PRESIDENTE. La seduta è aperta.
ROBERTO CAPELLI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bueno, Centemero, Cicchitto, Fedriga, Fico, Fontanelli, Garofani, Giachetti, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Laforgia, Losacco, Manciulli, Marazziti, Marotta, Mazziotti Di Celso, Merlo, Piccoli Nardelli, Piepoli, Portas, Rampelli, Rigoni, Rosato, Sanga, Sani, Schullian, Tabacci, Turco e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, articoli 85 e seguenti.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, ho già fatto questo richiamo ieri per quanto riguarda la discussione in Aula e i tempi a disposizione dei gruppi, visto che penso ci siano state le dovute ore, essendo passata una giornata, per sapere se la Presidente ha intenzione di ampliare i tempi rispetto al contingentamento iniziale, al terzo successivo dato. Vorremmo avere una risposta, perché immagino che la Presidente Boldrini si sia potuta esprimere durante queste ore. Grazie.
ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Per corroborare, come ho già fatto ieri, la richiesta del collega Fedriga. Lo ripeto per l'ennesima volta, ci troviamo ad affrontare un provvedimento come questo, con emendamenti che sono stati contingentati e i tempi contingentati per responsabilità della forza di maggioranza. Quindi, è ovvio che, per un corretto andamento dei lavori, dobbiamo sapere come potremo andare avanti. Grazie.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, sempre sullo stesso tema? Allora colleghi, con sintesi perché il tema è stato posto e la Presidenza risponde. Prego.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, vorrei porre un tema regolamentare ulteriore. Purtroppo, noi abbiamo acquisito che la prassi diventi legge. La lettura testuale del Regolamento, in realtà, determina la potenzialità di fattispecie diverse. Premetto, come già mi è capitato di esprimermi ieri in merito, che io sono tra quelli che alla fine voteranno per il provvedimento in esame, quindi non c'è nel mio richiamo alcun intento dilatorio, semmai sarei più interessato ad arrivare velocemente alla votazione finale. Ma mi pare che, su temi di questo genere, la pervicace tendenza ad impedire il confronto delle idee sia qualche cosa che fa perdere qualità, quasi dignità - a proposito se ne parlava ieri - ai lavori dell'Aula, anche perché credo di non scoprire nulla, se rilevo come, nella giornata di ieri, il dibattito che si è svolto in quest'Aula è stato probabilmente il primo dall'inizio della legislatura in cui ciascuno è entrato segnatamente nel merito degli argomenti, nella valutazione degli emendamenti di cui si stava discutendo, senza alcun intento dilatorio o senza alcuna volontà oratoria semplicemente declinata alla destinazione della perdita del tempo.
PRESIDENTE. In relazione a quello che sostiene o che ha richiamato il collega, il presidente Fedriga e anche l'onorevole Palmieri, sommessamente ricordo che il contingentamento non lo fa la maggioranza, il primo partito di maggioranza o chi per lui, ma il contingentamento è in capo alla Presidenza ed è previsto dal Regolamento.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
DONATA LENZI, . Presidente, andrei avanti da dove eravamo arrivati l'altra sera. Mi permetto di ricordare ai colleghi…
PRESIDENTE. Che poi era ieri.
DONATA LENZI, . …di usare il nuovo fascicolo e, quindi, forse, è meglio che lo prendano per chi vuole seguire. Proseguiamo sul comma 5.
PRESIDENTE. A questo punto, siamo a pagina 4, emendamento 1.353 dell'onorevole Giuditta Pini. C'è una proposta di riformulazione: chiedo se venga accolta. Va bene.
MARIO MARAZZITI. La ringrazio, Presidente. Questo emendamento tocca ovviamente un tema molto sensibile e su cui non solo quest'Aula, su cui il Paese ha una grande sensibilità e anche opinioni diverse. Qui siamo dentro al consenso informato e siamo dentro alla libertà, che io condivido, prevista dalla nostra Costituzione e dalla Carta europea dei diritti fondamentali, per cui nessuno può intervenire sul corpo di una persona senza che questa possa dare il consenso, in nessun caso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. A differenza dell'amico e collega Corsaro, io ho fiducia nel fatto che ragionando insieme, lavorando insieme in quest'Aula si possa cambiare opinione, come è già successo, talvolta, in Commissione, in questi mesi nei quali - lo dico al capogruppo del PD che non vedo in Aula - non abbiamo perso tempo, ma abbiamo preso tempo per approfondire un testo delicato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, vorrei soltanto fare una riflessione su un punto. Se realmente la legge non ha un intento eutanasico, questo emendamento porta una chiarificazione fondamentale, perché introduce un elemento di oggettività: il fatto che bisogna valutare l'adeguatezza e proporzionalità del trattamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.
ANNA MARGHERITA MIOTTO. Grazie, Presidente. In verità, l'illustrazione dell'emendamento del collega Marazziti ha riguardato la seconda parte del suo emendamento, ma la seconda parte è collegata all'abrogazione del secondo periodo del comma 5. Il comma 5 dell'articolo 1 cosa dice? Dice che ogni persona ha il diritto di rifiutare i trattamenti. Il secondo periodo dice che ogni persona ha il diritto di revocare, con le stesse modalità di cui al comma 4, il consenso prestato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Solo per sottolineare come, se non ci fosse stato un evidente approccio ideologico ad un tema come questo, l'emendamento Marazziti, che di fatto tratta la proporzionalità delle cure, dice quanto questa, appunto, proporzionalità, sia l'approccio corretto per affrontare una tematica come questa. Ma non si è voluto e non si vuole, perché sento anche degli interventi, addirittura, convinti che non si vuole affrontare il tema dal punto di vista della vita, ma solo dal punto di vista dalla morte. Per questo voterò a favore dell'emendamento Marazziti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Con riferimento anche all'intervento della collega Miotto, la possibilità di revoca c'è nel terzo periodo di questo comma; infatti, si dice: “Ferma restando la possibilità per il paziente di modificare la propria volontà (…)”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. A titolo personale, Presidente. L'onorevole Miotto ha chiarito bene, una volta per tutte, la portata universalistica di questo provvedimento. Questo non è riferito, torno a dirlo ai colleghi che forse non l'hanno ancora capito, al paziente in stato di terminalità, arrivato alla fine della vita; qualunque persona, secondo l'onorevole Miotto, può revocare il consenso dato a determinate prestazioni, ma questo significa che, laddove questo diventi una scelta suicidaria, noi dovremmo attuarla all'interno del servizio sanitario nazionale e il medico dovrebbe vedersi obbligato, stante l'attuale dizione del comma 7, ad assecondare questo disegno suicidario. Per questo, l'emendamento Marazziti merita di essere votato, perché sottrae questa possibilità di scelta alla struttura del servizio sanitario nazionale e al medico, laddove essa diventasse non una revoca di un qualcosa di troppo gravoso per il paziente, ma un istinto appunto suicidario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Mi pare che, in questo dibattito in cui abbiamo di fatto convenuto che il problema è esattamente quello della proporzionalità delle cure, ovvero di rendere personale e individuale un eventuale intervento medico, quindi non dare e fare norme valide sempre e per tutti ma qualche cosa di umano che vuol dire rispondere alle esigenze di quel paziente, di quella persona, in quel determinato momento, noi qui, con questo emendamento, abbiamo esattamente la possibilità di circoscrivere, appunto, a trattamenti che non siano inutili, gravosi o sproporzionati. Quindi, è davvero difficile capire perché venga respinto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. È chiaro che l'intervento dell'onorevole Miotto - mi sembra - sia stato svilito nel merito quando si è sottolineato che al paragrafo successivo del comma 5, cioè ferma restando la possibilità per il paziente di modificare la propria volontà, assolutamente vengono meno le motivazioni sollevate dall'onorevole Miotto per non approvare questo emendamento. Se questo è un provvedimento contro l'accanimento terapeutico, in questo emendamento c'è tutto: dice chiaramente che siamo contro l'accanimento terapeutico, ma non permettiamo il suicidio assistito anche dato tramite omissione o, diciamo, cura non prestata. In questo c'è tutto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casati. Ne ha facoltà.
EZIO PRIMO CASATI. Grazie, signor Presidente. Io penso che dobbiamo almeno esercitare il ruolo di dire non quello che abbiamo come nostra convinzione, ma quello che è la verità e quello che sta scritto dentro il provvedimento. Stiamo parlando di persone adulte, in grado di intendere e di volere, che esprimono un giudizio e che, in questo momento, a legislazione vigente, possono chiedere di interrompere le cure e di firmare ed uscire dall'ospedale, nessuno glielo può vietare in questo momento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Io capisco che la Lega ha più volte espresso pregiudizi sui comitati ristretti e sul Comitato dei nove, chiamandoli conventicoli ristretti e quant'altro, ma sarebbe il caso di essere presenti per capire un po' come stanno andando i lavori, perché, se fossero stati presenti oggi, avrebbero capito che in realtà non è un problema di principio, ma è anche un problema di posizione, perché in realtà questo emendamento, poi, oggi, verrà approvato più avanti, al comma 7, e lo dico al collega Fedriga che si meravigliava ... eh, però, il vostro collega...
PRESIDENTE. Colleghi per favore.
SILVIA GIORDANO. Lo trovo, Presidente: è l'emendamento a prima a firma Calabrò 1.316, che afferma, così come riformulato: “Il medico deve astenersi da trattamenti straordinari non proporzionati o non adeguati rispetto alle condizioni cliniche del paziente”. Quindi, in realtà, il fatto della sproporzionalità e della non adeguatezza del trattamento sanitario rispetto alla condizione clinica del paziente è stata presa e anche trattata e discussa. Quindi, se volete argomentare un discorso qui, in Aula, almeno fatelo nel merito, conoscendo però il lavoro che la Commissione sta portando avanti. Se non volete conoscerlo, almeno non parlate voi a sproposito .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Murer. Ne ha facoltà.
DELIA MURER. Grazie, Presidente. Anch'io mi ricollego all'intervento dell'onorevole Giordano e dico che il tema di merito è stato trattato più avanti, ma credo che sia grave in questo momento non voler riconoscere il diritto per ogni persona, proprio quando parliamo di consenso informato, ad accettare, rinunciare o interrompere le cure. Credo che in questo modo, con l'emendamento Marazziti, si ponga una limitazione a quella che è, invece, una libertà che noi dobbiamo riconoscere ad ogni persona.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, facciamo il punto della situazione, come si suol dire, il riassunto delle puntate precedenti. Noi oggi siamo qui a discutere - e quindi stiamo facendo un dibattito secco - su due tesi che sono chiarissime. Da una parte, il fronte che dice: assolutamente questa è una legge eutanasica e, dall'altra parte, il fronte, che non è per niente qui alla parte opposta, che dice che, invece, è una legge normalissima, la più bella del mondo. È esattamente il discrimine che esiste tra il politicamente corretto e quelli che non lo sono, solo che il politicamente corretto coincide con la falsità, è un modo gentile ed elegante per dire e per portare avanti un pensiero unico, che è quello che in questo caso coincide su questo argomento, che però non coincide con i fatti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Il discorso sarebbe troppo lungo e avremo altre cento occasioni per farlo, io però vorrei soltanto precisare questo: intanto, è del tutto opinabile che il politicamente corretto coincida con la falsità, ma è ancor più opinabile che il politicamente scorretto coincida con la verità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, con riferimento a quanto detto dall'onorevole Casati, occorre precisare che è vero che oggi il paziente può firmare, rifiutare le cure e andare a casa, ma con questa legge la struttura sanitaria e il medico saranno obbligati ad assecondarlo e ad assisterlo nel suo desiderio di porre fine alla propria vita all'interno dell'ospedale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Presidente, intervengo perché mi trovo a dover dar ragione in questo caso al collega Pagano: è vero, in questo momento in Aula si sta creando un discrimine. Però, il discrimine non è, come dice lui, tra chi è e chi non è in realtà il discrimine è tra chi pensa che ognuno sia libero di decidere per se stesso e chi pensa che, invece, debba decidere Pagano per tutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Presidente, semplicemente per far notare che io non ho partecipato ai lavori in Commissione su questa proposta, per il nostro gruppo vi ha partecipato l'onorevole Pagano, però, leggendo i verbali delle sedute della Commissione, devo ammettere che la posizione mantenuta dall'onorevole Pagano è stata una posizione coerente e chiara sin dall'inizio, che ha ribadito una posizione che non possiamo non ritenere legittima. Oggi voi ci dite che ribadire quei concetti e quei principi ai quali si è rifatto l'onorevole Pagano nel corso della discussione in Commissione di questo provvedimento vuol dire fare ostruzionismo: noi non crediamo che sia ostruzionismo, semplicemente riteniamo che sia legittima la posizione anche di chi non condivide assolutamente il provvedimento né la finalità del provvedimento.
PRESIDENTE. Colleghi, nel frattempo una comunicazione su questa votazione: il gruppo di Forza Italia ha fatto una richiesta di votazione segreta, e a questo punto, sussistendone i presupposti, la Presidenza la concede.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, a titolo personale vorrei sottolineare che, a legislazione vigente, oggi un paziente può dare il consenso ad una cura, dopodiché la può revocare, può firmare e andare via. Questo non significa che c'è una possibilità di indicare una strada al suicidio. Allora, che cosa si chiede? Si chiede soltanto di ribadire questo. Invece, che cosa dovremmo scrivere nella norma, che è obbligato a continuare le cure? Dovrà essere legato al letto in ospedale per avere un'applicazione medica che il paziente ha rifiutato? Quindi, non si fa altro che continuare lungo un percorso: si accetta ma si può anche rifiutare. Quindi, nessuna induzione al suicidio, non c'è nessuna pratica dell'eutanasia, c'è soltanto la conferma costituzionale che si accetta una terapia ma la si può anche rifiutare, perché il paziente è libero di firmare e di rifiutare le cure.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, non casualmente Forza Italia, su un tema di questo genere, ha chiesto il voto segreto, perché trattandosi di un tema così delicato è giusto garantire a chiunque la libertà di coscienza, di poter liberamente esprimere il proprio voto indipendentemente da appartenenze e da verifiche di appartenenza. Mi sembra che questo sia un emendamento da minimo sindacale, cioè in cui il rifiuto di trattamenti che possono essere gravosi, che possono essere aggressivi, che possono essere inutili sia un ineliminabile nella lettura complessiva di un provvedimento. Allora credo che mai come in questa occasione Forza Italia dia a tutti quanti l'occasione di poter esprimere liberamente la propria opinione votando convintamente questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gregori. Ne ha facoltà, ma prego i colleghi che intendono prendere la parola di farlo prima che la Presidenza si approcci ad aprire la votazione.
MONICA GREGORI. Presidente, mi scusi, ero un attimo distratta. Intervengo solo per annunciare il voto contrario di Sinistra Italiana a questo emendamento, perché noi pensiamo e siamo convinti che il testo uscito dalla Commissione, così come è stato redatto, sia un testo buono, sia un testo che non debba necessariamente avere delle modifiche. In più, il paziente decide - già c'è scritto - di accettare o, in un secondo momento, rifiutare, ritirare, quelle che sono le cure che a lui vengono poste dinanzi.
PRESIDENTE. La ringrazio. Intanto salutiamo studenti ed insegnanti dell'Istituto Tecnico Commerciale “Riccati-Luzzatti” di Treviso, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
RAFFAELE CALABRO'. Presidente, intervengo ancora una volta su questo tema perché mi sembra un tema rilevante. Noi stiamo trattando, nel comma 5, che un paziente ha il diritto di revocare in qualsiasi momento, cioè di accettare o non accettare quanto gli venga chiesto e sembra che tutto questo sia normale e che, diciamo, fa parte dell'ordinario rapporto tra il medico e il paziente nel condividere un consenso informato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. È stato detto qui della distinzione tra quelli che vogliono imporre delle terapie e quelli che vogliono rispettare la libertà del paziente. Credo che entrambe le posizioni siano sbagliate e certamente la nostra posizione non è quella di chi vuole imporre delle terapie, ma si tratta di un'altra cosa: qualunque espressione, verbale o scritta, va accettata come valida espressione di volontà; non è possibile che un paziente, intimidito da un contesto, sedotto dalle - avete presente tutto il grande dibattito sulle ? Ci raccontano un sacco di cose che non sono vere - e magari fondando la sua espressione di volontà su di una base informativa totalmente sbagliata, chieda qualcosa che è irragionevole. È il medico abilitato a dire: “No, questo è irragionevole; quello che tu chiedi è fuori dell'ambito della proporzionalità clinica e della ragionevolezza umana” o questo non è possibile? Il sistema sanitario nazionale è chiamato a cooperare con l'espressione di volontà chiaramente irragionevole oppure no? Il principio della libertà del paziente e quello della oggettività, della valutazione del medico, devono trovare un punto d'incontro; non è possibile sopprimere uno dei due.
GIOVANNI MONCHIERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Intervengo sull'ordine dei lavori, Presidente. Io faccio una proposta che non so neanche se sia formalmente corretta, ma questo lo deciderà lei. Poiché l'emendamento 1.372 Amato affronta in modo più compiuto il tema della nutrizione artificiale - e l'emendamento in esame, così dove è inserito, in tutta onestà mi fa trovare questa formulazione poco appropriata, mentre l'emendamento Amato, sul quale la relatrice ha proposto una riformulazione, mi pare che riprenda questo tema, che è ineludibile, in un modo più appropriato - io chiedo che venga prima discusso l'emendamento 1.372 Amato, anche per non ripetere su venti emendamenti successivi il medesimo discorso. Una volta esaminato quell'emendamento, tutti i successivi verrebbero assorbiti. Veda lei, valutate voi.
PRESIDENTE. Onorevole Monchiero, questa sua proposta non è ricevibile perché altera l'ordine di votazione.
MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Intervengo solo per dichiarare il voto di coscienza da parte del nostro gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, come ha cercato di spiegare bene l'onorevole Calabrò, questo emendamento vuole semplicemente chiarire le intenzioni che ci sono dietro questa proposta di legge, perché nessuno di noi contesta - e voglio riaffermarlo - la possibilità di revocare i trattamenti sanitari, che sono finalizzati a curare, appunto, la malattia. Il paziente è libero di curarsi. In questo senso allora - e rispondo subito anche al suggerimento dell'onorevole Monchiero - andrebbe pure bene l'emendamento 1.372 Amato se chiarisse, appunto, quando servono a curare la malattia, ed è esattamente quello che abbiamo cercato di dire in questo emendamento: tutto è revocabile, purché sia qualcosa che serve a curare una malattia e non semplicemente a garantire, come ad ognuno di noi, sano o malato che sia, la possibilità di stare al mondo. Se questo venisse chiarito - e può essere fatto anche riformulando eventualmente l'emendamento 1.372 Amato - non ci sarebbe più discussione sull'articolo 1 e forse nemmeno sull'articolo 3, ma finché questo non viene chiarito, certamente allora noi siamo in una situazione nella quale dobbiamo sospettare che, come diceva l'onorevole Calabrò, anche la caramella possa esser tolta, cioè possano essere tolti anche l'acqua e il cibo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri, che però vi rinuncia.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Noi chiaramente stiamo seguendo con attenzione questo tipo di dibattito. Ognuno di noi ha le sue posizioni, ma rispetto anche a quanto prima accennato dal collega Calabrò è bene andare a riferire un certo tipo di argomentazione anche nei confronti della cosiddetta “terapia”, nel senso che dobbiamo capire se la cosiddetta “terapia” può essere assimilata ad una guarigione o può essere assimilata ad un cosiddetto trattamento. Prima il collega Calabrò ha fatto anche degli esempi rispetto ad alcune alimentazioni da poter dare a dei pazienti, che vanno più o meno ad alleviare un sintomo, ma, andando ad estendere, sottosegretario, questo tipo di concetto, ad esempio anche un abbraccio spesso può essere definito terapeutico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.
LUCA SQUERI. Sì, grazie Presidente, per annunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Io credo che, di seguito alla linea che sta prendendo questo provvedimento, noi dovremo modificare la definizione di inedia del dizionario Treccani: “la prolungata astensione dal cibo e lo stato di deperimento e di estenuazione che ne consegue”. Sostanzialmente l'inedia diventa, con questa legge, una malattia vera e propria: siamo di fronte alla confessione che lasciarsi morire di fame e sete è una vera e propria malattia. La distinzione che il collega Calabrò ha effettuato mi sembra assolutamente lineare, cioè l'alimentazione e l'idratazione sono il presupposto, in questo caso, per poter curare. Chi non si può alimentare e non può bere naturalmente deve essere messo in condizione di essere curato. Ora, scambiare il cibo e l'acqua come terapia, a me sembra davvero ipocrita. Ritengo che votare favorevolmente sia un dovere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Churchill faceva spesso battute e una volta ne fece una molto bella, ma era una battuta. Diceva che la vita è una malattia sessualmente trasmissibile, che ha il 100 per cento di mortalità. Mi sembra che ci sia una parte di quest'Aula che ha preso questa, che era una battuta, sul serio. Può sembrare verosimile, ma verosimile non significa che sia vero: la vita non è una malattia e il sostegno vitale non è una cura. Io vorrei fare presente una cosa cui ho accennato prima: qui non è che riguarda solo l'adulto capace di intendere e di volere, ma riguarda anche i minori, secondo quello che decidono i genitori, o non solo i minori, ma anche gli incapaci, perché l'articolo 2 estende questa fattispecie anche a loro. Quindi, almeno diciamo tutta la situazione com'è: riguarda anche i minori, gli incapaci e lo decide qualcuno per loro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Mi sembra che proprio la sottolineatura fatta adesso circa la presenza dell'emendamento Amato 1.372 riformulato e accolto, che in qualche modo sente l'esigenza di riprecisare quando la nutrizione e l'idratazione artificiale entrano sotto la specie dei trattamenti sanitari, dica al contrario come l'attuale formulazione sconti un tasso prettamente ideologico e quindi dovrebbe essere espunta dal testo, come ben propone l'onorevole Calabrò.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. In discussione generale, anche nel dibattito di quest'Aula, più volte ci è stato spiegato, da esponenti della maggioranza e della sinistra, che idratazione e alimentazione sono una terapia. Anzi, ci hanno raccontato che tutti i trattati scientifici definiscono idratazione ed alimentazione artificiali quale terapia. Io voglio credergli, nella luce della verità assoluta che li illumina, io non posso che credergli. Ma, a questo punto, mi spiegate perché dovete scrivere “compresi idratazione ed alimentazione artificiali”? Me lo domando - me lo domando! -, perché allora vuol dire che c'è cattiva fede. Perché, se dovete specificare idratazione e alimentazione artificiali comprese, vuol dire che c'è malafede, che allora non è vero che sono terapie o, meglio, non sempre sono terapie, come ha raccontato in modo approfondito e serio l'onorevole Calabrò: o l'una o l'altra; ma non si può venire in quest'Aula a dire: “Voi, retrogradi, non conoscete la scienza, sono terapie” e poi scrivere un testo di questo tipo, perché c'è una contraddizione di fondo. Se siete così convinti che si tratti di terapie, eliminate idratazione e alimentazione, la specifica, perché ovviamente sono già comprese nel vostro testo. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, desidero fornire al dibattito un ulteriore contributo rispetto alle cose che sono state dette fino adesso: l'osservazione del reale, così come ci viene dal professore Calabrò - sottolineo professore, visto la professione che svolge -, i contributi di logica che sono venuti fuori dal dibattito di ieri e di stamani. Adesso sommiamo qualche altro elemento. È appena uscita la nuova Carta degli operatori sanitari, Carta che rappresenta da sempre un punto riferimento etico fortissimo, trasversale oserei dire, per usare un termine moderno, che gli operatori della sanità, indipendentemente dalla provenienza culturale, hanno sempre visto come un elemento di riferimento. Leggo testualmente, anche alla luce di quello che è stato il voto segreto, che da un certo punto di vista ha visto delle coscienze risvegliarsi, ma ancora troppo poche riteniamo rispetto al tema di cui stiamo parlando. Ebbene, al punto 152 (“Nutrizione e idratazione”), la nuova Carta degli operatori sanitari del Pontificio consiglio degli operatori sanitari per la pastorale della salute - faccio riferimento per tutto questo a fonti autorevoli del campo scientifico, che si richiamano anche alla dottrina sociale della Chiesa e, in particolare, a Giovanni Paolo II -, si legge testualmente: “La nutrizione e l'idratazione, anche artificialmente somministrate, rientrano tra le cure di base dovute al morente. La loro sospensione non giustifica, perché può avere il significato di un vero e proprio atto eutanasico”. Ancora, virgolettato: “La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita. Esso è, quindi, obbligatorio nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria che consiste nel procurare idratazione e nutrimento del paziente. In tal modo si evitano le sofferenze e la morte dovute alla disidratazione e alla inanizione”.
