PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
SILVANA ANDREINA COMAROLI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Boccia, Brescia, Colletti, Corda, Daga, Luigi Di Maio, Gebhard, Iovino, L'Abbate, Liuni, Lupi, Melilli, Morani, Rosato, Schullian, Spadoni e Tasso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.
PRESIDENTE. Le prime interrogazioni all'ordine del giorno sono le interrogazioni De Maria n. 3-01096 e Vazio n. 3-00619, concernenti iniziative di competenza volte a contrastare la diffusione in ambito sportivo di comportamenti ispirati a ideologie neofasciste, xenofobe e razziste. Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
Il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, ha facoltà di rispondere. Prego.
VINCENZO SPADAFORA,. Grazie, Presidente. L'onorevole interrogante fa riferimento all'episodio avvenuto nel corso della partita Inter-Bologna, disputata circa un anno fa, che, purtroppo, non rappresenta un caso isolato. Le discriminazioni, non solo razziali, negli stadi italiani sono un fenomeno che il Governo intende prevenire e contrastare in ogni modo. A gennaio 2019, la FIGC ha adottato un modello organizzativo ispirato alla prevenzione e alla cooperazione con le Forze dell'ordine, al fine di valorizzare il tifo positivo, incentivando comportamenti virtuosi da parte dei veri tifosi e, contestualmente, tutelando coloro che si dissociano da comportamenti razzisti o violenti in maniera evidente.
Con le modifiche apportate all'articolo 62 delle norme organizzative interne, è stata prevista l'interruzione temporanea della gara ad opera dell'arbitro e viene disposto che l'annuncio al pubblico venga dato a gioco fermo, in caso di cori o striscioni razzisti e discriminatori, segnalati dal responsabile dell'ordine pubblico in servizio allo stadio o dai collaboratori della procura federale.
Il nuovo codice di giustizia sportiva prevede, in materia di razzismo e violenza, una serie di disposizioni, che intervengono in maniera organica sulla disciplina complessiva della lotta alla violenza negli stadi in occasione delle manifestazioni sportive.
Nello specifico, il codice aggiornato prescrive una sanzione per i club che non applicano l'istituto del gradimento, espellendo dagli stadi i violenti e razzisti e includendo esimenti e attenuanti a favore dei club relativamente ai comportamenti dei propri sostenitori, nel caso in cui si cooperi con le forze dell'ordine nell'individuazione dei responsabili di atti di violenza e discriminatori, anche attraverso l'utilizzo di circuiti di videosorveglianza.
Un altro significativo passo in avanti è avvenuto con l'approvazione, l'8 luglio scorso, del disegno di legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa su un approccio integrato in materia di sicurezza fisica, sicurezza pubblica ed assistenza alle partite di calcio ed altri eventi sportivi. Essa prevede che le autorità si impegnino: a incoraggiare gli attori pubblici e privati a collaborare in occasione della preparazione dello svolgimento delle partite di calcio; ad accertarsi che le infrastrutture sportive siano conformi alle norme e ai regolamenti nazionali, per consentire una gestione efficace della folla e della sua sicurezza; ad accertarsi che gli spettatori siano accolti e trattati in modo appropriato durante tutta la manifestazione, ad esempio, rendendo lo stadio più accessibile ai bambini, alle persone anziane e alle persone con disabilità.
Ferma restando la volontà di rafforzamento degli istituti a tutela dei soggetti che partecipano a tutti i livelli alle manifestazioni sportive, incarnando i valori del sano agonismo, del confronto e del dialogo, tengo a precisare che il nostro sistema offre già notevoli strumenti di protezione, sia sul versante statale che su quello più squisitamente sportivo. La depenalizzazione del reato di ingiuria non ha fatto venir meno la tutela in sede civile per risarcimento del danno, così come rimangono perseguibili penalmente le più gravi ipotesi di minaccia aggravata, diffamazione e tutti i reati frequentemente aggiornati, finalizzati in modo precipuo al contrasto della violenza negli stadi. Parimenti è forte l'attenzione dell'ordinamento sportivo e delle singole federazioni al tema dei reati di odio, come dimostra l'articolo 25, comma 3, del già citato nuovo codice di giustizia sportiva predisposto dalla Federazione gioco calcio. La via tracciata è quindi duplice: da un lato, proseguire, anche con il supporto delle nuove tecnologie, nelle azioni di contrasto intransigente a fenomeni degenerativi e patologici, che nulla hanno a che fare con il più genuino senso dello sport e della competizione sportiva, dall'altro, favorire ad ogni livello la genesi di buone prassi, di codici di comportamento e di modelli di condotta che tutelino le manifestazioni sportive, assicurandone il godimento ad ogni individuo che, attraverso di esse, voglia - come ci insegna la Costituzione - realizzare il pieno sviluppo della propria persona.
Sul versante dell'iniziativa legislativa del Governo, confermo l'intenzione di farmi promotore di interventi che ribadiscano come nel nostro sistema giuridico non possa esistere una sorta di “esimente da stadio” per i comportamenti ingiuriosi e diffamatori, soprattutto se a sfondo razziale. Tali circostanze, al contrario, dovranno assumere la qualifica di aggravante rispetto a condotte che, già fortemente offensive dei diritti fondamentali degli individui, appaiono intollerabili se verificatesi nel contesto delle manifestazioni sportive intese quali espressione massima di incontro e di integrazione tra individui. Segnalo inoltre che, nel mese di febbraio, ho dato impulso ad un apposito tavolo tecnico di coordinamento interministeriale, esteso ai rappresentanti della FIGC e dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive per approfondire tematiche giuridiche civili e penali in materia di sport e manifestazioni sportive, con particolare riferimento alle competizioni calcistiche, anche in rapporto alle problematiche connesse alla tutela della .
Per completezza di informazione ricordo altresì l'avvenuta istituzione dell'Osservatorio nazionale contro le discriminazioni nello sport, nato dal protocollo d'intesa siglato dall'Unione nazionale antidiscriminazioni razziali e la UISP. In questo quadro, ho recentemente assicurato la più ampia disponibilità al Ministro per le Pari opportunità e la famiglia in merito all'istituzione di una cabina di regia interistituzionale, in stretto raccordo con l'UNAR, al fine di pianificare una strategia generale di contrasto alle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, fenomeno che purtroppo riguarda anche il mondo sportivo e al quale intendo prestare massima attenzione.
Comunico infine che è in fase di avanzata definizione l'accordo di collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali che ha per obiettivo quello di sviluppare la cooperazione interistituzionale per l'individuazione di interventi volti a promuovere lo sport come diritto, strumento di inclusione sociale, integrazione e valorizzazione delle diversità, contribuendo all'inclusione dei cittadini dei Paesi terzi e alla coesione sociale, nonché alla prevenzione e al contrasto della discriminazione, della xenofobia e del fenomeno del razzismo. Si tratta sostanzialmente della rinnovata edizione dell'iniziativa sport e integrazione che era già nata nel 2014.
I risultati delle edizioni precedenti sono stati davvero incoraggianti e la sinergia con l'iniziativa “Sport di classe” ha consentito di rivolgersi a 542 mila studenti e ai loro insegnanti in tutta Italia per riflettere sui valori dello sport come strumento di inclusione sociale.
Voglio concludere, condividendo l'importanza della scuola per sensibilizzare i più giovani sul tema e assicuro sempre massima attenzione, per quanto di mia competenza, a tutte le iniziative rivolte al mondo scolastico.
PRESIDENTE. L'onorevole De Maria ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
ANDREA DE MARIA(PD). Grazie, Presidente. Sì, io sono soddisfatto della risposta del Ministro, degli impegni che ha sottolineato nel suo intervento e anche dell'attenzione che ha testimoniato qui.
La mia interrogazione era nata da un episodio specifico, particolarmente odioso, perché si trattava di una denuncia pubblica, fatta dall'Associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto, su cori offensivi rispetto alle vittime della strage del 2 agosto alla stazione di Bologna, che è profondamente radicata nella memoria, non solo della mia città, Bologna, ma di tutto il Paese. È una strage fascista rispetto alla quale peraltro sono ora in corso nuovi procedimenti giudiziari, che speriamo accertino, dopo gli esecutori materiali, anche i mandanti. Certamente, come ha ricordato il Ministro, questo episodio si inserisce in un tema più generale che riguarda l'utilizzo delle manifestazioni sportive, come occasione di violenza, di intolleranza e comunque di manifestazione di sentimenti di razzismo, di xenofobia, di atteggiamenti che richiamano il neonazismo e il neofascismo.
Lo sport - come è stato ricordato - è una grande occasione di socialità, di coesione sociale, porta con sé valori positivi; il suo ruolo, la sua funzione è riconosciuta dalle nostre istituzioni, dal nostro stesso assetto costituzionale e proprio per questo è molto importante contrastare qualunque situazione in cui le manifestazioni sportive vengono usate per comunicare valori e posizioni, che sono opposti ai valori dello sport e ai valori della nostra democrazia; ciò, anche perché la nostra democrazia si difende se è capace di contrastare i comportamenti violenti e antidemocratici e anche di contrastare quelle posizioni e quegli atteggiamenti che mettono in discussione i valori democratici condivisi della nostra Carta costituzionale e del nostro assetto costituzionale. Certamente, questo contrasto si fa con una battaglia culturale - è molto importante il richiamo che ha fatto il Ministro -, è un lavoro da fare nelle scuole; certamente si fa anche applicando le normative vigenti e assumendo quelle iniziative sul piano penale e giudiziario con pieno impegno delle autorità competenti in materia, qualora vi siano delle violazioni di leggi, come accade spesso in questi casi, e poi è molto giusto che anche la giustizia sportiva, il mondo dello sport - con un'indicazione e un lavoro di coinvolgimento che il Governo può e deve mettere in campo, come ha ricordato il Ministro - assuma una propria iniziativa rispetto alle sue competenze sia nella gestione degli appuntamenti sportivi anche quando sono immediatamente in corso sia rispetto alle conseguenze da mettere in campo se vi sono comportamenti di un certo tipo.
Mi fa piacere l'asserzione che ho sentito dal Ministro, perché credo che non stiamo parlando di episodi singoli o marginali, ma di un fenomeno diffuso e credo che davvero, nella fase storica che stiamo vivendo, difendere i nostri principi democratici in tutte le occasioni sia un modo molto importante per rendere più forte il nostro Paese, più forte la nostra democrazia e le nostre istituzioni, per metterle all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte e che sappiamo tutti quanto sono importanti e impegnative.
PRESIDENTE. L'onorevole Vazio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
FRANCO VAZIO(PD). Sì, Presidente, sono soddisfatto. Aggiungo poche considerazioni alle considerazioni che ha svolto il collega De Maria, che mi sento di sottoscrivere perché assolutamente corrette e appropriate. Aggiungo un'osservazione: questi fatti - mi riferisco a quelli in particolare oggetto del mio intervento e della mia interrogazione - riguardano fatti che coinvolgono anche i più giovani, i ragazzi; si tratta di manifestazioni sportive dove i giovani si misurano come in una palestra di vita. Lo sport in buona sostanza è anche questo: misurarsi sull'impegno, sulla dedizione, sulla correttezza e sul rispetto delle regole. Ebbene, in questa circostanza, in una partita di calcio nel savonese, un ragazzino è stato coperto di insulti razzisti da parte di coetanei sulle tribune, insulti razzisti che hanno imposto, così come ha detto il Ministro, in base alle norme vigenti, addirittura due interventi all'arbitro, sospendendo per ben due volte la partita. Ci sono state le prese di posizione da parte delle società che avevano partecipato all'evento, di condanna, di reprimenda di questi fatti, quindi non è in discussione il coinvolgimento delle società sportive, lì parliamo di squadre giovanili. Quello che a me preme sottolineare - ed è un po' l'invito che io faccio a sviluppare l'ultima parte dell'intervento del Ministro - è afferente al tema culturale ed educativo, cioè noi vediamo proliferare un'iniziativa, un'attività anche paradossalmente delittuosa, quindi proferendo anche frasi razziste in ambienti giovanili. Dobbiamo pertanto lavorare probabilmente di più in termini di prevenzione sul tema dell'educazione nelle famiglie, nella scuola, perché queste cose si sconfiggono alla radice. Sarà moda, sarà qualunquismo, però questi fatti determinano una degenerazione nei comportamenti e, via via, queste degenerazioni aumentano di dimensione e aumentano di gravità.
Sono epiteti razzisti, sono epiteti sessisti e capita a volte di incontrarli quando ad arbitrare ci sono delle donne: queste cose sono gravi in sé, non è solamente la gravità in sé dell'episodio, ma quello che poi da questo episodio scaturisce. Io credo che la nostra società, il nostro Paese che hanno valori importanti, costituzionali, in termini di diritti, di libertà, scolpiti nella Costruzione, debbano avere come fine quello di sconfiggere questo modo di operare, questo modo di comportarsi. Se questo modo comincia a radicarsi nei giovani, diventa poi difficile sconfiggerlo sugli spalti, quando si va a giocare le partite di serie A. Io credo che dobbiamo fare di più, non perché sono più gravi, ma perché sono più preoccupanti quando coinvolgono i nostri ragazzi. Allora, il lavoro che lei, Ministro, che questo Governo, deve fare in termini di prevenzione, di cultura, è nelle scuole, nelle associazioni sportive minori, perché da lì si costruiscono gli uomini che poi domani vivranno la nostra società e governeranno il nostro Paese, essendo questi valori il fondamento del nostro Paese. Mi auguro quindi che quello che lei ci ha indicato come orientamento sia poi alla fine l'orientamento che conta.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FRANCO VAZIO(PD). Credo - concludo, Presidente - che quello che noi dobbiamo prefiggerci non è la repressione, o quantomeno non è solo la repressione, ma è costruire un percorso virtuoso che possa costituire le fondamenta per la preservazione e la valorizzazione di questi temi.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Mugnai ed altri n. 2-00781 .
L'onorevole D'Ettore ha facoltà di illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE(FI). Presidente, signor Ministro, l'interpellanza è stata presentata nella seduta dell'11 maggio 2020, quindi con riguardo ad una situazione in parte mutata ma che è sostanzialmente riferibile anche all'attualità. Nell'interpellanza si faceva presente in particolare la rilevanza - che ho sentito già anche nei precedenti interventi - dello sport; qui aggiungo, con riguardo non solo alla coesione sociale, ma con riguardo anche all'inquadramento e rilievo costituzionale dello sport nel nostro ordinamento e nell'ordinamento europeo, quindi con riguardo all'applicazione e attuazione obbligatorie, attraverso i provvedimenti di legge, di quelli che sono principi ormai riconosciuti a livello europeo e costituzionale interno. Mi riferisco al vincolo interno che dovrebbe riguardare anche la disciplina emergenziale COVID-19 con riguardo anche ai successivi provvedimenti, e quindi il vincolo interno in attuazione ai principi costituzionali. Molti sono gli aspetti che riguardano lo sport. Noi - i sottoscrittori dell'interpellanza - abbiamo riportato anche alcune valutazioni non solo statistiche dall'associazione Confcommercio Professioni, con riguardo ai mancati guadagni di strutture sportive, delle palestre, delle piscine, attuali e potenziali, ma con riguardo anche al settore della cultura e tempo libero sulla base di una stima di minor spesa delle famiglie che sarebbe pari a circa 8,2 miliardi di euro; è stata stimata anche diversamente, ma anche altri enti di ricerca hanno effettuato lo stesso tipo di valutazione, intorno a questo importo, o secondo valutazioni similari. Secondo le stesse stime del CONI, lo sport in Italia vale l'1,7 per cento del prodotto interno lordo, vale a dire circa 30 miliardi di euro, che raddoppierebbe a 60 miliardi di euro se si considerasse anche l'indotto complessivo, essendo circa 20 milioni gli italiani che praticano attività sportive. Lo stato di emergenza ha determinato in particolare un primo impatto sull'industria complessiva dello sport, con un calo di attività che è stato stimato del 24 per cento a livello nazionale rispetto ai giorni prima della crisi; una perdita di valore di circa 7 miliardi di euro, che al 7 aprile 2020 è cresciuta raggiungendo - è stato stimato a quella data - il 35 per cento del settore complessivo.
