PRESIDENTE. La seduta è aperta.
   Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
CLAUDIA MANNINO, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bernardo, Bonafede, Michele Bordo, Caparini, Capelli, Carbone, Dambruoso, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Fedriga, Fico, Galati, Ginefra, Giancarlo Giorgetti, Guerra, Lauricella, Leva, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Merlo, Palazzotto, Pes, Piepoli, Pisicchio, Portas, Quartapelle Procopio, Ravetto, Rosato, Sanga, Sani, Schullian, Tabacci, Valeria Valente, Venittelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
   I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna allegato A .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
   Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10,30.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3012-A: Legge annuale per il mercato e la concorrenza; e delle abbinate proposte di legge: Causi e Benamati; Marco Di Stefano ed altri; Moretto ed altri; Colletti ed altri; Vignali; Russo ed altri; Simonetti ed altri nn. 2437, 2469, 2684, 2708, 2733, 3025 e 3060.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati .
   Ricordo che da ultimo, nella seduta di ieri, il rappresentante del Governo ha espresso il parere sugli ordini del giorno.
   Ha chiesto di parlare per una precisazione il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà .
ANTONELLO GIACOMELLI, Signor Presidente, ho chiesto la parola per precisare e modificare alcuni dei pareri. Mi riferisco, in particolare, all'ordine del giorno Gebhard n. 9/3012-A/10, su cui era stato espresso un parere contrario, che io vorrei modificare in favorevole con riformulazione. Propongo cioè di inserire nel dispositivo: «impegna il Governo a valutare la possibilità di promuovere le opportune iniziative per l'armonizzazione delle normative». Con questa riformulazione il parere è favorevole.
   Per quanto riguarda l'ordine del giorno Bargero n. 9/3012-A/58, il Governo aveva proposto una riformulazione. Ad una più attenta rilettura del testo, riteniamo che sia inutile, perché la nostra proposta è già compresa nella formulazione originaria, quindi il parere è semplicemente favorevole.
   Mentre, per quanto riguarda gli ordini del giorno Polidori n. 9/3012-A/62 e Colletti n. 9/3012-A/69, il parere su entrambi viene modificato ed è contrario.
PRESIDENTE. Il parere è quindi contrario sugli ordini del giorno Polidori n. 9/3012-A/62 e Colletti n. 9/3012-A/69.
   Ricordo che l'ordine del giorno Giacomoni n. 9/3012-A/1 è inammissibile, mentre l'ordine del giorno Lenzi n. 9/3012-A/2 è stato ritirato.
   Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Boccadutri n. 9/3012-A/3, accettato dal Governo.
   Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Prodani n. 9/3012-A/4, accettato dal Governo, purché riformulato.
   Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/3012-A/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
   Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Losacco n. 9/3012-A/6 e Carrescia n. 9/3012-A/7, accettati dal Governo.
   Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Villarosa n. 9/3012-A/8, non accettato dal Governo.
   Invito intanto i colleghi a stare in silenzio, specie quelli intorno all'oratore che sta per parlare, e gli altri a prendere posto, se possibile. Prego, onorevole Villarosa.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, mi fa piacere sentire il Governo e la maggioranza contrari al mio ordine del giorno, che chiede semplicemente – almeno così l'Aula lo sa – di prevedere che le chiamate degli operatori delle società di vendita e distribuzione di beni e servizi debbano essere integralmente registrate, con obbligo di preavviso per l'utente. Anche per quei problemi che abbiamo raccontato più volte, che l'ottimo Moreno Morello di sta raccontando sulle truffe telefoniche, che sfruttano proprio la possibilità di non registrare integralmente la telefonata, quindi di fare l'offerta e poi successivamente fare la registrazione del momento in cui si è preso in giro il cliente, mi fa piacere che sia il Governo sia la maggioranza vogliano che queste operazioni vadano avanti; anche perché non è un emendamento, quindi non c’è un problema di influenza sull'aspetto normativo del testo, è un ordine del giorno che possono introdurre in qualsiasi momento. È un principio che credo sia ovvio e rimango veramente stupito da questo parere negativo .
PRESIDENTE. Invito i colleghi a liberare l'emiciclo.
   Passiamo ai voti.
   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/3012-A/8, con il parere contrario del Governo.
   Dichiaro aperta la votazione.
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PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Vorrei ringraziare il Governo per l'accoglimento dell'emendamento...
PRESIDENTE. Ordine del giorno.
PAOLO RUSSO. ...seppure riformulato, in quanto facilita una interpretazione corretta, garantendo così che lo sconto sia consentito, nelle aree a tariffazione più alta, a quanti non hanno fatto incidenti, siano cioè virtuosi da 5 anni e al momento intendano, per quanto discriminatorio, adottare l'uso della scatola nera. Per questo ringrazio il Governo.
PRESIDENTE. Precisiamo che la riformulazione dell'ordine del giorno Gebhard n. 9/3012-A/10 è stata accettata dal presentatore, che non insiste per la votazione.
   Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giovanna Sanna n. 9/3012-A/18, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
   Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garavini n. 9/3012-A/19, con il parere favorevole del Governo.
   Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Da Villa n. 9/3012-A/20, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
   Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paglia n. 9/3012-A/21, con il parere favorevole del Governo.
   Chiedo alla presentatrice se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3012-A/22, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, veramente ci tengo a sottolineare un fatto, ossia quanto accaduto ieri rispetto a questo ordine del giorno. Ieri, in cinque minuti, si sono sovvertiti totalmente tutti i paradigmi che sono stati messi in atto per un anno e mezzo riguardo agli ingegneri, alle società di ingegneria e alle società di capitali. In cinque minuti è cambiato tutto.
   Poi, nel momento in cui noi chiediamo di «(...) accelerare, con riferimento anche al settore idrico, l'approvazione di efficaci misure volte a garantire condizioni di maggior favore per gli utenti domestici in condizioni economiche e sociali più disagiate, nonché a garantire il quantitativo di acqua minimo vitale», allora mi si dice «a valutare l'opportunità di» ? A valutare l'opportunità di dare il minimo supporto idrico ai cittadini ? Io credo che sia una follia, Presidente, però mi tocca veramente accettare questa riformulazione, ma non posso non sottolinearla !
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Nicchi n. 9/3012-A/23, Zaratti n. 9/3012-A/24 e Ricciatti n. 9/3012-A/25, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
   Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ferrara n. 9/3012-A/26, con il parere contrario del Governo.
   Passiamo dunque ai voti.
   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ferrara n. 9/3012-A/26, con il parere contrario del Governo.
   Dichiaro aperta la votazione.
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GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, solo per segnalare che analogo ordine del giorno, che chiedeva ai fondi pensione italiani di investire una quota minima delle loro attività in titoli di debito di piccole e medie imprese, cartolarizzati o meno, circa un anno fa venne accolto dal Governo; per cui mi chiedo se il parere contrario io lo debba interpretare come un cambio di linea da parte del Governo o come una svista.
   Noi avevamo presentato, secondo il principio ; da intendere in questo perché il Governo ha cambiato idea. Quindi, vorrei un chiarimento da questo punto di vista.
PRESIDENTE. Se il Governo non intende fornire chiarimenti, lo poniamo in votazione.
   Passiamo dunque ai voti.
   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Airaudo n. 9/3012-A/28, con il parere contrario del Governo.
   Dichiaro aperta la votazione.
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DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Noi qui chiedevamo una cosa semplicissima, che le scatole nere fossero degli strumenti di misura. Voi avete scritto all'interno della legge che la scatola nera ha anche la capacità di attribuire delle responsabilità in caso di sinistri. Allora, vorrei comprendere come, rilevando anche la velocità della macchina in questo caso, potrebbe andare a sancire, più o meno, se il guidatore rispettava o meno il codice della strada. Ma come si fa visto che, con una sentenza della Corte, è stato sancito che gli autovelox debbano essere degli strumenti di misura certificati periodicamente e tarati. Perché, invece, ci dobbiamo fidare di una scatola nera che installa un'assicurazione. Per qualsiasi attività che interverrà sulla macchina (una botta, un incidente) la scatola nera, secondo voi, funzionerà sempre e comunque correttamente ? Questo porterà ad avere dei contenziosi infiniti. Volete adeguarla e considerarla uno strumento di misura, altrimenti faremmo la figura dei contatori di misura elettrici per cui oggi ci sono già cause su cause .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crippa n. 9/3012-A/40, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
   Dichiaro aperta la votazione.
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MATTIA FANTINATI. Grazie Presidente, io volevo soltanto sollevare una questione: il mio ordine del giorno è stato presentato con le stesse parole, identico, esattamente quattro mesi fa, e ha avuto parere favorevole da parte del Governo. Ora mi chiedo come mai oggi mi si chiede di «valutare l'opportunità di». Mi chiedo a questo punto, anche da un punto di vista politico, quante teste ci sono, quanti colori ha questo Governo. Facendo una cronistoria si può vedere che effettivamente non ha una voce unica. Questo ordine del giorno viene da una mozione sul approvata – qualcuno lo ricordava anche ieri – in Aula con parere favorevole. È stato fatto un emendamento a quella mozione che è stato bocciato. È stato fatto un ordine del giorno sul quale è stato espresso parere favorevole, un emendamento che è stato bocciato e un nuovo ordine del giorno, uguale a quello di quattro mesi fa, che adesso viene bocciato. Un po’ di coerenza, grazie.
PRESIDENTE. A questo punto non ho capito come devo interpretare il suo intervento, onorevole Fantinati: lei accoglie la riformulazione o chiede di porre in votazione l'ordine del giorno ?
MATTIA FANTINATI. Chiedo che sia posto in votazione.
PRESIDENTE. Quindi, si intende con parere contrario. Prendo atto che lei non accetta la riformulazione.
ANTONELLO GIACOMELLI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà .
ANTONELLO GIACOMELLI, Rileggendo il testo e le ragioni che hanno portato ad esprimere il parere, il parere diventa favorevole.
PRESIDENTE. Prendo atto, a questo punto, che l'ordine del giorno Fantinati n. 9/3012-A/44 è accolto e non si insiste per la votazione.
   Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Burtone n. 9/3012-A/45, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
   Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Galgano n. 9/3012-A/47, Vargiu n. 9/3012-A/48, Catalano n. 9/3012-A/49 Palese n. 9/3012-A/50 e Zoggia n. 9/3012-A/51, sui quali il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.
   Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rabino n. 9/3012-A/52, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
   Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Antimo Cesaro n. 9/3012-A/53, Pinna n. 9/3012-A/54, Catania n. 9/3012-A/55, Monchiero n. 9/3012-A/56 e Sottanelli n. 9/3012-A/57, sui quali il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.
   Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bargero n. 9/3012-A/58.
   Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Zolezzi n. 9/3012-A/59, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. Intervengo per specificare che le richieste sostanziali sono che i consorzi possano gestire non solo gli imballaggi su tutto il territorio nazionale e non solo i loro imballaggi.
   Per cui, in ogni caso, accetto la riformulazione però voglio portare all'Assemblea il tema e dire che, insomma, la riformulazione è comunque debole. È bene che ci sia perché forse sarà la volta buona che iniziamo ad occuparci del tema seriamente.
PRESIDENTE. Quindi, prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zolezzi n. 9/3012-A/59.
   Prendo, altresì, atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Scuvera n. 9/3012-A/60, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
   Onorevole Caparini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3012-A/61, su cui il Governo ha espresso parere contrario ?
DAVIDE CAPARINI. Presidente, immagino che la contrarietà a quest'ordine del giorno da parte del Governo nasca anche dal fatto che, essendo materia molto specifica e articolata, magari una sommaria lettura – come è quella che avviene prima di una votazione di quasi un centinaio di ordini del giorno – non consente la dovuta quanto necessaria comprensione.
   Stiamo parlando di un principio che è sacrosanto ovvero quello della ripartizione sui territori sfruttati, a favore delle genti di quei territori, dell'utilizzazione e in alcuni casi dello sfruttamento della ricchezza di quei territori. È un principio che abbiamo affermato alcuni anni fa proprio qui, per quanto riguarda la coltivazione di idrocarburi. Penso alla Sicilia che trattiene sul suo territorio una larghissima fetta dei proventi dei concessionari proprio per soddisfare questo principio. Per cui, chi supporta, chi è purtroppo vessato dalle infrastrutture e non solo, ma anche dall'inquinamento che i concessionari provocano, poi in qualche modo deve vedersi risarcito.
   Il principio del risarcimento, quindi, dello sfruttamento di una risorsa o di una ricchezza naturale noi lo ribadiamo attraverso questo ordine del giorno per quanto riguarda il rinnovo delle grandi concessioni idroelettriche, che sono prossime a venire, su cui quest'Aula si dovrà evidentemente confrontare e che hanno una portata notevole sia per quanto riguarda il gettito ovviamente dello Stato, sia l'economia nazionale, ma anche – e questo è il punto su cui io voglio porre l'attenzione – anche per quanto riguarda le autonomie locali.
   Dato che il Governo ha anche impugnato recentemente una legge della regione Lombardia, che trattava proprio il rinnovo delle concessioni e anche l'imposizione di addizionali per quanto riguarda proprio i concessionari idroelettrici, chiedo al Governo di prendere in considerazione questo ordine del giorno anche come spunto per un futuro dibattito, che quest'Aula dovrà fare, proprio in attuazione delle leggi che abbiamo fino ad oggi approvato e che necessitano dei decreti attuativi, e che inoltre ovviamente concerne una linea di azione per quanto riguarda il rinnovo di queste grandi concessioni che interesserà tutto l'arco alpino e non solo.
ANTONELLO GIACOMELLI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà .
ANTONELLO GIACOMELLI, Presidente, sono disponibile a modificare il parere se il collega Caparini accetta la riformulazione del dispositivo in questi termini: «impegna il Governo a valutare le opportune iniziative...» e via di seguito.
PRESIDENTE. Perfetto. Prendo atto che non si insiste per la votazione dell'ordine del giorno, come riformulato.
   Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Polidori n. 9/3012-A/62, su cui vi è il parere contrario del Governo.
ROCCO PALESE. Grazie Presidente. Io rimango veramente sorpreso dal comportamento del Governo, perché ieri sera il rappresentante del Governo, la sottosegretaria Vicari, aveva espresso parere favorevole con riformulazione, che impegnava il Governo «a valutare l'opportunità di...». Non si riesce, quindi, a comprendere perché, davanti ad una proposta di riformulazione, peraltro accettata già ieri sera, il Governo modifichi il parere rispetto ad un semplice auspicio su questo tema.
   Per questo motivo ritengo che almeno una spiegazione vada data. Infatti, questa mattina si è detto che si cambiava il parere. Se avessimo proceduto ieri sera alla formalizzazione, così come sta avvenendo adesso in Aula, Presidente, mi sembra che le cose sarebbero andate diversamente. Quindi, io invito a un'ulteriore riflessione e, in caso di conferma del parere totalmente negativo, a spiegare le motivazioni del perché ieri sera «sì» e questa mattina «no».
ANTONELLO GIACOMELLI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà .
ANTONELLO GIACOMELLI, Capisco il rammarico. Però avviene su diversi ordini del giorno che una rilettura porti a una modifica in un senso o in un altro. In questo senso, mi spiace che sia una modifica che va in senso più restrittivo, ma una rilettura complessiva ha consigliato il Governo a evitare anche quel tentativo che pur era stato fatto – e che viene in genere fatto sugli ordini del giorno – di risolvere alcune difformità con la riformulazione. Mi dispiace che il collega Palese se ne dolga, ma confermo il parere contrario.
PRESIDENTE. Onorevole Palese ?
ROCCO PALESE. Chiedo la votazione dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Polidori n. 9/3012-A/62, con il parere contrario del Governo.
   Dichiaro aperta la votazione.
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MAURO PILI. Presidente, non so se il Governo abbia valutato attentamente questo parere contrario, ma qui si chiede di tutelare i prodotti lattiero-caseari italiani e quelli DOP in particolar modo dalle produzioni che utilizzano latte in polvere. La posizione è stata espressa in maniera molto netta e molto chiara in Commissione agricoltura da più parti e lo stesso Ministro competente ha detto di voler valorizzare la norma italiana che vieta l'utilizzo di latte in polvere nel prodotto lattiero-caseario prodotto in Italia. Ma soprattutto qui si chiede di evitare che sia omessa la dichiarazione di utilizzo di latte in polvere per i prodotti importati in Italia. Credo che il parere contrario sia davvero inaccettabile e per questo io chiedo ovviamente di modificare il parere, altrimenti di votare.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà .
ROCCO PALESE. Grazie Presidente, semplicemente per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Pili.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pili n. 9/3012-A/72, con il parere contrario del Governo.
   Dichiaro aperta la votazione.
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PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
   Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà .
LELLO DI GIOIA. Grazie signor Presidente, vorrei ringraziare, sia le Commissioni, che i presidenti delle Commissioni perché hanno svolto un ottimo lavoro, anche se si poteva fare di più. Questo disegno di legge l'aspettavamo da parecchio tempo perché, come sappiamo, esso viene fuori dall'articolo 47 della legge n. 99 del 2009.
PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Di Gioia. Colleghi, per favore !
LELLO DI GIOIA. È una legge annuale che doveva essere presentata già in tempi passati perché il nostro Paese, questo Paese, secondo alcuni istituti di ricerca, sull'efficacia del sistema antimonopolistico risulta al centesimo posto su 144 Paesi. Questo significa che nel nostro Paese ci sono radicalizzazioni di posizioni, vi sono che intervengono nel mantenimento di posizioni di potere. E da questo ne deriva anche, come tutti quanti sappiamo, una condizione per la corruzione e, quindi, la non crescita del nostro Paese, tant’è vero che la stessa OCSE prevede che in un sistema liberalizzato, in un mercato di concorrenza, vi è la possibilità di aumentare il PIL di circa 2,6 punti percentuali nell'arco di cinque anni. Questo significa che il nostro Paese ha necessità di concorrenza sul mercato per liberalizzare risorse o per liberare risorse, per far crescere le imprese e soprattutto per tutelare i consumatori.
   In questo provvedimento vi sono elementi interessanti che, secondo il nostro punto di vista, dovevano essere approfonditi ancora di più. Mi riferisco, per esempio, al sistema energetico, al sistema delle telecomunicazioni, al sistema dei trasporti pubblici locali e alle questioni delle poste in quanto tali, anche se sappiamo che c’è un problema che riguarda la loro privatizzazione e la collocazione.
   Ma vi sono elementi, per esempio, su cui è necessario discutere e ci auguriamo che, nella lettura al Senato, si possano modificare, così come le questioni sulle assicurazioni, le questioni che riguardano le professioni, la professione notarile o quella degli studi ingegneristici, quelle, per esempio, delle farmacie, su cui condividiamo l'impostazione che, nella discussione che è stata fatta qui alla Camera, alcuni colleghi, alcuni gruppi hanno esplicitato con grande fermezza e convinzione. Quindi, vi è la necessità di andare, nella lettura al Senato, a un approfondimento delle questioni anche nella loro risoluzione.
   Ma vorrei sottolineare e, quindi, anche soffermarmi su un aspetto che ritengo importante, anche se in esso vi sono delle contraddizioni; mi riferisco all'articolo 15 di questo provvedimento che parla dei cosiddetti fondi pensioni o delle pensioni complementari. Certo, è stato un lavoro interessante quello che si è sviluppato perché, per esempio, il fatto stesso di ridurre – in un momento in cui vi è difficoltà , e quindi vi sono, come posso definirle, delle «fuori immissioni», se così possiamo chiamarle, di lavoratori dal mondo del lavoro – la possibilità da 48 mesi a 24 mesi per coloro i quali sono inoccupati e che, quindi, hanno la possibilità di poter avere quella quantità di pensione sui cosiddetti fondi pensione, lo ritengo un fatto interessante, anche se è interessante, come è stata definita dalla Commissione, la questione di poter stabilire una riduzione, anche fino a dieci anni, di quelli che sono i termini delle pensioni stesse, per quanto riguarda le categorie professionali.