PRESIDENTE. Grazie, Onorevole Binetti.
PAOLA BINETTI. Presidente, c'è un punto chiave di questi identici emendamenti, io credo, che dà un po' il giro di vite concreto di che cosa stiamo parlando, laddove si dice se l'intempestiva…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Binetti. Lei è intervenuta sul complesso di questo articolo ed è firmataria di uno di questi emendamenti che sono presentati, quindi lei non può parlare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, io gradirei che il collega Pagano in un prossimo intervento mi aiuti a capire bene la questione. Ha citato delle linee guida con le quali si specifica che il sanitario, qualora ce ne fosse bisogno, ha l'obbligo di aiutare il paziente con quelle terapie che sono state elencate. Certamente il sanitario avrà l'obbligo, ma cosa c'entra questo con i diritti del paziente? Questo non capisco: cioè, il paziente, appunto perché quella è una terapia, perché non avrebbe il diritto di opporsi? Non ho capito il suo ragionamento, poi me lo spiegherà meglio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Onorevole Sannicandro, le parlo attraverso il Presidente…
PRESIDENTE. Ecco, bravo. Va bene.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Posso dirlo prima o dopo…
PRESIDENTE. Chiedo, tra l'altro, ai colleghi se possono liberare i banchi del Governo. Prego.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Se fosse una terapia, perché specificarlo? Perché scrivere “compresa idratazione e alimentazione”? Perché, se è una terapia? Perché? Non serve, c'è già scritto. Perché specificarlo? Evidentemente, una terapia, in molti casi, non è. Lei dice: è libero di scegliere il paziente. Guardi, la sua è una posizione legittima. Allora, chiamiamolo: se non è una terapia, perché bisogna esplicitarlo e, quindi, evidentemente, non è una terapia, se può decidere il paziente, stiamo dicendo che il paziente può decidere sul suicidio assistito. La sua è una posizione coerente, ma non è quello che stanno sostenendo gli estensori della legge: qui si sta avallando il suicidio assistito, perché abbiamo chiarito che non è una terapia - perché lo avete scritto voi, perché altrimenti non dovevate specificarlo - e avete detto che il paziente può scegliere qualsiasi cosa, quindi anche il suicidio assistito. Allora, mettiamoci d'accordo se stiamo facendo una legge sul suicidio assistito: tutti ne prendiamo atto e ognuno deciderà cosa votare
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà. Onorevole Sannicandro, per favore, però, il dibattito facciamolo al microfono. Prego.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Anch'io vorrei dare una chiarificazione alla domanda dell'onorevole Sannicandro: una cosa è ciò che ci chiede l'Organizzazione mondiale della sanità, cioè l'obbligo di offrire cura, altra cosa è il diritto di rifiutare la cura. Questo diritto di rifiutare la cura non è, però, un diritto illimitato: come ogni diritto, va esercitato nell'ambito della ragionevolezza e proporzionalità, anche perché è fin troppo possibile che la persona prenda una decisione sulla base o di una situazione di informazione carente o sulla base di informazioni, invece, sovrabbondanti, perché sono proporzionate da un contesto di di notizie false, che, tuttavia, riescono ad impadronirsi del sistema emozionale della persona, portandola a fare delle scelte che nessuna informazione corretta riesce a smontare; e il medico, che entra in un'alleanza terapeutica con il paziente sulla base di un presupposto di ragionevolezza e proporzionalità in difesa della vita, non può essere costretto ad assumere la responsabilità di fare il contrario di ciò che la sua coscienza gli detta. In questo caso, giustamente, il paziente può uscire, andare a casa sua e, a casa sua, se non vuole avere alimentazione e idratazione è liberissimo di farlo. Ma non sono io, come contribuente che mantiene il Sistema sanitario nazionale, ad essere soggetto attivo di questa operazione, che configura un suicidio assistito o una eutanasia passiva.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Per dichiarare il voto favorevole del gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Ancora una volta, Presidente, il festival dell'ovvietà, perché quello che noi andiamo a sottolineare con questo emendamento, se l'avessi presentato due legislature fa, una legislatura fa, probabilmente mi avrebbero preso per un pazzo, per una cosa banale. E invece noi abbiamo il dovere di ribadire le ovvietà, perché questo è il periodo in cui le ovvietà diventano utopia e chissà come andrà a finire, finendo così le cose. La cultura della vita, ormai, va difesa con le unghie a qualsiasi livello, un cagnolino ucciso fa notizia, un uomo, tra un po', non la farà più. Che cosa dice concretamente, questo emendamento? Che i trattamenti sanitari - questa è chiaramente un'aggiunta - di ventilazione, alimentazione, idratazione, in qualsiasi modalità praticata e disponibile, sono obbligatori in qualsiasi situazione clinica, se tutto ciò, ovviamente, può determinare la morte del paziente. Il festival dell'ovvietà. Allora, siccome è il festival dell'ovvietà e cioè che in caso di morte del paziente questi trattamenti risultano assolutamente necessari e indispensabili, chiediamo all'Assemblea di pronunciarsi per evitare che qualche giudice, domani, possa utilizzare l'ambiguità della formula in maniera assolutamente personale.
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo Francesco Torraca di Matera, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna .
PAOLA BINETTI. Presidente, l'elemento nuovo di questo emendamento è l'evidenziare la relazione di causa ed effetto rispetto alla morte. E' l'esemplificazione assoluta che questo può diventare, davvero, causa di morte e, quindi, o eutanasia, suicido del consenziente o, addirittura, omicidio. Ora, quello che sembra importante, a me, in questo momento, è che non si sta parlando genericamente di trattamenti, si sta parlando specificamente di un intervento che provoca la morte. È un modo diverso di dirlo, ma è un modo inequivocabile per evidenziare i rischi concreti di questa condotta e l'abuso a cui può dare luogo, quando quella libertà di “espressione” e quella consapevolezza di sé si fosse in qualche modo appannata o attenuata. È un modo concreto di dire se vogliamo o non vogliamo che questo emendamento contribuisca alla morte oppure alla vita delle persone.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Io resto sempre più sorpreso nell'ascoltare gli interventi dei colleghi che si oppongono a questa proposta di legge.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, vorrei introdurre un elemento nuovo nella nostra discussione, perché, a differenza del collega Sannicandro, sono fermamente convinto, come ho già detto più volte, che, se abbiamo la pazienza di ascoltarci, possiamo, insieme, tutti quanti, migliorare questo testo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Sì, grazie Presidente, solo per dichiarare il voto di coscienza su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Colleghi, praticamente se io sono ricoverato in ospedale e rifiuto la colazione, il pranzo e la cena, siccome quell'alimentazione è strumentale alla cura che mi devono dare dopo, mi devono imboccare per forza: è questo il suo ragionamento, collega Palmieri? È molto simile o no? O non è molto simile? Lei deve partire dal testo della legge, che dice: ogni persona maggiorenne capace di intendere e di volere, in previsione di (…) - eccetera, eccetera, lo risparmio - ha il diritto di esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostico-terapeutiche e a singoli trattamenti, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. A parte il fatto di non apprezzare certi toni, per cui chi la pensa diversamente non avrebbe diritto di parola, e su questo passo, però vorrei invitare, per tramite suo, anche l'onorevole Sannicandro a leggere anche il testo dell'emendamento, non solo il testo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.
ILEANA ARGENTIN. Sì, Presidente a titolo personale...
PRESIDENTE. Onorevole Argentin, se lei parla a titolo personale, io do prima la parola a un collega del suo gruppo e poi le do la parola per seconda, così parla per un minuto.
MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Io credo di seguire nel ragionamento l'onorevole Sannicandro e di leggere ciò che c'è scritto; qua c'è scritto che è vietato togliere l'acqua e il cibo, qualora provochino direttamente la morte. C'è scritto così. E mi sembra che tutti ricordiate il caso di Eluana Englaro, che fu esattamente questo: le furono tolte l'acqua e il cibo e lei morì.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelli. Ne ha facoltà.
FEDERICO GELLI. Presidente, intervengo nel merito complessivo del ragionamento sulla nutrizione e idratazione artificiali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.
ILEANA ARGENTIN. Presidente, ho sentito parlare molto di morire di fame e di sete, ma morire di fame o morire di sete vuol dire provare la fame e provare la sete.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Presidente, questa proposta emendativa fatta dal collega Palmieri è una proposta assolutamente chiara, nel senso che non lascia dubbi e non lascia alcun tipo di interpretazione. Ho ascoltato la discussione che ne è sfociata.
WALTER RIZZETTO. Questa è una cosa che io trovo ingiusta.
PRESIDENTE. Saluto studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo “Stadio-Borgo Milano” di Verona, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Intanto, se mi permette, voglio ringraziare l'onorevole Argentin e invito tutti i colleghi, anche chi magari era un attimo distratto, a rileggere l'intervento dell'onorevole Argentin a verbale, perché ha detto chiaramente che stiamo parlando di eutanasia; l'ha detto chiaramente e penso che a nessuno sia sfuggito l'intervento giusto, approfondito e puntuale dell'onorevole Argentin, che ha detto chiaramente che stiamo parlando di eutanasia.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Lega Nord ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concede un tempo aggiuntivo pari alla metà di quello originariamente previsto.
RAFFAELE CALABRO'. Grazie, Presidente. Un intervento breve per rivolgere, tramite lei, un invito all'onorevole Sannicandro. Onorevole Sannicandro, lei legge in questo emendamento l'ipotetica possibilità che, trovandosi lei in ospedale, può rifiutare il cibo, la cena della sera, e invece le viene imposto e viene imboccato con forza. Capisco che la cena in ospedale non è la cena al dell'Hilton e quindi questo è anche ammissibile, però una cosa è che lei rifiuti la cena e una cosa è che lei è in ospedale perché ha deciso di non alimentarsi e non idratarsi e, quindi, ha deciso di voler morire senza assumere né cibo né acqua. Ebbene, in questo caso è una sua decisione, per cui io quello che prego è che il signore che pensa di fare una cosa del genere se ne torni a casa sua e non lo vada a chiedere al sistema sanitario, occupando un letto che deve servire per cose diverse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.
LUCA SQUERI. Grazie, Presidente. Io mi rifaccio all'invito che più volte avete sentito in quest'Aula fare dal mio compagno di banco, cioè di rifarsi al testo perché davvero, andando a leggere l'articolo 3, comma 1, e il testo dell'emendamento, viene difficile capire il motivo per cui non lo si voglia accettare, se non in una logica volta ad introdurre l'eutanasia, cosa che invece abbiamo sentito dire che questa proposta di legge non vuole fare.
LUCA SQUERI. Solo - ripeto - se si vuole introdurre l'eutanasia, ma questa proposta di legge non riguarda, voi mi dite, questo concetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Prima di tutto voglio chiarire che qui non si tratta di togliere acqua e cibo a nessuno, come ha detto impropriamente qualche collega, ma di non imporre trattamenti di nutrizione e di idratazione artificiali fatti con mezzi invasivi, che possono spesso essere dolorosi e possono avere effetti collaterali a chi non li vuole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Vorrei rivolgere un'osservazione al collega Mantero, attraverso di lei.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. È davvero un peccato che su un tema così profondo il singolo deputato sia chiamato a scegliere tra l'ipocrisia e l'arroganza, perché, agli occhi di chi, come me, è palesemente favorevole all'istituzione e al riconoscimento dell'eutanasia nell'ordinamento nazionale, è assolutamente ipocrita che chi ha presentato e sta sostenendo questo provvedimento non dica in chiaro, con semplicità, che questo è un provvedimento che, tra i suoi sviluppi, ha anche la possibilità di consentire al paziente di scegliere, per il tramite della fine dei trattamenti, di porre fine alla propria vita nel modo peggiore, in un modo che nessuno seguirà, perché è il modo più doloroso, quello più drammatico, quello più lungo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marzano. Ne ha facoltà.
MICHELA MARZANO. Grazie, signor Presidente. Avendo soltanto un minuto, sarò telegrafica e rinvio, per chi vuole approfondimenti, al mio intervento sul complesso degli emendamenti. Forse è la prima volta e l'ultima che mi trovo d'accordo con quello che è stato detto dal collega Corsaro: in questo momento, nessuno dovrebbe permettersi di intervenire nella sfera privata di chi sta vivendo momenti drammatici per imporre il proprio punto di vista. Ma non era soprattutto questo che volevo dire; volevo soprattutto dire il mio rammarico per avere sentito tirare in ballo più volte, in maniera inadeguata, Eluana. Quello a cui si sta assistendo oggi ricorda tristemente i dibattiti della scorsa legislatura. All'epoca vivevo in Francia e dicevo: non è possibile, cosa sta succedendo all'Italia? Sono tornata in Italia, mi trovo in Parlamento e riascolto esattamente le stesse cose, come se il tempo passato non fosse servito a nulla. Il papà di Eluana ha dovuto aspettare quindici anni prima di strappare la figlia a quell'inferno che lei non voleva, come diceva, come ha ripetuto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.
EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Vorrei tornare proprio sulla pragmaticità del tema, cioè sull'idratazione e alimentazione non c'è unanimità. Non c'è unanimità nella comunità scientifica, benché ci sia una maggioranza che le ritenga trattamenti sanitari, ma non c'è unanimità. Non c'è unanimità nella prassi, non c'è un criterio definito per cui si può stabilire quando sono terapie e quando non sono terapie. Penso, per esempio, a quando si usa il sondino per comodità assistenziale, quindi quando una persona, in realtà, potrebbe mangiare e bere senza strumenti, semplicemente, ma gli viene introdotto il sondino per comodità assistenziale.
PRESIDENTE. Collega Burtone, per favore…
EUGENIA ROCCELLA. Anche perché io parlo per esperienza, quindi non solo i medici hanno esperienza di queste cose, ma anche le persone che le hanno subite.
PRESIDENTE. Al di là del titolo per il quale parla, è bene che lei sia nelle condizioni di poter parlare, anche se parlasse per filosofia, diciamo. Chiedo ai colleghi, specie quelli del Comitato dei nove. Prego.
EUGENIA ROCCELLA. La ringrazio, Presidente, ma voglio sottolineare che parlo anche per esperienza diretta. Dicevo che l'unico criterio che possiamo introdurre è questo. E questo per evitare che la sospensione di idratazione e alimentazione, che non riguarda soltanto, come forse intendeva l'onorevole Corsaro, i malati terminali, le persone che non hanno più speranze di vita, ma è una scelta che può riguardare chiunque, anche, fra l'altro, persone malate di mente, disabili, visto che è consentito dall'articolo 2 che sia il tutore o i genitori dei minori a prendere questa decisione.
PRESIDENTE. Avverto che la componente del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame e, essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concede un tempo aggiuntivo pari alla metà di quello originariamente previsto.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, io rispetto tutte le posizioni. Mi permetto, però, di contestare che si possa parlare di acqua e di cibo. Quando facciamo riferimento alla nutrizione e alla idratazione artificiali, parliamo di prodotti che vengono forniti dall'industria farmaceutica, il dosaggio è stabilito da specialisti, per poter praticare queste terapie bisogna intervenire chirurgicamente. L'ho detto ieri in un intervento, ho specificato che ci sono tecniche, che non sono tecniche assolutamente elementari nella pratica medica, ma sono tecniche molto complesse. Chi segue, nelle rianimazioni, la nutrizione e l'idratazione artificiali sono specialisti che dedicano gran parte del proprio lavoro a questo settore e concludo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, a titolo personale e per rispondere a un po' di colleghi. Ma c'è veramente l'imbarazzo della scelta, per cui, onorevole Sannicandro, anche a nome della nostra proverbiale simpatia, rimando al prossimo intervento una risposta. Però, ora mi devo concentrare sicuramente sull'intervento dell'onorevole Mantero, perché quando richiama l'articolo 13 sulla inviolabilità della sfera individuale, da un punto di vista quindi anche della salute corporea, commette un errore grossolano - lo dico con grande rispetto -, perché cosa c'entra tutto questo? È stato specificato - ripeto, andate a leggere i lavori preparatori dell'articolo 13 dei nostri padri costituenti - che non c'entra assolutamente niente tutto questo. Ma aggiungasi un altro particolare. Recentemente il più importante da un punto di vista dei giuristi italiani, quelli del Centro Livatino, che fra l'altro comprende due giudici emeriti della Corte costituzionale, decine e decine di giudici di tribunali dei minori e dei tribunali ordinari, i più famosi avvocati e professori di diritto ordinario del nostro Paese, si è pronunciato in maniera chiara che la fattispecie non è quella dell'articolo 13, ma è quella dell'articolo 32 e precisamente il comma 1. Lo ricordo ancora una volta: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”. L'interesse della collettività non è da meno rispetto alla tutela del singolo individuo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gregori. Ne ha facoltà.
MONICA GREGORI. Grazie, Presidente. Ho sentito, in questo ampio dibattito su questo emendamento, la questione della confusione tra lo strumento e il fine dello strumento. Ho sentito dire che dovremmo ammettere alcune questioni sull'eutanasia, che non dobbiamo essere ipocriti. Va bene. Io rispetto chi la pensa diversamente da me e dal mio gruppo, ma allora chiedo di non essere altrettanto ipocrita dall'altra parte, per un motivo, perché lo strumento ha un fine. Il fine è quello di curare, sì, ma migliorare lo stato della persona che in quel momento si trova con la nutrizione e l'idratazione artificiali - lo ha anticipato, giustamente, il collega del Partito Democratico -, ma dobbiamo capire qual è il limite dello strumento. Attenzione colleghi, quando ci sono dei trattamenti che non hanno più efficacia positiva sulla salute del paziente, varchiamo un confine, che è quello dell'accanimento terapeutico, e cioè lì, se noi continuiamo con delle pratiche che non danno dei risultati, si può giungere a patologie secondarie, che possono portare alla morte del paziente, ma, prima della morte, a una sofferenza vera di seconda patologia del paziente. Mi spiego. Idratazione e alimentazione artificiali, come è stato già ricordato, sono componenti chimici, non è il cibo che noi mangiamo, e quei componenti chimici, per quanto possano aiutare la persona, comunque non danno quell'effetto che può dare un'alimentazione normale, ossia ritardare, ad esempio, il sopraggiungere di piaghe da decubito. Che cosa sono le piaghe da decubito? È la morte di una parte del corpo, generalmente a livello del sacro e a livello dei talloni, e quella può essere una seconda causa che scaturisce da un accanimento terapeutico e porta a morte, perché la piaga da decubito, in base allo stadio, può arrivare fino all'osso, se non curata bene, può portare infezioni, e il paziente può morire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Io non mi avventuro in discorsi di carattere etico, ma vorrei svolgere qualche considerazione di carattere giuridico. I principi non si può far finta di non conoscerli: nel nostro Paese è assolutamente vietato far morire qualcuno di fame e di sete. Nel momento in cui l'articolo 1, settimo comma, di questo provvedimento scrimina la condotta del medico, il quale cioè, è esente da responsabilità civile o penale se rispetta la volontà espressa dal paziente, ma il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, deontologia o buone pratiche, mettiamoci d'accordo: è contrario a norme di legge interrompere idratazione e alimentazione - questo è l'emendamento -, facendo morire di fame il soggetto? Certo, è un reato. Se non approviamo questo emendamento, che vieta la sospensione se comporta la morte per denutrizione, andiamo a ratificare la possibilità di far morire qualcuno in luogo pubblico per denutrizione: cioè, stiamo scriminando una chiarissima fattispecie di reato. Su questo vorrei che ci fosse una pronuncia anche del Governo, che vedo stranamente fermo su questi temi. Non è possibile immaginare che io possa legittimare una condotta penalmente rilevante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, intanto per dire che l'emendamento del collega Palmieri è certamente suggestivo, perché pone un problema sul quale sarebbe opportuno interrogarci; lo pone però nel tempo sbagliato, perché la modifica dell'articolo 3, suggerirei a tutta quest'Aula, di discuterla nel contesto dell'articolo 3.
PRESIDENTE. Comunico che anche la componente del gruppo Misto USEI-IDEA ha esaurito il tempo e la Presidenza concede un tempo aggiuntivo pari alla metà di quello originariamente previsto.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Intervengo velocemente. È apprezzabile il fatto che il collega Pagano sia andato a leggere l'interpretazione che i costituenti hanno voluto dare dell'articolo 13, però gli consiglio nuovamente di informarsi o, comunque, di aggiornarsi e andarsi a leggere anche le varie sentenze costituzionali che ci sono state poi nel corso degli anni, come, ad esempio, la n. 438 del 2008, ma anche altre, che dicono e spiegano perché c'è l'estensione dell'articolo 13 alla sfera sanitaria in combinato con l'articolo 32, dove si fa chiaro riferimento all'inviolabilità del proprio corpo e all'intangibilità della propria sfera corporea. Quindi, chiamatela nutrizione e idratazione artificiale, come volete, trattamenti sanitari, non trattamenti sanitari, Giovanni, Michele, con il nome che gli preferite dare, ma io sono proprietaria del mio corpo e c'è l'inviolabilità del mio corpo, stabilita dalla Costituzione, così come interpretata anche dalla Corte costituzionale e dalle sentenze costituzionali, che consiglio nuovamente il collega Pagano di andarsi a leggere o, comunque, di andare almeno a leggere le memorie della Commissione, che sono state consegnate in XII Commissione o, comunque, a partecipare ai lavori della Commissione: questo per capire che io posso rinunciarvi e voi non potete obbligarmi a fare un trattamento né a sospenderlo o non sospenderlo quando voi decidete
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. L'emendamento dice una cosa semplicissima: quando la nutrizione artificiale non comporta la morte? Quando raggiunge il suo scopo, cioè di far vivere e nutrire. Quindi, fino a che raggiunge il suo scopo, la nutrizione artificiale serve a questo, ma, nel momento in cui si sospende questa funzione, necessariamente, dobbiamo ammettere che il Servizio sanitario nazionale provoca la morte e ringrazio i colleghi che hanno con molta onestà intellettuale ammesso questa possibilità insita nel testo.
DONATA LENZI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, . Rassicuro il collega sul fatto che l'articolo 3 ha un numero notevole di emendamenti in cui potremo affrontare tutte le sfumature, ritornando su quello di cui abbiamo appena parlato. Il nostro faro è stata la Costituzione, il consenso informato nasce da lì, nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Il Sistema sanitario nazionale, più volte evocato, dice che gli accertamenti e i trattamenti sanitari sono volontari - accertamenti e trattamenti - e sono obbligatori solo quando sono disposti con provvedimento del sindaco, su proposta del medico. Se io posso dire di sì, io posso anche dire di no, non esiste un diritto che non accetti anche il suo rovescio, se no, allora, il consenso informato non vale niente. Se posso dire il mio “sì”, posso dire il mio “no” e posso anche revocare il mio consenso, accettando, consapevolmente, le conseguenze di quell'atto. Il reato di eutanasia, previsto dal codice penale precedente alla Costituzione, va letto alla luce della Costituzione, non alla luce di quelle che sono le nostre interpretazioni personali. La lettura della Costituzione dice che il consenso del paziente è fondamentale per l'atto medico e al consenso consegue la possibilità di rifiutare.
PRESIDENTE. Volevo chiedere all'onorevole Menorello se il suo intervento in relazione alla proposta di accantonamento è una proposta formale o è una dichiarazione di opportunità. Bene, non c'è proposta formale.
