PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
CATERINA PES, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Artini, Attaguile, Michele Bordo, Bratti, Bruno Bossio, Bueno, Caparini, Capelli, Costantino, Dambruoso, Di Gioia, Epifani, Fava, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Garavini, Gozi, Guerra, Locatelli, Losacco, Madia, Magorno, Marazziti, Mattiello, Naccarato, Nuti, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Sanga, Schullian, Scopelliti, Tabacci e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna allegato A .
PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza nella riunione di ieri ha preso in esame gli episodi verificatisi presso la VI Commissione Finanze nella giornata del 2 marzo 2016.
Al riguardo, visti gli articoli 12 e 60, comma 4, del Regolamento della Camera dei deputati, l'Ufficio di Presidenza ha deliberato di irrogare la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di giorni 5 di seduta ai seguenti deputati: Agostinelli, Alberti, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Brugnerotto, Cariello, Caso, Castelli, Cecconi, Chimienti, Colonnese, Crippa, Daga, De Lorenzis, De Rosa, Di Battista, Dieni, D'Incà, Di Vita, Ferraresi, Grillo, L'Abbate, Liuzzi, Marzana, Micillo, Nesci, Parentela, Pesco, Petraroli, Pisano, Ruocco, Sarti, Sibilia, Sorial, Spadoni, Terzoni, Toninelli, Vacca, Vallascas, Villarosa e Zolezzi.
La decorrenza della sanzione, in ragione dei lavori parlamentari previsti per le prossime settimane, sarà scaglionata nel modo seguente: a partire dalla seduta odierna per i deputati Agostinelli, Alberti, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Brugnerotto, Caso, Castelli, Cecconi, Chimienti, Colonnese, De Lorenzis, De Rosa e Petraroli; a partire da giovedì 7 aprile 2016 per i deputati Cariello, Di Battista, Dieni, D'Incà, Di Vita, Ferraresi, Grillo, L'Abbate, Liuzzi, Marzana, Micillo, Nesci, Parentela e Pesco; a partire da lunedì 18 aprile 2016 per i deputati Crippa, Daga, Pisano, Ruocco, Sarti, Sibilia, Sorial, Spadoni, Terzoni, Toninelli, Vacca, Vallascas, Villarosa e Zolezzi.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.
Invito i deputati Agostinelli, Alberti, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Brugnerotto, Caso, Castelli, Cecconi, Chimienti, Colonnese, De Lorenzis, De Rosa e Petraroli, ove presenti, a uscire dall'Aula.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,40.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3329-A: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e la Santa Sede in materia fiscale, fatta nella Città del Vaticano il 1o aprile 2015.
Ricordo che nella seduta del 21 marzo si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica nel testo della Commissione .
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri che sono in distribuzione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCESCO MONACO, Grazie, Presidente. Dunque, il parere è, ovviamente, favorevole, essendo – come lei ha già anticipato, credo – a firma della medesima Commissione.
PRESIDENTE. È l'emendamento 1.10 della Commissione.
FRANCESCO MONACO, Esatto. Approfitto dell'occasione per dire che questo emendamento – che sembra un emendamento di carattere meramente tecnico e che, invece, va a incidere addirittura sulla titolazione del provvedimento – è un emendamento che poi risuona, come vedremo, anche nell'articolo 7 dell'articolato. Si tratta, appunto, di far figurare esplicitamente, nella stessa titolazione del provvedimento, un riferimento allo scambio di note verbali del 20 luglio 2007 tra la Santa Sede, da un lato, e la Repubblica italiana, dall'altro.
Come dicevo, sembra un elemento di carattere tecnico, ma ha una sua rilevanza, in qualche modo anche in una proiezione di carattere storico: tutto intero, il provvedimento affonda le sue radici addirittura nel Trattato lateranense del 1929. Per quanto riguarda l'intero provvedimento, Convenzione, il cui oggetto è anche piuttosto limitato, si tratta – questo è il cuore del provvedimento – di disciplinare meglio i profili fiscali per quanto riguarda le attività finanziarie che si svolgono entro la Santa Sede da parte di enti economici, di soggetti, siano essi persone fisiche o persone giuridiche, che risiedono nel territorio italiano.
È un provvedimento che si iscrive dentro l'obiettivo di un di più di trasparenza nelle relazioni finanziarie e che, in questo caso, riguarda l'interlocutore della Repubblica italiana, ossia la Santa Sede, ma trattasi spesso di accordi, di trattati, di convenzioni, che vengono siglati tra la Repubblica italiana e anche altri Stati, ispirandosi, direi conformandosi proprio rigorosamente, ai severi paradigmi stabiliti dall'OCSE; paradigmi che, appunto, si ispirano tutti all'obiettivo di assicurare un di più di trasparenza nelle relazioni di carattere finanziario, in questo caso con riguardo più specifico ai profili fiscali.
Nell'occasione, però, si è convenuto, da parte di entrambe le parti – chiedo scusa per il bisticcio di parole –, ossia da parte sia della Repubblica italiana che della Santa Sede, di dare finalmente efficacia normativa anche a una questione che riguarda taluni immobili, nominalmente iscritti dentro il Trattato del 1929, il Trattato lateranense, in merito alle esenzioni fiscali già stabilite con quella norma; esenzioni fiscali...
PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo da relatore.
FRANCESCO MONACO, esenzioni fiscali per gli immobili in territorio extraterritoriale, ma che mettono capo, appunto, alla Santa Sede.
MARIO GIRO, . Grazie Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 1.10 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCESCO MONACO, . Signor Presidente, sull'emendamento Maestri 2.1 la Commissione esprime parere contrario, anche a motivo della contrarietà della Commissione bilancio.
MARIO GIRO, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Maestri 2.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Maestri. Ne ha facoltà.
ANDREA MAESTRI. Grazie, Presidente. Quanti minuti ho ?
PRESIDENTE. Ha due minuti.
ANDREA MAESTRI. Non ho sentito...Vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su un aspetto molto specifico e assai significativo di questa Convenzione fiscale con la Santa Sede: mi riferisco all'articolo 6, che afferma di volere dare attuazione all'articolo 16 del Trattato del Laterano del 1929. Un'attuazione un tantino tardiva: ottantasette anni, un mese e qualche giorno. Ma non è questo che ci preoccupa.
Questo articolo 6 contiene un'esenzione da tutti i tributi, sia ordinari che straordinari, presenti e futuri, tanto verso lo Stato quanto verso qualsiasi altro ente – leggi provincia e comune di Roma –, senza necessità di ulteriori e specifiche disposizioni di esenzione. Detto in latino curiale, un'esenzione . Sì, perché, se si approfondisce un po’, si scopre che l'elenco degli immobili esentati per sempre è un elenco aperto, non tassativo e in continuo divenire. Oltre all'esenzione di alcune basiliche patriarcali, rispetto alle quali si potrebbe anche soprassedere ovviamente, si esentano, per esempio, gli immobili siti nel lato nord del colle gianicolense appartenenti alla sacra congregazione di e ad altri istituti ecclesiastici.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANDREA MAESTRI. E ogni volta che si esenta un compendio immobiliare, il Trattato lateranense ha cura di precisare sempre che nell'esenzione sono compresi tutti gli annessi e dipendenze. Evidentemente, una simile norma incide sui bilanci pubblici dello Stato e degli enti locali. Ma non finisce qui, perché il secondo comma dell'articolo 2 parla anche di definizione dei rapporti pendenti e non definiti con sentenza passata in giudicato. Si tratta, insomma, di una sorta di condono tombale dal pagamento dei tributi.
Allora, ci chiediamo e dovremmo chiederci tutti: a quale contenzioso si riferisce questa norma ? Dove sta la reciprocità, se lo Stato rinuncia a tutto ? È o no diritto del Parlamento conoscere quante e quali cause sono in corso tra lo Stato e il Vaticano per l'applicazione dei tributi agli immobili di proprietà di quest'ultimo ? È o no diritto del Parlamento sapere di quali cifre parliamo ? Qual è l'entità del mancato gettito erariale ?
PRESIDENTE. Maestri, ha esaurito il tempo, per favore.
ANDREA MAESTRI. Quali sono le conseguenze di questo mancato gettito ? È una questione, signor Presidente, di trasparenza, di imparzialità, di democrazia fiscale e se vogliamo di...
PRESIDENTE. La ringrazio.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maestri 2.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno Andrea Maestri n. 9/3329-A/1 e Gregorio Fontana n. 9/3329-A/2.
MARIO GIRO, . Sull'ordine del giorno Andrea Maestri n. 9/3329-A/1 il Governo esprime un parere favorevole con la seguente riformulazione del dispositivo: «a prevedere che da parte delle amministrazioni competenti sia garantito il controllo assiduo sull'applicazione sul territorio italiano della Convenzione con particolare riferimento alla disciplina contenuta nell'articolo 6 della Convenzione stessa, relativa all'esenzione dai tributi per gli immobili della Santa Sede individuati nel paragrafo 1».
Sull'ordine del giorno n. 9/3329-A/2 Gregorio Fontana il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Andrea Maestri n. 9/3329-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3329-A/2, accettato dal Governo.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Andrea Maestri. Ne ha facoltà, per due minuti.
ANDREA MAESTRI. Signor Presidente, registriamo con una certa preoccupazione il voto contrario a un emendamento come il nostro che proponeva, semplicemente, di aggiungere una funzione di monitoraggio e di vigilanza della Corte dei conti sugli effetti finanziari di questa convenzione fiscale, in particolare dell'articolo 6, rispetto ai bilanci pubblici dello Stato e degli enti locali. Appena 75 voti favorevoli, speriamo che questi 75 deputati non siano gli unici deputati laici di quest'Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la Convenzione tra la Santa Sede e lo Stato italiano in materia fiscale al nostro esame si inserisce nella generale tendenza all'accrescimento del livello di cooperazione internazionale in ambito fiscale. Nella fattispecie significa avviare lo scambio di informazioni ai fini fiscali secondo la base aggiornata OCSE, istituire un sistema di tassazione dei proventi e delle attività finanziarie detenute presso enti che svolgono attività di natura finanziaria nello Stato della Città del Vaticano e, quindi, stabilire un meccanismo di regolarizzazione delle posizioni fiscali dei soggetti interessati dalla Convenzione con un distinguo fra persone fisiche e giuridiche. La natura dell'oggetto di tale Convenzione rappresenta per lo Stato italiano quella di poter avviare un processo di trasparenza finanziaria legato sia alle attività finanziarie che alle imposte, come previsto dal Trattato del Laterano, e che porti ad un dialogo internazionale sullo scambio delle informazioni con la Santa Sede, non comportando alcun maggior onere per il bilancio dello Stato. Ad incrementare il livello di cooperazione in ambito fiscale con un'armonizzazione sottesa agli standard OCSE tra due Paesi che interagiscono quotidianamente... scusi non riesco neanche a sentire la mia voce...
PRESIDENTE. Sì ha ragione. Vi chiedo di abbassare un po’ il tono della voce, per favore, colleghi. Per favore ! Aspetti, non ricominciamo finché non si abbassa il tono della voce.
Prego.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie. La Convenzione mira ad incrementare il livello di cooperazione in ambito fiscale con un'armonizzazione sottesa agli standard OCSE tra due Paesi che interagiscono quotidianamente a partire dalla gestione della sicurezza per arrivare a tutte le interconnessioni economiche dettate anche dalla posizione geografica. Si tratta di due Paesi che vogliono operare in un clima di fiducia nelle reciproche istituzioni anche nell'ottica della trasparenza fiscale internazionale.
Non a caso l'Italia è il primo Paese con il quale la Santa Sede stipula un accordo sullo scambio delle informazioni fiscali, seguito dall'accordo FATCA con gli Stati Uniti. Esso testimonia l'ottimo livello delle relazioni bilaterali e ne auspichiamo la ratifica con il nostro voto favorevole, poiché è utile alla ridefinizione dei rapporti stessi fra lo Stato italiano e la Santa Sede, in un'ottica di cooperazione adeguata ai tempi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. La Convenzione tra la nostra Repubblica e lo Stato della Città del Vaticano in materia fiscale ha un'importanza che oltrepassa le dimensioni dei redditi ai quali si applica, peraltro forse non così modeste come si potrebbe pensare. Ha, infatti, una valenza anche storica e politica, dal momento che, ovunque, in Europa, l'assoggettamento al fisco dello Stato dei redditi prodotti dalle attività e dagli immobili dei religiosi è stato un passaggio essenziale della modernizzazione. È forte, inoltre, la richiesta che anche la Chiesa faccia la sua parte nell'opera di risanamento finanziario della Repubblica, eliminando alcune sacche di privilegio a vantaggio di una più equa ripartizione del carico fiscale. Si spiega, forse, anche con la rilevanza di questo provvedimento di autorizzazione alla ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra Italia e Vaticano il fatto che sia stato portato all'attenzione della Camera solo sei mesi dopo la firma e sia oggi già in Assemblea, a meno di un anno. La Convenzione all'esame riguarda l'acquisizione di informazioni fiscalmente rilevanti che concernono il personale religioso e i dipendenti laici della Santa Sede che risiedono nel territorio del nostro Paese, nonché varie istituzioni ecclesiastiche dotate di portafoglio, esclusi gli immobili sotto controllo diretto della Santa Sede e alcuni immobili menzionati dai Patti lateranensi. È previsto che le informazioni acquisite attraverso le procedure contemplate dalla Convenzione restino segrete. La Convenzione definisce, altresì, procedure per il recupero delle somme dovute da coloro che hanno depositato denaro negli istituti creditizi della Santa Sede, evitando così di corrispondere quanto avrebbero dovuto qualora avessero aperto i propri conti nelle banche della Repubblica. Le finalità di equità sociale ci paiono del tutto legittime, soprattutto alla luce dei grandi sacrifici richiesti per il risanamento della finanza pubblica del Paese. Occorrerà vedere, tuttavia, come l'Accordo verrà concretamente, poi, applicato. Per tutti questi motivi Lega Nord non si opporrà alla ratifica ed esecuzione di questa intesa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente, siamo naturalmente favorevoli a questa ratifica, che fa fare un passo avanti significativo alle relazioni economiche fra il Governo, lo Stato italiano e lo Stato della Città del Vaticano. Io credo che i Patti lateranensi, ancor prima la Legge delle guarentigie, non siano oggi in discussione; è in discussione, invece, come ricordava già bene la collega Fucsia qualche minuto fa, il primo accordo bilaterale fra lo Stato del Vaticano e un altro Stato straniero, come nei confronti del Vaticano, ovviamente, è l'Italia. È una Convenzione che va nella direzione giusta, in quanto rappresenta un passo importante per il sistema giuridico fiscale, per renderlo più conforme agli standard internazionali, cose di cui più volte ci si è lamentati in passato, anche in quest'Aula, e certamente circostanza lodevole è che questa ratifica avvenga in tempi insolitamente solleciti, a pochi mesi dalla firma dell'Accordo. Per tutte queste ragioni esprimo il nostro convinto voto favorevole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Molto brevemente, come ha detto qualche collega prima di me, questo Accordo ha un valore anche storico, perché è stato stipulato dai due Governi nel 1o aprile 2015 e si tratta del primo accordo di un Governo con la Santa Sede per un rispetto dello standard internazionale in materia di scambio di informazioni di natura fiscale. È collegato agli altri due Accordi, uno votato ieri e uno che voteremo fra poco, con il Principato di Monaco e con il Liechtenstein, perché collegato alla piena riuscita della . In realtà, la Santa Sede si discosta dai due Stati oggetto degli altri Accordi che ho appena citato.
La Santa Sede non è uno Stato in e quindi non ha bisogno dell'avvio dell'Accordo per il dimezzamento dei tempi delle contestazioni e per le relative sanzioni, però è chiaro che, senza un accordo di libero scambio di informazioni, sarebbe difficilissimo portare avanti tutta la procedura della credo sarebbe impossibile. Quindi, è chiaro che è collegato alla procedura della così come è collegato alla trasparenza della circolazione di capitali fra l'Italia e la Santa Sede. Ed è per questo che Area Popolare voterà a favore di questo Accordo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Archi. Ne ha facoltà.
BRUNO ARCHI. Grazie Presidente. Anche il gruppo di Forza Italia esprimerà il voto favorevole alla ratifica di questa Convenzione, che recepisce, in linea con il processo in atto verso l'applicazione a livello globale della trasparenza nel campo delle relazioni finanziarie, lo standard internazionale in materia di scambio di informazioni di natura fiscale, ovvero l'articolo 26 del modello di convenzione dell'OCSE, con lo scopo di disciplinare la cooperazione amministrativa tra le autorità competenti delle due parti contraenti. Tale cooperazione ai fini fiscali è resa, infatti, possibile anche in relazione alle riforme introdotte a partire dal 2010 e alla creazione presso la Santa Sede di istituzioni con specifiche competenze in materia economica e finanziaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Siamo davanti a un Accordo che ha un po’ il classico odore degli accordi che si fanno da quando questo Governo è in piedi, ovvero un Accordo che ha una parte assolutamente valida e una parte che non ci piace affatto.
Partiamo da quella valida. In effetti, per la prima volta, si riesce a ottenere un Accordo con il Vaticano per creare un minimo di trasparenza in uno di quei Paesi che viene ritenuto con i più grandi flussi di evasori con cui noi abbiamo relazioni strette. Abbiamo fatto in passato Accordi del genere con altri Paesi, in altri paradisi fiscali. Nella Città del Vaticano si stimano esserci, ad una analisi anche abbastanza al ribasso, circa 200 miliardi di capitali italiani, miliardi che probabilmente con questo Accordo potrebbero, in piccola parte, ma comunque in parte, essere recuperati. C’è tutta una parte anche relativa alla sanatoria sostanzialmente di alcune posizioni fiscali legate sia a personale direttamente collegabile alla Città del Vaticano, che ad italiani, quindi alla doppia imposizione in sostanza.
La parte che non ci piace è quella relativa all'articolo 6. Un articolo che ribadisce la necessaria applicazione dei Patti Lateranensi nella quota relativa agli immobili; non ci piace e non ci può piacere mai, nonostante il pregresso storico a cui spesso vi appellate. Io ne parlai pure in Commissione con voi di questo Accordo e mi rispondeste «non possiamo certamente, all'improvviso, cancellare i Patti del Laterano»; è chiaro che non si possono cancellare all'improvviso, ma si può iniziare a dare un segnale di disgelo verso gli italiani, non verso il Vaticano. Qui parliamo di uno Stato, la Città del Vaticano, che non ha certamente problemi economici. Certamente non ha i problemi economici che ha il nostro Paese in questo momento e pensare di mantenere ancora un regime speciale per gli immobili del Vaticano rispetto agli italiani che, invece, questi paradisi fiscali non li trovano mai, credo che sia un pochettino fuori tempo ormai. L'articolo 6 ribadisce purtroppo questo, ribadisce l'esenzione, ribadisce che il nostro Paese non disturberà gli affari del Vaticano sul nostro territorio e io credo che questo non sia giusto. Per questi motivi, quindi (una parte che riteniamo positiva, una parte che riteniamo negativa), noi ci asterremo su questo provvedimento e chiediamo al Governo un pochettino più di coraggio quando c’è da attaccare delle sacche di evasione grosse come quelle che, purtroppo, verifichiamo sia con la Città del Vaticano, sia con tutti gli altri Paesi con cui stiamo facendo accordi (la Commissione affari esteri in questo momento è invasa da accordi che si occupano proprio di questo).
Ci vuole più coraggio perché non può essere un Accordo, che ormai ha parecchi e parecchi anni, a vincolare un Paese a mantenere un regime che non è logico e non ha alcun tipo di attinenza con la vita reale degli italiani e quindi chiediamo un po’ più forza in tal senso.
Ci asterremo su questo Accordo con la Santa Sede e chiediamo, lo ribadisco, in futuro, di avere un trattamento differente per quanto riguarda gli Accordi con il Vaticano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Franco Cassano. Ne ha facoltà.
FRANCO CASSANO. Grazie, Presidente. Vorrei sottolineare che la Convenzione tra la Santa Sede e lo Stato italiano in materia fiscale si inserisce nella generale tendenza all'accrescimento del livello di cooperazione internazionale in ambito fiscale attuata attraverso Accordi appositi miranti al raggiungimento di una maggiore trasparenza nelle relazioni finanziarie tra gli Stati, secondo gli standard stabiliti dall'articolo 26 del Modello di Convenzione dell'OCSE. La Convenzione, a partire dalla data dell'entrata in vigore, consentirà il pieno adempimento, con modalità semplificate, degli obblighi fiscali relativi alle attività finanziarie detenute presso enti che svolgono attività nella Santa Sede, attraverso talune persone fisiche e giuridiche finalmente residenti in Italia. Per il passato è prevista, per le stesse attività, una procedura di regolarizzazione avente i medesimi effetti stabiliti dalla legge del 15 dicembre 2014. La Convenzione, inoltre, permetterà l'emersione di attività finanziarie di tali soggetti in relazione alle quali vi siano obblighi di determinazione e versamento delle imposte, generando effetti positivi per l'erario, prudenzialmente stimati anche perché correlati alla potenziale emersione di attività finanziarie pregresse. Vorrei soprattutto, però, sottolineare che restano salve le disposizioni previste dall'articolo 16 nel Trattato del Laterano che stabilisce alcune garanzie specifiche in favore di alcuni edifici tassativamente indicati negli articoli dal 13 al 16 dello stesso Trattato e situati, ad eccezione di alcuni, nelle zone cosiddette extraterritoriali ovvero beneficiarie delle immunità riconosciute dal diritto internazionale alle sedi degli agenti diplomatici di Stati esteri.
La Convenzione attua, inoltre, quanto previsto dal Trattato del Laterano relativamente all'esenzione dalle imposte per gli immobili della Santa Sede indicati nello stesso Trattato.
Infine, è integrato nella Convenzione lo scambio di note del luglio 2007 tra il Ministero degli affari esteri e la Segreteria di Stato che prevede la notifica per via diplomatica degli atti tributari ad enti della Santa Sede. Tale scambio di note dovrà essere opportunamente menzionato nel titolo del provvedimento.
Comunque, sottolineo, come già avvenuto nel corso dell'iter in Commissione, che l'Accordo registra doverosamente un processo di risanamento virtuoso avviato da parte delle massime istituzioni ecclesiastiche già nel 2010, nel corso del pontificato di Benedetto XVI.
Quanto alle garanzie che la Convenzione assicura a specifici immobili, essi si spiegano alla luce delle disposizioni tuttora vigenti del Trattato del 1929 che, nel risolvere la cosiddetta questione romana, a fronte delle penalizzazioni territoriali subite dal Vaticano, prevedeva talune garanzie in funzione risarcitoria. Da questo punto di vista, la stessa Corte di cassazione italiana ha riconosciuto l'inadempienza su tale terreno alla luce delle piena vigenza del Trattato.
Auspico a nome del gruppo, pertanto, un parere favorevole all'approvazione di questo provvedimento che è pienamente in linea con i processi in atto verso l'affermazione, a livello globale, della trasparenza nel campo delle relazioni finanziarie e che recepisce il più aggiornato standard internazionale in materia di scambio di informazioni fiscali .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3329-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Comunico che il 13 marzo è deceduto l'onorevole Luca Cafiero, già membro della Camera dei deputati dall'VIII alla IX legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che rinnovo anche a nome dell'intera Assemblea.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3512-A: Ratifica ed esecuzione dei seguenti accordi in materia ambientale: Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Doha l'8 dicembre 2012; Accordo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'Islanda, dall'altra, per quanto concerne la partecipazione dell'Islanda all'adempimento congiunto degli impegni dell'Unione europea, dei suoi Stati membri e dell'Islanda per il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Bruxelles il 1o aprile 2015; Protocollo relativo alla cooperazione in materia di prevenzione dell'inquinamento provocato dalle navi e, in caso di situazione critica, di lotta contro l'inquinamento del Mare Mediterraneo, fatto alla Valletta il 25 gennaio 2002; Decisione II/14 recante emendamento alla Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, fatta ad Espoo il 25 febbraio 1991, adottata a Sofia il 27 febbraio 2001; Decisione III/7 recante il secondo emendamento alla Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, fatta ad Espoo il 25 febbraio 1991, adottata a Cavtat il 1o – 4 giugno 2004; Protocollo sulla valutazione ambientale strategica alla Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, fatta ad Espoo il 25 febbraio 1991, fatto a Kiev il 21 maggio 2003.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione .
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri che sono in distribuzione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere delle Commissioni.
STELLA BIANCHI, . Presidente, mi ricorda lei gli emendamenti ?
PRESIDENTE. Assolutamente. Emendamento Busto 4.2 ?
STELLA BIANCHI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento 4.100 delle Commissioni ?
STELLA BIANCHI, . Parere favorevole.
SILVIA VELO, Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Sta bene. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto sull'emendamento Busto 4.2, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busto 4.2, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere sull'emendamento 6.100 delle Commissioni.
STELLA BIANCHI, . Parere favorevole.
SILVIA VELO, Presidente, parere favorevole.
PRESIDENTE. Sta bene. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 delle Commissioni, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
Qual è il parere del Governo ?
SILVIA VELO, Ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3512-A/1, parere contrario. Ordine del giorno Carrescia n. 9/3512-A/2, parere favorevole con una riformulazione, aggiungendo ad «intensificare», «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica ogni azione che favorisca».
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3512-A/1, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3512-A/1, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baradello. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BARADELLO. Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Presidente, preannunziando voto favorevole, se mi consente chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Sta bene. Colleghi però, per favore, il tono della voce, altrimenti spendiamo soltanto tempo per i richiami.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Agostino. Ne ha facoltà.
ANGELO ANTONIO D'AGOSTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Scelta Civica voterà a favore del disegno di legge presentato dal Governo che ratifica e dà esecuzione ai sei Accordi internazionali in materia ambientale. Ringraziamo il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Galletti e degli affari esteri e della cooperazione internazionale Gentiloni per aver dato un impulso alla presentazione di tale disegno di legge, e per l'impegno che costantemente profondono sui temi ambientali. L'Esecutivo conferma così la sua particolare sensibilità su questo versante, ponendosi in linea con gli altri Paesi europei...
PRESIDENTE. Mi scusi, collega ! Mi scusi, collega D'Agostino. Colleghi, per favore il tono della voce. Liberiamo i banchi del Governo, per favore. Aspetti un attimo, altrimenti è inutile che andiamo avanti. Grazie. Prego collega D'Agostino.
ANGELO ANTONIO D'AGOSTINO. E con tutti quegli Stati che si sono dimostrati più attenti alla salvaguardia del nostro pianeta.
Con l'approvazione dell'Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto si apre una nuova fase che vedrà anche l'Italia partecipe fino al 2020 dello sforzo teso a ridurre le emissioni di gas inquinanti, e di conseguenza il riscaldamento globale. Auspichiamo che questo emendamento venga presto ratificato dagli altri Paesi mancanti, fino a raggiungere la quota di 144 necessaria affinché possa entrare in vigore. Di eguale rilevanza il Protocollo sulla valutazione ambientale strategica alla Convenzione sulla valutazione ambientale in un contesto transfrontaliero fatto a Kiev.
Con il disegno di legge in esame recepiamo anche il Protocollo relativo alla cooperazione in materia di prevenzione e dell'inquinamento provocato da navi firmato a La Valletta. Questo nuovo Protocollo attribuisce particolare attenzione alla prevenzione dell'inquinamento e alla cooperazione regionale, con l'obiettivo di ridurre significativamente la frequenza e l'impatto dell'inquinamento ambientale marino.
Colleghi, l'integrazione della tutela ambientale deve continuare ad essere un punto fermo dell'azione di Governo; requisito indispensabile affinché tale integrazione si consolidi ulteriormente è la costante implementazione delle misure a tutela dell'ambiente. Ci aiuta a tal fine la consapevolezza che l'ambiente sta diventando un vero e proprio propulsore di sviluppo, grazie alla sua costante integrazione con le politiche economiche, energetiche ed industriali. Un modello di sviluppo basato sul fossile non è più sostenibile: occorre puntare ancora di più sulle tecnologie che producono energia usando il vento, il sole e anche la forza del mare. Siamo convinti che per edificare un sistema economico e sociale sostenibile, specie per le future generazioni, occorra scommettere ancora di più sulle energie rinnovabili.
Signor Presidente, Papa Francesco ha a più riprese affermato l'esistenza di un vero e proprio diritto dell'ambiente, che è un bene collettivo patrimonio dell'intera umanità. Ogni danno all'ambiente, ha detto il Santo Padre, è un danno all'umanità: siamo chiamati ad una responsabilità che non può che essere trasversale, che richiede un'efficace collaborazione all'interno dell'intera comunità internazionale. Con l'approvazione di questo disegno di legge il nostro Paese dimostra di tenere a cuore le sorti del pianeta e dà il suo ulteriore contributo per affermare il diritto, soprattutto delle nuove generazioni, a vivere in un ambiente sano. Scelta Civica non mancherà di supportare questo Governo, ogni qual volta in sintonia con la comunità internazionale si muoverà in direzione dell'ulteriore salvaguardia del pianeta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alli. Ne ha facoltà.
PAOLO ALLI. Presidente, svolgo solo alcune brevi considerazioni in merito ad un provvedimento per il quale il gruppo di Area Popolare voterà a favore. Una ratifica lodevole, perché tocca tematiche molto importanti quali quelle ambientali, su cui il nostro Paese ha sempre dimostrato grande sensibilità e il nostro Parlamento si è dimostrato sempre molto attivo.
Faccio una considerazione di merito e una di metodo. Quella di merito è che è certamente importante ratificare queste Convenzioni firmate, che riguardano cambiamenti climatici, protezione del mare, valutazioni ambientali e strategiche, quindi argomenti molto delicati; però, sinceramente che si debba ricorrere ad un disegno di legge di ratifica per mettere ordine nella materia è sinceramente quanto meno strano. All'articolo 4 si definisce, attraverso gli emendamenti che sono stati introdotti, la necessità di adottare una strategia nazionale per lo sviluppo a bassa emissione di carbonio: domandiamoci se non serva una riorganizzazione di tutta questa materia, un riordino, un intervento più organico, in particolare sui temi di Kyoto e dei cambiamenti climatici; perché, ripeto, se si deve ricorrere ad un disegno di legge di ratifica per istituire una strategia nazionale, mi sembra che ci sia qualcosa da correggere nell'impianto normativo sulle tematiche ambientali.
La seconda considerazione è sul metodo. Ci sono, tra queste sei ratifiche, due provvedimenti che vengono ratificati in modo tempestivo: quello dell'Accordo UE-Islanda fatto nel 2015 e quello relativo all'Emendamento di Doha al protocollo di Kyoto del 2012; e quattro ratifiche assolutamente tardive, i cui provvedimenti risalgono agli anni tra il 2001 e il 2004.
Qui, ce lo siamo detti anche in altre occasioni, si rivela la necessità di intensificare il lavoro di recupero di queste ratifiche e dare più attenzione in futuro ad essere tempestivi, soprattutto su tematiche importanti come queste.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Grazie Presidente. Finalmente anche noi ci accingiamo a ratificare e ad approvare definitivamente una serie di accordi in materia ambientale, tra i molti quello più importante è, probabilmente, l'Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto. Io voglio ricordare che tra i Paesi europei soltanto l'Italia e la Polonia non avevano ancora ratificato questo emendamento, che è significativo perché impegna i Paesi sottoscrittori a rispettare gli impegni, peraltro già assunti dal pacchetto 20-20-20, quindi una riduzione del 20 per cento delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 nel periodo che va dal 2013 al 2020; successivamente al 2020, ovviamente, come è noto, dovranno valere gli impegni internazionali assunti in sede di COP 21 nel dicembre scorso.
Da segnalare che l'articolo 4, del disegno di legge che stiamo approvando, consente di attuare in ambito nazionale le disposizioni del regolamento europeo che prevede tra l'altro che ogni Stato membro elabori la propria strategia nazionale di sviluppo a basse emissioni di carbonio. È importante che l'esame del provvedimento in Commissione abbia consentito di migliorare il testo, prevedendo che la strategia nazionale di sviluppo a basse emissioni di carbonio, prima della sua adozione, debba passare attraverso un'ampia consultazione pubblica ed essere sottoposta al parere delle Commissioni parlamentari. Vale la pena di sottolineare come gli impegni nazionali e internazionali di riduzione delle emissioni di carbonio non possono e non potranno che tenere conto dei nuovi recenti obiettivi, stabiliti a Parigi il dicembre scorso in sede di COP 21; in questo senso dovranno essere ben più stringenti e ambiziosi di quelli attuali. Sotto questo aspetto è indispensabile che questi impegni si traducano in un'effettiva accelerazione verso un modello di sviluppo realmente sostenibile, che passi prioritariamente verso una drastica riduzione dell'utilizzo delle fonti fossili, delle emissioni climalteranti e di un graduale, ma rapido superamento dei sussidi diretti e indiretti che ancora oggi vengono concessi a quei settori che maggiormente utilizzano i combustibili fossili, ossia proprio quelle fonti responsabili di gran parte delle emissioni di CO2, che la comunità internazionale si è impegnata a ridurre drasticamente.
