non può essere inserito, l'avete già detto altrove e avete già stabilito che quelle somme andavano a coprire determinate voci di costo.
Oggi non potete dire, facendo finta che non esista l'altra normativa, che quella voce di costo in realtà probabilmente serve a un'altra cosa. Noi crediamo che dietro tutto questo ci sia l'incapacità, ancora una volta, di parlare di un tema riferito all'Ilva di Taranto, che ha soltanto – soltanto ! – undici decreti, e oggi ci ritroviamo che undici decreti non bastano e dobbiamo presentare degli emendamenti folli, perché mettono due normative totalmente in contrasto.
L'altro emendamento era poi eccellente, quello sui tassi e lo riferito al finanziamento degli 800 milioni. Cioè, ancora una volta, normativamente loro mettono un numero facendo finta che da domani potranno stipulare questo atto di finanziamento. Ricordo che era previsto da una legge di gennaio 2016 e ad oggi quel finanziamento non è stato ancora stanziato, perché di per sé la Corte dei conti ancora ha dei dubbi sulla legittimità di questa operazione.
Segnalo che il clima disteso, forse, è riferito al fatto che i temi che si trattavano all'interno alla Commissione bilancio non avevano un grande impatto in termini di significatività, perché non è stato dato nessuno spazio di dialogo sui temi concreti: come vi dicevo, quello dell'efficienza energetica.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DAVIDE CRIPPA. C'era veramente da approfondire la questione e forse inserire, per una volta, quella della definizione dei costi standard assegnati alle attività di efficienza energetica. Non si è potuto discutere di questo, perché avete dato il mandato al relatore prima di aprire questi capitoli.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Presidente, mi scuso per l'assenza di prima: cercherò di recuperare in termini di economia di tempo.
Presidente, Viceministro, abbiamo vissuto circa una settimana, tre o quattro giorni, in Commissione dove di fatto questa legge di bilancio non ha soddisfatto tutti, o almeno in parte quelle che potevano essere le richieste di una minoranza, le richieste di un'opposizione: richieste di fatto che andavano molto di più verso il cosiddetto sociale rispetto a quanto avete fatto in questa ennesima legge di bilancio, che così, ad una prima occhiata, ma anche fondamentalmente ad una rivisitazione sicuramente più importante e più approfondita in seno ai 3-4 giorni passati giorno e notte in Commissione... Lo ricordava il collega Crippa prima: forse c’è stato un clima quasi troppo disteso nei confronti della maggioranza, che non ha fatto passare alcun tipo di proposta emendativa, anche a costo zero. E quindi lo rinnovo: è stata redatta questa legge di bilancio ed è evidentemente – diciamocelo con tutta la calma del caso – una legge di bilancio che guarda in previsione delle prossime scadenze elettorali, non ultima, anzi forse per prima, quella del prossimo 4 dicembre.
E allora noi, Presidente e Viceministro, – il Viceministro lo sa, perché in modo eroico, tra l'altro con il relatore Guerra, ha «tenuto» sicuramente molte ore in Commissione – non siamo stati soddisfatti neanche per quel poco che effettivamente avremmo voluto fare. Personalmente, avremmo fatto una legge di bilancio che andava su temi più specifici rispetto a quanto è stato fatto, e del resto Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale ha presentato ad esempio (il relatore lo sa) degli emendamenti rispetto all'aumento della tassazione del gioco d'azzardo: sono stati bocciati, come emendamenti.
Abbiamo presentato con il collega Rampelli, che spesso ha visitato le zone terremotate, un pacchetto di proposte emendative per cercare di dare sollievo alle zone terremotate. Ora, Presidente, noi non stiamo tanto ad incastrarci rispetto a tutta quella che è la tecnica parlamentare, leggi e leggine; siamo andati, come probabilmente anche altri deputati hanno fatto, nelle zone terremotate e le persone che hanno parlato con noi ci hanno chiesto un po’ di respiro in termini fiscali, quasi fosse una moratoria fiscale, perché è del tutto evidente che queste persone devono continuare a lavorare, a lavorare in quelle zone, piccole e medie imprese non ultime; ma i nostri emendamenti, che andavano, guarda caso, proprio in questo senso, sono stati bocciati. Chissà, forse dopo il 4 dicembre, ammesso e non concesso che la legge di bilancio sarà ancora al Senato, forse lì avrete l'accortezza di cambiare qualcosa.
Abbiamo fornito ed offerto degli emendamenti con adeguate coperture rispetto al cosiddetto stanziamento nei confronti del Fondo nazionale per le politiche sociali: questo Governo fondamentalmente dice di fare molto per quanto riguarda i poveri in Italia, che attualmente sono ancora più di 4 milioni e mezzo, ma a quanto pare, a quanto abbiamo visto, ben poco c’è nei confronti della povertà.
Abbiamo allora chiesto di spostare delle risorse, legittimamente delle risorse: perché è vero, Presidente, che noi andiamo in Europa per l'ennesima volta a chiedere flessibilità nei confronti di zone terremotate, e va bene, ma probabilmente dovremmo ancora iniziare questo tipo di percorso; noi abbiamo chiesto misure immediate, cioè che già dalla prossima settimana, dalle prossime ore potevano essere rese effettive. E quindi è vero che, se andiamo in Europa a chiedere flessibilità, ad esempio, per quanto riguarda il tema dell'immigrazione, ecco che, per quanto riguarda gli italiani, non possiamo andare a chiedere flessibilità, non possiamo andare a fare debito per gli italiani.
E quindi noi abbiamo proposto tutta una serie di misure, e lo rinnovo, di proposte emendative che andavano esattamente in questo senso.
Io personalmente, poiché coinvolto in questo tipo di frangente, poiché faccio parte di una Commissione bicamerale che è «trasversale» rispetto a Camera e Senato, che riguarda ad esempio anche i malati oncologici, ho chiesto il rinnovo del Piano oncologico nazionale, che sono sei anni che non viene rinnovato. Era una misura a costo zero, ma non è stata concessa neanche la riscrittura di un Piano oncologico nazionale, che di fatto, con i tempi che corrono, deve necessariamente essere riscritto, perché tecnologie e farmaci, anche sulla base delle mozioni che abbiamo votato circa due o tre settimane fa qui alla Camera dei deputati, sono avanzati, fortunatamente; di pari passo dovrebbero esserci dei rinnovamenti anche per quanto riguarda il Piano oncologico.
Abbiamo chiesto – non tutti, chiaramente – delle misure a costo zero, che ci sono state negate, vietate. Abbiamo aperto un capitolo molto, molto importante per quanto riguarda, come prima dicevo, il cosiddetto sociale, per quello che molto spesso noi affermiamo essere la parte debole della popolazione, la carne viva della popolazione: abbiamo speso molte ore, giustamente, in quello che è il capitolo, l'alveo della previdenza, abbiamo chiesto delle altre cose che non ci sono state accordate. Allora vorrei capire dove stanno, da parte ad esempio del Partito Democratico, le migliaia di firme che sono state raccolte per quanto riguarda gli esodati, l'ottava salvaguardia che per l'ennesima volta non sarà una salvaguardia tombale, non andrà a risolvere il problema degli esodati: quindi che facciamo, Viceministro ? Facciamo ancora la nona salvaguardia al prossimo anno, ammesso e non concesso che ci sia ancora questo Governo ?
Abbiamo chiesto la proroga della cosiddetta opzione donna, del protocollo «opzione donna», che ricordo a tutti essere un modo contributivo volontario per andare in pensione: donne di 57-58 anni possono accedere alla messa a riposo anticipata; però, con un taglio nei confronti di un sistema cambiato, che da retributivo misto passa a contributivo, va ad essere toccato per il 30-35 per cento dell'assegno mensile. È una scelta volontaria, ma non avete voluto prorogare questa misura intelligente sino al 2018: tant’è vero che nel nuovo testo che ci è stato consegnato qualche ora fa in Commissione è scritto «per arrivare alla fine della sperimentazione di opzione donna».
Non siamo riusciti a fare bene – questa era una cosa che è stata sottolineata – neanche per quanto riguarda la proroga delle graduatorie per vincitori ed idonei di concorso: perché, sì, è stato fatto un emendamento da parte della maggioranza, ma ricordiamoci che questo emendamento elimina sicuramente la proroga rispetto ai concorsi pubblici, che scade entro qualche giorno, ad alcuni concorsi, e quindi queste persone non riusciranno, se non cambieremo, se non cambierete questa norma al Senato, ad avere una proroga sino al 2017. Lo sapete, la proroga dei concorsi va sino alla legge D'Alia, per le nuove graduatorie, per i nuovi concorsi non ci sarà questa proroga.
Abbiamo toccato, e stiamo toccando con mano in modo importante in I Commissione (Affari costituzionali) l'aspetto dei cosiddetti vigili del fuoco discontinui: 15, 16, 17 mila persone che vorrebbero essere resi effettivi, ordinari come Corpo in questo caso, ma avete assorbito gli emendamenti, tra l'altro del sottoscritto e di un collega, rispetto ad un emendamento di un collega della maggioranza che non dice niente rispetto alla stabilizzazione di queste persone. Se è vero che rispetto ai vigili del fuoco... E purtroppo in Italia, dico purtroppo, ne abbiamo sempre più bisogno, visto quello che accade ! Se è vero che in Europa vi è un vigile del fuoco ogni 1.000-1.500 persone, ebbene, Presidente, in Italia vi è un vigile del fuoco ogni 15 mila persone. Vi avevamo offerto la possibilità di stabilizzare anche con delle coperture, e quindi non dovevate nemmeno trovare i soldi per effettuare questo tipo di operazione.
E poi ho visto poco... Io, ripeto, ho cercato di frequentare tutti i giorni la Commissione, tranne qualche ora; però, lo rinnovo: ho visto poco ad esempio per quanto riguardo un'altra fascia debole della popolazione, che sono i cosiddetti «truffati dalle banche». Nessuno più ne parla. Si doveva istituire una commissione e, invece, questa commissione non c’è. Ad oggi, Presidente, se i dati di qualche ora fa non sono sbagliati, rispetto ai truffati dalle banche, molto spesso considerati speculatori e truffatori – cosa che non è evidentemente –, ci sono meno del 3 per cento di rimborsi. Potevate metterci qualcosa in legge di stabilità per dare bonifico a quelle che, di fatto, sono le sofferenze di migliaia di persone che, in una notte, si sono viste dilapidare tutto quello che avevano risparmiato in una vita.
Non abbiamo parlato – avete reso inammissibile tutta una serie di emendamenti –, ad esempio, della direttiva Bolkestein. Da una parte, abbiamo una determinata popolazione di imprenditori che, rispetto alla maggioranza, sono stati soddisfatti nelle loro richieste e, dall'altra, vi è un'altra schiera di piccole e medie imprese che non è stata toccata. Ce lo chiedevano, e non lo chiedevano soltanto a noi, ad esempio coloro che hanno le piazze di mercato. Non lo chiedevano soltanto a noi, l'hanno chiesto anche a voi e voi molto spesso – io ero presente durante questi dibattiti – avete detto: «Vedremo in legge di stabilità», come se la legge di stabilità fosse la panacea di tutti i mali; così non è.
Allora, Presidente, noi, innanzitutto, siamo fortemente contrari ad una legge di stabilità che, negli ultimi anni, perennemente è di un'Europa che non ci piace. Io non lo so quante persone ci stanno ascoltando in questo momento, ma queste persone, che magari non entrano nei meccanismi parlamentari, devono sapere che la nostra legge di stabilità, prima di arrivare alla Camera, prima di arrivare al Parlamento e alle Commissioni competenti, che sono gli organi deputati a legiferare in Italia – non l'Esecutivo, ma il Parlamento è l'organo deputato a legiferare –, deve passare, in Europa, sotto commissari e commissariamenti che ci devono dire se questa cosa va bene o questa cosa va male. Vedremo come finirà con questa legge di stabilità; io non la vedo molto bene, perché stiamo in parentesi sino al 4 dicembre, con un'attività parlamentare pressoché paralizzata.
Per l'ennesima volta, anche in questa legge di stabilità, c’è tutta una serie di – chiamiamole con il loro nome – marchette, che andranno, di fatto, ad assicurare qualche voto al referendum. Tra l'altro, la marchetta più interessante che avete fatto è quella per il presidente De Luca in Campania. È una cosa aberrante, una cosa aberrante. Andate contro una norma che voi, già nel 2014, avevate voluto, rivendendovi come atto di civiltà, ovvero quella per cui non poteva fare il commissario alla sanità in regione chiunque aveva cariche pubbliche e doveva essere una persona che abitava fuori dai confini dalle regioni, tant’è vero che in Campania, se non ricordo male, adesso c’è un commissario che viene da Lucca. Questa poteva essere una cosa interessante. L'ha voluta il Governo Renzi; l'ha voluta il Primo Ministro Renzi, vendendosela anche come un nuovo atto di civiltà: adesso sì che riusciamo a fare qualcosa ! Ebbene, meno di due anni dopo, cambiate questa regola, con due emendamenti indecenti, regalando la sanità al presidente De Luca. Evidentemente conta più il presidente De Luca che il Primo Ministro Renzi, ad oggi, in Italia. Probabilmente, non lo so, dovremo andare a presentare la legge di stabilità al presidente De Luca il prossimo anno per farci dare qualche cosa. Io, a questo punto, invito le opposizioni a farlo. Scriveremo al presidente De Luca e vedremo se il presidente De Luca riuscirà effettivamente a farsi attore principale nei confronti del Governo di Matteo Renzi per dire: «Va bene, a te do qualcosa e a te do qualcos'altro».
Concludo, Presidente. Anche in questo caso, un ulteriore punto di caduta – lo ricordavano i colleghi prima – è che non abbiamo definito quello che è l'articolo 2, non lo abbiamo discusso. Questo è un Governo che molto spesso soltanto sulla carta e non nei fatti ha parlato di riqualificazione energetica, ha parlato di ristrutturazioni edili, ha parlato delle detrazioni fiscali in questo ambito. Non l'abbiamo discusso. Viene rinnovata la detrazione fiscale, ma non viene resa strutturale, cosa che le opposizioni chiedevano. Allora, bisogna che questa politica esca un po’ da queste stanze e vada a controllare e a verificare quanto effettivamente a un'azienda, che anche in questo momento sta vivendo un periodo di difficoltà, serve un sistema di sane detrazioni fiscali – che, tra l'altro, fanno emergere gran parte del lavoro nero in quell'ambito – che sia, però, strutturale. Infatti, se le detrazioni fiscali in questo ambito sono strutturali, allora è altrettanto vero che le aziende si strutturano a loro volta.
Quindi, Presidente, noi non siamo soddisfatti di questa legge di stabilità. Avremmo voluto molto di più. Cercheremo di batterci, anche se, in questo caso, Fratelli d'Italia non ha una rappresentanza al Senato, ma cercheremo di batterci con le forze a noi alleate affinché si riescano a presentare emendamenti di buonsenso.
WALTER RIZZETTO. Speriamo che i senatori siano un po’ più avveduti rispetto a quanto successo in queste ore alla Camera dei deputati. Dopodiché, Presidente, vedremo quello che succederà. Ora sembra che, da qui ad una settimana e mezza, debba cambiare il mondo. Il mondo, Presidente, purtroppo in Italia non cambierà. Non cambierà con questa legge di stabilità, non cambierà con il referendum del 4 dicembre. Io ho la vaga impressione che il 5 dicembre nessun disoccupato troverà lavoro .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Dell'Aringa. Ne ha facoltà.
CARLO DELL'ARINGA. Grazie, signora Presidente. La legge di bilancio si ispira, rafforzandone l'applicazione nel nostro Paese, a due principi fondamentali di politica economica e sociale: la crescita e l'equità. È stato detto poco tempo fa, in un precedente intervento, che in sede di Commissione il dibattito si è svolto con relativa tranquillità per la pochezza e l'insignificanza delle misure esaminate. Niente di più falso. La relativa tranquillità si deve, da un lato, alla sapiente conduzione del dibattito, per la quale mi sono già complimentato e posso anche complimentarmi in questa sede, e, dall'altro, per la forza intrinseca delle misure adottate e per la forza degli argomenti con cui queste misure sono state sostenute.
Sulla crescita, la legge prevede interventi diretti a stimolare gli investimenti, soprattutto quelli orientati alla ricerca e all'innovazione. Sul versante dell'equità vanno ricordate le misure di contrasto alla povertà, che saranno finanziate, nei prossimi anni, da consistenti risorse, le più alte che siano state dedicate, negli ultimi anni, ma dire anche negli ultimi decenni, a questo obiettivo.
Equità e crescita caratterizzano anche molte delle misure che riguardano l'importante campo del lavoro. Una di queste attiene agli incentivi fiscali degli accordi di produttività conclusi tra le parti sociali a livello aziendale. Si tratta di una misura che era stata già introdotta nella legge di stabilità dell'anno scorso. Con la presente legge di bilancio viene ulteriormente rafforzata, con un aumento delle risorse previste a questo scopo. Gli obiettivi che si vogliono raggiungere sono chiari. Solo relazioni industriali non di carattere conflittuale, bensì partecipativo, possono garantire il raggiungimento di due obiettivi. Innanzitutto, possono garantire alle imprese quella flessibilità organizzativa che è necessaria per rendere efficaci e redditizi quegli investimenti che si vogliono stimolare con altri interventi. In secondo luogo si garantiscono benefici economici ai lavoratori nella misura in cui gli accordi aziendali siano veramente in grado di raggiungere gli obiettivi di produttività. Ricordo, inoltre, che questi stessi incentivi fiscali hanno il compito di sviluppare ulteriormente forme di aziendale, una forma di compenso che, sempre più, è apprezzata dei lavoratori ed è capace, al contempo, di creare all'interno delle aziende atteggiamenti di condivisione degli obiettivi aziendali.
Abbiamo assolutamente bisogno di stimolare lo sviluppo della produttività. Questa è rimasta ferma per troppo tempo, almeno sin dalla partenza della moneta unica, e il divario con gli altri Paesi è cresciuto nel corso del tempo, indebolendo progressivamente la nostra posizione competitiva nel commercio internazionale. Questo è stato un ostacolo alla nostra crescita e un ostacolo a quegli aumenti di reddito reale che, invece, altri Paesi più efficienti di noi sono riusciti a garantire ai loro lavoratori. In questo ambito si collocano anche le risorse destinate al rinnovo del contratto dei pubblici dipendenti, per il quale un confronto sulle linee generali sta avvenendo proprio in questi giorni e speriamo possa portare conclusioni che vedano concordi anche le parti sociali a introdurre innovazioni importanti anche in questo campo, su cui i risultati finora non sempre sono stati all'altezza delle aspirazioni iniziali.
Sul fronte di una maggiore equità distributiva vanno ricordati gli interventi a favore dei pensionati, soprattutto di quelli con pensioni basse: uno strumento è quello di alzare il limite della un secondo strumento è l'intervento sulla quattordicesima, di cui beneficeranno due categorie di pensionati, quelli che avevano già la quattordicesima e che hanno goduto di un aumento e quelli che, avendo un reddito mensile fra 750 e 1000 euro, domani avranno anche loro questa mensilità aggiuntiva. Centinaia di migliaia di pensionati beneficeranno di questi misure che svolgeranno innanzitutto un ruolo sociale, di equità redistributiva, ma in secondo luogo avranno anche un ruolo economico, dal momento che interventi di questo tipo, come quelli diretti al contrasto della povertà, proprio perché indirizzati a quelle fasce della popolazione che fanno fatica a condurre un tenore di vita dignitoso, serviranno anche a rilanciare la domanda dei beni di consumo e cioè un ingrediente fondamentale del processo di ripresa economica.
Nel campo delle pensioni, la legge di bilancio si fa apprezzare anche per il fatto di aver introdotto e lo dico ancora una volta, in modo strutturale e non episodico, una vera flessibilità nel passaggio dalla vita attiva al pensionamento. L'APE è stato il frutto di un faticoso, ma efficace confronto fra Governo e sindacati, che ha segnato tra l'altro una ripresa significativa, sia pure su basi nuove, del dialogo sociale. L'APE, come si sa, si differenzia in varie tipologie, ciascuna delle quali persegue una propria specifica finalità. Vorrei solo ricordare l'APE sociale, che è stata anche l'anticipo pensionistico accolto con maggior favore dai sindacati, e io penso, da domani, anche dagli stessi lavoratori interessati. L'APE sociale è volta a facilitare l'anticipo pensionistico ad una serie di categorie di lavoratori svantaggiati, vuoi per il tipo di lavoro pesante a lungo svolto, vuoi per mancanza di lavoro che persiste nel tempo. Si tratta di una misura, l'APE sociale, che insieme ad altre misure previste nella manovra, come quella per i lavoratori cosiddetti precoci, per i lavori usuranti, e quella chiamata «opzione donna», arrivata di recente, da ultimo, in sede di Commissione, costituisce un pacchetto di misure che almeno in parte ridurranno gli effetti negativi che la pur necessaria riforma delle pensioni di qualche anno fa ha provocato, soprattutto sulle categorie più deboli e vulnerabili.
CARLO DELL'ARINGA. Tra gli interventi sempre nel campo del lavoro, vanno poi ricordati gli incentivi fiscali alle assunzioni. Si rileva, a questo proposito, che nel 2017 vengono a cadere gli incentivi fiscali e le assunzioni a tempo indeterminato, di carattere generalizzato. Si è trattato di incentivi consistenti che, insieme con il Jobs Act, hanno stimolato una crescita eccezionale dell'occupazione, soprattutto di quella stabile. In attesa che queste misure, che fra l'altro erano state pensate come temporanee, vengano trasformate in riduzioni strutturali e definitive del cuneo fiscale, che potranno essere realizzate solo a partire dal 2018, si è pensato nel frattempo ad incentivi sempre alle assunzioni a tempo indeterminato, ma di natura in parte diversa. Vi sarà un piano, che sarà presentato della legge di bilancio, che prevederà forti incentivi alle assunzioni di giovani e di disoccupati nelle regioni del Mezzogiorno. Inoltre, viene introdotto uno sgravio contributivo a favore delle imprese che assumeranno a tempo indeterminato giovani entro sei mesi dall'acquisizione del titolo di studio e che abbiano svolto presso il medesimo datore di lavoro attività di alternanza scuola-lavoro o periodi di apprendistato. Si tratta di una misura che non è solo importante per incentivare l'occupazione stabile, ma anche per indurre le imprese ad offrire ai giovani studenti occasioni per svolgere uno in azienda. Anche in questo campo il nostro Paese deve recuperare il terreno perduto e rendere il nostro sistema educativo e formativo maggiormente simile a quello dei Paesi che sono riusciti a sconfiggere la disoccupazione giovanile. In particolare, occorre avvicinare il mondo della scuola al mondo del lavoro e aumentare progressivamente il numero di studenti che mescoleranno esperienze di lavoro con l'attività di studio nelle aule scolastiche e accademiche.
Solo così il passaggio dal percorso formativo al mondo del lavoro avverrà accorciando significativamente i periodi di disoccupazione e le esperienze brevi e discontinue di lavoro temporaneo. Per questo motivo sono previste risorse per incentivare l'alternanza e l'apprendistato. L'occupabilità dei giovani è un altro asse portante di questa legge di bilancio, insieme con la crescita e l'equità, e da questa miscela di interventi di politica economica e sociale si vogliono gettare le basi per un futuro migliore per le nostre imprese, le nostre famiglie, i nostri giovani.
Signor Presidente, mi permetta infine di accennare agli interventi previsti nella legge a favore della famiglia, della conciliazione tra lavoro e impegni familiari, al congedo parentale per i padri, al contrasto alla violenza contro le donne. Al di là dello sforzo finanziario fatto per sostenere queste misure, vorrei sottolineare il messaggio, ancora una volta lanciato, in favore di un cambiamento che sia soprattutto culturale, che voglia aiutare le donne a svolgere il ruolo che loro spetta a favore di tutti, uomini e donne, nella nostra economia e nella nostra società. Grazie .
PRESIDENTE. Prima di passare alla collega Gagnarli, saluto gli studenti dell'Università degli Studi di Perugia che seguono i nostri lavori .
È iscritta a parlare la deputata Chiara Gagnarli. Ne ha facoltà.
CHIARA GAGNARLI. Grazie, Presidente. Per quanto concerne il comparto agricolo, in questa legge di bilancio, non possiamo che accogliere con favore le agevolazioni introdotte in materia fiscale, tuttavia pensiamo che molti altri interventi, o almeno più sostanziosi, sarebbero stati necessari, al fine di sostenere e rilanciare questo settore che, al di là dei comunicati pieni di ottimismo sull’ agroalimentare, sul ritorno alla terra, arranca e meriterebbe finalmente delle scelte politiche che guardino al lungo periodo e non al sostentamento annuale.
Tra le azioni più urgenti figurano quelle volte ad alleggerire la burocrazia, che grava enormemente sugli agricoltori, e per questo chiediamo da tempo – l'abbiamo chiesto anche questa volta – la soppressione dell'obbligo delle comunicazioni rilevanti ai fini IVA per i piccoli produttori che ricadono in regime di esonero da questa imposta. Ecco, dell'eliminazione di tale obbligo, solo per i produttori delle zone di montagna, introdotta dal Governo nel recente decreto fiscale e per di più tramite un colpo di mano a dir poco scorretto in Commissione, più che un'apertura verso tale esigenza degli agricoltori, è passato come un rimediare a un errore di un emendamento approvato per sbaglio e un solito favore fatto a qualcuno. Facciamo un passo indietro sul decreto fiscale, solo perché serve ad avere il quadro delle scelte agricole di questo Governo, collegate più a mantenere in vita la matassa burocratica di chi ci guadagna che ad aiutare gli agricoltori. Si va nella direzione opposta alla semplificazione, per favorire economicamente chi guadagna sui castelli di carta. Ricordiamo che nel decreto fiscale approvato in Commissione, Commissioni Bilancio e Finanze congiunte, l'emendamento, il cui obiettivo era in principio quello di abbattere i costi della burocrazia, così da fare in modo che gli agricoltori non fossero più tenuti a fare dichiarazioni IVA al di sotto di 7000 euro, e risparmiare quindi sui costi delle parti che in mano – un emendamento che ha assorbito anche quello del MoVimento 5 Stelle, che chiedeva però di mantenere la dichiarazione annuale e non più trimestrale per un volume di affari fino a 20.000 euro –, il giorno seguente, malgrado l'emendamento già approvato, è stato modificato, destinando l'agevolazione solamente alle cosiddette aree montane. Poca roba e non solo, con l'obbligo di dichiarazione che rimane previsto ogni tre mesi, qualcuno, guarda caso prima del referendum che li ha visti in prima fila per il sì, andrà a quadruplicare le proprie entrate, ovviamente questo sulle spalle di chi lavora la terra.