ROBERTO OCCHIUTO. Questo emendamento, Presidente, non riguarda il fine vita. Questo emendamento riguarda il paziente impossibilitato a nutrirsi e a idratarsi da solo e vieta la possibilità di interrompere nutrizione e idratazione quando ciò conduca alla morte. Ora, è di tutta evidenza che questo emendamento vuole fugare ogni dubbio in ordine alla possibilità di introdurre nel nostro ordinamento l'eutanasia. Siccome molti di quelli che voteranno contro questo provvedimento, voteranno contro il provvedimento, non perché siano contro nel merito, ma perché ritengono che possa essere il primo passo verso l'introduzione dell'eutanasia, noi riteniamo che questo emendamento sia di importanza fondamentale.
PRESIDENTE. Allora, c'è una proposta, a questo punto, formale di accantonamento su cui chiedo alla relatrice… me lo deve dire formalmente. Lo sospetto, ma…
DONATA LENZI, . Certo, come ho detto già precedentemente, non ritengo di rispondere positivamente a questa richiesta, anche perché so già che analoghi emendamenti sono contenuti nella cinquantina di emendamenti all'articolo 3.
PRESIDENTE. Chiedo se vi siano interventi a favore. Onorevole Palmieri, prego, ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, approfitto per ribadire ciò che ho detto prima e che ci spinge, appunto, a chiedere l'accantonamento per il metodo che stiamo cercando di proporre a tutti instancabilmente, cioè a dire: guardiamo il merito delle cose, guardiamo le proposte, valutiamo se sono ragionevoli o meno.
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di parlare contro l'accantonamento, passiamo ai voti.
RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Sì, grazie Presidente. Intervengo su questo...
PRESIDENTE. Siamo all'emendamento Menorello 1.231. Prego, era solo per precisarle che non è il suo.
RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. È simile, insomma, uguale anzi. Io credo che a questo punto del dibattito la questione sia una: questa legge autorizza ed assiste il suicidio o no? Io credo che per rispondere a questa domanda bisogna porsene un'altra: bisogna chiedersi, forse, che cosa c'è all'origine dalla domanda di chi chiede le possibilità che questa legge offre. Io credo che ci sia una differenza netta tra il chiedere la sospensione del trattamento sanitario e quella, invece, che sta nel chiedere la sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione. Perché dico questo? Perché ritengo che la persona che richiede la sospensione o la revoca del trattamento sanitario porta dentro di sé una domanda, che non è necessariamente quella di morire. Ci possono essere mille motivazioni sottese a questa richiesta: potrebbe essere la non fiducia nella medicina attuale, potrebbe essere il desiderio di non vedere un accanimento terapeutico, potrebbe essere la scelta di preferire l'affidarsi al fato, al Padreterno, a medicine alternative, può essere tutta una serie di motivazioni diverse. Viceversa, la richiesta di sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione sottende un'unica richiesta, che è quella di morire. Non ci sono alternative a questa richiesta. Io su questo vorrei che si facesse davvero chiarezza, perché ho sentito parlare di ipocrisia e devo dire che anch'io nel dibattito non ho potuto fare altro che notarla, questa ipocrisia diffusa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Solo per dichiarare il voto di coscienza del nostro gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del gruppo della Lega a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Sì, grazie Presidente, a titolo personale. Si continua a far finta di non capire che non stiamo discutendo del malato terminale, o del malato che sta morendo per la sua patologia, o tanto meno dei pazienti a cui prelevare gli organi da trapiantare, che sono già morti, sono in morte cerebrale e non c'entrano niente con questi discorsi. Vogliamo solo evitare che uno non muoia della sua malattia, ma muoia invece di disidratazione e denutrizione. Ognuno ha il diritto di rifiutare le cure, ma non può, con questa sua decisione, obbligare il medico e il servizio sanitario a renderli complici della sua morte anticipata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Io spero che la si smetta di attribuire a chi parla opinioni o parole che non sono state espresse. Io non ho banalizzato un bel niente, io stavo polemizzando, diciamo così, con il collega credo fosse Pagano o Palmieri, i quali hanno sostenuto che la nutrizione e l'idratazione artificiali non fossero terapie, ma fossero qualcosa di strumentale a qualcos'altro. Allora io ho fatto l'esempio, appunto per rendere l'idea, che è come se si dicesse che il pranzo e la cena fossero strumentali a qualcos'altro perché devo fare l'intervento di il giorno dopo. Questo io ho detto per sostenere che, come l'onorevole Pagano ha illustrato con l'ausilio di documenti di scienziati, si trattava, invece, in ogni caso, di terapia. Punto e basta. Se si tratta di terapia, è inutile continuare a discutere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. A titolo personale, grazie Presidente. Io, quando l'onorevole Menorello mi aveva chiesto di sottoscrivere questo emendamento, francamente non mi ero andato a peritare di verificarne le fonti, mi ero fidato del collega, persona stimabilissima con cui abbiamo condiviso questa battaglia. Andando poi ad approfondire la cosa, mi rendo conto forse che lui l'ha scritto a beneficio dei tanti cattolici presenti nel Partito Democratico, dei loro dubbi, evidentemente più o meno esistenziali. Ieri abbiamo visto addirittura delle crisi, con abiure vere e proprie, una sorta di moderno autodafé. Allora, dico che qui Menorello ha il pregio di aver chiarito - perché riporta le testuali parole - quella che è la dottrina della Chiesa su questo argomento. Il paziente vuole andare a casa? Ne ha tutto il diritto costituzionale, ma non impegni la struttura del servizio sanitario e la coscienza del medico. Se questo viene eliminato, per me ha tutto il diritto di andarsene, altrimenti continueremo ad opporci, onorevole Sannicandro, e non c'è Costituzione che tenga su questi temi, perché purtroppo è dalla nostra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà. Consiglio ai colleghi che hanno un minuto di evitare troppe premesse e venire al dunque, altrimenti poi sono costretto a togliergli la parola, ed è antipatico, anche perché l'intervento di un minuto è l'intervento di un minuto, quindi è bene la sintesi.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, devo per forza di cose stigmatizzare le parole dell'onorevole Sannicandro. Lo stimo, penso che abbiamo un buon rapporto, però mi pare che su questo tipo di interventi stia prendendo lucciole per lanterne, il minimo è questo. La sommatoria di cose dette non rientra assolutamente in nessuna delle fattispecie che stiamo prendendo in esame, e ritengo che il fatto stesso che mi continui a dire - a proposito della citazione precedente - che acqua e cibo artificiali sono cure, beh è una cosa assolutamente non vera, l'abbiamo spiegato, anche l'onorevole Fedriga l'ha spiegato. Ma adesso tolgo ogni tipo di problema, onorevole Sannicandro, perché questo emendamento fa sorgere immediatamente il sole e dice in maniera molto chiara quello che vogliamo intendere, che è esattamente il contrario di quello che dice lei. Lo sto per sillabare bene, in maniera tale che si eviti anche ogni tipo di fraintendimento: la nutrizione e l'idratazione, anche artificialmente somministrate, rientrano tra le cure non terapeutiche di base dovute al paziente, anche se morente, eccetera eccetera. Allora mi auguro che stavolta non prenda più lucciole per lanterne, ma prenda lanterne, al prossimo intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, intervengo anch'io per assicurare al collega Sannicandro che all'articolo 32 della Costituzione è già previsto quanto lui diceva: se uno vuole andare a casa e non proseguire le cure, l'articolo 32 della Costituzione lo tutela, perché dice testualmente che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. E non c'è nessuna legge che impone un trattamento sanitario se non negli specifici casi che sono stati citati anche precedentemente, quindi mi domando su quali basi si sta discutendo, anche rispetto alle affermazioni fatte dal collega Sannicandro. Però, su questo emendamento, credo che l'intervento del collega Marguerettaz sia stato assolutamente chiaro, e lo voglio ribadire in quest'Aula: la persona a cui viene sottratta l'alimentazione e l'idratazione artificiale - ed è indipendente se si tratta di un prodotto fatto da qualche casa farmaceutica, non è che uno è alimentato soltanto se va a cogliere la mela sull'albero, questa tesi è veramente fuori luogo - fuori luogo! -, anche un bambino lo capisce - non muore in conseguenza della malattia! Lo possiamo dire che muore di fame e di sete e la conseguenza non può che essere che la morte?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, ha detto una volta un autore caro all'onorevole Sannicandro e a me, cioè Lenin, che le aquile volano in alto e le galline volano in basso; non può mai capitare che una gallina voli in alto come un'aquila, ma talvolta capita che un'aquila voli più in basso d'una gallina. L'onorevole Sannicandro è un'aquila, stavolta gli è toccato di volare più basso d'una gallina. Si consolerà pensando che era Rosa Luxemburg quella con cui Lenin ce l'aveva. Noi non diciamo assolutamente che uno deve essere obbligato ad una terapia, diciamo che l'accordo terapeutico tra medico e paziente non comprende l'assistenza al suicidio e alla morte. Vuole rinunciare all'alimentazione e all'idratazione artificiale? È liberissimo di farlo: firma, esce dall'ospedale, va a casa sua, e quello è un suicidio. Se lo fa invece dentro l'ospedale, con l'assistenza del medico e con l'assistenza del Servizio sanitario nazionale, quello è sempre un suicidio, ma è un suicidio assistito, più esattamente è eutanasia passiva. E mentre nella sua decisione privata io non c'entro, nella sua decisione pubblica io c'entro, perché è lo Stato che collabora per farlo morire, anzi è lo Stato che lo fa morire. Questo è il punto, non altro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Presidente, velocemente dico che si tende un po' a banalizzare, perché il dibattito che stiamo facendo è esattamente se alimentazione ed idratazione siano terapia o siano un'altra cosa, siano sostegno vitale; questa è la prima questione. Quindi, nessuno sta dicendo che un paziente non ha nessun diritto alle cure, noi siamo assolutamente rispettosi del dettato costituzionale, per quanto riguarda la terapia, non il sostegno vitale, e anche sull'artificiale ha ragione il collega Fedriga, anche rispetto all'intervento che faceva prima il collega Gelli: anche il latte artificiale che diamo ai bambini è appunto artificiale, e glielo diamo. Ma detto questo, l'altra questione è che uno è libero di fare quello che vuole, ci mancherebbe, quello che noi contestiamo è che lo debba fare obbligatoriamente il medico, che lo debba fare lo Stato. Questa legge unisce in modo straordinario due aspetti: lo statalismo più sfrenato assieme all'individualismo più sfrenato, francamente non crediamo sia una buona soluzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, l'Italia è il Paese campione del mondo della solidarietà pelosa, del sull'assistenza e sul cosiddetto volontariato, che è tale solo perché ci sono delle finanze pubbliche che gli consentono di esistere. Per cui, di volta in volta, gli stessi attori peraltro, in qualche caso, che oggi stanno sostenendo una tesi contraria, ci spiegano che non bisogna accanirsi contro il delinquente acclarato, verso il quale invece bisogna interrogarsi sui motivi che lo hanno portato a delinquere; che al tossicodipendente, più che le motivazioni degli efferati delitti che ha compiuto, bisogna chiedere che cosa gli è capitato nell'infanzia per turbarlo al punto tale da rivolgersi alle sostanze stupefacenti; che il fenomeno di immigrazione clandestina va sostanzialmente sottaciuto, anche perché sono nel frattempo proporzionalmente nate associazioni che, dietro la finta accoglienza, hanno creato dei ben remunerati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casati. Ne ha facoltà.
EZIO PRIMO CASATI. Presidente, mi pare un po' surreale la discussione così protratta, perché penso che dopo l'intervento del collega Gelli e altri interventi dovremmo avere assunto, come acclarato, che nutrizione e idratazione quando non sono il panino, la pastasciutta, l'acqua minerale o il Barbera, sono altra cosa. Quindi, sono dei procedimenti terapeutici, sono dei farmaci, sono quanta altra cosa. Mi pare che l'emendamento del collega Menorello voglia porre in discussione questa questione che, devo dire, dovremmo dare tutti per scontata.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Intervengo per preannunciare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, devo per forza di cose richiamare, grazie alla possibilità che mi offre il mio emendamento, l'intervento che è venuto poco fa da parte dell'onorevole Corsaro, che rispetto profondamente e con cui ho la possibilità di condividere la stragrande maggioranza delle battaglie ma certamente non questa. Lo dico all'interno del mio intervento personale non tanto e non solo perché ovviamente esprime la sua posizione, ma perché è un pensiero diffuso e, cioè, il fatto che si dica: “rispettate - vado virgolettato e per visto che sono all'interno del mio minuto - la disperazione gli uomini, disperate chi è lasciato solo e chi è psicologicamente in difficoltà”.
PRESIDENTE. La ringrazio. Il tempo è scaduto.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Ho sentito in quest'Aula qualcuno giustificarsi di votare favorevolmente su questa proposta di legge, malgrado sia cattolico, con motivazioni strane, ma non è questo il tema. In quest'Aula siamo legislatori, non siamo cattolici o non cattolici. Siamo persone che devono guardare alla dignità umana, ma la dignità umana deve avere dei principi oggettivi e i principi oggettivi possono essere due: o il principio di prudenza - ed è quello che condivido - che è quello per cui quando procediamo soprattutto su temi così delicati la vita non può essere considerata rispetto al sentire personale e, quindi, noi legiferiamo rispetto alle sensazioni che abbiamo; oppure quello, altrettanto legittimo ma che combatto, dell'onorevole Corsaro, per cui chiunque può decidere qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Non è dato dalle condizioni fisiche; non è che se muovo due gambe o non le muovo posso decidere se accedere o no a pratiche eutanasiche. Lui dice sempre “a prescindere”, ed è una posizione coerente che combatto ma che è coerente.
MASSIMILIANO FEDRIGA. …a morire di fame o di sete rispetto a quanto si muove o non si muove (e, ovviamente, mi riferisco anche all'articolo 3). È una follia, è una follia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Rizzetto; lei non può intervenire perché ha già parlato sul complesso ed è il cofirmatario.
PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. È da giorni che ascoltiamo parole appassionate, spesso anche parole molto ripetute, principi ribaditi per entusiasmo e qualche volta per il tentativo di adoperare un mantra che possa convincere qualcuno. Ma io penso questo e le comunico che fino a ieri tutti pensavamo - molti pensavano - che la vita fosse un bene indisponibile; oggi, invece, mi accorgo che per qualcuno la vita è un bene disponibile. C'è un modo per risolvere il problema: bisogna prendere il codice penale e abolire la fattispecie di omicidio del consenziente e di aiuto al suicidio. Si deve lasciare, invece, l'istigazione al suicidio, che è cosa affatto diversa. Così risolviamo il problema, altrimenti facciamo così: qualsiasi legge che esca da questo Parlamento sarà oggetto della valutazione creativa di qualsiasi giudice, e il giudice farà esattamente quello che vuole di una legge fatta male, come ha fatto quello che vuole anche delle leggi fatte bene .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. In questi due giorni ho ascoltato con pazienza, perché ho voglia di approfondire e di capire meglio. Vorrei leggervi una lettera, che penso possa far capire meglio a chi parla di codice penale come possono stare le cose, mettendosi da un altro punto di vista: La mia morte è cominciata da tempo. Quando Mara è scomparsa, ha portato via con sé tutta la mia voglia di vivere, ed ero già pronto a seguirla. Lei lo ha intuito e mi ha strappato la promessa di portare a termine il lavoro che avevo avviato negli anni della sua sofferenza e che in altro modo era anch'esso in punto di arrivo. La promessa è più un atto d'amore, il regalo di un tempo supplementare. Era uno stimolo e un aiuto per dare una conclusione degna al destino che ci aveva fatto casualmente, ma più volte, incontrare, e poi dato tanti anni di felicità totale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. L'emendamento Rampelli ripercorre quello che è stato un dibattito che è tutta la mattina che stiamo seguendo. La lettera di Magri, letta appena adesso da Melilla, ci dà una ragione diversa del senso della vita, che è quella dell'amore. Il motivo per cui molte persone chiedono che venga sospesa la nutrizione e l'idratazione oppure chiedono, in qualche modo, di essere aiutate a morire è proprio perché si attenua la percezione e la consapevolezza di essere e di sentirsi amati a pieno titolo, ed è questa la risposta che, vuoi a livello familiare, ma anche a livello istituzionale, noi dobbiamo trasmettere ai malati: la sensazione che non sono soli, che c'è ancora una ragione per cui vale la pena vivere, che c'è ancora qualcosa che può dare senso alla loro vita.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, questo è l'emendamento ex Bazoli, che ieri il collega ha ritirato e che noi abbiamo ritenuto di fare nostro, perché è esattamente complementare al nostro emendamento sul quale prima ci siamo lungamente intrattenuti, ed è proprio l'altra faccia della luna rispetto a quella preoccupazione che io adesso ripeto, per l'ennesima volta, perché ostinatamente sono convinto che dobbiamo continuare ad ascoltarci, e quindi il punto è, rispetto ad alimentazione e idratazione, certamente, come è stato detto - io ascolto tutti gli interventi -, ogni terapia è uno strumento. Certo che alimentazione e idratazione somministrata con quella strumentazione è un elemento di quel tipo lì. E, appunto, ogni terapia è uno strumento, ma il fine è la vita e la salute del paziente, così come, in questo caso, il fine dell'uso di quegli strumenti è tenere in vita un paziente, ripeto, non in fin di vita, ma che non può alimentarsi e nutrirsi da solo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Dispiace molto che il collega Bazoli abbia ritirato questo emendamento e veramente ringrazio il collega Occhiuto per averlo sottoscritto immediatamente. Questo emendamento ha due aspetti di particolare interesse: il primo, perché mette l'accento sul paziente che non è in grado di far da sé per sospendere la nutrizione e l'idratazione, quindi in un contesto che inneggia all'autonomia, all'autodeterminazione, all'autosufficienza, all'autoreferenzialità, l'accento qui è messo sulla dipendenza dall'altro; e la seconda cosa è che è messo sulla proporzionalità dell'aiuto che gli viene dato. Questo aiuto o è proporzionale, e quindi è efficace e coerente sul piano clinico e anche sul piano etico, oppure, se non è proporzionale e quindi definisce una situazione di accanimento terapeutico, non è più ragionevole né sul piano clinico né sul piano etico. Resta in vigore questa relazione di solidarietà in cui chi può va incontro a chi non può far da sé. Quindi, io invito i colleghi a votare positivamente questo emendamento, che esprime molto bene due istanze importanti del disegno di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà. Con la preghiera che me lo facciate sapere un po' prima. Prego.
GIAN LUIGI GIGLI. Questa volta lo faccio di cinque minuti, Presidente.
PRESIDENTE. Sì, non era sulla durata, era sull'anticipo, perché quando mi chiedete gli interventi mentre sto mettendo in votazione, si interrompe un processo anche tecnico dal quale dobbiamo tornare indietro prima di darvi la parola. Se me lo dite durante la discussione sull'emendamento, è meglio. Prego.
GIAN LUIGI GIGLI. Mi scuso, allora e vado avanti, grazie. Io sono contento che il gruppo di Forza Italia abbia ripreso l'emendamento proposto da Alfredo Bazoli, perché era, secondo me, uno dei migliori emendamenti presentati a questa legge. Lo dico da un punto di vista, ancora una volta, squisitamente clinico.
PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare. Passiamo ai voti. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto, su richiesta del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello Sviluppo economico, la Ministra della Difesa, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno De Lorenzis ed altri n. 3-02926.
DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Il Ministero dello Sviluppo economico, nel 2015, ha rilasciato il decreto di autorizzazione unica al progetto del gasdotto TAP. Il rispetto delle prescrizioni nel decreto di compatibilità ambientale in riferimento allo spostamento degli ulivi deve essere accertato dalla regione Puglia, che è l'ente vigilante secondo le normative vigenti. In particolare, il Servizio ecologia deve ancora rendere il parere conclusivo per tale accertamento.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
CARLO CALENDA,. Grazie, Presidente. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, in merito al quesito posto, occorre precisare che la scelta del metanodotto TAP, innanzitutto, accrescerà la sicurezza degli approvvigionamenti, la diversificazione delle fonti di provenienza del gas, l'aumento dell'offerta e del numero di fornitori in concorrenza sul mercato italiano ed europeo, con effetti a tendere positivi sui prezzi.
PRESIDENTE. Il deputato De Lorenzis ha facoltà di replicare. Prego, onorevole, ha due minuti.
DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Il Ministero non ha risposto a quanto abbiamo chiesto. Il fatto che oggi la regione Puglia non abbia ancora rilasciato l'ottemperanza alla prescrizione A.44 e non può farlo perché… non è così, perché il Ministero non può arrogarsi di pretendere il suo ruolo oltre le competenze stabilite dalla Costituzione italiana.
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02927 . Ha un minuto, prego onorevole.
NICOLA FRATOIANNI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come sa, TAP è un'opera molto contestata. La regione Puglia, tutti gli enti locali coinvolti, dal 2012 in poi, hanno sempre espresso, in tutte le sedi formali, pareri negativi sulla sua attuale localizzazione. Il 28 marzo scorso, uno sconsiderato intervento di disordine pubblico ha provocato diversi feriti di fronte a un presidio pacifico, ma determinato. Pesanti ombre di presunto riciclaggio di denaro sporco emergerebbero da un'inchiesta pubblicata dal settimanale in merito alla quale abbiamo presentato un esposto alla procura di Lecce soltanto ieri.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.
CARLO CALENDA,. Grazie mille. Non ritornerò sul tema della strategicità del TAP, ho appena risposto. Ricordo che la regione Puglia ha partecipato a tutte le fasi del procedimento in sede di valutazione di impatto ambientale: presso il Ministero dell'Ambiente, nell'ambito della quale sono stati esaminati dodici possibili siti di approdo, nell'ambito della Conferenza di servizi per il rilascio dell'autorizzazione presso il Mise e, infine, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, dove sono stati ascoltati anche sindaci di altri comuni, che hanno manifestato la non disponibilità a ospitare l'approdo.
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di replicare. Prego, ha due minuti.
NICOLA FRATOIANNI. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, non ci avete convinto. Come lei può confermare e mi ha risposto, è vero, la regione e gli enti locali hanno partecipato a tutte le fasi di discussione e hanno sempre, in tutte quelle fasi, espresso un parere contrario, così come contrario è stato il parere espresso in sede formale e sostanziale dalla comunità territoriale del Salento intero, di una terra intera.
PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02928 per un minuto. Prego, onorevole.
ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Buongiorno, Ministro Calenda. Il gruppo Novelli ha 500 dipendenti, di cui 300 in Umbria, e alla fine del 2016 è stato ceduto forzosamente, in accordo con il MISE, al Gruppo IGreco, dietro pagamento di una cifra simbolica di un euro.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.
CARLO CALENDA,. Grazie. Non ripercorro tutte le tappe già ricordate. Oggi, dopo lunghe trattative, le parti sociali e i rappresentanti del Gruppo IGreco non hanno ancora trovato un'intesa in grado di dare prospettive stabili al Gruppo. Il piano industriale presentato dalla nuova proprietà prevede, oltre a interventi di efficientamento e recupero di produttività, importanti investimenti per un totale di oltre 30 milioni di euro, destinati al rifacimento degli impianti, allo sviluppo della capacità produttiva e al recupero di attività precedentemente dismesse. La riorganizzazione proposta dall'azienda, modificata anche col contributo delle istituzioni presenti ai tavoli di trattativa, oltre che delle stesse organizzazioni sindacali, potrebbe consentire di dare prospettive economiche e occupazionali positive. Il Ministero sta proseguendo in questi giorni l'opera di mediazione tra le parti, nella ricerca di un accordo che ha l'obiettivo di favorire l'attuazione di un piano industriale che offra possibilità concrete di rilancio. Per queste ragioni, il Mise sta invitando le parti a individuare un ragionevole punto di intesa, coerente con il piano industriale presentato dalla nuova proprietà, che consenta di tutelare al meglio l'occupazione, riorganizzare un'azienda governata da anni in modo improprio, dare il via al piano di investimenti previsto, e soprattutto sviluppare nuovi prodotti e nuovi mercati. Se si troverà rapidamente l'auspicata intesa, il Mise, insieme alle regioni e alle comunità locali interessate, non mancherà di supportare, nell'ambito delle normative nazionali e comunitarie, un importante piano industriale. In merito alla richiesta dell'interrogante di fare chiarezza sulla cessione della ex Novelli, preciso che le conoscenze del Mise sono riferite a quanto gli organi di gestione e controllo del gruppo hanno pubblicamente evidenziato, anche nel corso degli incontri svolti. Sulla base di questa informazione e degli atti formali compiuti presso gli organi amministrativi e giudiziari competenti, il Ministero non ha elementi di contestazione dell'operato. Il ricorso al giudice di alcuni creditori e di alcuni azionisti della Novelli sarà certamente l'occasione per quei chiarimenti che da alcune parti si invocano, ma che non sono in alcun modo nelle disponibilità e responsabilità del Ministero dello sviluppo economico.
PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di replicare.
ADRIANA GALGANO. Grazie, Ministro, per la sua risposta. Io isolo una cosa che lei ha detto: velocemente. Veramente noi la preghiamo di dare tutta la sua attenzione perché si proceda velocemente, perché purtroppo nelle nostre regioni molti casi di aziende che versavano in difficoltà hanno avuto proprio il percorso inverso: molto lentamente. Le ricordo solo il caso della ex Merloni, dove dopo nove anni abbiamo ancora la cassa integrazione e ancora un grande problema di occupazione delle persone che lavoravano per questa azienda. Dopo nove anni! Noi Civici e Innovatori le abbiamo sottoposto questo caso in diretta tivù per chiederle, dal momento che ha portato dei risultati così brillanti per quanto riguarda le esportazioni, di occuparsi anche delle vertenze, perché è chiaro, per tutte quelle che abbiamo seguito, che c'è un cambiamento da fare, perché procedono troppo lentamente e spesso i soldi che il contribuente investe non hanno un ritorno adeguato, soprattutto in termini di sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie. Quindi, le chiediamo tutta l'attenzione del caso, che continueremo a seguire.
PRESIDENTE. L'onorevole Busin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fedriga ed altri n. 3-02929 di cui è cofirmatario, per un minuto.
FILIPPO BUSIN. Presidente, Ministro, siamo di fronte a un fenomeno ormai completamente fuori controllo, che è quello dei migranti irregolari che sbarcano quotidianamente, in numero sempre crescente, sulle nostre coste: si parla di un aumento del 30 per cento degli arrivi, con una proiezione di 200 mila sbarchi per il 2017, che è una cifra assolutamente importante, record, mai raggiunta. Questa tratta di schiavi moderni, per così dire, trova un supporto e un aiuto considerevole da parte di organizzazioni non governative, a cui è ascrivibile circa il 40 per cento degli attuali sbarchi, che sono in continua crescita. Chiediamo a lei che rapporto ci sia, nelle operazioni di queste ONG, nei confronti del Comando generale delle capitanerie di porto, se l'azione è coordinata, se il Governo invece subisce l'azione di queste ONG, e come intende arginare il fenomeno.
PRESIDENTE. La Ministra della Difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere.
ROBERTA PINOTTI,. Presidente, desidero precisare che il quesito posto dall'onorevole Busin e altri presenta considerazioni di competenza del Ministero dell'interno e, riguardo alle Capitanerie di porto, anche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Per quanto riguarda gli argomenti riguardanti il mio Ministero, quindi la difesa, in particolare l'imposizione del blocco navale evocato dagli onorevoli interroganti, vorrei specificare che tale misura, prevista dal diritto dei conflitti armati, non è mai stata posta in essere dal dopoguerra a oggi. Più di recente, sono stati attuati due embarghi coercitivi: uno negli anni Novanta, in prossimità delle acque territoriali della ex Jugoslavia, e uno nel 2011, nel corso dell'operazione svolta dalla coalizione internazionale per l'intervento in Libia.
PRESIDENTE. Il deputato Busin ha facoltà di replicare.
FILIPPO BUSIN. Presidente, evidentemente le azioni intraprese dal Governo finora, compresi gli accordi fatti a febbraio con il Governo Serraj, non hanno portato a nessun risultato, se non quello di portare, come ho detto prima, nei primi tre mesi, quindi anche a marzo, successivamente quindi agli accordi con il Governo Serraj, ad un aumento degli sbarchi incontrollato. Questo è un fenomeno assolutamente fuori controllo, straordinario, e la risposta attendista del Governo, o comunque prudente del Governo, non è assolutamente soddisfacente: ci vorrebbe ben altra presa di posizione nei confronti di questo dramma, e non si capisce poi perché queste ONG operino portando questi migranti irregolari sulle coste italiane, quando il punto del naufragio o comunque del soccorso è molto più vicino alle coste della Tunisia o di Malta. Ma evidentemente, pur rispettando i trattati internazionali - visto che Malta fa parte dell'Unione europea e anche dell'unione monetaria europea, quindi è un nostro alleato e dovrebbe rispettare le stesse regole internazionali - gli sbarchi non arrivano a Malta, ma tutti in modo costante sulle coste italiane. Evidentemente qui c'è un'operazione che sfugge al controllo dello Stato italiano. Altri Stati operano con maggiore attenzione verso il problema, noi subiamo non solo l'inerzia del Governo ma anche l'azione indiscriminata di queste ONG, che hanno degli scopi obiettivamente destabilizzanti per il nostro Paese, che non può ricevere questi flussi così numerosi.
PRESIDENTE. Il deputato Mognato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Franco Bordo ed altri n. 3-02930 di cui è cofirmatario, per un minuto.
MICHELE MOGNATO. Presidente, signor Ministro, oggi le lavoratrici e i lavoratori di Alitalia, cui va la nostra solidarietà, sono in sciopero contro l'inconsistenza e la debolezza del piano industriale presentato. In realtà, si tratta di un piano di ristrutturazione finanziaria che prevede, per la terza volta da dieci anni a questa parte, tagli occupazionali (oltre 2 mila lavoratori) e tagli ai salari (dal 20 al 30 per cento). Nelle prossime ore si riprenderanno le trattative sindacali, si prevedono tempi stretti per arrivare a un eventuale accordo. Ci sono problemi di liquidità e di cassa, tanto che si ipotizza un intervento di Cassa depositi e prestiti. C'è una grande preoccupazione per il futuro e un malessere sociale reale, perché, in un'azienda che è stata oggettivamente gestita male, è inaccettabile che una gestione non buona venga pagata da lavoratori e cittadini. Sono parole del suo collega Calenda. La nostra richiesta è quella di conoscere quali sono le iniziative del Governo - che non può limitarsi ad accompagnare trattative -, dunque, per salvaguardare i livelli occupazionali e, finalmente, per il rilancio industriale di un'azienda strategica per il nostro sistema Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO POLETTI,. Grazie, Presidente, grazie, onorevole. Premesso che, come già detto in questa sede dal Ministro Calenda, Alitalia è e deve rimanere una compagnia aerea privata, il Governo è attivamente coinvolto con i Ministri del lavoro, dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti nell'analisi della situazione di Alitalia e nell'individuazione di possibili misure che consentano, da un lato, di garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali e, dall'altro, di consentire il superamento della crisi aziendale nella consapevolezza del ruolo strategico che Alitalia riveste per il trasporto aereo del nostro Paese. Alitalia, infatti, è un'azienda importante per un Paese che vive di export e di turismo e, pertanto, il Governo intende supportare il processo di ristrutturazione e di rilancio, nonché vigilare sull'attuazione del piano industriale. A questo fine è stato istituito, presso il Ministero dello sviluppo economico, un tavolo di approfondimento dei vari aspetti del piano industriale a cui partecipano i rappresentanti dell'azienda e i sindacati. In quella sede si sta sviluppando il confronto, anche con riferimento agli elementi di criticità rilevati dagli interroganti, con la finalità di avere informazioni puntuali e approfondite sul merito del piano industriale presentato da Alitalia.
PRESIDENTE. Il deputato Franco Bordo ha facoltà di replicare, per due minuti.
FRANCO BORDO. Presidente, signor Ministro, questa mattina abbiamo incontrato i lavoratori di Alitalia in sciopero a Fiumicino e abbiamo condiviso con loro la preoccupazione, non soltanto per il proprio posto di lavoro, per il rischio della perdita del posto di lavoro, ma anche la preoccupazione per una mancanza di direzione da parte dell'azienda rispetto a un piano di sviluppo vero. Questo mi sembra l'elemento più preoccupante anche per noi, come parte pubblica, come è stato e, penso, anche per voi, dovrebbe essere, come Governo, perché lei ha parlato, appunto, della necessità di tagli per limitare i costi che non siano soltanto legati a quelli del lavoro; va bene, però, vorremmo sentire delle parole più precise, più puntuali, più attente da parte del Governo rispetto, appunto, a questo tema del piano industriale. Io penso che ci sia veramente molto spazio per poter fare una politica di sviluppo in questo settore, per questa azienda che è ancora un'azienda comunque importante per il nostro Paese, direi anche strategica. Puntare soltanto ad esternalizzazioni di settori come l'informatica e le manutenzioni dei velivoli, ad esempio, è sbagliato, profondamente sbagliato. Le principali compagnie non esternalizzano questi settori. Poi, non si guarda - almeno a noi sembra, da quanto è stato anche a voi consegnato come - a quei mercati, in modo particolare a quelle rotte verso l'Asia che sono mercati in crescita che potrebbero, appunto, far crescere e sviluppare il nostro settore.
PRESIDENTE. Il deputato Baradello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02931 .
MAURIZIO BARADELLO. Presidente, signor Ministro, con la decisione di abolire i cosiddetti si è creato un vuoto, in particolare, per quelle piccole realtà imprenditoriali e per le famiglie che, nel pieno rispetto delle regole, si erano avvalse di questo strumento che possiamo definire semplice e molto facilmente applicabile. Ecco, quello che chiediamo è che cosa intendete fare per questa parte della realtà sociale ed economica del nostro Paese, per dare seguito a quello che era stato avviato e aveva creato delle grandi opportunità e semplificazioni nella vita quotidiana di queste realtà.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Poletti, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO POLETTI,. Grazie, Presidente, grazie, onorevole. Preliminarmente, voglio puntualizzare che il lavoro accessorio non è stato disciplinato dal ma dal decreto legislativo n. 276 del 2003, che è stato poi modificato negli anni successivi al fine di estenderne l'utilizzabilità. In particolare, nel 2012, con la legge n. 92 sono stati eliminati i limiti settoriali all'interno dei quali i potevano essere utilizzati e, nel 2013, con il decreto n. 76 è stato eliminato il requisito della natura meramente occasionale delle prestazioni lavorative che possono essere retribuite mediante . A seguito di questi interventi normativi, l'uso dei ha fatto registrare una crescita assolutamente abnorme, passando dai 38 milioni venduti nel 2013 ai 134 del 2016, evidenziando anche fenomeni di utilizzo improprio, in alcuni settori. A seguito dell'attività di monitoraggio dell'uso dei avviata nel 2015 dal Ministero del lavoro in collaborazione con l'INPS, con il decreto n. 185 del 2016, sono stati introdotti, per i committenti, imprenditori e professionisti, più stringenti obblighi di comunicazione delle modalità di impiego dei prestatori, che avevano prodotto effetti di contenimento dell'uso dello strumento.
PRESIDENTE. Il deputato Baradello ha facoltà di replicare.
MAURIZIO BARADELLO. Grazie, signor Ministro, anche per il riepilogo e la storia del provvedimento. Abbiamo visto anche un po' tutti i dati relativi a quello che ha portato, in sostanza, a questa cancellazione, i controlli fatti nei vari ambiti che hanno rilevato delle anomalie anche grosse, anche serie. Ma noi vogliamo preoccuparci di quelli che non stanno in quella percentuale di anomalie. Vogliamo cercare di sostenere, invece, quelli che stanno dalla parte della correttezza e del rispetto delle norme.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Baradello.
MAURIZIO BARADELLO. Quindi, grazie signor Ministro. Le raccomandiamo queste attenzioni.
PRESIDENTE. L'onorevole Pizzolante ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-02932 .
SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'errore del decreto sta nel fatto che non colpisce l'abuso ma colpisce lo strumento eliminandolo e in questo modo estende l'abuso che è l'abuso del lavoro nero - questo è il problema - mettendo in difficoltà le imprese, mettendo in difficoltà le famiglie e i lavoratori. Noi presenteremo domani un progetto di legge con delle soluzioni alternative: l'estensione del lavoro a chiamata, i per le famiglie e i mini-contratti.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO POLETTI,. Grazie, Presidente, e grazie onorevole. Naturalmente, alcuni degli argomenti che sono stati qui proposti richiamano la precedente risposta e, quindi, non li riprenderò, se non appunto per ribadire che l'intenzione del Governo è quella di procedere ad un'elaborazione e ad un'analisi della situazione e alla predisposizione di strumenti che regolino questa materia in maniera congrua, a partire da una condizione di necessità che, appunto, è quella di tenere un equilibrio tra le esigenze delle imprese, da un versante, e il diritto dei lavoratori, dall'altra parte, in modo tale che non si producano situazioni di squilibrio da questo punto di vista.
PRESIDENTE. Il deputato Pizzolante ha facoltà di replicare, per due minuti.
SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Signor Ministro, per noi l'urgenza di cui lei parla deve avere tempi certi. Noi diciamo, non oltre la metà di maggio e siamo già in ritardo, con la metà di maggio, rispetto all'avvio della stagione estiva. Però, il problema non riguarda soltanto l'agricoltura; il problema riguarda quasi tutti i settori e riguarda, in particolar modo, il commercio, il turismo e i servizi in generale. Quindi, noi ribadiamo la necessità di intervenire urgentemente. Ripeto: noi domani presenteremo un progetto di legge che contiene la liberalizzazione del lavoro a chiamata, i per le famiglie, che sostituiscono di fatto i per le famiglie, e i minicontratti, sul modello dei tedeschi. Su questo occorre aprire un confronto, ma diventa fondamentale che il Governo capisca l'urgenza rispetto, appunto, alle questioni economiche, imprenditoriali e sociali che abbiamo davanti e che hanno una scadenza a breve.
PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-02933 .
WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Buongiorno, Ministro Poletti. Arriviamo subito al dunque, Ministro. Con quel pessimo decreto che avete firmato, fatto e scritto circa una settimana fa, dopo un lavoro ampio della Commissione lavoro sull'utilizzo dei buoni lavoro, ovvero chiamati avete fatto una vera e propria porcheria, Ministro, nel senso che, come già ascoltato in quest'Aula, avete gettato nella completa incertezza famiglie, piccole e medie imprese, agricoltori e aziende, nel senso che oggi lei, Ministro, ha gettato la maschera del Governo dicendo, chiaramente e candidamente in quest'Aula, che avevate paura del quesito referendario e quindi, come un sillogismo detto, avete paura del confronto con l'elettorato, avete paura, anche su questo tema, del confronto con i cittadini in sede referendaria.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO POLETTI,. Grazie Presidente, grazie onorevole. Gli argomenti che fanno riferimento alla questione qui proposta sono quelli che ho già avuto occasione di illustrare nei due precedenti interventi. Credo di poter dire che non si tratta di paura del quesito referendario, ma si è trattato di una valutazione politica che il Governo ha fatto rispetto alla utilità per il nostro Paese di utilizzare due mesi di tempo per un confronto che avrebbe inevitabilmente assunto la natura di un confronto ideologico, anche perché se avessimo proceduto ad una parziale revisione dalla normativa - e di problemi da rivedere evidentemente ce n'erano - il referendum si sarebbe svolto su un quesito persino diverso da quello che aveva dato adito alla raccolta delle firme.
PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà di replicare.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la insufficiente risposta, nel senso che io le ho chiesto un'altra cosa, noi le abbiamo chiesto un'altra cosa. Le abbiamo chiesto con che tipo di strumenti andare a sostituire quello che voi avete completamente decapitato e le tempistiche. Le tempistiche significa che, come prima detto, al netto di un discorso che lei mi è ritornato a fare sul referendum, e sul quale, guardi, io posso essere anche, tutto sommato, d'accordo sotto un certo punto di vista, che è questo: il sindacato che ha proposto, raccogliendo milioni di firme, il quesito referendario era lo stesso sindacato che utilizzava lo strumento dei per pagare le persone che, magari, collaboravano con il sindacato. Un parallelismo, quasi come a dire che l'articolo 18, ad esempio, non è mai stato ampiamente utilizzato dagli stessi sindacati che erano esenti dall'articolo 18.
PRESIDENTE. La deputata Maestri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giuditta Pini ed altri n. 3-02934 di cui è cofirmataria, per un minuto.
PATRIZIA MAESTRI. Grazie, Presidente, buongiorno, signor Ministro. Dal 12 marzo 2016 le dimissioni volontarie e le risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro devono essere effettuate con modalità telematiche. Questa procedura ha lo scopo di contrastare il fenomeno odioso delle dimissioni in bianco, una pratica diffusa che ha condizionato con il ricatto il lavoro delle donne e non solo. Nonostante la nuova procedura, noi comunque riceviamo segnalazioni dalle organizzazioni sindacali, che operano soprattutto nel settore dei servizi terziari e turismo, che comunque riguardano la possibilità di un utilizzo non corretto di tali procedure. Filcams/CGIL di Modena ci segnala che, dalla data di applicazione delle dimissioni a gennaio di quest'anno circa 1.100 persone, lavoratori e lavoratrici, si sono recati nei loro uffici per richiedere l'attivazione delle dimissioni volontarie.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO POLETTI,. Grazie Presidente, grazie onorevole. Proprio al fine di contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco, nell'ambito della riforma del lavoro realizzata con i decreti di attuazione del è stata inserita una specifica disposizione in base alla quale le dimissioni e la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro devono essere fatte, a pena di inefficacia, esclusivamente con modalità telematica. Questa disposizione è stata resa operativa a partire dal 12 marzo 2016 con l'entrata in funzione del sistema applicativo accessibile sia dal sito istituzionale del Ministero che dal portale . La comunicazione che rende effettiva la volontà di cessare il rapporto di lavoro per dimissioni o risoluzione consensuale può essere effettuata direttamente dal lavoratore oppure per il tramite dei soggetti intermediari indicati dalla norma. A seguito dell'avvio del sistema applicativo, il numero delle cessazioni per dimissioni è significativamente diminuito. Dai dati rilevati dall'INPS emerge che le cessazioni per dimissioni relative ai contratti a tempo indeterminato sono diminuite da 938 mila del 2015 a 812 mila del 2016. Lo stesso si registra anche per i contratti a tempo determinato: infatti, da 313 mila del 2015 si è passati a 243 mila del 2016.
PRESIDENTE. La deputata Giuditta Pini ha facoltà di replicare.
GIUDITTA PINI. Grazie, Ministro. Sì, noi ringraziamo per la risposta. Questa è una buona legge, che è stata attesa da tanto, e le dimissioni in bianco, ora che sono telematiche, possono finalmente essere controllate al meglio. Forse bisognerebbe, per essere proprio perfettamente certi il più possibile e fare in modo che non ci siano più abusi, anche cercare di tornare a come era la norma originaria, e quindi fare in modo che queste dimissioni siano in capo ai lavoratori, ai sindacati e alle direzioni del lavoro, forse non a capo dei consulenti del lavoro, che, a volte, purtroppo, lavorando per lo stesso datore di lavoro, rischiano di non essere del tutto terzi. E, visto che abbiamo la possibilità di averla in Aula, ne approfittiamo anche per fare un auspicio: visto che, come ci ha appena detto, sta andando a compimento tutto l'iter che porterà finalmente ad avere questa legge, ad avere una piena attuazione di questa legge, e visto che è passato un anno da poco, quasi un anno, dalla sua approvazione, mancherebbero solo i decreti attuativi per i tempi di preavviso e poi, dopo, saremmo veramente perfetti e saremmo finalmente in grado di portare avanti questa che è una buona legge, su cui abbiamo lavorato tanto e che credo faccia onore al lavoro del Governo e del Partito Democratico.
PRESIDENTE. La deputata Polverini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02935 .
RENATA POLVERINI. Grazie Presidente, signor Ministro, colleghi, nell'ambito della programmazione nazionale del Fondo sociale europeo 2014-2020, l'Inapp, ex Isfol, è riconosciuto come ente del Ministero del lavoro. A esso può essere assegnata l'esecuzione dei progetti, ma la titolarità dei principali programmi operativi nazionali è ad oggi in capo all'Anpal, e questo rischia di compromettere la sussistenza finanziaria dell'Inapp, il cui bilancio è stato storicamente alimentato tramite i PON. Il venir meno della Direzione generale del Ministero e la comparsa di un nuovo soggetto pongono il problema di relazione tra Anpal e l'istituto incaricato, tra le altre cose, della valutazione dei risultati dell'Agenzia, ora responsabile della gestione delle risorse comunitarie.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO POLETTI,. Grazie, Presidente. Grazie onorevole, le politiche attive nel nostro Paese sono state storicamente un punto debole delle politiche per il lavoro principalmente basate sugli strumenti di politica passiva (ammortizzatori e prepensionamenti). A questa debolezza ha inteso rispondere il che, tra le finalità principali, ha il potenziamento delle politiche attive anche mediante l'istituzione dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro con funzione di coordinamento generale della rete dei servizi per le politiche del lavoro facenti capo a soggetti pubblici e privati e che si avvale del supporto tecnico di Anpal servizi, già Italia Lavoro. In linea con il nuovo assetto di delle politiche del lavoro in Italia, ridisegnato dal decreto legislativo n. 150 del 2015, l'Inapp, ente pubblico di ricerca vigilato dal Ministero del lavoro, svolge attività di analisi, monitoraggio e valutazione delle politiche del lavoro e dei servizi per il lavoro e, più in generale, si occupa di tutte le politiche economiche che hanno effetti sul mercato del lavoro. Inapp beneficia di un contributo ordinario annuo a carico del Ministero del lavoro che per il 2017 ammonta ad euro 24.483.680 euro come stabilito dalla legge di bilancio n. 232 del 2016. Tale contributo consente all'Istituto di disporre di risorse autonome per lo svolgimento delle funzioni attribuitegli dal decreto legislativo n. 150, tra cui la verifica degli obiettivi raggiunti dall'Anpal. Pertanto la paventata dipendenza del valutatore dal valutato non sussiste atteso che l'attività di valutazione è svolta con le risorse del Ministero del lavoro. L'impiego da parte di Inapp delle risorse comunitarie disposte in qualità di autorità di gestione dall'Anpal, come previsto dal decreto legislativo n. 150, riguarderà invece altre attività dell'istituto stesso senza confusione con le funzioni di valutazione. Peraltro Anpal e Inapp in questa fase stanno definendo le procedure di collaborazione previste dalla disciplina comunitaria per gli organismi intermedi in ciò chiarendo anche una parte di questi temi. Da ultimo, con riferimento allo stato di attuazione della riforma delle politiche attive, faccio presente che nel corso del 2016 è stato approvato lo statuto di Anpal ed è stato istituito il portale Anpal che consente la registrazione dei disoccupati. Inoltre, a decorrere dal 1° gennaio 2017, è stato formalizzato il trasferimento ad Anpal di 109 unità di personale del Ministero del lavoro e di 93 di Inapp. Con riferimento poi ai profili di spesa va sottolineato che il decreto legislativo n. 150 ha previsto l'istituzione di Anpal senza nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che per i costi di funzionamento si provveda con le risorse umane, finanziarie e strumentali già disponibili a legislazione vigente. Le risorse destinate al funzionamento di Anpal derivano quindi dai risparmi operati nell'ambito del Ministero del lavoro e di Inapp. La riorganizzazione che ha coinvolto il Ministero del lavoro e Inapp, con i conseguenti trasferimenti di personale e oneri di funzionamento in capo ad Anpal, è pertanto avvenuto a costo zero.
PRESIDENTE. La deputata Polverini ha facoltà di replicare.