   Tuttavia, vi sono delle contraddizioni anche qui che, credo, debbano essere affrontate, perché il ragionamento che dobbiamo sviluppare sulle pensioni complementari, al di là di quello che può essere il tavolo tecnico che si andrà a formare al Ministero del lavoro e delle politiche sociali con il Ministero dell'economia e delle finanze, ha una sua connessione con quello che è il in generale, con quello che stiamo discutendo per ciò che riguarda la flessibilità , per quelli che potranno essere i rendimenti che si avranno in un sistema quando avremo la condizione del sistema contributivo in generale. In buona sostanza dobbiamo discutere con grande approfondimento questi che sono i termini delle pensioni complementari o dei fondi complementari.
   Come d'altronde le contraddizioni di cui parlavo sono evidenti, perché da un punto di vista si parla di quelle che possono essere le definizioni e, quindi, il mantenimento dei cosiddetti fondi negoziati e il non aprire ai fondi in generale, ma dalla stesso punto di vista si va a definire che, comunque, la norma che riguarda il TFR non è più regolamentata dai contratti e dalla contrattazione aziendale. Ecco, sono delle contraddizioni che volevo porre all'attenzione dell'Aula e, quindi, anche, all'attenzione del Governo, perché si possa ridiscutere all'interno del Senato e quindi rimodificare e fare in modo che vi sia più incidenza nella condizione, nella definizione dell'apertura al mercato e della stessa concorrenza.
   Noi siamo profondamente convinti della necessità di incidere su queste questioni, siamo profondamente convinti, come ho detto precedentemente, che l'apertura al mercato significhi crescita, che l'apertura al mercato e, quindi, la concorrenza significhi non soltanto tutelare i diritti dei consumatori e dei cittadini, ma significhi far crescere questo Paese. Insieme alle riforme che si stanno attuando e che sta attuando questo Governo io credo che il Paese possa realmente avere quelle condizioni importanti, non soltanto per crescere dello 0,9 per cento o dell'1 per cento, ma per crescere di più e, quindi, dare una speranza, dare una certezza, costruire quelle condizioni perché i giovani possano ritrovare quella condizione di restare in questo Paese e mettere a frutto quelle che sono le proprie intelligenze e le proprie professionalità .
LELLO DI GIOIA. Ritengo e sottolineo, e con questo mi avvio a concludere, che voteremo a favore di questo provvedimento.
   È necessario guardare al sud, e anche in questo provvedimento vi sono alcune penalizzazioni del sud. Noi pensiamo che al di là delle dichiarazioni c’è necessità di mettere in agenda una grande politica di rilancio per il Mezzogiorno d'Italia e per dare speranza ai cittadini di quell'area. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà .
IGNAZIO ABRIGNANI. Buongiorno. Grazie Presidente. Il disegno di legge oggi all'esame della Camera per il voto finale è sicuramente un disegno di legge che si aspettava da tanto tempo e sicuramente, come tutte le leggi, poteva essere migliore e poteva essere migliorabile. Ma sotto questo aspetto io dico che, rispetto al testo uscito dal Governo, questa volta il lavoro fatto dalle due Commissioni finanze e attività produttive è stato un lavoro molto corretto. Un lavoro che ha modificato molte delle sperequazioni eccessive, delle corse che erano state in qualche modo prodotte con il testo uscito dal Governo. È stato temperato dal Parlamento in maniera più prudente nelle sue liberalizzazioni, ma non per operazioni lobbistiche come qualche volta ho sentito dire, per spostamenti rispetto a soggetti che in qualche modo premevano verso il Parlamento. Ma è avvenuto su dei ragionamenti oggettivi, dei ragionamenti fondati sulla riflessione e sulla logica. Da cosa è nato questo tipo di atteggiamento ? È nato dalle ottantadue audizioni che le Commissioni attività produttiva e finanze hanno svolto rispetto ai molti soggetti coinvolti – perché ricordo che questo è un provvedimento che copre molti spazi degli argomenti all'esame del nostro Parlamento. Ripeto, ottantadue audizioni nelle quali sono stati evidenziati dai soggetti che abbiamo audito, sia dalla parte delle imprese sia dalla parte dei consumatori, quelli che potevano essere gli scenari diversi che rappresentava questo provvedimento. Allora, proprio su questo sono state fatte delle sintesi in maniera corretta. Faccio due esempi per tutti. Il primo è quello della liberalizzazione verso il notariato, verso i notai. Era stata introdotta una norma che prevedeva che per la vendita degli immobili fino a 100 mila euro il cittadino, l'utente, potesse rivolgersi ad un legale invece che ad un notaio. Ebbene, dalle audizioni svolte in questo settore, sia, ovviamente, per quelle che sono le associazioni del notariato ma anche le associazioni degli avvocati – ma ripeto ancora di più, e sembrerebbe una cosa abbastanza singolare, anche dalle associazioni di consumatori – è emersa la paura di smontare un sistema che comunque funzionava, un sistema che dava garanzie – chiunque di noi che entrava in uno studio notarile di sentiva rassicurato rispetto all'atto che andava a fare. Ebbene, dall'esame di queste audizioni venivano fuori queste perplessità . Per cui noi, in maniera assolutamente forte rispetto all'iniziativa del Governo, abbiamo ribaltato questo concetto e abbiamo considerato i concetti di competitività e di efficienza in maniera diversa, chiedendo ai notai di aumentare il loro numero in Italia, di essere più presenti perché poi la concorrenza è, appunto, l'aumento di questa platea. Invece, abbiamo lasciato che il meccanismo, che in qualche modo ha sempre funzionato, tra la conservatoria e i notai restasse per tutti, e non differendo il tipo di compravendita. Per cui, sotto questo profilo, proprio questo tipo di atteggiamento sta a significare che molte volte il Parlamento ha audito, e sentendo quelli che sono i soggetti interessati, le persone interessate, può fare delle scelte diverse che alla fine hanno trovato la concordia anche del Governo. Un altro settore sul quale noi siamo intervenuti e abbiamo fortemente voluto un cambiamento della politica del Governo è, per esempio, quello dell'energia. Sull'energia era stato previsto un cambiamento del mercato tutelato, cioè il mercato che è quello attraverso il quale l'acquirente unico acquista – che è posseduto dallo Stato, indirettamente dal GSE – acquista l'energia per venderla poi a un determinato numero di cittadini attraverso il mercato tutelato.
   Ebbene, coerentemente abbiamo ascoltato, anche qui, una serie di soggetti, tra cui anche l'Autorità , abbiamo visionato una serie di studi che sono stati portati al nostro esame, dove veniva fuori in maniera abbastanza contraddittoria che non sempre il mercato libero nel settore energia significa minor prezzo, anzi molte volte abbiamo visto che, per tutta una serie di vicende collegate a questo, si arrivava addirittura ad avere un prezzo migliore in quello tutelato che in quello libero.
   Per cui abbiamo preso insieme delle decisioni, per cui abbiamo in qualche modo creato delle condizioni, sempre da qui al 2018, affinché accadano determinati aspetti rispetto al mercato dell'energia prima di arrivare eventualmente all'abolizione del mercato tutelato.
   Per cui la gradualità nel tempo di queste condizioni permetterà all'organo chiaramente giudicante, cioè il Governo, e all'Autorità alla quale sono state date alcune mansioni, di verificare se queste condizioni si verificheranno. Se non si verificheranno, il Parlamento sarà di nuovo chiamato a legiferare perché bisognerà prorogare il tempo in cui questo è stato stabilito dal Governo, e poi confermato dal Parlamento, al 2018.
   Per cui potrei continuare con una serie di esempi che stanno ad indicare la valutazione, il grosso lavoro che è stato fatto dalle nostre Commissioni riunite del settore, ma lo spirito, ripeto, è stato di grossa collaborazione, di nessuna preclusione, anche, devo dire, da parte della maggioranza, perché noi, ricordo, di Alleanza LiberalPopolare Autonomie siamo fondamentalmente all'opposizione, ma, come abbiamo sempre dichiarato, guardiamo con attenzione i provvedimenti che il Governo o il Parlamento pone alla nostra attenzione, per valutare la bontà rispetto ai cittadini.
   Ebbene, il lavoro che è stato fatto, ripeto, anche con la giusta critica della maggioranza rispetto al testo uscito dal Governo, ci ha portato a una serie di modifiche strutturali di questo provvedimento che, secondo me, oggi, esce in maniera molto più temperata e in maniera molto più utile ai cittadini.
   Un altro degli argomenti che sicuramente ha occupato la maggior parte delle audizioni e buona parte di questo testo – che, ricordo, è sempre molto ampio, dall'energia, alle società tra professionisti, alle assicurazioni – è proprio quello delle assicurazioni. Perché una serie di provvedimenti, soprattutto emendamenti di natura parlamentare, cercavano di riportare un po’ di equità in quello che è, sicuramente, un Paese oggi spaccato in due nel rapporto imprese assicuratrici-cittadini, riguardo al costo della polizza.
   Per cui sono state introdotte una serie di modifiche al testo, anche se su questo, in qualche modo, già il Governo aveva dato qualche segnale, attraverso l'installazione della scatola nera, che permette, soprattutto nel tempo – oggi, tra l'altro, c’è stato anche il parere favorevole a un emendamento del collega Russo – a cittadini, utenti virtuosi del centro-sud e soprattutto della Campania, di poter, attraverso un percorso di arrivare, anch'essi, ad avere una polizza media, così come nel resto delle altre regioni italiane.
   Questo è sicuramente un atto di giustizia che andava fatto nei confronti del sud, ma sicuramente è stato anche un atto di modernità , attraverso una serie di meccanismi rispetto alla valutazione delle lesioni, dei danni e, soprattutto, rispetto a tutto un mondo sommerso che, su questo, speculava. È stato fatto, sicuramente, un lavoro di razionalizzazione del settore, che non potrà che portare benefici sicuramente alle imprese, ma io penso anche ai cittadini, e il caso di specie del fatto della polizza al sud lo sta a indicare.
   Un altro emendamento che, in qualche modo, è stato apportato a sorpresa, ma lo voglio citare come bontà dell'opera del Governo, è quello relativo alla razionalizzazione della rete dei carburanti.
   Era un emendamento che, in qualche modo, non era stato posto all'attenzione del Parlamento, ma che ha sicuramente trovato subito l'accoglimento da parte di tutte le forze politiche, perché finalmente, dopo tanti anni, va a razionalizzare un settore, come quello della rete dei carburanti in città , che, come sappiamo, molte volte è anche a rischio di incidenti, soprattutto quelli su strada o strade veloci – a Roma, per esempio, abbiamo tanti casi –, e che invece, in questo modo, nel giro di un paio d'anni, dovrebbe essere razionalizzato, in modo da evitare ulteriori problemi.
   Insomma, ripeto, potrei parlarvi anche della stessa società di professionisti, con i quali è stata trovata una mediazione affinché siano solo i due terzi i professionisti presenti e sono state approvate molte semplificazioni in varie discipline. Non posso non citare, ad esempio, quella votata ieri, con l'approvazione dell'emendamento a firma Arlotti da parte di tutte le forze politiche, che, in qualche modo, ha permesso ai cittadini e ai nostri alberghi di avere un maggiore valore rispetto al turismo.
   Insomma, abbiamo provato a fare un buon provvedimento; sicuramente poteva essere fatto meglio, ma noi di ALA, Alleanza Liberarpopolare Autonomie, riteniamo che si siano fatti grandi passi in avanti; soprattutto è certo che, da questo punto di vista, in molti settori non si torna più indietro.
   Proprio per questo, daremo il nostro voto favorevole al provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prodani. Ne ha facoltà .
ARIS PRODANI. Grazie, Presidente. Con soli sei anni di ritardo si tratta in quest'Aula la prima legge annuale sulla concorrenza, prevista sin dal 2009 dalla legge n. 99.
   Ricordo come la concorrenza sia una materia fondamentale per lo sviluppo della società e del Paese. Deve essere effettivamente garantita e tutelata in quanto rappresenta il presupposto, il fondamento necessario per garantire una società libera, in grado di far emergere il merito, i talenti, la tenacia, l'intelligenza, il coraggio e creando le condizioni affinché le imprese, spina dorsale del nostro sistema produttivo, possano svilupparsi e creare sviluppo.
   La concorrenza è l'antitesi del monopolio e voglio qui rendere omaggio al pensiero di un grande economista, Joseph Schumpeter, che riteneva la concorrenza come un processo di distruzione creativa delle imprese meno innovative, grazie alla quale consente a quelle più innovative di creare una situazione di progresso maggiore per tutti i cittadini, non solo per gli imprenditori. Concorrenza e progresso devono avanzare di pari passo.
   Solo con la criticata riforma del Titolo V la concorrenza è timidamente entrata nel lessico costituzionale, nel travagliato articolo 117, che attribuisce allo Stato la potestà legislativa in materia. Non voglio dilungarmi sulla tutela sovranazionale data in precedenza alla concorrenza alle istituzioni europee, che hanno svolto un ruolo fondamentale di supplenza, ma oggi, finalmente, possiamo occuparci di concorrenza senza bisogno di ricorrere al solo vincolo esterno garantito dalle norme UE.
   L'obiettivo, dunque, è quello di proporre una legge dedicata, un'attività di rimozione dei tanti ostacoli e freni, normativi e non, che resistono nei mercati dei prodotti e dei servizi, sulla base delle specifiche indicazioni dell'Autorità garante per la concorrenza.
   Questa legge, purtroppo, pur accogliendo alcune delle problematicità segnalate proprio nella comunicazione del luglio scorso dall’, risulta fortemente parziale e riteniamo non risponda a pieno alle necessità che il mercato richiederebbe. L'Antitrust ha segnalato la necessità di intervento in tutti i settori più rilevanti, per realizzare le riforme strutturali indispensabili a garantire la crescita nel medio periodo: energia, comunicazioni, poste, banche e assicurazioni e ancor più chiara è stata in merito ai servizi pubblici locali e alle società pubbliche, al fine di superare quel capitalismo statale che non consente di raggiungere adeguati livelli di efficienza e di qualità dei servizi.
   Naturalmente la legge è intervenuta su un fronte ampio, incidendo su una parte delle numerose maglie che imbrigliano i mercati in Italia. Ma molti sono gli ambiti rimasti colpevolmente esclusi. La i servizi pubblici locali, la gestione dei rifiuti, le attività portuali, tanto per citarne solo alcune, non vengono minimamente presi in considerazione.
   L'Autorità di regolazione dei trasporti, tanto per fare un esempio, in una delle audizioni durante l'esame del provvedimento in Commissione, ha posto come prioritario un intervento nell'autotrasporto di persone non di linea, che ha ad oggetto i servizi di taxi, di noleggio con conducente e quelli che vengono definiti «servizi tecnologici per la mobilità ». La rivoluzione digitale ha creato, grazie ai nuovi strumenti, una domanda di nuova mobilità . Sarebbe stato opportuno garantire quest'offerta di servizi introducendo delle regole certe e chiare e al contempo aggiornare la disciplina del servizio di trasporto persone, ferma al 1992.
   Tutta la a partire dai servizi di mobilità detti, sono stati tagliati fuori da questa legge. Sono settori emergenti e in rapida crescita e, ribadiamolo, se il mercato vuole essere libero, deve avere delle regole.
   Questo nuovo modo di concepire l'economia non soppianterà sicuramente i settori produttivi tradizionali, ma, proponendo modelli complementari rispetto a quelli esistenti e coinvolgendo amministrazioni pubbliche, imprese, comunità e singoli cittadini, potrà portare benefici sociali ed economici anche importanti, incidendo sulla capacità di creare occupazione.
   Dall'iniziale gratuità , il miliardario creato da questo nuovo settore sta modificato profondamente le abitudini degli utenti. Ma ne risultano modificati gli stessi settori produttivi, spesso in assenza, o comunque in carenza, di una seria cornice regolamentare. Si sta, quindi, assistendo ad un fenomeno in crescita, che, in troppi casi, risulta estraneo al fisco con la conseguente perdita di gettito, risulta privo di tutele per gli utenti e in competizione con gli operatori tradizionali, che, invece, sono esposti ad un eccesso di paletti e di norme. Il rischio concreto – ma molti sono i segnali che il fenomeno sia già fortemente presente – è che il mercato da libero si stia trasformando in selvaggio: fondamentale, quindi, risulta essere la necessità di garantire la certezza del diritto a chi fa impresa, non lasciando ai tribunali l'interpretazione della legislazione e la regolazione del mercato.
   Inoltre c’è una ulteriore, gravissima lacuna: la mancanza di norme per la semplificazione burocratica, vero nodo che frena la crescita delle PMI e ne limita fortemente la possibilità di concorrere sui mercati internazionali. Eppure è un male antico, da tutti conosciuto. Sono 30,9 miliardi (più di 2 punti di PIL) gli oneri imputabili alla burocrazia pagati nell'ultimo anno dalle PMI (7 mila euro ciascuna); dal 2008 al 2014 sono state approvate 629 norme, di cui 389 introducono oneri: in sei anni il fisco si è ingigantito al ritmo di una nuova norma a settimana.
   L'inefficienza nel rapporto tra pubblica amministrazione e imprese, secondo il noto studio internazionale colloca l'Italia al ventitreesimo posto tra i ventotto Paesi dell'Unione europea e al sessantacinquesimo posto tra i centottantanove Paesi del mondo.
   Oltre a questo aspetto, il ritardo della nostra economia rispetto alla media UE è pesantemente condizionato dall'antichissima e annosa questione dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, che ormai abitualmente utilizza le PMI quale fonte di finanziamento, privando queste ultime troppo spesso dell'ossigeno necessario per sopravvivere. Ed anche questo aspetto è stato ignorato.
   Questa legge, dunque, non rafforza le imprese, non permette loro di aumentare la propria competitività sui mercati rispetto a quelle straniere, non fornisce gli ambiti normativi nei quali i nuovi settori possano svilupparsi, come non fornisce alcun elemento che possa aumentare l'attrattività del nostro Paese per gli investitori esteri.
   Si sarebbe dovuto e potuto intervenire con forza ed urgenza. È stata persa, invece, una grande occasione.
   Il Paese ha la necessità di un maggiore e più efficiente assetto concorrenziale che possa, nel medio e lungo periodo, permettere un miglioramento del tenore di vita dei cittadini. Se ciò non avvenisse, non riusciremmo a garantire alle nuove generazioni una giusta prospettiva di benessere. Al contrario, continueremmo ad assistere al processo che vede progressivamente aumentare le schiere dei bisognosi, degli indigenti, discesi dalle classi medie ai confini della povertà e senza speranza per il futuro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà .
MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario di Fratelli d'Italia al provvedimento.
   Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
 Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà .
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, questo provvedimento dovrebbe inquadrarsi nella più complessiva azione riformatrice del Governo, dove non può non primeggiare lo strumento delle riforme pro-concorrenziali, in attuazione dell'articolo 47 della legge n. 99 del 2009 e a seguito degli annuali richiami dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
   L'inadeguata struttura concorrenziale di numerosi mercati di beni e di servizi costituisce un costo per consumatori, famiglie e imprese e una delle ragioni di arretratezza del tessuto produttivo del nostro Paese. L'inefficienza dei mercati è una tassa impropria: intervenire in questi settori con misure incisive equivale ad una vera e propria manovra di riduzione fiscale.
