PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
MARZIO LIUNI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Caiata, Cancelleri, Covolo, Davide Crippa, Gallinella, Gallo, Liuzzi, Lupi, Pastorino, Rizzo e Rosato sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Spena ed altri n. 3-00203 .
Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.
CLAUDIO DURIGON,. Buongiorno, Presidente, e grazie. Con riferimento alla questione posta dall'onorevole interrogante concernente la società cooperativa Unicoop Tirreno con sede legale in provincia di Livorno e numerosi punti di vendita in Toscana, Lazio e Campania, si segnala, in primo luogo, l'attenzione con cui il Governo sta seguendo la presente vicenda. L'interrogazione pone in rilievo la criticità occupazionale dei punti vendita del basso Lazio, area geografica già interessata da precedenti crisi industriali. A tal riguardo si premette, come riportato dallo stesso onorevole interrogante, che Unicoop Tirreno, in crisi dall'anno 2015, ha messo in atto processi di riorganizzazione aziendale quali cessioni di ramo d'azienda che hanno interessato alcuni punti vendita in Campania, in particolare l'unità di Napoli via Arenaccia, di Santa Maria Capua Vetere e anche la chiusura definitiva del punto vendita di Terracina nel Lazio. Si segnala, inoltre, che per quanto riguarda le unità di Pomezia, Fiuggi, Velletri, Aprilia, Genzano e Colleferro non risultano istanze di accesso agli ammortizzatori sociali.
Risulta, poi, emanato il decreto direttoriale n. 100287 del 20 ottobre 2017 mediante il quale è stata autorizzata per il periodo dal 3 luglio 2017 al 2 luglio 2018 la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore di 1.436 lavoratori, su un organico complessivo di 2.423 unità impiegate presso diverse unità, tra le quali quella di Frosinone, per la quale è stato stipulato, in data 14 giugno 2017, un contratto di solidarietà della durata di dodici mesi comportante la riduzione massima dell'orario di lavoro settimanale previsto dal contratto collettivo nazionale del settore imprese della distribuzione cooperativa.
La preoccupazione per le gravi ripercussioni socioeconomiche che potrebbero derivare dall'attuazione del piano industriale di Unicoop Tirreno ha portato all'attenzione, presso il Ministero dello sviluppo economico in data 26 settembre 2018, di un tavolo istituzionale. A seguito del confronto instaurato, la società, accogliendo la richiesta avanzata dal MISE, ha rinunciato alla cessione annunciata dei punti vendita dislocati sul territorio del Lazio per aprire un dialogo tra le parti che conduca a soluzioni condivise, con l'intento primario di tutelare i lavoratori e le lavoratrici dell'azienda e dell'indotto. Per questo motivo la società è stata invitata a non adottare azioni unilaterali e a promuovere, in occasione del consiglio di amministrazione, la presentazione di un nuovo piano industriale che punti al rilancio e alla riorganizzazione dei servizi commerciali anziché alla cessione degli stessi.
In questo contesto anche presso la sede della regione Lazio sono stati già attivati specifici tavoli con le organizzazioni sindacali e con la società e sono stati convocati i sindaci dei comuni coinvolti. Il confronto tra le parti è proseguito nei mesi successivi all'ipotesi di cessazione dei quattro punti vendita di Velletri, Pomezia, Frosinone e Aprilia. Quindi, l'azienda ha proposto un incentivo alla non opposizione al licenziamento e un incentivo al trasferimento dei lavoratori negli altri punti di vendita della società in Toscana.
Lo scorso 15 gennaio le parti e le istituzioni si sono incontrate al tavolo tecnico istituzionale convocato presso il MISE e le organizzazioni sindacali hanno sottolineato che lo schema proposto dall'azienda non ha raccolto condivisioni. Hanno, quindi, chiesto un percorso sostenibile di salvaguardia occupazionale da verificare in un periodo di tempo più lungo rispetto a quello ipotizzato dall'azienda, con la possibilità di mobilità interna anche nel Lazio, accompagnato da un piano di efficientamento complessivo della società e dalle ristrutturazioni dei punti vendita a rischio e supportato, eventualmente, da ammortizzatori sociali di natura conservativa.
Unicoop Tirreno ha comunicato un aumento dell'incentivo per l'esodo volontario e al trasferimento già annunciato in precedenza, precisando l'intenzione dell'azienda di aprire una procedura entro la fine del corrente mese rivolta a tutti gli addetti del Lazio per cominciare ad ipotizzare una tempistica per le chiusure dei primi negozi entro la metà del prossimo mese.
Nonostante i progressi compiuti, la soluzione allo stato non risulta soddisfacente e il tavolo istituzionale ministeriale verrà riconvocato a breve, in quanto il Governo vuole lanciare un segnale concreto al mondo del lavoro con l'obiettivo di garantire, sempre di più, il pieno rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori. Certamente, poniamo grande attenzione a questa crisi che vede coinvolte tante famiglie, prestando ascolto alle richieste delle parti. Ci auguriamo, pertanto, di giungere a una soluzione che possa soddisfare gli interessi di tutti come all'esito di altri tavoli chiusi positivamente negli ultimi mesi.
PRESIDENTE. L'onorevole Spena ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
MARIA SPENA(FI). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il sottosegretario per la risposta che mi trova soltanto parzialmente soddisfatta, Presidente, perché nell'interrogazione, che ho presentato qualche mese fa, l'attenzione era soprattutto per i punti vendita nel territorio del basso Lazio dell'Unicoop Tirreno, che ha previsto, da quanto ne so, soprattutto una buona volontà oltre che dei lavoratori e, quindi, della stessa Unicoop e delle stesse sigle sindacali che li hanno assistiti e che hanno intrapreso un discorso e tavoli di trattativa con il Ministero.
Come diceva prima il sottosegretario, i punti vendita non sono stati ceduti. Alcuni di questi chiuderanno e altri, come quelli, per esempio, di Colleferro, Genzano, Fiuggi e Pomezia comunque saranno oggetto di ridimensionamento. Si è giunti a trattative non del tutto soddisfacenti come quelle per il ricollocamento nei centri vendita della Toscana o, comunque, per 35 mila euro lordi come riscatto per uscire, appunto, dal lavoro. Ma si tratta soprattutto, sottosegretario, di persone ancora giovani e, quindi, non prossime alla pensione; si tratta di tante lavoratrici e lavoratori, con le loro famiglie, che sicuramente un domani non sapranno a chi rivolgersi.
Se è vero che la crisi dell'Unicoop Tirreno è dovuta soprattutto a una contrazione dei consumi che affligge il nostro Paese, si può dire che però oggi l'economia sicuramente non accenna a risollevarsi, soprattutto se guardiamo agli ultimi dati Istat che addirittura prevedono una stagnazione se non anche una recessione e sicuramente, Presidente, il “decreto dignità” rispetto al lavoro non ha aiutato soprattutto, in tal senso, tanti giovani a trovare un ricollocamento nel mondo del lavoro. Dunque, il lavoro in Italia è sempre meno. Quindi, noi ci saremmo aspettati delle normative, che pure la mia interrogazione prevede, su quelle che erano, appunto, delle azioni proprio per incentivare le imprese ad assumere come quelle relative al taglio del cuneo fiscale e l'abbassamento del costo del lavoro.
So che ci sono, appunto, ancora dei tavoli in corso, così come diceva il sottosegretario, per trovare sicuramente delle risposte più soddisfacenti per le lavoratrici e i lavoratori come quella della cassa integrazione. Bisogna dare comunque atto al Ministero che questo susseguirsi di tavoli testimonia sicuramente un impegno dell'ultimo periodo a trovare delle soluzioni soddisfacenti per i lavoratori e per le loro famiglie. Quindi, io sarò portatrice anche di queste notizie che possono essere, a oggi, alquanto confortanti soprattutto per una soluzione ragionevole del caso Unicoop per quanto riguarda il basso Lazio.
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Zucconi e Silvestroni n. 3-00254 e Ciampi n. 3-00464, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente .
Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.
CLAUDIO DURIGON,. Grazie, Presidente. Premetto che il Piano nazionale banda ultra larga è stata avviato nell'estate 2016 con diverse procedure di gara ad evidenza pubblica che riguardano diciassette regioni italiane ove sono presenti aree bianche di circa 6.500 comuni.
La prima gara, che contempla il nuovo modello di intervento a concessione e che è comprensiva del lotto relativo alla regione Toscana, è stata pubblicata sulla il 4 giugno 2016. Gli esiti di questa procedura, già dalla fase di pubblicazione del bando e fino all'aggiudicazione efficace, sono stati oggetto di diversi ricorsi alla cui conclusione, soltanto in data 20 giugno 2017, si è arrivati al perfezionamento del contratto tra Open Fiber Spa ed Infratel Italia Spa, soggetto attuatore degli interventi previsti nel Piano nazionale banda ultralarga. I lavori riferiti a tale gara sono attualmente in corso e riguardano numerosi cantieri distribuiti in tutto il territorio.
La seconda gara riguarda il precedente modello di intervento “diretto”, il quale prevede lavori di infrastrutturazione appaltati direttamente da Infratel Italia Spa. In tal caso le opere, che hanno riguardato complessivamente 212 comuni in tutta Italia, si sono già concluse, come noto, anche in alcuni comuni della regione Toscana.
La terza procedura di gara, relativa all'aggiudicazione dei lotti riguardanti le tre residuali regioni rientranti nel progetto BUL, si è invece conclusa il 18 dicembre 2018, e si prevede la firma del contratto con il concessionario alla fine di gennaio 2019. Pertanto, l'inizio delle progettazioni da parte di Open Fiber e la contemporanea gara ad evidenza pubblica svolta dal concessionario per individuare gli appaltatori incaricati di realizzare le opere si sono potute avviare soltanto successivamente alla firma dei primi contratti sopra citati.
Nonostante ciò, anche al fine di poter recuperare il di ritardo accumulato, nel corso del 2018 è stato dato avvio ai lavori in quasi mille comuni; per il 2019 si prevede l'apertura dei cantieri in circa 2 mila comuni, mentre nei restanti comuni l'esecuzione dei lavori nella realizzazione della rete è prevista nel corso del 2020. Allo stato attuale, data la complessità delle opere da realizzare in aree intensamente distribuite del nostro territorio, si può ragionevolmente auspicare che le opere saranno completate entro il 2021. Al fine di accelerare la commercializzazione dei servizi e garantire l'utilizzo della rete ai cittadini, le procedure contrattuali includono, tra l'altro, che non si debba attendere la fine dei lavori dell'ultimo comune interessato.
Una volta completata la messa a punto delle opere in tutto il territorio, Infratel procederà di fatto al collaudo delle medesime e al rilascio della concessione alla società Open Fiber, la quale successivamente renderà disponibile la rete realizzata a tutti gli operatori. Entro aprile 2019, è in programma l'avvio della commercializzazione nei primi comuni raggiunti dalla rete pubblica di accesso alla banda ultralarga, con l'obiettivo di avere per l'anno in corso almeno 500 comuni con servizi commercializzabili.
Con particolare riguardo alla mancanza di informazioni certe sulla copertura della banda larga e sul quale sia, ad oggi, lo stato di avanzamento del piano per la banda ultralarga in Toscana, e in particolar modo nei comuni medio-piccoli, evidenziata dall'onorevole Ciampi, si rappresenta che tutte le informazioni dettagliate ed aggiornate sull'avanzamento del grande progetto BUL possono infatti essere acquisite sul portale dedicato del Mise , dove è possibile, per operatori e cittadini, reperire tutte le notizie relative allo stato dell'arte, anche attraverso un apposito motore di ricerca per l'esplorazione dei dati di copertura sul territorio.
In merito al coinvolgimento dei gestori telefonici ai fini dell'attivazione del servizio di fruizione della banda ultralarga, come richiamato dagli onorevoli Zucconi e Silvestroni, evidenzio che soltanto TIM, tra i diversi operatori di telefonia presenti sul mercato, ha manifestato interesse alle infrastrutture realizzate nei suddetti comuni toscani, e pertanto ha firmato con Infratel il contratto per la loro acquisizione, prevedendo l'attivazione dei servizi ai cittadini entro il 1° semestre del 2019. In particolare, a seguito dell'aggiudicazione del bando indetto dalla regione Toscana nel 2015 da parte di TIM, la stessa società ha evidenziato di aver realizzato ed attivato tutti i collegamenti ADSL o , adempiendo puntualmente a quanto stabilito nel bando citato.
Con specifico riferimento alla fibra posata direttamente da Infratel in alcuni comuni della regione in questione, TIM ha precisato di aver sottoscritto, in data 31 ottobre 2018, una convenzione con la società “ del Mise, che prevede l'attivazione del servizio nei prossimi mesi in 12 comuni toscani.
Per quanto concerne il comune di Calcinaia, cui fa esplicito riferimento l'onorevole Ciampi, e, in particolare, il fatto che l'azienda privata TIM, interessata alla diffusione della banda ultralarga, non abbia potuto portare a termine i lavori a causa di un contenzioso con il Governo, si precisa che la sospensione dei lavori in detto comune è dovuta, di fatto, all'avvio di un procedimento istruttorio da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, autorità amministrativa indipendente, che sta attualmente valutando la posizione di TIM in relazione ad una presunta condotta anti-competitiva posta in essere da detta azienda proprio nel territorio in questione.
L'operatore TIM, sentito al riguardo, ha informato che il territorio in questione risulta coperto per circa 1'80 per cento delle sue unità abitative attraverso 23 armadi TIM che offrono il servizio alla popolazione. Per la restante parte del territorio (20 per cento) la società ha confermato che i lavori di infrastrutturazione sono al momento fermi, in quanto nel giugno 2017 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un procedimento istruttorio volto a verificare le condotte della società sul mercato dei servizi di telecomunicazioni a banda larga e ultralarga, con particolare riferimento ai piani di sviluppo della rete nelle “aree bianche” oggetto dei menzionati bandi BUL l e 2 di Infratel. A seguito di tale intervento e dei rilievi mossi dall'Autorità garante, TIM ha riferito di aver deciso di sospendere, in via cautelativa, il piano di sviluppo della rete a banda larga e ultralarga nelle aree interessate dal procedimento, tra cui ricade parte del territorio del comune di Calcinaia.
Circa le risorse destinate al Piano banda ultralarga, ricordo che il piano operativo è stato approvato con la delibera n. 65 del 2015 del CIPE, che ha assegnato inizialmente 2,2 miliardi di euro, a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, per interventi di immediata attivazione. Inoltre, sono state previste ulteriori risorse per un ammontare di 1,3 miliardi di euro, oggetto di successive delibere CIPE a valere sul Fondo sviluppo e coesione e altri 1,4 miliardi con successivi provvedimenti normativi, per un volume complessivo di risorse pari a 4,9 miliardi. A tali risorse si aggiungono gli investimenti privati, necessari al conseguimento dell'obiettivo.
Nella seduta della Conferenza Stato-Regioni dell'11 febbraio 2016 è stato siglato l'accordoquadro tra il Governo e le regioni per lo sviluppo della banda ultralarga sul territorio nazionale verso gli obiettivi dell'Unione europea 2020. Tale accordo ha stabilito che i 2,2 miliardi assegnati dalla citata delibera CIPE di agosto 2015 sarebbero stati utilizzati “secondo una ripartizione territoriale che tiene conto del fabbisogno stimato per gli interventi pubblici nelle aree bianche dei C e D” e “tenendo conto delle altre risorse disponibili per il finanziamento del piano banda ultralarga in ciascuna regione”.
Oltre agli interventi nelle “aree bianche”, da realizzare nell'arco temporale 2016-2020, il Piano BUL prevede l'intervento dello Stato anche nelle “aree grigie” (a mercato), utilizzando ulteriori risorse individuate dalla delibera CIPE n. 71 del 7 agosto 2017 e gli ulteriori strumenti finanziari previsti dal Piano BUL.
In merito poi alla preoccupazione espressa dagli onorevoli Zucconi e Silvestroni circa la tutela dei finanziamenti previsti per la progettazione ed esecuzione dell'opera pubblica in esame, evidenzio che il Ministero dello Sviluppo economico ha stabilito una rimodulazione finanziaria dell'asse II del Programma operativo nazionale imprese e competitività FESR 2014-2020, relativo all'implementazione della Strategia BUL, al solo fine di non perdere 177 milioni di euro di finanziamenti europei. L'importo destinato originariamente era di 233 milioni, e di questi risultavano impegnati 56 milioni necessari per le aree bianche.
Al fine di salvaguardare tali ingenti risorse, a causa dei citati ritardi accumulati negli ultimi anni nell'avvio dei lavori di posa della fibra, il Ministero dello Sviluppo economico ha proposto una rimodulazione dell'intervento, spostando le risorse sull'asse III del suddetto Programma relativo alle piccole e medie imprese, e che comprende anche interventi per la digitalizzazione delle stesse. Questo asse presenta un fabbisogno finanziario superiore all'asse II in relazione ad interventi già attivati.
Tale determinazione ha, quindi, consentito il pieno utilizzo delle risorse in coerenza con le tempistiche di attuazione e di spesa previste dai regolamenti comunitari, evitando in tal modo tagli ai fondi dedicati alla Strategia BUL, che rappresenta una priorità delle linee programmatiche del Mise in tema di telecomunicazioni e innovazione tecnologica.
Sentita nel merito, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fatto presente di aver tenuto in massima considerazione quanto previsto dalla Strategia italiana per la banda ultralarga e dagli Orientamenti dell'Unione europea per l'applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato in relazione allo sviluppo rapido di reti a banda larga.
Negli Orientamenti, in particolare, l'Autorità ha evidenziato, al punto 42, che le Autorità nazionali di regolamentazione dovrebbero “pubblicare orientamenti ad uso delle autorità locali che includano raccomandazioni relative all'analisi del mercato, ai prodotti e alle tariffe di accesso all'ingrosso e principi di tariffazione, tenendo conto del quadro normativo in materia di comunicazioni elettroniche e delle relative raccomandazioni formulate dalla Commissione”.
Con la delibera n. l20/16/CONS, l'Agcom ha precisato di aver adottato le linee guida per le condizioni di accesso alle reti a banda ultralarga destinatarie di contributi pubblici, destinate sia alle stazioni appaltanti - al fine di indirizzare la redazione dei bandi di gara per la realizzazione di reti a banda ultralarga con il contributo di finanziamenti pubblici in specifiche aree territoriali a fallimento di mercato (aree bianche NGA), sia ai soggetti aggiudicatari di tali bandi, per individuare le modalità di accesso alle reti in fibra ottica realizzate con il contributo di finanziamenti pubblici.
In particolare, le linee guida individuano, , i servizi che il beneficiario dovrà rendere disponibili agli operatori terzi e declinano le relative condizioni di offerta differenziate in funzione del modello di finanziamento pubblico adottato, indipendentemente dalla tecnologia sottostante. Esse hanno anche l'obiettivo di garantire un'apertura della rete per assicurare la replicabilità delle offerte al dettaglio da parte di operatori presenti sul mercato.
Sulla base di quanto definito con la suddetta delibera, Infratel ha quindi fissato le condizioni economiche di offerta di una parte dei servizi d'accesso offerti dalla società Open Fiber nelle aree bianche oggetto di concessione.