RENATA POLVERINI. Infatti la mia preoccupazione era proprio la conferma del costo zero. Ogni volta che ci troviamo di fronte ad un provvedimento che prevede costo zero o comunque la clausola “senza maggiori oneri per la finanza pubblica” poi ci troviamo a combattere con difficoltà con le quali immagino il Ministro in qualche modo si dovrà scontrare quasi quotidianamente. Lo dico per esperienza e anche perché in questi ultimi mesi ho ascoltato diversi attori protagonisti che operano nell'ambito del mercato del lavoro pubblico e privato: c'è chiaramente uno stato di confusione che emerge dalla riorganizzazione di un così complesso che di fatto ha svuotato le funzioni del Ministero del lavoro ed è stato costruito anche su una riforma costituzionale che poi non ha avuto buon esito nel referendum del 4 dicembre. In qualche modo tale riorganizzazione, al di là degli aspetti finanziari e delle risorse umane, si trova anche a dover conciliare la questione di funzioni e poteri che sono rimasti in capo alle regioni e, quindi, devono essere esercitati sempre passando attraverso la Conferenza Stato-regioni, accordi, e così via. Sono molto preoccupata di questo, ma lo sarà anche il Ministro perché ha esperienza in questo settore non soltanto in quanto Ministro del lavoro ma per le sue esperienze precedenti e come tale sa perfettamente che questo servizio arranca a trovare le modalità e le risorse, ripeto, non soltanto economiche ma anche umane per poter svolgere compiti così delicati che pure ad esso sono state assegnate. Mi auguro, come è stato già detto da altri colleghi, anche rispetto ad altri provvedimenti, che, a fronte di queste complicazioni con le quali ci troviamo a confrontarci quotidianamente, magari si possano anche offrire suggerimenti qualora ci fosse necessità di correggere le disposizioni legislative.
PRESIDENTE. Il deputato Segoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02936 per un minuto.
SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, con questa interrogazione cerchiamo di accendere un riflettore sul traffico di rifiuti radioattivi che interessa la Sicilia almeno fino dagli anni Ottanta e che ha assunto contorni molto più netti e delineati dal dicembre 2016 quando sono emersi elementi concreti e circostanziati che certificano la presenza di scorie radioattive nei mari, nei fondali marini nei dintorni della Sicilia dovuti all'affondamento di navi cariche di queste scorie e anche nel territorio stesso della Regione siciliana. Si parla di siti come la miniera di Pasquasia o la cava di San Giuseppe. Lo smaltimento delle scorie radioattive illegali nel territorio siciliano vedrebbe come snodo il porto di Augusta e anche il territorio circostante sarebbe interessato da questo fenomeno. In particolare la segnalazione arriva da attivisti di Alternativa Libera nel comune di Melilli che hanno trovato tra l'altro una delibera comunale in cui si fa riferimento alla presenza di rifiuti di questo tipo senza che ad essa siano seguiti atti concreti per la bonifica o per l'accertamento.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI,. Grazie, Presidente. Ringrazio anche l'onorevole Segoni per darci la possibilità di fare il punto su una situazione così delicata per la provincia di Enna e per l'intera Regione siciliana. Noi come al solito non possiamo fare altro che prendere i dati dagli enti che se ne stanno occupando, non avendo competenze dirette in merito, ma dirò dopo che cosa abbiamo intenzione di fare. Secondo quanto riferito dalla prefettura di Enna, nel 1997 la procura della Repubblica-direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta aprì un fascicolo conoscitivo sull'eventuale presenza di scorie radioattive all'interno della miniera di Pasquasia, sita in territorio del comune di Enna, disponendo appositi sopralluoghi e prelievi di materiali organici e inorganici.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIAN LUCA GALLETTI,. Si fa presente che infine sono stati avviati i lavori per la realizzazione del progetto di “Monitoraggio ed individuazione delle aree potenzialmente inquinate” (MIAPI), con la collaborazione del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, realizzato proprio per le regioni obiettivo convergenza.
PRESIDENTE. Concluda, Ministro.
GIAN LUCA GALLETTI,. …da un punto di vista qualitativo e quantitativo le attività di sorveglianza e controllo delle agenzie sul territorio.
PRESIDENTE. Il deputato Segoni ha facoltà di replicare.
SAMUELE SEGONI. Presidente, siamo contenti che la nostra sollecitazione, la nostra segnalazione sia servita da allertare il Ministero, e vigileremo che questi intendimenti vengano portati avanti con costanza nel tempo. Mi limito a ricordare che questa potrebbe essere soltanto la punta di un iceberg, quindi secondo noi è necessario assolutamente una controllo a tappeto, per verificare l'eventuale radioattività del territorio delle zone che ho citato in premessa. Infine vorrei ricordare che è vero che sta in capo agli enti territoriali, però vige anche il principio di sussidiarietà, e l'inerzia degli enti locali, degli enti territoriali poi alla fine sfocia nella connivenza. Io ho lavorato in prima la fila per la proposta di legge di riordino delle agenzie territoriali, e so benissimo che vi sono stati inseriti alcuni elementi per permettere alle agenzie ambientali di intervenire e di verificare, se opportunamente sollecitate; quindi mi auguro che si possa perseguire questa strada.
PRESIDENTE. Il deputato Parisi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02937 per un minuto.
MASSIMO PARISI. Signora Presidente, signor Ministro, questa interrogazione riguarda una vicenda che ormai data trent'anni. Nel 1986 l'inceneritore di San Donnino, alle porte di Firenze, fu chiuso: quindi è da 31 anni che Firenze, e più in generale l'area metropolitana fiorentina (stiamo parlando di un'area su cui insistono oltre 1 milione di abitanti, e che ricomprende le province di Firenze, Prato e Pistoia) è senza un impianto di smaltimento di rifiuti. Dopo 19 anni di discussioni si arrivò alla definizione e all'individuazione di un sito per la realizzazione di un impianto di nuova generazione, il sito di Case Passerini, fra i comuni di Sesto Fiorentino, Firenze e Campi Bisenzio; e tuttavia, nonostante che il Governo abbia inserito nel cosiddetto decreto-legge “sblocca Italia” anche questo sito fra gli impianti di termovalorizzazione da realizzarsi, la vicenda è ben lungi dall'essere risolta. Con tutte le conseguenze del caso, che al momento riguardano soltanto l'esigenza di trasferire fuori ATO i rifiuti per smaltirli, e riguardano le bollette dei cittadini di quest'area. Chiediamo quindi di conoscere le intenzioni e le opinioni del Governo su questa annosa vicenda.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI,. Signora Presidente, grazie all'onorevole Parisi. Tenterò di rispondere in 3 minuti ad una storia di 31 anni: non è del tutto semplice. Si fa presente innanzitutto che l'impianto di termovalorizzazione di Case Passerini è stato autorizzato dagli enti territoriali competenti: l'avvio dei lavori era previsto entro l'estate 2016, con possibilità di renderlo operativo entro il 2017. La provincia di Firenze, il 17 aprile 2014, si era espressa in ordine alla compatibilità ambientale del progetto definitivo, subordinandolo al rispetto di specifiche prescrizioni. L'attuale città metropolitana di Firenze il 23 novembre 2015 ha rilasciato l'autorizzazione unica, ai sensi del decreto legislativo n. 387 del 2003, per la realizzazione e gestione dell'impianto.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIAN LUCA GALLETTI,. A ciò si aggiunga che la pianificazione istituzionale e le successive convenzioni con ATO Toscana Centro hanno previsto che al termico di Case Passerini possano essere conferite anche 30 mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi.
PRESIDENTE. Il deputato Parisi ha facoltà di replicare.
MASSIMO PARISI. Signor Ministro, io ho ascoltato con attenzione la ricostruzione di fatti che purtroppo, ahimè, sono noti, e sono noti anche ai cittadini toscani, compresa la vicenda giudiziaria che ha riguardato l'ultima fase del 2016, la sentenza del TAR. Segnalo, giusto per capire il Paese in cui viviamo, che abbiamo citato una futura sentenza, che arriverà ad ottobre del 2017: col che possiamo dire con assoluta tranquillità che la vicenda del termovalorizzatore di Firenze e dell'area metropolitana fiorentina, dell'area dell'ATO Centro Toscana non si sbloccherà né nel 2017, e probabilmente neanche nel 2018. Con tutto ciò possiamo certamente sanzionare il fallimento di una classe dirigente politica, quella che riguarda l'amministrazione regionale toscana, quella che riguarda gli enti interessati, perché è di tutta evidenza di che cosa stiamo parlando: lei ha citato i dati della produzione dei rifiuti, ricordo a me stesso che stiamo parlando di Firenze, cioè una città e un'area che ogni giorno, oltre al milione e mezzo di abitanti che citavamo prima, subisce l'afflusso di decine di migliaia di turisti, per molti milioni di turisti l'anno, con un aumento della produzione quindi di rifiuti e molto alta. Questo significa che ancora per il 2017, che ancora per il 2018, e chissà fino a quando, l'unica soluzione sarà l'esportazione dei rifiuti e l'utilizzo delle discariche.
PRESIDENTE. Avrà luogo ora lo svolgimento delle ulteriori interrogazioni che non si sono potute svolgere nella seduta di mercoledì 22 marzo 2017 a causa della sospensione della seduta medesima.
PRESIDENTE. Il deputato Matarrese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02892 per un minuto.
SALVATORE MATARRESE. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, anzitutto la ringrazio per essere tornato in Aula a continuare i lavori che avevamo avviato nella scorsa seduta. L'interrogazione ha per oggetto la preoccupazione della popolazione locale, la popolazione pugliese e della Basilicata in particolare, per la macchia estesa che interessa l'invaso del Pertusillo, che alimenta l'acquedotto pugliese, ma anche le reti irrigue e le reti di produzione di energia. Su questa macchia ci sono state diverse analisi fatte da associazioni locali che rilevano un inquinamento e analisi fatte dall'ARPAB che escludono l'inquinamento facendo riferimento alla presenza dei microrganismi o di alghe. Ma in una precedente interrogazione in Commissione è stato evidenziato uno stato di attenzione da parte della Prefettura su un pozzetto di proprietà dell'Eni nel quale erano stati rinvenuti sversamenti di idrocarburi.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI,. Grazie, signora Presidente. Ringrazio anche l'onorevole Matarrese. Con riferimento alle problematiche ambientali relative al bacino del Pertusillo si fa presente che le attività di controllo, prevenzione e contrasto agli illeciti ambientali, compresa l'irrogazione delle relative sanzioni, sono affidate agli enti territoriali. Fermo restando quanto già riferito in occasione del - presentato dall'onorevole Latronico, si ricorda inoltre che la regione Basilicata ha affidato sin dal 2013 all'ente parco l'incarico per il controllo degli affluenti dell'invaso del Pertusillo. L'ente parco ha provveduto a una serie di controlli mirati a prevenire ed eventualmente reprimere i fenomeni di sversamento illecito nel lago. Ulteriori controlli sono svolti dal gestore del servizio idrico integrato, Acquedotto Pugliese, sull'acqua grezza derivata dal Pertusillo.
PRESIDENTE. Il deputato Matarrese. ha facoltà di replicare, per due minuti.
SALVATORE MATARRESE. Grazie Ministro per l'esaustiva risposta. Prendo atto che i dati riferiti all'acqua a seguito della campagna posta in essere dall'ARPAB escludono situazioni di tossicità, ma è anche vero che ci sono delle indagini sul sottosuolo per evitare che non ci siano stati sversamenti o comunque inquinamenti in falda e quindi sotterranei.
PRESIDENTE. Il deputato Vico ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02893 per un minuto.
LUDOVICO VICO. Grazie Presidente. Signor Ministro le popolazioni pugliesi e lucane attendono di essere rassicurate che l'acqua dell'invaso del Pertusillo sia salubre. Quell'acqua come ella sa è potabilizzata dall'acquedotto pugliese e lucano, arriva nei rubinetti delle case dei pugliesi e dei lucani; 4.700.000 abitanti. Le chiediamo se ad oggi queste rassicurazioni sono esigibili.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI,. Grazie, signora Presidente. Grazie anche all'onorevole Vico. Fermo restando quanto già detto in risposta al dell'onorevole Matarrese, l'ARPA Basilicata ha comunicato che i propri tecnici, i ricercatori dell'ISPRA, con i responsabili dell'ENI, stanno attivando tutte le analisi per una mappatura in dettaglio del livello della contaminazione, sia dal punto di vista dell'estensione, che della profondità, al fine di verificare l'eventuale interessamento delle falde acquifere. L'Agenzia inoltre ha svolto anche attività di controllo sulle misure di messa in sicurezza d'emergenza nelle aree interne ed esterne del Centro Olio Val d'Agri, in particolare l'8 marzo scorso è stato effettuato un sopralluogo nei luoghi interessati dall'evento di contaminazione. Dopo tale ricognizione, sono state formulate a ENI alcune richieste allo scopo di ottimizzare le attività programmate. Il 9 marzo, l'ARPAB ha svolto un ulteriore sopralluogo nell'area interna al Cova e sono stati prelevati due campioni di acque sotterranee, mentre nell'area esterna al Cova sono stati prelevati due campioni di acque sotterranee e quattro campioni di terreno. L'Agenzia è in attesa dei risultati analitici.
PRESIDENTE. Il deputato Vico ha facoltà di replicare, per due minuti.
LUDOVICO VICO. Grazie Presidente. Signor Ministro, lei sa bene che c'è bisogno di cose certe e capaci di tranquillizzare le persone normali, perché in quest'epoca ci sono, come anche ella sa, schiere di mestatori e persone disposte ad ascoltare soltanto quello che vogliono sentirsi dire. La materia concorrente alimenta lungaggini, tempi infiniti. è appunto concorrente. Occorrerebbe, signor Ministro, forse a partire dal Pertusillo, che ad ISPRA siano affidati poteri sostitutivi centrali, precisi e di protezione, così come alle ARPA rapidamente sia consegnata l'indipendenza da agenzia come previsto. Certo stiamo parlando del Pertusillo, stiamo parlando delle materie concorrenti, del nuovo codice dell'ambiente, perché questo è il tempo ove forse serve fare così rapidamente. E serve fare così per tranquillizzare le persone e anche per ricostruire un rapporto fecondo tra lo Stato e i cittadini.
PRESIDENTE. Il deputato Catania ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02894 per un minuto .
MARIO CATANIA. Grazie Presidente. Signor Ministro, il progetto dell'autostrada tirrenica è notoriamente un progetto molto controverso. Attualmente è in corso la procedura di valutazione di impatto ambientale per il tratto tra Grosseto ed Ansedonia e, nell'ambito di questa procedura, le organizzazioni ambientaliste hanno presentato una serie di osservazioni particolarmente critiche e particolarmente documentate in materia al progetto dell'opera.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI,. L'esigenza di realizzare l'autostrada A12 Livorno-Civitavecchia nasce circa cinquant'anni fa, per completare il cosiddetto corridoio tirrenico, considerato una delle più importante direttrice di collegamento del Paese.
PRESIDENTE. Il deputato Catania ha facoltà di replicare.
MARIO CATANIA. Grazie signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta dettagliata nei particolari relativi alla procedura. Resta tuttavia in me la preoccupazione per una linea del Governo su questa materia, che mi sembra rispecchiare una vecchia cultura, quella cultura in base alla quale, nella valutazione delle esigenze di infrastrutturazione del territorio, il fattore ambientale non viene considerato un elemento dirimente, viene considerato soltanto un fattore accessorio.
PRESIDENTE. Il deputato Rabino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02895, per un minuto .
MARIANO RABINO. Grazie Presidente. Signor Ministro la ringrazio e per il suo tramite ringrazio il Governo per la tempestività con cui ha voluto recuperare i di due settimane fa, sciaguratamente interrotti da una carnevalata del MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI,. Grazie signor Presidente e ringrazio anche l'onorevole Rabino. Per quanto riguarda lo stato della procedura di infrazione sulla bonifica dell'ex Acna di Cengio, tenuto conto del confronto intercorso in questi anni tra le autorità italiane e la Commissione europea, si fa presente che attualmente si è nella fase di parere motivato complementare. A seguito delle più recenti interlocuzioni tra la struttura e la Commissione europea, per il tramite del Dipartimento delle politiche europee, si è raggiunta una sostanziale condivisione da parte dell'Unione, nel procedere ad una valutazione degli impatti ambientali del complessivo progetto di messa in sicurezza permanente dell'area, tanto nella parte già realizzata, quanto in quella in corso di completamento. Attualmente è in corso la definizione delle fasi e dei tempi in cui dovrebbe articolarsi il procedimento. Tale procedura sarebbe proceduta da una una fase di finalizzata a individuare, preliminarmente e con adeguata precisione, i contenuti e le modalità di elaborazione dello studio di impatto ambientale necessario per l'avvio formale del procedimento che potrebbe verosimilmente concludersi entro la fine del 2018. Sulla base degli impegni assunti dalle autorità italiane, il Ministro dell'ambiente sta procedendo all'acquisizione, presso gli enti competenti, di tutte le informazioni tecniche necessarie a supportare l'iter di valutazione di impatto ambientale.
PRESIDENTE. Il deputato Rabino ha facoltà di replicare.
MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Signor Ministro la ringrazio davvero per la sensibilità e l'impegno che trapela dalle sue parole perché effettivamente, diversamente dalle rassicurazioni di Syndial, si riscontrano molti inquinanti tipici anche esterni al sito, con valori enormemente superiore ai limiti di legge: per esempio, per il clorobenzene si arriva fino a 17.000 microgrammi/litro contro il limite di 40, e questi sono valori certificati da ARPA Liguria. Quindi, la bonifica è ben lontana dall'essere finita.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Bindi, Michele Bordo, Bratti, Bueno, Buttiglione, Cicchitto, Dellai, Epifani, Fico, Fontanelli, Garofani, Gelli, Giorgis, Losacco, Lupi, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Gianluca Pini, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Sottanelli, Tabacci e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Oltre ad augurarle un buon pomeriggio e un buon pomeriggio di proficuo lavoro a tutti, voglio commentare brevemente questa riformulazione che è una riformulazione che conferma l'abilità della collega Amato e l'abilità della relatrice Lenzi ma che, purtroppo, non sposta di un millimetro i termini della questione, perché la riformulazione si limita a definire cosa sono nutrizione e idratazione artificiali. Ciò, come ho detto questa mattina più volte, non è, per quanto mi riguarda e per quanto ci riguarda, il tema dirimente, perché il tema dirimente è ben altro e su questo “ben altro” ci siamo dilungati nel corso della mattinata e torneremo ancora nei successivi emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. La definizione tecnica di che cosa sia la nutrizione e l'idratazione arriva ad un punto dell'articolo in cui già sono stati affrontati molti altri problemi, compresi quelli che riguardano, per esempio, la sua sospensione. Ora, fermo restando che quindi il posto non è il più adeguato per capirne il valore, non dà ragione, con questo emendamento, delle ragioni, cioè descrive che cos'è, ma non dà ragione del perché è. Quindi, non dà ragione del fatto che la motivazione principale…noi ci stiamo occupando di interrompere la nutrizione e idratazione, ma non ci stiamo preoccupando di capire quando vada in qualche modo prescritta perché diventa esattamente ciò di cui ha bisogno il paziente in quel momento.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è possibile prendere posto, abbassare il tono della voce e consentire agli altri di fare i propri interventi? Richiamerei l'Aula a un po' di attenzione a questo dibattito.
BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto contrario del gruppo della Lega a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, peccato avere poco tempo, però precisiamo che ci sono molte cose sull'emendamento 3.72 Amato che, ovviamente, non ci convincono. Per fare questo, schematicamente, citerò le linee guida SINPE per la nutrizione artificiale ed enterale, che in Commissione sono state riprese dall'onorevole Amato. Secondo le linee guida, la prima indicazione alla nutrizione artificiale è in assoluto dare vita e qualità della vita a chiunque in fase acuta o cronica risulti impossibilitato ad alimentarsi in modo completo e congruo per bocca. Allora, esattamente la fonte da cui è stato ispirato questo emendamento dice e afferma esattamente il contrario di quanto detto dall'onorevole Amato. Non è finita: sempre a proposito degli elementi essenziali su cui si muove la SINPE, leggo testualmente che il calcolo dei fabbisogni nutrizionali è strettamente dipendente da cinque fattori, Presidente.
PRESIDENTE. Vada a concludere, deputato, ha terminato il suo tempo; li può elencare dopo, perché adesso siamo fuori tempo.
ALESSANDRO PAGANO. Gli ultimi secondi!
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, con questo emendamento si fa una cosa incredibile. Noi diciamo alla comunità scientifica e medica cos'è trattamento sanitario per legge. Il legislatore, invece di affidarsi a chi opera nel settore, a chi cura le vite, a chi lavora negli ospedali, alla professione dei medici, noi diciamo cosa è trattamento sanitario. È una follia! Capite che questo è mosso da un livore biologico incredibile, che la norma deve scrivere cos'è il trattamento sanitario, dopo che gli stessi estensori della norma dicono che tutta la comunità scientifica riconosce cosa è trattamento sanitario, tra cui alimentazione e idratazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. I colleghi che mi hanno preceduto volevano, magari, poter soffermarsi anche su quelle che sono le linee guida per il SINPE, che fanno riferimento a cinque questioni fondamentali per identificare ciò che noi vogliamo ribadire, e cioè l'identificazione della patologia di base, la terapia e il programma terapeutico per superare e per affrontare la patologia. Ecco, sono queste le questioni, non eventualmente, invece, ciò che è contenuto nell'emendamento che ci apprestiamo a votare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Sì, volevo solo pregare, se possibile, di rileggere la riformulazione, cortesemente.
PRESIDENTE. Allora, un secondo, chiedo alla relatrice se può cortesemente rileggerla.
DONATA LENZI, . Al comma 5, dopo il secondo periodo, aggiungere il seguente: Qualora il paziente esprima la rinuncia o il rifiuto di trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza, il medico prospetta al paziente e, se questi acconsente, anche ai suoi familiari le conseguenze di tale decisione e le possibili alternative e promuove ogni azione di sostegno al paziente medesimo anche avvalendosi dei servizi di assistenza psicologica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole da parte di Forza Italia e ancora una volta per rinnovare quello che ho detto prima: il nostro metodo è questo. Guardiamo il merito: l'emendamento in esame ha il pregio di coinvolgere un po' di più il medico, di innestare il tema dell'assistenza psicologica rispetto al paziente in condizione di difficoltà, tema su cui torneremo con altri emendamenti in seguito. Per questo motivo apprezziamo il tentativo e votiamo favorevolmente sempre nella speranza di essere prima o poi ricambiati sulla base della ragionevolezza del contenuto dei nostri emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Intervengo brevemente per dire che la relatrice, la Commissione, il Comitato dei nove hanno trovato opportuno lavorare su questa riformulazione che ha il vantaggio di sottolineare come comunque non si lascia sola neanche la persona che voglia rinunciare alle cure e introduce qui il tema dell'assistenza psicologica che avevamo cercato di inserire in altri emendamenti e in altre parti del provvedimento. In questa maniera direi che fa un ingresso corretto, quindi mi sembra un fatto molto positivo da sottolineare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Anche il nostro gruppo voterà con convinzione l'emendamento 1.367 Abrignani, che approfitto per ringraziare, che introduce una idea di paziente - lo ha appena ricordato bene il presidente della Commissione - che non è solo né è lasciato in balìa anche di momenti psicologicamente intensi e tramite cui evidentemente le volontà che il paziente esprime trovano anche qualcuno che le ascolta recuperando in tal modo l'idea di medico che, pur rispettando la volontà, interagisce, dialoga, è capace di parlare, di fare compagnia se così si può dire al cosiddetto paziente e, consentitemi, questa stessa idea di persona e questa stessa idea di medico dovrebbe essere tenuta più in considerazione per il lavoro che ci aspetta sull'articolo 3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, signora Presidente. Anche noi approviamo questo emendamento però ci chiediamo - lo chiedo alla relatrice Lenzi - perché è caduta per ben due volte l'espressione “il medico è tenuto a esaminare con il paziente” e poi successivamente “il medico è tenuto a promuovere ogni azione di sostegno al paziente”, mentre tale obbligo è rimasto nel comma 7. Ci chiediamo perché in questo emendamento l'obbligo di parlare con il paziente da parte del medico sia soppresso e saremmo lieti che la relatrice Lenzi ci rispondesse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, intanto chiedo anch'io e pongo la domanda alla relatrice perché mi sembra che un collega abbia chiesto una spiegazione alla relatrice e che ella stia in silenzio e non risponda…
PRESIDENTE. È sua facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. È sua facoltà di chiunque, Presidente. Considerato che stiamo discutendo in un'Aula, sicuramente è sua facoltà non rispondere e nostra facoltà ribadirlo e chiederlo.
