PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Bartolozzi, Battelli, Benvenuto, Borghese, Brescia, Businarolo, Cantalamessa, Castelli, Cavandoli, Colucci, Davide Crippa, D'Incà, Delrio, Ferri, Fraccaro, Frassinetti, Fusacchia, Gallo, Garavaglia, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Guerini, Lattanzio, Liuni, Liuzzi, Lorefice, Losacco, Maniero, Occhionero, Parolo, Pignatone, Ruocco, Carlo Sibilia, Valente, Viscomi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Santelli ed altri n. 1 e De Filippo ed altri n. 2 presentate al disegno di legge n. 1816: Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, recante misure emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi articolo 96-, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
CARLO FATUZZO(FI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Quale articolo?
CARLO FATUZZO(FI). Signor Presidente, articolo 59 e seguenti. Sarò breve. In fine seduta di ieri sera, il Presidente mi richiama: “Onorevole Fatuzzo, la invito a non concludere più così i suoi interventi”. Non è la prima volta che il Presidente della seduta mi richiama invitandomi a non esprimermi, al termine dei miei interventi, con la frase “Viva i pensionati, pensionati all'attacco”. In questo caso, lo dico senza punto esclamativo, perché voglio dire che ci sono tanti modi per comunicare, anche l'uso della parola e, addirittura, l'uso del punto esclamativo che viene riportato nel resoconto stenografico. Io ritengo di non aver violato alcun articolo del Regolamento, di non aver detto parole sconvenienti, anzi, mi ritengo quasi in dovere di ricordarlo a quest'Aula, dove sono arrivato grazie soprattutto alla candidatura nelle liste di Forza Italia, ma anche per il mio desiderio di parlare dei problemi dei pensionati. A mio parere, questo non contrasta assolutamente con il diritto-dovere del parlamentare di esercitare la sua funzione, senza offendere nessuno, senza parlar male di nessuno, esclusivamente sottolineando con una frase che viene detta con molta educazione, senza offendere, ripeto, nessuno, se non i pensionati che ascoltassero e sentissero un Presidente a cui non va giù - devo dire così - il fatto che si dica “Viva i pensionati, pensionati all'attacco”. Domani potrei dire “Viva l'Italia, viva gli italiani”. Vorrei che la Presidenza, l'Ufficio di Presidenza, chi per Regolamento è designato a decidere se un parlamentare possa dire “Viva i pensionati, pensionati all'attacco” a conclusione e pertinentemente con il suo diritto-dovere di esprimere quello che ritiene opportuno e utile per i cittadini, in questo caso, abbia questo diritto oppure, se non ho questo diritto, mi venga data la sanzione che dovessi meritare. Ma se, invece, questo diritto io dovessi averlo, gradirei che nessun Presidente dell'Assemblea mi mettesse nella condizione di non poter dire quello che ritengo opportuno. Grazie, Presidente .
PRESIDENTE. L'ho ascoltata, deputato Fatuzzo. Il punto è questo: è chiaro che “Viva i pensionati, pensionati all'attacco” non sono parole cosiddette sconvenienti, ma utilizzate ad ogni fine intervento, ogni volta, dall'inizio della legislatura, è chiaro che può essere uno slogan finale da mettere ad ogni intervento e, quindi, potrebbe rientrare nelle frasi cosiddette sconvenienti . Perciò io la invito, in ogni caso, a cercare di non concludere l'intervento con uno slogan, ma di esplicitare, come lei sempre fa, la questione dei pensionati all'interno di un intervento che non si concluda sempre con uno slogan. Tutto qui, quindi comprendo cosa intendeva dire ieri il Vicepresidente Rosato.
PRESIDENTE. La deputata Santelli ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.
JOLE SANTELLI(FI). Grazie, Presidente. Il paradosso di questo decreto che oggi stiamo affrontando con la questione pregiudiziale di costituzionalità è che, probabilmente, in questi stessi minuti il Consiglio dei ministri affronterà o sta affrontando il tema dell'autonomia differenziata. Una gran parte di questo Governo, una forza politica preponderante di questo Governo ritiene che bisogna assolutamente ottenere un'autonomia differenziata su alcune materie, una di queste materie principe è la sanità. Contemporaneamente, lo stesso Governo si precipita in un Consiglio dei ministri versione o in Calabria per venire a varare un cosiddetto decreto di emergenza, misure emergenziali per il servizio sanitario calabrese. Il termine “emergenza” risulta quanto mai patetico, se non ridicolo: la Calabria è in emergenza sanitaria, lo è conclamata perché, da dieci anni, la Calabria sulla sanità è commissariata dal Governo. Lo ripeto: è commissariata. Cosa mancava rispetto al commissariamento già in atto? Mancava un passo in più, mancava quella che è diventata, evidentemente, una mania di questo Governo, cioè commissariare tutto, commissariare il possibile: commissariamo le opere pubbliche, commissariamo le ASP, commissariamo i comuni, commissariamo tutto, possibilmente mettiamo anche a disposizione generali della Guardia di finanza, colonnelli, tutto quello che c'è; l'importante è che non ci sia nessuno di politico, perché per una parte di questo Governo la politica è una vergogna, anzi la politica stessa è un reato. Vediamo come si arriva a questo decreto, che viene visto come la panacea di tutti i mali, in una terra in cui l'emergenza sanitaria è l'emergenza maggiore, ma è l'emergenza dei cittadini, è l'emergenza di chi non ha oggi assicurato il minimo di prestazioni, che non ha eguali diritti, perché il calabrese non ha diritti eguali al cittadino di altre regioni. Allora cosa ci si poteva aspettare? Ci si poteva aspettare un intervento sul riparto sanitario, ci si poteva aspettare un intervento che diceva finalmente che è il fabbisogno di cure e non la disponibilità di somme che determina qual è l'impegno dello Stato e qual è l'impegno della regione nelle cure di un cittadino. Niente di tutto ciò, niente di