PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ALESSANDRO AMITRANO, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Azzolina, Battelli, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Casa, Comaroli, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Dieni, Fassino, Ferraresi, Gebhard, Giachetti, Giorgis, L'Abbate, Liuzzi, Lorefice, Losacco, Mancini, Maniero, Molinari, Morani, Nardi, Paita, Palazzotto, Perantoni, Rizzo, Scalfarotto, Serracchiani, Sisto, Sodano, Tasso, Tomasi, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centodieci, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,55.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Iezzi ed altri n. 1, Lollobrigida ed altri n. 2 e Gelmini ed altri n. 3 presentate al disegno di legge n. 2727: Conversione in legge del decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifiche agli articoli 131-, 391-, 391- e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
Colleghi, pregherei di mantenere le distanze di sicurezza, così come previsto dalle disposizioni e anche dal buon senso, grazie.
PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame di tali questioni pregiudiziali.
Illustra la questione pregiudiziale Iezzi ed altri n. 1 la deputata Simona Bordonali. Deve conservare la mascherina, quindi può, forse, parlare su. Prego.
SIMONA BORDONALI(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, prima di entrare nel dettaglio, dal punto di vista giuridico, della pregiudiziale e perché mi auguro che la Camera, i colleghi tutti votino il non procedere all'esame del decreto che modifica i decreti Salvini, i decreti sicurezza e immigrazione, che avevano bloccato il dell'immigrazione e l'arrivo indiscriminato nei nostri porti, ritengo che vadano fatte alcune considerazioni.
Io mi chiedo e chiedo a voi, colleghi, che vedo in quest'Aula, molto distratti, però vedo in quest'Aula: ma voi vi siete accorti che, al di fuori del palazzo di Montecitorio, c'è un grave problema, c'è un'emergenza sanitaria che il vostro Governo ha mal gestito, per non dire non ha gestito, in questi mesi , ha gestito talmente male, soprattutto, con l'ultimo DPCM, creando un'ulteriore emergenza economica? Perché, al di fuori di questo palazzo, stiamo vedendo tante manifestazioni, alcune violente, e vanno assolutamente condannate, ma ci sono tante manifestazioni pacifiche di tutti quei lavoratori, quei baristi, quei ristoratori, quei gestori di piscine, di palestre, gli operatori dello spettacolo, tutti coloro che hanno seguito le vostre indicazioni per lavorare in sicurezza e per garantire la sicurezza, investendo importanti risorse in questi mesi. E voi adesso, con un DPCM non condiviso in quest'Aula, non discusso in quest'Aula, un DPCM che solo voi, Governo, direi, ma non ne sono più sicura…
PRESIDENTE. Onorevole Bordonali, siamo però su questo decreto.
SIMONA BORDONALI(LEGA). Sì, ma…
PRESIDENTE. No, no, glielo ricordavo…
SIMONA BORDONALI(LEGA). Sì, ma è collegato al decreto, è collegato, perché, in questo momento di emergenza, noi, anziché discutere e parlare, appunto, di questa emergenza, parliamo di immigrazione, parliamo di omotransfobia. Fuori da qui la gente non capisce quello che qui sta accadendo, ma, sinceramente, nemmeno noi, e non siamo d'accordo su quello che sta accadendo in quest'Aula .
Mi chiedo se in questo momento, e lo chiedo a voi, in cui, con i DPCM stiamo limitando la libertà degli italiani, dobbiamo, con questo decreto, continuare a garantire quello che il vostro Governo ha continuato a garantire in questi mesi, ovvero i porti aperti e le risorse nuovamente, anziché agli italiani in emergenza, alla cassa integrazione - che non è ancora arrivata, ed è una grande vergogna ! - garantire per le navi da crociera - oltre 4 miliardi, voglio ricordare - per accogliere quei clandestini, quegli immigrati che hanno continuato ad arrivare sulle nostre coste e, visto che c'è un'emergenza sanitaria, in buona parte, positivi al COVID. E, quindi, i nostri connazionali, le nostre famiglie che devono stare in quarantena e non hanno la possibilità, spesso, di farla all'interno dei loro appartamenti e, quindi, con grandi difficoltà - perché, come dicono i virologi e gli esperti, il virus colpisce soprattutto all'interno delle famiglie -, però, oltre 4 miliardi per le navi da crociera per i clandestini.
Terzo punto che voglio sottolineare e che mi lascia veramente perplessa: i “decreti Sicurezza” voluti da Salvini, approvati, però, dal passato Governo, passato Governo dove c'era lo stesso Premier che oggi praticamente li cancella; approvati dallo stesso Governo all'interno del quale ci sono membri che erano nel Governo Conte I, che hanno approvato quei decreti e che oggi li cancellano. Ma quei decreti approderanno in quest'Aula e io mi chiedo con quale coerenza, con quale faccia, permettetemi, molti di voi, colleghi dei 5 Stelle, con i quali abbiamo lavorato fianco a fianco, con i quali abbiamo difeso questi decreti - perché io, in I Commissione, parlavo con molti di voi: c'era qualche perplessità da parte di pochi, ma la stragrande maggioranza di voi era convinta di quei “decreti Sicurezza”, che ha sempre difeso e ha sempre voluto quanto volevamo noi -, con quale faccia voi, oggi, cambierete questi decreti ?
Ma mi permetta di entrare nel merito della pregiudiziale e, quindi, sui due aspetti fondamentali per cui deve essere assolutamente votato affinché questo decreto non possa procedere. Manca, come prevede l'articolo 77, comma 2, della Costituzione, prima di tutto, l'aspetto dell'omogeneità. Vi leggo il titolo del decreto, perché, oltre a cancellare i decreti Salvini, voi avete aggiunto, quindi: “disposizioni urgenti in maniera in materia di immigrazione e protezione internazionale”, eccetera, eccetera, nonché “misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici e ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale”. Ci chiediamo, in tutto questo , che senso abbia avuto questo decreto.
Ma l'altro aspetto - e vi chiedo veramente di prestare attenzione - è la necessità e l'urgenza. Allora, prima di tutto, per quanto riguarda la necessità, c'era la necessità di questo decreto, oggi? Come ho già detto, c'è una urgenza e una necessità importante oggi, che riguarda il contrasto a questa emergenza sanitaria. Vanificando questo decreto, che è quello che, comunque, avete già fatto, perché parte del “decreto Salvini” sull'immigrazione l'avete già cancellato con i decreti che sono stati approvati durante la primavera, quindi i vari provvedimenti COVID, voi avete già parzialmente cancellato quei decreti, e i risultati si sono visti: si sono visti sul numero degli immigrati sbarcati all'interno del nostro Paese, che sono passati, dai 9.475 del 2019 ai 27 mila di oggi.
