PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
MARIA CAROLINA VARCHI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 76, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Governo in ordine alla revisione complessiva degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta del 24 luglio 2023 .
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto.
RAFFAELE FITTO,. Grazie, Presidente. Colleghi, l'occasione odierna è molto importante, non solamente per fare il punto sulle questioni collegate al dibattito di questi giorni, cioè ai temi relativi alle modifiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza proposte dal Governo in cabina di regia, ma è anche l'occasione, come concordato, per un'informativa sulle proposte relative alla quarta rata, per fare il punto complessivo rispetto all'avanzamento del programma e alle questioni collegate al lavoro svolto sulla terza rata.
Com'è noto, venerdì scorso la Commissione europea ha dato il via libera con un'approvazione alle proposte che il Governo ha messo in campo, sia relativamente all'approvazione della terza rata con alcune modifiche, che relativamente alle modifiche proposte della quarta rata. Un lavoro molto complesso e molto articolato, che ha portato - e ne sono molto soddisfatto - a un apprezzamento, anche pubblico, da parte di tutti gli esponenti della Commissione europea. Il che testimonia in modo molto chiaro che il coordinamento e il confronto costante, che abbiamo messo in campo con la Commissione europea, non solo stiano producendo risultati positivi, ma siano la strada attraverso la quale il Governo punta a risolvere definitivamente le questioni principali che riguardano la fase di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
So bene che ci sono state molte critiche in questi mesi, ma penso che i risultati raggiunti e anche il contributo che, mi auguro, oggi questo dibattito potrà portare alla fase di avanzamento del Piano, possano essere utilizzati in modo propositivo rispetto anche alle difficoltà oggettive, che sono state riscontrate all'interno del Piano e che devono essere elemento fondamentale nel lavoro che il Governo e il Parlamento, mi auguro nella sua interezza, possano portare avanti.
L'esperienza di questi mesi, però, è molto utile per le scelte che il Governo metterà in campo, soprattutto in riferimento al percorso di confronto, al quale facevo cenno poc'anzi, sia sui temi relativi alla terza rata, che sui temi relativi alla quarta rata.
È bene ricordare, in via preliminare, che il Governo, insediatosi a fine ottobre, nel poco tempo che ci divideva dal 31 dicembre 2022, ha affrontato le questioni relative alla terza rata, che - com'è noto - avevano, a differenza delle prime due rate, non solamente una differenza dal punto di vista della quantità degli obiettivi, dei e delle da raggiungere, ma avevano anche una diversa complessità rispetto ai precedenti e , per il semplice fatto che la terza rata, ossia i 55 obiettivi del 31 dicembre, era strutturata anche su una serie di interventi che iniziavano, come si suol dire, a mettere a terra gli investimenti e, quindi, hanno visto un'azione diversa.
È con quest'azione, in termini propositivi, che noi dobbiamo avere un approccio diverso rispetto a quanto non si sia fatto fino ad oggi, soprattutto perché, da una parte, c'è una verifica molto dettagliata sul fronte della rendicontazione da parte della Commissione europea, com'è giusto che sia e, dall'altra, ed è l'elemento altrettanto importante, esiste il meccanismo, sul quale tornerò, del , cioè del campionamento, che comporta una verifica puntuale, a campione, dei singoli interventi realizzati, per verificarne la fase di attuazione e di avanzamento.
È un tema, questo, con il quale noi dobbiamo abituarci a convivere da qui al giugno 2026 e con il quale dobbiamo inevitabilmente portare avanti l'approccio per i passaggi successivi, soprattutto perché la complessità dell'intero Piano deve essere sviluppata e anche individuata, non solamente in modo generale, ma anche e soprattutto sulle singole questioni e sulle singole misure d'intervento. Devo dire che è utile anche che la dimensione del Piano possa accompagnarci nella nostra riflessione perché, come vedremo anche oggi, quando parliamo di alcune misure e quindi immaginiamo che siano semplici nella loro attuazione, dobbiamo avere presente che dentro la misura di qualche miliardo di euro si apre un mondo con decine di migliaia di progetti e con una serie di complessità che rischiano di non essere compatibili con le previsioni che sono esclusivamente previsioni di indicazione europea e non certamente previsioni o meccanismi che il Governo ha voluto individuare.
Questo lo dico perché è importante sottolineare il lavoro che si è fatto sulla terza e sulla quarta rata, un lavoro molto complesso. La terza rata ha comportato, infatti, ben 47 interventi normativi e amministrativi nella cosiddetta fase di , cioè di verifica, in questi mesi. Quindi, si è intervenuti per 47 volte nel confronto con la Commissione europea, con decine, anzi, devo dire con oltre un centinaio di riunioni in presenza e per poter definire con la Commissione europea le soluzioni migliori e giungere a questa definizione. Lo voglio sottolineare perché l'intento del Governo non è in alcun modo di creare polemiche. Però, sinceramente penso che l'intero dibattito - spiegherò il perché - anche di queste ore sicuramente rischi di portarci completamente fuori strada rispetto ai contenuti oggettivi e ai fatti che accompagnano questa discussione.
La terza rata - come dicevo - ha visto questi 47 interventi di carattere normativo e amministrativo, che sono stati anche oggetto di discussioni. Soprattutto, siamo anche in una fase di riforme. Penso alla prima legge sulla concorrenza, che la Commissione europea ha definito una delle riforme più complesse all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma anche dell'intera programmazione fra tutti gli Stati membri, proprio per la sua complessità, per i diversi aspetti che questa riforma individuava e soprattutto per le volte nelle quali siamo dovuti intervenire per adeguare ulteriori aspetti nel confronto con la Commissione europea.
Dico questo perché - com'è noto - abbiamo individuato non solamente la soluzione per tutti gli obiettivi della terza rata fino al 54° - spiegherò, poi, la proposta individuata e la soluzione condivisa con la Commissione europea - ma anche perché - lo vorrei ricordare, sempre come un dato di fatto utile al dibattito - all'atto di insediamento del Governo abbiamo verificato che 25 obiettivi erano stati raggiunti e gli altri erano in corso di realizzazione. Quindi, il lavoro non è stato semplice, ma molto articolato e - come ho avuto modo di dire - ha visto ben 47 modifiche per poter giungere a questa definizione. Dopo avere raggiunto i 54 obiettivi, in relazione al 55° obiettivo sono emersi dubbi interpretativi e anche di previsione rispetto al lavoro fatto precedentemente. Ecco perché non considero positiva la costruzione di una polemica su questi obiettivi. Pertanto, il Governo, d'accordo con la Commissione europea, ha proposto lo spostamento del 55° obiettivo sulla quarta rata, portando la quarta rata da 27 a 28 obiettivi, e ha proposto preventivamente la modifica nella quarta rata di 10 obiettivi, che sono diventati 11 nel momento in cui si è aggiunto quest'obiettivo. Questo ha comportato non quello che, purtroppo, alcune volte ho immaginato venisse auspicato - cioè un pagamento parziale - per potere polemizzare con il Governo, ma un accordo serio e costruttivo con la Commissione europea, apprezzato reciprocamente, che ha visto la definizione della terza rata con 18,5 miliardi di euro di pagamento. La Commissione europea, lo scorso venerdì, ha approvato questo percorso, che ha iniziato il suo iter nelle istituzioni europee e che a settembre vedrà il suo completamento. Con lo spostamento del 55° obiettivo, relativo ai posti letto per gli studenti universitari, alla quarta rata, le proposte di modifica della quarta rata hanno visto l'approvazione da parte della Commissione europea.
Qui c'è un primo tema che accompagnerà questa nostra riflessione e che deve accompagnare il nostro percorso anche sulla parte relativa alle modifiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il lavoro fatto sulla terza rata ci insegna, infatti, in modo molto chiaro che le questioni vanno viste preventivamente, che bisogna costruire le soluzioni prima che si arrivi a un problema che poi non ha una sua soluzione e che si debbono evitare, per esempio, le questioni collegate a ciò che è accaduto - faccio l'esempio più evidente - con il Piano urbano integrato, relativamente agli stadi di Firenze e di Venezia. Perché non citare un episodio concreto, anziché parlare di questioni generali? Sul Piano urbano integrato abbiamo visto l'approvazione, ad aprile dello scorso anno, di un decreto interministeriale del Ministero dell'Interno e del Ministero dell'Economia e delle finanze, che prevedeva l'approvazione dei Piani urbani integrati utilizzando un cofinanziamento fra le risorse del PNRR e le risorse del piano complementare, cioè la quota di risorse nazionali che accompagna il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e nella relazione semestrale di ottobre scorso depositata in Aula i piani urbani integrati erano un obiettivo raggiunto. Cos'è accaduto dopo? Che la Commissione europea ci ha spiegato l'inammissibilità di quegli interventi, abbiamo dovuto lavorare per trovare delle soluzioni complesse e abbiamo visto la soluzione di un problema a Venezia e ancora non c'è una soluzione sulla questione di Firenze. Lo dico perché i Piani urbani integrati a cui faccio riferimento torneranno nella nostra discussione perché sono uno dei punti indicati all'interno delle modifiche, non perché c'è qualcuno che, con riguardo a quelle modifiche vuole definanziare, com'è stato raccontato, ma perché c'è bisogno di avere un'analisi dettagliata della situazione ed evitare adesso quello che potrebbe accadere dopo, quando non avremo più la possibilità di risolvere i problemi , , . Questo lo voglio indicare anche con riferimento alle modifiche della quarta rata, perché di quello che è accaduto sulla terza rata abbiamo fatto tesoro riguardo alla quarta rata, se è vero, com'è vero, che abbiamo proposto, condividendole a livello tecnico preventivamente, le 11 modifiche alle quali ho fatto cenno. Non è un caso che la Commissione europea abbia approvato queste modifiche, sempre venerdì scorso, creando le condizioni per far diventare la quarta rata con un obiettivo in più, da 16 miliardi di euro di importo a 16,5 miliardi di euro, quindi recuperando la parte della terza rata e avviando una fase che, per dichiarazione stessa della Commissione europea, condivisa da noi, completerà il suo iter entro il 2023 e consentirà al nostro Paese di ricevere i 35 miliardi della terza e della quarta rata, che sono l'intera somma relativa all'assegnazione di queste risorse. Questi sono fatti sui quali non possiamo - lo voglio dire con molta chiarezza - immaginare che si apra un dibattito di carattere generico, con critiche che non poggino su elementi fattuali.
Su questo dibattito c'è un'altra considerazione che voglio fare. Noi abbiamo ascoltato per giorni - di questo sono abbastanza dispiaciuto e deluso - un dibattito secondo cui ci sarebbe stata la responsabilità di questo Governo sulla questione relativa agli asili nido, una questione che, sinceramente, dal punto di vista dell'individuazione delle responsabilità, è surreale. Noi, nell'ambito degli asili nido, abbiamo lavorato per individuare le soluzioni, per modificare degli obiettivi intermedi, per immaginare il mantenimento del finale e soprattutto abbiamo, con la proposta di modifica, individuato 900 milioni aggiuntivi per un nuovo bando che dà una risposta in questa direzione , , . Altro che tagli! Diciamo anche il perché ci si è trovati in questa situazione: perché i bandi, dal 2021 al 2022, sono stati aperti e riaperti più volte e questo ha portato a un ritardo che non ha consentito il mantenimento dell'obiettivo dell'aggiudicazione dei lavori al 30 giugno di quest'anno. Questo ha comportato una seconda valutazione - basta leggere i documenti, evitando lo slogan ed entrando nel merito delle questioni - anche rispetto al tema degli asili, un'altra questione importante: la Commissione europea non ha condiviso e ha criticato la possibilità che la demolizione e la ricostruzione di nuovi asili prevista nel bando fosse da conteggiare come nuovi posti e ha preteso e indicato che, nell'ambito della demolizione e della ricostruzione, solamente la quota aggiuntiva rispetto a ciò che c'era venisse prevista e individuata come nuovi posti. Quindi, questo Governo, facendo il percorso che ho indicato, ha modificato il intermedio, ha garantito sugli asili il finale e oggi si presenta con la proposta di un bando aggiuntivo di 900 milioni, esattamente per garantire quel numero di posti che diversamente non sarebbero stati garantiti.
Questo è quello che è accaduto. Sono fatti! Sono fatti concreti che mi farebbe piacere venissero smentiti con altrettante considerazioni fattuali, perché questo è quello che il Governo ha messo in campo ed è previsto all'interno delle modifiche che, come ho detto, sono state approvate dalla Commissione europea rispetto al tema della quarta rata.
Questo lo voglio dire anche e soprattutto per un'altra questione. Infatti, è evidente che il lavoro che abbiamo fatto sulla terza e sulla quarta rata ci deve accompagnare anche sul percorso che va dalla quinta alla decima rata, perché l'obiettivo di questo Governo, come più volte abbiamo detto, non è di guardare alla scadenza immediata per aprire un dibattito nei prossimi giorni su quello che accade fra qualche mese.
Noi abbiamo l'obiettivo e il dovere di portare a compimento l'intero Piano, e per fare questo abbiamo bisogno di avere un approccio corretto che ci ponga rispetto ai passaggi successivi in modo completo rispetto alla scadenza del Piano, cioè rispetto a giugno del 2026. Ecco perché il lavoro fatto sulla terza rata e il lavoro preliminare fatto sulla quarta, che comporterà una fase assolutamente ridotta di verifica degli obiettivi raggiunti, devono accompagnare il lavoro che porteremo avanti dalla quinta alla decima rata nella valutazione complessiva del Piano. Ed ecco perché noi, rispetto alle modifiche della quarta rata alle quali ho fatto riferimento, abbiamo messo in salvaguardia diversi obiettivi e diverse questioni che erano a rischio, tutte questioni che erano state definite precedentemente.
Penso, per esempio, per fare alcuni esempi, al progetto su Cinecittà, che è stato modificato in diversi aspetti per superare una serie di criticità nelle quali non voglio entrare, perché l'obiettivo è quello di risolvere le questioni e procedere su questo tipo di soluzione; così come il tema relativo alla tecnologia satellitare e l'economia spaziale, il tema collegato alle infrastrutture della ricerca elettrica, la sperimentazione dell'idrogeno per la mobilità ferroviaria, e potrei continuare con tutti gli obiettivi che sono stati oggetto di un confronto che ha portato alla modifica degli stessi e delle schede relative agli 11 obiettivi della quarta rata e che ci ha portato, in una positiva collaborazione con la Commissione europea, a risolvere queste questioni.
Anche questi sono fatti oggettivi, perché le opinioni sono discutibili, ma i fatti sono oggettivi. E anche rispetto al tema relativo alla modifica complessiva del Piano vorrei esprimere alcune considerazioni perché, se è vero com'è vero che la terza e la quarta rata comportano una valutazione attenta su quello che è accaduto, sono anche un'occasione utile per capire in che direzione andare per il futuro. È evidente, infatti, che il Governo lavorerà nella direzione di evitare il rischio di ritrovarsi nuovamente in una situazione nella quale non è possibile individuare una soluzione, soprattutto quando, chiusa la finestra della modifica del Piano, ci si ritroverebbe di fronte a problemi che non sarebbero più risolvibili.
E veniamo nel merito della modifica della quarta rata, perché penso che sia molto importante ricordare gli argomenti fondamentali che sono alla base di questa proposta. Questa è la premessa che vorrei fare. La proposta. Il Governo in cabina di regia ha messo in campo una proposta, che è oggetto appunto di questo confronto parlamentare, del confronto con le parti sociali e le organizzazioni di categoria, che sarà oggetto del confronto con il sistema delle autonomie locali e con le regioni, e che sarà, anche in questo contesto, oggetto di un lavoro attento e puntuale, che si definirà solamente al momento dell'approvazione da parte della Commissione europea di questa proposta di modifica.
Noi non abbiamo fatto altro che mettere in campo un'analisi dettagliata, sulla quale, misura per misura, questa mattina entrerò nel merito, perché penso che sia utile parlare sempre per fatti e non per sentito dire, per spiegare e illustrare le ragioni per le quali il Governo propone alcune modifiche. Infatti, la narrativa di immaginare un Governo intento a definanziare interventi utili per il Paese solo per uno spirito di irresponsabilità sinceramente è una narrativa che non accettiamo, sia perché non è vera, e soprattutto perché sarebbe paradossale solamente nell'individuarla e nel raccontarla.
Lo dico perché in questi giorni ho letto numerosissime dichiarazioni in questo senso. Ho qui con me, ho conservato e ho voluto leggere nel dettaglio tutte le dichiarazioni che hanno accompagnato il dibattito di questi giorni, e penso che sia utile avere dei momenti di chiarimento concreto per evitare che si continui a scrivere e a dire cose che non corrispondono nemmeno lontanamente alla realtà dei fatti e che non si ritrovano all'interno della proposta che oggi abbiamo presentato per avviare in questa direzione il dibattito , , .
Ebbene, complessivamente il Governo, a fronte di 63 riforme e 235 tra investimenti e subinvestimenti, per un totale di 298 misure, propone delle modifiche che riguardano 144 di queste misure. Ci sono diverse tipologie di modifiche che vengono proposte. Le prime sono di carattere tecnico, per correggere errori formali e dubbi interpretativi che, se non corretti in questa fase, rischiano di creare dei problemi nella fase finale, quando poi non sarà più possibile intervenire.
Quindi, anche alla luce dell'esperienza di questi mesi, è bene chiarire preventivamente e avere una posizione comune e una corretta interpretazione rispetto all'obiettivo finale tra noi e la Commissione europea, e non aprire un dibattito dopo. Infatti, se l'indicazione su alcune misure è assolutamente equivoca e si presta a diverse interpretazioni, è evidente che noi rischiamo di ritrovarci esattamente nella situazione precedente; invece, dobbiamo evitare tutto questo, dobbiamo preventivamente individuare le soluzioni dal punto di vista tecnico e formale.
Una seconda parte di queste modifiche prevede - anche alla luce dei dati oggettivi relativi all'aumento dei costi delle materie prime e alle difficoltà che sono sorte in questa fase a causa di tutti gli avvenimenti esterni che conosciamo - di individuare, all'interno delle stesse misure di intervento, degli spostamenti di risorse che sono stati proposti dai singoli Ministeri.
In ultimo, c'è una valutazione importante relativa a nuove misure in particolare, per le quali - voglio fare anche qui una premessa - noi non stiamo dicendo quello che spesso ascolto, ossia che revochiamo il finanziamento.
Anche qui, se noi revocassimo il finanziamento per interventi che in molti casi sono oggetto di obbligazioni giuridicamente vincolanti, non solo saremmo degli irresponsabili, ma non avremmo capito nulla di quello di cui stiamo parlando. Quindi, è bene che su questo si dicano le cose con chiarezza .
Noi abbiamo sviluppato una valutazione di merito rispetto alle singole misure che è oggetto di un lavoro dettagliato, che è frutto dell'esperienza alla quale noi facciamo riferimento. L'esperienza, appunto, è quella della terza e della quarta rata. Lo voglio dire perché è importante anche su questo chiarire le posizioni. Le nuove misure individuate non saranno oggetto di un definanziamento e gli interventi andranno avanti regolarmente; è una proposta che noi facciamo alla Commissione europea per porre una serie di questioni che sono oggettive, sulle quali adesso entreremo nel merito. Infatti, è bene che si sappia di cosa stiamo parlando, perché dal dibattito si rischia di non comprenderne il significato.
Questa mattina, cosa che non ho fatto fino ad oggi, sarò costretto a entrare nel merito per spiegare le questioni di cui oggi ci siamo occupati , per spiegare nel dettaglio i rischi che il nostro Paese corre e per spiegare che l'obiettivo del Governo è anticipare un dibattito che magari, auspicabilmente, c'è chi immagina di fare dopo, quando non saremo in grado di raggiungere gli obiettivi che non sono stati previsti da noi; e avremo chi, invece, tornerà per dirci che è colpa nostra avere perso quelle risorse .
Ecco, noi stiamo invertendo il meccanismo, stiamo solamente invertendo questo meccanismo. E lo stiamo facendo garantendo il finanziamento per tutti gli interventi, perché gli interventi restano garantiti nel loro finanziamento. Quindi, lo voglio dire ai sindaci con i quali ho parlato, lo voglio dire a chi ha immaginato scenari catastrofici: gli interventi previsti all'interno del PNRR vanno avanti regolarmente, non c'è nessuna interruzione rispetto a tutto ciò che è previsto. Saranno oggetto di un confronto con la Commissione europea laddove, nell'ambito di questa verifica, noi proporremo, sì, sulla base di quello che sarà il confronto con la Commissione europea, delle modifiche, che sono quelle che voi trovate all'interno del Piano.
Entriamo nel merito e spieghiamo perché immaginiamo che una serie di questi interventi vadano spostati su altre fonti di finanziamento, perché non sono coerenti con i principi di rendicontazione, con i principi di campionamento e di verifica e, soprattutto, con i criteri di carattere generale previsti dalla Commissione europea.
Uno per tutti, che è molto caro nelle dichiarazioni, ma che spesso viene dimenticato: il DNSH, il , che rappresenta l'intervento sul quale la Commissione europea ha costruito una sua proposta per individuare l'intervento che non reca danno al territorio e all'ambiente. Ebbene, parliamo di questo, vediamo quanto questi criteri siano compatibili con le misure di cui noi stiamo parlando e facciamo un'indicazione precisa. Si è fatto un gran parlare della questione relativa al dissesto idrogeologico, 1,2 miliardi di interventi; vogliamo spiegare quali sono gli interventi previsti, perché se un progetto del 2010, del 2014 o del 2016, che non ha visto ancora un avanzamento, viene inserito nel PNRR con criteri totalmente differenti e, oggi, non è ancora partito, noi siamo convinti e tranquilli che questo intervento venga realizzato a giugno del 2026 o dobbiamo porci qualche problema per evitare che nel giugno del 2026 questo intervento venga revocato e noi dobbiamo restituire queste risorse ?
Basta fare una verifica specifica per trovare l'elenco delle questioni relative alle risorse del dissesto idrogeologico e mi riferisco, in modo particolare, all'accordo di programma fra il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica e le regioni, ai Patti per il Sud della delibera CIPE del 10 agosto del 2016, alla delibera CIPE del 26 agosto del 2016, al Piano strategico metropolitano, al Piano operativo per il dissesto idrogeologico 2019, al Piano stralcio 2019, al Piano stralcio 2020. Parliamo di questi interventi, non è che stiamo parlando di interventi che sono adeguati alle previsioni europee, parliamo di interventi che sono i progetti in essere. E, qui, c'è bisogno di un altro chiarimento, perché c'è bisogno di individuare quelle che sono le questioni di fondo e mi riferisco, in modo particolare, alle risorse dei progetti in essere. Cosa sono i progetti in essere? Sono dei progetti che erano precedentemente finanziati con norme nazionali e che sono stati inseriti all'interno del PNRR, che erano stati, per 65 miliardi di euro, più 15 miliardi del Fondo per lo sviluppo e la coesione, inseriti dal Governo Conte, per un totale di 80 miliardi di euro, e che sono stati ridotti a 67 complessivamente, 52 miliardi di progetti in essere più 15 miliardi del Fondo per lo sviluppo e la coesione, dal Governo Draghi. Noi dobbiamo sottolineare che, nell'ambito dei 291 miliardi di euro relativi alle risorse del PNRR, 67 miliardi sono di progetti precedenti, che erano stati già finanziati e che sono stati spostati dentro il PNRR, con tutte le difficoltà che ciò comporta. Se non bastasse il riferimento al tema del dissesto idrogeologico, parliamo di un'altra misura importante, che è quella che viene raccontata come la misura relativa agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni, importo: 6 miliardi di euro. Ebbene, la misura deve puntare principalmente ad affrontare i rischi idrogeologici nelle aree urbane e metropolitane, cioè quelli riguardanti inondazioni, erosioni o instabilità degli edifici, che causano un grave deterioramento, tra l'altro, del parco immobiliare, delle reti dei servizi sotterranei e della rete stradale. La misura, sempre in ambito della macro-area “Rischio idrogeologico”, prevede un insieme variegato di interventi finalizzati a: prevenzione e mitigazione dei danni connessi al rischio idrogeologico; messa in sicurezza dei centri abitati; messa in sicurezza degli edifici pubblici; messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti; efficienza energetica degli edifici e degli impianti di illuminazione pubblica. I soggetti attuatori e beneficiari dell'investimento sono i comuni. Parliamo in questo caso di progetti in essere, precedenti al PNRR, che sono stati spostati nel PNRR e che prevedono complessivamente 39.866 progetti; in questa misura, lo ripeto, ci sono 39.866 progetti. L'importo di questa misura è composto da interventi che partono da 900 euro per una ringhiera, a 1.100 euro per un ascensore e al 75 per cento degli interventi che sono al di sotto dei 100.000 euro. Al momento della verifica con la Commissione europea - lo dico a coloro i quali difendono l'operato dei Governi precedenti e attaccano questo Governo -, noi siamo convinti che questo intervento sia rendicontabile rispetto ai principi previsti dalla Commissione europea ? Noi siamo convinti che il miliardo circa di interventi per la viabilità, che evidentemente non è rendicontabile in modo oggettivo, ma che è previsto qui dentro, in questi 6 miliardi, sia realizzabile e rendicontabile, oppure aspettiamo un anno e mezzo o due e, quando non potremo più fare nulla, verremo in quest'Aula per sentirci dire che noi siamo stati incapaci di rendicontare questi interventi e di recuperare queste risorse ? Vogliamo dirlo adesso, vogliamo individuare adesso le soluzioni e le proposte? E così, potrei fare per un altro intervento che viene individuato e indicato, altrettanto importante, quello relativo anche, e torno indietro, al tema del dissesto idrogeologico, perché la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Presidente del Consiglio Meloni sono state in Romagna per fare una verifica relativamente a ciò che è accaduto in Emilia-Romagna e il Governo sta lavorando perché, anche nella rimodulazione di queste risorse, ci sia una proposta che possa essere, d'intesa con la Commissione europea, eventualmente valutata alla luce della nomina del Commissario e delle procedure che potrebbero, se compatibili, essere individuate all'interno della dinamica delle previsioni del PNRR e, anche e soprattutto, della tempistica del PNRR, che è quella del giugno del 2026.
È importante anche ricordare, così come ho fatto prima, il tema dei Piani urbani integrati. Non voglio, qui, aprire polemiche, confronti, c'è un dibattito singolare in Italia: tutti gli attuatori, tutti i protagonisti hanno tutti le carte in regola, tutti quando vengono chiamati in causa dicono che va tutto bene e che sono in grado di spendere tutto, poi, dopo, c'è una contraddizione, che è quella, quando andiamo a verificare la fase di attuazione e di avanzamento della spesa, di non ritrovare, rispetto a tutte queste rassicurazioni, un confronto coerente che indichi dei numeri che accompagnino esattamente questo dato. Lo voglio dire, perché quando ho fatto il riferimento, non ne farò altri, ai Piani urbani integrati, anche qui, noi verificheremo quale sarà lo stato d'avanzamento dei Piani urbani integrati, non c'è nessuno che immagina di definanziare il Piano urbano integrato di questo o quel comune; non c'è nessuno che immagina di definanziare il tema relativo alla rigenerazione urbana; anche qui, si tratta di progetti in essere, progetti del 2020. Siamo convinti che la fase di avanzamento di questi progetti sia compatibile con le date di scadenza previste dal PNRR e con i criteri previsti all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza? Io temo di no. Ma sarei molto soddisfatto se nel confronto dei prossimi giorni con la Commissione europea questo venisse messo per iscritto, in modo che tutti fossimo tranquilli rispetto a quello che accadrà dopo e verificassimo, nel merito delle questioni, che non ci sono dei rischi, che sono quelli che abbiamo corso rispetto all'esempio che ho fatto precedentemente, quello, di scuola, dello stadio di Firenze e dello stadio di Venezia, così come il tema degli asili e così come tutte le numerose questioni relative alla terza e alla quarta rata, per le quali, per la quarta rata, troverete all'interno del documento inviato in Parlamento un dettaglio, mentre per la terza rata con un'informativa, alla ripresa, in Parlamento, indicheremo in modo puntiglioso e specifico tutti gli obiettivi che sono stati modificati e raggiunti per creare le condizioni per avere la terza rata e avere l'approvazione da parte della Commissione europea.
Vorrei anche fare un riferimento, come ho detto, al tema della rigenerazione urbana, perché penso sia importante ricordare che, a fronte di 3,3 miliardi di euro, questa misura, costituita tutta da progetti in essere, è stata inizialmente introdotta con la legge di bilancio, come dicevo, del 2020; questo progetto è finalizzato a fornire ai comuni, con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, una serie di interventi previsti e relativi al 2020, non nel 2022 con le previsioni alle quali abbiamo fatto riferimento. La tempistica di spesa di queste risorse va verificata non con le dichiarazioni, ma con la verifica dei CUP, per capire quanti sono i programmi che sono realmente in fase di avanzamento, quanti sono i programmi che sono stati modificati, ricordando che il termine dell'affidamento dei lavori è fissato al 30 luglio del 2023, non fra molto tempo, ma ieri, l'altro ieri. Questo è quanto previsto all'interno della misura. Così come la misura delle aree interne, 725 milioni di euro, che noi proponiamo di rimodulare sui programmi ulteriori, che prevedono in modo molto semplice, ad oggi, un importo pari a 18,2 milioni di euro, corrispondente a poco più del 7 per cento complessivo del valore. Vogliamo parlare di questo, vogliamo rappresentare i fatti veri? Vogliamo discutere anche del tema relativo a un'altra polemica veramente fastidiosa, quella collegata al tema dei beni confiscati alle mafie che, obiettivamente, che è chiaramente e assolutamente non vera ma, soprattutto, molto strumentale.
Lo voglio dire in modo chiaro, perché questo intervento, che prevede questa valorizzazione dei beni confiscati, soprattutto, nelle regioni del Sud per 300 milioni, prevede, nel suo bando di selezione, pubblicato a novembre 2021, sulla base di una previsione statistica dei tempi di realizzazione di questi interventi, che il termine per le aggiudicazioni avrebbe dovuto essere anticipato a giugno 2023. Noi siamo ad agosto 2023; dunque, vogliamo parlare di questo? Vogliamo continuare su una strada per la quale noi non siamo in grado di mantenere fede a questi impegni e poi apriamo un dibattito, come dicevo prima, sull'incapacità del Governo o vogliamo, oggi, aprire questo tema, perché questi interventi sono assolutamente coerenti con quanto previsto all'interno dei programmi di coesione del Fondo di sviluppo e coesione?
Lo voglio dire perché, anche qui, i programmi di coesione sono nazionali e regionali e i programmi del Fondo di sviluppo e coesione sono nazionali e regionali e il lavoro che il Governo sta portando avanti è un lavoro, anche in questo senso, teso a costruire così com'è stato fatto dall'inizio della legislatura e così come la Commissione europea, con le sue raccomandazioni di due mesi fa, ci ha indicato quando ha parlato della necessità per gli Stati membri di raccordare il Piano nazionale di ripresa e resilienza alla coesione.
Noi lo abbiamo fatto dall'inizio. Lo stiamo facendo dal primo momento, perché siamo convinti che non solo ci sia bisogno di una visione comune tra i diversi interventi, ma le diverse date di scadenza nella rendicontazione di queste risorse ci consentono di avere un quadro d'insieme tra le risorse nazionali, le risorse del Fondo di sviluppo e coesione, le risorse della coesione e le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché il Piano nazionale di ripresa e resilienza, come abbiamo detto, ha la scadenza del giugno 2026 e quei progetti, che non sono realizzabili a giugno 2026, possono trovare una collocazione all'interno di quei programmi che scadono il 31 dicembre 2029 - la coesione - o che non hanno una data di scadenza visto che sono nel Fondo di sviluppo e la coesione . Questo non è definanziare: questo è ragionare e trovare le soluzioni con senso di responsabilità ed è quello che il Governo sta facendo.
Per questo sinceramente il dibattito e le polemiche, per quanto ci riguarda, andrebbero assolutamente evitati, anche e soprattutto perché - e chiudo su questa riflessione relativamente alle misure modificate; penso, appunto, ai beni confiscati alla mafia - ad oggi la situazione di attuazione dei progetti vede il 60 per cento degli interventi allo stato non avviato. Nessuna amministrazione ha chiesto l'anticipazione, evidenziando, quindi, quantomeno una forte complessità, e il termine era quello del 31 luglio per l'aggiudicazione dei lavori.
Allora, noi vogliamo definanziare questi interventi o ci stiamo ponendo il problema di come salvaguardare questi interventi, che è una cosa differente? Questo lo voglio dire anche perché è molto importante, evidentemente, spiegare il meccanismo che noi stiamo portando avanti in questo contesto, un meccanismo che, come dicevo, fa parte dell'esperienza che la terza e la quarta rata ci hanno consegnato e fa parte anche della questione della seconda parte del nostro programma di rimodulazione; perché tutta questa rimodulazione parte dal fatto che la Commissione europea, approvando il regolamento REPowerEU, ha messo in campo un meccanismo relativo alla possibilità di dare una risposta forte e seria alla grave crisi energetica conseguente all'invasione dell'Ucraina.
Ebbene, il regolamento REPowerEU pone una prima questione, un primo elemento di riflessione, rispetto a quanto non accade per gli altri Paesi, perché l'Italia è stato l'unico Paese, insieme alla Grecia e alla Romania, a prendere il 100 per cento di tutte le risorse a debito che le venivano assegnate, 122 miliardi di euro .
Quindi, quando noi abbiamo affrontato il tema del REPower, ci siamo trovati, a differenza degli altri Paesi, di fronte a una situazione diversa, perché gli altri Paesi - quasi tutti - hanno preso esclusivamente la quota a fondo perduto; visto che spesso la citiamo, la Spagna ha preso 69 miliardi a fondo perduto e non ha preso i soldi a debito; li ha chiesti adesso, collegandoli al progetto REPower. Oggi noi siamo nella situazione nella quale per poter dare una copertura finanziaria al REPower, sul quale dirò più di qualcosa successivamente, abbiamo 2,7 miliardi di euro, come quota ETS a fondo perduto, e abbiamo, all'interno di questa dinamica, la necessità di costruire un piano che possa utilizzare quelle risorse che troveranno con certezza assoluta - sono obbligazioni giuridicamente vincolanti, lo voglio ribadire - la loro prosecuzione su altri programmi che sono utilizzabili per finanziare qualcosa che sia molto più efficace e molto più necessario al nostro Paese, che rientra nei parametri del REPower e che si collega e si forma di due elementi fondamentali.
Qui vorrei fare una premessa, perché la visione complessiva del Governo porta, anche nell'ambito della definizione del REPower, a una scelta precisa. Il Piano Mattei, il lavoro strategico di interlocuzione con i Paesi del Nordafrica e dell'Africa e la dimensione mediterranea ci portano a dire che diverse di queste infrastrutture che vengono proposte sono e possono rappresentare una grande opportunità, nell'interlocuzione all'interno del Mediterraneo, per dare una centralità al nostro Paese su un tema, quale, appunto, quello dell'approvvigionamento elettrico dell'energia, che rappresenta un elemento fondamentale per il nostro Paese, non solamente nella dinamica nazionale, ma anche e soprattutto nella dinamica internazionale e nel rapporto a livello europeo.
Lo voglio dire perché il REPower rappresenta una soluzione che ha visto non solamente l'individuazione di alcune misure, ma ha una sua strategicità. Mi riferisco, in modo particolare, ai 3 investimenti e alle 6 riforme, che sono previsti all'interno del REPower. I 3 investimenti sono sulle reti dell'energia, su transizione verde ed efficientamento energetico e sulle filiere industriali strategiche. Le 6 riforme riguardano, in modo specifico: la riduzione dei costi della connessione alle reti del gas per la produzione di biometano; i contratti innovativi per garantire la remunerazione stabile a chi investe nelle fonti rinnovabili; nell'ambito del settore privato, la formazione delle risorse umane attualmente impiegate nell'industria tradizionale; nell'ambito del settore pubblico, la formazione specialistica dei dipendenti della pubblica amministrazione; nell'ambito della , il percorso per la razionalizzazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili e una riforma molto rilevante, che dal mio e dal nostro punto di vista è molto apprezzata, che è quella - a livello anche europeo - relativa al testo unico riguardante la legislazione delle autorizzazioni per le fonti rinnovabili.
Come vedete, sono 3 importanti investimenti e 6 assolutamente importanti riforme che danno l'idea di una visione e che mettono in campo un programma di investimenti che, per 19 miliardi complessivi, può rappresentare una grande opportunità per il nostro Paese, anche per utilizzare le misure di intervento in modo efficace e anche e soprattutto per poter immaginare una prospettiva che dia al nostro Paese, come dicevo, non solamente quella dimensione di carattere internazionale, ma che affronti - e penso anche al tema degli incentivi per imprese e famiglie sull'efficientamento energetico - le questioni strutturali.
Vorrei solo ricordare che, nella nostra prima legge finanziaria, approvata con senso di responsabilità nei numeri e apprezzata a livello internazionale da tutte le istituzioni, a fronte di 35 miliardi di euro di disponibilità, ben 21 sono stati indirizzati per sostenere le famiglie e le imprese per l'aumento del costo delle bollette. Con il REPower c'è la soluzione strutturale a questo problema: non una spesa corrente momentanea per andare incontro a un'esigenza del momento, ma si pone il problema di dare una risposta strutturale sul fronte dell'efficientamento energetico per le famiglie e per le imprese che hanno subito, in quel momento, una fase di totale difficoltà. Ciò rappresenta, soprattutto per il Governo, un'opportunità non solo per mettere in campo un investimento utile e positivo, ma, al tempo stesso, individuare delle soluzioni che possano evitare di dover recuperare ulteriori risorse negli anni successivi rispetto a eventuali fasi di crisi che potrebbero ancora esserci, perché non è detto che noi siamo usciti da una situazione di difficoltà e di crisi rispetto a ciò che è accaduto nei mesi scorsi.
Io penso che sia importante sottolineare alcune questioni fondamentali. La prima è quella che il Governo, dal primo momento, ha lavorato con serietà e con responsabilità, evitando polemiche. Io penso e mi auguro che, su questo fronte, si possa lavorare avendo dei contributi di merito. Soprattutto, sarei molto interessato ad avere delle valutazioni sulle questioni sollevate oggi, cioè entrare nel merito, spiegare che i punti sollevati, che sono parte integrante della relazione, non vanno bene e per quale motivo. E, soprattutto, individuare una proposta alternativa rispetto a questo, che possa evitare una polemica - che non serve a nessuno - e che possa rappresentare una soluzione per il futuro del nostro Paese, differente rispetto alle questioni che noi eventualmente solleviamo.
In conclusione, vorrei sottolineare il tema della , che è stato oggetto di polemiche più volte. La che, con il decreto-legge n. 13 abbiamo dato, è stata una risolutiva di molte delle questioni di cui noi ci occupiamo.
Io lo voglio dire con molta chiarezza, sia perché la Commissione europea non ha sollevato mai alcun problema sull'organizzazione della sia perché noi abbiamo lavorato su quel decreto che ha rimodellato la del PNRR, collegando la nuova sulla coesione a una serie di norme di semplificazione, con un parere favorevole della Conferenza unificata delle regioni, dei comuni e delle province, sia perché, dentro quella dinamica organizzativa, nella differenziazione dei ruoli ma nel coordinamento perfetto che stiamo portando avanti anche e, soprattutto, d'intesa con il Ministero dell'Economia e delle finanze, stiamo trovando la soluzione ai problemi.
Oggi noi, qui, non veniamo a dire cose generiche, noi qui portiamo i fatti e i fatti ci dicono che, venerdì scorso, dopo un duro e intenso lavoro, che è individuabile con obiettivi raggiunti, la Commissione europea ha approvato le proposte del Governo italiano relativamente alla terza rata e relativamente alle modifiche della quarta rata. Lo voglio dire perché sarebbe stato molto semplice, su questi punti, scaricare eventuali responsabilità, perché è evidente che, sia sulla terza rata sia sulla quarta rata, non c'è un solo argomento che rientri nella competenza temporale dell'azione di questo Governo e . Eppure, abbiamo lavorato seriamente per individuare tutte le soluzioni, e questo è un altro fatto oggettivo.
Così come a me piace sottolineare in modo molto chiaro che le dichiarazioni, il lavoro, le valutazioni che la Commissione europea ha messo in campo anche nei giorni scorsi, accompagnando l'approvazione della modifica della terza rata, accompagnando le proposte di modifica della quarta rata, sono dati oggettivi. Infatti, la dichiarazione della Presidente von der Leyen, la dichiarazione del Commissario Gentiloni e la dichiarazione del Commissario Dombrovskis andrebbero lette, perché accompagnano il percorso e la decisione della Commissione europea e penso che testimonino le questioni e il lavoro che si sta portando avanti. Soprattutto, penso siano molto utili.
Voglio dire, anche qui, con una valutazione che io mi auguro possa essere risolutiva nell'approccio, che noi abbiamo dimostrato, in modo concreto, con elementi di fatto, che l'intervento che stiamo mettendo in campo e le modifiche che noi stiamo proponendo sono e restano modifiche utili alla soluzione dei problemi. Lo voglio dire soprattutto perché, in questo contesto, noi abbiamo un lavoro ancora molto complesso da portare avanti, perché, come ho avuto modo di dire, in ordine alla fase di modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza - lo dico anche e soprattutto per aver letto delle ricostruzioni che, obiettivamente, sono totalmente infondate, voglio essere molto netto su questo - noi abbiamo individuato, in modo molto chiaro, un percorso che vede insieme il collegamento dei diversi programmi di finanziamento, che vede insieme una scelta strategica che il Presidente del Consiglio ha fatto all'inizio della legislatura. Infatti, il collegamento delle deleghe della coesione con il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha dimostrato in modo concreto, come dicevo, anche alla luce delle decisioni della Commissione europea, delle raccomandazioni della Commissione europea, del lavoro che si sta portando avanti, quanto questa sfida sia fondamentale e quanto il Governo abbia una visione nell'azione.