Si contano già circa 100 mila associazioni dilettantistiche sparse sul territorio nazionale che lamentano una crisi provocata dal fatto che 12 milioni di tesserati non hanno praticato l'attività nei periodi del ; una perdita significativa per il settore, anche con riguardo ai dati del 2019 per le prenotazioni di corsi e lezioni per i mesi di febbraio e marzo 2020, che hanno pesato sul totale dell'anno per circa il 15 per cento. Così, di fatto, circa 1 milione di persone, quasi tutti anche con rapporti di lavoro di natura precaria, sono rimasti da un giorno all'altro senza reddito. Poi ci sono state misure successive - lo ripeto - all'interrogazione dell'11 maggio 2020, ma il quadro allora, il quadro comunque stimato con riguardo agli effetti indotti e conseguenti a queste stime è tuttora attuale.
Lo sport - è chiaro - determina una serie di effetti con riguardo al comparto economico, anche per la semplice valutazione delle situazioni che vengono indotte rispetto al complesso dell'attività che sono tipiche delle attività sportive; un indotto che va a favore dei venditori di materiali tecnici in particolare, e che è di carattere generale e diffuso. Che cosa vuol dire? Che vi è un indotto stimato in via immediata e vi è un è un indotto che è stimato invece sulla base di tutto ciò che sono relazioni anche non direttamente conseguenti allo sport, ma che riguardano sia l'industria che il commercio; su questo ci sono ulteriori dati, che sicuramente il Ministro avrà a sua disposizione, anche più aggiornati di quelli che avevamo noi a quella data.
Al di là, poi, delle valutazioni che riguardano lo sport, sui disagi psicofisici, sull'attività e sulle condizioni di disagio anche personale, su tutto ciò che è avvenuto e che riguarda sia i soggetti che praticano lo sport, sia coloro che lavorano in questo settore, mi richiamo senza soffermarmi ulteriormente a tutto ciò che già è riportato nell'interpellanza.
Ho voluto riportare - lo ripeto - anche degli aspetti che non sono all'interno dell'interpellanza, cioè quello che è l'ordinamento interno ed europeo sulla base dei principi che dovrebbero comportare, anche nella creazione di un diritto emergenziale, una specifica valutazione del settore sportivo sulla base, poi, di quelle che sono anche le direttive, le stesse linee guida che ci sta dando l'Europa addirittura nell'ambito del . Credo che il Governo su questo abbia rifatto, ma soprattutto abbia aggiornato - visto che c'è un Ministro per le politiche giovanili e lo sport, sicuramente avrà riaggiornato in sede di Presidenza del Consiglio, dove lei lavora, tutta questa materia - relativamente agli impegni che noi abbiamo preso in sede europea.
Questa premessa aveva poi comportato, evidentemente, l'interpello al Governo di questa natura, chiedendo se il Governo intenda quindi adottare iniziative per introdurre…Ecco, qui, si parlava dello strumento dei per i lavoratori del settore dello sport. Poi ci sono state misure, ci sono molte regioni che si sono già mosse in questo senso e ci sono state misure che comunque il Governo ha adottato; noi facevamo riferimento a questo tipo di strumento.
Si chiede, poi, se il Governo intenda adottare iniziative per aumentare le risorse destinate ai collaboratori sportivi. Sicuramente il Ministro saprà che nell'ambito di questo settore la crisi è stata fortissima, soprattutto con riguardo ai collaboratori sportivi - sicuramente avrà avuto modo di conoscere la situazione - e so che ha avuto anche degli incontri con le rappresentanze. Costoro si trovano in situazione di grandissima difficoltà e tuttora sono in questa situazione.
Ancora, si chiede: se il Governo intenda adottare allora iniziative per creare un fondo - avevamo stimato sulla base di quelli che erano anche i dati che ci venivano dal Governo - di circa 200 milioni di euro per associazioni e società sportive dilettantistiche già colpite dall'emergenza COVID-19; se il Governo intenda adottare iniziative per la riduzione dell'IVA su prodotti e attrezzature che servono per lo svolgimento delle varie attività dal 22 per cento anche, in ipotesi, al 4 per cento; se il Governo ritenga di adottare iniziative per la detraibilità degli importi, in parte o totalmente, relativi alle quote di iscrizione alle associazioni, in particolare quelle di natura dilettantistica; se il Governo ritenga di adottare iniziative per concedere la totalità delle detrazioni per le visite mediche e le analisi necessarie per l'iscrizione alle associazioni sportive.
Questo era evidentemente il portato della situazione dell'11 maggio 2020.
Comunque le nostre richieste solo in parte hanno avuto risposte, ma credo che sarebbe interessante sapere dal Ministro, almeno anche su provvedimenti successivi e in vista della legge di bilancio e in vista dei piani attuativi del , se c'è una valutazione anche per questo comparto. Ricordo, infatti, che, anche sul , non è esclusivamente materia economica e in ogni caso, anche se fosse esclusivamente materia economica, come abbiamo già evidenziato in Commissione affari costituzionali, è evidente che il procedimento che porterà poi alla presentazione del Piano nazionale di resilienza e resistenza, è chiaro che il PNRR dovrà tenere presente anche tutti gli effetti che riguardano non solo il mondo economico, ma anche quello che nell'ordinamento europeo è riferito anche allo sport (questo è l'oggetto dell'interpellanza). Ciò, non solo per la coesione sociale, ma anche per lo sviluppo della personalità dei singoli, sia come soggetti e individui, sia, come dice la nostra Costituzione, attraverso la partecipazione ad associazioni, enti e attività, in questo caso sportive, che determinano l'affermazione della propria personalità.
Io credo che questo tema possa essere riportato anche nei piani che dovranno essere aggiornati; anche, lo faccio presente al Ministro, e per aggiornare la nostra interpellanza, che le linee guida della Commissione europea più recenti sono in qualche modo in discrasia e non in perfetta compatibilità con le linee guida o con gli indirizzi che il Governo ha già presentato. Su questo, forse, anche per la materia dello sport, se il Ministro volesse o intendesse intervenire, aggiungo questa richiesta: se ce lo può far sapere, perché, ripeto, non c'è perfetta congruenza tra le linee guida la Commissione europea e quelle che il Governo ha presentato del resto in bozza, dicendoci, con la relazione del rappresentante delle Commissioni, che verificherà fino al prossimo anno quali saranno poi gli impegni da recepire nel PNRR.
PRESIDENTE. Il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, ha facoltà di rispondere.
VINCENZO SPADAFORA,. Grazie, Presidente. Innanzitutto volevo dire che condivido il quadro complesso che è stato enunciato dall'onorevole interpellante, perché oggettivamente è un quadro complesso che ha riguardato evidentemente tutte le categorie del Paese e che ha colpito, però, in modo particolare anche il mondo dello sport; ed è vero che, nonostante i numerosi interventi del Governo e che adesso cercherò anche brevemente di illustrare, esiste ancora una situazione di difficoltà, come l'onorevole interpellante diceva, che stiamo cercando di affrontare anche attraverso gli strumenti ai quali si faceva riferimento. Quindi, parto subito da questa parte finale dell'interpellanza, questo aggiornamento, come è stato definito, nel senso che noi abbiamo già presentato per il progetti specifici che riguardano il mondo dello sport e abbiamo ottenuto che nella versione finale dell'elencazione delle missioni del fosse fatto esplicito riferimento alle politiche per lo sport come politiche di inclusione e di rilancio. Quindi, concordo anche qui sul fatto che i due strumenti, che a breve ci apprestiamo a definire, lo strumento legislativo della legge di stabilità e questo strumento straordinario del debbano essere assolutamente, e saranno assolutamente, due occasioni importanti per rilanciare tutte le politiche e gli interventi a favore dello sport. In modo particolare per quello che riguarda il ho anche informato la competente Commissione cultura di questa Camera e oggi pomeriggio, tra l'altro, sarò invece audito al Senato sullo stesso tema. Abbiamo, in modo particolare, concentrato i nostri due progetti su due direttrici importanti: una che è quella che riguarda l'impiantistica sportiva, che va anche molto in linea con quelle che sono le richieste dell'Unione europea, immaginando un'impiantistica sportiva non solo moderna, cosa di cui il nostro Paese purtroppo non è particolarmente dotato, ma anche un'impiantistica che sia corrispondente alle necessità di politiche ambientali e anche di utilizzo di nuove tecnologie, come viene richiesto anche per essere competitivi con il resto d'Europa, e non soltanto con il resto d'Europa; e l'altra parte progettuale che abbiamo immaginato per il riguarda, invece, il coinvolgimento dei soggetti più sicuramente colpiti da questa crisi, che sono le associazioni sportive dilettantistiche, le società sportive dilettantistiche, in progettualità anche proprio per la gestione di queste nuove aree impiantistiche del nostro Paese e, quindi, offrendo loro una notevole boccata di ossigeno attraverso la partecipazione a progetti di animazione territoriale, di coinvolgimento nelle attività sportive, soprattutto delle fasce più deboli e delle nuove generazioni.
Questi due aspetti sono i due principali su cui noi abbiamo presentato le prime bozze di progetto e che, anche in seguito all'audizione avuta in Commissione qui alla Camera e quella che oggi avrò al Senato, perfezioneremo anche sulla base delle varie indicazioni e dei vari spunti che sono arrivati, tra l'altro, anche oggi dall'onorevole interpellante.
In modo specifico, poi, per quello che riguarda tre punti indicati nell'interpellanza, e cioè la riduzione dell'IVA su prodotti e attrezzature, sulla detraibilità degli importi e sulla detrazione per le visite mediche e le analisi necessarie, io condivido pienamente l'utilità di queste tre misure e ho già dato mandato ai miei uffici di trasformarle in proposte per la nuova legge di stabilità che abbiamo già iniziato, come Governo, a definire.
Per quello che riguarda, invece, i primi punti, per quello che riguarda il dei lavoratori del settore dello sport, in realtà, come diceva anche l'onorevole interpellante, questa ipotesi è un po' superata dal fatto che noi siamo, si spera, in chiusura della definizione del testo unico di riforma sullo sport, il quale testo unico prevede, per la prima volta finalmente, dopo decenni, delle tutele molto precise per tutto il mondo dei lavoratori sportivi, mondo che fino ad oggi, pur essendo cruciale nella vita e nello sviluppo di milioni di italiani, non ha alcun tipo di tutela, tanto è vero che si tratta di un mondo che non avrebbe avuto accesso a nessuna delle garanzie che tutti i vari provvedimenti per l'emergenza sanitaria del COVID avevano, invece, garantito a tutti gli altri lavoratori. Ed è per questo - e vengo al punto 2 - che noi abbiamo istituito dei fondi straordinari, per la prima volta, per delle indennità che potessero comprendere anche i lavoratori sportivi, che, ripeto, non avevano fino ad oggi, e fino all'approvazione del testo unico non avranno, alcun tipo di tutela. Lo stanziamento è stato molto importante perché è stato uno stanziamento di 370 milioni di euro, per un di 600 euro per i mesi di marzo, aprile, maggio e giugno, quindi una somma veramente importante, di cui poi, devo dire, gli stessi lavoratori sportivi danno atto al Governo e al Parlamento, perché questo è stato poi un provvedimento sicuramente sostenuto in maniera molto trasversale; danno atto di aver tutelato anche professioni che, fino ad oggi, non erano mai state lontanamente prese in considerazione.
Per quello che riguarda il sistema delle ASD e SSD, nell'interpellanza si faceva riferimento a un fondo di 200 milioni; ci siamo quasi arrivati, nel senso che il fondo che abbiamo messo a disposizione ad oggi è di 150 milioni, quindi siamo un po' al di sotto di quello auspicato, ma posso assicurare che è un fondo che ha garantito a tutte le ASD e le SSD che ne hanno fatto richiesta per tante cose, per il pagamento degli affitti, per, molto più semplicemente e non banalmente, i pagamenti delle utenze, piuttosto che per le spese di sanificazione, piuttosto che per qualunque altra cosa. Questo fondo, che abbiamo costruito attraverso vari provvedimenti successivi, ha consentito di erogare a fondo perduto per le ASD e SSD cifre importanti, ma soprattutto a non tenere nessuna ASD o SSD fuori da questa richiesta. Quindi, ad oggi, tutte coloro che avevano fatto richiesta e che avevano ovviamente i requisiti, controllando da parte dell'Agenzia delle entrate e facendo tutti i controlli incrociati, tutte hanno avuto il fondo perduto. Ovviamente questo non basta, perché adesso, come veniva ricordato nell'interpellanza e questo purtroppo è ancora attuale, la ripresa è lenta, ci sono meno iscritti alle attività sportive, sia per un tema a volte anche di paura, quindi psicologico, da parte delle famiglie di mandare soprattutto i più giovani a fare attività sportiva, ma anche da parte delle stesse strutture di poter avere le risorse per sanificare i propri ambienti o, ancora, da parte delle famiglie, come ricordava l'onorevole interpellante, di avere le risorse anche economiche per mandare magari i propri figli a fare attività sportiva. Ed è per questo che noi, già a partire dal prossimo mese di ottobre, metteremo a disposizione sia un fondo particolare per la sanificazione degli ambienti sportivi e in modo particolare per le palestre, perché si è creato un altro problema enorme, che è quello del fatto che molte ASD e SSD fino ad oggi utilizzavano le palestre in mancanza proprio delle strutture sportive, ma non hanno più accesso in questo momento, perché i presidi e i dirigenti scolastici sono, ovviamente, anche in difficoltà nel poter avere le risorse per sanificare continuamente quegli ambienti.
E poi stiamo elaborando la norma - ma i soldi, le risorse già ci sono - per questa sorta di famiglie che da ottobre metteremo a disposizione, al di sotto, ovviamente, e con dei parametri per certe fasce di reddito, per poter consentire, a chi non ha, diciamo, le risorse necessarie di poter comunque favorire l'attività sportiva dei più giovani.
