PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
RICCARDO FRACCARO, legge il processo verbale della seduta del 10 luglio 2015.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Bindi, Capezzone, Cicchitto, De Menech, Epifani, Faraone, Ferrara, Gentiloni Silveri, Leva, Meta, Schullian, Speranza, Tofalo, Villecco Calipari, Vitelli e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna allegato A .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Dorina Bianchi n. 3-01555, concernente iniziative volte all'istituzione di un repertorio nazionale delle aziende che somministrano prodotti alimentari nelle scuole, negli ospedali e in altre strutture pubbliche .
Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.
VITO DE FILIPPO, . Signora Presidente, onorevole interrogante, il Ministero della salute è impegnato in una serie di interventi di miglioramento della qualità nella ristorazione scolastica, ospedaliera e assistenziale.
La corretta gestione della ristorazione collettiva è, ovviamente, uno strumento prioritario per promuovere la salute ed educare a una corretta alimentazione, a partire dalla popolazione scolastica e anche dai soggetti ospedalizzati, con il coinvolgimento di tutti gli attori interessati: i ragazzi, le famiglie, i docenti e gli operatori del settore.
Le misure nazionali per promuovere un'alimentazione sana nelle scuole sono previste nelle Linee di indirizzo nazionale sulla ristorazione scolastica. Questo documento nasce con l'intento di favorire, sin dall'infanzia, l'adozione di sane e corrette abitudini alimentari ed è rivolto a tutti gli operatori della scuola. Esso contiene indicazioni sull'organizzazione e la gestione del servizio di ristorazione, i ruoli e le responsabilità, gli aspetti nutrizionali e interculturali e i criteri per la definizione del capitolato d'appalto. Si pone l'attenzione sulla sicurezza degli alimenti e sul miglioramento della qualità nei vari aspetti, in particolare quello nutrizionale, con pasti adeguati ai fabbisogni per le diverse fasce di età. Attraverso alcuni orientamenti generali di educazione alimentare e nutrizionale, si mettono in luce i contributi che la ristorazione scolastica può dare per la salute dei bambini, dei ragazzi e degli adolescenti.
Per quanto riguarda le iniziative richiamate nell'interrogazione relative al repertorio per le aziende di prodotti alimentari che erogano servizi nelle scuole, le citate Linee guida di indirizzo nazionale sulla ristorazione scolastica, nel capitolo 6 (Criteri e indicazioni per la definizione del capitolato), alla lettera (prodotti alimentari), riportano quanto segue: «I prodotti impiegati debbono essere conformi alla normativa nazionale e comunitaria; ogni alimento che si intende impiegare, nell'ampia gamma di scelta merceologica e commerciale, va individuato in base alle caratteristiche tecnologiche, ingredienti, conservabilità, stato di conservazione, (...) confezionamento e imballaggio, filiera, sensorialità dello stesso prodotto. Il gestore del servizio deve essere in grado di documentare la rispondenza ai requisiti richiesti, attraverso schede tecniche di prodotto in grado di esplicitare tutte le caratteristiche; conseguentemente solo i prodotti definiti, accettati e accreditati dal committente in quanto rispondenti ai requisiti, dovranno trovare impiego nel servizio. Ogni modifica – continua ancora la lettera – relativa ai prodotti indicati dovrà essere preventivamente approvata dal committente che ne verificherà la costanza delle caratteristiche prima di consentirne l'impiego. È inoltre facoltà del committente richiedere un congruo numero di certificati o altre prove documentali in grado di comprovare la rispondenza del prodotto alla qualità dichiarata o prevista dal contratto, sulla base di un piano predefinito, nonché l'obbligo di segnalare eventuali scostamenti rispetto a quanto concordato, specificandone le cause. (...) Il gestore – infine – del servizio ha l'obbligo di approvvigionamento presso fornitori selezionati in base a criteri oggettivi che ne garantiscano l'affidabilità sia in termini di costanza del rapporto costo/qualità dei prodotti offerti sia di capacità di far fronte agli impegni assunti.
A tale proposito può essere utile richiedere una specifica relazione tecnica con sintetica descrizione del processo di produzione delle derrate ed una relazione descrittiva dell'organizzazione aziendale, con particolare riferimento alla catena distributiva delle forniture (acquisizione prodotto, mantenimento, distribuzione, consegna)». Questa è un'ampia citazione della lettera delle citate Linee guida.
In questo modo, si è preferito, anche nell'ambito delle autonomie regionali, permettere alle singole realtà locali di selezionare i propri fornitori, affinché, sulla base delle peculiarità culturali, tradizionali e anche operative, la scelta possa essere fatta secondo le diverse esigenze territoriali.
Ritengo, inoltre, utile segnalare che il Ministero della salute ha dato incarico al comando carabinieri per la tutela della salute di effettuare ispezioni presso i presidi scolastici di Roma, durante l'anno scolastico trascorso. Pertanto, dall'ottobre 2014 al gennaio 2015, i carabinieri del NAS di Roma hanno compiuto trenta interventi (quattro in asili nido e scuole per l'infanzia, ventitré in istituti comprensivi e tre in scuole secondarie superiori), riscontrando irregolarità amministrative in quattro strutture per violazioni nella gestione della mensa scolastica, e comunicando alle amministrazioni competenti le criticità rilevate.
Lo stesso nucleo ha condotto, nel periodo febbraio-marzo 2015, un monitoraggio di verifica dello stato degli immobili in cui si svolgono le attività scolastiche, rivolto anche alle condizioni igienico-sanitarie e alla corretta gestione delle mense scolastiche. In esito a tali ispezioni, sono state contestate cinque violazioni amministrative, per carenze igieniche e mancata applicazione delle misure di autocontrollo alimentare, presso le aree dedicate alla preparazione dei pasti, con applicazione di sanzioni pecuniarie dai 1.000 ai 2.000 euro nei confronti della ditta di esterno che vi svolgevano queste attività.
Nonostante le criticità riscontrate, si è comunque rilevata da questa indagine una situazione generale di accettabile condizione igienica degli ambienti e dei locali ad uso didattico, supportata da un'adeguata periodicità nell'esecuzione dei servizi di pulizia e di derattizzazione, affidati ad aziende esterne con procedure di centralizzazione nei rispettivi municipi della capitale.
PRESIDENTE. La deputata Dorina Bianchi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
DORINA BIANCHI. Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario per la risposta che ha dato – tra l'altro, in un arco di tempo anche breve – all'interrogazione riguardante le abitudini alimentari degli italiani, in particolare quelle dei bambini, e sull'opportunità di istituire un repertorio nazionale per le aziende che erogano servizi di somministrazione di prodotti alimentari sia nelle scuole sia negli altri edifici pubblici.
L'interrogazione naturalmente nasce anche dalla sensibilità che si è sviluppata in questo anno di Expo di Milano, che vede come tema centrale l'alimentazione e anche lo spreco alimentare, e anche in relazione all'obesità, che significa salute per i nostri bambini. L'Italia è sicuramente un Paese, anche grazie ad una campagna promossa dal Ministero della sanità, «Occhio alla salute», in cui l'obesità infantile è diminuita, ma comunque ci manteniamo ai primi posti nelle graduatorie internazionali.
Ringrazio il sottosegretario per averci spiegato giustamente quanto è stato fatto tramite le Linee guida del Ministero delle salute e i controlli oggi effettuati dal Ministero appunto per garantire la sicurezza alimentare ai nostri ragazzi e anche alle persone che utilizzano le mense, ma chiedo al sottosegretario anche di fare uno sforzo ulteriore: credo che sia necessario, da questo punto di vista, che ci sia un maggiore coinvolgimento non soltanto della scuola, ma anche dei genitori, perché, in questo senso, in questo anno, questa mia interrogazione vuole essere anche una richiesta di informazione e quindi di un'erogazione alimentare consapevole, attraverso l'informazione ai genitori di quello che i propri figli consumano nelle scuole.
Questo perché ? Le modifiche apportate dal regolamento europeo relativo alla fornitura di informazioni alimentari ai consumatori costituiscono un elemento che migliora i dati ricavabili dalle etichettature, dalla presentazione della pubblicità dei prodotti alimentari, oltre che i valori nutrizionali del prodotto stesso, ma molto spesso questo avviene dall'interno di casa e non nello stesso tempo a livello scolastico.
Mi reputo, quindi, indubbiamente soddisfatta, ma chiedo al sottosegretario di dare un'attenzione maggiore a quello che potrebbe essere un registro di aziende, che non solo garantisca la tracciabilità delle aziende stesse, ma anche l'informazione a livello scolastico e delle mense di tutte le notizie relative a ciò che i bambini e anche gli adulti consumano. Vorrei tradurre tutto quello che sto chiedendo al sottosegretario in salute; questo significherebbe ridurre l'obesità e fare una lotta al diabete infantile, che – vorrei ricordare – nel 2014 in Italia interessa circa 15 mila malati. Questi dati mostrano una prospettiva di aumento negli anni futuri e chi di noi si interessa di sanità sa bene quanto questo costa in termini di risorse, ma soprattutto di salute per i ragazzi e le famiglie.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Sisto n. 3-01556, concernente iniziative per garantire adeguati controlli sanitari nei confronti dei migranti presenti nelle strutture di accoglienza, al fine di pervenire ad una diagnosi precoce di eventuali malattie .
Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.
VITO DE FILIPPO, Grazie, Presidente. Onorevole interrogante, alla data del 15 giugno 2015 i migranti arrivati nel nostro Paese nel 2014 sono stati, secondo i dati del Ministero dell'interno, oltre 170 mila, mentre sono già circa 50 mila nei primi mesi dell'anno in corso. Per fronteggiare l'emergenza il Ministero della salute, oltre ad effettuare i controlli sanitari di propria competenza in applicazione al regolamento sanitario internazionale, attraverso i propri uffici periferici di sanità marittima, aerea e di frontiera (i cosiddetti USMAF), sui migranti al momento dell'arrivo nei porti nazionali, ha attivamente partecipato, come noto, anche con propri medici degli uffici sia centrali che periferici, all'operazione a partire dal 21 giugno 2014 fino alla conclusione di questa il 31 ottobre 2014.
La partecipazione del Ministero della salute all'operazione per mezzo del personale dell'USMAF a bordo delle unità della Marina impegnate nelle operazioni di ricerca, di soccorso e di contrasto all'immigrazione clandestina si prefiggeva lo scopo di effettuare l'esecuzione dei controlli di competenza prima ancora degli sbarchi, mentre le navi erano ancora in navigazione, permettendo la gestione appropriata di casi di sospette malattie infettive che richiedessero la messa in atto di misure di sanità pubblica e tutela della collettività, oltre che delle persone più direttamente esposte.
Riguardo agli aspetti più propriamente sanitari dell'emergenza migratoria si ricordano le numerose iniziative adottate per l'effettuazione di azioni di sorveglianza sanitaria per verificare l'assenza di condizioni nei migranti irregolari che possano costituire un rischio per la salute pubblica.
Grazie alle attività di sorveglianza sanitaria messa in atto sia a terra che in mare nel contesto dell'operazione e successivamente nell'operazione il Ministero della salute può affermare che, a fronte di circa 100 mila migranti irregolari giunti direttamente all'osservazione dei propri uffici dall'anno 2013 alla metà del mese di giugno dell'anno in corso, i casi di malattia infettiva o sospetta evidenziati al momento dell'arrivo sono stati poco più di 4 mila. Molto più frequenti sono state altre condizioni morbose legate, invece, alle circostanze in cui si è svolto il viaggio.
Grazie alle attività di sorveglianza sanitaria al momento dell'arrivo, al funzionamento del sistema routinario di sorveglianza delle malattie infettive e del sistema di sorveglianza cosiddetto Sindromica, attivato sin dal 2011, si può quindi affermare che in Italia, nonostante i massicci flussi migratori irregolari, non sono stati evidenziati aumenti dell'incidenza e della prevalenza di malattie infettive. La sorveglianza delle malattie infettive non si esaurisce nel momento dell'arrivo dei soggetti, ma deve continuare sotto la responsabilità delle strutture del Servizio sanitario nazionale per tutta la durata della permanenza nel territorio nazionale e a questo servono quegli strumenti, quale la sorveglianza Sindromica, che ho già citato, di cui alla circolare ministeriale del 7 aprile 2011, emanata in occasione degli eventi della «Primavera araba», quale integrazione del sistema ordinario di sorveglianza delle malattie infettive.
Proprio per rendere sempre più efficace e capillare la sorveglianza epidemiologica, così come il monitoraggio della corretta applicazione delle norme degli accordi in materia di assistenza sanitaria della popolazione straniera, secondo l'accordo Stato-regioni, che è stato approvato nel dicembre 2012, il Ministero della salute sta realizzando progetti per mettere a punto gli strumenti che permetteranno di raccogliere le informazioni sanitarie del migrante in un supporto informatico unico centralizzato, accessibile a tutti gli attori coinvolti nella problematica, dal Ministero degli interni, al gestore dei centri per l'immigrazione (anche quelli provvisori), ai servizi delle aziende sanitarie locali e ai servizi dell'intero sistema sanitario nazionale.
Insieme alle regioni, sarà definito un quadro di controlli sanitari e di interventi di prevenzione a cui sottoporre i migranti irregolari una volta giunti nel nostro territorio, con l'inserimento dei risultati insieme ai dati sanitari evidenziati al momento dell'arrivo sul supporto elettronico di cui ho parlato innanzi.
I controlli sanitari e gli interventi di prevenzione non saranno limitati solo a problematiche di tipo infettivo, ma anche a problematiche di tipo non infettivo, a malattie croniche e alla salute mentale, molto presenti in queste popolazioni migranti, aspetto non da trascurare in persone che hanno un vissuto molte volte drammatico e che spesso sono state anche vittime di torture.
Il Ministero della salute ha emanato molte circolari sulle misure di profilassi per esigenze di sanità pubblica e invia costantemente a tutte le amministrazioni interessate gli aggiornamenti sulla situazione epidemiologica internazionale, tutti consultabili – questi dati – anche sul sito del Ministero della salute nella sezione «Eventi epidemici dall'estero», con le relative raccomandazioni circa le misure di profilassi adeguate ai casi specifici, come ad esempio il richiamo alla vaccinazione antipoliomelitica in relazione alla riaccensione della diffusione internazionale del poliovirus selvaggio.
Inoltre, il Ministero della salute ha partecipato alle attività che hanno portato alla emanazione da parte del Ministero degli interni del decreto 20 ottobre 2014, relativo ai criteri per la organizzazione e la gestione dei centri di identificazione e di espulsione, che per la prima volta ha definito i punti essenziali per l'accertamento delle condizioni sanitarie e l'assistenza medica nei centri, da inserire nei capitolati per l'affidamento della gestione dei centri stessi. Analogo lavoro è in corso anche per i centri di accoglienza per i richiedenti asilo (i cosiddetti CARA), per facilitare ulteriormente anche in questi centri le attività di sorveglianza sanitaria, di controllo di eventuali eventi rilevanti per la sanità pubblica, nonché per la erogazione di appropriate attività di assistenza sanitaria agli ospiti di questi centri.
PRESIDENTE. L'onorevole Sisto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, do atto al sottosegretario di una risposta articolata, ma non sempre dietro la complessità e l'accuratezza della rappresentazione concettuale si cela un contenuto politico soddisfacente. Quando dico «contenuto politico» mi riferisco a delle terapie, non a un discorso anamnestico e prognostico, ma a un discorso di diagnosi e terapia.
Dalle parole del sottosegretario non ho ascoltato né diagnosi e né terapie, laddove quello che sarà fatto interessa abbastanza poco, se si tratta di richiamarsi ad atteggiamenti già assunti. Prendo le mosse proprio perché il sistema è quello omeopatico, cioè da quelle che sono le dichiarazioni del direttore generale del Ministero della salute.