In questa legge di bilancio si continuano a fare interventi spot sulle filiere come quella cerealicola, e le risorse che il provvedimento assegna non sono sufficienti a garantire la ripresa di questo importante comparto come di altri, che rappresentano l'eccellenza del Queste risorse dove verranno veramente investite ? Per risolvere i problemi strutturali, per dare un valore aggiunto alla filiera, per valorizzare il grano 100 per cento italiano ? Ugualmente insufficienti sono le risorse assegnate al Fondo di solidarietà nazionale, posto che i nostri agricoltori, per potersi difendere dalle condizioni climatiche, dalle avversità naturali, ormai sempre più imprevedibili e devastanti, non hanno altra scelta che doversi assicurare, con costi aggiuntivi che, sommati alla riduzione dei redditi derivante dalla continua diminuzione dei prezzi alla produzione, rendono difficile, se non impossibile, fare l'impresa agricola.
Ci aspettavamo un intervento più deciso anche riguardo alla questione dell'IMU, chiedevamo per ragioni di coerenza, di logica, di sopprimere questa imposta per i terreni agricoli dati in affitto a coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali posseduti da soggetti privi di tali qualifica, al fine di evitare che il suo costo venga caricato sul canone di affitto, vanificando, per chi fa la vera agricoltura, il beneficio. E ci riferiamo soprattutto alla mancanza di misure volte a garantire la restituzione di quanto pagato per gli anni 2014 e 2015, dal momento che l'esenzione decorre dal 2016. Per quanto riguarda la pesca e l'acquacoltura, anche in questa legge di bilancio si mostrano tutti i segni della difficoltà che questo settore ha, che ha sicuramente, di carattere strutturale, ma è stata aggravata negli ultimi anni sia la produzione ittica nazionale, che continua a segnare flessioni, e che interessa non solo la pesca marittima, ma anche il prodotto allevato. Le misure previste da questa legge non sono affatto sufficienti ad assicurare l'attivazione di adeguati interventi, né tanto meno a realizzare progetti di ricerca anche applicata come chiedevamo, volti a garantire una migliore gestione degli ittici, che sono in continua erosione. Per non parlare del sostegno al settore della birra, ignorando gli emendamenti di commissione dei deputati, tra cui quello del MoVimento 5 Stelle, che andavano verso una riduzione delle accise per i produttori di birra artigianale, come definita dal collegato agricoltura, e la semplificazione dell'accertamento: il Governo ha deciso di ridurre, se di riduzione si può parlare, le accise a tutti, che poteva anche andare bene se le risorse in campo fossero state significative, ma in realtà si è deciso di dare le briciole alla maggior parte dei produttori italiani, che sappiamo che rientrano nella fascia fino a 5.000 ettolitri l'anno. Un po’ più di sostegno concreto si è invece dato ai grandi produttori industriali. Ricordo che in questa legislatura l'accisa è aumentata notevolmente. Dall'ultimo aumento del 2015, è passata da 2,70 euro a 3,04 e ora si è deciso di ridurla da 3,04 a 3,02: è davvero una presa in giro e speriamo che a questo si ponga rimedio al Senato, come ha già dichiarato il sottosegretario Baretta, per non offendere anche la dignità dei tanti produttori di birra italiani che si sono sentiti giustamente offesi da questa riduzione. Non posso non ricordare che le opposizioni per la parte agricola sono state messe da parte e sono stati respinti tutti gli emendamenti, come quello che prevedeva lo stanziamento di risorse a favore della ricerca pubblica, nel settore castanicolo, un settore nel quale, anche chi non è agricoltore, si sarà accorto che c’è stata una stagione tragica per quanto riguarda la produzione. Avevamo chiesto un sostegno per il settore apistico, anche esso in forte crisi per una serie di fattori anche ambientali, ma che comunque andrebbe sostenuto. Le scelte quindi che andavano fatte dovevano avere una visione lungimirante, invece di guardare solo al 4 dicembre, dovevano essere scelte volte a favorire lo sviluppo delle aziende agricole, dovevano renderle più forti di fronte alla volatilità dei mercati, più forti di fronte ai prodotti importati dall'estero, più forti di fronte a mercati sempre più complessi, di fronte alla grande distribuzione, che soffoca i produttori, alla speculazione dei passaggi che intercorrono dal campo alla tavola e invece, un'altra volta, si è persa una grande occasione .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Lara Ricciatti. Ne ha facoltà.
LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Io vorrei aprire il mio intervento con un'osservazione per provare a condividere una riflessione insieme a quest'Aula che, seppur semivuota, rappresenta il Parlamento italiano e cioè che oggi chi teorizza l'inutilità, il superamento del bicameralismo perfetto in questa legge di bilancio, non solo ha scelto di beneficiarne per tutta l'utilità, ma ha anche scelto a un certo punto, nel corso dell'esame degli emendamenti in Commissione bilancio, di fermarsi, quindi di non esaminare tutti gli emendamenti segnalati dai gruppi parlamentari, di non riprendere quelli accantonati, quindi lasciando aperti anche alcuni articoli, delegando al Senato diciamo la fine della lettura di tutti gli emendamenti. Questo un po’ per capire quello che fuori di qua in questi giorni, in queste ore, stiamo ripetendo come un mantra rispetto alle posizioni del «sì» e del «no» al referendum: poi magari qua dentro a volte vengono disattese alcune granitiche certezze che vengono riportate fuori. Magari provare a frequentare anche le Aule parlamentari permetterebbe di capire ai parlamentari che non è esattamente come questo Governo vuole descrivere.
Vengo alla mia Commissione di appartenenza, la Commissione Attività produttive.
Lo scorso anno il mio gruppo parlamentare ha mosso una critica abbastanza pesante all'allora Ministra per lo sviluppo economico, la signora Guidi, poiché la cosa che più contestavamo a questo Governo era la totale assenza di una vocazione industriale, la totale assenza di un'idea di politica industriale in questo Paese. La signora Guidi per vicende personali, ma anche tanto politiche, si è dimessa, è arrivato un altro Ministro, che a dire il vero anche lui frequenta molto poco l'Aula di questo Parlamento, ma il Ministro Calenda, al netto della famosa quarta rivoluzione industriale, quindi al netto del suo programma «Industria 4.0» – che se magari presentasse un po’ meno nei salotti televisivi e un po’ più all'interno di Montecitorio sarebbe anche cosa buona e giusta – non ha assolutamente dato una vocazione a questo Paese. Non a caso vediamo che non hanno visto una soluzione tutti i problemi presentati da Finmeccanica, da Fincantieri, dall'ENI, dall'ILVA e tutte le grandi crisi industriali che avevamo conosciuto, che avevamo letto, che avevamo diciamo discusso all'interno delle aule della Commissione e di quest'Aula; così erano e così sono rimaste. E vengo a due emendamenti, uno dei quali è un emendamento storico che a tutte le leggi di bilancio il mio gruppo parlamentare presenta e puntualmente a tutte le leggi di bilancio il Governo e questa maggioranza respingono. È un emendamento che avevamo anche segnalato, sul quale ci sarebbe piaciuto confrontarci. Questo non è stato accantonato, il Governo non ci ha voluto neanche concedere il beneficio della discussione o del confronto, è stato respinto, senza neanche un confronto, né in Commissione ed immagino che non ci sarà neanche in Aula, ma noi, testardi come siamo, continuiamo a riproporlo e continuiamo a parlare di questo emendamento, che è un emendamento sulle delocalizzazioni. Non voler affrontare il tema delle delocalizzazioni significa non voler curare uno dei mali, uno dei vizi anche peggiori della nostra politica industriale. Questo significa, se volete, da una parte, chiamare le aziende estere all'interno delle industrie italiane e chiamarle a fare più o meno consapevole dei nostri livelli di competenza, di intelligenza, quelli che chiamiamo e, dall'altra, significa però mantenere fede anche a quello che fate fuori, quando il nostro Premier va a braccetto con l'amministratore delegato Marchionne, che ovviamente è diventato uno dei principali e promotori del «sì» a questa riforma costituzionale, non può di certo che respingere il nostro emendamento sulle delocalizzazioni. Eppure, noi diremo una cosa di buonsenso, soprattutto in un momento in cui non ci sono soldi; qualsiasi emendamento noi presentiamo ci rispondete che non c’è copertura finanziaria. Ecco, con questo emendamento, noi avremmo garantito delle entrate allo Stato perché avremmo detto che l'azienda che decide di abbassare le saracinesche e quindi di andare ad aprire fuori dall'Italia e che in passato, in precedenza, ha avuto soldi pubblici da parte dello Stato, ci facesse la cortesia di restituire i soldi che ha preso, pagare gli interessi; infatti, non vale solamente per i poveri cristi che si affidano alle banche, pagare l'IVA e affidare questo fondo, che si sarebbe recuperato presso il Ministero dello sviluppo economico che, in collaborazione con il Ministero dell'economia e delle finanze, avrebbe potuto utilizzarlo per aiutare le lavoratrici e i lavoratori vittime di delocalizzazioni e magari aiutare quelle imprese, che nonostante questa crisi economica, con grandi sacrifici, decidono di restare aperti. Probabilmente sarebbe opportuno riferire al Ministro Calenda che lui non risponde più a Confindustria ma che, facendo parte di questo Governo, dovrebbe rappresentare tutto il popolo italiano. Solo che noi abbiamo una preoccupazione, che il Ministro Calenda questa cosa qua non l'abbia capita perché un altro emendamento che noi abbiamo segnalato è stato quello rispetto alle camere di commercio. Il nostro emendamento diceva una cosa di buonsenso: stanziare 80 milioni per le camere di commercio, che è la somma che il mio gruppo parlamentare ha fatto rispetto all'ulteriore taglio del diritto annuale del 10 per cento, che passerebbe dal 40 al 50 per cento, che noi quantifichiamo in 80 milioni di euro, per far sì che questi soldi non danneggino ulteriormente il sistema delle camere di commercio. Perché abbiamo fatto questa battaglia ? Perché non vale da una parte chiedere alle imprese di resistere a questa crisi, chiedere a queste imprese di non chiudere, di fare dei sacrifici tutte e tutti insieme la mattina e, magari, la sera noi tagliamo quei fondi che alle camere di commercio permettono di fornire servizi alle piccole, alle medie e alle grandi imprese. Perché, se da una parte è vero che la camera di commercio non deve solamente gestire il registro imprese, ma deve aiutare un'azienda a fare promozione dei prodotti locali piuttosto che gestire tutta la partita fondamentale della digitalizzazione, presente anche nel piano di Industria 4.0, aiutare le nostre imprese a internazionalizzare, promuovere l'imprenditoria femminile, promuovere l'imprenditoria giovanile, promuovere il una delle tante scommesse che questo Governo ha perso e di cui non c’è voce all'interno di questa legge di bilancio, nonostante i numerosi emendamenti che sono stati presentati non solo dal mio gruppo parlamentare, ecco, in questo contesto il Consiglio dei ministri l'altro ieri vara l'ennesimo e definitivo decreto in cui si dice che le camere di commercio e tutti i servizi che esse producevano devono di fatto chiudere.
E, guardate bene, la camera di commercio è un ente pubblico che eroga 40 miliardi di euro l'anno al Ministero dell'economia e delle finanze. Allora, da una parte tu obblighi un ente ad accorparsi, dall'altra non fornisci alcuna garanzia ai livelli occupazionali, perché il dipendente della camera di commercio non è solo un dipendente pubblico.
Voglio ricordare a questo Governo che non ha immaginato alcuna tutela, ad esempio, per i dipendenti delle aziende speciali e delle unioni regionali, che invece hanno, nonostante ci siano delle sentenze che dicono una cosa contraria, dei contratti privati. Quindi, questi 80 milioni di euro, banalmente, sarebbero serviti per pagare gli stipendi a dei dipendenti che oggi forniscono dei servizi indispensabili per le nostre imprese. E, allora, guardate, il diritto annuale che una piccola, media o grande impresa versa annualmente alla camera di commercio va dai 44 ai 94 euro annui.
Tagliare questo diritto annuale del 50 per cento significa, di fatto, obbligare una camera di commercio a chiudere, licenziando le proprie dipendenti e i propri dipendenti. E, allora, non vale che tu in un Paese teorizzi che i livelli di competenza e di conoscenza e le nostre intelligenze vadano tutelate e poi si vadano a varare questi decreti, e, quando un gruppo parlamentare dà la possibilità al Governo di provare a intervenire per sanare una soluzione, per provare almeno a pagare gli stipendi, il Governo decide di respingere, senza neanche confrontarsi, questi emendamenti. Chiudo con la considerazione che ho fatto prima: il . Era una delle tante promesse che questo Governo aveva fatto al Paese, aveva fatto alle piccole e medie imprese di questo Paese. Doveva essere uno dei risultati che l'Italia avrebbe incassato durante il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea. Mai più sconfitta fu così bruciante rispetto al fatto che non solo non siamo stati in grado di portare a casa il in fase europea, ma questo Governo non predispone e non stanzia fondi necessari a provare ad attuare quelle politiche che invece oggi servirebbero soprattutto alle piccole e alle medie imprese.
E allora, vedete, la legge di bilancio è l'opera e la struttura, la legge politica più importante che un Governo vara, perché decide in quali settori del Paese tu vuoi intervenire. Allora vediamo che non c’è un dimezzamento del piano dell'acquisto degli F35, non c’è una vocazione di politica industriale e continuiamo a non finanziare le politiche necessarie, ad esempio, per la maternità e la paternità libera e responsabile. Però, magari, appaltiamo alla Ministra Lorenzin quelle squallide campagne sul non stanziamo i fondi, ad esempio, per fare il reddito minimo garantito. Abbiamo presentato delle proposte di legge, c’è una proposta di legge di iniziativa popolare, ci sono delle firme, c’è un Paese intero che ti dice che con la precarietà non si può fare i conti, o meglio, con la precarietà sono obbligati a conviverci.
È una sorta di male, una sorta di cancro che ha attaccato le giovani generazioni, costrette da una parte ad approcciare il mondo del lavoro con la voucherizzazione e dall'altra a non avere un minimo sussidio di dignità. Allora, guardi, signor sottosegretario, un Paese non si salva se non è in grado di restituire, soprattutto a chi non ce la fa più, un barlume di dignità e un lumicino di speranza per continuare a restare in Italia e non scappare all'estero.
Voi potete varare tutte le leggi di bilancio che volete, ma se non scegliete di investire nei settori chiave del nostro Paese, come l'istruzione, il futuro dei giovani e la tutela dei più deboli, come gli anziani, politicamente da qui uscirete sempre sconfitti, e lo dimostrate per l'ennesima volta scegliendo di apporre la questione di fiducia rispetto a una legge che le Commissioni non hanno nemmeno finito di esaminare e di votare. Ecco il rispetto che avete del Parlamento .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Ciprini. Ne ha facoltà.
TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. La criticità maggiore di questa legge di bilancio è l'istituzione dell'APE, cioè l'anticipo pensionistico, nella fattispecie volontaria, che si differenzia rispetto all'APE sociale, che invece è un'indennità riconosciuta su richiesta a una serie di soggetti con specifici requisiti. Ebbene, le disposizioni su entrambe appaiono più che mai essere misure elettorali piuttosto che effettivi interventi migliorativi delle condizioni di vita dei cittadini. Ad esempio, nell'APE volontaria si concede il prepensionamento a proprie spese, quindi inizi oggi e paghi domani, con un vero e proprio prestito di vent'anni, che è un vero proprio mutuo, e con tanto di assicurazione in caso di morte, per non far ricadere il mutuo sugli eredi.
Ebbene, in appena tredici commi si permette a banche e assicurazioni di entrare di diritto nella previdenza pubblica obbligatoria. E in quella sociale, nell'APE sociale, invece, si riconosce un'indennità di prepensionamento a soggetti deboli o che svolgono lavori gravosi, ma con limiti di spesa e di tempo, quindi a una platea di cui non si conosce l'effettivo perimetro, perché tutto quanto previsto all'articolo 25 viene rinviato a un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per ciascuna misura, che ne definirà gli aspetti salienti, tanto da poter modificare sostanzialmente l'impatto delle misure stesse. Quindi, come già detto anche in Commissione bilancio, la soluzione per mandare prima in pensione i cittadini c'era, ad esempio c'era la proposta n. 857 del presidente Damiano, che era sostenuta da tutto l'emiciclo, e anche dai cittadini che avevano raccolto delle firme a sostegno di questa proposta di legge.
Ma, piuttosto di percorrere quella via, si è preferito inventarsi questo marchingegno dell'APE, che è una misura sperimentale pericolosissima, perché consente a banche e assicurazioni di mettere le mani anche sul primo pilastro della previdenza, cioè la previdenza pubblica gestita dallo Stato, dopo avere già messo le mani nel secondo e terzo pilastro, con i fondi pensioni e le polizze assicurative. Ora l'oligarchia finanziaria si appresta a mettere le mani su tutto il sistema previdenziale italiano e lo Stato si appresta ad accordarsi con banche e assicurazioni, che sono i suoi interlocutori preferiti, per definire i costi dell'intera operazione finanziaria. E, quindi, ecco che simpaticamente si mette l'intera vita dei cittadini, quindi anche la vecchiaia, nelle mani di banche e assicurazioni.
Chiaramente, agenti dell'operazione sono una pletora di banchieri, i professoroni della Bocconi: prima c'era Monti, ex rettore della Bocconi, che con la manovra Fornero creò gli esodati e i sequestrati a vita sui luoghi di lavoro con il pretesto della crisi, e poi adesso c’è Nannicini, professore ordinario della Bocconi, che si è inventato questo meccanismo, sperando che gli italiani abbocchino all'amo, puntando sull'esasperazione per una pensione che non arriva mai. Poco importa se l'APE volontaria sarà facoltativa: la porta sarà comunque aperta a banche e assicurazioni.
Quindi, il Governo e la maggioranza sono stati incapaci di tagliare le pensioni d'oro e i vitalizi dei soliti privilegiati, ma sanno sempre comunque come far cassa quando si tratta di previdenza, chiaramente bastonando i normali cittadini. D'altronde, cosa c’è da aspettarsi da un Partito Democratico che in televisione consiglia agli anziani di ipotecarsi la casa per avere un prestito e vivere una vecchiaia serena ! Quindi, pensionati, state sereni, che qui si va a minare anche alle basi il bene simbolo della famiglia, cioè la propria casa. Questa affermazione l'aveva fatta la parlamentare Morani in televisione, proprio sponsorizzando il prestito vitalizio ipotecario.
Quindi, il PD, invece che aumentare le pensioni minime, come da noi più volte proposto con il reddito di cittadinanza, invece che abolire le pensioni d'oro, come da noi più volte proposto, consiglia agli anziani di regalare la propria casa alle banche.
Ma in questa legge di bilancio ci sono tanti piccoli contentini e «scontentoni» molto grossi, con porte chiuse in faccia e speranze affossate per tanti cittadini, per tutti: per gli esodati, per i lavoratori precoci, per i lavoratori che fanno lavori usuranti, per le donne con l’«opzione donna». Agli esodati si chiude il fondo, come se il problema fosse risolto, e inoltre non è stata prevista alcuna norma per affrontare l'annosa questione degli esodati della scuola e «quota 96», né per intervenire sulle categorie di lavori usuranti che andrebbero definite e ampliate strutturalmente senza ridursi – come fatto in questo caso – a misure sperimentali.
Il Governo ha preferito invece optare per interventi che andranno a concludersi nell'arco di 19 mesi, a ridosso, guarda caso, del termine naturale della legislatura. Poi si riconosce ai lavoratori precoci il diritto di andare in pensione con appena 41 anni di contribuzione, purché si sia iniziato almeno a 18 anni e si siano svolti lavori gravosi o si sia in condizioni di disagio fisico o sociale, mentre noi del MoVimento 5 Stelle avevamo proposto di mandare in pensione i lavoratori precoci con 40-41 anni di contributi indipendentemente dal requisito anagrafico e senza penalizzazioni. C'era stata poi anche la grande delusione di «opzione donna», cioè quella misura sperimentale che consente alle donne che lo vogliano, quindi che lo scelgono, di andare in pensione a 57-58 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi, decurtandosi quindi il 20 per cento della pensione. Da una parte, con «opzione donna», avete dato un contentino, estendendo al quarto trimestre, ma poi avete messo nero su bianco, con l'emendamento del Governo, che la sperimentazione si conclude qui, quindi niente proroga di «opzione donna» al 2018, come avevamo proposto anche noi del MoVimento 5 Stelle con apposito subemendamento. Anche qui, quindi, porta chiusa in faccia a migliaia di donne rimaste deluse dall'atteggiamento governativo.
Altra porta chiusa in faccia è quella chiusa in faccia agli idonei dei concorsi pubblici. Anche qui il Governo ha presentato il suo emendamento di proroga delle graduatorie: piuttosto che approvare il mio hanno preferito riscrivere il loro, facendo riferimento alla legge «D'Alia». A mio avviso rimane il dubbio che l'emendamento così scritto possa valere anche per la proroga delle graduatorie approvate dopo l'entrata in vigore del decreto «D'Alia», quindi è a rischio la proroga di molte graduatorie in scadenza del comune di Roma, guarda caso. Più volte il Viceministro ha sottolineato nel corso di quella nottata che l'obiettivo era quello di prorogare le graduatorie al 2017 per consentire alle pubbliche amministrazioni di assumere i vincitori, non degli idonei, contro cui c’è proprio la contrarietà governativa, quindi chiudendo la porta in faccia a migliaia di giovani dopo averli illusi per anni. Peccato, però, che saranno le pubbliche amministrazioni a gestire l'utilizzo delle graduatorie, non il Governo, anche se con il blocco del e le risorse a zero sarà praticamente impossibile procedere allo scorrimento delle graduatorie, quindi è tutta una finzione, in sostanza.
Inoltre c’è un'altra questione molto grossa, Viceministro, cioè che diverse sentenze a sezioni riunite del Consiglio di Stato hanno stabilito che i vincitori di concorsi pubblici vantano un diritto soggettivo non soggetto a scadenza temporale, quindi la proroga delle graduatorie serve proprio per favorire l'assunzione degli idonei dei concorsi pubblici; questo è un altro paradosso. Andiamo avanti. In questa legge di bilancio praticamente voi affermate che le banche sono il nuovo e create una Repubblica fondata sul cittadino perennemente indebitato. Infatti, guarda caso, ci sono un sacco di regalie e favori ai fondi pensione privati, ma c’è un sottile filo rosso che lega le vicende italiane a quelle europee: infatti è di questi giorni la notizia che in Unione Europea si è approvata una nuova direttiva sui fondi pensione privati e ad essere in pericolo questa volta è la previdenza dei cittadini, che più o meno consciamente si sono affidati a fondi pensione privati.
Questi ultimi diverranno merce di speculazione e saranno soggetti a rischio della finanza, un copione già visto. L'obiettivo di questa direttiva è infatti creare un mercato unico europeo dei fondi pensione nell'interesse esclusivo del capitale finanziario. In questo mercato si vogliono convogliare i risparmi dei cittadini che non vedono altra scelta se non quella di affidare i propri risparmi ai fondi pensione privati, dato che le finanze pubbliche soffocate dal pareggio di bilancio non sono più in grado di garantire una pensione adeguata e dignitosa. Gli Stati membri, però, non potranno più impedire ai fondi di investire liberamente i contributi pensionistici in altri Stati membri o in prodotti finanziari strutturati e ad alto rischio, quindi si gioca in Borsa con la pensione dei cittadini, in particolare degli italiani.
Ovviamente, tra i firmatari di questa ennesima cessione di sovranità e di questa direttiva c’è anche l'ex sindacalista rosso Cofferati. Ebbene, ecco che questa nuova direttiva europea limita la capacità degli Stati membri di intervenire a tutela del risparmio pensionistico dei loro cittadini, quindi questa è tutta una strategia assolutamente in linea con il progetto dell'Unione dei mercati e dei capitali che il PD ha sempre appoggiato. È chiaro che in questa fase storica è stato portato oramai a compimento il trionfo del modello neoliberista, con la sostituzione del principio costituzionale della difesa della dignità della persona umana con il principio del massimo profitto degli speculatori finanziari.
La strategia neoliberista è giunta per vostra mano alla terza e ultima fase di attuazione: la prima fase è stata la creazione del denaro dal nulla; la seconda fase è stata la privatizzazione dei beni e dei fattori nazionali in mano ad agenti privati; adesso assistiamo alla terza fase, che è l'espropriazione dei nostri beni reali, come le mani messe sulle pensioni da parte della finanza; ecco perché il 4 dicembre bisogna mettere una bella croce grossa sul «no», proprio perché la riforma costituzionale di Renzi vuole togliere ogni ostacolo alla realizzazione di una società nella quale la sovranità spetta non più ai popoli ma al mercato globalizzato, che decide non razionalmente per il bene dei popoli ma irrazionalmente per l'interesse individuale. Questa volta non si tratta di un puro e semplice referendum, ma si tratta di una scelta epocale che potrebbe annullare il nostro stesso concetto di comunità. Quindi, anche alla luce di quanto riportato nella vostra legge di bilancio, è meglio mettere una bella croce sul «no».
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Presidente, io vorrei partire con l'unica nota positiva che c’è stata in questa legge di bilancio adesso in discussione, ossia che, grazie all'approvazione di un nostro emendamento, abbiamo rimediato alla totale inerzia del Ministero della salute e del Governo. Infatti, nella scorsa legge di stabilità, sempre grazie a un emendamento del MoVimento 5 Stelle, a mia prima firma, si è istituito un Fondo per l'autismo di 5 milioni l'anno, dal 2016; peccato però che, nel 2016, questo Fondo non sia stato mai sbloccato, infatti avevate 60 giorni di tempo per il decreto attuativo da mandare poi in Conferenza Stato-regioni ma questo decreto è stato mandato solo a settembre, nove mesi dopo rispetto a quando dovevate mandarlo, praticamente un parto. Fatto sta che i soldi sono ancora sbloccati e abbiamo chiesto, in un emendamento presentato in questa legge di bilancio, di avere l'accortezza che i soldi che non sono stati utilizzati per il 2016 venissero almeno reimpiegati sempre per il Fondo per l'autismo, portandoli così in aggiunta ai 5 milioni del 2017, di modo che, almeno nel 2017, il Fondo per l'autismo sarà di 10 milioni.