   Quando si agisce sul fisco, si fa un'azione che è popolare; quando si opera con misure pro-concorrenziali, si toccano interessi consolidati e pur tuttavia queste misure appaiono ancora più efficaci di misure di natura meramente fiscale.
   È merito delle Commissioni VI e X aver reso un po’ più incisiva l'azione del Governo, cui compete proporre il disegno di legge annuale. Forse si poteva fare di più, e molto ora resta da fare per colmare i limiti di una concorrenza guidata e spesso finta, in troppi comparti dei servizi e delle professioni. Bisogna ricordare ai cittadini professionisti, agli imprenditori e ai lavoratori che anche loro sono consumatori.
   Sono stato molto colpito, l'altro giorno, a proposito del nostro dibattito parlamentare, dell'offensiva dei deputati avvocati: non mi è parso un buon esempio. Il cittadino consumatore va messo nella condizione di essere l'arbitro del giudizio di merito e di valore di un prodotto o di un servizio e della libera scelta conseguente.
   Quanto vale una tale manovra, se rigorosa, efficace e generalizzata ? Lo 0,5 per cento del PIL nel breve periodo e almeno l'1,5 per cento in un sistema a regime. Professioni, servizi di trasporto, distribuzione di farmaci, carburanti, servizi postali, orari di apertura dei negozi, servizi assicurativi e previdenziali, con un contrasto esplicito e netto a truffe e malversazioni. È la strada maestra per tutelare il consumatore e creare nuovi posti di lavoro. Consideriamo il processo di liberalizzazione in atto come un qualcosa quindi che deve essere ulteriormente implementato e mi auguro che al Senato vi siano lo spazio e il tempo per contribuire a far sì che questa legge diventi molto più incisiva.
   L'esperienza parlamentare di oggi ci servirà per fare meglio in futuro, ma certo non basta. Serve accompagnare l'azione di liberalizzazione e di apertura dei mercati nel nome e per conto del cittadino consumatore, riducendo l'abnorme pressione regolatoria e amministrativa, che rende sempre più difficile per le imprese italiane crescere e diventare competitive. Il peso di tali vincoli ha generato spesso nuovi lavori sul mercato della complicazione. È come se la pressione fiscale si trasfigurasse in adempimenti obbligatori e in prestazioni per sbrogliare la complicazione che per forza la piccola azienda deve acquistare da un professionista abilitato nel settore del lavoro, del fisco, dell'ambiente, della sicurezza e, perfino, delle code e delle lungaggini. C’è chi in questi anni si è industriato per inventare una nuova professione: il «codista», cioè vende la sua professione facendo le code al posto di chi sarebbe chiamato a farlo, con delle conseguenze sui bilanci delle famiglie piuttosto che delle imprese.
   Rischiamo di diventare un Paese nel quale la proverbiale creatività industriale è tarpata da una crescente creatività di fantasiosi ostacoli burocratici. Semplificare e liberalizzare dunque sono due facce della stessa medaglia, che vanno seguite con grande attenzione e un'accorta azione di manutenzione. Sono azioni che non incrociano il consenso immediato e diretto, piuttosto subiscono il contrasto incrociato di quanti, e non sono pochi, vivono in mercati chiusi e protetti dalla complicazione e dalle barriere all'ingresso. La cortina fumogena impedisce di cogliere che ogni cittadino è consumatore e che dall'efficienza dei nostri mercati avremmo tutti da guadagnare.
   Per concludere, ricordo che anche l'evasione fiscale è un fenomeno assai diffuso e che si presenta come una condizione di anti-concorrenzialità . Chi ne è protagonista si sfila dalle regole della competizione.
   Con queste osservazioni, a nome del gruppo Centro Democratico-Per l'Italia, esprimo voto favorevole sul provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà .
FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Dopo mesi di dibattito parlamentare siamo alla conclusione di questo disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, che si pone l'obiettivo di rimuovere gli ostacoli regolatori dei mercati per promuovere la concorrenza a tutela dei consumatori. Ed è proprio questo che sembra essere sfuggito al Governo, l'idea che il cambiamento del quadro normativo sul mercato e la concorrenza abbia per fine ultimo quello di salvaguardare il consumatore, soprattutto chi è più vulnerabile, se lasciato solo di fronte alle molteplici e spesso ingannevoli scelte, che quasi quotidianamente è costretto o sollecitato in varie forme a compiere.
   La linea guida del Governo è sembrata piuttosto ispirata o influenzata, da un lato, dagli interessi di settori o di categorie dotati di potenti mezzi persuasivi in grado di condizionarne la condotta e, dall'altro, da modelli teorici non coerenti con la nostra realtà , che, se applicati astrattamente, rischiano di generare danni irreversibili sia al nostro sistema produttivo, sia in definitiva anche al consumatore. Non è sufficiente infatti liberalizzare per avere più concorrenza sul lato dell'offerta e vantaggi per l'acquirente.
   L'idea che il consumatore sia sempre perfettamente razionale nelle sue scelte e pienamente consapevole delle conseguenze legate alle diverse opzioni è nella realtà un'illusione.
   Ad esempio, quando si valutano gli effetti degli investimenti nel presente piuttosto che quelli dilazionati nel tempo oppure ci si fa condizionare dall'emotività o non si dispone delle conoscenze adeguate per fare delle scelte.
   Nel settore dell'energia e in quello bancario e assicurativo le offerte sono di una complessità tale da renderle il più delle volte incomprensibili alla massa. In questi il porta a far prevalere l'offerente più spregiudicato piuttosto che il migliore, il tutto ovviamente a danno dell'utente, impossibilitato a valutare razionalmente l'alternativa per lui più conveniente.
   L'esempio più chiaro in questo senso ci proviene proprio dal settore dell'energia, dove il ricorso al mercato libero è stato per i cittadini e le imprese penalizzante rispetto al servizio di maggior tutela, con prezzi che per il gas sono superiori nel mercato libero del 10 per cento e l'energia elettrica addirittura del 20 per cento mediamente.
   Anche in questa occasione il Governo ha rinunciato al ruolo di garante del cittadino-consumatore, favorendo gli abusi di chi nel potere gode di una posizione dominante o approfitta in modo truffaldino della poca trasparenza o complessità delle norme che regolano i mercati.
   Dove gli interventi, come nel settore bancario, sono effettivamente – bisogna riconoscerlo – a vantaggio dei consumatori, risultano però poco incisivi o sostanzialmente inutili. Misure come l'assistenza telefonica a tariffa urbana, la creazione di un apposito sito Internet per la confrontabilità delle condizioni fra i vari istituti bancari sono rivolte ad una platea che è già dotata di strumenti adeguati per scelte consapevoli e razionali, mentre non protegge la popolazione meno istruita, più povera, anziana, normalmente cioè la più esposta a truffe e raggiri, ma scelte fatte nell'interesse non proprio ma esclusivamente dall'offerente.
   Nulla si è fatto per semplificare, anche sul fronte fiscale, e rendere intellegibili le offerte. Il Governo aveva la facoltà di accogliere la nostra proposta, ad esempio, che vietava la pratica, purtroppo diffusa, di introdurre, attraverso giuridici e burocratici, oneri impropri a carico del cliente. Questo accade con troppa frequenza nelle operazioni effettuate tramite e sistematicamente con l'addebito di oneri accessori ai finanziamenti e penali e onerose agli sconfinamenti dei fidi concessi dagli istituti di credito, cosa che noi avevamo proposto di rendere illegale.
   Altre proposte fatte dalla Lega Nord avevano il pregio di sostenere commercianti e artigiani con, ad esempio, l'eliminazione delle commissioni su POS e in materia di tassi di interesse, attraverso l'abrogazione di norme vigenti che permettono agli istituti bancari di applicare un tasso vicino a quello di usura.
   Insomma questa legge non riequilibra il rapporto fra istituti di credito e consumatori, che rimane fortemente sbilanciato a favore dei primi.
   Infine, visto che il tema è la concorrenza e il mercato, proponevamo coerentemente di togliere o almeno alzare il limite all'utilizzo del contante, che è penalizzante per le nostre aziende nel confronto competitivo. È intuibile infatti che, se gli Stati, soprattutto quelli confinanti, applicano un livello più alto del nostro o nessun limite all'utilizzo del contante, ci sottraggono facilmente PIL e consumi, grazie all'indubbio vantaggio competitivo che noi gli elargiamo gratuitamente.
   Per il settore energetico, è stato riscritto l'intero impianto normativo, ma anche in questo caso ci saremmo aspettati l'inserimento di proposte che potessero maggiormente tutelare il consumatore nella fase di apertura dei mercati, in particolare nel passaggio da un operatore all'altro nel settore elettrico.
   L'attuazione della disciplina transitoria dei prezzi, la cui scadenza è prevista per il 1o gennaio 2018, viene subordinata alla conclusione del rapporto sul mercato che l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico deve consegnare al Ministro dello sviluppo economico entro il 30 aprile 2017, con eventuale proroga dell'entrata in vigore di sei mesi della legge. In questo modo non vi è, a nostro avviso, alcuna garanzia che al 1o gennaio oppure, in caso di proroga, al 30 giugno 2018 i clienti domestici abbiano effettuato la scelta del nuovo fornitore sul mercato libero e sicuramente capiterà che, per quella data, molti clienti resteranno vincolati alle vecchie società di distribuzione.
   Alla luce dei fatti, con tali previsioni non potremo mai sperare di assistere ad una riduzione dei prezzi delle bollette elettriche a carico di famiglie e imprese. Su questo punto abbiamo presentato diversi emendamenti tendenti a ristabilire nel settore elettrico le regole per una maggiore concorrenza, anzitutto rendendo più chiara e agevole – cosa invocata a più voci, da molto tempo – la lettura delle bollette.
   In secondo luogo, garantendo la piena corrispondenza dei costi addebitati in fattura al reale consumo di energia elettrica, prevedendo, in quest'ultimo caso, l'applicazione di opportune sanzioni, quanto mai necessarie, contro comportamenti scorretti di società che erogano il servizio. A seguito di numerose segnalazioni, infatti, la stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato provvedimenti istruttori nei confronti dei principali fornitori di energia, al fine di accertare eventuali violazioni del codice del consumo.
   Si sono registrate e denunciate varie condotte ritenute improprie, dalla fatturazione basata sui consumi presunti, seguita, dopo mesi o, addirittura, anni, dalla fatturazione a conguaglio di importi, ovviamente, alti e, alcune volte, esorbitanti, fino alla mancata registrazione delle autoletture. Il provvedimento poteva essere, ma non lo è stato, una buona occasione per debellare queste pratiche vessatorie, già da tempo, come detto, denunciate. Passando al settore assicurativo, una misura senz'altro utile a favorire la competitività del mercato poteva essere quella di introdurre la cosiddetta portabilità per la RC-auto, senza oneri a carico dell'assicurato.
   Questa norma aveva il vantaggio di essere già stata testata con successo in Francia, dove è entrata in vigore l'anno scorso, producendo risultati positivi in termini soprattutto di riduzione della concentrazione dell'offerta nel settore assicurativo; quindi, non bisogna avere paura di copiare, quando le cose funzionano. Il principale limite alla concorrenza nell'ambito della RC-auto, in Italia, infatti è rappresentato dalla concentrazione, più volte denunciata, dell'offerta nel settore assicurativo, dove il 72 per cento del mercato è in mano praticamente a cinque compagnie assicurative, capaci così, grazie a questa concentrazione, di fare «cartello», ovviamente a scapito del consumatore.
   Un esempio chiaro in questo senso, cioè della presenza di un cartello, ci è dato dallo scarso interesse dimostrato dalle compagnie assicurative nel perseguire, per esempio, le molte frodi che ci sono nel nostro Paese, perché hanno ritenuto più comodo e più facile, grazie alla loro posizione dominante, spalmare questi extracosti sul costo del tagliando assicurativo; tutto a danno, ovviamente, degli automobilisti.
   Questo aspetto è stato sottolineato non solo da noi, ma anche dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato nel corso del ciclo delle audizioni. Il Governo, ancora una volta, ha sbagliato l'obiettivo, rivolgendosi al settore degli autoriparatori, giudicati, a torto, i responsabili degli alti costi delle assicurazioni obbligatorie per gli autoveicoli. Non si comprendono le ragioni per le quali il Governo si ostina a riproporre soluzioni che, come è stato dimostrato in passato, sono destinate a fallire, semplicemente perché sbagliate. Mi riferisco all'acceso dibattito che ha portato allo stralcio dell'articolo 8 del decreto-legge cosiddetto «Destinazione Italia», il cui contenuto è stato incomprensibilmente riproposto tale e quale in questo disegno di legge.
   È ormai acclarato che il problema non sono i carrozzieri, un settore con più di 10 mila imprese concorrenti, 60 mila addetti, fortemente, quindi, concorrenziale, dove il consumatore ha la garanzia di ottenere un prodotto di ottima qualità ad un prezzo congruo. Si può, anzi, parlare di una vera e propria eccellenza italiana, di cui beneficia l'intera economia e il sistema Paese, anche in termini di sicurezza dei veicoli e di rispetto delle norme ambientali. Per fortuna, con il contributo della Lega Nord, del nostro gruppo, è stato scongiurato...
FILIPPO BUSIN. ... il rischio di approvare una norma assolutamente discriminatoria, che, paradossalmente, avrebbe portato meno concorrenza, meno qualità e meno garanzie per gli automobilisti. L'ultimo aspetto che vorrei sottolineare è legato alla concorrenza nel mercato della distribuzione farmaceutica, che il Governo ritiene di migliorare favorendo, da un lato, l'ingresso di società di capitali nelle farmacie private e, dall'altro, rimuovendo il limite delle quattro licenze in capo a una sola società .
   Non si capisce quale sia la di questa norma, poiché l'ingresso di società di capitali nel settore favorirà , come è facilmente prevedibile, la concentrazione del mercato, e sappiamo che difficilmente – vorrei dire mai – le concentrazioni dal lato dell'offerta portano a un abbassamento dei prezzi. Ci sembrava molto più utile per il consumatore e un reale stimolo alla concorrenza estendere alle parafarmacie la possibilità di vendere i farmaci di fascia C.
   Concludo, dicendo che il Governo, ancora una volta, si dimostra più sensibile alle pressioni lobbistiche che ai bisogni primari delle fasce più deboli della popolazione, e, per tutto quanto premesso, il nostro gruppo esprime, ovviamente, voto contrario al disegno di legge .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà .
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. È importante che sia arrivato finalmente in Aula il disegno di legge sulla concorrenza, perché, per moltissimi anni, la concorrenza è stato un argomento di conversazione, una materia per editorialisti e un argomento di campagna elettorale, ma poi, quando si arrivava in Aula, si parlava di tutt'altro.
   Ed è importante anche che si sia data attuazione, finalmente, alla legge del 2009, che dimostra questo atteggiamento. La legge del 2009 fu presentata dal Governo Berlusconi come un grande passo attraverso il quale, finalmente, sarebbero arrivate, tutti gli anni, le misure richieste dall'Antitrust all'esame del Parlamento; non sono mai arrivate. La ragione è semplice, la libera concorrenza e il mercato sono scomodi perché, ogni volta che si interviene, si apre un mercato e, quindi, c’è qualcuno che si arrabbia. Si consente a qualcuno, invece, di entrare nel mercato che non c'era. Si colpiscono interessi consolidati per anni e che si sono abituati anche ad interloquire con la politica. È evidente che chi è cresciuto in situazione di vantaggio, di privilegio, di monopolio, abbia rapporti con la politica molto più forti di quelli che ha chi beneficia della liberalizzazione, per il semplice fatto che sono pochi contro tanti, che sono organizzati e identificati contro un pubblico indistinto. Questo è il motivo per cui il pubblico indistinto, quasi sempre, finisce senza tutela.
   Scelta Civica è sempre stato il partito del libero mercato, abbiamo sempre sostenuto le liberalizzazioni e la necessità di avere meno Stato nel nostro sistema economico. L'abbiamo sostenuto anche quando venivano presentati provvedimenti del Governo che ci piacevano poco. Delle volte, ovviamente, c’è stato contestato il fatto di aver votato dei provvedimenti che andavano in senso non opposto, che contenevano cose che a noi non piacevano, ma abbiamo sempre guardato, come sempre si fa in politica, al quadro complessivo e abbiamo ritenuto che l'opera del Governo su quei provvedimenti fosse complessivamente positiva. Questo non toglie che non siamo sempre da soli quando si tratta di parlare di libera concorrenza. Ci troviamo costantemente a combattere, da un lato, contro una parte – va detto – del Partito Democratico che non ha abbandonato, soprattutto, delle tendenze a una larga presenza dello Stato e degli enti locali nell'economia. Quello che è un po’ più strano è che combattiamo permanentemente con il centrodestra, con Forza Italia e con i partiti che ne sono derivati negli ultimi anni che sistematicamente sono contro ogni privatizzazione, ogni liberalizzazione, ogni apertura di mercato, sempre con gli stessi argomenti, «se si privatizza, si svende», «se si liberalizza, si va contro le peculiarità italiane», «se entra il capitale, arrivano i mafiosi», e cose di questo tipo. Il risultato è che questo tipo di proposte è sempre, sempre, sempre, osteggiato da chi si proclama liberale ogni minuto e lo fa da venti anni.
   Venendo al provvedimento, la legge sulla concorrenza ha una finalità specifica ed è quella di rimuovere gli ostacoli alla concorrenza, aprire i mercati e tutelare i consumatori e basta. Non si dovrebbe parlare di altro. Abbiamo invece visto, purtroppo, una serie di interventi che con la concorrenza hanno avuto poco a che vedere. Il disegno di legge del Governo conteneva sicuramente una serie di cose buone, dal mercato dell'energia, agli interventi sul mercato postale, a quelli sulle professioni, una serie di interventi richiesti dall'Autorità antitrust. Altri, penso alle infrastrutture energetiche, ai servizi pubblici locali, purtroppo, sono rimaste fuori e noi pensiamo che sia stato un errore. In Commissione ci sono stati alcuni aspetti positivi ed altri, secondo noi, di peggioramento. Nel settore assicurativo si è scelto di cedere, in molti casi, a delle pressioni che sono state spacciate per tutele dei consumatori e che porteranno, secondo noi, a degli aumenti dei prezzi delle tariffe. Si è tornati indietro, ad esempio, modificando alcune norme come quella sui carburanti che è stata, secondo noi, indebolita, come quella postale, come alcuni degli interventi relativi alle società di avvocati. Sono stati, soprattutto, bocciati moltissimi emendamenti che avrebbero aperto il mercato e che non rappresentavano nessun problema. Noi abbiamo presentato emendamenti a favore dei giovani professionisti per facilitare l'utilizzo dei mezzi informatici e dei e della loro pubblicità che sono stati respinti. Abbiamo presentato emendamenti sugli NCC e sulle farmacie, sulle quali tornerò dopo. Si è scelto purtroppo, molte volte, di cedere a quelle posizioni consolidate che sono state responsabili, in questi anni, del blocco del nostro sistema economico che, purtroppo, viene ancora indicato come uno dei peggiori dal punto di vista concorrenziale, nonostante i miglioramenti.