Ecco perché l'occasione odierna per me è utile anche per esprimere un sentito ringraziamento a tutti i colleghi del Governo e a tutte le strutture che hanno lavorato all'interno dei singoli Ministeri, perché questo lavoro è un lavoro collegiale, è un lavoro molto complesso, è un lavoro che ha avuto bisogno di una serie di approfondimenti e, soprattutto, di numerosissimi momenti di confronto e anche di discussione, per carità, com'è giusto che sia. Questo lavoro ha portato a una sintesi efficace e positiva, che oggi indica in modo molto chiaro quale è la strada sulla quale noi ci siamo incamminati. È una strada positiva per il nostro Paese, è una strada utile per il lavoro che stiamo facendo ed è una strada che può dare una prospettiva che, sicuramente, rappresenterà, per quanto ci riguarda, una svolta anche e, soprattutto, per poter adeguare questo programma a delle condizioni oggettive. Infatti, insieme alle valutazioni di merito che ho fin qui fatto, ce ne sono altre che accompagnano le scelte sul REPowerEU, come il cambio di contesto, le decisioni assunte a livello internazionale. Penso alle decisioni e al programma di investimenti messi in campo dagli Stati Uniti, dal Governo americano, e penso, per esempio, alla scelta dell'allentamento delle regole sul regime di aiuti che è stato avviato a livello europeo per un periodo temporale ma che, sicuramente, per un Paese come il nostro, può rappresentare un grosso problema, non avendo noi una capacità fiscale.
Ecco perché rivendico con forza l'azione del Governo e l'azione del Presidente del Consiglio Meloni in relazione ai risultati raggiunti, perché quando, nel Consiglio europeo di febbraio, il Presidente del Consiglio ha individuato come tema necessario e fondamentale l'inserimento della questione relativa alla flessibilità nell'utilizzo di programmi come il Piano nazionale di ripresa e resilienza e come la coesione, ha compiuto una scelta lungimirante , ha compiuto una scelta che ci consente di affrontare le questioni che abbiamo di fronte, ha compiuto una scelta che consente al nostro Paese di confrontarsi in modo serio e concreto con gli altri Paesi.
Ecco perché sono convinto che il lavoro che porteremo avanti ancora sarà costruttivo e positivo. La scelta è chiara: si può continuare, come io non mi auguro, ad ascoltare una serie di critiche a prescindere oppure, come io mi auguro, sedersi e confrontarsi nel merito rispetto alle soluzioni sulle quali noi stiamo lavorando. Lo dico soprattutto perché le questioni che noi portiamo all'attenzione del Paese, del Parlamento, delle parti sociali, delle organizzazioni di categoria, del sistema delle autonomie locali, in questo dibattito, sono questioni oggettive che non possono essere banalizzate o semplificate con l'idea che il Governo vuole definanziare questo o quell'intervento, chissà per quale ragione. Siccome noi abbiamo, invece, un'idea molto chiara, come ho ribadito, lavoreremo per salvaguardare tutti gli interventi fino in fondo, e non ci sarà alcun intervento che, in questa fase, correrà dei rischi o dei problemi, perché il lavoro che porteremo avanti troverà un momento di sintesi quando, con la Commissione europea, approvando la proposta in via definitiva che oggi stiamo iniziando a discutere, avremo la possibilità di capire quali progetti andranno spostati su altri programmi di intervento e per quali ragioni.
Questa è la visione d'insieme che noi stiamo portando avanti e mi auguro che su questo il dibattito possa essere utile e costruttivo. Mi riservo, evidentemente, anche in fase di replica, di poter individuare delle risposte adeguate rispetto anche alle ragioni che verranno sollevate, perché abbiamo bisogno di portare un contributo di chiarezza, nel merito delle questioni di cui noi ci stiamo occupando. Grazie per l'attenzione , , .
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Fitto per la lunga ed esaustiva relazione.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo in ordine alla revisione complessiva degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.
È iscritto a parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Colleghi, Governo, Ministro Fitto, noi, oggi, dopo averla ascoltata, siamo particolarmente orgogliosi del lavoro che ha fatto il Governo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non siamo orgogliosi perché il Governo che c'è oggi in Aula è un Governo di centrodestra ma perché è il Governo italiano. Noi ci rivediamo nelle sue valutazioni e nelle sue considerazioni. Per la prima volta nella storia recente del nostro Paese, maggioranza e opposizione dovrebbero essere unite per fare il tifo per l'Italia e non per cercare, in ogni momento e in ogni occasione, di trovare la polemica e di trovare le contraddizioni che non ci sono perché si tifa, pur di avere un vantaggio politico, contro l'interesse del nostro Paese che si sta giocando un'occasione straordinaria. Parliamo di 191 miliardi, 132 investimenti, 53 riforme: tutto questo può rappresentare e sta rappresentando per il nostro Paese crescita economica, coesione sociale, sostenibilità ambientale. Come ha ricordato bene lei, Ministro, buona parte del REPowerEU è stata adattata e modificata grazie al lavoro e all'intervento che lei ha fatto e che il nostro Governo ha portato avanti.
La Commissione europea ha dato il via alla terza rata, per 18,5 miliardi, e ha dato il via libera alla quarta rata, per 35 miliardi, intervenendo - lei l'ha ricordato e bisogna sottolinearlo - con 144 misure modificate per quanto riguarda riforme ed investimenti.
E questo lei l'ha sottolineato, anche con una certa eleganza, non solo per ottenere le risorse; perché, quando si parla di rendicontazione e di essere certi che vadano definitivamente a buon fine, anche la rendicontazione rientra nell'ottenimento risorse, perché vuol dire non solo averle ottenute, ma averle spese bene e tenersele, e questa è quella prudenza e quell'intelligenza che noi abbiamo registrato nel lavoro del Governo, che abbiamo rilevato anche su un tema specifico che ha fatto bene a ricordare, come quello degli asili nido: i 3 miliardi e 100 milioni.
Io invito l'opposizione non solo a guardare con attenzione a quello che fa il Governo - ed è importante il ruolo delle opposizioni, su tutti i temi, in particolar modo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza -, ma anche a monitorare che le risorse distribuite sul Paese vengano ben amministrate dai loro amministratori sul territorio, perché nella città di Milano abbiamo, con tutte quelle risorse disponibili - i 3 miliardi che ho menzionato, con la possibilità di realizzare nel Paese 2.190 interventi per asili nido e per la scuola dell'infanzia - un progetto che è stato finanziato dal comune, in una città che rappresenta il 2,5 per cento della popolazione da 0 a 5 anni. E allora guardate cosa fa il Governo, ma guardate cosa fanno i vostri amministratori , perché è fondamentale per il Governo recuperare risorse, ma è determinante e decisivo che gli amministratori locali le spendano adeguatamente. Così come, riguardo al dissesto idrogeologico, ha ben detto il Ministro Fitto dell'importanza degli interventi che sono già in essere, ma sui fatti si è ben espresso il Governo e, quindi, non andrò oltre, ma credo che l'invito a intervenire esattamente sull'oggettività delle cose sia la strada giusta per utilizzare adeguatamente il tempo che ci è dato a disposizione, in quest'Aula.
Tutto il Governo ha lavorato, con grande coordinamento e capacità; i ringraziamenti del Ministro Fitto sono importanti perché le modifiche apportate incidono su 7 Ministeri e istituzioni; il Ministero delle Imprese e del , delle Infrastrutture e dei trasporti, dell'Ambiente e della sicurezza energetica, dell'Istruzione e del merito, dell'Università e della ricerca, della Cultura e la Presidenza del Consiglio; è un lavoro enorme, un lavoro instancabile, fatto con autorevolezza e che, soprattutto, la Commissione europea ha certificato, definendo in modo egregio il lavoro che il Governo italiano ha portato avanti.
Quindi, oltre alle parole che qualcuno di noi, appartenendo alla maggioranza, può dire, io mi chiedo come mai quando l'Europa esprime critiche tutti, in particolar modo l'opposizione, le sottolineano perché rappresentano il verbo assoluto di un'istituzione che può esprimere un giudizio sul Governo, ma quando esprime gli elogi al Governo italiano, ci si dimentica di quelle parole e si passa solo ed esclusivamente alle critiche e alle osservazioni del Governo. Io credo che sia necessaria maggiore oggettività, anche perché le tempistiche che ha descritto il Ministro Fitto sono oggettive, sotto gli occhi di tutti.
Questo Governo si è insediato nell'ottobre 2022 e aveva elementi chiari e certi, dai quali non poteva discostarsi: innanzitutto, non perdere neanche un euro delle risorse a disposizione; intervenire, com'è stato ricordato in Aula oggi, su un negoziato condotto dal Governo precedente, e mentre, fino all'insediamento del Governo Meloni, 25 erano gli obiettivi individuati e gestiti dal Governo precedente, che riguardavano soprattutto il tema delle riforme, è stato importante sottolineare che i 55 su cui ha lavorato questo Governo sono più complessi, e sono riferiti a investimenti e alla messa a terra delle risorse.
Allora, io penso - su questo il Ministro non ha fatto un passaggio, ma io voglio sottolinearlo - a un'altra critica che abbiamo sentito in queste settimane, ossia l'assenza del confronto con il Governo e con il Ministro, ma ogni qualvolta c'è stata l'occasione di chiedere un approfondimento e un chiarimento il Governo e il Ministro Fitto sono sempre stati disponibili; io ricordo le date: oltre a oggi, il 19 luglio il Ministro in Commissione, il 26 aprile il Ministro in questa Camera, il 14 aprile il Sottosegretario, rispondendo a un'interrogazione in questa Camera, il 15 marzo sempre il Ministro in Commissione; mai sottratto al confronto, ma anzi chiedendo, come ha chiesto oggi - e spero che accada -, spunti e suggerimenti da parte di tutti, in particolar modo da parte dell'opposizione !
Questo è ciò che si deve fare, che viene richiesto al Governo ed è saggio e sapiente; sarebbe un salto di maturità e di crescita da parte della politica, che, in questo caso e in questo modo, potrebbe far riqualificare il proprio il proprio ruolo. Allora, io credo che quello che sta accadendo in questi mesi è che il Governo italiano è tornato un Governo credibile, che dà fiducia, la dà all'Italia, la dà anche all'Unione europea, dimostra concretezza anche con il metodo di lavoro, molto ben apprezzato, che è facilmente assoggettabile a critiche, ma importante nell'efficacia e nei risultati che sta raggiungendo.
E, allora, concludo, Presidente…
PRESIDENTE. Sì, concluda. Ha esaurito il suo tempo da un po'.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)-M). …lanciando un incoraggiamento forte e deciso al Ministro. Vada avanti così, Ministro Fitto. Il lavoro sul PNRR è uno degli elementi che maggiormente qualificano il Governo e l'Italia. Sta rendendo un servizio importante al Paese; noi glielo riconosciamo, ma vedrà che il tempo è galantuomo e anche gli italiani e l'Italia glielo riconosceranno !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luigi Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Evitiamo gli slogan ed entriamo nel merito delle questioni, ha detto lei, signor Ministro, lo ha detto anche più volte. Andiamo a nozze noi, con frasi del genere. Certo, quando eravate all'opposizione avete passato 10 anni non esattamente evitando gli slogan e andando nel merito delle questioni, ma noi apprezziamo le evoluzioni, quindi ci stiamo volentieri. Ci staremmo un po' più volentieri, Ministro se lei evitasse di fare alcune osservazioni: ha ragione sulla terza rata, la terza rata si riferiva agli obiettivi di dicembre 2022 e la responsabilità è solo veramente in minima parte del vostro Governo, ma la quarta rata si riferisce agli obiettivi del 30 giugno; voi avete giurato il 22 ottobre, avete avuto 8 mesi per lavorare sugli obiettivi; se, invece di smantellare le strutture tecniche, perdendo tempo a rifarle da capo, vi foste concentrati subito sulla rata di giugno, forse qualcosa si sarebbe potuto aggiustare.
Ma veniamo al punto. Uno degli equivoci fondamentali del PNRR è che si pensava fossero soldi con riforme attorno. Questa era già un'evoluzione perché all'inizio si pensava fosse un regalo di Babbo Natale, poi il passo successivo è stato: va beh, ci danno dei soldi, dobbiamo fare delle riforme. In realtà, il PNRR non sono soldi con riforme attorno sono riforme con soldi attorno; sembra la pubblicità del pennello Cinghiale di qualche anno fa, ma in realtà la differenza è cruciale. Questo era - ed è ancora o dovrebbe essere - il più grande piano industriale che l'Italia doveva avere per mettere mano a rimuovere la sabbia nel motore del Paese che c'è dall'inizio degli anni Settanta, se consideriamo i dati sul funzionamento dei meccanismi di crescita del nostro Paese.
Allora, partiamo dalle riforme. Lei non ha citato, signor Ministro, nella sua relazione, le modifiche che questa mattina ci viene a proporre, riguardanti le riforme del PNRR. Prima modifica: voi rimandate di 15 mesi un obiettivo che era un vostro cavallo di battaglia in tutte le campagne elettorali che avete fatto. Qual è quest'obiettivo? Che la pubblica amministrazione deve arrivare a pagare i fornitori entro 30 giorni, le ASL in 60. Voi prendete quest'obiettivo e dite: no, no, no, rimandiamolo. Signor Ministro, perché? Ma non eravate quelli che difendevano i poveri artigiani contro lo strapotere della burocrazia romana o comunale o regionale? Perché rimandate di 15 mesi l'obiettivo di ridurre i tempi di pagamento del settore pubblico ai fornitori privati, che sono il cuore dell'economia italiana?
Seconda riforma che cambiate: evasione fiscale. Il PNRR, a dimostrazione del fatto che sono riforme con soldi attorno, non soldi con riforme attorno, dice: dovete ridurre gradualmente la propensione all'evasione che avete nel vostro Paese; voi arrivate e dite: no, no, no, non lo possiamo più fare, perché scrivete che la propensione all'evasione dipende da fattori esogeni, al di fuori della possibilità di controllo del Governo. Beh, sì, ovvio, difficilmente il Governo va a dire alla gente: evadi, insomma è appunto ovvio.
Poi fatemi capire: non state dicendo o, meglio, prima di ieri mattina, non stavate dicendo che la crescita italiana è ai primi posti in Europa? E quindi come si fa a dire che, quando l'economia va male, non potete raggiungere il di riduzione dell'evasione, se contemporaneamente state dicendo che siete i primi in Europa per la crescita? E comunque voi dite: noi modifichiamo i individuando gli obiettivi rientranti nella sfera di controllabilità del Governo. Quindi qua siamo di fronte a un'altra domanda secca: voi non state dicendo come modificate quei di riduzione della propensione all'evasione. Gli erano - vado a memoria - 5 per cento e 15 per cento. Voi dite: non ce la faccio, ma non scrivete come modificate questi . Quindi, seconda domanda, Ministro: primo, perché non volete ridurre l'evasione? E secondo: come volete modificare i ?
Se nel frattempo, Ministro, vuole dire al suo collega Leo di mantenere la promessa di calendarizzare la proposta di legge che Azione-Italia Viva ha depositato, in cui si dice: noi possiamo scrivere finché volete che i soldi dell'evasione devono andare a ridurre le tasse ma, se non mettiamo l'obbligo al Governo, questo non accadrà mai. Noi abbiamo presentato una proposta di legge che dice: facciamo così, di ogni euro recuperato strutturalmente dall'evasione, non è che il Governo sceglie cosa fare, lo destina a ridurre le tasse. Comunque, la contabilità pubblica è una cosa per professori, per tecnica, glielo chiedo poi privatamente, Ministro, perché dobbiamo rimandare la riforma della contabilità pubblica.
La riduzione degli arretrati della giustizia civile, avete passato tutte le campagne elettorali a dire: il fatto che la giustizia civile funzioni male è un problema per la competitività delle imprese e del Paese. Arrivate qua e dite: sì, ma noi non ce la facciamo a ridurre gli arretrati da giustizia civile. Signor Ministro, perché? Veniamo anche ai soldi, però. Azione-Italia Viva ha presentato, in occasione della delega fiscale, un ordine del giorno in cui si impegnava il Governo, come lei ben sa, a inserire il ripristino di Industria 4.0, Transizione - come la volete chiamare, abbiamo cambiato 500 nomi nel tentativo di ognuno di prendersene il merito -, ossia il Piano fatto dal Governo Renzi, con Carlo Calenda Ministro, nel 2015. Noi qui, nel Piano, troviamo l'estensione alla transizione ecologica - 6,3 miliardi, se non ricordo male -, ma non abbiamo capito se, invece, vi è l'altro pezzo, cioè il ripristino della struttura integrale di Industria 4.0, come fatta nel 2015, che è l'unico strumento di politica industriale che abbia funzionato in questo Paese.
E poi, signor Ministro, e vado a chiudere, per quanto riguarda i 15,8 miliardi che sottrae ai comuni - 6 sulla valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica, 3,3 sulla rigenerazione urbana, 2,5 sui piani urbani integrati, 1,2 sul rischio alluvioni e rischio idrogeologico, un tema che non è certo di attualità adesso, alluvione e rischio idrogeologico - lei ha insistito molto dicendo: tranquilli, ve li ridò. Ma lo sa dove si misura, Ministro, la differenza fra gli e il merito, che lei ha più volte, meritoriamente, richiamato? Non basta dire - tranquilli, ve li ridò -, lei doveva venire qui a dire dove esattamente ce li ridà , in quale parte della programmazione comunitaria dei Fondi per la coesione ripristina i 15 miliardi! Se no sono buoni tutti! Cioè, non è che si può dire: tranquilli, ve li ridò.
Chiudo, signor Ministro. Avete passato 10 anni - e non siete stati i soli - a dire che tutti i problemi del nostro Paese si potevano risolvere con un po' di spesa pubblica in più, che la spesa pubblica è una grande fatina, che tutto vede, tutto risolve e tutto cura. Siete stati l'unica destra al mondo che è per l'allargamento della spesa pubblica, per i prepensionamenti - poi parla Bagnai, figuratevi come ve lo spiegherà bene -, l'unica destra al mondo, in questo in ottima compagnia. Vi siete trovati a gestire 200 miliardi praticamente gratis e ora dovete perlomeno riconoscere in quest'Aula che avere un sacco di soldi pubblici da spendere, probabilmente non è necessariamente la soluzione per il nostro Paese, anche perché, a quanto pare, non siete neanche perfettamente in grado di spenderli tutti. Noi, comunque, ci siamo, signor Ministro, per discutere nel merito. Come ha visto, ho fatto un intervento di merito e ci attendiamo una risposta di merito, perché il PNRR non è materia di lotta politica, ma è l'ultima che questo Paese ha di mettere mano ai nodi che da decenni ne frenano la produttività, lo sviluppo, la competitività e la crescita .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mauro D'Attis. Ne ha facoltà.
MAURO D'ATTIS(FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, è un intervento di discussione generale, rispetto anche alle comunicazioni che sono state rese poco fa, quindi è utile, riservando al collega che poi farà la dichiarazione di voto per il mio gruppo, ricordare e raccontare nuovamente ciò che è stato e ciò che è. Il PNRR è il vero primo strumento comune dell'Unione europea per affrontare la crisi economica e sociale provocata dalla pandemia. L'abbiamo vissuto tutti, soprattutto chi è stato parlamentare nella scorsa legislatura. Il PNRR è stato approvato definitivamente il 13 luglio 2021. La decisione ha comportato che l'Italia - e dobbiamo ricordarcelo, questo - sia oggi il principale beneficiario del Fondo del ; alle risorse del poi, sono state aggiunte anche le risorse del cosiddetto Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, il cosiddetto Fondo complementare PNRR: 66,9 miliardi, di cui 29 miliardi di sovvenzioni e 37,9 di prestiti sono gli importi finora assegnati all'Italia. Questi importi - è bene, anche qui, rimarcarlo - sono stati corrisposti con una rata di prefinanziamento nell'agosto del 2021, e poi due successive rate: 24 miliardi di euro a titolo di prefinanziamento, 21 miliardi la prima rata del 13 aprile 2022 e 21 miliardi a novembre 2022. Alla data del 23 ottobre 2022 - ha fatto bene il Ministro Fitto a ricordarlo - il Governo si è trovato davanti 25 obiettivi, dei 55, conseguiti, e quindi il resto da raggiungere entro il 31 dicembre 2022. Il 30 dicembre 2022, il Governo ha comunicato di aver raggiunto tutti gli obiettivi del PNRR per il secondo semestre 2022 e, quindi, ha potuto avanzare la richiesta per il pagamento della terza rata, per una somma di 19 miliardi di euro.
Il conseguimento degli obiettivi della terza rata non è stato semplice, lo ha raccontato e ci è ritornato più volte, il Ministro, nella sua comunicazione. Non è stato facile, si è dovuto lavorare - ha usato questo termine - di squadra, mentre magari iniziavano a montare delle polemiche, che poi si sono dimostrate sterili e inutili, in quanto il risultato è stato il riconoscimento, da parte della Commissione europea, del pagamento della terza rata. L'ha detto prima anche il collega Marattin, con onestà intellettuale: la terza rata addirittura era una completa gestione affidata a un Governo che non era quello attuale. Nella terza rata intervengono già coperture di interventi su riforme importanti e ad ampio raggio, della concorrenza, del sistema giudiziario, dell'amministrazione pubblica e fiscale, ma anche investimenti in ordine alla transizione digitale e verde, la ricerca, l'innovazione e l'istruzione. Questa verifica avviata dalla Commissione ha portato, come ho detto, al pagamento e al saldo della terza rata: un processo che ha avuto tempi lunghi e che hanno dato, caro Ministro Fitto, il tempo anche a qualcuno di fare, come ho detto, polemiche inutili. Sbloccata la terza rata, ci si è quindi concentrati sulla nuova fase, che era quella di guardare agli obiettivi per ottenere la quarta rata.
Su questo vi è stata la modifica riferita alla nota vicenda degli studentati, all'obiettivo dei posti letti per gli studenti spostato dalla terza alla quarta rata, con la possibilità così di tenere sempre fermo l'obiettivo dei 60.000 alloggi universitari entro il 2026. Questo spostamento di cifre dimostra che di spostamento si tratta, non si tratta di cancellazioni, non si tratta di definanziamenti e non si tratta di modifiche strutturali - lo hanno detto il Ministro Fitto e il Meloni - e nessun programma verrà cancellato. È bene che lo ribadiamo anche noi in Aula, oltre che il Governo nelle sue comunicazioni: non ci saranno cancellazioni di programma, non ci saranno definanziamenti definitivi, nel senso che tutte le modifiche riguarderanno correzioni formali. Apprezziamo molto l'approccio del Ministro e del Governo, un approccio responsabile e anche molto onesto perché è un approccio preventivo, un approccio che prende scuola dalle esperienze precedenti. Cosa dice oggi sostanzialmente il Ministro Fitto all'Aula? Guardiamo cosa è accaduto durante la fase della prima, della seconda e della terza rata - soprattutto della terza rata - e prendiamo spunto da ciò che non è andato bene, non solo da ciò abbiamo rilevato utile, per evitare gli errori che sono stati commessi e per anticipare anche le osservazioni della Commissione europea. A chi dice che il PNRR, per come era stato impostato, andava bene - lo dico da parlamentare che è stato parte di un gruppo di maggioranza con il precedente Governo - dico che anche quelle previsioni sono state oggetto di osservazioni della Commissione europea, com'è giusto che sia. Come ha ribadito spesso il nostro segretario nazionale, oggi Vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, piani così composti devono rispondere a una qualità che viene richiesta anche in chi li gestisce, che è quella della flessibilità. Non si può immaginare di tenere rigido un Piano come quello del PNRR e pensare che non ci debbano essere modifiche, a volte anche strutturali. Le modifiche che sono state proposte servono a rilevare in anticipo le criticità che potrebbero emergere successivamente. Queste modifiche - come ha detto il Ministro Fitto - sono normative e attengono anche a interventi che evidentemente non hanno le caratteristiche e le condizioni per poter essere ammessi al finanziamento della quarta rata, della quinta rata e delle rate successive. Una cosa che abbiamo rilevato e che ha ribadito anche lo stesso Ministro è che una serie di micro interventi in essere ha determinato ovviamente una marea di osservazioni che sono state evidenziate dalla Commissione europea e, nonostante le iniziative di tipo legislativo che sono state introdotte, varie criticità e difficoltà sono emerse e hanno rappresentato ovviamente un problema per la gestione del Piano. Una cosa importante vorremmo che anche in sede di replica il Ministro confermasse. Il Governo ha ribadito in più occasioni l'intenzione di mantenere immutato l'ammontare delle risorse di provenienza europea assegnate all'Italia. Tuttavia, vorremmo che tenesse a mente ciò che noi stessi, come gruppo Forza Italia, abbiamo voluto venisse introdotto nella risoluzione che verrà proposta all'Aula, ossia la considerazione che la complementarietà del PNRR con i fondi di coesione debba essere ovviamente garantita - questo sta nelle cose - ma che questa complementarità debba essere, soprattutto per quanto riguarda i fondi di coesione e quindi la questione del Sud, condivisa con le regioni del Sud.
Con questa riscrittura, signor Ministro, alla quale noi guardiamo con grande attenzione, il Governo garantisce anche che non si tratta di definanziamenti. Ha fatto bene a dirlo - dobbiamo forse comunicarlo ancora meglio - perché su questa storia del definanziamento alcuni governatori, in particolare delle regioni del Sud, hanno fatto già interventi più da campagna elettorale che istituzionali.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MAURO D'ATTIS(FI-PPE). Abbiamo molta fiducia nell'implementazione del programma che è quello che potrà dare veramente la svolta agli interventi di transizione ecologica e di transizione industriale. Il gruppo Forza Italia si augura che il Governo continui a informare il Parlamento costantemente su questo perché la sfida è talmente alta che vale la pena non andare troppo avanti e in fretta ma fermarsi spesso a parlare e a confrontarsi. Credo che questo, per onestà intellettuale, l'opposizione dovrebbe riconoscerlo anche nel dibattito di oggi .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, per noi di +Europa il successo della e del PNRR in Italia e negli altri Paesi è cruciale perché è legato alla possibilità, in prospettiva, di replicare interventi di solidarietà fiscale a livello europeo per produrre beni pubblici. In questo caso, il bene pubblico è che un Paese chiave dell'Unione europea, come l'Italia, recuperi produttività innanzitutto attraverso le riforme e poi gli investimenti. Per questo non c'è nessun e per questo - mi consenta di dirglielo con un intervento breve - non ho capito il tono della prima mezz'ora, come minimo, del suo intervento che sembrava un'arringa difensiva sulle polemiche dell'opposizione. Fitto, lei che ha esperienza quanto me - probabilmente anche di più - ha idea di cosa succederebbe in quest'Aula se il Presidente Meloni fosse ancora seduto ai banchi dell'opposizione, nel momento in cui la benzina supera i 2,5 euro a litro, in cui ci sono il degli sbarchi e il dato di crescita peggiore dell'Europa? Avrebbe già chiesto la crisi di Governo. Quindi, cerchiamo di rimanere nell'ambito di una discussione fattiva e fattuale. Lei ha evocato tanti fatti, ma spero che nella replica qualche fatto in più ce lo porti. Noi siamo dalla parte delle riforme e degli investimenti che favoriscano la produttività in Italia. Non c'è niente di strano in fondo nella rimodulazione parziale che è stata fatta. Però devo sottolineare due punti. Il primo riguarda le riforme. Sono felice che si sia trovato un accordo con la Commissione europea. La Commissione europea - spero che l'abbiano capito tutti i colleghi della maggioranza - non è il guardiano arcigno che ce l'ha con l'Italia, è un a maggior ragione sul PNRR, attento e con lo stesso obiettivo di successo. Voglio ringraziare, in particolare, il commissario all'economia, Paolo Gentiloni, che tanto si è attivato perché si riuscisse a portare a casa questo accordo con la Commissione. Lei ha citato la riforma della concorrenza e non so quale giudizio ne abbia dato la Commissione; avrà accettato quello che c'è. Però, non ci ha spiegato perché questa riforma sulla concorrenza sia un guscio vuoto, con poche cose. Certo, qualcosa di positivo sull'energia può esserci ma non avete affrontato neanche i temi simbolici della concorrenza - vado a chiudere signor Presidente - come quelli dei balneari e dei taxi. Rinviate, rinviate e ancora rinviate e questo è un danno per l'Italia.
Io avrei voluto, Ministro Fitto, che lei parlasse anche della riforma della giustizia.
Secondo e ultimo punto, il definanziamento. Adesso non lo so, non ce lo ha spiegato, se la ringhiera da 500 euro non è rendicontabile. Credo che non sia opportuno metterla, ma ci sono anche grandi progetti per le città. Lei oggi qui doveva spiegare - perché non è una polemica strumentale - a noi e ai sindaci con precisione dove e come quel definanziamento verrà sostituito con un finanziamento, Fondi di coesione oppure debito pubblico nuovo? Bisogna dare una risposta. Lei questa risposta oggi non l'ha data. Quali che siano le ragioni di rendicontazione e di tempi, lei oggi doveva dare una risposta a quei sindaci e non l'ha data.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bagnai. Ne ha facoltà.
ALBERTO BAGNAI(LEGA). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire in questa discussione generale e comincio intanto ringraziando questa Presidenza per i tempi che mi ha accordato, che sono molto generosi, perché, dopo avere ascoltato l'esauriente intervento, molto dettagliato, del Ministro Fitto, direi che la discussione generale si può esaurire nelle poche parole che dirò.
Il Governo si è avvalso tempestivamente di una facoltà che era consentita dalla stessa norma istitutiva del dispositivo di ripresa e resilienza. Lo ha fatto perché c'erano dei motivi cogenti per farlo. Noi conoscevamo quelli di carattere macroeconomico, conoscevamo quelli di carattere finanziario, conoscevamo quelli di carattere geopolitico, conoscevamo quelli di carattere industriale. Il Ministro ci ha illustrato anche quelli di carattere amministrativo, e lo ha fatto in modo da mettere in sicurezza il Piano. Il Governo poi ha documentato esaurientemente la sua azione, e quindi la discussione potrebbe finire qui. Allora mi limito ad aggiungere due osservazioni marginali, una rettifica e una domanda.
La rettifica riguarda un pezzo della nostra storia, che è la pubblicità del pennello Cinghiale, citata impropriamente, quando si è parlato di soldi con la riforma intorno. In realtà quella che parlava di buco con i partiti intorno era la pubblicità del Terzo Polo, come ricorderete, la famosa caramella. Però la pubblicità del pennello Cinghiale non è del tutto fuori luogo in questo contesto, perché è una metafora molto pertinente della piega che sta prendendo la costruzione europea, e che richiede da parte dei Governi nazionali, e finalmente questo Governo ce la sta mettendo, molta attenzione. Vi ricordo quindi che, a differenza di Polo, la caramella tonda, il buco con la menta intorno, oggi nella versione Terzo Polo, il buco con i partiti intorno, la pubblicità del pennello Cinghiale mostrava un imbianchino che intralciava il traffico perché, a cavallo di una bicicletta, con sulle spalle un pennello gigantesco, grande quanto un materasso matrimoniale, si stava recando a lavorare intralciando il traffico, e quindi il normale funzionamento del sistema urbano. Interpellato da un vigile urbano, l'imbianchino diceva: devo andare a pitturare una parete grande e mi serve un pennello grande. Il vigile saggiamente rispondeva: non ti serve un pennello grande, ti serve un grande pennello. Segue il marchio, che qui non cito, perché non mi sembra il caso di fare pubblicità. Non so se peraltro quell'azienda esista o sia sopravvissuta alla svendita dei nostri marchi storici. Spero di sì, glielo auguro, tanto meglio. È abbastanza chiaro che qui il pennello grande è la burocrazia europea, che non sempre aiuta gli automobilisti, i singoli Stati, a trovare il loro percorso.
Questo mi porta a una domanda, che è una domanda forse non politica, una domanda forse più sociologica: come mai la sinistra non riesce a fare una riflessione pragmatica sull'Unione europea? Come mai non riesce ad astenersi dal farne un uso strumentale, ideologico, come abbiamo visto nel dibattito e nelle polemiche in cui ci siamo impantanati e di cui il Ministro ci ha spiegato fondamentalmente il non senso? A me sembra che qua vi sia proprio un tema di riferimenti ideologici, cioè la sinistra è passata da Carlo Marx a un altro Carlo, Carlo VIII, quello che nel 1494 venne in Europa con 30.000 uomini perché c'era stato un problema in cui fra l'altro era anche coinvolta, seppure indirettamente, la regione da cui il signor Ministro proviene, che è sempre stata centrale nella storia europea.
Anche lì, l'appello allo straniero per risolvere dei problemi interni inizia in quel momento, terminando il periodo che era iniziato con la pace di Lodi. Adesso, invece dei 30.000 di Carlo VIII, ci sono degli italiani che si rivolgono ai 40.000 dell'Unione europea per cercare di mettere in difficoltà chi cerca di mandare avanti le cose in questo Paese, polemizzando sostanzialmente sul nulla, perché in questo dibattito vorrei aggiungere una sottolineatura di carattere politico, e la concentro in una frase che sarà un po' forte, ma poi la giustificherò. Alla fine questo PNRR è stato anche, o è stato utilizzato anche in tal senso, un gigantesco tentativo di avvelenare i pozzi da parte di un Governo di sinistra che sapeva che se ne stava andando e che ha creato una burocrazia parallela e una struttura, un insieme, un talmente complesso che non poteva che mettere in difficoltà il Governo successivo . Un tentativo che è stato sventato però da questo Governo, sventato con tempestività e con pragmatismo.
Perché vogliamo fare un passo indietro? Oggi noi stiamo parlando di questa modifica, stiamo parlando della sua ragione, che non è quella di affossare i progetti, ma è quella di farli vivere e di portarli a termine nei tempi che erano condizionati da scelte, peraltro, di Governi precedenti, cioè dal loro desiderio di avvelenare i pozzi, stringendo, questo Governo ha preso in mano una cosa oggettivamente non sua, ma non ha ragionato come si sarebbe ragionato a sinistra, perché a sinistra si sarebbe detto: questa è una cosa degli altri, quindi è brutta, schifo, via. No, qua si è ragionato in un modo diverso. Si è ragionato nella direzione di cercare di estrarre da un progetto che aveva fortissime criticità degli elementi positivi.
Vorrei ricordare che quando già un paio d'anni fa era assolutamente evidente che un dato del tutto oggettivo e indipendente dalla volontà dei Governi, cioè l'aumento dei prezzi delle materie prime, avrebbe costretto a una revisione, già un paio d'anni fa, quando andavi in una di quelle accademie del pluralismo che sono le trasmissioni televisive, erano soprattutto quelle pubbliche, il malcapitato di turno veniva inquisito con la foga di un domenicano del XV secolo e la domanda era “ma voi volete cambiare il PNRR?”, con questo fare inquisitorio, con questo fare aggressivo, come un domenicano avrebbe chiesto all'eretico di turno se avesse per caso calpestato un'ostia consacrata.
C'era il feticcio, era intoccabile . Ma come, stava cambiando il mondo, erano cambiati tutti i presupposti economici e finanziari? Parliamo anche dei presupposti finanziari: noi siamo un Paese indebitato, ci viene detto che non dobbiamo indebitarci, però ci viene detto che dobbiamo indebitarci con loro. Scusate, dobbiamo indebitarci sì o dobbiamo indebitarci no? Perché alla fine un pezzo dell'avvelenamento dei pozzi, che è talmente gigantesco che sfugge, alla fine è questo, che il PNRR, la sua gestazione, particolarmente faticosa perché, come ci ha anche illustrato con un esempio specifico, da pioggia di miliardi la si è voluta far diventare rugiada di marchette, con tutta la complicazione amministrativa che questo comporta, tutta questa costruzione a che cosa è servita?
È servita a impedire, sostanzialmente, al Paese di prendere risorse a debito quando i tassi erano zero, per trovarsi a inseguire risorse adesso che i tassi sono aumentati di 4 punti .
E quindi c'è stato un gigantesco problema finanziario che è stato creato dal fideismo con cui si è pensato che gli altri Paesi europei volessero spontaneamente fare il nostro bene. Perché, qui, la posta in gioco non è solo il bene del Paese, quello lo è per noi, ma a livello europeo qual è la posta del gioco lo sappiamo, è la riconversione dei sistemi industriali tedesco e francese, che hanno preso delle strade sbagliate e che adesso stanno cercando di sterzare, socializzando - diciamo così - le perdite, dopo aver privatizzato i profitti. Va bene, va bene la solidarietà, ma non raccontiamoci che questo è un regalo perché, fatalmente, non lo è.
Ora, il punto su cui vorrei attirare l'attenzione è che la revisione è necessaria perché nel frattempo stiamo capendo delle cose, cioè che questa idea di un PNRR - fra virgolette - “keynesiano”, che favorisce l'investimento pubblico, per esempio, e che quindi favorisce la produttività, è un'idea che, intanto, è smentita dai rapporti della stessa Unione europea; se andiamo a vedere l'ultimo rapporto semestrale, si vede molto bene che la crescita dell'investimento pubblico in un Paese come l'Italia è dovuta solo marginalmente all'apporto del PNRR e che quello che sostanzialmente ci ha consentito di stare a galla e, anzi, di avere una di crescita che, nonostante il dato negativo dell'ultimo trimestre, è stata superiore a quella degli altri Paesi, è stato l'abbandono di regole assurde. In realtà, lo scopo del PNRR, fin dall'inizio, a noi è apparso non come un far crescere la spesa pubblica, ma far crescere la quantità di spesa pubblica italiana intermediata e controllata dalle burocrazie europee e anche dagli interessi dei nostri europei. Gli indirizzi che sono stati dati sono corretti, sono adatti al nostro Paese ? Anche qui, una riflessione andava fatta. Io vi ricordo solo un dato, perché noi siamo in questo meraviglioso Paese in cui le stesse persone che ci dicono che la scienza non è democratica ci dicono: è così perché lo ha deciso la maggioranza degli scienziati. È un Paese meraviglioso un Paese che ha rinunciato ad Aristotele, un pezzo di questo Paese ha rinunciato ad Aristotele, oltre che a Marx, ma noi a questo pezzo di Paese vogliamo bene, perché il Paese lo amiamo tutto.
La meravigliosa, per esempio, transizione energetica, per i tempi con cui viene proposta, ci pone di fronte a delle sfide formidabili che non sono le sfide delle terre cosiddette rare, che peraltro non sono rare, ma sono sfide anche più banali. Una decina di giorni fa, un attento analista italiano ha evidenziato un dato, vale a dire che non abbiamo neanche il rame per elettrificare tutto il mondo, a meno che non vogliamo fare i cavi con un altro metallo che, come sapete, conduce molto bene, che è l'oro; pertanto, a meno che non vogliamo dire a Terna che adesso faccia i cavi d'oro, dobbiamo prendere atto che non c'è neanche quello. E c'è un tema importantissimo nell'assurdo delirio regolatorio che ci viene proposto…
ALBERTO BAGNAI(LEGA). Il tempo non era poi così tanto, stringo, signor Presidente, accolgo il suo invito alla concisione, ma questa cosa vorrei che venisse detta, anche perché quell'articolo, non so perché, nella nostra rassegna stampa non c'era. Anche i tempi sono importanti, perché i tempi che sono stati scelti sono tali per cui adesso si realizzerà una gigantesca concentrazione dell'offerta nel mercato del rame e, poi, fra 4 o 5 anni elettrificare il mondo, confrontandoci con uno o due monopolisti o oligopolisti, che per quella materia prima, che attualmente sembra così trascurabile rispetto ad altre dai nomi più esotici, ci faranno il prezzo che vorranno e questo perché? Perché, invece di lasciare che la transizione venisse guidata spontaneamente dalle forze di mercato, ci mettiamo su questo dirigismo che ci porta a sbattere . Quindi, a fronte di questo delirio ideologico, noi non possiamo che apprezzare e dare un segno di incoraggiamento all'azione di questo Governo e alla cortesia e alla competenza con cui il Ministro Fitto ci ha informato .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Morassut. Ne ha facoltà.
ROBERTO MORASSUT(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro Fitto, l'abbiamo ascoltata senza pregiudizi e con attenzione, ma confermiamo le nostre pesanti critiche, sia per la forma sia per il contenuto delle sue parole. Il Governo è in difficoltà, fin dall'inizio, nella gestione e nell'attuazione del PNRR e, del resto, basta aver ascoltato le parole del collega Bagnai, poco fa, per rendersene conto, quasi questo Governo avesse ereditato una patata bollente. Pasticci, retromarce e modifiche stanno impallando la macchina del PNRR e questo è gravissimo. Incassiamo le rate grazie agli ultimi effetti delle decisioni del precedente Governo.
Ministro, le hanno dato una bella rogna, quella di usare il PNRR come un salvadanaio. Infatti, voi siete sotto l'affanno di non riuscire nemmeno a chiudere la prossima legge di bilancio, questo è il punto e, oggi, tirate fuori un pastrocchio che con la cortina fumogena di nuove promesse prepara altri pasticci ancora, ma soprattutto danneggia il Paese, i territori, i comuni e le parti più fragili della società, rallenta riforme essenziali per l'attuazione del PNRR, la giustizia civile in primo luogo, crea ulteriore ingiustizia sociale con le scelte sul fisco, mette a rischio migliaia di opere pubbliche e, con la benedizione del nuovo codice degli appalti, criticato anche sui quotidiani di oggi da importanti esperti, sicuramente non di sinistra, aumenta i rischi di insicurezza del lavoro e di minore trasparenza. Noi ci battiamo da sempre per una corposa accelerazione della transizione ecologica, puntando sulle energie rinnovabili, impegnando risorse anche attraverso serie azioni di incentivazione fiscale, materia che va riformata e unificata con serietà, ma soprattutto investendo sulla modernizzazione del Paese, delle reti, nell'elettrico e nell'idrogeno verde, anche coinvolgendo le grandi compagnie energetiche nazionali, ma sotto la regia del Governo e non consegnando a loro le strategie energetiche del Paese . Siete, peraltro, voi che vi siete opposti al superbonus che, comunque, pur con limiti e imperfezioni, ha tenuto in piedi il PIL negli anni difficili dell'emergenza COVID, che lo avete demonizzato, che lo avete ostacolato in Parlamento e che oggi lo recuperate populisticamente in forma discutibile sul piano della pratica applicazione, perché, posta così la questione dell'ecobonus, gli incentivi andranno ancor più tutti sulle unifamiliari e non sui grandi condomini, dove ci sono i problemi, sui grandi condomini urbani.