Una cifra impressionante, allucinante, soprattutto, considerando che siamo in un'emergenza sanitaria. Molte di queste persone che arrivano, vengono trovate positive al COVID-19; molte di queste persone che arrivano e sono all'interno dei nostri centri d'accoglienza spesso, pur essendo positivi, scappano e sono liberi di circolare e, quindi, di infettare altre persone. Noi, invece, stiamo limitando la libertà dei nostri cittadini italiani e permettiamo che persone che non appartengono al nostro Paese, che arrivano in clandestinità, che vengono mantenute sulle navi da crociera, che vanno nei nostri centri d'accoglienza e continuano ad essere mantenute ; tutte queste persone possono scappare liberamente e far circolare ulteriormente il virus. Quindi, che necessità c'è oggi di questo decreto? Una necessità c'è: quella di rimanere incollati alla vostra poltrona , perché il presupposto di questo decreto era il vostro accordo di Governo, perché i 5 Stelle avevano votato i “decreti Salvini” e quindi erano d'accordo su quella linea; però, ovviamente, c'è da parte del Governo - PD, LEU, Italia Viva, che per questo accordo, per tenere in piedi questo Governo, doveva cancellarli. Quindi, si partì subito all'indomani, anzi ancora alla formazione del Governo, mettendo questa necessità, questo percorso, di abrogazione dei “decreti Salvini”. Ciò era fondamentale per la sopravvivenza di questo Governo e se ne iniziò a parlare già allora tanto erano urgenti; se ne iniziò - concludo, Presidente - a parlare allora. Ricordo che ad agosto si parlava già del decreto che era pronto, ma non l'avete approvato: c'erano le elezioni e non potevate vanificare i decreti “Sicurezza” e “Immigrazione” prima delle elezioni! Allora l'avete approvato il 5 ottobre, ma era talmente urgente che il Presidente Mattarella l'ha firmato solo il 16 ottobre, ben parecchi giorni dopo. Ecco, colleghi, non c'era urgenza, non c'era uniformità, non c'era necessità. Su questo decreto, io vi invito a votare la questione pregiudiziale, perché esso creerà ulteriormente problemi per il nostro Paese, per la nostra sopravvivenza in un momento di grande criticità, dove le priorità sono altre. Vi invito: non parliamo di immigrazione, non parliamo di omotransfobia; parliamo di quali sono i reali problemi degli italiani oggi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.
GALEAZZO BIGNAMI(FDI). Grazie, Presidente. Stiamo parlando del DL “Immigrazione”, vale a dire un decreto-legge caratterizzato, quindi, secondo chi l'ha proposto, secondo questo Governo, da connotati di urgenza. Secondo questo Governo oggi l'urgenza è rivedere i “decreti Sicurezza” per incentivare, di fatto, l'immigrazione clandestina. Nel momento in cui vengono varati questi decreti, si manda un messaggio devastante indirizzato a tutti quei criminali, agli scafisti, a tutti coloro che campano andando a sfruttare e a favorire l'immigrazione clandestina, ai danni soprattutto di quegli sciagurati che si trovano nelle loro mani, fissando così un'evidente priorità che questo Governo individua rispetto al proprio agire politico e che questa maggioranza rossogiallo fissa rispetto al proprio agire. Secondo questa maggioranza, secondo questo Governo, la priorità è dire a scafisti e a immigrati clandestini: “Venite in Italia in un momento di emergenza”, invece di dire agli italiani che ci preoccupiamo soprattutto ed esclusivamente del benessere del nostro popolo, mettendo in sicurezza sia lo Stato al proprio interno che i propri confini.
Nel momento in cui abbiamo manifestazioni di piazza, categorie intere disperate, ristoratori in ginocchio, artigiani, commercianti, imprenditori che sono allo stremo, questo Governo si preoccupa di aprire ancora di più i confini, in un momento in cui l'apertura dei confini non solo significa, appunto, favorire questi flussi di immigrazione clandestina, ma significa anche esporsi a rischi di contagio, come dimostrano i focolai avvenuti a Terzigno, a Treviso, a Bolzano, a Fiuggi, in tutta Italia, il che dimostra che per questo Governo la priorità non sono gli italiani ma sono, appunto, altri.
Anche sul piano delle risorse abbiamo visto i bandi emessi dal Governo: 4 milioni di euro per ogni singola nave in quarantena, determinata dall'esigenza di ricollocare quelle persone che grazie a queste politiche sciagurate stanno venendo in Italia. Invece, quei soldi - 4 milioni di euro con sei navi che erano a settembre già impegnate, con totali di 20, 25, 30 milioni di euro - ben potevano essere impiegati in altre risorse: sul trasporto pubblico locale, da dare ai nostri commercianti, da dare ai nostri imprenditori, da dare alle famiglie, da dare a chi aveva bisogno, invece di impegnarli con queste modalità. Ma è evidente che le priorità che questo Governo va a individuare sono ben distanti da quelle che noi invece riteniamo essenziali ed è il motivo per il quale noi, in questo documento che presentiamo e che auspichiamo che l'Aula voti, individuiamo innanzitutto l'esigenza di declinare, in un secondo momento, se proprio volete andare avanti, se proprio non volete fermarvi, se proprio volete riaprire i porti assumendovi la responsabilità politica di quello che state per fare, di far ciò, appunto, in un momento in cui gli italiani non saranno così esposti al contagio; in un momento cui gli italiani non saranno comunque esposti a una situazione di crisi economica di cui, comunque, non si vede la fine a causa delle politiche sciagurate che state realizzando. È per questo che, appunto, per noi non sussistono i requisiti dell'urgenza, che invece caratterizzano qualsiasi decreto, ma non sussistono neanche i requisiti di quella eterogeneità, di cui voi, invece, connotate questo provvedimento e dentro al quale avete messo tutto, tutto ciò che può favorire l'ingresso in Italia di persone che non ne hanno titolo.
Allora, confidiamo che il Governo decida di ritirare questo provvedimento, che l'Aula non lo esamini, che si rimandi a un momento più sereno - se mai ve ne saranno - e che, soprattutto, questa maggioranza e questo Governo inizino davvero a preoccuparsi delle esigenze degli italiani, perché quello che sta succedendo fuori da questo palazzo dimostra che abbiamo perso mesi su mesi nel tentativo di arginare un'emergenza. Quindici giorni fa ci parlavate del modello Italia preso ad esempio da tutta Europa e oggi, invece, state realizzando dei coprifuoco selettivi; anche quest'oggi su alcuni quotidiani il Presidente del Consiglio non esclude anche un nuovo , che costituirebbe e rappresenterebbe la pietra tombale sopra la nostra economia. Quindi, l'auspicio che Fratelli d'Italia formula con questa pregiudiziale e che ognuno di noi chiede è che venga definitivamente superato l'esame di questi provvedimenti e che vengano accantonati definitivamente; che venga accolto e si restituisca la priorità che deve individuare nell'Italia e negli italiani l'unico agire vero e concreto di questo Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.
PIERANTONIO ZANETTIN(FI). La ringrazio, Presidente, per la parola. È del tutto evidente, Presidente, che noi oggi discutiamo di questo decreto-legge sull'immigrazione ma che il tema non appare attuale. È un po' surreale che noi discutiamo oggi di questi argomenti che, effettivamente, paiono non essere di grande urgenza, quando in realtà tutto intorno a noi brucia, il Paese è nella pandemia, il contagio si espande senza controllo; francamente, appare imbarazzante per tutti discutere di argomenti che, allo stato, paiono essere, come dire, virtuali.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, il decreto-legge che stiamo esaminando oggi reca disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale complementare, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici e ai locali di pubblico intrattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Il testo in esame introduce nel nostro ordinamento rilevanti modifiche alle normative attualmente vigenti in materia di immigrazione, al superamento delle multe nei confronti delle ONG, nonché la riforma del sistema di accoglienza e desta evidenti preoccupazioni in materia di immigrazione irregolare, nonché dal punto di vista della sua legittimità costituzionale, e a questo mi riferisco in particolare.