Con riferimento alle condizioni economiche, l'Agcom ha segnalato che sono in corso di valutazione le condizioni economiche di offerta dei servizi d'accesso offerti dalla società Open Fiber e i relativi volumi di vendita nelle aree bianche oggetto di concessione.
Riguardo alle iniziative di intervento sulle aree a fallimento di mercato, rilevo, tra l'altro, che presso il Mise è stato istituito il comitato di indirizzo e monitoraggio Infratel, allo scopo di verificare gli obiettivi prefissati nel piano banda ultra larga (BUL), ed è stata costituita una al fine di offrire supporto alle regioni nella rendicontazione delle opere realizzate nell'ambito del progetto BUL.
Il 14 gennaio scorso si è svolto al Mise un incontro del comitato, nel corso del quale si è discusso sulla realizzazione di progetti finalizzati a superare il nelle comunità montane e favorire, attraverso l'adozione di servizi di nuova generazione, la crescita e lo sviluppo sociale ed economico dei suddetti territori.
Il comitato ha inoltre affrontato i temi relativi allo stato d'avanzamento dei lavori per l'attuazione del progetto BUL 2018-2020 (per il quale è stato previsto un lancio di una nuova consultazione pubblica nelle aree nere e grigie del Paese il 21 gennaio 2019), del SINFI (il catasto delle infrastrutture del sottosuolo) e del piano di esecuzione del programma Wifi.Italia.it, che ha già avviato i progetti esecutivi di realizzazione di punti d'accesso - nei 140 comuni colpiti dal terremoto del 2016.
PRESIDENTE. L'onorevole Zucconi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Signor Presidente, penso che il sottosegretario Durigon abbia pensato di prendermi per stanchezza, francamente, però lo ringrazio, perché è stato piuttosto esauriente. Il problema, però, qui è anche un po' diverso. Ho apprezzato tutto quello che è stato detto, ma facciamo il caso appunto della regione Toscana; il problema è nazionale, ma parliamo di questo caso, perché è emblematico.
Regione Toscana stanzia, anticipa e spende 29 milioni per stendere la banca larga. Gli apparecchi di sono presenti in gran parte dei comuni della Toscana, il problema è che non vengono attivati, perché gli operatori che dovrebbero attivarli non vedono una redditività in quest'operazione. Il risultato rimane quello, cioè che la banda larga, in tanti comuni della Toscana e quindi del Paese in generale, non c'è, quindi le connessioni sono lente e le persone sono costrette a lavorare, soprattutto in parecchie zone montane, con mille difficoltà, perché i vanno al rallenty eccetera eccetera.
Se a questo aggiungiamo che di recente si sono aggiunte le problematiche che riguardano la connessione che dovrebbe portare anche alla possibilità di svolgere gli adempimenti legati alla fatturazione elettronica, per esempio, perché se no diventa un vero supplizio, il Governo in questo momento di grandi risposte non ne sta dando.
Quindi, la mia soddisfazione è veramente parziale, sottosegretario. Qui ci vuole un impulso.
Intanto, sottolineo che regione Toscana - stranamente - è stata adempiente in tutto, anticipando addirittura la stesura della banda, la creazione e l'allocazione degli , quindi si tratta soltanto che gli operatori vengano o incentivati o convinti ad intervenire anche in quelle aree in cui praticamente c'è una presenza di fallimento di mercato, che capiamo, ma evidentemente, come si dice dalle nostre parti, “poggi e bue fan pari”, cioè laddove ci sono estreme possibilità di guadagno saranno compensate in zone dove comunque un servizio va reso.
Le cito soltanto il fatto che pochi giorni fa - perché questo è il tema, non è quello del Governo - il responsabile TIM della Toscana ovest, il dottor Alessandro Bettini, ha dichiarato, ad esempio, come i lavori ad Altopascio siano da tempo completati, che si è in attesa dell'autorizzazione dell'AGCM per i collaudi.
Allora, qui non vorremmo che partisse un rimpallo di responsabilità fra gli operatori - che dicono di essere in attesa di collaudi o di autorizzazioni, atteso che tutti i comuni della Toscana hanno dato immediata autorizzazione per la stesura della banda larga, quindi in questo si è stati celeri - e il Governo, che non riesce ad incentivare gli operatori e i gestori a partire.
Insomma, lo stallo rimane questo, Durigon, quindi cerchiamo di andare oltre i rituali delle domande e delle risposte. Le ho segnalato un problema importante, che attiene soprattutto a zone che hanno già mille difficoltà, come quelle montane, le ho segnalato il fatto che la fatturazione elettronica comporta poi all'imprenditore di dedicare un certo tempo al computer e alle connessioni, mi affido al Governo perché abbia una sensibilità, ma credo veramente che sia anche un dovere risolvere questo problema.
PRESIDENTE. L'onorevole Ciampi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
LUCIA CIAMPI(PD). Presidente, anch'io sono parzialmente soddisfatta. Ringrazio il sottosegretario per la quantità di notizie che ci ha fornito, molte delle quali erano note a noi amministratori, ma anch'io, come il collega che mi ha preceduto, vengo a sollecitare l'intervento del Governo perché si superi questa fase di stallo, che è assolutamente non compresa, prima di tutto dagli amministratori ma anche e soprattutto dai cittadini, che si vedono sperequati sullo stesso territorio, dove le zone bianche non riguardano solamente zone marginali ma anche addirittura zone all'interno dei centri abitati, che quindi dividono in maniera sperequata cittadini che hanno la possibilità di usufruire della banda larga ed altri che non hanno tale possibilità.
Il piano nazionale strategico BUL, elaborato dal precedente Governo, autorizzato e sostenuto dalla Commissione europea, prevede la copertura del territorio nazionale entro il 2020.
La regione Toscana, come è già stato detto, aveva attivato l'agenda digitale anticipando fondi comunitari, proprio per raggiungere questo risultato il prima possibile. Appare evidente, quindi, la necessità di fornire una connettività ultraveloce in ogni area del Paese per soddisfare le esigenze dei cittadini.
La diffusione della banda ultra larga sta avendo notevoli ritardi, soprattutto nelle zone della Toscana, in particolare nei comuni medio piccoli, come appunto il mio comune, il comune di Calcinaia, di cui sono sindaco, in altri comuni della Valdera e più in generale della provincia di Pisa ma della Toscana in generale.
Dopo alcuni spostamenti inopinati della copertura di fibra ottica in questi comuni, abbiamo visto operare nei nostri territori l'azienda privata TIM, che ha steso i cavi, ma fino a poco tempo fa non aveva attivato le utenze a causa di un contenzioso relativo alla scarsa remunerazione dell'attivazione del servizio stesso: così ci dice TIM e l'ingegner Bettini stesso, con il quale io ho parlato diverse volte.
Open Fiber è l'operatore che si è aggiudicato appunto la gara (il primo bando è stato nel giugno 2016) per le aree a fallimento di mercato, come si dice, gara che ha riguardato sei regioni, tra cui la Toscana, per la diffusione appunto della banda ultra larga. Tuttavia, nonostante gli accordi con TIM rispetto ai quali sarebbe opportuno avere una completa conoscenza, non è ancora riuscita a intervenire in maniera efficace per coprire le aree bianche. La conoscenza specifica a cui io mi riferisco è quella relativa al contenzioso, del quale non riesco bene a capire i termini.
In particolare, di fronte alla continua domanda di connessioni iperveloce che arriva dagli utenti, ma non solamente dai cittadini, anche dalle aziende che operano nel settore digitale e che hanno estremo bisogno di avere una rete all'avanguardia, sarebbe opportuno avere tempi certi riguardo alla fine degli interventi. Questo io chiedo. A Calcinaia si continua a procedere per , al momento attuale sono connesse - lei lo ha ricordato, sottosegretario - l'85 per cento delle utenze, ma si registrano zone, anche in quelle centrali del comune, in cui la fibra non è ancora attiva e aree bianche di cui resta difficile comprendere il perché della mancata attivazione.
Siamo estremamente grati anche dell'attenzione degli operatori privati, che ci danno anche delle risposte verbali, ma è arrivato il momento di concretizzare gli sforzi, c'è bisogno di una regia comune, di un impulso da parte del Governo. Il Governo si deve impegnare per fare in modo che arrivi a una copertura del 100 per cento anche nei comuni medio-piccoli. Siamo nel 2019, il piano nazionale strategico BUL prevede la copertura totale nel nostro Paese nel 2020, non possiamo lasciare niente di intentato affinché i contributi europei non vadano irrimediabilmente perduti .
PRESIDENTE. Salutiamo, intanto, studenti e docenti dell'Istituto tecnologico “Salvo D'Acquisto” di Bracciano, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico .
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Luca Coletto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Carnevali ed altri n. 3-00153 .
LUCA COLETTO,. Grazie, Presidente. Preliminarmente, desidero ricordare che il Ministero della Salute ha già avuto modo di illustrare a questa Aula, nel corso dell'informativa del 23 ottobre 2018, le numerose e complesse iniziative che da anni sono state condotte per far fronte ad un fenomeno, quello connesso alle forme morbose causate da legionella, sul quale è stata riposta, costantemente negli anni, la massima attenzione.
Ometto, dunque, in questa sede di illustrare nuovamente le iniziative per concentrarmi sugli episodi specifici segnalati nell'odierno atto ispettivo. Do notizia brevemente, innanzitutto, dei fatti e delle prime misure assunte in ambito territoriale.
In seguito alle segnalazioni di un numero anomalo di accessi per polmonite al pronto soccorso di alcuni presidi ospedalieri nelle aree interessate, l'Agenzia di tutela della salute di Brescia ha deciso, in data 7 settembre 2018, l'avvio di una campagna di prelievi di acqua presso i punti diretti degli acquedotti nei comuni nei quali si era verificata la maggioranza dei casi, al fine di effettuare una ricerca mirata del batterio della legionella, ipotizzata quale agente eziologico delle polmoniti.
Nelle giornate dell'8, 9 e 10 settembre 2018 sono stati conferiti al laboratorio di sanità pubblica ed analizzati complessivamente 119 campioni, di cui 63 prelevati presso abitazioni private e 56 in punti significativi delle reti acquedottistiche. Inoltre, poiché soprattutto nei primi giorni del manifestarsi dell'evento alcune persone che presentavano sintomi di polmonite sono state assistite a domicilio dal proprio medico di base, l'Agenzia di tutela della salute di Brescia, il 13 settembre 2018, ha dato indicazione ai medici degli ambiti territoriali di Montichiari e Leno di invitare i propri assistiti, con diagnosi di polmonite ed esame radiografico positivo, a sottoporsi ad approfondimenti diagnostici per la ricerca sui liquidi biologici degli antigeni di agenti patogeni per la polmonite, quali l'antigene urinario della legionella e l'antigene urinario dello pneumococco e la ricerca sierologica per la legionella.
Contestualmente, a partire dall'11 settembre, è stato anche avviato il prelievo di campioni d'acqua presso alcune ditte aventi torri di raffreddamento; dunque presso tre ditte site nei comuni di Montichiari, Calvisano e Carpenedolo, nei giorni 11 e 12 settembre 2018, sono stati prelevati complessivamente 10 campioni d'acqua dalle torri di raffreddamento e 59 campioni da altri punti di utilizzo di acqua. Le indagini ambientali sono proseguite nei giorni successivi in altre ditte.
In considerazione della distribuzione geografica dei casi di polmonite, che si sono concentrati lungo l'ansa del fiume Chiese, l'Agenzia di tutela della salute di Brescia ha deciso anche di campionare l'acqua del fiume in vari punti del suo corso e di alcuni vasi irrigui da esso derivanti.
Alla data del 28 settembre 2018, i campioni complessivamente posti in semina nel laboratorio della sanità pubblica dell'Agenzia di tutela della salute di Brescia erano 493 e i casi complessivi di polmonite giunti al pronto soccorso erano 651 e per il 74,2 per cento dei casi si è reso necessario il ricovero, cioè 483 casi.
Bisogna rimarcare che da tale attività di indagine risultava l'assenza di positività in tutti i campioni di acqua prelevati da acquedotti e punti di rete, mentre gli esiti riguardanti le torri di raffreddamento, positivi in 9 casi su 10, hanno determinato le locali Agenzie di tutela della salute a chiedere ai sindaci dei comuni coinvolti l'emissione di un'ordinanza contingibile e urgente a carico delle ditte per un intervento di sanificazione degli impianti.
Preme far presente che, in tutte le summenzionate attività, le Aziende per la tutela della salute di Brescia e Val Padana sono state supportate dall'Istituto superiore di sanità, che, in conformità alle indicazioni e alle linee-guida vigenti, ha confermato le diagnosi, la tipizzazione degli isolati ed ha partecipato a due teleconferenze che avevano come obiettivo la consultazione e la condivisione delle informazioni e dei dati disponibili.
In tali occasioni, l'Istituto superiore di sanità ha fornito alle Agenzie e alla regione Lombardia i suggerimenti tecnici di carattere epidemiologico e microbiologico per il proseguo dell'indagine, nonché in merito alle attività epidemiologiche rivolte all'identificazione della fonte dei casi di legionellosi.
Dai dati attualmente disponibili, l'Istituto segnala, dunque, che non è ancora possibile identificare la fonte che ha determinato l'evento. Di converso, dal novembre 2018, il numero di casi di legionellosi nel territorio delle citate agenzie, è tornato di nuovo quello atteso.
In effetti, ad esclusione della correlazione osservata tra i ceppi di origine umana appartenenti al sottotipo ST 1455 con i ceppi di origine ambientale isolati nel fiume Chiese, i ceppi isolati dalle altre possibili fonti di contagio sono diversi tra loro e non hanno alcuna correlazione con i ceppi isolati nei pazienti.
In conclusione, si ha ragione di ritenere che l'evento epidemico in esame sia molto complesso poiché più fonti hanno concorso al verificarsi dei casi di legionellosi e dei casi di polmonite di diversa eziologia, per di più in un contesto meteorologico tale da favorire la dispersione di legionellosi nell'ambiente.
Anche per tali motivi, l'Istituto superiore di sanità ha, da ultimo, suggerito alla regione Lombardia di effettuare di nuovo i campionamenti presso i siti risultati negativi, prelevando quantità maggiori di acqua, circa due litri, in quanto nell'ipotesi che gli impianti siano stati disinfettati, la legionella potrebbe essere in bassa carica.
L'Istituto ha anche proposto di effettuare indagini su impianti di depurazione delle acque e di verificare come le acque reflue vengono smaltite o eventualmente riutilizzate. Tali indagini sono tuttora in corso.
Concludo dando piena assicurazione in merito all'impegno, che continuerà ad essere garantito, al prosieguo delle iniziative che sono state illustrate e che testimoniano un proficuo livello di coordinamento tra le autorità sanitarie locali e l'Istituto superiore di sanità, cui tutti riconoscono un profondo patrimonio scientifico ed esperienziale, tra gli altri, nello specifico campo della sorveglianza epidemiologica della legionellosi.
PRESIDENTE. L'onorevole Bazoli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Carnevali ed altri n. 3-00153, di cui è cofirmatario.
ALFREDO BAZOLI(PD). Grazie Presidente, sono un po' preoccupato dalla risposta, che attesta l'attività che è sta fatta dalle Aziende locali e anche dall'Istituto superiore sanità, ma che, come temevo, non ci fornisce una risposta sulla causa di questa epidemia di polmonite che si è registrata nel bresciano nel settembre scorso.
Il sottosegretario ha citato un po' di numeri, ma credo che, per far capire la dimensione del fenomeno, sia il caso di sottolinearne alcuni altri, perché l'epidemia ha riguardato una porzione di territorio abbastanza limitata, cioè l'area sud-orientale della provincia di Brescia e l'alto mantovano, ma la cosa particolare di questa epidemia è che ha riguardato, in particolare, sette comuni della provincia di Brescia, della bassa bresciana sudorientale, nei quali si sono registrati in totale 363 casi di polmonite, contro una media di circa 20, 30, 40, negli stessi periodi corrispondenti.
Quindi c'è stata un'epidemia improvvisa e della quale ancora, come purtroppo la risposta all'interrogazione ci ha testimoniato, non conosciamo le cause, nonostante l'impegno profuso. Ricordo che una settimana dopo che si registrò questa epidemia l'assessore al di regione Lombardia fece una dichiarazione molto imprudente e incauta, perché disse che la causa era da ricercarsi nelle torri di raffreddamento di alcune aziende limitrofe al territorio. Oggi ci viene confermato, invece, che probabilmente non è lì che si annida la causa dell'epidemia, cioè non è dentro quelle torri che si annida il batterio che ha causato poi questa epidemia. E però, detto che lì non c'è la causa, ancora non sappiamo quali sono le cause prossime di un'epidemia che ha generato una vasta preoccupazione, ovviamente, nei territori interessati, che ha causato numerose patologie, anche con grandi conseguenze a carico di chi è stato colpito, perché c'è stato almeno un decesso che è certamente dovuto a questa epidemia.
Ed è preoccupante il fatto che ancora oggi non abbiamo alcuna certezza. Qualcuno ha detto che è stato un caso unico al mondo, e quindi, probabilmente, anche questo testimonia dell'eccezionalità dell'evento, ma il fatto che ad oggi, dopo molti mesi dall'evento, ancora le autorità non siano in grado di indicarci qual è la causa ovviamente non rassicura le popolazioni interessate, anzi, desta ulteriore preoccupazione. E non vorremmo che nelle attività anche di indagine e di verifica dell'Istituto superiore di sanità avesse inciso anche il fatto che in questi mesi l'istituto è stato interessato, da un lato, dall'azzeramento del Consiglio superiore, dall'altro lato, dalle dimissioni dei vertici, che, probabilmente, non hanno aiutato anche a svolgere al meglio il suo compito.
Quindi, noi prendiamo per buono l'impegno che è stato testimoniato e ribadito qui dal sottosegretario, però ci teniamo a ribadire che per questi territori è fondamentale riuscire a arrivare in tempi brevi a una verifica puntuale, a un accertamento puntuale delle cause, perché questo consentirebbe di rasserenare la popolazione e anche di avere qualche elemento in più per capire come prevenire ulteriori episodi come questi .
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, Alessandra Pesce, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Spena n. 3-00362 .
ALESSANDRA PESCE,. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio innanzitutto l'interrogante, che mi offre l'opportunità di sottolineare e confermare come il tema dell'agricoltura sociale sia di interesse per il Ministero, vista la sua capacità di proporre soluzioni innovative di . L'obiettivo dell'agricoltura sociale è infatti quello di migliorare lo stato di salute fisico e mentale delle persone attraverso la possibilità del lavoro in campagna, con ricadute positive anche a livello sociale; intende favorire il reinserimento di soggetti svantaggiati nella comunità e, al contempo, produrre. La legge 18 agosto 2015, n. 141, recante le disposizioni in materia di agricoltura sociale, prevede che, con un decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ora Mipaaft, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, vengano definiti i requisiti minimi e le modalità relative alle attività di cui al comma 1 della stessa legge, ovvero le attività dell'agricoltura sociale esercitate dagli imprenditori agricoli in forma singola e associata e dalle cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381.
Il provvedimento in oggetto ha acquisito l'intesa in seno alla Conferenza in data 21 dicembre 2017 e in data 15 gennaio 2018 lo schema di decreto è stato trasmesso al Senato della Repubblica e alla Camera dei deputati per l'acquisizione del parere, che, tuttavia, non è stato reso in tempo utile prima dello scioglimento delle Camere.
