PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brescia, Casa, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Gebhard, Giachetti, Lapia, Liuni, Losacco, Maggioni, Molinari, Muroni, Occhiuto, Perantoni, Pittalis e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,57. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Grazie, Presidente. Chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori per un intervento del Governo circa i fatti che si stanno verificando in Val di Susa che, purtroppo, è terreno, in questo momento, di uno scontro vergognoso, di un attacco vergognoso da parte delle frange più estremiste del mondo no-TAV contro le Forze dell'ordine - a cui va tutta la nostra solidarietà - le istituzioni e, purtroppo, tutta la popolazione valsusina. Questa situazione è sicuramente alimentata da una incertezza fondamentale che riguarda il compimento della TAV, un'incertezza in base alla quale il Governo ancora non ha predisposto un atto di indirizzo verso RFI per ottenere i 750 miliardi di euro dall'Unione europea proprio per completare la linea. Quindi, chiediamo che vi sia una un chiarimento sul compimento della TAV e sul reperimento delle risorse da parte del Governo che è l'unico modo per mettere a tacere, in modo fermo e certo, tutti coloro che, in questo momento, con azioni di violenze intollerabili, cercano di compromettere e creare un clima di intimidazione che sicuramente dobbiamo rifuggire
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine lavori e sul medesimo argomento, la deputata Jessica Costanzo.
JESSICA COSTANZO(MISTO). Grazie, Presidente. Come sapete, nella notte tra il 12 e il 13 aprile, è iniziato lo sgombero del presidio no-TAV di San Didero, con enorme dispiegamento di Forze dell'ordine, mezzi con idranti, ruspe. E' stata bloccata anche l'autostrada e la statale 25. Se è vero che ogni forma di violenza è da condannare, perché è da condannare, è anche da condannare il continuo lancio di lacrimogeni ad altezza uomo e il ferimento di alcuni manifestanti. Vediamo che si susseguono notizie anche oggi: c'è il ferimento del vicequestore e l'occupazione dei binari.
Vorremmo capirne di più, perché in tv si parla di disordini, di violenza, ma, in realtà, noi vorremmo sapere, in questo momento, in questo contesto, cosa si intenda fare, se si vuole alimentare continuamente la guerriglia. Le farei ascoltare e vedere un altro video testimonianza che dimostra quanto terrore c'è all'interno di questa valle. C'è il vocale di una vice sindaca terrorizzata che racconta come hanno gasato le case che ora sono piene di fumo. Ci sono persone anziane dentro con grossi problemi di respirazione. Allora, Presidente, anche noi vorremmo chiedere l'intervento del Governo, che venga a riferire la Ministra, perché ogni forma di violenza è da condannare, ma più si vive nella paura e nel terrore, meno fiducia ci sarà nelle istituzioni
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sozzani. Ne ha facoltà.
DIEGO SOZZANI(FI). Grazie, Presidente. Vorrei allacciarmi alle considerazioni che la collega Montaruli ha fatto poco fa sulla TAV, ritenendo assolutamente imprescindibile il fatto che ci possa essere un chiarimento quanto prima. Anche perché vorrei ricordare che questo argomento, al Senato, nel 2019, è stato oggetto di una divisione di una maggioranza: avendo votato una maggioranza consistente di questo Parlamento, che è la maggioranza nel Paese che vuole il completamento delle reti di alta velocità, quelle che, dal punto di vista tecnico, a livello europeo, vengono chiamate le reti TEN-T, è chiaro che dobbiamo chiedere un chiarimento. Non è possibile che, di fronte al fatto che un Parlamento si sia espresso a favore del completamento di un'opera di questo genere, vi siano poi delle forze politiche che, nel sottobosco, blocchino questo tipo di opere. Questo è il dubbio atroce che noi abbiamo e questo dubbio deve essere assolutamente dissipato; deve esserci un chiarimento in quest'Aula in merito al completamento di queste opere, deve essere condotto il completamento dei cantieri che sono già in essere (in Francia sono molto più avanti dell'Italia). In questo momento, tra l'altro, le ricordo, Presidente, che stiamo chiedendo il completamento della Salerno-Reggio Calabria. Ma come è possibile completare la Salerno-Reggio Calabria senza aver completato il collegamento europeo per il quale questi finanziamenti vengono dati?
Quindi, non ci possono essere scelte di serie A e di serie B; ci deve essere una scelta coerente che porti a compimento un'opera fondamentale come questa della TAV. Quindi, assolutamente, chiediamo un chiarimento urgente all'interno di quest'Aula
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI(MISTO-C!-PP). Grazie, Presidente. Mi rifarei all'intervento che ho fatto ieri con riferimento al discorso della pandemia e al ringraziamento alle Forze dell'ordine per quanto riguarda i tumulti avvenuti a Roma. Mi rifaccio anche ai tumulti avvenuti, la notte scorsa, in Val di Susa, dove abito da cinquant'anni e ho fatto il sindaco per ventisette anni.
Mi permetto di dire ai colleghi qui presenti - lo dico con profonda umiltà - che sono forse una delle sei, sette persone, al di là dei colori politici - vedo qui anche dei miei colleghi piemontesi - che conosce la vera storia della TAV. Sono 28 anni che parliamo di una TAV e del progetto sulla TAV, mentre i cinesi, in tre anni, quattro anni, partono da Pechino e vanno a Parigi.
Noi siamo qui, con tutto il rispetto, a discutere di qualcosa che ormai esiste, non c'è più nessun problema ed aggiungo anche - mi dispiace doverlo dire - che forze politiche hanno alimentato, esternamente al Val di Susa, problematiche che in Val di Susa non ci sono. Non ci sono più i cittadini della Val di Susa - chiedo scusa, lo dico ai colleghi anche del Movimento 5 Stelle; ci sono i centri sociali Askatasuna, Gabrio e il resto che provengono da Torino, provengono da tutta Italia, ma non sono presenti in Val di Susa. La gente della Val di Susa non sopporta più, perché sono tutti danni economici che automaticamente ricadono sulla popolazione, perché la gente ha paura di arrivare nella valle, dove c'è un turismo e c'era un turismo…
PRESIDENTE. Mi scusi, collega Napoli, quale è la sua richiesta sull'ordine dei lavori?
OSVALDO NAPOLI(MISTO-C!-PP). Finisco e aggiungo: migliaia di poliziotti per difendere un'opera voluta dallo Stato. Quei poliziotti o la Guardia di finanza - e ho finito - potrebbero, invece, operare sul territorio contro la delinquenza normale, invece si sopporta la loro presenza per difendere un'opera voluta dallo Stato, anziché essere sul territorio a difendere i cittadini.
E siamo ancora qui a discutere? Allora siamo un pochino realisti: finiamola per piacere, finiamo quest'opera che è essenziale per il Piemonte, ma è essenziale per il Paese in senso generale
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, mi collego anch'io all'argomento in corso. Ancora una volta, la Val di Susa ha vissuto momenti di violenza per colpa di violenti facinorosi no-TAV. Da quest'aula di Montecitorio solidarietà alle Forze dell'ordine e alla popolazione della Val di Susa che non tollera più le violenze dei no-TAV.
Presidente, la Val di Susa è stufa, i cittadini sono stufi. Al di là dell'idea politica del sì o del no, la Val di Susa chiede di essere libera dai no-TAV, libera dai centri sociali torinesi. Quindi, da quest'Aula noi chiediamo con forza: fuori la feccia dalla Val di Susa, fuori la feccia dalla valle ! Al di là di questo appello fortissimo che faccio, a nome dei cittadini e dei sindaci della Val di Susa, oggi, sia il Piemonte che la Val di Susa, sono per la TAV. Grazie alle Forze dell'ordine che difendono la legalità e che difendono un'opera strategica (
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Gariglio Ne ha facoltà.
DAVIDE GARIGLIO(PD). Grazie, Presidente. I fatti di questo inizio settimana in Val di Susa sono drammatici e preoccupanti. Queste violenze non possono essere tollerate.
Come gruppo del Partito Democratico esprimiamo solidarietà innanzitutto alle Forze dell'ordine che sono impegnate quotidianamente in un'attività faticosa per far rispettare le leggi di questo Parlamento! Solidarietà ai lavoratori delle imprese; sono lavoratori che, ogni giorno, vanno in un cantiere e vengono trattati come se fossero dei delinquenti solo perché fanno un lavoro per cui sono pagati.
Solidarietà agli amministratori dei comuni con le fasce tricolore, che in certi casi sono anche contrari in linea di principio all'opera, ma che garantiscono il funzionamento delle proprie istituzioni e garantiscono il presidio della legalità in Val di Susa. Chiediamo che il Governo si attivi per far sì che l'opera venga realizzata compiutamente anche nella tratta italiana, dove deve essere ancora finanziata e la progettazione deve andare avanti. È l'unico modo, il modo migliore, per dire che questo Parlamento, che questa Repubblica, non si piega di fronte a ogni tipo di violenza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Cabras. Ne ha facoltà.
PINO CABRAS(MISTO-L'A.C'È). Credo che sia opportuno discutere del tema TAV e, perciò, sono a richiedere che la questione sia affrontata dall'Aula con tutta la cognizione di quanto sta accadendo e di quello che potrà accadere.
Non credo che sia corretto impostare il discorso con una polarizzazione che prende spunto dalle violenze, altrimenti non si potrebbe discutere di nessun evento importante della vita pubblica italiana da cinquant'anni, senza considerare che ci sono state delle violenze. Quello è un elemento su cui certo bisogna avere l'attenzione, ma non può essere l'elemento di giudizio fondamentale.
Nella TAV oggi mi sembra significativo che, nella data di oggi, il tribunale di sorveglianza deciderà sulla sorte di Dana Lauriola, un'attivista armata solo di un megafono che è in prigione da settembre.
Allora, ci sono misure alternative al carcere in questo tipo di discussione che dovremo affrontare sulle grandi infrastrutture dell'Italia? Credo che sia importante che tutti riflettano su questo e che si porti a un terreno civile la discussione, ma da tutte le parti.
Il discorso che ho sentito sulla feccia no-TAV è un discorso inaccettabile, perché quella è stata una grande battaglia democratica In questo quadro, noi dobbiamo essere liberi di discutere delle infrastrutture e di vedere se sono prioritarie, perché possiamo vederle anche in relazione a come ragionano altri Paesi.
Potremmo confrontarci come Parlamento con le decisioni, ad esempio, della Francia, che farà partire i suoi investimenti soltanto fra dieci anni. Forse non è sentita così urgentemente, forse non è una vicenda così centrale dell'infrastrutturazione dell'Italia, che ha bisogno di ben altro
PRESIDENTE. La collega Ruffino aveva chiesto la parola, ma per il suo gruppo ha già parlato il collega Napoli, della componente Misto-Cambiamo! Quindi, andiamo avanti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Meloni, Giacomoni ed altri n. 1-00382 e Martinciglio, Centemero, Martino, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00457, concernenti il ruolo del Ministero dell'Economia e delle finanze nell'ambito del processo di vendita della società Borsa Italiana .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 19 ottobre 2020, è stata presentata la mozione Martinciglio, Centemero, Martino, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00457 e una seconda ulteriore nuova formulazione della mozione Meloni, Giacomoni ed altri n. 1-00382, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto altresì che sono state testé presentate la mozione Maniero ed altri n. 1-00461 e una nuova formulazione della mozione Martinciglio, Centemero, Martino, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00457 . I relativi testi sono in distribuzione.
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo il parere sulle mozioni presentate. Prego, sottosegretaria Laura Castelli.
LAURA CASTELLI,. Grazie, Presidente. Il parere del Governo sulla mozione Meloni, Giacomoni ed altri n. 1-00382 è contrario. Sulla mozione n. 1-00457 firmata dalla maggioranza, vi è un parere favorevole. Sulla mozione Maniero ed altri n. 1-00461, vi è un parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Nunzio Angiola. Ne ha facoltà.
NUNZIO ANGIOLA(MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, noi di Azione-+Europa voteremo a favore della mozione n. 1-00457 di maggioranza, anche se, vista la nostra fede nei principi liberaldemocratici, l'avremmo immaginata in maniera leggermente diversa, per tre motivi.
In primo luogo, avremmo gradito un riferimento al rapporto che deve sussistere tra intervento dello Stato e poteri speciali, come quelli del In secondo luogo, avremmo gradito un riferimento al rischio sempre incombente di un nuovo statalismo che si nutre di nazionalizzazioni. In terzo luogo, ci saremmo aspettati maggiore chiarezza, dal punto di vista degli oneri derivanti da operazioni di salvataggio, che finiscono con l'essere caricati o scaricati sui contribuenti, quando alla base ci sono state conclamate incapacità di gestione di gruppi bancari, piccoli e grandi. Pensiamo, ad esempio, alla ventilata fusione UniCredit-Monte dei Paschi.
Concludo, Presidente, che, per noi di Azione-+ Europa, lo Stato non viene smantellato né reso obeso e improduttivo: mai deve essere merce di scambio per politiche clientelari! Lo Stato deve recuperare il proprio ruolo di regolatore e di erogatore di servizi. Noi di Azione-+ Europa, come ho già detto, voteremo a favore della mozione di maggioranza, anche se l'avremmo immaginata in modo un po' diverso
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Rizzone. Ne ha facoltà.
MARCO RIZZONE(MISTO-CD). Grazie, Presidente. Oggi la finanza riveste un ruolo fondamentale per la crescita delle imprese e dell'economia italiana. Solo garantendo un facile accesso al mercato dei capitali, possiamo permettere lo sviluppo di grandi realtà industriali, capaci di competere a livello globale. Al contempo, assumono un ruolo fondamentale le infrastrutture e non più solo le ferrovie, i porti e le autostrade, ma anche sempre più le reti di telecomunicazioni e le piattaforme di scambio, che sono diventate strategici di primaria importanza.
In un mondo dove i dati viaggiano alla velocità della luce per il globo e le transazioni commerciali avvengono in un il controllo e la gestione delle piattaforme telematiche diventa davvero cruciale. Vale per gli ormai monopolio di e, che decidono chi fa e chi no; vale per le piattaforme di , dove giganti come e impattano persino sull'; vale per le piattaforme di prenotazione alberghiera, dove un colosso come è potenzialmente in grado di far vivere o morire una località turistica; vale a maggior ragione per le borse, dove tra l'altro tutte queste grandi società che ho citato sono peraltro quotate.
In borsa circolano flussi enormi di denaro, scambiato con azioni, obbligazioni, derivati e anche - cosa non da poco - con i titoli di Stato. Un motivo in più per prestare la massima attenzione alle vicende che riguardano la nostra Piazza Affari.
A tal proposito, ci auspichiamo che il Governo intervenga sulla vendita di Borsa Italiana al gruppo Euronext, facendo sì che vengano previste clausole a salvaguardia degli interessi nazionali. Ma sia chiaro: qua non si tratta di fare i sovranisti; anzi, si tratta di fare in modo che i processi di concentrazione aziendale a livello europeo avvengano in modo equilibrato tra i Paesi e non sempre a favore dei francesi o dei tedeschi di turno.
Già abbiamo visto cosa è successo in passato con le acquisizioni aziendali transalpine, da Parmalat acquisita dalla francese Lactalis, ai marchi della moda italiana Gucci, Pomellato, Bottega Veneta, finiti nel portafoglio del colosso francese del lusso Kering. Poi Fendi, Bulgari, Loro Piana, acquisiti dal gruppo LVMH. Per finire, Luxottica, che non è stata comprata, ma si è fusa con Essilor, spostando tuttavia la sede della quotazione da Milano a Parigi.
Gli appetiti francesi continuano con il tentativo di scalata di Vivendi su Mediaset, poi con Edison che viene acquisita dalla francese EDF; mentre, sul fronte bancario, abbiamo visto BNL passare sotto il controllo di BNP Paribas e Cariparma sotto Crédit Agricole.
Sono tantissimi, ahimè, questi esempi, che vanno sempre nello stesso verso, dall'Italia alla Francia. Effetti della globalizzazione e del libero mercato, certo! Poi, però, quando l'italiana Fincantieri mette gli occhi sui cantieri Saint-Nazaire, il Governo francese interviene e blocca l'operazione: interesse nazionale. E, allora, anche Borsa Italiana è per noi un interesse nazionale. Borsa italiana è un'infrastruttura strategica per l'Italia e, in quanto tale, occorre prestare la massima attenzione riguardo ai nuovi assetti di derivanti dal suo passaggio a Euronext, un tema che è stato affrontato peraltro anche da Borsa spagnola, che ha rifiutato l'offerta. Borsa Italiana gestisce non solo il mercato azionario, il segmento AIM e il vivaio di PMI ELITE, ma anche MTS, il mercato telematico dei titoli di Stato. Il debito pubblico italiano passa da lì e, quindi, capite come sia importante questa questione.
Tra l'altro, all'interno del gruppo Euronext, l'Italia sarà il singolo mercato più rilevante, davanti a Francia, Belgio, Irlanda, Portogallo e Norvegia.
Rappresentando, Borsa Italiana, più di un terzo del fatturato e degli utili complessivi del futuro gruppo, appare dunque logico che si debba garantire ad essa un ruolo di primo piano, sia a livello operativo che di . Chiediamo, pertanto, che vengano date precise garanzie sul percorso previsto dal piano industriale di sviluppo, auspicando un nuovo assetto che non penalizzi la piazza di Milano e il suo indotto. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che Borsa Italiana era, comunque, già in mano al London Stock Exchange; è vero, ma l'autonomia era tutelata con accordi precisi e scritti. E, allora, che vengano resi evidenti e messi per iscritto fin da subito anche gli impegni che Euronext intende prendere con l'Italia, scongiurando un possibile depauperamento futuro della nostra economia.
Voteremo favorevolmente la mozione di maggioranza, con l'auspicio che questa vicenda possa tramutarsi in un rafforzamento della cooperazione sana tra le Borse europee, magari includendo, un giorno, tra i anche la Deutsche Börse, perché siamo convinti che, solo mettendo da parte lo scontro tra interessi nazionali specifici di tedeschi, inglesi, francesi, italiani, in favore di un'integrazione più equilibrata delle nostre economie, potremo costruire, un giorno, un'Europa più forte, unita e prospera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maniero. Ne ha facoltà.
ALVISE MANIERO(MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Dunque, io non voglio ripetere quanto è già stato detto, perché ho molto apprezzato l'intervento del collega Rizzone, prima di me e, quindi, mi permetto solo di aggiungere qualche ulteriore elemento di considerazione. L'assoluta strategicità e rilevanza di questa operazione è stata riconosciuta da tutti gli enti che vi sono stati coinvolti e che hanno espresso pareri su questo. Il motivo è chiaro e vale la pena ripeterlo: solo una delle società che sono coinvolte in questa operazione è, per esempio, Cassa di compensazione e garanzia. Questo, a volte, misconosciuto organo si occupa di qualcosa di vitale che, per esempio, è fissare i margini di garanzia per tutte le operazioni che sono legate anche ai nostri titoli di Stato. E, tanto per parlare chiaro, i fatti ci insegnano quanto è sensibile questo organo e le decisioni che, insieme agli altri che stiamo considerando, può prendere.
Nel 2011, nel cuore della crisi finanziaria che stava scoppiando e che stava investendo anche il nostro Paese, c'è stato un aumento di quei margini, della definizione di quei margini da parte di Cassa di compensazione e garanzia. Gli effetti di quella scelta non li ricordiamo solo nella storia, con la caduta di un Governo che è stato costretto a dimettersi e la successione, ovviamente, verso un Governo di tipo tecnico, assolutamente tecnocratico - il Governo Monti -, le cui conseguenze ricordiamo bene ancora oggi, ma si leggono addirittura negli studi del Fondo monetario internazionale, che ricorda e conferma come quelle azioni e quelle scelte hanno avuto un effetto prociclico nell'ampliare e nell'aggravare gli effetti della crisi, in particolare nei confronti del nostro Paese.
Questi sono solo una delle società e uno degli aspetti per cui questo controllo è strategico, ed è il motivo per cui, nella nostra mozione, noi di L'Alternativa C'è, lo ricordiamo; va valutata ogni azione opportuna nel difendere gli interessi dei nostri cittadini e della nostra Repubblica, il che, come qualcuno ha già detto, non vuol dire essere sovranisti, vuol dire fare il nostro dovere e promuovere gli interessi del nostro Paese, che sono anche quelli dei Paesi che sono assieme a noi nell'Unione europea, ma significa non svolgerli in una posizione di subalternità. Ecco, riguardo a questo, a me piace, fa piacere - giova, credo - ricordare un breve stralcio di un documento che è stato trasmesso autorevolmente a queste Aule, il 5 novembre scorso, dal Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Riguardo a questa operazione, una delle considerazioni che fa il Comitato dice questo: “Il Comitato, infine, registra una crescente e pianificata presenza di operatori economici e finanziari di origine francese nel nostro tessuto economico, bancario, assicurativo e finanziario, nonché forti interrelazioni tra soggetti industriali, economico-finanziari italiani e gli anzidetti operatori e non può non far rilevare una possibile preoccupazione in merito alla circostanza che tale aspetto, in via ipotetica, possa anche determinare strategie, azioni e atteggiamenti non sempre in linea con le esigenze economiche nazionali”. Questa non è l'unica considerazione del Copasir, ma è una delle considerazioni, e io credo che dobbiamo averla ben presente nel momento in cui prendiamo decisioni che impattano così a lungo e così profondamente sul nostro Paese. Riguardo a questo, tra gli impegni che includiamo nella mozione c'è anche tenere presente che il nostro Governo ha facoltà di utilizzare il cosiddetto , quindi la facoltà di intervenire e di bloccare operazioni se si rileva il concreto rischio che possano danneggiare il nostro Paese in prospettiva.
Con questo augurio, quindi, di questa prudenza e di questa consapevolezza, mi rimetto all'Aula e sono lieto di presentare questa mozione per L'Alternativa C'è .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.
LUCA PASTORINO(LEU). Grazie, signora Presidente. Io anticipo il voto favorevole del mio gruppo alla mozione n. 1-00457, così come ripresentata questa mattina. È chiaro che è un'operazione molto importante, strategicamente importante, come veniva rilevato nell'intervento di chi mi ha preceduto, quindi siamo qui anche per discutere di quello, non vorrei che ci dimenticassimo, però, quelle che sono le opportunità di un'operazione di questa portata. È tanto, per noi, importante che all'interno sia presente, come attore di rilievo, Cassa depositi e prestiti, quindi, fondamentalmente, lo Stato. Noi crediamo che la presenza dello Stato in tutte le operazioni di questo periodo sia fondamentale. Abbiamo visto, anche nella contingenza della pandemia, quanto sia importante, per esempio, la sanità pubblica, quando, comunque, non ci devono essere distinzioni tra chi deve essere curato, se è alto, basso, più ricco, più povero. Quindi, in un'epoca così complicata, l'intervento di regolamentazione e di intervento, quando serve, dello Stato, secondo noi, è fondamentale, e questa è un'operazione che ci è piaciuta anche per questo motivo. Tra l'altro, in questa operazione, in questa cessione, da London Stock Exchange a Euronext, sinceramente l'Italia viene a ricoprire un ruolo molto importante all'interno del nuovo pacchetto di composizione all'interno di Euronext, con più di un terzo di utili in tale gruppo.