Questa purtroppo è l'unica nota positiva che ho constatato in questa legge di bilancio, almeno per quanto riguarda la parte sanitaria. Sì, andiamo a parlare un attimo del Fondo nazionale sanitario. Questo famoso Fondo nazionale sanitario ha diverse interpretazioni numeriche, perché, ahimè, abbiamo scoperto che anche i numeri hanno un'interpretazione, a quanto pare. Iniziamo a capire il perché. Innanzitutto il Patto per la salute prevedeva che per il 2016 dovevano essere stanziati 115,440 miliardi, ma purtroppo nel 2016 in realtà vennero stanziati solo 111 miliardi, quindi in realtà già c’è stato un vago definanziamento: chiamiamolo così, perché la parola «taglio» non piace. Ma in più l'attuale legge di bilancio fissa il Fondo sanitario nazionale in modo totalmente differente rispetto all'intesa, a quello che è stato fissato nell'intesa Stato-regioni. E infatti nel 2017 fissa 113 miliardi invece che 113,63, e detta così sembrano bruscolini, ma in realtà sono 63 milioni in meno; e per il 2018 fissa 114 miliardi invece che 114,998, dove qui sono 998 milioni in meno, quasi un miliardo: infatti, sommando i due anni, sono meno 1 miliardo e 61 milioni. Però voi continuate a dire che in realtà per il 2017 c’è un aumento, perché adesso avete stanziato 113 miliardi, mentre per l'anno successivo erano 111 miliardi: è un calcolo matematico, è semplice, 113 miliardi è più di 111 miliardi, sì, però andiamo a vedere ed a capire che cosa c’è dietro !
Infatti, rispetto all'anno scorso, le regioni dovranno prendere da questo Fondo sanitario nazionale innanzitutto 600 milioni in più per i farmaci innovativi, oncologici e non; da 500 milioni a un miliardo, che è una stima non fatta dal MoVimento 5 Stelle ma dalle stesse regioni, per la mancanza di una gara per i biosimilari, visto che non avete voluto aggiungerla nell'articolo 59 dell'attuale legge di bilancio e così non permettete neanche una reale concorrenza, come vi è stato fatto notare non solo da noi, dai deputati del MoVimento 5 Stelle, ma direttamente dall'Antitrust. In più ci sono 100 milioni per il Piano vaccini, 800 milioni stabiliti in Conferenza Stato-regioni per i livelli essenziali di assistenza: in realtà, com'era già stato detto in Conferenza Stato-regioni, questi 800 milioni non erano sufficienti, tanto che in realtà la stima reale era di un miliardo e mezzo. Quindi, se andiamo a fare già un semplice calcolo, stiamo a meno 700 milioni.
Però durante la discussione è comparsa anche un'altra chicca, ossia il fatto di voler attingere da questo Fondo per il rinnovo dei contratti del personale sanitario: a differenza di quanto aveva annunciato il Ministro Lorenzin, che invece diceva di voler attingere per questa spesa dal Fondo per la pubblica amministrazione. In realtà la stima non l'avete fornita voi, ma sempre le regioni: anche qui si parla di all'incirca 500 milioni, che aggiunti ai 700 milioni di euro di prima, andiamo a meno 1,2 miliardi.
Ora, sia chiaro: noi vogliamo totalmente il rinnovo dei contratti del personale sanitario, ma vi abbiamo anche proposto attraverso emendamenti di aumentarlo, questo Fondo, tanto che la nostra proposta con relative coperture era di 900 milioni di aggiunta. Ora, chiamatelo come volete: mancato aumento, definanziamento, taglio; non appartiene a noi la truffa semantica. Fatto sta che i soldi noi li state mettendo, e anzi ce ne sarebbe molto più bisogno.
Ma la vera chicca di tutta la legge di bilancio per quanto riguarda la sanità è questa fantastica «marchetta» che avete fatto al presidente della regione Campania: presidente della regione Campania che abbiamo capito che, come hanno già detto altri colleghi, conta più di chiunque altro all'interno del Governo, anche se non fa parte del Governo. È sempre più simpatico e interessante capire quanto vi tenga in pugno il signor Vincenzo De Luca. Già lo scorso maggio, quando stavamo discutendo sia in Commissione, e poi successivamente in Aula, della cosiddetta delega Madia, che doveva portare novità, aria di freschezza per le nomine dei direttori sanitari, che ci doveva essere un elenco pubblico e che ci doveva essere trasparenza: siete andati ovunque, ovunque a dire «finalmente non ci sono più clientele nella sanità, grazie alla delega Madia, finalmente freschezza perché ci sarà meritocrazia nella sanità, basta alle chiamate dirette, basta al clientelismo»; e in contemporanea De Luca vi ha dato talmente retta che con la legge del 31 maggio scorso ha deciso di nominare per chiamata diretta i direttori sanitari. Noi ve l'abbiamo fatto presente, in ogni modo: a livello regionale, con i consiglieri regionali che hanno subito convocato una conferenza stampa per denunciare questa strana incongruenza con la legge nazionale; l'abbiamo fatto a livello parlamentare, con due interrogazioni e due interpellanze; ma niente, niente di niente. Fino a quando a luglio, dopo due mesi, decidete di dirci qualcosa, e lo stesso sottosegretario De Filippo con la risposta ad una mia interrogazione dice che sì, in effetti ci sono dei rilievi di incompatibilità costituzionale, che lo stesso Ministero della salute farà presente in Consiglio dei Ministri.
Bene: il Consiglio dei ministri però decide di non impugnare la legge, nonostante i rilievi di incompatibilità costituzionale avanzati dallo stesso Ministero di competenza; tanto che io il giorno dopo ho voluto presentare un'interrogazione per chiedere a questo punto quale sia l'importanza che voi attribuite al Ministero della salute, visto che non ne calcolate neanche le valutazioni che svolge negli ambiti di sua competenza. E decidete così di permettere al De Luca di fare le chiamate dirette in sanità per i direttori sanitari; e la cosa bella è che vi giustificate dicendo che, avete permesso questa cosa perché tanto De Luca vi ha mandato una lettera dicendo che non lo farà più: che ha sbagliato, è vero, però non lo farà più; anche perché non capisco più che cosa doveva fare, visto che ormai i direttori sanitari li aveva nominati ! E invece poi l'ho capito adesso cos'altro poteva fare: chiedervi di farlo diventare commissario. E infatti così ha fatto; tanto che, siete così forti del fatto che «basta clientele nella sanità e basta andare per scambi e per chiamate dirette», che volete nominare commissario una persona che dice le testuali parole: «Prendiamo Franco Alfieri, notoriamente clientelare: come sa fare lui la clientela lo sappiamo, una clientela organizzata, scientifica, razionale, come Cristo comanda». Che cosa bella ! «Ecco: l'impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4 mila persone su 8 mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne e votare il «sì». Franco, vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche e sugli yacht, fai come cavolo vuoi, – perché, scusi, anche quando lo leggo, non potrò mai essere della stessa cafonaggine del presidente della regione Campania – ma non venire qui con un voto in meno di quelli che mi hai promesso». Ecco, questa è la mancanza di clientele e di clientelismo in sanità che voi state promuovendo !
Infatti, dopo che viene pubblicata ovunque questa registrazione, grazie anche a voi cosa decidete di fare ? Di promuoverlo, di fargli fare carriera e di portarlo anche a potervi chiedere di diventare commissario in sanità. Avete detto di tutto: voi lo fate, perché è un buon amministratore. Sì, è veramente un ottimo amministratore. Vogliamo parlare un poco di De Luca amministratore ? Tanto l'avete nel vostro partito da vent'anni, dovreste sapere cosa fa De Luca come amministratore. Ebbene: ha lasciato in mano ad uno dei suoi manichini – con la supervisione del figlio, perché ovviamente dev'essere sempre per via ereditaria la discendenza in quella famiglia – e ha lasciato un buco in bilancio di 9 milioni di euro; ovviamente non sono bruscolini, un'azienda seria privata sarebbe già fallita.
Tre condanne da parte della Corte dei conti per debiti fuori bilancio e stipendi elargiti ai suoi dirigenti illegittimamente: infatti, al comune di Salerno ha fatto del giardiniere il suo direttore generale, ha sistemato uomini e figli di amici nelle partecipate, lasciandole con il conto in rosso e gli stipendi in bilico; e da undici anni continua a spendere centinaia di milioni di euro per Luci d'Artista: non si capisce ancora dove prenda i soldi, da quali fondi li distragga e in quali voci di bilancio sia nascosta la spesa. Perché vi assicuro che io, evidentemente a differenza vostra, i bilanci comunali della città di Salerno, di cui è stato sindaco per molti, troppi anni, li sono andati a vedere, anche perché sono tutti pubblicati sul sito, ma non c’è una voce in bilancio che si riferisca alle Luci d'Artista.
È obiettivamente un illusionista fantastico: di questo gli devo dare atto, ma probabilmente è proprio quello che a voi piace, che a voi interessa.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
SILVIA GIORDANO. Allora, vedete, visto che non è un buon amministratore, tanto che abbiamo talmente tante opere incompiute che continuano ad essere pagate con i soldi pubblici dei cittadini, e lui si vanta che è la città europea; ci sono almeno quattro opere incompiute di cui continuiamo a pagare i lavori, anche perché una di queste è stata posta sotto sequestro giudiziario fino a pochi mesi fa, e attualmente è ancora indagato per il Crescent, per abuso di ufficio; voi, nonostante sia un fallimento come amministratore e il promotore del clientelismo in sanità, gli concedete tutto.
L'unica cosa che è cambiata rispetto a quando voi stessi avete deciso di rendere incompatibile il commissario con il presidente della regione, è la sua elezione, è il fatto che il 4 dicembre, caro Vice Ministro, si va a votare e a voi i suoi voti vi fanno comodo; questa clientela vi fa comodo, la volete promuovere e avete addirittura cambiato la norma in peggio, perché, mentre nell'emendamento originale prevedevate il vaglio del Consiglio dei ministri, adesso avete così tanta paura che non ci sarete voi nel prossimo Governo e che il prossimo Governo non sarà composto dal PD, che avete tolto il vaglio del Consiglio dei ministri e avete messo quella farsa dei tavoli tecnici, perché dovete permettergli di fare ciò che vuole anche quando non ci sarà più Renzi. Allora la sua frase, lo so, già me la vedo, sarà: stai sereno, Mattè !
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Ghizzoni, prego.
MANUELA GHIZZONI. Grazie, signor Presidente, intervengo con piacere su un pacchetto di norme che ritengo molto positivo. Si tratta di una misura inedita per l'Italia, e cioè la area per gli studenti universitari meno abbienti e tre provvedimenti complementari che sono in grado di graduare gli interventi per affrontare le diverse sfaccettature dello stesso diritto sociale culturale, cioè il diritto allo studio universitario. In gioco ci sono bisogni diversi a cui vanno date risposte diverse, perché, come disse don Milani, non c’è nulla di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali.
Nei pochi minuti che ho a disposizione mi soffermerò su queste misure, perché ritengo che qualifichino questa legge di bilancio in quanto organicamente attuative dell'articolo 34 della Costituzione, laddove recita che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto a raggiungere i più alti gradi degli studi e che la Repubblica interviene e rende effettivo questo diritto con provvidenze che devono essere assegnate o attribuite per concorso. Si tratta di quattro misure già inserite nella legge di bilancio presentata dal Governo e che il dibattito parlamentare ha contribuito a migliorare, molto sensibilmente in un caso, quello della contribuzione universitaria, argomento su cui la Camera lavora ormai da tre anni: su questo tema, finalmente, grazie ad un lavoro che io ritengo essere corale, oggi incominciamo a raccogliere i frutti.
La prima misura, come dicevo, riguarda l'istituzione nelle università statali di una area per gli iscritti ai corsi di laurea ed ai corsi di laurea magistrale che hanno un reddito familiare ISEE inferiore ai 13.000 euro, per incoraggiarli nella formazione universitaria e aiutarli a superare gli ostacoli che derivano dalle condizioni economiche familiari; per gli studenti che hanno un reddito di poco superiore, cioè tra i 13.000 e i 30.000 euro ISEE, sono poi previste delle tasse calmierate. Queste agevolazioni sono disposte per gli studenti fino al primo anno fuori corso; inoltre, per i dottorandi di ricerca che non beneficiano della borsa di studio è previsto l'esonero dalle tasse. Per compensare il minor gettito derivato da queste misure sono garantiti complessivamente 105 milioni di euro agli atenei, affinché possano comunque continuare a garantire i livelli di servizio e di didattica.
La seconda misura serve ad affrontare il secondo bisogno: si finanzia stabilmente, per la prima volta nel nostro Paese, l'attività di orientamento e di tutorato, perché ostacolo al conseguimento del titolo non è soltanto l'ambiente economicamente svantaggiato, ma è anche il contesto culturale meno favorevole. Quindi, ai giovani che possono incontrare eventuali difficoltà nel loro percorso di studio per debiti formativi o per studi pregressi alle spalle poco orientati alla formazione teorica, si offre un supporto di tutorato che possa in questo modo accompagnare lo studente nei momenti di difficoltà e aiutarlo ad affrontare con profitto gli esami e quindi a conseguire la laurea.
Il terzo caso di bisogno riguarda i ragazzi che hanno già usufruito o che già usufruiscono delle prestazioni del sistema del diritto allo studio, ma non in modo completo: si stabilizza, quindi, l'incremento di 50 milioni già disposto nel 2016 del fondo statale che integra le, ahimè, poche risorse regionali, così che questo fondo possa superare stabilmente i 210 milioni di euro; si prevede poi che queste risorse siano ripartite con un nuovo criterio tra le regioni, cioè con un criterio che tenga conto del fabbisogno al fine di dare una risposta più coerente, rispetto all'attuale, con le necessità territoriali, che sono ovviamente differenti, dati i economici esistenti tra le regioni, e così contrastare anche più efficacemente il fenomeno delle studenti donne senza borsa per carenze di risorse.
Infine, il quarto bisogno che prende in considerazione i giovani con particolari meriti scolastici o particolari talenti che provengono da classi sociali meno abbienti. Per almeno 400 di loro è prevista una borsa di studio consistente che gli consentirà di poter affrontare la vita universitaria in autonomia anche lontano dalla famiglia. Signor Presidente, voglio solo ricordare che ho raccontato ovviamente in pillole le disposizioni di questi quattro provvedimenti diversi che portano 160 milioni al tema del diritto allo studio e all'accesso all'università; ma non è solo un problema di risorse: ci troviamo davanti davvero ad un pacchetto di norme coerenti, siamo di fronte a un cambiamento reale di prospettiva che mantiene il baricentro nell'articolo 34 della Costituzione e questo cambio di prospettiva ci consente anche di fare un vero passo avanti verso l'equità e la giustizia sociale, grazie .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Vacca. Prego.
GIANLUCA VACCA. La ringrazio, Presidente. Siamo qui discutendo, in fase di discussione generale, sul provvedimento più importante che normalmente si esamina in Parlamento, ovvero la legge di bilancio, oltretutto con una nuova formulazione a seguito della riforma che abbiamo visto passare nei mesi scorsi. Ebbene, quello che dovrebbe essere il momento più importante per i lavori del Parlamento abbiamo visto come si sia in realtà trasformato in un momento di assoluto caos, in un momento imbarazzante anche per la nostra democrazia, in un momento dove è avvenuto tutto ed il contrario di tutto. Vede, questo è un provvedimento di 105 articoli, è un provvedimento dal quale, di fatto, dipende poi tutta la politica del nostro Paese, tutto quello che accadrà l'anno prossimo nel nostro Paese; si tratta del provvedimento più delicato, della legge principale del nostro lavoro parlamentare, quella che dovrebbe essere discussa con maggior attenzione, quella che dovrebbe essere discussa con una maggiore partecipazione democratica da parte di tutti quanti i gruppi. Invece che cosa è successo ? Questa legge ha iniziato il suo iter in Commissione appena domenica, quindi cinque giorni fa, ed è rimasta in discussione in Commissione appena tre giorni, nei quali abbiamo visto di tutto, abbiamo visto emendamenti che scomparivano, emendamenti che spuntano dal nulla ed abbiamo fatto le nottate, costretti a lavorare di notte perché i tempi imposti erano questi, perché dovevamo votare tutti gli emendamenti soltanto in tre giorni; abbiamo fatto di tutto e abbiamo visto emendamenti del Governo che arrivavano e poi venivano ritirati, arrivavano in una formulazione diversa, dovevano essere subemendati e non si capiva il testo sul quale subemendare... gli uffici legislativi sono andati in completa confusione anche loro, giustamente con questi ritmi e tempi lavorativi. Insomma, un caos senza precedenti, ed una riduzione del dibattito senza precedenti: probabilmente questo è stato il record di discussione di una legge di bilancio in questo Parlamento, un record ovviamente negativo. Tutto questo perché ? Perché noi dobbiamo liquidare, dobbiamo fare in modo che questa legge di bilancio venga votata, venga approvata prima del referendum del 4 dicembre. Dobbiamo quindi terminare la prima lettura alla Camera dei deputati prima del 4 dicembre e siccome la settimana prossima il Parlamento sarà chiuso – perché, lo sappiamo tutti, il Parlamento prima delle elezioni chiude ed interrompe i propri lavori – dobbiamo sbrigarci e in una settimana, di fatto, tra Commissione e Assemblea, voteremo questa legge di bilancio con la fiducia del governo che arriverà a breve. Questo avviene all'interno del Parlamento. Ora i cittadini devono capire che se noi lavoriamo in questo modo è difficile parlare di qualità delle leggi; anzi, quelli che impongono questi ritmi al Parlamento sono gli stessi che poi vanno in giro e vogliono far credere ai cittadini che il Parlamento lavora male, che il Parlamento lavora poco e che quindi bisogna modificare la Costituzione per avere delle leggi migliori e per avere più leggi; cioè, gli stessi che hanno fatto in modo che la legge di bilancio si approvasse in tre giorni in Commissione, che gli emendamenti venissero discussi in appena tre giorni in Commissione con delle nottate di mezzo, con un contingentamento degli emendamenti senza precedenti, con questi ritmi assurdi, con una qualità normativa che sarà inevitabilmente pessima e che, inevitabilmente, verrà corretta al Senato, perché ci saranno delle correzioni da fare e già lo sappiamo che il testo verrà corretto. Vi sono delle correzioni da fare, delle aggiunte, degli interventi dovranno essere necessariamente fatti. Quegli stessi ci vengono a dire che, invece, bisogna modificare la Costituzione per far lavorare meglio il Parlamento. Allora, è schizofrenia questa ? No, è malafede, è assoluta malafede e questo i cittadini lo devono sapere. E perché questa corsa ? Perché dev'essere approvata prima del referendum ? Perché bisogna pagare pegno a gente come De Luca, a governatori come De Luca, che poi dovranno fare campagna elettorale per il «sì» e, in cambio, dovranno ricevere quella che ormai è diventata la famosa marchetta, uscita fuori due giorni fa, che è stata presentata con un emendamento di questa maggioranza, che, di fatto, ha istituzionalizzato il voto di scambio. Noi stiamo istituzionalizzando e politicizzando il voto di scambio. Questo stanno facendo questo Parlamento e questa maggioranza.
Mi chiedo: ma con che faccia, sottosegretario e maggioranza, voi andate in giro, nelle piazze – ormai poche, le piazze sono vuote perché nessuno vi segue più –, a parlare e a prendere in giro i cittadini dicendo che bisogna riformare la Costituzione per far lavorare meglio il Parlamento, quando siete voi che lo fate lavorare male, quando siete voi, con i vostri ritmi, perché dovete andare via, perché dovete fare i vostri giochi politici, a far lavorare male questo Parlamento ?
Mi scusi, Presidente, per questa premessa, ma era doverosa, perché, francamente, assistere e vivere di persona queste situazioni è francamente mortificante per un cittadino che si ritrova a dover vedere queste cose e che non capisce, non riesce a capire perché ci sia tanta falsità nella nostra classe politica. Io parlerò e mi soffermerò, nei minuti che mi rimangono, sulle parti di nostra competenza, ovvero istruzione, scuola, università, ricerca e cultura, e su quello che è contenuto in questa legge di bilancio.
Partiamo da quelli che noi riteniamo siano due furti politici che questo Governo ha fatto nei confronti del MoVimento 5 Stelle. Si tratta di due furti politici che sono evidenti e che riguardano due misure che sono state inserite, ma che di fatto sono misure sulle quali il MoVimento 5 Stelle sta lavorando da anni, sulle quale ha chiesto varie volte al Governo di votare; l'ultima volta è stata qualche mese fa; il Governo e la maggioranza non hanno avuto neanche il coraggio di votare e hanno rimandato il provvedimento in Commissione, come sono soliti fare. Quindi, sono due furti che il Governo ha fatto nei confronti del MoVimento 5 Stelle; sono due proposte che il Governo ha sottratto al MoVimento 5 Stelle, come ama fare, insomma. Sappiamo che questo Governo ama appropriarsi di idee, di proposte dell'opposizione, in particolare, del MoVimento 5 Stelle, per poi fare finta di aver fatto delle proposte nell'interesse dei cittadini. Spesso è una finzione, perché in realtà, poi, sono provvedimenti vuoti, non c’è nulla dietro. Questi furti di cui sto parlando sono la (articolo 36), ossia l'introduzione di una all'interno delle università italiane. È una norma rispetto alla quale MoVimento 5 Stelle sta lottando in Parlamento da tre anni e mezzo. È un provvedimento rispetto al quale il MoVimento 5 Stelle ha chiesto che si iniziasse a lavorare in Commissione dal luglio 2013 e che è arrivato in quest'Aula appena tre mesi fa. Si tratta di un provvedimento rispetto al quale il MoVimento 5 Stelle ha cercato di interloquire con il Governo tantissime volte. Fino a un anno fa, anzi fino a sei mesi fa il Governo era completamente sordo, non veniva in audizione in Commissione, si rifiutava di fornire i dati al Parlamento e alle Commissioni che stavano lavorando su questo provvedimento. Era un Governo che si disinteressava completamente di questo provvedimento.
GIANLUCA VACCA. Quando il MoVimento 5 Stelle ha chiesto agli studenti di mobilitarsi e di raccogliere le firme all'interno dei nostri atenei, quando il MoVimento 5 Stelle ha iniziato a far capire alla società che sta fuori da questo palazzo che questo Governo lavorava esclusivamente per i propri interessi e non per gli interessi dei cittadini, allora il Governo si è accorto che esisteva la possibilità di istituire una all'interno dei nostri atenei e, quindi, ha copiato la proposta su cui il MoVimento 5 Stelle stava lavorando da tre anni e mezzo. Bene, ben venga questa proposta. A noi non interessa mettere il cappello politico sulle proposte che vanno nell'interesse dei cittadini, però – ribadiamolo – questa è una battaglia del MoVimento 5 Stelle, che il MoVimento 5 Stelle, per primo, ha voluto calendarizzare in Aula da luglio 2013.
Ovviamente non è la proposta migliore. Ci sono molte cose che noi non condividiamo, rispetto alle quali avevamo presentato degli emendamenti, che sono stati bocciati. Alcuni emendamenti sono stati approvati e sono hanno migliorato la proposta del Governo, ma questo resta un furto politico che il Governo ha fatto al MoVimento 5 Stelle.
Il secondo furto politico è stato l'aumento degli organici nella scuola, ovvero la trasformazione di alcune cattedre dal cosiddetto organico di fatto a organico di diritto. Ebbene, in questo caso la situazione ancora più paradossale. Infatti, noi da mesi abbiamo voluto calendarizzare in Commissione la discussione di una risoluzione con la quale stiamo chiedendo da mesi al Governo proprio di fare quello che adesso il Governo sta facendo, in parte, in questa legge di bilancio. E il Governo neanche è venuto a rispondere, non è mai venuto a rispondere alle nostre proposte, nel momento in cui doveva interloquire con il Parlamento in Commissione. È un altro furto politico di questo Governo al MoVimento 5 Stelle, ma ben venga se va nell'interesse dei cittadini.
Queste erano due proposte del MoVimento 5 Stelle che il Governo ha fatto proprie e inserito in questa legge di bilancio, ovviamente storpiandole un po’, ma, di fatto, inserendole. Ci sono, poi, tante altre cose che non vanno. Ci sono tantissime cose che non vanno. Questa legge di bilancio è l'ennesima occasione mancata per portare avanti alcune proposte nell'interesse esclusivo dei cittadini. Parlo, per esempio, della proroga di «Scuole belle». Ormai non ci siamo stancati di ripeterlo; lo ripetiamo da tre anni; lo ripetiamo da quando lo stesso Governo dichiarò di volere rendere le nostre scuole più efficienti, evitare che le nostre scuole siano sporche, evitare che i lavoratori vivano con contratti che prevedono stipendi di 300-400 euro al mese. Questo non è vivere, ma è fare l'elemosina. Noi abbiamo una proposta chiara: mettiamo fine al progetto «Scuole belle», che si è rivelato un fallimento; con le stesse risorse internalizziamo i lavoratori, rendiamo i lavoratori stabili, rendiamo le scuole pulite, evitiamo di continuare a foraggiare il sistema delle cooperative, che è esclusivamente quello che voi volete foraggiare e aiutare – questo progetto va esclusivamente nell'interesse di continuare a dare soldi alle vostre cooperative –, rendiamo i lavoratori stabili e soprattutto rendiamo le nostre scuole più pulite e più sicure. No, continuate con la proroga di «Scuole belle».
