PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
EDMONDO CIRIELLI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bindi, Biondelli, Boccia, Matteo Bragantini, Bueno, Capelli, Carnevali, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Epifani, Fico, Galati, Giancarlo Giorgetti, Locatelli, Lupi, Manciulli, Moretto, Palazzotto, Pisicchio, Quartapelle Procopio, Ravetto, Realacci, Rondini, Sanga, Schullian, Scotto e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centonove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna allegato A .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-01205 Vezzali e Monchiero n. 1-01252, Binetti ed altri n. 1-01255, Costantino ed altri n. 1-01256, Rondini ed altri n. 1-01257, Bechis ed altri n. 1-01258, Palese ed altri n. 1-01259, Santerini ed altri n. 1-01263, Marzano ed altri n. 1-01272, Beni ed altri n. 1-01274, Rampelli ed altri n. 1-01275 e Baroni ed altri n. 1-01278, concernenti iniziative per prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 9 maggio 2016, sono state presentate le mozioni Palese ed altri n. 1-01259, Santerini ed altri n. 1-01263, Marzano ed altri n. 1-01272, Beni ed altri n. 1-01274, Rampelli ed altri n. 1-01275, Baroni ed altri n. 1-01278 e una nuova formulazione della mozione De Girolamo ed altri n. 1-01205, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
GABRIELE TOCCAFONDI, Grazie, Presidente. Ringrazio i deputati, in particolare, i firmatari delle dodici mozioni presentate su questo importante tema e chi è intervenuto anche in discussione sulle linee generali.
Sia il dibattito sia le mozioni riconoscono un'azione, che stiamo già svolgendo come percorso scolastico, come Ministero dell'istruzione, ma mi sento di dire come Paese, e che dobbiamo proseguire e rafforzare.
La linea delle scuole e, quindi, del Ministero dell'istruzione è di contrasto contro ogni forma di violenza e questa linea vede il percorso educativo come strumento prioritario. Questo è confermato, è stato confermato ampiamente sia dalle dodici mozioni presentate sia anche dal dibattito sulle linee generali.
Tra i compiti della scuola c’è quello di prevenire e contrastare, come dicevamo, qualsiasi modalità di espressione di violenza con una modalità chiara e netta: non solo, e non esclusivamente, interventi repressivi, ma, prioritariamente, percorsi formativi di prevenzione ed educazione.
Come le mozioni affermano occorre, quindi, proseguire e rafforzare in un lavoro educativo con intere scolaresche o gruppi-classe, rendendo più attenta e capillare l'azione dedicata ai genitori: Costituzione alla mano spetta a loro l'istruzione e l'educazione dei figli e la scuola collabora in questo patto educativo.
Occorre proseguire con una formazione continua degli insegnanti, del corpo docente per ascoltare, capire, comprendere il disagio e intervenire; fare squadra tra tutte le istituzioni e i soggetti preposti – come ho già abbondantemente detto, non solo la scuola è in campo in questo senso – e responsabilizzare i giovani anche attraverso un percorso punitivo, ma preferirei dire sanzionatorio.
Signor Presidente, passo ad esprimere i pareri.
GABRIELE TOCCAFONDI, Innanzitutto, sulle premesse, il parere è favorevole con riferimento a tutte le dodici mozioni.
Per quanto concerne i dispositivi, con riferimento alla mozione De Girolamo ed altri n. 1-01205, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, lettera lettera lettera mentre, sulla lettera il parere è favorevole, a condizione che il testo sia riformulato, aggiungendo dopo le parole «la promozione», le parole «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili» e, successivamente, dopo le parole «di attività di aggiornamento e formazione dei docenti e», aggiungendo le parole «la valutazione della possibilità di assumere iniziative per attivare». Sulla lettera il parere è favorevole, mentre sulla lettera il parere è favorevole con la seguente riformulazione: sostituire le parole «l'introduzione, nel sistema nazionale educativo di istruzione», con le parole «la promozione, nel sistema nazionale di istruzione e formazione». Sulla lettera il parere è contrario. Su questo punto, il vigente ordinamento prevede già l'erogazione di due tipi di sanzioni: quella disciplinare, erogata dall'ufficio competente per i procedimenti disciplinari per il personale del comparto Ministeri e da quello per il personale con qualifica dirigenziale presso gli uffici scolastici regionali, in conformità a quanto previsto dalla normativa attualmente in vigore; l'altra sanzione è di carattere penale, qualora la magistratura lo ritenga necessario, per gli inadempienti, che possono essere accusati di reato di concorso in omissione in atti persecutori. Dico questo perché, nelle varie mozioni che ci chiedono un ulteriore aspetto sanzionatorio, il parere sarà contrario per queste e con queste motivazioni.
Con riferimento alla mozione Vezzali e Monchiero n. 1-01252, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato, espungendo le parole: «punita e». Sul secondo e terzo capoverso del dispositivo il parere è favorevole.
Con riferimento alla mozione Binetti ed altri n. 1-01255, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, così come il parere è favorevole sul secondo capoverso, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «a prevedere, nell'ambito delle risorse disponibili, corsi di formazione rivolti al personale scolastico», e così via dicendo. Sul terzo capoverso il parere è favorevole, così come il parere è favorevole sul quarto capoverso, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «a valutare la possibilità di assumere iniziative per attivare presso le scuole punti di ascolto deputati ad intercettare ed offrire assistenza a studenti vittime di episodi di violenza e bullismo attraverso misure di prevenzione, consulenza e tutela». Sul quinto capoverso del dispositivo il parere è favorevole.
Con riferimento alla mozione Costantino ed altri n. 1-01256, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «assumere iniziative, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, finalizzate a favorire l'acquisizione di comportamenti corretti e rispettosi di sé e degli altri in coerenza con gli obiettivi generali del processo formativo di ciascun ciclo e nel rispetto dell'autonomia scolastica e dell'informazione alle famiglie, anche attraverso l'ausilio – come è previsto anche dalla Convenzione di Istanbul – di materiali didattici sul tema del contrasto ad ogni forma di violenza e di discriminazione appropriati al livello cognitivo degli allievi». La motivazione su questa riformulazione è che non è ipotizzabile la modifica dei piani di studio e dei programmi, in quanto queste tematiche non possono esser comprese in un'unica nuova disciplina scolastica, bensì devono essere affrontate trasversalmente da tutti i docenti. Sul secondo capoverso del dispositivo il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: aggiungere le parole: «a valutare la possibilità di finanziare nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili». Sul terzo capoverso del dispositivo il parere è favorevole, così come il parere è favorevole sul quarto capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «a valutare la possibilità che l'Italia sia rappresentata» e che il Governo – quindi, non il Ministro – riferisca gli esiti al Parlamento.
Con riferimento alla mozione Rondini ed altri n. 1-01257, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, così come il parere è favorevole sul secondo capoverso, a condizione che sia riformulato nel senso di aggiungere, dopo le parole «ad attuare», le parole «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili». Il parere è favorevole sul terzo capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato, aggiungendo, dopo le parole «a promuovere», le parole «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili». Sul quarto capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con riformulazione: dopo le parole «ad attivare», aggiungere le parole «nell'ambito delle risorse umane e finanziarie disponibili». Sul quinto capoverso del dispositivo il parere è favorevole. Sul punto sei il parere è favorevole con una riformulazione: aggiungere in fondo, quindi dopo le parole «modelli comportamentali» le seguenti: «per prevenire e contrastare qualsiasi forma di violenza e sopraffazione dei minori»; sul punto sette il parere è contrario, sempre sul tema delle sanzioni; sul punto otto è favorevole con la seguente riformulazione: «a migliorare e ampliare, nell'ambito delle risorse disponibili, le politiche in materia di educazione fisica, motoria e sportiva, assicurando un equilibrio tra le attività fisiche e didattiche nelle scuole, investendo, nell'ambito delle risorse disponibili, nelle strutture sportive di qualità, prendendo misure adeguate per rendere accessibili a tutti gli studenti le strutture e i centri sportivi presenti sul territorio, promuovendo corsi e attività nelle scuole sia in orario scolastico che extrascolastico, prestando particolare attenzione ai bisogni degli studenti con disabilità».
Mozione a prima firma dell'onorevole Bechis n. 1-01258: sulla lettera il parere è favorevole; sulla lettera è favorevole con una riformulazione: aggiungere le parole «la collaborazione», e poi prosegue con «le organizzazioni»; sulla lettera è favorevole; sulla lettera è favorevole; sulla lettera è favorevole con la seguente riformulazione: «lo sviluppo di azioni che contribuiscono ad incrementare atteggiamenti positivi nelle persone a rischio di violenza»; sulla lettera il parere è favorevole con una proposta di riformulazione: «il sostegno alla creazione di reti multidisciplinari per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo»; sulla lettera il parere è favorevole; sulla lettera è favorevole; sulla lettera è favorevole; sulla lettera è favorevole con la seguente riformulazione: aggiungere, alla fine della lettera le parole «nell'ambito delle risorse disponibili».
Mozione a prima firma dell'onorevole Palese n. 1-01259: sul primo punto il parere è favorevole; sul secondo punto è favorevole con riformulazione: dopo le parole «a predisporre una campagna informativa» aggiungere «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili»; sul punto tre il parere è favorevole con riformulazione: dopo le parole «a promuovere» aggiungere «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili» e togliere le parole finali «e l'individuazione dei colpevoli»; sul quarto punto il parere è favorevole con riformulazione: aggiungere «valutare la possibilità di assumere iniziative per attivare», e prosegue con «presso le scuole»; sul punto cinque il parere è contrario, sempre sul tema delle sanzioni.
Mozione a prima firma dell'onorevole Santerini n. 1-01263: sul primo punto il parere è favorevole; sul secondo punto è favorevole; sul terzo punto è favorevole; sul quarto punto è favorevole.
Mozione a prima firma dell'onorevole Marzano n. 1-01272: sul primo punto il parere è favorevole con riformulazione: dopo le parole «ogni altra iniziativa volta a contrastare e prevenire i fenomeni di bullismo e cyberbullismo» aggiungere le parole «promuovendo nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili», e poi prosegue il periodo; sul punto due è favorevole con proposta di riformulazione: dopo la parole «ad avviare» aggiungere «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili».
Per quanto concerne la mozione a prima firma dell'onorevole Beni n. 1-01274, sul primo punto il parere è favorevole con riformulazione: aggiungere, alla fine del primo punto dell'impegno, le parole «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili»; sul punto due il parere è favorevole con riformulazione: dopo le parole «a prevedere specifici percorsi di formazione e aggiornamento» aggiungere «nell'ambito delle risorse si renderanno disponibili»; sul terzo punto il parere è favorevole; sul quarto punto è favorevole; sul quinto punto è favorevole; sul sesto punto è favorevole con riformulazione: aggiungere dopo le parole «a realizzare un monitoraggio costante» le parole «nell'ambito delle risorse umane e finanziarie disponibili»; sul settimo punto è favorevole; sull'ottavo punto è favorevole; sul nono punto è favorevole.
Mozione a prima firma dell'onorevole Rampelli n. 1-01275: sul primo punto il parere è favorevole; sul secondo punto è favorevole con una proposta di riformulazione: «a valutare la possibilità di assumere iniziative per attivare presso le scuole punti di ascolto deputati a intercettare ed offrire assistenza a studenti vittime di episodi di violenza e bullismo attraverso misure di prevenzione, consulenza e tutela»; sul terzo punto il parere è favorevole con riformulazione: aggiungere, dopo le parole «con specifico riguardo ai temi del bullismo e della violenza», le parole «nell'ambito delle risorse che si renderanno disponibili».
Sul quarto punto il parere è favorevole.
Mozione a prima firma dell'onorevole Baroni n. 1-01278: sul primo punto il parere è favorevole con una proposta di riformulazione: aggiungere all'inizio del primo punto le parole: «a valutare l'opportunità di assumere»; sul secondo punto è favorevole con una proposta di riformulazione: «ad assumere iniziative volte a contrastare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo non in un'ottica repressiva quanto, piuttosto, favorendo la presa in carico di tipo preventivo del fenomeno»; sul terzo punto è favorevole con una proposta di riformulazione: «a favorire ogni iniziativa volta a sostenere la prevenzione del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, prevedendo di destinare adeguate risorse alle misure di prevenzione stesse e al sostegno dei minori a rischio». Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Sì, le chiedo soltanto la cortesia di chiarirmi il parere sui capoversi quinto e sesto della mozione Binetti ed altri n. 1-01255, ovviamente del dispositivo. Se mi potesse fare la cortesia...
GABRIELE TOCCAFONDI, Sì, Presidente. Sui capoversi quinto e sesto il parere è favorevole.
PRESIDENTE. La ringrazio.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, secondo le più recenti ricerche, circa il 16 per cento delle ragazze e dei ragazzi italiani, cioè uno o una su sei, sarebbe vittima del bullismo (è come dire che un centinaio di noi che componiamo quest'Aula lo siamo o lo saremmo), ed è una cifra senza dubbio sottostimata. Non tutte le vittime, infatti, denunciano gli atti offensivi o aggressivi che li hanno colpiti, sia per timore di rappresaglie sia perché se ne vergognano. Molto spesso si tratta di soggetti deboli, quasi sempre minori, discriminati perché portatori di una disabilità fisica, perché appartenenti a certe etnie o religioni, per l'orientamento sessuale, persino per il peso corporeo. Atti aggressivi, offensivi, che vanno dalla presa in giro a vere e proprie vessazioni, violenze psicologiche e fisiche, che possono avere conseguenze devastanti per chi ne è oggetto e che a volte, come è già avvenuto, possono portare anche al suicidio. Azioni che, un tempo, restavano nascoste ed oggi emergono perché sono gli stessi artefici a pubblicizzarle con fotografie o video diffusi sui come fossero imprese di cui vantarsi ed andare fieri.
Per contrastare il fenomeno il nostro Paese si si è già mosso con campagne televisive, l'attuazione di un numero verde per segnalare gli abusi, la realizzazione del portale «smontailbullo.it» che suggerisce come fronteggiare il fenomeno. Con la mozione che abbiamo presentato chiediamo di fare di più, soprattutto sul fronte dell'informazione, della prevenzione e della sensibilizzazione circa la gravità del fenomeno e per l'uso più consapevole e responsabile dei ; un compito che grava soprattutto sulle scuole e sui docenti, che vanno formati, anche perché sono spesso i primi ad accorgersi di atti di bullismo e quindi sono le persone in grado di intervenire tempestivamente per contrastare e per fermare questi atti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Faenzi. Ne ha facoltà.
MONICA FAENZI. Presidente, un Paese moderno e civile non può e non deve tollerare il fatto che il fenomeno del bullismo nuoce alla società in modo devastante, sfavorisce lo sviluppo sociale ed economico ed alimenta l'aggressività e la criminalità.
Purtroppo, il bullismo è un malessere sociale fortemente diffuso, sinonimo di un disagio relazionale che si manifesta soprattutto tra adolescenti e giovani, ma sicuramente non circoscritto a nessuna categoria, né sociale né tanto meno anagrafica. Il bullismo si evolve con l'età, cambia forma: in età adulta lo ritroveremo in tante, troppe prevaricazioni sociali, lavorative e familiari.
Una recente indagine in Italia dell'osservatorio di Telefono Azzurro sul bullismo nelle scuole superiori ha evidenziato che un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica e il 33 per cento è una vittima ricorrente di abusi. Dai risultati dell'indagine emerge che le prepotenze di natura verbale e psicologica prevalgono rispetto a quelle di tipo fisico: il 42 per cento dei ragazzi afferma di essere stato preso in giro, il 30 per cento ha subito delle offese, il 23,4 ha segnalato di aver subito calunnie. Delle violenze di tipo psicologico, il 3,4 per cento denuncia l'isolamento di cui è stato oggetto, mentre l'11 per cento dichiara di essere stato minacciato.
Il fenomeno del bullismo è incomprensibilmente sottovalutato anche quando esso è una manifestazione di un vero e proprio malessere sociale, sia per coloro che commettono il danno, che per coloro che lo subiscono: i primi in quanto a rischio di problematiche antisociali e devianti, i secondi in quanto rischiano un'eccessiva insicurezza caratteriale, che può sfociare in sintomatologie anche di tipo depressivo. Le conseguenze del bullismo sono notevoli, a volte purtroppo irreparabili; il danno per l'autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona a perdere la fiducia nelle istituzioni sociali, come la scuola, ma anche la famiglia, oppure alcune vittime diventano, a loro volta, aggressori sui più deboli.
Il bullismo, come detto, non è un problema solo per la vittima, ma va oltre l'individuo oppressore e oppresso, in quanto il clima di tensione che si instaura va a influenzare la famiglia, la scuola e le altre istituzioni sociali, nonché il futuro stesso della persona e della società nel suo complesso. Noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie riteniamo che il compito delle istituzioni debba essere quello di mettere in campo ogni iniziativa volta a contrastare e prevenire il fenomeno, promuovendo campagne di informazione e di sensibilizzazione circa la gravità di tali manifestazioni e incoraggiando un uso consapevole, sicuro e responsabile delle tecnologie digitali, molto spesso causa del cyberbullismo.
Infine, ma non meno importante, sarà compito della scuola, e su questo ci auguriamo possa esserci disponibilità massima del Ministro Giannini, avviare tutta una serie di corsi, di formazione dei docenti, al fine non solo di prevenire il bullismo, ma anche di intervenire tempestivamente per porre un limite. L'auspicio è anche quello di rafforzare, all'interno delle scuole, punti di ascolto per intercettare ed offrire assistenza agli studenti vittime di episodi di violenza.
Voteremo quindi favorevolmente su ogni mozione che andrà in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Bechis. Ne ha facoltà.
ELEONORA BECHIS. Grazie, Presidente. Letteralmente il termine «bullo» significherebbe prepotente, tuttavia la prepotenza, come alcuni studiosi hanno avuto modo di rilevare, è solo una componente del bullismo, che può includere una vasta gamma di comportamenti quali violenza, attacchi, offese verbali, discriminazione, molestie, plagio e altre coercizioni, incluso bullismo fisico, psicologico, verbale, cibernetico, razziale e il bullismo sessuale.
L'accezione è principalmente utilizzata per riferirsi a fenomeni di violenza tipici negli ambienti scolastici e, più in generale, in contesti sociali riservati ai più giovani. Lo stesso comportamento o comportamenti simili, in altri contesti, sono identificati con altri termini come in ambito lavorativo o nonnismo nell'ambito delle Forze armate, e, a partire dagli anni 2000, con l'avvento di Internet, si è diffuso soprattutto fra i giovani il cyberbullismo.
Sono stati attuati vari e importanti progetti riguardo al bullismo a livello europeo. In Italia, la direttiva n. 16 del 2007, sulle linee guida generali e le misure a livello nazionale per la prevenzione e la lotta contro il bullismo, ha introdotto la campagna nazionale contro il bullismo. In generale, la campagna comprende diverse misure e azioni e i programmi hanno avuto come esito la soddisfazione dei partecipanti, oltre che l'efficacia del metodo, la competenza del la conoscenza acquisita, il cambiamento di comportamento nei confronti dei o insegnanti e bambini e studenti, e la prontezza ad affrontare possibili episodi di bullismo; ma ancora non basta, visto che i fatti di cronaca ci raccontano, sempre più spesso, storie che vedono il bullismo come attore principale.
Ma proprio il grande risalto che i mezzi di comunicazione di massa hanno dato ha fatto sì che una sempre maggiore attenzione si sia sviluppata sul fenomeno. Vi sono pensieri, opinioni sul bullismo essenzialmente errati, ma troppo spesso radicati, come credere che sia soltanto un fenomeno facente parte della crescita, o pensare che sia una semplice ragazzata, ritenere che si riscontri soltanto nelle zone abitative più povere e arretrate (ipotesi dimostratasi falsa e inutile, infatti alcune volte ragazzi benestanti perseguitano ragazzi più poveri), o giudicare colpevole la vittima perché non è in grado di sapersi difendere, o ritenere ancora che il bullo sia un ragazzo insicuro che ha problemi in famiglia e che quindi non vada punito, ma aiutato.
Per contrastare il bullismo, pertanto, è di fondamentale importanza che l'opinione pubblica riconosca la gravità degli atti di bullismo e delle loro conseguenze per il recupero sia delle piccole vittime, che nutrono una profonda sofferenza, sia dei propri prevaricatori, che corrono il rischio di intraprendere percorsi caratterizzati da devianza e delinquenza. Ed è per questo che abbiamo chiesto al Governo questi impegni.
Tra i punti che abbiamo rilevato, i più importanti sono appunto l'identificazione e lo sviluppo delle azioni che contribuiscono a un trattamento positivo delle persone a rischio di violenza, l'impostazione del sostegno con reti multidisciplinari e programmi di sostegno per le vittime e per chi compie violenza, con dei percorsi di rieducazione nei confronti di quest'ultimi.
