PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANNA RITA TATEO, legge il processo verbale della seduta del 29 aprile 2019.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Caiata, Cancelleri, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maggioni, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Orsini, Picchi, Rampelli, Rixi, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Sodano, Spadafora, Stumpo, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che il 5 maggio 2019 è venuto a scadenza il turno di presidenza del Comitato per la legislazione della deputata Fabiana Dadone. Ai sensi dell'articolo 16-, comma 2, del Regolamento e sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta per il Regolamento, nella seduta del 16 ottobre 2001, le funzioni di presidente del Comitato per il secondo turno di presidenza, a decorrere dal 6 maggio, sono state assunte dal deputato Paolo Russo, quelle di vicepresidente dalla deputata Maura Tomasi, a cui spetterà il successivo turno di presidenza.
Le funzioni di segretario restano affidate al deputato Alberto Stefani.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 6 maggio 2019, il deputato Giorgio Silli, già iscritto al gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente, ha dichiarato di aderire al gruppo Misto, cui risulta, pertanto, iscritto.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Martinciglio ed altri n. 3-00372 .
Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo, ha facoltà di rispondere.
SALVATORE MICILLO,. Grazie, Presidente. Onorevoli interroganti, con riferimento alle questioni poste, è innanzitutto necessario precisare che per il sistema fognario-depurativo, incluso nel percorso verticale del Servizio idrico integrato, composto appunto da acquedotto, fognatura e depurazione, la normativa di settore affida agli enti di governo d'ambito, in sede di predisposizione e aggiornamento del piano d'ambito, il compito di condurre le attività di ricognizione delle infrastrutture, programmazione degli interventi e redazione di un piano economico finanziario.
Con specifico riguardo all'agglomerato in argomento, avente un carico generato pari a 55.655 abitanti equivalenti, lo stesso è oggetto della causa C251/17 per la non corretta applicazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane, per la quale la Corte di giustizia europea ha emesso, il 31 maggio 2018, una sentenza di condanna con applicazione di sanzioni pecuniarie.
Proprio per consentire la realizzazione degli interventi necessari al superamento del predetto contenzioso, con la delibera CIPE 60/2012 e il relativo Accordo di programma quadro del 30 gennaio 2013, per l'agglomerato di Mazara del Vallo sono stati finanziati tre interventi, ossia: la “Ristrutturazione collettore acque nere da Mazara centro al depuratore di Bocca Arena (stralcio di completamento)”, costo finanziario pari a un milione, stato di attuazione: progettazione da avviare; il “Potenziamento impianto di depurazione Bocca Arena - comune di Mazara del Vallo”, costo finanziario pari a 3 milioni, per il quale è in corso l'aggiornamento del progetto esecutivo; il “Collettamento delle frazioni di Trasmazzaro e Tonnarella al depuratore di Bocca Arena”, costo finanziario pari a 23 milioni di euro, per il quale è in corso la gara per l'affidamento dei lavori. Data di prevista conformità dell'agglomerato: ottobre 2021.
Per quanto concerne gli aspetti che interessano il fiume Mazaro e il porto canale di Mazara del Vallo, secondo quanto riferito dalla regione Sicilia, a far data dal 23 dicembre 2015, il provveditorato per la Sicilia e la Calabria ha presentato istanza per il progetto relativo ai “Lavori di ripristino dei fondali del bacino portuale e del retrostante porto canale – 1° stralcio - zona del Fiume Mazaro”, correlato dai dati emersi dalla caratterizzazione effettuata dall'Istituto per l'ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche nell'ottobre 2014, sulla base dei quali ai fanghi di dragaggio è stata assegnata classe di gestione B1, B2 e C1.
Il progetto di 1° stralcio prevedeva un volume complessivo di sedimenti da dragare pari a 60 mila metri quadri, provenienti dall'escavazione dei fondali del porto canale di Mazara del Vallo fino a quota meno 2 metri (a partire dal ponte fino al piazzale Quinci), e l'escavazione fino a quota meno 2,50 metri (a partire dal piazzale Quinci fino alla testata del porto turistico), destinando il materiale a riempimento dell'area di colmata a ponente del porto (area di colmata B). Il suddetto progetto è stato assentito dal competente dipartimento regionale nel novembre 2016, attraverso l'emanazione di tre successivi provvedimenti amministrativi relativi alla gestione delle casse di qualità dei materiali.
Successivamente, alla luce della nota del Ministero dell'Ambiente dell'8 febbraio 2016 e del parere dell'ISPRA circa la presenza nella laguna di Tonnarella (area di colmata B) di “… un elevato numero di specie ornitiche, anche di rilevante interesse conservazionistico e oggetto di tutela da parte delle normative comunitarie e di accordi internazionali…” il dipartimento regionale ha autorizzato l'attività di dragaggio del porto di Mazara del Vallo e non il conferimento della colmata B ad ovest dell'avamposto dei fanghi di dragaggio rientranti nella classe di qualità C. Con riferimento alla copertura finanziaria necessaria alla completa ottemperanza delle prescrizioni, ovvero il conferimento in discarica di parte dei sedimenti dragati (classe di qualità C) per un volume pari a circa 17 mila metri cubi, su 60 mila metri cubi di materiale proveniente dal dragaggio del porto canale di Mazara del Vallo, secondo quanto riferito dalla regione, in diversi tavoli tecnici è stato proposto l'utilizzo di fondi FSC o fondi destinati al Patto per il Sud. Ad oggi, la questione è oggetto di ulteriore approfondimento.
Per quanto attiene, invece, alla necessità di dover procedere con urgenza a nuova caratterizzazione dei materiali, in quanto le analisi precedentemente presentate avevano vigenza utile fino a ottobre 2017, il commissario di Governo, nell'ottobre del 2018, ha comunicato l'intendimento di acquisire una nuova caratterizzazione.
In merito, infine, agli eventi atmosferici verificatisi il 10 novembre 2018, la regione siciliana ha fatto presente che il danno complessivo causato dalla piena può riassumersi nell'affondamento di imbarcazioni da pesca di piccole dimensioni, per lo più in legno, in un numero che le cronache riassumono in una ventina di unità, anche se ad oggi non risulta una stima definita e certa.
Per quanto questi affondamenti costituiscano un danno certamente rilevante per l'attività di pesca dei singoli proprietari dei natanti, la stima globale dei danni è circoscritta, stante l'eccezionalità della piena e il fatto che i natanti danneggiati fossero stati ormeggiati lungo le due banchine, nel tratto compreso tra i due ponti o a monte degli stessi, dunque al di fuori e a monte del tratto interessato dal dragaggio.
Alla luce delle informazioni esposte, emerge, dunque, che le problematiche rappresentate sono tenute in debita considerazione da parte del Ministero dell'Ambiente, il quale, perfettamente consapevole delle criticità ancora esistenti nel territorio nazionale nell'attuazione del SII e nella realizzazione degli interventi fognari e depurativi e del fatto che tali processi sono strettamente interconnessi tra loro, è impegnato costantemente e con la massima attenzione a vigilare, intraprendere e portare avanti tutte le azioni di competenza volte alla realizzazione delle stesse, con particolare riferimento al monitoraggio del SII e allo stato di attuazione degli interventi.
PRESIDENTE. La deputata Vita Martinciglio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione, per cinque minuti.
VITA MARTINCIGLIO(M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario per la risposta all'interrogazione riguardo la mancata escavazione del porto canale di Mazara del Vallo e i numerosi danni provocati dal maltempo nel novembre del 2018. Sono contenta che anche il Ministero dell'Ambiente, come il Ministero delle Infrastrutture, si sia interessato alla vicenda che vive la città di Mazara del Vallo. Confido che con l'intervento dei due Ministeri si possa risolvere l'annosa questione della mancata escavazione del porto canale, che da troppo tempo, ormai, mette in pericolo la salute dei cittadini mazaresi che, a causa dell'immobilismo della regione, rischiano la propria incolumità, oltre a paralizzare l'economia della città basata prevalentemente, appunto, sul settore della pesca.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato Salvatore Micillo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Casa ed altri n. 3-00712 .
SALVATORE MICILLO,. Grazie, Presidente. Onorevole Casa, come è noto, i fondamenti dell'autonomia universitaria si ritrovano nell'articolo 33 della Costituzione, un principio che con l'emanazione della legge n. 168 del 1989 ha trovato attuazione nella previsione secondo cui lo Statuto è il principale atto di autorganizzazione degli atenei e, quindi, anche di autonomia finanziaria. Peraltro, la legge n. 53 del 1993 conferisce alle università autonomia finanziaria e introduce il concetto di di cui l'ateneo dispone secondo le proprie esigenze e strategie, prevedendo anche proprie entrate.
Alla luce del quadro normativo sinteticamente descritto, occorre evidenziare che il corso di specializzazione per il sostegno è uno degli esempi in cui si attua, da parte delle università, l'autonomia finanziaria: infatti, ogni ateneo, con proprio decreto rettorale, stabilisce attraverso i bandi anche il costo del corso.
Si rammenta, inoltre, che il decreto ministeriale, che prevede l'avvio dei percorsi di specializzazione al sostegno ripartendo i posti per l'ateneo sulla base dell'offerta normativa presentata, prevede che: nel corrente anno accademico 2018-2019, ogni ateneo che ha validamente presentato la propria offerta formativa potenziale è autorizzato ad attivare percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità nella scuola dell'infanzia, nella scuola primaria, nella scuola secondaria di primo grado, nella scuola secondaria di secondo grado, nei limiti dei posti fissati e per le sedi autorizzate di cui all'allegata Tabella A, che costituisce parte integrante del presente decreto. Ciò significa che, per poter avviare fruttuosamente tali percorsi, l'ateneo deve disporre di strutture e docenti adeguati al numero dei potenziali frequentanti dei medesimi corsi, che prevedono anche una parte pratica, oltre che teorica.
Formare un insegnante di sostegno richiede che l'ateneo sia in grado di assicurare un livello minimo essenziale di strumenti didattici e disciplinari, atteso il delicato compito che il medesimo insegnante sarà chiamato a svolgere nelle classi, a favore di alunni verso i quali la necessità di operare il più alto livello di inclusione è assai pregnante.
Considerati i bisogni speciali che provengono dai soggetti portatori e verso i quali si forma il docente di sostegno che li dovrà affrontare, la formazione richiesta non può certo scendere sotto adeguati livelli accademici e pratici, per cui corsi privi delle caratteristiche necessarie per fare formazione non sono attivabili, se non a scapito dei futuri discenti, con un grave danno degli alunni che richiedono insegnanti altamente specializzati. Ribadisco, quindi, che l'offerta formativa del corso di specializzazione per il sostegno non è modulata solo sulla base del fabbisogno stimato dal Ministero, ma viene parametrata da ciascun ateneo sulla base di altri requisiti (requisiti minimi di docenza e struttura).
Quanto suddetto, pertanto, chiarisce la discrezionalità con cui le tariffe per accedere al corso di specializzazione sul sostegno possano variare da ateneo ad ateneo, ovverosia per garantire adeguata formazione agli insegnanti specializzati, così come è previsto anche dalla legge n. 104 del 1992.
Quanto enunciato risponde anche alla questione da lei rappresentata relativamente all'Università di Palermo che, in piena autonomia, ha ritenuto di non attivare percorsi di specializzazione per la scuola secondaria di primo e secondo grado. Sono, invece, stati attivati dallo stesso Ateneo parlemitano i percorsi di specializzazione per i gradi inferiori. Aggiungo che, nella regione Sicilia, l'offerta formativa per tutti i gradi della scuola è, comunque, assicurata dagli atenei di Catania, Messina ed Enna Kore.
PRESIDENTE. La deputata Casa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
VITTORIA CASA(M5S). Grazie, Presidente. Grazie sottosegretario, per la risposta, molto articolata ed esauriente. Credo che i cosiddetti TFA, i corsi appunto di specializzazione per il sostegno, sono dei corsi molto importanti proprio vista la specificità dell'intervento sui bambini e sugli alunni con disabilità. Quindi, la ringrazio per la risposta che, chiaramente, tiene conto anche del dettato costituzionale, così come anticipato nella mia interrogazione.
Auspico tuttavia che, grazie ad una collaborazione tra il MIUR, la CRUI, il mondo accademico e le scuole, possa in qualche modo essere fissato anche un tetto massimo di spesa per questi corsi, proprio perché vogliamo dare la possibilità a tantissimi studenti, a tantissimi laureati di accedere e ampliare quanto più possibile docenti specializzati, con competenze specifiche.
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Fatuzzo n. 3-00689 e Mulè e Fatuzzo n. 3-00713, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente .
Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.
CLAUDIO DURIGON,. Grazie, Presidente. Con le interrogazioni in oggetto gli onorevoli interroganti intendono verificare la presenza di presunti ritardi nella gestione delle richieste di pensionamento causati dall'introduzione di “quota 100”.
A supporto delle proprie argomentazioni vengono, in particolare, riportati i ritardi subiti dai familiari di una lavoratrice deceduta, i quali sarebbero ancora in attesa della liquidazione del trattamento previdenziale da parte dell'INPS, nonostante siano decorsi quasi otto mesi dalla presentazione della domanda di accesso alla prestazione.
Su tale vicenda voglio, anzitutto, esprimere la mia vicinanza alla famiglia interessata da questo spiacevolissimo accaduto e rappresentare il fatto di aver richiesto direttamente a INPS ulteriori approfondimenti in merito. Sarà mia cura sollecitare la tempestiva acquisizione degli stessi, per verificare le cause di questo ritardo e per evitare che disservizi del genere possano ripetersi nei confronti di tutte le persone che già vivono una particolare situazione di disagio, ma è proprio per rispetto di questa famiglia che invito la politica tutta a non strumentalizzare casi del genere e a impegnarsi per un confronto leale e costruttivo.
Lasciando, dunque, da parte questo caso specifico, per il quale attendo puntuali elementi di valutazione, posso, in questa sede, evidenziare che è obiettivo dell'INPS procedere alla puntuale e tempestiva liquidazione di tutte le domande di accesso al trattamento previdenziale, a prescindere dalla normativa di riferimento al momento della loro presentazione.
Com'era logicamente prevedibile da parte di tutti, le novità introdotte da questo Governo in ambito previdenziale hanno comportato un significativo picco di attività dello stesso Istituto di previdenza, che, proprio nella giornata di ieri, ha pubblicato gli ultimi dati aggiornati relativi al numero di domande presentate per accedere alla “quota 100”, pari a 128.229.
Il dato interessante è che, nonostante questo aumento del carico di lavoro per gli uffici competenti, rispetto al primo trimestre del 2018, dove sono state definite il 68 per cento delle domande di pensione di vecchiaia ed anticipata pervenute nello stesso periodo, nel corrispondente trimestre del 2019, senza considerare le domande di pensione “quota 100”, tale percentuale si è incrementata fino al 72 per cento. Inoltre, l'analisi dell'andamento produttivo del primo trimestre 2019 evidenzia che sono state accolte circa 114 mila domande di pensione, comprese le pensioni “quota 100”, con un incremento di oltre il 14 per cento rispetto all'analogo periodo del 2018. Questi risultati evidenziano, quindi, che, pure a fronte delle novità legislative che hanno implementato le attività di competenza dell'INPS, l'Istituto sta migliorando il proprio indice di produttività.
È proprio su quest'ultimo aspetto che voglio brevemente soffermarmi, in quanto non è previsto alcun specifico indicatore che monitora la legata alle pensioni “quota 100”, bensì un più generale indicatore di premialità legato alla celerità nella gestione delle richieste di accesso alle prestazioni previdenziali, già introdotto dal maggio del 2017 per le pensioni anticipate e di vecchiaia degli iscritti alle casse pensionistiche della Gestione pubblica e, poi, progressivamente esteso alle altre tipologie di pensione nel corso dell'anno 2018, ben prima, quindi, dell'introduzione del decreto istitutivo di “quota 100”.
Concludo questo mio intervento, dunque, garantendo la massima attenzione nel monitorare lo sviluppo della vicenda specificamente riportata nelle interrogazioni odierne, nella consapevolezza del notevole sforzo organizzativo che l'INPS sta mettendo in atto per garantire il puntuale e tempestivo soddisfacimento dell'interesse del cittadino alla fruizione di tutte le prestazioni di competenza dell'Istituto medesimo.
PRESIDENTE. Il deputato Fatuzzo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni, per cinque minuti. Prego.
CARLO FATUZZO(FI). La prego, signora Presidente, di avvisarmi quando fossero trascorsi quattro minuti, in modo che mi possa velocemente portare nel tempo previsto, per me inusuale, debbo dire…
CARLO FATUZZO(FI). …inusuale perché, di solito, più di un minuto non mi viene concesso quando chiedo di parlare.
Per quanto riguarda la risposta alle mie interrogazioni avuta dal sottosegretario, onorevole Claudio Durigon, ma come posso io dichiararmi insoddisfatto quando l'onorevole Durigon è stato il primo rappresentante del Governo che, incontrandomi, mi saluta con: “Viva i pensionati. Pensionati, all'attacco!”? Non posso.
In effetti, a prescindere da questa situazione simpatica, devo dichiararmi soddisfatto della risposta, almeno per il 99 per cento. Non è la prima volta che l'onorevole Durigon prende la parola sul tema che lo riguarda, cioè quello della situazione dei lavoratori che chiedono la pensione, che la riscuotono, che abbiano pochi o tanti contributi; la sua buona volontà si conferma nelle dichiarazioni di interessarsi a questa domanda di pensione di reversibilità.
Prima di spiegare l'1 per cento di insoddisfazione, desidero rivolgere - sono sicuro che si associa con me anche il sottosegretario Durigon - un applauso ai funzionari e impiegati dell'Istituto nazionale della previdenza sociale; quando fui direttore di patronato constatai la consapevolezza di svolgere un'attività socialmente importante. Mi auguro che questo avvenga anche a livello del nuovo presidente dell'INPS, per il quale, tra oggi e domani, ci accingiamo a dare il parere sulla proposta che ci verrà sottoposta dal Governo.
Bene si è comportato il Governo e l'INPS nell'essere sollecito a rispondere alle domande di pensione con “quota 100”, anche andando al concreto delle cose e sburocratizzando, finalmente, anche se solo una parte, l'attività quotidiana dell'ente previdenziale, tuttavia debbo dire che invece ci sarebbe molto - molto di più - da fare in merito alla situazione relativa al funzionamento dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, proprio con riguardo alla tempestività nel rispondere alle domande. Ciò perché c'è, ad esempio, una richiesta che ho già più volte presentato e che continuerò a riproporre fino al termine del mio mandato o fino a quando il sottosegretario Durigon non riuscirà a soddisfare anche questo mio desiderio - che poi non è un desiderio mio ma di tanti pensionati di oggi e di domani - con riguardo alla possibilità di tornare ad avere in mano il pezzo di carta in cui c'è scritta la misura della pensione lorda mensile, la misura delle trattenute IRPEF nazionale, regionale, locale, la misura delle trattenute per altri motivi, nonché la misura delle aggiunte - raramente capita, ma capita - delle domande di supplementi di pensioni, di ricostituzione di pensione, di assegni familiari, di maggiorazioni sociali della “legge Berlusconi”, di quattordicesima della “legge Prodi” e così via.
Il modello Obis, con cui l'INPS ha comunicato, fino ad alcuni anni fa, la misura mensile della propria pensione, non viene più inviato, se non attraverso computer, che anche mia mamma, a 102 anni, andò a comperare senza però riuscire ad avere la risposta.
Perché non si ritorna - ed è a costo zero - a dare a tutti i pensionati il proprio prospetto di pensione mensile con l'- - purtroppo si parla inglese quando si dovrebbe parlare italiano -, per chi non vuole il pezzo di carta, di dichiarare ciò e di ricevere sul suo computer, sul suo cellulare - domani, magari, tale dato verrà proiettato all'ingresso di casa propria - questo modello Obis? È qualcosa che i pensionati hanno diritto di avere per sapere il perché della pensione mensile. I pensionati non sono cittadini di serie B e sono certo che il sottosegretario Durigon saprà impegnarsi anche su questo: Viva i pensionati! Pensionati, all'attacco!
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza Zanettin n. 2-00340. Chiedo al deputato Pierantonio Zanettin se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prendo atto che si riserva di intervenire in sede di replica.
Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.
CLAUDIO DURIGON,. Presidente, nella mattina del 2 aprile scorso, due volanti della Polizia di Stato sono intervenute nell'area verde del parco Fornaci, alla periferia ovest di Vicenza, a seguito della richiesta del giornalista Valentino Gonzato, cronista del quotidiano locale che aveva segnalato di essere stato aggredito da alcuni stranieri. Nell'occasione, il giornalista ha riferito agli operatori intervenuti di essere stato avvicinato da un gruppo di giovani di origine sub-sahariana mentre stava scattando alcune fotografie. Non volendo essere ripresi, gli aggressori l'avrebbero spinto a terra, sottraendogli il telefono cellulare. Dopo un'accurata ispezione nell'area verde, gli stranieri indicati dal giornalista quali responsabili dell'accaduto sono stati prontamente identificati; si tratta di sette persone, tra cui un minore di nazionalità gambiana, tutte titolari di permesso di soggiorno per richiesta di asilo o per minore età. Peraltro, il successivo 4 aprile, nei confronti di una delle sette persone è stato adottato un provvedimento di espulsione, poiché risultava irregolare sul territorio nazionale.
La persona individuata quale autore della sottrazione del telefono cellulare è stata immediatamente accompagnata in questura e deferita all'autorità giudiziaria. L'episodio segnalato nell'interrogazione ha avuto una forte risonanza mediatica e ha costituito l'occasione per evidenziare la presenza di cittadini stranieri spesso dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti in numerose aree verdi e parchi pubblici della città. Tale presenza crea allarme nella popolazione residente, nonostante l'attività di contrasto svolta dalle forze di polizia, anche con il coinvolgimento dell'Esercito, che opera a Vicenza nell'ambito dell'operazione “Strade Sicure”. Il 5 aprile scorso la vicenda dell'aggressione è stata affrontata in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Nel corso dell'incontro è stata valutata la possibilità di potenziare i dispositivi di prevenzione e contrasto della criminalità anche attraverso la predisposizione di strumenti pattizi atti ad assicurare, tra l'altro, un maggiore coordinato impegno da parte della polizia locale per i profili di sicurezza urbana. In tale contesto si colloca pure la specifica attenzione da tempo rivolta all'area verde Campo Marzo, antistante la locale stazione ferroviaria, anch'essa interessata dalla rilevante concentrazione di stranieri extracomunitari. Per quanto attiene più in generale l'azione di contrasto alla criminalità nella città di Vicenza, dai dati relativi ai primi due mesi del 2019 si registra un incoraggiante calo del 18 per cento dei delitti commessi rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Si evidenzia, altresì, che, oltre al consueto coordinato servizio di controllo del territorio, espletato continuamente nelle 24 ore dalle pattuglie della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri, le forze dell'ordine effettuano frequentemente servizio di controllo straordinario del territorio, predisposto con il rinforzo di pattuglie del reparto prevenzione crimine di Padova, anche in conformità ad apposite determinazioni del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Tali servizi risultano particolarmente efficaci poiché consentono di ottimizzare l'azione di contrasto nei confronti della criminalità diffusa e predatoria, assicurando anche una maggiore presenza e visibilità sulle strade da parte degli operatori di forza di polizia. Nei primi due mesi dell'anno l'attività di contrasto delle forze dell'ordine ha portato nella città di Vicenza alla denuncia di 153 persone e all'arresto di 26 autori di reato. Una specifica attenzione è rivolta proprio ai parchi pubblici cittadini, sia centrali che periferici, oltre che alla zona della stazione ferroviaria, aree interessate spesso da attività di prevenzione e repressione, anche in collaborazione tra Polizia di Stato e Arma dei carabinieri, con il supporto della polizia locale. Tutte le attività menzionate finora, unite alla costante e mirata azione di contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti, contribuiscono ad accrescere il livello di sicurezza e, al tempo stesso, della percezione della stessa dai cittadini e la loro fiducia verso le istituzioni. Su un piano più generale, il tema della sicurezza e del degrado urbano è centrale nell'agenda del Governo, prova ne sono le diverse iniziative e normative messe in campo in questi mesi. Mi riferisco, in particolare, al “decreto sicurezza”, con il quale sono state introdotte specifiche norme di contrasto alle occupazioni abusive di immobili, per l'ampliamento del DASPO urbano e l'utilizzo del per le polizie locali. Il Governo confida che le recenti innovazioni normative contenute nel “decreto sicurezza e immigrazione”, unitamente alle iniziative volte al potenziamento degli organici della polizia, innalzeranno la capacità di contrasto ai fenomeni di illegalità e degrado presenti nella città.