Quindi, è un'operazione molto importante; certo, va monitorata, siamo qui appunto a determinare gli impegni che il Governo dovrà assumere, in modo tale che ci siano gli strumenti per intervenire in caso di necessità, o anche per definire strategie di lungo periodo. Però, il punto di vista è che questa è un'opportunità, deve essere un'opportunità, anche per la crescita del nostro tessuto economico e produttivo, che, tanto per cominciare, dal punto di vista del ricorso a capitali sui mercati, è indietro rispetto a tutti, questo lo dicono i dati, che rilevano come il sistema produttivo economico italiano sia comunque molto legato - lo sappiamo tutti - al credito, quindi all'indebitamento, piuttosto che al reperimento di risorse sul mercato dei capitali. Questo è un pezzo non irrilevante di riflessione, che fa sì che questa operazione deve condurre a descrivere un ruolo strategico dell'Italia in questa operazione, anche nella prospettiva di far cambiare questo dato, che ci vede al di sotto, dal punto di vista del ricorso al mercato dei capitali, rispetto alla Germania o alla Francia.
Questa è un'operazione, peraltro, molto importante che si innesta, comunque, all'interno di un momento storico molto, molto particolare, in cui le variabili in gioco sono tante. E, quindi, la terza mozione di oggi, quella relativa all'autorità bancaria europea e, quindi, alla definizione delle soglie di rilevanza, alla questione dei crediti deteriorati e alle questioni relative all'inadempienza bancaria, e che sarà probabilmente – come ho sentito - spostata alla prossima settimana, va di pari passo con un sistema complessivo che ha bisogno di una prospettiva di lungo periodo che renda, complessivamente, le imprese italiane in grado di uscire da questo periodo veramente complicato e di avere gli strumenti per farlo, a garanzia della ripresa e delle attività, in generale. Per cui, anche l'esercizio del , a nostro avviso, sembra una mossa che, molto spesso, noi abbiamo ritenuto opportuna, in questo caso, evidentemente, per motivi proprio di opportunità, opportuna non lo è, e, infatti, nella nostra mozione di maggioranza non l'abbiamo inserita.
Quindi, deve essere un'operazione finalizzata, come detto, alla tutela delle imprese, alla tutela del risparmio, anche, quindi, a tutta la questione relativa all'opportunità che un mercato può definire anche dal punto di vista dell'attrattività di strumenti relativi a forme di risparmio, quali i PIR, che sono uno strumento che sta prendendo campo e che, pian piano, stanno evolvendo verso forme sempre di maggiore attrattività, a tutela dei consumatori e della clientela, in generale.
Nella mozione sono contenuti tutti questi impegni e l'obiettivo è quello di sostenere le imprese in generale, con un'attenzione particolare all'innovazione tecnologica - e questo l'ho sentito dagli interventi che mi hanno preceduto - ma anche con un'attenzione alla piccola e media impresa e, quindi, alle possibilità che possono essere date alle piccole e medie imprese di reperire capitali in modo diverso rispetto a quello che siamo abituati a vedere e conoscere in questi anni, proprio sottolineando l'esigenza della centralità dell'Italia all'interno di questo nuovo contenitore, all'interno del quale, ripeto, l'Italia rappresenta un elemento di assoluta maggioranza in termini di utili, così come fotografati dalla storia recente, dall'uscita dal . Quindi, i punti della mozione, ancorché riformulata con l'aggiunta di un punto, ci vedono, come dicevo, assolutamente concordi, perché si parla di assicurare la sana e prudente gestione di un'importante infrastruttura del mercato, quale il gruppo Borsa Italiana. È chiaro che poi l'intervento di Cassa depositi e prestiti lo abbiamo plaudito nel momento in cui lo Stato ha inteso in questo modo proteggere un'infrastruttura fondamentale come Borsa Italiana e, altresì, consolidare tutte le funzioni che sono state ricordate nel corso degli interventi che mi hanno preceduto, per quanto riguarda ad esempio MTS. Ecco, questi sono evidentemente degli strategici e la presenza di un interlocutore come Cassa depositi e prestiti, oltre a Sanpaolo, ci garantisce in questo senso. Si parla di assicurare che l'operazione di acquisizione sia orientata ad una logica di sviluppo di lungo periodo e valorizzazione degli italiani e della loro posizione strategica internazionale, così come avevamo detto, con una formulazione che è stata mediata tra le parti. L'impegno è quello di assicurare che all'Italia sia garantito un ruolo di primo piano sia a livello operativo, sia di del nuovo sistema federale, in ragione della peculiarità della piazza finanziaria, delle esigenze del mercato e dei suoi , e questo è quello che dicevo poc'anzi. In ultimo, l'impegno ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, finalizzata a promuovere, come dicevo, e diffondere la cultura del mercato dei capitali, al fine di permettere una canalizzazione efficace del risparmio privato nell'economia reale, anche attraverso, come dicevo, il rafforzamento di strumenti, quali i PIR, appositamente costituiti, che hanno importanti prospettive di rilancio del nostro Paese. Tutte queste sono le motivazioni che ci fanno propendere per un'opportunità di vedere maturare questo tipo di cessione e di renderla definitiva. Ripeto, dal nostro punto di vista, la presenza dello Stato, ancorché mediata attraverso Cassa depositi e prestiti, è elemento di garanzia che tiene ben presente, come dicevo, gli aspetti fondamentali di un'operazione complicata, che va vista insieme ad altre operazioni complicate che dovremmo portare avanti in questo periodo, che vanno nella direzione della tutela delle imprese e della migliore definizione, attraverso percorsi praticabili, in relazione al credito bancario e a tutte le questioni di cui ci stiamo occupando in Commissione finanze e non. Per questo il voto di Liberi e Uguali sarà favorevole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mattia Mor. Ne ha facoltà.
MATTIA MOR(IV). Grazie, Presidente. Borsa Italiana è l'infrastruttura finanziaria principale nel panorama economico del nostro Paese, è strategica per lo sviluppo del mercato dei capitali ed è fondamentale per la crescita delle nostre imprese. Sappiamo che rappresenta il principale punto di riferimento per la raccolta del capitale azionario e obbligazionario delle imprese italiane - sono 370 le società quotate, la cui capitalizzazione complessiva è circa il 30 per cento del PIL, con una molto ampia presenza di piccole e medie imprese - e rappresenta una delle eccellenze della città di Milano, di cui è il perno finanziario ed economico e a cui dà visibilità e autorevolezza del mondo della finanza internazionale. Borsa ha, inoltre, il compito di diffondere l'educazione finanziaria nel Paese, è fondamentale in un contesto di imprese che è ancora troppo piccolo, con una predilezione per il debito bancario, piuttosto che per l'apertura del capitale a investitori terzi o per la crescita attraverso fusioni ed aggregazioni. La società è cresciuta molto negli ultimi dodici anni, è stata parte del gruppo e, attraverso il lavoro dei dipendenti, ha portato quasi a triplicare il suo valore, rappresentando dunque, proprio per la nostra città, anche un importante vettore di occupazione e di attrazione di investimenti diretti e indiretti. All'interno del perimetro di Borsa Italiana, c'è il mercato telematico dei titoli di Stato, che è una delle principali e più liquide piattaforme per la negoziazione dei titoli di Stato europei, la cui gestione è essenziale per la tutela dei dati sensibili per l'interesse nazionale e anche per il peso che l'emissione dei titoli del nostro debito ha nel nostro bilancio pubblico. Lo scorso ottobre, il consiglio di amministrazione di CDP ha dato il via libera per l'ingresso nell'azionariato di Euronext, la società che raggruppa i listini di Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Belgio, Norvegia, Portogallo e per l'acquisizione di quest'ultima da parte di Borsa Italiana, preferendo questa soluzione rispetto alle proposte alternative di Deutsche Börse e di SIX Swiss Exchange. In questo modo, CDP Equity è diventato azionista al 7,3 per cento in Euronext, insieme a Intesa Sanpaolo, e ricordiamo che adesso, in questa maniera, Borsa rappresenta circa un terzo dei ricavi del nuovo Gruppo e un terzo della forza lavoro.
Tenuto tutto questo in considerazione, è necessario che oggi il nostro Parlamento si pronunci nel dare al Governo un indirizzo preciso, considerando l'importanza di Borsa per la nostra economia, per tutelare le piccole e medie imprese italiane operanti sul mercato, per proteggere il mercato telematico dei titoli di Stato, la centralità dei dipendenti e il ruolo della città di Milano in questa partita così strategica, nella consapevolezza che questa operazione permetterà di aumentare la liquidità del nostro mercato, la visibilità internazionale delle imprese italiane e rafforzare il ruolo dell'Italia nel mercato dei capitali internazionali.
Per quanto concerne MTS, l'integrazione in Euronext dovrà rappresentare obiettivi di crescita e di sviluppo condivisi, in particolare considerando la posizione di nel contesto europeo del , valorizzando con tutte le sinergie del caso le competenze in esso presenti.
Con questa operazione, dunque, il sistema italiano di servizi per l'intermediazione finanziaria è valorizzato e conta su nuove opportunità di sviluppo, in quanto i e le competenze di eccellenza avranno, in questo, modo sede in Italia. L'operazione dell'ingresso di Borsa in Euronext deve essere portata avanti con l'obiettivo supremo di aprire prospettive migliori per la quotazione delle imprese italiane, perché la prevalenza nel nostro tessuto di aziende di medie e piccole dimensioni si avvantaggia della presenza italiana in un contesto così ampio, avendo appunto voce in capitolo nell'organizzazione dei listini. A tal proposito, ricordiamo che l'OCSE, in un rapporto dell'anno scorso, ha sottolineato come, negli ultimi dieci anni, meno di quattro aziende all'anno si sono quotate a Piazza Affari e ci fa capire quanto questo numero sia troppo basso in rapporto ad un'economia grande come la nostra, e alla fine del 2018, il valore delle azioni italiane quotate era pari al 31 per cento del nostro PIL, mentre all'88 per cento in Francia e al 41 per cento in Germania.
In considerazione di questo, noi, con la presente mozione, chiediamo al Governo di impegnarsi: ad assegnare all'Italia, nel nuovo assetto societario, un ruolo di primo piano, pari al suo peso in termini di contributo al risultato economico, sia a livello operativo, che di ; a difendere la centralità della città di Milano capitale finanziaria italiana, che deve diventare sempre di più capitale finanziaria europea, considerando anche che Borsa ha impattato circa dai 18 ai 21 miliardi, a seconda dei diversi dati, sull'indotto della città; ad adottare ogni iniziativa per tutelare l'autonomia gestionale, però, di Borsa, nell'ambito dello strategico assetto economico finanziario della stessa. È importante per noi che il Governo chieda di incentivare il ruolo di primo piano di Borsa Italiana e di Milano negli investimenti sostenibili in Europa, magari con un indice di Borsa delicato, considerando l'importanza del tema della sostenibilità ambientale delle scelte di tutti i principali investitori internazionali, essendo l'Italia il primo beneficiario stesso del Piano e considerando che più di un terzo degli investimenti di questo Piano sono vincolati a scelte Chiediamo di prevedere adeguati investimenti per la crescita della società in Italia, nell'attrazione di nuovi talenti ma anche nel settore dell'innovazione tecnologica, che potranno dare un beneficio per il sistema finanziario nel suo complesso, anche finalizzati al miglioramento dell'innovazione del mercato dei capitali. E chiediamo, quindi, in generale di porre in essere ogni possibile iniziativa finalizzata a valorizzare l'assetto strategico di Borsa, favorendo la crescita delle imprese italiane attraverso la creazione di un campione europeo che rafforzi il ruolo dell'Italia a livello internazionale e che permetta anche a Borsa, in Italia, di diffondere continuamente la cultura del mercato dei capitali, al fine di permettere una canalizzazione efficace di quell'enorme massa di risparmio presente sui conti correnti dei nostri concittadini, attraverso vari strumenti, tra cui i PIR, con importanti riflessi sulla crescita delle nostre piccole e medie imprese e sull'economia del nostro Paese. Infine, per quanto non sia presente in questa mozione, ma io tengo a sottolinearlo per l'importanza che Italia Viva dà all'integrazione europea, noi chiediamo di attivarci per ultimare l'Unione europea dei capitali, la , cioè l'insieme di norme finalizzate e necessarie a creare sinergie e armonizzazione tra i mercati comunitari e renderli più competitivi a livello internazionale. Con questa operazione dimostriamo che, con l'unità, in Europa si può contare di più e si offre, dunque, quel valore aggiunto, troppo spesso risultato indigesto a chi non coglie un'opportunità di crescita, ma nell'Europa vede solo una lotta per la supremazia in un continente in cui, sui particolarismi e sugli interessi di bottega, si sono commessi troppo spesso degli errori molto marchiani.
E ci conforta, debbo dire, che questo passaggio sia gestito dal Presidente Draghi, ovvero, il creatore del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, la cosiddetta legge Draghi, convinto assertore dell'europeismo, ma vigile nel trattare il concetto di interesse nazionale in un'ottica comune.
Il Governo, in questa fase delicatissima di uscita dalla crisi economica più grande della storia recente del nostro Paese, dovrà essere determinato nella sua azione, dovrebbe essere consapevole della sua autorevolezza, attento nel far valere le proprie posizioni e rivendicare, con equilibrio, il ruolo da protagonista che spetta all'Italia in un contesto europeo nel quale la salvaguardia degli interessi nazionali rientra nella logica del rispetto reciproco e della reciproca collaborazione. Con questi auspici, signora Presidente, dichiaro il voto favorevole di Italia Viva a questa mozione
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Osnato. Ne ha facoltà.
MARCO OSNATO(FDI). Grazie, Presidente. Io parto da una considerazione: perché siamo qui a fare un dibattito su una mozione? Perché è necessaria una mozione? Per dei giochi d'Aula? Per mettere una bandierina laddove riteniamo sia opportuna? Per lanciare, magari, messaggi ad ambienti portatori di interesse? Per opportunismo contingente di carattere politico, diciamo così, tattico? Oppure per essere protagonisti di scelte politiche di rilevanza nazionale?
Credo che questa mozione, che Giorgia Meloni ha voluto presentare, si attagli proprio a quest'ultima volontà, quella di dare una risposta a delle domande che spesso ci facciamo in quest'Aula, e fuori da quest'Aula, ossia se la politica si deve occupare di scelte economiche o finanziarie derivanti dal mercato o meno. Perché, troppo spesso, dentro quest'Aula, e fuori da quest'Aula, magari da professori, commentatori, giornalisti, certo con atteggiamento da Solone, ci sentiamo ripetere che la politica deve restare fuori dall'economia, altrimenti, magari, potrebbe configurarsi questo spettro, che sempre aleggia, del dirigismo o, peggio, dello statalismo. In nome di queste presunte accuse, queste presunte ombre, negli anni, qualcuno ha voluto far credere che l'autoregolamentazione del sistema economico fosse la situazione più virtuosa, quasi necessaria e ineluttabile. Così ci siamo ritrovati, negli ultimi tre decenni, aziende di Stato, per esempio spesso decotte, ma talvolta in ottima salute, privatizzate senza la tutela del prodotto, dei lavoratori e, soprattutto, del vantaggio pubblico economico. Abbiamo visto liberalizzazioni che hanno portato più vantaggi a operatori di multinazionali a capitale straniero, piuttosto che a consumatori e utenti italiani. Abbiamo visto perdere sostanzialmente il controllo pubblico di realtà fondamentali per alcuni ambiti d'importanza strategica. Abbiamo fatto, ricordo, in modo purtroppo infruttuoso, tempo fa, un dibattito per riportare Bankitalia nelle mani pubbliche, e questo è molto significativo.
Abbiamo visto tutto ciò quasi, come dicevo prima, in modo ineluttabile, senza quasi accorgercene e grazie ai soliti slogan: è il mercato, è l'Europa che ce lo chiede, lo Stato non può comandare sull'economia, la politica deve starne fuori. L'abbiamo sentito però, mi sia concesso, molto di frequente da coloro che, predicando ciò, poi sedevano e siedono anche tuttora in Parlamento, avevano responsabilità di Governo e, grazie a quelle responsabilità, hanno fatto scelte politiche che hanno determinato, spesso, situazioni di disagio, per tutta l'economia nazionale, gravi e in quello stesso ambito. L'esempio, credo che non sorprenderà nessuno, è quello delle banche. È quasi naturale pensare, per esempio, a chi ha indicato Ministri dell'Economia che da quel ruolo poi hanno gestito crisi di banche storiche legate a territori ben definiti e tradizionalmente affini a quella parte politica. Poi, abbiamo visto quello stesso Ministro candidato, per esempio, in quella città, che, mesi dopo, si dimette, per andare a rappresentare un istituto di credito che andrà a gestire la crisi ulteriore di quell'istituto di credito . È quasi naturale pensare a coloro che, sproloquiando di sovranismo, sovranismo altrui, utilizzano ruoli di Governo per favorire accordi economici che, ammantati di un salvifico europeismo, servono solo a favorire Governi e sistemi di potere che spesso sono legati a forze omogenee di queste Nazioni. Il collega Maniero ha citato prima il Copasir e l'attenzione sulla Francia e, casualmente, in Francia governa un Presidente della Repubblica che è un po' l'ispiratore di tante politiche e di forze politiche che siedono anche in questo Parlamento.
Fratelli d'Italia, invece, con questa mozione, non si vuole nascondere, non si nasconde dietro strumentali ipocrisie, non utilizza gli strumenti che ancora la democrazia ci offre per mascherare operazioni poco trasparenti, che non sono di sicuro interesse generale. Fratelli d'Italia vuole rappresentare, ancora una volta, quello che ritiene essere il vero obiettivo di chi siede in questo Parlamento, ovvero la tutela dell'interesse nazionale degli italiani, delle famiglie italiane, delle aziende italiane, del risparmio degli italiani. Questo perché è evidente a tutti che la Borsa è uno dei centri nevralgici del sistema economico nazionale e, allora, in questa mozione noi elenchiamo degli impegni: accompagnare la crescita, appunto, di Borsa italiana in senso di autonomia, tutelare gli investimenti italiani, soprattutto in funzione della piccola e media impresa. Questo perché è chiaro a tutti che l'Italia ha un sistema economico, un tessuto sociale ed economico, che si basa sulla piccola e media impresa, che non è quello delle altre realtà europee, è una peculiarità del sistema italiano, che permette all'Italia di rimanere in piedi, nonostante crisi e malgoverni degli ultimi anni. Quindi, anche a questo proposito, quando si parla di non si parla di una strategica e misteriosa arma del sovranismo internazionale, è un'opportunità, peraltro introdotta anche da un Governo sicuramente non affine a Fratelli d'Italia, e non credo si possa pensare che, se utilizzata, possa rappresentare un pericolo. Bisogna puntare sull'innovazione tecnologica, bisogna puntare sul mercato MTS, proprio nell'eccellenza di gestire il debito pubblico, che è un problema di questa Nazione. Bisogna enfatizzare il ruolo dell'Italia nel sistema finanziario internazionale.
Al collega Mor voglio dire anche sicuramente tutelare l'immagine di Milano, che dopo la beffa dell'EMA e l'attesa infinita di diventare sede del tribunale dei brevetti internazionali, forse meriterebbe, da quella parte politica, che ha gestito queste ultime due operazioni, magari, una migliore attenzione.
Non ci illudiamo che eventuali patti, per cui il presidente di un'eventuale società possa essere italiano, assicurino l'italianità della Borsa stessa, o la tutela dell'interesse nazionale, perché sappiamo tutti che nello statuto è scritto che vanno perseguiti gli interessi statutari, che non sempre corrispondono con l'interesse della nostra Nazione. Allora dico, per esempio, che va valutata, e ringrazio il collega Giacomoni, l'idea di un fondo strategico misto pubblico-privato. Si può chiamare anche fondo sovrano, non bisogna avere paura, abbiamo visto, da trasmissioni recenti, che alcune Nazioni, grazie al fondo sovrano, sono riuscite, per esempio, a fare un vaccino per il COVID, quindi non è nemmeno questo, uno strumento di speculazione internazionale, ma è un veicolo di buone prassi, se usato bene, per l'interesse nazionale.
Non ci è piaciuto l'atteggiamento del precedente Governo verso la Francia e verso, appunto, la competitività che non è stata assicurata tra diversi pretendenti a Borsa italiana. C'erano pretese francesi, c'erano pretendenti svizzeri, c'erano pretendenti tedeschi, c'era, poi nell'aria, anche un aiuto alla componente francese di Cassa depositi e prestiti che, sinceramente, non è del tutto chiaro perché si sia esplicata in questa modalità e, in tutto ciò, il Parlamento non è mai stato informato. Per queste ragioni - e vado a concludere, Presidente - ritengo di chiedere a quest'Aula di sostenere la mozione di Giorgia Meloni e non indulgere in operazioni di opportunismo contingente nei confronti di un Governo peraltro oggi non più in carica.
Voglio pensare che coloro che insieme a noi hanno voluto scrivere questi impegni e che non hanno motivi seri per non continuare appunto a sostenerli insieme a noi - e ringrazio anche Forza Italia per aver mantenuto la firma sulla mozione - se è vero, come si sostiene, che questo Governo è un Governo per l'emergenza, e quindi non di carattere prettamente politico, allora voglio pensare che tutti gli amici, a partire da quelli del centrodestra, che oggi hanno condiviso anche altre mozioni, ma che non sono assolutamente in contrasto con la mozione originaria che avevamo condiviso insieme, vogliano partecipare al sostegno a questa mozione.
Non vogliamo nemmeno pensare che il dubbio sul sostegno o meno di quest'Aula a questa mozione - che, ripeto, ha impegni molto simili a quelli che ha previsto il Governo - possa derivare dal timore di qualcuno, a destra o a sinistra, di votare una mozione unitaria che portasse come prima firma quella dell'unico di opposizione, ma anche l'unico che si è posta per tempo il dubbio se la vendita di Borsa Italiana fosse un vantaggio o meno per l'Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giacomoni. Ne ha facoltà.
SESTINO GIACOMONI(FI). Presidente, onorevoli colleghi, Forza Italia ha ampiamente dimostrato, anche nel corso di questa legislatura, che abbiamo sempre come stella polare l'interesse del Paese; lo abbiamo dimostrato quando eravamo all'opposizione, continuiamo a dimostrarlo ora che siamo in maggioranza. Questo è il motivo per cui Forza Italia ha deciso di mantenere la sua firma nella mozione che alcuni mesi fa aveva presentato il centrodestra unito, ma, al tempo stesso, abbiamo anche sottoscritto la mozione della maggioranza, perché siamo coerenti, sempre. Le due mozioni che abbiamo contribuito a scrivere, infatti, vogliono mettere in luce come l'ingresso di Cassa depositi e prestiti in Euronext e l'acquisizione di Borsa Italiana SpA possano rappresentare un'operazione di fondamentale importanza per tutto il sistema Paese; ed è anche per questo che la nostra speranza è che Milano diventi presto la capitale finanziaria dell'Europa.
Finalmente l'Italia avrà un ruolo e la possibilità di giocare un ruolo centrale nei mercati finanziari internazionali. È chiara a tutti la valenza di questa infrastruttura finanziaria, che è essenziale per il Paese per molteplici ragioni, a partire dal fatto che Borsa Italiana SpA rappresenta il principale per la raccolta di capitale azionario e obbligazionario da parte delle imprese italiane. Il futuro di Borsa SpA appare dunque cruciale sia per quanto riguarda il destino delle infrastrutture di mercato sia per quanto attiene a qualsiasi scelta di politica industriale che si intenda adottare. È, quindi, fondamentale in questo momento lavorare insieme nell'interesse del Paese perché le scelte che saranno assunte in quest'ambito avranno un orizzonte che non è solo quello di questo Governo e neppure di questa legislatura. Quello di Borsa SpA non è un problema di bandiera, ma è un problema, o meglio, un'opportunità di ; ed è per questo che occorre vigilare affinché Borsa SpA non sia svuotata per portare le maggiori attività a Parigi.