Noi crediamo che sia fondamentale, per quanto riguarda il nostro Paese, che si debba rivedere prima possibile l'attuale strategia energetica nazionale. Fa piacere che quando si parla di questioni ambientali vi sia una sorta di unanimità in questo Parlamento; anche oggi questi provvedimenti sono stati votati con il pieno di luci verdi dei nostri tabelloni, però, insomma, al di là dell'appoggio formale che noi giustamente diamo a queste risoluzioni, bisogna ricordare che dovremmo essere conseguenti nel nostro Paese rispetto agli impegni internazionali che noi prendiamo, e qui vi è un elemento di crisi, perché il nostro Paese non brilla per l'attuazione di strategie che contrastano le emissioni climalteranti in modo sostanziale. Faccio un chiaro riferimento: tra pochi giorni il nostro Paese sarà chiamato ad esprimersi sul referendum contro le trivelle, che è un elemento fondamentale per quanto riguarda gli impegni che stiamo prendendo, perché con una mano non si può votare verde per sottoscrivere gli accordi internazionali per abbassare le emissioni e con l'altra, invece, si fa segno di non andare a votare al referendum del 17 aprile contro le trivelle ! Credo che bisogna essere coerenti e i colleghi che vanno in giro per il nostro Paese a dire che non bisogna partecipare a quel referendum si assumono una gravissima responsabilità, perché è dovere di chi rappresenta il popolo nelle istituzioni incoraggiare la partecipazione alle competizioni elettorali, in modo particolare di democrazia diretta come i referendum. Soprattutto in questo referendum, che è strettamente correlato alle questioni di cui stiamo discutendo oggi !
Non bisogna essere ipocriti; se siamo d'accordo a ridurre le emissioni bisogna che la politica incentrata sui combustibili fossili e sull'estrazione dei combustibili fossili, come si sta facendo in Italia con le trivelle, deve essere battuta ! I cittadini lo possono fare il 17 aprile !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Archi. Ne ha facoltà.
BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. Nel preannunciare il nostro voto favorevole, mi volevo soffermare sul primo degli accordi in esame, l'Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto, che istituisce un secondo periodo di impegni 2013-2020 attraverso la modifica e l'integrazione dell'allegato B del Protocollo, aggiungendo il trifluoruro di azoto all'elenco di gas a effetto serra contemplati dal Protocollo, agevolando un rafforzamento unilaterale degli impegni delle singole parti. Ad oggi l'Emendamento è stato ratificato da 60 Paesi, ma affinché entri in vigore è necessario che venga ratificato da 144 parti.
Il secondo periodo di impegni cui fa riferimento l'Emendamento di Doha riguarda circa il 14 per cento delle emissioni globali, dal momento che soltanto gli Stati membri dell'Unione, a parte noi e la Polonia, altri Paesi europei e l'Australia si sono impegnati in tal senso, mentre gli Stati Uniti, la Russia, il Canada, il Giappone e i Paesi in via di sviluppo non hanno assunto impegni. I Paesi che non hanno assunto impegni ai sensi del Protocollo di Kyoto ne hanno presi altri di natura volontaria fino al 2020 ai fini dell'azione per il clima. Circa il periodo posteriore al 2020 il nuovo accordo sul clima applicabile a tutti i Paesi è stato adottato nel corso della riunione di Parigi del dicembre del 2015. Per l'Unione e i suoi Stati membri la ratifica dell'Emendamento di Doha non comporta alcun nuovo impegno rispetto a quelli fissati nel pacchetto sul clima e sull'energia, ossia una riduzione del 20 per cento delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990. Rispetto all'iter svolto nelle Commissioni parlamentari ricordo l'osservazione espressa nel parere della Commissione agricoltura concernente l'opportunità di prevedere, al fine di dare piena applicazione alla nuova normativa proposta, alcune misure di valorizzazione delle attività degli istituti di ricerca scientifica, istituzionali o indipendenti, delle organizzazioni e degli esperti del settore agricolo per promuovere una programmazione degli interventi in agricoltura, con riferimento ai cambiamenti climatici, come la transizione verso l'agro-ecologia e le pratiche resilienti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Grazie Presidente. Affrontiamo un tema cardine di ogni politica, quello della casa comune che è l'ambiente. Le ratifiche internazionali: vuol dire che tutti i popoli cercano di capire dove stanno vivendo. In Italia facciamo molta fatica a parlare di casa, tanto che addirittura cerchiamo di tirare via la casa degli italiani con provvedimenti iniqui, contro i quali solo il MoVimento 5 Stelle si è opposto ricevendo sanzioni per oltre trenta deputati per aver difeso la casa degli italiani. Per cui c’è un provvedimento davvero discordante rispetto poi a quella che è la politica reale che pratica questo Governo. Bene, però, che se ne parli, l'ambiente è la nostra casa appunto, è una casa che va difesa, perché è l'unica che abbiamo. Noi siamo una delle milioni di specie su questo pianeta, ma siamo una specie particolarmente parassita. Nonostante si sia spiegato bene a Parigi, si sia parlato non solo di clima, ma proprio di ambiente, c’è qualcuno che invita ad astenersi al referendum sulle trivellazioni indicando proprio di non andare a votare, proprio per non far raggiungere questo questa possibilità di dare un segnale forte per la difesa dell'ambiente, che non può passare più dalle fonti fossili. Ricordiamo al Governo che un miliardo di euro investito in risparmio energetico, quindi consumare meno energia, dà oltre 18 mila posti di lavoro sulla base di uno studio fatto dal Cresme e ripreso dal Comitato indagine sulla mentre lo stesso miliardo investito in fonti fossili non dà più di 500 posti di lavoro. Quindi chi va a votare per il referendum e vota sì difende 17 mila posti di lavoro ogni miliardo investito e questi sono dati ormai più che scientifici; chi li nega davvero nega la difesa del lavoro, perché forse il lavoro lo vuole tenere in mano lui per usarlo a scopo di consenso .
Noi con questa ratifica portiamo il tema sul pianeta, su questo grande malato, in cui l'uomo, però, ha fatto e disfatto; l'uomo ha l'intelligenza, l'uomo può percorrere tutto il pianeta; a differenza di molte altre specie animali, si rende conto che si stanno sciogliendo i ghiacciai, si alza il clima, l'olio, questo petrolio, che si accumula, anche in piccole quantità, anche senza incidenti, nei corpi idrici e, quindi, l'acqua non evapora più e quindi il mare si sta gonfiando. Il pianeta si sta difendendo dall'uomo, il mare si gonfia, il mare accumula, per esempio, i fertilizzanti, l'azoto, che usiamo in grandi quantità per allevare gli animali. Quindi, è inutile che diciamo: bisogna lasciare libero arbitrio nelle scelte. Il libero arbitrio ce l'abbiamo perché continuiamo a pubblicizzare delle scelte scellerate, continuiamo a spingere su un'alimentazione basata sulla carne e sugli allevamenti, che sono, da soli, il 30 per cento delle emissioni; quindi, il pianeta si difende, accumula l'acqua nel mare, accumula l'azoto che va a finire nei sedimenti marini e non torna più verso poi quella che è la vita, verso le varie specie, perché il pianeta ha visto che c’è un attacco e si difende, si tiene l'acqua, si tiene l'azoto, noi ne utilizziamo troppo per far crescere il mais e farlo diventare alto dieci metri, ma poi non lo mangiamo neanche, lo diamo agli animali allevati in maniera intensiva, allevati con crudeltà, e quindi chiudiamo queste cose.
Per cui, bene che in qualche modo si parli di clima, ma ricordiamoci che poi dev'esserci, appunto, la concordanza su tutto. Invitiamo tutti ad andare a votare al referendum; non ai referendum su nessuno perché nessuno è importante, nessuno è importante su questa terra se non proprio l'esistenza della nostra specie, l'esistenza del pianeta stesso. Quel referendum è una base, così come la difesa della vita, la difesa dell'acqua pubblica, che lo stravolgimento della legge sulla ripubblicizzazione dell'acqua, fatto dal Partito Democratico, e ancor più il decreto Madia sulla uccisione dei servizi pubblici, minano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zardini. Ne ha facoltà.
DIEGO ZARDINI. Grazie Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi. Nel chiedere l'autorizzazione, Presidente, alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento vorrei passare in rassegna alcuni degli elementi più importanti di questi provvedimenti legati alle materie ambientali, che andiamo a ratificare con il provvedimento di oggi.
È stato detto che il più importante è l'Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto: Protocollo di Kyoto, appunto, che ha avuto questo emendamento dalla XVIII Conferenza delle parti, tenuta a Doha, in Qatar, nel 2012, che introduce questo prolungamento del periodo di impegno dal 2013 al 2020; inoltre, introduce anche il trifluoruro di azoto tra l'elenco dei gas a effetto serra contemplati dal Protocollo e un rafforzamento unilaterale degli impegni delle singole parti.
È stato detto, anche da parte dei colleghi che mi hanno preceduto, che c’è ancora molta strada da fare su questi campi, però io vorrei anche ricordare che il nostro Paese, soprattutto per esempio alla Conferenza delle parti di Parigi del dicembre scorso, ha tenuto una posizione assolutamente innovativa, importante e direi fondamentale anche per il futuro del nostro pianeta: l'Italia dentro l'Europa e l'Europa dentro il complesso delle nazioni parti del Protocollo di Kyoto ha sempre avuto un ruolo di fondamentale importanza per ottenere risultati importanti e soprattutto vincolanti. Già anche nel disegno di legge che andiamo a ratificare oggi abbiamo un aggancio specifico per quanto riguarda, appunto, il comma 3 dell'articolo 4, legato agli impegni che ci sono stati alla Conferenza di Parigi: il contenimento dei due gradi e, in prospettiva, del grado e mezzo dell'aumento della temperatura globale, pre-rivoluzione industriale.
Abbiamo anche introdotto, diciamo così, attraverso anche la discussione delle Commissioni, una partecipazione da parte del pubblico, attraverso i siti web del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero dello sviluppo economico e, soprattutto, anche il parere delle Commissioni parlamentari competenti per la strategia nazionale.
Io credo che questi siano elementi di fondamentale importanza, che vanno a inserirsi anche in un quadro altrettanto importante: il nostro Paese ha già raggiunto con quattro anni di anticipo la quota, gli obiettivi di produzione da fonti di energie rinnovabili al 17 per cento, ed era la quota che spettava al nostro Paese anche perché, sotto il profilo dell'efficienza energetica, se noi consideriamo la produzione di PIL attraverso l'utilizzo di energia, siamo tra i Paesi più efficienti al mondo.
Da questo punto di vista, quindi, penso che il nostro impegno debba pur continuare, ma senza strumentalizzazione alcuna, in modo da consentirci (se ci mettiamo assieme, tutto il Parlamento) di fare dei passi avanti importantissimi nel contesto di un quadro internazionale, che ci consenta di raggiungere degli obiettivi importanti.
Il provvedimento tiene conto anche di una serie di altri accordi internazionali, riguardanti le misure contro l'inquinamento del mare Mediterraneo, che consentono un approccio più globale, che va nella direzione di una cooperazione regionale maggiore, attraverso una informazione maggiore e un modo di affrontare le emergenze (ad esempio facendo in modo che tutte le navi siano dotate di un piano di emergenza che possa consentire la riduzione di inquinamento anche del nostro mare).
L'ultima serie di emendamenti e protocolli riguarda la Convenzione sulla valutazione d'impatto ambientale in contesto transfrontaliero, un elemento evidentemente di criticità, e questo protocollo VAS va nella direzione giusta. Peraltro, seppure c’è stato un ritardo nella ratifica, la normativa europea già contemplava queste misure. È per queste ragioni che penso sia importante approvare il disegno di legge di ratifica ed esprimo, da questo punto di vista, la posizione favorevole del Partito Democratico .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3512-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3332: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Principato del Liechtenstein sullo scambio di informazioni in materia fiscale, con Protocollo e Protocollo Aggiuntivo, fatto a Roma il 26 febbraio 2015.
Ricordo che nella seduta del 29 marzo si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato .
Qual è il parere del Governo sull'unico ordine del giorno presentato ?
ANDREA OLIVERO, Signor Presidente, sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3332/1, il Governo esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3332/1, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo al nostro esame, siglato a Roma il 26 febbraio 2015 dall'Italia e dal Liechtenstein, rappresenta un passo importante nella lotta all'evasione fiscale, in quanto pone in essere lo scambio di informazioni fiscali tra i due Paesi. In effetti, in questo modo, si pone fine al segreto bancario nel Liechtenstein, allorquando viene di fatto implementato il modello OCSE di « Vengono poste in essere azioni tese ad impedire l'occultamento di attività o di patrimoni che sono detenuti nel Principato e questo è in linea con l'azione del Governo, che ha attivato una serie di meccanismi, anche sul piano internazionale, per far sì che si possa recuperare al gettito fiscale quanto sinora era sconosciuto all'erario.
L'Accordo, infatti, si inserisce nel quadro della politica di trasparenza fiscale avviata dal Governo italiano sul piano internazionale, aprendo anche alla cosiddetta come per altre ratifiche che stiamo esaminando. Del resto, con il presente Accordo, il Liechtenstein esce fuori dalla ...
PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. ...e i cittadini italiani che intendono aderire alla non subiscono l'inasprimento sanzionatorio. Un incentivo a regolarizzarsi, che dovrebbe rinvigorire le casse dello Stato, cosa di cui abbiamo bisogno assieme ad un quadro di legalità fiscale sul piano internazionale e in un contesto di globalizzazione.
Nell'Accordo in questione sono definite le modalità di scambio di informazioni ed elencate le imposte che sono soggette a riscossione da parte dell'Italia – come IRPEF, IRES, IRAP, IVA, eccetera –, che fanno ben sperare in maggiori introiti per il nostro Paese, ma tralascia la trattazione dell'articolato, già evidenziato nella relazione illustrativa, per sottolineare come la ratifica del presente Accordo sia strategica per una futura applicazione dello scambio automatico delle informazioni secondo lo standard globale OCSE e per l'avvio di negoziati per una convenzione contro le doppie imposizioni fondamentale per l'attività dei nostri cittadini in un contesto geografico europeo sempre più prossimo.
Con queste considerazioni e convinta della necessità di una sempre maggiore armonizzazione fiscale a livello europeo, annuncio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Presidente, dichiarando il voto favorevole, chiedo nuovamente che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, intervengo per sottolineare brevemente il favore verso questo Accordo, assolutamente importante, stipulato fra l'Italia e un piccolo Stato europeo tradizionalmente considerato un paradiso fiscale.
L'Accordo va nella direzione giusta della trasparenza, di incoraggiare anche il rientro di capitali italiani eventualmente depositati in quel Paese e, per queste ragioni, esprimo il voto favorevole del gruppo di Scelta Civica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Anche il nostro gruppo voterà a favore della ratifica di questo Accordo. È stato ricordato dal collega Monchiero il suo valore simbolico: in un certo senso, tutto il movimento che ha portato alla conclusione di tutti gli Accordi di cui stiamo discutendo e sta portando alla conclusione di accordi simili in tutti gli altri Paesi europei deriva proprio dal Liechtenstein. Forse, non molti di voi ricordano lo scandalo che ci fu quando un impiegato delle banche in Liechtenstein ha venduto la lista dei depositanti al servizio segreto tedesco, che, poi, l'ha fatta circolare in Europa. Da allora, l'Unione europea si è posta il problema della lotta contro l'evasione fiscale così largamente diffusa.
Il Liechtenstein ha iniziato un nuovo percorso, un percorso di miglioramento dei rapporti con la comunità internazionale, abolendo la difesa ad ogni costo del segreto bancario e creando le condizioni per arrivare al risultato del quale noi oggi ci rallegriamo. Risultato che vuol dire che non sarà più possibile eludere il fisco italiano e scegliersi così, senza alcuna ragione, il luogo nel quale decidere di farsi tassare.
Oggi, la politica ha ancora una dimensione solo nazionale, ma la finanza ha una dimensione mondiale, quindi, i capitali si muovono liberamente e questo diminuisce la possibilità di chiamare i più ricchi alla solidarietà con i più poveri attraverso un'imposizione fiscale adeguata. In Europa, questo comincia a non essere più tanto vero: siamo lieti di questo risultato; questo rafforza anche i nostri rapporti di amicizia con un piccolo Paese, nel quale vivono, però, 2 o 3 mila italiani e che, quindi, è importante anche culturalmente per noi. Non chiudiamo un occhio sul fatto che questa è una prima tappa: c’è una tappa successiva.
La grande evasione fiscale, oggi, non si fa più con Liechtenstein, Andorra, Cayman perché le regolamentazioni richiedono che sia possibile, in qualche modo, dare l'impressione che esista lì uno stabilimento efficace. Si fa la grande evasione – quella di quella di –, scegliendo il luogo in cui farsi tassare in Paesi abbastanza grandi per poter legittimare l'idea che ci sia uno stabilimento effettivo e, tuttavia, abbastanza compiacenti per offrire condizioni di straordinario favore. Questa è la seconda tappa dei processi di armonizzazione fiscale verso la quale dobbiamo tendere e questa è una delle ragioni per le quali abbiamo bisogno, a livello europeo, di più coordinamento, di più armonizzazione e anche – come ha detto di recente anche il Ministro Padoan – di un Ministro europeo per la finanza e per l'economia.
Consenta, alla fine, che io esprima la mia personale soddisfazione, essendo stato per quattordici anni residente in Liechtenstein e avendo lasciato lì una parte importante della mia attività professionale come prorettore dell’: sono particolarmente lieto che questo tolga un'ombra ai rapporti fra Italia e Liechtenstein e accresca l'amicizia fra i nostri due popoli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Archi. Ne ha facoltà.
BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. Anche il nostro gruppo voterà a favore di questo accordo che si richiama al previsto modello OCSE e consente lo scambio di informazioni su richiesta relativamente a tutte le imposte, perché lo Stato a cui sono appunto richieste tali informazioni non può rifiutarsi di fornire allo Stato richiedente la collaborazione amministrativa per mancanza di interesse ai propri fini fiscali né può opporre il segreto bancario. La del protocollo aggiuntivo è quella di disciplinare le richieste di gruppo, consentendo di presentare richieste in relazione a categorie di comportamenti che fanno presumere l'intenzione dei contribuenti di nascondere al fisco italiano patrimoni o attività detenuti irregolarmente in Lichtenstein.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Chaouki. Ne ha facoltà.
KHALID CHAOUKI. Signor Presidente, ovviamente anche noi votiamo a favore di questo Accordo tra l'Italia e il Liechtenstein, l'abbiamo pronunciato in dieci modi diversi, ma la sostanza è assolutamente la stessa. Si favorisce la trasparenza e, soprattutto, la possibilità, finalmente, di introdurre nella un Paese che, come è stato detto, ha, al suo interno, diverse centinaia di realtà italiane; si favorisce il rientro anche di capitali e la lotta all'evasione. C’è anche la possibilità di fare delle cosiddette richieste di gruppi, pensiamo che, insomma, questo vada nella direzione di questo Governo e anche di questo Parlamento nel cercare, in modo concreto e deciso, di superare quello che è stato il tema dei paradisi fiscali. Come Partito Democratico voteremo a favore di questo Accordo .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3332, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3460: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro globale di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica socialista del Vietnam, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2012.
Ricordo che nella seduta del 29 marzo si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Intendo intervenire su questo Accordo e lo faccio sul primo articolo, poi chiaramente cercherò di spiegare i motivi che vedono il MoVimento 5 Stelle completamente contrario a questo Accordo tra l'Unione europea e la Repubblica socialista del Vietnam, perché, di fatto, si tratta di un piccolo TTIP che, in realtà, semplicemente, metterebbe in difficoltà e mette, già, in ginocchio le piccole e medie imprese che producono, ad esempio, riso e che, comunque, fanno parte del settore dell'agricoltura.
Lo voglio dire come piccola introduzione all'interno di quest'articolo 1, soprattutto per sottolineare, come sempre si fa, come sempre noi del MoVimento 5 Stelle facciamo, il fatto che, purtroppo, anche emendare questo testo non avrebbe alcun senso, anche perché è un accordo che viene fatto sopra le teste dei cittadini, è un accordo che dovrebbe essere emendato dai Presidenti del Consiglio dell'Unione europea che, però, chiaramente, sono a favore di questa assurdità, di questa stupidità del mercato libero che regola tutti i rapporti internazionali molto prima della sicurezza dei cittadini, molto prima dei diritti umani, molto prima di tutte quelle che dovrebbero essere le fondamenta di un'unione vera tra gli Stati. Lo voglio dire adesso, perché, secondo noi, abbiamo a questo punto tre scelte davanti a noi, cioè quella del tasto verde, quella del tasto bianco per l'astensione e quella del tasto rosso. Su accordi come questo ci dovrebbe essere un altro tasto che è quello nero, quello marrone che simboleggerebbe, praticamente, la fine di quello che è il nostro mercato interno, di quella che è la nostra economia delle piccole e medie imprese, l'economia nazionale, la nostra alimentazione di qualità e la nostra agricoltura di qualità. Purtroppo, questo fa parte di un ciclo di accordi internazionali di libero scambio che costa, ad esempio, a noi Italia, circa 30 miliardi di euro, perché fa parte degli accordi con l'Unione europea, tra Africa, Caraibi e Paesi del Pacifico. Ricordo che tutti voi avete votato il 12 giugno 2014 di stanziare trenta miliardi di euro da dare per fare questo tipo di accordi di libero scambio e diamo 30 miliardi di euro all'Unione europea per occuparsi di distruggere i nostri mercati interni . Lo voglio dire perché, ognuno, oggi, ad ogni voto che farà, deve avere questa responsabilità sulle spalle. Nel momento in cui andrà in corso questo accordo, noi avremo l'ennesima perdita di un settore nel quale siamo leader nel mondo, come quella produzione del riso .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato .
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3460/1 ?
ANDREA OLIVERO, Parere favorevole.
PRESIDENTE. Quindi, andiamo avanti ? Sì.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie Presidente, solo per annunciare il voto favorevole del mio gruppo parlamentare e per chiedere di poter consegnare il testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Sì, è autorizzata.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della mia dichiarazione di voto, Presidente, se è possibile.
PRESIDENTE. È autorizzato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rabino. Ne ha facoltà.
MARIANO RABINO. Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, di questo Accordo sono da rilevare in particolare una serie di valori fondamentali che le parti riconoscono e si impegnano a rispettare: la salvaguardia di diritti umani fondamentali, gli obiettivi internazionali di sviluppo, i valori della Carta delle Nazioni Unite e della dichiarazione di Parigi del 2005 sull'efficacia degli aiuti allo sviluppo.
Non si può non rilevare, inoltre, l'importanza del provvedimento che riguarda un Paese certamente lontano, ma che ha avuto un percorso storico travagliato, e necessita quindi anche di accordi di questo tipo che vanno in una direzione che permette di istituire un rapporto franco tra Paesi a livello bilaterale. Il Vietnam, passato dalla quarta alla seconda posizione quale nostro commerciale, come è noto, è un Paese in grande crescita economica e che ha avviato un significativo processo di riforme interne di ricollocazione strategica dal punto di vista delle alleanze internazionali.
Per tutte queste ragioni il gruppo di Scelta Civica per l'Italia dichiara convintamente il proprio voto favorevole, valutando positivamente le disposizioni dell'Accordo che puntano a garantire che il rafforzamento della cooperazione tra l'Unione europea e il Vietnam si realizzi in un contesto che assicuri la riduzione del divario economico tra le due aree e la tutela dei diritti umani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alli. Ne ha facoltà.
PAOLO ALLI. Grazie Presidente, qualche breve considerazione. Il Vietnam oggi è certamente un Paese fondamentale per gli equilibri geopolitici del Sud-Est Asiatico dove assistiamo a politiche espansionistiche messe in atto dalla Cina per aumentare il controllo nel Mar Cinese Orientale e nel Mar Cinese Meridionale e al crescere di tensioni con il Giappone. Il Vietnam è un Paese giovane, un Paese dinamico, con grandi potenzialità che può costituire un elemento di equilibrio in questa situazione che si fa sempre più complessa, anche se noi poco attentamente la osserviamo, purtroppo. Quindi, ben venga questo Accordo, un Accordo ampio che tocca tutti i settori, certamente quello dell'economia. Io devo dire che non credo che i rilievi del collega Sibilia sui problemi che questo Accordo potrebbe provocare alle nostre piccole imprese siano così importanti, in quanto già oggi moltissime nostre imprese scelgono il Vietnam come perché migliore e più affidabile e questo è anche una possibilità di differenziare un po’ rispetto al monopolio che la Cina, di fatto, esercita nel settore della concorrenza alle nostre piccole imprese.
Quindi, è certamente positivo anche sul piano economico, ma ovviamente il fatto che si tocchino tematiche come quella dei diritti umani e della lotta al terrorismo e della sicurezza internazionale e della pace, rendono l'Accordo ancora più significativo. Anche qui mi permetta, signor Presidente, di sottolineare come questo Accordo fatto solo, tra virgolette, nel 2012, viene ratificato da questo Parlamento a quasi quattro anni di distanza. Il tempo è prezioso, tre anni e mezzo, quattro anni, in uno sviluppo globale veloce come quello di questi tempi, sono un'eternità, dunque bisogna essere più tempestivi nella ratifica di questi accordi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Grazie Presidente. Nel dichiarare il voto di astensione e nel motivare il voto di astensione del gruppo di Sinistra Italiana, volevo rilevare ancora una volta come la prassi di costruire questi Accordi di partenariato da parte dell'Unione europea, in qualche modo, prova a mettere assieme cose che con i principi generali, cui si ispira un Accordo di questa natura, non c'entrano niente. Come al solito, c’è un dualismo esasperato tra quelli che sono i principi di un Accordo di cooperazione che investe settori strategici e fondamentali, sia per la storia di un Paese come il Vietnam, che per la sua collocazione geografica, che ne fanno un interlocutore strategico per il nostro Paese e per l'Unione europea in un'area come quella sud asiatica che diventa sempre più calda in questo periodo. È un Accordo che investe questioni che riguardano prevalentemente la cooperazione allo sviluppo, la cooperazione sotto il profilo culturale, il contrasto al traffico di armi, la cooperazione sul terreno delle migrazioni, un Accordo onnicomprensivo, che tiene dentro la possibilità di costruire con un Paese importante, come il Vietnam, delle relazioni stabili e certe.
Poi c’è una parte, invece, specifica, che è quella sul commercio, che si rifà agli standard degli accordi del WTO e che, in qualche modo, prova a costruire dentro queste relazioni asimmetriche tra Paesi in via di sviluppo e l'Unione europea (che contiene al suo interno alcuni tra i Paesi più sviluppati o industrializzati al mondo) un principio di commercio basato prevalentemente sullo sfruttamento delle risorse ambientali, sullo sfruttamento delle risorse umane, quindi sul terreno delle legislazioni del mercato del lavoro più favorevoli che in qualche modo, da questo punto di vista, agevolino gli investimenti in quei Paesi. Ecco questo è il motivo fondamentale della nostra astensione. Noi riteniamo che questo Accordo sia valido su tutte le parti precedenti e che non sia valido invece per quanto riguarda il titolo relativo agli accordi sul commercio.
Vorrei rassicurare il collega Sibilia, non è esattamente un piccolo TTIP, è un Accordo standard di partenariato come tutti quelli che sono stati fatti sul WTO, che sono tremendi dal punto di vista delle privatizzazioni, soprattutto per quello che accade – questo lo voglio dire – nei Paesi in via di sviluppo con cui stipuliamo questi accordi, ma che per quanto riguarda invece la nostra economia (per esempio, in questo caso, veniva citata l'importazione di riso), questo già accade. Nell'Accordo non sono inclusi eventuali riduzioni o sottrazioni di dazi doganali, ma la possibilità di costruire uno scambio già esistente, con politiche più convenienti per le nostre imprese in quel Paese.
Quindi, da questo punto di vista, il nostro voto di astensione è proprio per la contrarietà a questa parte all'Accordo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Archi. Ne ha facoltà.
BRUNO ARCHI. Grazie Presidente. Molto brevemente, noi voteremo a favore di questo Accordo, sottoscritto nel 2012, che rinnova l'attuale quadro giuridico di rapporti bilaterali risalenti al 1995, al fine di intensificare il dialogo politico e la cooperazione settoriale. Si punta, in particolare, a un rafforzamento degli scambi e degli investimenti, ma anche a incrementare la cooperazione in materia di giustizia, sviluppo sostenibile, migrazioni, lotta al crimine organizzato, istruzione e cultura. L'Accordo, ad oggi ratificato da tutti gli Stati membri dell'Unione europea, ad eccezione dell'Italia, della Francia e della Grecia, è destinato quindi non solo a integrare il quadro giuridico di riferimento della cooperazione bilaterale, ma prevede anche una parte politica comprensiva di importanti impegni in materia di tutela dei diritti umani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie Presidente. Questo è un Trattato mini TTIP tra l'Unione europea e la Repubblica Socialista del Vietnam; né più, né meno.
Chi è contrario al TTIP è per forza contrario anche a questo Trattato, per un motivo molto semplice: questo Trattato, mascherato con una sorta di cooperazione internazionale per ripristinare i diritti umani in Vietnam – cosa che non è, perché non accadrà, e adesso spiego anche il motivo – attraverso la cooperazione internazionale, in realtà fa soltanto una cosa: abbassa i dazi e, in particolare, prevede un dazio pari a zero per le importazioni di riso dal Vietnam nell'Unione europea, che, a dire del rapporto di Confagricoltura, quindi da chi il riso lo conosce e conosce le imprese che fanno riso, costerà all'Italia la mondiale sulla commercializzazione del riso. Arriveranno in Italia 80 mila tonnellate di riso dal Vietnam a dazio zero ! Questo è esattamente lo stesso procedimento che vi è stato per l'olio tunisino, del quale poi vi siete pentiti in corsa; lo state riproponendo oggi .
Allora, dobbiamo votare contro, se siete contrari all'invasione di merci, soprattutto senza controlli, senza qualità e a dazio zero. È la stessa cosa che è già accaduta con lo zucchero, in questo Paese: mentre, da un lato, si faceva l'Accordo (esattamente identico a questo) con la Cambogia, quindi si importava zucchero dalla Cambogia a dazio zero, dall'altra parte l'Unione europea finanziava i produttori e gli zuccherifici italiani per non produrre zucchero. Abbiamo chiuso tutti gli zuccherifici in Italia e abbiamo mandato in mezzo alla strada migliaia di famiglie ! Lo sapete benissimo, perché tutti venite dai territori dell'Emilia Romagna e sapete cosa è successo in quei territori a causa di questi trattati che oggi andate ad approvare .
È la stessa cosa, sono dei piccoli cavalli di Troia che ci passano sulla testa, che non si possono emendare e che non vengono pubblicizzati, non vengono «spinti», nessuno li commenta, perché fanno vincere il Dio mercato.
Questa è l'occasione per non approvare questo Trattato; è una cosa molto semplice, basta votare «no», ne abbiamo tutte le facoltà. Tra l'altro, come sempre si mette davanti il mercato rispetto a quelli che sono i diritti umani. Facciamo affari con un Paese, come la Repubblica del Vietnam, che ha venti reati che prevedono la pena di morte, ma ce ne freghiamo altamente, perché farà fare tanti soldini alle grandi multinazionali del riso. Questo è qualcosa che non possiamo accettare e quando ne abbiamo la facoltà, come oggi, di esprimere un voto su questa ratifica, il nostro voto deve essere contrario, perché altrimenti non serviranno delle proteste tra dieci anni, quando ci saremo resi conto che sta chiudendo la risaia a Vercelli, che abbiamo dei problemi a vendere il riso, che non abbiamo magari le coltivazioni giuste e che abbiamo dei diserbanti inquinanti perché dobbiamo produrre di più. È troppo tardi, lo dobbiamo fare adesso ! Lo so benissimo che è contraddittorio rispetto a quello che avete fatto fino ad adesso, perché questo Accordo fa parte degli accordi con i Paesi africani, caraibici e dell'Asia del Pacifico, per i quali voi, tutte le forze politiche, avete stanziato 30 miliardi di euro, dal 2014 al 2020, che il Paese non ha da destinare all'apertura dei mercati e che non rientreranno nel nostro Paese. Stiamo distruggendo un settore per il quale oggi, come commercializzazione di riso, si stimano 500 mila tonnellate; l'Italia è leader europeo. Se noi permetteremo a questo Accordo di andare avanti, perderemo una fetta di settore importantissimo per la nostra economia. È scritto qui dentro, riga per riga, in modo ovattato, ammantato da questa coltre di ipocrisia sui diritti internazionali, sulla compiacenza e sul fatto che ci saranno le riforme in Vietnam: nulla di vero ! È una guerra che è stata persa dagli Stati Uniti, quella del Vietnam, ma il mercato oggi sta vincendo. Quello che voglio chiedervi è di non pentirvene tra tre, quattro anni, quando avremo visto chiudere le risaie e le produzioni di riso del nostro Paese e quando la nostra fetta di mercato di 500 mila tonnellate, come ci dicono i dati di Confagricoltura, sarà ormai sparita. Non voglio che sia troppo tardi quando aprirete finalmente gli occhi, quindi vi chiedo un voto contrario, esattamente come farà il MoVimento 5 Stelle in coerenza. Questo è un piccolo TTIP: chi è contrario al TTIP, quindi alla distruzione del settore delle nostre piccole e medie imprese italiane, deve essere contrario per forza anche a questo Trattato.
Il nostro «no» è un no che diventa «sì», perché è un sì a favore delle PMI, un sì a favore del nostro mercato interno, un sì all'agricoltura di qualità e un sì alla nostra alimentazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Carrozza. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA CARROZZA. Presidente, onorevoli colleghi, noi del Partito Democratico annunciamo il voto favorevole alla ratifica di questo Accordo, che non è un trattato per il commercio, ma un Accordo di partenariato fra l'Unione europea e il Vietnam e sancisce anche un principio importante: l'Unione europea è attiva in termini di politica estera, che sembra anche in questi giorni essere oggetto di discussione. L'Italia è rimasta uno fra i pochi Paesi ancora a dover ratificare questo Accordo. Ricordo che quella del Vietnam è, dagli ultimi quindici, vent'anni, una delle economie più dinamiche del mondo, ed è stata per lunghi periodi la seconda al mondo per crescita percentuale dopo la Cina. Anche in questi ultimi anni di generale rallentamento, il tasso di crescita del Vietnam si è sempre mantenuto costantemente sotto il 6 per cento, è quindi un'economia dinamica in cui le nostre imprese manifatturiere sono molto attive e sono anche attivi i numerosi progetti di investimento per miliardi in quanto a valori di scambio commerciale fra l'Italia e il Vietnam. L'Italia è anche un Paese manifatturiero che ha bisogno di investire all'estero, ha bisogno di investire nel settore automobilistico, dei trasporti e nel settore dell'automazione industriale, e il Vietnam è sicuramente un Paese importante.