Aumentano i soldi alle paritarie, ormai è una crescita senza fine. Continuate con il bonus ai diciottenni, senza nessun criterio di reddito, senza nessun criterio. Voi siete il Governo dei bonus, delle . Avete inserito un incentivo per gli studenti che vanno a studiare in altre università, di fatto contribuendo allo spopolamento dei nostri atenei del sud, dei nostri atenei che sono in maggiore difficoltà. Questa è una novità sulla quale noi abbiamo presentato un emendamento soppressivo. Avete inserito un ulteriore rifinanziamento, che voi chiamate «di eccellenza», che si va ad aggiungere a un sistema di valutazione dell'università, che è già eccessivamente macchinoso, che è già eccessivamente burocratico e che, invece, dovrebbe andare nella direzione opposta. Anche in questo caso abbiamo proposto degli emendamenti, per chiarire, per scegliere, per rendere il sistema di finanziamento delle università più meritocratico e più efficiente, non così caotico come, invece, voi state contribuendo a fare.
Insomma, noi abbiamo provato a collaborare, abbiamo provato a migliorare questo provvedimento. Ci abbiamo provato nei limiti che ci sono stati concessi, perché – ricordiamolo – pochissimi emendamenti sono andati in discussione in Commissione bilancio. Ci sono stati concessi appena una decina, o poco più, di emendamenti perché c’è stato un forte contingentamento. Quindi, sulla legge di bilancio, la legge più importante dello Stato, le opposizioni hanno potuto partecipare soltanto con pochi emendamenti. Ad esempio, abbiamo presentato un emendamento per abolire la vergogna delle cattedre Natta. Non si vedeva dai tempi di Mussolini che il Governo nominasse i presidenti delle commissioni giudicatrici di un di un concorso pubblico, per il reclutamento dei docenti universitari...
PRESIDENTE. Concluda, deputato.
GIANLUCA VACCA. Concludo, Presidente. Voi avete detto di no. Con un emendamento siamo intervenuti su . Questo fortunatamente è stato approvato. Abbiamo chiesto, quanto meno, che il progetto relativo a venga fatto coerentemente con il piano nazionale della ricerca, che dovrebbe stabilire le priorità di ricerca fino al 2020...
PRESIDENTE. Concluda.
GIANLUCA VACCA. Quindi, questo è stato approvato. In conclusione, questa è stata l'ennesima occasione mancata, a nostro avviso, per intervenire in maniera strutturale su alcune criticità che ci sono nel sistema e per correggere alcuni errori che voi stessi avete fatto, per dare veramente un'inversione di rotta a questa manovra finanziaria e ai provvedimenti che riguardano scuole, università e ricerca, l'ennesima occasione mancata, purtroppo, e ci auguriamo che prima o poi la smetta di fare danni al Paese. Grazie.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Passiamo al seguito della discussione del disegno di legge in esame.
Avverto che è in distribuzione un errata corrige al testo del provvedimento nel senso che all'articolo 1, comma 616, capoverso 1, del testo predisposto dalle Commissioni, le parole «24,4 milioni» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «23,4 milioni».
Avverto, inoltre, che la Commissione affari costituzionali ha espresso il parere sul testo che è in distribuzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, la deputata Maria Elena Boschi. Prego.
MARIA ELENA BOSCHI, . Grazie Presidente. Onorevoli colleghi a nome del Governo, autorizzata dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo 1 del disegno di legge n. 4127--A: «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017- 2019», nel testo licenziato dalla Commissione.
PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto all'unanimità nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo di mercoledì 23 novembre, passiamo quindi alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 1 del provvedimento. Seguiranno, sempre secondo quanto convenuto all'unanimità, l'appello nominale, l'esame e la votazione del restante articolo del disegno di legge e dei relativi emendamenti, nonché l'esame e la votazione degli ordini del giorno, fasi che si concluderanno entro le ore 17,30 di oggi.
L'esame della nota di variazioni, che sarà presentata dal Governo, avrà luogo a partire dalle ore 13 di lunedì 28 novembre.
Seguirà poi lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e la votazione finale, che avrà luogo entro le ore 16.
Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Sì grazie Presidente, articolo 116. Grazie Ministra Boschi. Lo sapevamo, e la ringrazio anche per la cortesia istituzionale nello starmi ad ascoltare. Mi rivolgo a lei comunque Presidente visto che il Governo è in Aula. Le dicevo, Presidente, rispetto all'articolo 116, il Ministro Boschi ha chiaramente piena facoltà di venire in Aula, alla Camera dei deputati a porre la questione di fiducia; il problema è un altro, il problema è che i deputati che facevano parte e che sono stati impegnati nei lavori in Commissione nel votare gli emendamenti lo sapevano già, nel senso che istituzionalmente il Ministro Boschi deve presentarsi alla Camera dei deputati, qui in Aula per apporre la questione di fiducia. Io vorrei chiedere a lei, Presidente, e al Viceministro, qual è il rispetto di questo Parlamento, quando i deputati già ventiquattro ore fa sapevano della posizione della questione di fiducia, poiché ieri il presidente Boccia in Commissione ha annunciato lui stesso la questione di fiducia e quindi prevenendo chiaramente di circa ventiquattro ore il Ministro Boschi. Allora io vorrei capire a che punto siamo arrivati in questo in Parlamento. Lo rinnovo, Presidente. Ieri, e c'era presente anche qualche altro collega, lo stesso presidente Boccia, alla chiusura dei lavori, prima di dare mandato al relatore, ha annunciato alla Commissione che sarebbe stata posta la questione di fiducia. Ora mi chiedo, a questo punto, chi è il Ministro dei rapporti con il Parlamento, se la Ministra Boschi o in questo caso, in seno alla Commissione che ieri abbiamo frequentato, il presidente Boccia, che in questo caso, probabilmente chiamato dalla Ministra, ha preannunciato con circa ventiquattr'ore di anticipo l'apposizione della questione di fiducia. Grazie.
PRESIDENTE. Deputato Rizzetto, la Ministra, e ci terrei al femminile in questo caso, la Ministra Boschi aveva già preannunciato in sede di Capigruppo la posizione della questione di fiducia; quindi era già stata manifestata l'intenzione del Governo in Capigruppo. Dunque questa situazione che lei evidenzia effettivamente non trova fondamento, poiché questa intenzione era stata già manifestata nella sede, che è quella preposta, cioè la Conferenza dei capigruppo; laddove poi noi abbiamo anche organizzato tutti i lavori a seguito della comunicazione alla Conferenza della volontà di apporre la fiducia.
Quindi su questa dichiarazione noi abbiamo anche elaborato il nostro calendario, per come procedere nei nostri lavori. Quindi, se non le dispiace, io andrei avanti.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Grazie, signora Presidente, grazie, signor Viceministro. I dati che abbiamo in nostro possesso stanno a dimostrare una crescita economica del nostro Paese ed anche un aumento dei consumi. Ciò significa, in buona sostanza, che le riforme strutturali che sono state messe in campo dal Governo stanno dando risultati positivi, risultati positivi, come dicevo, sulla crescita economica, ma anche e soprattutto sulla fiducia che i cittadini italiani stanno riponendo nel Paese che sta riprendendosi. Questo provvedimento, e cioè la legge di bilancio, va ad intensificare, a far accrescere quelli che sono gli interventi per la crescita economica e nello stesso tempo anche interventi di carattere sociale e di carattere occupazionale. Io credo che bisogna sottolineare con forza, con determinazione il dato che sono stati inseriti, per esempio, 150 milioni, aumentando appunto il Fondo della povertà e dell'esclusione sociale, e anche le modifiche del SIA, che verranno ad essere effettuate subito dopo la pubblicazione della legge di bilancio, che permetteranno di aumentare la platea di coloro i quali ne potranno avere beneficio. Vado rapidamente alle conclusioni. Noi parleremo e ne parleremo con le dichiarazioni di voto di tanti elementi positivi che vi sono all'interno di questa legge di bilancio e che vorremmo evidenziare. Proprio perché vi sono questi elementi di estrema importanza noi daremo la fiducia a questo Governo spiegandoli poi nella dichiarazione di voto di lunedì. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. La legge di bilancio in discussione è indubbiamente uno strumento che rilancia gli investimenti e riprende una politica economica anticiclica che consente al nostro Paese di rafforzare la crescita, aumentare l'occupazione, implementare i provvedimenti per l'equità sociale e proseguire sulla strada delle riforme strutturali. Siamo convinti che sia stato compiuto uno sforzo importante per rendere la politica economica espansiva, anche a rischio di esporre il nostro Paese ad una certa deviazione dall'aggiustamento dei conti previsto dagli accordi sottoscritti in sede europea; una decisione certamente difficile, ma giustificata da fatti gravi come il terremoto o i persistenti flussi migratori, ma anche dalla sempre più diffusa consapevolezza che il sistema nel suo complesso non è più in grado di sopportare nuove dosi di austerità. La manovra comporta un'esposizione delicata del nostro Paese del rapporto con l'Europa, ne siamo consapevoli, ma riteniamo che sia giusta così com’è. Sono state fatte delle scelte, indicate delle priorità, decisi degli impegni di spesa e operati tagli, ma su tutto questo il Parlamento dovrebbe avere voce in capitolo fino alla fine. È vero che la Commissione bilancio ha lavorato moltissimo sul testo, accogliendo richieste di cambiamento, e sottolineo quelle proposte dall'Intergruppo donne, e per questo voglio ringraziare il presidente Boccia e tutti i colleghi e le colleghe, ma la richiesta di approvazione con voto di fiducia rende impossibile non tanto ulteriori modifiche, ma la condivisione piena della responsabilità finale della manovra. Signor viceministro, noi Socialisti voteremo con lealtà la fiducia e in questo caso con minori difficoltà di altre volte, ma il mio appello è quello di limitare in futuro questo uso, a volte abuso soprattutto su provvedimenti delicati, come lo fu per la legge elettorale. La fiducia comprime il ruolo del Parlamento e nello stesso tempo priva il Governo di un sostegno non obbligato che viene dalla piena condivisione della responsabilità di scelte che riguarderanno tutto il Paese. Comunque, fiducia .
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato Alfreider, volevo fare un saluto all'Istituto comprensivo statale «San Giovanni Bosco», di Gioia dei Marsi, che è venuto a trovarci. Ben arrivati !
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfreider. Ne ha facoltà.
DANIEL ALFREIDER. Grazie, signora Presidente, grazie, Viceministro Morando. La legge di bilancio 2017 si qualifica in primo luogo per le misure di sostegno e rilancio all'economia dei redditi e delle aziende, in continuità con i provvedimenti già adottati dal Governo in questa direzione. Assumono un rilievo fondamentale a nostro giudizio le scelte operate per incentivare e sostenere la competitività. I superammortamenti previsti concentrano lo stimolo agli investimenti soprattutto per il 2017, ma hanno una proiezione negli anni a seguire, al pari delle altre misure di finanza pubblica a sostegno delle imprese (Fondo di garanzia, credito d'imposta su ricerca e innovazione e la proroga della Sabatini). È un patto di fiducia con le imprese, come ha affermato il Governo. Condividiamo questa impostazione perché ha come obiettivo una crescita di qualità che si concentri su fattori decisivi per la competitività: ricerca, innovazione e investimenti, una visione di sistema selettiva che premierà chi davvero investe, chi davvero innova per una nuova struttura politica industriale e per la creazione di nuovi posti di lavoro. Per le province autonome di Bolzano e di Trento abbiamo indicato come aspetti essenziali le politiche relative al bilancio provinciale; attraverso un'ottima collaborazione tra il Governo ed il Parlamento abbiamo lavorato per un chiarimento sull'utilizzo degli avanzi di amministrazione degli esercizi precedenti finalizzati a politiche di investimento. Ciascuna tra le province autonome di Bolzano e di Trento potrà ottenere e trattenere 70 milioni di euro per l'anno 2017 e 50 per ogni anno successivo, fino al 2030, confermando quindi gli accordi finanziari che le province di Trento e di Bolzano hanno stipulato in questi anni con lo Stato. Inoltre, si è riusciti a reintrodurre l'agevolazione fiscale per l'acquisto di fondi rustici nei territori montani, che era stata soppressa a partire dal 2014. Grazie a questa agevolazione l'acquisto di terreni agricoli a scopo di arrotondamento sarà di nuovo possibile anche per gli agricoltori non professionali. Tale risultato conferma l'efficacia del rapporto tra autonomia e Governo, un rapporto che è dato da un confronto di merito e politico nella maggioranza, che si traduce in atti concreti. Per queste ragioni i deputati della Südtiroler Volkspartei e le minoranze linguistiche del nostro gruppo rinnovano la loro fiducia al Governo e voteranno a favore nella legge di bilancio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turco. Ne ha facoltà.
TANCREDI TURCO. Grazie, Presidente. Questa legge di bilancio contiene mance, condoni e proroghe. Il Governo ha costruito con questi mattoni da prima Repubblica una legge senza ambizioni con il respiro corto, incapace di aiutare il Paese a riprendersi, invece di pensare ad una legge di bilancio seria e finalizzata a migliorare le condizioni di vita dei cittadini italiani attraverso misure concrete che incentivino la creazione stabile e duratura di posti di lavoro, un abbassamento del carico fiscale e una riduzione degli sprechi di denaro pubblico. Avete ideato una manovra che probabilmente prospetta per noi, e soprattutto per i nostri figli, un futuro tetro che ci vedrà costretti a ripagare con interessi esorbitanti le mance e le prebende che distribuite, con lo scopo manifesto di far diventare più simpatico agli italiani un Presidente del Consiglio che continua ad allargare a dismisura il buco dei conti pubblici italiani senza mettere in campo misure di sviluppo di lungo respiro. Questa gestione dei conti pubblici è ad uso e consumo degli interessi personali di pochi. Nonostante l'approccio collaborativo di tutte le opposizioni durante i lavori in Commissione non è stato possibile portare i miglioramenti necessari ad un testo che manca completamente di buonsenso e di una di politica economica.
Ancora una volta, avete messo in fila aiuti e piaceri ai vostri amici banchieri, calpestando le necessità e i bisogni della gente comune. Imporre a chi vuole andare in pensione l'accensione di un mutuo e il condono sul possesso di contante sono misure che fanno accapponare la pelle. Questa gestione della spesa pubblica, con il sistema bancario che scricchiola cupamente ed il numero degli italiani in stato di povertà che si attesta a 4 milioni e mezzo di individui, spiana la strada all'arrivo della . Il Presidente del Consiglio, e con lui tutti i membri del Governo, sanno benissimo che andrà a finire così.
Non ci provi il Premier a raccontare agli italiani la favola che lo in aumento dei giorni scorsi è dovuto all'approssimarsi del referendum e a scenari di presunta instabilità successiva all'ipotesi di vittoria del «no». Sappiamo tutti, lui per primo, che si tratta di segnali inequivocabili di scarsa fiducia nel Governo del nostro Paese, a causa della totale assenza di un'idea di politica economica, e questa legge di bilancio è lo specchio fedele della pochezza e dell'inettitudine di questo Governo.
Per tutti questi motivi – e concludo – annuncio il voto contrario di Alternativa Libera e Possibile a questo Governo e a questa legge di bilancio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Chiaramente è un «no» convinto e motivato rispetto alla richiesta di fiducia che su questo argomento chiede il Governo e anche nel contesto generale, per tutto quello che è l'aspetto dei provvedimenti che il Governo ha messo in campo in questi tre anni e in questi mille giorni: veramente non se ne sono visti per niente di effetti.
Ma tornando al problema principale, noi abbiamo manifestato in più occasioni, veramente non solo da parte nostra, nella Commissione tutte le nostre preoccupazioni, che sono uguali a quelle della Banca d'Italia, della Corte dei conti, dell'Ufficio parlamentare di bilancio e cioè la tenuta vera dei conti pubblici in riferimento alle scelte contabili – che poi hanno anche un risvolto in termini di scelte politiche all'interno stesso dei provvedimenti che la Commissione ha licenziato e su cui il Governo ha messo adesso la fiducia – effettuate da parte del Governo. Noi riteniamo cioè che la situazione sia non preoccupante, ma allarmante a questo punto. Perché, signora Presidente ? Per un motivo molto semplice: intanto un preliminare esame da parte dell'Unione europea mette a nudo la situazione vera di quello che c’è all'interno di questa stabilità, è una stabilità non solo fatta a debito, ma che desta preoccupazione per l'aumento del debito pubblico, nel senso che anche, se le ottimistiche previsioni di crescita dell'1 per cento del PIL dell'anno prossimo – noi ovviamente ci auguriamo che la crescita sia anche maggiore, ma altri organismi deputati a fare queste valutazioni, purtroppo, denotano grande preoccupazione proprio rispetto alla possibilità di raggiungere questo obiettivo –, ammesso che sia raggiunto questo obiettivo, unitamente a quello che ci auspichiamo tutti, cioè che i tassi di interesse rispetto al debito pubblico e alla provvista, che ogni anno non è mai inferiore ai 200 miliardi di euro che il nostro Paese deve fare per rifinanziare il debito pubblico, si mantengano inalterati, perché e tassi molto bassi probabilmente – speriamo di no – verranno meno.
Nonostante le cifre siano al netto di quella che è la quota per eventi straordinari concessa dall'Unione europea, che riguarda il terremoto e riguarda anche l'immigrazione, comunque si è fuori per una stima di 5 miliardi di euro. Davanti a una situazione del genere, già questo sarebbe sufficiente, insieme a una serie di altre valutazioni, per dire un «no» secco alla fiducia ad un Governo che mette a repentaglio i conti pubblici e che ci espone a una procedura di infrazione per il debito pubblico. Questo è il motivo.
Poi ce ne sono tanti altri di dettaglio, ma li indicheremo nella dichiarazione di voto sull'intero provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente, colleghi deputati, Viceministro Morando, ci troviamo a discutere della legge di stabilità per tentare di approvare un provvedimento che sia di conforto ai cittadini italiani e che metta il sistema Paese nelle condizioni di affrontare le criticità interne ed esterne ai propri confini. ci si aspettava qualche provvedimento maiuscolo, capace, cioè, di intercettare i grandi problemi, che corrispondono, poi, ai nuovi bisogni della società italiana, e, forse a causa della perenne campagna elettorale che assilla il nostro Paese, ci troviamo di fronte a tutt'altra roba.
Questa è una legge di stabilità che, di fatto, potremmo titolare ancora una volta «mancette e marchette». È una legge di stabilità che somiglia sinistramente a una qualunque legge, a un qualunque decreto, cui ci avete già, del resto, sottoposti nel corso della legislatura, nel corso di una stagione parlamentare.
Questa è una legge che non prende al collo i problemi che l'Italia incontra e manifesta. Non si interviene sul debito pubblico, che pure – non è uno scioglilingua –, consistendo di 2 miliardi e 200 milioni di euro e crescendo mediamente di 50 miliardi l'anno a causa degli interessi passivi, è ormai una vera e propria ipoteca sul futuro, e, quando si parla di futuro, non si può non parlare dei giovani, che rappresentano, primi fra tutti, il futuro. Noi stiamo, di fatto, continuando a dilazionare i tempi per aggredire il debito pubblico, e lo facciamo sulla pelle dei ragazzi, i quali, inopinatamente, grazie alla vostra assoluta ed esclusiva responsabilità, sono costretti ad andar via dall'Italia sempre più numerosi, soprattutto coloro i quali hanno delle professioni, sono specializzati, sono laureati.
Vanno verso la Gran Bretagna, vanno verso gli Stati Uniti, vanno verso l'Australia, vanno verso l'Angola, quindi anche Paesi che immaginavamo fossero poveri e che poveri più non sono, perché si sono emancipati e sono entrati nella classifica dei cosiddetti Paesi emergenti. I ragazzi italiani vanno in Angola ! A causa vostra, non hanno un lavoro in Italia, perché la disoccupazione giovanile è davvero, soprattutto nel Meridione d'Italia, a cifre inimmaginabili; hanno la concorrenza sleale dentro i propri confini, perché, quando comunque si agevola il fenomeno dell'immigrazione selvaggia, come tutti sappiamo e come sapete anche voi, che fate finta di non saperlo, vi girate dell'altra parte, ma è così, non trattandosi di immigrazione selvaggia proveniente dai Paesi dell'Estremo Occidente, dai Paesi ricchi, dai Paesi maggiormente abbienti e a democrazie avanzate, ma provenendo questa immigrazione selvaggia dalle fasce più povere del pianeta, la conseguenza più evidente che portano è quella della concorrenza sleale, del lavoro in nero, dei contratti, quando ci sono e quando sono regolari, rivisti al ribasso.
Quindi, è un impoverimento progressivo, di cui sembrate non accorgervi, come dicevo, ma che esiste e incide ancor di più sui giovani. Quindi, i giovani non hanno lavoro, subiscono la concorrenza sleale legata al fenomeno dell'immigrazione selvaggia e, senza neanche potersi permettere una previdenza adeguata – i calcoli neanche li cito, perché sono orribili e non voglio propagandarli, di quanto spetterebbe a un giovane di oggi in termini di pensione tra cinquant'anni –, in queste condizioni dovrebbero pagarsi anche, anzi, pagarci il debito pubblico citato, con tutte le conseguenze del caso, perché almeno gli interessi passivi potrebbero essere arginati con una crescita.
Ma il secondo grande argomento di questa dichiarazione di voto, ovviamente contraria alla vostra richiesta di fiducia, è proprio quello della crescita.
Quindi, fermo restando che il debito pubblico è lì, fermo, impalato, anzi, fermo restando che il debito pubblico cresce, e cresce anche a dismisura – tra pochi anni supereremo i 3 mila miliardi di debito pubblico –, uno può immaginare che almeno questa crescita del debito pubblico sia data dal fatto che viene data priorità alla crescita, allo sviluppo. Mi indebito ancora, ma lo faccio per dare delle risposte di sistema. No, qui non ci sono risposte di sistema; dicevo prima, ahimè, che ci sono mancette. Non si può fare a meno – lo avete scelto voi, e quindi, per definizione, noi non possiamo che venirvi dietro – di citare il decreto fiscale, il collegato alla manovra di bilancio, nel quale, come al solito, vi mettete a fare propaganda, non solo e non tanto con la finta abolizione di Equitalia, che cambia denominazione, cambia titolo, diventa un'altra cosa. Ovviamente, sanzioni, aggi e interessi di mora sono congelati, tranne per coloro i quali non hanno ancora patteggiato, che si trovano un debito nei confronti di questo meccanismo e di questo sistema, mentre quelli, invece, che hanno patteggiato, che hanno una transazione avviata e che hanno già pagato gli interessi, le sanzioni, gli aggi, non è che vengono rimborsati, perché a voi piace fare sempre le nozze con i fichi secchi.
In questo caso, chi si è comportato bene e ha programmato il pagamento del debito nei confronti dello Stato viene penalizzato, è punito, ed è premiato chi non ha neanche provato a farlo. Noi non siamo contrari ad andare incontro a chi non ha avuto, evidentemente, risorse da conferire nelle casse dello Stato, ma, pur vedendo, evidentemente, con simpatia questo provvedimento, non possiamo certo chiudere gli occhi di fronte al fatto che voi vi siete rifiutati di recuperare quanto è stato pagato da chi comunque ha avviato la sua rateizzazione nei confronti dei debiti verso lo Stato.
E, sempre nel decreto fiscale, a proposito di mancette e marchette, ci sono i soldi conferiti al circuito dell'accoglienza. Vorrei ricordare che qui non ci avete mai risposto per quello che attiene alla gestione dell'immigrazione, non solo sul piano culturale, cioè sulla geopolitica, ma non ci avete risposto neanche sul piano della gestione economica.
Noi abbiamo presentato degli emendamenti, che sono stati difesi con le unghie e con i denti da Fratelli d'Italia in Commissione bilancio, in particolare dal collega Walter Rizzetto, che ringrazio, intanto per stabilire il principio relativo alle cooperative rosse e bianche (non ce ne sono altre, quindi stabiliamo tra noi questa convenzione). Guarda caso, chi è che gestisce il fenomeno dell'accoglienza degli immigrati ? Sono le cooperative rosse e le cooperative bianche ! Abbiamo chiesto che almeno fosse necessaria la rendicontazione rispetto a quello che viene introitato, 37 euro e mezzo al giorno per immigrato adulto, 70 euro per immigrato minore. Non c’è neanche la rendicontazione, vale a dire che, se decidessi di dare un piatto di riso per pranzo e cena per tutta la vita ai nostri ospiti, prendendomi in cambio 37 euro e mezzo, ospitandoli in una ex caserma dismessa, dove non pago neanche l'affitto, lo posso fare. Non avete accolto l'emendamento che, da questo punto di vista, cercava di fare giustizia. Non avete accolto l'emendamento che tentava, ancora una volta, di creare una competizione virtuosa e giusta tra il sistema della cooperazione e le aziende cioè mettendo un tetto al fatturato, perché se le cooperative, e le cooperative sociali in particolare...
PRESIDENTE. Deve concludere.
FABIO RAMPELLI. Non ho dieci minuti, chiedo scusa, Presidente ? Ho finito i dieci minuti ? Le chiedo un'informazione per regolarmi sulla conclusione.
PRESIDENTE. Deputato Rampelli, ha pochi secondi. Se va a concludere, le sono grata.
FABIO RAMPELLI. Quindi, ho un minuto.
PRESIDENTE. Prego, proceda.
FABIO RAMPELLI. La ringrazio. Se le cooperative e le imprese sono la stessa cosa, non ci può essere per alcuni, le cooperative, un sistema fiscale più vantaggioso di altri, perché altrimenti vige la concorrenza sleale, ma non voglio dilungarmi su questo.
Penso che tutte le proposte qualificanti, quelle fatte sul terremoto in modo particolare, per dare una concretizzazione al principio della prevenzione, su cui abbiamo sentito molte parole, ma abbiamo visto pochi fatti, cioè una quota parte del Fondo per le infrastrutture destinato alle zone ad alto rischio sismico, a prescindere dal fatto che abbiano più o meno subito i traumi del 24 agosto o del 30 ottobre, non abbiamo avuto ristoro da questo punto di vista. Ma vorrei – e concluderei proprio con questa battuta, consentitemi – far capire che anche questo tentativo di incrementare la lotta alla povertà (diceva il collega Rizzetto poco fa che abbiamo superato abbondantemente i 4 milioni di poveri in Italia), però, con l'incremento di 150 milioni di euro – e il Governo mi pare che si sia rifiutato di fare proprio questo emendamento, lo ha avallato con una certa indifferenza – se l’è intestato il Partito Democratico. Allora diciamo da dove che vengono presi questi 150 milioni di euro: vengono messi sul Fondo povertà e vengono sottratti al Fondo per la disoccupazione, che è una vergogna !