Il 12 settembre 2018 lo schema di decreto è tornato nuovamente alle competenti Commissioni parlamentari per l'acquisizione del suddetto parere. Per concludere, comunico che il decreto, sottoscritto dal Ministro Centinaio lo scorso 21 dicembre, è stato trasmesso agli organi di controllo in data 24 gennaio, e in data 24 gennaio ha ottenuto l'esito positivo dall'Ufficio centrale di bilancio. Questa procedura è a norma di legge per la pubblicazione del decreto in e sul sito del Ministero. Tengo, infine, a sottolineare che questa amministrazione, conscia della rilevanza della tematica, ha invitato i componenti dell'Osservatorio sull'agricoltura sociale a predisporre mirati gruppi di lavoro al fine di procedere alla stesura di linee guida che ulteriormente rafforzino il sistema dell'agricoltura sociale in chiave partecipativa e condivisa.
PRESIDENTE. L'onorevole Spena ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
MARIA SPENA(FI). Grazie Presidente, grazie sottosegretario Pesce. Dunque, finalmente ci siamo, ci siamo a questo decreto che aspettavamo da tempo, e quindi lo vorremmo vedere pubblicato per vedere anche quale sarà il contenuto di questo decreto e, soprattutto, quelle linee guida che sono necessarie per dare uniformità di attuazione a tutte quelle regioni che credono in questo progetto. Presidente, nell'agricoltura sociale l'Italia è stata tra i Paesi la prima che in Europa si è affacciata a questa alternativa del fare agricoltura. L'attenzione al sociale da parte di questo Governo ha visto delle dei vuoti; pensiamo anche, Presidente, a quello che è stato l'aumento dell'IRES nei confronti delle e anche un po' alla disattenzione rispetto alla finanziaria per le famiglie con disabili.
Quindi, noi crediamo che la politica portata avanti dal Ministro Centinaio con il Ministero dell'agricoltura possa anche un po' sopperire a quelli che sono dei vuoti nell'azione nei confronti di chi è rimasto indietro, nei confronti di chi ha più bisogno, nei confronti di quelle tante famiglie con figli affetti da disabilità psichica e fisica che nella natura, nel lavoro dei campi, con l'avvicinamento alle attività connesse alle tante aziende agricole del nostro territorio nazionale possono trovare conforto. Quindi, sono tante le scuole, soprattutto le scuole agrarie, e quindi gli istituti agrari, che hanno fatto dei progetti, con tanti ragazzi che si sono avvicinati alle attività agricole.
Oltretutto, si dà anche la possibilità a tante imprenditrici che con le nuove tecnologie possono sicuramente trovare degli sviluppi e degli sbocchi lavorativi nel campo del sociale insieme a quello agricolo. Le ricadute sono molto importanti, e quindi poter puntare di più sull'agricoltura sociale vuol dire dare valore alla vocazione multifunzionale delle nostre campagne, con degli effetti che sicuramente ricompensano l'intera società, soprattutto nei confronti di quelle persone che sono rimaste indietro.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, Alessandra Pesce, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Losacco n. 3-00148 .
ALESSANDRA PESCE,. Il Regolamento europeo n. 261/2004 istituisce regole comuni in materia di compensazione e assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato. Per l'applicazione di tale Regolamento in Italia responsabile è l'Ente nazionale per l'aviazione civile, l'ENAC, il quale ha effettuato verifiche attraverso la competente direzione aeroportuale Puglia e Basilicata, e, anche dall'esame di alcuni reclami pervenuti dai passeggeri presenti sul volo in argomento, è risultato che la compagnia aerea Ryanair abbia offerto l'assistenza prevista nei casi di ritardo prolungato, snack e bevande, e abbia correttamente offerto ai passeggeri la possibilità di rinunciare al volo e di ottenere il rimborso del costo del biglietto, fattispecie prevista in caso di ritardo superiore alle 5 ore. Quindi, ENAC rileva che la compagnia aerea ha correttamente seguito le disposizioni previste dalla normativa comunitaria.
Più in particolare, dal giornaliero del 9 agosto 2018, è stato rilevato che il volo Ryanair FR1582 Francoforte-Brindisi arrivava sullo scalo pugliese con più di tre ore di ritardo. Di conseguenza, il volo FR1583 Brindisi-Francoforte ha iniziato le operazioni di imbarco alle ore 14,03 e terminato alle ore 14,18. All'arrivo a Brindisi si era già a conoscenza di un problema all'APU, , ossia il generatore di corrente di bordo ausiliare. Chiuse le porte dell'aeromobile, i motori sono stati accesi a basso regime per garantire la presenza dell'aria condizionata in cabina, avendo ancora l'APU non operativa. L'aria condizionata, tuttavia, non era funzionante su tutto l'aeromobile. Contestualmente, lo del volo subisce una revisione peggiorativa per cui c'è una nuova autorizzazione al decollo alle 15,33. Trascorsi quaranta minuti dal termine dell'imbarco, il comandante informa la rampa di volo che a bordo alcuni passeggeri si sono lamentati per il caldo eccessivo e alcuni hanno chiesto di scendere dall'aeromobile. All'apertura del portellone viene fatto sbarcare tutto il volo perché molti passeggeri erano visibilmente provati delle alte temperature raggiunte in cabina. Lo sbarco è iniziato alle ore 15,15 sotto il presidio delle forze di polizia. Il secondo imbarco è avvenuto alle 16,20 ed è terminato alle 16,35. Mentre l'aeromobile è pronto per la messa in moto, tre passeggeri decidono nuovamente di scendere e non ripartire più. Dopo un breve colloquio, i passeggeri risalgono a bordo. Nel frattempo lo assegnato in precedenza alle ore 16,39 viene perso e l'aeromobile decolla effettivamente alle ore 17,20.
PRESIDENTE. L'onorevole Losacco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
ALBERTO LOSACCO(PD). Grazie, Presidente. Ringrazio anche la sottosegretaria Pesce, sottosegretaria all'agricoltura, e non nascondo che ci ho messo qualche minuto per ricordarmi che, per lo spirito frizzante e l'allegria del Governo, il turismo è caduto sotto quel Ministero. Quindi riconosco anche la puntigliosità della replica e del commento del sottosegretario. L'atto di sindacato ispettivo si riferisce ad un disservizio e a un conseguente rilevante disagio che era occorso, come è stato riportato dal sottosegretario e anche dagli organi di informazione, ai viaggiatori del volo del 9 agosto scorso, quindi in piena estate, in partenza da Brindisi per Francoforte. È vero che è un episodio accaduto diversi mesi fa, ma si tratta purtroppo di un disservizio che si verifica frequentemente negli aeroscali del Mezzogiorno e pone un problema non di poco conto in un territorio nel quale il diritto alla mobilità risulta essere condizionato al forte infrastrutturale. È evidente che il cattivo funzionamento dei collegamenti disponibili rischia di avere implicazioni non solo dal punto di vista dell'effettivo esercizio del diritto ma anche dal punto di vista economico, in particolare per il settore turistico. Ora sappiamo che questi ultimi mesi per la compagnia in questione sono stati mesi critici per una serie di agitazioni del personale a causa del riconoscimento di alcune importanti diritti e sappiamo anche che le vicende Alitalia sul futuro della compagnia di bandiera hanno ripercussioni sulla mobilità aerea.
Il 2018 è stato un anno per gli aeroporti pugliesi straordinario. Complessivamente, su Bari e Brindisi i passeggeri in arrivo e partenza sono stati oltre 7 milioni e mezzo, un dato mai raggiunto, con un incremento del 7,2 per cento rispetto al 2017, mentre sul traffico di linea abbiamo avuto un aumento del 7,4 per cento. Ancora maggiore il traffico per le linee internazionali, con quasi 3 milioni di passeggeri in più, quindi con un incremento del 18,2 per cento rispetto all'anno precedente.
L'aeroporto di Bari per la prima volta ha superato il tetto dei 5 milioni, quindi possiamo dire che negli ultimi tre anni gli aeroporti della Puglia hanno raggiunto traguardi importanti in termini di efficienza e autonomia, dimostrando piena capacità di stare sul mercato. Questo valore va quindi preservato ed è per questo che episodi come quello oggetto dell'interrogazione dovranno essere evitati perché rischiano di inficiare il grande lavoro portato avanti per rafforzare la raggiungibilità e i collegamenti della Puglia con destinazioni nazionali e soprattutto verso l'est.
I poli di attrazione turistica, l'incremento del turismo religioso e i profili fieristici, l'agroalimentare, l'essere porta del Levante necessitano di collegamenti aeroportuali efficienti. Prendiamo atto della risposta del Governo ma siamo preoccupati per ciò che è alla base delle scelte dell'Esecutivo che sono contenute nella legge di bilancio. Penso, ad esempio, ai tagli all'ENAC e anche alla rete infrastrutturale, al servizio degli aeroporti. Solo all'ultimo sono stati infatti scongiurati tagli ancora più rilevanti per il sistema infrastrutturale al servizio del polo fieristico. Al di là della propaganda, infatti, esiste il merito delle questioni e la mobilità aerea è fondamentale all'interno del Sud e lo è ancora di più per la Puglia, anche in relazione all'evento Matera Capitale della Cultura europea 2019, che vede proprio negli aeroporti pugliesi i due approdi principali.
Continueremo, pertanto, a monitorare attentamente questo strategico segmento della mobilità per la Puglia che, ovviamente, non è estraneo agli obiettivi per il rilancio economico di tali territori
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
ENRICO BORGHI(PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI(PD). Grazie, signora Presidente. Esattamente, intervengo per un richiamo al Regolamento, in particolare all'articolo 8 del nostro Regolamento, laddove stabilisce, nella prima frase del primo comma, che il Presidente rappresenta la Camera. Già ieri abbiamo svolto un intervento in questa direzione e dobbiamo purtroppo constatare, da un lato, la continua afasia, il permanere di un continuo silenzio da parte del Presidente della Camera e, dall'altro, la continua recrudescenza di azioni ed iniziative del Governo nei confronti delle prerogative dei parlamentari. Mi riferisco in particolare, signora Presidente, a delle dichiarazioni del Ministro Toninelli, che riteniamo gravi e che fanno il paio con le dichiarazioni rese dal Ministro Salvini due giorni fa. Il Ministro Toninelli, intervistato da una importante e autorevole quotidiano del nostro Paese, non ha trovato nient'altro di meglio che attaccare i parlamentari dell'opposizione, i quali, a suo dire, avrebbero violato un divieto e che, sempre a suo dire, a questo punto dovrebbero essere segnalati all'autorità giudiziaria. Noi vorremmo dire al Governo di mettersi l'anima in pace e di denunciarci tutti a questo punto, in quanto, come è noto, il Partito Democratico e il gruppo parlamentare alla Camera del Partito Democratico, insieme con i colleghi del Senato, ha avviato una staffetta per consentire la presenza di tutti i parlamentari per evidenziare di fronte al Paese l'incresciosa situazione. Tuttavia, signora Presidente, qui abbiamo un nodo che solo il Presidente dalla Camera con un autorevole intervento può sciogliere. Infatti, l'altro giorno il Ministro Salvini accusa i parlamentari che esercitano le loro prerogative di commettere reati. Oggi il Ministro Toninelli fa appello alla magistratura e all'autorità giudiziaria richiamandola a controllare i parlamentari dell'opposizione. Il rapporto tra Parlamento e Governo è un nodo delicato rispetto al quale è il Parlamento a controllare il Governo e non viceversa, e il silenzio del Presidente della Camera non è accettabile, signora Presidente: silenzio sulle prerogative negate e conculcate dei rappresentanti parlamentari, tutti, non solo dell'opposizione; silenzio sugli attacchi e sulle minacce, neppure troppo soffuse, che i membri del Governo fanno nei confronti dei parlamentari della minoranza che esercitano le loro prerogative; silenzio, signora Presidente, sugli attacchi che, via sono stati rivolti ad alcuni esponenti della Camera. Non mi riferisco a persone che sono iscritte al nostro gruppo, ma invito a vedere che cosa è accaduto nei confronti della collega Prestigiacomo e di quanto costei sia stata messa alla berlina su un sito ufficiale di un partito di Governo quale la Lega. Su tutto questo vi è il silenzio: sono cose inaccettabili, signora Presidente!
Noi riteniamo che il Presidente della Camera - proprio in ossequio all'articolo 8, al fatto che esso ci rappresenta tutti e non rappresenta un partito e non rappresenta una fazione e non rappresenta una parte limitata dell'Aula - debba compiere, a questo punto, non più solo un'azione verbale, ma, magari, un gesto; vada lui, magari accompagnato dai livelli istituzionali, a Siracusa, vada sulla , intervenga personalmente.
È la terza carica dello Stato e così, magari, con una rappresentanza istituzionale, salga lì sopra e metta definitivamente fine a una vicenda incresciosa e incredibile che non rende onore al nostro Paese .
PRESIDENTE. Inoltrerò, naturalmente, la sua richiesta al Presidente Fico.
Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 14.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Colletti e Sarti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Presidente, colleghi, ricorreva ieri l'anniversario della scomparsa di Ettore Peretti, a soli cinquantanove anni, a causa di un infarto, il 28 gennaio 2018. Era nato a Costermano, in provincia di Verona, il 14 marzo 1958; laureato sia in scienze agrarie che in scienze politiche, ha iniziato la sua attività politica sul territorio: consigliere comunale, assessore comunale e assessore provinciale. Le responsabilità ricoperte in qualità di amministratore locale hanno segnato profondamente l'intera esperienza politica di Ettore Peretti.
Eletto alla Camera per la prima volta nel 1994 con il Centro Cristiano Democratico e, poi, confermato per altre tre legislature, ha sempre svolto il proprio mandato con rigore, dedizione e spirito di servizio, mantenendo un legame profondo con la terra di origine di cui conosceva perfettamente la storia e della quale condivideva identità, difficoltà, speranze, passioni e identità.
Come membro di questa Camera è stato componente della Commissione bilancio e della Commissione agricoltura, della quale è stato anche vicepresidente, facendosi promotore di numerose iniziative legislative; alcune, sono diventate leggi, come quella in materia di attuazione degli interventi programmati nel settore agricolo, agroindustriale e forestale e anche sulla motivazione dei provvedimenti amministrativi.
Dopo il suo mandato parlamentare, Ettore Peretti ha collaborato come dirigente all'ANAC e all'Autorità per la privacy. Amava lo sport e la solidarietà Ettore Peretti e, di qui, il suo impegno sia negli anni in cui ha svolto il suo mandato parlamentare, sia successivamente nella nazionale di calcio dei parlamentari, della quale era diventato nel corso del tempo un pilastro fondamentale, sia dentro che fuori dal campo. Molti colleghi che interverranno quest'oggi, Presidente, lo hanno conosciuto in quel contesto e lo hanno apprezzato in quel contesto, mentre altri, come me, hanno avuto la fortuna di condividere anche l'impegno e la presenza in quest'Aula. Ettore Peretti era un'intelligenza viva, vivace, era simpatico, era sobrio, era discreto, era capace di dire la parola giusta al momento giusto, era una persona che capiva la politica e sapeva farsi portavoce delle esigenze del suo territorio anche in queste Aule. Ettore Peretti ci ha lasciato l'anno scorso, in un periodo in cui il Parlamento non era riunito e quindi la sua figura non è stata ricordata, ma è successo qualcosa di molto speciale: al suo funerale, a Costermano, si sono incontrati colleghi di tutti i gruppi parlamentari, compagni di squadra di tutti i gruppi parlamentari e amministratori locali a testimoniare con la loro presenza quanto fosse trasversalmente apprezzato e amato anche sul territorio, tant'è vero che, proprio a Costermano, dedicheranno ad Ettore Peretti un centro polifunzionale.
Noi, oggi, lo ricordiamo in quest'Aula, ricordiamo il suo sorriso, la sua presenza, il suo contributo politico e umano, le sue battaglie e lo ricordiamo come uomo, come amico, come compagno di squadra. Il nostro abbraccio alla moglie Monica e alle sue figlie, Giulia e Francesca, che lo hanno perduto troppo presto, ma che hanno avuto la fortuna di amarlo come marito e come padre .
PRESIDENTE. Ringrazio il deputato Baldelli di aver commemorato il nostro collega, Ettore Peretti. Come ha detto anche lei, collega, giustamente, Ettore Peretti non è stato ricordato in occasione della sua scomparsa, in quanto appunto in quel periodo le Camere erano sciolte. Desidero quindi esprimere a nome mio personale e di tutta l'Assemblea il più profondo cordoglio e le più sincere condoglianze alla famiglia di Ettore Peretti .
Ha chiesto di parlare il deputato Roger De Menech. Ne ha facoltà.
ROGER DE MENECH(PD). Grazie, Presidente. E' con grande emozione per me ricordare, a nome del Partito Democratico, la figura di Ettore Peretti, deputato per quattro legislature. Lo ha descritto molto bene il collega Baldelli, che ringrazio.
Nonostante tanti anni trascorsi a Roma, non aveva mai perso il legame forte con il proprio territorio, con la sua terra d'origine, con il Veneto, con il suo comune, e non è un caso che proprio il suo comune, con un'operazione che lui ha portato avanti negli ultimi mesi della sua vita, gli stia dedicando proprio una palazzina polifunzionale. Questa è anche la cifra della figura morale di Ettore Peretti, che manteneva gli impegni presi e portava a casa i risultati. Un uomo onesto, un galantuomo, un uomo generoso, una figura - io la definirei così - d'altri tempi, veramente d'altri tempi. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo nel 2013, quando, con un gruppo di deputati appena entrati in Parlamento siamo andati ai primi allenamenti della nazionale parlamentari. Lui, come faceva con tutti quanti noi appena arrivati, ci prendeva sottobraccio anche fisicamente e ci consigliava rispetto alla vita parlamentare e anche all'importanza di un'associazione come la Nazionale parlamentari: uno strumento che, per uno come lui che con me si definiva un “radicalmente moderato”, metteva insieme le anime e le persone, metteva insieme estrazioni diverse, culture diverse, sensibilità politiche diverse. Dentro quel rettangolo di gioco però si giocava tutti per la stessa squadra e si portavano avanti con orgoglio, con la testa alta e la schiena dritta le istituzioni, il ruolo del Parlamento e il ruolo anche della Nazionale parlamentari. Ci teneva sotto braccio all'inizio, nel 2013, come nel 2018, quando, nelle cene dopo gli allenamenti, eravamo tutti molto preoccupati e tesi per l'imminente campagna elettorale. Ebbene, Ettore aveva sempre una parola di conforto per tutti quanti noi.
Ecco, Ettore: un uomo squadra, un uomo che, dal centro della difesa, sosteneva ed aiutava tutti. Un abbraccio forte alla famiglia, alla moglie e alle due figlie, con l'orgoglio di dire che, di generosi uomini squadra come Ettore Peretti, ne abbiamo tanto, tanto bisogno anche oggi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Tofalo. Ne ha facoltà.