PRESIDENTE. Il collega Totaro, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, non è in Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baradello. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BARADELLO. Grazie, Presidente. Con la mozione che abbiamo voluto presentare, a prima firma della collega Santerini, abbiamo voluto portare l'attenzione, in particolare, su un aspetto del bullismo, che è il cyberbullismo, che da alcuni anni è la novità di questo fenomeno che esiste da sempre, come dicevano anche i colleghi. È un fenomeno che ha dimensioni e modi particolari rispetto al bullismo classico, c’è sempre un gruppo di appartenenza, i forti, che cerca di dimostrare la sua superiorità, la sua perfezione e la sua importanza, e c’è sempre la vittima, il debole, a cui bisogna dimostrare, appunto, che è inferiore, che è diverso, che è insignificante e che non merita di esistere.
Ci sono poi tutti gli aspetti che venivano evidenziati anche dalle colleghe, ma c’è una diversità, che è la protezione data dalla distanza del bullo: il bullo è protetto perché è in un non luogo, è dovunque, può essere di fianco a te, può essere in qualsiasi altro posto, anche lontanissimo. Non c’è più il contatto fisico che c'era nel bullismo, che c’è nel bullismo. Al centro dell'azione del bullo una volta vi era il contatto fisico, la provocazione, lo spingere, il minacciare, il picchiare; adesso c’è questa barriera, questo muro, questo oceano, che separa il bullo della vittima, dato dalla distanza e dal non sapere dove si trova; può essere dovunque. Questo rende la vittima ancora più psicologicamente debole e in difficoltà e aggrava anche le conseguenze di tutto questo. C’è una totale asimmetria: mentre prima c'era un contrasto che poteva, al limite, anche essere contrastato fisicamente, se qualcuno reagiva, adesso non si può più reagire. C’è un'impotenza totale su questo fatto, perché non si tratta solo più di parole pronunciate, o gesti, o spinte, o percosse, che, prima o poi, passano. La vittima del bullo sopportava, sopporta perché dice «prima o poi passa questo fatto». Con il cyberbullismo non passa, perché le immagini, le parole, le offese, la derisione restano nella rete e questo è un fatto veramente grave, perché pesa e porta a delle conseguenze che sono profonde, pesanti, incalcolabili e difficilmente valutabili.
Il bullismo in Italia, veniva detto, ha un'incidenza molto più alta rispetto ad altri Paesi d'Europa. Veniamo sollecitati proprio dal Consiglio d'Europa a mettere in atto delle azioni. Il sottosegretario Toccafondi ha evidenziato come sia necessario un percorso preventivo, formativo, nelle famiglie e anche nelle scuole; questo, per noi, evidentemente è importante. Sono fenomeni che stanno cambiando anche le dinamiche sociali, bisogna ripensare un po’ quello che succede nelle relazioni familiari, scolastiche, educative e formative. Tutti i giovani sono inseriti in sistemi di rete di comunicazione nelle classi, o nei gruppi di appartenenza, o con gli amici, o in cose anche un po’ sconosciute a loro, perché magari attrattive e simpatiche. È necessario rieducare i giovani a stare con gli altri, a essere parte di una comunità, a essere elementi attivi di quella che è la vita quotidiana. Per questo chiediamo con questa mozione un coinvolgimento anche dei gestori delle piattaforme in questi percorsi di controllo e di verifica. Vanno bene le sanzioni, ma bisogna anche prevenire da quel punto di vista; il come ce lo possono dire gli esperti.
Chiediamo anche la promozione di iniziative, come è già stato detto e ricordato anche dal sottosegretario, contro i discorsi d'odio che vengono lanciati attraverso questo sistema del cyberbullismo. Su questo anche l'Europa, ripeto, ci sta spingendo molto.
E poi, lo dicevano anche gli esperti, dal punto di vista educativo, su questo l'aiuto delle istituzioni, del Governo e anche delle istituzioni locali credo sia importante per costruire un futuro veramente nuovo, utilizzando positivamente queste tecnologie. Per questo, dichiaro il voto favorevole del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico alle mozioni che sono state approvate anche dal Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Stefano Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Oggi, in quest'Aula, affrontiamo, con lo strumento delle mozioni, un tema di fondamentale importanza per la nostra società, impegnando il Governo ad assumere iniziative immediate per contrastare fenomeni preoccupanti, che richiedono interventi risoluti che solo l'Esecutivo può garantire. Abbiamo il dovere verso i nostri cittadini, elettori e non, di continuare a portare avanti la nostra linea politica su argomenti di rilevanza come quello del contrasto al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, quanto meno per testimoniare all'esterno di quest'Aula che, se si vuole, si possono trovare soluzioni anche su un tema e una problematica difficile come quella che oggi affrontiamo.
La pericolosità del bullismo è data soprattutto dalla pervasività e dalla sua forza trainante, in quanto fa leva su alcuni aspetti che caratterizzano sia l'età adolescenziale sia la nostra epoca: un generalizzato disagio epocale, causato dalla perdita dei soliti punti di riferimento, la debolezza etica del tessuto sociale, un futuro poco promettente.
Questa minaccia pesa sulla scuola, mettendo a rischio l'ambiente educativo, ma pesa anche sull'intera società, che ne è corresponsabile, e che quindi ha il dovere di sostenerla in questo difficile impegno.
Le cause di ciò che è accaduto devono essere individuate al fine di comprendere meglio il fenomeno: una sistematica rinuncia ai riferimenti valoriali nell'istituzione scuola, una continua aggressione verso l'istituto della famiglia, la diffusione ideologica di una visione della vita volta a rinnegare le radici culturali e tradizionali del nostro popolo, la continua propaganda del pensiero relativista, che ha creato nelle giovani generazioni uno stato di confusione permanente, dove diventa dote personale la capacità di distinguere ciò che è bene da ciò che è male.
Il progresso della società moderna è stato viziato dalla rinuncia a quei riferimenti valoriali che rappresentavano le fondamenta di una comunità capace di comprendere l'importanza della tutela dei propri figli quale bene primario.
Il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo va contrastato con energia e con provvedimenti mirati e specifici, volti a sviluppare una giusta modalità di intervento, partendo, in primo luogo, dalla conoscenza del problema e dalla formazione degli educatori. La famiglia e la scuola sono certamente i primi ambiti dove i bambini e i giovani possono conoscere il valore e il senso della partecipazione e il rispetto degli altri.
È doveroso ribadire che, al fine di realizzare un sistema che funzioni, è necessario che vi sia la tutela dei diritti dei minori, ma anche la tutela delle famiglie in cui i minori sono inseriti. La frantumazione dell'istituto familiare in una comunità sempre meno capace di farsi carico della crescita sana dei bambini è il primo fattore che pone i giovani adolescenti in una condizione di precario equilibrio ed estrema fragilità, rendendoli soggetti a rischio.
Lo sport rappresenta un fenomeno sociale che ha svolto ed ancora oggi svolge un ruolo fondamentale per la formazione individuale e la promozione del benessere fisico e mentale del singolo, con effetti positivi sulle capacità di apprendimento. Lo sport è una delle attività che da sempre ha contribuito a promuovere uno stile di vita positivo, consentendo ai giovani di esprimere le loro inclinazioni e le loro personalità, di sviluppare un'attitudine alla cura del corpo, di promuovere uno spirito partecipativo ed incline alla sana competizione. I valori di onestà e solidarietà impliciti nell'attività sportiva offrono, infatti, uno stimolo fondamentale per prevenire le tendenze disgreganti comuni nella società contemporanea, particolarmente evidenti nel fenomeno del bullismo, favorendo il consolidamento di uno spirito di comunione e fraternità sempre più indispensabile per l'integrazione sociale e culturale.
In conclusione, con la nostra mozione vogliamo sottolineare l'importanza di migliorare le politiche in materia di educazione fisica, anche attraverso un ampliamento dell'orario scolastico, assicurando un equilibrio tra le attività fisiche ed intellettuali nelle scuole, investendo nelle strutture sportive di qualità, prendendo misure adeguate per rendere accessibile a tutti gli studenti i centri sportivi e i corsi di sport nelle scuole e prestando particolare attenzione ai bisogni degli studenti disabili. Il nostro Paese, infatti, vanta una tradizione di primario rilievo nel settore dell'attività sportiva agonistica studentesca, che, tuttavia, nell'ultimo decennio, ha subìto una radicale interruzione. Il riferimento è agli originari Giochi della Gioventù, istituiti il 3 settembre del 1968 con lo scopo di arginare il diffuso disagio sociale giovanile, creando un momento di interazione all'interno delle scuole attraverso la disciplina sportiva.
Questa, in sostanza, è una mozione che, sottoposta al Governo e che ha visto, con delle piccole riformulazioni, il parere favorevole del Governo, vuole porre l'attenzione su un tema che è assolutamente importante e delicato. Vogliamo che il Governo adotti ogni iniziativa volta a prevenire, ridurre e reprimere con fermezza episodi di bullismo e cyberbullismo, che contempli azioni mirate per ogni ordine e grado di scuola.
Con questa mozione intendiamo impegnare il Governo ad attuare una capillare campagna informativa sul fenomeno del bullismo e sulla dipendenza dai a promuovere un'attività di aggiornamento e formazione dei docenti e di tutto il personale scolastico tecnico-ausiliario nell'azione di educazione alla cittadinanza, di prevenzione del disagio e di contrasto, appunto, a questi fenomeni, e vorremmo che il Governo attivasse una rilevazione ed un monitoraggio permanente del fenomeno e delle attività promosse dalle istituzioni scolastiche, sia singolarmente che in raccordo con altre strutture territoriali, e che relazionasse annualmente al Parlamento i risultati di questa sua attività.
Riteniamo, quindi, che il problema sia assai delicato, sia assai importante, e che, anche attraverso mozioni come quelle che sono state presentate qui, in quest'Aula, oggi, si possa fare un deciso passo avanti affinché questo fenomeno venga definitivamente arginato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Totaro. Ne ha facoltà.
ACHILLE TOTARO. Grazie, Presidente. Nel preannunciare il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale su queste mozioni contro il bullismo, consegno la dichiarazione di voto agli uffici competenti.
PRESIDENTE. È autorizzato, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Vezzali. Ne ha facoltà.
MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, sottosegretario, colleghi, non possiamo parlare di bullismo limitandoci a valutare i soggetti che manifestano questa disposizione o le loro potenziali vittime. Abbiamo la responsabilità di inquadrare il problema in uno scenario più complesso, che è quello che coinvolge inizialmente la famiglia, ma che non può prescindere dall'analisi del contesto sociale nel quale si manifesta. Dobbiamo chiederci come mai si stia diffondendo tanto velocemente e stia crescendo in percentuale, visti i numeri delle persone coinvolte e le fasce di età, che diventano sempre più ampie.
Molti di noi sono genitori che si interrogano se sia giusto o meno affidare un telefono cellulare con connessioni di rete a bambini e adolescenti senza poter, poi, esercitare alcuna azione di controllo sul loro utilizzo. A molti è capitato di sentirsi raccontare da un figlio o da un nipote, per esempio, un episodio avvenuto a scuola, che è stato sottovalutato o definito semplicemente frutto di maleducazione o uno scherzo fra ragazzi. Tanti insegnanti avranno punito un bambino troppo vivace o protetto dal gruppo un alunno più debole.
Molte volte il ricordo di essere stati anche noi ragazzi iperattivi, inappetenti o predisposti al capriccio ci porta a sottovalutare alcune manifestazioni, che, invece, sono il primo passo per individuare un disturbo e non perdere tempo nel ricercare le soluzioni più adeguate. La sinergia fra famiglia e sistema educativo è certamente il mezzo più efficace per circoscrivere il fenomeno del bullismo, anche se non è escluso che si debbano individuare, per alcuni soggetti, anche percorsi riabilitativi. Abbiamo l'opportunità di essere cittadini digitali, senza avere avuto, però, il tempo di essere educati a questo mondo veloce, virtuale, competitivo, fatto di immagini rubate, di false identità, di un gergo senza il quale si è fuori dal gruppo: una grande che è un luogo di incontro e di confronto dal quale, se sei fuori, non esisti.
La nostra è una società eterogenea dove, anche se si mescolano culture e sensibilità diverse, poi si ha la tendenza all'omologazione, all'individuazione di un modello da imitare. È una società dove la prevalenza di manifestazioni comportamentali aggressive, accreditate come vincenti, hanno avuto il sopravvento sull'educazione al rispetto e all'integrazione, quella che richiama ai valori.
La cronaca è impietosa nel ricordarci quanti giovani sono perseguitati, quanti atti di vandalismo sono riconducibili a episodi di bullismo, quante istigazioni al suicidio questo fenomeno produce. Non possiamo restare indifferenti rispetto a una generazione che mostra evidente disagio, che per metà subisce, per metà tace, rendendosi complice di chi utilizza la violenza psicologica, verbale o fisica per esercitare potere sugli altri.
La mia esperienza mi porta a considerare lo sport un valido aiuto e una concreta risposta a questo fenomeno, un efficace mezzo per socializzare, ma che insegna rispetto delle regole e del prossimo, che richiede sacrificio. Chi pratica lo sport impara che, in campo, sulla pista o in pedana, si vince o si perde, ma con lealtà; nello sport non esistono differenze, su tutto prevale il gioco, la competizione e su entrambi l'appartenenza ad un gruppo, ad una società, ad una squadra.
Sono molte le iniziative di contrasto al bullismo già sperimentate, tutte potenzialmente valide; più di una proposta di legge aspetta di essere discussa, dobbiamo riuscire a velocizzare l'iter per impedire che il bullismo acquisisca la dimensione di una malattia sociale. Dovremo chiedere ai di fare rete, perché i giovani vivono di sono attirati da immagini, rapiti da personaggi che trasformano in modelli comportamentali ambizioni e sogni; dobbiamo vigilare affinché non vengano commercializzati videogiochi cruenti.
Quasi tutte le mozioni evidenziano le medesime criticità e auspicano soluzioni possibili. Scelta Civica sosterrà quelle sulle quali il Governo esprimerà parere favorevole, nella speranza che il bene dei nostri giovani sia una priorità, un obiettivo da condividere oltre le diverse sensibilità politiche .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Presidente, membri del Governo, colleghi, noi discutiamo oggi una mozione sul bullismo, sapendo che è presente in Commissione un disegno di legge su questo argomento e, quindi, non è un caso che negli auspici di tutte le mozioni ci sia quello di giungere quanto prima all'approvazione di una legge. La mozione serve proprio a dare forza a questa esigenza condivisa in tanti ambienti, condivisa, soprattutto, nell'ambiente dei genitori, delle famiglie e delle scuole, perché ciò che nessuno di noi vorrebbe mai è che un ragazzo, soprattutto nel momento in cui è più giovane e, a volte, anche più fragile, possa essere sottoposto a una violenza dalla quale non ha gli strumenti per potersi difendere.
Noi intendiamo per bullismo quei comportamenti e quegli atti offensivi o aggressivi che uno o più persone mettono in atto ai danni di una o più persone, per umiliarle, marginalizzarle, ridicolizzarle, oltre che per esercitare una vera e propria violenza fisica su di loro. Ma non è soltanto la violenza fisica quella che ci spaventa; quella che in qualche modo forse ci preoccupa maggiormente, perché più graffiante, perché lascia tracce più a lungo nella vita di una persona, è quella sistematica umiliazione che gli restituisce la sensazione di non essere all'altezza, di essere inferiore agli altri, di non meritare l'attenzione, il consenso, l'approvazione, l'affetto, né nel proprio gruppo scolastico, né, alle volte, nel proprio gruppo sociale di appartenenza. La gravità, infatti, cresce quando colpisce i soggetti più giovani, i più fragili, quelli che hanno una personalità che ha bisogno proprio del consenso del gruppo per poter strutturare quell'identità personale che sarà poi la loro compagna per tutta la vita.
Si tratta di un fenomeno in continua evoluzione; tutti i colleghi hanno messo in evidenza come gli indici statistici ci dicano che gli episodi di bullismo sono in crescita, sono in crescita soprattutto gli episodi di bullismo da branco, cioè quelli del gruppo, quelli in cui c’è una vera e propria coalizione, che ha un pizzico proprio di perversione e che sceglie di scaricare i propri istinti negativi, le proprie passioni tristi a scapito di colui che, in qualche modo, non sembra poter restituire offesa a offesa, ma sembra semplicemente accartocciarsi sempre di più su di sé davanti alla provocazione che subisce.
È stato sottolineato anche dai colleghi come le nuove tecnologie rendano ancora più invasivo il bullismo, semplicemente perché vanno oltre quelli che sono i confini del gruppo classe, oltre quelli che sono i confini del proprio gruppo sociale, che, in qualche modo, esplode invadendo il e quindi anche arrivando a conoscenza di persone che non avrebbero mai avuto una conoscenza diretta di quei fatti; sembra quasi che il soggetto debole debba diventare l'oggetto di una sorta di in cui la vittima paga per tutti, ma è anche vero che questo soddisfa il narcisismo di chi esercita la violenza, che spesso non esita a farsi riprendere mentre la esercita, perché, più ancora della paura della punizione che potrebbe ricevere, può la vanità di dimostrare di che cosa è capace.
È in questa sorta di dialettica tra esibizionismo, narcisismo del bullo e, in qualche modo, tendenza a nascondersi della vittima che si gioca una parte importante di questo fenomeno a cui assistiamo ogni giorno, in modi diversi, con contenuti diversi, ma sempre caratterizzati da quest'unica profonda ferita.
Perché si possa parlare di bullismo è necessario che gli atti di prepotenza, le molestie o le aggressioni siano intenzionali, cioè non è per caso che una persona fa una battuta, a volte anche una battuta pesante, e non è questo scherzo quello che definisce il bullismo, ma proprio l'intenzionalità lesiva di chi lo sta esercitando. Questi atti, spesso, hanno un tempo in cui si sviluppano, che è un tempo anche prolungato; è incredibile come l'incapacità di difendersi da parte della vittima susciti e stimoli, quasi, direi, la fantasia aggressiva da parte del bullo, che rinnova, giorno per giorno e con modalità diverse, con spunti diversi, questa sua forza negativa, creando un’ che rende davvero impossibile, a volte, poi, riuscire a venirne fuori.
Bisogna anche dire che a questa asimmetria, che vede, da un lato, la fragilità e, dall'altro, la violenza e che, quindi, è caratterizzata proprio veramente dalla sproporzione tra gli uni e gli altri, si somma un elemento molto importante a cui noi assistiamo negli ultimi tempi, che è un po’ la mentalità di chi assiste a un episodio di bullismo, quasi come se stesse vedendo una scena alla televisione, come se, invece di essere un'aggressività agita, fosse un'aggressività rappresentata. Tant’è vero che la responsabilità di coloro che, per così dire, stanno a guardare e non ritengono di dover intervenire per spezzare questa spirale astiosa, questa spirale umiliante nei confronti delle persone fragili, comincia a diventare qualcosa di interesse e di pertinenza, se non della magistratura, come accade nei casi più gravi, perlomeno di una presa di posizione esplicita anche da parte di coloro che, avendone l'autorità, dovrebbero intervenire.
Ma, da questo punto di vista, noi ci rendiamo conto che, spesso, davanti a l’ di questi fenomeni, dobbiamo scoprire con dolore, con dispiacere che quell'insegnante sapeva, che quel dirigente scolastico sapeva, che quel dirigente di quell'attività sapeva, solo hanno preteso di minimizzare i fatti, di volerli schiacciare, riducendoli a banalità di cose tra ragazzi, cose tra bambini, quasi per la paura di sentirsi coinvolti e per la paura di entrare in questo circuito di violenza aggressiva, che, poi, molto spesso si sposta dai ragazzi ai genitori. È stato confessato più di una volta come i genitori del bullo prendano le difese del bullo e le prendano scaricando la responsabilità dell'aggressione che si è appena consumata sulla vittima stessa o su un contesto generico in cui si svolgono queste cose, in ogni caso trasferendo quella che è la propria potenza critica, invece che sul figlio per un intervento educativo significativo, su quell'adulto che rimprovera il figlio di aver preso una posizione negativa, ma che in quel momento non sembra essere in grado di svolgere con la necessaria autorevolezza anche un ruolo che può chiedere, in certi momenti, un esercizio di autorità.
Il nostro ordinamento non prevede, allo stato attuale, disposizioni specifiche per prevenire e contrastare lo specifico fenomeno del bullismo, specie appunto nella sua forma informatica, pertanto diventa improcrastinabile quell'intervento normativo a cui facevo riferimento, anche perché negli ultimi anni è cresciuta in modo costante l'attenzione dei e della società nei confronti del fenomeno del bullismo a scuola, ma, paradossalmente, questa attenzione dei si scatena soltanto quando ci troviamo davanti ai fatti più drammatici. Penso, per esempio, al caso del ragazzo che si suicida o che comunque tenta il suicidio, del ragazzo che sviluppa una condotta patologica talmente marcata da rifiutarsi di andare a scuola, da rinchiudersi in se stesso, da far nascere il sospetto di trovarci davanti a una sindrome psichiatrica grave, mentre in realtà ci troviamo davanti semplicemente a un bambino ferito, che non sente non solo l'aiuto da parte del gruppo di appartenenza, in cui registra prevalentemente l'atteggiamento di violenza, ma non sente neanche l'aiuto da parte della famiglia. Ciò a tal punto che non reputa conveniente, non reputa utile, non reputa necessario, neanche confidarsi con i genitori, perché il timore che c’è a manifestare questa violenza subita è che, anche in questo caso, alla violenza subita si sommi la critica da parte della famiglia: perché non ti sai far valere; chissà che cosa hai fatto tu agli altri; probabilmente nel tuo comportamento ci sono delle cose che non funzionano.