   Questa legge è un progresso nel senso che è positivo che sia stata fatta. Alcuni interventi sono sicuramente positivi, ma è indubbio che si poteva fare di più. Il campo delle farmacie è stato esemplificativo di quello che è l'atteggiamento della politica. Abbiamo scelto i pochi, i farmacisti titolari di farmacia, di fronte non solo agli altri farmacisti, che sono sicuramente di più, ma anche di fronte al mercato e ai cittadini. Abbiamo scelto questo sulla base di argomentazioni che francamente sono state talmente poco motivate che, quando abbiamo chiesto di spiegarci perché la salute sia meglio tutelata se compro un farmaco con ricetta già prescritta in una farmacia rispetto ad una parafarmacia, nessuno ha risposto. Si è detto: tuteliamo la salute. Si è scelto ancora una volta – ripeto – di tenere la posizione, piuttosto che di muoversi in avanti. Si è scelto di conservare, invece di modernizzare.
   Positivo sicuramente l'intervento sull'accesso dei capitali e le contestazioni qui sono state francamente incredibili. Infatti dire che, se una società partecipa al mercato delle farmacie, l'effetto è automaticamente un peggioramento della qualità dal punto di vista della salute è un'assurdità . Però dall'altro lato non sono stati fatti interventi che potevano essere fatti. Penso a quello sulla fascia C, che avrebbe portato sicuramente dei risparmi. Ho sentito dire che i prezzi della fascia C sono saliti nel periodo della liberalizzazione. È vero, i prezzi al consumo, però, sono saliti enormemente di più e, quando uno guarda l'aumento dei prezzi, deve guardare anche come va il mercato nel suo complesso dei prodotti.
   Sono state respinte altre richieste senza spiegazioni. Noi avevamo chiesto di prevedere che si vendessero le farmacie comunali in perdita da più anni. La motivazione sul perché questo non fosse accettabile per il Governo non è arrivata e devo dire che ci siamo rimasti male, perché qui non è un problema di necessità di erogare il servizio. Ieri la collega di SEL ha detto: noi siamo statalisti, vogliamo che quei servizi restino allo Stato. Ma la farmacia comunale non è un'entità diversa dalla farmacia privata, sono soggetti alle stesse regole, si possono benissimo mantenere, ma se vanno male e si scaricano sui contribuenti, magari si può vedere se c’è un privato che le vuole comprare e continuare a esercitarle, probabilmente continuare ad esercitarle a lungo, se si investono dei soldi per comprarle. Non abbiamo detto di chiuderle e di eliminare il servizio. Ma anche su questo la scelta è stata contraria.
   Come ho detto prima, Scelta Civica ha fatto della libertà di mercato la sua bandiera, perché in questo Parlamento, purtroppo, è l'unico partito che lo fa. E la valutazione su questo tema si fa sui fatti, sui voti, non si fa sulle chiacchiere teoriche, sul fatto di essere il partito, il polo o il movimento della libertà economica: si fa sui voti. Se i voti sono sempre in senso opposto, non ci si può definire liberali, non si può dire di volere una politica liberale in economia. Noi siamo qui per smascherare questo tipo di atteggiamento. Vogliamo e denunceremo sistematicamente quelli che vanno impunemente nei a raccontare che vogliono un'Italia aperta, liberale e concorrenziale e quando vengono qui dentro votano sempre, sempre, il contrario.
   Il provvedimento, come ho detto, contiene delle cose buone, ma noi pensiamo che il Governo avrebbe dovuto essere meno timido su alcuni argomenti. Pensiamo che si poteva resistere ad una parte delle pressioni che sono arrivate dall'esterno e che non si dovesse cedere a veti che sono arrivati dall'interno della maggioranza. Infatti è stata evidente la nostra richiesta di rimettersi all'Aula sul tema della fascia C, che divideva tutta l'Aula e lo sappiamo. Questa richiesta è stata bloccata per la posizione dell'altro di maggioranza e parlo del nuovo centrodestra.
   Questa scelta noi la consideriamo sbagliata, non pensiamo che questo Governo dovrebbe cedere ai veti. Per questo, anche se – ripeto – è un fatto positivo che la legge sia arrivata in Parlamento – e ne va dato atto al Governo –, anche se ci sono delle cose positive, tuttavia, pensando da un lato che si potesse fare di più e dall'altro che questo Governo non debba mai cedere a veti che vanno in direzione anticoncorrenziale e antiliberale, Scelta Civica su questo provvedimento si asterrÃ
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà .
LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Innanzitutto, in premessa rivolgo un suggerimento: cambiate il nome di questo provvedimento. Non è corretto chiamarla legge annuale, forse, nella migliore delle ipotesi, potrebbe essere biennale. Iniziamo con il dire che questo provvedimento uscirà dal Senato tra poco meno di un anno e dovremo aspettarlo nuovamente alla Camera, dato che la sottosegretaria Vicari ha già confermato in sedi ufficiali, come nel Comitato dei nove, che questo provvedimento è sbagliato e di difficile attuazione in alcune delle sue parti e che, pertanto, il Senato non dovrà solamente limare qualche aspetto di forma, ma dovrà riscriverne la sostanza. Ma non voglio attaccare l'ammissione della sottosegretaria Vicari, perché quando si sceglie di affrontare simili tematiche dirimenti di notte, dopo aver lavorato tutto il giorno in Aula, è normale che si commettano degli errori.
   Nei manuali di economia politica si studia la concorrenza perfetta: bene, nulla di più lontano da quello che c’è scritto all'interno di questo provvedimento. Non si tratta, nel dettaglio, né di concorrenza leale né di concorrenza sleale. Qui dentro ci sono 32 articoli e tanti altri articoli aggiuntivi di favori agli amici degli amici; chiamatele come vi pare, per noi si chiamano . Il giorno che riusciremo a produrre atti normativi senza rendere conto a qualche interesse sarà sempre troppo tardi. O meglio, l'unico interesse che andrebbe perseguito dovrebbe essere quello collettivo, invece alla comunità con questo provvedimento state dando degli schiaffi in faccia.
   Lo facciamo, alzando le tariffe dell'energia, senza contare che, come ampiamente evidenziato dalla stampa nazionale, a partire da questo ottobre – quindi, da adesso – i costi subiranno un rialzo fra il 2,4 ed il 3,4 per cento. Infilerete in maniera subdola le mani nelle tasche degli italiani: con una mano gli date 80 euro, con l'altra gli alzate le tasse. Alla faccia dei vostri elettorali ! Ecco cosa si cela dietro l'articolo sull'energia. A pagare saranno sempre gli stessi.
   Come abbiamo visto anche ieri in sede di discussione sulle mozioni relative alle maxi bollette, illegittimamente richieste dai gestori nei confronti dei consumatori, l'unica cosa che doveva fare il Governo era darci garanzie sul procedere immediatamente a una moratoria dei pagamenti, ma, come al solito, la mattina dite una cosa e la sera fate il contrario. Guardate, care colleghe e cari colleghi, che il voto di ieri mattina stona con gli articoli inerenti all'energia contenuti in questo provvedimento.
   Voglio ripercorrere con voi – perché questo è veramente divertente – l'iter surreale dell'articolo 7, così controverso ed attenzionato dalle assicurative da essere stato riscritto per ben due volte in Commissione, che, per quanto riguarda il risarcimento del danno alla persona, segue chiaramente la strada tentata ormai da quattro anni a questa parte: rivedere in senso peggiorativo l'applicazione delle tabelle milanesi, richiamate dalla Cassazione con la sentenza n. 12.408 del 2011, che, fino ad oggi, hanno rappresentato il punto di riferimento generale per il risarcimento del danno biologico delle vittime della strada. È un fatto imbarazzante, perché le tabelle milanesi, come chiarito dalla Cassazione, applicano un criterio che contempera equità e uniformità nei risarcimenti, condiviso su tutto il territorio nazionale a tutela dei diritti fondamentali e inviolabili dell'individuo, quali la salute e la personalità .
   Certo che, comunque, in questo provvedimento avete elargito anche tanti regali. Uno di questi lo fate a Poste. Gli state regalando il monopolio sulle multe fino al 2017, un anno in più di quanto previsto nel testo (ricordo che si tratta di un emendamento dei relatori). Per chiarirci, questo è l'esatto opposto di quello che dovreste fare con questo disegno di legge, che dovrebbe liberalizzare i mercati e potenziare la concorrenza. Invece, in termini pratici, è un che vale almeno 300 milioni di euro l'anno.
   Non è un provvedimento semplice. Affronta 32 articoli e tanti articoli aggiuntivi, una variegata gamma di settori, uno diverso dall'altro. C’è, però, osservandolo bene, un comune denominatore che lega tutti questi aspetti: l'ingresso di società finanziarie di capitale. Permettete questo nel settore farmaceutico – che affronterò fra poco – e subappalterete tutta la professione forense alle società .
   Nel corso degli interventi ho sentito ripetere più e più volte che in Italia abbiamo troppi avvocati che generano una professione troppo costosa per il cliente e poco efficiente per il sistema. Non credo, però, che si possa affrontare la questione allargando il divario – peraltro già presente – fra i giovani avvocati e i vari re o principi dei vari fori che frequentano anche quest'Aula. Di fatto, trasformiamo una laurea, anni di studi, l'iscrizione all'albo, una formazione continua, corsi di aggiornamento in carta straccia, perché coloro che non potranno, perché freschi di studi, aprire una società di capitali o una Srl si ritroveranno ad essere dipendenti. Alla faccia dell'autorevolezza che un avvocato deve avere !
   Infine, avviandomi alle conclusioni, non posso non annunciare il voto contrario di Sinistra Ecologia Libertà col capolavoro che questo Governo ha fatto con l'articolo 32. Siete riusciti a fare un disastro con un solo articolo. Ne abbiamo chiesto la soppressione, non ci avete voluto ascoltare. Siete rimasti sordi dinnanzi alle richieste dell'opposizione e vi siete appiattiti alle volontà delle farmaceutiche. State appaltando il sistema farmaceutico ai potentati della sanità . Voglio dirvelo così: avrete sulla coscienza la chiusura delle piccole farmacie, sentirete il rumore della saracinesca che chiude delle farmacie rurali e di tutte le parafarmacie. Lascerete senza lavoro mille farmacisti titolari di parafarmacie. Evidentemente, sono nati figli di un Dio minore perché siete stati voi che nel 2006 vi siete inventati questo ibrido della parafarmacia millantando concorsi che mai avete indetto e che mai sono stati fatti. Oggi ve ne uscite con la promessa che si faranno, seppur con tre anni di ritardo, ma che si faranno, che ci state lavorando. Queste sono delle bugie. Quale risposta daremo a questi mille farmacisti che vi hanno creduto nel 2006 aprendo una parafarmacia ? Perché non avete voluto inserire in questo disegno di legge la possibilità di trasformare l'ibrido della loro parafarmacia in farmacia ? Ditemi dov’è la concorrenza in questo articolo perché io non ne vedo traccia. Non avete voluto aprire sulla liberalizzazione della fascia C, sapendo che sarebbe stato di aiuto a tutte e a tutti. Non avete voluto aumentare il numero delle farmacie e, novità su novità , non servirà più la laurea e salta il tetto sul numero massimo di proprietà della farmacie (prima era quattro).
   Collega Mazziotti Di Celso, si immagini una serie di multinazionali che si compreranno catene e catene di farmacie. Davvero lei pensa che una multinazionale andrà a investire il proprio capitale tenendo aperta una farmacia in un paese di cinquecento o mille anime per lo più anziani ? Avevate una possibilità con questo provvedimento, voi che millantate di essere quelli del «cambia verso», quelli della rottamazione. Voi potevate essere quelli dell'emancipazione, quelli che sceglievano di governare con l'ascolto, ma con l'autonomia delle scelte. Invece, avete scelto di essere succubi dei soliti potenti e vi siete piegati ai potenti. Vedete, è così che si perde la credibilità ed è in questi momenti che la politica perde.
   Signor Presidente, noi non ci arrendiamo, ci siederemo per l'ennesima volta dalla parte del torto, voteremo contro questo provvedimento, ma da qui usciremo con la testa alta. .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà .
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie Presidente, il disegno di legge sulla concorrenza, presentato per la prima volta dal Governo, esce assai migliorato dal lavoro svolto nelle Commissioni e in Aula e credo che un ringraziamento vada rivolto innanzitutto ai relatori, Fregolent e Martella, per il lavoro molto assiduo, impegnativo e lungo che hanno svolto, ma anche al sottosegretario Simona Vicari per l'impegno profuso, oltre, ovviamente, ai membri del Governo che sono qui oggi. Abbiamo bisogno sicuramente di più concorrenza e c’è vera concorrenza quando sul mercato si amplia l'offerta in particolare, però, laddove resistano ed esistano monopoli ed oligopoli. Ma occorre collocare la concorrenza al giusto posto. La concorrenza non può e non può mai essere considerata un assoluto. Quando la si considera un assoluto – e gli esempi in Italia e non solo in Italia ci sono – in realtà non si favorisce il mercato, non si favoriscono i cittadini, ma si favoriscono gli oligopoli e si creano sistemi di posizione dominante. Ed è questo un errore di prospettiva grave perché al centro di ogni azione, anche per la concorrenza, deve esserci il cittadino e il cittadino è una persona e una persona è di più di un consumatore o di un utente. Una persona è molto, molto di più e non può essere ridotta solo a questo. Da questo punto di vista noi non condividiamo chi pensa che lo Stato sia un assoluto, ma anche che il mercato sia un assoluto. E non è un caso, infatti, se nella nostra Costituzione l'articolo che parla della concorrenza è il 117 ed è ben dopo quelli che parlano della dignità della persona, della riservatezza, della tutela della salute e anche della libertà di impresa.
   E i numeri degli articoli della Costituzione non sono stati estratti a sorte, c’è un criterio di priorità e, se ci dimentichiamo questo, creiamo dei mostri. Noi ci siamo mossi esattamente in questa direzione, respingiamo al mittente le accuse che abbiamo sentito, anche da partiti di maggioranza, di difendere ; noi abbiamo semplicemente tenuto al centro questi valori costituzionali che per noi sono imprescindibili e ci siamo opposti alle richieste che limitavano questi diritti. Non abbiamo difeso rendite di posizione, abbiamo agito in un'ottica di riforma e basta guardare i nostri emendamenti su questo. In questo caso vorrei, però, rispondere anche al collega Mazziotti Di Celso: non abbiamo posto nessun veto, abbiamo portato semplicemente queste ragioni, con una differenza, evidentemente, rispetto a loro, noi siamo liberali, ma non siamo liberisti, non siamo mercatisti.
   Come dicevo prima, non crediamo che il mercato sia un assoluto, noi siamo per la grande tradizione europea dell'economia sociale di mercato. Allora, anche noi avremmo voluto vedere altre liberalizzazioni sulle quali, però, non abbiamo visto emendamenti di Scelta Civica; noi avremmo preferito liberalizzare il servizio postale, prima di privatizzare le poste, perché non vorremmo che succedesse quello che è successo in altri settori in cui si è privatizzato prima di liberalizzare, e sull'innovazione siamo molto indietro; avremmo voluto una liberalizzazione molto più spinta del monopolio statale della scuola e dell'università ; avremmo voluto anche più concorrenza nei settori più concentrati dove c’è il privato, ad esempio negli oligopoli. Anche perché troviamo strano che si voglia essere liberisti laddove ci sono decine di migliaia di operatori mentre, invece, va benissimo e ci sarebbe concorrenza laddove c’è un operatore solo, pubblico o privato, o c’è un monopolio.
   Veniamo, però, al merito, velocemente; sulla questione degli autoriparatori, noi preferiamo che in Italia ci siano 26 mila piccoli imprenditori che 26 mila dipendenti delle assicurazioni. Per questo abbiamo difeso la libertà di scelta dell'utente, ci siamo opposti al divieto di cessione di credito per chi si rivolge a un autoriparatore non convenzionato, che sarebbe stata una limitazione di una libertà civile garantita a tutti dal codice. Le PMI sono la forza dell'Italia, non il problema. Il problema è se non ci crediamo. Ho sentito dei discorsi in Commissione e in vari dialoghi che ci sono stati su questo provvedimento, in cui si invocava la verticalizzazione del sistema economico italiano. Noi abbiamo un sistema che è orizzontale ed è la nostra forza, è quello con cui abbiamo fatto il miracolo italiano, ma è anche quel sistema che ci ha permesso di reggere durante la crisi, quel sistema che oggi, certo, fa più fatica a ripartire, perché il piccolo ha meno risorse da investire, ma forse è esattamente quello su cui dobbiamo puntare. Il nostro problema non sono le PMI, il problema è se non ci crediamo.
   Nello stesso tempo, però, giustamente, abbiamo lavorato per limitare le truffe, perché le truffe gravano sulle tariffe e, quindi, sui consumatori e perché crediamo che questo fosse il vero problema su cui intervenire. Abbiamo difeso il ruolo dei notai, non la dei notai, il ruolo dei notai, tant’è che abbiamo concordato con la proposta dei relatori, giustissima, di raddoppiarne il numero, perché il problema è aumentare l'offerta per i cittadini, ma i notai non difendono una parte, i notai difendono la fede pubblica che è un bene pubblico ed è per questo che noi abbiamo difeso il ruolo, non la e questo è importantissimo. Anche qui, appunto, abbiamo ritenuto che concorrenza significasse aumentarne il numero, e quindi raddoppiarlo addirittura e, semmai, garantire maggiore trasparenza nei confronti dell'utente, come si è giustamente fatto, ma non altre forme che pregiudicano anche, poi, di fatto, la tutela degli stessi cittadini.
   Sull'energia abbiamo proposto meccanismi che migliorino l'offerta per gli utenti finali, in particolare per le famiglie e le piccole imprese. In particolare, abbiamo chiesto, ed è stato accolto dai relatori, che il passaggio dal mercato tutelato al mercato libero avvenga in modo che ci sia veramente un mercato e che sia veramente libero, perché questa è la migliore garanzia anche per quanto riguarda le tariffe. Una parola in più, come ultimo punto, vorrei spenderla, però, sul capitolo farmacie, anche qui il sistema delle farmacie non è un mercato puro, non è il mercato dei bulloni, e non lo dico in senso dispregiativo, io sono un manifatturiero e come tale adoro anche il mercato dei bulloni, ma le farmacie non sono un mercato puro.