Vorrei anche ricordare che tra gli altri punti dell'Accordo ci sono quelli sulla cooperazione allo sviluppo – che per un Paese come il Vietnam è fondamentale –, mirata all'eliminazione della povertà, fattore che per noi non è secondario, ma fondamentale, e che tiene unita l'Unione europea. In merito alla crescita economica sostenibile – abbiamo oggi parlato di altri Accordi in campo ambientale –, anche questo Accordo contiene numerosi punti relativi alla crescita economica sostenibile e al rispetto dell'ambiente in previsione delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Inoltre, in merito agli articoli che pongono anche la cooperazione in materia giudiziaria, non credo che la Corte penale internazionale sia un elemento da considerare «in perdita», in termini di accordo fra l'Unione europea e il Vietnam.
Per tutti questi motivi, anche inclusa una cooperazione in campo culturale e universitario che prevede l'estensione del programma Erasmus Mundus al Vietnam, desidero annunciare il voto favorevole del Partito Democratico .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Bianconi. Ne ha facoltà, per un minuto.
MAURIZIO BIANCONI. Presidente, anch'io voterò contro questo provvedimento e questa ratifica, per i motivi esposti dal collega del MoVimento 5 Stelle. Ma quello che meraviglia più di tutto in questa vicenda, al di là delle fantasie della collega sulla politica estera dell'Unione europea, che si riconduce tutto alle importazioni di riso dal Vietnam in Italia, è il silenzio colpevole del Governo su una questione economica che non mi sembra secondaria. Mi sembra che sia un inutile, poiché si parla di Oriente, ma qui nessuno fiata.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3460, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione sulla contraffazione nel settore dell'olio di oliva, approvata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo.
Ricordo che nella seduta del 29 marzo si è conclusa la discussione e sono state presentate le risoluzioni Mongiello, Catania, Russo ed altri n. 6-00228, Ciracì ed altri n. 6-00229, Cariello ed altri n. 6-00230 e Catanoso e Russo n. 6-00231.
Avverto che le risoluzioni Ciracì ed altri n. 6-00229 e Catanoso e Russo n. 6-00231 sono state ritirate dai presentatori, che hanno sottoscritto la risoluzione Mongiello, Catania, Russo ed altri n. 6-00228. Tale risoluzione è stata altresì sottoscritta dai deputati Franco Bordo, Pastorelli e Di Gioia, con il consenso degli altri firmatari; i deputati Russo, Bordo, Ciracì e Pastorelli diventano rispettivamente il terzo, il quarto, il quinto e il sesto firmatario della risoluzione n. 6-00228.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, senatore Olivero, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.
ANDREA OLIVERO, . Signor Presidente, rispetto alla risoluzione a prima firma Mongiello – rispetto la quale peraltro mi permetto di ringraziare tutti coloro che hanno voluto convergere, perché è stato un segnale della bontà del lavoro svolto nella Commissione d'inchiesta –, esprimo parere favorevole sulle premesse con la richiesta di due riformulazioni. Al paragrafo decimo delle premesse, dal capoverso «da quanto emerso» in avanti, chiedo di integrare il punto inserendo: «da quanto emerso in sede di audizione, sia da parte delle associazioni di produttori che dalle risultanze delle inchieste giudiziarie, occorre pertanto incrementare i controlli in particolare sulle produzioni», con l'inserimento di «in particolare». E poi, nel successivo capoverso undicesimo, proprio nell'avvio, «i controlli ’a valle’, a campione sul prodotto finito e imbottigliato risultano essere inefficaci»; anche qui una piccola riformulazione. Per il resto, do parere favorevole a tutto il dispositivo come è stato formulato nella risoluzione.
Sulla successiva risoluzione Cariello ed altri n. 6-00230, pur esprimendo una valutazione positiva sul fatto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha espresso parere favorevole alla relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta e al fatto che vi è stata obiettivamente una fattiva cooperazione di tutti i gruppi a questo riguardo, debbo però esprimere un parere contrario sull'intera risoluzione, che contiene elementi naturalmente condivisibili, ma insieme ad altri, invece, che non possono essere assunti dal Governo.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.
ORESTE PASTORELLI. Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il quadro emerso dalla relazione sull'olio d'oliva è estremamente problematico: a fronte di un settore che vanta una vasta gamma di eccellenze note in tutto il mondo, dobbiamo registrare l'esistenza di diversi fenomeni di alterazione, falsificazione o contraffazione. Molto si è fatto per contrastare questi fenomeni: le inchieste della magistratura e delle forze dell'ordine hanno finora portato buoni risultati, purtroppo però non ancora sufficienti. Occorrono regole aggiornate alle odierne tecniche di contraffazione, in modo da rendere più efficaci le verifiche. Ad oggi emerge la necessità che i controlli si concentrino a monte del processo produttivo: bisogna anticipare rispetto al passato gli interventi repressivi e di controllo, in modo da evitare l'impiego di materie prime di scarsa qualità o addirittura non salubri; così come vanno riviste le fattispecie penali vigenti in materia di contraffazione, al fine di elaborare regole mirate. Mi preme infine evidenziare l'importanza che ricoprono per i territori i piccoli olivicoltori: è bene che chi produce olio d'oliva per autoconsumo non venga appesantito da oneri burocratici eccessivi.
La relazione della Commissione anticontraffazione, che traccia un percorso di interventi mirati, è un documento prezioso, poiché frutto delle diverse esperienze espresse nel corso delle audizioni. Essendo convinti della bontà di questo percorso, esprimo il voto favorevole della componente socialista alla risoluzione e a tutte quelle su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massimo Parisi. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la componente di Alleanza Liberalpopolare voterà a favore della risoluzione a prima firma della collega Mongiello, e apprezziamo il fatto che si siano registrate convergenze anche di altri gruppi: virtualmente la sottoscriviamo anche noi. Siamo convinti, infatti, della necessità di innalzare ancora di più le barriere protettive in relazione agli attacchi commerciali compiuti ai danni dell'olio di oliva e di salvaguardare, al tempo stesso, il comparto dell'extravergine, autentica ricchezza strategica e vera eccellenza del nostro Paese. Dal lavoro svolto dalla Commissione d'inchiesta emerge infatti l'esigenza di potenziare il sistema dei controlli e delle verifiche di qualità, in considerazione della dimensione ed estensione del fenomeno della contraffazione e della concorrenza sleale su scala internazionale all'olio d'oliva italiano, che nel settore agroalimentare meglio identifica l'Italia nel resto del mondo.
Le recenti decisioni del Parlamento europeo, che permetteranno a breve la circolazione nell'Unione europea di 70 mila tonnellate di olio tunisino di dubbia qualità per il prossimo biennio senza pagare dazi, rappresentano l'ennesimo tassello di un attacco generale al ; e, al contempo, ripropongono all'attenzione delle istituzioni nazionali e degli operatori del settore la necessità di tutelare la salute dei consumatori, troppo spesso inconsapevoli acquirenti di olio extravergine d'oliva italiano, ma che, in realtà, proviene da altri Paesi a basso costo, come Grecia, Spagna, la stessa Tunisia. Aggiungo, inoltre, che l'accrescimento vertiginoso delle importazioni a causa della scarsa offerta nazionale che ha intensificato il mercato dell’, di cui l'Italia vanta il primo posto a livello globale, ha aumentato contemporaneamente il rischio di contraffazioni del prodotto italiano e di una mancanza di trasparenza nei confronti del consumatore finale, costretto a destreggiarsi tra rinomati marchi italiani che spesso non necessariamente sfruttano una materia prima interamente nazionale. Voteremo pertanto a favore della risoluzione della collega Mongiello.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciracì. Ne ha facoltà.
NICOLA CIRACÌ. Signor Presidente, in Aula si evince chiaramente che le produzioni dell'olio d'oliva italiane di qualità extravergine e vergine sono costantemente sotto attacco dell'agropirateria, e quindi della contraffazione, con gravi danni non solo dell'immagine del ma soprattutto a discapito degli olivicoltori del nostro Paese. L'Italia ha una posizione importantissima sullo scenario mondiale, e anche su quello europeo: 1 milione di ettari di coltivazioni di 350 tipi differenti di cultivar, chiarendo senza tema di smentite che il nostro Paese è primatista assoluto per ricchezza di patrimonio genetico olivicolo a livello planetario.
Rispetto a tutte le raccomandazioni che abbiamo inserito nella risoluzione, noi vogliamo porre alla vostra attenzione in particolare che le attuali conoscenze genomiche sull'olio extravergine di oliva possono essere realmente utilizzate per tutelare il : non soltanto in sede penale, ma anche con analisi di routine per superare la dannosa piaga dell'olio di carta. Nel 2014, infatti, in Italia si è chiuso il progetto «Certolio», certificazione delle composizioni, dell'origine geografica e dell'assenza di prodotti di sintesi negli oli extravergine di oliva, finanziato dal Ministero dello sviluppo, che ha permesso di ottenere un disponibile a tutti gli interessati contenente i profili dell'85 per cento delle varietà di olivo. Infatti oggi è possibile rintracciare e discriminare cultivar presenti fino all'1 per cento nell'olio che viene esaminato, ed anche gli impollinatori: un patrimonio di dati frutto di investimenti pubblici – voglio rammentare, investimenti pubblici – che rischia di rimanere una lettera morta e di trasformarsi in uno spreco. Codificare attraverso uno strumento legislativo efficace l'utilizzo dell'analisi del DNA quale prassi routinaria per accertare l'identità degli oli diventa indispensabile, se davvero si vuole tutelare la tracciabilità dell'olio extravergine di oliva e tutelare e valorizzare il . Esprimo chiaramente il voto a favore da parte della componente dei Conservatori e Riformisti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.
GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione in relazione agli attacchi commerciali compiuti ai danni dell'olio di oliva emerge un quadro complesso e articolato, i cui interventi sollecitati, alcuni dei quali peraltro già noti, ribadiscono la necessità di potenziare le strategie di contrasto al fenomeno della contraffazione.
L'olio di oliva, come noto, si identifica all'interno dell'ampio settore dell'agroalimentare del anche e soprattutto all'estero, fra i vari prodotti italiani, e racchiude all'interno della propria confezione i valori di qualità della filiera produttiva olivicola italiana, la sua storia, l'origine, certificata da percorsi di tracciabilità, del vero olio extravergine d'oliva italiano. Rappresenta un prodotto che interessa, direttamente e indirettamente, oltre 5 milioni di italiani, tra produttori, frantoiani, commercianti, braccianti, e, con la produzione di quasi 500 milioni di tonnellate, rappresenta per l'Italia il secondo produttore mondiale dopo la Spagna, i cui significativi risvolti socio-economici si esprimono come la leva esclusiva per la competitività ad alto valore aggiunto e per lo sviluppo sostenibile del Paese, grazie ai suoi primati in termini di qualità, livello di sicurezza e sistema dei controlli degli alimenti, riconoscimenti della denominazione geografica e produzione biologica.
In questo contesto, il documento conclusivo della Commissione d'inchiesta non solo fornisce una fotografia della normativa di settore di riferimento, ma ha inteso approfondire il grado di reale applicazione della stessa. In Italia esistono diversi soggetti istituzionali, ognuno con proprie competenze e specificità, impegnati più o meno indirettamente nel contrasto del fenomeno della contraffazione. Dall'analisi di tali soggetti e dei loro poteri sono così emersi esempi, rispettivamente, di collaborazione e/o sovrapposizione di competenze e poteri, ma anche casi di controlli inferiori al minimo necessario. Al riguardo, fra le diverse priorità di intervento, occorre migliorare la rete dei controlli effettuati sia a monte che a campione sul prodotto finito e imbottigliato, considerando come, dati alla mano, nel corso degli anni si sono dimostrati inefficaci. Occorre potenziare il sistema dei controlli, e ne servono di più e lungo l'intera catena produttiva, se vogliamo individuare e contrastare le frodi realizzate con l'uso di materie prime potenzialmente pericolose per la salute e di tecniche illecite per il confezionamento dell'olio extravergine.
Il recente rapporto della cosiddetta agromafia, presentato da Coldiretti sui crimini agroalimentari, curato dall'Eurispes e dall'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, evidenzia la necessità di introdurre nel mercato regole specifiche, efficaci ed immediate, in grado di contrastare il fenomeno fraudolento della contraffazione e dell'illegalità, nelle sue articolate forme, i cui effetti penalizzano fortemente la libera concorrenza ed il mercato legale, compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti e del valore del . Proprio dal medesimo documento dell'Eurispes è emerso: l'aumento vertiginoso dell'importazione dell'olio d'oliva il 2014 si è chiuso con un record storico di importazioni, quantificabili in 666 mila tonnellate di olio di oliva e di sansa, con un aumento del 38 per cento rispetto alle esigenze dell'anno precedente; è aumentato contemporaneamente il rischio di contraffazione del prodotto italiano e di una mancanza di trasparenza nei confronti del consumatore finale, costretto a destreggiarsi tra rinomati marchi italiani che non necessariamente sfruttano una materia prima interamente italiana.
GAETANO NASTRI. Pertanto, dalle finalità che si delineano dalla relazione della Commissione d'inchiesta, oltre al verificare lo stato di attuazione delle leggi vigenti e l'effettivo impatto sul settore oleario, emerge nuovamente l'esigenza di migliorare la tutela dell'identità dell'olio di oliva extravergine italiano, proteggendolo dalle frodi e dalla contraffazione alimentare, nell'ottica di garantire la solidità, la competitività e la specificità qualitative delle aziende italiane.
In questo scenario non posso non soffermarmi sulla recente decisione adottata dalla Commissione europea sul sostegno alla Tunisia, consentendo di esportare liberamente e senza dazi 70 mila tonnellate di olio di oliva all'interno dell'Unione europea. Una delibera assurda e inconcepibile, che alimenterà le frodi e le contraffazioni, e dimostra, ancora una volta, come il settore agricolo sia divenuto merce di scambio, senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale. Pertanto, avviandomi alla conclusione, ben vengano iniziative legislative rivolte a potenziare il sistema dei controlli, a cui occorre affiancare misure di carattere penale più incisive e rigorose, in quanto quelle attuali non sono soddisfacenti, come ad esempio quella, evidenziata dalla Commissione d'inchiesta, del divieto di miscelazione dei processi di produzione dell'olio extravergine, rendendo applicabile l'articolo 515 del codice penale, che sanziona la frode in commercio.
Il disordine che regna nel settore agroalimentare, in particolare nel settore dell'olio di oliva, è l'evidente conseguenza di un apparato debole e sconnesso di regole, inadatte a sostenere la richiesta d'aiuto proveniente dall'impresa, dai lavoratori e dai consumatori, sempre più indifesi e diffidenti rispetto al contesto globalizzato nel quale sono chiamati a confrontarsi. In questo contesto, Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del mio gruppo alle risoluzioni presentate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Io farò un intervento brevissimo, pregandola di accogliere un testo scritto che lascio agli atti .
Due cose soltanto a voce: credo che il problema della importazione, così criminalizzata, sia in realtà un falso problema per quanto riguarda specificamente l'olio di oliva, nel senso che noi abbiamo un Paese, l'Italia che non ne produce a sufficienza, e che una parte di quello che produce, giustamente, lo esporta verso altri Paesi. Giustamente, dico, perché i nostri produttori ovviamente tendono, in base alle regole del mercato, a conferire il loro prodotto lì dove possono avere un utile maggiore. Quindi abbiamo una produzione insufficiente e abbiamo una vendita anche di parte della nostra produzione. Non dovrebbe stupirci che tutto ciò ci costringa, per soddisfare i nostri consumi e per rispettare le nostre abitudini alimentari, abitudini peraltro estremamente positive, a importare dell'olio. Dov’è il problema, in realtà ? Il problema in realtà è che la tracciabilità dei prodotti è oggi estremamente carente, il problema è che non si sa effettivamente cosa uno compra, per cui il consumatore italiano che voglia affidarsi ad un olio di qualità, all'olio nazionale di cui conosce esattamente magari la filiera e le modalità di estrazione, non è in grado di farlo a sufficienza oggi. Questo è il primo punto nodale.
Vengo al secondo punto nodale e mi riferisco anche ad alcuni degli accordi internazionali che abbiamo approvato in precedenza, per esempio quello che si riferiva al Vietnam e alla paventata invasione del riso, ma che non riguarda necessariamente solo l'agricoltura. Noi abbiamo un sistema che giustamente, e noi ne siamo convinti propugnatori, prevede la libertà del commercio mondiale. Il problema è che le regole di gioco, quando si va a giocare una partita come questa, dovrebbero essere regole che mettano tutti gli attori, tutti i giocatori, in condizioni di uguaglianza ai nastri di partenza. Questo purtroppo non accade, non accade perché alcuni dei Paesi dai quali subiamo pesanti condizionamenti dal punto di vista delle importazioni, sono Paesi nei quali: uno, le regole sindacali e i diritti sindacali; due, la sicurezza sul lavoro dei lavoratori; tre, l'inquinamento ambientale, non sono affatto rispettati come da noi. In questo senso io credo che, finché la comunità internazionale non metterà mano ad una revisione dei meccanismi di libero scambio, pretendendo una reciprocità per quanto riguarda questi aspetti, la nostra competizione non potrà che essere assolutamente perdente. Mi fermo a queste considerazioni e le confermo appunto la volontà di depositare il testo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Il parere della Lega sulle relazioni è favorevole, anche su quelle a cui il Governo ha dato un parere negativo, ma dovuto al fatto che non troviamo discordanza intellettuale sugli impegni chiesti al Governo, però ognuno, come si suole dire, si assume la propria responsabilità e porta avanti il proprio processo legislativo. Tuttavia, indubbiamente, noi vorremmo portare in evidenza una serie di contraddizioni della maggioranza e del Governo proprio su un fenomeno riguardante l'olio italiano e l'olio europeo, citando espressamente una lettera, proveniente non da un gruppo della Lega, che pone in modo arbitrario il proprio giudizio.
Cito testualmente: «Egregi signori, la recente approvazione da parte dell'Unione europea del contingente aggiuntivo in esenzione tariffaria per l'importazione di 35 mila tonnellate di olio d'oliva all'anno della Tunisia sta già avendo preoccupanti conseguenze sulla già delicata situazione di mercato. Questo sin dall'annuncio della proposta, nel momento della decisione, seguita da un Regolamento comunitario di non ripartire più mensilmente il contingente già assegnato alla Tunisia dall'Unione europea: non a caso, già ai primi di gennaio, le licenze disponibili per gli importatori comunitari si sono esaurite.
Nei documenti dell'area economica e del centro studi di Confagricoltura, si evidenziano alcune prime valutazioni sulla materia ed un'analisi sull'evoluzione dei prezzi e delle importazioni nei mesi passati, sino ad oggi. Vorremmo condividere con voi queste considerazioni, anche in vista dei possibili interventi correttivi che possiamo porre in essere per mitigare gli effetti negativi di questa situazione, in particolare difendendo la qualità, e ridurre al minimo il rischio di frodi.
Avremmo ipotizzato, in particolare, tre modifiche alla normativa comunitaria, che dovrebbero essere quanto prima approvate e che sinteticamente dovrebbero prevedere: in primo luogo, la ripartizione mensile dei contingenti agevolati concessi dall'Unione europea alla Tunisia, distribuendo i quantitativi in esenzione tariffaria almeno su tutti i primi dieci mesi dell'anno. A tale proposito, vale la pena ricordare che anche il Vicepresidente della Commissione ed Alto Rappresentante dell'Unione Europea, Federica Mogherini, sebbene informalmente, avrebbe già manifestato disponibilità a valutare tale possibilità e si ritiene utile evidenziare che tale richiesta è condivisa da tutti i produttori europei presenti nel CopaCo geca.
In secondo luogo, una modifica alla nomenclatura combinata che consenta di distinguere, all'interno dei vari codici, gli oli extravergini da quelli vergini, cioè al fine di migliorare la trasparenza di mercato e tracciare in modo più efficace i flussi prodotto commercializzato. Si ritiene utile evidenziare che tale richiesta condivisa da tutti i produttori europei presenti al CopaCo geca, come nel precedente punto.
In terzo luogo, prevedere che l'indicazione di origine ed etichettatura degli olii, riportati in chiaro, la lista dei Paesi – Unione Europea o non Unione Europea – dai quali provengono gli olii utilizzati per le miscele: non solo la dizione generica: miscela di olii di oliva di origine dell'Unione europea e non originali dell'Unione europea. Tale proposta, peraltro, è stata già avanzata dalla Commissione europea nel documento di lavoro relativo al in corso di definizione e, quindi, da trasporre, poi, nella legislazione comunitaria sull'etichettatura di origine, anch'essa in via di rivisitazione.
Confidiamo che queste proposte siano prese in considerazione quanto prima anche in linea con la tempistica dell'entrata in vigore del nuovo contingente concesso alla Tunisia».
Questa è una lettera di Mario Guidi, presidente della Confederazione generale dell'agricoltura italiana, perciò un atto, assolutamente, che penso il Governo e i parlamentari conoscano, perché è stato inviato a chiunque, per cercare di sensibilizzare questo problema, a cui la maggioranza, il PD, è compartecipe, perché, indubbiamente, tanti problemi si possono attribuire ai precedenti Governi berlusconiani o di matrice leghista, ma indubbiamente quello che sta avvenendo negli ultimi anni è evidente che è un problema annoso.
Abbiamo apprezzato, indubbiamente, le relazioni, citando la relazione primordiale della collega Mongiello, in cui si fa riferimento a tutta una serie di problematiche, quale quella primaria della Commissione che si è posta in essere per cercare di sollevare il caso; e qua, sicuramente, in questa settimana, si è già parlato di contraffazione e di originalità del prodotto o etichettatura, come è successo nell'ultima legge approvata due giorni fa, «legge Senaldi», in cui si cercava di trovare un accordo e un sistema di etichettatura dei prodotti di origine italiana, in cui, anche se in modo facoltativo, però, almeno, si è posto in modo generale un punto, cercando poi, eventualmente, come è stato promesso informalmente dal Governo, un eventuale successivo provvedimento per cercare di tutelare anche altri prodotti, soprattutto come questi enogastronomici.
Il nostro timore è soprattutto su questi prodotti non esportabili, perché un conto è tutelare un prodotto esportabile come può essere la fabbricazione di un'automobile – io arrivo da Torino, in cui la FIAT è primaria nell’, e produce il 99 per cento di dei propri prodotti altrove e non in Italia –, ma è evidente che alcuni prodotti, come il turismo, o prodotti enogastronomici, come l'olio d'oliva, indubbiamente, sono difficilmente esportabili. Però, quello che ci preoccupa è l'importazione di questi prodotti dall'estero, in cui, riconosciamo, indubbiamente, non voglio dire che si è sempre sviluppata l'importazione, ma in questi ultimi anni si è un po'esagerato...
PRESIDENTE. Deve concludere.
STEFANO ALLASIA. E noi vorremmo capire le valutazioni, eventualmente con discussioni successive, di queste 56 mila tonnellate l'anno, in cui entreranno ulteriori 35 mila tonnellate, in cui verranno diluiti i prodotti nazionali; diluiti talmente tanto che solo nell'ultimo anno questa diluizione ha portato al 38 per cento del prezzo in meno sull'olio d'oliva in Italia, del 38 per cento sull'extravergine e del 22 per cento sull'olio vergine.
Indubbiamente, sono dati allarmanti e vorremmo fare valutazioni oggettive; noi, come ho già preannunciato, avremmo piacere di sostenere attivamente le relazioni, ma indubbiamente vorremmo sollevare ulteriormente questi problemi che la Comunità europea continua a ribaltare. Il Governo italiano, negli ultimi tre anni, è assolutamente silente e, come si suol dire volgarmente, non batte i pugni sui tavoli...
PRESIDENTE. Collega, deve concludere, ha sforato.
STEFANO ALLASIA. Adesso concludo. Dovremo fare una valutazione maggiormente parlamentare su queste problematiche, non solo sull'olio, ma su tutti i prodotti enogastronomici, come ho ribadito in precedenza, come già il Governo, in Commissione attività produttive, ha promesso di fare e aspetteremo che si possa sviluppare nelle Commissioni competenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Catania. Ne ha facoltà.
MARIO CATANIA. Grazie, Presidente. L'olio d'oliva italiano costituisce, non da oggi ma da molto tempo, un evidente paradosso nell'ambito del sistema agroalimentare italiano. Da un lato, questo prodotto di qualità importante, di qualità eccelsa, è riconosciuto come fiore all'occhiello della produzione agricola italiana e gode di una fama indiscussa ormai a livello planetario; l'olio d'oliva italiano è identificato come il vertice qualitativo di questo segmento produttivo, non solo in Italia, ma in tutti i mercati più importanti del mondo.
A fronte di questo, gli olivicoltori italiani attraversano, da molti anni, da molto tempo, una situazione di gravissima crisi. Il settore ha dei margini di redditività molto ristretti, la produzione, invece di aumentare, come sarebbe logico ritenere in presenza di un così grande successo di mercato, tende invece addirittura a ridursi, c’è tutta una sofferenza del comparto agricolo olivicolo italiano, che è di tutta evidenza.
Questa sofferenza, questa situazione di difficoltà del sistema delle imprese è riconducibile a molti fattori, che sarebbe complesso riassumere in questo momento. Tra questi fattori, però, ce n’è uno che, sicuramente, ha un grande rilievo, ed è la forte incidenza di fenomeni di contraffazione che colpiscono questo prodotto e di una carenza evidente nella tracciabilità del prodotto stesso sul mercato. In una situazione in cui l'olio italiano dovrebbe, a logica, ricevere una remunerazione più elevata, dovuta alla maggiore qualità che esso comporta e presenta, in realtà la remunerazione non si distingue rispetto alla maggior parte del prodotto commercializzato nel bacino del Mediterraneo, proprio perché la tracciabilità è carente e non consente di individuare in modo adeguato l'origine del prodotto stesso.
Questi sono alcuni dei motivi che ci hanno indotti, come Commissione d'inchiesta sulla contraffazione, a dedicare un lavoro specifico a questo prodotto e ai suoi problemi. Il lavoro è stato svolto con grande impegno da tutta la Commissione, a partire dalla relatrice, collega Mongiello, e colgo l'occasione al riguardo per ringraziare anche incidentalmente i servizi della Camera che ci hanno assistito in questo lavoro. Ebbene, il lavoro svolto, come dicevo, con la partecipazione unanime di tutta la Commissione d'inchiesta, ha prodotto quella relazione che è il presupposto della discussione odierna che contiene tutta una serie di indicazioni, di prospettive di lavoro per il Parlamento e per il Governo finalizzate a migliorare il quadro normativo, a migliorare in generale l'attività di contrasto alla contraffazione che tocca questo prodotto, a migliorare in prospettiva la situazione di trasparenza di questa filiera. I contenuti della relazione sono ripresi ampiamente nella risoluzione a prima firma della collega Mongiello, che ho avuto il piacere di ascoltare da parte del Governo riceve, lo ha detto poc'anzi il Viceministro Olivero, un apprezzamento positivo, ed è su questa risoluzione che il gruppo di Scelta Civica si esprimerà positivamente, votandola con convinzione, con l'auspicio che possano le indicazioni ivi contenute aver seguito nell'attività di Governo e del Parlamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garofalo. Ne ha facoltà.
VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Area Popolare voterà a favore della relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della contraffazione della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo sulla contraffazione nel settore dell'olio d'oliva. L'esame di questa relazione avviene a poche settimane di distanza da due eventi che mettono sicuramente a dura prova la tutela dell'originalità dell'olio di oliva italiano, il primo riguarda l'indagine condotta dalla procura di Grosseto su una grossa quantità di olio greco, circa 200 quintali, commercializzato come IGP toscano, che ha portato al sequestro di materiale informatico e documentazione cartacea contabile ed extra contabile relativi alla tracciabilità dell'olio in aziende delle province di Grosseto, Firenze, Arezzo e Siena e Foggia. Tale episodio è da considerarsi come il più recente tentativo di contraffazione in ordine di tempo nel settore del commercio di olio d'oliva del nostro Paese. L'altro evento riguarda la decisione dal Parlamento europeo di consentire l'importazione nell'Unione di altre 35 mila tonnellate di olio tunisino per gli anni 2016 e 2017 a dazio zero, una decisione che non può non creare allarme ed apprensione per i nostri produttori di olio, soprattutto in quanto l'immissione nel mercato di una tale quantità di prodotto tunisino finirà inevitabilmente per incrementare rischi di contraffazioni a danno delle nostre aziende e dei nostri consumatori. È forse il caso di ricordare il ruolo che l'Italia occupa nel contesto della produzione dell'olio di oliva al fine di sottolineare i danni che l'intero comparto può riportare dalle attività di contraffazione. Nel nostro Paese, stando ai dati forniti dal Consorzio olivicolo UNAPROL, sono presenti 900 mila aziende agricole a vocazione olivicola, 1 milione di ettari coltivati in olivicoltura, per un totale della produzione di circa 1 miliardo e 400 milioni di euro. L'Italia è il secondo produttore mondiale di olio d'oliva ed è il terzo produttore europeo di olive da tavola, la presenza di ben 350 varietà di piante coltivate conferisce all'Italia il ruolo di banca mondiale della genetica olivicola. Nell'ambito dell'Unione europea, l'Italia occupa il primo posto per quanto riguarda gli oli d'oliva extravergine designati da denominazione di origine e di indicazioni geografiche protette, cui corrispondono circa 11 mila tonnellate annue di prodotto. Sulla base dei dati Istat relativi al 2012, sappiamo che sono ben 19.192 le aziende olivicole orientata alla produzione di oli a designazione di origine, per una superficie coltivata di circa 106.000 ettari e 1.879 sono le imprese di trasformazione.
A tutto questo corrispondono 79.800 di euro di fatturato al consumo e 62,3 milioni di euro all'origine e di tale produzione circa 6 mila tonnellate di olio vengono esportate per un totale commerciale di circa 51 milioni di euro. Un comparto di eccellenza dunque, che dimostra come l'olio d'oliva italiano, recante la designazione costituisce uno dei simboli più rinomati delle produzione agroalimentari del nostro Paese. Peraltro le 350 varietà di piante coltivate rappresentano un'espressione di prestigio all'interno della banca genetica dell'olivicoltura mondiale, oltre a costruire un ineguagliabile patrimonio di biodiversità olivicola a livello internazionale. Ne deriva che la varietà di olio originata da questo immenso patrimonio di coltivazioni non può non differenziarsi dal resto delle produzioni mondiali, una diversità da misurarsi sia in termini qualitativi che soprattutto in termini di virtù salutari. L'olio extravergine italiano costituisce uno dei pilastri della dieta mediterranea proprio per le caratteristiche intrinseche del prodotto. Tutto quanto finora detto a proposito dell'immenso valore che l'olio d'oliva rappresenta per l'economia del nostro Paese viene però messo in costante pericolo da una persistente ed aggressiva attività di contraffazione. Diverse sono le condotte fraudolente ascrivibili a questo fenomeno, pensiamo alle modifiche della composizione dei caratteri organolettici degli alimenti oppure all'aggiunta o sottrazione di alcuni componenti del prodotto che inevitabilmente finiscono per mutarne il livello qualitativo. Non meno dannose ed infrequenti sono le sofisticazioni, ovvero l'aggiunta di sostanze estranee rispetto alla naturale composizione degli alimenti, il tutto al fine di coprirne i difetti, ed infine le falsificazioni, cioè la sostituzione di elementi con altri, indebite produzioni, anzi riproduzioni, di marchi commerciali, false attestazioni delle indicazioni di provenienza geografica o di denominazione di origine dei prodotti. Quello che però si è rivelato come uno degli illeciti molto diffuso all'estero e che forse più di altri danneggia non solo l'olio d'oliva ma numerosi altri prodotti è il cosiddetto fenomeno dell’ mi riferisco alla pratica di produzione e commercializzazione di alimenti contenenti una falsa evocazione dell'italianità del prodotto, utilizzando nomi, simboli, colori, che in realtà non presentano alcun legame con il nostro Paese, ma che sono comunque in grado di far presumere all'ignaro consumatore straniero un'origine italiana che non c’è. Tra il 2001 e il 2010 il fenomeno riferito all'intero settore agroalimentare ha registrato una crescita del 180 per cento, soprattutto in mercati in cui il prodotto italiano viene maggiormente richiesto ed apprezzato, come quelli degli Stati Uniti, del Canada e del Centro America. L'impatto a livello economico di questo fenomeno risulta essere assai rilevante, l’ infatti genera un fatturato che si aggira intorno ai 60 miliardi di euro l'anno, come emerge dai dati del terzo rapporto agromafie elaborato da Eurispes, Coldiretti e dall'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. Dal rapporto apprendiamo inoltre che il fatturato raggiunto da questo fenomeno illecito costituisce un valore quasi doppio rispetto a quello delle esportazioni agroalimentari nazionali, che nel 2013 ha raggiunto quota 34 miliardi di euro. A fronte di un tale quadro di illeciti nazionali ed esteri, che minacciano l'originalità dell'olio d'oliva italiano, oltre che di tutti gli altri prodotti agroalimentari del nostro Paese, è quanto mai necessario pervenire ad una serie di soluzioni in grado di contrastarne la pericolosità. Innanzitutto occorre giungere a una tipizzazione della fattispecie di reato in materia di contraffazione di prodotti alimentari con al seguito un quadro sanzionatorio più severo e in grado di fungere da deterrente. L'attuale assetto penale non sembra infatti essere idoneo a fronteggiare un'accresciuta minaccia come quella delle contraffazioni di prodotti alimentari alla quale restano esposti l'intera realtà economica del comparto, l'effettiva libera concorrenza ed il diritto del consumatore di conoscere con chiarezza la provenienza del prodotto acquistato. È quanto mai auspicabile inoltre favorire una promozione continua e capillare soprattutto all'estero dei prodotti italiani, in modo da fornire ai consumatori tutte le informazioni necessarie al riconoscimento della tipicità di ciò che si acquista. Il comparto della produzione dell'olio di oliva rappresenta una ricchezza per l'Italia, sia in termini di prestigio – e lo desidero sottolineare – che la qualità del prodotto ovviamente assicura al nostro Paese nel mondo, sia in termini di lavoro e benessere ad esse direttamente collegati. La tutela di questa realtà non può e non deve essere trascurata e per questi motivi ribadisco il voto favorevole del gruppo parlamentare di Area Popolare alla relazione della Commissione d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione, nell'auspicio che essa possa costituire un ulteriore rafforzamento alla salvaguardia dei prodotti italiani e dei diritti dei consumatori
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Franco Bordo. Ne ha facoltà.
FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. La Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione ha scelto di approfondire il tema relativo alla contraffazione nel settore dell'olio d'oliva in considerazione della rilevanza strategica che il settore riveste per il comparto agricolo italiano. L'Italia fornisce, infatti, un prodotto di elevata qualità che pratiche illecite rischiano di compromettere, causando gravi danni economici. Anche in questa occasione vogliamo ribadire come tale comparto sia una ricchezza strategica per il nostro Paese e l'intero sistema olivicolo oleario italiano debba essere curato, gestito, controllato e promosso in maniera specifica, così come avviene, ad esempio, per un altro settore di eccellenza italiana del comparto agricolo quale il vino e la viticoltura. Nonostante questo emerge come, pur a fronte di un quadro legislativo esistente che consente l'utilizzo di una serie di strumenti di contrasto alla contraffazione, la lotta per la tutela del prodotto di qualità italiano è ancora lungi dal produrre effetti sostanziosi e positivi. È altrettanto vero che in ambito comunitario e internazionale il Governo italiano spesso subisce pratiche legate a politiche commerciali scorrette di altri Paesi, che rappresentano una minaccia diretta alla produzione olivicola italiana. Come è emerso dalle audizioni di organi dello Stato, della magistratura, delle Forze di polizia impegnate nella lotta alla contraffazione, tra le caratteristiche di maggior rilevanza delle inchieste giudiziarie vi è certamente quella relativa al cosiddetto olio di carta, ovvero la produzione fittizia di olio extravergine supportata da false fatturazioni per prodotto inesistente o anche dalla resa di molitura superiore a quella effettiva, pratiche che avvengono nell'area di base della produzione di olio vergine di oliva, ossia presso il settore agricolo. Un'altra pratica molto frequente è poi l'utilizzazione del cosiddetto olio deodorato; la deodorazione è un procedimento di lavaggio di oli di bassa qualità, tratti dalla lavorazione di materia prima, spesso in avanzato cattivo stato di conservazione. È una pratica truffaldina a cavallo tra la contraffazione e la sofisticazione. Sempre nel corso delle audizioni è emerso il tema dell'incompatibilità, sulla base dell'attuale normativa comunitaria, della pratica della miscelazione di oli diversi per la produzione dell'olio extravergine. La vendita come olio extravergine di oliva di un olio frutto di miscelazione configura un comportamento di tipo ingannevole da parte del produttore ai danni del consumatore il quale, nella convinzione di acquistare un extravergine puro, acquista, viceversa, un prodotto non rientrante in tale categoria commerciale, in quanto originato dalla combinazione di oli di categoria e qualità diverse, artificiosamente miscelati in modo da ottenere un prodotto rientrante solo nei meri parametri chimici dell'extravergine. Per quanto riguarda l'adeguatezza del vigente apparato sanzionatorio nel corso delle audizioni sono state espresse, dalle procure intervenute in Commissione, valutazioni circa l'opportunità di una ridefinizione complessiva dall'apparato vigente, in quanto i fenomeni usurpativi e contraffattivi hanno subito un progressivo processo di trasformazione qualitativa e quantitativa, sotto il profitto criminologico.
Sinistra Italiana condivide i contenuti della Relazione in cui si richiamano il Governo, il Parlamento, le amministrazioni, anche quelle locali, ad operare in maniera sinergica, ognuno per la parte di propria competenza, sulla base delle seguenti proposte: controlli sui processi produttivi, e qui l'esperienza delle inchieste giudiziarie mostra che i controlli devono essere intensificati, sia nella fase dei controlli ordinari da parte dell'amministrazione competente, sia in sede di inchieste giudiziarie sulle fasi di acquisizione della materia prima e sui processi produttivi, con controlli condotti a monte della fase finale dell'imbottigliamento o sui prodotti già commercializzati, onde acclarare la sussistenza di frodi consistenti nell'uso di materiali e di tecniche illecite per il confezionamento dell'olio extravergine.
Inoltre, vengono proposti controlli sulla fase di acquisizione e trasporto della materia prima oggetto di trasformazione. Qui abbiamo la necessità di garantire un'adeguata tracciabilità dei trasporti dell'olio e della relativa documentazione, a partire dalla fase dall'ingresso doganale e per tutte le fasi di trasporto interno. In particolare necessita introdurre anche per l'olio d'oliva il sistema di certificazione della merce e del trasporto oggi adottato per il vino, onde consentire una completa ed esaustiva tracciabilità delle partite di olio oggetto di trasformazione. In ultimo si propongono processi di innovazione nei controlli; appare necessario introdurre forme di controllo delle rese degli oliveti il cui valore teorico massimo, in termini di capacità produttiva di olive, è predeterminabile. Sarebbe opportuna, al riguardo, l'introduzione di un registro ufficiale delle rese produttive dell'olio, le corrispondenti rese olearie delle diverse varietà presenti in Italia. Insomma realizzare una sorta di libro genealogico dell'olivo consentirebbe, pertanto, di evidenziare immediatamente una sovrapproduzione che risulterebbe impossibile da giustificare, se non con il ricorso ad approvvigionamenti di materia prima di provenienza straniera o, comunque, non legata al territorio di produzione. Sulla base di queste motivazioni annuncio il voto favorevole del gruppo Sinistra italiana alla mozione Mongiello e colgo l'occasione per ringraziare la collega per il lavoro svolto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Questa materia è proprio paradigmatica delle criticità e delle eccellenze del nostro Paese, sia delle une che delle altre, delle une perché trattasi di settore strategico per il nostro Paese, importante sul piano dei numeri, ma anche sul piano della capacità evocativa di un prodotto che indica, a tutto tondo, l'italianità, la specificità italiana. È un prodotto, ma evoca, anche, un paesaggio, evoca la tutela ambientale, evoca la tutela rispetto al dissesto idrogeologico, interpreta e rappresenta anche il sentimento dei luoghi, la storia di quei luoghi, indica anche come il nostro Paese è protagonista sul piano della sapienza delle manifatture artigianali e come queste manifatture artigianali si coniugano con le grandi capacità industriali del nostro Paese. Questo è un prodotto che evocava una pianta storicamente radicata nel nostro Paese ed in gran parte del nostro Paese interpreta la mediterraneità, rappresenta, nelle sue tipicità, anche la storia dei prodotti a marchio del nostro Paese, che tanto hanno fatto nei numeri e nella capacità di produrre reddito nel nostro Paese e in Europa, ma rappresenta anche, Presidente, l'eccellenza del sistema dei controlli del nostro Paese. Certo, negli ultimi tempi, questa mazzata nei confronti del Corpo forestale non ha aiutato questa eccellenza che pur si rappresentava nel nostro Paese, ma questo tema evoca anche un tema al quale siamo molto cari che è quello delle sanzioni, senza le quali diventa difficile tutelare una filiera di eccellenza come quella dell'olio di oliva. Come abbiamo detto, tuttavia, rappresenta anche problematicità: quelle delle adulterazioni, quelle delle sofisticazioni, quelle delle contraffazioni, quelle delle deodorazioni, quelle rappresentate da quella terminologia plastica dell'olio di carta. E in queste problematicità è tutta insita la sottrazione di ingenti, importanti risorse al nostro Paese, anche in chiave di minore gettito e minori entrate fiscali.
Ma rappresenta anche una problematicità per lo scarso peso che ha il nostro Paese su scala internazionale. Valga per tutti la vicenda dell'olio tunisino che, in realtà, più di essere una vicenda dell'olio tunisino, è un attacco straordinario al nostro Paese, alla eccellenza del nostro Paese, rappresentata proprio da questa filiera, nella insipienza del nostro Governo, che se volete, quando non insipiente, è soggiacente. Ma per la ragione per la quale noi abbiamo contribuito a che fosse approvata in Commissione anticontraffazione, peraltro sostanzialmente all'unanimità, questa relazione, noi continueremo ad esprimere il nostro voto favorevole, aggiungendo a quel voto favorevole le sollecitazioni che attraverso la risoluzione si vogliono offrire, perché si migliori la tracciabilità, perché si migliori la dei controlli (magari più controlli non ripetuti sempre alle stesse aziende e magari orientati di più e meglio verso le vaste aree della contraffazione), si migliori la qualità nell'offerta della certificazione, nel registro ufficiale delle rese e si renda finalmente riconoscibile, anche ai fini delle prove, ai fini probatori, il .
Durante la scorsa legislatura vincemmo un'importante battaglia approvando a larghissima maggioranza quella che era definita una legge di svolta sul fronte dell'olio, la cosiddetta «legge salvo olio». Quella a nostro avviso è la strada che magari va implementata, che magari va migliorata, senza cedimenti sul fronte delle etichette, sul fronte delle scadenze e delle sanzioni. Noi di Forza Italia su questo tema ci siamo, per rendere la nostra agricoltura più distintiva, più forte e non replicabile, per rendere il sistema industriale più capace di competere per qualità, e non solo per quantità, per rendere la distribuzione ancora più orgogliosa di quella indispensabile tracciabilità, ma soprattutto per far sì che i consumatori abbiano maggiore consapevolezza e fossero più tutelati, insomma per rendere più forte in chiave produttiva, ma non solo produttiva, anche in chiave etica, il nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Cariello. Ne ha facoltà.
FRANCESCO CARIELLO. Grazie, Presidente. Viceministro, colleghi, vorrei fare una premessa a questa discussione. All'inizio della legislatura, io mi confrontavo spesso con i colleghi sulla necessità di dialogare con chiunque qua dentro, senza pregiudizi, perché credevo fosse giusto, e questo il posto giusto per farlo. In tutta sincerità le dico, Presidente, più vado avanti in questa legislatura e più mi rendo conto che quando ci mostriamo collaborativi è tutto inutile, specie col partito di maggioranza perché il nostro buonsenso viene preso come un interesse di parte, come si è soliti pensare qui dentro, come questo sistema vi ha abituato a pensare; questo meccanismo con noi non funziona, non vale per noi ! Noi portiamo idee nuove, proposte di buonsenso, partendo da ciò che ci viene suggerito dalle stesse audizioni. Noi vogliamo far funzionare questo Parlamento come dovrebbe e se non siete d'accordo dovreste argomentare le vostre posizioni, non potete cancellare le nostre proposte solo perché provengono da noi. La risoluzione della maggioranza dice di far proprio il dossier dell'olio della Commissione contraffazione, ma negli impegni al Governo di quelle inchiesta rilancia solo alcuni aspetti, utili sì, ma non certo determinanti nella lotta ai fenomeni emersi dalla stessa inchiesta. Quindi a nostro avviso è equilibrata, ma per nulla efficace, perché non spinge il Governo a fare ciò che può, ma non vuole fare.
Vi siete rassegnati a soccombere di fronte ai fenomeni rilevati dalla stessa indagine. Per l'ennesima volta, il Parlamento perde l'occasione per indicare davvero la linea al Governo nella lotta alla contraffazione e alla tutela del . Di tutto il lavoro sintetizzato in cinquanta pagine di relazione, sintesi di audizioni, proposte, suggerimenti, provenienti da procure, associazioni di categoria, da diversi soggetti auditi, cosa accogliete ? Le cose che secondo voi si possono fare solo allo stato attuale, cioè cambiare le virgole, per lasciare tutto come è. Professate il «cambia verso», ma per voi nulla deve cambiare !
Martedì, dopo la discussione generale, ho cercato di spiegarvi gli impegni che abbiamo proposto nella nostra risoluzione, basta leggerli, sono tutti ad integrazione delle vostre proposte, non certo in contrapposizione. Correggerli punto per punto è stato il vostro obiettivo, non vi siete accorti però che sono le stesse parole che trovate nel lavoro della Commissione che noi tutti abbiamo approvato, all'unanimità, e che voi chiedete al Parlamento di farlo proprio. Ma se lo scrive il MoVimento 5 Stelle in una risoluzione dite che non va bene. La nostra risoluzione propone di sensibilizzare l'Autorità garante per la concorrenza del mercato nel predisporre un'attività specifica, mirata, di controllo, in tutto il settore olivicolo, con particolare riferimento alla verifica delle condizioni contrattuali della filiera, azioni evidenziate dal presidente del comitato scientifico dell'osservatorio sulla criminalità in agricoltura; si parla di mafia dell'olio. Un'azione forte e decisa per disinnescare il fenomeno di maggior rilievo evidenziato dall'Agenzia delle dogane, dal Corpo forestale dello Stato, ovvero l'esistenza di relazioni aziendali italo-spagnole potenzialmente in grado di condizionare le dinamiche del mercato dell'olio.
Poi abbiamo anche puntato l'attenzione sul miglioramento dei controlli che risultano del tutto inefficaci, che non devono concentrarsi solo sulla produzione, ma guardare molto e soprattutto alle fasi di commercializzazione e importazione. Abbiamo proposto la valorizzazione dell'indicazione salutistica e la certificazione dell'origine geografica ed è qui che si è arenata la discussione. Le analisi proposte dalla ricerca scientifica permettono di risalire all'origine geografica e non solo all'origine varietale. Serve una banca dati che raggruppi i profili molecolari e chemiometrici dell'intero panorama olivicolo italiano e di tutto il Mediterraneo. È sconcertante la grande superficialità che avete dimostrato nel trattare un tema così delicato, un'idea distorta di tali tecniche porta a errate conclusioni da parte di chi le applica, offrendo il fianco a prese di posizione altrettanto errate. Il test del DNA è cosa diversa dalle tecniche per certificare l'origine geografica, il DNA dell'olio definisce l'origine varietale che per ciascuna specie è uguale ovunque nel mondo. La spettroscopia con la risonanza magnetica, una delle tecniche disponibili, è in grado di definire l'influenza dell'ambiente circostante e quindi di certificare l'origine geografica del prodotto. Sono proprio quei metodi che i biologi del CREA, il centro ricerche dell'agricoltura, che usano tecniche di analisi del DNA, indicano come ottimali per la determinazione dell'origine geografica degli oli, differenziandoli dalla certificazione dell'origine varietale. A questo proposito, per riferirci a un problema di questi giorni, la differenziazione degli oli tunisini da quelli italiani non solo è possibile, ma è anche un dato acquisito da tempo, come dimostrano diversi articoli scientifici. I metodi per la certificazione dell'origine sono applicabili sia agli oli che ai le miscele, così come agli oli DOP e IGP. Tengo a precisare inoltre che la costituzione e l'utilizzo di banche dati, al fine della caratterizzazione e certificazione dell'origine geografica, si affianca e non sostituisce le analisi classiche previste, compresa quella del che nel documento dalla Commissione è ampiamente citata supportata e valorizzata. La verità sapete qual è ? È che questo Parlamento ha paura di porre degli impegni seri al Governo, lo fate con timore reverenziale. Le leggi ci sono, basta fare in modo che il Governo le adoperi, sarebbe già un successo.
La Relazione è un gran bel lavoro, ma se la lasciamo negli archivi non sortisce alcun effetto. Noi abbiamo votato favorevolmente al dossier prodotto dalla Commissione, perché racchiude veramente tutto ciò che è emerso dalle inchieste sull'olio d'oliva. Anche sulla vostra risoluzione voteremo favorevolmente, c’è tutta la buona volontà a collaborare su questo tema, però vi presentiamo anche la nostra risoluzione, in cui puntiamo l'attenzione sugli aspetti che per noi sono determinanti per la lotta al fenomeno dalla contraffazione dell'olio d'oliva, perché sono le stesse cose che abbiamo votato tutti insieme in Commissione, e vedremo come le voterete. I cittadini vi giudicheranno per la vostra coerenza o incoerenza. Avevo chiesto di riformulare un passaggio del dossier: sono stato accusato di censura; un parere tecnico fornito da un consulente della Commissione viene interpretato come un tentativo di censura, siamo all'assurdo . Ma se non capite nemmeno la differenza tra un DNA e una risonanza magnetica, come ci si può confrontare con voi ? L'olio, il prodotto di punta della dieta mediterranea, andrebbe protetto come il più prezioso dei beni di questa nazione, invece voi che fate ? Difendete le trivelle che cercano olio nero nei nostri mari, vendete la terra per farci passare dei tubi di gas e non fate ciò che serve per difendere il prodotto della terra che ha fatto mangiare e vivere dignitosamente tutti coloro che hanno abitato il Mediterraneo per millenni e il mondo ci invidia . In una parola, vi dico solo «grazie», per non dirvi altro. Grazie per avermi fatto capire che portare soluzioni a voi è come certificare che per quella strada non si andrà mai; sarà vero per alcuni, meno vero per altri, ma sta di fatto che con voi è così. Volete sapere la storia segreta dell'olio d'oliva ? È di dominio pubblico dal 2011: i signori dell'olio non spremono più, trasformano e soprattutto importano. Come funziona il loro ? Ci sono una decina di etichette, molto note, che in questa seconda Repubblica dell'olio hanno formato un cartello, un blocco di imprese, produttori e distributori, alleate nel nome della speculazione fondata su una raffinata frode commerciale, sull'inganno subdolo del consumatore, su un modo di operare che è diventato sistema, che sta accumulando profitti patrimoniali enormi. Sono attive per lo più nel centro Italia, importano enormi quantità di olio dalla Spagna, dalla Grecia e dalla Tunisia, in molti casi lo acquistano da società alle quali risultano collegate – stesso gruppo, stesso padrone –, un'unica famiglia; controllano i prezzi, controllano il mercato. Un tempo in queste aziende si spremevano olive, oggi ci sono solo dei silos, cisterne che usano solo per stoccare olio di diverse provenienze, poi una bella etichetta italiana e via: l'extravergine italiano taroccato atterra sugli scaffali di supermercati in tutto il mondo e nei migliori ristoranti del mondo, che cercano il . A rivelarlo è un'indagine condotta dall'Agenzia delle dogane, dal detective del settore frodi del Corpo forestale dello Stato e dalla Guardia di finanza. Non è la classica attività investigativa che porta alla scoperta di prodotti mal conservati o scaduti, è un'esplorazione più tecnica, portata avanti con l'analisi incrociata di banche dati.
PRESIDENTE. Deve concludere.
FRANCESCO CARIELLO. Una lente di ingrandimento sulla filiera dell'olio mascherato e miscelato. Voglio concludere veramente per dimostrarvi che questo è un fenomeno noto ormai da dieci anni e, in tutto questo, l'Italia ha mostrato di essere poco incisiva, da un punto di vista strategico.
PRESIDENTE. Grazie, collega Cariello.
FRANCESCO CARIELLO. Nei confronti con la Spagna – mi scusi, Presidente, un ultimo passaggio –, l'Italia è stata sconfitta, perché la Spagna ha addirittura inserito un suo uomo nel Consiglio internazionale oleicolo. Questa è la reale sconfitta di questo Paese ; non c’è una strategia tra il Ministero delle politiche agricole e il Ministero dello sviluppo economico, a cui fa capo il Cnac, che oggi mi aspettavo fosse anche presente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baruffi. Ne ha facoltà.
DAVIDE BARUFFI. Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, credo che sia stato giusto promuovere, anche in questa legislatura, un'indagine conoscitiva sulla contraffazione dell'olio d'oliva, avviata immediatamente nel momento in cui la Commissione si è insediata, per nostra iniziativa e per scelta del presidente Catania. La prima tappa è stata appunto l'approvazione unanime, che anche il collega Carello ricordava, della relazione finale che noi assumiamo con la relazione che proponiamo oggi all'Aula come seconda tappa, dove sono indicati anche obiettivi stringenti – proverò a elencarli – per il Governo.
Giusto concentrare la nostra iniziativa anzitutto sull'olio d'oliva, non solo perché i fatti di cronaca e le azioni condotte dalle forze dell'ordine e dalla magistratura segnalano che il fronte rimane assolutamente aperto, ma perché l'olio d'oliva – lo ricordava prima il collega Russo – rappresenta tante cose insieme, come i prodotti di assoluta qualità italiani che concorrono a definire l'identità e la riconoscibilità del nostro Paese nel paesaggio globale. Qualità anzitutto del nostro cibo, qualità intesa come salubrità e come proprietà organolettiche, biodiversità e varietà. Sono tante le regioni italiane scolpite nei propri paesaggi – ciascuna a proprio modo – dagli oliveti e dalla loro coltivazione. Poi, sostenibilità ambientale e sociale, i temi su cui si è dibattuto ad Expo a Milano.
Naturalmente l'ulivo, l'olivicoltura, l'olio d'oliva sono anche un simbolo delle contraddizioni, delle difficoltà e delle sfide che investono tutte le produzioni agricole di qualità italiane, perché per farlo serve lavoro e fatica, poi ci si misura quotidianamente con gli accidenti della natura, purtroppo non solo di tipo climatico, e sono necessari investimenti e regole per tenere insieme la produzione e la qualità. C’è difficoltà, come è stato ricordato, a produrre reddito – lo diceva prima il presidente – e soprattutto a distribuirlo in modo equo lungo tutta la filiera, soprattutto nei territori più difficili. Anche questo è un elemento tipico delle nostre produzioni di qualità, purtroppo, aggiungo.
C’è difficoltà a stare nel mercato comunitario e soprattutto in quello globale, in una competizione che si è fatta molto più difficile, molto più accesa, in questi anni; talvolta si è fatta anche sleale, ed è il problema di cui ci siamo occupati principalmente noi. Una competizione sleale che viene da fuori ma anche da dentro, fuori dalle regole e con grave danno ai diritti dei consumatori, quando non alla loro salute, e certamente dei produttori che hanno investito nelle regole. Se questa è la premessa, serve tenere d'occhio anche il contesto dentro cui va iscritto questo capitolo non secondario, che è appunto quello della contraffazione. L'Italia è un grandissimo produttore, il secondo nel mondo, ma con problemi crescenti di quantità: la produzione è passata in cinque anni da circa 550 mila tonnellate a 302 mila. Siamo, però, anche il Paese campione di biodiversità, è stato detto (42 DOP, un IGP), che è la certificazione di un sistema Paese e una ricchezza senza paragoni. Sono circa 900 mila le aziende del settore, con un volume d'affari complessivo pari a 3 miliardi di euro, però in queste due cifre (numero delle aziende e volume d'affari) è iscritta anche la forza e la debolezza del nostro sistema. È quindi su questo quadro che si inserisce la strategia del Governo per consolidare i punti di forza e superare quelli di debolezza. Dopo l'accordo di filiera sottoscritto la settimana scorsa in sede di Conferenza Stato-regioni, è stato varato il piano olivicolo nazionale: è la prima volta nel nostro Paese, la prima volta dopo ventisei anni, mi diceva la relatrice.
A me spiace non aver trovato un riferimento in questo nelle parole del collega del MoVimento 5 Stelle, perché attesta un'iniziativa forte da parte del Governo e soprattutto un'iniziativa assunta insieme alle parti e alle regioni. Finalmente una strategia supportata da risorse rilevanti (32 milioni di euro) a cui possono e debbono aggiungersi anche quelli dei piani regionali; e poi, priorità condivise per accrescere quantità e qualità, che mai come in questo settore si tengono insieme, in quanto non è questione, invece, che riguarda tutte le produzioni di qualità del nostro Paese. Tutto ciò per promuovere gli investimenti, l'aggregazione e l'organizzazione degli operatori della filiera, la ricerca e la commercializzazione del prodotto dentro e fuori Italia. È in questo contesto, poi, che va tenuta la nostra discussione e le indicazioni al Governo su un fronte rilevante come quello del contrasto alla contraffazione, non perdendosi dietro un singolo particolare ma provando a costruire una strategia, a rafforzare una strategia. Alle conclusioni odierne contenute nella risoluzione che presentiamo in Aula siamo arrivati dopo un lavoro di indagine di moltissimi mesi in Commissione, fatto di ascolto...
PRESIDENTE. Scusi, collega, mi dispiace interromperla, però i colleghi devono abbassare un po’ il tono della voce.
DAVIDE BARUFFI. Fatto di ascolto di tutti gli attori aventi causa e anche di un adeguato confronto. Quindi il confronto c’è stato, e ha prodotto un risultato condiviso. Non siamo comunque all'anno zero, lo hanno ricordato tutti i gruppi, c’è una legge importante, la legge n. 9 del 2013, la cosiddetta «salva olio», che non è importante solo per l'Italia, perché è considerata una legge importante, apripista, anche da altri Paesi. Io credo vada messa a valore e soprattutto vada attuata pienamente.
Quella legge l'abbiamo voluta noi, ed è stata approvata da tutto il Parlamento: e ora anche voi ci dite che va attuata pienamente. Non siamo all'anno zero, non giriamo la testa dall'altra parte: è la prima indicazione che diamo al Governo, quella di rimuovere ogni ostacolo che ancora ne intralcia il funzionamento, e soprattutto consentire l'attuazione di tutte le sue parti e degli istituti che essa ha previsto.
La relatrice, l'onorevole Mongiello, due giorni fa ha sintetizzato quali sono oggi le pratiche più diffuse in termini di contraffazione dell'olio, in particolare extravergine di oliva, e sono state riprese nel dibattito generale e anche questa mattina. Sintetizzo: la trasformazione e la miscelazione con finalità di frode, che chiamano in causa la necessità di strumenti e strade diverse di contrasto – come ci viene suggerito anche dagli inquirenti, dalle procure, il cui lavoro meritorio, insieme a quello delle forze dell'ordine, va certamente ricordato e ringraziato anche in quest'Aula. Gli interventi a valle, è stato ripetuto più volte, non bastano, sono scarsamente efficaci: se quello che rileva è la sofisticazione o l'aggiunta di prodotto che non sono di qualità, bisogna aggredire il problema a monte. La risoluzione indica alcune azioni molto chiare e puntuali in questo senso, invito tutti i colleghi a leggerle. L'istituzione di un registro ufficiale delle rese produttive: in soldoni un albero, un uliveto, un territorio possono produrre una certa quantità di prodotto; è un fattore-spia significativo nella tracciabilità, capire se c’è più prodotto e che cosa ne accaduto. E legato a ciò naturalmente anche la possibilità conseguente di monitorare le giacenze, e rendere obbligatoria la classificazione delle stesse e la loro registrazione. È necessario informatizzare ed interfacciare pienamente le banche dati nazionali e regionali, implementando il SIAN: mi pare che anche questa sia una proposta condivisa, su cui tutti hanno insistito. Così come a corollario dei punti precedenti, c’è la piena tracciabilità del trasporto, del prodotto che viene dall'estero, ma anche del prodotto che lungo la filiera gira dentro il nostro Paese: una piena tracciabilità.
Questi interventi, che la relazione formula come impegni vincolanti e precisi per il Governo, definiscono una strategia coerente che aggiorna e sviluppa quella di contrasto definita dalla legge: chiede di realizzarla pienamente, diciamo. Aggiungo solo una considerazione, per quanto ho sentito rispetto all'olio tunisino: è comprensibile la preoccupazione, in particolare dei nostri produttori. Ricordava il collega Gigli che siamo un Paese che produce tanto, esporta tanto, ma soprattutto consuma tanto olio: il doppio di quello che produciamo; e quindi l’ è molto significativo per noi, non è certamente con una politica autarchica che si risolve il problema. Ma per stare al punto, io non sono preoccupato dell'olio tunisino in sé: sono preoccupato dell'olio tunisino che è in noi, cioè di come viene immesso dentro le nostre produzioni. Ed è solo la tracciabilità, non la politica dei dazi, che può mettere un argine a questo problema: bisogna che lo prendiamo dal verso giusto !
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DAVIDE BARUFFI. Vado verso le conclusioni, Presidente. Anche noi riteniamo che bisogna qualificare il sistema dei controlli sul prodotto, mettendo a disposizione quanto la tecnica, la scienza, in particolare la chimica possono offrirci: abbiamo posto un'indicazione precisa su ciò. Io vorrei però che tenessimo anche presente una considerazione: ho ascoltato le parole di Cariello, credo che siano dette in buona fede. Penso che il Parlamento debba fare il Parlamento: le leggi e indicare con atti di indirizzo le priorità del Governo; non è compito del Parlamento mettersi a fare brevetti, non è compito del Parlamento fare il «portobello», dove si vince se si porta la cosa innovativa o se si fa parlare il pappagallo. Non è quello il nostro mestiere !
PRESIDENTE. Collega Baruffi, se può rivolgersi alla Presidenza. Grazie.
DAVIDE BARUFFI. Chiedo scusa, ma volevo interloquire perché c'era un lavoro appassionato e condiviso.
PRESIDENTE. Era chiarissimo l'intento del confronto.
DAVIDE BARUFFI. Un lavoro appassionato e condiviso che porta il mio gruppo ad esprimere non solo una valutazione positiva del lavoro che è stato svolto dalla Commissione e dalla relatrice, e a ringraziare tutti quanti abbiamo ascoltato nel corso di mesi e mesi di interlocuzioni e audizioni, ma ad esprimere un voto favorevole sulla nostra proposta di risoluzione, ringraziando gli altri gruppi che hanno abbandonato, in ossequio a tale percorso condiviso, l'idea di presentare risoluzioni distinte. Era legittimo, naturalmente, ma io lo prendo come un fatto assolutamente positivo, e dà un segnale al Paese, dà un segnale ai produttori che il Parlamento, le istituzioni, il Governo sono impegnati a fare un passo avanti. Il compito della Commissione era questo, e questa è una seconda tappa significativa .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Avverto che la risoluzione Mongiello ed altri n. 6-00228 è stata sottoscritta anche dal deputato Garofalo, che con il consenso degli altri firmatari ne diventa il quinto firmatario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che la proposta di riformulazione della risoluzione n. 6-00228 è stata accettata dai presentatori.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Mongiello, Catania, Russo, Ciracì ed altri n. 6-00228, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Di Vita ed altri n. 1-01196, Nicchi ed altri n. 1-01197, Sandra Savino ed altri n. 1-01198, Binetti ed altri n. 1-01199, Rizzetto ed altri n. 1-01200, Baldassarre ed altri n. 1-01201, Rondini ed altri n. 1-01202, Palese ed altri n. 1-01203 e Di Salvo, Monchiero ed altri n. 1-01204 concernenti iniziative in relazione alla revisione del sistema di calcolo dell'Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali che ha avuto luogo nella seduta di martedì 29 marzo 2016, sono state presentate le mozioni Baldassarre ed altri n. 1-01201, Rondini ed altri n. 1-01202, Palese ed altri n. 1-01203 e Di Salvo, Monchiero ed altri n. 1-01204, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
Se è possibile abbassare il tono della voce, grazie. La parola al Governo !
FRANCA BIONDELLI, Presidente, sulla mozione Di Vita ed altri n. 1-01196, il parere sul dispositivo: primo punto, «ad intraprendere le opportune e improcrastinabili iniziative (...)», parere favorevole; punto secondo, «ad assumere iniziative per porre in essere entro il 30 giugno 2016 una complessiva riforma del vigente sistema di calcolo dell'ISEE (...)», parere contrario; punto terzo, «nelle more di un intervento di riforma (...)», c’è un parere favorevole con questa riformulazione: «nelle more di un intervento di riforma della normativa vigente in conformità alla sentenza del Consiglio di Stato, a valutare l'adozione di idonee iniziative per definire il valore dell'ISEE, indicante le modalità transitorie di calcolo da effettuarsi in base alle disposizioni normative antecedenti alla riforma intervenuta con il decreto il Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 3 dicembre 2013». Al quarto capoverso «a procedere ad una ricognizione (...)» parere contrario. Al quinto capoverso «a predisporre celeri interventi compensativi o procedere per il risarcimento (...)» parere contrario. Al sesto capoverso «A convocare un tavolo di discussione con le associazioni delle famiglie con disabili per la modifica della normativa (...)» parere favorevole con la seguente riformulazione «a proseguire la discussione nell'ambito del Comitato consultivo, istituito in attuazione dell'articolo 12, comma 6, del DPCM n. 159 del 2013». Al settimo capoverso «a disporre una specifica informativa, tramite i propri canali di comunicazione (...)» parere favorevole.
PRESIDENTE. Se possibile occorrerebbe anche il parere sulle premesse prima di andare avanti.
FRANCA BIONDELLI, Il parere sulle premesse è favorevole.
Passo ora alla mozione Nicchi ed altri n. 1-01197. Allora, sul primo capoverso dell'impegno che inizia con le parole «ad assumere iniziative per recepire immediatamente attraverso apposita modifica (...)» parere favorevole. Al punto 2, «in tale contesto ad assumere iniziative per prevedere lo scorporo dell'ISEE (...)» parere contrario. Sul punto 3, «a convocare in tempi brevi una sessione della Conferenza unificata (...)» parere contrario. Sul punto 4, «ad inviare, nel più breve termine, una relazione dettagliata (...)» parere contrario. Mentre per quanto riguarda le premesse della mozione il parere è favorevole.