Oggi come oggi, si va allargando la percezione della responsabilità e quello che noi vogliamo con questa nostra mozione è che la percezione di questa responsabilità raggiunga non solo e non tanto il bullo nella sua singolarità, ma raggiunga i contesti, quei contesti educativi – a cominciare dal contesto familiare, il contesto scolastico e gli altri – che rimandano agli adulti la responsabilità di garantire a ogni bambino, ogni adolescente, ogni ragazzo, un ambiente coeso di accettazione e di inclusione.
Voglio soltanto far presente un passaggio, che qualche volta si crea anche in ambienti che non sono solo quelli del bambino, che non sono solo quelli dell'adolescente, che possono essere anche quelli del giovane adulto. Ci sono ambienti di lavoro professionali in cui spesso i colleghi possono assumere atteggiamenti di violenza, violenza verbale, violenza tendente a svalutare, la violenza, come dire, di scaricare sull'anello debole di quella catena tutte le colpe e tutti, a volte, anche i compiti ingrati del gruppo.
È stato detto, molto chiaramente, dal sottosegretario Toccafondi, formulando il giudizio sulle mozioni, come l'intenzione prevalente vuole essere l'intenzione educativa per ottenere un obiettivo di tipo inclusivo. Noi dobbiamo mettere a fuoco questi due valori; noi educhiamo esattamente ai valori, potremmo dire, alle virtù della vita sociale, e lo facciamo avendo presente che la coesione sociale è uno dei massimi beni che la nostra democrazia dovrebbe garantire.
Per questo, io mi auguro che, avendo approvato tante mozioni, questo funga, come dire, da pressione positiva per l'approvazione della legge e, comunque, per tutte quelle iniziative – ne cito una per tutte, la famosa «smonta il bullo», ma ce ne sono anche molte altre – in cui il gruppo delle insegnanti è schierato dalla parte della coesione del gruppo e, quindi, sulla necessità di risolvere le tensioni tra il bullo e il soggetto fragile. Tuttavia, credo che noi abbiamo bisogno di intervenire positivamente anche su quelle famiglie nelle quali maturino vuoi gli esempi di violenza del bullo, vuoi gli esempi di fragilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per una precisazione il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.
GABRIELE TOCCAFONDI, Grazie, Presidente. A seguito della richiesta sua e della prima firmataria, l'onorevole Binetti, vorrei rileggere il parere. C’è stato, forse, un errore. Al punto primo del dispositivo finale parere favorevole; parere favorevole sul secondo punto, ma con riformulazione: aggiungere le parole «a prevedere, nell'ambito delle risorse disponibili, corsi di formazione rivolti al personale scolastico». Terzo punto, parere favorevole; quarto punto parere favorevole; quinto punto parere favorevole, così come per il sesto punto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Costantino. Ne ha facoltà.
CELESTE COSTANTINO. Grazie, Presidente. La lotta al bullismo è al centro dell'attività di tante istituzioni, anche a livello internazionale. L'Unesco, in un manuale per insegnanti del 2009, scrive: «Chi è vittima di bullismo è più probabile che, rispetto ai compagni, sia depresso e abbia una bassa stima di sé. I bulli, di solito, mettono in atto comportamenti aggressivi per gestire situazioni in cui si sentono ansiosi, frustrati, umiliati, o derisi dagli altri.
Le vittime, invece, possono essere persone incapaci di difendersi o considerate differenti a causa della loro provenienza etnica o culturale, a causa della disabilità, o perché non mostrano quelle caratteristiche che la cultura attribuisce, in modo stereotipato, alla mascolinità o alla femminilità».
I risultati delle ricerche condotte in Italia e all'estero dimostrano che il bullismo è parte integrante della quotidianità della maggioranza degli studenti, i quali possono essere bulli o vittime, ma è stata osservata, in percentuali non indifferenti, anche la condizione di chi ricopre entrambi i ruoli, a seconda delle circostanze.
La diffusione di computer, Internet, cellulari e altri strumenti di comunicazione elettronica, ha portato con sé anche la diffusione del e la tecnologia è diventata la nuova alleata di quei bulli che utilizzano telefono, messaggi, siti bacheche elettroniche e come strumenti per aggredire le loro vittime.
Secondo l'Istat, con il progetto «Il bullismo in Italia, comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi», più del 50 per cento degli intervistati, tra undicenni e diciassettenni, ha dichiarato di essere rimasto vittima di un qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento. Spesso due diversi tipi di prepotenze riguardano la stessa persona. Circa il 72 per cento di quanti hanno lamentato azioni diffamatorie o di esclusione sono state vittime anche di offese e minacce. Le ragazze presentano una percentuale di vittimizzazione superiore rispetto ai ragazzi. Infine, tutte le ricerche hanno osservato il legame esistente tra bullismo e disturbi alimentari – obesità ed anoressia – e il legame tra bullismo e disabilità.
A tal proposito va segnalato che, nonostante l'Italia abbia ratificato e dato esecuzione alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità fin dal 2009, ad essa non è stata data piena e completa attuazione e ciò produce effetti negativi anche sulle persone con disabilità vittime di bullismo.
Tuttavia, rimangono gli insulti con una connotazione sessuale a creare le maggiori vittime del bullismo. Sul piano sociopolitico, numerosi studi qualitativi e quantitativi, condotti sempre in diversi Paesi, hanno messo in evidenza che il ruolo della scuola continua ad essere quello di un fattore di mascolinizzazione, cioè un veicolo di promozione di una serie di valori e ideali maschili che devono prevalere su gli altri, e tutto ciò che non è maschile ed eterosessuale è automaticamente considerato come debole.
Per noi è importante affermare, Presidente, che il tema della decostruzione critica dei modelli sociali dominanti, tuttora alla base delle relazioni tra i sessi, è centrale nella lotta al bullismo. Esso, di recente, è entrato anche nella Convenzione di Istanbul, ratificata da parte dell'Italia, che ha riaperto nelle sedi istituzionali il dibattito sul fenomeno della violenza sulle donne. Come prevede esplicitamente il terzo capitolo della Convenzione, i Paesi aderenti devono adottare politiche di prevenzione, tra le quali un ruolo fondamentale è affidato ad interventi che accompagnino i percorsi scolastici delle ragazze e dei ragazzi per promuovere cambiamenti nei modelli di comportamento socioculturale, per sradicare pregiudizi, costumi, tradizioni e le altre pratiche basate sull'idea dell'inferiorità della donna o sui ruoli stereotipati per donne e uomini.
Per questo, noi chiediamo al Governo azioni per includere nei programmi scolastici, di ogni ordine e grado, dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali. L'invito è a promuovere delle azioni anche nelle strutture di istruzione non formale, nonché nei centri sportivi, culturali, di svago e nei .
Mi avvio a concludere. Programmare e sostenere interventi strutturali, soprattutto a scuola, che contrastino e prevengano il bullismo è fondamentale, ma nessun intervento può raggiungere l'obiettivo se ci si limita al momento repressivo, ignorando la conoscenza dei fenomeni e i documenti internazionali, che chiedono un impegno nella direzione di decostruire stereotipi e pregiudizi.
Tra gli interventi che, soprattutto nella scuola, occorre mettere in campo per contrastare il bullismo, deve esserci quello dell'ascolto da parte degli insegnanti. Su questo è necessario investire per offrire al personale docente gli strumenti e l'aggiornamento necessario a sviluppare e rafforzare le capacità di ascolto dei bisogni degli studenti e delle studentesse.
Per tutti questi motivi, noi pensiamo che il Governo debba avviare la modifica e l'integrazione dei piani di studio delle scuole e dei programmi per gli insegnanti; debba finanziare, mediante lo stanziamento di adeguate risorse, un piano di formazione per insegnanti, di ogni ordine e grado, per lo sviluppo di capacità di ascolto degli studenti mediante l'adozione di tecniche di delle relazioni, della valorizzazione degli studenti, della pedagogia e della didattica.
Voteremo contro le mozioni del Nuovo Centrodestra, di Forza Italia e della Lega, dove c’è una rimozione totale degli atti di bullismo di ordine sessuale. Le categorie diverse – così vengono definite nelle mozioni – vengono totalmente ignorate negli impegni da rivolgere al Governo. Si citano le morti di tanti ragazzi e, consapevolmente, non si citano i casi clamorosi di bullismo omofobo che il nostro Paese ha conosciuto: come Simone, definito il ragazzo «dai pantaloni rosa», vittima del bullismo, che si tolse la vita per l'attacco alla sua presunta omosessualità.
Voteremo a favore delle altre, con qualche astensione, perché, seppure in altre avviene questa rimozione, almeno negli impegni si dà un ruolo alla scuola, alla formazione, allo sport: un modo utile per affrontare il tema, piuttosto che una presunta repressione, che non si capisce neanche come si dovrebbe attuare nei confronti di ragazze e di ragazzi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega De Girolamo. Ne ha facoltà.
NUNZIA DE GIROLAMO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, troppi sono i casi di cronaca che abbiamo letto negli ultimi periodi: a Torino un quindicenne, in Brianza una banda di ragazzini, in un paesino del Salento un dodicenne, fino ad arrivare al caso di Pordenone della ragazzina che si è gettata dal balcone, lasciando una lettera con su scritto: «adesso sarete contenti».
Le aggressioni negli ultimi tempi certificano un'espressione di scarsa o nulla tolleranza nei confronti del diverso, a prescindere dal significato che si voglia dare a questa parola. La vittima è vista come diversa e i motivi che la rendono tale possono essere per etnia, per religione, per caratteri fisici e psichici, per genere, per orientamento sessuale ed altro. Ci troviamo di fronte ad una scelta: impegnarci seriamente oppure voltarci dall'altra parte e far sì che una delle più grandi piaghe sociali del nuovo millennio rovini la vita di milioni di giovani.
Il bullismo, nelle sue varie forme, è un pericolo per la nostra società, è un pericolo per la crescita umana ed esistenziale dei nostri giovani. Qui non è in discussione la bandiera di un partito, ma una bandiera di ben altro livello: quello della civiltà universale, del rispetto di valori, insomma, della tutela di quegli ideali ai quali siamo tutti fedeli. Ed è con questo spirito che mi rivolgo a quest'Assemblea, invitandola a prestare attenzione ad alcuni dati che, al di là della loro freddezza, nascondono storie, drammi, lacrime e, purtroppo, in alcuni casi, anche sangue.
I dati sono stati elencati anche dalle colleghe che mi hanno preceduto e, purtroppo, tutti evidenziano come, nella metà delle scuole italiane prese in esame, siano avvenuti atti di bullismo attraverso la rete, nonché tentativi di adescamento da parte degli adulti, vessazioni, minacce, invio di foto o video a contenuto sessuale.
Nello specifico, fra le varie tipologie di bullismo, quello più diffuso al momento è il cyberbullismo. Quest'ultimo, a differenza di quello tradizionale, consente di aggredire una persona in maniera indiretta, senza alcun contatto fisico, offendendo la vittima attraverso il cosiddetto mondo virtuale; offese che, però, hanno lo stesso effetto, forse anche peggiore, di un'aggressione fisica.
Una ricerca del 2014 dell'Ipsos ci dice che quasi il 70 per cento dei giovani percepisce il cyberbullismo come la principale minaccia in rete e che il 35 per cento ne ha avuto un'esperienza sia diretta che indiretta. In ambito europeo lo chiamano : è estremamente diffuso nella rete e, troppo spesso, causa condizioni di grave disagio e malessere per tutte le persone che ne sono vittime. Negli Stati Uniti, il bullismo viene definito come una grave epidemia silenziosa, che Internet ha saputo rendere ancora più nascosta.
Secondo l'ultimo rapporto dell'ISTAT sul bullismo, fra i ragazzi che usano cellulare e Internet, il 5 e il 9 per cento ha denunciato di avere subito ripetutamente azioni vessatorie tramite e . Vittime, più di tutti, sono le donne – il 7,1 per cento rispetto al 4,6 dei ragazzi – e tutte fra i quattordici e i diciassette anni.
Più di nove adolescenti su dieci usa il telefono cellulare, la metà ha un sette su dieci utilizzano Internet; due ragazzi su tre, poi, ritengono che il sia un fenomeno in crescita. Dati che non tengono conto di chi, in realtà, non denuncia.
Tutto questo rende evidente l'inadeguatezza degli attuali strumenti di monitoraggio e di contrasto contro un fenomeno ormai devastante che sta producendo danni sempre più irreversibili nei confronti di giovani vittime. Per questo si rendono sempre più necessari, e con estrema urgenza, degli interventi educativi e formativi che possano arginare il fenomeno.
Proprio per questo il Parlamento, ha l'obbligo istituzionale di garantire un'adeguata diffusione della . È indispensabile per la salvaguardia del nostro modello sociale sviluppare delle adeguate competenze che inculchino nella testa dei giovani le principali regole che consentono di convivere senza violenza né prevaricazione. Per fare ciò, occorre partire dal nostro sistema scolastico che, grazie ad un intervento del legislatore, può garantire un appropriato apprendimento di comportamenti responsabili e di rispetto verso gli altri. È necessario un coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, in particolar modo il corpo docente: a tale proposito, sarebbe utile – come già riportato fra gli impegni della mozione di Forza Italia – introdurre nel sistema nazionale educativo di istruzione delle attività didattiche, volte alla prevenzione e alla conoscenza del fenomeno del bullismo.
È indispensabile, a nostro avviso, promuovere continue attività di aggiornamento e formazione, anche per il corpo docente; il tutto coadiuvato dall'attivazione presso le scuole di una serie di punti di ascolto, volti ad intercettare ed offrire assistenza personale a tutti quegli studenti vittime di bullismo. Non abbiamo introdotto in questa mozione la videosorveglianza, perché abbiamo una proposta apposita su questa, che riguarda soprattutto le vittime silenziose e, quindi, la scuola dell'infanzia e dell'adolescenza, che speriamo interessi questo Parlamento e porti consenso ampio da parte di tutti i gruppi.
Prevenzione, consulenza e tutela devono essere alla base di questo sistema: un modello che, se ben coordinato dalle istituzioni proposte, può senza dubbio scardinare questo dilagare di discriminazione e violenza. Troppo spesso questi gravi episodi restano nascosti, anche ai genitori delle povere vittime. In età adolescenziale è più difficile raccontare il disagio e i ragazzi preferiscono rimanere in un rumoroso silenzio, che oltraggia le loro libertà e il loro futuro. L'adolescenza è un arco di tempo troppo importante per la vita di un giovane, che definisce i tratti caratteriali e personali ed è profondamente ingiusto che, in uno Stato di diritto come il nostro, non si prevedano forme di tutela adeguate per i ragazzi che subiscono queste forme di bullismo.
Per questo, in qualità di parlamentari, dobbiamo armarci di una buona dose di responsabilità e coscienza; dobbiamo prendere esempio e promuovere le iniziative contro l’ proposte dalle campagne del Consiglio d'Europa e dall'alleanza parlamentare contro l'intolleranza e il razzismo del Consiglio d'Europa. Potenzialmente, abbiamo tutti gli strumenti necessari per aggirare questa deriva violenta e irrazionale che colpisce i nostri ragazzi. Vi chiedo, pertanto, di condividere quest'appello, affinché in ogni scuola, in ogni casa, in ogni comunità si possa promuovere la cultura del rispetto contro la cultura del più forte. Il tempo è già scaduto ed è per questo che ci auguriamo che questo Parlamento legiferi in fretta sul e su un fenomeno che è diventato una vera e propria piaga sociale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baroni. Ne ha facoltà. Con calma, non si preoccupi. Prego.
MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente, sono stato preso un po’ alla sprovvista. In particolare, tutta l'Aula, tutta la Camera dei deputati è stata presa alla sprovvista, in quanto abbiamo incardinato in Commissione affari sociali e in Commissione giustizia una proposta di legge, che ha già un testo unificato, su cui abbiamo già fatto cadere l'ascia della scadenza degli emendamenti. Tuttavia, c’è stato un grosso lavoro, c’è stata una discussione importante e non è un caso che il presidente del tribunale dei minori di Milano e diversi professori ordinari che trattano di giustizia penale abbiano sollevato la questione – per quanto riguarda il MoVimento 5 Stelle molto importante – dell'opportunità o meno di istituire un nuovo reato.
Quindi, in questo momento il Senato ha fatto un lavoro molto, molto interessante, per quanto riguarda la proposta di legge sul cyberbullismo, e la Camera, mano a mano, con la discussione, si sta rendendo conto, perché molto probabilmente verrà modificato il titolo della proposta di legge: da «cyberbullismo» a «proposte per la prevenzione sia del bullismo che del cyberbullismo», e questo cambia completamente l'ottica della situazione.
Questa premessa, Presidente, è molto importante, perché il MoVimento 5 Stelle, in maniera del tutto anomala, era favorevole alla richiesta del Partito Democratico di sospendere la discussione di questa mozione, perché incrocia pesantemente la discussione incardinata nelle Commissioni giustizia e affari sociali, e di fatto un po’ l'annacqua, perché troviamo tantissime dichiarazioni di intenti, tantissimi dati di cronaca in cui il politico di turno si indigna perché è uscito sui giornali il fatto che non c’è prevenzione, non c’è sostegno alle famiglie, che non ci sono soldi investiti nei consultori familiari, che la rete sociale di solidarietà è pesantemente taglieggiata dal fatto che c’è una disoccupazione altissima, in particolare la disoccupazione giovanile. Ma tutto questo sta scritto tra le righe, perché ovviamente gli articoli di cronaca riportano il fatto che c’è l'urgenza-emergenza cyberbullismo, l'urgenza-emergenza bullismo.
Allora, ricordiamo a tutti quelli che hanno una mente che permette anche un pensiero circolare che questo aspetto è un sintomo di un disagio sociale, è un sintomo di un disagio familiare, è un sintomo di un disagio scolastico, perché stiamo andando verso tagli alla scuola pubblica, mancati investimenti; gli insegnanti non sono sostenuti, i consultori familiari sono pieni di lavoro e, allo stesso momento, hanno sempre meno risorse. Allo stesso modo, possiamo parlare dei vecchi CSM, dei vecchi DSM o dei TSMREE, che sono proprio le strutture locali preposte alla salute mentale dei minori. In tutto questo, però, noi facciamo il falò delle vanità, qui dentro, perché una parte di noi, come vuole risolvere il problema ? Biasimando – biasimando ! – il fatto che queste situazioni si creano nel momento in cui lo Stato non sostiene le situazioni di disagio.
Voglio dire che non c’è bisogno di leggere William Golding, per capire che dei ragazzi ben educati, nel momento in cui vengono messi dentro un'isola e gli viene detto di interagire fra di loro e di organizzare una società, degradano a forme primitive estremamente importanti di aggressività, perché sono abbandonati a loro stessi, ma preferiamo leggere stupidaggini sui giornali perché semplicemente non siamo in grado di fare politica di sistema.
Noi abbiamo previsto nella nostra mozione tre punti, tre impegni. Il primo è il concetto di giustizia riparativa, da applicare soprattutto per quanto riguarda tutte le fattispecie di reato (stiamo parlando di oltre 17 fattispecie di reato che sono ascrivibili alla condotta di bullismo), però una parte del PD, la Ferranti e la Campana, vuole istituire una nuova fattispecie di reato ascrivibile a dei minorenni, che, in generale, non sono consapevoli di compiere un reato, di uno di questi 17 reati, perché nessuno gliel'ha spiegato, perché nessuno sta accanto a loro. Magari spesso scambiano l'odio e le botte per l'amore, perché hanno avuto solo quello, in alcune situazioni familiari o domestiche, e voi cosa volete fare ? Volete creare un reato, invece di potenziare la prevenzione, invece di potenziare la presa in carico delle istituzioni dei minori a rischio, delle istituzioni dei minori immigrati che hanno la cittadinanza italiana o meno, che sono molto spesso – molto spesso ! – oggetto di bullismo e cyberbullismo.
Allo stesso modo, per quanto riguarda atteggiamenti femminili, è già stato detto più volte che un bambino che presenta caratteristiche di personalità legate ad atteggiamenti non considerati mascolini è spesso oggetto di bullismo e di cyberbullismo, però non ve n’è traccia nelle mozioni della Lega, di NCD e di Forza Italia e, per tutto il resto, si mette insieme questo calderone e si dice che bullismo e cyberbullismo non sono opportuni, sono brutte cose. Complimenti ! Complimenti ! La vera discussione è: istituire un reato penale o non istituirlo ? In queste mozioni, l'unica forza politica che si impegna in una discussione sul voler istituire un reato penale o meno è il MoVimento 5 Stelle e vi costringeremo a un voto su questo ! Già da adesso vogliamo sapere se il Governo ha intenzione di istituire un nuovo reato penale oppure no. Ha provato a proporre una riformulazione per eludere questo tipo di impegno, e noi la rifiutiamo, per cui, in uno dei nostri impegni, chiediamo alle varie forze politiche, già da ora, se vogliono istituire un reato penale. La Ferranti e la Campana, visto che hanno presentato emendamenti per istituire un nuovo reato penale, dovrebbero votare «sfavorevolmente», contro comunque le eventuali forze politiche che invece si dichiareranno a sfavore dell'istituzione di un nuovo reato penale.
