PRESIDENTE. La seduta è aperta.
DAVIDE CAPARINI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amendola, Amici, Baretta, Dorina Bianchi, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brunetta, Capelli, Causin, Cicchitto, Coppola, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Dellai, Di Gioia, Epifani, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Garofani, Gelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Losacco, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Migliore, Palladino, Pes, Piepoli, Pisicchio, Portas, Ravetto, Rondini, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Schullian, Tabacci, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,55.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 2352-2690-3223-3385-3986-4068-4088-4092-4128-4142-4166-4177-4182-4183-4240-4262-4265-4272-4273-4281-4284-4287-4309-4318-4323-4326-4327-4330-4331-4333-4363-A: Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica, nonché delega al Governo per la rideterminazione dei collegi elettorali uninominali.
PRESIDENTE. Riprendiamo quindi l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
EMANUELE FIANO, . Grazie, Presidente. Nel fascicolo 2 degli emendamenti, quindi il fascicolo che abbiamo oggi, risulta correttamente riferito all'articolo 1 l'emendamento Distaso 1.687, a pagina 9, in materia di collegi elettorali, che nel fascicolo numero 1 era invece collocato all'articolo 3 e numerato come 3.460. Su tale proposta emendativa, sulla quale quindi lei evidentemente ieri non ha ottenuto il nostro parere, perché era riferito ad un altro volume, così come sugli altri emendamenti volti a sopprimere le tabelle relative ai collegi di Camera e Senato, il parere mio e della Commissione è un invito al ritiro ovvero contrario. Proceduralmente giudichi lei se questo necessita di una convocazione del Comitato dei nove oppure questa comunicazione posso farla qui direttamente all'Aula.
PRESIDENTE. Va bene. Lei mi ha dato adesso il parere. Chiedo ai relatori di minoranza di esprimere anch'essi il parere. Cominciamo, deputato La Russa.
IGNAZIO LA RUSSA, Favorevole.
PRESIDENTE. Deputato Distaso, dov'è? Non va al banco del Comitato? Non c'è posto? Ma lei ha titolo di stare al tavolo del Comitato dei nove. Per favore, può accomodarsi al banco del Comitato dei nove? Intanto vado avanti con gli altri. Deputato Gigli.
GIAN LUIGI GIGLI, Favorevole.
TANCREDI TURCO, Favorevole.
PRESIDENTE. Deputato Quaranta?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
PRESIDENTE. Scusate, i relatori devono avere il posto al Comitato dei nove. Allora, mi dà il parere?
ANTONIO DISTASO, Sì, Presidente, però, dato che siamo colleghi, io non accetto di essere ripreso come a scuola. Abbia pazienza. Io ho trovato il posto occupato e sto al mio posto, per un fatto di garbo istituzionale. Quindi, a essere ripreso proprio non ci sto!
PRESIDENTE. No, allora, lei non è ripreso, sono i colleghi, che non sono relatori, che devono cortesemente capire che i relatori...
ANTONIO DISTASO, . Ma lei sta riprendendo altri colleghi, non me...
PRESIDENTE. Non sto riprendendo lei! L'avevo invitata ad andare al banco del Comitato dei nove perché lei sa che così funziona.
ANTONIO DISTASO, . ...non posso mettermi in braccio a un collega!
PRESIDENTE. Adesso invito i colleghi che non sono relatori a consentire a lei, deputato Distaso, di sedersi al banco del Comitato dei nove. È possibile fare questo? È possibile consentire al relatore di stare al banco del Comitato dei nove? Allora, vorrei esortare i colleghi non relatori a consentire al relatore Distaso di prendere posto, non voglio mettermi nella condizione di fare nomi. Lo so, però questa è la situazione, vediamo se riusciamo a consentire al collega Distaso di sedersi al banco del Comitato dei nove. Grazie, molto gentile!
ANTONIO DISTASO, . Favorevole.
GIANPIERO BOCCI,. Presidente, il Governo si rimette all'Aula.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione dall'emendamento La Russa 1.854, su cui c'è un invito al ritiro o parere contrario del relatore per la maggioranza, parere favorevole dei relatori La Russa, Distaso e Gigli, e parere contrario del deputato Turco.
IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, Presidente. Vede, Presidente, questo emendamento non so che abbia di essere approvato, vista l'Aula probabilmente poche, ma è un emendamento che cerca di riassumere alcuni dei concetti che noi avremmo voluto fossero presenti in questa legge. Lo spiego in pochissimi secondi: l'emendamento prevede 100 collegi uninominali maggioritari, nei quali, cioè, chi vince è deputato, è senatore, e i voti di chi non ha vinto non vengono utilizzati ai fini dell'attribuzione di altri seggi; dunque, 100 seggi alla Camera, gli altri 500 e rotti vengono attribuiti con la quota proporzionale, cioè proporzionalmente ai voti, con le preferenze.
TANCREDI TURCO, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TANCREDI TURCO, . Grazie, Presidente. È un emendamento che non ci convince del tutto, perché riduce i collegi uninominali da 225 a 100, però, visto che comunque introduce anche le preferenze, cambio il parere da contrario a favorevole.
PRESIDENTE. Da contrario a favorevole, quindi i pareri dei relatori di minoranza sono tutti favorevoli.
MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie, Presidente. Non so da dove iniziare, però, vorrei, veramente, un attimo di attenzione, da parte dell'Aula, se per una volta fosse possibile, perché con questa legge elettorale stiamo facendo il funerale ad una regione, la regione Trentino-Alto Adige Südtirol, una regione che è costata parecchie morti all'Italia.
PRESIDENTE. Concluda, deputata.
MICHAELA BIANCOFIORE. Lo ribadisco, se poi fuori ci prendono in giro, se pensate di voler recuperare la credibilità, non potete votare una legge elettorale che cancella il Trentino Alto Adige e cancella la democrazia in Trentino Alto Adige. Affido al vostro buon cuore quello che sta succedendo in quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Grazie, Presidente. Ho l'impressione che questo emendamento sia largamente condiviso da quest'Aula, ma ci sia la paura di approvarlo, perché potrebbe far saltare un accordo. Io non posso pensare che applicare la legge elettorale che stiamo discutendo oggi a tutto il territorio italiano possa far saltare l'accordo sulla stessa legge elettorale. Non credo sia possibile, perché sarebbe assurdo, perché di questo stiamo parlando; noi oggi stiamo discutendo, cercando di emendare e modificare, ma stiamo discutendo una legge elettorale proporzionale per l'Italia, per il Paese Italia e, quindi, uno si aspetterebbe che questa legge letterale fosse applicabile dalla Liguria al Friuli, dalla Sicilia all'Alto Adige. Invece, non è così, questa legge elettorale si ferma in Veneto, si ferma a Borghetto; a Borghetto c'è un muro, al di là del quale questa legge elettorale non va. È come se il Trentino Alto Adige non fosse quasi Italia. Ora, io penso, anzi, sono orgoglioso del fatto che il Trentino Alto Adige sia Italia e, proprio per questo, penso che dovremmo capire come mai una legge elettorale che dà dei diritti agli italiani nell'esercizio del loro voto sia diversa per una piccola area del nostro territorio italiano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà. Prego i colleghi di stare nei tempi.