Passo ora alla mozione Sandra Savino e altri n. 1-01198: per quanto riguarda le premesse il parere è favorevole. Sul punto 1 del dispositivo, «a fornire una previsione puntuale delle ricadute (...)» il parere è contrario. Sull'impegno al punto 2, «ad intraprendere le urgenti iniziative compensative (...)» il parere è sempre contrario. Sul terzo punto il parere è favorevole con la seguente riformulazione «a valutare l'opportunità di assumere iniziative per rafforzare gli strumenti di carattere tributario in favore dei soggetti portatori di disabilità e delle loro famiglie».
Passo alla mozione Binetti ed altri n. 1-001199, sulle cui premesse il parere è favorevole. Sull'impegno al punto 1, «nelle more di un intervento di riforma della normativa vigente, in conformità (...)» il parere è favorevole con la seguente riformulazione «nelle more di un intervento di riforma della normativa vigente, in conformità alla sentenza citata del Consiglio di Stato, a valutare l'adozione di idonee iniziative per definire il valore dell'ISEE (...)». Sull'impegno al punto 2, «a convocare un tavolo di discussione (...)», parere favorevole con questa riformulazione « a proseguire la discussione nell'ambito del Comitato consultivo, istituito in attuazione dall'articolo 12, comma 6, del DPCM n. 159 del 2013 (...)» in quanto appunto c’è già il Forum delle associazioni delle famiglie. Sull'impegno al punto 3, «a promuovere una corretta campagna di informazione (...)» il parere è favorevole. Sul punto 4, «ad assumere iniziative normative per una riforma dell'ISEE, tenendo conto delle problematiche (...)» il parere è contrario.
PRESIDENTE. Mi pare di capire che posso dare per scontato che i pareri sulle premesse siano tutti favorevoli.
FRANCA BIONDELLI, Sì, certamente. Passo allora alla mozione Rizzetto ed altri n. 1-01200. Sull'impegno al punto primo, «ad assumere iniziative per adeguare le disposizioni relative al calcolo dell'ISEE (...)» il parere è favorevole. Sul punto 2, «ad adottare tutte le iniziative riparatorie nei confronti di coloro che hanno ricevuto un danno (...)» il parere è contrario. Al punto 3, «a porre in essere (...)», parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare iniziative atte a rendere effettiva l'esclusione dal calcolo del reddito delle borse di studio percepite dagli studenti universitari al fine dell'accesso alle medesime».
Passo ora alla mozione Baldassarre ed altri n. 1-01201.
Sul primo capoverso del dispositivo «ad assumere iniziative (...)» il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «ad assumere iniziative per realizzare una più equa riforma del sistema del calcolo dell'ISEE, in particolare predisponendo una tutela più efficace dei soggetti più deboli della società, come gli anziani, i malati e i disabili in condizione di gravità, conformemente alla citata sentenza del Consiglio di Stato, al fine di realizzare la totale esclusione di tutte le prestazioni legate alla disabilità». Al secondo capoverso, «a procedere ad una quantificazione del valore delle prestazioni non erogate (...)» il parere è contrario. Sull'impegno al terzo capoverso, «ad assumere iniziative per predisporre (...)» il parere è favorevole con la seguente riformulazione: nelle more di un intervento di riforma della normativa vigente, in conformità alla sentenza citata del Consiglio di Stato, a valutare l'adozione di idonee iniziative per definire il valore dell'ISEE, indicanti le modalità transitorie di calcolo, da effettuarsi (...) e via seguitando.
Passo ai pareri sulla mozione Rondini ed altri n. 1-01202. Sull'impegno che inizia con le parole: «ad assumere iniziative per novellare, all'articolo 4 (...)» il parere è favorevole. Sul secondo punto, che inizia con le parole: «ad emanare al più presto una circolare indirizzata (...)», parere favorevole con la seguente riformulazione: «nelle more di un intervento di riforma della normativa vigente, in conformità alla sentenza del Consiglio di Stato, a valutare l'adozione di idonee iniziative per definire il valore dell'ISEE, indicanti le modalità transitorie di calcolo da effettuarsi in base alle disposizioni normative antecedenti alla riforma intervenuta con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 3 dicembre 2013. Sul punto 3, «ad adottare iniziative per prevedere una misura risarcitoria (...)», parere contrario. Sull'impegno che inizia con le parole «ad assumere iniziative per rivedere la disciplina dell'ISEE, nel quadro del sistema (...)», parere contrario.
Per quanto riguarda la mozione Palese ed altri n. 1-01203, al primo capoverso, «a valutare l'opportunità di assumere iniziative (...)», il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «nelle more di un intervento di riforma normativa vigente, in conformità alla sentenza citata del Consiglio di Stato, a valutare l'adozione di idonee iniziative per definire il valore dell'ISEE, indicanti le modalità transitorie di calcolo, da effettuarsi in base alle disposizioni normative antecedenti alla riforma intervenuta con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 3 dicembre 2013.
Il parere è contrario sul secondo capoverso: «(...) nel rispetto dei vincoli di finanza (...)», mentre sul terzo capoverso ove si parla di valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e senza ulteriori oneri a carico del bilancio, di rivedere la disciplina ISEE, prevedendo in tale ambito specifiche forme di detrazione fiscale per i portatori di gravi forme di disabilità permanente, il parere è favorevole.
Sull'ultima mozione Di Salvo ed altri n. 1-01204 il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie Signor Presidente. Volevo innanzitutto ringraziare colleghe e colleghi, che presentando queste mozioni hanno sollevato il problema e messo fine ad una vera e propria ingiustizia. Già durante il dibattito sulla legge di stabilità avevamo avuto dubbi e preoccupazioni sulle conseguenze che avrebbe avuto il nuovo ISEE per alcune categorie. L'idea che l'indennità di accompagno per un disabile, che serve a coprire solo in minima parte le spese che una famiglia deve affrontare per la cura e l'assistenza, fosse considerata alla stregua di un reddito, ci sembrava assurda oltre che iniqua, così come ci sembra iniquo che fonte di reddito per il calcolo ISEE vengano considerate le borse di studio per gli studenti, anche quelle volte a coprire in minima parte il costo degli studi. Ci era stato detto che le nostre preoccupazioni non erano fondate, che il nuovo ISEE avrebbe rappresentato un vantaggio per la maggior parte delle famiglie, che l'indennità per la disabilità non avrebbe influito negativamente sul calcolo finale, e così è stato per tanti. Per tanti, ma non per tutti, e non importa che la penalizzazione riguardi solo una percentuale bassissima, basterebbe una sola persona per rendere il provvedimento ingiusto ! Ci ha pensato il Consiglio di Stato, con le sue sentenze, a dare ragione alle famiglie che chiedevano giustizia, e ancora una volta è stata la magistratura ad intervenire per sanare gli errori della politica.
Oggi, con queste mozioni, mettiamo una toppa a quello che è stato uno sbaglio e ci auguriamo che sia l'occasione per rivedere anche altre penalizzazioni ingiustificate che il nuovo ISEE ha creato. Lo strumento è valido e funziona, e può essere davvero un supporto concreto alle famiglie, quelle famiglie che, a volte, vengono strumentalizzate, quando ad esempio si tratta di negare i diritti ad altre famiglie, e spesso dimenticate, quando necessitano di sostegno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Galati. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GALATI. Grazie, Presidente. Il complesso di mozioni presentate oggi, in quest'Aula, da diverse componenti, evidenzia una situazione di contrapposizione palese tra la volontà popolare e l'azione di Governo. Una contrapposizione che verte su una questione materiale, come la determinazione dell'ISEE, e che riguarda al contempo sia la sfera dei livelli essenziali delle prestazioni e i servizi, la tutela della salute e la salvaguardia della famiglia come entità sociale fondamentale.
Le componenti dei gruppi parlamentari, con diverse motivazioni, ma convergenti, richiedono oggi al Governo di rivedere le modalità di definizione del nuove ISEE, così come previsto dall'articolo 5 del decreto-legge n. 201 del 2011, cosiddetto «salva Italia», che ha incluso le provvidenze assistenziali di qualsiasi natura, e dunque anche le indennità di accompagnamento, tra le voci rilevanti per la composizione e determinazione del reddito.
Solo lo scorso anno, a distanza di tre anni dall'introduzione, già il TAR del Lazio è intervenuto per affermare la necessità di una revisione normativa, ma non è bastata la sentenza del TAR ed è stato necessario l'intervento del Consiglio di Stato, con la pronuncia del 23 febbraio di quest'anno, per ribadire le medesime motivazioni del primo grado e, soprattutto, ritardando così l'avviamento ulteriore di un processo di revisione necessario ed atteso.
Un contrasto, quindi, netto, marcato, evidente, tra l'azione di Governo e l'esigenza della società civile, rispetto al quale nessuno dei Governi che si sono alternati nel corso di questa legislatura è riuscito a trovare una giusta ricomposizione e che oggi il Parlamento sottopone, con la sua azione, all'attenzione dell'Esecutivo, per una soluzione che si auspica celere, chiara e ferma.
Con queste motivazioni, la componente ALA annuncia il voto favorevole al complesso delle mozioni dirette ad orientare il Governo, rispetto a una soluzione della questione che non è solamente sociale ed economica, ma prima di tutto etica e morale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la rappresentante del Governo, che deve fare una precisazione. Prego, ne ha facoltà.
FRANCA BIONDELLI, Chiedo scusa Presidente, sulla mozione Sandra Savino ed altri n. 1-01198, al primo capoverso, il parere è favorevole con questa riformulazione...
PRESIDENTE. Quindi nell'impegno ?
FRANCA BIONDELLI, Sì, nell'impegno. La riformulazione è la seguente: «a valutare l'opportunità di monitorare gli effetti sugli enti locali delle modifiche del Regolamento conseguenti alle sentenze del Consiglio di Stato.»
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldassarre. Ne ha facoltà.
MARCO BALDASSARRE. Grazie, Presidente. Inizio ricordando i due eventi principali che riguardano queste mozioni. Il primo è la sentenza del TAR del Lazio del febbraio 2015, dove dice che i trattamenti assistenziali di qualsiasi tipo non devono essere considerati nel calcolo della situazione reddituale e che non possono essere previste franchigie maggiorate per i soli disabili minorenni. Il secondo è, poi, quando viene respinto il ricorso, presentato nel febbraio 2016 dal Governo, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero dell'economia e delle finanze. Viene respinto il ricorso: bella figuraccia che c'ha fatto, il Governo ! La figuraccia, però, l'ha fatta due volte: perché, se guardiamo la situazione attuale, vediamo che la povertà è sempre in aumento, le prestazioni sono sempre minori; sempre più persone necessitano di strumenti di sostegno e lo strumento che doveva garantire delle prestazioni ai meno abbienti, a chi era al di sotto di certi livelli reddituali e patrimoniali, fa l'esatto opposto, ovvero va a togliere quei diritti e quelle prestazioni proprio a coloro che ne avrebbero bisogno.
Infatti, se andiamo a guardare il nuovo calcolo dell'ISEE, include tutti i redditi percepiti dai componenti del nucleo familiare, le pensioni di invalidità, l'indennità di accompagnamento e anche le borse di studio degli studenti universitari. Ora, una persona fuori da questi Palazzi, che non è in grado di capire il pensiero renziano – e ammetto di non capirlo neanch'io, sinceramente – si fa delle domande e si chiede «chi e quando» verranno rimborsati i cittadini danneggiati, e che senso abbia conteggiare gli indennizzi riconosciuti alle persone con problemi economici.
Voi state togliendo i servizi agevolati proprio a chi necessita degli aiuti in più: con una mano date e con l'altra state togliendo. Il Consiglio di Stato ha ritenuto che non ha senso prevedere che tali aiuti vengano inglobati nel reddito, facendo crescere il valore in sé delle famiglie, escludendole proprio dai principi riservati ai nuclei in difficoltà. L'indennità di accompagnamento non determina una migliore situazione economica del disabile rispetto al non disabile, e non è una fonte di reddito la disabilità, come se fosse un lavoro o un patrimonio. Lo stato di invalidità non ha una remunerazione come se fosse un lavoro.
E un'altra grossa porcata l'avete fatta proprio sulle borse di studio, grazie al Ministro Giannini. Noi dovremmo garantire il diritto allo studio e poi il nuovo ISEE toglie, esclude più del 20 per cento degli studenti, rispetto all'anno precedente, e ci hanno dovuto pensare addirittura le vostre stesse regioni a recuperare il danno fatto con degli interventi compensativi. Voi state privando i cittadini delle garanzie sociali primarie.
Ebbene, va riformato il sistema di calcolo dell'ISEE, ma in maniera più equa, vanno tutelati i soggetti più deboli della società e non penalizzati, vanno escluse dal calcolo dell'ISEE le prestazioni legate alla disabilità, così come si deve prevedere l'esclusione di tutte le forme di natura previdenziale ed assistenziale, perché ancora non è chiaro cosa state facendo con la delega di contrasto alla povertà. Che senso ha una delega in cui c’è scritto tutto e niente: più niente che tutto, dato che poi andremo a vedere cosa in realtà deciderà questo Governo con i decreti attuativi, sui quali le Camere e le Commissioni non hanno alcun potere, solo dei pareri non vincolanti.
Vanno assolutamente risarciti quei cittadini che non hanno potuto usufruire di prestazioni che sarebbero spettate loro in base alla sentenza del Consiglio di Stato. E noi ci troviamo nel paradosso nel quale un Governo che si possa definire veramente democratico ignora continuamente qualsiasi esito o sentenza. Lo fate su qualsiasi cosa, lo fate anche su sui referendum, lo abbiamo visto anche con quelli del 2011, ne sono una prova, siete stati bravissimi anche a rimandare il dibattito parlamentare sull'atto che doveva esserci proprio oggi in Aula. Lo state facendo anticipando addirittura il referendum del 17 aprile sulle trivelle, prima impedendo che venga accorpato alle elezioni amministrative per non raggiungere il quorum, poi addirittura chiedendo agli italiani di non andare a votare: qui siamo arrivati a un livello di demenza incredibile. E lo fate anche sulle sentenze dei tribunali e sulle sentenze del Consiglio di Stato. Noi ci ritroviamo con un Governo del fare che fa, effettivamente, come cavolo gli pare.
MARCO BALDASSARRE. Io chiedo un'ultima cosa, sottosegretario: noi chiediamo, usiamo il calcolo dell'ISEE come uno strumento di tutela sociale e non come una ghigliottina verso chi non può più permettersi i vostri errori .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Non c’è dubbio, desta preoccupazione che il Parlamento sia costretto a intervenire e a discutere sul problema dei parametri che definiscono l'ISEE, in tre mesi, per la terza o quarta volta. È da dicembre, cioè da quando è stata approvata la legge di stabilità da parte del Parlamento, che noi discutiamo di una cosa scontata. Mi ricordo i tanti interventi che ci sono stati in quella seduta – peraltro era una seduta notturna – e le tantissime argomentazioni che poi sono state per intero sposate da tre sentenze del Consiglio di Stato, cioè dopo che altrettante sentenze del TAR erano state emesse a favore o per chiarire che cosa ? Un punto fondamentale: la disabilità non può e non deve essere considerata come fonte di reddito, ma tanti colleghi, signor Presidente, ci hanno espresso con tanti esempi ciò che avveniva in pratica, in riferimento alle gravi disabilità o agli handicap, ed era chiaro che era così. Invece, ci sono volute tre sentenze, i ricorsi da parte delle famiglie, i ricorsi da parte delle associazioni, tre sentenze del TAR, tre sentenze del Consiglio di Stato dove la Presidenza del Consiglio si è anche costituita contro, e alla luce di questo viene qui messo in discussione e io rimango veramente esterrefatto ! Per anni noi abbiamo sentito continuamente che le sentenze andavano semplicemente eseguite e non commentate.
Non solo il dissenso non poteva essere espresso, ma neanche il commento. Andavano eseguite e basta. Ora invece ci troviamo di nuovo come Parlamento e grazie ai tanti colleghi che hanno presentato tantissime mozioni sull'argomento per dire al Governo: guarda, Governo, che il Consiglio di Stato ha deciso in via definitiva ed ha argomentato che devi intervenire. E abbiamo detto pure come indirizzo nelle mozioni che il Governo ha il dovere di intervenire senza modificare i saldi di finanza pubblica, perché ci sono tanti sprechi su cui si può agire e su cui il Governo può trovare le risorse per ristorare i danneggiati che ci sono stati, nelle prestazioni sanitarie, nelle borse di studio, cioè con tutto quello che è stato elencato. È una delle cose più gravi, è una delle disattenzioni più gravi di questo Governo. Allora io mi auguro e spero, visto che si fanno tanti decreti-legge, ma perché mai non si fa un decreto-legge immediato su questa situazione, per porre riparo ? Io, signor Presidente, invito il rappresentante del Governo a che si agisca immediatamente con apposito decreto-legge, trovando le risorse per 1.200 famiglie che hanno già subito danni incredibili e che si ponga rimedio a una cosa che è chiara. Il Parlamento a che cosa serve, se noi abbiamo discusso e abbiamo già detto con tanti argomenti e tanti colleghi quello che il Consiglio di Stato ha già stabilito ? Bene, ormai c’è un punto fermo, noi accetteremo la riformulazione, voteremo tutte le mozioni che sono state presentate perché vanno tutte nello stesso indirizzo, ma è meramente grave che ci sia necessità di dieci mozioni, di un voto quasi unanime da parte di tutti a che il Governo intervenga nell'eseguire una sentenza del Consiglio di Stato, in un Governo cioè in cui peraltro di recente è stato nominato un Ministro a cui è stata data la delega per la famiglia, ma che stiamo a scherzare o a prenderci in giro ? Io concludo il mio discorso sperando che il prossimo Consiglio dei Ministri vari questo decreto per porre fine e rimedio a questa situazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, sottosegretario, sulla scorta di quanto appena affermato dal collega Palese, bene, il collega Palese ci dice una cosa importante, una cosa giusta, ovvero se il Consiglio dei Ministri dovrà varare in seno e dopo l'applicazione di queste mozioni un decreto, bene, Presidente, significa che una mozione vale quanto un ordine del giorno, diventa un mero esercizio di stile, per cui nove mozioni, un atto parlamentare di indirizzo nei confronti del Governo – con degli impegni sicuramente assettati e di questo ringraziamo – diventa evidentemente un mero esercizio di stile, giusto per farci quattro chiacchiere in Aula. Io penso che a questo punto serve intervenire, sottosegretario, prima di un decreto che dovrà di nuovo fare i suoi passaggi nei due rami del Parlamento. Le persone che soffrono rispetto alla proposizione del nuovo indicatore, soffrono ora, non soffriranno fra 60 giorni o fra 90 giorni, quando un decreto potrà essere più o meno approvato o emendato. Soffrono oggi e quindi io penso che tutti i partiti qui rappresentati, dall'opposizione alla maggioranza, hanno proposto delle mozioni per fare qualcosa subito, perché i tempi della politica non possono non collimare con i tempi delle esigenze della carne viva, del ventre molle della popolazione. Interessante è poi notare che nella mozione, chiamiamola di maggioranza, a prima firma Di Salvo, il primo impegno – sono stati accettati tutti e tre gli impegni, senza riformulazione da parte dell'Esecutivo e della maggioranza – dice «a dare organica attuazione alla sentenza del Consiglio di Stato del 29 febbraio». Attenzione, non solo. «Modificando in tal senso il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2013». Cosa significa questa cosa ? Cosa significa colleghi questa sorta di artifizio letterario per cui si dà la colpa al Presidente del Consiglio dei ministri il 3 dicembre 2013 e quindi si va a dare la colpa non a questo attuale Esecutivo, non si va a dare la colpa a Matteo Renzi e ai suoi Ministri in seno alla scorsa legge di stabilità, ma si va a dare la colpa con questo dispositivo a chi ? Facciamo nomi e cognomi.
A colei che allora era la Viceministro delle politiche sociali, Cecilia Guerra, vero padre o madre in questo caso e non putativo della riforma dell'ISEE.
Il Consiglio di Stato abbiamo capito tutti che va di fatto con una sentenza a scorporare, a smembrare quanto normato in seno alla scorsa legge di stabilità, ovvero quando all'interno del calcolo dell'ISEE si vanno ad inserire pensioni di invalidità, indennità di accompagnamento e, lo rinnovo per l'ennesima volta, le borse di studio per gli studenti universitari, quindi non soltanto la disabilità ma anche la borsa di studio, anche il merito degli studenti universitari, va ad essere inserito come reddito. Terribile, pazzesco, anacronistico, stupido anche come passaggio, se mi permettete, ma con questo dispositivo si va a dare la colpa non a Matteo Renzi ma al Governo, all'Esecutivo precedente, tant’è vero che è la sentenza del Consiglio di Stato viene duramente criticata dall'allora – attualmente senatrice, se non ricordo male – Cecilia Guerra, onorevole Cecilia Guerra, che di fatto va a difendere la sua creatura, per cui voi, la maggioranza, i partiti che vanno a puntellare la maggioranza in questo momento, vanno a fare qualche riflessione. Vi fate qualche domanda ? Abbiamo sbagliato qualche cosa ? Sì, vi rispondete, nel silenzio probabilmente della vostra camera vi rispondete, abbiamo sbagliato qualche cosa. Ma non riuscite nemmeno a dare in questo senso, in questo caso, sulla genesi rispetto a quanto io leggevo di scritto inerente le mozioni, un segno importante, incisivo, immediato rispetto a migliaia di famiglie che dalla politica in questo caso si aspettano delle risposte, perché se è vero – lo rinnovo – quanto detto dal collega, serve un decreto, io penso che a questo punto un decreto prima di due, tre o quattro mesi non riuscirà a portare i frutti che i partiti qui rappresentati vogliono portare istantaneamente con la proposizione di una mozione parlamentare. Allora diciamocelo: la mozione parlamentare non serve a nulla. Servirà un'altra volta il decreto e questo probabilmente, e per l'ennesima volta, per una sorta di bullismo istituzionale che non vi fa e non vi fa rendere merito anche alle opposizioni che propongono una riforma dell'ISEE, ma volete fare tutto e da soli, addirittura con un decreto. Due giorni fa in discussione generale io ho ricordato che in un momento storico nel quale gli indici di povertà registrano continui aumenti, state sacrificando – e lo sottolineo per la terza volta in modo forte – non il Governo Letta, ma il Governo Renzi, ha di fatto tagliato con la scorsa legge di stabilità le prestazioni essenziali, basilari prestazioni socio-sanitarie regolate da quello che doveva essere uno strumento nato nel 1998 che recava nel suo grembo fondamentalmente un aiuto. Per chi ? Non per coloro che sono i cosiddetti ricchi o benestanti, ma per coloro che ne abbisognavano rispetto a questo tipo di passaggio. Quindi, Presidente, oltre che ad una evidente non legittimità costituzionale – oltre al Consiglio di Stato, lo ricordavano i colleghi prima, si è espresso il TAR – sottosegretario, disabilità e lavoro, disabilità e redditi, non possono essere equiparabili, non sono la stessa cosa e mi fa piacere che lei dica di sì. Non sono la stessa cosa, lei lo sa. Io effettivamente la ringrazio perché per tempo ne abbiam parlato e lei si è dimostrata anche proattiva, propedeutica a questo tipo di passaggio, quindi è assurdo stabilire che non alla Camera dei deputati, non al Senato della Repubblica, ma le associazioni volontarie di disabili in questo caso hanno dovuto ricorrere alla giustizia, al TAR tanto per essere chiari, per veder riconosciuto un qualcosa che è un diritto, è un diritto che voi avete cambiato. Quindi noi, Presidente, cercheremo insomma di snocciolare, perché ci saranno più e più voti rispetto agli impegni e cercheremo di votare non come dicevano i latini, non come tra l'altro – chiudo, Presidente – ha fatto un certo tipo di sinistra che, durante la scorsa legge di stabilità, non ha votato l'emendamento che costava 3 milioni di euro della collega Meloni – e mi riferisco alla sinistra – perché effettivamente 3 milioni di euro venivano tolti dal Fondo per l'immigrazione. 3 milioni di euro costava mantenere lo status quo precedente alla legge di stabilità rispetto all'ISEE, ma non è stato votato.
WALTER RIZZETTO. Lo ripeto, e mi avvio a concludere, Presidente, abbiamo dato nove milioni di euro alla città di Campione per un casinò, mentre sull'ISEE non abbiamo fatto nulla. Tre milioni di euro costava, 3 milioni di euro non avete voluto, non dico investirli, ma mantenerli, per dare dignità e per restituire dignità – per mantenerla più che altro – ad una fascia, come prima detto, di popolazione che è evidentemente una tra le fasce più deboli della popolazione stessa -.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Oggi, stiamo affrontando un tema che ha un enorme impatto sociale, un'enorme rilevanza sociale, perché è uno strumento importante che si vorrebbe disegnato a tutela dei più deboli e che dovrebbe, in qualche modo, costituire un pochino l'architrave di tutto il e di un basato proprio sulla famiglia, come centro delle politiche di al punto tale che questo strumento è utilizzato anche come base per alcune operazioni fondamentali che riguardano appunto la famiglia. Basti pensare alle pensioni di reversibilità, piuttosto che all'assegnazione, anche, di provvedimenti in caso di separazione dei coniugi. Il meccanismo dell'ISEE è stato, in anni recenti, opportunamente rivisitato per limitare le truffe che si erano evidentemente palesate ed evitare, quindi, che potessero essere dati, anche per questa via, ulteriori benefici a categorie che non ne avevano diritto, privando di risorse anche il per categorie che, invece, avrebbero dovuto giovarsene. Sono stati, quindi, introdotti dei fattori correttivi che condividiamo, anche se, anche lì, sarebbero magari necessarie delle franchigie, basti pensare appunto all'ingresso nel calcolo dell'ISEE di tutto il patrimonio mobiliare ed immobiliare, non tenendo conto del bene primario, magari, della casa, soprattutto, e delle dimensioni di questa, in particolari condizioni di famiglie numerose. Tuttavia, è stato un intervento che giudichiamo nel complesso positivo, ma che ha mostrato fin dall'inizio delle storture. È dall'inizio di questa legislatura – e il sottosegretario era presente con me all'epoca, ambedue membri della Commissione affari sociali – che andiamo ripetendo che il meccanismo dell'ISEE così rivisto presentava alcune evidenti iniquità che andavano urgentemente corrette. Di fronte a questi rilievi abbiamo trovato, tuttavia, sempre una chiusura tetragona, proprio. Ricordo, in particolare, l'ha già fatto l'onorevole Rizzetto, la chiusura dell'allora Viceministro Guerra che sosteneva come il nuovo meccanismo non andasse in alcun modo toccato prima che fossero passati alcuni anni dalla sua applicazione, nonostante, lo ripeto, alcune di queste storture fossero evidenti. Alla fine siamo arrivati al dunque che, non necessariamente la più evidente, ma certamente una delle storture più grosse di questo nuovo sistema è stata doverosamente, secondo me, censurata dal Consiglio di Stato. Su ricorso delle famiglie dei disabili la giustizia amministrativa, fino appunto al livello superiore del Consiglio di Stato, ha riconosciuto una cosa che è apparentemente lapalissiana, cioè che non è possibile assimilare al reddito quello che è un intervento che la società fa per cercare di rimettere almeno un poco in una condizione di uguaglianza una persona svantaggiata, come può essere appunto una persona fortemente disabile che gode dell'indennità di accompagnamento.
Ma ce ne sono delle altre di storture da correggere che riguardano il capitolo, in generale, delle pensioni di invalidità, che riguardano le borse di studio, come è stato detto, ma io voglio fare altri due esempi, il primo riguarda gli assegni familiari, assegni familiari che, anche essi, non dovrebbero entrare nel calcolo dell'ISEE, perché anch'essi non entrano, di per sé, a far parte del reddito, non entrano, per esempio, nel 730 per la dichiarazione dei redditi. Qui, però, oltre all'assurdo, appunto, che vengono invece a essere calcolati, per stabilire appunto l'ISEE, si assiste a un'ulteriore distorsione che, prima o poi, io inviterei il Governo a correggere, non fosse altro che per non farsi beccare, di nuovo, in una situazione, addirittura, stavolta, di incostituzionalità. Cioè noi abbiamo una situazione per la quale gli assegni non entrano nel calcolo dell'ISEE se il dipendente è un dipendente pubblico; se il dipendente, invece, è un dipendente privato, venendo poi forniti dall'INPS, vengono ad essere calcolati per quanto riguarda appunto l'ISEE.
Allora, qui si pone un problema di discriminazione tra cittadini che, magari, appunto, a parità di reddito e di benefici, sono soggetti a due sistemi diversi ed evidentemente discriminanti. Questa è un'altra cosa che assolutamente è da correggere prima che qualcuno arrivi a bacchettare di nuovo l'Esecutivo. La seconda constatazione nota che vorrei fare riguarda il modo in cui viene calcolato il peso dei figli a carico che evidentemente è sfavorevole all'assunzione di responsabilità ai fini della natalità. Faccio un solo esempio, anche qui: in Francia il terzo figlio, nel sistema simile all'ISEE, viene calcolato con un indice pari a uno, cioè come un costo totale; se non vado errato, nel nostro sistema viene calcolato con un indice fissato in 0.35. Ora stiamo da tempo sostenendo, anche qui, che le scale di equivalenza vanno profondamente riviste e anche su questo c’è stata una sordità totale. In pratica, cosa accade ? Che anche attraverso lo strumento dell'ISEE si continua a perpetuare e rafforzare la penalizzazione delle famiglie con figli, andando contro la stessa Costituzione che, invece, nell'articolo 31, appunto, suggerisce al nostro sistema di adottare il cioè un atteggiamento di favore rispetto alla famiglia. Voglio citarlo questo articolo 31: «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose». Ecco, di questo occorrerebbe che si tenesse conto appieno nell'ISEE, non possiamo continuare a far finta che i figli non costino, anche perché se così facciamo noi inficiamo anche il cardine della giustizia distributiva nel nostro Paese, costituito dall'articolo 53 della Costituzione secondo il quale: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva», ma la capacità contributiva reale, non quella attribuita, così, convenzionalmente. Ora, tutto questo diventa tanto più urgente quando, come il Governo sa, continuiamo a non vedere quella che è poi la distorsione principale che riguarda l'ISEE, cioè il fatto che a differenza di quello che accade per quanto riguarda la fiscalità generale dove, appunto, non vi è il cumulo di redditi, ma ognuno dei coniugi produce reddito e viene tassato in base al suo reddito, nel calcolo dell'ISEE si attua il cumulo dei redditi, appunto, della famiglia e questo sta portando – il Governo pure questo dovrebbe saperlo – al proliferare di separazioni di fatto, separazioni di comodo, diciamo, che vengono a realizzarsi spacchettando, per così dire, la famiglia, per poter accedere ad alcuni servizi e ad alcuni benefici. In buona sostanza, e mi avvio a concludere, noi chiediamo al Governo di cogliere questa occasione – a cui, lo ripeto, doverosamente e per fortuna il Consiglio di Stato ha forzato l'Esecutivo – per una revisione profonda del meccanismo, una revisione che tenga conto di alcuni almeno dei rilievi che ho cercato di proporre e, soprattutto, della correzione nel senso di una adeguata considerazione di quello che è il reale carico per quanto riguarda le famiglie, in particolare per quelle con figli e, in particolare, per quelle numerose. Quindi, noi voteremo a favore delle mozioni accolte, certamente, ma non vorremmo che queste mozioni restassero carta straccia, voteremo anche a favore di uno dei punti rigettati dal Governo che è quello che riguarda la mozione Rondini sull'attenzione al reddito di famiglia, proprio perché ne condividiamo appieno lo spirito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Oggi, il Governo con il parere che dà a queste mozioni che arrivano in Aula cerca di porre rimedio ad un atto arrogante che ha prodotto una vera e propria ingiustizia sociale operata ai danni delle famiglie che hanno in carico un disabile. È evidente a chiunque sia dotato di buon senso che la norma inserita nel decreto «Salva Italia», che computa gli interventi per compensare situazioni di indigenza, inabilità all'interno dell'indicatore della situazione economica equivalente, sia una norma illogica, irrazionale e foriera di forti disagi che incidono fortemente su chi ogni giorno si misura con la disabilità. Come si fa a considerare le provvidenze assistenziali erogate per compensare delle evidenti situazioni di disagio alla stregua di reddito da lavoro o da rendite finanziarie ? Solo voi – solo voi ! – potevate farlo.
