ANNA MARGHERITA MIOTTO, legge il processo verbale della seduta del 7 marzo 2014.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brunetta, Caparini, Casero, Chaouki, Cicchitto, Costa, D'Incà, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Ferranti, Fico, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Galan, Giachetti, Locatelli, Lorenzin, Lupi, Marazziti, Merlo, Migliore, Mogherini, Nicoletti, Orlando, Pannarale, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Realacci, Rigoni, Rughetti, Sani, Scagliusi, Scalfarotto, Schullian, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Vargiu, Velo, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,35.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge, d'iniziativa popolare; Cirielli; Pisicchio; Bersani ed altri; Francesco Saverio Romano; Migliore ed altri; Lenzi; Zampa e Marzano; Zampa e Ghizzoni; Martella; Francesco Sanna; Bobba ed altri; Giachetti ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Rigoni ed altri; Rigoni ed altri; Nicoletti ed altri; Martella ed altri; Vargiu; Burtone ed altri; Balduzzi ed altri; Laffranco ed altri; Vargiu; Toninelli ed altri; Porta ed altri; Zaccagnini ed altri; Valiante ed altri; Lauricella; Michele Bordo; Marco Meloni ed altri: Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il relatore, presidente della Commissione affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Signor Presidente, comunico che la necessità di approfondimento su temi molto sensibili, quelli che sono residuati al voto dell'Assemblea, rende indispensabile, per poter correttamente procedere a raccogliere il consenso dell'Aula, un corposo approfondimento da parte del Comitato dei nove in sinergica con quelli che poi saranno i pareri del Governo in Aula. E proprio per questa necessità di approfondimento, per lealtà nei confronti dell'Aula e per evitare lo stillicidio dei tempi, che certamente non fa onore a chi ha invece l'obbligo di giungere in Aula con un testo meditato, nell'ambito degli organismi a ciò preposti, chiedo che i lavori dell'Aula siano differiti al pomeriggio non prima delle 14,30. È una richiesta condivisa dai gruppi, e che in qualche modo, almeno ... Condivisa dai gruppi di maggioranza...
PRESIDENTE. Colleghi, lasciatelo finire.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Vi prego, se mi fate completare riesco ad essere anche più credibile. È una richiesta condivisa dai gruppi di maggioranza, comunque all'interno della Commissione, e che certamente comporterà un lavoro dell'Aula più snello allorquando questo lavoro sarà completato.
GIANCARLO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI. Signora Presidente, colleghi, credo che questa proposta sia da rigettare, perché su questo provvedimento tanto atteso dal Paese, come più volte è stato ribadito dai colleghi presidenti di gruppo di maggioranza, è stata dapprima chiesta l'urgenza, che ha di fatto precluso qualsiasi possibilità di discussione e di votazione in Commissione. Si è detto: il dibattito può svolgersi, naturalmente senza nessuna forma di trasparenza e di pubblicità, all'interno del Comitato dei nove. Più volte il Presidente del Consiglio ha dato delle scadenze che sembravano quasi degli ultimatum al Parlamento, in ragione di questa urgenza. Lei stessa ieri, in televisione, ha detto che entro oggi il provvedimento...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po’ di attenzione: non si riesce a seguire. Potete accomodarvi ai vostri posti, per favore ? Per favore, colleghi. Vi esorto a prendere posto, grazie. Vada avanti, onorevole Giorgetti.
GIANCARLO GIORGETTI. Lei stessa ha detto che il provvedimento, entro la giornata di oggi, poteva essere chiuso, almeno per quanto riguarda la Camera dei deputati.
Signora Presidente, noi abbiamo più volte chiesto un ritorno in Commissione, e l'abbiamo chiesto perché ritenevamo e riteniamo che, in quella sede, quei nodi che non sono stati sciolti, non in sede di Comitato dei nove – perché oggi il Comitato dei nove non si è neppure riunito ! – ma nelle sedi dove questo testo è stato scritto, e cioè non in Parlamento, non sono stati sciolti. Non è un problema né della maggioranza di Governo e neppure della maggioranza per le riforme: è un problema del Parlamento, a cui è stata negata la possibilità di discutere e di votare .
È per questo motivo che oggi questo ennesimo rinvio – che arriva dopo tre giorni di fermo dei lavori parlamentari, in cui questi nodi avrebbero potuto essere stati sciolti nelle sedi non parlamentari dove il testo è stato scritto – è una richiesta addirittura irriguardosa nei confronti del Parlamento, e anche nei suoi confronti, Presidente. Noi non possiamo accettarla !
È per questo motivo che noi adesso non chiediamo due ore di dilazione, perché tre giorni non sono bastati, e io temo che neppure due giorni possano bastare: noi chiediamo ora di votare, perché la legge elettorale si fa in Parlamento, col voto dei deputati, e non fuori di qui ! Perché soltanto questa è una proposta seria.
Per questo motivo, noi chiediamo di procedere con le votazioni e, se del caso, di rinnovare la richiesta di rinvio in Commissione.
Si tornerà qui soltanto quando il provvedimento sarà stato adeguatamente istruito come il Regolamento e il buonsenso consigliano
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pilozzi. Ne ha facoltà.
NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, volevo far notare all'Aula che ormai la discussione di questa legge sta proseguendo in una maniera indecente. Questa mattina, alle 9,45, era convocato il Comitato dei nove, che non ha potuto discutere di nulla. Siamo stati sequestrati dentro la Commissione in cui il presidente veniva a sprazzi e il Comitato dei nove non ha potuto discutere di nulla. Adesso si arriva qui e si chiede un ulteriore rinvio di due ore.
Io credo che, per cercare, Presidente, di approvare questa legge nel rispetto degli elettori, dei cittadini e dei parlamentari italiani, la maggioranza e il relatore dovrebbero usare il buon costume di rimandare la discussione in Commissione, dove non è stata assolutamente approfondita. Ed è veramente vergognoso che si venga qui in attesa che ci sia un accordo extraparlamentare e che la Camera dei deputati sia chiamata solo a ratificare accordi che si fanno in altra sede.
Credo che questa sia veramente una vergogna. E, quindi, mi rivolgo a tutti i colleghi: ovviamente noi siamo contrari, siamo pronti, come gruppi di opposizione, a votare da subito tutti gli emendamenti accantonati, altrimenti, se il Governo e la maggioranza – sia la maggioranza che sostiene il Governo sia la maggioranza che sta per approvare questa legge – non sono pronti, si torni in Commissione e si discuta.
Noi, Presidente, abbiamo accantonato praticamente metà legge. Non sappiamo da quanti deputati saranno formati i collegi, quanti saranno i collegi. Non sappiamo se ci saranno o meno le candidature multiple, non sappiamo se ci sarà il rispetto della parità di genere. Noi stiamo discutendo al buio. Fuori di qua si vuole fare un nuovo accordo, si vuole tornare qui alle 14,30 ed imporre all'Aula, con una forzatura e con una «muscolatura» che in realtà poi questa maggioranza non ha, un accordo raggiunto fuori da questo Parlamento.
Quindi, Presidente, noi siamo contrari e chiediamo il voto su questo rinvio, perché deve rimanere agli atti quello che sta avvenendo in questo Parlamento nella discussione della legge elettorale
PRESIDENTE. Colleghi, siccome ho diverse richieste di intervento, darò la parola ad un deputato per gruppo per un tempo limitato.
Ha chiesto di parlare il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signora Presidente, volevo rivolgere due domande, per il suo tramite, al presidente della Commissione.
La prima domanda attiene allo sviluppo di queste ultime giornate, perché tutto venerdì, tutto sabato e tutta domenica tutti gli organi di stampa, di informazione e di comunicazione non hanno fatto altro che ragionare sui punti ancora in discussione dell’ della legge di rinnovo del sistema parlamentare, quasi che fosse per davvero il problema più grave che attiene alle difficoltà economiche e finanziarie dell'Italia e degli italiani.
Ella stessa, signora Presidente, e il Presidente del Consiglio, tramite partecipazioni in trasmissioni televisive, avete avuto modo in questi giorni di esporre le vostre sensibilità sul tema.
Ora rimane da capire, in questi tre giorni in cui l'Italia si è fermata per dibattere sostanzialmente dell'iter parlamentare della legge per la modifica del sistema elettorale, che cosa abbia fatto quella che il presidente Sisto ha definito «maggioranza».
La seconda domanda è attinente esattamente a questa definizione. Il presidente Sisto ha detto che nella domanda di rinvio si sono riconosciute tutte le forze di maggioranza. Ora mi piacerebbe sapere quale sia il posizionamento del gruppo di Forza Italia, che non mi pare, in termini squisitamente politici, faccia parte del gruppo di maggioranza. Se, invece, stiamo parlando di maggioranze composite diverse – concludo, onorevole Presidente –, allora il tema è un altro.
Il tema è che, evidentemente, in questa fase, nulla conta il lavoro del Parlamento, bisogna attendere che qualcuno che non è parlamentare discuta al di fuori delle Aule parlamentari su quello che meglio gli aggrada e più gli sia comodo. Ma se così sono le cose, onorevole Presidente, allora non è qui che dobbiamo proseguire il ragionamento. Ci facciano sapere, il signor Renzi e il signor Berlusconi, quando, se e come trovano un'intesa e poi ce lo comunichino direttamente a domicilio.
ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ieri ho visto in televisione un'interessante trasmissione in cui il Presidente del Consiglio Matteo Renzi garantiva che questo provvedimento sarebbe stato approvato oggi in Aula. Oggi, al massimo domani. Allora io ho pensato: «Quindi, ci sarà un accordo. Quindi, si sarà lavorato. Quindi, ha funzionato un tentativo di facilitare il lavoro del Parlamento».
Arrivo qui e vedo che sono le ore 12 e i lavori parlamentari non sono cominciati. Il tempo del Parlamento è un capitale politico, perché ci sono tanti provvedimenti a cui sono interessati diversi settori della società italiana che giacciono in attesa di essere discussi.
Bene, e allora ? Come mai noi siamo incagliati su questo provvedimento ? Forse chi ha pensato di facilitare il lavoro del Parlamento ha presunto troppo da se stesso e gli accordi raggiunti poi non reggono alla prova dei fatti ? Forse è nata la convinzione di non riuscire a controllare l'Aula parlamentare ?
Allora, signor Presidente, per una volta facciamo a meno di queste mediazioni. Portiamo le questioni in Parlamento, lasciamo che il Parlamento parli e si esprima. O se, invece, risultasse che non è possibile, che non è il caso, io invito il presidente Sisto, persona di grande saggezza, a chiedere il rinvio in Commissione. Si rimandi il provvedimento in Commissione e quando in Commissione, non fuori dal Parlamento, sarà maturato l'accordo, vengano a portarcelo in Aula .
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per esprimere la posizione del mio gruppo, che è quella di acconsentire a questa sospensione, proprio per le motivazioni che molti colleghi hanno portato in quest'Aula, e cioè che questa è una legge importante, che bisogna che il Parlamento si esprima, che noi vogliamo approvare questa legge entro la giornata di domani.
Proprio queste motivazioni spingono ad aderire alla richiesta formulata dal presidente Sisto e dal Comitato dei nove, che è quella di riuscire a chiudere i nodi ancora aperti, perché, è vero, ci sono dei nodi ancora aperti. Del resto, su una legge così complessa, è normale che ciò avvenga e noi vogliamo che questi nodi vengano risolti nel modo migliore, in particolare su alcune questioni che stanno molto a cuore al nostro gruppo.
Quindi, riteniamo che la sede più opportuna sia quella del Comitato dei nove, per arrivare poi in Aula con un parere espresso in maniera chiara dal Governo e dal relatore su questioni che hanno attinenza con la democrazia in questo Paese.
DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Signor Presidente, noi riteniamo, invece, che il luogo preposto per discutere dei perché questa riforma elettorale non vada avanti e, a ogni piè sospinto, si blocchi e si chiedano rinvii, non sia certamente quest'Aula, ma la Conferenza dei capigruppo, dove lei, Presidente, dovrebbe e dovrà chiedere agli esponenti dei gruppi parlamentari le motivazioni per le quali si chiede costantemente un rinvio su un qualche cosa che è di tale rilevanza e perché in ogni sede, soprattutto televisiva, il Presidente del Consiglio continui a promettere che l'indomani questo progetto sarà concluso.
Io le do tre opzioni: ovviamente tramite la Conferenza dei capigruppo, che il Parlamento – e questa è la proposta che facciamo – riprenda immediatamente a votare, oppure si torni in Commissione o che al Comitato dei nove vengano Renzi, Verdini e Berlusconi e ci dicano che cosa dobbiamo fare .
ROBERTO CAPELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, il Centro Democratico è assolutamente contrario alla sospensione richiesta dal presidente Sisto per rinviare il provvedimento a un'ulteriore discussione all'interno del Comitato dei nove.
Ma la nostra contrarietà nasce dal fatto che sinora questi piccoli partiti stanno subendo l'angheria dei grandi accordi; quei piccoli partiti che hanno consentito ai grandi partiti di avere la maggioranza in quest'Aula.
Noi siamo perché in maniera trasparente, in maniera decisa, in maniera convinta i gruppi parlamentari si esprimano in quest'Aula. Il più grande che si può avere è dare libertà all'Aula di affrontare i nodi irrisolti, in maniera che tutti si possano confrontare, in modo palese possibilmente, sui nodi ancora aperti, dalle preferenze alla parità di genere, senza nascondersi dietro un voto segreto e non favorendo, invece, enunciazioni pubbliche e false.
Per cui noi riteniamo opportuno che con calma, con tutto il tempo necessario, si esamini la legge elettorale, senza una corsa che ci potrebbe portare a sviluppare una legge iniqua, inopportuna e che sarà probabilmente ulteriormente rivista nell'altro ramo del Parlamento.
ANDREA ROMANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA ROMANO. Signor Presidente, intervengo brevemente per annunciare l'opinione del nostro gruppo, che è favorevole alla richiesta del presidente Sisto per una ragione di merito.
Noi stiamo qui discutendo – e speriamo approvando – la legge più importante, una delle leggi più importanti che questo Parlamento può approvare. Ricordo che venerdì scorso noi abbiamo sospeso i lavori d'Aula in segno di rispetto nei confronti di un'assise politica di un piccolo partito, se vogliamo usare questa dicotomia che a me e a noi non piace per niente, nel senso che qui non c’è una contrapposizione tra piccoli o grandi partiti, ma c’è una discussione libera ed approfondita, come deve essere questa discussione su una legge fondamentale, quella che disciplina il modo in cui il popolo italiano elegge i propri rappresentanti. Ed è giusto che ogni approfondimento vada fatto, a proposito della possibilità di trovare accordi politici trasparenti, non tanto, mi viene da dire, tra Renzi e Berlusconi, ma tra tutte le forze politiche qui rappresentate.
Quindi, se c’è l'esigenza del Comitato dei nove di riunirsi ancora qualche ora – perché si parla appunto di due o tre ore al massimo –, quando abbiamo sospeso per un'intera giornata, venerdì scorso, i nostri lavori, noi siamo d'accordo con questa sospensione affinché si approvi rapidamente – e speriamo già nella giornata di domani al massimo – quella che rappresenta una delle leggi più importanti che noi possiamo approvare.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo per affermare che anche il nostro gruppo aderisce alla proposta fatta dal presidente del Comitato dei nove, e lo fa proprio rispetto a quanto emerso e a quanto esplicitato dal presidente del Comitato dei nove sulla complessità di alcuni punti che ancora vanno chiariti.
Trattasi di una legge fondamentale per la democrazia e per il Paese, fortemente attesa. Peraltro, per questa legge è stata già a più riprese e più volte ribadita la procedura d'urgenza da parte della Conferenza dei presidenti di gruppo. Ritengo, quindi, che debba procedersi con il Comitato dei nove anche in riferimento alla tempistica che deve essere attuata, perché poi non c’è solo questo provvedimento, ma ci sono anche altri provvedimenti nel corso della settimana. Io mi auguro che la legge elettorale venga approvata entro la giornata di domani – risolti, quindi, i problemi – per poi passare anche ad altri provvedimenti.
PRESIDENTE. Colleghi, a questo punto, non avendo altre richieste di intervento, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio dell'esame del provvedimento alle ore 14,30.
Folino ? Di Lello ? Grande ? Sisto ? Tofalo ? Grillo ? Palma ? Simone Valente ? Non mi sembra di vedere altri colleghi con le mani alzate... Bene, hanno votato tutti.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Boschi, Brambilla, La Russa e Giorgia Meloni sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Avverto che prima dell'inizio della seduta l'emendamento Famiglietti 1.345 è stato ritirato dal presentatore.
Ricordo che nelle precedenti sedute sono state accantonate numerose proposte emendative e che, da ultimo, nella seduta del 6 marzo è stato respinto l'emendamento Gitti 1.308.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate . Chiedo, dunque, al relatore per la maggioranza e presidente della Commissione affari costituzionali, deputato Francesco Paolo Sisto, da quale punto intenda riprendere l'esame.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Signor Presidente, dobbiamo partire dall'emendamento Dadone 1.5, pagine 1-9 del fascicolo.
PRESIDENTE. Su questo emendamento il parere era già stato espresso ?