PRESIDENTE. Certo, esatto. Prego, vada avanti.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Non è un colloquio tra me e lei, è un mio intervento se mi permette. Non è un colloquio tra me e lei. Secondo aspetto, vediamo positivamente questo emendamento ma non sufficiente. Infatti rispetto ad emendamenti precedenti, ricordo che in quelli era contenuto un passaggio fondamentale ovvero di impedire, fermare cure ritenute vitali per chi viene ritenuto, ovviamente dai medici, depresso cioè in uno stato depressivo. Come prevedevano gli emendamenti precedenti, non si possono abbandonare cure ritenute vitali perché ovviamente il paziente in quel caso se depresso - chiunque può ovviamente raggiungere tale conclusione - non può compiere una scelta libera. Su questo siamo tutti d'accordo? Ebbene in un emendamento precedente questo veniva sancito e detto con chiarezza vale a dire il fatto che non possono essere abbandonate cure ritenuti vitali se il pazienze è depresso. Qui viene meno quindi quanto è stato detto dal presidente Marazziti, seppure ovviamente è un emendamento migliorativo rispetto al testo attuale, manca quel passaggio che invece riteniamo fondamentale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Sempre ribadendo l'invito alle colleghe e ai colleghi a guardare il testo dell'emendamento in cui si chiede di aggiungere: “il medico deve accertarsi che il paziente abbia ben compreso che la sospensione della nutrizione e della idratazione gli comporterà disagi aggiuntivi e avrà come esito la sua morte”. L'emendamento è il naturale completamento dell'emendamento che abbiamo appena approvato perché chiarisce il punto d'arrivo di quel dialogo che il medico, con il supporto psicologico, deve tendere a raggiungere nel colloquio con la persona malata che rinuncia all'idratazione e all'alimentazione. Ripeto a suo beneficio quello che ho detto questa mattina più volte cioè la questione è il fatto che l'idratazione e gli strumenti coi quali essa è attuata sono uno strumento, assieme all'alimentazione, per raggiungere il fine della salute della persona. Quindi, da un lato, sono trattamenti sanitari, dall'altro lato non lo sono - qui è il punto - nel momento in cui la persona non è in pericolo di vita, non è in rianimazione, non è in fine vita. La nostra preoccupazione è cosa accade di una persona con un quadro clinico stabile - ripeto: non in pericolo di vita - nel momento in cui ella non è in grado di nutrirsi da sola e, quindi, decida comunque di rinunciare a questo: l'esito è la morte. Quando diciamo che la morte è per fame e per sete ci viene rimproverato che così non è, però nel momento in cui io non mi idrato e non mi alimento non so come altro descriverla e qui è la nostra preoccupazione. Da qui ha origine l'emendamento che dice: accertiamoci, accertatevi che la persona abbia ben compreso ciò a cui va incontro perché qual è l'esito? È evidente che nessuna struttura sanitaria può far morire di fame e di sete una persona, quindi bisogna accelerare la dipartita: di conseguenza si ricade nella fattispecie del suicidio assistito, e di conseguenza dell'eutanasia mascherata per omissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signora Presidente, intervengo per sottoscrivere questo emendamento, per invitare ad una riflessione ai fini del parere, che venga modificato. Io immagino pure che questa proposta di legge, ove dovesse essere approvata in via definitiva, vada applicata: o mettiamo in condizione i medici di poterla applicare correttamente, di non incorrere in nessuna omissione rispetto alla legge base del consenso informato; oppure qui c'è una mezza elusione, una mezza esclusione. Attenzione: non si riesce a capire la motivazione del perché non si voglia dar corso all'approvazione di questo emendamento. Questo emendamento, per chi vuole che la legge vada in porto, per chi vuole che poi la legge venga applicata, signora Presidente, è necessario stabilire questo aspetto e questa situazione. Al di là del fatto - parlo da medico, signora Presidente - che molte cose che sono scritte qui già accadono normalmente, e che purtroppo questa legge sarà una complicazione, dove ci metteremo anche dentro la burocrazia: ci metteremo la burocrazia, e complicheremo tutto quello che già accade! Molto probabilmente la gente non è nelle condizioni di capire effettivamente che cosa sono gli ammalati oncologici terminali, rispetto alla situazione che si verifica negli ospedali quando si arriva al momento cruciale: noi impediremo di fatto quello che accade adesso, che il paziente vuole tornare alla propria abitazione spontaneamente e quant'altro rispetto a questo dato, perché sarà oberato da una serie di situazioni. Ma ammesso e non concesso che si voglia procedere in maniera diversa, questo emendamento va approvato, perché chiarisce in maniera inequivocabile, e completa una parte vuota di questa proposta di legge, rispetto alla legge base del consenso informato. Quindi anch'io mi associo, oltre che sottoscrivo, a quello che ha detto il collega Palmieri; inviterei un po' il comitato dei nove, la maggioranza… Anche il Governo se ne faccia carico, perché il Governo non può stare qui da spettatore e basta rispetto a queste situazioni, perché la garanzia poi che venga applicata deve essere da parte del Governo, deve essere da parte delle regioni e del Servizio sanitario nazionale: non è che può rimanere campata in aria una situazione del genere! Ecco perché invito ancora una volta acché ci possa essere una riflessione, se no formalizzo la proposta di accantonamento di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, io ho la sensazione che con questo emendamento si voglia normare in una circostanza drammatica il famoso nel quale i frati trappisti si rivolgono a Massimo Troisi con la famosa battuta: ricordati che devi morire. Perché già con l'emendamento precedente, che è stato approvato, noi diciamo che il medico è tenuto ad esaminare con il paziente e con i suoi familiari le conseguenze della decisione, cioè del rinunciare all'idratazione e all'alimentazione: la rinuncia a quel tipo di somministrazione è evidente che cosa comporti, e quindi quando abbiamo già approvato la circostanza che il medico è tenuto ad esaminare con il paziente le conseguenze, di questo stiamo parlando. La ridondanza di questo emendamento è addirittura esagerata, talché non ho avuto modo di leggere gli emendamenti successivi, ma mi attendo che gli stessi redattori abbiano anche previsto che la casistica successiva al venir meno del malato preveda che il medico, rivolgendosi alla salma del malato che nel frattempo è morto, gli dica: vedi che te l'avevo detto?
PRESIDENTE. Deputato Palese, quindi lei ha formalizzato questa richiesta di accantonamento. Adesso chiederei alla relatrice, la quale si è allontanata un attimo.. ma devo consultarla. Allora, chiederei o al presidente, oppure darei la parola anche a chi altro…Qui abbiamo una serie…Ecco la relatrice. Quindi, relatrice Lenzi, c'è la richiesta da parte del deputato Palese di accantonare l'emendamento Palmieri 1.257, quindi volevo acquisire da lei il parere.
DONATA LENZI, . Sì, Presidente, nonostante ritenga che dire e dare quest'incarico al medico, ma entrerei nel merito, sia troppo impegnativo, suggerirei però a questo punto anche l'emendamento Gigli 1.251, perché è praticamente sullo stesso argomento.
PRESIDENTE. Sì, di accantonare entrambi. Va bene, d'accordo: allora io quindi a questo punto vado avanti.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, questo emendamento si collega a quello Abrignani di poco fa. Io devo svolgere una premessa di ordine politico, perché come è noto il nostro gruppo, la Lega, è stato per niente indulgente nei confronti del Partito Democratico, perché lo accusiamo dal primo giorno, dal primo istante di volere, nel nome del politicamente corretto, una legge sull'eutanasia altrimenti chiamata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Quello che vorrei dire è questo: mi sembra che questo emendamento dell'onorevole Palmieri sia quanto mai opportuno, nel senso che purtroppo nella pratica clinica casi del tipo di quelli descritti sono estremamente frequenti e non tanto per quanto riguarda la psicosi, anche quella può capitare, ma forse consente se un paziente è convinto di essere perseguitato dal medico o dall'infermiere di fare magari un trattamento sanitario obbligatorio. Ma ci sono casi come appunto la depressione estremamente frequenti, anche semplicemente come reazione alla condizione di malattia (depressione appunto di tipo reattivo), e ci sono condizioni, come lo stato confusionale temporaneo, che interessano popolazioni larghissime di pazienti, non necessariamente psichiatrici, pazienti internistici per esempio. Basta uno scompenso cardiaco, basta una condizione di alterazione idroelettrolitica, per portare un paziente ad una condizione di stato confusionale temporaneo. E allora non dotare il medico della possibilità almeno di mettere in discussione la genuinità del rifiuto del paziente, e imporgli magari di ricorrere alla richiesta di un amministratore di sostegno piuttosto che ad un trattamento sanitario obbligatorio, con tutto quello che questo comporta di ulteriori sofferenze per il paziente e di tempi persi dal punto di vista della applicazione degli interventi clinici, io credo che possa essere qualcosa di estremamente dannoso. Noi dobbiamo mettere il medico in condizioni di accertare, in questi casi dubbi almeno, se la capacità di intendere e di volere del paziente sia conservata, perché ripeto si tratta di condizioni estremamente frequenti, e talora anche a risoluzione abbastanza rapida, ma comunque che intervengono temporaneamente nel decorso della malattia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANTONIO PALMIERI. Grazie Presidente. Questo emendamento è un emendamento che involontariamente, nel senso che quando l'abbiamo proposto non pensavamo che sarebbe servito a ciò, serve anche a tranquillizzare il mio amico Corsaro, e il mio amico Capezzone, e accanto a loro anche diverse colleghe e colleghi che in questi giorni e in questi mesi ci hanno accusato di essere i sostenitori della terapia del dolore e della pratica del dolore insensato e assoluto ai danni degli altri.
DONATA LENZI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, . In realtà il parere a questo emendamento era di invito al ritiro, perché l'argomento è affrontato in maniera più estesa con un articolo aggiuntivo all'articolo 1, a firma Marazziti, a pagina 27. Non so se l'onorevole Palmieri riesce a seguire. Il parere che avevo espresso era invito al ritiro, perché l'argomento è affrontato dall'articolo aggiuntivo 1.01, a pagina 27, a firma Marazziti, in maniera molto più estesa. Vorrei chiarire di nuovo che l'articolo 1 riguarda il consenso a tutte le prestazioni sanitarie, non soltanto a quelle di rinuncia e interruzione che mettono a rischio la vita, ma anche a quelle di qualcuno di noi che magari non si sente tanto bene, perché è un po' stanco, viene ricoverato al Gemelli e poi firma la sera e dice “no, non tenetemi dentro, perché ho un importante riunione”, che non sono a rischio della nostra vita. E non ditemi che non conoscete colleghi che non hanno fatto una cosa del genere. Riguarda il consenso in generale nel trattamento sanitario. Per quello che è specifico della parte finale della vita, si è deciso in Comitato ristretto di fare, appunto per aiutare a distinguere, un emendamento aggiuntivo, che è quello a cui faceva riferimenti. Quindi il mio invito è ancora a ritirare,
ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, io sarei in contraddizione con me stesso e con noi stessi, se non accettassi questo invito. E quindi l'invito è accettato. Rimangono però due fatti. Il primo, che evidentemente, quando è stato fatto l'emendamento, non c'era il Marazziti riformulato. Il secondo, più importante, rimane la sostanza di quello che ho detto, cioè una posizione culturale e politica contro l'accanimento e per la libertà di scelta.
PRESIDENTE. Va bene, quindi, questo è ritirato dopo l'interlocuzione che c'è stata. Allora andiamo avanti. Qui devo chiedere alla relatrice, a questo punto, che facciamo con gli accantonati precedenti, se vogliamo adesso procedere ai pareri sugli accantonati. Prego relatrice.
DONATA LENZI, Allora io ritornerei al comma 4, che è precedente a quello che abbiamo appena fatto, così non lasciamo alle nostre spalle delle parti non affrontate. Il comma 4 inizia dalla copertina del fascicolo.
PRESIDENTE. Sì, è ritirato.
DONATA LENZI, Emendamento 1.208 Silvia Giordano?
PRESIDENTE. Ritirato anche questo.
DONATA LENZI, Emendamento 1.209 Piccione, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.211 Pagano invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Va bene, grazie. Allora, relatore di minoranza? Prego.
RAFFAELE CALABRO', Grazie Presidente. Emendamento 1.206 Gigli, parere favorevole. Emendamento 1.369 Silvia Giordano, favorevole riformulato. Sugli emendamenti 1.209 Piccione, 1.211 Pagano e 1.213 Palmieri, invito al ritiro.
DAVIDE FARAONE,. Il Governo si rimette all'Aula.
ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Di quello riformulato è possibile avere una copia?
PRESIDENTE. Sì, adesso la facciamo avere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente. Ruberò poco tempo, perché sono consapevole che, dopo l'approvazione dell'emendamento Abrignani, certamente il significato di questo mio emendamento risulta meno pregnante.
PRESIDENTE. Lo ritira, d'accordo. Allora, se lo ritira, procediamo e passiamo all'emendamento 1.369 Silvia Giordano riformulato. La deputata Silvia Giordano accetta la riformazione? Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà. Prego deputata.
SILVIA GIORDANO. Sì grazie, Presidente, solo per dire che accettiamo ben volentieri la riformulazione.
PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, va bene.
ANTONIO PALMIERI. Per annunciare il voto favorevole di Forza Italia a questa riformulazione, sempre con il solito metodo: guardiamo il contenuto, guardiamo la proposta e non il proponente. Ci auguriamo che prima o poi avvenga lo stesso anche nei nostri confronti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Anche noi voteremo favorevole alla riformulazione di quest'emendamento, però intervengo per sottolineare anche la buona fede dell'onorevole Palmieri, che ieri ha presentato un emendamento che andava in questa direzione. Gli è stato detto che non si può, perché si burocratizza. Oggi, semplicemente, viene riformulato quello di oggi, quindi anche quello di ieri si poteva correggere in qualche suo particolare. Oggi invece, perché viene presentato dagli alleati del Pd per il provvedimento, MoVimento 5 Stelle, allora viene approvato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
DONATA LENZI, Grazie, Presidente. Allora, gli emendamenti al comma 6 rimangono accantonati. Passiamo, poi, agli emendamenti al comma 7, che iniziano a pagina 18, sui quali avevo già espresso il parere; di questi solo l'emendamento 1.316 Calabrò rimane accantonato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Il comma 7 parla del medico. Su questo comma, con la consueta lealtà, dobbiamo dire che in Commissione, grazie al nostro contributo e ovviamente al contributo della relatrice, abbiamo parzialmente migliorato il testo, nel senso che siamo riusciti, con la seconda parte del comma, appunto parzialmente a mitigare il ruolo del medico e a tentare di ridargli una centralità in quell'alleanza terapeutica che ci deve essere con il paziente. Tuttavia, il fatto che il medico rimanga, come abbiamo detto, un esecutore testamentario permane in questo comma e, soprattutto, permane all'articolo 3 per quanto riguarda le DAT. Con questo emendamento noi cerchiamo di mitigare ulteriormente la situazione. L'emendamento dice: “ (…) sostituire le parole: “è tenuto a rispettare” con le seguenti: “tiene conto della”. Cioè, il medico - si dice nella formulazione attuale - è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente con, appunto, “tiene conto della”. Io credo che “tiene conto della” possa essere un'espressione assolutamente migliorabile.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato Capezzone, vorrei ringraziare il 3° istituto comprensivo “Francesco Maiore” di Noto, in provincia di Siracusa. Dove sono? Eccoli; ben arrivati .
DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente. Farò un intervento telegrafico. L'onorevole Palmieri e, se posso, l'amico Palmieri sa quanto io lo rispetti sempre e lo rispetti, in modo particolare, nelle circostanze in cui c'è un'opinione diversa, un dissenso anche profondo come su questa proposta di legge. Davvero, però, questo emendamento delude molto - e mi rivolgo a lui e mi rivolgo all'intero gruppo di Forza Italia, che di fatto lo firma - perché qui siamo al cuore non solo del provvedimento ma siamo al cuore della concezione dell'individuo: da una parte, c'è chi - e io fra questi - ritiene che l'individuo debba decidere; dall'altra, c'è questo emendamento di chi ritiene che l'individuo non debba decidere ma, per così dire, debba essere oggetto di una decisione che può anche aggirare la sua volontà e il suo orientamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente. Il comma 7 è completamente sbagliato a mio parere, e qui mi rivolgo a lei perché magari la Commissione, i saggi nove pensino a quanto sto dicendo. Qui è scriminato: il medico è tenuto a rispettare. In verità, bisogna scrivere che i sanitari sono tenuti a rispettare la volontà espressa dal paziente, perché bisogna pensare che ci sono i medici e ci sono gli infermieri. E, allora, andiamo avanti: la scriminante poi, soggettiva, riguarderebbe soltanto il medico. Vedete voi se si fanno le leggi così! Poi torneremo sulla scriminante soggettiva e su quello che può significare. Grazie dell'attenzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, senza toni roboanti che possono attentare ai principi fondamentali del sistema, dico soltanto che un medico vincolato dalla volontà del paziente non è un medico. Nell'emendamento si dice “tiene conto”, perché il medico esprime poi un giudizio complessivo che è di sua competenza. Mi meraviglia come dei medici di frontiera, come alcuni che sono in questa Aula, possano tollerare di essere determinati dalla volontà del paziente, senza poter esprimere un proprio giudizio su quella situazione sanitaria, perché è un motivato giudizio che tiene conto della volontà che può essere scriminante, non la mera adesione a quello che può essere un giudizio, che può essere pure come si vedrà, da parte del paziente. Qui stiamo sovvertendo i canoni della medicina. Il medico diventa da essere colui che decide in base a segni clinici a colui che è deciso in base a segni che possono essere non clinici. Mi sembra che questo costituisca uno dei talloni di Achille più evidenti di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Avverto che la componente del gruppo Misto Conservatori e Riformisti ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Come già fatto in precedenti analoghe circostanze, la Presidenza consentirà ai deputati di tale componente lo svolgimento per ciascun emendamento di un solo breve intervento per illustrare la posizione della componente della durata di un minuto, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Le chiederei di applicare alcuni precedenti, ovvero di garantire un altro terzo aggiuntivo, vista la delicatezza dell'intervento. Ci sono stati dei precedenti, vi è stato un mezzo, poi un terzo; le chiederei di accordarlo, visto che non finiremo oggi, visto che non sta avvenendo alcuna pratica ostruzionistica e penso che sia utile approfondire il dibattito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.
RAFFAELE CALABRO'. Come è stato sottolineato, signora Presidente, dagli interventi precedenti, questo comma è particolarmente rilevante nel testo di legge, dove va riconosciuta la possibilità e l'esigenza da parte di un paziente di poter fare le proprie scelte fino in fondo di quali sono i trattamenti che deve fare e non deve fare. Viene lasciata, secondo me in maniera corretta, la libertà al paziente di fare le scelte. Quello che manca in questo comma, e probabilmente può essere rivisto nel corso dei lavori e degli emendamenti, anche degli emendamenti che sono stati accantonati, è che la identica libertà che viene lasciata al paziente in qualche modo venga salvaguardata per il medico.
PRESIDENTE. Deputato Fedriga, circa la sua richiesta, come sa, il contingentamento che abbiamo dato qui è molto ampio, di diciotto ore; peraltro, non ho esteso di un terzo, ma ho raddoppiato il tempo previsto. Dopodiché, dobbiamo pure tenere presente che ci sono delle piccole componenti numeriche e io mi rendo conto che per quelle componenti il tempo sarà sempre poco, però, più di questo, devo dire, al momento non mi sento di andare, perché ho fatto il massimo. Ho raddoppiato, non ho dato un terzo aggiuntivo, ho raddoppiato già.
ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Rapidamente, articolo 8 e seguenti. Mi conforta il fatto che lei abbia detto per il momento, perché l'invito è veramente a riconsiderare, approfittando dei giorni che avremo a disposizione, mi perdoni, a non usare una bilancia da ragionieri, con tutto il rispetto per i ragionieri e anche per le bilance, perché su temi di questa natura, oggettivamente, essere in pochi o tanti nel gruppo è una cosa relativa. È evidente che non parlo per il mio gruppo; parlo, in questo caso, per tutti i piccoli, perché qui è la qualità che conta, non è la quantità. In questo caso, chiaramente, i voti si contano, ma gli interventi si pesano.
PRESIDENTE. Deputato Palmieri, come lei sa, cerco sempre di venire incontro, tanto più quando un dibattito è costruttivo come questo, e mi complimento con l'Aula per la qualità del dibattito; dopodiché, anch'io, però, devo attenermi a delle regole, che non posso stravolgere completamente. Ciò detto, cercherò, per quello che potrò, di interpretarle nel modo più estensivo possibile.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Come ha già detto precedentemente il collega Longo, in realtà sarebbe giusto inserire al comma 7 dell'articolo 1 anche il personale sanitario, in quanto anche il personale sanitario è in contatto con il paziente. Quindi, invece di dire “il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente”, sarebbe più giusto, non solo da un punto di vista tecnico, visto che nel comma precedente abbiamo inserito l' sanitaria, ma anche da un punto di vista proprio di contenuto, parlare anche del personale sanitario, tanto che il mio emendamento propone al punto il medico e il personale sanitario sono tenuti a rispettare la volontà del paziente. È un fatto di coerenza con il principio che si sta portando avanti nel testo della legge e che comunque è stato il principio base di tutto il nostro dibattito in questo anno e mezzo. Quindi propongo alla relatrice di ripensare alla formulazione o comunque di cambiare parere e valutare meglio l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. L'emendamento proposto da Silvia Giordano mi fa particolarmente piacere anche perché in realtà è una risposta ad un emendamento che io stessa avevo presentato ieri e che è stato approvato che tende a valorizzare e a riconoscere per lo meno il ruolo che il personale sanitario in genere ma in modo particolare il personale infermieristico ha in questi casi. Sappiamo tutti perfettamente che di fatto chi somministra poi la terapia e chi sta accanto al paziente nella relazione di assistenza è il personale degli infermieri. Però ciò pone il problema della responsabilità personale e della responsabilità dell' cioè pone un tema molto grosso che sarebbe difficile affrontare e risolvere se non si introducesse il tema profondo dell'obiezione di coscienza perché è chiaro che in un'che decide in un certo modo, all'interno di quell' ci può essere chi dissente dall'orientamento scelto e, quindi, deve esserci la possibilità di esprimersi anche in modo non esattamente appiattito sull'orientamento prevalente. Di conseguenza credo che l'emendamento, sul quale è stato espresso parere negativo sia dalla maggioranza sia dal relatore di minoranza, possa essere anche bocciato ma non elude il problema grave che è il problema delle responsabilità nel lavoro in e il problema dell'obiezione di coscienza in un'.
RAFFAELE CALABRO', . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAFFAELE CALABRO', . Intervengo per modificare il parere espresso precedentemente: il parere era contrario ma penso che il parere possa essere favorevole, ritenendo anche che è superabile il problema della responsabilità perché qui parliamo di personale sanitario in generale, poi le responsabilità sono sempre di carattere soggettivo ed eventualmente vanno dimostrato per le singole persone.
PRESIDENTE. Sta bene. Il parere del relatore di minoranza è stato dunque modificato in favorevole.
PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente. L'emendamento 1.295 Silvia Giordano è assolutamente indispensabile se si vuole che anche il personale sanitario sia scriminato da responsabilità civile e penale perché altrimenti accade che il medico può dire “io penalmente non rispondo” e si chieda al personale sanitario di infermieristica di rispondere. Si crea un problema enorme perché il soggetto che assiste il malato direttamente, il cosiddetto infermiere, dice “ma io ho obbedito ad un ordine superiore” e allora si discuterà se l'ordine è legittimo o illegittimo, se è palesemente legittimo o illegittimo, se può disattendere o no. È assurdo non estendere al personale sanitario il sistema previsto dal comma 7, modificato come volete. La proposta emendativa certamente è non di buonsenso, perché il buonsenso non c'entra nulla ma è una disposizione intelligente che va un po' sopra il buonsenso e a me pare - sarò molto schietto - che sia stupido non accoglierlo.