tutto ciò: è un'operazione di bieco potere, un'operazione di mere poltrone . In questo decreto c'è scritto solo questo, c'è scritto che il Governo, in questo caso più giallo che verde - perché il Ministro Salvini è scappato da quel Consiglio dei ministri, non si è visto, per pudore - è venuto a fare il golpe bianco sulla Costituzione repubblicana. Perché? Che succede? Succede che, a questo punto, per poter occupare tutte le poltrone, non si può utilizzare un commissariamento qualunque, ma bisogna espropriare tutto e, per espropriare tutto e per fare tutte le nomine possibili, la Costituzione italiana viene stracciata, viene stracciato il Titolo V, viene stracciato l'articolo 5 della Costituzione, viene stracciato qualsiasi livello di leale collaborazione fra le istituzioni; articoli su articoli in cui si spiega esclusivamente che spetteranno al Governo e al commissario indicato dal Governo le nomine di qualsiasi genere, nomine per le quali il Governo non è tenuto nemmeno ad attenersi agli elenchi. Il Governo del merito, colleghi grillini, il Governo della trasparenza, avrà la possibilità di non usare gli elenchi di idoneità, gli elenchi di merito; sceglierà come vuole, sceglierà fra gli amici, sceglierà chi vuole . Allora, questo è un tema delicato, perché, vedete, a quanto pare, la Costituzione è elastica, si può usare e si può non usare; Presidente Fico, la Costituzione dovrebbe essere la guida di qualsiasi Governo, ma - glielo ripeto - con un golpe bianco si può anche dire che la Costituzione non esiste, tanto è solo per diciotto mesi. Aggiungo con un minimo - se permettete - di malizia, perché mi rendo conto che i grillini l'hanno imparata bene ormai la lezione della vecchia politica e si sono fatti i conti per arrivare giustamente alle elezioni regionali e, fino alle elezioni regionali, nomineranno loro tutti. Ora, vedete, questo è il punto più delicato. Io non difendo la politica regionale delle nomine - non me ne frega niente -, non difendo la regione Calabria attuale - non me ne frega niente, ha agito male - ma difendo quelle che sono le regole dello Stato ! Ripeto: le regole dello Stato, perché non credo che il Ministro Grillo conosca la sanità calabrese, perché non credo che il Ministro Grillo sappia cosa significhi chiudere, o meno, un ospedale a Trebisacce, cosa significhi chiudere ) …
PRESIDENTE. Deputato Cannizzaro, per favore! Deputata Dieni!
JOLE SANTELLI(FI). …cosa significhi chiudere un ospedale a Praia a Mare. Non credo che sappiano cosa significhi avere le TAC rotte, non lo possono sapere. Abbiamo combattuto per dieci anni, come calabresi, sui due tavoli che erano istituiti al Ministero della Salute, “Tavolo Massicci” e “Tavolo Adduce”, con i decimali, perché non si capiva, e ora arriveranno le nomine che provvederanno a tutto. Io me lo auguro, Presidente Fico. Io mi auguro che il Ministro Grillo, con un atto di magia, risolva tutti i problemi calabresi. So che allo stato i problemi calabresi non saranno risolti, ma sicuramente una serie di amici di questo Governo saranno sistemati .
PRESIDENTE. Il deputato Viscomi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale De Filippo ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.
ANTONIO VISCOMI(PD). Grazie, Presidente. Il Partito Democratico ha presentato la questione pregiudiziale e ha segnalato la non conformità di questo decreto-legge, recante “Misure emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria” ai requisiti che la Costituzione e la giurisprudenza della Corte costituzionale richiedono ai fini dell'esito positivo dello scrutinio di legittimità, per l'adozione di un atto che - è ben noto - altera il normale equilibrio della funzione legislativa, un atto peraltro che in questo specifico caso è destinato ad operare in un contesto istituzionale segnato da una regolazione multilivello e quindi al rischio di disarticolare l'insieme delle regole sinteticamente raccolte nell'alveo semantico del principio di leale collaborazione, principio questo che per sua natura non può non conformare anche le ipotesi di esercizio dei poteri sostitutivi, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 120 della Costituzione, come declinato dall'articolo 8 della legge n. 131. Ora, in primo luogo, vorrei evidenziare che il decreto in esame è articolato in due capi, sostanzialmente autonomi, aventi ad oggetto, l'uno, le criticità del servizio sanitario regionale, l'altro invece, materie relative al Servizio sanitario nazionale, due capi, così diversi per e per temi trattati, da apparire anche ad un osservatore distratto come la giusta posizione di due differenti provvedimenti, dei quali il primo, quello di carattere regionale, sembra operare come una sorta di veicolo trainante che ha consentito di trascinare appunto nell'urgenza del decreto anche il secondo provvedimento, quello di rilievo nazionale. La conseguenza, però, Presidente, è ovvia: così operando non si consente una valutazione differenziata delle due parti, costringendo il Parlamento ad accomunare in un unico voto finale provvedimenti che potrebbero anche suggerire valutazioni tra loro differenti. Già sulla base della mera lettura delle ragioni, posta a fondamento del decreto in esame, appare scarsamente considerato il principio costituzionale che vuole omogenei i contenuti precettivi di un decreto-legge, vincolo questo che la Corte ritiene implicitamente previsto all'articolo 77 della Costituzione, ed esplicitato anche dalla legge n. 400, laddove si prescrive che il contenuto del decreto-legge deve essere omogeneo, che, pur non avendo in sé e per sé rango costituzionale, costituisce esplicitazione della implicita nel secondo comma dell'articolo 77, il quale impone il collegamento dell'intero decreto-legge al caso straordinario di necessità ed urgenza, in questo caso la Calabria, che ha indotto il Governo ad avvalersi dell'eccezionale potere di esercitare la funzione legislativa.
C'è però un secondo e più importante elemento da considerare, che non riguarda soltanto la regione Calabria: il decreto interviene in una materia difficile, caratterizzata - come dicevo - da una multilivello, affidata ad una pluralità di attori istituzionali, presidiata da norme costituzionali, segnata da una risalente stratificazione legislativa per quanto riguarda l'intervento di contenimento della spesa, alla quale si affianca ora una transitoria e articolata disciplina di ridefinizione dei poteri e delle competenze anche sulla organizzazione aziendale, in particolare per quanto riguarda quattro versanti: il potere di nomina degli organi direzionali, la dichiarazione di dissesto degli enti del Servizio sanitario regionale, la disciplina degli appalti dell'edilizia sanitaria, lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. L'introduzione di tale complesso sistema è giustificato dal Governo per via della situazione di degrado del sistema sanitario regionale. Naturalmente non è in questa sede, cioè in sede di discussione della questione pregiudiziale, che può e deve entrarsi nel merito delle singole norme, deve però essere qui ricordato in via preliminare che proprio il carattere multilivello del sistema avrebbe dovuto indurre il Governo ad una più ampia riflessione sulle ragioni della criticità evidenziata e suggerire una più attenta considerazione della necessità di ripensare l'istituto del commissariamento e semmai di incentivare e rafforzare le pratiche cooperative non conflittuali tra i livelli istituzionali. In modo più pertinente, Presidente, vorrei evidenziare che proprio il carattere multilivello del sistema rende ancora più clamorosa la violazione del principio di leale collaborazione, nel momento stesso in cui l'autonomia regionale - oggi, della regione Calabria, domani, di qualunque altra regione - subisce una ferita così profonda e che a farlo siano stati i partiti che nel passato hanno professato il massimo rispetto per il sistema delle autonomie fa veramente pensare al cambiamento radicale di questo tempo. Il fatto è, signor Presidente, che è totalmente mancata qualunque forma di confronto preventivo con la regione Calabria e, come chiarito anche di recente dalla Corte costituzionale in materia di legislazione concorrente, cito testualmente: “E' fondata la richiesta della ricorrente di un coinvolgimento regionale tramite intesa. In particolare, essendo il fondo, nel caso specifico, destinato alla progettazione, e così via, è corretto che, come prospetta la ricorrente, lo strumento idoneo ad eliminare il vizio consiste nell'intesa”.
Le conseguenze di questa scarsa considerazione delle esigenze di rispettare l'articolazione degli assetti istituzionali sono facilmente evidenziabili, basti pensare all'articolo 2 che conferisce al commissario, al “nuovo” commissario, diciamo, un potere nuovo rispetto a quanto previsto nel piano di rientro, ossia il potere di verifica straordinaria dei direttori generali delle aziende e dei commissari. Basti pensare, ancora, alla nomina dei commissari straordinari delle singole aziende da parte del commissario governativo, anziché da parte del presidente della giunta regionale; basti pensare alla verifica prima dei 24 mesi e così via; basta pensare all'omissione integrale dell'acquisizione dei pareri della conferenza dei sindaci che, invece, è prevista in via generale. Potrei richiamare a sostegno molte tesi della Corte costituzionale; mi limito solo a ricordare la sentenza n. 251 del 2016, relativa proprio in materia di dirigenza statale.
Insomma, qualunque intervento legislativo che incida sull'assetto delineato dal decreto legislativo n. 171, com'è accaduto, ad esempio, al momento dell'adozione del decreto legislativo n. 126, correttivo del n. 171, deve necessariamente essere preceduto da intese in sede di Conferenza Stato-regioni, ivi comprese le deroghe o le modifiche introdotte con il decreto-legge in oggetto.
Mi avvio a concludere, signor Presidente, richiamando le due ragioni che giustificano l'apposizione della pregiudiziale; il Governo chiede all'Aula di approvare un provvedimento non omogeneo che incide su materie concorrenti, senza aver acquisito alcuna forma di intesa con il sistema delle Conferenze, luogo proprio di attuazione della leale collaborazione. A prescindere dal merito delle singole questioni e cioè se gli istituti introdotti siano la terapia giusta per una condizione critica o non siano piuttosto, come io credo, una terapia sbagliata, si tratta di condizioni di carattere generale e di interesse generale che non consentono di proseguire nell'esame del decreto-legge n. 35. Il fatto è - e concludo - che l'introduzione nel sistema istituzionale e normativo di prassi segnate dalla negazione del principio di leale collaborazione fra Stato e regioni, soprattutto quando riguarda materie tipicamente multilivello, non determina, come qualcuno ritiene, la semplificazione di situazioni altrimenti complesse da gestire, ma, semmai, complica ulteriormente situazioni già di per sé complesse e perpetua improduttivi atteggiamenti conflittuali tra poteri, laddove, invece, il reale interesse dei cittadini invoca, anzi, impone atteggiamenti cooperativi orientati al comune impegno.
Questo è, in definitiva, Presidente, il senso stesso del principio di leale collaborazione che questo decreto ha palesemente violato, tanto da giustificare la richiesta all'Aula di non proseguire oltre nel suo esame .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.
NICOLA STUMPO(LEU). Grazie, Presidente. Premesso, voglio dire, che sarei intervenuto a prescindere che quest'atto di commissariamento della sanità fosse per un'altra regione - mi sembra che stiamo facendo un dibattito su un'unica regione - io credo che ci sia un tema più profondo di rispetto davvero costituzionale del rapporto tra Stato e regioni e che si stia scambiando la sanità come un luogo di occupazione di potere, anziché di rispetto per chi la sanità non vorrebbe mai incrociarla e quelli sono i cittadini che drammaticamente si trovano ad avere a che fare con la sanità, i pazienti, le persone normali che sono preoccupate di ben altre cose: del fatto che la sanità funzioni, non dell'occupazione e della gestione del potere sanitario. Allora, in un rapporto leale, lo ha detto chi mi ha preceduto, come la Costituzione sancisce, non lascia interpretazioni, in un rapporto leale tra lo Stato e le regioni, all'articolo 120 è previsto il commissariamento, ma in un rapporto tra i due enti; qui, si sta trattando, invece, semplicemente, di una questione politica, in cui qualcuno pensa di poter sopraffare un'altra parte politica, senza tenere in considerazione i danni che si possono arrecare, gli ulteriori danni che si possono arrecare alla sanità martoriata di una regione.
Infatti, la sanità regionale calabrese è commissariata da dieci anni, da dieci lunghi anni e uno dei nominati, da questo Governo, ha già avuto a che fare con la sanità calabrese e non ha lasciato un esempio fulgido di risorse a cui ritornare per migliorare la qualità della sanità calabrese. Queste figure che si stanno trovando, non so se conoscono o se avranno la capacità di trovare delle soluzioni in un lasso temporale come quello che ha scritto, chi ha dovuto scrivere in questa maggioranza gialloverde; io lo voglio dire all'onorevole Santelli, io non posso accettare che esista una maggioranza che per metà fa una cosa e per metà fa l'opposizione alla maggioranza, ora basta con queste pagliacciate, questo è un decreto di questa maggioranza e se ne assumano la responsabilità la parte gialla e la parte verde, perché non è pensabile scaricare su una parte per poter fare l'opposizione dall'altra parte e, poi, per altri provvedimenti scaricare sui verdi, facendo l'opposizione dei gialli; questo non è possibile, c'è una responsabilità piena della maggioranza, lo ripeto, piena della maggioranza su questo tema ed è un'occupazione di potere. Si sta provando a fare questo, tra l'altro - e io credo che per questo sia giusto votare la questione pregiudiziale - non esiste una sospensione temporale dei diritti costituzionali, non è la limitatezza del tempo, i 18 mesi, che rende costituzionale ciò che non lo è, lo ripeto, ciò che non lo è; perché, se dentro quel decreto si è dovuta dare la temporalità vuol dire che c'è un problema e quando si limitano i diritti costituzionali non è una questione di tempo. Non si può accettare, quindi, che sulla pelle dei calabresi si faccia questo scempio .
PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti della scuola secondaria di primo grado Don Pino Puglisi di Monsano, Ancona, e i docenti e gli studenti dell'istituto d'istruzione superiore Pentasuglia di Matera, benvenuti .
Ha chiesto di parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del gruppo di Fratelli d'Italia per associarmi alla questione pregiudiziale presentata dai colleghi di Forza Italia sull'ennesimo decreto presentato da questo Governo. Oramai, è diventata una prassi costante e sistematica da parte del Governo Conte presentare decreti che ingolfano i lavori parlamentari, determinando una sostanziale sostituzione e ingerenza da parte del Governo in una funzione e in una competenza che per la Costituzione spetta esclusivamente al Parlamento.
Ogni volta, il Governo, i cui rappresentanti in Parlamento, nelle precedenti legislature, hanno sempre stigmatizzato l'uso improprio della normativa d'urgenza, ravvisa i presupposti previsti dall'articolo 77 della Costituzione; anche in questa occasione. La straordinaria necessità e urgenza si concretizza, questa volta, a parere del Governo, nell'esigenza di tutelare i famosi LEA, i livelli essenziali di assistenza, nonché la necessità di garantire il fondamentale diritto alla salute, mediante la risoluzione di gravi inadempienze amministrative e gestionali, nonché del mancato rispetto degli obiettivi economico-finanziari previsti.
Tutte certamente motivazioni valide, se non fosse che il decreto-legge, in realtà, non interviene su questi argomenti, ma rappresenta un modo, peraltro, devo dire, neanche, ahimè, troppo velato per assumere il controllo delle strutture sanitarie calabresi, senza porre alcuna attenzione, invece, a quell'interesse primario che è l'interesse dei cittadini e della loro salute. La sanità calabrese, per quanto possa immaginare il Ministro della salute Grillo che ha proposto questo decreto-legge, non ha bisogno certamente di nuovi salvatori della patria, troppi ne abbiamo visti, troppi ne abbiamo conosciuti nel corso degli ultimi anni.
La sanità calabrese, infatti, è commissariata dal Governo nazionale, ahimè, da moltissimo tempo, con effetti totalmente distorsivi che ricadono su tutti i pazienti.
Non credo, inoltre, che nuovi commissari straordinari avranno, in poco tempo, e provenienti da altri contesti che non siano quelli calabresi professionali, la possibilità in qualche modo di poter comprendere le tante criticità ed emergenze. Altresì, per di più con degli stipendi profumatamente pagati, potranno fare ben poco.
Voglio ricordare che a questi stipendi sono stati aggiunti altri 50 mila euro sulle indennità e 20 mila soltanto come spese di missione. Ricordo anche che i 5 Stelle, quando non erano al Governo, hanno fatto battaglie, durante sia il Governo Renzi che il Governo Gentiloni, contro il PD, rispetto a un commissariamento che andava in qualche modo cambiato e che andava eliminato. Queste sono ovviamente valutazioni di natura politica, che affronteremo poi nel merito del decreto stesso, quando ne discuteremo, sempre che avremo ben presente il diritto dei cittadini calabresi, garantito per come qualunque altro cittadino italiano dall'articolo 32 della Costituzione. La cosa più grave è anche un'offesa che si fa ad una terra dalla quale abbiamo esportato le migliori professionalità in tutte le strutture italiane, e che si motiva, che si spera e si auspica che la scelta ricada fuori dal territorio della Calabria. Io credo che questo non sia consentito; credo che l'eccessiva discrezionalità nel non tenere conto dei requisiti di quella meritocrazia di cui vi siete sempre riempiti la bocca sarà una pagina buia non solo per questo decreto, ovviamente, ma per la Calabria tutta.
Vorrei aggiungere che forse, rispetto anche all'articolo 32, più che aumentare le indennità per coloro che andranno ad occupare delle importanti poltrone, avremmo dovuto pensare a quello sblocco del che vede tutte le strutture sanitarie al collasso e tanti calabresi costretti ad emigrare. Qualche tempo fa, titolava che il più grande ospedale del Nord è fatto dai meridionali e dai calabresi. Questo decreto, che, ripeto, non affronta assolutamente alcun problema urgente e necessario per la salute dei cittadini calabresi, che in qualche modo devono emigrare, non può essere da noi condiviso. Auspichiamo solo che questo famoso Governo, che sulla carta e nelle piazze ha parlato di cambiamento, possa realmente realizzarlo, ma lo potrà realizzare quando la sanità dalla politica non sarà più vista come un'industria di consensi ma come una fabbrica di salute. Quindi, come Fratelli d'Italia ovviamente chiediamo che questo atto oggi non venga assolutamente discusso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI(M5S). Presidente, mi hanno preceduto i giganti della politica calabrese, quindi io farò quel che posso. In effetti, è vero, questa regione Calabria, che è la regione su cui si incentra il Capo I di questo decreto, è commissariata già da dieci anni: hanno fallito Governi di centrodestra e di centrosinistra; ad oggi, i livelli essenziali di assistenza e i servizi sanitari sono davvero ai minimi storici. Allora, gli interventi che sono stati posti in essere con questo provvedimento sono ulteriori azioni governative nel pieno rispetto della Costituzione, perché questi provvedimenti normativi straordinari sono assunti per un periodo temporale limitato, a 18 mesi, con i quali si intende accompagnare la sanità calabrese verso situazioni amministrative che potremmo dire di normalità.
Come sottolineato dalla relazione illustrativa al provvedimento, invito tutti a leggere le premesse di questo decreto, davvero: l'intento è nella piena consapevolezza dei limiti costituzionali connessi ad ogni intervento in senso lato sostitutivo, e di poter arginare un percorso finalizzato ad una prima rimozione dei fattori di criticità, dotando il commissario per l'attuazione degli obiettivi del piano di rientro della regione Calabria di poteri straordinari che consentano, in tempi certi e definiti, il ripristino della normalità, garantendo la trasparenza nel settore sanitario, superando ostacoli sia burocratici che ambientali. Il provvedimento va ricondotto all'articolo 120 della Costituzione, comma secondo, secondo il quale il Governo può sostituirsi a organi delle regioni, delle Città metropolitane, delle province e dei comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria.
Il perno intorno a cui ruota il provvedimento, dunque, è proprio l'articolo 120 della Costituzione, comma secondo, quindi non stiamo esondando rispetto ai poteri che la Costituzione dà al Governo in caso di inadempienza dei poteri regionali, delle autonomie locali. Allora, che cosa si intende per poteri sostitutivi dello Stato? Si intende la facoltà per lo Stato di adottare provvedimenti sostitutivi qualora gli enti territoriali preposti ad adempiere a determinati obblighi non l'abbiano fatto, oppure non l'abbiano fatto correttamente o tempestivamente, soprattutto per preservare l'interesse pubblico, i servizi e i diritti che sono destinati alla collettività dai soggetti pubblici. Dunque, al criterio delle competenze articolo 117 della Costituzione, che sono state più volte richiamate, subentra il potere sostitutivo articolo 120 della Costituzione, e per fortuna, aggiungo io, perché l'articolo 120, comma secondo, della Costituzione svolge proprio la funzione di elemento unificante del sistema istituzionale delineato dopo la riforma del Titolo V, parte seconda, della Costituzione. Nell'ambito di un ordinamento giuridico, dunque, che valorizza le competenze e le autonomie locali, vi sono comunque interessi che superano i confini delle singole regioni, di fronte alla lesione dei quali lo Stato torna ad essere il responsabile nei confronti della generalità dei cittadini. Il diritto alla salute è riconosciuto e garantito dall'articolo 32 della Costituzione, è dunque tra i primari e fondamentali diritti scolpiti nella nostra Costituzione, quindi la particolare importanza che i padri costituenti hanno riconosciuto alla salute si spiega in quanto trattasi proprio di un diritto fondamentale.
Andando a chiudere, Presidente, perché sono state dette delle cose inesatte, parziali, se è vero che siamo commissariati da dieci anni è la riprova che non è questo Governo che ha intenzione di commissariare a più non posso, come ha detto la collega Santelli, di Forza Italia, perché forse sfugge che attualmente c'è di nuovo un'azienda sanitaria provinciale, quella di Reggio Calabria, sciolta per infiltrazioni mafiose, c'è una commissione d'accesso anche all'ASP di Catanzaro, dunque mi fa specie che anche colleghi che sono stati nell'antimafia e che attualmente sono in Commissione antimafia non mettano in rilievo che c'è qualcosa che si chiama che si è infiltrata nella parte di bilancio più succosa e più succulenta, sia per le ‘ che, aggiungo, per la politica omertosa e compromessa. Attualmente ci sono anche indagini a carico del presidente della regione Calabria, nell'ambito dell'operazione “Passepartout”, per la costruzione del nuovo ospedale di Cosenza. Le criticità sono rimaste, nonostante i passati commissariamenti, e ci sono 320 milioni di mobilità passiva, per cui i cittadini calabresi sono costretti a curarsi fuori regione. Quindi, evitiamo di fare una lotta di governo sulla pelle dei cittadini calabresi .
VINCENZA BRUNO BOSSIO(PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
VINCENZA BRUNO BOSSIO(PD). A titolo personale.
PRESIDENTE. Però, non è previsto intervenire a titolo personale.
VINCENZA BRUNO BOSSIO(PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, articolo 8.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VINCENZA BRUNO BOSSIO(PD). Voglio sottolineare l'assoluta inadeguatezza e incompetenza dell'onorevole Nesci…
PRESIDENTE. No, non è un richiamo al Regolamento questo… Grazie . Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Santelli ed altri n. 1 e De Filippo ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 1585: Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari; e dell'abbinata proposta di legge costituzionale n. 1172.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato, da ultimo, respinto l'emendamento 2.8 Speranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.9 Magi.
Nessuno chiedendo di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.9 Magi, con il parere contrario della Commissione, del relatore di minoranza del Partito Democratico e con il parere favorevole del relatore di minoranza della componente +Europa del gruppo Misto, mentre il Governo si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.10 Magi, con il parere contrario della Commissione….
VINCENZA BRUNO BOSSIO(PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VINCENZA BRUNO BOSSIO(PD). Mi richiamo all'articolo 8 del Regolamento. Questa volta mi rivolgo direttamente a lei, Presidente, perché penso che lei avesse il dovere di censurare, in un intervento legato al tema della incostituzionalità, le parole della deputata Nesci, che davano un giudizio sul presidente della regione Calabria, che niente avevano a che fare con la questione di costituzionalità tenendo conto oltretutto che la regione Calabria da dieci anni è espropriata dal suo diritto di gestire il bilancio della sanità. Quindi, mi rivolgo a lei, penso che lei debba censurare quelle parole.