FRANCESCO PAOLO SISTO, La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Dadone 1.5. Passiamo poi all'emendamento Migliore 1.195, pagine 9-10 del fascicolo...
PRESIDENTE. Aspetti, lei ha una numerazione di pagine diverse dalle mie. Mi dice l'emendamento ?
FRANCESCO PAOLO SISTO, Migliore 1.195.
FRANCESCO PAOLO SISTO, La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Migliore 1.195. Passiamo all'emendamento Gitti 1.11, alle pagine 10-12 del mio fascicolo.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Gitti 1.11.
La Commissione formula, altresì, un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Dadone 1.196, alle pagine 12-19 del mio fascicolo.
La Commissione esprime poi parere contrario sugli identici emendamenti Dorina Bianchi 1.601 e Migliore 1.613.
Devo chiederle un attimo di accantonare il parere sul subemendamento Centemero 0.1.311.12.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sui subemendamenti Centemero 0.1.311.13 e Blazina 0. 1. 311. 1 .
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Nardella 1.311 con la riformulazione che è stata disposta in Comitato dei nove.
Presidente, ci fermiamo qui. Sulle altre proposte emendamentive posso soltanto esprimere il parere su queste che seguono.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Balduzzi 1.35, pagine 40-42.
PRESIDENTE. Questo è precluso.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Sarebbe precluso in caso di approvazione dell'emendamento Nardella 1.311 su cui mi sono riservato di esprimere il parere. Ecco perché la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
La Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento Centemero 1.631, altrimenti il parere è contrario, in quanto precluso limitatamente alla delega relativa alla Camera. Resta con accantonamento quella al Senato per le note ragioni.
La Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti Biancofiore 1.400, Lombardi 1.41, Dadone 1.47 e Bianconi 1.53, altrimenti il parere è contrario. Presidente, posso sciogliere la riserva sul subemendamento Centemero 0.1.311.12 che era quello che avevo lasciato sospeso. Presidente, se, magari, in attesa che si completi il Comitato dei nove, perché è stato un accordo raggiunto proprio in zona Cesarini, mi dà un momento, sciolgo la riserva, da qui ad un attimo, dopo i voti che stiamo facendo, grazie.
PRESIDENTE. Va bene. Lei ce l'ha la riformulazione da darci ?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Sì, Presidente. Credo che dovrebbe essere già stata inviata.
PRESIDENTE. Se lei la legge, è meglio, per gli atti, grazie.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Presidente, se potessi darne comunicazione all'Aula dopo i voti su cui ho espresso il parere, perché attendo che ci siano tutti i presenti al Comitato dei nove per avere contezza dell'accordo...
PRESIDENTE. Anche sull'emendamento Nardella 1.311 ?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . No, parlo del subemendamento Centemero. Sull'emendamento Nardella non c’è problema.
PRESIDENTE. Va bene, allora se intanto mi dà la riformulazione dell'emendamento Nardella 1.311 non perdiamo tempo.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Dell'emendamento a prima firma Nardella gliela do immediatamente.
PRESIDENTE. Grazie. Mi sembra di aver capito che gran parte dell'emendamento Nardella 1.311 non c’è più.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Allora, l'emendamento Nardella 1.311 è così riformulato: vanno soppresse le parole da: «» fino alla fine dell'emendamento. Per chiarire all'Aula, sono stati espunti i riferimenti all'articolo 2 ed al Senato.
PRESIDENTE. Potrebbe leggere quello che rimane, per favore ?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Un attimo solo, Presidente.
PRESIDENTE. Un attimo di pazienza, colleghi, stiamo recependo, a pagina 37, la riformulazione. Prego.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . La riformulazione dell'emendamento Nardella 1.311 è la seguente: bisogna sopprimere le parole da «» fino alla fine, quindi....
PRESIDENTE. Lei legga la parte che rimane.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Quello che rimane è questo: «: nei collegi plurinominali indicati nella Tabella “B” allegata al presente testo unico : in collegi plurinominali. ; : di cui alla Tabella B; Art. 1».
Ecco, Presidente, se posso semplificare anche il lavoro...
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Tutto l'articolo 1- dalle parole «Il Governo» fino alla parola «assegnati». Tutto il resto non c’è più.
PRESIDENTE. Rimane uguale.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Sì, di seguito poi ci sarà il subemendamento Centemero da dover aggiungere, ma l'emendamento Nardella 1.311 si ferma qui.
PRESIDENTE. Sta bene. È importante avere riscontro anche per gli atti.
Adesso, presidente Sisto, abbiamo la riformulazione del subemendamento Centemero 0.1.311.12.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Signor Presidente, sulla riformulazione del subemendamento Centemero 0.1.311.12 il gruppo della Lega Nord ha chiesto di riconvocare il Comitato dei nove e, quindi, io non ho nessuna difficoltà. Mi sembra corretto poter consentire al gruppo della Lega Nord, prima che io esprima il parere, una nuova riunione del Comitato dei nove per valutare formalmente la riformulazione.
MATTEO BRAGANTINI, . Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI, . Signor Presidente, il Comitato dei nove è cominciato alle 14,25. Il presidente ha espresso i pareri su alcune proposte emendative accantonate, ha portato le nuove formulazioni e sul subemendamento Centemero c’è stato il parere contrario della Lega, c’è stato il parere contrario di SEL e del MoVimento 5 Stelle e il PD ha detto che non si è espresso al Comitato dei nove.
Dunque, se vogliamo essere corretti, se deve essere espresso un parere del relatore e, dunque, del Comitato dei nove, bisogna fare un nuovo Comitato dei nove dove viene espresso il parere, contando una cosa molto particolare e, a mio avviso, grave: si continua a dire che si affronteranno i problemi nel Comitato dei nove; ma se nel Comitato dei nove si affrontano i problemi in cinque minuti senza la possibilità di una buona discussione, vuol dire prenderci in giro. Infatti, alla fine, la logica era quella di dire: se il lavoro che non abbiamo fatto in Commissione, noi adesso non lo stiamo facendo neanche nel Comitato dei nove, dove verrà fatto ? In Aula, dove i tempi sono contingentati ?
Dunque, questa mattina è stata rinviata l'Aula per due ore; chiedo che, quando viene rinviata per il Comitato dei nove, si riunisca il Comitato dei nove, ci sia una discussione di un'ora, due ore, il tempo necessario; altrimenti vuol dire prenderci in giro.
PRESIDENTE. Sì, mi rendo conto, certo. Questo lo capisco ma non dipende dalla Presidenza della Camera, bensì dalla presidenza della Commissione, come voi sapete
EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, solo per dire che noi siamo sempre d'accordo in generale quando le minoranze chiedono legittimi spazi istituzionali di discussione, ancor di più quando si tratta di discutere testi molto complessi di emendamenti riformulati o di subemendamenti riformulati i cui testi avranno oggettivamente influenza sul complesso della legge.
Ci eravamo permessi di verificare la possibilità di addivenire alla modifica di un aspetto numerico di quel subemendamento senza riconvocare il Comitato dei nove unicamente perché avevamo riscontrato un favore tra le forze di maggioranza, ma la richiesta della Lega Nord è totalmente legittima e giustificata. Noi siamo disponibili in qualsiasi momento a riconvocarci anche rapidissimamente nella sala del Governo.
DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Signor Presidente, è evidente che così non si possa andare avanti. Ogni volta che andiamo a trattare una parte importante, ovviamente, non per il Parlamento, ma per Renzi e Berlusconi, di questa proposta di riforma elettorale, si deve chiedere più tempo.
L'elemento numerico che ha appena accennato il collega Fiano, che è quello per il quale è stata chiesta giustamente dal collega Bragantini la possibilità di una minima discussione nel Comitato dei nove, non è un elemento numerico irrilevante, Presidente: è il numero di collegi plurinominali distribuiti a livello nazionale.
Io le ricordo, Presidente, che le simulazioni fatte – quell'ottimo lavoro fatto dal Servizio studi – si fondava su 148 collegi plurinominali e gli esiti di quelle simulazioni sono tali perché su 148 si fondavano. Il subemendamento che è appena stato riformulato, a firma Centemero, si fonda, invece, su di un massimo, su non più di 115. La conseguenza è ovvia: le simulazioni fatte non servono ora più a nulla, sono carta straccia. Abbiamo 115 da una parte e 148 dall'altra.
Io la invito veramente, Presidente, a convocare una Conferenza dei presidenti di gruppo, a chiedere ai capigruppo dei partiti di maggioranza, che stanno creando il nel Paese e in Parlamento, a dire cosa vogliono fare e a dare un ordine dei lavori normale .
IGNAZIO LA RUSSA, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA, . Signor Presidente, io credo che le difficoltà che vengono evidenziate sono minori di quelle reali, perché, poi, ci sono le difficoltà nascoste, quelle che stanno incontrando fuori dal Parlamento quelli che dovevano prepararci il testo, riservandoci il compito solo di approvarlo. Ci sono difficoltà qui a capire, ci sono difficoltà fuori a trovare la quadra.
Allora, posso riproporre sommessamente a lei, ma, soprattutto, ai colleghi, visto che, a questo punto, dobbiamo comunque aspettare la riforma del Senato e abbiamo non più la fretta di finire tutto in un giorno, di riconsiderare, Presidente, l'idea di rimandare tutto in Commissione per un sereno dibattito, per una tranquilla disamina delle questioni, come conviene a un Parlamento ?
PRESIDENTE. Su questo ci siamo già espressi, onorevole La Russa, lo sa.
IGNAZIO LA RUSSA, . Presidente, lei si è espressa, e io la ringrazio, prima che sorgessero nuove difficoltà. Ogni volta che si aggiunge una difficoltà o una impossibilità di affrontare in maniera serena l'esame di una legge così importante, io le riproporrò questa opportunità. E credo che lei dovrà – decida lei i modi – darmi una risposta.
NAZZARENO PILOZZI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NAZZARENO PILOZZI, . Signor Presidente, sono diversi giorni che qui dentro diciamo che ci sono degli emendamenti fondamentali su questo provvedimento che sono accantonati, e il subemendamento a firma Centemero è uno di quelli. Venire qui e dire «abbiamo solo cambiato un elemento numerico mentre prendevamo l'ascensore per andare dalla sede del Comitato dei nove in Aula», senza dire che quell'elemento numerico è il numero massimo dei collegi dove verranno eletti i parlamentari di questa Camera, io credo che siamo arrivati all'assurdo.
Quindi, Presidente, io credo che ci sia bisogno veramente, per quanto riguarda non solo i parlamentari che la stanno seguendo nel Comitato dei nove, ma, immagino, tutti i deputati di quest'Aula, di un minimo di approfondimento su quanto sta avvenendo, perché scrivere 115, 120 o 125 non è scrivere un numero, ma è esattamente fare la legge elettorale, cioè quel pezzo di legge elettorale che trasformerà il voto dei cittadini in seggi di rappresentanza qui dentro.
Presidente, poiché ne abbiamo sentite molte in questi giorni anche riguardo alle preferenze e al fatto che le preferenze venivano messe in questi collegi e potevano creare un ulteriore problema di distorsione del voto, vorrei che oggi avessimo anche la contezza, almeno per quello che ci dice la maggioranza, di quanti saranno questi collegi.
Siccome, come è già stato detto, abbiamo compiuto delle verifiche ossia dal servizio Studi della Camera sono state svolte alcune simulazioni su un altro numero e su altri collegi, credo che noi, per avere un minimo di serietà dei lavori, dobbiamo vedere, con questa nuova formulazione, quanti collegi, quali e in che senso si vogliono fare, per vedere bene, per ogni parlamentare, di che cosa si tratti. Per concludere, signora Presidente, poiché è stato spesso ripetuto che questa proposta di legge toglie anche un possibile potere di ricatto ai piccoli partiti, quello che sta avvenendo in questi giorni, in queste ore, dimostra che sono sempre i grandi partiti che tengono sotto scacco questo Parlamento. Quindi, non si dessero responsabilità a chi non le ha. Noi siamo a disposizione per lavorare, ma evidentemente non ci si mette in queste condizioni .
PRESIDENTE. Colleghi, stiamo discutendo se rinviare di cinque o dieci minuti la seduta per riunire il Comitato dei nove oppure no. Io vorrei però che, sul punto, non ci dilungassimo.
Presidente Sisto, lei ha bisogno di dieci minuti per poi tornare in quest'Aula con il nodo sciolto ?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Signora Presidente, io pongo due questioni semplicissime. Se vogliamo, possiamo procedere con alcune votazioni per poi riunire il Comitato dei nove. Se lei preferisce che il Comitato dei nove si riunisca subito per poi procedere al voto...
PRESIDENTE. È lei che mi deve dire che cosa è meglio per il Comitato dei nove.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Allora preferisco che si riunisca per dieci minuti il Comitato dei nove.
GREGORIO GITTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Gitti, non possiamo fare così; io ho una lista di interventi. Se noi adesso decidiamo che c’è bisogno di questo approfondimento, il presidente Sisto mi dice che dieci minuti sono necessari per sciogliere il nodo, su questo noi ci dobbiamo attestare.
Onorevole Gitti, che cosa c’è ?
GREGORIO GITTI. Signora Presidente, mi consenta un intervento solo sulla logistica. Chiedo che il Comitato dei nove possa riunirsi nella sala del Governo qui attigua.
GREGORIO GITTI. Abbiamo aspettato ore da questa mattina ! No ! Per favore...
PRESIDENTE. È chiaro, è chiaro. Si rivolga a me, onorevole Gitti...
GREGORIO GITTI. Signora Presidente, vogliamo garanzie sui tempi e garanzie anche sul contenuto del Comitato dei nove. Siamo stanchi di essere presi in giro !
PRESIDENTE. Cerco di fare in modo che si sciolgano tutti i nodi che, ancora, abbiamo di fronte. Il presidente della Commissione mi chiede dieci minuti su questo emendamento; io concedo dieci minuti e poi mi auguro che possiamo continuare spediti nelle votazioni.
GAETANO PIEPOLI. Chiedo di parlare.
GAETANO PIEPOLI. Su questo.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà per un minuto.
GAETANO PIEPOLI. Signora Presidente, intervengo su questo per chiedere se possibile innanzitutto che si reintroduca una logica istituzionale per quanto riguarda il lavoro di questa Assemblea e poi sento parlare, dal collega Fiano, di accordi di maggioranza. Questo non è un testo di legge che ha alle spalle un accordo di maggioranza; è un testo di legge di iniziativa parlamentare...
PRESIDENTE. Sì, ma stiamo parlando del Comitato dei nove.
GAETANO PIEPOLI. Su questo possiamo tenere un punto fermo e definitivo, perché non si può fare un doppio binario a seconda del tipo di emendamento !
PRESIDENTE. Sospendo la seduta.
PRESIDENTE. Avverto che il subemendamento Centemero 0.1.311.13 è stato ritirato dalla presentatrice. Chiedo alla Commissione quale sia la proposta di riformulazione del subemendamento Centemero 0.1.311.12.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Signor Presidente, la riformulazione, che è stata approvata dalla maggioranza dei gruppi, è così strutturata: siano soppresse le parole: «sopprimere la parte consequenziale relativa alla soppressione della tabella B Camera. Conseguentemente»; alla parte consequenziale, capoverso articolo 1-, comma 1, prima delle parole «sopprimere la lettera », inserire le seguenti: «dopo la lettera inserire le seguenti: b-: nella circoscrizione Trentino Alto Adige sono determinati, in base ai principi e criteri direttivi enunciati all'articolo 7 della legge 4 agosto 1993, n. 277, otto collegi uninominali assicurando che il territorio di nessun collegio sia ricompreso in più di una circoscrizione provinciale; b-: nella circoscrizione Friuli Venezia Giulia uno dei collegi plurinominali è costituito tenendo conto della presenza delle minoranze linguistiche, ai sensi della legge n. 38 del 2001. Alla lettera sostituire le parole: “non possono essere inferiori al numero di 115, e non possono essere superiori a 125”, con le seguenti: “non possono essere superiori a 120”. Siano soppresse le parole da: “sopprimere la parte consequenziale relativa alla tabella B Senato” fino alla fine.
Rammento che questo che ho finito di leggere, Presidente, è un subemendamento all'emendamento Nardella 1.311 come riformulato, e di cui lei mi ha fatto dare lettura prima della sospensione per la riunione del Comitato dei nove.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo alla deputata Centemero se accolga la proposta di riformulazione del subemendamento avanzata dal relatore.
ELENA CENTEMERO. Sì, Presidente.
PRESIDENTE. D'accordo. Invito il rappresentante il Governo e i relatori di minoranza ad esprimere il parere sul subemendamento Centemero 0.1.311.12, nella riformulazione proposta dal relatore per la maggioranza e accettata dalla presentatrice.
SESA AMICI, . Signor Presidente, il parere sulla riformulazione è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. I relatori di minoranza, onorevole Bragantini ?
MATTEO BRAGANTINI, . Signor Presidente, penso che prima dovrei esprimere il parere sugli identici emendamenti Dorina Bianchi 1.601 e Migliore 1.613.
MATTEO BRAGANTINI, . Prima il relatore per la maggioranza aveva dato il parere anche sugli identici emendamenti Dorina Bianchi 1.601 e Migliore 1.613, che erano stati accantonati, come sull'emendamento Dadone 1.5, che era accantonato. Dunque, dovremmo esprimere il parere anche noi come relatori di minoranza.