PRESIDENTE. Il deputato Pierantonio Zanettin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
PIERANTONIO ZANETTIN(FI). Presidente, intanto ringrazio il Governo per la risposta e soprattutto per la sollecitudine, perché questa è un'interpellanza presentata poco più di un mese fa e ha già avuto risposta; tuttavia non posso dichiararmi soddisfatto della risposta. Personalmente, interpretando anche il mio ruolo di deputato eletto nel collegio uninominale della città di Vicenza, ho rivolto diverse interpellanze e interrogazioni al Governo per sensibilizzarlo al degrado, legato a ragioni di spaccio e microcriminalità, che una città pur florida e civile come Vicenza continua a registrare senza che nessuno appaia in grado di porvi concretamente rimedio; un degrado che riguarda al contempo il centro storico, il cosiddetto salotto buono, e le periferie. L'interpellanza di cui stiamo discutendo concerne un evento accaduto un mese fa al Mercato nuovo, nell'immediata periferia di Vicenza, che ha visto come vittima un giornalista de ma - ahimè, sottosegretario - gli episodi di criminalità continuano a ripetersi quotidianamente.
Proprio per tenere desta l'attenzione del Governo, ho presentato un'altra interpellanza, segnalando che lo scorso 16 aprile, nel corso di un servizio di controllo e di identificazione a Campo Marzio, un operatore della polizia municipale è stato aggredito e morso da un nigeriano di ventuno anni che si rifiutava di fornire le proprie generalità. Per l'estrema violenza dell'aggressione il vigile urbano addirittura ha rischiato di perdere una falange della mano. Come comprende, onorevole sottosegretario, quanto lei ci ha detto poc'anzi contrasta con quanto i cittadini di Vicenza continuano a registrare tutti i giorni sulla loro pelle. L'amministrazione comunale fa quel che può - lo ha detto anche lei - dimostra buona volontà impiegando la polizia municipale per il controllo del territorio, ma è certo che l'amministrazione competente per risolvere il problema dell'ordine pubblico è lo Stato ed è lo Stato che deve provvedere. Lei ha citato un provvedimento di espulsione relativo al caso del giornalista Gonzato che è stato aggredito al Mercato Nuovo. Però vorrei sapere, al di là della emissione di questo decreto di espulsione, se effettivamente il decreto di espulsione ha avuto esecuzione. Come mi piacerebbe sapere se Cletus Salomon, il nigeriano di ventuno anni che si è reso responsabile dell'aggressione alla polizia municipale di cui ho parlato poc'anzi, nel frattempo sia stato espulso, come meriterebbe, dal nostro Paese. Altrettanto mi piacerebbe conoscere la sorte del pluri-pregiudicato tunisino Ammar Ben Lazhar Torch, già destinatario di ordine di espulsione e, nonostante ciò, nel frattempo nei mesi scorsi protagonista di decine di “spaccate” ai danni dei commercianti padovani.
Una cosa è chiara: il cambiamento di cui questo Governo si dichiara portatore i cittadini di Vicenza non l'hanno ancora percepito sul tema della sicurezza. Il presidio del territorio appare saltuario ed episodico; nella città e nella periferia continuano a esistere zone franche, dove si spaccia alla luce del sole e bivaccano disadattati e pregiudicati, in un clima di sostanziale impunità; nell'ultimo mese si sono registrati continui episodi di furti all'interno di abitazioni, che aggiungono insicurezza ad insicurezza.
Una cosa almeno, sottosegretario, chiedono i cittadini di Vicenza, che gli stranieri che si macchiano di reati vengano espulsi e rimpatriati, senza esitazioni. Su questo punto il Governo del cambiamento non pare davvero avere ottenuto risultati tangibili. I numeri restano bassi, bassissimi, del tutto insufficienti ad arginare l'emergenza. Su questo fronte non posso neppure apprezzare il brusco del Governo che, dopo aver parlato per anni di 500 mila clandestini da espellere, ora dice che si sono ridotti a soli 90 mila; questo mi pare un espediente retorico per minimizzare un problema reale che il Governo non riesce a risolvere.
Continuerò, quindi, nel mio ruolo di parlamentare eletto nel collegio uninominale di Vicenza, ad incalzare il Governo perché si impegni maggiormente sul fronte della sicurezza che non può essere ridotto a tema di mera propaganda elettorale, ma si deve tradurre in scelte concrete anche se - siamo tutti consapevoli di questo - difficili da attuare concretamente.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Durigon, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Losacco n. 3-00500 .
CLAUDIO DURIGON,. Grazie, Presidente. Come ricordato dall'onorevole interrogante, il 30 gennaio scorso un incendio è divampato a Bari, in via Santa Rita da Cascia, in corrispondenza di un cavalcavia. L'incendio, relativo per lo più a materiale di risulta abbandonato, ha sprigionato una densa colonna di fumo che ha invaso la sede stradale sovrastante, creando difficoltà alla circolazione veicolare. Sul posto sono prontamente intervenuti i vigili del fuoco che, dopo aver domato le fiamme, hanno provveduto a mettere in sicurezza quanto rimaneva del materiale abbandonato.
L'episodio evidenziato nell'interrogazione richiama l'attenzione sul tema dei roghi tossici, fenomeno non di rado presente nelle aree metropolitane. Si assicura che nella provincia di Bari il fenomeno in questione è puntualmente monitorato dalle forze dell'ordine e anche oggetto di esame da parte del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, allargato ai sindaci dei comuni di volta in volta interessati e al comandante provinciale dei vigili del fuoco, al fine di valutarne l'incidenza sul territorio ed attivare le misure necessarie ad arginarlo. In particolare, nella predetta sede, sono stati riferiti alcuni episodi accaduti nelle aree rurali dei comuni di Capurso e Cellammare, dove si è verificata la combustione di cumuli di rifiuti solidi di diversa provenienza e di materiale di risulta abbandonato.
Al riguardo i comuni citati, con risorse finanziarie dell'Agenzia regionale per il servizio gestione rifiuti, hanno affidato a ditte del settore interventi straordinari di pulizia e di rimozione dei rifiuti nelle aree interessate.
Per quanto riguarda, invece, il capoluogo, si sono registrati alcuni interventi delle forze di polizia in servizio di controllo del territorio, intervenute in occasione della combustione di materiali di risulta, specie presso insediamenti Rom.
L'esame della problematica ha evidenziato che gli incidenti di natura tossica in ambito provinciale rivestono carattere di sporadicità e hanno dimensioni molto circoscritte, per lo più originati dalla combustione di cumuli di rifiuti abbandonati e di materiali di risulta, spesso innescati dalla combustione di sterpaglie in zone rurali o caratterizzate dalla presenza di insediamenti Rom.
L'attività di contrasto al fenomeno incontra difficoltà dovuta alla polverizzazione dell'abbandono di rifiuti in località di solito poco frequentate che, specie nel caso di ingombranti e rifiuti speciali, sono riconducibili anche ad attività imprenditoriali e artigianali che ricorrono alla pratica dell'incendio dei materiali di risulta per abbattere i costi di smaltimento.
Va tuttavia evidenziato che, sotto il profilo della prevenzione, è stato possibile conseguire risultati positivi anche grazie alle segnalazioni dei cittadini e alle ricognizioni effettuate dai mezzi aerei delle forze di polizia. In alcune occasioni, si è riusciti a localizzare situazioni critiche e, in casi di flagranza di reato, ad intervenire tempestivamente con l'identificazione, il deferimento all'autorità giudiziaria dei responsabili e il sequestro di appezzamenti di terreno adibiti a discariche abusive.
Nella città di Bari, nei primi due mesi dell'anno in corso, sono state denunciate o arrestate otto persone per reati in materia ambientale, mentre nello stesso periodo dello scorso anno erano state cinquantuno. Il dato relativo all'intero anno 2018 ha registrato un totale di centocinque arresti o denunce per reati ambientali.
La situazione continua ad essere attentamente seguita anche dalle amministrazioni comunali la cui collaborazione consente di attivare tempestivi ed efficaci interventi da parte dei vigili del fuoco e delle forze di polizia. Queste ultime, in particolare, sono costantemente impegnate nel monitoraggio del fenomeno, segnalando ogni eventuale criticità, anche al fine di consentire più approfonditi esami in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nella consapevolezza che il tempestivo intervento sui roghi tossici risulta determinante per mitigare gli effetti delle esalazioni nocive sulla popolazione e sul territorio.
Quanto, infine, al potenziamento degli organici della polizia di Stato nella provincia di Bari, si segnala che nel corso del 2018 sono stati assegnati trenta unità di personale, appartenenti al ruolo degli agenti e assistenti, alle quali si aggiungono le ulteriori quattordici unità inviate nello scorso mese di febbraio. Ulteriori rinforzi potranno essere disposti in occasione dell'attuazione del programma straordinario di potenziamento delle forze di polizia già per già previsto dall'ultima legge di bilancio.
PRESIDENTE. Il deputato Alberto Losacco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
ALBERTO LOSACCO(PD). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Durigon per la risposta. L'inquietante episodio, che si è verificato lo scorso gennaio, è avvenuto nei pressi di un importante presidio ospedaliero, l'Ospedale “Di Venere” di Bari, nei pressi dei quartieri Santa Rita e Carbonara. Colgo anche l'occasione per ringraziare dell'intervento i vigili del fuoco e le forze dell'ordine che hanno impedito che le fiamme si propagassero ulteriormente mettendo in sicurezza l'area.
Non è purtroppo la prima volta che si registrano episodi con incendi di rifiuti di vario genere: è un'attività purtroppo caratterizzata da una certa costanza e che viene utilizzata per smaltire rifiuti ingombranti e pericolosi. I cittadini sono allarmati per la propria salute e chiedono risposte adeguate alle istituzioni: da tempo viene chiesto un rafforzamento delle attività di controllo da parte delle forze dell'ordine, in particolare per quanto riguarda la specialità dell'ambiente, per un più capillare controllo del territorio, con l'obiettivo di prevenire la presenza di questi roghi. Bisogna evitare che la popolazione corra il rischio di essere esposta ai miasmi pericolosi e ai fumi nocivi dei rifiuti periodicamente dati alle fiamme, a maggior ragione in considerazione della grande struttura ospedaliera posta nelle vicinanze.
La città metropolitana di Bari ha un territorio molto esteso ed è importantissimo che si realizzi una rete di controllo capace di prevenire questi fenomeni e di contrastare vere e proprie azioni criminali che minacciano la salute. Ringraziamo il Governo per la risposta, ma ci saremmo attesi non un semplice resoconto di quanto si è verificato, perché quello lo abbiamo anche appreso dai giornali e visto nei servizi in TV. Speravamo che, anche grazie all'atto di sindacato ispettivo, vi fosse piena consapevolezza della necessità di innalzare il livello di attenzione e di supportare l'attività del comune di Bari e della città metropolitana, al fine di contrastare efficacemente queste azioni. Avremmo sperato che vi fosse un potenziamento delle dotazioni organiche, ad esempio dell'Arma dei carabinieri nella sua specialità ambientale. Avremmo sperato che nella risposta ci fosse annunciata la volontà di predisporre un patto istituzionale per il controllo del territorio e per prevenire reati a danno dell'ambiente e che fosse coinvolta anche ISPRA, proprio per la rilevanza che atti del genere possono avere sui territori interessati. Purtroppo, non c'è stato nulla di tutto questo nella risposta del Governo. Bisogna dirlo con grande rammarico, considerato che su questo tema una parte della maggioranza sembrava - e sottolineo davvero: sembrava - maggiormente sensibile.
La tutela dell'ambiente è questione importante e sempre più rilevante per la vita dei cittadini e per i contesti urbani. Le istituzioni hanno il compito di lavorare insieme per raggiungere obiettivi di maggiore e migliore vivibilità. Di certo contrastare roghi che bruciano rifiuti, spesso anche pericolosi, è una priorità e vorremmo che anche il Governo l'avvertisse come tale, e non solo quando ci sono le telecamere. I cittadini dei quartieri Santa Rita e Carbonara hanno il diritto di non essere più risvegliati dall'odore acre di pneumatici e rifiuti incendiati.
Continueremo a incalzare il Governo su questo e nella speranza di avere, la prossima volta, una risposta meno resoconto e più consapevole.
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Zoffili e De Martini n. 3-00428 e n. 3-00618, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente .
Il sottosegretario di Stato, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.
CLAUDIO DURIGON,. Grazie, Presidente. Rispondo congiuntamente agli atti in esame, essendo gli stessi riferibili alla medesima tematica. Occorre premettere che in merito ai disservizi riguardanti la copertura della telefonia mobile nel territorio della Sardegna, con alcune aree del tutto incapaci di percepire il segnale, sono stati sentiti gli operatori telefonici coinvolti. Al riguardo, Vodafone ha rappresentato alcuni problemi di ricezione, in particolare in alcuni comuni della provincia di Sassari, causati dalla presenza di sorgenti interferenziali generati localmente dalle reti GSM e UMTS che si sovrappongono e disturbano il segnale proveniente dagli impianti presenti nel territorio. Una prima fonte interferenziale sulla banda 800 megahertz è stata verificata da Vodafone e dal competente ispettorato del Ministero dello Sviluppo economico in data 1° agosto 2018 e, in particolare, è risultata generata da un amplificatore di antenna televisiva difettoso. Tale fonte interferenziale è stata eliminata, come riferito dallo stesso operatore. Successivamente, il 18 ottobre 2018 è stato effettuato un nuovo sopralluogo da MISE e Vodafone per identificare le fonti di interferenza ancora presenti. Un ulteriore sopralluogo è stato poi ripetuto nel mese di dicembre 2018. Interpellata anche l'Autorità delle garanzie nelle comunicazioni, quest'ultima ha chiesto a Vodafone di indicare lo stato attuale della fornitura dei servizi di telefonia mobile nel territorio della Sardegna.
Oltre a quanto già rappresentato, l'operatore ha precisato che nei comuni citati sono presenti ancora interferenze della frequenza della banda 900 sul sito in località San Pietro e, in maniera più accentuata, sul sito in località Altamura.
A proposito della disponibilità di individuare un luogo adatto a installare una stazione radio base al fine di assicurare la copertura per tutti i comuni interessati, Vodafone ha riferito di aver effettuato, nel mese di gennaio 2019, un ulteriore sopralluogo sulle aree del territorio indicate dal comune di Patria come disponibili per l'installazione o lo spostamento di impianti. Relativamente alla copertura della telefonia mobile nel restante territorio della Sardegna, l'operatore in questione non riporta criticità legate a malfunzionamenti, né l'esistenza di altri disservizi simili a quelli descritti.
La prefettura di Sassari, sentito anche l'operatore TIM, ha rappresentato, in particolare, alcuni disservizi, lamentati soprattutto in provincia di Sassari che risalgono allo scorso mese di ottobre e che sono stati causati dall'ondata di maltempo, che avrebbe comportato un blocco della centrale che serviva la comunità di Mara. Per tale ragione, nello stesso mese di agosto sono stati potenziati i sistemi di protezione di continuità nella centrale e, al momento, non si registrano disservizi.
La prefettura di Cagliari, sentita nel merito, ha riferito che limitatamente al territorio di competenza, soltanto nella frazione di San Benedetto del comune di Iglesias, mai coperta dalla rete di telefonia mobile finora secondo quanto segnalato, da ultimo si starebbero registrando anche difficoltà di funzionamento della telefonia fissa. Al riguardo, il sindaco del suddetto comune ha già avviato contatti con la regione Sardegna per l'installazione della fibra ottica. La prefettura ha altresì segnalato che tale problematica risulta anche presente in alcune zone costiere del territorio a forte vocazione turistica della Sardegna meridionale e sud-occidentale, dove l'esigenza di funzionamento della rete mobile è particolarmente avvertita durante la stagione estiva. Pertanto, attese le ulteriori necessità territoriali emerse per la prossima stagione, è già stata richiesta all'operatore di riferimento TIM una possibile estensione territoriale del potenziamento disposto dalla copertura del servizio radiomobile di telefonia cellulare.
Con specifico riferimento all'accesso ai numeri di emergenza 113 e 118, si rappresenta che la maggior parte dei terminali mobili consente di chiamare il numero di emergenza unico europeo 112, indipendentemente dalla copertura dell'operatore titolare e nella specifica numerazione chiamante, potendo essere la chiamata gestita anche da parte di operatori diversi che dispongono di copertura nella zona da cui proviene il tentativo di chiamata. Inoltre, anche i terminali sprovvisti di SIM sono in grado, in Italia, come in diversi altri Paesi, di generare una chiamata verso il numero 112. Tali funzionalità non sono state garantite per le numerazioni diverse dal numero 112 e, pertanto, è possibile che nel caso di tentativi di chiamate verso le numerazioni citate e di assenza di copertura dello specifico operatore di appartenenza della o in assenza della stessa la chiamata possa non andare a buon fine. In tal caso risulta dirimente, come anche evidenziato dagli interroganti, la disponibilità del servizio numero 112. L'attivazione, nelle regioni e nelle province autonome, del numero di emergenza unico europeo 112 è regolata ai sensi dell'articolo 75- del codice delle comunicazioni elettroniche e dell'articolo 8 della legge 7 agosto 2015, n. 124. In tale ultima norma, in particolare, è prevista l'istituzione del numero unico europeo 112 su tutto il territorio nazionale, con centrali operative da realizzare nell'ambito regionale. Di conseguenza, la regione Sardegna ha costituito l'azienda regionale emergenza urgenza Sardegna, AREUS, che tra i propri obiettivi strategici ha la costituzione, attivazione e funzionamento del numero unico dell'emergenza, il numero 112, in attuazione delle direttive emanate dal Parlamento europeo in merito. Al riguardo, si rappresenta che resta ferma, in ogni caso, l'attività di vigilanza da parte dell'autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
PRESIDENTE. Il deputato Eugenio Zoffili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
EUGENIO ZOFFILI(LEGA). Grazie, Presidente. Noi della Lega siamo soddisfatti per la risposta, che è arrivata dal Governo anche se, come abbiamo richiesto, Presidente, pubblicamente nei giorni scorsi attraverso gli organi di stampa locali della Sardegna, avremmo preferito che fosse venuto in Aula a riferire e a rispondere a queste importanti interrogazioni il titolare del Ministero, il Vicepremier Di Maio.
Siamo soddisfatti, Presidente, con alcune precisazioni. Io, questa mattina, ho contattato telefonicamente il sindaco del comune di Mara, che, Presidente, sta assistendo dal comune, attraverso il sito della Camera, ai nostri lavori, e lì i telefoni cellulari sono ancora, da mesi, muti. I telefoni cellulari non funzionano, quindi, al Governo faccio questa segnalazione.
Per quanto riguarda, invece, la zona di Aglientu, sempre stamattina, dato che siamo dei deputati molto operativi e sempre tra la gente e in stretto contatto con i nostri sindaci e i nostri amministratori comunali, abbiamo chiamato, anche con il collega De Martini e un nostro capogruppo in regione, Dario Giagoni, ad Aglientu e lì la situazione è rientrata - grazie, un grande grazie, è rientrata - e i telefoni funzionano.
La Sardegna - noi della Lega, con i nostri rappresentanti e i nostri parlamentari, siamo abituati, la stiamo girando comune per comune, strada per strada - su questa problematica soffre molto. Ci sono delle zone in cui chi riesce a concludere una chiamata, una telefonata semplice, può ritenersi fortunato. Siamo preoccupati in vista dell'avvio anche della stagione estiva, dove si incrementa il numero di presenze sull'isola. Ci rincuora la rassicurazione che ci arriva dal Governo, attraverso il sottosegretario Durigon, che si sta facendo di tutto per potenziare le reti telefoniche. Per questo ringraziamo il sottosegretario, che ha risposto per conto del Governo, ringraziamo di cuore il Governo e ringraziamo di cuore il Ministro competente Di Maio.
La questione dei numeri di emergenza, 113 e 112: in Sardegna non c'è il numero unico 112. Personalmente, ero su una strada che collega Olbia a Tempio, precisamente al bivio di Telti, e a un certo punto ho detto “da deputato faccio una prova”, e ho composto con il mio telefono cellulare il numero 113. Sullo schermo ho visualizzato “errore di chiamata”. Nell'interrogazione si risponde che nelle zone in cui non c'è copertura, digitando il 112, la chiamata dovrebbe andare a buon fine e raggiungere i numeri di emergenza.
Sarà mia premura verificare comunque personalmente questo. C'è da lavorare sul numero unico 112 e spero che anche in Sardegna, così come in Lombardia, così come in altre regioni, per i cittadini sardi, per i turisti, per chi la frequenta, ci possa essere la possibilità di usufruire di questo servizio, il NUE, il 112, dove confluiscono tutte le chiamate delle forze dell'ordine, per l'emergenza sanitaria, i vigili del fuoco, eccetera, e che possa essere operativo anche in regione Sardegna.
Grazie, siamo soddisfatti e avanti così, con l'impegno di potenziare la rete su tutta la regione, guardando anche al continente e all'Italia anche in tutte quelle zone in cui i telefoni cellulari non vanno, perché una telefonata può salvare una vita. Grazie di cuore.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Daga e Scoma sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
FEDERICO FORNARO(LEU). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Grazie, signor Presidente. Per richiedere un'informativa urgente al Governo, e la presenza, quindi, del Ministro degli Esteri, sulla recrudescenza del conflitto israelo-palestinese. È sotto gli occhi di tutti questo nuovo inasprimento del conflitto, di giorno in giorno stanno aumentando i morti sia sul fronte palestinese sia su quello israeliano, e quindi crediamo che ci sia la necessità di un intervento urgente della comunità internazionale, e in particolare dell'Unione europea, su una situazione che, purtroppo, si è andata incancrenendo ulteriormente in questi ultimi anni per la sostanziale assenza proprio di un'azione pacificatrice della comunità internazionale.
Quindi, siamo a richiedere che nelle prossime ore il Ministro degli esteri possa riferire alle Camere non solo sulla situazione in atto, ma anche per comunicare quali azioni il Governo intenda mettere in atto rapidamente per portare un contributo alla soluzione pacifica di questa recrudescenza del conflitto.
PRESIDENTE. Riferirò poi al Ministro per i rapporti con il Parlamento la sua richiesta.
EMANUELE FIANO(PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su cosa?
EMANUELE FIANO(PD). Per una richiesta, signor Presidente, sull'ordine dei lavori esattamente, proprio sull'articolo 8 e seguenti, sulla sua potestà di organizzare l'ordine dei nostri lavori. Noi abbiamo presentato - ne discuteremo tra poco - una pregiudiziale di incostituzionalità del provvedimento, che, quando inizia la seduta, vedremo. Io vorrei chiederle, in ragione della motivazione di tale pregiudiziale, ovvero che noi abbiamo presentato questa pregiudiziale di incostituzionalità in ragione di una, a nostra opinione, irregolarità sull'ammissibilità degli emendamenti, ammissibilità o inammissibilità di emendamenti proposti, il cui diniego all'ammissibilità costituisce per noi grave irregolarità nella discussione del provvedimento - ed intervengo prima, Presidente, che inizi la discussione sul merito - di anticiparci il suo giudizio sull'ammissibilità. Perché lei comprende bene, non solo per l'economia dei lavori, e non solo per i buoni rapporti istituzionali tra il Presidente della Camera e i deputati qui rappresentati del Partito Democratico, che, se dovesse dare giudizio di ammissibilità agli emendamenti presentati, cadrebbe per noi la ragione di presentazione di una richiesta di verifica della costituzionalità del provvedimento.