Voi siete divisivi ed è anche per questo che non si può discutere con voi. Non avete avuto la cortesia di un atteggiamento di disponibilità nei confronti delle centinaia e centinaia di emendamenti proposti da tutte le opposizioni. Avete pensato ancora una volta di gestire il portafoglio del Partito Democratico e non il bilancio dello Stato, perché non è possibile che tra le centinaia di emendamenti e di proposte non abbiate valutato dei segnali positivi da dare a quel corpo elettorale, a quei blocchi sociali che sono rappresentati pur non avendo votato voi, e che comunque sono egualmente rappresentati nelle istituzioni democratiche, nelle istituzioni repubblicane. Per questa serie di motivi e molti altri noi voteremo con convinzione «no» alla vostra richiesta di fiducia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signora Presidente, rappresentanti del Governo, questa dichiarazione di voto per conto del gruppo parlamentare Democrazia Solidale-Centro Democratico mi consente di svolgere alcune considerazioni di natura politica. In via preliminare vorrei esprimere piena fiducia e per certi aspetti anche ammirazione al Viceministro Enrico Morando e al relatore Mauro Guerra. Non c’è dubbio che si deve alla loro paziente azione di ricucitura il fatto di essere riusciti, in un tempo molto stretto, a portare a conclusione questo provvedimento. L'espressione del voto di fiducia richiesto dal Governo ha due facce e credo sia necessario un inquadramento.
La prima per noi è scontata: siamo un gruppo parlamentare di maggioranza, sosteniamo il Governo e non abbiamo dubbio alcuno a confermare adesso la fiducia posta su un provvedimento che lunedì avrà anche il nostro consenso, pur se con qualche osservazione critica e qualche perplessità, talune delle quali sono state manifestate anche nel corso delle votazioni in Commissione, con qualche sofferenza legata, in particolare, all'emendamento che riguarda una modifica di una precedente legge e che attribuiva ai presidenti delle regioni che sono in stato di difficoltà dal punto di vista dell'equilibrio della sanità il ruolo di commissario.
Però, ci sono molti elementi positivi nella manovra di bilancio, su produttività delle imprese, su lavoro e previdenza, su enti locali, persino su Banca Etica e, per una ragione anche romantica, sul rilancio della legge «Marcora».
Detto questo, però, va rilevato che, se la prima fiducia è scontata, la seconda parte della fiducia è meno scontata e riguarda il legame tra la fiducia della Camera al Governo e un'altra fiducia, molto più importante e problematica, quella tra la pubblica opinione e le istituzioni. Da questo punto di vista, non possiamo che esprimere la nostra profonda preoccupazione: troppi sono gli elementi che inducono alla sfiducia dentro la comunità nazionale.
Ovviamente molte di queste cose non dipendono da noi, basta pensare al quadro internazionale, alla lentezza e alla contraddittorietà della ripresa, alla svolta che appare un po’ isolazionista dalla nuova americana, oppure, sul piano europeo, alla divisione tra le tra che sono fondanti della stessa ragione d'Europa, a pochi mesi dalla celebrazione dei Trattati di Roma, e alla tendenza a derive di tipo marcatamente nazionalistico, in particolare da Paesi per i quali intere generazioni come la mia, negli anni passati, hanno sofferto in solidarietà con loro; penso a Budapest piuttosto che a Praga o alla Polonia.
Poi, sul piano interno, il deragliamento della campagna referendaria, che ha perso progressivamente il suo significato legato al merito del provvedimento e ha assunto le sembianze di un regolamento di conti, che divide e sconcerta gli italiani e rischia di compromettere il merito di fiducia del Paese.
Su questo vorrei dire che ho trovato e trovo del tutto esorbitante che la richiesta di voto a favore della riforma spesso si colleghi in toni molto acritici nei confronti del dileggio della cosiddetta casta. Vi dico con molta franchezza che non mi sono mai sentito casta, e se mi capita di girare a Roma o a Milano, non vengo additato come se fossi uno della casta; allora, trovo che questa predica sia qualche cosa che diventa via, via risibile, per non dire insopportabile, per la strumentalità che sta sotto il richiamo ad una polemica di questa natura. Mi sta molto stretta, quindi non posso non rilevarla come un elemento che sarebbe bene tenere sullo sfondo e non mettere in evidenza, rischiando di fare di ogni erba un fascio. E poi, ancora, la permanenza di antichi e recenti nodi strutturali, che rendono ancora precaria, nonostante l'impegno di questi ultimi anni, la navigazione sociale, finanziaria ed economica italiana.
Tutte queste ragioni ci fanno ritenere che il problema politico che abbiamo, ossia quello di riannodare i fili di un rapporto costruttivo con un'opinione pubblica che va fatta crescere dentro il percorso del recupero dei valori politici e istituzionali, sia il lavoro che abbiamo davanti. Se guardo alla procedura che è stata adottata – e qui c’è il presidente Boccia, con il quale ho sottoscritto il disegno di legge di riforma delle procedure di bilancio – mi chiedo: la riforma della sessione di bilancio, che cosa ha cambiato nella sostanza ? Poco o nulla. Forse, mi viene da pensare che non sia un problema di procedure, ma di cultura politica ed istituzionale, se quella riforma, alla quale abbiamo creduto, ha dato dei risultati così modesti, non solo per il numero degli emendamenti, ma per la procedura che è stata adottata in occasione del complesso dibattito all'interno della Commissione bilancio.
Signor Viceministro, non voglio dare lezioni, ci mancherebbe altro, non sono nella condizione, ma non c’è dubbio che una manovra fatta di dieci articoli è una cosa molto diversa da una manovra di cento articoli e che il problema, soprattutto in occasione della legge di bilancio, di accorpare, per dare il segnale di interventi che hanno una motivazione strutturale, può avere il benefico effetto di indurre anche i parlamentari, che legano il loro protagonismo all'esercizio del diritto di emendare, a contenersi invece che ad allargarsi. Certo è che, se il Governo proietta sul Parlamento i suoi fragili equilibri istituzionali, la conseguenza è la proliferazione di emendamenti particolaristici, ordinamentali e addirittura organizzatori.
Purtroppo abbiamo dovuto assistere alla difficoltà di trovare una sintesi in qualche modo anticipatrice, che non si può realizzare in quest'Aula quando essa debba essere fatta all'interno delle responsabilità del Governo.
E così i parlamentari appaiono deboli ed ingolositi da un rapporto preferenziale con pezzi del Governo, e da una osservazione esterna – vedi Openpolis – che premia la quantità degli emendamenti ed in particolare la prima firma. E qui viene da guardare a questo con una certa tristezza, perché ad esempio un parlamentare che presenti un solo emendamento di natura strutturale o non ne presenti alcuno, perché condivide complessivamente la manovra del Governo, viene considerato uno scansafatiche rispetto a valutazioni di questa natura: uno scansafatiche, uno che non ha passione parlamentare.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
BRUNO TABACCI. Allora, tutte queste cose messe insieme determinano la proliferazione di iniziative emendative che spesso non colgono il senso complessivo di una fase politica come quella che stiamo vivendo. Mi spiace che non si riesca a cogliere l'occasione del bilancio per rialzare la qualità della nostra vita politica ed istituzionale.
E nel mentre confermiamo – ed ho concluso, Presidente – la nostra fiducia parlamentare al Governo, riteniamo che occorra definire rapidamente una strategia per recuperare l'altro tipo di fiducia, quella senza la quale il Paese certo non recupera e non si rinnova.
Queste sono le ragioni che mi hanno portato ad esprimere queste considerazioni, che sono prevalentemente politiche, rinviando quelle di merito: perché questa è la sede propria, qui è stata chiesta la fiducia e la fiducia impone una riflessione di natura politica. Poi, nel merito, lunedì diremo la nostra in approvazione del provvedimento che abbiamo esaminato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signora Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, oggi il Governo invita il Parlamento ad accordare la fiducia sull'approvazione di un provvedimento che in queste settimane abbiamo attentamente esaminato, con scrupolo, con particolare attenzione alle stime, alle previsioni sulle ripercussioni che le misure avranno nel nostro Paese. Cos’è oggi la legge di bilancio ? È lo strumento con il quale, al di là della riforma appena intervenuta, il Governo manifesta la sua visione strategica sul governo del Paese, sulla sua ; ed è uno strumento con il quale si danno delle indicazioni su ciò che può o non può fare il Governo nel prossimo anno, ma anche oltre il prossimo anno.
Questo che è stato esitato dalla Commissione bilancio è un provvedimento che nella sua parzialità – e adesso dirò perché nella sua parzialità – apprezziamo, perché coniuga responsabilità e sviluppo; ma siamo al contempo critici, molto critici, perché questo provvedimento avrebbe potuto inserire alcune iniziative che, seppur lodevoli, appartengono a categorie, a settori che, se non legati tra di loro, fanno perdere quella visione strategica, e allo stesso tempo ha tenuto in poco conto iniziative che potevano andare in quella direzione.
Dico «parziale» perché più volte il Governo si è espresso nel senso di dare all'altra Camera del Parlamento, al Senato, la possibilità di un intervento nel merito; e non solo perché, fin quando ci sarà il bicameralismo perfetto nel nostro Paese, per rispetto anche dell'altra istituzione, è cosa buona e giusta: la proposta del Governo poteva manifestarsi anche in quella direzione, cioè nell'accoglimento di ulteriori proposte ed iniziative, se – ripeto – avesse avuto maggiore attenzione per elementi che potevano essere coniugati, diventare sinergici tra di loro e dei quali però non si è tenuto debita considerazione.
Noi riteniamo che questo provvedimento arrivi in un momento particolare per la vita politica, sociale ed economica del nostro Paese, ed arriva in un momento particolare visti anche gli accadimenti nel resto del mondo. È un provvedimento che necessariamente deve fare i conti con la difficoltà di superare una fase di crisi, nonostante vi siano dei leggeri segnali di ripresa; ed è un provvedimento che, nonostante le difficoltà, ha trovato modo di dare alcune risposte che erano attese da tempo, e con le quali ritengo si dia quantomeno un segnale verso una certa quale direzione. Mi riferisco all'attenzione particolare data con la per gli 75: una intonazione espansiva per un provvedimento che, come anche Bankitalia conferma, contiene diversi interventi che sono apprezzabili, in quanto rivolti ad affrontare temi chiave del Paese.
E ancora: così come consideriamo positivo il pacchetto di misure in materia previdenziale, con l'aumento della platea soggettiva beneficiaria dell'esenzione Irpef e l'estensione della quattordicesima agli assegni fino a circa 1.000 euro. Anche noi abbiamo dato il nostro modesto contributo, ma riteniamo importante come, in corso di esame in Commissione, sia stato approvato l'emendamento che equipara le vittime del dovere alle vittime del terrorismo: dando così un segnale molto chiaro a coloro i quali sono impegnati quotidianamente nella difesa del nostro Paese, delle nostre istituzioni, che possono essere tranquilli perché i loro congiunti non verranno mai lasciati soli.
Tutto ciò ritengo debba leggersi anche alla luce di ciò che sta avvenendo. Una spinta populista che già ha manifestato i suoi effetti in giro per l'Europa, per il mondo oserei dire, che ci mette di fronte ad ulteriori difficoltà: da un lato, la necessità di dare spazio a temi di fragilità sociale, e la nostra coscienza ci richiama all'obbligo di intervenire nei confronti di chi ha maggiore bisogno; dall'altro lato, il populismo che incalza invece alcune coscienze verso l'egoismo respingente, che fa sì che questa legge di bilancio assuma, anche per certi versi, una misura che è relativa allo scontro e non al confronto. Ho sentito alcuni commenti, e sono commenti per la verità da campagna elettorale, che poco hanno a che fare con questa manovra, che vogliamo poter migliorare; anche il nostro gruppo al Senato è impegnato in questa direzione, e siamo convinti che gli auspici del Governo daranno seguito, da un lato, alla possibilità di accogliere queste iniziative, dall'altro lato di far rientrare, in un quadro strategico, quelle che sono le proposte che emergono dal Parlamento.
Noi oggi siamo chiamati a votare la fiducia collegata alla legge di bilancio. Del resto la nostra iniziativa politica, nata per sostenere le riforme, non può che legarsi anche a questo momento importante per la vita del Paese; importante per la tenuta del Governo, importante per la tenuta dei conti, ed io spero importante anche affinché questa riforma abbia pienamente luce, dopo il voto favorevole da parte dei cittadini italiani. Per questo annuncio il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. La ringrazio deputato Romano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Monchiero. Prego.
GIOVANNI MONCHIERO. Signor Presidente, membri del Governo, colleghe e colleghi, desidero innanzitutto esprimere sincera ammirazione al Vice Ministro Morando, tra l'altro unico presente fra quelli che voglio ringraziare, al sottosegretario Baretta, al relatore Guerra, al Presidente Boccia per le straordinarie capacità dimostrate nell'incanalare la discussione – lunghissima – delle centinaia di emendamenti verso conclusioni quasi sempre, e sottolineo quasi, razionali. Per raggiungere un tale risultato occorrono ampi orizzonti di competenza, doti di mediazione, una resistenza fisica che consenta di mantenere sufficiente lucidità durante l'immancabile maratona che da sempre caratterizza la legge di bilancio. Il tratto finale del tour contro il tempo, scandito da ritmi dettati da antiche consuetudini, è stata una tappa di 25 ore, ed è curioso osservare come, tra i protagonisti di questa gara di resistenza, nasca una sorta di malsano reducismo, l'orgoglio di poter dire a familiari, amici e sostenitori io c'ero, l'esibizione compiaciuta della fedeltà alla consegna, i confronti con altre edizioni ancora più stressanti (l'anno scorso di ore consecutive ne abbiamo fatte 36); fioriscono leggende, dall'ovvio «Morando non dorme» al «non mangia», «non beve» e via elencando psicofisiche meraviglie. Travolti dall'euforia di aver superato ogni ostacolo e compiuto l'epica impresa, i gloriosi membri della Bilancio, sostenuti dalle riserve ed affiancati in trincea dai comandanti (i capigruppo) non si chiedono che senso abbia la battaglia ed esibiscono come medaglie al valore ogni emendamento approvato. Ecco, vorrei, fuori dall'ironia, che ce lo chiedessimo qui, che ci interrogassimo in quest'aula su due profili della procedura appena conclusa. Il primo è connesso alla natura stessa del provvedimento: secondo una prassi consolidata negli anni, la legge con la quale si approva il bilancio di previsione è diventata la grande occasione per dare un'aggiustatina ad una miriade di questioni irrisolte alle quali ogni parlamentare aggiunge di suo l'ultimo suggerimento che gli viene dal territorio o da qualche lobbista. Sono cambiati i nomi, da legge finanziaria a legge di stabilità fino all'attuale legge di bilancio, ma secondo una mirabile definizione letteraria sulla politica italica, troppo nota perché la si debba citare, bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga come prima. Ebbene, tutto è rimasto come prima: nella legge di bilancio si trovano minutaglie che non dovrebbero essere oggetto di legislazione bensì di normale attività amministrativa; cito, ad esempio, un emendamento che, incurante di ogni cautela cabalistica, dispone l'assunzione di diciassette, ripeto diciassette, dipendenti da parte di un ente pubblico precisandone le qualifiche. Per tacere delle decine e centinaia di emendamenti ordinamentali che ci si attendeva inammissibili ed invece regolarmente ammessi, alcuni dei quali meritatamente assurti agli onori delle cronache (e non riprendo una polemica già fatta in Commissione).
Veniamo al secondo fattore di criticità: se ad imprevedibilità e ad inappropriatezza di contenuti si associano le regole che disciplinano l'attività della Camera, si origina quella miscela esplosiva che comporta giorni e notti di esame di emendamenti, accantonamenti, riformulazioni, subemendamenti, accorpamenti di emendamenti in una babele di testi dalla quale è estremamente improbabile che nascano norme utili ed efficaci. L'eccesso quantitativo e la scarsa qualità delle nostre leggi è uno dei problemi più gravi del Paese, concorre a limitarne la competitività e lo condanna ad uno stato di perdurante debolezza. I difetti del quadro normativo non dipendono sempre da errori di valutazione o da una male indirizzata volontà politica ma da regole e prassi procedurali che sembrano scritte apposta per far sì che l'attività legislativa si estrinsechi in un profluvio di norme confuse, contraddittorie, incomprensibili, inapplicabili.
Quando finalmente questa Camera dei deputati vorrà mettere mano ai propri regolamenti e ribaltarne la logica, privilegiando il lavoro delle Commissioni e all'interno di queste, l'elaborazione collegiale dei testi, quando venisse questa riforma, non sarà mai troppo presto. Non posso non citare il collega Tabacci, ma il fatto che l'attività del singolo parlamentare venga valutata sul numero di emendamenti presentati, quando questi possono anche essere delle semplici trascrizioni di messaggini che gli arrivano da fuori, ecco, questo genere di valutazione è davvero inappropriato e sarebbe ora che, se vogliamo che qualcosa cambi, cominciamo a cambiare almeno questo. Ho utilizzato deliberatamente un momento importante della vita del Parlamento, la dichiarazione di voto sulla fiducia richiesta al Governo sul testo della legge di bilancio, per porre un problema che considero vitale e che spero non più ignorato.
Non posso ovviamente esimermi dal primo dovere di circostanza, cioè dal dare un giudizio complessivo sul contenuto del provvedimento. Ebbene, minutaglie a parte, l'impostazione della manovra di bilancio si muove in una prospettiva strategica che il nostro gruppo ritiene del tutto condivisibile. Il Governo, non da oggi, ha scelto di muoversi nel rispetto dei vincoli europei, ma nella direzione di una politica economica espansiva. Per un Paese che porta il fardello di un debito pregresso ben superiore ad una annualità di prodotto interno lordo, un eccessivo ricorso ad ulteriori forme di indebitamento comporterebbe il rischio di insolvenza. Di questo il Governo ha tenuto conto, senza rinunciare tuttavia ad un serrato confronto con le autorità comunitarie per ottenere il consenso ad una manovra tendenzialmente espansiva. Noi apprezziamo questi sforzi e condividiamo nella sostanza le misure essenziali della manovra: la sterilizzazione dell'aumento dell'IVA, l'incremento dell'organico di fatto della pubblica istruzione, gli interventi per la crescita e l'occupazione, per l'ambiente e la sicurezza, per la cultura e lo spettacolo, né tralascerei di esprimere un giudizio positivo sulle misure in materia di pensioni, dall'anticipo pensionistico, con particolare riguardo ai lavori usuranti, all'opzione donna, al cumulo dei contributi versati alle casse autonome, alla tutela di un'ulteriore platea di esodati. Infine, vorrei sottolineare come, dopo anni di restrizioni, si siano incrementati i finanziamenti per l'assistenza e il Fondo sanitario nazionale: due miliardi in più da destinare ai nuovi LEA ed ai farmaci innovativi che, in tempi di crisi, non sono poco e comprovano l'attenzione del Governo nei confronti delle nuove esigenze della sanità che costituisce un'irrinunciabile tutela per i cittadini e un fattore fondante di coesione sociale.
Quindi, distinguendo tra le forme procedurali e la sostanza finale del provvedimento, noi, ribadendo che chiediamo con forza e con costanza – lo faremo altre cento volte – che su queste procedure prima o poi la Camera incida, ecco noi, il gruppo di Civici e Innovatori, nel dare un giudizio sulla manovra di bilancio, per le ragioni che ho appena esposto, diciamo che la condividiamo ed annunciamo il nostro voto di fiducia favorevole .
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Monchiero.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guido Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Mi consenta all'inizio di fare un ringraziamento che va al Vice Ministro Morando ed al relatore Guerra, che hanno dato in parte equilibrio al lavoro che c’è stato in Commissione bilancio, nonostante i tentativi di influenze e pressioni continue da parte del Governo, con un obiettivo evidente rispetto al quale poi dopo non si è neanche, con dignità, evitata una comunicazione alquanto strana.
GUIDO GUIDESI. Devo dire, altresì, che la nuova legge di bilancio non ha cambiato il risultato della vecchia legge di stabilità, nel senso che ha aspetti ordinamentali e aspetti localistici e settoriali, esattamente come la vecchia legge di stabilità. Non ne ha cambiato i contenuti e non ne ha cambiato il metodo, visto che, anche questa volta, è stato estenuante il lavoro della Commissione bilancio. È vero, altresì, che alcuni argomenti politici ed obiettivi che il Governo si era dato sono mancati in questa legge di bilancio perché sono stati precedentemente valutati nel decreto fiscale e, come è ben noto oramai a tutti, a quegli annunci – da questo punto di vista il Governo è stato assolutamente coerente – non è conseguito alcun fatto, basta leggersi il decreto fiscale. Quello sulla legge di bilancio è stato un dibattito che è conseguito a due influenze principali. La prima è il rapporto con l'Unione europea. Il Governo, ancora una volta, mancando negli annunci che aveva fatto, determina in gran parte una manovra coperta o priva di coperture rispetto alla flessibilità rigettata dall'Unione europea, ma, ancora una volta, rispetto al rinnovo di deficit e di debito pubblico. Questa è una manovra che, per tre quarti, noi faremo pagare alle nuove generazioni. Questa cosa ce la dobbiamo dire e dobbiamo prenderne atto. La discussione che c’è stata con l'Unione europea – molto strumentale, molto comunicativa e funzionale alla campagna elettorale e referendaria, è evidente – non è stata una discussione su un piano strategico o sugli investimenti in funzione della crescita da parte dell'Italia e del Governo italiano, ma è stata una discussione di spazi, di flessibilità all'interno del rapporto deficit-PIL, che servivano a qualche marchettina in funzione dalla campagna referendaria. E così è stato alla fine.
L'altra influenza che ha avuto la legge di bilancio è stata, evidentemente, la campagna referendaria: una campagna referendaria forte, una campagna referendaria che è coincisa con la tempistica della legge di bilancio. Nella campagna elettorale referendaria si è avuto il reale protagonista delle misure che ci sono nella legge bilancio, tanto che si è arrivati al punto che, dopo due giorni di denunce rispetto a ciò che il governatore dalla Campania ha detto ai sindaci della Campania e rispetto alle dichiarazioni che sono uscite da parte di De Luca, nella legge di bilancio è stato molto più influente De Luca rispetto al Ministro dell'economia, se confrontiamo le dichiarazioni dell'uno e dell'altro. È stato talmente influente che ha ottenuto di cambiare una norma che questo Governo aveva fatto, giusta o sbagliata che fosse. Il Governo aveva deciso che i commissari della sanità nelle regioni che hanno una situazione difficile – uso una metafora – per quanto riguarda la sanità regionale non risiedessero nella regione stessa. Il Governo ha cambiato questa norma, su richiesta del governatore della Campania. Possiamo anche non discutere sulla norma, ma discutiamo sulla tempistica. Il Governo ha cambiato questa norma, con un'ingenuità politica incredibile, due giorni dopo le dichiarazioni di De Luca, certificando l'influenza di De Luca rispetto al Governo e certificando una situazione alquanto strana. Questo Presidente del Consiglio ci dice, oramai da quattro, cinque anni, che tutto quello che ha detto De Luca è ciò che egli voleva cancellare (la vecchia politica, il clientelismo, l'assistenzialismo), ed oggi arriva al punto di certificare, invece, che quel metodo è lo stesso metodo che utilizza il Presidente del Consiglio da quando è al Governo. Vi è una tempistica incredibile e allucinante, che ha consentito, comunque, di dire che ciò che fa De Luca non è altro che ciò che fa il Presidente del Consiglio al Governo.
Questo è il quadro della situazione. Ovviamente, come si diceva, la campagna elettorale ha influenzato notevolmente la legge di bilancio. Sulla legge di bilancio persistono criticità notevoli, a partire dagli enti locali. C’è una norma, voluta dal Governo, che consente alle province autonome di Trento e di Bolzano di utilizzare il proprio avanzo di bilancio, di metterlo in parte nelle entrate, dando loro la possibilità di avere più spazi di investimento. È la stessa cosa che avevamo chiesto noi per i comuni virtuosi, con un emendamento bocciato. Quindi, questa cosa non può valere per i comuni virtuosi, ma vale – guarda caso – per le province di Trento e di Bolzano, dove, in funzione della campagna elettorale, si doveva probabilmente compensare la cancellazione dell'autonomia iscritta nel testo della riforma sottoposta a referendum.
Poi, c’è l'aspetto della sanità delle regioni. Qualcuno l'ha detto, qualcuno che mi ha preceduto l'ha detto. Si è detto: diamo due miliardi in più per il Fondo sanitario nazionale. Poi, all'interno ci sono nuovi obiettivi, tipo i farmaci innovativi, tipo la revisione dei LEA, con costi maggiori rispetto alle gestioni precedenti. Arriva, altresì, un emendamento del Governo che dice che il rinnovo dei contratti dei medici si deve fare attraverso quei fondi. Tutto ciò fa mancare, rispetto all'anno scorso, circa 600 milioni di euro alle regioni. Pertanto, vi è un taglio alla sanità e basta fare due conti per capirlo.
Mancano misure per le piccole e medie imprese. Mancano misure che servivano al 98 per cento dell'economia di questo strano Paese. Mancano misure per rimettere in sesto le piccole e medie imprese, dare una mano alle imprese familiari, far continuare a vivere queste imprese, che sono in difficoltà da anni e che sono tartassate da tasse e da burocrazia. Mancano misure sulla sicurezza, che non è, come dice il Presidente del Consiglio questa mattina, mal percepita e dobbiamo far qualcosa per farla percepire meglio ai cittadini. È una sicurezza che non c’è e, in questo caso, mi sento anche di fare un dettaglio rispetto ad una misura, quella degli investimenti che arrivano dall'estero. Guardate che su quella misura noi abbiamo presentato un emendamento che vieta le agevolazioni per gli investimenti che arrivano dall'estero con le finalità di centri culturali e religiosi, di associazioni religiose. Infatti, sulla tracciabilità di ciò che arriva dall'estero e che è funzionale al terrorismo islamico non possiamo scherzare. Quella norma va sistemata, perché la tracciabilità di quei fondi va assolutamente regolamentata. La norma, senza quella specifica, è pericolosissima. Noi ci auguriamo che la nostra proposta, bocciata alla Camera, venga ripresa al Senato.