FLORIAN KRONBICHLER. Signora Presidente, fare una legge unitaria per tutti non lo ritengo un dovere naturale, quindi non mi scandalizza che, per situazioni speciali, ci siano anche regolamentazioni speciali. Detto questo, anch'io, come chi mi ha preceduto, sostengo che, con questi nostri emendamenti, si cerchi di rimediare minimamente al vantaggio del partito cosiddetto di raccolta etnica, SVP, introducendo un piccolo ostacolo, o meglio rimuovendo il trampolino che permetterebbe a quel partito nella provincia di Bolzano/ il monopolio della rappresentanza parlamentare appunto per tutto il territorio. Già fu concesso alla SVP, con il presente disegno di legge elettorale, un trattamento tutto suo (Mattarellum e dentro questo tedeschellum o germanicum), e come non bastasse ora si elimina anche il minimo rischio - il minimo rischio! - che una forza di opposizione possa ottenere un seggio nel futuro Parlamento, in questo Parlamento, come me, primo eletto nella storia della Repubblica al di fuori della Südtiroler Volkspartei, che è considerato apparentemente un incidente della storia . Per legge, quindi si impedisce che si entri in un futuro Parlamento. Essendo la circoscrizione di Bolzano divisa in quattro collegi uninominali, questi, per tradizione, e ora per diritto, vanno alla Südtiroler Volkspartei. Il terzo è tutto con la scusa o meglio la furberia motivata con il fatto che, senza questa divisione in piccoli collegi, non entrerebbe nessuno italiano al Parlamento italiano. Riusciranno, sì, ad eleggere un italiano, anche in futuro, nella provincia di Bolzano, però sarà sempre un italiano per grazia ricevuta dalla Südtiroler Volkspartei, quindi eletto dalla Südtiroler Volkspartei, quindi un italiano che, a lungo andare, è visto dai propri come un italiano venduto. E questo contribuisce molto a questo grave male che mette a rischio la pacifica convivenza, che è questo disagio degli italiani nella nostra provincia. Questa legge porta in quella direzione, e noi ci opponiamo, sostenendo anche questo emendamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Presidente, intervengo intanto per sottoscrivere l'emendamento da parte dell'intero gruppo di Fratelli d'Italia per aderire interamente ai due interventi che ho ascoltato, quello della collega Biancofiore, in modo particolare, che da sempre si batte su questa materia, ma anche alle considerazioni e alle riflessioni che provenivano dal MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, intervengo solo un minuto per dire che personalmente, insieme a tutta la delegazione dei Conservatori e Riformisti, chiediamo che vengano aggiunte le nostre firme alla proposta emendativa firmata dalla collega Biancofiore, di cui condividiamo totalmente il contenuto e le motivazioni che la collega ha voluto esprimere questa mattina in Aula, di fronte a una drammatica che, nel corso degli anni e dei decenni, ha trasformato quella che doveva essere giustamente una tutela nei confronti delle minoranze, intese come una parte piccola rispetto alla platea nazionale, in una regolamentazione usurpatrice che le minoranze - perché la nostra ottica deve continuare, quindi quelle continuano ad essere minoranze - esercitano nei confronti dei padroni di casa, che - si mettano il cuore in pace i signori di matrice tedesca del Trentino - in Italia continuano ad essere gli italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dellai. Ne ha facoltà.
LORENZO DELLAI. Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere un voto negativo su questo e sugli altri analoghi emendamenti e per dire una parola, invece, favorevole su questo punto rispetto al testo uscito dalla Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAPELLI. Grazie, signora Presidente. Dunque io voterò contro gli emendamenti proposti e in questo caso, come ha ben detto il mio capogruppo, sosterremo la linea proposta nella proposta di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.
IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente. Unicamente per dichiarare la nostra condivisione alle dichiarazioni formulate dall'onorevole Biancofiore e pertanto il voto favorevole del gruppo ALA-Scelta Civica su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente. Ascoltando il collega Dellai che parla giustamente del rifiuto di ogni tendenza nazionalistica, di delicatezza e di comprensione reciproca, mi è corso alla mente il rifiuto di ogni tendenza nazionalistica posto in essere da cittadini italiani di lingua tedesca quando si minavano stragi nell'Alto Adige; storia passata, ma non dimenticata. Io devo soltanto ricordare che gli elettori dell'Alto Adige sono tutti i cittadini italiani, sono cittadini italiani di lingua italiana, cittadini italiani di lingua tedesca, cittadini italiani di lingua ladina. Sono cittadini che portano le loro esperienze culturali, quelle italiane sono conosciute, quelle ladine anche, quelle tedesche al pari. Non credo però che una debba superare l'altra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, a titolo personale e nei limiti del minuto, io voterò secondo le indicazioni del mio presidente di gruppo, onorevole Dellai. Voglio tuttavia ricordare come, durante la discussione di questa legge in Commissione, e lo vedremo tra breve anche sicuramente nell'ambito del voto d'Aula, sono state cocciutamente, ostinatamente respinte tutte le proposte volte ad allargare il diritto riconosciuto alla minoranza di lingua tedesca per quanto riguarda altre situazioni di regioni autonome a statuto speciale ed altre minoranze linguistiche: mi riferisco, in particolare, alla regione Friuli-Venezia Giulia, mi riferisco alla minoranza slovena, mi riferisco alla minoranza friulanofona, rispetto alle quali non vi è stata invece alcuna apertura.
PRESIDENTE. Deputato Romele… Deputato Romele, vuole intervenire? Io la sto chiamando. Non vuole intervenire? Bene.
RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario di Forza Italia sull'emendamento 1.535 Biancofiore (C.
PRESIDENTE. Colleghi, senza…
RENATO BRUNETTA. La ragione è presto detta: che noi vogliamo la riforma; vogliamo la riforma, vogliamo rispettare la riforma come uscita dalla Commissione affari costituzionali. E, pur con dissensi al nostro interno e con difficoltà al nostro interno, perché riconosciamo le ragioni dell'emendamento Biancofiore, se questo però fa cadere l'intero impianto della riforma, perché viene meno ai patti e viene meno al lavoro fatto in Commissione, noi voteremo contro. Noi pensiamo che questa riforma elettorale sia un passo straordinario in avanti per il nostro Paese, per la governabilità e per la pacificazione; e per questa ragione motivo…
RENATO BRUNETTA. …il nostro voto contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, non vorrei parlare a titolo personale. Allora, se vuole, intervengo sul Regolamento. Noi abbiamo espresso dei pareri, prima: abbiamo espresso come relatori di minoranza giustamente, per semplicità di comprensione, dei pareri in sequenza, evitando, per motivi di opportunità, di motivare i singoli pareri. Per cui gradirei che lei affermasse che i tempi a disposizione dei relatori di minoranza per motivare i propri pareri non sono quelli del gruppo. Io vorrei adesso poter motivare perché ho dato parere favorevole a questo emendamento, ma non vorrei pesare sui tempi modesti del mio gruppo.
PRESIDENTE. Allora, la fermo. Come relatore i tempi sarebbero esauriti, quindi lei mi deve chiedere l'estensione di ulteriori tempi aggiuntivi. Anche perché abbiamo gli altri articoli, per cui gli altri articoli avranno anche bisogno di tempi. Per cui lei mi dovrebbe chiedere i tempi aggiuntivi, perché non ne ha più, di tempi.
IGNAZIO LA RUSSA. Come relatore veramente non ho mai parlato, se non per dire favorevole o contrario, favorevole o contrario.
PRESIDENTE. Lo so, però questi sono i tempi del Regolamento.
IGNAZIO LA RUSSA. Sì, sì, ho capito, ma non so come sono stati computati, non c'entra il Regolamento, meccanicamente i tempi, perché dovrebbero solo prendere il secondo che dico…
IGNAZIO LA RUSSA. Comunque le chiedo dei tempi supplementari come relatore.
PRESIDENTE. D'accordo. Un terzo aggiuntivo, va bene.
IGNAZIO LA RUSSA. In modo da potere, come in questo caso, spiegare il motivo per cui sono estremamente favorevole a questo emendamento.
PRESIDENTE. La Presidenza concede il terzo aggiuntivo.
FRANCESCO LAFORGIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LAFORGIA. Abbiamo capito in queste ore che più che prestare attenzione alla discussione in Aula dobbiamo sbirciare le agenzie di stampa: siamo costretti a farlo, perché molto sta accadendo fuori da quest'Aula.
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Laforgia. Chi presiede non ha tempo di guardare in tempo reale le agenzie.
MAURIZIO LUPI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI. Anch'io sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento, perché ovviamente c'è l'articolo 49 del Regolamento, che prevede l'introduzione del voto segreto; il Presidente, che ha il compito di tutelare e garantire l'ordinato andamento dei lavori, ha anche il compito di garantire l'attuazione, in questo caso, del voto segreto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Blažina. Ne ha facoltà.
TAMARA BLAŽINA. Presidente, io torno al tema trattato già da molti colleghi, quello della rappresentanza delle minoranze linguistiche. Io penso che si tratti di un tema serio, un tema che però, ogni volta che si discute di legge elettorale, non viene preso di petto, come si dice, ma viene sempre a ridosso degli altri aspetti della legge elettorale, e così è successo anche questa volta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà. Il suo è un richiamo al Regolamento?