L'obiettivo di Borsa Italiana deve essere la crescita e lo sviluppo del mercato azionario domestico; ecco perché il voto favorevole a queste due mozioni è un segnale molto importante.
Onorevoli colleghi, è proprio per questi motivi che Forza Italia aveva proposto di fare su questo argomento una mozione unitaria; purtroppo, non siamo riusciti a convincervi ed oggi ci ritroviamo a votare due mozioni distinte sullo stesso argomento, ma con un dispositivo pressoché identico. Ed è anche per questo che ho mantenuto la mia firma, a nome di Forza Italia, sulla mozione a prima firma Meloni ed oggi invito tutto il Parlamento a votare a favore di entrambe le mozioni. L'unica differenza riguarda il primo punto, in cui nella mozione firmata da Fratelli d'Italia e da Forza Italia viene scritto in modo chiaro che, per garantire la sicurezza degli strategici del Paese, si può e si deve anche ricorrere all'utilizzo della .
Questo passaggio nella mozione della maggioranza è scomparso, ma tutti, credo, siamo consapevoli che, in un momento così delicato per la nostra economia, le nostre imprese, indebolite dalla pandemia, vadano difese con ogni mezzo, anche estendendo le norme della alle piccole e medie imprese se rappresentano filiere strategiche per il Paese.
In momenti come questi non c'è niente di male ad intervenire, ma occorre prestare la massima attenzione su come questo strumento verrà utilizzato non solo in tempo di pandemia, ma in generale nel futuro. Come ha detto il Presidente Draghi, la è uno strumento del Governo per evitare la cessione di strategici a potenze straniere e va usato. Quello sui semiconduttori è stato un uso di buonsenso in questa situazione: è un settore strategico, così come ce ne sono molti altri. Il rischio da evitare assolutamente, però, è un uso dirigista di uno strumento amministrativo di tutela della sicurezza nazionale.
Onorevoli colleghi, le scelte future sulle infrastrutture strategiche, come appunto Borsa SpA, ma così come del resto le scelte sul , devono essere condivise per essere poi portate avanti nel tempo con coerenza da tutti. Sono certo che anche voi comprendiate la necessità, da un lato, di proteggere gli strategici nazionali, dall'altro, l'esigenza di difendere le nostre imprese, facendole crescere e rafforzandone la capitalizzazione attraverso un mosaico di riforme volte a indirizzare i risparmi privati verso l'economia reale. Questo percorso è stato avviato cinque anni fa con l'istituzione dei piani individuali di risparmio ordinari ed è proseguito con i PIR alternativi, ed ora spero vada avanti con la trasformazione di Patrimonio Destinato in un vero e proprio Patrimonio Rilancio.
Personalmente sono convinto che questo mosaico di riforme vada completato con l'istituzione di un fondo sovrano italiano pubblico-privato, o meglio di un fondo strategico nazionale che operi con logiche privatistiche di investimento. Un fondo pubblico-privato gestito con il coinvolgimento delle maggiori istituzioni finanziarie italiane, in cui, oltre alle risorse pubbliche di Patrimonio Rilancio, possano confluire anche parte delle risorse del e il risparmio privato fiscalmente incentivato.
Questo fondo strategico nazionale rappresenterebbe un salto di qualità per sostenere, attraverso Borsa SpA, la patrimonializzazione delle nostre imprese, consentendo loro di essere più resilienti alle sfide e di conquistare i mercati internazionali, trasformandole così da prede a predatrici.
Sicuramente il può rappresentare anche una grande occasione per uscire dall'atavica sottopatrimonializzazione delle nostre imprese, che le rende sistematicamente oggetto di acquisizione da parte di aziende straniere, nonostante la comprovata superiorità della manifattura, del genio italico e della qualità dei nostri prodotti, nonostante soprattutto la superiorità indiscussa e indiscutibile del .
Onorevoli colleghi, oggi non possiamo più sbagliare: attraverso Borsa Italiana abbiamo l'opportunità di rafforzare e far crescere aziende sane, capaci di competere e di espandersi. Un'impresa competitiva, in grado di avere redditività, di fare investimenti e di produrre utili, non teme di entrare in Borsa per raccogliere ulteriori risorse al fine di rafforzare il proprio percorso di crescita, anche internazionale.
In questo scenario, dunque, Borsa Italiana può diventare lo strumento per veicolare alle imprese risorse private, risorse alternative al debito pubblico e al prestito bancario, diventando così la nuova cinghia di trasmissione delle risorse finanziarie del Paese.
Ad oggi, la necessità di aumentare la capitalizzazione complessiva di Borsa Italiana emerge anche dal confronto con le Borse estere: a fronte di una capitalizzazione di Borsa Italiana di soli 630 miliardi, la Borsa francese supera i 2.400, quella tedesca i 2.100, quella spagnola 710 miliardi. La Borsa francese capitalizza il 121 per cento del PIL, quella tedesca il 70 per cento, quella spagnola il 60, quella italiana solo il 36 per cento. La Borsa inglese arriva, addirittura, a capitalizzare il 135 per cento del PIL.
Cari colleghi, ma vi siete mai chiesti perché la Borsa inglese è diventata la più importante in termini di scambio e di capitalizzazione? La risposta è semplice: perché 670 miliardi di euro sono passati per questa infrastruttura finanziaria grazie agli incentivi fiscali introdotti con i PIR inglesi, che hanno portato un mare di liquidità e fatto crescere le imprese che in quel mare si sono tuffate per essere finanziate. La leva fiscale, quindi, è stata decisiva per far decollare le Borse. Oggi dobbiamo anche noi prendere atto che, in un momento di incertezza come questo, con tassi pari a zero o pressoché negativi, solo il vantaggio fiscale può muovere i risparmi privati indirizzandoli verso le imprese, proprio passando attraverso la Borsa.
Ed è anche per questo che dobbiamo rilanciare i PIR ordinari, che in meno di due anni hanno raccolto circa 20 miliardi. Raddoppiando gli importi da incentivare raddoppieremo la raccolta, arriveranno 40 miliardi di risorse senza fare altro debito pubblico.
Onorevoli colleghi, noi siamo fermamente convinti che l'investimento fatto da Cassa depositi in questa infrastruttura finanziaria è di vitale importanza, perché Borsa SpA sarà l'autostrada virtuale in cui le nostre imprese potranno correre e crescere alimentate dal nostro petrolio, ossia dal risparmio delle famiglie , da quello delle casse di previdenza private, dai fondi pensione. Attraverso Borsa SpA possiamo finalmente mettere in sinergia i due punti di forza del nostro Paese: il , ossia la creatività delle nostre piccole, medie e grandi imprese, e la grande capacità di risparmio delle famiglie.
Sono oltre 1.800 i miliardi parcheggiati sui conti correnti degli italiani, risorse ingenti che non generano reddito per le famiglie, visto che i tassi sono pressoché pari a zero, né sviluppo per le imprese. Il nostro compito, il compito della buona politica, oggi, deve essere proprio quello di mettere in sinergia questi due punti di forza: risparmio e . Non farlo sarebbe un errore che non possiamo permetterci.
Onorevoli colleghi, per il bene della nostra economia e delle nostre imprese abbiamo bisogno che anche nel nostro Paese ci sia una Borsa ampia, efficiente e dinamica che sia lo specchio della nostra economia. In questo momento storico, questo Esecutivo di unità nazionale, grazie anche all'autorevolezza del Presidente Draghi, può lanciare un appello che riscuota la fiducia dei risparmiatori, convincendoli a salvare l'impresa Italia, investendo nella crescita e diventando azionisti del loro futuro. In questo percorso sarà fondamentale il ruolo di Borsa Italiana SpA; per questo occorre creare una piattaforma finanziaria europea comune, dove l'Italia non sia subalterna. Noi di Forza Italia - e ho terminato, Presidente - vigileremo e agiremo come sempre, mettendo a disposizione del Paese le nostre idee, la nostra esperienza e le nostre competenze, per dare forma a questo grande progetto, consapevoli che solo salvando le imprese si salverà il Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gian Mario Fragomeli. Ne ha facoltà.
GIAN MARIO FRAGOMELI(PD). Signora Presidente, dopo mesi, oggi, ci confrontiamo su due mozioni riguardanti la Borsa italiana e l'acquisto da parte di Euronext. La nostra, di maggioranza, e quella più datata, a firma Giorgia Meloni, nella sua terza versione. Premettiamo fin da subito che il tempo ha portato consiglio ai colleghi di Fratelli d'Italia, visto che le prime versioni erano contraddistinte da uno pseudo spirito da crociata, seppur rivolto ai cugini d'Oltralpe; si partiva da Monte Paschi, per passare a Mediobanca e per concludersi sul controllo di Generali Assicurazioni. Ma anche nella versione attuale del testo permane una serie di incongruenze che ci hanno impedito, rispetto a quello che diceva poco fa l'onorevole Giacomoni, una formulazione unica, perché, a distanza di sole poche righe, nel testo troviamo, prima, la denuncia di un prezzo d'acquisto troppo alto e un conseguente impegno troppo oneroso per CDP Equity dell'entrare nel capitale di Euronext, per, poi, rilanciare che con gli svizzeri e i tedeschi il prezzo sarebbe salito da 4, 3 miliardi a 5 miliardi; e i costi di CDP non sarebbero aumentati? Ma la domanda che sorge spontanea e che rivolgo a Fratelli d'Italia è: ma condividete la partecipazione pubblica italiana in Euronext o no? Perché questo è il tema fondamentale. Noi vogliamo che CDP sia azionista di riferimento a lungo termine in Euronext, perché l'esperienza di London Stock Exchange, redditizia certamente, come abbiamo sentito oggi, da un punto di vista finanziario, si è conclusa però senza che nessun socio italiano abbia potuto nemmeno battere ciglio rispetto all'operazione di vendita della Borsa italiana e questo, a noi del Partito Democratico ha insegnato qualcosa. Infatti, la Borsa londinese, per capirci, in attesa ormai del prossimo non ostentava molto l'italiano, né in termini di azionariato, né in termini di visto che ha scelto di investire oltreoceano, sul tema dei di dati finanziari e sui cosiddetti .
Allora, abbiamo sentito dai colleghi, le proposte: quella di acquisto svizzera, che era fuori dall'Europa, o a quella della Deutsche Börse, di una partecipazione praticamente ininfluente dell'Italia, dove nel ci sono 13, lo ripeto 13, consiglieri tedeschi, su 16; diversamente, la scelta di vede una presenza rilevante degli italiani, sostanzialmente paritaria. Io ricordo all'Aula che l'Italia parteciperà, con Cassa depositi e prestiti, col 7,3 per cento nel capitale, la stessa identica percentuale della Cassa depositi e prestiti francese e lo stesso avverrà sul lato privato, perché Banca Intesa, come BNP Paribas, parteciperà all'1,3 per cento del capitale. Non è mai successo nella storia che l'Italia, appunto, dal 1998, riacquistasse un peso all'interno dell'azionariato della borsa. Quindi, noi nell'acquisto di non ritroviamo scenari di colonizzazione francesi, anzi, ritroviamo esattamente l'opposto, una forte partecipazione italiana. Ma guardate che l'operazione non riguarda solo l'aspetto dell'azionariato, fondamentale, si tratta della nascita del primo gruppo europeo di listini per numero di quotazioni con 1.800 società scambiate e una federazione di sei borse, Belgio, Francia, Irlanda, Olanda, Norvegia e Portogallo, per un totale di 4,4 miliardi di euro di capitalizzazione, con l'Italia che, come ha detto il collega Mor poco fa, avrà la quota più rilevante con un terzo dei ricavi nella nuova società e degli occupati complessivi. Nascerà il primo gruppo europeo per il mercato secondario in Europa, con 11,7 miliardi di azioni scambiate su base giornaliera. In sostanza, avremo uno spazio centrale della nuova con gli italiani nel consiglio di sorveglianza e con la presidenza del gruppo.
Mi permetto di rivolgermi, quindi, ai colleghi di Fratelli d'Italia, per il suo tramite. Tradotto in linguaggio corrente, non si tratta della registrazione di una maggiore presenza dei francesi in Italia, secondo il cosiddetto verbo sovranista, ma di più Italia nell'Europa continentale; siamo agli albori di una federazione di Borse continentali con una strategia che si dovrà orientare nel post Brexit, con l'uscita dalla UE dell'importante mercato finanziario inglese che qualcuno, il collega Giacomoni, ha richiamato essere quello più capitalizzato. E noi come lo fronteggiamo, questo? Stando da soli, scegliendo scelte marginali? Per questo, per la scelta che abbiamo intrapreso con , vogliamo ringraziare il precedente Governo e, in particolare, consentitecelo, a noi del Partito Democratico, l'ex Ministro dell'Economia Gualtieri che, con lungimiranza, ha seguito la strada più garantista degli interessi strategici italiani e, allo stesso modo, ha ridato voce alla partecipazione pubblica in Borsa Italiana. Anche questo non lo dice un parlamentare del Partito Democratico, la Borsa italiana per la prima volta dalla privatizzazione del 1998 ha una quota di partecipazione pubblica, attraverso Cassa depositi e prestiti, che è controllata all'83 per cento dal Ministero delle Finanze. Questo rappresenta le garanzie e la tutela dell'interesse italiano, per rispondere a coloro che oggi criticano questa strada perseguita.
Le sinergie, poi, rispetto all'entrata di Borsa Italiana in Euronext non si fermano certo al peso dei numeri finanziari, ma investono la strategia di un'operazione di elevato interesse nazionale. Borsa Italiana, come ho sentito da molti di voi in quest'Aula, ha l'opportunità di valorizzare i suoi gioielli di famiglia, penso a MTS, una delle principali piattaforme per la negoziazione di titoli di Stato europei che, oggi, conta già venti Paesi, ma che si può ampliare e diventare il primo strumento, la prima piattaforma a livello paneuropeo, a livello paneuropeo; così come crescerà anche Cassa di compensazione e garanzia, nel ruolo di di tutto il gruppo e, perché no, Monte Titoli, che è il depositario centrale dei titoli di Stato, anche qui, in una differenza sostanziale rispetto alle altre offerte, perché non in competizione con quello che invece avremmo ritrovato probabilmente in Deutsche Börse, dove anche lei ha dei suoi gioielli e quindi avremmo avuto una concorrenza e difficoltà quindi ad esprimere i nostri gioielli di famiglia. Ma, altrettanto importante è l' di sviluppo strategico che potrà riguardare i servizi tecnologici, gli investimenti in tecnologia, nelle infrastrutture di pagamento, penso a SIA e in sinergia con Nexi SpA, che è un'altra grande sfida che ci attende.
Borsa Italiana potrà assumere un ruolo di primo piano nel sistema dei centri finanziari europei, anche a livello operativo, restando sottoposta alla vigilanza regolamentare di Consob e Banca d'Italia, cosa che non accadeva prima. Anche qui, quando parliamo di controllo italiano, di interessi italiani, non lo dice un parlamentare del Partito Democratico, lo dicono le lettere della Consob che sono state inviate nei giorni scorsi …
PRESIDENTE. Collega Bartolozzi…
Mi scusi, collega… collega Bartolozzi…
GIAN MARIO FRAGOMELI(PD). Quindi, con Consob, che parteciperà alla supervisione e alla vigilanza del nuovo gruppo Euronext, facendo parte del gruppo dei regolatori pari passo con gli altri regolatori europei e una presidenza a rotazione semestrale, ci sembra che da questo punto di vista ci siano forti tutele sulla presenza italiana. In una fase come questa, con la pandemia che colpisce anche fortemente il tessuto economico, con strumenti di finanziamento europeo di natura straordinaria, abbiamo appena discusso del non possiamo non scorgere nel futuro di Borsa Italiana un duplice ruolo: di supporto per le scelte di politica industriale a sostegno del sistema imprenditoriale italiano, così come nella gestione del debito pubblico. In particolare, la prospettiva di Borsa Italiana è di raccogliere con maggiore incisività il risparmio privato italiano che cresce del 7 per cento anno su anno ed ammonta a 1.700 miliardi sui conti correnti bancari, per indirizzarlo verso le numerosissime PMI italiane. Ma ci sono altri strumenti che dobbiamo rilanciare, come Star, come il mercato AIM, il programma ELITE per le PMI, in un mercato che diventa sempre più internazionale e che ci vuole vedere protagonisti.
Pertanto, con l'acquisto di Borsa Italiana da parte di Euronext si sono poste le basi per dare il via ad un progetto ambizioso per la creazione di un mercato borsistico paneuropeo. È necessario adesso aprire un tavolo operativo con gli altri europei perché migliorino i costi dei servizi per gli intermediari, i clienti e la qualità della piattaforma utilizzata. Ma la presenza italiana in Euronext, sia a livello di sia a livello operativo, faciliterà, come ho sentito dai colleghi, la costituzione dell'Unione del mercato dei capitali, utile a garantire una risposta europea agli finanziari, creando condizioni per un miglioramento dell'attività di negoziazione e favorendo, attraverso il processo di integrazione europea, una risposta alle crisi dei debiti sovrani. Per noi del Partito Democratico, in conclusione, è positivo constatare che le diverse mozioni hanno accorciato le loro distanze, registrando una sostanziale convergenza tra le posizioni europeiste e la tutela dell'interesse nazionale e per il PD - permettetemelo in conclusione - la scelta europeista, che si indirizza verso il rilancio del mercato unico dei capitali, non la scopriamo certo oggi. Pertanto, senza ostentare attribuzioni di primogenitura, rivendichiamo la scelta di costruire gli interessi italiani in un continente europeo più coeso e spinto a federarsi per vincere le nuove sfide globali. Annuncio, pertanto, il voto favorevole del Partito Democratico .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giulio Centemero. Ne ha facoltà.
GIULIO CENTEMERO(LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, l'economia reale e la finanza, i mercati e la crescita delle imprese: in questo chiasmo è avvolto il nocciolo del tema affrontato nella nostra mozione. Si pensa sempre ai mercati come a un luogo di speculazione, eppure gli stessi portano linfa all'economia reale, soprattutto in Italia dove il mercato AIM è cresciuto sino a divenire il primo MTF europeo. Che la Borsa sia un luogo di vita ce lo dicono le belle parole di Luigi Einaudi in apertura delle sue con cui spiega il concetto di mercato partendo da fatti semplici che avvengono nella fiera di un borgo. Una lettura fondamentale che dipinge il funzionamento e l'utilità del mercato.
Mi permetta di ringraziare i colleghi della Commissione finanze, con cui abbiamo effettuato un'indagine conoscitiva sui mercati finanziari per la crescita. Mi permetta, inoltre, di ringraziare i componenti dell'Intergruppo Innovazione per aver condiviso l'attenzione sul futuro di Borsa Italiana quando ancora il tema non era di moda. Fu la nostra visita del 4 marzo 2019 a sollevare l'attenzione del Parlamento su questa infrastruttura e sulle potenzialità che la stessa offre al nostro tessuto produttivo. Ci preoccupammo anche del futuro della medesima, alla luce delle annunciate operazioni di M&A e rispetto a Brexit e, se ho dovuto, purtroppo, notare una scarsa reattività del Conte- nell'approntare le misure necessarie al fine di sviluppare le opportunità della nostra finanza in uno scenario post-Brexit, ho scorto, al contempo, l'attivismo delle autorità britanniche che hanno, ad esempio, ripreso a negoziare nell'azionario svizzero. Da Brexit l'Italia e Milano hanno colto delle opportunità grazie alle iniziative dei singoli e grazie, ad esempio, all'ampliamento della norma sui rimpatriati, realizzata dal “decreto Crescita” con un intervento della Lega, che ha portato alla creazione di nuovi posti di lavoro in Italia, in particolare nel settore finanziario. Ma è mancata un'azione sistemica messa in atto dal Conte-, così come invece è avvenuto in Francia, Germania e persino nella piccola Irlanda. Per fortuna esiste il Parlamento e per fortuna il Governo è cambiato e sta dimostrando maggiore attenzione nei confronti di un settore - parlo della finanza - che conta migliaia di addetti in Italia. Questo Governo ha, però, una grossa responsabilità: quella di dimostrare di essere altro rispetto a chi pensava costantemente a creare uno Stato assistenzialista solo per trovare conforto e soddisfazione effimeri nei sondaggi , senza comprendere che, se non si stimolano la libera intrapresa e la creazione di un quadro solido di certezza di diritto, questo Paese continuerà ad assistere allo stillicidio e alla fuga dei propri migliori talenti, oltre che alla fuga degli investitori (persino di quelli domestici).
Il qualche mese fa pubblicava una classifica delle società che sono cresciute durante la pandemia e i vari lockdown. Si parlava di realtà statunitensi e cinesi, ma anche francesi e spagnole; nessuna azienda italiana. È d'uopo domandarci come mai crescano società che hanno linee di simili a quelle delle nostre, ma, mentre queste ultime crescono lentamente, da altre parti la crescita è esponenziale. Non credo che tale lentezza dipenda da fattori endogeni alle società, ma dal fatto che in Italia abbiamo per troppo lungo tempo trascurato il concetto di innovazione, fattore chiave per la crescita. Va creato un ecosistema favorevole all'innovazione e agli investimenti, anche tramite riforme coraggiose come quella della giustizia. Quali sono le altre misure necessarie affinché Milano diventi la principale piazza finanziaria europea? Vanno eliminati gli ostacoli, innanzitutto quelli all'investimento quali misure asimmetriche e distorsive come la Tobin-, un'imposta di derivazione comunitaria ma che viene applicata solo in Francia e in Italia e solo in Italia la stessa riguarda anche i derivati, penalizzando, manco a dirlo, il nostro settore finanziario. Qualche mese fa abbiamo avuto il Commissario Gentiloni in audizione in Commissione finanze e gli chiesi se, alla luce della sua stessa relazione che evidenziava una riforma delle imposte sulle transazioni finanziarie a livello comunitario, si prevedesse un'abolizione della Tobin-. Quest'ultima, come evidenziato anche da MF, a fronte di un gettito ridotto, ha fatto perdere in pochi anni miliardi di transazioni in Borsa. Gentiloni ha risposto che, in accordo con il Parlamento europeo, il tema è allo studio e la Commissione si è presa fino al 2024 per valutare delle soluzioni. Tali ritardi possono essere cagionevoli per la nostra finanza; è necessaria più reattività o il nostro Paese rimarrà al palo. Serve rapidità di azione, perché nessuno può dimenticare che fu proprio Crono a uscire sconfitto dalla Titanomachia. E dunque, , dopo 13 anni il London Stock Exchange cede Borsa Italiana a Euronext. Nell'operazione si sono inseriti due investitori istituzionali italiani, CDP e Intesa Sanpaolo. Di fatto, Milano farà parte della prima Borsa europea e nella medesima sarà la geografia con più peso specifico. Rispetto al processo di selezione, fatte salve le scelte di natura privatistica dei soggetti societari coinvolti e il ruolo del mercato, il tema andava condiviso e portato all'attenzione del Parlamento prima che l'operazione fosse decisa. La scelta di schierare CDP al fianco di un privato è sicuramente vincente e conferma le ottime capacità del della stessa. Al contempo, tale scelta ha messo in risalto probabilmente le minori brillanti capacità strategiche negoziali del Conte-. Tempi e modi di tale affiancamento non hanno reso possibile conoscere le proposte degli altri operatori interessati a Borsa e nemmeno, a mio avviso, a massimizzare per il Paese i risultati della negoziazione. Il Governo Draghi eredita le scelte compiute e dovrà fare del proprio meglio per la messa in sicurezza delle progettualità e del percorso intrapreso a supporto della competitività. Il nostro Governo dovrà concentrarsi sugli scenari futuri che riguardano i progetti di crescita e gli investimenti per le società del gruppo, anche in merito alle funzioni di che saranno affidate all'Italia. Riprendo le parole del commissario Ciocca da un'agenzia della scorsa settimana: “L'aggregazione di Borsa Italiana in Euronext, con i relativi risvolti competitivi tra mercati continentali, deve vedere la piazza milanese al centro di questa evoluzione, forte di una riconoscibilità del ruolo e degli investimenti futuri”.