Qualche giorno fa egli ha dichiarato con molta puntualità che, per esempio, i casi di scabbia nel 2015 negli sbarchi sono stati il 10 per cento e quindi 4.700 casi di scabbia su 46 mila individui in arrivo nei porti italiani, quindi le percentuali sono tutt'altro che rassicuranti. Rammenterò che le malattie infettive non sono uguali alle altre malattie, sono infettive, quindi una bassa percentuale o quella che può essere ritenuta una percentuale inferiore di malattie infettive ha una capacità propulsiva sul piano patologico enorme, ecco perché la preoccupazione di questa interrogazione. Non è una malattia che si cura soltanto nei confronti di un soggetto, ha una potenzialità espansiva assolutamente irrefrenabile, senza dire che nel 2014 – sono sempre le parole del Direttore generale del Ministero, ecco perché mi avrebbe fatto piacere che di queste parole si fosse tenuto conto – sono stati rilevati 2.262 casi di scabbia, un centinaio di patologie respiratorie e un'ottantina di febbri di varia natura su 140 mila persone arrivate, ma il dato che io segnalo al sottosegretario è che con la fine di – sono sempre le parole del Direttore generale – sono peggiorate le condizioni sanitarie dei profughi in arrivo, 200 mila individui nel 2014 e nel primo semestre 2015. La scabbia aumenta e insieme alla scabbia aumenta ovviamente tutta un'altra serie di malattie infettive. Segnalerò – lo dico subito – che il problema di questa interrogazione è sempre quello, incrociare il livello di vita dei nostri cittadini con quello degli immigrati. Credo che questo debba essere un nell'ambito della gestione di questi problemi perché è evidente che non si può dire «è stato fatto» se vi è un aumento delle malattie infettive, bisogna fare molto di più. Io rammenterò – l'ho rammentato nella mia interrogazione – che per esempio in terra di Puglia, mediante un'associazione, la in collaborazione con l'AVIS di Avellino, è stato effettuato uno ematico delle malattie infettive ebola, HIV, epatite, tifo, tubercolosi ed è stato fatto uno sforzo che però nasce non da una scelta istituzionale, ma da una scelta occasionale addirittura di due associazioni. Io credo che da questo punto di vista siamo di fronte ad una presa d'atto – si fa addirittura riferimento ad una circolare del 2011 nella risposta – di una inefficacia di terapia a cui bisogna porre assolutamente rimedio. Il controllo delle malattie infettive significa migliorare la vita dei nostri cittadini. Io sono un deputato del sud e so bene che questo è un problema che riguarda relativamente il nord. Quando il Ministro Alfano parla della distribuzione nelle regioni si tratta ancora di un atto assolutamente virtuale, i sindaci del sud, coloro che hanno l'impatto, i cittadini che hanno l'impatto con gli immigrati debbono sopportare anche l'aumento delle malattie infettive. A me sembra troppo, sembra davvero troppo. Credo che nell'ambito delle iniziative – ascoltavo, un'altra sarà sui CIE e sui CARA, su un monitoraggio sanitario migliorato – questo debba essere un tema importante che sostanzialmente – qui le parole sono sempre quelle del Ministro Alfano – dovrebbe in qualche maniera rimodularsi secondo uno sanitario e di identificazione. Io credo che mai come fra il dire e il fare bisogna assolutamente ammazzare i tempi e cercare di dare a questo importantissimo problema una risposta effettiva, cioè io vorrei sapere che cosa si fa in concreto per eliminare le malattie infettive degli immigrati. Quello che è stato fatto non è sufficiente, quindi mi ritengo soddisfatto dal punto di vista culturale, assolutamente insoddisfatto dal punto di vista politico, e mi auguro che questa interrogazione possa essere stimolo a qualche scelta un po’ più pragmatica e leggibile .
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Galgano n. 3-01542, concernente elementi ed iniziative di competenza in ordine alla prospettata realizzazione della nuova stazione ferroviaria Medioetruria sulla linea dell'alta velocità Firenze-Roma .
UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Signora Presidente, in relazione alla valutazione della fattibilità e opportunità di realizzare una nuova stazione alta velocità, denominata Medioetruria, lungo la linea direttissima Firenze-Roma, nel dicembre 2014 si è ritenuto di costituire un tavolo tecnico – composto da rappresentanti delle regioni Toscana e Umbria, delle università e di Rete ferroviaria italiana – al fine di verificare l'efficacia di talune ipotesi progettuali.
Nel corso degli incontri, sono state esaminate alcune posizioni alternative quali l'inserimento della nuova stazione nel tratto tra Arezzo e Chiusi e nuove possibili soluzioni sulla linea di alta velocità Roma – Firenze. È emersa anche l'ipotesi di sfruttare le stazioni esistenti, sulle quali però sono emerse problematiche tecniche con un allungamento del tempo di percorrenza di più 11 minuti per Arezzo e più 13 minuti per Chiusi.
È stata altresì sottoposta a valutazione l'ipotesi di realizzare una nuova infrastruttura, prevedendo tre possibili soluzioni. La prima è quella di Rigutino, in prossimità di Arezzo. La stazione potrebbe essere posizionata in prossimità della linea storica per favorire un interscambio a circa 12 chilometri dalla stazione di Arezzo. La seconda è quella della Val Di Chiana, in una posizione intermedia tra Arezzo e Chiusi, in corrispondenza della superstrada di collegamento tra Siena e Perugina. La terza è quella di Chiusi, in prossimità dell'attuale stazione (a circa un chilometro di distanza) all'interno dell'area industriale di Chiusi.
Al tavolo è stato anche portato un modello di domanda finalizzato a inquadrare la popolazione potenzialmente interessata all'utilizzo della nuova stazione Medioetruria nelle sue differenti posizioni ipotizzate, basandosi sulla popolazione residente. Lo studio dei dati è tutt'ora in fase di affinamento e, per indagare il potenziale bacino d'utenza della nuova stazione, le regioni hanno richiesto alle imprese ferroviarie Trenitalia e Nuovo trasporto veloce di fornire i dati attuali sugli spostamenti ferroviari, al fine di avere tutti gli elementi necessari per uno studio approfondito dei costi/benefici delle varie ipotesi progettuali.
Premesso tutto quanto sopra, ogni valutazione del Governo è al momento prematura e difatti l'opera non è attualmente prevista nel Contratto di programma investimenti stipulato con Rete ferroviaria italiana per il periodo 2012-2016.
PRESIDENTE. La deputata Adriana Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente e grazie sottosegretario. Noi per il momento ci dichiariamo soddisfatti dato che l'opera non è stata inserita. Il motivo della nostra interrogazione è sollecitare l'attenzione sul fatto che questa sia una stazione che serve allo sviluppo dell'Umbria.
L'Umbria ha grossi problemi economici: abbiamo il 20 per cento del prodotto interno lordo inferiore non alla media dell'Italia, ma alla media del centro Italia; abbiamo un modello di occupazione che è definito dall'ISTAT perdente; siamo la prima regione per sofferenze bancarie e la terza per debito coperto dai derivati. Questa situazione economica richiede una grandissima attenzione da parte del Governo e anche una grandissima attenzione sui risultati che gli investimenti possono rendere, perché non possiamo permetterci assolutamente di sprecare denaro.
Come ha detto molto correttamente, ci deve essere una valutazione di transiti di passeggeri trasportati. Allora, a noi si chiede di investire 30 milioni di euro in questa situazione senza sapere quanti saranno i viaggiatori effettivamente interessati a partire dall'Umbria e ad arrivare dall'Umbria perché una stazione ad alta velocità a 50 chilometri con collegamenti scarsi è di scarsa attrattività. In generale, comunque, al di là delle valutazioni che noi vi chiediamo di fare con molta attenzione, per l'Umbria c’è una considerazione di interesse generale.
La stazione viene calcolata per due milioni e mezzo di passeggeri potenziali. Se noi andiamo a considerare la Mediopadana, che è quella che potrebbe essere presa come parametro di riferimento, vediamo che di passeggeri trasportati ne ha 500 mila ed è costata 79 milioni di euro.
Quindi, noi continueremo a seguire questa vicenda ed a interrogare il Governo.
Vi chiediamo, però, per il benessere dei cittadini umbri ma, in generale, di quelli toscani e di tutta Italia, visto che le recenti vicende della Grecia ci hanno dimostrato cosa accade quando si è disattenti rispetto a ciò che si spende e ciò che si guadagna, chiediamo veramente, dicevo, di fare molta attenzione.
PRESIDENTE. Passiamo alla interrogazione Zan n. 3-01261, concernente iniziative volte alla salvaguardia del patrimonio ambientale, storico e artistico di Monselice e, in particolare, del colle della Rocca (Padova) .
La sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Francesca Barracciu, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCA BARRACCIU, . Grazie, Presidente. L'onorevole Zan chiede notizie e rassicurazioni in merito alla messa in sicurezza della via che conduce al complesso monumentale della Rocca di Monselice, in relazione ad un progetto regionale di realizzazione di un impianto di risalita per l'accesso turistico alla passeggiata archeologica e per la visita del museo del Mastio della Rocca di Monselice. Il progetto prevede la realizzazione all'interno del colle, di proprietà della regione Veneto, di un verticale, con ascensore e scala di sicurezza.
Da notizie assunte presso la competente soprintendenza belle arti e paesaggio per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, si è appurato che l'opera interessa parte del versante nord-ovest soggetto a tutela paesaggistica, ai sensi della parte terza del codice dei beni culturali, in applicazione dell'articolo 136, per effetto di un decreto ministeriale di dichiarazione di interesse pubblico, del 20 giugno 1958, e dall'articolo 142, lettera del Codice, in quanto territorio del Parco regionale dei Colli Euganei. L'area dell'impianto di risalita è, inoltre, prossima ad un ambito sottoposto a tutela monumentale, con decreto ministeriale del 16 marzo 1964, afferente la parte sud-est del colle, che non ricomprende il versante nord-ovest interessato dal .
Nel procedimento autorizzatorio riguardante l'impianto di risalita, pertanto, la competenza della soprintendenza non è stata diretta ma endoprocedimentale, poiché la competenza al rilascio del provvedimento è regionale, secondo quanto disposto dall'articolo 146 del decreto legislativo n. 42 del 2004, ovvero dal codice dei beni culturali... chiedo scusa.
PRESIDENTE. Adesso le portano un bicchiere d'acqua, sottosegretario.
FRANCESCA BARRACCIU, La soprintendenza formulò, all'epoca, alla regione Veneto un parere sulle condizioni utili al miglioramento del progetto nel contesto paesaggistico in esame. Nell'opera in questione il rapporto con il paesaggio è reso sostanzialmente dalla stazione di partenza e di arrivo, mentre il è interno al colle e si sviluppa per una lunghezza pari a circa cento metri da valle alla quota di sbarco lungo il pendio.
La realizzazione del contestualmente ad altri progetti commissionati dalla regione Veneto per la fruizione della Rocca di Monselice, sono stati esaminati dal comitato tecnico-scientifico per i beni architettonici e paesaggistici di questo Ministero, che è uno degli organi centrali di consulenza tecnico-scientifica del Ministro. Il comitato, nel proprio articolato parere, ritenne che gli interventi risultavano, a suo giudizio, troppo invasivi, e consigliava una nuova e più appropriata proposta progettuale di un impianto con caratteristiche più leggere e di migliore qualità architettonica, senza ascensore né altri sistemi meccanici di risalita.
I lavori commissionati dalla regione Veneto per la realizzazione dell'impianto di risalita e del risultano iniziati alla fine del 2007, ma non terminati a causa di un procedimento giudiziario che ha portato al sequestro dell'area e al blocco del cantiere. Non sono, tuttavia, ripresi, né dopo il dissequestro del cantiere né dopo la conclusione della vicenda giudiziaria, e non risulta pervenuta alcuna istanza finalizzata al rinnovo dell'autorizzazione paesaggistica della regione, scaduta il 19 ottobre 2007.
Il Colle della Rocca di Monselice è stato oggetto di un'attività estrattiva di materiale trachitico, ad oggi abbandonata. Tale attività ha modificato, nel tempo, la sua naturale conformazione, con la formazione di fronti rocciosi decoesi e poco stabili, che in passato hanno comportato la demolizione di una parte della cinta muraria medievale che perimetrava le pendici collinari.
Nella considerazione della nota instabilità dei fronti, il Genio civile ha effettuato, negli anni, alcuni localizzati interventi di consolidamento, con l'applicazione di reti e di altre differenti tecniche di ingegneria naturalistica.
In particolare, a seguito delle forti precipitazioni avvenute nella bassa padovana nel 2013, il colle è stato oggetto di movimenti franosi di detriti e massi incoerenti, ed in tale frangente la regione Veneto è intervenuta con dei lavori puntuali di consolidamento e di pronto intervento delle zone più a rischio.
Da notizie acquisite dal comune di Monselice, la Protezione civile ha valutato che l'instabilità ed il movimento franoso che caratterizza il colle della Rocca di Monselice derivano dalla sua attuale conformazione in parte erosa dalle estrazioni di trachite e dalla natura geologica dell'area, situazioni queste aggravate dalla carenza di manutenzione alla fitta vegetazione spontanea presente sui versanti.
Fermo restando che attualmente non risulta persistere la situazione di pericolo imminente che aveva comportato lo sgombero di alcune abitazioni nel 2013, permane tuttavia una situazione di graduale deterioramento della crosta del colle della Rocca dovuta, oltre che alla natura del terreno, alla vegetazione selvaggia e alla crosta fessurata dalle radici degli alberi, fessure nelle quali gli agenti atmosferici trovano le condizioni che si traducono in smottamenti e frane.
Come è noto, questa amministrazione non ha competenza in materia di dissesto geologico ma la competente soprintendenza ha sempre fornito la propria disponibilità a valutare, congiuntamente, progetti di lavori per il consolidamento sistematico e complessivo dei pendii. Progetti che non sono mai pervenuti ma che, secondo una stima della Direzione geologia della regione Veneto, dovrebbero riguardare interventi per un importo di circa 4 milioni di euro.
Concludo precisando che non risultano pervenute dalla medesima regione notizie sulla ripresa dei lavori del tunnel in argomento per il completamento dell'impianto di risalita.
PRESIDENTE. L'onorevole Zan ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
ALESSANDRO ZAN. Grazie Presidente, grazie sottosegretario, io sono molto soddisfatto della risposta, perché finalmente si mette l'accento su una situazione drammatica di quel territorio, dove l'estrema fragilità del colle, che ha visto numerevoli situazioni di frane, non consentiva e non consentirà la costruzione dell'ascensore nella Rocca, proprio perché questo comporterebbe sicuramente un pericolo per la situazione già precaria di dissesto idrogeologico, ma anche per l'incolumità degli stessi cittadini monselicensi. Ricordiamo che alcune abitazioni, proprio a fronte di una incuria complessiva di quell'area, sono state evacuate. L'impatto ambientale – lo diceva anche prima il sottosegretario – che il completamento dell'ascensore avrebbe sul colle sarebbe devastante, andando a mettere veramente in seria instabilità anche il patrimonio storico-artistico della Rocca. Io vorrei riflettere anche su questo, su come la regione Veneto destini i propri fondi, anziché per contrastare il dissesto idrogeologico di quel territorio, di quel paesaggio, di quei monumenti importanti, come ad esempio il Mastio federiciano, che rischia propria di crollare. Ricordo che da un capitolo della regione sono stati impiegati un milione 900 mila euro per il progetto di completamento dell'impianto di risalita. Ora, dopo che la Protezione civile ha espresso il proprio parere, dopo che la soprintendenza ha manifestato tutto il proprio scetticismo rispetto a questo tipo di lavori, io però non abbasserei la guardia, perché il fatto che non sia stato presentato e rinnovato finora alcun progetto per il completamento dell'impianto di risalita non mi fa stare tranquillo, perché il tentativo di costruire quell'ascensore esiste da molti anni. Sicuramente alcune parti della regione non molleranno l'osso e cercheranno ovviamente di riproporre questo progetto.