Questa è sicuramente la crisi senza precedenti, ma anche, diciamo paradossalmente, un periodo storico in cui il mondo dello sport - come forse è giusto che sia, anzi sicuramente è giusto che sia, come per tutti gli altri settori, come veniva ricordato, che hanno valore sia sociale, ma anche economico - ha il numero di risorse più ampie che il mondo dello sport abbia mai avuto. Quindi, io mi auguro che sia le misure emergenziali che abbiamo adottato nei mesi passati, ma anche adesso con questa programmazione un po' più strategica che stiamo facendo - non ultimo, il bando Sport e periferie, ancora in corso e che abbiamo anche prorogato fino al 30 ottobre, che mette a disposizione ulteriori 140 milioni di euro per la ristrutturazione di impianti sportivi - siano quell'aiuto necessario a un mondo straordinariamente importante per la ripresa e per il rilancio dopo, diciamo, questa difficile emergenza sanitaria, sia per i valori che esso esprime e, quindi, per quel valore di socialità ma anche di sicurezza nei territori, dato che a volte è molto più importante tenere aperto un centro sportivo in una periferia piuttosto che, magari, mettere anche dieci telecamere proprio perché diventano luoghi di aggregazione, di partecipazione e presidi di legalità. Insieme a questo va tutelato, chiaramente, anche il lavoro economico dello sport di alto livello, che tanto dà al nostro Paese anche in termini di fisco. Quindi, questa è la strategia e l'orientamento su cui ci stiamo muovendo.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Ettore ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE(FI). Grazie, Presidente. Parzialmente soddisfatto, perché conoscevo, così come avevo già accennato nel corso dell'illustrazione, alcune delle misure che erano state adottate e che erano in linea con la nostra interpellanza. Manca la parte relativa alle altre misure che abbiamo richiesto. Prendo atto, però, anche dell'attenzione sul cioè le misure che il Ministro dice che saranno adottate. Mi consenta, Ministro, di far presente che io prendo sicuramente come certo questo suo impegno qui in Aula, soprattutto su tre misure: quella relative alla riduzione dell'IVA su prodotti e attrezzature che servono allo svolgimento delle attività, quella relativa alla detraibilità degli importi in parte o totalmente riferiti alle quote di iscrizione alle associazioni e quelle concernenti le detrazioni per le visite mediche e le analisi necessarie per l'iscrizione alle associazioni sportive.
Capita spesso che il Governo venga qui in Aula e ci prometta che nel provvedimento successivo rispetto al precedente ci saranno queste misure. Molto spesso, poi, la posizione della fiducia determina anche l'impossibilità di un dialogo e una collaborazione con i deputati e i gruppi e, quindi, i provvedimenti vengono sempre posticipati a quello successivo, che deve, in qualche modo, risolvere le questioni non affrontate col precedente provvedimento sottoposto alla fiducia. Io sicuramente non posso mettere in dubbio la sua parola. Lo ha già fatto sicuramente e riconosco che nel suo Ministero la gestione del suo portafoglio è stata, da ultimo, riferita anche all'impiego di risorse rilevanti, questo non lo metto in dubbio. Spero che abbia il peso politico - altri Ministri non l'hanno avuto rispetto a quello che ci hanno detto in Aula - per realizzare queste misure che dovrebbero essere e sono da inserire all'interno della legge di bilancio, la legge di stabilità. Si potrebbero tranquillamente già prevedere e soprattutto, con riguardo al , c'è la notizia che lei ci dà, che penso che sia importante, perché è vero che nelle linee guida c'è questo riferimento, ma la genericità dell'impegno rispetto all'impiantistica sportiva e il coinvolgimento delle associazioni, secondo me, devono essere meglio definite. È chiaro: in una risposta qui alle Camere c'è un argomento, però. Il Presidente del Consiglio ci ha detto che vuole collaborare con riguardo al procedimento fino all'attuazione dei piani che devono poi dare sfogo alle risorse del , collaborare con le Camere, con le Commissioni e con le opposizioni relativamente a quelle che sono proposte o idee. Lei ha accolto molte delle proposte già prima della risposta a questa interpellanza che sono state poi inserite in alcuni provvedimenti.
Spero che avvenga questo anche per questo settore e mi rivolgo a lei, Ministro, perché faccia sì che questo impegno diventi non una mera promessa a favore del terzo, cioè come a dire: “Faremo, qualcuno farà”. No, questo impegno lo può prendere lei direttamente, insieme al Presidente del Consiglio, non perché vedremo quello che accadrà ma vediamo se già, vista la concretezza delle proposte che almeno il gruppo di Forza Italia ha rappresentato e si sta distinguendo, il nostro gruppo, per fare proposte concrete, come lei ha riconosciuto. Come vede, non c'è nessun intento o spirito polemico. Non utilizziamo le Aule per fare comizi, né per fare strilli inutili, che non servono a niente e non portano nemmeno voti, a quanto si è visto. Riteniamo, invece, che sia più opportuno fare proposte e indirizzare il Governo in quello che è l'indirizzo politico che il Governo deve avere anche in questa materia. Lei, come Ministro, è il responsabile dell'indirizzo politico di questo settore, ma - ripeto - l'impegno che ha preso il Presidente del Consiglio dev'essere attuato, in quest'Aula e nelle Commissioni. Siamo nella fase, appunto, di verifica del e del , quindi le linee guida e il piano che sarà alla fine determinato. Lei oggi andrà al Senato e se anche al Senato dirà e prenderà questi impegni è chiaro che valuteremo se questi impegni troveranno già, come dire, accoglienza e albergo all'interno della legge di stabilità e se poi diventeranno una parte significativa, vista la difficoltà del settore e vista l'importanza di questo settore, del . Spero che questo possa esserci.
Dico anche - e aggiungo come deputato di Forza Italia - che anche il MES sarebbe utile in questo momento, perché per la parte sanitaria e per la parte che riguarda, quindi, il rapporto fra sport, salubrità e settore sanitario - e non c'è bisogno che ve lo metto a spiegare qui io, perché è del tutto evidente - il MES potrebbe aggiungere risorse ancora più importanti in questa relazione fra questi settori, soprattutto con riguardo alle regioni. Penso che anche su questo dobbiate definire prima o poi nel Governo quali sono le vostre intenzioni, perché qui - e lei lo ha segnalato, nella sua risposta, più volte, in maniera molto chiara e molto limpida - è un problema di risorse che devono essere reperite e impiegate con celerità, perché la risposta dev'essere immediata. Già andiamo alla legge di stabilità e poi all'applicazione e attuazione del attraverso il piano, il PNRR, e quindi ancora stiamo spostando. Gentiloni, il Commissario Gentiloni, ci ha già detto, in audizione nelle Commissioni, che non si possono anticipare fondi relativi ai 209 miliardi del o almeno non si potrebbero anticipare, ma c'è la possibilità, tramite il MES, invece di impiegare delle risorse e, quindi, attraverso il ricorso al MES anche poi sul anticipare dei piani per ottenere subito risorse sulla legge di bilancio (se non sbaglio, questo è stato il quadro che ha definito il Commissario Gentiloni). Non mi sembra che il Governo abbia preso decisioni in merito e, quindi, l'insoddisfazione della risposta dipende da questo, pur riconoscendo al Ministro di aver attuato alcune misure e di aver proposto delle misure, per esempio, anche quella del bando periferie. Bisogna, però, attuarlo rapidamente con gli enti locali con riguardo agli impianti, perché ci sono necessità enormi.
Così come l'altro corno della questione, che lei aveva individuato sulle direttrici per il , è il coinvolgimento delle associazioni per la gestione. È un altro tema focale quello della gestione: riprenderebbero altro che fiato, riprenderebbero la possibilità di svolgere veramente queste attività.
E, poi, c'è l'ultima questione che lei ha solo accennato - e qui con i fondi del MES si potrebbe anche affrontare a livello regionale -, cioè tutta la questione relativa anche al disagio psicofisico che molte persone hanno subito e le difficoltà ora e, come dire, l'inibizione a riprendere le attività sportive, così come vediamo, di fronte a questo timore evidentemente della recrudescenza della pandemia COVID-19 o del suo ritorno. Anche su questo tema bisogna intervenire e applicare risorse e soprattutto perché, come mi dicono, per esempio, molti operatori e molti collaboratori, c'è tutta la parte concernente anche la fiducia, la creazione della fiducia rispetto anche alla sicurezza dei luoghi e, quindi, se i luoghi sono sicuri e ci sono risorse - ma le associazioni da sé non riescono a farlo - chiaramente è più facile anche creare un clima di fiducia, e se lo sport riprende e si creerà questo clima di fiducia – e lei spesso lo ha detto – ne giova tutto il Paese e non semplicemente il settore dello sport. La ringrazio, in ogni caso, per la risposta. Grazie, Presidente, ho concluso la mia replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere .
ROBERTO MORASSUT,. Presidente, darò delle informazioni puntuali all'interrogazione della collega Di Lauro, premettendo quanto probabilmente la collega già conosce in relazione alla procedura che sovraintende alla selezione e al finanziamento dei progetti e delle opere relative al dissesto idrogeologico che, come è noto, sono repertati in un apposito elenco nazionale, sulla base delle proposte delle regioni che vagliano quanto sostenuto e quanto promosso dai comuni e lo trasferiscono in questo elenco, in questo reperto che è il ReNDiS (il Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo), all'interno del quale, poi, i singoli interventi vengono selezionati e scalettati con punteggi sulla base dello stato di avanzamento dei progetti. Quindi, sostanzialmente, i progetti più avanzati hanno più punteggio sulla base di altri criteri che sono lo stato di pericolosità piuttosto che l'incidenza sulla capacità di intervento sui fenomeni franosi o di dissesto idrogeologico e di altri criteri che sono, poi, definiti all'interno di uno specifico decreto del 2015.
Fatta questa premessa metodologica, poi, verrò anche ai dati per dire che, naturalmente, le informazioni che noi diamo sono a valle di un processo decisionale che è selezionato dagli enti locali; naturalmente, il Ministero dispone il coordinamento delle risorse sulla base di quanto il ReNDiS restituisce nella valutazione delle priorità degli interventi. Aggiungo la considerazione che, sicuramente, nella selezione della priorità di questi interventi, che derivano da criteri stabiliti in un decreto e che derivano dall'utilizzo di strumenti tecnici e di lettura del territorio variegati, tra cui per esempio l'inventario dei fenomeni franosi presso ISPRA ed altre strumentazioni tecniche, noi dobbiamo avvalerci - e stiamo cercando di fare un salto di qualità, anche dal punto di vista tecnologico - anche delle tecnologie spaziali derivanti dal programma dell'osservazione dello spazio all'interno dell'attività del Comint, che ci consentirà di avere una lettura più aggiornata dell'evoluzione dei processi, sia dei fenomeni franosi sia dei fenomeni alluvionali, che è molto importante, perché uno dei problemi di sistema di funzionamento delle politiche sul dissesto è proprio la continua evoluzione e le accelerazioni determinate dalla evoluzione del fenomeno dei cambiamenti climatici rispetto ai progetti che, invece, hanno una loro rigidità.
Fatta questa promessa, vado a dare anche qualche dato un po' più di merito su quanto riguarda la vicenda specifica che viene sollevata dall'onorevole. Ad oggi - mi riferisco in particolare alla situazione della regione Campania - alla regione Campania, in base alla chiave di riparto prevista per gli interventi per il dissesto idrogeologico, è stata assegnata la dotazione di un importo di 12.557.360 euro. Sulla base delle richieste di finanziamento inserite dalla regione nel sistema ReNDiS e tenuto conto dell'esito dell'istruttoria svolta dal Ministero, alla medesima regione sono stati finanziati al momento 54 progetti per un importo complessivo di 12.529.047,67 euro. La prima quota del 26 per cento, relativa agli interventi finanziari, pari a circa 3.250.000 euro, è stata trasferita alla regione nel mese di agosto 2018. Ovviamente, stiamo parlando della programmazione che si riferisce all'ultimo stralcio che stiamo per portare a compimento in questi giorni (lo stralcio 2020), e che prevede l'erogazione di circa 230 milioni di euro a tutte le regioni, sulla base delle risorse programmate per il 2020.
Si fa presente che, per gli altri aspetti inerenti le richieste di finanziamento degli interventi di mitigazione del rischio idrologico, è stato pubblicato uno specifico avviso sul sito Internet del Ministero dell'Ambiente che non contempla interlocuzioni con i soggetti proponenti ma che definisce la procedura corretta per la presentazione delle richieste. Questa procedura prevede, tra l'altro, come ho detto all'inizio, l'inserimento delle richieste di finanziamento sulla piattaforma ReNDiS da parte delle regioni. L'inserimento di un intervento nella citata banca dati non rappresenta di per sé garanzia di finanziamento, quindi, stare nel ReNDiS, di per sé, non vuol dire avere diritto al finanziamento, ma è una delle condizioni necessarie affinché l'intervento proposto possa essere valutato ai fini di un inserimento in future programmazioni e queste condizioni sono l'accertamento della sua ammissibilità al finanziamento e al superamento della concorrenza con altre richieste segnalate per analoga finalità, quindi l'urgenza ed il livello progettuale.
A questo riguardo va detto che la regione, ad oggi, ha inserito, però non validato, nella piattaforma ReNDiS, le richieste di finanziamento di due interventi per quanto riguarda il comune di Castellammare di Stabia; ci sono due interventi nel ReNDiS che non sono al momento contemplati in alcuna programmazione afferente al Ministero dell'Ambiente. Le richieste di finanziamento non afferiscono agli interventi in località Collina di Varano.
Va aggiunto che, nell'ambito dell'accordo di programma per il finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico, siglato nel 2010 tra il Ministero e la regione, la regione ha proposto un finanziamento di due interventi ricadenti nel territorio di Castellammare di Stabia: sistemazione idrogeologica di alvei torrentizi ed opere idrauliche sui versanti di Monte Faito e lavori urgenti per la messa in sicurezza del reticolo idrografico dei rivoli Sciuscelle al Cognulo, Piazza Grande, Foiano, Faro e San Pietro.
Per completare le informazioni, si deve ricordare anche che il comune di Castellammare di Stabia è parte dell'agglomerato di Torre del Greco oggetto della procedura di infrazione Causa C 668/19, per mancato adeguamento dei sistemi fognari depurativi ai requisiti della direttiva comunitaria 91/217/CEE sul trattamento delle acque reflue. C'è poi, qui, e lo potrà vedere nel testo che le consegnerò, tutto un elenco di interventi che la regione ha fatto presente nell'ambito dell'agglomerato urbano di Castellammare di Stabia, che risultano finanziati; sono circa otto interventi con le relative cifre e potrà poi ritrovarli facilmente dal testo che per brevità non leggo. Sempre per quanto riferito dalla regione, tutti questi interventi hanno come soggetto attuatore la GORI Spa ed hanno, ormai, una progettazione esecutiva.
Per concludere, ricordo che, per accelerare la progettazione, l'affidamento e la realizzazione delle opere necessarie al superamento del contenzioso comunitario nel settore della depurazione, è stata istituita, con una legge del 2016, una struttura commissariale che, come sa, agisce presso il Ministero, con un commissario straordinario unico, nel cui programma operativo ci sono anche le opere che ho citato precedentemente.
