PRESIDENTE. La seduta è aperta.
ANNA MARGHERITA MIOTTO, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aiello, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Casero, Cirielli, Coppola, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Ferranti, Ferrara, Fioroni, Fontanelli, Garofani, Gelli, Giacomelli, Lorenzo Guerini, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Mazziotti Di Celso, Migliore, Orlando, Pes, Piepoli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Speranza, Turco, Valeria Valente, Velo, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 2352-2690-3223-3385-3986-4068-4088-4092-4128-4142-4166-4177-4182-4183-4240-4262-4265-4272-4273-4281-4284-4287-4309-4318-4323-4326-4327-4330-4331-4333-4363-A/R: Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ricordo che, nella seduta di ieri, è stata approvata la questione di fiducia posta dal Governo sugli articoli 1 e 2 del provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 3 del provvedimento, nel testo della Commissione (
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. I deputati socialisti votano la fiducia richiesta dal Governo sull'articolo 3 del provvedimento per la nuova legge elettorale. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tancredi Turco. Ne ha facoltà.
TANCREDI TURCO. Grazie, Presidente. Con i voti di questi due giorni, in nome di una governabilità solo presunta, questo Parlamento sarà costretto a dare al Paese, a meno di scatti di reni nel voto finale segreto, una legge elettorale folle. Con essa, come ha ricordato già qualcuno, sapremo chi vince addirittura prima di votare. Questo testo è l'apripista al partito unico, i suoi frutti malati saranno coalizioni che rischiano di essere finte e variabili: uno scollamento definitivo tra la politica e la gente comune.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rocco Buttiglione, che non è presente in Aula.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, come è noto Fratelli d'Italia voterà contro non soltanto questo obbrobrio di legge elettorale, ma voterà contro la fiducia. Vorrei partire da questo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Massimo Parisi. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Grazie Presidente, ci troviamo in votazione della questione di fiducia sull'articolo 3 di questa legge. Ora, l'articolo 3, nel merito, credo fornisca sufficienti garanzie di equilibrio, si tratta delle norme di delega al Governo per il disegno dei collegi, una materia che grazie ai paletti che sono stati posti, grazie all'esistenza quindi di parametri di riferimento storici, i collegi senatoriali del vecchio Mattarellum, e al fatto che comunque ci troviamo in presenza di un sistema misto che per larga parte è un sistema proporzionale, dunque non può a mio avviso destare particolari preoccupazioni, però qui ci troviamo in dichiarazione di voto sulla questione di fiducia, non su questioni di merito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Civati. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CIVATI. Grazie, signor Presidente. È la seconda volta che si ripropone in questa Aula la stessa discussione. La prima volta, me la ricordo bene, era al 2015 e uscii dalla maggioranza, non potendo più accettare certe scelte e conformarmi a comportamenti contrari al mandato elettorale. Se quella era la volta dell'arroganza, questa è la volta della disperazione. Una mossa della disperazione dopo tanti fallimenti di una legislatura che non esito a definire legislatura vergogna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. L'anomalia di questa tripla fiducia consente di esporre un po' per volta almeno alcuni dei tanti argomenti che ci inducono a non votare la fiducia al Governo, anche se noi voteremo alla fine per il provvedimento. Come mai? Un collega, precedentemente, ha esposto le tante buone ragioni per le quali una legge bisogna farla; non necessariamente questa legge e, soprattutto, non in questo modo, perché la fiducia è una fiducia che si dà al Governo, la legge si prende quello che si è in grado di ottenere da questo Parlamento oggi. Perché questa fiducia? È posta per garantire il Governo contro la sua stessa maggioranza e trasforma un problema interno del Partito Democratico in un problema della nazione, perché questa fiducia è posta perché esiste una dissidenza all'interno del Partito Democratico, che è disponibile a qualunque cosa pur di andare contro il segretario attuale del partito.
ROCCO BUTTIGLIONE. Ho già finito i miei tempi?
PRESIDENTE. Sì, ha due minuti, e adesso ha 30 secondi.
ROCCO BUTTIGLIONE. Va bene. Noi volevamo le preferenze. Si dice che in altri Paesi le preferenze non ci sono, ma in altri Paesi, signor Presidente, i candidati che vengono messi in lista sono eletti con voto segreto dagli iscritti ai partiti, e questa è la linfa della vita dei partiti, perché dà a chi si iscrive al partito un buon motivo per iscriversi, gli dà un vero potere. Da noi le liste verranno fatte esclusivamente da parte dei segretari dei partiti, dieci persone decideranno il Parlamento. Non è bello.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Distaso. Ne ha facoltà, per tre minuti.
ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. La componente di Direzione Italia voterà contro questo terzo voto di fiducia sulla legge elettorale e nel corso della giornata, sia riguardo agli articoli su cui non è stata posta la fiducia che sugli ordini del giorno e, soprattutto, sul voto finale, che sarà certamente segreto, ma sul quale noi dichiareremo ovviamente il nostro voto e lo rispetteremo, perché non abbiamo interesse a dichiarare una cosa per un'altra, avremo modo di approfondire nel merito gli aspetti che noi condividiamo e quelli che non condividiamo di questo provvedimento legislativo. I miei pochi minuti sono per soffermarmi, invece, su questa questione procedurale, di metodo, che, però, è diventata naturalmente di sostanza. Ieri ho guardato con una non preoccupazione alle manifestazioni di piazza, perché sono sempre una libera espressione di pensiero, ma con preoccupazione sottesa al messaggio che si veicola a chi, ahimè, credo ci segua con crescente disaffezione e sfiducia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Volevo contrastare tutti coloro che dicono che la Lega oggi ha fatto un inciucio con Renzi e con Berlusconi, perché chi lo dice, non più tardi di quattro mesi fa, sedeva anche lui a quel tavolo per la legge elettorale chiamata allora Tedeschellum. Noi, invece, siamo rimasti coerenti, sono quattro anni che la Lega è coerente, anzi di più, cinque anni. Noi non votammo e non facemmo parte del Governo Monti, non partecipammo alla nascita di questa legislatura con il Governo Letta, con il Governo Renzi, con il Governo Gentiloni; tutti Governi, non eletti dai cittadini, a cui la Lega ha sempre dato il proprio voto contrario. Noi oggi siamo una forza politica di Governo, esternamente abbiamo un consenso elettorale da forza politica di Governo; purtroppo, in questa legislatura, la nostra pattuglia è di 19 unità, pertanto non abbiamo la forza numerica per incidere all'interno dell'Aula parlamentare, ma certamente abbiamo una forza politica per poter determinare alcune scelte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. La ringrazio, Presidente. Noi voteremo convintamente la fiducia al Governo, Presidente, perché siamo orgogliosi e rivendichiamo i risultati che ha avuto l'azione di Governo in questi anni, delle riforme strutturali che abbiamo fatto e anche della ripresa che, a nostro avviso, è l'esito di una ripresa a livello mondiale ed europeo ma è anche dovuta all'azione del Governo e alle sue riforme strutturali. Dico questo perché, a mio avviso, è un tema importante e immagino che qualcuno potrebbe obiettare: ma cosa c'entra nella discussione della riforma della legge elettorale la questione della politica economica che ha contraddistinto il Governo in quattro anni? E invece c'entra moltissimo, Presidente, perché le obiezioni che ci fanno le opposizioni di vario genere e colore quando rivendichiamo i risultati del Governo, rivendichiamo le riforme strutturali messe in campo, rivendichiamo gli indici di politica economica che da qualche anno ritornano a crescere nel nostro Paese, tutto l'emiciclo ci ricorda che, in realtà, quei numeri e quegli indici del nostro Paese, dell'Italia, sono ben al di sotto della media europea, degli indici di crescita, di occupazione, di produttività della media europea. Al di là del fatto - lo abbiamo detto qui nelle nostre dichiarazioni che riguardavano lo specifico dei provvedimenti economici - che invece quel si sta riducendo man mano che passano i mesi, naturalmente siamo ancora distanti, vi chiedo: perché esiste questa differenza tra l'Italia e la media dei Paesi europei? Badate bene che è una differenza che esiste ormai da tre decenni: noi purtroppo da tre decenni cresciamo meno quando il resto dell'Europa cresce e purtroppo scendiamo di più, abbiamo avuto una crisi più forte quando c'è stata la forte crisi epocale del 2009-2010. Perché allora questo fattore di crescita? La risposta non la diamo noi ma ce la danno gli organismi internazionali più qualificati, a partire dall'OCSE per finire con il Fondo monetario internazionale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLO TANCREDI. Ho finito. Con la una legge elettorale che è assolutamente folle, che prevede due sistemi completamente diversi tra Camera e Senato, che tra l'altro è all'esito di una sentenza giurisdizionale dalla Corte costituzionale e non della decisione di un Parlamento eletto in rappresentanza dei cittadini. Noi crediamo che quella sia la strada peggiore: chi vuole e asseconda quella strada è per il caos. Noi invece abbiamo lavorato perché in Parlamento si ritrovasse una maggioranza molto ampia su di una nuova legge elettorale: che certo è criticabile, perché tutte le leggi elettorali sono metodi e hanno tutte dei che sono criticabili, ma che pensiamo possa essere una buona legge, e speriamo ci accompagni finalmente ad una stabilità del sistema istituzionale italiano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Roberta Agostini. Ne ha facoltà. I tempi, per favore.
ROBERTA AGOSTINI. Già mi riprende, Presidente?
PRESIDENTE. No, stavo riprendendo il collega che ha sforato quasi di un minuto.
ROBERTA AGOSTINI. Presidente, voteremo “no” anche alla terza fiducia posta sulla legge elettorale, perché la riteniamo un fatto grave e una mancanza di rispetto verso le Aule parlamentari, ma anche il segno di una estrema debolezza di una maggioranza che non si fida, che ha paura del comportamento dei suoi parlamentari nel voto segreto. E non si dica che su questo testo uscito dalla Commissione c'è una larga intesa, c'è un'ampia condivisione: se foste sicuri di questa condivisione, non sarebbe stata necessaria la fiducia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Francesco Paolo Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, non c'è dubbio: questo è stato il peggiore Governo che la legislatura potesse riservarci, peggiore Governo, perché ha avuto un una parola che si chiama “arroganza”. Il Governo Renzi ha pensato di poter essere il padrone del Paese, ha scambiato l'efficienza con la violazione delle regole, il decisionismo con la necessità di risultati, ma, per usare una parafrasi calcistica, zero titoli. Questo è il risultato, questo è il panorama cui noi assistiamo, quando ci accingiamo a questo importante passaggio parlamentare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alessandro Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie, Presidente. Mi domando: ha ancora senso rivolgersi a voi, deputati della maggioranza o della finta opposizione? Io penso ancora di sì e quindi al termine di questo mio intervento cercherò di dirvi quello che penso e di dirlo direttamente a voi. Però prima mi rivolgo al popolo italiano, provando a ricordare, esclusivamente con fatti, quel che è avvenuto negli ultimi dodici anni nella nostra Repubblica.
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, loro non si vergognano un po'? Sono gli esperti, questi soggetti, che appunto dicono il MoVimento 5 Stelle... ma io ho mai votato una legge incostituzionale? Voi lo avete fatto e anche oggi ci mettete la fiducia, perché non vi fidate, chiaramente, dei vostri colleghi. È andata esattamente in questo modo. Ora, io non so come andrà, perché qua c'è un voto segreto e non so come andrà, posso soltanto dirvi, per il suo tramite, appunto, Presidente: guardate che siete cambiabili facilmente, a parte un piccolo manipolo di lacchè di Renzi, Renzi vi sacrificherà, è normale, non vi ricandiderà.
PRESIDENTE. Alla Presidenza, per favore.
ALESSANDRO DI BATTISTA. ...voi vi occupate di questo, vi occupate dei retaggi e dei monumenti di un fascismo assolutamente morto e sepolto, grazie a Dio, perché avete paura che il ‘popoluccio', come lo trattate voi, si possa dedicare ad abbattere i monumenti del fascismo presente, che non c'entra nulla con quello del ventennio, ma che si chiama omologazione culturale, si chiama Parlamento di nominati, si chiama controllo del sistema mediatico da parte del sistema finanziario e del sistema politico, questo è il fascismo di oggi, lo diceva pure Pasolini.
ALESSANDRO DI BATTISTA. ...i vostri futuri conti in banca, ma è dignitoso tutto questo? Farsi controllare da quattro, cinque segretari di partito?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Mauri. Ne ha facoltà.
MATTEO MAURI. Grazie Presidente. È curioso sentire il collega onorevole Di Battista, durante l'intervento sulla legge elettorale, fare riferimento alla legge contro il fascismo, si vede che la lingua batte dove il dente duole. Si vede che alcune cose che questo Governo e questa maggioranza stanno facendo sono scomode, vanno contro le profonde convinzioni di qualcuno. Se qualcuno non fosse ancora convinto della bontà di quella legge, credo che queste parole, soprattutto per chi le ha pronunciate, dovrebbero convincerlo ulteriormente.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 3.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Amoddio, Artini, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Casero, Cirielli, Coppola, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Ferranti, Fioroni, Fontanelli, Garofani, Gelli, Giacomelli, Gozi, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Mazziotti di Celso, Meta, Migliore, Pannarale, Pes, Pisicchio, Portas, Realacci, Rosato, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Turco, Valeria Valente, Velo e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recanti modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali.
DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Presidente, ovviamente intervengo sulle dichiarazioni di inammissibilità. Gli emendamenti in questione dicono una cosa molto semplice: la possibilità di chiedere alla Corte costituzionale un parere di legittimità costituzionale del provvedimento; il primo emendamento dichiarato inammissibile tratta di un parere vincolante, il secondo di un parere non vincolante.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Onorevole Toninelli, innanzitutto la dichiarazione di inammissibilità non è di spettanza dell'Ufficio di Presidenza, ma della Presidenza, che è una cosa molto diversa, come è del tutto evidente, e la Presidente ovviamente, la Presidenza, stabiliscono l'inammissibilità degli emendamenti e la motivano sulla base di tutta una serie di valutazioni. In questo caso, la valutazione che viene espressa, confortata dalle decisioni della Giunta per il Regolamento, che si è più volte espressa su questo, è una valutazione di inammissibilità, perché l'emendamento è manifestamente contrario all'articolo della Costituzione e in più anche alla legge, come è stata citata, del 1948. Ovviamente, dal punto di vista politico, lei può lecitamente criticare la decisione, ma dal punto di vista regolamentare è perfettamente in linea con tutte le decisioni che la Presidenza ha preso in questo senso.
ANDREA CECCONI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA CECCONI. Sull'articolo 89, Presidente, che di certo lei conoscerà molto bene. È vero che è la Presidente che ammette gli emendamenti e quindi la loro eventuale inammissibilità e lo fa secondo l'articolo 89 del Regolamento, che cita testualmente: che siano formulati con frasi sconvenienti - cosa che non mi pare sia all'interno di questi emendamenti -, su argomenti preclusi da precedenti deliberazioni dell'Assemblea - e non mi pare che da deliberazioni dell'Assemblea in questa legge sia precluso il fatto che la Corte costituzionale posso intervenire -, o estranei all'oggetto della discussione e, visto che si sta parlando di una valutazione della Corte sulla legge elettorale, mi pare invece che sia perfettamente inerente alla discussione.