ANGELO TOFALO. Grazie, Presidente. Ettore era un amico, una di quelle amicizie recenti, ma sincere, che possono comprendere fino in fondo soltanto coloro che nella propria vita si sono sbucciati le ginocchia, graffiati le gambe dietro ad un pallone di cuoio su campetti in terra e in erba. Non ho conosciuto l'uomo politico, l'onorevole Ettore Peretti, come ha raccontato il collega Baldelli, parlamentare della Repubblica, già consigliere, assessore e parlamentare della Repubblica italiana in ben quattro legislature, ma ho avuto il piacere e l'onore di conoscere invece l'uomo Ettore, che entrò in Parlamento nel lontano 1994, ma entrò soprattutto nella Nazionale parlamentari, Nazionale parlamentari che ha una storia di circa trent'anni ed Ettore ha scritto quasi 25 anni, ahimè fino al giorno prima della sua prematura scomparsa. Ettore ha rappresentato l'Italia con la Nazionale parlamentari in tutti o quasi i continenti del globo, ha partecipato a tre partite del cuore (nel 1996 a Bologna, nel 1997 nella sua Verona, nel 2011 a Parma). Sa Presidente, noi abbiamo una regola: quando si esce da quest'Aula e si va a fare l'allenamento, non si parla più di politica, ma nella scorsa legislatura spesso i toni sono stati molto accesi - lo saranno sicuramente anche in questa - e spesso ci siamo scontrati, quando però arrivavi al campo, Ettore, proprio per l'esperienza che aveva avuto verso noi più giovani - mi riferisco al sottoscritto, ricordo i colleghi Lotti, Fanucci, tutti, da destra a sinistra, senza colore, senza simbolo, senza partito - era capace di guardarci negli occhi, di scambiare velocemente due battute e di far volare via i pensieri, si cominciava a inseguire la palla e tutto passava via. E poi passavamo piacevoli serate dopo l'allenamento a cena tutti quanti insieme. Io credo che, se vogliamo realmente onorare la scomparsa dell'onorevole Ettore Peretti, persona lontana dai riflettori, diversa forse dai politici moderni, dovremmo a mio avviso, Presidente - mi rivolgo anche alla Presidenza - rivalorizzare la Nazionale parlamentari, come una risorsa dell'Italia, degli italiani e di questo Parlamento. E' una nazionale che da trent'anni porta avanti delle iniziative per scopo benefico, per raccogliere fondi per chi resta più indietro ed è questo che Ettore faceva da venticinque anni. Un abbraccio alla moglie e alle figlie e grazie, Ettore, ci mancherai tantissimo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Stumpo. Ne ha facoltà.
NICOLA STUMPO(LEU). Grazie, Presidente. Ricordare Ettore Peretti, ad un anno da quando ci ha lasciati, è come riaprire una ferita, che non riesce a rimarginarsi. Ettore aveva tante qualità e, per come io l'ho conosciuto, qui in Parlamento e sui campi di calcio, una forse le racchiude tutte: era una persona leale, amava il suo territorio, come più volte ci hanno ricordato gli amministratori, il sindaco attuale del suo amato comune e tutti quelli che si sono succeduti nel tempo e lavorava nell'interesse della comunità tutta. È stato un punto di riferimento, ed è stato apprezzato da tanti per i suoi modi semplici ed eleganti. Un uomo moderato - lo hanno già ripetuto altri colleghi - nei modi e nei comportamenti, però estremamente deciso. In politica e nella vita ha sempre avuto il pregio di essere un uomo di squadra. Lo è stato anche nella micro comunità qui in Parlamento e nella sua amata Nazionale di calcio dei parlamentari, come è stato ricordato. In politica, come nel calcio, era solito trovarsi al momento giusto, nel posto giusto. Caro Ettore, sei stato un difensore arcigno, uno di quelli che capiva prima dove sarebbe passato il pallone. Ciao Ettore! Manca il tuo equilibrio in questa grande fase di confusione, manchi tu, caro amico che ci hai lasciato troppo presto, e rivolgo alle persone che più di tutti sentono questa mancanza, alla moglie Monica e alle figlie, Francesca e Giulia, un affettuoso abbraccio. Ciao Ettore .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gabriele Toccafondi. Ne ha facoltà.
GABRIELE TOCCAFONDI(MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Ettore Peretti era un uomo che amava la politica e non semplicemente un politico e le due cose non sempre coincidono. Certo deputato, come è stato ricordato, ma anche consigliere comunale del suo comune, assessore e assessore poi in provincia. Un anno fa, durante le sue esequie, in molti lo hanno ricordato con queste parole: “Era un politico del dialogo, era un galantuomo. Manteneva ciò che prometteva, voleva essere utile”.
Così come hanno ricordato altri colleghi del territorio, Ettore aveva scelto una parte politica e difendeva con forza le sue scelte, i valori, gli ideali, come bisogna fare in politica, ma lo faceva sempre con il rispetto degli avversari, così come sul campo da calcio, e in un'epoca di politica urlata - direi muscolare - e di slogan Ettore era assolutamente un'altra cosa. Si imponeva - e per questo in tanti oggi lo ricordiamo - per una presenza e non per altro, nemmeno per la sua posizione politica, ma si imponeva per una presenza e lo ricordiamo con affetto per una stretta di mano, per un abbraccio, per un sorriso, per un gesto insomma.
Non possiamo non ricordarlo partendo solo dalle sue posizioni politiche ma anche e soprattutto per un'amicizia, perché qui dentro, come è stato ricordato da tanti colleghi, pur nelle divisioni, nelle parti politiche, nell'appartenenza differente e diversa, negli schieramenti esistono rapporti umani e luoghi in cui l'umanità viene fuori, come la nazionale di calcio dei parlamentari. Lo ricordiamo in tanti - e questo fa piacere - come uomo politico ma anche e soprattutto come amico .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ciro Maschio. Ne ha facoltà.
CIRO MASCHIO(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, da deputato veronese unisco anch'io il mio ricordo a quello dei colleghi al compianto Ettore Peretti, che se n'è andato sui campi di calcio prematuramente all'età di 59 anni lasciando stupiti e scioccati tutti coloro che lo conoscevano e che conoscevano anche il suo stile di vita sano, molto attento alla cura del corpo e della salute e questo ci ha lasciati ancor più sorpresi tutti nel ricevere questa notizia. Ettore Peretti era una persona molto amata nel territorio, molto stimata e molto apprezzata, nonostante per stile e per carattere non si mettesse mai in mostra. Quindi, era apprezzato per la sua serietà, la sua presenza, la sua disponibilità e non per toni di voce sopra le righe o per una presenza invadente, neanche sui . Quindi, una persona che era molto amata dal territorio e che ha dato tanto in molte legislature al suo territorio. È stato sicuramente uno dei punti di riferimento della stagione della Seconda Repubblica che dal 1994 lo ha portato fino all'ultima legislatura, nel 2008, alla Camera dei deputati. Credo sia un esempio di stile sia in campo sia in Aula, un esempio perché ha avuto un comportamento in controtendenza rispetto alla politica dell'apparenza e della propaganda che viviamo oggi. Quindi, anche da questo punto di vista ricordarlo non è solo un atto dovuto, ma è anche un atto che ci può ispirare nelle azioni e nei comportamenti futuri. Quindi, anche da parte mia e del nostro gruppo, rivolgo anch'io le nostre condoglianze ai familiari dell'amico e collega Ettore Peretti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Matteo Perego di Cremnago. Ne ha facoltà.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO(FI). Grazie, signora Presidente. Da mesi assistiamo a continue liti tra i due partiti di maggioranza su diversi temi: i migranti, la TAV, i vaccini e oggi tocca alla difesa. Ieri il Ministro Elisabetta Trenta ha dichiarato, per mezzo stampa, che si avvia un processo di ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan. La cosa paradossale e sconcertante è che, mentre il Ministro faceva questa dichiarazione, allo stesso tempo, il Ministro degli affari esteri, Moavero, dichiarava di non saperne nulla, il Partito della Lega dichiarava di non saperne nulla e i 5 Stelle, invece, di appoggiare questa decisione.
Al di là dei continui dissidi e dissensi tra due partiti, la cosa grave è che, ancora una volta, il Ministro Trenta ha utilizzato la stampa - e un'altra volta aveva utilizzato - per definire la linea strategica della difesa, soprattutto su una tematica così rilevante come le missioni internazionali, il cui dibattito, invece, è prerogativa di questo Parlamento .
Nel merito, tra l'altro, questa decisione è stata presa sulla base di un'intervista rilasciata da un inviato statunitense, un'intervista al , ed è stata colta la palla al balzo, in un'ottica, diciamo, di propaganda, dal Ministro Trenta e dal MoVimento 5 Stelle per ritirare le truppe.
Giovanni Bruno, Bruno Vianini, Michele Sanfilippo, Manuel Fiorito, Luca Polsinelli, Carlo Liguori, Giuseppe Orlando, Giorgio Langella, Vincenzo Cardella, Lorenzo D'Auria, Daniele Paladini, Giovanni Pezzulo, Alessandro Caroppo, Arnaldo Forcucci, Alessandro Di Lisio, Roberto Valente, Matteo Mureddu, Antonio Fortunato, Davide Ricchiuto, Giandomenico Pistonami, Massimiliano Randino, Rosario Ponziano, Pietro Colazzo, Massimiliano Ramadù, Luigi Pascazio, Francesco Saverio Positano, Marco Callegaro, Mauro Gigli, Pierdavide De Cillis, Alessandro Romani, Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville, Marco Pedone, Matteo Miotto, Luca Sanna, Massimo Ranzani, Cristiano Congiu, Gaetano Tuccillo, Roberto Marchini, David Tobini, Matteo De Marco, Riccardo Bucci, Mario Frasca, Massimo Di Legge, Giovanni Gallo, Francesco Currò, Francesco Paolo Messineo, Luca Valente, Michele Silvestri, Manuele Braj, Tiziano Chierotti e Giuseppe La Rosa sono i 53 militari italiani caduti sul teatro afghano. Per cosa hanno sacrificato la vita questi militari se questa è l'importanza che viene data dal Ministro della difesa alle nostre missioni internazionali? Questa maggioranza, più che governare il Paese, forse sarebbe più adatta a una serie tragicomica su .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega De Menech. Ne ha facoltà.
ROGER DE MENECH(PD). Presidente, è chiaro che, quando un Governo si propone con questa confusione, in un tema così delicato come le nostre truppe e i contingenti che sono all'estero, io credo che la cosa diventi ancora più grave e ancora più preoccupante per l'autorevolezza del nostro Paese.
Ieri il nostro Governo è stato protagonista, in circa 150 minuti, di alcune agenzie che erano contraddittorie una rispetto all'altra. Inizia il Ministro della difesa che dice: “Entro un anno il ritiro del contingente dall'Afghanistan” e subito dopo il MoVimento 5 Stelle gioisce, dicendo che va bene la pianificazione del Ministro Trenta. Però, alcuni minuti dopo arriva una specie di smentita del Ministro Moavero che dice: “Ritiro dall'Afghanistan? Lo apprendo ora” e subito dopo ancora - le leggo in ordine cronologico - la Lega dice: “Ritiro? Sta valutando Trenta”, smentendo di fatto l'operato del Ministro.
Ecco, se questo grado di approssimazione del Governo fa dei danni in quasi tutti gli argomenti che questo Esecutivo sta toccando in questo periodo, i danni sono ancora più gravi nelle procedure soprattutto in uno strumento così delicato quale quello delle missioni internazionali. Come dicevo, ne va dell'autorevolezza del nostro Paese, della rappresentanza piena e legittima dei nostri militari che corrono rischi tutti i giorni nei vari Paesi in cui sono protagonisti e noi crediamo che l'interesse nazionale meriti un Governo che prenda sicuramente delle decisioni in maniera legittima, ma che non crei nello scacchiere internazionale la confusione che vediamo all'orizzonte.
Su questo noi chiediamo ovviamente che il Ministro si affretti a venire a riferire al Parlamento, perché - ripeto - ne va da una parte dell'autorevolezza del nostro Paese, dall'altra della sicurezza dei contingenti, che, come sappiamo, sono donne e uomini che con grandissima abnegazione servono il nostro Paese e non meritano di correre questi rischi sul campo internazionale .
PRESIDENTE. Collega, ovviamente il Governo è presente e avrà ascoltato la sua richiesta. Io comunque la trasmetterò al Presidente della Camera.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(PD). Presidente, rapidamente, io…
PRESIDENTE. Non sullo stesso tema, suppongo, però.
ROBERTO GIACHETTI(PD). Assolutamente no.
ROBERTO GIACHETTI(PD). Torno a ripetere la mia richiesta, rivolta al Presidente Fico nelle due scorse sedute, di avere una risposta sulla mia richiesta di prendere visione di quanto accaduto durante la seduta della scorsa settimana, nella quale il Presidente Fico è stato aggredito verbalmente prima al banco della Presidenza da un deputato, e poi mentre scendeva le scale da un rappresentante del Governo, nella fattispecie da un sottosegretario. Ho chiesto di visionare i filmati e di farci sapere se intende dire qualcosa, perché era sotto gli occhi di tutti quello che è accaduto. Ovviamente io attendo una risposta: finché non avrò una risposta, in ogni seduta porrò la stessa domanda.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale n. 1173-A: Modifiche all'articolo 71 della Costituzione, in materia di iniziativa legislativa popolare, e alla legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1; e delle abbinate proposte di legge costituzionale nn. 726-727-987-1447.
Ricordo che, nella seduta del 24 gennaio, è stato da ultimo respinto, con votazione a scrutinio segreto, il subemendamento 0.1.900.50 Sisto.
PRESIDENTE. Riprendiamo dunque l'esame dell'articolo 1, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate .
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.900.51 Ceccanti a pagina 27 del fascicolo.
Su tale proposta emendativa la relatrice ha espresso parere favorevole, subordinatamente ad una proposta di riformulazione.
Chiedo al presentatore se intenda accogliere tale proposta. Deputato Ceccanti, accetta la riformulazione?
A questo punto, se non ci sono interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.900.51 Ceccanti, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e della relatrice di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). Presidente, due parlamentari del gruppo del Partito Democratico alla Camera, giunge notizia, sono posti sotto inchiesta, l'onorevole Maurizio Martina e l'onorevole Matteo Orfini, con ipotesi di reato del codice penale, per l'ipotesi che abbiano contravvenuto al divieto di avvicinamento nel raggio di mezzo miglio dalla nave Sea Watch, che è alla rada di fronte al porto di Siracusa. La cosa richiama la responsabilità del Presidente della Camera, in quanto l'ipotesi di reato confligge col nostro diritto-dovere, in quanto rappresentanti del popolo, di esercitare la nostra facoltà ispettiva, in particolare nei luoghi non aperti al pubblico, dove è ristretta la libertà delle persone, nel nostro territorio così come nelle nostre acque territoriali, com'è il caso della nave Sea Watch.
Voglio significare alla Presidenza della Camera, peraltro – non so se avrà modo di farlo anche, per diretta testimonianza, l'onorevole Carmelo Miceli, che si trovava a bordo del natante insieme a Maurizio Martina e Matteo Orfini, i quali poi sono saliti anche a bordo della nave; erano anche insieme al senatore Faraone – che tale azione, di avvicinarsi e di salire a bordo della nave, si è svolta avendo chiesto permesso di questo al prefetto locale, e avendo, prima di oltrepassare il limite del mezzo meglio dalla nave, chiesto, come dimostrerà un filmato, alla capitaneria di porto il permesso di accesso entro la parte di mare che risultava preclusa all'avvicinamento da un'ordinanza della capitaneria di porto stessa.
Le chiedo formalmente, a nome del gruppo del Partito Democratico, che richieda al Presidente della Camera… C'è un frastuono… Io non riesco…
PRESIDENTE. Colleghi! Prego.
EMANUELE FIANO(PD). Nel caso dell'apertura di un procedimento penale verso i nostri colleghi, che non saranno i primi né gli ultimi a salire su quella nave a nome del Partito Democratico, in quanto in altri li seguiremo, sempre che non ci venga impedito con la forza fisica o militare, chiediamo che il Presidente della Camera intervenga formalmente circa questa evenienza, perché viene leso il nostro dovere di funzione ispettiva. Chi altri in questo Paese, se non i rappresentanti del popolo, non ovviamente prendendo coloro che il Governo avrebbe dichiarato, visto che non abbiamo nessun provvedimento formale, che non possono scendere a terra -, ma chi altro, se non un parlamentare nel pieno del suo mandato, può verificare le condizioni in cui si trovano queste persone? Peraltro, visita di controllo che hanno svolto anche altri colleghi, come Nicola Fratoianni, Magi e l'onorevole Prestigiacomo. Chi altri, in questo Paese, può verificare le condizioni in cui versano persone la cui libertà è ristretta, se non i parlamentari, che svolgono questa funzione, come è noto, per esempio, nelle carceri italiane? È un punto sul quale deve intervenire il Presidente della Camera. Se non intervenisse, vorrebbe dire che, senza colpo ferire, in questa Repubblica si sanziona la restrizione della libertà di mandato dei parlamentari della Repubblica .
Aggiungo che il Presidente della Camera – ho letto – ha già, per me meritevolmente, espresso opinione politica sulla vicenda politica in sé, ma si badi che si sta superando un limite nella restrizione della nostra libertà di mandato.
Noi ci occuperemo della parte penale, perché abbiamo la dimostrazione che ciò che è avvenuto è avvenuto sotto esplicito e diretto permesso dell'autorità prefettizia e dell'autorità della capitaneria di porto, ma il punto è nelle mani del Presidente della Camera, dal quale ci aspettiamo delle parole chiare e inequivocabili a difesa del nostro compito .
PRESIDENTE. Chiaramente, trasmetterò anche la sua richiesta al Presidente della Camera.
CARMELO MICELI(PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Collega Miceli, su che cosa voleva intervenire?
CARMELO MICELI(PD). Presidente, sempre sull'ordine dei lavori e sul tema già…
PRESIDENTE. Collega, non ho intenzione di aprire un dibattito. Ha già parlato il rappresentante del suo gruppo, Fiano, quindi non ho intenzione di riaprire il dibattito su questo tema. Mi dispiace.
CARMELO MICELI(PD). Presidente…
PRESIDENTE. Collega, se è sullo stesso tema, le ripeto che non ho intenzione di aprire un dibattito. Su che cosa?
CARMELO MICELI(PD). Presidente, voglio denunciare pubblicamente dei reati che sono stati commessi di abuso d'ufficio, in danno di alcuni parlamentari, di cui sono testimone, di cui sono personalmente testimone, credo che sia interesse di quest'Aula ascoltare quello che ho da dire. Ieri ho preso parte ad una lunghissima riunione, insieme ad altri deputati, tenutasi in prefettura, alla presenza di sua eccellenza il prefetto di Siracusa e del comandante della capitaneria di porto. Avevamo chiesto ad entrambe le istituzioni di indicarci le modalità per potere accedere presso la nave Sea Watch 3 per esercitare le nostre funzioni e le nostre prerogative da parlamentari, che è questo che credo interessi all'Aula soprattutto, Presidente. Abbiamo ottenuto indicazione da entrambe le autorità sulle modalità, e non solo indicazioni, Presidente, perché quelle autorità si sono anche attivate per trovarci la barca attraverso la quale raggiungere la Sea Watch 3. Grazie alla loro intercessione, ci siamo recati al porto, dove abbiamo preso una barca privata fornitaci dalla capitaneria e in cinque siamo saliti a bordo. Con quella barca ci siamo fermati a poco più di mezzo miglio dalla Sea Watch 3, fermandoci e chiedendo espressamente l'autorizzazione a superare la distanza fissata nell'ordinanza. Solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione da parte della capitaneria, circostanza della quale ho un video, Presidente - ho un video -, ci siamo avvicinati alla Sea Watch 3. Dopo esserci affiancati alla Sea Watch 3, su richiesta espressa del personale di bordo della Sea Watch 3 diretto alla Capitaneria, solo dopo l'autorizzazione a fare accedere a bordo le due persone, autorizzazione concessa e dinanzi a me, circostanza di cui sono testimone, concessa direttamente dalla capitaneria di porto, gli onorevoli Maurizio Martina e Matteo Orfini, questi due nostri colleghi parlamentari, sono saliti a bordo.