Concludo, dicendo due cose: la prima l'ho già accennata, cioè, siamo adesso nella fase di definizione del riparto 2020 delle risorse del dissesto idrogeologico, in alcuni casi ci sono regioni che hanno presentato progetti finanziabili e in alcuni casi ci sono regioni che non sono in grado neanche di avere le risorse disponibili, perché non hanno i progetti e, quindi, dovremo fare una piccola rimodulazione che stiamo discutendo con le regioni, ma ciò non riguarda la regione Campania che, anzi, da questo punto di vista, si presenta abbastanza preparata, anche se sul punto le cose stanno come ho descritto; la seconda è che io mi auguro che, nell'arco di pochi giorni addirittura, si possa portare in approvazione il decreto a doppia firma Ministero dell'Ambiente e Ministero dei Lavori pubblici, Ministero delle Infrastrutture, MIT, per la revisione dei criteri e la semplificazione dei criteri di selezione degli interventi ammissibili a ReNDiS, dove il punto fondamentale è il ruolo che le autorità di bacino, in quanto enti di pianificazione, avranno nella selezione degli interventi coerenti, più o meno, con i piani relativi alla difesa del suolo e del rischio idraulico.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Lauro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
CARMEN DI LAURO(M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo, innanzitutto, per la precisione e l'accuratezza nella risposta; tra l'altro, stiamo parlando anche di un territorio molto ampio, molto popolato come quello di Castellammare di Stabia, Torre del Greco, poi, suppongo anche Torre Annunziata, Boscoreale e via discorrendo.
È significativo per me che questa risposta sia arrivata proprio oggi, dal momento che nei giorni scorsi, purtroppo, il nostro territorio è stato interessato da fenomeni atmosferici molto forti. Un pensiero, in particolare, va alla comunità di Sarno, dove le persone si sono viste invase da fiumi di fango e, purtroppo, in molti casi, hanno anche dovuto abbandonare le proprie abitazioni.
Purtroppo, queste immagini, questi fiumi di fango che scorrono nelle strade sono immagini a cui, negli anni, ci siamo tristemente abituati, probabilmente perché, forse, in passato, il dissesto idrogeologico non è stato considerato abbastanza un problema urgente e da affrontare.
Quindi, ben venga l'istituzione del fondo centrale da parte del Ministero dell'Ambiente, ben venga che sia stato anche finanziato con risorse ingenti e, da come apprendo dalla risposta, circa il 94 per cento sono anche state già assegnate, segno che questi interventi, evidentemente, sono particolarmente voluti dai territori.
Sicuramente, mi lascia un po' perplessa il fatto che gli enti preposti - quindi, stiamo parlando, in questo caso, della regione Campania - non abbiano avanzato anche la proposta di inserire la collina di Varano fra i territori attenzionati. Stiamo parlando - e qui torno, quindi, all'oggetto dell'interrogazione - di un territorio estremamente fragile, che è stato anche certificato dall'Autorità di bacino Campania come a elevato rischio frane, ma, soprattutto, stiamo parlando di un territorio sul quale insistono delle ville antiche romane, che sono un patrimonio storico-culturale di immenso valore e, laddove la collina dovesse avere dei danni, anche le ville rischiano di essere compromesse e di avere dei danni, forse - speriamo mai - anche irrimediabili.
Cosa aggiungere? Come se non bastasse, riguardo alla collina di Varano, negli ultimi mesi, sono partiti anche dei lavori: la collina dovrebbe subire un traforo per il raddoppio della linea ferroviaria della Circumvesuviana. Questi sono lavori che ci preoccupano molto, che preoccupano la popolazione, giustamente. Ci chiediamo se effettivamente questi lavori potranno essere utili alla comunità, se quelle risorse, magari, non potevano essere impiegate meglio, magari forse è anche il caso di rivederle, di rivedere un po' questi lavori e la loro effettiva utilità, come dicevo.
In questi giorni di forti piogge, non nascondo che la mia preoccupazione è stata molto elevata. Purtroppo, noi dovremo fare i conti con un cambiamento climatico a cui stiamo andando incontro in maniera sempre più evidente: le piogge e i fenomeni atmosferici, probabilmente, saranno sempre più forti e il pericolo sempre più elevato. È per questo motivo che io tengo molto anche, in particolare, al patrimonio naturale: attualmente la collina è stata disboscata. Un po' di tempo fa, sui miei canali, avevo pubblicato una foto in cui abbracciavo un albero e un politicante locale aveva commentato, dicendo: “noi non ti paghiamo per abbracciare gli alberi”. Questa, forse, probabilmente, è quella miopia di cui parlavo prima, di cui, oggi, purtroppo, stiamo scontando le conseguenze, però questo Parlamento è molto attento, invece, al rischio idrogeologico, il Governo altrettanto.
Da parte mia, continuerò sicuramente a monitorare e a segnalare situazioni di pericolo, anche con le istituzioni in questo caso coinvolte, come quelle regionali, quelle comunali. La mia attenzione sarà sempre massima anche e, soprattutto, per il patrimonio archeologico che ho già citato. Quindi, concludo e ringrazio nuovamente il Governo per le risposte precise che mi ha fornito.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Squeri n. 3-00857 .
ROBERTO MORASSUT,. Grazie, Presidente. Una premessa: per quanto riguarda la produzione di energia da biomasse e rifiuti, una politica energetica incentrata sulla combustione della frazione organica dei rifiuti ad alto potere calorifico (legno, sfalci, potature, ramaglie) è contraria alla gerarchia dei rifiuti, essendo tali operazioni configurabili come recupero di energia, laddove la direttiva 2008/98/CE, chiaramente, individua come preferibile il recupero di materia tramite compostaggio o digestione anaerobica delle stesse.
La Commissione europea, con un'apposita comunicazione del gennaio 2017 sul ruolo dell'incenerimento dei rifiuti nell'economia circolare, il compostaggio e la digestione anaerobica, ha segnalato come esse si configurino come operazioni di riciclaggio dei rifiuti, mentre l'incremento e la produzione di energia o carburanti deve configurarsi come recupero energetico e, pertanto, sottordinato al riciclaggio.
Il 19 giugno del 2019, sempre la Commissione Europea ha formulato le proprie raccomandazioni in merito alla proposta di PNIEC trasmessa dall'Italia alla Commissione il 31 dicembre del 2018. In particolare, per quanto riguarda le rinnovabili, la Commissione ha richiesto di innalzare il livello di ambizione nel settore del riscaldamento e del raffrescamento così da conseguire l'obiettivo indicato e fissato dall'articolo 23 della direttiva UE.
A questo proposito, si fa presente che, nei lavori di aggiornamento della proposta del PNIEC, si è tenuto conto: in primo luogo, delle raccomandazioni della Commissione europea; dei risultati della consultazione pubblica sul portale del Ministero dello Sviluppo economico, finalizzata alla raccolta di osservazioni, integrazioni e proposte da parte di cittadini, categorie, imprese, , eccetera; dei risultati della consultazione pubblica presso il Ministero dell'Ambiente in relazione alla procedura di VAS del PNIEC, ai sensi degli articoli 13, comma 5, e 14 del decreto legislativo n. 152 del 2006, finalizzata ad acquisire pareri, anche qui, da parte di .
In questo quadro, un ruolo importante sarà attribuito al contributo delle FER termiche al 2030. A questo riguardo, come precisato nel PNIEC, lo sviluppo del settore delle FER termiche e, dunque, l'innalzamento del livello di ambizione delle stesse, è condizionato dagli impatti emissivi degli impianti di riscaldamento esistenti a biomasse solide. Pertanto, l'installazione di nuovi impianti di riscaldamento a biomasse dovrà essere guidata in modo da favorire gli impianti ad alta qualità ambientale e ad alta efficienza, considerando anche la possibilità che siano introdotte limitazioni a installazioni nelle aree caratterizzate da situazioni critiche sotto il profilo della qualità dell'aria.
Per quanto riguarda la soluzione proposta nell'interrogazione relativamente alla realizzazione di mini-termovalorizzatori da realizzare nelle aree urbane, si deve ricordare che la direttiva n. 98 del 2008 individua dei criteri di efficienza energetica che gli impianti di incenerimento devono rispettare per poter essere qualificati come impianti di recupero e non come impianti di smaltimento. A questo fine, non si può ignorare il fatto che l'Italia sia un Paese a clima caldo e che, per raggiungere le efficienze energetiche indicate nella direttiva stessa, la taglia degli impianti deve necessariamente essere grande, in quanto il fattore di scala è direttamente proporzionale all'incremento dell'efficienza energetica. I piccoli impianti non hanno la stessa efficienza dei grandi e non consentirebbero perciò di raggiungere i valori fissati dalla norma comunitaria.
Bisogna ricordare che il recepimento del cosiddetto pacchetto rifiuti, con le quattro direttive recentemente recepite sulla base di decreti specifici, prevede, sin dai criteri di delega, un insieme di misure volte a migliorare la gestione dei rifiuti nel suo complesso - quindi, non soltanto dobbiamo parlare dei termovalorizzatori o degli inceneritori, ma del complesso del ciclo dei rifiuti -, dalla capacità di intervenire sull'innalzamento delle percentuali di riciclaggio per ridurre la quota da trasferire in discarica o da trattare con termocombustione, dalla prevenzione della produzione degli stessi, fino alla valorizzazione, appunto, della gestione dei rifiuti organici sotto tutti gli aspetti, nonché la valorizzazione delle singole filiere dei flussi dei rifiuti specifici. Ricordo che in queste quattro direttive si interviene anche su una normativa relativa al regime dei consorzi di recupero, introducendo anche, peraltro, criteri di maggior concorrenza. Particolare attenzione viene data alla gestione dei rifiuti organici, per i quali sono previste misure tanto per il trattamento in prossimità, tanto per la gestione industriale degli stessi. Ugualmente, il Piano nazionale per l'energia e il clima prevede l'aumento del trattamento della frazione organica dei rifiuti mediante compostaggio e digestione anaerobica.
PRESIDENTE. L'onorevole Squeri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
LUCA SQUERI(FI). Grazie, Presidente. Mi dichiaro totalmente insoddisfatto della risposta. L'interrogazione che ho fatto risale ormai a oltre un anno fa, ciò nonostante il tema rimane ampiamente attuale, per cui questo denota proprio che sia una questione strutturale, ancorché emergenziale, rispetto al trattamento dei rifiuti e dei problemi che sappiamo. Non servono più a nulla le continue che ci arrivano dal Governo, con le solite descrizioni di un Paese dei sogni: si tratta di dichiarazioni d'intento che ormai si ripetono da anni.
Il modello di transizione che il Governo sta seguendo, a dispetto di quanto racconta, privilegia paradossalmente il fossile.
Ne è un esempio l'Ecobonus al 110 per cento, dove si incentiva la sostituzione di caldaie a gas fossile con nuove caldaie a gas fossile, per cui si tratta di una soluzione negativa rispetto al raggiungimento degli obiettivi che ci siamo posti per il 2050. Dunque, questo rappresenta un controsenso.
E a proposito di controsenso, vengo proprio alla questione della gestione dei rifiuti, ennesimo grande controsenso per le implicazioni in termini energetici in cui il Governo non sta minimamente tenendo conto del quadro complessivo. Continuo ancora oggi a sentire parlare di voler raggiungere, nell'ottica di un'economia circolare, il riciclo totale dei rifiuti prodotti, fermo restando che - ammesso e non concesso che non ci sia l'emergenza, ma c'è eccome - sappiamo bene che non tutti i rifiuti possono essere riciclati attraverso una raccolta differenziata, quindi continua a essere necessario risolvere il problema dello smaltimento, e dunque considerare che sia inadeguato il numero di termovalorizzatori che c'è in Italia. E fin quando non affronteremo seriamente questo problema, ci troveremo di fronte al problema per l'appunto delle discariche a cielo aperto.
In Europa sono attivi più di 150 impianti di termovalorizzazione. Il sottosegretario parlava degli impedimenti dell'Europa, ma parliamo dell'Europa: 350 impianti, tra l'altro tanti inseriti in centri urbani; l'abbiamo a Parigi, a Londra, Copenaghen, Montecarlo, Amburgo, Amsterdam, addirittura a Vienna è adiacente al duomo, alla chiesa di Santo Stefano, un termovalorizzatore. E tenendo conto che noi sappiamo che, fatto cento il rifiuto, quello che poi è soggetto alla separazione l'80 per cento può essere riciclato, ma il 20 per cento deve essere incenerito. Allora, di questo 20 per cento, di questo quinto del rifiuto generale, in Svizzera ne viene incenerito il 100 per cento, in Danimarca il 50 per cento, in Svezia il 45 per cento, in Olanda ci sono i termovalorizzatori più grandi. Ho citato per l'appunto questi Paesi, Svezia e Danimarca, perché sono i Paesi che vengono considerati come un esempio per quanto riguarda la politica dell'ambiente. In Italia, fermo restando che si separa solamente il 65 per cento del montante generale dei rifiuti, di quello che deve essere incenerito se ne incenerisce un quinto, rispetto al 100 per cento della Svizzera piuttosto che il 50 per cento della Danimarca. Tra l'altro, parliamo di impianti di ultima generazione, che hanno un impatto ambientale nullo o quasi: negli impianti più moderni il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti è recuperato e utilizzato per produrre vapore che poi genera energia elettrica o termica, oppure sfruttando il teleriscaldamento. L'obiettivo primario di qualsiasi trattamento di combustione con la nuova tecnologia è quello di non creare penalizzazioni per l'ambiente. Concludo, Presidente, affermando che continuare a considerare di non incentivare la produzione di energia da biomasse e biogas ottenuti da sottoprodotti, peraltro attesi in aumento, significa perdere quella massa di rifiuti non recuperabili che potrebbe essere valorizzata termicamente con un bilancio emissivo non solo neutro ma addirittura positivo. La politica di questo Governo, che incentiva il gas, favorisce il riscaldamento con pompe di calore elettriche, riduce la produzione di energia da biomasse e biogas, esclude la termovalorizzazione dei rifiuti non recuperabili e limita il teleriscaldamento efficiente è una pianificazione semplicemente non coerente rispetto al raggiungimento degli obiettivi, ci allontana dall'erogazione dei finanziamenti europei e continua inoltre a non rispondere all'emergenza strutturale sui rifiuti che viviamo sistematicamente da anni.
PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico, Alessia Morani, ha facoltà di rispondere .