In tutto questo, ricordiamo che, nella prevenzione primaria della sanità, seguita dal Ministro Lorenzin, che non risulta pervenuta al Parlamento, perché veramente sembra che il suo sia veramente un ruolo fantasma, non viene stanziato ciò che è previsto per legge in prevenzione primaria. La percentuale minima che per legge è prevista e che deve essere stanziata per la salute mentale e per la prevenzione primaria non viene stanziata, quindi chiediamo anche questo impegno: almeno raggiungere il di legge che voi avete previsto e che non fate da anni con varie scuse, perché preferite aprire le REMS per fare la partita di giro dell'edilizia.
Quindi, sostanzialmente chiediamo: giustizia riparativa nei casi di reati che riguardano i minorenni, che è un paradigma molto semplice, bisogna incominciare ad applicarlo nei sistemi di prevenzione; l'impegno di dire adesso se volete istituire un reato penale e, per quanto ci riguarda, tutto quello che il Governo può dare di sostegno, ma sarebbe il caso che lo facesse già per legge, perché le leggi esistono ma voi non le seguite. Questo è il nostro impegno per contrastare il bullismo e il cyberbullismo; su tutto il resto molto probabilmente c’è tanta, tanta fuffa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Paolo Beni. Ne ha facoltà.
PAOLO BENI. Presidente, colleghi, il tema oggetto delle mozioni che ci apprestiamo a votare è per la verità da tempo al centro dell'attività parlamentare, in particolare mi riferisco al provvedimento, che è stato già citato, approvato nei mesi scorsi dal Senato, attualmente all'esame della Camera e già programmato in Aula per il prossimo mese. Questa attenzione del Parlamento penso sia quanto mai opportuna, nei confronti di un fenomeno in crescita; è stato ricordato che sta diventando un rilevante problema sociale. Nelle scuole e in altri ambienti frequentati da giovani adolescenti sono all'ordine del giorno ripetuti episodi di violenza, intimidazioni, derisioni, oppressioni psicologiche o fisiche da parte di gruppi di coetanei al solo scopo di terrorizzare un compagno o una compagna, incutergli ansia, vergogna, senso di isolamento e di emarginazione.
La vittima prescelta, di solito, è una figura vulnerabile, su cui gravano pregiudizi purtroppo ancora diffusi fra gli adolescenti sulla base dell'orientamento sessuale, o del modo di vestire, o dell'aspetto fisico, o della condizione di disabilità. Non stiamo certo parlando di un problema inedito, il bullismo fra adolescenti è una tipica manifestazione di disagio delle relazioni sociali che coinvolge ugualmente sia il persecutore, che la sua vittima, che anche lo stesso gruppo che assiste ai soprusi e, talvolta, ne diventa complice.
Il fatto nuovo è un altro, è che questa dinamica si sta spostando dal piano delle relazioni reali a quello virtuale. Il cyberbullismo è un fenomeno relativamente recente, favorito dalla diffusione anche fra i giovanissimi di apparecchi che consentono la navigazione in rete e l'accesso ai mezzi grazie ai quali il bullo può compiere la sua aggressione anche tramite sms, messaggi in diffondere immagini, video e altri contenuti offensivi per ferire qualcuno, può violare i dati personali, operare sostituzioni di persona. Recenti ricerche, anche dell'Istat, citate in precedenza dagli interventi che mi hanno preceduto, danno un quadro allarmante della diffusione del fenomeno. I danni causati dalla variabile del bullismo sono particolarmente gravi, perché l'assenza di dimensione spazio-temporale tipica della rete consente al bullo di insinuarsi nella vita della sua vittima dovunque si trovi, a ogni ora del giorno e della notte. Inoltre, la rete amplifica enormemente il pubblico che assiste all'umiliazione della vittima e la protrae senza limiti nel tempo. Il cyberbullo, coperto dall'anonimato, non ha inibizioni o regole morali, a differenza del bullo tradizionale, non avendo un contatto diretto con la sua vittima, non ha nemmeno la percezione immediata delle conseguenze delle sue azioni. L'adolescente vittima del cyberbullo si sente senza scampo e quindi il calo di autostima, il senso di isolamento, la depressione, possono spingerlo ad assumere comportamenti autolesionistici, perfino al suicidio, come purtroppo dimostrano recenti fatti di cronaca.
Siamo, quindi, di fronte a una dimensione inedita, pervasiva e letale, che è ben altra cosa rispetto ai tradizionali comportamenti di bullismo e che impone quindi una verifica anche degli strumenti sanzionatori, probabilmente anche una rivalutazione della rilevanza penale di atti persecutori perpetrati attraverso Internet. Ma, al tempo stesso, questa nuova dimensione del bullismo richiama un tema prettamente culturale ed educativo: i nostri ragazzi, connessi per gran parte della giornata, si muovono in rete con abilità, ma ne sottovalutano i rischi. Trovano nei nuovi un'opportunità per la loro crescita, ma hanno bisogno di essere educati a usarli in modo responsabile. Per contrastare il bullismo, sia nelle forme tradizionali, che nella dimensione occorre muoversi a trecentosessanta gradi, affrontando il problema anche sul piano delle necessarie sanzioni, ma anzitutto, e voglio dirlo al collega Baroni, su quello della dimensione educativa; di questo stiamo parlando con tutte le mozioni presentate oggi, che è finalizzata alla prevenzione. La scuola è senza dubbio l'ambito privilegiato per la prevenzione, con progetti mirati a smontare i pregiudizi discriminatori che alimentano il bullismo, per coinvolgere attivamente i ragazzi ed educarli al rispetto, all'accettazione reciproca, a riconoscere la diversità come ricchezza, alla responsabilità collettiva. Per questo proponiamo che ogni istituto programmi specifiche attività finalizzate al contrasto del bullismo, nonché all'acquisizione di competenze digitali e di una capacità critica nell'uso della rete da parte dei ragazzi. Proponiamo appositi percorsi di formazione e di aggiornamento per gli insegnanti e gli operatori socioeducativi e poi iniziative per informare e sensibilizzare le famiglie, interagire coi soggetti sociali, con i centri di aggregazione giovanile, le associazioni sportive, facendo della scuola il fulcro di una rete territoriale vigile e attiva sul tema. Proponiamo che per coordinare queste attività ogni istituto scolastico individui un referente per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo, e ancora che si definiscano criteri condivisi sulle modalità con cui, all'occorrenza, il dirigente scolastico convoca le famiglie, si relaziona con i giudici minorili e si relaziona coi servizi sociali.
Proponiamo che la scuola e i servizi del territorio cooperino in progetti specifici di assistenza e sostegno alle vittime e nella pianificazione di percorsi rieducativi personalizzati per i bulli, anche attraverso programmi di attività riparatorie da svolgere nella scuola.
Serve, quindi, un approccio complessivo, una strategia che integri funzioni di monitoraggio, contrasto e prevenzione attraverso l'azione coordinata di tutti gli attori istituzionali coinvolti, di esperti, associazioni e degli stessi operatori del mercato, che sono interlocutori non certo marginali, se vogliamo affrontare seriamente il tema.
A tale proposito, noi riteniamo che i gestori di siti Internet, altre piattaforme telematiche, debbano adottare appositi codici di regolamentazione, dotarsi di adeguati strumenti e procedure per garantire, su istanza delle vittime, il blocco, la rimozione e l'oscuramento dei contenuti violenti, offensivi o minacciosi. Sono tutte proposte concrete, che sono contenute nella nostra mozione e, con diverse sottolineature, anche in altre mozioni, devo dire, ma sono anche questi i punti essenziali nei quali si articola la legge che oggi è in procinto di essere licenziata dalle Commissioni affari sociali e giustizia della Camera e che arriverà presto in Aula.
Per questo, mentre annuncio il voto del Partito Democratico a favore della nostra e anche delle altre mozioni che vanno in tale direzione, voglio rinnovare il mio invito a tutta l'Aula affinché nei prossimi giorni si realizzi la massima unità di intenti dei gruppi politici per concludere rapidamente l'iter della legge e offrire così una risposta complessiva, finalmente organica ed efficace, all'esigenza di contrastare il bullismo e il cyberbullismo. Io penso che questo sia un obiettivo da non sottovalutare, un obiettivo non di poco conto, perché riguarda la qualità delle relazioni sociali e riguarda anche il benessere, soprattutto il benessere, di tanti nostri ragazzi e ragazze .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori della mozione De Girolamo ed altri n. 1-01205 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. La lettera del capoverso del dispositivo su cui il Governo ha espresso parere contrario, quindi, deve intendersi espunta.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Girolamo ed altri n. 1-01205 (, come riformulata su richiesta al Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo velocemente all'ordine del giorno che reca la deliberazione su una richiesta di stralcio.
La II Commissione (Giustizia) nel corso dell'esame del disegno di legge recante «Delega al Governo per la riforma organica delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza» (3671), ha deliberato di chiedere all'Assemblea lo stralcio dell'articolo 15, in materia di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza.
Chiedo se ci sia qualcuno che intenda parlare contro o a favore.
Non mi pare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di stralcio dell'articolo 15 del disegno di legge n. 3671.
Dichiaro aperta la votazione.
ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Presidente, se non ho capito male, la parte che è stata stralciata verrebbe assegnata soltanto alla Commissione attività produttive, ed è la parte sull'amministrazione controllata. Ora, in Commissione giustizia, il partito di maggioranza, il Partito Democratico, aveva sollecitato questo stralcio, dicendo che sarebbe stato particolarmente auspicabile il fatto che tutto il provvedimento sul fallimento non avrebbe subìto rallentamenti. Ora, ciò, però, non poteva equivalere a far sì che la parte sull'amministrazione controllata venisse tolta alla Commissione giustizia perché voglio sperare che siamo tutti d'accordo sul fatto che, parlando di amministrazione controllata delle imprese, non si può immaginare che la Commissione giustizia non proceda all'esame del provvedimento in congiunta, al limite, questo senz'altro, assieme alla Commissione attività produttive, ma noi siamo di fronte alla situazione in cui un provvedimento, su cui la Commissione giustizia doveva esprimersi in congiunta con la Commissione Attività produttive, viene tolto alla Commissione giustizia con la scusa dello stralcio e con la scusa di una più agevole prosecuzione dei lavori sulla parte del fallimento. Io vedo che è in Aula la presidente Ferranti della Commissione giustizia; spero che qualcuno all'interno del Partito Democratico voglia spiegare come sia possibile che la Commissione giustizia sia stata esclusa dalla possibilità di esaminare, almeno in congiunta, la parte sull'amministrazione controllata delle impresse .
PRESIDENTE. Deputato Bonafede, le rispondo direttamente; vedo che si era iscritto anche il deputato Crippa, immagino sullo stesso tema. Questa è una decisione della Presidenza. Noi prendiamo atto del suo sollecito e la invito anche, se vuole, a scrivere alla Presidenza in modo tale da appuntare queste considerazioni e vedere se la Presidenza ha intenzione di valutare diversamente. Per ora le cose restano così, perché è una valutazione della Presidenza.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Collega Crippa, se è sullo stesso tema, io andrei avanti.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, è una questione che si somma, però è una postilla a questo, nel senso che ricordo alla Presidenza che, parallelamente, a ottobre, è stato assegnato l'atto Camera n. 865, a prima firma Abrignani, alle due Commissioni congiunte; quindi, il 9 di ottobre c’è stata l'assegnazione in congiunta alle Commissioni giustizia e attività produttive di una proposta di legge n. 865, Abrignani, che riguarda l'amministrazione straordinaria. Io oggi mi chiedo, Presidente, in riferimento a quanto ha detto poc'anzi il collega Bonafede rispetto all'atto oggi oggetto di stralcio, vertendo sulla stessa materia, perché stiamo parlando di amministrazione straordinaria, come mai a ottobre quell'argomento fu assegnato in congiunta e oggi lo stralcio viene assegnato soltanto alla Commissione attività produttive ? Io segnalo questa criticità, anche perché mi sembra evidente che non si possa non tenere conto del fatto che, in altri casi, ad esempio a proposito della legge sulla concorrenza, quando vi era una proposta di legge che riguardava uno degli articoli di tutto il provvedimento, questa veniva inglobata all'interno della stessa legge. Ad esempio, il nostro gruppo aveva una proposta sulle assicurazioni e nel «concorrenza» ci è finita come proposta di legge abbinata. Io mi chiedo: oggi, quello stralcio non sarebbe da abbinare alla n. 865, che, quindi, di conseguenza, era già assegnata in congiunta alle due Commissioni ? Vorrei capire le motivazioni, dal punto di vista delle competenze, – quindi la questione riguarda soltanto la Presidenza – di come mai un atto è stato assegnato a due Commissioni, e uno stralcio che riguarda solamente quello stesso argomento, viene assegnato soltanto alla X Commissione. Al di là delle polemiche di quartierino tra i due Presidenti di Commissione, credo che qui dentro dovremmo rispettare almeno due regole: se quelle del Regolamento sono state almeno delineate e se c’è un precedente che assegna a due Commissioni un medesimo argomento, avendo la n. 865 iniziato un procedimento oggi ancora aperto, oggi credo che questo stralcio debba considerarsi coassegnato, in virtù del fatto che la n. 865 è stata coassegnata. Quella procedura è ancora aperta, perché la proposta è incardinata e non è stata stralciata .
PRESIDENTE. Ripeto che tutte queste considerazioni possono essere più efficaci se rivolte direttamente alla Presidenza e non in un dibattito in Aula.
Ha chiesto di parlare la deputata Bini. Ne ha facoltà.
CATERINA BINI. Grazie, Presidente. Da parte del nostro gruppo, vogliamo sottolineare il fatto che noi rispettiamo le decisioni della Presidenza su tale questione, perché sono temi che competono alla Presidenza. L'assegnazione alle Commissioni non deve essere discussa in quest'Aula, soprattutto, diciamo, nel momento in cui il punto è già esaurito, perché noi lo stralcio l'abbiamo già votato e siamo già passati a un ulteriore punto all'ordine dei lavori. Quindi, rispettiamo la decisione della Presidenza. Compete alla Presidenza e non è che si può aprire un dibattito su questo tema. Da parte nostra non vi è alcuna volontà di rallentare i lavori, ma riteniamo che spetti alla Presidenza decidere su questo.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Carlo Galli ed altri n. 1-01193 D'Uva ed altri n. 1-01265, Buttiglione e Bosco n. 1-01269, Palese ed altri n. 1-01271, Borghesi ed altri n. 1-01276 e Giammanco e Occhiuto n. 1-01277 concernenti interventi per il rilancio del comparto della ricerca italiana.
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 16 maggio 2016, sono state presentate le mozioni Buttiglione e Bosco n. 1-01269, Palese ed altri n. 1-01271, Borghese ed altri n. 1-01276 e Giammanco e Occhiuto n. 1-01277, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto, inoltre, che, in data odierna, sono state presentate le mozioni Dallai, Monchiero ed altri n. 1-01279, Santerini ed altri n. 1-01280 e Segoni ed altri n. 1-01281 i cui testi sono in distribuzione.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
GABRIELE TOCCAFONDI, Grazie Presidente. Ringrazio i deputati, in particolar modo coloro che sono intervenuti in discussione generale e i firmatari delle mozioni. Siamo convinti che la spesa pubblica in ricerca sia una forma di investimento per lo sviluppo che produce risultati per il Paese. Per questo motivo abbiamo inserito, come base del Piano nazionale di ricerca, il PNR, recentemente presentato, proprio questo aspetto. Il PNR per il periodo 2015-2020 è stato approvato pochi giorni fa, il 2 di maggio, dal CIPE, e rappresenta un passo decisivo nella direzione proprio di prevedere questo investimento.
Il programma, ricordo, prevede circa 2,4 miliardi di investimenti nel triennio, di cui circa 1,9 miliardi a carico proprio del bilancio del MIUR. I sei pilastri del Piano nazionale di ricerca sono tutti incentrati allo sviluppo, dalle infrastrutture alla cooperazione, tra pubblico e privato, fino alla programmazione del Mezzogiorno.
Presidente, in merito alle mozioni pervenute, vado a leggere i pareri del Governo. Il parere è favorevole su tutte le premesse. Alla mozione a prima firma onorevole Galli, la n. 1-01193, sugli impegni dal primo al quarto il parere è favorevole. Sulla lettera del quinto punto invece il parere è contrario. L'esperienza e le competenze maturate con l'ANVUR, l'Agenzia nazionale per la valutazione universitaria della ricerca, soddisfano l'esigenza già contenuta nella lettera . Sulla lettera sempre del quinto punto, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «creando un fondo premiale per le università, separato dal Fondo di finanziamento ordinario, da distribuire periodicamente, anche in ragione dei progressi realizzati da ciascun ateneo nella ricerca e nei servizi, oltre che nella correttezza della gestione economica, e definendo criteri in virtù della collocazione territoriale, attraverso indicatori, stabili e noti scelti da ogni ateneo rispetto ad un parere di indicatori definiti dal MIUR». Sul sesto punto il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valorizzare il titolo di dottore di ricerca, nell'ambito della disciplina dell'accesso al pubblico impiego, in modo da accrescere il livello della competenza tecnica nello Stato, nelle regioni e negli enti locali, e creare circuiti virtuosi di competenza». Sul punto sette il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di assumere iniziative per definire un percorso post-dottorato, che recepisca quanto stabilito dalla Carta europea dei ricercatori». Sull'impegno al punto otto il parere è contrario.
Per quanto riguarda la mozione a prima firma dell'onorevole D'Uva, la n. 1-01265, il parere è favorevole sui primi tre impegni. Sul quarto impegno il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «al fine di valorizzare l'attività di ricerca e premiarne l'eccellenza, a valutare la possibilità di incrementare le sinergie del progetto “dopo-Expo” e i vari attori del mondo della ricerca interessati allo stesso». Parere favorevole sul quinto impegno.
Sulla mozione a prima firma dell'onorevole Buttiglione, la n. 1-01269, parere favorevole sugli impegni compresi tra il primo e il sesto, mentre sul settimo impegno il parere è contrario. Sull'ottavo e sul nono impegno il parere è favorevole.
Sulla mozione a prima firma dell'onorevole Palese, la n. 1-01271, il parere è favorevole sugli impegni dal primo al terzo. Sul quarto impegno il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valorizzare il titolo di dottore di ricerca nell'ambito della disciplina dell'accesso al pubblico impiego in modo da accrescere il livello della competenza tecnica nello Stato, nelle regioni e negli enti locali e creare circuiti virtuosi di competenza». Sul sesto capoverso del dispositivo, il parere è favorevole.
Con riferimento alla mozione Borghesi ed altri n. 1-01276, il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, mentre è contrario sul secondo capoverso. Il parere è favorevole sul terzo, quarto, quinto e sesto capoverso del dispositivo.
Con riferimento alla mozione Giammanco e Occhiuto n. 1-01277, il parere è favorevole sul primo, secondo e terzo capoverso del dispositivo.
Con riferimento alla mozione Dallai, Monchiero ed altri n. 1-01279, il parere è favorevole sul primo, secondo, terzo e quarto capoverso del dispositivo.
Con riferimento alla mozione Santerini ed altri n. 1-01280, il parere è favorevole sul primo, secondo e terzo capoverso del dispositivo, così come il parere è favorevole sul quarto capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «in vista della prossima manovra finanziaria e ad integrazione del Documento di economia e finanza 2016, a considerare l'opportunità di redigere un quadro degli indirizzi e delle priorità strategiche per gli interventi a favore della ricerca scientifica e tecnologica, definendo il quadro delle risorse finanziarie da attivare nel medio termine, assicurando il coordinamento con le altre politiche nazionali». Sul quinto e sesto capoverso del dispositivo il parere è favorevole.
Per quanto riguarda l'ultima mozione, mi scuso, ma è arrivata...
PRESIDENTE. Non si preoccupi, se ha bisogno di una sospensione, sospendiamo cinque minuti. Va bene ?
GABRIELE TOCCAFONDI, Sì, grazie.
PRESIDENTE. Sospendo, pertanto, la seduta per cinque minuti, che riprenderà alle 11,15. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sulla mozione Segoni ed altri n. 1-01281.
