PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO GIACHETTI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Arturo Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Prendo la parola sull'ordine dei lavori per segnalarle un disagio, molto forte, mio e dei colleghi e delle colleghe del mio gruppo parlamentare, su come sono stati condotti i lavori nell'XI Commissione, ieri sera, sul salario minimo. Le opposizioni hanno provato a usare tutti gli spazi concessi dal Regolamento per poter manifestare la propria assoluta contrarietà a un'operazione molto discutibile di trasformazione di una legge di iniziativa parlamentare in una delega in bianco al Governo, un po' come quando si era ragazzi e qualcuno, che era in evidente affanno, prendeva e portava via il pallone, una prassi - perché tale è diventata ormai - che svuota il Parlamento e lo trasforma in una succursale di Palazzo Chigi, qualcosa che dovrebbe preoccupare anche lei, signor Presidente. Ieri sono stati contingentati i tempi dell'opposizione sulle dichiarazioni di voto; evidentemente qualcuno ha confuso l'arbitraggio con l'arbitrio; ripeto: con l'arbitrio .
Infine, abbiamo assistito sconcertati a un' verbale da parte del presidente della Commissione, onorevole Rizzetto, che ha rilasciato alle agenzie, durante la seduta, queste testuali parole: “Io sono disposto a stare qui fino a notte fonda. Anche noi ci riserviamo di intervenire in Aula e di descrivere minuziosamente alcune vicende che hanno coinvolto alcuni deputati della Commissione lavoro”. Immaginerà, signor Presidente, che queste affermazioni non hanno contribuito affatto al buon andamento dei lavori, ad abbassare il livello della tensione, a migliorare il clima tra maggioranza e opposizione, nonostante debba riconoscere al Sottosegretario Durigon e a tutti i colleghi della maggioranza una postura istituzionale indubbiamente più equilibrata di quella della presidenza stessa.
Signor Presidente, le pongo una domanda: sono da considerare alla stregua di minacce queste dichiarazioni ? A quali vicende personali si riferisce l'onorevole Rizzetto? Come intendete, voi della Presidenza, tutelare i diritti delle opposizioni e la libera espressione di un parlamentare durante l'esercizio del proprio mandato? Il rispetto sacrale di questa istituzione mi impone di porle queste domande, che sono frutto di un'inquietudine profonda rispetto ai rischi di una trasformazione della nostra Repubblica parlamentare in qualcosa di ancora ignoto.
Abbiamo le spalle larghe, siamo immuni, da qualche decennio, da tentativi di intimidazione studiati a tavolino. Non abbiamo paura di questi e di altri messaggi. Continueremo a parlare di salario minimo qui in Parlamento e nel Paese, guardando dritto negli occhi le persone e senza abbassare la testa davanti agli abusi di potere della maggioranza e del Governo !
PRESIDENTE. Prima di andare oltre, salutiamo le ragazze e i ragazzi dell'Istituto comprensivo Don Luigi Sturzo di Gottolengo, in provincia di Brescia. Grazie di essere qui
Sullo stesso argomento ha chiesto di intervenire l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Signor Presidente, intervengo per rassicurare lei, ma soprattutto la maggioranza e il presidente Rizzetto: noi non temiamo intimidazioni e non facciamo così politica. Però, voglio dirle una cosa. Noi siamo davanti a un problema ben più grande; ne intravedo due. Il primo è politico, istituzionale e parlamentare. Le opposizioni hanno chiesto di calendarizzare in questa sessione il salario minimo legale e l'hanno fatto per togliere dallo sfruttamento milioni di nostri concittadini. L'abbiamo fatto perché in Italia ci sono troppe persone, più di 4 milioni, che lavorano e sono comunque povere. L'abbiamo fatto perché i contratti collettivi nazionali vanno difesi con la contrattazione collettiva nazionale, ma vanno anche difesi da rapporti di forza. Basta dire che molti di questi, anche firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, sono sotto i 9 euro. Penso di servizi fiduciari, ai multiservizi e a tutti i lavoratori che lavorano nelle cooperative e nel mondo della cultura. Per questo, oltre ai contratti pirata, che andrebbero cancellati, tutto ci aspettavamo meno che una delega pirata, ossia vederci sottrarre una proposta di legge per buttare la palla più in là. Ve ne siete scappati, ve ne siete andati sotto le tende del Twiga in estate, siete tornati e avete buttato la palla in tribuna verso il CNEL e oggi scappate ancora.
La seconda cosa, Presidente, sono le minacce che arrivano al plurale, perché la cosa che trovo più grave del presidente Rizzetto è che abbia parlato al plurale e dice “noi” interverremo. Signor Presidente, faccio presente che lui è il presidente di tutti e quel “noi” significa una sola cosa: che dietro quella presidenza l'atteggiamento di togliere addirittura negli ultimi due interventi la parola e contingentare i tempi e andare di nuovo verso l'Aula c'è l'idea di una maggioranza che ha dato un mandato non al relatore, ma al presidente Rizzetto per regolare i conti. Ecco, in politica non si fa mai così, soprattutto chi dovrebbe rappresentare tutti, a partire dalle opposizioni !
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sul medesimo argomento la deputata Barzotti. Ne ha facoltà.
VALENTINA BARZOTTI(M5S). Signor Presidente, intervengo in quest'Aula per stigmatizzare l'atteggiamento di questa maggioranza e del Governo rispetto alla nostra proposta di salario minimo legale, proprio perché da un lato si è andati ad intervenire con una legge delega che ieri sera è stata approvata da questa maggioranza in Commissione lavoro, mentre noi opposizioni siamo stati per tutto il tempo in seduta a sollecitare diverse criticità.
Innanzitutto, la presidenza del presidente Rizzetto è stata imbarazzante ! Il presidente Rizzetto - un esempio su tutti - non soltanto si è allontanato dalla seduta per andare fuori a fare dichiarazioni ai giornalisti, ma poi è tornato e ci siamo trovati a leggere delle agenzie di stampa in cui il presidente “sibillava” e faceva velate minacce su condotte dei deputati in Commissione lavoro quando stavamo soltanto lavorando e stavamo portando la voce delle opposizioni !
In secondo luogo, il presidente Rizzetto ha tenuto una gestione della Commissione discriminatoria e ha discriminato prima di tutto i deputati presenti prevedendo un contingentamento durante la seduta e quindi non prima della seduta, ma ha cambiato le regole in corsa, permettendo ad alcuni deputati di intervenire per più minuti e ad altri per altri minuti, non si capisce per quale motivo. Abbiamo addirittura pensato che fossero fatti personali, perché alcuni deputati non hanno capito perché gli è stato permesso di intervenire per alcuni minuti mentre ad altri no. Addirittura, alla fine della seduta avevamo chiesto di intervenire tutti – ovviamente, tutti iscritti in dichiarazione di voto - e la deputata Auriemma non è potuta intervenire . Mancava soltanto un quarto d'ora alla fine della seduta e non si capisce per quale motivo, probabilmente per puro accanimento e delirio di onnipotenza, non gli è stato permesso di prendere la parola ! Non sarebbe cambiato niente, Presidente, avremmo solo fatto il nostro lavoro e invece c'è stata tolta la parola!
Noi ci siamo allontanati, abbiamo continuato a protestare, però questo non ha cambiato il fatto che vi è stato veramente uno svilimento della Commissione lavoro e di questo Parlamento, tanto per il metodo utilizzato da questo Governo, che stravolge una proposta di legge in quota opposizione ! Non abbiamo più niente in questo Parlamento e voi fate una cosa del genere, vi dovete solo vergognare! E poi non ci avete fatto parlare come avremmo dovuto e potuto nella nostra Commissione di riferimento. Oltre a questo segnalo che i lavori sono stati svolti in condizioni insalubri, mettendo in pericolo la salute dei deputati, ma soprattutto dei dipendenti che stavano lì quando l'aria veramente era satura !
Quindi, voglio segnalare tutte queste circostanze e, francamente, trovo quello che è successo davvero imbarazzante e vergognoso, una brutta pagina di storia per questo Parlamento !
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, su un diverso argomento, l'onorevole Angelo Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Signor Presidente, il gruppo torna a sollecitare la presenza in Aula del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, e lo ribadisco e lo ricordiamo perché il 26 novembre, in un'intervista al il Ministro ha dichiarato che l'unico grande pericolo, per il Governo Meloni, è quello di chi si sente fazione antagonista da sempre e che ha sempre affossato i governi di centrodestra, ovvero l'opposizione giudiziaria, parlando di riunioni della magistratura e dice il Ministro Crosetto: io mi aspetto che accada qualcosa prima delle Europee. Evocando una sorta di giudiziario contro il governo Meloni.
Allora, signor Presidente, queste sono parole gravi da tutti i punti di vista, dal punto di vista del profilo istituzionale, perché dette da un Ministro della Repubblica, dal punto di vista della credibilità delle nostre istituzioni e quindi anche un problema della nostra democrazia e di un conflitto tra poteri che il Ministro ha rappresentato e aperto. Noi vogliamo che il Ministro Crosetto venga in Aula a dire ciò di cui lui è a conoscenza e non può dirlo in luoghi segreti. Deve venire in Aula, perché gli italiani e le italiane hanno il diritto di sapere che cosa sta accadendo e hanno il diritto di sapere se è veramente in corso una spallata giudiziaria contro il governo Meloni. Sono parole forti, se qualcuno nel Governo, in particolar modo il Ministro Crosetto, pensa di risolvere il problema con i su oggi , o sui , francamente, questo non è consentibile a un Ministro della Repubblica, non dovrebbe esserlo nemmeno per un parlamentare e a maggior ragione per un Ministro della Repubblica. Ma non può avvenire in un luogo segreto con queste dichiarazioni, come lui vorrebbe ad esempio fare al Copasir che è un luogo in cui le questioni verrebbero segretate e gli italiani hanno il diritto di sapere quali sono le fonti, cosa avrebbe voluto dire il Ministro rispetto all'eventuale spallata. Non so se ci rendiamo conto: stiamo parlando di un ministro che evoca la possibilità di una sorta di da parte della magistratura contro il Governo Meloni.
Allora, venga in Aula e aggiungo che c'è un problema molto serio, perché - ribadisco - noi non vogliamo assolutamente che sia segretato alcunché - non so se andrà, il Ministro Crosetto, al Copasir - però ricordiamo, come gruppo, che il Copasir non rappresenta tutti i gruppi parlamentari. Ci sono gruppi parlamentari che sono fuori dal Copasir e, quindi, noi sottoponiamo un problema di questo genere, ovvero la possibilità che ci sia una rappresentazione più larga, da questo punto di vista, il Ministro deve venire in Aula e noi ogni volta lo ribadiremo, fin quando il Ministro Crosetto non verrà qui in Aula a dire quali sono le sue fonti e di che cosa è a conoscenza, perché non può finire nel nulla una dichiarazione così grave, che attacca le istituzioni, mette in discussione la credibilità delle stesse istituzioni e apre un conflitto di poteri nel nostro Paese. Ribadisco che questo è un problema molto serio. Lo ribadiremo ogniqualvolta questo problema non verrà risolto, ovvero fin quando il Ministro Crosetto non verrà qui in Aula a informare il Parlamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. È sullo stesso argomento. Ci associamo alla richiesta del collega Bonelli, anche perché, Presidente, in realtà è lo stesso Ministro Crosetto che, stante la gravità delle dichiarazioni che ha fatto, ha prontamente dichiarato, anch'egli, di essere pronto a riferire in Parlamento. Dopodiché, lo stesso Ministro Crosetto, a distanza di poco tempo, in un suo su ha dichiarato che era pronto a riferire in Copasir o in Antimafia. Dopodiché, è tornato di nuovo a twittare su dicendo che era pronto a riferire in Parlamento.
Ieri la nostra richiesta che venisse audito anche in Antimafia è stata respinta. Perché è stata respinta? Perché la Presidente Colosimo ha ritenuto che non fosse quello il luogo dell'audizione, ma che il luogo dell'audizione fosse, appunto, la Camera dei deputati.
Pertanto, noi chiediamo e ribadiamo, ancora una volta, al Ministro Crosetto, vista la gravità delle dichiarazioni che sono state fatte e visti i rischi che possono esserci per il Paese, così come sono stati dal Ministro Crosetto palesati, che si palesi in Aula, che venga a riferire, quindi, in Aula rispetto a quelle sue dichiarazioni, che sia circostanziato, che ci dica quali sono i rischi, quali sono quelle voci, dove le ha sentite e quali sono i rischi, appunto, che stanno correndo il Governo e il Paese. Credo che questo sia un dovere nei confronti dei parlamentari e credo che sia un dovere nei confronti del Paese tutto.
Per cui, chiediamo anche noi - e lo ribadiamo ancora una volta, dopo averlo fatto nei giorni scorsi - che il Ministro Crosetto venga in Aula a riferire su quei fatti che sono stati ricordati, appunto, a seguito delle sue dichiarazioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI(M5S). Grazie, Presidente. Ci ri-associamo a questa richiesta e riteniamo davvero indispensabile e urgente che il Ministro Crosetto venga a riferire in Aula. Noi ci auguriamo anche che, se ravvisi profili penalmente rilevanti, vada anche in procura a riferirli, ma è importante che venga qui in Parlamento a riferire per gli aspetti politici, perché ha fatto una denuncia di una gravità inaudita, cioè che c'è un pezzo di magistratura, a suo dire, che ha comportamenti eversivi e che vuole buttare giù questo Governo.
Allora, se queste sciocchezze, perché tali sono a mio giudizio e a giudizio di questo gruppo parlamentare, le dicesse qualcuno al bar ci faremmo una risata sopra; siccome le dice un importante esponente di questa maggioranza di Governo e le dice il Ministro della Difesa, che, peraltro, ha competenze sui Carabinieri, questo ci preoccupa ancora di più.
Quindi, davvero la richiesta è che il Ministro venga al più presto - con urgenza - a dire alla Camera e al Parlamento tutto quello che sa su questa vicenda, che appare come una cosa gravissima .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Per associarmi alla richiesta dell'onorevole Bonelli e degli altri colleghi. Noi abbiamo anche presentato un'interpellanza urgente al Ministro Crosetto affinché venga in Aula. Per tutte le cose che sono state dette io credo che un chiarimento all'Aula sia dovuto su questo tema. Il Ministro Crosetto è un Ministro molto importante, espressione del partito del Primo Ministro. Nel Ministero della Difesa ci sono i Carabinieri, ci sono unità di anche se non ci sono più i servizi segreti della Difesa, e quindi, siccome conosco Crosetto, sono certo che abbia avuto parole ponderate, visto il ruolo che ricopre. Sono d'accordo con i colleghi sul fatto che ci sia la necessità di una sua presenza in Aula e si possa discutere di queste paventate accuse, che certamente sono gravi, anche per evitare - dico questo e chiudo - che questo tipo di discussione travolga la riforma della giustizia. Se il Governo vuole accantonare la riforma della giustizia non è che deve crearsi alibi: o la porta in Aula o la accantona, ma non può essere accantonata per ragioni altre che non stiano nel merito specifico della riforma.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00210, Mari ed altri n. 1-00211, Santillo ed altri n. 1-00213, Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00215 e Manes ed altri n. 1-00218 concernenti iniziative in materia di aggiudicazione e gestione degli appalti, con particolare riguardo alla tutela delle retribuzioni e alla sicurezza sui luoghi di lavoro .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 13 novembre 2023, è stata presentata la mozione Manes ed altri n. 1-00218, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto altresì che in data odierna la mozione Braga n. 1-00210 è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dal deputato Richetti, che ne diventa - con il consenso degli altri sottoscrittori - il secondo firmatario.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo, Sottosegretario Tullio Ferrante, ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
TULLIO FERRANTE,. Sulla mozione Braga, Richetti ed altri n. 1-00210 il parere è contrario.
Sulla mozione Mari ed altri n. 1-00211 il parere sulle premesse è contrario; sugli impegni il parere è contrario rispetto all'impegno 1), lettere , , , , , , e ; il parere è favorevole sull'impegno 1), lettera , subordinatamente alla seguente riformulazione: dopo la parola: “prevedere” vengono inserite le seguenti: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica” ed espunte le parole da: “nonché” a: “pubblici”. L'impegno è, pertanto, così riformulato: “prevedere, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, il potenziamento degli organici e delle professionalità degli enti preposti ai controlli in tema di rispetto delle misure di sicurezza e prevenzione degli infortuni sul lavoro”.
Sulla mozione Santillo ed altri n. 1-00213 le premesse non sono accoglibili e, quindi, il parere è contrario. Invece, sull'impegno 1), lettere , , , , , , , e il parere è contrario; sull'impegno 1), lettera , il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: dopo le parole: “ad implementare” vengono inserite le seguenti: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”; la parola: “in particolare” è sostituita dalla parola: “anche” e vengono espunte le parole: “subappalti e cooperative spurie”. L'impegno è pertanto così riformulato: “ad implementare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, l'organico tecnico di tutti gli enti preposti alla prevenzione degli infortuni sul lavoro e ai controlli in tema di rispetto delle misure di sicurezza e del lavoro regolare, anche con riguardo al sistema degli appalti”.
Sulla mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00215 il parere è favorevole.
Sulla mozione Manes ed altri n. 1-00218 il parere è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare la deputata Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.
NAIKE GRUPPIONI(IV-C-RE). Signor Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, quando mi è stato chiesto di intervenire su un tema che giudico di primaria importanza, come quello della tutela della dignità dei lavoratori e della loro sicurezza, ero certa di poter dare un contributo alla risoluzione di numerosi problemi e criticità che si annidano nel codice degli appalti, con particolare riferimento alla sicurezza che deve essere garantita a ogni lavoratore in ogni luogo di lavoro. Tuttavia, seguendo l'iter degli atti che stiamo esaminando e, ancor prima, leggendo i testi depositati, mi sono resa conto che, in realtà, i temi di cui stiamo discutendo sono disomogenei, confusi e non propongono soluzioni adeguate per il miglioramento delle norme e delle procedure.