ALFREDO D'ATTORRE. Chiedo di parlare..
PRESIDENTE. Anche lei per un richiamo al Regolamento, penso. Ne ha facoltà.
ALFREDO D'ATTORRE. Sì, grazie, Presidente. Io devo dire che trovo non del tutto convincenti le motivazioni che lei ha addotto, per più ragioni.
PRESIDENTE. Colleghi, ci sono altri rappresentanti di altri gruppi che non sono intervenuti e che vogliono intervenire su questo medesimo argomento? Se no, do una risposta, che è definitiva, e ovviamente passiamo oltre. Ci sono altri? No.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unico articolo aggiuntivo ad esso presentato
EMANUELE FIANO, . Presidente, parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 4.0500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento.
GIANPIERO BOCCI,. Il Governo si rimette all'Aula.
PRESIDENTE. I relatori di minoranza?
ROBERTA AGOSTINI, . Parere contrario.
GIULIO MARCON, . Parere contrario.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Crippa, non sullo stesso argomento, però, perché ho risposto. Onorevole Toninelli, vuole esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo? Però bisogna che i relatori di minoranza abbiano posto al banco del Comitato dei nove.
DANILO TONINELLI, . Mi rimetto all'Aula, Presidente.
PRESIDENTE. Mancano i pareri dei relatori di minoranza di Fratelli d'Italia e del gruppo Misto, che è l'onorevole Turco. Prego.
TANCREDI TURCO,. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. C'è il relatore di minoranza di Fratelli d'Italia? No.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, il richiamo al Regolamento è sugli articoli 8 e seguenti. Lei poco fa ha letto uno riportante una prassi che, essendo tale, ricordo sempre a tutti e anche alla Presidenza, può essere ampiamente cambiata, perché le prassi non sono scritte nel Regolamento. Ha letto la missiva del 7 marzo 2002, in cui Casini di fatto diceva che la Presidenza della Camera aveva la facoltà di non porre in votazione questioni manifestamente contrarie ai principi della Carta costituzionale. Mi permetto di sollevare una questione a lei, Presidente, rispetto al fatto che questo principio in passato non è stato tenuto in considerazione, anche in questa legislatura, perché sull'Italicum mi sembra evidente che, se c'è stata una sentenza della Corte che l'ha dichiarata incostituzionale, ci siamo trovati di fronte al fatto che un provvedimento di legge è stato presentato da una maggioranza in Aula e poi dichiarato dalla Corte costituzionale di fatto incostituzionale, e la Presidente l'ha portato in Aula senza alcun tipo di problema.
PRESIDENTE. Onorevole Crippa, le ho letto - e con questo veramente abbiamo chiuso la questione - una decisione della Giunta per il Regolamento che interviene sui poteri presidenziali quando vi è manifesta - manifesta! - valutazione di incostituzionalità, in questo caso rispetto al procedimento legislativo. È del tutto evidente che la Corte costituzionale, come lei sa, ovviamente a posteriori, una volta che sono state approvate le leggi, poi stabilisce cosa è costituzionale o meno, ma qui stiamo parlando di un potere presidenziale assegnato alla Presidenza per manifesta incostituzionalità, che è esattamente ciò che risponde a questo caso.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate .
EMANUELE FIANO, . Sull'emendamento 5.270 Nesci, invito al ritiro o parere contrario. Sono dichiarati inammissibili gli emendamenti 5.300 e 5.301. Sui successivi emendamenti 5.261 Menorello, 5.271 Cecconi, 5.1 Distaso, 5.256, 5.254, 5.255 e 5.253 Piso, invito al ritiro o parere contrario. Sull'emendamento 5.500 della Commissione, parere favorevole. Sui successivi emendamenti 5.272 Dieni, 5.257 Artini, 5.250, 5.251 e 5.252 Distaso, 5.262 Mucci, 5.263 Galgano, 5.260 Menorello, invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai relatori di minoranza. Il relatore di Fratelli d'Italia non c'è. La relatrice di MDP, onorevole Roberta Agostini, prego.
ROBERTA AGOSTINI, . Sull'emendamento 5.270 Nesci ci rimettiamo all'Assemblea. Gli emendamenti 5.300 e 5.301 sono inammissibili. Sull'emendamento 5.261 Menorello ci rimettiamo all'Assemblea. Sull'emendamento 5.271 Cecconi, parere favorevole; sull'emendamento 5.1 Distaso, parere contrario. Sugli emendamenti 5.256, 5.254 e 5.255 Piso, parere favorevole, mentre sull'emendamento 5.253 Piso, parere contrario. Sull'emendamento 5.500 della Commissione, parere favorevole. Sull'emendamento 5.272 Dieni ci rimettiamo all'Assemblea, mentre sugli emendamenti 5.257 Artini e 5.250 Distaso, parere contrario. Sull'emendamento 5.251 Distaso ci rimettiamo all'Assemblea; sugli emendamenti 5.252 Distaso e 5.262 Mucci, parere contrario; sugli emendamenti 5.263 Galgano e 5.260 Menorello, parere favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Marcon?
GIULIO MARCON, . Sugli emendamenti 5.270 Nesci e 5.261 Menorello ci rimettiamo all'Assemblea. Sull'emendamento 5.271 Cecconi, parere favorevole; sull'emendamento 5.1 Distaso, parere contrario. Sugli emendamenti 5.256, 5.254 e 5.255 Piso, parere favorevole, mentre sull'emendamento 5.253 Piso, parere contrario. Sull'emendamento 5.500 della Commissione, parere favorevole. Sull'emendamento 5.272 Dieni ci rimettiamo all'Assemblea, mentre sugli emendamenti 5.257 Artini e 5.250 Distaso, parere contrario. Sull'emendamento 5.251 Distaso ci rimettiamo all'Assemblea; sugli emendamenti 5.252 Distaso e 5.262 Mucci, parere contrario; sugli emendamenti 5.263 Galgano e 5.260 Menorello, parere favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Toninelli?
DANILO TONINELLI, . Sugli emendamenti 5.270 Nesci, 5.261 Menorello e 5.271 Cecconi, parere favorevole. Sull'emendamento 5.1 Distaso, parere contrario. Sull'emendamento 5.258, parere contrario…
PRESIDENTE. No, c'è l'emendamento 5.256 Piso, alla fine di pagina 20.
DANILO TONINELLI, . Parere contrario.
DANILO TONINELLI, . Emendamento 5.258, è corretto?
PRESIDENTE. No, c'è l'emendamento 5.254 Piso, che è il primo di pagina 21.
DANILO TONINELLI, . Devo avere un fascicolo… mi dice lei i numeri, Presidente?
PRESIDENTE. Emendamento 5.254 Piso?
DANILO TONINELLI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento 5.255 Piso?
DANILO TONINELLI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento 5.253 Piso?
DANILO TONINELLI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento 5.500 della Commissione?
DANILO TONINELLI, . Mi rimetto all'Assemblea.
PRESIDENTE. Emendamento 5.272 Dieni?
DANILO TONINELLI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento 5.257 Artini?
DANILO TONINELLI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento 5.250 Distaso?
DANILO TONINELLI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento 5.251 Distaso?
DANILO TONINELLI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento 5.252 Distaso?
DANILO TONINELLI, . Mi rimetto all'Assemblea.
PRESIDENTE. Emendamento 5.262 Mucci?
DANILO TONINELLI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento 5.263 Galgano?
DANILO TONINELLI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento 5.260 Menorello?
DANILO TONINELLI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Turco?
TANCREDI TURCO, . Sull'emendamento 5.270 Nesci, parere favorevole; sui successivi emendamenti 5.261 Menorello, 5.271 Cecconi, 5.1 Distaso, 5.256, 5.254 e 5.255 Piso, 5.253 Piso, mi rimetto all'Assemblea. Sull'emendamento 5.500 della Commissione, parere contrario. Sull'emendamento 5.272 Dieni, parere contrario; sugli emendamenti 5.257 Artini e 5.250 Distaso, parere favorevole. Sugli emendamenti 5.251 e 5.252 Distaso, mi rimetto all'Assemblea; sull'emendamento 5.262 Mucci, parere favorevole; sugli emendamenti 5.263 Galgano e 5.260 Menorello, parere favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole La Russa, lei intende dare i pareri?
IGNAZIO LA RUSSA, . La ringrazio, Presidente. Preliminarmente, voglio dirle che nei tempi contingentati vi è un tempo per il relatore di minoranza. L'altra volta mi è stato detto che questo tempo per il relatore di minoranza serve solo per spiegare le modalità, quindi io mi rifiuto di dirle sì o no: le darò il parere di volta in volta spiegandolo.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole La Russa. Il tempo dei relatori serve per esprimere il parere, poi lei può, ovviamente, intervenire sugli emendamenti. Però in questo momento, affinché l'Aula nel momento in cui vota possa sapere qual è il suo parere sugli emendamenti, sarebbe utile che lei…
IGNAZIO LA RUSSA, . Lo dirò di volta in volta.
PRESIDENTE. Lei non intende esprimere i pareri. La fase in cui si danno i pareri è questa, dopo interverrà sugli emendamenti, onorevole La Russa, deve essere chiaro questo. Questa è la fase in cui si danno i pareri, dopo si interviene sugli emendamenti: se lei intende esprimere il parere sugli emendamenti lo fa in questa fase; dopo, come tutti gli altri, interverrà, se vuole intervenire, sugli emendamenti.
IGNAZIO LA RUSSA, . Voglio capire, Presidente, come faccio a utilizzare il tempo che è previsto per il relatore.
PRESIDENTE. Lo può fare esclusivamente intervenendo, dando i pareri in questa fase, perché il parere per il relatore di minoranza è relativo all'espressione del parere sugli emendamenti. Poi, ovviamente, quando ci saranno gli emendamenti, in base al tempo assegnato al suo gruppo, lei potrà intervenire sugli emendamenti.
IGNAZIO LA RUSSA, . Bene, quindi le do un parere su questi emendamenti.
IGNAZIO LA RUSSA, . Io sono convinto che questo articolo 5, su cui non avete posto la fiducia, sia un articolo che contiene norme non di vitale importanza. Per cui il mio parere è genericamente l'opposto di quello del relatore: dovunque lei troverà un parere favorevole del relatore, lì deve intendere contrario il voto di Fratelli d'Italia, con il massimo rispetto per il relatore
IGNAZIO LA RUSSA, . Perché, Presidente? Perché non scendo sul singolo emendamento? Perché non esercito il diritto riservato a un relatore di dare un parere? Perché, se con i primi tre articoli mi avete sottratto - le sto spiegando il perché, quindi, di questa scelta - il diritto e la facoltà di votare, il diritto e la facoltà di esprimere il mio parere sugli emendamenti, ed io accettassi adesso di dire “favorevole” o “contrario” ad emendamenti che hanno un valenza modestissima, nell'insieme della legge, accetterei la logica di chi ha privato questo Parlamento della possibilità di discutere questa legge elettorale.
GIANPIERO BOCCI,. Presidente, il Governo si rimette all'Aula.
DANILO TONINELLI, . Chiedo di parlare per correggere un parere.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI, . Correggo il parere sull'emendamento 5.500 della Commissione da: mi rimetto all'Aula in: contrario.
DANILO TONINELLI, . Vorrei anche aggiungere un'altra cosa, come membro del Comitato dei nove e relatore di minoranza. Andando all'ultimo comma dell'articolo 5, l'ultimo articolo che riguarda le norme transitorie e l'entrata in vigore, non sana nulla, ovviamente, né stiamo parlando di nessun tipo di trasformazione di un qualche cosa di abominevole in qualche cosa di buono…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole; si riferisce al comma 8?
DANILO TONINELLI, . Esattamente, Presidente, il comma 8, ma quanto meno un minimo in punta di… quale che ci vuole, quando si dice che la presente legge entra in vigore il giorno dopo la pubblicazione in c'è una delega, abominevole anch'essa, ad un organo che non è elettivo, che è il Governo, per disegnare i collegi. Mi pare abbastanza scontato che si debba indicare - fatelo come una tecnicalità da parte del relatore – si parli di applicazione, perché sapete che la legge elettorale è una norma sostanzialmente costituzionale, è una norma costituzionalmente necessaria e se passa questo per trenta giorni, il tempo in cui il Governo assume la delega col decreto legislativo e disegna i collegi, non esiste una legge elettorale. Dite che in quei 30 giorni - non lo so - si applicano le norme del testo unico del 1957, ma non lasciate cose di questo tipo almeno per un minimo di dignità di legislatore, dignità che ovviamente non avete. Tuttavia, io ci provo .
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Toninelli. Ovviamente, il relatore per la maggioranza ha ascoltato e potrà tenere conto di queste sue considerazioni. Intanto passiamo alla votazione dell'emendamento 5.270 Nesci, a pagina 17 del fascicolo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Richiamando all'attenzione dell'Aula, del sottosegretario Bocci e dei colleghi Fiano, Richetti e Fabbri che hanno contribuito, insieme a tutta la I Commissione, all'approvazione qui alla Camera della nostra legge “elezioni pulite”, perché è diventata nostra, è diventata di tutti ed è passata al Senato e purtroppo è ferma lì. Quindi, questo emendamento riprende una parte di quei temi che abbiamo abbondantemente trattato in I Commissione sulle operazioni di voto nei seggi su cui eravamo tutti concordi e che questa proposta di legge e, in particolare, il contenuto di questo emendamento, riguardante appunto le operazioni di voto nei seggi, fosse un primo passo contro l'alterazione dei voti nei seggi. Sappiamo bene che anche il rischio forte di brogli elettorali scoraggia il voto e fa aumentare l'astensionismo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.
ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, io intervengo per far notare un altro aspetto surreale di questa vicenda. In Commissione, sulla legge elettorale, il Governo, nei suoi pareri, si era sempre rimesso alla Commissione; la legge elettorale, materia parlamentare di rango costituzionale. Avevamo tratto da questo il segno di una coerenza anche con le parole del Presidente Gentiloni all'atto di insediamento del Governo: abbiamo appreso la lezione del 4 dicembre, il Governo sarà un passo indietro rispetto al confronto dei partiti e del Parlamento sulla legge elettorale. Ma che ora, sottosegretario Bocci, il Governo si rimetta all'Aula perfino sulla clausola di invarianza finanziaria, dopo che avete messo la fiducia sulla legge elettorale, risparmiateci almeno questa ipocrisia gigantesca . Assumetevi la responsabilità! Siete lì, come Governo, perché questo Governo è nato, Ministro Franceschini, dopo il 4 dicembre, dopo il voto di 20 milioni di italiani. La gran parte di voi stavano in un Esecutivo presieduto da un Presidente del Consiglio che ha detto che se gli italiani avessero mai detto “no” a quel referendum si sarebbe ritirato dalla vita politica e quella dichiarazione era stata condivisa da autorevoli membri del Governo e del PD. Quel voto poi c'è stato in dimensioni incredibili ed è nato un altro Governo. In gran parte siete gli stessi, in buona parte siete degli stessi, ma almeno quell'elemento di differenza sembrava essere stato colto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Abbiamo pochissimi minuti per parlare peraltro di argomenti pure importanti, ma secondari rispetto a questioni precluse dal voto di fiducia alla discussione dell'Aula, segnatamente con riferimento alla scelta di impedire ancora una volta, purtroppo, agli italiani di scegliere il proprio rappresentante.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Vorrei parlare francamente un po' a tutti i gruppi che ci sono in Parlamento, perché questa pantomima del dover raccogliere o non raccogliere le firme, anche quando non ero ancora parlamentare - e quindi ho dovuto raccogliere le firme, sia per le elezioni comunali, regionali e anche nazionali - a me sembrava francamente molto giusto che tutti dovessero raccogliere le firme.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Colleghi, per favore!