Presidente, all'esito della visita sulla Sea Watch, il presidente del nostro partito, Orfini, e Maurizio Martina hanno appreso di essere stati iscritti nel registro degli indagati, o meglio sono stati invitati…
PRESIDENTE. Sì, collega, questo l'ha già specificato anche il suo collega. È già stato specificato e io lo trasmetterò alla Presidenza. Le chiedo di concludere.
CARMELO MICELI(PD). Presidente, non le chiedo solo questo, mi lasci finire. Sono stati invitati a firmare un verbale di elezione di domicilio che contiene una serie di omissioni, l'attività della Capitaneria contiene una serie di omissioni. Mi chiedo perché, se a superare la distanza del mezzo miglio siamo stati in più persone, sono stati iscritti nel registro degli indagati, o quantomeno invitati a firmare quel verbale di elezione di domicilio, solo due persone e non le altre. Perché? Glielo dico io: perché è un atto dimostrativo nei confronti del Partito Democratico. Le chiedo ancora di più, Presidente: le chiedo di trasmettere il verbale di questa seduta alla procura della Repubblica di Siracusa. Glielo chiedo perché, Presidente, mentre noi parliamo viene diramata un'agenzia di stampa da parte del Ministro Grillo la quale afferma che la situazione sanitaria a bordo della Sea Watch è sotto controllo. Ebbene, queste dichiarazioni sono assolutamente false e mi assumo la responsabilità di quello che sto dicendo per avere visto direttamente le condizioni dei naufraghi e per avere con me una copia dell'ordinanza emessa dalla Capitaneria di porto che recita testualmente: considerato altresì che il procedimento per il rilascio della libera pratica sanitaria per le persone presenti a bordo della motonave in parola risulta da parte delle competenti autorità sanitarie di Augusta. Allo stato attuale, quando si parla di libera pratica sanitaria perché si sappia e perché sia messo a verbale, affinché il verbale sia trasmesso alla procura di Siracusa, la libera pratica è soltanto perché c'è l'istanza inoltrata dalla nave con in allegato certificazione medica rilasciata dai medici di bordo, tra i quali anche esperti in malattie tropicali, che attestano il perfetto stato di salute e quindi la non contagiosità dei passeggeri. Rispetto a questo la Capitaneria di porto e l'autorità sanitaria non hanno mai dato avvio alle procedure per la libera pratica sanitaria, commettendo delle omissioni. In questo momento, Presidente, si sta trattando come forma di assistenza un caso SAR che dura da undici giorni, con persone che sono letteralmente sequestrare a bordo.
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
CARMELO MICELI(PD). Presidente, le segnalo di più: le segnalo che mentre i nostri colleghi parlamentari venivano invitati a firmare un verbale di elezione di domicilio…
PRESIDENTE. Grazie, collega.
CARMELO MICELI(PD). Presidente, mi lasci finire…
NICOLA FRATOIANNI(LEU). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Collega Fratoianni, ha chiesto di parlare sempre sullo stesso tema? Ribadisco che non ho intenzione di aprire un dibattito, le chiedo eventualmente di essere sintetico, dato che non fa parte dello stesso gruppo del collega precedente. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(LEU). Presidente, sarò sintetico. Voglio solo esprimere tutta la mia solidarietà ai colleghi che pare risultino - peraltro in modo un po' incredibile - sotto indagine per aver svolto semplicemente la loro funzione, cosa che ho ritenuto di dover fare anch'io insieme al collega Magi e alla collega Prestigiacomo nella giornata di domenica, nonostante un imbarazzante rimpallo di responsabilità da parte delle autorità competenti, a cui anche noi ci eravamo rivolti per essere, come ci sembrava naturale, accompagnati a bordo dalle istituzioni di questo Paese e per non essere costretti a doverlo fare in forma autorganizzata. Nella giornata di domenica non c'era nessuna restrizione formalizzata, come si evince dal fatto che la cosiddetta ordinanza restrittiva, della cui efficacia continuo a dubitare, rispetto alla possibilità di limitare le prerogative dei parlamentari e delle parlamentari della Repubblica, è stata pubblicata sul sito della Guardia costiera soltanto alle 11 di ieri mattina.
Tuttavia, concludo subito, quindi mi attengo alla sua richiesta di sintesi. Ribadisco la mia piena solidarietà ai colleghi che risulterebbero indagati, cosa che mi appare francamente inaccettabile. Mi associo alla richiesta che il Presidente della Camera intervenga al più presto e in modo chiaro per fare chiarezza sul punto. Vorrei però che non perdessimo di vista la questione principale. È molto grave che qualcuno pensi di limitare in qualsiasi forma le prerogative dei parlamentari della Repubblica, cosa che costituirebbe un precedente gravissimo, ma siamo di fronte a un problema più grave: ci sono 47 persone, a cui si aggiungono uomini e donne dell'equipaggio di Sea Watch 3, uomini e donne a cui questo Paese e le istituzioni di questo Paese dovrebbero dire “grazie”, a cui dovremo dare una medaglia invece di metterli sul banco degli imputati - che oggi sono private della loro libertà. Questa a me pare l'urgenza più grande e credo che sia arrivato il momento che quelle persone, quelle vite, quei corpi, quelle dei 47 migranti, minori o maggiorenni che siano, quelle dell'equipaggio della Sea Watch 3, siano liberate dalla loro condizione di ostaggio, vengano liberate e sia consentito loro di scendere a terra, sia consentito loro di accedere al rispetto dei loro diritti fondamentali. Si finisca con questo esercizio cinico di una politica che gioca la sua partita sulla pelle dei più deboli, la si finisca una volta per tutte .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Magi. Ne ha facoltà. Sempre sullo stesso tema? Ovviamente chiedo anche a lei la sintesi, grazie.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Sarò brevissimo e la ringrazio per avermi dato la parola, comprenderà che l'intenzione non è certo quella di ostacolare i nostri lavori, ma di fare in modo che la centralità del Parlamento, che spesso viene ricordata e auspicata, effettivamente poi si avveri. Io mi unisco alla solidarietà nei confronti dei colleghi ai quali è stato chiesto di fare un'elezione di domicilio per l'avvio di un provvedimento e di una indagine. Ci tengo, però, anch'io a ribadire il punto centrale: in questo momento, sul territorio italiano, in acque interne territoriali italiane, 50 persone sono trattate come merce o come bestie. Non sono state neanche fatte le procedure di identificazione rispetto a queste persone. Questo è in violazione non solo delle importantissime convenzioni internazionali, ma avviene in violazione della nostra Costituzione. Quello su cui, con l'azione ispettiva degli altri colleghi, abbiamo voluto accendere un faro e dare un'informazione ai nostri concittadini, non ha nulla a che vedere con le politiche migratorie, con le modalità e con i luoghi dove possono essere accolte queste persone, con eventuali accertamenti amministrativi o di altro tipo da fare su quella nave; ha a che fare con diritti fondamentali individuali, sanciti dalla nostra Costituzione. Tutto quello si può fare e si può discutere, ma queste persone devono essere fatte scendere immediatamente .
PRESIDENTE. Passiamo al subemendamento 0.1.900.6 Sisto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Grazie, Presidente. In questo subemendamento di pagina 27 chiediamo di sopprimere il capoverso relativo all'articolo 3 dell'emendamento 1.900 della Commissione. Il tema è: l'intervento della Corte costituzionale. Con l'emendamento che travolge sostanzialmente il precedente testo, la relatrice, con la forza del parere della Commissione di maggioranza e, quindi, con il Governo, affida alla Corte costituzionale, prima della rinuncia dei promotori, la valutazione sulla proposta approvata dalle Camere e, quindi, non può essere promulgata se non è conforme all'articolo 71, quarto comma, della Costituzione.
Orbene, questo articolo 71, quarto comma, della Costituzione è modificato dallo stesso emendamento con quella esecrabile espressione di modifiche “non meramente formali”, esecrabile espressione che, quindi, in qualche modo, a mio avviso, mette in grave difficoltà la Corte costituzionale, cioè si chiede l'intervento della Corte: è un po' come, se potessi usare un'espressione, una sorta di beffa, una sorta di inganno ulteriore, è come, devo dire, pretendere che ad una festa di bambini si vada in smoking.
È incredibile affidare ad un giudizio come quello della Corte Costituzionale la valutazione se siamo di fronte a modifiche “meramente formali”. Mi sarei aspettato una levata di scudi da parte di chi ha a cuore anche il rango della Corte costituzionale, che ritiene che sia il top delle garanzie, essendo preposta alla verifica della conformità delle leggi positive ai principi fondamentali della Repubblica e, invece, questo emendamento passa nel silenzio più assoluto. Noi dovremmo affidare alla Corte costituzionale un giudizio ridicolo, veramente ridicolo, cioè una sorta di nel senso una commedia finta, se si potesse usare questa doppia espressione, cioè qualche cosa che nella realtà non esiste: affidare al top delle garanzie sul piano dalla competenza e della genesi, un giudizio che probabilmente potrebbe essere correttamente espletato anche dall'ultimo degli amanuensi di genesi benedettina, cioè un soggetto che possa puramente valutare la sussistenza di piccole modifiche.
Allora, questa riforma costituzionale - drammatica da un lato e ridicola dall'altro, come la maschera del teatro greco, ride da una parte e piange dall'altra - io la trovo veramente di difficilissima digestione, cioè pensare che il pomposo intervento della Corte possa dare dignità a questa riforma è ancora più beffardo rispetto alla tecnica di approccio.
E la cosa grave, Presidente, è che, a mio avviso, qualcuno se ne rende perfettamente conto, ma non c'è niente di più facile che “io non vedo, io non parlo, io non sento”, ahimè qualcuno pure parla. Però, voglio dire, siamo di fronte ad una sorta di dolosa reiezione di una realtà evidente: affidare alla Corte costituzionale un ruolo di più o meno elevato dal fatto che si tratta di una norma che dovrebbe essere scritta - spero mai - in Costituzione.
Se qualcuno, e mi auguro della dottrina più illuminata, magari meno ansioso di emendamenti approvati e riformulati e più ansioso di giudizi duri, in conformità a quella che è la nostra storia costituzionale, intervenisse a piedi uniti sul punto, ma io non vedo la dottrina costituzionale, tranne quegli interventi di De Siervo, di Flick, di Cassese, scusate, nomi che possono lasciare indifferenti, ma che non mi lasciano indifferente, tranne questi interventi c'è un silenzio assordante nel timore di urtare quelle che possono essere le sensibilità governative. Non è questa la cultura che noi amiamo, Presidente, non è la cultura del timore di andare in rotta di collisione con chi comanda; noi amiamo la cultura della Costituzione e voteremo a favore di questo subemendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Corneli. Ne ha facoltà.
VALENTINA CORNELI(M5S). L'argomento è tecnico, ma spero di riuscire a spiegarlo con chiarezza. Noi siamo contrari a questo subemendamento del collega Sisto, perché riteniamo che il controllo da parte della Corte Costituzionale sulla controproposta parlamentare sia fondamentale, perché non è assolutamente solo un controllo di . Ricordiamo che è un controllo di costituzionalità pieno, che va fatto sulla controproposta parlamentare, perché sappiamo bene che la controproposta parlamentare entra in vigore laddove venisse respinta al referendum la proposta popolare.
In sostanza, questo passaggio è fondamentale anche per risolvere un altro problema che è stato sollevato durante il dibattito in Commissione, ossia la possibilità o meno, da parte del Presidente della Repubblica, di rinviare alle Camere in fase di promulgazione. Premesso che non c'è alcun limite, né di natura giuridica, né di natura costituzionale, alla possibilità che il Presidente rinvii alle Camere, questo sia ben chiaro, però è anche vero che la proposta parlamentare in questo caso ha superato il vaglio indiretto, diciamo, del popolo, perché, se il comitato promotore certamente non è il popolo, il corpo elettorale che si esprime in fase di referendum respingendo la proposta popolare è sicuramente il popolo. Quindi, noi che non vogliamo assolutamente alcun tipo di conflitto interorganico e interistituzionale, non vorremmo mai mettere il Presidente della Repubblica in una posizione scomoda, che sarebbe quella di rinviare alle Camere la proposta parlamentare. Però, sappiamo bene che la funzione del rinvio del Presidente della Repubblica è quella di rilevare profili manifesti di incostituzionalità. Visto e considerato che noi abbiamo previsto un vaglio pieno di costituzionalità da parte della Corte costituzionale, evidentemente non ci sarebbe più nessuna ragione per rinviare, nonostante, ripeto, non ci sarebbe alcun limite né di natura giuridica né di natura costituzionale .
ALESSIA MORANI(PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSIA MORANI(PD). Presidente, grazie. Intervengo per esprimere la solidarietà del gruppo del Partito Democratico nei confronti della collega Stefania Prestigiacomo, che ieri è stata oggetto di violente offese sessiste da parte della Lega e quindi credo che in quest'Aula si debba condannare fermamente quello che è avvenuto e che lo debba fare anche la Presidenza. Quindi, Presidente, per il suo tramite, chiedo che il Presidente Fico intervenga e stigmatizzi pubblicamente la vergogna che è avvenuta ieri, perché ci si può dividere su tutto, la si può pensare diversamente su qualunque argomento, però il contrasto si fa con le idee, si fa nel merito, non lo si fa con le offese sessiste.
Infatti, in questi anni ci siamo occupati spesso di violenza sulle donne, ci siamo occupati spesso di emancipazione femminile, ci siamo occupati spesso di pari opportunità; quando, però, un partito di Governo scende a quel livello, con le offese sessiste, credo che la decenza sia oltremodo passata , e quindi occorra una condanna pubblica di quello che è successo. E lo stesso vale per quello che ha fatto il collega Igor Iezzi nei confronti del Partito Democratico, dicendo in un che non c'erano differenze tra noi e gli scafisti. Bene, credo che la Presidenza della Camera anche su questo debba prendere una posizione, perché non è più possibile che il dibattito politico sia così avvilente e svilito da questi personaggi che non sono neanche degni di sedere in quest'Aula .
IGOR GIANCARLO IEZZI(LEGA). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su che cosa? Immagino non sull'emendamento.
IGOR GIANCARLO IEZZI(LEGA). No, sull'ordine dei lavori. Volevo unirmi alla richiesta di coinvolgere il Presidente Fico sugli insulti che in quest'Aula nei giorni scorsi sono stati rivolti alla Lega. Noi siamo stati definiti più volte, in interventi da quei banchi, assassini, nazisti, fascisti, deportanti. Quindi, chiedo che il Presidente Fico si esprima anche su questo tipo di giudizi .
LAURA BOLDRINI(LEU). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Suppongo sempre non sull'emendamento, ma sull'ordine dei lavori?
LAURA BOLDRINI(LEU). Sì, certo, signora Presidente, sull'ordine dei lavori. Anch'io volevo esprimere solidarietà alla collega Prestigiacomo, che ho sentito al telefono direttamente per esprimerle vicinanza rispetto a questi attacchi volgari e inspiegabili, per il fatto che solo perché una deputata ha pensato di fare la cosa giusta debba essere sottoposta a questo calvario, a questa gogna. Quindi, penso che tutta l'Aula debba condannare questo modo di fare politica per cui, quando si tratta di donne, deve passare attraverso la volgarità e l'insulto a sfondo sessuale. E mi aspetto che la Presidenza della Camera si unisca a quest'invito .
GALEAZZO BIGNAMI(FI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GALEAZZO BIGNAMI(FI). Mi perdoni, Presidente, lei aveva giustamente detto che non si apriva il dibattito su temi, e invece mi sembra che il dibattito si sia aperto. Se il dibattito è aperto, possiamo invitare i colleghi, se proprio vogliono aiutare qualcuno, ad andare ad Amatrice o nel Centro Italia dove ci sono tanti italiani che, grazie a loro, si trovano ancora in condizione di difficoltà e di quotidiana sofferenza, se il dibattito è aperto. Se il dibattito non è aperto, proseguirei con un esame che mi sembra anche abbastanza importante, stiamo parlando della Costituzione.
PRESIDENTE. Sono d'accordo anche con lei di proseguire con il dibattito; ovviamente, chiedo a tutti i capigruppo, eventualmente, di riuscire a stringere il dibattito che sia al di fuori delle riforme costituzionali e degli emendamenti che stiamo toccando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). Mi sembra che, al di là dell'emendamento, il collega Sisto ha posto nuovamente oggi per la prima volta il dibattito che abbiamo fatto l'altro giorno sullo spazio del Parlamento di reazione alle proposte popolari e che questo spazio sia eccessivamente compresso dall'idea che solo modifiche formali possano rendere il referendum superfluo, mentre, invece, quello che ci siamo sforzati di spiegare è che secondo noi questo tipo di controllo, anche preventivo, dovrebbe scattare in casi più ristretti, perché, ove il Parlamento decidesse di andare nella stessa direzione, non si dovrebbe procedere a referendum. Penso che sia importante ribadire questo concetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE(FI). Presidente, questo emendamento interviene su un punto che è stato più volte discusso e che riguarda le competenze dalla Corte costituzionale con riguardo a quella infelice espressione “non meramente formale” con riguardo alla modifica che può intervenire in Parlamento rispetto alla legge di iniziativa popolare. A noi sembra che affidare questo compito alla Corte costituzionale sia oltremodo eccessivo, soprattutto se viene affidato alla Corte con le modalità relative a quell'elemento del “non meramente formale”. È evidente che si rischia di andare in un giudizio anche di natura politica da parte della Corte. Dovrebbe essere modificata quella dizione “non meramente formale” e data alla Corte una valutazione diversa. I compiti della Corte sono diversi, altrimenti veramente c'è il rischio di introdurre elementi di conflitto fra il Parlamento, la Corte e il comitato promotore.
Non è il modo per dipanarlo, secondo noi, questo, perché è un modo invece per complicarlo, per rendere ancora più rilevante la possibilità di conflitto fra diverse parti. La Corte, più che terza, dovrebbe andare a valutare nel merito la rilevanza anche in ordine alla discrezionalità politica, perché il “non meramente formale” può anche determinare elementi di discrezionalità politica, e quindi è eccessivo attribuire questo compito alla Corte. Ci vuole un organo terzo, ma probabilmente non è la Corte; ma tutto parte da questa testardaggine nel voler mantenere il “non meramente formale”. Va eliminata quella dizione e messa in riferimento ai principi ispiratori della disciplina e ai contenuti essenziali, quello che noi avevamo detto, quando veramente si modifica in modo essenziale. Allora, a quel punto, è anche facile stabilirlo, nel momento in cui c'è questa dizione nella Carta costituzionale.