Durante il primo lockdown fu solo la Lega a concentrarsi sul corretto funzionamento dei mercati finanziari. Fummo noi a invocare lo e poi a monitorarlo alla luce delle indiscrezioni secondo cui le piazze di Francia, Belgio e Spagna non l'avrebbero rinnovato. Il rischio poteva, infatti, abbassare la propensione all'investimento nei confronti dell'Italia, diminuire la liquidità provocando una manipolazione dei prezzi e, essendo la scadenza di giugno a ridosso della scadenza dei , aggiungere complessità al mercato. Nel corso dell'estate fummo noi a dover alzare la voce al fine di assegnare a Consob gli stessi poteri di sorveglianza delle sue equivalenti estere, poteri che stavano sparendo dal “DL Agosto”. Ora Consob può dire la sua su molti aspetti, per esempio sui dati e sulle regole di mercato, ed è opportuno che il Governo, che può anche fruire del mezzo del , cosa che il Ministro Giorgetti ha già fatto, si faccia assicurare appropriati investimenti sull'infrastruttura italiana, come fece il Governo spagnolo nei confronti del gruppo elvetico SIX che è di recente entrato nell'azionariato della borsa iberica.
Signor Presidente, ci sono indubbiamente dei punti da chiarire per scongiurare perdite di spazi economici per gli operatori domestici in molti settori strategici, come spesso evidenziato dal Copasir.
Le già citate rassicurazioni sugli investimenti programmati su Borsa Italiana, in particolare sullo sviluppo tecnologico della stessa, costituiscono un fattore chiave per la crescita e vanno assolutamente evitate interruzioni degli scambi imposti da tecnici, come quello avvenuto sulla piattaforma di Euronext il 20 ottobre 2020. Per definire la gravità dell'accaduto e l'importanza di avere una piattaforma efficiente, basti pensare che, per un incidente simile, il presidente del Tokyo Stock Exchange si è dimesso nell'autunno scorso.
Signor Presidente, annunciando il voto favorevole della Lega sulla mozione di maggioranza e anche su quella dei colleghi di Fratelli d'Italia, ci tengo a sottolineare come l'ex Presidente Conte, anche su questo , mi abbia ricordato la figura di Serse ne di Eschilo: la sua era straripante, all' però si accompagnò Ate. Sono sicuro che ora non accadrà. Lo spirito di questo Governo e le competenze degli attuali Primo Ministro e dei Ministri dell'Economia e dello Sviluppo economico sono certamente superiori a quellI di chi l'ha preceduto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Zanichelli. Ne ha facoltà.
DAVIDE ZANICHELLI(M5S). Grazie, Presidente. È con orgoglio che intervengo su Borsa Italiana perché è l'occasione per sottolineare che, a differenza di qualcuno che s'è svegliato solamente pochi mesi fa, il MoVimento 5 Stelle è da tempo che si occupa del tema. È dall'estate del 2019 infatti che, con la Brexit in corso, con l'operazione che si stava definendo fra il London Stock Exchange e Refinitiv, abbiamo capito che probabilmente il baricentro di London Stock Exchange si sarebbe spostato oltre oceano dal punto di vista del e dell'interesse e che Borsa Italiana rischiava di diventare periferica e chiedemmo così in Commissione finanze l'audizione delle competenti. Non ci voleva molto a capire che appunto, se London Stock Exchange spostava il proprio dei dati appunto ai dati e alle informazioni, forse Borsa Italiana sarebbe stata ridimensionata e questo, come MoVimento 5 Stelle, non potevamo permetterlo.
Ma successivamente, nell'ottobre 2019, interessammo anche informalmente e formalmente il Ministro dell'Economia e delle finanze con un'interpellanza, nella quale non pretendevamo una risposta - anche se l'avremmo gradita -, ma quello che volevamo fare era riportare il tema di Borsa Italiana all'interno del dibattito e credo che in certi casi ci siamo anche riusciti.
Andando avanti, è dall'agosto 2020 che chiedemmo che la venisse confermata e potenziata, proprio perché sapevamo che il tema della finanza era strategico e rilevante, fino ad arrivare all'agosto sempre del 2020, quando con i colleghi della Commissione finanze depositammo una risoluzione in Commissione, poi seguita anche da altre forze politiche, per chiedere che il Governo lavorasse per definire un'offerta che fosse in grado di riportare Borsa Italiana anche solo parzialmente all'interno dei confini del Paese. Ecco, se per anni la politica si è dimenticata di Borsa italiana, io sono orgoglioso di poter dire che il MoVimento 5 Stelle questo non l'ha fatto .
Ma perché Borsa italiana è strategica? Poche ore fa, un collega mi ha detto: devi spiegare perché Borsa italiana è un tema importante. Ci proverò. Borsa italiana è la sedicesima Borsa al mondo per capitalizzazione, gestisce diversi mercati azionari, principali e non, l'MTA, l'AIM, mercati emergenti - ma non solo -, obbligazionari, mercati dei derivati, a cui si aggiungono altri servizi come Monte Titoli. Sono circa 700 dipendenti in una infrastruttura tecnologica d'eccellenza riconosciuta in tutto il mondo, di primo piano come SIA, recentemente fusa con Nexi. Ci sono 370 società quotate in Borsa Italiana, per più di 600 miliardi di capitalizzazione.
Soprattutto Borsa Italiana è una società sana, in grado di garantire utile e questo il London Stock Exchange lo sa bene perché è stata venduta nel 2007 da degli azionisti anche italiani, che non so se fecero un affare perché il London Stock Exchange l'acquistò per 1,6 miliardi di euro e ora, dopo 12-13 anni, la rivende per il triplo del suo valore. È come se avesse garantito alla Borsa di Londra un guadagno del 7 per cento all'anno.
Quindi, io non so se l'Italia, se gli azionisti fecero un affare a vendere Borsa Italiana, ma sicuramente i londinesi lo fecero e furono bravi i – quelli, sì, italiani - a valorizzare il ruolo di Borsa Italiana, grazie all'autonomia che ebbe in quegli anni il London Stock Exchange. Borsa Italiana è molto di più di una società sana: Borsa italiana è la piazza dei capitali. In questo momento in cui per le nostre imprese sono importanti due aspetti, il credito e il capitale, Borsa italiana è quella piazza dei capitali che può dare quella risposta estremamente importante, specialmente in questo momento. Con l'infrastruttura tecnologica e l'avanzamento del progresso tecnologico, con sempre più medie imprese che si affacciano al mercato dei capitali, ecco che Borsa Italiana, nel nostro tessuto imprenditoriale, può avere un futuro enorme - sono praterie di per la nostra Borsa Italiana - perché l'Italia è un Paese pieno di medie imprese che si potranno quotare. E il successo del mercato AIM e il successo del programma ELITE lo dimostrano già in questi anni. Questo lo sappiamo noi in Italia, ma lo sanno anche altri soggetti internazionali ed è da lì che è arrivato l'interesse internazionale per Borsa Italiana degli scorsi mesi.
Ma c'è anche l'altro aspetto che è la gestione del debito pubblico ed è stato ricordato da alcuni colleghi negli interventi precedenti: siamo un Paese in cui il debito pubblico - anche nell'ultimo periodo – è estremamente aumentato e la gestione operativa del debito pubblico è un aspetto estremamente strategico, per il quale il nostro Paese è un bene che abbia un presidio estremamente vicino.
Arrivo a definire l'ultima parte per cui Borsa Italiana è strategica: unitamente al capitale per le imprese e alla gestione del debito pubblico, il nostro Paese - lo sappiamo tutti - è caratterizzato da un enorme risparmio privato. Ecco, se il nostro Paese con Borsa Italiana, con i corpi intermedi, saprà coniugare quell'unione fra la volontà dei risparmiatori italiani di avere un porto sicuro per i propri risparmi, la necessità per le imprese italiane di avere le ricapitalizzazioni che servono e la gestione del nostro debito pubblico, ecco noi riusciremo ad avere un risultato che va ben oltre l'investimento che questo Stato ha fatto per Borsa Italiana, perché avremo dei risultati per mettere insieme appunto il risparmio privato, l'esigenza di ricapitalizzazione delle imprese e l'esigenza di avere una liquidità necessaria, una stabilità necessaria per il nostro debito pubblico.
Ma veniamo alla trattativa: non è un segreto che nella trattativa che c'è stata verso la fine del 2020, noi, come MoVimento 5 Stelle, avremmo optato per un ruolo diverso nella trattativa stessa, avremmo optato per un ruolo – diciamo - da , forte anche della che avevamo e che avevamo fortemente voluto, decidendo poi quale avrebbe potuto garantire maggiori e migliori condizioni per il nostro Paese. Alla fine, è stata scelta Euronext e questa è una scelta che rispettiamo ed è la società che, sulla carta, promette di garantire maggiori sinergie per il nostro Paese. Bene, in effetti è vero: l'Italia è sicuramente un di primo piano in Euronext, con una partecipazione non inferiore a nessun'altra partecipazione di altri Paesi. L'Italia, la sua Borsa, assieme anche ad altre Borse portate in dote a Euronext, è sicuramente il più pesante in Euronext stessa, ecco perché chiediamo nella mozione, per quanto ovviamente sia di competenza del Governo, che il Governo si faccia garante della tutela del ruolo del futuro di Borsa Italiana per svolgere le funzioni di piazza finanziaria nell'interesse del nostro Paese.
A noi del MoVimento 5 Stelle interessano i risultati. Non è sufficiente che Borsa Italiana sia tornata un po' di più a parlare italiano perché possiamo dirci completamente soddisfatti, anche se per questo lo siamo, ma lo saremo di più quando si vedranno i risultati, quando le nostre imprese potranno accedere ai mercati finanziari più semplicemente ed economicamente.
Oggi è una giornata particolare per le borse, che sappiamo sono anche una vetrina: nella Borsa statunitense, nel NASDAQ, oggi si quota ad esempio Coinbase. Ecco perché il ruolo, anche di piazza finanziaria, è importante e sono cose di cui alla fine poi tutti i giornali arrivano a parlare. La nostra piazza deve essere tutelata e la stessa cosa vale per i nostri intermediari perché, se Euronext è una SpA, il fatto che ci sia una partecipazione pubblica deve fare in modo che Euronext non pensi solamente ai dividendi e alla attribuzione appunto degli utili agli azionisti, ma deve pensare anche all'efficacia della propria azione. E questo è un servizio pubblico, che ha riscontro indiretto, ma sicuramente molto più efficace per il sistema Paese, perché, se le nostre imprese troveranno economico quotarsi e accedere al mercato finanziario, a beneficiarne sarà tutto il sistema Paese, a prescindere dagli utili distribuiti agli azionisti.
Successivamente, si devono anche mettere in campo le vere e proprie sinergie promesse, facendo in modo che i poli italiani vengano sviluppati in modo tale che Euronext assegni nuove attività a Borsa Italiana e non il contrario. Ecco perché ci siamo anche tanto battuti per una cosa che auspicavamo: il ruolo dell'Italia è importante e per questo abbiamo anche lottato perché venga riconosciuto il ruolo di Milano.
Milano ha tutte le carte in regola - e l'Italia lo dimostra - per poter ambire e auspicare di essere la sede di tutta Euronext.
Questi sono più o meno i motivi…
DAVIDE ZANICHELLI(M5S). Ho terminato il mio tempo, ma credo di essere riuscito a rappresentare perché è importante questo tema ed è importante che Borsa italiana non venga dimenticata dalla politica
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Ha chiesto di parlare il collega Fiano sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). Presidente, ho da chiederle dieci minuti di sospensione, per una verifica sul contenuto di un testo.
PRESIDENTE. Stiamo parlando di questo ordine del giorno, cioè di quello che stiamo per votare?
Ha chiesto di parlare il collega Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Scusi, Presidente, noi abbiamo ultimato le dichiarazioni di voto; si proceda al voto. Le eventuali verifiche dovevano essere fatte prima. Il Governo si è correttamente espresso. Noi riteniamo che sarebbe una forzatura assurda e che crea gravi precedenti. Siamo in sede di dichiarazioni di voto, sono state ultimate le dichiarazioni di voto, si proceda al voto.
PRESIDENTE. Stiamo facendo i dovuti controlli con gli Uffici
Allora, colleghi, i testi sono quelli su cui il Governo ha dato il parere. Quindi, se il Governo, eventualmente, vuole fare una precisazione sui pareri, ovviamente, è sua facoltà farlo; altrimenti io procedo con la votazione.
Procedo con la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni, Giacomoni ed altri n. 1-00382 su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Colleghi, intanto vi ricordo di mantenere il distanziamento e, soprattutto, di indossare correttamente la mascherina, coprendo naso e bocca.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
, .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Martinciglio, Centemero, Martino, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00457 (, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Maniero ed altri n. 1-00461, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Collega Bartolozzi, le chiedo di indossare la mascherina.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Ungaro, Viscomi, Invidia, Zangrillo, Giaccone, Epifani, Rizzetto ed altri n. 1-00392 concernente iniziative a favore dell'occupazione, della formazione e dell'emancipazione giovanile .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 2 novembre 2020, nella giornata di ieri è stata presentata una ulteriore nuova formulazione della mozione n. 1-00392 - che è stata sottoscritta anche dal deputato Rizzetto e che è già stata iscritta all'ordine del giorno - e contestualmente è stata ritirata la mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00398.
Prima di passare ai pareri, credo che il collega Lollobrigida intenda intervenire sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Presidente, grazie per avermi concesso la parola. Approfitto di questo passaggio da un argomento all'altro per sottolineare un fatto e una richiesta che reitero anche in questa sede. Noi abbiamo chiesto, ormai da più di due settimane - richiesta però sostenuta anche dai colleghi della Lega nella riunione dei presidenti di gruppo -, di poter avere la presenza del Presidente Draghi a relazionare sulle vicende che riguardano i nostri rapporti con la Russia, in particolare con riferimento alla vicenda legata alla - così è stata definita - che ha visto uno scontro di carattere internazionale avvenire sul nostro territorio e divenire poi uno scontro tra Parlamenti, perché il Vicepresidente della Duma ha sottolineato che ci sarebbero state ritorsioni nei confronti della nostra diplomazia.
Allora, anche alla luce di quello che sta accadendo nel Copasir, apprendo nelle agenzie che il collega Vito si è appena dimesso, facendo seguito anche all'appello che proveniva da importanti che avevano chiesto di procedere alle dimissioni in quell'organismo. E teniamo conto anche del fatto che è un organismo che ha un preciso riferimento normativo e che dovrebbe esattamente prevedere la possibilità in quella sede di avere notizie, anche per quanto riguarda l'opposizione, di quello che sta avvenendo. Le due cose, però, insieme non funzionano. Lì c'è confusione, ma all'interno del Parlamento si può fare chiarezza. Sul tema della Russia noi ribadiamo, quindi, che il Presidente Draghi dia una risposta, se è disponibile a venire a relazionare oppure se, invece, ritiene che sia inopportuno confrontarsi con il Parlamento su questo tema. Ma, a quel punto, diverrebbe ancora più complessa la situazione del controllo e della verifica dei nostri servizi segreti, perché non solo mancherebbe un esplicito riferimento normativo per giustificare questo atteggiamento, ma ci sarebbe a questo punto anche un atteggiamento omissivo da parte del Governo su una specifica richiesta da parte dell'opposizione
PRESIDENTE. Collega Silli, sempre sull'ordine dei lavori?
GIORGIO SILLI(MISTO-C!-PP). Sì, Presidente, grazie, ma su un altro argomento. Avevo chiesto la parola anche all'inizio della seduta. Quando dobbiamo affrontare alcuni lavori parlamentari, spesso e volentieri, per molte interrogazioni che il singolo parlamentare presenta avere la risposta sarebbe complementare e prodromo ad affrontare i lavori parlamentari stessi. Io raccomando a lei, affinché lei lo faccia presente agli uffici preposti: ci sono interrogazioni da parte di singoli deputati che giacciono sui tavoli dei vari Ministeri da oltre due anni. Io non so se nelle passate legislature funzionava così, ma ci sono veramente dei ritardi intollerabili nei confronti dei deputati che chiedono delle risposte scritte su determinati argomenti. Le ribadisco che non è per fare della polemica; è semplicemente per espletare al meglio il nostro compito e per affrontare i lavori parlamentari nel migliore dei modi
PRESIDENTE. Ovviamente, colleghi, il Governo è presente e, quindi, avrà ascoltato anche la richiesta di informativa del collega Lollobrigida e anche la sollecitazione del collega Silli. Ritorniamo all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.
TIZIANA NISINI,. Grazie, Presidente, il parere è favorevole su tutti gli impegni.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare la deputata Frate. Ne ha facoltà.
FLORA FRATE(MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, l'Italia ha un triste primato, quello della percentuale più alta di tutta Europa dei cosiddetti NEET. I NEET sono giovani che contemporaneamente non si formano e non studiano, una generazione che si trova ai margini, che troppo spesso ha incontrato pregiudizi e non proposte, una generazione di bamboccioni, come una certa politica li ha definiti, ennesima testimonianza di una politica che parla, anziché tacere, e che tace quando invece dovrebbe prendere parola.
Questo fenomeno, neanche a dirlo, è ancora più forte nelle periferie. Penso a quelle di Roma oppure a Napoli, la mia città, dove il tasso di NEET è più forte proprio nei quartieri di Barra, San Giovanni, Ponticelli, Gianturco. Parliamo della parte Est della mia città, dove molto spesso i diritti non solo non arrivano, ma anche quelli che si considerano conquistati, come il diritto al lavoro, si frantumano all'improvviso. Penso alla Whirlpool, ancora oggi senza una soluzione: a quei lavoratori va sempre la mia incondizionata solidarietà.
Il Sud è solo una delle forme, forse la più drammatica, in cui si manifesta il malessere generazionale, esasperato dalla pandemia. Dare risposte a questi giovani significa mettere al centro della nostra agenda le politiche attive per il lavoro. Sicuramente la formazione è importante, anche accompagnata da misure di sostegno al reddito, ma da sola non può bastare. “Resto al Sud” e, in generale, tutte le misure di sostegno sono importanti e vanno intensificate, anche guardando alle nuove dimensioni del lavoro. In tal senso, Presidente, gioca un ruolo strategico la transizione ecologica e l'affermarsi di un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile. Bisogna restituire al lavoro centralità e dignità, come presupposto necessario dell'umano, perché, anche quando un contratto c'è, non è sufficiente ad affrancare dalla povertà, dalla famiglia d'origine e dalla precarietà…
FLORA FRATE(MISTO-A-+E-RI). …. e sempre più assistenziale. Giovani e lavoro sono la priorità per il Paese e una sfida per la politica, a partire proprio da quella generazione…
PRESIDENTE. Deve concludere.
FLORA FRATE(MISTO-A-+E-RI). …lasciata ai margini. Per questo, dichiaro il voto favorevole sulla mozione di Azione-+Europa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lorenzo Fioramonti. Ne ha facoltà.
LORENZO FIORAMONTI(MISTO-FE-FDV). Grazie, Presidente. Intendo dichiarare il voto favorevole della nostra componente Facciamo Eco-Federazione Verdi sulla mozione in questione oggi. Diciamocelo chiaramente, il nostro Paese non è mai stato particolarmente favorevole ai giovani e alle giovani generazioni, così come non è stato mai particolarmente attento alle questioni ecologiche ed ambientali. Eppure, ci troviamo in questa situazione un po' paradossale, in cui in tanti si riscoprono improvvisamente degli ecologisti da sempre e in cui tutti parlano della come fosse il centro dell'universo. Ebbene, c'è una possibilità, c'è una modalità, con cui possiamo dimostrare che le parole contano anche quando si tratta di decidere sui fatti.
Noi come componente Facciamo Eco-Federazione Verdi abbiamo rilanciato un'idea, che in questi anni è stata sollevata da tante realtà della società civile, affinché si crei un percorso professionalizzante proprio per i giovani35 in materia ambientale. Abbiamo proposto di istituire all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza il cosiddetto servizio civile ambientale, che deve essere un percorso professionalizzante, quindi dedicato anche alla formazione, soprattutto di tutti coloro che magari si trovano in una situazione di passaggio, non hanno proseguito gli studi, oppure intendono avviare un percorso professionale nuovo, ma non hanno le competenze. Ecco, noi pensiamo e chiediamo che, all'interno del PNRR, si sviluppi questa modalità retribuita finalmente in maniera dignitosa, perché il futuro, soprattutto delle giovani generazioni, non si fa attraverso il volontariato. Siamo contenti che sia il Ministro Cingolani sia il Ministro Patuanelli abbiano espresso un parere favorevole rispetto all'idea, però vogliamo ancora vedere esattamente cosa si farà di questo Piano nazionale e cosa entrerà, affinché , la centralità dei giovani non siano soltanto a parole, così come la questione ambientale, ma diventino davvero la cornice intorno a cui costruire un nuovo modello di lavoro, un nuovo modello di fare impresa e prendersi cura del nostro territorio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Daniela Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(MISTO-C!-PP). Grazie, Presidente. Parliamo di misure e di iniziative volte a favorire l'occupazione, la formazione e l'emancipazione giovanile. Signor Presidente, ogni Governo si è esercitato su questo tema, tant'è che abbiamo tutti credo percepito poca continuità e disponiamo anche di percentuali scombiccherate, quando si parla dei giovani NEET. Perché? Semplicemente perché sfuggono, sono sfiduciati, non si sentono ascoltati e spesso da loro ci arriva un forte segnale di ribellione o di apatia. Per questo riteniamo che occorra, proprio nei confronti dei nostri giovani, avere la capacità di dire e fare. Questo significa che per il passato - e spero non per il presente - la percezione è che ogni Governo ha avuto approcci diversi ed è assolutamente mancata la continuità. Il è un segnale, ma non è sufficiente. Non è sufficiente se pensiamo ad un aiuto più poderoso per permettere ai nostri giovani di fare un cammino e un percorso verso l'autonomia e l'emancipazione. Quindi, non dobbiamo illuderci che questo sia un punto di arrivo, semmai deve essere un punto di partenza.
Desidero fare alcune considerazioni sulla formazione professionale. Purtroppo, è vista un po' come la cenerentola dell'istruzione e, in genere, i ragazzi che la frequentano sono visti come giovani con pochi strumenti. Credo occorra - e mi rivolgo al Governo - pensare ad un cambio di passo, perché la formazione professionale spesso è la grande possibilità per inserirsi nel mondo del lavoro da parte dei nostri giovani.
Tale formazione deve essere sostenuta, debbono essere individuate nuove figure e nuovi corsi, deve essere sicuramente rafforzata la parte pratica e, molto probabilmente, bisogna rivedere anche il tema delle botteghe.