Il provvedimento interessa, infatti, una materia profondamente intrecciata con una pluralità di questioni, che assumono una particolare rilevanza nell'ambito del diritto costituzionale, del diritto internazionale e dell'Unione europea, che non può essere esaminata attraverso una logica esclusivamente emergenziale. La relazione illustrativa del provvedimento specifica che, a seguito dell'entrata in vigore delle disposizioni previste dal decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113 e dal decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, si è manifestata la straordinaria necessità e urgenza di chiarire alcuni profili tramite una loro rimodulazione che tenga conto dei principi costituzionali e di diritto internazionale vigenti in materia, e di porre rimedio ad alcuni aspetti funzionali che avevano generato difficoltà applicative. Appare in tal senso del tutto illegittimo l'utilizzo dello strumento della decretazione di necessità e urgenza. La puntuale giurisprudenza costituzionale in materia, con le sentenze della Corte n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008, ha stabilito che l'utilizzazione del decreto-legge non può essere sostenuta dall'apodittica enunciazione dell'esistenza delle ragioni di necessità e di urgenza, né può esaurirsi nella constatazione della ragionevolezza della disciplina che è stata introdotta, sottolineando che la valutazione della sussistenza dei presupposti di costituzionalità non può essere meramente soggettiva, ma deve invece fondarsi anche su riscontri oggettivi, secondo un giudizio che non può ridursi alla valutazione in ordine alla mera ragionevolezza od opportunità delle norme introdotte.
Nello specifico, con la sentenza n. 128 del 2008, la Corte ha precisato che la preesistenza di una situazione di fatto, comportante la necessità e l'urgenza di provvedere tramite l'utilizzazione di uno strumento eccezionale quale il decreto-legge, costituisce un requisito di validità costituzionale dell'adozione del predetto atto, di modo che l'eventuale evidente mancanza di quel presupposto configura in primo luogo un vizio di illegittimità costituzionale del decreto-legge. Lo strumento della decretazione d'urgenza dovrebbe essere per sua natura eccezionale e, soprattutto, non ripetibile, ma la circostanza che l'attuale Esecutivo se ne avvalga conferma una forma di sbilanciamento e di forzatura degli equilibri dei poteri previsti dal dettato costituzionale vigente, un all'articolo 70 della Carta costituzionale che affida la funzione legislativa collettivamente alle due Camere.
Il provvedimento in esame risulta altresì caratterizzato da un contenuto disorganico ed eterogeneo. Alle disposizioni in materia di immigrazione si aggiungono perfino quelle relative alle comunicazioni dei detenuti sottoposti al regime previsto dall'articolo 41-, al divieto d'ingresso nei pubblici esercizi e nei locali di pubblico intrattenimento o nelle loro adiacenze, al contrasto del fenomeno dello spaccio di stupefacenti attraverso siti , e infine è prevista la modifica della denominazione del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale in quella di Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, e viene ridefinito sul piano normativo primario il suo ruolo di meccanismo nazionale di prevenzione, prorogando nel contempo per due anni il mandato del collegio attualmente in carica. Il rilievo del criterio di omogeneità nel contenuto costituisce uno dei perni fondamentali sui quali la Corte costituzionale ha fondato i percorsi argomentativi legati alla verifica del rispetto degli indispensabili requisiti di straordinaria necessità e urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione per la legittima adozione di decreti-legge. Da ultimo, nella sentenza n. 247 del 2019 la Corte ha osservato che la legge di conversione è fonte funzionalizzata alla stabilizzazione di un provvedimento avente forza di legge ed è caratterizzata da un procedimento di approvazione peculiare e semplificato rispetto a quello ordinario. Essa quindi non può aprirsi a qualsiasi contenuto, come del resto prescrive in particolare l'articolo 96- del Regolamento della Camera dei deputati. Le continue deroghe alle procedure ordinarie di predisposizione di provvedimenti normativi, che anche nel corso di questa legislatura stanno assumendo la forma di decretazione d'urgenza, attraverso la continua e reiterata composizione di decreti-legge , oltre a rappresentare un'alterazione degli equilibri istituzionali riconducibili al rapporto tra Governo e Parlamento, determina un'evidente lesione delle prerogative parlamentari nell'esercizio della funzione legislativa. Il provvedimento è quindi viziato dal punto di vista della legittimità costituzionale, sia perché ha un contenuto disomogeneo, non soddisfacendo dunque le esigenze di chiarezza e semplificazione della legislazione, sia perché privo dei requisiti straordinari di necessità e urgenza. Forza Italia pertanto voterà a favore di questa pregiudiziale.
PRESIDENTE. Onorevole Migliore, prego.
GENNARO MIGLIORE(IV). Signor Presidente, nell'illustrare il nostro voto contrario a queste tre pregiudiziali, vorrei iniziare da una considerazione. Mi sembra che questo Parlamento sia pervaso ormai da qualche giorno da un'epidemia di benaltrismo, perché ogni provvedimento che viene discusso in questo momento qui, alla Camera dei deputati, viene bollato come non adeguato allo spirito dei tempi e alla necessità di fronteggiare quello che noi fronteggiamo tutti i giorni, e cioè l'emergenza sanitaria e l'emergenza economica. Ma il Parlamento prosegue la sua attività e il Paese continua la sua attività, che riveste un'importanza altrettanto significativa rispetto a quelli che sono gli impegni che la classe politica non può abdicare. Noi abbiamo la piena consapevolezza che questo provvedimento non solo era urgente ma era necessario, rispetto ai guasti enormi realizzati dai decreti del Ministro Salvini; guasti che sono esattamente il racconto di quel fallimento che viene riproposto come se dipendesse da una legislazione fatta da noi. Parlate degli sbarchi? Gli sbarchi sono aumentati proprio in vigenza del precedente “decreto Sicurezza”. Parlate degli irregolari? Gli irregolari, e questa è stata davvero un'emergenza, sono aumentati in virtù, e anzi in peccato, se posso usare questa metafora, del decreto di Salvini che ha abolito la protezione umanitaria, aumentando in maniera esponenziale il numero di persone che irregolarmente soggiornano nel nostro territorio. Questo provvedimento interviene esattamente a sanare queste inefficienze e queste ingiustizie. Si tratta perciò di un provvedimento la cui urgenza era a nostro giudizio, a dir la verità, anche più stringente della tempistica con la quale si è realizzato, ma nello stesso tempo necessario, perché abbiamo da affrontare una stagione lunga. Peraltro nel benaltrismo che vi ha contraddistinto, cari colleghi dell'opposizione, avete anche introdotto elementi che hanno perturbato la tranquillità e anche la sicurezza della comunicazione pubblica, per esempio in relazione alla diffusione del contagio da parte degli irregolari . Sapete benissimo, perché oggi non ne parlate più, perché avete probabilmente pudore nel parlarne, che quando lo utilizzavate come argomento retorico dicevate che nello stesso tempo non c'era una minaccia incipiente del COVID-19; e invece oggi, quando questa diffusione è ormai conclamata e necessita anche di misure di contenimento, anche diverse magari da quelle che sono previste dall'attuale DPCM, ma misure di contenimento e di precauzione, oggi voi non tirate più fuori questo argomento perché sapevate che ieri come oggi non era adeguato. E poi lasciatemi dire una cosa: i vostri decreti-legge erano scritti con i piedi! Nell'articolo 7 abbiamo dovuto modificare una dizione relativa a un generico pubblico ufficiale, che non era semplicemente un poliziotto, ma poteva essere anche un insegnante. E poi, se noi vogliamo parlare davvero di sicurezza, parliamo di quello che è introdotto qui dentro: perché non le avete adottate voi le misure di contrasto alla diffusione e allo smercio di telefonini all'interno delle strutture carcerarie? Si tratta, questa sì, di una politica di sicurezza, e noi abbiamo in piena coscienza definito questo come un elemento prioritario per il nostro Paese. La vostra opposizione mi sembra ormai sterile su questo punto, certamente non dignitosa rispetto ad una situazione che nel Paese si sta aggravando .