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Sì Presidente, avevo chiesto la parola prima, quando non mi sono fatto vedere, quando si parlava del tema del voto segreto. Ecco, io sorvolerei sulla coerenza di chi ci ha fatto lavorare, giustamente, sulla proposta di legge sulle elezioni trasparenti, per evitare la foto della scheda, per studiare come si fanno le cabine, per studiare come rendere trasparente il voto e poi vuole controllare il voto dei parlamentari. Non è che ci sia una grande coerenza. Ti fa pensare che, se mai il MoVimento 5 Stelle avrà una maggioranza, passerà una legge per la trasparenza anche del voto in cabina magari, per essere sicuri di cosa votano gli elettori .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Grazie, Presidente. Io vorrei ricordare ai deputati dei gruppi di Forza Italia e del MoVimento 5 Stelle che, in occasione della riforma costituzionale, noi denunciammo l'impossibilità di discutere in quest'Aula nel merito della riforma e di migliorarla. Ora noi stiamo discutendo della legge elettorale, che è la legge che più si avvicina ad una legge di dignità costituzionale, e abbiamo scoperto in questi minuti - questo a causa del patto scellerato tra MoVimento 5 Stelle, Forza Italia e Partito Democratico - che Forza Italia vota contro un suo emendamento e che il MoVimento 5 Stelle controlla il voto segreto dei suoi deputati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. È un richiamo al Regolamento? Non ho capito.
IGNAZIO LA RUSSA. È un richiamo al Regolamento. Mi inserisco nel minidibattito sul voto segreto per dire che, certo, ciascuno ha le proprie ragioni, quando si tratta di voto segreto, io non scomoderei la storia e andrei alla cronaca - e andrei alla cronaca! - per dire che c'è un'Agenzia questa mattina dell'ottimo capogruppo Rosato che dice “non si può più fare di controllare il voto segreto, si poteva fare quando tecnicamente bisognava premere con un dito a lungo il pulsante, allora noi del PD - aggiungo io, perché ce lo ricordiamo - l'abbiamo fatto questo controllo. Adesso voi di 5 Stelle, siccome siete brutti, neri e cattivi, non potete farlo. O tutti o nessuno !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signora Presidente, io sono alla prima legislatura, come tanti qui, e io penso che questa situazione che riguarda questa discussione inutile e dannosa per la credibilità di quest'Aula sul voto segreto come, dove e quando, sarebbe ora pure di finirla, perché quando c'è stato il Porcellum, per esempio, fu inventato il voto obbligatorio col dito medio, così come, spesso e ben volentieri, quando c'è stato chi doveva votare bianco, con la cabina con voto all'interno, per designare persone e quant'altro, c'era chi vigilava che stessero mezzo secondo lì all'interno. Quindi, di che cosa parliamo? Parliamo di cose inutili e soprattutto questa è una discussione che riguarda tanta attenzione sulla legge elettorale. Poi non ci lamentiamo, se l'antipolitica o quant'altro cresce, giorno dopo giorno, perché, per esempio, sui problemi che riguardano il lavoro dei giovani, l'occupazione, qui in discussione ci sono zero presenze e spesso e ben volentieri nessun tipo di attenzione. Grazie.
PRESIDENTE. Bene, questo era l'ultimo intervento. Io devo delle risposte. La risposta è semplice - la risposta è semplice! -, la Presidenza deve garantire la segretezza, presidente Lupi, e la Presidenza garantisce la segretezza attraverso il sistema elettronico. Questo mi sembra il sistema più adeguato per la Presidenza. Poi c'è il Regolamento e il Regolamento vieta di fare riprese in Aula. Ma non si può chiedere alla Presidenza di andare a vigilare deputato o deputata personalmente se la ripresa viene fatta o no. Io posso invitare i questori (No, no, deputato Zaccagnini, non così! Io posso invitare i questori a vigilare perché ci sia correttezza. Dopodiché, c'è la responsabilità del singolo, c'è la responsabilità dell'individuo e su questo io mi appello ai colleghi e alle colleghe deputate, mi appello a loro perché il Regolamento venga rispettato e, nel dire questo, dico che non vengano fatte le riprese in Aula. Poi, è nella facoltà dell'individuo decidere se rendere noto o non rendere noto, non può essere la Presidenza. Lei lo sa bene, presidente Lupi, anche in passato è stato così e all'epoca non c'erano così tanti telefonini come ce ne sono ora, quindi si capisce che oggi i problemi sono aggiuntivi.
ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, sul Regolamento. Se c'è un'anticipazione di quello che verrà fatto, che è una violazione del Regolamento, credo debba garantire l'applicazione del Regolamento.
PRESIDENTE. Di questo ho già parlato.
ADRIANO ZACCAGNINI. Esattamente. Io confido in lei, Presidente, che ciò non avverrà.
PRESIDENTE. Allora, deputato Zaccagnini, ho già detto che ognuno qui si deve assumere le proprie responsabilità, io mi assumo le mie e ognuno si assume le proprie .
PRESIDENTE. Colleghi... colleghi... possiamo adesso continuare? No, scusate, devo... scusate, colleghi, colleghi, vi invito a consentirci di proseguire i nostri lavori deputato Ciracì... deputato Ciracì, la richiamo all'ordine!
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Presidente, quello che è accaduto è chiaro agli occhi di tutti. Abbiamo fatto un lavoro serio in queste settimane, per provare a fare una legge elettorale che venisse condivisa da tutti, dai grandi gruppi parlamentari, un lavoro molto difficile e complicato. Dopodiché, ci siamo trovati di fronte a una richiesta che veniva dal MoVimento 5 Stelle: intervenire su due punti, sulle preferenze e sul voto disgiunto. Oggi il MoVimento 5 Stelle ha dimostrato cosa vale la loro parola: nulla! Nulla! Non vale nulla! Non vale nulla - - Buffoni!!
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Per favore, colleghi, cerchiamo di continuare con decoro, per favore!
ETTORE ROSATO. Presidente, e lo dice chi, più di altri, si è speso, dicendo che era possibile parlare con un gruppo parlamentare in maniera normale pensando che ci potessero essere degli interlocutori che avessero a cuore l'interesse del Paese prima che l'interesse di parte! Questo non è accaduto.
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!
ETTORE ROSATO. Presidente, io le chiedo che si sospenda la seduta e, al limite, di mettere in voto la richiesta con un sistema di votazione, piuttosto che con un sistema di coro, per consentire a noi e, immagino, forse anche a qualche altro gruppo di verificare se ci sono le condizioni per proseguire con la discussione sulla legge elettorale o se questa debba essere rimandata in Commissione ).
MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Era per un richiamo al Regolamento, deputato? Prego, ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Non mi interessano e non ci interessano le beghe tra gli inciucisti, rispetto alle quali l'unica cosa che chiederemo, di qui ad un attimo, agli uffici della Camera sarà di diffonderci un “Ampex” dell'intervento precedentemente tenuto dal presidente Brunetta, perché ci servirà per fare la campagna elettorale in ogni piazza.
PRESIDENTE. Colleghi... scusi, deputato Corsaro, chiedo a tutti i colleghi di consentire questo dibattito, per favore! È possibile interrompere discussioni a gruppi in quest'Aula? Colleghi, mi rivolgo a tutti. Colleghi, non mi costringete a sospendere i lavori. Io vorrei continuare questo dibattito con un minimo di rispetto per chi parla.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, intendo come se il mio tempo cominciasse adesso, ovviamente.
PRESIDENTE. Lo abbiamo stoppato, per cui non si preoccupi. Prego, continui.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Come dicevo, almeno per mezz'ora l'Aula ha dibattuto più che sul tema posto in discussione con l'emendamento della collega Biancofiore sulle modalità con le quali l'Aula si apprestava ad esercitare il proprio voto. Di più, ella, onorevole Presidente, è stata esortata da più parti politiche, a cominciare dalla sua, di provenienza, a vigilare con attenzione perché non venisse, a ciascuno dei componenti di quest'Aula, sottratta la libertà di espressione che il Regolamento, e non il vezzo di qualcuno di noi, ha prescritto potesse e dovesse essergli concessa mediante il ricorso al voto segreto. Quello che è successo all'inizio della votazione, onorevole Presidente, non ha precedenti ed è inaccettabile; non è pensabile che all'esito di mezz'ora di dibattito sulle modalità di celebrazione del voto segreto e sulle modalità di controllo perché non venisse aggirata la segretezza del voto, il tabellone abbia rappresentato palesemente quali fossero le espressioni di voto dei singoli parlamentari, togliendo al singolo parlamentare la democratica e legittima pretesa di poter votare in modo segreto, come è prescritto dal Regolamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Il Partito Democratico e la maggioranza tutta non devono neanche lontanamente pensare di addebitare la responsabilità al MoVimento 5 Stelle. Il Partito Democratico conta 300 parlamentari in quest'Aula . E se c'è qualcuno irresponsabile…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi… Allora, colleghi, per favore, ripristiniamo delle condizioni adeguate in quest'Aula. Vada avanti, vada avanti, deputato Toninelli.