ANDREA CECCONI. Non ha nessun problema, come non ha nessun problema il PD, come, credo, non abbia nessun problema Forza Italia. I piccoli partiti il problema lo sollevano. Ragioniamo sul fatto che forse le firme possono essere troppe e abbassarne il limite, possiamo anche essere d'accordo, ma la verità è che non capisco come i piccoli partiti non possano vedere nel sistema e nel modello delle raccolte di firme nel territorio un'opportunità, perché stare nel territorio con i banchetti nei due mesi antecedenti le elezioni a raccogliere le firme è campagna elettorale, è stare in mezzo alla gente, è avere contatto con la realtà, con il popolo.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore!
ANDREA CECCONI. …non abbiamo nessun problema, nonostante tutto quello che voi volete dire. Avete possibilità di intervenire e ribattere a quanto ho appena detto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Sono contenta che il collega Cecconi citi i piccoli gruppi che magari possono nascere, perché significa comunque un'attenzione alla rappresentatività che deve esserci anche nel prossimo Parlamento, ma il tema, colleghi, non è tanto il numero delle firme, che comunque è un numero esorbitante, ancorché sia stato abbattuto solo per le prossime elezioni. Il problema è il costo nella raccolta delle firme, perché è vero che è stata estesa la platea degli autenticatori anche agli avvocati cassazionisti, ma un nuovo partito, un nuovo gruppo che si presenta per le prossime elezioni deve avere in seno un esercito di avvocati cassazionisti e un esercito di consiglieri comunali, altrimenti le 150 mila firme, ancorché dimezzate, sarà impossibile portarle a casa. Per cui, vorrei che ci si concentrasse anche sul tema certificatori e non sul tema numero delle firme, tema che poi rappresenta anche un grosso problema in contesti referendari, quindi raccolta firme per promuovere referendum o leggi di iniziativa popolare, perché questo è il problema che, a mio avviso, è maggiore in questo contesto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.
GIULIO MARCON. Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore di questo emendamento. È un emendamento che è ragionevole e pensiamo sia giusto prevedere un comportamento che sia uguale per tutti. Allora, se c'è un'esenzione, deve valere per tutti i gruppi presenti in Parlamento, o, se non c'è questa esenzione, è giusto che i gruppi parlamentari, che le forze politiche che fanno riferimento ai gruppi parlamentari, si impegnino a raccogliere le firme. Ricordo che noi, nel nostro piccolo, lo abbiamo fatto, perché alle europee del 2014 abbiamo raccolto, se non ricordo male, 150 mila firme per presentare la lista Tsipras. Quindi, l'emendamento di Cecconi ci convince e lo voteremo.
IGNAZIO LA RUSSA, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA, . Presidente, credo che l'emendamento abbia delle ragioni obiettive, cioè raccogliamole tutte, specie adesso che è stata accolta l'idea - per prima l'avevamo presentata noi, insieme al presidente della Commissione - di fare autenticare anche gli avvocati. D'altro lato, però, non è vero che questo è impossibile per i piccoli partiti. Ricordo che Fratelli d'Italia nacque 40 giorni prima della presentazione delle liste e ha raccolto le firme in tutta Italia; partito più piccolo in quel momento non c'era, le ha raccolte con estrema tranquillità. Però, la della raccolta delle firme è quella di dire: hai una rappresentanza minima che ti consenta di presentarti alle elezioni? Per cui ci sta anche l'altro ragionamento: se sei in Parlamento in maniera adeguata, è giusto che si possa presumere che questo minimo consenso tu ce l'abbia. Per cui le due cose stanno bene tutte e due, per cui credo che l'indicazione che do al gruppo è quella di astensione.
PRESIDENTE. Quindi, cambia anche il parere che ha dato precedentemente. Bene.
ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, anche noi voteremo a favore di questo emendamento, nel senso che…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole D'Attorre. Colleghi, però dobbiamo abbassare la voce, per favore.
ALFREDO D'ATTORRE. …nel senso, che come avevamo anticipato, tra l'altro, all'onorevole Cecconi nel corso del dibattito in Commissione, se ci fosse stato un emendamento che diceva che non ci sono regimi di esenzione o di favore per i partiti riferiti a gruppi parlamentari, a tutti i gruppi parlamentari, ok, è una scelta e un criterio; può essere sostenibile qualcosa che mette tutti sullo stesso piano e crea una normativa uniforme. Quello che non sarebbe stato sostenibile è immaginare, come avveniva nel testo poi corretto in Commissione, che questa esenzione valesse per alcuni gruppi parlamentari e non per altri, sulla base di una determinata data di costituzione; mentre, rispetto al fatto di assicurare un regime uniforme che mette tutti nelle condizioni di dover raccogliere le firme, ritengo che tale proposta possa essere presa in considerazione favorevolmente. Faccio anche osservare che sull'emendamento in esame avevamo chiesto un approfondimento perché, riguardando anche i diritti delle minoranze linguistiche, avevamo chiesto di valutare la possibilità di sottoporlo al voto segreto.
PRESIDENTE. Onorevole D'Attorre, noi abbiamo una risposta pronta su tutto. L'emendamento 5.271 Cecconi è volto ad abrogare la previsione di cui al comma 2 dell'articolo 18- del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 che reca la disciplina relativa all'esenzione delle sottoscrizioni per la presentazione delle liste. Al riguardo, ricordo che la Giunta per il Regolamento, nelle sedute del 7 febbraio e del 7 marzo 2002, ha circoscritto la materia “leggi elettorali”, di cui all'articolo 49 del Regolamento, alle sole disposizioni che incidono sul meccanismo di trasformazione dei voti in seggi, escludendo conseguentemente lo scrutinio segreto, tra l'altro, sulle norme che attengono alla presentazione delle candidature. Sulla base di tale richiamata pronuncia della Giunta e della costante prassi applicativa in materia è pertanto escluso lo scrutinio segreto sull'emendamento in questione. È ben vero che l'emendamento è volto ad abrogare e contiene anche una previsione relativa alle liste rappresentative di minoranze linguistiche. Essa tuttavia non costituisce il contenuto prevalente della norma che ha portata generale e riguarda tutti i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in entrambe le Camere all'inizio della legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi.
ANTONIO DISTASO. Chiedo scusa ma non sono l'onorevole Chiarelli che è un mio egregio collega comunque.
PRESIDENTE. Onorevole Di Staso, le chiedo scusa io. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Distaso. Ne ha facoltà.
ANTONIO DISTASO. Sarò brevissimo. L'emendamento 5.1 fa seguito anche al fatto che in Commissione abbiamo presentato un emendamento che prevedeva che il termine del 15 aprile 2017, oggi inserito nel testo unificato e che sembrava un po' un termine fosse spostato al momento di approvazione della legge ma purtroppo è stato respinto. Abbiamo quindi ritenuto di insistere su un semplice emendamento nel senso di richiedere di equiparare le componenti del gruppo misto già costituite ai gruppi parlamentari costituiti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
RENATA BUENO. Grazie, Presidente. Mi sembra che siamo davanti ad un emendamento che ha causato abbastanza confusione nell'ambiente legislativo. Qui c'è stata una proposta non sappiamo se per salvare qualcuno che è amico di argentini che vogliono dominare il territorio brasiliano, o se si voleva davvero affrontare il principio della libera elezione. Fatto sta che, alla fine, la solidarietà dei colleghi mi ha aiutato a riformulare quest'idea, questa normativa con questo nuovo emendamento e vorrei, soprattutto, ringraziare tutti i colleghi che mi hanno aiutato, anche di Civici e Innovatori, del gruppo Misto, del PD…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bueno, così ci capiamo da adesso alla fine della seduta.
RENATA BUENO. Grazie, Presidente. Ringraziando i colleghi vorrei, appunto, chiedere il voto favorevole di tutti, perché non è solo l'idea di salvare la mia pelle, ma è davvero di pensare che l'elezione deve essere libera. Noi siamo parte, innanzi tutto, di un Consiglio europeo in cui si stabilisce che le elezioni devono essere libere, perché dobbiamo rispettare i diritti civili e i diritti politici. Noi dobbiamo difendere le elezioni libere non soltanto per gli italiani che vivono in Italia, ma soprattutto per gli italiani che stanno all'estero, che sono già suscettibili di tanti disagi e che devono essere un po' più curati, dal punto di vista di tutti noi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Se avessimo avuto tempo, credo che delle chicche come questa ne avremo scoperte parecchie, ma evidentemente si è andati in fretta proprio per non fare approfondire il testo.
IGNAZIO LA RUSSA, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA,. Grazie, Presidente. Quando ho dato i pareri sempre difformi dal relatore, era ovvio che era una petizione di principio per dire che siamo contrari a questa legge. Di volta in volta potrò modificare i pareri, come in questo caso; io raccolgo il grido di dolore della collega, che altrimenti non sarebbe stata candidabile, e do l'indicazione al gruppo di voto favorevole, però lei mi consentirà, Presidente, di dire alla collega eletta in Brasile che, lo so che già un po' l'ha fatto...
PRESIDENTE. Colleghi… Colleghi….
IGNAZIO LA RUSSA,. Lo so che un po' l'ha fatto, so che ha un papà anche influente in Brasile, ma noi ci aspettiamo dai parlamentari italiani eletti in Brasile, eletti in Sudamerica, un'azione forte, massiccia, per l'estradizione del terrorista assassino dei comunisti armati - o come si chiamano -, Cesare Battisti. Mi raccomando
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Allora, Presidente, io volevo raccontare una storia che fa capire a che livelli possono arrivare i rappresentanti del popolo.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Toninelli.
DANILO TONINELLI. Diciamo - e concludo, Presidente - che alla Lega Nord interessano solo i seggi, alla pari di quelli del Partito Democratico o di Forza Italia: tre seggi in più e svendere la democrazia con una legge truffa !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.
ALFREDO D'ATTORRE. In realtà, vorrei capire: noi in Commissione abbiamo modificato il punto che è alla lettera quello che veniva richiamato, cioè possono candidarsi all'estero anche i residenti in Italia. In Commissione questo emendamento è passato nella disattenzione generale, non mi pare sia stato minimamente oggetto di dibattito.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole D'Attorre.
ALFREDO D'ATTORRE. È una parola di chiarimento, per spiegare perché questo emendamento, per cui non c'è traccia, credo, di discussione nei lavori della Commissione, sia stato approvato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.
ANDREA CECCONI. Presidente, un minuto, giusto?
ANDREA CECCONI. Guardate che, così facendo, voi state buttando su questo Parlamento, che già è malandato, già è malridotto, già è malvisto agli occhi dei cittadini, l'ennesimo schiaffo per convincere i cittadini che qui dentro ci facciamo soltanto gli affari nostri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.
IGNAZIO ABRIGNANI. Ho ascoltato con una certa simpatia lo che Toninelli ha voluto fare, raccontandoci questa sua storiella; e allora, proprio partendo dalle sue parole e da quelle dell'onorevole Cecconi, volevo un attimo semplicemente cercare di capire, perché, se uno fa un ragionamento, lo deve fare con coerenza. Le cito soltanto alcuni punti.
IGNAZIO ABRIGNANI. …al di là delle parole, perché loro sono sempre molto bravi a parlare: avranno presentato un emendamento per togliere questo emendamento votato in Commissione; e non ho letto, però, alcun emendamento dei 5 Stelle per togliere questo emendamento o per modificarlo, perché evidentemente loro come al solito parlano, ma poi i fatti non seguono mai.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.
NICOLA STUMPO. Presidente, credo che su questa vicenda degli italiani nel mondo troppo spesso si stanno commettendo degli errori. In ogni caso, sarebbe stato opportuno intervenire sulle modalità di voto, onde evitare problemi che già ci sono stati in passato.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
NICOLA STUMPO. …con un lavoro - mi avvio a concludere - che iniziò da parte dell'onorevole Tremaglia, la vicenda degli italiani nel mondo. Ora, togliere il diritto agli italiani del mondo di essere titolari di rappresentare gli italiani nel mondo è un errore; e, per di più, nella norma noi diciamo che chi è residente fuori dall'Italia si può candidare solo nella circoscrizione in cui è residente, gli altri ovunque: sarebbe veramente gravissimo, e forse sarebbe bene provare a ritirarlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, logicamente tramite la sua persona, dico che è chiaro che le motivazioni portate in quest'Aula dal collega Abrignani sono francamente divertenti, perché quando si parla di reciprocità costituzionale in una legge che ha tutto tranne che la Costituzione come fondamento, è praticamente come mettere Tom e Jerry all'interno di un trattato magari sulla fisica o sull'energia nucleare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signori del Governo, vorrei correggere - non me ne voglia - il collega Abrignani, nella sua difesa di questo emendamento; non vorrei che questa legislatura finisca, almeno per noi del centrosinistra, così, con questo titolo: siamo entrati con Bersani e ne siamo usciti con Verdini. Vorrei leggere testualmente questo articolo 5 e il comma di cui discutiamo: gli elettori residenti in Italia possono essere candidati in una sola ripartizione della circoscrizione Estero; gli elettori residenti all'estero possono essere candidati solo nella ripartizione di residenza della circoscrizione Estero. Dunque, non c'è nessuna reciprocità che viene introdotta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Presidente, so che sono seducenti a volte le idee di complotto, vorrei però cercare di spiegare perché questa norma è, invece, contrariamente a quanto hanno appena affermato i colleghi Scotto e Stumpo, una norma che impone una totale reciprocità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signor Presidente, nell'esame di questo emendamento ho pensato al codice di buona condotta in materia elettorale adottato dal Consiglio d'Europa il 18 e 19 ottobre 2002, a Venezia. E vorrei leggere i commi 63 e 65, per dare l'idea di come non si debba procedere come noi stiamo procedendo, o meglio come voi state procedendo. Comma 63: la stabilità del diritto elettorale è un elemento importante per la credibilità di un processo elettorale, ed è essa stessa essenziale al consolidamento della democrazia. Infatti, se le norme cambiano spesso, l'elettore può essere disorientato e non capirle, specialmente se presentano un carattere complesso, a tal punto che potrebbe, a torto o ragione, pensare che il diritto elettorale sia uno strumento per interessi di parte. Per questo, non si deve mai intervenire - dice l'Europa - entro un anno dalla scadenza elettorale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marzano, che però rinuncia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.