PRESIDENTE. Onorevole Ceccanti, prego.
STEFANO CECCANTI(PD). Presidente, vorrei anzitutto sottolineare che non c'è solo benaltrismo nelle posizioni dell'opposizione, come ha giustamente detto il collega Migliore.
Voi vi lamentate perché dibattiamo troppo di omotransfobia, ma voi avete presentato 700 emendamenti e noi 7! Voi vi lamentate che stamattina discutiamo in sicurezza, ma ne discutiamo perché voi avete presentato tre pregiudiziali, e noi nessuna! Costruite delle trappole in cui cadete voi stessi. È poi curioso che si presentino pregiudiziali su decreti che nascono per superare problemi di costituzionalità dei decreti precedenti fatti da Salvini, problemi fatti valere da entrambi gli organi di garanzia. Avete chiesto cosa c'è fuori di qui: fuori di qui ci sono gli organi di garanzia. Ricordiamo, anzitutto, cosa accadde sul “decreto Sicurezza bis”: una promulgazione con riserva del Presidente Mattarella, con una puntuale lettera dell'8 agosto 2019; una riserva non solo su due aspetti specifici ma che attraverso di essi ha richiamato anche - e sono parole del Presidente - il principio generale della necessaria proporzionalità tra sanzioni e comportamenti, che nel testo mancava, e altresì, richiamava quella promulgazione con riserva, la necessaria conformità alla normativa internazionale, a partire dalla Convenzione di Montego Bay. Una promulgazione con riserva non è uno scherzo, non è un predicozzo: è una dura censura che per senso di responsabilità, non essendo possibile un rinvio parziale, vuole evitare la decadenza di un'intera normativa.
Poi è venuta anche la sentenza della Corte costituzionale sull'irragionevolezza della norma relativa alla preclusione dell'iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo. Anche lì il punto non è solo la singola censura, ma l'insieme delle motivazioni che colpivano la filosofia di fondo dell'intervento normativo. Quando la Corte dice testualmente, nella sentenza n. 186 del 2020, che “a dispetto del dichiarato obiettivo dell'intervento normativo di aumentare il livello di sicurezza pubblica, la norma in esame, impedendo l'iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, finisce con il limitare la capacità di controllo e il monitoraggio dell'autorità pubblica sulla popolazione effettivamente residente sul territorio”, cosa ci sta dicendo? Ci sta dicendo che, in nome della sicurezza, quelle norme creavano più insicurezza! Non reggono, quindi, le pregiudiziali, perché a partire da queste importanti riserve e censure, sono innegabili sia la necessità e urgenza, sia un certo grado di omogeneità. La necessità e l'urgenza perché la gestione dell'immigrazione continua ad essere difficile, a partire dai contenziosi giurisdizionali e dalle situazioni di clandestinità create dal venir meno della protezione umanitaria; un certo grado ragionevole di omogeneità, perché già i decreti Salvini univano sotto il cappello della sicurezza norme sull'immigrazione e varie norme di ordine pubblico.
Per questo votiamo convintamente contro. Si torna alla normalità dopo la propaganda, quella che continua con le pregiudiziali: noi siamo per la normalità, voi continuate la propaganda !
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Iezzi ed altri n. 1, Lollobrigida ed altri n. 2, Gelmini ed altri n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
Colgo l'occasione per invitare tutti i colleghi e tutte le colleghe a non venire più in Aula con i soprabiti, i cappotti e quant'altro, ma ad utilizzare il guardaroba per motivi che sono facilmente intuibili.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Invito nuovamente i colleghi a non entrare in Aula con soprabiti e cappotti, ma a lasciarli nel guardaroba, grazie.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 107-569-868-2171-2255-A: Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Ricordo che, nella seduta di ieri, è stato per ultimo respinto l'articolo premissivo Alessandro Pagano 01.06.
Passiamo all'articolo premissivo 01.0400 Costa, sul quale il relatore e il rappresentante del Governo hanno formulato un invito al ritiro. Il collega Costa chiede di intervenire. Prego, collega Costa.
ENRICO COSTA(MISTO). Grazie, Presidente. Io penso di voler sottoporre all'Aula un tema che secondo me è il tema centrale di questa legge.
Questa legge, per essere una legge che non venga approvata a colpi di maggioranza, ha bisogno di rendere compatibili due principi costituzionali: il diritto, principio costituzionale, ad esprimere la propria personalità - e su questo siamo assolutamente d'accordo, e devo dire anche nell'ambito della Commissione il nostro atteggiamento è stato molto costruttivo - e un principio liberale, ed è il principio liberale per il quale ciascuno può legittimamente esprimere le proprie opinioni. Non si tratta di un conflitto, e mi dispiace per i colleghi della Lega che in quest'Aula, in più circostanze, l'amico Pagano, il collega Borghi, hanno evidenziato come questi due principi non possono stare insieme.
PRESIDENTE. Onorevole Costa, lei purtroppo un minuto. Purtroppo… cioè, per Regolamento, non purtroppo.
ENRICO COSTA(MISTO). Presidente, lo spiego a lei, ma lei lo sa, quindi, diciamo, mi rivolgevo… questi principi…
PRESIDENTE. No, onorevole Costa, dicevo che lei aveva un minuto, nel senso che siamo già a un minuto e mezzo…
ENRICO COSTA(MISTO). Ma io non sono il primo del gruppo Misto?
PRESIDENTE. Il gruppo Misto ha un minuto, il suo tempo è questo.
ENRICO COSTA(MISTO). Io penso questo. Essendo il nucleo centrale della legge, questo emendamento, ed essendo un emendamento costruttivo, io chiederei al relatore, prima di arrivare poi a voti segreti, altre cose, eccetera, di accantonarlo, accantonare il tema, accantonare l'argomento, perché io penso che si possa arrivare, tra questo e il testo dell'articolo 3, ad una formulazione condivisa. Guardate, lo chiedo pur contestando…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Costa.
ENRICO COSTA(MISTO). …alcuni interventi che ci sono stati ieri, che non condivido affatto.