Penso che puntare tutto sulla perforazione di un Colle che contiene bellezze artistiche, che questo Ministero, oltretutto, ha segnalato come bellezze da tutelare, significherebbe mettere da parte l'attenzione per il territorio e per la sua salvaguardia, contrariamente anche ai principi costituzionali e al Codice dei beni culturali, nonché mettere a repentaglio, ricordo, la sicurezza di molti cittadini e delle abitazioni che distano pochi metri dalle cinte murarie.
Inoltre, la risposta anche del sottosegretario mi consente di porre l'accento anche sul fatto che questi crolli e il rischio di frane sono dettati, molte volte, dall'incuria, dall'assenza di pulizia del sottobosco, degli arbusti che insistono sulla Rocca, che, ovviamente, aumentano il rischio di nuove frane. Per cui, mi ritengo soddisfatto della risposta e mi auguro che per il futuro non si tenti ulteriormente di mettere a repentaglio un bene storico, culturale e paesaggistico come quello della Rocca di Monselice.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Ciprini e Gallinella n. 3-01610, concernente problemi occupazionali presso la società Electrosys con sede in Orvieto (Terni) .
La sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Teresa Bellanova, ha facoltà di rispondere.
TERESA BELLANOVA, . Grazie, Presidente. L'atto parlamentare degli onorevoli Ciprini e Gallinella è inerente alla situazione produttiva ed occupazionale dell'impresa Electrosys Srl, avente sede legale ed unità produttiva in Orvieto, operante nel settore dell'elettronica di precisione. La predetta società è stata ammessa dal tribunale di Terni alla procedura di concordato preventivo con provvedimento del 24 ottobre 2014.
Preliminarmente, è opportuno ricordare che il 2 dicembre 2014 Electrosys Srl, al fine di non disperdere il proprio patrimonio, di tutelare i propri dipendenti e di garantire la continuità dell'attività aziendale, ha stipulato un contratto di affitto d'azienda con l'impresa Elenos di Ferrara, che ha dato vita ad un nuovo soggetto imprenditoriale denominato Itelco.
Il predetto contratto ha avuto decorrenza 17 febbraio 2015. Il 19 dicembre 2014, presso la sede di Confindustria Umbria, sezione territoriale di Terni, i vertici aziendali di Electrosys e di Itelco e le rappresentanze sindacali dei lavoratori hanno sottoscritto un accordo con il quale Itelco Broadcast si è impegnata a garantire il rilancio di Electrosys sul mercato mediante un piano di ristrutturazione triennale.
Il predetto piano ha previsto, in particolare, il contenimento dei costi e lo snellimento della struttura aziendale, al fine di garantire la salvaguardia, anche parziale, dei livelli occupazionali. Nello specifico, degli 82 lavoratori in forza presso Electrosys, 51 sarebbero passati alle dipendenze di Itelco con la seguente progressione: 28 a decorrere dalla data di efficacia del contratto di affitto, 9 dal mese di febbraio 2016 e 14 dal mese di febbraio 2017.
I restanti lavoratori, invece, sarebbero rimasti in forza presso Electrosys e agli stessi sarebbe stato garantito il diritto di precedenza sulle future assunzioni da parte di Itelco per un periodo di 36 mesi a decorrere dalla data di efficacia del contratto di affitto. Nell'ambito dell'accordo, inoltre, Itelco si è impegnata a corrispondere ai lavoratori passati alle proprie dipendenze il 70 per cento delle retribuzioni lorde riconosciute da Electrosys, mentre il restante 30 per cento sarebbe stato corrisposto, in misura variabile, al raggiungimento degli obiettivi personali annualmente assegnati dalla direzione aziendale.
Allo stato, non sono state ancora corrisposte ai lavoratori le retribuzioni relative al periodo marzo-luglio 2014, che sono state ricomprese nello stato passivo, nell'ambito della procedura di concordato preventivo. Ciò posto, faccio presente che sulla vicenda i competenti uffici del Ministero che rappresento sono più volte intervenuti mediante la concessione di strumenti di sostegno al reddito.
In particolare, in un primo momento, la direzione generale degli ammortizzatori sociali ed incentivi all'occupazione del Ministero che rappresento ha autorizzato, con decreto direttoriale dello scorso 11 marzo, la corresponsione del trattamento straordinario di integrazione salariale per crisi aziendale, in favore di 83 lavoratori dipendenti della Electrosys, per il periodo dal 16 giugno 2014 al 23 ottobre 2014.
Successivamente, a seguito dell'ammissione della società alla procedura di concordato preventivo, la predetta direzione generale ha autorizzato, con decreto direttoriale dello scorso 3 aprile, la corresponsione, ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 223 del 1991, del trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria per procedure concorsuali in favore di un numero massimo di 82 unità lavorative, per il periodo dal 24 ottobre 2014 al 23 ottobre 2015.
Voglio, pertanto, rassicurare l'interrogante in merito all'attenzione rivolta dal Ministero che rappresento in ordine alla vicenda occupazionale dei lavoratori dell'azienda in oggetto, tenuto anche conto degli istituti di tutela dei lavoratori finora attivati.
Da ultimo, faccio presente che il Ministero dello sviluppo economico, espressamente interrogato sulla vicenda, per i profili di competenza, ha manifestato la propria disponibilità a valutare, ove richiesto dalle parti, l'opportunità di un tavolo di confronto.
PRESIDENTE. La deputata Ciprini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
TIZIANA CIPRINI. Non sono soddisfatta della risposta della sottosegretaria perché, in realtà, la storia della Electrosys rappresenta il paradigma delle moderne strategie aziendali di dismissione del personale non più ritenuto utile all'azienda e finalizzata alla cessione di rami di azienda, o di intere aziende, in danno dei lavoratori e della collettività che ne sopporta i costi.
Queste operazioni rispondono a mere logiche finanziarie e di mera concorrenza e non, quindi, industriali. Infatti, paradossalmente, l'Electrosys è stata acquistata dalla società concorrente, la Elenos, e non esiste più, il suo nome attuale, infatti, è Itelco Broadcast e anche il cartello è stato ripristinato, insieme alla riesumazione di Fumi, fallito 13 anni fa e condannato a 18 mesi con la condizionale. Quindi, dei 90 dipendenti solamente 28 sarebbero stati reimpiegati e le prospettive, anche per questi ultimi, non sono rassicuranti. La prospettata meta dei 6 milioni di euro come fatturato, per il mantenimento dei livelli occupazionali, è assai lontana e forti permangono le preoccupazioni per il mantenimento anche della forza lavoro reimpiegata. Non c’è nessuna possibilità di reinserimento per i lavoratori che si trovano in CIGS, visto che non saranno raggiunti gli 8 milioni, come da obiettivo per il riassorbimento degli altri dipendenti. Ancora una volta, quindi, sotto il ricatto di perdere completamente il lavoro, è stata presa l'offerta forse meno interessante, c’è ancora una volta una mancanza di visione. Tra l'altro, il reddito di cittadinanza sostenuto dal MoVimento 5 Stelle avrebbe eliminato tutta questa morsa del ricatto che sta attanagliando queste aziende.
L'Electrosys era, lo ricordo, una delle aziende più importanti con commesse internazionali, ha partecipato anche a ricerche importanti come quella del bosone di Higgs ed era anche detentrice di importanti marchi che non sono stati tutelati. Ora c’è stata questa parcellizzazione del con perdita di professionalità e competenze. La Elenos, che è la diretta concorrente, ha sfruttato invece tali marchi. Poi è stata aperta una procedura per la concessione di ammortizzatori sociali, ma da aprile 2015 le somme sono ferme, mettendo in gravi difficoltà i bilanci familiari. Siamo ancora lontani dalla programmazione di strategie commerciali e investimenti da attivare per rilanciare l'impresa, quindi le rassicurazioni del Governo non sono convincenti. Rimane ancora sostanzialmente oscuro il piano industriale sotteso all'affitto dell'azienda. L'Electrosys operava in un settore altamente specializzato e oramai ha perso importanti commesse.
Il Governo è chiamato, in questa fase, più che mai, a vigilare sui processi di acquisizione e sulle strategie aziendali, laddove comportino gravi ricadute sociali ed economiche sul territorio.
Il Governo è chiamato a fermare la polverizzazione delle imprese presenti sul territorio umbro, mettendo in campo, anche con la collaborazione delle istituzioni locali, una rete di supporto e investimenti infrastrutturali tali da mantenere la competitività delle imprese, prospettando anche percorsi di riqualificazione professionale per l'inserimento dei lavoratori espulsi dall'azienda, o ancora favorendo la rinascita delle imprese costituite da dipendenti o ex dipendenti fuoriusciti, che, dopo che gli hanno rubato l'azienda, stanno tentando di costituirne un'altra con i propri risparmi.
Pertanto, la risposta del Governo non appare convincente in merito al futuro dei lavoratori, che continuano a scontare il prezzo più alto della crisi economica e che vedranno la fine della CIGS, unico strumento di ammortizzazione sociale messo a disposizione dal Governo, senza la speranza e la prospettiva di un futuro.
Tra l'altro, si segnala anche la responsabilità del sindacato. Che fine ha fatto il sindacato in questa storia ? Quali sono le responsabilità ? Mi riservo, pertanto, di valutare le ulteriori iniziative in sede parlamentare, anche alla luce di quello che ci ha detto il sottosegretario.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14,30 con l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure urgenti in materia di rifiuti e di autorizzazione integrata ambientale, nonché per l'esercizio dell'attività d'impresa di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Catania, D'Ambrosio, Melilla, Rossomando e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Duranti ed altri n. 1 e Crippa ed altri n. 2 riferite al disegno di legge n. 3210: Conversione in legge del decreto-legge 4 luglio 2015, n. 92, recante misure urgenti in materia di rifiuti e di autorizzazione integrata ambientale, nonché per l'esercizio dell'attività d'impresa di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale.
Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
L'onorevole Duranti ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.
DONATELLA DURANTI. Grazie, signor Presidente. Signora rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, prima di illustrare sinteticamente i profili di incompatibilità costituzionale del provvedimento in esame sulla base dei quali vi chiediamo di non procedere al suo esame, voglio subito chiarire che, secondo noi, stiamo discutendo a questo punto – credo che sia chiaro a tutti – una questione pregiudiziale sostanzialmente inutile visto che il Governo ha inserito come emendamento l'articolo 3 del disegno di legge in esame nel disegno di legge n. 3201 in materia di fallimenti giudiziari. Dimostrate, signori del Governo e della maggioranza, di non voler rispettare in alcun modo la prassi parlamentare allo scopo di accelerare i tempi e portare a casa il risultato il più in fretta possibile perché è evidente a tutti che il suo contenuto è talmente inaccettabile che potreste non riuscire a convertirlo nei tempi necessari.
Non sappiamo a questo punto che fine farà il decreto-legge n. 92 licenziato in tutta fretta ad inizio luglio ed ora nei fatti alleggerito del fardello dell'articolo 3 sull'Ilva, messo al sicuro in un altro disegno di legge di conversione. Avete operato – lo vogliamo denunciare con grande chiarezza – un vero e proprio un per evitare che questo ennesimo provvedimento sull'Ilva di Taranto decada e si rappresenti per quello che è: l'ottavo decreto-legge con lo scopo di intervenire sull'operato della magistratura in nome della strategicità dell'impianto siderurgico ionico. È una finzione che però non ingannerà i lavoratori e i cittadini di Taranto. Come purtroppo avevamo detto, il precedente decreto non è bastato. La cosa gravissima però è che l'intento del Governo è quello di non impedire la continuità produttiva dello stabilimento in presenza di un sequestro a seguito di ipotesi di reato che riguardano la sicurezza dei lavoratori. Ve lo dico in un altro modo, provo a dirlo meglio, drammaticamente meglio: in presenza di un infortunio grave o mortale come quello occorso ad Alessandro Morricella lo scorso mese mentre lavorava all'afo 2, la magistratura non può più intervenire sequestrando l'impianto. La vita dei lavoratori cioè conta nulla di fronte alla produzione e non nascondetevi dietro alla necessità di salvare l'occupazione: non è stato mai questo il vostro fine, non è stato mai questo il vostro interesse principale.
Questa volta non avete avuto il coraggio di assumervi fino in fondo le vostre responsabilità e temendo di non riuscire a farcela, temendo che il decreto-legge decada, vi nascondete dietro un decreto-legge in materia giudiziaria pur di accelerare i tempi: niente audizioni, niente discussione ed emendamenti nelle Commissioni di merito, ambiente e attività produttive. Impedirete così ai deputati di presentare emendamenti completamente soppressivi dell'articolo 3 che, nel frattempo, lo voglio ricordare, è diventato emendamento 2104 del Governo al disegno di legge sulla giustizia. Avete raddoppiato la norma – lo dico così – pur di non vedervela bocciare.
Voteremo contro, disveleremo l'imbroglio che avete messo in atto, vi ricorderemo che avete, ancora una volta, scelto la strada del conflitto tra poteri dello Stato, che le attività e gli interventi dei commissari nominati per l'amministrazione straordinaria sono fallimentari, i lavoratori diretti e quelli dell'appalto continuano a subire infortuni gravi o mortali, non c’è ombra di bonifica e risanamento, manca un piano industriale che rimandate al futuro acquirente della cosiddetta mancano adeguamenti degli impianti alle migliori tecnologie, anteponete la produzione alla vita e alla sicurezza dei lavoratori. Continuate a prendere tempo, ma sappiamo già, nonostante le rassicurazioni della struttura commissariale, che l'Ilva non avrà rispettato l'80 per cento delle prescrizioni AIA, il 31 luglio, così come avevate previsto nel precedente decreto. L'Ilva ha già fatto sapere di voler spacchettare alcune prescrizioni, aumentando così il volume delle prescrizioni in corso di attuazione e di quelle da attuare. Vi ricordo solo la dichiarazione del direttore dell'ARPA Puglia il quale ha definito questa proposta dell'Ilva, di spacchettare alcune prescrizioni previste come uniche dal piano ambientale ai fini del computo numerico per il raggiungimento del 80 per cento, inammissibile.
Nonostante il via libera da parte dell'autorità elvetica, i circa 1,2 miliardi di euro che erano stati sequestrati su richiesta della magistratura italiana presso diversi conti UBS ad alcuni componenti della famiglia Riva non sono ancora rientrati in Italia a seguito del ricorso delle figlie del padrone dell'Ilva, Emilio Riva, morto più di un anno fa. Il risanamento della più grande acciaieria d'Europa continua ad allontanarsi, perché l'effetto del ricorso è quello di sospendere lo sblocco dei fondi destinati all'Ilva. Ve lo ricordate, signori del Governo e della maggioranza, avevate parlato di risorse ingenti, di utilizzo di fondi per l'ambientalizzazione che ancora non ci sono e non ci saranno mai se il Governo non decide di avviare un serio piano di interventi finanziari. Temiamo che l'operazione sia la solita, cioè a perdere. Lasciate che gli impianti crollino su se stessi, non intervenite con i provvedimenti tecnici necessari e, alla fine, dopo avere ripagato i creditori dell'Ilva abbandonerete lo stabilimento al suo destino, lo stabilimento, i suoi lavoratori e la città di Taranto, salvo regalare la parte produttiva e più conveniente per continuare a produrre profitto per qualche privato, nel frattempo continueremo a contare i morti dentro e fuori la fabbrica.