FRANCO BRUNO. Presidente, poche volte ho visto il relatore venire così documentato e preparato su una questione tutto sommato marginale, rispetto al testo più complessivo, ed è proprio per questo che credo che stavolta il MoVimento 5 Stelle se non ci ha visto giusto poco ci manca: io voterò come loro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHE'. Presidente, ho ascoltato con interesse l'intervento dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, che si sono accalorati moltissimo perché credono che questo emendamento sia stato scritto per l'onorevole Verdini. Cari colleghi, vi do una notizia: studiate meglio, perché questo emendamento non è stato scritto per l'onorevole Verdini, ma per il Ministro Alfano .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. Sono una delle poche fortunate in quest'Aula a poter illustrare un proprio emendamento che non è stato cassato da questa apposizione della fiducia ingiustificata in quest'Aula. Ebbene, anche dai pochi articoli per i quali non siete riusciti a comprimere il dibattito con la foglia di fico della fiducia emergono tutte le vostre vergogne. I presupposti su cui si regge l'accordo trasversale che sostiene questa proposta sono tre: il mercato delle vacche, che ha partorito le norme che sono in discussione oggi; l'inventiva matematica, che ha creato un sistema che distorce il voto degli elettori; le bugie che raccontate fuori da quest'Aula ai vostri elettori e ai cittadini per giustificare tutte le schifezze.
FEDERICA DIENI. E la cosa più spettacolare è che, grazie a voi e ai collegi uninominali, tutti questi partiti potranno ambire ad avere un seggio in Parlamento. Perciò andate pure a raccontare balle in giro, ma non le raccontate all'interno di quest'Aula. Non raccontate fuori da quest'Aula che questa è una legge che risolve i problemi e che semplifica le cose, perché è una legge sicuramente peggiorativa. Quello che tornerà alla prossima legislatura saranno i Governi di coalizione, i Governi a venti partiti e le Camere si trasformeranno in una borsa valori dove ogni voto verrà comprato e venduto in quest'Aula. Questo Parlamento oggi muore e voi ne siete complici. Senza dignità .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. Il senso di questo intervento, laddove si dice di sopprimere le parole da: “per le liste”, fino alla fine del comma, al comma 4, è questo: si è riconosciuto in Commissione che, in sede di prima applicazione della legge, per quanto riguarda la Camera dei deputati, di fatto, venga ridotto alla metà il numero di firme da raccogliere nei collegi. Tale cosa non avviene per il Senato, dove questa previsione viene condizionata al fatto che ci siano candidature nei collegi plurinominali in tutte le circoscrizioni regionali. Non capiamo la differenza tra Camera e Senato: secondo noi, una disposizione di legge che avesse previsto, in sede di prima applicazione di legge, che le firme da raccogliere alla Camera e al Senato sono ridotte alla metà, sarebbe stata più semplice e più chiara e in tal senso è l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Intervengo per rappresentare a lei e, per il suo tramite, al relatore e alla maggioranza che, oltre alle considerazioni prodotte dall'onorevole Distaso, qui siamo in presenza non solo di una difformità tra Camera e Senato, ma proprio di un potenziale errore, che rischierebbe di inficiare tutta la legge.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, il tema è: se io a quel punto ho raccolto delle firme in misura massima e, invece, in tutte le province ho presentato…
PRESIDENTE. Concluda, deputato. È fuori del suo tempo. Prego, vada alla conclusione.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Il tema è delicato…
PRESIDENTE. Sì, ma lei ha un minuto, deputato. Prego.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Ho capito, ma siamo tutti passeggeri nella vita, Presidente.
PRESIDENTE. Vada alla conclusione.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Se dopo la presentazione delle liste scopro che avrei avuto la possibilità di depositare solo la metà delle firme, succede che io ho depositato, in quel momento all'ufficio elettorale, un numero di firme…
MASSIMO ENRICO CORSARO. …un numero di firme, Presidente, superiore a quello che legittimamente sono chiamato a presentare, perché il limite non è solo inferiore, ma è anche superiore.
PRESIDENTE. Grazie, è chiaro…
MASSIMO ENRICO CORSARO. Quindi, verrei cassato per il fatto che…
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato. Ha parlato il doppio del suo tempo. Grazie.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, torno sul tema perché l'argomento è simile a quello che ho cercato di spiegare prima, quando lei sembrava assai più attenta allo scorrere dei secondi che alla sostanza della legittimità della proposta di legge che ci apprestiamo a votare.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Che cosa succede, Presidente, se un partito presenta le firme raccolte in misura massima in tutte le province di una regione (il che fa dimezzare il numero delle firme che avrebbe dovuto raccogliere)? A quel punto quel partito ha depositato delle firme in numero superiore al massimo possibile previsto dalla legge, il che significa che, per avere seguito la normativa di legge, quel partito viene escluso dalla competizione elettorale. Infatti, io raccolgo le firme in misura da 1.500 a 2 mila perché non so se sarò autorizzato a presentarle in misura inferiore e poi scopro che il mio partito ha raccolto le firme in tutte le province e, quindi, avrei dovuto raccoglierne non tra le 1.500 e le 2 mila firme, ma tra 750 e 1.000; ne ho depositate almeno 1.500 e, quindi, esondo rispetto alla cifra massima e automaticamente vengo escluso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.
ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, ripropongo la questione che ho posto prima. Adesso stiamo discutendo di una questione che attiene proprio al procedimento elettorale, cioè la presentazione delle liste. Io chiedo che il Governo e il Ministero dell'interno, che qui è rappresentato, ci dicano quello che ne pensano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Molto rapidamente, per suo tramite, verso il Governo, verso il Ministro Franceschini e i sottosegretari. Come diceva chi mi ha preceduto, è abbastanza anomalo che, all'interno di una medesima legislatura, vi siano due questioni di fiducia sulla proposta di legge elettorale e abbiamo detto, nel corso di tutta la campagna referendaria, anche in quei giorni tribolati e difficili, che forse occorreva ascoltare il messaggio di un grande padre costituente, Piero Calamandrei, secondo cui, quando si tratta di materia elettorale, di materia di rilevanza costituzionale, i banchi del Governo dovrebbero essere vuoti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Presidente, per tornare al tema che ha sottoposto il collega Corsaro, perché mi sembra pregnante, se si potesse avere un cenno, perché, visto che qualcuno le firme le dovrà raccogliere, magari che si sappia se questo problema che ha segnalato il collega esiste realmente oppure no, secondo i calcoli del Ministero o del relatore.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Siamo sul 5.262 Mucci, giusto?
PRESIDENTE. No, siamo sull'emendamento 5.252 Distaso.
IGNAZIO LA RUSSA. No, grazie Presidente, parlo su quello dopo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ROBERTA AGOSTINI,. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTA AGOSTINI, Grazie, Presidente, solo per cambiare il parere da contrario a favorevole. Credo che, insomma, siamo tutti interessati affinché le procedure della raccolta delle firme siano più agevoli possibili. Oggi semplici cittadini, che abbiano però la delega dal sindaco, possono officiare i matrimoni; credo che anche in questo caso possiamo provare a costruire una procedura per cui i semplici cittadini, con la delega del sindaco, possano raccogliere le firme.
PRESIDENTE. Quindi, ha cambiato il parere che è diventato favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, Presidente. Questo emendamento va a intervenire sulla novella in base alla quale è possibile autenticare le firme per gli avvocati che possono patrocinare davanti alla Cassazione, nonché per i consiglieri delle città metropolitane. È una cosa che ci sembra ottima, era un emendamento che aveva presentato il presidente dalla Commissione e che poi avevamo ripreso noi nella legge successiva.
PRESIDENTE. Intanto adesso ho altri interventi, poi ritorneremo sulle parti separate.
GIULIO MARCONChiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIO MARCONGrazie, signora Presidente. Anche il gruppo di Sinistra Italiana-Possibile cambia parere e voterà favorevolmente su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Grazie Presidente. Questo emendamento mi consente di riassumere il lavoro che ho svolto all'interno di questa legge elettorale e che riguarda la digitalizzazione dei processi elettorali, la questione delle firme e la questione dei certificatori che hanno appena citato i miei colleghi. Con questo emendamento io cerco di estendere la platea degli autenticatori, non solo agli avvocati cassazionisti, ma a tutta la categoria degli avvocati e chiedo che ovviamente la misura vada oltre le prossime elezioni, e che l'autenticazione sia estesa anche a tutti i cittadini che hanno i requisiti di eleggibilità presso il consiglio comunale, delegati dal sindaco.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Anche noi non comprendiamo per quale motivo si scriva: esclusivamente per le prime elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica successive alla data di entrata in vigore della presente legge. Le norme relative ai soggetti abilitati all'autenticazione della sottoscrizione delle candidature sono norme strutturali, cioè che non possono vivere lo spazio di una elezione. Per cui, salvo che qualcuno ci spieghi il motivo di questa precarietà della norma, noi non faremo altro che votare a favore dell'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Ovviamente per sostenere l'emendamento della collega Mucci. Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti tutti diretti a semplificare il regime delle firme; si è riusciti a migliorare la situazione in via transitoria, e anche lì ci sono una serie di commenti che si potrebbero fare su questa sorta di timore nel ridurre il numero delle firme, nell'aumentare i certificatori, come se il sistema adesso si fosse presentato o caratterizzato per la sua efficienza, assenza di problemi, assenza di indagini per gestione, possiamo dire, un po' superficiale del tema autentiche. Ecco, in realtà il problema non è chi autentica, il problema è un enorme numero di firme, una procedura complicatissima, che non ha eguali, sostanzialmente, al mondo per come è fatta. Non si capisce perché l'Italia sia l'unico Paese dove andare alle elezioni è una corsa a ostacoli, mentre da altre parti - cito, ad esempio, l'elezione del Presidente degli Stati Uniti o le candidature in Germania o in tanti altri Paesi - di autentiche nessuno si sogna di parlare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turco. Ne ha facoltà.
TANCREDI TURCO. Grazie, Presidente. Unicamente per segnalare, oltre al fatto che ovviamente voteremo favorevolmente a questo emendamento, di cui condividiamo le argomentazioni, che, in previsione della bocciatura di quest'Aula, Alternativa Libera ha depositato un ordine del giorno che proprio ricalca questo emendamento, e quindi spero che almeno come ordine del giorno possa essere approvato da questa maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Galgano. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Intervengo adesso perché, votando per parti separate, la prima parte dell'emendamento della collega Mucci è simile al mio. Voglio segnalare a quest'Aula che l'articolo 49 della Costituzione recita che tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, e, quindi, rendere agevole la sottoscrizione e l'autentica delle firme per la presentazione delle liste elettorali significa dare concretezza a questo articolo, e dovrebbe essere la preoccupazione di tutti noi.
PRESIDENTE. Deputato La Russa, un attimo. Quindi, la prima parte va da “Al comma 7” fino a “ presente legge”, giusto?
IGNAZIO LA RUSSA. Sì, Presidente, anche se la richiesta era anche al relatore di valutare, attraverso questo voto diverso, se modificava il parere.
EMANUELE FIANO, . La ringrazio, Presidente. Mantengo il parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ARCANGELO SANNICANDRO. C'è un detto popolare che non voglio ripetere in questa sede. Noi non stiamo sollecitando altro - niente di strano - che spiegazioni che stanno a monte delle normative che ci vengono proposte. Ora, che significa dire, come ho ascoltato da parte del presidente Mazziotti Di Celso, che altrove non ci sono tanti problemi e qui facciamo tanti problemi? Qui facciamo tanti problemi perché votare e partecipare alle elezioni è diventato una specie di corsa ad ostacoli. Questo è il punto: se voi fate, come ha detto la collega, come in Francia dove tutti questi ostacoli non ci sono, il problema non si porrebbe.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Intervengo velocissimamente, onorevole Sannicandro, solo per dire che lei ha ragione, ma io sono intervenuto esattamente in senso opposto, cioè affermando che non si capisce perché negli altri Paesi sia così complicato raccogliere delle firme e da noi no. Per essere chiari, ho presentato un emendamento relativo ai cassazionisti, la mia collega relativo agli avvocati non cassazionisti, c'erano una serie di versioni ed è stata accolta la più restrittiva, ma la mia posizione non era contraria, tutt'altro. Io sono per la liberalizzazione del sistema: più ampio è il numero dei certificatori, più ampie sono le categorie e meglio è.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
DOMENICO MENORELLO. Grazie, signora Presidente. Intervengo brevissimamente. Questa è una versione ridotta dell'emendamento Mucci - un “muccino”, per così dire - che chiede soltanto di dare la possibilità di autenticare agli avvocati non distinguendo all'interno della categoria la sottospecie o sovra-specie dei cassazionisti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Presidente, vorrei solo per tornare ai numeri far comprendere quanto sia importante la questione dei certificatori perché alle ultime elezioni, nel 2013, le nuove forze politiche che si presentavano dovevano raccogliere circa 60.000 firme. Qui siamo a 150.000 firme, a parte la deroga prevista per le prossime elezioni. Ritengo che questo sia un problema dirimente perché è un problema, come dicevo, di costo ma anche di credibilità della politica perché ditemi qual è quel partito che non è caduto negli scandali sulla raccolta firme a tutti i livelli dalle elezioni politiche, alle comunali, alle regionali e a tutti i livelli. Ogni volta c'è uno scandalo perché ci sono errori nella raccolta firme, perché ci si rende conto che si devono chiedere favori - non raccontiamoci che non sia così - per certificare le firme, raccogliere le firme e poi farle certificare fuori dalla territorialità ed è tutto dipendente dal fatto che è impossibile avere un esercito di consiglieri comunali se sei un partito medio-piccolo. Quindi, questo è un problema importante di credibilità della politica, di rappresentatività ed è un problema di democrazia. Quindi, invito tutti a votare questo semplice e banalissimo emendamento che estende a tutti gli avvocati la possibilità di certificare e autenticare le firme .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, cari colleghi, cogliendo l'occasione dell'ultimo articolo del provvedimento, vorrei in qualche minuto dire quanto mi preme. E, per suo tramite Presidente, vorrei rispondere con l'occasione al collega Auci che la settimana scorsa disse: ma che cosa è successo a Bersani? Intendendo: si è radicalizzato? Io, caro collega Auci, sono quello di sempre, sociale e liberale: liberale nel senso, come ha detto lei, contro le rendite che tagliano i salari. Ma faccio io una domanda: dove sono i liberali? Dove sono coloro che dicono che le regole sono sostanza ? Anzi, la prima sostanza. “Legge elettorale” è parola grossa: è un marchingegno sconosciuto al mondo, un lasciatemelo dire, come si vede da alcuni elementi. Primo, inutile ridirlo ma per memoria: si parla di coalizioni? No, qui si parla di vaghi apparentamenti fatti per raccogliere voti anche con reti a strascico, liste civetta, pluricandidature, soglie di comodo. Poi, secondo, ci siamo resi conto che noi stiamo dicendo a un cittadino: tu con un segno, così - e ne vuoi fare uno - decidi tre cose e 2 possono non piacerti. Mi spiace, non vorrei, adesso, essere blasfemo, ma come dice il Vangelo di Giovanni, ti cingeranno i fianchi - nel collegio - e ti porteranno dove non vuoi andare. Terzo; due terzi di nominati. Si dice: ah, non sono nominati, sono i partiti… ma in Italia i partiti sono un eufemismo e la gente pensa che sia un eufemismo negativo, risulteranno nominati e si aprirà un problema di governabilità micidiale, non la governabilità tecnica, questa s'è vista in tutta Europa - un Parlamento che non riesce a fare un Governo in qualche modo si fa - ma in un Paese moderno, che non è nella foresta dell'Amazzonia, la governabilità deriva da un rapporto decente, fra cittadini, istituzioni e politica . Senza quello, non c'è governabilità!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.
ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Intervengo ormai alla fine dei voti sulla legge elettorale, su questo articolo 5 che ha una portata normativa piuttosto limitata ….
PRESIDENTE. Scusate colleghi, lasciate il deputato Cecconi parlare con attenzione, per favore?
ANDREA CECCONI. …e di questo mi sento di dover ringraziare il ministro Finocchiaro, e anche lei, Presidente, per averci tolto la possibilità di parlare degnamente di una legge elettorale che, come più volte abbiamo detto, è una truffa ai danni dei cittadini.
EMANUELE FIANO, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO, . Il collega del MoVimento 5 Stelle pone un problema, se non ho capito male la questione che pone, e cioè dice, o dicono i colleghi del MoVimento 5 Stelle: la legge è vigente dal giorno successivo alla pubblicazione in ma il Governo ha la possibilità di una delega di 30 giorni per compilare, per redigere la compilazione del disegno dei collegi. Però, la mia risposta è che è evidente che la legge deve entrare in vigore immediatamente, in maniera da far partire la delega, perché, ricordo, qui, tra l'altro, collega Cecconi, che in quest'Aula, in Commissione, nel maggio-giugno di quest'anno, quando discutevamo di quell'altro testo base, ci fu una sollevazione sul fatto che il disegno dei collegi fosse affidato ad un voto del Parlamento, di Commissione o di Aula e ci fu chiesto a gran voce, da gran parte dei gruppi, che il disegno fosse affidato al Governo, quindi, ad una parte terza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Presidente, il MoVimento 5 Stelle non chiede che l'entrata in vigore della legge venga posta 30 giorni dopo la pubblicazione in ci mancherebbe! Ma che venga posta nei 30 giorni dalla pubblicazione all'approvazione del decreto legislativo del Governo sui collegi l'applicazione della legge: in quei 30 giorni la legge è ovvio che è in vigore, ma non è applicabile perché mancano i collegi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.
ALFREDO D'ATTORRE. Inviterei il relatore ad una riflessione su questo punto, perché effettivamente secondo me è un svista in cui siamo incorsi nei lavori della Commissione. Potrebbe succedere che le Camere si sciolgono immediatamente dopo l'approvazione della legge: c'è una legge vigente, non ci sono i collegi. Il Governo ha 30 giorni per completare il disegno: obiettivamente ci troveremmo in una situazione ben strana, in cui lo scioglimento potrebbe portare ad elezioni da 45 a 70 giorni prima. Riflettiamo su questo punto: il disegno dei collegi avverrebbe 30 giorni dopo; cioè noi ci potremmo trovare teoricamente in una situazione in cui si devono presentare le liste a Camere sciolte con la legge vigente, senza sapere quali sono i collegi elettorali. Quindi, far entrare in vigore la legge nel momento in cui è completato l'iter, è qualche cosa che credo sia assolutamente ragionevole, e potrebbe facilmente essere risolto con un emendamento del relatore, che tutti approveremmo immediatamente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
STEFANO QUARANTA. Signora Presidente, l'ordine del giorno da me presentato riguarda il tema del diritto di voto dei fuori sede. Mi rendo conto che, nel quadro di una legge che è stata approvata con la fiducia e che nel merito risulta essere piuttosto strampalata, proprio perché al contrario di garantire un voto libero ai cittadini, tiene insieme sistema maggioritario e sistema proporzionale con un voto solo, e che ha come unico obiettivo politico quello di far nominare da parte dei segretari dei partiti i parlamentari e di prefigurare un risultato elettorale anche per il voto, parlare di diritto di voto e fare riferimento all'articolo 48, capisco che possa sembrare una bestemmia e una contraddizione in termini.
PRESIDENTE. Colleghi, è possibile uscire senza fare confusione? Perché il collega Quaranta sta illustrando il suo ordine del giorno. Quindi, se volete uscire fatelo, ma consentendo a lui di parlare, perché c'è una grande confusione in questo emiciclo. Prego, se c'è da defluire andate. Un attimo solo, deputato Quaranta, perché altrimenti diventa difficile per tutti. Veda un po' adesso se ce la fa. Prego.
STEFANO QUARANTA. Grazie. Ho quasi terminato, nel senso che in questo quadro, dicevo, può sembrare retorico il richiamo all'articolo 48 della Costituzione: una legge che sembra fatta apposta per allontanare i cittadini dalla politica e dal voto. Noi qui stiamo a riproporre una questione che, seppur può sembrare marginale, è di grande importanza. E, cioè, riconoscere a tutti coloro che sono fuori sede, che non si trovano nella loro zona di residenza, di poter comunque esercitare questo loro diritto al voto. La legge non contiene nessun provvedimento volto a favorire questo tipo di partecipazione: chiediamo con questo ordine del giorno che ci sia una sensibilità da parte del Governo nel favorirla.
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/147.
NICOLA FRATOIANNI. L'ordine del giorno n. 9/2352-AR/147 a mia prima firma, come tutti gli ordini del giorno presentati dal gruppo di Sinistra Italiana-Possibile, ha un obiettivo, un obiettivo chiaro: quello di decostruire l'impianto di una legge elettorale che, dal punto di vista della sua costruzione complessiva, produce, da un lato, un grande pasticcio, una grande confusione; dall'altro, mette in campo una tendenza ormai troppo a lungo conosciuta nella storia di questo Parlamento, e in particolare della storia di questa legislatura: la tendenza a costruire leggi elettorali che, invece di avere come obiettivo il rafforzamento della qualità democratica del nostro Paese, il rafforzamento e la ricostruzione di un rapporto tra rappresentanti e rappresentati, mettono al centro dell'attenzione l'idea di inventare modelli elettorali che abbiano l'obiettivo di rafforzare la condizione del momento della maggioranza che li propone, e che tenta in tutti i modi di approvarli. E hanno come obiettivo principale quello di andare perfino più in là, cioè di definire preventivamente, prima ancora che arrivi il momento delle elezioni, nuove possibili maggioranze di governo.
PRESIDENTE. Il deputato Kronbichler ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/103.
FLORIAN KRONBICHLER. Presidente, spero che sia accolto questo ordine del giorno, perché se fosse rigettato sarebbe una piccola cattiveria; secondo me sarebbe una risposta molto scortese ad una richiesta gentile. Cioè, con questo ordine del giorno non intendiamo sopprimere alcuno di questi favori spudorati che questa legge concede ad un partito amico del Governo, chiediamo solo di rendere un po' meno spudorato tale favore. Chiediamo solo di non assegnare a quel partito della mia terra il pieno dei seggi, l'esclusiva, già per legge elettorale. Chiediamo che si permetta, almeno teoricamente, una più equa e democratica competizione. Chiediamo niente di più che di non sospendere le elezioni democratiche in Trentino-Alto Adige/Südtirol.
PRESIDENTE. La deputata Roberta Agostini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/104.
ROBERTA AGOSTINI. Presidente, il mio ordine del giorno insiste su un tema molto discusso in questa legislatura, che riguarda la presenza equilibrata di uomini e donne nelle liste elettorali. Il testo di legge, come si vede, prevede delle norme abbastanza precise: 60-40; è una norma antidiscriminatoria: nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento nelle liste, sia a livello dei collegi uninominali sia a livello dei collegi plurinominali.
PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/2352-AR/151 è stato ritirato dal presentatore. Il deputato Laforgia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/105.
FRANCESCO LAFORGIA. Signora Presidente, questa legislatura sarà ricordata per quella ferita che, per la verità, si è prodotta due volte in questa legislatura, nella misura in cui due Governi, prima quello Renzi e poi Gentiloni, hanno interferito su una materia che per sua stessa natura è una materia parlamentare come la legge elettorale. Un atto gravissimo. Se oggi fossimo alle prese con una legge elettorale degna di questo nome, probabilmente quella ferita non potrebbe rimarginarsi, ma sicuramente farebbe meno male; il problema è che stiamo parlando di una legge elettorale pasticciata, piena di buchi, di storture, che non garantirà la governabilità, di sicuro non garantirà la rappresentanza. Una legge elettorale, l'abbiamo ripetuto in tante occasioni, che consegnerà a questo Paese un Parlamento di nominati, ma che al suo interno contiene numerose altre storture. Noi ne indichiamo una, tra le altre appunto. Cioè è una legge che prevede il fatto che le liste che sono in coalizioni e che conseguono il risultato che sta sotto la soglia prevista del 3 per cento ma superano l'1 per cento portano i loro voti alla coalizione ma non sono ammesse alla ripartizione dei seggi. Noi queste liste non le chiameremo liste civetta, per un motivo molto semplice, perché da queste parti siamo molto affezionati a queste categorie ornitologiche - le civette e i gufi sono animali che sono a noi molto graditi, ci siamo molto affezionati -, però è evidente che siamo di fronte a una stortura della rappresentanza, una vera e propria stortura della rappresentanza, e in questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo di intervenire per porvi rimedio .
PRESIDENTE. Il deputato Melilla ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/106.
GIANNI MELILLA. Signora Presidente, con questa riforma della legge elettorale in pratica consegniamo alle segreterie dei partiti, attraverso le liste bloccate, la nomina dei parlamentari, o meglio della grande maggioranza dei parlamentari, perché una quota invece si sottoporrà al giudizio degli elettori nei collegi uninominali. Se avessimo dei partiti come, ad esempio, in Germania, che hanno una solida tradizione e pratica democratica e dei meccanismi di selezione veramente efficaci, noi potremmo anche riconoscere ai partiti questo potere, del resto la Costituzione assegna ai partiti una funzione decisiva nella formazione delle decisioni politiche, ma noi sappiamo che i partiti, a seguito di campagne mediatiche ideologiche e culturali, in questi anni sono stati distrutti. I pochi rimasti non hanno al loro interno neanche uno statuto democratico, ed altri hanno assistito ad un impoverimento forte della partecipazione. Non hanno nessun finanziamento pubblico, se non quello assegnato ai gruppi parlamentari. Allora, è necessario, proprio per individuare questi parlamentari che saranno inseriti nelle liste bloccate, un meccanismo di selezione democratica, quindi chiediamo, con questo ordine del giorno, di valutare un intervento normativo che disciplini le elezioni primarie, in cui ogni partito e movimento politico, in modo trasparente, voglia procedere per designare i propri candidati alle elezioni del Parlamento .
PRESIDENTE. Il deputato D'Attorre ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/107.
ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, vede in quale singolare circostanza ci troviamo su una materia parlamentare, tutta parlamentare? Vi è un'unica possibilità per discutere dei temi che avremmo voluto sottoporre al confronto in Aula, alla sovranità del Parlamento di quest'Aula; siamo costretti a ricorrere all'artificio di ordini del giorno che, sulla legge elettorale, si rivolgono al Governo. Credo che non ci sarebbe segno più evidente della mortificazione a cui questo consesso democratico è stato sottoposto.
PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/109.
ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Signori del Governo, questo ordine del giorno interviene su una materia normata dall'articolo 51 della Costituzione in materia di pari opportunità tra donne e uomini, che, all'interno di questa legge elettorale, è prevista nell'alternanza uomo-donna sulle candidature, sui capilista e che prevede che non ci possa essere un sesso che ecceda oltre il 60 per cento nelle candidature circoscrizionali.
PRESIDENTE. La deputata Duranti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/110.
DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Il provvedimento in esame reca norme che incidono su una materia, quella elettorale per l'appunto, che ha un carattere squisitamente democratico. Il provvedimento, ovviamente, prevede riferimenti a zone del nostro Paese dove sono presenti minoranze linguistiche riconosciute. Per le peculiarità riconnesse a tali minoranze, a nostro giudizio, è necessario tutelarne e favorirne l'accesso alla rappresentanza: in particolare, nell'individuazione dei collegi, secondo noi, sarebbe necessario che la relativa delimitazione ne favorisse la rappresentanza.
PRESIDENTE. Il deputato Sannicandro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/111.
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, con questo ordine del giorno impegniamo il Governo a valutare gli effetti di questa riforma o di questa controriforma, perché si presume, guardando i numeri, che questa proposta di legge dovrà essere approvata e, quindi, è evidente che, poiché noi già riteniamo che gli obiettivi di governabilità e di rappresentanza che qui si millantano non saranno raggiunti, noi auspichiamo che il Governo o, comunque, le forze di maggioranza rimedino subito facendo una sorta di monitoraggio di quello che è successo.
PRESIDENTE. Minuti nessuno; qualche secondo.
ARCANGELO SANNICANDRO. Qualche secondo. Allora, questa maggioranza mi ricorda un'immagine della mia infanzia, quando c'era l'asino e sull'asino c'era il suo padrone, il contadino, che per farlo camminare aveva una cannuccia ed una carota appesa e, quindi, l'asino camminava. Così abbiamo raggiunto qui la maggioranza. Ecco perché il mio ordine giorno dice di impegnare il Governo a monitorare dopo per vedere quello che succede, quando i tanti delusi che sono in quest'Aula si renderanno conto che la carota nascondeva il bastone .
PRESIDENTE. La deputata Albini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/112.
TEA ALBINI. Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno vogliamo tornare sulla questione del voto disgiunto. Con questa legge, da noi definita “imbrogliona”, espropriamo di fatto i cittadini italiani del potere di esercitare il loro diritto, peraltro sancito dalla Costituzione, di scegliere i propri rappresentati in Parlamento e, così facendo, stiamo dando un colpo incredibile ad uno dei punti cardine della nostra democrazia che è il sistema elettorale. Questo sistema misto assegna alla Camera, con un unico voto espresso dall'elettore, 231 seggi, più uno della Valle d'Aosta, e 109 seggi al Senato, più uno della Valle d'Aosta e sei del Trentino-Alto Adige, nei collegi uninominali col sistema maggioritario e passa il candidato più votato. I restanti seggi verranno assegnati nell'ambito dei collegi plurinominali in modo proporzionale tra le liste e le coalizioni una volta superato lo sbarramento. Quindi, risulteranno eletti, nei limiti dei seggi di cui ogni lista avrà diritto, i candidati secondo l'ordine di presentazione. È un meccanismo complesso, per cui ci sembrerebbe fondamentale che il Governo valuti gli aspetti applicativi della legge per poter assumere iniziative, anche normative, per cui ogni elettore possa scegliere, in modo consapevole, i futuri parlamentari tramite il doppio voto da esprimere sull'unica scheda, scegliendo così, con il primo voto, il candidato nel collegio uninominale e con il secondo la lista.