PRESIDENTE. Siamo chiaramente qui su di un altro punto dell'ordine del giorno. Ogni deputato, negli interventi, può esprimere la propria opinione. A lei poter intervenire.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.10 Magi, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole del relatore di minoranza del PD e del relatore di minoranza del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE(PD). Grazie, signor Presidente. Anche per questo emendamento, sul quale, come relatore, ho espresso parere favorevole, vorrei fare alcune considerazioni. È evidente che ci sono una serie di emendamenti che vanno a sottolineare la totale discrezionalità, al limite della fantasiosità, con la quale si è provveduto a indicare in duecento il numero dei senatori. In questo caso l'emendamento prevede che ve ne siano duecentocinquanta, ma vorrei che rimanesse agli atti e che l'Aula fosse consapevole - questo ovviamente diremo in giro per l'Italia - che l'intenzione di tagliare è esclusivamente legata, così come è accaduto nella discussione di ieri in maniera abbastanza evidente, solo ed esclusivamente ad una vicenda contabile. Non c'è alcun ragionamento: sono stati fatti interventi autorevoli, che hanno dimostrato – visto che spero che almeno non si litighi con la matematica e con l'aritmetica, che è una branca della matematica molto più semplice - la possibilità che vi siano alcune regioni per le quali il taglio previsto sia superiore al 50 per cento: la Basilicata, l'Abruzzo, il Friuli Venezia Giulia avrebbero un taglio dei senatori superiore al 50 per cento. Ora, si può fare spallucce e si può considerare questa come una condizione assolutamente irrisoria rispetto a quello che è il primato della politica, così come viene raccontato da queste riforme, ma quello che voglio dirvi io è che non esiste la possibilità di un'adeguata rappresentanza senza che questa sia corroborata da una struttura che dia delle funzioni precise.
Noi abbiamo sempre chiesto la revisione del funzionamento del bicameralismo perfetto: lo abbiamo chiesto perché quella sarebbe una riforma, così come avevamo indicato noi, che non solo consentirebbe maggiore velocità, perché il problema non è solo la velocità, ma anche la qualità della decisione, e non mantenere in sospeso provvedimenti legislativi che, in virtù della navetta, possono anche decadere nel corso di una legislatura. Noi abbiamo bisogno di questa revisione ed è per questo motivo che portando a duecentocinquanta - potevamo scrivere duecentosessanta, potevamo scrivere centoventi, il collega Magi ha presentato anche emendamenti provocatori portando a venti i senatori - indichiamo semplicemente che il re è nudo, cioè che la vostra non è una riforma ma è la volontà di rappresentare quest'Aula come un'Aula di spese, e non di rappresentanza perché se foste interessati alla rappresentanza avreste detto che queste regioni non potevano avere un taglio dei senatori superiore al 50 per cento, perché altrimenti avreste detto qual è il compito dei senatori, perché altrimenti avreste valutato quali sono le trasformazioni intervenute nella società. Ci diceva ieri la relatrice Macina: la società è cambiata; è cambiata al punto tale che non volete neanche discutere dell'elettorato attivo e passivo. Penso che questo sia un ed è per questo motivo che voteremo a favore ma, nello stesso tempo, vi richiamiamo anche alla responsabilità costituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Nell'ambito di una riforma che la maggioranza ha voluto impostare come un taglio drastico slegato da qualsiasi criterio di rappresentanza o, come ha appena detto giustamente il collega Migliore, di revisione delle funzioni del bicameralismo, è emerso, nella discussione di ieri, un ulteriore effetto distorsivo, che è quello dell'introduzione di una soglia di sbarramento molto alta.
Con questo emendamento, portando, cioè, i senatori da 200 a 250, noi riusciremmo a stemperare un po' questo sbarramento che, di fatto, sarebbe un impedimento a molte minoranze e a forze di minoranza, forze politiche e sociali, a entrare nelle nuove Camere e, soprattutto, a entrare nel Senato, dove si determinerebbe davvero una soglia altissima.
Quindi, chiedo questo, poiché non era stata annunciata come volontà quella di creare una soglia di sbarramento e tutto il ciclo di audizioni dei costituzionalisti ci ha detto: “Attenzione! Voi in questo modo introducete una soglia di sbarramento che va ben al di là di quella…
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). …che è prevista dalla legge elettorale”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Filippo. Ne ha facoltà.
VITO DE FILIPPO(PD). Grazie, Presidente. Io ovviamente sottoscrivo e aggiungo la mia firma a questo emendamento e vorrei ricordare ancora una volta, visto che si è discusso in queste ore di Costituzione soltanto da un punto di vista brutalmente aritmetico e matematico, il lungo itinerario che fecero i costituenti dopo l'approvazione della Costituzione e fino al 1963, quando fu definito con una norma costituzionale il numero dei senatori e dei parlamentari.
Dunque, io consiglierei a molti colleghi, soprattutto a quelli delle piccole regioni che sono nella maggioranza, di leggere quel dibattito costituzionale sulla rappresentanza delle piccole regioni e sulla relazione…
VITO DE FILIPPO(PD). …rispetto al numero degli abitanti o alla dimensione geografica di una regione che venivano proporzionati e relazionati al numero dei parlamentari e dei senatori.
La vostra norma, dunque, produce un effetto assolutamente devastante in alcuni territori…
PRESIDENTE. Deve concludere.
VITO DE FILIPPO(PD). …ben al di là delle prospettive e dei numeri di riduzione che, ovviamente, in termini generali potremmo anche condividere su questa norma.
VITO DE FILIPPO(PD). Quindi, la Basilicata - Presidente, mi consenta - viene trattata nocivamente in questa norma in maniera devastante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Grazie, signor Presidente. Siamo passati a ragionare sul numero di senatori della cosiddetta “Camera alta” e la nostra impressione è che questo numero di 200 sia stato sostanzialmente individuato in relazione alla scelta compiuta per la Camera dei deputati, cioè esattamente la metà dei 400 della Camera, sottovalutando - e vorrei sottolineare questo - gli effetti che sono disproporzionali, più che proporzionali rispetto ai temi della rappresentanza territoriale e della rappresentanza politica che questa riduzione propone. Cioè, non abbiamo la metà e, in realtà, abbiamo molto di più da questo punto di vista.
Dunque, abbiamo l'effetto - e voglio ricordarlo citando una delle audizioni, perché ieri la collega Macina ha sostanzialmente fatto una fotografia di auditi che hanno dato un parere ampiamente positivo sulla riforma - che sottolineava il professor Curreri nella sua audizione, cioè che “appare evidente che essere eletto da un numero complessivamente maggiore di abitanti indebolisce la rappresentanza politico-territoriale aumentando il distacco tra elettori ed eletti e sotto un altro profilo il numero ridotto dei parlamentari eletti rafforza il vincolo che li lega ai partiti di cui hanno condiviso il programma politico”.
Cioè, qui c'è un problema di rappresentanza territoriale che, portato a 200 il numero dei senatori, porta a ingigantire tutte le problematiche che erano già presenti all'interno della discussione che abbiamo fatto sulla Camera.
E, quindi, da questo punto di vista, sarebbe stato più equilibrato, avendo evidentemente un rapporto di uno a due tra Camera e Senato, un numero di 500 per la Camera e di 250 per il Senato. Per queste ragioni noi voteremo a favore su questo emendamento.
PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti dell'istituto d'istruzione superiore “Cuoco - Manuppella” di Isernia e l'istituto comprensivo di “Codigoro”, in provincia di Ferrara. Benvenuti !
Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). Mi scusi, Presidente. Il relatore di minoranza Migliore è intervenuto su quest'ultimo emendamento come relatore, come dall'inizio del provvedimento. Noi abbiamo tempi già molto ristretti e se tutte le volte che interviene il nostro relatore, intervenendo da relatore, viene considerato, però, un intervento del gruppo, allora a noi su un emendamento che ci sta molto a cuore, anche se non è nostro, spettano solo interventi da un minuto. Non mi sembra da parte sua un giudizio così tanto equanime.
È intervenuto come relatore e abbiamo diritto a un intervento anche principale di cinque minuti, oltre a quelli a titolo personale, peraltro in una seduta nella quale lei sa, Presidente - e immagino che lo sappiano anche gli uffici che l'affiancano - che abbiamo esponenti di altro partito che dicono che intervengono a titolo personale e poi intervengono per cinque minuti, se non mi sbaglio.
PRESIDENTE. Ci era sfuggito che era intervenuto come relatore. Quindi, la prossima volta sarà riconteggiato normalmente.
EMANUELE FIANO(PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). A questo punto io vorrei fare, a nome del PD, un intervento di cinque minuti sull'emendamento.
PRESIDENTE. Deputato Fiano, cosa ha detto?
EMANUELE FIANO(PD). Vorrei fare un intervento di cinque minuti sull'emendamento.
EMANUELE FIANO(PD). Quando vuole concedermelo. Però, non di un minuto: di cinque minuti.
PRESIDENTE. In ordine, c'è il deputato Andrea Romano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.
ANDREA ROMANO(PD). Presidente, intervengo a titolo personale e, dunque, per un minuto, per sostenere anch'io con la mia firma questo emendamento, che è un emendamento che va al nocciolo della nostra funzione di rappresentanti del popolo italiano, perché il rischio concreto che ha questo provvedimento, se non venisse accolto questo emendamento, è di avere collegi elettorali di 400 mila elettori o di 800 mila elettori al Senato.
Presidente, io come tanti altri colleghi in quest'Aula, sono stato eletto in un collegio uninominale e so, come sanno i miei colleghi, quanto sia fondamentale il rapporto con gli elettori del collegio uninominale. Allora, mi domando: se non venisse accolto questo emendamento quale tipo di rapporto potrebbe mai esservi tra gli eletti nei collegi uninominali e 400 mila e 800 mila elettori? Se non venisse accolto questo emendamento vi sarebbe una straordinaria spinta all'indebolimento della rappresentanza e, dunque, una spinta all'indebolimento della politica e della democrazia.
ANDREA ROMANO(PD). Dunque, se davvero si vuole rafforzare la democrazia, come sostengono i relatori, allora si dovrebbe accogliere questo emendamento come faremo noi del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale anch'io e, attraverso l'esame di questo emendamento e di altri che abbiamo esaminato ieri e che esamineremo oggi, mi appello ai parlamentari non solo delle regioni piccole ma, in particolare, delle regioni a statuto speciale, perché forse è sfuggita una cosa. È sfuggito che, per quanto riguarda il Friuli-Venezia Giulia, il taglio della Camera alta è ben superiore al 42 per cento ed è il taglio più elevato che viene fatto dalla riduzione dei parlamentari.
Ci tengo anche a precisare che in quella regione questo significa non garantire assolutamente la possibilità di un riconoscimento delle minoranze linguistiche che, ricordo a questo Parlamento, sono anche la motivazione sulla base della quale quella regione è anche una regione a statuto speciale.
Quindi, la riflessione che va fatta è una riflessione rispetto al fatto che questo taglio dei parlamentari, Presidente, schiaccia le minoranze…
DEBORA SERRACCHIANI(PD). …e in più non dà rappresentanza a un territorio importante.
PRESIDENTE. Deputato Fassino, prima di darle la parola preciso che il deputato Migliore per noi qui ha fatto un intervento di gruppo, quindi le era stato imputato questo tempo, e quindi poi i conseguenti interventi a titolo personale di un minuto. Lei ha detto che aveva detto che l'intervento era come relatore, ma, se lo ha detto, a noi non è arrivato, quindi glielo abbiamo imputato come tempo del Partito Democratico. Non so se lei prima di intervenire ha detto…
GENNARO MIGLIORE(PD). Presidente, quando ho detto: vorrei intervenire su questo emendamento, sul quale come relatore ho dato il parere favorevole, ritenevo che fosse implicito che stessi intervenendo come relatore. Se devo usare una dizione “intervengo come relatore”, lo farò dalla prossima volta, però, avendo riferito il mio giudizio come relatore e non qual era l'opinione del gruppo, evidentemente stavo parlando a titolo di relatore.
PRESIDENTE. Va specificato.
GENNARO MIGLIORE(PD). Questo solamente per chiarezza.
PRESIDENTE. Sì, per chiarezza, perché poi il primo intervento che avrebbe dovuto avere i cinque minuti era del deputato De Filippo, che è intervenuto per primo.
ENRICO BORGHI(PD). Lo ha fatto parlare un minuto, lei.
PRESIDENTE. Certo, perché aveva parlato chiaramente il deputato Migliore. Non la posso far intervenire adesso per cinque minuti sull'emendamento, perché è andata anche come ha detto il deputato Migliore. Dal prossimo non ci sarà problema, chiaramente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO(PD). Mi rivolgo al relatore e a tutti i colleghi. Con questo provvedimento la conseguenza concreta sarà questa: in Piemonte noi avremo due senatori in tutta la regione, perché vengono fuori dei rapporti aritmetici per cui ci sarà un senatore ogni 800 mila abitanti e un parlamentare ogni 400 mila, che devono rappresentare quelle che attualmente sono quattro province del Nord e un altro senatore che deve rappresentare le altre quattro province, compresa la provincia di Torino. Ora, chiedo che si ragioni, perché con questi rapporti aritmetici è impossibile che un parlamentare abbia un rapporto con il suo collegio, perché c'è una matematica relazione praticabile e un'altra no. Tenere i rapporti con 800 mila elettori significa che noi eleggiamo un Parlamento che non avrà nessuna possibilità che gli eletti abbiano un rapporto con i loro elettori. Quindi, vi chiediamo di riflettere e di accettare i nostri emendamenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). Premesso che trovo folle questa ulteriore riduzione degli spazi di democrazia, non considerando gli effetti del taglio dei parlamentari sulle rappresentanze territoriali di regioni piccole, che mette in luce la completa discrezionalità dei numeri che la maggioranza ha scelto, riducendo la rappresentanza, allargando a dismisura i collegi da cui vengono eletti i deputati o i senatori, e riducendo così anche la rappresentanza territoriale, aggiungo però, Presidente, mi permetta, che se a questa riduzione degli spazi della democrazia parlamentare si aggiungono anche, fittiziamente, non saprei dirle per l'interpretazione di chi, che non credo sia la sua, gli spazi a disposizione dell'opposizione per discutere in quest'Aula, cioè togliendo il diritto al principale gruppo dell'opposizione di intervenire cinque minuti sull'emendamento, allora vuol dire che si vuole rendere questa discussione impraticabile .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.
CAMILLO D'ALESSANDRO(PD). Grazie, Presidente. La mia regione, l'Abruzzo, è quella che subisce in valore assoluto il taglio più grande, e dovreste cercare di immedesimarvi su come è fatto il territorio regionale abruzzese, che destina oltre il 40 per cento alle aree interne. Non vale solo la percentuale, meno 42,9 per cento; vale la popolazione media per seggio secondo la proposta, e, in questo caso, dopo la Sardegna per qualche centinaio di persone, avremmo un seggio ogni 326.827 abitanti, 326.827 abitanti. Peggio dell'Abruzzo è la Sardegna con 327 mila e qualche ulteriore abitante. Credo che qui non si tratti semplicemente di applicare un taglio, ma tutto ciò che è stato rappresentato nella giornata precedente, per cui guardate che non state tagliando…
CAMILLO D'ALESSANDRO(PD). Concludo, Presidente. State tagliando oggettivamente la possibilità per i cittadini di essere rappresentati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghi. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI(PD). Grazie, Presidente. Abbiamo già un caso di scuola al quale poterci appellare dei disastri che la demagogia applicata alle istituzioni fa: sull'onda di questa polemica anticasta, negli anni scorsi, nel consiglio regionale del Piemonte si è passati da 60 a 50 rappresentanti. Risultato, le province piccole non hanno rappresentanza in consiglio regionale. Sabato sera i candidati presidenti della Lega e del MoVimento 5 Stelle, in un dibattito pubblico, hanno annunciato che, se loro governeranno il Piemonte, metteranno mano alla legge regionale per assicurare la rappresentanza anche delle province piccole. Vedete che cosa accade quando la demagogia viene portata a questi livelli?
Voi state facendo in questa norma esattamente quello che è stato fatto in Piemonte con la riduzione da 60 a 50, cioè state comprimendo non poltrone, ma spazi di libertà e spazi di democrazia. Fermatevi finché avete ancora tempo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). Signor Presidente, il problema è anche il combinato disposto tra questa legge e la leggina elettorale che viene dopo. Il collega Fornaro ieri faceva le medie, per esempio 800 mila elettori per collegio uninominale al Senato, ma per il Friuli andiamo sopra il milione, con il problema delle garanzie delle minoranze locali, che hanno anche una copertura costituzionale. Quindi, se si immagina una riduzione di questo tipo e si lascia invariata la legge elettorale, che ha un terzo di collegi uninominali, le conseguenze sono assolutamente disastrose per l'ordinamento. Per questo non solo è sbagliato questo provvedimento, ma anche quello che segue.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.
CHIARA GRIBAUDO(PD). Grazie, Presidente. Come è già stato ricordato dagli interventi che mi hanno preceduto, la regione Piemonte subirà una drastica riduzione della rappresentanza. In modo particolare è già stato sottolineato e voglio riprenderlo perché ci tengo molto, e mi stupisco del fatto che la relatrice, che anche lei viene da una zona di area interna del nostro Paese, della nostra provincia cuneese, non porti qui un'attenzione specifica all'idea della rappresentanza. Ora, si sta facendo una campagna elettorale difficile in Piemonte, come ci ricordava l'onorevole Borghi stanno promettendo falsità, mentre, quando hanno governato, soprattutto il centrodestra e la Lega, hanno fatto ben altro.
Oggi noi vi chiediamo, a maggior ragione, di riflettere e di fermarvi finché siete ancora in tempo. Ragioniamo insieme di come dare voce a quei cittadini che, seppur sparsi sul territorio, rappresentano 12 milioni di italiani. In modo particolare, significa dar voce ai territori che per tante ragioni sono il perno della salvaguardia dell'ambiente e in generale che contribuiscono a una …
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Viscomi. Ne ha facoltà.
ANTONIO VISCOMI(PD). Presidente, penso che chi in quest'Aula è stato eletto nel collegio plurinominale, nel collegio proporzionale, nelle elezioni dell'anno scorso conosce perfettamente la questione di cui stiamo parlando. Io sono stato eletto nel collegio 2 della Calabria, che comprende tre province, la provincia di Catanzaro, di Vibo e di Reggio Calabria; più o meno il bacino ridisegnato con la riforma costituzionale. Quando si parla di difficoltà di mantenere i rapporti con il territorio, e quindi di capacità di rappresentanza dei territori in Parlamento, questa difficoltà la vivo quotidianamente. Penso che sia veramente un errore profondo quello di interrompere il legame diretto tra eletto e cittadini, perché già ora sto vivendo questo errore sulla mia personale pelle. Girare per tre province, incontrare gli elettori di tre province, affrontare i problemi di tre province in una regione debole e disastrata, come già abbiamo detto più volte questa mattina, come la regione Calabria è veramente difficile .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI(FI). Grazie, Presidente. Devo dire ai colleghi del Partito Democratico che, per quanto riguarda il provv