Ed ancora mi rivolgo al Governo per dire che ci sono delle regioni che hanno fatto delle esperienze molto belle e molto importanti proprio in bottega, ragionando su un patto generazionale, ossia sul lasciare, da parte di chi possiede la bottega, la bottega ai giovani che hanno seguito i corsi di formazione professionale. È una cosa molto concreta, provata, sperimentata e con risultati certi per i nostri giovani che studiano alla ricerca di piccoli lavori, di piccole opportunità, veloci, snelle, per il fine settimana, per la mezza giornata; ma questo è sicuramente un percorso che deve essere fatto e che porta, anche lì, verso l'autonomia.
E, poi, una cosa complicata, che si riesce difficilmente a fare: la costruzione di un dialogo nei confronti dei giovani. I giovani lo cercano, il dialogo, ma spesso gli adulti e la politica ne hanno timore, perché i nostri giovani sono intraprendenti, ma chiedono coerenza, chiedono un ascolto e ci dicono che, se scriviamo, diciamo delle cose, poi le dobbiamo fare.
Abbiamo scoperto, in questi giorni - lo abbiamo scoperto, ma, forse, ne eravamo molto consapevoli - che i nostri ragazzi sono stati penalizzati, lo abbiamo scoperto quando ci siamo resi conto che i mezzi di trasporto per andare a scuola erano inadeguati, scarsi e carenti. Però, siamo capaci a fare un'altra cosa, siamo capaci a proporre loro il voto a 16 anni, ma ci dimentichiamo di stanziare delle risorse per spazi, per luoghi di incontro e, magari, anche per potenziare gli oratori.
Mi rivolgo ancora al Governo, dicendo che servono delle risorse che devono essere date ai comuni per progettare direttamente con i giovani. Ricordo un'esperienza bellissima - io ero sindaco - quella dei Piani locali giovani, che ha dato dei risultati importanti.
E concludo, parlando del servizio civile volontario, che non deve essere solo un'opportunità per pochi. Sappiamo tutti che i ragazzi che hanno abbandonato la scuola o che hanno dei problemi - concludo - accedono difficilmente al servizio civile volontario. Questo aspetto deve essere rivisto, devono essere creati degli accompagnamenti. Il gruppo Cambiamo! darà il voto favorevole, ma con la caratteristica che ci contraddistingue, quella di essere propositivi e di aspettarci reali risultati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Acunzo. Ne ha facoltà.
NICOLA ACUNZO(MISTO-CD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'occupazione giovanile, la formazione e l'emancipazione dei nostri giovani credo rappresentino uno snodo cruciale per il nostro Paese e credo che ognuno di noi, in questa legislatura, facendo un salto in avanti nel tempo, non possa non considerare quanto potremmo sentirci in difficoltà se, in questo momento in cui noi possiamo stendere le linee del loro futuro, non facciamo ciò che è giusto e non facciamo ciò che è nelle nostre possibilità perché possa definirsi e delinearsi un futuro progressivamente sempre più atlantista, sempre più europeo, sempre di maggiore respiro.
Credo, infatti, che si sia ridotto, in questo periodo, un diritto fondamentale, che è il diritto allo studio, nelle forme più idonee ed efficaci e, cioè, quelle in presenza, avendo dovuto adottare, purtroppo, la didattica a distanza in maniera forzata e, quindi, con delle ricadute negative sulla loro stessa socialità, ma hanno visto anche impoverirsi le opportunità lavorative.
Dobbiamo considerare che la fascia che va dai 14 ai 24 anni, una fascia di 2 milioni di individui, si trova in uno stallo nel quale, purtroppo, essi non hanno avuto la possibilità di studiare nel giusto modo né di cercare lavoro e di trovare lavoro. La norma di oggi, infatti, evidenzia quanto sia importante che ci siano degli strumenti adeguati affinché nelle scuole ci sia la possibilità di approcciarsi al giusto lavoro, un lavoro che noi abbiamo voluto remunerato. Abbiamo, infatti, proposto - e ringraziamo il relatore per aver accettato - la possibilità, nella programmazione, che il lavoro nelle scuole venga remunerato e, quindi, possa essere uno strumento per dare loro l'elemento chiave e, cioè, quella che è, appunto, la loro emancipazione, perché emancipazione significa anche avere il giusto per il lavoro svolto e per le loro - come le chiamano gli americani -
Un altro punto essenziale è, sicuramente, quello della diffusione delle lauree professionali, da cui deriverà la maggiore specializzazione dei nostri giovani, la maggiore occupazione in Italia e la limitazione della loro dispersione all'estero. Nel 2019 - solo nel 2019 - 300 mila italiani sono emigrati, con un dispendio per il nostro Paese di un capitale umano che, tradotto in termini economici, è di 14 miliardi di euro. Se vogliamo crescere, io credo che tutto questo non possiamo più permettercelo.
Tutte le iniziative sono certamente utili e sono in grado, possono essere in grado di dare ai giovani una prospettiva già a medio termine. Quello che appare, però, essenziale è che queste proposte vengano, in qualche modo, armonizzate tra di loro, che queste proposte siano senza sovrapposizioni, senza duplicazioni, senza conflitti di competenze, con relativa dispersione delle già precarie risorse economiche, e possano andare nella direzione della preparazione professionale dei nostri giovani, l'unica arma efficace per immetterli nel mondo del lavoro. È lì che dobbiamo puntare, non tanto sui giusti sostegni, ma sulla possibilità di camminare con le loro gambe. Il messaggio, quindi, nel dare il voto favorevole, è quello di promuovere e realizzare iniziative efficaci ed armoniche su tutto il territorio nazionale, affinché in Europa sia sistematizzato, affinché i nostri giovani abbiano nuove opportunità di crescita economica e sociale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Grazie, signora Presidente. Innanzitutto, un ringraziamento al collega Ungaro e a tutti quelli che hanno lavorato per noi - Guglielmo Epifani - a questa mozione. Io credo che sia giusto fermarsi a riflettere e a ricercare delle soluzioni su una questione che ha un carattere epocale, strutturale, che caratterizza, peraltro, in negativo la nostra economia e la nostra società. C'è chi ha parlato, con un linguaggio forte, di una generazione perduta, cioè del rischio di vedere un pezzo importante, le nuove generazioni, sostanzialmente, tagliate fuori, con un altissimo livello di frustrazione, con una paura del futuro, una difficoltà nel vedere la possibilità di costruirsi un'esistenza fondata sul lavoro, e qui, ovviamente, il richiamo non può non essere all'articolo 1 della nostra Costituzione.
C'è un indicatore che, al di là delle valutazioni sociologiche, deve preoccuparci ed è quello dei NEET, cioè dei giovani che non cercano più lavoro, non sono né disoccupati, ma neanche stanno cercando lavoro. Sono dei fantasmi, che, però, rappresentano un pezzo importante del nostro futuro e che necessitano, evidentemente, di un'azione del Governo, dei Governi, per cercare di recuperare, innanzitutto, fiducia, oltre che lavoro.
Da questo punto di vista, credo che il tema del e dell'utilizzo dei fondi del debba essere oggetto, anch'esso, di attenzione proprio in questa prospettiva. Il non è una sfida soltanto del precedente Governo e di questo Governo, è una sfida dell'intero sistema Paese.
Le dimensioni del sono tali per cui si può e si deve riuscire a vedere insieme la necessità di tenervi dentro le missioni individuate, ma, all'interno delle sei missioni, ce ne sono alcune trasversali: una tra queste è la questione dell'occupazione giovanile e l'altra è quella dell'occupazione femminile, e spesso le due cose poi vanno inevitabilmente ad intrecciarsi. C'è la necessità che quei fondi aiutino imprese e cittadini ad affrontare alcune sfide epocali, una di queste è quella della rivoluzione digitale e mai come le giovani generazioni sentono il peso di questa sfida e sentono anche le carenze infrastrutturali. C'è una questione più grande, evidentemente: questa pandemia ha finito per essere un fattore di accelerazione e di accrescimento dei divari territoriali, dei divari generazionali, in una pericolosa deriva - che io credo vediamo tutti i giorni -, di una guerra pericolosa tra garantiti e non garantiti, dove, nella parte dei non garantiti, ci sono non solo i lavoratori autonomi, ma spesso proprio i ragazzi che non hanno e non vedono una prospettiva di lavoro, che sono ancorati a partite IVA, spesso a false partite IVA.
Da questo punto di vista, quindi, nella mozione - che noi condividiamo e annuncio, quindi, il voto favorevole - vi sono impegni nella direzione, a nostro giudizio, giusta: sono impegni che vanno, da un lato, come dicevo prima, alla ricerca di protezione, ad aiutare anche sul piano del rapporto tra scuola, università e lavoro, i giovani ad entrare nel mondo del lavoro; vi è una questione relativa anche agli strumenti e alle infrastrutture che possono aiutare lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile. Vi sono poi altre questioni; la questione che credo vada sottolineata è la seguente: spesso i giovani oggi trovano un lavoro che è lontano da quello per il quale hanno studiato e si sono impegnati e quindi vi è frustrazione: per tutti, la questione dei . E qui dobbiamo dire con coraggio che bisogna avere non solo attenzione, ma bisogna sforzarsi di avere strumenti di tutela di quel lavoro. Non dobbiamo aver paura, non dobbiamo accettare il ricatto di qualche multinazionale che minaccia di uscire dal mercato italiano. I lavoratori vanno tutelati e in particolare i lavoratori giovani che possono trovare, in una fase della loro vita, questo come uno strumento di avvicinamento al mondo del lavoro, ma non possono vederlo soltanto sotto la faccia dello sfruttamento autentico che, in molti settori, devono subire. Quindi, per queste ragioni, noi sosteniamo questa mozione, ringraziando ancora i presentatori e chi ci ha lavorato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimo Ungaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO UNGARO(IV). Grazie, Presidente. Con la crisi della pandemia da COVID-19, l'emergenza giovanile nel nostro Paese rischia semplicemente di scoppiare. L'hanno detto i colleghi prima di me, la disoccupazione giovanile nel nostro Paese è arrivata al 30 per cento, ha fatto un salto di cinque punti dal giugno scorso. I giovani inattivi nel nostro Paese, i cosiddetti NEET, quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non stanno né studiando, né lavorando, sono diventati 2 milioni, il numero più alto di tutta l'Unione europea, oltre la metà donne e per un quarto del totale di tutti i loro coetanei. La condizione giovanile nel nostro Paese era precaria già prima della crisi, e infatti non è un caso che, solo nel 2019, oltre 60 mila ragazzi, per la metà laureati, hanno lasciato il nostro Paese perché non vedono la possibilità di soddisfare le proprie aspirazioni. Noi dobbiamo fare di tutto, introdurre misure urgenti a favore dell'occupazione, la formazione e l'emancipazione giovanile, esattamente perché, altrimenti, rischiamo di superare i tristi record dell'ultima crisi finanziaria: i NEET erano diventati 3 milioni e la disoccupazione giovanile aveva toccato il picco del 43 per cento. C'è troppa retorica sui giovani, noi parliamo sempre di giovani, i giovani sono il futuro, dobbiamo smetterla con il paternalismo, smetterla con i giovanilismi sterili. La verità è che le risorse dedicate alle nuove future generazioni nel nostro Paese sono troppo basse, se le compariamo a tutti gli altri Paesi europei e, quindi, c'è bisogno di un'importante inversione di tendenza e rompere quel circolo vizioso in cui la politica non si occupa di giovani, i giovani non votano e quindi la politica si occupa ancora meno di loro. Noi dobbiamo assolutamente rompere questo circolo vizioso e intervenire. Dobbiamo considerare i giovani non più come un tema da politiche giovanili, ma come un vero strumento per la crescita in un Paese come il nostro, dove già il debito pubblico è schizzato ormai ai livelli del primo dopoguerra, al 160 per cento del PIL, ed è un Paese che già oggi spende più soldi per gli interessi sul debito che in istruzione e ricerca. Molto bene il raddoppio delle risorse per l'occupazione giovanile nell'ultima bozza del PNRR, la bozza di dicembre e di gennaio: sono orgoglioso dell'operazione di Italia Viva che su questo punto non ha mollato e ha anche chiesto un cambio di passo e ha permesso l'avvio di un nuovo Governo. Se non fosse stato per il COVID, per il tampone positivo della Ministra Lamorgese, la prima bozza del PNRR sarebbe stata approvata così com'era, dove le risorse per l'occupazione giovanile erano esattamente minime, bassissime. Quindi, saluto l'intervento di Italia Viva per un Governo che mette i giovani al centro della sua agenda. Però possiamo fare di più e qui un mini invito alla sottosegretaria Nisini e al Governo Draghi: manca nel PNRR italiano un capitolo dedicato ai giovani. L'Italia ha deciso di attraversare il tema, di affrontare il tema come una priorità trasversale, ma la verità è che la Commissione europea ha raccomandato, il 22 gennaio, a tutti i Paesi dell'Unione di dedicare un capitolo apposta, e abbiamo visto come altri Paesi hanno rivisto il loro PNRR, l'ha fatto la Francia, l'ha fatto il Portogallo; quindi, chiedo al Governo di creare un pilastro apposito per i giovani, ma, se così non fosse, almeno di aumentare e circoscrivere un numero maggiore di interventi a favore dei giovani. Uno studio della Fondazione Visentini, commissionato dal Consiglio nazionale dei giovani fa vedere che l'Italia, nel suo PNRR, dedica ai giovani solo il 7 per cento delle risorse, la Spagna il 12 per cento, la Germania il 10 per cento, la Francia anche il 7 per cento, ma la Francia ha un milione di giovani inattivi meno dell'Italia. Noi dobbiamo assolutamente risolvere questo paradosso: è un tema che abbiamo sollevato con l'Intergruppo parlamentare Italia per l'equità intergenerazionale e le politiche giovanili, a cui hanno aderito 60 parlamentari di Camera e Senato, di opposizione e di maggioranza, e ringrazio tutti i colleghi che hanno contribuito a stilare un documento con ventidue proposte che sono incluse nella mozione che oggi ci apprestiamo a votare. Chiedo, quindi, al Governo di agire su questo fronte. L'unica azione a favore dei giovani degli ultimi provvedimenti - l'unica - è stata la giustissima decontribuzione 35, nell'ultima legge di bilancio, ma mancano misure a favore degli 35 negli ultimi provvedimenti di emergenza e, quindi, chiediamo un'azione forte. Io mi rendo conto che le mozioni sono spesso considerate inutili, sono degli atti di indirizzo che lasciano il tempo che trovano, ma io trovo che in questa mozione ci siano due cose interessanti per il Governo: la prima è che definisce una strategia molto chiara, multifattoriale, multidimensionale su come affrontare il tema giovanile su tre aspetti (lavoro, emancipazione e formazione); la seconda è che è una mozione unitaria di tutta la Camera, a cui hanno aderito tutti i gruppi politici e, quindi, per il Governo, questo semplifica il vostro lavoro; siamo tutti d'accordo su queste misure fatele! Molte di queste sono a costo zero e credo che indichino una - scusate l'anglicismo - molto chiara per l'azione di Governo. Menziono velocemente quelle più importanti. Sul lavoro ci serve subito un piano di emergenza per i NEET: l'Italia - dobbiamo risolvere questo paradosso - è il Paese con il più alto numero di giovani inattivi in Europa e non può non avere una strategia per i giovani inattivi. Io vi dico, “Garanzia Giovani” non basta più, “Garanzia Giovani” al massimo copre il 60 per cento del costo del lavoro, invece noi abbiamo bisogno di un programma per cui lo Stato finanzia un programma di formazione lavoro in azienda di sei mesi, dove i ragazzi, invece di stare sul divano a prendersi il reddito di cittadinanza, possano andare a imparare e fare qualcosa di attivo, con esperienze formative e attive. Quindi occorre assolutamente introdurre una misura di questo genere, io copierei il un programma del Regno Unito che è stato messo subito all'inizio della pandemia.
A parte un piano di emergenza “attiva NEET”, vi sono due riforme a costo zero che io invito il Governo a fare. La prima: contrastare i tirocini non retribuiti, sono un veicolo di immobilismo sociale, regolamentare i tirocini curricolari, fornendo delle indennità minime (c'è una mia proposta di legge in Commissione lavoro e cultura, che giace lì da tre anni e che io invito a riprendere) e anche e soprattutto mettere un freno e un limite massimo ai tirocini extracurriculari. La seconda riforma molto importante è quella di riformare l'apprendistato professionalizzante, semplificarlo per renderlo la via maestra di accesso al mondo del lavoro (segnalo una proposta di legge della collega Gribaudo, depositata in Commissione lavoro poche settimane fa). E soprattutto chiedo un potenziamento delle politiche attive del lavoro, in Italia siamo troppo indietro, i centri dell'impiego sono assolutamente inefficienti: ogni cento persone che usano un centro dell'impiego solo tre trovano un lavoro un anno dopo, la Germania quindici. Dobbiamo, quindi, rivedere le nostre politiche attive per il mondo del lavoro, rivedere il reddito di cittadinanza, che ha assolutamente fallito come politica attiva, e rivedere la filiera istituzionale tra ANPAL e le regioni.
Sulla formazione dobbiamo rilanciare il tema delle nuove competenze e qui saluto il piano della Ministra Bonetti per le misure delle materie STEM per le giovani donne, per il multilinguismo e dobbiamo fare di più per sostenere l'alfabetizzazione digitale ed economica, soprattutto rilanciando e sostenendo l'apprendimento di competenze trasferibili, perché i mestieri e le professioni che faranno gli studenti di oggi ancora non esistono, quindi noi dobbiamo concentrarci sui corsi dell'imprenditorialità, una parola che non esiste nell'ultima bozza di PNRR.
Dobbiamo anche rilanciare l'università, ma dobbiamo smetterla col mito dell'università, dobbiamo rilanciare l'istruzione tecnica superiore. Esiste un provvedimento, di cui il relatore è il collega Gabriele Toccafondi, che, appunto, cerca di rilanciare in parallelo all'università, anche i percorsi dell'istruzione tecnica superiore . Sono un sistema di formazione ad alta occupabilità, oltre l'80 per cento, ma è troppo piccolo in Italia. Bene l'allocazione di 1,5 miliardi su questo fronte, ma dobbiamo pensare a come scalare questo sistema, non è ovvio, ma dobbiamo arrivare a sfornare studenti nell'ordine di centinaia di migliaia, non solo poche decine di migliaia.
Ancora, nel nostro Paese - userò un altro anglicismo - abbiamo un grande problema che è lo da una parte tanti giovani che non lavorano e, dall'altra, tante aziende che non trovano lavoratori. Noi dobbiamo assolutamente risolvere questa asimmetria tra domanda e offerta di lavoro. Servono servizi seri di orientamento, sia a livello delle scuole, sia a livello universitario e, soprattutto, serve rilanciare l'alternanza scuola-lavoro, appunto, per accompagnare i ragazzi ad entrare nel mondo del lavoro .
Dobbiamo semplificare l'accesso alle professioni, introducendo le lauree abilitanti: i ragazzi sono parcheggiati all'università per troppo tempo, schiavizzati da praticantati a costo zero, sfruttati e non riescono ad accedere alle professioni in maniera rapida e veloce.
Infine, dobbiamo anche pensare all'emancipazione: i ragazzi italiani escono di casa sopra i trent'anni, contro una media europea di 26 anni, non sono dei bamboccioni, non sono assolutamente dei bamboccioni, la verità è che c'è una mancanza di opportunità, c'è una mancanza di studentati e di risorse non sufficienti per il diritto allo studio. E' quindi importante pensare in grande e introdurre una dote universale: introdurre un emolumento monetario di 15 mila euro per ogni ragazzo che compie la maggiore età, da usare per l'avviamento di un'azienda, in corsi di formazione o per acquisto della prima casa. Dobbiamo pensare a misure per l'autonomia giovanile, questa è un'emergenza primaria per il nostro Paese.
Ricordo inoltre, in termini di emancipazione, le giovani coppie italiane vorrebbero avere due figli intorno ai 28 anni, riescono, invece, ad avere un solo un figlio ben dopo i trent'anni, quindi ben venga il e l'introduzione dell'assegno unico universale per i figli a carico, assolutamente fondamentale per combattere l'inverno demografico che sta attraversando il nostro Paese.
Mi avvio alla conclusione Presidente, soltanto per menzionare due cose che non sono nella mozione perché, ovviamente, non c'è stato l'accordo politico, ma alle quali Italia Viva crede fermamente. La prima è quella di introdurre, in termini di emancipazione, anche lo per permettere ai ragazzi che nascono in Italia, ma soprattutto che parlano la nostra lingua, che studiano in Italia, di diventare italiani ed evitare il limbo delle seconde generazioni, come vediamo in altri Paesi europei.
Da ultimo rivendico l'introduzione, che è stata anni fa, del contratto unico a tutele crescenti e della decontribuzione a tre anni, misura molto criticata allora, ma che nessuno poi ha tolto. Mi avvio a conclusione solo per chiedere al Governo, appunto, di intervenire urgentemente per ridare dignità e opportunità ai giovani italiani, all'Italia serve un nuovo patto tra generazioni e misure urgenti a favore dell'equità intergenerazionale, per trasformare l'Italia in meta di arrivo e non solo di partenza. Io spero che il Governo potrà trarre spunto da questa mozione unitaria della Camera .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà
WALTER RIZZETTO(FDI). La ringrazio, Presidente. Buongiorno sottosegretario. Ho appena ascoltato dal collega Ungaro, a cui vanno i miei e i nostri complimenti, perché di fatto è stato il collante anche rispetto a questo intergruppo che si è formato, ringraziando chiaramente la collega Wanda Ferro, che con me in questi giorni, in queste settimane ha studiato i compiti, i ruoli del Parlamento nello stendere questa mozione che, fortunatamente, devo dire è una mozione che verrà valutata e votata dall'intero Parlamento. Presidente non posso esimermi, però, preannunciando il voto favorevole di Fratelli d'Italia sulla mozione unitaria, dallo svolgere qualche critica, costruttiva, rispetto a quello che è il mercato del lavoro ad oggi in Italia, è la condizione dei giovani ad oggi in Italia.
Vede Presidente, mettendoci un po' di veleno nella coda, trovo molto strano, ad esempio, che un Parlamento di questo tipo possa, su un tema molto difficile quale l'emancipazione dei giovani e il lavoro giovanile, mettersi d'accordo, quando non si riesce a mettere d'accordo sul da applicare a Borsa italiana. Purtroppo ho visto capigruppo di maggioranza che vanno contro altri partiti di maggioranza rispetto al voto finale, quindi mi sembra molto difficile, ma mi auguro che non sia così.
Quanto diceva prima il collega Ungaro è corretto, voglio dire sulla carta è corretto. Ha citato Garanzia Giovani. Garanzia Giovani, io lo ricordo, era uno dei primi provvedimenti della scorsa legislatura. Abbiamo fatto molte cose, molte conferenze stampa, ricordo con la collega Ascani e con la collega Calabria di Forza Italia. Però alla fine è stato un fallimento Garanzia Giovani, è stata un'occasione persa che arrivava dall'Europa fondamentalmente, ma non siamo riusciti a coglierla, perché poi non si è tradotta in posti di lavoro, anche se nelle intenzioni, Garanzia Giovani non doveva significare posti di lavoro, ma sarebbe stata propedeutica alla creazione di posti di lavoro.