Ma voglio tornare al merito dell'incompatibilità costituzionale. L'articolo 3 del decreto-legge in esame e, lo ripeto, l'emendamento che avete inserito nel disegno di legge n. 3201, lede il principio della separazione dei poteri e presenta gravi profili di incompatibilità costituzionale con il principio, da un lato, di obbligatorietà dell'azione penale e, dall'altro, con i principi di tutela costituzionale sanciti dagli articoli 32 e 41 della Costituzione. Nel merito, l'articolo 3, che, come detto, detta norme a seguito di un nuovo sequestro preventivo dovuto a un infortunio sul lavoro sfociato nella morte di un operaio, rileva un'evidente criticità rispetto al duplice termine previsto dalla norma, quello di decadenza pari a 30 giorni entro i quali predisporre il piano di adeguamento alle norme di sicurezza e quello di durata massima della prosecuzione dell'attività dello stabilimento, pari a un anno. Detta cioè una disciplina transitoria, senza esplicitare, con particolare precisione, le misure e le attività aggiuntive, considerando che l'attività di impresa potrà protrarsi comunque per un periodo di tempo di 12 mesi, indipendentemente dai contenuti o dall'effettiva predisposizione di un piano efficace che è destinato a essere semplicemente comunicato all'autorità giudiziaria.
L'articolo in questione opera, poi, un parallelismo, perché avete provato a mettervi al sicuro rispetto alla Corte costituzionale. Opera un parallelismo tra due decreti-legge, quello in esame e quello del dicembre 2012, attraverso un espresso richiamo legato alla logica, da parte del Governo, appunto, di premunirsi rispetto a possibili contestazioni circa la legittimità costituzionale, avendo riguardo alla sentenza n. 85 del 2013 della Consulta. Però esistono, a nostro giudizio, alcuni aspetti cruciali, alcune differenze importanti con il provvedimento varato nel 2012 che consentiva la prosecuzione dell'attività siderurgica in quanto, parallelamente, ad essa i gestori avrebbero dovuto adeguare l'impianto alle prescrizioni dell'AIA, cioè a un provvedimento adottato all'esito di un regolare procedimento amministrativo e, comunque, sottoponibile alla sindacabilità da parte del giudice amministrativo.
Tale combinazione tra norma di legge ed atto amministrativo scompare, invece, in questo caso, nel provvedimento al nostro esame, perché quando parliamo di sicurezza sul lavoro non è previsto intervento autorizzativo della pubblica amministrazione e i relativi poteri e responsabilità vengono affidati alla figura dei garanti, individuati dal testo unico sulla sicurezza, il decreto legislativo n. 81 del 2008, cioè, in sostanza, delegando agli stessi garanti, che hanno dato origine alla situazione da cui è scaturito il procedimento penale in corso, il compito di elaborare un piano di adeguamento dell'impresa alla normativa vigente: il controllore e il controllato.
L'articolo 3 del provvedimento in esame, precisa, inoltre, che l'esercizio dell'attività d'impresa non è impedito dal provvedimento di sequestro, ma viene previsto che al giudice delle indagini preliminari sia semplicemente «comunicata» l'avvenuta predisposizione del piano di adeguamento, cioè una mera notizia circa l'adempimento dell'obbligo. Sotto tale profilo, poi, particolarmente critico ci sembra ciò che è previsto dal comma 4, dove si dice che il piano di adeguamento è trasmesso ai vigili del fuoco, all'ASL e all'INAIL, chiamati soltanto a garantire un costante monitoraggio delle aree di produzione oggetto del sequestro, senza chiarire se tale monitoraggio si estenda fino a ricomprendere le valutazioni in ordine all'idoneità del piano stesso: una vera e propria autorizzazione in bianco alla prosecuzione per dodici mesi dell'attività produttiva.
Io voglio concludere richiamando tutti alle proprie responsabilità. L'abbiamo detto, voteremo contro questo decreto, se lo porterete comunque in Aula. Vi ricorderemo in ogni momento le parole anche del nuovo presidente della regione Puglia, un dirigente del Partito Democratico, Michele Emiliano, che ha dichiarato che questo provvedimento presenta diversi profili di incompatibilità costituzionale.
Voteremo contro ricordandovi il 12 giugno, una data terribile per la mia provincia e per la mia città, una data in cui si ricordano i morti sul lavoro, in particolare le vittime dell'Ilva, data in cui è morto il giovane Alessandro Morricella. Voteremo contro ricordandovi l'ennesimo infortunio occorso ad un lavoratore dell'appalto mentre lavorava all'afo 1. Voteremo contro ricordandovi che non avete assunto alcun provvedimento per evitare che quella fabbrica continui a provocare morti tra i cittadini e le cittadine di Taranto. Voteremo contro ricordandovi che non vi sono bastati sette decreti; non vi basterà neanche questo e neanche l’ di mettere al sicuro l'articolo 3 nel disegno di legge sulla giustizia e sui fallimenti giudiziari. Non vi basteranno perché avete deciso di fare altro: avete deciso di abbandonare quella città al suo destino. Probabilmente, avete deciso di abbandonare un pezzo importante, sì, strategico della produzione, senza tener conto, però, del diritto costituzionale alla salute e all'ambiente. Lo avete deciso senza fare i conti con nessuno, né tantomeno con noi. Presenteremo emendamenti, presenteremo emendamenti anche se non lo potremo fare; presenteremo emendamenti soppressivi; vi renderemo la vita dura, come dura è la vita di quei lavoratori in quella fabbrica .
PRESIDENTE. L'onorevole Micillo ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Crippa ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.
SALVATORE MICILLO. Grazie, Presidente. Apprendiamo da meno di dodici ore che il Governo si accinge a far decadere il decreto-legge 4 luglio 2015, n. 92, recante misure urgenti in materia di rifiuti e di autorizzazione integrata ambientale, nonché per l'esercizio dell'attività d'impresa di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, sul quale il MoVimento 5 Stelle aveva già sollevato diverse obiezioni in relazione a violazioni della nostra Costituzione. Tale decreto-legge è composto da 4 articoli e il quarto articolo riguarda l'entrata in vigore del decreto.
Il Governo, infatti, da una parte, recepisce l'articolo 1 e 2 del predetto decreto, attraverso un emendamento al Senato in sede di conversione in legge di un decreto-legge sugli enti locali, e, quindi, sarebbe a dire che gli articoli 1 e 2 del decreto-legge che stiamo discutendo vengono trasportati all'interno di un provvedimento all'esame del Senato; dall'altra, recepisce l'articolo 3 del provvedimento, sull'Ilva, presentando un emendamento all'atto Camera n. 3201 in conversione di un decreto in materia fallimentare. Si tratta di un colpo di mano operato da questo Esecutivo e avallato dalla Presidenza di questa Camera, che ha la finalità con un sol colpo di ottenere ben quattro risultati. Il primo, far approvare disposizioni che, prevaricando l'operato della magistratura in due specifici e ben determinati casi, soccorre alcuni producendo danni a tutti, in virtù della notoria generalità e astrattezza della norma. Poi, si viola la separazione dei poteri e la leale collaborazione tra essi.
Terzo, si azzera il dibattito su tali interventi normativi che sono destinati a essere «blindati» in considerazione di una probabile fiducia al Senato sul decreto-legge enti locali e dell'irrigidimento alla Camera sul decreto-legge in materia fallimentare.
Quarto, si accelera l'approvazione dei tre articoli del predetto decreto-legge n. 92 del 2015 per risolvere la questione comodamente e senza patemi prima dell'estate, confondendo insidiosi provvedimenti in seno a provvedimenti già incardinati ed esaminati.
I miei colleghi senatori del gruppo Movimento 5 Stelle si sono già attivati affinché norme pericolose dettate per favorire alcune aziende non si trasformino, effetto ancor peggiore, in un «salvacondotto ad inquinare» di cui non possiamo calcolare gli effetti con precisione. Lo stesso faranno i miei colleghi deputati in Commissione giustizia. Al riguardo giova sottolineare che l'inserimento nel decreto-legge n. 83 del 2015, recante misure in materia fallimentare, del contenuto dell'articolo 3 dell'atto in oggetto il cosiddetto capitolo Ilva, mediante apposito emendamento governativo, va giudicato molto negativamente in considerazione della estrema eterogeneità della materia che si intende introdurre rispetto ad un atto già di per sé ampiamente disorganico e disomogeneo; non si ravvisano, difatti, elementi che possano giustificare una simile iniziativa da parte del Governo, laddove l'emendamento in questione non reca alcuna misura in materia fallimentare, civile, processuale civile, né di organizzazione ovvero di funzionamento dell'amministrazione giudiziaria, intervenendo altresì in capo ad un'attività produttiva posta sotto sequestro. Ed ancora, se il primo comma del detto emendamento – già articolo 3 del decreto in esame – si riferisce a generiche «finalità di giustizia», queste appaiono del tutto disattese quando si dispone, al medesimo comma, un'esplicita deroga ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori.
Venendo al merito del provvedimento mi sento di riportare quelle che sono state le argomentazioni del Movimento 5 Stelle espresse all'interno della nostra pregiudiziale di incostituzionalità e mi limito pertanto ad enucleare i punti, a mio avviso, più gravi. Il decreto-legge in esame consente, per legge, la riapertura dell'impianto siderurgico dell'Ilva di Taranto, recentemente sottoposto ad un nuovo sequestro preventivo, questa volta non già rispetto a violazioni della normativa ambientale bensì ad un incidente sul lavoro sfociato nella morte di un operaio, e il dissequestro delle aree del sito Fincantieri di Monfalcone, sottoposte a sequestro su disposizione del tribunale di Gorizia per attività di gestione di rifiuti non autorizzata. Il decreto-legge di fatto scavalca quindi quanto disposto nei mesi scorsi dall'autorità giudiziaria, introducendo norme che consentono la prosecuzione della produzione in presenza di un provvedimento di sequestro. Il primario effetto evidente derivante dall'emanazione del decreto-legge in esame è quello di aprire un conflitto tra poteri dello Stato, in quanto il Governo con un atto avente forza di legge assicura la continuità produttiva dello stabilimento siderurgico, facendo venir meno quanto disposto in senso contrario dalla procura. I decreti di sequestro preventivo emanati dai giudici di Taranto e Gorizia sono finalizzati a impedire il protrarsi di reati gravi che mettono ancora oggi ad altissimo rischio la salute della collettività e la sicurezza e la salute dei lavoratori.
Si viola l'articolo 32, primo comma, della Costituzione, che tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività. Si viola l'articolo 41, secondo comma, della medesima Carta costituzionale, il quale stabilisce che l'iniziativa economica privata è libera e «non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana».
Analoghe considerazioni sul rispetto della nostra Costituzione debbono essere svolte anche in relazione al contrasto tra l'articolo 1 del decreto-legge che novella il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ed il rispetto del principio di separazione dei poteri. Anche nel caso infatti, pur di garantire la prosecuzione del cantiere di Monfalcone, come più volte auspicato da Confindustria, nei confronti delle ordinanze di sequestro di aree dello stabilimento Fincantieri disposte dalla magistratura, si è proceduto a mettere mano all'articolo 183 del decreto legislativo n. 152 del 2006 recante le definizioni stesse in tema di gestione dei rifiuti di cui alla parte quarta del richiamato decreto legislativo n. 152 del 2006.
Queste motivazioni bastano ed avanzano per dichiarare non conforme al dettato costituzionale il provvedimento in oggetto.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, sulle questioni pregiudiziali riferite alla conversione in legge del decreto-legge n. 92 del 2015, recante misure urgenti in materia di rifiuti e di autorizzazione integrata ambientale, nonché per l'esercizio dell'attività d'impresa di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, il gruppo della lega ha una posizione molto laica nel fatto che indubbiamente sarebbe stato molto più semplice controllare maggiormente in precedenza alcune attività, soprattutto quella dell'Ilva, che ricordo che arriviamo oggi come oggi, contando annessi e connessi, a otto decreti legati a questa azienda di Taranto. Oggettivamente, però, c’è anche da tener conto che c’è stata una situazione a Monfalcone, nei cantieri navali gestiti da Fincantieri, in cui la celerità e soprattutto l'urgenza del decreto-legge obbligava lo stesso Governo a mettere in atto un provvedimento per cercare di velocizzare e amplificare soprattutto l'iter tecnico-burocratico per sbloccare il lavoro che – ahimè –, in questo caso, ha fatto la magistratura in malo modo, sequestrando dei beni e bloccando le attività produttive. Oggi come oggi è più mai in questo periodo, con un'Europa sempre più debole l'Italia si trova stretta in una situazione economica sempre più disastrosa e vediamo sempre le nostre aziende sui nostri territori bloccate per varie vicissitudini. Oggi come la magistratura sta bloccando ulteriormente queste aziende di interesse strategico nazionale, le vediamo assai difficilmente in modo positivo. Perciò la valutazione di questo provvedimento può essere assolutamente quella di un colpo di mano del Governo ma deve essere necessariamente valutata a fare in modo di rilanciare economicamente questi territori, distanti ma con una affinità purtroppo normativamente lacunosa, perché c’è la necessità di far capire soprattutto ai cittadini, che ci stanno ascoltando comodamente nelle proprie abitazioni o in macchina con il sistema audiofonico, che cosa è avvenuto.
Nel dibattito a cui partecipiamo ringrazio le forze politiche che hanno proposto le due questioni pregiudiziali che hanno iniziato la discussione in modo molto acceso e molto duro, con una questione pregiudiziale che si rifà, come ha fatto sempre la lega, su fondamenti ben precisi.
Indubbiamente, adottare dei decreti con la celerità di questo Governo, come hanno fatto i precedenti Governi, prima Letta e ancor prima Monti, non è cosa da fare, perché c’è necessità di un dibattito parlamentare e l'utilizzo della questione pregiudiziale è uno di quegli strumenti che le opposizioni, o chiamiamole minoranze, hanno possibilità di utilizzare.
Per cercare di far capire il decreto-legge stesso si ricorda che il provvedimento in esame è stato adottato sulla base di motivi di straordinaria necessità e urgenza connesse alle esigenze di salvaguardare la prosecuzione dell'attività produttive di importanti siti industriali e conseguentemente l'occupazione di tali realtà in un quadro di rispetto delle normative dell'ambiente. In questo articolato, oltre a quello tecnico, l'articolo 4, nei primi tre articoli si specifica e si ristabilisce, come è già stato fatto nei precedenti decreti salvaIlva (i sette decreti precedenti) che «chi inquina paga» o chi inquina prova a cercare di ristabilire le situazioni precedenti. Così non è avvenuto negli anni passati, sia a Monfalcone sia all'Ilva di Taranto (ma arrivando da Torino posso anche vedere una situazione analoga sull'industria torinese), dove non è mai stato applicato questo sistema del «chi inquina paga».
Oggi come oggi si spera di mettere una pietra tombale nell'ambito legislativo, perciò si stabilisce che chi inquina, paga e con questo decreto-legge c’è la possibilità di ristabilire questa normalità degli eventi a livello legislativo. Nello stesso articolato si parla anche dei decreti fallimentari...
PRESIDENTE. Se si avvia verso la conclusione.