PRESIDENTE. Certo. Da quale comincia ?
MATTEO BRAGANTINI, . Signor Presidente, sull'emendamento Dadone 1.5, a pagina 9, il parere è contrario; sull'emendamento Migliore 1.195, da pagina 9 a pagina 10, il parere è favorevole; sull'emendamento Gitti 1.11, da pagina 10 a pagina 12, il parere è favorevole. Sull'emendamento Dadone 1.196, da pagina 12 a pagina 19, mi rimetto all'Assemblea. Sugli identici emendamenti Dorina Bianchi 1.601 e Migliore 1.613, a pagina 19, il parere è favorevole. Il parere sul subemendamento Centemero 0.1.311.12, da 20 a pagina 29, il parere è contrario, anche se, a mio avviso, la nuova riformulazione va a «prendere» degli elementi che erano presenti in altri emendamenti.
Dunque, non è proprio una riformulazione, potrebbe essere visto come nuovo emendamento, ma chiedo agli uffici di valutare il caso.
Il subemendamento Centemero 0.1.311.13...
PRESIDENTE. Questo è ritirato. Non avevamo detto che questo era ritirato ?
MATTEO BRAGANTINI, . No, c'era scritto precluso o parere contrario.
PRESIDENTE. No, scusate, è ritirato.
MATTEO BRAGANTINI, . È stato ritirato ? Va bene, non lo sapevo.
Sul subemendamento Blazina 0.1.311.1 il parere è contrario. Sull'emendamento Nardella 1.311 il parere è contrario mentre sull'emendamento Balduzzi 1.35, da pagina 40 a 42, il parere è favorevole. Sull'emendamento Centemero 1.631, da pagina 42 a 52, il parere è contrario mentre sull'emendamento Biancofiore 1.400, da pagina 61 a 62, il parere è favorevole.
PRESIDENTE. E basta, credo.
MATTEO BRAGANTINI, . No, aveva dato il parere anche sull'emendamento Lombardi 1.41, da pagina 73 a 74, sul quale il parere è favorevole. Sull'emendamento Dadone 1.47, pagina 74, il parere è favorevole. Gli identici emendamenti Dorina Bianchi 1.600 e Migliore 1.614 mi risultano accantonati: eravamo arrivati fino a qua.
PRESIDENTE. C’è poi l'emendamento Bianconi 1.53.
MATTEO BRAGANTINI, . Sull'emendamento Bianconi 1.53, pagina 75, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Invito il relatore Pilozzi ad esprimere il proprio parere.
NAZZARENO PILOZZI, . Signor Presidente, emendamento Dadone 1.5: parere contrario. Emendamento Migliore 1.195: parere favorevole. Emendamento Gitti 1.11: mi rimetto all'Aula. Emendamento Dadone 1.196: parere contrario. Identici emendamenti Dorina Bianchi 1.601 e Migliore 1.613: parere favorevole.
Subemendamento Centemero 0.1.311.12: parere contrario. Subemendamento Blazina 0.1.311.1 parere favorevole. Emendamento Nardella 1.311 : parere contrario. Emendamento Balduzzi 1.35: parere contrario. Emendamento Centemero 1.631: parere contrario. Emendamento Biancofiore 1.400: mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Un secondo... Sì.
NAZZARENO PILOZZI, . Presidente, vado di corsa per non togliere tempo al mio gruppo.
PRESIDENTE. Certo. Prego.
NAZZARENO PILOZZI, . Emendamento Lombardi 1.41: mi rimetto all'Aula. Emendamento Dadone 1.47: parere favorevole. Gli identici emendamenti Dorina Bianchi 1.600 e Migliore 1.614: parere favorevole. Emendamento Bianconi 1.53: parere contrario.
PRESIDENTE. Onorevole La Russa... Non c’è ? Non vuole esprimere i pareri, non c’è ? Non è in Aula.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.5, sul quale vi è parere contrario della Commissione e del Governo, parere contrario dei relatori di minoranza Bragantini e Pilozzi e parere favorevole del relatore di minoranza La Russa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE. Signor Presidente, la di questa legge dovrebbe essere il superamento delle debolezze e dei limiti del Porcellum, che il Porcellum ha dimostrato: uso il condizionale perché ovviamente queste debolezze non le ha superate per nulla, nonostante la Corte costituzionale le abbia evidenziate. Tra queste c’è sicuramente la conformazione delle circoscrizioni.
Le circoscrizioni ritagliate ad arte dell'Italicum si potrebbero definire un . Questo è un metodo furbesco per ridisegnare i seggi del sistema elettorale maggioritario, messo in atto dall'allora Governatore del Massachusetts, da cui prende il nome.
È un metodo semplice ed elementare, ma assai utile, a quanto pare. Si tratta di disegnare i collegi e le circoscrizioni in base ai bacini elettorali potenziali o reali che il partito o i partiti sono interessati a captare. L'emendamento Dadone 1.5, invece, mira proprio ad evitare questa furberia e ad offrire ai cittadini la possibilità di eleggere rappresentanti del proprio territorio che siano effettivamente collegati ed effettivamente rappresentativi e capaci di veicolare le esigenze del territorio. Che cosa si prevede ? Che le circoscrizioni diventino provinciali, salvo che per le grosse città come Torino, Milano, Napoli e Roma, che sarebbero ulteriormente suddivise. Le province, perché questa scelta ? Perché sono ambiti amministrativi di dimensione intermedia. Le dimensioni intermedie evitano i problemi dei comuni, che sarebbero troppo piccoli a livello circoscrizionale, e delle regioni, perché sarebbero troppo grosse. Ma si accompagnano anche ad un'organizzazione di formazione sociale, per cui creano un collegamento tra l'elettore e l'eletto, ecco perché abbiamo scelto una dimensione intermedia di questo genere ed ecco perché invece vorremmo evitare quella artificiosa e disegnata ad arte dell'Italicum, che altera la genuinità della competizione elettorale. Perché ? Perché significa ritagliarsi le circoscrizioni in base alle proprie esigenze.
Noi vogliamo evitare questo problema e vogliamo, invece, che ci sia una rappresentanza diretta e che ci sia un collegamento effettivo, che l'eletto sia in grado di rimettere il proprio mandato all'elettore, che vi sia un controllo efficace ed efficiente, ma questo non ci può essere se non esiste un collegamento territoriale effettivo. Per cui, invito tutti a votare questo emendamento
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marguerettaz. Ne ha facoltà.
RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Signor Presidente, in questo, come anche in altri emendamenti successivi, si fa riferimento ad una fantomatica provincia di Aosta. Dico fantomatica – e ne approfitto per rendere edotti i colleghi del MoVimento 5 Stelle ed eventualmente anche altri colleghi – perché la provincia di Aosta non esiste più dal 1945. Fu istituita con regio decreto in piena epoca fascista, nel 1927, poi, con la caduta del fascismo, venne abrogata la provincia di Aosta, territorio che dal 1948 è definito regione autonoma Valle d'Aosta (). Ecco perché mi sembra importante fare questa precisazione.
Approfitto per tranquillizzare anche la collega Biancofiore in particolare, che nella scorsa seduta aveva più volte richiamato la questione della minoranza linguistica valdostana, per dire che dal 1948, e quindi questa legge nulla cambia sotto questo aspetto, il nostro territorio, cioè la nostra regione, è costituito in collegio elettorale uninominale. Quindi, da quando esiste la Repubblica, la regione autonoma Valle d'Aosta è collegio uninominale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, voglio invitare i colleghi a votare questo emendamento, perché vorrei far presente una cosa che forse la collega Dadone non ha specificato. Il nostro emendamento va ad allargare queste pseudo-circoscrizioni che in qualche modo sono state create e lo fa, paradossalmente, per consentire a tutti coloro che sono seduti in quest'Aula di mantenere la poltrona. Perché vorrei dire – magari qualche collega intellettualmente timido non ha capito – che questo sistema elettorale non garantisce a nessuno la rielezione. Anche se nel vostro collegio prendete l'80 per cento e qualcuno da un'altra parte prende il 5 per cento, magari verrà eletto quello che ha ottenuto del 5 per cento e non quello che ha avuto l'80 per cento. Questo gli italiani lo devono sapere, ma soprattutto voi, che ci tenete così poco alla poltrona, dovreste saperlo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.
MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, vorrei intervenire perché sono assolutamente contrario a quello che hanno detto la collega Dadone e il mio collega D'Ambrosio. Votate assolutamente contro. Vi prego, votate contro perché così sappiamo come mandarvi veramente a casa. Davvero non ci sono parole !
FEDERICA DIENI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Signor Presidente, intervengo solo per rilevare la mancanza del segretario di Presidenza. Quindi, non si può procedere a votazione, secondo Regolamento.
PRESIDENTE. Il segretario in questione è l'onorevole Cirielli, che stiamo richiamando. Onorevole Cirielli, prenda posizione qui.
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.5, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza Matteo Bragantini e Pilozzi, e con il parere favorevole del relatore di minoranza La Russa.
Dichiaro aperta la votazione.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, intervengo solo per dire che in questo caso noi attribuiamo al Parlamento, e quindi alla conoscenza più specifica dei singoli parlamentari, la possibilità di realizzare e di disegnare le circoscrizioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gitti. Ne ha facoltà.
GREGORIO GITTI. Signor Presidente, intervengo per dire che trovo equilibrata questa proposta emendativa a firma Migliore, perché tiene conto di quella che è stata la formulazione originaria da parte del presidente Sisto, che voleva, con una dinamica tutta interna al Parlamento, porre la definizione all'interno del testo legislativo. La delega al Governo ora sembra l'approdo dell'accordo politico extraparlamentare: credo che la Commissione bicamerale possa consentire una interlocuzione migliore tra il lavoro governativo ineludibile e il lavoro parlamentare per la definizione delle circoscrizioni elettorali rispetto al semplice parere sul decreto legislativo che eventualmente sarà adottato. Quindi, per quanto riguarda il gruppo Per l'Italia, esprimo un voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pilozzi. Ne ha facoltà.
NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, intervengo soltanto per aggiungere due parole su questo emendamento sulla delega per la scrittura dei collegi. Noi con questo emendamento diamo, come è giusto che sia a nostro avviso, il potere al Parlamento e ai deputati di scrivere i collegi, di individuare i collegi, anche perché noi riteniamo che i parlamentari che stanno sul territorio e che sanno come nel corso di questi ultimi anni si è modificata la società italiana possono, al meglio, disegnare i collegi più attinenti ai vari territori del Paese.
Quindi, con questo emendamento noi, appunto, chiediamo che sia una Commissione bicamerale a disegnare i collegi per la legge in oggetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signor Presidente, sono d'accordo con l'intervento della collega del MoVimento 5 Stelle, che ha evidenziato come in occasione della formazione dei collegi ci sia la possibilità da parte di chi vuole disegnare quei collegi di farlo ; questo è possibile evitarlo se noi perseguiamo una scelta la più possibile trasparente, corretta e oggettiva.
Questo problema si è posto anche con riferimento alla legge Mattarella, e sappiamo tutti come quei collegi furono designati spesse volte non solo in modo casuale, ma proprio per favorire questo o quell'altro personaggio. Quindi, questo emendamento risponde ad una logica di riduzione del danno.
PRESIDENTE. Ci sono altri interventi, colleghi ? Non mi sembra di vedere nessuno che voglia intervenire.
Passiamo dunque ai voti. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliore 1.195, con il parere contrario di Commissione e Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza Matteo Bragantini e Pilozzi.
Dichiaro aperta la votazione.
DORINA BIANCHI. Signora Presidente, mi era sembrato di capire in Commissione che c'era un invito al ritiro e le spiego il motivo, altrimenti indubbiamente io faccio la mia dichiarazione, nel senso che c'era una volontà trasversale di affrontare con maggiore serietà questo problema, che è un problema importante, in caso trasversalmente al Senato. In altre parole, questo emendamento pone il problema delle attuali 26 circoscrizioni, che dovrebbero diventare 20, ed è volto a ridurre l'entità di un gravissimo difetto del sistema, cioè l'attribuzione casuale dei seggi.
Faccio un esempio: in molti casi la dimensione dell'intera regione è troppo estesa. Ad esempio, la circoscrizione corrispondente all'intero territorio della Lombardia verrebbe ad avere ben 101 seggi, quasi un sesto del totale.
Con circoscrizioni così ampie, il sistema non appare né ben costruito né ben dimensionato, con la conseguenza di ampliare enormemente gli effetti indesiderati ed inaccettabili come quello dell'attribuzione casuale dei seggi, come il . In altre parole, significa che partiti che arrivano al 15 per cento dei voti, che quindi non sono piccoli partiti, si vedrebbero attribuiti i seggi per l'80 per cento in maniera casuale, occasionale (di «occasionale» parla il Servizio studi della Camera).
Io credo che stravolgere così tanto il rapporto fra voti e seggi sia inaccettabile e che tutte le forze politiche di questa Camera dovrebbero affrontare il problema con maggiore serietà.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Dorina Bianchi 1.601 e Migliore 1.613, i pareri sono ora completi e sono: contrario quello di Commissione e Governo e favorevole quello dei tre relatori di minoranza. Se non ci sono ulteriori interventi, indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, su tali emendamenti.
Dichiaro aperta la votazione.
ELENA CENTEMERO. Presidente, solo per evidenziare un errore materiale: al comma 1, lettera è citato il decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 535; in realtà è n. 536, come si può evincere anche dalla lettera dove viene correttamente citato.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Centemero è un po’ complicata la cosa, dovrebbe rileggere perché dobbiamo prendere nota.
Allora, presidente Sisto, come sa è il relatore che deve richiedere la riformulazione.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Presidente, più che una riformulazione mi sembra sia una questione di perché si tratta di un numero, comunque posso riformularlo: il decreto legislativo 20 dicembre 1993 anziché numero 535 è numero 536; si tratta di un errore materiale.
PRESIDENTE. D'accordo. Se nessuno chiede di intervenire, pongo quindi in votazione... Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Signor Presidente, mi riferisco alla prima parte di questo subemendamento, la parte per cui in precedenza si era rimandato il tutto al Comitato dei nove, ovverosia la riduzione del numero dei collegi plurinominali da 148 – cioè il numero inserito nella prima bozza dell'Italicum – a 120. Anzi, si è indicato un numero non superiore a 120 ! Ciò significa che i collegi plurinominali in Italia possono essere anche molto inferiori e ciò significa, a maggior ragione, che quelle liste corte, definite da Renzi e Berlusconi addirittura «spagnole» – invece era già allora una presa in giro –, non sono più nemmeno corte: si allungano. E allungandosi stiamo andando verso il Porcellum. State rifacendo la fotocopia del Porcellum, ovverosia circoscrizioni amplissime dove ci sarà la totale inconoscibilità del candidato da parte degli elettori. Complimenti !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, mi rivolgo per il suo tramite al collega Toninelli per ricordargli che il numero di deputati di 630, diviso per un massimo di 120 collegi, darà una media di 5,25 posti del collegio. Paragonarli, per esempio, ai 48 posti delle liste della Circoscrizione 1, nella quale si è votato nelle ultime elezioni politiche e in quelle due precedenti – la Circoscrizione 1 è la Lombardia – con la legge cosiddetta del Porcellum, mi pare da un punto di vista matematico abbastanza arrischiato, perché paragonare 48 a 5,25... in politica è possibile tutto però, per così dire, la matematica non è un'opinione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, intanto chiederei, quando passeremo ai voti per parti separate, se è possibile, di leggere proprio bene il subemendamento perché, anche se ci hanno dato varie carte, le versioni continuano a cambiare.
Noi diamo un parere negativo su entrambe le parti, soprattutto per quanto concerne la riformulazione, che prevede che i collegi per le province più grandi devono essere come quelli del Mattarellum. Dunque, un vincolo rigido, metterlo già al Governo, può creare delle grandissime problematiche. Noi avremmo preferito un tipo di norma come quella che è in altre parti di questa legge, perché in questi ultimi anni le popolazioni sono cambiate molto e, se continuiamo ad utilizzare i collegi che avevamo nel Mattarellum, si potrebbero creare delle assurdità; per poi far vedere che il collegio ha più o meno lo stesso numero di abitanti dei nuovi collegi plurinominali, succederebbe ad esempio quello che è successo nella mia provincia, Verona, che ha circa 900 mila abitanti, che invece di essere divisa con un sistema omogeneo, è stata considerata dall'alto al basso, dunque divisa da nord a sud, dividendo anche il comune capoluogo, creando dunque un collegio lungo quasi 70 chilometri e molto stretto, ma con omogeneità territoriali, di cultura industriale e di infrastrutture totalmente illogiche.
Dunque, per questo noi siamo contrari, perché la delega doveva sì dare dei parametri, ma non così rigidi da permettere solo delle assurdità, che invece, grazie a questo subemendamento riformulato, potrebbero succedere. E cosa succede ? Tra venticinque giorni ritorneranno queste suddivisioni e questi collegi plurinominali fatti dal Governo, che saranno illogici e dovremo rimandarglieli indietro perché non hanno nessuna logica e perché abbiamo previsto un parametro troppo rigido ? Il nostro è un parere contrario per questo motivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.
NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, intervengo solo per dire per suo tramite al collega Fiano che, essendo previste le pluricandidature, sei per otto fa quarantotto, quindi avremo ugualmente una circoscrizione di 48 deputati bloccati. Infatti basterà nei collegi da sei candidare solo le stesse persone per otto collegi – sei per otto fa quarantotto – e noi avremo le liste bloccate, né più né meno di quanto ci sono con il Porcellum. L'unica soluzione, caro collega Fiano, è inserire la doppia preferenza di genere
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Balduzzi. Ne ha facoltà.
RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, giusto per motivare il voto di Scelta Civica per l'Italia, che sarà un voto conforme al parere del relatore per la maggioranza e del Governo, ma non certamente un voto espresso con grande convinzione, in quanto noi abbiamo sollevato la questione che, se ci convince poco la ricostruzione secondo cui la soluzione del problema delle liste bloccate sia il voto di preferenza, non ci convince neanche la soluzione delle liste bloccate, tanto più delle liste che si stanno allungando, come succederebbe a seguito dell'approvazione di questo subemendamento.
Noi avevamo proposto, senza molta fortuna a dir la verità, ma chissà, magari, il Senato potrà pensarla diversamente, una soluzione dei collegi uninominali che, qualora venisse ricondotta, più che alle regioni, alle circoscrizioni attualmente esistenti, potrebbe essere una proposta assolutamente equilibrata. La rievochiamo, non per insistere su qualcosa che l'Aula ha respinto, ma perché, a maggior ragione una volta che vengono allungate queste liste bloccate, il problema di fondo esiste .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signor Presidente, il collega Toninelli ha perfettamente ragione: siamo in presenza del tentativo di aggirare un rilievo fondamentale che è stato fatto dall'Alta Corte, che è quello di evitare che i cittadini non possano scegliere i loro parlamentari.
Il diavolo, dice un vecchio proverbio, è nelle piccole cose, e noi vediamo come in questa proposta di legge ci siano tante piccole cose che vanno nella stessa direzione, quella di riproporre il Porcellum in forma peggiorata. Infatti, oltre alle liste bloccate e al premio abnorme di maggioranza, c’è anche una cosa che nel Porcellum non era contenuta e, cioè, le alte soglie di sbarramento di cui parleremo in altra sede. Per questo motivo, io ritengo che non dobbiamo assolutamente far passare in secondo piano questo tentativo surrettizio di rendere impotenti i cittadini rispetto al potere legittimo che dovrebbero avere di scegliere i parlamentari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Signora Presidente, quando le leggi sono pasticciate, bisognerebbe lasciarle da parte perché, come nel nostro caso, più ci si mettono le mani e più si aumentano i guai.
Io credo sia del tutto intollerabile pensare che ancora una volta i cittadini italiani debbano essere chiamati a votare senza poter scegliere i propri rappresentanti. Ci sono stati i rilievi della Corte costituzionale, e credo che evidentemente a molti colleghi della maggioranza questi rilievi non sono arrivati. Ancora una volta si ripropongono di fatto le liste bloccate. Ancora una volta gli italiani si ritroveranno di fronte all'impossibilità di scegliere i propri rappresentanti. Ancora una volta i segretari dei partiti potranno scegliere a loro piacimento quelli che saranno chiamati a sedere su questi scranni. Credo sia molto grave, e da questo punto di vista penso che noi dobbiamo dare una risposta chiara a quello che ci chiede il Paese: una legge elettorale dove finalmente i cittadini e le cittadine possono scegliere i loro rappresentanti.
PRESIDENTE. Non avendo altri interventi, chiedo al deputato segretario di rileggere interamente il subemendamento riformulato Centemero 0.1.311.12, così che non ci siano fraintendimenti. Prego.
EDMONDO CIRIELLI, legge: (nuova formulazione), bis: a), : nel caso di province di ridotte dimensioni : o è determinato per accorpamento di province diverse, purché contermini; nel caso di province di dimensione estesa, i collegi sono definiti mediante accorpamento dei territori dei collegi uninominali stabiliti dal decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 536 per l'elezione della Camera dei deputati, escludendo, ove presenti, i comuni ricompresi in altra provincia; b), nell'ambito mediante l'accorpamento dei territori dei collegi uninominali stabiliti dal decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 536 per l'elezione della Camera dei deputati; b) nella circoscrizione Trentino Alto Adige sono determinati, in base ai principi e criteri direttivi enunciati all'articolo 7 della legge 4 agosto 1993, n. 277, otto collegi uninominali assicurando che il territorio di nessun collegio sia ricompreso in più di una circoscrizione provinciale; nella circoscrizione Friuli Venezia Giulia uno dei collegi plurinominali è costituito tenendo conto della presenza delle minoranze linguistiche, ai sensi della legge n. 38 del 2001; c); c), i collegi plurinominali per l'elezione della Camera dei deputati non possono essere superiori a 120.
MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, non l'ha letto tutto, ha letto sono la prima parte.
PRESIDENTE. Stiamo sulla prima parte e su quella stiamo per votare adesso. Poi c’è la seconda parte. Adesso c’è voto segreto, poi ci sarà voto palese.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.
MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, mi sembra che il segretario abbia letto anche la seconda parte, che riguarda le province autonome di Trento e di Bolzano e anche il Friuli-Venezia Giulia. Quindi, vorrei capire se si può intervenire ancora dopo o se si mette in votazione questa seconda parte, oppure se possiamo intervenire adesso su una questione abbastanza cruciale. Infatti ha letto la seconda parte, mi risulta.
PRESIDENTE. Il Segretario ha letto la prima parte.
MICHAELA BIANCOFIORE. No, la prima parte è quella che ha letto prima l'onorevole Centemero.
PRESIDENTE. Il Segretario ha letto: «i collegi plurinominali per l'elezione della Camera dei deputati non possono essere superiori a 120». Si è fermato lì.
MICHAELA BIANCOFIORE. Eh, no, è andato avanti: ha letto anche dei collegi plurinominali nel Trentino-Alto Adige e nel Friuli-Venezia Giulia.
PRESIDENTE. La seconda parte è: «: dieci esperti : in materia attinenti ai compiti che la Commissione è chiamata a svolgere; : trasmesso alle Camere : entro venticinque giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge». A me risulta che questa che ho appena letto sia la seconda parte e che tutto il resto sia la prima. D'accordo ? Va bene ?
MICHAELA BIANCOFIORE. Ieri sera, amici..., veramente vi chiedo un attimo di attenzione. Ieri sera, mentre scrivevo al Capo dello Stato (non ve lo nascondo) in quanto rappresentante dell'unità e della coesione nazionale, leggo delle notizie ANSA attribuite al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che riportano testualmente questo: lo dice il Matteo Renzi che la riforma è buona perché porta al ballottaggio e impedisce larghe intese e giochini da Prima Repubblica e soprattutto – sottolineo – riduce il potere dei partitini, un male di cui, come centrosinistra, abbiamo sofferto molto. E aggiunge ancora: piaccia o non piaccia si è capito che siamo veramente messi all'ultima e che la politica o cambia se stessa o l'antipolitica ci porta via tutti. Ed allora io mi chiedo, rivolgendomi in questo caso, in particolar modo al centrosinistra, in particolar modo al PD: siamo o siete, questo Parlamento è masochista nell'insieme ma in questo caso, in particolar modo il PD ?
È vero quello che dice Matteo Renzi: durante il Governo dell'Unione di Prodi, tutti ricorderete come il PD, l'Unione all'epoca, era taglieggiato dai piccoli partiti. Fra questi ce n'era uno più forte di tanti altri, il quale da cinquant'anni gabba questo Parlamento; e, quando vengono a Bolzano, ridenti e gaudenti, dopo esser stati da voi, da ciascuno di voi, a sorridere, ad invitarvi a fare una bella sciata – d'altronde, da noi il partito corrisponde alla provincia-Stato –, quando si invitano le intere Commissioni a soggiornare, magari gratuitamente, in Alto Adige, poi, tornano a Bolzano e dicono, a vostra insaputa, «abbiamo spremuto Roma come un limone».
Io mi chiedo veramente: c’è coscienza in ciascuno di voi ? C’è coscienza in ciascuno di noi della volontà di portare avanti il taglieggiamento di un partito che ha lo 0,42 per cento sul piano nazionale e che condizionerà, attenzione, non il centrodestra – il centrodestra lo fa perdere, non ci sono dubbi, in Trentino-Alto Adige –, ma il centrosinistra ?
Se la di questo provvedimento, se ho ben capito – ma, forse, non ho capito, evidentemente – era quella di arrivare ad un bipartitismo compiuto, ad un bipolarismo, almeno a me sembrava fosse questa la della legge voluta dal Presidente Renzi ed anche dal presidente Berlusconi –, l'attribuire, il regalare o, peggio, lasciatemi dire amici, lo scrivere per legge chi vince le elezioni – perché questo c’è scritto in questo testo di legge –, lo scrivere per legge che la deve vincere le elezioni in Trentino-Alto Adige, anche con i nomi scritti in calce, credo che vada completamente nello spirito contrario.
E mi appello a tutti i partiti che non raggiungeranno il famoso 4,5 per cento: io vi prego, giovedì avete fatto un grande errore nel respingere il mio emendamento. Oggi vi prego di respingere questa parte del subemendamento, della collega Centemero, perché state nuocendo alla coesione della nazione. Non è possibile che in uno stesso Paese ci siano tre sistemi elettorali diversi: uno per la Camera, uno per la Camera riguardante il Trentino-Alto Adige – e si scopre adesso anche il Friuli-Venezia Giulia e la Valle d'Aosta – e uno per il Senato, dove, vedremo, poi, chissà cosa accadrà.
Non Michaela Biancofiore, ma un costituzionalista come Michele Ainis, che non è certo suscettibile di simpatie di centrodestra, l'altro ieri ha detto: non si possono avere due Stati, due Camere e due sistemi elettorali completamente diversi. Bene, noi ne stiamo andando a scrivere tre, dando un vantaggio unico ed eccezionale – ribadisco – ad un partito che non rappresenta più dello 0,40 per cento nazionale e che oggi non è in quest'Aula. Sapete perché non è quest'Aula ? Potete vedere, hanno cinque parlamentari: con il Porcellum hanno eletto cinque parlamentari, con tanto di garanzia della soglia di 20 per cento regionale, che, io, ovviamente, vorrei lasciargli in questa legge, garantendo la cosiddetta minoranza; posto, poi, che qualcuno mi deve spiegare di quale minoranza si tratta, visto che da Salorno, che è il confine tra il Trentino e l'Alto Adige, al nord della Germania mi risulta non ci siano più confini e, soprattutto, si parli un'unica lingua, quella tedesca.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MICHAELA BIANCOFIORE. Vedete, non ci sono in quest'Aula, perché a rappresentarli in quest'Aula c’è la loro sentinella, c’è colui che ha scritto questo subemendamento. Bene, noi stiamo cancellando la nazione per fare un favore al sottosegretario Bressa, del quale non mi vergogno di citare il nome in quest'Aula; per fare un favore a lui che, scappato da Belluno, ha ben pensato di fare dell'Alto Adige la sua aziendina personale contro i diritti di tutti i cittadini altoatesini, contro il diritto degli italiani di essere uguali, tutti uguali e, quindi, contro un diritto costituzionalmente garantito.
MICHAELA BIANCOFIORE. Concludo. Sabato, a Bolzano, c’è stata una conferenza stampa importantissima, per la quale sono ancora emozionata, perché erano seduti allo stesso tavolo tedeschi, italiani, ladini, lettiani...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
MICHAELA BIANCOFIORE. ... renziani, leghisti, forzisti, PD, che dicevano tutti la stessa cosa: davano ragione a me e pregavano quest'Aula di respingere questo subemendamento.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo per chiedere due chiarimenti al relatore, se avrà la cortesia di rispondere, perché penso che sia utile per la scelta del voto di quest'Aula. Vorrei capire... forse, il relatore è impegnato in altre faccende, però è utile...
PRESIDENTE. Si rivolga a me, onorevole Fedriga.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Mi rivolgo a lei, allora, mi darà lei le risposte, cortesemente.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Allora chiedo a lei, Presidente, se mi può rispondere, come la lettera - di questo subemendamento, che riguarda la circoscrizione del Friuli-Venezia Giulia, si coniughi con la lettera perché si contraddicono fra di loro. Se si conoscesse il territorio del Friuli-Venezia Giulia si saprebbe che la lettera non può convivere con la lettera .
Seconda domanda: vorrei chiedere, tramite lei, al collega Fiano se i calcoli che ci ha portato prima, quelli dei 5,15 o dei 5,25 deputati per collegio, sono reali, in quanto lo stesso emendamento non dice che il numero dei collegi deve essere di 120, ma «al massimo» di 120. Potrebbero essere, per come è scritto l'emendamento, anche venti collegi in tutta la nazione, e quindi i 48 della Lombardia verrebbero ampiamente superati a discrezione del Governo, perché in questa proposta di legge non diciamo assolutamente qual è il numero minimo di collegi.
PRESIDENTE. Presidente Sisto, sulla questione del Friuli-Venezia Giulia intende rispondere ? In merito alla contraddizione tra la lettera e la lettera ?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Signora Presidente, non ho nessuna difficoltà a segnalare che non è una contraddizione né lessicale né concettuale. Si tratta di due norme che hanno una pacifica convivenza di carattere formale e sostanziale. Se, per il collega Fedriga che è sempre puntuale, problemi locali rendono astrattamente non condivisibile l'impostazione, per carità, ne prendo atto, ma non vi è certamente un'incompatibilità né di carattere logico né di carattere letterale.
IGNAZIO LA RUSSA, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA, . Signora Presidente, mi scuserà se intervengo sull'ordine dei lavori, ma l'intervento della collega Biancofiore, che peraltro in larga misura, al di là dei riferimenti personali, ho condiviso, non mi fa comprendere se la richiesta di voto separato – che non ho capito da parte di chi sia arrivata, perché non è stato annunciato all'Aula – riguardi la lettera e la lettera o tutto il comma, dalla lettera fino alla lettera . A me sembra di capire che la collega abbia fatto riferimento solo alle lettere e mentre il resto..., cioè se io voglio votare contro le lettere e e, in astratto, votare a favore delle lettere e come faccio ? Se no, lo chiediamo noi.
In sostanza, non è chiaro cosa votiamo e chi ha chiesto il voto per parti separate.
PRESIDENTE. Onorevole La Russa, mi scusi, le lettere e sono nella prima parte, che va fino alla lettera . Quindi, noi adesso ci accingiamo a votare questa parte, cioè la lettera le lettere e . Ci fermiamo alla lettera laddove si dice che i collegi plurinominali per l'elezione della Camera dei deputati non possono essere superiori a 120. Stiamo votando questa parte.
IGNAZIO LA RUSSA, . Chi l'ha chiesto ?
PRESIDENTE. La richiesta è stata fatta dal deputato Cozzolino.
EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, lei aveva già parlato, mi dispiace, non posso ridarle la parola.
A questo punto, se non ci sono altri interventi, spero sia chiaro a tutti il subemendamento che stiamo andando a votare, l'abbiamo anche letto all'Assemblea. Su tale subemendamento, il relatore La Russa non ha espresso il parere, perché prima non era presente. Onorevole La Russa, se mi dà il parere su questo emendamento, per favore.
IGNAZIO LA RUSSA, . Signora Presidente, non so se ho titolo per chiedere una ulteriore votazione per parti separate. Se ne ho titolo, esprimo parere favorevole alla prima parte, che vorrei che si votasse, cioè la lettera parere favorevole dalla lettera in poi e parere contrario alle lettere e quelle che riguardano l'Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia.
PRESIDENTE. Quindi, se ho capito bene, lei vuole votare le lettere e insieme, e dà parere favorevole; per quello che riguarda le lettere e lei le vorrebbe scorporare e darebbe parere contrario. È esatto ?
IGNAZIO LA RUSSA, . È esatto.
PRESIDENTE. Va bene.
Allora, colleghi, accogliamo questa richiesta. Dunque, adesso andiamo a votare la prima parte del subemendamento, cioè la lettera e la lettera tenendo fuori la parte «b», che vuol dire lettere e .
MATTEO BRAGANTINI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI, . Signor Presidente, si dice «sopprimere la lettera », ma la parte dopo la lettera quando la votiamo ?
PRESIDENTE. La lettera andava con la lettera .
MATTEO BRAGANTINI, . Dunque, sono: lettera sopprimere la lettera dopo la lettera la lettera che sono un voto, sul quale esprimo parere contrario.
PRESIDENTE. Aspetti, che il è complicato. Sulla prima parte lei mi dà parere contrario, giusto ? Perché lo stiamo dividendo in tre parti, adesso.
MATTEO BRAGANTINI, . Esatto. Sulla seconda parte, lettera lettera e lettera esprimo parere contrario; sulla terza parte, da «comma 2, dopo le parole: dieci esperti» fino alla fine, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Relatore Pilozzi, il suo parere ?
NAZZARENO PILOZZI, . Signor Presidente, sulla prima parte, lettera il parere è contrario. Sulla seconda parte, lettere e il parere è contrario, e sulla terza parte, lettera da «i collegi plurinominali» fino «in vigore della presente legge», il parere è contrario.