DONATA LENZI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, . Vorrei spiegare le ragioni della nostra perplessità, poi dirò che chiederò l'accantonamento per approfondire. Quando abbiamo ragionato sull'articolo 2, che pone le basi della relazione di cura e lì abbiamo accettato che in aggiunta e con un passaggio a parte fosse previsto il coinvolgimento di tutta l' sanitaria, abbiamo costruito il consenso all'interno della relazione tra medico e paziente. Ricordiamoci che la possibilità di prescrivere i farmaci, di fare una proposta terapeutica, di definire quali analisi cliniche devi andare a fare, tale responsabilità sta in capo al medico.
PRESIDENTE. Sta bene: l'emendamento 1.295 Silvia Giordano è accantonato.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Su questo secondo periodo del comma 7 abbiamo fatto più emendamenti che vanno a scalare. Quello in esame è il più ampio ma è doverosa una spiegazione. Noi in particolare siamo contrari al fatto che in questo secondo periodo sia stata inserita, durante il dibattito in Commissione, l'espressione “deontologia professionale” e vorrei spiegarlo bene perché è stato più volte frainteso anche dai colleghi della Lega. Non è che noi siamo contrari alla deontologia professionale perché riteniamo che il medico non debba rispettarla, assolutamente. Questo non lo mettiamo in dubbio anche perché, indipendentemente dal fatto che sia scritto o meno nella legge, il medico comunque è tenuto a rispettare la propria deontologia professionale. Ma siamo contrari perché la deontologia professionale è un codice, il codice deontologico, che ogni ordine approva all'interno del proprio ordine, che il proprio ordine fa e approva. Inserirlo a norma di legge è a nostro avviso un errore giuridico, non di contenuto, non di principio ma giuridico. Inserire la deontologia professionale - che in questo caso è anche ampia, perché non è che si parla di deontologia professionale del medico, ma di deontologia professionale in generale, quindi si parla anche di quella degli infermieri, perché stiamo parlando anche del personale sanitario - è molto rischioso, perché inserirla a norma di legge significa che si inserisce a norma di legge la possibilità… Un qualcosa che è gerarchicamente al di sotto della legge, e che oltretutto… Prendiamo il caso che il codice deontologico in un futuro cambi, il codice deontologico del medico e dei medici, e può cambiare anche domani: noi ci ritroviamo ad effettuare il richiamo ad un codice deontologico che non è il richiamo che stiamo facendo adesso, non è il richiamo al codice deontologico attuale; quindi ci ritroviamo ad effettuare un richiamo a norma di legge di un qualcosa a vuoto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Murer. Ne ha facoltà.
DELIA MURER. Presidente, anch'io voglio esprimere il fatto che noi abbiamo un emendamento a prima firma Nicchi, che chiede di sopprimere l'ultima parte del comma 7, dove si dice che il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali. Questo è l'emendamento più ampio; abbiamo poi anche noi un emendamento che invece chiede di sopprimere il riferimento alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali. Le motivazioni sono simili a quelle che ha già espresso la collega Giordano: noi siamo preoccupati di un riferimento a codici deontologici non per la qualità del contenuto del codice deontologico, né dei medici né di altre professioni sanitarie, ma per il fatto che introdurre questo riferimento in legge produce il fatto di riferirsi a contenuti che possono cambiare nel tempo. Proprio per questo motivo c'è stata una perplessità che è stata proposta anche alla nostra Commissione dalla Commissione giustizia, e a noi sembra che questo sia un elemento che andrebbe approfondito, e sarebbe meglio espungere il riferimento per dare maggiore certezza. Quindi tenere il testo solo con questo riferimento: “il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norma di legge”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Presidente, la prima parte del comma 7 dell'articolo 1 dice: “Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo”. In questo articolo, in questo comma e in nessuna parte di questa proposta di legge si dice che il medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente che gli chiede dei trattamenti sanitari inopportuni, contro la norma di legge e così via. Allora non si capisce per quale ragione vogliamo inserire nella seconda parte di questo comma 7 il fatto che il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari alla norma di legge - sembrerebbe lapalissiano che una persona non può esigere trattamenti sanitari contrari alla norma di legge -, alla deontologia professionale - e non si capisce neanche come faccia il paziente a conoscere la deontologia professionale di tutti gli ordini sanitari, per cui possa non esigere trattamenti che vadano contro le varie deontologie professionali - o alle buone pratiche clinico-assistenziali, che sono una cosa non ben definita, non ben chiara, e quindi non si sa bene come faccia il paziente a non esigere quei trattamenti. È assolutamente inutile inserire questa seconda parte, perché sembra di far intuire che ci sia un obbligo nella legge, per cui…
MATTEO MANTERO. Concludo. Il medico debba rispettare la volontà del paziente che gli chieda qualsiasi cosa, mentre invece l'obbligo è solo riferito all'interruzione dei trattamenti sanitari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Presidente, intervengo per sostenere il parere della relatrice. Quello che è stato affermato dall'onorevole Silvia Giordano non è esatto, ovvero non è l'unica prospettiva possibile: non è vero, cioè, che qui vi sia un errore giuridico. In altri termini, si può pensare che il rinvio alla deontologia professionale sia un errore giuridico solo se si parte dal presupposto per cui la legge deve disciplinare tutto della vita sociale e della vita umana, e questa è una nota prospettiva giuspositivistica che lascia sempre più il fianco a delle evidenti criticità. Al contrario: esiste un pluralismo nelle fonti giuridiche, e uno dei maestri che ci insegna la possibilità di questo pluralismo è proprio l'attuale Presidente della Corte costituzionale, che ha scritto pagine mirabili circa la possibilità di inserire, di riconoscere un pluralismo delle fonti giuridiche nel nostro ordinamento, a partire dall'articolo 2 della Costituzione.
DONATA LENZI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, . Presidente, questo comma è per noi molto importante, forse uno dei punti più importanti della legge. Noi ci stiamo muovendo dentro la relazione tra il medico e il paziente: una relazione delicata, complessa, in cui non si può entrare coi carri armati, una relazione tra persone. Abbiamo detto e diciamo nelle righe precedenti: il paziente ha il diritto di rifiutare quella che è la proposta terapeutica che gli viene fatta. Però diciamo che questa sua libertà non è infinita, la sua libertà non arriva fino a poter pretendere dal medico una serie di cose. Mi potete chiedere: ma non succede mai? Non è vero, succede, nella cultura di oggi che è abituata ad avere diritto a tante cose, può capitare benissimo che il medico si senta chiedere delle cose che sono o contro la legge, farmaci che sono stati messi fuorilegge, per essere in esempi molto semplici, oppure cose che sono ascientifiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.
ELENA CARNEVALI. Grazie, signora Presidente. Non entro nel merito di ciò che la relatrice ha già detto bene per quanto riguarda la questione della deontologia professionale. Ci tengo invece a intervenire per quanto riguarda la questione dei trattamenti sanitari contrari alle norme di legge, in particolare le buone pratiche clinico-assistenziali. Io avevo formulato un emendamento allora in Commissione in cui avrei voluto che in questo testo si facesse riferimento in particolare a ciò che l'evidenza scientifica dovrebbe stabilire: che cosa è possibile praticare che cosa no. Ma giustamente abbiamo voluto fare un testo che da un lato sia coerente con ciò che abbiamo appena legiferato, e mi riferisco alla legge sul rischio clinico. Dall'altro, voglio però ricordare a quest'Aula che noi nel 2013 siamo entrati qui e il primo problema che abbiamo dovuto affrontare è stato quello che banalmente, purtroppo, forse ancora continuiamo a chiamare “metodo Stamina” e che ci ha trovati in una condizione molto difficile dove abbiamo anche avuto situazioni in cui gli stessi giudici hanno chiesto la somministrazione di un metodo che di metodo scientifico non aveva nulla. Io credo che il parere della relatrice tiene conto di questa preoccupazione e mi trova perfettamente concorde tanto che, alla fine, ho accettato di fare riferimento alle buone pratiche cliniche anche perché dobbiamo tenere in considerazione tutto ciò che riguarda le cure compassionevoli.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente. Siamo andati un po' di corsa sul precedente, ma non fa niente, recuperiamo su questo, sui contenuti è abbastanza simile al precedente. Ora quest'Aula ha bocciato l'emendamento Fucci che faceva riferimento all'obiezione di coscienza nella convinzione come sempre della relatrice che questa legge non parli di eutanasia e di suicidio assistito. Prendiamolo un momento per buono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.
RAFFAELE CALABRO'. Grazie Presidente. Mi spiace non essere intervenuto sull'emendamento precedente, avevo alzato, ritengo, in tempo la mano, però ne approfitto per intervenire in questa fase.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie Presidente. Poco fa la relatrice Lenzi, ora il relatore Calabrò e alcuni altri colleghi hanno detto che succede già abitualmente, che può succedere, che un paziente vada dal medico a chiedere trattamenti inopportuni, trattamenti contrari alla legge, trattamenti come Stamina, come il veleno di serpente per combattere i tumori e così via.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà. Prego, si affretti.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente. Io dico che con le norme penali non si può scherzare, perché sarebbe strabiliante apprendere che, in virtù di questa legge, vi possa essere un'autorizzazione a commettere reati. Questo credo che sia assolutamente impossibile e, se per avventura vi fosse la possibilità di interpretare questa legge come una sorta di esimente obbligatoria per quello che dirò di qui ad un attimo, saremmo di fronte ad una follia costituzionale e penalistica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Nella prima parte di questo comma 7, viene smentito ciò che è stato sostenuto ieri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, io provo a immaginare anche oltre rispetto a questo ragionamento assolutamente logico e consequenziale dell'onorevole Fedriga. Proviamo a immaginare quando, tra qualche comma, troveremo la figura del fiduciario, che potrà, in nome e per conto, decidere di quel malato, di quel paziente, di quel privato. E qui ci sono anche degli aspetti inquietanti che sono collegati esattamente a questo articolo, visto che c'è un'esenzione del medico. Ora, io non voglio fare discorsi sospetti oppure immaginare alla Alfred Hitchcock, però questo potrebbe accadere. Con questo emendamento e con quest'articolo tutte queste fattispecie le state sostanzialmente prevedendo e, anzi, culturalmente le state stimolando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Roccella. Ne ha facoltà.
EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Alcuni di noi, forse sbagliando, hanno evitato di presentare emendamenti sull'obiezione di coscienza. Che istituissero in questa legge l'obiezione di coscienza come è in altre leggi, come è nella legge n. 194 del 1978 o nella legge n. 40 del 2004, fiduciosi che la libertà del paziente, su cui siamo tutti d'accordo, sarebbe stata anche controbilanciata da un'equivalente libertà del medico. Qui ci devono essere due libertà che si incontrano. Mi è stato insegnato che la mia libertà finisce dove comincia la tua. In questo caso, invece, per il medico c'è un'assoluta vincolatività e la vincolatività non viene ammorbidita; invece per il paziente c'è l'assoluta autodeterminazione, fino a cancellare le conseguenze civili e penali eventualmente della propria scelta per quanto riguarda il medico.
DONATA LENZI, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, Presidente, in realtà l'emendamento di cui stiamo discutendo interviene aggiungendo al passaggio fondamentale che il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo. Quindi, nel momento in cui aggiungiamo delle condizioni, come fa questo emendamento, andiamo, in qualche modo, a limitare la possibilità per il paziente di dire di no o di chiedere l'interruzione di un trattamento sanitario. Questo è il motivo del parere contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, avevo chiesto la parola prima di sapere che sarebbe intervenuta la relatrice. Mi riconosco, ovviamente, in quello che ha detto. Ritengo che questa frase che esime il medico possa forse anche essere superflua, ma l'abbiamo voluta inserire proprio per distinguere le due posizioni: da un lato, c'è il primo periodo di questo comma che definisce l'autonomia del paziente, e non devo aggiungere nulla a quello che ha detto la relatrice sul concetto di autonomia del paziente; dall'altro, c'è il secondo periodo di questo medesimo comma che, invece, pone dei limiti all'autonomia del paziente, ma sempre dal punto di vista del paziente. Infatti, il paziente mentre è perfettamente in diritto di dire: “non voglio essere curato” non ha il diritto di dire: “voglio questo tipo di cura”, perché qui la sua richiesta può scontrarsi con la scienza medica e con il dovere deontologico del medico, con le sue competenze, con la sua professionalità e anche con le leggi che disciplinano la materia. Ma nel primo caso, dovendo scegliere fra la scelta ultima demandata al medico o la scelta ultima demandata al paziente la Commissione ha scelto il paziente, credo perfettamente rispettando il dettato costituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, signora Presidente. Di fatto, insomma, alla fine con questo testo si nega al medico di agire secondo coscienza ed il medico è quindi obbligato a togliere i trattamenti sanitari. Da questo punto di vista la relatrice non solo non ci ha tranquillizzato, ma ha continuamente confermato la nostra preoccupazione. Perciò, i medici sappiano che con questo testo sono obbligati a togliere i trattamenti sanitari. E allora, insomma, non mi viene che da dire che questo non è certamente un testo par la vita, ma è evidentemente un testo per la morte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente. Il “codice Rocco” è fatto molto bene ed è giusto invocare anche una lettura costituzionalmente orientata delle norme, ma il problema non si supera dicendo male del “codice Rocco” e bene della Costituzione. Fermi un momento. Qual è la ragione della scriminante? È il consenso dell'avente diritto. Allora, il consenso dell'avente diritto deve fare i conti con una realtà e non sempre si può consentire. Ci sono beni che non si possono consentire. Io non posso andare dal medico a dirgli: “Mi tagli un braccio, per cortesia. Perché? Perché mi dà noia il braccio. Ma le fa male? No, non lo voglio esteticamente”. Questo consenso evidentemente non scrimina, perché è illecito e va contro la Carta costituzionale, la vita e l'integrità personale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente, per ritirarlo e ringraziare la collega Silvia Giordano per la segnalazione che mi ha fatto.
PRESIDENTE. Va bene, allora è ritirato. Ho una comunicazione: avverto che il gruppo Forza Italia ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari alla metà di quello originariamente previsto.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Giusto perché, illustrando questo emendamento, ne approfitto anche per rispondere a quanto detto dalla relatrice in un intervento precedente. Allora, è vero che questo è uno dei punti più importanti della legge, ed è proprio per questo motivo che noi, con i nostri emendamenti, cerchiamo a nostro avviso…
PRESIDENTE. Colleghi, un po' di attenzione, per favore, perché altrimenti perdiamo i pezzi del dibattito. Prego.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Dicevo, cerchiamo di migliorarlo il più possibile e chiarirlo il più possibile. Allora, la relatrice prima ha affermato che il paziente non può pretendere qualunque cosa, non può chiedere cose ascientifiche. In realtà, noi siamo d'accordo; infatti, nel primo periodo del comma 7 si dice: il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale. Non c'è scritto da nessuna parte in questo comma che il medico è tenuto a rispettare le richieste fatte dal paziente, ma la richiesta di rinuncia o di rifiuto, quindi non di pretendere qualunque trattamento sanitario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Allora, l'unico motivo per cui vediamo di inserire in questo testo, in questo articolo, il riferimento, che noi riteniamo pericoloso, alla deontologia professionale e alle buone pratiche - pericoloso perché crea un precedente - è quello di dare in qualche modo la possibilità al medico di esimersi dall'interrompere trattamenti sanitari se non se la sente, che è un principio che noi condividiamo in pieno. Come noi riteniamo che non sia opportuno imporre la propria etica, la propria visione, a un malato, secondo noi non è neanche opportuno imporla al medico. Però, a questo punto, se questa è una scappatoia per il medico per permettergli di esimersi dall'andare contro la sua etica, contro la sua deontologia, contro la sua religione, contro quello che è, contro la sua volontà, a questo punto è fondamentale inserire l'obbligo per la struttura sanitaria o per l'ASL di fare rispettare le volontà del paziente che il medico, in questo caso, può non rispettare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. A me sembra che, se da questo passaggio del comma 7, la seconda parte, togliamo il riferimento alla deontologia professionale e lasciamo solo il riferimento a ciò che è contrario alla legge, in questo modo noi scolpiamo esattamente quello che è il fantasma che attraversa tutto il dibattito. Questa legge deve mettere al sicuro una cosa, che non è una legge per cui si possa chiedere l'eutanasia in qualunque modo, né passiva né attiva, ma, se io lascio solo ciò che è esplicitamente contro la legge, con i riferimenti al codice penale che sono stati ripetutamente ricordati, allora, effettivamente, questa legge, in qualche modo, vincola una richiesta potenziale a una volontà di morte. Il riferimento alla deontologia è qualcosa che rende molto più ricca questa relazione e permette di dire di no o permette di dire di sì ad aspetti molto più sfumati di quelli che sono quelli della relazione, cioè non pone in primo piano il contenzioso fra la legalità e l'illegalità, ma pone, secondo me, in primo piano il contenzioso tra quella che è la disponibilità a venire incontro a determinate esigenze, fossero anche desideri, e quello che, invece, è il desiderio di salvaguardare il bene del paziente, anche oltre quella che potrebbe essere la sua percezione del momento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.
RAFFAELE CALABRO'. Presidente, per esprimere due concetti. Uno, un chiarimento sulla terminologia e sul significato delle parole “deontologia professionale”. Deontologia professionale, di qualsiasi professione stiamo parlando, non è solamente per il medico, non significa assolutamente il rispetto della morale del soggetto, dei principi del soggetto, della religione del soggetto. Non ha niente a che vedere con l'etica della persona. La deontologia professionale è il rispetto delle regole professionali all'interno di quella professione; e, per quanto riguarda un medico, è il rispetto della clinica e di quello che bisogna operare come conseguenza dei dati clinici, cioè una realtà assolutamente professionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Argentin. Ne ha facoltà.
ILEANA ARGENTIN. Un minuto per dire che ho sentito parlare molto di deontologia professionale e pochissimo di pazienti. Ancora una volta si tende a sovrapporre la figura del medico a quella del paziente, quasi che il medico non possa essere messo in discussione in alcun modo tanto che si sono formati migliaia di medici che ormai costituiscono un vero e proprio baronaggio rispetto al quale l'individuo non può che essere vittima del sistema che si è creato intorno. Lo dico per molte patologie: lo stesso autismo ne è una spiegazione. Per quale motivo si deve subire un metodo rispetto ad un altro? Per quale motivo sempre e comunque, se uno ha grosse sofferenze, gli deve essere negata la possibilità di viverle in modo diverso o di scegliere fino a che punto viverle? Io non sono assolutamente per l'eutanasia e ringrazio Dio e sono felice di stare al mondo, tuttavia credo che la deontologia di un medico non debba mettere in discussione la persona in quanto tale, cioè il paziente, perché anche un medico un giorno potrà essere paziente e dovrà subire così come purtroppo capita a molti cittadini qualunque
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
SILVIA GIORDANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Questo è l'emendamento cui facevo riferimento che abbiamo preso dalla collega Carnevali quando lo ha presentato in Commissione. Ora capisco che possono esservi perplessità o che siano richiesti approfondimenti ma vorrei chiedere ai due relatori, quindi sia alla relatrice Lenzi sia al relatore Calabrò, tenuto conto che c'è ancora un emendamento a prima firma Calabrò che è accantonato e che quindi verrà ripreso in esame, chiedo ad entrambi i relatori di tenerlo anche un attimo accantonato, visto che il collega Calabrò ha appena dichiarato che non è fondamentale la parola o i termini che vengono utilizzati nell'emendamento a prima firma Calabrò accantonato e che si può trovare un punto di incontro. Quindi poiché per me l'emendamento è importante e potrebbe aiutare a trovare realmente un punto d'incontro, chiedo ad entrambi i relatori di accantonare anche questo emendamento per svilupparlo e approfondirlo insieme all'emendamento Calabrò quando verrà preso in considerazione, tenuto conto che comunque rientra anche nella sensibilità del PD, che lo ha dimostrato in Commissione, dal momento che originariamente lo hanno presentato proprio loro. Quindi chiederei ai due relatori di fare questa valutazione.
DONATA LENZI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, . Va bene, accantoniamo l'emendamento 1.315 Silvia Giordano.
PRESIDENTE. Sta bene. Relatrice Lenzi, l'emendamento 1.316 Calabrò resta accantonato oppure lo poniamo in votazione? Prendo atto che l'emendamento 1.316 Calabrò resta accantonato.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Questo emendamento completa il comma 7. Il comma 7 recita originariamente: “Il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge”. Questo comma lo completa in questo modo: “Analogamente il paziente non può imporre al medico rifiuti dai quali possano derivare condotte contrarie alle norme di legge o alla deontologia professionale” e quindi così come si può andare nella direzione di esigere, qui viene contemplata anche la possibilità del rifiuto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. In verità mi dovrei riallacciare all'emendamento a proposito dell'obiezione di coscienza quando, poco fa, sono arrivato fuori tempo massimo e, da questo punto di vista, era forse indispensabile e sarebbe stato molto gradito un intervento se avessi avuto la possibilità di parlarne in quell'occasione. Lo dico non per stigmatizzare ma per dire che altre volte era accaduto che fosse stata più generosa nei confronti di altri. Dunque il ragionamento che mi permetto di fare è che mai come in questa occasione dobbiamo assolutamente richiamare la necessità dell'obiezione di coscienza, che è sostanzialmente vietata dal testo unificato, che durante la discussione in Commissione è stata assolutamente negata e che, come è stato visto anche nell'emendamento poc'anzi a prima firma Fucci, è stata negata altrettanto anche da quest'Aula. Ora non vorrei ricordare a ciascuno che cosa significa l'obiezione di coscienza perché, al di là del fatto che ci sono delle chiare tendenze da parte della cultura dominante, il cosiddetto pensiero unico, a voler imporre sempre e dovunque quelle che sono le caratteristiche fondanti del vostro credo - parlo da un punto di vista filosofico e culturale prima ancora che politico - è un dato di fatto che la libertà dell'uomo passa anche attraverso la libertà di coscienza che oggi sempre più viene negata. Dalla parte vostra - lo dico anche a vantaggio del Paese e di chi ci sta ascoltando - è evidente che ormai ci sono tendenze che vanno in questa direzione: la regione Lazio, per esempio, ha previsto dei concorsi per ginecologi che proprio espressamente proibiscano l'obiezione di coscienza. La stessa cosa è successa in materia di unioni civili, e la stessa cosa sta succedendo anche in questa delicatissima materia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto di coscienza del gruppo parlamentare a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, io ho apprezzato molto anche le parole della relatrice negli emendamenti precedenti, quando sottolineava l'importanza della deontologia professionale riferita agli emendamenti presentati dai 5 Stelle. Apprezzerei che la medesima posizione fosse tenuta per quanto riguarda questo emendamento, che non è soltanto per dare il trattamento, ma anche nel rifiuto. Credo che un medico debba comunque attenersi al codice penale, alle norme di legge e al codice deontologico: mi sembra ovvio dirlo, ma se non lo diciamo, e oltretutto con l'interpretazione, avendo inserito nella norma che nel dare un trattamento uno deve sottostare al codice penale e al codice deontologico, e non scrivendo invece per sottrarsi al trattamento, è chiaro e palese che una persona può rifiutare, e il medico obbligato è farlo, contro la deontologia professionale e contro le norme di legge. Quindi invito ad approvare l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, intervengo a titolo personale solo per avvisare i colleghi che questo è l'ultimo treno per fare spazio alla coscienza del medico: bocciando questo emendamento, noi prevedremo che il paziente potrà imporre al medico rifiuti dai quali possano derivare condotte contrarie alle norme di legge e alla deontologia professionale. Non so se ci rendiamo conto di quale aberrazione stiamo proponendo: il paziente potrà imporre al medico rifiuti che sono contrari alle norme di legge o alla deontologia professionale. Visto che parliamo di coscienza, passatevi una mano sulla coscienza.
ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Scusi, Pagano, lei è intervenuto su questo… Per la sua firma? Prego. Per dire che vuole apporre la firma, prego. Sta bene.
DONATA LENZI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere il parere.
RAFFAELE CALABRO', . Invito al ritiro.
DAVIDE FARAONE,. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Lo ritira. Ritirato! Andiamo avanti.
DONATA LENZI, . Presidente, al comma 8, sostituire le parole da: “assicura” fino alla fine del comma, con le seguenti: “e i componenti dell' sanitaria assicurano le cure necessarie, nel rispetto della volontà del paziente, ove le sue condizioni cliniche e le circostanze consentano di recepirla”. Ricordo ai colleghi che si tratta dell'emendamento che riguarda l'emergenza-urgenza.
PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, deputata Amato? Va bene.
PAOLA BINETTI. Questa riformulazione, che è stata fatta, l'emendamento è positivo, e lo voterò. Però mi sembra importante sottolineare come la riformulazione tenda a ridistribuire il peso dall'oggettiva condizione di emergenza a quello che è lo stressare la situazione, fino eventualmente a capire di che cosa ha bisogno il paziente. Ora il vivere o il passare un tempo sufficiente in un pronto soccorso, ti dà la misura come questa incertezza o anche questa capacità di spendere energie a cercare di capire di che cosa possa aver bisogno, in quel momento sottrae energia specifica alla necessità di farsi incontro immediatamente ai suoi bisogni, posto che, ancora una volta, nel pronto soccorso noi abbiamo una tangibile esperienza di come il diritto alla vita del paziente preceda qualunque altra situazione che possa in qualche modo metterla in discussione. Quindi mi dispiace che nella sfumatura con cui è stato corretto, si sia tolta energia proprio a quel diritto alla vita che rappresenta per tutti noi una delle condizioni fondamentali di questo disegno di legge.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MARIO SBERNA. Signora Presidente, per confermare il voto di coscienza del nostro gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Io non so se qui ci rendiamo conto di che cosa stiamo parlando, cioè della previsione che il paziente possa aver subito dei condizionamenti nell'esprimere le sue scelte. Vorrei solo far presente che di fronte ad una società che sarà sempre più composta da pazienti anziani, senza una famiglia di sotto a sostenerli, noi avremo messo tanti vecchi nelle condizioni di scegliere di preferire di dover morire, semplicemente perché i condizionamenti esterni, i condizionamenti sociali, i condizionamenti psicologici, li inviteranno a farsi da parte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Grazie Presidente. Per sottoscriverlo e per dire che questo mi sembra un emendamento di grande buonsenso e perfino coloro che hanno delle posizioni più liberali di fronte, non solo alle disposizioni anticipate di trattamento, ma perfino rispetto al fine vita, su questo genere di precauzioni, proprio perché c'è una liberalità di fondo, un riconoscimento della volontà individuale, dovrebbero a maggior ragione cautelarsi rispetto ai rischi che sono contenuti nel merito dell'emendamento del collega Gigli. Quindi, io credo che sia di grande buonsenso sostenerlo.
DOMENICO MENORELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Solo per sottoscriverlo, non potendo parlare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, a questo punto noi vedremo tra poco un'altra scena di puro spirito liberale. Dopo aver violentato la coscienza del medico, verranno violentate le istituzioni sanitarie del circuito religioso che, come sappiamo, hanno una precisa carta di valori alla quale fanno riferimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, mi devo accodare all'accorato ragionamento fatto testé dall'onorevole Gigli, perché effettivamente questo emendamento potrebbe sanare l'errore del precedente che un po' mi sorprende, ad essere sincero, perché quando c'è un emendamento della Commissione significa che è stato elaborato collettivamente e addirittura prodotto con una . Qui l'unica che invece si riesce a comprendere è che le strutture tutte, quindi non soltanto le aziende, ma anche le singole strutture private purché convenzionate, cattoliche piuttosto che laiche, saranno obbligate a questa legge eutanasica. Io penso che ci saranno i giornali, mi viene in testa il primo, che dovranno per forza essere attenti a questo argomento, perché altrimenti non si riesce a comprendere che poi tutti fanno l'ecumenismo, tutti si ammantano di buonismo, tutti citano D'Agostino dentro la testata di però poi c'è una disattenzione globale su quest'argomento. Io penso che sia il caso proprio di ribadirlo, Presidente, non soltanto in questa sede, ma anche attraverso comunicati stampa su cui spiegheremo bene la natura di questi emendamenti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, signora Presidente. Ci tengo anch'io a sottolineare questo aspetto così fondamentale per quanto riguarda le strutture sanitarie di ispirazione cristiana, le quali con questa legge, con questa norma, verrebbero a commettere quel che è quanto di più lontano possa esserci dalla loro storia. Non dimentichiamo che le strutture sanitarie cattoliche sono la storia secolare della sanità in questo Paese e così, visto che sono strutture atte alla vita, obbligate a diventare strutture atte alla morte, tradirebbero secoli di storia, di fede e di valori. Io credo davvero che questo emendamento debba essere votato per il rispetto che almeno si deve a chi con questo con questo testo davvero non vorrebbe e non vuole avere nulla a che fare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baradello. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BARADELLO. Grazie Presidente. Mi sembra che la legge debba essere uguale per tutti, invece, in questo caso, non lo è, non lo sarà, credo. Infatti, al paziente, al malato, deve essere concessa la libertà di fare quello che vuole, sì o no, e va bene ed è giusto. Il medico non può fare quello che ritiene, perché deve fare quello che ritengono altri. E anche le strutture ospedaliere così rischiano di dovere fare quello che chiedono altri, imposto contro la loro volontà. Credo che neanche la legge n. 194 abbia questo limite. Quindi, io mi domando se davvero questa è una legge uguale per tutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie signora Presidente, per sottoscrivere quest'emendamento. Sicuramente può accadere un contenzioso, al di là delle implicazioni dirette sulla situazione, poi, dell'applicazione della legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie signora Presidente. Noi votiamo a favore a quest'emendamento perché ci sono medici per i quali la coscienza, non solo professionale, ma la coscienza umana, vale qualcosa. E ci sono anche realtà che hanno dato vita a realtà di cura proprio per questa coscienza. Lo hanno fatto, in molti casi, molto prima che lo Stato italiano ci fosse, non che lo Stato italiano facesse ospedali, secoli prima.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. C'è una richiesta del deputato Palese, che vuole formalizzare una richiesta. Prego.
ROCCO PALESE. Grazie signora Presidente. Ove la relatrice del provvedimento non dovesse acconsentire all'accantonamento, è chiaro, formalizzo la richiesta di accantonamento.
PRESIDENTE. Sì, va bene. Allora, se non c'è questa disponibilità, allora metto in votazione la richiesta di accantonamento, uno contro, uno a favore.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Penso che gli esempi portati dai colleghi, che sono intervenuti sull'emendamento, siano di assoluto buonsenso. Chiederei quindi, vista la collaborazione dell'Aula nel procedere in questo provvedimento, di utilizzare perlomeno un minimo di prudenza e di potere accantonare l'emendamento, affinché il Comitato dei nove rifletta ulteriormente sulla questione. Visto che oggi non sarà l'ultima seduta e non esauriremo sicuramente nemmeno l'articolo 1, c'è tutto il tempo per poterlo approfondire.
DONATA LENZI, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, Va bene, Presidente, accantoniamo l'emendamento 1.341 Gigli e, sullo stesso argomento, l'emendamento 1.343 Mantero.
PRESIDENTE. Sì, era già accantonato quello, d'accordo. Va bene, adesso mi rimane l'emendamento 1. 342 Mantero, i pareri sono contrari.
PAOLA BINETTI. Quest'emendamento è speculare a quello che abbiamo appena accantonato, perché quest'emendamento chiede esattamente che la struttura si renda responsabile ad accogliere le richieste del paziente, anche se eventualmente il singolo medico, in qualche modo, si sottrae a questo.
PRESIDENTE. Concluda, deputata.
PAOLA BINETTI. Sono quelli a più alto rischio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Sì, un breve intervento, solo per spiegare l'intento di quest'emendamento e del successivo accantonato, ovvero quello di dare in qualche modo la possibilità al medico - che come dicevo prima ritiene vada contro la sua etica interrompere un trattamento come richiesto da un paziente -, di evitare quella pratica che va, ripeto, contro la sua etica, ma far sì che, comunque, la volontà del paziente sia rispettata, perché la struttura prende in carico quella volontà e la fa rispettare. Quindi, è esattamente nella direzione di equilibrare il diritto del paziente di vedere rispettata la sua volontà e il diritto del medico, se appunto la volontà del paziente va contro la sua etica, di non dovere andare contro sull'etica. Però, siccome è accantonato il successivo, che va nello stesso tema, questo lo ritiro.
PRESIDENTE. Lo ritira dunque. Va bene, allora questo è ritirato. Quindi passiamo all'ultimo emendamento, che è l'1.360 Amato, c'è una riformulazione.
MARIA AMATO. Grazie Presidente, semplicemente due parole per sottolineare quanto sia importante l'introduzione della relazione sulla comunicazione col paziente, sullo studio delle cure palliative e sullo studio delle problematiche del fine vita, che attualmente sono possibili attraverso post universitari e fuori dalle specializzazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputato Silvia Giordano. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Sì, grazie Presidente, solo per dichiarare il voto favorevole all'emendamento e soprattutto alla riformulazione. Infatti, oltre a sottoscrivere quanto detto ora dalla collega Amato, ritengo anche fondamentale il fatto che la formazione riguardi anche la relazione e la comunicazione con il paziente, che è un aspetto a mio avviso molto, molto delicato e su cui si basa poi anche tutto il consenso informato, che è anche il punto principale della proposta di legge su cui noi abbiamo veramente lavorato tanto. Quindi, preannunzio il voto favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 4373: Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, recante disposizioni urgenti per l'abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
PATRIZIA MAESTRI, . Grazie, Presidente. L'aumento esponenziale, nel corso degli ultimi anni, del numero dei venduti - fino a 134 milioni nel 2016 - evidenzia che non si è trattato solo di una giusta e corretta emersione di lavoro…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Maestri. Colleghi, per favore! Non è necessario parlare a voce alta mentre ci si saluta. Si va fuori e si parla fuori, in Transatlantico. Prego, onorevole.
PATRIZIA MAESTRI, . …evidenzia, quindi, che non si è trattato solo di una giusta e corretta emersione di lavoro irregolare, occasionale e di breve durata, ma della sostituzione vera e propria dei contratti di lavoro subordinato sia a tempo determinato che indeterminato. I numeri parlano chiaro e mettono in evidenza, in modo innegabile, che le scelte legislative compiute nel tempo dai Governi che si sono succeduti, Berlusconi e Monti in particolare, hanno portato a una deformazione dell'originale finalità dell'istituto, prevista dal decreto n. 276 del 2003, che era quella di inquadrare e legittimare dal punto di vista normativo le prestazioni di lavoro occasionale e accessorie che, per la gran parte, venivano retribuite in modo illegale.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Maestri. Scusate, colleghi; ci sono due gruppi: un gruppo da questa parte, intorno all'onorevole Miotto. Onorevole Miotto, onorevole Miotto. Scusatemi; uscite, perché è davvero impossibile che l'onorevole Maestri possa svolgere la relazione in queste condizioni. Poi, c'è un altro gruppo intorno all'onorevole Fraccaro, che è assolutamente inconsapevole di ciò. Onorevole Fraccaro, anche lei. Questi due gruppi fanno un grande rumore e quando l'Aula si svuota la voce dei gruppi piccoli che parlano si sente molto. Prego, onorevole Maestri, riproviamo.
PATRIZIA MAESTRI, . Grazie, Presidente. Come dicevo, prima di dare avvio all'azione esecutiva nei confronti del committente. È questo un tassello importante di un quadro di interventi legislativi che, pur con qualche contraddizione sanata in parte dal correttivo al decreto sul codice degli appalti, affrontano il tema della tutela delle persone che lavorano nel complesso e talvolta poco trasparente sistema degli appalti e subappalti per la realizzazione di opere e servizi, un sistema che scarica spesso sui lavoratori e sul piccolo imprenditore la riduzione dei costi.
PRESIDENTE. Onorevole Mauri, onorevole Nardi, per favore.
PATRIZIA MAESTRI, . Infine, attraverso la disposizione abrogativa del decreto n. 25 abbiamo l'occasione, Governo e Parlamento, di avviare un confronto serio e concreto, anche attraverso il confronto con le parti sociali, per realizzare nuovi strumenti, oltre naturalmente ai tanti che già esistono, che offrano ai lavoratori, alle famiglie e alle imprese la possibilità di affrontare il lavoro occasionale garantendo le giuste tutele ai lavoratori, la flessibilità per le famiglie e una corretta concorrenza fra imprese, che non si riduca ad una semplice e mera riduzione dei costi del lavoro.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, Davide Tripiedi. Prego, onorevole.
DAVIDE TRIPIEDI, . Grazie, Presidente. Insomma, oggi si discute un tema a noi molto caro, che è la questione dei e della responsabilità solidale negli appalti. Oggi non voglio parlare, Presidente, in veste di deputato, ma voglio parlare in veste di giovane che si vede rubare il futuro tramite le norme che sono state fatte in quest'Aula e nella Commissione lavoro. Oggi per noi è una svolta, perché si va ad abrogare un sistema di pagamento dei lavoratori che a noi sembra un sistema di pagamento vergognoso, che lede la dignità del lavoro, del lavoratore e dei giovani. Perché dico questo, Presidente? Perché abbiamo i numeri che ci danno ragione: nel 2008 sono stati venduti 500 mila ; nel 2016, invece, negli anni, siamo arrivati a 145 milioni di venduti. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che stiamo andando verso una precarizzazione totale del mondo del lavoro.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza Simonetti.
ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Questo è un decreto-legge che nasce già male perché un decreto-legge per avere tale definizione, tale dovrebbe risolvere situazioni contingenti e urgenti, caratteristica che il decreto non ha perché l'unico scopo del Governo è evitare il referendum, evitare un'altra batosta elettorale simile a quella del 4 dicembre scorso sul referendum costituzionale, tanto che è anche scritto all'interno del testo del decreto-legge.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROBERTO SIMONETTI, . E quindi l'incontro fra un ex Ministro e il Presidente del consiglio, che poi non si capisce se sono rapporti di maggioranza, rapporti di forza, rapporti politici, rapporti sulla legge elettorale, rapporti sulle presidenze di Commissione del Senato…
PRESIDENTE. Ha concluso il suo tempo, onorevole Simonetti.
ROBERTO SIMONETTI, . Sì. Allora concludo dicendo appunto che noi non abbiamo dato fiducia a questo decreto-legge, non daremo fiducia alla relazione di maggioranza, abbiamo prodotto una relazione di minoranza, e fa fede il testo depositato a mia prima firma per la risoluzione dell'abuso dei che è appunto la proposta di legge n. 4206. Noi ci appelliamo al Governo affinché in fase emendativa accetti le nostre proposte, per non perdere ulteriore tempo. Abbiamo già perso quasi cinque anni, non perdiamone altri!
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Rizzetto.
WALTER RIZZETTO, . Presidente, sottosegretario, anche sulla scorta degli interventi che ho ascoltato qui in Aula, soprattutto rispetto all'ultimo intervento che il collega Simonetti ha brillantemente svolto, attraverso il suo tramite, Presidente, andrei io stesso a rispondere al collega Simonetti. Nel senso che, perché non si è aperta una fase, sottosegretario, emendativa rispetto al decreto-legge, che di fatto, dopo un lavoro ampio, corposo, virtuoso anche, della Commissione lavoro, non ci han voluto far fare? Noi abbiamo terminato il lavoro rispetto alle audizioni, il lavoro rispetto alle proposte emendative, un giovedì sera, e il venerdì seguente, alle ore 12 mi pare, o giù di lì, il Governo ha emanato il decreto-legge. E allora non siamo stati messi nelle possibilità di emendare questo decreto-legge per un motivo molto semplice; e il motivo molto semplice oggi il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, da me interrogato rispetto alle previsioni in termini di strumenti affinché si possano utilizzare altre possibilità rispetto agli ormai decapitati buoni lavoro… Dicevo, il problema rispetto alle proposte emendative è stato proprio il fatto che la maggioranza ha avuto paura del referendum, ha avuto paura di prendere una batosta probabilmente ancora peggiore rispetto a quella presa il 4 dicembre dello scorso anno, e c'è stata questa paura di fondo. Allora per timore del voto referendario, per timore di un confronto con i cittadini, la maggioranza e il Governo hanno preferito, come si suol dire in questi casi, buttar via il bambino con tutta l'acqua sporca.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo, il sottosegretario Bobba, non ritiene di intervenire.
RENATA POLVERINI. Grazie Presidente. Chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo.
PRESIDENTE. Autorizzazione accordata.
IRENE TINAGLI. Grazie Presidente. Signora Presidente, onorevoli colleghi, oggi avviamo la discussione di un provvedimento sicuramente molto sofferto, sofferto per la maggioranza di Governo e per il Partito Democratico, perché questo è un tema, il tema dei e della regolamentazione del lavoro accessorio, su cui da tempo stiamo lavorando. Il gruppo parlamentare del Partito Democratico ha iniziato a discutere delle problematicità legate ai già un paio di anni fa e già dall'anno scorso si è iniziato in Commissione lavoro ad avere varie proposte di modifica, di correzioni, proprio perché c'era la consapevolezza di alcune distorsioni e criticità legate a questo strumento che, ci tengo a sottolineare, non è uno strumento introdotto dagli ultimi Governi sostenuti dal Partito Democratico. Né il Governo Renzi, né il Governo Letta, né tanto meno il Governo Gentiloni, sono i padri dello strumento . I sappiamo benissimo che sono stati introdotti con la legge Biagi del 2003. Quello che invece ha fatto il Governo Renzi, proprio in virtù del dibattito e della discussione che avevamo avviato all'interno del gruppo parlamentare e della Commissione lavoro, è stato apportare dei correttivi che potessero migliorare l'applicazione dei e limitarne gli abusi attraverso la tracciabilità. Quindi, questo sicuramente è sempre stato un tema importante nel dibattito del Partito Democratico, nell'azione degli ultimi Governi proprio in virtù dell'attenzione al tema della precarietà del lavoro, della qualità del lavoro e dei diritti dei lavoratori.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Martelli. Ne ha facoltà.
GIOVANNA MARTELLI. Grazie signora Presidente. Il provvedimento che discutiamo oggi interviene in materia di lavoro accessorio e di responsabilità solidale negli appalti.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Placido. Ne ha facoltà.
ANTONIO PLACIDO. Grazie Presidente. Devo dire che ho apprezzato molto il tentativo compiuto dalla collega Tinagli - che non vedo - di motivare l'atteggiamento del Governo, che sceglie di intervenire così in questa materia e con questo provvedimento. Tuttavia, pur essendo la collega una collega autorevole e che stimo, mi pare veramente il tentativo di arrampicarsi sugli specchi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Parisi. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Grazie, signora Presidente. Ho ascoltato con attenzione le parole della onorevole relatrice poco fa e ho apprezzato certamente la sua capacità dialettica nel motivare le ragioni di questo decreto, però vorrei fare un salto di cinque ore, per tornare a quest'Aula, cinque ore fa, quando in quest'Aula, sui banchi del Governo, c'era il Ministro Poletti, il quale ci ha spiegato con assoluta trasparenza - ogni tanto gli capita - perché e per quale ragione stiamo discutendo di questo decreto. Lo ha fatto rispondendo nel cosiddetto . Cito le sue testuali parole: a seguito della situazione determinatasi con la richiesta di referendum, la decisione del Governo di abrogare con il decreto-legge n. 25 del 2017 la disciplina del lavoro accessorio nasce dalla scelta di evitare un confronto referendario fortemente ideologico su un tema che richiede un approccio più sereno e approfondito.
MASSIMO PARISI. Temo che questo non accadrà, pazienza; ma quello che voglio dire fin da ora, non potrà accadere dopo, è che, ripeto, alla presa in giro nei confronti del Parlamento e di quella stessa Commissione parlamentare che ha lavorato per come è stato detto e come è stato raccontato su questo problema di regolarizzare comunque l'utilizzo dello strumento dei per limitare gli abusi, certamente che vanno limitati gli abusi. Segnalo sommessamente che quando, però, si cala uno strumento nella realtà, può anche succedere che funzioni; non è che tutte le cose che fanno i Governi sono per forza destinate a essere solo strumentalizzate in senso negativo. Magari è stato utilizzato lo strumento dei perché era uno strumento necessario e funzionava, non solo per gli abusi, non solo per gli abusi. D'altronde, questo lo ha detto qui, ripeto, il Governo due mesi fa.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.
MARIALUISA GNECCHI. Discutiamo il decreto-legge in esame da convertire in legge per abrogare i . È già stato detto dai colleghi, dalla relatrice di maggioranza e dagli altri relatori che il provvedimento ha origini lontane, tuttavia era nato sicuramente come strumento per riuscire a pagare quelle che potevano essere prestazioni che non rientravano nelle prestazioni “più normali”. Nei fatti poi l'aumento dell'utilizzo di questo strumento è diventato veramente preoccupante. È necessario anche discutere e vedere questo aspetto dei dal punto di vista del lavoratore e della lavoratrice e, quindi, non solo dalla parte delle famiglie e dalla parte delle aziende, perché abbiamo sentito anche molto lamentarsi in questi giorni per il rischio di non avere più uno strumento così facile, così semplice, così comodo. Tuttavia va detto che il non è un contratto di lavoro, il non ti dà alcuna garanzia per la malattia, la disoccupazione, la maternità, i congedi di vario tipo; il è solo ed esclusivamente il pagamento di una prestazione che avrebbe dovuto essere solo ed esclusivamente, meramente occasionale ed accessoria, ma nei fatti non è poi rimasta così come avrebbe dovuto rimanere.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Hanno facoltà di replicare i relatori di minoranza che però non vedo, e quindi deduco che non abbiano intenzione di farlo, come ritengo neanche la relatrice di maggioranza.
LUIGI BOBBA,. Presidente, solo tre telegrammi o meglio potremmo dire tre visto che i telegrammi adesso non si usano più. Il primo, volevo assicurare, lo faccio attraverso di lei, perché non è più presente l'onorevole Simonetti, che il Governo non ha nessuna vocazione a fare da tappezzeria a nessuno. Il Governo è al servizio di tutti i cittadini, ma non è servo di nessuno, né né corporazioni, né sindacati che si voglia.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
CHIARA GRIBAUDO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CHIARA GRIBAUDO. La ringrazio Presidente. In realtà tutti noi abbiamo ancora scolpite negli occhi, nella testa e nel cuore, le immagini che ci arrivano da ieri, ma vorrei dire da sei anni, dalla Siria, però intervengo, Presidente, in quest'Aula questa sera per denunciare un altro massacro che non ha ancora trovato spazio sufficiente né nel dibattito pubblico, né da parte della stampa italiana, e che deve essere assolutamente fermato. Nella Repubblica democratica del Congo la tensione dell'ultimo anno per l'attesa decadenza del presidente Joseph Kabila è sfociata in una guerra civile che vede ogni giorno decine di morti ammazzati per le strade e nei villaggi. Da quella terra arrivano immagini, signor Presidente e onorevoli colleghi, che non possono nemmeno essere mostrate per la loro crudezza. Video di militari che sgozzano giovani indifesi e li lasciano morire a terra per poi far sparire i corpi. Sono infatti state trovate di recente 13 fosse comuni, oltre alle 10 che le autorità internazionali avevano già scoperto nei mesi scorsi. Si parla di almeno 400 morti, ma sono stime al ribasso, ahimè. Il conflitto si è aperto nella provincia del Kasai fra le forze governative e i ribelli locali che si sono rivoltati dopo l'uccisione del loro capo fondando una milizia chiamata Kamuina Nsapu. Si è inasprito all'inizio di quest'anno quando il governo ha inviato nella regione un reggimento dell'esercito regolare. Da quel momento le violenze hanno assunto una dimensione sempre più grande, l'aspetto più grave e che sembrano essere dirette contro alcune etnie, oltre che contro le istituzioni religiose, ricordando i massacri che hanno contraddistinto nel passato il continente africano. Un mese fa il padre congolese Jeannot Mandefu Buanga, che ha trascorso dieci anni in Italia, ha inviato un messaggio ad una famiglia della mia provincia, la provincia di Cuneo, denunciando un regno del terrore in cui si massacrano popolazioni e si ammazzano i bambini. Dal Kasai le violenze si allargano a macchia d'olio nel Paese mentre la politica è in una situazione di stallo.
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Gribaudo. Ricordo che in ogni caso c'è la possibilità di presentare atti di sindacato ispettivo anche su questioni di tipo internazionale.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.