   Il sistema delle farmacie è il sistema sanitario nazionale, ed è un'altra cosa. Per cui la concorrenza in quest'ambito non può che essere relativa – come ha ricordato la sentenza della Corte costituzionale n. 216 del 2014 redatta dall'allora giudice Sergio Mattarella. Il nostro sistema è costruito per avere farmacie in ogni parte del territorio e per garantire che ci sia un presidio di farmacia anche nei posti più svantaggiati del Paese, che sono quelli più lontani, quelli più difficili da raggiungere, quelli meno popolati. Che sono anche quelli, e lo ricordo, svantaggiati nell'accesso agli altri servizi di al Servizio sanitario, ma anche alla scuola. In certi paesi di montagna per avere una scuola superiore o un ospedale bisogna fare decine e decine e decine di chilometri su strade che non sono propriamente a tre corsie. Ora, fra l'altro, i farmacisti italiani sono 20 mila. Mi chiedo cosa ci sarebbe da liberalizzare. Ma al di là di questo, gli emendamenti sulla liberalizzazione della fascia C e sulle farmacie non convenzionate, giustamente respinti a nostro avviso, avrebbero creato problemi non indifferenti al problema oppure disparità . Autorizziamo, ad esempio, le parafarmacie a vendere i farmaci di fascia C. Perfetto, una parafarmacia però apre dove vuole. Un farmacista no. Deve vincere un concorso e va nel posto che gli viene assegnato, compreso il paesino sperduto di montagna – le farmacie rurali. Avremo creato una disparità . Oppure, lasciamo libere tutte le farmacie di insediarsi dove vogliono: nessuno prenderebbe più farmacie rurali. E cosa ne facciamo ? A spese dello Stato. Questo è il liberismo ? Io, francamente, non credo. Qualcuno ha affermato che calerebbero i prezzi dei farmaci. Basta guardare il dato della Aifa. I farmaci di fascia C non con prescrizione medica venduti nelle parafarmacie e nelle farmacie sono aumentati di prezzo, non sono scesi di prezzo. Mentre, invece, è sceso il consumo degli altri farmaci di fascia C. Tengo anche a precisare – qui nessuno l'ha ricordato – che i parafarmacisti veri, perché l'80 per cento delle parafarmacie non è in mano a singoli farmacisti ma è in mano a società di distribuzione, hanno avuto un punteggio doppio nei concorsi che sono stati fatti. Lo dico alla collega Ricciatti, non è vero che non sono stati fatti. Sono stati fatti, come giustamente sappiamo ci sono dei ricorsi che impediscono di chiudere, ma sono stati fatti. Concludo. Bene, allora, questo disegno di legge che esce da questa Aula. Al Senato si potranno migliorare alcune cose. Noi le abbiamo fatte presenti. Tante nostre proposte non sono state accolte. Credo che dobbiamo normare di più la scatola nera, soprattutto in senso di tutela della dobbiamo rivedere – l'ho sollevato anche in Aula – il problema della costituzione delle società semplici senza notaio, perché rischia di diventare il blocco di una forma che ha funzionato, e anche qualche altro punto. Chiudo rivolgendo, però, un invito al Governo. Noi siamo stati molto positivi sul fatto che il Governo abbia presentato la legge annuale sulla concorrenza. C’è un'altra legge annuale che nessun Governo che si è succeduto da Monti in poi ha presentato: la legge annuale per le micro, piccole e medie imprese. Il rapporto OCSE sulle piccole e medie imprese italiane dice essere la cosa più importante che possiamo fare per la nostra economia reale. Quindi, invito il Governo ad emanarla in fretta, visto che ormai sono passati quattro anni dall'approvazione della legge. Grazie
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti della quarta classe dell'istituto tecnico agrario di Ora, in provincia di Bolzano, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna. . Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà .
CATIA POLIDORI. Grazie Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, noi avevamo un obiettivo per questo provvedimento: togliere le zavorre all'Italia e favorire la nascita di un sistema economico fondato sulla libera, sana, ma soprattutto sulla leale concorrenza. Serviva una rivoluzione in grado di stimolare l'economia e al contempo offrire ai consumatori prodotti e servizi di migliore qualità e a prezzi più competitivi. Ma ci siamo dovuti accontentare di un compromesso e in alcuni casi al ribasso.
   Anziché favorire la concorrenza, questa maggioranza ha preferito mantenere lo in alcuni casi, per non pestare i piedi a qualche in altri, per non perdere amici e guadagnare sponde, in altri ancora, si è genuflessa alla propria ideologia vetusta, quanto dannosa, contraria alle libere professioni e alla libera economia. Il tutto, ancora una volta, con buona pace delle famiglie e delle imprese, perché è ovvio che saranno loro le più penalizzate da questi timidi interventi.
   L'impegno c’è stato da parte di tutti – e noi questo dobbiamo riconoscerlo e vogliamo ringraziare i relatori, i presidenti e i commissari – ma è mancato il coraggio da parte del Governo. Avevamo formulato l'auspicio che durante l'esame in Aula avremmo potuto, alla maggioranza piacendo, apportare delle significative correzioni per mediare tra le differenti esigenze, quelle degli operatori economici e quelle degli utenti. In alcuni casi, la nostra mediazione si è rivelata dirimente; qualcosa siamo riusciti a modificare, ma la sostanza non è cambiata, anzi le modifiche alcune volte hanno peggiorato il testo iniziale, come per esempio l'articolo 31, e non solo.
   Il provvedimento, specie dopo l'esame, non ha nemmeno raggiunto quell'apprezzabile punto di incontro tra le parti coinvolte. Ad esempio, nella parte che riguarda l'assicurazione ed in particolare l'assicurazione obbligatoria per responsabilità civile auto, non si affronta in modo efficace il problema di fondo del settore, cioè che in Italia il livello dei premi è troppo elevato e superiore del 30 per cento alla media dei premi in ambito europeo.
   Ci sono tantissime ragioni per questo: di certo la principale è quella delle frodi, non ben contrastate probabilmente perché ritenute reati di lieve entità e di scarso allarme sociale, ma che costituiscono comunque un grave onere sulle tasche dei cittadini onesti, chiamati a pagare peraltro per colpa dei furbi un conto salato con premi che in alcune zone d'Italia sono veramente molto onerosi. Altra causa è sicuramente l'insufficiente, e difforme in tutto il territorio nazionale, definizione di danno biologico e poi aggiungerei – una cosa di cui non ci siamo occupati assolutamente – la non adeguata affidabilità e professione dei periti che a breve credo dovremo riaffrontare.
   A nostro avviso, in questo settore, il testo finale contiene elementi dirigistici a carico delle compagnie che certamente non faciliteranno l'efficienza del servizio, che invece rappresenta l'obiettivo fondamentale da perseguire, se si vogliono contenere i premi a carico degli automobilisti.
   Noi vorremmo ricordare – l'abbiamo fatto anche durante la discussione – che i cittadini onesti esistono sia al nord, sia al sud e che ogni costo in più caricato sulle imprese inevitabilmente sarà scaricato sugli assicurati virtuosi di tutta Italia.
   Ancora, sul merito, sul Capo V, concernente l'energia, abbiamo osservato che il superamento, a partire dal 1o gennaio 2018, delle tariffe per il gas e l'elettricità , denominate «massima tutela», ovviamente del consumatore, è positivo sotto il profilo delle logiche di mercato, ma c’è un un punto di attenzione: c’è da porre in evidenza che i cittadini, sulla base di una propaganda martellante da parte delle aziende fornitrici, si sono fatti convincere a stipulare contratti di libero mercato e poi si sono trovati di fronte ad amare sorprese, in quanto le bollette sono aumentate in misura notevole e peraltro lo hanno fatto in presenza di un calo evidente dei costi energetici su scala mondiale.
   Si consideri che, proprio per questa ragione, il 75 per cento delle famiglie non si sono fatte convincere a passare al mercato libero. Tutti sappiamo che i prezzi del petrolio, e di conseguenza del gas naturale, sono letteralmente crollati e, dato che l'Italia produce energia elettrica prevalentemente bruciando petrolio e gas, non si vede come si giustifichi nel mercato libero l'aumento delle tariffe. Proprio in questi giorni, l'Autorità per l'energia del gas ha disposto, con decorrenza immediata, l'aumento delle tariffe di energia elettrica e gas rispettivamente del 3,4 per cento e del 2,4 per cento, il che è assolutamente ingiustificabile, dato che continua la discesa dei prezzi del petrolio che ha toccato a New York i 45 dollari al barile. L'aumento sarebbe motivato da non meglio precisati oneri di sistema connessi al ritiro dei certificati verdi ai costi degli incentivi per l'efficienza energetica.
   In altri termini, la bolletta dell'energia elettrica per le famiglie e le imprese, è considerata dal Governo alla stregua di un bancomat, il che francamente lo riteniamo vergognoso, oltre che inaccettabile. Non si vede, in particolare, perché i consumatori debbano pagare gli incentivi per l'efficienza energetica; chi decide di investire in efficienza energetica avrà il beneficio, comunque, di minori consumi elettrici e questo dovrebbe bastare.
   Per non parlare poi degli oneri accessori per gli incentivi alle energie rinnovabili, che sono troppo elevati, tali da suscitare gli appetiti della criminalità organizzata, come hanno dimostrato diverse inchieste giudiziarie.
   Per quanto riguarda i servizi professionali, al di là delle buone intenzioni di semplificare e liberalizzare il settore, il tutto appare un po’ confuso e contraddittorio.
   Il notariato: appare molto ragionevole la soppressione dell'articolo 28, che consentiva che i passaggi di proprietà per alcune classi di immobili potessero essere fatte dagli avvocati. Noi potremmo fare di tutto, possiamo fare di tutto, rivedere e riformare tutto, ma una eventuale riforma che tocchi un sistema di garanzia come quello delle funzioni del notariato non può finire di certo in un emendamento .
   Una battaglia specifica che abbiamo condotto con determinazione, ma, ahimè, l'abbiamo persa, è stata quella di limitare la partecipazione delle banche nelle attività di intermediazione immobiliare, nella convinzione di garantire in questo modo la tutela del consumatore, il quale, diversamente, potrebbe subire un condizionamento nelle proprie scelte di carattere patrimoniale. Le informazioni di carattere finanziario di cui dispone una banca su un proprio correntista potrebbero, infatti, influenzare o addirittura condizionare le sue scelte di carattere patrimoniale.
   C’è poi l'aspetto, non secondario, della lesione del principio della libera concorrenza con le altre imprese e società di intermediazione immobiliare, che si troverebbero in posizione gravemente svantaggiata rispetto ad intermediari immobiliari legati ad istituti di credito. Ieri sera il Governo aveva dato un parere favorevole, peraltro, con riformulazione, quindi immagino ragionato, e poi durante la notte, invece del consiglio, probabilmente sono arrivate delle telefonate potenti, che hanno messo in difficoltà tutte le piccole agenzie immobiliari.
   Il testo, secondo noi, ha di fondo un difetto insopportabile: per liberalizzare, finisce per complicare, per di più mettendo le categorie l'una contro l'altra, creando disparità persino all'interno della stessa categoria. Guardate cosa è successo agli ingegneri: da una parte, ci sono gli ingegneri che esercitano liberamente la professione e, dall'altra, invece, le società di ingegneria, pomo della discordia, l'ennesima modifica dell'articolo 31. Ingegneri e professionisti tecnici avevano chiesto che le società di ingegneria, al pari dei singoli ingegneri, architetti e geometri, fossero sottoposte agli obblighi deontologici dell'ordine di appartenenza. La richiesta è stata accolta, peraltro, durante l'esame delle Commissioni. Si è deciso che la sanatoria potesse essere applicata solo a quelle società di ingegneria che avessero rispettato gli identici requisiti imposti alle società tra professionisti. Sembrava tutto, ma proprio a tutti, di buon senso; ora, però, un regalo della maggioranza svincola le società di ingegneria dal controllo degli ordini professionali. A rispondere di questi obblighi deontologici e a rischiare, quindi, delle sanzioni saranno solo i singoli ingegneri o architetti, che nelle società di ingegneria lavorano, peraltro, come dipendenti e per la maggior parte sono giovani.
   Di fatto, ancora una volta, siamo in presenza di una norma non a tutela della professione, ma dei singoli interessi. Un duro colpo inferto ai professionisti che operano nel rispetto delle regole, a tutto vantaggio di interessi economici più grandi, esattamente come nel caso degli agenti immobiliari: due grandi gruppi bancari, contro una miriade di piccole imprese.
   Noi abbiamo perso due volte: abbiamo perso tanti mesi di lavoro e un'importante occasione. Avremmo potuto correggere una distorsione, una mancanza importante del nostro sistema, una mancanza che ci mette sempre un passo indietro rispetto agli altri Paesi europei, ed è per questo che Forza Italia non può votare che contro questo provvedimento, perché la concorrenza libera, quella leale, secondo noi, in questo caso ancora libera non è
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà .
DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Colleghi, siamo ancora qui a parlare di concorrenza, o meglio, saremmo, in teoria, qui a parlare di concorrenza. Sì, perché, nonostante il nome, si può dire senza ombra di dubbio che questo è l'ennesimo disegno di legge da cui può solo trasparire la volontà del Governo di non volere ascoltare le voci dei cittadini e consumatori, ma, se possibile, con il dispositivo che oggi andiamo a discutere, si andrebbe ancora una volta a rafforzare quelle fondate sugli istituti bancari assicurativi, oltre che sui soliti soggetti energetici ex monopolisti, complici della cattiva politica nella crisi che ormai ci attanaglia da anni.
   E dire, colleghi, che abbiamo tentato di migliorare questo dispositivo, ci siamo messi, come sempre accade, a disposizione, con proposte di buon senso, fattibili e che non potevano che andare a riportare sul giusto binario il testo. Purtroppo, solo alcune di queste hanno effettivamente fatto breccia. Qualche esempio ? Comincerei col citare il nostro emendamento, con cui si sancisce che i soggetti che non hanno causato o subito incidenti automobilistici, che chiameremo automobilisti virtuosi, possano avere diritto ad uno sconto sulla propria polizza assicurativa, nonostante siano residenti in una provincia con un alto tasso di incidenti riscontrato.
   Colleghi, ma vi sembra possibile che una cosa del genere debba essere sancita da noi con un emendamento nel 2015 ? Questa è la definizione della giustizia sociale: la difesa del cittadino dalle ingiustizie subite. È chiedere troppo ? Probabilmente sì.
   Passerei poi a citare il discorso della manutenzione degli autoveicoli. Come si può anche solo pensare di mettere in difficoltà i carrozzieri, che – vorrei ricordare – sono a tutti gli effetti artigiani e piccoli imprenditori, mettendo le loro attività di fatto a rischio di sopravvivenza, a tutto vantaggio delle compagnie di assicurazione, che già adesso stanno cercando di internalizzare i costi del servizio di riparazione tramite centri di loro proprietà o convenzionati ? Questo è uno scandalo ! Meno male, siamo riusciti in fase emendativa a metterci una pezza, ma è già la seconda volta. Governo, forse dovresti smetterla di proseguire su questo tipo di atteggiamento, vessatorio nei riguardi dei carrozzieri  !
   Una mossa del genere non può che rafforzare ancora di più una domanda che ci balena da quando siamo entrati a Montecitorio: a chi dovete rendere conto, alla finanza o ai cittadini ? Credo non ci sia bisogno di dare una risposta.
   Un accenno alle scatole nere, poi, è dovuto. Ci dite che questa innovazione ha come principale utilizzo quello di smascherare le truffe: ma quante sono le truffe ? Secondo l'IVASS le denunce per frode assicurativa sono lo 0,17 per cento del totale . E parliamo solo di denunce, non di condanne, ovvero una percentuale bassissima.
   Mi permetto di farvi notare che la percentuale di indagati in Parlamento è decisamente più alta  ! Comunque, con la scusa delle truffe, la scatola nera farà fisicamente una profilazione del cliente, ovvero verificherà il suo stile di guida. Sostanzialmente, saremo quotidianamente intercettati; le compagnie di assicurazione sapranno dove andremo, a che velocità , a tutto danno del diritto alla . Dal nostro punto di vista, i dati sarebbero dovuti essere gestiti da un'agenzia pubblica, che dovrebbe verificare esclusivamente le dinamiche degli eventuali incidenti. Ovviamente non avete ritenuto necessario sottoporre la scatola nera a taratura periodica, peccato che, se deve stabilire la responsabilità in caso di sinistri, risulterà vincolante quello che andrà a rilevare. Per cui, se registrerà una velocità sopra i limiti, chi ne verifica l'attendibilità  ?
   Come non citare, poi, il frangente delle società di professionisti. Visto che di spiegazioni ne abbiamo avute poche, vorremmo qui e ora, se possibile, la versione definitiva in merito. Qual è il senso di fare una vera e propria sanatoria riservata ai furbetti, che, da diciotto anni, aggirano la legge creando società di ingegneria non permesse per appalti privati ? Una misura del genere non può che essere a scapito della stragrande maggioranza di professionisti che hanno agito rispettando la legge. In pratica chi ci guadagna è sempre il solito furbetto. È inaccettabile ! L'impressione, colleghi, per così dire, è che questo sia l'ennesimo svilimento del professionista, costretto, per necessità od opportunità , a sottostare al potere economico e a privilegi, anziché vedere premiate le proprie competenze .
   Passiamo poi al capitolo sanità . Il Governo ha dichiarato in più di un'occasione come l'obbiettivo dell'articolo 32 fosse quello di assicurare una maggiore concorrenza nel settore dei farmaci. Anche in questo caso sorgono domande più che lecite su quali siano le vostre priorità .
   Nel settore dei farmaci crediamo che la priorità in un Paese come l'Italia, che, da quello che ci risulta, dovrebbe ancora fregiarsi dell'etichetta di Stato sociale, dovrebbe essere quella di garantire l'accesso ai farmaci necessari ai cittadini. A nostro parere, appare del tutto evidente come, con l'ingresso delle società di capitali fra i soggetti titolari di farmacie, non si possa che rafforzare una volta di più l'aspetto mercantile della parte commerciale delle farmacie . Non vorremmo ripeterci ma, con un'apertura delle farmacie alle società di capitali, a chi credete che possa giovare ? Guardate un po’: gli stessi elementi e soggetti che di capitali ne hanno già a palate e che ci aspettiamo che possano investire da subito in questo settore. Proprio quelle banche e assicurazioni che sono poi il dell'intero disegno di legge.
   Il gruppo del MoVimento 5 Stelle, in Commissione affari sociali, con una serie di emendamenti, sui quali il Governo e i relatori hanno espresso parere contrario, si era dato come scopo sia quello di contrastare la deriva commerciale delle farmacie che quello di introdurre elementi e disposizioni concrete di efficace liberalizzazione: ma niente da fare !
   Il MoVimento ha poi presentato emendamenti che proponevano la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, prevedendo al contempo, per questa categoria di farmaci, regole finalizzate ad impedire sia monopoli sia l'apertura di un eccessivo numero di parafarmacie. Non di minore importanza sarebbe stato il fatto che la liberalizzazione dei farmaci di fascia C avrebbe potuto comportare un risparmio che alcuni stimano in circa 500 milioni di euro. E anche in questo caso, nulla !
   Vi diremo la verità , colleghi: oggi, ancora più del solito, non sembra di avere davanti un gruppo di singoli individui con cui è possibile confrontarsi; sembra, più che altro, di avere di fronte un muro di gomma.
   Arriviamo agli aspetti più controversi di questa falsa concorrenza. Nonostante uno studio dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas ed il sistema idrico abbia sancito con una relazione che il mercato libero oggi costerebbe al cliente finale in media il 10-20 per cento in più rispetto al regime di maggior tutela, il Governo e la maggioranza, anche in questa occasione, a braccetto con le energetiche, si disinteressano dei consumatori e decidono di togliere il servizio di maggior tutela, che garantiva alle famiglie un prezzo calmierato da un controllo statale .
   Ricordiamo ai distratti che già oggi il mercato è effettivamente libero, ma ben pochi consumatori passano al mercato libero. Chissà per quale motivo ? Forse perché non ci si fida ? Forse perché, ahimè, dati alla mano, ci sono più clienti che escono dal mercato libero per rientrare in quello di maggior tutela rispetto al contrario, perché non c’è certezza !
   Sia chiaro a tutti, lo vogliamo denunciare una volta di più: con questa azione è ormai palese che Partito Democratico e maggioranza preferiscono togliere le garanzie per i consumatori per agevolare i grossi operatori energetici del nostro Paese. Oggi che la «ciccia» energetica è finita, oggi che c’è una crisi industriale in atto, per cui i consumi industriali e gli introiti dei grandi operatori si abbassano, oggi il Partito Democratico apre le porte delle bollette dei consumatori italiani, ancora una volta di più, alle energetiche  !