PRESIDENTE. Se il relatore riterrà di intervenire, lo dirà. Colleghi, io sono costretto a richiedere nuovamente - lo dico anche ai colleghi che si stanno abbracciando adesso in Aula - di mantenere le distanze di sicurezza, lo dico nell'interesse di tutti quanti noi. Quindi, pregherei veramente… non cito i colleghi interessati perché lo hanno capito da soli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.
PIERANTONIO ZANETTIN(FI). Grazie, Presidente. Anch'io vorrei rivolgere un appello al relatore per un accantonamento di questo emendamento. Questo è un emendamento la cui paternità rivendico a Forza Italia, tant'è che nella richiesta di accantonamento aggiungo anche l'emendamento 3.430, a pagina 29, dell'onorevole Sisto, che solo per un fatto di collocazione all'interno della proposta di legge si trova sull'articolo 3, ma che ha il medesimo identico contenuto, perché ricordiamo che il parere della Commissione affari costituzionali è nato proprio su impulso e sulla base di un altro emendamento presentato dal nostro gruppo.
Lei sa, Presidente, che noi queste materie le affrontiamo in maniera laica, con spirito costruttivo e con spirito collaborativo nei confronti della maggioranza. Quindi, essendo questo uno dei temi che incidono sul carattere liberticida di questa proposta di legge, come ci è pervenuta in Aula, io inviterei la maggioranza ad un attimo di riflessione, ad un accantonamento, al fine di una più avveduta espressione del parere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.
CIRO MASCHIO(FDI). Grazie, Presidente. Sono d'accordo sull'accantonamento proposto dai colleghi, perché l'intero tema della esclusione di una illiceità e punibilità del fatto per questo tipo di fattispecie è un tema concreto. Sappiamo che questo argomento è uno dei nodi di questo progetto di legge, e cioè quello di consentire che non ci siano dubbi ed equivoci sul fatto che questa legge voglia introdurre dei reati d'opinione. Uno dei modi per limitare i danni e prevenire questo rischio è quello di spiegare, in modo chiaro, che ogni forma di libera manifestazione del pensiero che non configuri in sostanza dei reati, dei pericoli concreti, non possa essere perseguita, altrimenti si ritorna nel reato d'opinione e nel processo alle intenzioni.
Quindi, al di là di questo emendamento specifico - ce ne sono diversi anche presentati da Fratelli d'Italia sull'articolo 3 - condivido che l'argomento del reato d'opinione e l'argomento di formulare in modo chiaro che ogni comportamento e ogni libera manifestazione di pensiero o di opinioni non possa in alcun modo essere neanche indirettamente perseguita, è uno dei nodi di questa proposta di legge. Se non verrà risolto questo nodo, sarà evidente che è una legge bavaglio, che vuole processare e incarcerare chi ha delle opinioni diverse da quelle dei proponenti questa legge. Quindi, anch'io condivido l'appello all'accantonamento e soprattutto faccio un appello a tutta l'Aula a fare una riflessione molto approfondita su questo tema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO(LEGA). Presidente, questo emendamento fa il paio con quello presentato dalla Lega poco prima e che, in verità, anche se non è esplicito come quello che abbiamo fatto e impostato noi, risulta però assolutamente condivisibile, nel senso che viene detto in maniera molto chiara ciò che non costituisce discriminazione, cioè il libero convincimento, l'effettivo ed equivoco fatto di opinione in quanto tale. Ora, vede, Presidente, il testo unico Zan individua, quindi, una fattispecie generale di reato di opinione basato sul presunto movente d'odio che è del tutto disancorato al fatto e per la quale un giudice viene chiamato a punire perché attribuisce all'accusato un pensiero, diciamo, cattivo. Quindi, si passa dal diritto penale del fatto, cari colleghi, al diritto penale che punisce la manifestazione di idee per correggere i cittadini che non la pensano così. E come lo si vuole correggere? Con pene che vanno da un anno a sei mesi, multe da 6 mila euro; addirittura poi, nel caso in cui fossero movimenti a portare avanti questa operazione di opinione, gli anni passano a quattro. E tutte queste non è che sono cose buttate così, per caso, Presidente, in maniera figurativa, si tratta di sanzioni che permettono di utilizzare strumenti di indagine come le intercettazioni, sia telefoniche che ambientali, di imporre misure cautelari restrittive della libertà, fino al carcere. Ma siamo impazziti? Cioè, io parlo al telefono e dico che per me la famiglia tradizionale è l'unica che esiste, parlo col mio movimento che ritiene che la famiglia tradizionale in quanto tale deve essere tutelata e difesa, dichiaro di essere contrario all'utero in affitto, e mi si fa l'indagine telefonica perché gli strumenti sono questi e poi, alla fine, il reato di opinione diventa talmente grave e talmente perseguitato da imporre addirittura anche strumenti di controllo.
Insomma, signori, come si fa a non votare a favore di un emendamento come questo? Riteniamo che sia la coscienza di ciascuno di questi parlamentari che oggi viene solleticata. Non è possibile che esistano indirizzi di questo genere. Non è possibile che ci vogliano e vi vogliano rieducare ideologicamente. Siamo di fronte alle parole di Orwell, che parlava proprio di educazione sessuale, di rieducazione sessuale.
Ecco, perché riteniamo assolutamente normale che questo emendamento come minimo venga accantonato e sia oggetto di una discussione ampia e approfondita, che non può restare nell'ambito di questo “non parlare” da parte della maggioranza. Che significa che la maggioranza non parla? I dibattiti servono a questo, i dibattiti servono a confrontare le idee. Quante volte sono cambiate le opinioni nel corso di una seduta? Perché, evidentemente, il confronto dialettico produce una capacità anche di capire dove sono i punti di vista dell'altro. Ditemi, voi, voi del 5 Stelle, voi di Italia Viva, voi del Partito Democratico, al di fuori e al di sopra degli schemi ideologici che vi vogliono imporre, se questa non è una norma di buonsenso? Abbiamo il dovere di prenderla in esame.
Ma poi approvatevi la legge che volete. Presidente, che se la facciano pure, i numeri ce li hanno, però che sia chiaro che la discriminante deve essere chiara: dire, in maniera assolutamente certa, che non si traducono in effettive equivoche violenze, episodi di un certo tipo come quelli che potremmo anche immaginare, li abbiamo citati e li continuano a citare, mi sembra assolutamente il minimo! Speriamo veramente che quest'Aula faccia proprio tesoro del buonsenso e della ragionevolezza .
PRESIDENTE. Onorevole Paolini, prego.
LUCA RODOLFO PAOLINI(LEGA). Grazie Presidente. Sì, l'emendamento è praticamente identico - l'emendamento Costa - a quello proposto dalla Lega, ed è frutto di buonsenso. Risolverebbe gran parte dei problemi che questa legge ha e avrà comunque in sede di vaglio di costituzionalità. Ho ricordato ieri la legge inglese, l'l'del 1986, che diceva, in questa parte, ad evitare qualsiasi dubbio: discutere o criticare atteggiamenti o pratiche sessuali o l'invito alle persone a modificare certe condotte o pratiche non saranno considerate in se stesse minacciose o finalizzate ad istigare odio. Questo dice il Parlamento inglese già nell'86. Perché è tutto qui il problema. Allora chiedo davvero al relatore di fare un salto di qualità, di passare da attivista a statista, parliamone, rinviamo e parliamo di questa cosa che darebbe un altro profilo alla sua stessa legge e agli altri firmatari.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al collega Foti, io devo insistere per il rispetto delle distanze di sicurezza. Devo insistere per il rispetto delle distanze di sicurezza. Colleghi, chiederei anche ai delegati d'Aula di collaborare in questa funzione, che non ha alcuna natura politica ma semplicemente di rispettare regole che ci siamo dati. Onorevole Bartolozzi!