Concludo, dicendo che c’è un'evidente mancanza di strategia, ma non è una cosa nuova. Si dice che la legge di bilancio oggi è buona perché non è peggiorativa, ma, nella situazione in cui siamo, non possiamo accontentarci della cancellazione delle clausole di salvaguardia, perciò dell'aumento delle aliquote IVA. Si è detto tanto sulla Brexit e sulla vittoria di Trump, ma una cosa è certa: quando la democrazia influenza la finanza, tra l'altro con risultati estremamente positivi, noi non possiamo spaventarci, ma quando...
PRESIDENTE. Deve concludere.
GUIDO GUIDESI. ... qualcuno allude al fatto che la finanza influenza la democrazia, noi allora dobbiamo spaventarci. Non è questo il caso, perché la nostra speranza è che questa sia l'ultima legge di bilancio del Governo Renzi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Noi di Area Popolare voteremo convintamente la fiducia al Governo, non senza prima, però, ringraziare il relatore Mauro Guerra e il Viceministro Enrico Morando. Sono ringraziamenti di sostanza, non di forma, per l'importante e serio lavoro che hanno fatto in queste settimane. Famiglia, impresa e casa; i parlamentari di Area popolare hanno sottolineato sin dall'inizio dei lavori sulla legge di bilancio come fossero queste tre le dimensioni sulle quali fare leva per realizzare una politica per l'economia reale, cioè per il benessere dei cittadini. Lo abbiamo fatto non nelle segrete stanze o con i trucchetti degli emendamenti infilati sotto banco, sperando nella distrazione dei colleghi, ma apertamente e pubblicamente, con un convegno il 13 settembre scorso e poi nel lavoro sul testo della legge di bilancio e conseguentemente nel lavoro emendativo. In quel seminario abbiamo detto con chiarezza che concentrarsi su famiglie, imprese e casa, era un indirizzo di politica economica e la base programmatica di un'area che vuol rappresentare il ceto medio, la maggioranza degli italiani, che è quella che più si è impoverita e ha sofferto in questi otto anni di crisi. Improntare la legge di bilancio su sviluppo e crescita vuol dire puntare sugli elementi qualificanti del nostro Paese: il sistema imprenditoriale, il sistema famiglia, la proprietà immobiliare.
Abbiamo chiesto che la famiglia venga riconosciuta come elemento di sviluppo sociale ed economico e in quanto tale sostenuta, innanzitutto con provvedimenti che favoriscano e sostengano concretamente chi crea ricchezza sociale, decidendo di mettere al mondo dei figli. Per la prima volta un capitolo della legge di bilancio è dedicato specificamente alla famiglia – non è mai successo nella storia italiana – e adesso sono stati destinati 600 milioni. Ringraziamo per questo anche il Ministro della famiglia, Enrico Costa; grazie al suo lavoro, con questa legge di bilancio, abbiamo confermato e stabilizzato il introdotto il mamma-domani, riconosciuto un di mille euro per sostenere il costo dell'asilo nido per ogni nuovo nato, e per giunta senza tetti ISEE, che già è applicato alle rette. Abbiamo riconosciuto questo come abbiamo chiesto con un nostro emendamento, a prima firma Binetti, anche a quelle famiglie che assistono in casa bambini malati cronici con gravi disabilità, perché all'asilo nido evidentemente non possono andarci. Abbiamo previsto la possibilità di accorciare il periodo di congedo parentale a fronte dell'innalzamento del tasso di sostituzione dal 30 al 60 per cento. Inserisco in questo capitolo sulla famiglia, per non delimitarne il campo di azione, ma perché mi sembra rilevantissimo, anche tutto il lavoro del Ministro della salute, Beatrice Lorenzin. Sulla sanità non ci sono i tagli paventati e spesso alzati strumentalmente, ma falsi. Anzi, aumenta il Fondo sanitario nazionale, che l'anno prossimo arriverà a 113 miliardi con una previsione di 114 per il 2018; dal 2013 al 2017, da quando c’è questo Governo, il finanziamento del Fondo è cresciuto di 6 miliardi, passando da 107 a 113, con un incremento del 5,5 per cento. Sempre nel capitolo famiglia inserisco anche i risultati ottenuti sul fronte della scuola, con i significativi passi avanti verso un'effettiva libertà di educazione e parità scolastica. Con questa legge di bilancio la libertà di educazione ha da oggi un'ulteriore e concreta attuazione nel nostro Paese, dopo quanto fatto dal Governo nella legge della buona scuola e in attuazione dei principi della legge Berlinguer del 2000, che riconosceva il servizio pubblico delle scuole paritarie.
Si è risposto concretamente al disagio delle famiglie degli studenti disabili che frequentano le scuole paritarie, che finora non avevano nessuno aiuto nell'affrontare le spese per gli insegnanti di sostegno, raddoppiando da 12 a 24 milioni il Fondo per questi studenti; e raddoppiano, anche se con gradualità, le detrazioni per i figli iscritti alle paritarie. Per le scuole materne è stato istituito un Fondo da 50 milioni e anche le scuole paritarie usufruiranno della ripartizione dei fondi, 100 milioni, per l'alternanza scuola-lavoro.
C'era poi il problema finanziario, per cui i fondi dovuti alle scuole arrivavano con grande ritardo. Ora i versamenti dovranno essere effettuati entro il 31 ottobre. Nella stessa direzione va l'inversione del meccanismo dello cioè la possibilità di donazioni alle singole scuole, che finora veniva versato al Ministero dell'istruzione, che ne tratteneva il 10 per cento e poi versava, con grandi ritardi spesso, alle scuole. Ora si è invertito il meccanismo. Infine, una grande novità: la possibilità per le scuole paritarie di partecipare direttamente ai bandi per i PON, i fondi dell'Unione europea; vi erano incomprensibilmente escluse, uniche nei Paesi europei. La strada imboccata è una strada ancora da percorrere, non un traguardo, ma è quella giusta e credo che tutti dobbiamo un ringraziamento per il lavoro in tal senso del sottosegretario Toccafondi.
Sulla scuola vorrei segnalare anche l'attenzione che finalmente da due anni viene rivolta a una particolare ricchezza della tradizione culturale italiana, che il mondo ci invidia, la musica. Il cosiddetto Stradivari viene esteso al 2017, 15 milioni come contributo per gli studenti che studiano musica nel nostro Paese. Dal 2017 sarà accessibile a tutti gli studenti di tutti i corsi dei conservatori, ma anche dei licei musicali e crediamo questo sia una importante iniziativa, anche perché questi licei stanno ottenendo dei grandi successi in termini numerici. Su questo vorrei ringraziare particolarmente il Presidente Renzi e il Ministro Boschi, per la sensibilità e il sostegno fattivo che hanno dimostrato.
E veniamo all'impresa. La nostra idea è semplice: se non cresce l'impresa, non cresce lo Stato. Nella legge di bilancio vediamo accolta questa nostra impostazione. La legge di bilancio detta una linea forte di politica industriale, di una politica industriale che noi riteniamo vera e correttamente fatta, non quella dei settori, ma la digitalizzazione delle imprese italiane, per dare loro più produttività e competitività. Ma già nel testo del Governo, in termini che prima non avevamo mai visto, sono state accolte le nostre proposte, anche a favore delle piccole e micro imprese e lo dico anche al collega Guidesi, che diceva che non c’è nulla; al contrario, è la prima volta che c’è un intervento così significativo. Il calcolo del reddito d'impresa degli imprenditori individuali e delle società di persone andrà finalmente escluso dalla base imponibile IRPEF e soggetto a tassazione separata con un'aliquota del 24 per cento. E poiché gli imprenditori devono pagare le tasse su quello che effettivamente incassano e spendono e non sui crediti, che spesso sono con la pubblica amministrazione o con le imprese fornitrici, da questa legge si permette di passare al bilancio per cassa.
Sulla casa, abbiamo da sempre detto che il patrimonio immobiliare degli italiani deve essere difeso e valorizzato. Dopo aver ottenuto l'abolizione dell'IMU sulla prima casa, non certo una proposta nata a sinistra, abbiamo chiesto che la norma su ristrutturazioni, messe in sicurezza e riqualificazione delle case, fortemente voluta dall'allora Ministro Lupi e che ha avuto negli anni scorsi un effetto molto positivo, venisse confermata ed estesa ai condomini, cosa puntualmente avvenuta. Noi pensavamo che andasse anche ridefinita, rivedendo il meccanismo dei dieci anni di detrazione, troppo lunghi e spesso inutilizzabili; era meglio ridurla a cinque, possibilità per ora prevista solo per i settantacinquenni. Ma su questi fronti continueremo a batterci, compreso l'esclusione della prima casa dal calcolo dell'ISEE, che riteniamo una vera e propria ingiustizia
Parlando di casa, poi, non si può ignorare il tema delle periferie. Noi valutiamo molto positivamente gli stanziamenti per le periferie, sulle quali l'azione del Governo dovrà applicarsi ulteriormente, e ricordiamo che su nostra richiesta, qui alla Camera dei deputati, è stata istituita una Commissione d'inchiesta sulle periferie. Approfitto, fra l'altro, per fare gli auguri al collega Causin, eletto questa mattina presidente Perché è nelle periferie che più è sentito il problema della sicurezza. Lo dico al collega Guidesi, la sicurezza percepita è sempre difficile, perché normalmente ci si accorge di queste cose quando la sicurezza non c’è, quando accade qualcosa di negativo, e dire che la sicurezza non c’è in questo Paese è fare un torto a quelle decine di migliaia di nostri poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco e altri, che si impegnano ogni giorno per garantire questa sicurezza. Concludo, Presidente. Molto è stato fatto nel lavoro in Commissione, su un testo che noi già ritenevamo molto buono, un lavoro per il bene del Paese, e questo grazie anche all'atteggiamento costruttivo di una parte dell'opposizione. Ricordo, in particolare, il contributo positivo sulla Croce Rossa e sugli orfani da parte dei colleghi di Forza Italia, Laffranco e Giorgetti, ma altre occasioni sono state perse a causa di un atteggiamento ostruzionistico di una parte dell'opposizione. Noi crediamo che non aver potuto affrontare in Commissione, per colpa di atteggiamenti ostruzionistici elettoralistici, l'articolo 2 che conteneva innovazioni importanti che questa Camera poteva portare sia un grande errore ...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Collega Alberti, Collega Pesco, per favore.
RAFFAELLO VIGNALI. Mi riferisco ai meccanismi su cui stavamo lavorando per consentire l'efficacia concreta per la ristrutturazione dei condomini soprattutto per gli incapienti e il per i mobili per le giovani coppie. Questi sanno chi devono ringraziare.
PRESIDENTE. Deve concludere, collega. Ha esaurito il tempo.
RAFFAELLO VIGNALI. Ai problemi non si danno risposte ideologiche, servono ideali uniti a concretezza. Noi lo stiamo facendo e continueremo su questo a sostenere questo Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente. Non voteremo la fiducia al Governo perché, come in questo caso, in altri casi non avvertiamo né il profumo della svolta, né il profumo dell'innovazione all'interno di una legge di bilancio che sembra fortemente condizionata da appuntamenti di carattere elettorale. È una legge di bilancio che non fa i conti con la realtà del Paese e io vorrei partire proprio da qui, da una fotografia, quella del Paese reale, e dunque da una diversa narrazione rispetto a quella del Governo, che sembra invece descrivere un Paese che già è fuori dalla crisi. Purtroppo, cari colleghi della maggioranza e del Partito Democratico, i numeri vi inchiodano e farebbe molto bene il Governo a fare un'analisi seria, severa rispetto allo stato dell'economia. Le assunzioni a termine e precarie rappresentano quasi il 75 per cento dei nuovi rapporti di lavoro, nonostante venti miliardi di incentivi del Jobs Act. La vendita di la forma di schiavismo introdotta nel mercato del lavoro moderno è superiore a 109 milioni rispetto al 2014, più 128 per cento.
PRESIDENTE. Mi scusi, collega Scotto, secondo me deve cambiare microfono perché abbiamo un'interferenza nel suo microfono. Magari può usare quello a fianco, della collega alla sua destra, non alla sua sinistra. Prema il pulsante.
ARTURO SCOTTO. Grazie. Dicevo: i crescono, i salari rimangono a terra, in media diciamo con gli ultimi anni e abbondantemente sotto la media europea; quasi 5 milioni di persone vivono in una condizione di povertà assoluta, mentre 8,3 milioni di italiani sono in povertà relativa; 11 milioni di italiani rinviano le cure o vi rinunciano del tutto perché non ce la fanno a pagarsele o per carenza delle strutture di offerta; 2 milioni di famiglie italiane sono a vario titolo in condizione di disagio abitativo. La precarietà dei giovani prepara l'avvento di una nuova generazione di pensionati poveri e poverissimi. Nella classifica dei 34 Paesi più industrializzati del mondo l'Italia è ultima per numero di giovani laureati e quartultima per soldi investiti nell'università in rapporto al prodotto interno lordo, mentre diminuiscono in maniera drastica gli iscritti all'università. L'interpretazione, signor Presidente, credo più oggettiva di questa fotografia è che a questi ritmi, da zero virgola, e con fattori congiunturali, prezzo del greggio e politica monetaria della BCE difficilmente replicabili nel medio lungo periodo, l'uscita dalla grande recessione del 2008 è lontanissima. Di questo passo servirebbero decenni solo per tornare al punto di partenza. È indubbio che tutti i provvedimenti adottati dalla crisi ad oggi si sono rivelati quanto meno inefficaci.
Si sono succeduti da allora ben quattro diversi Presidenti del Consiglio, con politiche sostanzialmente simili, che hanno fatto segnare il passo sul terreno della crescita, mentre si cimentavano nel più grande balzo indietro sul terreno dei diritti e delle tutele della storia repubblicana e i finti sconti, signor Presidente, con la Commissione europea servono solo a dare al Governo un po’ di risorse in più per qualche mancia, non per interventi di tipo strutturale che riproducano una crescita sostenibile e duratura.
Sinistra Italiana ha proposto nei lavori parlamentari, come nel Paese, un'alternativa possibile, praticabile, lo abbiamo definito il ; ci stiamo provando e continueremo a provarci, ma nessuno di questi suggerimenti, di queste proposte di buonsenso sono contenute all'interno della legge di bilancio. Un Presidente del Consiglio distratto dalla sua furibonda, ossessiva, martellante campagna referendaria sta dimenticando il Paese che con questa manovra rischia di stare un altro anno fermo al palo. Nelle nostre proposte siamo partiti dai divari, dal contrasto a quella che è insieme causa ed effetto della crisi. Si chiama diseguaglianza, una parola che dalle parti di Palazzo Chigi sembra cancellata dall'agenda politica. Occorre un grande piano di investimenti pubblici per il lavoro, che porta il segno di una politica industriale moderna e ambientalista, ripeto: ambientalista, la destinazione del 45 per cento degli investimenti al sud, la «clausola Ciampi», una proposta che fu varata nel 1996, primo Governo Prodi – ma nel Mezzogiorno si fanno altre cose – l'universalismo dei servizi pubblici, sanità in primo luogo, come strategia per uscire dalla crisi, e siamo lontani e lontanissimi da quanto pattuito nella Conferenza Stato-regioni per quel patto della salute che doveva alimentare risorse vere al Fondo sanitario nazionale; la scuola pubblica, l'università, alla quale invece rispondete con le «cattedre Natta», un'operazione che somiglia ad altre stagioni oscure e cupe della vita politica e pubblica di questo Paese, dove gli insegnanti e i docenti venivano decisi direttamente dal Capo del Governo e non da liberi concorsi e da trasparenza dentro le strutture fondamentali della formazione del nostro Paese . E poi ancora la ricerca, che rimane sempre al palo come strategia per uscire dalla crisi. Sostegno al reddito e politiche per la casa assenti. Partiamo da queste proposte e partiamo innanzitutto dalle cosiddette riforme, ancor prima che dalla sua legge di bilancio, quelle riforme che hanno segnato questa legislatura: legge Fornero, Jobs Act, buona scuola. Nello spazio di una manciata di anni, alla faccia della lentezza della politica e degli impedimenti del bicameralismo paritario si è distrutto in poche settimane, pezzo per pezzo, tutto ciò che teneva unito questo Paese .
E chiudete poi in bellezza. Guardate la vicenda De Luca: può essere letta in tanti modi, ma resterà il segno di questa legge di bilancio, approvata nel cuore della notte per far cadere il muro tra il Commissario proposto dal Governo sulla sanità e i poteri del Presidente della regione, nello specifico di un presidente della regione. Vedete, sulla sanità occorrerebbe ben altro, invece voi continuate ad accentrare i poteri e nella regione dove c’è il buco sanitario più grande d'Italia mettete ulteriore potere nelle mani di chi ha costruito nel corso degli ultimi giorni e delle ultime settimane un vero e proprio elogio del clientelismo, come Cristo comanda. Io avevo ascoltato altre parole dal Presidente del Consiglio, parole nuove, aria che passava, il tema di una classe dirigente che si rinnovava, che provava a superare in avanti i vizi antichi del Mezzogiorno, e invece nessuna parola rispetto a una vera e propria bestemmia in una realtà, il Mezzogiorno, dove i ragazzi faticano a trovare il lavoro, e non possiamo condannare una generazione a dover andare con il cappello in mano dal politico di turno per poter accedere al mercato del lavoro, al futuro della propria vita. Avete questa responsabilità, e questa scelta di premiare ancora una volta il potere per il potere vi condannerà, vi inchioderà nel breve periodo e in un futuro, perché avevate la possibilità di cambiare la politica e invece la politica ha cambiato voi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia voterà convintamente «no» alla fiducia per questo Governo, per le motivazioni che, a distanza di due anni e mezzo, vogliamo ricordare sull'inefficacia di politiche che sono state più volte annunciate in modo roboante da parte del Presidente del Consiglio e non hanno prodotto effetti. Diciamo «no» perché, quando nel mondo il PIL cresce mediamente del 3 per cento e nell'Eurozona cresce attorno ai valori dell'1,5 per cento, in Italia non riusciamo a raggiungere nemmeno l'1 per cento, ed è difficilmente immaginabile che il risultato annunciato dal Ministro Padoan possa essere raggiunto nel 2017.
Diciamo «no» perché in sede europea, là dove bisognava intervenire in modo efficace rispetto a cambiamenti strutturali del mercato, delle politiche legate all'economia, di quelli che sono i vincoli conseguenti alle vicende dei mercati finanziari che sono stati progressivamente accolti e trasferiti nei Paesi che fanno parte dell'unione monetaria, bene, in quella sede il Governo ha fallito. Il Governo ha fallito in modo evidente, non è riuscito ad attivare politiche di difesa dalla deflazione, non è riuscito a difendere il nostro sistema creditizio con provvedimenti che potessero non solo, evidentemente, tutelare gli istituti di credito, ma prima di tutto il risparmiatore.
Il nostro sistema del credito è stato minacciato, messo in difficoltà. Non abbiamo ancora il terzo pilastro fondamentale dell'Unione, che dovrebbe definire una volta per tutte i presìdi per il risparmiatore, e, ancora una volta, abbiamo dei ritardi, con degli strumenti che non sono ancora stati attivati nei confronti di quei risparmiatori che sono stati truffati dai gestori delle banche, delle famose quattro banche che ben conosciamo. Interventi che non hanno nemmeno lavorato per l'aumento della produttività. Interventi che potevano utilizzare il lavoro in deficit, il disavanzo, come uno strumento per garantire la crescita, ma anche questo non è stato discusso, né ottenuto in sede europea.
È un «no» al fallimento del Governo, nonostante gli annunci di prosecuzione e di determinazione nei confronti della cosiddetta revisione della spesa. Una revisione della spesa laddove il 44 per cento della manovra è finanziato in deficit e solo una parte ridotta, il 56 per cento, di tagli alla spesa. Troppo poco, troppo poco in un contesto in cui più volte si è detto che la guerra all'inefficienza e alla spesa improduttiva doveva essere il salto di qualità, doveva essere il momento di definizione di politiche che fossero funzionali ad una nuova fase di sviluppo del Paese. Anche da questo punto di vista, il Governo ha fallito con il proprio operato, inadeguato e inefficiente.
Il fatto che si continui a spostare nel tempo, attraverso politiche che puntano al deficit, il carico sulle nuove generazioni del debito pubblico e di tutti gli impegni che evidentemente vengono trascinati nel tempo dimostra un Paese che non ha strategia, un Paese che non guarda alle nuove generazioni, un Paese che non dà la possibilità di intravedere uno scenario di vita degno di questo nome, con presìdi che sono legati a nuovi indicatori, anche di carattere sociale, quale l'indicatore del benessere equo e sostenibile. Tutti elementi che sono stati prima annunciati da parte del Governo e poi sostanzialmente travolti da una incapacità evidente e da una necessità di comunicazione da parte del Presidente del Consiglio finalizzata solo a portare a casa interventi per i territori di riferimento, logiche clientelari e percorsi, purtroppo, assolutamente negativi per il Paese.
Ebbene, questi fardelli, così come le clausole di salvaguardia, il debito pubblico, sono elementi che condizioneranno pesantemente il futuro del nostro Paese. Un futuro del Paese che, evidentemente, è minato da iniziative che danno il senso della contingenza. I : si è varata questa politica. alle Forze armate, ai ragazzi diciottenni, che servono per pensare di poter pagare la giornata elettorale, ma non certamente di vedere uno sviluppo strutturato con politiche che possano fare immaginare una ripresa vera della domanda, dei consumi, in un periodo medio-lungo.
Se andiamo a vedere le politiche degli altri Paesi rispetto alla strutturazione delle politiche di sostegno alla crescita dell'economia, non ci sono questi interventi, sono interventi marginali. Adesso, invece, per la nostra politica economica sono diventati interventi per poter comprare il consenso, regione per regione, città per città, dove c’è il per la Campania, il per De Luca, il per le aree del Mezzogiorno, con una decontribuzione finta, finalizzata esclusivamente ad un passaggio elettorale in cui si garantisce solo il 2017, non si dà futuro alle nuove generazioni. Gli imprenditori non sapranno quale sarà il sistema fiscale che dovranno evidentemente affrontare nei prossimi anni, e quindi non possono investire.
Un Governo che non ha saputo dare credito alle piccole e medie imprese, lo ricordava prima il collega Guidesi della Lega, noi lo sosteniamo. Le piccole e medie imprese si sono trovate ad affrontare un mercato del credito che è cambiato profondamente, garanzie che devono essere evidentemente rafforzate, un sistema di controgaranzie che non entra. Viceministro Morando, noi le riconosciamo un lavoro importante, come sempre indefesso, su questa legge di bilancio. Con altrettanta chiarezza, lei più volte ha detto, anche sul decreto fiscale e in altri interventi, che il nodo del credito e delle tecniche di rafforzamento dei presìdi per consentire di poter riprendere un percorso di affidamento e finanziamento delle piccole e medie imprese sono nodi che il Governo deve affrontare. Ma quando li affronteremo, quando verranno affrontati questi nodi per fare questo salto di qualità ? Abbiamo l'impressione che probabilmente sarà un altro Governo, non certamente questo, che affronterà questi nodi, ma è un peccato, un peccato perché abbiamo perso delle grandi occasioni.
E poi la sventolata lotta all'evasione. Cari colleghi, non ci convincete più: voi avete creato nel decreto fiscale un nuovo Grande fratello, pronto a colpire, come sempre, alcune categorie, quelle che hanno nel tempo avuto del risparmio, che hanno lavorato, che hanno costruito dei patrimoni legati alla famiglia, ma non va ad aggredire quell'evasione, ormai diffusa, determinata da un livello di pressione fiscale altissimo, insostenibile, e che quindi inesorabilmente porta l'ulteriore incremento di un'evasione fiscale che nel nostro Paese ha raggiunto livelli insopportabili.
Si risolve con il Grande fratello fiscale ? No, si risolve con una grande operazione di fiscale, di riduzione delle tasse, inserendo anche nuovi presìdi fondamentali, come la interventi che possano anche andare nel senso di immaginare un sostegno vero, come abbiamo fatto noi con i nostri emendamenti, a politiche di sostegno alla famiglia, alla natalità, il quoziente familiare. Alcuni colleghi hanno citato le esperienze francesi in termini di in un dibattito interessante in Commissione, l'esperienza del Nord Europa.
Ma perché prendiamo solo gli aspetti connessi ai redditi, nei confronti dei soggetti deboli, e non certamente agli aspetti di politica fiscale, molto più idonei per il nostro Paese, per sostenere il consumo, la crescita, la natalità delle nuove famiglie e, quindi, di conseguenza, politiche che puntino al rilancio del sistema Italia, della nostra identità culturale, in un momento, in una congiuntura internazionale, così debole ? Insomma, ne esce, Presidente e colleghi, un'Italia che è più divisa, un'Italia che vede un Presidente del Consiglio, invece che curare questi temi in modo indefesso, ventre a terra, in Europa e nel mondo, per difendere l'interesse nazionale, screditare, città per città, l'opposizione screditare le categorie che non ritengono che ci sia una riforma della Costituzione degna di questo nome, screditare tutti coloro che rappresento un modo di pensare diverso.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
ALBERTO GIORGETTI. Allora, Presidente, a questo Presidente del Consiglio, a questo Governo diciamo «no». Siete inadeguati, dovete andare a casa, il 4 dicembre sarà un passaggio fondamentale per la svolta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Laura Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Presidente, come si fa a chiedere se abbiamo fiducia in questo Governo ? Con quale coraggio ? Questo Governo è allergico alle norme e alle regole che esso stesso si dà. Non sa cosa significa il rispetto del Parlamento, non rispetta la legge di contabilità appena votata da voi del Partito Democratico in estate, e pretendete che noi cittadini ci fidiamo della vostra proposta di riforma costituzionale. Abbiamo un Ministro dell'economia che manda in ampio ritardo la legge di bilancio alle Camere, per poi essere protagonista di un balletto indecente di fronte all'Europa, peraltro un balletto non concluso, perché dipenderà dall'esito del 4 dicembre. Forse il Ministro non si ricorda che ha ballato su tutti gli italiani, su chi è stato colpito dalle emergenze terremoto e sui migranti. Alla fine ci siamo trovati a parlare di tutto ciò che riguarda 60 milioni di cittadini, di cui 9 milioni di poveri, in una sola settimana. Ma entriamo nel merito.