Noi consideriamo grave, talmente grave il giudizio di inammissibilità di alcuni degli emendamenti che noi abbiamo presentato, nel contesto politico-istituzionale complessivo della materia che noi stiamo trattando, ovvero di un percorso di riforma costituzionale, che non attiene soltanto al testo specifico, in questo caso della riduzione del numero dei parlamentari, perché quella riduzione del numero dei parlamentari ha delle conseguenze dimostrate nella discussione in Commissione su vari aspetti istituzionali; e dunque la preclusione, a questa parte per lo meno della minoranza parlamentare, di discutere nel merito delle conseguenze del provvedimento, è una preclusione gravissima di carattere istituzionale e procedurale, e pertanto ha determinato in noi la richiesta di verifica della costituzionalità del provvedimento.
Se lei addivenisse con noi alla necessità di informarci circa il suo parere sull'ammissibilità o meno di questi emendamenti, nel caso di ammissibilità, decadrebbe la necessità di una pregiudiziale di incostituzionalità. Per questo, facciamo tale specifica richiesta, che immagino lei (spero di essermi spiegato bene) abbia capito, per noi di decisiva importanza nel merito della scelta preclusiva alla nostra possibilità di discutere le conseguenze di quella modifica della Carta costituzionale; e nel metodo, perché, laddove questo giudizio arrivasse prima, decadrebbe la nostra necessità, che ci ha portato a presentare una richiesta di verifica della costituzionalità del provvedimento .
PRESIDENTE. Deputato Fiano, ho compreso perfettamente il suo intervento. La ragione delle ammissibilità parziali o inammissibilità vorrei leggerla nello che ho preparato, chiaramente dopo; però le dico che, rispetto a ciò che lei mi ha chiesto, la pregiudiziale che voi avete presentato può procedere, perché successivamente saranno dichiarate le inammissibilità su degli emendamenti.
GENNARO MIGLIORE(PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Su cosa, deputato? Se è identico però dovremmo andare avanti, dovremmo procedere e può intervenire dopo sulla medesima questione.
GENNARO MIGLIORE(PD). No, non è identico, Presidente, perché lei ha anticipato un giudizio, e quindi è sostanzialmente cambiata anche la nostra valutazione. Lei ha anticipato che ci dirà che vi sono delle inammissibilità: a questo punto è del tutto evidente che, avendo lei già pronunciato una valutazione, dovrebbe fare in modo che questa Camera non lavori inutilmente. Quindi, non è più una nostra richiesta, ma è sulla base - e quindi non è sullo stesso argomento - della sua attuale dichiarazione, che noi abbiamo, non solo intenzione, ma vogliamo che tutta l'Aula del Parlamento sia messa a conoscenza di questo segreto, diciamo così, che lei vuole mantenere fino a dopo la discussione della pregiudiziale, in questo modo garantendo che questa Camera non eserciti inutilmente la propria funzione, essendo - come ha spiegato bene il collega Fiano - un problema legato essenzialmente alla procedura e all'inammissibilità. Lei ha già detto che ci saranno delle inammissibilità, ce le dica !
PRESIDENTE. Deputato Migliore, io ho risposto ad una richiesta del nostro collega, il collega del suo partito, deputato Fiano, se aveva ancora senso andare avanti con questa pregiudiziale in caso non ci fossero state le inammissibilità, ma delle ammissibilità rispetto agli emendamenti. Siccome ho risposto chiaramente alla richiesta del deputato Fiano, dicendo che la pregiudiziale rimane secondo me così com'è, anche per dare l'opportunità a tutto il Parlamento di ascoltare, alla Camera dei deputati, le ragioni, rispetto agli emendamenti, di inammissibilità o ammissibilità parziale, dobbiamo procedere per ordine.
Andiamo quindi avanti con la discussione sulla pregiudiziale da questo punto di vista, e dopo leggerò lo sugli emendamenti inammissibili. Dobbiamo andare avanti.
EMANUELE FIANO(PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). Scusi, però io…
PRESIDENTE. Queste sono fasi previste dal Regolamento, precisamente. Quindi lei mi ha chiesto esclusivamente se le ragioni per cui voi avevate presentato la pregiudiziale…
EMANUELE FIANO(PD). Se c'è l'inammissibilità o c'è l'ammissibilità. Come diceva il collega Migliore, lei, dicendoci che ci sono le ragioni per portare avanti la vostra pregiudiziale di costituzionalità, ci sta dicendo - perché lei ha usato questo linguaggio senza parlare dell'inammissibilità – che persistono le ragioni per cui voi avete presentato la vostra pregiudiziale di inammissibilità. Lei ha detto così, no?
PRESIDENTE. A sua domanda, rispetto esclusivamente alle inammissibilità dopo. Certo, certo.
EMANUELE FIANO(PD). Sì, sì, certo, certo, secondo le ragioni che io le ho addotto. Quindi noi abbiamo sostanzialmente - Presidente, scusi – aperto e lei poteva dire: onorevole Fiano, io non le dico niente; io ho un programma dei lavori, mi dispiace, lei fa una richiesta, sarà anche giusta, però io le risponderò dopo. Invece lei ha - cortesemente, non dico di no - risposto sostanzialmente nel merito, come diceva il collega Migliore, quindi noi siamo in una fase in cui veniamo a sapere, con certezza adesso, che lei ha precluso all'opposizione la possibilità di discutere delle conseguenze della riforma costituzionale che è ai voti; questo è per noi un fatto di gravità inaudita, non è più un aspetto regolamentare. Io non avessi ancora saputo il suo giudizio, mi sarei fermato all'aspetto regolamentare. Noi, con la sua cortese risposta, siamo entrati nel merito di una preclusione inaudita, perché non è successo le altre volte delle riforme costituzionali, circa l'impossibilità dell'opposizione di modificare il testo presentato, il che - questa è la mia opinione, ovviamente può non essere condivisa - muove da ragioni puramente tecniche – cioè, la ragione di non rallentare il percorso – perché altre non esistono. L'ascolterò con attenzione, e chiedo però che quel dibattito che faremo sullo che lei pronuncerà sull'inammissibilità non sia considerato dentro i tempi dello sul provvedimento, perché noi siamo di fronte ad un provvedimento grave circa i nostri diritti di partecipare alla modifica della Costituzione: ci viene preclusa qualsiasi possibilità di operare in senso positivo sulle conseguenze che quel taglio porterà. Perché? Perché bisogna fare in fretta. C'è una ragione puramente partitica, politica, non nel merito; perché la invito, se lei acconsentirà, dopo a discutere nel merito delle scelte che voi fate preclusive del nostro diritto di modificarle. Quindi la situazione, come diceva il collega Migliore prima, è cambiata, perché noi non stiamo parlando solo di cosa facciamo prima, cosa facciamo dopo; lei ci ha già dato la notizia: ci sarà l'impossibilità e l'inammissibilità degli emendamenti, quelli specifici di cambiamento, che abbiamo presentato.
PRESIDENTE. Alla sua richiesta, cortesemente, come lei ha detto, ho risposto; però adesso dobbiamo andare avanti sulla pregiudiziale, e poi ci sarà lo sulle ammissibilità o inammissibilità.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 1585: Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari; e dell'abbinata proposta di legge costituzionale n. 1172.
Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Migliore ed altri n. 1.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame di tale questione pregiudiziale di costituzionalità . Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
ENRICO BORGHI(PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Su quale articolo?
ENRICO BORGHI(PD). Signor Presidente, articolo 24, in particolare i commi 12 e 13. Anzitutto può darsi che mi sia sfuggito, non ho capito se ci sono o non ci sono i venti minuti di interruzione…
PRESIDENTE. Sì, già li abbiamo dati.
ENRICO BORGHI(PD). Va bene, grazie. Questo richiamo al Regolamento, signor Presidente, viene fatto preliminarmente rispetto alla discussione, in considerazione del fatto che, come ella sa, la prassi diventa un elemento che sostanzialmente regola, per l'oggi e per il domani, le attività di lavoro di questa Camera. Noi ci accingiamo ad affrontare la discussione e la votazione di una proposta di legge di modifica costituzionale, una proposta di legge, quindi, non ordinaria e non di iniziativa governativa, ma che è chiamata ad incidere in maniera rilevante sulla simmetria e sull'equilibrio dei poteri della nostra Repubblica, e ci ritroviamo ad esprimere le nostre votazioni all'interno di un meccanismo già definito di contingentamento dei tempi. Ovverosia, con un artifizio di natura tecnica, si è ritenuto di dover inserire, all'interno del calendario della Camera dei deputati, l'esame di questo provvedimento nel corso dell'ultima settimana del mese precedente, in maniera tale da far scattare i disposti di cui all'articolo 12, il quale stabilisce che, nel momento in cui la discussione generale sia avviata e questo provvedimento sia già stato inserito all'interno dell'ordine del giorno, in tal caso scatta il contingentamento dei tempi, che, detto in maniera più volgare, significa una restrizione e una riduzione delle possibilità dei parlamentari, in termini di tempi, di potersi esprimere rispetto alla valutazione degli emendamenti che sono stati posti in discussione e in votazione. Però, l'articolo 24, comma 13, signor Presidente, le attribuisce una particolarità, in quanto stabilisce che “Le ripartizioni in quote di tempi e di argomenti sono computate in via tendenziale e con riferimento alle previsioni formulate all'atto della predisposizione del calendario”. Ci sono già una serie di prassi che potremmo andare a recuperare nel passato, che possono essere interpretate sia in un modo, sia in un altro. Ricordo che nel corso della XVII legislatura, quando si affrontò il tema della riforma costituzionale, proprio questo tema venne sollevato dall'opposizione dell'epoca e questo tema portò la Presidenza dell'epoca a dover concedere un'ulteriore dilatazione dei tempi proprio per evitare una compressione della discussione. Ora, qui, noi, naturalmente, non stiamo ad effettuare quelle modalità e quelle scelte che l'opposizione dell'epoca - che lei ben ricorda, signor Presidente - attuò per ottenere questo tipo di risposta, ma ci sentiamo di dover effettuare questo richiamo al Regolamento per due ordini di questioni. La prima è che deve essere chiaro all'Aula e al Paese che, con un artifizio di natura tecnica, scavando tra le pieghe del Regolamento, la maggioranza comprime gli spazi e i tempi a disposizione delle opposizioni per poter intervenire in una articolazione così complessa; e questo è un tema che, dal punto di vista della responsabilità politica, deve essere tutto in capo alla maggioranza, e in particolare lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che ci hanno fatto la predica nella XVII legislatura rispetto al fatto che la maggioranza dell'epoca era una maggioranza occhiuta, compressiva, autoritaria: bene, voi vi state comportando esattamente, anzi peggio, rispetto a quella valutazione, perché, a suo tempo, il Partito Democratico condivise un percorso di dilatazione dei tempi, oggi voi invece imponete una restrizione della discussione. Per quanto concerne la seconda valutazione, signor Presidente - che naturalmente spetta a lei, come più alta autorità e magistratura all'interno di questa Camera -, facciamo appello a lei affinché le previsioni contenute all'interno del comma 13 dell'articolo 24 possano essere interpretate in via estensiva e, quindi, computando in via tendenziale la ripartizione di quote e di tempi per consentire a tutti i parlamentari dell'opposizione che lo volessero di poter intervenire sulla discussione e sulla votazione.
Questo elemento, signor Presidente, è ancor più suffragato dal fatto che, come ci è stato annunciato, una serie di emendamenti dell'opposizione non verranno accolti e, quindi, siamo in presenza di un numero molto circoscritto e limitato di emendamenti sui quali intervenire, non stiamo in presenza di un ostruzionismo da parte delle opposizioni…
ENRICO BORGHI(PD). Veramente avrei anche dieci minuti, ma mi avvio alla conclusione. Non siamo in presenza di un atteggiamento ostruzionistico delle opposizioni, che potrebbe essere letto come un tentativo di compressione. Per questi motivi, signor Presidente, in questo richiamo al Regolamento chiediamo una sua espressione in tal senso .
PRESIDENTE. Deputato Borghi, chiaramente siamo assolutamente nel perimetro regolamentare, a una prassi ferma e consolidata, il contingentamento è pari a 16 ore, ma in ogni caso, come già è avvenuto altre volte, la Presidenza, se i gruppi ne faranno richiesta, vedrà se ampliare i tempi, come è sempre avvenuto per ogni gruppo.
Il deputato Ceccanti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Migliore ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.
STEFANO CECCANTI(PD). Grazie, Presidente. Prendiamo atto, nel dissenso, di questa sua scelta di tenere la declaratoria di inammissibilità. In genere i Papi tenevano le nomine di cardinali per evitare che a loro succedesse qualcosa di male; qui, invece, tenendola tiene solo all'oscuro i parlamentari di quanto la giurisprudenza, che lei ha fatto valere per la Commissione, sia confermata o meno dalla sua declaratoria, cosa che sarebbe stata utilissima per il dibattito e per la presa di coscienza dei singoli parlamentari.
Ora, già di per sé sarebbe evidente la ragione di questa questione pregiudiziale, questo fascicolo ha 38 pagine, sono una sessantina di emendamenti. Ma davvero si vuole usare una declaratoria di incostituzionalità drastica, di inammissibilità drastica, di fronte a un atteggiamento delle opposizioni che non è ostruzionistico? Perché spesso la declaratoria di inammissibilità è utilizzata in maniera restrittiva e flessibile di fronte ad atteggiamenti dilatori, ad atteggiamenti ostruzionistici. Qui non c'è il Calderoli delle migliaia di emendamenti in Commissione o dei milioni di emendamenti in Aula, ci sono 38 pagine. Quindi, avendo i numeri, avete paura di discutere e di votare no nel merito alcuni emendamenti, e mascherate questo con la inammissibilità.
La Corte costituzionale, nell'ordinanza n. 17 del 2019, ha detto che il potere di emendamento dei parlamentari deriva direttamente dalla Costituzione ; i Regolamenti sono chiamati a specificarlo, ma deriva dalla Costituzione. Quindi, abbiamo a che fare con una serie di poteri e prerogative che sono garantiti dalla Costituzione. Per di più, il nostro Regolamento della Camera, interpretando in modo intransigente la Costituzione, ci dice che “debbono essere dichiarati ammissibili tutti gli emendamenti che non hanno frasi sconvenienti o argomenti affatto estranei all'oggetto della discussione”. Ora, voi mi volete dire che, diminuendo i parlamentari con una Camera unica, non ha niente a che fare col numero dei parlamentari? Cioè, sfidiamo veramente la logica. La questione è che voi non volete votare “no” ad una Camera unica , non volete votare “no” al voto ai diciottenni al Senato e, per non votare “no”, avete creato questa cortina fumogena dell'inammissibilità in un provvedimento dove l'inammissibilità non c'è, né per ragioni oggettive, frasi sconvenienti oppure argomenti affatto estranei, e quindi siete entrati in questa logica di compressione indebita delle prerogative parlamentari. Ora, veramente, il procedimento di revisione costituzionale è in assoluto il procedimento più importante, perché lascia tracce durevoli nell'ordinamento. Di fronte a questo, tagliare le possibilità di discussione, di votazione, rappresenta veramente un gravissimo .
Nelle settimane scorse, il Vicepresidente Di Maio ci ha rivolto un invito a redimerci, alla redenzione, un po' pericoloso questo invito, il grande teologo Bonhoeffer dichiarava che i miti della redenzione sono pericolosi, perché ci fanno smarrire la responsabilità immediata e ci proiettano in un futuro indistinto . Noi la responsabilità la esercitiamo, non diciamo a voi di redimervi, però vi diciamo che l'idea che il Presidente della Camera ha espresso nella sua lettera, in base alla quale il Presidente è il servitore della maggioranza, perché il Presidente si attiene sulle declaratorie di inammissibilità alle decisioni politiche della maggioranza, è una rottura della Costituzione . Nell'ordinanza, la Corte dice che se viene compresso il potere di emendamento dei parlamentari, il Parlamento è altrimenti ridotto a una mera funzione di ratifica di scelte maturate altrove, di scelte degli equilibri di una maggioranza di Governo che fa finta di litigare per prendere voti alle elezioni europee, ma nei momenti chiave, quando si tratta di violare la Costituzione, è unita e compatta e la viola e noi, per questo, chiediamo a tutta l'opposizione di votare convintamente e ai deputati liberi della maggioranza che sono interessati a difendere non le prerogative nostre, di oggi, ma anche le loro di domani, di votare a favore di questa pregiudiziale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iezzi. Ne ha facoltà.
IGOR GIANCARLO IEZZI(LEGA). Grazie, Presidente. Devo dire che ammetto, con sincerità, di trovare un po' curiosa questa pregiudiziale di costituzionalità, perché mi sembra che non entri nel merito del provvedimento - quindi, non ci dovremmo interrogare se il provvedimento rispetti i valori e i principi della Costituzione - ma chieda, sostanzialmente, di esprimere un giudizio sul comportamento, sull'atteggiamento e sulle decisioni prese dal presidente della Commissione in Commissione e in parte dal Presidente della Camera. Ebbene, io credo che queste due figure istituzionali abbiano preso una decisione in base al Regolamento e, ovviamente, nel momento in cui noi abbiamo votato l'allargamento del perimetro e, quindi, poi, la possibilità o meno di emendare il testo, abbiamo preso, ovviamente, una scelta politica, come ogni volta che uno di noi alza la mano in Commissione oppure schiaccia un bottone all'interno di quest'Aula.
Io devo dire che rivendico un certo tipo di scelta politica, perché noi, da sempre, abbiamo detto che la nostra intenzione era chiara, cioè quella di procedere a una serie di riforme della Costituzione, in maniera puntuale, precisa, articolo per articolo. Poi, certo, il sospetto viene, il sospetto, a ognuno di noi, viene che ci sia il tentativo di allargare a dismisura il perimetro di una precisa riforma, che è ben chiara e puntuale, con l'unico obiettivo di non farla mai, non approvarla mai e, quindi, di rinviare il taglio dei parlamentari. Noi, sul taglio dei parlamentari siamo convinti; siamo convinti di procedere nella maniera che abbiamo previsto e, quindi, voteremo contrariamente a questo tipo di pregiudiziale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Già durante l'esame in Commissione, mentre eravamo in attesa della sua risposta alla lettera del presidente Brescia, mi sono permesso di far notare la gravità della prassi che si andava consolidando, cioè esattamente quella che ha illustrato il collega Ceccanti, in base alla quale si fa coincidere il giudizio di ammissibilità che la Presidenza, in quel caso della Commissione, e, qui, della Camera intera, deve dare sugli emendamenti con la valutazione discrezionale e politica che la maggioranza nella Commissione o la maggioranza in Aula fa sul perimetro del provvedimento. Questa è una prassi gravissima che si sta consolidando, perché le conseguenze immediate quali sono? Sono, non solo, ad esempio, che evidentemente tutti gli emendamenti aggiuntivi diventerebbero per definizione inammissibili, ma il fatto che la maggioranza vuole decidere, non solo qual è la sua proposta di riforma, non solo qual è la proposta che verrà approvata con i voti della maggioranza, ma la maggioranza vuole anche decidere che cosa ogni singolo parlamentare possa o non possa proporre ! Da questa procedura, così profondamente viziata, viene fuori un'idea del Parlamento che è ben più grave del merito della riforma costituzionale che voi portate avanti.
Non ha più senso parlare di nulla se è la maggioranza che ci deve dire quali sono gli emendamenti che noi possiamo presentare. Noi li presentiamo, l'Aula è libera di determinarsi e di votare contro, ma lei non può dichiarare l'inammissibilità, mettendo nero su bianco che è conseguenza del periodo del provvedimento. E, poi, interverremo sul merito delle inammissibilità, perché se si dice che è inammissibile un emendamento che tocca lo stesso articolo che viene toccato da questa riforma, credo che siamo di fronte a qualcosa di davvero grave .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tripodi. Ne ha facoltà.
ELISA TRIPODI(M5S). Presidente, la questione pregiudiziale di costituzionalità illustrata dal collega Ceccanti chiede di non procedere all'esame della proposta di legge in materia di riduzione del numero dei parlamentari, in quanto, secondo i colleghi, sarebbero emerse nel corso della discussione della medesima proposta di legge talune perplessità sotto il profilo della legittimità costituzionale del provvedimento, riconducibili, a loro avviso, alle modalità con le quali è stato condotto, sin qui, l'esame parlamentare. Occorre evidenziare che tale questione pregiudiziale è riferita essenzialmente alle valutazioni relative all'ammissibilità di alcune proposte emendative e, quindi, affronta, in sostanza, temi relativi all'applicazione di disposizioni del Regolamento della Camera.
Non c'è dubbio che i deputati abbiano un diritto, costituzionalmente protetto, di presentare emendamenti, ma tale diritto presenta comunque dei limiti. Infatti, il razionale esercizio della funzione legislativa e il buon andamento dei lavori parlamentari richiedono che gli emendamenti presentati dai deputati siano connessi al tema affrontato dal provvedimento oggetto della discussione; in caso contrario, i temi estranei devono essere fatti oggetto di separate iniziative legislative. Nel caso in questione, non si evince nessuna connessione tra le proposte emendative dichiarate inammissibili e la materia della riduzione del numero dei parlamentari, che costituisce l'oggetto del provvedimento che stiamo discutendo. Ciò è dimostrabile, in particolare, per gli emendamenti concernenti l'elettorato…
PRESIDENTE. Liberate i banchi del Governo, per favore.
ELISA TRIPODI(M5S). Ciò è dimostrabile, in particolare, per gli emendamenti concernenti l'elettorato attivo e passivo e le funzioni delle due Camere.
In primo luogo, occorre ricordare che la Costituzione, nel suo testo originario, non prevedeva un numero fisso di parlamentari, mentre, al contrario, fissava i requisiti per l'elettorato attivo e passivo per le due Camere. Il numero dei parlamentari e i requisiti per l'elettorato erano, quindi, considerati del tutto indipendenti.
In secondo luogo, quando, con la legge n. 39 del 1975, si è stabilito di abbassare la maggiore età a 18 anni, con conseguente modificazione del diritto di elettorato attivo, non si è posta in alcun modo la questione della modifica del numero dei parlamentari.
In terzo luogo, le stesse proposte di legge presentate nell'attuale e nella precedente legislatura, anche dai gruppi parlamentari ora all'opposizione, come quello del Partito Democratico, che ha presentato la questione pregiudiziale, affrontano il tema della modifica dell'elettorato attivo e passivo senza alcun richiamo al numero dei parlamentari. Si può, quindi, affermare che gli emendamenti in tema di elettorato attivo e passivo sono assolutamente sconnessi dalla numerosità dei parlamentari e, similmente, non si evince alcuna connessione tra il tema del numero dei parlamentari e le funzioni svolte dalle due Camere.
Ecco che è ben chiara la ragione per la quale alcuni emendamenti sono stati giudicati inammissibili, mentre altri sono stati giudicati ammissibili, e sarà l'Assemblea a valutarli nel merito.
Non c'è stata, quindi, nessuna lesione del diritto dei deputati di presentare emendamenti e il lavoro svolto dalla Commissione e dal presidente della stessa è sempre stato quello di salvaguardare i diritti costituzionali e regolamentari di ogni deputato e di ogni gruppo parlamentare, favorendo sempre la discussione e il confronto…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore… colleghi, un po' di silenzio, liberate i banchi del Governo.