GABRIELE TOCCAFONDI, Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere contrario sulle premesse. Il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di adeguati finanziamenti (...)». Il Governo esprime parere favorevole sul secondo capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di prevedere l'eventuale riapertura in tempi brevi (...)». Il Governo esprime parere favorevole sul terzo capoverso. Il Governo esprime parere favorevole sul quarto capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di istituire un bonus fiscale (...)». Il Governo esprime parere favorevole sul quinto capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di alleggerire gli adempimenti a carico dei docenti e dei ricercatori ed aumentando la quota premiale di fondi». Il Governo esprime parere contrario sul sesto capoverso del dispositivo. Il Governo esprime parere favorevole sul settimo capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «ad adoperarsi per eliminare al più presto (...)». Il Governo esprime parere favorevole sull'ottavo capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione, già data in altre mozioni: «a valorizzare il titolo di dottore di ricerca nell'ambito della disciplina dell'accesso al pubblico impiego in modo da accrescere il livello della competenza tecnica nello Stato, nelle regioni e negli enti locali e creare circuiti virtuosi di competenza». Il Governo esprime parere favorevole sul nono e sul decimo capoverso del dispositivo, mentre esprime parere contrario sull'undicesimo capoverso.
Il Governo esprime parere favorevole sul dodicesimo capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di aumentare i fondi in modo (...)». Il Governo esprime parere favorevole sul tredicesimo capoverso con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di compiere ogni iniziativa (...)». Il Governo esprime parere favorevole sul quattordicesimo capoverso con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di escludere dagli atenei statali (...)». Il Governo esprime parere favorevole sul quindicesimo capoverso. Il Governo esprime parere favorevole sul sedicesimo capoverso con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di dare attuazione a quanto previsto (...)».
Presidente, in precedenza in maniera errata ho dato parere favorevole su tutte le premesse, vorrei cambiare questa segnalazione dando un parere contrario oltre che alle premesse di quest'ultima mozione, dell'onorevole Segoni, anche alle mozioni a prima firma dell'onorevole D'Uva e a prima firma dell'onorevole Carlo Galli, sempre sulle premesse.
Per quanto riguarda, invece, la mozione a prima firma dell'onorevole Carlo Galli, vorrei cambiare il parere da contrario a parere favorevole sul nono capoverso del dispositivo con una proposta di riformulazione che è la seguente: aggiungere al dispositivo le parole «in coerenza con il dettato costituzionale».
PRESIDENTE. È l'ottavo capoverso, vero ? Sì.
GABRIELE TOCCAFONDI, L'ultimo.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mottola. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Presidente, onorevoli colleghi, quando si parla di rilancio del comparto della ricerca in Italia, è opportuno avere presente il fatto che negli ultimi quattro anni l'università italiana ha perso 1 miliardo di euro su 7,5 disponibili e 12 mila ricercatori, rimpiazzati solo da 2 mila giovani colleghi. L'allarme lanciato dal Collegio dei rettori italiani è preoccupante: il blocco del con assunzioni pari solo al 20 per cento dei congedi, ha messo in difficoltà molti atenei, mentre gli investimenti sono molto scarsi, alla ricerca va l'1,25 per cento del PIL, contro il 3 per cento previsto dall'Agenda di Lisbona.
Inoltre, i fondi PRIN, Progetti di ricerca di interesse nazionale, si sono ridotti dai 75 milioni del bando biennale 2010-2011, ai 38 milioni del nuovo, su tre anni.
Pochi anche i ricercatori, 2,7 ogni mille lavoratori, 5,4 è la media europea. Anche se poi i giovani studiosi italiani sono ai primi posti nel mondo per numero e importanza di pubblicazioni scientifiche.
Uno degli aspetti su cui vorrei attirare l'attenzione è il fatto che contribuiamo ai finanziamenti della ricerca europea più di quanto, come sistema della ricerca italiana, riusciamo a prendere. Mettiamo, cioè, nella cassa comune della UE il 50 per cento più di quello che ne ricaviamo. C’è, quindi, un informativo, un di accesso alle opportunità che l'Europa offre. Questo è uno degli aspetti su cui il Governo dovrebbe investire ovvero quello di riuscire a sfruttare meglio l'enorme potenzialità di far parte dell'Unione europea.
Il banco di prova decisivo sarà l'ambizioso piano Horizon 2020, 80 miliardi di euro entro il 2020, che saranno distribuiti a università, enti di ricerca, industrie, piccole e medie imprese che ci auguriamo sapranno approfittarne.
L'Italia che fetta di questa torta riuscirà ad aggiudicarsi ? Si tratta del più grande progetto di ricerca dell'Unione, l'unica voce del bilancio UE con un aumento del cavallo di battaglia contro la crisi e scommessa per rilanciare l'occupazione ed è per questo che siamo davanti ad una sfida che non possiamo perdere.
Negli ultimi due anni, i progetti italiani che hanno avuto finanziamenti europei sono stati il 2,7 per cento, diminuiti del 5 per cento rispetto agli anni precedenti e sotto la media comunitaria che era intorno al 12 per cento. Ma non ci saranno altri fondi d'Europa, oltre ai fondi Horizon, è una sfida su cui il nostro Paese si gioca il prossimo futuro. Come attrezzarci, dunque, a questa sfida ? Innanzitutto, bisognerà concentrare tutte le risorse perché i ricercatori diventino indipendenti e in grado di partecipare ai progetti europei in modo strutturato; devono aumentare di numero e dovrà aumentare la dotazione del programma di ricerca libera in Italia.
Infine, ma non meno importante, sarà il compito del Governo di adottare un sistema che permetta di avere uno stretto legame con l'industria, prevedendo una sorta di alternanza scuola-lavoro per favorire un allineamento tra formazione e mondo dell'impresa. Alleanza Liberalpopolare Autonomie voterà favorevolmente su tutte le mozioni che andranno in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Segoni. Ne ha facoltà.
SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Come rilanciare il comparto della ricerca in Italia ? Noi avevamo le nostre idee, ma abbiamo comunque chiesto il loro parere ai diretti interessati. Quindi, siamo andati a sentire il parere di professori, di ricercatori, anche di rettori universitari, e soprattutto del mondo dei precari della ricerca, che sono perennemente inascoltati, nonostante tirino avanti tutta la baracca della ricerca in Italia. Ed è stato sostanzialmente un plebiscito: al primo posto viene lamentata la carenza cronica di fondi, e quindi chiediamo nella nostra mozione più fondi ordinari, che possano essere ritenuti costanti e crescenti sul lungo periodo, in modo da potere avere delle risorse certe, su cui poter contare e in base a cui poter imbastire delle programmazioni serie e in tempistiche molto lunghe.
Reputiamo, poi, che i fondi, soprattutto quelli ordinari, debbano privilegiare anche la ricerca di base, che molto spesso viene ritenuta meno spendibile a fini politici, ma, ciononostante, la ricerca di base di oggi può portare a grosse opportunità di sviluppo e di innovazione nel futuro, e la politica deve poter pensare anche al lungo periodo.
Poi, ovviamente, chiediamo anche fondi che possano garantire anche una spendibilità nell'immediato, soprattutto qui, in questo caso, di riaprire bandi in cui vengano coinvolti anche i cervelli più giovani, soprattutto in progetti che possano portare a un rilancio anche occupazionale. Come si fa ? Si vanno a selezionare i settori più strategici che possono portare, per esempio, a dei brevetti per cui, una volta finito il programma di ricerca, ci sia anche un prodotto che possa rimanere in Italia per essere commercializzato e prodotto, ed instaurare un circolo virtuoso.
Oltre alla quantità dei fondi, è indispensabile pensare anche a come distribuirli, e quindi abbiamo proposto un organo indipendente di valutazione, che non è stato accolto dal Governo.
Ci sembra non opportuno andare a destinare un miliardo e mezzo alla costruzione di un unico polo di ricerca, quando la sede fisica per espletare attività di ricerca può essere trovata nelle miriadi di enti pubblici e dipartimenti universitari che già sono una eccellenza riconosciuta a livello internazionale.
Ovviamente, i processi per distribuire i fondi di ricerca devono attenere a principi di meritocrazia, si deve dare dignità all'intelletto e all'idea, indipendentemente da chi le propone. Non si deve per forza andare a cercare le compiacenze dei baroni universitari, ma, a volte, le idee migliori vengono dalle menti più giovani e più frizzanti di chi, magari, ha appena concluso un dottorato di ricerca.
E qui si apre un altro grosso problema, quello del personale. È opportuno riprendere al più presto le fasi di reclutamento e di abilitazione professionale alla ricerca, interrompere immediatamente tutte le limitazioni al per permettere un efficace avvicendamento e, soprattutto, risolvere il problema dei precari della ricerca, con questo eterno dilemma soprattutto per le figure post-doc, che vivono in un limbo molto ambiguo. Per certi versi, sono considerati dei lavoratori e si pretendono da loro gli stessi doveri dei lavoratori, ma non hanno gli stessi diritti dei lavoratori, e questo è un problema anche in sede europea.
Potremmo avere un grosso problema nel reperire fondi di finanziamento europei, perché questa figura non è perfettamente aderente agli standard europei, che, appunto, disciplinano rigorosamente come spendere i fondi che vengono concessi, e figure di questo tipo potrebbero non essere riconosciute giuridicamente dalla Comunità europea.
Infine, anche tutta la partita della semplificazione amministrativa e burocratica. Accolgo con piacere gli impegni del Governo, che ha riconosciuto questa esigenza pressante negli enti pubblici di ricerca e nelle università; speriamo che si possa smuovere qualcosa il prima possibile. Concludo dicendo che la ricerca è necessariamente uno dei punti cardine su cui andare a pensare al futuro della nostra nazione. L'Italia è in profonda crisi, una crisi...
SAMUELE SEGONI. ... una crisi soprattutto economica ed occupazionale, ma è una crisi anche culturale, e la possiamo superare soltanto con adeguata attenzione al mondo della ricerca .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Non c’è dubbio che il settore della ricerca e dell'innovazione negli ultimi anni, a causa delle politiche di contrazione di finanza pubblica, abbia subito delle limitazioni nelle dotazioni finanziarie. Questo è uno dei principali scopi delle mozioni che molti colleghi del Parlamento hanno presentato per stimolare il Governo soprattutto su questi aspetti.
Noi siamo un Paese che, rispetto alla situazione crescita, ha problemi serissimi, cioè siamo negli indicatori classificati da tutte le istituzioni preposte, pubbliche e non pubbliche, istituzionali e non istituzionali, agli ultimi posti, e ritengo che questo settore, che è stato negli anni scorsi tra i più trascurati, debba necessariamente essere riposizionato.
Infatti, in merito alle mozioni che contengono indicazioni in questo senso, oltre che cercare di mettere anche ordine nel senso della meritocrazia all'interno degli istituti di ricerca e delle università, riteniamo che debba esservi grande attenzione soprattutto per la situazione del piano.
Ma ho chiesto la parola non solo per la dichiarazione a favore della nostra mozione e di quelle che contengono le stesse indicazioni, ma, soprattutto, per attenzionare e stimolare, signor Presidente, il Governo, perché, nella flessibilità che è stata concessa dall'Unione europea in una lunghissima e complessa trattativa che c’è stata tra il nostro Paese e l'Unione europea, uno dei tre profili su cui è stata concessa la flessibilità, la quota di flessibilità, sono stati gli investimenti.
Attenzione, qui c’è una sottoindicazione importante e vincolante da parte dell'Unione europea, perché i 4 miliardi di flessibilità sono solo per progetti o per spese che debbono essere cofinanziati dai fondi europei, dai fondi strutturali. E, quindi, c’è qui un'indicazione ulteriore, signor Presidente, al Governo a che facesse tesoro di questa indicazione, perché, se le regioni dell'Obiettivo 1 continuano, insieme al Governo, ad avere ritardi incredibili, perché dopo trenta mesi sui piani strutturali 2014-2020 non c’è un euro impegnato, un euro speso, ritengo che debba essere o possa essere considerato un comportamento delittuoso nei confronti del Paese, nei confronti anche di questa ricerca spasmodica della flessibilità, che poi rischia di non essere utilizzata fino in fondo.
Quindi, un avvertimento nei confronti del Governo a che si facesse carico di questa indicazione e provvedesse subito, perché ormai siamo al quinto mese dell'anno, tra pochi mesi, poi, c’è la pausa estiva e si sa bene che, quando i rapporti all'interno, tra lo Stato e le regioni, debbono essere determinati da procedure così farraginose, che sono ulteriormente diventate complesse a seguito anche di polemiche che insorgono tra i due livelli, il rapporto può essere compromesso.
Quindi, non c’è dubbio che ci sono da assumere misure urgenti, iniziative, perché ci sia un'attuazione vera della programmazione nazionale per la ricerca 2014-2020, con la priorità assoluta e una sveglia al Governo, e anche alle regioni, a cercare di recuperare questi ritardi, perché non vorremmo che arrivasse la fine dell'anno e che i 4 miliardi concessi per questa flessibilità, che potrebbero essere utilizzati in maniera massiva all'interno del settore della ricerca e dell'innovazione, di nuovo non venissero spesi per intero. Ci sarebbe veramente, oltre che il danno, anche la beffa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Roberto Capelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAPELLI. Presidente, credo che noi, con la nostra mozione proposta dal gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico, abbiamo cercato di sensibilizzare l'attenzione del Governo, e non solo del Governo, di tutti gli attori di una programmazione di futuro per il nostro Paese, abbiamo cercato di focalizzare l'attenzione sull'importanza della ricerca. Però vorrei rappresentare il fatto che investire in ricerca ha a che vedere con la capacità di un Governo o di un Parlamento di guardare oltre, di guardare al domani per la soluzione, anche, dei problemi contingenti.
Sarebbe opportuno che un po’ tutti noi andassimo a rivedere il Manifesto del Gruppo 2003: per una rinascita della ricerca scientifica in Italia; intellettuali, ricercatori, scienziati che si sono incontrati e hanno proposto al Paese la loro linea per valorizzare la ricerca che, come è noto, è un motore di sviluppo culturale, tecnologico ed economico fondamentale per la vita di un Paese. In quel documento vengono indicati i percorsi utili, necessari, le cose da fare per pensare al futuro dei nostri giovani, ma, ribadisco, anche al presente, e per riconquistare quel terreno perduto in decenni con la miopia dei Governi che si sono alternati alla guida del Paese, che hanno pensato, molto spesso, alla ricerca del consenso, valutando soltanto le soluzioni contingenti delle problematiche che di volta in volta si presentano, senza avere uno sguardo lanciato verso il futuro; cosa che, poi, ci ha fatto perdere terreno nella competitività sociale, culturale, economica e tecnologica con gli altri Paesi.
In quel documento che richiamo sono indicate le cose fondamentali, quali la valutazione e la meritocrazia, la flessibilità, la semplificazione, il fatto di essere comprensibili anche per gli altri Paesi.
Mentre noi, oggi, continuiamo a discutere, in qualche modo in maniera dovuta, forzata, delle contingenze, come recuperare un punto di PIL, come applicare la come rimettere a posto i conti del Paese, altri Paesi pensano alla soluzione degli stessi problemi che noi abbiamo, investendo sul futuro, investendo sui giovani, riportando i propri ricercatori nel Paese di origine, dandogli la possibilità di mettere a frutto le loro conoscenze, di potersi impegnare nella ricerca presso le università, applicando anche delle normative fiscali che agevolino ancora di più la ricerca dei finanziamenti utili e necessari per promuovere la ricerca.
Sono tutti elementi che condividiamo; negli interventi dei colleghi, nella lettura delle mozioni è evidente che condividiamo tutti il fine, condividiamo anche i percorsi: bisognerebbe investire di più, bisognerebbe riportare i nostri ricercatori nelle nostre università e nei nostri centri di ricerca; siamo tutti d'accordo che i baronati vanno eliminati, che bisogna garantire la flessibilità, la meritocrazia; siamo d'accordo su tutti i principi generali e, allora, cosa manca al nostro Paese ? Manca la convinzione che questa deve essere una priorità, una priorità per superare anche il momento di difficoltà dell'oggi, una priorità per dire anche ai nostri concittadini e al Paese: sì, stiamo vivendo un momento difficile, ne avremo ancora per un po’, ma stiamo investendo per il futuro, per il nostro futuro e per il futuro dei nostri giovani e del nostro Paese.
Quindi, manca la priorità politica, quella di dire: investiamo in qualcosa di concreto, appunto, la ricerca, che possa garantire un futuro di competitività sotto tutti i punti di vista, sociale, economica, tecnologica e culturale, anche.
Allora, come intervenire ? Altri Paesi sono già molto più avanti di noi. Faccio un esempio: la signora Merkel, in Germania, ha stabilito un investimento importante, andando a promuovere la cultura, la lingua e l'organizzazione sociale tedesca in India.
Praticamente, anche per combattere il calo demografico, che ha qualcosa a che vedere anche con la ricerca e sugli orientamenti che un Governo vuol dare al proprio Paese, sta investendo fuori dalle sue frontiere con una sorta di nuova – perdonatemi il termine, forse non è quello giusto, non è quello esaustivo – «colonizzazione» culturale, economica, rappresentando i valori del loro Paese, la loro cultura in nazioni che hanno una dimensione demografica assolutamente competitiva rispetto a quella europea e su quelle persone investono. Quindi, riportano a casa i loro ricercatori e investono sui ricercatori e su quel bacino utile per la ricerca di giovani che un domani andranno in quel Paese, in Germania, ad applicare le loro conoscenze e a far fare un salto di qualità scientifica, di qualità culturale, di qualità anche demografica all'interno di quelle frontiere. Questo è un modo di guardare al futuro e pur non avendo grandi simpatie per la politica europea della Germania, in particolare della signora Merkel, devo dire che dobbiamo guardare a questi esempi positivi per cercare di far riprendere il nostro Paese. Tutto questo ha a che vedere con le scelte politiche, che sono le scelte su cui un Governo, i partiti, le maggioranze, investono, investono direttamente; e come tutti gli investimenti hanno un alto reddito più è alto il rischio; dipende sempre se il Governo, noi tutti siamo disposti a rischiare nel contingente per raccogliere i frutti nel futuro. I frutti nel futuro sono i nostri giovani, il tipo di società che vogliamo programmare e che vogliamo consegnare a chi verrà dopo di noi. E nel mentre, quel dopo di noi che stiamo cercando, che dovremmo cercare di programmare, contiene anche le soluzioni per l'immediato: la ricerca è fondamentale e probabilmente dovrebbe essere il primo punto su cui chiedere e fare sacrifici, perché convinti che il domani sarà migliore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo del lavoro fin qui svolto e apprezzo la solerzia nell'aver guardato, letto, visto e valutato punto per punto tutte le mozioni, anche quella del gruppo della Lega. Confidiamo che non rimanga una mozione, come si suol dire, morta, una lettera morta e possa esserci un vero impegno del Governo. Apprezziamo anche la riformulazione sul secondo punto per fare in modo che l'impegno sia completo in quello che proponiamo. Oggettivamente chiediamo che venga avviato un piano per la ricerca scientifica al fine di favorire gli obiettivi strategici di alto profilo per il Paese, di affidare la valutazione delle migliori proposte a una Commissione internazionale che individui il progetto meritevole di attuazione solo a seguito del progetto così individuato. Il Governo promuoverà i bandi per identificare gli enti coinvolti e i coordinatori delle linee di ricerca per rifinanziare, sempre con modalità competitive, gli investimenti dei lavoratori e dei progetti specifici volti al conseguimento di obiettivi conoscitivi di prodotti tecnologici innovativi tali da rilanciare, davvero, la ricerca e l'economia del Paese. Chiediamo, poi, di reperire nuove e concrete risorse per la ricerca, senza limitarsi a riproporre precedenti interventi già rendicontati e senza limitarsi a destinare le nuove risorse provenienti dall'Unione europea che devono ritenersi aggiunte e non sostitutive degli interventi statali; di favorire la formazione di fondi privati per la ricerca italiana; di potenziare le iniziative di collaborazione col mondo imprenditoriale per lo sfruttamento economico delle idee innovative e creare nuove produttive interazioni, al fine di scoraggiare la cosiddetta fuga di cervelli e promuovere il rientro di nuovi ricercatori; di rimuovere la frammentazione dei finanziamenti tra gli enti di ricerca, al fine di unificare gli obiettivi e avere al contempo una garanzia di valutazione di ciò che viene finanziato con soldi pubblici, dato che il sistema nazionale della ricerca è afflitto da anni da molteplici criticità che ne minano gravemente l'efficienza e spingono molti giovani ricercatori di talento a trasferirsi all'estero.