Siete voi che avete ironizzato, anche recentemente, con le dichiarazioni della Presidente Meloni, in quest'Aula, in margine al Consiglio europeo del 15 dicembre, sull'impulso che occorre dare al trasporto elettrico, affermando - lo ha detto la Presidente del Consiglio -, riporto letteralmente, che questo è solo un modo per spostare in Paesi lontani come la Cina il problema della riduzione delle emissioni di CO2. Il fatto è che voi, oggi, spostate 16 miliardi del PNRR per sostenere una distorta politica energetica che dite essere di sostegno alla transizione energetica, ma che è un pasticcio che punta, ad esempio, ancora sul gas e cancella l'idrogeno . È grave, gravissimo, in questo senso, il taglio delle risorse per l'idrogeno e, quindi, per l'Ilva. Lei dovrebbe essere sensibile al tema. E li andate a prendere dalle più gravi emergenze del Paese che sono la difesa del territorio, la fragilità da rischio idrogeologico, li andate a prendere dalle opere già avviate, in alcuni casi concluse dai comuni per la rigenerazione urbana, per gli asili nido - non ci venga a raccontare frottole -, per la sanità pubblica. I comuni e le associazioni dei comuni sono in rivolta; protestano anche molti presidenti di regione, alcuni anche della vostra parte politica. Li state ingannando, affermando che quelle risorse saranno comunque sostituite da altre risorse europee dei Fondi per lo sviluppo e la coesione, e dove sono le garanzie scritte che questo avverrà? Infatti, lei, su questo, è stato molto evasivo, sono parole al vento, perché intanto le opere si fermeranno.
Ma la gravità delle vostre scelte sta soprattutto nel colpo che date - e ho concluso, Presidente - alla sicurezza dei territori e alla giustizia sociale. Togliete soldi e risorse alla lotta contro il dissesto idrogeologico, affermando che non è sicuro che certe opere saranno realizzate nei tempi stabiliti. Oggi ci ha parlato di ringhiere e di ascensori, Presidente. Ricordo che a maggio, rispondendo a una nostra interrogazione, il Governo garantì l'avvio degli appalti di tutti gli interventi per il dissesto del PNRR entro dicembre 2023. Adesso, in questo modo, queste opere rischiano di non realizzarsi più, lasciando le comunità esposte al rischio di nuovi eventi calamitosi. Purtroppo, ne riparleremo tra poco meno di un mese, alla fine di agosto, quando il giro della stagione ci porterà, purtroppo, nuove e terribili sorprese. Non voglio fare la Cassandra, ma è così. Non potete non sapere - gli amministratori locali su queste cose, per fortuna, non hanno colore politico - cosa vuol dire il repentino cambiamento della natura, dei territori, dei fiumi, delle frane e quanto questo comporta, cioè velocità, costanza, risorse pronte, uomini e mezzi.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ROBERTO MORASSUT(PD-IDP). Ho concluso, Presidente, soltanto pochi secondi. Togliere risorse per poi rimetterle, non si sa quando, sguarnisce le difese della natura.
Poi, è inquietante il disprezzo per i poveri nelle misure di condono fiscale. Andate a racimolare l'elemosina dai grandi e dai grandi evasori, consentendo l'ennesimo rientro dei capitali, allargando la platea dei beneficiari e allontanando i stabiliti in sede europea sulla propensione all'evasione. Tutto questo per qualche dollaro in più!
Ma attenzione: la legge di bilancio è prossima…
ROBERTO MORASSUT(PD-IDP). …e avete già il fiato grosso. Noi non molleremo la presa e saremo qui e nel Paese con l'obiettivo di liberarlo da voi al più presto, dalla vostra incapacità, approssimazione e ingannevole arroganza .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Novo Umberto Maerna. Ne ha facoltà.
NOVO UMBERTO MAERNA(FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti, signor Ministro e colleghi. Sentendo l'ultimo intervento, se lo dovesse ascoltare qualcuno dall'esterno direbbe: ma in che Paese viviamo? C'è un po' l'esercizio a denigrare e a non rilevare quello che di positivo è stato compiuto fino ad oggi e che il Ministro Fitto e l'intervento coltissimo del collega Bagnai hanno descritto molto bene.
Io sono un umile e rozzo ingegnere, per cui mi riferisco ai risultati che sono stati ottenuti. Allora, il 28 luglio la Commissione europea ha dato il via libera necessario a sbloccare la terza rata e questo è un fatto indiscutibile. La terza rata, anziché di 19 miliardi, sarà di 18,5 miliardi. I 500 milioni mancanti non sono persi - chiariamolo, perché è stato detto mille volte che li hanno persi - ma sono trasferiti come nella quarta rata, che passa da 16 a 16,5 miliardi, lasciando inalterati i 35 miliardi del 2023. Questo è un altro fatto concreto, confermato anche dalle dichiarazioni del Commissario europeo per l'Economia Gentiloni.
Poi, un altro fatto concreto. Il 28 luglio la Commissione si è espressa positivamente sulle 10 modifiche proposte dal Governo, testimoniando la concretezza dell'Esecutivo che, nell'arco di meno di due settimane, è stato in grado di proporre modifiche serie e credibili, che sono state, quindi, accettate.
Il Governo ha così messo in sicurezza l'obiettivo di incassare entro fine anno i 35 miliardi previsti. Questo è il terzo fatto concreto e indiscutibile, non soggetto alle opinioni.
Potrei elencare le 10 modifiche che sono state accennate, ma poi il Presidente mi richiama ai tempi: sviluppo dell'industria cinematografica, tecnologia satellitare, piano per asili nido e scuole dell'infanzia, nonché servizi di educazione e cura della prima infanzia, eccetera.
La proposta di modifica del PNRR - anche qui - non elimina alcuna riforma prevista: quarto fatto concreto. Ricordo che 144 investimenti e diverse riforme riguardano questi obiettivi. Le modifiche sono formali, per consentire la velocizzazione della pratica e riadattamenti delle azioni nel caso in cui sono state riscontrate difficoltà nel raggiungimento non solo degli obiettivi ma anche dei fisici. Infatti, questo metterebbe a rischio poi, l'ottenimento dei fondi al momento opportuno.
Nella rimodulazione - anche qui un altro elemento di polemica - si prevedono il rafforzamento della misura asili nido, con un incremento del finanziamento di 900 milioni di euro (prima qualcuno, credo Marattin, ha sollevato il problema) e con l'introduzione di nuove misure finalizzate al perseguimento degli obiettivi dell'iniziativa REPowerEU, proposte riguardanti la possibilità di finanziare interventi per la ricostruzione dell'Emilia-Romagna a seguito del maltempo e proposte delle amministrazioni per realizzare interventi già selezionati e non finanziati per l'esaurimento delle risorse disponibili.
Non c'è alcun taglio ai progetti previsti dal PNRR ma solo una riorganizzazione responsabile, al fine di ottenere gli obiettivi che ci siamo prefissati.
Riguardo al REPowerEU, molti di voi sanno, probabilmente molto meglio di me, che l'ammontare è di 19 miliardi e concerne capitoli tematici quali la rete delle energie, la transizione verde e le filiere industriali strategiche (non sto ad elencarli, altrimenti esaurisco in fretta il tempo). Riguardano l'energia, il gas, la transizione verde, l'efficientamento energetico, le produzioni rinnovabili, dalle a tutto il resto, ricerca e sviluppo, ecosistema, transizione verde, e via dicendo.
NOVO UMBERTO MAERNA(FDI). Voglio sottolineare, poi, un punto a proposito della transizione verde che riguarda l'ecobonus sociale, basato su incentivi fiscali attivati da tempo in Italia e potenziati dal 2020 con il cosiddetto superbonus, e corregge indirizzi a sostegno esclusivamente di categorie di persone a basso reddito. Quindi, è impropria la polemica per cui noi abbiamo cancellato il superbonus e, dunque, abbiamo danneggiato soprattutto le categorie più deboli, perché l'ecobonus si chiama, non a caso, ecobonus sociale, in quanto destinato a una platea limitata, cioè solo a famiglie a rischio di povertà energetica e ai giovani.
Il REPowerEU è di 19,2 miliardi di euro e su tale copertura qui qualcuno accennava e chiedeva le verifiche sulle cifre. Il contributo a fondo perduto REPowerEU ha assegnato all'Italia 2,7 miliardi, nonché le risorse aggiuntive derivate dall'aggiornamento del contributo dell'Unione europea PNRR per effetto della variazione del PIL, che è stimato intorno ai 150 milioni di euro.
In conclusione, credo che siamo di fronte a una sfida che riguarda tutta la Nazione e, quindi, tutto il Parlamento. Pertanto, razionalmente e concretamente, mi aspetto che l'opposizione non dico appoggi ma almeno supporti tale sfida, anche in forma critica, perché il gioco della politica lo conosciamo (sono un po' di decenni che facciamo politica e comizi). Qui si tratta di sostenere un'azione governativa che porta miliardi all'Italia e, come ha detto anche il Presidente della Repubblica recentemente, riforme strutturali, per cui l'operazione è complicata e va affrontata con razionalità. Soprattutto, non si può non riconoscere che il Governo Meloni ha attivato una strategia per affrontare le sfide in modo proattivo: risolvere e cercare di anticipare i problemi e di discuterli con la Commissione. Quindi, non si può negare che il Governo Meloni abbia acquisito una centralità all'interno dell'Europa e, dunque, c'è il riconoscimento di quanto viene poi proposto. Non si può, in questo contesto, pensare al proprio giardinetto politico denigrando la Nazione. La chiamo Nazione perché l'Italia è una grande Nazione, un grande popolo e ha un Governo che, attraverso il Ministro Fitto e il Presidente del Consiglio Meloni, sta facendo proposte concrete e fattibili nell'interesse della Nazione .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Daniela Torto. Ne ha facoltà.
DANIELA TORTO(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro Fitto, è difficile davvero parlare di PNRR senza ribadire la nostra più grave e profonda preoccupazione.
Una preoccupazione, Ministro, che il suo Governo ha contribuito ad alimentare giorno dopo giorno, prima con assenza di informazioni veritiere, poi con dichiarazioni sulla stampa che devo dire, a volte, erano contraddittorie tra loro. Insomma, ci avete resi preoccupati di tutte quelle azioni concrete che non abbiamo visto arrivare. Purtroppo, è inutile continuare a nasconderlo, perché su questo tema così cruciale per il futuro del Paese siamo, ormai, spettatori da mesi di un triste teatro messo su da questa maggioranza completamente allo sbando, Presidente, una maggioranza nel caos più totale. D'altra parte, dobbiamo ricordare che, proprio un anno fa, era il partito di Fratelli d'Italia che scendeva in piazza a raccontare che erano pronti, erano pronti a salvare il Paese e, contemporaneamente, erano pronti anche a dichiarare che le risorse del PNRR erano inutili, addirittura risorse perniciose. Devo dire la verità, ci avete provato anche in questi mesi a ribadirlo, però la vostra Premier Giorgia Meloni, nel pieno delle sue continue metamorfosi, che cosa ha fatto? Vi ha tirato le orecchie e vi ha rimesso tutti in riga. Ecco un'incapacità per cui, purtroppo, una disfatta che fino a ieri era prevedibile, oggi diventa una certezza .
Colleghi, il Ministro Fitto oggi, lo ringraziamo, è venuto qui, con volto sereno, a raccontarci che c'è stato un grandissimo lavoro, un lavoro arduo - ne ha scalate di montagne, Ministro, come se questo non fosse, poi, il suo dovere - e, devo dirlo, finalmente, dopo mesi di ritardo, è arrivata questa terza rata. Però non scherziamo, Ministro, perché lei sa benissimo che questa rata arriva zoppa, perché non è stata erogata nella sua totalità. Noi capiamo che è abitudine di questo Governo più propagandare che occuparsi dei problemi del Paese, però, davvero, smettetela di raccontare panzane e falsità. Smettetela, soprattutto - e ve lo chiedo di cuore -, di giocare con le parole, perché voi le parole non le usate per fare buona e, semmai, innocua retorica, no, voi le parole le usate per ribaltare il vero senso delle cose . Faccio un esempio su tutti, un esempio recentissimo: l' della vergogna, Ministro, quello che è stato mandato a 169.000 famiglie di percettori del reddito di cittadinanza per comunicare loro che, da ieri l'altro, lo Stato li ha abbandonati. Sì, Ministro, perché in quel messaggio si parla di sospensione. Sa perché? Perché non c'è il coraggio di dire che il reddito di cittadinanza è stato cancellato . Questa è ipocrisia, l'ipocrisia di un Governo di destra, che sostituisce alla destra sociale una destra fortemente liberista. Vergogna !
Abbiamo perso il conto di tutte le promesse disattese, di tutte le giravolte che avete fatto in questi mesi. Ministro, diciamo le cose come stanno: a questa terza rata mancano 519 milioni di euro utili per la realizzazione degli alloggi per gli studenti universitari. Allora, oltre alla preoccupazione, noi oggi viviamo anche nell'amarezza che questa parte destra dell'emiciclo della Camera dei deputati sa farsi forte soltanto su una cosa, sui numeri e, purtroppo, oggi neanche su quelli, perché, considerati i banchi vuoti, evidentemente, i colleghi saranno già, che belli, al mare .
Presidente, vede, mi preme sottolineare con quanta disattenzione queste destre guardano ai nostri giovani, al futuro, perché si è sempre pronti a riempirli di belle parole, di strette di mano, di illusioni, però, poi, quando li si deve aiutare concretamente a costruire da soli il proprio futuro, proprio in quei momenti, neppure il diritto alla casa gli riconoscete. Figuriamoci un po' con quale spirito respingerete ancora le nostre richieste di diritto allo studio, di diritto al lavoro, di diritto alla salute e di diritto alla famiglia . È davvero imbarazzante, Presidente, perché così sbeffeggiate le nuove generazioni. A tal proposito, invito la maggioranza ad andare a leggere lo studio realizzato dall'Unione degli studenti universitari. Voi dovreste conoscerlo bene quello studio, però, comunque, ci avete già fatto capire che la lettura, come insegna il vostro Ministro Sangiuliano, non è proprio il vostro forte , purtroppo è così. Comunque, se voleste dedicare un po' di tempo, da quelle pagine, voi scoprireste che dei 7.500 posti letto previsti entro la fine del 2022, annunciati, tra l'altro, dal vostro Ministro dell'Istruzione, i nuovi posti letto disponibili sono al massimo 4.350 e, di questi, il 75 per cento finanziati da privati. Sa cosa significa questo, Ministro? Significa che i privati sono liberi di destinare o meno queste stanze al diritto allo studio, tant'è vero che una camera singola si arriva a pagarla con cifre spropositate. Questo è grave. Io mi chiedo e le chiedo, Ministro: pensa davvero che sia questo il modo di lavorare seriamente per il Paese e il modo di lavorare seriamente per i nostri giovani? Non ci risponderà, perché lei è venuto qui soltanto ad autocompiacersi, senza alcuna umiltà. Abbiamo visto davvero un bel Narciso che si specchia continuamente nelle acque, che si complimenta con se stesso, però l'unica cosa che ci ha confermato oggi è che, in realtà, questi giovani dovranno dire addio alle vostre promesse di realizzazione di nuovi posti letto negli studentati. Altro che nuove promesse ! Purtroppo, state davvero mettendo a rischio la piena attuazione del Piano a causa della vostra arroganza, con cui private questo Parlamento del dialogo, del confronto e del dibattito - lo fate su tutti i provvedimenti -, però, di qui alla fine dell'anno, andrebbero spesi 31 miliardi di euro. E io mi chiedo: come pensate di fare se, in 8 mesi, siete riusciti a spenderne soltanto 2 sui 33 previsti? Di nuovo, scalerete tutte queste montagne.
DANIELA TORTO(M5S). Queste sono le risposte che noi ci aspettavamo, queste sono le risposte che dovevate ai cittadini italiani, eppure, per l'ennesima volta, noi dobbiamo essere qui a ricordarvi che quei soldi non sono vostri, quei soldi non sono di nessuno, se non degli italiani. E a chi grida che la nostra polemica è inutile, attenzione, ancora una volta, all'uso delle parole, perché la nostra critica non è altro che la voce del popolo, la voce dei giovani raccontata in quest'Aula, dei lavoratori poveri, degli ultimi, delle imprese che voi avete abbandonato ! Diciamo le cose come stanno. Fareste bene ad ascoltare di più e chiacchierare di meno, perché persino il Presidente della Repubblica Mattarella vi ha ricordato che un eventuale insuccesso di questo Piano sarebbe una sconfitta enorme per il Paese Italia, quell'Italia di cui voi vi definite “patrioti” e che, di fatto, invece, non riuscite neppure a rilanciare con le uniche risorse a vostra disposizione. Diciamolo, sono risorse che non avete ottenuto grazie al vostro merito - fosse per voi, che avete votato cinque volte contro il PNRR, sarebbero ancora lì nel cassetto -, però sono risorse che prendete dalla grande capacità di un uomo, Giuseppe Conte che, qualche anno fa, si sapeva davvero confrontare con l'Europa. È, purtroppo, una capacità che Giorgia Meloni si affanna a emulare, con scarsissimi risultati .
Ci avete annunciato, oggi, una rimodulazione del PNRR: ennesima farsa, diciamo la verità. Avete precisamente escluso dal PNRR progetti per un totale di 16 miliardi di euro, avete tagliato gli interventi contro il dissesto idrogeologico, nulla investito per i rischi alluvione e fate queste scelte in un momento, proprio in questo momento, in cui, da questo punto di vista, siamo di fronte a un'attualità drammatica . Avete tagliato i fondi ai comuni per i progetti di salvaguardia del territorio ed efficientamento energetico, avete detto “no” ai fondi destinati alla sanità territoriale, avete detto “no” al Sud, Ministro, proprio lei ! Vede, voi siete gli stessi che vanno nei territori a stringere le mani ai sindaci, perché noi vi vediamo, quelli che promettono loro sostegno, collaborazione.
Alla faccia, colleghi, alla faccia! Sulla sanità ad oggi è stato speso lo 0,5 per cento dei fondi a disposizione. Sapete cosa significa, in soldoni, per chi ci segue anche da casa? 80 milioni su 15 miliardi di euro disponibili. Ma come si fa? Davvero non si è imparato nulla dal periodo della pandemia, un periodo in cui tutti abbiamo toccato con mano la fragilità del sistema sanitario italiano. Come intendete, nel concreto, occuparvi della salute dei cittadini se togliete loro strutture, se togliete loro strumenti, se togliete loro personale medico ? Come salvate gli italiani?
Vado a concludere, Presidente, però voglio prima citare queste parole: bisogna contrastare il cambiamento climatico, la messa in sicurezza del territorio è la priorità del Governo. Sa, Ministro, di chi sono queste parole? Del suo collega Ministro Musumeci che, soltanto venerdì scorso, sedeva proprio sulla sedia che è lì accanto a lei e recitava questa parte del copione. Forse avevate dimenticato di strappare quella pagina perché, nelle stanze adiacenti, altroché rimodulare, lei tagliava a cuor leggero oltre un miliardo di euro su progetti per il dissesto idrogeologico, progetti di riqualificazione urbana e in favore delle rinnovabili . Per voi non esiste transizione ecologica. Con voi al Governo questi processi sono in grave pericolo e oggi ne abbiamo le prove. Ormai, colleghi, non solo viene a mancare il rispetto per la dignità della persona e del territorio, la verità è che qui cade tutto a pezzi.
DANIELA TORTO(M5S). Concludo. Presto faremo i conti con un futuro triste e buio, buio fitto, Presidente .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Angelo Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signor Presidente. Ministro Fitto, io l'ho ascoltata con molta attenzione e le vorrei chiedere una cortesia. Quando venite in Aula, per favore, assumetevi la responsabilità del fatto che voi governate questo Paese ed è troppo semplice, anche un po' pilatesco, pensare di dire: mah, guardate ai Governi precedenti. Anche perché, Ministro Fitto, le segnalo una cosa che non le sfuggirà: quasi per la maggioranza, nel Governo di cui lei fa parte ci sono forze politiche che hanno sostenuto il Governo Draghi, che hanno fatto il PNRR, quel PNRR nel cui merito oggi lei non è entrato per spiegarne le ragioni, tranne che per alcuni numeri e alcune questioni che adesso puntualmente le contesterò. La Lega, Forza Italia e Noi Moderati hanno fatto parte del Governo Draghi. Lei dice che c'è un problema di compatibilità con gli obiettivi europei e, ad esempio, ha citato il . Ebbene, mi può spiegare, Ministro Fitto, come il è incompatibile con le politiche sul dissesto idrogeologico? Ecco è assolutamente incredibile la sua affermazione di questa mattina, perché questa avviene nel momento in cui la Presidente Meloni fa un annuncio. La rimodulazione dei fondi sul PNRR ha tolto 15,9 miliardi di euro a settori strategici dal punto di vista della transizione ecologica, energetica, del dissesto idrogeologico. Questa rimodulazione è intervenuta ventiquattro ore prima che la Presidente Meloni, in un video fatto prima di partire per gli Stati Uniti d'America, preannunciasse, proprio a proposito degli eventi meteorologici estremi che dividevano l'Italia in due, i tornado e la grandine al Nord e il caldo estremo al Centro-Sud, senza mai riuscire a pronunciare la parola cambiamento climatico, che il Governo si sarebbe impegnato nella realizzazione di un grande piano strategico contro il dissesto idrogeologico, cioè parole, parole, parole. Infatti, il giorno seguente avete levato i soldi per il dissesto idrogeologico. Ecco, questo è un fatto che fa assolutamente riflettere e le spiego la ragione per la quale lei, oggi, in maniera interrogativa, pone una domanda al Parlamento, in questa Camera, dicendo: ma potevamo mantenere questi progetti? Da un lato, lei dice, perché tali progetti sono incompatibili con il . È assolutamente contraddittoria e veramente incredibile come affermazione, ma poi spostate questi soldi al RePowerEU, Ministro Fitto. Ora ci è chiaro - diciamolo agli italiani - perché è in corso questa operazione. Questa operazione nasce il 6 febbraio 2023 a Palazzo Chigi, con la cabina di regia, con lei e la Presidente Meloni insieme ad ENI, Enel e Snam, in cui voi avete deciso una strategia ben precisa dal punto di vista energetico. Lei oggi l'ha accennato brevemente. Qual è la strategia che voi avete in testa? Oggi ne costruite un tassello fondamentale demolendo un pezzo importante della transizione ecologica, eliminando questi 15,9 miliardi di euro e portandoli in parte - non tutti, perché alcuni non li potete portare, come quelli del dissesto – sul RePowerEU. Voi volete realizzare in Italia l' del gas, perché la vostra strategia è realizzare gasdotti e rigassificatori e utilizzare queste risorse attraverso la prima lettera del regolamento UE sul RePowerEU, dimenticando tutto il resto. Quell'elenco che lei ha fatto in precendenza in quest'Aula è un elenco quasi da distrazione di massa. Mi riferisco a quando lei ha parlato degli interventi sulla povertà energetica. Sulla povertà energetica tornerò, Ministro Fitto. In realtà, la vostra strategia, che, lo ripeto, inizia il 6 febbraio 2023 con la cabina di regia presieduta dalla Presidente Meloni, con lei, ENI, Enel e Snam, è quella di trasformare l'Italia in un del gas. Su questo le posizioni devono essere chiare. Voi volete continuare a far dipendere l'Italia dalle fonti fossili. Quando parlate di povertà energetica, però, perché non dite agli italiani la ragione per la quale il costo del gas continua ad essere basso - è a circa 26 euro a megawattora, mentre ad agosto scorso era a 320 - e le bollette energetiche continuano a essere alte? ENI alcuni giorni fa ha fatto un extraprofitto di 5 miliardi di euro solo per i primi 6 mesi. Ecco, è questa la strategia che avete in testa.
Voi parlate di Piano Mattei. Ministro Fitto, anche qui le chiedo una cortesia, in maniera molto garbata: per favore, non ci parlate sempre del Piano Mattei, se poi non ci fate vedere cos'è questo Piano Mattei. Per favore, Ministro! Non potete, questo non è un comizio, non è il luogo dove fate propaganda, questo è il luogo in cui ci dovete dire come volete fare questo Piano Mattei. Ce lo volete dire, sì o no? O è solamente l'elemento della propaganda allo scranno del Governo? Non può essere questo, perché voi governate l'Italia e avete il dovere di indicare cos'è questo Piano Mattei.
C'è poi un aspetto che lei non ha toccato minimamente, forse per il profondo imbarazzo che comporta questa vicenda: è la questione del . Voi riducete, nella lettera che avete inviato all'Unione europea, il dal 18,5 per cento al 15,8 per cento e motivate questa riduzione con una crisi di liquidità delle imprese. Questo significa una riduzione della lotta all'evasione. Vengono meno 15 miliardi di euro. Del resto, avete introdotto condoni in manovra, condoni fiscali. La Presidente Meloni parla della lotta all'evasione come “pizzo di Stato”. Salvini parla di pace fiscale. Del resto, questo è un problema molto serio. Non esitate a fare la guerra ai poveri, non alla povertà, e a schierarvi con chi inquina il clima, non pensando al futuro delle generazioni che verranno. Levate il reddito di cittadinanza con un ma regalate extraprofitti da decine di miliardi di euro alle energetiche. Siete il Governo dell'iniquità sociale e ambientale .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Piero De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Gentile signor Ministro, abbiamo ascoltato con grande attenzione, ancora una volta, le sue parole. È stato un discorso pieno di enfasi ma, ci perdonerà, noi non riusciamo a condividerlo e non comprendiamo neppure il suo entusiasmo e la sua soddisfazione. Nelle sue parole vediamo solo buio, Ministro Fitto, buio. Oggi lei doveva venire qui e chiedere innanzitutto scusa, chiedere scusa per i danni che state producendo con i ritardi che avete accumulato voi finora, non altri, chiedere scusa per le criticità finanziarie che state iniziando a creare al nostro Paese, come rileva anche il Fondo monetario internazionale, chiedere scusa per le tensioni che state scaricando su comuni e imprese a causa dei tagli annunciati. Ve lo ricordiamo, Ministro Fitto: avete parlato voi, nel vostro documento, a seguito della cabina di regia, di misure da eliminare e cancellare dal PNRR . Non lo abbiamo inventato noi o le opposizioni, l'avete scritto voi!
Siccome, in questi mesi, avete mostrato quasi una sorta di insofferenza antieuropeista alla gestione e all'attuazione del Piano, crediamo utile ricordare in premessa, davvero in breve sintesi, perché, oggi, abbiamo a disposizione le risorse del . Per una ragione molto semplice, Ministro Fitto, che è confermata dal vostro ritardo e dalla vostra incapacità di gestire questo Piano: perché al Governo, in Italia, non c'era la destra e non decidevate voi in Europa.
Fortunatamente, in Italia c'erano due Esecutivi che hanno lavorato con serietà e ai quali noi rivolgiamo un forte ringraziamento per il lavoro svolto: il Governo Conte, prima, e Draghi, poi . Dovreste ringraziarli anche voi, invece di fare scaricabarile su di loro per coprire le vostre inadempienze. E, allo stesso modo, in Europa e a Bruxelles, quando si è trattato di decidere, c'erano figure come la von der Leyen, come Paolo Gentiloni e come il compianto David Sassoli , che sono state decisive per costruire uno strumento che ha aperto le porte dell'Europa alla solidarietà.
Finora, avete fatto l'esatto opposto di quello che era necessario fare: avete creato un clima politico di sfiducia e tensione, passando mesi non ad attuare il Piano, ma ad annunciare di voler cambiare lo stesso, creando, già di per sé, un effetto annuncio devastante che ha paralizzato tante amministrazioni nazionali e locali. A questo caos politico, avete aggiunto, poi, errori tecnici gravi, che hanno paralizzato l'attuazione del Piano stesso, presi dalla vostra ossessione per l'accentramento dei poteri e per lo smantellamento dei controlli esterni. Avete perso più tempo a centralizzare la gestione delle risorse che ad accelerare la spesa delle risorse stesse, e le conseguenze sono evidenti.
Per evitare mistificazioni della realtà, vorremmo che si facesse un'operazione di verità, oggi, in quest'Aula, e diciamolo forte al Paese: ad oggi, la terza rata ancora non è stata pagata all'Italia Questa è la verità! Ancora non è arrivata nelle casse del nostro Paese, nonostante i vostri annunci. La vostra “annuncite” acuta si scontra contro la realtà. Questa è la verità. E manca ancora il parere o la decisione del Comitato economico-finanziario.
Per la quarta rata, avete bucato la del 30 giugno e, come abbiamo appreso, peraltro solo dalla stampa, sono 17, su 27, gli obiettivi ancora in alto mare, tanto che avete deciso di modificarne ben 11. Anche su questo, però, dobbiamo dire che la Commissione ancora non ha approvato le vostre richieste di modifica e il pagamento della quarta rata rischia di arrivare solo nel 2024!
Questa è la realtà dei fatti ed è bene chiarire che non ci sono fattori esterni che stanno provocando questi ritardi e inadempienze. Tutto è rimesso alla vostra inadeguatezza drammatica e i responsabili siete voi. Così come siete pienamente responsabili delle scelte che state facendo e delle modalità con le quali state operando, soprattutto nei confronti del Parlamento. Su questo punto, non siamo più disposti ad essere presi in giro. Lei, Ministro, non ha mai informato preventivamente il Parlamento - pur essendo venuto più volte in audizione alle Camere, qui, in quest'Aula - della volontà di modificare gli obiettivi della terza e della quarta rata: mai! Allo stesso modo, non avete ritenuto opportuno discutere con le Camere prima di decidere se rivoluzionare il Piano, modificando addirittura 144 progetti sui 349 che mancano fino al 2026. Ma è mai possibile che le Camere ricevano, il 27 luglio, le ipotesi di revisione complessiva del Piano, da approvare entro il 1° agosto? Questo è un modo inaccettabile di avere un confronto col Parlamento! È offensivo e mortificante per il Parlamento e per le Camere !
Voi avevate il dovere - non solo politico, ma anche giuridico, peraltro - di condividere pienamente con il Parlamento l'ipotesi di revisione del Piano, ancor prima di approvarla in cabina di regia, e di confrontarvi con il Parlamento per decidere quali progetti cancellare, quali mantenere e quali aggiungere, semmai anche facendo una valutazione di impatto sugli stessi.
Il PNRR, caro Ministro, non è proprietà privata di una forza politica o di un Esecutivo, è patrimonio dell'intero Paese! Dovete ricordarlo bene sempre ! Voi avete completamente bypassato le Camere e, oggi, vi presentate a comunicarci scelte già compiute, operate in modo pienamente discrezionale, che portano, peraltro, a riaprire i negoziati con la Commissione, con il rischio di accumulare ulteriori ritardi o con il rischio di non vedere neppure approvate le proposte che oggi ci state presentando.
Per questo, chiediamo due cose semplici. In primo luogo, siccome chiedete soluzioni e proposte, una proposta, noi, la abbiamo: per noi il Piano non va stravolto, bloccate questa ipotesi di revisione e tornate indietro. Siete ancora in tempo per evitare un danno drammatico al Paese !
E vi chiediamo, poi, serietà: il definanziamento - è scritto nel vostro documento - lo avete previsto, lo avete scritto e lo avete deciso voi. Per questo avete il dovere, oggi, di dire una cosa concreta: come pensate di garantire il pieno e completo rifinanziamento dei 16 miliardi di euro di progetti che oggi state cancellando, creando danni drammatici alle amministrazioni locali e alle imprese che hanno avviato già i progetti di intervento e di investimento.
Intendete farlo davvero? Con quali risorse? Avete il dovere di dirlo oggi, con chiarezza, al Parlamento, non domani o forse mai più, perché, i danni, li state creando oggi alle amministrazioni locali e alle imprese interessate. Ve lo diciamo con chiarezza: se pensate di recuperare i tagli che state operando al PNRR con fondi destinati alle politiche di coesione, rivolte prevalentemente al Sud, sappiate che saremo pronti a fare le barricate e ci opporremo con forza non a questo “errore”, ma a questo “orrore” politico !
Quei fondi, lo sapete bene, seguono regole, procedure e tempistiche differenti. Tanti di questi progetti rischiano di non essere finanziati con le risorse della Coesione e, comunque, sono fondi destinati già ad altri interventi, che voi a quel punto intenderete cancellare. È questa la vostra soluzione geniale alla decisione di definanziare questi progetti? Secondo noi no!
Ad oggi, è chiara solo una cosa: l'enorme mole di progetti che state cancellando e smantellando, interventi per 16 miliardi di euro, di cui 13 destinati agli enti locali per progetti di gestione del rischio alluvione e di riduzione del dissesto idrogeologico. Vi rendete conto del danno che state provocando? Con quale coraggio cancellate miliardi di euro per interventi di messa in sicurezza del territorio in un'Italia così fragile, in cui il 90 per cento dei comuni è a rischio idrogeologico? Con quale coraggio? Con quale coraggio bloccate interventi di riqualificazione urbana e piani urbani integrati, decisivi per recuperare aree importanti dei nostri comuni? E con quale coraggio, poi, tagliate i fondi della Missione 6 sulla salute, continuando ad accanirvi contro la sanità pubblica anche nel PNRR? Ma vi siete resi conto del risultato del vostro taglio? Oltre 500 strutture sanitarie, case e ospedali di comunità, già finanziati, rischiano di saltare per le vostre scelte scellerate e sbagliate! La sanità pubblica gratuita e universale va difesa e sostenuta con forza, non attaccata e smantellata, come state facendo, anche in questa revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza !
PIERO DE LUCA(PD-IDP). Da ultimo, contestiamo con forza - e mi avvio alla conclusione - la modifica del di riduzione dell'evasione fiscale. È una misura sconvolgente, che fornisce un segnale drammatico di resa e mette a rischio servizi essenziali, che le tasse e il recupero dell'evasione dovrebbero finanziare. La domanda che ci poniamo oggi, però, è un'altra: con quale coraggio, signor Ministro, gettate la spugna nella lotta all'evasione, nel momento in cui togliete l'ossigeno a oltre 160.000 famiglie che hanno saputo, con un sms, che non riceveranno più il reddito di cittadinanza ? Il vostro è un atteggiamento vergognoso: attaccare chi soffre e chi ha bisogno, e girare la testa contro gli evasori! Fermatevi e tornate indietro…
PIERO DE LUCA(PD-IDP). Chiudo. Questo è l'appello finale che ci sentiamo di rivolgervi: ascoltate il Parlamento, accantonate la propaganda e mettetevi alla stanga, come ha ricordato anche il Presidente della Repubblica. È in gioco il futuro dell'Italia e il destino dell'Europa: non potete consentirvi di bruciarlo !
PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Richetti ed altri n. 6-00043, Lupi, Foti, Molinari e Barelli n. 6-00044, Braga ed altri n. 6-00045, Zanella ed altri n. 6-00046 e Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047. I relativi testi sono in distribuzione .
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, che esprimerà, altresì, il parere sulle risoluzioni presentate.
RAFFAELE FITTO,. Grazie, Presidente. Innanzitutto, un ringraziamento a tutti i colleghi che sono intervenuti animando questo dibattito, perché ritengo che sia un utile confronto. Avrò l'occasione in questa replica di specificare meglio alcuni aspetti e anche di chiarire alcune questioni che non condividiamo, sia per il modo con il quale sono poste, sia anche per la tempistica con la quale sono riproposte, perché omettono anche passaggi precedenti che sono fondamentali. Penso che sia anche utile ricordare come nascono alcune scelte e alcuni provvedimenti, per poterli magari condividere nella soluzione, più che immaginare che scelte ipotizzate e decise precedentemente possano essere oggetto di una critica nei confronti di un Governo, che, invece, successivamente ha affrontato questa questione.
Innanzitutto, ringrazio il collega Colucci per il riferimento fatto e anche per il sostegno espresso, così come vorrei esprimere alcune valutazioni di merito nei confronti delle questioni sollevate dal collega Marattin, assolutamente utili come elemento di dibattito, partendo da una questione che è ritornata anche negli altri interventi: mi riferisco al tema della quarta rata.
Sinceramente non si può dire che la quarta rata è competenza o attuazione di questo Governo; noi sappiamo che gli obiettivi della quarta rata erano stati decisi precedentemente. Proprio sulla scorta e sull'esperienza della terza rata noi abbiamo lavorato per modificare gli obiettivi della quarta. Ho ascoltato poco fa parlare di “incertezza” sulla quarta rata, ma vorrei ricordare che venerdì scorso la Commissione europea ha approvato le modifiche che noi abbiamo presentato . Evidentemente continua a sfuggire a più di qualcuno questo ( - non a lei, evidentemente - che la Commissione europea ha approvato la terza rata e le modifiche collegate alla quarta rata nella seduta del 28 luglio. Basta leggere il comunicato stampa ufficiale della Commissione europea per evitare di raccontare inesattezze - .
Quindi, il tema delle riforme è un tema centrale - sono perfettamente d'accordo - e anche molto complesso perché evidentemente aver stabilito dei molto alti fa bene al Paese ed è un obiettivo da raggiungere, ma dobbiamo anche calarli nel contesto nel quale ci ritroviamo, soprattutto anche rispetto alle scelte di merito. Ebbene, per quanto riguarda le questioni collegate ai ritardi di pagamento, che è una questione decisiva e importante, confermo, collega Marattin, assolutamente la sensibilità del Governo su questo aspetto e mi permetto di ricordare che il punto relativo ai dati di pagamento l'abbiamo affrontato con una disposizione che prevede la rendicontazione normativa al 30 giugno del 2023. Per il conseguimento di questa noi abbiamo recentemente adottato una norma nel decreto-legge n. 13, quello della , che introduce nuove disposizioni in materia di riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni (articolo 4-) e questo, nell'ambito della relazione, è individuato nella sezione: giustificazioni riferite alla prima condizionalità dei e dei . La modifica che viene proposta non è un rinvio della riduzione dei termini, ma semplicemente un rinvio della verifica in relazione all'attivazione di un sistema di monitoraggio rafforzato, efficace ed evidentemente molto complesso. In tale contesto stiamo lavorando anche in sinergia con tutte le amministrazioni locali e con quelle centrali per riorganizzare i sistemi di pagamento in modo da rispettare i termini predisposti da questa legge. Chiaramente non è un argomento semplice, né c'è l'idea di un rinvio; come ho detto, c'è un intervento normativo che nel mese di febbraio abbiamo previsto nel decreto-legge, che va esattamente in questa direzione. Così come anche sul tema dell'evasione fiscale mi piace sottolineare che, nell'ambito del PNRR, si prevedono una serie di misure per incoraggiare l'adempimento degli obblighi fiscali e migliorare l'efficacia degli e dei controlli mirati. La e i previsti fino al 1° settembre 2023 sono stati raggiunti. Tra le prossime scadenze - potrei citare le diverse misure -, vi sono dei definiti in termini di risultato: la propensione all'evasione delle imposte deve essere inferiore rispetto al valore base del 2019 del 5 per cento nel 2023 e del 15 per cento nel 2024. Il contrasto all'evasione fiscale rappresenta un'assoluta priorità dell'azione del nostro Governo e non si può trascurare la circostanza che il comportamento dei contribuenti è influenzato anche da fattori esogeni, in modo particolare le condizioni macroeconomiche, che non possono non essere considerate in questo contesto e al di fuori del controllo delle autorità preposte all'efficiente gestione del sistema tributario. La congiuntura economica, con previsioni di crescita ridotta a livello nazionale ed europeo, richiede una valutazione realistica dell'obiettivo numerico e la richiesta che noi abbiamo messo in campo nasce dall'esigenza di aggiornare, d'intesa con la Commissione europea, su dati oggettivi, queste previsioni, in quanto appunto calcolata rispetto al 2019, che è un anno pre-COVID; quindi, ipotizzare un conteggio collegato al 2019 e non considerare il fatto che dopo ci sono stati degli anni complessi penso ci debba portare ad una valutazione oggettiva sulla necessità, nell'ambito di un confronto con la Commissione europea, di rideterminare questi aspetti. Detto questo, le posso confermare, non solo la volontà del Governo di ribadire questi concetti e questi obiettivi, ma anche che le sue considerazioni sono utili dal punto di vista del merito e quindi saranno oggetto di un confronto positivo perché ritengo che il tema lo meriti.
Allo stesso modo vorrei anche confermare che, in relazione alla proposta contenuta nel per quanto riguarda la transizione 5.0, che prevede 4 miliardi di euro per incentivi automatici finalizzati a sostenere la transizione digitale e delle imprese, questa misura tende ad assicurare la continuità operativa del Piano Industria 4.0, rafforzando al contempo la sostenibilità ambientale ed energetica delle imprese. In questo contesto, mi piace sottolineare che la fase di verifica di questa proposta, e quindi anche la composizione degli altri pezzi del ragionamento sui quali poi tornerò, rappresenterà un'occasione e un'opportunità per poter eventualmente anche implementare e integrare l'azione su questo punto perché lo riteniamo assolutamente prioritario nell'azione e - come giustamente lei ha ricordato -, nella risoluzione collegata alla riforma fiscale, il Governo ha ribadito la volontà di poter portare avanti questo aspetto.