Vede, quando si parla, ad esempio, di disoccupazione giovanile, e parliamo di un dato evidentemente molto, molto drammatico, ci sono delle zone ad oggi nel nostro Paese laddove la disoccupazione giovanile, quella sotto i 29 anni, indicativamente raggiunge percentuali veramente molto, molto drammatiche: attorno al 43-44 per cento. Peggio ancora quando si parla di disoccupazione femminile, sotto questo punto di vista, sottosegretario lei lo sa, con il blocco dei licenziamenti abbiamo perso, in un anno, un milione di posti di lavoro. Quindi, anche per quanto riguarda FASI - prima l'abbiamo ricordato ed è stato citato, in termini di decontribuzione under 35 dei nostri giovani, si sicuramente va bene, ma è una cosa che va a male collimare, ad esempio, con le norme vigenti del “decreto Dignità”. Questa è una cosa da cambiare, è una cosa che va male a collimare con il fatto che molti giovani si allontanano, purtroppo, oggi da casa non più sotto i 35 anni, ma iniziano ad andare fuori di casa a 40, 42, 43 anni, per loro non c'è evidentemente nulla.
Bene, si parli di apprendistato e ricordiamo che l'apprendistato è un contratto di lavoro con i contributi, con la sanità pagata e tutte le garanzie che ne conseguono, ma molto spesso - i colleghi lo sapranno - l'apprendistato è sostituito dagli Fondamentalmente una persona, quando fa uno non è garantita, è pagata pochissimo, molto spesso non è pagata, non ha garanzie e non ha garanzie neanche che il suo futuro lavorativo si svolga presso quell'azienda, dove è stato fatto lo
Diciamo che il Ministro Orlando, secondo noi e chiaramente tutto il Ministero del Lavoro di concerto con altri dicasteri, dovrebbe sostituire una cosa soltanto: sostituire all'assistenza le politiche attive rispetto al mercato del lavoro. Questa è una cosa da fare, perché oggi stiamo parlando soltanto di assistenza. La buona politica non è la politica che ti fornisce sempre l'assistenza, o che ti trova un posto di lavoro, la buona politica è quella politica che ti mette nelle condizioni per trovare un buon posto di lavoro, soprattutto rispetto ai giovani.
Tanto per essere chiari, Presidente, andiamo a rimandare ancora una volta al mittente i termini tipo bamboccioni, c'era la Ministra Fornero all'epoca che scivolò su di un termine inglese, che noi cercheremo di andare a tradurre, diceva che i nostri giovani sono , ovvero sono difficili. Allora la Ministra Fornero oggi dovrebbe cercare di capire che i nostri giovani sono talmente difficili che per trovare uno stipendio adeguato, quello che loro, voglio dire, hanno fatto sinora in vita, devono andarsene all'estero, perché in Italia i nostri giovani più di 500, 600 euro al mese non guadagnano. Allora lì serve andare ad incidere. Oggi c'è un tema drammatico che, ancora una volta, è quello dei centri per l'impiego: 550 centri per l'impiego ad oggi esistenti in Italia, molto spesso in procedura di infrazione rispetto all'Europa per il non allineamento agli europei. Molto bene,questi centri per l'impiego transano poco meno del 3 per cento rispetto alla domanda e all'offerta di lavoro che viene loro data. Poi una cosa, prima l'ho ascoltata, si fa fatica oggi a trovare il punto d'incontro fra la richiesta delle aziende e la domanda di coloro che vorrebbero andare a lavorare presso queste aziende.
Allora, sottosegretario, dove sta l'applicazione di Mimmo Parisi, ancora presidente di ANPAL, che avrebbe dovuto cercare di favorire questo tipo di integrazione. Non c'è l'applicazione, ma il presidente Parisi è ancora, ANPAL, alla presidenza della stessa, e quindi ci sembra evidentemente che così si vada a sbattere completamente contro un muro. Per poi non andare a parlare, Presidente, del reddito di cittadinanza, che in questo momento può anche avere un senso rispetto alla tragicità della situazione laddove effettivamente noi ancora viviamo, però, colleghi, non confondiamo il reddito di cittadinanza con le politiche attive rispetto al mercato del lavoro . È un'altra cosa il reddito di cittadinanza, non è una politica attiva, è una politica assistenziale e, se mi permette, figlia anche di un Governo che lo scorso dicembre ha messo in pista quasi 5 miliardi per una misura assurda come il , che, se fossero andati, invece, alle politiche attive rispetto al mercato del lavoro, qualcosa avremmo fatto.
Il “decreto Dignità”, colleghi: quando noi andiamo a parlare di occupazione e di disoccupazione giovanile, dobbiamo andare anche a cercare le cause di quanto non si sta facendo, e nello specifico, in questo caso, deve esserci un cambio di rotta strutturale; e non in termini tempistici, come ha riferito il Ministro Orlando, proprio rispetto al “decreto Dignità”, che va, sottosegretario, a colpire quelle che sono le transizioni tra posto a tempo determinato e posto a tempo indeterminato. Andando a colpire selvaggiamente il tempo determinato, ecco che, ad esempio, con il rinnovo oneroso dei contratti, le aziende non stabilizzano; ecco che, con la causale, il problema è che le aziende vanno nei confronti dei loro lavoratori semplicemente ad elevare dei contenziosi rispetto all'inserimento o non inserimento della causale . Per adesso il Ministro Orlando ha messo una toppa rispetto a tutto questo; noi ci aspettiamo che questo Parlamento cerchi evidentemente di fare qualcosa di meglio con un altro provvedimento.
Per poi - nessuno ancora lo ha citato, lo cito io, se posso - parlare del tema, lo ricordava prima il collega, dell'alternanza scuola-lavoro: sì, tema di fondamentale importanza, però da fare di concerto con le aziende stesse, che molto spesso, però, questi ragazzi che vanno a fare l'alternanza scuola-lavoro li mettono in una scrivania - ma non per cattiveria, semplicemente perché non hanno gli strumenti per poterglielo fare bene - a fare delle fotocopie. Allora cerchiamo di andare, sottosegretario, al tangibile della situazione. Questa è una bella pagina che sta scrivendo questo Parlamento perché è una mozione unitaria, ma serve fare sicuramente di più. La mozione è sicuramente un inizio, mi aspetto che ci sarà una fase emendativa molto importante rispetto a questo tema, l'inserimento dei nostri giovani presso il mercato del lavoro. Prima ricordavamo i cosiddetti NEET, coloro che non studiano più, non cercano un lavoro e non fanno formazione, non perché non vogliono farla, ma perché hanno già concluso un ciclo importante rispetto alla formazione stessa. Tema enorme sul quale avremmo dovuto metterci miliardi, la formazione, per avere chiaramente un solco entro il quale viaggiare con una formazione importante. Tanto per essere chiari, sottosegretario, è inutile fare formazione ad una persona che non se ne intende, ad esempio, di computer o di lingue estere, quando c'è un quindicenne, un sedicenne, un diciassettenne che sa andare su un computer meglio di un e conosce almeno due o tre lingue. È una formazione, sono dei soldi buttati via.
Chiudo, Presidente, ricordando un ultimo punto: serve anche su questo tema andare a parlare di pensioni, perché, più flessibilità rispetto al mercato delle pensioni e al mondo delle pensioni ci sarà, più alternanza si sarà proprio rispetto ai posti di lavoro del nostro Paese.
WALTER RIZZETTO(FDI). Chiudo, Presidente, dicendo che l'Italia sotto questo punto di vista, sotto un punto di vista sociale, deve fare ancora molto: basta con le gare al massimo ribasso, è inutile lamentarci qui in Aula quando abbiamo lo stesso Stato italiano che, attraverso la pubblica amministrazione, paga i giovani 2 euro all'ora. Cerchiamo di fare qualcosa, cerchiamo di farlo assieme. Fratelli d'Italia c'è, ma vigilerà attentamente rispetto a queste dinamiche. Votiamo favorevolmente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zangrillo. Ne ha facoltà.
PAOLO ZANGRILLO(FI). Presidente, colleghi, ci troviamo a riprendere una discussione che avevamo aperto circa quattro mesi fa. Era il mese di novembre, sono passati quindi quattro mesi e in questi quattro mesi tante cose sono cambiate: abbiamo un nuovo Governo, abbiamo un'ampia maggioranza, un Governo di unità nazionale. Abbiamo un documento, un Piano di ripresa e resilienza per il nostro Paese che è in via di elaborazione, lo dobbiamo consegnare all'Europa entro aprile e ha dei contenuti nuovi e dei contenuti importanti.
Quello che non è cambiato, purtroppo, in questi quattro mesi, ma non è cambiato negli ultimi anni, è la condizione dell'occupazione giovanile, la condizione dei nostri giovani. Voglio dedicare questo mio intervento, questa mia dichiarazione di voto sulla mozione sull'occupazione giovanile a richiamare a tutti noi il senso di urgenza rispetto a questo tema; un senso di urgenza che è scandito ogni mese dai dati che ci fornisce Istat, ai quali spero che nessuno di noi si sia assuefatto. Noi abbiamo una disoccupazione nel nostro Paese che è intorno al 10 per cento, ma quella giovanile supera il 30 per cento. I colleghi che mi hanno preceduto hanno ricordato che abbiamo più di due milioni di giovani che non studiano, non lavorano, non hanno voglia di tornare a studiare e non cercano un lavoro. E poi c'è un altro dato preoccupante, un altro dato che forse è il segno, è il vero segno dell'emergenza sul tema giovanile, che è quello dell'abbandono scolastico: nel 2020, 700 mila nostri giovani hanno abbandonato gli studi. Siamo quasi al 15 per cento rispetto a una media europea che non arriva al 10.
Allora credo che sia necessario ribadire il senso di urgenza di un'emergenza nazionale e voglio richiamare alcune considerazioni che, giusto quattro mesi fa, il mio gruppo parlamentare aveva sottolineato su questo tema, e cioè la necessità di evitare di affrontare il tema dell'occupazione giovanile guardandolo con gli occhi della pandemia. La pandemia ha aggravato la situazione, sicuramente la pandemia ha creato una situazione di ulteriore disagio rispetto all'occupazione giovanile. Possiamo dire che oggi siamo nell'ora più buia, però il tema dell'occupazione giovanile, l'emergenza dell'occupazione giovanile è un'emergenza che risale ai Governi di vent'anni fa.
E allora perché ho iniziato dicendo che siamo in un contesto nuovo, in un contesto diverso? Perché i Governi degli ultimi vent'anni hanno dovuto affrontare questo problema con difficoltà dal punto di vista della disponibilità di risorse finanziarie, che soprattutto dal 2008, con la crisi finanziaria, si è ulteriormente ridotta. Abbiamo avuto dei Governi estremamente litigiosi, che hanno affrontato il tema dell'occupazione giovanile privilegiando un approccio ideologico, che evidentemente non favorisce la ricerca di soluzioni efficaci. Ho richiamato in premessa il fatto che abbiamo un nuovo Governo, un Governo di unità nazionale, e quindi chi ha scelto di partecipare a questo Governo lo ha fatto con lo spirito di togliersi la maglietta del partito e di indossare la maglietta della nazionale, di indossare la maglietta del Paese.
Spero che questo sia di buon auspicio anche sul tema delle politiche giovanili. Parlavo di contesto: evidentemente, la nuova maggioranza deve sentire forte questa responsabilità, la responsabilità di fornire delle idee, la responsabilità di fornire una visione di proiezione sul tema dell'occupazione giovanile. Da questo punto di vista, voglio ringraziare il Ministero per le Politiche giovanili, la Ministra Dadone, che ci ha seguiti, ci ha accompagnati, in questa fase ci ha supportati nel definire un documento che contenga elementi di novità importanti per affrontare il tema dell'occupazione giovanile. Abbiamo parlato di potenziamento delle politiche attive, abbiamo parlato di formazione professionale, abbiamo parlato di rafforzamento dell'apprendistato professionalizzante, abbiamo parlato della ripresa del programma della Garanzia giovani, della necessità della creazione di ecosistemi scuola-lavoro.
Sono tutti temi rispetto ai quali auspico che anche un Ministero con portafoglio, il Ministero del Lavoro, ci possa accompagnare nel cercare di tracciare e di mettere a terra delle soluzioni. Ma parlavo di contesto e vorrei ritornare al contesto perché noi dobbiamo sempre misurarci con la realtà che viviamo, con quello che accade, con gli accadimenti che riguardano il nostro Paese e riguardano il mondo. E allora mi viene facile richiamare il fatto che oggi siamo in una fase di cambiamento, di mutamento importante: stiamo parlando della transizione digitale.
Questo è uno dei temi sui quali noi dobbiamo fermare la nostra attenzione. Abbiamo la necessità di ripensare non soltanto il nostro modo di vivere, ma anche il mondo del lavoro, e abbiamo necessità di ripensare anche al modo in cui il mondo del lavoro dialoga col mondo della scuola. Io lo sostengo da tempo, vi è la necessità di fare una riflessione intesa a favorire degli ecosistemi territoriali, dove la scuola possa dialogare con il mondo dell'impresa. Vedete, nel nostro Paese, noi viviamo un paradosso; il paradosso è che abbiamo un livello di disoccupazione al 10 per cento e una disoccupazione giovanile al 30 per cento e ci sono 600 mila, dico 600 mila posti di lavoro che, oggi, non sono coperti e perché? Perché gli imprenditori che offrono questi posti di lavoro non trovano competenze adeguate per coprirli. Ecco, allora, è su questo che noi dobbiamo riflettere, sulla necessità di adeguare il nostro sistema di formazione alle esigenze della scuola; abbiamo bisogno che la scuola, i centri di innovazione e l'impresa dialoghino tra di loro. Abbiamo degli esempi importanti, degli esempi significativi, qualche collega ha prima richiamato l'esperienza degli istituti tecnici superiori che garantiscono ai giovani che escono da quei percorsi un'occupabilità fino al 90 per cento. Ecco, noi dobbiamo insistere per cercare di trovare delle soluzioni che siano percorribili, soluzioni concrete, pragmatiche, che possano dare delle risposte ai nostri giovani.
Forza Italia è soddisfatta, si rallegra del fatto che in queste settimane siamo riusciti a condividere in modo trasversale la necessità e l'urgenza di intervenire sulle politiche giovanili. Il collega di Italia Viva ricordava prima come sul Piano nazionale di ripresa e resilienza forse qualcosa in più si può pensare. Credo che siamo l'unico Paese che sta elaborando un Piano nazionale di ripresa senza dedicare un , senza dedicare una esattamente al tema dell'occupazione giovanile . E, allora, se a ciò aggiungiamo che dei 210 miliardi che dovrebbero arrivarci dal Piano nazionale di ripresa e resilienza soltanto il 7 per cento è dedicato all'occupazione giovanile, mi viene facile ricordare che è responsabilità di ciascuno di noi sottolineare che l'occupazione giovanile è una priorità assoluta del nostro Paese .
Voglio concludere, Presidente, con una riflessione, con una semplice riflessione: noi stiamo garantendo alle nostre nuove generazioni un'eredità che sarà certa, che è l'eredità che deriva dagli scostamenti di bilancio che abbiamo approvato in questi mesi. Siamo arrivati a 200 miliardi e altri ne faremo, questa è una bella eredità che noi daremo alle nuove generazioni; evidentemente lo dico in modo sarcastico e con un po' di rammarico. Ecco, allora, noi abbiamo la necessità di pensare, innanzitutto per noi stessi, che è nostro dovere mettere i nostri giovani nelle condizioni di poter affrontare il mondo del domani e, per gestire anche questa pesante eredità che gli lasciamo, abbiamo la necessità di passare dalle parole ai fatti, abbiamo la necessità di creare le condizioni affinché il talento, le virtù e la voglia di fare dei nostri giovani si possano incontrare con degli strumenti adeguati che diano a ciascuno soddisfazione e che diano a ciascuno la possibilità di esprimere le proprie capacità e il proprio potenziale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Gribaudo. Ne ha facoltà.
CHIARA GRIBAUDO(PD). Presidente, onorevoli colleghi, pochi giorni fa l'Istat fotografava ancora una volta la crisi gravissima nella quale ci troviamo: un milione di posti di lavoro persi in un anno, la disoccupazione giovanile tornata sopra il 30 per cento, i NEET, è già stato ricordato, i ragazzi che non studiano non lavorano, tornano sopra i 3 milioni. Per pochi, oggi, in Italia, le prospettive sono rassicuranti, ma per i giovani lo sono ancora meno, devono farsi carico di un Paese che invecchia rapidamente, che non riesce a dare loro livelli di istruzione adeguati e che non garantisce loro salari e tutele sufficienti a poter fare progetti di vita. Ma questa condizione, a ben vedere, non nasce certo con il COVID. È almeno dalla crisi del 2008 che in Italia abbiamo dovuto salutare definitivamente l'idea del continuo miglioramento delle condizioni di vita di generazione in generazione; non è più così da oltre un decennio. Ci siamo impegnati a invertire nuovamente il e avevamo raggiunto dei tiepidi risultati, penso al calo della disoccupazione giovanile, grazie ad iniziative come la decontribuzione o a Garanzia Giovani, pur con tutte le sue debolezze, che sono state ricordate; penso al taglio delle tasse universitarie sui ceti più deboli o al “ cultura”, ma il COVID, questa pandemia, ha fatto emergere tutte le disuguaglianze e le contraddizioni che da tempo non riusciamo ad affrontare seriamente e sistematicamente.
Il nostro Paese ha così tanto bisogno di forze fresche, di innovazione e di competenze che appare davvero assurda la quantità di barriere e di ostacoli che impedisce ai giovani di fare la loro parte. La prima barriera è l'accesso a una formazione di qualità, visti i drammatici risultati dei test Invalsi, che raccontano di un Paese con differenze territoriali inaccettabili per la comprensione di un testo di italiano o la soluzione di un problema matematico. Crescendo, le disuguaglianze aumentano e si allargano sulla base del contesto sociale di provenienza; i costi diretti e indiretti dell'iscrizione all'università sono molto alti a fronte di un cronico sotto finanziamento del diritto allo studio. Chi riesce a proseguire e a laurearsi si scontra, poi, con l'ingresso nel mondo del lavoro che, spesso, è in realtà un vero e proprio sfruttamento. I tirocini curricolari non prevedono indennità economiche e quelli extracurriculari sono diventati il metodo privilegiato per tagliare il costo del lavoro senza alcuna vera responsabilizzazione dei datori sulle necessità di assumere . I tirocini sono cresciuti, sono cresciuti a dismisura, raggiungendo le 350 mila attivazioni nel 2019, superando anche l'apprendistato che, nello stesso anno, si è fermato a 345 mila, battuto da questi strumenti perché più economici e più precari.
E, così, nel 2019, prima del COVID, se ne erano andati all'estero 122 mila italiani, cifra che fa avvicinare al milione gli espatriati nell'ultimo decennio. Si tratta, soprattutto, di giovani qualificati, con età media sui trent'anni, giovani che qui non riescono a immaginarsi di poter vivere da soli o anche di crearsi una famiglia. Il traguardo della casa è davvero difficile da raggiungere, la casa dei genitori è una scelta obbligata per molti, il 49,3 per cento dei giovani tra i 25 e i 34 anni di età, secondo i dati di Eurostat, contro una media europea del 28,5 per cento. E se è impensabile vivere da soli, è praticamente impossibile pensare di avere dei figli. Nell'anno del COVID la natalità ha battuto un nuovo record negativo, fermandosi a 404 mila nuovi nati; abbiamo, invece, perso, come Paese, 384 mila residenti, come una grande città che scompare dall'Italia.
Presidente, ho già avuto modo di dirlo pochi giorni fa nel dibattito sul PNRR; questo Paese se non riuscirà ad offrire un'opportunità e una speranza alle nuove generazioni è un Paese senza futuro. Oggi, noi abbiamo a disposizione lo strumento straordinario del PNRR , ma è totalmente inutile rimanere ad aspettare queste risorse se prima non riorganizziamo i nostri obiettivi e le nostre priorità, per riuscire a spendere bene. Non si tratta soltanto di progetti, ma di vere e proprie riforme di come oggi immaginiamo il legame fra scuola e università, fra formazione e mondo del lavoro. Si tratta di creare servizi di orientamento, oggi lasciati alla buona volontà di pochi, e di attivare reti orizzontali e verticali tra istituzioni scolastiche e universitarie e imprese. Si tratta, ancora, di riformare le regole di ingresso nel mondo del lavoro, perché tutti abbiamo fatto dei sacrifici terminati gli studi e abbiamo accettato compensi più bassi per acquisire nuove competenze, ma non possiamo accettare che, oggi, ai giovani italiani venga chiesto di lavorare gratis per essere sfruttati e imparare poco e niente. Il lavoro va pagato, sempre .
Finché questo è ciò che offriamo a chi esce dalla scuola e dall'università, non c'è da stupirsi che così tanti rimangano disorientati, impantanati, fermandosi o scegliendo di andarsene dall'Italia. C'è bisogno, Presidente, di una riforma vera dei tirocini curriculari, di limiti più seri all'uso dei tirocini extracurriculari e di una riforma dell'apprendistato che restituisca a questo fenomenale strumento il primato per l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.
Si sta facendo, inoltre, avanti in questi anni una proposta che anche in questa mozione abbiamo deciso di inserire. Ne ha parlato il Forum disuguaglianze diversità, ne discutono giovani ricercatori in Italia e all'estero: è la proposta di una dote di opportunità, detta anche “dote o eredità universale”, ovvero la corresponsione a ogni cittadina e cittadino, al compimento dei 18 anni di età, di una cifra da investire in corsi di formazione, in progetti imprenditoriali o in altre iniziative utili a pensare al proprio futuro in autonomia. Si tratta di una proposta che dev'essere approfondita e incrociata con le esperienze estere, come quella delle indennità di autonomia per i giovani appena usciti dal percorso di studio e che si incamminano nel mondo del lavoro. Crediamo, infatti, che siano la conoscenza e il rafforzamento delle competenze le priorità su cui abbiamo bisogno di investire per uscire da questa crisi e per non subire, allo stesso modo, le prossime.
La digitalizzazione necessita di un processo strategico nazionale che parta dalla scuola primaria, perché è necessario sia istruire sia educare fin da piccoli all'utilizzo del digitale. Si parla troppo spesso di nativi digitali, pensando che chi è cresciuto con in mano uno abbia dei poteri magici, quando, invece, nessuno insegna a questi ragazzi e a queste ragazze a scrivere nel linguaggio di programmazione o a fare un uso proficuo dei dati. Ancora peggio, nessuno spiega loro come tutelare la propria e come distinguere il vero dal falso mentre utilizzano Internet e i suoi servizi. Le riforme sulla formazione dei giovani devono essere il primo tassello di un sistema di , di formazione continua e permanente che miri, in particolare, a integrare le conoscenze digitali e scientifiche delle persone, le cosiddette STEM, perché nessuno debba affrontare in solitudine le trasformazioni del mercato del lavoro. Un telefono o un elettrodomestico possono diventare obsoleti, ma non possiamo permetterci che lo diventino le persone .
Per tutti questi motivi, Presidente, oggi portiamo al Governo una mozione densa di impegni per un Paese che voglia dare una speranza alle giovani generazioni. In questo momento tantissimi sono a casa: chi è costretto alla didattica a distanza dalla zona rossa, chi ha perso il lavoro alla scadenza del suo contratto a termine o del suo tirocinio. Stanno soffrendo psicologicamente le limitazioni di questo anno e in troppi rischiano di subire a lungo una vera e propria esclusione sociale. Aspettano di poter uscire, aspettano che questa storia finisca senza sapere cosa accadrà dopo, senza nemmeno troppa fiducia che poi tutto andrà bene.