Colleghi, una cosa è parlare di lavoro irregolare e di mancato versamento dei contributi previdenziali ai lavoratori, soprattutto in alcuni settori come quello dei servizi, altro è parlare dei contratti collettivi che, a dire dei firmatari della mozione, non riuscirebbero a garantire trattamenti retributivi adeguati e altro ancora, poi, è attribuire alle gare d'appalto al massimo ribasso la colpa di salari bassi e non concorrenziali. Allora, vorrei fare con voi un ragionamento, allo scopo di contribuire a mettere un po' d'ordine in tutte le affermazioni riportate nelle mozioni, e anche fare qualche considerazione rispetto alle cause e agli effetti di quello che stiamo analizzando. I temi posti non sono sempre connessi tra loro, almeno non correttamente, anche se condivido alcuni degli impegni che i colleghi richiedono al Governo. Può essere vero che il massimo ribasso nel codice dei contratti pubblici può portare all'affidamento di appalti sottocosto, ma non sempre e non su tutti i tipi di appalto. Può essere necessario rendere più elastico il codice e più diffusa la pratica dell'offerta economicamente più vantaggiosa, senza però danneggiare le piccole amministrazioni locali. Non è vero che i contratti collettivi non riescano a garantire ai lavoratori salari adeguati a quanto previsto dalla Costituzione, semmai, è vero il contrario. Quando la contrattazione tra le parti sociali fallisce e non si riesce a rinnovare il contratto di categoria, i salari di quel comparto vengono erosi dall'inflazione, ma lì non è il contratto che fallisce quanto il suo mancato rinnovo.
Ebbene, arriviamo alle sentenze. Il tema delle sentenze autoapplicative dell'articolo 36 della Costituzione non si risolve con il salario a 9 euro. Le sentenze della Cassazione sul tema riguardano il contratto collettivo della vigilanza privata che era scaduto da quasi un decennio e il problema si risolve rinnovando il contratto collettivo ma anche con la contrattazione decentrata, la partecipazione agli utili e alla gestione dell'impresa, con i premi di produttività e con una politica fiscale che li favorisca. Infatti, un giudice può considerare congruo un salario di 9 euro l'ora a Palermo ma lo stesso salario può non garantire al lavoratore - e cito la Carta - un'esistenza libera e dignitosa a sé e alla famiglia, ad esempio, a Milano.
Infine, l'elusione e il sommerso negli appalti pubblici sono concentrati prevalentemente nel settore dei servizi e costituiscono un'elusione o un sommerso, per definizione, parziali, altrimenti i DURC aziendali non sarebbero regolari, prescindendo dal livello più o meno basso dei salari e anche dall'importo dei contratti derivanti o meno dalla pratica del massimo ribasso. Questi, signori, costituiscono malaffare, evasione e sfruttamento e come tali vanno trattati, col codice penale.
Detto questo, veniamo agli impegni. Siamo d'accordo che, soprattutto nel settore dei servizi e, più in generale, nella parte ad alta intensità di manodopera, il criterio del massimo ribasso possa portare ad appalti aggiudicati sottocosto o a prezzi inferiori a quelli di mercato. Ciò non avviene sempre e la soluzione sta, oltre che nel sistema di aggiudicazione, anche nel rafforzamento tecnico del personale delle stazioni appaltanti, quindi nella capacità di individuare il miglior procedimento possibile e gestirlo, evitando distorsioni e affidamenti sottocosto. Siamo d'accordo in linea generale che debba esserci maggiore attenzione all'utilizzo del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa; attenti, però, che il punteggio attribuito al progetto tecnico sia riconducibile a criteri oggettivi, altrimenti rischiamo di falsare concorrenza e gara in una sola volta. Infine, siamo d'accordo, sì, che il settore dei subappalti debba essere regolato in modo da garantire l'appaltatore, i subappaltatori ma anche la stazione appaltante, che vuole vedere il lavoro portato a termine a regola d'arte.
Riguardo agli oneri per la sicurezza, questi sono già indicati a parte e non soggetti a ribasso, mentre su molti appalti - penso ai lavori in opera o alle forniture - mi pare che sia assai difficile indicare preventivamente il costo della manodopera.
Sul tema del salario minimo, invece, che surrettiziamente, ma neanche troppo, si è voluto provare a inserire in mozioni che di altro trattavano, ribadisco convintamente la mia piena contrarietà alla misura e vi voglio anche dire che se si introducesse negli appalti pubblici il trattamento economico minimo orario di 9 euro, come qualche collega propone, rischieremmo di porre in essere un'odiosa disparità di trattamento tra i lavoratori dipendenti di società che lavorano con il pubblico e quelli delle aziende che operano soltanto nel privato. Davvero, colleghi, evitiamolo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Il diritto al lavoro è un valore costituzionale, se non il valore costituzionale. I padri costituenti lo pongono alla base e al centro della Costituzione italiana. La volontà nel porre il tema del lavoro in posizione così centrale è chiaramente quella di attribuire alla Repubblica una caratterizzazione anche socio-economica. I cittadini hanno, quindi, diritti e doveri non solo civili e politici ma anche attinenti alla sfera economica, alla capacità di contribuire per le proprie competenze e capacità al benessere e allo sviluppo economico. Si tratta di un diritto concreto alla partecipazione che oggi chiameremmo inclusione.
Il lavoro è presente nella Costituzione in tre articoli: all'articolo 1, che è riferito al ruolo e al valore del lavoro su cui si fonda la Repubblica italiana; all'articolo 4, che prevede che il lavoro sia un diritto e un dovere e stabilisce che la Repubblica riconosce al cittadino questo diritto, ma contestualmente stabilisce il dovere del cittadino a concorrere al progresso materiale o spirituale della società; infine, Presidente, all'articolo 36, che parla di retribuzione. La nostra Costituzione non obbliga affatto a stabilire un salario minimo, ci obbliga invece a garantire che il lavoratore abbia una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
Noi, Presidente, siamo per la dignità e non per l'assistenzialismo. La domanda vera alla base di questa mozione è: come ridare dignità al lavoratore? Sul salario minimo sappiamo non esserci alcuna convergenza. A mio avviso, prima di tutto, è necessario spostare l'attenzione da una proposta di soluzione al problema che per noi è il lavoro povero. Come Noi Moderati siamo da sempre contrari a contrastare la povertà attraverso misure di carattere assistenzialista. Infatti, Noi Moderati abbiamo combattuto e continuiamo a combattere per questo principio, convinti che alla base del lavoro ci sia un principio di dignità. È il motivo per cui siamo, oggi, contrari al salario minimo ed è il motivo per cui abbiamo combattuto contro il reddito di cittadinanza.
Allora, qual è la strada? Secondo noi è la contrattazione collettiva, che significa coinvolgimento delle parti sociali, che significa sistemi di garanzia e significa combattere quei fenomeni per i quali si creano i contratti pirata. Oltre a questo, è necessario intervenire sul lavoro, investire sul lavoro. Questo è un tema che per la sua complessità deve essere affrontato su più piani. Innanzitutto, sul tema della formazione sia delle nuove leve sia del capitale umano già impegnato nel lavoro. Altra strada è quella di sostenere le famiglie, come continuiamo a fare nelle proposte della maggioranza, come Noi Moderati, ad esempio attraverso il congedo parentale, di cui siamo riusciti a ottenere, nella prossima legge di bilancio, ancora un rafforzamento in termini economici, per ampliare la quantità di mesi in cui questo istituto possa essere utilizzato dalle famiglie.
E, poi, il cuneo fiscale: se vogliamo che le aziende assumano, bisogna prevedere più soldi per i lavoratori e un minor costo per le imprese - e chi dà lavoro non può essere che l'impresa -, infine, intervenendo sul potere d'acquisto attraverso un lavoro costante, quotidiano e instancabile per abbattere l'inflazione, come il Governo Meloni ha fatto in questi mesi.
Poi, c'è il grande tema delle competenze, che è una delle tematiche centrali in materia di lavoro. Sulle competenze si gioca, infatti, anche la sfida del mercato del lavoro, dell'incontro fra domanda e offerta. Quando si crea disallineamento, si crea disoccupazione. Il 2023 è stato proclamato Anno europeo delle competenze, non a caso, per sensibilizzare istituzioni europee, Stati membri, parti sociali, imprese e lavoratori dell'Unione e investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze per superare la carenza di manodopera e responsabilizzare gli individui a partecipare attivamente alle transizioni in corso nel mercato del lavoro attraverso la formazione continua.
Ricordo a tutti i colleghi, tramite lei, Presidente, che, in Italia, ci sono 500.000 richieste di lavoro che, purtroppo, non trovano soddisfazione proprio per l'assenza di competenza. I dati Eurostat più recenti, infatti, indicano che solo il 37 per cento degli adulti ha l'abitudine di seguire corsi di formazione; inoltre, 4 cittadini europei su 10 non dispongono delle competenze digitali di base. Già nel 2021, in ben 28 attività lavorative si registravano carenze in termini di competenza.
Presidente, concludendo, oggi siamo qui come legislatori per garantire un diritto costituzionale. Garantire un diritto costituzionale è quanto di più concreto ci possa essere fra i compiti delle istituzioni e nello svolgimento dell'attività legislativa.
Come Noi Moderati, votiamo a favore della mozione di maggioranza e lo facciamo con lo sguardo rivolto verso tutti gli ulteriori passi che sarà necessario fare e che insieme vogliamo compiere per garantire questo prezioso e fondamentale valore, che è il lavoro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. Abbiamo ampiamente illustrato le nostre mozioni nella seduta del 13 novembre. Lì abbiamo affrontato un po' tutte le questioni relative agli appalti, alle conseguenze in materia di sicurezza del lavoro e, poi, di giusta retribuzione. Vedo con piacere che anche negli interventi delle forze di maggioranza c'è sempre questo richiamo al salario minimo, chissà perché, anche per negarlo, però, evidentemente, qualcosa sta accadendo nel senso comune.
Il salario minimo sarebbe una delle misure non dico risolutive, ma che potrebbe affrontare il grande problema degli appalti in questo momento. Infatti, il grande problema degli appalti pubblici consiste nel fatto che lì si annida gran parte del lavoro povero. Accade questa cosa per una serie di meccanismi, i subappalti che avete concesso a cascata, le regole che puntualmente sono aggirate. Proprio a questo proposito, avendo meno tempo a mia disposizione, voglio venire su una questione in particolare, che è proprio quella delle retribuzioni dei lavoratori che lavorano per l'appaltatore e per il subappaltatore. Lì c'è uno dei centri della questione, ma, proprio in questi giorni, è avvenuta una cosa che ritengo abbastanza rilevante, che fa il paio, tra l'altro, con altre scelte, altre dichiarazioni, altri atti che, in questa fase politica, ci fanno registrare un vero e proprio attacco ai contratti collettivi nazionali di lavoro e al sindacalismo confederale, e vi dico perché.
Secondo noi, in materia di appalti, andrebbe semplicemente ripristinata, come dice, tra l'altro, la Commissione di garanzia per lo sciopero nei servizi pubblici essenziali, la regola della parità di trattamento tra dipendenti dell'appaltante e dell'appaltatore. È una regola che è stata cancellata: era prevista dall'articolo 3 della legge n. 1369 del 1960, ma, poi, è stata abrogata nel 2003. Secondo noi, per intervenire seriamente in questa materia - perché affrontiamo questioni gigantesche che riguardano le lavoratrici e i lavoratori che sono impegnati in appalti pubblici e sono poveri -, andrebbe semplicemente previsto che ai dipendenti dell'appaltatore impegnati nel ciclo produttivo dell'appaltante si applicassero condizioni economiche e normative non inferiori a quelle spettanti ai dipendenti dell'appaltante. Sembra strano, ma una volta era così: al dipendente dell'appaltatore e, poi, del subappaltatore erano applicate quelle condizioni economiche. Poi, nel mercato del lavoro è successo di tutto. Vediamo cosa sta accadendo adesso.
Questo Governo, come tutti sapete, ha previsto un nuovo codice degli appalti. E, all'interno del codice degli appalti, tra le tante cose che contestiamo - l'ho detto prima, lo abbiamo contestato nell'illustrazione delle nostre mozioni, ma non ci posso tornare -, si dice una cosa ovvia: che al personale impiegato in lavori, servizi e forniture che sono oggetto di appalti pubblici e concessioni è applicato il contratto collettivo nazionale e territoriale, in vigore per il settore e per la zona nei quali si esegue una prestazione di lavoro, stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, eccetera. Il codice degli appalti è una norma fatta da questo Governo, dal Ministro Salvini. Lo abbiamo contestato, abbiamo ripreso le osservazioni dell'Anac, abbiamo ripreso le osservazioni, le critiche delle organizzazioni sindacali, non la faccio lunga.
Ma che cosa accade di quasi incredibile nella delega pirata? L'emendamento fatto ieri sostituisce la proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo legale con la delega al Governo. C'è un articolo, un comma, della delega privata che dice: “stabilire per le società appaltatrici e subappaltatrici, negli appalti di servizi di qualunque tipo e settore, l'obbligo di riconoscere ai lavoratori coinvolti nell'esecuzione dell'appalto trattamenti economici complessivi minimi non inferiori a quelli previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro maggiormente applicati (…)”. Saltano le associazioni, le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Questo fa il paio con l'attacco al diritto di sciopero. È l'attacco al sindacalismo confederale, è l'attacco ai contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati dalle organizzazioni delle lavoratrici e dei lavoratori che sono rappresentative sul piano nazionale . Questo sta accadendo. Nei giorni e nelle ore degli scioperi generali contro la manovra di bilancio del Governo, questo sta succedendo. Lo avete messo nero su bianco: siete dalla parte dei contratti-pirata, perché siete dalla parte dei sindacati-pirata ! Lo state dicendo, lo state scrivendo, lo fate anche rispetto agli appalti pubblici! È una manovra peggiorativa, drammaticamente peggiorativa, delle condizioni di lavoro, delle retribuzioni, della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori.
Ci opporremo in qualsiasi modo contro questo tentativo. Avete disvelato da che parte state. Credo che anche le organizzazioni sindacali che pure non condividono la nostra proposta sul salario minimo legale debbano immediatamente esprimersi su questo terreno, perché questo attacco al sindacalismo confederale rappresenta effettivamente un arretramento drammatico della civiltà giuridica e della cultura del lavoro in questo Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Siamo in tema di lavoro, su cui sostanzialmente si fonda la nostra Repubblica, si fonda il nostro Paese, e siamo in tema di articolo 36 della Costituzione, che garantisce, o meglio, dovrebbe garantire una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, e in ogni caso sufficiente a garantire un'esistenza libera e dignitosa. Sono argomenti, questi, Presidente, sui quali non ci dovrebbero essere grandi divisioni, ma solo una valutazione, un confronto sulla scelta delle strade per raggiungere un obiettivo comune, che è quello che ho innanzi descritto, senza arroccarsi su posizioni ideologiche.
Una volta, probabilmente, era diverso perché esistevano i partiti dei lavoratori, che erano spiccatamente a tutela, forse ostinatamente a tutela, delle posizioni dei lavoratori, e partiti smaccatamente a favore degli imprenditori. Oggi, per fortuna, si guarda il tutto in una visione più dinamica, più complessiva, in una visuale a 360 gradi, con la consapevolezza intanto che il Paese è unico e non va diviso, e poi che naturalmente una crisi delle imprese non fa altro che riverberarsi sui lavoratori, con ricadute occupazionali pessime.
È cresciuta, per fortuna, anche una grande sensibilità, che si è sviluppata anche nella classe politica, per cui, ripeto, la visuale deve essere complessiva. Riemerge il tema del salario minimo. Le opposizioni, quasi tutte le opposizioni, hanno fatto uno sforzo per andare in una direzione unica nel porre dinanzi agli occhi della maggioranza un tema, spinti dalle pressioni dell'Europa, spinti dalle esigenze del Paese. Questo sforzo che è stato fatto, secondo me, ha un duplice versante. È stato fatto uno sforzo di natura politica, perché le opposizioni che hanno concepito questo progetto di legge, che hanno unito le varie proposte di legge, non sono sovrapposte su tutti i temi, anzi, sono spesso divise, ma hanno inteso remare in una direzione unica, e uno sforzo tecnico, perché le proposte erano diversificate. Devo però fare un accenno, Presidente, al comportamento della maggioranza in questo senso. Questa proposta sul salario minimo - ne abbiamo parlato per l'ennesima volta ieri in Commissione, ma ne continueremo a parlare finché i microfoni, ovviamente, saranno aperti sul tema - era una proposta in quota opposizioni, in quota minoranze. Delegare il Governo, con un emendamento che si sta cercando di far passare, a lavorare sul tema significa, di fatto, togliere la proposta di legge che è in quota opposizione e darla con una delega in bianco al Governo.
Questo, secondo me, non è tecnicamente possibile perché la quota in capo alle minoranze deve garantire proprio la voce delle minoranze e delle opposizioni su dei temi che le opposizioni scelgono, sui quali, ovviamente, non possono pretendere l'ok della maggioranza, che è libera di emendare, di lavorare, di esprimere il parere contrario, ma lo deve fare nelle sedi giuste, cioè nelle Commissioni e nell'Aula; dire se è d'accordo o meno con il salario minimo, e non rinviando la palla in tribuna, e non delegando il Governo, perché di fatto si svuota, si svilisce il ruolo di questo istituto, che è quello che riserva alle minoranze e alle opposizioni alcuni tipi di proposte. Lo schiaffo è ancora più grande perché c'era stato il coordinamento di quasi tutte le opposizioni. E non mi si dica che ci sono dei precedenti, perché i precedenti sono sullo stesso tema. Qui, invece, la delega in bianco finirà con lo svuotare il dibattito sul salario minimo, perché non si parlerà di salario minimo. Ovviamente si finisce con lo svilire un istituto che è previsto, cioè quello delle quote assegnate alle opposizioni. È un fatto, secondo me, più che grave, irregolare, dico illecito da un punto di vista tecnico, illegittimo, totalmente fuori dal perimetro delle possibilità che ha la maggioranza.