Ma, a nostro avviso, sono soprattutto due i problemi che inficiano l'efficienza del sistema di ricerca in Italia: la frammentazione della vigilanza sugli enti di ricerca e la non completa indipendenza del comparto della ricerca da quello della pubblica amministrazione. Si accusa inoltre la carenza di un coordinamento che renda possibile una visione strategica comune all'atto della definizione delle priorità e della destinazione dei finanziamenti per la ricerca. Si ritengono improcrastinabili investimenti maggiori per la ricerca e il raggiungimento degli obiettivi di Horizon 2020; che è ritenuto una condizione imprescindibile per assicurare competitività alla ricerca negli anni a venire. C’è forte richiesta di stabilità e programmazione pluriennale dei fondi, ma per ora assistiamo unicamente alla presentazione di progetti bandiera, oppure basati solo su fondi già esistenti, senza stanziare risorse aggiuntive. Inoltre si fa uso delle risorse dell'Unione europea come sostituto dell'impegno pubblico statale, meccanismo pericoloso che implicherà, tra le altre cose, l'eterodirezione degli interventi, con evidenti perdite di autonomia decisionale del nostro Paese nel comparto della ricerca. La disomogeneità dello stato giuridico, del trattamento economico e dei diritti e doveri dei ricercatori nei vari comparti della ricerca e universitari, enti pubblici di ricerca e privati, generano una situazione estremamente disomogenea che richiederebbe una soluzione unitaria. La ricerca libera è molto indebolita nel nostro Paese, le risorse sono pilotate dall'alto, con spartizioni su base clientelare e nepotistica. È quasi scomparso il fondo FIRB, che finanziava negli enti progetti di ricerca, i quali, per ottenere risorse, devono sperare sono nelle trattative tra i presidenti dei vari enti di ricerca e i funzionari ministeriali, che gestiscono le procedure di finanziamento chiamate premiali, ma che nei fatti sono altamente discrezionali. Succede che ai bandi del MIUR non possono accedere direttamente gli studiosi del CNR e che ai bandi del Ministero della salute non possono accedere gli studiosi universitari. I bandi del CNR sono solo per il solo CNR, quando spesso gli obiettivi sono gli stessi. Si dovrebbe rimuovere questa frammentazione, unificare gli obiettivi e avere al contempo una garanzia di valutazione di ciò che viene finanziato con soldi pubblici. Il finanziamento in corso dei bandi di ricerca per tutti gli atenei e per l'insieme delle discipline accademiche è ridotto a 30 milioni di euro l'anno, ma non perché il debito non consente di fare meglio, ma perché le risorse escono fuori quando si tratta di assegnarle magari a un solo ente, che poi distribuisce finanziamenti agli altri atenei, ottenendo magari in cambio la firma delle pubblicazioni scientifiche, per migliorare il proprio prestigio accademico. È anche per queste modalità corruttive del metodo che dalla scienza, oltre che per l'etica pubblica, i giovani studiosi fuggono via. Per consolidare questo sistema, ai giovani hanno sempre impedito negli ultimi anni la costituzione di una moderna agenzia della ricerca. Nonostante le proposte venute dalla comunità scientifica e gli indirizzi approvati dal Parlamento c’è un modo per superare questa distorsione: basterebbe guardare ai Paesi che ci stanno accanto, mutuando i modelli già esistenti in Spagna, Francia, e con sistemi più complessi e efficienti, come in Germania e Gran Bretagna, adattandoli alle peculiarità dell'Italia. L'Agenzia consentirebbe un libero confronto di idee e di progetti entro una ben definita politica nazionale ed europea; avrebbe il compito di diffondere i bandi per i progetti e di eliminare i conflitti di interesse, di coinvolgere le migliori risorse nell'attuazione degli obiettivi strategici. Esiste un vincolo etico che lega ogni studioso di ogni disciplina ai cittadini, che con le loro tasse sostengono quegli studi. È attraverso questo meccanismo, che implica libertà e uguaglianza delle idee per l'accesso delle risorse pubbliche su base competitiva, che si restituirà al cittadino la miglior proposta sostenibile con i fondi pubblici. È un metodo questo che non si concilia con le convenienze politiche, ma che orienta ogni decisione e valutazione sulla selezione delle idee migliori e sul confronto dei fatti. Adottare queste regole significa rispettare la struttura etica della scienza e rispettare l'impegno verso i cittadini. Questo è quel che si chiede alle comunità scientifiche nei Paesi liberi, democratici ed economicamente avanzati. La ricerca pubblica in tutti i settori ha bisogno di cinque componenti: continuità dei bandi presso i quali competere, procedure affidabili unificate nel metodo e diversificate in funzione degli obiettivi, valutazioni terze, indipendenti e competenti, controlli ferrei di ogni passaggio, rendiconti certi e verifica su cosa viene finanziato e su cosa si è creato.
Si potrebbe pensare di reindirizzare e finanziare risorse umane frammentate tra i vari enti governativi per concentrare in un'unica struttura funzioni duplicate in diversi uffici. In altre si potrebbe ridurre dal sostenere, per qualche anno, il flusso di finanziamenti pubblici a enti poco efficienti, oppure a quelli che hanno già accumulato denaro pubblico. A fronte di ciò bisogna adottare una sensibile procedura per garantire al cittadino che i suoi soldi siano ben spesi, ripristinando la fiducia nelle istituzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Capua. Ne ha facoltà.
ILARIA CAPUA. Grazie, Presidente. Sono soddisfatta che finalmente in quest'Aula si parli di ricerca e quindi volevo ringraziare innanzitutto l'onorevole Galli per essere stato il primo a presentare una mozione sull'argomento. Io non voglio far perdere tempo ai colleghi ripetendo concetti trasversali e condivisibili sulla necessità di investire di più in ricerca in senso lato, perché i nostri investimenti sono ben lontani dal 3 per cento del PIL al quale abbiamo aderito alla strategia di Lisbona.
Spero però che il Governo veramente si impegni per aumentare sostanzialmente il finanziamento competitivo agli enti e agli istituti e, sottolineo, finanziamento competitivo. La ricerca non può più andare avanti in questo Paese con la maggior parte dei fondi che arrivano a pioggia, perché è proprio questo quello che manca.
Volevo ringraziare anche il collega Dallai perché nella sua mozione ha accettato una richiesta di Scelta Civica negli impegni al Governo, ed è proprio su questa che mi vorrei soffermare. Il nostro impegno riguarda specificatamente i ricercatori vincitori di bandi internazionali. Questi nostri ragazzi, che competono con colleghi di altri Paesi, vanno aiutati, vanno sostenuti, in particolare per quanto riguarda la semplificazione delle regole per la gestione dei fondi internazionali. L'Italia in questo campo è veramente il fanalino di coda. Noi abbiamo delle regole farraginose, complicate e poco flessibili, che rendono veramente faticosissimo per i ricercatori vincitori di bandi internazionali gestire il progetto di ricerca, che può essere anche un progetto di ricerca con dei finanziamenti molto significativi, in maniera agile e in maniera competitiva con gli altri Paesi, perché noi abbiamo bisogno di trattenere in Italia i ragazzi che sono vincitori di bandi competitivi internazionali, sia per rendere più competitiva la ricerca italiana, ma anche per l'internazionalizzazione dei nostri enti di ricerca.
Per questo, annuncio il voto favorevole di Scelta Civica sulle mozioni che sono state presentate in linea con la strategia del Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione, ma non è in Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Galli. Ne ha facoltà.
CARLO GALLI. Grazie, signora Presidente. Noi chiediamo venga messa ai voti la premessa della nostra mozione e accettiamo tutte le riformulazioni, tranne quella relativa all'Anvur, del punto 5, lettera Poiché la premessa, su cui chiediamo il voto, è sostanzialmente l'analisi della situazione della ricerca universitaria italiana, dal nostro punto di vista, vorrei ripercorrere qui per sommi capi, nel poco spazio di tempo che mi è rimasto, quanto ho detto in modo molto più articolato lunedì pomeriggio in sede di discussione generale. I concetti fondamentali che ho esposto in quella circostanza sono che la ricerca e l'università presentano problemi che in realtà sono da interpretare come grandi questioni nazionali, non come singole emergenze. Questo è il punto fondamentale della nostra analisi. Queste grandi questioni strutturali, le elenco soltanto, sono la questione del sottofinanziamento del comparto ricerca e università, un sottofinanziamento che avviene in deroga rispetto alle indicazioni europee, che ha portato l'Italia a retrocedere rapidamente, per risorse investite, numero di laureati, dottori di ricerca, professori e ricercatori in senso lato, agli ultimi posti tra i Paesi OCSE; abbiamo anche sottolineato come la protesta contro questo stato di cose avanzi da anni nel mondo accademico e della ricerca, sia del personale di ruolo, che ha sofferto di un blocco stipendiale gravissimo, sia da parte dei precari, a cui sono ancora negati alcuni diritti sociali essenziali. Uno stato di cose, questo sottofinanziamento, che genera il fenomeno, al tempo stesso assurdo e doloroso, della cosiddetta fuga dei cervelli. Vi è poi la questione della discrezionalità e della logica privatistica, che sono quelle che stanno alla base della strategia del Governo per risolvere, per credere di risolvere, per tentare di risolvere le questioni della ricerca e dell'università, discrezionalità e logiche privatistiche che si vedono in modo chiarissimo nel caso dell'Istituto italiano di tecnologia e nel caso dei cosiddetti «professori Natta», mentre, al tempo stesso, i recenti finanziamenti dei quali tanto si è parlato da parte governativa sono, per la loro parte reale, del tutto insufficienti, mentre per la loro gran parte sono soltanto nominali o comunque si tratta di denari non nuovi, ma già impegnati. Vi è poi un'ulteriore questione, la questione del reclutamento, che coinvolge tanto la fascia del precariato quanto la fascia del primo ingresso nel mondo universitario, ora organizzato in modo altamente illogico attraverso la distinzione fra ricercatori di serie a) e di serie b). Vi è poi una questione meridionale aperta, chiarissima, che consiste nella crescente disparità fra gli atenei del sud e quelli del nord, con conseguenti migrazioni studentesche e desertificazione culturale delle aree meridionali. È una questione generata da meccanismi valutativi e premiali largamente distorti. Infine, la questione della ricerca umanistica, complessivamente sottovalutata da un'impostazione aziendale produttivistica della politica universitaria. Tutto ciò considerato, noi evidentemente esprimiamo il parere favorevole alla nostre premesse e ovviamente anche a quel punto dei nostri impegni rispetto ai quali è stata data valutazione contraria da parte del Governo e che riguarda l'ANVUR .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le mozioni che stiamo discutendo hanno un'importanza fondamentale per il futuro del nostro Paese. Lasciate che io ricordi che nel 2000 il Consiglio europeo di Lisbona affrontò con decisione il tema di un mondo che cambia e di una globalizzazione che fa in modo che altri Paesi entrino nei settori produttivi dove eravamo forti noi e della necessità di una grande riqualificazione del sistema produttivo europeo. Tutte le cose che si fanno con la forza dei muscoli, adesso si fanno in Cina, anzi, stiamo passando dalla Cina al Vietnam. L'Europa deve fare le cose che si fanno col cervello, venderle ai Paesi nuovi, comprare dai Paesi nuovi quella manifattura a non elevato contenuto tecnologico che non siamo più in grado di fare per la differenza abissale dei costi del lavoro. Questo è il problema dell'Europa. Allora si disse: ci impegniamo a spendere il 3 per cento sulla ricerca scientifica. Se lo avessimo fatto, non avremmo avuto la drammatica crisi economica nella quale adesso stiamo vivendo. Non l'abbiamo fatto, si scelse il cosiddetto metodo di coordinamento aperto, cioè una serie di conferenze in cui ci si raccontava a vicenda quello che sarebbe stato necessario fare e che invece non si è fatto. Oggi riprendiamo in mano questi temi.
La prima cosa di cui abbiamo bisogno è una visione coerente del futuro del Paese, la comprensione del fatto che stiamo entrando nella fase dell'economia della conoscenza e quindi occorre l'individuazione, all'interno della grande rivoluzione scientifico-tecnologica che è in corso nel mondo, dei settori nei quali l'Italia vuole avere una posizione di eccellenza, per concentrare su di essi investimenti di denari, di energie e di impegno politico. Per quanto riguarda la visione dei settori nei quali vogliamo essere di serie b), non è mica sbagliato voler essere di serie b); in alcuni settori basta essere di serie b), perché da essi dipartono vicende che toccano direttamente il nostro sistema produttivo. Possiamo essere in seconda battuta su produzione scientifica di altri Paesi, ma per quanto riguarda quei contenuti applicativi dobbiamo essere di primo livello. Occorre una visione di futuro, un piano futuro. Oggi il primo problema dell'investimento in ricerca in Italia non è neanche tanto la mancanza di risorse, è la mancanza di una visione strategica complessiva. Sembra che i piani si facciano per addizione di ciò che chi fa già ricerca in Italia oggi chiede, non per una visione di quello di cui il sistema produttivo italiano avrà bisogno nel futuro, e a volte nelle università le cattedre si moltiplicano secondo la logica di espansione delle confraternite accademiche già istituite, non secondo una visione del futuro del sistema produttivo italiano. Questa è la nostra prima richiesta, una visione dell'economia della conoscenza, una visione del futuro dell'Italia e del ruolo della ricerca: come sarà il mondo fra vent'anni ? Cosa dobbiamo fare noi oggi per collocare l'Italia nel mondo ? Come sarà fra vent'anni ? La nostra seconda richiesta è la stessa, ma riletta nei termini più immediati e concreti. Il futuro dell'Italia, come quello della Germania, a differenza di altri Paesi dell'Europa, si gioca interamente sul programma industria 4.0. Siamo un grande Paese manifatturiero: o riusciamo a informatizzare le procedure delle nostre industrie manifatturiere, o riusciamo a fare un un movimento verso l'alto del contenuto di conoscenza e tecnologico che le nostre industrie manifatturiere esprimono o molte di loro, nel prossimo futuro, chiuderanno. Se invece riusciremo a farlo, guadagneremo altre quote di mercato e questa è la base della nostra competitività. Voi leggete su tutti i giornali, anche oggi, qual è il problema dell'Italia: la produttività non cresce. Che vuol dire che la produttività non cresce ? Che nel nostro sistema manifatturiero – anche negli altri sistemi naturalmente, ma in modo particolare in quello manifatturiero – non c’è o è in ritardo questo processo di miglioramento qualitativo. La terza richiesta: chiediamo che si colleghi organicamente il programma di ricerca nazionale con il quadro di ricerca europeo. Questo generalizza Horizon 2020, cioè l'orizzonte del 2020, a cui ormai siamo vicinissimi. Dovremmo portare la percentuale della manifattura al 20 per cento del prodotto interno lordo europeo. Siamo molto in ritardo e ancora più in ritardo se vogliamo mantenere le nostre posizioni. Quindi occorre collegarci organicamente al programma europeo, favorire un miglior coordinamento della spesa; oggi la spesa – è già stato detto – è frammentata fra tanti soggetti diversi. Esiste una visione unitaria ? Dubito fortemente. E se esiste, esiste una trasparenza di questa visione unitaria ? Il singolo ricercatore ha contezza delle opportunità che gli vengono offerte ? Dubito ancora più radicalmente. Quindi, l'altro impegno che chiediamo è di assumere iniziative di competenza per garantire la trasparenza dei bandi di ricerca. Mettiamoci dal punto di vista del ricercatore che vuole operare in un settore: ha il diritto di sapere quali sono i bandi di ricerca e i bandi di ricerca vanno fatti tempestivamente, vanno fatti in momenti predeterminati, va evitata l'abitudine di fare bandi di ricerca all'ultimo minuto e di cui è a conoscenza soltanto una piccola platea che è quella all'interno della quale si deve selezionare il vincitore, indipendentemente dai meriti e dalla possibilità, per chi è bravo ma non è inserito in quella «conventicola», di poter giocare le proprie carte in quel bando di ricerca. Quindi un accesso facile ed imparziale. Chiediamo che ci si dia da fare per favorire, in collaborazione con le associazioni delle piccole e medie imprese, la valutazione del fabbisogno di ricerca dell'impresa e quindi si creino dei punti d'incontro con i centri di ricerca e con le università.
Un grande problema che noi abbiamo è che in Germania hanno grandi imprese: una volta che hai parlato con dieci, venti grandi imprese, hai mobilitato tutto il sistema; in Italia no, abbiamo poche grandi imprese e tante piccole imprese. Le piccole imprese hanno bisogno di ricerca ? Altro che, se hanno bisogno di ricerca. Hanno soldi per finanziare la ricerca ? Prese una per una no, ma tutte assieme sì, perché non vanno mica tanto male (se andassero male, l'Italia affonderebbe), ma non sanno valutare il loro fabbisogno di ricerca e non hanno un contatto efficace con il sistema della ricerca italiano. Allora, noi chiediamo che ci si preoccupi di creare questi punti di ricerca. È una competenza delle regioni – alcune stanno hanno preso delle iniziative non spregevoli in tale materia – ma è anche un interesse fondamentale a cui dovrebbe cooperare l'iniziativa dello Stato nazionale.
Fin qui il Governo ci dice che abbiamo ragione, poi viene un punto su cui il Governo ci dice che abbiamo torto, non lo vuole, e questo punto è l'istituzione di un'agenzia nazionale della ricerca. Perché chiediamo l'agenzia nazionale della ricerca, facendo eco a quello che chiede gran parte del mondo della ricerca, del mondo universitario italiano ? Per la verità, noi non chiediamo l'agenzia, chiediamo molto meno: l'impegno del Governo a valutare. Perché lo chiediamo ? Perché chiediamo di fare cose per le quali non riusciamo a vedere con chiarezza chi è il soggetto che le deve fare.
Nella struttura attuale del nostro sistema della ricerca non è chiaro quale sia il soggetto che dovrebbe fare la pianificazione strategica; non è chiaro qual è il soggetto che dovrebbe garantire una banca dati trasparente, la quale faccia in modo che tutti i ricercatori siano al corrente delle opportunità che si aprono; non è chiaro chi ha il compito di garantire la congruenza fra il nostro progetto nazionale e quello europeo; non è chiaro chi deve coordinare i programmi di spesa sulla base della visione precedentemente detta. Chi ha il potere di coordinare i programmi di ricerca dei diversi Ministeri, oggi ? Chi è che va dal collega Ministro della pubblica istruzione, la professoressa Giannini, ed è in grado di dire: coordino io, ditemi quello che state facendo e vi dico quello che dovete fare ? Non mi sembra che sia così. Noi accettiamo l'ostilità del Governo rispetto all'agenzia nazionale della ricerca, o per lo meno la sua volontà di non prendere posizione su questo; accettiamo quindi la proposta che ci viene fatta di cambiamento, di lasciar cadere questo punto, ma diciamo al Governo: dovete preoccuparvi di garantire che queste cose si facciano, allora individuate voi chi è il soggetto che le deve fare, individuate voi qual è il punto in cui queste cose si fanno, in cui c’è un soggetto responsabile di ottenere che queste cose avvengano.
Infine, mi lasci dire una cosa: dobbiamo affrontare il problema indilazionabile della ricerca nel Mezzogiorno, ma non nel modo clientelare che sento dire da qualche collega: siccome sono nel Mezzogiorno devono avere più soldi. No ! Perché non sono così competitive ? Perché i centri di eccellenza al Mezzogiorno non ci sono ? Vi dico che le potenzialità per fare centri d'eccellenza nel Mezzogiorno ci sono, abbiamo università che li potrebbero sopportare, allora facciamo una pianificazione strategica nazionale e inseriamo in questa centri d'eccellenza del Mezzogiorno; rifiutiamo invece il sistema che prevede di dare più soldi senza controllare perché un'università è più a sud o più a nord. Aiutiamo ad affrontare il tema indilazionabile della valutazione del sistema universitario nelle università del Mezzogiorno.
Infine, creiamo più rapporto con il mondo dell'impresa. L'universitario, il laureato, ha bisogno di formazione professionale, formazione professionale di terzo livello, e questa si fa solo con le imprese, con l'analogo di quello che negli Stati Uniti è l'MBA, il .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Giammanco. Ne ha facoltà.
GABRIELLA GIAMMANCO. Presidente, onorevoli colleghi, la forza competitiva di un Paese non può prescindere da un sistema pubblico di ricerca a garanzia di uno sviluppo tecnologico indispensabile all'attività industriale e alla crescita economica. La ricerca è il pilastro portante dell'economia e dei processi produttivi. La sinergia, l'interdipendenza tra ricerca e sviluppo economico devono convincerci della necessità di investire risorse economiche in ricerche che possano condurre a nuovi saperi. In tal senso si è espressa anche l'Unione europea, che nel 2010 ha varato la Strategia europea 2020 e individuato in investimenti più efficaci in formazione, ricerca e innovazione gli strumenti per sostenere la crescita, l'occupazione e la competitività.
L'obiettivo dell'Unione è quello di portare la spesa in ricerca e sviluppo al 3 per cento del PIL, anche per adeguare i finanziamenti al sistema ricerca alla media dei Paesi OCSE. Nel nostro Paese, infatti, le percentuali dedicate a istruzione, università e ricerca sul totale degli investimenti pubblici rappresentano una quota molto più bassa rispetto alla media OCSE: l'8,6 per cento contro il 12,9. Sempre secondo i dati OCSE, l'Italia spende una cifra pari a meno della metà di quella francese e a meno del 30 per cento di quella tedesca. In termini percentuali, nel 2013 si è investito solo l'1,3 per cento del PIL in quest'ambito. Nonostante tutto, la qualità media della ricerca italiana, condotta in gran parte dalle università, non è molto lontana da quella di Paesi vicini dove maggiori sono gli investimenti. Inoltre, i ricercatori italiani che operano all'estero sono molto apprezzati e spesso indicati come esponenti di punta di progetti di ricerca importanti. Quindi, la nostra ricerca è sicuramente contraddistinta da alti livelli qualitativi.