In secondo luogo, mi corre l'obbligo di chiarire anche un altro aspetto che il collega Della Vedova - se non sbaglio - aveva sollevato, relativo alle riforme, al tema della concorrenza. Noi dobbiamo anche individuare alcune questioni che, nell'ambito della legge sulla concorrenza, non fanno parte della previsione perché capisco che possa essere un tema di dibattito, ma il tema dei balneari non è stato mai sollevato in questo contesto. La legge sulla concorrenza ha affrontato nodi molto importanti - penso al tema molto complesso dei servizi pubblici locali - ma, visto che mi invitava ad entrare nel merito della questione, anche tutte le questioni relative al piano della rete nazionale di trasmissione dell'energia elettrica. Potrei fare diversi altri esempi per dire che quello della legge sulla concorrenza è un tema centrale, che ci ha visto impegnati e vorrei sottolineare anche che la Commissione europea ha ufficialmente dichiarato su questo tema che questa riforma del nostro Governo – l'ho accennato nel mio intervento iniziale – rappresenta, non tanto e non solo, la riforma più complessa che il nostro Paese deve portare avanti, ma una delle riforme più complesse a livello europeo. Su questo tema c'è un tavolo di confronto annuale e che sarà aggiornato di volta in volta e che sta procedendo ritengo molto positivamente. In questo senso, vorrei garantire e assicurare che sul tema della giustizia civile e penale sono in via di definizione, a giorni, oltre 20 decreti che saranno adottati - alcuni sono già stati adottati da parte del Ministero - e non stiamo riducendo l'obiettivo, ma lo stiamo di fatto aggiornando anche in questo contesto, perché - come dicevo poc'anzi per la questione relativa ai ritardi di pagamento - voglio dire, anche su questo aspetto, che dobbiamo tener conto che molti degli obiettivi che ci siamo prefissati di raggiungere non corrispondono oggettivamente ad una statistica e ad una proiezione reale. Il nostro obiettivo oggi è quello di porre alla Commissione europea, in sede di revisione, queste criticità e condividere in via preventiva questo lavoro per evitare di mantenere un , previsto negli anni precedenti, che molto probabilmente non potrà, per ragioni oggettive, essere raggiunto. A me sembra che sia un approccio corretto e coerente con quello che stiamo mettendo in campo e sicuramente rappresenta un'opportunità utile e positiva per il nostro Governo e per il nostro Paese - perché poi questi sono obiettivi del nostro Paese - che può andare nella direzione di individuare, d'intesa con la Commissione europea, come ho detto, le soluzioni migliori e più adeguate.
In questo contesto, vorrei evidenziare alcuni aspetti che sono stati anche oggetto di critiche di carattere più generale. Con grande rispetto alla collega Torto, che ha ironizzato un po' anche su diversi profili - fa parte del dibattito parlamentare e va benissimo - però le vorrei ricordare che la critica più forte che lei ha rivolto al Governo riguarda gli studentati, i posti letto: non so qual è stata la sua valutazione però, siccome lei ha espresso un giudizio molto duro sulla scelta di un coinvolgimento dei privati su questo punto, le ricordo che la norma che ha previsto l'ingresso dei privati è stata adottata ad aprile del 2022 - non so come la pensasse lei in quel momento - e ad agosto del 2022 e dal precedente Governo -.
Penso sia importante ricordarlo, perché sinceramente stiamo lavorando per risolvere questa questione, ma diventa anche abbastanza complesso ragionare rispetto ad una logica che è quella di pensare di poter attribuire eventuali responsabilità, cosa che non abbiamo fatto, in questo dibattito. Glielo voglio sottolineare, perché è importante anche un altro aspetto. Lei ha citato alcune questioni oggetto di questo dibattito rispetto anche alla prospettiva del buio fitto. Le voglio accendere una luce, invece, venendole incontro, in modo che lei possa camminare bene per una strada giusta. Glielo voglio dire anche in riferimento ad alcune considerazioni che ho ascoltato.
La prima è quella collegata al grande merito di avere ottenuto le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questo è sinceramente qualcosa che non appartiene alla realtà dei fatti, perché … siamo qui, tranquilli. Basta ricordare i fatti. Quali sono i criteri che hanno consentito al nostro Paese di ottenere quelle risorse? I criteri sono tre: il numero di abitanti di ogni singolo Paese, la mancata crescita del PIL in funzione della crisi COVID, la mancanza di crescita dell'occupazione causata dalla crisi COVID. Sono questi i dati oggettivi, li trova nei regolamenti e nelle decisioni europee, non in quello che dico io.
Quindi, è molto semplice andare a verificare questo. Piuttosto, è necessario comprendere che per fare un numero grosso si è deciso di utilizzare al 100 per cento le risorse a debito messe a disposizione del nostro Paese, pari a 122 miliardi di euro. E lo voglio ricordare, perché, anche nella proposta iniziale che il Governo Conte ha messo in campo, quando ha trattato il PNRR, rispetto al tema dei progetti in essere - sul quale tornerò, anche se, devo dire la verità, questo dibattito non ci ha consegnato delle risposte sulle questioni di merito rispetto ai rischi dei progetti in essere, ma ci tornerò nel merito -, ha previsto un numero di progetti in essere molto ampio.
Voglio dare anche un ulteriore elemento, visto che si è parlato molto dei rischi che corre una parte del Paese, e, in modo particolare, il Sud, perché è bene ricordare che, in quel frangente, sono stati prelevati 15 miliardi del Fondo di sviluppo e coesione, che, com'è noto, è attribuito per l'80 per cento al Sud e il 20 per il Nord, e sono stati inseriti a finanziamento complessivo del PNRR. Non ricordo battaglie particolarmente intense a difesa del Mezzogiorno in quella stagione, quando tutto questo accadeva .
Così come mi piace ricordare che il finanziamento del Fondo per le opere indifferibili, cioè per l'aumento del costo delle materie prime, utilizzato per tutto il Paese, è stato finanziato con un taglio sul Fondo di sviluppo e coesione di 6 miliardi di euro. Anche questo è un fatto, e non ricordo in quel periodo le preoccupazioni che emergono questa mattina sui rischi eventuali futuri che correrebbe il Sud d'Italia rispetto all'azione di questo Governo.
Lo voglio dire, perché questo ci consente di valutare il lavoro che abbiamo messo in campo, anche rispetto alla necessità di non affossare i progetti, ma di farli vivere e mantenerli, come ricordava il collega Bagnai. Sono questioni sulle quali stiamo lavorando con una valutazione di merito, perché le questioni (IPAB!... arriverò a tutto, piano piano arriviamo a tutto, non c'è fretta.
Per quanto riguarda le questioni sollevate, mi riferisco per esempio ai temi collegati al REPowerEU, non voglio costruire su questo alcune polemiche, perché non penso sia utile farlo, solo ripristinare la realtà dei fatti. Per quanto riguarda la realtà dei fatti rispetto al tema del REPowerEU, lo dico al collega Bonelli, che ha spiegato che abbiamo messo in piedi un'azione per fare regali ad alcune società, come se le principali aziende di Stato fossero qualcosa di neutro rispetto all'azione del Governo e non fossero invece gli interlocutori principali con i quali rafforzare il sistema delle reti nel nostro Paese, nell'interesse del nostro Paese , mi piace ricordare che solo 3 miliardi di euro sono previsti per questo tipo di investimenti e che il resto del REPowerEU è previsto per un piano di investimenti e di incentivi per famiglie ed imprese.
Quindi, sostenere che stiamo facendo presunti regali non solo non corrisponde alla realtà dei fatti, ma indica in modo molto chiaro una strategia precisa. Infatti, per fare un esempio, lo dico al collega Morassut, rafforzare, raddoppiando, la linea adriatica serve a evitare che, in caso di blocco dell'unica rete, l'Italia resti spezzata in due, questo è il rischio vero. Il finanziamento che diamo in quella direzione va nel rafforzamento della rete. È un fatto utile, positivo. Mi sarei aspettato un giudizio positivo, non una critica rispetto a questo tipo di proposta, che va esattamente nella direzione opposta delle critiche.
Basta leggere il REPowerEU per trovare le questioni alle quali ho fatto riferimento. Lo voglio dire anche e soprattutto perché il tema dell'ecobonus che noi immaginiamo non punta solo alle famiglie meno abbienti, che chiaramente rappresentano una priorità, ma anche ai giovani e ai grandi condomini, collega Morassut, non si preoccupi, lo vedrà nella fase di attuazione. Quindi, non soldi a pioggia, com'è stato fatto precedentemente, con gravi rischi e problemi per le casse dello Stato, ma risorse mirate a chi realmente ha bisogno di utilizzare un sostegno da parte del Governo, perché ne ha realmente una necessità !
E per quanto riguarda, invece, il tema al quale si è fatto riferimento da più parti, collegato alle questioni del Sud, e quindi anche delle coperture rispetto ai temi di cui stiamo parlando, lo diceva il collega D'Attis, lo hanno richiamato anche altri colleghi, lo diceva anche adesso il collega De Luca, anche qui vorrei ripristinare un po' di dati oggettivi, perché, quando parliamo del Fondo di sviluppo e coesione, parliamo di risorse nazionali, che sono attribuite, come dicevo prima, per l'80 per cento al Sud e per il 20 al Centronord.
Ebbene, come ho ricordato con i due episodi collegati al finanziamento del PNRR, 15,6 miliardi di euro, e al Fondo per le opere indifferibili, oltre 6 miliardi di euro, vorrei ricordare che in questa fase stiamo costruendo un percorso importante con le regioni per arrivare alla seguente situazione, che è quella di definire come utilizzare queste risorse. Qui subentra una considerazione oggettiva, che è relativa alla programmazione 2014-2020. Possiamo discutere quanto vogliamo, ma, in Conferenza Stato-regioni, abbiamo definito un percorso con tutte le regioni che ha dato vita a dei tavoli tematici, che hanno portato ad un incontro con ogni singola regione, che sono in corso.
Quindi, il Ministero, con ogni singola regione, sta andando a verificare lo stato di attuazione delle risorse relative al periodo 2014-2020, perché, se quelle risorse hanno una percentuale di spesa molto bassa, bisogna porsi il problema di quali correttivi mettere in campo, per evitare - vengo al tema del dissesto idrogeologico - di avere una serie di interventi che, come ho detto prima, dal 2010 compaiono nella programmazione . Il nostro obiettivo è evitare che gli interventi nominalistici girino per tutte le programmazioni, e mettere un punto fermo e finalmente realizzare questi interventi .
Questo è l'obiettivo che noi ci poniamo, e ce lo stiamo ponendo anche in riferimento alle questioni collegate al dissesto idrogeologico e ai temi del PNRR, perché è evidente che, se prendiamo progetti che sono fermi da anni e sono progetti in essere precedenti al PNRR e li inseriamo all'interno del PNRR, è altissima - per usare un eufemismo - la percentuale di rischio che quelle risorse non verranno realizzate. Basta vedere le percentuali di spesa di queste risorse su tutte le altre programmazioni per rendersi conto dei riferimenti e delle ragioni che sono alla base di questa proposta.
E, siccome definiremo con il sistema delle regioni e con le amministrazioni centrali tre questioni, veniamo alle risposte su come si finanziano gli interventi. Noi abbiamo la programmazione 2014-2020 che, a qualche mese fa, su 126 miliardi di euro aveva il 34 per cento di risorse spese: dati della Ragioneria generale dello Stato, non dati personali di qualcuno. Dobbiamo capire come si completa quella programmazione, qual è la percentuale di spesa, quanti di quegli interventi, che risultano finanziati all'interno della programmazione 2014-2020, sono contemporaneamente inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.
E dobbiamo, al tempo stesso, capire qual è la situazione sulla programmazione del 2021-2027, che si articola su due livelli. Il primo è quello del Fondo di sviluppo e coesione, per il quale stiamo predisponendo, all'interno del CIPESS, una delibera con la quale inizieremo l'imputazione delle risorse per ogni singola regione.
Andando incontro alle richieste delle regioni, stiamo predisponendo la possibilità di cofinanziare i programmi della Coesione per consentire alle regioni di attivare questi programmi. Questo lo stiamo facendo anche sulla seconda parte, quella delle politiche di coesione, cioè delle risorse europee 2021-2027. Parliamo di 43 miliardi di euro aggiuntivi di risorse europee. Quando parliamo dell'FSC e della Coesione parliamo di diversi programmi, tanto nazionali quanto regionali e, all'interno dei diversi programmi nazionali e regionali, della verifica complessiva e del confronto con la Commissione europea sull'utilizzo o meno e, quindi, sullo spostamento e definanziamento dal PNRR degli interventi - non in generale - e potremo, contemporaneamente a quella fase, spostare su altre fonti di finanziamento, d'intesa con le amministrazioni centrali e con le amministrazioni periferiche.
Tutto questo, lo voglio dire in modo ancora una volta netto e chiaro, non comporta alcun definanziamento dell'intervento. Gli interventi andranno avanti regolarmente, così come previsto , perché la scelta eventuale produrrà effetti solo quando la proposta di modifica del PNRR sarà approvata dalla Commissione europea e contemporaneamente, insieme al Ministero dell'Economia e delle finanze, troveremo la collocazione nel raccordo con i programmi della Coesione e del Fondo per lo sviluppo e la coesione ai quali ho fatto riferimento quanto alle cifre complessive e generali e alla ripartizione nazionale e regionale e nel merito dei quali poi entreremo, andando a leggere esattamente i programmi sui quali noi stiamo, oggi, dando un'indicazione di criticità che è oggettiva. Non ho ascoltato una sola critica di merito rispetto alle questioni delle misure indicate, se non: volete definanziare il dissesto idrogeologico. È falso, vogliamo finalmente realizzare gli interventi per il dissesto idrogeologico .
Così come, lo voglio dire anche al collega Morassut, si continua a ripetere il tema degli asili. Voglio essere ancora più chiaro: gli asili erano oggetto di un bando che è stato più volte riaperto precedentemente, non dal nostro Governo. Questo bando ha comportato un ritardo, rispetto al termine del 30 giugno, nell'assegnazione dei lavori. Il lavoro che abbiamo messo in campo con la Commissione europea è stato quello di modificare uno degli obiettivi per poter, modificando un obiettivo intermedio, garantire il finale. Siccome ci sono una lettura ed una interpretazione - le interpretazioni che vogliamo chiarire da adesso - che prevedono, per quanto riguarda il tema degli asili, l'impossibilità di considerare quali nuovi posti quelli derivanti da un finanziamento che demolisca e ricostruisca un asilo, abbiamo messo in campo in questa proposta 900 milioni di euro aggiuntivi per completare il finale degli asili . Questo è un fatto, non sono opinioni.
Lo voglio dire anche perché, sinceramente, quelle su cui ci stiamo interrogando sono questioni sulle quali io ritengo che sia fondamentale recuperare un tema, quello della chiarezza, anche su altri aspetti. Dov'è scritto che noi definanziamo e tagliamo la sanità? C'è scritto che, sulla base di un lavoro tecnico, collegato all'aumento del costo delle materie prime, le risorse previste per quel tipo di case di comunità e di ospedali, per quel numero, non sono sufficienti. Ecco perché individuiamo, all'interno dell'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 sull'edilizia sanitaria, dove ci sono ancora, dopo molti anni, 14 miliardi di euro non utilizzati; recuperiamo risorse finalizzate a coprire questa differenza per garantire complessivamente l'intera realizzazione di quelle risorse.
Potrei dire molto di più su questo tema, ma penso che lo faremo anche in fase di discussione successivamente. Penso sia importante chiarire questi aspetti, perché alcune volte credo ci sia un dibattito che va in una direzione diversa rispetto ai fatti, che ci sia il tentativo di parlare male perché vogliamo necessariamente dire che così è, che c'è il rischio che il Governo non sia all'altezza.
Anche qui, voglio spendere con chiarezza una parola. Lo diceva il collega Maerna e lo voglio recuperare: qui si sta giocando anche e soprattutto, piaccia o non piaccia, la grande credibilità internazionale che il Presidente del Consiglio ha messo in campo con il suo Governo in questi mesi . Questo è un dato di fatto oggettivo che emerge in modo molto chiaro e che rappresenta, per quanto ci riguarda, uno degli elementi fondamentali sui quali stiamo poggiando la nostra strategia e il nostro lavoro. Anche questo è un fatto.
Cari colleghi, permettete anche a me di citare, come avete fatto, il Presidente Mattarella. Io vi invito a leggere anche complessivamente le dichiarazioni del Presidente Mattarella, alle quali noi facciamo riferimento con grandissimo spirito di rispetto istituzionale. Ebbene, in una delle sue ultime dichiarazioni il Presidente Mattarella ha detto con chiarezza, quando ha fatto il richiamo degasperiano, di metterci alla stanga. Questo richiamo lo ha fatto a tutti, l'ha fatto al Governo - lo ha citato - e l'ha fatto alle opposizioni, alle parti sociali e alle organizzazioni di categoria, l'ha fatto al Paese. Ecco, noi lavoreremo con questo spirito, proprio nel solco del messaggio del Presidente Mattarella e lo faremo con senso di responsabilità, sapendo che questa non è una partita solo del nostro Governo, ma è la partita del nostro Paese .
PRESIDENTE. Ministro Fitto, le ricordo i pareri sulle risoluzioni.
RAFFAELE FITTO,. Sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00043 il parere è contrario. Sulla risoluzione Lupi, Foti, Molinari e Barelli n. 6-00044 il parere è favorevole. Sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00045 il parere è contrario. Sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00046 il parere è contrario. Sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047 il parere è contrario.
Il parere è favorevole sulla risoluzione dei maggioranza.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, all'inizio di questa replica il tono era un po' cambiato. Però, poi, ha terminato con questo richiamo così enfatico al fatto che l'autorevolezza internazionale del Presidente Meloni curerà ogni male del Paese. Lei sa benissimo che non è così e forse in questa sede questo richiamo così enfatico non ci stava per nulla, come non ci sta per nulla la polemica, di nuovo, con le opposizioni su cui lei ha insistito anche in questa replica. Glielo ripeto, signor Ministro Fitto, lei è stato eletto in un partito che era all'opposizione nella precedente legislatura e la Premier, di cui lei ha tessuto le lodi per il riconoscimento nell'orbe terracqueo, ha fatto un'opposizione a confronto della quale quella di queste opposizioni nei confronti del PNRR, signor Ministro Fitto, è all'acqua di rose e lei è venuto a farci la requisitoria, l'arringa difensiva del Governo. Non va bene. Lo ripeto, non va bene.
Il PNRR, il , è un obiettivo per l'Europa che va perseguito con risultati positivi per il futuro delle generazioni di europei e di italiani. Questo è un dato assodato, è assodato per chi il PNRR l'ha sostenuto e l'ha votato al Parlamento europeo, a differenza di Fratelli d'Italia. Quindi, è inutile usare una chiave polemica su questi toni, così com'è inutile dire: la Commissione ci ha dato ragione. La Commissione non è costituita dai burocrati di Bruxelles a cui ancora l'anno scorso, nel comizio con Vox, la Presidente Meloni rinfacciava i mali dell'Europa, ma da funzionari e politici, come nel caso di Gentiloni e degli altri Commissari che sono al servizio di questo progetto e che vogliono che l'Italia ce la faccia. Però, lei è stato - mi permetta - reticente anche in questa replica. Il tema del definanziamento totale, poteva essere argomentato anche meglio, sui tempi, eccetera. Va bene, però lei su questi progetti che riguardano comuni importanti, con investimenti importanti, ha ribadito: non preoccupatevi, tanto per il momento questa è solo una proposta e i fondi non c'è bisogno di sostituirli, poi, in qualche modo, li sostituiremo.
Signor Ministro Fitto, bisognava arrivare un po' più preparati su questo tema. Idem sulla questione del dissesto idrogeologico. Lei dice che erano progetti che non sarebbero terminati entro il 2026 e, quindi, abbiamo dovuto togliergli. Io le do fiducia su questo, però bisognava arrivare e spiegare oggi. Siete al Governo da 10 mesi ormai. Ne abbiamo parlato ripetutamente, chiedendo a lei, Ministro, dati più concreti. Oggi bisognava arrivare con le proposte di sostituzione dei definanziamenti sulla sanità, sul dissesto idrogeologico e sui progetti per i comuni. Queste risposte, purtroppo, oggi non sono arrivate. Vi preparate a una legge di bilancio - e lei lo sa benissimo - che sarà complicatissima. Quindi, questi miliardi, che oggi vengono tolti dai fondi PNRR, non ci saranno e lei lo sa benissimo, perché i fondi di coesione non copriranno tutti i definanziamenti e, quindi, su questo bisognava mettere delle parole chiare che non ci sono state. Per questo non voteremo la mozione di maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franco Manes. Ne ha facoltà.
FRANCO MANES(MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Ministro, abbiamo ascoltato con grande attenzione il suo intervento, la descrizione dello stato di fatto del PNRR, e la conseguente proposta di rimodulazione ci preoccupa. Aver appreso che nell'ambito della rimodulazione dei finanziamenti si è prevista la necessità di spostare importanti somme già stanziate con il capitolo REPower ci sorprende, soprattutto perché riteniamo, in alcuni casi, che gran parte delle somme previste in questi spostamenti siano di fatto in parte già spese o impegnate dai comuni e dalle regioni. Capiamo, signor Ministro, la necessità di rivedere strategie e ripartizioni nell'ottica di raggiungere gli obiettivi, ma siamo convinti che l'attuazione del Piano è innanzitutto una sfida del sistema Italia e di ogni cittadino, prima ancora che un obiettivo di questo Governo, e facciamo nostre le parole espresse dal Presidente Mattarella: “Dobbiamo tener conto tutti di non esserne estranei, ma di esserne responsabili certamente in misure diverse”. È con questa responsabilità che, come rappresentante di Minoranze Linguistiche, le evidenzio che tali rimodulazioni sembrano rischiare di far naufragare una serie di interventi strategici per le regioni, le province autonome e i comuni. Si segnala come le diverse macro-categorie, di proposte di modifica, di differimento della scadenza, di rimodulazione quantitativa dei di modifica della descrizione del CID o degli OA, e potenziamento delle risorse finanziarie del Piano, siano non sempre qualificate e quantificate. Ciò determina notevoli difficoltà, tanto a livello di formulazione di proposte di revisione quanto a livello di richiesta di chiarimento. Su un intervento, però, personalmente voglio soffermarmi, che è un intervento strategico per il comune di Aosta. Il comune di Aosta, nell'ambito del PNRR, ha ottenuto il contributo per la riqualificazione del quartiere Dora della zona periferica a Est di Aosta (missione 5, componente 2 dell'investimento, 2.1 del subinvestimento). Al fine di rispettare i termini stringenti posti per l'aggiudicazione dei lavori, il comune ha avviato e concluso, nel rispetto delle disposizioni legislative contenute nelle varie norme, rispettando i principi e gli obblighi in materia di PNRR, le procedure di gara espletate a tutti i livelli previsti. Si tratta di un progetto articolato di riqualificazione e rigenerazione di un quartiere vivo e importante per il nostro capoluogo di regione costituito da 4 interventi tra loro connessi, il cui inizio dei lavori è già previsto tra circa un mese. Un iter non facile ma su cui l'amministrazione comunale ha creduto, portandolo a conclusione e rispettando alla lettera le disposizioni stabilite per la misura finanziaria. Un intervento di rigenerazione urbana, talmente auspicato dalla cittadinanza aostana e dall'amministrazione comunale, che ha visto il comune integrare, con fondi propri, la somma messa a disposizione dal Piano nazionale di quasi un ulteriore 20 per cento. Appare, pertanto, evidente che, se non ci sarà garanzia di finanziamento immediata, il comune si potrebbe trovare nella necessità di interrompere la procedura e i lavori. Una garanzia di finanziamento che per questo progetto si attesta - obblighi contrattuali - a circa 10,2 milioni di euro, oltre IVA, e crediamo proprio che diventi impossibile per un ente locale, a causa dei suoi meccanismi amministrativi e finanziari che lei ben conosce, immaginare di sperare solo in un nuovo finanziamento, che, allo stato attuale delle cose, non è affatto scontato e automatico, anche se - ed è giusto dirlo - in varie sedi, signor Ministro, lei ha dato assicurazione al sistema degli enti locali per queste rimodulazioni del Piano. Capiamo le difficoltà e le necessità di riprogrammare il Piano nazionale di ripresa e resilienza con il REPower, ma questo non può avvenire a scapito dei comuni, dei loro cittadini e sulla pelle dei sindaci, che in alcuni casi si potrebbero trovare con scoperture finanziarie importanti che li traghetterebbero verso il dissesto finanziario o ad adempiere in tempi celeri attività amministrative impossibili.
Siamo sicuri, signor Ministro, che questa non è la volontà di nessuno, ma urgono chiarimenti puntuali e immediati con le regioni e i sindaci, convinti che il Governo e il suo Dicastero non vogliano definanziare gli impegni già presi e approvati, come per il caso della mia città o per altri interventi che riguardano i nostri territori di riferimento. Ci chiediamo, quindi, se e in quale misura la rimodulazione dei fondi influenzerà l'iter in corso, evidentemente in fase avanzata di realizzazione. Vede, signor Ministro, qui non si tratta - e concludo - di visioni ideologiche diverse o di scontro politico. Siamo consapevoli che in questa Assise i nostri territori hanno dei numeri limitati, ma da parte nostra la serietà e l'onestà intellettuale con la quale la portiamo a conoscenza di queste problematiche è di evidenziare solo come queste tematiche siano di vitale importanza per la Valle d'Aosta e per la provincia autonoma di Bolzano. Pertanto, per le ragioni esposte e nonostante i nostri dubbi su alcuni punti, riteniamo, comunque, che il provvedimento, nel suo complesso, possa essere condivisibile in parte, ritenendo, però, urgente un confronto e un coinvolgimento serio con la regione e la provincia sul documento, anche al fine di assicurare un allineamento e una coerenza con le progettualità e le programmazioni regionali e comunali in atto. Confidando, comunque, che quanto da lei detto oggi qui alla Camera circa la garanzia del Governo che i finanziamenti e, quindi, l'esecuzione degli interventi programmati troveranno attuazione, la componente Minoranze Linguistiche del gruppo Misto si asterrà sul voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, ci stupisce sempre nel dibattito pubblico e politico - e ancora oggi ne abbiamo avuto una testimonianza nella normale e fisiologica dialettica tra maggioranza e opposizione e nel dialogo col Governo - la dimenticanza di un fattore decisivo in ogni azione politica che voglia raggiungere gli obiettivi che si propone. Ogni azione politica ha degli obiettivi e lo scopo di ogni azione politica è quello di raggiungerli con efficacia. Però, c'è un piccolo particolare con cui bisogna fare i conti: si chiama fattore tempo. È inutile citare Salomone 2.300 anni fa, che diceva che per ogni cosa c'è il suo tempo. Basta semplicemente ricordare oggi - e il Governo Conte lo ha sottoscritto e ne era cosciente e poi i Governi Draghi e Meloni - che quello di cui stiamo discutendo ha un primo enorme fattore, cioè dobbiamo fare i conti con il fattore tempo ed è scritto nero su bianco: entro il 2026. Dunque, avendo accettato delle regole e avendo scommesso sulle risorse che abbiamo preso dall'Europa, abbiamo definito, bene o male, la nostra critica, quella del gruppo di Noi Moderati, al Governo Draghi, nel dialogo con il Ministro Franco, che era: attenzione, perché c'è un difetto di fondo in questo PNRR. Siccome avevamo l'opportunità e l'occasione di prendere queste risorse, abbiamo fatto bene a prenderle tutte e ne godremo i vantaggi in questi 3 anni, a fronte anche di una possibile frenata dell'economia. Però, attenzione, perché c'è il rischio che, pur di prendere tutti i soldi, si prendano da tutti i Ministeri i progetti che sono nel cassetto e si presentano tanto per spendere. Poco alla volta vediamo che questo modello non ha efficacia, anzi con il fattore tempo rischia di essere messo in discussione. Stupisce che questa dimenticanza - lo dico anche agli amici e colleghi dell'opposizione - appartenga a quelli che noi dovremmo essere, cioè professionisti della politica che alla stesura di questo piano hanno concorso e abbiamo concorso. Questo è l'altro elemento fondamentale di quello di cui stiamo discutendo e che oggi il Ministro Fitto si trova a dover gestire la responsabilità in una continuità politica, amministrativa e di credibilità. Dunque, ha fatto bene il Ministro Fitto a ricordare che è in gioco la credibilità dell'Italia e non solo quella del Presidente del Consiglio Meloni, che è il rappresentante a livello internazionale ed è la sintesi del nostro Paese, ma, appunto, la credibilità di tutta l'Italia.
Allora, non vorrei fare un paragone - prima il collega Bagnai ha fatto il paragone del pennello grande, grande pennello - ma il Ministro Fitto, signor Presidente, è un grande esperto calcistico e si ricorda che un grande campione da lui stimato, come da tutti noi, diceva che il miglior giocatore del mondo non è in allenamento, ma deve fare gol nei 90 minuti in cui si gioca, altrimenti, se lo fa dopo i 90 minuti in cui si gioca, è il miglior giocatore del mondo, ma non serve assolutamente a nulla.
Perché tutta questa lunga premessa? Perché il Piano nazionale di ripresa e resilienza, con i 191 miliardi che sono stati dati al nostro Paese, articolati in 10 rate, entro il 30 di giugno, ci costringe proprio a fare questo ragionamento.
Mi sembra che la discussione che stiamo facendo, che si è sviluppata in questi giorni e in questi mesi, perda esattamente uno dei contenuti fondamentali di chi fa politica e di chi viene chiamato a governare il Paese: saggezza e concretezza. Lo ha spiegato bene il Ministro Fitto e anche le discussioni tra maggioranza e opposizione non colgono questa occasione. Non è il problema di dire va bene una cosa o va bene l'altra: il primo compito di un buon amministratore, dell'amministratore delegato di un'azienda, del padre di famiglia e, ancora di più, di chi fa politica e rappresenta gli interessi del Paese, che prende 193 miliardi e li deve spendere bene, è di monitorare, di verificare se quello che abbiamo scritto prima - non dopo - lo possiamo realizzare. Per un unico motivo: perché chiunque ha amministrato e chiunque si siede in questi banchi, giovane o meno giovane, sa che è troppo facile dire realizzeremo, faremo, tanto mancheranno tre anni, perché, quando arriveremo alla fine del 2026 e non avremo realizzato quegli obiettivi o non li avremo messi a terra per criticità, per questioni, eccetera, non potremo dire che l'avevamo detto o che è colpa di qualcuno o di qualcun altro, avremo perso la grande opportunità ed occasione di costruire l'Italia del futuro. Per questo ha fatto bene in questi mesi, che non sono persi, sono mesi utili a verificare lo stato di avanzamento, quali criticità c'erano, quali revisioni potevano essere fatte. Questo è il tema di cui abbiamo discusso.
E anche la passione con cui il Ministro Fitto ha risposto ai colleghi non è per un amore di polemica - lo dice che ha fatto il Ministro -, ma per spiegare fino in fondo che è necessario seguire questa strada, tutti gli obiettivi, che, prima, il Governo Conte - maggioranza giallo-rossa -, poi il Governo Draghi - unità nazionale meno qualcuno - e, oggi, il Governo di centrodestra Meloni, hanno: cogliere questa opportunità per decidere i progetti strategici - non solo quelli presi nel cassetto -, realizzarli e trovarci ad aver consegnato un Paese migliore ai nostri cittadini, ai nostri figli e ai nostri nipoti. Questo è il punto. Ministro, vada avanti, perché io mi sono trovato nella sua stessa situazione nel 2013 - così faccio un esempio sul definanziamento -, che è polemica inutile. Avevamo delle risorse stanziate per la realizzazione del Terzo valico, nel 2013; nel 2013 non avevamo risorse, l'Italia era commissariata. Il Ministro delle Infrastrutture di allora era il sottoscritto. Il Terzo valico poteva partire? No, sarebbe partito un anno, due anni dopo. Era fondamentale? Assolutamente sì, ci credevamo, ci crediamo, tant'è che lo stiamo realizzando, ma la scelta che abbiamo fatto era di utilizzare quelle risorse per spenderle per le cose che, nel 2013 e nel 2014, si potevano fare. Polemica: avete definanziato il Terzo valico. No, un anno dopo lo abbiamo rifinanziato e oggi si realizza. Dove sta la verifica? Esattamente sul fattore tempo e sulla realizzazione. Saggezza e concretezza.
Non è un grande discorso di dichiarazione di voto e politica quello che sto facendo, ma è il cuore della vicenda di cui stiamo discutendo. Poi ci confronteremo ed entreremo nel merito se le modifiche che abbiamo fatto, ispirate da questo lavoro che è stato fatto ed è stato lungo, nel confronto continuo con l'Europa, sono modifiche corrette, raggiungono gli obiettivi che non sono stati modificati e che ci permettono di utilizzare appieno le risorse che ci sono state date.
Una delle polemiche che a cui abbiamo assistito è quella del potenziamento del capitolo dedicato all'energia. Anche qui, questa è una discussione a cui abbiamo assistito solo tre, quattro mesi fa. Si chiedeva, da maggioranza e opposizione, al Governo di dialogare con la Commissione europea proprio per potenziare di più il capitolo dedicato all'energia. Per questo l'abbiamo condiviso e condividiamo che sia stato potenziato ed inserito. Ma non era uno degli obiettivi che ci si poneva? Leggo il REPowerEU, perché, poi, alla fine, forse, un minimo di conoscenza ci può aiutare a capire come dovremmo dedicare la nostra attenzione su altri capitoli e non su altro. Ebbene, l'Unione europea diceva che il REPowerEU è funzionale ad ottimizzare la complementarietà, la coerenza e la coesione delle strategie e delle azioni intraprese dall'Unione e dagli Stati membri per promuovere l'indipendenza, la sicurezza e la sostenibilità dell'approvvigionamento energetico dell'Unione.
Non è quello che abbiamo fatto? Non è quello che si chiedeva? Non è quello di darci una priorità da realizzare concretamente nei prossimi tre anni? Sono sotto gli occhi di tutti gli eventi geopolitici su cui abbiamo continuato a discutere e a confrontarci e con cui, ancora oggi, dobbiamo fare i conti - penso alle discussioni di oggi circa l'aumento dei prezzi dell'energia -, così com'è evidente che una ripresa efficace, sostenibile ed inclusiva sia indispensabile per la sicurezza e l'indipendenza energetica dell'Unione, ma anche dell'Italia.
Quindi, perché concordiamo con il Ministro Fitto e con il Governo per l'azione che è stata fatta? Perché esattamente si è seguita la strada della realizzazione, della concretezza, della saggezza, legata alla decisività strategica del rafforzamento dell'autonomia, non solo energetica del nostro Paese, ma di tutte le altre grandi priorità e i grandi pilastri che abbiamo posto.
Mi permetta una postilla finale, non secondaria, l'ha citata con forza e anche passione il collega Colucci nel suo intervento in discussione generale.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Abbiamo parlato in tutti questi anni e in questi tempi - sì, concludo, signor Presidente -, di calo demografico che affligge il nostro Paese e uno dei cuori del tema è sempre stata la discussione di permettere la conciliazione lavoro-famiglia, che i comuni possono dare la disponibilità a rispondere concretamente a uno dei problemi drammatici che abbiamo, come l'offerta di asili nido nei nostri comuni. Il collega Colucci ha fatto l'esempio del comune di Milano: sono in lista d'attesa 3.800 domande di mamme che devono dare i propri bambini all'asilo nido per poter andare a lavorare, e la risposta è qualche centinaia di posti. Allora, aver capito quali fossero le criticità e aver messo 900 milioni in più, al di là delle polemiche che possiamo fare con il sindaco Sala, perché è incredibile che il comune di Milano abbia utilizzato solo un progetto per 5 milioni, invece di dare risposte concrete, in un'alleanza, come ha chiesto il Presidente della Repubblica, è stato un segnale importante oppure no?
PRESIDENTE. Deve concludere, ha esaurito il suo tempo.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Per questo motivo, Noi Moderati voterà convintamente a favore della mozione presentata dalla maggioranza, convintamente chiede al Presidente del Consiglio, al Governo e a lei, Ministro Fitto, di andare avanti in questo modo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Presidente, Ministro, oggi direi che è tutto più chiaro, cristallino. Dopo le lagnanze, le accuse scomposte, i ritardi accumulati senza alcun chiarimento, le modifiche della arriva finalmente la revisione del PNRR ed è una revisione, Ministro Fitto, che parla di voi, di ciò che avevate in mente fin dall'inizio: affossare il PNRR come strumento per contrastare la crisi climatica e la crisi sociale che affliggono il Paese. Nessuna idea - io non ne ho sentita mezza - per come salvare il sistema sanitario nazionale, come se la pandemia non avesse avuto luogo, come se non ci fosse mai stata. Non una parola, e non lo dico io, lo dicono due interventi del Ministro. I governatori dei vostri partiti vi chiedono in ginocchio di smetterla con il negazionismo climatico, gli italiani vi segnalano sommessamente che vogliono un salario minimo, ma voi andate dritti, anzi, mandate un ai più poveri per dirgli che il reddito di cittadinanza è finito.
Ecco, usare il Piano per metà come uno svuotacassetti per progetti vecchi e impolverati e proseguire con una delega alle aziende partecipate ENI, Snam Enel, che investono e ne beneficiano al posto appunto dello Stato, e poi dare il colpo finale, rinunciando a missioni che non sono le vostre. Ministro, silenzio ho sentito, solo parole contro l'opposizione. Vi dico un tema di cui il Ministro, non si sa come mai, non ha parlato: contrastare l'evasione fiscale, per esempio. Tra gli obiettivi cancellati vi è la riduzione di 2,7 punti del per arrivare al 15,8 per cento; se ne vanno così, Presidente, tra i 10 e i 15 miliardi di tasse; tredici condoni nella manovra finanziaria, una delega fiscale farcita di sanatorie, concordati preventivi, adempimenti collaborativi, ma non vi basta mai. Che ne saranno di 100 miliardi di tasse non riscosse l'anno; è una sola delle 144 modifiche su 349 obiettivi, silenzio; 144 maniere per dire chi siete; ecco, una destra ultra permissiva e ultra liberale solo nei confronti di chi ha privilegi, ottenuti più o meno regolarmente: balneari, elusori, evasori, colossi energetici. Questo è il Governo che ha rinunciato a recuperare i miliardi degli extraprofitti, non ce lo dimentichiamo, un lobbismo così spudorato da far rimpiangere ogni sorta di populismo, una destra apertamente nemica del clima, che è tornata a stringere accordi e ad attribuire concessioni ai produttori da fonti fossili e sta facendo di tutto per gettare al macero la transizione ecologica e l'adattamento alla crisi climatica. Credete che non abbiamo capito qual è la vostra idea, con lo spostamento delle risorse del REPowerEU e una delega in bianco proprio a ENI, ENEL e Snam per proseguire sulla fonte sulla strada delle fonti fossili? Il Piano Mattei, il Piano Mattei, si continua a parlare di questo mitico Piano, che funziona con visite e accordi con regimi autoritari che calpestano diritti e dissenso, in Algeria, Tunisia, Libia, per conto di ENI, per garantire all'Italia e le forniture di gas senza alcuna ricaduta per le popolazioni locali e, anzi, spesso con effetti destabilizzanti. La verità è che non si chiama Piano Mattei; si chiama Piano Descalzi-Meloni e serve a prendere due piccioni con una fava, ossia arricchire il colosso energetico e consolidare l'esternalizzazione delle frontiere. Ecco, la verità è che tutto questo serve a frenare questa transizione.
Torniamo al PNRR, senza parlare di quasi 16 miliardi di progetti eliminati, è l'ambiente a pagare il prezzo più alto; noi non ci stupiamo, Ministro Fitto, ciò significa per i comuni e le città metropolitane, su cui si abbatterà questa revisione, perdere circa 13 miliardi. Forse non vi è chiaro che parliamo di cantieri già consegnati, di gare concluse e di lavori già appaltati e di finanziamenti già a bilancio, il lavoro di due anni buttato spesso al macero. Parliamo di scuole, di case e , parliamo di biblioteche e luoghi di cultura e comunità, che spariscono per ora, c'è poco da fare. Parliamo di 55.000 gare, il 5,2 per cento di quelle del Paese, impegni assunti da sindaci con i cittadini e con le imprese, mentre la gran parte dei Ministeri è ferma. Credete che non sia chiaro che lo scopo del Governo è sottrarre agli enti locali, per poi concordare, trattare? Abbiamo perfettamente in testa il vostro disegno: si propone il definanziamento della misura, 2 punti - non sono parole dell'opposizione, sono i vostri documenti a dirlo - della lotta al dissesto idrogeologico, 1,2 miliardi e 800 milioni in meno tagliati su 2,5 alla resilienza, valorizzazione del territorio dell'efficienza energetica, 6 miliardi in meno, all'utilizzo dell'idrogeno nei settori industriali un miliardo in meno, alla promozione degli impianti del rinnovabile meno 675 milioni, alla valorizzazione dei beni confiscati alla mafia meno 300 milioni, alla tutela della valorizzazione del verde urbano meno 110 milioni. Ministro, ci saremo pur inventati tutto, ma pensi, siamo degli investigatori: li abbiamo trovati, tutti questi numeri, nei suoi documenti, nei vostri documenti. Lo dice persino l'Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria che non utilizzare i fondi previsti per il dissesto idrogeologico è davvero inspiegabile, ma non è certo inspiegabile solo per chi ha interessi e progetti in ballo; dopo la tragedia in Emilia Romagna e nelle Marche, siete riusciti a dare uno schiaffo a mano aperta a tutti i territori messi in ginocchio dagli eventi estremi, in un Paese con il 94 per cento dei comuni a rischio idrogeologico.
Ma in quei 15,9 miliardi c'è anche dell'altro, le rigenerazioni urbane e il contrasto del disagio sociale 3,3 miliardi in meno, i piani urbani integrati, 2,4 miliardi in meno, il potenziamento di servizi e infrastrutture sociali di comunità nelle aree interne, meno 725 milioni, migliaia di progetti che riguardano il sociale sono a rischio. Nel frattempo, l'Ordine dei medici ha lanciato l'allarme per il possibile slittamento dei fondi per la realizzazione delle case di comunità. Di questo, silenzio, di nuovo silenzio e nessuna parola. Centinaia di strutture locali a rischio, come se non ci fosse stata una pandemia, come se il nostro sistema sanitario non stesse pagando il momento più duro, quello delle liste d'attesa infinite; rimodulazioni quantitative del da 1.350 a 936 per gli ospedali di comunità, da 400 a 304 le proposte di revisione degli obiettivi e dei sulle strutture sanitarie, ma anche sugli asili nido e le scuole dell'infanzia, sulla messa in sicurezza e la riqualificazione delle scuole, sulle borse di studio universitarie e sulle borse di dottorato. La verità è che tutto quello che doveva essere al centro di ogni nostro sforzo e di una vera regia rischia di essere vanificato.
Ho concluso, Presidente. Dico, per il suo tramite, che il Ministro Fitto dovrebbe far pace, intanto con se stesso. Prima annuncia che ci sono misure da definanziare, poi se la prende con i giornalisti, con i ricercatori, con i sindaci, con gli amministratori e con le opposizioni, che ne chiedono conto. Infine, però, cambia del tutto versione e dice che è meglio fermarsi ora, prima che si sia tardi, per non farsi poi riprendere dalla Commissione europea. Io non so quale sia delle due la versione corretta, Ministro; so solo che io non ho mai visto un Ministro venire qui e, invece di dare un'informativa su questi numeri, su tutto quello che non c'è più, ha iniziato la sua relazione prendendosela con le opposizioni, con le dichiarazioni di chissà chi.