Ci sta molto a cuore il capitolo degli enti locali: abbiamo proposto degli interventi importanti scaturiti dall'interlocuzione con i sindaci e con l'ANCI. I comuni sono quel fondamentale livello amministrativo di prossimità con i cittadini, che per il Premier, sindaco di tutti gli italiani, è diventato solo un terreno di ricatto e di strumentalizzazione in vista del referendum. Avevamo proposto di alleggerire il costo dei mutui per i comuni che hanno una ristrutturazione. Quando parliamo di pubblica amministrazione non ci dovrebbe essere scopo di lucro, anche verso le banche, che per questo Governo sono diventate l'unica ragione di vita, invece per poi c’è sempre lo scopo di lucro e di ricatto. Avevamo proposto di rendere più agevole l'utilizzo degli avanzi di bilancio, avevamo proposto di alleggerire il e ristorare così parte dei tagli subiti dagli enti locali per colpa di un’ cieca e dannosa, rovinosa anche per gli stessi conti pubblici che l'Europa pretenderebbe di aiutare.
Qui però viene il bello: sapete che cosa ci ha risposto il Governo ? Ci ha risposto: no, non possiamo accogliere nulla perché stiamo portando avanti una trattativa con l'ANCI su questi stessi temi, ne parliamo al Senato. Ci chiediamo, da quanto dura questa trattativa con l'ANCI su questi stessi temi ? Sono mesi che si parlano. Per quanto deve ancora andare avanti questa trattativa che ha più segreti della trattativa Stato-mafia ? Speriamo non sia una trattativa tipo quella che porta avanti il vostro governatore De Luca con i sindaci campani; ci auguriamo non sia una trattativa a base di pesce e yacht in cambio di un «sì» al referendum . Ma Presidente, temiamo il peggio, visto come vi siete comportati con il presuntuoso rinvio della ripartizione del Fondo degli enti locali. Su questo Fondo, peraltro, si parla già, tra le vostre segrete stanze, che pochi soldi andranno ai comuni. Forse questo serve per convincere un «sì» legato ancora una volta al ricatto e all'esito del referendum ? Cari sindaci non cedete al ricatto, non cadete nella trappola ! Nel frattempo il Presidente del Consiglio si è messo in mano un Fondo da 5 miliardi per le città italiane da distribuire a piacimento nei prossimi due anni; sempre dopo il referendum, sia chiaro.
È vero, ora siamo entrati al governo di città anche molto importanti, ci confrontiamo ogni giorno con la sfida concreta di rimettere in piedi ciò che per trent'anni la vostra politica ha distrutto, e vi assicuro che in certe città abbiamo visto numeri da circo, sui quali siamo sicuri che le procure, a cui denunciamo questi reati, provvederanno a fare giustizia. Noi facciamo tutto ciò mantenendo il nostro approccio, attuando la nostra visione, la nostra identità: niente «marchette», niente favori localistici come fate voi; interventi sempre di ampio respiro nell'interesse generale.
Siamo di fronte a una legge di bilancio che ricatta e blandisce, che minaccia e liscia il pelo: da una parte, regala oggi una scarpa, nell'attesa di donare, come una lauta concessione, la seconda dopo il «sì» al referendum; ma attenzione, perché dall'altra mette in piedi una serie di e mancette senza una visione strategica di Paese, e soprattutto spendendo un'infinità di risorse che noi avremmo voluto mettere per assumere infermieri negli ospedali, finanziare il reddito di cittadinanza, dare un reale aiuto immediato alle persone colpite dal terremoto .
Invece no. Addirittura, udite udite, il Partito Democratico è riuscito a litigare tra le sue correnti interne su temi come l'emergenza sanitaria in luoghi dove l'Ilva continua ad uccidere persone. Fate ridere, se in ballo non ci fosse la vita della gente. Una scarpa prima e una scarpa dopo, dicevamo, quello che abbiamo appreso dalle illuminanti parole di De Luca, cioè che il clientelismo è una cosa che va fatta scientificamente, mica a caso. E non si tratta di un fatto episodico, ma è un sistema che noi abbiamo denunciato alle procure di Napoli e per il quale è stato aperto anche un fascicolo. Per il resto, soldi a pioggia, che vedremo se saranno confermati nella lettura al Senato, perché dopo il 4 dicembre può succedere di tutto, sempre che vengano coperti con operazioni come condoni e aumenti di tasse, come per esempio il taglio della deduzione per l'aiuto alla crescita economica, che serve per coprire il piano Industria 4.0, che avrà scarso impatto sull'economia, perché affronta la crisi dal lato dell'offerta, mentre la nostra crisi è una crisi di domanda. Presidente, poi mi chiedo sempre, continuamente, come è possibile sbagliare in questo modo, visto che il nostro Padoan, il nostro caro Ministro, è un super professorone.
Ci chiedete di darvi fiducia dopo lo scempio che avete combinato con la finta abolizione di Equitalia, perché le cose, Presidente, sono congiunte: hanno fatto lo scherzo di fare un decretino, prima della legge di bilancio, dove restano oggi ancora aggi, che è ciò che veramente ai cittadini interessa. Ci chiedete di darvi fiducia dopo i favori ai grandi evasori: da una parte la sanatoria sulle cartelle, che può andar bene solo a chi ha dei denari in tasca, quindi a chi in realtà di una cartella non si preoccupa più di tanto, per intenderci, mentre chi tutti i giorni rischia la pelle per le cartelle e addirittura magari si toglie la vita, quelli no, non li aiutiamo. Poi ci sono i riciclaggi di Stato della : tanti reati fiscali perdonati davanti agli occhi dello Stato che si mette il prosciutto sugli occhi. La verità è che, esattamente come volete fare con questa riforma, vi interessa continuare a fare appoggiando i comuni e gli enti territoriali fino al 5 dicembre, poi vedrete che cosa succede e riproporzionerete.
Io sono convinta, Presidente, che dopo continueranno comunque ad affamare i comuni. State utilizzando una vera e propria tecnica di tortura: state prendendo la testa di tutti noi italiani e ci state costringendo a respirare sotto l'acqua. Presidente, chiedo al Governo, attraverso lei, di farci respirare, perché altrimenti moriremo tutti annegati. La vera unica e sola speranza è che questa sia davvero l'ultima legge di bilancio in mano a questo Governo. Io me lo auguro, perché le voci fuori da questo Palazzo, ma anche dentro al Palazzo, dicono che questa davvero sarà l'ultima legge di bilancio del primo sindaco d'Italia. Me lo auguro perché, come dicevo prima, non sono più disposta a guardare annegamenti forzosi da parte di chi dice di tutelare i cittadini e invece, ancora una volta, si dimostra solo amico dei soliti, per un «sì» a un referendum che io mi auguro finirà nel migliore dei modi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Presidente, come vedono i colleghi, le colleghe ed i colleghi del Partito Democratico oggi hanno un fiocchetto, perché oggi è una giornata importante per il voto che esprimeremo tra poco sulla fiducia al Governo, ma è una giornata importante anche perché è la giornata di contrasto alla violenza maschile sulle donne. Naturalmente il gesto simbolico del fiocco è un gesto di assunzione di responsabilità, ma non è soltanto l'unico gesto. Nella legge di bilancio che approveremo ci sono molte cose concrete che riguardano la lotta contro la violenza sulle donne: c’è l'aumento delle risorse per il Piano contro la violenza, c’è la previsione dei congedi per le lavoratrici autonome vittime di violenza che nel era stato riconosciuto alle lavoratrici dipendenti. Mi sarebbe piaciuto ascoltare parole analoghe da parte degli altri gruppi: nessuno ha ricordato questo tema. Dispiace, perché le conquiste che ho detto prima essere nella legge di bilancio sono anche frutto di una condivisione importante da parte di molti gruppi: sarebbe stato importante che anche gli uomini degli altri gruppi e le donne degli altri gruppi che hanno parlato avessero ricordato questa assunzione di responsabilità.
Ma veniamo alla legge di bilancio. Dicevo, molto importante, ma è molto importante soprattutto per una cosa, la legge su cui adesso noi voteremo la fiducia al Governo: perché tiene insieme sviluppo ed equità. Sviluppo ed equità: non è un legame banale, non è una scelta scontata, è una scelta; quelle scelte che non sono avvenute in Governi passati, quelle scelte che sono contrastate dai Governi tecnici, che per definizione equità e sviluppo non sanno tenere insieme per scelta. È veramente stupefacente, a proposito di onestà, che nel commentare i contenuti di questa legge ci si sia ben guardati dal nominare tutti gli interventi di equità che ci sono al suo interno: si definisce l'equità campagna elettorale, si definiscono le misure di equità «marchette». Io capisco che per esempio alcuni gruppi – penso in questo caso a chi dice «onestà, onestà» – non siano in grado di riconoscere l'equità, non la sappiano riconoscere; ma che addirittura non ci sia nemmeno il nominare interventi così importanti come quelli che ci sono, è una prova di evidente confusione politica e culturale.
Perché dicevo che tiene insieme crescita ed equità ? Intanto li tiene insieme perché questo è il filo conduttore della battaglia che stiamo facendo in Europa: il Governo italiano oggi è tra i pochi che, per difendere l'Europa, fa una battaglia in Europa. La fa per sé e per i suoi cittadini, la fa per difendere il modello sociale europeo: una battaglia appunto che dice che l'Europa ha bisogno di respirare, l'Europa ha bisogno di tenere insieme l'equità e la crescita. Orgogliosamente noi nominiamo questa battaglia, ed orgogliosamente nominiamo la scelta di questo Governo di avere un Paese che prima di tutto si preoccupa di accogliere. L'accoglienza è un tratto distintivo della politica di questo Governo: io e noi ne siamo orgogliosissimi, perché le scelte di tenuta insieme di questo Paese e dell'Europa – a proposito di tenere insieme un Paese – partono da qui, dall'umanità con cui si guarda a problemi globali come quelli dell'immigrazione, dell'umanità.
Naturalmente, sì, crescita ed equità. Crescita, sviluppo: quale crescita ? Questo Paese si trova nella situazione di difficoltà da cui sta cominciando ad uscire, perché alle spalle ha anni di assenza di politica industriale, anni in cui i problemi della divisione tra Nord e Sud non sono stati affrontati, anni in cui non si è investito in ricerca ed innovazione, anni in cui non si è investito sul lavoro delle donne. Noi ci stiamo occupando di questi temi !
Crescita di tutte le risorse messe a disposizione di «Industria 4.0»: è esattamente questo. Ma non una crescita qualunque: una crescita di qualità, che scommette sull'innovazione. Le misure che in questa legge di bilancio ci sono sulle delocalizzazioni – altro che non ci sono ! –, sulle delocalizzazione e sui vogliono dire questo.
La legge approvata sul cinema vuol dire questo: avere un'idea della qualità dello sviluppo e della qualità della innovazione. Il decreto fiscale che è collegato è molto importante per dare l'idea della visione di questo Paese, e fortemente alimentato esattamente dall'idea di una cultura che rende il fisco più equo e più umano.
Equità: trovo incredibile che nei discorsi dell'opposizione siano stati nascosti tutti i contenuti di equità che ci sono lì; ma sono scelte che, oltre ad essere eque, hanno un'idea: quando si tratta delle risorse che ci sono sulla parte che riguarda la previdenza, sono certo misure che vengono approvate per chi è già in pensione, per sostenere le pensioni più basse, e sono le misure fatte per rendere possibile uscire prima ad alcune persone, quelle più in difficoltà. Ma c’è un'idea, c’è l'idea che non tutti i lavori sono uguali, e non tutte le persone sono uguali: quella è l'equità ! E quindi bisogna trovare le misure che si mettano in relazione esattamente al fatto che tutti i lavori non sono uguali. È un'idea nuova, è un'idea moderna, che continuerà nel secondo tempo previsto nel verbale con le organizzazioni sindacali, pensando alla pensione di garanzia per i giovani.
Quando si parla di sanità, l'idea del finanziamento dei livelli essenziali, e l'idea di sostenere anche i nuovi farmaci, è un'idea... Devo dire all'onorevole Scotto, e ad altri che hanno nominato De Luca, e soprattutto all'onorevole Scotto, che ha parlato di scelta fatta nottetempo: forse lui non è passato molto dai lavori della Commissione bilancio, ma la Commissione bilancio ha votato il parere al relatore ieri a metà pomeriggio; la norma di cui si parla è stata approvata alle ore 22 e non nottetempo, e naturalmente qualcuno dovrebbe spiegarmi come è possibile non comprendere che una regione ha l'80 per cento del suo bilancio sulla sanità. Che il presidente di una regione, eletto dai cittadini, non possa aprire bocca su l'80 per cento del suo bilancio, peraltro commissariato per errori fatti da altri (e non riguarda solo la Campania), francamente è veramente stupefacente !
PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Colleghi ! Colleghi !
TITTI DI SALVO. Così come dietro agli stanziamenti sulla povertà c’è un'idea, e cioè che agire sulle disuguaglianze è fondamentale per l'equità e la crescita. Così come c’è un'idea sul fatto di mettere a disposizione risorse per rinnovare il contratto del pubblico impiego: che la riforma della pubblica amministrazione ha bisogno di avere persone, lavoratori e lavoratrici che si sentano valorizzati e riconosciuti. C’è un'idea sulle risorse messe sul aziendale: l'idea che non si sostituisce certo in quel modo la qualità del ma c’è bisogno di personalizzare le risposte, c’è bisogno di responsabilità sociale delle imprese.
C’è un'idea quando si parla di occupazione, e si riconosce la decontribuzione per assumere gli studenti che hanno svolto nelle imprese che li hanno ospitati. C’è un'idea dell'alternanza scuola-lavoro, quell'idea che è alla base di moltissime esperienze europee; e naturalmente penso anche all'importante provvedimento parallelo che riguarda le assunzioni al Sud, e ai patti per il Sud, perché questo è uno dei punti che dicevo prima, che ha portato la caduta di competitività del Paese negli anni precedenti.
C’è un'idea di nuovo nelle misure che sono destinate a rendere libera scelta la maternità e la paternità: da un lato quelle che riguardano la denatalità ed il futuro, e dall'altro quelle che riguardano il congedo obbligatorio di paternità. Un'idea moderna: noi siamo di fronte ad una legge di bilancio moderna, che mette insieme sviluppo e innovazione, industria 4.0, finanzia l'innovazione, la ricerca, esattamente questo; e l'equità, che non è un tempo che non viene mai, è la scelta dell'oggi, ma ciascuna di quelle scelte di equità ha anch'essa un'idea alle spalle.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TITTI DI SALVO. Io ho sentito allora dall'opposizione affermazioni tutte di campagna elettorale... Grazie, Presidente, concludo subito. Tutte di campagna elettorale: l'onestà dell'opposizione avrebbe richiesto una condivisione di cose importanti, che aiuteranno le persone ed il Paese; perché le riforme, le riforme che questo Governo ha scelto di fare, senza chiudere gli occhi di fronte ai problemi che ogni riforma comporta e al fatto che i suoi effetti si vedono nel tempo e, quindi, esattamente il contrario di quello che viene detto, le riforme hanno bisogno di avere la speranza, di portare speranza. Non si vive, non si porta questo Paese fuori dalla crisi con la paura del cambiamento. Io ho sentito tanti «no». Da questo gruppo parlamentare vengono tanti «sì», tanti «sì» alle riforme che si sono fatte, per i loro effetti, tanti «sì» anche a quelle riforme che hanno portato a un aumento dell'occupazione stabile: l'80 per cento dell'aumento di posti di lavoro – mi spiace per chi ha detto il contrario – riguarda l'occupazione stabile. «Sì» per cambiare questo Paese, «sì» alla richiesta di fiducia che il Governo ha fatto. Non l'ho fatto prima, ringrazio anch'io il Governo e chi ha lavorato in questi giorni per la legge di bilancio. Avete ringraziato tutti il Viceministro Morando, Baretta, Sesa Amici; io penso che un ringraziamento sia doveroso al presidente Boccia. È stato un lavoro molto, molto complicato e ringrazio ovviamente tutto il Governo per il lavoro che è fatto in modo complicato, ma sereno. Per questo, insisto, insieme agli altri «sì», io dico «sì» alla fiducia al Governo .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 1.
Avverto che è in distribuzione un al testo del provvedimento, per il quale, all'articolo 1, comma 625, le parole: «106,95 milioni» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «91,75 milioni».
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione, per appello nominale, dell'articolo 1, sulla cui approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Per agevolare le operazioni di voto invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando, quindi, di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Estraggo a sorte il nome dal deputato dal quale comincerà la chiama.
.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo 1 del disegno di legge n. 4127--A, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendiamo, a questo punto, brevemente la seduta al fine di consentire al Comitato dei nove di riunirsi per formulare il parere sugli emendamenti riferiti agli articoli da 2 a 19 del provvedimento.
Sospendo, quindi, per venti minuti la seduta, che riprenderà esattamente alle 17.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Baretta, Bellanova, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Boschi, Bratti, Bressa, Brunetta, Capelli, Casero, Catania, Coppola, Dambruoso, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Ferranti, Fioroni, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Locatelli, Losacco, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Giorgia Meloni, Meta, Migliore, Molteni, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Realacci, Rosato, Rughetti, Sanga, Sani, Schullian, Sottanelli, Tabacci, Valeria Valente e Velo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
Desidero informare l'Assemblea che i nostri colleghi Emanuele Scagliusi e Toni Matarrelli sono diventati padri di due bambini di nome, rispettivamente, Lorenzo e Pietro Carmelo La Presidenza, a nome di tutta l'Assemblea, esprime loro e alle neomamme i più sinceri auguri.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 4127--A. Avverto che la Commissione ha presentato i subemendamenti 0.Tab.3.2.100 e 0.Tab.3.3.100, che sono in distribuzione .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2, con l'annessa Tabella 1 al quale non sono state presentate proposte emendative, .
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, con l'annessa Tabella 1.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate, con l'annessa Tabella 2
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.
MAURO GUERRA, . Signor Presidente, sull'emendamento Tab. 3.1, la Commissione formula un invito al ritiro. Sul subemendamento della Commissione 0.Tab.3.2.100 e sull'emendamento Tab. 3.2, il parere è favorevole. Sul subemendamento 0.Tab.3.3.100 della Commissione, il parere è favorevole e, successivamente, il parere è favorevole sull'emendamento Tab. 3.3 così eventualmente subemendato. Sull'emendamento Tab. 3.4, il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza Cariello ? Prego.
FRANCESCO CARIELLO, . Presidente, io non ho i numeri dei subemendamenti del Governo, quindi, non saprei darle un parere per numero. Io ho le tabelle qui nel fascicolo, poi ci sono i subemendamenti del Governo, ma non hanno un numero, quindi, non so, se mi chiama la Tabella relativa...
PRESIDENTE. Sono in distribuzione, sono quelli della Commissione, quelli su cui avete anche lavorato fino ad ora.
FRANCESCO CARIELLO, . No, parlo dei subemendamenti, le tabelle le ho.
PRESIDENTE. Se vuole, glieli chiamo io.
FRANCESCO CARIELLO, . Sì, forse, è meglio.
PRESIDENTE. Emendamento Tab. 3.1 ?
FRANCESCO CARIELLO, . Astenuto.
PRESIDENTE. Si rimette all'Aula.
FRANCESCO CARIELLO, . Sì.
PRESIDENTE. Subemendamento 0.Tab.3.2.100 della Commissione ? Se può aiutarla, al capoverso stato di previsione: Ministero dell'economia e delle finanze, missione...
FRANCESCO CARIELLO, . Presidente, io le devo chiedere una distribuzione di questi, perché non li ho.
PRESIDENTE. Ma sono in distribuzione. Allora, facciamo così. Io chiedo prima gli altri relatori, mentre lei si riorganizza un attimo.
Relatore di minoranza, collega Giorgetti ?
ALBERTO GIORGETTI, . Presidente, non abbiamo la numerazione e non abbiamo i subemendamenti. Abbiamo solo i testi, ma non la numerazione.
PRESIDENTE. Ma sono numerati: io vedo i fogli...
ALBERTO GIORGETTI, . Non abbiamo quello numerato.
PRESIDENTE. Allora li chiamo io. Giorgetti, emendamento Tab. 3.1, pagina 2 del fascicolo ?
ALBERTO GIORGETTI, Parere favorevole.
PRESIDENTE. Subemendamento 0.Tab.3.2.100 della Commissione ?
ALBERTO GIORGETTI, Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Tab. 3.2 ?
ALBERTO GIORGETTI, Parere favorevole.
PRESIDENTE. Subemendamento 0.Tab.3.3.100 della Commissione ?
ALBERTO GIORGETTI, Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Tab. 3.3 ?
ALBERTO GIORGETTI, Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento Tab. 3.4 ?
ALBERTO GIORGETTI, Parere è contrario.
PRESIDENTE. Cariello ?
FRANCESCO CARIELLO, . Sull'emendamento Tab. 3.1 mi rimetto all'Aula. Sul subemendamento 0.Tab.3.2.100 della Commissione il parere è favorevole. Sull'emendamento Tab. 3.2 parere favorevole. Sul subemendamento 0.Tab.3.3.100 della Commissione mi rimetto all'Assemblea. Allo stesso modo mi rimetto all'Aula sugli emendamenti Tab. 3.3 e Tab. 3.4 Mognato.
PRESIDENTE. Collega Melilla ?
GIANNI MELILLA, . Il parere è favorevole su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo ?
PIER PAOLO BARETTA, . Sull'emendamento Tab. 3.1 invito al ritiro. Sull'emendamento Tab. 3.2 parere favorevole, così come sul subemendamento 0.Tab. 3.2.100 della Commissione. Sull'emendamento Tab. 3.3 parere favorevole. Sull'emendamento Tab. 3.4 il parere è favorevole.
PRESIDENTE. C’è un subemendamento su cui non ha espresso il parere, lo 0.Tab. 3.3.100 della Commissione.
PIER PAOLO BARETTA, . Il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Tab. 3.1 Capezzone.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Per invitare a un supplemento di riflessione sia il relatore sia il Governo perché trattasi esclusivamente di una piccola variazione di 400.000 euro, che è spostata dall'attività dei beni culturali e dalle attività culturali stesse sul problema delle attività ricreative e dello sport per disabili mentali, una piccola somma. Peraltro nell'esercizio finanziario in corso il Governo aveva già l'anno scorso predisposto lo stesso medesimo intervento. Trattasi di una cifra modesta. Daremo un grande segnale. Noi Conservatori e Riformisti l'abbiamo proposto sia in sede di Commissione e anche adesso in Aula con la speranza di avere un accoglimento da parte del Governo e del relatore.
PIER PAOLO BARETTA, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO BARETTA, . Onorevole Palese, l'obiezione non è sull'iniziativa, sulla bontà dell'iniziativa, ma sulla struttura delle coperture. Posso prendere l'impegno a questo proposito di valutare in maniera positiva al Senato la risistemazione della struttura delle coperture.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 3.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori Melilla e Alberto Giorgetti e sul quale il relatore Cariello si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata, con l'annessa Tabella 3
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Duranti Tab. 4.1.
MAURO GUERRA, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Invito il deputato Cariello, relatore di minoranza, ad esprimere il proprio parere.
FRANCESCO CARIELLO, . Parere favorevole sull'emendamento Duranti Tab. 4.1.
PRESIDENTE. Invito il deputato Melilla, relatore di minoranza, ad esprimere il proprio parere.
GIANNI MELILLA, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Invito il collega Alberto Giorgetti, relatore di minoranza, ad esprimere il proprio parere.
ALBERTO GIORGETTI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo ?
PIER PAOLO BARETTA, . Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duranti Tab. 4.1, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevoli i relatori di Sinistra Italiana e MoVimento 5 Stelle, contrario il relatore Giorgetti.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5, al quale non sono state presentate proposte emendative, con l'annessa Tabella 4 .
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 con l'annessa tabella 4.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6, al quale non sono state presentate proposte emendative, con l'annessa Tabella 5 .
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6 con l'annessa tabella 5.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7, al quale non sono state presentate proposte emendative, con l'annessa Tabella 6.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7 con l'annessa tabella 6.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8, al quale non sono state presentate proposte emendative, con l'annessa Tabella 7.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8 con l'annessa tabella 7.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9, al quale non sono state presentate proposte emendative, con l'annessa Tabella 8.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9 con l'annessa tabella 8.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10, al quale non sono state presentate proposte emendative, con l'annessa Tabella 9.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10 con l'annessa tabella 9.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate, con l'annessa Tabella 10 .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MAURO GUERRA, . Emendamento De Rosa Tab. 11.1, parere contrario. Emendamento Castelli Tab. 11.2, parere contrario. Emendamento L'Abbate Tab. 11.3, parere contrario. Emendamento De Lorenzis Tab. 11.4, parere contrario. Emendamento Gagnarli Tab. 11.5, parere contrario.
PRESIDENTE. Invito il deputato Cariello, relatore di minoranza, ad esprimere il proprio parere.
FRANCESCO CARIELLO, . Parere favorevole su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Invito il deputato Melilla, relatore di minoranza, ad esprimere il proprio parere.
GIANNI MELILLA, . Parere favorevole su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Invito il collega Alberto Giorgetti, relatore di minoranza, ad esprimere il proprio parere.
ALBERTO GIORGETTI, . Parere favorevole su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo ?
PIER PAOLO BARETTA,. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa Tab. 11.1, con il parere contrario di Commissione e Governo, tutti i pareri dei relatori di minoranza sono favorevoli.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12, al quale non sono state presentate proposte emendative, con l'annessa Tabella 11 .
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12 con l'annessa tabella 11.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13, al quale non sono state presentate proposte emendative, con l'annessa Tabella 12 .
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13 e l'annessa tabella 12.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14, al quale non sono state presentate proposte emendative, con l'annessa Tabella 13 .
Passiamo dunque ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15, al quale non sono state presentate proposte emendative, con l'annessa Tabella 14 .
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15 e l'annessa tabella 14.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
Avverto che è in distribuzione la versione corretta degli ordini del giorno Placido n. 9/4127-A/208 e Catanoso n. 9/4127-A/252.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi articolo 89, comma 1, del Regolamento i seguenti ordini del giorno, in quanto corrispondenti ad emendamenti dichiarati inammissibili per estraneità di materia in sede referente: Pesco n. 9/4127-A/49, Ciprini n. 9/4127-A/52, L'Abbate n. 9/4127-A/62, Abrignani n. 9/4127-A/81, Becattini n. 9/4127-A/168, Dellai n. 9/4127-A/86, Mognato n. 9/4127-A/118, Riccardo Gallo n. 9/4127-A/120, Carella n. 9/4127-A/139, Carloni n. 9/4127-A/164, Causin n. 9/4127-A/194, Scopelliti n. 9/4127-A/195, Ermini n. 9/4127-A/227, Ciracì n. 9/4127-A/239, Russo n. 9/4127-A/253, Gelmini n. 9/4127-A/264 e Paola Bragantini n. 9/4127-A/273.