Il nostro compito di fronte alla loro sofferenza non può e non deve essere soltanto quello di ritornare al mondo di prima, perché il mondo di prima lasciava i giovani in uno stato di incertezza e di precarietà esistenziale. Abbiamo il dovere, da queste macerie, di cambiare e di dare loro la possibilità di ricostruire un Paese in cui non è vietato sognare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luca Toccalini. Ne ha facoltà.
LUCA TOCCALINI(LEGA). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, sottosegretario, finalmente anche a livello istituzionale viene posta una tematica importante, una vera e propria - oserei dire - piaga sociale: la questione giovanile. I numeri sono drammatici e qualcuno è stato detto anche dai colleghi precedentemente: stiamo parlando di una disoccupazione giovanile che ha superato il 31 per cento (ci ricorda, ahimè, qualche anno fa); stiamo parlando di oltre 2 milioni di NEET, che sono le persone più difficili da reintegrare nel mondo del lavoro, ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in nessun percorso di formazione.
Dovremmo essere consapevoli, Presidente, che non sarà la fine della pandemia a far calare il sipario su questo dramma sociale. Noi dobbiamo intervenire pensando e guardando anche oltre la fine della pandemia, e gli strumenti non ci mancano. Uno su tutti, uno dei più importanti che dobbiamo assolutamente utilizzare nel migliore dei modi, è sicuramente il PNRR. Ahimè, il precedente Governo, il Governo Conte-, su questo ha commesso dei gravi errori per quanto riguarda la tematica giovanile. Basti pensare che i giovani non li ha mai coinvolti, non ha mai chiesto loro un consiglio, delle delucidazioni o qualche proposta da poter portare avanti in questo piano. Ma ancor più grave è che il precedente Governo, il Governo Conte, non ha minimamente ascoltato le linee guida della Commissione europea, e lo dico perché la Commissione europea aveva chiesto esplicitamente la creazione di un pilastro che riguardasse le politiche giovanili. Purtroppo, siamo uno dei pochi Paesi che, grazie all'ex Presidente Conte, questo pilastro non ce l'ha.
Per fortuna, qualche settimana fa - e per questo mi unisco anch'io ai ringraziamenti al collega Massimo Ungaro - si è creato questo intergruppo parlamentare con un obiettivo principale, cioè quello di togliersi le casacche partitiche e mettersi insieme per cercare di inserire dei provvedimenti importanti per la questione giovanile. Orgogliosamente, posso dire che ci siamo riusciti, perché nei pareri che abbiamo votato, tra Camera e Senato, finalmente la parte giovanile è stata inserita ed è stata ben esplicitata rispetto a qualche mese precedente. Siamo consapevoli che la ripartenza dei giovani deve partire dalla scuola, la scuola che tante volte quest'anno è stata citata per le questioni della didattica a distanza, per le tante problematiche che ci sono state (aperture, chiusure, eccetera), però noi dobbiamo partire anche da un presupposto, cioè dall'abbattere quello che considero essere ancora troppo uno stereotipo, ovvero quello che alcuni percorsi formativi vengano considerati percorsi di serie B. Mi riferisco, per esempio, agli ITS. Purtroppo, c'è questa visione che se fai il liceo classico e il liceo scientifico sei bravo; se fai un ITS sei una persona o un ragazzo che ha meno voglia di studiare. Peccato che, invece, a oggi, il mercato del lavoro ci chiede esattamente quello e sono le aziende che per prime vogliono investire sugli ITS per creare la cosiddetta “manodopera specializzata”, ragazze e ragazzi che alla fine di questi percorsi vengono immediatamente inseriti nel mercato del lavoro. Noi su questo dobbiamo lavorare assolutamente, affinché possa cadere questo stereotipo. Per fare tutto ciò, però, è importante anche l'orientamento, quando tanti ragazzi, alla fine della terza media, si ritrovano davanti gli insegnanti o gli stessi genitori che consigliano una scuola piuttosto che un'altra. Dobbiamo aprire un po' la nostra visione in questo senso.
Non dimentichiamoci di un'altra piaga sociale, purtroppo un altro record negativo, di cui l'Italia gode a livello europeo, che è quello dell'abbandono scolastico, che questa pandemia sta drasticamente peggiorando. Ci vuole assolutamente un sostegno per recuperare questi ragazzi che magari hanno la sfortuna, innanzitutto, di sbagliare la scelta scolastica: scelgono un liceo piuttosto che un altro, oppure capiscono che non è il percorso che vogliono seguire. Noi su questi ragazzi dobbiamo assolutamente intervenire e dare loro delle risposte.
Ma soprattutto, Presidente, io ho l'onere e l'onore di seguire tanti ragazzi, da Nord a Sud, con il mio ruolo interno al partito e io ancora oggi, né in Lombardia, né in Calabria, né in Sicilia, né in Puglia, ho trovato un ragazzo che mi chiede il reddito di cittadinanza. Ho trovato solo ragazzi che chiedono di poter lavorare , che è una cosa ben diversa da essere assistiti dallo Stato senza avere un'opportunità seria e un'opportunità concreta.
Per creare, però, i posti di lavoro, dobbiamo anche essere consapevoli che questi ragazzi vanno aiutati. Ce ne sono tantissimi, ahimè, che stanno perdendo il lavoro anche in queste settimane, ma che hanno delle idee bellissime, anche delle idee molto creative che vorrebbero mettere in pratica lanciando una per creare il lavoro per se stessi e per dare lavoro anche agli altri. Ecco, noi su questi dobbiamo intervenire finanziandoli, dandogli la possibilità di un accesso al credito decisamente agevolato, in modo tale, appunto, da evitare un'ulteriore piaga sociale negli anni a seguire.
Poi, è stato citato un altro tasto dolente, quello della fuga dei cervelli. Basti pensare che negli ultimi dieci anni oltre 250 mila giovani sono scappati all'estero. Equivale a un punto di PIL, stiamo parlando di 16 miliardi di euro. L'anno scorso, esattamente in questo periodo, noi e le regioni stavamo facendo i salti mortali per cercare infermieri e medici e ci siamo resi conto che medici e infermieri erano scappati altrove perché non si è stati in grado di tenerli in Italia. Quindi, anche su questo dobbiamo assolutamente dare delle risposte concrete e dovevamo dare la possibilità a questi ragazzi di poter creare un investimento sul territorio, di potersi creare la propria famiglia, di non dover essere costretti a scappare. Una volta si sceglieva di fare un'esperienza all'estero e, tornando poi in Italia, si investivano le proprie competenze; oggi ormai è diventato un obbligo. Noi questo, come Stato, non dobbiamo assolutamente permetterlo.
Per ultimo - non per importanza - ci tenevo anche a spendere due parole sull'università, perché quest'anno di università si è parlato troppo poco per quanto mi riguarda. Ancora oggi, 14 aprile 2021, le università sono chiuse, nonostante il pluri-plenipotenziario Domenico Arcuri abbia fatto vaccinare prima degli anziani i professori universitari. Quindi, noi abbiamo speso delle vaccinazioni per i professori universitari, però, ahimè, le università sono ancora chiuse.
Quindi, apprezzo le parole del Ministro Messa, che ieri ha enunciato in un'intervista la volontà forte di riaprire le università a partire da ottobre, però i problemi che c'erano prima, in quest'anno di pandemia, sono ahimè peggiorati. Penso, per esempio, agli alloggi: abbiamo decine di migliaia di ragazzi fuori sede - sono esattamente 570 mila -, ma abbiamo solo 43 mila alloggi pubblici e questo è sicuramente un problema economico per tante famiglie. L'anno scorso, come Lega, siamo riusciti in Commissione cultura, mettendo anche in quel caso da parte le casacche partitiche, con l'ex Ministro Manfredi dell'Università, ad ottenere l'ampliamento della , ovvero dare la possibilità a tante famiglie di poter mandare i propri figli all'università senza dover fare ulteriori sacrifici. Per fortuna poi i dati hanno dato ragione a questa scelta perché, a livello universitario, tanti ragazzi sono rimasti iscritti negli atenei, addirittura c'è stata una crescita, rispetto all'anno precedente, delle immatricolazioni. Presidente, potrei andare avanti per ore perché veramente i problemi sono tantissimi. Ci sono tante tematiche, penso all'apprendistato, citato anche dai colleghi. Ogni tanto mi viene da ridere quando leggo qualche annuncio di lavoro dove si cercano apprendisti con esperienza, ma non può essere un apprendista, cioè colui che deve imparare il lavoro, ad avere esperienza. Tante volte questa norma viene sfruttata per pagare qualche tassa in meno o perché evidentemente c'è qualcosa a livello contrattuale che va sistemato da parte del Governo. Non dobbiamo dimenticarci anche - ed è una cosa che mi fa spesso arrabbiare - di quando leggiamo, sui principali quotidiani o apprendiamo dalla TV, che dall'altra parte del mondo viene fatta una grandissima scoperta scientifica in campo medico o in campo tecnico. Grandi scoperte che non hanno un nome e un cognome straniero, ma hanno, al contrario, un nome e un cognome italiano; questo a me fa un po' arrabbiare perché queste scoperte potrebbero essere fatte anche qua se potenziassimo la ricerca, se potessimo dare qualche soldo in più ai ricercatori, che si impegnano costantemente, a volte con degli stipendi miseri, ma grazie ai quali il mondo va avanti, le scoperte vanno avanti, e noi, purtroppo, li abbiamo sempre messi un po' di lato.
Chiudo, Presidente, auspicando che quello attuale possa essere il Governo, come lo definisco io, della rivoluzione, perché tante volte abbiamo ascoltato in campagna elettorale tanti politici riempirsi la bocca della parola “giovani” per raccattare qualche voto, e poi arrivare al Governo, dimenticandosene completamente. Oggi abbiamo l'occasione per dimostrare che i giovani sono al centro del futuro di questo Paese e l'auspicio è che questo Governo ci metta la testa, ci metta i soldi e dia delle risposte che troppi giovani, da troppi anni, stanno aspettando .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manuel Tuzi. Ne ha facoltà.
MANUEL TUZI(M5S). Grazie, Presidente, colleghe e colleghi. La mozione in materia di occupazione, formazione ed emancipazione giovanile, oggi all'esame di quest'Aula, è frutto di un dato di fatto, a cui dobbiamo tassativamente porre rimedio. L'Italia oggi non è un Paese per giovani: essere giovani in Italia significa, secondo l'Istat, avere tra i 15 e i 29 anni e avere un 24 per cento di possibilità di non studiare, né lavorare, vuol dire che per quei giovani lo Stato non esiste più. Io giovane non mi sento incluso, non sento lo Stato vicino, non sento che vuole investire sul mio di futuro. Essere giovani in Italia significa avere paura, significa avere paura di non trovare un lavoro, significa essere plurilaureati e dover accettare un lavoro sottopagato, che magari non ha nulla a che vedere con il mio percorso di studi . Essere giovani in Italia significa dover accettare dei tirocini non retribuiti, perché serve fare gavetta, serve fare curriculum per il prossimo posto di lavoro che forse non ci sarà. Essere giovani in Italia significa che anche una certa politica ha il coraggio di chiamarti “mammone”, “bamboccione” e, Presidente, francamente tutto questo è inaccettabile ! Io penso a tutti quei giovani, penso ai miei amici che vorrebbero emanciparsi, vorrebbero uscire dal proprio nucleo familiare e vorrebbero costruire la propria di famiglia, vorrebbero avere la possibilità di avere un contratto stabile a tempo indeterminato, accendere il mutuo per la loro prima casa, e invece tutto questo gli è impedito. Essere giovani, in Italia, significa spesso anche disinteressarsi della politica, perché - sa, Presidente - spesso la politica non si interessa dei giovani, perché tanto la politica non fa gli interessi dei giovani, perché i giovani votano meno o non votano proprio e questa è la situazione attuale e lo sappiamo tutti in quest'Aula. E questa pandemia ha ridotto ulteriormente quelle che sono le possibilità e le opportunità di formazione e di lavoro. Vede, Presidente, da anni si citano dati, statistiche, ma poi pochi purtroppo hanno agito politicamente per cambiare la situazione . E questo non lo dico certo per fare polemica, Presidente, ma semplicemente per ricordare che, da quando il MoVimento 5 stelle è entrato in questo Parlamento, ha cercato di cambiare le cose, ha cercato di dare un messaggio, di dare un segnale, una prospettiva a quei giovani, perché qua, in questo Paese, nessuno deve essere lasciato indietro Presidente . E, vede, queste non sono parole vuote, Presidente. Io sono qui in Parlamento da tre anni e voglio parlare di fatti, voglio parlare di azioni concrete. Le voglio fare qualche esempio: siamo dovuti arrivare noi per fare un Fondo Innovazione, da oltre un miliardo di euro, per le e per le piccole e medie imprese innovative; mezzo miliardo di euro per il Fondo ENEA Tech, abbiamo creato il primo Fondo italiano per la ricerca; penso alla misura per i giovani che sono andati all'estero, per farli ritornare a lavorare qua in Italia; penso alla decontribuzione per gli 35, per fargli firmare un contratto a tempo indeterminato, che in tutta Italia prevede una decontribuzione per tre anni e al Sud estesa fino a quattro. Vede, queste non sono solo scelte politiche, sono esempi, e ci auguriamo francamente che nessuno si opponga a queste scelte. Ma ora è necessario un ulteriore passo in avanti: non servono più interventi frammentati, non servono parole, non servono promesse e soprattutto giudizi affrettati da chi questa condizione non la vive e non l'ha mai vissuta, Presidente . A noi serve che i giovani diventino uno dei punti cruciali dell'agenda politica di questo Governo, perché io non so più come dirlo, ma non è più accettabile, non è più rimandabile tutto questo e ai giovani serve dargli autonomia. Noi, con questa mozione, oggi, vogliamo impegnare il Governo a fare una serie di cose, perché è necessario: un Piano straordinario di attivazione per i giovani, per la formazione e l'occupazione, ma all'interno delle imprese, un credito giovani e questo vuol dire che il ragazzo, alla maggiore età, può decidere se investire i propri soldi in formazione o in autoimprenditorialità, qualunque iniziativa che gli dia autonomia. Penso allo sviluppo delle competenze digitali, dalla scuola al mondo del lavoro. Il programma Garanzia Giovani, Presidente, non funziona; diciamolo: non funziona ! Va adeguata la normativa europea perché, oltre a dover creare un ponte tra giovani e mondo del lavoro, per noi vuol dire mettere la parola “fine”, fine a quelli che sono gli gratuiti, i tirocini non retribuiti il praticantato gratuito. Queste sono pratiche vergognose che fanno scappare i nostri giovani all'estero. Si devono potenziare le politiche attive del lavoro e questo significa rafforzare i centri per l'impiego, che erano previsti nel reddito di cittadinanza, vuol dire migliorare l'orientamento, vuol dire migliorare l'incontro tra domanda e offerta. Presidente, si devono sostenere le giovani donne. Io non so se ha visto gli ultimi dati Istat del 2020: su 101 mila posti di lavoro persi, 99 mila sono donne. A loro va data formazione, occupazione, autoimprenditorialità. In tema di bisogna cercare di sostenere quelle che già esistono, ma nello stesso tempo bisogna farne nascere di nuove.
Da ultimo, è necessario affidare al Presidente del Consiglio e all'Autorità che è delegata in materia di politiche giovanili il coordinamento di tutte le misure economiche perché, altrimenti, tutte le misure per i giovani ce le perdiamo in mille siti, in mille Ministeri diversi e il giovane, che sta fuori, non sa più dove cercare! Serve semplificare la vita ai giovani, serve un unico punto di accesso digitale per i giovani, per informare ma anche per erogare le misure, come la Carta giovani nazionale, che ha l'obiettivo di abbassare il costo della vita ma, nello stesso tempo, di erogare misure pubbliche nazionali, europee, delle regioni e delle partecipate di Stato. Questo serve ai giovani. Vede Presidente, tutto questo ha un unico obiettivo primario, ovvero quello di creare un Paese che aiuti i propri giovani, perché dobbiamo dare accesso ai giovani, ma accesso a tutto: alla formazione, all'istruzione, al lavoro, alle opportunità, alla conoscenza del nostro Paese! Noi dobbiamo essere concreti: basta promesse, basta parole. Bisogna dar loro i fatti ! Dobbiamo farli partecipare di più alla vita pubblica, alla crescita economica e sociale di questo Paese. Oggi, questo Governo deve far sì che il Piano nazionale di ripresa e resilienza passi necessariamente per le politiche giovanili e noi con questa mozione abbiamo definito degli assi che sono portanti. Voglio ringraziare l'ex ministro Spadafora e l'attuale ministra Dadone, per il lavoro che stanno facendo per cercare di avere un pilastro per i giovani dedicato Oggi, abbiamo un'occasione, un'unica possibilità che sono i 209 miliardi del portati a casa dal precedente Governo Conte. Presidente, non c'è più tempo da perdere.
Per tutta questa serie di motivazioni, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle a questa mozione
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà
NICOLA FRATOIANNI(LEU). Grazie, signora Presidente. Mi asterrò su questa mozione. Mi era stato, peraltro, gentilmente chiesto di sottoscriverla, di valutarne la possibilità. Mi sono impegnato a leggerla. Come spesso accade nelle mozioni assai trasversali, i problemi non stanno tanto in quello che c'è, talvolta in quello che manca. Per questo, avevo proposto due modifiche, che però, come è comprensibile talvolta, non sono state recepite, che provavano a fare una sola cosa: evitare che quello che tutti i colleghi e le colleghe hanno giustamente ripetuto, vale a dire “non bisogna fare retorica sui giovani”, si realizzasse un po' inevitabilmente. La prima modifica riguardava un tema di grande attualità. È in discussione al Senato il decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, che, in particolare, all'articolo 10, comma 1, lettera c), prevede una norma che rischia di essere assai discriminante per i giovani di questo Paese, perché introduce la possibilità, badate, discrezionale, per le pubbliche amministrazioni di introdurre, nella valutazione per l'accesso ai concorsi pubblici, una serie di elementi, titoli e attività professionali che sono esclusi dalle possibilità dei neolaureati. Questa, sì, è una discriminazione per i giovani.
Io chiedevo che, negli impegni, il Parlamento chiedesse al Governo di impegnarsi, affinché i giovani neolaureati fossero messi nelle condizioni di partecipare ai concorsi a parità rispetto agli altri.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
NICOLA FRATOIANNI(LEU). Finisco subito, Presidente, solo pochi secondi.
La seconda proposta mi sembrava perfino un elemento di correzione rispetto al testo, perché chiedevo che le agevolazioni previste nell'attuale impegno n. 9 per le imprese che assumono giovani per fare i tirocini fossero concesse alle imprese che garantiscono una retribuzione superiore a quella prevista dalle normative regionali. Ma perché, colleghi e colleghe?
PRESIDENTE. Deve concludere.
NICOLA FRATOIANNI(LEU). Ho finito, sono l'unico che interviene su questo, a titolo personale, mi dia venti secondi in più…
PRESIDENTE. No, c'è un altro intervento, non è l'unico.
NICOLA FRATOIANNI(LEU). Allora correggo, uno e un altro. Dire che noi agevoliamo chi rispetta la legge è assai contraddittorio. Non è che possiamo agevolare chi rispetta la legge. Chi rispetta la legge fa il dovere suo. Chi non la rispetta, e prende i ragazzi per i tirocini, non li paga e li sfrutta, va punito! Non è che dobbiamo agevolare chi rispetta la legge. Agevoliamo chi garantisce qualche retribuzione in più. Così, di fronte a un Paese in cui i tirocinanti o sono sfruttati a zero o valgono 300-450 euro al mese, fare questo significava fare meno retorica e una cosa un po' più seria. Un'occasione persa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sodano, sempre a titolo personale. Ne ha facoltà.
MICHELE SODANO(MISTO). Grazie Presidente. Molto brevemente, voterò favorevolmente queste mozioni per l'occupazione giovanile. Però, come diceva il collega Fratoianni, c'è un tema, che è quello della riforma Brunetta contenuta nel decreto-legge n. 44 del 1° aprile 2021: si sostituisce la classica prova preselettiva alla valutazione dei titoli e ciò finisce per svantaggiare, in maniera indecorosa, tutti i giovani, tutti i neolaureati. Ciò produrrebbe veramente delle grandi iniquità nel nostro Paese. Quindi, mi auguro che tutto questo Parlamento rifletta su un passo indietro rispetto ad una rovinosa riforma Brunetta che in nessun modo favorisce i nostri giovani migliori, che ancora oggi sono costretti ad emigrare, così come ho fatto io, così come hanno fatto tanti giovani che siedono in questo Parlamento.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ungaro, Viscomi, Invidia, Zangrillo, Giaccone, Epifani, Rizzetto ed altri n. 1-00392 su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Colleghi, vi ricordo che dopo questo voto abbiamo un ultimo adempimento prima della chiusura dei nostri lavori. Quindi, vi chiedo di rimanere ai vostri posti.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). La ringrazio, Presidente. Sono a chiedere di rinviare la discussione delle mozioni concernenti iniziative di competenza in relazione al nuovo quadro normativo in materia di inadempienza bancaria e crediti deteriorati alla settimana prossima, dopo il seguito dell'esame del disegno di legge n. 2945 di conversione in legge del decreto-legge 13 marzo 2021, n. 30.
PRESIDENTE. Sulla proposta di rinviare alla prossima settimana, dopo il seguito dell'esame del decreto-legge COVID, il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative di competenza in relazione al nuovo quadro normativo in materia di inadempienza bancaria e crediti deteriorati, darò la parola ad un deputato contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare contro il collega Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Sì brevemente, signora Presidente. Le modalità con cui è stata presentata la richiesta di rinvio sono effettivamente un po' sconcertanti, nel senso che non c'è stata data una ragione per la quale non dovremmo procedere a mozioni regolarmente depositate, a tutti note, su un tema sensibile e delicato, atteso che, proprio una delle mozioni presentate, risale già al mese di gennaio ed è un tema che interessa imprese e cittadini per quanto riguarda l'accesso al credito e soprattutto la definizione di . Dopodiché, se la maggioranza ritiene che questo è un argomento derogabile, se ne assuma la responsabilità politica. Da parte nostra, eravamo disponibili ad analizzare, a discutere e a votare le mozioni nella seduta pomeridiana, per quando la stessa era calendarizzata ).
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire a favore della richiesta di rinvio, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinviare alla prossima settimana, dopo il seguito dell'esame del decreto-legge COVID, il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative di competenza in relazione al nuovo quadro normativo in materia di inadempienza bancaria e crediti deteriorati.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva per 333 voti di differenza.
Sospendo, a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'Università e della ricerca, il Ministro della Cultura e il Ministro dello Sviluppo economico.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Il deputato Mauro D'Attis ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02183.
MAURO D'ATTIS(FI). Signor Presidente, signor Ministro, assenza di progettualità sulle strutture e sul personale, pochi tamponi eseguiti, unità speciali di continuità assistenziale non attive per mesi, ospedali in affanno, sperpero di fondi per la costruzione dell'ospedale Fiera del Levante, dati dei contagi alti, gestione estiva ed elettorale del COVID, una moltitudine di indagini già aperte a rischio piano vaccini sclerotico e lasciato ai furbetti: questa è la drammatica sintesi del lavoro dell'assessore alla sanità della regione Puglia, professor Pier Luigi Lopalco. E poi, pessima la scelta del commissario di Governo in Calabria, che trasforma l'ospedale di Cosenza da per tutte le patologie a struttura COVID, con il risultato che ora rischia di chiudere perché i reparti sono diventati tutti COVID. Due facce della stessa medaglia, ossia la incapacità di gestione, della quale i pugliesi e i calabresi potevano fare a meno. Occorre un intervento del Governo, signor Ministro, ma subito. È da mesi che lo denunciamo, ora è già tardi.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.