STEFANO ALLASIA. Porto a conclusione. Soprattutto nell'articolo 3 si prevede che l'esercizio dell'attività di impresa di stabilimenti di interesse strategico nazionale non sia impedito da sequestro sui beni dell'impresa titolare dello stabilimento quando la misura cautelare sia stata adottata in relazione ad ipotesi di reati inerenti la sicurezza dei lavoratori. Soprattutto su questa situazione la Lega Nord discuterà accesamente, perché negli ambiti di queste imprese industriali, da Monfalcone all'Ilva, soprattutto quella all'Ilva, nell'ultimo periodo ahimè c’è stato l'ennesimo incidente sull'altoforno 2, dove un operaio è stato investito da un'improvvisa fiammata durante l'operazione di misurazione della temperatura. È un fatto assolutamente grave che necessita rispetto, soprattutto anche a livello legislativo e anche a livello industriale, nel senso che ci deve essere la volontà da parte nostra di portare a compimento quei disegni, quelle proposte che tutti noi abbiamo messo sul tavolo, depositandoli, sulla sicurezza del lavoro, che ancora oggi il Governo di centro-sinistra o di sinistra – non so neanche più come chiamarlo – con Renzi non ha ancora attuato e vediamo costantemente, giorno per giorno, morti sul lavoro, incidenti anche sempre più gravi. Perciò il nostro giudizio su queste pregiudiziali, assolutamente nel rispetto politico che ci può essere, è negativo e il nostro voto è assolutamente contrario alla pregiudiziale e cercando di velocizzare la ripresa di queste due attività che sono strategiche per i nostri territori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Presidente, il Gruppo parlamentare di Area Popolare voterà contro le pregiudiziali presentate al decreto-legge «Misure urgenti in materia di rifiuti e di autorizzazione integrata, nonché per l'esercizio dell'attività d'impresa di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale». Il provvedimento, infatti, ha tutti i requisiti di necessità e di urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione. Esso interviene in primo luogo con l'obiettivo di assicurare la coerenza e l'uniforme applicazione delle definizioni di produttore, di raccolta e di deposito temporaneo dei rifiuti al fine di uniformare la disciplina nazionale con quanto stabilito dalla direttiva 2008/98/UE con particolare riferimento alle attività che costituiscono l'iter tecnico-amministrativo di produzione e di gestione dei rifiuti. In secondo luogo, il decreto-legge adotta una disciplina transitoria volta a consentire che le installazioni sottoposte ad autorizzazione integrata ambientale (a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legislativo 4 marzo 2014, n. 46, di attuazione della direttiva 2010/75/UE e già operanti nel pieno rispetto dei requisiti stabiliti dalla direttiva medesima) possano proseguire il proprio esercizio nelle more della definizione dei procedimenti amministrativi di autorizzazione da parte delle competenti autorità regionali. È da sottolineare come le pregiudiziali presentate facciano riferimento all'articolo 3 del provvedimento in esame. Esso prevede che l'esercizio dell'attività d'impresa degli stabilimenti di interesse strategico nazionale non sia impedito dal sequestro sui beni dell'impresa titolare dello stabilimento, quando la misura cautelare sia stata adottata in relazione ad ipotesi di reato inerenti la sicurezza dei lavoratori e debba garantirsi il necessario bilanciamento tra la continuità dell'attività produttiva, la salvaguardia dell'occupazione, la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.
La disciplina in esame è diretta ad ampliare quanto già previsto dal decreto-legge n. 207 del 2012, per gli stabilimenti di interesse strategico nazionale e, in particolare, per l'Ilva di Taranto, per le cui disposizioni la Corte costituzionale ha già chiarito, con la sentenza n. 85 del 2013, la possibilità di un intervento del legislatore circa la continuità produttiva compatibile con i provvedimenti cautelari. Con tale sentenza si è riconosciuta al legislatore la possibilità di modificare le norme cautelari, quanto agli effetti e all'oggetto, anche se vi siano misure cautelari in corso secondo la previgente normativa. Nel contempo, si è attribuito alla legislazione e alla conseguente attività amministrativa il compito di regolare le attività produttive pericolose. E il citato decreto-legge n. 207 del 2012 costituisce un precedente in materia per avere permesso la prosecuzione dell'attività di impresa negli stabilimenti di interesse strategico nazionale pur in presenza di provvedimenti di sequestro sui beni aziendali disposti dall'autorità giudiziaria. È da sottolineare che le misure anche di carattere provvisorio volte ad assicurare la prosecuzione dell'attività degli stabilimenti contenute nel decreto-legge siano adempiute secondo condizioni e prescrizioni contenute in un apposito piano a salvaguardia dell'occupazione, della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell'ambiente. Il Piano è presentato al comando provinciale dei vigili del fuoco, agli uffici dell'azienda sanitaria locale e dell'INAIL per le attività di vigilanza di rispettiva competenza mediante monitoraggio ed ispezioni. Il decreto-legge al nostro esame, pertanto, obbedisce pienamente a quanto stabilito con la citata sentenza n. 85 del 2013 della Corte costituzionale e attua quel giusto ed equo bilanciamento di interessi che sta alla base della sentenza della Corte costituzionale. Occorre, pertanto, approvare urgentemente questo decreto-legge, che costituisce un elemento fondamentale per l'attività economica del nostro Paese. Oltre alle considerazioni giuridiche fatte precedentemente con il richiamo alla sentenza della Corte costituzionale, che ha evidenziato come non esista nessun conflitto tra poteri dello Stato, occorre evidenziare come il decreto-legge in esame concorra a perseguire obiettivi fondamentali per lo sviluppo e la crescita del nostro Paese. E questo in un periodo di grave crisi economica che incide pesantemente sulla ripresa ancora debole ma che, pur tuttavia, si è manifestata in Italia in questi ultimi mesi. Fermare la produzione di poli industriali di valore e di importanza strategica per la nostra economia significherebbe ostacolare la crescita e lo sviluppo del nostro Paese con la conseguente drammatica perdita di posti di lavoro.
Ribadiamo, pertanto, il nostro voto contrario alle pregiudiziali presentate e favorevole, invece, a sostenere il decreto-legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carrescia. Ne ha facoltà.
PIERGIORGIO CARRESCIA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, le pregiudiziali di costituzionalità e di merito che sono state avanzate pongono questioni alle quali è doveroso rispondere pur nel poco tempo a disposizione per dimostrarne l'infondatezza. Le dichiarazioni rese dal Governo oggi in Commissione sembrerebbero rendere vana questa discussione, che invece è un'occasione di confronto che può costituire comunque un contributo al dibattito, ovunque esso poi andrà a definirsi. Le questioni pregiudiziali in discussione interessano in particolare due punti del decreto-legge: le disposizioni che assicurano la prosecuzione, per un periodo determinato, dell'attività produttiva degli stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale interessati da un provvedimento giudiziario di sequestro dei beni; la garanzia, peraltro, che le misure, anche di carattere provvisorio, volte ad assicurare la prosecuzione dell'attività produttiva dei medesimi stabilimenti, siano adempiute secondo condizioni e prescrizioni contenute in un apposito piano, a salvaguardia dell'occupazione, della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell'ambiente.
Le due questioni eccepiscono, innanzitutto, la violazione del principio della separazione dei poteri nella forma dell'ingerenza del potere legislativo nelle determinazioni di quello giurisdizionale. Entrambe le questioni affermano che l'intervento normativo viola la Costituzione perché l'Esecutivo scavalcherebbe quanto disposto nei mesi scorsi dall'autorità giudiziaria, introducendo norme che consentono la prosecuzione della produzione anche in presenza di un provvedimento di sequestro.
In particolare, i colleghi che hanno avanzato le questioni pregiudiziali dubitano della costituzionalità dell'articolo 3, che si porrebbe in contrasto con le leggi penali di cui i magistrati contestano la violazione, perché tale articolo consente la prosecuzione dell'attività dello stabilimento. Sarebbe, cioè, leso il profilo della separazione dei poteri e aperto un conflitto tra poteri dello Stato.
Si tratta di una tesi non convincente e non condivisibile. La modifica di una legge penale comporta che fatti che sono penalmente rilevanti in un determinato momento storico non lo siano in seguito per una diversa scelta operata dal legislatore. In questa prospettiva, il legislatore non sta scavalcando l'operato della magistratura, ma sta esercitando il potere legislativo che gli è conferito dalla Costituzione, disciplinando in modo diverso dal passato talune singole condotte.
Nel merito, l'intervento del Governo mira a realizzare un migliore e più corretto bilanciamento tra due valori egualmente protetti dalla Costituzione: il diritto alla salute, tutelato dall'articolo 32, e la libertà di iniziativa economica, garantita dall'articolo 41; un bilanciamento che il legislatore ordinario è chiamato ad individuare e il giudice ad applicare.
Per comprendere al meglio questo passaggio, possiamo richiamare alcune riflessioni del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, che, in un articolo pubblicato sul alcuni giorni fa, evidenziava come il decreto-legge varato dal Governo fosse orientato a porre rimedio ad un incompleto e difettoso quadro normativo.
Non siamo, dunque, di fronte all'ennesimo capitolo del conflitto tra giudici e imprese o tra politica e magistratura, né in presenza di una lesione del profilo della separazione dei poteri. È la Politica, quella con la «p» maiuscola, che non fa la politica, quella con la «p» minuscola, che lascia praterie aperte a linee interpretative della magistratura, chiamandola a svolgere un ruolo di supplenza. E la politica, quando fa bene la sua parte, lo fa bilanciando tutti i diritti tutelati dalla Costituzione.
La Corte costituzionale, pronunciandosi nel 2013 proprio sui precedenti decreti Ilva, ha ribadito che nessun principio o diritto riconosciuto dalla Costituzione, anche se definito «fondamentale», deve essere considerato assoluto e di per sé prevalente, perché – cito testualmente – «tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione si trovano in un rapporto di integrazione reciproca» e sono perciò suscettibili di essere bilanciati fra loro.
Questo bilanciamento è l'obiettivo che concretizza il decreto-legge n. 92 del 2015 e di qui la sua coerenza con il quadro costituzionale. La chiave di lettura della legittimità costituzionale del decreto è nel principio di proporzionalità, che comporta la minore compressione possibile del diritto coinvolto, come recentemente ha affermato anche la Corte di cassazione in una sentenza dell'8 giugno scorso, la quale ha ribadito, proprio in un caso di sequestro di un impianto, che: «Non viola il principio di proporzionalità il sequestro di un impianto effettuato con modalità minimamente invasive, quali l'autorizzazione all'uso dell'impianto, che può tuttavia essere consentito solo adottando le opportune cautele volte ad impedire la prosecuzione dei fenomeni (nel caso di specie «inquinanti»)».
La legittimità dell'articolo 3 è poi messa in discussione distinguendo l'ipotesi di provvedimenti futuri da quella dei provvedimenti già adottati dalla magistratura. Nel primo caso, la prosecuzione dell'operatività degli impianti è consentita per trenta giorni, termine entro il quale deve essere presentato il piano di adeguamento, ma soluzioni simili sono già previste nel nostro ordinamento proprio in materia di sicurezza del lavoro.
Il decreto legislativo n. 81 del 2008 ha introdotto vari strumenti deflattivi, tra cui la prescrizione obbligatoria per le sanzioni penali e la diffida per quelle amministrative. In sostanza, nelle more del tempo tecnicamente necessario, l'attività prosegue, pur non essendo allineata la situazione dello stato di fatto a quella di diritto, e lo stesso accade con il decreto-legge n. 92 del 2015.
Nel secondo caso il consisterebbe nel fatto che il piano non chiarirebbe «fino in fondo» se il compito di monitoraggio assegnato ai vigili del fuoco, all'ASL e all'INAIL, consista in un mero controllo in ordine all'attuazione delle misure del piano a raggiungere l'idoneità della messa in sicurezza dell'impianto. Il secondo periodo del comma 4, fuga questi dubbi. Insomma, il dubbio del mancato chiarimento «fino in fondo» non sussiste.
Quanto alla costituzionalità dell'articolo 183, deposito temporaneo, viene rilevato che la questione non ha fondamento perché la definizione di deposito temporaneo impone nelle sue varie accezioni che poi i rifiuti siano avviati al recupero o allo smaltimento.
Per quanto premesso, non si ritiene siano accoglibili le pregiudiziali di incostituzionalità avanzate dal MoVimento 5 Stelle e da Sinistra Ecologia Libertà e annunzio il voto contrario del gruppo del Partito Democratico su entrambe le pregiudiziali
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
Intanto invito i colleghi a prendere posto.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. È stato fatto, come ricordato prima dai colleghi, un vero pasticcio, nel senso che, poche ore fa, nel «decreto enti locali» sono stati inseriti i primi due articoli di questo decreto Ilva-Fincantieri, perché parliamo molto di Ilva, ma c’è anche Fincantieri dentro questo articolato, che ha le definizioni «di produttori di rifiuti e della disciplina transitoria per il rilascio o adeguamento dell'AIA». Presidente, qui si sta un po’ svicolando quello che è il vero e proprio decreto da quelle che sono le questioni poste in termini pregiudiziali di costituzionalità. Qui stiamo votando le pregiudiziali di costituzionalità e, quindi, non il decreto. Ora, al netto del fatto che se non decade, su questo decreto, chiaramente, faremo degli emendamenti pesanti, soprattutto per quanto riguarda l'articolo 3, io penso che questa, in termini di pregiudiziale, non possa essere una norma assolutamente da votare. Mi spiego, Alternativa Libera applicherà un voto di astensione rispetto al voto unico sulle due questioni pregiudiziali, io, in questo caso, in dissenso dal mio gruppo, voterò con un convinto «no», perché è evidente che questo decreto – quello che c’è da dire, c’è da dire – nasce per uniformare la disciplina nazionale con quanto stabilito da una direttiva, nello specifico la direttiva 2008/98/CE, in particolare rispetto alla produzione e gestione dei rifiuti. Le disposizioni che intervengono con questo decreto forniscono l'applicazione delle definizioni in materie come quelle di produttore, di raccolta, di deposito temporaneo di rifiuti, quindi vanno, di fatto, a normare un po’ meglio di quanto effettivamente stavamo vivendo, sulla base di un qualcosa che c’è evidentemente in tutta Europa, conforme ai principi, tra l'altro, stabiliti dal diritto comunitario e non dimentichiamo che la materia ambientale rientra, senza dubbio, tra quelle ascrivibili alla Commissione dell'Unione europea e non soltanto e meramente all'Italia.
In conclusione, il decreto in esame interviene per evitare che l'interpretazione errata di norme determini, di conseguenza, interventi che in assenza di un pericolo per l'ambiente costituiscano grave danno per l'attività di un'impresa e dei suoi lavoratori. Rinnovo che Alternativa Libera si esprimerà in termini di astensione e il sottoscritto voterà «no».
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziale Duranti ed altri n. 1 e Crippa ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Purtroppo mi rincresce dover intervenire nuovamente per sottolineare che durante questa votazione era convocato l'ufficio di presidenza della Commissione finanze, con riguardo al provvedimento sulla concorrenza. È veramente assurdo dover continuare a stigmatizzare situazioni del genere. I presidenti delle varie Commissioni ne prendessero atto e comunicassero agli uffici che ci sono delle difficoltà per ritardare il voto. Abbiamo sospeso i lavori dell'Aula per tante situazioni, evidentemente si poteva fare anche i questo caso. I colleghi perdono delle votazioni e poi risulteranno assenti in questa votazione ed è scorretto anche ai fini dell'attività politica di ognuno di noi. Quindi, volevo stigmatizzare.
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, mi comunicano gli uffici che l'ufficio di presidenza è stato sconvocato. È evidente che, però, queste convocazioni a singhiozzo comportano un disagio, che la Presidenza registra.
FRANCESCO BOCCIA, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOCCIA, . Presidente, intervengo solo per comunicare alla Presidenza la necessità della Commissione bilancio di un'oretta al massimo di lavoro per completare le valutazioni sulle coperture connesse alle deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. Quindi, potremmo essere in grado di tornare in Aula per le 16,15.
PRESIDENTE. Presidente Boccia, lei mi chiede un'oretta, io andrei più cautelativamente verso le 16,30, con un margine un po’ più ampio.
FRANCESCO BOCCIA, . Va bene.
FRANCESCA BUSINAROLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie, Presidente. Intervengo per avere risposta a una lettera che abbiamo spedito alla Presidenza relativamente alla convocazione urgente di una Conferenza dei capigruppo, perché venga il Governo a riferire in Aula sulle intercettazioni che venerdì scorso ha pubblicato che vedono protagonista il Presidente del Consiglio Renzi e Adinolfi. Ci sembra, comunque, che ci sia una situazione grave e di ricattabilità di diverse figure istituzionali. Mi spiace non aver ancora ricevuto una risposta, quindi sollecito ulteriormente la Presidenza per avere questa risposta, al fine di far venire il Governo a rispondere a una cosa che, secondo me, interessa moltissimo agli italiani .