Guardi, Presidente, faremo finta di non aver sentito nulla e forse inizieremo a chiedere qualche comunicazione e informativa in meno, se tanto le informative non arriveranno.
Concludo. Il Ministro assicura che non si vuole cancellare alcun progetto, ma solamente ricollocare le risorse. Al momento, però, Ministro Fitto, queste sono solo promesse l'unica cosa certa sono i tagli e anche se la Commissione europea dovesse darvi fiducia noi fiducia non ne abbiamo, perché ormai vi conosciamo e sappiamo benissimo perché, per chi, contro che cosa è contro chi fate politica - e ho finito, Presidente -: come per i rincari della benzina, le colpe sono sempre degli altri. La Presidente Meloni, al nostro posto, urlerebbe come sempre ha fatto: cancellate il reddito di cittadinanza, rinviate il salario minimo, l'economia frena, l'Italia brucia e frana e il problema sarebbero le opposizioni! Guardi, Presidente, il Ministro Fitto viene qui in Aula, a dare un'informativa come se appunto non ci fosse stato nulla. Allora, per suo tramite, Presidente, glielo dica: hanno davvero la faccia come il pieno, in questo caso 2 euro al litro e, se si va in autostrada, anche 2 e mezzo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi. Vede, Ministro Fitto, io vorrei iniziare questo mio intervento con una doverosa precisazione in premessa, che forse potrà stupirla, ma vorrei che fosse chiaro a lei e a tutta quest'Aula che io oggi non mi sento dalla parte avversa rispetto alla sua sulla discussione del PNRR, e lo dico in virtù del fatto che, a livello personale e istituzionale, io e tanti altri in quest'Aula oggi siamo chiamati a portare avanti un progetto, un programma per il Paese che, tra l'altro, abbiamo contribuito a scrivere fin dalle primissime origini, anche con successive modifiche importanti, tra i due Governi a cui abbiamo fortemente contribuito. Quindi, Ministro Fitto, lei e il suo Governo oggi state portando avanti un progetto che, in qualche modo, nasce anche dalla nostra azione di governo e da una cooperazione importante anche con l'opposizione di cui lei faceva parte e con tutte le altre forze che oggi fanno parte della maggioranza.
Infatti, mi ha colpito il collega della Lega, che ha tacciato il Governo Draghi di essere un Governo di sinistra che se ne stava andando e, quindi, aveva lasciato lo spazio alla burocrazia. In quel Governo, il Ministro Giorgetti era il Ministro dello Sviluppo economico, direi poco di sinistra da questo punto di vista. Ma tornando al punto, quindi, la premessa che io rivolgo a tutti noi è: Ministro, è interesse suo e nostro che il vostro Governo faccia il miglior lavoro possibile sul PNRR. E sa perché le dico questo? Perché quel programma noi non l'abbiamo trasformato, né io, né la collega, la Ministra Carfagna, che con me sedeva ai banchi del Governo, né tutto il nostro gruppo, che con forza quel Governo ha sostenuto. Non lo abbiamo mai trasformato né in un proclama, tanto meno in un programma meramente elettorale di , come lei giustamente ha richiamato che non si deve fare. E altrettanto, mi lasci dire, Ministro Fitto, che il PNRR non è nemmeno il vostro progetto, perché è il progetto di un'Italia che merita di avere una prospettiva di futuro e di riforma strutturale, alla quale noi e voi partecipiamo in modo temporaneo, ma sostanziale, e di cui dovremmo rendere conto nella nostra responsabilità politica e istituzionale. A me stupisce, invece, Ministro Fitto, il fatto che lei sia arrivato qui e nel suo intervento si sia posto come opposizione dell'opposizione, quando l'opposizione attuale era al Governo di cui lei era all'opposizione. Sembra un gioco di parole, ma questo è plasticamente quello che sta accadendo ed è accaduto in quest'Aula. Allora, se posso dare un consiglio non richiesto, io ricordo quando il Presidente Draghi ci ha guardato negli occhi e ci ha detto con chiarezza: inizia un momento di divisione politica. La cifra unica, primaria, del PNRR, per come l'abbiamo costruito e dibattuto in Europa, portato a casa ed iniziato a implementare, è che dev'essere un elemento di coesione e unità del Paese. Quindi, sul PNRR, il lavoro che dovete fare, nei vostri Ministeri e nelle vostre amministrazioni, è quello di fare in modo che il prossimo Governo che arriverà abbia la migliore condizione possibile per proseguire nel lavoro. Ministro Fitto, lavorate allo stesso modo, iniziate a lavorare affinché chi verrà dopo di voi - perché arriverà qualcuno dopo di voi - abbia in mano un Paese, che, da questo progetto e da questo processo, sia migliore di come voi lo avete trovato all'inizio. E invece di sindacare su di chi è la responsabilità della quarta rata, la questione di fondo in politica è che, oggi, lei al Governo, io sono all'opposizione, insieme abbiamo entrambi una responsabilità ad attuare i progetti della terza rata. E quando noi, nell'ultima cabina di regia, abbiamo certificato, con Fedriga che certificava, e con De Caro che certificava che 37 miliardi dei 40 erano già stati assegnati ai comuni, quindi una cifra importante, in quella cabina di regia Draghi diceva: obiettivi raggiunti, sulla seconda rata, certificati dall'Europa. Sulla prossima rata, eravamo al 5 ottobre, 21 obiettivi raggiunti, di cui 29 a fine termine, con un anticipo di due mensilità, quasi tre, rispetto al termine previsto del 31 dicembre. Certo che, su 6 mesi, della terza rata, noi abbiamo lavorato per 3 mesi e 22 giorni. Il resto della rata spettava, nel passaggio di consegne, a chi doveva venire dopo: se invece di smontare le cabine di regia e le parti tecniche, avesse proseguito, magari qualche difficoltà in meno l'avrebbe avuta.
Sulla quarta rata, certo che voi vi siete trovati ad avere di fronte un Piano. Ma non era il Piano del Governo Draghi, era il Piano approvato dal Parlamento italiano e su quel Piano voi dovevate portare avanti gli obiettivi. Ci sono state delle difficoltà. È normale che ci siano, ma è normale che chi governa, invece che fare delle polemiche sulle difficoltà, trovi le soluzioni. Sa perché io e la Ministra Carfagna abbiamo riaperto quei bandi - che lei ha definito come ritardo - sugli asili nido? È una misura che abbiamo voluto, combattuto e difeso con forza, per le ragioni che ha richiamato l'onorevole Lupi. Sa perché? Perché senza la riapertura di quei bandi, noi non saremmo stati in grado non solo di raggiungere quegli oltre 260.000 posti nuovi da raggiungere, ma non avremmo avuto il , in tutte le regioni, del 33 per cento della copertura e non avremmo, quindi, raggiunto quello che era un obiettivo primario, definito a livello europeo, che il Piano ci doveva permettere di attuare. Quindi abbiamo trovato una difficoltà e l'abbiamo risolta riaprendo i bandi. Ci ha visto fare mezza polemica sul giornale rispetto al fatto che i presidenti di quelle regioni - una era la Sicilia - non erano stati in grado di presentare quei bandi? Nessuna polemica, solo risposte. Ci aspettiamo da lei e dal suo Governo la stessa cosa su questo punto .
Altra questione: le aree interne e il definanziamento. A parte che io non ho capito, ancora, sugli asili nido, questo rafforzamento dei 900 milioni. La descrizione qualitativa, mi lasci dire, di fattuale ha poco, perché io non riesco a verificarla, e io quella misura la conosco bene. Ma non mi è chiaro - ed è una domanda che pongo e che, ovviamente, nella discussione potrà avere risposta dopo, magari privatamente - se questi 900 milioni si aggiungono ai 4,6 miliardi che erano compresi nei 900 milioni per il funzionamento degli asili nido, e quindi alla fine la misura sarà di 5,5 miliardi, oppure se questi 900 milioni vengano spostati sul finanziamento degli asili nido. Ci aspettiamo un po' di tutto, dopo che è stato detto che i LEP sugli asili nido, introdotti per la prima volta nella storia della Repubblica nella legge di bilancio del 2022, non esistono e sono, invece, finanziati dal 2027, proprio perché questi 900 milioni scadevano nel 2026, con più di 1 miliardo all'anno per i comuni.
Arrivo alle aree interne e al tema delle riforme. L'impianto complessivo di questo PNRR che abbiamo costruito è stato quello di dare uno slancio di leva di riforme. Il collega Marattin lo ha già richiamato come sia stato grave che abbiate rimandato obiettivi strutturali, è altrettanto grave - sono contenta che ci sia in Aula la Ministra Roccella, alla quale con rispetto dico: il è una delle riforme di accompagnamento del PNRR - che manchino i decreti attuativi. Per suo tramite, Presidente, e per tramite dei colleghi di Governo, dico alla Ministra Locatelli che mancano i decreti attuativi sulla legge della disabilità, altro pilastro fondamentale del PNRR, mancano i decreti attuativi anche sulla legge sulla non autosufficienza. Lo dico anche alla Ministra Calderone. Mancano gli impianti delle riforme strutturali. E il tema delle aree interne è un tema importante: avete definanziato una misura strutturale, che, accanto all'immagine di sistema, andava a coprire, sì, micro parcellizzazioni, ma che andava a cambiare la vita di quelle piccole comunità, che oggi si trovano scoperte. Ai sindaci, che sono disperati e che dicono “dove avremo le riforme”, non basta dire “realizzeremo una parte del Fondo di coesione”, perché quel Fondo di coesione, intanto, poteva essere usato per altro, ma, nello stesso modo, doveva essere oggi già sul tavolo, perché i comuni hanno bisogno di certezza, se, com'è, più della metà degli 800 soggetti ha già avuto un anticipo, ha già avuto un'assegnazione, ha già aperto dei bandi ed è già avanti con i progetti. Stesso discorso sul tema dei beni confiscati alle mafie. E concludo, Presidente dicendo questo: io credo che siamo ancora in tempo, voi siete ancora in tempo, noi siamo ancora in tempo a dare a questo Piano la leva di sviluppo che merita, con quello spazio, davvero, di coesione. E noi siamo a disposizione. Abbiamo accolto favorevolmente l'apertura sul tema di Industria 4.0, nell'ambito del REPowerEU, e l'avevamo chiesto. Quindi per noi questo è un elemento importante. Così come la sottolineatura, molto tiepida, sul tema del terzo settore e tante altre richieste. Ma la questione di fondo è che o cambiamo il metodo di rapporto di questo Governo con questo Parlamento, o insieme non riusciremo a fare quello che il Presidente della Repubblica ci ha chiesto: essere uniti per portare a casa il risultato e metterci tutti quanti alla stanga. Vede, noi alla stanga ci siamo stati e ci siamo ancora, vi aspettiamo e ci auguriamo oggi un balzo di responsabilità e di ruolo di Governo di coesione nei confronti del Paese, che dovete iniziare a saper interpretare. Se lo farete, ci troverete accanto in modo costruttivo anche dai banchi dell'opposizione, ma non potremo mai accedere al populismo di chi, invece, basta che affermi delle cose, per credere che queste cose esistano. Iniziate a governare e noi ci saremo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA(FI-PPE). Grazie, Presidente Rampelli. Onorevoli colleghi, Ministro Fitto, delle risorse complessive destinate all'innovativo dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza, pari a 723,8 miliardi di euro complessivamente, il PNRR italiano è, come non dobbiamo dimenticarci, il più grande d'Europa. Una grandissima responsabilità, quindi, del nostro Paese, rispetto alla determinazione del successo di questo strumento comune, di cui per la prima volta si è voluta dotare l'Unione europea. È uno strumento fortemente voluto dal Partito Popolare Europeo, grazie - ci tengo a ricordarlo in quest'Aula - all'autorevolezza di Forza Italia e all'impegno del nostro Presidente, Silvio Berlusconi e del nostro segretario, Antonio Tajani, in Europa, i quali hanno contribuito in maniera determinante a far sì che l'Italia fosse il principale beneficiario del Fondo, con un complesso di risorse assegnate pari a 191,5 miliardi di euro che, oggi, a due anni di distanza, si arricchisce anche del Piano REPowerEU.
È un'opportunità che, senza ombra di dubbio, non deve andare sprecata e tutti insieme, come Nazione, dobbiamo lavorare per conseguire questo obiettivo. Spiace solo che, durante la discussione odierna e quella dei giorni scorsi, vi siano stati interventi di critica pretestuosa, alcuni dei quali anche pieni di inesattezze e falsità.
Cari colleghi, sono la maglia azzurra e il tricolore i simboli che devono guidare il nostro impegno in questa fase politica così delicata. Abbiamo discusso poche settimane fa proprio in questa sede dell'opportunità e della necessità di rendere il PNRR uno strumento flessibile, in grado di adattarsi alle nuove contingenze che purtroppo si sono prodotte e caratterizzano lo scenario che viviamo. E non possiamo dimenticare che, all'indomani della crisi economica e sociale provocata dalla pandemia, la guerra russo-ucraina e gli shock energetici economici e sociali che ne sono seguiti hanno fatto emergere nuove priorità, di cui è necessario tenere conto e tali fattori hanno delineato una fase di incertezza e una forte accelerazione della dinamica dei prezzi, che si riflette sul costo delle opere da realizzare nell'ambito del PNRR.
Inoltre, le difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime e beni intermedi derivanti da interruzioni o rallentamenti delle catene di fornitura globali hanno prodotto una serie di effetti negativi sull'economia e sui contratti pubblici, con inevitabili riflessi sui prezzi utilizzati dalle stazioni appaltanti.
L'attuazione del PNRR ha risentito altresì di quelli che sono gli squilibri registrati nel mercato del lavoro, che hanno generato sia carenze di risorse umane, sia fenomeni di disallineamento tra domanda e offerta di competenza. Gli importi finora assegnati all'Italia, consistenti delle prime tre rate, sono stati erogati dalla Commissione europea a seguito dell'accertamento del conseguimento degli obiettivi previsti, grazie a un dialogo serrato e costruttivo del Governo di centrodestra con gli organismi di controllo europeo e al contributo di tutte le amministrazioni che si sono sempre impegnate a fornire tutti i dati, i documenti, le informazioni e i chiarimenti richiesti. Con riferimento alla quarta rata di pagamento, il Governo italiano ha messo in campo un confronto preventivo con la Commissione europea per la modifica di 10 dei 27 obiettivi previsti per il primo semestre 2023. Si tratta di un grande risultato, che consentirà all'Italia di ricevere i 35 miliardi di euro previsti per il 2023 e che - lo voglio sottolineare nuovamente - è frutto dell'intenso lavoro portato avanti in questi mesi dal Governo Meloni, in forte sinergia con la Commissione europea e con tutte le amministrazioni coinvolte nell'attuazione del Piano. Voglio citare, per esempio, il cammino compiuto dai comuni italiani sulla base dei dati del Governo, della Corte dei conti e dell'ANAC. Il 13 giugno 2023 si contano in tutta Italia in totale 197.000 progetti finanziati del PNRR per un valore di 105 miliardi 700 milioni di euro al netto dei cofinanziamenti. Di questi, alla data del 31 maggio scorso, ai comuni erano stati assegnati 36,3 miliardi di euro, pari al 91 per cento della dotazione finanziaria che era prevista per loro, circa 40 miliardi. Stamattina durante il suo intervento, per il quale lo ringrazio, il Ministro Fitto ha assicurato che nessun programma sarà cancellato, ma che le modifiche riguarderanno correzioni formali o aggiustamenti di carattere normativo ad obiettivi che altrimenti sarebbero difficilmente realizzabili. Si tratta di un'assunzione di responsabilità e di grande valore che testimonia un atteggiamento che traguarda il 2026 e intende ragionare e lavorare prima per non trovarsi poi a non poter più far nulla di fronte al mancato conseguimento di tali obiettivi. Il Governo di centrodestra confida che, grazie a questo dialogo con Bruxelles, si possa, una volta svolta la fase di verifica, proseguire regolarmente con tutti i prossimi pagamenti delle rate, proprio alla luce del metodo inaugurato con questo Governo. E il lavoro che il Governo Meloni sta compiendo indica la necessità di rilevare in anticipo le criticità che potrebbero emergere successivamente e di pensare a una revisione complessiva degli obiettivi fino a giugno 2026, in modo da evitare di trovarci in futuro nella situazione di prendere atto troppo tardi dell'impossibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati. Vi è dunque la piena volontà e il forte impegno del Governo, di Forza Italia e di questo Parlamento a non perdere un solo euro di questo Piano, specie con riguardo alla sua capacità di impattare positivamente sul futuro del Paese. A riprova di ciò, per fronteggiare alcune delle criticità e difficoltà nell'attuazione del Piano, sono stati inoltre emanati i decreti-legge n. 13 e n. 44, che hanno previsto vari accorgimenti per sostenere la pubblica amministrazione nell'espletamento del PNRR e i decreti della PA stanno dimostrando proprio in questi giorni, grazie anche agli emendamenti di Forza Italia e del sottoscritto, insieme al capogruppo Paolo Emilio Russo, la funzionalità specificatamente nei confronti dell'annoso problema della carenza di personale e delle competenze necessarie all'implementazione del Piano, per il quale dobbiamo ringraziare il Ministro Zangrillo.
È d'altronde il PNRR stesso a concepire, all'articolo 21, la possibilità che il Piano presentato da uno Stato membro possa essere modificato, quando possa in qualche modo non essere realizzato in tutto o in parte a causa di circostanze oggettive e adeguatamente motivate. Un percorso europeo per la modifica del PNRR è stato delineato con il nuovo regolamento che ha disciplinato anche il piano REPowerEU, volto ad aumentare la resilienza del sistema energetico dell'Unione europea mediante la riduzione delle dipendenze dai combustibili fossili e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. Dalla relazione di oggi emerge inoltre l'intenzione del Governo di riprogrammare tutti quegli interventi che non consentano il rispetto dei tempi e delle condizionalità previste dal PNRR attualmente vigente, d'intesa - e su questo ringrazio il Ministro - con le singole amministrazioni responsabili, traslandone il relativo finanziamento verso altre fonti nazionali disponibili a legislazione vigente. Su questo punto il Ministro Fitto è stato chiaro e rassicurante nell'andare incontro a quelle che sono le richieste delle regioni, in modo particolare alle sollecitazioni di Forza Italia, che abbiamo avuto attraverso i nostri presidenti di regione, Bardi, Cirio, Occhiuto, Roberti e Schifani e ai nostri innumerevoli sindaci che stanno applicando al meglio il PNRR. Su quest'ultimo punto chiedo particolare attenzione e indicazione al Ministro Fitto e al Governo poiché è importante che siano assicurati i progetti per cui già si siano impegnate e spese le risorse. Come specificato dal Ministro Fitto, l'obiettivo di riscrittura di alcune misure del Piano è di metterle al riparo dal rischio che la Commissione europea, considerate le verifiche molto stringenti, possa revocare i finanziamenti, ritenendo tali interventi non ammissibili, di difficile realizzazione o che non possano essere completati nei termini previsti. La rimodulazione inoltre permetterà di rafforzare altre misure - quali ad esempio quelle per gli asili nido, per i quali arriveranno altri 900 milioni e nuovi bandi, risorse che vanno incontro a quelle che sono le richieste dei sindaci e delle famiglie - nonché di incrementare le risorse destinate al REPpowerEU, che passeranno dai 2,7 miliardi assegnati ai 19 miliardi. In conclusione, Presidente Rampelli, il gruppo di Forza Italia esprime apprezzamento per il grande lavoro svolto dal Governo, di concerto con la Commissione europea, per attuare il PNRR, che rappresenta uno strumento strategico, da utilizzare pienamente per portare avanti riforme strutturali, migliorare la competitività del sistema Italia e accelerare i processi di innovazione. Alla luce di tali considerazioni, la mozione presentata dalla maggioranza, oltre ad impegnare il Governo a trasmettere la proposta di revisione del Piano complessiva del capitolo REPpowerEU alla Commissione entro il 31 agosto 2023 indica di assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento, nonché la leale collaborazione con le regioni e gli enti locali e la continua partecipazione del partenariato economico sociale nelle fasi successive alla trasmissione di detta proposta e alla sua approvazione da parte del Consiglio, di impegnare altresì il Governo a salvaguardare gli interventi esclusi dal PNRR all'esito dell'aggiornamento del Piano, utilizzando anche altre fonti di finanziamento nazionali disponibili a legislazione vigente anche mediante la riprogrammazione del Piano nazionale complementare e ricorrendo alle risorse messe a disposizione dalla programmazione 2021-2027 dei fondi strutturali e del Fondo di sviluppo e di coesione 2021-2027, che risponde in maniera molto chiara e molto limpida a quelle che erano le richieste che arrivavano dalle regioni e dai comuni; pertanto le risposte sono chiare e vanno incontro a quelle che erano le richieste stesse. In particolare, voglio anche fare riferimento positivo alla volontà del Ministro di informare e di coinvolgere costantemente il Parlamento sullo stato di attuazione e sulle proposte di aggiornamento del PNRR e di favorire quel confronto istituzionale con le articolazioni territoriali del Paese e con il partenariato economico sociale e territoriale, svolto proprio dal Governo nell'ambito della cabina di regia, voluta proprio da questo Governo di centrodestra, insieme agli organismi già deputati a farlo, come la Conferenza unificata.
Signor Presidente il gruppo di Forza Italia voterà a favore della risoluzione di maggioranza, convinto che abbiamo imboccato la strada giusta - pienamente inserita nel solco dei valori del nostro partito di Forza Italia e del centrodestra, entrambi fondati da Silvio Berlusconi - e che questo Piano saprà dare un volto nuovo alla nostra Nazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO(M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Fitto per la sua presenza in Aula, però devo ammettere, io e noi come gruppo, a distanza ormai di 10 mesi dall'insediamento del Governo, alla luce dello spettacolo indecoroso che abbiamo visto, ci saremmo aspettati che fosse la Presidente del Consiglio a riferire qui oggi. Dov'è Giorgia Meloni? Dov'è la Giorgia Meloni che dai banchi dell'opposizione non perdeva occasione per intervenire su ogni argomento ? Dov'è la Giorgia Meloni che diceva al suo partito, per ben 5 volte, di non votare a favore del PNRR? La Presidente Meloni deve avere smarrito la strada per Montecitorio.
Ministro, i suoi toni rassicuranti non sono convincenti. Ad essere gentile, le definirei semplicemente parole vuote; ad essere schietta, quale sono, le dico che sono fiumi di edulcorate parole dopo giorni di surreale esultanza. Ministro, che ci dica anche oggi qui - lo ha detto questa mattina - che la gestione del del PNRR è cosa complessa è ridicolo. Siete al Governo, vi siete detti pronti per mesi: cosa volete, la nostra compassione ? Del resto, non vorrei essere nei suoi panni.
Anche oggi ci dice che ha come obiettivo quello di portare a compimento l'intero Piano, ma non lo dica a noi, Ministro, guardi i suoi partiti. Lo dica, ad esempio, a Borghi, che definisce il PNRR una frittata fatta. Lo dica al collega Bagnai, che dichiara oggi platealmente che questo PNRR è stato un gigantesco tentativo di avvelenare i pozzi lasciati in eredità. Insomma, una polpetta avvelenata. Secondo voi, il presidente Conte, prima prende i soldi con ore di trattative impossibili, - e non ci credeva nessuno, colleghi di Forza Italia, nessuno, che avrebbe portati a casa quei soldi -, poi fa cadere il Governo, poi perde le elezioni, tutto appositamente per mettere in difficoltà chi? Il Governo del centrodestra a gestire i fondi del PNRR . Vi assicuro, abbiamo altre priorità.
Però abbiamo una notizia: siete finalmente coerenti su qualcosa. Finora avete disatteso le promesse su tutto, blocchi navali, l'eliminazione dell'accisa sulla benzina, il superbonus. Invece no, devo dire che sul PNRR siete coerenti. In campagna elettorale avete messo le mani avanti, dicendo che sarebbero stati un po' troppi quei soldi da spendere; ed eccoci qui, a distanza di pochi mesi avete già tagliato.
Ministro, il problema qui non è il PNRR, il problema qui è la vostra più totale incapacità di gestire un serio piano di investimenti e sviluppo. E, mentre voi siete nella confusione più totale, Ministro, noi invece vogliamo stare ai fatti. Tra i fatti, avete messo a terra solo 2 miliardi sui 33 previsti per il 2023, 2 su 33, avete portato a casa una terza rata zoppa e ha comunicato anche oggi un definanziamento di 16 miliardi.
Lei dice che questi soldi verranno in qualche modo sostituiti, ma le bugie, Ministro, hanno le gambe corte, cortissime. I fondi di coesione vanno utilizzati anche per il Sud: fate pagare al Sud il prezzo dei vostri tagli ? E lo stesso servizio oggi ha pubblicato, ha detto che quei soldi non ci sono. Quelli sono tagli. E sa qual è il problema, Ministro? Che a subire gli effetti di queste vostre scelte scellerate sono gli italiani, sono le famiglie italiane che non trovano posto negli asili per i loro figli. L'obiettivo, sì, era di avere 260.000 posti in più; ora sappiamo che, come minimo, ci vorrà più tempo. E meno male che vi riempite la bocca con la retorica del contrasto alla denatalità. A subire i danni sono quegli italiani che soffrono per una sanità che sta andando a pezzi.
Avete speso solo lo 0,5 per cento dei 15 miliardi che il Piano prevedeva per la Missione salute. Con la vostra rimodulazione - perché vi piace chiamarla così - togliete sostanzialmente 500 strutture di comunità. Ministro, ma con la gente che aspetta 2 anni per una mammografia, milioni di persone in attesa di una visita, personale sottopagato, precario, servizi esternalizzati, ma cosa deve capitare ancora in questo Paese per farvi capire che la sanità pubblica è una priorità e che il vostro scellerato progetto di autonomia differenziata sarà la mazzata finale su questa sanità, già devastata? E a subire i danni sono anche gli italiani martoriati dal dissesto idrogeologico.
Il PNRR stanziava 2,5 miliardi. Allora, da un lato, vediamo la Presidente Meloni che annuncia, sempre in questi bellissimi video , un grande piano per mettere in sicurezza il territorio e, dall'altro, tagliate questi interventi dal PNRR. Il tutto con i cittadini del Centro Italia colpiti dall'alluvione di maggio che non hanno ancora visto un euro di indennizzo. Ma il vostro grande piano sul dissesto consisteva nel tagliare tutto? E non ci venga a dire, Ministro - l'ho sentito questa mattina, ma non si può sentire - che il successo è certificato dall'approvazione della modifica della terza rata da parte della Commissione europea.
Mi scusi, ma cosa doveva fare la Commissione europea? Il Governo dice colpevolmente che è in ritardo e non riesce sostanzialmente a spendere. La Commissione è ovvio che ti ascolta: ti ascolta e accoglie la riformulazione. Questa non è la certificazione di un successo, questa è la certificazione del vostro ritardo e, quindi, di un insuccesso per il nostro Paese .
Ministro, al suo posto eviterei di venire in quest'Aula ad osannare la credibilità internazionale di Giorgia Meloni in termini di politica estera, perché ad oggi abbiamo visto sostanzialmente due cose: una Presidente del Consiglio che in qualche modo recepisce in modo supino gli ordini di Washington e li porta avanti, e che sigla degli accordi poco utili, sicuramente, sul tema dei migranti.
Credo che il Paese meriti di più in termini di credibilità internazionale di quello che abbiamo visto da Giorgia Meloni in questi mesi. Però abbiamo capito una cosa, siete bravissimi a tagliare: scuola, sanità, Opzione donna, sostegni per la casa, superbonus, Transizione 4.0. Da quando c'è la vostra prima legge di bilancio non avete fatto altro che tagliare.
Cosa sono per voi le politiche di investimento e sviluppo? Francamente faccio fatica a capirlo. La crescita del PIL sta crollando, con queste marce indietro sul PNRR e con le vostre politiche confuse in materia di politica estera state danneggiando l' di imprese di eccellenza e state sostanzialmente mandando sul lastrico imprese che avevano investito nei progetti e creduto nello Stato.
Vi state mostrando per l'ennesima volta nemici di quel tessuto imprenditoriale che voi dovreste difendere. Ma sapete chi state mettendo in difficoltà più di tutti? I sindaci, i presidenti di regione, tutta la pubblica amministrazione che ha dedicato tempo ed energie per mettere a terra questo PNRR. Persino il governatore Zaia, che non mi risulta essere iscritto al MoVimento 5 Stelle, ha pubblicamente detto di essere preoccupato. E come potrebbe non esserlo? Dall'oggi al domani avete tagliato 16 miliardi di fondi senza coinvolgere sostanzialmente nessuno, e ci manca che non sia preoccupato lui e il suo territorio.
Lei, voi state prendendo a schiaffi chi è impegnato in prima linea nel rappresentare lo Stato nello stesso momento in cui gli scaricate addosso la vostra folle scelta di tagliare sul sociale. Ma a chi crede si rivolgeranno le persone - che voi state abbandonando - quando saranno in difficoltà? Certo che si rivolgeranno agli amministratori locali e questo, Ministro, è un atteggiamento vigliacco Scaricate sui sindaci le difficoltà e le vostre incapacità. Ma voi ve ne infischiate, tentate in modo ridicolo di incolpare il MoVimento 5 Stelle degli effetti delle vostre scelte, vi inventate fantomatiche Commissioni d'inchiesta.
Ma lo volete capire che l'unica cosa di buonsenso che dovreste fare oggi è convocare un Consiglio dei ministri subito per prorogare e aiutare quelle famiglie in difficoltà a cui state togliendo la possibilità di mettere insieme il pranzo con la cena?
E allora smettetela di usare in modo intimidatorio le istituzioni per i fallimenti che volete nascondere. Volete nascondere il benservito, tramite , a migliaia di famiglie fragili, che state abbandonando alla povertà. Volete nascondere il crollo del ritmo di crescita dell'economia italiana, come certificato in questi giorni dall'Istat, a causa delle vostre politiche di austerità.
Volete nascondere i regali alle varie , come quelle delle società energetiche, a cui nel decreto Caldo avete dato una proroga di 5 mesi praticamente per non pagare, senza sanzioni e interessi, gli extraprofitti. Volete nascondere l'immobilismo sul caro mutui che arricchisce le banche e impoverisce i cittadini, perché quegli extraprofitti non li volete prendere, quando le persone in difficoltà non riescono a pagare il mutuo, perché voi avete paura di toccare i potenti. Questa è una scelta che ha fatto questo Governo con convinzione: coccolare i potenti e gli evasori e colpevolizzare e abbandonare chi è in difficoltà.
Ministro, non venga a guardare noi, non punti il dito contro di noi, MoVimento 5 Stelle. Siete voi che state soffiando sul disagio, siete voi che state soffiando sul malessere di questo Paese. E allora, quando, Ministro, avete finito di tagliare - e vado a chiudere -, di mentire e di prendere a schiaffi i cittadini più in difficoltà e gli amministratori locali, fatevi aiutare. Sono mesi che diciamo, con il presidente Conte, che noi siamo disponibili ad aiutare il Paese, ad adottare il PNRR e a sederci a un tavolo, ma niente, nessuna risposta, il nulla .
Ministro, il timore, piuttosto fondato ormai, è che siete incapaci di realizzare il PNRR e state buttando al vento la più grande occasione di sviluppo e rilancio del nostro Paese. Anche perché, se davvero voleste attuare questo Piano, voleste aiutare il nostro Paese, votereste a favore della nostra risoluzione, per la quale, Presidente, concludendo, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Candiani. Ne ha facoltà.
STEFANO CANDIANI(LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, questa è un'Aula che accoglie tutti gli interventi, perché chiaramente è il Parlamento, però desta veramente sorpresa che, dopo la sua dettagliata relazione, i temi riguardino tutto tranne che la sua relazione. È veramente incredibile: stiamo sentendo parlare di tutto, tranne che di quello che lei ha riportato all'Aula . Non mi sarebbe spiaciuto sentire spiegare, ovviamente, da chi tanto si accalora nel parlare del PNRR nel momento in cui fu disegnato, la questione dei 77 miliardi relativi a progetti, come lei ha detto, spostati all'interno del perimetro del PNRR o tutta la questione concernente i progetti sul dissesto idrogeologico riassunti all'interno del PNRR e, a tutt'oggi, non attuati. Perché, altrimenti, non capiamo le ragioni per le quali il Governo si è dovuto tanto lambiccare per trovare soluzioni in sede europea rispetto a progetti che avrebbero già dovuto essere eseguiti. Non abbiamo sentito una parola in merito a questo, però si sentono tanti improperi riguardo al reddito di cittadinanza o ad altre cose che nulla c'entrano con il PNRR.
Lei ha fatto una relazione che ci ha convinto, Ministro, e anticipo già che il nostro voto sarà a sostegno della risoluzione presentata dalla maggioranza. Ha presentato un'analisi dettagliata, misura per misura, e ha dato quella definizione che è mancata nella fase iniziale; poi, per chi ha la memoria corta, magari, ogni tanto vale la pena riaprire qualche foglio di archivio e andare a rileggere ciò che è accaduto: il Governo definanzia? No, il Governo non definanzia, il Governo fa modifiche, a fronte di un aumento dei costi delle materie prime, ad esempio, e a fronte anche di una reale incapacità di alcuni progetti di poter essere condotti in porto.
Queste cose non ce le stiamo inventando adesso: se la ricorda, Ministro, questa relazione? Non è stata fatta da lei, ma dal predecessore del Ministro Giorgetti, Daniele Franco. Era il 22 febbraio 2022 e, a pagina 42, concludeva: “La normativa europea prevede una procedura di revisione dei contenuti del PNRR, in presenza di fattori sopraggiunti, tali da rimettere in discussione gli obiettivi di Piano. Tale procedura potrà essere attivata solo in presenza di impatti rilevanti dell'aumento dei prezzi sulla reale capacità di conseguimento degli obiettivi del PNRR dell'Italia e previa condivisione con la Commissione europea”. È esattamente il percorso che sta seguendo questo Governo, è esattamente il percorso che era stato delineato ed era stato opportunamente indicato fin dall'origine.
Poi, ci sarebbe da porsi qualche domanda, se il progetto era tanto perfetto, e non mi annoierò mai di continuare a sollecitare riflessioni su quello che accadde al tempo. L'ha ben detto stamattina il professor Bagnai: qualsiasi obiezione fosse stata fatta qualche tempo fa, uno o due anni fa, sul PNRR o sulla reale capacità dell'Italia di prendere quei soldi e portarli a , creando crescita e lavoro, veniva bollata, come minimo, come una bestemmia, se non addirittura venivi messo nell'angolo degli antieuropeisti, di quelli che ce l'hanno con l'Europa, di quelli che ce l'hanno con la BCE, con tutto quello che si vuole, tranne che guardare il merito delle questioni.
Allora, ancora una volta, per rinfrescare la memoria, Ministro, sono andato a riprendermi l'audizione fatta dall'Ufficio parlamentare di bilancio sul PNRR l'8 febbraio 2021. E che cosa diceva l'Ufficio parlamentare di bilancio rispetto al PNRR nel momento in cui veniva scritto e veniva sostanzialmente vergato? “Ancora non viene comunicata l'allocazione nel tempo degli impatti finanziari dei provvedimenti previsti. Ciò appare di particolare rilievo per la componente relativa agli investimenti pubblici (che secondo il PNRR dovrebbe peraltro impegnare il 70 per cento delle risorse)”. E ancora: “La valutazione dell'impatto macroeconomico del PNRR è, oggi, estremamente incerta” - era l'8 febbraio 2021 - “come osservato anche nel documento (…). Al momento non sono disponibili informazioni dettagliate sui progetti sottostanti e sull'eventuale interazione con le riforme che li accompagneranno; occorre, inoltre, basarsi su ipotesi, di non secondaria importanza, riguardo all'articolazione temporale degli interventi nei diversi anni e sulla qualità ed efficienza della spesa. Le principali indicazioni fornite nel documento sono limitate all'ammontare delle risorse per interventi aggiuntivi rispetto alla legislazione vigente nel complesso dei sei anni 2021-2026 e la quota parte che andrebbe a finanziare l'accumulazione di capitale”.
Potrei continuare, Ministro, ma chiuderò semplicemente con quest'ultimo passaggio: “Nel PNRR trasmesso al Parlamento non sono indicate le informazioni di dettaglio dei singoli investimenti, in particolare il cronoprogramma, gli indicatori sullo stato di avanzamento, nonché gli obiettivi qualitativi e quantitativi che si vogliono raggiungere attraverso gli interventi (…). L'attuazione degli investimenti pubblici rappresenta uno dei punti di debolezza della politica di bilancio nazionale, che richiede la capacità di implementazione dei cosiddetti cronoprogrammi di spesa, richiesti ormai da tempo dalla normativa italiana”, e via dicendo. Era l'8 febbraio 2021: questa è la perfezione che oggi viene presa ad esempio da chi fa gli interventi o da chi li farà successivamente e messa in faccia al Governo dicendogli: stai rovinando tutto, era tutto perfetto.
Allora, per essere onesti intellettualmente, ricordiamo che quello che fu fatto allora avvenne in un momento di emergenza, con un'approssimazione oggettiva, che con l'avanzare del tempo ha dimostrato tutte le proprie criticità e la necessità di essere rivista, come il Governo sta facendo. Fino ad arrivare a dover riconoscere che la scelta un pochino garibaldina di prendere progetti e linee di investimento che già erano in essere e ricondurli all'interno del PNRR, per arrivare a dire “abbiamo tante cose da fare e le stiamo facendo, le raggiungeremo” ecco, forse, non fu la scelta migliore o, quantomeno, meglio calibrata rispetto alla capacità del Paese di arrivare veramente a con quegli obiettivi.
Quindi, prenderne atto oggi, fare una ricognizione seria e capire se gli indirizzi dati erano veramente coerenti e adatti al nostro Paese, non è nient'altro che guardare in faccia la realtà e consentire a noi stessi di essere onesti con noi stessi e con gli altri con cui ci stiamo confrontando per i soldi ricevuti .
Qualsiasi altra cosa vuol dire nascondere la verità e, soprattutto, andare incontro, in futuro (e non vogliamo che sia così) allo sfacelo, perché quei debiti – ricordiamolo: 122 miliardi - vanno restituiti. O si cresce creando lavoro, oppure la prossima generazione farà fatica a pagare il debito o, addirittura, non sarà in grado di ripagarlo; altro che andare a far polemica sul reddito di cittadinanza! Queste sono le questioni sulle quali il Paese deve essere serio, su cui vogliamo che il Governo si impegni e su cui siamo certi che il Governo si sta impegnando, lavorando bene.
Ora, Ministro, nel suo intervento lei ha fatto riferimento anche alla necessità di utilizzare altri fondi: ovviamente, i fondi complementari del PNRR, che possono e devono essere rivisti, ma anche gli altri fondi europei. Ebbene, io faccio una riflessione ulteriore rispetto a quello che è già stato detto e dico anche che questa per noi è un'occasione di grande serietà.
Quando si contrae un debito si deve essere consapevoli e responsabili rispetto alla capacità di restituirlo successivamente. Noi abbiamo contratto un debito e ci siamo vincolati a delle riforme, a delle modifiche strutturali del nostro modo di essere Paese. L'amico Giglio Vigna mi potrà fare presente che sarebbero bastati alcuni giorni di emissione di titoli pubblici di Stato, sostanzialmente, per avere la cifra equivalente a una rata del PNRR: sarebbe stata forse la scorciatoia migliore e più veloce, badate bene, però, e dico una cosa molto delicata, deresponsabilizzando la politica del Paese.
Noi ci siamo vincolati a seguire un piano molto severo di riforme, di cui dobbiamo essere responsabili, ma badi bene, Ministro, che questa responsabilità si deve trasferire a trecentosessanta gradi a tutti i livelli nel Paese, non solo al Governo e al Parlamento fino ad arrivare alle regioni, ma anche all'interno dei comuni. Infatti, è evidente che qui o ci si mette tutti seriamente a spendere le risorse per crescere, altrimenti, se qualcuno ha l'atteggiamento, come lei ha detto anche nel suo intervento, di utilizzare il concetto del “prendi i soldi e scappa”, ecco, quella roba lì non potevamo permettercela ieri , non possiamo permettercela oggi e nemmeno domani.
Le risorse si impiegano e si spendono per far crescere il Paese. Se ci sono interventi che non lo fanno crescere o che prevedono 900 euro, come lei ha indicato, di ringhiere, per favore, questo non è il PNRR .
Una notazione, Ministro, un appunto che mi sono tenuto perché qualche sindaco me l'ha fatto giustamente notare. Occhio al sistema ReGiS, che non funziona. Ha delle difficoltà oggettive e spesso e volentieri anche il supporto che diamo ai comuni non è sufficiente per riuscire a essere nei tempi. Ministro, Presidente, la Lega voterà a favore della risoluzione di maggioranza, perché rispecchia la stessa fatta nel 2021, con gli stessi impegni - quindi, è serietà -, con una revisione rispetto all'incapacità che ha il Paese su alcune linee di investimento di arrivare a e con una leale collaborazione tra tutte le istituzioni, tra i comuni, tra le regioni, tra lo Stato e le altre istituzioni. Su questo, ovviamente, siamo sicuri che si potrà raggiungere il risultato.
STEFANO CANDIANI(LEGA). Da ultimo - e chiudo, Presidente - accogliamo anche chi fa critiche. Però, ricordiamo a noi stessi e a chi ci critica che i pessimisti non fanno mai fortuna .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elly Schlein. Ne ha facoltà.