C’è da ricordare inoltre che, quando si parla di ricerca nei principali Paesi occidentali, ci si riferisce quasi ed esclusivamente alla ricerca pubblica. Uno studio della Banca d'Italia, infatti, conferma che l'attività di ricerca condotta all'interno delle strutture pubbliche rappresenta, nei principali Paesi occidentali, la quota preponderante della ricerca, e l'investimento pubblica assicura a questi Paesi un progresso di conoscenza che non sarebbe ugualmente raggiungibile affidandosi in quota maggioritaria alle risorse private. Quindi, altra caratteristica della ricerca è la sua natura prevalentemente pubblica, in Italia. Il settore della ricerca, inoltre, mostra una scarsa attitudine a passare dalla teoria dei risultati alla loro applicazione e una limitata capacità di collaborazione con il mondo imprenditoriale. Di contro, c’è da dire che si rileva, dall'altra parte, la difficoltà delle imprese italiane a connettere la propria attività di ricerca con i risultati raggiunti dagli enti pubblici. Crediamo allora che sia necessario che i due mondi si parlino maggiormente e che ci sia un maggiore scambio reciproco di informazioni e risorse tra il settore pubblico e il settore privato.
Altra grande questione che non vogliamo tralasciare è quella della cosiddetta fuga dei cervelli. In Italia, come evidenziano tutte le rilevazioni effettuate a livello internazionale, il settore della ricerca soffre di una cronica mancanza di fondi e di una precarietà dei posti di lavoro che determina la fuga dei ricercatori italiani all'estero, con un considerevole danno all'economia nazionale sia per la perdita di risorse umane altamente qualificate che di risorse pubbliche investite in formazione, che vengono completamente disperse. In un incontro organizzato dalla Conferenza dei rettori delle università italiane lo scorso 21 marzo, è emerso un quadro preoccupante per il nostro Paese: anche se l'Italia si posiziona all'ottavo posto a livello mondiale per pubblicazioni, sesto per citazioni, primo per lavori prodotti rispetto al numero dei ricercatori, la perdita in termini economici di capitale umano rappresentato dall'emigrazione dei laureati è costato all'Italia circa 23 miliardi di euro. Naturalmente questo perché i ricercatori italiani sono costretti ad accettare opportunità lavorative all'estero, dove riescono a trovare più adeguati e sicuri sbocchi per la propria carriera. Forza Italia, nell'ambito della ricerca, ritiene quindi che sia necessario lavorare per garantire maggiore autonomia, più responsabilità e più concorrenza per costruire un'università più competitiva e superare il fenomeno della fuga dei cervelli.
In tal senso era già intervenuto il Parlamento, approvando la legge n. 238 del 2010, in materia di incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia, sottoscritta da un'ampia rappresentanza di colleghi del centrodestra. È importante adottare misure che rendano il sistema di ricerca italiano uno dei punti di forza dello sviluppo del nostro Paese, per dare all'Italia il ruolo da protagonista che le spetta nel panorama europeo e internazionale. La ricerca deve essere considerata una priorità strategica per la crescita, ed è inoltre necessario investire in capitale umano per far sì che i nostri giovani laureati e ricercatori non siano costretti ad andare a lavorare all'estero. Questi sono gli obiettivi da perseguire: attuare una politica di sostegno al settore della ricerca, prevedere l'allocazione delle risorse secondo criteri precisi e sulla base di un sistema di valutazione severo e puntuale, disponendo interventi non settoriali ma organici, che tendano ad elevare qualitativamente il livello della ricerca, non solo rispetto alle eccellenze, ma anche in ordine agli standard medi. Ancora, dobbiamo valorizzare il merito, rafforzare la responsabilizzazione nella gestione delle risorse degli enti destinatari dei finanziamenti, investire in qualità e innalzare la capacità competitiva delle nostre università, per rilanciare il ruolo dell'Italia in Europa e nel mondo.
Invitiamo anche il Governo a istituire l'Anagrafe dei ricercatori italiani all'estero, una banca dati telematica che possa fare da rete di collegamento tra i ricercatori, le università e le aziende, grazie allo scambio di informazioni sull'attività dei ricercatori italiani nel mondo. È fondamentale non perdere di vista, e anzi sostenere, la valenza dello sviluppo della conoscenza come valore intrinseco di ogni società, anche al di là delle immediate ricadute economiche che essa può comportare, nonché il ruolo della ricerca concepita come strumento per migliorare la qualità della vita dei cittadini per quanto riguarda la salute, la sicurezza, la tutela ambientale e lo sviluppo tecnologico in generale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA. Grazie Presidente. In quest'Aula si parla finalmente di ricerca, credo sia il caso di fare una breve analisi su quello che è il sistema di ricerca in questo momento in Italia. Ebbene, in questo momento, l'università e gli enti di ricerca sono finanziati a livello statale da due fondi, per chi non lo sapesse: uno è l'FFO, il Fondo di finanziamento ordinario per le università, l'altro è il FOE, il Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca. Questi fondi una volta erano semplicemente dei fondi normali, c'era una quota per ogni università, per ogni ente di ricerca. Ad un certo punto, si è deciso di introdurre il concetto di premialità. Devo dire che il concetto di premialità, così come lo dico, è meraviglioso: noi andiamo a premiare qualcuno che è stato bravo, che è stato meritevole, se non fosse che, Presidente, in realtà, il fondo, la parte premiale, è stata tagliata dalla parte ordinaria, quindi la parte premiale non è aggiuntiva come la parola farebbe pensare, «premio»; no, è tagliata dalla parte ordinaria. Questo di fatto fa sì che questa quota non sia premiale, ma sia semmai punitiva, perché l'ateneo che prima aveva cento ora, per riavere lo stesso cento, dovrà strapparlo a qualcun altro. Sì, Presidente, perché in questo momento, negli ultimi anni, sono stati fatti dei tagli assurdi al comparto università e ricerca. Tutto questo è stato nascosto dalla parola «premialità»; meraviglioso, veramente meraviglioso ! Tutta questo è basato su tante sigle e purtroppo queste sigle servono anche ad allontanare il cittadino, a non farlo capire: FFO, FOE, adesso ne dico un'altra la VQR, che cos’è la VQR ? È la valutazione della qualità della ricerca. Ecco, attraverso questo strumento, i cui parametri chiaramente per quanto oggettivi sono scelti da un essere umano, parliamoci chiaro, si va a valutare un articolo scientifico in base a referaggi, in base a quante volte è citato. Scusate se c’è un ricercatore che va a esplorare campi finora non citati, quindi fa una ricerca veramente innovativa, non sarà citato e quell'articolo sarà valutato poco. Questo è un limite enorme della VQR, giusto per dirne una. Questa è la prima analisi che voglio fare. La seconda, Presidente, è sul altra parola inglese, scusate. Il che cos’è ? È il ricambio generazionale ovviamente; lei lo sa Presidente, lo so che lo sa, ma da casa magari non lo sanno, quindi lo devo specificare. Abbiamo questo ricambio generazionale.
FRANCESCO D'UVA. Purtroppo, oggi non abbiamo il 100 per cento, quindi abbiamo che non tutti quelli che escono poi vengono rimpiazzati e questo è un vero problema. Qual è il problema ? Il problema è che si aumenta la precarizzazione della ricerca e questo fa sì che il sistema della ricerca non sia appetibile. Oggi abbiamo ricercatori di nazionalità italiana che, piuttosto che stare qui a non avere certezze, perché vogliono farsi una famiglia (e come si fa una famiglia se uno non ha una certezza del domani), la certezza vanno a cercarla altrove. Ed è qui la cosa paradossale, ossia abbiamo un Presidente del Consiglio che va in Canada, vede che i ricercatori migliori sono tutti italiani, ed esulta. Noi pure siamo contenti che il sistema universitario italiano ancora regge e crea dei laureati veramente in gamba, ma quegli stessi ricercatori che vanno a contribuire alla ricerca estera potrebbero farlo qui in Italia. Quindi, che Renzi esulti è una cosa ridicola, permettetemi Ma andiamo alla mozione in sé, perché ho fatto un'analisi giusto per dire quali erano i problemi; andiamo a vedere cosa proponiamo noi. Questa è una proposta abbastanza facile, presente – devo dire – anche nelle altre mozioni: maggiori fondi.
Sì, è chiaro dobbiamo aumentare i fondi. Questo strumento della mozione è molto facile da presentare ed è anche facile per il Governo dare parere positivo, ma noi vogliamo i fatti, vogliamo che quello che oggi si vota favorevolmente, venga portato poi avanti dal Governo, che questi fondi alla ricerca arrivino davvero. E da dove si possono prendere ? È chiaro che potremo iniziare a parlare della lotta all'evasione, alla corruzione e lo facciamo, perché se il Governo combattesse realmente questi problemi oggi ci sarebbero più fondi per la ricerca . Ma senza voler andare troppo lontano mi risulta che sono stati bloccati 14 miliardi di flessibilità dall'Europa, è vero o no ? Non dico tutti, per carità, però andiamo ad usare parte di questi soldi per la ricerca, facciamo vedere agli italiani che l'Italia vuole investire in questo settore perché è il futuro.
Ma come vanno gestiti questi soldi ? Qui c’è il punto cardine, la principale e differente visione tra il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle, tra la maggioranza e l'opposizione in questo Paese. Lo standard dell'eccellenza, perché in questo momento abbiamo il Governo attuale, ma anche quelli precedenti, dalla Gelmini in poi, che stanno puntando sull'eccellenza, ma dietro la parola eccellenza stanno abbandonando tutti gli altri. Per noi invece non è così, per noi nessuno deve restare indietro, gli atenei che oggi sono in difficoltà devono essere accompagnati, devono essere finanziati, devono andare avanti perché se un'industria fa cento vasi, io non punto sul vaso migliore, io punto a migliorare la qualità del vaso peggiore che sono in grado di fare; è questo il concetto, è questa la differenza. Sul chiaramente l'ho detto ci vuole più stabilità.
Poi bisogna far capire al cittadino quanto è importante la ricerca in questo Paese. Ringraziamo il Governo per il parere positivo su questo impegno, noi proponiamo di creare un fondo statale in cui il cittadino può dare erogazioni liberali, può dare erogazioni a questo fondo. È una cosa bellissima, perché noi in questo modo avvicinano il cittadino alle istituzioni e lo avviciniamo al mondo della ricerca di base, perché in questo momento purtroppo si pensa sempre alla ricerca applicata e ci scordiamo che tutta la ricerca applicata di fatto è basata sulla ricerca di base, perdonate il gioco di parole.
Ma la cosa che noi chiediamo e qui purtroppo c’è stato il parere contrario del Governo, ma non mi aspettavo diversamente, è maggiore coerenza da parte del Governo. Se noi andiamo a vessare le università italiane, ricercatori pubblici, gli EPR, gli enti pubblici di ricerca, le università statali con la VQR, con la valutazione della qualità della ricerca che è una questione burocratica (sulla quale c’è da impazzire, lasciamo stare), non può il Governo dare i soldi all'IIT per Human Technopole, perché questo è successo. Il Governo ha dato i soldi su questo, invece di darli per i progetti di ricerche di interesse nazionale, quindi un qualcosa che serve ai ricercatori andare avanti e portare avanti le proprie ricerche. «No», li dà all'IIT, a questo Istituto italiano di tecnologia che è una fondazione privata. Ora non è un problema essere una fondazione, ovviamente, non è nemmeno un problema che chiaramente, essendo privata, per assumere non è costretta a fare i concorsi, nemmeno questo è un problema. Il problema però è che se tu prima mi distruggi tutto il comparto pubblico attraverso la VQR, attraverso questo sistema premiale poi non puoi dare i soldi agli altri; questo è il problema.
Presidente, io voglio chiudere chiedendo al Governo di esprimersi chiaramente, per far capire quali sono le intenzioni del Governo. Noi l'abbiamo detto, noi siamo per lo standard, io non posso scordare le parole del Presidente del Consiglio che ha detto che non possono esserci tutte Università di «serie A». Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto che ci devono essere università di «serie A» e università di serie B. Noi questo non lo accettiamo C’è una questione meridionale dell'università, c’è nelle infrastrutture, c’è anche purtroppo nell'università. Io penso anche alle parole che forse non ha voluto dire Renzi direttamente, le ha fatte dire a qualcun altro, l'ha detto il consigliere dell'ANVUR, Cecchi, recentemente. L'ha detto l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, un'agenzia gestita dal MIUR in teoria e che è il braccio armato della politica contro le università, diciamolo chiaramente. Cecchi ha detto che le facoltà di giurisprudenza al Meridione devono chiudere perché non servono a quel territorio. Noi abbiamo un consigliere dell'ANVUR, che dice una cosa del genere e io presenterò un'interrogazione su questo, piccola parentesi, perché è una cosa vergognosa. Ma voglio ricordare che nella mia città – lo dico io perché conosco la mia città, ma sono certo che in moltissimi altri atenei meridionali è così – dall'Università di Messina è uscito il professore Silvestri: forse lo avete sentito, è stato Presidente della Corte costituzionale, giusto per dirne una. C’è stato Giorgio La Pira ! Giorgio La Pira, che mi sembra ogni tanto commemoriamo, è stato nell'Università di Messina. Vogliamo andare più recentemente ? Martines ce lo ricordiamo ? Tre quarti dei dipendenti di questa Camera ha studiato sul diritto parlamentare di Martines ! Era dell'Università di Messina ! Questo è il Meridione che c’è e che, in generale, quindi, il Governo vuole distruggere. Ecco, Presidente, noi su questo non ci stiamo. Chiediamo che ci sia una dichiarazione chiara di intenti da parte del Governo e che il Meridione, e in generale le università che in questo momento sono in difficoltà, vengano migliorate e non vengano abbandonate così come vogliono fare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Dallai. Ne ha facoltà.
LUIGI DALLAI. Grazie, signora Presidente. Votiamo oggi delle mozioni che, come è noto, contengono degli impegni per il Governo. Tra gli impegni che accomunano tutte le mozioni ci sono quelli relativi ad un progressivo aumento delle risorse per il sistema della ricerca, facilmente identificabile in Italia nel complesso delle università e degli enti pubblici di ricerca. E, mentre noi lo vincoliamo ad impegni precisi, dobbiamo riconoscere che il Governo, l'impegno ad invertire l'inerzia anche nel mondo dell'università e degli enti pubblici di ricerca, ce lo sta mettendo. Sono stati recentemente selezionati scienziati di valore ai vertici degli enti pubblici di ricerca e si discute finalmente di come rilanciare la ricerca, pur in presenza di vincoli di bilancio molto stretti.
Sottolineo, inoltre, come il fondo di finanziamento ordinario per le università veda quest'anno una stabilizzazione. Da qui occorre riprendere una fase ascendente, anche in virtù di qualche modifica nei criteri relativi alla ripartizione delle spese.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore !
LUIGI DALLAI. Mi preme ricordare, inoltre, lo sforzo fatto in legge di stabilità in favore del reclutamento, sia quello ordinario che quello che definirei sperimentale, mediante lo stanziamento del fondo per le cattedre «Giulio Natta», così come in favore delle iniziative per il diritto allo studio. Queste ultime sfondano il tetto dei 200 milioni di euro, cosa che solo una volta era accaduta negli ultimi dieci anni. Abbiamo arrestato la tendenza che ha visto il mondo della ricerca progressivamente e, cosa forse più grave, continuativamente impoverito negli ultimi anni. Veniamo da un recente passato in cui abbiamo assistito ai tentativi di ridimensionamento del più grande ente nazionale di ricerca, il CNR; tentativo maldestro e non riuscito, perché, oltre alle velleità politiche, occorre poi fare i conti con il valore intrinseco delle persone e delle cose.
Veniamo da una legislazione contraddittoria, ad esempio sulle norme contrattuali per i ricercatori precari. Veniamo da un passato in cui si è discusso addirittura se proibire l'utilizzo dei fondi per effettuare le più elementari missioni di ricerca. Adesso ci stiamo tutti adoperando perché il nostro sistema della ricerca, che, ovviamente, ha al proprio interno anche qualche residua resistenza alla modernizzazione e alla valutazione, sia messo in condizione di competere alla pari con i sistemi di ricerca europei, e lo fa attraverso il capitale umano, ovvero i ricercatori. Capitale, perché sulla formazione di ciascuno di essi lo Stato investe migliaia di euro, umano perché è dall'ingegno, dall'applicazione e dal lavoro oscuro, e spesso molto mal pagato, che si ottengono le più grandi conquiste scientifiche. Sul capitale umano noi scontiamo uno spreco di intelligenze considerevole, quello causato dalla scarsa attrattività complessiva del nostro sistema della ricerca, dove le uscite sono pari al 16 per cento, mentre le entrate dall'estero sono ferme al 3 per cento. Molti dei nostri ricercatori se ne vanno senza che ciò sia compensato da ingressi di ricercatori dall'estero. È sufficiente osservare i dati sulle borse per la mobilità europea nel periodo 2007-2014 che indicano come l'Italia abbia un saldo negativo tra i ricercatori in entrata, 147, e quelli in uscita, 615.
Quindi, un saldo molto alto, un saldo negativo molto alto. La necessità di questo cambiamento richiede una riforma profonda anche nell'allocazione delle risorse. Le mutate esigenze economiche e sociali che abbiamo di fronte richiedono politiche fondate su efficienza e responsabilità, e danno origine in molti Paesi europei e negli Stati Uniti a nuovi modelli di finanziamento pubblico della ricerca, oltre che alla creazione di nuovi tipi di strutture di ricerca pubblica e ad agenzie indipendenti per gestire i finanziamenti dei progetti su logiche competitive. Molti Paesi hanno cambiato metodi di spesa, passando da finanziamenti in blocco, che garantiscono una base stabile per le attività di ricerca, verso forme di finanziamento a progetto oppure ad obiettivo.
Diversi Paesi hanno introdotto approcci basati sulla nella distribuzione delle risorse istituzionali. L'Unione europea, fin dal settimo Programma Quadro, segue una modalità che prevede finanziamenti alla ricerca stabiliti per alcune aree predefinite, su cui è possibile richiedere fondi.
Su questi finanziamenti sono richiesti finanziamenti esterni aggiuntivi e la collaborazione internazionale. I criteri comuni individuabili nelle diverse esperienze europee sono la base competitiva per l'erogazione dei finanziamenti a organismi generalmente indipendenti da ministeri, capaci di gestire il per finanziare la ricerca.
E in Italia ? Questa esperienza potrebbe esistere in varie forme, pensandone di nuove o recuperando modelli del passato. Si tratta di una scelta seguita in altre realtà, ad esempio in Francia, dove nel 2005 è stata creata un'agenzia che distribuisce i fondi per la ricerca e l'istruzione su base competitiva, tramite processi di svolti da esperti internazionali e che ha avuto i finanziamenti fino a 900 milioni di euro l'anno; oppure in Gran Bretagna, che ha creato, invece, sette che finanziano i ricercatori con 3 miliardi di sterline l'anno, i cui effetti, in termini di benefici per la società e l'economia del Paese, sono misurati in periodici.
Risulta di sicuro interesse un'ipotesi tesa a sviluppare sinergie tra società pubbliche e partecipate con gli atenei, al fine di attivare nuove forme di finanziamento per la ricerca. Università ed enti di ricerca saranno il luogo della produzione della ricerca di base e, a fianco a questi, anche della formazione all'innovazione. Il pubblico, cioè lo Stato, le regioni e gli enti locali saranno garanti, anche finanziari, dei progetti di ricerca, del trasferimento della conoscenza e della sua applicazione. Il nodo del rapporto tra università, settore privato e pubbliche amministrazioni emerge chiaramente da un'analisi dei dati europei.
Il nostro Paese deve attivare il contributo delle imprese e del settore privato in questo settore. La ricerca esprime il proprio potenziale nell'innovazione interagendo nella ricerca applicata e nella fase di sviluppo attraverso un migliorato rapporto con le imprese, senza che questo significhi la perdita dell'autonomia della ricerca di base. La sfida della terza missione riguarda anche il sistema delle imprese, che, per la sua elevata frammentazione, non riesce a cogliere interamente le opportunità offerte dalla ricerca, né ad offrire significative capacità di investimento. Nessuna grande impresa italiana risulta, infatti, fra le prime dieci per investimenti in ricerca a livello europeo.
Un limite che appare evidente osservando il livello di investimenti in ricerca e sviluppo per abitante, che, considerando settore pubblico e privato in Italia, è di circa 350 euro, ovvero più basso di quello dell'Unione europea, di circa 540 euro e, soprattutto, molto lontano dai livelli di investimento delle regioni europee ad alta intensità di ricerca e sviluppo. Credo che questo Governo voglia provare a dare una nuova e migliore forma al sistema della ricerca e sa di doverlo fare in fretta, perché troppo tempo è stato gettato via, anche da chi ci raccontava che con la cultura non si mangia.
Il compito di chi ha a cuore la ricerca di futuro di questo Paese è quello di avere la curiosità di conoscere ciò che avviene dentro i laboratori, ciò che affascina i bambini e gli adulti quando visitano le strutture di ricerca e, quando la politica e la ricerca si incontrano, affascina anche chi amministra il bene pubblico.