PRESIDENTE. Presidente Businarolo, se non sbaglio, questo sarà anche oggetto di un'interrogazione a risposta immediata da parte del suo gruppo parlamentare. Ad ogni buon conto, mi farò tramite presso la Presidenza di questa richiesta, che, peraltro, è già stata inoltrata per lettera alla Presidenza stessa.
A questo punto, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3098-A: Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.
Ricordo che, nella seduta del 13 luglio 2015, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, riferito agli articoli da 1 a 7-, che è in distribuzione e che reca talune condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. Tali condizioni saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento.
Avverto altresì che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.500, 1.501, 1.502, 1.503, 2.500, 3.500, 6.500, 6.501, 7.500, 7.501, 7.502, 7.503, 9.500, 9.501, 10.500, 11.500, 13.500 e 15.500 che sono in distribuzione.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85- del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, i gruppi MoVimento 5 Stelle, Forza Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie, Misto per la componente politica delle Minoranze linguistiche, Fratelli d'Italia e il deputato Giuseppe Civati sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Ricordo che, a norma dell'articolo 123-, comma 3-, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili dalla Commissione non possono essere ripresentati in Assemblea (e – ove ripresentati – non sono pubblicati).
Inoltre, non sono pubblicati, in quanto non ricevibili: gli emendamenti già presentati presso la Commissione, ma in quella sede ritirati o decaduti; i nuovi emendamenti, non previamente presentati presso la Commissione, riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa, ovvero che non risultino consequenziali rispetto alle modifiche apportate in sede referente.
Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla V Commissione (Bilancio) nella riunione odierna, non ritiene ammissibili, con riferimento agli articoli da 1 a 7 e a norma dell'articolo 123- del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, l'emendamento Rampelli 7.82 e gli articoli aggiuntivi Villarosa 6.02, 6.03, 6.04, 6.05 e 6.06.
La Presidenza si riserva comunque di pronunciare ulteriori dichiarazioni di inammissibilità, anche in relazione al parere della V Commissione (Bilancio) che si dovrà esprimere in relazione agli emendamenti riferiti ai restanti articoli.
Avverto che sono in distribuzione gli emendamenti Costantino 7.219, 7.220 e Quaranta 7.221 che, per un mero errore materiale, non risultano ricompresi nel fascicolo. Avverto altresì che è in distribuzione la versione corretta dell'emendamento Aiello 1.41. Avverto inoltre che l'articolo aggiuntivo Tabacci e Taricco 2.01 si intende sottoscritto anche dai deputati Petrenga, Pinna, Mucci, D'Ottavio, Ferrari e Lavagno.
Comunico che, prima della seduta, l'emendamento Guerra 9.133 è stato ritirato dal presentatore.
Con lettera del 13 luglio, la deputata Agostinelli ha chiesto di espungere dall'articolo 7, comma 1, lettera del provvedimento, le parole da «riorganizzazione» fino alla fine della lettera, introdotte in sede referente a seguito dell'approvazione dell'emendamento 7.101 del relatore, concernente una delega legislativa in materia portuale. Tale richiesta è motivata in base ad un'asserita evidente incostituzionalità della disposizione predetta, che sarebbe priva dei principi e criteri direttivi richiesti dall'articolo 76 della Costituzione.
La deputata Agostinelli aveva già segnalato alla Presidenza tale questione il 6 luglio scorso, nel corso dell'esame in sede referente, contestando la valutazione di ammissibilità del suddetto emendamento 7.101 effettuata dal presidente della Commissione Affari Costituzionali.
Al riguardo, come da prassi, la Presidente della Camera ha richiesto chiarimenti al presidente della I Commissione. Nel fornire la propria risposta, il presidente Sisto ha precisato di essersi attenuto al principio enunciato nella riunione della Giunta per il Regolamento del 7 marzo 2002, secondo cui la Presidenza può non ammettere al voto proposte emendative per contrasto con la Carta costituzionale esclusivamente laddove il relativo testo «appaia in manifesto ed evidente contrasto con singole disposizioni costituzionali ovvero in contrasto con i principi supremi dell'ordinamento costituzionale».
Il presidente della I Commissione ha quindi osservato che, nel caso di specie, l'emendamento 7.101 recava al suo interno i principi e i criteri direttivi della nuova disciplina, secondo una modalità ricorrente di tecnica legislativa che, di per sé, non ha mai fondato valutazioni di inammissibilità per incostituzionalità; egli ha rilevato, inoltre, che la disposizione in questione non ha neppure introdotto una delega nuova, limitandosi a integrare quella già prevista all'articolo 7, comma 1, lettera .
Alla luce di tali argomentazioni, la Presidenza, con lettera dell'8 luglio, ha comunicato di non ritenere sussistenti motivi per discostarsi dalle valutazioni operate dal presidente della Commissione. A fronte di tale risposta, nella nuova lettera indirizzata alla Presidenza, con la quale chiede l'espunzione della disposizione dal testo, la deputata Agostinelli, osserva che nella disposizione stessa «non c’è traccia (...) della determinazione di principi e criteri direttivi della delega» e che la medesima lederebbe l'articolo 117, terzo comma, della Costituzione in materia di legislazione concorrente.
Al riguardo, nel ribadire quanto enunciato dalla Giunta del Regolamento, e quindi che l'eventuale valutazione di inammissibilità per contrasto con la Costituzione deve essere limitata ai casi di manifesto ed evidente contrasto con singole disposizioni costituzionali, rilevo che, al di là della tecnica legislativa utilizzata, come già osservato dal presidente della Commissione affari costituzionali, la disposizione in questione non può ritenersi priva dei principi e criteri direttivi richiesti dall'articolo 76 della Costituzione. Inoltre, anche l'asserito contrasto della medesima disposizione con l'articolo 117, terzo comma, della Costituzione non appare manifesto ed evidente nei termini enunciati dalla Giunta per il Regolamento.
Alla luce di tali elementi la Presidenza non ritiene, quindi, sussistenti i presupposti per l'espunzione della disposizione dal testo del provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti presentati.
ERNESTO CARBONE, . Signor Presidente, a pagina 15 del primo fascicolo...
PRESIDENTE. Perché pagina 15 ?
ERNESTO CARBONE, . Le do solo i pareri favorevoli.
PRESIDENTE. Allora, facciamo questa premessa in modo che lo capiscano tutti. I pareri sono prevalentemente contrari, salvo quelli favorevoli. Allora, quali sono i pareri favorevoli ?
ERNESTO CARBONE, . A pagina 15 del primo fascicolo, sull'emendamento Aiello 1.41 il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Noi però affronteremo, prima dell'emendamento Aiello 1.41, l'emendamento 1.500 della Commissione.
ERNESTO CARBONE, . Aggiungo che, su tutti gli emendamenti della Commissione presentati all'articolo 1, il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Perfetto, allora relativamente al fascicolo, andiamo a pagina 15.
ERNESTO CARBONE, . Sull'emendamento Aiello 1.41 il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Perfetto, nella versione corretta così come da ...
ERNESTO CARBONE, . Esatto. Su tutti gli altri emendamenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. A questo punto, devo chiedere i pareri ai due relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SEL. Quindi, chiedo al relatore Quaranta e alla relatrice Lombardi se intendano dare i pareri emendamento per emendamento...
STEFANO QUARANTA, . Grazie Presidente, tra l'altro non ho gli emendamenti segnalati quindi...
PRESIDENTE. A questo punto, io ve li indico.
Allora, se anche l'onorevole Lombardi è pronta per i pareri, io ve li chiamo e me li dite insieme. Io vi indico gli emendamenti e prima sentiamo il parere del relatore di SEL e poi quello della relatrice del MoVimento 5 Stelle.
Articolo premissivo Dorina Bianchi 01.01.
STEFANO QUARANTA, . Il parere è favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo a pagina 3. Emendamento 1.500 della Commissione.
STEFANO QUARANTA, . Il parere è favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Astensione.
PRESIDENTE. Quindi si rimette all'Assemblea.
ROBERTA LOMBARDI, . Sì, mi rimetto all'Assemblea.
PRESIDENTE. Emendamento Palmieri 1.4.
STEFANO QUARANTA, . Il parere è favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Palmieri 1.6 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Mucci 1.10 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Liuzzi 1.11 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Palmieri 1.13 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento 1.501 della Commissione, prima dell'emendamento Liuzzi 1.15 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Ci rimettiamo all'Assemblea.
PRESIDENTE. Emendamento Liuzzi 1.15 ?
STEFANO QUARANTA, . Ci rimettiamo all'Assemblea.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Liuzzi 1.18 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Palmieri 1.19 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole, anche sull'identico emendamento De Lorenzis 1.20.
PRESIDENTE. Sì, che però non è stato segnalato, quindi esamineremo solo l'emendamento Palmieri 1.19.
Emendamento Liuzzi 1.23 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Palmieri 1.25 ?
STEFANO QUARANTA, . Mi rimetto all'Assemblea.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Liuzzi 1.28 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere contrario.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Palmieri 1.29 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Palmieri 1.31 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Liuzzi 1.33 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento 1.502 della Commissione ?
STEFANO QUARANTA, . Ci rimettiamo all'Assemblea.
ROBERTA LOMBARDI, . Anche noi ci rimettiamo all'Assemblea.
PRESIDENTE. Emendamento Mucci 1.35 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamenti identici Lupi 1.36 e Occhiuto 1.37 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere contrario.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamenti identici Lupi 1.38, Aiello 1.39 e Palmieri 1.40 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere contrario.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento Aiello 1.41 ?
STEFANO QUARANTA, . Mi rimetto all'Assemblea.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento Basso 1.42 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento Mucci 1.43 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento D'Alia 1.47 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Ci rimettiamo all'Assemblea.
PRESIDENTE. Emendamento Liuzzi 1.48 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Quaranta 1.53 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento 1.503 della Commissione ?
STEFANO QUARANTA, . Ci rimettiamo all'Assemblea.
ROBERTA LOMBARDI, . Ci rimettiamo all'Assemblea.
PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo Invernizzi 1.01 ?
STEFANO QUARANTA, . Parere favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, . Parere favorevole.
MARIA ANNA MADIA, . Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo Dorina Bianchi 01.01, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
DORINA BIANCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DORINA BIANCHI. Ritiro l'articolo premissivo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.500 della Commissione.
ROBERTA LOMBARDI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTA LOMBARDI, . Non è ancora scaduto il termine per la presentazione dei subemendamenti.
PRESIDENTE. È quello che stavo per dire. In realtà, abbiamo un problema, perché mancano due minuti alla scadenza del termine per la presentazione dei subemendamenti relativi all'emendamento 1.500 della Commissione. Quindi o siamo tutti d'accordo oppure lo accantoniamo e passiamo al successivo emendamento, l'emendamento Palmieri 1.4, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 1.4.
Dichiaro aperta la votazione.
ROBERTA LOMBARDI, Signor Presidente, alla luce della correzione del testo, vorrei cambiare il parere da contrario a favorevole.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aiello 1.41, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e della relatrice di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle, mentre si rimette all'Assemblea il relatore di minoranza del gruppo Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Prima di esprimere i pareri, avverto che gli emendamenti Mazziotti Di Celso 2.28, 2.35, 2.56, 2.62 e 2.66, Catania 2.37, Matarrese 2.45 e Pinna 2.57, sono stati ritirati.
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.
ERNESTO CARBONE, Presidente, come sempre, esprimerò i pareri favorevoli, sugli altri emendamenti il parere si intende contrario. L'unico con il parere favorevole è l'emendamento della Commissione...
STEFANO QUARANTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Mi perdoni un istante, relatore Carbone. Onorevole Quaranta, ha dei ritiri da comunicare ?
STEFANO QUARANTA. No, chiedo di parlare sul complesso delle proposte emendative.
PRESIDENTE. Lei intende intervenire sul complesso, allora... andava chiesto un po’ prima, comunque, insomma, diciamo che non abbiamo dato ancora i pareri, quindi lo si può fare, se lei intende farlo...
DORINA BIANCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Dorina Bianchi, per quanto riguarda il suo intervento è per alcuni ritiri ?
PRESIDENTE. Nel frattempo, lei li comunichi alla Presidenza, io faccio intervenire l'onorevole Quaranta, così poi li leggiamo. Prego, onorevole Quaranta.
STEFANO QUARANTA. Grazie, Presidente. Questo articolo parla della Conferenza dei servizi e su questo iniziano ad esserci dei problemi. Tengo a fare un intervento perché ci sono alcune questioni rispetto alle quali abbiamo presentato degli emendamenti che, in particolare, riguardano i temi ambientali. Quali sono i temi su cui noi vorremmo portare un po’ d'attenzione in quest'Aula ? Innanzitutto uno, quello della possibilità del silenzio-assenso su questioni che riguardano i temi ambientali e i beni culturali. La Conferenza dei servizi è uno strumento che viene utilizzato per semplificare le procedure amministrative, ma anche per consentire il confronto tra amministrazioni e privati laddove ci siano delle questioni che possano suscitare dei contrasti. La norma vigente ha escluso il fatto che su temi sensibili vi possa, appunto, essere il silenzio-assenso, e questo è evidente in un Paese come il nostro, in cui le questioni ambientali sono centrali e rispetto alle quali occorrerebbe avere una particolare attenzione. Allora, se il tema è l'efficienza dell'amministrazione, il tema sarebbe sanzionare quei soggetti che non rispettano i tempi, che non consentono procedure anche rapide per risolvere il problema.
Pensiamo invece che aggirare i problemi della pubblica amministrazione, ponendo il tema del silenzio-assenso anche su questioni delicate come queste, sia un errore grave. Poi c’è un'altra questione, rispetto alla quale si poteva provare con questo provvedimento ad entrare un po’ più nel merito e a normare una questione che in altri Paesi è di attualità e di grande importanza, il tema del dibattito pubblico. Esistono questioni rispetto alle quali sono coinvolti territori, comunità, e parliamo di questioni che spesso hanno un impatto molto forte sui territori che sono coinvolti. Parliamo di grandi opere pubbliche, oppure parliamo di interventi che hanno anche un aspetto oneroso rilevante. Allora, da questo punto di vista, introdurre dei meccanismi di maggiore partecipazione diretta, pensando ad un dibattito pubblico che sia anche vincolante per la realizzazione dell'opera, pensiamo che sia una scelta fondamentale e strategica, sia per la cura del territorio sia per coinvolgere i cittadini su opere che avranno una ricaduta diretta su di loro.
Quindi, da questo punto di vista, io credo che sia una occasione persa su queste due questioni. Sul tema del silenzio-assenso si fa un evidente passo indietro molto grave, dal nostro punto di vista, e sulla possibilità invece di normare attraverso il dibattito pubblico, io credo che sia, invece, un'occasione persa e si potevano fare delle scelte in linea con altri Paesi europei.
PRESIDENTE. A questo punto, mi sembra il caso che si proceda con i pareri. Per il relatore Carbone mi pare che vale la stessa premessa di prima, quindi i pareri sono tutti contrari, tranne quelli che adesso lei mi segnala. Prego.
ERNESTO CARBONE, . La premessa è quella che diceva lei, Presidente. Riguardo all'articolo 2, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.500, che è a pagina 41 del fascicolo, dopo l'emendamento Mannino 2.61.
PRESIDENTE. A questo punto, chiedo i pareri dei due relatori di minoranza. Vi chiamo gli emendamenti, onorevole Quaranta e onorevole Lombardi. Emendamento D'Alia 2.1 ?
STEFANO QUARANTA, . Contrario.
ROBERTA LOMBARDI, . Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Palmieri 2.6 ?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Mannino 2.8 ?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Mannino 2.9 ?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Scotto 2.21 ?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Mannino 2.25 ?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 2.26 ?