ELISA TRIPODI(M5S). È, comunque, curiosa l'iniziativa della pregiudiziale di costituzionalità dei parlamentari del PD, visto che appartengono allo stesso gruppo parlamentare che, nella scorsa legislatura, ha impedito, sia alla Camera sia al Senato, di discutere in Assemblea anche un solo emendamento dell'opposizione riferito alla legge elettorale cosiddetta mai applicata perché subito giudicata incostituzionale dalla Corte. Il procedimento legislativo del provvedimento in esame ha seguito in modo puntuale il dettato costituzionale. Non è stato violato alcun diritto dei deputati, né la loro prerogativa legislativa, tant'è che tutti gli emendamenti connessi al testo oggetto dei lavori della Camera saranno esaminati nel merito e quelli estranei non saranno ovviamente discussi. La necessità di intervenire in materia di riduzione del numero dei parlamentari in modo circoscritto…
ELISA TRIPODI(M5S). …nasce dall'esigenza di rispettare la e lo spirito dell'articolo 138 della Costituzione, che richiede riforme costituzionali limitate, puntuali e di contenuto unitario. Quindi, evidenziando l'infondatezza delle eccezioni avanzate dai presentatori su un procedimento parlamentare che non presenta forzature, annuncio, da parte dell'intero gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle, voto contrario sulla questione pregiudiziale .
PRESIDENTE. Colleghi, un po' di silenzio.
EMANUELE FIANO(PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Su quale articolo?
EMANUELE FIANO(PD). L'articolo 40.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). Presidente, a proposito dell'ipotesi di questione sospensiva da porle, da porre all'Aula, vengo a sapere - io non lo sapevo, perché non faccio parte dell'ufficio di presidenza della I Commissione, me lo dice gentilmente il mio capogruppo di Commissione, Migliore - che il presidente Brescia ha presentato una proposta di legge per la modifica dell'elettorato attivo, in conseguenza di ciò che interviene come modifica della Carta costituzionale.
Ora, lei ha presente che cosa sta succedendo? Lei sta dicendo di “no” a degli emendamenti del Partito Democratico sul testo di riforma della Carta, che dicono la stessa cosa che, invece, viene resa ammissibile in una proposta di legge esterna a questa riforma, perché noi, con gli emendamenti, chiedevamo una modifica dell'elettorato attivo.
Ora, io le chiedo: se fossimo di fronte ad un giudice, per esempio costituzionale, che dovesse verificare la liceità, la legittimità della procedura che stiamo percorrendo e che vedesse che, ad una parte della discussione, inerente alla modifica del numero dei parlamentari, come modifica della Carta costituzionale, viene preclusa la possibilità di modifica di quel testo, inserendo delle modifiche dell'elettorato attivo, perché si sostiene - secondo noi, falsamente, come ha dimostrato l'onorevole professor Ceccanti, circa il testo anche della sentenza, da poco intervenuta, della Corte Costituzionale - che la materia non sarebbe inerente, e cinque secondi dopo si viene a sapere che una proposta di legge, sullo stesso merito, identico al testo degli emendamenti, Presidente – identico, sovrapponibile – viene invece - come è ovvio, perché una proposta di legge si può presentare – presentata. Ma che senso ha, se non il senso di tappare la bocca all'opposizione? Non è un'accusa, ovviamente, personale per il presidente Brescia - si tratta di politica -, un membro del Parlamento, della maggioranza ha la possibilità di presentare una proposta di legge, che interpreta giustamente le modifiche che conseguono alla riforma della Carta costituzionale, e un membro dell'opposizione le stesse modifiche non le può presentare come emendamento? Ma che razza di giustizia è questa ? Che razza di uguaglianza tra i parlamentari è? Perché lui lo può fare fuori da questo provvedimento e noi non lo possiamo fare dentro, per consegnare ai cittadini italiani una Carta costituzionale coerente anche con le sue conseguenze?
Quello che lei sta compiendo, Presidente, pur nell'educazione e nella cortesia dei nostri rapporti, è un sopruso - e non è la prima volta - a favore della maggioranza, che, in quest'Aula, sotto la sua presidenza, ha diritti diversi dai nostri. Lei sta sancendo una diseguaglianza dei diritti tra maggioranza e opposizione , e questo è molto grave. E io penso anche che quello che sta succedendo, un giorno potrà essere sottoposto al giudizio della Corte costituzionale .
PRESIDENTE. Deputato Fiano, riguardo all'ultima parte del suo intervento, non posso che dire che i diritti della maggioranza e dell'opposizione io li rispetto sempre tutti e in modo imparziale, fino alla fine, sempre, perché fa parte del mio ruolo e l'indipendenza per me è sacrosanta .
Ha chiesto di parlare il deputato Prisco. Ne ha facoltà Deputato Scalfarotto, per favore. Deputato Scalfarotto! La richiamo all'ordine.
Prego, deputato Prisco.
EMANUELE PRISCO(FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia è notoriamente, anche per storia, favorevole alla riduzione del numero dei parlamentari. Ovviamente, nessuno nega che questa riduzione, così come fatta, possa avere degli effetti anche su altre parti della Costituzione stessa. Si è parlato più volte in Commissione…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po' di silenzio. Colleghi!
EMANUELE PRISCO(FDI). …degli effetti - grazie Presidente - relativi alla modificazione del peso dei delegati regionali rispetto alle elezioni del Presidente della Repubblica, sulla quale avevamo tra l'altro trovato una soluzione che risolvesse il problema proponendo l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, così non ci saremmo dovuti porre il tema di dover verificare i pesi e i contrappesi di questa modificazione.
Sicuramente, questa riforma poteva essere fatta meglio, perché non è - lo dicevo poc'anzi - da negare che vi siano anche degli altri effetti, ho però l'impressione che vi sia da parte del Partito Democratico con questa pregiudiziale una ricerca eccessiva di formalismo, tale da far pensare che in realtà il motivo sia il merito e, cioè, la volontà di non voler diminuire il numero dei parlamentari.
Dopodiché, il perimetro che è stato scelto dalla maggioranza è un perimetro che abbiamo contestato, che non condividiamo, ma è una scelta politica e - come tale - va trattata, il che però non cambia il merito del provvedimento, cioè la necessità di dare risposta a un'istanza che più volte si è cercato di portare in porta in queste Camere, cioè la riduzione del numero dei parlamentari, che ormai è oggetto di sentimento comune nella nostra nazione.
Quindi, annuncio il voto contrario di Fratelli d'Italia sulla pregiudiziale .
PRESIDENTE. Colleghi, per favore un po' di silenzio. Ha chiesto di parlare la deputata Milanato. Ne ha facoltà.
LORENA MILANATO(FI). Grazie, Presidente. Prima di affrontare alcune questioni di merito, credo sia assolutamente indispensabile una riflessione sul metodo che è stato utilizzato in Commissione, che di fatto diventa l'oggetto di questa pregiudiziale.
Ancora una volta, siamo costretti a dimostrare tutto il nostro sconcerto dinanzi alle scelte compiute sul tema dell'inammissibilità degli emendamenti. In questa occasione, questo strumento è stato utilizzato come una vera e propria valvola pronta a scattare nel momento in cui la maggioranza lo ha ritenuto più opportuno per comprimere il dibattito in Commissione e per comprimere quindi il confronto che sarebbe stato auspicabile in una materia come questa.
Ci siamo ritrovati in Commissione con una lettera del Presidente della Camera, in cui ci ha spiegato che, per ammettere gli emendamenti presentati dall'opposizione, si sarebbe dovuto allargare il perimetro della discussione, abbinando altre proposte, un passaggio - lo ricordo - che è stato scongiurato dal Partito Democratico, per non fare della bocciatura un precedente per la non ammissibilità degli emendamenti. In ogni caso, resta chiaro…
PRESIDENTE. Liberiamo i banchi del Governo, per favore.
LORENA MILANATO(FI). …che non si può motivare l'inammissibilità degli emendamenti come ha fatto il presidente Brescia con il fatto che non sono state presentate delle proposte di allargamento del perimetro della discussione, perché questa di fatto è una scelta politica, mentre l'ammissibilità deve fondarsi su dei solidi presupposti formali.
Questi presupposti, Presidente, sono sicuramente presenti nel Regolamento di questa Camera, che con grande vigore li prevede all'articolo 39, dove dice che il Presidente ha la facoltà di negare l'accettazione e lo svolgimento di ordini del giorno, emendamenti o articoli aggiuntivi che siano formulati con frasi sconvenienti o siano relativi ad argomenti affatto estranei.
È del tutto evidente che, tra questi argomenti affatto estranei all'oggetto della discussione e dunque alla riduzione del numero dei parlamentari, non possono rientrare emendamenti sul tema della composizione del Parlamento, né tanto meno sul tema dell'elettorato attivo o passivo o sulle funzioni della Camera.
Vede, Presidente, noi riteniamo che in questo modo è stato violato non solo l'articolo 89 del Regolamento, ma anche il principio stesso di attribuzione alla Camera della funzione legislativa.
Vorrei ricordare che, sulle funzioni attribuite a ciascuno di noi - e lo ricordo ai colleghi - è intervenuta la Corte costituzionale con la recente ordinanza n. 17 del 2019, attraverso la quale ha avuto l'occasione di ribadire che il potere di emendamento del singolo rappresentante trova innanzitutto il suo fondamento diretto nella Costituzione, più nello specifico nell'articolo 72.
È sicuramente importante che quest'Aula avvii una riflessione importante sul tema del metodo, perché quanto accaduto in Commissione non rappresenta soltanto una mancanza di rispetto del corretto rapporto tra maggioranza e opposizione, nonché una evidente lesione dei diritti delle opposizioni, ma si spinge ben oltre: rappresenta una vera e propria rottura di equilibrio tra il potere esecutivo e il potere legislativo, tra il Governo e il Parlamento, un in negativo nella storia parlamentare che non può e non deve in alcun modo passare inosservato.
Nel momento in cui si innesta un meccanismo - lasciatemelo dire - veramente perverso di non far discutere alle opposizioni il contenuto delle proprie proposte emendative o, come è già successo, delle proposte di legge, la Presidenza deve fornire una risposta che non sia viziata dalla propria appartenenza politica, in questo senso guardando alla Costituzione, al Regolamento e alle prerogative della minoranza.
Si tratta di un vero e proprio paradosso, se si considera che certe forzature procedurali siano poste in essere proprio dal MoVimento 5 Stelle, perché ricordo che proprio i colleghi del MoVimento 5 Stelle, nella precedente legislatura, erano soliti sbandierare le più svariate argomentazioni a tutela delle minoranze parlamentari.
Ma a questo punto, qual è la verità? Che tutto questo è l'ennesima dimostrazione del fatto che i diritti delle opposizioni in questa Camera contano zero, proprio perché ci troviamo di fronte ad una maggioranza sorda dinanzi alle nostre richieste, alle nostre prerogative e finanche alla democrazia.
Quindi, il mio appello si rivolge prima di tutto ai banchi della maggioranza: è fondamentale che i momenti in cui la politica sopravanza i diritti delle opposizioni, o meglio in cui l'opportunismo politico sopravanza i diritti delle opposizioni, non si verifichino mai più, e che siano i princìpi fondativi della democrazia a guidarvi sempre nelle vostre scelte, tenendo in debita considerazione tutte le opposizioni, che - lo vogliate o no - rappresentano una parte consistente di questo Paese.
LORENA MILANATO(FI). Rispetto alla riduzione del numero dei parlamentari, la maggioranza ci ha tenuto a far presente che il tema è contenuto nel loro contratto di Governo. Nel nostro programma quel riferimento c'è, c'è nell'ultimo programma elettorale presentato da Forza Italia, accompagnato al richiamo di altri importanti interventi sul fronte istituzionale, come l'elezione diretta del Presidente e il rafforzamento dell'autonomia degli enti intermedi locali e il piano straordinario per l'adeguamento di Roma Capitale.
Per noi di Forza Italia si tratta, dunque, di una riforma che condividiamo nella sua ispiratrice, ma con responsabilità e serietà dei valori, che ci contraddistinguono da sempre, non possiamo non lanciare un monito al Governo: la democrazia non deve essere mai vista solo come un costo nell'accezione negativa del termine, ma prima di tutto come un valore, che con il vostro non state facendo altro che sopprimere.
Per questo motivo, a nome del gruppo di Forza Italia-Berlusconi Presidente, annuncio il voto di astensione sulla pregiudiziale di costituzionalità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Signor Presidente, vorrei provare a riportare questa discussione, che ha elementi di delicatezza e anche di importanza assolutamente straordinari, alla gerarchia delle fonti.
La gerarchia delle fonti è ovviamente l'articolo 138 della Costituzione - è da lì che bisogna partire -, che è quello che regolamenta come si può rivedere la Costituzione. In quell'articolo non ritroviamo alcuna limitazione del diritto dei parlamentari a modificare la Costituzione. Detto in altri termini, per riprendere un ragionamento che ho ascoltato anche in quest'Aula: non si definisce il perimetro.
Questo è il punto, signor Presidente, su cui mi permetto di richiamare la sua attenzione e quella dei colleghi, cioè che il perimetro è la Costituzione stessa. Da questo punto di vista, ho trovato - lo abbiamo già detto – il giudizio di inammissibilità formulato dal presidente della I Commissione e in qualche modo da lei ribadito poi nella lettera successiva con il riferimento all'articolo 89, cioè ad argomenti affatto estranei all'oggetto della discussione, assolutamente non accettabile e non coerente da un punto di vista proprio di applicazione corretta dell'articolo 138. La dimostrazione di questo l'ha data il collega Iezzi, perché il collega Iezzi ha rivendicato da un punto di vista politico la scelta della maggioranza di definire il perimetro. Questo, signor Presidente - lei è garante non solo del Regolamento ma del corretto esplicarsi dei rapporti tra maggioranza e opposizione -, significa passare dalla difesa - da parte del collega Iezzi, corretta - delle prerogative della maggioranza a sorpassare il confine che porta a quella che i giuristi chiamano dittatura della maggioranza . Questo è il punto, questo è il passaggio su cui io mi permetto assolutamente di richiedere un ulteriore elemento di riflessione, perché avrei capito un atteggiamento in Commissione e da parte sua maggiormente selettivo in difesa della prerogativa della maggioranza qualora ci fosse stato un atteggiamento ostruzionistico da parte delle opposizioni, cioè di fronte a centinaia e centinaia di emendamenti si poteva e si doveva - ed era secondo me nelle prerogative della maggioranza - avere un atteggiamento nei confronti delle inammissibilità di tipo differente; invece quello che assolutamente contraddistingue l'atteggiamento di questa maggioranza, che lei in qualche modo asseconda con le sue decisioni, è quello di un'applicazione assolutamente fuori dalla logica dell'articolo 138, che restringe e riduce la possibilità di intervento dei gruppi dell'opposizione e dei singoli parlamentari al di fuori di un contesto di tipo ostruzionistico. Quindi, da questo punto di vista, se passa questo principio, noi potremmo essere nelle condizioni di dover assistere da parte della maggioranza, pezzettino per pezzettino, alla sostanziale riscrittura della Costituzione, con la maggioranza che decide lei, sulla base dei numeri, evidentemente, qual è il perimetro di discussione. Questo è assolutamente contrario: è contrario allo spirito dell'articolo 138 ed è contrario al Regolamento della Camera. Per queste ragioni, veramente la invitiamo ancora a riflettere, signor Presidente, prima che lei formuli giudizi di ammissibilità; ma se venissero confermati, ci sono tutte le condizioni di lesione del diritto costituzionale dei parlamentari ad emendare la modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione. Per queste ragioni, il nostro gruppo voterà a favore sulla questione pregiudiziale a prima firma del collega Migliore .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale di costituzionalità.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Migliore ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Essendo stata testé respinta la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata, passiamo al seguito della discussione del provvedimento.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
Ricordo che, nella seduta del 29 aprile, si è conclusa la discussione generale e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge costituzionale.
Avverto che, fuori dalla seduta, l'emendamento Colletti 3.50 è stato ritirato dal presentatore.
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
Prima di dare conto delle valutazioni della Presidenza sull'ammissibilità degli emendamenti presentati in Assemblea, ritengo opportuno rendere alcune precisazioni in merito a talune questioni che sono state poste nel corso della discussione generale con riferimento alle determinazioni al riguardo assunte nell'ambito dell'esame in sede referente e che sono state riproposte nel dibattito sulla questione pregiudiziale.
In particolare, alcuni dei colleghi intervenuti nella discussione generale hanno sollevato rilievi critici in ordine alle valutazioni da me espresse nella lettera indirizzata, lo scorso 17 aprile, al presidente della I Commissione (Affari costituzionali), sostenendo che con la sua decisione la Presidenza avrebbe, di fatto, rimesso ad una deliberazione di maggioranza la valutazione dell'ammissibilità degli emendamenti, riducendo in tal modo il suo ruolo di garanzia a una funzione di mera “ratifica passiva”; tale posizione, peraltro, sarebbe stata assunta dalla Presidenza con l'intento di evitare votazioni su emendamenti che “avrebbero messo in difficoltà” uno dei gruppi di maggioranza.
Si tratta di affermazioni tanto gravi quanto, ad avviso della Presidenza, prive di fondamento, come risulta chiaramente dalla lettura della citata nota da me indirizzata al presidente della I Commissione, nella quale è stato puntualmente ribadito ciò che espressamente prescritto dal Regolamento, vale a dire che ai fini delle valutazioni sull'ammissibilità degli emendamenti occorre avere riguardo all'oggetto dell'intervento normativo, atteso che l'articolo 89 prevede che la Presidenza dichiari l'inammissibilità degli emendamenti riferiti ad “argomenti affatto estranei all'oggetto della discussione”.
Tale oggetto è, evidentemente, determinato in primo luogo dal testo del progetto di legge iscritto nel calendario dei lavori e di quelli eventualmente abbinati d'ufficio dalla presidenza della Commissione, ai sensi dell'articolo 77 del Regolamento, che prescrive che, qualora alla Commissione risultino assegnati progetti di legge “identici o vertenti su materia identica” l'esame deve essere abbinato. Nel caso di specie, tale identità di materia è stata riscontrata dalla presidenza della Commissione con riferimento alla proposta di legge n. 1172 D'Uva, che è stata abbinata d'ufficio alla proposta di legge n. 1585, trasmessa dal Senato, poi scelta come testo base.
Il perimetro dell'intervento normativo può, ovviamente, essere ampliato dalla Commissione nel corso dell'esame in sede referente, anche ad esito delle risultanze dell'istruttoria legislativa la quale deve essere finalizzata, tra l'altro, ai sensi dell'articolo 79 del Regolamento, a definire gli obiettivi dell'intervento normativo. Ciò può avere luogo in via convenzionale o attraverso una deliberazione esplicita di ampliamento del perimetro, ovvero per effetto di una deliberazione di abbinamento di ulteriori progetti legge che vertano su materie non identiche - dunque non abbinabili d'ufficio - ma alle quali la Commissione stessa intenda estendere il suo intervento.
Nel caso di specie, secondo quanto mi è stato rappresentato dal presidente della I Commissione con lettera in data 16 aprile, in sede di ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, era stato inizialmente richiesto di procedere all'abbinamento di alcune proposte di legge vertenti su altre materie (ed, in particolare, sulla materia dell'elettorato attivo e passivo); tale richiesta non è stata poi formalizzata in sede di Commissione al momento in cui questa avrebbe potuto votarla, né è stata sollevata alcuna obiezione sulla decisione del Presidente della Commissione di non considerare abbinabili d'ufficio tali progetti di legge, nella evidente comune consapevolezza che essi trattavano temi comunque diversi da quelli su cui verteva l'esame in sede referente.
Al di fuori di queste procedure non appare configurabile un diritto dei singoli deputati ad introdurre, mediante la presentazione di emendamenti, nel perimetro dell'intervento normativo definito dalla Commissione argomenti ad esso estranei: in ciò risiede la della disposizione recata dall'articolo 89 del Regolamento. Ne consegue che le pronunce di inammissibilità effettuate alla stregua dei criteri che ho indicato non sono per ciò stesso suscettibili di menomare prerogative dei singoli parlamentari. Resta ovviamente ferma la possibilità per la Camera di esaminare, nell'ambito di un distinto procedimento legislativo, proposte di legge vertenti su tali ulteriori materie, secondo le regole che disciplinano la programmazione dei lavori, che prevedono tra l'altro riserve di tempi e di argomenti a favore delle minoranze.
Alla luce di ciò - non avendo ritenuto la Commissione di ampliare l'area dell'intervento legislativo a materie ulteriori rispetto a quelle oggetto dei progetti di legge al suo esame - ho reputato corrette le decisioni assunte dal presidente Brescia in merito all'ammissibilità degli emendamenti. Sono stati, infatti, valutati ammissibili non solamente gli emendamenti vertenti sulle disposizioni oggetto del progetto di legge adottato quale testo base, ma anche quelli ritenuti ad esse direttamente correlati quali, ad esempio, gli emendamenti recanti la riduzione del numero dei delegati regionali che partecipano alle elezioni del Presidente della Repubblica da parte del Parlamento in seduta comune. Sono stati invece considerati inammissibili gli emendamenti volti a prevedere la partecipazione dei presidenti delle regioni e delle province autonome ai lavori del Senato con riferimento a determinati procedimenti legislativi, a introdurre forme di bicameralismo differenziato, a modificare il requisito anagrafico per l'elezione del Capo dello Stato, a prevederne l'elezione diretta e a ridefinirne poteri e attribuzioni costituzionali, in quanto vertenti su materie non direttamente riconducibili a quelle oggetto del provvedimento, nonché quelli volti a modificare le disposizioni costituzionali relative all'elettorato attivo e passivo delle Camere di contenuto analogo a quello dei progetti di legge non abbinati.
Nel valutare conformi alle regole che disciplinano il vaglio di ammissibilità degli emendamenti le decisioni assunte dal presidente della I Commissione, ho avuto peraltro modo di rilevare come la discussione in merito alla riduzione del numero dei parlamentari possa essere ritenuta da alcuni colleghi l'occasione per svolgere un confronto anche su altri aspetti della disciplina contenuta nella parte II della Costituzione. In proposito, a garanzia di un ordinato svolgimento del procedimento legislativo, ho quindi invitato a considerare, ove fosse intervenuta una decisione della Commissione volta ad estendere l'ambito dell'intervento normativo, l'esigenza di stabilire un nuovo termine per la presentazione degli emendamenti, al fine di consentire a ciascun deputato di esercitare in pienezza la propria facoltà emendativa su tali nuove e ulteriori materie.
Ciò premesso, faccio presente, ai fini della valutazione dell'ammissibilità, che l'articolo 86, comma 1, del Regolamento, al fine di evitare che in Aula possano essere introdotti argomenti nuovi, non previamente istruiti in sede referente, stabilisce che “possono… essere presentati in Assemblea nuovi articoli aggiuntivi ed emendamenti, e quelli respinti in Commissione, purché nell'ambito degli argomenti già considerati nel testo o negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in Commissione”.
Ne consegue, pertanto, che sono da considerare inammissibili ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranee al contenuto del provvedimento, le seguenti proposte emendative già dichiarate inammissibili in sede referente: Migliore 1.71, limitatamente alle parti conseguenziali relative alla lettera e agli articoli aggiuntivi al 2, che incide sull'elettorato attivo e passivo del Senato e sui meccanismi di funzionamento delle Camere, prevedendo che i presidenti delle regioni e delle province autonome partecipino ai lavori del Senato per l'esame di alcune tipologie di disegni di legge e siano membri di diritto della Commissione parlamentare per le questioni regionali, intervenendo sul procedimento legislativo e prevedendo una differenziazione delle funzioni tra le due Camere; 1.14 e 2.5 Ceccanti, entrambi limitatamente alla parte consequenziale aggiuntiva dell'articolo 2-; 2.01 Marco Di Maio e 2.02 Prisco, che incidono sull'elettorato attivo e passivo del Senato e sull'elettorato passivo della Camera. Sono altresì inammissibili le proposte emendative 1.50, 1.51 e 2.050 Magi, non previamente presentate in sede referente e che riguardano la medesima materia, 2.18 e 2.24 Migliore, 2.19 e 2.25 Ceccanti, 2.20 Marco Di Maio, 2.21 Fiano, 2.22 Giorgis e 2.23 Pollastrini, che prevedono che i presidenti delle regioni e delle province autonome che partecipano ai lavori del Senato per l'esame di alcune tipologie di disegni di legge siano membri di diritto della Commissione parlamentare per le questioni regionali, intervenendo altresì sul procedimento legislativo; 3.02 Prisco, che interviene sulle modalità di elezione, poteri e requisiti del Presidente della Repubblica.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, sulla base dei medesimi criteri adottati in sede referente in quanto non previamente presentati in Commissione, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, le seguenti proposte emendative: 01.051 e 01.060 Ceccanti, volte a prevedere la soppressione del Senato della Repubblica; 1.70 Ceccanti, che, nel modificare il numero dei parlamentari, incide sulle modalità di elezione dei due rami del Parlamento previste dalla Costituzione prevedendo un'unica elezione per deputati e senatori; 3.51 e 3.52 Colletti, volti rispettivamente a sostituire l'istituto dei senatori a vita con quello dei deputati a vita e a prevedere un ulteriore requisito per la nomina dei senatori a vita.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
GENNARO MIGLIORE(PD). Chiedo di parlare.