Vede, signora Presidente, se è vero che riusciamo a vedere soltanto ciò che già conosciamo, ecco che i laboratori, le università, gli enti pubblici di ricerca vogliono farsi conoscere con grande trasparenza, perché sono certi della qualità di ciò che producono, perché sentono la responsabilità di far progredire il nostro Paese e perché all'impegno del Governo davvero non ha mai mancato di corrispondere quello del mondo della ricerca .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Piepoli. Ne ha facoltà.
GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. Sono stato sollecitato ad intervenire dall'intervento del collega del MoVimento 5 Stelle. Come professore di una facoltà di giurisprudenza meridionale, ringrazio il collega per l'attenzione. Vorrei solo invitarlo a meglio contestualizzare le sue riflessioni, perché, ahimè, le sue riflessioni si riferiscono, per quanto riguarda la condizione delle facoltà giuridiche meridionali, all'era glaciale.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori della mozione Carlo Galli ed altri n. 1-01193 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi quinto, lettera sesto, settimo e ottavo del dispositivo, mentre non hanno accettato l'espunzione della premessa e del capoverso quinto, lettera del dispositivo.
Avverto altresì che i medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa congiuntamente al capoverso quinto, lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario; a seguire, congiuntamente i capoversi primo, secondo, terzo, quarto, quinto, lettera sesto, settimo e ottavo del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carlo Galli ed altri n. 1-01193 limitatamente alla premessa e al quinto capoverso, lettera del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Cinzia Fontana. Ne ha facoltà.
CINZIA MARIA FONTANA. Grazie, signora Presidente. In base all'articolo 27...
PRESIDENTE. Scusate, colleghi, io non sento che cosa la deputata vuole riferire a questa Assemblea. È possibile abbassare il tono della voce ? Prego, deputata Fontana.
CINZIA MARIA FONTANA. Grazie, signora Presidente. In base all'articolo 27 del Regolamento avanzo la proposta di inserire nell'ordine del giorno della seduta odierna, al termine degli argomenti già previsti dal calendario, l'esame del disegno di legge n. 3642-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, con Allegati, fatto a Pechino il 29 giugno 2015.
È stata approvata nella giornata di ieri dalla III Commissione (Affari esteri). Noi sottolineiamo l'urgenza di un provvedimento che riteniamo di particolare rilevanza per quanto riguarda i rapporti economici e commerciali. Quindi chiedo di poter votare l'inserimento di questo punto all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Colleghi, con riferimento alla proposta avanzata, di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna, dopo gli altri argomenti già previsti, l'esame del disegno di legge n. 3642-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, ricordo che, ai sensi dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, l'Assemblea può deliberare su materie non iscritte all'ordine del giorno previa deliberazione con votazione palese, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi e a maggioranza dei tre quarti dei votanti.
Quindi, su questa proposta, darò la parola a un deputato contro e a uno a favore, per non più di cinque minuti, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento.
Chi parla a favore... Ha chiesto di parlare contro il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Giusto per spiegare ai colleghi che non ne fossero a conoscenza, di cosa stiamo parlando. Parliamo di un Accordo che deve istituire la Banca asiatica degli investimenti, alla quale l'Italia partecipa; balla una quota di circa 2 miliardi di euro a chiamata e dobbiamo versare la prima rata di 515 milioni di euro.
Ora, innanzitutto, abbiamo subito delle pressioni indescrivibili da parte della maggioranza sulla fretta di dover approvare questa ratifica e non si capisce perché. L'assunto è che il 26 giugno ci sia una sorta di riunione di questa banca e quindi, se non ratifichiamo entro quella data, non possiamo partecipare come soci fondatori.
Allora, invito i miei colleghi a leggere la relazione tecnica del provvedimento, che dice testualmente: «L'obiettivo è di permettere la ratifica entro i tempi utili per la sottoscrizione della qualità di socio fondatore entro il termine inderogabile del 31 dicembre 2016»; 31 dicembre 2016 significa tra diversi mesi, quindi non è una cosa da approvare urgentemente ora.
Un'altra questione sapete qual è: è quella che, nel momento in cui noi approviamo, c’è la questione del pagamento della prima cioè dei primi 515 milioni di euro. Ora, se noi abbiamo questi soldi, cari signori, se lo Stato italiano ha 515 milioni di euro da investire in questa banca, io chiedo espressamente di versarli l'ultimo giorno per avere un minimo di voce in capitolo per strappare le condizioni migliori possibili per il nostro Paese . Lo chiedo a nome del MoVimento 5 Stelle, ma è un'operazione di buon senso. Quindi, l'urgenza è assolutamente da respingere; anzi ci sarebbe da approfondire quanto più possibile questo tipo di trattati di ratifica. Vi prego di non sottovalutare questa questione perché significa mettere in ballo 2 miliardi di euro del popolo italiano. Sono soldi pubblici per creare una banca di investimento. Quindi, vi chiedo la cortesia di riflettere e di ragionare. Abbiamo tutto il tempo, fino al 31 dicembre 2016, per avere gli stessi diritti di soci fondatori, quindi la cortesia è di rinviare questo tipo di discussione in Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zampa. Ne ha facoltà.
SANDRA ZAMPA. Grazie, signora Presidente. Mi duole che, nonostante la discussione e il confronto che si è svolto in Commissione in più riprese e in più sedute, si ripeta una cosa priva di verità. L'urgenza di votare questo provvedimento, questo trattato, vorrei segnalarlo ai colleghi, è davvero di rilievo altissimo: si tratta di una grande operazione, che vede fortunatamente il nostro Paese tra i soci fondatori. L'urgenza è legata al fatto che, se noi non approvassimo il trattato entro giugno, perderemmo la possibilità di partecipare alla nomina del direttore commerciale, di esprimere noi un nostro candidato e di assumere tutte le prime decisioni determinanti perché si possa davvero essere attori e protagonisti di questa operazione. Quindi è esattamente il contrario di quanto è stato detto. La Francia nei giorni scorsi, essendo anche essa tra i soci di questo grande istituto finanziario, ha diffuso ai propri parlamentari un rapporto nel quale mostra come aver ritardato alcuni passaggi ha già fatto perdere a quel Paese la possibilità di esprimere, nel nelle nomine fondamentali, la propria volontà e le proprie indicazioni. Quindi noi corriamo il rischio, ritardando, di partecipare a un'operazione che aiuterà le imprese, perché esserci significa dare la possibilità alle nostre imprese di partecipare a bandi e a gare importantissime per il futuro delle infrastrutture – si tratta di grandissime infrastrutture – senza potere decidere nulla, quindi di fare un'operazione altamente autolesionistica. Ciò che mi stupisce un po’ è che quando il MoVimento 5 Stelle vede la parola «banca», perde davvero il senso dell'equilibrio e non riesce più a governare le proprie decisioni politiche. La banca non è il male assoluto che opera nel mondo e tra l'altro essere davvero partecipi di un organismo di questo livello significa poter decidere e orientare le azioni, quindi esserci solo alla fine, non avendo potuto partecipare alle decisioni determinanti iniziali, sarebbe davvero la decisione più dannosa per il nostro Paese .
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signora Presidente, il riferimento all'articolo 27 del Regolamento è stato sollevato per procedere ad una votazione volta a inserire in calendario un altro punto all'ordine del giorno. Credo che sia nell'ordine delle cose, lei ha chiesto un intervento a favore e nessuno si è espresso per intervenire a favore, dopo di che noi abbiamo preso la parola contro. Credo che sia ingiusto, palesemente ingiusto, che poi dopo si dia nuovamente la parola per l'intervento a favore ad un altro gruppo, perché chiaramente tergiversa nelle cose . Nel merito, dico soltanto una cosa: le questioni che sono state presentate sono false perché potete leggere alla pagina 10 del Trattato che vengono smentite tutte quelle dette dal deputato che mi ha preceduto, quindi chiaramente se si vota con buonsenso e sulla base dei fatti, si vota contro. Mi dispiace dirlo, ma purtroppo la scorrettezza porta a questo tipo di interventi .
PRESIDENTE. Deputato Sibilia, è evidente che – io peraltro ce l'ho anche scritto qui, contro e a favore – ho parlato al microfono – e questo ha avuto eco – per sapere chi era a favore, sapendo che, come prima cosa, avrei dovuto dare la parola a chi era contro, ma volevo sapere già chi era poi a favore. L'errore è stato mio, aver usato il microfono per chiedere agli uffici chi era quello poi iscritto a favore, quindi chiedo scusa per aver usato il microfono nell'aver fatto la domanda alla Segretaria generale, ma questa è la motivazione. Quindi direi di andare avanti.
Passiamo ai voti. Pongo in votazione, con votazione palese, mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, la proposta di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna, dopo gli altri argomenti già previsti, l'esame del disegno di legge n. 3642-A.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Colleghi, si può avere un po’ più di silenzio in quest'Aula ? Ma cosa sono queste urla ? Per favore. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1994-A: D'iniziativa dei senatori: Falanga ed altri: Disposizioni in materia di criteri di priorità per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi.
Ricordo che, nella seduta del 16 maggio, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge nel testo delle Commissioni.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri che sono in distribuzione. In particolare, il parere della V Commissione (Bilancio) reca due condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4, del Regolamento.
ROBERTO SIMONETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Signora Presidente, questo provvedimento, come lei ha letto nel titolo, tratta non solo una materia giuridica ma prettamente una materia ambientale, edilizia e urbanistica. La Commissione, che ha valutato il testo che oggi è in Aula, è la Commissione giustizia, che non aveva in congiunta la Commissione ambiente. Noi vediamo nell'eventuale approvazione di questo testo la possibilità di possibili problemi idrogeologici; non sono stati considerati i vincoli ambientali, paesaggistici, le norme edilizie strutturali. Quindi io chiedo alla Presidenza se c’è la volontà, attraverso ovviamente un voto d'Aula, di un rinvio in Commissione di questo provvedimento, in modo tale che possa essere abbinato in congiunta con l'VIII Commissione, perché si entri nel merito, non solo giuridico ma anche urbanistico, di tutte le norme tecniche che questa legge potrebbe andare a inficiare da un punto di vista, come dicevo prima, paesaggistico, ambientale, edilizio e urbanistico. Quindi chiedo a quest'Aula e a lei, attraverso di lei ovviamente, la votazione del rinvio in Commissione per poi abbinare il testo non solo alla II Commissione ma anche all'VIII Commissione .
DONATELLA FERRANTI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI, . Signora Presidente, intervengo come presidente perché il relatore è l'onorevole Sarro, in quota opposizione, e questo provvedimento peraltro è stato assegnato alla Commissione giustizia e ricordo che ci fu anche un conflitto sollevato dalla Commissione VIII (Ambiente), dal presidente Realacci, che fu risolto dalla Presidenza, assegnando solo alla Commissione giustizia il provvedimento, in quanto riguarda l'esecuzione dei giudicati penali, quindi le sentenze. Tra l'altro ovviamente la Commissione ambiente, come le altre Commissioni, ha dato il suo pregevole parere.
PRESIDENTE. Sta bene. A questo punto la richiesta è formale e quindi io devo dare la parola a un oratore contro e uno a favore. Chi parla contro ? Nessuno parla contro ?
CARLO SARRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SARRO. Signora Presidente, semplicemente per ricordare, come è stato già precisato precedentemente, che questo provvedimento tratta esclusivamente dell'esecuzione di provvedimenti giurisdizionali, cioè tratta in pratica dell'esecuzione delle sentenze penali passate in giudicato quando dispongono anche la demolizione del manufatto abusivo. La norma e le disposizioni contenute in questo provvedimento regolamentano, anche per quanto riguarda la definizione dei criteri e per quanto riguarda le modalità di esecuzione, esclusivamente questi aspetti, lasciando viceversa fuori dal perimetro del provvedimento le competenze degli enti locali pure titolari del potere repressivo in materia di abusi edilizi.
PRESIDENTE. Chi parla a favore ? Prego, deputato Guidesi.
GUIDO GUIDESI. Presidente, intervengo per riaffermare il principio e la proposta del collega Simonetti. Noi pensiamo che questo provvedimento abbia una rilevanza notevole, rispetto alle argomentazioni di cui si dibatte e si discute in Commissione ambiente; non pensiamo che un semplice parere, normale, della Commissione ambiente possa essere declinato come una valutazione effettiva ed efficace. Sappiamo che è un provvedimento importante, che riguarda, tra l'altro, una parte rilevante ma pur limitata del territorio nazionale che, tra l'altro, aggiungo, va anche al voto, e al di là di tutto questo riteniamo che una valutazione specifica della Commissione ambiente il provvedimento debba averla. C’è un conflitto nella tempistica, rispetto alla campagna elettorale, ma c’è soprattutto una richiesta di approfondimento. Noi pensiamo che la Commissione ambiente in questo debba assolutamente fare un'ulteriore verifica, anche perché altrimenti è inutile che poi parliamo di consumo di suolo e di tante altre cose.
PRESIDENTE. Bene, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta del deputato Simonetti di rinviare in Commissione il provvedimento in esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Relatore Sarro, prego.
CARLO SARRO, . Presidente, sugli identici emendamenti Di Lello 1.1 e Agostinelli 1.2 il parere è contrario. Sull'emendamento Sannicandro 1.10 il parere è favorevole se riformulato. Presidente, se mi consente, darei la riformulazione anche per gli identici emendamenti Malisani 1.11 e Agostinelli 1.13, che sono immediatamente successivi e attengono alla medesima questione, per i quali anche la Commissione propone parere favorevole se riformulati.
PRESIDENTE. Sì, certo, d'accordo.
CARLO SARRO, . Allora, proponiamo di riformulare l'emendamento Sannicandro 1.10 nel seguente modo: aggiungere «: di priorità». In relazione agli identici emendamenti Malisani 1.11 e Agostinelli 1.13: aggiungere le parole «: le priorità : i criteri»; ed ancora: «: priorità».
Ovviamente, l'analoga riformulazione viene proposta per l'emendamento Agostinelli 1.13, che è identico come contenuto. Quindi, parere favorevole se viene accettata la riformulazione.
Sugli emendamenti Agostinelli 1.14, 1.15 e 1.17 il parere è contrario. Sull'emendamento Marotta 1.12 il parere è favorevole se riformulato nel seguente modo: «: procuratore della Repubblica : titolari dell'ufficio requirente.
GENNARO MIGLIORE, . Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Di Lello 1.1 e Agostinelli 1.2.
MARCO DI LELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO DI LELLO. Presidente, intervengo solo per ritirare gli emendamenti a mia firma.
PRESIDENTE. Sta bene, comunque dobbiamo votare l'emendamento Agostinelli 1.2.
Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Agostinelli 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Malisani, Pilozzi, Mannino, D'Incà, Palese, Librandi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, non mi è chiara la riformulazione, se si può ripetere. Noi chiediamo di sopprimere le parole «di priorità», non capisco la riformulazione.
PRESIDENTE. Chiedo cortesemente al relatore di ripetere la riformulazione dell'emendamento Sannicandro 1.10.
CARLO SARRO, . Sì, Presidente. La riformulazione, poiché bisogna modificare anche il titolo, è questa: «: di priorità»; ciò per renderlo coerente con quanto già chiesto nel testo dell'emendamento.
PRESIDENTE. Va bene, deputato Sannicandro ? Accetta la riformulazione ? Sì. Prendo atto che i deputati Malisani e Agostinelli accettano la riformulazione dei propri emendamenti 1.11 e 1.13.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sannicandro 1.10, Malisani 1.11 e Agostinelli 1.13, come riformulati, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
DONATELLA AGOSTINELLI. Grazie Presidente, no, li riteniamo preclusi, senza procedere a ulteriore votazione.
PRESIDENTE. D'accordo, allora andiamo avanti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Agostinelli 1.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
CARLO SARRO. . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SARRO.. Presidente, solo una precisazione. Prima nella lettura c’è stato un refuso, in realtà la riformulazione è «titolare», al singolare, dell'ufficio requirente.
PRESIDENTE. La ringrazio. Allora, accetta la riformulazione ? Sì, l'accetta, va bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marotta 1.12, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
CARLO SARRO, . Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Sannicandro 3.1.
PRESIDENTE. Il Governo ? Sottosegretario Migliore ?
GENNARO MIGLIORE, . Conforme al relatore.
PRESIDENTE. Vi avverto che a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, risulterà precluso il successivo emendamento Sannicandro 3.1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, con il parere favorevole dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
CARLO SARRO, . Grazie Presidente. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Braga 4.1, se riformulato nel senso che al comma 1, sostituire le parole da: «che deve quantificare» fino a: «determinare», escludendo «le», e sostituire nella formulazione finale dell'emendamento, dopo le parole «di determinazione», la parola «delle» con «dei». Gli identici Malisani 4.2 e Agostinelli 4.3 sono assorbiti. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 4.50. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Mannino 4.4 con una riformulazione del seguente tenore: al comma 1, dopo le parole «Ministero delle infrastrutture e dei trasporti» aggiungere le seguenti: «la banca di dati nazionale di cui al periodo precedente è costituita entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge». La Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 4.51 e 4.52. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Mannino 4.5, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Realacci 4.6. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Mannino 4.7, anche se dovrebbe essere assorbito dall'approvazione dell'emendamento Realacci 4.6 e lo stesso per l'emendamento Sannicandro 4.8. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 4.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-. La Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Mannino 4.01 e 4.02.
PRESIDENTE. Sottosegretario Migliore ?
GENNARO MIGLIORE, . Conforme al relatore, meno che sugli emendamenti Mannino 4.7 e Sannicandro 4.8 su cui, ove non preclusi, ci sarebbe da parte nostra un invito al ritiro.
PRESIDENTE. Va bene, allora partiamo con l'emendamento Braga 4.1. Qui c’è una riformulazione e devo avere la conferma che accetta la riformulazione... Quindi, il parere è favorevole.
CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. Allora, questo emendamento capisco che possa essere difficile da digerire, ma semplicemente si tratta di far rispettare le norme. Siccome in tema di abusivismo edilizio la normativa vigente è storicizzata, ovvero, oserei dire, è ben chiara, nella situazione attuale sugli immobili abusivi che hanno sentenza definitiva di demolizione da parte della procura è palese una inadempienza per varie ragioni anche da parte dell'amministrazione comunale, semplicemente con questo emendamento si vuole evidenziare la responsabilità politica che ha un amministratore locale nel far rispettare le leggi. Capiamo che sicuramente il tema è spigoloso e difficile, però non possiamo banalmente, magari usando anche un termine eccessivo, trovare delle scuse per non far rispettare la norma.
I comuni, gli amministratori locali giustificano, nella maggior parte dei casi, la non adempienza alle demolizioni degli immobili abusivi o alla presa in carico degli immobili al patrimonio comunale con la mancanza di fondi, cosa che, purtroppo, devo dire che non è vera, perché ci sono dei fondi di Cassa depositi e prestiti che sono anche stati rifinanziati, c’è questo fondo di rotazione a tasso zero, ci sono fondi in finanziaria che sono stati sempre finanziati e approvati. Certo, se poi si tratta di agire e di avere un rapporto con i propri cittadini che hanno commesso gli abusi, ovviamente è una scelta politica e, sicuramente, di grande responsabilità. Quindi, mi sarei aspettata un qualche tipo di riformulazione, mi sarei aspettata una valutazione maggiormente giustificata piuttosto che un banale parere contrario, nel momento in cui chiediamo ai sindaci di prendersi le loro responsabilità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Se ho ben capito, siamo sull'emendamento Mannino 4.5, giusto ? Con esso si introduce una sorta di sanzione, e sarebbe lo scioglimento dell'intero consiglio comunale, qualora non fossero trasmessi alle autorità superiori i dati relativi agli illeciti commessi in quel territorio. Il testo dice: «Gli enti, le amministrazioni e gli organi a qualunque titolo competenti nella materia sono tenuti a condividere e trasmettere le informazioni relative agli illeciti e ai provvedimenti emessi. In caso di tardivo inserimento dei dati all'interno della banca dati nazionale di cui al comma 1 si applica una sanzione pecuniaria pari ad euro mille a carico del dirigente o funzionario inadempiente».
Quindi, il comma è scritto bene, nel senso che si sa che nella pubblica amministrazione, è regola diffusa, la responsabilità è personale. Ora, che c'entra il consiglio comunale, se il dirigente di un ufficio tecnico non ha trasmesso gli atti ? Mi sembra una sanzione veramente sproporzionata e, in ogni caso, che colpisce chi questa responsabilità non ha. Quindi, noi non voteremo questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 4.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
CLAUDIA MANNINO. Presidente, prendo qualche minuto per cercare di spiegare all'Aula lo scopo di questo articolo aggiuntivo, se interessa, ovviamente, se no possono uscire e rientrare dopo.
PRESIDENTE. Lei proceda pure, deputata.
CLAUDIA MANNINO. Semplicemente, la questione dell'abusivismo edilizio – lo ripeto e lo sottolineo volutamente – su immobili abusivi che hanno sentenza definitiva ha una dimensione, in questo Paese, enorme e ogni qual volta degli amministratori locali sono intervenuti per adempiere a quelle che sono le loro funzioni e responsabilità si sono create, spesso, delle problematiche