ROBERTO OCCHIUTO(FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Le ricordo che il collega Bignami ha già parlato per il suo gruppo.
ROBERTO OCCHIUTO(FI). Il collega Bignami, Presidente, è intervenuto sull'ordine dei lavori per chiedere se su questa questione fosse necessario o meno aprire un dibattito. Noi non avevamo inteso intervenire su questa questione, perché ritenevamo di doverlo fare a fine seduta, però, siccome è stata posta da altri colleghi, credo che sia giusto che anche il gruppo di Forza Italia intervenga sull'ordine dei lavori per segnalare che anche noi riteniamo inaccettabile che si ripetano episodi che già quest'Aula ha stigmatizzato in passato, quando parlamentari che nell'esercizio delle loro funzioni, quindi nell'esercizio delle loro prerogative, attraverso interventi in Aula o attraverso altri atti, come quello ispettivo compiuto qualche giorno fa dall'onorevole Prestigiacomo, sono stati poi oggetto di attacchi sessisti.
So, signora Presidente, che anche lei è sensibile a questo argomento, perché anche lei è intervenuta in alcuni casi. Noi sempre abbiamo sostenuto che ciò che un parlamentare dice o fa nell'esercizio delle sue prerogative deve essere rispettato, soprattutto deve essere rispettato dagli altri gruppi parlamentari presenti in quest'Aula. Abbiamo contestato che questo non fosse avvenuto quando, nel caso dell'onorevole Siracusano, il suo intervento fu esposto alla gogna mediatica da parte del MoVimento 5 Stelle. Lo facciamo oggi con pari determinazione rispetto a quello che è successo per l'onorevole Prestigiacomo, perché esporre l'azione che nell'esercizio delle sue prerogative parlamentari l'onorevole Prestigiacomo ha inteso di dover svolgere alla gogna mediatica sul sito della Lega noi riteniamo sia ingiusto .
E, così come abbiamo chiesto al MoVimento 5 Stelle di prendere le distanze, allora, da quell'atteggiamento, chiediamo ora ai colleghi della Lega, che proprio poco fa lamentavano di essere loro stessi spesso oggetto di critiche e di ingiurie, di avere lo stesso atteggiamento, di dire che è legittimo contestare un atto politico, ma non è legittimo, soprattutto da parte di un gruppo parlamentare, esporre un'opinione espressa nell'esercizio delle funzioni parlamentari al pubblico ludibrio e alla gogna mediatica . Colleghi della Lega, dimostrate di essere diversi dai vostri alleati di Governo, dimostrate di non aver smarrito il senso della vostra appartenenza, del vostro fare politica che noi abbiamo condiviso e che ancora condividiamo con voi, purché sia profondamente diverso da quello del MoVimento 5 Stelle
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.900.6 Sisto, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo e il relatore di minoranza del PD si rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.900.13 Ceccanti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). In realtà questo sarebbe un subemendamento più di perché il tono del testo sembra esprimere un'idea di possibilità, invece il tono del subemendamento è che, se la proposta approvata dalle Camere è incostituzionale, si procede in quel senso, quindi è più assertivo. Non ci sono conseguenze particolarmente diverse, tuttavia mi sembra che dobbiamo adottare, essendo un testo costituzionale, un linguaggio più chiaro e assertivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Grazie, Presidente. Intervengo in parziale dissenso con quanto dice il professor Ceccanti ma soltanto apparentemente, perché non è vero che nelle norme costituzionali le parole non contano e non si tratta soltanto di Tutto quello che nella norma costituzionale viene invocato per migliorarne la fluidità di comprensione e la capacità di percezione contenutistica ha una grande rilevanza. Quindi intervenire su un avverbio, intervenire su un participio. intervenire sulla morfologia o sulla sintassi della norma costituzionale ha indubbiamente una grande rilevanza. Anche se - devo essere sincero - l'elegante intervento che viene proposto, per riprendere una metafora che ho sollecitato nel mio precedente intervento, è come mettere il su un strappato: siamo cioè di fronte a un tentativo di migliorare un testo inguardabile, che non ha alcuna capacità persuasiva sul piano delle matrici costituzionali e che in qualche modo rappresenta un meccanismo che conduce sicuramente a situazioni non giustificabili sul piano della ortodossia. Voteremo pertanto contro il subemendamento 0.1.900.13 Ceccanti non perché non si tratti di un tentativo di migliorare il testo ma perché interviene su un testo assolutamente inguardabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Grazie, Presidente. Al di là della natura squisitamente formale dello specifico subemendamento in esame, in questo caso stiamo parlando di un meccanismo che di fatto ha superato la scheda con le tre opzioni, che inizialmente era apparsa a tutti ingannevole, ma che lascia aperte un sacco di questioni che dovrebbero poi finire per essere disciplinate dalla legge attuativa e che tuttavia non sono secondarie.
Il referendum, in caso di iniziativa parlamentare, si dovrebbe celebrare tra la legge di iniziativa popolare e la legge di iniziativa parlamentare di fatto, ma noi non sappiamo se siamo di fronte a una scheda che avrà di fronte un sì e un no, con la specifica che il no non è lo ma la legge di iniziativa parlamentare. Per cui rischiamo di trovarci in una situazione in cui è davvero difficile, malgrado lo si scriva sulla carta, realizzare una informativa tra le diverse opzioni e soprattutto far orientare compiutamente gli elettori che si trovano di fronte alla scheda.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.900.13 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.900.16 Migliore. Prendo atto che il presentatore ha accolto la riformulazione del subemendamento 0.1.900.16 Migliore, su cui la relatrice ha espresso parere favorevole subordinatamente all'accoglimento di una proposta di riformulazione. Il subemendamento 0.1.900.16 Migliore nel testo riformulato, come già preannunciato, si intende ricollocato a questo punto del fascicolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Marco Di Maio. Ne ha facoltà.
MARCO DI MAIO(PD). Grazie, Presidente, anche per la specificazione del nome a cui tengo particolarmente, come può immaginare .
Il subemendamento 0.1.900.16 Migliore ha avuto una riformulazione positiva da parte della relatrice, che ringraziamo, e rappresenta per noi un primo pertugio attraverso il quale cercare di ricondurre la maggioranza a riconsiderare in maniera più ampia tutto il provvedimento. Intanto è positivo il fatto che si individui un organo terzo competente, quindi una figura, un soggetto istituzionale estraneo alle due parti in causa, il Parlamento e il comitato promotore, nel valutare le modifiche che il Parlamento potrebbe apportare al testo di iniziativa popolare. Riteniamo tuttavia che serva fare un passo in più e che serva andare oltre la riformulazione, che pure - ripeto - accogliamo positivamente e vediamo come un gesto di apertura da parte della maggioranza verso modifiche più ampie, e ci aspettiamo, ad esempio, che quando tratteremo le tematiche relative ai limiti di materia vi possa essere la stessa disponibilità per far sì che il testo possa essere veramente preso in considerazione in tutta la sua pienezza e non solo in alcune parti, che riconosciamo avete tentato di modificare e di migliorare ma che ancora non ci soddisfano.
Pensiamo che sia importante e avremmo preferito che già nella legge costituzionale venisse indicato quale sarebbe stato l'organo terzo che avrebbe avuto tale compito perché pensavamo avrebbe potuto conferire ancora una maggiore legittimità al soggetto che in seguito verrà definito per valutare la natura delle modifiche apportate dalle Camere. Crediamo, tuttavia, che sia un passo in avanti significativo e soprattutto auspichiamo che sia un passo in avanti, il primo di altri che la maggioranza e la relatrice vorranno compiere insieme a noi per rendere maggiormente votabile il testo perché, al momento, pur con le modifiche che si stanno apportando, è insufficiente rispetto all'obiettivo, che pur condividiamo, di potenziare gli strumenti di partecipazione diretta dei cittadini, ma che non possiamo portare fino al punto di trasformare la nostra da democrazia rappresentativa in democrazia diretta da qualcuno e non direttamente partecipata. Vogliamo una democrazia più partecipata e pensiamo che il subemendamento in esame contribuisca a migliorare il testo, nonché a mantenere un maggiore equilibrio dei poteri costituzionali ma anche dell'impianto repubblicano, che i nostri padri e le nostre madri costituenti hanno voluto dare all'Italia, definendo la nostra una Repubblica parlamentare, una Repubblica rappresentativa. Il subemendamento in esame, che ci auspichiamo tutta l'Aula possa votare, va nella direzione giusta. Aspettiamo altri sforzi analoghi e positivi da parte della relatrice della maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Signora Presidente, annuncio il voto favorevole a questo subemendamento a prima firma Migliore, che va nella direzione giusta di individuare un organo terzo competente a valutare la natura non meramente formale delle modifiche apportate dalle Camere. Apprezziamo anche lo sforzo, come abbiamo detto la scorsa settimana, della relatrice per l'accoglimento di molte, di alcune delle osservazioni che, su questo specifico punto, avevamo fatto anche noi, con numerosi interventi del collega Speranza.
Ci rimane, devo dirlo per onestà intellettuale, ancora oscura la ragione per la quale in questa sede - e questo era il subemendamento corretto, ovvero riformulato - ci fosse l'individuazione di questo organo terzo in maniera puntuale e non generica, quindi, rinviando poi di fatto alla legge attuativa l'indicazione se questo organo terzo sia la Corte costituzionale oppure la Corte di cassazione.
Quindi, pur nella convinzione che il testo costituzionale fosse più ricco e anche meno soggetto, poi, a interventi successivi su un argomento così importante, come quello dell'organo terzo, da questo punto di vista, lo ripeto, avremmo preferito l'individuazione, sia nella versione della Corte costituzionale, sia, anche, eventualmente in subordine, per quel che ci riguarda, nella versione della Corte di cassazione. Mi chiedo se – e mi rivolgo su questo alla relatrice - non ci possa essere, poi, da qui alla fine dei nostri lavori, però, l'esternazione di una preferenza o, comunque, di un'indicazione che sarebbe poi successivamente recepita nella legge ordinaria.
Comunque, crediamo che sia un passo in avanti e da questo punto di vista, quindi, esprimiamo voto favorevole .
SIMONE BALDELLI(FI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Presidente, prima di intervenire in dichiarazione di voto, le domando la cortesia, visto che sono riformulazioni che sono state lette nel corso dei pareri che sono stati dati ormai nelle sedute precedenti, se potesse rileggere all'Assemblea, anche per avere chiarezza su che cosa ci stiamo pronunciando e su cosa stiamo dibattendo, la riformulazione che è stata proposta al collega che poi la deve accettare.
PRESIDENTE. Certo, è chiaro. All'emendamento 1.900 della Commissione, nella parte consequenziale relativa all'articolo 3, aggiungere, infine, il seguente periodo: “Prima di tale giudizio, un organo terzo, individuato dalla legge di cui all'articolo 71, ultimo comma, della Costituzione, verifica se il testo approvato dalle Camere abbia apportato modifiche non meramente formali alla proposta di iniziativa popolare presentata”.
Vuole intervenire in dichiarazione di voto, collega?
SIMONE BALDELLI(FI). Sì, grazie, Presidente. Resta aperta una delle tante questioni di fondo che abbiamo sollevato nel corso del dibattito sia io, sia il collega Sisto, la collega Ravetto, il collega Perego, Orsini e tutti gli altri del gruppo di Forza Italia e anche di altri gruppi, che hanno posto alcuni interrogativi alla relatrice, alla maggioranza e a quanti sostengono che questa proposta di legge possa essere in qualche misura migliorata. Mi riferisco al rapporto, che secondo noi va sciolto in questa sede e non lasciato lì, scritto a futura memoria, tra questa norma e la legge attuativa.
Infatti, noi lasciamo aperti dei nodi; ricordiamo che all'inizio noi abbiamo posto il problema del modo con il quale si raccolgono le firme, ma ce ne sono altri, tra cui, per esempio, il problema dell'organo terzo che non era inizialmente previsto, per cui noi dicevamo che non poteva essere solo nella disponibilità del comitato promotore la facoltà di rinunziare o di verificare la congruità, l'aderenza non meramente formale, questa è un'altra perla partorita nel corso della lavorazione di questo testo, del progetto di legge del Parlamento in rapporto a quello di iniziativa popolare.
Ecco, anche qui, noi parliamo di un organo terzo e il principio che ci sia un organo terzo che non sia coinvolto in un'eventuale diatriba è anche giusto, ma di cosa stiamo parlando, qual è questo organo, perché lo dobbiamo decidere solo successivamente, perché dobbiamo porre a noi stessi il mistero di quale sia l'organo terzo? La Corte costituzionale, la Cassazione? Sono state fatte diverse ipotesi, si sceglie di scegliere o si sceglie di non scegliere? Infatti, tutto ciò che oggi ci troviamo a scrivere e che rimane , perché ci sono delle incognite che non vengono sciolte, è un qualcosa che noi scriviamo, sapendo bene che, inevitabilmente, dovremo comunque scioglierli questi nodi, dovremo comunque chiarirceli e, allora, delle due l'una, o qui nessuno sa niente e allora scopriamoli insieme, come dire, oppure, qui, qualcuno non sa che cosa sceglieremo, ma qualcun altro ha già in mente dove si vuole andare a parare.
E, allora, in questo caso, la franchezza del dibattito, l'onesta intellettuale, perché l'onestà non è soltanto quella di non andare a rubare, è anche quella di dirci le cose come stanno, dovrebbero imporre a ciascuno di noi di parlarci chiaro. Ci sono molte incognite che inevitabilmente vengono lasciate a questa legge attuativa; io credo che dovremmo fare una discussione molto compiuta sul fatto che noi alla legge attuativa lasciamo meno spazio possibile; così come nel rapporto tra la legge delega e il decreto legislativo ci sono degli indirizzi molto chiari e molto precisi, poi, noi dovremo andare a verificare la conformità degli indirizzi che si danno e della legge attuativa.
Ora, la legge attuativa sarà pure a maggioranza qualificata e tutto il resto, ma ciò non toglie che la discussione su questo testo, secondo noi, non è stata maturata nei tempi giusti, non ha raccolto un'iniziativa e un consenso così ampi da poter essere portata in quest'Aula con tranquillità, come se fosse un'iniziativa di tutti e, soprattutto, lo ripeto, c'è il combinato disposto di questa proposta di legge da un lato e di un'altra proposta di legge che, di fatto, riduce la rappresentanza nell'altro ramo del Parlamento e, ancora, di una proposta di legge che riguarda una materia strettamente legata a questa, che è la proposta di legge della collega Nesci, sulla quale si possono inserire modifiche vitali per questo testo che riguardano le modalità di raccolta delle firme.
Allora, se non c'è un quadro d'insieme chiaro, la nostra discussione non solo è settoriale, ma rischia di essere confliggente con altri propositi che pure sottendono all'affrontare questo testo. Per cui parliamoci chiaro almeno in questa sede.
FABIANA DADONE, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE, . Grazie, Presidente. Non si è scelto di non scegliere, si è scelto di introdurre il principio per cui debba essere un organo terzo a valutare le differenze che sono meramente formali. Inizialmente, questo tipo di valutazione, della differenza tra i due testi che sarebbero potuti andare a referendum, era rimessa nelle mani del comitato promotore. Poi, a seguito del dibattito che si è svolto in Commissione e, quindi, degli stimoli propositivi e migliorativi che sono arrivati dalle opposizioni, ho scelto di dare parere favorevole a questo emendamento, rispetto agli altri, perché, a parte che gli altri erano formulati in maniera non idonea, secondo me, ad essere inseriti in Costituzione - costituzionalizzavano l'ufficio centrale di bilancio e, quindi, sarebbe stato, forse, improprio inserirli in un testo costituzionale -, però, nel leggere e nel seguire il dibattito, mi pare di capire che vi siano dei pro in entrambe le ipotesi, ma che questo Parlamento non sia pronto a decidere quale tra i due organi sia quello che debba effettuare questa valutazione. Così, vi sono dei pro in entrambi i casi; sia nel caso in cui lo faccia la Corte costituzionale, tenuto conto che fa già il vaglio preventivo, anzi lo farà quando verrà approvato l'emendamento di costituzionalità, sia nella scelta dell'ufficio centrale presso la Corte di cassazione, perché fa già questa valutazione per il referendum abrogativo e quindi permetterebbe di mettere sullo stesso piano i due istituti. In questo momento però quello che si è scelto di inserire nel testo è il richiamo al principio che debba essere un organo terzo, che chiaramente sarà scelto con legge attuativa tra questi due, a dover effettuare la valutazione, quindi o la Corte costituzionale o l'Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione, sicuramente non sarà un'Authority terza. Però credo sia opportuno che questo dibattito si sviluppi in maniera più approfondita in sede di legge di attuazione (.
SIMONE BALDELLI(FI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Collega Baldelli, su cosa?
SIMONE BALDELLI(FI). Presidente, io ringrazio la relatrice…
PRESIDENTE. Collega, lei ha già parlato. Lo sa meglio di me, vero?
SIMONE BALDELLI(FI). Sì, Presidente, ma io mi rivolgo a lei. Noi abbiamo difficoltà a capire che cosa si dice al Comitato dei nove perché non si sente nulla. Io apprezzo i toni pacati della relatrice, che confliggono molto con i pericoli insiti nel testo, purtuttavia, Presidente, a riprova che non siamo in un clima costituente, io ho provato ad ascoltare quello che diceva la relatrice, ogni tanto arrivava qualche parola, ma se questo è il clima d'Aula, purtroppo non si riesce neanche a capire che cosa dicono i colleghi quando intervengono. Lo dico a lei perché si faccia promotrice di un clima diverso.
PRESIDENTE. E' chiaro. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Vi ricordo - è inutile dirlo - il tema del dibattito di oggi, particolarmente importante, quindi chiedo a tutti i gruppi di abbassare il tono della voce per permettere a tutti di poter ascoltare i colleghi e anche i relatori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.