PRESIDENTE. Onorevole Foti, prego, sull'ordine dei lavori.
TOMMASO FOTI(FDI). Signor Presidente, come le è noto, oggi era stata convocata per le ore 13,30 la Conferenza dei capigruppo. La Conferenza dei capigruppo è stata sconvocata e rinviata a domani alle ore 13,30. Altrettanto nota, soprattutto al Presidente Fico, era la richiesta che il gruppo di Fratelli d'Italia ha presentato perché il Presidente Conte venga in quest'Aula a rendere comunicazioni e non un'informativa per quanto riguarda la questione sanitaria in atto nel Paese, i provvedimenti da assumere, gli indirizzi che il Parlamento deve dare . Abbiamo chiesto chiaramente che vi fosse un pronunciamento al riguardo. Il pronunciamento che è stato dato è il rinvio a dopo la prevista venuta in quest'Aula del Presidente Conte, ovviamente volendo bypassare la nostra richiesta e consentire quindi solo un'informativa al Presidente Conte che, come è noto, si concluderà senza voto alcuno. Sotto questo profilo sono del tutto inutili i pelosi appelli all'unità del Paese se persino un gruppo parlamentare, che qui già rappresenta qualcosa, ma fuori di qui rappresenta molto, molto, molto di più, non ha il diritto di essere quanto meno ascoltato . È una cosa indecente che sta facendo il Presidente Fico, che è arbitro e non giocatore ! Perché, se vuol scendere in campo, scenda da quello scranno, si metta sui nostri scranni e dopodiché ci confrontiamo! Noi le rinnoviamo, signor Presidente, la formale richiesta di una immediata convocazione della Conferenza dei capigruppo perché non ci stiamo a vedere il Parlamento utilizzato in questo modo !
PRESIDENTE. Immagino sullo stesso argomento, l'onorevole Lupi. Prego, onorevole Lupi.
MAURIZIO LUPI(M-NI-USEI-C!-AC). Sì, grazie Presidente. Io credo che la richiesta fatta, non solo per le vie informali ma, adesso, per le vie formali, da parte dell'onorevole Foti, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, interessi non solo il gruppo di Fratelli d'Italia, non solo l'opposizione ma, credo, tutta l'Aula. Anche perché questo Parlamento ha approvato una legge in cui prevede l'obbligatorietà da parte del Governo di venire a comunicare in Parlamento e di ricevere un voto da parte del Parlamento riguardo ai DPCM che poi dovrebbe adottare. Si è verificato, nell'ultima settimana, negli ultimi dieci giorni, che ben tre DPCM, per una questione di eccezionalità, non hanno visto un voto preventivo, un indirizzo preventivo del Parlamento ma hanno eventualmente visto una sola comunicazione successiva. È evidente, anche a seguito della situazione in cui ci troviamo e delle dichiarazioni continue a cui assistiamo - il consulente primo del Ministro della Salute, il giorno dopo che il Presidente del Consiglio annuncia un DPCM che limita alcune libertà, chiede formalmente che sia adottato un totale -, che la comunicazione o l'informativa del Presidente del Consiglio in Aula non può essere semplicemente un atto di cortesia nei confronti del Parlamento. A questo punto domani è necessario, nell'interesse di maggioranza e opposizione e di tutto il Paese, che ci sia un pronunciamento, così come previsto dalla legge, da parte del Parlamento riguardo alla questione di cui il Presidente del Consiglio domani ci informerà. La convocazione dei capigruppo, urgente oggi, va esattamente in quella direzione. Io capisco il Presidente Fico che non può prendere una decisione . Lo potrebbe fare, perché il Regolamento glielo permette, ma credo che una convocazione urgente della Conferenza dei capigruppo possa, nell'interesse dello stesso Esecutivo, portare ad un pronunciamento dell'intero Parlamento. In ogni caso, anche da parte nostra c'è una richiesta formale e credo che l'unica cosa che non ci si può permettere è la confusione, il non pronunciamento e il fatto che il Governo non possa, per l'ennesima volta, venire in quest'Aula e dire che l'urgenza gli ha impedito di sentirci preventivamente! Domani il Presidente del Consiglio è già programmato che venga prima alla Camera e poi al Senato: non credo che ci sia alcun problema, né da un punto di vista formale né da un punto di vista sostanziale, a chiedere che il Parlamento si pronunci, come previsto dalla legge, con un voto di indirizzo al Governo. Rafforza l'Esecutivo, rafforza il Parlamento e dà tranquillità all'intero Paese. Se c'è una cosa - viste anche le tensioni sociali a cui assistiamo - che non possiamo permetterci è la confusione e l'incertezza. Noi continuiamo a chiedere unità e responsabilità su questo tema, coinvolgimento. Non si comprende - e concludo Presidente - la ragione per cui, quale paura ha il Governo, quale paura ha il Presidente del Consiglio a chiedere che questa unità possa tradursi con un voto chiaro di indirizzo su temi così importanti e così delicati da parte del Parlamento, sia della Camera sia del Senato. Questa è la ragione per cui la invitiamo di farsi partecipe della richiesta, anche da parte nostra, di una convocazione urgente della Conferenza dei capigruppo
PRESIDENTE. Sullo stesso argomento, l'onorevole Occhiuto.
ROBERTO OCCHIUTO(FI). Sì, Presidente, perché anche noi ci associamo alle richieste testé fatte dal gruppo Fratelli d'Italia e dall'onorevole Lupi. È normale che l'opposizione chieda che il Presidente del Consiglio venga qui a discutere in Aula di quello che tutto il Paese sta discutendo. Noi ieri abbiamo approvato una mozione sull'indice di benessere, dovremmo discutere della legge sul florovivaismo. Sembriamo marziani, e gli italiani non capiscono perché il Parlamento non abbia la possibilità di discutere immediatamente di quello che interessa loro. Allora sarebbe utile che questo appello che l'opposizione rivolge fosse condiviso anche dai gruppi di maggioranza perché non è in gioco il ruolo dell'opposizione, è in gioco la dignità del Parlamento rispetto a quello che gli italiani chiedono che il Parlamento discuta ! Ecco, io vorrei che questo appello fosse condiviso dal gruppo del Movimento 5 Stelle e dal gruppo del Partito Democratico. Anche noi abbiamo trovato sconvolgente che la Conferenza dei capigruppo, che era già convocata per oggi, sia stata differita a domani dopo l'informativa del Presidente del Consiglio, proprio allo scopo di evitare che il Parlamento si esprimesse con un voto.
Quindi, chiediamo anche noi formalmente al Presidente Fico, che dovrebbe garantire la dignità e la possibilità di esercitare la nostra funzione in Parlamento, di anticipare la Conferenza dei presidenti di gruppo. Infatti, nella Conferenza dei presidenti di gruppo, noi ribadiremo quello che formalmente stiamo chiedendo, che domani il Presidente del Consiglio venga, non per rendere solo un'informativa - che diventa, come dire, un altro che si fa utilizzando il Parlamento -, ma per rendere comunicazioni, al termine delle quali ci sia un'assunzione di responsabilità attraverso un voto da parte dei gruppi parlamentari .