PRESIDENTE. La deputata Ricciatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/114.
LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente. È un po' triste, all'interno di quest'Aula, doversi appellare a un ordine del giorno per chiedere il riconoscimento di un articolo della Costituzione. Nel dettaglio, vorrei parlare dell'articolo 51 della Costituzione, un articolo che almeno sulla carta o almeno nei programmi elettorali dovrebbe essere caro a tante colleghe e colleghi, perché parliamo della rappresentanza di genere. Signora Presidente, è ancora più triste che nell'anno 2017 siamo costrette a presentare degli ordini del giorno per dire, in soldoni, che noi tutto sommato non ci fidiamo più di tanto della politica e dei futuri capibastone che saranno chiamati a comporre delle liste di nominati.
PRESIDENTE. Il deputato Capodicasa non c'è, allora andiamo avanti, si intende che abbia rinunciato a illustrare il suo ordine del giorno.
MICHELE PIRAS. Grazie Presidente. Noi abbiamo già detto in questi giorni, in queste settimane, in quest'Aula, nelle pubbliche piazze, sui giornali, nei sui cosa ne pensiamo di questa legge. Abbiamo detto le ragioni che ci spingono a un giudizio profondamente negativo. Ne vorrei ricordare una perché penso che sia quella che effettivamente in questi anni ha scavato di più nel senso comune della popolazione italiana, ha generato una distanza crescente fra la rappresentanza democratica e i cittadini, il sentire comune di questo Paese. Ed è quella che qui viene riprodotta, così come è stata in tutti questi anni di Porcellum, ovvero l'effettiva impossibilità da parte degli elettori di scegliere liberamente il proprio candidato. Questo vale per i listini plurinominali, vale anche nei collegi uninominali, cioè prendere o lasciare la lista che ti viene presentata, i nomi che vengono stampati sulla scheda. Questa era la caratteristica fondamentale del Porcellum.
PRESIDENTE. Il deputato Franco Bordo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/118.
FRANCO BORDO. Grazie Presidente. È veramente avvilente per un parlamentare dalla Repubblica potere intervenire su una materia come la legge elettorale esclusivamente con lo strumento di un ordine del giorno a fine esame del provvedimento.
PRESIDENTE. La deputata Cimbro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/119.
ELEONORA CIMBRO. Grazie, signora Presidente. Grazie colleghi, con questo ordine del giorno si chiede sostanzialmente di inserire l'equilibrio di genere previsto a livello regionale per l'elezione al Senato anche nella disciplina inerente l'elezione della Camera dei deputati. Non si capisce infatti perché tale equilibrio, stabilito nella misura del 60 e del 40 per cento rispettivamente, sia garantito a livello regionale per il Senato e non invece a livello nazionale per l'elezione dei deputati della Camera.
ELEONORA CIMBRO. …che si debba fare ancora molto di più, e quindi cerchiamo, attraverso l'accoglimento dell'ordine del giorno, di fare dei passi in avanti, visto che, purtroppo, nel lavoro che è stato fatto nelle Commissioni e nel dibattito negato nell'Aula in questi giorni, non è stato possibile inserire anche questo aspetto, che avrebbe sicuramente migliorato la norma.
PRESIDENTE. La deputata Nicchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/120.
MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. L'ordine del giorno chiede al Governo che si tenga conto di una serie di criteri che vengono indicati per ottenere un sistema più equilibrato nella determinazione dei collegi plurinominali all'interno delle circoscrizioni per ciò che riguarda l'elezione della Camera e del Senato. Ci auguriamo, speriamo, che questi criteri, che noi abbiamo indicato, che riteniamo più equilibrati, vengano accolti, che venga accolto almeno questo pannicello caldo, dopo che, in questi giorni, abbiamo assistito ad una spoliazione del Parlamento, della Camera dei deputati, delle sue prerogative.
PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/121.
FILIBERTO ZARATTI. Grazie, signora Presidente. Questa XVII legislatura passerà agli annali - non dico alla storia, sarebbe troppo grande come termine - per il fatto che ha avuto ben quattro leggi elettorali. La prima è quella con cui siamo stati eletti, la seconda, l'Italicum, che doveva cambiare il mondo e che doveva essere presa ad esempio in tutta Europa, la terza è quella che è uscita dalla Corte costituzionale e la quarta è quella che forse si approverà nella giornata odierna. Quindi, davvero un record. La cosa bizzarra è che in tutta questa discussione di leggi elettorali non si è mai pensato di inserire una norma fondamentale ed importante, io credo, come quella della regolazione del conflitto di interessi.
PRESIDENTE. Il deputato Zoggia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/122.
DAVIDE ZOGGIA. Grazie, signora Presidente. Devo essere sincero: non pensavo di dover fare l'intervento e di presentare l'ordine del giorno in quanto ritenevo che nell'approvazione di una nuova legge elettorale, peraltro non condivisa da noi, tuttavia vi fosse la necessità di inserire una nuova strumentazione, una nuova modalità di interloquire con il popolo italiano soprattutto per una materia così delicata come è la legge elettorale. Ovviamente non scopriamo nulla di nuovo: ci sono altri Paesi europei e non solo europei che hanno già sperimentato il voto elettronico e dobbiamo dire che sia in termini di funzionalità sia in termini di correttezza non ci sono problemi, anzi si riscontra velocità nella esposizione dei dati e soprattutto non è necessario un marchingegno burocratico-amministrativo molto complicato. Cito un aspetto per tutti: in Italia per le elezioni politiche e non solo quelle politiche le scuole rimangono chiuse alcuni giorni provocando ovviamente preoccupazioni nelle famiglie italiane. Quindi, mi sembrava e mi sembra un ordine del giorno di assoluto buonsenso che va nella direzione anche di provare a recuperare il tasso di astensionismo che nel nostro Paese sta diventando indubbiamente molto preoccupante. Le ultime elezioni amministrative e regionali, anche in regioni dove il voto è molto consolidato e molto partecipato come l'Emilia Romagna, dimostrano che c'è una disaffezione da parte degli elettori italiani. Ovviamente, favorire la possibilità di esprimere il proprio voto attraverso meccanismi di automazione e meccanismi elettronici potrebbe portare soprattutto le giovani generazioni ad esercitare in maniera più assidua gli obblighi che sono imposti dal voto e, quindi, si potrebbe senz'altro iniziare un percorso sperimentale anche partendo dalle scuole per poi arrivare al perfezionamento del voto elettronico nel corso degli anni. Per non sottacere poi i problemi che riguardano il voto all'estero, questione molto dibattuta anche oggi in quest'Aula. Ci sono 4 milioni di italiani all'estero che votano esclusivamente per i candidati che stanno all'estero, anche se oggi è stata approvata una norma molto contraddittoria e molto discussa. Potremmo far partecipare i cittadini italiani e anche gli italiani residenti all'estero non soltanto alle elezioni politiche ma potremmo farli partecipare anche a referendum consultivi importanti per sentire l'opinione che hanno su alcuni temi. Ne cito uno per tutti che riguarda il nostro Paese: un tema molto dibattuto è, ad esempio, la vicenda del ponte sullo Stretto di Messina. Non ritengo possa essere una decisione che viene assunta esclusivamente dalla politica o da un Governo ma deve vedere la partecipazione attiva da parte dei cittadini siciliani e non solo. Credo che debba esserci un coinvolgimento molto più ampio. Ma avremmo potuto chiedere il parere ai cittadini italiani anche su altri temi: ad esempio, su alcuni temi molto scottanti e che non hanno trovato unanimità di pensiero da parte dei cittadini e degli elettori italiani come i temi del lavoro - pensiamo all'articolo 18 - o i temi della scuola - pensiamo alla buona scuola.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Nell'ordine del giorno in esame impegniamo il Governo ad uniformare l'elettorato passivo alla Camera e al Senato. Sappiamo oggi che, per potersi candidare, alla Camera bisogna avere compiuto come minimo venticinque anni e al Senato quaranta anni. Tale previsione disomogenea probabilmente, anche se andrebbero fatti approfondimenti anche di carattere storico, è fondata su ragioni che probabilmente sono venute meno ed è per questo che proponiamo l'omogeneizzazione dell'età. È chiaro che uno dei motivi per cui riteniamo possibile nel contesto attuale tale previsione di uniformare l'età dell'elettorato passivo è data dal fatto che nel Senato, dove sono rappresentati principalmente i territori, non c'è la possibilità da parte degli 40 di rappresentare le istanze dei territori. Ora, lungi da me ovviamente affermare che chi è più giovane ha qualcosa in più da dare nelle istituzioni, anzi ritengo che l'esperienza comunque sia un valore aggiunto ma è indubbio anche che la dinamicità di chi ha un'età giovane possa contribuire positivamente alla formulazione delle proposte di legge e degli impegni al Governo. Lo abbiamo visto anche nel lavoro di questi anni durante la legislatura in corso caratterizzata da molti giovani che sono entrati in Parlamento in molti schieramenti differenti. Abbiamo visto come i lavori parlamentari si siano a volte dinamizzati positivamente grazie a tale apporto: esclusivamente alla Camera questo fenomeno è stato riscontrabile. Al Senato, che sostanzialmente è chiaro a tutti che è la palude dove si vanno ad inabissare molti provvedimenti, invece tale dinamicità è venuta a mancare non solo per ragioni politiche, perché c'è una maggioranza differente rispetto a quella della Camera, ma anche per ragioni probabilmente generazionali. Ora il dato ovviamente non si può generalizzare, come ho detto prima. Non è una questione che si può semplificare così: è una questione certamente più complessa e le ragioni, per cui le età dell'elettorato passivo furono stabilite nel modo in cui sono ad oggi, quindi venticinque e quarant'anni, erano storiche ma probabilmente vi erano anche ulteriori ragioni. Oggi tuttavia riteniamo che sia il momento proprio per dare un segnale alle nuove generazioni affinché possano partecipare attivamente all'elezione di entrambi i rami del Parlamento. Oggi riteniamo che, nel contesto mutato, sempre più dinamico, dove è necessaria anche una certa energia per stare sul pezzo quotidianamente sui problemi del giorno, possa essere vantaggioso, per l'istituzione nel suo complesso, inserire, accogliere nuove energie anche al Senato. Per tale motivo, proponiamo al Governo e all'Aula l'ordine del giorno in oggetto, ritenendolo comunque una proposta che va proprio nel solco di innovare, di rendere le istituzioni sempre più vicine, vicine ai cittadini e vicine, soprattutto, alle nuove generazioni, che, poi, comunque, prima o poi, diventeranno classe dirigente di questo Paese. Mi auguro che il Governo, in particolare, possa cambiare il proprio parere e l'Aula votare a favore.
PRESIDENTE. La deputata Bossa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n 9/2352-AR/124.
LUISA BOSSA. Signora Presidente, nell'Italia dei paradossi, che ad ogni elezione lotta contro il fenomeno dell'astensionismo, c'è chi, andando controcorrente, vorrebbe disperatamente votare, ma non può farlo; c'è una città galleggiante, italiana, totalmente italiana, quasi grande come Savona, in cui il diritto di voto è solo sulla carta. Sono i marittimi, signora Presidente, i cosiddetti imbarcati, intorno a 50.000 connazionali, che, durante le elezioni, si trovano per lavoro su una nave. Sono italiani in patria, sì, perché, come tutti sanno, le navi che battono bandiera italiana sono riconosciute internazionalmente come territorio italiano, ma questi marittimi non possono votare. La Polonia, l'Estonia, il Belgio, che non ha una tradizione marinaresca, hanno già dato questa possibilità ai marittimi. Per esempio, i militari impegnati in missioni all'estero votano; il comandante della nave, come tutti sanno, è un ufficiale di stato civile, potrebbe essere il presidente di seggio e i marittimi potrebbero votare col voto elettronico a bordo. Perché non si fa, signora Presidente? Io non so darmi una risposta; ecco il motivo dell'ordine del giorno che spero sarà accettato. Noi chiediamo un impegno al Governo in questo senso; Governo che o dimentica veramente questi suoi connazionali o finge di non ricordare .
PRESIDENTE. Il deputato Folino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n 9/2352-AR/127.
VINCENZO FOLINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor del Governo, l'ordine del giorno n 9/2352-AR/127 si riferisce all'articolo 3 del provvedimento che attribuisce al Governo la delega per la determinazione dei collegi uninominali e dei collegi plurinominali per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, prevedendo che tale delega debba essere esercitata entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge e prevedendo che le competenti Commissioni parlamentari siano chiamate ad esprimere il proprio parere sullo schema di decreto legislativo predisposto dal Governo nel termine di quindici giorni dal deposito dello stesso. Orbene, la designazione dei collegi elettorali è un'attività estremamente tecnica che deve essere svolta in maniera adeguata e, soprattutto, in un arco temporale sufficiente a scongiurare errori nella delineazione dei collegi che, a loro volta, potrebbero produrre effetti sull'esito del voto.
PRESIDENTE. Il deputato Fontanelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/128.
PAOLO FONTANELLI. Grazie, Presidente. L'ordine del giorno che intendo richiamare riguarda l'articolo 4 del provvedimento, quello che prevede disposizioni inerenti al tema della trasparenza, trasparenza per i partiti, i movimenti, i gruppi politici che presentano le liste. Ora, io penso che questa parola “trasparenza” sia una delle chiavi fondamentali su cui agire per recuperare un rapporto di credibilità e di fiducia tra i cittadini e la politica, tra i cittadini e le istituzioni. Ovviamente, nel passaggio elettorale e nella formazione delle liste, la trasparenza attraverso cui avviene questo processo e questo percorso è un fattore fondamentale. Ecco, io penso che risolvere questo tema, questa grande questione, solo attraverso, come è scritto, il deposito del contrassegno, lo statuto, un programma generico, senza prevedere disposizioni più concrete reali e diffuse, questa questione non trova una risposta.
PRESIDENTE. Il deputato Formisano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/129.
ANIELLO FORMISANO. Signora Presidente, anche questo ordine del giorno è conseguenza, come tanti altri, dell'alterazione funzionale del processo legislativo. È il Parlamento che legifera che chiede al Governo di intervenire: questa è la condizione nella quale siamo stati messi per volontà di questo Governo; e quindi, come tanti altri, noi con questo ordine del giorno faremo proposte che sono proprie della potestà legislativa e che devono essere filtrate attraverso tale strumento improprio.
PRESIDENTE. Il deputato Fossati ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/130.