ELLY SCHLEIN(PD-IDP). Grazie. Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, mentre l'Italia è piegata dalle conseguenze drammatiche dell'emergenza climatica, con la Sicilia e il Sud devastati dagli incendi e le regioni del Nord flagellate da nubifragi e grandinate, con l'Emilia-Romagna alle prese con i danni provocati dall'alluvione e dalle frane, cosa fa questo Governo? Con un tempismo davvero incredibile sceglie di cancellare quasi 16 miliardi di euro in progetti del PNRR che sarebbero serviti proprio a fronteggiare il dissesto idrogeologico, a mettere in sicurezza il territorio, a fare prevenzione rispetto ai rischi legati a eventi meteorologici estremi che, l'abbiamo visto, sono sempre più frequenti e intensi, perché, sì, se ascoltaste la scienza, anziché evitarla, sapreste che sono proprio l'effetto dei cambiamenti climatici causati dalle attività umane sul pianeta. Il negazionismo climatico fa parte, evidentemente, della vostra cultura, ma lo voglio dire: non ce ne facciamo niente delle lacrime da coccodrillo del Ministro Pichetto Fratin davanti a chi soffre di eco-ansia se permette a lei, Ministro Fitto, di tagliare questi fondi per progetti che servono proprio all'adattamento all'emergenza climatica.
È sempre più evidente che vi siano due diverse Meloni: una, che solo qualche giorno fa gira un video per preannunciare la necessità di un grande piano di prevenzione del dissesto idrogeologico; l'altra, che guida un Governo che ha appena scelto di tagliare risorse destinate esattamente a questo scopo. Chi volete prendere in giro? Caro Ministro Fitto, ci avete fatto attendere per dieci mesi queste modifiche di cui parlate da un anno. Vi abbiamo chiesto di discuterle, come prevede la del Piano. Niente: le abbiamo ascoltate dalla sua conferenza stampa. Il Parlamento è stato esautorato. Non basta, infatti, una comunicazione d'ufficio come quella odierna, quando, invece, la prevede, in caso di modifiche, la discussione e il voto di indirizzo preventivo delle Camere. Dieci mesi che avete passato non ad attuare i progetti del PNRR, ma a deciderne la cancellazione per 16 miliardi. Ma, seriamente, di questo passo quanto pensate di metterci ad attuarli? Dieci anni? Il fatto è che non li abbiamo !
Avete cambiato 144 obiettivi sui 349 da centrare entro il 2026 e abbiamo perso già un anno per queste modifiche, che ancora vanno negoziate con la Commissione. Dei 16 miliardi tagliati, 13 li avete tolti ai comuni. Ascoltate le preoccupazioni dei comuni e delle regioni, persino del presidente della Conferenza delle regioni Fedriga, che non mi risulta sia all'opposizione.
Ci dovete spiegare che cosa avete contro i comuni, perché è incredibile che tagliate le risorse a chi le sta già spendendo in fretta e bene. State scaricando tutto sui comuni: tagliate le risorse PNRR destinate a loro, smantellate l'accoglienza diffusa e li lasciate soli ad affrontare flussi che sono maggiori del passato. Per non parlare, poi, dell'assalto di questi giorni ai servizi sociali dei comuni, potentemente sotto finanziati di fronte allo smarrimento di 169.000 famiglie che avete scaricato con un messaggio . Forse la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni vuole passare alla storia come la prima Premier che ha reso i poveri ancora più poveri con un , diciamoci la verità.
Tagliate i fondi ai comuni perché non si venga a dire che gli interventi esclusi verranno recuperati da altri fondi della coesione o FSC. È una colossale fregatura, è un gioco delle tre carte, perché quei fondi FSC e di coesione spettavano comunque alle regioni e ai comuni per destinarli ad altri progetti, non a quelli già previsti e finanziati dal PNRR .
Si tratta, comunque, per le comunità locali di una perdita secca, in una foga di centralizzazione e di spostamento verso il privato, che è tutto da vedere che permetta una spesa più efficiente, perché se c'è qualcuno che stava spendendo bene sono proprio i comuni e non basta dire che compenserete con altri fondi. Non avete detto come, lo dice persino l'Ufficio parlamentare di bilancio. E non c'è certezza sulla compatibilità di quegli altri fondi e, come segnala ANCI, molti dei progetti cancellati erano già partiti ed erano già state fatte le gare. Serve un'operazione di verità che nel documento non c'è. Ministro, lei in cabina di regia ha presentato un'ipotesi di riparto degli FSC che non solo taglia fuori le città metropolitane, al contrario di quello che afferma oggi, ma non dice neppure come saranno ripartite le risorse tra i Ministeri. Lei si contraddice, perché se vuole usarli per compensare i fondi tagliati dal PNRR come farà a rispettare l'80 per cento di risorse destinate al Sud? Questa è la domanda .
Cancellando i piani urbani integrati spieghiamo agli italiani cosa state facendo: addio al progetto di riqualificazione di Scampia, addio a Bari al Parco della Rinascita al posto della fabbrica dell'amianto, addio a Fiumicino alla rigenerazione di un palazzetto dello sport che cade a pezzi e addio al Polo scolastico del Ponente a Genova. Ci state rubando futuro in modo molto concreto . Anche nel merito, visto che ci ha chiesto di intervenire sul merito, Ministro, per evitare quelle che definisce polemiche fastidiose, non ci sembra una grande idea accrescere il REPowerEU con pochi progetti affidati alle grandi partecipate dello Stato, se lo si fa a danno di tante piccole opere degli enti locali sul dissesto, sulla rigenerazione, sul verde urbano, penalizzando, peraltro, anche le piccole imprese di costruzione e penalizzando interventi che aiutino a rendere le nostre città più vivibili nelle ondate di calore. Anche questa è sicurezza. Noi ci preoccupiamo di quella delle persone anziane, che nei giorni più caldi, mentre qualche Ministro fa battute, hanno paura a uscire di casa . Già, perché è sempre facile negare i cambiamenti climatici al fresco dei propri condizionatori, cari Ministri. Il problema è per chi il condizionatore non ce l'ha e magari in questi giorni riceve anche un messaggio del Governo, anziché un aiuto, per dire che non avranno neanche le risorse per pagare l'affitto , mentre lavoratrici e lavoratori, com'è successo a due braccianti solo in questi ultimi giorni, muoiono di caldo mentre lavorano.
La realtà è che, sì, state definanziando importanti progetti come la tratta Roma-Pescara e come due lotti della Palermo-Catania. Anche qui complimenti per il tempismo, devo dire. Proprio mentre il blocco dell'aeroporto di Catania e i roghi a Palermo rendono più evidente la grave carenza di infrastrutture in Sicilia, voi rinunciate a migliorare i collegamenti interni . Si pensi a investire per le strade e per le ferrovie prima di fare conferenze su un progetto di ponte costosissimo, dannoso, anacronistico e per cui ci vorrebbero, comunque, anni a costruire . E ci si permette di attaccare un uomo come don Luigi Ciotti, che ha dedicato tanto impegno al contrasto alla criminalità organizzata . Inoltre, tagliate 300 milioni alla valorizzazione dei beni confiscati.
Si lamenta, Ministro, di quelle che ha definito - l'ho ascoltata con cura prima - polemiche fastidiose e strumentali. Si lamenta che le aggiudicazioni avrebbero dovuto essere fatte entro il giugno 2023 e siamo ad agosto e, quindi, lei è stato costretto a tagliare. Peccato, Ministro, che voi siete al Governo dall'ottobre scorso e c'era tutto il tempo: 10 mesi . Peccato che di questo bando si occupasse l'Agenzia per la coesione e voi l'avete smantellata e quel bando era già uscito e le domande erano già state presentate. Quindi, è un po' ipocrita scaricare anche stavolta le colpe, perché quei progetti rimarranno al palo per vostra responsabilità. E vi offendete pure quando diciamo che state indebolendo i presidi di legalità ma sono i fatti che parlano, perché 10 giorni fa eravamo a commemorare Paolo Borsellino e i 5 agenti della scorta, ma per onorarne la memoria davvero bisogna trarre la lezione che le mafie vanno colpite sui patrimoni e sui beni e non certo diminuire gli investimenti per la valorizzazione dei beni confiscati e per il loro uso sociale, che è quello che state facendo .
Potrei parlare del miliardo tagliato sull'idrogeno e, quindi, anche del rischio per il progetto di decarbonizzazione di Taranto, dell'ex Ilva di Taranto, una città che aspetta e merita risposte che sottraggano cittadini e lavoratori al ricatto tra il diritto al lavoro e il diritto alla salute. State riducendo l'ambizione della parte del piano dedicata alle riforme, dalla scelta di indebolire i centri pubblici per l'impiego a favore dei soggetti privati alla clamorosa rinuncia al contrasto all'evasione fiscale, che, del resto, non ci sorprende, visto che vi dimostrate campioni di condoni a danno dei contribuenti onesti, che pagano le tasse anche per chi non lo fa .
Avete messo nero su bianco che rinunciate a recuperare 15 miliardi di evasione e, guarda caso, si parla di un buco di 15 miliardi che mancano al Ministro della Salute per finanziare la sanità pubblica, la stessa cifra. Ma non vi importa, perché avete scelto di tagliare e privatizzare e il Partito Democratico non ci sta su questo . Con le modifiche rinunciate a 400 case della comunità, che rappresentano proprio la sanità del futuro; state rischiando di perdere 500 milioni di euro, già tolti alla terza rata, per gli alloggi pubblici agli studenti, che hanno ragione a protestare perché, se metti in discussione il loro diritto alla casa, metti in discussione il loro diritto allo studio e, quindi, il futuro dell'Italia. Non c'è garanzia sulla clausola del 40 per cento di risorse al Sud. Non avete visione di rilancio sul Sud, ed è ancora più chiaro con la vostra autonomia differenziata, uno scalpo che vuole la Lega, l'ha chiarito, con un , il presidente Zaia, che tiene sotto scacco la Presidente Meloni. E, ancora, nessun impegno sulle condizionalità sull'occupazione giovanile e femminile per cui ci eravamo tanto battuti.
Siamo preoccupati per il Paese, siamo preoccupati perché il sospetto è che siate incapaci di gestirlo, ma anche che qualcuno speri nel fallimento del PNRR, come se fosse un segnale di battuta d'arresto per l'integrazione europea. Noi speriamo di no, perché state giocando con la credibilità dell'Italia e rischiamo di fare un danno incalcolabile al Paese. Pare che non vi interessi davvero del Pianeta che lasciamo alle generazioni future e che non sentiate il minimo assillo per il continuo aumento delle diseguaglianze. Della precarietà non ne parliamo, perché non ve ne curate e, quando intervenite, la aumentate per scelta . Ignorate il lavoro povero ed è per questo che le opposizioni, insieme, insistono sul salario minimo.
ELLY SCHLEIN(PD-IDP). Vi interessa solo piantare bandierine ideologiche tra gli occhi dei più fragili, i poveri, i migranti, la comunità LGBTQ+, ma non è con nuovi reati, caro Ministro, che si aiutano le famiglie a portare il pane in tavola.
Volete davvero condurre in porto il PNRR? Bene, noi ci siamo. Concludo, Presidente. Prendete atto delle difficoltà che avete. Noi abbiamo sempre dato disponibilità per una missione che non appartiene a questo Governo, né a quelli precedenti, ma appartiene a tutto il sistema Paese. Noi tifiamo e tiferemo sempre per l'Italia e per l'Europa. Vogliamo metterci alla stanga, come dice il Presidente Mattarella. A voi la possibilità di mettervi finalmente in ascolto, con umiltà, delle preoccupazioni dei sindaci, delle regioni, delle categorie economiche, delle parti sociali e delle opposizioni. Lavoriamo insieme ed evitiamo questi tagli, per non perdere questa occasione storica e irripetibile per il nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gardini. Ne ha facoltà.
ELISABETTA GARDINI(FDI). Grazie, Presidente. Cari colleghi, rappresentanti del Governo, Ministro Fitto, io ho ascoltato attentamente gli interventi dell'opposizione e sono allibita sono allibita perché non c'è stato, come aveva chiesto nel suo intervento principale il Ministro Fitto e nella sua replica, un entrare nel merito, salvo qualche rara e preziosa eccezione, che devo dire, sì, c'è stata, ma rarissima eccezione. Vediamo da questa parte dell'Aula e sui banchi del Governo la concretezza del lavoro, l'entrare nelle difficoltà che sta attraversando il Paese, nel cercare di risolverle, nel dare soluzioni, nel dare risposte, dall'altra parte, sempre la solita demagogia. Mi è venuta in mente solo una frase di Montanelli: “La sinistra ama così tanto i poveri che, quando è al Governo, lavora per aumentarne il numero”, e questa è l'unica cosa che mi è venuta in mente ascoltando alcuni interventi . E, guardate, che la storia del PNRR è proprio cominciata su una menzogna…
PRESIDENTE. Deputato Donno…
ELISABETTA GARDINI(FDI). …perché quando, come ha ricordato il Ministro Fitto per l'ennesima volta, siete tornati tronfi dall'aver portato a casa quella montagna di soldi, la montagna di soldi era perché l'Italia era il Paese messo peggio, grazie a chi aveva scassato i conti della nostra amata Italia - Li ha ricordati i criteri, il Ministro Fitto e oggi continua…
PRESIDENTE. Colleghi, ognuno ha avuto il tempo e la libertà per esprimersi come ha ritenuto. Adesso si fa silenzio e si ascolta l'intervento della deputata Gardini. Prego, prosegua.
ELISABETTA GARDINI(FDI). …da allora, sul PNRR, una storia che è tutta scollegata dalla realtà.
Io voglio ricordare semplicemente che il Ministro Fitto ha seguito tutti i lavori alla Camera e al Senato, nelle rispettive Commissioni , l'abbiamo ascoltato, quindi, parlare all'interno delle istituzioni e l'abbiamo ascoltato anche, per esempio, al Festival di Trento, l'abbiamo ascoltato ancora, quattro giorni fa, alla conferenza stampa della cabina di regia del PNRR, che ricordo si è riunita 13 volte con il nostro Governo. E ricordo, caro Presidente - io non ero in questi banchi -, che l'allora opposizione di Fratelli d'Italia chiedeva ai Governi di venire a riferire e non ci sono state altrettante risposte all'invito dell'opposizione di allora . Si sarebbero potute evitare, se ci fosse stato il confronto con il quale sta lavorando oggi il Governo Meloni e il Ministro Fitto, molte delle criticità con le quali oggi ci siamo trovati a confrontarci e ci stiamo applicando a risolvere, perché è questo che noi stiamo facendo, che il Governo sta facendo . E voglio ricordare che proprio la Presidente Giorgia Meloni, quando ancora stava all'opposizione, indicava la necessità di una revisione del PNRR proprio in base all'articolo 21 del regolamento UE sul dispositivo di ripresa e resilienza, perché c'erano condizioni che erano cambiate, non ve lo dobbiamo ricordare, purtroppo l'Italia se lo ricorda bene: gli anni del COVID, la guerra in Ucraina.
Sul PNRR serve chiarezza, ma, caro Ministro, dovremmo accontentarci di parlare agli italiani, perché in questa sala sono sordi, oppure regaliamogli degli apparecchi acustici per Natale, forse il problema è quello, non lo so, perché non ascoltano. Lei dà le risposte e rifanno alla stessa domanda. Glielo ho già detto in un altro intervento, non siamo bambini, neanche lei è un bambino; fai cinque volte la stessa domanda e da un “sì” convinto passi al “no” convinto. Ma noi abbiamo una verità, una risposta e, anche se ci fanno dieci, cento, mille volte la stessa domanda, dieci, cento, mille volte avranno la stessa risposta. Ma non importa, non la recepiscono.
Fino a ottobre, come lei ha ricordato, il Governo si è messo subito al lavoro per centrare gli obiettivi e dare una visione di lungo periodo alla nostra Nazione, di cui la nostra Italia ha un bisogno estremo. La complementarietà, poi, che voi attaccate continuamente, che loro attaccano - mi scusi, Presidente - continuamente tra i fondi PNRR e quelli della coesione è esattamente quello che già Giorgia Meloni aveva individuato fin dall'inizio. Questa complementarietà è entrata addirittura nelle raccomandazioni della Commissione europea e il rafforzamento della , d'intesa, poi, con regioni, province, comuni e anche con gli enti attuatori degli interventi, va proprio a potenziare la capacità amministrativa, ad accelerare l'attuazione del Piano per rispettare i tempi, per poter, poi, andare a rendicontare. Lo voglio e lo devo per forza ricordare ancora qui, il Ministro l'ha ribadito mille volte, ma lo sapevamo già: l'Italia su questo non ha un passato esemplare, perché il settennato - che, poi, oramai, 7 anni sono diventati anche 9 -, fino a qualche mese fa, vedeva soltanto l'attuazione e la spesa del 34 per cento dei fondi. Ora noi dovremmo, in metà del tempo, con la stessa , spendere 100 miliardi in più di quelli del settennato, quasi il doppio di quello che non siamo riusciti a spendere in 7 anni, spenderlo nella metà del tempo?
Abbiamo detto in mille versioni, dai banchi della maggioranza, dai banchi del Governo, che non c'è ritardo, che la era cambiata proprio per risolvere il problema, per dare attuazione, perché le criticità le dobbiamo prevedere, prevenire e risolvere per non trovarci, a fine giugno 2026, con tutto che salta per aria, perché se noi facessimo quello che ci chiedono dai banchi dell'opposizione, questo sarebbe il risultato. Noi non vogliamo scassare i conti dell'Italia, quindi il Governo e il Ministro Fitto hanno rassicurato gli italiani e continuano a farlo sul fatto che non ci sono ritardi, che i fondi sarebbero stati sbloccati, e i fondi saranno sbloccati. La risposta della Commissione è stata una risposta positiva.
Quindi, ripeto ancora: da una parte, la concretezza, la trasparenza, la coerenza e, dall'altra, pura demagogia e propaganda e catastrofismo, che non fa bene.
Citate Mattarella ogni piè sospinto. Mattarella l'ha ripetuto: mettersi alla stanga vale per tutti, a tutti i livelli, dall'opposizione alla maggioranza, a tutti i livelli di governo e di amministrazione del Paese, vale per tutta l'Italia. Caro Presidente, lo stiamo vedendo in questi giorni come soffiano sul fuoco e non è responsabile, per un'opposizione, incitare le piazze, con il Presidente Meloni - l'ha ricordato - che sta restituendo all'Italia quel ruolo, a livello internazionale, che le spetta. Vediamo ogni giorno i riconoscimenti, le attestazioni di stima, anche personale. Finalmente l'Italia è rappresentata come deve essere rappresentata , ma in alcuni, principalmente in quest'Aula, non scatta quell'orgoglio di appartenenza ad un'unica Nazione, mentre io incontro molte persone - anche non nostri elettori - che riconoscono di essere finalmente orgogliosi, nuovamente orgogliosi di essere italiani grazie proprio all'azione, a livello internazionale, del nostro Presidente Giorgia Meloni.
Ma quando le previsioni catastrofiste vengono smentite dai fatti, non c'è verso: c'è una parte che non vuole fare i conti con la realtà e non vuole vedere la realtà in faccia. Non sto a richiamare tutto quello che è stato detto in quest'Aula, negli incontri precedenti, nelle conferenze stampa, l'ha ricordato anche in precedenza, nel suo intervento, il collega Maerna: è patetico sentire parlare della perdita di 500 milioni, che non è una perdita, ma è una semplice dilazione alla quarta rata; è patetico sentire parlare di tagli quando non si tratta di tagli, ma di far sì che gli asili nido vengano fatti , quando si tratta di far sì che le strade vengano fatte, perché ce l'ha ricordato il Ministro in conferenza, un miliardo di strade non erano collocate nel posto giusto e, quindi, non avrebbero potuto essere poi rendicontate.
Ho sentito parlare, da quei banchi, di pasticci, di retromarce, di pastrocchi, che noi dovremmo chiedere scusa, che voi dovreste chiedere scusa, che noi tutti dovremmo chiedere scusa. Noi chiediamo scusa…
ELISABETTA GARDINI(FDI). Allora, guardi, se devo concludere, io voglio concludere dicendo che capisco benissimo le crisi di nervi di alcuni esponenti delle opposizioni, le battute infantili che probabilmente il Ministro Fitto si sente fare dall'asilo e pensano di essere anche originali. Noi avremmo potuto evitare i problemi che siamo oggi costretti ad affrontare, ma li affrontiamo e siccome ci ricordano sempre un bello slogan della nostra campagna elettorale, quando abbiamo detto “siamo pronti”, lo ribadisco qui: noi siamo pronti, siamo pronti a ridare all'Italia il posto che le spetta, siamo pronti a cambiare il paradigma, perché lo Stato deve stare accanto ai cittadini, i cittadini non lo devono sentire ostile…
ELISABETTA GARDINI(FDI). E concludo Presidente, pronti a far ripartire l'Italia, pronti a ridare dignità al lavoro e pronti, con passione, con convinzione e con orgoglio, a votare la mozione di maggioranza .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alle votazioni.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00043, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della risoluzione Lupi, Foti, Molinari e Barelli n. 6-00044.
Avverto che il gruppo Azione-Italia Viva ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima la premessa, congiuntamente al 3° capoverso del dispositivo; e, a seguire, congiuntamente, il 1° e il 2° capoverso del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lupi, Foti, Molinari e Barelli n. 6-00044, limitatamente alla premessa e al 3° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lupi, Foti, Molinari e Barelli n. 6-00044, limitatamente al 1° e al 2° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Braga ed altri n. 6-00045, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00046.
Avverto che il gruppo Azione-Italia Viva ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il dispositivo, ad eccezione dei capoversi dal 10° al 13°; a seguire, congiuntamente i capoversi dal 10° al 13° del dispositivo; infine - ove il dispositivo venga in tutto in parte approvato - la premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanella ed altri n. 6-00046, limitatamente al dispositivo, ad eccezione dei capoversi dal 10° al 13° con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanella ed altri n. 6-00046, limitatamente ai capoversi dal 10° al 13°, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
In virtù della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della premessa.
Passiamo alla votazione della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047.
Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente i singoli capoversi del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 1° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 2° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 3° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 4° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 5° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 6° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 7° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente all'8° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 9° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 10° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente all'11° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 12° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 13° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 14° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 15° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 16° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 17° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 18° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 19° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 20° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 21° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 22° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 23° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00047, limitatamente al 24° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
In virtù della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della premessa.
Sono così esaurite le Comunicazioni del Governo in ordine alla revisione complessiva degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 76, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente Fabio Rampelli è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre della consorte.
La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.
Ha chiesto di parlare il deputato Tommaso Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Signor Presidente, a nome del gruppo Fratelli d'Italia, mi associo alle sue espressioni di cordoglio rivolte al Presidente Rampelli che, nonostante questo lutto, ha presieduto in questi due giorni la Camera dei deputati. Voglio ricordare anche che Elsa Sabatini, che era la mamma della sua consorte, è stata uno dei punti di riferimento della destra romana, soprattutto nella sezione di via Ottaviano, nel quartiere Prati, e che a lei si deve l'impegno politico di tanti giovani. Quindi, volevo cogliere questa occasione per ricordarne, seppure brevemente, anche la figura di militante politica .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali Zanella ed altri n. 1 e L'Abbate ed altri n. 2 riferite al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1322: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di 10 minuti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di 5 minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
Illustra la questione pregiudiziale Zanella ed altri n. 1 il deputato Devis Dori.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame a noi appare in aperto contrasto con la Costituzione, in particolare con il combinato disposto degli articoli 9, 32 e 41. Com'è noto, quando i principi sanciti o i diritti garantiti dalla nostra Costituzione entrano potenzialmente in conflitto fra loro, va compiuto il cosiddetto bilanciamento. Il bilanciamento è compiuto anzitutto dal legislatore e per questo motivo è più che opportuno portare sin d'ora in sede parlamentare la questione pregiudiziale di costituzionalità. La nostra è una valutazione di natura ben differente dall'eventuale successivo giudizio di costituzionalità della Corte costituzionale perché il bilanciamento del legislatore presuppone una valutazione politica, seppur entro i paletti costituzionali. Ora, la Costituzione non presenta una vera e propria gerarchia di principi o di diritti. Ogni interesse di cui annuncia la tutela si accompagna al suo contrappeso. Come affermato ripetutamente dalla Consulta, ogni diritto incontra dei limiti, limiti non predefiniti in assoluto e a priori ma, nell'infinita varietà del reale, il punto di bilanciamento è fissato anzitutto dal legislatore. Libero di navigare verso le mete conformi al suo indirizzo politico, il legislatore deve però stare attento a non scontrarsi con i limiti posti dalla Costituzione, che sono vigilati successivamente dalla Corte costituzionale.
Nel caso specifico, a noi pare invece che la maggioranza su alcuni punti si sia proprio schiantata contro questi limiti costituzionali. Nell'esame al Senato è stato infatti introdotto, con un emendamento, l'articolo 9-, che contiene nuovamente, e, ancora una volta, con decreto-legge, disposizioni relative all'Ilva di Taranto. L'articolo 9- presenta profili inconciliabili con la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi articolo 9 della Costituzione e, in particolare, esistono i limiti imposti dall'articolo 41 della Costituzione all'iniziativa economica privata che non può recare danno alla salute e all'ambiente. Comunque, l'attività economica pubblica e privata deve essere indirizzata e coordinata ai fini sociali e ambientali. Nonostante l'articolo 9- del provvedimento, al comma 6, dichiari espressamente di voler assicurare il bilanciamento fra le esigenze di continuità dell'attività produttiva e quelle di salvaguardia dell'occupazione e di tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute, dell'ambiente, dell'incolumità pubblica e della sicurezza urbana, nei fatti tale affermazione rappresenta un legislativo. Infatti, il decreto prevede un'assoluta supremazia del diritto alla continuità produttiva, che provoca un arretramento forzato del diritto alla salute e alla salubrità ambientale. Se la maggioranza ritiene realmente di aver effettuato un bilanciamento fra tutti gli interessi in gioco, evidentemente la maggioranza ha qualche problema con la bilancia, nel senso che non ha effettuato una verifica metrica della propria bilancia legislativa ed è quindi necessario fare la tara alle affermazioni contenute nell'articolo 9-, comma 6. Ciò è palesato dalla nuova ulteriore estensione del cosiddetto scudo penale che, di fatto, crea una presunzione assoluta di diligenza a favore delle condotte attuative dei provvedimenti che autorizzano la prosecuzione dell'attività produttiva, comprimendo anche l'ambito di intervento del sindaco della città di Taranto. Va precisato che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 58 del 2018, proprio con riferimento al decreto Ilva del 2015, ha affermato testualmente: “Il legislatore ha finito con il privilegiare in modo eccessivo l'interesse alla prosecuzione dell'attività produttiva, trascurando del tutto le esigenze ed i diritti costituzionali e inviolabili legati alla tutela della salute e della vita stessa”. La Consulta, compiendo anche un passo in avanti rispetto all'orientamento espresso precedentemente con la sentenza n. 85 del 2013, nella citata sentenza n. 58 del 2018, con riferimento all'articolo 41 della Costituzione, afferma che: “rimuovere prontamente i fattori di pericolo per la salute, l'incolumità e la vita dei lavoratori costituisce condizione minima e indispensabile perché l'attività produttiva si svolga in armonia con i principi costituzionali, sempre attenti anzitutto alle esigenze basilari della persona”. Quindi, la Corte, senza arrivare ad affermare che il diritto alla salute debba trovare posto in assoluto alla sommità di un ordine gerarchico di principi e diritti, certamente riconosce un valore rafforzato alla salute, che non può essere ignorato dal legislatore. Per gli stessi motivi esplicitati dalla sentenza n. 58 del 2018, riteniamo che anche la norma in esame, nello specifico l'articolo 9-, subirà da parte della Consulta la medesima censura, con una dichiarazione di illegittimità costituzionale, incostituzionalità che la maggioranza avrebbe potuto evitare se solo si fosse voluto riequilibrare la norma che, attualmente, penalizza gravemente il diritto alla salute e a un ambiente salubre. Il tema del bilanciamento si è posto a livello europeo anche con riferimento al principio di precauzione sancito dall'articolo 174, comma 2, del Trattato di Amsterdam, il quale - come evidenziato sia dalla Corte dell'Unione europea sia dal Consiglio di Stato - impone che, quando sussistono incertezze o un ragionevole dubbio riguardo all'esistenza o alla portata di rischi per la salute delle persone, possano essere adottate misure di protezione senza dover attendere che siano pienamente dimostrate l'effettiva esistenza e la gravità di tali rischi.
Pertanto, esso impone alle autorità interessate di adottare, nel preciso ambito dell'esercizio delle competenze loro attribuite dalla normativa pertinente, misure appropriate al fine di prevenire taluni rischi potenziali per la salute, la sicurezza e l'ambiente, facendo prevalere le esigenze connesse alla protezione di tali interessi sugli interessi economici. L'articolo 9 della Costituzione, come novellato dalla legge costituzionale n. 1 del 2022, contiene un patto generazionale, una responsabilità per il futuro, che purtroppo, anche in questo caso, resta solo sulla carta e non concretizzato nei fatti. Alla luce di quanto esposto, quindi, risulta palese il contrasto di alcune disposizioni del presente provvedimento con la nostra Costituzione. Pertanto, a nome di Alleanza Verdi e Sinistra, dichiaro il voto favorevole alle questioni pregiudiziali, al fine di non procedere all'esame del decreto .
PRESIDENTE. La deputata L'Abbate ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.
PATTY L'ABBATE(M5S). Presidente, oggi abbiamo deciso di presentare questa pregiudiziale, sottoscritta da tutti i pugliesi e dai componenti della Commissione ambiente. Riguarda chiaramente quello che stiamo discutendo questi giorni, quindi il decreto Infrazioni, che poi, vi voglio proprio ricordare, ha questo nome, decreto Infrazioni. Noi presentiamo questa pregiudiziale per bloccare la deriva di questo Governo sull'acciaieria Ilva di Taranto. Ci farebbe piacere, magari, prima o poi, quando parliamo di Taranto, del nostro territorio, parlarne in un altro modo, farvi capire quello che c'è dal punto di vista, invece, della bellezza. Ci sono anche i delfini in mare, cosa che abbiamo visto l'altro giorno in un evento che abbiamo fatto a Taranto sulle energie rinnovabili. Invece ci troviamo sempre qui a combattere con il solito problema. Questo Governo ha deciso di introdurre con un emendamento l'articolo 9-. Voglio spiegare ai cittadini che stanno a casa che cos'è. Stiamo parlando di amministrazione straordinaria per quelle imprese che sono viste come strategiche a livello nazionale, quindi trattate in un modo differente. La pregiudiziale noi la presentiamo perché questo articolo 9- non è compatibile con quello che dovrebbe fare, non salva e non chiude le infrazioni. Allora voi mi chiederete: che cosa fa? Lo diciamo, diciamolo ai cittadini, raccontiamo alle famiglie di Taranto il regalo che è stato fatto ancora da questo Governo . L'articolo 9- è anticostituzionale, viola l'articolo 9 e 41 della Costituzione, che, ricordiamo, parlano di ambiente, di biodiversità e degli ecosistemi. È stato proprio il MoVimento 5 Stelle a porre l'ambiente in Costituzione, non solo per tutelare l'ambiente e il territorio, ma è chiaro che tutto poi si rifà sulla salute dei cittadini, perché, quando noi eravamo al Governo con il Presidente Giuseppe Conte, al primo posto c'erano i diritti alla salute e i diritti ad avere un ambiente sano, questo dobbiamo ricordarlo. Cosa stiamo facendo? Questo Governo cosa sta facendo? Esattamente il contrario. Quello che mi chiedo è, prima di presentare questo emendamento, avete parlato con il territorio, avete parlato con la parte sociale del territorio, con i sindacati, con le famiglie, con chi poi deve subire le vostre scelte scellerate? I cittadini sanno, ma anche quelli di tutta Italia, non solo i pugliesi o i tarantini, che infrazione significa che noi stiamo pagando all'Europa, perché dall'Ilva di Taranto le emissioni in atmosfera sono così elevate che hanno superato i limiti, e quindi noi paghiamo all'Europa. Ma i cittadini di Taranto pagano con la salute per quei limiti superati, perché l'inquinamento è elevatissimo. Noi dovremmo produrre acciaio in questa impresa. Noi non produciamo solo acciaio, abbiamo dei sottoprodotti, li chiamerei prodotti primari, mi viene questo linguaggio, ma i prodotti primari sono la malattia e la morte.
Ora una serie di domande ve le devo fare, perché dovete rispondere non solo a noi, ma dovete rispondere ai cittadini che sono a casa. Perché avete introdotto uno scudo penale che va oltre quello già posto in passato dopo la decarbonizzazione? Spieghiamo che significa. Noi dobbiamo decarbonizzare l'Ilva, lo abbiamo detto, è stato anche inserito in un programma, ma, a quanto pare, 1,2 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza non ci sono più per la decarbonizzazione. È forse per questo che abbiamo messo lo scudo penale in più, perché sapete già che non verrà fatta bene, sapete già che ci saranno dei problemi e dei danni. Perché la decarbonizzazione è stata posta in mano al gestore? Quindi il gestore decide in che modo deve decarbonizzare, ed è sparita una cosa importantissima, la tempistica. Perché con il Piano nazionale di ripresa e resilienza noi avevamo un tempo stabilito, nel 2026 si doveva portare avanti il progetto con l'idrogeno . Sparito questo, sparito il tempo. Poi diciamo che questa cosa l'abbiamo fatta perché vogliamo velocizzare le cose. Velocizzare che? Vogliamo solo che continui a produrre, solo questo, ma la decarbonizzazione è rimasta lì, è rimasta ferma al palo. C'è una notizia, poi, delle ultime ore: l'altoforno E312 pare che sia fermo, sarà fermo per tutto agosto, perché state montando dei filtri a manica. Tecnicamente voglio capire, se in passato, anche con ISPRA, nel piano sono stati inseriti filtri ibridi, che erano probabilmente anche migliori, perché stiamo adesso montando questi filtri a manica? Per fare che? Perché poi questa scelta che avete fatto non è stata detta ai sindacati, che si sono trovati di fronte questa cosa e non sanno il motivo? Ci stanno anche dicendo che probabilmente è perché non ci sono materie prime, o forse c'è un altro problema, e questo è gravissimo. Dicono che praticamente il forno probabilmente è arrivato a fine vita. Quello che c'è a Taranto non è solo un discorso di diossine e polveri sottili. Qui assolutamente c'è un totale abbandono e la mancanza di una gestione degli impianti e di un miglioramento degli impianti dal punto di vista proprio della sicurezza. Qui non c'è un piano per l'amianto, e vi ripeto che lì ci sono delle parti in amianto che assolutamente sono rimaste lì bloccate. Non si fa manutenzione. Questo non lo leggete sui giornali, questo lo leggete se andate lì e parlate con chi lì dentro ci lavora e ci dice: onorevole, lì, se voi vedete, noi dobbiamo tappezzare, perché a volte mancano proprio i pezzi.
Infine la cosa più grave è questa: avete annullato quello che poteva essere l'intervento della magistratura, perché, se domani la magistratura decide il sequestro o la confisca degli impianti, è perché lo deve fare per bilanciare i diritti costituzionali dei cittadini. Ma, se fa questo, voi, con il regalo che avete fatto, state permettendo al Presidente del Consiglio e al Ministero delle Imprese e del di impugnare la decisione della magistratura. Questo sempre per continuare a produrre morte, a produrre malattia, a produrre diossina. Ora vi dico un'ultima cosa: quello che sto facendo qui non è propaganda, anche se sono all'opposizione. Mi farebbe piacere che quello che adesso dico sia perché devo fare propaganda al MoVimento 5 Stelle, il guaio è che non è così, queste sono cose vere. Ieri sera al quartiere Tamburi di Taranto si è sviluppata una nube tossica, era irrespirabile. Sono arrivati i Vigili del fuoco con la maschera antigas, perché non potevano nemmeno intervenire senza. E questa mattina, alle 9, chiaramente i cittadini sono scesi in piazza, sono scesi in piazza i genitori dei bambini che sono morti. Sapete cosa hanno detto? Hanno detto che tutto l'acciaio di questo mondo non vale la vita di un bambino e che lo Stato sono anche io e devo essere io anche a gestire quelli che sono i miei problemi, a evitare che i nostri figli non nascano già morti.
Hanno messo uno striscione, se andate a Taranto dovete vederlo. Lo striscione dice: “Se ci volete morti, sparateci”. Per questo noi presentiamo questa pregiudiziale, con il nostro voto favorevole, affinché non si proceda con quello che questo Governo indegnamente sta portando avanti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). Presidente, ricordo alcuni interventi di carattere ambientale degli ultimi sei o otto mesi in merito all'Ilva. Sulla prescrizione n. 16.e)-42-49 (dimissione delle batterie 5-6), nell'ambito della verifica di vigilanza avviata il 25 gennaio 2023 e conclusa il 28 febbraio 2023, sono state attestate le demolizioni della batteria 6, della batteria 5 e del camino E423. Per la prescrizione UP3 (gestioni di fanghi acciaieria, fanghi d'altoforno), come richiesto dal decreto ministeriale del 29 dicembre 2022, il gestore ha trasmesso l'identificazione delle aree e delle quantità del materiale del cumulo soggette alle specifiche attività. ISPRA sta monitorando costantemente le attività in corso e, secondo le proiezioni, le attività si dovrebbero concludere nei tempi prescritti. Altra importante prescrizione è la n. 55-57, già citata, sfortunatamente, in senso negativo, riguardante l'installazione di filtri a maniche MEROS, considerati allo stato attuale fra i migliori nel mercato, per così dire, sulla seconda linea (linea D) dell'impianto di sinterizzazione dell'agglomerato E312. Sulla base della verifica svolta nel mese di gennaio 2023, risultano in corso i lavori per l'installazione dell'ultimo dei quattro filtri previsti sull'impianto. Confidiamo nella loro conclusione entro l'estate.
Allora, onorevoli colleghi, il nuovo comma 1- prevede che nei casi contemplati dal comma 1-.1, nel caso in cui la prosecuzione dell'attività sia stata autorizzata dopo l'adozione del provvedimento di sequestro l'amministrazione giudiziaria è autorizzata a proseguire l'attività anche quando il provvedimento di confisca è divenuto definitivo. Devono essere in ogni caso rispettate le prescrizioni del giudice, ai sensi del terzo periodo del comma 1-.1, ovvero le misure adottate nell'ambito della procedura di riconoscimento dell'interesse strategico nazionale.
Al comma 3 di questo articolo 9- si modifica il decreto legislativo dell'8 giugno 2001, n. 231, in particolare la lettera , e si inserisce un ulteriore comma, il comma 2- dell'articolo 19 in materia di confisca. Il comma suddetto prevede che nel caso in cui la confisca abbia ad oggetto stabilimenti industriali o parti di essi che siano stati dichiarati di interesse strategico nazionale ovvero impianti o infrastrutture necessari ad assicurarne la continuità produttiva, si applica la nuova disciplina dettata dall'articolo 104-. Si modifica per il coordinamento anche l'articolo 53, comma 1-, del decreto legislativo in materia di sequestro preventivo.
Veniamo al comma 6 che contiene una disposizione finalizzata ad assicurare il bilanciamento tra le esigenze di continuità dell'attività produttiva, di salvaguardia dell'occupazione, della tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute, dell'ambiente, dell'incolumità pubblica e della sicurezza urbana, consentendo l'adozione di ordinanze sindacali…
Presidente, per favore, se mi scampanella.
PRESIDENTE. Vuole una scampanellata?
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). La gradirei, grazie.
PRESIDENTE. Per così poco .
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). …incidenti sull'operatività di stabilimenti industriali o parti di essi dichiarati di interesse strategico e in relazione ai quali sia stata rilasciata un'autorizzazione integrata ambientale.
Presidente, qui abbiamo l'elemento che smonta le due questioni pregiudiziali e dimostra che l'articolo 9- rispetta i principi di cui agli articoli 9 e 41 della nostra Carta costituzionale. Non solo la tutela dell'ambiente e della salute devono essere tutelate ma, in determinate condizioni e situazioni, lo stop di parte dello stabilimento può addirittura essere deciso con ordinanza sindacale.
Allora, cari colleghi dell'opposizione, cosa manca nelle vostre questioni pregiudiziali, che invece ricorre con frequenza nell'articolo 9-? Il tema dell'interesse nazionale. Nonostante il vostro parere contrario, noi siamo convinti che, tenuto conto di ambiente, salute pubblica, sicurezza pubblica, l'Ilva deve continuare a produrre acciaio, deve continuare, secondo le indicazioni dell'Unione europea e secondo la strada prevista dagli organi preposti, sulla via degli interventi ma deve produrre, sia perché dà lavoro - capiamo che qualcuno avrebbe voluto veder mantenuto il reddito di cittadinanza e chiudere l'Ilva, ma l'impostazione della Lega e di questo Governo è opposta - sia perché l'Ilva è un strategico. È quello che manca nelle vostre pregiudiziali e noi non possiamo fare a meno di notarlo. Non c'è scritto una volta “interesse nazionale”, una volta “ strategico”.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). L'Ilva è un strategico. Ancora, capiamo che c'è chi vorrebbe che il nostro Paese dipendesse dall'acciaio cinese e in generale guarda a quel mondo come a un punto di riferimento, ma così non è per noi, non è per la Lega, non è per questa maggioranza e non è per questo Governo. Il nostro Paese deve recuperare, mantenere, anzi, incrementare la propria autonomia produttiva.
PRESIDENTE. Onorevole, non uso il campanello perché…
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). Per queste ragioni annuncio il voto contrario della Lega alle due pregiudiziali delle opposizioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA(PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi voteremo a favore della pregiudiziale presentata, perché, se per la comunità di Taranto questo provvedimento non rappresentasse l'ennesimo capitolo di una storia drammatica, potremmo derubricare la sua incostituzionalità come un nuovo goffo inciampo del Governo Meloni. Se c'entrassero solo il pressappochismo e l'impreparazione di questa classe dirigente avremmo il cuore più leggero, al netto dei danni che con tanta ostinazione si stanno facendo e si continueranno a fare al Paese. Invece, no. Questa volta l'incompetenza c'entra poco, come c'entra poco la superficialità. In questo caso, siamo di fronte alla consapevole volontà di fare di nuovo dell'Ilva una fabbrica di morte ad esclusivo servizio dell'interesse strategico nazionale .