Detto ciò, torno al discorso sugli appalti. Intanto abbiamo anche deciso all'unanimità, quest'Aula ha deciso all'unanimità l'istituzione di una Commissione sul monitoraggio e la sicurezza sul lavoro, altro elemento che ci fa propendere verso un lavoro comune che si dovrebbe fare su questo. Negli appalti, ovviamente, la parte debole è quella dei lavoratori, e il legislatore non può assolutamente rimanere inerme davanti a uno squilibrio che si ha nel momento in cui ci sono gli appalti pubblici. È chiaro che l'attenzione deve essere, come ho detto in premessa, quella di favorire delle soluzioni che abbiano capacità di sintesi, un giusto equilibrio tra gli interessi sì dell'appaltatore, gli interessi, laddove leciti e concepiti in maniera lineare, dei subappaltatori, gli interessi, sacri ovviamente, della stazione appaltante, che ha diritto a vedere realizzati i lavori, ma ovviamente l'occhio particolare è alla parte debole, i lavoratori. Siamo in un momento veramente delicato per il nostro Paese. Troppi milioni di persone sono in difficoltà, troppi milioni di famiglie sono in un grido d'allarme, e il legislatore non può che raccoglierlo. Noi voteremo le mozioni in linea con quanto espresso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, il delicato tema del lavoro povero ha delle implicazioni molto complesse, che concernono aspetti diversi ed impongono al legislatore un intervento di tipo strutturale. Oggi più che mai appare urgente volgere lo sguardo a tutti gli strumenti per aggirare il fenomeno del lavoro sommerso, dei contratti, dei lavoratori temporanei, parasubordinati, finti autonomi, gli occasionali, gli stagisti, i lavori discontinui e quelli a tempo parziale involontario, implementando…
PRESIDENTE. Onorevole, chiedo scusa, la scuola sta andando via, perciò chiedo solo un attimo per salutare l'Istituto “Santa Maria” di Roma. Grazie alle ragazze e ai ragazzi, grazie di essere qua . Chiedo scusa alla collega Tassinari.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). …implementando una serie di interventi volti al sostegno della contrattazione collettiva di qualità, cioè quella maggiormente consolidata e diffusa, per ogni settore di riferimento. L'Italia è un Paese nel quale la contrattazione collettiva copre il 95 per cento dei lavoratori dipendenti, 13,8 milioni su 14,5 milioni, di cui 13,3 interessati da contratti firmati da CGIL, CISL e UIL, stando alle recenti stime del CNEL. L'ampliamento della contrattazione collettiva a tutti i settori lavorativi è una garanzia di tutela per il lavoratore, in particolare nell'individuazione di una giusta retribuzione.
Da parecchio tempo sono divenute estremamente frequenti e diffuse forme di organizzazione dell'attività di impresa basate sul ricorso al cosiddetto lavoro non standard o atipico, e sulle esternalizzazioni e sulla frammentazione dei processi produttivi. L'evoluzione legislativa italiana ha agevolato queste tendenze soprattutto a partire dal decreto legislativo n. 276 del 2003, attraverso un progressivo ampliamento delle figure di lavoro atipico e una riduzione dei vincoli alle esternalizzazioni, specialmente all'appalto.
Le esigenze delle imprese di flessibilità nella gestione della forza lavoro sono state così privilegiate nell'aspettativa di una crescita complessiva dell'occupazione. Queste politiche del lavoro si sono dimostrate coerenti con un sistema produttivo orientato alla ricerca di una competitività fondata sulla riduzione dei costi, specialmente di quelli del lavoro, ma hanno determinato storture oggi non più tollerabili. La regolamentazione del mercato del lavoro deve ridimensionare l'eccessivo pacchetto di lavori non standard disponibili, consentendo l'attivazione di forme di flessibilità in entrata in modo controllato.
Come precedentemente accennato, ciò appare particolarmente urgente in alcuni settori come quello degli appalti pubblici. Il valore economico del mercato degli appalti pubblici in Italia per il 2022 è stato di quasi 290 miliardi di euro, per un totale di 233.000 procedure di gara.
Secondo i dati della relazione sull'attività dell'Anac nel 2022, il valore complessivo degli appalti di lavori, servizi e forniture di importo superiore a 40.000 euro nel 2022 è stato di ben 289,8 miliardi di euro, a fronte dei quasi 207 miliardi dell'anno precedente, con un incremento del 39,5 per cento rispetto al 2021. Il dato complessivo di crescita rappresenta il massimo della serie storica degli ultimi 5 anni, con un sostanziale raddoppio rispetto al 2018. Il balzo in avanti nel 2022 è dovuto in buona parte agli appalti finanziati dalle consistenti risorse stanziate con il PNRR. Proprio l'appalto è lo strumento principale mediante il quale si realizza una corsa al ribasso delle condizioni di lavoro e dei salari. Tutto questo impone di allargare lo sguardo per considerare quali siano gli strumenti per impedire ai committenti di selezionare i fornitori solo in base a una logica di competizione sui costi e, in particolare, sul lavoro, nonché di rendere non più convenienti scelte siffatte.
È un dato indiscutibile che la scelta di appaltare i servizi e funzioni persegue una mera ragione di risparmio dei costi e produce la situazione paradossale per cui i soggetti pubblici si avvalgono di lavoratori esterni, con trattamenti nettamente inferiori a quelli degli interni e, talvolta, con condizioni al limite di un vero e proprio sfruttamento. In alcuni casi, appaltatori e subappaltatori ricorrono a contratti collettivi diversi in confronto a quello dell'appaltante, sempre meno costosi. Significative sono le esperienze in varie filiere. In altri casi, il contratto collettivo diventa uno strumento concorrenziale tra le imprese che operano negli stessi ambiti merceologici, avendo, ciascuna di queste, la possibilità di scegliere un contratto collettivo meno gravoso rispetto a quello del proprio . Per evitare tale circostanza, occorrerebbe estendere la contrattazione collettiva a tutti i settori, compresi quelli non attualmente coperti, prevedendo per ciascun settore dei parametri salariali equi, aumentando allo stesso tempo i controlli per contrastare il lavoro irregolare, falsi contratti e altri reati del genere.
Le dinamiche perverse che pervadono il mondo del lavoro e quello degli appalti pubblici si riversano in modo impietoso sulla salute e la sicurezza dei lavoratori. Anche se le disposizioni vigenti proibiscono espressamente di effettuare ribassi sui costi per la sicurezza nelle gare d'appalto, proprio al fine di garantire le massime tutele per i lavoratori, nella pratica questo divieto viene spesso aggirato, soprattutto attraverso la catena dei subappalti che quanto più si allunga tanto più rende difficili i controlli.
La situazione si riscontra soprattutto negli appalti del settore privato, per il quale la legge non impone procedure di gara o meccanismi di selezione degli appaltatori, essendo tutto basato sulla libera contrattazione delle parti. La conseguenza è che normalmente i committenti scelgono le imprese appaltatrici che offrono i prezzi più competitivi, magari a scapito della qualità o della sicurezza sul lavoro.
Queste anomalie si ritrovano anche nel settore pubblico. Nonostante qui esistano procedure e controlli più severi, le norme sono spesso disattese e molte aziende, per offrire prezzi più bassi nelle gare d'appalto, cercano di risparmiare proprio sui costi per la sicurezza. Una delle principali cause è il fatto che molte amministrazioni appaltanti utilizzano, come criterio di valutazione delle offerte, quasi esclusivamente il massimo ribasso d'asta che, pur del tutto legittimo, può però creare una serie di inconvenienti. Questo criterio, infatti, previsto dalla normativa vigente, insieme a quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa, dovrebbe aiutare le pubbliche amministrazioni a contenere i costi a parità di prestazioni. Come tale, il suo utilizzo dovrebbe essere privilegiato per quel tipo di lavori che presentano livelli di qualità abbastanza standardizzati e dove, quindi, la valutazione dell'affidamento può essere basata interamente sulla differenza di prezzo. È chiaro che situazioni di questo tipo compromettano inevitabilmente non solo la qualità del lavoro appaltato, ma anche il rispetto di tutte le procedure e le garanzie, incluse quelle della sicurezza sul lavoro. Ciò è testimoniato drammaticamente dall'alto numero di infortuni, anche mortali, che funestano tale settore e che riguardano più spesso ditte subappaltatrici di piccole o piccolissime dimensioni, le quali hanno omesso in tutto o in parte le prescritte tutele dei lavoratori per poter risparmiare e spuntare offerte più competitive, in un tragico scambio tra lavoro e sicurezza che non dovrebbe mai verificarsi. Ciò è particolarmente importante in questo periodo di maggiori investimenti e risorse in ragione del PNRR, la cui attuazione richiede snellezza e sburocratizzazione, ma anche controlli accurati.
La mozione qui in discussione cerca di fornire una risposta coerente e strutturale di ampio respiro alle tematiche summenzionate, prevedendo un impegno da parte del Governo a: arginare il fenomeno del lavoro autonomo fittizio, adottando iniziative volte a rivedere la nozione tradizionale di subordinazione presente nel nostro ordinamento; garantire una contrattazione collettiva di qualità; individuare meglio gli abusi, rendendo obbligatoria, nelle comunicazioni e nelle buste paga, l'indicazione del codice del Contratto collettivo nazionale applicato nella sua interezza; adottare iniziative per favorire l'applicazione dei contratti collettivi più diffusi a quei lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva; determinare, con riferimento alle tariffe minime, ovvero per l'individuazione dei contratti da applicare nell'ambito degli appalti pubblici, sistemi contrattuali di riferimento; adottare ogni iniziativa utile per garantire che, nelle gare pubbliche al massimo ribasso, i costi della manodopera e della sicurezza non siano compresi nell'importo assoggettato al ribasso; intraprendere iniziative che limitino ulteriormente l'applicazione del criterio del minor prezzo nell'aggiudicazione degli appalti di lavori, servizi e forniture; adoperarsi per garantire trasparenza e controllo sui trattamenti retributivi applicati. Tali strumenti possono condurre il legislatore a perseguire una nuova forma di sviluppo del mercato del lavoro. Ciò significa non assecondare più le ripetute richieste, da parte delle imprese, di una riduzione dei costi per affrontare la concorrenza nei mercati globali, specie attraverso l'aumento della flessibilità della manodopera, ma condizionare la concessione della medesima flessibilità ad interventi di innovazione e crescita del lavoro in termini sia di qualità che di sicurezza. Per questi motivi, Forza Italia esprime parere favorevole alla mozione proposta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Agostino Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO(M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, oggi stiamo discutendo di un tema, quello degli appalti, in cui, trasversalmente, ogni forza politica ha sempre impegnato i vari Governi che si sono succeduti a tutelare e a garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. Ora, il rapporto annuale dell'INAIL ci dice che, nel 2022, sono stati denunciati ben 703.432 infortuni sul lavoro, quasi il 25 per cento in più rispetto agli oltre 564.000 del 2021. Il costo globale degli infortuni e delle malattie professionali in Italia è di circa 45 miliardi, stiamo parlando del 3,5 per cento del prodotto interno lordo. In particolare, tornando sui numeri, INAIL ci dice che sono 657 i morti sui luoghi di lavoro nei primi 8 mesi del 2023, mentre nel 2022 abbiamo avuto 3 morti sul lavoro ogni giorno, per un totale di 1.090 decessi, di cui il 19 per cento nell'edilizia. Stiamo dicendo che la morte sui luoghi di lavoro è quasi paragonabile alle vittime che miete una guerra.
Oggi, cara maggioranza, quindi, voi prenderete decisioni che incideranno sulla vita delle persone nel loro futuro. Però, sin da subito, voglio sollevare la questione su due aspetti introdotti dal codice dei contratti che avete votato qualche mese fa. Il primo aspetto è il prezzo con cui viene aggiudicato un appalto. Il secondo aspetto è la cosiddetta liberalizzazione del subappalto, soprattutto con riferimento al subappalto a cascata. Non scapperà, infatti, ad ognuno di voi, colleghi, che, quando un lavoro viene fatto, deve essere ben pagato, ma io direi che dovrebbe essere pagato il giusto. Certo che, però, questo è un concetto difficile da inculcare a voi, dopo quanto accaduto - uno spettacolo indegno - ieri sera, in Commissione lavoro, quando si parlava del salario minimo . Ma torniamo a noi. Il criterio del prezzo più basso è, già di per sé, una motivazione ostativa per la tutela del lavoratore, perché non possiamo basare tutto sul prezzo. Ad un prezzo più basso ci si può arrivare in due modi, non per forza offrendo il prezzo più basso in assoluto, ma ci si può arrivare anche con quel maledetto subappalto a cascata: un sistema assurdo per cui l'aggiudicatario di un lavoro può subappaltare il proprio lavoro e il proprio contratto a un altro soggetto, il quale a sua volta lo subappalta a un altro soggetto, fino a quando non arrivano un'azienda, una società o un'impresa che svolgeranno quel lavoro e realizzeranno quelle esecuzioni con un prezzo sicuramente inferiore al prezzo pattuito dall'appaltatore originario. Questo è un sistema perverso di scatole cinesi, che questa maggioranza e questo Governo hanno introdotto nell'ultimo codice dei contratti, a causa del quale a pagarne le conseguenze sarà proprio l'ultimo lavoratore, caro Sottosegretario, quello che eseguirà la prestazione e che è l'anello debole di un percorso che finisce per penalizzare chi ha le maestranze, i lavoratori e i somministratori di servizio.
Ci pensi bene. È lo stesso CNEL che, nel documento del 12 ottobre 2023: “Elementi di riflessione su salario minimo”, ha evidenziato che, nell'ambito degli appalti pubblici, anche la contrattazione collettiva non riesce a garantire trattamenti retributivi adeguati e che l'operatore economico possa liberamente scegliere il contratto collettivo da applicare, con l'unica condizione che vengano garantite ai dipendenti le stesse tutele indicate dalla stazione appaltante o dall'ente concedente, è sancito dall'articolo 11 del codice dei contratti. Ma, attenzione, perché questa facoltà ha portato alla prassi diffusa di utilizzare contratti collettivi, come quello dei multiservizi, dei servizi fiduciari e della vigilanza, dotati di margini di applicazione idonei a consentire il rispetto del predetto limite, ma con trattamenti economici molto bassi, tanto da essere ritenuti, dalla giurisprudenza, addirittura in contrasto con l'articolo 36 della Costituzione. Vale la pena ricordare a tutti che questo misero e vergognoso sistema di scaricabarile, cioè di subappalto a cascata, voi lo avete introdotto senza che madre Europa ve lo avesse chiesto, perché la normativa europea non ve l'ha mai chiesto e voi, invece, l'avete voluto inserire. Consentire di frammentare l'oggetto e l'importo di un appalto e di un subappalto, non solo finisce per agevolare l'elusione della normativa antimafia, ma anche quella della tutela del lavoro. È un piacere che, di fatto, state facendo alle società di finanza, a discapito delle società e, dal punto di vista delle imprese di costruzioni, oserei dire che state creando lo schiavo dell'appalto pubblico .
Che la tutela del lavoratore poi sia direttamente connessa al riconoscimento economico dell'impresa - cioè più l'impresa guadagna, più il lavoratore è tutelato - sapete chi ce l'ha detto? Ce l'ha detto l'INAIL, i cui rappresentanti sono venuti in audizione, in Commissione ambiente, in questa Camera, il 2 agosto di quest'anno. E ci hanno detto: guardate che il tasso infortunistico nel 2022, rispetto al 2018, è diminuito. Non sfuggirà a tutti voi che abbiamo avuto un incremento di PIL soprattutto nel biennio 2021-2022, pari a un più 12 per cento, dovuto, cari colleghi, in base a quanto detto dall'Ufficio parlamentare di bilancio, alle agevolazioni edilizie e alla circolazione del credito d'imposta. Allora, come mai questo tasso è finito per diminuire addirittura del 16,4 per cento nel 2022 rispetto al 2018? La spiegazione è semplice: c'è un meccanismo eccellente, che è stato introdotto con il decreto-legge Rilancio, nel maggio 2020, per cui nei lavori edili privati il prezzo non è soltanto l'elemento in base al quale il committente riconosce e affida i lavori a un'impresa di costruzioni - perché è chiaro che, se parla un privato a un'impresa, per fare i lavori edili privati, allora il privato spenderà il meno possibile - ma si fa riferimento al tariffario dei lavori pubblici. Ecco perché sono diminuiti gli infortuni e i morti sui luoghi di lavoro. Questa per noi, cari colleghi, si chiama dignità salariale, quella che voi avete dimenticato , ed è un concetto che ognuno di noi dovrebbe tenere a mente quando, in quest'Aula, celebriamo le vittime sui luoghi di lavoro ed è proprio a loro che dobbiamo pensare oggi, mentre votiamo queste mozioni.
Mancano risorse umane destinate ai controlli da parte dell'INAIL: per esempio, nel 2019 l'INAIL contava, nello svolgimento di attività e controlli di propria competenza, soltanto 269 ispettori, a fronte dei 284 in servizio nel 2018, a fronte dei 299 del 2017 e ai 350 del 2016. Ecco, questo è un altro suggerimento su dove andare a incanalare le risorse, per esempio, nella legge di bilancio.
Con la nostra mozione - ne spiego un po' i contenuti, colleghi -, noi impegniamo il Governo a garantire l'accesso effettivo dei lavoratori ai livelli retributivi previsti dai contratti collettivi stipulati dalle associazioni datoriali e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative nel territorio nazionale . E per contrastare il fenomeno dei cosiddetti contratti collettivi poveri, proponiamo l'introduzione di una soglia di dignità minima, di minimo 9 euro lordi l'ora, una soglia di civiltà, di dignità, proprio per tutelare i più fragili e i poveri del mondo del lavoro, in quei settori in cui il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali è più debole. Lasciamo però - ricordiamolo - al contratto collettivo la regolazione delle altre voci - a noi interessa il minimo salariale, non tutte le altre voci -, ma sono certo che voi il problema della conoscenza dei minimi salariali ve lo siete fatto quando i parenti di alcuni esponenti di questa maggioranza sono finiti nel mondo del lavoro privato. Voglio ricordare, ad esempio, nel Comitato per gli Europei del 2032, Tajani, o, a Casa Italia, Giorgetti, o al servizio dei giochi di Milano-Cortina 2026 o del Gran Premio di Monza, i La Russa, lì sì che il problema ve lo siete fatto . Vorrei vedere quei contratti, che tipi di contratti sono e se non assicurano almeno 20 o 30 euro l'ora lordi .
Chiediamo al Governo di rivedere al ribasso le soglie per l'affidamento diretto e per la procedura negoziata, senza previa pubblicazione del bando di gara e di limitare il ricorso al solo criterio del prezzo e questo soltanto nei casi in cui l'appalto abbia connotati di ordinarietà e di elevata standardizzazione. È fondamentale per noi, poi, imporre lo scorporo dei costi della manodopera e dei costi della sicurezza dagli importi soggetti a ribasso . Ci sembra evidente: un'impresa che deve fare i ribassi, non deve toccare il costo minimo per tutelare la sicurezza sui luoghi di lavoro ed è proprio in virtù di queste maggiori tutele che vi chiediamo la cortesia, a nome di tutta la filiera edile e dei lavoratori, di abolire questo subappalto a cascata e, laddove c'è il ricorso al subappalto, di garantire a tutta la filiera dei lavoratori gli stessi diritti del primo aggiudicatario dell'appalto. Quindi, nel subappalto chiediamo di vietare che vengano ritoccati al ribasso, anche in quel caso, i costi della manodopera e i costi della sicurezza.
Vado verso la conclusione, Presidente: impegniamo, inoltre, il Governo a rafforzare il sistema di qualificazione delle imprese appaltatrici e subappaltatrici, affinché posseggano determinati requisiti di affidabilità in relazione al rispetto della disciplina lavoristica e in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Infine, chiediamo che venga implementato l'organico di tutti gli enti preposti al controllo della materia della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Quindi, maggioranza, vi chiedo di chiudere il manuale dei burocrati nell'attività di Governo e invece di aprire, finalmente, il libro delle vostre coscienze. Fatelo per tutte le vittime nei luoghi di lavoro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tiziana Nisini. Ne ha facoltà.
TIZIANA NISINI(LEGA). Grazie, Presidente. Sottosegretario e colleghi. Oggi ci apprestiamo a votare le mozioni di maggioranza e opposizione che, seppur diverse nelle premesse e negli impegni, hanno gli stessi obiettivi: rendere più sicuri i luoghi di lavoro e rendere eque e giuste le retribuzioni di tutti i lavoratori.
La mozione di maggioranza ha obiettivi chiari, che vanno nella giusta direzione: verso il benessere dei lavoratori, sia in termini di sicurezza che in termini di retribuzione. Eppure, in questi mesi, durante i quali il tema delle retribuzioni ha tenuto banco nella scena politica, la maggioranza è stata presa di mira proprio dalle opposizioni con gli aggettivi più disparati, anche se, a onor del vero, va detto che in tutti i provvedimenti portati in Aula abbiamo ricevuto aggettivi inascoltabili. Tramite lei, Presidente, mi rivolgo ai colleghi dell'opposizione, dicendo che questo non è un modo di fare democratico, tutt'altro. Proprio ieri, durante le dichiarazioni di voto e la votazione del DL Immigrazione e dei relativi ordini del giorno, siamo stati accusati di disumanità, e la nostra colpa è solamente quella di volere un'immigrazione controllata e ordinata, con regole chiare e precise. E quante volte ci siamo sentiti dire, da un anno a questa parte: “Vi dovete vergognare”? Quante volte ci siamo sentiti dire: “siete imbarazzanti”? Quante volte ci siamo sentiti dire: “Odiate i poveri”? Quante volte ci siamo sentiti dire: “Siete a favore della precarietà”? Parto da queste due ultime critiche: “con il reddito di cittadinanza abbiamo abolito la povertà” - …
PRESIDENTE. Per cortesia!
TIZIANA NISINI(LEGA). Io però vi ho ascoltato in silenzio, è questione di educazione.
PRESIDENTE. Sono intervenuto apposta. Per cortesia!
TIZIANA NISINI(LEGA). …eppure, cari colleghi, in questi anni la povertà è aumentata e lo schiaffo non l'avete dato alla povertà, ma ai conti pubblici. Da aprile 2019 a giugno 2023, sono stati spesi per l'assistenzialismo 31,5 miliardi, con politiche attive che non hanno funzionato e percettori di reddito di cittadinanza che si sono allontanati dal mondo del lavoro e sono stati inghiottiti dall'assistenzialismo .
Con il decreto Dignità, “abbatteremo la precarietà”, eppure a oggi la precarietà c'è e siete proprio voi a incolpare questo Governo di favorire la precarietà, un Governo in carica da poco più di un anno.
Siete talmente contro la precarietà che nella passata legislatura avete votato un emendamento mettendo a rischio 120.000 posti di lavoro, contratti a tempo indeterminato in somministrazione. Cari colleghi, la somministrazione non è una parolaccia, la somministrazione è un servizio che le agenzie per il lavoro danno alle aziende con formazione e retribuzioni adeguate, basta studiare Solo grazie agli emendamenti portati avanti dalla Lega che questa tragedia per i lavoratori è stata scongiurata. La somministrazione illecita va combattuta ed è presente in un impegno che la maggioranza pone al Governo proprio per abbattere l'illecito. La somministrazione funziona con 120.000 posti di lavoro a tempo indeterminato.
Poi vogliamo parlare dei danni alle casse dello Stato del bonus 110 per cento? Credo che ci sia poco da dire, è stato detto tanto. 20 miliardi di buco all'anno, per un totale di 140 miliardi, con 13 miliardi di frodi. Ci è stato dato anche dei disumani proprio ieri, ma noi non accettiamo lezioni da chi si erge a paladino dei diritti umani accusando noi di razzismo e di calpestare le dignità dei lavoratori. No, questo non lo accettiamo, con i lavoratori sfruttati dalle cooperative, costretti a vivere in condizioni vergognose tra blatte e topi, senza cibo, senza acqua calda: questo è calpestare la dignità delle persone. Questo è essere razzisti nei confronti delle persone. Ma non abbiamo mai sentito una parola in questo, mai una presa di distanza, una critica su questi atteggiamenti e su questo modo comportamentale. Queste sono le situazioni che noi dobbiamo contrastare, con cooperative che di mutualistico non hanno nulla e che servono solamente a chi le gestisce per arricchirsi e anche in questo nella nostra mozione è presente con una richiesta precisa al Governo.
Il tema della retribuzione dignitosa ormai tiene banco da mesi e proprio ieri si è chiusa la discussione in Commissione lavoro e anche in tutto questo le opposizioni hanno lanciato accuse di ogni tipo alla maggioranza. Questa maggioranza ha scelto di trattare il tema delle retribuzioni eque, giuste e dignitose, nel pieno rispetto dell'articolo 36 della Costituzione, di cui voi vi sciacquate tanto la bocca. Abbiamo deciso di farlo in maniera seria e non semplicistica, abbiamo fatto tutta una serie di audizioni, ma è stato detto più volte anche in altri interventi su questo tema in quest'Aula e anche in Commissione, dove tante critiche sul salario minimo legale sono state espresse.
Anche perché la direttiva parla chiaro e l'ha detto anche la collega di Forza Italia poc'anzi. La direttiva non impone un salario minimo legale. La direttiva segna due strade: la strada che l'Italia deve percorrere, avendo oltre il 90 per cento di lavoratori abbracciati dalla contrattazione collettiva, non è quella del salario minimo legale. La strada è tracciata, quindi va rafforzata una contrattazione collettiva e c'è un impegno di questa maggioranza portato avanti con un emendamento ieri in Commissione, con degli impegni chiari e precisi, e c'è anche in questa mozione. Quindi, ci risulta un po' strana l'intervista rilasciata dal Commissario UE al lavoro, Nicolas Schmit che nonostante una direttiva chiara dice che l'Italia non va bene, non rientra in questa direttiva perché all'Italia serve un salario minimo legale. No, non è così e quindi il commissario UE stia in Europa che all'Italia ci pensiamo noi
Articolo del 19 novembre 2023: “l'OCSE boccia il salario minimo del PD” e questa bocciatura arriva dall'economista dell'OCSE Andrea Garnero. Garantire i minimi salariali adeguati si può fare anche attraverso la contrattazione. Oltre a questo, prosegue l'economista, bisogna incentivare al massimo l'occupazione e il lavoro a tempo pieno, riformando il sistema del . Investimenti in istruzione e formazione con l'obiettivo di aumentare quantità e qualità del lavoro nel nostro Paese. Sono proprio le dichiarazioni dell'economista che confermano quanto questo Governo sia sulla strada giusta, già a partire dalla prima legge di bilancio con il decreto-legge sul lavoro che tanto è stato criticato per il giorno in cui è uscito dal Consiglio dei ministri. Quindi, noi entriamo nel merito e nella qualità, ed è un decreto che ha incentivato l'occupazione, anche per gli percettori di reddito di cittadinanza , che le politiche attive, volute fortemente coi e i centri per l'impiego dai 5 Stelle non hanno funzionato, con incentivi importanti per i contratti a tempo indeterminato, per l'apprendistato, per i contratti a tempo determinato e anche incentivi proprio a quelle agenzie del lavoro che voi tanto discriminate se fanno da mediatori nell'assunzione. Incentivi anche ai disabili, incentivi agli 30 per l'assunzione, ai NEET, che tutti vi riempite la bocca, ma nessuno ha mai fatto niente per i NEET. E poi nella legge di bilancio anche una decontribuzione extra per le mamme lavoratrici, per far sì che possano avere un aumento retributivo fino a 1.700 euro l'anno. A parte che l'occupazione è aumentata compresi i contratti a tempo indeterminato da quando ci siamo noi, lo dico tra parentesi . E poi aziendale, già fatti in passato e riconfermati, che vanno ad abbracciare tutti i lavoratori poiché in un passato provvedimento erano considerati solamente i lavoratori con figli ed abbiamo mantenuto una promessa. Quindi, la formazione, i percettori di reddito di cittadinanza che possono lavorare hanno un incentivo alla formazione perché serve un lavoro di qualità, quella qualità che voi non avete saputo dare, perché vi riempite la bocca di misure straordinarie che sono state un fallimento per il nostro Paese.
Chiudo Presidente, la nostra mozione è semplice, chiara, tiene conto della contrattazione collettiva nazionale di lavoro maggiormente applicata e del fatto che i costi della manodopera e della sicurezza non devono essere compresi nell'importo assoggettato al ribasso. Va applicato il criterio del minor prezzo nell'aggiudicazione degli appalti di lavoro, servizi e forniture, al fine di garantire l'effettiva applicazione delle dovute tutele contrattuali ai lavoratori coinvolti. Contrastare le false cooperative, i contratti pirata e la somministrazione illecita e, infine, il caporalato. Per questo motivo, noi voteremo convintamente sì alla mozione di maggioranza .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Signor Presidente, per suo tramite vorrei dire alla collega Nisini che se il tempo è un indizio dell'approfondimento dello studio, oggettivamente, loro hanno studiato parecchio. È passato un anno da quando abbiamo cominciato a parlare di salari, hanno passato la palla al CNEL, poi se la son fatta rimandare in Commissione, ora la delegano al Governo. E mentre loro studiavano e approfondivano - probabilmente, facevano anche delle ricerche, che a noi non sono note - gli Italiani perdevano una mensilità e mezzo, nonostante i cartelli del Ministro Urso sulle pompe della benzina . Questo è sciacquarsi la bocca.
Il massimo ribasso è la causa della miseria di milioni di lavoratori italiani e dell'asfissia di centinaia di milioni di imprese nel nostro Paese . Sono imprese e lavoratori che operano nei servizi alla persona, nell'educazione, nei trasporti, nelle infrastrutture, nella manutenzione del territorio e nell'insieme delle attività che lo Stato non svolge più o ha progressivamente esternalizzato. Sono muratori, carpentieri, giardinieri, infermieri, operatrici sociosanitarie, maestri, lavoratrici delle pulizie, 500.000 in questo Paese, a proposito di e di patriarcato: forse la politica se ne dovrebbe occupare di più. Sono molte delle figure che abbiamo magnificato durante la pandemia. Nella sanità, nella sanificazione, sono le persone che uscivano di casa quando noi rimanevamo a casa e sono persone che prendono 6, 7 euro per quale motivo? Per le gare al massimo ribasso.
Ora io qui non voglio parlare di equità, un argomento totalmente scomparso dal dibattito politico imposto dalla maggioranza, e non voglio neanche parlare di riconoscenza.
Quella l'abbiamo vista nel momento in cui con la legge di bilancio la prima categoria a cui sono state ricalcolate le rendite per la pensione sono stati i lavoratori della sanità.
Voglio parlare di Nazione, questo bellissimo termine che non si sentiva così chiamato in causa dai tempi dell'Istituto Luce. La Nazione rischia di perdere la partita del futuro a causa dei salari. Noi non stiamo chiedendo perché non l'abbiate fatto prima, perché non l'abbia fatto Garibaldi, perché non l'abbiano fatto Cavour, Prodi eccetera. No, noi stiamo discutendo adesso, in un momento nel quale si stanno determinando due fenomeni che sono la deglobalizzazione e l'impatto dell'intelligenza artificiale sul mercato del lavoro. Quali sono i Paesi che usciranno meglio da queste sfide? I Paesi che hanno manodopera più qualificata. Però, per avere la manodopera qualificata bisogna avere la manodopera. Noi siamo un Paese che incontra gli effetti dell'inverno demografico - per 8 persone che entrano nel mercato del lavoro 10 vanno in pensione - e siamo nel pieno di una emigrazione di massa dal nostro Paese. Ci sono colonie di infermieri a Berlino, ci sono colonie di camerieri a Madrid piuttosto che a Barcellona. Non sono solo i “cervelli” - non che queste persone non abbiano il cervello - e non è solo la manodopera qualificata e di alto livello ad andarsene, sono anche i lavoratori che se ne vanno perché non hanno salari adeguati e perché spesso hanno condizioni di lavoro che non rispettano gli stessi contratti, che pure indicano livelli salariali molto bassi.
Noi siamo ingenui. Avevamo capito che su questo tema, in generale, non c'era grande margine di discussione e, siccome non volevamo affrontarlo in modo superficiale, abbiamo provato a spacchettarlo. In Italia, ci sono tre ragioni per cui c'è il lavoro povero. La prima è che ci sono imprese che speculano e noi abbiamo capito che lì non c'è molto spazio di discussione, dato che voi le rendite non le volete, il nero vi piace, i controlli meno e l'Ispettorato nazionale del lavoro lo volete smantellare . In secondo luogo, ci sono le imprese che non ce la fanno perché non sono cresciute e non si sono internazionalizzate e anche lì abbiamo capito che non c'è molto spazio di discussione, perché l'unico intervento di politica industriale, in questa legge di bilancio, è la cancellazione del fondo che premia le imprese che aumentano il proprio capitale. Allora, abbiamo provato a prendere per buono quello che ci ha detto - non avevamo ancora avuto l'esperienza educativa di ieri sera, in Commissione lavoro - il presidente Rizzetto. Ha detto che sul salario minimo non c'è spazio e non c'è discussione perché è assistenzialismo, è assistenzialismo dare 7, 8 o 9 euro a una persona che deve arrivare in fondo al mese è assistenzialismo mentre dare miliardi a imprese che non innovano e non investono non lo è. Invece, dare qualche euro in più a un lavoratore che non arriva in fondo al mese è assistenzialismo. Va bene, prendiamo per buono anche questo. Lavoriamo, piuttosto, sul massimo ribasso. Noi vi abbiamo proposto una mozione che dice esattamente questo: superiamo questo meccanismo, che è un meccanismo che strangola le imprese e affama i lavoratori. Lo abbiamo detto anche perché ci troviamo di fronte a un'ipocrisia che ormai sta diventando insopportabile. Noi qui tutte le volte facciamo commemorazioni di persone che sono cadute - di solito, quelli che muoiono da soli li ricordano in pochi e quelli che muoiono in gruppo vengono più ricordati - e non indaghiamo mai sulle ragioni strutturali per cui in alcuni ambiti del lavoro ci sono più morti, più feriti, più persone che si fanno male, più persone che hanno un'invalidità permanente. Bisognerebbe cominciare a guardare questi numeri. Dove succede questo? Nelle micro imprese e nelle imprese che sono strangolate dal massimo ribasso. Guardate, in quasi tutti gli incidenti che si sono succeduti in questi mesi c'erano lavoratori delle imprese dell'appalto e del subappalto. Allora, io chiedo una cosa: se non si vuole dare una risposta su questo tema, almeno si eviti la contrizione del coccodrillo il giorno successivo agli incidenti, perché il tema lo conosciamo. Non è che vi dovete vergognare, ci dobbiamo vergognare se non lo affrontiamo, perché questa è la causa strutturale, la ragione per cui in molti ambiti in cui si riducono i costi e si sopprimono gli investimenti sulla sicurezza le persone mediamente si fanno più male o addirittura muoiono.
Noi vi proponiamo ancora una volta un terreno di confronto, perché ci saranno, nel corso dei prossimi mesi e nonostante gli errori che state facendo, miliardi di investimenti e di trasferimenti alle imprese. Noi vi diciamo una cosa semplice: cancelliamo il massimo ribasso, anche gradualmente, anche dando il tempo alle pubbliche amministrazioni di adeguarsi, e mettiamo un po' di soldi in un fondo che vada in quella direzione, che consenta di adeguare progressivamente la situazione della pubblica amministrazione a un regime nuovo, che naturalmente comporta più costi. Poi, vi diciamo un'altra cosa: confrontiamoci sulle condizionalità che si possono introdurre nel trasferimento di risorse alle imprese. Gli Stati Uniti, in questo momento, nell'atto contro l'inflazione hanno posto una serie di condizionalità di carattere sociale e ambientale e la Germania sta facendo la stessa cosa. Non facciamo lo stesso errore che è stato compiuto in passato, cioè dare soldi alle imprese senza chiedere un miglioramento della qualità del capitalismo del nostro Paese , perché la sfida che noi abbiamo di fronte oggi non è quella di ieri o dell'altro ieri, è quella che decide se nei prossimi anni l'Italia giocherà in serie A, in serie B o in serie C, se concorrerà con la Germania, con la Francia o con la Spagna oppure con il Marocco e con la Slovacchia, con tutto il rispetto per questi Paesi. Lo stiamo decidendo adesso, forse in modo inconsapevole.
Lo dico con molta franchezza: noi siamo qui per chiedere di togliere il massimo ribasso dalle gare ma siamo qui anche per aprire un confronto. Se la maggioranza, quando ha finito di fare la propaganda, di lanciare la palla al CNEL, vuole iniziare a discutere noi ci siamo. Credo che corrisponda all'interesse della maggioranza stessa, sicuramente della sempre richiamata Nazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Volpi. Ne ha facoltà.
ANDREA VOLPI(FDI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, prima di entrare nel merito del mio intervento voglio porgere la mia solidarietà e quella del gruppo Fratelli d'Italia al presidente della Commissione lavoro Rizzetto non solo per quanto accaduto nella seduta di ieri sera e per gli insulti ricevuti ma anche perché lui stesso e il personale della Camera dei deputati hanno ricevuto materiale lanciato dai banchi dell'opposizione . Io speravo che, all'inizio, gli interventi sull'ordine dei lavori non fossero tanto per rimarcare il funzionamento della Commissione ma fossero proprio per sostenere la solidarietà al presidente o magari anche per fare qualche passo indietro. Spero, ovviamente, che dopo questa mia denuncia i diretti interessati possano intervenire e scusarsi col presidente della Commissione, con il personale della Camera ma anche con noi commissari che teniamo sempre a portare avanti un buon comportamento per l'andamento della Commissione. Chiedo anche all'Ufficio di Presidenza di provvedere e di valutare quanto inserito nel verbale, signor Presidente.
Noi di Fratelli d'Italia siamo molto determinati nel voler affrontare la necessità di intervenire sul miglioramento delle condizioni di sicurezza nel mondo del lavoro e, ancora di più, di ristabilire equità e giustizia nel mondo degli appalti pubblici. Vogliamo proseguire l'attività già avviata dal Governo Meloni con i primi provvedimenti assunti, come il decreto-legge Lavoro, puntando a ribaltare le debolezze strutturali del sistema economico italiano, mai corrette in questi decenni. La volontà di presentare una mozione alternativa a quella delle opposizioni deriva dall'esigenza di rimarcare un concetto che è molto semplice, cioè fare in modo che la politica, per continuare ad essere tale, si mantenga credibile. Mi chiedo, Presidente, se su questi temi così attuali e rilevanti, quali il lavoro povero, la sicurezza sul lavoro e la disciplina degli appalti, non sia il caso che alcune forze politiche facciano e si scusino con le migliaia di lavoratori che da un anno strumentalizzano e a sostegno delle quali non sono mai stati in grado di approvare norme.
Mi chiedo, Presidente, come possa essere credibile il MoVimento 5 Stelle che, all'interno delle proprie fila, ha un due volte Presidente del Consiglio che, da membro dell'opposizione, ha presentato una legge sul salario minimo, ma quando era Presidente del Consiglio non è riuscito, né a calendarizzarla, né a portarla a termine .
Mi chiedo, Presidente, come possa essere credibile il Partito Democratico, che, all'interno della sua compagine, aveva al Governo, tra i suoi Ministri, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, che, probabilmente, in quell'esperienza, è stato un passante , perché quando lo sentiamo intervenire, qui, e ci parla di un'Italia di serie B, possiamo dire che dalla serie C siamo arrivati a una serie B++, grazie all'impegno del Governo.
E mi chiedo, Presidente, come queste forze politiche possano risultare credibili nelle loro proposte, non avendo mai proferito parola nel momento in cui si ratificavano contratti sotto la soglia dei 9 euro, da loro proposta per legge.
Mi chiedo, Presidente, come mai queste forze politiche non abbiano contestato i 22 contratti considerati pirata, sottoscritti anche e soprattutto dalla CGIL e perché non abbiano ritenuto opportuno schierarsi in difesa dei vigilanti della sicurezza privata, degli operai dell'agricoltura, degli industriali nel settore armatoriale, dell'industria del vetro, o posto un freno a quelle tante cooperative, per esempio, di pulizie, che lavorano negli enti pubblici.
Quando la CGIL sottoscriveva questi contratti, dov'era il Partito Democratico? Quando il Partito Democratico era al Governo, dov'era la CGIL ? Noi ce lo ricordiamo bene quando si sono rincontrati, era subito dopo che avevano perso le elezioni, quando il Governo Meloni non aveva ancora giurato di fronte al Presidente Mattarella, ma l'ex Ministro del Lavoro e delle politiche sociali era lì, ancora in carica, già a protestare con quello che sarebbe stato il futuro Governo Meloni.
Questa lunga premessa, Presidente, è per inquadrare meglio il campo di azione in cui stiamo lavorando, per assicurare a tutti gli italiani un'equa retribuzione.
Colleghi, nell'analizzare le mozioni, non mi trovo molto d'accordo con la visione culturale che criminalizza a prescindere alcuni settori del lavoro. L'istituto del subappalto, per esempio, è utile e funzionale allo svolgimento dei lavori e bene ha fatto il Governo a semplificare il codice che lo prevede. Questo è necessario per supportare l'attuazione del PNRR. Per garantire paghe oneste e sicurezza non serve abolire il subappalto, ma sancire, con una norma, che il taglio relativo al minor prezzo non avvenga sulla sicurezza, e va rimarcato ancora di più che questo minor prezzo non va applicato alla manodopera.
Presidente, sono anche costretto a rispedire al mittente le accuse mosse nelle premesse della mozione del Partito Democratico, nelle quali si manifesta che Fratelli d'Italia non sarebbe stato collaborativo. Noi non abbiamo solamente dimostrato in Commissione di voler contribuire alla causa, ma ancor meglio ha fatto il Presidente del Consiglio, volendo rivolgersi a un organismo costituzionalmente riconosciuto, come il CNEL, un organo costituzionale e non, come dice l'opposizione, un centro studi guidato dal professor Brunetta ! Il CNEL, nella sua relazione approvata a larghissima maggioranza, ha fornito una strada per raggiungere l'obiettivo di combattere i salari minimi, una strada che quantomeno andrebbe discussa e non negata aprioristicamente per motivi ideologici.
Mi chiedo, Presidente, se alle opposizioni, unite su questo e divise su tutto il resto, interessi realmente risolvere il problema dei contratti o se, in tema di lavoro, interessi solo ed esclusivamente la costante e sistematica strumentalizzazione dei lavoratori.
Ricordo che il CNEL è formato da esperti, ma da rappresentanti del mondo datoriale e sindacale e ciò che è emerso dallo studio è che questa proposta, oltre a essere minoritaria, è anche divisiva in tutto il settore del lavoro.
Lo spirito di tutte le mozioni è chiaramente quello di combattere le debolezze strutturali del sistema economico italiano, debolezze che, come abbiamo ribadito, sono in essere da decenni, e in particolare degli appalti pubblici e delle attività che provocano salari miseri e condizioni di lavoro poco sicure. Mi corre l'obbligo di ringraziare il Ministro Calderone e il Governo Meloni per aver già posto in essere diversi interventi per migliorare le attuali condizioni di sicurezza del lavoro, mettendo in campo 983 assunzioni, per rafforzare l'Ispettorato nazionale del lavoro, e 800 nuovi tecnici per rafforzarne i controlli. Su questo tema, non abbiamo bisogno di ulteriori interventi normativi, ma di maggior coinvolgimento delle parti sociali, maggiore prevenzione e formazione nelle scuole e nei giovani, con l'obiettivo di favorire cultura della sicurezza e un'efficace applicazione delle leggi già esistenti, tutte attività, queste, già in corso, grazie ai tavoli di lavoro per la sicurezza avviati già un anno fa dal nostro Ministro.
Nella nostra mozione, impegniamo il Governo ad individuare i sistemi contrattuali di riferimento tra i contratti nazionali di maggiore applicazione, con l'obiettivo di fissare tariffe minime, di garantire che nelle gare pubbliche a minor prezzo siano esclusi dai tagli e dai risparmi i costi relativi alla sicurezza, di intraprendere iniziative normative per regolamentare l'applicazione del minor prezzo nell'aggiudicazione di appalti di lavori, servizi e forniture e di intraprendere, Presidente, azioni di contrasto ai contratti pirata e alle false cooperative .
In conclusione, mi sento di dire che, se l'opposizione avesse letto e capito la nostra proposta di legge delega, che ha emendato la proposta di legge sul salario minimo, avrebbe approvato, così come abbiamo fatto ieri sera in Commissione lavoro, ciò che viene riportato all'articolo 2, lettere e della stessa, circa gli appalti e la sicurezza sul lavoro.
In quest'articolo, si stabilisce, per i settori degli appalti di servizi di qualunque tipologia, l'obbligo per la società appaltatrice e subappaltatrice di riconoscere ai lavoratori coinvolti nell'appalto trattamenti economici complessivi minimi e non inferiori a quelli previsti dai contratti collettivi più applicati, questo nella categoria nel quale l'appalto si sviluppa; inoltre, di rafforzare le misure di verifica e controllo poste in essere dalle stazioni appaltanti.
In questi articoli, si aderisce ai contratti affini, si avvia la contrattazione di secondo livello, si dispongono incentivi in caso di perdita di potere di acquisto, si interviene sui contratti scaduti e non rinnovati, si porta avanti la lotta all'evasione fiscale e si considera finalmente la partecipazione attiva dei lavoratori agli utili aziendali.
Ciò che si chiede con queste mozioni, ciò con cui volete impegnare il Governo, noi della maggioranza, noi di Fratelli d'Italia, lo abbiamo già fatto ieri sera con il nostro voto di sostegno. Presidente, e concludo, in un'Italia che nonostante tutto va avanti, in un periodo in cui i posti di lavoro e le assunzioni toccano livelli storici, l'Italia cresce, ed è per questi motivi che, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, confermo il voto favorevole alla mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00215 e il voto contrario alle mozioni restanti .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha chiesto la votazione per parti separate della mozione Braga, Richetti ed altri n. 1-00210, nel senso di votare il 1° capoverso, lettera , del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Braga, Richetti ed altri n. 1-00210, ad eccezione del 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso, lettera , del dispositivo della mozione Braga, Richetti ed altri n. 1-00210, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Mari ed altri n. 1-00211.
Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al 1° capoverso, lettera , del dispositivo.
Avverto altresì che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il 1° capoverso, lettera , del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione. Avverto, tuttavia, che tale capoverso non verrà posto in votazione, in quanto precluso a seguito della reiezione del 1° capoverso, lettera , del dispositivo della mozione Braga, Richetti ed altri n. 1-00210, di contenuto sostanzialmente identico.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mari ed altri n. 1-00211, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Santillo ed altri n. 1-00213.
Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al 1° capoverso, lettera , del dispositivo.
Avverto, altresì, che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il 1° capoverso, lettera , del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Santillo ed altri n. 1-00213, ad eccezione del 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso, lettera , del dispositivo della mozione Santillo ed altri n. 1-00213, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00215, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della mozione Manes ed altri n. 1-00218.
Avverto che il gruppo Partito Democratico ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il 1° capoverso, lettera , del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.
Avverto, tuttavia, che - a seguito dell'approvazione della mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00215 -, il 1° capoverso, lettera , del dispositivo della mozione Manes ed altri n. 1-00218 risulta assorbito e, pertanto, non verrà posto in votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manes ed altri n. 1-00218, per le parti non assorbite, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Economia e delle finanze, il Ministro delle Imprese e del il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR.
Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00823 per un minuto.
LUIGI MARATTIN(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Buongiorno, signor Ministro. Durante il COVID prendemmo, fra l'altro su iniziativa anche del gruppo di Italia Viva, una misura che ha evitato al sistema produttivo italiano di saltare. In condizioni normali, quando una società di capitale chiude l'esercizio in perdita, deve erodere il proprio capitale, come se andassimo a erodere il nostro risparmio, se fossimo cittadini consumatori. Noi dicemmo durante il COVID: siccome le perdite saranno tante, questa cosa è sospesa e, quindi, per tre anni - il 2020, il 2021 e il 2022 - le perdite sopportate non andranno a erodere il capitale sociale.
Noi ora ci chiediamo: state monitorando la situazione? Quanti ne hanno fatto uso? Questo è un potenziale problema sui conti pubblici, perché, poi, le aziende hanno 5 anni per compensare quelle perdite con i futuri profitti, ma con i futuri profitti ci pagano le tasse. Quindi, se il fenomeno fosse di dimensioni ampie, staremmo parlando di una potenziale bomba sotto i conti pubblici italiani. Vogliamo solo sapere se avete monitorato la questione, il fenomeno che dimensioni ha e che impatto avrà sui nostri conti pubblici.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere, per 3 minuti.
GIANCARLO GIORGETTI,. Grazie, signora Presidente. Grazie, onorevole Marattin. Nell'interrogazione si richiama il dettato dell'articolo 6 del decreto-legge n. 23 del 2020, che reca previsioni di favore per le società in ragione della crisi economica connessa alla diffusione del COVID. In particolare, quest'articolo, nell'attuale formulazione, dispone che la riduzione del capitale, prevista dagli articoli 2446, 2447, 2482- e 2482- del codice civile, possa essere rinviata, in relazione alle perdite emerse nell'esercizio in corso proprio alla data del 31 dicembre 2022, fino all'assemblea che approva il bilancio del quinto esercizio successivo, di fatto prolungando la sospensione della causa di scioglimento prevista dall'articolo 2484, n. 4), del codice civile.
Il dispositivo normativo prevede, inoltre, che, in ogni caso, le perdite siano distintamente indicate nella nota integrativa, con specificazione, in appositi prospetti, della loro origine, nonché delle movimentazioni intervenute nell'esercizio.
Alla luce di tali premesse, ricordo che tali note integrative devono essere depositate presso il Registro delle imprese tenuto dalle camere di commercio, ma non sono oggetto di controllo di questo Ministero, se non si tratta di società a controllo pubblico. Invece, per quanto concerne le società soggette al controllo pubblico da parte di amministrazioni centrali e locali - e si tratta di circa 3.500 società -, dai dati in nostro possesso solo il 5 per cento ha registrato perdite e, allo stato, non risulta che di tali facoltà si siano sostanzialmente avvalse le stesse.
Tale dato conferma quanto rilevato da alcuni osservatori universitari che, analizzando i bilanci societari dell'anno 2020, hanno ricavato l'evidenza empirica dello scarso utilizzo delle facoltà riconosciute dalla normativa in commento per le conseguenze rilevanti in termini reputazionali che ne potevano derivare.
Per quanto concerne, infine, il riferimento fatto dall'interrogante alle dichiarazioni Ires, ricordo che dalle stesse non può desumersi alcun elemento che consenta l'individuazione dei soggetti che hanno usufruito di detta deroga.
Infine, per quanto concerne la richiesta relativa all'eventuale impatto della misura in termini di minor gettito per l'erario, evidenzio che la stessa, nel prevedere il differimento degli obblighi di copertura delle perdite d'esercizio superiori a un terzo del capitale sociale, incide sull'adempimento di obblighi di natura civilistica e non comporta, di per sé, una modifica dei criteri di determinazione della base imponibile.
PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di replicare, per 2 minuti.
LUIGI MARATTIN(IV-C-RE). Mi lasciano perplesso due cose. In primo luogo, che lei, sostanzialmente, mi ha detto: te lo posso dire per le società pubbliche, per le private non è affar mio. Forse è affare del suo collega alla sua sinistra. Non so, mi risponderà lui, mi dirà qualcosa, perché, guardate, questa vicenda è cruciale. Non è vero che poi abbia un impatto solo civilistico; diciamo che ho accumulato perdite per 500 e durante il COVID il nostro sistema produttivo ha sofferto parecchio; la legge mi dice che, se nei prossimi 5 anni, faccio 1.000 euro di utili, non pago le tasse su 1.000, pago le tasse su 1.000 meno 500. Quindi, volevamo sapere: è 500 il fenomeno, è 5, è 2, è 0? Lei non mi può venire a dire “sulle imprese private non è affar mio”, perché, in realtà, è affare di tutti, è una potenziale bomba sotto i conti pubblici.
L'altra bomba possibile è quella delle garanzie. Lei fa così con la testa, però abbiamo fatto un in Commissione finanze sulle garanzie e le ho chiesto: quante ne avete escusse? Mi avete risposto “stiamo monitorando, stai tranquillo”, come se a uno chiede “sai che ore sono?” e ti risponde “sì”. No, ti ho chiesto che ore sono! Quindi, non ho capito. Durante il COVID è stato un dramma, le due disposizioni che ha detto sono state utili, le garanzie e questa sulle perdite, ma un buon padre di famiglia, come quelli che ci guardano da casa, sta attento a come queste due cose poi evolvono sui propri bilanci. Perché lo Stato, con i soldi di tutti i cittadini, non può stare ugualmente attento e viene qui a dire “tranquillo, sì, stiamo guardando”, oppure, come ha fatto lei, “non è affar mio, perché sono società private”? Sarà affare del suo collega, del Ministro alla sua sinistra, che, magari, non so, in un'altra occasione, non in questa, mi potrà rispondere, se vuole. Qui stiamo parlando di una potenziale bomba sotto i conti pubblici, signori, non stiamo parlando di sciocchezze.
PRESIDENTE. Il deputato Benzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00824 per un minuto.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Holostem è una vera eccellenza del nostro Paese, sia per aver sviluppato Holoclar, un trattamento con cellule staminali che serve per sostituire le cellule danneggiate all'interno della cornea e che ha già salvato la vista a più di 500 persone in Europa, sia per gli studi nei confronti della cosiddetta sindrome dei bambini farfalla, che, solo in Italia, sono più di un migliaio.
L'anno scorso, Chiesi Farmaceutici ha espresso la volontà di uscire dal controllo di Holostem ed è stata avviata una trattativa con la Fondazione Enea Tech, creata dal Governo nel 2020 proprio per sostenere la sperimentazione clinica e preclinica. Ma pare sia tutto bloccato al Ministero delle Imprese e del , che non ha autorizzato quest'operazione, anche paventando l'idea che possa trattarsi di aiuto di Stato. La scadenza, Ministro, è quella di domani per salvaguardare questa realtà, i suoi ricercatori e i dipendenti, e la speranza di decine di pazienti in Europa che aspettano queste cure, compresi tanti bambini e bambine. A lei chiediamo qual è il motivo per cui quest'autorizzazione sia bloccata al suo Ministero e quali siano i suoi intendimenti.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere, per 3 minuti.
ADOLFO URSO,Il Ministero conosce il valore di Holostem e la straordinaria importanza che i suoi prodotti rivestono per la cura delle malattie rare. A questi bambini e a queste famiglie, ovviamente, non possiamo che rispondere positivamente e non possiamo lasciarli soli. Per questo, abbiamo affrontato il tema con la massima serietà e sono lieto di annunciare in quest'Aula che abbiamo raggiunto una soluzione. Per rispondere, però, compiutamente agli interroganti, desidero illustrarvi le tappe della vicenda stessa. Va premesso che il gruppo Chiesi, in Italia, che, nel 2001, ha registrato un fatturato di 2 miliardi e 700 milioni di euro, ponendosi al primo posto nel nostro Paese per ricerca e sviluppo farmaceutico, ha ritenuto di assumere la decisione, il 30 novembre dello scorso anno, di mettere in liquidazione la società, ritenendola, evidentemente, non sostenibile alla luce di una perdita annuale media degli ultimi anni pari a 8,3 milioni di perdita annua. In tale contesto, poteva apparire logica la soluzione legata all'ingresso di un industriale con una forte esperienza nella commercializzazione dei farmaci o, in subordine, quella di dar vita ad un soggetto che avrebbe sostenuto Holostem e la sua meritoria attività con donazioni liberali. La società, invece, ha optato per la manifestazione di interesse formalizzata, ad aprile del 2023, da un soggetto pubblico, la Fondazione Enea Tech e biomedical.
Va, però, detto che tale Fondazione, nei suoi circa 4 anni di vita, non ha sviluppato uno specifico sulla valorizzazione industriale e commerciale della ricerca farmaceutica ed anzi, ad oggi, non ha dato corso ad alcun progetto. Va aggiunto che la Fondazione ha informato molto tardivamente il Ministero, sia dell'avvenuta manifestazione di interesse, che del merito della stessa offerta, di fatto trasmettendo le carte solo il 26 settembre scorso.
Appena sono venuto a conoscenza delle criticità inerenti all'acquisizione di Holostem, ho dato immediatamente disposizione agli uffici di trovare, comunque, una soluzione che garantisse la sostenibilità e fosse compatibile con il regime sugli aiuti di Stato. Ho quindi dato, oggi, il via libera all'acquisizione della società da parte della Fondazione Enea Tech, subordinando la stessa a tre inderogabili condizioni, volte a garantire: l'immediato ingresso nella Holostem di un adeguato e qualificato ; l'elaborazione di un piano industriale, entro 6 mesi dall'acquisizione, che evidenzi chiaramente le strategie volte al contenimento dei costi e all'incremento del fatturato aziendale; l'impegno della società a ricercare investitori privati e industriali, finalizzando l'ingresso nella compagine societaria entro un congruo termine dall'acquisizione e avvalendosi, a tal proposito, del supporto di Invitalia.
PRESIDENTE. Il deputato Richetti ha facoltà di replicare, per due minuti.
MATTEO RICHETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Se lei, oggi, in quest'Aula annuncia il salvataggio e la continuità dell'attività di Holostem, mi ritengo soddisfatto. Se lei subordina questo a qualunque condizione, la mia soddisfazione non è piena. Sa perché, Ministro? Perché salvare la vita al piccolo Hassan, che era in fin di vita e in coma, un bambino siriano che aveva bisogno, con le staminali, di ricostruire il tessuto della pelle, non so se abbia compatibilità industriale e se stia nei conti dell'azienda, ma quell'intervento non ha prezzo.
Ridare la vista a persone - lo ricordava il collega Benzoni - con l'utilizzo delle cellule staminali, che ripropongono e ricostruiscono il bulbo oculare, è evidente che, forse, non ci fa stare dentro con i conti, ed è qui che serve la dimensione pubblica di un Paese. E bene ha fatto, se ha dato il via libera, se ha firmato quell'autorizzazione e se, dal 1° dicembre, Holostem continua a esistere. Però dobbiamo metterci nella testa che serve un adeguato, serve un'azienda all'altezza della sfida che ha, ma serve anche l'imperativo, condiviso insieme, che non si chiuda Holostem, perché vuol dire chiudere una speranza. E sarebbe retorica continuare a parlare di fuga dei cervelli, di ricerca e innovazione se, alla prova dei fatti, il Parlamento, il Governo e la politica non fossero in grado di garantire tale continuità
PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00825 per un minuto.
SIMONA BORDONALI(LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la disponibilità interna di rottame ferroso è strutturalmente inferiore rispetto alla produzione nazionale di acciaio da forno elettrico ed è per questo motivo che si importa almeno il 25 per cento del fabbisogno di rottami di ferro dai Paesi non appartenenti all'Unione europea.
L'articolo 30 del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 maggio 2022, n. 51, prevede che i rottami ferrosi siano considerati materie prime critiche e che la loro esportazione in quantità superiore alle 250 tonnellate sia soggetta a obbligo di notifica al Ministero delle Imprese e del
Signor Ministro, siamo a chiederle quante tonnellate in uscita siano previste, secondo le suddette notifiche, nei prossimi 60 giorni e da quali porti, nonché quante ne siano uscite nei due mesi precedenti, e se esista un piano nazionale a tutela delle imprese che costituiscono le filiere produttive strategiche, stante la possibile crisi dei rottami nazionale.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ADOLFO URSO,Grazie, Presidente. Con una premessa, il rottame ferroso rappresenta un elemento fondamentale per garantire quel fabbisogno nazionale di circa 17 milioni di tonnellate d'acciaio, necessario alle nostre filiere industriali.
In merito, la previsione di esportazione dei prossimi giorni è pari a 251.851.500 tonnellate di materiale destinato alla Turchia, all'India e al Pakistan. Invece, per quanto riguarda i mesi precedenti, la quantità di materiale notificato è stata superiore, pari a 476.117.748 tonnellate.
In riferimento al tema più ampio del fabbisogno nazionale, il Governo ha posto il tema dei rottami ferrosi e, più in generale, della produzione d'acciaio al centro di un progetto chiaro di piano siderurgico nazionale, che poggia su una progressiva specializzazione degli impianti a seconda della loro tipicità. Quattro le aree di intervento: Taranto, unica acciaieria che produce acciaio primario e con tutto il ciclo dal minerale al prodotto finito; Terni, dove lavoriamo per il rafforzamento della produzione di acciai speciali; Piombino, con le enormi potenzialità, in particolare, sulle rotaie, che fin qui ha sottoperformato e che ora registra l'interesse di potenziali nuovi investitori stranieri. Inoltre, è certamente importante il supporto alla produzione del sistema delle acciaierie, soprattutto nel nord, che stanno lavorando a una svolta senza precedenti. L'Italia è il primo Paese anche per quanto riguarda la siderurgia .
Siamo consapevoli che tale piano poggia su una base di rottami ferrosi provenienti dai paesi terzi, ma l'Italia ha un ruolo marginale come Paese esportatore: è al ventiduesimo posto nel mondo. Sarà, quindi, nostra cura monitorare l'effettivo funzionamento del meccanismo di notifica e di garantire i fabbisogni delle imprese siderurgiche nazionali, con l'effettiva disponibilità di materiali ferrosi utile alla necessaria decarbonizzazione, attraverso impianti , cioè a forno elettrico.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Bordonali, per due minuti.
SIMONA BORDONALI(LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro la ringrazio, anche perché, dalla sua risposta, si evince che il Governo ha ben chiaro che il nostro sistema Paese, che si basa anche sulla produzione di acciaio, soprattutto per quanto riguarda gli interventi infrastrutturali che vedranno la luce nei prossimi anni, ha la necessità che le materie prime vengano assolutamente garantite. Lei ha evidenziato che è consapevole della crisi in cui versano numerose acciaierie, soprattutto nel Nord Italia che, probabilmente, nei prossimi giorni saranno obbligate a chiudere la produzione.
Quindi, signor Ministro, la sollecito, anche rispetto a quello che lei ha detto, a migliorare il controllo attraverso i moduli di notifica riguardo alle esportazioni. Infatti, è importante conoscere, nei prossimi sessanta giorni - penso che anche lei, Ministro, voglia saperlo -, prima che l'Italia rimanga senza rottame, quindi, senza acciaio, quali saranno le esportazioni previste
PRESIDENTE. Il deputato Cerreto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00826 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.
MARCO CERRETO(FDI). Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, il 24 novembre 2023, la Commissione europea ha dato notizia dell'approvazione formale della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato dall'Italia. Tale procedura di revisione ha dato luogo a un Piano rafforzato, con un incremento generico delle risorse destinate agli investimenti da 191,5 miliardi a 194,3 miliardi.
Nel complesso, il suo Dicastero è titolare dello sviluppo della logistica per il settore agroalimentare per 800 milioni, altre misure per 1,5 miliardi sul Parco agrisolare, molto apprezzato dal mondo delle imprese, e 880 milioni di euro per l'agrosistema irriguo.
Questa revisione, valutata favorevolmente dalla Commissione europea, presenta notevoli novità in riferimento alle misure di competenza del Ministero dell'Agricoltura. Si intende, quindi, chiedere, Ministro, se voglia spiegare anche al mondo agricolo e alle aspettative dello stesso quali novità interesseranno il suo Ministero.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,Signor Presidente, ringrazio il collega Foti per aver presentato questa interrogazione e il collega Cerreto per averla illustrata.
Com'è stato ricordato dall'interrogante, lo scorso 24 novembre, gli uffici della Commissione europea hanno approvato la revisione del Piano proposta dal Governo italiano. La revisione si è resa necessaria per garantire una maggiore rispondenza del Piano alle mutate esigenze della Nazione, in particolare, del mondo agricolo fortemente colpito dagli impatti del conflitto russo-ucraino, dalla crisi climatica e delle conseguenti ripercussioni economiche.
Per quanto attiene alle misure di competenza del mio Dicastero, sono estremamente soddisfatto dei risultati raggiunti grazie a un lavoro molto complesso e a un confronto molto intenso con la Commissione europea, dovuto al fatto che il Piano italiano è quello più ingente sotto il profilo economico. I fondi destinati al settore agricolo sono, infatti, ad oggi raddoppiati rispetto all'originaria previsione del Piano. In particolare, le risorse disponibili sul Piano passano da 3,68 miliardi di euro a 6,53 miliardi di euro e se consideriamo anche le risorse del Piano nazionale complementare si arriva allo stanziamento di 8 miliardi di euro, uno stanziamento di risorse per l' primario della nostra Nazione che credo non abbia precedenti.
Nella rimodulazione del Piano abbiamo ritenuto giusto puntare sulle misure che hanno registrato maggiore interesse da parte delle imprese agricole. Per questo motivo, sono stati destinati 850 milioni di euro aggiuntivi alla misura Parco agrisolare, investimento strategico per il settore che consente l'installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei fabbricati agricoli, senza consumo del suolo. La misura passa così da 1,5 miliardi di euro a 2,35 miliardi di euro.
La Commissione europea ha voluto premiare i risultati raggiunti dal Ministero. Il bando chiuso il 12 ottobre scorso, infatti, ha visto la partecipazione di oltre 18.000 imprese agricole e della trasformazione di prodotti agricoli per una richiesta di contributi di oltre 2 miliardi di euro, il doppio rispetto alle risorse disponibili. Questo grazie alle importanti novità introdotte dal Governo Meloni, quale il superamento del vincolo dell'autoconsumo - che era assurdo - e, grazie a un intervento normativo di questa natura, ci ha permesso di produrre da 375 megawatt a 1.000 megawatt di energia. Credo che il risultato sia straordinariamente apprezzato dal mondo agricolo. È un impatto in termini positivi sulla sostenibilità ambientale ma anche su quella economica e produttiva, rendendo redditive le imprese e gli investimenti di questa natura in favore del . Con questo Governo l'agricoltura è tornata al centro degli interessi dello Stato
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Mattia, per 2 minuti.
ALDO MATTIA(FDI). Grazie Presidente. Grazie per il grande e ottimo lavoro svolto, Ministro Lollobrigida. Un plauso va anche al Ministro Fitto per la gestione dell'intera complessa partita legata al PNRR Tuttavia, credo che due aspetti vadano focalizzati. Uno, l'interesse a sostenere le filiere agricole. Purtroppo, sono ancora insufficienti gli importi perché bisogna fare veramente dei miracoli in quanto c'è una fortissima richiesta di investimento, attraverso questo progetto, delle filiere agricole; pertanto, bene metterle al primo punto. Un aspetto altrettanto positivo è soprattutto questo lavoro per raggiungere l'autonomia energetica il più possibile, cercando di evitare il consumo del suolo, l'agrisolare, che fino ad oggi non prevedeva l'autoconsumo. Con questo intervento si dà la possibilità agli imprenditori agricoli di non consumare suolo e, allo stesso tempo, di produrre energia pulita e avere anche autoconsumo.
Io personalmente - lo dico con presunzione perché penso di conoscere molto bene la materia agricola - negli ultimi vent'anni non ho visto questo tipo di intervento. A memoria, non lo ricordo e lo attesto con forza e presunzione. Ottimo lavoro anche di concertazione con il mondo della rappresentanza agricola e senz'altro eccezionali gli interventi a favore del sistema idrico anche attraverso il mondo dei Consorzi di bonifica che vanno sempre migliorati. Grazie, buon lavoro Ministro, continui così
PRESIDENTE. Il deputato Santillo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Francesco Silvestri ed altri n. 3-00827 di cui è cofirmatario, per un minuto.
AGOSTINO SANTILLO(M5S). Signor Presidente, Ministro, l'articolo 54 della Costituzione italiana recita che i cittadini cui sono affidati compiti di funzione pubblica devono adempierli con disciplina ed onore. Lei ha anche prestato giuramento su questo. Io non mi dilungo sui fatti, che la cronaca ormai ha dettagliato, della : “Lollo TAV”, “Fermata Lollo” o “Lollo fermata”. Faccia lei. Fatto sta che lei sale a Roma e mentre si reca a Napoli-Afragola viene deviato sulla rotta a Ciampino, dove fa fermare il treno che accumula ulteriore ritardo per tutti i passeggeri. Noi le chiediamo: è vero o non è vero che lei o componenti del suo hanno chiesto a vertici o a funzionari di Trenitalia o di Ferrovie dello Stato o, comunque, ad altri riferimenti, a cui i normali cittadini o pendolari non possono accedere, di avere una fermata ?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere per 3 minuti.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,. Grazie, colleghi. Devo dire che l'interrogazione che avete scritto mi chiede di chiarire se la mia condotta sia ascrivibile - così scrivete - alla normale attività del Dicastero di cui sono responsabile. La risposta è “sì”. L'interrogazione mi permette di ricostruire i termini di una vicenda che nei giorni passati è stata al centro di polemiche che giudico completamente pretestuose. Dal 7 ottobre i Carabinieri del Comando per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare hanno avviato le attività di ripristino per la fruibilità del parco “Cuore verde” di Caivano, da anni non utilizzabile dai cittadini poiché l'area era invasa da piante infestanti e da rifiuti pericolosi, comprese siringhe di tossicodipendenti. È stato in poco tempo attuato un progetto che il generale Rispoli del Comando per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare aveva condiviso con me e che intendo, in questa sede, ringraziare per l'impegno e per il lavoro svolto e, per suo tramite, ringrazio tutti gli uomini e le donne dell'Arma dei carabinieri e dell'Esercito .
È stata scelta la «Giornata nazionale degli alberi», istituita con legge del 14 gennaio 2013, per inaugurare alla mia presenza, come Ministro , il parco, come segno simbolico di rinascita della legalità, quella di cui parlate ogni tanto ma che in realtà negli anni si è interpretata poco. Alla manifestazione erano presenti il sindaco di Napoli, Manfredi, il commissario straordinario del Governo per il risanamento di Caivano, Fabio Ciciliano, il commissario prefettizio Tomao, nominato a seguito dello scioglimento del comune di Caivano per infiltrazione mafiosa, il vescovo della diocesi di Aversa, Spinillo, diversi generali dell'Arma dei carabinieri, il questore e soprattutto tanti cittadini, nonché scuole di ogni ordine e grado, tra cui molti bambini delle scuole elementari. L'inizio della cerimonia descritta era prevista per le ore 15. Prima di questo evento era stata organizzata la visita dell'Istituto agrario alberghiero “Morano”, divenuto simbolo di ripristino della legalità a Caivano grazie al lavoro straordinario di studenti e docenti, a cominciare dalla preside, Eugenia Carfora. Voglio, infatti, ricordare che l'istituto “Morano”, prima dell'arrivo della professoressa Carfora si presentava come un coacervo di situazioni di illegalità che andavano dall'occupazione abusiva dei locali del plesso scolastico alla gestione di attività commerciali irregolari, fino allo spaccio di sostanze stupefacenti e discarica di liquami e rifiuti. Oggi, invece, è una scuola prestigiosa in un settore profondamente legato all'attività del mio Ministero e si presenta come simbolo della forte relazione tra repressione della criminalità e prevenzione della stessa, che deve avere il suo fulcro nell'educazione scolastica.
Come ricorderanno i colleghi, ero presente alla relazione del Ministro Tajani, prevista dopo l'organizzazione di questi eventi, per il Protocollo di intesa tra Italia e Albania. La relazione è terminata alle 11,40. Subito dopo mi sono recato alla stazione dove ho preso il treno n. 9516, treno che risultava in ritardo di pochi minuti, un tempo evidentemente compatibile con gli impegni istituzionali legati al mio ruolo. Subito dopo la partenza da Roma, il treno dell'alta velocità è stato deviato - a prescindere da me, evidentemente - sulla linea ferroviaria ordinaria ed è stato annunciato un ritardo prima di 75 minuti e successivamente di 100 minuti. In pochi chilometri il treno si è fermato più volte e a lungo. Evidentemente, la percorrenza ha messo a rischio la possibilità di partecipare agli eventi ricordati, con gravi conseguenze di natura organizzativa tutte a danno del personale scolastico, del personale dell'Arma dei carabinieri e specialmente dei tanti cittadini che sostavano all'aperto in una giornata di allerta meteo per la regione Campania. A quel punto ho ritenuto di chiedere se fosse possibile effettuare una fermata straordinaria, senza alcuna pretesa di ricevere un trattamento di favore ma nel pieno rispetto del regolamento delle Ferrovie dello Stato, che conosco bene, avendo fatto l'assessore ai trasporti della regione Lazio, e in un periodo nel quale si sono verificati moltissimi casi di sosta straordinaria autorizzati per le più svariate ragioni, al fine di consentire la discesa di utenti da convogli ferroviari. Aggiungo che in questo caso, come dichiarato dai responsabili di Ferrovie dello Stato, non vi è alcun disagio ulteriore, come voi, invece, avete sottolineato, e che tutti i passeggeri - tutti i passeggeri! - hanno avuto la possibilità di scendere alla stazione di Ciampino , come da puntuale informazione diramata dal capotreno. Tanto è previsto dal regolamento ferroviario, applicato in 207 casi negli ultimi 6 mesi . Sono certo di aver fatto il mio dovere. La mia presenza a Caivano rappresentava la vicinanza dello Stato in un territorio martoriato dalla criminalità.
Credo che più di quanto possa dire io, valgono le parole di don Patriciello, coraggioso sacerdote simbolo della rinascita di Caivano e della lotta alla camorra, a dare il senso della mia visita. In un'intervista a ha dichiarato: “È normale che il Ministro Lollobrigida abbia fatto di tutto per esserci a Caivano. Va capito. Lo aspettavano comandanti dei Carabinieri, esponenti della società civile ma soprattutto cittadini. È bello quando lo Stato dimostra di voler essere così presente” . Ed ancora: “Non c'è nessun segnale migliore della presenza del Governo, che rappresenta lo Stato centrale. Io sono il primo a riconoscere quando è il momento di criticare, di lamentarsi. Ma poi bisogna anche essere in grado di dire grazie, di applaudire, come adesso”.
Concludo. Voglio aggiungere un'ultima considerazione. Sono certo che se fossi rimasto comodamente sul treno tra quelli che hanno polemizzato per il mio operato in questi giorni avrei senz'altro trovato qualcuno che avrebbe cercato il modo di accusarmi perché lo Stato non era presente a Caivano. Per fortuna con il Governo Meloni quel tempo è finito: lo Stato c'è e rispetta i suoi impegni .
PRESIDENTE. Il deputato Caramiello ha facoltà di replicare per due minuti. Grazie, colleghi, facciamo replicare il collega Caramiello. Colleghi, vi devo chiedere di far rispondere il collega Caramiello per due minuti. Prego, onorevole.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). Grazie, signora Presidente. Il Ministro non ha risposto alla domanda del collega Santillo .
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). Come temevo, la sua risposta non ci soddisfa minimamente e le spiego anche il perché. Le cito due frasi: “Io penso che sia una cosa che bisogna evitare” e, ancora, “se io sono in ritardo e sono in treno non lo faccio fermare. Io non lo farei, diciamo così”. Ministro, queste dichiarazioni non le ha fatte un esponente del MoVimento 5 Stelle ma portano la firma di due esponenti di rango della Lega che, come vede, hanno preso le distanze dal suo comportamento. Si tratta dei senatori Romeo e Centinaio, quest'ultimo, tra l'altro, ex Ministro dell'Agricoltura, e tutto corredato ancora dal silenzio assordante del Ministro delle Infrastrutture Salvini.
Ministro, dopo più di un anno di Governo lei latita nell'impegno sull'agricoltura , uno dei pilastri del nostro Paese, e viene ricordato solo per le sue , cioè che i poveri mangiano meglio dei ricchi. Ministro, la normativa europea è chiara, ma a noi non è chiaro ancora se lei o qualcuno del suo staff abbia richiesto a qualche vertice di Trenitalia di fermare il treno. Lei ha dichiarato che ha chiesto la fermata perché era in ritardo e doveva andare al lavoro. Lo dica a tutti gli italiani, a tutti i lavoratori, ai pendolari che l'ascoltano adesso in diretta e che vivono quotidianamente i disservizi . Lei ritiene veramente di aver fatto una cosa alla portata di ogni comune cittadino? Ministro, quello che è successo in quella stazione mi fa venire in mente una scena de , con Alberto Sordi, nella quale, arrivati a un certo punto, il marchese lascia tutti sul posto, scortato dalle Forze dell'ordine e, rivolgendosi ai cittadini, dice la famosa frase che tutti ricordiamo.
Presidente, un messaggio di propaganda che si faceva passare durante il Ventennio era che quando c'era lui i treni arrivavano in orario . Ministro, oggi invece, con voi al Governo e nonostante la propaganda politica, i treni continuano ad arrivare in ritardo, i cittadini continuano a vivere disagi ed episodi come questi, insieme alla politica fallimentare di questa maggioranza del suo Dicastero, minano la credibilità delle istituzioni e confermano l'inadeguatezza di questo Governo e dei suoi rappresentanti .
PRESIDENTE. Colleghi! Collega Foti!
PRESIDENTE. La deputata Evi ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-00828 .
ELEONORA EVI(AVS). Grazie, Presidente. Sono scioccanti le immagini andate in onda nella trasmissione realizzate da una ONG lo scorso 5 novembre. Sono stati abbattuti migliaia di maiali in allevamenti intensivi colpiti da PSA, nelle province di Pavia e Mantova con modalità che dire scandalose è dire poco. Sono stati filmati veri e propri abusi e gravi maltrattamenti sia nelle procedure di soppressione degli animali per mezzo di elettrocuzione, effettuata causando inutile sofferenza, sia nella movimentazione degli animali, presi a calci, colpiti con oggetti appuntiti e così via, il tutto senza minimamente rispettare le norme sulla biosicurezza. È emblematico il cassone talmente pieno di carcasse da essere lasciato aperto. Il tutto, pare, con la presenza del personale veterinario ATS e del responsabile dell'allevamento. La ONG che ha filmato le immagini ha sporto denuncia ed è stato aperto un fascicolo. Ma, non solo, perché emergono criticità anche per la gestione dei liquami sparsi nelle zone infette, per cui un'altra ONG ha presentato un esposto in procura.
La domanda, Ministro, è semplice: è ragionevole e giusto concedere ristori ad allevamenti che non rispettano le regole di biosicurezza e di standard di benessere animale? E, quindi, le chiedo, invece di fermare i treni, di fermare l'erogazione di soldi pubblici a chi viola le regole .
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,. Ringrazio la collega Evi che nel quesito si è attenuta a quello che ha mandato per iscritto, a differenza del gruppo che l'ha preceduta, ma li pubblicheremo insieme agli atti, in maniera tale che siano a disposizione dei cittadini per un confronto; a proposito de ci sono altre citazioni che potrei fare. Arrivo alla risposta.
Ritengo opportuno precisare che le questioni proposte dall'onorevole interrogante attengono a una materia, quella del rispetto del benessere animale da parte degli allevatori che abbiano ricevuto dei ristori in conseguenza dell'abbattimento di maiali colpiti dalla peste suina africana, che non attiene alla competenza del Ministero direttamente, perché di specifica competenza veterinaria e, quindi, del Ministero della Salute.
Per quanto mi riguarda, condivido, però, totalmente la necessità che chi riceve ristori a carico del bilancio pubblico sia tenuto al puntuale rispetto della normativa che regola la materia e che debba operare nella piena legalità. Allo stesso tempo, però, ritengo che spetti all'autorità giudiziaria, naturalmente sollecitata dalle competenti autorità di vigilanza, verificare se siano stati commessi reati e considero tutti i cittadini innocenti fino alla condanna definitiva, come sancito dalla nostra Costituzione.
Non può essere compito di una trasmissione televisiva perseguire i presunti colpevoli di reati né tantomeno emettere condanne sommarie. Informare è corretto, invece. A mio parere, garantire il benessere animale rappresenta una sfida decisiva per la competitività delle aziende, che attuano specifici investimenti, che si confrontano con il mercato e con le richieste degli acquirenti intermedi e finali della filiera zootecnica, i quali, nel corso degli anni, hanno mostrato sempre maggiore attenzione alle condizioni di benessere degli animali dai quali i prodotti suinicoli derivano.
Riporto, ora, gli elementi di risposta che sono stati forniti ai miei uffici dalle autorità competenti. In merito a quanto segnalato dall'interrogante, risulta che le operazioni sono state eseguite da ditte specializzate sotto il controllo del personale dell'Agenzia di tutela della salute di Pavia, secondo le buone prassi del caso e in osservanza delle norme, sia in termini di biosicurezza sia nel rispetto del benessere animale. Per quanto di mia conoscenza, è da escludere che maltrattamenti sugli animali siano avvenuti in presenza di medici veterinari dell'Agenzia di tutela della salute. Segnalo che le violazioni delle misure di biosicurezza commesse dagli attivisti, entrati in forma non autorizzata in aree soggette a restrizioni, creano difficoltà alle operazioni di controllo e, al contempo, possono aumentare i rischi di contaminazione.
Peraltro, il riferimento a eventuali violazioni delle norme di biosicurezza relative a uno scorretto smaltimento di liquami potenzialmente contaminati non è supportato, a oggi, da nessuna evidenza. Al contrario, il pronto ed efficace intervento dell'autorità competente ha avuto l'effetto di bloccare rapidamente la diffusione dell'infezione, che appare eradicata nel comparto del suino domestico. Ciò ha contribuito a tutelare migliaia di animali.
La stessa Commissione europea ha riconosciuto l'ottimo operato svolto in situazione di emergenza, con una risposta tanto rapida quanto efficace, ed ha recentemente allentato le misure di restrizione commerciale nell'area del Pavese. Si sottolinea, infine, che i ristori alle aziende coinvolte verranno elargiti secondo la normativa vigente e che l'Agenzia per la tutela della salute sta già provvedendo a comminare le sanzioni del caso a fronte delle inadempienze riscontrate. Di tutte le inadempienze riscontrate è stata fatta denuncia all'autorità giudiziaria.
PRESIDENTE. La deputata Evi ha facoltà di replicare per due minuti.
ELEONORA EVI(AVS). Grazie, Ministro. Io, allora, mi aspetto una grande attenzione rispetto all'erogazione di ristori - che, lo ricordo e lo ribadisco, sono soldi pubblici - che andranno ad allevatori che hanno violato le regole. Certamente, sarà la magistratura a fare il suo corso e a verificare quanto è già denunciato.
In questo momento c'è un fascicolo aperto dalla procura e ritengo, però, che qui dovremmo fare un'ulteriore riflessione rispetto al riorientamento dei soldi, in generale dei soldi pubblici, verso modelli che abbandonino una volta per tutte l'allevamento intensivo e la pratica di vero e proprio sfruttamento degli animali. Anche perché, è vero che, come sappiamo dalle immagini viste e ricevute, vediamo un vero e proprio maltrattamento, un vero e proprio abuso avvenuto a cielo aperto, di fatto, in pieno giorno, registrato dalle ONG e, poi, trasmesso in televisione, ma non sappiamo che cosa accade dietro le porte chiuse dei capannoni negli allevamenti intensivi. In realtà, in parte lo sappiamo, grazie sempre all'azione di molte ONG; grazie alle loro inchieste, sappiamo cosa avviene all'interno. Qui, sorge il dubbio, perché quel poco che sappiamo ci fa vedere una situazione che non pare essere l'eccezione, semmai pare essere un problema strutturale, anche nel nostro Paese.
Concludo, Ministro. Quando sopraggiunge un fenomeno come l'emergenza PSA - che è una malattia che, ricordo, colpisce solo i suini e non gli uomini, colpisce un settore economico e, quindi, non è un problema di salute pubblica - accade che si cercano i capri espiatori. Si cercano i capri espiatori nella fauna selvatica e, così, via libera alla caccia ovunque nel nostro Paese, oppure si cercano i capri espiatori negli animali salvati dal maltrattamento e ospitati nei rifugi, come i 9 maiali uccisi “preventivamente” nel rifugio Cuori liberi di Sairano, quando, invece, servirebbero protocolli differenziati per tutelare questi animali che non sono più cibo, ma veri e propri animali d'affezione.
Invece, temo si rischi di latitare sulle vere responsabilità nella diffusione del contagio della peste suina dove gli allevatori stessi sono, con la movimentazione degli animali, con la movimentazione dei liquami ma, non solo, con la gestione assolutamente approssimativa del fenomeno e dell'emergenza, i veri responsabili della diffusione di questo virus .
PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00829 di cui è cofirmataria, per un minuto.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, parliamo del servizio civile universale, un programma importante che dà la possibilità ai giovani di fare una scelta, di mettere una parte del proprio tempo e della propria vita a disposizione del Paese, dedicandosi alla promozione dei valori fondativi della nostra Repubblica.
Recentemente, nel novembre scorso, il suo Ministero ha siglato un protocollo d'intesa con il Ministero per lo Sport e i giovani per rilanciare il servizio civile agricolo, ovvero, per permettere la formazione di 1.000 giovani nel contesto agricolo, con la possibilità di svolgere quest'attività nelle aree di montagna, di acquisire competenze trasversali nell'ambito agricolo e agroalimentare, soprattutto nelle aree interne del Paese, quelle più disagiate e più spopolate.
Le chiediamo di illustrare questo protocollo, per capire quali siano le finalità, quali siano le opportunità, quali siano gli obiettivi, ovviamente, per renderlo noto ai giovani e per capire come si inserisce nel più ampio programma del servizio civile universale.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,. Grazie, Presidente. Ringrazio la collega, il collega Maurizio Lupi e tutto il gruppo di Noi Moderati, che ha presentato un'interrogazione che mi permette di illustrare il protocollo d'intesa relativo al servizio civile agricolo, siglato lo scorso 22 novembre con il Ministero per lo Sport e i giovani, di durata triennale, che prevede un cofinanziamento di 7 milioni di euro in capo a entrambi i Ministeri sottoscriventi.
L'obiettivo è la formazione di 1.000 giovani per rafforzare il servizio civile come strumento di promozione e sviluppo dell'agricoltura, in particolare, di quella sociale. Intendiamo, in questo modo, offrire ai giovani la possibilità di acquisire competenze trasversali, promuovendo e potenziando la conoscenza delle pratiche e della cultura contadina e aumentare così le loro prospettive di occupabilità in ambito agricolo ed agroalimentare.
Si tratta di un obiettivo deciso per riavviare l'attività agricola, specialmente nelle aree interne della Nazione, come lei ricordava, che sono state interessate da fenomeni di abbandono e spopolamento, con conseguente depauperamento del territorio, oltre che dal punto di vista economico, anche dal punto di vista sociale e culturale.
Attraverso un apposito programma quadro di sperimentazione previsto in attuazione del presente protocollo i giovani operatori volontari potranno essere orientati alle forme di lavoro nel campo agroalimentare inclusive, innovative e sostenibili, compiendo al contempo un percorso di crescita personale atto a sviluppare un maggiore senso civico, una migliore percezione dei valori democratici e un rafforzamento delle proprie competenze.
Per dare piena attuazione all'iniziativa verrà pubblicato, nelle prossime settimane, il bando di progettazione per l'impiego di questi mille giovani operatori volontari nel servizio civile agricolo.
L'azione del Ministero dell'Agricoltura, nello specifico, prevede la realizzazione di azioni formative ed educative atte a favorire le giovani generazioni e i soggetti svantaggiati in sostegno anche a un'idea di rilancio del modello che garantisce la nostra produzione primaria.
I servizi di assistenza alle comunità sono previsti e legati in particolare all'agricoltura sociale, agli agrinidi, ai campi scuola. Con questo modello, che prevede il sostegno a un'azione di questa natura, noi intendiamo valorizzare il ruolo dei nostri giovani, il ruolo dell'agricoltura, la percezione della possibilità di servire la patria anche in un strategico come questo, che torna sempre più centrale, credo, grazie all'azione sicuramente di tutto il Parlamento, ma, permettetemi di dirlo, anche del Governo guidato da Giorgia Meloni .
PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di replicare.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nella sua risposta dimostra che lei c'è, come è stato a Caivano, dove lei non poteva mancare . Come Ministro della Repubblica italiana lei rappresenta le istituzioni, lo Stato italiano, e ha fatto bene a fare di tutto per esserci . Un'inaugurazione e un segnale che lo Stato c'è, e dobbiamo smetterla con le strumentalizzazioni.
Dobbiamo occuparci di cose serie e smetterla di avvelenare i pozzi, perché il Paese ha bisogno di concretezza, come lei ha dimostrato a Caivano e come ha dimostrato anche sul tema del servizio civile agricolo, che consideriamo importante sotto due aspetti. Coinvolge direttamente i giovani in agricoltura e getta le basi per un vero e proprio ricambio generazionale in agricoltura, che è necessario per gestire un futuro sostenibile in agricoltura.
Non possiamo permetterci di perdere giovani in un settore che oggi, al pari di altri, vede la presenza della tecnologia e dell'innovazione a fianco alla tradizione e alle competenze.
Le aziende agricole italiane sono, anche da questo punto di vista, competitive a livello internazionale e sono un baluardo di italianità nel mondo. Quella del servizio civile agricolo è una grande opportunità di confronto e di crescita per i giovani e per le imprese, quindi ben vengano iniziative come questa.
La incoraggiamo perché, oltre a quei 1.000 giovani, ci possano essere ancora più giovani che si possano occupare dell'agricoltura, dell'economia del nostro Paese e della crescita complessiva dell'Italia .
PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00830 .
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Ministro Fitto, di fronte ai ritardi e alle difficoltà, il Governo aveva presentato un piano per rivedere alcuni progetti, cancellarne, modificarne i tempi, e la Commissione europea, dimostrando quella capacità di lavoro, flessibilità e volontà di aiutare l'Italia, a differenza delle polemiche sollevate nei mesi precedenti, ha sostanzialmente accettato la proposta, rinviando naturalmente per il voto finale al Consiglio. Ma ha chiarito la necessità per il PNRR di portare avanti le riforme, ne abbiamo citate tre: giustizia civile e penale, pubblica amministrazione e concorrenza.
Su questo, per una serie di ragioni, Ministro Fitto, noi non siamo per nulla tranquilli e vorremmo da lei assicurazioni che il Governo, oltre agli investimenti, ha un ruolino di marcia anche per le riforme.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere.
RAFFAELE FITTO,.
Grazie, Presidente. Parto con il rassicurarla, nel senso che l'azione del Governo, nell'ambito della revisione del Piano, ha guardato con la massima attenzione non solamente alle modifiche e alle rimodulazioni sul fronte dei finanziamenti degli investimenti, ma ha avuto una particolare attenzione sul tema delle riforme.
Non è un caso che la proposta di revisione del Piano del Governo Meloni porti le riforme dalle 59 precedenti alle 66 attuali, nel senso che abbiamo deciso di aumentare il tasso percentuale di riforme e di inserire 7 nuove riforme. Una è quella già in discussione sul fronte della riorganizzazione degli incentivi, la seconda, molto importante, è quella della politica di coesione, che si raccorda con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, come stabilito all'inizio della legislatura come scelta precisa del Governo, e altre 5 importanti riforme, che sono state inserite all'interno del REPowerEU, che diventa la settima missione del Piano e che consente la possibilità di intervenire su alcune questioni fondamentali.
La prima, in modo particolare, è relativa al testo unico in materia di energie rinnovabili e la seconda è relativa alla riqualificazione dei lavoratori pubblici e privati nell'ambito dell'innalzamento delle competenze in materia di efficientamento energetico. Altre riforme importanti riguardano i sussidi ambientalmente dannosi, l'introduzione di misure per ridurre i costi di connessione alle reti del gas degli impianti di produzione di biometano e l'introduzione di strumenti per le imprese per ridurre il rischio finanziario legato all'acquisto di energia da fonti rinnovabili. Queste riforme caratterizzano il nuovo Piano e rappresentano, in modo molto chiaro, l'impostazione che il Governo ha messo in campo.