   Sono costretto a ripetermi, colleghi: a chi dovete rendere conto ? Noi volevamo inserire la concorrenza nella gestione dei pompaggi, in possesso quasi al 90 per cento di Enel, ma niente ! Addirittura ci è stato detto che questo disegno di legge non sarebbe la sede adatta per parlare di quel tema. Stiamo scherzando, vero ?
   Noi volevamo inserire le gare per le concessioni idriche, al fine di evitare un ingiustificato vantaggio competitivo in capo al gestore uscente, guarda caso sempre lo stesso soggetto di prima, idoneo a vanificare l'effetto concorrenza della gara; considerando che l'Italia è già stata nel 2011 oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, il Governo latita e ancora una volta ci farà pagare una multa in tal senso.
   Noi abbiamo cercato di tutelare il cittadino, cercando di inserire l'obbligo da parte degli operatori di inviare agli utenti le fatture di energia almeno venti giorni prima della scadenza delle bollette; ma a voi piace far pagare il consumatore anche dopo la scadenza della bolletta stessa.
   Noi abbiamo provato a toccare il Conai, questo enorme carrozzone che gestisce gli imballaggi e che da anni ingessa qualsiasi tentativo di innovazione nel sistema di raccolta dei rifiuti, facendo sparire la necessità di garantire il servizio su tutto il territorio nazionale, immaginando che la situazione dei sistemi di raccolta sia sempre uguale da nord a sud; e questo ovviamente non è passato !
   Noi volevamo togliere l'obbligo di essere rappresentati su tutto il territorio nazionale, creando delle filiere locali: ovviamente non vi piace.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DAVIDE CRIPPA. Noi abbiamo provato ad inserire una norma a tutela della libera concorrenza, che mettesse in chiaro per il consumatore l'etichetta dei prodotti che acquista, in modo da metterlo nelle condizioni reali di poter scegliere se acquistare pomodori o olio italiano piuttosto che i fantomatici finti.
   Noi abbiamo presentato emendamenti che avrebbero evitato alla signora Maria di essere «stalkerata» telefonicamente – e non ho paura di usare questo termine – da qualsivoglia offerta commerciale a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma niente.
   Noi abbiamo cercato di far passare l'obbligatorietà per gli operatori di fornire, su richiesta dell'utente, la registrazione della sottoscrizione di un contratto telefonico, ma anche in questo caso niente !
   Noi abbiamo tentato di esentare il consumatore dai costi derivanti dai servizi telefonici di assistenza degli istituti bancari: niente !
   Noi abbiamo lottato contro la vostra volontà di reintrodurre le penali per i contratti telefonici, e invece niente, le avete rimesse !
   Colleghi, dateci degli ingenui, ma ci saremmo aspettati un minimo di coerenza in più da parte vostra. Proprio in quel senso andava l'emendamento all'articolo 1 presentato dal collega Colletti.
   Riportate un minimo di verità fra questi banchi, cambiando le finalità di questo disegno di legge, dal garantire «la tutela dei consumatori» a garantire «gli utili alle compagnie di assicurazione, alle banche, alle società energetiche e alle farmaceutiche». In questo modo avreste perlomeno dimostrato un minimo di credibilità .
   Per quanto detto il MoVimento 5 Stelle esprimerà convintamente voto contrario  !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà .
GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, noi stiamo approvando in sede di Camera la prima legge annuale sulla concorrenza.
   L'ampio dibattito mi spinge a fare alcune riflessioni anche in risposta alle questioni che sono state sollevate. Il mio gruppo ritiene la maggiore concorrenza, il creare concorrenza, un miglioramento sensibile del sistema economico.
   Fare più concorrenza significa offrire opportunità imprenditoriali e ridurre i costi dei beni e dei servizi per i cittadini, ma si fa concorrenza positiva quando si apre il mercato agli investimenti per lo sviluppo e si allarga il mercato a soggetti che prima erano esclusi. Sotto queste condizioni favorire la concorrenza e misure pro-concorrenziali sono provvedimenti importanti per lo sviluppo dell'economia.
   Non intendo entrare in una disputa quasi accademica sull'accuratezza, più o meno rilevante, delle stime dell'OCSE – 2,6 punti percentuali di PIL in 5 anni, a fronte di misure concorrenziali efficaci – o se siano più accurate, come dicevo, quelle della Banca d'Italia, che prevedono valori ancora superiori. Ciò che ci interessa sottolineare è che la concorrenza è uno strumento di crescita economica.
   Per questo l'occasione della prima legge annuale sulla concorrenza non è per noi il rispetto di un obbligo formale, seppure stabilito dalla legge n. 99 del 2009 – per inciso, non attuata per sei anni da tre Governi –, ma è una parte fondamentale di quel processo di riforme, anche economiche, che stiamo mettendo in atto in questo Paese.
   Il disegno di legge sulla concorrenza è uno strumento nella cassetta degli attrezzi che noi utilizziamo per sostenere e rilanciare l'economia. Ritorniamo a parlare di politica industriale, interveniamo sul sistema bancario per renderlo più trasparente, stiamo operando sulla fiscalità e continueremo ad operare su questo. Abbiamo messo mano a grandi riforme strutturali: quelle del mercato del lavoro, della pubblica amministrazione, della giustizia civile. Misure che stanno dando i loro frutti: il PIL è in crescita e la produzione industriale aumenta, l'occupazione riprende e i consumi interni si espandono, dopo anni di contrazione; ma ciò che è più importante è che sta tornando quel bene impalpabile che è il motore primo della crescita economica: la fiducia degli italiani. Per questo noi consideriamo così importante il passaggio di questo disegno di legge e l'approvazione di misure sulla concorrenza.
   È stato detto che a un testo già buono abbiamo apportato positive modifiche, in un fruttuoso lavoro parlamentare, di cui ringrazio i relatori, il Governo e tutti i commissari che sono intervenuti, ma sento l'obbligo di richiamare, anche a seguito della discussione che vi è stata, alcuni punti salienti di questo disegno di legge.
   Sulle assicurazioni ho sentito molte cose, ma nessuno ha detto che abbiamo raggiunto, dopo molto tempo e diversi tentativi, un buon risultato. Abbiamo stabilito un principio, un principio semplice: a fronte della libertà di un assicurato di assumere un impegno mentre contrae un'assicurazione obbligatoria per legge, deve corrispondere il dovere dell'assicurazione di effettuare uno sconto. Abbiamo detto: impegni su misure comportamentali. Ma quali sono queste misure comportamentali che possono essere scelte dall'assicurato ? Una, sulla tre indicate nel disegno di legge: l'ispezione del veicolo oppure l'installazione della scatola nera, oppure l'installazione di sistemi di controllo che impediscano l'avvio del veicolo quando il tasso alcolemico del conducente non è dei migliori. A fronte della scelta di uno di questi impegni, si ha uno sconto, che non è lasciato alla libera contrattazione fra assicurato e assicuratore, ma è definito nei valori minimi da un soggetto terzo: l'IVASS. Clausole vessatorie ? Credo proprio di no. Mentre rimane anche libera – ho sentito questo tema – la facoltà per l'assicurato di ricorrere al proprio riparatore di fiducia quando ci sono danni patrimoniali al veicolo.
   Importanti sono anche le misure che abbiamo messo in campo per assicurare chi si trova nelle aree più svantaggiate dal punto di vista delle tariffe di questo Paese. Fa parte dell'armamentario della polemica politica dire che noi abbiamo fatto regali alle compagnie assicuratrici. Le compagnie assicuratrici sono contro questi principi e questo progetto.
   Così come non è corretto dire che facciamo regali alle compagnie energetiche. Il superamento dei prezzi regolati, il superamento della maggior tutela è una tendenza in atto anche a livello europeo. Noi abbiamo fissato una data, è vero, ma abbiamo stabilito una regola.
   Noi, come molti colleghi sanno, abbiamo nel mercato dell'energia due problemi: il primo è che una grande parte della componente di costo è costituita da oneri, fiscali e parafiscali, ma la seconda parte importante è che il mercato è opaco, non è trasparente, il cittadino ha difficoltà a orientarsi e se è vero che già oggi ci sono offerte nel mercato libero più convenienti rispetto alla maggior tutela, è vero che molte persone, molte aziende, molti cittadini non escono dalla maggior tutela per un problema di comprensione delle offerte e delle possibilità . Da questo punto di vista, noi abbiamo indicato nel 2018 una situazione nella quale il mercato dovrà essere trasparente e se così non sarà non si potrà superare questa situazione. Un portale per le offerte obbligatorio per le aziende, la garanzia del rispetto dei tempi di cambio fornitori, fatturazioni e conguagli con tempi e modi europei, separazione di marchio verticale fra i distributori e i rivenditori: queste sono alcune delle condizioni che si devono verificare. Siamo intervenuti anche in altre situazioni, con delle regole. Abbiamo discusso di telefonia, bene; questo disegno di legge ci dice che ogni offerta, ogni nuovo contratto dovrà subito contenere, in fase di offerta iniziale, l'indicazione delle spese e degli oneri per il cittadino. Per le offerte promozionali, quando c’è un recesso da queste, non parleremo più di penali, non avremo più penali ma avremo solo la copertura di costi credibili residui, il divieto di addebito a propria insaputa nella bolletta telefonica di servizi erogati da terzi. Sui notai è stato detto, è vero; in un atto abbiamo modificato la questione che riguardava le transazioni degli immobili non commerciali, ma abbiamo aumentato il numero dei notai. Stiamo razionalizzando con questo disegno di legge la rete dei carburanti, cosa che darà risultati fra qualche anno. Siamo intervenuti sulla distribuzione cinematografica, impedendo il formarsi di oligopoli locali nella distribuzione. Ieri abbiamo votato tutti insieme un importante emendamento nel settore del turismo per quanto riguarda il rapporto fra strutture alberghiere e grandi portali di prenotazione. Allora, signor Presidente, concludendo perché non ho tempo di richiamare tutte le questioni che sono presenti, noi come gruppo diamo un giudizio positivo del lavoro svolto nelle Commissioni e nell'Aula, diamo un giudizio di misure utili a quelle che sono contenute all'interno di questo primo disegno di legge sulla concorrenza che sarà il primo di una serie e noi ci siamo mossi cercando di aprire i mercati ma, come ho detto prima, anche stabilendo delle regole. Noi andremo avanti sul processo delle liberalizzazioni perché queste sono utili all'economia e a coloro che dicono che stiamo rovinando l'Italia e che siamo il male assoluto noi rispondiamo con i fatti, dicendo che andremo avanti più convinti di prima; avanti perché, signor Presidente, noi siamo quelli di sempre, quelli delle «lenzuolate» di Bersani, siamo quelli che hanno aperto i mercati protetti del gas e dell'energia elettrica, siamo quelli che hanno liberalizzato nel commercio e nelle telecomunicazioni, siamo quelli i cui Governi hanno sempre fatto avanzare la concorrenza in questo Paese e noi su questo non arretreremo, su questo andremo sempre avanti tutelando uno e uno solo degli interessi che a noi stanno a cuore, quello dei cittadini italiani che abbiamo l'onore di rappresentare .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
SILVIA FREGOLENT, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà .
SILVIA FREGOLENT, Signor Presidente, dopo sei mesi, questo provvedimento giunge al termine con il voto finale. A nome anche del relatore Martella, mi consenta di ringraziare ovviamente tutti i colleghi che ci hanno dato una mano, soprattutto nelle Commissioni finanze e attività produttive; il Governo, in particolare la sottosegretaria Vicari, che oggi non c’è perché vota al Senato, ma che è stata una preziosa interlocutrice; gli uffici e i funzionari del Ministero; gli uffici e i funzionari delle Commissioni, senza di loro non saremmo giunti al termine di questo provvedimento, come gli uffici e i funzionari dei gruppi politici tutti, in particolare quello a cui faccio riferimento io .
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
   .
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
   Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3012-A, di cui si è testé concluso l'esame.
   Dichiaro aperta la votazione.
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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge: Brescia ed altri n. 1990-A: Abolizione del finanziamento pubblico all'editoria.
   Ricordo che, nella seduta del 28 settembre 2015, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
   Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri che sono in distribuzione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
   Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà .
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Togliere il finanziamento pubblico sia ai partiti sia all'editoria, a vantaggio del sociale, in modo che 300 milioni di euro l'anno possano essere mossi nei fondi per i servizi sociali dei comuni, e non nell'alimentare le casse dei partiti e delle società editoriali: questo era quanto dichiarava Matteo Renzi, sindaco di Firenze, il 10 aprile 2012 .
   Bene, caro Presidente del Consiglio, oggi abbiamo l'opportunità di realizzare questo suo proposito grazie a una proposta di legge del MoVimento 5 Stelle, di cui sono onorato di essere il primo firmatario. Questa storia del finanziamento pubblico all'editoria è una delle storie più vergognose della storia della Repubblica italiana.
   Solo tra il 2003 e il 2015 sono stati stanziati in favore degli editori circa 1,5 miliardi di euro e con soldi pubblici sono state perpetrate ai danni dello Stato, e quindi dei cittadini, truffe di ogni genere, magagne, inganni di ogni tipo, che hanno avuto come risultato non quello che, forse, poteva essere il proposito nobile di chi inizialmente aveva pensato al finanziamento pubblico all'editoria, ossia quello di raggiungere un pluralismo dell'informazione, di togliere dai grandi gruppi di potere i giornali, e quindi l'informazione italiana, ma l'esatto opposto, ossia il controllo della politica sull'informazione e uno spreco infinito, immenso, di denaro pubblico. Questo è quello che si è avuto nella storia di questo Paese e quello che noi possiamo cancellare, oggi, con la nostra proposta.
   Una proposta che nasce nel modo più democratico possibile perché – questo ci tengo a dirlo, ora che ho l'attenzione di tutti i miei colleghi qui alla Camera – è stata la prima proposta ad essere discussa e costruita insieme ai cittadini . È stata la prima proposta di legge discussa sul nostro sistema operativo. Grazie a questa discussione noi abbiamo potuto raccogliere ben 4.500 commenti che sono venuti dai cittadini. Insieme a loro abbiamo costruito una proposta che si è modificata nel tempo. Subito dopo questo innovativo modo di costruire le proposte di legge che tiene bene in considerazione il parere dei cittadini, si è avviato l'iter alla Camera. In Commissione si sono avuti ben quaranta audizioni, forse più di quaranta. Un anno e mezzo di lavoro. Abbiamo ascoltato tutti i soggetti coinvolti, abbiamo ascoltato esperti del settore che ci hanno detto, tutti quanti, che era necessario mettere mano al sistema del finanziamento. Ovviamente non tutti erano d'accordo nell'abolirlo completamente. C’è stata una discussione e dopo tutto questo lavoro e questa discussione, oggi arriviamo in Aula e sappiamo già che è pronto un emendamento soppressivo che cancellerà , in un secondo, un anno e mezzo di lavoro. Questa è la considerazione che i partiti hanno del lavoro parlamentare e della posizione di un movimento, che è, sì, d'opposizione, ma che rappresenta ancora il 25 per cento dei cittadini italiani, che presenta una proposta che non nasce per un semplice capriccio, fa la storia del nostro movimento: quella dell'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria è una battaglia che fa parte del nostro secondo V-Day. Ovviamente non tutti siete costretti a conoscere la storia del MoVimento 5 Stelle, però bisogna tenere in considerazione che quel giorno in piazza, in un solo giorno, furono raccolte un milione e 300 mila firme di cittadini italiani che chiedevano che questo scempio finisse; questo insieme ad altri di cui parleremo, forse, dopo se ce ne sarà data l'opportunità .
   In realtà , il finanziamento pubblico all'editoria nasce con il fascismo, l'abbiamo ricordato più volte. Nasce nel ventennio in cui il Governo, all'epoca, cercava attraverso il finanziamento pubblico di controllare gli editori. Quindi, nasce per invertire esattamente quello che è il significato del giornalismo. Il giornalismo dovrebbe ricoprire il ruolo di controllore del sistema e del potere e, invece, con questa modalità , cioè finanziando, comprando gli editori, si compra il loro silenzio. La storia d'Italia è piena di gente che, purtroppo, si è prestata a questo sistema, ossia di editori che si sono arricchiti grazie a tutte le leggi che successivamente si sono sovrapposte nel corso del tempo su questo tema e che hanno dato la possibilità a farabutti di ogni genere di prendere e mettere nelle proprie tasche soldi dei cittadini italiani. Esempi se ne possono fare tantissimi, c'erano movimenti politici inesistenti e giornali che facevano capo a movimenti politici inesistenti che nascevano solo ed esclusivamente per poter usufruire dei finanziamenti pubblici all'editoria. Gente che intascava...i vari Ciarrapico, i vari editori, ne abbiamo ascoltati anche alcuni in Commissione. Abbiamo avuto l'onore di ascoltare anche Giuliano Ferrara che era uno di quelli che ha mangiato alla grande con questo sistema qui. «Convenzione per la giustizia», questo era il suo movimento che ha intascato per 3,4 milioni di euro.
   Poi c'era il movimento monarchico italiano, che ha fatto la rivoluzione in questo Paese, con cui portava a casa circa 5 milioni. E ce ne sono tantissimi di esempi che potremmo fare.
   Anziché, però, guardare al passato – tutte queste cose ci sono state, sono deprecabili e dovrebbero essere cancellate, queste sì con un colpo di spugna – guardiamo al presente. Guardiamo qual è la situazione del finanziamento in questo momento. C’è una legge, che è la legge Monti, che dice che, entro il 2014, i finanziamenti all'editoria dovevano chiudere e che doveva terminare il sistema del finanziamento pubblico all'editoria. E cosa ha fatto il Governo di Renzi per aggirare questa legge ? Anziché abolirlo, come era negli intenti del sindaco di Firenze nel 2012, ha fatto il fondo straordinario per l'editoria: 120 milioni che vengono dati a tutti i giornali. Vengono dati, pensate un po, ai giornalisti per il prepensionamento. Ovvero, nello stesso Paese dove c’è gente che per la legge Fornero non riesce ad andare in pensione, si fa il fondo straordinario per far andare in pensione prima i giornalisti  ! Questo è il nostro Paese, questo è il vostro Governo.
   Ora chiaramente io sto usando questo tono, che è un po’ sopra le righe ovviamente, perché la rabbia non la riusciamo a contenere per l'oscenità che si sta per compiere, e giungo al termine del mio discorso. L'oscenità sta nel fatto che ad una forza che, come ho raccontato prima, rappresenta milioni di cittadini italiani non viene data la possibilità neanche di discutere apertamente, tranquillamente e liberamente in quest'Aula questa proposta. Magari, ovviamente, la maggioranza può non essere d'accordo e bocciarla, ma dopo una discussione in quest'Aula, non con un emendamento soppressivo presentato da un altro partito, ossia dalla stampella favorita del Partito Democratico, SEL
   Noi speriamo che questo non accada. Siamo ancora speranzosi, c’è ancora questa possibilità , ma ovviamente la nostra speranza è ridotta al lumicino. Chiediamo, pertanto, – e mi avvio alla conclusione – che quest'emendamento sia ritirato e che si proceda con una normale discussione di questa proposta di legge
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà .
LUIGI GALLO. Presidente, siamo in uno Stato semilibero. Lo dicono le classifiche internazionali della libertà di stampa, non lo dice il MoVimento 5 Stelle. I regimi totalitari conoscono bene la penetrazione di Internet e per questo censurano la rete. I Paesi semiliberi, come il nostro, agiscono invece su un altro piano: bloccano lo sviluppo della rete per non scardinare il potere delle TV, di Mediaset di Berlusconi, bloccano la banda larga per non scardinare il potere delle testate giornalistiche.