DANILO TONINELLI. Presidente, se c'è una forza politica irresponsabile, questa non è certamente il MoVimento 5 Stelle perché quest'Aula conta una maggioranza abbondantemente superiore, arriva fino a quattrocento parlamentari, e, oggi, una forza politica, il Partito Democratico, sa cosa sta facendo? Perché gli italiani tutti lo devono sapere: questo emendamento era un emendamento di giustizia, perché applica la legge elettorale al Trentino. Cosa volevate fare? Che il Trentino fosse un feudo del Partito Democratico? Il MoVimento 5 Stelle non voterà mai contro norme di giustizia
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI. Chiederei alla collega Biancofiore, capisco l'entusiasmo, di permettermi l'intervento. Signora Presidente, mi rivolgo a tutti i colleghi qua in Aula, quello a cui stiamo assistendo non è un dibattito formale, ma riguarda il destino e la funzione del Parlamento e chiedo anche al collega Rosato - è evidente che di inciampi nell'iter parlamentare ce ne sono stati tantissimi - di stare, tuttavia, attenti a non svilire il valore del Parlamento, delle istituzioni e di questa Assemblea, perché le leggi non sono approvate da accordi tra gruppi, gli accordi sono politici, possono avvenire fuori e dentro l'Aula, ma il Parlamento è il luogo dove si manifesta questa volontà e la si manifesta per fare le leggi, per migliorarle e se c'è un emendamento non è un attentato a qualcosa, ma è un elemento che può permettere di migliorare quella legge. Dico che è sottile il rischio che stiamo correndo, perché quello che si vuol far passare in questo momento è una cosa sola: l'impossibilità del Parlamento di fare una legge elettorale e, quindi, il destino è: non c'è più possibilità che questo Parlamento lavori, addirittura c'era un accordo che comprendeva l'80 per cento e, quindi, evidentemente andiamo verso una certa deriva. Io credo, invece, che sia doveroso dire che c'è la volontà di fare la legge elettorale e di farla rapidamente, su un testo base; stiamo procedendo, e liberamente i voti dei parlamentari stanno cercando, non di affossare la legge, ma di migliorarla.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Laforgia. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LAFORGIA. Signora Presidente, è sorprendente assistere alla veemenza con cui il capogruppo del Partito Democratico ha esposto il suo manifesto politico: l'idea che quattro leader, che sono fuori da quest'Aula, fanno un patto, e che quel patto sia sovraordinato rispetto all'autonomia del Parlamento ! È un manifesto politico che non fa parte né della nostra cultura politica né di una cultura civile e istituzionale di questo Paese! Allora, per questo noi vogliamo continuare a svolgere i lavori dell'Aula su questa materia, vogliamo andare avanti. Lo dico anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, per il suo tramite: se hanno un disagio profondo, come è evidente che ce l'abbiano, nel giustificare il fatto che sono seduti attorno a quel tavolo, e se hanno questo disagio nel giustificare la fine della loro diversità, beh, gestiscano questo disagio fuori da qui e non sulla pelle delle istituzioni e delle regole democratiche. Noi vogliamo andare avanti nell'esame della legge elettorale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signora Presidente, penso che la concezione dell'Aula parlamentare non possa essere quella di una società per azioni. In una delle legislature passate, c'era stata l'intenzione da parte di qualcuno di introdurre dei meccanismi per cui votavano solo i capigruppo: questo avviene nelle società per azioni sulla base dei pacchetti di controllo, in un'Aula parlamentare non funziona così! E chi ha fatto un accordo in questa maniera avrebbe dovuto saperlo, perché già ieri era tutto chiaro quello che stava accadendo, perché i patti di potere, se consumati, gettano sulla graticola chi è in contraddizione rispetto ai patti di potere stesso.
GIULIO MARCON. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIO MARCON. Signora Presidente, in questi mesi il Presidente Mattarella ci ha più volte detto che il Parlamento doveva approvare una nuova legge che armonizzasse i due sistemi per l'elezione della Camera e del Senato. Ci ha stimolato - so che ha incontrato anche voi, Presidenti della Camera e del Senato -, e noi abbiamo un dovere: il dovere di continuare, il dovere di dare una risposta, perché il Paese non può andare al voto senza una legge che dia certezza dell'esito e di un principio fondamentale, che è quello della rappresentanza e della possibilità dei cittadini di eleggere direttamente i loro rappresentanti. Dobbiamo dare una risposta positiva a questo richiamo, e non possiamo prendere a pretesto il voto su un emendamento, su un aspetto comunque non centrale di questa legge, tra l'altro un aspetto che è stato modificato e che armonizza il contenuto complessivo della legge. Quindi non possiamo usarlo in modo strumentale, non possiamo cercare il pretesto, per questo siamo in disaccordo con chi propone la sospensione dei lavori dell'Aula per poter riunirsi e approfondire quello che è successo. Ci sarà modo e ci sarà tempo. Noi abbiamo il dovere di continuare, e, come ho detto, non si può prendere a pretesto un voto per fare un'operazione che rischia di essere lesiva dei diritti del Parlamento e dei parlamentari.
RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, era dal 1953 che in questo Parlamento non c'era una maggioranza potenziale così ampia sulla riforma elettorale, che quattro gruppi parlamentari importanti, i primi quattro gruppi parlamentari, avessero trovato una convergenza dopo mesi di dibattito e di discussione - lo ricordo a me stesso -, che iniziò dopo il referendum del 4 dicembre dell'anno scorso e dopo la sentenza della Corte Costituzionale sull'Italicum.
IGNAZIO LA RUSSA, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA, Presidente, io so che al termine di questo giro di interventi, parlerà anche il mio capogruppo, si dovrà discutere della possibilità di sospendere o no. Io non ho capito la tragedia di un voto liberamente espresso dal Parlamento su un emendamento, non è la prima volta, non è neanche l'ultima.
PIERO LONGO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente. Io vorrei capire come possa essere così tragico il fatto che un emendamento, su un caso peculiare, possa scatenare tanto nervosismo. Non è un emendamento che mette in gioco le radici profonde dell'accordo, che qualcuno dice scellerato e che altri giustamente dicono sia invece un accordo di responsabilità, è una questione periferica, riguarda soltanto un'importante marca della nostra nazione, il Trentino-Alto Adige. Quindi, io credo di poter richiamare, attraverso lei, l'attenzione di tutti i parlamentari presenti al fatto che in realtà, non dico che non sia successo nulla, ma è successo pochissimo.
GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Devo dire che dopo l'intervento dell'onorevole Rosato verrebbe da chiedersi “a che cosa serve l'Aula se è così?”. L'Aula serve perché i testi arrivati dalla Commissione vengano sottoposti a una fase emendativa e se possibile migliorati. L'onorevole Tabacci ha già elencato quali sono i punti di miglioramento per noi fondamentali: il voto disgiunto e il voto di preferenza.
GIOVANNI MONCHIERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Io credo che questo incidente di percorso sia un'occasione da non perdere. Non riesco a condividere l'opinione pur autorevole espressa poco fa che si trattava, in fondo, soltanto della legge elettorale speciale di cui godeva il Trentino-Alto Adige. Non si tratta di questo, Presidente, si tratta di un venir meno evidente alla condivisione di un patto liberamente e legittimamente sottoscritto fra forze politiche.
PRESIDENTE. Adesso do la parola al presidente Pisicchio; dopodiché, hanno parlato tutti i gruppi, non darò la parola… E Romano, sì. No, allora, Corsaro ha parlato per il suo gruppo, va bene? No, sto dicendo che dobbiamo dare un ordine noi ai nostri lavori . Sì, ma le sto dicendo che adesso il criterio che ci stiamo dando è che io non posso dare la parola a tutti: sto dando la parola a Romano, perché non ha parlato nessuno del gruppo, e a Pisicchio.
DANIELE CAPEZZONE. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, mi scusi davvero, lei sa quanto rispetto io abbia della sua difficile funzione; però non si cambiano le regole del gioco in corsa: all'inizio di questo giro di opinioni non era stato da alcuno precisato che vi sarebbe stato un solo intervento per gruppo. Peraltro vede, signora Presidente, comincio proprio col rivolgermi a lei: lei sa che nel consenso più raramente, più spesso nel dissenso nei suoi confronti, abbiamo sempre avuto un profilo di assoluto rispetto e considerazione istituzionale. Lei per me siede sulla poltrona che all'Assemblea… Siede naturalmente, come tutti noi siamo . Siede sulla poltrona che alla Costituente fu occupata da Saragat e da Terracini; ed ha il compito, la Presidenza della Camera, di garantire i diritti anche dell'ultimo dei parlamentari, del più lontano, del più isolato, del più distante.