STEFANO QUARANTA, Contrario.
ROBERTA LOMBARDI, Contrario.
PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 2.29 ?
STEFANO QUARANTA, Contrario.
ROBERTA LOMBARDI, Contrario.
PRESIDENTE. Emendamento Costantino 2.32 ?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Identici emendamenti Mannino 2.38 e Scotto 2.39 ?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Grillo 2.42 ?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Centemero 2.43 ?
STEFANO QUARANTA, Contrario.
ROBERTA LOMBARDI, Contrario.
PRESIDENTE. Emendamento Mannino 2.52 ?
STEFANO QUARANTA, Contrario.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento D'Ambrosio 2.54 ?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Abrignani 2.58 ?
STEFANO QUARANTA, Contrario.
ROBERTA LOMBARDI, Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Identici emendamenti Mannino 2.59 e Costantino 2.60 ?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento 2.500 della Commissione ?
STEFANO QUARANTA, Mi rimetto all'Aula.
ROBERTA LOMBARDI, Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento D'Ambrosio 2.68 ?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo Tabacci 2.01 ?
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Avverto che gli emendamenti D'Alia 2.4, 2.20 e 2.27 e l'emendamento Dorina Bianchi 2.46 sono stati ritirati dai presentatori.
Qual è il parere del Governo ?
MARIA ANNA MADIA, . Il parere del Governo è conforme a quello del relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 2.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di SEL e sul quale la relatrice di minoranza del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente, questo è un emendamento sostanziale, oserei dire, e mi rimetto all'Assemblea che oggi ha la possibilità di dire «sì», faccio un percorso partecipato per quello che riguarda le opere che devono andare sul territorio. Che cosa vuol dire ? Che noi andiamo a coinvolgere i cittadini sul percorso di un'opera e ci mettiamo verso i cittadini a dire: ma i cittadini vogliono davvero quest'opera oppure no ? Li possiamo informare dell'opera che andremo a fare sul loro territorio, oppure no ? Dal punto di vista ambientale sappiamo che siamo veramente indietro perché è dal 1972, da Stoccolma, che andiamo a chiedere cosa dobbiamo fare nel momento in cui interveniamo su un'opera sul nostro territorio. Ecco, penso che questo è veramente il momento di dire «sì», facciamo partecipare i cittadini, e li coinvolgiamo in un progetto che li riguarda. Tutto questo, probabilmente, metterebbe anche fine a quello che il nostro Presidente Renzi chiama effetto «comitatini» perché i partecipanti all'opera, a questo punto, potrebbero anche essere i cittadini. Su argomenti importanti come, ad esempio, i costi previsionali, le caratteristiche tecniche, la natura progettuale, gli impatti sull'ambiente, l'incidenza sul territorio, i risvolti socio-economici, sappiamo che oggi i cittadini sono paradossalmente più avanti dei nostri governi e vorremmo veramente che fosse chiaro che le opere devono essere per la collettività e non certo per le imprese che le vanno a realizzare attraverso governi particolarmente compromessi con queste opere.
Noi vogliamo veramente chiarezza e dare la possibilità oggi a questo Parlamento di modificare questo provvedimento, perché è sostanziale per noi avere la possibilità che i cittadini dicano «sì» o «no» ad un'opera, se è veramente interessante per loro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scotto 2.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. Allora, io, con questo emendamento, invito tutti i colleghi a riflettere cosa vogliamo fare. Sostanzialmente vogliamo dare ragione al Governo, perché noi, con questo emendamento, possiamo anche condividere il fatto che questi provvedimenti sono fatti per garantire che i vari procedimenti giungano a conclusione, con tempi certi e per garantire chi ha fatto le dovute richieste agli uffici competenti. Allora, questo emendamento vuole semplicemente dire che nel momento in cui le Conferenze dei servizi sono bloccate perché magari qualche ente, o qualche dirigente, o responsabile del procedimento non ha completato o non ha fatto il suo lavoro, questo possa essere sanzionato. E, quindi, non capiamo il parere contrario del Governo a questo emendamento, quando va proprio quella direzione di rendere responsabili i componenti della Conferenza dei servizi, anche con eventuali sanzioni sui soggetti coinvolti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 2.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
CLAUDIA MANNINO. Grazie Presidente, anche qui invito la maggioranza a ripensare il parere che ha espresso su questo emendamento, perché riteniamo che non sia ammissibile che un'amministrazione possa procedere in autotutela solo nel momento in cui abbia partecipato alla conferenza di servizi. Sappiamo bene e mi pare anche ovvio che i tempi possono essere completamente diversi tra quelli che separano un documento di autotutela che può nascere, ad esempio, per l'istituzione di un piano regolatore o di una variante di qualsiasi genere rispetto a una conferenza di servizi istituita per qualsiasi ragione.
Quindi, chiedo, quanto meno, di ripensare al parere su questo emendamento, perché crediamo che in questo maniera questa delega sia poco chiara e suscettibile di non applicazione, tra l'altro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mannino 2.59 e Costantino 2.60, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
MINO TARICCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Chiedo, scusa, revoco l'indizione della votazione.
Prego, onorevole Taricco, ne ha facoltà.
MINO TARICCO. Presidente, ritiro l'articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Sta bene. A questo punto, passiamo all'esame dell'articolo 3.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Avverto che l'emendamento Catania 3.22, a pagina 56, è stato ritirato dal presentatore.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Grazie, Presidente. In questo articolo parliamo del silenzio assenso tra amministrazioni pubbliche. Anche su questo, in particolare appunto sui temi cui facevo riferimento prima, cioè i temi ambientali e dei beni culturali, c’è una nostra radicale contrarietà. Aggiungo che, su questo articolo, molte Commissioni hanno espresso pareri o osservazioni; penso alla Commissione cultura, alla Commissione ambiente e penso anche alla Commissione difesa, che ha chiesto, da questo punto di vista, di allungare i termini e quindi di avere termini più lunghi per il silenzio assenso. Quindi, questo è un tema che mi pare sentito in maniera trasversale e rispetto al quale occorrerebbe forse svolgere qualche riflessione, nel senso che, se pensiamo di risolvere sempre i problemi dell'efficienza dell'amministrazione pubblica, allargando il silenzio assenso anziché andando a colpire le inefficienze dell'amministrazione, rischiamo di non risolvere il problema dell'efficienza dell'amministrazione e di compiere dei disastri dal punto di vista della tutela ambientale del nostro Paese, innanzitutto. Poi, vi è un secondo tema che vorrei porre all'attenzione del relatore per la maggioranza, del Ministro e del sottosegretario, ed è la questione che riguarda, invece, il comma 2, laddove si parla, in questo caso, non di silenzio assenso ma del mancato accordo tra amministrazioni. La norma prevede che, in caso di contrasto – e secondo me la cosa si è circoscritta positivamente alle amministrazioni statali, quindi non coinvolgendo quelle regionali o gli enti locali –, a decidere è il Presidente del Consiglio, sentito il Consiglio dei ministri. La mia domanda, però, è a chi spetta il potere di portare avanti l'atto amministrativo. Cioè, il Presidente del Consiglio decide, ma è l'amministrazione procedente che deve portare avanti l'atto oppure no ? Ciò perché la formulazione, da questo punto di vista, mi sembra ambigua e può ingenerare confusione, quindi, forse, a questo punto, sarebbe bene chiarirlo, proprio per avere un'interpretazione autentica. Comunque, il punto vero di questo articolo è il silenzio assenso tra amministrazioni pubbliche, che, ripeto, dal mio punto di vista, non può essere un metodo per risolvere le inefficienze della pubblica amministrazione su temi delicati come quelli cui facevo riferimento e che sono stati ripresi anche da molte Commissioni, che hanno espresso pareri e osservazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lombardi. Ne ha facoltà.
ROBERTA LOMBARDI. Grazie, Presidente, anch'io vorrei intervenire a nome del mio gruppo sull'articolo 3, perché contestiamo il ricorso incondizionato al silenzio assenso come strumento per rendere più efficace ed efficiente la pubblica amministrazione e il procedimento amministrativo. Crediamo che esso debba essere escluso dove possa incidere negativamente nella tutela degli interessi pubblici sensibili, in modo da consentire interventi da parte delle amministrazioni in ogni tempo. Crediamo anche che il modo più normale e sano di evitare inadempienze, negligenze e ritardi da parte della pubblica amministrazione, nel rispetto della certezza del diritto e dei tempi nei confronti dei cittadini e delle imprese, sia quello di prevedere sanzioni effettive nei confronti dei responsabili dei procedimenti e non di accorciare i tempi o ancora premiare in un certo qual modo l'inerzia delle pubbliche amministrazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Grazie, Presidente. In questo articolo si parla appunto del silenzio assenso tra le pubbliche amministrazioni, che per noi risulta essere un fallimento per la pubblica amministrazione. Quando la pubblica amministrazione non riesce, nei tempi necessari, ad esprimersi, non si sta facendo il giusto servizio ai cittadini. Anche nei casi in cui sia coinvolta l'amministrazione preposta, ad esempio, alla tutela paesaggistico-territoriale e dei beni culturali, abbiamo forti perplessità sull'adeguatezza dello strumento del silenzio assenso come semplificazione.
La generalizzata estensione del silenzio assenso a tutte le procedure di controllo preventivo degli interventi può impattare, a nostro avviso, negativamente sul patrimonio culturale e rischia di stravolgere il nostro sistema di tutela, tra l'altro, recepito dalla Costituzione nell'articolo 9. Il silenzio assenso non risolve i problemi dei cittadini e delle imprese perché non dà certezza e genera liti tra privati, lasciando l'intervento esposto a denuncia e all'azione penale. Sarebbe, quindi, più equilibrato, ministro, ricercare misure di semplificazione più graduali e proporzionate che possano distinguere tra interventi lievi e interventi di maggiore impatto, liberalizzando e semplificando, ad esempio, tutti gli interventi manutentivi e di efficientamento degli immobili. In questo senso, il MIBACT ha già prodotto un primo lavoro in attuazione della delega per la semplificazione delle procedure paesaggistiche per interventi di lieve entità, escludendo la necessità di richiedere l'autorizzazione paesaggistica per moltissime fattispecie, e questo, probabilmente, porterà già ad una grande semplificazione dell'attività amministrativa degli enti locali e nei rapporti con i cittadini. Ricordiamo, altresì, che anche la Commissione Cultura si è espressa a larga maggioranza con un parere condizionato su questo articolo, prevedendo proprio una modifica, che sopprima le parole: «paesaggistico-territoriale, dei beni culturali» e, conseguentemente, al comma 4, dopo le parole: «provvedimenti espressi», aggiunga le parole «e per gli atti inerenti alla tutela dei beni culturali e del paesaggio».
Per tutto ciò noi riteniamo che su questo articolo vi debba essere un'attenzione particolare del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. La maggior parte dei nostri emendamenti sono finalizzati ad eliminare un potere del Presidente del Consiglio dei ministri assolutamente inopportuno, oltre che presumibilmente illegittimo. Non è pensabile che, in caso di mancato accordo, tra amministrazioni su un provvedimento amministrativo qualsiasi possa intervenire il Presidente del Consiglio dei ministri, peraltro quale organo di indirizzo politico, che in tal maniera si sostituisce agli organi preposti alla tutela del procedimento amministrativo, un esempio su tutti: il TAR. Una norma estremamente pericolosa e di un'ingerenza inaccettabile, tenuto conto dello spirito della legge n. 241 del 1990, finalizzata prioritariamente a rendere imparziali i procedimenti amministrativi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà.
CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. Oltre alle riflessioni già svolte dai colleghi, faccio un invito di riflessione più generale per quanto riguarda il secondo comma dell'articolo 9 della nostra Costituzione, che afferma espressamente che «la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione». Ora, andare ad inserire il silenzio assenso tra pubbliche amministrazioni implica un non rispetto, dal nostro punto di vista, della Costituzione, perché, nel momento in cui la Repubblica o un ente non si esprime, vuol dire che tutela e quindi il parere deve essere negato. A parte questo, aggiungo anche una riflessione dettata dalla storia; mi stupisco del fatto che un Governo di centrosinistra, come il PD reputa che sia, stia riuscendo a fare quello che ben tre governi di centrodestra non sono riusciti a fare, parlo in particolare del Governo Andreotti del 1990 e dei due Governi Berlusconi del 1993 e del 2005. Mi auguro quindi che tutti i deputati che riconoscono il secondo comma dell'articolo 9 della nostra Costituzione esprimano il loro parere su questi emendamenti, in particolare su quello soppressivo dell'articolo 3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.
GIULIA GRILLO. Presidente, tramite la sua persona mi rivolgo al ministro Madia e ai colleghi della Commissione Affari Sociali, la mia Commissione, perché noi abbiamo già approvato con l'articolo 2 il silenzio assenso per la Conferenza dei servizi anche in tema di salute dei cittadini. Chiedo allora veramente un'attenzione di tutti i colleghi che pensano di occuparsi di salute, una cosa che dovrebbe interessare tutti e non solo i membri della Commissione Affari Sociali, e chiedo cortesemente al ministro di volere riconsiderare il parere, evidentemente negativo, sulla nostra richiesta di escludere almeno la materia relativa alla salute dei cittadini dalla possibilità del silenzio assenso.
Perché poi non voglio sentire colleghi deputati che se ne vanno in giro a predicarsi come difensori della salute dei cittadini quando stanno votando in aula in questo momento il silenzio-assenso da parte delle pubbliche amministrazioni anche per atti che riguardano la salute dei cittadini.
Quindi, ministro, per cortesia le chiedo di rivedere il parere e chiedo ai miei colleghi – l'onorevole Miotto, l'onorevole Lenzi e l'onorevole Binetti – di fare attenzione a questo emendamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.
MARILENA FABBRI. Signor Presidente, ritengo che sia opportuno precisare il contenuto di questo articolo che intende andare nella direzione della semplificazione e della certezza dei tempi rispetto ai procedimenti amministrativi. Introduce il silenzio-assenso tra le pubbliche amministrazioni, ma vorrei chiarire che il silenzio-assenso non è la rinuncia all'acquisizione di un parere, nulla-osta o concerto ma si chiede alle pubbliche amministrazioni, statali e in generale, di esprimersi, cioè di fare il loro lavoro, di fare le istruttorie correttamente, in tempi certi, e di dare il proprio nulla-osta, parere o concerto.
Nell'articolo si precisa che nei 30 giorni ci si deve esprimere, ma il termine è interrotto qualora l'amministrazione o il gestore che deve rendere il proprio assenso, concerto o nulla-osta rappresenti esigenze istruttorie o richieste di modifica motivate e formulate in modo puntuale nel termine stesso. In caso l'assenso, il concerto o il nulla-osta è reso nei successivi 30 giorni dopo la consegna dell'istruttoria. Quindi, c’è un termine aperto, ma la tutela del paesaggio, della salute e dell'ambiente, non può essere un potere autoreferenziale e indiscriminato a carico dei ministeri o delle autorità competenti. Le autorità competenti rispondono ai cittadini e i cittadini hanno bisogno di tempi certi nei procedimenti. Se ci sono elementi di complessità possono usare i termini di interruzione, ma non l'ultimo giorno utile per esprimersi: nei tempi congrui per poi sviluppare le necessarie istruttorie .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, ritengo che queste ultime affermazioni siano di una gravità inaudita, dette soprattutto da un esponente (diciamo della maggioranza) di un Governo che vorrebbe in qualche modo innovare e cambiare il paese. Addirittura dire che il silenzio-assenso diventa un potere da parte di alcune delle pubbliche amministrazioni che sono demandate alla tutela paesaggistica e ambientale diventa quasi un parere di potere assoluto da parte di questa amministrazione credo che sia fuori di ogni grazia di Dio. Vorrei ricordare – lo ha detto prima la collega Mannino e lo voglio dire – che sono decenni che i governi di destra cercano di imporre il silenzio-assenso in materia ambientale e paesaggistica. Questo non c'entra nulla con il fatto che bisogna assicurare ai cittadini dei tempi rapidi per vedere approvate o respinte le proprie pratiche. Ma è del tutto evidente che questo metodo del silenzio-assenso non favorisce nessun altro che la speculazione dei costruttori e di coloro che vogliono infrangere i vincoli paesaggistici ed ambientali.