Non si doveva attendere l'intervento dalla magistratura amministrativa, con le tre sentenze del TAR del Lazio, che hanno invalidato l'impianto di base sul quale viene calcolato l'ISEE. Le tre sentenze hanno escluso dal reddito le pensioni di invalidità e di indennità di accompagnamento. Sbagliare è umano, ma voi avete perseverato e così non avete voluto intervenire dopo le sentenze del TAR dell'11 febbraio del 2015, ma avete voluto attendere anche il pronunciamento del Consiglio di Stato che il 17 settembre 2015 ha negato la sospensiva delle tre sentenze e quello successivo del 29 febbraio scorso, contro il ricorso presentato dallo Stato, che non ha accolto, tra gli altri, il motivo dell'appellante principale che riguardava l'eventuale vuoto normativo che si sarebbe creato, secondo voi, conseguentemente all'annullamento del DPCM che dava applicazione all'irrazionale iniquità contenuta nel «Salva Italia». Ora, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato il nuovo sistema di calcolo dell'ISEE, giustamente le associazioni che tutelano i disabili chiedono al Governo di convocare subito un tavolo per modificare la normativa, perché, facendo nostre le loro legittime preoccupazioni, non vorremmo che ora qualcuno vista l'espunzione dall'ISEE delle provvidenze e il dover mettere mano all'ISEE, approfittasse dell'occasione per peggiorare anziché agevolare l'accesso alle prestazioni, magari scaricando il carico dall'assistenza sulle famiglie e innalzando ulteriormente la compartecipazione ai servizi. Ed ancora, per riparare all'evidente danno causato dal vostro nuovo ISEE, non è sufficiente ammettere, come qualche collega ha avuto il coraggio di dire intervenendo in discussione generale, che in fondo solo il 10 per cento dei comuni italiani ha messo a pieno regime il nuovo calcolo e che quindi la platea dei danneggiati sarebbe contenuta e minima. Saremmo insomma autorizzati a stimare in misura assai limitata il possibile danno subito dalle famiglie con persone disabili in conseguenza delle modalità di calcolo, ora da rimuovere. «No», noi riteniamo che vada stabilita velocemente una misura risarcitoria per risanare gli irragionevoli pregiudizi che i disabili hanno subito. La volontà della Lega Nord è di votare a favore non di tutte le mozioni, ma di tutte le mozioni ad esclusione di quella a prima firma Di Salvo. Noi riteniamo che oggi finalmente anche chi fa parte, chi sostiene questo Governo, si accorge di una stortura, ieri no, ieri quando abbiamo discusso, magari anche nella legge di stabilità, come ricordavano alcuni colleghi, quando abbiamo avuto l'occasione di poter rimediare già allora a questa stortura, i colleghi naturalmente non lo hanno fatto. Oggi noi riteniamo che non sia sufficiente per lavarsi la coscienza presentare una mozione che va nel solco di quelle presentate da chi sin da subito ha fatto proprie le preoccupazioni e le istanze delle fasce più deboli della nostra popolazione. Quindi, a quella mozione voteremo contro. Voi con misure come questa portate la responsabilità, secondo noi, morale della guerra fra deboli, ben riassunte dalla denuncia pubblicata dalla stampa di una donna proprio a proposito del vostro nuovo ISEE. Era Chiara Bonanno che diceva «io sono madre di un ragazzo costretto a letto che ha diritto a due indennità come invalido civile e come non vedente. Ora questi soldi faranno reddito e avranno conseguenze sulla mia richiesta di affitto agevolato nelle case popolari, nonostante abbia lasciato il lavoro per assistere mio figlio. Noi siamo considerati più ricchi rispetto ad una famiglia – e qui è evidente la lotta che avete generato fra le fasce più deboli della nostra popolazione – senza handicap con una madre vedova e un figlio disoccupato». Questa è la situazione che avete creato, condivisa da tante famiglie con a carico un disabile. La discussione mi fa tornare alla mente una vicenda riportata qualche anno fa da Gian Antonio Stella, sempre a proposito di guerra tra deboli, considerato che non siamo noi a fomentare tutto ciò, ma voi ad agevolare con misure scriteriate come quella oggetto oggi di questa mozione. Vicenda che ci dava conto di un tunisino che denunciava i maltrattamenti subiti in patria e la condizione di disabilità non riconosciuta a casa sua e per il tramite del nipote, in quanto il nostro era analfabeta, formalizzava la richiesta di protezione internazionale e di conseguenza, questa accolta, la possibilità di accedere ai benefici per la disabilità.
Ebbene, giustamente, Gian Antonio Stella concludeva con alcune considerazioni che condividiamo e facciamo nostre: «Ma sul serio ci facciamo bastare la sua dichiarazione tradotta dal nipote. Sulla base di quel racconto, che potrebbe essere teoricamente inventato, l'Inps ha liquidato al nostro 10.458 euro di arretrati e dal 1o gennaio del 2014 gli riconosce una pensione di 279 euro al mese per 13 mensilità. Per carità – prosegue Stella – c’è da essere fieri di un'Italia così generosa che si fa carico anche dei disabili altrui e persino della Tunisia, ma anche chi è mille miglia lontano da ogni canagliume xenofobo deve porsi un problema: e se lo facessero tutti ? Le persone disabili, secondo l'OMS, sono oltre un miliardo e uno su cinque in gravissime difficoltà. Con tutto rispetto per il tunisino – conclude Gian Antonio Stella – e la sua tragedia personale possiamo davvero permetterci di farci carico di tutti ?» Ecco voi, con norme come questa, generate questa guerra, alimentate questa guerra fra poveri e quando Gian Antonio Stella parlava, non avevate ancora inaugurato quella splendida stagione delle porte spalancate a tutti clandestini del mondo, ai quali naturalmente il servizio viene garantito, ma non ai nostri disabili, non alle fasce più deboli della nostra popolazione. Per loro non c’è spazio, perché i soldi e la solidarietà vanno manifestati solo in quella direzione e non magari per le fasce più deboli della nostra popolazione. Ora noi riteniamo, concetto ribadito con i nostri impegni, che lo Stato sociale debba intervenire, abbia il dovere di intervenire, per alleviare i disagi e sostenere le fasce più deboli della nostra popolazione e non mortificarne le legittime richieste, come avvenuto con questa brutta norma. Dare risposte concrete vuol dire anche prevenire e non creare i presupposti perché si alimentino i venti della guerra fra deboli. Questa poi può essere anche l'occasione, come ha ricordato anche il collega Gigli, per intervenire a favore delle famiglie italiane. Noi lo abbiamo fatto chiedendo di adottare un metodo, quale potrebbe essere il quoziente familiare, per dare piena attuazione a quanto previsto anche dal dettato costituzionale di un sostegno economico per la famiglia, ribadendo quanto, fra l'altro, avevamo già chiesto anche con le mozioni che abbiamo votato poche settimane a favore della famiglia. Tutto ciò affinché non si possa più pensare che avere una famiglia sia un lusso (una famiglia con figli e/o con a carico un disabile) che non ci si deve permettere in Italia !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie Presidente. Fermo restando ciò che qualche collega intervenuto prima ha fatto presente, ovvero che le mozioni sono uno strumento debole, queste sono lo strumento di cui oggi disponiamo per sollecitare il Governo ad un intervento rapido che adegui la normativa vigente alle recenti sentenze del giudice amministrativo. Quindi, utilizziamolo al meglio questo strumento, sollecitando il Governo su tre punti fondamentali. Il primo punto ovviamente è quello di adeguare la norma all'elaborazione giurisprudenziale che ha evidenziato come quel modo di calcolo, che era stato da più parti criticato, fosse effettivamente un errore. Credo che degli errori occorra prendere atto e che sia saggio correggerli nel più breve tempo possibile.
Il secondo tema deve essere quello però di ribadire la necessità di questo strumento. Avere un indicatore della situazione economica delle famiglie o dei soggetti singoli che ricevono assistenza in varie forme da parte dello Stato o delle istituzioni locali credo che sia una necessità assoluta, per un Paese che cerchi di ispirare la propria azione ad elementi fondamentali quali l'equità. L'equità non è possibile senza uno strumento di calcolo che sia realistico, che sia per approssimazione il più perfetto e il più giusto senza avere uno strumento che consenta di valutare la situazione economica reale, che spesso differisce abbastanza da quella ufficiale quale risulta dagli atti relativi all'attività di tassazione. È noto che nel nostro Paese i modelli 740 e 730 non sono indicatori perfetti né del reddito e meno che mai del livello di ricchezza del singolo o della singola famiglia. Quindi, l'indicatore deve essere mantenuto, l'indicatore deve essere migliorato. Credo che qualsiasi parametrazione contenga in sé qualche margine di errore o di imprecisione, il problema è che senza abbandonarsi a facili e in parte anche sterili polemiche ci sia un impegno a cercare la parametrazione più vicina alla realtà, la parametrazione che garantisca il miglior livello di approssimazione.
In questo, credo che possano anche essere di ausilio all'attività del Governo, che è chiamato a rivedere la norma, le esperienze maturate da comuni, regioni, consorzi socioassistenziali, cioè da quegli enti che l'ISEE l'hanno applicato negli ultimi anni e che magari se lo sono anche adattato a livello locale. Queste esperienze non sono tutte da buttare, anzi. Credo che le esperienze fatte dagli enti locali possano essere un'utile occasione per riflettere su alcuni dettagli; a questa necessità vorrei richiamare il Governo, ad una maggiore attenzione alle esperienze che si sono rivelate nei fatti più positive.
Infine, l'ultimo tema, che mi pare importantissimo, quello della norma transitoria. La mancata applicazione delle norme previgenti, a seguito delle sentenze del TAR e convalidate dal Consiglio di Stato, crea naturalmente un vuoto normativo. Poiché questo vuoto va colmato nel più breve tempo possibile, la mozione che ho sottoscritto a nome del nostro gruppo assieme ai colleghi del PD impegna il Governo ad adottare, come soluzione transitoria, la normativa previgente, per quanto riguarda i soggetti portatori di handicap. Poiché è stata annullata quella norma specifica che a molti, anche prima, appariva poco saggia, almeno torniamo alla normativa precedente, in attesa di rivedere completamente l'intera normativa e di giungere ad una soluzione che sia il più possibile equa o comunque il più possibile vicino all'equità. Con queste raccomandazioni, naturalmente confermo il voto favorevole alla mozione che abbiamo sottoscritto e a tutte quelle parti di altre mozioni sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Presidente, mi dispiace che l'Aula sia così vuota, evidentemente l'ora e il giorno non sono i più opportuni per mettere al centro del dibattito, ancora una volta, il tema della famiglia, il tema delle necessità della famiglia e, in questo caso specifico, anche il tema in cui le famiglie hanno al loro interno persone che portano una qualche disabilità, sono semplicemente famiglie numerose o con familiari che studiano all'università, perché questo in fondo è il tema: quanto mi riguarda la famiglia, quanto questo Governo è in grado davvero di assumere la responsabilità concreta nei confronti della famiglia. L'ISEE non è altro che un indicatore della situazione economica equivalente di una famiglia per stabilire a quali servizi possa avere accesso e a che condizioni. È un modo sostanziale per venire incontro a quei bisogni che non si riesce a soddisfare in altro modo. È stato detto adesso, anche con molta precisione, con la consueta lucidità, dal collega Monchiero, come lo strumento in sé che è stato utilizzato, l'attuale scala dell'ISEE, è uno strumento ampiamente imperfetto.
È uno strumento imperfetto su cui più volte è stata richiamata l'attenzione, anche nei confronti dei soggetti disabili – in questo caso specifico dell'indennità di accompagnamento –, nei confronti dell'accesso alla casa e agli studi universitari, per i ragazzi. Questo strumento va rivisto, ma nella revisione dello strumento l'obiettivo, signori, non può essere soltanto quello che è contenuto nella mozione dei colleghi del Partito Democratico, totalmente e assolutamente approvata dal Governo senza riserve di alcun tipo. Quando lì si dice che questo strumento viene incontro alle famiglie con redditi minimi (i redditi minimi segnalati sono i 3 mila euro) e non viene incontro ai redditi segnalati di cosiddette famiglie di buone condizioni economiche e reddito di 30 mila euro, faccio presente che esso è più o meno pari a 1.500-1.600 euro al mese per una famiglia, quindi stiamo parlando di una famiglia di un ceto sociale medio-basso. Sono le famiglie del ceto sociale medio-basso che aspirano a che i figli possano andare all'università e non se lo possono permettere, come conferma la caduta del numero degli iscritti all'università, anche in questo anno accademico. Sono queste famiglie quelle che, avendo in casa il soggetto disabile, debbono rinunciare in qualche modo ad affrontare la loro attività professionale, perché le misure che vengono incontro ai loro bisogni non coprono adeguatamente quelle che sono le loro esigenze. Noi dobbiamo stare attenti, perché questo strumento vuole essere uno strumento di equità sociale.
Accetterò le modifiche presentate dal Governo, perché mi sembrerebbe vergognoso votare contro l'ISEE, ma francamente non condivido l'idea che, per l'ennesima volta, si dica di no a quello che è il quoziente familiare, a quello che è il fattore familiare, e ci si disperda in un rivolo di misure frammentate che non vanno incontro, in primo luogo, ai bisogni di una politica familiare capace di incentivare, per esempio, le nascite. Non è possibile ! Nella sua struttura originaria, l'ISEE prevedeva il calcolo del reddito mobiliare ed immobiliare diviso per il numero delle persone presenti nella famiglia, quindi in quel caso si teneva conto, come potenziali centri di costo, di ognuno dei figli, ma se ne teneva conto per convertire le misure di sostegno in misure a favore di queste famiglie, l'ha detto molto bene il collega Gigli. Noi siamo in una situazione in cui, se la confrontiamo con quella francese, il terzo figlio praticamente non apporta nulla come fonte di reddito, invece diventa significativo, a un certo punto, come attribuzione di costi che riducono il potenziale di spesa di una famiglia. È talmente limpida la situazione, che la rivendico, in fondo, come una delle cose per le quali mi ha fatto più piacere essere presente in questo Parlamento. È vero che, quando l'allora sottosegretario, Cecilia Guerra – come ha detto il collega di Fratelli d'Italia –, parlava dell'intangibilità degli indicatori da loro calcolati, tutto il mondo delle famiglie protestava. Quando aveva già fatto la sua simulazione era ben consapevole che questa simulazione fosse sbagliata; poi la denuncia al TAR, il ricorso a livelli superiori, sempre per sentirsi dare torto ! Peccato che sarebbe bastato ascoltare – l'ha detto la collega Locatelli – una sola di quelle famiglie, per sapere come ci si stava muovendo.
È veramente un'ottusità di sistema nei confronti della famiglia, questa. Non è vero che ci stiamo prendendo carico dei bisogni delle famiglie; stiamo semplicemente mettendo in fila una serie di misure che oggi colpiscono la presenza della persona portatrice di disabilità. Eppure, domani celebreremo anche qui – il Palazzo Montecitorio si illuminerà di azzurro – la giornata della consapevolezza per l'autismo; ci sarà una spettacolarizzazione importante per richiamare l'attenzione sulla presenza dei soggetti che presentano problemi in famiglia, ma poi, nella misura in cui dobbiamo andare a prenderci carico di queste cose, ci chiudiamo in una serie di calcoli aritmetici folli che, al buonsenso della casalinga – una volta si diceva la casalinga di Voghera – apparivano già errati. Ci voleva un professore universitario per farli ? Ci voleva il tribunale, e poi successivamente tutti gli altri livelli, perché adesso si mettano condizioni ? Per carità, come ho già detto, accetto le modifiche, però la misura va sempre ridotta.
Quindi non si può dire «prendere misure»: no ! A valutare se per caso potrebbe essere conveniente, casomai ci venisse in mente che potrebbe valere la pena: senza avere il coraggio, la nettezza, la chiarezza e la limpidezza di intervenire a favore dei problemi veri e dei problemi reali. Signori, questa è la verità: in questa mozione di oggi, collegialmente, con le diverse sfumature che ci possono essere, tutti denunciano l'insipienza di una misura del Governo ! Sarà stato il Governo Monti, ma poi il decreto attuativo è stato del Governo Renzi. Signori, questa insipienza nel prendersi cura veramente delle famiglie e delle persone...
È chiaro che noi chiediamo che le famiglie si siedano ad un tavolo per discutere. Dice giustamente il Governo: «Correggiamo questa cosa, riformuliamola» ! Perché non si tratta di sedersi, ma si tratta di continuare a sedersi, perché il tavolo già c’è già è attivo, già funziona. Peccato che non se ne accorgano le famiglie, peccato che le famiglie non si sono accorte che il Governo era presente davanti a questo, e hanno dovuto fare ricorso alla magistratura, e poi contro lo Stato, ancora una volta, a salire ad un grado più alto. Peccato che sono tante chiacchiere, tante parole in libertà, ma poca attenzione concreta, fattiva, fatta di misure precise, che hanno una loro corrispondenza anche sul piano economico ai bisogni delle famiglie.
Signori, è un bel parlare: è un bel parlare perché più volte abbiamo denunciato l'insipienza su questo fronte da parte... Per carità di Dio, non voglio dire del Governo Renzi, perché è il Governo precedente a cui abbiamo fatto riferimento, il Governo Monti; non siamo riusciti ad applicare il quoziente familiare nemmeno con il Governo Berlusconi; ne parlavamo anche col Governo Prodi, anche allora non ci siamo riusciti.
PAOLA BINETTI. Eppure ci sono misure: abbiamo detto non il quoziente familiare, pensiamo al fattore familiare, pensiamo a misure di sostegno reale. E non fateci conti con cui cercate di convincerci che è giusto ciò che già il tribunale ha detto che non è giusto, ciò che già è stato dimostrato che è giusto: perché io già mi sento, tra un po’, gli interventi, tutti plaudenti ad una soluzione strutturalmente sbagliata, che dovrà essere modificata, non per una volontà precisa del Parlamento, ma perché il Parlamento prende atto che la decisione era sbagliata.
Ecco, forse questo ci può essere di lezione. Questa è la cosa secondo me più importante che possiamo ricavare oggi dalla discussione su questa mozione: se ci interessano veramente le famiglie, se ci interessa che ci sia una crescita culturale dei giovani che in qualche modo hanno interessi, capacità e motivazione a completare i loro studi, se ci interessa davvero che l'accesso agli asili, che l'accesso al nido possa essere...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA BINETTI. Concludo subito, Presidente. Possa essere un accesso facilitato; se ci interessa davvero che non si debba ricorrere davvero a quella follia a cui si riferiva il collega Gigli, a proposito delle false separazioni per ridurre i livelli di penalizzazione per il cumulo dei redditi; se ci interessa tutto questo, allora, signori, la famiglia pensiamola un po’ in un altro modo ! Pensiamola davvero anche in termini di politiche fiscali, ma pensiamola davvero all'insegna della equità: equivalenza senza equità è veramente una misura iniqua, come è esploso davanti al ricorso al TAR di una serie di famiglie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marisa Nicchi. Ne ha facoltà.
MARISA NICCHI. Presidente, siamo arrivati alla fine di un'incresciosa vicenda che ha travolto la vita di cittadini e cittadine con disabilità: il Consiglio di Stato si è pronunciato definitivamente dando torto al Governo, che aveva impugnato le sentenze del TAR del Lazio, le quali a loro volta avevano ripreso e dato parere positivo ai ricorsi delle associazioni delle persone disabili contro il calcolo dell'ISEE; contro cioè quella parte che assimilava ad un qualsiasi reddito le indennità legate a invalidità. Voglio citarle, per capire di che cosa si tratta: indennità concesse per minorazioni civili, assegni sociali, indennità per invalidità sul lavoro, assegni di cura, contributi per la vita indipendente, assegno di accompagnamento. Ecco, un'assimilazione da noi criticata sin dall'inizio ! Si ricorderanno le colleghe e i colleghi che hanno partecipato ai lavori della Commissione che dava il parere sul DPCM: partimmo da quella discussione, esprimemmo, come gruppo, un nostro parere contrario, un parere alternativo; posizione che abbiamo riproposto con numerosi atti parlamentari, per dare anche voce alla legittima protesta delle associazioni.
L'ISEE è stato introdotto come strumento di veridicità (è questo ed è giusto) e di giustizia; ed invece ha avuto effetti di iniquità: si è trasformato in un tramite di limitazione e di esclusione di prestazioni sociali, e per questo va cambiato. Va cambiato perché spesso, anche per questa parte che affrontiamo, si è trasformato in una tagliola, che ha peggiorato la vita di migliaia di persone con disabilità, e anche di studenti percettori di borse di studio, esclusi da agevolazioni sociali importanti.
Era un rischio su cui avevamo posto l'attenzione. Avevamo suonato un campanello di allarme sin dalla discussione nelle Commissioni, e lo ripeto. La nostra criticità si rivolgeva proprio su due punti: primo, non si potevano computare le indennità come reddito; secondo, non si poteva fare riferimento per alcune prestazioni socio-sanitarie al reddito familiare, perché questo diventava penalizzante.
Ecco, facciamo un esempio di questa penalizzazione, ravviciniamo la realtà in questa discussione. Facciamo un esempio: un disabile che percepisce un'indennità di invalidità e vive con un figlio che lavora, ha visto il suo assegno sommarsi al reddito del figlio, e magari anche all'unica casa di proprietà, con il risultato di trovarsi a non poter più beneficiare del suo peraltro esangue e limitato assegno. Succede questo anche in presenza delle cosiddette compensazioni delle franchigie, su cui tra l'altro – anche qui – è intervenuta la sentenza per superare la disparità dei trattamenti tra disabili minori e disabili adulti. Allora, la domanda: con che dignità può vivere un disabile privato di un suo – e sottolineo, un suo – sostegno economico, di cui ha diritto come persona, in quanto diritto universale ? Tra l'altro, un assegno che lo Stato gli accorda in assenza di altri interventi, che lo stesso Stato non è più in grado di assicurare. E poi, altra domanda: perché addossare alla famiglia, magari con un unico reddito, gli oneri di cura della persona disabile ?
Ecco, per questo i giudici hanno fatto appello all'articolo 3 della Costituzione, quello che assegna pari dignità sociale a tutti i cittadini e impone alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana. La sentenza del Consiglio di Stato a questo proposito è chiara e scrive parole come pietre; ne voglio riportare alcune: «Ricomprendere tra i redditi le indennità percepite dai disabili significa considerare la disabilità alla stregua di una fonte di reddito, come se fosse un lavoro o un patrimonio; significa considerare i trattamenti pubblici non un sostegno ai disabili, ma una – scrive la sentenza – remunerazione del loro stato di disabilità». «Questi emolumenti – continua la sentenza – non determinano una migliore situazione economica del disabile rispetto al non disabile: al più, mirano a colmare tale situazione di svantaggio subita da chi richiede questa, e ha necessità della prestazione assistenziale». E ciò avviene, aggiungiamo noi, perché lo Stato attualmente, viste le politiche in campo, non riesce a sopportare diversamente tale condizione; e allora – cito la sentenza –: «non può compiere l'artificio di definire reddito un'indennità o un risarcimento».
Il Consiglio di Stato ha affermato quello che gli ultimi Governi, compreso il Governo del «cambiare verso» hanno negato: le provvidenze economiche previste per la disabilità non possono e non devono essere conteggiate come reddito.
La sentenza ha indicato come intervenire, ha detto: modificate l'articolo 4 del decreto del Presidente del Consiglio n. 159 del 2013, modificatelo subito, senza la necessità di intervenire, come veniva in sede di discussione proposto come alibi, me lo ricordo, ce lo ricordiamo tutti, senza avere la necessità di modificare la legge del 2011, il famoso «Salva-Italia»; interveniamo subito sull'articolo 4 del decreto n. 159.
Parole chiare di un tribunale, che sarebbero dovute essere pronunciate da un lungimirante Governo, che invece ha fatto orecchie da mercante sin dalla discussione nelle Commissioni e in altre innumerevoli occasioni, fino all'ultimo, quando con ottusità non ha rispettato la sentenza del TAR del Lazio, non ha proceduto alle modifiche richieste da quella sentenza, è ricorso pervicacemente al Consiglio di Stato, e ha perso ! Ora deve solo applicare la sentenza e risarcire chi è stato escluso o costretto a compartecipare illegittimamente a prestazioni sociali. Ora il Governo si deve rimangiare le dichiarazioni ciniche, tanto riguardano la vita di altri, come quelle che abbiamo sentito dal sottosegretario Zanetti, e cito dal suo burocratese amorale: «la richiesta delle agevolazioni per i soggetti disabili e delle loro famiglie doveva necessariamente tenere conto degli effetti negativi sui saldi di finanza», parole auliche, e quindi tenere conto delle coperture. Ecco di nuovo la mannaia dei vincoli di bilancio su chi ha diritti da esigere, che non possono essere condizionati alle compatibilità di bilancio. Ecco la mannaia dei vincoli di bilancio per chi è costretto a sfinirsi in una lotta tra poveri, tra ultimi e penultimi, quella lotta prodotta dal tenere troppo bassa, troppo bassa l'asticella oltre la quale si perdono i diritti. Quell'asticella però, lo voglio ricordare a quell'ala del Parlamento, viene alzata strumentalmente, come ha fatto Fratelli d'Italia, durante la legge di stabilità, per contrapporre i diritti dei disabili all'accoglienza dei profughi tutto per prendere indegnamente un po'di voti in più ! Ecco, siamo di fronte a quel misero, risibile, limite economico oltre il quale si entra nel mondo dell'universalismo selettivo, ossimoro caro a Sacconi, che ha fatto proseliti anche a sinistra, e detta la linea di dubbia costituzionalità del Governo nella lotta alla povertà.
Insomma, si deve correggere subito l'ISEE, che da mezzo di ordinazione delle famiglie in base alla condizione economica contro i cosiddetti furbetti del categoria che non va mai usata indistintamente, si è trasformato, per alcune prestazioni e per alcuni soggetti deboli, in strumento di razionamento di tagli alle prestazioni. Si tratta dunque di correggere scelte ingiuste, che suscitano indignazione, perché presentate in nome della giustizia. Sinistra Italiana voterà solo le mozioni che chiedono senza alcuna ambiguità la compensazione del maltolto e l'applicazione immediata della sentenza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. La ringrazio Presidente Sereni. Tanto per chiarezza, anche perché gli uffici ne prendano buona nota, Forza Italia accetta la riformulazione che il Governo ha proposto sul primo e sul terzo punto, mentre non accetta la riformulazione sul secondo punto, che prevede la responsabilità del Governo di farsi carico delle compensazioni delle famiglie e degli individui danneggiati da questa normativa che è stata giudicata illegittima dal Consiglio di Stato.
Ciò premesso, Presidente, io credo che siamo di fronte ad una vicenda da cui emergono due aspetti di natura politica importanti.
Il primo è il problema che ogni volta ci si trova di fronte quando si sceglie di trattare le persone come numeri, in questo caso le persone con una disabilità grave, e quindi, di conseguenza, si ha una visione ragionieristica dei provvedimenti, degli strumenti anche finanziari. Di per sé non si può far colpa all'indicatore della situazione economica equivalente di essere un mezzo perverso, perché esso serve, è stato pensato e origina da un principio giusto, quello di fare in modo che siano destinatari delle agevolazioni, dei benefici, delle indennità, delle compensazioni, coloro che davvero ne abbiano bisogno e non coloro che invece non ne abbiano oggettivamente bisogno, quindi il principio è sano e giusto. Come spesso accade, i principi sani e giusti diventano poi nell'applicazione concreta e pratica degli elementi di stortura del sistema, degli elementi di mortificazione di diritti che il nostro Stato, il nostro ordinamento e il nostro hanno sempre garantito, voluto e dovuto garantire, specie ai più deboli e ai meno abbienti, e quindi è un elemento di burocrazia che supera l'attenzione che invece si deve avere nei confronti delle persone. L'altro elemento è quello di una politica che, ahimè, arriva tardi rispetto alle sentenze della magistratura, in questo caso amministrativa, del TAR e del Consiglio di Stato, e che fa dire in quest'Aula «ve l'avevamo detto !». Bastava ascoltare le famiglie per capire che ci si sarebbe trovati di fronte a questa esigenza, bastava ascoltare semplicemente alcuni deputati, che in questa sede e in diverse occasioni, magari con ruoli diversi e che prima sedevano in altri banchi, avevano sostenuto o sostenevano quello che oggi si è puntualmente verificato.
Allora, siamo di fronte all'accavallarsi di due tipi di sentenze, quelle del TAR e l'ultima del Consiglio di Stato, su cui peraltro c’è stato anche un atto di sindacato ispettivo in Commissione Finanze da parte dell'onorevole Sandra Savino, che è prima firmataria della mozione di Forza Italia, una mozione che vuole essere un contributo concreto per risolvere questo problema. Si era detto: non trattate queste indennità, non trattate queste compensazioni, non trattate questi trattamenti come fossero dei redditi, al di là dell'innalzamento delle franchigie; si verificherà una situazione di una insufficienza compensativa. Questo è quello che è accaduto, trattando come redditi gli assegni di disabilità, le indennità di accompagnamento e tutta quella quantità di voci, che non sono redditi da lavoro; lo Stato non paga il disabile in quanto tale, lo Stato dà al disabile o alla sua famiglia una compensazione per la limitazione che inevitabilmente il disabile ha nella produzione di reddito. Questo è il principio sacrosanto che nel DPCM si è snaturato e violato ! Ecco, a fronte di questo oggi siamo qui a dover fare non una legge, ma una mozione di indirizzo, che mi auguro, a differenza di quanto a volte accade con altre mozioni di indirizzo, e potremmo citare qui quella sulle bollette e sui maxi conguagli eccetera, il Governo non disattenda.
Occorre riparare a questa situazione e modificare la normativa sulla definizione delle voci che compongono l'indicatore ISEE, ma soprattutto permetteteci anche l'assunzione di responsabilità ! Io non so se è vero, come ha detto qualche collega in sede di discussione sulle linee generali, che poi alla fine il numero delle famiglie penalizzate da questa normativa, introdotta nel 2013, è limitato, ma certamente esiste e questa riflessione e questo monitoraggio io credo che il Governo debba farlo e che debba in qualche modo anche assicurarsi che gli enti locali diano ristoro a quelle famiglie che si sono, giustamente, sentite, e che è stato anche riconosciuto giuridicamente, e sono state danneggiate da questa normativa, così come è stata introdotta e «cassata» dal Consiglio di Stato.
L'unico rammarico, Presidente, è che, ahimè, è arrivato prima il Consiglio di Stato. E il Governo in questo senso si è preso la responsabilità dell'impugnativa delle sentenze del TAR e di essere parte in questa dinamica processuale amministrativa al Consiglio di Stato, forse contando sul fatto che, in via preventiva, il Consiglio di Stato aveva dato un via libera su questo DPCM, ma, probabilmente, mettendosi in una posizione che se non era, come si è dimostrato, dalla parte della ragione giudiziaria e amministrativa, probabilmente era una posizione di coerenza, ma certamente non di buonsenso. Ecco, io mi auguro, anche per l'attenzione e la sensibilità che il Governo nella figura del sottosegretario Biondelli ha manifestato nella discussione e su questo tema non da oggi, che si riesca a dar corso agli impegni. Purtroppo, sugli impegni che garantiscono il ristoro dovremo chiedere il voto all'Assemblea perché c’è il parere negativo del Governo. Io credo che su questo si sarebbe potuto far di più a partire dal fatto di poter prevedere che gli enti locali abbiano la possibilità di accedere a un fondo per questo. Magari saranno pochissimi, ma almeno quelli che si sono trovati nella condizione di dover negare, attraverso i parametri stabiliti da questa normativa, dei diritti a delle famiglie di disabili. Questa è una cosa che forse si poteva fare. Evidentemente, non c’è stata la volontà e le condizioni per farlo, ma noi questo abbiamo tutto il diritto e anche il dovere morale e politico di chiederlo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.
GIULIA DI VITA. Quante parole troppo spesso ipocrite sono state spese qui dentro da almeno tre anni su questa assurda e indecente questione dell'ISEE ! E quanta frustrazione e amarezza io e il mio gruppo politico abbiamo dovuto sopportare da quando nell'agosto 2013 le Commissioni affari sociali e finanze hanno espresso il parere sul nuovo calcolo dell'ISEE proposto dal Governo ! E subito in quella sede vi abbiamo messo in guardia dallo strafalcione incostituzionale e disumano che stavate per compiere. Solo una mente distaccata dai problemi della vita avrebbe potuto partorire una tale offesa per milioni di cittadini e per la nostra Carta costituzionale; quella Carta scritta per sostenere e proteggere tutti i cittadini italiani, a partire dai più svantaggiati, da coloro che devono fare più strada per raggiungere la parità con gli altri. Le provvidenze assistenziali, come le pensioni di invalidità e l'assegno di accompagnamento, sono state concepite proprio in questo senso. Non sono solo meri soldi dati a chi ha bisogno, ma è il riconoscimento ufficiale da parte dello Stato italiano di una condizione di non parità, di svantaggio, di oggettiva e maggiore difficoltà e lo Stato fornisce i mezzi per colmare questo . Lo Stato è il tuo bastone, il tuo sostegno, ti accompagna nella strada che ti porta a raggiungere una condizione di vita quanto più possibile analoga al resto dei cittadini italiani. A questo serve lo Stato. Voi, invece, ne avete fatto sfregio. I cittadini, proprio i più svantaggiati, percepiscono lo Stato quasi come un nemico, un'ombra oscura che ti piomba addosso, che più che sostenerti pretende da te sacrifici su sacrifici come se non bastassero mai. Questa è la realtà e sfido chiunque a dire il contrario .
Le Commissioni non hanno nemmeno voluto ascoltare, sempre in quell'occasione, le legittime proteste delle famiglie e delle associazioni che anche loro per tempo si erano sollevate a pochi metri da noi, qui, davanti Montecitorio. E il bello è che i colleghi ci davano pure ragione, però, eh già, c’è sempre un però, quando non si parla di soldi alle banche o di favori alle o di nomine di figli di sottosegretari . Però ci avete detto: poi si vedrà, tanto ci sono le franchigie. Le franchigie, quelle che permettono, secondo tre gradi di disabilità inventati da voi, di sottrarre determinate cifre fisse che non si adattano caso per caso alle spese sostenute dalle famiglie, sono solo una pezza che avete provato a mettere e in quanto tale non sono altro che la tacita ammissione di colpa del Partito Democratico.
Quindi, avete sbagliato sapendo di sbagliare .
Un'altra prova, se ce ne fosse ancora bisogno, della malafede della maggioranza è, poi, la misteriosa sparizione delle simulazioni applicative. Il Governo ce le aveva promesse nel luglio 2014, assicurandoci che i nostri timori erano infondati. Allora chiedemmo di vedere queste previsioni, per verificare se e quante famiglie sarebbero state danneggiate da questo errore. Ebbene, quelle simulazioni che dicevate essere pronte non sono state mai pubblicate né consegnate ai parlamentari. Probabilmente, infatti, non sono mai esistite oppure sì, ma non vi è convenuto renderle note.