FILIPPO FOSSATI. Questo ordine del giorno impegna il Governo a modificare quel punto della legge elettorale che disegna la tecnica del voto sulla scheda, quando si dice che il voto si esprime tracciando un segno sul contrassegno della lista prescelta, ed è espresso per tale lista e per il candidato uninominale ad essa collegato; ma se è tracciato un segno sul nome del candidato uninominale, il voto è espresso anche per la lista ad esso collegata e, nel caso di più liste collegate, il voto è ripartito tra le liste della coalizione in proporzione ai voti ottenuti nel collegio. È stato molto brillante il collega Bersani prima, a definire questo meccanismo come il meccanismo del “paghi uno e prendi tre”. A me è venuto in mente, per spiegare bene il senso dell'ordine del giorno, di illustrare un parallelismo: perché “paghi uno e prendi tre” spesso noi lo troviamo al supermercato, non è una novità; è una novità in sede elettorale.
PRESIDENTE. Il deputato Carlo Galli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2352-AR/131.
CARLO GALLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno n. 9/2352-AR/131, che illustro, impegna il Governo a valutare la portata degli effetti applicativi di alcune norme della legge che è in corso di approvazione, e precisamente dei commi 6, lettera 8 e 14, lettera dell'articolo 1, che prevedono l'obbligo di deposito dello statuto, ovvero di una dichiarazione, attestanti i requisiti di trasparenza da parte delle liste che partecipano alle elezioni politiche, a pena di un'eventuale ricusazione delle liste stesse; e del comma 10, lettera che detta disposizioni relative all'alternanza di genere in materia di candidature nei collegi uninominali e plurinominali. Poiché questi commi intervengono sui principi di cui agli articoli 48, 49, 51, 56 e 58 della Costituzione, noi chiediamo l'approvazione di questo ordine del giorno, nel quale ci facciamo carico di una preoccupazione generale: il fatto che questa norma elettorale, per quanto riguarda il merito e per quanto riguarda il metodo, pone gravi problemi probabilmente di costituzionalità, sicuramente di rispetto sostanziale dei fondamenti della democrazia liberale.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza e le ulteriori richieste di intervento relative agli ordini del giorno da parte di deputati appartenenti a tale gruppo sono state ritirate.
GIANPIERO BOCCI,. Presidente, seguo l'elenco che è stato depositato ufficialmente, quindi, per questione di operatività, citerò in ordine numerico e procederò per blocchi.
PRESIDENTE. Va bene. Cerchiamo di seguirli allora.
GIANPIERO BOCCI,. Allora, dall'ordine del giorno n. 9/2352-AR/1 all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/8, parere favorevole come raccomandazione.
PRESIDENTE. Come raccomandazione. Va bene.
GIANPIERO BOCCI,. Ordine del giorno Baldassarre n. 9/2352-AR/9, parere contrario. Ordini del giorno n. 9/2352-AR/10, n. 9/2352-AR/11, n. 9/2352-AR/12 e n. 9/2352-AR/13, parere favorevole come raccomandazione. Ordini del giorno n. 9/2352-AR/14 e n. 9/2352-AR/15, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/16, parere contrario. Dall'ordine del giorno n. 9/2352-AR/17 all'ordine del giorno n. 9/2352-AR/38…
PRESIDENTE. Scusi, sottosegretario Bocci, ma i deputati preferirebbero avere anche i nomi riferiti agli ordini del giorno.
GIANPIERO BOCCI,. Allora, ordini del giorno Agostinelli n. 9/2352-AR/17, Alberti n. 9/2352-AR/18, Baroni n. 9/2352-AR/19, Basilio n. 9/2352-AR/20, Battelli n. 9/2352-AR/21, Benedetti n. 9/2352-AR/22, Massimiliano Bernini n. 9/2352-AR/23, Paolo Bernini n. 9/2352-AR/24, Nicola Bianchi n. 9/2352-AR/25, Bonafede n. 9/2352-AR/26, Brescia n. 9/2352-AR/27, Brugnerotto n. 9/2352-AR/28, Businarolo n. 9/2352-AR/29, Busto n. 9/2352-AR/30, Cancelleri n. 9/2352-AR/31, Cariello n. 9/2352-AR/32, Cecconi n. 9/2352-AR/33, Dadone n. 9/2352-AR/34, Dieni n. 9/2352-AR/35, Cozzolino n. 9/2352-AR/36, D'Ambrosio n. 9/2352-AR/37 e Carinelli n. 9/2352-AR/38, parere favorevole come raccomandazione, a condizione che siano espunte le premesse.
PRESIDENTE. Cioè, su ognuno di questi ordini del giorno devono essere espunte le premesse.
GIANPIERO BOCCI,. Sì. Ordine del giorno Caso n. 9/2352-AR/39, parere Contrario. Ordini del giorno Chimienti n. 9/2352-AR/40, Ciprini n. 9/2352-AR/41, Colonnese n. 9/2352-AR/42 e Cominardi n. 9/2352-AR/43, parere favorevole come raccomandazione, ma anche in questo caso a condizione che siano espunte le premesse.
PRESIDENTE. Adesso cercheremo di andare avanti con ordine, perché il numero è consistente. L'ordine del giorno n. 9/2352-AR/1 Coppola è accolto come raccomandazione. Vado avanti. Ordine del giorno n. 9/2352-AR/2 Boccadutri, accolto come raccomandazione.
ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Chiedo un supplemento di riflessione su questo ordine del giorno, che garantisce l'assoluta parità di genere per i capilista, soprattutto rispetto a una legge che prevede la vergogna delle liste bloccate. Per cui inviterei tutti i colleghi e, innanzitutto il Governo, a cambiare parere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
LUISA BOSSA. Grazie. Chiedo al Governo di fare un'ulteriore riflessione su questo ordine del giorno. I marittimi devono votare come tutti, come vuole l'articolo 48 della Costituzione. Un ordine del giorno, sottosegretario, non si nega a nessuno, mi hanno insegnato quando sono entrata in quest'Aula. Credo che questo ordine del giorno, se venisse bocciato - lo dico a tutti i colleghi - potrebbe negare ai lavoratori del mare la possibilità di continuare a sperare, direi, anzi, a sognare .
GIANPIERO BOCCI,. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPIERO BOCCI,. Presidente, il parere è favorevole .
PRESIDENTE. D'accordo, grazie. Il parere è favorevole, quindi andiamo oltre.
DELIA MURER. Grazie, Presidente. Con l'ordine del giorno in esame ci richiamiamo all'articolo 51 della Costituzione. Il provvedimento è poco democratico. All'apparenza potrebbe essere un testo che viene incontro alla parità di genere, con il 60 per cento e il 40 per cento, ma siamo preoccupati per due questioni: le candidature plurime non ci dicono, non ci danno certezza del rispetto del 60 per cento e del 40 per cento nei collegi proporzionali e, per quanto riguarda i collegi uninominali, siamo preoccupati per un'elezione che avviene a livello nazionale e non di circoscrizione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Non accetto la raccomandazione; l'avrei fatto in un altro contesto, ma gli ordini del giorno, in questa seduta, purtroppo, non svolgono una funzione ordinaria. Come è stato già detto durante la discussione, gli ordini del giorno ci servono per poterci togliere il bavaglio che ci è stato messo sulla legge elettorale, con 3 voti di fiducia su tre articoli fondamentali. Allora, il mio ordine del giorno serve a dire come, per l'ennesima volta, il Governo guidato dal Partito Democratico ha prodotto danni gravissimi alla democrazia costituzionale del nostro Paese, ha segnato profondamente, sul piano morale e politico, la democrazia costituzionale del nostro Paese e ha costituito dei precedenti gravissimi. Ha costruito una prassi in base alla quale le regole del gioco non si cambiano più insieme, si cambiano a colpi di maggioranza, anzi, due volte su tre, a colpi di fiducia e questa, ovviamente, è una regressione molto preoccupante. Allora, l'ordine del giorno ci consente di poterci esprimere, come singoli parlamentari, su un passaggio che avrebbe dovuto vedere ciascuno di noi come protagonista e, invece, non è stato così.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
MARA MUCCI. Chiedo di approvarlo così com'è, perché già contiene una valutazione di opportunità e dato che le modalità digitali andranno sperimentate per le prossime politiche, sperimentarle anche per le consultazioni referendarie mi sembra conseguente.
PRESIDENTE. Quindi accetta? No, lo vuole in votazione.
GIANPIERO BOCCI,. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPIERO BOCCI,. Presidente, il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Bene, allora andiamo avanti.
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, Governo, onorevoli colleghi, è davvero arrivato il momento che le forze responsabili del Parlamento consegnino al Paese una nuova legge elettorale: a pochi mesi dalla fine della legislatura, infatti, non si può fallire un obiettivo così importante per la democrazia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi Turco. Ne ha facoltà.
TANCREDI TURCO. Presidente, oggi state dando uno schiaffo in faccia agli italiani che ancora aspettano dalla politica risposte ai loro problemi, primi fra tutti i giovani e quei 13 milioni di poveri che cercano di sopravvivere in questo Paese. E non pensiate che questo modo di procedere faccia aumentare la passione politica dei cittadini: anzi! O forse è proprio questo il vostro disegno: allontanare il più possibile i cittadini dal voto, far crescere l'astensionismo, in modo che gli eletti siano determinati solo da chi sa spostare i pacchetti di voti e non dall'intera cittadinanza. E così il prossimo Governo sarà il frutto di un'accozzaglia di partiti che dovranno rispondere a chi muove i pacchetti di voti e alle ; peccato che ciò si ripercuoterà su tutti quei cittadini che non hanno santi in paradiso, e che desidererebbero solo l'approvazione di leggi eque che li aiutino a vivere decentemente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Plangger. Ne ha facoltà.
ALBRECHT PLANGGER. Signora Presidente, i deputati della SVP e delle minoranze linguistiche voteranno a favore di questa legge elettorale. La riforma corrisponde a due obiettivi essenziali indicati dal Capo dello Stato: introdurre un sistema omogeneo per la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica e farlo sulla base di un largo consenso con le forze politiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Presidente, membri del Governo, certamente tre fiducie per una sola legge sono veramente troppe, ed esprimono il basso livello di ognuna di queste fiducie, confermano il fatto che qui dentro ognuno si fida poco degli altri. E forse il livello di sfiducia è maggiore nel partito di maggioranza all'interno dello stesso partito, piuttosto che, com'è naturale, tra le diverse componenti della maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Distaso. Ne ha facoltà.
ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. Come componente Direzione Italia, sin dall'inizio, abbiamo condiviso l'impostazione che il Parlamento dovesse darsi una legge elettorale: il rischio, infatti, era che ci trovassimo ad andare al voto con una sentenza, in parte, riformata dalla Corte Costituzionale, che, magari, avrebbe subito un intervento dall'alto del Presidente della Repubblica per armonizzarla tra le due Camere. Il Parlamento non poteva sottrarsi al dovere di legiferare in materia elettorale, ma oggi vorrei sottolineare che non stiamo facendo solo una legge per stabilire le regole elettorali.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, conteniamo l'entusiasmo.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Io non tornerò sul tema della fiducia che, come ha già avuto modo di dire il nostro capo della componente, Giovanni Monchiero, è stata una scelta che avremmo preferito evitare e sul fatto che si tratta di una scelta evidentemente rischiosa in un momento del genere anche per il Governo. Però va detto anche che su questa legge tutti noi sappiamo che ogni voto su uno degli emendamenti importanti sarebbe stato un voto finale, nel senso che su temi come le preferenze, piuttosto che il voto disgiunto, un voto in sé di approvazione di un emendamento avrebbe significato la fine della legge, esattamente come è avvenuto con il “tedesco” e il voto finale andrà a voto segreto. Per cui chi coraggiosamente non vuole dire come voterà su questa legge avrà l'occasione per farlo. E qui non mi stancherò mai di ripetere che la possibilità del voto segreto in materia elettorale è assurda, perché non ha nessun senso che qualcuno vada in giro a rendere dichiarazioni, magari ad uscire sui giornali dicendo che sarà leale con il partito e con la linea adottata dal suo partito, per poi nascondersi e votare diversamente. Il voto segreto serve per i voti di coscienza: definire il voto per la poltrona un voto di coscienza mi sembra eccessivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Fratelli d'Italia, come abbiamo ampiamente annunciato in questi giorni, voterà convintamente “no” sulla proposta di modifica del sistema elettorale che si sta proponendo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dellai. Ne ha facoltà.
LORENZO DELLAI. Grazie, signora Presidente. Il nostro gruppo voterà sulla base della piena consapevolezza che il futuro del Paese è condizionato in modo drammatico dal fallimento di tutti i tentativi di riforma del suo assetto istituzionale e politico. Si tratta di un fallimento che arriva da lontano e i suoi risvolti finali si sono manifestati con grave evidenza anche nella presente legislatura, che pure su questo terreno aveva identificato il suo principale scopo. Dobbiamo tornare con la memoria ai primi coraggiosi tentativi di adeguare le nostre fragili istituzioni democratiche compiuti da Aldo Moro e da Roberto Ruffilli. Essi avvertivano la debolezza formale e sostanziale che corrode già dalla fine degli anni Settanta le mura portanti della casa comune. Avvertivano prima di tutto che le prospettive di futuro delle singole persone e delle componenti sociali del nostro Paese non avrebbero potuto dispiegarsi nel mondo nuovo che si stava preparando senza che il vincolo di rappresentanza e di solidarietà tra popolo e istituzioni pubbliche fosse rinnovato e rigenerato. Per questo il loro tentativo non era ispirato ad aride congetture di ingegneria istituzionale, ma ad una visione profondamente morale e pienamente politica. Non ci riuscirono e pagarono entrambi con la vita la generosa lungimiranza del loro tentativo. Da lì in poi ci siamo confusamente aggrappati alle illusioni che si sono via via succedute, fino all'ultima, quella della cosiddetta Seconda Repubblica, che ancora aleggia col suo portato di semplificazione e di banalizzazione. Come i babilonesi abbiamo pensato di costruire la torre verso il cielo senza badare alla solidità delle sue fondamenta e senza la trama di un disegno compiuto. E così siamo tornati al punto di partenza e del resto non è un caso che tutti gli osservatori esterni ritengano prevalente per l'Italia il rischio della tenuta politica ed istituzionale rispetto a quello economico e finanziario. Nessuno può immaginare che il Paese possa andare avanti come comunità civile e consolidare la sua stessa economia, nonostante, o a prescindere, dalla buona salute delle istituzioni pubbliche e della politica. L'interdipendenza tra i sistemi a livello europeo e globale da un lato, e lo scollamento che avanza pericolosamente dentro il corpo sociale, e tra esso e le istituzioni dall'altro, non permettono più di affidarsi ad una simile suggestione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parisi. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Presidente, onorevoli colleghi, la legge che stiamo per votare non ci soddisfa pienamente, non è la legge che avremmo voluto, ma forse questa è la cifra di questo momento storico. È la legge del possibile nella situazione data; e, tuttavia, rappresenta un passo avanti significativo, che eviterà ad una delle più grandi democrazie del mondo, la nostra, di votare con una legge elettorale incoerente, disomogenea, irrazionale, e dunque inapplicabile, ancorché scritta dai giudici della Consulta. Andremo a realizzare un sistema misto, in parte proporzionale e in parte maggioritario, con sufficienti garanzie di omogeneità fra Camera e Senato, e non è un nel mondo, come è stato detto, poi ne parleremo. La governabilità, è vero, non è assicurata, e tuttavia la legge consente almeno di provarci. Con il Mattarellum, un sistema simile a questo, anche se a proporzioni invertite, nel 1994 il centrodestra ha vinto il 63 per cento dei collegi, nel 1996 il centrosinistra ne ha conquistati il 55 per cento, nel 2001 di nuovo il centrodestra il 60 per cento, e in Germania, poche settimane fa, la signora Merkel, con il 33 per cento dei voti, si è aggiudicata il 77 per cento dei collegi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon. Ne ha facoltà.