Mi rivolgo al Governo e alla maggioranza, per chiudere. Non chiedeteci collaborazione. Non chiedetecela più, se poi questa collaborazione voi non la offrite nemmeno nella possibilità di farci discutere e votare sulle cose ! Non ce la chiedete, perché è una richiesta ipocrita. Noi ve la daremo, perché la daremo al Paese , ma solo se ci darete la possibilità di discutere, di confrontarci e di assumerci le nostre responsabilità attraverso un voto parlamentare
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Pagano, sempre sul tema. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO(LEGA). Presidente, noi riteniamo che tutto quello che sta accadendo sia surreale. Ci sono questi DPCM che stanno limitando pesantemente le libertà economiche. Mi pare di potere dire che il Paese reale sia in una oggettiva difficoltà e qui il Paese legale, quello che in questo momento è rappresentativo di un intero contesto nazionale e, cioè, questo Parlamento si sta occupando di tutt'altro. Addirittura, si sta occupando di materie che vanno a limitare pesantemente le libertà individuali, che limitano il pensiero e la capacità concreta di potere dire che questo sia ancora un Paese libero. Mi pare di potere dire che, prima ancora che arrivi il Presidente del Consiglio a spiegare non si sa che cosa, riteniamo necessario e indispensabile anche noi allinearci a quello che è stato, mi pare, il pensiero comune di tutte le opinioni che si stanno sviluppando in questo momento in quest'Aula .
PRESIDENTE. Riferirò subito al Presidente della Camera, al Presidente Fico, la richiesta, assolutamente comprensibile, che i gruppi di opposizione hanno presentato e vi farò sapere nel più breve tempo possibile.
PRESIDENTE. Proseguiamo con gli interventi invece programmati sull'emendamento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tondo. Prego.
RENZO TONDO(M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Lo slittamento del dibattito sul tema della comunicazione del Presidente non fa altro che aggiungere positività al buon senso della proposta del collega Enrico Costa. Il diritto penale dovrebbe consigliare cautela, dovrebbe consigliare precisione normativa, soprattutto quando si tratta di toccare i diritti delle persone. Ecco, io credo che possiamo rivolgere un appello al Governo e alla sinistra, la sinistra che si è sempre giustamente qualificata per un diritto penale minimo, per la correttezza nell'interpretazione del diritto penale.
Io credo che sia legittimo e giusto chiedere un rinvio in Commissione di questo provvedimento, anche perché posso assicurare che, se questo rinvio dovesse esserci, ci saranno numeri di approvazione di questo provvedimento più ampi di quelli della maggioranza che lo propone.
Chiedo veramente che si possa fare attenzione a questo, perché il provvedimento che stiamo per prendere è un provvedimento importante, sul quale è necessario manovrare con cautela ed essere molto precisi nelle parole che si scrivono. Non c'è il clima giusto oggi, in questo momento, per approvare un disegno di legge così importante
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.
ALFREDO BAZOLI(PD). Grazie, Presidente. Io volevo intervenire successivamente, sull'articolo 3, ma vedo che ormai l'argomento della discussione è esattamente quello e, quindi, intervengo ora e poi mi riservo di farlo anche successivamente.
Io voglio dire che noi siamo perfettamente consapevoli - lo siamo noi, come maggioranza, lo siamo noi, come Partito Democratico, lo è il relatore - del fatto che forse l'unico vero tema, l'unica vera questione critica che riguarda questa legge, che noi riteniamo opportuna e necessaria, è esattamente il tema della libertà di espressione. Infatti, siamo consapevoli che affrontiamo temi e argomenti, sui quali, nell'individuare delle fattispecie criminose, che incriminino istigazione alla discriminazione e alla violenza, non possiamo correre il rischio di censurare, insieme a queste fattispecie, anche la libera espressione di manifestazioni del pensiero, che devono essere assolutamente tutelate e garantite in uno Stato democratico. Infatti, si tratta di questioni che riguardano il sesso, l'identità di genere, la famiglia, i rapporti di filiazione, temi sui quali è legittimo avere opinioni diverse, senza che debbano essere criminalizzate, anche se magari non condivise. Quindi, questo è un punto molto delicato e molto critico. Ma noi l'abbiamo affrontato - l'ha affrontato il relatore - anzitutto immaginando una proposta di legge che escludeva dalla criminalizzazione la propaganda delle idee, perché noi abbiamo introdotto l'istigazione alla discriminazione e alla violenza e gli atti di discriminazione di violenza, senza includere la propaganda delle idee, che è contenuta nella legge Mancino, questo per evitare che ci fosse il rischio di incriminazione delle opinioni e delle idee. L'abbiamo tolta, fin dall'inizio: non c'è nella fattispecie e nella proposta di legge Zan. Lo abbiamo fatto anche consapevoli che c'è una giurisprudenza consolidata sulla legge Mancino - alla quale noi contribuiamo introducendo queste nuove fattispecie -, che dice esattamente che anche l'istigazione alla discriminazione non è tale se non c'è un pericolo concreto di discriminazione. Quindi, c'è già una giurisprudenza consolidata, che esclude in radice la possibilità che vengano punite solo le opinioni, perché occorre che l'istigazione alla discriminazione produca un rischio concreto, un pericolo concreto, per le fattispecie e per i beni protetti.
Ma non ci siamo accontentati di questo, perché, sulla scorta delle sollecitazioni che ci venivano dalle opposizioni, ma anche dall'interno della maggioranza - perché ci sono stati anche emendamenti all'interno della maggioranza che andavano in questa direzione -, abbiamo deciso di fare un passo in più. Abbiamo introdotto nel disegno di legge l'articolo 3, l'articolo 3 che esattamente dice che questa legge non può pregiudicare la libera espressione di convincimenti ed opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte. Abbiamo preso un emendamento che era stato proposto dall'opposizione, dal collega Costa, che ringrazio per averci aiutato a trovare questa soluzione. L'abbiamo fatto per rendere ancora più chiaro che non c'è alcuna intenzione, della maggioranza e di nessuno, di incriminare o punire la legittima espressione del pensiero e le legittime manifestazioni delle proprie idee, su nessuna delle questioni che sono oggetto di questa legge.
Non ci siamo accontentati ancora, perché, sulla scorta della opinione che è venuta dalla Commissione Affari costituzionali, abbiamo precisato ancora ulteriormente. Sarà oggetto di un emendamento che poi verrà discusso all'articolo 3, che è esattamente l'oggetto della discussione che stiamo facendo adesso, che preciserà ulteriormente che, comunque, non potranno mai essere oggetto di incriminazione le idee, se non quando producono un concreto pericolo per le fattispecie oggetto di tutela, cioè se non quando ci sarà un concreto pericolo di discriminazione. Quindi, noi introduciamo nella legge un criterio ermeneutico interpretativo, che eviterà che il giudice possa mai incriminare rappresentazioni di idee e di opinioni legittime.