La Presidenza non ritiene, altresì, ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto del tutto estranei ai contenuti del provvedimento in esame, i seguenti ordini del giorno: Marcolin n. 9/4127-A/82, Porta n. 9/4127-A/132, Crivellari n. 9/4127-A/140, Gigli n. 9/4127-A/175, Zan n. 9/4127-A/178, Catanoso n. 9/4127--A/252.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
PIER PAOLO BARETTA, . Signor Presidente, gli ordini del giorno sono tutti accolti come raccomandazioni .
CINZIA MARIA FONTANA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CINZIA MARIA FONTANA. Grazie, Presidente. Accettiamo l'accoglimento di tutti i nostri ordini del giorno come raccomandazioni.
FRANCESCO CARIELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO CARIELLO. Presidente, il nostro gruppo, MoVimento 5 Stelle, chiede il parere specifico sui propri ordini del giorno, dall'ordine del giorno Cozzolino n. 9/4127-A/38 all'ordine del giorno Prodani n. 9/4127-A/76 e dall'ordine del giorno Alberti n. 9/4127-A/91 fino all'ordine del giorno Romanini n. 9/4127-A/94. In realtà l'ordine del giorno Venittelli n. 9/4127-A/40 non è nostro, però è in mezzo a una serie di nostri.
PRESIDENTE. Allora, dall'ordine del giorno Alberti n. 9/4127-A/91 fino all'ordine del giorno Romanini n. 9/4127-A/94, e quelli prima quali sono ?
FRANCESCO CARIELLO. Dall'ordine del giorno Cozzolino n. 9/4127-A/38 fino all'ordine del giorno Prodani n. 9/4127--A/76.
PRESIDENTE. Dall'ordine del giorno Cozzolino n. 9/4127-A/38 fino all'ordine del giorno Prodani n. 9/4127-A/76. In questi casi non chiede un parere, ma rifiuta di accettarli come raccomandazione e, quindi, di fatto ci sarà un parere contrario, devo presumere. Li vuole mettere in votazione, sostanzialmente.
FRANCESCO CARIELLO. Esatto.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Siamo in fase di organizzazione dei lavori.
ROCCO PALESE. Presidente, intervengo per accettare gli ordini del giorno presentati dalla componente Conservatori e Riformisti, nel senso che ha detto poco fa il rappresentante del Governo, come raccomandazione.
ROBERTO OCCHIUTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO. Il gruppo di Forza Italia accetta l'accoglimento degli ordini del giorno come raccomandazione.
FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Anche Sinistra Italiana accetta l'accoglimento come raccomandazione dei propri ordini del giorno.
GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente, relativamente al mio ordine del giorno n. 9/4127-A/175, che avete dichiarato inammissibile, chiedo di conoscerne le ragioni, visto che in sede di discussione lo stesso argomento...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, colleghi...
GIAN LUIGI GIGLI. Visto che lo stesso argomento, presentato sotto forma di emendamento, era stato giudicato ammissibile.
PRESIDENTE. Lei sta parlando di un inammissibile ?
GIAN LUIGI GIGLI. L'ordine del giorno Gigli n. 9/4127-A/175 è stato dichiarato inammissibile, malgrado in fase di discussione, prima, in Commissione fosse stato dichiarato ammissibile e, addirittura, accantonato.
PRESIDENTE. A noi non risulta. Adesso facciamo delle verifiche e vediamo se è confermato quello che dice lei o quello che diciamo noi.
RENATE GEBHARD. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENATE GEBHARD. Accettiamo anche noi le raccomandazioni.
ANTONINO BOSCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONINO BOSCO. Area Popolare accetta la proposta del Governo di accoglierli come raccomandazione.
ROBERTO SIMONETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Accettiamo tutti gli ordini del giorno come raccomandazione, tranne l'ordine del giorno Rondini n. 9/4127-A/113, che chiedo di mettere in votazione.
FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Presidente, sarebbe stato preferibile che tutti fossimo convenuti su questa ipotesi, tuttavia anche noi accogliamo la proposta del Governo.
IGNAZIO ABRIGNANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Dopo anche Monchiero.
IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente. Anche il mio gruppo accetta la proposta del Governo di accoglierli come raccomandazione.
GIOVANNI MONCHIERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Accettiamo.
LUCA PASTORINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA PASTORINO. Presidente, anche la componente Alternativa Libera-Possibile accetta.
PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Presidente, il gruppo Socialista è d'accordo sulla proposta del Governo.
MICHELA MARZANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELA MARZANO. Presidente, intervengo per accettare.
PRESIDENTE. Facciamo, così, chi non è d'accordo ad accettare tutte le raccomandazioni del proprio gruppo ? Chi è che non è d'accordo ? Nessun altro ? Iannuzzi Cristian ? Prego, anche se ha già parlato una persona...
CRISTIAN IANNUZZI. Io non faccio parte di quella componente.
PRESIDENTE. Mi scusi, mi scusi.
CRISTIAN IANNUZZI. Io non accetto la raccomandazione.
PRESIDENTE. Va bene. Allora, un attimo solo, iniziamo dall'ordine del giorno Labriola n. 9/4127--A/2. Prendo atto che il presentatore chiede di metterlo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Labriola n. 9/4127--A/2, con il parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
FRANCESCO CARIELLO. Grazie, Presidente. Vorrei un attimino chiedere al Governo di valutare seriamente questo ordine del giorno, perché durante la discussione della legge di bilancio, è stato presentato un emendamento che abbiamo ritirato proprio perché il Governo aveva espresso la volontà di accogliere un ordine del giorno. Quindi, al di là della raccomandazione, credo si debba sottolineare l'importanza di questo ordine del giorno, che abbiamo discusso ampiamente anche con ANCI e durante le audizioni della legge di bilancio.
Poi mi permetterei, Presidente, di aggiungere una valutazione. Oggi è stata posta anche una questione dal collega Boccia – mi sembrerebbe il caso di sottolineare questo aspetto – su un ordine del giorno che ha la sua importanza e la sua valenza nel merito, ma che non è stato possibile presentare per la non unanimità dei gruppi. Il nostro gruppo si è rifiutato di firmare quell'ordine del giorno, ma se il Partito Democratico accoglie, poi, alla fine, come si sta dimostrando, una qualsiasi raccomandazione e, quindi, non chiede nel merito di analizzare ogni singolo ordine del giorno, questo a dimostrazione della poca e scarsa valenza che questo strumento ha per voi, mi chiedo cosa può realmente dimostrare un ordine del giorno che impegni il Governo in un qualcosa che non si farà mai e che non si farà mai in quei termini per cui lo avete posto. Quindi è una dimostrazione, nei fatti, che gli ordini del giorno accolti come raccomandazione non servono a nulla.
Quindi, Presidente, è una dichiarazione che ci tenevo a fare ed è questo il motivo per cui ho chiesto che si esprimano i miei colleghi e tutti i firmatari dei nostri ordini del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cariello n. 9/4127--A/44.
Dichiaro aperta la votazione.
MARCO BRUGNEROTTO. Grazie, Presidente. Solo per dichiarare, se è ancora possibile, di accettare la raccomandazione.
PRESIDENTE. Sì, allora non lo votiamo e andiamo avanti.
Siamo all'ordine del giorno Ruocco n. 9/4127--A/47.
Ha chiesto di parlare la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.
CARLA RUOCCO. Grazie, Presidente. Accetterei anch'io la raccomandazione.
PRESIDENTE. D'accordo, la ringrazio. Colleghi... Colleghi, per favore, accetta la raccomandazione, andiamo avanti.
Siamo all'ordine del giorno Lombardi n. 9/4127--A/48.
Ha chiesto di parlare la deputata Lombardi. Ne ha facoltà.
ROBERTA LOMBARDI. Anch'io accetto la raccomandazione.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
Passiamo all'ordine del giorno Villarosa n. 9/4127--A/50. Non c’è ? Cosa facciamo con questo ordine del giorno ?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/4127--A/50.
Dichiaro aperta la votazione.
DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Volevo dire all'Aula che questo ordine del giorno dovrebbe essere votato favorevolmente, perché dà soltanto seguito a una risoluzione approvata all'unanimità in Commissione trasporti in questa legislatura pochi mesi fa, in cui ovviamente chiediamo di dare maggiori risorse al Fondo nazionale per il trasporto pubblico.
Sappiamo tutti che le regioni sono in uno stato precario per quanto riguarda i servizi al cittadino, tanto più per il trasporto pubblico locale. Tra l'altro, le aziende di trasporto pubblico locale, avendo una penuria di fondi, quando non tagliano le corse e quando non chiedono un aumento tariffario, procedono a ridurre gli investimenti e a volte questi investimenti non vengono fatti proprio nell'ambito della sicurezza. Ne abbiamo avuto prova qualche mese fa, per esempio, con il disastro nella tratta ferroviaria tra Andria e Corato.
Ora io chiedo al Governo di provare almeno a dare seguito a quello che il Parlamento ha già approvato con una risoluzione, appunto, di tutti i gruppi politici in Commissione trasporti. Quindi, chiediamo un impegno concreto ad aumentare il Fondo nazionale del trasporto pubblico, proprio per dare, dalla dotazione attuale inferiore ai 5 miliardi, un altro miliardo e mezzo che sarebbe quello necessario per garantire a tutte le regioni di avere un trasporto pubblico locale degno di questo nome.
PIER PAOLO BARETTA, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO BARETTA, . Presidente, solo per chiarire che gli emendamenti accolti come raccomandazione, sia pure come raccomandazione...
PRESIDENTE. Gli ordini del giorno...
PIER PAOLO BARETTA, . Scusi, gli ordini del giorno, sia pure come raccomandazione, sono accolti, non respinti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dell'Orco n. 9/4127--A/60.
Dichiaro aperta la votazione.
DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Intervengo per una doppia motivazione: la prima è replicare al sottosegretario Baretta, il quale diceva che accogliere un ordine del giorno come raccomandazione vuol dire, comunque, accogliere l'impegno. Se il Governo intendesse accogliere l'impegno, probabilmente, non avremmo visto, nella scorsa votazione, che quest'Aula, in qualche modo, ha respinto l'ordine del giorno. C’è una differenza tra accoglierlo come raccomandazione e accogliere l'ordine del giorno così come è formulato, quindi, non ci venisse a raccontare delle cose che sono facilmente interpretabili in maniera personalizzata.
Per quanto riguarda, invece, l'ordine del giorno in discussione, si parla sempre del trasporto pubblico locale: sottosegretario Baretta, mi rivolgo a lei visto che ha avuto la cortesia di rispondermi nell'intervento precedente. Questo è un tema che è molto simile a quello proposto da un deputato del Partito Democratico, che chiede semplicemente che gli abbonamenti e le spese che le famiglie fanno per il trasporto pubblico locale, signora Presidente, siano detraibili nella dichiarazione dei redditi. Questo, da una parte, permetterebbe di avere meno congestione in ambito urbano e, contemporaneamente, di aumentare la quota modale delle persone che usano il trasporto pubblico, quindi, con maggiori e certi incassi per quanto riguarda gli enti pubblici e le società di gestione del trasporto pubblico locale. È un indirizzo politico molto chiaro, quando il Governo parla di mobilità sostenibile, dare, quindi, un segnale molto forte e molto concreto che si vuole effettivamente rendere il trasporto in questo Paese veramente sostenibile finanziando il trasporto pubblico urbano. Quindi, anche su questo, noi ci aspettiamo, ovviamente, che il Partito Democratico faccia una prova di coerenza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/4127--A/61.
Dichiaro aperta la votazione.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Credo che, in effetti, dopo tre anni e mezzo di legislatura, abbiamo imparato una lezione: una maggioranza può riuscire a sfinire un movimento di opposizione semplicemente con un muro di gomma. Vede, Presidente, io non ho particolare antipatia per il sottosegretario Baretta, non lo conosco, abbiamo parlato pochissimo e, tra l'altro, è una persona anche estremamente aperta, aperta al dialogo, con un atteggiamento anche bonaccione, eppure è anche una persona, come lui stesso ha dichiarato, sempre aperta alle raccomandazioni.
Il punto è questo, Presidente. Noi ripresentiamo con questo ordine del giorno un emendamento che riguarda una battaglia, una battaglia sacrosanta, che è relativa ad un milione di famiglie italiane che soffre gravemente di azzardopatia, che sono coinvolte, sono giovani disoccupati, anziani con pensioni molto basse; un altro milione di persone è considerata problematica. Nel 2013, con l'avvento del sottosegretario Baretta, si trova in eredità un raccolto incredibile di 90 miliardi di euro sul gioco d'azzardo, su cui lo Stato incassa il 10 per cento, più o meno la stessa cifra che incassa il privato. C’è questa divisione della torta: metà va allo Stato e metà va al privato.
Nel 2014 scende il raccolto, per cui sembra che il sottosegretario Baretta ha ragione quando dice che non possiamo andare a martellare un settore in crisi; in realtà, come tutti sanno, questo settore non è assolutamente in crisi, perché nel 2015, nonostante l'Agenzia dei monopoli e delle dogane non brilli per trasparenza né per comunicazioni chiare ed imparziali, risulta il braccio armato del MEF. Si rialza improvvisamente il raccolto, che ritorna a 89 miliardi: mentre i primi due settori economici del Paese, che erano la FIAT e l'ENI, comunque, lamentano gravi difficoltà, il settore del gioco d'azzardo è il primo in Europa. L'Italia ha questo primato: ha il primato del «» a livello mondiale, ha il primato del giocato e del giocato totale per quanto riguarda tutti i Paesi dell'Europa.
Quindi, c’è di nuovo questo aumento di altri 4 miliardi di euro: un settore anticiclico, che deve essere assolutamente tenuto sotto controllo, sotto attenzione da parte di tutti i parlamentari. E non è un caso che in quest'Aula, Presidente, i parlamentari del PD e del MoVimento 5 Stelle votarono un emendamento alla delega fiscale compattamente – probabilmente, l'unico precedente –, che chiedeva l'abolizione della pubblicità diretta e indiretta, salvo poi che, al passaggio al Senato, il Viceministro Nencini ripristinò lo cambiando immediatamente quell'emendamento, rendendo di fatto inefficace una battaglia trasversale. Ma veniamo al lavoro che ha fatto il sottosegretario Baretta, perché deve rispondere ai cittadini. Il sottosegretario Baretta ha fatto scadere la delega fiscale, ha dolosamente colluso con l'insabbiamento di una proposta di legge in quota maggioranza appoggiata e votata dalle minoranze e dall'opposizione per la cura, la prevenzione e la riabilitazione del gioco d'azzardo, che aveva previsto un'indagine conoscitiva, che arrivò con un tomo, con una pubblicazione enorme nella XVI legislatura. Ebbene, lui è dolosamente colluso con l'insabbiamento di questa proposta parlamentare, per allontanare ancora di più il Parlamento dal Governo, i cittadini dal Parlamento e dal Governo stesso. Non si è preoccupato, nonostante non ci sia stata nemmeno la votazione di due emendamenti importantissimi in sede di legge di bilancio, nemmeno di entrare nel merito di due semplici ordini del giorno e perché lui è il sottosegretario delle raccomandazioni: accetta tutte le raccomandazioni. Lei, sottosegretario Baretta, per quanto riguarda la lotta tra le di potere e le multinazionali e i cittadini che sono stufi di questa offerta dilagante di gioco d'azzardo, verrà ricordato come il sottosegretario delle raccomandazioni. Con questo intervento io ritiro la mia firma a questo ordine del giorno perché sono profondamente indignato dal lavoro di questo Governo, completamente inerte e completamente al laccio e al guinzaglio delle multinazionali dell'azzardo. Quindi, io ritiro la firma a questo ordine del giorno e veramente sono profondamente indignato, anche dal lavoro assolutamente assente del sottosegretario Baretta .
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Baroni. Allora, ho iscritto a parlare anche il deputato Mantero, ma l'ordine del giorno è ritirato e, quindi, certo non può intervenire, scusate.
MATTEO MANTERO. Presidente !
PRESIDENTE. Ma lei è il primo firmatario ?
MATTEO MANTERO. Io sono il secondo firmatario e non ritiro la firma e, quindi, l'ordine del giorno resta.
PRESIDENTE. No, però il primo firmatario l'ha ritirato.
MATTEO MANTERO. La sua firma !
PRESIDENTE. No, guardi, non funziona così. Se ritira il primo firmatario, è ritirato l'ordine del giorno. Andiamo avanti.
MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Baroni, mi dica.
MASSIMO ENRICO BARONI. Per rispetto nei confronti dei colleghi che non sono d'accordo, allora mantengo la firma . Ma non vi vergognate ?
PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Colleghi ! Colleghi, lasciate stare !
MASSIMO ENRICO BARONI. Ma di che cosa state parlando ? Siete venduti !
PRESIDENTE. No, deputato Baroni, no ! Questi insulti no ! Io ho ripreso i colleghi che non devono ridere di fronte a una decisione del genere; lei, però, non può insultare. Allora, andiamo avanti e lo mettiamo in votazione. Deputato Mantero, lei voleva parlare ? Prego, in via eccezionale per questa confusione che si è creata e poi lo mettiamo in votazione. Colleghi !
MATTEO MANTERO. Presidente, in via eccezionale non credo perché sono firmatario dell'ordine del giorno e, quindi, penso di poter intervenire.
PRESIDENTE. No, non stiamo a fare i fiscali, però, altrimenti non andremmo avanti. Quindi, in via del tutto eccezionale le do la parola, prego.
MATTEO MANTERO. Abbiamo presentato questo ordine del giorno perché non ci è stato possibile discutere in Commissione gli emendamenti all'articolo 73 sull'azzardo e questo ordine del giorno prevede il divieto totale di pubblicità diretta ed indiretta, quindi comprese le sponsorizzazioni, sull'azzardo. Prevede il divieto totale perché il divieto che è stato approvato nella scorsa legge di stabilità, quindi il divieto parziale, si è dimostrato palesemente inefficace. È facile riscontrarlo, è sufficiente che accendiate la televisione per vedere che c’è una pubblicità costante e sempre in aumento sull'azzardo. È sufficiente che guardate una partita di pallone; avete visto anche la sponsorizzazione, che noi riteniamo molto grave, di una multinazionale dell'azzardo verso la nazionale italiana di calcio. Ma si dimostra inefficace anche nei numeri: quest'anno ci sono stati un milione di ragazzi tra i 15 e i 19 anni che hanno giocato d'azzardo, molti dei quali dichiarano di giocare da quattro e più volte a settimana e, quindi, di avere un rapporto continuato e costante con l'azzardo.
Sono aumentati del 6 per cento e sono in costante aumento le persone che si ammalano di azzardo e le persone che di azzardo muoiono. È proprio del mese scorso una notizia per cui un poliziotto con gravi debiti dovuti al gioco d'azzardo patologico si è ucciso, ma prima di uccidersi ha ucciso anche in questo raptus di disperazione la sua famiglia. Questo è dovuto alla malattia dell'azzardo, alla dipendenza dall'azzardo. Questo ordine del giorno, come l'emendamento che non abbiamo potuto discutere in sede di bilancio, viene dalle proposte per il divieto totale della pubblicità dell'azzardo che sono state sottoscritte da 298 deputati presenti in quest'Aula, tra i quali, ad esempio, c’è anche il relatore Guerra, che ha sottoscritto anche lui la proposta per il divieto della pubblicità dell'azzardo presentata dal collega Basso del PD. Il Viceministro Morando un anno fa, quando queste proposte sono state incardinate, aveva detto che era favorevole al divieto della pubblicità dell'azzardo e adesso noi con questo ordine del giorno siamo a chiedere a quest'Aula, non al Governo, perché sappiamo che il Governo è sordo al grido d'aiuto che hanno i cittadini ammalati d'azzardo, i cittadini disperati perché si rovinano, ai 298 colleghi presenti in quest'Aula che hanno firmato le proposte di legge per il divieto della pubblicità sull'azzardo di votare favorevolmente questo ordine del giorno per dare un segnale forte al Governo, per chiedere che il Governo si prenda una responsabilità e porti avanti il divieto della pubblicità che è il primo passo per evitare questa piaga sociale che è il gioco d'azzardo patologico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baroni n. 9/4127--A/69.
Dichiaro aperta la votazione.
VINCENZO PISO. Grazie, Presidente. Semplicemente per dichiarare la mia volontà di sottoscrivere l'ordine del giorno Abrignani n. 9/4127--A/81.
PRESIDENTE. È inammissibile.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alberti n. 9/4127--A/91.
Dichiaro aperta la votazione.
MARCO RONDINI. Presidente, semplicemente per motivare la decisione di non accogliere la proposta del Governo sulla raccomandazione. Ci è stata raccontata in Commissione Bilancio la favola che le disposizioni contenute nel cosiddetto emendamento De Luca non erano assolutamente . Con questo ordine del giorno fingiamo di credervi, per il valore che poi ha un ordine del giorno; ma pretendiamo un minimo di onestà da parte dei parlamentari di questa maggioranza, che sostengono questa maggioranza, e quindi chiediamo un voto favorevole al nostro ordine del giorno. Che cosa chiedevamo, e cosa chiediamo ? Semplicemente che l'incompatibilità fra la figura della governatore di regione ed il commissario che avete rimosso, perlomeno rimanga per quelle regioni che sono commissariate da più di cinque anni. Perlomeno, con un voto a favore del nostro ordine del giorno, fingereste di dare l'impressione che non siete piegati ad una logica clientelare, che traspare chiaramente dalle dichiarazioni che sono rimbalzate agli onori della cronaca pronunciate dal signor De Luca. Ecco, quindi ribadisco che chiediamo per l'ennesima volta almeno un minimo di dignità, un sussulto di dignità da parte dei deputati che sostengono questa maggioranza, che li porti a votare a favore di questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Giordano. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Presidente, io sono concettualmente contraria proprio alla logica di usare una legge di bilancio per scambi di voti per un referendum, però voglio accogliere la proposta che vi sta facendo Rondini: dimostrate che questo emendamento non è stato fatto per una «marchetta» De Luca ! Almeno vi ha dato una possibilità di cambiarlo con la logica che voi avete detto di voler mantenere, del motivo per cui avete presentato questo emendamento; ed almeno dimostrate che non è per De Luca e perché mi servono i voti per il referendum, e perché De Luca ormai decide che cosa deve fare il Governo.
Ma oltretutto, sottosegretario io vorrei capire quanta attenzione ha riservato agli ordini del giorno quando li ha letti, perché sicuramente li ha letti per accoglierli come raccomandazioni. C’è un ordine del giorno n. 9/4127-bis-A/209 che dice: «È del tutto evidente che il favore concesso al Vincenzo De Luca con l'approvazione del suddetto emendamento deve essere tra l'altro letto anche con riferimento all'attuale campagna referendaria e all'impegno profuso dal governatore campano per il sì al referendum. Vale in proposito la pena rammentare quanto registrato in un audio e pubblicato da dove il presidente De Luca, nel corso di una riunione del 15 novembre con circa 300 amministratori locali della regione, sottolineava: “Qui la sanità privata è il 25 per cento, sono migliaia di persone. Credo sinceramente che in questo momento, per come ci siamo mossi in questi mesi, abbiamo il rispetto da parte dei titolari delle strutture private e qualificate, e possiamo permetterci di chiedere a ognuno di loro, per ogni clinica e laboratorio, di fare una riunione con i loro dipendenti”.
Parliamo di migliaia di persone, e quindi di voti (questo lo aggiungo io).
In un altro ordine del giorno che avete accolto come raccomandazione, dite: «L'approvazione di una simile disposizione risulta ancora più grave alla luce delle recenti dichiarazioni del presidente De Luca durante un incontro in cui, davanti a centinaia di amministratori locali, ha chiaramente incitato i presenti ad una sistematica ed industriale operazione clientelare utile a portare consenso alla tesi del “sì” in occasione del prossimo appuntamento referendario, in una sorta di scambio tra risorse pubbliche già concesse o da concedersi e la Costituzione, facendo specifico riferimento anche al consenso dei titolari di strutture sanitarie accreditate». Voi non solo avete accolto un impegno come raccomandazione che dice di togliere questo emendamento «marchetta», ma in più avete accettato anche le premesse, in cui dite che sono scambi clientelari ! Ma vi rendete conto di cosa fate ? Ma non vi vergognate ? Ma almeno... Questa è la dimostrazione di come di questi ordini del giorno e raccomandazioni non solo a voi non ve ne frega niente, ma vi servono per prendere in giro i deputati che qui comunque continuano a fare il loro lavoro, e a denunciare le vostre porcate !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/4127-/113.
Dichiaro aperta la votazione.
PIER PAOLO BARETTA, . I due ordini del giorno sono accolti come raccomandazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Accetta quindi la raccomandazione, deputato Porta ? Sì, accetta la raccomandazione.
Deputato Gigli, lei la accetta ? Sì. Bene, accettato come raccomandazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Ricordo che l'esame e la votazione della Nota di variazioni, che sarà presentata dal Governo, avrà luogo nella seduta di lunedì prossimo, 28 novembre, a partire dalle ore 13. Seguiranno a partire dalle ore 13,30 le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale entro le ore 16.
PRESIDENTE. Comunico che la XIII Commissione ha chiesto, con le prescritte condizioni, a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento, il trasferimento alla sede legislativa della seguente proposta di legge:
S. 2535. – Sani ed altri; Oliverio ed altri: «Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino» (2236-2618-B).
PRESIDENTE. Comunico che il deputato Paolo Alli, Vicepresidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO, è stato eletto Presidente dell'Assemblea. Nell'esprimergli le mie sincere congratulazioni, formulo al neo eletto Presidente i più fervidi auguri di buon lavoro.
PRESIDENTE. Annuncio che in data odierna la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie ha proceduto alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente il deputato Andrea Causin, vicepresidenti il deputato Roberto Morassut e la deputata Laura Castelli, segretari i deputati Antonio Misiani e Gianfranco Librandi. Buon lavoro anche a loro.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta: