PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
STEFANO VACCARI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 81, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico senza registrazioni dei nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di 5 minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali Bonafe' ed altri n. 1, Zaratti ed altri n. 2 e Magi ed altri n. 3 riferite al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1517: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi) per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di 10 minuti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di 5 minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
La deputata Debora Serracchiani ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bonafe' ed altri n. 1, di cui è cofirmataria.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi abbiamo ritenuto opportuno, anzi necessario, presentare una questione pregiudiziale proprio rispetto a questo decreto-legge. È vero, qualcuno potrà dire che siamo ripetitivi, però vorrei ricordare che siamo al 46° decreto-legge. Avete battuto tutti i record possibili e immaginabili: in media sono 4 decreti-legge al mese, spesso su materie - come è il caso che ci occupa - di estrema eterogeneità e che toccano temi, come la limitazione della libertà personale e delle libertà fondamentali, che dovrebbe essere patrimonio comune ritenere non inseribili all'interno di decreti-legge. Questa era una prassi, ma, ahimè, direi che abbiamo, anzi avete, abbandonato tutte queste prassi che riguardavano il rispetto fra le istituzioni e, in particolare, il rispetto dei rapporti fra Governo e Parlamento. Ma, evidentemente, del Parlamento poco interessa alla maggioranza e, visto che sono anche pronti a non presentare - per la prima volta - alcun emendamento alla manovra di bilancio, chissà che problemi si faranno sul decreto Caivano: probabilmente pari a zero, perché, evidentemente, non è interesse di questa maggioranza preoccuparsi del fatto che si inseriscano nel nostro ordinamento norme penali o che si tocchino le normative penali attraverso un decreto-legge.
Ora, sappiamo tutti, colleghi, che il decreto-legge ha determinate caratteristiche, per tempistica, per motivazione e anche per il poco tempo con cui ormai siamo stati abituati a lavorare. Ma vorrei dirvi - e sottolineare - che noi del Partito Democratico non ci abitueremo mai a questo monocameralismo di fatto a cui state spingendo il Parlamento. E non ci abitueremo mai, né ci rassegneremo a non dirvi quali sono gli errori grossolani che state commettendo, perché oggi siete maggioranza voi, domani potreste non essere maggioranza ed essere opposizione, quindi lamenterete, come faceva la Presidente Meloni, l'eccessivo utilizzo dei decreti-legge, quando diceva, appunto, che erano troppi, quando diceva che, in fondo, con i numeri che aveva questo Parlamento, non c'era bisogno - visto che loro erano l'unica opposizione - di fare decreti-legge; quando diceva che non c'erano quelle ragioni di urgenza e di necessità che imponevano l'uso della decretazione d'urgenza o quando diceva che su alcuni temi era necessario coinvolgere l'opposizione e tutto il Parlamento.
Bene, questa era Giorgia Meloni all'opposizione. Giorgia Meloni Presidente del Consiglio, con questa sua maggioranza, ha completamente cambiato idea. Ed ecco, quindi, che si utilizza esclusivamente la decretazione d'urgenza, anche sulle norme penali delicatissime. Io vorrei che rifletteste sul fatto che, con questo decreto, si sta toccando il processo minorile. Il processo minorile era ed è un vanto per l'Italia, ci viene invidiato da tutta Europa, perché è uno strumento con il quale noi siamo riusciti, in qualche modo, ad intervenire, spingendo tantissimo su quel che è giusto rispetto ad un minore che delinque. E guardate, non siamo buonisti, non pensiamo che un minore che delinque sia un minore a cui dare una pacca sulla spalla e basta, ma riteniamo che un minore debba avere sempre una seconda possibilità nella vita, una nella vita , perché si può sbagliare. E magari si sbaglia e si sbaglia anche tanto quando si è giovani e immaturi, quando non si ha ancora avuto il contatto con la realtà.
Ma c'è un articolo, l'articolo 27 della Costituzione, che dice che la pena ha sempre un fine rieducativo e voi ve lo siete dimenticato . E ve lo siete dimenticato, in particolare, in questo decreto.
Ma del resto, quando nella scorsa legislatura ci trovammo di fronte a una proposta di legge, a prima firma Giorgia Meloni, che chiedeva proprio di riformare l'articolo 27 della Costituzione eliminando il fine rieducativo della pena, oggi lo state realizzando nei fatti. Oggi lo state realizzando nei fatti e ad una categoria delicatissima della nostra società - quella dei minori che delinquono e che hanno bisogno sempre di avere nella vita una seconda possibilità - voi state dicendo che la soluzione è buttarli in carcere e buttare la chiave. Buttarli in carcere e buttare la chiave significa affidare questi minori alla criminalità organizzata, significa spingerli alla deriva della delinquenza, significa non preoccuparsi di loro. Ma del resto, non ve ne preoccupate, tant'è che non mettete un euro in questo decreto per il fine educativo e per il fine rieducativo. Non c'è nulla - nulla! -, vorrei ricordarvi, di quello che vi ha chiesto don Patriciello che vi ha certo detto che sarebbe necessario intervenire anche con durezza. E chi mai sostiene il contrario! Anche noi siamo convinti che quei luoghi non possano rimanere fuori da ogni presidio dello Stato. Pure noi siamo convinti che fosse necessario intervenire, ma siamo altrettanto convinti che raccontare che sia sufficiente la repressione senza investire un euro sulla prevenzione ci porterà semplicemente, dopo una pennellata di ordine e di disciplina che state dando a quei luoghi, a restare sempre nelle stesse condizioni drammatiche .
Ve l'abbiamo detto, 46 decreti, 4 al mese, non possono essere utilizzati per quanto riguarda contenuti penalistici. Se non credete a noi, almeno leggete le lettere che manda il Presidente della Repubblica ai Presidenti della Camera e del Senato, leggete quella lettera. Il Presidente della Repubblica ci ha richiamato a svolgere pienamente il nostro ruolo di parlamentari, ci ha richiamato alla centralità del Parlamento. Del resto, io ricordo che, quando la Presidente Meloni è venuta in quest'Aula per chiedere la fiducia al proprio Governo, ci disse che, posto che aveva sofferto dai banchi dell'opposizione l'arroganza della maggioranza, per lei era importante che finalmente tornasse centrale il Parlamento. Sarebbe da chiedersi se intendeva il Parlamento ungherese e non quello italiano, perché quello italiano la centralità non ce l'ha proprio, qui stiamo semplicemente facendo ratifiche di provvedimenti che passano da una Camera all'altra. Guardate, su questo provvedimento l'errore più grossolano è che non si sia ascoltata la società. Siamo stati costretti, al Senato, a fare decine di audizioni in un giorno; abbiamo audito i presidenti di tribunali dei minorenni, le associazioni, don Patriciello e tutte le persone che si occupano di minori, in particolare di quelli che delinquono; abbiamo audito il Garante dei detenuti uscente e tutte quelle persone che si occupano da sempre di questi problemi. Tutti ci hanno detto che c'è bisogno di tempo, che c'è bisogno di ragionare, di approfondire, di fare un grandissimo intervento culturale, educativo e di prevenzione, a partire dalle famiglie, ci hanno detto che quei ragazzi hanno bisogno di avere luoghi e strumenti alternativi a quelli della criminalità, strumenti anche culturali che permettano loro di decidere da che parte stare nella vita, negli anni più difficili, più complicati e più complessi. Beh, voi non date loro alcuno strumento, voi dite loro semplicemente che, se delinquono, pagheranno di più. Addirittura, avete messo in crisi lo strumento che - ripeto - tutti ci invidiavano all'interno del processo minorile, la messa alla prova, avete messo in discussione questo istituto, avete detto che non ce n'è bisogno, avete detto a questi ragazzi: finirete in carcere e basta.
Questo è di una gravità inaudita, perché la messa alla prova è lo strumento che abbiamo messo a disposizione di questi ragazzi proprio per avere una seconda scelta nella vita, una seconda possibilità, proprio per toglierli da quei luoghi. Invece, ce li avete ributtati in quei luoghi, avete modificato il processo minorile e l'avete fatto con un decreto-legge.
Noi riteniamo che non vi fossero i presupposti per la decretazione d'urgenza e vi chiediamo di smetterla di utilizzare i decreti per le norme penali. Noi vi chiediamo di consentire una condivisione piena del Parlamento su questi temi che sono delicatissimi. Perché vedete, noi saremo da voi interpellati solo nella fase patologica di questi provvedimenti e sapete qual è la fase patologica di questi provvedimenti? Voi non studiate mai gli effetti di quello che fate. Ebbene, da questo decreto-legge deriveranno conseguenze e non lo diciamo noi, ma è ciò che dice anche il Ministero della Giustizia. A proposito, vedo che vi volete liberare del Ministro Nordio: diteci se lo volete far diventare giudice della Corte costituzionale o se volete mandarlo in qualche , però diteci se iniziate a considerare che l'attività fin qui svolta dal Ministro evidentemente non è stata all'altezza della storia dei necessari provvedimenti che ci attendiamo.
Stavo appunto dicendo - e concludo, Presidente - che con questo provvedimento, non solo salta la centralità del Parlamento, non solo avete deciso con decretazione d'urgenza e senza alcuna condivisione parlamentare su temi così delicati come quello della giustizia minorile, ma non mettete un euro, un po' come per la manovra di bilancio, sulla prevenzione, non c'è un euro sull'educazione, non c'è un euro sulla scuola e sull'istruzione e non c'è un euro sull'alternativa lavorativa. Non c'è un euro, ma c'è tanta, tanta repressione e francamente, rispetto a questo, Presidente, noi solleviamo non solo la questione pregiudiziale, su cui chiediamo ovviamente di votare a favore affinché questo decreto possa non vedere la luce, ma interverremo anche nel merito, perché questo decreto è sbagliato nella forma, nella sostanza e nel merito .
PRESIDENTE. Il deputato Devis Dori ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Zaratti n. 2, di cui è cofirmatario.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Mentre circolano ipotesi e bozze di riforme costituzionali sul premierato, nelle aule parlamentari si sta sempre più materializzando di fatto la più radicale delle riforme costituzionali che vede il Parlamento trasformato in un ente di ratifica delle iniziative legislative governative. Si usano i DL con una grande disinvoltura, come se si trattasse di un DDL, ma qui, tra i DL e i DDL, di mezzo non c'è soltanto una “D” di troppo, ma uno svaporamento dei requisiti costituzionali, di cui agli articoli 70, 76 e 77 della Costituzione.
La nuova prassi costituzionale ormai è assodata e consta di queste fasi: si parte da un fatto di cronaca, cercando di cavalcarne il clamore mediatico; poi, settimanalmente, si porta quel nuovo tema in Consiglio dei ministri, annunciando un nuovo decreto-legge e indicando a grandi linee le finalità a vantaggio dei titoli di giornale; poi, si invia il decreto a una Camera, che ne approva però il testo arricchito di una serie di nuove esigenze sopraggiunte, che saltano sul carro di quel decreto, senza porsi troppi problemi di omogeneità; infine, il decreto giunge all'altra Camera in prossimità della scadenza dei 60 giorni, senza possibilità di toccare palla, blindato da una nuova fiducia. Da qui derivano un monocameralismo di fatto, la fiducia usata ordinariamente e non eccezionalmente, Camere che investono il proprio tempo a discutere di ordini del giorno e mozioni con i quali si impegna ancora una volta il Governo a fare qualcosa in forza, tra ,l'altro di formulazioni generiche che in ogni caso rimarranno solo sulla carta. L'effetto che ne risulta è una mancanza di organicità, di visione, di programmazione, un'incertezza normativa e frammentarietà. L'uso improprio della decretazione d'urgenza, per costante affermazione della Corte costituzionale, a partire almeno dalla sentenza n. 171 del 2007, incide, non solo sul corretto assetto dei rapporti tra Parlamento e Governo, e dunque sulla tenuta della forma di democrazia parlamentare, ma ha anche rilevanti e ulteriori implicazioni, dal momento che, infatti, la riserva alle Camere della funzione legislativa e la straordinarietà delle deroghe ad essa, come disciplinate dalla Costituzione, appaiono correlate alla tutela dei valori e dei diritti fondamentali. Il ricorso improprio alla decretazione d'urgenza, indebitamente spostando il baricentro della funzione legislativa dal Parlamento al Governo, allontana l'adozione delle norme primarie dall'organo il cui potere deriva direttamente dal popolo, così afferma la Consulta. Ciò appare suscettibile - come ho spiegato poco fa - di incidere sulla stessa forma di Stato e sulla tenuta di molteplici parametri costituzionali. Nel caso specifico, con questo decreto-legge il Governo ha individuato correttamente il problema, un problema che esiste, che non va negato e che va necessariamente affrontato. Vi è quindi l'esigenza di far fronte in modo organico al disagio giovanile, alla povertà educativa, alla sicurezza dei minori in ambito digitale nonché all'intensificarsi dei fenomeni di criminalità minorile. Tuttavia, tali fenomeni mal si prestano ad essere affrontati con il solo strumento della decretazione d'urgenza, che può andar bene per alcune misure urgenti e indifferibili ma non per misure strutturali che agiscono anche su principi della giustizia minorile e che si sono create in un'esperienza decennale che ha dato vita a un modello guardato con ammirazione e interesse da tutti i Paesi del mondo, un vero fiore all'occhiello. Il contrasto alla criminalità giovanile deve necessariamente passare da un rafforzamento e da un affiancamento dei soggetti che si occupano di educazione, a partire dalla famiglia e dalla scuola.
Il decreto-legge in conversione, invece, si caratterizza per un ricorso massiccio allo strumento penale e, viceversa, per un'attenzione minima all'articolazione di politiche educative, sociali, culturali idonee a favorire il recupero dei minori, per i quali servono fondi, molti fondi, e non . Inoltre, anche per questo decreto va rilevata la mancanza di omogeneità fra titolo e contenuto, fra testo licenziato dal Governo e quello approvato dal primo ramo del Parlamento che l'ha trattato e anche fra articolo e articolo.
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, consentiamo al collega Dori di svolgere il suo intervento. Prego.
DEVIS DORI(AVS). Colleghi, in una storica sentenza, la n. 22 del 2012, la Corte costituzionale ha ritenuto illegittimo il decreto-legge qualora il suo contenuto non rispetti il vincolo dell'omogeneità, vincolo che la Corte ritiene implicitamente previsto dall'articolo 77 della Costituzione ed esplicitato dall'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988. Quest'ultima disposizione, laddove prescrive che il contenuto del decreto-legge debba essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo, pur non avendo in sé e per sé rango costituzionale e non potendo, quindi, assurgere a parametro di legittimità in un giudizio davanti alla Corte costituzionale, costituisce, almeno in questa sede, in quest'Aula, esplicitazione della del secondo comma dell'articolo 77 che impone il collegamento dell'intero decreto-legge al caso straordinario di necessità e urgenza, che induce il Governo ad avvalersi chiaramente dell'eccezionale potere di esercitare la funzione legislativa senza delegazione da parte del Parlamento.
Osservando le norme contenute in questo decreto, certamente sono del tutto prive di connessioni con le altre le disposizioni contenute, a livello esemplificativo, nell'articolo aggiuntivo 15- in materia di prerogative dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. In questo specifico caso, è stato recepito un emendamento del Governo che tutela gli interessi delle società calcistiche. In sostanza, la nuova norma rafforza i poteri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per garantire e aumentare le quote versate alle società dalle piattaforme che trasmettono le partite di calcio. In quale modo dovrebbe essere collegato l'articolo 15- con il resto del decreto non è dato sapere, salvo che si fosse voluto affrontare il tema delle scommesse illegali, il conseguente finanziamento della criminalità organizzata che le stesse comportano, oltre al tema della ludopatia, che coinvolge un numero sempre più elevato di minorenni. Allora, avremmo trovato anche noi un collegamento e tale operazione avrebbe anche avuto il nostro appoggio.
Per i motivi, quindi, che ho appena esposto e per tutti quelli che sono contenuti in modo dettagliato nella nostra pregiudiziale, come Alleanza Verdi e Sinistra voteremo a favore delle pregiudiziali proposte .
PRESIDENTE. IL deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. I presentatori di questa pregiudiziale intendono premettere subito che condividono appieno i motivi, le argomentazioni e il testo delle altre due pregiudiziali, ma intendiamo aggiungere un ulteriore motivo di merito, che è esattamente il frutto del modo di legiferare che i colleghi che mi hanno preceduto hanno ben illustrato: un profluvio di decreti che ha, sostanzialmente, soppresso le prerogative parlamentari, come sappiamo.
È opportuno ricordare che non si tratta di una dinamica nuova, di una dinamica istituzionale nuova di questa maggioranza e di questa legislatura, ma dobbiamo riconoscere che, attraverso un deterioramento continuo che va avanti da anni, possiamo anche dire da decenni, in questa legislatura siamo arrivati a toccare vette mai viste prima in termini di numero di decreti che sono stati emanati: la media è di 4 al mese, alcuni mesi hanno visto 6 decreti (è il caso del mese di settembre scorso o del mese di marzo). Questo determina, in via definitiva, il fatto che l'unica fonte normativa nel nostro Paese sia, ormai, quella dell'Esecutivo e determina anche una convinzione sbagliata all'interno delle istituzioni e nell'opinione pubblica, ossia che, poiché è il Governo a fare le leggi, il Governo non debba sottostare alla legge, tanto meno alla legge superiore, tanto meno alla Costituzione, quindi, o al diritto europeo. Dicevo, si tratta di un profluvio di decreti che sono sistematicamente eterogenei per materia, con la posizione della questione di fiducia, ormai scontata, che rende impossibile al Parlamento procedere ad un esame effettivo del disegno di legge di conversione, persino, ormai, in prima lettura; di fatto, i tempi di esame tracimano nella prima lettura e, quindi, la seconda è, di fatto, resa impossibile.
Ma arriviamo al merito. Troppo spesso, in questa legislatura, questi decreti, così nati, così concepiti e così non discussi nell'Aula parlamentare, trattano la materia penale. Una volta era impensabile che si arrivasse a modificare il codice penale o a introdurre nuove fattispecie penali o a modificare quelle esistenti attraverso un decreto, senza che vi fosse un'iniziativa che partisse in sede parlamentare, un'opportuna istruttoria e una discussione approfondita nella Commissione giustizia e, poi, un esame in Aula. Perché c'era questa convinzione? Perché c'era la convinzione, la consapevolezza di quanto fosse delicata la materia penale, una materia che impatta sulle garanzie fondamentali del cittadino, della libertà, ma non solo, di quanto fosse necessario un attento esame in sede parlamentare per verificare che le norme penali innovative non avessero caratteristiche, ad esempio, di irragionevolezza o di lesione del principio di proporzionalità. Ed è esattamente il caso che noi vogliamo sottolineare ed enfatizzare per quanto riguarda la modifica che viene apportata al testo unico sugli stupefacenti.
Questo decreto interviene sull'articolo 73 del testo unico sugli stupefacenti, in particolare sul comma 5 che riguarda la fattispecie di lieve entità. La pena della reclusione per i fatti di lieve entità viene innalzata, nel massimo, da 4 a 5 anni e, inoltre, viene innalzata a 18 mesi, per effetto di una modifica introdotta al Senato, quando la condotta assume caratteri di non occasionalità. Va sottolineato che, in ragione dell'aumento della pena detentiva massima da 4 a 5 anni, deriva l'applicazione della misura della custodia cautelare nei confronti dei soggetti indagati anche soltanto per i fatti di lieve entità. Ora, sembrerebbe che chi ha scritto questa norma, con l'intenzione specifica, aumentando il massimo di pena, di determinare l'applicazione della misura di custodia cautelare, non sappia che, già attualmente, nel nostro Paese, per i fatti di lieve entità, in 7 casi su 10 si finisce in carcere.
Al comma 1 dell'articolo 73 si stabilisce la pena detentiva in via ordinaria tra 6 e 20 anni per chi coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende o mette in vendita sostanze di cui alle tabelle I e III. Il comma 4, invece, stabilisce una pena detentiva tra 2 e 6 anni se i fatti che ho già elencato riguardano sostanze relative alle tabelle II e IV. Qual è il punto? Il punto è che, per effetto degli interventi che si sono succeduti sul testo unico sugli stupefacenti anche da parte della Corte costituzionale, mentre per la fattispecie ordinaria vi è una distinzione tra le diverse tipologie di sostanze, per la lieve entità non vi è alcuna distinzione, quindi, nel momento in cui voi andate ad aumentare la pena per i fatti di lieve entità, non considerando che nel testo unico non si distingue tra diversi tipi di sostanze, per le sostanze cosiddette leggere voi determinate una quasi identità fra i fatti di lieve entità e i fatti di non lieve entità.
L'intervento che un legislatore avveduto, consapevole di quello che avviene nei tribunali italiani avrebbe dovuto compiere, un legislatore parlamentare che agisca per iniziativa parlamentare e non sotto dettato del Governo, un dettato in questo caso quanto mai ideologico, sarebbe stato quello di distinguere, per le fattispecie di lieve entità, tra sostanze, così come è nella fattispecie ordinaria. Non avreste commesso l'errore che commettete, che commette il Governo e che commettiamo noi, anzi, che commetterete voi che voterete il disegno di conversione, di ledere il principio di proporzionalità. State infatti introducendo nella normativa una fattispecie di lieve entità tale per cui per le sostanze cosiddette leggere, quelle considerate meno pericolose dalla stessa fattispecie ordinaria, avremo una pena sostanzialmente identica fra lieve entità e non lieve entità. In più, innalzate il massimo, consentendo e facilitando la custodia cautelare.
Voi fate questo perché questo esprime l'approccio ideologico che questo Governo ha nei confronti della materia, cioè che le sostanze sono tutte uguali. In realtà, non sono uguali perché hanno differenze sostanziali, come dice la parola sostanza, sono diverse, si chiamano in modo diverso, sono chimicamente diverse e hanno effetti diversi. Quindi, giustamente, non avete modificato la fattispecie ordinaria, grazie a Dio, e avete lasciato una distinzione. Allora, perché modificate la lieve entità in modo da equipararla sostanzialmente con la non lieve entità? Per questo motivo, voi andate a ledere il principio di proporzionalità su cui la Corte costituzionale, con le sentenze n. 222 del 2018 e n. 40 del 2019, ha sentenziato, affermando che, allorché le pene comminate appaiano manifestamente sproporzionate rispetto alla gravità del fatto previsto quale reato, si profila un contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione, giacché una pena non proporzionata alla gravità del fatto si risolve in un ostacolo alla sua funzione rieducativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Emilio Russo ne ha facoltà.
PAOLO EMILIO RUSSO(FI-PPE). Grazie, signora Presidente. Signora Sottosegretario: Interno, Giustizia, Sport, Istruzione, Politiche di coesione, Pari opportunità, Università e ricerca, oltre, ovviamente, alla Presidenza del Consiglio. Perché questa lista, onorevoli colleghi? Perché rende plasticamente l'idea di come questo Governo si sia voluto muovere in maniera corale per affrontare la vicenda di Caivano e il problema più ampio del disagio e della criminalità tra giovani e giovanissimi. Quando, a settembre scorso, è emersa la notizia delle violenze subite da due bambine in quella piscina abbandonata in tutto il Paese si è aperta una ferita dolorosa. Purtroppo, non era la prima volta che venivamo a conoscenza di un crimine tanto orrendo.
La cronaca nera ci regala spesso notizie che vedono come vittime minori, ma che, molte volte, restano confinate nelle pagine locali perché ormai ci abbiamo quasi fatto l'abitudine. Non possiamo e non dobbiamo cadere in questo errore e dobbiamo intervenire, non soltanto per la gravità di quel crimine, ma anche perché i responsabili di quelle violenze gravi e reiterate sono stati ragazzini poco più grandi delle vittime. È emerso uno spaccato di realtà che è una specie di tra degrado delle periferie, abbandono scolastico e disagio sociale e culturale. Un mosaico unito soltanto da una cosa: dal controllo della criminalità organizzata.
A Caivano lo Stato non c'era più, lo Stato si era ritirato, alla faccia della Costituzione e delle leggi, aveva fatto un passo indietro lasciando campo libero alla camorra che sparava, noncurante, fuochi d'artificio ad ogni nuovo arrivo di droga e che offriva ai ragazzini alternative più allettanti e remunerate rispetto alla scuola, facendo leva sulla compiacenza, dettata dall'ignoranza e dalla prospettiva dell'impunità, di genitori sconsiderati.
Il Governo si è mosso prontamente andando fisicamente in quel luogo per testimoniare e riaffermare la presenza dello Stato, per riprendersi una porzione di territorio. Il decreto-legge di cui votiamo oggi le pregiudiziali contiene misure che riguardano, nello specifico, Caivano - ad esempio, i percorsi di sostegno per gli studenti della zona allestiti con le Università campane dalla Ministra Anna Maria Bernini o la ristrutturazione del Centro Sportivo ex Delphinia - ma ha anche e forse soprattutto una valenza più generale. Questo è un decreto per la sicurezza dei minori e per la legalità. Introduciamo misure per contrastare più efficacemente la criminalità giovanile, aumentando la possibilità di punire con il carcere i minorenni che si macchiano di reati gravissimi e dando nuovi e più efficaci strumenti a chi deve difendersi da violenze e ricatti. Questo decreto è solo un tassello, l'inizio di una ricostruzione. Penso al lavoro prezioso che potrà fare l'Osservatorio nazionale sulle periferie e al segnale che già sta dando la Commissione di inchiesta sul degrado delle periferie, presieduta dal collega Alessandro Battilocchio, che è un avamposto di legalità e che era ieri sera nelle piazze di spaccio del Quarticciolo, qui a Roma.
Gentile Presidente, colleghi e amici dell'opposizione, ogni volta che in quest'Aula discutiamo di un decreto, voi presentate pregiudiziali, sostenendo che non sussistono i requisiti di necessità e urgenza o che manca l'omogeneità. Qualche volta, magari, avete avuto ragione, ma stavolta proprio no. Come si può pensare che una norma finalizzata a risolvere e ad affrontare il degrado emerso quel giorno Caivano e più genericamente un fenomeno come la criminalità giovanile non possa essere considerato urgente ? Chiedo a me stesso: se tra poco le lucine rosse dovessero essere più di quelle verdi avremo più o meno soluzioni al problema, più o meno strumenti per contrastare il disagio giovanile e difendere le vittime messi alla gogna in rete?
Noi, invece, voteremo convintamente contro queste pregiudiziali perché Forza Italia ha sostenuto con grande convinzione il decreto-legge al Senato e continuerà a farlo ancora oggi pomeriggio in Commissione. Forza Italia vuole che Caivano, come tutte le altre Caivano d'Italia, torni ad essere un luogo come gli altri dove lo Stato fa lo Statocioè assolve al suo compito di presidio del territorio e di tutela della legalità, perché vogliamo un Paese dove nessuna bambina e nessun bambino possano sentirsi soli, abbandonati, dimenticati
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(A-IV-RE). Signora Presidente, siamo al solito : decreti, legislazione d'urgenza anche quando, nonostante la gravità dei fatti, occorrerebbe qualche istante di riflessione, occorrerebbero soluzioni strutturali, analisi dei dati, valutazioni di prospettiva, decisioni per le prossime generazioni e non per ricadute elettorali. I requisiti richiesti per l'adozione dei decreti spesso non vengono riscontrati, i presupposti non si rinvengono per una decretazione di urgenza. Tutto questo perché occorre procedere colpendo l'opinione pubblica con provvedimenti che hanno l'obiettivo di manifestare una reattività del Governo ma che, a una valutazione appena appena meno superficiale e più attenta, denotano tutta la loro natura effimera. Si tratta di una decretazione d'urgenza continua e in barba al bicameralismo: il provvedimento lo discute una sola Camera e spesso, troppo spesso, si fa ricorso alla fiducia.
In questa giostra, di cui siamo tutti partecipi, si inserisce automaticamente anche il rito delle questioni pregiudiziali, purtroppo. La cosa più dolorosa è che il meccanismo parte da qualche vicenda terribile e dolorosa: Cutro, Emilia Romagna, Caivano. Parte la giostra, nella più totale consapevolezza e nella più evidente ipocrisia. Lo sappiamo, ne parliamo nei corridoi, ce lo diciamo, produciamo fumo, produciamo anche delle perdite di tempo, consapevolmente. Peraltro, c'è un'altra valutazione terribile e cioè che questo non è un Governo tecnico ma un Governo politico, con numeri rilevanti nella maggioranza, che dovrebbe avere una visione, un'idea di come provare a sradicare le piaghe sociali, analizzare situazioni e problemi e a costruire le risposte. Non è facile, mi rendo conto, ma l'impostazione del lavoro del Governo non può non essere quella di un Governo che ha numeri significativi. E invece: decreti, decreti, decreti. Peraltro, lo ribadiamo ancora una volta, il Presidente Mattarella - uomo autorevolissimo, mite, saggio - è intervenuto con un monito deciso ma purtroppo inascoltato.
Tuttavia, Presidente, noi ci asterremo, pur stigmatizzando questo incedere del Governo che va avanti a colpi di decreto. Ci asterremo e lo faremo senza entrare oggi nelle valutazioni di merito, che faremo nella sede propria, in ordine al contenuto del provvedimento. Lo faremo …
PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghi, non riesco a sentire quello che il collega dice. C'è un rumore inaccettabile. Se avete esigenza di parlare tra voi, come immagino che sia, lo fate fuori dall'Aula, consentendo al collega di svolgere il suo intervento. Prego, collega, prosegua.
ANTONIO D'ALESSIO(A-IV-RE). Grazie, Presidente, vado a concludere. Ho detto che ci asterremo perché in questo percorso, che sta svuotando di significato le istituzioni e gli istituti giuridici, stiamo togliendo significato reale anche alle questioni di pregiudizialità costituzionale. Anzi, se riuscissimo in questa legislatura a riorganizzare la funzionalità delle massime istituzioni, probabilmente…
PRESIDENTE. Scusi, collega, non è possibile. Per me stiamo qui fino al 6 novembre. Silenzio nell'Aula e rispetto per il collega che sta svolgendo il suo intervento, per cortesia! Prego, collega, concluda.
ANTONIO D'ALESSIO(A-IV-RE). Sì, recupero un attimo questo concetto. Dicevo che in questa legislatura potremmo caratterizzarci, al di là delle dinamiche e delle polemiche politiche, anche per un importante e autorevole lavoro di riorganizzazione della funzionalità delle istituzioni, evitando questa giostra di decreti che finisce con le questioni pregiudiziali anche quando probabilmente non esistono i presupposti.
Allora, in questo senso, noi ci asterremo perché non vogliamo ridurre questo strumento ad un orpello, con un utilizzo meccanico e automatico. L'istituto delle pregiudiziali di costituzionalità deve essere chiamato in causa previo vaglio rigoroso. Il gruppo Azione-Italia Viva si asterrà .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iezzi. Ne ha facoltà.
IGOR IEZZI(LEGA). Grazie, Presidente. Questo provvedimento, non a caso denominato decreto Caivano, nasce all'indomani di una violenza inaudita, una violenza che ha toccato le nostre coscienze soprattutto per due motivi: l'incapacità di quei ragazzi di capire e di comprendere il male che stavano facendo, o quantomeno l'indifferenza nei confronti del male che stavano compiendo, e l'assenza di quei genitori nella vita dei propri figli. Allora in quel contesto serviva una risposta pronta ed efficace da parte del Governo.
E non stiamo ancora parlando di quell'esercito di maestri e di assistenti sociali che sarebbe necessario, ma con questo decreto si fa un enorme passo in avanti, perché per la prima volta vengono messe su quel territorio, in quel comune così significativo e così simbolico, misure concrete che hanno una ricaduta concreta nella vita della gente. Non parlo solo della nomina del commissario: parlo, per esempio, dei fondi e delle misure per ripristinare il centro sportivo; parlo della videosorveglianza; parlo dell'assunzione dei dipendenti nel comune; parlo delle misure portate avanti dal Ministero dell'Università e della ricerca, dal Dipartimento delle politiche giovanili a favore dei giovani; parlo dell'Agenda Sud del Ministro Valditara; parlo delle tante misure per la sicurezza; parlo del patrimonio pubblico immobiliare, tra l'altro gestito in questi anni in maniera delinquenziale dall'amministrazione locale, destinato al Terzo settore.
Misure concrete, misure vere, misure serie che hanno una ricaduta sulla vita della gente. Sono le misure che ci chiedeva il territorio.
A me dispiace fare riferimento a don Patriciello, perché credo che la sua figura non vada strumentalizzata per quello che ha fatto e per quello che rappresenta, però è stato tirato in ballo prima. Devo dire che non so quali dichiarazioni abbiano letto di don Patriciello, ma don Patriciello è stato chiaro nella sua espressione e ha detto che per la prima volta ha sentito, dopo anni, la vicinanza dello Stato . Dopo anni, perché il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni subito si è recata sul territorio, perché sul territorio si è recato il Ministro dell'Interno, perché sul territorio si è recato il Ministro dell'Istruzione, a differenza di chi, come il governatore della regione Campania, su quel territorio non aveva mai speso un minuto del proprio tempo .
E allora mi ha sorpreso particolarmente una decina di giorni fa, quando abbiamo fatto il sopralluogo con la Commissione per riferire, vedere quei preti, quei tanti preti che lavorano a Caivano, quei preti di periferia, quei preti che spesso si lamentano perché non hanno neanche la struttura per fare l'oratorio, ma che fronteggiano il degrado, che lottano contro la criminalità metro per metro per togliere i ragazzi dall'influenza della camorra; questi preti di strada, questi preti di frontiera ci hanno detto di andare avanti, ci hanno detto di essere al loro fianco.
Hanno espresso soddisfazione perché, per la prima volta, le istituzioni locali c'erano . Poi noi sbaglieremo, sì, sbaglieremo, ma noi ci siamo e qualcosa di concreto per quella realtà l'abbiamo fatta. Allora dico all'opposizione: smettetela con la propaganda, smettetela con la strumentalizzazione, perché oggi è il momento di dare risposte e il vostro “no” non fa un dispetto a noi, ma fa un favore alla criminalità organizzata , perché ogni metro che lo Stato lascia è un metro che la criminalità organizzata guadagna.
Allora lavoriamo tutti insieme per rendere quel comune migliore e andiamo avanti con questo decreto che rappresenta una risposta finalmente concreta che ci chiedono tutti: le realtà del territorio, le Forze dell'ordine e tutti coloro che in quella realtà lavorano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Penza. Ne ha facoltà.
PASQUALINO PENZA(M5S). Presidente, onorevoli colleghi, comunico a nome del MoVimento 5 Stelle il voto di astensione sulle questioni pregiudiziali al decreto-legge detto decreto Caivano, che, almeno nelle intenzioni, tocca tematiche fondamentali per il nostro Paese: il contrasto al disagio giovanile, la lotta alla povertà educativa, la prevenzione della criminalità minorile e la tutela dei nostri minori nel vasto e spesso insidioso universo digitale. Il testo riguarda anche la riqualificazione e il ripristino di alcune realtà del comune di Caivano, oggi sciolto per infiltrazione mafiosa.
Il MoVimento 5 Stelle, fin dalla sua nascita, ha sempre posto al centro della sua agenda politica le tematiche sociali e la tutela delle fasce più vulnerabili della popolazione ed è per questo che, pur riconoscendo l'importanza e l'urgenza di intervenire in queste aree, non possiamo che evidenziare diverse e gravi criticità del testo presentato.
Abbiamo esaminato con attenzione le questioni pregiudiziali avanzate dai partiti di opposizione e, pur condividendo alcune delle importanti perplessità espresse, riteniamo fondamentale non sbarrare immediatamente la strada al provvedimento e fare il massimo per dare almeno qualche risposta alla gente di Caivano.
Certo, parliamo di un testo carente in molti aspetti, nel complesso del tutto insufficiente. Quel poco che c'è al suo interno sul piano della prevenzione e del sociale è frutto del contributo delle opposizioni nel corso dell'esame fatto al Senato. Non condividiamo affatto l'approccio del Governo verso le difficoltà di Caivano e delle tante periferie in sofferenza che ci sono in Italia: tanta propaganda, un'impostazione sempre troppo muscolare e senza alcuna vera attenzione alle carenze sociali che producono disagio ed emarginazione; ma non saremo noi a fornire alibi al Governo.
Tutto quello che non sarete in grado di dare a Caivano non sarà per una nostra opposizione pregiudiziale. Lo sottolineiamo con forza: non possiamo e non vogliamo ridurre un dibattito così importante a un mero contrasto tra maggioranza e opposizione. Il nostro obiettivo non è e non sarà mai quello di opporci per il semplice gusto di farlo, ma piuttosto di contribuire con spirito costruttivo a migliorare e perfezionare le proposte legislative che vengono presentate in quest'Aula. La nostra scelta di astenerci risponde a una volontà di apertura al dialogo e alla discussione.
Non possiamo ignorare le criticità di questo decreto, ma, al contempo, non possiamo nemmeno chiudere gli occhi di fronte all'urgenza di agire in determinate aree su situazioni sociali tanto drammatiche come quelle di Caivano. L'astensione, in questo caso, rappresenta una posizione di responsabilità, che pone l'accento sull'importanza di un lavoro congiunto e collaborativo. Ecco perché sollecito le forze di maggioranza a considerare le nostre proposte e quelle delle altre opposizioni non come ostacoli, ma come opportunità per migliorare un testo che ha l'ambizione di affrontare problemi profondi e radicati nella nostra società, ma che, per come è scritto oggi, non è all'altezza.
Invitiamo, dunque, alla massima collaborazione in Commissione e in Aula. Vorremmo discutere nel merito del provvedimento, analizzando ogni singolo articolo, per garantire che le misure adottate siano davvero efficaci e rispondenti alle esigenze reali dei cittadini. Il nostro è un appello alla responsabilità e al senso di unità. In momenti come questo e di fronte a queste emergenze è fondamentale che tutte le forze politiche lavorino insieme con spirito costruttivo e lungimirante per il bene dell'Italia e dei suoi cittadini, e noi del MoVimento 5 Stelle siamo pronti a fare la nostra parte, sperando di non trovare, come al solito, un muro che ci aspetta
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI(FDI). Grazie, Presidente. Con queste pregiudiziali si parla, per l'ennesima volta, di eccesso di utilizzo della decretazione di urgenza. Abbiamo sentito anche i vari interventi dei colleghi, ma quello che, invece, si legge tra le righe, guardando e approfondendo il contenuto, è, in realtà, un eccessivo ricorso alle pregiudiziali di costituzionalità (anche questa volta).
Badate bene: per quale motivo dico questo? Dico questo perché da una parte si contesta che vi sia un motivo di urgenza e, dall'altra parte, una di queste pregiudiziali parte proprio dicendo testualmente: “pur sussistendo infatti, indubbiamente, l'esigenza di fare fronte in modo organico al disagio giovanile (…)”. Allora, se una pregiudiziale che contesta l'urgenza parte proprio dall'ammettere l'urgenza, direi che questi atti risultano oltremodo infondati.
Se poi si va a guardare nel merito, a quello che vi è contenuto, cioè il fatto che si continua a contestare e si continua a dire che una normativa su questi temi deve essere fatta in modo organico, toccando diversi temi, alla fine nella stessa pregiudiziale, poche righe dopo, ci si lamenta, invece, del fatto che il Governo e questo Parlamento affrontano proprio più temi contestualmente e si dice che questo decreto affronta la materia penale, quella delle misure di prevenzione e sicurezza, fino al contrasto della povertà educativa e dell'effettività dell'obbligo scolastico nonché, infine, la sicurezza in ambito digitale. È proprio quello di cui vi lamentavate poche righe prima, cioè il fatto che non avremmo affrontato in modo organico il problema, ma poche righe dopo dite che affrontiamo tanti temi. Sì, sono proprio quelli che ci avete appena chiesto, perché questo Governo lavora, lavora tanto e lavora bene.
Vi è, poi, un'ulteriore incredibile contestazione, almeno a mio avviso. Si contesta che un minorenne, spesso minorenne per qualche mese, quindi un sedicenne o un diciassettenne, non debba finire in galera, ad avviso di chi ha depositato queste pregiudiziali, non per piccoli reati, ma per i reati che ora vado a leggere: furto aggravato, furto in abitazione e furto con strappo. Addirittura, contestate che possa essere detenuto per illegale fabbricazione e introduzione nello Stato, messa in vendita, cessione, detenzione e porto in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi da guerra o di tipo guerra o di parti di esse, di esplosivi, di armi clandestine, di armi comuni da sparo nonché per i delitti di produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti. Allora, io mi chiedo: per quali reati debba essere detenuto un minorenne - un diciassettenne o un sedicenne - se non, appunto, per porto d'armi, armi da guerra ed esplosivi in luogo pubblico. Ma di cosa stiamo parlando in queste pregiudiziali? Dove sarebbe la violazione della Costituzione?
Vi è, poi, una grossa differenza e il collega Magi in qualche modo l'ha sottolineata. C'è chi si concentra più sulla libertà assoluta dei minorenni qualsiasi cosa facciano e c'è chi, invece, si concentra sull'uso di stupefacenti e sulla possibilità di utilizzo e di vendita di questi strumenti, che a nostro avviso sono sempre assolutamente dannosi. Certo, con questo provvedimento consentiamo di nuovo alla magistratura di detenere chi spaccia, perché per noi il piccolo spaccio, specialmente se ripetuto, non esiste ed è, comunque, uno spaccio, perché dietro quello spacciatore c'è tutta la filiera e ci sono i danni per i ragazzi. Dunque, è assurdo pensare che questi soggetti possano essere rimessi in libertà, come spesso si lamentano le Forze dell'ordine e la stessa magistratura, e noi a questo vizio e a questo errore di sistema con questo decreto di fatto mettiamo fine.
Vi è poi l'ultima cosa, quella più assurda, cioè il fatto che si contesti che un genitore che non manda i figli a scuola debba essere perseguito penalmente. Ad oggi vi era soltanto una piccola multa amministrativa, che questi genitori neanche avrebbero pagato.
Da oggi chi non manda i propri figli a scuola sarà punito anche penalmente, perché quei figli senza una giusta istruzione probabilmente diventeranno una nuova classe di delinquenti. Ebbene, noi cerchiamo di porre un freno a questo e si sente dire in quest'Aula che questo provvedimento va fermato, perché i genitori che non mandano i figli a scuola devono subire soltanto una piccola multa.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
GIANLUCA VINCI(FDI). Per questo motivo noi sosteniamo questo decreto e voteremo contro su tutte queste pregiudiziali .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Bonafe' ed altri n. 1, Zaratti ed altri n. 2 e Magi ed altri n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11 per lo svolgimento, con ripresa televisiva diretta, delle dichiarazioni di voto finale e della votazione finale del disegno di legge n. 1416-A.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1416-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell'economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha facoltà di intervenire per dichiarazione di voto il deputato Francesco Saverio Romano.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signori del Governo, onorevoli colleghi, ritengo che questo Governo, proprio oggi, in quest'Aula, abbia raggiunto un primo obiettivo: riportare la centralità del Mezzogiorno nel dibattito odierno. Tale centralità vede una scelta strategica a partire dalla formazione del Governo stesso. Infatti, nel momento in cui il Presidente Meloni ha affidato alcune deleghe, che inizialmente potevano sembrare lontane tra di loro, come la delega per il Sud o la delega per i rapporti con l'Unione europea, ad un Ministro competente, serio, che proviene dal Mezzogiorno, attraverso la lettura di questo provvedimento, si evidenzia un legame; non solo si mettono insieme le risorse e una strategia, ma si prevede anche la possibilità di legare tutte queste cose tra loro, per fare in modo di intercettare le provvidenze europee ed essere in linea con la legislazione europea.
Una scelta, quella del Ministro per gli Affari europei, il Sud e le politiche di coesione, che fa in modo che oggi l'Unione europea ci sembri lontana dall'Unione Europea di Maastricht. Perché faccio questo riferimento all'Unione Europea di Maastricht? Perché, seppure durante gli anni vi sia stato un Mezzogiorno che ha avuto luci ed ombre - e non soltanto a causa della , della malapolitica e di scelte che non sono state proprio coerenti con ciò che doveva essere lo sviluppo di quel territorio -, le politiche restrittive dell'Unione europea, nel corso del tempo, hanno portato a un depauperamento di quella zona, anche attraverso la restrizione della spesa, la sua contrazione, portando alcuni comuni, ad esempio, ad utilizzare soltanto l'assistenza tecnica come elemento di lavoro all'interno di quelle amministrazioni.
Perché sto facendo questo riferimento a quelle amministrazioni regionali e comunali? Perché parte di questo importante dibattito, che si è svolto in Commissione e anche in Aula, ha riguardato il coinvolgimento degli enti locali e dei territori nelle scelte strategiche che vanno fatte per dare corso alle iniziative che riguardano le zone economiche speciali.
Bene, partirei intanto da una premessa: per la prima volta, una grande macro area d'Europa è riconosciuta come zona economica speciale, e basterebbe questo a definire come un successo quello che ha portato a casa il Governo . Una zona economica che consentirà quanto meno alle imprese che, nel tempo, avevano scelto di delocalizzare di non farlo più; comunque, non avranno scuse per farlo. Infatti, nel corso del tempo le imprese hanno sempre lamentato un differenziale fiscale, hanno lamentato l'eccessivo costo del lavoro, hanno lamentato la carenza di infrastrutture, hanno lamentato, di fatto, la loro scarsa competitività rispetto alle altre aziende europee e internazionali. Oggi, hanno la possibilità di investire nel quadro del Mezzogiorno, di investire accompagnati da una politica di governo che, attraverso gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e le politiche di coesione, farà in modo di accompagnare e di integrare quelle iniziative che le imprese stesse vogliono adottare.
C'è un cambio di paradigma: non è più lo Stato che deve dare i soldi a pioggia, ma sono le imprese che, secondo i loro progetti e il loro sviluppo, devono potere investire, aiutati a fare questo dallo Stato, in una zona che darà anche ulteriori possibilità al territorio di crescere, ai lavoratori del Mezzogiorno di essere tali a casa loro, senza dovere necessariamente emigrare in una condizione di sviluppo che è organica e non parcellizzata !
Ho fatto riferimento a quelle politiche di contrazione, perché, oggi, si parla di territori che dovrebbero gestire alcune dinamiche, come quelle di cui ci stiamo occupando, ma dico che molti colleghi, purtroppo, non conoscono il nostro Mezzogiorno, non conoscono i tanti comuni in dissesto, non conoscono i tanti enti locali che non hanno più un ufficio tecnico, non conoscono la scarsa capacità di progettazione, non conoscono lo stato dell'arte.
E, allora, è bene riportare tutto ciò dentro una dinamica che dia una spinta e poi riesca a coprire queste lacune che, nel tempo, si sono create, indotte e dirette per responsabilità propria e per responsabilità degli altri, ma che, comunque, vanno eliminate per superare il disagio che, nel corso del tempo, si è creato in questa zona importante del Paese e il divario ancora enorme tra Nord e Sud.
Se vogliamo fare veramente il bene del nostro Paese, non possiamo fare altro che dare spazio a quella capacità propositiva che c'è nel Mezzogiorno, perché l'attrazione degli investimenti non deve essere soltanto capace di portare gli investimenti esteri nel nostro Paese, non deve essere soltanto capace di far sì che le imprese del Nord, anziché delocalizzare in Ungheria o in Bulgaria, vengano nel Mezzogiorno, ma deve servire anche all'iniziativa imprenditoriale del Mezzogiorno sempre più viva e accompagnata da un Governo che realmente vuole fare in modo che in Sicilia, in Calabria, in Puglia, in Campania, in tutto il Mezzogiorno ci sia una imprenditoria sana, che riesca ad essere presa per mano e accompagnata al suo naturale destino, che è quello di vedere rifiorire il Mezzogiorno.
Ho sentito parlare di Cassa del Mezzogiorno e di interventi che, nel corso del tempo, si sono susseguiti e che, purtroppo, non hanno portato i risultati sperati. Voglio ricordare a me stesso che l'ultimo piano di intervento sul Sud era quello immaginato dal Governo Berlusconi. Mi fa piacere ricordare che anche il Ministro Fitto ed io facevamo parte di quel Governo, anche se poi tramontò, perché, da lì a poco, sarebbe caduto. Ci son voluti 13 anni, affinché un Governo, con un Ministro con tanto coraggio, capacità e determinazione, portasse questo elemento importante in quest'Aula del Parlamento e facesse diventare questa una legge di prospettive nel nostro Paese .
Ho parlato di quest'area che diventa non soltanto un motore per lo sviluppo, ma anche un'area di riscossa. Immaginate quanto questo Mezzogiorno ha sofferto, non soltanto in ordine alla difficoltà di generare sviluppo, mandando anche tante intelligenze, e non soltanto manodopera, nel resto del mondo, e quanto può essere importante che lo stesso Mezzogiorno diventi un , un nuovo sogno, con la possibilità per tanti giovani di scegliere di andare fuori, e non essere obbligati a farlo. E possono scegliere di andare fuori, ma se rimangono nel proprio territorio, potranno avere le stesse condizioni, per farlo diventare com'era un tempo, ossia florido e produttivo.
In questo provvedimento, signor Ministro, ho sentito parlare di tante cose: ho sentito parlare di Cassa del Mezzogiorno, di ASI, come dicevo poco fa, di tutti elementi che, purtroppo, non hanno dato i risultati sperati.
Però io voglio ricordare una cosa: la Germania Ovest, in soli tre anni, ha investito presso la Germania Est quanto ha investito tutta la Cassa del Mezzogiorno in quarant'anni di esistenza nel nostro Paese. Cosa significa questo? Che quando non c'è una visione strategica, quando non c'è una visione organica, quando ogni provvedimento - ce ne sono stati tanti - e ogni iniziativa diventano parcellizzati e affidati in maniera disorganica a tanti elementi, che possono anche essere importanti nel territorio ma che non conseguono quella linea strategica che un Governo si vuole dare per svilupparsi, il risultato è che quella Germania è diventata un Paese potente mentre il Mezzogiorno d'Italia è ancora fermo laddove l'abbiamo lasciato. Il fatto di portare in un disegno organico, all'interno del Ministero, una struttura di che coinvolge i territori e le regioni ma anche un meccanismo che dev'essere di automazione, per togliere di mezzo le intermediazioni che spesso diventano il cancro del nostro Paese , dà la possibilità alle imprese, realmente, di sapere che, se vogliono investire, possono essere accompagnate e aiutate.
Concludo. C'è una parte importante, signor Presidente, che riguarda l'immigrazione. Quando in Commissione è stato rimproverato il fatto che si vuole fare un grande a Lampedusa, ho risposto - lo diceva Voltaire - che “un fatto è un fatto”. I migranti approdano, volenti o nolenti, a Lampedusa. Dobbiamo rendere quell'isola accogliente, dobbiamo evitare che ci sia un , dobbiamo mettere delle risorse affinché l'accoglienza sia veramente tale . Un minuto dopo decideremo se sono meritevoli di restare o di essere mandati via, e su questo il Governo è impegnato a far sì che alla parola accoglienza si accompagnino le parole civiltà e vivibilità.
In questa direzione va l'intervento dell'ottimo collega Pisano che vuole realizzare l'aeroporto ad Agrigento , perché quella zona, riqualificata, moderna e nuova, diventi anche un elemento di ulteriore sviluppo e vi sia la possibilità che quell'area, così depressa, finalmente si affranchi dal bisogno. Per questa ragione, il gruppo Noi Moderati voterà a favore di questo provvedimento
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Di sicuro ci sarà il tempo di spiegare agli italiani come siete riusciti a portarci di nuovo all' con fiumi e fiumi di miliardi del PNRR, di come siete riusciti a mettere le mani nelle tasche dei pensionati e fare addirittura peggio di Elsa Fornero. Dio, patria e IVA al 22 per cento sui pannolini. Ne parleremo presto, durante la manovra finanziaria, ma iniziamo a dirvelo: tassate i ricchi e non gli assorbenti !
Dovrei, invece, in pochi minuti provare a parlare di politiche di coesione, rilancio del Mezzogiorno, immigrazione, senza alcuna coerenza e omogeneità: l'ennesima fiducia e l'ennesimo decreto che disprezza la Costituzione. Non lo farò, certo del fatto che altri colleghi vi racconteranno di come la nuova ZES unica farà sparire le 8 esistenti, accentrando ancora una volta la gestione in una cabina di regia dipendente dalla Presidenza del Consiglio e facendo scomparire i territori dalla , come vi hanno ricordato Ghirra e Zaratti proprio nella discussione generale e nel voto di fiducia. Non lo farò, perché nei prossimi mesi sarà definitivamente chiaro che cosa avete in testa: un Nord con più autonomia differenziata e un Sud commissariato dal Governo, come piace a Fitto. E voi sareste il nuovo?
Proverò, invece, a procedere diversamente, chiedendo per l'ultima volta di fermarvi. In queste ore in cui l'orrorismo sembra essere l'unica risposta al terrorismo, ho provato a reimmergermi nel pozzo più buio della nostra storia e uscire con le parole di Hannah Arendt, esplose proprio dopo aver seguito il processo ad Adolf Eichmann. Sì, mi sono chiesto: quand'è che un essere umano smette di avere pietà e buonsenso? Quanti gradi decisionali e mediazioni servono per far scomparire il senso di responsabilità personale? Dovremmo domandarci questo. Io me lo domando quando vedo i fucili sparare su dei ragazzi che ballano o quando assisto, come tanti di voi, al massacro di Gaza, inermi, me lo domando quando i Governi e l'Europa esternalizzano le frontiere, sapendo che questo costerà la vita a migliaia di persone, me lo domando quando si stringono accordi sul gas, gettando nel buio il futuro di intere generazioni, magari scambiando armi e liquido con gli stessi personaggi che finanziano il terrore. Me lo domando anche quando si pianifica, nei propri confini, un universo concentrazionario, perché è di questo che si parla anche in questo decreto, della costruzione di altri 12 CPR, progettati dal Ministero della Difesa e allestiti dal Genio militare. CPR, prima CPTA, poi CPT, poi CIE, con fasi di maggiore o minore spietatezza: è sempre stata una storia di ordinaria ferocia. Non abbiamo alcun problema a dirlo, nessuno di noi, perché pensiamo da sempre che la disciplina dell'allontanamento dei cittadini dell'Unione europea e dei loro familiari non debba prevedere la detenzione illegittima. Penso che, dopo anni di soprusi e violazioni dei diritti umani, dovremmo avere il coraggio di tracciare una riga, un tratto di pace su un ventennio di giurisprudenza, amministrazione e politiche di segregazione. Ma voi non volete chiudere questa storia, volete essere il suo culmine, il suo parossismo. Vietato l'ingresso, come avete ribadito ieri, a giornalisti, medici, psicologi, organizzazioni e del Terzo settore. Queste e tutte le strutture dedicate ai migranti - e centri di accoglienza - diventano opere destinate alla difesa e alla sicurezza nazionale, alla stregua di caserme, basi navali, arsenali, basi missilistiche, poligoni, aeroporti ed eliporti. In una parola, segreto. Ciò significa anche una specie di regime derogatorio in materia di urbanistica e di edilizia. I sindaci e i presidenti delle regioni si mettano pure comodi negli spalti, come i loro consigli. La scorsa settimana, in piena notte, come dei ladri, avete anche provato ad estendere le stesse deroghe alla costruzione di centrali nucleari, rigassificatori e gasdotti. Li volevate presidiati e sorvegliati dai militari, in gran segreto. Abbiamo fermato il , Presidente, e impedito lo scempio. Ma vi siete svelati ancora una volta per quello che siete.
Questo Governo, mentre si sottrae al dibattito e alle regole democratiche, cerca di far sparire agli occhi dell'opinione pubblica intere parti della società. Questo è il punto. I più pericolosi sono quelli che, davanti all'orrore, sostengono di non aver compreso, di non sapere, di aver votato per ordini superiori. Allora è bene che sappiate cosa state per fare, è bene che lo sappiano tutti, soprattutto il Paese: state per costruire 12 nuovi , alla maniera del Panopticon di Bentham , l'occhio che tutto vede, edifici disposti a cerchio con un nucleo centrale, moduli blindati con celle di sicurezza in luoghi isolati, scarsamente popolati e facilmente recintabili e osservabili. Stiamo parlando di Alcatraz? Di carceri di massima sicurezza? Curioso, lo dico per chi ci ascolta, perché nessun trattenuto ha commesso reati che non abbia già scontato - che non abbia già scontato! - perché è del tutto falsa l'idea che gettate in pasto all'opinione pubblica: se gli stranieri hanno compiuto dei crimini, i CPR non sono il carcere in cui sconteranno la pena. Lo spiego per chi ci ascolta: se un cittadino extracomunitario, senza documenti in regola, commette un reato, va in carcere, ed è lì che andrebbe fatta l'identificazione ai fini dell'espulsione. Se ha scontato la pena e la persona viene fermata senza documenti, vuol dire che la casa circondariale è già alle sue spalle, eppure l'identificazione e l'espulsione non sono avvenute in quel frangente. Volete tenerli prigionieri, come fossero terroristi internazionali, per sfamare la bestia che si nutre delle fantasie di Vannacci e della continua lotta tra gli ultimi e i penultimi. Così vi viene una nuova idea: trattenerli più a lungo. Il limite massimo di 6 mesi diventa di 18. Ma triplicare i mesi per arrivare a una detenzione al cubo non aumenterà i rimpatri. Sapete infatti che cosa accade quando il Paese di provenienza, per esempio il Marocco, non ha accordi con l'Italia che garantiscano i rimpatri? La persona che non può essere rimpatriata continua a entrare e a uscire dai centri di permanenza. Il 55 per cento delle persone che passano dai CPR non viene rimpatriato, lo sapete benissimo, e continuerà ad essere così. Aumenterà qualcos'altro, però. Nel 2018, con 27 giorni di permanenza in un CPR, la manutenzione straordinaria costava 1.200.000; con 41 giorni, nel 2020, costava 4.100.000. Fatevi due conti.
E intanto, che cosa manca lì dentro? Servizi, visite mediche, contatti con parenti, avvocati, informazione, attività.
E cosa dilaga? Opacità, degrado, uso massiccio di psicofarmaci, violenze, autolesionismo e suicidi. Io vorrei che ognuno di voi passasse una giornata in un cubo di cemento immerso nel nulla, sotto il sole d'estate e al gelo d'inverno, un anno e mezzo di inferno, a base di psicofarmaci e cibo scadente. Vorrei che foste stati tutte e tutti con me, quando un anno fa, ho accompagnato Thierno Balde, nei luoghi in cui suo fratello Moussa si è tolto la vita nel CPR di Torino - i cosiddetti ospedaletti, luoghi di isolamento non previsti dalla normativa -, in cui è stato abbandonato per 10 giorni. Qualcuno forse ricorda che Moussa Balde era stato mandato nel CPR dopo aver subito una selvaggia aggressione da parte di tre italiani a Ventimiglia. La sua condizione di persona offesa è stata immediatamente dimenticata; nessuno gli ha detto che poteva sporgere denuncia all'ingresso del CPR, dove è stato privato del cellulare, e nessuno ha valutato le sue condizioni psichiche. Si è ucciso a 23 anni.
Probabilmente a molti di voi non interessa. Sono consapevole che una parte rilevante anche dell'opinione pubblica pensi che sbarre e gabbie siano i mezzi giusti per imprigionare quelle che considerano bestie, ma bestie non sono. Pensate che proprio questa è la frase ricorrente che ci rivolgono i migranti quando andiamo a visitarli: “siamo esseri umani, non animali”, ma so che molti di voi non ne sono convinti.
Allora, fermatevi prima che sia “dopo” - ho finito - perché i vostri provvedimenti hanno degli aspetti ancora più perversi: con un decreto ministeriale avete stabilito che, con una cauzione di 4.900 euro, alcuni migranti potrebbero evitare il trattenimento nei nuovi CPR di frontiera. Vi hanno taglieggiato i trafficanti? Vi hanno taglieggiato le guardie di frontiera? Va bene, allora vi taglieggiamo anche noi. Siamo allo scafismo di Stato . Sono stato troppo cattivo, Presidente? Comunque, un dodicesimo in meno di quanto lo sono loro . Tutto il livore che ho non occuperebbe un CPR, con i suoi drammi e i suoi fantasmi. Io però non vi auguro di passarci un mese, figuriamoci 18, ma è ora che vi rendiate conto di ciò che state facendo, perché avete ancora la possibilità di dire “no”, nessuno vi costringe a farlo !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carfagna. Ne ha facoltà.
MARIA ROSARIA CARFAGNA(A-IV-RE). Grazie Presidente. Colleghi, dico subito che noi voteremo contro questo provvedimento, non per motivi generici o per un pregiudizio ideologico, ma per ragioni di merito, che proverò a spiegare nel corso del mio intervento e perché riteniamo un errore la scelta di aver azzerato il lavoro fatto dal precedente Governo, con l'unico risultato fino a oggi di bloccare finanziamenti già stanziati, progetti già avviati e strutture già collaudate. Faccio subito un esempio per rendere l'idea di ciò che voglio dire. Caivano: giustamente il Governo - ripeto: giustamente - ha deciso di dedicare energie, risorse e attenzione al comune di Caivano per contrastarne il degrado e lottare contro le devianze giovanili, affermando un principio sacrosanto, cioè che, accanto all'azione di repressione, è necessario mettere in campo un'azione di prevenzione, di inclusione e di recupero delle devianze giovanili. Ebbene, ce ne eravamo occupati anche noi con il CIS Terra dei fuochi, con un contratto istituzionale di sviluppo dedicato ai comuni della cosiddetta Terra dei fuochi, finanziato con 200 milioni di euro per sostenere iniziative di recupero ambientale, sociale e urbanistico. All'interno di quei 200 milioni di euro, 6 milioni di euro circa erano dedicati proprio al comune di Caivano, per finanziare un sistema di videosorveglianza che giustamente don Maurizio Patriciello richiedeva a gran voce e per finanziare due progetti di recupero dei giovani e di lotta alle devianze giovanili. Mi sono attivata per conoscere il destino di questi progetti e nessuno - ripeto: nessuno - dei miei interlocutori, neanche all'interno della struttura commissariale che dipende dal Governo e che si occupa di Caivano, prima della mia telefonata era a conoscenza di quei progetti che altrimenti sarebbero andati perduti.
È la verità e questo rende bene l'idea del danno che sta provocando la vostra strategia della ! Cambia la , proliferano le strutture di missione, le strutture tecniche e le cabine di regia, ma si bloccano investimenti, opere e servizi che sono indispensabili per il rilancio delle aree più disagiate del nostro Paese.
Proviamo ad andare con ordine: il cuore di questo provvedimento è rappresentato dall'istituzione della ZES unica del Mezzogiorno. Dico subito, in omaggio al principio dell'obiettività con cui noi giudichiamo i provvedimenti che vengono sottoposti al nostro esame, che condividiamo il principio che sottende alla ZES unica, cioè l'idea di estendere le agevolazioni fiscali e le semplificazioni burocratiche oltre le aree industriali e retroportuali delle attuali 8 zone economiche speciali. Tuttavia ci sono almeno tre cose che non tornano.
La prima - è stato già detto più volte - è la copertura del credito d'imposta. Io mi chiedo: se il credito d'imposta solo in Campania, per la ZES Campania - che oggi è grande, non saprei dire esattamente, ma forse quanto l'isola di Ischia e Procida messe insieme - in base ai dati dell'Agenzia delle entrate, ha cubato 1,4 miliardi di euro nell'arco di un anno e mezzo, come pensate che la copertura di 1,8 miliardi prevista in legge di bilancio possa essere sufficiente per coprire un'estensione così ampia, che comprende tutte le regioni del Mezzogiorno? Allora, evidentemente state raccontando qualcosa di diverso da quello che poi si realizzerà; questo non ci sembra serio ed è la ragione per cui non ce la sentiamo di condividere questa impostazione.
Seconda cosa che non torna: l'estensione territoriale. A parte l'insufficienza del credito d'imposta, a meno che voi non pensiate a stravolgimenti urbanistici o alla possibilità che attività commerciali nei centri urbani possano godere di una norma che è stata pensata per attirare le attività d'impresa, è evidente che immaginerete una delimitazione delle aree. Lo avete anche scritto in norma, laddove si prevede che il Piano strategico nazionale individuerà i settori da agevolare in maniera differenziata, regione per regione, quindi anche qui state raccontando evidentemente qualcosa di diverso da quello che poi si realizzerà; anche in questo caso ci sembra poco serio e anche per questo non ce la sentiamo di condividere questa impostazione.
Terza cosa che non torna: la struttura di . Presto istituirete, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, una struttura tecnica che dovrà gestire tutti i procedimenti amministrativi, tutte le autorizzazioni uniche di tutte le attività economiche e di tutte le regioni del Mezzogiorno d'Italia. Ma io vi chiedo: veramente pensate di garantire efficienza e rapidità nell'istruttoria e nella definizione di queste pratiche in questo modo? Veramente pensate che un funzionario di Roma possa conoscere meglio di chi opera sul territorio le specificità dei tessuti industriali economici e produttivi dei territori?
Oggi chi vuole investire in un'area ZES ha di fronte un interlocutore che è il commissario di Governo e ha - come si suol dire - un numero di telefono da chiamare. Dal 1° gennaio 2024 chi vorrà investire in area ZES dovrà inviare una PEC a Roma, nella speranza che un burocrate di Roma possa rispondere. Qual è il risultato di tutto questo? Chiedete sui territori, colleghi del Mezzogiorno! Gli investimenti si sono bloccati perché, in questa fase di incertezza, l'unica certezza è che gli investitori queste domande se le fanno sull'estensione territoriale, sul credito d'imposta, sulla struttura tecnica e, in assenza di risposte certe, per adesso hanno fermato gli investimenti e, con gli investimenti, si è fermata la creazione di nuovi posti di lavoro e anche i processi di sviluppo e crescita che sono indispensabili per il Mezzogiorno.
Anche riguardo al CIS e alle aree interne, dopo 12 mesi, sottoponete alla nostra attenzione una modifica delle soglie, che peraltro non riguarda i CIS precedentemente stipulati, e un rafforzamento delle sanzioni per le amministrazioni inadempienti. Scusate, una domanda sommessamente: prima di modificare le soglie, potreste cortesemente occuparvi dello stato di attuazione di quei CIS che sono già stati stipulati e avviati e che finanziano opere strategiche per alcuni territori, opere pubbliche e infrastrutture per centinaia di milioni di euro, che rischiano di essere persi? Stesso copione per le aree interne: cambiate la struttura di , prevedete l'ennesima cabina di regia, tanto la cabina di regia ormai non si nega a nessuno. Ma cosa è successo in questi 12 mesi?
Lo abbiamo visto ieri con l'ordine del giorno che, inspiegabilmente, prima, ha ottenuto un parere negativo - probabilmente, la firma dava fastidio -, poi ha ottenuto un parere positivo, perché vi abbiamo chiesto di sbloccare fondi che sono già stati erogati con delibera del CIPESS. Voi state bloccando fondi per oltre 250 milioni di euro: 40 milioni di euro per la prevenzione incendi, 11 milioni di euro per le isole minori, 198 milioni di euro per le vecchie e nuove aree. La domanda è: perché state bloccando l'erogazione di questi finanziamenti ? Ma io mi chiedo: ma cosa pensate? Pensate che i soldi abbiano un colore politico? Pensate che i progetti abbiano una bandierina politica in testa? Pensate che, siccome sono stati finanziati e approvati da altri prima di voi, debbano essere condannati alla ? Chi pensate di danneggiare? Chi questi fondi li ha programmati, progettati e stanziati o i territori? I territori che aspettano, come una boccata d'ossigeno, in tempi di ristrettezze di bilancio, fondi che servono per finanziare strade, piazze, case di comunità, asili nido, palestre, mense comunali, opere di riqualificazione urbana e di rigenerazione ambientale? Chi pensate di danneggiare? Noi, che abbiamo fatto questa programmazione e abbiamo stanziato i soldi o i cittadini che, questi soldi, li aspettano? Siete ossessionati dall'idea di demolire tutto ciò che è alle vostre spalle e, in quest'ossessione, non vi preoccupate delle ricadute che ci sono sui territori.
Lei, da un anno, Ministro, sta bloccando tutto. Lei è chiamato a sbloccare quei fondi, non è lì per bloccarli, è chiamato a sbloccare i fondi e, magari, anche evitare di dare improbabili lezioni di coerenza, come ha tentato di fare ieri.
Mi rivolgo ai colleghi del Mezzogiorno: colleghi, sono consapevole, sono certa che molti di voi non sono consapevoli dello stallo che c'è su alcuni , perché non si può sapere tutto, non si può conoscere tutto nel dettaglio. Allora, l'invito che faccio ai colleghi del Mezzogiorno è informarsi: informatevi, chiedete conto dei progetti fermi - perché sono fermi, ne abbiamo avuto, ieri, la riprova con l'approvazione dell'ordine del giorno, che ha chiesto di sbloccare fondi che sono fermi lì da un anno -, chiedete anche ai vostri referenti sul territorio, se non vi fidate di me, chiedete, perché ogni referente sul territorio sarà interessato da un'area ZES, da un'area dove è stato stipulato un CIS, da un'area interna e, poi, fatevi una domanda e chiedetevi, se questo stallo sia un affare per il Sud, un vantaggio per il Sud o se non sia l'ennesima occasione persa per il Mezzogiorno . Io questa domanda me la sono fatta e, purtroppo, mi sono data una risposta che non è positiva. Torneremo qui, Ministro, senza pregiudizio, noi saremo pronti a giudicare i risultati di questo lavoro e, se ci saremo sbagliati, saremo pronti ad ammetterlo. Per adesso, le premesse non fanno ben sperare e questa è la ragione per cui il nostro voto sarà contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Attis. Ne ha facoltà.
MAURO D'ATTIS(FI-PPE). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, membri del Governo, onorevoli colleghi, non è la soluzione ai problemi strutturali del nostro Paese, non è la soluzione, evidentemente, ai problemi strutturali del Sud, questo lo sappiamo. Questo decreto non è tutto quello che molti autorevoli rappresentanti del MoVimento 5 Stelle, del Partito Democratico, i signori presidenti di regione dicono e hanno detto che questo decreto debba essere. Ascoltandoli, però, una domanda, in Commissione bilancio, in questi giorni, in cui abbiamo lavorato, su questo, insieme ai colleghi Cannizzaro, Pella, al presidente Mangialavori, ce la siamo fatta ed è questa: perché, in tanti anni di governo di regioni del Sud e di Governo della Nazione, questi signori non sono riusciti a risolverli, tutti questi problemi strutturali che oggi dovrebbe risolvere questo decreto ?
Ebbene, il decreto Sud, per Forza Italia, è la naturale evoluzione della gestione delle zone economiche speciali, è la naturale evoluzione della gestione dei fondi dell'Unione europea da parte dell'Italia. Dico “evoluzione”, signora Presidente, non a caso: le ZES sono partite davvero grazie a un Governo in cui Forza Italia era protagonista con la sua delegazione.
Ciò che ha fatto quel Governo - e mi riferisco al Governo Draghi - non è da buttare, non è stato assolutamente inutile, anzi, siamo qui, evidentemente, a evolvere qualcosa che c'è stato e, quindi, grazie al fatto che c'è stato, oggi la evolviamo.
Finalmente, infatti, dalla loro istituzione nel 2017 - pensate un po' -, solo nel 2022, le ZES, nel Mezzogiorno, sono partite, e questo è stato un grande risultato.
Ora, cari colleghi, care colleghe, stiamo facendo un passo in avanti: le ZES, che, prima, erano tante macchie - si dice - di leopardo nel Sud, che davano la possibilità di investire con vantaggi fiscali e semplificazioni amministrative solo in alcune piccole parti del nostro Paese, sono un'unica grande ZES, che abbraccia tutto il Meridione d'Italia, una unica ZES, tale - pensate - da essere la più grande d'Europa, in grado, potenzialmente, di attrarre più investimenti non solo dall'Europa stessa, ma anche a livello mondiale.
Con questo decreto, tutto viene riunito intorno ad una parola, finalmente, di cui spesso in Italia ci riempiamo la bocca e che, altrettanto spesso, usiamo a seconda delle convenienze. Sì, signor Ministro, si chiama “strategia” e condividiamo questo concetto: una strategia per la spesa dei fondi europei e una strategia per gli investimenti nelle zone economiche speciali. È finito, con questo decreto - e spero, signor Ministro, anche con quelli che verranno - il tempo della classe dirigente meridionale piagnona, che si lamenta sempre e che, magari, non si guarda in casa !
Lo dico da parlamentare meridionale, da chi, prima, in altri ruoli, ha gestito anche i fondi europei. Nel Sud c'è il problema della incapacità della spesa dei fondi europei e non si può continuare a far finta che il problema sia di altri. Ci sono presidenti di regione, come il nostro Roberto Occhiuto, della Calabria , che guardano con lungimiranza all'autonomia differenziata, come a una bella sfida per il Sud. Ci sono presidenti di regione, come il nostro Vito Bardi, della Basilicata, che sanno sfruttare bene le proprie ricchezze e che, ad esempio, fanno pagare o, addirittura, non fanno pagare il gas ai propri cittadini.
Questo decreto è, quindi, un sussulto della classe dirigente meridionale. Questo decreto riassume la voglia di chi, dal Sud, la sfida la sa cogliere. Basta con la clientela delle perimetrazioni delle aree interessate alle ZES: quel sistema, lo abbiamo visto, non ha funzionato e ora si cambia, si evolve, appunto, come ho detto all'inizio. Non poteva essere un commissario a decidere, se quella particella di quel comune potesse o meno diventare ZES, a discapito di quella accanto. Troppo discrezionale, troppo complicato, a tal punto che non si è riusciti neanche a farlo. Ora, tutto il Sud è ZES e tutto il Sud ha il vantaggio delle zone economiche speciali !
Signor Presidente, signor Ministro, di numeri qui se ne sono sparati a raffica. Dico solo questo: nel bilancio dello Stato abbiamo 1,8 miliardi disponibili per il credito d'imposta alla ZES unica. Mi auguro, e ce lo auguriamo tutti, che presto saremo costretti a ritornare in Parlamento con una variazione di bilancio in aumento, perché vorrà dire che ci sono talmente tanti investimenti al Sud da richiedere nuovi fondi. E, se avremo consumato quegli 1,8 miliardi, vorrà dire che avremo prodotto investimenti per almeno cinque volte !
Forza Italia ha dato il suo contributo decisivo al decreto, con alcuni emendamenti approvati; la giusta attenzione data alle regioni Sardegna e Sicilia rispetto alla tutela della insularità, tanto cara ai miei colleghi Calderone, Pittalis, Cappellacci e al presidente Schifani e alla rimozione degli svantaggi che derivano dell'insularità; l'inserimento, tra le priorità del Piano strategico, alcuni investimenti destinati a favorire la riconversione industriale, necessaria alla transizione energetica, in aree specifiche; la conferma delle zone franche doganali vicino ai nostri porti del Sud. Insomma, tanti altri emendamenti proposti da Forza Italia, e approvati, che migliorano la della ZES unica e la gestione dei fondi per il Sud.
Abbiamo lavorato con grande responsabilità. Tanti sono stati anche gli emendamenti che, proposti dall'opposizione - queste cose qui non le dicono -, sono stati approvati perché ritenuti utili.
Peccato però che qualcuno, signora Presidente, abbia voluto insistere sulla polemica per forza. Peccato che qualcuno abbia voluto volare basso. Sono stato relatore di questo provvedimento insieme ai colleghi Romano e Lucaselli e insieme a loro avevamo depositato un emendamento che consentiva di velocizzare i processi autorizzativi per la realizzazione delle comunità energetiche - pensate - rinnovabili nei siti del demanio militare. È indegno che alcuni parlamentari del Partito Democratico abbiano utilizzato questo emendamento per denunciare un falso e inesistente tentato dei relatori per consentire - pensate un po' -, a loro dire, di autorizzare senza che la popolazione fosse avvertita la costruzione di centrali nucleari . Dovrebbero solo vergognarsi per la bugia raccontata e soprattutto per il basso profilo interpretato.
Signor Presidente, per dirla alla Luca Squeri, nostro collega impegnato in questo senso, Forza Italia non ha bisogno di sul nucleare perché è da tempo che opera per favorire la ricerca e l'utilizzazione del nucleare pulito di nuova generazione, unica strada possibile per una vera decarbonizzazione. Forza Italia, signor Presidente, voterà a favore di questo decreto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Torto. Ne ha facoltà.
DANIELA TORTO(M5S). Signor Presidente, c'era una volta il Sud, così mi vien da dire, perché scrivere un decreto come questo che danneggia il Sud significa compromettere, non solo il futuro del Meridione, colleghi, ma quello di tutta Italia, anche quello del Nord che verrà praticamente condannato allo stesso modo. Dispiace che i colleghi di maggioranza non siano interessati al tema perché la scarsa presenza nei banchi di quest'Aula, chiaramente, dimostra che continuate ad infischiarvi dei problemi del Paese e delle famiglie che soprattutto al Sud non ce la fanno ad arrivare a fine mese, dei lavoratori che non hanno garantito uno stipendio adeguato al loro servizio e lasciate traditi gli imprenditori che aspettano ancora le vostre promesse da campagna elettorale e, peggio mi sento, in questo decreto Sud inserite la geniale trovata della zona economica speciale unica, la ZES unica. Cos'è? Diciamolo chiaramente ai cittadini che ci ascoltano. Si tratta di un nuovo strumento col quale queste destre ammazzeranno le piccole e medie imprese del Sud. Questa è la verità, proprio così Presidente .
Il Movimento 5 Stelle ha sempre sostenuto e lavorato affinché nelle regioni del Sud, quelle con maggiore difficoltà economica, ci fossero degli sgravi fiscali a favore soprattutto degli imprenditori più piccoli. Invece, Giorgia Meloni arriva e che fa? Azzera tutto, con il Ministro Fitto, perché, ancora una volta, venite qui a ricordarci che vengono prima i colossi aziendali, poi le giovani e tutti gli altri. Insomma, diciamo che da oggi il Sud sarà impacchettato, ma senza fiocco, in un grande unico perimetro e calpesterete, da una parte, le tipicità delle singole regioni e, dall'altra, non metterete un euro in più a vantaggio dell'economia meridionale. Ecco, come a dire, la torta è questa: adesso sarete in 500 a mangiarla e non più in 30 come prima. Siete davvero generosi, Ministro, ma grazie!
Colleghi, andate adesso nelle piazze, soprattutto delle regioni Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania, Puglia - Ministro -, Calabria - Sottosegretario -, Sardegna, Sicilia, andatele a raccontare queste cose e raccontate che da oggi l'aiuto sarà uno solo. Sarà a favore dell'impresa amica di Giorgia Meloni che si aggiudicherà la fetta più grande e tutti gli altri possono arrangiarsi. Benvenuti al Sud ! E non finisce qui, perché tutte le decisioni sul Sud verranno prese a Roma. Che importa se non si conoscono i problemi di una particolare comunità? Basterà aprire una cartina geografica e dare qualche soldo qui e là. Tutto dipende da quanto sono simpatici al Governo questi governatori di regione. Siamo al ridicolo. Questa è un'astrazione fatale che purtroppo, però, saremo tutti quanti destinati a pagare a caro prezzo.
Colleghi, credo che il Governo sia davvero in uno stato confusionale senza precedenti. Guardate che non andate avanti dando oggi la mancetta al Ministro del Sud, Fitto, domani la mancetta a Salvini della Lega Nord. Mi raccomando non vi dimenticate del Ministro Tajani, che se lo mettete in terza fila poi ci resta male, poverello . Ed è proprio vero che la pacchia è finita, però è finita per voi perché governate da un anno e, alla prima finanziaria che vi tocca scrivere, ve ne andate in . Dico la prima legge di bilancio perché sappiamo tutti che quella di un anno fa - diciamocelo, chiaramente - la tiravate fuori dal cassetto di Draghi che fino al giorno prima i «fratellini d'Italia» in realtà lo ritenevano un omone brutto e cattivo . Oggi, però, andava bene quella legge di bilancio. Voi ci presentate una legge di bilancio il 31 ottobre, altro che Halloween! Questa è una manovra da incubo e niente dolcetti per i cittadini italiani, ma solo uno scherzo di pessimo gusto, tra l'altro, sulla pelle dei lavoratori e delle famiglie d'Italia .
I parlamentari di destra, sappiate, che si sono travestiti - così, dalla sera alla mattina - negli schiacciabottoni di un Governo burattinaio, perché, sì, state umiliando questo Parlamento con una scusa di un'amicizia mai perduta, una maggioranza forte e compatta, dice la Meloni. Ma fateci il favore, davvero, fatecelo perché vedremo fino a quando questa ipocrisia vi terrà uniti. Ora siete voi a governare questo Paese, siete voi a dover migliorare le condizioni di vita di un popolo che non sa come affrontare la giornata di domani, e sa perché Ministro? Perché il popolo fuori da quest'Aula ha paura, ha paura di restare senza casa, senza soldi e senza speranza. Un popolo che continuate a bleffare perché avete promesso mille euro a tutti con un clic, e dove stanno? E poi blocco navale, porti chiusi, non facciamo entrare più nessuno. E poi mille decreti che mandano fuori controllo la gestione del problema dei flussi migratori. Il taglio sulle accise della benzina? No, no, voi tagliate gli sconti. Eliminazione della legge Fornero? Macché, un diluvio di tagli e tasse, una Fornero che torna più forte di prima. E poi la bufala del debito da superbonus, una bufala che si è rivelata grande tanto quanto la balla della Meloni alle pompe di benzinaInsomma, una Meloni contro le donne, contro le mamme, contro i pensionati, contro i disabili, senza vergogna !
Guardate che gli italiani non vi credono più, la maschera è caduta, anche se oggi è Halloween. In questo decreto l'unica cosa che è chiara è la volontà di soffocare e impoverire il Mezzogiorno. Rinunciate a un piano industriale serio e strutturale, non inserite niente per rilanciare le nuove imprese e niente per incentivare il lavoro di qualità del Mezzogiorno. Soffocate i territori in difficoltà, togliete i servizi ai cittadini, affamate le persone e io vi chiedo con quale diritto vi permettete di fare questo? Forse solo con la forza dei numeri, quella di cui vi vantate.
Presidente, per suo tramite poi mi rivolgo ai colleghi della Lega, però non a tutti, ma a quelli che sono stati eletti nelle regioni del Sud, perché davvero colleghi avete deciso di starvene a guardare zitti e buoni . Pensate che abbassare lo sguardo in quest'Aula vi servirà a farvi sentire meno complici? Non sarà così, perché chi oggi approverà questa norma pericolosa spezzerà ogni speranza di sviluppo al Sud, siate onesti. In questi mesi da tutta Italia ci è arrivato un grido di aiuto contro il carovita, il caro affitti, il caro mutui, il caro bollette, il caro carburante e dallo Stato non è arrivato un: “caro cittadino, ci penso io a te”. No, non è arrivato niente, nessun investimento, per creare lavoro, soltanto schiavitù e precarietà. Niente di niente per il sostegno alla sanità pubblica: questa parolina che vi fa tanto paura .
Allora si continua a strizzare l'occhio ai privati, alla faccia del diritto alla salute in Costituzione, che è evidente che non leggete, non ricordate e non avete mai studiato. Ora però è tempo che vi correggiate per il bene dell'Italia. Avete altri quattro anni, andate dicendo. Sinceramente non ne sono così sicura, ma intanto vi consiglio di affrettarvi a cambiare rotta, perché quella che state seguendo vi ha portato in questi mesi soltanto a triplicare gli sbarchi, questo sì.
Anche in questo decreto infilate qualcosa che fate passare come potenziamento dei centri di accoglienza profughi al Sud. Per la verità, state trasformando Lampedusa e i comuni italiani in contenitori per esseri umani, accalcati come fantasmi, in cerca di dignità e di diritto alla vita. Questo decreto si accumula in cima a una pila di tanti altri in materia di immigrazione, però trasuda della stessa insensibilità umana, della stessa incapacità di gestire un problema che, secondo voi, va risolto ancora correndo per tutto il globo terracqueo. Non c'è serietà in questo Governo.
Presidente, è per questo forte disinteresse nei confronti del Sud Italia, dei loro abitanti, delle nostre piccole e medie imprese, che non posso che dichiarare convintamente il voto contrario del MoVimento 5 Stelle ad un decreto che tutto fa, tranne che risollevare le sorti del nostro Sud .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barabotti. Ne ha facoltà.
ANDREA BARABOTTI(LEGA). Presidente, Governo, onorevoli colleghi e colleghe, in apertura di questo mio intervento, mi tocca dare “torto” alla collega del MoVimento 5 Stelle. Questo decreto rappresenta un'opportunità di svolta per le politiche di sviluppo e coesione nel nostro Paese, e dispiace che in quest'Aula ci si sia abbandonati, o almeno la minoranza si sia abbandonata, alla retorica spinta, spicciola, alla retorica vuota, affermando che questa maggioranza vorrebbe deliberatamente fare del male al Sud, che questo provvedimento stia condannando le politiche di coesione in tutto il nostro Paese, che con questo provvedimento stiamo addirittura ammazzando le piccole e medie imprese del Meridione.
Purtroppo non ho sentito, salvo rarissimi casi, da parte delle minoranze un intervento che entrasse nel merito del provvedimento per contestarne la visione o quantomeno l'opportunità. Per carità, in quest'Aula ogni posizione, ogni opinione, ogni idea è legittimata per definizione. Se i colleghi della sinistra vogliono continuare ad abusare della retorica per sfuggire puntualmente al confronto, possono farlo, però mal digeriamo che si raccontino menzogne agli italiani. Se vogliamo bene all'Italia, non possiamo ignorare le evidenze, messe nero su bianco, da tutti i rapporti italiani ed europei che parlano delle politiche di coesione e del loro impatto sul nostro Paese.
Nonostante gli sforzi messi in campo nell'ultimo settennato, il divario tra Nord e Sud non diminuisce come dovrebbe, e, se come classe politica non vogliamo scadere veramente nel ridicolo, non possiamo fingere che l'Italia su questo fronte abbia fatto bene, tutto bene, fino ad oggi. Non possiamo dire ai cittadini, come qualcuno sta raccontando, che dopo anni di successi meravigliosi oggi le politiche di sviluppo e coesione siano messe a repentaglio da questo decreto.
Ormai lo sanno anche i muri, l'Italia riesce a spendere solo una minima parte delle risorse programmate a livello nazionale. A febbraio 2023, su 50 miliardi di euro programmati, soltanto il 13,2 per cento erano stati effettivamente spesi, poco più di 6 miliardi e mezzo. Chi ci ascolta da casa ha sentito ripetere centinaia di volte che miliardi e miliardi di risorse europee vengono disimpegnati, vengono persi dalle nostre regioni per l'incapacità di spendere. E dopo il danno la beffa, perché i dati, che ovviamente sono nelle disponibilità di ognuno di noi, ci dicono che, nonostante gli sforzi, nonostante l'impegno profuso sul fronte delle politiche di coesione, questi sforzi non producono gli effetti attesi.
Il PIL e la produttività nelle regioni del Sud non crescono, e anzi, le aree che sono maggiormente beneficiate dai fondi per lo sviluppo e la coesione paradossalmente arretrano, anziché avanzare. L'Italia è impantanata in quella che viene chiamata la trappola dello sviluppo, siamo il Paese che, insieme alla Grecia, ne soffre di più a livello europeo. Sarà che noi della Lega amiamo il pragmatismo e la concretezza, ma credo che il dibattito si sarebbe dovuto basare su queste evidenze, anziché essere imperniato su slogan e frasi fatte. Lo affermiamo come leghisti, liberali e federalisti convinti; lo affermiamo come italiani che credono nel valore aggiunto che il Meridione possa dare alla nostra nazione; lo affermiamo come decisori politici consapevoli che gli investimenti pubblici saranno vitali per mettere le ali al Mezzogiorno. Davanti ai dati contenuti nell'ultima relazione sullo stato di attuazione delle politiche di coesione saremmo stati degli irresponsabili se non avessimo accolto e sostenuto la scelta di questo Governo di invertire finalmente la rotta !
Dobbiamo avere l'onestà intellettuale per dirci che abbiamo perso tanto tempo e dobbiamo avere la maturità politica per dirci che le tante risorse che abbiamo a disposizione d'ora in avanti devono essere utilizzate in modo più razionale e incisivo. La minoranza avrebbe forse preferito che tutto rimanesse immutato, probabilmente sì, ma noi, come Lega, riteniamo che all'alba di un importantissimo nuovo ciclo di finanziamenti saremmo stati una classe politica vigliacca se non avessimo raccolto la sfida che oggi ci troviamo davanti, la sfida di dare al nostro Paese un sistema più moderno, più efficace, più trasparente, più dinamico per implementare le politiche per il Mezzogiorno e per le aree svantaggiate.
Abbiamo detto degli aspetti relativi alle politiche di coesione, che sono il cuore pulsante di questo provvedimento, ma un lo meritano sicuramente anche le nuove norme in materia di immigrazione, perché, mentre le tensioni internazionali si intensificano, mentre le pressioni migratorie raggiungono livelli inusitati, anche in questo Parlamento c'è chi continua a fare il tifo per i giudici politicizzati , per le organizzazioni non governative che aggirano le nostre norme o addirittura ad applaudire Paesi, come la Germania, che pagano le ONG per sbarcare i migranti sulle nostre coste.
Per arginare questi flussi migratori stiamo lavorando, e continueremo a lavorare, sul piano diplomatico e sul piano della cooperazione internazionale per trovare soluzioni durevoli, ma contestualmente abbiamo il dovere categorico di tutelare la sicurezza dei nostri cittadini. Dobbiamo rimpatriare chi non ha il titolo per stare in Italia e dobbiamo impedire a chi ha già manifestato la propria pericolosità sociale di continuare ad agire indisturbato nei nostri centri e nelle nostre periferie !
Con questo provvedimento, allora, portiamo da 6 mesi a 18 mesi il periodo massimo di detenzione degli stranieri nei centri per i rimpatri e ci dotiamo di norme che consentiranno al Governo di utilizzare il codice dell'ordinamento militare per realizzare velocemente nuovi e nuovi centri di detenzione e rimpatrio.
Abbiamo il dovere di essere severi nella gestione dei flussi migratori, ma anche quello di essere giusti e di stare al fianco di migliaia di sindaci e di milioni di cittadini italiani. Il nostro Paese non può continuare a fare affidamento solo e soltanto sulla leale collaborazione di alcuni sindaci e di alcuni presidenti di regione, consentendo a tanti altri di negare l'esistenza dell'emergenza, di lavarsene le mani o, ancora peggio, di boicottare l'azione del nostro Governo . Forse a qualcuno di questi sarà sfuggito, ma il rischio che le organizzazioni terroristiche sfruttino le migrazioni per portarci la in casa è quanto più concreto che mai . Di fronte a queste evidenze, di fronte a quello che sta accadendo nel mondo, non è più il momento dei negazionismi, che sento anche in quest'Aula, in questo momento, o delle barricate ideologiche. Questo è il momento in cui dovremmo tutti aprire gli occhi e sentirci chiamati a difendere l'Occidente libero e democratico che ci hanno regalato i nostri padri, con buona pace di chi, in quest'Aula, continua, invece, a fare il tifo per l'invasione .
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi!
ANDREA BARABOTTI(LEGA). Concludo, Presidente, se i colleghi mi lasciano l'opportunità.
PRESIDENTE. Collega Barabotti, aspetti un attimo. Colleghi, tra poco si svolgerà l'intervento del gruppo del Partito Democratico. Consentiamo al collega della Lega di concludere il proprio. Prego, deputato Barabotti. Ha ancora 30 secondi e, quindi, deve concludere.
ANDREA BARABOTTI(LEGA). Concludo, Presidente. La nostra visione per il Sud del Paese costruisce una nuova politica di sviluppo e coesione basata sui pilastri della responsabilità e dell'efficienza. La nostra visione sui fenomeni migratori è lucida, pragmatica e umana .
SILVANA ANDREINA COMAROLI(LEGA). No!
ROSSANO SASSO(LEGA). Non possono!
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi! Collega Sasso, li sto riprendendo; fa più rumore lei di loro in questo momento.
ROSSANO SASSO(LEGA). Lo so. È per farci rispettare!
PRESIDENTE. Collega Sasso!
Collega Barabotti, lei ha 30 secondi residui. Colleghi, in questi 30 secondi facciamolo parlare. Così è più facile per tutti. Prego collega, concluda.
ANDREA BARABOTTI(LEGA). Riprendo. La nostra visione sui fenomeni migratori è lucida, pragmatica e umana. È umana per chi accogliamo ma, se i colleghi me lo consentono, è umana anche nei confronti degli italiani, che ci pagano lo stipendio. Chi oggi, in quest'Aula, ha paragonato i centri per il rimpatrio italiani ai fa un torto a migliaia di operatori perbene che vi lavorano ; fa un torto alle nostre Forze dell'ordine, fa un torto al grado di civiltà nel nostro Paese, ma, soprattutto, in un momento molto delicato per il popolo di Israele, fa un torto alla memoria di milioni e milioni di cittadini che i li hanno visti, li hanno vissuti e che nei sono rimasti vittime .
PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il suo tempo. Deve concludere.
ANDREA BARABOTTI(LEGA). Per questi motivi, Presidente, annuncio con convinzione e orgoglio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier su questo provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sarracino. Ne ha facoltà.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente, questo decreto purtroppo conferma il nostro giudizio nei confronti di una destra che, inspiegabilmente, continua, ancora una volta, a prendersela con il Sud. Avete utilizzato la decretazione d'urgenza per l'ennesima volta e allora noi ci saremmo aspettati grandi cose: ci saremmo aspettati un provvedimento ambizioso, capace di cogliere e affrontare i problemi strutturali del Mezzogiorno, di affrontare il tema delle diseguaglianze, le più profonde che esistono in Europa, delle grandi ingiustizie sociali che si consumano, del tasso di disoccupazione giovanile più alto del Continente, dei più complessi sistemi sanitari o dei servizi essenziali che troppe volte non vengono garantiti. Potrei continuare con l'elenco all'infinito, ma lo termino con un dato: oggi lo Stato investe per un cittadino del Nord circa 19.000 euro l'anno e per uno del Mezzogiorno circa 13.500. Basterebbe questo dato a farci fermare qui tutti a trovare un'intesa rispetto a un riequilibrio di queste due soglie. Invece, Presidente, le differenze continuano ad aumentare a causa delle politiche messe in campo quest'anno dal Governo, perché, anziché proteggere il Sud, si sono ridotti gli strumenti per combattere la povertà. Continuate a scagliarvi contro il salario minimo quando al Sud un lavoratore su quattro guadagna meno di 9 euro l'ora e in Campania questo dato è al 37 per cento .
Avete aumentato la precarietà, con i contratti a termine e i e il decreto che votiamo oggi non solo non affronta nessuno di questi temi, ma è solo propaganda che genera illusione.
Dite di volere sostenere le imprese, ma ci avete parlato con le imprese prima di presentare questo decreto? Perché, nelle audizioni e nei vari confronti, tutte hanno fatto emergere benissimo le contraddizioni di questo provvedimento, esattamente come gli 8 commissari ZES che hanno raccontato il funzionamento, appunto, di quelle strutture e di come sia importante una conoscenza del territorio. Voi, invece, anche ieri avete ribadito che le 8 ZES non funzionano. Allora, andate a dirlo agli oltre 300 lavoratori della Whirlpool che, finalmente, dopo 4 anni di lotte e battaglie, torneranno a lavorare, proprio grazie a un'impresa che ha usufruito dei vantaggi della ZES Campania !
Ma siccome per voi non funzionavano - e non è vero - voi dite: estendiamo la ZES a tutto il Sud. Ma, al netto della contraddizione di merito, avete costruito una cornice senza metterci nulla dentro, perché la cifra che state stanziando è assolutamente insufficiente, dato che voi state ampliando il perimetro delle attuali ZES di ben 500 volte. Per questo noi riteniamo che ci troviamo dinanzi a una vera e propria presa in giro, perché se, ad esempio, la piccola ZES della Campania continuerà a mantenere questo ritmo di investimenti le risorse stanziate copriranno praticamente gli investimenti di quella sola regione. Praticamente, dite che tutto è ZES, ma, con quello che ci mettete, finiremo in una situazione in cui nulla è più ZES .
Ma c'è di più. Dite alle imprese del Sud di investire, ma contemporaneamente scrivete che l'investimento minimo per usufruire dei vantaggi della ZES deve essere di almeno 200.000 euro. Scusate, ma le piccole e medie imprese, che, tra l'altro, costituiscono il cuore del tessuto produttivo del Mezzogiorno, come faranno? Le state tagliando. Io voglio fare un esempio. In Commissione, il commissario della ZES Abruzzo ha dichiarato che il 90 per cento degli investimenti fatti fino ad ora in quella ZES erano inferiori ai 200.000 euro. Quelle imprese ora che fine fanno? Quegli investimenti ora che fine faranno? Quindi, è chiaro che è un provvedimento contro le piccole e medie imprese, ma ha il paradosso di non parlare neanche a quelle nazionali e internazionali, perché l'unica cosa che quelle imprese chiederanno sarà la garanzia che gli incentivi abbiano una durata pluriennale, e voi neanche più quella garantite, perché si parla solo del 2024. Allora, chi verrà, chi programmerà, chi farà questa scommessa?
Come vede, Presidente, c'è un problema di carattere finanziario, ma c'è un problema anche di carattere organizzativo, perché l'altro vantaggio delle ZES era proprio lo snellimento burocratico. Ora si accentrerà tutto a Roma e le procedure per tutto il Sud saranno affidate a un'unica struttura, che inevitabilmente si intaserà e che, anziché diminuire i tempi, non farà altro che aumentarli. Ecco dinanzi a cosa ci troviamo: di fronte all'ennesimo accentramento, che sa molto di mania di controllo. Avete fatto lo stesso con il PNRR e lo stesso lo state per fare con i fondi per lo sviluppo e la coesione, fondi il cui 80 per cento spetta al Sud, anche per quel che riguarda le eventuali programmazioni in caso di definanziamento, e non per gentile concessione di qualcuno, ma perché sono un diritto delle cittadine e dei cittadini del Mezzogiorno ! Voi quelle risorse non solo non le avete erogate, ma le volete utilizzare per sostituire i fondi del PNRR, che ormai è stato trasformato in un elogio delle incertezze.
Allora, si dica la verità: la verità è che nel PNRR voi non ci credete, perché il PNRR è la transizione ecologica e qui c'è ancora chi nega i cambiamenti climatici o taglia le risorse per il dissesto idrogeologico. Il PNRR è la coesione sociale e territoriale, e voi proponete l'autonomia differenziata. Come vedete, le due cose non stanno assieme.
Però, Presidente, tra le poche cose che ci sono in questo decreto ce n'è una che testimonia tutta la furia ideologica di una destra che, quando è in difficoltà sul piano economico e sociale, fa due cose: mettere in campo le riforme istituzionali, con la scusa del “non riusciamo a fare le cose; abbiamo bisogno di più poteri” e su questo noi vi fermeremo , o scagliarsi contro le persone che fuggono da guerre e povertà, additandole come il problema. Però, noi stiamo discutendo questo decreto da venerdì in quest'Aula e da almeno due settimane in Commissione.
Nessuno ci ha ancora spiegato cosa c'entrano con un decreto, che dovrebbe occuparsi dei problemi del Mezzogiorno, due articoli in cui si aumenta la possibilità di trattenere un migrante in un CPR fino a 18 mesi e in cui si qualificano questi siti quali strutture per la difesa e la sicurezza nazionale. Ma cosa c'entra questa cosa con il Sud ? Ma dove lo avete scritto questo decreto, a Pontida? Ma davvero pensate che tutto ciò che avviene a sud del Po abbia una sua omogeneità come dovrebbe averla un decreto-legge ?
Però, tutto ha una sua logica perché la prova più evidente dello spirito antimeridionale del Governo è rappresentata dall'autonomia differenziata, un disegno che spaccherà il Paese, che tradisce il Sud, che ha visto critiche da tutti, non solo dalle opposizioni, ma dalla Banca d'Italia, dalla Commissione europea, dalla Conferenza episcopale, dalle imprese, dai sindacati; eppure, fate finta di non sentire.
Ma che fine hanno fatto i patrioti, Presidente? Qui si sta mettendo in discussione l'unità e la tenuta del Paese
Presidente, certe volte mi capita di dire ad amici e regioni del Nord, che mostrano più difficoltà a riconoscere il Mezzogiorno, che questo patrimonio è anche vostro, è il patrimonio dell'Italia unita. E dovreste essere orgogliosi anche voi, perché senza il Mezzogiorno non ci sarebbe stata l'Italia, e non ci sarebbe stata l'Italia senza il Mezzogiorno: sono parole del Presidente Giorgio Napolitano; lui che, assieme a tanti altri, aveva capito che la questione meridionale è, innanzitutto, una questione nazionale , che con gli egoismi non si va da nessuna parte, che le diseguaglianze sono un freno alla competitività di tutto il Paese, anche del Nord.
Allora, Presidente, ci sono tante ragioni per cui ognuno di noi è chiamato alla battaglia politica in quest'Aula, ma quando parliamo del Sud credo ve ne sia una che supera le altre: le migliaia di ragazze e ragazzi che vanno via dal nostro Paese non perché vogliono farlo ma perché costretti, perché non hanno un'alternativa. Così come quelle ragazze e quei ragazzi che, invece, hanno deciso di restare, di lottare, che sognano di costruire il proprio futuro nel luogo in cui sono nati, che vedono nello sviluppo del Sud una speranza di cambiamento delle proprie prospettive, una grande opportunità.
Ecco, quando noi difendiamo il Sud, il Partito Democratico lo fa principalmente per loro ed anche per questo voteremo contro questo provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.
MARIA CAROLINA VARCHI(FDI). Grazie, Presidente. Mi scuserà chi ci ascolta, se proverò a utilizzare questi pochi minuti per parlare soltanto delle grandi novità contenute in questo decreto, senza indugiare in questioni di massimi sistemi che potremo serenamente rimandare ad altri momenti del dibattito.
Questo decreto, Presidente, ha un grande pregio che è il punto di partenza da cui muove, ossia la presa d'atto che qualcosa fin qui non ha funzionato sull'utilizzo di tutte le risorse che riguardano la coesione e lo sviluppo. Quel mancato utilizzo delle risorse - su cui dopo mi soffermerò - è, ad avviso di chi parla, forse tra le principali responsabilità che tutta la politica coralmente e trasversalmente dovrebbe assumersi rispetto ai temi del Sud; altrimenti, saranno soltanto chiacchiere e prese di posizioni pregiudiziali alle quali noi di Fratelli d'Italia intendiamo sottrarci e alle quali, piuttosto, abbiamo risposto con un decreto, non a caso, pensato, immaginato e realizzato da un uomo del Sud come il Ministro Fitto, che ha la pretesa assolutamente legittima di risolvere ciò che non ha funzionato.
Come noi finora abbiamo rifiutato quel segmento di dibattito volto all'esclusiva attribuzione di responsabilità, parlando piuttosto delle soluzioni, così continuerò a fare io, menzionando tutte le novità e tutti i miglioramenti rispetto a ciò che non ha funzionato, a partire dagli accordi di coesione. Nei giorni scorsi alcune regioni li hanno già firmati. Questi accordi tracceranno un percorso comune attraverso la responsabilizzazione delle amministrazioni che devono e dovranno spendere quei soldi. E la responsabilizzazione passa dal mettere nero su bianco, in un accordo di coesione, non solo l'individuazione degli interventi strategici, ma anche e soprattutto la tempistica delle loro realizzazioni. Infatti, Presidente, sovente questi fondi europei soggiacciono a scadenze e ad agende che non necessariamente coincidono con quelle della politica italiana. E, dunque, è bene che chi, in un determinato frangente, si trova ad amministrare si assuma la responsabilità di quella spesa che sarà attentamente monitorata grazie al sistema Regis, che tutte le amministrazioni conoscono, e all'istituzionalizzazione del portale OpenCoesione che favorirà quella trasparenza grazie alla quale chiunque, da domani, voglia partecipare a questo grande processo di sviluppo potrà assumere i dati necessari.
È prevista anche una nuova disciplina per i CIS - lo dico a beneficio di chi ci ascolta da casa - i contratti istituzionali di sviluppo, che sinora sono stati poco più che una dichiarazione d'intenti sulla programmazione e che ora, grazie al limite dei 200 milioni in su, saranno una vera attuazione rafforzata delle politiche di coesione.
Signor Presidente, sento spesso echeggiare in quest'Aula il mantra dei ragazzi che se ne vanno, ma finora non ho visto una soluzione strutturale allo spopolamento delle aree interne. La vedo adesso con il Piano strategico nazionale delle aree interne , un Piano strategico nazionale nel quale saranno delineate le priorità strategiche e gli ambiti di intervento in materia di istruzione, mobilità, servizi sociosanitari, forse i tre principali elementi che sinora hanno contribuito ad un oggettivo spopolamento delle aree interne. E quella strategia che finora è mancata sarà realizzata dalla cabina di regia.
In questo decreto ha trovato spazio anche una questione che, sin qui, a parole, stava molto a cuore a tutti, ma poi nei fatti si era visto molto poco: mi riferisco alla questione delle isole di Lampedusa e Linosa, frontiera d'Europa, isole che subiscono un'antropizzazione esagerata, esasperata, violenta e improvvisa, che quasi mai riesce ad essere programmata. Ecco perché dopo l'iniziativa del Presidente Meloni - che, per la prima volta, dove alcuni portano le ONG, ha portato la von der Leyen, ha portato in maniera plastica l'Europa - con questo decreto arrivano 45 milioni di euro per le infrastrutture viarie, per le opere di urbanizzazione primaria, per gli impianti di depurazione, per un deposito di carburante, per nuovi edifici pubblici che il comune di Lampedusa realizzerà grazie al supporto strategico garantito da Invitalia per la progettazione.
Poi, signor Presidente, vi è forse la più grande delle intuizioni felicemente declinate in questo decreto: la ZES unica del Mezzogiorno, una zona economica speciale che abbraccerà tutte le regioni del Mezzogiorno, senza costringere gli imprenditori e gli investitori a inseguire perimetrazioni spesso incomprensibili , con uno strumento innovativo che consentirà, ad avviso di Fratelli d'Italia, di superare quello che nelle 8 ZES non ha funzionato.
Signor Presidente, tutti noi auspichiamo di doverci trovare qui, tra qualche mese, a dire che la struttura di missione ha bisogno di nuove assunzioni e di essere allargata, perché vorrà dire che la ZES unica del Mezzogiorno avrà funzionato. Ma se io, signor Presidente, dovessi guardare i dati delle autorizzazioni fin qui rilasciate - ossia 121 da 8 ZES, di cui solo 70 attrattive di nuovi investimenti - evidentemente qualcosa non ha funzionato, perché queste torme di imprenditori che hanno preso d'assalto le 8 ZES e che ora sono preoccupati dal dovere mandare una PEC alla struttura di missione io non li vedo, ma non li conosce evidentemente nessuno .
Allora, signor Presidente, qual è il dato unico e incontrovertibile di questo decreto? Da oggi investire nel Mezzogiorno d'Italia conviene. Da oggi sarà possibile attrarre investimenti autentici, insediamenti produttivi, economia reale per restituire al nostro Sud il sogno produttivo che troppo spesso negli anni è stato cancellato da misure di mero assistenzialismo.
Ecco perché siamo convinti che la struttura di missione saprà fronteggiare nel migliore dei modi questo procedimento per l'autorizzazione unica, con un credito d'imposta significativo per gli investimenti per i beni strumentali, con la consapevolezza che erano necessarie - e sono state abbondantemente previste - non tanto le assunzioni per la struttura di missione, signor Presidente, su 2.200 appena 71 per la struttura di missione, e tutte le altre, 250 per le regioni, 1.879 per i comuni.
E allora vede, Presidente, molto brevemente ho declinato le misure salienti di questo decreto, ma vorrei concludere con una considerazione: per la prima volta nei confronti del Sud d'Italia - con la consapevolezza che non esiste una questione meridionale, ma esiste solo una questione nazionale, perché se il Sud viaggia a velocità ridotta è un problema per la Nazione - noi, con questo decreto, restituiamo al Sud un grande diritto: quello di avere un Governo, che esercita un mandato politico, che ha un orizzonte temporale di legislatura, che offre soluzioni strutturali, non interventi , calati in questo o quel provvedimento, ma un intero provvedimento a misura di Mezzogiorno. E questo lo facciamo, perché abbiamo deciso di cambiare il paradigma.
Signor Presidente, mi sia consentito, ho detto prima che questo Governo esercita un mandato politico. E allora, nell'esercitare un mandato politico, riteniamo di avere la libertà, soprattutto sulle politiche di sviluppo per il Sud, di non accettare lezioni da chi ha pensato che l'unico argomento per il Sud fosse il più grande voto di scambio perpetrato ! Noi, signor Presidente, non accettiamo lezioni da chi ha voluto legare i cittadini del Sud alle istituzioni con una misura da campagna elettorale. Noi vogliamo cambiare il paradigma che vede il Sud o come paradiso turistico, o come inferno mafioso, e vogliamo declinare il nostro pensiero meridiano: un Sud diverso, un Sud molto più avanti di queste due immagini, che, ad oggi, mi rendo conto, giustamente, rappresentano l'unica fotografia che chi osserva le nostre regioni può vedere.
PRESIDENTE. Concluda, deputata, ha esaurito il suo tempo.
MARIA CAROLINA VARCHI(FDI). Allora, è necessario cambiare punto di vista - concludo, Presidente - e riformulare l'immagine che il Sud ha di sé: non più periferia degradata, ma nuovo centro di identità, ricca e molteplice, secondo un'idea autenticamente mediterranea. Ecco perché annuncio il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Colleghi, prima di passare al voto finale, comunico che è mancato Rodolfo Gigli, deputato della XIV legislatura, nella quale è stato componente delle Commissioni politiche dell'Unione europea e difesa. Ai familiari rivolgo le condoglianze mie e di tutta l'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1416-A: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell'economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione".
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di intervenire la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
Onorevole, aspettiamo, come al solito, un attimo, per consentire il defluire dei colleghi dall'Aula. Colleghi, vi prego, a questo punto, di uscire in silenzio, se dovete uscire.
Prego, collega Quartapelle.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ventotto anni fa, il 4 novembre 1995, durante una manifestazione per la pace, veniva assassinato, a Tel Aviv, Yitzhak Rabin . Rabin, a differenza di tanti tra i primi fondatori dello Stato di Israele che erano immigrati dall'Europa dei e della follia nazista, era un Sabra, cioè un ebreo, nato a Gerusalemme. Fu soldato, laburista, divenne un grande politico, fu soprattutto un uomo di guerra, che seppe fare la pace e che per la pace morì, per mano di un estremista di destra contrario agli Accordi di Oslo, che Rabin aveva fortemente voluto con Shimon Peres e che aveva firmato appena due anni prima. Il suo assassinio avvenne nel clima di una violenta campagna diffamatoria contro le prospettive di pace di Oslo, una campagna orchestrata da elementi nazionalisti e fanatici dell'estrema destra israeliana. La moglie Leah, finché visse, non volle mai più stringere le mani a Netanyahu, che, da capo dell'opposizione, appena un anno prima dell'assassinio aveva detto di Rabin: fermatelo con ogni mezzo.
In queste ore in cui le notizie di orrori, corpi mutilati e bambini straziati si sommano l'una all'altra, sembra così difficile pensare alla pace. Eppure, è in questo momento che è imperativo farlo, seguendo il percorso che tracciò Rabin, con Peres, che li portò a capire e a guidare il proprio popolo nel riconoscere che non ci sarebbe stata una soluzione militare al conflitto tra israeliani e palestinesi e che la sicurezza di Israele si poteva garantire solo riconoscendo la legittima aspirazione palestinese a ottenere un proprio Stato.
Le ultime parole di Rabin, pronunciate pochi secondi prima di venir ucciso, restano profetiche per ieri e per oggi: sono stato un militare per 27 anni e ho combattuto finché non ci sono state prospettive per la pace, ma oggi credo che esista una prospettiva per la pace. Dobbiamo cogliere quest'occasione per il bene di chi è oggi a questa manifestazione e anche di chi non è voluto venire, e tra questi ci sono tanti, anche dei nostri. Veramente, viviamo in tempi oscuri. Anche oggi, per quanto difficile, nascosta, tenue, esiste una prospettiva di pace, ed è su questa che dobbiamo impegnarci, nella memoria di tutti coloro che sono morti e appoggiando e sostenendo chi ancora, in Israele e in Palestina, ci spera
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Battistoni. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BATTISTONI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Innanzitutto, la volevo ringraziare in chiusura per avere ricordato la scomparsa di Rodolfo Gigli. Purtroppo, ieri sera, dopo un periodo non facile per lui, è venuto a mancare Rodolfo Gigli, per tutti noi della provincia di Viterbo che lo conoscevamo più da vicino, detto Nando.
È stato un democristiano vero, un politico vero, un gentiluomo della politica che ha sempre considerato la politica uno strumento per migliorare le condizioni delle persone e della società. Per noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo e di fare politica con lui, all'epoca componenti del movimento giovanile della Democrazia Cristiana, è stato fonte di grande insegnamento. Ha ricoperto le più alte cariche: oltre ad essere stato deputato, è stato anche presidente della regione Lazio e sindaco di Viterbo. Ha ricoperto tutti i ruoli ai quali un politico di razza possa aspirare, non per ambizione personale ma sempre al servizio del Paese. Credo che con lui, purtroppo, se ne vada uno degli ultimi alfieri della Democrazia Cristiana e della politica in generale. Ha sempre rispettato e voluto affermare le idee di centro, ha aderito a Forza Italia, ha fatto anche il coordinatore provinciale di Viterbo, è stato capogruppo in regione e ci ha lasciato un grande insegnamento. Con lui se ne va l'ultimo cavaliere bianco della Tuscia e non solo .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
S. 651 - Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali (Approvato dal Senato). (C. 1324)
e dell'abbinata proposta di legge: CARLONI ed altri (C. 746)
: ROSSO, per la XII Commissione; CARLONI, per la XIII Commissione.
2.
PITTALIS ed altri: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione. (C. 893-A)
e delle abbinate proposte di legge: ENRICO COSTA; MASCHIO ed altri; BISA ed altri. (C. 745-1036-1380)
: ENRICO COSTA e PELLICINI.
3.
S. 878 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale (Approvato dal Senato). (C. 1517)
: DE CORATO.