PRESIDENTE. Concluda, deputato.
DANIELE CAPEZZONE. …facevano la parte sado…
PRESIDENTE. Grazie, deputato, grazie…
DANIELE CAPEZZONE. …e loro la parte maso. Io sono un libertario e mi va bene tutto: basta saperlo e che se ne rendano conto .
PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Presidente, durante questo concitato momento parlamentare mi è venuto in mente un intervento fatto da Moro alla Costituente contro il voto segreto. Forse non tutti sono a conoscenza del fatto che lo statista cattolico fece una battaglia contro il voto segreto. Forse, se fosse nelle condizioni, di là dove è oggi, di vedere che cosa è successo in quest'Aula con l'ausilio dello strumento tecnologico dato dal tabellone, in quella frazione di secondo nel quale c'è stato anche il momento della per cui il voto segreto è stato passato per voto palese, avrebbe tratto un'opinione anche relativa alla destrezza con cui i giovani parlamentari che sono entrati in questa legislatura sono stati nelle condizioni di appropriarsi di percorsi praticati in un passato remoto, per cui l'evidenza di un tabellone prevalentemente rosso si è tramutata, in un amen, in un voto prevalentemente verde.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Grazie, Presidente. Anch'io, come i colleghi che mi hanno preceduto, stigmatizzo quanto accaduto in ordine alla procedura di voto segreto in quest'Aula: è un fatto gravissimo. Anch'io sono dell'idea che lei debba procedere immediatamente ad un'inchiesta interna, non foss'altro perché alcuni colleghi, che si sono visti fotografare il voto, da questo momento in poi saranno additati come traditori, come coloro i quali non hanno dato la possibilità di sostanziare l'accordo politico sulla legge elettorale che i quattro leader della maggioranza che si era costituita - io dico “era” e spiegherò il perché - avevano confezionato.
PRESIDENTE. Lei ha dei limiti temporali, però, presidente. Concluda.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. … Adesso mi faccia la cortesia di farmi concludere, senza innervosirmi scampanellando.
PRESIDENTE. No, io devo scampanellare, perché lei ha terminato il tempo.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. No, io le sto suggerendo il fatto che - riveda gli interventi - con la scusa anche di un richiamo al Regolamento che di Regolamento aveva poco, lei ha dato a gruppi minori anche più volte la parola …
PRESIDENTE. Non le nego nulla, presidente, concluda.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. … e adesso sta scampanellando per la terza volta.
PRESIDENTE. Lei ha finito il tempo. Io le devo chiedere di concludere.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Io voglio concludere. Non vorrei che questa larga intesa fosse così larga solo ed esclusivamente per rubare il voto agli italiani, perché soltanto su due cose, in questa legge elettorale, c'è veramente un'intesa tra questi quattro…
PRESIDENTE. Deve concludere, la ringrazio.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. …la possibilità di nominare i parlamentari e l'esclusione di una larga fetta di elettori…
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Lei non mi può togliere la parola…
PRESIDENTE. Io gliela posso togliere, è andato oltre di un minuto. Si comporti in base alle regole ! La richiamo all'ordine, deputato! Deputato Romano, la richiamo all'ordine! Lei deve rispettare le regole come tutti gli altri, è andato oltre di un minuto. Non va bene ! No, io non la sento, non sto sentendo cosa lei dice, si attenga alle regole! Io non sento quello che lei dice . La espello dall'Aula ! Esca da quest'Aula! Lei non può esprimersi così! Esca dall'Aula . Benissimo, esca dall'Aula! Esca dall'Aula! La invito a uscire dall'Aula, lei non può permettersi queste modalità! Potete, per favore…
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. E' una vergogna!
PRESIDENTE. Va bene, va bene, è una vergogna esprimersi in modo vergognoso. La ringrazio, può uscire dall'Aula, per favore ? Invito i questori a intervenire, per favore, invito i questori a intervenire. Guardi, se lei non esce… I questori possono intervenire ?
FABIO RAMPELLI. A questo punto, Presidente, ci tengo a precisare di aver alzato la mano tra i primissimi e, quindi, forse sarebbe utile mettere in conto una trasformazione del sistema elettronico per garantire che ci sia un'oggettività anche nella prenotazione degli interventi, perché io, immediatamente dopo l'approvazione dell'emendamento, ho alzato la mano e mi sono prenotato, e invece, come è noto e come si può testimoniare, sto parlando per ultimo.
PRESIDENTE. Allora, noi adesso abbiamo sentito, sull'ordine dei lavori, tutti i gruppi. Adesso io darò quindi la parola, siccome non avevamo formalizzato prima, ad uno contro e uno a favore. Chi vuole parlare contro? Prego, deputato Fico.
ROBERTO FICO. Grazie, Presidente. Per noi è incomprensibile il motivo per cui in questo momento venga chiesta una sospensione e, magari, un ritorno della legge in Commissione. Non ha alcun senso, perché è stato esclusivamente votato un emendamento che applica la legge elettorale a tutta la nazione e anche al Trentino-Alto Adige . Ma di che cosa stiamo parlando? Di che cosa stiamo parlando? Possiamo proseguire con i nostri lavori. Il MoVimento 5 Stelle va avanti, tranquillo, compatto su ciò che aveva detto in Commissione e ciò che sta facendo in Aula! Lo abbiamo dimostrato ieri e lo abbiamo dimostrato oggi! Se la maggioranza, che da quattro anni boccia qualsiasi emendamento del MoVimento 5 Stelle, oggi non è stata in grado di bocciare un emendamento semplicissimo, non è un problema del MoVimento 5 Stelle, ma è un problema del Partito Democratico ! Questo lo devono sapere tutti i cittadini italiani.
PRESIDENTE. Adesso interviene a favore il deputato Fiano. Prego.
EMANUELE FIANO. Presidente, c'è una cosa che in politica si chiama coerenza - non è molto diffusa, mi pare, a vedere gli avvenimenti di questi ultimi minuti - e c'è un'altra cosa che in politica fa fede, quando si è in Parlamento: sono i verbali di Commissione, del Comitato dei nove e del Parlamento. Io, in qualità di relatore e a conoscenza, ovviamente, di un accordo parlamentare che si è svolto tutto in queste Aule, a nome di un insieme di partiti - Forza Italia, Lega Nord, MoVimento 5 Stelle, SVP, Partito Democratico -, ho costruito i pareri sugli emendamenti che sono stati presentati prima in Commissione e poi per l'Aula.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Artini, Baretta, Dorina Bianchi, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Boschi, Bratti, Brunetta, Capelli, Causin, Cicchitto, Coppola, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Menech, Dellai, Di Gioia, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manciulli, Marazziti, Marcon, Migliore, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Schullian, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. Colleghi e colleghe, ha chiesto di parlare il deputato Ettore Rosato. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Scusi, deputato Rosato. Prego.
SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente. Solo perché ha priorità il richiamo al Regolamento rispetto all'ordine dei lavori…
PRESIDENTE. Certo, infatti le ho dato la parola.
SIMONE BALDELLI. La ringrazio, perché l'ho richiesta, non è che me la son presa da solo. Comunque, in relazione a quanto è accaduto nella parte antimeridiana della seduta, noi abbiamo due questioni, una di ordine politico e una di ordine procedurale. Sulla vicenda politica sono intervenuti i rappresentanti dei gruppi, i presidenti dei gruppi, e da quella mi astengo perché non è di mia competenza. C'è, però, Presidente, una questione procedurale sostanziale, che io credo di dover porre all'attenzione di questa Assemblea, perché quanto è accaduto è di una gravità che non ha precedenti.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, onorevole Presidente. Io non credo di dovermi inserire su questa curiosa interpretazione che abbiamo ascoltato, perché si qualifica da sé. Però, il tema regolamentare è stato posto da me, questa mattina, immediatamente dopo la celebrazione del voto contestato. La richiesta da me formulata, e successivamente reiterata dal collega Capezzone, intendeva ed intende acclarare le circostanze che hanno reso possibile privare tutti i parlamentari del diritto di esprimere in totale segretezza il loro voto su una circostanza che il Regolamento prevedeva fosse applicabile tramite voto segreto. Davamo per scontato che l'apertura di questa seduta riguardasse esattamente, da parte della Presidenza, una chiara descrizione delle motivazioni che hanno indotto la fattispecie che si è consumata questa mattina nell'Aula. Io mi rendo conto, peraltro, che ci sono delle prassi procedurali un po' risibili, onorevole Presidente, come quelle che prevedono che lei debba aprire la seduta con la lettura dei colleghi che le hanno dato notizia di non essere presenti, il 70 per cento dei quali, tra quelli da lei citati oggi, in realtà sono nell'Aula, il primo dei quali è esattamente quello a cui lei stava dando la parola in apertura dei lavori pomeridiani, se rilegge l'elenco di quelli che risulterebbero assenti, c'è anche questa curiosità che, forse, dovrebbe a maggior ragione dare una novazione alle modalità di celebrazione di quest'Aula. Ma, vede, onorevole Presidente, quella che sembrava essere una questione procedurale posta da me questa mattina all'inizio della degenerazione del dibattito successivo è diventata, in termini di comunicazione nazionale, onorevole Presidente, uno strumento utilizzato ad arte da qualche collega professionista della bugia e della menzogna, che ha usato il fermo immagine della votazione di questa mattina per additare le responsabilità - ora questo, ora quello - senza considerare, ad esempio, onorevole Presidente, che da quella fotografia, cioè quella immediatamente stampata all'apertura del voto, comparivano - provate per credere - 154 voti verdi, che, dopo che la schermata è diventata blu perché lei ha trasformato la votazione in palese, si sono magicamente moltiplicati fino a 270: 116 voti in più.
PRESIDENTE. Se può concludere, anche...
MASSIMO ENRICO CORSARO. Concludo venendo a lei. ...con la complicità di una circostanza che lei ha il dovere di acclarare di fronte all'Aula prima di dare luogo a qualunque considerazione di carattere politico, che fa parte altro scenario .
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE.Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Io di solito non sono mai particolarmente tenero con la Presidenza, però, cercare di rigettare sulla Presidente la responsabilità di un fallimento politico di questa alleanza è vergognoso ). È vergognoso! Io lo dico senza offese personali, fermo restando che, dal punto di vista tecnico, Presidente, l'articolo 57 dice che lei può apprezzare le circostanze e, quindi, può aver apprezzato che non era il caso di annullare o può apprezzare viceversa, e che comunque doveva annullare immediatamente, quindi è tardiva, in ogni caso, la rimostranza attuale; non era tardiva quella di Corsaro fatta nella immediatezza, ma questo non importa.
PRESIDENTE. Allora, colleghi e colleghe, io penso che sia stato chiaro a tutti, oggi, quello che è accaduto. Io, prima di passare alla votazione, ho precisato che c'era stata richiesta di voto segreto da parte di due gruppi e ho dato il numero degli emendamenti. C'è stato un breve intervento di Zaccagnini, che è stato da me stoppato perché era su quel tema e io avevo già precisato, e poi che cosa è successo? È successo che, nonostante le procedure tecniche previste per la votazione fossero già state messe in atto e comunicate, quindi, nonostante a seguito del mio annuncio all'Aula del voto segreto le procedure tecniche fossero state già messe in atto, c'è stato un errore materiale. Io non nego che ci sia stato un errore materiale, c'è stato c'è stato, onorevole Corsaro. Quindi, mi dispiace che questo sia accaduto, io ho apprezzato la circostanza e poi ho anche provveduto a dire che il voto era segreto e abbiamo portato a conclusione la votazione. Questo è nelle mie facoltà poterlo decidere, come dice l'articolo 57, e io così ho fatto. Adesso, però, permettetemi di andare avanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ettore Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Grazie, Presidente. Noi non abbiamo obiezioni regolamentari, le sue risposte sono per noi soddisfacenti. Io, invece, intervengo per chiederle il rinvio in Commissione di questo provvedimento sulla legge elettorale. Presidente, questa legislatura ha un numero, 2836: sono le giornate di espulsione che ci sono state fino ad oggi - dobbiamo aggiornare il pallottoliere - in quest'Aula. La precedente legislatura ne ha avute 99. Cito questo per dire che il tentativo che noi abbiamo fatto in questa legislatura, che è stata indubbiamente caratterizzata da uno scontro continuo tra le forze politiche, tra forze politiche che non si sono mai nemmeno parlate sui temi istituzionali e sulle regole, è stato quello di provare a vedere se potevamo scrivere insieme le regole, le regole del gioco, la legge elettorale, la cosa più complicata. Ci abbiamo provato e abbiamo creduto che potesse essere possibile. Abbiamo fatto un lavoro serio in Commissione, faticoso per tutti. Dico per chiarezza che, quelli che hanno fatto il sacrificio più grande, siamo noi: il PD ha rinunciato alla sua battaglia sul maggioritario per provare a scrivere insieme le regole fidandosi degli altri compartecipanti al tavolo.
ALFONSO BONAFEDE. Non ce l'hai la coscienza )!
ETTORE ROSATO. Presidente, io sono immune, non ho bisogno del vaccino, neanche delle offese . Quello che mi stupisce è lo stile da stadio che usano. Non mi stupisce quello che dicono, è lo stile da stadio, che testimonia come sia impossibile provare a fare le cose insieme . Presidente, ci sono delle cose che vengono prima dell'interesse di parte, che vengono prima degli interessi di ognuno di noi, e la legge elettorale è la legge che più nasconde gli interessi di ogni gruppo parlamentare, addirittura dei singoli. C'è l'interesse del Paese, della nazione, e questo abbiamo messo davanti, nel tentare di fare una legge elettorale insieme. Non abbiamo messo davanti l'interesse del PD, perché se volevamo mettere davanti l'interesse del PD, sceglievamo un'altra strada .
PRESIDENTE. Adesso su questa richiesta darò la parola ad un deputato per gruppo, prima però vorrei sentire anche il parere del relatore per la maggioranza, poi darò la parola ad un deputato per gruppo.
EMANUELE FIANO, . Presidente, io sono per il ritorno del provvedimento in Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Presidente, se in quest'Aula ci sono dei traditori, se in quest'Aula ci sono dei vigliacchi e se in quest'Aula ci sono degli irresponsabili, questi appartengono al Partito Democratico - e piano piano vi spiego il perché. Il MoVimento 5 Stelle ha dichiarato che avrebbe votato a favore di un emendamento di equità, che applicava la norma del cosiddetto modello tedesco anche al Trentino, e l'abbiamo fatto. E i nostri voti non dovevano fare cadere questa legge, perché voi avete una maggioranza bulgara . Quindi, la prima categoria di soggetti di cui fa parte il Partito Democratico sono i traditori, quelli che hanno tradito il mandato che il Partito aveva dato loro. Ma non sono solo traditori, Presidente, perché noi abbiamo fatto quello che abbiamo detto, voi avete fatto l'opposto di quello che il vostro capogruppo aveva detto. Siete anche dei vigliacchi, perché l'avete fatto nel buio del voto segreto, come i vigliacchi che si nascondono, perché siete tali, e avete applaudito l'intervento che dava la responsabilità al MoVimento 5 Stelle, quando nel voto segreto avete messo il dito dalla parte opposta di quella che vi aveva detto di fare una cosa. Traditori e vigliacchi, e non mi potete smentire, perché sono dati oggettivi, è la matematica !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Laforgia. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LAFORGIA. Presidente, capisco che sono ore molto concitate e molto cariche di emozioni, forse questa è la ragione per cui in quest'Aula, anche negli ultimi minuti, si sono ascoltate delle ricostruzioni un po' fantasiose e anche un po' strumentali. Il Partito Democratico non ha abbandonato il maggioritario per spirito di sacrificio e abnegazione, ma perché ha creduto di assecondare i desideri di chi ha voluto far coincidere in un accordo il tema della legge elettorale con il tema dell'anticipazione innaturale della legislatura…
EMANUELE FIANO, . Avete votato voi contro in Commissione!
FRANCESCO LAFORGIA. Questa è una cosa che dobbiamo dirci, è il non detto piuttosto esplicito che ha accompagnato e informato tutta questa discussione. Però voglio dire tre cose molto pacate, per metterle agli atti. La prima: noi non siamo contro l'idea che una legge elettorale, cioè la legge che regola il gioco democratico di un Paese, possa essere immaginata, sottoscritta, condivisa dalle maggiori forze politiche. Quello che non si può accettare, è che quattro leader che non siedono in questo Parlamento abbiano la priorità rispetto all'autonomia di un Parlamento che deve restare sovrano rispetto a un tema così delicato com'è la legge elettorale e . Questo è inaccettabile!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, che questa sia una legislatura difficile non è negabile. È difficile perché fin dall'inizio non ha segnato la vittoria vera di nessuno schieramento politico: certamente lo 0,34 per cento di differenza tra la coalizione di centrodestra e di centrosinistra non era un differenziale tale da consentire un vero mandato politico-strategico. Se poi questo 0,34 per cento innescava un premio di maggioranza abnorme, come poi ci avrebbe detto la Corte costituzionale, qui troviamo il secondo elemento di difficoltà di questa legislatura: finita in pari, ha dato ad una parte politica una maggioranza che non era nel Paese; era in quest'Aula ma non era nel Paese, e questa è una difficoltà oggettiva. Dirò ancora di più: la dava ad una parte politica che nell'Italia metropolitana è diventata seconda, era seconda, perché la prima parte era il MoVimento 5 Stelle, devo dirlo, che ha avuto più voti in Italia rispetto al Partito Democratico. Anche questo è un elemento oggettivo di difficoltà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.
LORENZO DELLAI. Presidente, io vengo da una terra e anche da una tradizione di cultura politica che ha sempre visto nelle istituzioni quasi un luogo sacrale; e per questa ragione, prima di dire perché siamo a favore del rinvio in Commissione, desidero anche dire che noi ci troviamo veramente molto a disagio quando vediamo che invece l'Aula è ridotta, come oggi, ad una sorta di teatro della commedia delle parti. L'Aula, il Parlamento non è il luogo delle recriminazioni o contro-recriminazioni sui presunti tradimenti di accordi fatti altrove: l'Aula è il luogo della responsabilità, vorrei dire della politica, del servizio alla comunità. Semmai era nato, è vero che, con il voto di stamattina, l'accordo fra PD, Forza Italia, Cinquestelle e Lega è morto e non per la portata del merito dell'emendamento che è stato approvato, sul quale già stamattina ho detto la mia e la nostra opinione, ma piuttosto perché si è disvelata con questo passo e con altri la fragilità di questo accordo, la sua natura di patto senz'anima vorrei dire, quasi indifferente alle preminenti esigenze del Paese, come bene ha detto con durezza, ma con autorevolezza, il Presidente Napolitano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente. Capitava a scuola, quando si voleva sorridere del professore di filosofia, di immaginare dei sillogismi farlocchi: Socrate fischia, il treno fischia, Socrate è un treno. Ho l'impressione che nel discorso del collega Rosato abbiamo ascoltato un sillogismo di questo tipo: gli scolari sono cattivi, gli scolari del MoVimento 5 Stelle, gli scolari sono indisciplinati, e allora chiudiamo la scuola, riportiamo la legge in Commissione. No, onorevole Rosato, non funziona così, lei sa quanto noi la rispettiamo nel dissenso da questi banchi di opposizione, ma lei non può nascondere che oggi la sconfitta politica è la sua, è la vostra, del Partito Democratico. Io non escludo che il MoVimento 5 Stelle avesse in animo di farvi uno scherzo o di profittare di uno scherzo possibile, ma oggi lo scherzo ve lo siete fatti da soli, vi siete “autoscherzati” e lo dimostra il fotoreporter Fiano, come ha dimostrato poco fa l'onorevole Corsaro. Il del fotoreporter, relatore, onorevole Fiano, è avvenuto un istante prima che si arrivasse alla vera determinazione di voto di molti, in quella foto la gran parte dei banchi del Partito Democratico sono ancora sul rosso, perché alcuni dei colleghi che liberamente avrebbero poi scelto il verde con la pallina o con il dito hanno avuto bisogno di un secondo di tempo per spostarsi dal rosso al verde. La realtà è che questi sono i voti, questo dicono i numeri, e non sarà con qualche giochino regolamentare che potete eludere questo punto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI. Grazie, signora Presidente. Io credo che da queste dichiarazioni di voto che stiamo facendo sembra quasi rituale il rinvio in Commissione, tant'è vero che anche il voto è previsto come voto procedurale, palese; invece è molto di più che un voto palese o procedurale. La discussione e gli interventi dicono della debolezza della politica quando pensa a essere presuntuosa, quando pensa a sovrapporsi alla forza di un Parlamento, invece che alla ragionevolezza di un percorso che avrebbe dovuto essere percorso. Io credo, e lo dico con forza, l'ho detto stamattina, che l'anomalia che è accaduta qui in Aula, non è il fatto che il Parlamento abbia approvato un emendamento tra l'altro puntuale, normale, anche perché ci sono casi ripetuti della storia di questo Parlamento. Avendo il popolo italiano non abolito il bicameralismo perfetto, se la maggioranza attuale, quella nuova che si è costituita su questa legge, volesse modificare, recuperare a quell'emendamento, al Senato si sarebbe assolutamente potuto correggerlo e quindi ritornare poi in Aula per approvare quel testo che quella maggioranza voleva. Ma, evidentemente, il problema non è questo. Questa rimane una Repubblica parlamentare, molti di noi avrebbero voluto una Repubblica presidenziale, molti di noi avrebbero voluto una riforma costituzionale, ma sta di fatto che questa è una Repubblica parlamentare. Allora dove sta l'anomalia? La realtà è sempre testarda, ricordiamocelo. L'anomalia sta innanzitutto in un elemento: mai associare, anche se lo si nega con evidenza, l'approvazione di una legge elettorale con lo scioglimento delle Camere. Fate le vostre considerazioni di buonsenso, fate le vostre considerazioni di opportunismo, fate le vostre considerazioni istituzionali, che sono le nostre, che appartengono a questo gruppo parlamentare e a questa proposta politica, ma se associate le due cose o siete dilettanti, o siete ingenui, o siete in malafede, ma il risultato della realtà è che vi si rivolterà contro anche se negherete la realtà.
MAURIZIO LUPI. E concludo con l'invito fatto dall'onorevole Brunetta, che apprezzo, per allargare e per discutere con tutti. Decidete voi: ve la siete fatta e ve la siete disfatta.
MAURIZIO LUPI. Decidete voi se volete tornare in Commissione, ma non accusate questa maggioranza e questo Parlamento di non essere in grado di fare le leggi, perché nessuno vi crederà più .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Mita. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE DE MITA. Grazie, Presidente. Sarà per miei limiti ma, per quanto io mi sforzi, non riesco a trovare una corrispondenza tra i fatti che sono accaduti questa mattina e le conseguenze che ne sta traendo il Partito Democratico. Con molta franchezza, a me era apparsa un po' puerile l'ansia e la corsa, anche alla luce dell'esperienza sulla riforma costituzionale, con la quale si stava procedendo nei giorni scorsi. Allo stesso modo, trovo un po' puerile il modo con il quale ci si sta atteggiando di fronte a questa situazione che si è determinata, perché io non riesco, per quanto mi sforzi, a trovare corrispondenza tra i fatti e le considerazioni che ha svolto in quest'Aula poco fa l'onorevole Rosato, a meno di ritenere che qualcuno pensasse che il Parlamento dovesse limitarsi a ratificare ciò che era stato deciso in maniera rigida e anelastica, che sarebbe una circostanza un po' curiosa perché non solo non è mai accaduto, perché non solo questo limiterebbe in maniera drammatica la libertà dei parlamentari, ma ciò starebbe a significare che l'accordo concluso aveva un sapore così mercantile che non poteva avere uno sbrego nemmeno in una minima parte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Intanto, preliminarmente mi corre l'obbligo di tornare sulla questione che io le ho sottoposto giustappunto poche decine di minuti fa. Noi riteniamo di essere un gruppo parlamentare nato per volontà degli italiani alle urne e non per scissione parlamentare e, quindi, riteniamo di meritare il rispetto di quest'Aula e anche il suo, dei suoi collaboratori, dei commessi e di coloro i quali guardano in giro e intercettano le mani che si alzano, perché anche in questa circostanza noi siamo stati collocati all'ultimo posto in classifica pur avendo alzato la mano tra i primissimi. Quindi, c'è qualcosa che non quadra e io la devo per forza sottolineare, perché non vorrei che questa diventasse una consuetudine. Per quanto rimanga uno scorcio di legislatura davanti a noi, non siamo disponibili ad essere trattati in maniera diversa rispetto a tutti gli altri gruppi parlamentari: si parla in ordine di iscrizione e non in ordine di non si sa bene quale altro parametro.
PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, giusto perché mi ha chiamato in causa, vorrei ricordarle che abbiamo dodici gruppi in quest'Aula e sei componenti del gruppo Misto. Lei ha parlato per ottavo, altri parleranno dopo di lei: nessuna preclusione. Lei non mi può dire, quando ha alzato la mano, se prima o dopo i colleghi, perché lei non sa se i colleghi sono già venuti presso la Presidenza e hanno fatto recapitare, appunto, le prenotazioni di intervento. Quindi, nessuna preclusione.
GIULIO MARCON. Grazie signora Presidente, io vorrei dire innanzitutto questo, che il nostro gruppo, il gruppo di Sinistra Italiana Possibile, ha mantenuto in queste settimane un atteggiamento costruttivo e ha mantenuto un atteggiamento responsabile. Ci siamo adeguati ai tempi, secondo noi troppo stretti, che sono stati imposti nella discussione parlamentare. Abbiamo presentato pochi emendamenti, non abbiamo chiesto nessun voto segreto e non ne avremmo chiesti nemmeno successivamente, se la discussione fosse andata avanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanetti. Ne ha facoltà.
ENRICO ZANETTI. Grazie Presidente. Il ritorno in Commissione, solo sulla base di quello che è accaduto su quell'emendamento stamattina, di per sé è un atto abnorme, ma basta ascoltare gli interventi ora, per capire che il tema non è uno o due emendamenti. Il tema è un legame fiduciario tra i contraenti di un legittimo accordo politico, che è in questo momento venuto completamente meno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. La ringrazio, Presidente. Questa legislatura porta con sé lo stigma della legislatura, della campagna elettorale domani, cominciata con la sentenza della Corte Costituzionale del gennaio 2014, che ha messo in moto l'attività necessaria per riformare la legge elettorale che non poteva più essere adottata nella formula del cosiddetto Porcellum, che era stato abolito. Quindi, il primo atto, il primo atto normativo è stato l'Italicum 1, se possiamo così dire, quello che ha visto la partecipazione attiva del Partito Democratico e di quello che all'epoca credo si chiamasse PDL, quindi del centrodestra con egemonia berlusconiana. Ricordo che all'epoca c'era anche un premio al 35 per cento. Questa impostazione è stata poi rimessa in discussione e siamo passati all'Italicum rivisitato, quello che poi è stato approvato e che stava in uno con la revisione della Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. È sempre antipatico autocitarsi, ma l'altro ieri, nella discussione sulle linee generali, avevo rilevato come l'iter procedurale seguito nell'approvazione di questa legge fosse segnato da una fretta distruttiva; purtroppo, questa previsione non si è avverata alla cinquantesima votazione, ma alla quinta o alla sesta, e quindi questo è un insegnamento di cui occorrerà tenere conto, se è vero come è vero che la legge torna in Commissione. Su questo tema voglio dire solo due cose: sarebbe tristemente contraddittorio e ispirato dall'opportunismo politico, che in quest'Aula è quasi sempre il primo motore di ogni parola, se chi era contro questa legge non ne auspicasse l'abbandono. Noi eravamo contro e, ovviamente, siamo ben lieti che si torni in Commissione, e siamo anche lieti di avere ascoltato in quest'Aula, da parte del capogruppo di uno dei contraenti l'accordo, che si ripartirà da zero, che si terrà conto degli errori fatti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie. Presidente, se permette, vorrei fare un appello ai colleghi. L'appello ai colleghi è che deve finire la stagione della farsa in questo Parlamento, perché ci stiamo rendendo ridicoli. Ho sentito gli interventi fino adesso e la stragrande maggioranza dice: o in Aula o in Commissione, facciamo la legge elettorale. Ma ormai è un dato di fatto che questo Parlamento non è in grado di fare la legge elettorale; non esiste alcun tipo di maggioranza per fare una legge elettorale. L'unica maggioranza che è stata certificata oggi è la maggioranza del vitalizio, con grande festa e grande giubilo con chi sta sperando di guadagnare qualche mese e qualche stipendio in più da deputato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. La componente socialista è d'accordo che si ritorni in Commissione e si riprenda a lavorare, perché abbiamo il diritto-dovere di fare una legge elettorale, soprattutto abbiamo il dovere di fare una buona legge elettorale e noi pensiamo, noi socialisti pensiamo - e lo abbiamo detto in questi mesi - che una buona legge elettorale sia quella che è capace di mettere in equilibrio la domanda di rappresentanza con dei correttivi maggioritari che garantiscano la governabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Turco. Ne ha facoltà.
TANCREDI TURCO. Grazie, signor Presidentessa, Alternativa Libera voterà contro il ritorno in Commissione e lo farà perché questo Parlamento oggi ha dimostrato di essere veramente sovrano e quindi di non dover ubbidire ai dettati di un o ai propri leader di partito e ai propri capi bastone e quindi la concreta possibilità che altri emendamenti - e mi riferisco in particolar modo agli emendamenti sull'introduzione delle preferenze e sull'introduzione del voto disgiunto - possano effettivamente essere approvati.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del provvedimento in Commissione.
PRESIDENTE. Ora colleghi passiamo agli interventi di fine seduta.
GIULIA DI VITA. Grazie Presidente, lunedì scorso abbiamo conosciuto Marcello, di Santeramo in Colle, provincia di Bari, uno dei tanti ragazzi del centro diurno Santa Caterina di Adelfia. Marcello vuole diventare sindaco del suo paese, dopo avere scritto al Papa e al Presidente della Repubblica per chiedere una maggiore attenzione alle loro necessità. Ha deciso infatti di attivarsi in prima persona, dal momento che la politica continua a non dare risposte. Vuole attivare progetti seri di lavoro per tutte le persone con disabilità psichica, vuole servire la sua comunità e soprattutto vuole essere messo nelle condizioni di poterlo fare. Come Marcello e in tutta Italia è forte questa esigenza, così come purtroppo è forte l'ipocrisia che regna qui dentro, con l'approvazione di norme che non daranno le risposte che Marcello aspetta, ma è solo questione di tempo, queste risposte arriveranno: Marcello tieni duro e continua così .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Mattiello. Ne ha facoltà.
DAVIDE MATTIELLO. Presidente, ieri, a metà giornata, è stato sventato un grave attentato dinamitardo nel tribunale di Torino. Era indirizzato a due pubblici ministeri, Rinaudo e Sparagna. Prendo la parola, Presidente, anche a nome dei colleghi e delle colleghe del Partito Democratico torinese, per esprimere solidarietà ai due pubblici ministeri e a tutti coloro che lavorano nel tribunale di Torino, ma anche per dire, a coloro che pensano di far deragliare la democrazia con questi atti violenti e intimidatori, che stanno perdendo tempo. Stanno perdendo tempo perché noi in particolare, che arriviamo da quella città, abbiamo imparato molto bene due lezioni, che sono iscritte nei muri del tribunale di Torino: la prima lezione è quella del giudice Bruno Caccia, ucciso dalla nel 1983 perché aveva la schiena diritta; la seconda lezione si apprende entrando nell'aula magna del tribunale di Torino, ed è la lezione di un avvocato, l'avvocato Fulvio Croce, che venne ucciso dalle Brigate Rosse quarant'anni fa, nel 1977, perché aveva accettato di farsi carico della difesa d'ufficio dei brigatisti, che non volevano riconoscere la legalità del processo. Noi quelle lezioni le abbiamo imparate una volta per tutte, e non permetteremo a questi vigliacchi violenti di far deragliare la democrazia. Bene, quindi, ha fatto in questo senso il Governo, ad annunciare la costituzione di parte civile nel processo “”, che si è aperto a Torino .
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Mattiello. La Presidenza si associa agli atti di solidarietà ai due pubblici ministeri. Ha chiesto di parlare la deputata Paola Bragantini. Ne ha facoltà.
PAOLA BRAGANTINI. Presidente, colleghe e colleghi, sabato scorso si è giocata la finale Juventus-Real Madrid, un evento sportivo di grande interesse per gli appassionati e di grande impatto per la città di Torino. Moltissimi tifosi, non potendosi recare a Cardiff, hanno deciso di assistere alla partita a Torino. Da settimane gli alberghi segnalavano il tutto esaurito, piazza San Carlo, scelta dall'amministrazione comunale per raccogliere i tifosi, era gremita fin dal primo pomeriggio. Avete visto tutti quanti ciò che è accaduto, ne hanno parlato le tivù di mezzo mondo, i nostri occhi sono pieni di quelle immagini di sangue, di paura, di vetro - tanto vetro! -, che è stata la causa di una quantità di feriti inaudita: 1.527! Gli ospedali hanno dato prova di professionalità e generosità.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.