Vorrei ricordare ai colleghi e alle colleghe che esempi da questo punto di vista ce ne sono molti perché alcune norme sono legate al silenzio-assenso. Abbiamo visto che questo ha portato alla devastazione ulteriore, una devastazione regolare e non abusiva del nostro territorio. Introdurre questo principio è la cosa più grave, il favore più grave che si fa agli speculatori, con buona grazia dei diritti dei cittadini i quali hanno invece davvero il diritto di vedere regolamentata la propria vita in tempi certi e chiari, con una modalità che non sia legata alle deroghe, che non sia legata al silenzio-assenso ma che stabilisca definitivamente quello che nel territorio si può fare e quello che non si può fare. Un paese civile nasce su questo.
PRESIDENTE. Avverto che l'articolo aggiuntivo D'Alia 3.01 è stato ritirato dal presentatore.
Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 3 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.
ERNESTO CARBONE, Signor Presidente, le do come sempre i pareri favorevoli e gli altri si intendono pareri contrari.
ERNESTO CARBONE, L'emendamento 3.500 della Commissione, che è a pagina 56 dopo l'emendamento Grillo 3.21.
ERNESTO CARBONE, Ne approfitto per chiedere al primo firmatario Realacci il ritiro dell'emendamento 3.6 di pagina 50, perché l'emendamento della Commissione modifica da 60 a 90 giorni.
PRESIDENTE. Quindi, questo lo consideriamo un invito al ritiro, altrimenti parere contrario. Va bene, non vi è altro ?
ERNESTO CARBONE, Basta così.
PRESIDENTE. Perfetto, grazie. A questo punto chiedo ai due relatori di minoranza di procedere ai pareri sugli emendamenti riferiti all'articolo 3. Ve li chiamo. Mannino 3.1
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Schullian 3.2.
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Schullian 3.3.
STEFANO QUARANTA, Mi rimetto all'Aula.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Schullian 3.4.
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Realacci 3.6.
STEFANO QUARANTA, Contrario.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. Schullian 3.8.
STEFANO QUARANTA, Mi rimetto all'Aula.
ROBERTA LOMBARDI, Contrario.
PRESIDENTE. Piccione 3.9.
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Contrario.
PRESIDENTE. Centemero 3.10.
STEFANO QUARANTA, Contrario.
ROBERTA LOMBARDI, Contrario.
PRESIDENTE. Quaranta 3.11.
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Contrario.
PRESIDENTE. D'Ambrosio 3.13.
STEFANO QUARANTA, Contrario.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Favorevole.
ROBERTA LOMBARDI, Favorevole.
PRESIDENTE. 3.500 della Commissione.
STEFANO QUARANTA, Mi rimetto all'Aula.
ROBERTA LOMBARDI, Contrario.
PRESIDENTE. Non ve ne sono altri, passiamo a questo punto al parere del Governo.
MARIA ANNA MADIA, Conforme al relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. La Presidenza sospettava anche questo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 3.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, siamo ad un punto molto delicato perché ci sono due principi che collidono e dobbiamo capire in qualche maniera come armonizzarli. Da un lato, c’è la legittima richiesta da parte dei cittadini, delle amministrazioni e delle imprese di avere tempi certi da parte delle amministrazioni dello Stato, anche da quelle più delicate, le soprintendenze, le amministrazioni che sono preposte alle questioni ambientali; dall'altro, c’è spesso non solo un ritardo burocratico, ma anche un'insufficienza di queste amministrazioni a dare delle risposte in tempi certi. Questo emendamento tendeva a limitare il silenzio-assenso soltanto al confronto tra amministrazioni dello Stato, un limite che è stato peraltro assunto per quanto riguarda la potestà del Consiglio dei ministri di surrogare, perché è stata limitata nel passaggio in Commissione non a tutti gli interventi, ma solo al confronto fra amministrazioni dello Stato. Questo emendamento tendeva a dire: distinguiamo tra l'apertura di una finestra e un grande intervento; limitiamo soltanto ai grandi interventi la possibilità di avere un confronto attraverso il silenzio-assenso. Capisco che c’è stato un passo avanti, il passaggio da sessanta a novanta giorni; il limite dell'intervento del Consiglio dei ministri solo al confronto tra amministrazioni dello Stato rappresenta un passo avanti e, in nome di questo, ritiro l'emendamento.
Preannunzio, però, al Governo che presenterò, insieme ad altri, un ordine del giorno – peraltro, questo oggetto era stato affrontato nelle condizioni poste sia dalla Commissione ambiente e territorio che dalla Commissione cultura – volto a rafforzare le amministrazioni che devono dare risposte in tempi certi, garantendo principi costituzionalmente rilevanti.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'emendamento Realacci 3.6 è ritirato.
Passiamo all'emendamento Schullian 3.8.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Schullian 3.8, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della relatrice di minoranza del MoVimento 5 Stelle e sul quale il relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà si è rimesso all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Questo emendamento si riferisce al fatto di non applicare la regola del silenzio-assenso ogni qualvolta il diritto comunitario in materia di tutela dell'ambiente, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali e della salute dei cittadini preveda una risposta o un nulla osta o un atto che, comunque, dia l'assenso alla richiesta fatta.
Ministro, mi rendo conto che, nel corso degli anni, per quanto riguarda il caso di acquisizione di assensi e nulla osta, vi siano stati notevoli ritardi e rallentamenti anche in capo a Ministeri e amministrazioni territoriali, però credo che ci si potesse approcciare al problema utilizzando altri sistemi, prima di arrivare al silenzio-assenso tra tutte le amministrazioni pubbliche; ad esempio, spingendo maggiormente sull'informatizzazione e la digitalizzazione dei procedimenti o aumentando il personale dove necessario oppure – si sono visti emendamenti anche in questo senso – attribuendo sanzioni per i funzionari che non rispettano i tempi indicati dalla legge, quando questo dipenda da una loro negligenza.
Poc'anzi, volevo sottoscrivere un emendamento del presidente Realacci che condivido, perché era un altro modo per potere almeno attenuare la normativa e restringere il d'impatto della normativa stessa, andando a limitare il silenzio-assenso solo per le amministrazioni statali. Mi dispiaccio che, ovviamente, non sia stato accolto l'emendamento e, chiaramente, mi auguro che venga approvato, invece, come ordine del giorno, perché crediamo che ciò sia importante anche e soprattutto in un ambiente come quello in cui ci troviamo, in cui comunque la corruzione diventa anche un fatto endemico. Questo, per quanto riguarda il silenzio-assenso, può essere un motivo in più, un incentivo se volete, perché se prima un funzionario complice doveva alterare dei documenti, e quindi essere visibilmente complice, la corruzione poteva essere notata meglio e prima, ora basta che un funzionario alzi le braccia e non faccia nulla affinché comunque possa aiutare chi lo contatta in modo chiaramente fraudolento, per comunque danneggiare la collettività. Su questo io voglio chiedere al Ministro di valutare l'opportunità anche di ulteriori modelli di miglioramento anche della collaborazione tra le amministrazioni stesse, perché ci sono, e possono esser messi in atto, altri meccanismi che impediscano l'utilizzo del silenzio assenso per argomenti molto delicati. Ricordo che parliamo di salute, di ambiente e di tutela del paesaggio, di misure sulle quali, una volta messe in atto, non si può tornare indietro, è difficile tornare indietro. Per questo noi siamo, su questo punto, insistenti e per questo chiediamo la sua attenzione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mucci 3.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
GIULIA GRILLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIA GRILLO. Presidente, secondo me, dovremmo candidare il Presidente Renzi al Nobel dell'irresponsabilità, perché questo emendamento che sto presentando
PRESIDENTE. Onorevole Grillo, mi perdoni...
GIULIA GRILLO. Per me, il Nobel è un riconoscimento per l'enorme impegno che riconosciamo il Presidente Renzi sta mettendo per distruggere la salute dei cittadini italiani, quindi...
PRESIDENTE. Onorevole Grillo, io non le posso dare la parola, perché lei è intervenuta sul complesso degli emendamenti, chi interviene sul complesso degli emendamenti non può parlare sui propri emendamenti. Quindi, non posso farla intervenire.
MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ovviamente la stessa cosa vale anche per l'onorevole Baroni. Onorevole Baroni, su che cosa ?
MASSIMO ENRICO BARONI. Questo emendamento non è a mia prima firma, è a prima firma Grillo.
PRESIDENTE. Sì, però lei è cofirmatario, quindi non può intervenire.
MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo che venga tolta la mia firma da questo emendamento, così posso intervenire.
PRESIDENTE. Non è che si può fare così. Potete chiedere a un altro collega di intervenire, altrimenti passiamo ai voti.
Non vi sono altri interventi. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 3.21.
Dichiaro aperta la votazione.
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Ne ha facoltà, onorevole Sibilia.
CARLO SIBILIA. Scusi, Presidente, però credo che sia nel diritto di un deputato togliere la firma a un proprio emendamento. Quindi, se poi magari vuole discuterne, è possibile farlo.
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, la Presidenza acquisisce che l'onorevole Baroni vuole ritirare la firma, fermo restando che questo può avere soltanto un valore politico, ma non procedurale, perché altrimenti tutti farebbero esattamente quello che ha fatto l'onorevole Baroni: parlerebbero sul complesso degli emendamenti e poi parlerebbero, ritirando la firma, sui propri emendamenti . La prassi costante è questa. A me dispiace perché, evidentemente, loro a questa cosa non hanno pensato quando sono intervenuti sul complesso degli emendamenti: varrà per il futuro; però io non posso violare una prassi consolidata. A questo punto, onorevole Baroni, io credo che forse sia il caso che lei lasci la sua firma sull'emendamento, che verrà comunque posto in votazione anche con la sua firma . Onorevole Baroni, qual è il problema ?
MASSIMO ENRICO BARONI. Mi perdoni se metto in discussione la sua interpretazione, ma in questa XVII legislatura non ho mai visto alcun deputato ritirare la firma al fine di poter parlare su un emendamento, che è comunque interessante per tutta l'Aula. Siccome rientra nelle mie prerogative...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baroni. Rientra nelle sue prerogative ritirare la firma. Io l'ho spiegato, lei non lo ha mai visto perché non si può fare.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 3.21.
Dichiaro aperta la votazione.
Chiedo scusa ai tecnici. Revoco l'indizione della votazione e, tra l'altro, ringrazio i tecnici anche per il lavoro complicato che svolgono tutti i giorni. Ci permettono di votare sempre con una certa costanza. Grazie . Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Con questo emendamento chiediamo semplicemente di eliminare il silenzio-assenso in riferimento alle pratiche che riguardano la salute dei cittadini. Infatti, fino a prova contraria, la salute continua ad essere un diritto e deve essere tutelata. Non è possibile che, se un'amministrazione locale non è in grado, per i suoi problemi, di dare un parere entro novanta giorni, si proceda comunque senza avere il suo parere.
Si potranno adottare sanzioni nei confronti dell'amministrazione locale, ma non possono essere sempre puniti i cittadini per le inadempienze dell'amministrazione. In questo modo, per sopperire alle inadempienze di un'amministrazione locale che non è in grado di dare un parere in un tempo utile, si vanno a punire i cittadini che poi subiranno quegli impianti e quelle opere che vengono realizzati senza avere il parere dell'amministrazione. Questa è una cosa irresponsabile. Come al solito, per sopperire a quelli che sono i problemi che voi stessi avete creato, si va sempre a punire i cittadini. Quindi, vi chiediamo di votare in maniera positiva per questo emendamento, che riguarda semplicemente le tematiche della salute e della tutela della salute dei cittadini .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI. Sostengo questo emendamento della mia collega Grillo, così come anche descritto dal mio collega Mantero, proprio perché noi abbiamo già esempio del fatto che non solo le istituzioni competenti, ma addirittura il Ministro non risponde quando viene sollecitata su alcune nomine illegittime e illegali che sono avvenute, per esempio, nella regione Calabria. Infatti, il presidente della regione Calabria Oliverio ha nominato commissario di alcune ASP persone in assoluta illegalità, ovvero in violazione di normative vigenti. Al Ministro sono state scritte diverse lettere, ovviamente precedute da interrogazioni parlamentari, e nessuno ha mai voluto rispondere proprio su queste nomine illegittime, tantomeno il presidente Oliverio. Parliamo di nomine illegittime nell'ambito sanitario e si ricollegano ovviamente a questo emendamento. Quindi, abbiamo già esempio di come l'amministrazione non risponde sempre anche a criteri di legalità. Un principio di questo tipo su questa delega sarebbe un ulteriore fallimento per questo Governo, ma in realtà anche per lo Stato tutto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasparini. Ne ha facoltà.
DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI. Devo dire che questo dibattito è un po’ strano perché se noi sentissimo i cittadini e le imprese in questo momento ci chiederebbero, come ci chiedono ogni giorno, meno burocrazia, tempi più certi e i primi articoli della legge che stiamo discutendo partono proprio da un impegno importante: fare sì che i cittadini siano protagonisti anche della rivoluzione digitale mettendo al centro il tema della partecipazione e della semplificazione dei procedimenti.
Da questo punto di vista se oggi ragionassimo da cittadini e da imprese diremmo: tempi certi, certezza, e ancora di più se si tratta di pubbliche amministrazioni, che sono obbligate a rispettare dei tempi, io direi in questo momento sollecitate. Anche perché, i tempi erano già previsti dalla legge n. 241 e se avesse funzionato quel percorso noi oggi avremmo una burocrazia più efficiente.
Però, sul tema ambiente e salute invito i parlamentari a fare mente locale: non stiamo approvando un procedimento che dice che si eliminano procedure di VIA o procedure di VAS. Oltretutto, dobbiamo fare sempre distinguo sui procedimenti amministrativi: un conto è fare un piano regolatore generale, un PGT, dove viene fatto un piano, c’è una VAS, c’è una valutazione di impatto ambientale, c’è un parere dei Ministeri dei beni culturali e sanità, e un conto è attuare un procedimento amministrativo che ha avuto già di per sé una sua valutazione. Quando si parla di procedimenti amministrativi approvativi di atti attuativi si ha sicuramente responsabilità e modalità diversa, non so se sono chiara. Quindi, da questo punto di vista, credo sia giusto che oggi diamo mandato al Governo di rivedere quello che è successo con la n. 241, sicuramente, così com’è stato fatto, ampliando e avendo una maggiore duttilità nei tempi per i beni culturali, per la salute, per i temi di carattere nazionale, ma cedo che, di fatto, questo provvedimento tenga conto di tutto questo e, ribadisco e concludo, non si esaurisce tutta la partita della partecipazione e della tutela solo con l'articolo 3. Le leggi che oggi regolamentano la pubblica amministrazione sono sicuramente tante, complicate e mi auguro che con questa legge vadano a semplificarsi per rendere più trasparente il procedimento e per tutelare meglio i cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Ho ascoltato l'intervento della collega che mi ha preceduto, però c’è da rimanere stupiti di ascoltare un tale intervento in quest'Aula, come se la salute dei cittadini per questa maggioranza non conti più niente, come se con il silenzio-assenso si possa calpestare la salute dei cittadini, come se non esistesse il principio di precauzione, principio di precauzione che anche scientificamente viene utilizzato per tutelare la salute dei cittadini. Quindi, cara collega, ma di cosa stiamo parlando ? Ci rendiamo conto di quello che state approvando ? Vi rendete conto di quello che succede con opere devastanti, ma anche con piccole opere che possono davvero crear