FEDERICO D'INCA',. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro della Salute, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.
In Puglia, la cosiddetta terza ondata pandemica è cominciata con circa due settimane di ritardo rispetto alle altre regioni e, pertanto, la regione si trova ancora in una situazione di elevata circolazione virale. Nel mese di marzo sono stati diagnosticati complessivamente 49.092 casi positivi, oltre 10 mila in più dei casi che erano stati registrati nel corso della seconda ondata. Tuttavia, il tasso di incidenza di positivi è rimasto ben al di sotto di quanto registrato in altre grandi regioni del nostro Paese ed è sempre in linea con l'incidenza media nazionale. Il tasso di presenze in terapia intensiva è stato inferiore alla media italiana durante l'ondata autunnale ed in linea con la media italiana nella terza ondata di primavera ed è comunque stato sempre inferiore alle grandi regioni del Nord Italia. La percentuale di occupazione dei posti letto è risultata critica in tutte le regioni interessate maggiormente dalla terza ondata e ciò, a partire dalla terza settimana di marzo, è accaduto anche in Puglia, dove però, a differenza di altre regioni in cui il superamento della soglia è stato pressoché costante da novembre ad oggi, nel mese di febbraio i tassi di occupazione sono stati costantemente al di sotto dei valori limite, grazie all'incremento dei posti letto di terapia intensiva. Quanto alla campagna vaccinale, il numero totale di somministrazioni di vaccino, aggiornato al 13 aprile 2021, è pari a 814.972, su un totale di 970.745 dosi ricevute, corrispondente dunque all'84 per cento circa.
Con riferimento alle criticità segnalate nella regione Calabria, con specifico riferimento alla provincia di Cosenza, il commissario nominato dal Governo riferisce che la direzione ospedaliera e la direzione dell'azienda sanitaria provinciale hanno incrementato i posti letto COVID, sia all'interno dell'Annunziata-Mariano Santo-Santa Barbara sia negli di Rossano, Cetrano ed Acri. In particolare, presso il citato vi è stato un incremento da 78 a 136 posti letto, mentre nei citati l'incremento è stato pari: a Rossano, da 18 a 36 posti letto, con 6 posti letto in terapia sub intensiva e 4 in terapia intensiva COVID; a Cetrano, da 20 a 32 posti letto COVID; ad Acri, da 16 a 20 posti letto COVID. Aggiungo che presso lo di Rogliano sono attivi 25 posti letto COVID, più 16 da attivare nel caso di estrema urgenza. Sempre con riferimento alla regione Calabria, da questa settimana in zona arancione, il commissario straordinario per l'emergenza COVID riferisce che, allo stato, la somministrazione dei vaccini si attesta al 75,1 per cento delle dosi ricevute, mentre risulta sotto soglia per terapie intensive e ricoveri in area medica.
In conclusione, in merito alla campagna vaccinale e alle evoluzioni epidemiologiche, c'è la massima attenzione sulle regioni Puglia e Calabria da parte degli organi preposti alla gestione dell'emergenza.
PRESIDENTE. Il deputato D'Attis ha facoltà di replicare.
MAURO D'ATTIS(FI). Signor Ministro, non siamo soddisfatti della risposta del Governo. Noi è da tempo che interroghiamo e sollecitiamo interventi del Ministro della Salute. Le spiego perché non siamo soddisfatti: l'elenco che le ho fatto delle inefficienze di Lopalco in Puglia non è il nostro elenco, è l'elenco che ieri è stato inviato da tutte le principali sigle di medici pugliesi che si rivolgono al Ministro Speranza e gli chiedono il commissariamento della incapace gestione affidata al professor Lopalco, bravo, evidentemente, a vendersi nelle trasmissioni televisive nazionali piuttosto che nel fare l'assessore alla sanità. Salvando funzionari pubblici che eseguono linee di indirizzo politico, non possiamo più sopportare che di queste inefficienze della Puglia - pensi, signor Ministro - ne parli addirittura il . Su tamponi, scuole e vaccini, in Puglia, al netto di questi dati che sono stati proferiti oggi, Lopalco e chi lo ha nominato hanno disorientato i pugliesi, a volte anche prendendo scelte contro il Governo. Neanche la richiesta di dimissioni da parte dei consiglieri regionali è servita. Queste sono scelte politiche sbagliate. Proprio perché le scelte vanno fatte bene, ribadendo la richiesta di commissariamento della sanità in Puglia con uno valido risollecitiamo, come ha già fatto il presidente Occhiuto, la necessità di un intervento forte e immediato - non un'attenzione particolare - del Governo anche in Calabria, dove, invece, c'è un commissario, nominato dallo scorso Governo, che rischia di pregiudicare definitivamente la funzione degli ospedali strategici, come sta accadendo all'ospedale di Cosenza, al netto delle altre aperture nel resto della regione.
Signor Ministro, questa è la posizione di Forza Italia. Come sa, questo è anche il nostro Governo e, proprio per questo, non ce la sentiamo di stare in silenzio. Siamo responsabili, come ci ha sempre detto il presidente Berlusconi, ma qui, in questa partita, è in gioco la salute e la vita dei nostri cittadini. In questo caso, per noi vengono prima i pugliesi e calabresi e poi - lo dica al Ministro Speranza, se può - gli equilibri politici
PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02184 .
LUCA PASTORINO(LEU). Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, il tema è quello dell'inclusione scolastica degli alunni con disabilità, un numero di alunni che è in crescita - lo vediamo dai dati - e che rappresenta circa il 3,5 per cento degli iscritti alla scuola; quindi, è un tema che a noi sta molto a cuore. Per contro, il numero degli insegnanti specializzati è ancora insufficiente e ciò nonostante vi siano più di 13 mila docenti risultati idonei, ma non vincitori, delle selezioni del V ciclo TFA sostegno.
Questi insegnanti si sono costituiti in un coordinamento nazionale e domandano l'ammissione in sovrannumero al VI ciclo, con accesso al corso di specializzazione entro giugno 2021 e l'inserimento con riserva nelle graduatorie di luglio dello stesso anno, in coda alla prima o alla seconda fascia sostegno, comunque, con chiamata prima delle graduatorie incrociate. Inoltre, chiedono di poter partecipare al concorso di specializzazione attivato nel proprio ateneo di riferimento. Quindi, la domanda che la riguarda in modo particolare è quali misure intenda adottare al fine di permettere ai candidati già risultati idonei di specializzarsi.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Università e della ricerca, Maria Cristina Messa, ha facoltà di rispondere.
MARIA CRISTINA MESSA,. Ringrazio l'onorevole perché, con il suo quesito, mi consente di fare chiarezza sull'effettivo ruolo svolto dal MUR su una questione di questa rilevanza, che è la formazione degli insegnanti ai quali affidiamo la cura di giovani alunni con disabilità o che manifestano, comunque, l'esigenza di bisogni formativi particolari.
Proprio in ragione della funzione estremamente delicata svolta da tali docenti nel percorso di sviluppo dei soggetti più fragili, i requisiti per l'attivazione dei tirocini formativi attivi sono particolarmente elevati, dovendo le università garantire strutture e docenti adeguati al numero dei corsisti, ai quali deve essere assicurata, in aggiunta alla formazione teorica, anche una assai rilevante componente pratica. Inoltre, è necessario che all'offerta formativa degli atenei corrisponda una correlata capacità del sistema scolastico di assorbire il personale docente in grado di concludere questo percorso di specializzazione, in quanto occorre assicurare la necessaria continuità didattica richiesta dai particolari bisogni educativi di questi studenti.
Ciò premesso, tenuto conto della presenza di 12.588 idonei non vincitori, il Ministero dell'Università e della ricerca si è subito attivato per accrescere la potenzialità del sistema universitario, chiedendo, nel corso del mese di dicembre, un ulteriore sforzo degli atenei sulla base della necessità, che condivido, di ammettere in sovrannumero i candidati risultati idonei nelle medesime sedi in cui hanno sostenuto le prove. Va detto, quindi, con chiarezza che, sulla base di questo sforzo che, con la rilevazione compiuta nel mese di marzo ha fatto emergere la disponibilità, complessivamente, di 22 mila posti, il sistema universitario è pronto a soddisfare, in occasione del prossimo ciclo, sia l'esigenza formativa dei candidati vincitori al VI ciclo sia quella degli idonei al precedente V ciclo, sul quale si concentra la presente interrogazione. Questo anche in relazione alla circostanza rilevata di ogni ciclo che il numero degli idonei risulti, comunque, più basso in ragione delle altre possibilità di accesso all'insegnamento che essi hanno.
Tuttavia, affinché si renda possibile questo auspicio, è necessario che venga sensibilmente accresciuto il fabbisogno espresso dal sistema scolastico, che consta di 40 mila posti per il triennio 2018-2020, dei quali, fermo restando il numero degli idonei dei precedenti cicli, solo 6.191 sono disponibili attualmente per il prossimo VI ciclo.
Ritengo, quindi, che queste motivazioni espresse siano molto giuste e che debba essere profuso uno sforzo di sinergia fra Ministero dell'Istruzione e MUR affinché, a fronte dell'accresciuta disponibilità dell'offerta formativa degli atenei, possa anche essere aumentato, già in occasione del prossimo ciclo TFA, il fabbisogno espresso dal sistema educativo.
PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di replicare.
LUCA PASTORINO(LEU). Io ringrazio la signora Ministra e mi ritengo soddisfatto, dopodiché la situazione è complessa, ma, dato che abbiamo un'opportunità data da questa idoneità, quindi - non so se ho inteso bene la risposta - gli atenei si attiveranno affinché, comunque, questo percorso che noi auspichiamo verrà portato avanti, e questa già una buona notizia. Poi, manca la seconda, relativa al piano delle assunzioni e fabbisogno, i cui numeri verranno verificati. Io mi auguro che possano essere ampliati oltre i 6 mila, se non ho capito male, di cui ha parlato lei. Diciamo che questo coordinamento nazionale degli idonei ha già incontrato, anche in questo senso, la sottosegretaria Floridia, a margine di una piccola manifestazione che avevano fatto davanti al MUR qualche tempo fa e che ripeteranno, mi pare, alla fine del mese e alla quale avevo partecipato.
Con riferimento al tema degli insegnanti, il rischio è che si inizi l'anno prossimo, 6 mila o 12 mila che siano, magari con figure che non hanno la necessaria formazione - questo è il punto vero - oppure con figure che vengono messe a fare un lavoro che non è il loro, e questo, per quanto ci riguarda, è un elemento di negatività nel percorso di formazione degli alunni con disabilità. Per cui, accelerare i tempi vuol dire, sì, mettere a posto una situazione che riguarda i docenti, ma, soprattutto, offrire ad un pezzo così fragile della nostra comunità, della nostra società, un servizio e un insegnamento che rispetti tutti i canoni che le famiglie, ma noi tutti ci attendiamo; diversamente, se non si fa quel percorso - e la ringrazio per averlo attivato -, finirà che, poi, verranno chiamati insegnanti che, magari, fino al giorno prima, facevano un'altra cosa e proprio questo tipo di percorso non hanno mai conosciuto, perché questo è il paradosso.
Allora, l'occasione è buona e importante, l'attivazione di questo percorso ci consente - e lei me lo conferma - di poter ambire ad iniziare l'anno scolastico in un certo modo, con gli insegnanti idonei, con tutti i requisiti che, ci mancherebbe, occorrono. Quindi, la ringrazio ancora e, magari, farò un altro quesito al MUR per veder aumentati i numeri del fabbisogno.
PRESIDENTE. La deputata Occhionero ha facoltà di illustrare l'interrogazione Toccafondi ed altri n. 3-02185 di cui è cofirmataria.
GIUSEPPINA OCCHIONERO(IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il lockdown ha letteralmente messo in ginocchio il settore dello spettacolo, il teatro, il cinema, lo spettacolo dal vivo, gli spettacoli itineranti e tutte le aziende del loro indotto. Numerose le manifestazioni a testimonianza del grave disagio di tutto il settore, di tutto il comparto. Ma l'andamento incoraggiante della curva epidemiologica e l'imminente arrivo della stagione estiva rendono compatibili la riapertura in sicurezza di cinema, di teatri, la possibilità di concerti, di spettacoli itineranti; l'acquisto dei biglietti, l'uso obbligatorio della mascherina, percorsi delimitati in ingresso e in uscita per evitare assembramenti sembrano le regole possibili per consentire la riapertura in sicurezza dei luoghi di cultura.
Chiediamo a lei, ministro, se non intenda mettere in campo tutte le azioni più opportune, in accordo col CTS, per garantire la ripartenza dello spettacolo - e, quindi, del mondo della cultura - in sicurezza e in presenza, con una data certa e con regole condivise, anche con le rappresentanze degli operatori dei settori di categoria.
PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.
DARIO FRANCESCHINI,. Grazie, onorevole, la risposta potrebbe essere semplicemente: sì, intendo fare tutto il possibile per garantire una riapertura. Il settore è stato colpito duramente; ha avuto sostegni - questo ormai è da più di un anno - sostegni significativi, ma sta attraversando una sofferenza enorme.
Stiamo lavorando per consentire le riaperture nella misura massima possibile. Mi fa molto piacere che i ragazzi, gli attori e gli artisti che stanno occupando il Globe theatre, oggi, abbiano detto che il tema non è soltanto riaprire subito, ma riaprire in condizioni di sicurezza, avendo degli elementi certi per poter garantire una programmazione.
Come stanno, ad oggi, le cose? E' già in vigore una norma che prevede che, in “zona gialla”, sia prevista la riapertura dei musei, che sono stati aperti, e l'apertura di cinema e teatri con delle condizioni e dei protocolli di sicurezza molto dettagliati, preparati e stesi con le organizzazioni di categoria.
Ho sentito le categorie; ho incontrato, due giorni fa, il Comitato tecnico-scientifico e, in una lettera, ho chiesto, nelle “zone gialle”, di ampliare la capienza dei locali. Ad oggi, è prevista, nella norma, la possibilità di riaprire con il 20 per cento dei posti di una sala al chiuso, al massimo 200 persone, al massimo 400 persone all'aperto. Io ho chiesto al CTS di potere passare al 50 per cento della capienza, fino a 500 persone al chiuso e fino a mille persone all'aperto, con la possibilità, alle regioni, come è stato l'anno scorso, di dare deroghe per luoghi particolari che consentano di avere una capienza maggiore, magari anche con misure di precauzione maggiori. Ho precisato, oggi, perché ho letto alcune cose sui giornali, che è altrettanto evidente – e l'ho scritto nella lettera di ieri al CTS – che, qualora venisse prevista la riapertura degli stadi per partite di calcio, se nello stesso luogo si svolge un concerto, le regole devono essere identiche. Non ci possono essere differenze, perché non si va in base all'importanza dell'evento o al valore dell'evento, ma si va in base a delle regole che devono essere uguali per tutti.
Queste proposte sono proposte ragionevoli, viste con le categorie. Spero che la risposta e l'analisi scientifica del Comitato tecnico-scientifico siano positive. Io credo dovremmo puntare sui prossimi mesi che si prestano in Italia ad una serie di eventi all'aperto. Riapriranno anche in condizioni di sicurezza i luoghi al chiuso, ma abbiamo la grande possibilità, per come è fatta l'Italia, allargando un po' le regole di sicurezza, ma allargando un po' le regole sui numeri, di avere una stagione all'aperto, perché noi abbiamo un grande bisogno, come Paese, di avere le nostre piazze, le nostre strade, le nostre arene piene di musica, piene di cinema, piene di teatro, piene di danza, piene di attività culturali. E' anche un modo di far ripartire motivatamente il Paese.
PRESIDENTE. Il deputato Mor ha facoltà di replicare.
MATTIA MOR(IV). Ministro, grazie per le sue parole, abbiamo sentito adesso quello che lei ci ha detto. Abbiamo letto la sua lettera al CTS e diciamo “finalmente”. Finalmente, perché, in nome della sicurezza, sacrosanta, che tutti abbiamo voluto nel corso di quest'anno, si è chiuso forse troppo e troppo a lungo. Lei sa che cosa comporta la chiusura per la cultura. Le parole di un grande attore francese, Louis Jouvet: “Niente di più futile, di più falso, di più vano, niente di più necessario del teatro”. Questo vale anche per il cinema, vale per ogni spettacolo dal vivo e vale per tutti noi adulti che, come abbiamo fatto una lotta per riaprire le scuole per i nostri giovani, con gli spettacoli dal vivo, con la musica, con il cinema, con il teatro diamo cibo alla nostra anima.
Sappiamo che sono circa 300 mila le persone e le famiglie che vivono di questi spettacoli, vivono di questo lavoro: di questi, il 70 per cento è a tempo determinato e privo di garanzie. Sappiamo - e l'ha citato anche lei - e abbiamo visto questa mattina gli artisti del Globe theatre protestare, manifestare più che protestare per richiedere le riaperture in sicurezza, ma sappiamo che questi settori nel 2020 hanno perso al botteghino il 72 per cento del fatturato il cinema, il teatro il 78 per cento e la musica l'89 per cento.
Abbiamo chiesto tutti insieme, purtroppo, tanti sacrifici a tutti questi gestori, a questi artisti, a questi professionisti nel corso di quest'anno. Sappiamo però, in base ad una elaborazione di Assomusica, che tra giugno e ottobre del 2020, su un campione di concerti dei 761 organizzati, dove hanno partecipato circa 300 mila persone, non si è registrato nessun caso di contagio.
Quindi, chiediamo e appoggiamo la sua richiesta di riaprire, finalmente, ma chiediamo, per favore, di farlo senza false partenze, come quella del 27 marzo, perché questa industria, in particolare l'industria del cinema, ha bisogno di grandi investimenti in anticipo per la promozione, finalizzata alla distribuzione, per poter raggiungere quanto più territorio possibile, e per farlo hanno bisogno di certezza delle date in cui il pubblico potrà tornare in sala.
Il lato peggiore - e vado a concludere, Presidente - di questa pandemia sta nel tentativo di allontanarci, di renderci diffidenti, di non vedere quella luce che c'è in fondo al tunnel.
Ecco, visto che finalmente la vediamo, per il mondo della cultura, la luce in fondo al tunnel, Ministro, cerchiamo di arrivarci il prima possibile, con la riapertura di questi settori che ne hanno così tanto bisogno.
PRESIDENTE. Il deputato Lacarra ha facoltà di illustrare l'interrogazione n. 3-02186, di cui è cofirmatario .
MARCO LACARRA(PD). Grazie Presidente, signor Ministro, il settore dell'acciaio è strategico per la manifattura del Paese e la siderurgia italiana è la seconda in Europa, con oltre 200 mila dipendenti e 40 miliardi di fatturato, di cui oltre un terzo destinato alle esportazioni.
A Taranto, per decenni, la più grande acciaieria d'Europa ha prodotto danni inestimabili per il territorio e per la salute delle persone, e ancora oggi, malgrado la diminuzione dei livelli di produzione, il suo impatto sulla città resta insostenibile. A Taranto, come detto in molte occasioni, si consuma il dramma di dover scegliere fra il lavoro e la salute. La decarbonizzazione, quindi, rappresenta l'unico punto di equilibrio tra esigenze altrimenti inconciliabili.
Il precedente Governo ha assunto un impegno serio, decidendo di riappropriarsi di un ruolo centrale nella prospettiva di rilancio della produzione italiana dell'acciaio e disegnando, per gli stabilimenti di Taranto, un piano di transizione che assicuri l'ammodernamento degli impianti e la piena capacità produttiva, nel rispetto dell'ambiente e della salute.
Le chiediamo, dunque, signor Ministro: quali sono gli intendimenti del Governo per garantire la riconversione gli stabilimenti tarantini e di tutta Italia e il pieno rilancio della siderurgia nazionale ?
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI. Grazie, ringrazio i colleghi deputati per aver posto la questione della siderurgia e, in particolare, dell'impianto di Taranto.
Come è stato richiamato, la siderurgia, la produzione dell'acciaio riveste un ruolo strategico. Naturalmente, ha impatto sui settori di utilizzo, dalle costruzioni alla meccanica, all'. Quindi, il fattore strategico dell'acciaio ci deve indurre a fare una valutazione complessiva. Per questo motivo, il tentativo che, presso il MISE, sto cercando di attuare è quello di mettere attorno a un tavolo tutti i protagonisti della produzione, le imprese private, e i punti ovviamente critici che risiedono fondamentalmente sulle aree di Taranto o di Piombino, mentre Terni, in questo momento, vive una fase, diciamo così, di transizione, ma sembra essere uscita da questo tunnel.
Naturalmente, la produzione dell'acciaio che, in questo momento, paradossalmente, vive un periodo congiunturale favorevole, sconta, in Italia, le condizioni di scarsa concorrenzialità connesse al costo dell'energia, connesse a impianti spesso obsoleti che devono essere, in qualche modo, ammodernati, per il fatto che la concorrenza di manodopera da altri Paesi - Turchia e Cina in primo luogo - è sempre stata un elemento di concorrenza sleale a cui se ne aggiungerà un altro, per questo mi collego poi alle prospettive di Taranto. Se ne aggiungerà un altro, nel senso che, nel momento in cui noi decidiamo - e stiamo decidendo - e andiamo avanti sulla strada della produzione di un acciaio compatibile con l'ambiente, questo dovrebbe essere fatto da parte di tutti gli altri concorrenti a livello globale, altrimenti, nel momento in cui noi andremo a produrre a Taranto l'acciaio con fonti di energia ovviamente più costose, ma compatibili con l'ambiente, ci troveremo, magari, ancora la concorrenza di chi continua a produrre con il carbone e che, quindi, produrrà a condizioni di prezzo assolutamente impareggiabili. Questo è un tema che deve essere affrontato a livello sovranazionale, ma che non dobbiamo dimenticare.
L'intervento su Taranto, su cui noi abbiamo avviato un'interlocuzione con tutti i soggetti (sindacati, controparte ArcelorMittal, enti territoriali) è una discussione che oggi, paradossalmente, trova una congiuntura favorevole, e cioè: da un lato, una grande spinta che arriva a livello europeo da parte della Commissione per quanto riguarda le produzioni , in secondo luogo la possibilità di aiuti di Stato, qui, sì, compatibili, e che ci permettono in qualche modo di intervenire. Per questo motivo - è questione di queste ore - Invitalia ha perfezionato l'ingresso nella società, con il 50 per cento del capitale sociale, con anche nuovi amministratori che sono indicati da Invitalia, e quindi la prospettiva su cui ci siamo avviati, la intendiamo perseguire e finalizzare nell'ambito di una strategia nazionale dell'acciaio.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Gianluca Benamati.
GIANLUCA BENAMATI(PD). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, noi prendiamo e accettiamo le sue parole con fare positivo e naturalmente ci attendiamo, poi, come sempre in questi casi, i fatti. Lei non è fortunato in questo, perché, come diceva, questa stagione di COVID ha prodotto una situazione molto particolare nel nostro Paese, ma in tutto il mondo il tema delle materie prime, dei prodotti intermedi, la loro scarsa reperibilità, gli alti costi, minacciano la ripresa industriale. In Italia il tema dell'acciaio c'è ed è presente. L'anno scorso non siamo riusciti, in un Paese che normalmente po