GENNARO MIGLIORE(PD). Sull'articolo 41 del Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE(PD). Presidente, dopo questa articolata declaratoria sulle inammissibilità, della quale chiedo anche il testo scritto…
GENNARO MIGLIORE(PD). …faccio una proposta all'Aula, perché mi pare che si sia modificato sostanzialmente anche l'oggetto della nostra discussione. La proposta è quella del rinvio in Commissione, rinvio in Commissione sulla base anche di valutazioni di carattere procedurale in relazione, in particolare, alla premessa della sua declaratoria nella quale ha giudicato gravi - e poi ha utilizzato un altro aggettivo - le nostre valutazioni sul fatto che sia stato privilegiato l'indirizzo della maggioranza rispetto all'autonomia della decisione della Presidenza.
Siccome, signor Presidente, ne abbiamo fatto cenno anche in una precedente comunicazione da parte del collega Fiano, io penso che questa sarebbe una buona occasione per un rinvio in Commissione in relazione anche a un possibile abbinamento che potrebbe essere fatto per l'estensione ulteriore del perimetro emendativo e questo ha a che vedere con la fissazione, visto che l'abbiamo fissato nella seduta odierna, all'ordine del giorno esattamente - e quindi non è solo la presentazione; è la fissazione all'ordine del giorno per le prossime sedute - dell'esame della proposta di riforma costituzionale relativa all'elettorato attivo. Come sanno coloro i quali partecipano ai lavori della Commissione, questo argomento è stato ampiamente trattato anche all'interno delle audizioni, essendo del tutto evidente che molte proposte emendative tra quelle che sono state dichiarate inammissibili riguardano argomenti che, in realtà, sono di stretta pertinenza e di collegamento con l'esame di questa riforma costituzionale. Peraltro, volendo si potrebbe fare anche un esercizio, che potrei definire “popperiano”, di falsificazione di quali debbano essere i criteri per l'abbinamento anche all'interno di una modifica costituzionale.
Come si potrebbe intervenire su una Costituzione se non ci fosse la specificazione del numero dei parlamentari? Quali altri articoli della Costituzione ne verrebbero a cascata coinvolti?
È evidente che questa scelta viene fatta solo per ragioni di tempo, cioè di restringere il tempo della discussione all'interno di questo Parlamento, trascurando quelli che sono stati gli indirizzi che gli stessi padri costituenti hanno voluto dare nel corso degli anni e impedendo anche una riforma omogenea - non dico organica, come quella che avevamo fatto noi, che effettivamente è chiedere troppo a una maggioranza come questa -, che non venga fatta per pezzi, peraltro successivi l'uno all'altro. Siccome ho sentito anche l'intervento del collega Iezzi, che ci spiegava che c'era una precisa volontà della maggioranza di non alterare questo perimetro, mi spiega la precisa volontà della maggioranza di introdurre un'estensione di questo perimetro con un altro provvedimento e non farlo con abbinamento, come potrebbe essere fatto con un rinvio in Commissione? Io penso che questo sia il dato sul quale riflettere.
C'è già una proposta, , di allargamento del perimetro che riguarda esattamente l'elettorato attivo. È già calendarizzata, l'abbiamo deciso nel nostro Ufficio di Presidenza. Si faccia un rinvio in Commissione, in modo tale che si possa procedere immediatamente all'abbinamento e, in questo modo, anche poter procedere alla nuova declaratoria su quelle che sono le inammissibilità che lei ha appena pronunciato.
STEFANO CECCANTI(PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. C'è prima la richiesta del deputato Migliore e poi le do la parola, deputato Ceccanti.
Sulla richiesta di rinvio in Commissione testé avanzata chiedo al relatore Iezzi di esprimere il proprio orientamento, ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del Regolamento.
IGOR GIANCARLO IEZZI, . Presidente, siamo contrari.
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sulla proposta di rinvio in Commissione darò la parola a un oratore contro e uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare a favore il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). Presidente, a me la questione posta dal collega Migliore pare di un'evidenza lapalissiana; sul medesimo argomento, a poche ore di distanza. Peraltro, io ho avuto solo modo di iniziare a leggere lo che lei ci ha letto, con punti di assoluta discrezionalità; viene preclusa, per supposta estraneità di materia, la possibilità di discutere delle richieste di modifiche al testo presentato, ma altresì viene, invece, avviato formalmente un iter di discussione in Commissione referente di un progetto di legge costituzionale che ha come oggetto le medesime modifiche cui nel testo in corso viene negato diritto di cittadinanza come emendamenti.
Peraltro, la richiesta di rinvio in Commissione, avanzata dal collega capogruppo Migliore, ha anche uno scopo specifico di perfetta economia dei lavori, perché noi chiederemmo, in Commissione, qualora la maggioranza consentisse il rinvio in Commissione di questo provvedimento, l'abbinamento dei due provvedimenti di natura costituzionale, abbinamento che recupererebbe quella frattura che invece lei, Presidente, ha sancito con la dichiarazione di inammissibilità degli emendamenti da noi presentati.
Dunque, questa procedura che impedisce che due progetti di legge di riforma costituzionale sul medesimo argomento vengano abbinati – permettendo quindi una discussione più compiuta e più completa – viene decisa da lei. Noi pensiamo che un ritorno in Commissione di questi lavori permetterebbe l'armonizzazione. E non c'è che una possibile spiegazione al diniego della maggioranza e alla sua declaratoria di inammissibilità su argomenti riguardo ai quali non sarei capace di spiegare come si possa richiedere che la proposta di monocameralismo rispetto alle esigenze presentate nell'introduzione del progetto di legge che abbiamo in esame… cioè favorire, con una restrizione del numero dei parlamentari, un miglior funzionamento della democrazia parlamentare istituzionale, cosa che ovviamente ancora meglio si raggiungerebbe con l'istituzione di una sola Camera rappresentativa. Noi pensiamo che tutto questo si potrebbe raggiungere con una discussione che venisse riaperta in seno alla Commissione, mentre invece noi siamo di fronte, e lo contestiamo formalmente, a delle dichiarazioni di inammissibilità che, secondo noi, in alcuni dei casi delle dichiarazioni di inammissibilità su alcuni singoli emendamenti, non hanno un retroterra di coerenza con un'eventuale estraneità di materia. Infatti, la materia è totalmente inerente, tanto è vero che i colleghi si sono dovuti trovare, conseguentemente, nella necessità di presentare un disegno di legge che porti con sé quelle proposte di modifica dell'elettorato attivo che sono conseguenti a chiunque guardi, laicamente e senza sentimenti di parte, le conseguenze della riforma costituzionale che abbiamo in oggetto, e per questo chiediamo il rinvio in Commissione del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro la deputata Macina. Ne ha facoltà.
ANNA MACINA(M5S). Grazie, Presidente. Ovviamente, esprimiamo parere contrario al rinvio in Commissione, per una serie di motivi che coloro che hanno partecipato ai lavori di Commissione dovrebbero assolutamente ben conoscere. È vero che è stata depositata, a prima firma del presidente Brescia, una proposta che ha ad oggetto altra materia, appunto altra materia, che è quella dell'elettorato attivo, e il presidente lo ha fatto proprio a garanzia e a tutela di tutte le forze politiche. Aggiungo, però, che nuovamente discutere sulla necessità, opportunità o volontà di ampliare il perimetro dell'intervento normativo è una discussione che c'è già stata in Commissione e che, in realtà, non ha portato alla volontà di metterla ai voti. Voglio ricordare, perché ne resti traccia, che il presidente Brescia, in più di un'occasione, ha chiesto se le forze di opposizione volessero mettere ai voti l'allargamento del perimetro, e la risposta è stata “no”, probabilmente perché avrebbero così giustificato questi interventi strumentali e, come dire, ultronei, tanto da far arrivare, oggi, alla richiesta di riportare la discussione in Commissione.
Voglio ricordare un'ultima cosa: la volontà di questa maggioranza è quella di fare degli interventi precisi e puntuali; metodo - e anche questo è bene ricordarlo - che tutti coloro che sono stati auditi in Commissione affari costituzionali hanno sottolineato ed elogiato, apprezzando questo nuovo metodo. Evidentemente, questa maggioranza fa tesoro degli errori compiuti nel passato. Tengo anche a sottolineare come, a distanza di un'ora e mezza, non siamo ancora riusciti ad entrare nel merito del provvedimento, che ha come scopo quello di quello di procedere ad una riduzione del numero dei parlamentari .
PRESIDENTE. Deputato Borghi, deputato Borghi! Stiamo procedendo con i tempi che richiede la discussione. Lo dico alla deputata Macina. Stiamo discutendo con i tempi che richiede la discussione, questo ho detto. Deputato Fiano, sto guardando il deputato Ceccanti, che vuole intervenire, non voi. Prima dobbiamo votare però, deputato Ceccanti. Deputato Ceccanti, prima votiamo e chiudiamo il procedimento, poi le do la parola. Non prima, perché è previsto che parli un deputato a favore e uno contro .
GRAZIANO DELRIO(PD). Fate voi da soli!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 171 voti di differenza.
STEFANO CECCANTI(PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). Articolo 8 e seguenti, in particolare rispetto a sue argomentazioni presenti nello e riprese anche dalla collega Macina. Ora, che voi vogliate interpretare voi stessi va benissimo, però, per favore, noi siamo i migliori interpreti di noi stessi. Se ci dite che c'era una comune consapevolezza che non abbiamo chiesto l'abbinamento perché era materia estranea, vi rispondiamo di no: non è vero nulla. Noi riteniamo che l'ammissibilità di questi emendamenti sia in sé e andava tutelata dal presidente di Commissione e dal Presidente dell'Assemblea; invece la tesi che lei sostiene è che si sarebbe sottomessa al voto della maggioranza tramite abbinamento o tramite allargamento. Noi non accettiamo l'idea che il voto a maggioranza tra abbinamento, oppure tra allargamento, determini le prerogative dei deputati di maggioranza e di opposizione .
Quindi, non c'è nessuna comune consapevolezza. La comune consapevolezza dell'opposizione è che lei ha deciso di fare il notaio della maggioranza politica , cioè quello che lei nega e che invece è espresso chiaramente dalle sue decisioni, perché vede, Presidente, quando lei in Aula arriva a sostenere la tesi che l'emendamento 01.060, cioè una sola Camera di 500 parlamentari, oppure l'emendamento 1.70, che si elegge un Parlamento di 600, che poi si divide in 400 e 200, che sono esattamente gli stessi vostri numeri, che sono estranei per materia, sfida l'intelligenza di tutti i membri di quest'Aula, non solo la Costituzione .
ROBERTO GIACHETTI(PD). Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(PD). Articolo 89 del Regolamento. Presidente, solo alcune premesse: do per scontata la sua imparzialità, ma il fatto che lei sia imparziale non vuol dire che lei non abbia un potere discrezionale e lei sta esercitando un potere discrezionale. A lei non sfugge che nel suo adeguarsi a quello che è accaduto in Commissione non può misurare la stessa forza e anche autorevolezza del Presidente della Camera rispetto al presidente di Commissione, che rispetto moltissimo. È chiaro che una decisione sul perimetro che viene presa in Commissione è una decisione che inevitabilmente è segnata da una decisione di maggioranza. Il fatto che io sia convinto che lei è imparziale, mi porta a dirle che lei può esercitare la sua discrezionalità per verificare se quel perimetro effettivamente è un perimetro rispetto al quale alcune proposte emendative sono fuori, perché è tutto un fatto interpretativo, signor Presidente, se alcune delle proposte emendative che lei ha dichiarato inammissibili, in conseguenza di quello che è accaduto in Commissione, siano effettivamente estranee o meno.
Se noi guardassimo l'italiano, una proposta di legge nella quale si parla degli articoli della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari, a lei non sfugge che dire che io abolisco il Senato incide direttamente sulla riduzione dei parlamentari. C'è un tema di interpretazione: è una riduzione dei parlamentari, al di là del fatto che alcuni emendamenti prevedano anche la riduzione dei parlamentari negli articoli che sono previsti nel famoso perimetro della Commissione. Le vorrei dire, come le ho detto in altre occasioni, che questo è un momento molto importante; ce lo ha ricordato lei insieme ai suoi colleghi quando, nella scorsa legislatura, abbiamo affrontato il tema delle riforme costituzionali; è un momento molto importante, un momento alto, un momento in cui si prendono decisioni anche sicuramente superiori a tante altre, in cui la sua discrezionalità non è ininfluente.
Lei, ovviamente, può, con tutta l'imparzialità del mondo, interpretare la norma in un determinato momento, ma siccome stiamo parlando di un perimetro, Presidente, che è circoscritto dal fatto che si discute della riduzione dei parlamentari, la sua decisione è una decisione assunta non applicando semplicemente le norme. Tante volte è successo che il Presidente abbia fatto opera di sul presidente della Commissione. Ci sono mille formule, se ritiene che effettivamente si sta sconfinando da un'applicazione rigida presa in Commissione - e concludo -, ma per questo ho fatto riferimento all'articolo 89, Presidente. Lei ha letto ed ha fatto riferimento all'articolo 89; come lei sa questo non cambierà molto e guardi, Presidente, le sto parlando, per essere chiari, anche di un emendamento che io avevo votato solo per disciplina di partito, perché non sono per niente convinto di quell'emendamento. Però le devo dire che è a mio avviso assolutamente ammissibile e che, probabilmente, sarebbe nelle sue facoltà, sempre nell'ambito della discrezionalità che le appartiene, di decidere che comunque questo voto sia rimesso all'Aula, perché l'articolo 89 dice che se ci sono dei deputati che chiedono comunque che vengano discussi e inseriti nel testo questi emendamenti, lei può rimettere la decisione, o comunque può chiedere senza dibattito che l'Aula voti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Presidente, con la premessa che la mia è una posizione assolutamente personale e che il gruppo di Forza Italia voterà questa riforma, così ha annunciato, o comunque così sembra. Io invece sono di avviso diverso perché ho alcune valutazioni che ho già svolto, in parte, durante la discussione sulle linee generali, ma che credo di dover svolgere anche in questa fase, sul complesso degli emendamenti all'articolo 1, che è un po' un omaggio ai sopravvissuti, in realtà, più che un intervento sul complesso degli emendamenti, visto che molti di questi emendamenti sono scomparsi.
Vedete, abbiamo votato una questione pregiudiziale che proponeva di non procedere con l'esame del provvedimento e anche una richiesta di rinvio in Commissione di questo testo, sulla base del fatto che viene preclusa tutta una quantità di emendamenti che attengono a materie accessorie, fortemente collegate con quella che invece è l'oggetto preciso, puntuale, del provvedimento che stiamo esaminando, Presidente, vale a dire la specifica e chirurgica riduzione nel numero dei parlamentari. Comunque la si pensi, questo è un provvedimento che riguarda esclusivamente la riduzione del numero dei parlamentari.
Questo, Presidente e colleghi, è esattamente per un verso la giustificazione del fatto che non possono essere ammessi, secondo la Presidenza, emendamenti che introducano altri argomenti, ma per l'altro, almeno dal mio personale punto di vista, Presidente, il limite oggettivo di questa riforma.
Qualcuno ha detto “se ne parla dagli anni Ottanta” e non è un caso che si parla di una cosa dagli anni Ottanta - oggi siamo quasi nel 2020 - senza che sia mai stata fatta: un motivo c'è.
Il motivo è che questa riduzione del numero dei parlamentari in parte è stata un dibattito di natura squisitamente teorica da un lato e retorica dall'altro, ma, per altro aspetto, Presidente, noi abbiamo avuto una proposta come quella del centrodestra, approvata in questo ramo del Parlamento e nell'altro nel 2005, che conteneva la riduzione del numero dei parlamentari, che conteneva tutta una quantità di meccanismi accessori di una grande riforma, all'interno della quale era elemento - se si vuole - anche caratterizzante la riduzione del numero dei parlamentari: penso, per esempio, al cambio dell'elettorato attivo e passivo, al superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto o paritario, al rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio.
Se questa proposta di riduzione del numero dei parlamentari fosse inserita in un quadro d'insieme organico di riforma della nostra forma di governo, della nostra forma di Stato, per esempio del federalismo, delle maggiori autonomie, in un quadro di insieme di una riforma che abbia una sua visione, una sua nobiltà, ebbene, il centrodestra certamente l'avrebbe presa in considerazione e io personalmente mi sarei visto costretto, per ragioni di coerenza, a sostenerla.
Ma quella riforma, Presidente, è stata bocciata dall'elettorato, è stata bocciata da un referendum, dalla maggioranza degli elettori.
Stessa cosa vale per la riforma che è stata bocciata non oltre due anni fa, il 4 dicembre 2016. Quella riforma, promossa da Matteo Renzi, votata dalla maggioranza di allora, è una riforma che le opposizioni hanno contrastato, anche per il fatto che è stata molto politicizzata dallo stesso Renzi, ma era una riforma che conteneva essa stessa la riduzione del numero dei parlamentari, anche il superamento del bicameralismo paritario, la grande questione dei costi del funzionamento del nostro sistema istituzionale: anche quella, Presidente, è stata sonoramente bocciata dagli elettori.
Allora l'operazione di prendere chirurgicamente la riduzione del numero dei parlamentari ed esaminare e votare esclusivamente quella, se per un verso è motivo per dichiarare inammissibili emendamenti che non attengano esplicitamente ed espressamente a questo contenuto, peraltro, Presidente, è l'enorme, grande, invalicabile limite di questa riforma: cioè il tentativo esclusivamente, miratamente, direttamente demagogico, non di ridisegnare la forma di Governo, non di superare le difficoltà del nostro sistema istituzionale. Oggi, Presidente, lei è alla guida di uno dei rami del Parlamento e si rende conto di quanto sia difficile, complesso dover mettere insieme un sistema istituzionale come il nostro. Il Ministro Fraccaro sa bene quali siano le difficoltà quotidiane, poi superate anche da una prassi del bicameralismo a targhe alterne, per cui una Camera fa un provvedimento e l'altra ci mette la fiducia e se lo “sciroppa” così com'è, senza modificare e mezza virgola. La legge di bilancio l'abbiamo esaminata in mezza giornata, senza un emendamento che sia uno, magari neanche votato, esaminato in Commissione; quindi ne sappiamo e ne abbiamo viste e continueremo a vederne! Chi per anni ci ha fatto una testa tanta, Presidente, contro i nemici della democrazia che mettevano la fiducia, oggi una volta al mese mette la fiducia qualora ci sia la minima difficoltà su qualunque provvedimento, decreto-legge, eccetera, dove c'è il rischio che la maggioranza o barcolli o vada sotto o si allunghino troppo i tempi, per ragioni magari di opportunità politica o di calendario.
Tutte queste cose, allora, che noi conosciamo molto bene, e sulle quali almeno noi evitiamo di raccontare fesserie in giro, di fare una demagogia squallida, come quella a cui purtroppo abbiamo assistito negli ultimi anni; ecco, tutte queste cose meriterebbero di essere affrontate io credo in maniera organica. E invece no: questa è la chiamata alle armi di un'operazione demagogica e cinica allo stesso tempo, che intacca una delle cose più importanti che noi abbiamo, vale a dire, Presidente, la rappresentanza.
Io non so con quanta consapevolezza perfino la relatrice durante la discussione sulle linee generali… Io l'avevo ricordato nel corso dell'esame dell'ultima riforma, l'altro pezzetto, come dire, la politica del carciofo, un pezzettino un giorno un pezzettino un altro: quando si prende e si introduce per un verso il referendum propositivo, per cui con 500 mila elettori e magari qualche che ti dà dei soldi per finanziare comitati, eccetera, si scavalca e si schiaccia il calendario parlamentare, e si mette in competizione la piazza con il palazzo, e quello c'è e passa ed intanto finisce in un cassetto; nel frattempo nell'altro ramo del Parlamento ne parte un altro che è la riduzione del numero dei parlamentari; poi magari ne parte un altro ancora, che riguarda altre cose; un altro sul meccanismo di raccolta delle firme che introduce le firme elettroniche, e poi chissà quali altre diavolerie ci aspettiamo ogni giorno. Perché qui ogni giorno ognuno si sveglia e se ne inventa una, per cui non sappiamo che cosa produce questo continuo contratto itinerante, permanente, come dire, autorinnovante e autorigenerante.
Sappiamo, però, Presidente, che questa è una delle tante operazioni che, a mio personale avviso, disarticolano il nostro sistema politico, istituzionale e democratico. Questa nella maniera ancora più grave, perché non c'è un progetto; c'è semplicemente, Presidente, la riduzione della rappresentanza, cioè i nostri costituenti non si erano posti, e nessuno se l'è posto fino al 1963, il problema di quanti dovessero essere i parlamentari, questa “cialtronata” per cui i parlamentari sono troppi; ma andate a chiedere in giro, alle persone normali, quanti sono i parlamentari, la maggior parte non sa neanche di che numeri stiamo parlando.
Ma se proprio volete approfondirlo, questo tema, dovete domandarvi perché i nostri costituenti non avevano fissato un numero di parlamentari. La risposta è molto semplice: perché il dibattito, non di “cialtronate”, non di costi della politica, non di queste stupidaggini da bar da quattro soldi, indegne di un Parlamento della Repubblica , il dibattito politico che hanno fatto i nostri costituenti non era questa schifezza, era il fatto che dovesse esserci un numero “x” di migliaia di elettori, rappresentati da un deputato e un senatore, in forza di un altro numero “x” di migliaia di elettori. Questo era il principio cardine, era la rappresentanza: concetto che in questa discussione, almeno nella discussione generale, tra coloro che sono a favore di questo provvedimento non è passato neanche per l'anticamera del cervello. Abbiamo sentito delle corbellerie gigantesche, abbiamo sentito dire che la riduzione del numero dei parlamentari comporterà un miglioramento della selezione della classe dirigente: ma dove le leggete queste sciocchezze? Chi ve le scrive? Chi è l'autore comico che vi scrive queste sciocchezze ? Perché, se ce l'avete, guardate - e ve lo dice uno che ogni tanto fa pure satira, come il Presidente Fico sa bene - io un contrattino glielo faccio, perché sapete, nel dover occupare tanto tempo anche a difendere la nostra democrazia, poi per la satira resta poco tempo, mi servirò dei vostri autori che sono molto brillanti! Il problema è che nel vostro caso voi non fate satira, non state facendo satira quando a colpi di maggioranza pensate di poter portare avanti tutti questi passaggi che disarticolano la nostra democrazia. Siete gli ultimi a poterlo fare: primo, perché non avete un mandato popolare per farlo. Il centrodestra, quando fece la riforma nel 2005, aveva una piccola differenza rispetto a voi: si era presentato con la faccia di Silvio Berlusconi e con tutti i leader del centrodestra, aveva preso una barca di voti e aveva un mandato popolare per fare quella riforma, e così come si era impegnato a farla, l'aveva fatta. E quando gli elettori l'hanno bocciata, è finita lì, perché gli elettori hanno sempre ragione.