PRESIDENTE. Quindi come il relatore Bragantini, di fatto. Mi dicono, onorevole Pilozzi, che dovrei precisare che c’è anche la lettera con le lettere e le è chiaro ?
NAZZARENO PILOZZI, . Sì, e il parere è contrario.
PRESIDENTE. Onorevole La Russa, vengo a chiedere anche a lei, in parti separate, i pareri.
IGNAZIO LA RUSSA, . Signor Presidente, va bene come le ha separate lei, anche se non era esatto, ma va bene, non complichiamo ulteriormente. Sulla prima parte esprimo parere favorevole; sulla seconda parte, in cui abbiamo inserito anche la lettera mentre io volevo solo le lettere e ma va bene), esprimo parere contrario, ed esprimo parere contrario anche sulla parte finale.
PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, il suo parere era contrario su tutte e tre le parti, vero ?
MATTEO BRAGANTINI, . Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. D'accordo, con i relatori di minoranza ci siamo.
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte, lettere e del subemendamento Centemero 0.1.311.12, nel testo riformulato, con il parere favorevole di Commissione e Governo, con il parere contrario dei relatori di minoranza Bragantini e Pilozzi e favorevole del relatore di minoranza La Russa.
Dichiaro aperta la votazione.
DANILO TONINELLI. Signor Presidente, su questa parte del subemendamento il MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente, e ci domandiamo come mai gli altri relatori di minoranza abbiano indicato, come indicazione di voto, «contrario», perché va ad aumentare il tempo che intercorre da quando il Governo esercita la delega a creare le circoscrizioni, i collegi, da 15 a 25 giorni; ovverosia c’è più tempo per il Parlamento per dare un parere positivo o negativo al lavoro del Governo con la delega. Di conseguenza, riteniamo assolutamente doveroso e necessario votare favorevolmente, e chiediamo che venga fatto non solo dalle minoranze, ma ovviamente da tutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, per il suo tramite vorrei rispondere ad alcune delle critiche che ho sentito fare da alcuni onorevoli colleghi, tra i quali il collega Fedriga e anche altri colleghi di SEL, circa il combinato disposto di quello di cui parlavamo prima, e cioè il limite solo superiore, fino a 120 collegi, della divisibilità del territorio elettorale, e la possibilità quindi, come prima diceva il collega Fedriga, che in astratto, dalla scrittura di questo subemendamento, si potrebbe dedurre che il territorio potrebbe essere anche diviso in 20 o 30 grandi collegi. Ma il collega Fedriga, signora Presidente – mi rivolgo anche al collega Toninelli e agli altri colleghi anche di SEL che hanno parlato – non ometterà di ricordarsi che il comma 3 dell'articolo 1 prevede delle regole sul numero di candidature per collegio, di posti assegnabili per collegio, tra 3 e 6. Come, signora Presidente, i colleghi succitati ovviamente mi insegnano, si prevede una divisibilità entro anche un limite inferiore del territorio nazionale, non solo superiore.
Oltre a questo, l'emendamento che prima abbiamo menzionato, la cui riscrittura è stata più volte letta in Aula, cita, come elemento di riferimento per la sua dimensione, la dimensione del territorio provinciale, se non altrimenti composto in casi dove la popolazione del territorio provinciale non raggiunga la sufficienza di quei limiti di cui parlavamo prima per somma di più province. Il combinato disposto di limite superiore di centoventi, due limiti inferiori o superiori di numero di seggi assegnati per collegio tra tre e sei e il territorio di riferimento del disegno dei confini di un collegio plurinominale, che ha come punto di riferimento, come abbiamo appena letto, la dimensione del territorio provinciale oppure, in caso di eccezioni, la somma di più province, rende – ed io sono certo che i colleghi ne converranno con me – del tutto inattuabile l'ipotesi che qui poc'anzi in Aula il collega Fedriga ha fatto, cioè che da questa legge, con venti collegi, si potrebbe risolvere l'algoritmo che descrive l'assegnazione dei seggi, perché con venti collegi, cioè 630 diviso venti, non si potrebbe stare entro i termini dei tre-sei posti che sono assegnati come limite inferiore e superiore dall'articolo 1, comma 3, di questa legge.
PRESIDENTE. Colleghi non parlate tra di voi, per favore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla terza parte del subemendamento Centemero 0.1.311.12, nel testo riformulato.
Dichiaro aperta la votazione.
MARIA ELENA BOSCHI, Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza, onorevole La Russa, mi dà il parere su questo ?
IGNAZIO LA RUSSA, Signor Presidente, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Colleghi, anche qui è stata adesso fatta richiesta di una votazione per parti separate. Quindi, significa che il testo riformulato va votato separatamente, cioè nel senso di votare separatamente la parte riferita ai commi 2, 3 e 4, che riguardano il procedimento di predisposizione dei decreti legislativi, rispetto al resto della proposta dell'emendamento.
Poiché le due parti hanno una propria autonomia logica e normativa, la Presidenza acconsente alla votazione per parti separate ai sensi dell'articolo 87, comma 4, del Regolamento.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto, mentre quella successiva avrà luogo a scrutinio palese.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Signor Presidente, quanto detto poco fa dal collega Fiano mi porta a porre una domanda, e lo faccio per tramite suo: siamo di fronte a tre criteri che stiamo dando al Governo perché, con questa delega, formi e disegni i collegi plurinominali. Abbiamo, nell'articolo 1, un numero di seggi da un minimo a un massimo, da tre a sei, l'articolazione provinciale e non più di 120 collegi plurinominali a livello nazionale.
Questo è il quadro che noi consegniamo al Governo affinché, appunto, disegni i collegi. La prima domanda che faccio è: ma abbiamo fatto delle simulazioni tali da verificare la fattibilità di questi criteri ? Potranno essere effettivamente applicati da parte del Governo ? Ritengo che la risposta a questa domanda sia assolutamente doverosa, perché, altrimenti, potrebbe capitare che il Governo si trovi dei criteri che, in determinate situazioni, non è in grado di rispettare.
Penso che il relatore, il presidente Sisto, debba recepire questa domanda e, rivolgendosi a lei, Presidente, debba dare una risposta fondamentale, che anticipi la possibilità per il Governo di disegnare i collegi sulla base dei criteri indicati.
PRESIDENTE. Mi faccio tramite presso il presidente Sisto, se vuole rispondere a quanto richiesto dall'onorevole Toninelli.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Signor Presidente, è un tema che abbiamo già parzialmente affrontato in sede di Comitato dei nove. È evidente che sono dei criteri sinergici: ognuno qualifica l'altro e fa di questa delega una delega che, in qualche modo, ha dei punti fermi. Quindi, non vi è alcuna contraddizione, anche qui, né logica né letterale, fra i tre criteri, che conducono il Governo a dover adempiere in tempi brevissimi ad un compito che il Parlamento ascrive al Governo stesso perché la legge possa essere autoapplicativa al più presto. Quindi, l'apparente diversità sottolineata anche qui dal collega Toninelli, che su ogni punto è sempre particolarmente puntuale, ad avviso del relatore e del Comitato dei nove non sussiste.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, scusi, intervengo solo per correggere ed evitare che rimanga a mio nome, nel resoconto, una cifra sbagliata. Siccome ho detto prima, citando questi tre criteri, che sono 630 i seggi della Camera che vengono suddivisi, in realtà sono 606 quelli che perverranno dalla divisione dei collegi, perché noi dobbiamo considerare gli 11 del Trentino-Alto Adige, 1 della Valle d'Aosta e i 12 del circuito estero, che vanno con un calcolo separato.
PRESIDENTE. Grazie per la precisazione.
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nardella 1.311 nel testo riformulato, come subemendato, limitatamente alla prima parte con il parere favorevole della Commissione e del Governo e con il parere contrario dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, chiedo di consentire al Comitato dei nove, che ha accantonato tutti gli altri pareri, di potersi riunire per poter definire compiutamente tutte le altre questioni rimaste aperte, in modo da poter tornare in Aula e votare tutto il resto del provvedimento.
PRESIDENTE. Di quanto tempo ha bisogno, presidente Sisto ?
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, ragionevolmente, con il rispetto dei tempi dell'Aula, non meno di un'ora.
PRESIDENTE. Quindi, tra un'ora ci riaggiorniamo qui con tutti i nodi sciolti.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, se fosse un'ora e un quarto, le sarei grato.
PRESIDENTE. D'accordo, facciamo alle 18. Sospendo la seduta.
PRESIDENTE. Avverto che, nella seduta odierna, la Commissione affari costituzionali ha proceduto all'abbinamento della seguente ulteriore proposta di legge Di Battista ed altri: Modifiche alla legge 27 dicembre 2001, n. 459, in materia di esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini italiani residenti all'estero (2038).
Avverto che sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Centemero 0.1.900.15 e 0.1.900.16, Dorina Bianchi 1.600, 0.1.900.5 e 0.1.900.103.
Ricordo che, prima della sospensione della seduta, l'Assemblea ha da ultimo approvato l'emendamento Nardella 1.311, nel testo riformulato.
A questo punto chiederei al relatore, presidente della Commissione affari costituzionali, deputato Sisto, da quale punto intende riprendere l'esame. Colleghi, per favore, stiamo riprendendo !
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Signora Presidente, intendo riprendere dagli emendamenti che riguardano l'alternanza di genere e dai pareri sugli emendamenti su cui si era riservata l'espressione del parere da parte del Comitato dei nove. Abbiamo potuto – si fa per dire – rimediare a questa non espressione del parere e quindi mi avvio a darlo.
Sull'emendamento Roberta Agostini 1.88, a pagina 92, la Commissione si rimette all'Aula.
Sull'emendamento Andrea Romano 1.91, a pagina 93, la Commissione esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sull'emendamento precedente, Locatelli 1.87 ?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Avevo già espresso parere contrario su quello: sto esprimendo soltanto i pareri che erano rimasti inespressi.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Sull'emendamento Roberta Agostini 1.93, a pagina 94, la Commissione si rimette all'Aula.
Sull'emendamento Roberta Agostini 1.92 a pagina 95, la Commissione si rimette all'Aula.
MARIA ELENA BOSCHI, . Signora Presidente, il Governo si rimette all'Aula sugli emendamenti, quindi il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene; adesso chiederei ai relatori di minoranza: cominciamo con l'onorevole Bragantini, prego.
MATTEO BRAGANTINI, . Signora Presidente, intanto intervengo sull'ordine dei lavori: se abbiamo già sciolto le riserve sugli accantonati, bisognerebbe dare il parere su tutti gli accantonati, a mio modesto avviso, e dopo seguire l'ordine del fascicolo, altrimenti si crea una confusione per cui continuiamo a passare da parte a parte. Altrimenti, formalmente, dovevamo tenere ancora accantonati quelli che venivano precedentemente, e, appena finito questo blocco, ritornare ad esaminarli. Perciò, se abbiamo già espresso il parere su tutti gli emendamenti accantonati, diciamolo a tutti i colleghi, in modo che anche loro sappiano che i relatori ed il Governo hanno già sciolto tutte le riserve, così si possono vedere tutti e svolgere un lavoro più ordinato.
PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, capisco, però noi adesso stiamo seguendo l'ordine suggerito dal relatore.
MATTEO BRAGANTINI, Si, ma lei è la Presidente.
PRESIDENTE. Ma io mi attengo al Regolamento, come lei sa.
MATTEO BRAGANTINI, . Presidente, il Regolamento dice che, se c’è un articolo unico, bisogna dare il parere su tutti gli emendamenti e dopo...
PRESIDENTE. Ma lei capisce come stiamo andando avanti: stiamo andando avanti un po’ a blocchi. Adesso direi di portarci avanti con questo blocco e poi procediamo in ordine, come da lei suggerito. Allora, se cortesemente esprime il parere.
MATTEO BRAGANTINI, Presidente, sull'emendamento Roberta Agostini 1.88 il parere è favorevole; sull'emendamento Locatelli 1.87 il parere è favorevole; sull'emendamento Andrea Romano 1.91 il parere è favorevole; sull'emendamento Migliore 1.90 il parere è favorevole. Anche sugli emendamenti Roberta Agostini 1.93 e 1.92 il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Pilozzi ?
NAZZARENO PILOZZI, Presidente, sull'emendamento Roberta Agostini 1.88 il parere è favorevole; sull'emendamento Locatelli 1.87 il parere è favorevole; sull'emendamento Andrea Romano 1.91 il parere è favorevole; sull'emendamento Migliore 1.90 il parere è favorevole; sull'emendamento Roberta Agostini 1.93 il parere è favorevole; anche sull'emendamento Roberta Agostini 1.92 il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole La Russa ?
IGNAZIO LA RUSSA, Grazie Presidente, io esprimo il parere però mi permetto di dire, in modo che rimanga a verbale, che è estremamente difficile procedere in questo modo e dare dei pareri ragionati, perché presupporrebbe che noi leggessimo di volta in volta tutti gli emendamenti. Avere il tempo noi relatori...Mentre, come lei sa, abbiamo avuto qualche minuto, anzi dopo il parere della Commissione, non abbiamo avuto neanche un minuto per riflettere se seguire il parere della Commissione o esprimere un parere difforme da quello della Commissione. Per cui glielo darò con riserva di modificarlo in corso d'opera; mi pare che partiamo dall'emendamento Roberta Agostani 1.88...
PRESIDENTE. Si, a pagina 92.
IGNAZIO LA RUSSA, Presidente, mi rimetto su tutti all'Aula.
PRESIDENTE. D'accordo. Allora adesso cominciamo con le votazioni.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Roberta Agostini 1.88, sul quale la Commissione e il Governo si rimettono all'Aula, i relatori di minoranza Bragantini e Pilozzi esprimono parere favorevole, mentre il relatore di minoranza La Russa si rimette all'Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Agostini. Ne ha facoltà.
ROBERTA AGOSTINI, Grazie Presidente, colleghi, noi abbiamo scelto di presentare in maniera trasversale alcuni emendamenti, precisamente tre, sottoscritti da colleghe e colleghi di vari gruppi politici: si tratta degli emendamenti 1.88, 1.93 e 1.92 a mia prima firma.
Non abbiamo presentato, a differenza di altri gruppi, emendamenti su questo tema esclusivamente a firma Partito Democratico, ma abbiamo scelto di presentarli in maniera trasversale. Questo perché crediamo che il tema del riconoscimento della necessità di promuovere le donne nelle istituzioni non sia interesse semplicemente di una parte o di un partito politico ma debba interessare in modo generale l'intero sistema.
Più donne nelle istituzioni significa una qualità migliore della rappresentanza democratica, l'inclusione di domande anche nuove che provengono dalla società italiana e la possibilità di dare risposte diverse. Io non credo che sia un caso se il Parlamento con la più grande presenza femminile nella storia della Repubblica, quale noi siamo, ha votato, come primo atto, la legge di ratifica della Convenzione di Istanbul. Credo che sia un segno della differenza che possono fare più donne in un'istituzione democratica. È chiaro come la pensa il mio partito, il Partito Democratico, su questi emendamenti. Lo potete vedere dal grande, grandissimo numero di colleghe che hanno sottoscritto, che sono in calce a quell'emendamento, insieme alle colleghe di tanti gruppi politici. Penso a Forza Italia, a NCD, a SEL, a Per l'Italia e a Scelta Civica per l'Italia.
È chiaro come la pensa il Partito Democratico perché noi abbiamo una storia, come è fissato nei nostri principi, nel nostro statuto, nei nostri regolamenti, che punta alla partecipazione politica delle donne. Avere un gruppo con un così alto numero di parlamentari è stato possibile in base al fatto che ci siamo dati delle regole anche interne.
I tre emendamenti articolano in maniera diversa un principio che è quello della parità. Il primo emendamento parla di un'alternanza di genere nelle liste, uno a uno; il secondo emendamento parla di una parità nella scelta tra i capilista, 50 e 50; il terzo emendamento parla di una norma antidiscriminatoria, cioè non meno del 40 per cento di ciascun genere può essere presente nei capilista delle liste che si presenteranno alle elezioni. È una norma antidiscriminatoria. Significa, cioè, che si può partire da quel livello per fare meglio, però c’è una soglia minima sotto la quale non si può scendere. È una norma antidiscriminatoria. Io penso che sia e possa rappresentare un buon punto di partenza anche tra forze politiche che la pensano in maniera diversa su questo punto. Una soglia minima sotto la quale non si scende ed uno stimolo a fare meglio e la possibilità di fare meglio per tutte quelle forze, come la nostra, che hanno fissato nello statuto il principio della democrazia paritaria.
Allora, è chiaro che la parità può essere un principio che prende forme e regole diverse. Il testo che ci è stato sottoposto prevede liste corte e bloccate ed è chiaro che bisogna incidere sulla collocazione nelle liste delle donne per rendere effettivamente cogente quel principio di parità.