Aggiungo e chiudo, Presidente, che deve essere chiaro che, nell'interpretazione delle leggi, contano molto anche i lavori preparatori e lavori parlamentari. Se noi diciamo, come noi stiamo dicendo da quando è iniziata la discussione di questa legge e come anche c'è scritto nella relazione introduttiva, che non ci sarà mai la punibilità, ai sensi di questa legge, delle opinioni e delle idee legittimamente espresse, io penso che questo tolga ogni dubbio e ogni ragionevole preoccupazione sul tema della libertà delle idee, ai sensi dell'articolo 21. Penso che abbiamo fatto un lavoro ottimo grazie al relatore Zan
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il relatore Zan e poi ho numerosi altri interventi. Prego.
ALESSANDRO ZAN, . Grazie, Presidente. Nonostante mantenga l'invito al ritiro per questo emendamento, essendo l'articolo 3 deputato alla discussione di questo tema, lo accantono, per riprenderlo poi, al momento della discussione dell'articolo 3.
PRESIDENTE. Bene, quindi accantoniamo questo emendamento e passiamo ai successivi, in particolare gli identici emendamenti Turri 1.1, Varchi 1.2, Palmieri 1.3 e Rospi 1.4, che sono soppressivi. Ci sono richieste di intervento? Onorevole Palmieri, prego.
ANTONIO PALMIERI(FI). Grazie Presidente Rosato, io mi rivolgo a lei direttamente, perché lei non solo nella sua qualità di Presidente, ma nella qualità di parlamentare d'Italia Viva, è il prototipo del deputato di maggioranza che è assolutamente convinto di stare facendo una cosa buona e giusta e quindi, come ricordava prima il collega Pagano, siccome l'Aula è il luogo nel quale ci si può confrontare e ci si deve confrontare, soprattutto su materie come questa, io mi rivolgo a lei, Presidente Rosato, perché tramite lei spero che anche le colleghe e i colleghi della maggioranza possano avere qualche elemento su cui riflettere, in merito alle conseguenze che questo testo, se verrà approvato così come è uscito dalla Commissione, porterà. Ci sono due conseguenze fondamentali, a mio avviso, che porgo alla vostra attenzione; la prima: voi state creando un cittadino iper tutelato sulla base delle sue preferenze sessuali, cioè create una nuova forma, un nuovo tipo di cittadino. La seconda questione - e secondo me è la più rilevante - è questa: attraverso questo testo, ripeto, Presidente Rosato, se non verrà modificato, voi di fatto introducete da un lato, nella prima parte della norma, la polizia del pensiero e dall'altro lato, nella seconda parte della norma, la pulizia del pensiero. Cerco di spiegarmi; prima parte: polizia del pensiero; il peccato originale di questa norma è il fatto che si aggancia all'articolo 604- del codice penale. L'articolo 604- del codice penale, come sapete, elenca un catalogo di crimini e comprende quelli che possiamo chiamare delitti di opinione, propaganda di idee, atti di discriminazione, istigazione a delinquere. Vedete, io ho sentito il collega Bazoli, poco fa, nel suo intervento e non ho dubbi sulla buona fede del collega Bazoli, del Presidente Rosato, della stragrande maggioranza, oserei dire di tutti quanti i colleghi della maggioranza, però resta un punto ineludibile: voi state caricando un'arma che mettete nelle mani sbagliate. Il problema non siete voi, non è la vostra interpretazione della norma, non è lo spirito con il quale voi mettete capo a questa legge, su questo . Questo luogo, il Parlamento, è il luogo del dibattito delle idee e dei convincimenti. La questione è che voi mettete un'arma nelle mani di chi, fuori di qui, la userà per intimidire coloro i quali la pensano diversamente su questi punti, questo è il problema . E dite: ci sarà un magistrato che giudicherà; ma la questione non è il magistrato, che poi non sappiamo come potrà valutare, la questione è che se un singolo cittadino, una piccola associazione, si vede portato a processo, si trova a dover sopportare già esso stesso una pena per il solo fatto di essere inquisito e indagato, lui e i suoi familiari. Questo è il punto dirimente, il primo punto che riguarda il tema della polizia del pensiero. Mi avvio a concludere.
Secondo punto: la pulizia del pensiero. Non contenti di questo, perché la seconda parte della norma è rivelatoria, rivela le vere intenzioni di alcuni dei proponenti, non contenti della polizia del pensiero, con la seconda parte della legge, in particolare gli articoli 6 e 7, voi volete introdurre la pulizia del pensiero. Che cos'è la giornata dedicata all'omofobia, transfobia, eccetera, eccetera, nelle scuole, se non un elemento di pulizia del pensiero ? Che cos'è l'articolo 7, la predisposizione di un piano triennale per intervenire – udite, udite - nei luoghi di lavoro, nei mezzi di comunicazione, nella scuola a ogni livello, se non un'azione per riprogrammare una pulizia del pensiero? Ecco, mi avvio a chiudere su questo punto, ricordandovi che l'educazione è una cosa ben diversa dall'indottrinamento: l'educazione è fatta di cura, attenzione, pazienza, ascolto, vicinanza, tempo, non è fatta di forzature, non è fatta di forzature che inducono reazioni di segno opposto e contrario, non è fatta di neolingua, non è fatta di costruzioni così arbitrarie e astruse che non tengono conto della realtà come essa è. Per questo - e chiudo, Presidente Rosato, ringraziandola per l'attenzione e convinto di aver toccato quantomeno la sua coscienza e la sua mente -, rinviando ai successivi emendamenti, invito i colleghi a votare favorevolmente a questi emendamenti .
PRESIDENTE. Onorevole Maschio, prego.
CIRO MASCHIO(FDI). Grazie Presidente, l'articolo 604- del codice penale è il cuore di questa proposta di legge. È un articolo che deriva dalle leggi Reale e Mancino e si è trasferito poi nel codice penale, che di fatto incrimina i cosiddetti reati d'opinione, cioè è uno di quei rari casi in cui il nostro legislatore ha anticipato la tutela penale, realizzando un difficilissimo bilanciamento rispetto alla libera espressione del pensiero tutelata dall'articolo 21 della Costituzione. Ebbene, la scelta di collocare le espressioni ritenute omotransfobiche nell'articolo 604 realizza una forzatura di questo sistema, che era già molto delicato e apre il fronte alla introduzione molto pericolosa dei reati di opinione, anche perché le nozioni di identità di genere, orientamento sessuale, eccetera, come abbiamo già evidenziato, sono molto incerte ed aleatorie e neanche l'emendamento Annibali di ieri ha minimamente risolto il problema, anzi lo ha complicato e quindi si consegna nelle mani del giudice un'ampia discrezionalità nel considerare determinate affermazioni come omofobe e nell'applicare le pene pesantissime che prevede l'articolo 604, che era stato costruito su forme e comportamenti ben diversi, cioè quelli legati al razzismo, alla discriminazione razziale, che ha una codificazione molto più precisa, anche se non sempre pacifica, nella giurisprudenza.
Il cuore di questa proposta di legge è questo articolo e il successivo articolo 604-, che di fatto aprono il fronte all'introduzione di reati di opinione. Non basta che i lavori parlamentari, con le dichiarazioni della maggioranza, cerchino di rassicurare che non sarà così, perché in realtà poi sarà