   Dal 1945 ad oggi il quadro delle testate giornalistiche esistente è rimasto quasi lo stesso, cristallizzato. Questa non è libera informazione, questa è una gabbia. Nel nostro Stato semilibero esiste, a causa del Partito Democratico e a causa di un Presidente del Consiglio che ha paura del controllo dei cittadini sulla politica, il reato di diffamazione, la prigione fino a quattro anni per chi pubblica video e notizie contro i politici e i personaggi pubblici, appena approvato da questa Camera.
   In un Paese semilibero, come il nostro, esiste il conflitto di interessi, per cui la creazione di un giornale in realtà è una seconda attività , non è la prima attività . La prima è promuovere un partito, promuovere un'azienda, promuovere una banca o un intreccio di questi interessi. Ma il MoVimento 5 Stelle ha scritto una legge sul conflitto di interessi, l'ha portata in quest'Aula e tutti i partiti hanno deciso di insabbiarla e rimandarla indietro. Avete avuto paura anche solo del dibattito pubblico su quel tema.
   In uno Stato semilibero, come il nostro, il Governo mette il bavaglio all'informazione, bloccando la pubblicazione delle intercettazioni dei politici. Durante la discussione sulle linee generali, quando ho parlato delle pressioni indebite del Presidente del Consiglio sui giornali e sulle TV, ho usato l'espressione «scagnozzi del Presidente del Consiglio». Mi hanno detto che era un'espressione troppo forte e che non si poteva utilizzare in Aula.
   Ma andiamo ai fatti della settimana scorsa. Anzaldi, un deputato del PD, ha rilasciato in due giorni queste dichiarazioni sui giornali: «C’è un problema con e con il TG 3», «Sì, è un problema grande. Non si sono accorti che è stato eletto il nuovo segretario, Matteo Renzi», «Adesso l'importante è che Vianello, direttore di non faccia altri errori». Un senatore anonimo del PD, con un SMS al giornalista: «Io non le ho detto niente, non voglio comparire. Ma sappia che a tra un po’ entreremo con il lanciafiamme». De Luca, presidente della regione Campania del PD, rivolgendosi a dice che svolgono atti di camorrismo giornalistico: «Avete rotto le scatole. Io voglio vivere da uomo libero, non da politico controllato da cittadini».
   Per me, questi tre sono da definire gli scagnozzi di Renzi. Non so come definirli. Considerato che con la riforma RAI poi tutto finirà in mano alle scelte del Governo, questo Paese sarà ancora un Paese libero ? La definizione della Treccani di «scagnozzi» è persona che, per tornaconto personale o per avidità di denaro, sta al seguito e agli ordini degli altri, oppure tirapiedi, oppure umile esecutore di ordini. Mi sembrano tutte definizioni appropriate .
   Dal 2003 al 2015, avete – come ha detto il mio collega – dato all'editoria un miliardo e mezzo di euro. Pensate se avessimo investito questi soldi in cultura. Siamo un Paese che ha bisogno di investimenti in sapere. Invece, siamo gli ultimi in classifica per spese in cultura in Europa e siamo tra gli ultimi posti per le spese in istruzione nei Paesi OCSE. La vostra priorità è finanziare i giornali. Continuate a resistere anche contro l'invasione dei cittadini sia nella democrazia, nella sfera pubblica sia nell'informazione. Ma sappiate che la libertà di informazione del cittadino libero, produttore e consumatore dell'informazione, nell'epoca di oggi del web 2.0, è quella che vincerà e voi sarete solo un ricordo della storia .
PRESIDENTE. La Presidenza ribadisce sempre l'invito a un linguaggio rispettoso dell'avversario politico. Ha chiesto di parlare l'onorevole Coscia. Ne ha facoltà .
MARIA COSCIA. Grazie, Presidente. Io vorrei dire, tramite lei ovviamente, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che noi – anche voi con le parole forti che avete detto lo avete ribadito – abbiamo preso sul serio la vostra proposta; tant’è che abbiamo lavorato più di un anno in Commissione, facendo audizioni – credo – molto utili per tutti per avere le giuste informazioni su un mondo importante, che riguarda anche la possibilità dell'esercizio della democrazia tramite il pluralismo nel nostro Paese, che riguarda anche la sopravvivenza di imprese con tantissimi lavoratori, il cui lavoro viene messo in crisi, e che riguarda un lavoro qualificato, come è quello nel settore dell'editoria.
   Quindi, le audizioni, su cui voi avete sorvolato, invece, ci hanno fornito elementi molto importanti di valutazione al punto che ci hanno indotto, come gruppo del Partito Democratico, a presentare una nostra proposta di legge. Si tratta di una proposta di legge che vuole affrontare e riformare seriamente l'intervento pubblico per sostenere questo settore così fondamentale per il nostro Paese.
   Abbiamo, quindi, presentato una proposta di legge. Siamo disponibilissimi a continuare il percorso in Commissione, tant’è che vi abbiamo più volte sollecitato e chiesto di rimanere in Commissione a continuare la discussione. Ma alla fine la vostra proposta è che o va bene la vostra proposta o non va bene quella degli altri, compresi anche gli emendamenti che sono stati presentati anche dagli altri gruppi politici.
   Certamente, non sta a me difendere gli emendamenti presentati da altri gruppi politici, ma è veramente curioso quello che voi pensate debbano essere la democrazia e il lavoro parlamentare e, cioè, che va bene quello che voi fate, ma quello che gli altri propongono non va bene. Così non può essere. In verità , voi continuate a scegliere una linea, che è la linea appunto della propaganda, la linea di voler azzerare un settore di grande rilevanza per il nostro Paese, così importante per garantire il pluralismo dell'informazione. Certo, riformandolo, certo ridefinendo nuove regole importanti, che soprattutto salvaguardino la tanta informazione che c’è nei nostri territori, che è molto articolata e molto importante e certo salvaguardando una professione di altissimo livello, come quella appunto dei giornalisti, soprattutto dei giovani giornalisti. Io vorrei ricordare che questo è un settore che ha appunto tantissime difficoltà e tantissimi problemi. Il nostro intendimento, quindi, è semplicemente quello di continuare una discussione aperta e siamo disponibilissimi ad avviare un percorso, ma che si vada esattamente nella direzione di confermare la nostra assoluta condivisione della necessità di continuare a garantire in questo Paese il pluralismo dell'informazione. Occorre, quindi, in questo contesto, investire anche mediante risorse pubbliche, perché appunto si tratta di un contesto del tutto nuovo, superando le aberrazioni che ci sono state nel passato. Tra l'altro, voglio ricordare che se sono emerse è perché ci sono stati dei controlli molto importanti che hanno fatto emergere quelle assolute nefandezze. Per questo motivo, quindi, noi voteremo questo emendamento perché è un emendamento che fa chiarezza e che finalmente ci consentirà di riprendere seriamente a discutere di un problema così importante per il nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà .
MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie Presidente, è davvero curioso, al limite del risibile, che il primo emendamento, che sostanzialmente impedisce la discussione di questa proposta di legge, si appresti a votarlo la stessa maggioranza che meno di dieci minuti fa ha pomposamente rivendicato l'approvazione di una norma per le migliori forme di concorrenza. Infatti, le due cose non stanno insieme. Non si può contemporaneamente dire che si è mossi da un impeto verso le maggiori e migliori forme di concorrenza da un lato e dall'altro, invece, continuare a difendere l'esistenza di finanziamenti pubblici che, rispetto al termine «concorrenza», stanno esattamente dalla parte opposta, atteso che destinano delle risorse ad alcuni operatori del settore e non ad altri. E, allora, il tema vero, Presidente, è che dobbiamo renderci conto che in una società in continua evoluzione sono cambiati e sono venuti totalmente meno i presupposti stessi per i quali la contribuzione pubblica all'editoria era stata immaginata. Non perché l'attività di giornalista o comunque di operatore del settore fosse più bisognosa o più meritoria di assistenza pubblica rispetto a qualsiasi altra nobile attività lavorativa, ma perché si riteneva che quel settore avesse un'importanza fondamentale per dare diffusione ed informazione alla popolazione e che, quindi, quante più fossero state le testate in grado di trasmettere informazioni, tanto più avremmo avuto una società informata. Ma è chiaro che nel 2015, signor Presidente, di fronte ad una realtà tutt'affatto diversa, in cui organi di informazione a mezzo televisivo aggiornano minuto per minuto di quello che succede in Italia e nel mondo e in cui la diffusione della rete consente a qualsiasi di trasmettere informazioni, tutto si può dire meno che ci sia la necessità di spendere dei denari pubblici per sovvenzionare questa o quella testata, che normalmente finisce per essere la testata rappresentata dall'amico di quell'amico, perché in mancanza di questo finanziamento quella testata non potrebbe sopravvivere e i cittadini italiani sarebbero privi del diritto di essere informati. Tutto si può dire, signor Presidente, salvo che questo.
   Allora, dite la verità , dite che, una volta di più, state cercando di coprire, con il mantenimento del sistema del finanziamento pubblico ai partiti, la possibilità tutta assistenziale e tutta di favore di mantenere in vita posti di lavoro di amici e di amici degli amici che, altrimenti, non avrebbero né arte e né parte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà .
DAVIDE CAPARINI. Grazie Presidente, mi perdoni la tardiva segnalazione, ma immaginavo che ci fossero altri colleghi iscritti in quanto, evidentemente, l'argomento che stiamo trattando oggi è nevralgico per quanto riguarda la democrazia del Paese. Dobbiamo partire da una domanda e cioè: il finanziamento pubblico, oggi, ha ancora senso, soprattutto in una fase di così spinta evoluzione e rivoluzione digitale, è ancora necessario, è ancora fonte di garanzia dell'articolo 21 della Costituzione, è ancora fonte stessa di garanzia del principio democratico ? Questa è la prima domanda che ci dobbiamo porre e a questo dobbiamo dare una risposta. Da qui seguono tutte le valutazioni che, in base alle diverse sensibilità , i gruppi e i colleghi potranno fare.
   Noi siamo convinti che – come del resto leggo anche dalla proposta meritoria da parte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle – una forma di sostegno al pluralismo e alla comunicazione ci debba essere, perché nel momento in cui leggo, al comma 3 dell'articolo 1, che anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle pensano di utilizzare le risorse derivanti dal taglio del vecchio sistema contributivo all'editoria, convogliandole in investimenti delle imprese editoriali di nuova costituzione dirette unicamente all'innovazione tecnologica, capisco che evidentemente anche loro credono che sia necessario, comunque, ai fini della crescita democratica del Paese, finanziare o comunque sostenere le imprese editoriali. Allora il punto qual è ? È che, così com’è stato costruito, l'attuale sistema non funziona più, e questo è sotto gli occhi di tutti, è evidente che è assolutamente inadeguato, perché pensato per un mondo che, di fatto, non esiste più. Non esiste più sia dal punto di vista istituzionale, ma soprattutto dal punto di vista sociale e, ancor più, ne consegue, anche dal punto di vista tecnologico. E quindi la necessità sarebbe, evidentemente – come del resto appare dai numerosissimi disegni di legge o proposte di legge che sono state depositate in differenti Commissioni, sia alla Cultura che alla Trasporti – di rivedere l'intero impianto di sostegno all'editoria e alla comunicazione.
   Quindi, il punto fondamentale, e qui la posizione anche della Lega Nord, è che, sì, siamo d'accordo che bisogna tirare un tratto, e deciso, su quanto è stato fatto in passato, è vero che ci sono stati oltre un miliardo e mezzo di euro in poco più di dieci anni che sono stati spesi male e non sono stati utilizzati per quello che avrebbero dovuto servire, ovvero per far crescere il Paese e il suo sistema comunicativo, ma è altrettanto vero che nessuna delle norme attuali è in un'ottica di convergenza multimediale, ed è nell'evidenza stessa delle cose che qui oggi stiamo discutendo la proposta di legge dei colleghi del MoVimento 5 Stelle e nella stessa Commissione si discute anche quella della riforma del sistema radiotelevisivo pubblico. Ma scusate, nel terzo millennio, vi sembra logico ancora vedere due comparti separati laddove sono esattamente la stessa cosa ? Allora io sollecito i colleghi del MoVimento 5 Stelle che vedo molto attenti anche sul fronte della RAI a una analisi delle cifre.
   È vero che per l'editoria sono stati spesi, in tanti casi anche male, oltre un miliardo e mezzo di euro in poco più di dieci anni, ma è altrettanto vero che noi ogni sacrosanto anno spendiamo oltre un miliardo e 700 milioni di euro per finanziare la RAI, che è un abominio di fronte a quello che poi la RAI dà al Paese in termini di reale servizio pubblico e di corrispondenza al contratto di servizio che sigla con lo Stato italiano.
   Allora, la posizione della Lega Nord in materia è sempre stata molto chiara: noi siamo evidentemente per una completa revisione in senso multimediale del sistema della contribuzione all'editoria, intesa nella sua accezione più ampia e ovviamente nel rispetto della libera concorrenza e delle regole del mercato, quindi non come tante delle norme che giustamente i colleghi del MoVimento 5 Stelle vogliono sopprimere, che costringevano addirittura l'editore a creare una forma di editoria per accedere a contributi, e non viceversa, nel senso che i contributi contribuivano a creare un maggiore pluralismo e quindi più fonti informative. È altrettanto vero però che purtroppo, con questa abrogazione non si tengono presenti delle esigenze che invece sono alla luce e all'attenzione di tutti, ovvero delle minoranze linguistiche, ovvero il comparto dell'editoria locale, che è da sempre schiacciato da una RAI che prende tutto quello che è possibile prendere in termini di risorse statali e pubblicitarie e non lascia nulla a coloro che in realtà sono il vero servizio pubblico del territorio. Penso alle tantissime testate delle lingue minoritarie che hanno un senso anche storico: io capisco che nella proposta del MoVimento 5 Stelle ci sia questa voglia di rinnovamento totale e quindi la spinta a un taglio netto con il passato, però la storia è storia, l'identità ha la sua importanza e dobbiamo tener conto anche delle tantissime testate che hanno un senso, un'altissima dignità e danno un contributo fondamentale alla cultura di questo Paese.
   Quindi, in questa ottica, io vedo che c’è una scarsa visione di prospettiva per quanto riguarda il mondo delle autonomie locali e il mondo dell'editoria locale, che noi ci sentiamo ancora oggi in dovere di sostenere e di difendere a spada tratta, perché sono un ganglio fondamentale del pluralismo del nostro Paese.
   Quindi, qui ci troviamo di fronte a un muro contro muro, che purtroppo ha partorito un emendamento soppressivo che non ci darà la possibilità poi di entrare nel merito. I prodromi c'erano già in Commissione nel momento in cui abbiamo visto che non c'era la disponibilità ad entrare nel merito delle proposte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, una disponibilità che noi invece avremmo di buon grado valutato, perché tante sono le norme contenute nel loro comma 1 dell'articolo 1 con cui concordiamo, a partire dalla soppressione, o comunque dalla necessaria revisione di tutto il sistema contributivo alla carta stampata, che deve essere rivisto in funzione ovviamente della convergenza multimediale. Oltre a quella però noi abbiamo voluto inserire anche il dibattito sul finanziamento pubblico alla RAI, perché non c’è scritto da nessuna parte, soprattutto nel momento in cui sta concludendosi la convenzione tra Stato e RAI, che la RAI debba essere il concessionario pubblico a vita del servizio pubblico radiotelevisivo in questo Paese, ancor più nel momento in cui la radiotelevisione è diventata qualcosa di ben diverso, perché non è più Radio-TV, perché io vi sfido ad alzare la mano e a dirmi quanti di voi guardano la TV sul o se la guardano ancora nel salotto di casa. A dimostrazione del fatto che stiamo finanziando delle cose che ormai sono letteralmente anticaglia e che quindi dovrebbero imporci un diverso approccio.
   Approccio che, purtroppo, non ci è stato dato modo di affrontare, proprio per questo muro contro muro, che vede i colleghi del MoVimento 5 Stelle scontrarsi con una maggioranza che non è aperta a qualsiasi tipo di discussione nel merito del progetto di legge.
   Quindi, è chiaro che noi, in questa votazione, ci schiereremo a favore del dibattito, perché siamo per entrare nel merito della questione, siamo per modificare totalmente il sistema di contribuzione, ovviamente alleggerendolo, ovviamente togliendo lo scempio delle tantissime testate che prendono soldi pubblici semplicemente per finanziare se stesse e non hanno lettori. Siamo anche per rivedere quello che voi state facendo all'interno delle stanze del Ministero dell'economia, che, invece, noi vorremmo che venisse discusso qui in aula, ovvero la revisione completa del finanziamento pubblico alla Rai, Radio televisione italiana, e del tanto odiato canone Rai, che è parte fondamentale della discussione di oggi, è il «convitato di pietra», che però, purtroppo, ancora una volta, riesce a sfuggire al dibattito parlamentare, ma è presente, ogni fine anno, quando si tratta di pagare il fatidico bollettino postale
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà .
FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, solo un'osservazione brevissima. Ho sentito dire dall'onorevole Brescia che Giuliano Ferrara «ha mangiato» e «si è intascato», credo testualmente.
   Ora io credo che l'onorevole Brescia possa avere tutte le sue ragioni, e probabilmente le avrà anche, senza insultare e senza dire palesemente cose false. Toccherà a Giuliano Ferrara, se vuole, difendersi da queste accuse, ma io voglio solo sottolineare che è un caso contraddittorio rispetto a tante tesi sostenute, perché è una delle più intelligenti operazioni e imprese editoriali degli ultimi anni e forse corrisponde proprio a quello spirito della legge che lo stesso onorevole Brescia – ho sentito – ricordava all'inizio, che era una legge che doveva tutelare la pluralità .
    – ci sono tanti altri casi evidentemente opposti –, visto che è stato citato, è un caso in cui proprio un'operazione di intelligenza sofisticata, che probabilmente nel mercato non potrebbe trovare spazio, meriterebbe – e merita, secondo me, ancora attualmente – di essere tutelata nella sua possibilità di espressione.
   Dopodiché, è vero che la legge è di altri tempi e va mutata. Mi sembra, però, che possiamo farlo insieme e va mutata anche per le cose dette dall'onorevole Corsaro, dall'onorevole Caparini. Mi sembra però che l'onorevole Coscia abbia ragione sul metodo, cioè, possiamo farlo insieme, senza trasformare questa discussione in un'ennesima discussione in cui ci si insulta, ci si attacca e prevale la demagogia, piuttosto che lo spirito di verità . Su in questo caso, è stato tradito lo spirito di verità .
   Credo che questa discussione possiamo farla senza ricorrere a cose palesemente false e consiglierei all'onorevole Brescia, proprio se vuole togliere i finanziamenti pubblici, di abbonarsi a di comprarlo e quindi di permettere che il pluralismo e la libertà possano andare avanti in Italia
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.
ROBERTO RAMPI. . I pareri sono favorevoli.
PRESIDENTE. A tutti gli emendamenti ? Al primo, forse...
ROBERTO RAMPI. . No, no, a tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Va bene. Il Governo ?
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Giancarlo Giordano 1.1, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
   Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà .
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Ovviamente siamo ancora qui a chiedere al gruppo di Sinistra Ecologia Libertà di ritirare questo emendamento, per permettere a quest'Aula di discutere tranquillamente, come si stava cominciando a fare. Ognuno ha le proprie posizioni e le può esprime all'interno di quest'Aula, ma con questo emendamento soppressivo e con la sua votazione da parte del Partito Democratico questa discussione sarà soffocata sul nascere.