ALESSIA MORANI,. Presidente, l'atto in discussione pone l'attenzione sulla necessità di rendere più flessibili le condizioni di funzionamento del Fondo di garanzia per facilitarne il ricorso da parte degli emittenti di mini-. Occorre premettere che il divieto di cessione della garanzia connesse ai mini- in argomento è stato superato a livello legislativo già col decreto-legge n. 34 del 2019, cosiddetto decreto Crescita, richiamato dall'onorevole interrogante, il quale all'articolo 17, comma 2-, ha abrogato la disposizione del decreto del Ministero dello sviluppo economico del 5 giugno 2014 che prevedeva la limitazione della cessione e l'attivazione della garanzia. In particolare, questa disposizione anticipa la concessione della garanzia al momento dell'emissione dei mini- da parte dell'impresa e non più direttamente alla sottoscrizione, pur prevedendo la conferma successiva al momento della sottoscrizione da parte della banca finanziatrice. Ciò al fine di agevolare le missioni dei mini- avendo l'impresa a disposizione immediatamente la garanzia del fondo, fermo restando ovviamente successivo reperimento di un sottoscrittore. Con riferimento quindi alla questione posta dall'interrogante in relazione all'adozione dello schema di decreto del Ministero dello Sviluppo economico di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze, articolo 17, comma 1, del citato “decreto Crescita”, si rileva che non si è resa più necessaria l'attuazione della citata norma a seguito dell'adozione del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, cosiddetto decreto Liquidità. Infatti, con il “decreto Liquidità”, operativo dal 19 maggio scorso, le misure previste per il Fondo di garanzia sono state profondamente innovate e rafforzate, nonché semplificate le relative procedure, anche con riferimento al trattamento dei mini-. In via generale, giova evidenziare che le banche e gli altri intermediari finanziari possono presentare le richieste di garanzia sulla base del quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato previste a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza COVID-19. La garanzia è concessa a titolo gratuito. Nello specifico va rilevato che le modifiche apportate dal predetto decreto-legge in materia di mini- sono sia di tipo strutturale che straordinario. Tra le misure di tipo ordinario si annovera la rimozione del previgente limite di risorse finanziarie complessivamente dedicate alle garanzie su portafogli di finanziamenti di mini- e l'introduzione per dette operazioni di uno stanziamento permanente parametrato alla dotazione finanziaria del Fondo tempo per tempo disponibile. Tra le misure di tipo straordinario, ovvero legate alle politiche di contrasto dell'emergenza economica innescata dal virus COVID-19 si annoverano: l'estensione degli interventi del Fondo fino al 31 dicembre 2020 alle imprese che hanno fino a 499 addetti; l'innalzamento dell'importo massimo garantibile da 2,5 a 5 milioni, novità questa che porta la soglia della garanzia del fondo a livelli sicuramente più confacenti ai tagli delle emissioni di anche per imprese più strutturate; l'incremento delle misure di garanzia, che arrivano al 90 e al 100 per cento dell'importo dell'operazione finanziaria; il riconoscimento generalizzato di un accesso alla garanzia pubblica senza valutazione del merito creditizio del Fondo.
PRESIDENTE. L'onorevole Centemero ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
GIULIO CENTEMERO(LEGA). Presidente, sono parzialmente soddisfatto, e non in maniera negativa, nel senso che la materia è complessa e sicuramente vanno fatti ancora degli approfondimenti, perché mi fa piacere che si parli di ma di sicuro queste sono norme che devono vedere una stabilità nel tempo. Infatti, a me risulta che, per esempio, nel “decreto Liquidità” sia stata proiettata nel futuro la garanzia SACE, mentre invece la garanzia di cui parliamo per quanto riguarda i mini- rimane ancora legata agli classici, quindi un po' ristretta e sicuramente non allargata agli investitori privati o agli non professionali, mentre col “decreto Liquidità” si inserisce, per esempio, quale la piattaforma di quindi un passo in avanti.
Ecco nei decreti attuativi è vero che non si rendono più necessari per una parte della norma ma, per quella parte in cui ancora si rendono necessari, il mio consiglio, prettamente tecnico, è di ispirarsi a quanto fatto in sede di conversione per il “decreto Liquidità” per quanto riguarda la garanzia SACE. Di sicuro vanno estesi gli investitori, di sicuro va tenuto conto di un'altra cosa, cioè il legislatore quando parla di garanzie si concentra sul classico trittico bancario, cioè azienda, banca e garante, mentre invece nel questo trittico è sostituito da una filiera. Quindi, ringrazio sicuramente per la risposta, ci sono sicuramente delle notizie positive, perché quando poi si va avanti nei temi della finanza agevolata e sul fatto che il risparmio possa essere meglio investito siamo tutti contenti e dobbiamo esserlo come Paese, di certo, però, va migliorato il processo in modo che le famiglie italiane possano davvero investire su questi strumenti e si eliminino balzelli burocratici come le successive comunicazioni. Quindi, mi riserverò di scrivere anche una missiva sia al MISE che al MEF in modo da evidenziare questi punti e approfondire ulteriormente la questione. Ringrazio il Presidente e ringrazio il sottosegretario.
PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Alessia Morani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ascari n. 3-01707 .
ALESSIA MORANI,. Grazie, Presidente. Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo concernente le vicende che stanno interessando la Cooperativa Edificatrice Modena rappresento quanto segue. Vorrei premettere innanzitutto che con il provvedimento di gestione commissariale della Cooperativa Edificatrice Modena Case, articolo 2545- del codice civile, si è disposta la revoca del consiglio di amministrazione della cooperativa a carico della quale erano state riscontrate irregolarità gestionali e si è contestualmente nominato il commissario governativo nella persona del professor avvocato Adriano Tortora. Con l'avvio della gestione commissariale (sempre articolo 2545- del codice civile) la cooperativa continua a svolgere la propria attività societaria sotto la gestione del commissario. L'obiettivo della gestione commissariale è infatti la ricostituzione degli organi sociali una volta ripristinata la regolarità gestionale dell'ente. Qualora la cooperativa al termine del mandato commissariale non fosse in grado di esprimere un consiglio di amministrazione costituito per la maggioranza da soci cooperatori articolo 2542 del codice civile, il commissario dovrà proporre lo scioglimento della cooperativa per atto di autorità ovvero, nel caso in cui avesse riscontrato lo stato di insolvenza, la liquidazione coatta amministrativa della stessa. Inoltre faccio presente che la gestione commissariale della società Cooperativa Edificatrice Modena Case, inizialmente disposta con provvedimento direttoriale del 31 agosto 2018, è stata oggetto di sette successivi provvedimenti di proroga, l'ultimo dei quali, adottato in data 27 agosto 2020, ha prorogato la gestione commissariale fino al prossimo 31 ottobre. Tutte le proroghe sono conseguite a motivate istanze del commissario la cui gestione ha consentito l'assegnazione definitiva ai soci prenotatari di gran parte degli alloggi, per lo più allo stato grezzo, previo raggiungimento per ogni singolo comparto interessato di accordi di natura transattiva tra gli stessi soci prenotatari e i creditori dello stesso comparto; questi ultimi identificabili principalmente nella banca titolare del credito ipotecario e nelle ditte appaltatrici e nel comune di Modena.
In sintesi, dunque, tutte le assegnazioni in proprietà degli alloggi facenti capo ai vari comparti edilizi sono state autorizzate e definite a condizione che non generassero debiti per la cooperativa. Le uniche assegnazioni che non è stato possibile portare a compimento sono quelle relative all'immobile sito in via Divisione Acqui Modena, per il quale sono finora falliti i tentativi di definire una transazione con tutti i creditori analogamente alle altre operazioni portate a compimento dal commissario. La causa ostativa è l'indisponibilità dell'impresa appaltatrice RMT Consorzio Stabile ad accettare l'offerta dei soci interessati e, al contempo, l'indisponibilità degli stessi soci a rilasciare una garanzia fideiussoria a copertura dei potenziali rischi di soccombenza della cooperativa nel contenzioso allo stato pendente nei confronti di RMT, quale subappaltatore di altro soggetto titolare dell'appalto.
È bene, a tal riguardo, evidenziare come un esito negativo di tale contenzioso graverebbe la cooperativa di un debito per la stessa non sostenibile, dando luogo alla sua insolvenza e a conseguenti provvedimenti concorsuali che coinvolgerebbero tutti i creditori della cooperativa, anche i soci prenotatari in argomento. Il creditore Banca Etica, anche grazie all'intervento del comune di Modena, ha rinunciato all'80 per cento del proprio credito. Al fine di consentire al commissario di tentare un ultimo approccio transattivo con la RMT è stata dunque prorogata la gestione commissariale fino al 31 ottobre ed è stato disposto che per tale periodo il mandato commissariale sia svolto a titolo gratuito al fine di non alterare gli equilibri economici della cooperativa. Lo scorso 23 luglio il commissario ha infatti depositato presso la competente Camera di commercio di Modena il bilancio relativo all'esercizio 2019, approvato dall'assemblea societaria in data 20 giugno 2020, che registra una posizione di sostanziale pareggio. Voglio altresì precisare che tale situazione di equilibrio economico-finanziario consentirà ai commissari di convocare l'assemblea per la nomina di un nuovo CdA al termine del proprio incarico.
PRESIDENTE. L'onorevole Ascari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
STEFANIA ASCARI(M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo per la risposta che ci ha voluto fornire qui oggi, di cui mi dichiaro soddisfatta. Il caso del progetto di edilizia convenzionata con la Cooperativa Modena Case è un caso, purtroppo, tristemente famoso nella mia terra, Modena, che si trascina da diversi anni e che purtroppo ha gravemente turbato la vita di venti famiglie. I ritardi nell'esecuzione dei lavori, i problemi economici della cooperativa, il contenzioso giudiziario: un contenzioso basato su richieste del costruttore che la stessa Guardia di finanza ha definito infondate e nel quale sono già stati emanati due provvedimenti cautelari favorevoli alle famiglie, ma che blocca di fatto la possibilità alle stesse di acquisire la proprietà degli immobili. Sono tutti questi elementi che non hanno fatto altro che procrastinare il problema senza minimamente tener conto della necessità degli interessati. Il contenzioso giudiziario che si è aperto rischia di aggravare irrimediabilmente questa situazione e rischia di durare svariati anni. Ciò costituirebbe, ovviamente, una pietra tombale sulle legittime aspirazioni di queste famiglie. Gli immobili, infatti, andrebbero fatalmente in rovina, cosa che di fatto sta già avvenendo, bruciando i risparmi di queste famiglie e, contestualmente, anche le pretese della ditta che ha aperto il contenzioso. Pertanto mi auguro vivamente che la situazione di queste venti famiglie modenesi possa trovare finalmente una soluzione perché hanno già avuto danni gravissimi. Sono certa che l'impegno assunto dal Governo porrà le basi per chiudere questo capitolo che per troppi anni ha angosciato una parte della mia cittadinanza. Da parte mia, ovviamente, prendo l'impegno di continuare a monitorare la situazione e sono fiduciosa, ovviamente, che arriveremo a una soluzione. Concludo ringraziando della sensibilità che è stata rivolta alla mia città, Modena.
PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Alessia Morani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Maraia n. 3-01619 .
ALESSIA MORANI,. Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo in oggetto l'interrogante riferisce di rilevanti problematiche rilevate presso la casa circondariale “Pasquale Campanello” di Ariano Irpino, evidenziando specifiche criticità derivanti dalla carenza dell'organico della Polizia penitenziaria ritenuto insufficiente siccome composto di sole 145 unità a fronte della popolazione dei detenuti indicati come presenti in numero di 320, quindi delle difficoltà ciò conseguenti anche in relazione alla tipologia di detenuti presenti nel carcere, molti dei quali provenienti da altri istituti in seguito a trasferimenti per ragioni di sicurezza, sollevando quesiti sulle iniziative che si intendono perciò assumere. Presso la casa circondariale di Ariano Irpino, alla data del 3 settembre 2020, risultano presenti 189 detenuti (153 italiani e 36 stranieri) su una capienza regolamentare di 275 posti, cosicché non si registra una situazione di affollamento. Il rapporto presenti-posti regolamentari disponibili è pari, infatti, al 68,73 per cento. Relativamente all'organico di Polizia penitenziaria si riferisce che, a fronte della dotazione prevista pari a 165 unità, risulta assegnato un contingente di personale, pari a 152 unità, in ragione dei distacchi operati in ingresso (8 unità) ed in uscita (17 unità), con presenza di fatto di 143 unità di personale. I detenuti appartengono al circuito della media sicurezza, fatta eccezione per i collaboratori di giustizia (uno alla data del 3 settembre), ospitati presso un apposito reparto. Dal 1° gennaio al 25 settembre 2020 i detenuti che sono stati trasferiti presso la casa circondariale di Ariano Irpino per motivi di sicurezza sono 33, provenienti sia da altri istituti del distretto che da sedi extra distretto. Esiste, come per altri istituti, una sezione, articolo 32 del DPR n. 230 del 2000, destinata ai detenuti ed internati, che abbiano un comportamento tale da richiedere particolari cautele anche per la tutela dei compagni da possibili aggressioni o sopraffazioni. Ad oggi, presso la casa circondariale di Ariano Irpino, non vi sono soggetti sottoposti al regime di sorveglianza particolare, di cui all'articolo 14-. Con riguardo alle difficoltà relative alle disagiate condizioni di lavoro cui operano gli appartenenti alla Polizia penitenziaria, risulta che dal 1° gennaio 2018 al 3 settembre 2020 non si sono avuti episodi di infortuni sul lavoro. Per contro, nel medesimo periodo, si sono registrati molteplici eventi di aggressioni fisiche: 9 nel corso del 2018, 13 nel 2019 e 4 sino al 3 settembre 2020. Ciò premesso, è indubbio che l'opera della Polizia penitenziaria sia di primaria importanza per la sicurezza interna, così come per quella esterna, di cui costituiscono primo baluardo, ma altresì per l'alto contributo che forniscono nell'attività di rieducazione e reinserimento dei condannati nel consorzio sociale. Il Ministero pertanto, pone, forte attenzione alle esigenze di garantire un'efficace del personale, risultando indubbie le criticità evidenziate e derivanti da organici ridotti o comunque fortemente limitati. Come riferito in sede di risposta ad analoghe interrogazioni sul tema dell'organico del Corpo della polizia penitenziaria, si rappresenta che la riduzione complessiva degli organici operata con la “legge Madia” e rivista dal successivo intervento normativo ha rimodulato la dotazione complessiva del Corpo della polizia penitenziaria, passata da 44.610 unità a 41.210 unità e da ultimo implementata a 41.667 unità.
PRESIDENTE. L'onorevole Maraia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
GENEROSO MARAIA(M5S). Grazie, Presidente. Mi ritengo soddisfatto di questa risposta, soprattutto perché si sottolinea l'importanza e il lavoro che svolgono gli agenti di Polizia penitenziaria nelle carceri, a salvaguardia sia della sicurezza interna, sia di quell'esterna, sia della rieducazione. Mi ritengo soddisfatto anche perché si fornisce una fotografia limpida e chiara di quella che è la condizione delle carceri, non solo in Irpinia, non solo ad Ariano Irpino, ma in tutta la nazione. Infatti, possiamo partire proprio dal taglio netto che si è avuto con la “legge Madia”, che ha portato a meno 4 mila agenti. E sono soddisfatto dell'impegno del Governo, che sta cercando in questo periodo di riequilibrare il rapporto tra l'organico dichiarato e l'organico effettivamente in servizio. Lo sta facendo attraverso il concorso per 1.600 unità, che si va ad aggiungere al concorso già bandito per 938 unità, insieme al concorso per la sovrintendenza per 2.851 unità. Ma tutto questo non basta. Non basta perché abbiamo un Corpo di polizia che ha un'età molto avanzata. Io sto parlando di una condizione che conosco da vicino. Ho spesso visitato, ho fatto visita, ai detenuti e agli agenti di Polizia, al direttore, al provveditore del carcere di Ariano e mi sono reso conto che effettivamente le loro lamentele, il fatto che loro lamentino uno squilibrio tra l'organico dichiarato, che è di 165 unità, e quello effettivamente in servizio, che è di 143 unità, crea degli squilibri e soprattutto delle tensioni all'interno di quella realtà, tensioni sia in chi vive tra i detenuti, sia tra gli agenti e tra tutti gli altri operatori. Questo perché? Per questa carenza di organico, che il Ministero precisa. Io avevo calcolato in 20 unità, il Ministero, invece, precisa che mancano ben 22 unità, quindi due in più, rispetto a quello che avevo calcolato io. Ciò si ripercuote su tutti i servizi. Si ripercuote soprattutto sui servizi centrali, quindi sul comparto delle funzioni centrali, quali ragionieri, contabili ed educatori. Mancano totalmente all'interno di quel carcere: mancano i ragionieri, mancano gli educatori, mancano i contabili. E chi è che svolge quel ruolo? Lo svolgono proprio gli agenti di Polizia penitenziaria e, quindi, si vanno a sottrarre nuove risorse e, quindi, rimane il problema che bisogna affrontare in maniera rapida. Spero che, anche nell'assegnazione e nella ridistribuzione dei vincitori di concorso nei vari ruoli, si tenga conto di questa realtà. Realtà, in cui è vero, quando si sottolinea, che non ci sono stati incidenti sul lavoro, però ci sono state numerose aggressioni. In un anno contare 26 aggressioni, così come dichiara il Ministero, è una situazione molto grave, alla quale si deve aggiungere il fatto che questa casa circondariale è stata ampliata nei locali, quindi, può ospitare più detenuti, ma è stato fatto un lavoro pessimo, tanto è vero che c'è stato poco più di un anno fa un tentativo di evasione, con sfondamento dei cancelli appena realizzati. Quindi, c'è bisogno, da parte del Ministero, della massima attenzione su tutte le case circondariali, ma soprattutto quelle che vivono in zone disagiate, come quelle del Sud.
PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Alessia Morani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ascari ed altri n. 3-01396 .
ALESSIA MORANI,. Grazie, Presidente. In relazione all'atto di sindacato ispettivo in oggetto, relativo ad aspetti di criticità della casa di reclusione “Calogero di Bona” di Palermo Ucciardone, si rappresenta quanto segue. L'inizio delle rivolte e i disordini, avvenuti a vario livello di gravità in diversi istituti penitenziari del Paese, può essere individuato nel pomeriggio di sabato 7 marzo 2020, presso la casa circondariale di Salerno. Nei giorni seguenti, in particolare l'8, il 9 e il 10 marzo, le proteste si sono estese, giungendo a coinvolgere, sia pure in diversa misura, oltre venti istituti detentivi. In particolare, presso la casa di reclusione di Palermo Ucciardone, i disordini hanno avuto inizio in data 9 marzo 2020, verso le ore 9 circa, durante la fruizione della permanenza all'aria aperta dei detenuti della sezione settima, alcuni dei quali (circa 31) si sono arrampicati sulla rete metallica di separazione del cortile passeggi, che si è rotta. L'emergenza è rientrata qualche ora dopo, grazie alla decisiva opera di persuasione svolta sia dal direttore sia dal comandante di reparto. Quasi contestualmente i detenuti della sezione ottava hanno posto in essere una protesta, prima solo sonora, battendo le inferriate all'interno della sezione, poi più violenta. Infatti, pochi minuti dopo, sono stati condotti al cortile passeggi, da dove si sono arrampicati sulla garitta di vigilanza utilizzata dal personale di Polizia penitenziaria, danneggiandola in misura rilevante. Anche in questo caso la protesta è rientrata alcune ore più tardi, con il ritorno dei detenuti nella sezione di appartenenza, a seguito di un prolungato dialogo con il direttore, il comandante di reparto e il garante locale dei detenuti. Sempre nella stessa giornata, intorno alle ore 21,30, alcuni detenuti, allocati presso la sezione ottava, hanno iniziato a battere le inferriate delle camere di pernottamento. A seguire, si sono uniti i detenuti della terza, sesta, settima e nona sezione, alcuni dei quali hanno dato fuoco ad alcuni stracci, sventolandoli fuori dalla finestra con manici di scopa.
È possibile che ad incentivare questa ulteriore fase di protesta sia stata la presenza di numerosi familiari di detenuti riunitisi sotto il muro di cinta dell'istituto. La protesta è terminata alle ore 22,55 con limitati danni alle cose e nessun poliziotto contuso. In data 10 marzo, alle ore 21,15 circa, hanno avuto luogo ulteriori disordini, sono state infatti battute le inferriate ed i blindi delle camere di pernottamento ed è stata esplosa una bomboletta di gas nel corridoio di una sezione; non vi sono stati danni né alle persone né alle cose. Nella sezione VIII i detenuti hanno, inoltre, battuto le inferriate alle ore 00,25. Diversamente da quanto si sostiene, dalla consultazione dell'apposito applicativo “Eventi critici”, in uso alla Sala situazioni del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, non risulta essersi verificato alcun ritrovamento di telefoni da parte del personale di polizia penitenziaria in servizio presso l'istituto in trattazione, subito dopo la rivolta del 9 marzo. Dal medesimo applicativo risulta invece che, in data 10 marzo 2020, sono stati ritrovati un microtelefono e uno in un pozzetto di scarico di una sezione.
PRESIDENTE. L'onorevole Ascari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
STEFANIA ASCARI(M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo per la risposta che ci ha voluto fornire oggi, della quale mi dichiaro soddisfatta; soddisfatta perché prosegue l'impegno sul fronte del contrasto agli illeciti all'interno delle carceri italiane. Ricordo infatti che, solo poche settimane fa, era il 28 luglio, il sottosegretario Andrea Giorgis, aveva risposto a una mia interrogazione, la n. 3-01578, che aveva ad oggetto una serie di preoccupanti fatti illeciti, che si erano registrati ultimamente nelle varie strutture penitenziarie italiane, incluso il ritrovamento di telefoni cellulari. Ribadisco, quindi, anche in questa sede che si tratta di fatti inaccettabili, soprattutto in un Paese come il nostro, all'avanguardia a livello mondiale, nel contrasto alle mafie.
Ricordo infatti che, soprattutto nelle carceri di alta sicurezza e all'interno del 41- il blocco delle comunicazioni con l'esterno è di fondamentale importanza per contrastare la criminalità organizzata e recidere i legami tra i boss, le cosche e i territori. Se concedessimo ai mafiosi la possibilità di continuare a comunicare e a dirigere dall'interno dei penitenziari le proprie organizzazioni, cadrebbe un castello di carte, tutto il sistema di contrasto alle mafie. Si vanificherebbero anni di indagini e processi giudiziari necessari per assicurare questi criminali alla giustizia e, con essi, uno spreco di risorse umane, strumentali, organizzative e finanziarie inimmaginabili. Senza contare le vite umane, che sfortunatamente vengono sacrificate per questo percorso.
Mi auguro quindi che il Governo, in continuità con la precedente risposta di luglio e del rinnovato impegno assunto oggi, predisponga tutte le necessarie iniziative strumentali e organizzative di propria competenza.
Mi auguro, in particolare, che la situazione descritta con riguardo al carcere dell'Ucciardone, ma non solo, possa finalmente trovare una soluzione definitiva. Sono certa che questo impegno ci consentirà di non leggere più sulle prime pagine dei giornali notizie allarmanti, come quelle riportate nella mia interrogazione. Da parte mia assicuro il massimo impegno, congiuntamente a quello dei miei stimati colleghi, nel monitorare la situazione all'interno delle carceri, in particolare andando personalmente all'interno delle strutture detentive per verificare lo stato dei luoghi, le condizioni in cui appunto si trovano i detenuti e chi lavora all'interno delle carceri, la Polizia penitenziaria, perché solo così, andando a verificare, si possono proprio capire quelle che sono le criticità, per poi intervenire e migliorare ovviamente, ove necessario.
Concludo il mio intervento, certa appunto che le azioni intraprese da questo Governo non potranno che andare nella direzione proprio di un contrasto sempre più efficiente alla criminalità, soprattutto all'interno delle strutture detentive.
PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico, Alessia Morani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione De Luca n. 3-01775 .
ALESSIA MORANI,. Grazie, Presidente.
Con l'atto di sindacato ispettivo in oggetto, l'interrogante chiede di sapere se il Ministro della Giustizia sia a conoscenza della situazione determinata dalla soppressione del Tribunale di Sala Consilina, accorpato al Tribunale di Lagonegro a seguito della riforma della geografia giudiziaria, e quali iniziative intenda adottare in proposito.
Si rappresenta innanzitutto che la riforma della geografia giudiziaria è stata prevista dalla legge n. 148 del 2011 ed attuata dai decreti legislativi n. 155 e n. 156 del 2012, recanti rispettivamente “disposizioni sulla nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148”, nonché la “revisione delle circoscrizioni giudiziarie-uffici dei giudici di pace”.
Con tale riforma, sono stati chiusi circa 1.000 uffici di piccole dimensioni (31 tribunali minori, 37 procure, 220 sezioni distaccate e 667 uffici del giudice di pace, poi recuperati a carico dei comuni), al fine di rendere i tribunali più efficienti e di ottimizzarne le risorse.
L'opera di revisione della geografia giudiziaria (realizzata con i suddetti decreti e le successive variazioni) è stata condotta perseguendo l'obiettivo di realizzare una distribuzione sul territorio degli uffici di primo grado, con l'intento di garantire la maggiore omogeneità possibile per numero di abitanti, estensione territoriale, carichi di lavoro e indice delle sopravvenienze, tenuto conto di elementi specifici quali la situazione infrastrutturale o il tasso d'impatto della criminalità organizzata nei singoli territori interessati dall'intervento nonché, per le grandi aree metropolitane, dell'esigenza di razionalizzare il servizio giustizia anche mediante il decongestionamento dei presidi esistenti. Il modello ideale è stato individuato tenendo in considerazione i valori medi dei 103 tribunali provinciali, intangibili per legge, depurati dal dato relativo ai 5 circondari provinciali metropolitani di Roma, Milano, Napoli, Torino e Palermo.
Pertanto, le medie relative ai cosiddetti uffici intangibili hanno costituito i parametri di base per procedere all'individuazione dei tribunali da sopprimere e degli accorpamenti territoriali necessari per consentire ad alcuni circondari di conseguire dimensioni compatibili con il modello ideale di ufficio giudiziario individuato. Con decreto del 12 agosto 2015 è stata inoltre istituita una Commissione di studio nell'ottica di un incremento dell'efficienza degli uffici giudiziari e di realizzazione di risparmi di spesa, allo scopo di rivedere la geografia delle corti di appello.
Ciò premesso, deve evidenziarsi che, in epoca anteriore alla riforma della geografia giudiziaria, il distretto di Salerno era caratterizzato dalla presenza di quattro tribunali (Salerno, Nocera Inferiore, Vallo della Lucania e Sala Consilina), di cui solo la sede distrettuale risultava di dimensioni conformi agli standard. Pertanto, in occasione dell'esercizio della delega conferita al Governo dalla legge delega n. 148 del 2011, il numero e l'assetto territoriale dei circondari del distretto di Salerno sono stati oggetto di valutazione alla luce dei limiti imposti dalla medesima norma in ordine alla permanenza dei tribunali provinciali e di almeno tre tribunali in ciascuna sede di corte di appello (cosiddetta regola del tre). La regola citata imponeva, infatti, di mantenere almeno due dei tre tribunali subprovinciali astrattamente sopprimibili (Nocera Inferiore, Vallo della Lucania e Sala Consilina). Nello specifico, i tribunali di Vallo della Lucania e Sala Consilina si collocavano sotto i 130 mila abitanti e Sala Consilina risultava al di sotto della media.
PRESIDENTE. L'onorevole De Luca ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
PIERO DE LUCA(PD). Grazie, Presidente. Ringrazio la sottosegretaria Morani. Ovviamente la situazione è rimasta sostanzialmente invariata negli anni e la risposta, per quanto precisa e puntuale, non può purtroppo soddisfarci. Ricordiamo la vicenda: con il decreto legislativo n. 155 del 2012 è stata decisa la soppressione del tribunale di Sala Consilina e il conseguente accorpamento - è questo il tema che si contesta - con il tribunale di Lagonegro (Potenza).
Tale decisione, ad avviso dell'interrogante, ma anche di tutta la comunità della provincia interessata, appare irragionevole, e ha determinato situazioni di grave inefficienza e grave difficoltà nell'amministrazione della giustizia nella nostra provincia.
In particolare, la suddetta riorganizzazione contrasta con i principi e i criteri direttivi oggettivi ed omogenei specificati nel comma 2 dell'articolo 1 della citata legge n. 148 del 2011, in quanto la riorganizzazione degli uffici giudiziari non si è basata sull'analisi seria, a nostro avviso, dei parametri obiettivi, di alcuni parametri obiettivi che sarebbero stati decisivi, quali il numero di abitanti, il carico di lavoro, l'indice delle sopravvenienze degli uffici giudiziari. La lettura attenta di tutti questi criteri avrebbe evidenziato, infatti, ed evidenziava come il tribunale di Sala Consilina, che serviva all'epoca le popolazioni del Vallo di Diano, del Tanagro e del Bussento, versava in una situazione più rilevante e consistente rispetto a quella, pur degna di attenzione ovviamente, del tribunale di Lagonegro.
Ricordiamo alcuni dati che sono significativi: al tribunale di Sala Consilina erano addetti 11 magistrati, mentre a Lagonegro erano addetti, assegnati 8. Alla luce dei dati Istat del 2011, all'epoca del provvedimento contestato e controverso, la popolazione residente nel circondario di Sala Consilina era pari a 89 mila unità circa, a fronte delle 79 mila di quelle abitanti nel circondario di Lagonegro, e il tribunale di Sala Consilina serviva nel circondario ben 28 comuni della provincia di Salerno. I carichi di lavoro medio ammontavano, sempre per il tribunale di Sala Consilina, considerata anche la sede distaccata di Sapri, a un totale di più di 13 mila affari, mentre, invece, l'indice delle sopravvenienze medie era pari per il tribunale di Sala Consilina a 4.100 casi, mentre nel caso del tribunale di Lagonegro si fermava a 3.700. Per di più, la articolata e complessa situazione geografica della provincia di Salerno ha portato a una situazione di grave difficoltà, perché ovviamente gli operatori del mondo della giustizia e i cittadini sono costretti ad andare fuori regione per avere accesso all'amministrazione della giustizia nel loro territorio.
Del resto, l'accorpamento del tribunale di Lagonegro è ancor più irragionevole proprio per il dato territoriale e demografico: la popolazione della provincia di Potenza raggiungeva 383 mila abitanti, e si eleva a circa un terzo appena di quella della provincia di Salerno. Il Vallo di Diano e il Golfo di Policastro sono stati portati peraltro in una struttura meno capiente di quella della stessa infrastruttura del tribunale che ospitava appunto Sala Consilina, e che era stata inaugurata nel 1991; ed è l'unico caso in Italia in cui un tribunale, appunto quello di Sala Consilina, viene accorpato in uno più piccolo, quello di Lagonegro, atteso che la struttura di quello originario era di addirittura 5.500 metri quadrati, mentre l'edificio che ospitava quello di Lagonegro era di 3.800.
In tale contesto, un ultimo dato che ovviamente andrebbe ulteriormente valutato è quello legato al tema dei costi. Ad avviso dell'interrogante, l'attuale situazione e l'accorpamento dell'epoca avevano determinato anche una violazione dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 155 del 2012, che riguarda la clausola di invarianza finanziaria. Infatti, la sede del tribunale di Sala Consilina è una sede in proprietà dello Stato, e i costi di gestione ammontavano a circa 130 mila euro, mentre, invece, solo 570 mila euro era il costo del finanziamento iniziale necessario ad adeguare la struttura del tribunale di Lagonegro all'accorpamento con quello di Sala Consilina.
Insomma, tutta una serie di dati, numeri e indicazioni tecniche che, a nostro avviso, continuano a far apparire irragionevole questa decisione, e che allo stato attuale, in tutto questo contesto di drammatica emergenza pandemica appunto legata al COVID-19, contribuisce ad aggravare l'inefficienza dell'amministrazione della giustizia in questo territorio: perché sappiamo bene che anche nei mesi scorsi erano state adottate alcune ordinanze restrittive della circolazione delle persone, che hanno ovviamente creato delle difficoltà enormi a potersi recare fuori regione per gli abitanti della città di Sala Consilina o dei 28 comuni che prima afferivano allo stesso tribunale.
Per tutte queste ragioni ovviamente noi continuiamo a chiedere un'attenzione, un supplemento di attenzione e di approfondimento da parte del Governo, perché riteniamo assolutamente decisivo ripristinare la sede del tribunale di Sala Consilina lì dove era presente prima della legge n. 148 del 2011 e del citato decreto legislativo n. 155 del 2012, che ne ha previsto la sostanziale chiusura e accorpamento al tribunale di Lagonegro. Sarebbe davvero decisivo per migliorare l'efficienza e la funzionalità dell'amministrazione della giustizia e dare servizi più rapidi e più immediati ai nostri concittadini, in un territorio e in una provincia, quella di Salerno, che fa più di 1 milione 100 mila abitanti. La ringrazio per l'attenzione, e speriamo davvero che il Governo possa recepire queste indicazioni e rivalutare l'opportunità di una riapertura del tribunale di Sala Consilina.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendiamo, a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.
La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aresta, Ferrari, Galantino, Paita e Giovanni Russo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Meloni, Molinari, Gelmini, Lupi ed altri n. 1-00376, concernente iniziative volte a garantire la pubblicazione dei verbali delle riunioni del Comitato tecnico-scientifico di cui all'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020 .
Ricordo che nella seduta di lunedì 28 settembre 2020 si è svolta la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.
SIMONA FLAVIA MALPEZZI,. Grazie, Presidente. La mozione oggi in discussione reca l'impegno alla pubblicazione in maniera automatica, integrale e senza omissioni di tutti i verbali delle riunioni del Comitato tecnico-scientifico. Il Governo, come è noto, ha già scelto lo scorso 4 settembre di procedere alla pubblicazione dei verbali delle riunioni pregresse del Comitato tecnico-scientifico e di quelle future, decorsi 45 giorni di tempo dalla data della relativa riunione. Oggi sono pertanto disponibili sul sito web della Protezione civile i verbali delle riunioni del Comitato dal 7 febbraio 2020 fino all'ultimo verbale, il n. 100. Nei documenti, tuttavia, sono state oscurate le generalità e gli altri dati identificativi dei soggetti privati, anche societari, e dei prodotti sanitari di questi ultimi. Sono stati altresì omessi gli allegati e i documenti sottoposti alle valutazioni del Comitato tecnico-scientifico, in virtù di quanto disposto dall'articolo 5-, comma 2, del decreto legislativo n. 33 del 2013 e tenuto conto dell'alto numero di controinteressati, come previsto dalla circolare FOIA n. 1 del 2019, a firma dell'allora Ministra Bongiorno.
Il Governo, pertanto, ha ritenuto di soddisfare adeguatamente la legittima esigenza di trasparenza e di informazione, garantendo l'accesso ai verbali del Comitato tecnico-scientifico a tutti i cittadini, anche senza bisogno di un'istanza in tal senso, pubblicandoli dopo un certo tempo. La pubblicazione dei verbali non può essere, però, automatica e integrale, ma deve soggiacere al rispetto di specifiche condizioni, modalità e limiti, come previsto dalla legge, allo scopo di contemperare le esigenze di trasparenza con quelle di sicurezza e di riservatezza dei terzi. Pertanto, abbiamo ritenuto necessario prevedere un determinato lasso di tempo tra l'adozione degli atti e la loro pubblicazione, al fine di valutare con rigore e ponderazione i diritti e gli interessi pubblici e privati coinvolti, ciascuno meritevole e di uguale considerazione e tutela.
Occorre, peraltro, chiarire in questa sede la circostanza a cui fa riferimento la mozione, relativa alla avvenuta richiesta di accesso civico generalizzato ai verbali del Comitato tecnico-scientifico, a cui l'amministrazione della Protezione civile ha opposto il diniego, motivato in base alla previsione del citato articolo 5- comma 3, del decreto legislativo n. 33 del 2013. L'istituto dell'accesso civico generalizzato, introdotto con il decreto legislativo n. 97 del 2016, di modifica del decreto legislativo n. 33 del 2013, attribuisce a chiunque il diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione, nel rispetto dei limiti previsti relativi alla tutela di interessi giuridicamente rilevanti, secondo quanto previsto dall'articolo 5-. Cosa dice l'articolo 5- del decreto legislativo n. 33 del 2013? Prevede che possa essere negato l'accesso civico in tutti i casi in cui ciò risulti necessario per evitare un pregiudizio concreto alla tutela di interessi pubblici e privati specificamente previsti, ma anche in tutti i casi previsti dalla legge, fra cui rientrano i casi in cui l'accesso, in base alla disciplina vigente, è subordinato al rispetto di specifiche condizioni, modalità o limiti, come prevede appunto l'articolo 24 della legge n. 241 del 1990. È su questa base giuridica che si è ritenuto che i verbali dovessero ritenersi sottratti al diritto di accesso, in quanto ricompresi nell'ambito dell'attività della pubblica amministrazione, diretta all'emanazione di atti normativi, amministrativi generali, di pianificazione e di programmazione, fattispecie appunto esclusa dal diritto di accesso, come stabilito dall'articolo 24 della legge n. 241 del 1990. Occorre dunque ribadire che l'attività di Governo comporta il necessario contemperamento delle citate esigenze di trasparenza con l'esercizio della responsabilità, al fine di adottare le scelte più efficaci per il bene della collettività.
Come è noto, la questione di richiesta di accesso civico è stata oggetto di un contenzioso amministrativo, superata dalla sopravvenuta valutazione favorevole da parte dell'amministrazione relativamente all'accoglimento della richiesta di accesso, una volta verificato che dalla pubblicità degli atti non potesse derivare pregiudizio alcuno a interessi pubblici. L'esigenza, da più parti manifestata, di conoscere con maggiore determinatezza i presupposti che hanno ispirato alcune scelte del Governo per contrastare la diffusione del virus, hanno poi portato alla decisione di pubblicare tutti i verbali del CTS, sottoponendoli comunque ad una necessaria valutazione prudenziale del loro contenuto, che deve tener conto, nel rispetto e solo nel rispetto degli obblighi di legge, sia della natura giuridica degli atti, sia degli interessi coinvolti, nonché della loro potenzialità pregiudizievole. Tale scelta è perfettamente coerente con la linea adottata dal Governo fin dall'inizio della pandemia: quella della trasparenza e dell'informazione costante al Parlamento e ai cittadini, come affermato in quest'Aula e anche nell'Aula del Senato della Repubblica dal Ministro della salute Speranza, lo scorso 2 settembre, quando appunto ha annunciato la prossima pubblicazione degli atti del CTS.
Mai in questi mesi sono state sottaciute la dimensione del fenomeno, i dati reali sulla diffusione e sulla pericolosità del virus, le previsioni e le analisi degli scienziati; mai è stata sottovalutata la criticità di alcune scelte del Governo, che hanno determinato, in ragione della tutela della vita, della salute e della sicurezza collettiva, la compressione di alcuni diritti fondamentali.
In particolare, nella predisposizione delle misure contenitive il Governo ha sempre tenuto conto, anche pubblicamente, delle raccomandazioni del Comitato tecnico-scientifico, con un preciso indirizzo di metodo e di merito, che il Presidente del Consiglio in varie occasioni ha chiaramente indicato: prevedere il costante confronto con i membri del Comitato, in modo che le decisioni non fossero delegate agli esperti e agli scienziati, ma, pur assunte dall'autorità politica, fossero sempre supportate da un fondamento scientifico.
Il Governo, di fronte al Parlamento e ai cittadini, si è sempre assunto la piena responsabilità politica e giuridica di ogni decisione. Rispetto al tema oggetto della mozione, oggi in discussione, il Governo ribadisce, ancora una volta, la massima considerazione per le esigenze di trasparenza, cui non si è mai sottratto nel corso di questi mesi, e per la garanzia di pubblicità degli atti. Ma lo specifico impegno - specifico impegno! - contenuto nel dispositivo dell'atto di indirizzo in oggetto non può essere accolto in quanto, come già esposto nonché come affermato da alcuni esponenti dell'opposizione nel corso della discussione generale, superato dai fatti e dalle decisioni già assunte in merito. Il Governo, dunque, ritiene adeguatamente e sostanzialmente assicurata la trasparenza con la periodica e costante pubblicazione dei verbali, secondo le specifiche condizioni, limiti e modalità stabiliti nel rispetto delle disposizioni di cui al citato articolo 5- del decreto legislativo n. 33 del 2013. Per tutte queste ragioni, quindi, si esprime parere contrario sulla mozione Meloni, Molinari, Gelmini, Lupi ed altri n. 1-00376 .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Stumpo. Ne ha facoltà.
NICOLA STUMPO(LEU). Grazie, Presidente. Componenti del Governo, colleghi, questa mozione, così com'è stata discussa ieri (all'inizio era la mozione di uno dei soggetti politici del centrodestra mentre oggi ho visto che è diventata la mozione di fatto dell'intero schieramento di centrodestra del nostro Paese presente in Parlamento), chiede al Governo di fare qualcosa che, almeno dal mio punto di vista, sarebbe stato non solo contro gli interessi delle persone che sono all'interno del CTS ma contro gli interessi dei cittadini italiani. Infatti, l'idea di pubblicare praticamente in diretta - quindi, a quel punto non serviva pubblicarli: bastava chiedere una diretta - riunioni in cui si ragiona e si fanno previsioni su qualcosa di cui non si conosce (non fino in fondo, non si conosce la realtà!) avrebbe significato chiedere alle persone, a cui è stato chiesto di dare una mano per risolvere i problemi, di andare lì e non provare a fare delle supposizioni, non provare a verificare quello che si può provare a fare per contribuire a ridurre il danno di una pandemia, ma gli avremmo chiesto di dire cose che erano utili per loro stessi. Questo significava lo e questo avrebbe significato quello che di fatto avete chiesto: la pubblicazione in diretta integrale. È un po' come se qualcuno dovesse chiedere ad un professore di matematica di risolvere un'equazione; si può chiedere, si fa una valutazione se ha capito la logica per la soluzione di quell'equazione ma non si può chiedere a degli scienziati di dare dei consigli su qualcosa che non si sa. Ed il fatto che il Governo, invece, abbia scelto quelle modalità - così come la sottosegretaria Malpezzi, che ringrazio, ci ha detto - indicate dall'ex Ministra Bongiorno, utilizzando, quindi, una modalità scelta dal precedente Governo e da una Ministra di uno dei partiti presenti in Parlamento e tra i firmatari, dice quanto questa richiesta sia viziata e ammantata di politicismo e non dalla necessità di contribuire e dare una mano al nostro Paese. Ecco, in giornate in cui servirebbe, invece, l'esatto contrario, possiamo fare un po' di pubblicità. Volevate avere un'occasione per poter dire che il Governo impedisce la visibilità e, invece, non è così. Il Governo sta facendo più di quello che si fa in ogni altro Paese: vi è una discussione, lo fa in ragione delle norme nonché dei provvedimenti che alcuni componenti del centrodestra hanno scritto quando facevano i Ministri e lo fa nell'interesse del Paese e della tutela dei diritti, della di alcune persone e anche della possibilità che quegli stessi, tutelandone la siano messi nelle condizioni di poter esprimersi nel modo più libero possibile.
Ci sarebbe ancora una possibilità per evitare tutto questo. Ce n'è solo una e non due: una, e parlamentarmente si potrebbe anche fare. Potremmo sospenderla qui: ritirate la mozione, facciamo finta che vi siete sbagliati e la chiudiamo qui, se volete lavorare negli interessi del Paese; se volevate fare un po' di pubblicità, vi siete fatti una pubblicità regresso questa volta e ve la portate a casa. Per questo noi voteremo contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vito De Filippo. Ne ha facoltà.
VITO DE FILIPPO(IV). Grazie, Presidente. Anche con una mozione, che, secondo la mia opinione, è negativamente impostata e formulata, il Parlamento fa bene a discutere di un capitolo importante di questa fase della pandemia nel nostro Paese e, conoscendo il dibattito che c'è stato anche nella mia Commissione, che si è occupata molto di questa materia negli ultimi mesi, dispiace molto notare che questa mozione, che era partita da un gruppo parlamentare, è stata platealmente sottoscritta da tutte le forze dell'opposizione e io, con molta franchezza e, stando nel tema, con molta trasparenza, vorrei dare l'opinione del mio gruppo e sentirmi immediatamente rassicurato anche dalle parole che la sottosegretaria Malpezzi ha qui riferito in nome e per conto del Governo.
È un capitolo importante, perché non sfuggirà ai colleghi che uno dei grandi problemi che abbiamo avuto, nella fase anche esplosiva e nella conduzione e nella gestione di una vicenda che storicamente è molto nuova nel nostro Paese, è stato proprio quello dell'opacità dei dati, delle , del rapporto tra pandemia e globalizzazione, di rotte più o meno oscure che venivano descritte; è del tutto evidente, colleghi, che questa materia un po' opaca, che è stata sicuramente esplosiva dentro la più generale vicenda sanitaria, è sistematicamente e direi, con una parola filosofica, ontologicamente collegata proprio a quelle linee di pensiero che sono quelle dei negazionisti e degli antivaccinisti. Sono esattamente questi mondi più di altri che hanno interesse a somministrare e a offrire dati oscuri, imprecisi e anche poco trasparenti all'opinione pubblica. Quindi, è molto importante che il Governo produca una discussione su questo tema. Noi siamo stati anche un gruppo parlamentare che ha proposto commissioni d'inchiesta sulle e crediamo che soprattutto ciò che è sui e tutto ciò che viene diffusamente messo a disposizione dell'opinione pubblica mai come in questo momento della storia mondiale - che è sicuramente un grande sintomo di trasparenza e di democrazia - deve essere gestito e governato con grandissima attenzione.