È chiaro che senza un ruolo attivo dei partiti nella promozione e nella cultura non si va da nessuna parte, ma è anche chiaro che senza regole non si va da nessuna parte. Guardate il caso della Basilicata. Si è votato qualche tempo fa in Basilicata. Sapete quante consigliere regionali sono state elette ? Zero. Senza regole, zero. Si è votato in Sardegna dieci giorni fa. Senza regole, pochissime donne sono entrate nel consiglio regionale. È chiaro che c’è un vasto terreno di azioni che vanno fatte per rimuovere gli ostacoli che impediscono la partecipazione delle donne, così come recita l'articolo 3 della nostra Costituzione. Per questo io ritengo inammissibile, e come me lo ritengono tantissime altre colleghe e moltissimi altri colleghi, che si voti un testo di legge elettorale, dopo l'approvazione del nuovo articolo 51 della Costituzione, che non consideri e che non accolga nelle sue norme il ruolo e il contributo delle donne nella vita pubblica. Sarebbe sbagliato, sarebbe un segno di arretratezza e di inciviltà. Porre una norma che segni la presenza politica delle donne nelle istituzioni significa far fare un passo avanti a questo Parlamento e alle nostre istituzioni rappresentative nel senso di una democrazia più aperta e più inclusiva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Schirò. Ne ha facoltà.
GEA SCHIRÒ. Signora Presidente, io appartengo a un gruppo in cui non c’è stata convergenza totale e ogni deputato potrà esprimere il proprio voto liberamente.
Quindi sto parlando a titolo personale, ma credo che il mio punto di vista sia condiviso da buona parte delle colleghe del mio gruppo. Molto è stato detto. La collega Agostini ha appena analizzato le peculiarità...Presidente, scusi, l'attenzione dell'Aula è il segno dell'interesse per il voto...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Onorevole Schirò, continui pure.
GEA SCHIRÒ. Grazie, Presidente.
Molto è stato detto. Forse una sfaccettatura poco esplorata è stata quella che affronta il tema del reale delle donne. Come tale, sono autorizzati i colpi più o meno bassi e argomentazioni più o meno pertinenti. Quali sono i pericoli di questi emendamenti ? Alterano l'architettura del provvedimento ? Erano tra i punti segnalati come chiave di volta della struttura legislativa ? No. Se metà del Paese vuole partecipare, esserci in un luogo di decisione non dovrebbe essere un problema.
Non dimentichiamo la cronologia dell'accesso delle donne ai diritti fondamentali: dal diritto di voto alla parità di genere nei consigli di amministrazione, norma mai contestata. Il cammino è stato lento e faticoso, non perché gli uomini siano portatori di migliori condizioni psicofisiche od eugenetiche, ma soltanto perché storicamente il percorso di affrancamento è stato lento e rallentato. Non ci sono protezioni per le donne svantaggiate, non esiste un che protegga le donne lavoratrici, non esistono fondi di garanzia per le donne separate. E queste sono le politiche, il prodotto delle politiche esclusivamente maschili degli anni passati. L'argomento che così era non vale, altrimenti invece di portare un orologio da polso cammineremo con il pendolo sulle spalle, cari colleghi. E così non è.
Rimane una sola, cruda verità: la paura di perdere un po’ di «potere». Se poi volessimo valutare cosa sia questo potere, accomodiamoci. È la partecipazione ad un'Assemblea legislativa vissuta come esercizio di poteri o è piuttosto un servizio al Paese ? La rivoluzione culturale a cui abbiamo l'opportunità di partecipare è una rivoluzione del linguaggio, senza ammiccamenti, senza complicità, senza sicurezza, perché – e questo lo rivendico – noi donne siamo in grado di porci di fronte ai problemi senza la sicurezza, a volte arroganza, di avere una soluzione e, quindi, imporre un disegno, ma con la capacità di percorrere tappa dopo tappa un percorso accidentato. Ma proprio questo punto, il pericolo di approdare dove non si era previsto, è forse il maggiore scoglio all'approvazione di qualche emendamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Faenzi. Ne ha facoltà.
MONICA FAENZI. Signor Presidente, so che forse non mi attirerò la simpatia delle mie colleghe ma sento di dovere esprimere il mio pensiero in dissenso da quello che oggi in Aula viene dichiarato dalla maggior parte delle donne, e il mio pensiero non collide perché io trovo che sia arretrata l'introduzione di quote rosa all'interno di questo Parlamento. Guardate, nessuna delle norme sulla rappresentanza di genere presenti in Europa – Grecia, Slovenia, Belgio, Francia, Portogallo, Spagna – incide in maniera determinante sulla percentuale di eletti di ciascun genere. Risultato che, invece, produrrebbe una norma che impone una quota sui capilista in un sistema a lista bloccata.
Tutte le norme esistenti in Europa regolano sola la quota dei due sessi che deve essere presente nel totale delle candidature. In nessuno degli altri Paesi europei esistono norme sulla rappresentanza di genere di natura impositiva. In molti Paesi – li voglio citare: Austria, Cipro, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Svezia, Ungheria – esistono norme contenute negli statuti e nei regolamenti interni dei partiti. In altri Paesi (Finlandia, Danimarca, Bulgaria, Estonia, Lettonia) non è presente alcuna norma sulla rappresentanza di genere, né di natura impositiva né di natura non impositiva. Nonostante questo, la Svezia ha una rappresentanza femminile pari al 47 per cento, la Finlandia al 42 per cento, i Paesi Bassi al 39 per cento, la Danimarca al 37 per cento, l'Austria e la Germania al 32 per cento: percentuali queste superiori a tutti quei Paesi con norme di rappresentanza di genere di natura impositiva. Chiediamoci perché.
Non sono le norme sulle quote rosa, ma soltanto quegli strumenti di politica che possono avvantaggiare l'ingresso delle donne in politica. Peraltro, l'accordo tra Berlusconi e Renzi in merito alla riforma della legge elettorale che ha portato all'elaborazione dell'Italicum, proprio perché era stata pienamente riconosciuta la questione della tutela della rappresentanza di genere, aveva già previsto l'introduzione all'interno del testo base concordato e sottoscritto anche dalle diverse forze politiche di una norma che andava proprio nella direzione della promozione della massima garanzia della rappresentanza di genere.
Proprio in relazione a queste esigenze, il testo unificato che attualmente è all'esame di quest'Aula stabilisce che, a pena di inammissibilità, nel complesso delle candidature circoscrizionali di ciascuna lista, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 50 per cento. Inoltre, nella successione interna delle liste nei collegi plurinominali, non possono esservi più di due candidati consecutivi del medesimo genere.
Per questo io credo, Presidente, che gli emendamenti presentati al testo e a firma di uomini e donne di diverse forze politiche, che chiedono sia l'alternanza nelle liste che l'alternanza nel complesso delle candidature a capilista, non siano costituzionali. Sappiamo bene che in un sistema elettorale in cui non è prevista l'espressione delle preferenze, come nel caso dell'Italicum, la formazione e l'ordine delle liste diventano decisivi per l'elezione dei candidati. Le modifiche proposte, se approvate, forzerebbero ulteriormente il testo, andando a costituire un'ingerenza troppo elevata nell'organizzazione e nelle scelte dei partiti, fino a scontrarsi inevitabilmente con la tutela dei due principi fondamentali che regolano la vita delle formazioni politiche e che sono sanciti dalla Costituzione: la libertà di associazione e la tutela del principio democratico. Quindi, questi emendamenti rischiano di essere incostituzionali, alla luce proprio degli articoli 3, 49 e 51 della Costituzione.
Voglio citare alcune sentenze: la sentenza del 1995, richiamata anche all'interno della sentenza n. 49 del 2003 e della sentenza n. 4 del 2010, che è espressione successiva alla riforma del 2003 che ha modificato l'articolo 51 della Costituzione, e che recitano testualmente: «Viene a porsi in contrasto con gli indicati parametri costituzionali» – ovvero con gli articoli 3, 4 e 51 della Costituzione – «quella norma di legge che imponga nella presentazione delle candidature alle cariche pubbliche elettive qualsiasi forma di quota in ragione del sesso dei candidati».
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MONICA FAENZI. La norma censurata dalla Corte tende, infatti, a configurare una sorta di azione positiva volta a favorire il raggiungimento di una parità, ma non soltanto formale, anche sostanziale tra i due sessi nell'accesso alle cariche pubbliche ed elettive.
Ma se è vero che è possibile adottare misure legislative volutamente disuguali per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese, come prevede l'articolo 3 della Costituzione, è altrettanto vero, Presidente, che non è possibile adottare disposizioni che possono incidere direttamente sul contenuto stesso di quei medesimi diritti rigorosamente garantiti in equal misura a tutti i cittadini in quanto tali .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, qualche giorno fa, Hillary Clinton ha detto: «Quando le donne riescono, il mondo ha successo. Quando le donne e le ragazze crescono, intere società prosperano». Bene, io sento il dovere di aggiungere che ciò è possibile perché la donna è l'anima della società e può dare un contributo fondamentale grazie alla sua naturale propensione a prendersi cura.
La presenza di più donne in politica dovrebbe essere naturale, la presenza di donne che siano – sottolineo – motivate e vere espressioni di mondi vitali darebbe al nostro Paese quello slancio di cui ha bisogno. Purtroppo, in Italia, dobbiamo arrivare a fare un emendamento per garantire tutto questo e rispettare l'articolo 51 della Costituzione. Da italiana emigrata in America ho imparato che bisogna lottare per affermare valori e posizioni. Credo che, dobbiamo lavorare duramente per radicare una cultura della parità oltre ad ogni prescrizione normativa. Ma, visto che vi è ancora una situazione di evidente disparità, chiedo che anche per la composizione delle liste della Circoscrizione estero venga applicato lo stesso criterio di parità
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signora Presidente, l'8 marzo eravamo al Quirinale, molte di noi, alla cerimonia che ogni anno viene fatta in quell'occasione. È stato un anno particolarmente importante per le testimonianze che ci sono state. Voglio ricordare quella della professoressa Amel Grami, una professoressa tunisina che ci ha raccontato della nuova Costituzione tunisina, in cui l'articolo 46 definisce la parità tra uomini e donne in Tunisia, in tutte le Assemblee elettive. In Tunisia.
Allora, io voglio partire da qui per dire che non mi ritrovo nel modo in cui è stata raccontata fuori di qui la discussione, molto importante, che finalmente arriva in Aula, e non corre solo fuori dall'Aula nei canali diversi e paralleli. Non mi ritrovo nella definizione di quote rosa; non è questo, non è questo; non è questo . Perché dire, come facciamo in tre emendamenti sottoscritti da molte parlamentari di tutti i gruppi, che vogliamo un Parlamento fatto a metà di donne e uomini non è un diritto, io non penso sia un diritto, non penso sia un privilegio, è una cosa diversa, è una scelta, come è stato scelto nella Costituzione tunisina.
È una scelta, perché si ritiene, io ritengo, che sia interesse del Paese rappresentare il Parlamento come è la realtà, rappresentarlo così, ed è per questo che la Costituzione ne parla all'articolo 51, perché il tema non è il tiro alla fune tra le poltrone, chi ne ha un po’ di più, chi ne ha un po’ di meno, non è il tema la rappresentazione di un diritto scritto nella sacra Bibbia, non è il tema il privilegio, ma, per esempio, leggere con attenzione l'ultimo recente studio della Banca d'Italia, quello in cui si vede in modo misurabile come la presenza delle donne nelle assemblee elettive determina un investimento maggiore in istruzione, nei servizi, un calo della corruzione. Il tema è l'interesse generale del Paese.
Allora, ho sentito molti sostenere che le donne dovrebbero esserci in quanto dovrebbero avere un merito che consente loro di essere in questi luoghi: ma è questo il punto ? Ma veramente c’è qualcuno che pensa che nel Parlamento italiano ci sono poche donne perché non ci sono donne piene di talento, che ci potrebbero essere ? Veramente c’è qualcuno che pensa che le donne non sono al vertice delle imprese perché hanno meno talento di quegli uomini, non dirigono i giornali perché hanno meno talento dei direttori, maschi, dei giornali ? Ma veramente c’è qualcuno che pensa questo ? Se qualcuno lo dice, nasconde un retropensiero o comunque dice una cosa palesemente falsa.
Allora, l'invito che io voglio fare conclusivamente nel sostenere questi emendamenti è di scostarsi dagli occhi un retropensiero e di immaginare che in questo modo il Parlamento italiano, la Camera, fa una scelta nell'interesse del Paese, non nell'interesse di un singolo gruppo o di singoli gruppi, nell'interesse del Paese, che ha diritto di avere rappresentato nel Parlamento la propria immagine a specchio, quella della metà del mondo fatta da donne e della metà del mondo fatta da uomini. Parliamo cioè di rappresentanza e qualità della democrazia, di null'altro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Argentin. Ne ha facoltà.
ILEANA ARGENTIN. Signora Presidente, ho la necessità di intervenire; non indosso nulla di bianco perché ritengo che la forma non sia fondamentale in una battaglia di questo tipo, credo che sia importante il valore che stiamo dando a questa risposta. Quello che mi preme dire è che credo profondamente nelle pari opportunità.
So che cos’è il peso della diversità, e per questo credo che sia giusta una chiave di lettura all'interno delle istituzioni che permetta di vederla da un punto di vista e da un altro, al fine di avere un obiettivo in cui si giunge con un'analisi non soltanto maschile e non soltanto femminile, bensì, credo, in modo che le due diversità – tra virgolette, concedetemi il termine improprio –, possano avere supporto l'uno per l'altra. Nelle istituzioni questo è fondamentale, non è un . È necessario. Ora, questo non vuol dire che non ci sono le donne più forti che sono abituate a ragionare come gli uomini e che sono sempre in capo alle liste. Io non dico assolutamente che ci sono solo donne perbene e che sanno integrare il concetto di politica e di etica, però ritengo che, senz'altro, con le donne in Aula, con qualsiasi forma istituzionale, ci avviciniamo di più alla verità e ad un credo che è quello della risposta a tutti e non solo ad alcuni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marco Meloni. Ne ha facoltà.
MARCO MELONI. Signor Presidente, colleghi, intervengo per dichiarare il mio sostegno a questi emendamenti che ho sottoscritto e che spero possiamo votare a scrutinio palese.
Intervengo per dire che la parità riguarda tutti; riguarda la funzionalità delle istituzioni, la pienezza della democrazia ed un principio costituzionale che deve essere promosso dalla legge, e da questa legge in particolare. Io credo che questo Parlamento, che, come è stato detto meglio di me dalle colleghe che mi hanno preceduto, è il più paritario della storia repubblicana, non possa permettersi passi indietro e possa fare invece un passo decisivo verso la parità di genere. È paritario perché un partito, il nostro partito, il Partito Democratico, ha delle norme molto rigide in questa materia, ma è paritario grazie a tutti, e può trasferire questa forza ai prossimi parlamenti.
Credo, infine, che questi meccanismi forzosi non siano l'ideale, sono il minimo indispensabile, sono la condizione migliore, se dovessero persistere le liste bloccate. Ma sono convinto che a partire da questa base dobbiamo fare un passo in più e conciliare la promozione della parità di genere e la scelta diretta dei parlamentari da parte degli elettori. Può valere e deve valere sia per gli uomini che per le donne. Lavoriamo perché si divenga parlamentari non per nomina o per concessione, ma per elezione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Signor Presidente, sono di quegli uomini di questo partito che è convinto di essere di troppo qui dentro; di troppo perché siamo in troppi eletti, tanto è vero che, se mi dimettessi, prima di trovare un'altra donna dietro di me bisognerebbe scorrere addirittura cinque posizioni.
Credo che questa sproporzione a favore del genere maschile, che da decenni depriva il Parlamento e quindi il Paese del coraggio delle donne, della forza delle donne, della creatività delle donne, della capacità delle donne, sia davvero ora che finisca. Se non siamo capaci, nelle segreterie dei partiti, di fare le liste dei nominati o dei «cliccati», di comporre le liste, che questo avvenga per legge e per imposizione, perché non è più possibile deprivare il Paese della ricchezza che soltanto i due generi insieme riescono a portare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.
MARCO DI LELLO. Signora Presidente, ho già detto in altre occasioni che il contributo dei socialisti a questo provvedimento sarebbe stato sui grandi principi. Quello sulle pari opportunità e sulla rappresentanza di genere lo è certamente.
Il sessismo in politica è un da estirpare: sono le parole di grande saggezza con cui il Presidente Napolitano ha ricordato non solo i pregiudizi verso le donne impegnate in politica, ma anche le difficoltà che le stesse incontrano per affermarsi. Tantissimi colleghi hanno celebrato con tante buone parole l'8 marzo, possono farlo anche oggi, con il proprio voto, il 10 marzo, dimostrando che l'8 marzo lo si pratica ogni giorno. Era proprio il 10 marzo del 1946 quando, per la prima volta, le donne furono ammesse al voto alle elezioni amministrative. Sono trascorsi 68 anni, ma i passi in avanti sono stati davvero pochi, se alle ultime tre elezioni regionali, in Molise, Basilicata e Sardegna, su 101 consiglieri eletti solo sette – dico sette ! – sono donne.
È il sud, mi dicono. Anche la Campania è il sud: lì, con una legge voluta dal socialista Corace, sono il 25 per cento.