Lo stesso si può dire - sulla parte degli elettori, non sul mandato - che è accaduto sulla riforma che hanno promosso Matteo Renzi e la scorsa maggioranza. Io sono tra quelli che si è battuto, non solo dal punto di vista politico, anche proprio nel merito, nel contenuto di quella riforma, io ci ho messo la faccia, in quest'Aula, tra questi banchi del Parlamento, per dire che quella riforma non mi piaceva, che era un grande pasticcio, che avrebbe messo in grandissima difficoltà il nostro sistema istituzionale e il nostro bicameralismo, perché preferivo il bicameralismo paritario così come l'avevano pensato i nostri padri costituenti rispetto a una cosa che, secondo me, sarebbe stata un pasticcio, ma almeno aveva il pregio di essere un progetto, un insieme. Ma bocciato quel progetto, bocciata quella riduzione del numero dei parlamentari, bocciata quella riduzione, anche lì, nell'inseguimento quotidiano, dai vitalizi a tutto il resto, della demagogia del MoVimento 5 Stelle, questa è una delle cose che io imputavo al PD di allora, una volta bocciato questo, anche quella partita si è chiusa.
Oggi, col cinismo più becero si riapre quella partita solo per quello. E, guardate, io sono convinto che la nostra Costituzione sia stata scritta con così tanto buon senso, con così tanto amor patrio, con così tanta saggezza, che, se guardiamo anche nelle more dell'articolo 138, ci sono gli anticorpi per superare anche questa sciocchezza. Perché, allora, dovete semplicemente spiegarmi perché i deputati devono passare da 630 a 400 e non a 300 o a 200: perché? Chi lo stabilisce?
Ogni volta che si litiga nella maggioranza, come insegna la parabola del figliol prodigo, c'è poi un agnello sacrificale quando si rifà pace. Ecco, attenzione, perché in questa storia, in questa vicenda - lo dico ai colleghi, alcuni dei quali peraltro sono anche amici, parlamentari del MoVimento 5 Stelle -, a fronte della propaganda che farete sui , sappiate che questa volta il vitello grasso siete voi, perché qui non solo il rischio è che il MoVimento 5 Stelle, come dicono i sondaggi (e mi interessano poco), passi dal 32 al 20 per cento, ma con la riduzione dei parlamentari tanti vitelli grassi saranno coloro che non avranno neanche lo spazio per essere ricandidati!
Fate attenzione anche a questo, perché non si vive solo di demagogia, si vive anche di buon senso. La riduzione della rappresentanza, se dovessimo farci una grande domanda, è un bene o è un male per la nostra democrazia? Che ci siano più rappresentanti del popolo è un bene o un male? Trattare i rappresentanti del popolo come se fossero degli impiegati, costringendoli a fare delle donazioni, trattandoli senza alcuna dignità, facendo loro arrivare ordini dall'alto senza mai discuterli, è un principio democratico o c'è qualcosa che stona? Io sono convinto che ci sia qualcosa che stoni.
Se noi non fossimo qui, nei banchi di persone che hanno avuto una storia, che hanno costruito la nostra democrazia, beh, come dire, ciascuno di noi è ininfluente rispetto alla vita politica del Paese, chiunque fosse convinto del contrario o è un grande leader, o è semplicemente un mitomane. Però, io credo personalmente di potere e di dovere fare una battaglia di testimonianza su questo, perché credo che, di fronte a un'occasione come questa, non si debba abbassare la testa, semplicemente per ragione di una coerenza che, secondo me, non ci impone di assecondare un pasticcio e una deriva populista.
Guardate, anche l'entrata in vigore della legge diventa un problema. Io non sono convinto che le riforme debbano sempre essere delle riforme immediatamente operative. Io, per esempio, personalmente, sono uno di quelli convinti che, se si volesse in questo Paese fare una grande riforma, non bisognerebbe abolire, come è stato fatto, in maniera ibrida le province, bisognerebbe abolire le regioni. Io penso questa cosa da sempre, da quando ho fatto il consigliere regionale, ma io mi metto nella testa di chi, se volesse scrivere una riforma, potrebbe immaginare una riforma in cui una cosa come le regioni si abolisce con uno schiocco di dita, da un momento all'altro: soltanto un pazzo! Perché se uno volesse abolire le regioni, dovrebbe immaginare un percorso che va dai dieci, ai quindici, ai vent'anni, per fare in modo che questo processo possa aver luogo.
Invece no! Qui, nell'epoca dei grandi “tweetatori”, degli al Governo, tutto è veloce, tutto è immediato. E, guardate, mi fa specie, in particolare, dei colleghi della Lega, che vengono da una storia politica vera, perché in questa coalizione di Governo ci stanno due anime, che si confrontano ma non si contrappongono, ahimè, in una logica, che purtroppo è al ribasso, in cui, quando si fa un'operazione targata 5 Stelle, la Lega mette le mani in tasca, abbassa la testa e vota in silenzio e viceversa. Ahimè, purtroppo ha ragione il Ministro Fraccaro e ha ragione il Ministro Di Maio quando dicono che solo il 20 per cento di queste operazioni sono di marca centrodestra e l'80 per cento sono MoVimento 5 Stelle, cioè una roba a metà tra sinistra e antipolitica pura, ma in questo rapporto di convivenza c'è una parte che viene dalla politica e una parte che viene dall'antipolitica e, guardate, sono due vicende che vanno a scontrarsi con la realtà, con i fatti, con i numeri.
Se volete, la vicenda del terremoto è emblematica di tutto questo. Lamentarsi con i terremotati che il Governo è brutto, sporco e cattivo è una cosa che sanno fare tutti, promettere che se si andrà al Governo si risolverà tutto con uno schioccare di dita, anche questa è una cosa che probabilmente sono in grado di fare tutti, anche se noi non l'abbiamo fatta; poi, quando si arriva al Governo e ci si trova a scontrarsi con la realtà dei fatti si scopre che la demagogia non funziona, che i non risolvono i problemi, che i non risolvono i problemi e che questi problemi, quando non vengono affrontati da una visione comune, da uno sguardo verso il futuro, drammaticamente si ripropongono quotidianamente e, non a caso, a più di un anno dalle elezioni, proprio sabato, avremo qui a Roma i comitati che protestano perché sul terremoto non si fa nulla.
E così come sul terremoto non si fa nulla, che poi non è vero che non si fa nulla, ma non si fa quello che si è promesso e si deludono le aspettative, così come su quello, su un problema concreto, allora si va avanti soltanto a slogan e a promesse, ci si impantana, si bisticcia.
Qual è la soluzione? Il taglio dello stipendio dei parlamentari? Certo, l'agnello sacrificale, ma vi rendete conto della follia di tutto questo? Quando si bisticcia, quando si discute, qual è il problema? La riduzione del numero dei parlamentari? Ma qualcuno si vuole domandare se in questo Paese ci sia un problema di rappresentanza democratica oppure no? Qualcuno si vuole domandare il fatto che questo Parlamento sia un Parlamento degno di questo nome oppure no? Certo, ripercorrere quelle che, degli altri Governi passati, venivano additate come le peggiori strade sbagliate non fa pensare che ci debba essere, come dire, un cambio di rotta. Ma io mi sarei aspettato se non la democrazia diretta, perché la democrazia diretta è sempre diretta da qualcuno, almeno un amore verso la democrazia, e la democrazia, signori miei, è rappresentanza; ma se voi chiamate “poltrone” la rappresentanza, da questo a cascata tutto discende. È un linguaggio insultante per le istituzioni, è un linguaggio intollerabile per le istituzioni.
Non potete parlare di poltrone, così come non potete permettervi di dire che col referendum propositivo si fanno le leggi senza i politici. Ma perché, voi chi siete, che mestiere fate ? Io questo mi domando, perché se guardo tra i miei banchi vedo professori universitari, vedo giornalisti, vedo avvocati; poi, guardo le facce di quelli che vanno in televisione a parlar male dei politici di professione e vedo dei politici di professione che non fanno carriera sulla politica, cosa che io rispetto, ma fanno carriera sull'antipolitica e ! Ma come si fa, ma con che faccia andate in televisione a raccontare queste fandonie? E, lo ripeto, lo dico rivolto a una formazione politica, come quella della Lega, che viene dalla politica in senso puro, perché ha portato in Parlamento, nella maggior parte dei casi, quadri locali, sindaci, amministratori, gente che con la rappresentanza ha a che fare quotidianamente.
Allora, passi, siamo sotto elezioni europee e, quindi, vale tutto, in tutti i sensi, per cui si deve fare la riduzione del numero dei parlamentari. Tra l'altro, da domani, dopodomani o quello che sarà, la racconterete come se fosse già fatta, già finita: “abbiamo ridotto il numero dei parlamentari”; anzi, magari, additando i brutti, sporchi e cattivi come i nemici del popolo che, invece, ne vogliono di più o non vogliono toccare niente: “noi abbiamo salvato… quelli sono brutti, cattivi!”. Io sarò un pallino rosso sicuramente, per cui mi potete additare, anzi me lo faccio da solo il , Presidenza permettendo, così almeno, mi addito da solo come uno di quelli che, come dire, tra i novelli costituenti, qui, al Comitato dei nove e i costituenti del 1948, cerca di ispirarsi come modello a quelli del 1948, ma sarò antiquato io, me ne rendo conto.
Tuttavia, siccome in campagna elettorale vale tutto, fate pure questo , perché questo è, uno elettorale, bieco e cinico; tra l'altro, attenzione, anche con l'allegato della proposta di legge per cui, dopo questa roba, la proposta di legge diventa operativa subito, per cui, lo dico in special modo per gli amanti della legittima difesa e per quelli che invece sono molto contrari, quella roba lì è una pistola carica, lo dico anche agli agnelli sacrificali dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, tenetelo presente, e lo dico soprattutto a quelli che non hanno, oltre all'attività di parlamentare, lo studio legale, il contratto da giornalisti e tutte le altre cose, quella lì è una pistola carica, una volta che quella roba lì la approvate al primo bisticcio che non si ricompone, arrivederci e grazie . Lo dico perché è bene che uno sappia con che strumenti sta giocando e credo che dobbiamo avere la consapevolezza, tutti quanti noi, qui, in quest'Aula, che siamo qui per servire qualcosa di ben più importante, più nobile e più alto delle convenienze elettorali del momento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Giorgis. Ne ha facoltà.
ANDREA GIORGIS(PD). Presidente, onorevoli colleghi, l'aspetto più triste e più incomprensibile di questa discussione è, a mio avviso, l'assenza di qualsiasi tentativo di spiegare le ragioni di questa proposta. A me ha colpito molto come si sia sviluppata la discussione in Commissione e hanno colpito ancora di più le parole con le quali il Presidente, poco fa, ha spiegato a quest'Aula che il perimetro della riforma deve essere circoscritto al solo aspetto numerico. Ora, io vorrei sentire qualche collega della maggioranza sforzarsi di mettere in relazione questa riduzione del numero dei componenti delle Camere con un miglioramento della capacità rappresentativa o della capacità di decisione delle istituzioni democratiche, perché non si può aprire nel Paese un processo di riforma costituzionale delle Camere senza neanche impegnarsi a spiegare come questo processo dovrebbe o potrebbe migliorare la loro capacità di funzionamento, che vuol dire o la capacità rappresentativa, quindi, aumentando la capacità delle Camere di rappresentare il pluralismo e di ricondurlo a unità, oppure, e diciamo più che oppure, al contempo, aumentando la capacità rappresentativa, aumentare la capacità di governo dei processi economici e sociali. E noi sappiamo quanto oggi sarebbe importante discutere pubblicamente nel nostro Paese sul come rendere le istituzioni democratiche più capaci di governare i processi economici e più capaci di far uscire il nostro Paese dalla crisi e più capaci di ridurre le disuguaglianze.
Ora, qual è il rapporto tra questa esigenza, tra questo bisogno che è radicato nel nostro Paese e sempre più avvertito, e la riduzione del numero dei parlamentari così come proposta? Viene spontaneo chiedersi ma perché 400 e 200 e non 300 e 300, per esempio? Se volete che le due Assemblee continuino a fare esattamente la stessa cosa, se ritenete che non debba essere messo in discussione il bicameralismo paritario, ma allora per quale motivo prevedere questo tipo di riduzione? Ecco, io mi sarei aspettato almeno un tentativo di argomentazione, almeno un qualche sforzo per rendere questa proposta un po' più seria, un po' meno demagogica, un po' meno ossessionata dall'idea di ricercare un consenso facile in vista delle elezioni.
Perché se noi discutessimo seriamente, allora, potremmo, ad esempio, chiederci se avere due Camere che hanno le stesse identiche competenze ma che hanno una composizione così tanto diversa non rischi di compromettere proprio quella capacità rappresentativa e quella capacità decisionale, perché, se il numero di una Camera è significativamente inferiore a quello dell'altra, è evidente che verrà incrinata anche la rappresentatività e le soglie di sbarramento implicito cambieranno e incideranno in maniera importante sulla composizione politica delle due Assemblee. Allora, vogliamo rendere più omogenee le maggioranze presenti nei due rami del Parlamento e vogliamo ridurre, al contempo, il numero dei parlamentari? Allora, uno si sarebbe potuto immaginare che i due rami sarebbero stati immaginati appunto come composti dallo stesso numero di deputati e di senatori, ma di questo niente, poi non è stato neanche argomentato il perché, come noi abbiamo chiesto, sarebbe forse giunto il momento di superare il bicameralismo paritario. Gli emendamenti che abbiamo proposto non erano emendamenti ostruzionistici, erano emendamenti che chiedevano di ragionare insieme, insieme, su come rendere il Parlamento italiano più riconosciuto dai cittadini e quindi più vicino e più capace di rappresentarli. Non è stata data una sola risposta e, prima, la presidenza della Commissione, poi, la Presidenza della Camera, hanno insistito nel dichiarare inammissibili gli emendamenti e poi quest'Aula, con un voto politico si è assunta anche la responsabilità di non voler estendere il perimetro, di non voler cioè consentire la discussione di alcuni specifici emendamenti, che riconsideravano la forma di Governo, andando nella direzione che da molto tempo, quasi tutti gli studiosi auspicano e anche coloro che abbiamo audito ci hanno suggerito di considerare. Ciò significa che non c'è nessuna preoccupazione, nessuna cura del come rendere queste Camere più efficienti, del come dare maggiore solidità e maggiore legittimità alla democrazia rappresentativa, ma c'è soltanto ed esclusivamente la ricerca di presentarsi al momento elettorale dicendo: “Ecco, abbiamo ridotto un po' il numero dei parlamentari”, immaginando che questo tipo di soluzione venga apprezzata dall'opinione pubblica. Ebbene, io non credo e non voglio credere che i cittadini apprezzeranno questo tipo di scelte e questo modo di condurre un processo di riforma costituzionale perché io scommetto sul fatto che i cittadini capiscano che purtroppo - e sottolineo il “purtroppo” - per far crescere l'economia del nostro Paese, per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, per ridurre le disuguaglianze, per garantire davvero il diritto al lavoro non basta ridurre di qualche numero i componenti del Parlamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.
CARLO FATUZZO(FI). Penso di avere sessanta secondi di tempo, vero, Presidente?
PRESIDENTE. No, guardi, ha quaranta minuti di tempo, ma poi dipende dal suo gruppo.
CARLO FATUZZO(FI). Non ci credo, comunque sarò breve ugualmente. Desidero sottoscrivere, parola per parola, quanto ha detto poc'anzi il mio collega di gruppo, l'onorevole Baldelli, la considerazione soprattutto che, diminuendo il numero dei deputati e dei senatori, viene a diminuirsi la rappresentatività dei gruppi politici, delle opinioni politiche e del consenso che i cittadini in Italia, in particolare, danno a svariate forme di rappresentanza e questo vale per i gruppi e vale per i singoli. Ricordo a quest'Aula, a tutti noi, che il Partito Radicale, oggi qui rappresentato da Magi, non esisterebbe se ci fosse stata in vigore la legge che vuole la diminuzione dei parlamentari a 400 per i deputati e a 200 per il Senato.
Pannella non sarebbe mai entrato con i suoi quattro altri deputati nel Parlamento nazionale, perché, diminuendo il numero dei rappresentanti che vengono eletti, automaticamente va a crescere il numero dei voti che sono necessari per eleggere un singolo deputato o un singolo senatore. Ho citato il caso del Partito Radicale, ma gli amici della Lega, i colleghi della Lega si ricorderanno tutti sicuramente che nel 1987 entrarono alla Camera l'onorevole Leoni e al Senato l'onorevole Bossi, il senatore Bossi: un singolo parlamentare alla Camera e un singolo parlamentare al Senato, per rappresentare l'allora Lega - non ricordo il nome preciso perché è cambiato tante volte - la Lega Lombarda, come dice giustamente e correttamente, avendo più memoria della mia, il collega e amico Belotti di Bergamo. Non sarebbero entrati in Parlamento e non ci sarebbe qui nessuno della Lega perché i voti necessari per avere un senatore sarebbero stati il doppio di quelli che furono e i voti per entrare alla Camera sarebbero dovuti essere il doppio di quelli che sono stati dati all'onorevole Leoni e questo avrebbe quasi certamente tagliato le ali, sul nascere, a una forza che ci sta dimostrando, col tempo, di avere anche una consistenza notevolissima. Ma ciascuno di noi, colleghi, non sarebbe qui, potrebbe non essere qui, a partire dal Presidente, per finire all'ultimo di noi, anche se siamo tutti uguali. In questa fila, con uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto posti di deputato, bisognerebbe toglierne un terzo, un terzo di otto fa quasi tre, quindi due deputati, dieci dodicesimi, e questo in ciascuna fila. Ma voglio dire: ci stiamo suicidando da soli? Ebbene, noi del gruppo di Forza Italia, dei gruppi di opposizione, non ci stiamo suicidando, siamo oggetto di un omicidio; i gruppi di maggioranza, MoVimento 5 Stelle e Lega, a mio parere stanno facendo , ma la cosa peggiore non è tanto questa. A me di tornare qui alla prossima legislatura se si andasse a elezioni anticipate non fa né caldo, né freddo, anche se mi fa piacere poter rappresentare i problemi di tutti i cittadini, in particolare dei pensionati, perché tanto ho fatto la mia carriera in tutti gli ambiti, ma quella di diminuire il numero dei parlamentari non mi sembra una proposta che va verso la democrazia, ma verso l'autoritarismo. A quando la proposta di diminuire i parlamentari a dieci alla Camera e a cinque al Senato? Non voglio andare oltre perché il collega Baldelli ha ben rappresentato la situazione, ma l'esempio concreto che non ci sarebbe il Partito Radicale e non ci sarebbe la Lega vorrei che facesse riflettere tutti quanti noi.
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto Comprensivo “Casciana Terme Lari”, in provincia di Pisa, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori .
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sul complesso delle proposte emendative, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
ANNA MACINA, . La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.1, 1.4, 1.3, 1.52 e 1.2 Magi, e sugli emendamenti 1.60 Fitzgerald Nissoli, 1.5 Speranza, 1.71 Migliore, per la parte ammissibile, 1.7 Magi e 1.14 Ceccanti, sempre per la parte ammissibile. Il parere è altresì contrario sugli identici emendamenti 1.8 Carè e 1.9 Lollobrigida e sugli emendamenti 1.10 Marco Di Maio, 1.11 Fiano e 1.12 Giorgis, 1.13 Pollastrini, 1.72 De Menech e 1.73 De Menech.
PRESIDENTE. Relatore Migliore?
GENNARO MIGLIORE, . Presidente, emendamento 1.1 Magi, parere favorevole; emendamento 1.4 Magi, parere contrario; emendamento 1.3 Magi, parere contrario; emendamento 1.52 Magi, parere contrario; emendamento 1.2 Magi, parere contrario; emendamento 1.60 Fitzgerald Nissoli, parere favorevole; emendamento 1.5 Speranza, parere favorevole; emendamento 1.71 Migliore, per la parte ammissibile, parere favorevole; emendamento 1.7 Magi, parere contrario; emendamento 1.14 Ceccanti, per la parte ammissibile, parere favorevole; emendamenti identici 1.8 Carè e 1.9 Lollobrigida, parere favorevole; emendamento 1.10 Marco Di Maio, parere favorevole; emendamento 1.11 Fiano, parere favorevole; emendamento 1.12 Giorgis, parere favorevole; emendamento 1.13 Pollastrini, parere favorevole; emendamento 1.72 De Menech, parere favorevole; emendamento 1.73 De Menech, parere favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Magi?
RICCARDO MAGI,. Presidente, emendamento 1.1 Magi, parere favorevole; emendamento 1.4 Magi, parere favorevole; emendamento 1.3 Magi, parere favorevole; emendamento 1.52 Magi, mi rimetto all'Aula; emendamento 1.2 Magi, parere favorevole; emendamento 1.60 Fitzgerald Nissoli, parere contrario; emendamento 1.5 Speranza, parere favorevole; emendamento 1.71 Migliore, per la parte ammissibile, parere favorevole; emendamento 1.7 Magi, parere favorevole; emendamento 1.14 Ceccanti, per la parte ammissibile, parere favorevole; emendamenti identici 1.8 Carè e 1.9 Lollobrigida, parere contrario; emendamento 1.10 Marco Di Maio, parere favorevole; emendamento 1.11 Fiano, parere favorevole; emendamento 1.12 Giorgis, parere favorevole; emendamento 1.13 Pollastrini, parere favorevole; emendamento 1.72 De Menech, parere contrario; emendamento 1.73 De Menech, parere contrario.
EMANUELE FIANO(PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, articolo 89.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). Presidente, l'articolo 89 - come forse le hanno comunicato, perché presiedeva il Presidente Fico -, che è stato citato dall'onorevole Giachetti, all'ultimo periodo prevede che - noi abbiamo potuto consultare il testo dello del Presidente da poco -, se il deputato insiste sull'inammissibilità degli emendamenti non preventivamente presentati in Commissione - questi sono gli emendamenti Ceccanti 01.051, 01.060 e 1.70, cioè emendamenti ritenuti inammissibili per i quali noi abbiamo già citato l'articolo 89 - e il Presidente ritenga - ovviamente può anche non ritenerlo - opportuno consultare l'Assemblea, questa decide senza discussione per alzata di mano. Le chiedo se lei intenda chiedere all'Assemblea la verifica dell'inammissibilità che la Presidenza ha posto.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fiano. Chiediamo prima il parere del Governo sugli emendamenti. Prego, signor sottosegretario.
SIMONE VALENTE,. Presidente, il Governo si rimette all'Aula su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Sta bene. Onorevole Fiano, come credo abbia implicitamente detto anche il Presidente Fico, o comunque come pensa, confrontandomi con il Presidente Fico, sono numerosi anni che non ci si avvale di questa facoltà, quindi il Presidente e la Presidenza decidono di non rimettere alla votazione dell'Aula l'ammissibilità sugli emendamenti.
ROBERTO GIACHETTI(PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(PD). Presidente, volevo soltanto premiare la sua veggenza: noi siamo felici ed entusiasti del fatto che lei riesce a interpretare il sentimento e il pensiero del Presidente, che non ha ritenuto neanche l'esigenza di rispondere a un richiamo puntuale al Regolamento . Lei lo interpreta, ma mi consenta di dire che nella sua vita sicuramente avrà fatto interpretazioni migliori di questa .
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti, ma credo sia mio dovere interpretare la decisione che il Presidente Fico in questo caso ha comunque già assunto.
EMANUELE FIANO(PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). Scusi, solo per mettere a verbale che stiamo costruendo un precedente, cioè che, sul richiamo al Regolamento di uno specifico articolo, quello posto dall'onorevole Giachetti, l'articolo 89, ultimo periodo, in assenza di una risposta esplicita da parte della Presidenza e in assenza - l'ho richiesto formalmente - di un precedente a noi presentato, si assume che comunque, per emendamenti non già presentati in Commissione e per i quali, in Aula come novità, ci viene comunicata la loro inammissibilità, non si procede a sentire il parere dell'Aula.
È ovviamente - come recita l'articolo - nella sua potestà dichiarare o, come ci ha testé dichiarato, interpretare la volontà del Presidente, ma questa volontà non è stata esplicitata. Quindi, noi abbiamo un precedente nel quale, priva di qualsiasi esplicitazione della volontà interpretativa dell'articolo 89, l'Aula non è messa nelle condizioni di verificare questa inammissibilità.