   Tengo a precisare, rispetto all'ultimo intervento, che io ho detto che « di Giuliano Ferrara» si è intascato questi soldi. Sicuramente non mi abbonerò a di Giuliano Ferrara, perché, appunto, come dicevano altri colleghi, in questo momento storico non c’è alcun bisogno di acquistare dei giornali per informarsi. È semplicemente questo che avviene nel nostro Paese da ormai tanto tempo, perché non è più una questione di innovazione, non è più una questione di novità : Internet ha stravolto il mondo della comunicazione circa vent'anni fa ormai, quindi tutti gli aggiornamenti, tutti gli ammodernamenti che le testate potevano fare avrebbero già dovuto farli.
   Quindi, non posso che tornare a pregare il Partito Democratico di non votare questo emendamento soppressivo, perché in questo modo confermereste nient'altro che la vostra tendenza – che durante questa legislatura è divenuta sempre più marcata – di cercare di prendere, di assumere, di assorbire al vostro interno tutti i poteri di questo Paese. Così come avete il potere esecutivo, perché state al Governo, vi prendete il potere legislativo, perché fate decreti e abusate di decreti vergognosamente, senza . .. Non è vero che si abusa di decreti ? Ok.. ! E così volete assorbire anche il quarto potere, il potere della stampa, il potere dell'informazione, che è quello che dovrebbe controllarvi, invece siete voi che volete controllare il potere dell'informazione.
   Prima il collega della Lega faceva riferimento anche ad un altro aspetto della nostra proposta di legge, ossia quello di destinare dei fondi, che verrebbero risparmiati con l'abolizione del finanziamento diretto all'editoria, per un determinato lasso di tempo, alla creazione di di giovani giornalisti, quegli stessi giovani giornalisti che oggi sono gli schiavi moderni del mondo dell'informazione  ! Sono quelle persone che vengono pagate 2 euro al pezzo e che sono schiave di quegli editori che si ingrassano le tasche con i soldi pubblici  !
   Quindi, la discussione che tanto auspica il Partito Democratico attraverso il suo capogruppo in Commissione cultura, la deputata Coscia, ci sarebbe stata in Commissione se loro avessero presentato la loro proposta in tempo utile; invece, hanno aspettato che scadesse il termine per la presentazione degli emendamenti. Quindi, ora saremo costretti ad un rinvio Commissione; indovinate per fare cosa: per fare una proposta Coscia-Brescia sul finanziamento pubblico all'editoria. Ma siamo pazzi ? Cioè, noi vogliamo abolire il finanziamento, voi volete continuare a finanziare i giornali: ditemi dove possiamo trovare un punto di caduta tra queste posizioni, che sono così estremamente distanti.
   Quindi, ripeto: dopo la lunga discussione in Commissione, ora c’è la possibilità di fare una buona discussione qui in Aula, che SEL ritiri il suo emendamento e ci permetta di farlo  !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà .
ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Penso che ci sia bisogno di fare un po’ di chiarezza e anche di prendersi qualche minuto per intervenire nel merito di questo emendamento.
   Comincio col dire che Sinistra Ecologia Libertà non ritira questo emendamento . Voglio, tramite lei, ricordare al collega Brescia, così come al collega Caparini, che gli emendamenti non si fanno per cortesia, non si fanno per simpatia, non si fanno per buona educazione, non sono dei gli emendamenti che si presentano in Aula.
   Gli emendamenti si fanno sul merito dei provvedimenti ...
PRESIDENTE. Colleghi, allora, per favore !
ANNALISA PANNARALE. Gli emendamenti si fanno sul merito dei provvedimenti; e così come in tante situazioni Sinistra Ecologia Libertà , così come le opposizioni, ha presentato emendamenti soppressivi, in questo caso noi abbiamo dovuto presentare un emendamento soppressivo per una ragione molto semplice: noi, collega Brescia, non condividiamo l'impianto di questa proposta di legge. Non condividiamo la filosofia di fondo, che attraversa questa proposta di legge e provo a spiegare in maniera anche semplice perché.
   Quando lo Stato arretra rispetto alla salvaguardia e all'esercizio di un diritto fondamentale – e, in questo caso, stiamo parlando di un diritto di enorme portata, quello all'informazione, quello ad essere informati –, quando lo Stato arretra, subentra chi possiede di più, subentra il privato. E chi possiede di più, quando subentra, orienta e decide gli indirizzi. Questo lo abbiamo affermato anche rispetto al diritto all'istruzione in quest'Aula, lo abbiamo affermato insieme al MoVimento 5 Stelle, quando abbiamo cercato di far capire alla maggioranza che, se lo Stato arretra rispetto al dovere di finanziare la scuola pubblica, saranno i privati a decidere degli indirizzi educativi e degli indirizzi culturali e questo per noi è inaccettabile !
   Io sarò tanto più libera di essere informata, quanto maggiore sarà il pluralismo nell'accesso. Tanti e più diversi saranno i canali di informazione, più ricca, più consapevole e più libera sarà la possibilità per ognuno e per ognuna di poter partecipare alla vita sociale di un Paese, di poter costruire relazioni umane, di poter contribuire alla vita politica, di poter rigenerare un Paese che nella sua democrazia si sta dimostrando sempre più precario.
   E, allora, non può essere il mercato a regolare un settore così delicato, così cruciale come quello della libertà di informazione: deve essere lo Stato ! Deve essere lo Stato a garantire il pluralismo dell'informazione e lo deve fare in maniera seria, salda e trasparente ! Questa è la posizione di Sinistra Ecologia Libertà  !
   Voi, secondo me, collega Brescia (perché io voglio interloquire con tutti voi), avete dimenticato un punto, forse lo state sottovalutando: il mondo dell'editoria non è fatto soltanto da grandi testate. Anzi, aggiungiamo che quelle grandi testate oggi non prendono più i contributi dello Stato: quelle grandi testate oggi si finanziano con gli ingenti proventi pubblicitari e queste grandi testate, se anche dovesse passare la sua proposta di legge di abolizione, continueranno a vivere, perché hanno questi grandi proventi dalla loro. Sa chi verrà colpito, laddove dovesse passare la sua proposta ? Le piccole cooperative giornalistiche-editoriali, le piccole imprese editrici, quelle che già oggi non ce la fanno, quelle che già hanno chiuso in questi anni, quelle che già non sono state risparmiate da quel drastico calo di risorse – perché lo dobbiamo ricordare – che c’è stato dal 2000 ad oggi: siamo passati da più di 500 milioni di euro a circa 50 milioni di euro, oggi. Questo più o meno è il quadro delle cifre !
   E non aggiungerò che c’è una ricerca dell'Università di Oxford, che tutti conosciamo, che ci ricorda che su sei Paesi dell'Occidente (Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna, Finlandia e Stati Uniti) l'Italia è addirittura la penultima come stanziamento pubblico rispetto alla stampa e alla TV pubblica e addirittura ultima per spesa .
   Allora, certo che i problemi ci sono: ci sono state opacità nel corso degli anni, effetti distorsivi; ma questi si risolvono in altro modo, si risolvono con criteri stringenti e trasparenti nell'accesso, si risolvono...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANNALISA PANNARALE. Concludo subito, Presidente.
   Si risolvono rendendo a tempo indeterminato i contratti di quei giornalisti, che, come lei ha ricordato, lavorano a 2 euro a pezzo e che non devono essere ricattabili quando affrontano il nodo cruciale del diritto ad informare i cittadini e le cittadine di questo Paese  !
   Voi non impedireste allora con questa proposta di legge l'abuso dei grandi gruppi di potere, ma andreste ad uccidere soltanto le piccole voci libere che ancora esistono in questo Paese e, siccome questo è un Paese democraticamente ormai troppo precario, noi a quelle piccole voci libere non possiamo rinunciare  !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà .
LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Partiamo da un assunto: in questo momento in Parlamento sia il Partito Democratico sia Forza Italia hanno paura di entrare nel merito del finanziamento, perché altrimenti avremmo visto gli emendamenti del Partito Democratico, quindi la loro proposta di legge trasformata in emendamenti, e le proposte da parte di Forza Italia, mentre tutto questo non c’è  ! Infatti, la loro volontà è quella di raddoppiare il finanziamento diretto ai giornali e mettere tutto sotto il controllo del Governo, non solo la Rai, ma anche i giornali, eliminando quei pochi criteri oggettivi che aveva inserito Monti nella distribuzione delle risorse. Qual è l'intenzione ? L'impressione che abbiamo è che il sottosegretario Lotti elargirà prebende ai vari giornali che accettano di non criticare il Governo. È questa l'intenzione che voi nascondete oggi in Aula.
   Abbiamo, poi, un partito liberale, per il libero mercato, che, invece, sul finanziamento pubblico all'editoria diventa statalista, perché vuole dare soldi dello Stato alle imprese. Non vogliono far vedere questo agli italiani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà .
SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Intervengo perché sono fortemente contrario a questo emendamento, che soffoca il dibattito in quest'Aula, e per rispondere anche alla collega Coscia, che parlava di non volontà da parte del Movimento 5 Stelle di confrontarsi.
   Io devo ricordare nel merito l'iter di questa proposta di legge in Commissione, iniziato nel luglio 2014. Abbiamo fatto ben due mesi di audizioni in Commissione, abbiamo appreso tutte le criticità e le proposte che ci venivano presentate. Cosa è successo ? A fine dicembre 2014 sono terminate le audizioni; ebbene, da dicembre ad oggi quali proposte ha avanzato il Partito Democratico o, meglio, quali proposte emendative propone oggi e quale confronto ha ottenuto in Commissione per i nove mesi in cui abbiamo aspettato, abbiamo collaborato e solo all'ultimo avete tirato fuori un testo per finanziare ulteriormente le imprese editoriali ?
   Non solo, la legge di stabilità , lo scorso anno, ha certificato che volete aumentare ulteriormente i fondi, perché, istituendo il Fondo Lotti, vengono stanziati 23,5 milioni di euro per l'editoria.
   Presidente, mi faccia aggiungere che sarebbe stato opportuno fare una riflessione ulteriore su temi importantissimi, che vanno di pari passo con l'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria, quali il conflitto di interessi, la distribuzione dei giornali e dei periodici e la raccolta pubblicitaria, temi su cui nessuno ha voluto avanzare delle proposte e che sicuramente sarebbero stati oggetto di discussione in Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà .
FRANCESCO D'UVA. Presidente, siamo oltre il settantesimo posto per la libertà di stampa in questo Paese. Sento i partiti – sia da destra che da sinistra, sono tutti d'accordo – affermare che questi finanziamenti all'editoria devono esserci. Ci dicono che sono i più bassi, i sesti, ma non considerano evidentemente i finanziamenti indiretti, perché ci sono anche quelli, quindi consideriamo tutto il complesso.
   A me non sorprende affatto che SEL non voglia assolutamente staccare questo «cordone ombelicale» tra i partiti e l'editoria, perché fa comodo a tutti quanti che questa cosa vi sia, ma al Movimento 5 Stelle non fa comodo.
   Abbiamo parlato per un anno e mezzo in Commissione per cercare di arrivare a qualcosa di concreto. Non ce l'abbiamo fatta per il semplice fatto che avete procrastinato in continuazione. Può mai essere che una proposta di legge possa andare avanti per un anno e mezzo ? E voi ancora continuate.
   Siamo arrivati in Aula, da casa ci vedranno agitati e diranno: i 5Stelle si agitano, non vogliono dialogare. Questo è falso, Presidente, perché c’è stato un dialogo molto profondo in Commissione e quello che abbiamo ottenuto è questo: un emendamento soppressivo, presentato da SEL ma che è chiaramente voluto dal PD. Il PD si prendesse le sue responsabilità , perché il PD voterà a favore di questo emendamento. Quindi, smettano di dire: «no, è SEL, noi non possiamo farci niente». Non potete farci niente ? Votate contrario e discutiamo tutti gli emendamenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà .
GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, vorrei tranquillizzare il collega, l'emendamento il PD forse lo voterà , ma è proprio voluto da SEL, non è voluto da qualcun altro. Il motivo per cui è voluto è perché si è davanti a una proposta di legge integralista, io credo totalmente fuori dalla realtà , ed ha un obiettivo, semplicemente quello di rimettere il mercato editoriale, il mercato dei giornali, tutto esclusivamente nelle mani del mercato che però, come spiegava giustamente l'onorevole Pannarale, in questo Paese non è il mercato di chi acquista i giornali – forse in nessun Paese ormai è più così – ma è il mercato delle risorse pubblicitarie, è il mercato della finanza, è il mercato dei poteri forti che in questo Paese in cui non ci sono editori puri possiedono anche i giornali e sappiamo per cosa li utilizzano. Credo che voi siate i primi a denunciare questo, come lo denunciamo noi, allora il punto è: abbiamo bisogno di una legge che riequilibri, cioè che finanzi esattamente l'altra parte dell'editoria ? Noi crediamo di sì e credo che questo sia un obiettivo su cui si può convergere, ma questo obiettivo non si raggiunge certamente con una legge ideologica che, per una ragione che viene forse dal vostro passato, quando eravate un po’ giovani e un po’ tesi a prendere con l'accetta le cose, semplicemente si limita a mettere tutti i giornali italiani nelle mani dei soliti padroni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà .
GIANCARLO GIORDANO. Intervengo, caro Presidente nel ringraziarla, dicendo che la stampella preferita del PD è quella di chi fa un'opposizione in genere sguaiata e volgare, perché questo fissa le posizioni, lo rende più credibile. Noi abbiamo presentato un emendamento soppressivo che va a sopprimere una legge soppressiva, che abolisce di fatto il finanziamento pubblico con una mannaia, con rozzezza e senza analisi. Noi abbiamo chiesto a chi, per la verità , ci chiede qualcosa offendendoci di ritirare loro la loro proposta di legge, non per insabbiarla ma per continuare a lavorarci e cercare un punto di equilibrio fra gli interessi in campo. La risposta è stata: no. Ora, chiedere a chi ha ricevuto una risposta negativa qualcosa è quanto meno bislacco, lo è ancora di più se poi i toni usati nell'Aula sono quelli dell'offesa invece che della discussione. Quindi l'emendamento resta e convintamente lo sosterremo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà .
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, io non dubito che in questa battaglia i colleghi di SEL si stiano esprimendo per conto proprio, ma in modo altrettanto chiaro non dubito che, a monte della loro decisione di presentare questo emendamento, ci sia anche un conforto del contoterzismo rispetto al fatto...
GIANCARLO GIORDANO. Ma vergognati !
PRESIDENTE. Colleghi, per favore !
MASSIMO ENRICO CORSARO. ...rispetto al fatto che di questo argomento si cerca di impedire anche solo la discussione, atteso che, se ci fosse una totale contrarietà alla legge, basterebbe far sviluppare la discussione parlamentare e arrivare a bocciare la legge in sede di votazione finale, anziché conculcare la possibilità che il Parlamento ne discuta. Ma, la cosa che volevo specificare, onorevole Presidente, è che io sono rimasto basito dalle considerazioni della collega Pannarale che ci spiegava che togliere il finanziamento pubblico ai partiti corrisponderebbe a consegnare l'informazione solo e soltanto a chi è in grado di finanziarla privatamente perché chi gestisce privatamente l'informazione indirizza e condiziona. In tutta sincerità , collega Pannarale, lei è in grado di affermare che i conduttori del che vivono di canone e quindi di finanziamento pubblico, fanno il loro lavoro senza cercare di indirizzare e condizionare professionalmente ?
   Lei è in grado di affermare che i conduttori dei televisivi siano in grado...
MASSIMO ENRICO CORSARO. ...di fare un'informazione corretta e terza, senza provare ad indirizzare e condizionare ? Lei è in grado di affermare che tutti i giornali politici di partito, che hanno vissuto per decenni solo e soltanto di finanziamenti pubblici, lo abbiano fatto senza esercitare un potere coercitivo di condizionamento ?
MASSIMO ENRICO CORSARO. Allora, cerchiamo di essere seri: la verità è che quel condizionamento, fatto con i soldi di tutti...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Corsaro.
   Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà .
ALESSANDRO DI BATTISTA. Per SEL lo Stato deve pagare i giornali; d'altro canto, lo Stato deve pure pagare il vitalizio al vostro leader, pensionato a 57 anni, a 5.700 euro. Vergognati  ! Lo stesso Stato che ha dato a 61 milioni di euro, però è fallita, e a 152 milioni di euro in 24 anni, e ormai la legge solo Cuperlo, che la tiene sotto braccio, ma, probabilmente, gliela regalano .
   E voi, ipocriti del Partito Democratico, parlate di pluralismo dell'informazione, voi che siete stati zitti su Berlusconi che, con Mondadori, si compra la Rizzoli  ! Che cosa vi ha dato in cambio, Berlusconi, per pagare il vostro silenzio ? Ah, gli ha dato prima Alfano e poi Verdini, e questa è una vergogna che la vostra oscena ipocrisia non cancellerà mai  !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà .
RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. A inizio legislatura, a pappagalli unificati, avete detto continuamente che noi dicevamo «no» alle vostre proposte. In questi mesi, avete detto «no» alla proposta nostra dello stop alle missioni militari, alla proposta nostra sul conflitto di interessi, alla proposta sull'abolizione di Equitalia, alla proposta sul Daspo ai corrotti, alla proposta sul reddito di cittadinanza, ai referendum propositivi; avete detto «no» all'abolizione dei vitalizi, avete detto «no» al dimezzamento dell'indennità di parlamentari e ora dite «no» all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti quando avete che ha preso ...
PRESIDENTE. Si tratta di giornali.
RICCARDO NUTI. E ora dite «no» anche all'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria, con che ha preso in dieci anni 37 milioni di euro e che, nonostante i finanziamenti pubblici di svariati milioni di euro, ha accumulato un buco da 100 milioni di euro. Allora, se avete proposte, discutetele nel merito; non vi è niente da sopprimere. Discutete nel merito queste proposte e scongelatevi, perché, altrimenti, confermerete solamente una cosa: che Pinocchio, rispetto a voi, è una persona sincera .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà .
VEGA COLONNESE. Grazie. Resto stupita proprio dal dibattito.
SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Anche noi !
VEGA COLONNESE. Si parla di libertà , di possibilità , e poi si presenta un emendamento soppressivo per non discutere. Non volete utilizzare l'unica sede reale in cui si può parlare di questa legge. È già almeno il terzo tentativo, dalla mia prima esperienza in Parlamento, in cui vedo che si abbatte completamente il dibattito, anche partendo da una proposta che viene fatta dai cittadini.
   Sono i cittadini che vi chiedono l'abolizione del finanziamento all'editoria, come vi hanno chiesto quella del finanziamento ai partiti. Insomma, lo scollamento totale tra questo posto e fuori è veramente palese. Quindi, magari avete anche ottenuto il fatto di non parlare della nostra proposta di legge, è l'ennesima volta che il MoVimento 5 Stelle viene tenuto in silenzio in maniera comunque coercitiva da voi, da voi partiti, ma, comunque, fuori se ne stanno rendendo conto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà .
DANILO TONINELLI. Provo a fare il gioco delle differenze, «trova le differenze»: noi rifiutiamo tutti i finanziamenti pubblici, 42 milioni di euro; voi li avete presi tutti e non vi bastano. Avete fatto approvare una legge che andava a cancellare una legge precedente, che imponeva ad una commissione di controllarvi i rendiconti, cancellando, di fatto, i controlli.
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