È ora finalmente chiaro a tutti i cittadini italiani il perché: la puzza di bruciato vi precede ad ogni passo. È deprimente pensare ogni volta: «Eppure ve l'avevamo detto». Sono dovuti passare ben due anni perché qualcun altro, a parte noi e le associazioni, si accorgesse di questa assurdità. Siamo forse noi i soliti gufi ? No, siete voi che siete malefici e spudorati .
Non smetterò mai di ringraziare le famiglie, che, nonostante tutte le difficoltà quotidiane a cui devono far fronte, non si sono arrese e hanno prontamente reagito . Con somma gioia abbiamo appreso della loro vittoria, che è la vittoria di tutti coloro che rappresentano, prima con le tre sentenze del TAR del Lazio del febbraio 2015 e poi, finalmente, con il parere definitivo del Consiglio di Stato dello scorso febbraio.
E parliamo proprio di questo. Ma che faccia di bronzo serve per non accettare le sentenze del TAR del Lazio e rivolgersi perfino al Consiglio di Stato ? Oppure per non presentarsi in audizione in Commissione affari sociali, come da noi richiesto nel marzo 2015, per spiegare le intenzioni del Governo ? E mi riferisco ovviamente al Ministro Poletti. Lo attendevamo in audizione il 2 aprile dell'anno scorso, proprio per capire le ragioni del silenzio del Governo, e non si è presentato, adducendo impegni istituzionali. L'audizione non è più stata svolta. È questo il rispetto istituzionale che tanto invocate quando si tratta del MoVimento 5 Stelle ?
Dopodiché, veniamo a sapere dal sottosegretario Zanetti, sempre dietro sollecito, che, per questioni di finanza, il Governo se ne stava infischiando e, quindi, si sarebbe rivolto al Consiglio di Stato sperando di farla franca. Forse nemmeno vi rendete più conto della gravità delle vostre parole e delle vostre azioni. Calpestare i diritti costituzionalmente riconosciuti per problemi di soldi è indecente .
Ma perché problemi di finanza pubblica non ce ne sono mai quando sono da garantire le agevolazioni fiscali ai privati, elargire fondi per le solite marchette, sostenere i partiti, i giornali, i lobbisti o le banche che truffano i risparmiatori ? Per intascare i rimborsi elettorali questo Parlamento in ventiquattro ore ha trovato il modo di aggirare le stesse regole che pochi mesi prima aveva stabilito, mentre per smettere di calpestare la Costituzione a scapito dei cittadini ci vogliono anni e anni di battaglie politiche e legali e spesso nemmeno ci si riesce. Come può un cittadino italiano sentirsi rappresentato da questo Parlamento e da questo Governo ?
Vi abbiamo fornito innumerevoli occasioni per salvarvi la faccia. Non ricordo più nemmeno quanti emendamenti abbiamo presentato, specie ad ogni legge di stabilità, e ci è stato sempre detto «no». A dicembre 2013 ci siamo visti costretti a presentare perfino una proposta di legge che chiedeva di modificare a monte il calcolo dell'ISEE, specificando che, tra le somme esenti da imposizione fiscale da includere nel reddito, veniva esclusa ogni provvidenza assistenziale. Anche questa proposta è stata lasciata nel dimenticatoio.
E questa settimana cosa abbiamo sentito, invece, qui dentro ? Parlamentari di tutti gli schieramenti politici che, di fronte alla disfatta ormai compiuta, appaiono contriti e dispiaciuti. Presidente, ma dove sono stati costoro in questi tre anni ? E chi è che ha dato parere favorevole allo schifo che stava per fare il Governo ? Risparmiateci queste ipocrisie. Lo so che è facile approfittare del fatto che sono passati tre anni e, quindi, chi mai se lo potrebbe ricordare. Poi, con la cattiva informazione di questo Paese, dormite sonni tranquilli. Si sa che tanto i cittadini non ne sapranno mai nulla, perché nessuno praticamente glielo racconta. Quindi, lo sto raccontando io, nella speranza che almeno chi ci segue possa conoscere la verità .
E dirò anche che provo sinceramente pena per gli esponenti della maggioranza che singolarmente hanno provato a criticare il loro stesso Governo, senza ovviamente ottenere alcun risultato. Ma non accetto che vengano dette menzogne, come quelle di Ileana Argentin del Partito Democratico, che ha avuto l'ardire perfino di uscire a mezzo stampa, all'indomani delle sentenze del TAR, dichiarando che solo lei e la collega Biondelli – oggi perfino sottosegretario alle politiche sociali – avevano sostenuto questa battaglia. Complimenti per l'onestà intellettuale. Non si spiegherebbe quindi come mai, quando abbiamo tentato per l'ennesima volta di sensibilizzare la maggioranza al tema inviando a ciascun parlamentare una lettera per sottoporre la questione al Governo – era l'aprile dell'anno scorso – nessuno di voi, e sottolineo, nessuno tra deputati e senatori, ci ha degnato di una risposta, nemmeno Argentin e Biondelli, le ritrovate paladine dell'ISEE.
Quindi la maggioranza arriva oggi con mezza coda tra le gambe, immortalati con mani e braccia nella marmellata. Cercate affannosamente di scaricare la colpa sul decreto «salva Italia» di Monti, da cui discende la riforma dell'ISEE, che, vorrei ricordare, fu votata favorevolmente oltre che dal PD e dal «PD meno L», nientepopodimeno che da Giorgia Meloni, anche lei nuova paladina dell'ISEE, che si accorge della cavolata dopo appena cinque anni . Per non parlare poi del fatto che il PD addirittura ha auspicato giusto l'altro ieri, per bocca della collega Miotto, che il Governo provveda anche a risarcire le famiglie danneggiate, peccato che il vostro Ministro Poletti abbia già dichiarato tassativamente che nessuno sarà risarcito. Ricordo che la collega Miotto, giusto poche settimane fa, non ha perso tempo a polemizzare con noi facendo finta di chiedersi quale fosse la linea politica del MoVimento 5 Stelle in merito alla famiglia. Be’, allora mi chiedo io, stavolta quale sarebbe la linea del Partito Democratico sull'ISEE ? Il PD vuole risarcire le famiglie, come avete detto in quest'Aula appena due giorni fa, oppure no, come ha appena ribadito il vostro rappresentante del Governo e come del resto non risulta scritto nella vostra mozione ? E ancora, una scadenza per correggere il calcolo dell'ISEE a questo Governo, che ha già perso tre anni, glie la vogliamo dare o aspettiamo ancora altri tre anni ? Per fortuna però oramai c’è ben poco da confondere le acque, come solitamente fate. La vostra cattiveria per una volta vi si ritorce contro, non ci sono colpe da attribuire a quei complottisti dei grillini né ai gufi nemici di Renzi, avete fatto tutto da soli. Adesso non vi resta che piegarvi dinanzi alla forza dei cittadini che voi considerate deboli, delle famiglie che si sono ribellate alle vostre prevaricazioni, chiedere scusa a testa bassa e correre subito ai ripari. Quest'Aula non sia patetica oltremodo, votate a favore di questa mozione per chiedere che il calcolo del nuovo ISEE venga finalmente corretto, eliminando le provvidenze come le pensioni di invalidità e l'accompagnamento entro il 30 giugno 2016 e che le famiglie vengano risarcite, in modo che almeno questo Parlamento si possa distinguere per quel che vale da un Governo che più in basso di così davvero non poteva andare. Ma non temete, concludo, questi brutti giorni stanno per terminare; quando toccherà a noi, ripartiremo proprio dagli ultimi che voi state abbandonando e allora sarà il riscatto di un Paese intero .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Signora Presidente, quest'Aula discute di nuovo di ISEE, è una cosa positiva perché in realtà l'ISEE tocca migliaia, anzi milioni, di famiglie italiane, ed è uno strumento fondamentale delle politiche di assistenza. Io vorrei iniziare ricordando in quest'Aula che il tema dell'assistenza sociale è in Italia un tema di una Cenerentola, il nostro sistema di politiche sociali è il più frammentato e il più corporativo e come tale incapace spesso di rispondere ai bisogni delle persone. Vorrei ricordare a quest'Aula che in metà delle regioni italiane – non tutte ma direi pressappoco, da Roma in giù, comprese quelle da cui vengono alcuni dei colleghi che sono intervenuti – il tema dell'ISEE non c’è per determinare l'accesso alle strutture socio-assistenziali, ai centri diurni, all'assistenza domiciliare perché quei servizi non ci sono . Il primo problema che noi dobbiamo affrontare è garantire all'intero Paese un livello adeguato di servizi. L'ISEE è un pezzo di una riforma sistemica dei servizi sociali...
PRESIDENTE. Colleghi, scusate. Onorevole Palese ! Onorevole Palese, mi scusi ma si sente tantissimo la vostra voce. Onorevole Palese ! Sì, ha una voce piuttosto stentorea, quindi la richiamerei a parlare... a non parlare, che è meglio ancora. Prego, onorevole Lenzi.
DONATA LENZI. Allora l'ISEE era un pezzo di una riforma di sistema che doveva prevedere i livelli essenziali di assistenza anche per le politiche sociali, il Fondo nazionale sociale da una cifra adeguata era stato portato a zero, questo Governo l'ha riportato a 400 milioni di euro, ancora insufficienti ma almeno il segno è più, e il terzo era lo strumento di un indicatore di situazione economica familiare che desse attuazione non solo all'articolo 3, ma anche all'articolo 38 della Costituzione, e che quindi fosse punto di riferimento per superare un dove i servizi che ricevi dipendono troppo spesso da quale lavoro fai, quale contratto di lavoro hai, in quale regione abiti, in quale comune abiti e finanche quali patologie, quale tipo di disabilità hai, essendo per ognuno di questi elementi pensata e costruita una risposta diversa. Per arrivare ad avere una risposta più omogenea e più uniforme le tre cose che ho detto all'inizio – livelli essenziali, Fondo sociale e utilizzo di un unico indicatore di situazione economica equivalente – fanno parte di un omogeneo disegno di intervento. Se c’è una cosa positiva nel dibattito di oggi, che è sempre comunque positivo, è che nessuno ha messo in discussione il fatto che un indicatore di situazione economica della famiglia ci voglia. Poi, come lo andiamo a fare è oggetto di discussione, ma che ci voglia l'abbiamo condiviso tutti. Come lo andiamo a fare ? Il Consiglio di Stato è intervenuto e, per quanto mi piacerebbe poter avere un'interlocuzione diretta con chi ha deciso, noi dobbiamo però prendere atto di questa decisione e trarne le conseguenze, che sono conseguenze significative e di sistema, proprio perché ho ricordato che l'ISEE interviene all'interno del sistema assistenziale. La prima conseguenza è di carattere generale, perché nel momento in cui il Consiglio di Stato afferma che le indennità a qualsiasi titolo date a una persona con disabilità sono di per se stesse di natura ontologicamente risarcitoria, ne consegue che noi non potremo mai utilizzare lo strumento dell'indicatore di situazione economica o del reddito per determinare chi ha diritto a quella prestazione e questo rimette in discussione ipotesi sulle quali si sta discutendo da tempo, per esempio ventilate oggi nell'articolo di fondo del di Sergio Rizzo in merito alla relazione di ieri del presidente dell'INPS. In quell'articolo c’è un'altra cosa che, oggi che parliamo di disabili, forse potremmo dire, cioè che non è possibile dedicare ancora quattro colonne al problema dei falsi invalidi e a tutte le cose conseguenti a una criminalizzazione della disabilità a prescindere dalla realtà dopo che abbiamo fatto 854.000 verifiche e trovato 67.000 casi in cui è stata corretta la diagnosi, e ritirata o modificata l'indennità; ancora, l'unica volta in cui si parla di disabilità, è per denunciare la situazione dei falsi invalidi. Aggiungo a quest'Aula come forza di maggioranza, rivolgendomi alla Presidenza, noi dobbiamo rispondere alla segnalazione contenuta nella stessa denuncia di un mancato adeguamento da parte di questa Istituzione al rispetto della legge n. 68, perché anche questo vuol dire concretamente occuparsi del tema della disabilità. Vengo a quello che dobbiamo fare per dare attuazione a quella sentenza: rispondere all'incertezza che i comuni, le famiglie e le persone hanno adesso: quale retta pago oggi, questo è il primo problema. Non basta modificare la norma e non è una sentenza della Corte costituzionale – anche se qui qualcuno l'ha considerata in questo modo – il Consiglio di Stato non può sopprimere pezzi di norme, ma dobbiamo pensare che si modifica la norma, leggi regionali e regolamenti comunali, il tutto rapidamente, per poter rapidamente rispondere a quanto è contenuto nella sentenza. L'unica strada che noi abbiamo individuato per una risposta veloce, che risponda a questa esigenza, è il ritorno al calcolo pre-ISEE del 159 del 2013, così come era contenuto nel decreto n. 109.
Quindi, ritornare alla situazione precedente ci permette di dare ai comuni la possibilità di avere già i programmi adeguati dal punto di vista informatico e documentale e sapere quali sono le possibilità di entrata e di uscita, così le famiglie sono in grado di fare le loro previsioni. Ma questa è una risposta sull'urgenza e noi chiediamo al Governo di agire rapidamente. Non è una risposta di sistema; è un anno di sperimentazione, perché anche in quest'Aula noi abbiamo ripetuto più volte che consideriamo il 2015 un anno in cui si è sperimentato il nuovo ISEE, c’è un monitoraggio, c’è un organismo di controllo del monitoraggio che contiene al proprio interno la rappresentanza delle associazioni e degli enti locali; è necessario avviare un percorso di revisione del meccanismo dell'ISEE, raccogliendo anche le sollecitazioni che sono venute dai colleghi che non riguardano solo il tema della disabilità, ma quello delle borse di studio universitarie, il tema delle famiglie e altri che sono stati sollevati, in modo tale che lo strumento trovi un proprio migliore equilibrio. Mi permetto di aggiungere a tutto ciò la sollecitazione, che vedo come prima ed essenziale: semplificare quello strumento. Se abbiamo semplificato il 730, merito di questo Governo – arriva in modo telematico, possiamo capirlo e rispondere, compilarlo da soli – è impossibile pensare che l'ISEE non sia comprensibile, non solo a chi ne ha bisogno, ma spesso agli stessi operatori dei CAF. È necessaria una drastica, decisa semplificazione oltre che il tentativo di rispondere sempre meglio alle esigenze di equità che qui sono state sollevate. Bene, semplificare, valutare, correggere; due piste di lavoro, una sull'urgenza, una quella di sistema, magari all'interno del collegato che dovremo affrontare a giorni. Questa mozione prevede questo. Apprezzo il fatto che l'ISEE rimanga alla base del nostro sistema assistenziale, ricordo a quest'Aula, o informo chi non lo sa, che è appena uscita una sentenza, questa sì, della Corte costituzionale, la sentenza n. 2 del 2016, dove viene ribadita la necessità di tener conto del reddito delle famiglie...
PRESIDENTE. Qualcuno dia dell'acqua all'onorevole Lenzi perché altrimenti non finisce l'intervento...
DONATA LENZI. Annuncio il voto favorevole ...
PRESIDENTE. Va bene, non so se vuole concludere la frase, onorevole Lenzi... No, va bene.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Passiamo alla votazione della mozione Di Vita ed altri n. 1-01196.
Avverto che i presentatori della mozione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relativamente ai capoversi terzo e sesto del dispositivo.
Avverto, altresì, che i presentatori della mozione hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Vita ed altri n. 1-01196, come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione dei capoversi secondo, quarto e quinto del dispositivo; il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Artini, Biondelli, Bueno, Capelli, Catania, Dambruoso, Di Gioia, Epifani, Gregorio Fontana, Fraccaro, Locatelli, Marazziti, Pisicchio, Rampelli, Realacci, Rosato, Rostan, Sanga, Sani, Schullian e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, il Ministro della Giustizia e il Ministro dell'interno.
PRESIDENTE. L'onorevole Palazzotto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Scotto ed altri n. 3-02141, concernente iniziative politiche e diplomatiche volte al pieno rispetto dei diritti umani e civili in Egitto, alla luce dell'omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni di cui è cofirmatario, per un minuto.
ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signora Presidente, grazie signora Ministro. «Sul volto di mio figlio si è scaricato tutto il male del mondo. Non possiamo dire, come ha detto il Governo egiziano, che è un caso isolato: quello che è successo a Giulio non è un caso isolato rispetto ad altri egiziani e non solo». Queste parole, che la madre di Giulio ha dovuto pronunciare in una conferenza stampa di qualche giorno fa, manifestano tutta l'indignazione di una madre e, penso di poter dire, di un Paese intero per le bugie, i depistaggi e il comportamento di un Governo come quello egiziano; ma anche per un atteggiamento compromissorio di un Governo, come il nostro, nei confronti di una dittatura, una ferocissima dittatura militare, che nulla ha da invidiare ad altre dittature.
Ciò che è accaduto a Giulio accade ogni giorno in Egitto a migliaia di ragazzi, a migliaia di attivisti per i diritti umani, a migliaia di ricercatori di libertà, come era Giulio. Cos'altro deve accadere, a cos'altro dovete costringere questo Paese, prima di richiamare in Italia l'ambasciatore e di dichiarare l'Egitto un Paese non sicuro ?
PRESIDENTE. La Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere.
MARIA ELENA BOSCHI, Grazie, Presidente. Ringrazio anche il gruppo di SI-SEL per aver sottoposto all'attenzione dell'Aula questa dolorosa vicenda. Fin dall'inizio, il Governo si è impegnato al suo più alto livello per poter fare chiarezza sulla tragica morte di Giulio Regeni. Anche ieri il Presidente del Consiglio ha ricordato: «Ci fermeremo solo quando troveremo la verità, quella vera e non di comodo. Il dolore della famiglia Regeni è quello di tutta l'Italia. Noi siamo con il cuore, la mente e le azioni concrete a sostegno della famiglia, e lo abbiamo detto in tutte le sedi pubbliche, istituzionali e private».
Il Governo ha costantemente dimostrato di non accontentarsi di verità di comodo, che sarebbero decisamente offensive per la memoria di un ragazzo serio, rigoroso e studioso, e della sua famiglia, ma di tutto il nostro Paese. Chiediamo all'Egitto di individuare i responsabili e di punirli secondo la legge. Continueremo a pretendere di sapere chi ha barbaramente ucciso Giulio Regeni, perché lo dobbiamo alla sua famiglia, la cui dignità è esemplare, ma a tutto il popolo italiano. Dopo qualche resistenza e inaccettabili dichiarazioni, la collaborazione istituzionale ha portato a individuare un lavoro congiunto dei magistrati egiziani e di quelli italiani; ovviamente, consideriamo questo elemento fondamentale. Per quanto riguarda la nostra parte, come sapete, con l'autorevolezza che unanimemente è riconosciuta alla procura di Roma, sta lavorando la procura di Roma, a cominciare dal procuratore Pignatone, e un di investigatori di prim'ordine.
Il Governo ha preteso e ottenuto di avere accesso alle indagini in questi mesi, in una dinamica di collaborazione istituzionale che ci ha permesso di respingere ogni tentativo di alimentare ipotesi surreali e tendenziose. Sarà fondamentale che tale collaborazione consenta ai nostri magistrati e ai nostri investigatori di essere messi nelle condizioni di fare chiarezza e di chiarire ciò che è avvenuto davvero, punendo i reali responsabili. Questo adesso è il punto: noi vogliamo la verità, tutta la verità; lo dobbiamo a Giulio, alla sua famiglia e a tutti noi. Auspichiamo, quindi, che la visita degli investigatori egiziani sia confermata. Il Governo, attraverso il Ministro Gentiloni, ha già dichiarato di essere disponibile a venire a riferire in Parlamento; ovviamente, dobbiamo verificare lo stato della collaborazione tra gli inquirenti, anche per verificare nuove iniziative diplomatiche che potrebbero essere assunte. L'Italia non si fermerà se non di fronte alla verità e noi ci auguriamo che tutto il Parlamento possa lavorare insieme per raggiungere questo obiettivo.
PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di replicare.
ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Vorrei citare un dato che probabilmente ci consente di capire meglio di cosa stiamo parlando, di cos’è l'Egitto oggi. Nel corso del 2015 ci sono state 464 sparizioni e 1.676 casi di tortura: sono dati di Amnesty. La sorte che è toccata al nostro connazionale Giulio Regeni è la sorte di tanti ragazzi, di tanti dissidenti politici in quel Paese. Ci troviamo di fronte a un regime che ha le sembianze di quello di Pinochet e di altre dittature che hanno sconvolto il mondo e che hanno mobilitato per tanti anni il pensiero democratico.
Vorrei da parte del mio Governo, del Governo del mio Paese, una determinazione maggiore. Tutti guardiamo con grande attenzione allo sforzo che sta facendo il procuratore Pignatone e alla collaborazione che è stata istituita, ma, siccome ci troviamo di fronte alla quarta verità di comodo, signora Ministra, la quarta, penso che qualche gesto conseguente andrebbe compiuto. E i gesti conseguenti sono vari, se non vogliamo che, di fronte a una richiesta del nostro Paese di verità e giustizia, scegliamo esclusivamente gli interessi materiali.
La scelta dovrebbe essere quella di richiamare per consultazioni il nostro ambasciatore: lo stiamo chiedendo da due mesi, forse è arrivato il tempo. E occorrerebbe anche delineare cos’è per noi l'Egitto: se non è un Paese sicuro per i suoi cittadini, non lo è neanche per i cittadini italiani. E, probabilmente, andrebbe aperta a livello internazionale una maggiore capacità di incidere e di segnalare una distanza. Un Paese intero...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ARTURO SCOTTO. ... una generazione intera aspetta verità per Giulio Regeni. Non lasceremo nulla di intentato .
PRESIDENTE. Il deputato Monchiero ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02142, concernente iniziative di competenza finalizzate alla rielezione dei componenti dei Consigli dell'Ordine degli avvocati in relazione alle procedure di accorpamento dei tribunali previste dalla riforma della geografia giudiziaria per un minuto.
GIOVANNI MONCHIERO. Un minuto è breve, ma il concetto che voglio esprimere lo è altrettanto. Signor Ministro, noi più volte abbiamo lamentato l'errore di programmazione, quello che, dal nostro punto di vista, ovviamente, è l'errore di programmazione commesso nel sopprimere il tribunale di Alba, che è uno dei maggiori del Piemonte, e di accorparlo ad un altro che era di dimensioni inferiori. Soluzione clamorosa, che ha avuto anche il piccolo frutto avvelenato a cui si riferisce questa nostra interrogazione di oggi: il mancato rinnovo dei rappresentanti degli ordini degli avvocati correlati ai tribunali fa sì che oggi gli avvocati del foro di Alba, che, ripeto, erano più numerosi di quelli del foro di Asti, non siano per nulla rappresentati.
Poiché corre voce che ci sia allo studio una misura per prorogare ulteriormente la già inaccettabile situazione attuale, ecco che questa interrogazione ha lo scopo di conoscere le intenzioni del Governo in questa materia.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Grazie, Presidente. Come è noto, gli interventi di razionalizzazione delle circoscrizioni giudiziarie realizzati mediante soppressione ed accorpamento di tribunali e conseguente revisione dei relativi circondari ha comportato effetti anche sugli ordini professionali forensi. Gli ordini interessati da soppressione dei corrispondenti tribunali sono stati difatti estinti a decorrere dal 1o gennaio 2015 ed incorporati negli omologhi enti.
Nel regolamentare la fase transitoria, la legge forense ha disposto la proroga dei consigli in carica già istituiti presso i tribunali accorpanti sino al 31 dicembre 2014 e la competente Direzione generale della giustizia civile, nell'esercizio delle sue prerogative di vigilanza ed orientamento, ha emanato specifiche circolari, offrendo indicazioni per gestire in modo opportuno tale processo di integrazione.
Il regolamento adottato dal Ministero sulla modalità di elezione dei componenti dei consigli degli ordini circondariali forensi è stato – come è noto – oggetto di contenziosi, i cui esiti sono stati costantemente monitorati dalla competente direzione generale. Pende, per alcuni di tali giudizi, la fase di gravame presso il Consiglio di Stato. Nel contesto così delineato risulta che 111 consigli dell'ordine abbiano completato le procedure elettorali, rinnovando la propria composizione, mentre trentotto hanno sospeso le consultazioni già avviate. I risultati elettorali relativi a venti consigli dell'Ordine sono stati poi impugnati davanti al Consiglio nazionale forense, mentre 36 Ordini hanno richiesto al Ministero di impugnare le sentenze di parziale annullamento del Regolamento davanti al giudice amministrativo.
Dalle informazioni acquisite dalla competente Direzione generale, risulta che il Consiglio degli avvocati di Asti, nell'esercizio della propria potestà di autodeterminazione, ha ritenuto di completare il procedimento elettorale già avviato. In tale quadro, ho ritenuto di incaricare il mio ufficio legislativo di elaborare una soluzione normativa che sia idonea a superare la inevitabile situazione di incertezza che si è determinata, aprendo immediatamente un confronto con il Consiglio nazionale forense e l'Avvocatura associata. Ci si propone di offrire una soluzione anche per superare, nel breve termine, alcuni dei problemi che hanno originato le impugnative precitate, ivi comprese le modalità di attuazione della tutela di genere negli organismi consiliari, che è tra i principali motivi di gravame.
La proposta già elaborata dai miei uffici e sottoposta ad un primo confronto, troverà breve spazio in un adeguato veicolo normativo.
PRESIDENTE. Il deputato Monchiero ha facoltà di replicare per due minuti.
GIOVANNI MONCHIERO. Ritengo soddisfacente la sua risposta, signor Ministro, perché va nella direzione da noi auspicata; raccomando soltanto la celerità nel giungere ad una soluzione che superi una situazione attualmente non sostenibile. Grazie, comunque.
PRESIDENTE. La deputata Roccella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02143, concernente iniziative di competenza volte a rafforzare il sistema sanzionatorio per il cosiddetto reato di surrogazione di maternità e a garantire la procedibilità per il fatto commesso all'estero .
Tuttavia la deputata Roccella non è in Aula e, quindi, si intende che abbia rinunciato alla sua interrogazione.
PRESIDENTE. Il deputato Marotta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02144, concernente iniziative per prevenire e contrastare il terrorismo internazionale, con particolare riferimento all'istituzione di una procura europea antiterrorismo per un minuto.
ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, i recenti fatti di terrorismo accaduti in Belgio, dopo quelli avvenuti a Parigi, destano grande allarme tra la popolazione europea nel nostro Paese. Anche in Italia il livello di allarme per possibili attacchi terroristici ha indotto il Governo ad elevare l'attenzione per prevenire tali fenomeni. È praticamente impossibile comunque avere un livello di prevenzione sicuro per arginare il fenomeno del terrorismo internazionale. Il Ministro della Giustizia è intervenuto creando un sistema di indagine che fa capo alla procura nazionale antiterrorismo ed un efficiente sistema di controlli tramite banche e dati all'avanguardia a livello europeo.
Quali ulteriori iniziative intende adottare per prevenire e reprimere il fenomeno del terrorismo internazionale, anche sollecitando nelle sedi opportune la costituzione di una procura europea antiterrorismo ?
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Grazie all'interrogante, che mi consente di ricapitolare le principali iniziative su questo fronte, che considero fondamentale. Infatti, la dimensione transnazionale del terrorismo jihadista impone una necessità, quella di adottare misure di contrasto sistematiche tra gli Stati. Serve un salto di qualità dell'Europa nel suo insieme. Come ho avuto modo di ribadire più volte, le indagini su base nazionale assumono un segno chiaro soltanto se un'intelligenza collocata su scala più ampia è in grado di rintracciare le connessioni tra le reti criminali, le vie di finanziamento, i modelli di reclutamento, le relazioni tra i nazionali. L'impegno del mio Ministero è stato massimo in questo tema e teso anche a colmare molti ritardi. Già a febbraio 2015, abbiamo esteso le competenze della Procura nazionale antimafia al coordinamento investigativo in materia di terrorismo. Con lo stesso provvedimento abbiamo rafforzato le misure di prevenzione e di contrasto del terrorismo, rendendo la nostra normativa tra le più avanzate d'Europa. È stato istituito presso il Ministero un gruppo sull'antiterrorismo che sta esaminando vari temi, tra cui l'affinamento degli strumenti internazionale e di contrasto ai e il controllo della radicalizzazione nelle carceri.
Abbiamo anche ripristinato la figura del magistrato di collegamento in Paesi cruciali per la lotta al terrorismo ed emanato una specifica direttiva per il italiano di Eurojust per favorire lo scambio costante di informazioni. Sempre nell'ambito del rafforzamento del contrasto al terrorismo, il Governo ha presentato un disegno di legge di ratifica di diverse convenzioni internazionali, giacenti purtroppo da tempo. Attraverso più decreti legislativi abbiamo dato attuazione a più decisioni-quadro – cito quella sulle squadre investigative comuni – risalenti sin al 2012. Anche la riforma del libro XI del codice di procedura penale si inserisce in questo quadro. Contestualmente alla delega, viene ratificata la Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati dell'Unione europea del 29 maggio del 2000. Voglio ricordare infine l'impegno dell'Italia per una procura europea, dotata di poteri effettivi, che in prospettiva possa occuparsi – come prevede il Trattato di Lisbona – dei fenomeni criminali più gravi, qual è oggettivamente il terrorismo. Credo molto in quest'ultimo aspetto poiché una minaccia terribile, quale quella del terrorismo, va affrontata con una reazione che sia altrettanto potente, che è bene però, al fine di tutelare il nostro tessuto democratico di libertà, sia sottoposta a regole certe e anche a una guida di carattere giurisdizionale. Ho più volte ribadito l'esigenza di questo strumento, eppure non ho nascosto e non ci siamo nascosti le difficoltà politiche per il suo raggiungimento. Pertanto, alla luce diciamo di queste difficoltà politiche, credo che la linea debba essere quella di continuare a battersi per questa prospettiva, di lavorare per una direttiva europea antiterrorismo, come quella che è in fase di emanazione e contemporaneamente rafforzare tutti gli strumenti bilaterali, cioè non possiamo semplicemente affidarci a un'auspicabile e, a nostro avviso, imprescindibile coordinamento a livello europeo; nel frattempo lavoriamo anche perché la rete costruita dai singoli rapporti bilaterali si possa rafforzare.
Questa è la nostra linea, alla quale si aggiunge anche uno snellimento delle procedure dal punto di vista interno, per quanto attiene ai temi della cooperazione giudiziaria e in questo senso l'approvazione definitiva della modifica del libro XI del codice di procedura penale assume un'assoluta rilevanza.
PRESIDENTE. Il deputato Marotta ha facoltà di replicare.
ANTONIO MAROTTA. Grazie, signor Ministro. Siamo pienamente d'accordo con quanto lei ha riferito. Anche per noi l'obiettivo è creare a livello europeo una figura sul modello del pubblico ministero italiano, un organo inquirente autonomo e indipendente, che abbia poteri di indagine e che possa esercitare direttamente l'azione penale. Non sarà facile armonizzare le differenti discipline europee. Il timore di cedere ampi spazi di sovranità all'Unione europea continua purtroppo a frenare il percorso di creazione di questa figura. Creare una figura di pubblico ministero europeo senza poteri non ha e non avrebbe alcun senso, soprattutto in considerazione della crescente minaccia del terrorismo jihadista in Europa. Il raccordo tra magistratura, forze di polizia e è la soluzione obbligata per evitare sovrapposizioni e-o disorganizzazione. Gli strumenti legislativi devono poter essere aggiornati costantemente, visto che il fenomeno criminale da contrastare è in continua evoluzione. Sarebbe utile ad esempio rendere più rigorosa la disciplina prevista per alcuni reati-spia, come il possesso di documenti falsi e la cronaca di questi giorni ce lo insegna. Scoprire questi reati e condividere le informazioni al riguardo, peraltro, è fondamentale. Sono sintomi-spia appunto di una potenziale presenza terroristica e, solo disponendo di una visione complessiva dei singoli indizi, si può efficacemente monitorare la situazione.
In conclusione, siamo d'accordo col dire che nessun Paese è a rischio zero di fronte alla minaccia terroristica di matrice islamista. Credo quindi che una istituzione come quella della Procura europea, che possa avvalersi dell'esperienza di Paesi come l'Italia, servirebbe ad avere qualche anno in più nel fornire ai cittadini europei un livello di sicurezza certamente maggiore di quello attuale.
PRESIDENTE. La deputata Fitzgerald Nissoli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02145, concernente iniziative volte ad agevolare la possibilità di riacquistare la cittadinanza per coloro che hanno perso lo di cittadino italiano in seguito ad espatrio per motivi di lavoro o in seguito a matrimonio per un minuto.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, sono qui per rivolgerle un appello a favore degli italiani all'estero. Le chiedo attenzione per chi, nato in Italia da genitore italiano, è emigrato all'estero e ha perduto la cittadinanza. Sono italiani come me e come lei, magari ex compagni di scuola e alcuni hanno fatto anche il servizio militare in Italia.
Signor Ministro, bisogna dar loro una risposta. Quando vado tra loro percepisco che il loro orgoglio e il loro senso di appartenenza al nostro Paese non è mai venuto meno. Sono italiani nel cuore e bisogna che lo siano anche a livello giuridico. Quindi, credo che il Governo debba prendere un impegno serio, teso a permettere il riacquisto della cittadinanza a chi l'avesse perduta emigrando. È un problema che deve essere risolto e mi sembra che la maggioranza in quest'Aula, indipendentemente dal colore politico, sia favorevole a ciò. Quindi, mi chiedo: dov’è l'ostacolo ? La politica deve dare una risposta, perché è un debito di riconoscenza che va saldato.