Altrove, invece, percentuali degne del Qatar o del Tuvalu, come ricordava la deputata Locatelli, che non è qui perché è alle Nazioni Unite a difendere i diritti delle donne. Percentuali che ci collocano al centoventiseiesimo posto nella statistica delle unioni parlamentari. È a quei modelli che questo Parlamento si ispira ? Proprio questo, composto per quasi un terzo da donne, può votare un clamoroso arretramento sul terreno della parità ? In 27 Paesi europei, Belgio, Francia, Grecia, Portogallo, Slovenia e Spagna impongono quote nelle proprie leggi elettorali; in altri 15 le quote sono applicate spontaneamente dai partiti; in solo 6, invece, non è previsto alcun correttivo: sono la Bulgaria, la Danimarca, l'Estonia, la Finlandia e la Lettonia.
Conosco sorrisi e battute dei colleghi uomini. Rispondo citando uno dei più grandi socialisti italiani, che in quest'Aula tuonò: «C’è poco da ridere, onorevoli colleghi: anche una donna può diventare Presidente della Repubblica, sapete ?» Era Sandro Pertini: non è ancora successo, ma accadrà . Intanto col voto di oggi possiamo fare un passo avanti in questa direzione: non quote rosa, quote di civiltà; non un favore alle donne, ma un favore all'Italia. È questo che ci accingiamo a votare, e il nostro voto è un voto palese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Tinagli. Ne ha facoltà.
IRENE TINAGLI. Signor Presidente, mi associo all'appello fatto da molti mie colleghe e miei colleghi, che ringrazio anche per essere intervenuti in questo dibattito: un dibattito sobrio, un dibattito che ci richiama anche ad una realtà abbastanza triste del nostro Paese. Io fino a pochi mesi fa non ne ero consapevole, devo essere sincera, e quindi non mi ero mai neanche posta il problema di una parità di genere e di rappresentanza in Italia, finché non mi sono trovata in una campagna elettorale italiana, e ho visto: ho visto come sono state fatte le liste, ho visto la qualità delle donne escluse, ho vissuto la tristezza di queste scelte. Sono d'accordo con la collega Di Salvo: è una scelta che questo Paese deve fare, è una scelta; ed è un messaggio che deve dare al Paese, è un messaggio che deve dare ai suoi cittadini, è un messaggio che deve dare alle generazioni future.
E ho trovato quindi molto triste il dibattito di questi giorni, anche la strumentalizzazione che ne è stata fatta da più parti. Vorrei che questioni così importanti, che ci toccano tutte in maniera trasversale, non venissero mai usate in senso trasversale, che non ci fossero mai ricatti da una parte o dall'altra: non salta niente, salta magari la dignità di un Parlamento che dovrebbe decidere nell'interesse di tutto il Paese, di tutte le donne e di tutti gli uomini. Quindi devo dire che è stato molto triste quello che ho visto in questi giorni, così come è triste ogni volta che sento, e ho sentito in questi giorni, dei leader politici dire: non c’è bisogno, perché a candidare le donne o a dar loro un ruolo ci penso io, come se fosse una concessione, una grazia che viene concessa . Io questo lo trovo molto triste, e vorrei che liberassimo le donne da questo giogo, quasi come se poi dovessero un debito di gratitudine, quando invece dovrebbe essere appunto una norma di convivenza civile valorizzare le competenze e le persone, uomini e donne che siano. Quindi mi appello a quest'Aula per questi emendamenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, vorrei fare un intervento in dissenso dal mio gruppo. Vorrei partire col mio intervento ricordando due figure che nella storia della Repubblica sono state secondo me due figure importanti: una è stata anche Presidente della Camera, Nilde Iotti.
Un'altra grande figura è stata Tina Anselmi. Cioè due donne che hanno dimostrato capacità e senso dello Stato in più occasioni. Il mio intervento in dissenso lo faccio solo non perché non credo nelle donne, anzi, io penso che le donne siano una grande risorsa per questo Paese, ma penso anche che non sia giusto questo pensiero e questa volontà di fare le quote di genere, perché più che una tutela mi sembra un'autotutela. Io credo che la valorizzazione delle donne sia proprio perché sono capaci, perché sono in gamba, perché hanno ovviamente un pensiero – uomini e donne che siano – perché hanno dei ragionamenti efficaci, perché sono concrete. Io penso anche che lei, signor Presidente, è Presidente della Camera non in quanto donna ma perché comunque ha delle capacità, perché comunque è lì perché hanno visto in lei una figura importante, che rappresenta un settore della nostra politica italiana.
Io penso che molti in questa Camera possono pensare a me come a uno che dice che fa quest'intervento perché vuole andare contro, perché vuole creare allarmismo, perché vuole che ci sia qualcosa di scandaloso, non è affatto così. Il mio intervento è invece un intervento serio signor Presidente, perché io penso che allora a questo punto dovrebbero essere rappresentati giustamente anche i giovani, dovrebbero essere rappresentati i pensionati, dovrebbero essere rappresentati coloro che non hanno un posto di lavoro, che magari venendo qua potrebbero dire che cosa significa veramente arrivare alla sera e non sapere cosa dire ai propri figli perché non si ha un posto di lavoro, per chi l'ha perso questo posto di lavoro. Allora bisogna avere tutte le categorie rappresentate e non penso che, ribadisco, le quote di genere siano il non . Le faccio anche un esempio da amministratore: io nel 1993 sono diventato sindaco, ed era la prima volta che c'era l'elezione diretta del sindaco, e l'ho fatto per vent'anni e ogni volta che ho fatto le giunte dei miei comuni ho sempre messo, ad esempio, le donne al bilancio perché le ritengo capaci di gestire meglio il bene pubblico. Ho aiutato donne a diventare sindaco perché le ritenevo capaci, non perché erano donne ma perché le ritenevo più capaci rispetto agli uomini.
Allora questo modo di pensare, secondo me, per chi invece vota queste quote di genere, porta l'esatto contrario; io conosco molte donne, anche amministratrici, che non sono d'accordo su questo perché si ritengono poi come se fossero delle quote per delle persone, diciamo così, viste in posizione inferiore rispetto agli uomini. Ci sono uomini intelligenti e ci sono donne intelligenti, non è che per forza bisogna mettere una categoria rispetto ad un'altra.
Ad esempio, in questo Paese le sembra normale che in ogni tornata elettorale c’è una legge nuova ? Alle comunali si vota in una maniera, alle provinciali – se ci saranno ancora – si vota in un'altra, alle regionali in un'altra ancora, alle politiche in un'altra ancora – e lo vediamo oggi – e alle europee in un'altra ancora. Questo Paese non è neanche capace di fare in modo che ci siano delle leggi che possano aiutare i cittadini, e noi gli complichiamo ulteriormente la vita perché comunque ogni volta il cittadino si trova in difficoltà nel votare.
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIANLUCA BUONANNO. Allora, nel concludere, il mio intervento signor Presidente, le dico sinceramente che io sono contro a queste quote di genere ma non sono contro le donne, anzi dico: viva le donne e per fortuna che esistono.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Balduzzi. Ne ha facoltà.
RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, solo un minuto, perché nella discussione è stato paventato il dubbio che approvando l'emendamento Agostini, o gli emendamenti successivi, vi siano problemi di costituzionalità. Io volevo dire, Presidente e colleghi, che se l'Italicum dovesse avere dei profili di incostituzionalità, non sarà certamente in queste norme che li si andrà a cercare
La revisione costituzionale del 2003 permette questo tipo di norme che altrimenti avrebbero certamente dei profili di incostituzionalità. Non obbliga le quote rosa ma dice al legislatore di fare qualche cosa per favorire le pari opportunità.
Il legislatore liberamente può scegliere le quote rosa, le preferenze di genere, un altro strumento, tutti insieme un altro. Questo per dire che siamo liberi e chi lo vuole fare lo può davvero fare
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Prestigiacomo. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, prendo con amarezza la parola in dissenso dal mio gruppo. Un solo minuto per sintetizzare il senso di una battaglia che mi ha vista impegnata assieme a tante colleghe del mio partito. Mi dispiace che, dopo nove anni – da quel giorno, l'11 ottobre del 2005, quando questo Parlamento si confrontò sul medesimo argomento sulla legge elettorale, esattamente sull'emendamento sulle cosiddette quote rosa, e il gruppo di Forza Italia dichiarò il voto favorevole con la voce di Sandro Bondi – il mio gruppo e il mio partito, Forza Italia, un partito di ispirazione liberale, non lascia nemmeno la libertà di coscienza e quindi mi trovo costretta a pronunciarmi in dissenso
Vedete colleghi, colleghi del mio partito, la nuova legge elettorale è chiamata a regolare il meccanismo democratico e non dovrebbe garantire gli assetti attuali o le poltrone alle parlamentari e ai parlamentari di questo Parlamento, ma dovrebbe sapere guardare lontano e cogliere i cambiamenti che ci sono nella società. Purtroppo, questo dibattito all'interno del mio gruppo non è stato possibile svolgerlo e, dopo avere fatto tante innovazioni in materia di pari opportunità durante i nostri Governi, ci vediamo costrette a pronunciarci in dissenso, ma lo facciamo con orgoglio e a viso aperto
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gitti. Ne ha facoltà.
GREGORIO GITTI. Signor Presidente, non è ancora passato un secolo da quando per la prima volta in Italia è stata abolita l'autorizzazione maritale. Le donne fino al 1919 – se vogliamo escludere la parentesi del Lombardo Veneto, che adottò nel 1816 il codice civile austriaco, molto più avanti di quello napoleonico – non avevano autonomia, non avevano la cosiddetta capacità di agire, non potevano amministrare un patrimonio, non potevano concludere contratti se non con l'autorizzazione di un maschio adulto, il marito, il padre oppure di un consanguineo, il per le nubili e le vedove. Sono solo passati sessantotto anni da quando per la prima volta si è votato con il suffragio universale il 2 giugno del 1946. Solo allora l'elettorato attivo fu riconosciuto nel referendum istituzionale.
Ebbene, oggi credo che questo Parlamento possa segnare una svolta importante, altrettanto storica, riconoscendo per legge, sì perché è con la legge che questi passaggi vanno accompagnati, così com’è avvenuto per legge – è stato ricordato – l'inserimento nei consigli di amministrazione delle società commerciali quotate sui mercati regolamentati. Ebbene, credo che questo sia un adempimento del principio di eguaglianza, laddove l'articolo 3 della Costituzione riconosce appunto una non discriminazione per sesso. I Popolari per l'Italia hanno discusso questo. Non credono che sia la lista bloccata uno strumento migliore, per cui non possiamo che esprimerci a titolo personale.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Gitti.
GREGORIO GITTI. Concludo Presidente, sebbene poi ci sia un emendamento che riconosce, anche attraverso il sistema della preferenza di genere, un sistema e uno strumento efficace. Ribadisco, però, il principio costituzionale e, quindi, anticipo il mio voto a favore anche di questo sistema di emendamenti che sono stati illustrati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Maino Marchi. Ne ha facoltà.
MAINO MARCHI. Signora Presidente, vorrei rivolgere un appello a tutte le deputate e a tutti i deputati a votare questi emendamenti sulla parità di genere. I generi non sono categorie, innanzitutto . Nel 2003 abbiamo cambiato l'articolo 51 della Costituzione, che ora recita: «Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere» (...) «alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza» (...). «A tal fine, la Repubblica promuove» (...) «le pari opportunità tra donne e uomini».
Non sarebbe comprensibile che, dal 2001 ad oggi, ben due leggi elettorali non corrispondessero a questo dettato costituzionale; costituzionale ! La parità di genere, le pari opportunità riguardano il sistema parlamentare nel suo complesso. Non è questione che risolve ogni partito a casa sua con il proprio statuto.
PRESIDENTE. Deputata, concluda.
MAINO MARCHI. Aggiungo che la scorsa legislatura, con diverse maggioranze – lo ricordo ai colleghi di Forza Italia –, abbiamo approvato le leggi sulle quote nei consigli di amministrazione delle Spa e sulle doppie preferenze nei comuni e nelle regioni. Non possiamo legiferare sulle parità di genere solo per gli altri, per altre istituzioni, e non per il Parlamento. Sarebbe considerato un atteggiamento da casta, e non possiamo più permettercelo !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Alessandra Moretti. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA MORETTI. Signora Presidente, le norme sulla parità di genere sono norme di garanzia, non sono norme di tutela. Sono norme che garantiscono la qualità della nostra democrazia, in un Paese in cui ancora troppo spesso le donne rinunciano ai figli o, quando hanno un figlio, rinunciano al lavoro; un Paese in cui il capitale umano delle donne vale la metà di quello degli uomini.
Questa non è una battaglia di parte: questa è una battaglia trasversale, che riusciremo a vincere solo se avremo la forza e la determinazione di restare uniti; uniti attraverso un patto tra donne e uomini consapevoli che solo così saremo in grado di cambiare gli equilibri sociali e politici del nostro Paese, nell'interesse di chi verrà dopo di noi.
La questione di genere e di parità di genere non è una questione femminile: è una questione che attiene alla società ed è una questione che attiene all'economia, se è vero che si perdono punti di PIL, quando le donne rinunciano a lavorare. La nostra, quindi, non è una richiesta, non è una supplica, ma è un invito rivolto al primo Governo paritario della storia della Repubblica italiana, perché si faccia carico di andare oltre la cultura della tutela, oltre la cultura della difesa, ma che abbia il coraggio di affrontare una vera e autentica parità di genere, che parta dai luoghi della rappresentanza...
PRESIDENTE. Deputata, concluda.
ALESSANDRA MORETTI. ...e si estenda a tutti i settori della vita istituzionale, sociale e professionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, in ragione della presenza di alcuni emendamenti a firma trasversale riguardanti il tema della cosiddetta parità di genere o delle quote rosa, il Governo si è rimesso all'Assemblea per quanto riguarda il suo parere, così come il mio partito ha dato libertà di voto assieme al Partito Democratico e ad altri partiti; ha dato libertà di voto proprio per questa ragione.
Per cui, non si capiscono polemiche o dissensi quando su questo tema sta prevalendo, o prevarrà, la più grande libertà da parte di quest'aula nel considerare un tema ancora così controverso. La ringrazio, signora Presidente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.
MARISA NICCHI. Signor Presidente, che questo gruppo sia contro questa legge elettorale, che terrà fuori dalla rappresentanza milioni di donne e di uomini, lo abbiamo dimostrato, ma non rinunciamo a cambiare questo accordo in modo mirato perché vogliamo che più donne possano essere elette. Lo facciamo per una ragione democratica innanzitutto, non certo per spirito di casta. Le diverse misure – diversi sono gli emendamenti e diverse sono le misure presentate – vogliono tutte garantire e valorizzare le competenze e il merito delle donne secondo, onorevole Faenzi, l'articolo 51 della Costituzione italiana. Queste misure servono a riconnettere le istituzioni con il cambiamento che le donne italiane, pur tra ostacoli, hanno realizzato nella nostra società. Ecco, io credo, care colleghe, che oggi è nelle nostre mani la possibilità di scrivere una pagina di forza femminile autonoma, di questa forza autonoma c’è bisogno per noi stesse e per le donne italiane. Questa forza autonoma può cambiare la politica, altro che la rottamazione. Voglio dire ai colleghi – e con questo finisco –, che hanno in mano un esercizio di libertà di coscienza, perché i partiti hanno rinunciato a prendere una posizione netta su questo, di seguire le donne perché con questi emendamenti si può aprire un cambiamento...
MARISA NICCHI. ... perché certamente, come ci ha ricordato e disse la madre costituente Angela Cingolani, rivolgendosi ai suoi colleghi, peggio di voi non potremo mai fare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cuperlo. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CUPERLO. Signor Presidente, forse l'articolo 3 della nostra Costituzione è il più innovativo della nostra Carta poiché recita, come tutti sappiamo, che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Due uomini, un socialista illuminato come Lelio Basso e un giurista raffinatissimo come Massimo Severo Giannini, furono gli artefici di quel capolavoro, ma fu una donna di ventisei anni, Teresa Mattei, a convincere loro e gli altri costituenti che quelle due parole «di fatto» avrebbero reso più stringente un principio quasi rivoluzionario per il ruolo dello Stato moderno .
È vero, nell'equilibrio della rappresentanza conta molto la volontà dei partiti, ma in un Paese come il nostro, dove opposizioni di varia natura ostacolano una parità di genere effettiva nei salari, nelle carriere e nelle opportunità, esiste un legame di fondo colleghi tra quell'inciso «di fatto» dell'articolo 3 e l'articolo 51, laddove si stabilisce che la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.
Ecco perché, a mio avviso, il voto su questi emendamenti non è una concessione da strappare, ma è la premessa di una democrazia paritaria e di una qualità più elevata della rappresentanza .
A modo loro e con lo spirito del loro tempo lo avevano compreso una giovane donna e due grandi uomini quasi settant'anni fa. Io penso che noi dovremmo essere oggi all'altezza di quella loro intuizione e personalmente voterò questi emendamenti con la convinzione necessaria e mi pareva giusto dirlo, grazie .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, il sostiene convintamente questi emendamenti con un'osservazione. Sono stati ricordati i padri costituenti, però va anche ricordato che ci sono voluti settant'anni per dare seguito a quelle intuizioni. Noi avremmo preferito sicuramente votare per la doppia preferenza di genere in un sistema diverso da quello previsto dall'Italicum, ma siamo orgogliosi, io, particolarmente sono orgoglioso in questa giornata di poter contribuire ad un voto che segna la storia della nostra Repubblica e del nostro sistema.