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, ritorno sull'argomento, ci è tornato anche lei. Il mio dovere qui è applicare il Regolamento. In questo caso, il Regolamento dà la facoltà alla Presidenza di decidere, e il Presidente Fico ha dato indicazioni che, in questo caso, lui ritiene di non mettere in votazione. Io mi adeguo alla decisione, così come il Regolamento ciò prevede.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Presidente, intervengo su questo stesso punto, sempre e solo perché resti agli atti, poiché io sono firmatario di due di questi emendamenti, l'1.50 e l'1.51, che non erano stati presentati in Commissione. Uno di questi emendamenti modifica l'elettorato passivo della Camera, all'articolo 56, che è esattamente lo stesso articolo su cui interviene la riforma, quindi mi chiedo come si possa dire che, all'interno dello stesso articolo si vada a modificare - a questo punto, direi non chirurgicamente ma micro-chirurgicamente – quello che è scritto al rigo sopra e il rigo sotto sia materia affatto estranea al perimetro del provvedimento. Il Presidente ha già deciso in maniera - ci tengo a ribadirlo - discrezionale e grave, per quello che è il mio giudizio, e che costituisce un precedente, ripeto, altrettanto grave.
PRESIDENTE. Forse è utile ricordare ai colleghi, perché l'osservazione posta è assolutamente meritevole di attenzione e di valutazione, che l'ultimo precedente che risulta qui è quello del 2003, in cui l'allora presidente di gruppo Luciano Violante precisava che il Presidente della Camera deve assumersi le sue responsabilità, e in questo caso il Presidente Casini così fece.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1 Magi.
ROBERTO GIACHETTI(PD). Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, capisco che lei non sia d'accordo … Il precedente riguarda l'eccezionalità della situazione, su cui l'allora Presidente della Camera, il Presidente Casini, ammise in via eccezionale la votazione. Risale al 2003
ROBERTO GIACHETTI(PD). Presidente, è un precedente a favore, non contro!
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, le ho sempre dato la parola, senza che lei abbia la necessità di urlare, quindi, dopo l'intervento del collega Magi, le darò senz'altro la parola. Prego onorevole Magi, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Presidente, con il massimo del rispetto, anch'io non ho compreso il precedente che è stato citato con riferimento all'emendamento di cui sono firmatario e che è stato dichiarato inammissibile, quindi non so se ci può essere un ulteriore chiarimento su questo punto, perché altrimenti… Dicevo che non ho compreso il precedente che è stato citato con riferimento all'emendamento dichiarato inammissibile. Quindi, non so se ci può essere un ulteriore chiarimento. Intanto, io procedo con l'illustrazione dell'emendamento 1.1 da me presentato.
È un emendamento completamente soppressivo perché come è emerso … Che dobbiamo fare, Presidente?
PRESIDENTE. Onorevole Magi, se lei vuole completare il suo intervento, lo completa; altrimenti, non è obbligatorio.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Allora diciamo che resta in sospeso una richiesta di chiarimento sul precedente che è stato citato. L'emendamento 1.1 che ho presentato è totalmente soppressivo dell'articolo 1, perché ritengo che la riforma costituzionale non corrisponda ad alcun criterio né di rafforzamento della rappresentanza e, quindi, della rappresentatività del Parlamento e, tanto meno, a un criterio di maggiore efficienza nell'ambito di una revisione delle funzioni del bicameralismo.
Le motivazioni della riforma, così come sono espresse in maniera tanto sintetica quanto sintetica è stata la discussione che abbiamo avuto in Commissione, ci dicono che in questo modo avremmo una maggiore efficienza dei lavori parlamentari e una maggiore rapidità.
Ora chiedo al Presidente e, tramite il Presidente, a tutti voi se voi riscontrate nei lavori di questo Parlamento un problema di tempi e di efficienza: a me sembra che, invece, quello che noi abbiamo vissuto e stiamo vivendo sia il problema opposto, cioè garantire adeguati tempi di discussione a molti dei provvedimenti che ci troviamo ad esaminare.
L'abbiamo vissuto pochi mesi fa con la legge di bilancio. Questo è il vero problema e la crisi del Parlamento, in realtà, interroga ben altre questioni: interroga la prassi ormai debordante delle numerosissime questioni di fiducia che lo stesso Ministro Fraccaro, che non ha la cortesia di ascoltarmi, ha posto lui in prima persona in quest'Aula ripetutamente; i contingentamenti dei tempi; l'uso debordante della decretazione d'urgenza. Questo è ciò che crea un problema e una crisi del ruolo del Parlamento nelle sue prerogative, nel suo ruolo e funzione di indirizzo politico e di controllo rispetto al Governo.
In realtà, siamo di fronte - per questo vi chiedo di votare l'emendamento soppressivo - con questa pessima riforma costituzionale e con l'iter, la procedura viziata da gravi che sono stati illustrati, non alla centralità del Parlamento ma siamo di fronte alla conseguenza diretta della mutazione della forma di Governo nel nostro Paese. Non siamo più davanti a un Governo parlamentare ma a un Governo contrattuale, che fa sì quindi che non si debba avere la possibilità di confrontarsi con certi argomenti.
Abbiamo posto numerose domande in Commissione e le poniamo di nuovo qui: perché duecento e quattrocento? Perché non si toccano altri aspetti come i senatori a vita, come il peso dei delegati regionali? Perché non ci sono norme transitorie che aiutino in attesa e nelle more delle riforme regolamentari a far funzionare la riforma? Insomma, non si può parlare di nulla e la maggioranza deve anche decidere quali emendamenti possono presentare le opposizioni.
ROBERTO GIACHETTI(PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(PD). Presidente, preliminarmente mi scuso con lei se ho urlato, ma non riuscivo a comprendere il precedente che lei leggeva; ovviamente, non era in alcun modo una scortesia nei suoi confronti né tantomeno lo era quando lei ha dato la parola all'onorevole Magi: aveva dato la parola sull'ordine lavori e, quindi, volevo intervenire a seguire.
Presidente, le pongo solo un problema e voglio dirle, Presidente, che a me non è che sfugge che lei ovviamente presiede in continuità con le scelte che sono state prese. Però, poiché lei ha citato un precedente, Presidente, quel precedente dimostra esattamente che ci sono casi eccezionali nei quali è accaduto che il Presidente della Camera ha attuato la previsione - non l'obbligo - la previsione dell'articolo 89 che, in determinate situazioni, rimette all'Aula la decisione definitiva sulla proposta di ammissibilità che è stata fatta: è scritto qua. Il fatto che di consuetudine ciò non accada, lo sappiamo perfettamente, io più di lei, ma anche lei sta qui dentro da parecchi anni: non è accaduto spesso.
Ma il fatto che c'è un precedente e, come lei ha detto, che sia un precedente in un caso eccezionale, significa che innanzitutto questi benedetti precedenti non sono sempre contro la prassi, ma qualche volta possono anche aiutarci e dimostrano che se si valuta che c'è un caso eccezionale, il Presidente ha la discrezionalità, anzi, la piena possibilità, di attuare il Regolamento nella previsione che gli consente di rimettere all'Aula la decisione. Peraltro, Presidente, per essere chiari, se su questi temi la maggioranza è così solida, non dubito che il voto dell'Aula sarà conforme alla linea indicata dal Presidente. Però, proprio in ragione del precedente che lei ci ha letto, Presidente, se lei me ne legge quindici in cui questo non è accaduto, ciò non toglie nulla, perché il fatto che ci sia stato un precedente in questo senso - che è l'ultimo - significa che la decisione adesso è tutta della Presidenza e che potrebbe essere conforme al precedente, come lo è stata in tantissime occasioni nelle quali ci tirano giù tutti i precedenti. Adesso, l'ultimo precedente è assolutamente in linea con il fatto che l'Assemblea possa pronunciarsi. Se non si considera un fatto eccezionale il dibattito sulla riforma costituzionale - torno a dirlo anche al Ministro Fraccaro e a tutti i colleghi del MoVimento 5 Stelle che nella scorsa legislatura hanno detto che la riforma costituzionale, come è giusto, è un momento topico della vita democratica del nostro Paese - ecco, mi domando se non si ritiene questo un fatto eccezionale, un'occasione eccezionale nella quale applicare quella fattispecie del Regolamento, quando ci sarà un altro fatto eccezionale. Tutto qui, grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti, provo a chiarire ulteriormente. Come lei ha detto io ho preso la Presidenza nel corso dei lavori. Il riferimento al 2003, in particolare alla seduta del 18 giugno 2003, non è riferito all'ultima volta che si è verificata una richiesta di votazione in relazione alla questione, ma è riferito all'ultima volta che è stata autorizzata. L'eccezionalità del caso sta nelle motivazioni che spinsero l'allora Presidente Casini ad autorizzare la votazione sull'ammissibilità dell'emendamento.
Pregherei maggior silenzio in Aula, colleghi, soprattutto da parte di chi dopo chiederà nuovamente informazioni sulla stessa cosa.
La motivazione si basa sul fatto che si stava discutendo del cosiddetto Lodo Alfano e c'era un emendamento che riguardava l'ammissibilità della norma anche per le cinque cariche istituzionali del Paese, tra cui anche la Presidenza della Camera. Allora, in quel caso il Presidente Casini decise, riguardando la norma in oggetto, anche la sua funzione, cioè la Presidenza della Camera, di rimettere l'ammissibilità alla valutazione dell'Aula. In questo caso il Presidente Fico ha ritenuto che questa fattispecie di eccezionalità non ci sia e quindi di non ritenere ammissibile una votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). La ringrazio, Presidente. Intervengo sull'emendamento 1.1 Magi. Nel discutere l'emendamento 1.1 Magi non posso non rilevare che viene dopo due emendamenti ritenuti inammissibili e la soppressione della parte dell'articolo 1 proposta dal collega Magi e la sua sostituzione, quindi l'emendamento ritenuto ammissibile opera una soppressione parziale, non capisco onestamente, cercando di entrare nel merito specifico di quanto prevede la proposta di modifica sottoscritta dal collega Magi, la natura differente dai propositi parzialmente modificativi proposti dagli emendamenti premissivi 01.060 Ceccanti e 01.051 Ceccanti. Se lei guarda, Presidente, la natura modificativa dell'emendamento 1.1 Magi, che è una natura parzialmente modificativa dell'assunto previsto dalla proposta di legge costituzionale in esame, ha egualmente la stessa natura parzialmente modificativa dell'assetto previsto dalla modifica proposta. Ritengo che l'analisi comparata dell'emendamento 1.1 Magi, al quale noi consideriamo di dare parere favorevole, e degli emendamenti 01.060 Ceccanti e 01.051 Ceccanti dia un risultato di fortissima incoerenza nel giudizio che c'è stato. Non lo dico adesso per criticare, perché quella discussione l'abbiamo già fatta - l'ammissibilità o meno, Presidente, degli emendamenti -, ma perché mi colpisce il criterio di selezione che è stato fatto sulle proposte modificative del testo. La parzialmente modificativa di questo emendamento e di quelli precedenti, pur diversi nel merito, ha egualmente una portata parzialmente modificativa del testo, perché non c'è solo una parte soppressiva nell'emendamento del collega Magi ma c'è una parte di riscrittura dell'articolo 1.
Mi sono posto questo quesito non, come prima abbiamo fatto, analizzando i pronunciamenti d'inammissibilità della Presidenza e contrapponendo a quel pronunciamento d'inammissibilità una nostra deduzione politica, cioè, come abbiamo già spiegato, che si voglia negare a noi la possibilità di modificare il testo e contemporaneamente vi sia un assenso, invece, a far procedere una legge che in parallelo, per esempio sulle questioni dell'elettorato attivo, modificherà come conseguenza aspetti della legge elettorale, ma li ho messi esattamente sullo stesso piano, a prescindere dalla natura o meno politica delle scelte che sono state fatte sull'ammissibilità. Qui si è data ammissibilità a un emendamento, l'emendamento 1.1 Magi, che, esattamente come gli emendamenti precedenti, anche se i precedenti hanno una portata differente e producono un cambiamento radicale dell'istituzione parlamentare, produce un cambiamento di natura monocamerale invece che bicamerale. Dunque, hanno entrambi la natura di modificare parzialmente, nei numeri e nella struttura dello scheletro istituzionale, la sostanza di quanto scritto nel testo costituzionale. Inoltre, mi convinco, vieppiù, che c'è stato un atteggiamento politico rispetto alle proposte modificative nostre a cui è stata negata la possibilità di essere discusse.
GENNARO MIGLIORE, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE, . Intervengo in qualità di relatore sull'emendamento e, quindi, utilizzo il tempo relativo al relatore. Presidente, nel dare il parere favorevole sull'emendamento 1.1 Magi io ho poi fatto una valutazione successiva sulla quale non c'è stata nessuna risposta, almeno che io abbia inteso, da parte della Presidenza, cioè sul fatto che sia stato dichiarato inammissibile l'emendamento del collega Magi che insiste sull'articolo 56. Il collega Magi ha ricordato con precisione che i suoi emendamenti 1.50 e 1.51 insistono sull'articolo 56 della Costituzione, cioè su quella che nella rubrica della legge viene indicata come la materia. Se si vuole fare la restrizione del perimetro, la si deve fare agli articoli e non rispetto a quello che viene intenzionalmente considerato il perimetro all'interno dell'articolo, altrimenti si dovrebbe dire: “Modifica parziale degli articoli 56, eccetera” perché, invece, nella rubrica della legge è scritto: “Modifiche agli articoli 56 (…)” e non: “parziale modifica”; questo, come relatore, io lo voglio sottolineare, perché questa inammissibilità cozza evidentemente con la libertà di ciascun parlamentare a esercitare il proprio potere emendativo ).
PRESIDENTE. Intervengo - spero - per l'ultima volta sulla vicenda dell'emendabilità (dico spero, nel senso che auspico non sia più necessario intervenire, mentre se poi naturalmente i colleghi ci torneranno, quando arriveremo agli emendamenti allora ci ritorneremo). Colleghi, io ho dato precedentemente la motivazione che è stata utilizzata dal presidente Casini all'epoca - l'ultima volta e la prima volta peraltro, prima e unica volta - nel 2003 per consentire la votazione sull'ammissibilità dell'emendamento.
Mi permetto di sottolineare che in questo caso il Presidente Fico ha ritenuto che non ci fosse eccezionalità. Mi permetto, inoltre, di sottolineare come questa sia una norma che tuteli le minoranze, perché ove l'ammissibilità degli emendamenti venga rimessa alla votazione dell'Aula è evidente che ci sarebbero fattispecie che probabilmente non sarebbero a tutela delle minoranze ma a tutela della maggioranza.
Io credo che sul tema delle ammissibilità - e non mi riferisco a questo emendamento ma a tutte le discussioni che noi abbiamo periodicamente sulle ammissibilità - sia necessaria naturalmente una valutazione che abbiamo fatto in più - e abbiamo rimandato più volte alla Giunta per il Regolamento - ma il tema, naturalmente, è sempre inerente sia alla tutela delle maggioranze sia alla tutela delle minoranze.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giorgis. Ne ha facoltà. Ricordo che siamo sull'emendamento 1.1 Magi e, dunque, non accetto una nuova discussione su questo tema.
ANDREA GIORGIS(PD). Presidente, mi permetta solo…
PRESIDENTE. Ha un minuto a disposizione sull'emendamento. Prego.
ANDREA GIORGIS(PD). Presidente, mi permetta solo di mettere a verbale la totale condivisione di ciò che lei ha appena detto in ordine alla necessità che il giudizio sull'ammissibilità non sia un giudizio della logica di maggioranza e, quindi, sulla necessità che la Presidenza - la Presidenza! - non rimetta a un giudizio politico la determinazione del perimetro di un determinato argomento e, quindi, del perimetro di ciò che i deputati possono chiedere di discutere e di ciò che i deputati non possono chiedere di discutere .
PRESIDENTE. Onorevole Giorgis, è quello che è accaduto. Poi, si può essere d'accordo o non d'accordo, però questo è l'orientamento che la Presidenza ha assunto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà. Ricordo che siamo sempre all'esame dell'emendamento 1.1 Magi.
FEDERICO FORNARO(LEU). Signor Presidente, solo perché rimanga agli atti che questo gruppo in tempi non sospetti, cioè prima che si iniziasse la discussione su questa proposta di legge di modifica costituzionale, aveva sollevato una questione legata all'uniformità di giudizio da parte di Camera e Senato per le caratteristiche che avevamo più volte sottolineato. Voglio ricordare a lei e all'Aula che avevamo fatto anche un'altra richiesta in ragione di questo carattere eccezionale e di assoluta novità del procedimento di modifica costituzionale, costituito dal fatto che la maggioranza presenta in entrambe le Camere provvedimenti puntuali ma distinti, e avevamo chiesto una pronuncia della Giunta per il regolamento. A questa nostra richiesta non è mai stata data risposta o, meglio, non è mai stata convocata la Giunta per il Regolamento che a mio giudizio - e suffragando assolutamente la sua valutazione sul carattere di rischio per le opposizioni che l'inammissibilità sia demandata all'Aula - proprio per queste caratteristiche assolutamente originali, dato che per la prima volta ci si trova di fronte a questo tipo di procedimento, una pronuncia della Giunta per il Regolamento credo sarebbe stata non solo opportuna ma indispensabile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Magi, con il parere contrario della Commissione mentre il Governo si rimette all'Aula e i relatori di minoranza Magi e Migliore esprimono parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Colgo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo “Bogliasco - Pieve Ligure - Sori” di Bogliasco, in provincia di Genova, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4 Magi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Questo emendamento, a dimostrazione dell'intento assolutamente collaborativo e anche di ricerca di un miglioramento del provvedimento, è in direzione di una riduzione dei parlamentari purché essa sia ancorata a un qualche criterio. Come è noto, fino al 1963, la nostra Costituzione prevedeva un rapporto fisso tra numero di abitanti ed eletti in modo da stabilire un criterio di base e il numero del della Camera e del Senato si sarebbe modificato con il modificarsi della popolazione. Qui si recupera, con questi emendamenti, con questo e con il successivo, questo criterio: all'epoca era il rapporto di un eletto per 80 mila abitanti, io propongo un rapporto di un eletto per 120 mila abitanti, il che, con la popolazione attuale di 60 milioni di abitanti, produrrebbe una Camera dei deputati esattamente di 500 deputati, ma almeno chiarirebbe un criterio e non una cifra buttata lì così, come è invece nella proposta approvata al Senato.
Nell'emendamento 1.4, insieme a questa modifica, si va a togliere gli eletti all'estero; questo perché, e so che è una proposta impopolarissima qui per ovvie ragioni, credo che vada aperta una riflessione su quella riforma costituzionale, su quello che ha prodotto, con tutto il rispetto, evidentemente, per i colleghi che sono stati eletti nelle circoscrizioni estere, ma con l'attuale riforma noi andremo ad avere addirittura degli eletti in collegi pluricontinentali. Una vera follia, una cosa assolutamente insensata da un punto di vista della rappresentanza. Aggiungo anche che non si è mai avuta la forza, e ancora non la si ha, di affrontare tutto il tema delle procedure elettorali, che fanno acqua da tutte le parti, che hanno portato ad episodi di malaffare vero e proprio, e non siamo ancora in grado di controllare quel procedimento. Quindi, l'emendamento 1.4 include anche l'eliminazione degli eletti all'estero, l'1.3 stabilisce un rapporto fisso tra abitanti ed eletti e mantiene gli eletti all'estero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Grazie, Presidente. Ribadisco, ovviamente, che la mia è una posizione a titolo personale. Ho votato convintamente a favore dell'emendamento soppressivo presentato dal collega Magi, ma, malgrado la convinzione, l'impegno e anche una certa pressione sul tasto, sempre un voto solo ho espresso. Pur tuttavia, potendo essere libero di argomentare le mie convinzioni, e di questo anche ringrazio il mio gruppo parlamentare, voglio aggiungere qualche motivazione a sostegno anche dei successivi emendamenti del collega Magi.
Vedete, colleghi, noi stiamo esaminando questa proposta che, tra i tanti aspetti molto gravi, oltre a essere esaminata in un disinteresse quasi generale, in un'Aula che ha visto una discussione sulle linee generali, seppure in un periodo un po' particolare, con non più di venti colleghi presenti e con il clima che vediamo, non mi pare di particolare tensione costituente, diciamo così, ha un'aggravante, che è quella che nella riduzione del numero dei parlamentari si vanno a comprimere i rappresentanti, la quota dei rappresentanti parlamentari delle minoranze.
Cioè, se noi passiamo da 630 a 400 deputati, da 315 senatori, a 200 senatori, i gruppi parlamentari delle forze politiche che prendono il 5, l'8 o il 10 per cento rischiano di scomparire da questo Parlamento. Credo che questo, al netto delle minoranze linguistiche e delle minoranze protette - tra virgolette - dal nostro ordinamento, sia un problema di democrazia che, a partire dal Ministro Fraccaro a scendere non so a quanti altri possano averne la sensibilità, qualcuno si deve porre.
Voi, per fare questa operazione elettorale, rischiate di buttare fuori dal Parlamento forze politiche che magari, in questa legislatura, con il 5 per cento, sono entrate e hanno gli strumenti per costituire un gruppo parlamentare, ma che nella prossima legislatura - che non è detto sia nel 2023, è possibile anche che sia fra sei mesi - verranno escluse e magari saranno forze politiche con il 5 per cento, a parità di legge elettorale o con una legge elettorale che comunque deve trasformare i voti in seggi, ma in meno seggi di quelli che abbiamo adesso; fate attenzione perché avremo delle forze politiche che oggi hanno tutto il diritto sacrosanto di sedere in questo Parlamento e che domani da questo Parlamento rischiano di rimanere fuori.
Lo capisco che al MoVimento 5 Stelle freghi poco o nulla di tutto questo perché si sente forte della propria percentuale, e magari che freghi ancor meno alla Lega, ma a tutti coloro che invece, anziché lottare per la Champions o per la zona UEFA, si chiamava una volta, lottano per la salvezza, dico: guardate che questo è un problema molto molto molto serio.
Per far fare la campagna elettorale a questi signori, si sta cancellando la possibilità di far accedere al Parlamento delle forze politiche magari rappresentate su tutto il territorio nazionale, innalzando quella che è una soglia di sbarramento naturale che un Parlamento con molti meno parlamentari di adesso inevitabilmente si troverà ad avere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgis. Ne ha facoltà.
ANDREA GIORGIS(PD). Colleghi, Presidente, una sola Camera di 500 parlamentari è più rappresentativa del pluralismo di due Camere di 300 parlamentari credo che sia difficilmente controvertibile questa considerazione. Una parola, una, sul perché oggi il tema del pluralismo sociale, del pluralismo culturale, è a vostro giudizio un tema da trascurare e da sottovalutare. Spiegate a quest'Aula, spiegate al Paese per quale motivo voi ritenete che sia desiderabile, sia preferibile ridurre la capacità rappresentativa del pluralismo del Parlamento. Ditelo, abbiate un confronto, proviamo a vedere se ci sono argomenti che ci convincono della bontà di questo tipo di riduzione. Abbiate fiducia nella forza degli argomenti, date dignità a questo luogo.
Questo luogo vive di argomenti, questo luogo scommette sulla possibilità che ci si possa convincere. Se voi rinunciate ad utilizzare qualsiasi considerazione, ma vi fate forti soltanto del numero, allora credo che questo Parlamento stia vivendo un'altra brutta giornata. Non siamo contrari alla riduzione del numero dei parlamentari; chiediamo, però, di discutere sul come fare in modo che la riduzione contribuisca a rendere la Camera più rappresentativa e più capace di esercitare azione di governo . Siamo disposti a votare qualsiasi riforma che si muova in questa direzione, siamo disponibili non solo a confrontarci, ma anche a sostenere un processo di riforma che vada in questa direzione. Date un segno di rispetto nei confronti di quest'Aula, per cortesia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.