CARLO FATUZZO(FI). Presidente, prima di andare al concreto, sottolineo - e concordo con quanto detto poc'anzi dal collega che mi ha preceduto – quello che ho già detto più e più volte, che l'acustica dell'Aula, pur nella sua grandiosità e bellezza, è pessima, quindi che si provveda al più presto! Mi rivolgo, tramite lei, signora Presidente, alla relatrice perché ho notato, a mio parere, una mancanza grave in questo articolo, laddove si dice che è indetto il referendum se non avviene la rinunzia da parte dei promotori. Poiché i promotori sono dieci, se cinque votano a favore e cinque contro, lo facciamo o non lo facciamo il referendum?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, intervengo più che sull'ordine dei lavori, sull'ordine delle norme, perché io ho la netta impressione che in questo gioco a scrivere le norme costituzionali qualche regola possa saltare e sollecito la Presidenza a questa verifica. Il subemendamento riformulato Di Maio…
PRESIDENTE. Siamo sul subemendamento 0.1.900.16 Migliore.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Sì, il primo firmatario del subemendamento è Migliore, ma tra gli altri firmatari c'è anche Di Maio. Comunque nel subemendamento 0.1.900.16 Migliore, come riformulato si aggiunge - leggo - : “nella parte consequenziale relativa all'articolo 3, all'emendamento 1.900 della Commissione”, e si fa riferimento all'organo terzo individuato dalla legge di cui all'articolo 71, ultimo comma, della Costituzione. Ebbene, leggo, a proposito dell'emendamento della Commissione, non ancora approvato (è un subemendamento, è evidente), che la riformulazione dell'articolo 3, o l'intervento sull'articolo 3, sarebbe proposto al terzo capoverso, con conformità all'articolo 71, quarto comma, della Costituzione. Mi sono perso qualche cosa. Ho la netta impressione che si faccia riferimento a norme che non esistono ancora, cioè a commi che non sono ancora stati né approvati, né discussi. E chiedo: si può approvare una norma che fa riferimento a passaggi modificativi non ancora intervenuti? Noi stiamo approvando o discutendo di un intervento, non virtuale, ma inesistente perché il quarto comma dell'articolo 71 ancora non c'è. Allora, mi rivolgo alla Presidenza e chiedo se noi possiamo in questo percorso da treno fantasma o, se volete, da parco delle meraviglie, approvare addirittura norme su commi che ancora non sono scritti. E parliamo della Costituzione! Questo pressappochismo normativo io lo trovo sconcertante.
Non posso disegnare un contenitore, senza un contenuto che è stato previamente individuato dall'Aula, nella prospettiva che forse ci potrebbe essere una norma approvata in seguito. Se questa è tecnica parlamentare sulla Costituzione, ebbene io vivo in un altro mondo probabilmente, quello di norme che sono certificate e approvate, se esistenti, modificate, se inesistenti non possono essere scritte. Io sollecito un controllo della Presidenza su quello che noi stiamo approvando, perché noi stiamo approvando delle norme che non esistono ancora e interveniamo su norme inesistenti, modificandole.
Io credo, Presidente, che lei potrà, unitamente agli uffici, verificare se esiste il quarto comma dell'articolo 71, se si può modificare una norma che non c'è, se si può intervenire con questo subemendamento Migliore, Ceccanti, Fiano, Giorgis, Pollastrini, Di Maio, così non si scontenta nessuno, se si può intervenire dicendo chiaramente: “nella parte consequenziale relativa all'articolo 3, come modificato dall'1.900 alla Commissione”, che interviene su un comma ancora inesistente. Io rimetto questa questione alla Presidenza perché informi l'Aula: è di qualche minuto fa l'emendamento che impone una corretta informazione su quello che si vota. Allora, io mi ispiro a questo emendamento che è stato votato e chiedo non una corretta informazione, ma una puntuale informazione perché si possa votare quello che esiste e non quello che ancora non esiste.
PRESIDENTE. E' chiaro. Collega, io farei così: gli uffici intanto stanno controllando, ma io proseguirei con gli interventi, di modo che dopo risolviamo l'arcano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). Non vorrei che nel frattempo, per intenti di perfezione, cui ci invita il collega Sisto, dimenticassimo però qual è il subemendamento Migliore su cui stiamo votando. Il subemendamento Migliore, riformulato, su cui stiamo votando, ci fa fare un passo avanti perché rende esplicito ciò che prima era implicito: c'è un organo terzo che controlla. Per questa ragione, è bene che noi votiamo il subemendamento Migliore. Ciò detto - e questo è il cuore del ragionamento che dobbiamo fare votando un subemendamento - ragioniamo anche del resto: ovviamente noi non siamo soddisfatti interamente perché vogliamo che questo organo sia nominato esplicitamente e che quest'organo svolga una funzione più ampia del solo controllo e di modifiche formali. Poi, a dire la verità, tutto può essere opinabile ed è chiaro che noi facciamo una specie di gioco delle matrioske, dal testo base, al subemendamento, all'emendamento, che rende tutto difficilmente conoscibile all'istante, tranne forse per quelli che hanno lavorato in Commissione, però questo accade sempre. Ora, noi abbiamo un articolo 71 vigente con due commi, che restano inalterati…
PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.
STEFANO CECCANTI(PD). Questo testo aggiunge dei pezzi. Il quarto è quello che prevede già, sulla base del testo base che noi abbiamo approvato, al quarto comma, un controllo.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Non c'è ancora!
STEFANO CECCANTI(PD). Ho capito che non c'è, però noi cosa facciamo? Emendiamo il testo base e, siccome il testo base ha un articolo 71, quarto comma riscritto, citiamo l'articolo 71, quarto comma. Non vedo una tecnica redazionale diversa possibile. Se poi il collega Sisto per le prossime occasioni ce ne inventa una migliore, siamo tutti felici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Prisco. Ne ha facoltà.
EMANUELE PRISCO(FDI). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole di Fratelli d'Italia su questo subemendamento. Le questioni riproposte dai colleghi Sisto e Ceccanti ripropongono quel tema che è un po' emerso in tutto questo lungo dibattito in materia costituzionale, che forse - e torniamo sull' di questo ragionamento di qualche settimana fa - ci avrebbe dovuto portare a una tecnica legislativa che lasciasse la Costituzione meno scritta possibile e lasciasse invece la disciplina delle singole norme a una successiva diversa legge ordinaria o costituzionale, come già era stato immaginato anche in altre letture di modifica costituzionale. Faccio nuovamente riferimento a quell'emendamento se non sbaglio, della scorsa legislatura, Calderoli-Finocchiaro, che aveva trovato sostanzialmente, recependo questa istanza e questa necessità di dare più voce ai cittadini, la possibilità di introdurre il referendum propositivo, di introdurre più facili possibilità di iniziativa legislativa ma di poterlo fare con una disciplina a margine della Costituzione perché, come è noto e non serve essere Calamandrei per arrivare a questo concetto, nella Costituzione si affermano i principi e poi vi sono le norme che dettagliano gli interventi. Sicuramente si fa con questo emendamento un passo in avanti perché si pone un principio chiaro e certo, quello di un organo terzo che decide sull'ammissibilità e sulla compatibilità e poi se ne vedranno, ovviamente nella norma di dettaglio, le discipline, ma fa emergere nuovamente lo stesso problema che si pone. Noi rischiamo una sorta di europeismo di dettaglio, cioè la volontà di voler scrivere tutto sulle norme che poi nega il principio per cui le norme devono essere generali e astratte e a maggior ragione quelle costituzionali che - ripeto - affermano principi assolutamente condivisi e non dovrebbero entrare nel dettaglio della disciplina della formazione o delle garanzie che sono di solito lasciate, in un ordinamento come il nostro, alle norme di dettaglio, siano esse o norme costituzionali sul funzionamento degli organi o degli istituti o norme ordinarie .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Epifani. Ne ha facoltà.
ETTORE GUGLIELMO EPIFANI(LEU). Presidente, io voglio riprendere questo punto perché noi abbiamo già espresso, come gruppo, l'apprezzamento per il passo in avanti che il subemendamento del collega Migliore ha portato. Però, è evidente che c'è un tema che la relatrice non può ridurre così come lo ha ridotto, perché mentre il testo è chiaro per quanto riguarda i rilievi non formali è, invece, assolutamente generico per quanto riguarda l'individuazione dell'organo terzo e questo è un po' singolare. Cioè, è chiaro l'obiettivo ma non è chiaro lo strumento e non è chiara la sede istituzionale.
In Costituzione deve essere scritto chi è e non può essere rimandato a una legge ordinaria la quale, peraltro, sarebbe approvata esattamente dallo stesso Parlamento che oggi, dice la collega relatrice, non è in condizione di decidere sul chi. Questa è la modalità che non convince. Se non è in condizione di decidere oggi, bisogna dire che si aspetta e poi si modifica un altro passaggio e non che si rimanda a una legge che poi sarà approvata esattamente dallo stesso Parlamento che, se non è in grado di decidere oggi, suppongo potrebbe non essere in grado di decidere neanche domani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE(FI). Presidente, è evidente che la segnalazione del collega Sisto debba essere presa immediatamente in considerazione. Non è possibile: siamo in una revisione costituzionale, cioè operiamo sulla norma costituzionale articolo per articolo, emendamenti e subemendamenti, ma con riguardo a che cosa? Alla dicitura e alla dizione della Carta costituzionale! In mancanza di questo è inammissibile votare su subemendamenti che non hanno un testo di riferimento e che modificherebbero quel testo.
Quindi, chiedo che su questa proposta emendativa ci sia un accantonamento per sapere cosa fanno la Presidenza e gli uffici in ordine a questo tema che è fondamentale. Qui siamo in revisione costituzionale e non è possibile votare; è inammissibile un voto su un testo che non c'è. Si emenda l'inesistente, la . È senza senso e non è possibile farlo per un fatto oggettivo, perché in revisione costituzionale bisogna avere un testo di riferimento sul quale direttamente l'emendamento o il subemendamento tendono a influire. Non si può dire che forse lo faremo dopo. È un errore di procedura molto rilevante, soprattutto nel procedimento legislativo di natura costituzionale. Infatti, siamo nella prima lettura costituzionale e sarebbe incredibile votare su una norma che si inserisce su una disposizione che in questo momento ancora non c'è. Pertanto, su questo punto io avanzo una proposta di accantonamento e che a questo punto la Presidenza e gli uffici valutino come possano intervenire, perché veramente la rilevanza del tema posto da Sisto è indubitabile e non possiamo votare su ciò che non c'è.
PRESIDENTE. Relatrice Dadone, in ordine alla proposta di accantonamento?
FABIANA DADONE, . Presidente, sono contraria e l'ha già detto chiaramente prima il collega Ceccanti. Questo quarto comma fa riferimento al fatto che l'articolo 71 mantiene il primo e il secondo comma. Gli ulteriori, che sono parte del testo base, si agganciano e, quindi, diventerebbero il comma terzo, quarto e a seguire. Non ci sarebbe stata un'alternativa a livello di grazie alla quale avremmo potuto dare chiarezza al testo indicando come il secondo capoverso della legge di cui è approvato…
Quindi, non vedo proprio che senso abbia questa richiesta di accantonamento, se non un senso strumentale.
Peraltro, suppongo che gli uffici della Camera abbiano fatto un lavoro molto approfondito in materia e dubito che ammetterebbero in votazione degli emendamenti inammissibili perché sono su parti di testo non ancora votate. Il subemendamento per sua natura si collega all'emendamento della Commissione e, in quanto tale, va a modificare quella parte. È sempre stato così e non vedo perché oggi si sollevi l'argomento .
PRESIDENTE. Sta bene.
Riguardo alla richiesta del collega Sisto, l'ordine di votazione degli emendamenti - e la conseguente votazione in sequenza - risponde agli ordinari criteri stabiliti dal Regolamento. È evidente che il testo dell'articolo si definirà soltanto a seguito della votazione di tutti gli emendamenti e si consoliderà con la votazione dell'articolo stesso. Il fatto che nell'emendamento si faccia riferimento a un comma non vigente e non ancora consolidato è ciò che accade normalmente nell'ambito della costruzione del testo.
Per quanto riguarda la richiesta di accantonamento, ha chiesto di parlare a favore il collega Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, intervengo per ricordare alla relatrice che l'accantonamento è previsto per l'Aula, perché si ha la netta sensazione che la parola “accantonare” sia una parola espunta nella logica di questo provvedimento. L'accantonamento significa soltanto la possibilità di una riflessione su un emendamento, senza che ciò costituisca sanzione nei confronti di nessuno.
Qui, invece, viene respinta al mittente ogni proposta di riflessione, giustificandosi, tra l'altro, con il falso ideologico di un dibattito accurato in Commissione che è stato gestito - questo sì! - accuratamente - come posso dire - per raggiungere determinati obiettivi e non certo per aprire il dibattito.
Dunque, credo che una richiesta di riflettere sulla tematica di questo emendamento non sia sbagliata.
Qualche volta ci piacerebbe che la relatrice, che è stata in qualche modo qualificata come aperta, come capace di essere poco 5 Stelle in determinati frangenti, dicevo che ci piacerebbe - e ascoltare non sarebbe male qualche volta: mi riferisco alla relatrice e non al presidente Brescia - che la relatrice fosse più disponibile a interagire con l'Aula, perché essere favorevole su un accantonamento vuol dire dare all'Aula la possibilità di una riflessione.
Pertanto, io credo che accantonare questo emendamento e condurci a una maggiore riflessione sia un atteggiamento che farebbe soltanto onore al suo ruolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro l'accantonamento il presidente Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA, . Presidente, intervengo contro l'accantonamento perché noi non siamo affatto né confusi né indecisi. Noi siamo certi di quello che stiamo facendo e siamo certi anche della tecnica che si è utilizzata per scrivere la proposta di legge e la proposta emendativa che andiamo ad approvare con la riformulazione. Quindi, non abbiamo nessuna confusione e in maniera assolutamente calma e tranquilla diciamo, come ho già avuto modo di fare rispetto ad alcune critiche sollevate dalle opposizioni, che vorrei davvero che si rimanesse sul merito delle questioni e che non si trovassero degli argomenti che sono davvero assolutamente solo strumentali se non, come in questo caso io ritengo, anche offensivi del lavoro degli uffici sia della Commissione sia della Camera. Infatti, lo ripetiamo, stiamo parlando di un subemendamento che è stato ritenuto ammissibile dalla Presidenza della Camera e, quindi, di qualcosa che assolutamente può essere messo in votazione.
Nel merito della questione, tra l'altro, siamo assolutamente contrari alle obiezioni che vengono sollevate dai colleghi di Forza Italia, o anche da altri colleghi, perché voglio ricordare che nell'articolo 75 della Costituzione c'è un semplice rimando ad una legge che avrebbe regolamentato poi tutta la questione del referendum.
In questo caso, noi abbiamo già specificato tantissime questioni, proprio per andare incontro a tante delle preoccupazioni delle opposizioni: non ci si può accusare di essere indecisi o di non sapere cosa fare, noi lo sappiamo benissimo; e decideremo nella sede della legge attuativa se porre questa decisione in capo alla Corte costituzionale o agli uffici della Cassazione. Pertanto, respingiamo assolutamente questa richiesta di accantonamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 266 voti di differenza.
ENRICO BORGHI(PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI(PD). Signora Presidente, volevo chiedere la cortesia di ricordarmi a quale pagina del fascicolo è questo subemendamento.
ENRICO BORGHI(PD). Grazie.
PRESIDENTE. Collega, il subemendamento originario è a pagina 26, però ovviamente è stato collocato dopo il subemendamento 0.1.900.13 Ceccanti, che abbiamo appena votato, a seguito della riformulazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.900.16 Migliore, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del relatore PD, mentre il Governo si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.900 della Commissione.
FABIANA DADONE, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE, . Presidente, l'obiettivo del procedimento di questo nuovo articolo 71, l'abbiamo ricordato più volte, è creare un dialogo costruttivo tra i 500 mila sottoscrittori e il Parlamento, in maniera da riuscire a costruire un reciproco completamento tra quella che è stata definita democrazia diretta e la democrazia rappresentativa.
Quindi, da un lato, un istituto che fortifichi quello che è lo strumento che oggi è effettivamente nelle mani dei cittadini italiani, che è l'articolo 71, secondo comma, ma rendendolo rinforzato, grazie all'obbligo entro 18 mesi per le Camere di approvare una controproposta e con l'aumento di 500 mila firme e tutti i vagli che poi approveremo a seguire; dall'altro lato, però, una valorizzazione del Parlamento perché si dà la possibilità al Parlamento entro 18 mesi di avanzare una controproposta.
Nella proposta originaria, quindi nel testo D'Uva-Molinari, che poi è stato trasferito e mantenuto nel testo base, vi era una dinamica in forza della quale le due proposte di legge, quella avanzata dal comitato promotore, portavoce delle 500 mila firme, e quella del Parlamento, potessero andare a referendum insieme sulla stessa scheda. Pertanto, vi era la possibilità di esprimere voto favorevole per entrambe e contrario per entrambe, con la possibilità poi di esprimere questa famosa seconda preferenza con un quesito risolutivo. Le critiche che sono state avanzate, in maniera costruttiva - devo dirlo - da parte di tutte le opposizioni sulla farraginosità del meccanismo, sulla complessità di capirci anche solo tra di noi all'interno della I Commissione, sul rischio di violazione del principio di unicità del voto che è tipico dei referendum, ci hanno portato ad avanzare questa proposta emendativa, che va nella direzione di semplificare il sistema di votazione.
Quindi, che cosa si propone? Anche nel caso in cui il Parlamento decida di avanzare una controproposta, questa è sempre una possibilità che ha il Parlamento. Quindi, quello che è l'equilibro che apparentemente nella proposta originaria era sbilanciato in capo al comitato promotore, in questo caso lo spostiamo nelle mani del Parlamento. Il Parlamento ha la possibilità entro 18 mesi di avanzare una controproposta, tentando di andare incontro a quelle che sono le esigenze dei 500 mila sottoscrittori; così come può decidere, invece, di preferire lo e quindi di non avanzare alcun genere di controproposta e lasciare nella scelta del comitato promotore di andare a referendum piuttosto che no. Quindi si andrà a referendum e sulla scheda comparirà soltanto la proposta popolare. Se la proposta popolare riuscirà ad ottenere il maggior numero di voti e supererà, qualora ottenesse il maggior numero di voti e chiaramente superasse il deliberativo, che è stato approvato in sede di Commissione con l'emendamento a prima firma Ceccanti, entrerà in vigore la proposta di legge di iniziativa popolare. Qualora, invece, non si raggiungesse il e non si ottenesse chiaramente la maggioranza dei voti, entrerà in vigore la controproposta parlamentare. Questo nel caso in cui il Parlamento avanzasse una controproposta; qualora invece non la avanzasse, il referendum si svolgerebbe sostanzialmente tra la proposta del comitato promotore e lo .
Io credo che questo emendamento raggiunga un punto di equilibrio rispetto a quello che è stato chiamato impropriamente , scontro, piazza-palazzo, ma che era uno dei rilievi più critici di questo provvedimento secondo le opposizioni: cioè l'eccessiva contrapposizione tra le due proposte di legge, che rischiava anche di mettere il Parlamento di fronte ad una situazione che si sarebbe potuta effettivamente verificare nel caso la proposta del Parlamento non superasse il vaglio del referendum. Invece in questo caso si supera la problematica mandando a referendum soltanto la proposta del comitato promotore.
Soltanto qualora vi fossero delle modifiche che non sono meramente formali (questo è stato un altro dei suggerimenti accolti sempre grazie alla discussione in Commissione) e qualora qualcuno continuasse a dire che la proposta del Parlamento fosse nascosta (è emerso qualche giorno fa, se non sbaglio dall'onorevole Ravetto, questo tipo di argomentazione e sembra quasi che la proposta del Parlamento venga nascosta agli elettori rispetto a quella del comitato promotore), in realtà non è assolutamente così e non lo è proprio grazie all'emendamento che abbiamo approvato poco fa. Verrà infatti garantita uguale conoscibilità sia alla proposta parlamentare che a quella dei 500 mila sottoscrittori e anche allo , quindi al diritto vigente qualora andasse a referendum la proposta popolare contro lo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). Io prima volevo dire questo: se il collega Sisto sull'emendamento precedente avesse chiesto l'accantonamento sulla base dell'argomento del collega Epifani, cioè di dare spazio per riflettere sulla nomina esplicita dell'organo terzo, ovviamente l'avremmo votata una richiesta di accantonamento contenutistico; un'altra cosa è fare un ragionamento formale che obiettivamente non funziona tanto.