GIULIO MARCON. Grazie, signora Presidente. Signore e signori del Governo, colleghe e colleghi, il gruppo di Sinistra Italiana-Possibile voterà contro il testo unificato di legge elettorale proposto. Abbiamo provato in questi giorni a cambiarlo anche insieme e in collaborazione con i colleghi di Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista ma abbiamo solo avuto porte sbattute in faccia. Ebbene, signora Presidente, la legislatura in corso si sta chiudendo con l'ennesimo - speriamo sia l'ultimo - atto brutale, prepotente e arrogante della maggioranza di Governo e del Partito Democratico e lo si fa sulla legge elettorale: l'atto più importante di una democrazia parlamentare dove si fissano le regole del gioco con una intollerabile arroganza, in spregio all'articolo 72 della Costituzione. Lo ricordava il collega Nicola Fratoianni: quando Gentiloni si è presentato alle Camere molti mesi fa per avere la fiducia disse solennemente: il Governo si augura che le Camere approvino la legge elettorale ma il Governo non avrà un ruolo da protagonista. È vero. Infatti non ha avuto un ruolo da protagonista: ha avuto un ruolo di esecutore, di comprimario del patto tra Berlusconi e Renzi, di quel Matteo Renzi che in un del 2014 scrisse che le regole si scrivono tutti insieme se possibile e che farle a colpi di maggioranza è uno stile che abbiamo sempre contestato. Lasciamo perdere lo stile che non è proprio il pezzo forte dell'uomo ma Renzi ha ragione: lui non fa le regole a colpi di maggioranza, le fa con Berlusconi o, meglio, le fa con la maggioranza a cui spera di dar vita nella prossima legislatura, con quella Forza Italia che definiva fascismo la fiducia messa sull'Italicum, mentre oggi quatta quatta esce dall'Aula redenta da Renzi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cristian Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, siamo finalmente giunti alle dichiarazioni di voto finale su una legge che per noi è importante, fondamentale e dovrebbe essere importante per tutti i gruppi parlamentari, la legge elettorale, vale a dire uno strumento, come è nei restanti Paesi democratici, attraverso il quale i cittadini decidono a chi affidare, per i futuri 4 o 5 anni, dipende dai sistemi, le sorti del Governo e, quindi, una parte importante della loro vita.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CRISTIAN INVERNIZZI. Mi avvio alla conclusione. Cosa voteranno, come mi auguro, se passa questa legge a marzo al massimo gli italiani. Le campagne elettorali non sono inutili, nulla è scritto: noi avremo come forze politiche, come coalizioni la possibilità di far campagna elettorale e di chiedere ai cittadini, per la prima volta dopo tanto tempo, quanto meno negli ultimi cinque anni, un voto su programmi, un voto su visioni differenti. A quel punto ci sarà la volontà politica di chi siederà in questo Parlamento!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, noi voteremo sì a questa legge elettorale, e voteremo sì per tre motivi. Il primo lo ritroviamo - ed è il primo motivo che riteniamo molto importante - in alcune parole di un grande statista, di un grande politico, di un grande uomo, che ha segnato la svolta in questo Paese. Qui purtroppo questo statista, questo uomo, questo grande politico è stato citato per la legge elettorale del 1953: Alcide De Gasperi ha più volte richiamato questo Parlamento e il popolo italiano alla politica e al significato della politica. La politica vuol dire realizzare. La politica si misura sulla sua capacità di realizzazione rispetto ai compiti che gli sono affidati; e il primo compito per un Parlamento, cui spetta di fare le leggi, è quello di realizzare, di fare una delle leggi più importanti che spetta al Parlamento, non alla Corte costituzionale che interviene sulla costituzionalità di una legge: che è la legge elettorale, che è lo strumento attraverso cui i cittadini, gli elettori esprimono il loro modo di decidere la rappresentanza, il Governo di un Paese. Si chiama democrazia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Speranza. Ne ha facoltà.
ROBERTO SPERANZA. Presidente, onorevoli colleghi, proverò a offrire le mie riflessioni a quest'Aula, prima che da uomo di parte e da rappresentante del movimento Articolo 1, da parlamentare della Repubblica, provando ad interpretare il senso dell'articolo 67 della Costituzione, che dice che ogni parlamentare della Repubblica rappresenta la nazione.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ROBERTO SPERANZA. …le piacerà: il premio Nobel per la pace nel 2003, una donna musulmana, Shirin Ebadi, che parlando a un gruppo di studenti universitari di una grande capitale occidentale ha detto: “Guardate ragazzi - lo diceva a noi e io sento che quel messaggio è riferito a ciascuno di noi - la democrazia è come un fiore: bisogna prendersene cura tutti i giorni, ogni giorno”. Questo noi faremo e questo noi faremo con la questione democratica e con la lotta contro le diseguaglianze .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Renato Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Grazie. Signora Presidente, signori del Governo, colleghi, questa poteva e doveva essere una legislatura costituente e invece è stata una legislatura fallimentare. Questa XVII legislatura ha ancora una possibilità di riscatto che è quella di approvare nelle Aule parlamentari una legge, la legge fondamentale per la vita della democrazia, la legge elettorale. Dopo un momento fortemente divisivo, che è stato il momento del referendum del 4 dicembre che ha diviso la politica e che ha diviso il Paese su un tema fondante anche in quel caso, cioè la riforma costituzionale, serviva e serve un momento di ricomposizione, vorrei dire di pacificazione, e il fatto di tentare di realizzare questo momento di pacificazione in Parlamento per noi è sempre stato un obiettivo fondante della nostra azione politica. Noi vogliamo la legge elettorale fatta in Parlamento, fatta in Parlamento, come ha sempre detto il Presidente della Repubblica, e con il massimo consenso possibile, fatta in Parlamento non contro qualcuno ma per trovare il giusto compromesso tra tutte le esigenze.
RENATO BRUNETTA. Era un momento fondante quello di trasformare i voti in seggi dopo sei anni di parentesi della democrazia nel nostro Paese. Ricordiamo tutti quell'estate-autunno del 2011; ricordiamo tutti quel colpo di Stato che spazzò via un Governo legittimamente eletto nel 2008 non con pochi decimali di scarto ma con oltre il 47 per cento dei voti . Ce lo ricordiamo tutti quel 2011, quel colpo di Stato del 2011, esterno e interno al nostro Paese, quando fu imposto un Governo tecnico e ci ricordiamo tutti quel Governo tecnico. Come ci ricordiamo tutti, e mi rivolgo sempre all'amico Bersani, le elezioni del 2013, che diedero origine a un nulla di fatto; nessuno vinse. Non bastò quello 0,37 per cento. E lo dico agli amici di sinistra: quando si presentarono in coalizione, presero il premio di maggioranza e, subito dopo aver incassato il premio di maggioranza, si divisero anche allora, salvo tenersi il premio di coalizione: 130 più 18, 148 seggi. Quei 148 seggi, signora Presidente, lo ricordo a me stesso e lo ricordo agli amici della sinistra, dichiarati poi, nella sentenza del 2014, incostituzionali, illegittimi, perché fu dichiarato illegittimo quel tipo di premio di maggioranza. Quella sentenza della Corte del 2014 condizionò evidentemente tutta la legislatura. Ricordo i tentativi di Bersani di fare un Governo con il MoVimento 5 Stelle, tentativi finiti male, sempre tutti interni alla sinistra, ma non evidentemente nell'interesse del Paese. Ricordo il 2014, ricordo l'estromissione del Presidente Berlusconi dal Parlamento, questa violenza. Ricordo a sua volta l'estromissione dal Parlamento del Presidente Letta ad opera di chi aveva vinto le primarie del partito, sempre, amico Bersani. Fu fatto fuori un Governo votato sulla base di mutamenti interni di un partito che alle elezioni non era stato neanche il primo partito nel Paese, perché il primo partito del Paese era stato il MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.
LUIGI DI MAIO. La ringrazio, Presidente. Io voglio iniziare con un grazie, grazie alle persone che in queste ore stanno seguendo ciò che sta accadendo dentro quest'Aula . Sono le migliaia di persone che sono qua fuori, a pochi metri da noi, e che tra ieri e oggi hanno risposto al nostro appello e sono accorse a Roma .
LUIGI DI MAIO. Credo di avere ancora il diritto di parlare in questa Aula, tra un po' ci toglierete il diritto di voto, ma almeno il diritto di parlare ce l'ho ancora . E sono tutti gli italiani che ci stanno seguendo in diretta, tutti loro, non importa se del movimento o no, che hanno a cuore la stessa cosa: la nostra democrazia. Queste persone le ringraziamo perché con loro al nostro fianco anche noi in questa battaglia siamo più forti e quando la vinceremo, perché la vinceremo, non sarà solo la nostra vittoria, ma sarà la vittoria di tutti loro, di tutte le persone che ci sostengono. Quello che sta accadendo qui dentro lo sapete: stanno imponendo al Paese una legge elettorale, che è materia cruciale per la nostra democrazia, calpestando ancora una volta le prerogative del Parlamento. È una storia già vista, ma vale la pena ricordare i precedenti perché lì c'è tutta la gravità di ciò che sta accadendo qui. Nel 1923 Mussolini mette la fiducia sulla legge Acerbo, il sistema elettorale che consegna il Paese ai fascisti; qui c'è qualcuno che ha detto “grande uomo”. Nel 1953 De Gasperi mette la fiducia sulla legge elettorale passata alla storia come legge truffa, la legge durò un anno e poi fu cancellata; voi in questi giorni vi siete paragonati a De Gasperi, ma in realtà così facendo avete paragonato la vostra legge a quella che la storia ha definito una truffa . Nel 2015 Matteo Renzi mette la fiducia sull'Italicum, sappiamo com'è andata a finire, gli italiani gli hanno bocciato la riforma costituzionale, la Consulta l'Italicum.
PRESIDENTE. Mi scusi, potrei chiedere ai colleghi di sedersi, perché altrimenti danno le spalle. È possibile? Sedetevi, per favore, colleghi Per favore, è possibile sedersi e non dare le spalle alla Presidenza?
LUIGI DI MAIO. Visti questi precedenti, fossi in voi starei in campana. Voi state approvando in maniera antidemocratica una legge incostituzionale e la sensazione è che non siate pienamente consapevoli del danno, del che provocate a questo Paese, perché la legge elettorale non è un sistema di regole per spartirsi le poltrone, è la legge che regola il funzionamento della nostra democrazia. Se la manometti e la svilisci, come state facendo, hai manomesso e svilito l'intero architrave su cui poggia il nostro sistema democratico e costituzionale. State lasciando in eredità all'Italia una nuova legge truffa e per questo la storia sicuramente non vi assolverà. Questa responsabilità ce l'ha il Governo Gentiloni, che aveva detto che non avrebbe posto la fiducia sulla legge elettorale, e invece lo ha fatto. Ce l'ha la maggioranza, ma anche l'opposizione che si rende complice di questo abuso, a partire dalla Lega di Matteo Salvini. Non so con quale pelo sullo stomaco e con che coraggio voi oggi stiate favorendo quei partiti che per anni avete fatto finta di contrastare, intestandovi battaglie che, oggi possiamo portare le prove, non erano le vostre . Oggi, ricordiamolo a tutti gli italiani, la Lega sta favorendo, con questa legge, al Governo quei partiti che hanno introdotto la legge Fornero, che hanno accettato a testa china il e il taglio delle nostre pensioni. State favorendo quella maggioranza che ha svenduto il nostro Paese, trasformandolo nel campo profughi d'Europa, cari leghisti. La vostra credibilità è pari a zero, zero !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Grazie, Presidente. Affronto, affrontiamo con grande rispetto questa discussione. È una discussione importante, che riguarda le nostre istituzioni, che riguarda il nostro Paese. Non siamo qui per un capriccio; siamo qui perché in questa legislatura siamo stati più volte tutti richiamati a fare la legge elettorale. Abbiamo cominciato questa legislatura dicendoci tutti che avremmo fatto la legge elettorale, lo abbiamo sentito nelle parole di due Presidenti della Repubblica che si sono insediati in questa legislatura, lo abbiamo sentito nelle bocche di tutti i segretari e di tutti i leader di partito. Questo non è stato possibile per diversi motivi, ma noi questo lo dobbiamo fare, lo dobbiamo fare prima della scadenza di questa legislatura. È un nostro dovere, non è una nostra scelta.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ETTORE ROSATO. Io rivendico il risultato di aver fatto una legge elettorale insieme, con una maggioranza ampia, tra avversari politici e non tra nemici. Mi permetta, Presidente, di chiudere perché questo è uno degli ultimi atti della legislatura: abbiamo altre cose importanti da approvare nelle prossime settimane ma andiamo verso la chiusura della legislatura per scadenza naturale, peraltro. Credo che noi abbiamo una responsabilità davanti agli italiani e la responsabilità è quella di non trasformare lo scontro politico in una guerra . Oggi qua fuori c'è stato un parlamentare che ha detto: lì dentro ci sono delle bestie. Questo non è accettabile ma lo dico senza rancore. Ripeto che lo dico senza rancore: non si rappresentano gli italiani con la guerra; si rappresentano gli italiani con lo spirito di servizio e noi lo spirito di servizio ce l'abbiamo messo tutto per fare questa legge elettorale
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Galgano. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Grazie, signora Presidente. Membri del Governo, cari colleghi, nelle discussioni di questi giorni sulla legge elettorale mi sono stati proposti molti motivi per votarla. Ad esempio è una legge che consente ai piccoli di partecipare; fa fare passi avanti sulla parità di genere, eccetera, eccetera. Tutto vero: in questo testo c'è stato un mirabile tentativo di dare buoni motivi a molti per apprezzarla, meno che agli elettori. Gli elettori non solo si troveranno le liste bloccate, scelte dalle segreterie di partito come nel Porcellum ma, anche dove potranno scegliere il candidato nell'uninominale, si troveranno d'ufficio elettori di tutti i partiti che lo sostengono: della serie voti uno e prendi cinque come al supermercato, una scelta surreale.
ADRIANA GALGANO. In questa votazione ci divideremo tra coloro che pensano che i parlamentari e il partito debbano essere scelti intenzionalmente dagli elettori…
PRESIDENTE. Grazie, grazie.
ADRIANA GALGANO. …e chi invece accetta che escano dagli alambicchi delle segreterie di partito. Buon voto, colleghi!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.