In un quadro del genere, è evidente che i diritti dei cittadini rappresentano un ingombro e gli ostacoli più ostili nella cultura di chi oggi governa il Paese vanno spazzati via senza colpo ferire. Ancora una volta, avete deciso di intervenire a gamba tesa su un tema che meriterebbe tutt'altra attenzione, tutt'altra cura, tutt'altro approfondimento. Se a gennaio abbiamo visto usare la decretazione d'urgenza per riaprire le ferite dolorosissime che riguardano l'ex Ilva, in queste settimane siete riusciti a superarvi in peggio. Un emendamento del Governo, senza alcuna possibilità concreta di essere valutato e modificato nei contenuti dal Parlamento, torna a incidere sulle stesse materie con decisioni intollerabili e palesemente contrarie ai principi dettati dalla nostra Costituzione.
Innanzitutto, si sono volute far passare le norme sull'Ilva come parte integrante dei contenuti di questo decreto, come se l'articolo 9-, insomma, avesse qualche utilità nel chiudere o mettere al riparo il nostro Paese da qualche infrazione comunitaria. Si tratta di un inganno in piena regola, visto che non solo non c'è nemmeno una disposizione che sia davvero mirata a quell'intento ma addirittura si rischia il contrario. Si fa riferimento a due infrazioni in particolare, l'una riguardante le emissioni industriali e l'altra riguardante la qualità dell'aria. Bene, anzi, male, perché ciò che al contrario avete scritto esporrà l'Italia a nuove infrazioni e ben più gravi.
Se il presupposto è che l'attività debba proseguire sempre e comunque, a prescindere da qualsiasi provvedimento giurisdizionale, il risvolto non può che essere atrocemente univoco: meno tutela per la salute dei tarantini, per l'ambiente, per il territorio, per la sicurezza di chi lavora negli stabilimenti. A ciò si aggiunge l'estensione dello scudo penale anche per i provvedimenti legati alla decarbonizzazione che, signor Presidente, possiamo dire senza tema di smentita essere ogni giorno più lontana dal diventare una realtà.
Allora, è indispensabile dire agli italiani - i tarantini, purtroppo, lo sanno già fin troppo bene - che il Governo in carica e una parte del Parlamento, la maggioranza, se ne fregano bellamente della Carta costituzionale e dei diritti che in quella Carta sono sanciti e che dovrebbero essere garantiti a tutti .
Ben prima delle modifiche del 2022 agli articoli 9 e 41 della Costituzione, la Corte costituzionale aveva tracciato chiaramente quei limiti che oggi state calpestando. Le esigenze economiche non possono mai prevalere sulla tutela dell'ambiente, della salute e della sicurezza. Questo non deve avvenire mai! Voi parlate ancora di bilanciamento, ma non c'è nessun bilanciamento, perché, come dice la Costituzione e come è stato ribadito da ultimo nel 2019 dalla Corte, certi diritti non sono negoziabili: non sono un contrappeso, ma una priorità da salvaguardare sempre.
Ciò che si fa qui, invece, è l'esatto opposto: fare dell'interesse industriale, della necessità economica di proseguire l'attività un diritto tiranno nei confronti di altri beni costituzionali, ben più meritevoli di tutela. Insomma, avete ribaltato il significato di quelle regole fondamentali che ci siamo dati come popolo e davanti a quei diritti, che giustamente diventano limiti, avete deciso di salvaguardare certi interessi e limitare i danni.
Signor Presidente, il Partito Democratico voterà convintamente a favore delle questioni pregiudiziali presentate, perché, molto più che in altre occasioni, i contenuti di questo decreto-legge rappresentano un giuridico di inaudita gravità e, al contempo, il secondo tempo di un film vergognoso che ha esordito all'inizio di quest'anno.
MARCO LACARRA(PD-IDP). Taranto non può e non deve essere il luogo dove la Costituzione e la legge diventano principi relativi. Noi continueremo a essere al fianco dei tarantini in questa battaglia contro il ritorno a un passato terribile, contro questo Governo che conferma la sua insofferenza verso la sofferenza e tutto il suo cinismo verso una comunità che non reclama altro che giustizia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaia. Ne ha facoltà.
DARIO IAIA(FDI). Grazie, Presidente. Noi abbiamo ascoltato, con grandissima attenzione, le dichiarazioni rese sino a qualche istante fa. Rappresentiamo anche noi la comunità tarantina e la comunità pugliese e veramente rimaniamo basiti per le argomentazioni sentite. Io devo anche chiedere scusa ai tarantini se, a livello nazionale, viene rappresentata una città che non corrisponde assolutamente alla descrizione che viene riferita .
In diverse occasioni mi trovo a confrontarmi qui con i colleghi, i quali mi guardano un po' allibiti e mi chiedono: ma effettivamente la situazione di Taranto è quella che viene descritta? È quella che ascoltiamo in quest'Aula dai banchi dell'opposizione? Sia ai colleghi sia a chi ci ascolta fuori, cioè agli italiani, io voglio dire che la situazione di Taranto non è assolutamente quella descritta. Infatti, se avessero ragione i colleghi dell'opposizione, oggi l'Ilva di Taranto sarebbe chiusa, oggi l'Ilva di Taranto non opererebbe, perché sarebbe fuori norma. È evidente che così non è, ed è evidente che ci sono delle problematiche che vanno affrontate. C'è un'autorizzazione integrata ambientale in essere e ci sono degli investimenti importanti che si stanno portando a termine.
Ma, poi, mi pongo anche un'altra domanda: se effettivamente questa è la situazione, perché i 5 Stelle, che nella campagna elettorale del 2018 hanno promesso la chiusura dello stabilimento, non hanno chiuso le acciaierie di Taranto ? Perché non lo hanno fatto? Perché non l'avete fatto? Ve lo chiedo per il tramite del Presidente: perché non avete chiuso le acciaierie? Avevate la possibilità di farlo, in quanto avete espresso per due volte il Presidente del Consiglio. Allora, perché non avete chiuso le acciaierie? La risposta a questa domanda è semplice: è solo demagogia, è solo populismo, è solo non voler affrontare, in maniera seria ed entrando nel merito, la problematica dello stabilimento di Taranto è quella relativa alla produzione di acciaio in questa Nazione.
Infatti, noi dobbiamo anche deciderci su un aspetto, ossia se l'Italia debba continuare a essere un grande Paese manifatturiero, il secondo Paese manifatturiero in Europa, o se l'Italia non debba continuare a produrre anche acciaio e, quindi, ci rassegniamo a questo aspetto: non lo produciamo e lo andiamo ad acquistare magari dagli amici cinesi, così come qualche forza politica dell'opposizione vorrebbe .
Noi riteniamo che l'Italia sia un grande Paese, che sia in grado di produrre l'acciaio, e chiaramente questo acciaio dev'essere acciaio , acciaio verde, prodotto nel pieno rispetto dei cittadini, tarantini e non solo.
Entro nel merito velocemente, con dei . Parliamo di un decreto-legge che riguarda le infrazioni, perché? Perché ci sono 4 procedimenti di infrazione, del 2013, del 2014, del 2015 e del 2020, che si avvieranno alla conclusione grazie a questo provvedimento normativo. Parliamo di disposizioni urgenti per favorire la realizzazione di attività di tutela ambientale e sanitaria e di interventi di decarbonizzazione. Che cosa si prevede nell'articolo 9-? Si prevede la concentrazione degli interventi di decarbonizzazione in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Quindi, il Presidente Meloni mette la faccia in prima persona sugli interventi di decarbonizzazione, assieme ai Ministeri competenti.
Poi, il potere di ordinanza sindacale del comune di Taranto, di cui tanto si parla. Intanto, ricordiamo che le ordinanze del sindaco di Taranto, Melucci, sono state puntualmente sospese e poi annullate dai tribunali amministrativi e dal Consiglio di Stato. Quindi, parliamo di ordinanze assolutamente infondate. L'ultima ordinanza, emanata semplicemente per motivi politici, è stata sospesa dal TAR nel mese di maggio.
Poi voglio chiudere, Presidente, richiamando una norma di questo articolo 9-. La leggo, in maniera tale da non sbagliare: “Queste disposizioni”, quindi, lo scudo penale, la decarbonizzazione e quant'altro, “non si applicano quando dalla prosecuzione” - dell'attività dell'azienda - “può derivare un concreto pericolo per la salute e l'incolumità pubblica, ovvero per la salute o la sicurezza dei lavoratori non evitabile con alcuna prescrizione”. Per cui, nel momento in cui c'è il pericolo per la salute e per la sicurezza dei lavoratori le norme che riguardano lo scudo penale non si applicano assolutamente. Quindi, è chiaro che le questioni pregiudiziali sono assolutamente infondate e per questa ragione noi voteremo contro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(A-IV-RE). Presidente, anche noi voteremo contro sulle questioni pregiudiziali. È vero che la legge costituzionale n. 1 del 22 febbraio 2022 ha previsto, modificando l'articolo 9 della Costituzione, un espresso riferimento alla tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, ed essi rientrano, appunto, tra i principi fondamentali del nostro ordinamento. È vero anche che le scelte politiche, economiche e, più in generale, tutte le scelte pubbliche devono essere ispirate a quei principi e a quei valori, anche nell'interesse delle future generazioni per un discorso di patto intergenerazionale.
Ovviamente, la modifica - è vero - interviene anche per inserire un vincolo aggiuntivo alla libera iniziativa economica privata, di cui all'articolo 41 della Costituzione, e in tal senso, oltre all'utilità sociale, l'articolo 41 trova un vincolo nell'evitare danni alla salute e all'ambiente.
Del resto, già la Corte costituzionale, pur in assenza di un esplicito vincolo nella Carta costituzionale stessa, aveva previsto la necessità di bilanciare le attività economiche con la tutela della salute e dell'ambiente. È vero anche che non bisogna far arretrare il diritto alla salute, così come è chiaro che c'è la necessità di un bilanciamento equilibrato tra le attività produttive e il diritto alla salute. Per carità: prima viene il diritto alla salute - e ci mancherebbe altro -, però è pur vero che i vincoli che vanno posti non possono emergere in una maniera apodittica.
Le ragioni poste dalle questioni pregiudiziali sottoposte alla nostra attenzione sembrano essere, appunto, prive di un fondamento empirico, di una valutazione concreta. Le valutazioni nel merito in ordine alla concretezza della situazione attuale ci portano, con onestà intellettuale, a registrare dei miglioramenti dettati proprio dalla continuità che va nella direzione delle bonifiche e degli ambienti salubri. È questo ciò che vogliamo: tutelare la salute perché va tutelata, perché è bene primario, perché addirittura prevale nel bilanciamento con gli altri principi costituzionali, ma questo va verificato concretamente, intanto perché anche il lavoro è vita e poi perché nella concretezza questo va verificato e non può essere soltanto enunciato senza una valutazione empirica.
Allora, nell'alveo del rispetto del diritto alla salute, che va proprio nella direzione di una prosecuzione in ordine a bonifiche e ambienti salubri che ci dobbiamo augurare e dobbiamo costruire per i lavoratori e per i cittadini di quelle zone, noi votiamo “no” alle pregiudiziali .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Zanella ed altri n. 1 e L'Abbate ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Questa mattina presto, tutte le agenzie del mondo hanno battuto la notizia di una grazia alla birmana Aung San Suu Kyi. Naturalmente, i primi commenti sono stati, in tutto il mondo, di soddisfazione, poi, via via, nella giornata, la notizia si è precisata. Si tratta di un'amnistia che la giunta militare birmana ha deciso in occasione delle festività buddiste, che riguarda solo parzialmente la birmana, graziata per 6 anni su 33, e che riguarda 7.000 detenuti, sebbene risulti da una prima verifica che molti esponenti dell'opposizione imprigionati non ne beneficeranno. Per queste ragioni, io chiedo al Governo di attivarsi, insieme agli altri internazionali, per una piena liberazione della birmana e di tutti i prigionieri politici e ritengo che sia utile che il Governo venga a riferire all'Aula quali iniziative intenda assumere in questa direzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il collega Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Anche noi ci associamo alla richiesta al Governo fatta dall'onorevole Fassino. In realtà, quella di oggi, quella che riguarda Aung San Suu Kyi, più che una grazia, sembra una scelta cinica della giunta che sta portando alla rovina il Myanmar. Una scelta cinica: Aung San Suu Kyi è agli arresti domiciliari, la grazia riguarda 5 reati su 19. È solo un modo di una giunta disperata di tenere alta l'attenzione e, in qualche modo, di trovare una via di scambio. Su questo credo che si debba riflettere. In Italia, in Europa, abbiamo troppo abbandonato la Birmania per le ragioni che tutti conosciamo. Ritengo opportuna un'iniziativa italiana affinché vi sia un'iniziativa europea sulla Birmania e affinché il tema della Birmania entri nei rapporti con la Cina. Mi auguro che, se ci sarà una visita del Premier Meloni tra poco a Pechino, questo sia uno dei temi sollevati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare su altro argomento, sempre sull'ordine dei lavori, il deputato Berruto. Ne ha facoltà.
MAURO BERRUTO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Domani, la VII Commissione di cui faccio parte voterà un parere sulle nomine di indicazione del Governo per la di Sport e salute, società controllata al 100 per cento dallo Stato e cassaforte dello sport italiano. Fra i compiti di Sport e salute c'è la gestione del Foro Italico e dello stadio Olimpico di Roma. L'indicazione sulla quale dovremmo esprimerci prevede la nomina a presidente del dottor Marco Mezzaroma, persona certamente degna di stima, ma cognato del presidente della Lazio, senatore Claudio Lotito. È evidente che c'è qualche necessità di chiarimento rispetto a un potenziale conflitto di interessi. Aggiungo che nel CdA, su indicazione del Ministro Valditara, compare il dottor Fabio Caiazzo, radiato, in data 26 luglio 2022, da un ente di promozione sportiva, che è l'ASI. Il Ministro dell'Istruzione e del merito ha indicato questa persona.
Abbiamo chiesto al Senato, dove il parere sarebbe stato votato oggi, di audire il Ministro Abodi sul tema. Al Senato, la Commissione competente ha spostato il voto che era previsto per oggi e ha chiesto al Ministro Abodi di relazionare domani alle ore 13. Nella nostra Commissione, invece, al momento ci è stato impedito di ascoltare il Ministro. Presidente, proprio ieri, ricordavo come la Premier Meloni in campagna elettorale facesse riferimento al modello islandese per lo sport. Ecco, spiegatelo a un islandese che il presidente di una squadra di calcio paga l'affitto dello stadio dove la sua squadra gioca alla società presieduta da suo cognato . Spiegatelo a un islandese che una persona radiata da un ente di promozione sportiva entra nel CdA della società, che è la cassaforte dello sport italiano .
PAOLO TRANCASSINI(FDI). Presidente!
PRESIDENTE. Andiamo alla richiesta, però. Prego.
MAURO BERRUTO(PD-IDP). Chiediamo di comunicare, Presidente, al Presidente Fontana la nostra richiesta di audire, in Commissione o in Aula, il Ministro Abodi, domani, prima di questo voto .
PRESIDENTE. Riferirò alla Presidenza la sua richiesta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.
VALENTINA BARZOTTI(M5S). Grazie, Presidente, sull'ordine dei lavori. Presidente, noi, domani, vogliamo proporre un sul reddito di cittadinanza e abbiamo visto che la Ministra del Lavoro, Calderone, non ha dato disponibilità per il . Presidente, per noi è inaccettabile che la Ministra non si degni di venire in quest'Aula a parlare di questo tema ! Quello che sta succedendo è una tragedia, un disastro sociale annunciato, la Ministra deve venire in quest'Aula a rispondere! In ogni caso, ribadiamo, ovviamente, la richiesta di informativa urgente, che abbiamo già fatto, ma, in ogni atto di sindacato ispettivo, noi riteniamo di dover sottoporre al Governo quella macelleria sociale che avete deciso di portare avanti . Venite a darci risposte in quest'Aula.
PRESIDENTE. Riferiremo anche questo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Signor Presidente, sempre sull'ordine dei lavori, volevo, per suo tramite, chiedere che il Ministro dell'Interno fosse edotto dell'ennesimo episodio inquietante che è avvenuto in queste ore in un carcere, in questo caso il carcere di Nisida. Alcune settimane fa - è cronaca, purtroppo, nazionale -, una bambina di 11 anni, assieme ai suoi genitori, è stata ferita durante una “stesa”: dei ragazzi, che erano stati rifiutati da un locale a Sant'Anastasia perché c'era una festa per bambini, per ripicca nei confronti del proprietario, sono arrivati con un mitra e ed hanno sparato lì fuori, colpendo la bambina e i due genitori. La bambina si è salvata per puro caso, perché la scheggia del proiettile non è finita dentro al cervello grazie al fatto che si è fermata nello zigomo. I magistrati, nonostante la protesta degli avvocati e dei genitori di questi due soggetti, hanno deciso, per il maggiorenne, che venisse recluso in un carcere per persone adulte e il minorenne che andasse a Nisida. Ebbene, stamattina mi hanno contattato alcuni dei familiari, perché il giovane ha realizzato dei video con i familiari, che sono andati sulla Rete, in cui sorride e sbeffeggia le vittime della sparatoria. Presidente, io ritengo sia inaccettabile che si continui a permettere nel nostro Paese che si facciano dei video dalle carceri, spesso sono videochiamate estrapolate, e vengano messe in Rete, per rispetto nei confronti delle vittime e per rispetto anche del regime carcerario. È una cosa intollerabile che le vittime vedano i loro carnefici che, in questo caso, ridono e scherzano, mentre la ragazzina, per capirci, è ancora soggetta a delle operazioni, visto che, purtroppo, ha avuto dei danni notevoli.
PRESIDENTE. Probabilmente, è il Ministro della Giustizia, non il Ministro dell'Interno, comunque la ringrazio.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal senato, n. 1322: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.
La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Calogero Pisano.
CALOGERO PISANOGrazie, Presidente. Il decreto-legge cosiddetto Salva infrazioni, di cui oggi avviamo l'esame, è stato adottato in forza dell'articolo 37 della legge n. 234 del 2012 che consente misure urgenti per far fronte ad obblighi europei il cui termine per provvedervi risulti anteriore alla presunta data di adozione della legge di delegazione europea e della legge europea relativa agli anni di riferimento.
Nel rinviare alla documentazione predisposta dagli uffici, per una disamina più puntuale e dettagliata, vengo in estrema sintesi ai contenuti del provvedimento così come approvato dall'altro ramo del Parlamento.
L'articolo 1, comma 1, introduce una nuova procedura che rafforza le garanzie dei depositanti nell'ipotesi del mancato rimborso dei medesimi da parte di una banca. Si prevede infatti che qualora una banca, in ragione della sua situazione finanziaria, risulti inadempiente all'obbligo di restituire i propri depositi, ancorché non sia stata aperta nei suoi confronti la procedura di liquidazione coatta amministrativa, la Banca d'Italia - dopo aver verificato che l'istituto di credito non è in grado di rimborsare i propri depositi e non ha la ragionevole prospettiva di ripristinare a breve l'accessibilità ai depositi stessi - dichiari l'esistenza di tale inadempimento, con la conseguenza che i depositanti potranno accedere al recupero dei propri depositi, entro i limiti ordinariamente previsti, tramite i sistemi di garanzia. Sono previste altresì le necessarie modifiche di coordinamento nell'ambito del testo unico bancario.
Sono altresì introdotte due modifiche dirette a recepire ulteriori richieste di rettifica della normativa nazionale in merito ai limiti entro i quali i sistemi di garanzia rispondono per i depositanti coperti (importo del deposito al netto di quanto recuperabile dall'attivo della banca) e alla base di calcolo da prendere in considerazione per l'applicazione di compensazioni con riferimento ad eventuali debiti del depositante (l'ammontare complessivo del deposito e non esclusivamente il limite di 100.000 euro). Gli interventi descritti sono stati effettuati a seguito dei rilievi formulati nel Caso EU Pilot 2021/10083/FISMA.
L'articolo 1, comma 1-, introdotto dal Senato, ridefinisce i termini di applicazione delle disposizioni in materia di estinzione anticipata dei crediti al consumo, prevedendo l'applicazione delle disposizioni vigenti alla data della sottoscrizione dei contratti, l'esclusione dalla riduzione dei costi delle imposte e dei costi per la conclusione dei contratti, e precisando le modalità di calcolo delle riduzioni del costo totale del credito nel caso in cui essa non sia già stata definita dalle parti.
L'articolo 1-, nelle more di un intervento più strutturale sul codice della crisi d'impresa, introduce una disciplina transitoria dell'omologazione degli accordi di ristrutturazione anche in assenza di adesione da parte dell'amministrazione finanziaria o degli enti gestori di forme di previdenza o assistenza obbligatorie.
L'articolo 2 modifica i criteri necessari per avvalersi dell'imposta di registro agevolata (aliquota del 2 per cento) per gli atti traslativi a titolo oneroso della proprietà di case di abitazione non di lusso e agli atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà, dell'usufrutto, dell'uso e dell'abitazione relativi alle stesse, previsti per gli acquirenti che si sono trasferiti all'estero per ragioni di lavoro. Con la procedura di infrazione 2014/4075 sono stati, infatti, sollevati dubbi in ordine alla previsione di cui all'articolo 1 della tariffa, parte prima, allegata al testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, nella parte in cui prevede l'applicazione dell'aliquota agevolata dell'imposta di registro al 2 per cento (analoga a quella prevista per l'acquisto della prima casa di residenza), se l'acquirente, cittadino italiano, si è trasferito all'estero per ragioni di lavoro (anche se non elegge la residenza nel comune ove tale immobile è ubicato). La modifica in esame, al comma 1, rispondendo ai rilievi della Commissione, sopprime pertanto l'individuazione soggettiva dell'agevolazione, ovvero la qualifica del cittadino italiano emigrato all'estero legandola a un criterio oggettivo non correlato più alla cittadinanza.
L'articolo 3, finalizzato alla risoluzione della procedura di infrazione 2021/2170, in tema di mancato recepimento di disposizioni UE in materia di revisione contabile, consente alla Consob di trasmettere alle autorità competenti di un Paese terzo le carte di lavoro o altri documenti detenuti da legali o da imprese di revisione contabile abilitati in Italia e le relazioni su ispezioni o indagini relative alle revisioni contabili. La trasmissione di tali dati può avvenire a condizione che vengano rispettati i requisiti specificamente previsti dalla normativa europea e nel rispetto delle disposizioni sul trattamento dei dati personali contenute nel regolamento GDPR.
Tali modifiche scaturiscono dall'esigenza di conformare il diritto nazionale alle osservazioni formulate dalla Commissione europea nell'ambito della procedura di infrazione 2021/2170, con la quale è stato contestato all'Italia l'incompleto recepimento della direttiva 2014/56/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 aprile 2014, che modifica la direttiva 2006/43/CE relativa alle revisioni legali dei conti annuali e dei conti consolidati.
L'articolo 3-, introdotto nel corso dell'esame in Senato, reca alcune modifiche al decreto legislativo n. 82 del 2022, relativo all'attuazione della direttiva (UE) 2019/882 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi, al fine di addivenire alla chiusura della procedura di infrazione n. 2023/2015.
L'articolo 4 introduce nelle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni una norma volta a prevedere che, nel caso di arresto o fermo di minorenne, la polizia giudiziaria informi, in luogo dell'esercente la responsabilità genitoriale, altra persona idonea maggiorenne qualora ciò risulti necessario a salvaguardare il superiore interesse del minore.
L'articolo in commento modifica l'articolo 18, comma l, del DPR 448/1988, recante disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni. In tal modo, viene data attuazione alla direttiva 2013/48/UE (relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato di arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà personale di comunicare con terzi e con le autorità consolari) e, in particolare, all'articolo 5, paragrafo 2, il quale prevede che gli Stati membri garantiscano, nel caso in cui indagato o imputato sia un minore, che il titolare della potestà genitoriale sia informato quanto prima della privazione della libertà personale e dei relativi motivi e che, nel caso in cui ciò sia contrario all'interesse superiore del minore, ne sia informato un altro adulto idoneo.
Il mancato recepimento nell'ordinamento interno dell'articolo 5, paragrafo 2 - nella parte in cui prevede che sia informato della privazione della libertà del minore e dei relativi motivi altro adulto idoneo, qualora sia contrario all'interesse superiore del minore informare il titolare della potestà genitoriale - costituiva oggetto della procedura di infrazione n. 2021/2075.
L'articolo 5 modifica la disciplina del computo (su domanda) dei periodi di contribuzione pensionistica maturati, in base a rapporti di lavoro dipendente svolti, nel territorio dell'Unione europea o della Confederazione svizzera, presso organizzazioni internazionali.
L'articolo 6 reca modifiche alla disciplina legislativa in materia di pubblicità nel settore sanitario, finalizzate a superare le criticità evidenziate dalla Commissione europea nell'ambito del caso NIF 2020/4008, in ordine alla violazione del principio della libera concorrenza.
La disciplina vigente è stata oggetto di osservazioni della Commissione europea, secondo la quale il divieto di fornire informazioni a carattere promozionale o suggestivo, così come configurato dalla legge di bilancio 2019, sarebbe incompatibile con le norme UE in tema di diritto di stabilimento e prestazione di servizi.
In base al nuovo testo introdotto dall'articolo in esame, ad essere vietata ai soggetti summenzionati è la veicolazione di elementi a carattere attrattivo e suggestivo, tra cui comunicazioni contenenti offerte, sconti e promozioni, che possano determinare il ricorso improprio a trattamenti sanitari. Viene specificato che le comunicazioni informative devono essere funzionali a garantire il diritto a una corretta informazione sanitaria; è richiamato, inoltre, il rispetto della libera e consapevole determinazione dell'assistito, della dignità della persona e del principio di appropriatezza delle prestazioni sanitarie.
L'articolo 7 istituisce, nello stato di previsione del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, un fondo con una dotazione di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025, per il finanziamento degli interventi di individuazione delle aree, in cui si stima che la concentrazione media annua di attività di radon in aria superi il livello di riferimento in un numero significativo di edifici.
La direttiva 2013/59/Euratom, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti, obbliga infatti gli Stati membri a predisporre un Piano d'azione per il radon che affronta i rischi a lungo termine dovuti alle esposizioni al radon nelle abitazioni, negli edifici pubblici e nei luoghi di lavoro per qualsiasi fonte di radon, sia essa il suolo, i materiali da costruzione o l'acqua.
La mancata adozione e attuazione del Piano nazionale, che risulta ancora in via di approvazione, prevista dalla direttiva 2013/59/Euratom, ha comportato l'avvio della procedura di infrazione 2018/2044/ENER, con l'invio della lettera di richiesta di informazioni da parte della DG ENER della Commissione europea che ha, tra l'altro, chiesto di essere costantemente informata sull'attuazione del Piano nazionale.
Più recentemente, la DG ENER della Commissione europea ha avviato una richiesta di informazioni ARES (2022)1775812, con carattere d'urgenza, al fine di evitare una procedura di infrazione.
L'articolo 8-, introdotto durante l'esame al Senato, prevede, al fine di assicurare una gestione efficace dei siti afferenti alla rete Natura 2000, l'istituzione di un fondo, con una dotazione complessiva di 15 milioni di euro per il biennio 2023-2024, volto a finanziare investimenti da parte delle regioni per la realizzazione di misure di ripristino attivo e l'acquisto di strumentazione utile al monitoraggio dell'efficacia di tali azioni.
L'articolo 9 modifica il codice della strada, consentendo alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano di stabilire riduzioni, anche permanenti, della velocità di circolazione sulle autostrade e sulle strade extraurbane principali, limitatamente ai tratti che attraversano centri abitati, ovvero che sono ubicati in prossimità degli stessi, finalizzate a ridurre le emissioni inquinanti connesse ai trasporti.
Si introduce, inoltre, la possibilità, per i comuni, di stabilire diversi tempi di permanenza massimi all'interno di una determinata ZTL, anche differenziati in relazione alle categorie di veicoli o utenti.
L'articolo 9 modifica gli articoli 6 e 7 del codice della strada, di cui al decreto legislativo n. 285 del 1992, al fine di introdurvi misure volte alla limitazione delle emissioni nocive derivanti dal traffico veicolare e al miglioramento della qualità dell'aria.
L'articolo 9-, introdotto nel corso dell'esame in Senato, reca disposizioni urgenti finalizzate a favorire la realizzazione delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria, di cui all'articolo l, commi 5 e 7, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61, e di interventi di decarbonizzazione negli stabilimenti d'interesse strategico nazionale, agevolando la definizione delle procedure di infrazione n. 2013/2177, n. 2014/2147, n. 2015/2043 e n. 2020/2299.
A tale riguardo, è utile ricordare come la procedura di infrazione n. 2013/2177, avviata il 26 settembre 2013, riguarda l'asserita mancata adozione, da parte delle competenti autorità italiane, delle misure necessarie a ridurre l'impatto ambientale dell'ex stabilimento siderurgico Ilva di Taranto, in violazione della direttiva 2010/75/UE, relativa alle emissioni industriali (cosiddetta direttiva IED).
L'ultimo atto formale della Commissione europea risale al 16 ottobre 2014, con l'adozione di un parere motivato, ex articolo 258 TFUE. Dopo tale parere, le autorità italiane hanno avviato un'interlocuzione con i servizi competenti della Commissione europea, tuttora in corso, nell'ambito della quale sono stati aggiornate, con cadenza semestrale, sui progressi relativi agli interventi di risanamento previsti nel nuovo Piano ambientale del 2017, di cui all'articolo l, commi 5 e 7, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61.
Il Piano ambientale - adottato nell'ambito della procedura di cessione dei complessi aziendali dello stabilimento Ilva, con DPCM del 29 settembre 2017 - ha modificato e integrato il precedente Piano ambientale del 14 marzo 2014, prevedendo un dettagliato cronoprogramma di interventi (articolato su un arco temporale di 5 anni, fino al 23 agosto 2023) e limitando la quantità di produzione annua di acciaio a 6 milioni di tonnellate, fino al completamento di tutti gli interventi di risanamento ambientale (a fronte degli 8 milioni di tonnellate annue consentite dall'autorizzazione integrata ambientale, AIA, del 2012).
L'articolo 10 prevede, a decorrere dal 1° ottobre 2023 (comma 8), il divieto di raggruppamento e abbruciamento, nel luogo di produzione, di paglia e altro materiale vegetale, agricolo o forestale, naturale non pericoloso (quali, ad esempio, gli sfalci e le potature), nelle zone delle regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, in cui risultano superati i valori limite giornalieri o annuali di qualità dell'aria/ambiente, limitatamente ai mesi di novembre, dicembre, gennaio, febbraio, luglio e agosto.
Sono disciplinate, inoltre, le esclusioni dall'ambito di applicazione del divieto e le sanzioni applicabili in caso di inosservanza dello stesso, nonché recate disposizioni per l'incentivazione dell'uso sostenibile del materiale vegetale in luogo dell'abbruciamento.
In relazione alle finalità dell'articolo in esame, le disposizioni richiamate sono volte ad evitare l'aggravamento della procedura d'infrazione n. 2014/2147, relativa al superamento dei valori limite fissati per il particolato e, nel contempo… Sì?
PRESIDENTE. Era una scampanellata in la minore, non si preoccupi…
CALOGERO PISANOOgni tanto ci vuole. …e, nel contempo, orientare l'utilizzo dei residui vegetali agricoli e forestali verso pratiche circolari, quali la trasformazione degli stessi in un prodotto ( o combustibile per teleriscaldamento ad esempio).
Presidente, siccome la relazione è molto lunga, leggerei solo l'ultima parte…
PRESIDENTE. Onorevole Pisano, la può anche consegnare, se crede.
CALOGERO PISANOSì, la consegno
PRESIDENTE. Colleghi, prima di andare avanti, facciamo una sospensione tecnica per 2 minuti e alle 16,15 ricominciamo.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che rinuncia.
È iscritta a parlare la deputata Maria Anna Madia. Ne ha facoltà.
MARIA ANNA MADIA(PD-IDP). Grazie, Presidente. L'ultima volta - qualche settimana fa - che sono intervenuta in quest'Aula ho chiesto proprio a lei, che era in Presidenza, di poter avere una risposta. Stavamo discutendo del voto ai fuori sede e mi chiedevo se ci fossero precedenti, nella storia di questo ramo del Parlamento, di una proposta di legge, calendarizzata in quota opposizione, che, dopo la discussione e l'approvazione in quest'Aula, diveniva una delega al Governo.
Lei, Presidente, mi dirà: che cosa c'entra? Noi oggi siamo in fase di discussione generale di un decreto denominato Salva-infrazioni. Ebbene, penso che questi due provvedimenti, in fondo, siano legati e che quella domanda e quella mancata risposta c'entrino anche rispetto alla discussione che stiamo facendo oggi in quest'Aula, perché voi - voi maggioranza e voi Governo - ancora una volta, state dimostrando di non fidarvi del Parlamento e dei suoi strumenti.
Noi, oggi, avremmo voluto discutere di un altro provvedimento - la legge europea – e, invece, ci portate un ennesimo decreto-legge, che arriva in questo ramo del Parlamento “blindato”, così si dice, cioè per una ratifica e non per una sostanziale discussione. E vede, Presidente, inizio da qui, non per una dinamica maggioranza-opposizione, ma perché credo che riportare al centro il Parlamento, con gli strumenti che il Parlamento dà, sia un elemento fondamentale, oggi, per la nostra democrazia e per la dignità del Parlamento.
Quindi, questo decreto, oggi, è una risposta sbagliata a una domanda sbagliata. E con questo tiro una riga sulle questioni di metodo e arrivo al merito.
Sul merito, ci sono alcuni aspetti gravi. Già si è discusso, nelle pregiudiziali di costituzionalità, sul tema drammatico che riguarda ancora Ilva. Questo provvedimento su Ilva è totalmente slegato dal merito e dalla realtà territoriale.
È un provvedimento, peraltro, calato dall'alto, si dice, ma non sappiamo neanche bene da chi, perché non abbiamo ben capito - ma sono questioni che riguardano la maggioranza - se il Ministro Fitto e il Ministro Urso si sono parlati. Quello che è chiaro nel contenuto di questo decreto sull'Ilva è che ci sono effetti pesanti sulla decarbonizzazione, cioè si fanno passi indietro gravi, senza coinvolgimento delle istituzioni locali e senza coinvolgimento della popolazione, che sconfessano le decisioni che erano state prese dal precedente Governo, il Governo Draghi, sostenuto, lo ricordo, da due forze della maggioranza di oggi, che sono Forza Italia e la Lega. Questo io ritengo che sia il punto di merito più grave di questo decreto.
Ce ne sono poi altri. Cito, ad esempio, il trasferimento al TAR del diritto di un ricorrente di fronte a un provvedimento di respingimento alla frontiera. Noi crediamo che il trasferimento al TAR, e non al giudice ordinario, sia una scelta sbagliata. Noi crediamo altresì che, nell'estate più rovente di sempre, i Vigili del fuoco avrebbero dovuto avere più investimenti e più risorse per poter svolgere il prezioso lavoro che quotidianamente svolgono. Noi crediamo, ancora, che l'intervento sui docenti, presente in questo decreto, sia parziale nella sostanza e nel contenuto ma anche parziale nella platea perché non si capisce perché debbano essere esclusi i docenti delle scuole paritarie.
Insomma, questo decreto Salva-infrazioni nel metodo, come dicevo, e nel merito, per alcuni punti più gravi che ho segnalato, è un provvedimento sbagliato, poco coerente e, mi verrebbe da dire, Presidente, poco sapiente. Ma il punto che vorrei sottolineare è che io trovo che questo provvedimento, anche alla luce della discussione di stamattina, in quest'Aula, con il Ministro Fitto, è a immagine e somiglianza del vero punto di sofferenza di questa maggioranza e di questo Governo, che io ritengo essere l'Europa. Io non rinfaccio alla maggioranza una metamorfosi cinica e repentina - non poteva che essere così, una volta arrivati al Governo - ma chiederei alla maggioranza - ancora stamattina questo non è avvenuto - di dimostrare sul cambiamento e sullo slancio europeista un po' di autenticità. Europeisti riluttanti, europeisti poco convinti ed europeisti con il freno a mano non si può essere e non perché, Presidente, le fragilità o le fatiche dell'Europa nascono con questo Governo; sarei superficiale anche solo a pensarlo e, se lo dicessi, sarei qui a fare stupida propaganda. Però, vorrei mettere in fila alcuni fatti. Stamattina il Ministro Fitto ha detto spesso le parole “questo è un fatto”, ma io vorrei elencare alcuni fatti. È un fatto oggettivo che l'affidamento della responsabilità del PNRR al Dipartimento degli Affari europei, togliendolo al Ministero dell'Economia e delle finanze, sia stato un errore tecnico. I cambi di fanno sempre perdere tempo, anche i migliori, e noi non avevamo bisogno su questo di perdere tempo. Ma ci sarà una ragione per cui in tutta Europa a seguire l'attuazione del Piano sono i Ministeri delle Finanze? Aggiungo: basta anche una sommaria conoscenza dei nostri Ministeri e della nostra struttura di Governo per sapere che solo il Ministero dell'Economia e delle finanze oggi è in grado di gestire con tempestività una mole di investimenti così grandi. Io vorrei rinnovare una domanda che al Ministro Fitto è stata fatta diverse volte dai gruppi di opposizione in Commissione e alla quale il Ministro non ha mai risposto. Non so, forse dovremmo immaginare di fare un accesso agli atti. Eppure è una domanda che, se ci fosse la volontà di rispondere, potrebbe avere una risposta semplice, un banale numero. Io continuo a chiedere quante persone, oggi, dopo il cambio di sul PNRR, lavorano a Palazzo Chigi all'attuazione di questo Piano, cioè all'attuazione della messa a terra di questi miliardi di investimenti. Presidente, io lo chiedo perché continuo a pensare che il Dipartimento degli Affari europei, al contrario del Ministero dell'Economi e delle finanze, non abbia le persone, le risorse, la forza e l'autorevolezza di gestire questo e di andare in Europa come dovrebbe andarci un Paese come l'Italia. Continuo con i fatti. È un fatto che cambiare la sul PNRR sia stato un errore tecnico; è un fatto che ci sia stato un ritardo nella terza rata, non drammatico, ma è un fatto; è un fatto che nella terza rata non ci sono i 500 milioni che aspettavamo per gli alloggi per gli studenti; è un fatto, ancora, che sarà un miracolo - le ore sono contate - se riceveremo la quarta rata entro il 2023 e, quindi, è un fatto anche che il Ministro Giorgetti non possa dormire, da qui alla fine dell'anno, sonni tranquilli; è un fatto, ancora, che, dopo quasi un anno in cui si è discusso di questi fantomatici cambiamenti al Piano, voi scegliete di definanziare di 16 miliardi il Piano, tagliando su voci come gli investimenti sul rischio idrogeologico e la mobilità sostenibile, peraltro con i comuni che avevano già fatto alcuni bandi, con gli amministratori locali e i presidenti di regione che giustamente sono in confusione e preoccupati; è un fatto, ancora, che la riforma della sanità territoriale venga tagliata e posticipata. Diceva stamattina il collega Fornaro - sono d'accordo con lui - che abbiamo sempre la memoria troppo corta, perché l'esperienza drammatica del COVID e della pandemia è vicina e sono vicini i tempi in cui dicevamo tutti, tutte le forze politiche, quanto fosse importante riformare la sanità territoriale, anche alla luce dei mesi drammatici che abbiamo vissuto. Vado avanti e continuo a parlare di fatti e non di opinioni. Lo continuo a fare anche perché la Presidente Meloni, tornando dagli Stati Uniti, ha detto: abbiamo dimostrato di essere un Governo affidabile. Continuo a mettere in fila fatti che, tutti insieme, non so se testimonino esattamente questa affidabilità. È un fatto, ancora, quello che state facendo con il decreto Salva infrazioni, scegliendo la decretazione d'urgenza e non la legge europea e quindi penalizzando, ancora una volta, il Parlamento; è un fatto che, anche sul PNRR, le modifiche al Piano non siete stati in grado di discuterle preventivamente in Parlamento, emarginando ancora il Parlamento e non rispettando la del PNRR, che prevede che qualunque modifica debba avere discussioni e indirizzi preventivi proprio assunti in Parlamento. Voi fate cabine di regia dal sottotitolo “lasciateci lavorare” e usate le Commissioni parlamentari per i convenevoli.
Cosa significano tutti questi fatti? Torno al punto da cui sono partita perché tutti questi fatti sono fortemente legati al decreto che noi stiamo discutendo oggi. Io credo che tutto questo significhi appunto che non c'è un'autenticità nella metamorfosi europeista repentina della maggioranza e del Governo. Ciò significa che voi non ci credevate e non ci credete, significa che continuate a vivere l'Europa e perfino il PNRR, un Piano che ci consegna miliardi di investimenti, non come il più grande piano di modernizzazione per il Paese dal dopoguerra bensì come un intralcio, come un peso. Non ne state facendo e non ne avete voluto fare il centro della vostra azione politica. A nulla sono valsi gli appelli accorati del Presidente Mattarella che ha detto e sottolineato, con il suo stile sobrio ma chiaro, che questo non è il Piano di un Governo ma è il Piano dell'Italia e che l'insuccesso di questo Piano è l'insuccesso dell'Italia.
A nulla sono servite le richieste sincere di collaborazione anche da parte nostra, dell'opposizione, perché crediamo davvero che questo Piano non sia responsabilità solo del Governo, ma che il buon esito di questo Piano derivi da uno sforzo collettivo - ovviamente il Governo per primo deve crederci - nel quale abbia una forte responsabilità anche l'opposizione, e che solo questo sforzo collettivo possa far vincere l'Italia e l'Europa insieme.
Ma voi continuate a vedere tutto come un intralcio: un intralcio le percentuali di risorse da spendere per il Sud, un intralcio le condizionalità sull'occupazione giovanile e femminile. Questo si nota anche nella comunicazione pubblica, quando parlate di Europa, perché il Piano è sempre sullo sfondo, non si sente la spinta, l'urgenza per far capire che dietro l'acronimo PNRR ci sono i parchi sotto casa, c'è la fibra, ci sono gli asili nido, ci sono i mezzi per spostarsi, ci sono le strade, c'è il rinnovamento delle scuole. Insomma, ci sono opere e progetti fondamentali che i cittadini devono vedere e devono conoscere, in cui tutto il sistema Paese deve credere.