Oltretutto, la tecnica dei rinvii interni si adotta spesso e, se poi cambiano i commi, si verifica alla fine e si fa il normale finale. Per cui, ci poteva essere uno spazio per l'accantonamento, ma doveva essere un ragionamento di merito, non un argomento di tipo formalistico. Qui ci troviamo di fronte a questo emendamento 1.900 della Commissione, che senz'altro migliora il testo precedente, anche grazie ai due subemendamenti che ci sono stati accolti. Anch'io vorrei rispondere sul punto della scheda, perché se ci concentrassimo sulla scheda, cosa dovremmo dire della scheda dei referendum abrogativi, che comprende dei quesiti totalmente incomprensibili? Il subemendamento sulla campagna elettorale, che assicura la pari conoscibilità della consultazione delle alternative in gioco, è molto più comprensivo e non isola puntualmente, al momento, la scheda. Siccome, però, evidentemente, qui abbiamo ancora un testo limitato che non accoglie l'idea di esplicitare l'organo terzo, che dà dei margini ancora ristretti al Parlamento, noi ci asterremo su questo emendamento 1.900, pur riconoscendo che rispetto al punto iniziale alcuni correttivi sono stati introdotti.
PRESIDENTE. Collega Ceccanti, mi scusi, ha cambiato parere? Mi risulta che voi siate di parere favorevole: adesso si rimette all'Aula?
STEFANO CECCANTI(PD). Mi ero riservato di vedere quello che accadeva con la votazione dei subemendamenti. Siamo arrivati a questo punto di equilibrio e quindi ci asteniamo; ci rimettiamo all'Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, direi veramente inaspettato questo mutamento di accento e di pensiero del Partito Democratico, che solo sulla scorta di un subemendamento approvato cambia parere sulla costituzionalità di una riforma incostituzionale, limitandosi con un'astensione buonista ad avallare questo emendamento, che invece è il fulcro della negatività del provvedimento. Qui vorrei essere chiaro: è evidente che quando ho sostenuto le tesi dell'accantonamento, tutto quello che è irragionevole non è costituzionale - ce lo dice la Corte - e rifiutare irragionevolmente ogni accantonamento corre il rischio di essere vicino a questo concetto di incostituzionalità. È evidente che la richiesta di accantonamento tesaurizzava tutti gli interventi, compreso quello del collega Epifani. Mi sembra, quindi, che sostenere che aver sollecitato un accantonamento fosse soltanto uno sterile invito ad accogliere una riflessione, non è proprio confacente alla tipologia di interventi che Forza Italia cerca di svolgere in quest'Aula su questo provvedimento. Così come non mi sono piaciute - lo dico subito - le parole del presidente Brescia, che ritiene offensiva ogni opinione contraria alla sua: allora io continuerò ad offendere. Se l'offensività è data dalla capacità di contrastare quello su cui non siamo d'accordo, io offenderò da qui all'eternità tutto quello che voi sostenete, con un'arroganza che è pari alla vostra incompetenza. Lo dico con grande rispetto dell'Aula, ma offendere…
PRESIDENTE. Collega, si ricordi anche di rivolgersi alla Presidenza, chiaramente.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, non posso neanche girarmi? Se vuole tengo la telecamera fissa su di lei, non è un problema.
PRESIDENTE. Basta che si rivolga a me.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Io mi rivolgo a lei, ma posso rivolgermi a lei guardando l'Aula; non penso che questo vada al di là di quello che non è consentito. Almeno la mobilità della parola credo che in quest'Aula sia sempre stata garantita. Detto questo, Presidente, qui siamo di fronte ad una scelta che non può incontrare, neanche per un attimo, l'ipotesi di un non dissenso radicale, pesante, deciso, se si ha a cuore non la politica ma la Costituzione, non l'appartenenza ma la stringente volontà di tenere alti i valori di coloro che l'hanno scritta. Non mi riferisco soltanto a valori giuridici, anche a valori storici, di cui il Partito Democratico ritiene di essere portatore e che tradisce oggi dando un voto di astensione su questo emendamento.
Presidente, se le Camere approvano con modifiche non meramente formali - un insulto all'intelligenza; modifiche non meramente formali, cioè tutto -, qualsiasi modifica può essere capace di scatenare il giudizio che porta al referendum. Stiamo scrivendo un referendum perenne nell'ambito della storia della nostra Repubblica.
Noi avremo più referendum che leggi, scusate il paradosso. Avremo più consultazioni popolari, gente che avrà la tendinite da sottoscrizione di proposte legislative. Arriveremo a delle patologie senza pari. È questo che voi volete? È questo che state scrivendo? Volete portarci ad un Parlamento che scrive fuori dal Parlamento le leggi?
Votare questo emendamento dà esattamente quest'idea: un'auto-esproprio, magari sotto l'egida della sorridente relatrice o sotto l'egida della rigidità del presidente della I Commissione affari costituzionali, ma comunque un'auto-esproprio non consentito.
Noi non ci stiamo. Noi non consentiremo a nessuno una sorta di ablazione, neanche tanto normativamente regolata, dei diritti del Parlamento. Presidente, lo citerò fino alla noia, fino ad essere offensivo, come dice il presidente Brescia: l'articolo 70 della Costituzione stabilisce che le leggi le scrivono le Camere! Voi volete farle scrivere ad altri, noi ci batteremo perché le leggi siano scritte qua dentro !
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti dell'Istituto Tecnico “Agostino Fossati”, di Varese Ligure, in provincia di La Spezia, che stanno assistendo ai nostri lavori .
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato d'Ettore. Ne ha facoltà.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE(FI). Presidente, intervengo sperando che il presidente Brescia, dall'alto del suo magistero, non ritenga strumentale ed offensivo quello che noi diciamo. Mai sentito che, in un dibattito sulla revisione costituzionale, anche delle osservazioni in ordine alla formulazione tecnica delle norme e, quindi, nel confronto anche con gli uffici e con la Presidenza, che è normale e previsto dai Regolamenti parlamentari, siano considerate offensive!
Il problema qual è? Che non sapete quello che dite, le parole a casaccio le utilizzate, non c'è ombra di dubbio. E il presidente Brescia certo non è Mortati, quindi credo che chiunque, semplice cittadino, possa contravvenire alle opinioni del presidente Brescia, che per caso, come dire, fa il presidente, e speriamo che finisca presto questo momento orribile per il Paese.
PRESIDENTE. Deve concludere.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE(FI). Detto questo, concludo dicendo che non capisco come si possa proporre un'astensione: questa è una norma decisiva in quell'impianto costituzionale, o si è a favore o si è contro, in questo caso.
All'amico e collega Ceccanti dico che è proprio uno di quei casi, nella revisione costituzionale, in cui bisogna decidere; l'astensione non solo è equivoca, ma è chiaramente una corresponsione di amorevoli sensi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Penna. Ne ha facoltà.
LEONARDO SALVATORE PENNA(M5S). Presidente, solo per chiarire, specialmente dopo gli interventi dell'onorevole Sisto, che paventano l'incostituzionalità del provvedimento che ci troviamo a votare, e per riportare sinteticamente il parere della dottrina di un ordinario di diritto costituzionale, di cui citerò il nome, che usa tre argomenti per cui giudica positiva questa legge.
Prima di tutto il metodo, perché a differenza delle riforme, che lui definisce napoleoniche, di Berlusconi del 2005 e di Renzi del 2016, che avrebbero riscritto, la prima, 55 articoli, e la seconda, 40 articoli, questa volta si propone semplicemente la riscrittura dell'articolo 71 della Costituzione.
È poi una riforma che ha un metodo innovativo, perché si stanno accogliendo parecchi dei suggerimenti delle opposizioni, non è una scatola che si sta prendendo e si sta proponendo con la forza del voto, che pur ci sarebbe.
Terzo: consegna agli elettori queste schede in più. Le sue parole. Se abbiamo così paura delle decisioni popolari, tanto vale abolire le elezioni. Ma la democrazia diretta non è un veleno nel corpo della democrazia rappresentativa, al contrario, può rinvigorirla.
Poi, la sua terza motivazione a sostegno è la sincerità. A differenza di quello abrogativo che poneva sempre un grosso equivoco, anche perché quello abrogativo con le forbici riscriveva le leggi senza che fosse chiaro cosa stesse riscrivendo, qui si pone un quesito chiaro: vuoi questo o vuoi quest'altro? Vuoi questa legge o vuoi quell'altra che ha riscritto il Parlamento?
Quindi, io credo che questi timori, questi allarmi, davvero siano fuori luogo. Era il professor Ainis, così, tanto per completare l'informazione, che non mi pare sia uno che scrive le cose per simpatia verso i 5 Stelle, ma semplicemente per amore di dottrina e di studio.
Quindi, inviterei i colleghi ad usare toni meno apocalittici quando si parla di revisione costituzionale, perché davvero chi ci ascolta teme che siamo di fronte a un colpo, non di Stato, ma istituzionale, cioè che si stia attentando alla Costituzione, quando qui si sta assolvendo ad uno dei doveri dei parlamentari, quello di poter riscrivere un articolo della Costituzione seguendo le procedure che la Costituzione detta, quindi non volendo fare nessuna forzatura in merito .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Speranza. Ne ha facoltà.
ROBERTO SPERANZA(LEU). Grazie, Presidente. Voglio provare a sfruttare questo momento, perché ritengo che sia utile approfondire ancora le questioni che riguardano questo pezzo della riforma costituzionale.
In modo particolare, vorrei che l'Aula fosse consapevole dell'importanza di questo emendamento, che è veramente un emendamento che cambia in modo molto profondo e molto significativo un aspetto fondamentale della proposta originaria, per come essa era stata costruita.
Ora, dopo la raccolta delle firme, entro diciotto mesi, come è noto, la Camera può decidere di legiferare. Bene, nel testo originario che con questo emendamento si decide sostanzialmente di cambiare, il referendum a cui si arrivava sarebbe stato un referendum tra due testi contrapposti: il testo originario, su cui sono state raccolte le 500 mila firme, e il testo frutto della ordinaria deliberazione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
In tutte le audizioni, i maggiori costituzionalisti di questo Paese hanno fatto osservare come si fosse di fronte ad un rischio molto grande, e cioè di fronte alla possibilità di un conflitto tra il testo frutto della raccolta delle firme e il testo frutto del lavoro del Parlamento. Questo significa uno scontro tra due diversi livelli di sovranità: tra la sovranità come rappresentata dalle Camere e tra quel pezzo di sovranità come emerso dalla raccolta delle 500 mila firme. In più di un intervento, in modo particolare ricordo quello del professor Massimo Luciani, si è parlato del rischio di un conflitto tra piazza e Palazzo, cioè l'idea che quel voto potesse portare ad una sostanziale delegittimazione del lavoro del Parlamento.
Ora, con questo emendamento io penso che si faccia un grande passo avanti, perché non c'è più il ballottaggio tra i due testi, ma si riduce la possibilità del referendum ad un'approvazione o meno di quel testo nel caso in cui il testo prodotto dal Parlamento venga ritenuto non sufficiente da questo organo terzo, che, purtroppo, è non meglio specificato.
Quindi, io voglio riconoscere il passo avanti che è stato fatto e che ritengo essere molto importante e molto significativo, ma voglio dire, in modo particolare alla maggioranza, al presidente e alla relatrice, perché comunque non voterò “sì” e il nostro gruppo deciderà su questo emendamento di astenersi, pur riconoscendo il passo in avanti.
Infatti, è vero che non c'è più il ballottaggio, è vero che non c'è più il rischio di scontro tra palazzo e piazza, ma la dizione che voi fate tornare in campo è una dizione ancora non sufficiente, perché, lo ribadisco, fare riferimento a modifiche “non meramente formali” non è rispettoso del ruolo del Parlamento. Non si può dire al Parlamento, dopo la raccolta delle firme: o stai sostanzialmente al testo dei promotori senza nessuna modifica sostanziale oppure, comunque, arriva il referendum. Io credo che questo sia un errore, che dentro questa dizione sbagliata ci sia un elemento di antiparlamentarismo che non mi convince e che cela una cultura politica che, dal mio punto di vista, può portare ad errori e a scelte del tutto sbagliate.
E allora la mia opinione qual è? È che si è fatto un grande passo in avanti, ma che ci sarebbe bisogno su questo testo di intervenire ancora e non di parlare di modifiche “meramente formali”, ma di far riferimento ai principi fondamentali della proposta dei proponenti: perché, se il Parlamento stravolge la proposta dei proponenti, è giustissimo che ci sia un referendum e che i cittadini possano liberamente scegliere per quella proposta, ma non si può dire al Parlamento: o fai una modifica non formale, oppure comunque c'è il referendum. Io vorrei che su questo si continuasse a riflettere e, guardate, attenzione, perché questo passaggio è molto delicato. Io riconosco a chi ha lavorato a questo testo di aver fatto un importante passo in avanti, ma credo che questo resti il vero , insieme agli ambiti di materia, che ancora rende questo testo, dal mio punto di vista, non sufficiente e, comunque, non in grado di realizzare un avanzamento positivo per la nostra Carta costituzionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Borghi. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI(PD). Quanto tempo ho, Presidente?
PRESIDENTE. È a titolo personale, collega.
ENRICO BORGHI(PD). Quindi un minuto?
ENRICO BORGHI(PD). Grazie. Ho sentito in precedenza un collega del MoVimento 5 Stelle richiamare un intervento di un esponente della dottrina nel nostro Paese, che ha definito napoleonica l'azione esercitata dal centrosinistra nella precedente legislatura, ponendo invece questo tema come un tema di carattere del tutto marginale. Vede, uno dei motivi per i quali noi non voteremo questo questa proposta è, in realtà, lo sguardo di insieme della proposta riformatrice che le forze di maggioranza hanno portato, perché, a differenza della proposta organica e non napoleonica che il centrosinistra ha portato avanti la scorsa legislatura, la maggioranza ha tentato un'operazione furbizia, cioè ha spezzettato in diversi interventi - e concludo, signora Presidente - di modifica costituzionale, alcuni che partono dalla Camera e altri che partono dal Senato, una radicale trasformazione del nostro modello democratico. E per questo motivo, nel confutare l'elemento minimalista, noi non siamo convinti dell'impostazione che è stata sin qui portata avanti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Grazie, Presidente. Questa norma, così come anche l'emendamento presentato dalla relatrice, non supera molte delle criticità, tra cui anche quella della competizione tra legge di iniziativa popolare e legge di iniziativa parlamentare. Poniamoci per un attimo di fronte a un Parlamento che dovesse andare ad iniziare un procedimento legislativo, un iter legislativo nelle Commissioni competenti, per esempio Finanze e Bilancio, sulla tassazione di un certo settore; e che, a quel punto, un comitato promotore cominciasse a raccogliere le firme proprio sullo stesso argomento per fare una proposta di iniziativa popolare diametralmente opposta, cioè di cancellazione delle imposte su quel settore. A quel punto, il Parlamento sarebbe costretto ad inseguire il comitato promotore e ci si troverebbe di fronte a due leggi diametralmente opposte e poste, esse stesse, sullo stesso piano; cioè, una situazione ridicola che non risolve il problema di fondo. E aggiungo: è vero quello che dice il collega Borghi, qui non è che manca l'organicità, manca la visione di insieme, perché le varie proposte sono state divise, separate e incardinate in diversi rami del Parlamento per un combinato disposto che non è chiaro agli occhi di nessuno, se non agli occhi dei promotori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Quello trattato da questo emendamento della Commissione era uno dei punti che in modo più macroscopico erano emersi dalle audizioni con i costituzionalisti; in particolare, il rischio che avvenisse, come è stato già detto, uno scontro dal quale il lavoro del Parlamento potesse essere pesantemente sfiduciato dal voto popolare. Il passo in avanti che si fa è davvero significativo, avendo disinnescato questo rischio, perché, Presidente, quando il popolo entra in scena, ci entra molto pesantemente, con tutta la forza, con tutto il peso che ha l'espressione diretta popolare, e quindi con tutto il rilievo che la sfiducia può avvenire a quel punto non solo sulla proposta formulata dal Parlamento, ma sullo stesso Parlamento, con effetti potenzialmente incontrollabili anche sulla tenuta della legislatura e nel rapporto tra Parlamento e Governo.
Invito tutti a riflettere sul fatto che questa formulazione sicuramente, anche dal mio punto di vista, non è completamente soddisfacente, ma si va a modificare una delle parti più critiche della proposta che era stata originariamente presentata dalla maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.
CARLO FATUZZO(FI). Signora Presidente, se mi può confortare su quale emendamento stiamo discutendo…
PRESIDENTE. Sull'1.900 della Commissione.
CARLO FATUZZO(FI). …perché a me pare di avere parlato di questo emendamento nel precedente intervento.
PRESIDENTE. Collega, siamo sull'1.900 della Commissione.
CARLO FATUZZO(FI). Perfetto, allora completo quello che ho già detto poc'anzi nel dichiarare il mio voto favorevole a questo emendamento di compromesso, diciamo pure, come si usava al Parlamento europeo di frequente, e però sono sempre contrario a questo provvedimento. Ripeto, i promotori di un referendum devono essere almeno dieci. Se cinque sono d'accordo di ritirare l'emendamento e cinque no, che cosa si fa? Non ho ricevuto risposta, non capisco perché. Viva i pensionati, pensionati all'attacco!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.900 della Commissione, nel testo subemendato, con il parere favorevole della Commissione e sul quale il Governo e il relatore di minoranza si rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.63 D'Ettore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE(FI). Questo emendamento è rivolto a rimettere ordine…
ENRICO BORGHI(PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Collega D'Ettore, mi scusi un attimo. Collega Borghi, prima faccio intervenire il collega, dato che avevo già fatto partire…
FELICE MAURIZIO D'ETTORE(FI). No, va bene Borghi.
PRESIDENTE. Prego, deputato Borghi.
ENRICO BORGHI(PD). Signora Presidente, ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori proprio perché riguarda la proclamazione della votazione. Lei ha correttamente richiamato i voti favorevoli e i voti contrari, ma non ha richiamato i voti astenuti. In questo caso, per i motivi per i quali l'Aula ha discusso, il voto di astensione aveva un'evidente implicazione di natura politica. Le chiederei, per il futuro, di tenere conto anche di questi aspetti.
PRESIDENTE. Ovviamente, collega, lei sa che figurano nei resoconti anche i vari voti. Poi, chiaramente, la Presidenza va in automatico, come può immaginare, non è stato voluto. Collega D'Ettore, prego.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE(FI). Dunque, come stavo dicendo, questo emendamento ricerca una soluzione ragionevole, ma completamente diversa dall'impianto che vuole la maggioranza sia sui termini per l'apposizione delle sottoscrizioni, c'è una serie di emendamenti in merito, cinque mesi, sei mesi, e nella seconda parte dell'emendamento si dice che, se nel medesimo periodo il Parlamento approva una legge sulla materia oggetto della proposta d'iniziativa popolare, la stessa non può essere presentata alle Camere. Quindi, un termine entro il quale raccogliere le sottoscrizioni e la possibilità da parte del Parlamento di fa