Quello che noi, invece, abbiamo capito - e perciò bocceremo questa mozione - è che dentro l'impegno formulato direi confusamente - mi permetteranno i colleghi di utilizzare questo avverbio - nella mozione si nasconde un retro-pensiero, che è quello di dimostrare, attraverso una plateale discussione sulla trasparenza, che dovrebbe trovare tutti sulla stessa rotta e sulla stessa linea, l'ipotesi che il Governo, attraverso la pubblicazione di questi verbali, verrebbe clamorosamente colto in flagrante, perché ha sbagliato previsione, perché ha sbagliato azione, perché ha sbagliato anche iniziative. Siamo il Parlamento che ha chiesto più volte al Governo di riferire e questo punto lo abbiamo addirittura introdotto in maniera solenne nelle norme, così da prevedere e da pretendere che ogni volta che ci siano anche iniziative normative non di primo livello, il Governo venga qui in Parlamento a riferire. La situazione del nostro Paese è la dimostrazione che nel contesto europeo e nel contesto internazionale - noi dobbiamo dirlo con molta franchezza e con molta trasparenza - siamo il Paese che ha reagito meglio, che ha costruito percorsi, sia in termini di prevenzione, sia di azione, e misure assolutamente migliori rispetto a tanti altri Paesi. Ancora oggi, i trasparenti dati che abbiamo a disposizione ci fanno capire qual è la posizione dell'Italia nel contesto europeo e qual è la posizione dell'Italia nel contesto internazionale. E succede sovente che dove ci sono stati gli “anti-vaccinisti”, i negazionisti, rispetto a questo virus o rispetto a pandemie in genere o a dati epidemiologici in genere, in quei Paesi, in quei casi, le situazioni sono molto più drammatiche e molto più difficili.
Allora, detto ciò, dividere il Parlamento tra chi ha esigenza di trasparenza, in questo tempo della storia nazionale, e chi non ce l'ha è un errore clamoroso, perché ognuno di noi non ha nessun pulpito dal quale parlare, ma ha sicuramente la stessa esigenza e, quindi, anche la chiusa dell'intervento del collega Stumpo coglie con molta intelligenza qual è il tema: se siamo interessati alla trasparenza, aiutiamo, anche attraverso l'azione del Parlamento, il Governo ad essere ancora di più… cioè cerchiamo di essere ancora più esigenti, facciamo ancora di più, se ci sono normative che non consentono di mettere a disposizione tutti i dati che sono utili all'opinione pubblica per farsi un'opinione seria, vera, fondata, scientifica, su questa materia, facciamone altre, ma evitiamo, come dire, la propaganda, evitiamo mozioni manifesto che servono per fare qualche o qualche comunicato stampa e che nulla hanno a che fare con la trasparenza che, sicuramente, è argomento superiore al quale dovremmo accedere tutti con grande serietà e con grande umiltà .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marcello Gemmato. Ne ha facoltà.
MARCELLO GEMMATO(FDI). Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito d'Aula sembra surreale, nel senso e nella misura in cui penso che, qui, si sia tutti d'accordo sul tema della trasparenza degli atti, perché penso - e ho udito le parole del sottosegretario - che non vi sia un problema di nascondere alcunché ad alcuno, però poi le dichiarazioni di voto della maggioranza sono in senso opposto . Ci dite che, fondamentalmente, non votate la nostra - il collega De Filippo la definiva confusionaria, io direi stringata, essenziale e che va al cuore del problema - mozione. Noi semplicemente diciamo di pubblicare in maniera automatica, integrale e senza omissioni di sorta tutti i verbali delle riunioni del Comitato tecnico-scientifico, una cosa assolutamente lineare che immagino, per esempio, i colleghi 5 Selle che ho alle spalle e che rumoreggiano, non mi danno fastidio, Presidente, dovrebbero invece avere a cuore, perché sono quelli che hanno insegnato a noi, ci hanno “stalkerizzato” circa la trasparenza, le dirette sulle riunioni politiche e, poi, scopriamo che, invece, in atti essenziali e fondamentali per la vita democratica del nostro Paese si secretano gli atti .
Questo è il e lo dico perché andando poi, come a noi piace, in profondità scopriamo, per esempio, che il 7 marzo il Comitato tecnico-scientifico diceva che non si sarebbero dovute chiudere tutte le regioni, ma che si poteva ipotizzare la chiusura di quelle regioni evidentemente colpite dal COVID, la Lombardia e il Veneto, e di alcune province, 14 province, e non di tutta l'Italia. Allora, siccome nel tema ricorrente anche di queste dirette fantasmagoriche del Premier Conte i nostri occhi e le nostre orecchie rimbombavano della dicitura: “tenuto conto delle relazioni del Comitato tecnico-scientifico”, ebbene, scopriamo che il Comitato tecnico-scientifico ci diceva, il 7 di marzo, che non bisognava o non si poteva chiudere tutta l'Italia, perché c'erano, e viva Iddio, alcune parti dell'Italia, segnatamente l'Italia meridionale, che non erano colpite dal COVID . Abbiamo fatto in modo che a una emergenza che non c'era, quella sanitaria, evidentemente, si andasse a sommare una emergenza economica che, sì, ha colpito il Meridione e che, sì, ha colpito parte intera e importante della nostra nazione.
Allora, Presidente, sottosegretario, cosa voglio dire? Voglio dire che in queste tematiche ci deve essere attenzione e io immagino che questo Governo non voglia nascondere niente ad alcuno, però ci deve essere anche condivisione e qui c'è uno spartiacque. Fratelli d'Italia e il centro-destra tutto si sono sempre detti collaborativi e questa collaborazione è stata sempre rimandata al mittente e anche nel voto di questa mozione noi riscopriamo questa vostra attitudine a non voler collaborare con noi , perché se tutti quanti ci dite che volete la trasparenza, io non vedo perché non si possa votare in maniera trasparente un atto che è lineare, lo ripeto, un atto che è lineare.
Allora, io immagino che abbiate ancora qualche minuto per ricredervi rispetto a ciò che avete detto e lo dico perché vorrei che fossero fugati alcuni nostri dubbi. Presidente, noi abbiamo avuto - e non vorrei che questo fosse oggetto di relazioni che sembrano mancare ancora oggi - una direttiva del Ministero della sanità che impediva le autopsie sui morti da Coronavirus. Sapete che cosa ha provocato questo? Ha provocato il fatto che l'approccio nei confronti della cura della malattia da COVID fosse improntato essenzialmente all'utilizzo di un farmaco che è l'idrossiclorochina. Ebbene, alcuni medici disobbedienti, che noi ringraziamo, violando la legge hanno operato delle autopsie e hanno scoperto che la morte derivava da dei trombi a livello alveolare polmonare e ciò significava che trattando, come ora si tratta, i pazienti malati da COVID con eparine a basso peso molecolare si poteva avere una risoluzione quasi totalitaria dei problemi più semplici.
Allora, noi vogliamo capire, sottosegretario, Presidente, se l'obbligo di non effettuare le autopsie e, quindi, tutte le morti che sono conseguite a questa scelta scellerata fossero il risultato di un indirizzo del Comitato tecnico-scientifico o un'assunzione, con delle giustificazioni che io sono pronto a immaginare a dire e a dare, del Ministero, perché si ipotizzava che in quel momento drammatico e tragico non avessimo camere mortuarie di “tipo 3”, di “livello 3”, nelle quali potessero essere fatte le autopsie. Ma tutto questo deve essere fugato e deve essere fugato in funzione di trasparenza. Noi vogliamo che questi atti diventino trasparenti; noi vorremmo che tutti gli atti prodotti dal Comitato tecnico-scientifico fossero a disposizione del popolo o, se non a disposizione del popolo, a disposizione di chi rappresenta il popolo, ovvero del Parlamento italiano , perché questo è un altro segno di spogliazione di autorevolezza e di indipendenza del nostro Parlamento; non ci lamentiamo, poi, se quest'Aula per molti versi viene delegittimata, se neanche i parlamentari, se neanche le espressioni di opposizione di Governo di questo Parlamento possono accedere in prima battuta alle disposizioni del Comitato tecnico-scientifico.
Presidente, sottosegretario, lo ripeto, parliamo di una facezia, parliamo del fatto di non voler dire, per l'ennesima volta, di no a una forza politica che in questo momento, rappresentata nelle parole della mozione del presidente Giorgia Meloni, sottoscritta dal centrodestra tutto, vi sta dicendo: collaboriamo, collaboriamo su un tema. Siamo tutti d'accordo sul fatto che gli atti prodotti debbano essere trasparenti? Rendiamoli trasparenti, identifichiamo. Capisco bene che vi possano essere delle zone d'ombra che non debbano essere portate, in prima battuta, a tutti. Sono d'accordo, ma, allora, partiamo da questo, modifichiamo questa mozione, diamo il senso della collaborazione almeno in un atto. Sottosegretario, abbiamo perso l'abilità di poter intervenire in maniera incidentale nei tanti provvedimenti che avete prodotto, ma, almeno in questo, date un segnale, un segnale di intelligenza, perché ritengo che soltanto gli stupidi non cambino idea
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). Grazie, Presidente. Vorrei, anzitutto…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Ceccanti, dovrebbe cambiare postazione cortesemente, oppure cambiamo microfono. C'è il solito problema, che lei conosce bene, di sanificazione delle postazioni utilizzate dai colleghi. Prego, prosegua.
STEFANO CECCANTI(PD). Bene. Il primo dato di cui tenere conto, che va anche al di là della mozione, è il dato di contesto: la situazione epidemiologica del nostro Paese non è comparabile a quella, per nostra fortuna, di altri Paesi a noi vicini, specialmente nell'Europa del Sud. Questo non è un merito solo del Governo, è un merito anche di regioni, di enti locali, del senso di disciplina dei nostri cittadini. Quindi, noi non stiamo affrontando questo tema abbordando delle responsabilità, delle scelte sbagliate da parte del Governo, ma in un contesto di una certa rassicurazione, certo con la necessaria vigilanza.
Il secondo punto è che noi affrontiamo questo tema nei riguardi del Governo, di un Governo che è sempre stato costante qui, in queste settimane, a rendere conto anche per le richieste che noi abbiamo fatto, come parlamentari, di parlamentarizzare tutte queste procedure. Si contano vari episodi in cui abbiamo avuto, qui, resoconti dettagliati del Presidente del Consiglio e, ancora di più, del Ministro Speranza. Quindi, questo è il contesto in cui affrontiamo questa mozione.
Ora, perché questa mozione è sbagliata? Non perché si tratti di dividerci tra amici e nemici della trasparenza, perché questi verbali vengono resi noti, compatibilmente con il diritto alla , sempre entro quarantacinque giorni. Cosa è che non va della mozione? Quello che non va della mozione sono le parole “automatica” e le parole “senza omissioni di sorta”. Perché non va bene “automatica” nel senso di “immediata”? Perché se io tolgo il periodo di raffreddamento tra quando vengono prese le decisioni e quando io rendo note le basi conoscitive su cui io rendo note le decisioni, cioè quarantacinque giorni di tempo, io creo allarme sociale, creo incomprensione, creo una situazione in cui al Governo è difficile agire responsabilmente. Il periodo di raffreddamento tra quando si decide e quando si rende noto il processo che ha portato alle decisioni è fondamentale per l'esercizio della responsabilità di Governo, altrimenti noi neghiamo la responsabilità di Governo. Anche l'espressione “senza omissioni di sorta” tende ad omettere il fatto che esiste un diritto alla nel nostro ordinamento, anche vincolato ad atti ultranazionali, come il FOIA, lo ha spiegato bene la sottosegretaria, con la puntualità dei riferimenti normativi interni ed esterni.
Quindi, per queste ragioni, tolte le parole “automatica” e “senza omissioni di sorta”, ne risulta quello che il Governo sta già facendo, assicurando la trasparenza con responsabilità, perché se la trasparenza fosse automatica, non consentirebbe l'esercizio della responsabilità
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Bagnasco. Ne ha facoltà. Aspettiamo che guadagni il centro dell'emiciclo. Prego, a lei la parola, deputato Bagnasco.
ROBERTO BAGNASCO(FI). Grazie, Presidente. Grazie per avermi collocato al centro dell'emiciclo, mi fa sempre molto piacere e, quindi, la ringrazio anche di questo. La mozione del centrodestra che stiamo per votare vuole solo chiedere che la pagina, a dir poco opaca, che si è consumata nelle scorse settimane, con il Governo impegnato fino all'ultimo nel non voler rendere pubblici i documenti del Comitato tecnico-scientifico, non si debba più ripetere. Lo chiediamo serenamente, con tranquillità, con pacatezza, per rispetto delle istituzioni e del Parlamento, ma, soprattutto, lo chiediamo per il rispetto che dobbiamo nei confronti di tutti i nostri concittadini, a cui sono stati chiesti sacrifici enormi, a cominciare dalla stessa sospensione di alcuni diritti tutelati dalla nostra Carta costituzionale. Parlo, ovviamente, del diritto al lavoro, del diritto alla libertà personale, del diritto alla libertà di circolazione, di riunione, di esercizio del culto, del diritto alla iniziativa economica.
È impensabile che il Governo, per troppo tempo, abbia scelto la strada della non trasparenza, negando a tutti la conoscibilità di verbali importanti e di decisioni che hanno riguardato e riguardano un periodo tragico, quello del imposto per gestire l'ondata terribile di questa pandemia che si è abbattuta anche nel nostro Paese nei mesi scorsi. È evidente che conoscere fin da subito quali fossero queste indicazioni del Comitato scientifico sarebbe stato importante per poter valutare se fossero, in qualche modo, scientificamente giustificate le restrizioni che, nel frattempo, il Presidente del Consiglio andava introducendo rispetto a quelle che sono le libertà fondamentali garantite dalla nostra Costituzione. Peraltro, in quelle settimane, il Comitato tecnico-scientifico è diventato, di fatto, il principale interlocutore del Presidente del Consiglio. Proprio quel periodo, che ci auguriamo non si debba più ripetere in quelle dimensioni, avrebbe dovuto comportare un atteggiamento dell'Esecutivo ben diverso. Questo vale per le scelte che sono state fatte, ma anche per quelle, Presidente, che dovrete fare per governare questa pandemia.
È fondamentale che vi sia piena condivisione delle informazioni che sono alla base delle decisioni del Governo su un tema centrale, come quello della salute pubblica e dei diritti dei cittadini. Ripeto, è fondamentale che vi sia piena condivisione delle informazioni che sono alla base delle decisioni del Governo su un tema centrale come quello della salute pubblica e dei diritti dei cittadini. Questa scelta di trasparenza è per noi irrinunciabile. Ci sono, poi - come qualcheduno ha voluto ricordare -, anche delle eccezioni, si possono anche, ovviamente, comprendere e capire, e dalla nostra parte sicuramente sarebbero state comprese e sarebbero state capite. M