Penso anche che l'altro aspetto grave che emerge ancora una volta anche dai contenuti di questo decreto, e che non ci ha consentito una libera discussione, invece, sulla legge europea, è che voi state azzerando completamente l'ambizione riformatrice di questo Governo sulla pubblica amministrazione, sulla lotta all'evasione, sulla giustizia. Oggi il Ministro Fitto ha detto che sono riforme complesse. Certo, tutte le riforme sono sempre processi complessi, però sono riforme attese, sono riforme promesse, sono riforme che, alla luce dei documenti presentati dal Governo, sono azzerate.
E' come se sceglieste di diminuire questo PNRR, riducendolo a un bancomat e non a un motore di cambiamento per il Paese, togliendo tutto ciò per cui l'Italia si era impegnata e relegando l'Italia non a fare passi in avanti, ma a rimanere più ingiusta, più ferma e più arretrata. Allora, e concludo, davvero, prima di tutto dal metodo quando si parla di Europa, perché dietro l'idea di Europa c'è anche l'idea di Italia che noi abbiamo, vi invito a cambiare strada, vi invito a cogliere tutti i suggerimenti che questa mattina, e ancora questo pomeriggio, in quest'Aula, arrivano dall'opposizione.
Vi invito a riprendere la strada seria, trasparente e con il coinvolgimento del Parlamento sulle riforme, perché, Presidente, e concludo con quella che è anche la premessa a tutta questa discussione: se voi farete bene - voi maggioranza, voi Governo - noi saremo contenti perché farete bene all'Italia. Ed è anche per questo che il gruppo del Partito Democratico in sede di voto finale sceglierà l'astensione, per dimostrare ancora una volta quella responsabilità, quel senso di responsabilità che è un nostro tratto identitario, a maggior ragione quando si parla di Europa .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.
STEFANO CANDIANI(LEGA). Grazie, Presidente. Oggi è destino che mi precedano sempre interventi che non sono esattamente allineati con il testo di cui stiamo trattando. Il PNRR è stato trattato questa mattina; ora, se non sbaglio, non vorrei essermi però ingannato, stiamo trattando di un decreto che il Governo ha presentato alle Camere per trattare in maniera sbrigativa, quindi entro i 60 giorni previsti dalla Costituzione, il rientro rispetto ad alcune infrazioni. È indubbiamente un provvedimento parziale rispetto alla legge europea che arriverà nei prossimi mesi, sulla quale ovviamente sappiamo che il Governo sta lavorando in maniera molto convinta.
È certamente un provvedimento necessario per potere dare subito e velocemente risposta ad alcuni procedimenti di infrazione aperti dall'Unione europea nei confronti del nostro Paese, nel caso specifico 3 rispetto alle 13 procedure di infrazione che si vanno a risolvere in questo provvedimento.
Presidente, oggi, in XIV Commissione, abbiamo trattato anche un nostro parere riguardo alla formazione del diritto dell'Unione europea, perché è indubbio che, se si formano situazioni di incoerenza tra le disposizioni europee e la normativa nazionale, piuttosto che l'applicazione delle stesse, questo è dovuto probabilmente, anzi sicuramente, anche a una fase di costruzione delle norme, che spesso e volentieri risultano non tagliate sulla misura del Paese o di difficile applicazione.
In questo caso che cosa fa questo provvedimento? Noi abbiamo a disposizione oggi un testo di legge, che ci avvieremo ad approvare nelle prossime ore, dopo che è stato approvato in Senato, che prevede la soluzione di 13 procedure di infrazione su un totale di 84 attualmente pendenti, 9 casi di precontenzioso e un caso di aiuti di Stato. Bene, è evidente che, in mancanza di questo decreto, le stesse 3 procedure si sarebbero avviate verso una situazione più critica e grave, addirittura con un rischio di danno economico per il Paese. L'Italia in questo momento ha 84 infrazioni previste e, se si chiuderanno tutte quelle in risoluzione con questo decreto, tale numero potrebbe scendere a 71, il che sarebbe un dato molto confortante, perché porterebbe il nostro Paese ad essere sotto la media degli altri Paesi europei.
Ricordiamoci che con questo andiamo a toccare il 15 per cento del totale delle infrazioni aperte: è un numero che dà la misura e la portata di questo provvedimento. Poi è importante, certamente, come dicevamo, che si proceda con una legge europea compiuta, perché la legge europea in sé consente anche il rapporto con tutte le altre istituzioni, come prevede la legge n. 234, all'articolo 29, nonché una relazione con le regioni, con gli altri enti territoriali, proprio perché il diritto europeo, quando viene a formarsi, se produce incoerenze, sia in questo senso affrontato e risolto in una forma di contraddittorio compiuto.
È importante che ci sia consapevolezza di tutto questo perché gli interessi nazionali sono rappresentati e devono essere analizzati e risolti compiutamente in Parlamento. Quindi, spetta al Parlamento, poi, come stiamo facendo anche con questa discussione, stabilire se ci sono infrazioni nelle quali il nostro Paese è incorso, relativamente alla normativa europea, e se queste vadano affrontate modificando la nostra normativa oppure tenendo il punto, ricorrendo, se del caso, anche alla Corte di giustizia europea; infatti, non sempre, quando sia apre una procedura di infrazione, è per negligenza ; ci si può incorrere anche, come è capitato, perché sono mutate le condizioni e il Paese si trova nella necessità di dover far valere il proprio interesse legittimo rispetto a un quadro normativo astratto che diventa poi inapplicabile. Quindi, anche su questo occorre avere molta consapevolezza dell'operazione e dell'azione che stiamo facendo.
Il terzo dato di cui vorrei parlare è un dato invece positivo, che riguarda l'azione fatta dal Governo, in quanto concerne le infrazioni avviate nel 2022, quindi quelle sostanzialmente ricomprese nella piena azione di questo Governo. Stiamo parlando di 12 infrazioni, dato abbondantemente sotto la media europea, il che ci porta a dire che, andando a risolvere il monte che abbiamo alle spalle e tenendo il che stiamo attualmente scontando, riusciremo, entro breve, a portare l'intero Paese ad essere sotto la media europea.
Questo è un dato importante anche in relazione agli adempimenti a cui ci siamo vincolati con il PNRR e ovviamente alla capacità del Paese di dimostrare la propria duttilità e la propria struttura nel modificare le normative e adeguarsi agli standard europei. Certamente bisogna rilevare, Presidente, e mi avvio alla chiusura, altri due elementi. Uno riguarda una questione relativa alla scelta, che è sempre più indirizzata a livello europeo, di prediligere i regolamenti rispetto alle direttive.
Come sappiamo, i regolamenti danno molta poca strada, i binari sono molto stretti e molto ravvicinati e non si prevedono grandi possibilità di variazione. Sono certamente fasi che consentono al Parlamento europeo e alla Commissione europea di avere una maggiore omogeneità, ma si entra realmente in contrasto con il Paese in termini poi di capacità di sostenere anche i costi e gli oneri - lo vediamo con la transizione ecologica -, mentre andrebbero riconsiderate, soprattutto applicate fino in fondo, modalità, come quelle consentite dalla direttiva europea che, stabilito l'obiettivo, lascia poi al Paese di declinare come arrivarci.
C'è, Presidente, poi, un ultimo dettaglio, un ultimo particolare, senza volermi addentrare - lo ha già fatto bene il relatore precedentemente - su tutti gli elementi della normativa. Gli articoli del provvedimento a cui tengo particolarmente sono il 12 e il 13, che riguardano i Vigili del fuoco discontinui.
Presidente, negli scorsi giorni, in Commissione, ci siamo confrontati e mi dispiaciuto ritrovare, poi, parte del verbale modificato, tagliato e aggiustato (un po' di tutto), messo in giro, creando poi discredito rispetto all'opinione che io stesso posso avere in merito al provvedimento, al contrario di quello che in questo caso l'onorevole Tucci e i 5 Stelle, che hanno fatto girare questo pezzo di verbale, volevano far credere.
Noi tutti abbiamo a cuore i Vigili del fuoco, però, bisogna smetterla, e lo dico in maniera seria, bisogna piantarla, di creare illusioni e speculazioni alle spalle dei discontinui dei Vigili del fuoco. Questo provvedimento di legge stabilisce un binario serio per risolvere l'infrazione sollevata a livello europeo, senza dare l'illusione a tantissime persone che si possa diventare dipendente pubblico senza passare attraverso una selezione o un concorso . Si diventa dipendenti dello Stato attraverso una selezione o un concorso.
Questo provvedimento raccoglie un'istanza che avevamo sollecitato e su cui il Governo si dimostra solerte, mettendo a disposizione 550 nuovi posti da Vigili del fuoco, di cui 350 da Vigili del fuoco e 200 da operatori, per fare scorrere la graduatoria dei discontinui dei Vigili del fuoco. Era assolutamente assurdo presentare un emendamento come quello di cui parlavo prima, presentato dall'onorevole Tucci, che prevedeva addirittura di abolire qualsiasi regola di selezione, come prevede il comma 4 dell'articolo 13, facendo seria e ponderata selezione tra chi è in grado e chi non è in grado di superare un concorso, piuttosto che consentendo, invece, il procrastinarsi all'infinito della graduatoria, creando un'illusione all'infinito che, però, mantiene il Paese in una condizione di infrazione e mantiene tantissime persone nell'illusione di poter accedere a un posto di pubblico dipendente nei Vigili del fuoco che invece non gli si schiuderebbe mai.
Ecco, è questione di serietà. Come ha detto qualcuno in un intervento precedente, non bisogna abbassarsi a queste cose per raccattare qualche voto. Io dico anche che bisogna essere seri, perché l'azione di parlamentare ci impegna ad essere seri e onesti nei confronti dei cittadini. Se una cosa si può fare bisogna impegnarsi in quella direzione , se si promettono cose solo per illudere, veramente si cade in atteggiamenti meschini di squallida speculazione, rispetto a cui rivolgiamo un monito a tutto il Parlamento .
Presidente, noi voteremo ovviamente a favore del provvedimento, come sarà detto anche nelle dichiarazioni di voto, ma ci aspettiamo che il Governo prosegua su questa strada, andando a risolvere altre infrazioni con una legge europea che presto verrà presentata .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.
RAFFAELE BRUNO(M5S). Grazie, Presidente. Oggi, ci troviamo a discutere la conversione in legge di un decreto di fondamentale importanza, ma ci troviamo anche di fronte, purtroppo, all'ennesima decretazione d'urgenza che comprime le prerogative di quest'Aula e la funzione di noi parlamentari.
Lo strumento principale affinché l'Italia si adegui agli obblighi derivanti dall'Unione europea esiste già ed è la legge ordinaria, secondo quanto prevede la stessa legge n. 234 del 2012, che ha introdotto nel nostro ordinamento la legge europea e la legge di delegazione europea. Pertanto, anche grazie all'innovazione apportata alla fine del 2021 con emendamenti del MoVimento 5 Stelle, siamo riusciti a prevedere nel nostro sistema normativo nazionale due leggi europee all'anno e due leggi di delegazione europea, strumenti di fondamentale importanza per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento interno a quello dell'Unione europea, ma pur sempre preservando il dibattito parlamentare e il costante coinvolgimento del Parlamento.
Siamo, infatti, fermamente convinti che l'applicazione efficace del diritto dell'Unione europea non possa prescindere dal fondamentale concorso, tra gli altri soggetti, anche del Parlamento, che svolge un ruolo cruciale nella fase di formazione ed attuazione del diritto e delle politiche dell'Unione, oltre che in relazione al cosiddetto dialogo politico con la stessa Commissione europea.
Ora, purtroppo, ci troviamo a dover affrontare delle problematiche delicate e complesse, quali quelle legate alle procedure di infrazione, comprimendo, per l'ennesima volta, le prerogative parlamentari, con un decreto-legge che non ha i requisiti dell'urgenza, a causa dei ritardi del Governo nel presentare i disegni di legge europea e di delegazione europea, la cui tempestiva presentazione avrebbe consentito un esame più approfondito, come peraltro previsto dalla legge n. 234 del 2012.
RAFFAELE BRUNO(M5S). Al Senato, grazie alla discussione parlamentare, sono stati dati importanti contributi migliorativi al provvedimento, in fase di esame, grazie anche ai nostri emendamenti approvati. Ricordo quello che introduce l'articolo 8- che prevede, al fine di assicurare una gestione efficace dei siti afferenti alla rete Natura 2000, l'istituzione di un fondo, con una dotazione complessiva di 15 milioni di euro per il biennio 2023-2024, volto a finanziare investimenti da parte delle regioni per la realizzazione di misure di ripristino attivo e l'acquisto di strumentazione utile al monitoraggio dell'efficacia di tali azioni.
Grazie all'approvazione di questo emendamento si fa un passo in avanti importante verso la conservazione della biodiversità, a garanzia della protezione della natura, tenendo anche conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali.
D'altra parte, la stragrande maggioranza delle procedure d'infrazione avviate nei confronti del nostro Paese - ricordo che ad oggi sono 12 - riguarda proprio il settore ambientale.
La stessa attenzione che il MoVimento 5 Stelle ha da sempre nei confronti dei temi della tutela ambientale non è di certo quella che viene perseguita con l'articolo 9-, introdotto nel provvedimento dal Governo, sul tema dell'ex Ilva, che non solo non risolve la procedura di infrazione, ma che presenta profili inconciliabili con il valore primario attribuito dalla nostra Costituzione alla tutela dell'ambiente e della sostenibilità ambientale, della biodiversità e degli ecosistemi.
Le nostre proposte emendative presentate sul tema dell'ex Ilva avevano un chiaro obiettivo - quello di introdurre garanzie precise in termini di sicurezza della salute, rispetto dell'ambiente e tutela dei lavoratori, delle imprese e dell'indotto - ma il Governo le ha respinte.
Siamo riusciti, però, ad ottenere una garanzia in più, grazie a un nostro subemendamento approvato, che prescrive la trasmissione alle Camere, da parte del Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, di una relazione sull'attività di verifica effettuata dal comitato di esperti.
Grazie all'approvazione di un altro emendamento del MoVimento 5 Stelle, sarà ora possibile locare senza conducente anche trattori acquisiti in disponibilità mediante contratto di locazione e in proprietà di impresa avente sede in uno Stato membro dell'Unione europea, incluse le imprese di autotrasporto di cose per conto di terzi o di locazione senza conducente regolarmente abilitate.
Abbiamo, inoltre, ripresentato alla Camera gli emendamenti non approvati al Senato che a causa, però, dell'annunciata ennesima posizione della questione di fiducia non avranno la possibilità di essere discussi ed eventualmente accolti; emendamenti mirati a rafforzare soprattutto misure a tutela e a garanzia della salute, dell'ambiente e dei lavoratori. Cito, ad esempio, l'emendamento che propone di incrementare il fondo istituito presso il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica per l'individuazione dei livelli di radon critici, con un ulteriore stanziamento di 5 milioni di euro, e la proposta di ridurre a 90 giorni il termine per l'adozione dei decreti ministeriali necessari per l'effettivo funzionamento del fondo.
O, ancora, cito quello che, nell'ambito del divieto di abbruciamento di sfalci e potature, prevede la possibilità per le regioni di incentivare la raccolta e la trasformazione di materiale vegetale naturale per fini energetici. O, ancora, l'emendamento che assegna alla Sicilia e alle isole minori una quota parte della dotazione organica incrementata dei Vigili del fuoco volontari dove non ci siano presidi e distaccamenti fissi.
Credo, in conclusione, che quando si riesca ad avere il tempo e il modo di collaborare e di ascoltarsi sia decisamente più facile mettere in circolo idee e proposte che possano rendere migliore il nostro lavoro, al servizio delle cittadine e dei cittadini.
È più facile mettere da parte divisioni ideologiche e recuperare la cosa più importante del nostro essere qui: lo spirito di servizio. Ci vuole più coraggio da parte di tutte e tutti e più umiltà, accettando che una buona idea, una buona soluzione ad un problema sia buona indipendentemente da chi l'ha proposta. In sintesi, ci vuole più fiducia nei parlamentari e meno fiducia sui provvedimenti.
Termino il mio intervento, con l'auspicio che in quest'Aula ci siano sempre più occasioni di lavoro collegiale, in cui ogni parlamentare possa avere finalmente la possibilità di fare ciò per cui è stato eletto: dare il proprio contributo per rendere migliore la vita delle cittadine e dei cittadini .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Maggio. Ne ha facoltà.
GRAZIA DI MAGGIO(FDI). Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, siamo qui oggi per discutere il decreto-legge n. 69 del 2023, comunemente noto come Salva infrazioni. Questo provvedimento è di fondamentale importanza per il nostro Paese, poiché mira a soddisfare gli obblighi derivanti dagli atti dell'Unione europea soprattutto dando una tempestiva risposta e soluzione a procedure per infrazioni che riguardano, appunto, l'Italia. In particolare, questo provvedimento, anche grazie alle disposizioni inserite nel corso dell'esame parlamentare, contribuirà alla chiusura di 13 procedure di infrazione, circa il 15 per cento delle 84 attualmente pendenti. A ciò si aggiunge la soluzione di 9 casi di precontenzioso e di un caso di aiuto di Stato che, in mancanza di intervento, avrebbero potuto, a loro volta, comportare l'avvio di altrettante infrazioni.
Alcune delle procedure che il decreto-legge in conversione sanerà sono state peraltro segnalate e individuate come particolarmente sensibili dalla stessa Commissione europea. Altre disposizioni del decreto provvedono, inoltre, a recepire direttive in scadenza nonché ad attuare regolamenti e altre previsioni normative dell'Unione europea, contribuendo così a evitare il potenziale avvio di ulteriori procedure di infrazione. C'è da dire che l'urgenza e la delicatezza di questi adempimenti, che il Governo Meloni si è trovato a dover fronteggiare sin dai primi istanti dal suo insediamento, hanno giustificato il ricorso eccezionale, che non si registrava dall'anno 2012, a un decreto-legge anziché alla legge europea annuale, cui farà seguito, a breve, la trasmissione alla Camera del disegno di legge di delegazione europea recante ulteriori importanti disposizioni per recepire direttive e per dare attuazione a regolamenti e che potrà costituire certamente oggetto di un esame approfondito, magari con tempi adeguati, a partire auspicabilmente proprio dalla Camera dei deputati.
Entrando nel merito, questo decreto è anche una risposta dal forte valore simbolico nei confronti di chi, prima ancora delle elezioni dello scorso settembre, aveva sostenuto che un possibile Esecutivo di centrodestra sarebbe stato privo di prestigio e di credibilità a livello internazionale e che ci avrebbero chiuso le porte in faccia, soprattutto se guidato da Fratelli d'Italia. Signor Presidente, siamo proprio noi a sanare, invece, queste infrazioni, rimediando a un ritardo che si era accumulato nel corso del tempo anche per responsabilità di Governi in cui sedevano delle forze politiche che hanno posto l'interesse dell'Europa davanti a quello dell'Italia. Convertendo, quindi, questo provvedimento noi concorreremo a consolidare la credibilità della nostra Nazione, dimostrando che intendiamo assicurare il rispetto delle direttive europee, dei regolamenti e delle altre regole sovranazionali e, quindi, a ripristinare la correttezza dei rapporti istituzionali tra Unione europea e gli Stati membri. Quello che ci accingiamo a votare è, dunque, frutto di un lavoro e di una sinergia tra il Governo e il Parlamento, con l'intento, quindi, di risolvere le criticità che ancora sono in essere e che ancora sono aperte.
Non possiamo, poi, non parlare di una collaborazione anche con le opposizioni, che dimostra certamente la nostra volontà e la nostra sensibilità di fornire delle risposte concrete a delle situazioni di rilievo. Ad esempio, noi abbiamo risposto con determinazione e con convinzione alla precarizzazione dei docenti, garantendo loro maggiore stabilità nell'ambito lavorativo. Ancora, pensiamo alle misure e alle attività di tutela ambientale e di tutela sanitaria, con interventi di decarbonizzazione negli stabilimenti di interesse strategico nazionale. Pensiamo, ad esempio, all'emendamento Ilva, di cui si è parlato precedentemente, che pone, invece, in sicurezza tanti aspetti, tante criticità prodotte da gestioni talvolta discutibili a cui, invece, questo provvedimento risponde con l'adozione di misure in materia di per salvaguardare l'occupazione e la tutela dell'ambiente.
Ci sono, poi, altre misure nel campo del pubblico impiego, dell'educazione e dell'alta formazione artistica e musicale. Abbiamo redatto disposizioni riguardanti i prodotti da tabacco non da fumo senza processo di combustione. Abbiamo affrontato importanti questioni riguardanti il settore del latte, adottando misure che hanno contribuito a garantire migliori condizioni per i produttori.
Poi, c'è il tema degli obblighi dei passeggeri del trasporto ferroviario, rafforzando i diritti e la sicurezza di tutti i viaggiatori.
Nel campo della cooperazione giudiziaria siamo intervenuti sul mandato di arresto europeo, adottando misure che agevolano il contrasto alla criminalità transfrontaliera e la cooperazione tra i Paesi membri dell'Unione europea.
Signor Presidente, non abbiamo lasciato indietro nessuno e con le nostre azioni e il nostro impegno - credo sia evidente - stiamo contribuendo a migliorare la vita dei cittadini, affrontando con determinazione le sfide che si presentano. Tale provvedimento, quindi, rappresenta la volontà di un intervento complessivo e di fondamentale importanza per mettere in sicurezza numerosi aspetti, un passo significativo per risolvere questioni cruciali, per dare risposte e portare nuovamente la nostra Nazione in linea con gli standard europei. Noi abbiamo un'ambizione comune: trasformare l'Italia in una Nazione rinnovata, in una Nazione affidabile e rispettosa degli obblighi europei, mentre chiediamo il rispetto delle nostre prerogative e delle nostre esigenze nazionali.
Questo Governo e questa maggioranza intendono, in questa legislatura, riuscire a impostare rapporti con l'Unione europea nel pieno rispetto dei trattati, così come anche della Costituzione. Sino ad oggi, la nostra Nazione è stata spesso debole, è stata spesso assente nella fase di formazione della normativa europea, non riuscendo - forse non volendo - far valere sistematicamente e adeguatamente i nostri interessi nazionali. Infatti, si credeva, da parte di alcune forze politiche, che alcune decisioni, se prese da Bruxelles o da Strasburgo, fossero necessariamente benefiche per l'Italia, che solo i vincoli esterni potessero guidare un processo di crescita o addirittura di redenzione del Paese dai suoi difetti atavici e che, più in generale, essere europeisti significasse non mettere in discussione sino in fondo, nelle sedi negoziali e con la giusta determinazione, le misure non coerenti con le nostre specificità economiche, sociali, territoriali, giudiziarie e, in ultima istanza, con le esigenze dei cittadini e delle imprese italiane.
Nel frattempo, invece, gli altri europei hanno sempre tutelato strenuamente e anche legittimamente i rispettivi interessi nazionali, facendo in modo che la regolamentazione comunitaria ne tenesse debitamente conto. Il risultato, signor Presidente, è a tutti noi noto, cioè che la normativa europea una volta adottata si è rivelata di difficile attuazione per il nostro ordinamento, generando così quei ritardi e quelle inadempienze, in questo caso, di cui sono manifestazione le numerose procedure di infrazione o di precontenzioso avviate dalla Commissione europea nei nostri confronti.
La nostra partecipazione in Europa è pertanto attiva e responsabile. Questo non significa che accettiamo passivamente ogni normativa proposta a livello europeo. Abbiamo dimostrato, infatti, di essere determinati e di essere pronti ad agire per garantire che le decisioni prese in ambito UE siano in linea con i nostri obiettivi e con le necessità del nostro Paese. Ne è dimostrazione l'elevato numero di progetti e di atti esaminati dalla Camera e, in ultimo, anche il voto di mercoledì scorso in Aula, per confermare, per la prima volta in assoluto, il parere motivato della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) della Camera sulla proposta di direttiva contro la corruzione, palesemente in contrasto con i principi di sussidiarietà e di attribuzione.
Signor Presidente, questa maggioranza non si tirerà indietro e non si è mai tirata indietro. Quando c'è in gioco l'interesse nazionale è nostro dovere farlo valere, così come fa anche il Presidente Meloni quando i negoziati sono ancora aperti e si possono ancora ottenere dei correttivi necessari. Ma una volta che la normativa europea è in vigore occorre, invece, garantirne la tempestiva attuazione, come oggi facciamo con questo decreto, con gli strumenti ordinari, come la legge europea e la legge di delegazione europea, che esaltano, in misura ancora maggiore, la centralità del Parlamento. Con l'approvazione di questo decreto dimostreremo il nostro impegno a essere attivi e protagonisti in Europa, contribuendo al progresso e alla prosperità comune. Continueremo a lavorare con dedizione per il bene della nostra Nazione e per il benessere dei cittadini italiani, mantenendo saldo il nostro ruolo di membri responsabili in Europa.
Noi - e mi avvio a conclusione - siamo risoluti a raggiungere ben altri obiettivi e risultati positivi, guidati certamente dalla visione e dalle politiche del Governo Meloni. Grazie a questa possiamo guardare al futuro con rinnovata fiducia, per un'Italia che sia prospera, un'Italia rispettata finalmente nell'arena internazionale. Con Fratelli d'Italia e con questa maggioranza di centrodestra, in Europa, mai più a testa bassa .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(A-IV-RE). Grazie, signor Presidente. Governo, colleghi, le disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano potrebbero essere anche un'opportunità. Se la Corte di giustizia è certa che uno Stato membro ha mancato ad uno degli obblighi ad esso incombenti in virtù del Trattato, questo, ovviamente, è tenuto a prendere i provvedimenti che l'esecuzione della sentenza comporta, ponendo fine all'infrazione.
Le infrazioni a carico del nostro Paese, purtroppo, sono numerose: si attestano a 81, di cui 62 per violazione del diritto dell'Unione e 19 per mancato recepimento di direttive. L'Italia è uno dei Paesi che paga più multe all'Unione europea per mancato rispetto, come dicevo prima, delle direttive comunitarie. Secondo l'ultima relazione annuale della Corte dei conti, tra il 2012 e il 2020, Roma ha pagato 752 milioni di euro di sanzioni per procedure di infrazione.
Un cenno brevissimo desidero farlo sulle “quote latte”. Oggi occorrerebbe parlare di contropartite che il Governo può mettere in campo per gli agricoltori e gli allevatori che hanno rispettato le regole e che non avevano splafonato. Questa sarebbe un'opportunità, l'opportunità di cui parlavo prima.
La normativa italiana non previene né sanziona in misura sufficiente l'utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato - questo è un altro tema - per diverse categorie di lavoratori nel settore pubblico in Italia. Qui si tratta di insegnanti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola pubblica, operatori sanitari, lavoratori del settore dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e del settore operistico, personale degli istituti pubblici di ricerca, lavoratori forestali e volontari dei Vigili del fuoco nazionali.
Ed è proprio sui Vigili del fuoco nazionali che mi soffermo. Perché? Perché alcuni di questi lavoratori hanno anche delle condizioni di lavoro difficili, meno favorevoli rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato: una situazione che costituisce una discriminazione e contravviene al diritto dell'Unione. La Commissione ha avviato la procedura di infrazione, inviando una lettera di costituzione in mora alle autorità italiane, era il luglio 2019; a questa, è seguita un'altra lettera nel dicembre del 2020. Da allora, sebbene l'Italia abbia fornito spiegazioni sulle proprie norme nazionali, la Commissione le ha ritenute non soddisfacenti e dà ora seguito all'esame con un parere motivato.
E ancora sui Vigili del fuoco, desidero soffermarmi in particolare sui vigili del fuoco volontari. Quello di cui parlerò ora non è sicuramente un tema che interessa l'Unione europea, ma, ovviamente e sicuramente, il Governo. Se si parla dei Vigili del fuoco, sul riordino del Corpo nazionale, l'impianto normativo, dicevo prima, prevede un'infrazione: ai volontari puri si prescrive e si applichi la disciplina del volontariato, ma che cosa succede ai nostri vigili del fuoco volontari? Vengono formati, sono pronti ad entrare in servizio nei distaccamenti volontari, ma ci sono dei ritardi, signor Presidente, nelle visite mediche che permettono, poi, ai vigili del fuoco di essere volontari ed operativi nei distaccamenti. Poiché ne abbiamo bisogno e i distaccamenti volontari sono sparsi su tutto il territorio nazionale, soprattutto nelle zone più impervie, credo che ci debba essere in questo senso un'attenzione nei loro confronti.
Parlo di tempi lunghi e, quando parlo di tempi lunghi, superano i 2 anni: pensiamo anche che una forma di rispetto imporrebbe di porre rimedio all' inefficienza e all'incongruenza.
Rimarco, poi, l'importanza dell'istituzione di un fondo per assicurare una gestione efficace dei siti afferenti a Natura 2000 - 15 milioni di euro per il biennio 2023-2024 -, volto a finanziare da parte delle regioni la realizzazione di misure di ripristino attivo e l'acquisto di strumentazione utile al monitoraggio dell'efficacia delle azioni.
Desidero anche ricordare che la rete Natura 2000 è il principale strumento della politica dell'Unione europea per la conservazione della biodiversità. È una rete diffusa e oggi i siti, in Italia, sono davvero molti, sono 2.639. La procedura di infrazione è stata avviata per la mancata designazione di zone speciali di conservazione. In questo caso, sicuramente dobbiamo tenere in conto le segnalazioni.
Un ultimo accenno lo faccio in materia di circolazione stradale finalizzata alla qualità dell'aria. Questo è un altro aspetto molto importante. La procedura prevede di introdurre limiti di velocità inferiori: ovviamente, questa procedura deve essere adottata sentiti i prefetti e anche gli enti proprietari e i gestori delle autostrade. La seconda modifica regolamenta la circolazione nei centri abitati con i tempi di permanenza. La disposizione in esame è finalizzata ad attuare le misure indicate proprio dal protocollo della regione dove vivo, ossia dal protocollo di Torino. Questi e molti altri elementi discuteremo durante la posizione della fiducia; ho avuto, però, piacere di rimarcare quelli che ho ritenuto più significativi .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Colleghe, colleghi, prima di addentrarmi nell'esame dei contenuti del provvedimento, vorrei richiamare per qualche momento l'attenzione su un tema che è squisitamente di metodo. Il Ministro Crosetto ha detto ieri che il Parlamento lavora lentamente e poco; in realtà, il Parlamento lavora male, perché il Governo l'ha espropriato della sua funzione principale, riducendolo e riducendo peraltro la maggioranza parlamentare al ruolo di mero spettatore di dinamiche legislative confuse, barocche e, molto spesso, sterili. Si continua a legiferare sullo scibile umano, utilizzando in maniera immotivata la decretazione d'urgenza. Ne è ulteriore riprova questo decreto-legge, che va addirittura a soppiantare lo strumento naturale con cui evitare o sanare le infrazioni comunitarie, cioè la legge europea che, com'è noto, è una delle poche prerogative della XIV Commissione; legge che, ovviamente, ancora non si vede all'orizzonte. Ancora una volta, quindi, questo Governo esautora il Parlamento, appropriandosi senza giustificazioni delle sue funzioni. Pensandoci bene, un motivo per questa continua attività di supplenza delle prerogative parlamentari c'è: la sempre più feroce bulimia legislativa del Governo Meloni che, con tutta evidenza, non si fida nemmeno della sua maggioranza.
Ma veniamo al decreto, signor Presidente. Stupisce, nella lettura del testo, la semplicità, direi quasi la leggerezza, con cui si sferra un ulteriore colpo alla comunità di Taranto. Con un emendamento del Governo, non condiviso con nessuno dei parlamentari di maggioranza suppongo e senza alcuna possibilità di modifica, si è voluto nuovamente incidere su norme che voi stessi, che il Governo stesso ha approvato meno di 5 mesi fa. Mi riferisco, ovviamente, al già citato articolo 9-, infilato quasi di nascosto e che porta la firma di un Ministro dell'Esecutivo che, ormai è chiaro, ha ambizioni più grandi delle deleghe che gli sono state assegnate. Il Ministro Fitto, infatti, è un vero e proprio Presidente del Consiglio ombra che, di settimana in settimana, assomma poteri e nuovi fondi, spesso in sfregio ai suoi poveri colleghi di Governo. A questo giro è toccato ai Ministri Urso e Pichetto Fratin, messi di lato e deposti su un tema di loro strettissima competenza. Non ci interessa minimamente il livello di meschinità e di concorrenza tra i Ministri dello stesso Governo.
Quello che ci sconcerta è che, per l'ennesima volta, si è deciso di intervenire su una questione così importante e, Presidente, me lo lasci dire, dolorosa, senza il minimo coinvolgimento del Parlamento e, figurarsi, dei territori e delle comunità che quelle decisioni le devono subire; un metodo a cui, purtroppo, il Governo ci ha abituato, ma contro cui non si ci si può stancare di opporsi, un metodo che dovrebbe svegliare le coscienze delle colleghe e dei colleghi di maggioranza, soprattutto di quelli del territorio. In precedenza ho ascoltato l'intervento del collega Iaia e mi appare surreale che un tarantino si senta in dovere di scusarsi per come il suo territorio viene rappresentato, senza invece scusarsi con le mamme e con le vittime di una produzione indiscriminata dell'Ilva a Taranto.
Partiamo da un concetto di fondo: avete avuto bisogno di una nota di Palazzo Chigi per spiegare le ragioni per cui quell'emendamento è finito nel DL Infrazioni. Ci avete spiegato, attenzione, che le nuove norme sull'Ilva seguono l'intento di chiudere due infrazioni; in particolare, quella sulle emissioni industriali e quella sulla qualità dell'aria; se non fosse un dramma, ci sarebbe quasi da ridere, Presidente. C'è, in quest'Aula, qualcuno in grado di spiegarci, senza prenderci in giro evidentemente, come esattamente le norme che troviamo scritte dovrebbero contribuire a sanare questa infrazione? Se il principio che troviamo scolpito nel marmo è produzione sempre e comunque, anche superando provvedimenti di sequestro, in assenza di una nuova valutazione di impatto ambientale e sanitario, in un regime di totale impunità per chi inquina, quale persona sana di mente potrebbe credere a questa sciocchezza? È vero il contrario, è vero che si creano i presupposti per altre nuove infrazioni comunitarie, è vero che da oggi si archivia ciò che di buono abbiamo tentato di fare negli ultimi anni e si prende una strada completamente diversa, diversa ma non nuova direi, perché è un destino che, purtroppo, a Taranto conosciamo bene: produrre ben oltre i limiti attuali, senza badare se questo ha conseguenze sulla vita delle persone e sull'ambiente, una strada lastricata di cassa integrazione, perché, Presidente, nulla è stato fatto, nessun passo avanti è stato fatto sul versante occupazionale, anzi, il Governo continua a stendere tappeti rossi e regalare miliardi a un socio privato, che non si è mai preoccupato né del presente, né del futuro degli stabilimenti. C'è una sorta di maledizione che ha colpito questo Governo, una affascinazione perversa nei confronti di un soggetto industriale e dei suoi vertici manageriali che ha spinto il Governo a fare mille passi indietro rispetto a quanto fino ad oggi era stato costruito.
Infatti, signor Presidente, anche ad altri Governi, in passato, è capitato di essere rapiti da questo fascino misterioso di ArcelorMittal, ma, attraverso un paziente e continuo lavoro, soprattutto sul territorio, che ha visto coinvolte le istituzioni locali, le parti sociali e le associazioni, si era delineata una strategia finalmente chiara rispetto al futuro produttivo della fabbrica; si erano create le condizioni industriali, come la costituzione di DRI, che, ricordo a tutti, è una società pubblica e finanziaria, attraverso il PNRR, per definire un percorso che avrebbe portato, nel rispetto della durata dei cicli industriali, la fabbrica a produrre acciaio . Il piano era stato scritto ed era stato oggetto di discussione e condivisione e prevedeva una transizione a gas prima e una conversione a idrogeno poi e, nel frattempo, erano iniziati - e spesso conclusi - i tanti procedimenti autorizzativi necessari per produrre dal sole e dal vento l'energia utile per fare di Taranto una città siderurgica moderna, in grado di competere a livello mondiale con tutti quei soggetti industriali che, mentre noi perdiamo tempo, riproponendo di modelli di sviluppo ottocenteschi, stanno andando di corsa verso le fonti alternative e verso l'idrogeno, ArcelorMittal per prima; le acciaierie che producono, su scala industriale, e non come prototipi, a idrogeno ci sono già e sono tante nel Nord Europa, sono di proprietà di soggetti finanziari e industriali anche italiani tra i più importanti del mondo. E il Governo che fa? Stoppa questo percorso, costato tanto alla comunità tarantina e si avvia su una strada che purtroppo non ha più come meta la decarbonizzazione, perché, all'opposto di quanto il Governo dice, è evidente che la transizione non è più un obiettivo, motivo per cui quell'assurdo riferimento al termine certo entro cui realizzare i progetti per l'acciaio verde suona come una presa in giro e non come una rassicurazione. Ciò perché un termine certo, Presidente, c'era già, il termine del 30 giugno 2026, termine entro cui il PNRR e, con esso, i progetti di utilizzo dell'idrogeno sull'Ilva avrebbero dovuto completarsi e, invece, scompaiono anche quelli: un miliardo di euro spazzato via, e non si sa bene perché e con quale destinazione. Solo poche settimane fa, il Ministro Urso dava ancora garanzie sull'accordo di programma con le comunità locali, con tutti quegli attori che, in un modo o nell'altro, avrebbero dovuto avere un ruolo nel processo di trasformazione che avevamo pensato per Taranto; dalla sera alla mattina, viene smentito dal suo stesso Governo, che non solo non fa minimamente cenno a uno spazio di condivisione con il territorio, ma permette che ArcelorMittal metta bocca sulla decarbonizzazione, proprio ArcelorMittal che non ha fatto altro, in questi mesi, che mettere i bastoni fra le ruote a chi si è speso per l'acciaio . Presidente, vogliamo capire, una volta per tutte, che ArcelorMittal non ha mai avuto interesse a tenere aperta la fabbrica? È chiaro o no che l'avventura di ArcelorMittal a Taranto aveva come obiettivo - che mi viene di dire, grazie al Governo Meloni, ormai ha raggiunto - di chiudere il principale concorrente delle sue acciaierie in Europa? Signor Presidente, il futuro di una comunità di più di 200.000 persone è nelle mani di chi non ha la più pallida idea di dove andare, perché questo è il dato di fatto se, in meno di 6 mesi, si cambia rotta due volte. Questo Governo non ha alcuna visione della politica industriale che vuole intraprendere e, ciò che è peggio, non vede nella tutela delle persone e dell'ambiente un interesse da proteggere; la relazione del Ministro Fitto di questa mattina, purtroppo, lo conferma pienamente; a ogni dichiarazione segue una smentita, ad ogni annuncio c'è un rinvio, e così siamo arrivati al mese di agosto a scoprire che la terza rata arriva con 7 mesi di ritardo, con un bel taglio di mezzo miliardo, che la quarta rata la vedremo forse nel 2024, anch'essa decurtata. E sa qual è il paradosso di questo pressappochismo, Presidente? Che per affrettare i lavori, colpevolmente in ritardo a causa della tarantella del Governo Meloni, proprio con il decreto che state approvando si allarga a dismisura la possibilità di ricorrere alla cosiddetta procedura negoziata, senza gara e a detrimento della tutela della concorrenza e, per giunta, in barba alla Commissione europea. Meno di un anno fa, la Commissione ci ha, infatti, esortato a limitare l'uso dello strumento della procedura negoziata a pena - indovinate un po'? - di una nuova procedura di infrazione. Devo dire che non si può che fare a questo Governo.
Potrei parlare di tanto altro, signor Presidente, l'Italia brucia, è letteralmente subissata da piogge e alluvioni, è attraversata da eventi sempre più anomali e distruttivi e il Governo crede di poter fare a meno delle risorse del PNRR sul dissesto idrogeologico, sulla prevenzione delle alluvioni e sulla transizione ecologica.
Il decreto che esaminiamo, insieme a quello che ha detto stamattina il Ministro Fitto, sono il manifesto dell'incapacità e della superficialità del Governo nella gestione di questioni fondamentali per il Paese.
Insomma, signor Presidente questo decreto è una sconfitta a tutto campo, un'altra sconfitta del Governo Meloni, che viene aggiunta alla collezione di sconfitte. Ancora una volta, le promesse fatte in campagna elettorale diventano carta straccia quando la destra arriva al Governo e voglio ricordare le promesse che tutti i parlamentari candidati con il centrodestra a Taranto hanno fatto ai tarantini; è inutile sottolineare, quindi, che il tradimento riservato a Taranto è quello che fa più male, perché, dopo anni di sofferenze e venditori di fumo, finalmente si era accesa una speranza concreta per restituire alla città una prospettiva diversa, e profondamente diversa. Avere spento quella speranza è certamente la più indegna delle decisioni prese da questo Governo. Vi - e ci - avete regalato l'ennesimo fronte di conflitto sociale, a cui state condannando il Paese .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Pisano, che rinuncia. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.
Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo si è convenuto che l'eventuale posizione della questione di fiducia abbia luogo non prima delle ore 18,30, sospendo la seduta fino a tale ora.
La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 18,30.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1322.
Ricordo che prima della sospensione della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.
LUCA CIRIANI,. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1322: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano”, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 27 luglio scorso, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1322, nel testo della Commissione, la votazione per appello nominale avrà luogo nella seduta di mercoledì 2 agosto, a partire dalle ore 18,30, previe dichiarazioni di voto, a partire dalle ore 17.
A partire dalle ore 19,30, i lavori proseguiranno con l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale, da svolgersi entro le ore 24.
Secondo quanto comunicato ai gruppi - per le vie brevi - il termine per la presentazione degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge in esame è fissato alle ore 9 di domani, mercoledì 2 agosto.
Estraggo a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.
La chiama avrà inizio dalla deputata Piccolotti.
PRESIDENTE. A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti disegni di legge sono assegnati alla V Commissione (Bilancio), in sede referente, con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti:
S. 791 - “Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2022” (1343);
S. 792 - “Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2023” (1344).
Le Commissioni, ai fini dell'espressione dei pareri e della conclusione dell'esame in sede referente, dovranno tenere conto delle determinazioni che saranno assunte dalla Conferenza dei presidenti di gruppo in relazione all'iscrizione dei due disegni di legge nel calendario dei lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2022. (Doc. VIII, n. 1)
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023. (Doc. VIII, n. 2)
2.
3.
4.
S. 755 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano (Approvato dal Senato). (C. 1322)
: PISANO.