In un certo qual modo dà fiducia a noi stessi, nella volontà di cambiamento, nella volontà di fare qualcosa che sia un segnale di serio cambiamento per il Paese. È difficile però poter credere che se in questa Aula sarà usato il voto segreto tutte le dichiarazioni siano davvero dichiarazioni volte affinché si cambi la cultura di questo Paese, non si privilegi e non si cerchi di mantenere chiusa una casta che ancora è difficile da sgominare.
Auspico l'espressione palese su questo emendamento, auspico che nessuno si azzardi a macchiare questo nuovo percorso dal Parlamento con un'azione indegna del significato storico di questo passaggio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Sbrollini. Ne ha facoltà.
DANIELA SBROLLINI. Signora Presidente, intervengo come deputata del Partito Democratico, sottolineando che per me sarebbe molto facile oggi non dire nulla in questa Aula visto che abbiamo uno statuto che già difende la parità di genere e, quindi, abbiamo delle regole chiare all'interno del nostro partito. Ma questa oggi è una battaglia di civiltà, è una battaglia culturale che noi vogliamo condurre per tutte le donne fuori e dentro il Parlamento, perché vogliamo che la prossima volta le donne siano ancora di più in questo Parlamento, che ci siano donne elette in tutti i partiti; e oggi sappiamo che non è così. Noi crediamo profondamente, non nella tutela delle donne o nelle quote, ma vogliamo promuovere una maggiore rappresentanza delle donne nella politica e nella società. Allora, mai come in questo momento, dobbiamo ascoltare la nostra coscienza, parlare in questo Parlamento con una voce chiara e finalmente portare avanti quella democrazia paritaria che ancora non abbiamo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Signor Presidente, questo emendamento dimostra appieno la palese ipocrisia che regna sovrana in quest'Aula. È un emendamento ipocrita, perché non è corretto stabilire per legge delle quote di partecipazione delle donne alla vita politica del Paese Le donne devono essere messe nelle condizioni di poter partecipare alla vita economica, sociale e politica del Paese con degli strumenti adeguati Noi chiediamo asili nido, che in questo Paese mancano, chiediamo assistenza agli anziani, ai disabili per consentire, non soltanto alle donne che scelgono di fare politica, ma alle donne in generale, di poter lavorare e al tempo stesso occuparsi della propria famiglia. Quindi senza dover scegliere, senza essere obbligati a scegliere una cosa piuttosto che l'altra. Questo chiediamo, per questa ragione non sosteniamo questo tipo di emendamenti in quest'Aula. Noi siamo l'emblema, l'essenza del fatto che qualora il voto sia libero la gente sceglie le persone che devono rappresentarle nel migliore dei modi, scegliendo e, quindi, privilegiando il merito e scegliendo donne che come gli uomini si distinguono per il proprio valore Semplicemente, quindi, è un percorso culturale, un percorso che richiede del tempo, ma siamo sicuri che sia necessario raggiungere questa piena parità non con un emendamento o una previsione normativa
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Polverini. Ne ha facoltà.
RENATA POLVERINI. Signor Presidente, intervengo perché ho appreso con piacere che i partiti hanno deciso di affidare a quest'Aula, attraverso la libertà di coscienza, una decisione così importante, soprattutto dopo l'aspro dibattito di questi giorni tra i partiti e nei partiti.
Prendo atto che il Governo non assume una decisione e lascia a noi legislatori questa importante opportunità.
Al tempo stesso mi pare che il voto segreto vada in contraddizione con la stessa libertà che ci viene assegnata .
Quindi, avendo sottoscritto con convinzione, assieme ad altre parlamentari di Forza Italia, gli emendamenti a prima firma dell'onorevole Agostini, intendo dire che voterò ovviamente a favore di tutti e tre gli emendamenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Costantino. Ne ha facoltà.
CELESTE COSTANTINO. Signora Presidente, mi rivolgo soprattutto alle colleghe e ai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Lo faccio pacatamente e senza polemica, però penso che la retorica del merito è la negazione della discriminazione di genere in questo Paese . Lo dico perché esiste il campo delle opinioni ed esistono i dati reali ed i dati reali ci dicono che in questo Paese le donne si laureano molto di più degli uomini e in meno tempo, che a parità di mansione hanno salari più bassi, che nel momento in cui diventano madri perdono il posto di lavoro e che nella precarietà riescono ad essere – sono dati di oggi dell'indagine che ci è stata presentata su – ancora di più succubi della precarietà esistenziale. Allora, se i dati sono reali, vuol dire che esiste una discriminazione di genere e mi meraviglia che in questo Parlamento si sia votata all'unanimità una Convenzione, che si chiama Convenzioni di Istanbul, che ammetteva e che sosteneva esattamente questo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santerini. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Signora Presidente, io sono di una generazione che non era entusiasta delle quote, forse perché anche personalmente sono indignata delle disuguaglianze sociali, del peso che si subisce quando si nasce dalla parte sbagliata del mondo o nella famiglia sbagliata. Ma sono anche consapevole che le donne sono spesso curve sotto il peso di una doppia discriminazione: quella di genere e quella sociale. Per questo ho firmato questi emendamenti. Certo è una forzatura. Siamo consapevoli che avremmo preferito un'autoregolamentazione dei partiti e della società. C’è una sottile umiliazione nel doverci imporre come un ospite sgradito nel tempio della politica. Ma mi sono anche detta: «Se non ora, quando ?» e ho quindi accettato di firmare, in nome del fatto che i diritti, sempre promossi o favoriti, devono essere anche garantiti.
Ma io vorrei che questo sistema, che apre alle donne e soprattutto alle nuove generazioni, fosse accompagnato dalle preferenze.
MILENA SANTERINI. Sia quindi accompagnato non solo dal forzare il tempio della politica, ma anche dal lasciare liberi di scegliere, non in un sistema bloccato, di scegliere le donne che lo meriteranno: mettiamole alla prova.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Signora Presidente, ho chiesto di intervenire perché mi piacciono molto lo spirito ed il tono di questa discussione, ma vorrei togliere anche qualche velo di ipocrisia a questa discussione, nel senso che io, in maniera convinta, voterò questo emendamento e tutti gli emendamenti, facendolo perché la ritengo una cosa giusta, senza avere nessuna convenienza personale. Allora io mi rivolgo alle donne ed in particolare alle donne del Partito Democratico, facendo notare loro che, quando la settimana scorsa sono stati proposti degli emendamenti che escludevano milioni di elettori, donne e uomini, io mi sarei aspettato un atteggiamento analogo, perché se c’è un problema di giustizia, di rappresentanza, di fare la cosa giusta e non la cosa che conviene, questo vale sempre. Voglio farlo notare qui questa sera e vorrei anche ringraziare esplicitamente una donna, che invece è intervenuta anche in dissenso, che è Rosy Bindi: la voglio ringraziare dai banchi di SEL, perché io penso che in questi casi vadano fatte battaglie giuste, non quelle di convenienza.
Quindi io voterò convintamente a favore, ma spero che questo atteggiamento ci sia sempre, senza ipocrisie
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE. Signor Presidente, io sono francamente colpita della discussione che stiamo facendo da minuti, minuti e minuti, quando abbiamo dedicato praticamente pochissimo tempo alle soglie di sbarramento «da Turchia», abbiamo fatto finta che il premio di maggioranza spropositato, con una soglia bassa, non fosse contrario alla sentenza della Corte, così come i listini bloccati.
Sono concorde anche con la collega di SEL: ci sono tante cose da fare per le donne, come, per esempio, che possano prendere i medesimi stipendi degli uomini, che abbiano la parità di accesso alle cariche lavorative, ma allora facciamolo non con questo tipo di emendamento, che tutela le donne politiche, ma le donne lavoratrici Peraltro, io vi suggerirei di votare l'emendamento La Russa 1.60, che reintroduce le preferenze. Noi a quello voteremo a favore, perché secondo noi i cittadini daranno spazio alle donne da soli
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, certe parole qui dentro proprio non si possono sentire, perché le discriminazioni di genere le fate voi, le fate voi quando date Ministeri alle donne senza portafoglio, come avete fatto per il vostro Governo, le fate voi mentre, attraverso i vostri segretari di partito, nominate uomini e non donne, li nominate voi ! Le fate voi quando raccontate queste bugie al Paese, le fate voi le discriminazioni ! Le fate voi, ancora, quando dimostrate di sentirvi inferiori agli uomini, lo dimostrate voi ! Siete ipocriti, solo ipocriti !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.
CARLA RUOCCO. Signor Presidente, io mi aggrego a quanto espresso dalle mie colleghe e aggiungo che voglio sottolineare una ipocrisia della società: in questo momento io sono madre, e nessuno si pone il problema, per esempio, di una donna che deve stare qui dentro, senza alcun orario, senza alcuna regola e a casa, magari, ha dei figli, perché, in realtà, non è un calcolo matematico che dà dignità alla donna e dà la possibilità ad una donna di crescere i propri figli. Qui dentro probabilmente molte donne hanno le disponibilità economiche per affidare i propri figli a qualcuno che in questo momento lì sta tenendo, ma io mi faccio portavoce anche di chi queste disponibilità non le ha.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CARLA RUOCCO. Le scuole cadono a pezzi, dobbiamo comprare la carta igienica, le pareti sono scrostate: che rispetto abbiamo delle mamme, delle donne in generale ? Soltanto conquistando una quota matematica o uno scranno a Montecitorio si dimostra il rispetto che questa società ha nei nostri confronti ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Piazzoni. Ne ha facoltà.
ILEANA CATHIA PIAZZONI. Grazie Presidente, sinceramente sono abbastanza colpita dagli ultimi interventi. Sono cose che mai avrei pensato di sentire, soprattutto da parte delle giovani generazioni, insomma questo è quello che dispiace di più. Io credo, però, che vi sia essenzialmente anche un'incapacità di comprensione, perché chiedo alla collega Dadone se ha mai riflettuto sul fatto che forse, se non esistono le parità di condizioni per le donne nella società, è anche perché in questo luogo negli anni c’è sempre stato un numero minimo di donne e se è vero o no che nei comuni, nelle province, nelle regioni, così come in Parlamento, la presenza di tante donne può cambiare radicalmente la concezione della politica e la concezione della legislazione. È una cosa banale, lo sanno tutti !
E perdonatemi, solo sulla questione dell'ipocrisia, onorevole Castelli, mi perdoni, ma dove sta l'ipocrisia da parte di giovani parlamentari che sono entrati qui sulla spinta di tanta gente che chiedeva il cambiamento e sono agli ordini sistematici di due uomini che sono fuori da qui ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Duranti. Ne ha facoltà.
DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, ho sentito parlare di statuti dei partiti, ho sentito parlare di impegni appunto che le forze politiche devono prendere per garantire la rappresentanza di genere in Parlamento. Vedete, nonostante molti partiti presenti in quest'Aula, in questa Camera, abbiano nei loro statuti la parità di genere almeno tendenziale, oggi le donne presenti in quest'Aula sono solo il 28,4 per cento, e al Senato il 27 per cento. Vuol dire, quindi, che qualcosa non funziona, che non bastano gli interventi volontaristici dei partiti, ma che invece ci vogliono, così come in alcuni Paesi europei, delle norme costituzionali o delle norme legislative che garantiscano appunto che il 50 per cento dell'elettorato passivo e oltre il 50 per cento dell'elettorato attivo rappresentato dalle donne sia presente nelle Aule del Parlamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fico. Ne ha facoltà.
ROBERTO FICO. Signor Presidente, rispetto all'intervento della collega di SEL, sono d'accordo con lei quando dice che in questo palazzo negli anni ci sono stati molti più uomini che donne, ma non deriva nient'altro che dalla vostra cultura, la cultura dei partiti, che è una cultura chiusa, autoreferenziale e fondamentalmente maschilista. Noi, alla nostra prima elezione, abbiamo portato all'interno di quest'Aula il 44 per cento di donne all'interno del nostro gruppo e il 56 per cento erano candidati capolista. Non accettiamo, quindi, lezioni da nessuno, è la vostra cultura .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, prendo la parola a seguito dell'intervento del mio capogruppo perché non conoscevo la novità che rende i parlamentari di Forza Italia liberi di esprimersi su questi emendamenti. Poiché ho firmato la richiesta di voto con scrutinio segreto, intanto revoco la mia firma da questa richiesta di voto in modo tale che non ci sia strumentalizzazione su quello che sto per dire.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Nel nostro Paese la discriminazione femminile non è un problema, è una tragedia. E se serve una legge, anche per augurarsi che in questo Parlamento ci sia una rappresentanza larga di ben oltre il 50 per cento, bene io sono d'accordo, nonostante non condivida le quote quando queste sono in mano a degli uomini che nominano delle donne.
Signor Presidente e signore colleghe, però bisogna essere coerenti e consequenziali. Io voterò questi emendamenti, ma mi aspetto che sulla preferenza di genere le donne si assumano la responsabilità di mettere nelle mani del popolo sovrano la rappresentanza e non nelle mani di uomini che devono scegliere anche per loro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Fabbri. Ne ha facoltà.
MARILENA FABBRI. Signor Presidente, solo per dichiarare il mio voto favorevole a questi emendamenti che ritengo siano, non un riconoscimento di un diritto e di una tutela delle donne, ma un riconoscimento di civiltà e un passo avanti nel livello di civiltà di questo Paese. È vero, come è stato detto, che ci vorrebbe una società paritaria, servizi per la famiglia, effettive politiche di riconciliazione e di pari responsabilità fra uomini e donne.
Ma sappiamo perfettamente che questa non è la società che noi viviamo quotidianamente e lo sappiamo anche noi, perché noi non siamo casta, ma siamo cittadini, madri di famiglia che ogni sera sentono i figli e li sentono piangere perché siamo qui e non siamo a casa. Ma noi ci siamo perché crediamo nella parità democratica. Crediamo che sia un valore e che sia un valore parlare tra uomini e donne, trovare soluzioni diverse ai problemi che il Paese ci presenta. Abbiamo il dovere e la responsabilità di migliorare le leggi di questo Paese perché chi è a casa, uomini e donne, facciano meno fatica nel lavoro, nella vita interpersonale e nella vita quotidiana
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI. Signor Presidente, molto velocemente per dire che condivido i colleghi e le colleghe che prima di me in questo dibattito hanno detto di sperare per il futuro delle donne italiane non una realtà di quote ad ogni livello, ma una rivoluzione del merito. Cioè, noi abbiamo due problemi in Italia. Ci piacerebbe poter avere domani una condizione nella quale vengono messe esattamente come gli altri nella condizione di competere, ma possano competere. A monte, si sa che contestiamo il meccanismo delle liste bloccate e introdurre la parità di genere nel meccanismo delle liste bloccate significa mettere le donne nella condizione di dire grazie a qualcuno per il fatto che sono presenti in Parlamento, mentre la soluzione sarebbe, a mio avviso, quella di fare delle liste aperte composte in alternanza, ma poi far decidere agli italiani chi deve entrare in Parlamento, perché il grande assente in questa discussione continua ad essere il diritto di scelta del popolo italiano. Il Parlamento, colleghi, non è di proprietà dei partiti politici che ci spiegano come lo vogliono comporre, come se fosse un'alchimia, senza che il popolo italiano possa mai avere il diritto di esprimersi.
Il Parlamento è di proprietà degli italiani e i partiti dovrebbero essere il tramite attraverso il quale gli italiani esercitano il diritto di essere rappresentati in Parlamento. Quindi, io insisto: se noi volessimo davvero fare la cosa giusta dovremmo votare l'emendamento di Fratelli d'Italia, che arriverà tra poco, per l'introduzione delle preferenze poi, per carità, comporre le liste nelle quali ci siano ugualmente rappresentati uomini e donne, ma lasciare che le donne possano competere e dimostrare, come sono in grado di fare, che possono arrivare prima degli uomini, non essere messe nella condizione di dover dire che sono in Parlamento perché qualcuno ha fatto loro la concessione, perché si sono vestite di bianco e sono venute in quest'Aula a protestare, di far fare loro le parlamentari. Le donne italiane non vogliono questo. Le donne italiane vogliono dimostrare sul campo che possono prendersi i loro risultati, che possono arrivare in quest'Aula, che possono rappresentare dignitosamente il popolo italiano non perché qualcuno le ha nominate, ma perché sono state elette dagli italiani
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.
FRANCO BORDO. Signor Presidente, volevo comunicarle che questa sera sono particolarmente orgoglioso di questo ruolo, di questa carica che mi è stata affidata dagli elettori e dal mio partito. Da un anno a questa parte mi sentivo onorato di essere in questa Camera, in questo Parlamento per l'incarico appunto che noi tutti stiamo noi tutti ricoprendo. Ma questa volta sento l'orgoglio di partecipare a un processo storico, a un passaggio storico per il nostro Paese, che veramente mi dà questa soddisfazione personale di poter esserci dentro, di poter dire è giusto e dobbiamo fare questo. Non mi stupisce, non mi stupisce l'atteggiamento e il voto che esprimerà il MoVimento 5 Stelle, da chi è abituato a stare dentro in un partito padronale, misogino e sessista le parole «democrazia paritaria» non sono neanche nella vostra testa. Grazie e buon voto a tutti !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Bindi. Ne ha facoltà.