Signor Ministro, sono certa della sua grande sensibilità e le chiedo come pensa di porre fine a questa grande ingiustizia per permettere a questi italiani di fatto di riacquistare la cittadinanza italiana perduta.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, . Presidente, io ringrazio l'onorevole Nissoli Fitzgerald per l'interrogazione, per il quesito, al quale do una risposta aperta e positiva, nel senso che il tema è meritevole di tutta l'attenzione del caso e necessita di una valutazione su alcuni profili problematici. Però, da parte nostra vi è tutta la disponibilità ad approfondire i termini di merito della questione che presenta, come diceva la stessa collega interrogante, alcuni aspetti di ostacolo.
Diceva: dove sono gli ostacoli ? Gli ostacoli sono: in primo luogo, che l'intervento che viene perorato introdurrebbe la possibilità di riacquisto della cittadinanza italiana senza alcun limite temporale e, quindi, anche quando sia trascorso un lasso considerevole di tempo dal momento in cui la persona si è recata stabilmente all'estero e si siano, conseguentemente, venuti ad affievolire i legami con il nostro Paese; poi, l'altro aspetto me lo segnala il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e io mi faccio portavoce qui di una preoccupazione che viene da tale Ministero e, cioè, che la trasmissione della cittadinanza italiana, che sarebbe conseguenza automatica dell'auspicato intervento, finirebbe per estendere anche ai discendenti dei diretti beneficiari l'effetto dell'acquisizione della cittadinanza, venendo così ad alterare quel necessario rapporto tra il possesso della cittadinanza e il legame concreto e attuale con l'Italia. Poi, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ricorda sempre che la platea dei destinatari di un intervento così organizzato sarebbe indeterminata e, dunque, sarebbero difficili da calcolare gli oneri finanziari.
Quindi, tutto questo perché ? Perché si tratta di persone che, allo stato, posseggono la sola cittadinanza straniera – in questo minuto – e che non sono oggetto, conseguentemente, di alcuna forma di censimento da parte delle nostre rappresentanze diplomatiche o consolari. Quindi, i due problemi strutturali che ho evidenziato sono: in primo luogo, la indeterminatezza, e, poiché finora sono solo stranieri, non c’è un censimento; non sappiamo quanti sono e dobbiamo quantificare gli oneri, anche dal punto di vista finanziario, e capirlo. Il secondo problema è il permanere o no di quel collegamento con il nostro territorio.
Ma ribadisco, in conclusione, la volontà e la disponibilità ad affrontare nel merito questa questione, perché c’è la massima attenzione nei confronti dei nostri connazionali all'estero e riteniamo anche bello potere dire loro che il legame con l'Italia non si è interrotto.
PRESIDENTE. La deputata Fitzgerald Nissoli ha facoltà di replicare.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, signor Ministro. Quindi, io registro la sua apertura, però il problema non l'abbiamo totalmente risolto. Basterebbe poco, penso, per dare un segnale chiaro di disponibilità a coloro che hanno perduto la cittadinanza, magari solo perché – anche come nel mio caso – sposandosi con un americano avrebbero perduto la cittadinanza e, purtroppo, quando c’è stata una proroga, cioè quando sono stati riaperti i termini per presentare la domanda di riacquisto della cittadinanza, c’è stata anche una scarsa comunicazione.
La volontà di affrontare il problema è, comunque, un fatto positivo e spero che si pongano in essere al più presto politiche adeguate per risolvere il problema che è molto sentito, come le abbiamo già detto, nelle comunità italiane. Io comunque vigilerò le sue buone intenzioni e spero che non rimangano nel cassetto. La ringrazio, anche a nome di tutti gli italiani all'estero.
PRESIDENTE. La deputata Maria Marzana ha facoltà, per un minuto, di illustrare l'interrogazione Brescia ed altri n. 3-02146, concernente iniziative volte a evitare l'istituzione di centri di accoglienza per migranti in siti privi dei necessari requisiti di idoneità, con particolare riferimento alla struttura da realizzare nel porto commerciale di Augusta, in provincia di Siracusa di cui è cofirmataria.
MARIA MARZANA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, nella tabella di marcia che avete pattuito con l'Europa per fronteggiare il fenomeno migratorio era previsto che l'Italia istituisse sul proprio territorio dei centri di accoglienza, cosiddetti mentre l'Europa avrebbe dovuto ricollocare 160 mila persone, dall'Italia e dalla Grecia, verso gli altri Stati dell'Europa. L'Italia sta tenendo fede a questo impegno, mentre l'Unione Europea no. In Italia sono già stati istituiti gli di Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto e si sta progettando un quinto centro, sempre in Sicilia. Dalle notizie di stampa e dalla gara di affidamento, su cui già sta indagando la procura di Siracusa, emerge che avete pensato al porto commerciale di Augusta come adatta. State sostenendo, quindi, che un porto che da poco è stato indicato autorità portuale e collocato vicino a siti sensibili come il petrolchimico e una base NATO, può ospitare anche un ?
Vogliamo sapere, in maniera chiara ed inequivocabile, dove si farà questo ulteriore ...
PRESIDENTE. Concluda onorevole.
MARIA MARZANA. ...e se, invece, avete intenzione – e concludo – di tutelare la sicurezza dei cittadini e lo sviluppo economico del comune di Augusta.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, . Presidente, molto semplicemente dico alla collega che ad Augusta non si farà l’. Quindi, potrei anche chiuderla qui, nel senso che la sua informazione era sbagliata e deve essere stata attinta da fonti di stampa.
Sull'inchiesta, faccio presente, peraltro, che la stazione appaltante era Invitalia, e non il Ministero dell'interno, ed è già stata chiesta l'archiviazione.
L'altra questione, sulla quale ha ragione, è che l'Europa deve muoversi di più sulla questione dei ricollocamenti. Noi stiamo andando avanti facendo il nostro compito. Sui ricollocamenti non accetteremo egoismi nazionali di fronte al senso di responsabilità che noi come Paese stiamo mostrando e, quindi, su questo punto abbiamo ribadito, a livello internazionale, che la questione va affrontata insieme. Il primo punto riguarda l'accoglienza e, cioè, il fatto di separare i migranti irregolari dai profughi: i migranti irregolari vanno rimpatriati, e vanno rimpatriati con una procedura europea e non con una procedura nazionale; i profughi vanno ricollocati nei 28 Paesi e, per quanto riguarda la realizzazione degli devono essere efficienti e noi li abbiamo organizzati – quelli aperti in modo efficiente – con un'impronta digitale assunta praticamente al 100 per cento. Quindi, le cose le abbiamo messe a regime. Da questo punto di vista, due erano i punti deboli del nostro sistema durante l'emergenza del 2014: la raccolta delle impronte, perché arrivano in 170 mila, e la questione che riguardava l'arretrato delle Commissioni per dire «sì» o «no» all'asilo. Il primo punto l'abbiamo risolto, con il 100 per cento di impronte digitali assunte; il secondo punto l'abbiamo risolto con zero arretrati.
Questo è un grande Paese che mette a sistema anche le difficoltà e organizza le risposte in modo efficace. Oggi siamo di fronte ad un'Europa che deve essere in grado di organizzare i rimpatri degli irregolari, perché un conto è che per rimpatriarli lì, nei loro Paesi di origine, il contatto lo prende un solo Stato e l'accordo lo fa un solo Stato con tante difficoltà e un conto è che lo fa l'Europa, con tutta la forza – aggiungo io – anche della cooperazione internazionale, perché diamo tanti soldi a quei Paesi per cui possiamo loro chiedere di darci una mano d'aiuto nel non farli partire oppure nel riprendersi coloro i quali irregolarmente varcano quella che non è la frontiera nazionale ma è la frontiera europea.
Fin qui noi siamo un Paese – fin qui, voglio ribadirlo – in cui siamo stati in grado di trasformare le difficoltà in soluzioni. Abbiamo salvato vite e non abbiamo fatto morire nessuno. Abbiamo messo l'Italia dalla parte giusta della storia perché, se noi avessimo trasformato il Mediterraneo in un lago di morte, oggi l'Italia sarebbe la vergogna dell'Europa. In conclusione, oggi l'emergenza non è l'Italia, in Europa, ma sono altri Stati e altri Paesi. Assistiamo ad un ritorno accentuato di migranti dal punto di vista dei flussi della rotta del Mediterraneo centrale, rispetto ai numeri dello scorso anno; e questo probabilmente deriva dall'affrettarsi degli scafisti di fronte all'arrivo del nuovo Governo libico, per cui dobbiamo attivarci immediatamente. Se questo Governo terrà, come noi ci auguriamo, dobbiamo attivarci per fare un accordo serio con il nuovo Governo e riuscire ad arginare il flusso delle partenze...
PRESIDENTE. Grazie, Ministro...
ANGELINO ALFANO, . ...perché senza risolvere il problema libico non si può per nulla risolvere la questione della rotta del Mediterraneo centrale, che porta in Europa attraverso l'Italia.
PRESIDENTE. La deputata Marialucia Lorefice, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.
MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, Ministro, in realtà, a noi risulta che è proprio sull’ di Augusta che è stata avviata un'inchiesta. Quindi, probabilmente, nelle notizie che circolano c’è davvero qualcosa di sbagliato. Dobbiamo capire dove sta la verità.
Vero è che la situazione di Augusta dimostra come questo Governo in realtà non riesca a gestire bene il fenomeno dell'accoglienza e il fenomeno immigrazione. La sua risposta è stata, tra l'altro, anche in parte evasiva, perché a questo punto, poiché è previsto un ulteriore nella nostra isola, la domanda che ci facciamo è dove il Ministero avrà intenzione di collocare questo . Quindi, lei ci dice per certo che ad Augusta non verrà messo. Ci auguriamo non verrà messo nemmeno a Messina e ci auguriamo, sempre da notizie di stampa, naturalmente, de del 2015, che questo nuovo non venga previsto nemmeno a Mineo. Infatti, sappiamo come sono andate le cose a Mineo.
Naturalmente, gli stanno dimostrando di non funzionare ed è giusto che i cittadini lo sappiano, anche perché, con la chiusura della rotta balcanica, con le guerre in Siria e in Libia, con il bel tempo, purtroppo, da questo momento in poi – fino a ieri ci sono stati sbarchi a Pozzallo – aumenteranno gli sbarchi sulle nostre coste. Il regolamento di Dublino continua ad essere ancora vivo e vegeto, nonostante abbiate scandito annunci sul superamento di questo regolamento, con tanti titoloni di giornale. Ma, in realtà, quello che ha dimostrato l'Italia in Europa, dato che lei ha pure parlato di Europa, è un immobilismo – lasciatemi passare il termine – disarmante.
Questo non è governare. Perché ? Perché l'Europa non ci ascolta e, allora, noi dobbiamo avere anche il coraggio di farci sentire in Europa e di rivedere anche il nostro contributo al dell'UE. Infatti, l'Europa non deve mostrarsi tale solamente quando ci chiede dei sacrifici come, per esempio, quello di tagliare le pensioni agli italiani. Questo non significa che noi non dobbiamo accogliere. L'accoglienza si deve fare, è giusto farla ed è giusto che i popoli che hanno bisogno vengano aiutati da noi. Però, la storia dell'accoglienza in Italia dimostra che dietro l'accoglienza c’è molto altro, che c’è la violazione dei diritti, la corruzione...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
MARIALUCIA LOREFICE. ... il malaffare, di cui i partiti sono purtroppo anche responsabili. Concludo, Presidente. Naturalmente, quello che voglio sottolineare è che il MoVimento 5 Stelle sarà al fianco di queste città, sarà al fianco dei cittadini, che sono stati i veri campioni di accoglienza .
PRESIDENTE. Il deputato Lodolini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fiano ed altri n. 3-02147 che ha sottoscritto in data odierna. Ha un minuto.
EMANUELE LODOLINI. Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Nuovi e recenti attentati hanno riproposto con drammaticità la mai sopita questione del terrorismo islamico in tutto il mondo. Il nostro è un territorio di passaggio, come altri, e di presenza di elementi legati all'organizzazione del terrorismo islamico. Forti sono i rischi lungo la rotta balcanica, ma non solo.
Il Governo ha da tempo, fortunatamente, elevato livello di attenzione e di allerta di tutto il comparto sicurezza. Grande apprezzamento e gratitudine va alle forze dell'ordine e alla magistratura per quello che ogni giorno fanno. Tuttavia, è sempre più necessaria un'azione specifica di contrasto alla radicalizzazione delle comunità islamiche nel nostro Paese. Quindi, è vero che ci siamo dotati di una normativa antiterrorismo avanzata, tra le più avanzate a livello europeo, si sono investite risorse ingenti per nuove assunzioni straordinarie e per investimenti in mezzi e strumenti nel comparto della sicurezza e nell’, ma con questa interrogazione chiediamo quali ulteriori iniziative intenda assumere il Governo per aumentare sempre più la nostra capacità preventiva e repressiva di tale fenomeno, sia come Paese sia a livello europeo ed internazionale.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, . Ringrazio il collega per il quesito che mi ha rivolto e a me spetta di ribadire alcune cose che ritengo molto importanti. La prima cosa è che la lunga cronologia del terrore, dal 2001 a oggi, non ha risparmiato i continenti. Quindi, tutti i continenti sono stati colpiti e vi è stato un atteggiamento, da parte dei terroristi, di cambiamento frequente dello schema d'attacco. Quindi, anche la prevenzione ha dovuto fare i conti con un cambiamento continuo dello schema d'attacco: una volta è una metropolitana, una volta è una sede di un giornale satirico, una volta è un museo, una volta è una spiaggia, una volta è una stazione metropolitana, una volta è un aeroporto, un'altra volta sono i ristoranti, una sala concerto. Insomma, vi è un cambio continuo di schema di attacco.
L'Italia ha risposto facendo una straordinaria azione di prevenzione. Io apprezzo molto il ragionamento che ha fatto il collega nel ringraziare le forze dell'ordine, perché prevenzione vuol dire evitare che si verifichi un evento negativo, ossia il contenuto del lavoro di prevenzione sta nel non fare verificare un evento.
Dunque, quando l'evento non si verifica nessuno ringrazia nessuno, perché non si è accorto del fatto che l'evento non si è verificato neanche quest'oggi o ieri. Allora, tutto questo sta a significare che noi dobbiamo un particolare elogio alle forze dell'ordine, alle donne e agli uomini in divisa, perché stanno facendo un lavoro straordinario.
Vorrei sottolineare – avendo, peraltro, varie interrogazioni su questo tema e non potendo esaurire tutto nell'ambito di questa risposta, ma proseguirò con il seguito delle interrogazioni – che c’è un punto di forza che noi stiamo provando ad affermare a livello europeo, che è il Comitato di analisi strategica antiterrorismo. Infatti, se abbiamo fatto – ne parlerò anche dopo – perquisizioni, se abbiamo fatto controlli, se abbiamo fatto espulsioni, se abbiamo fatto intercettazioni, se abbiamo fatto controlli agli autoveicoli, oltre che alle altre persone, non è avvenuto in base a un mega sorteggio nazionale; è avvenuto per un'azione di programmazione che ha un luogo di regia, che è il Comitato di analisi strategica antiterrorismo.
Io appartengo ad una generazione che, quando ero ragazzino, vedeva raccontare le barzellette sulle forze dell'ordine in cui i carabinieri inseguivano il poliziotto, il poliziotto inseguiva il finanziere... Oggi sono tutti seduti lì, allo stesso tavolo, con le agenzie di i militari e anche il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, per quanto riguarda la radicalizzazione nelle carceri, per segnalare alla magistratura le parti di competenza della magistratura e tenere per loro, forze dell'ordine, quegli elementi di informativa e di dettaglio che, non essendo utili o sufficienti o necessari alla magistratura per gli arresti, possono servire a tutto lo sforzo di prevenzione, cioè a fare le intercettazioni e a realizzare una serie di attività. Noi abbiamo questo Comitato di analisi strategica antiterrorismo, al quale siedono tutti, che almeno una volta alla settimana in tempi normali, pressoché tutti i giorni in tempi purtroppo non ordinari come questi, si riunisce e valuta tutti gli aspetti, anche quelli apparentemente più irrilevanti.
L'albero si riconosce dal frutto. Oggi il frutto del nostro Paese non è stato un frutto avvelenato. Fin qui si è chiamato «sicurezza». Siamo consapevoli che nessun Paese è a rischio zero, ma sarebbe ipocrita e, tutto sommato, autolesionista negare che fin qui la prevenzione ha funzionato in Italia.
PRESIDENTE. Il deputato Fiano ha facoltà di replicare. Ha due minuti.
EMANUELE FIANO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi, è indubbio che è giusto essere preoccupati per quello che sta accadendo nel nostro mondo in questi mesi e in questi anni, ma la paura non può diventare uno strumento della politica. Incentivare la paura non può essere utile per rassicurare le persone. Esiste una sola medicina per rassicurare i nostri concittadini e lei oggi ha elencato alcuni degli strumenti. Lo strumento della prevenzione, lo strumento dell'investimento, lo strumento dell'adeguamento legislativo, lo strumento della concertazione europea delle politiche di sicurezza e delle politiche di sono le medicine che noi conosciamo sul nostro territorio.
Certo, poi ci sono altri problemi che riguardano le politiche internazionali, il quadrante mediorientale, le vicende della Libia, di cui lei stava parlando prima. Noi abbiamo fatto uno sforzo straordinario, come Parlamento e come Governo, e lei, signor Ministro, nel suo Ministero in questi mesi. Bisogna continuare con questa intensità, aumentandola, se serve, e, se serve, anche aumentando il nostro sforzo verso l'Europa perché la cooperazione con gli altri Paesi sia effettiva. Da tempo chiediamo all'Europa cose che ancora non sono arrivate. Penso al PNR, penso alla collaborazione fattiva effettiva con gli altri sistemi di alcuni dei quali – va detto e lo dico io – in queste settimane hanno mostrato falle drammatiche.
Per questo io penso che i risultati nel nostro Paese, posto che nessuno può garantire al 100 per cento la sicurezza in nessun territorio del mondo, non siano frutto del caso o della lotteria, ma di un lavoro razionale, messo in campo dalle forze dell'ordine, che ancora ringraziamo, dal Governo, dal sistema della magistratura.
Certo, tutti noi leggiamo i giornali ogni giorno, tutti noi ci rendiamo conto anche della imprevedibilità di alcune situazioni, ma i numeri delle perquisizioni, dei controlli, degli arresti, delle espulsioni che, nel corso degli ultimi dodici mesi, in questo Paese sono stati compiuti, se raffrontati a quanto fatto dagli altri Paesi europei, ci dicono che il nostro Paese, nel sistema di prevenzione e contrasto al fenomeno del terrorismo internazionale è all'avanguardia ed è bene che così rimaniamo .
PRESIDENTE. Il deputato Simonetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Saltamartini ed altri n. 3-02148 concernente chiarimenti in ordine alla strategia del Governo volta al contrasto del terrorismo internazionale di cui è cofirmatario. Ha un minuto.
ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Dopo gli attentati di Parigi e di Bruxelles emerge una preoccupante verità: il territorio nazionale è utilizzato come canale di transito dai terroristi islamici e snodo logistico per la falsificazione dei documenti d'identità dei terroristi. Ricordo, per esempio, Salah Abdeslam che ha attraversato tutto il nostro Paese per andare in Grecia per poi ritornare in Belgio e a Parigi a fare, appunto, la strage del Bataclan, oppure Khalid el Bakraoui che circolava sul nostro territorio con addirittura un nome di un calciatore dell'Inter ed altri. Noi chiediamo, quindi, signor Ministro, se queste lacune nel contrasto all'Isis non sono solo occasionali negligenze ma riflettono una deliberata volontà politica di non intervenire, in modo tale da scongiurare stragi nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, . Grazie. L'intero nostro continente, il continente europeo – ovviamente faccio un ragionamento di buona fede per chi voglia accogliere ragionamenti di buona fede –, è attraversato da migliaia e migliaia di cittadini europei che vestono in abiti europei, che portano passaporto europeo, che sono nati in Europa, che sono stati educati in Europa, che vanno a combattere in nome di Dio per fare un personale e purificarsi in nome di Dio credendo che Dio autorizzi loro di compiere una certa barbarie piuttosto che un'altra. Nessun Dio avrebbe autorizzato le barbarie che sono state fin qui compiute. Quindi, migliaia di europei. Come contribuiscono i Paesi europei ? L'Italia, rispetto al numero di abitanti, è il Paese europeo tra quelli che ha meno, meno, meno combattenti stranieri e . Noi, comunque, non siamo stati con le mani in mano. Noi in questo Parlamento abbiamo approvato un decreto che ha reso punibile la fattispecie del combattente straniero. In altre parole, fino a questo Governo il combattente straniero, che non è una figura nata l'anno scorso, voglio dire, nella conoscenza della pubblicistica e anche nel contrasto al terrorismo internazionale, non era punibile; cioè, se un cittadino che è residente in Italia decide di andare (prima del nostro decreto) a combattere in Siria nessuno lo può punire perché si può dire che non è un reclutatore e lui può dire: ma io vado a combattere di là, che male sto facendo all'Italia ? Noi abbiamo reso punibile questa fattispecie. Ad oggi, noi siamo tra i Paesi europei che meno contribuiscono dal punto di vista della presenza dei cosiddetti cioè i combattenti stranieri.
Lei cita dei casi di attraversamento. Di questi casi di attraversamento – tanto per essere molto pratici, dei tre di cui si parla – due erano non ricercati a livello internazionale e non segnalati come terroristi, e su uno ci hanno dato un mandato di cattura internazionale e dobbiamo fare l'applauso e i complimenti alle forze dell'ordine che lo sono andati a trovare e a catturare, su richiesta di un giudice internazionale e di un mandato di cattura internazionale. Poi è in fase di accertamento, ma non è ancora stabilito, se la base di falsificazione dei documenti fosse l'Italia o in un altro Paese. Questa è la sostanza delle cose.
Il nostro è un Paese che, anche con i precedenti Governi, ha assistito a stragi all'estero e, quindi, non è che durante i precedenti Governi non ci fossero delle stragi all'estero. Abbiamo sempre reagito con la forza e con la compostezza di un grande Paese e oggi noi possiamo dire, con grande orgoglio, di avere contribuito al sistema della sicurezza nazionale, avendo fatto fin qui dei numeri straordinari dal punto di vista della prevenzione. E credo che questo sia un motivo di importante orgoglio a livello nazionale, perché questo deve essere non un motivo per cullarsi sugli allori ma deve essere esattamente la ragione per dire che dobbiamo sempre di più rafforzare questo modello; lo abbiamo fatto dal punto di vista delle norme e lo abbiamo fatto dal punto di vista dei soldi, perché abbiamo fatto un decreto prima e dopo abbiamo messo in campo 150 milioni di euro per la e altri 850 milioni di euro per la sicurezza e il resto per tematiche relative alla sicurezza e di difesa. E credo che i risultati parlino da soli. Questo non ci fa stare tranquilli perché il rischio zero non esiste, ma siamo assolutamente a lavoro per migliorare ulteriormente le nostre .
PRESIDENTE. Il deputato Simonetti ha facoltà di replicare.
ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente. Vede, Ministro, la sua serenità è la cosa che più mi preoccupa. Mi preoccupa proprio perché nelle sue parole io vedo la problematica che il nostro futuro avrà quando ci saranno le seconde e le terze generazioni. Infatti, se lei mi dice che sono cittadini europei e, quindi, difficilmente identificabili, allora mi deve spiegare perché avete voluto fare lo e volete dare la cittadinanza facile a tutti quei clandestini che arrivano in maniera clandestina e che voi non espatriate e che voi non respingete. Addirittura voi li volete coccolare perché alcuni di questi prendevano sussidi di Stato, come quelli che c'erano a Milano.
Fa parte di tutta quella politica sull'immigrazione che noi contestiamo; fa parte di quella politica dell'immigrazione che anche i suoi responsabili criticano come ha fatto oggi con un appello forte il prefetto Morcone alla stampa. Significa che c’è un sistema che non condivide le vostre politiche di integrazione, le vostre politiche di lassismo, di mancata difesa dei confini. L'appello di Morcone noi lo individuiamo come quello di una struttura che non si sente probabilmente rappresentata da questo Governo e che cerca in tutti i modi di dare un allarme. La sua serenità mi preoccupa perché le sue strutture oggi ci danno l'allarme che ci può essere un'invasione di almeno 250 mila clandestini provenienti da territori in cui non c’è la guerra, da territori come quelli del Ghana, del Senegal, del Niger; tutti migranti economici che molto probabilmente andranno a riempire le fila di tutte quelle cellule dormienti che anche il procuratore Nordio ci dice potrebbero prima o poi diventare delle polveriere che possono esplodere in tutta la loro preoccupazione. Lo stesso procuratore Nordio ci dà anche un altro spunto che io posso invitare il Ministro a seguire, che è quello di creare anche il reato di tutti i nostri concittadini che vanno ad addestrarsi all'estero per poi venire in Italia e questo non è un reato previsto dall'ordinamento. Quindi, no alla polizia europea che ha una visione multiculturale. I confini li difendiamo noi, non li faccio difendere...
PRESIDENTE. Grazie onorevole.
ROBERTO SIMONETTI. ...dai belgi. Quindi, sì a dei campi profughi là dove partono in modo tale da non creare...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ROBERTO SIMONETTI. ...delle situazioni di disagio sui nostri territori. Presidente, solo l'ultima cosa: se io avessi un responsabile della mia struttura che lancia un allarme e io invece lancio messaggi di serenità, o lo licenzio o mi dimetto .
PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02149, concernente iniziative per garantire la sicurezza dei cittadini in relazione alla minaccia terroristica connessa all'estremismo islamico e per promuovere il coordinamento delle azioni di contrasto in ambito internazionale per un minuto.
FABIO RAMPELLI. Diversamente dai messaggi rassicuranti che lei e Renzi avete dato sull'allarme terrorismo, abbiamo ormai l'elenco di assassini e fiancheggiatori che sono transitati per la penisola, compresi alcuni attentatori di Parigi e Bruxelles. Sono terroristi che si sono mescolati con la moltitudine di immigrati clandestini sbarcati sulle nostre coste, circostanza sempre esclusa dal suo Governo, sfuggiti al controllo perché blando per chiara scelta politica. A dimostrazione di questo buonismo apprendiamo da e da un video che circola nella rete che addirittura la Guardia costiera avrebbe arrestato 17 scafisti che avevano la loro base operativa addirittura nel cuore di Roma, in quell'edificio privato occupato abusivamente, le cui attività illecite Fratelli d'Italia vi ha segnalato in diretta televisiva due mesi fa. Si può sapere perché non ripristinate la legalità in quel palazzo occupato ? Perché non intervenite con gli sgomberi ? Perché questi edifici ormai sono diventati terra di nessuno ?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANGELINO ALFANO, . Parlava di irregolari presenti in Italia e si parla spesso di seconde generazioni. Sul piano generale, se vogliamo essere attenti alla storia di questi anni, l'Italia ha ricevuto varie sanatorie di irregolari per centinaia di migliaia che sono state fatte da determinati Ministri di determinati partiti politici. Dunque, è solo la Lega Nord che ha fatto in questo Paese le sanatorie per centinaia di migliaia di immigrati irregolari. Il punto politico, dunque, oggi è quello di fare un'azione di prevenzione e di che sia esattamente come quella che stiamo facendo e anche migliorandola. Vorrei dire all'onorevole Rampelli che noi abbiamo sempre detto che nessuno può escludere il transito, ma che non c'erano evidenze da parte nostra che ci fossero dei migranti, finché non c’è stato un determinato caso che ci ha dato una evidenza. Se dobbiamo essere onesti, perché quando trattiamo di materia di terrorismo, quando ancora continuano a morire i feriti della strage di Bruxelles, l'onestà è la precondizione per affrontare questa tematica, le stragi mica hanno avuto come protagonisti che si sono imbottiti di tritolo gente che era venuta con i barconi; hanno avuto come protagonisti a Parigi uno che giocava nella squadra di calcio di Parigi – mi riferisco ai fatti di – e in altre occasioni altri che anche loro vestivano in abiti europei e anche loro erano titolari di passaporto europeo.
È evidente che noi in Italia facciamo ogni azione e ogni sforzo e quando lei si riferisce proprio ai nostri sforzi, a conferma di questa attenzione alcuni dei sei stranieri, tutti di origine eritrea, arrestati a Roma qualche giorno fa dal Nucleo speciale di intervento della Guardia costiera, sono stati rintracciati presso l'immobile di via Curtatone, il cui sgombero è stato inserito proprio dalla prefettura di Roma in un elenco di obiettivi prioritari. Quanto all'altro episodio ricordato dall'onorevole Rampelli, relativo all'arresto di un cittadino algerino sospettato di appartenenza ad un'organizzazione criminale dedita al falso documentale, la cosa che è giusto rilevare è come l'operazione testimoni proprio l'alta capacità operativa fondata sull'incrocio dei dati e sulla collaborazione con le forze di polizia degli altri Paesi e la nostra cooperazione con gli altri Paesi è eccellente. Poi è evidente che ci sono gelosie nazionali da parte dei sistemi di degli altri Paesi e tutto quanto, ma noi siamo un Paese nel quale dobbiamo tenere altissimo il livello di attenzione, ma autoflagellarci nel momento in cui noi stiamo dimostrando di essere un Paese che tiene, io francamente credo che sia contro l'interesse nazionale oltre che contro l'utilità stessa di una polemica politica che è utile e opportuna quando stimola ad un efficientamento del sistema e che credo che dal punto di vista del coordinamento tra le forze politiche abbia dato buona prova di sé proprio quando abbiamo discusso il decreto sull'antiterrorismo.
PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di replicare. Ha due minuti.
FABIO RAMPELLI. Signora Presidente, risposta vieppiù deludente, Ministro Alfano, in modo particolare quella puntuale sull'occupazione abusiva di un palazzo di proprietà privata al centro di Roma, nel cuore della capitale, a 50 metri dalla stazione Termini, a 200 metri dal Ministero dell'economia e delle finanze, su cui ci siamo già intrattenuti e su cui già una prima volta avete dato le spiegazioni rassicuranti, avete predisposto – avvisando ovviamente prima gli occupanti – una specie di pur non essendo riusciti a visitare l'intero immobile perché, così come accade ai Vigili del fuoco, che comunque hanno chiesto l'immediato sgombero per mancate condizioni di sicurezza, non fu possibile vedere 8 mila metri quadrati dei 30 mila circa di questo palazzo, esattamente lì dentro, esattamente lì e dove, nonostante gli avvisi dell'opposizione di Fratelli d'Italia, si annidavano gli scafisti e gli organizzatori della tratta di uomini che dall'Africa vengono trascinati sulle coste meridionali dell'Italia. C’è quindi un'attività illecita che è manifesta, noi l'avevamo denunciata ma non è soltanto quella; c’è lo spaccio di droga; all'ottavo piano – le do questa notizia – per 80 euro a stanza per ragazza si svolgono attività di prostituzione; c’è il lavoro nero. L'occupazione abusiva in quanto tale è già un reato, a maggior ragione se accade – badi bene, Ministro, perché forse può stupirla questa notizia, o almeno io me lo auguro – che il gestore dell'energia elettrica mandi le bollette da pagare al proprietario dell'immobile, che non lo può mettere a reddito perché ovviamente è occupato e quindi al danno si aggiunge la beffa. Io penso che voi stiate sottovalutando questa attività, noi vogliamo che l'Italia combatta il terrorismo e renda giustizia alle sue vittime innocenti ovunque vengano sterminate. Noi non vogliamo uno Stato canaglia, che punta tutto sul suo essere un Paese di transito...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
FABIO RAMPELLI. Vogliamo essere in prima linea e vogliamo garantire che la legalità venga rispettata da tutti, a maggior ragione da chi viene da al di fuori dei confini nazionali.
PRESIDENTE. La deputata Garnero Santanchè ha facoltà di illustrare l'interrogazione De Girolamo ed altri n. 3-02150, concernente iniziative volte a rafforzare i controlli e le misure di sicurezza in relazione ai rischi connessi al terrorismo internazionale, con particolare riferimento alla rete dei trasporti pubblici e ai luoghi di culto di cui è cofirmataria. Ha un minuto.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signora Presidente, io vorrei dirle, signor Ministro, se dopo gli ultimi arresti – mi riferisco a quello del 9 marzo dell'imam somalo e a quello di qualche giorno fa a Bellizzi – lei è consapevole che i centri di accoglienza, insieme ai luoghi di culto, sono diventati dei veri e propri luoghi dove si fa il reclutamento, dove c’è un'attività di proselitismo e dove c’è di più, c’è un'istigazione al terrorismo di matrice islamica.
Tutto questo che cosa è volto a dimostrare ? L'assoluta e totale fragilità del sistema di sicurezza e anche la fragilità del sistema di prevenzione del nostro Paese. Pertanto, signor Ministro, le chiedo quali azioni intenda intraprendere per far sì che l'Italia e gli italiani si sentano più sicuri nel proprio Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere. Ha tre minuti.
ANGELINO ALFANO, . Signora Presidente, quel che è stato fatto e quel che dobbiamo ancora fare. Quel che è stato fatto: dal 1o gennaio 2015 ad oggi sono state sottoposte a controllo circa 113.000 persone sospettate; sono state eseguite 2.310 perquisizioni su soggetti ritenuti contigui all'estremismo religioso; sono stati controllati più di 23.000 veicoli e i passeggeri di 251 navi, peraltro nella nostra valutazione, navi che solcavano rotte agevoli per i possibili nella rotta balcanica; 665 persone sono state indagate in stato di libertà e 422 sono state