CARLO FATUZZO(FI). Comprendo, signor Presidente, che, in Bulgaria, avendo un Parlamento singolo, una sola Camera di 100 parlamentari, potrebbero essere stati presi ad esempio dai gruppi di maggioranza nel presentare questa proposta. Vale a dire, noi italiani è bene che impariamo dai bulgari. Ma la Bulgaria è stata per cinquant'anni sotto il comunismo, non ha avuto nessuna possibilità di esprimersi democraticamente, e quindi per loro 100 parlamentari sono manna che è scesa dal cielo. Ma per noi non può essere la stessa cosa. E, soprattutto, detto questo, voglio ricordare che, dal momento che si diminuiscono i deputati e i senatori, ma non si diminuisce il numero dei ministri e dei sottosegretari, ci troviamo in una situazione di vantaggio o di svantaggio, a seconda dei casi: di vantaggio per la maggioranza sicuramente, che nel costituirsi ha da distribuire…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fatuzzo.
CARLO FATUZZO(FI). …il doppio dei ministri che distribuisce adesso rispetto al della Camera e del Senato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Magi, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza Migliore, favorevole del relatore di minoranza Magi, mentre il Governo si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3 Magi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Signor Presidente, io credo che il criterio proposto dal collega Magi in questo emendamento sia un criterio oggettivo, discutibile ma oggettivo, e che in qualche modo richiama l'impostazione dei nostri Padri costituenti: cioè non l'individuazione di un numero in misura fissa, ma una correlazione su un indice di rappresentanza. Da questo punto di vista, la proposta che avanza il collega Magi può essere discutibile, ma esprime un criterio: si dice un deputato per 120 mila abitanti; sostanzialmente il numero non sarebbe più stabilito in misura fissa, ma sarebbe mobile, e terrebbe conto anche dell'andamento della popolazione, perché il principio è quello di una rappresentanza sulla base di un deputato ogni 120 mila.
Questa proposta, ripeto, a cui si potrebbe obiettare con altri tipi di indici - 200 mila, 150, 100, tutto ovviamente è discutibile - riporta però un punto, e ci consente anche di dire con chiarezza che il nostro gruppo non è contrario di principio alla riduzione del numero dei parlamentari: non ci convince - lo abbiamo detto in discussione sulle linee generali, e proveremo a dirlo in queste ore di dibattito in Aula - una logica, che è una logica tutta improntata, come è stato detto da alcuni colleghi di maggioranza nella discussione sulle linee generali, al semplice tema del risparmio del costo, cioè meno deputati, minor costo per il funzionamento della macchina. Credo che questo non possa e non debba essere l'unico elemento di valutazione. Certamente c'è un tema di numero corretto di parlamentari, di rapporto anche con le altre grandi democrazie occidentali ed europee, dove ricordo, noi passeremmo da essere gli ultimi, o i primi a seconda di come si guarda la graduatoria, cioè quelli che hanno il numero di parlamentari più elevato rispetto alla popolazione, all'esatto contrario: noi, se passerà questa riforma, diventeremo sostanzialmente la nazione dove il rapporto sarà più alto.
Da questo punto di vista, quindi, l'invito che è caduto nell'assoluto silenzio della maggioranza da parte del collega Giorgis, è assolutamente necessario e utile. Noi avremmo auspicato - lo abbiamo detto - che in quest'Aula si potesse discutere, e anche convincerci della bontà della scelta dei 400: perché alla domanda perché non 389, perché non 412, non è mai stata data risposta. Perché 400? È un indice di rappresentanza corretto? È un indice che ci riporta alla media europea? No, per esempio, ci porta sotto la media delle nazioni che sono ovviamente paragonabili alla nostra.
Noi voteremo quindi questo emendamento, in qualche modo nella logica di premiare la scelta compiuta dal collega Magi di individuare un elemento oggettivo, un deputato per 120 mila abitanti o per frazione superiore a 60 mila; continuando a salvaguardare (ed è la ragione della nostra attenzione sull'emendamento precedente) il tema degli eletti nella circoscrizione Estero, su cui credo sia giusto aprire una discussione, ma in questo momento sarebbe fuorviante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Presidente, personalmente voterò anch'io questo emendamento, perché richiamava il criterio che ho ricordato durante l'intervento sul complesso degli emendamenti all'articolo 1: vale a dire, i nostri Costituenti si erano posti il problema della rappresentanza, ogni quanti elettori dovesse esserci un deputato e ogni quanti elettori dovesse esserci un senatore. Quel dibattito, alto e nobile, era, come dire, anni luce distante da questa chiacchiera da bar della riduzione del numero dei parlamentari per il risparmio dei costi della politica: era la questione della rappresentanza, perché i nostri Padri costituenti uscivano da una fase in cui la rappresentanza non c'era, la democrazia non c'era. Allora, ogni volta che mettiamo le mani su questa Costituzione, ci dobbiamo ricordare, abbiamo il dovere morale, prima ancora che politico, di ricordarci perché questa Costituzione è stata pensata, scritta, immaginata ed anche varata e applicata in un certo modo in tutti questi anni.
Poi, nel 1963, c'è stato l'intervento che ha stabilito il numero fisso, ma semplicemente perché il numero della popolazione cresceva e quindi aumentava a fisarmonica quello dei parlamentari. Lo ricordava poc'anzi, con la grande competenza e la correttezza di sempre il presidente Fornaro: perché con il economico c'era stato l'aumento della popolazione e l'aumento dei parlamentari.
Scegliete allora un criterio purchessia, ma che sia un criterio che ci allontani da questa barbarie, da questa retorica invereconda del taglio delle poltrone: perché è indecente, così come siete silenti in questo Parlamento quando si affronta un tema del genere, magari poi complimentandovi in privato con chi vi dice le cose come stanno, poi invece sui raccontate che state cambiando il mondo in meglio da com'è a come dovrebbe essere.
La verità è che state mettendo delle mine, delle cariche esplosive sul ponte, sull'impianto della nostra Costituzione; e guardate, ogni volta che in questo Parlamento mi trovo a discutere di una riforma costituzionale, mi viene in mente quanto mi piaccia la Costituzione che c'è .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà, per un minuto.
CARLO FATUZZO(FI). Signor Presidente Rosato, il 26 maggio voteremo tutti per il Parlamento europeo: dovremo eleggere 700 parlamentari di tutta Europa. Voi pensate - mi riferisco ai colleghi tramite lei - che, se invece di eleggerne 700, ne eleggessimo 500, applicando alle regole per le elezioni del Parlamento europeo le stesse regole che ci vengono proposte con questa legge costituzionale dalla maggioranza, l'Italia avrebbe una maggiore rappresentanza? Avrebbe più potere? Avrebbe più possibilità di intervenire in tutte le Commissioni? Penso proprio di no, signor Presidente. L'idea di ridurre al massimo i parlamentari è assolutamente inidonea a sorreggere una vera democrazia, come bene continua a spiegare il collega Baldelli.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Magi, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza del Partito Democratico, su cui il Governo si rimette all'Aula, e con il parere favorevole del relatore di minoranza Magi.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.52 Magi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento di allarme, un allarme per il fatto che, durante tutto l'esame di questo provvedimento in Commissione, abbiamo tentato di avere un dibattito, un dibattito parlamentare come dovrebbe avvenire di fronte a una riforma costituzionale. Da parte della maggioranza c'è stato il silenzio, il silenzio assoluto. L'unico dibattito possibile è avvenuto con i costituzionalisti che hanno partecipato al ciclo di audizioni; è stato un dibattito interessante, importante, dal quale sono emerse ulteriori domande che sono, a loro volta, rimaste senza risposta; senza risposta da chi ha un'unica fretta: quella di approvare in seconda lettura questa riforma costituzionale per poterla demagogicamente ed elettoralisticamente sventolare in campagna elettorale, con una minaccia detta a mezza bocca, ma vogliamo vedere, fuori di qui, chi di voi avrà la faccia davanti agli italiani, che sono tutti genericamente favorevoli a una riduzione dei parlamentari, di andare a dire che ha votato contro e che si è opposto a questo? Personalmente ho la faccia di dire che sono favorevole a una diminuzione del numero dei parlamentari, ma non a una diminuzione del numero dei parlamentari fatta in questo modo.
Ascoltando prima il collega Baldelli, mi viene da parafrasare i professionisti dell'antimafia, di sciasciana memoria, ora abbiamo i professionisti dell'antipolitica, che fanno provvedimenti di questo tipo. Allora, questo è un emendamento, sul quale io mi asterrò, che riduce a 40 il numero dei deputati. Questo perché? Non per provocare, per lanciare un allarme: voi sostenete di fare delle riforme costituzionali circoscritte, in realtà le dovreste fare omogenee, per motivi che sono noti, per il modo in cui poi si dà luogo a referendum popolare nel caso in cui non ci siano i due terzi. Voi, in realtà, portate avanti più riforme costituzionali contemporaneamente: quella sull'articolo 71, questa sulla riduzione dei parlamentari, la prossima sarà, nelle vostre intenzioni, se avrete il tempo, quella sul vincolo di mandato. Portando a 40 i deputati - come vi propongo con un emendamento che non voterò e che vi consegno - e a 20 senatori, avrete risolto anche la questione del vincolo di mandato: a sedere nelle aule ci saranno i capi partito e poco più, e sapranno ridurre a miti consigli i pochissimi eletti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Sempre a titolo personale, Presidente, io voterò convintamente, invece, a differenza del collega Magi, che lo presenta ma non ne è convinto.
Io non l'ho presentato, perché il mio gruppo credibilmente ha una posizione diversa e, quindi, non voglio mettere in difficoltà il mio gruppo, ma io lo voterò convintamente per un motivo molto semplice: perché, a questo punto, come dire, “fatto trenta, facciamo trentuno”, “a brigante, brigante e mezzo”, fatto 400 facciamo 40. Perché 400 e non 40? C'è uno del MoVimento 5 Stelle che mi spiega perché 400 e non 300? Uno della Lega che mi spiega perché 400 e non 150 deputati alla Camera? Lo stesso vale anche per il Senato.
Io, in questa Assemblea, nella scorsa legislatura - è stato uno dei motivi che mi ha fatto mettere in scena una polemica nei confronti della Presidente Boldrini e della Presidenza - avevo presentato un emendamento tanto bello, tanto opportuno e tanto di buon senso, per istituire il reato di vitalizio, che prevedeva da due a quattro anni per chi il vitalizio l'avesse maturato e da quattro a otto anni per chi il vitalizio l'avesse addirittura percepito.
La Presidenza mi rispondeva che era un emendamento ironico. Io avevo risposto alla Presidenza: secondo me, è un emendamento di grande buon senso, perché coglie, come dire, la pancia dell'elettorato, la consapevolezza dei nostri elettori, a meno che non sia ironica la lista di proscrizione di tutti coloro che hanno maturato e percepiscono il vitalizio, che vedo quotidianamente su tutti i giornali italiani e sui quali il MoVimento 5 Stelle costituisce la propria battaglia da cinico professionista dell'antipolitica .
Allora, è su questa stessa base, così come io sono convinto che chi percepisce il vitalizio vada sbattuto in galera, perché così è giusto, questo è il sentore popolare; e troppo poco ha fatto il MoVimento 5 Stelle sui vitalizi: sì, li ha ricalcolati in maniera retroattiva, ma chi se ne frega, quelli lo continuano a percepire! Se avesse voluto fare una vera battaglia, avrebbe istituito il reato di vitalizio, adesso che è al Governo, e li avrebbe presi e sbattuti tutti in galera! Così si fa con i ladri, perché a casa mia i ladri devono finire in galera, se sono ladri. Se non sono ladri e fanno una cosa legale, che è consentita loro dalle norme e dall'ordinamento, allora non li chiami ladri e li rispetti!
Allora, se in questo Parlamento siamo troppi, intanto una parte se ne vada subito a casa, perché siamo troppi! Andatevene a casa, se credete ! Liberissimi, coloro che credono che siamo troppi, di alzarsi e andarsene a casa o di dimettersi!
A questo punto, se siamo troppi, votiamo tutti l'emendamento del collega Magi. Perché 400 e non 40? Perché 400 e non 300 o non 200? Qual è il criterio, se non quello di andare a sventolare una bandiera in campagna elettorale dicendo: taglio dei parlamentari: fatto, spunta, spuntina blu come su . Questa è l'unica logica che vi ispira, la cinica propaganda fine a se stessa.
Allora, su quello fa bene il collega Magi a sfidarvi. E su quello vi sfido anch'io, seppure a titolo personale: io lo voto, e voi?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà, per un minuto.
CARLO FATUZZO(FI). Signor Presidente, confermo l'opposizione a questa legge e il sostegno a tutti gli emendamenti dell'opposizione, sottolineando, in questo minuto di intervento, quello che succederà nei lavori di Commissione. E, dunque, facciamo il caso di un gruppo politico di 28 parlamentari, le Commissioni sono quattordici, due commissari di quel gruppo politico ogni Commissione; questo, naturalmente, significherà approfondire sempre di più gli argomenti che trattiamo, ma tanto evidentemente si pensa che sono di poca importanza, visto che lo decide la maggioranza di Governo e che piano piano si dovrebbe scivolare a cancellare completamente il Parlamento, sia Camera che Senato. Non ci ricordiamo che abbiamo necessità di avere persone competenti…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fatuzzo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rotondi. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO ROTONDI(FI). Presidente, anch'io voterò a favore di questo emendamento. Voglio lasciare agli atti che questa ipotesi di riforma completa un disegno lucido di demonizzazione e di svuotamento della democrazia rappresentativa passato attraverso il varo di leggi speciali, approvate con la complicità di una parte della maggioranza e la distrazione di una parte dell'opposizione.
Concludo con un episodio personale; abbiamo approvato persino norme per cui “PPE”, persone politicamente esposte, devono compilare una tonnellata di documenti per chiedere un finanziamento. La settimana scorsa, dovendo acquistare un'automobile e nemmeno di grossa cilindrata mi si è detto: mandi avanti un “casalese”, perché al “casalese” lo diamo il finanziamento, a un parlamentare, no .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Magi, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza Migliore e sul quale si rimettono all'Aula sia il Governo che il relatore di minoranza Magi.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Magi, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza del Partito Democratico, con il parere favorevole del relatore di minoranza Magi e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1. 60 Fitzgerald Nissoli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI(FI). Presidente, prendo la parola per sottolineare la specificità della circoscrizione estero. Avevo chiesto più volte di stralciare la circoscrizione estero dalla riforma, ma non ci sono state ragioni. Quindi, in sintonia con il lavoro fatto anche dai colleghi di Forza Italia al Senato, ho presentato un emendamento per lasciare invariata la rappresentanza estera nei due rami del Parlamento.
Colleghi, vi chiedo, a prescindere dal colore politico, di non discriminare quei tanti italiani che anche oggi lasciano il nostro Paese per cercare lavoro altrove. I cittadini italiani residenti all'estero hanno superato la quota di 5 milioni, nel 2006 erano circa 3 milioni, quindi è un aumento considerevole, al quale si vuol far corrispondere una diminuzione della rappresentanza. Non c'è alcuna proporzionalità, sembra quasi di voler far diminuire la capacità democratica di chi si trova a vivere all'estero, di ridurre i diritti, di trasformare l'italiano all'estero in italiano a metà.
Questo non è giusto, bisogna garantire un minimo di rappresentatività che, così come ipotizzato, sarebbe impossibile, vista la vastità dei territori e il numero dei cittadini da rappresentare, molto superiore al rapporto eletto-elettore sul territorio nazionale.
Per questo vi chiedo di votare questo emendamento per lasciare la rappresentanza all'estero così com'è oggi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà, per un minuto.
CARLO FATUZZO(FI). Sono assolutamente favorevole, Presidente, all'emendamento presentato dalla collega, or ora illustrato, che riguarda gli italiani all'estero. Ebbene, se c'è qualcosa che rende orgogliosi di essere italiani coloro che sono all'estero è certamente il fatto di essere italiani, ma anche di essere ascoltati e tenuti in considerazione nel momento in cui si esercita questo importantissimo diritto dell'elezione della Camera dei deputati e dei senatori.
È certo che io sono contrario a tutto questo provvedimento, però, in particolare, mi sembra antipatico, a dir poco, non tenere conto di quanto sia importante che chi è all'estero a lavorare venga tenuto nella giusta considerazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà, per un minuto.
Colleghi davanti all'onorevole Baldelli, cortesemente… si sposta l'onorevole Baldelli, è più pratico? Bene? Prego, onorevole Baldelli.
SIMONE BALDELLI(FI). Presidente, intervengo per ringraziare la collega per aver presentato questo emendamento. Tra l'altro, anche la precedente riforma, che fu bocciata anche con l'impegno del MoVimento 5 Stelle e della Lega, mi pare prevedesse la riduzione della rappresentanza all'estero, ed è un elemento di coerenza con quanto Forza Italia ha presentato al Senato. Quindi, pur avendo una posizione del tutto personale su questo provvedimento, voterò l'emendamento della collega – che, con il parere che abbiamo, inevitabilmente verrà bocciato –, ma chi non si pone il problema della rappresentanza degli italiani in Italia, si può porre il problema della rappresentanza degli italiani all'estero?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.60 Fitzgerald Nissoli, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza Magi, con il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.5 Speranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Signor Presidente, questo emendamento è la nostra idea di riduzione, ossia è il numero che, a nostro giudizio, potrebbe essere quello giusto; e, quindi, indichiamo, diamo una nostra indicazione, cioè quella di 520 più 10 eletti all'estero. È una riduzione, è una riduzione significativa, ma questo è un numero che consente di rispondere a due esigenze sulle quali mi piacerebbe sentire la voce della maggioranza che in quest'Aula non è ancora risuonata una volta, al di là delle questioni procedurali. Ossia, il tema è: vogliamo avere un Parlamento che rappresenti in maniera adeguata la complessità, l'articolazione territoriale di questo Paese, sì o no? È evidente che più si riduce il numero dei parlamentari e più i territori marginali, i territori con meno popolazione, ma pur sempre importanti per la storia del nostro Paese, avranno più difficoltà ad avere rappresentanti. Allo stesso modo, più riduci il numero di parlamentari e più metterai uno sbarramento implicito, ed esplicito nel caso della Camera, in quello del Senato, come avremo modo di esporre, di tipo implicito molto grave, di rappresentanza politica. Qui sta il punto fondamentale; noi siamo in una democrazia parlamentare, il Parlamento deve rappresentare.
Poi, evidentemente, c'è un'esigenza di governabilità, c'è un'esigenza di funzionalità, ma qualcuno della maggioranza mi vorrà spiegare perché 400 risponde a tutti questi criteri, criteri di rappresentanza territoriale, di rappresentanza politica e di maggiore efficienza, e io sono pronto a ritirarlo, questo emendamento, ma se qualcuno della maggioranza ci spiega perché 400 è il numero magico, è il numero perfetto, da questo punto di vista, a risolvere questi problemi. Guardate, noi stiamo facendo una discussione assolutamente irrituale, non è normale che chi ha proposto questi numeri, chi ha fatto questa proposta, nell'interlocuzione con le opposizioni, scelga la strada del silenzio, perché - vedete - questo silenzio è un silenzio assordante, è il silenzio di chi dice, senza parlare: “Noi abbiamo i numeri e facciamo cosa vogliamo”, ma questo non è accettabile quando si parla di Costituzione . Lo abbiamo fatto, io le do atto, da questo punto di vista, e ne abbiamo dato atto anche nella dichiarazione di voto, l'abbiamo fatto per molte ore sul referendum consultivo, si è discusso, si è ritrovato - mi rivolgo, per il suo tramite, alla relatrice di quel provvedimento, alla collega Dadone - in Commissione e poi in Aula, anche terreni di compromesso, terreni di ascolto, anche reciproco. Perché su questo voi non volete, vi ostinate neppure ad argomentare le vostre ragioni e a provare a dire che le nostre ragioni non vanno bene? Noi vi proponiamo un numero di 530: Diteci perché sbagliamo! Diteci perché secondo voi 530 non è un numero corretto! Non mi sembra di fare una richiesta fuori dal mondo, è la richiesta di un normale dibattito sulla riforma costituzionale, di un normale Paese occidentale. Altrimenti - lo ribadisco, in assenza del Presidente Fico - guardate che l'interpretazione data sull'inammissibilità, insieme a questo silenzio, ripropone un tema drammatico per quest'Aula, il tema della dittatura parlamentare, della dittatura della maggioranza, questo è il punto. Avete i numeri, potete approvarla, ma accettate il dialogo e il confronto, altrimenti voi vi prendete sostanzialmente la responsabilità di una logica di dittatura di maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli, con sempre la stessa preghiera, per chi le è intorno, di lasciarla intervenire. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). La ringrazio, Presidente, anche per la preghiera accessoria, diciamo. Provo io, collega Fornaro, a risponderle a nome della maggioranza, perché - stia tranquillo - nel 99 per cento dei casi non le risponderanno e, di solito, quando rispondono, peggiorano la loro situazione, per cui fanno più bella figura se non rispondono, molto spesso.
Lei chiede: possono 400 persone, in un ramo del Parlamento e 150 e nell'altro garantire una rappresentanza adeguata? No, che non possono, non quella che abbiamo oggi. Sono più funzionali? Non credo. Tenendo presente che in questo Parlamento non so quante Commissioni speciali abbiamo costituito, tutto questo finirà, cambierà completamente, ma secondo me c'è un errore di fondo, presidente Fornaro, che quelli che come lei, in buona fede, e anche in qualche misura il mio gruppo - per questo intervengo a titolo personale - ritengono di dover fare, in coerenza con le loro storie e con una opinione pubblica in generale tendenzialmente orientata su questo, anche se non è proprio il tema per cui non dorme la notte, diciamo… Voi affrontate con una certa onestà intellettuale e con uno spirito, che fa quasi tenerezza per l'ingenuità della propositività che ha, un argomento che, invece, una parte di questa maggioranza che lo voterà affronta con un cinismo assolutamente piratesco.
Qui non c'è, collega Fornaro, il confronto sul merito delle questioni, qui c'è una propaganda elettorale da sventolare quindici, venti giorni prima della data delle elezioni, qui c'è un appendere la nostra democrazia al cappio delle promesse loro, fatte da loro, nella loro campagna elettorale. Questo è il dibattito, non è che ce ne sono altri, ed è per questo che mi permetto - e per questo, ripeto, ringrazio il mio gruppo - il lusso di poter prendere questo toro per le corna e in faccia dirgli che, se questa è la vostra propaganda, io a questa propaganda dico di no, perché la riduzione del numero dei parlamentari non può essere una battaglia demagogica, presa così, scollegata da tutto e fatta soltanto per raccontare balle alla gente, perché il problema principale di questo Paese non è il numero dei parlamentari.
Non sono stati buoni a fare mezza proposta, mezza, su un cambio di riforma della nostra forma di Governo, sull'elezione del Presidente della Repubblica; sono stati solo buoni a parlare di taglio delle poltrone, perché l'antipolitica è questo, ripeto: l'antipolitica è questo, è l'incapacità cronica di offrire soluzioni e la capacità, assolutamente scientifica, di proporre balle e su queste balle costruire consenso, infischiandosene del tutto se questo consenso, che arriva direttamente - e non so neanche quanto arriverà nelle loro tasche elettorali, non nelle nostre - vada a sfasciare il sistema democratico di questo Paese. Questa è la linea della responsabilità: i nostri padri costituenti non sono andati a cercare il consenso sulla pelle della nostra democrazia, ma hanno creato una democrazia in cui ci fossero gli anticorpi per combattere coloro che, sulla pelle della democrazia, cercano consenso a tutti i costi.
Ed è per questo che, in questa piccola battaglia che ho l'onore di fare in quest'Aula, io questa sera tornerò a casa a testa alta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI(PD). Grazie, signor Presidente. Noi siamo dell'opinione che, stante questo assordante silenzio da parte dei rappresentanti della maggioranza, che ha proposto questa sedicente riforma, il Governo abbia il dovere morale di alzarsi e spiegare al Parlamento e al Paese quale sia la la logica alla base di questi numeri, perché i colleghi hanno ripetuto con dovizia di particolari i motivi per i quali il costituente, dapprima, e il legislatore, poi, hanno fissato un numero, che è un elemento di simmetria. Vedete, non ci sarebbe nulla da scandalizzarsi se il Ministro Fraccaro parlasse