Per quanto riguarda, invece, le riforme previste già dal Piano, dopo un approfondito confronto, posso confermare che i intermedi e finali, per quanto riguarda la riforma in materia di giustizia, i contratti pubblici e la concorrenza, sono confermati rispetto agli obiettivi individuati, con un rafforzamento, sul fronte legislativo, come potrà verificare, da qui ai prossimi giorni, successivamente al confronto che porteremo avanti sia in Parlamento, nell'ambito della relazione semestrale (che nei prossimi giorni sarà presentata e poi illustrata), sia nella cabina di regia, che proprio ieri ha avuto una giornata molto rilevante, se è vero, com'è vero, che abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con tutte le organizzazioni di categoria e con le parti sociali.
Quindi, proseguiamo in questa direzione. Le posso garantire e confermare che l'attenzione sul fronte delle riforme da parte del Governo resta elevatissima e, come ho detto, è stata notevolmente aumentata .
PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di replicare.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Signor Ministro, non posso dire di essere soddisfatto, perché lei ha ribadito, in termini generici, l'aumento del numero di riforme. Va bene, spero che arriveremo veramente a confrontarci, ad esempio, sui sussidi ambientalmente dannosi. È una bella sfida, la correremo assieme e troverà nell'opposizione molto più supporto che dentro la maggioranza, ma lo vedremo. Sul resto, però, il suo impegno è generico. Voglio il successo del PNRR, da europeista, da europeo e da italiano. Penso, però, alla legge sulla concorrenza: quella che sta arrivando non è adeguata, lei lo sa benissimo.
Quando a Bruxelles vedranno quella legge sulla concorrenza, se alla Camera non avremo modo di cambiarla radicalmente, diranno che non va bene, esattamente come noi, quando arriverà, diremo che non va bene. Penso, per esempio, ai balneari, un Governo che non è capace di affrontare il tema dei balneari! Ministro Fitto, rispetto a un lido a Gallipoli, non è che si possa dire: no, questo non lo mettiamo a gara, anche se pagano due lire, perché tanto ci sono chilometri di spiagge libere, che è meglio lasciare libere, lontano dai centri di pregio.
Non si fa così la legge sulla concorrenza! Siete stati troppo timidi, arrivate tardi e male. Sul pubblico impiego e sulla giustizia non ha detto niente di impegnativo, signor Ministro. Ministro dell'Agricoltura, può aspettare un secondo, per cortesia? Sulle riforme della giustizia, non ha detto niente. Arriveranno, va bene, ma state aprendo lo scontro tra politica e giustizia, e le riforme, invece, passano in secondo piano. La forza del PNRR non è solo nei soldi spesi, è nelle riforme che possono far fare un salto di qualità in termini di produttività, di competitività e di buoni stipendi a questo Paese. Su questo, tardate e non date risposte concrete.
PRESIDENTE. Il deputato Sala ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00831 .
FABRIZIO SALA(FI-PPE). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, il Piano per asili nido e scuole dell'infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia del PNRR mira ad aumentare l'offerta di strutture mediante la costruzione, la riqualificazione e la messa in sicurezza di asili nido e scuole dell'infanzia, allo scopo di garantire anche un incremento dell'offerta educativa e delle fasce orarie disponibili per la fascia di età da 0 a 6 anni, migliorando, in tal modo, la qualità dell'insegnamento.
Il PNRR prevede l'aggiudicazione, entro il 30 giugno 2023, dei contratti per la costruzione, la riqualificazione e la messa in sicurezza di queste strutture, nonché la creazione, entro il 31 dicembre 2025, di oltre 260.000 nuovi posti per servizi di educazione e cura della prima infanzia.
Il Governo recentemente ha annunciato il giudizio favorevole della Commissione europea sulla proposta di revisione del PNRR formulata dall'Italia sul raggiungimento degli obiettivi previsti al fine del pagamento della quarta rata e, dato che il nuovo Piano supera le numerose criticità attuative del Piano precedente, sono, quindi, a chiederle quali sono le iniziative assunte dal Governo, a livello nazionale ed europeo, per incrementare l'offerta di strutture per l'infanzia.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
RAFFAELE FITTO,. Grazie, Presidente. Anche per questo, come per il punto precedente, evidentemente, ci troviamo di fronte all'approvazione della proposta da parte della Commissione europea, quindi, le cose che dirò sono state oggetto di un confronto con la Commissione europea e di un'approvazione da parte della Commissione europea, che penso rappresenti un elemento di garanzia ulteriore rispetto anche alle criticità emerse.
Sul tema degli asili, penso sia importante ricostruire quello che è accaduto in modo molto chiaro e semplice, per confermare che l'obiettivo da mantenere e da raggiungere, per quanto ci riguarda rimane intatto, nonostante le difficoltà che sono emerse nella fase di verifica. Mi riferisco, in modo specifico, a tre voci relative al bando del 2021 per gli asili nido. La prima voce è quella relativa al fatto che c'è stato un oggettivo aumento del costo delle materie prime, e questo si spalma inevitabilmente su tutti gli interventi. La seconda voce è che era stato immaginato che la demolizione e ricostruzione di un asilo potesse essere conteggiata come nuovo costo, cosa che la Commissione ha ritenuto inammissibile. La terza è che erano stati inseriti 900 milioni di euro per spese di gestione degli asili, quindi spese correnti, che la Commissione ha ritenuto non ammissibili. Cosa ha fatto il Governo? Non solo ha concordato il mantenimento del numero complessivo dei posti e, pur avendo rideterminato in riduzione, all'interno del PNRR, la quota degli asili, ha messo in campo una serie di misure per garantire il raggiungimento dell'obiettivo, su due fronti in modo particolare. Nel decreto-legge Caivano, trovate 530 milioni di euro che sono destinati a un bando che, nei prossimi giorni, sarà pubblicato, fuori dall'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché i nuovi interventi non avrebbero rispettato i di tempo all'interno del Piano. In secondo luogo, abbiamo modificato un programma di interventi pari a 900 milioni di euro di edilizia scolastica, che è stato spostato al bilancio dello Stato, all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, consentendo di liberare altri 900 milioni di euro. Le risorse relative al decreto-legge Caivano e i 900 milioni ulteriori che sono liberati rappresenteranno una possibilità parallela di accompagnamento al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che, correggendo le difficoltà e gli errori ai quali ho fatto riferimento, consentirà di raggiungere il risultato che sicuramente il Governo ha come priorità assoluta, perché la scelta della realizzazione dei posti di asilo nido, per il Governo Meloni, come è noto, rappresenta un'assoluta priorità, sulla quale ci siamo impegnati. Devo dire che il confronto con la Commissione europea è stato positivo, costruttivo e l'approvazione di questa proposta conferma la validità della stessa .
PRESIDENTE. Il deputato Sala ha facoltà di replicare, per due minuti.
FABRIZIO SALA(FI-PPE). Grazie, Ministro. Devo dirle che sono soddisfatto della sua risposta, ma penso che io, il mio gruppo e tutta la maggioranza siamo soddisfatti del suo lavoro e del Governo, in questo frangente, innanzitutto perché il PNRR è un investimento per le nuove generazioni. In questo senso, investire sull'istruzione, sulla scuola e sulla scuola dell'infanzia diventa di fondamentale importanza, per far sì che le nostre famiglie, i nostri cittadini possano realizzare i loro sogni, anche insieme ai loro figli. Il sostegno e l'educazione dei figli sono sicuramente una sfida importante per il futuro e sostenere questo significa combattere anche la denatalità. Lasciare agli italiani e alle famiglie la facoltà di realizzare il futuro dei nostri figli e dei figli dei nostri figli diventa sicuramente di fondamentale importanza.
Questo, però, è molto difficile quando questi progetti devono essere realizzati andando a contrattare con l'Unione europea, andando a modificare vecchi Piani, che evidentemente non erano consoni alle esigenze attuali. L'ha detto lei, l'aumento del costo delle materie prime e poi qualcosa all'interno della presentazione, che non ha funzionato.
Quindi, la ringrazio e penso che, oltre a realizzare, è bene anche comunicare, e questo è il motivo che mi ha spinto a porle questa interrogazione .
PRESIDENTE. La deputata Roggiani ha facoltà di illustrare l'interrogazione n. 3-00832 di cui è cofirmataria, per un minuto.
SILVIA ROGGIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente oggi, in quest'Aula ci facciamo portavoce degli oltre 7.000 comuni che hanno presentato progetti sul PNRR e che si vedono tagliare i fondi di opere spesso già realizzate o messe a gara, opere per la lotta al rischio idrogeologico, per la rigenerazione urbana, per valorizzare i beni confiscati alle mafie. Ci facciamo portavoce dei comuni che, secondo la Corte dei conti, sono quelli che meglio sono riusciti a spendere i soldi del PNRR e chiediamo: chiariteci quali sono i progetti tagliati, chiaritecelo qui, in Parlamento. Chiariteci il perché e con quali motivazioni. Chiariteci quale sarà la fonte di finanziamento alternativa, perché ancora non lo abbiamo capito. Chiariteci quando sposterete queste risorse, perché, se lo spostamento non sarà contestuale, le gare rischiano di bloccarsi. Chiariteci se sarete in grado di garantire che, anche con queste nuove fonti di finanziamento, rimarranno le procedure semplificate, perché altrimenti queste opere rischiano di non essere fatte. E, ancora, lo hanno già detto i colleghi in precedenza, su un taglio davvero ingiusto, quello dei 100.000 posti negli asili nido; oggi, in Italia, solo il 28 per cento dei bambini ha un posto in un asilo nido. Cosa diciamo alle famiglie? È questo il vostro sostegno alla natalità? I comuni, con i fondi del PNRR, danno risposte alle loro comunità. Vogliamo lasciarli di nuovo soli? Vogliamo perdere questa occasione straordinaria ?
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
RAFFAELE FITTO,Grazie, come ho appena detto rispondendo alla precedente interrogazione, parto dalla fine: cosa diciamo alle famiglie? La prima cosa che diciamo è che non sono stati tagliati i posti, per le ragioni che ho appena spiegato, dove abbiamo individuato le risorse da garantire per la realizzazione degli asili e poi diciamo anche che abbiamo corretto due errori, ai quali ho fatto riferimento. Il primo sono i 900 milioni di euro per il funzionamento degli asili, che erroneamente sono stati inseriti nella prima bozza del Piano e che non potevano essere inseriti. In secondo luogo, spieghiamo che nel bando era stata prevista la demolizione e ricostruzione, conteggiando questi come nuovi costi, e non era possibile; questo è condiviso ed è palese all'interno del confronto con la Commissione europea, così come mi preme anche chiarire che noi non abbiamo tagliato nulla. Consentitemi anche questa occasione per ribadire un concetto: tagliare vuol dire intervenire sul decreto di finanziamento delle opere. Noi abbiamo un decreto di finanziamento dell'intero PNRR che non abbiamo mai, in alcun momento, modificato. Questo vuol dire che non ci sono mai stati tagli, così come regolarmente viene ripetuto, in ogni circostanza e che, nel confronto messo in campo, abbiamo individuato una serie di opere che sono state spostate fuori dal PNRR e che, quando si completerà l'iter di approvazione del Piano troveranno una copertura alternativa. Ciò anche perché vorrei ricordare che sono ben 67 i miliardi di euro di progetti in essere, cioè interventi precedenti al PNRR, che non corrispondevano né ai criteri di ammissibilità del Piano, né, tantomeno, rispondevano ai tempi, come emergerà, in modo molto dettagliato, dal completamento della revisione e dalla relazione che porteremo in Parlamento, come regolarmente abbiamo fatto, e nella quale avremo la possibilità di discutere dettagliatamente di questi aspetti.
Quindi, la scelta che il Governo ha messo in campo è stata una scelta di confronto, perché ne abbiamo parlato con gli enti locali, ci siamo confrontati con gli enti locali e abbiamo addirittura, su ogni singola questione, avviato una comunicazione diretta con ogni singola amministrazione comunale e le conseguenze delle scelte sono frutto anche delle risposte che, per iscritto, il Governo ha ricevuto. Questo è il percorso che noi abbiamo messo in campo e, quindi, avremo la possibilità, nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, di confermare ulteriormente non solo le scelte, ma anche, devo dire, di evitare di utilizzare per il futuro verbi come tagliare, che noi non abbiamo utilizzato nella pratica e nei provvedimenti che abbiamo messo in campo .
PRESIDENTE. Il deputato De Luca ha facoltà di replicare, per due minuti.
PIERO DE LUCA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Guardi, noi abbiamo ascoltato un trionfalismo francamente fuori luogo da parte del Ministro, che non possiamo per nulla condividere. Sulla modifica del nuovo PNRR avete avuto la capacità e il coraggio di confondere le acque con un gioco delle tre carte degno del miglior prestigiatore, Ministro.
La Premier ha annunciato di aver ottenuto oltre 21 miliardi di euro in più per l'Italia: è una , chiariamolo ancora una volta, è una bugia e lei lo sa perfettamente . I conti dovete farli bene, altrimenti vi presteremo una buona calcolatrice. Non sono i 21 miliardi in più nel PNRR, sono 2,8, legati ad adeguamenti tecnici per il capitolo REPowerEU. C'è una bella differenza e crediamo che voi dobbiate avere il dovere di raccontare la verità e non fare moltiplicazioni immaginare dei pani e dei pesci. I 21 miliardi di euro sono rimodulazioni di risorse già esistenti, su cui state producendo, peraltro, un disastro, perché state cancellando - lei preferisce il termine “definanziando”, è la stessa cosa - progetti strategici non per il Partito Democratico, ma per l'intero Paese.
Al di là delle chiacchiere, avete cancellato interventi per oltre 100.000 nuovi posti in asili nido. Questa è la verità ed è una scelta grave, che noi denunciamo ancora una volta con forza e ve ne dovete assumere la responsabilità nei confronti delle famiglie, dei bambini, delle donne, cui state negando un'opportunità che noi avevamo, invece, creato. Avete cancellato 500 progetti di nuove case, ospedali di comunità: una decisione scellerata, che indebolirà l'accesso alla salute pubblica gratuito e universale dei nostri cittadini. Avete cancellato oltre 10 miliardi di euro di progetti di riqualificazione di periferie e interventi nei territori nei nostri comuni. È una realtà, è un dato di fatto, ve lo sta contestando anche l'ANCI; se non ve ne siete accorti, conviene informarvi meglio. È una decisione, dal nostro punto di vista, profondamente sbagliata.
Le domande, allora, che le abbiamo posto sono semplici e lei a queste domande non ha risposto: perché avete colpito gli asili, i comuni, il dissesto idrogeologico? Perché avete colpito la sanità? Dove avete spostato esattamente le risorse tagliate? Con quali criteri avete scelto gli interventi da definanziare? Avete rispettato la soglia del 40 per cento al Mezzogiorno, sì o no? Sono domande semplici, a cui lei non ha dato risposta e anche nulla ha detto sulle eventuali coperture alternative, di cui vi state riempiendo la bocca. Siamo stanchi di promesse al vento. Dove troverete i fondi per recuperare i progetti che avete fatto saltare? Questo lei doveva dire oggi, doveva mostrare le carte al Parlamento, non continuare a raccontarci favole e buone intenzioni, perché di favole e buone intenzioni ne abbiamo ascoltate già troppe finora. Continueremo a chiedere verità e trasparenza, Ministro, a lei e al Governo, perché è in gioco il futuro del Paese. Non permetteremo di bruciare un'occasione storica per l'Italia .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per richiedere un'informativa urgente per un intervento urgente della Ministra Calderone per quanto riguarda i lavoratori di Piombino, perché ieri è stata trasmessa una lettera alla società, che aveva inviato la richiesta al Ministero per la cassa integrazione straordinaria, che scadrà, per i lavoratori di Piombino, il giorno 7 gennaio. Si parla di 1.400 persone, lavoratori. È un grave errore, secondo me, da parte del Ministro aver risposto in questa maniera, anche perché, nella lettera c'è scritto che non ci sono risorse in merito a questa richiesta.
Credo che, in maniera urgente, si debbano reperire queste risorse, anche per il fatto che in quel luogo ci sono aziende importanti, di livello nazionale ed internazionale: in questo caso, è una società ucraina che ha dato la sua disponibilità ad intervenire e investire nel luogo, che, in questo caso, rappresenta l' più importante. Infatti, è stata scelta Piombino proprio perché ci sono lavoratori che hanno il necessario non solo all'azienda JSW, ma anche a questa nuova impresa che deciderà di investire su Piombino. Lo speriamo e siamo qui in attesa anche che il Ministro Urso ci dica come stanno le cose su questo investimento. Come dicevo prima, questi lavoratori rappresentano l'asse portante di un possibile investimento, perché hanno il
Ecco perché noi chiediamo questa informativa urgente del Ministro, perché crediamo che oggi ci sia bisogno di salvaguardare questi lavoratori e che questa cassa integrazione straordinaria sia rifinanziata .
PRESIDENTE. Il Governo è presente, naturalmente riferirò della richiesta di informativa urgente.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1474-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 ottobre 2023, n. 140, recante misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.
La VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Gianpiero Zinzi.
GIANPIERO ZINZIGrazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge al nostro esame risponde all'esigenza di adottare misure urgenti per fronteggiare, anche mediante il ricorso a procedure semplificate e altre disposizioni di accelerazione, gli effetti dell'evoluzione del fenomeno bradisismico in atto nell'area dei Campi Flegrei.
Il provvedimento introduce disposizioni volte ad approvare con urgenza un piano straordinario di analisi della vulnerabilità delle zone edificate direttamente interessate dal fenomeno bradisismico e un piano di comunicazione alla popolazione. Inoltre, il provvedimento prevede l'elaborazione di un'apposita pianificazione per l'area del bradisismo, la verifica della funzionalità delle infrastrutture di trasporto e degli altri servizi essenziali, nonché il potenziamento della risposta operativa territoriale di protezione civile.
L'esame in sede referente ha consentito di svolgere un approfondimento sulla situazione nell'area dei Campi Flegrei, anche grazie agli importanti elementi di informazione e valutazione acquisiti nel corso delle audizioni svolte, audizioni che hanno riguardato soggetti istituzionali, enti territoriali, centri di ricerca, esperti, soggetti del mondo produttivo e professionale, sulla base di un'istruttoria articolata che attesta la grande attenzione della Commissione ambiente nei confronti delle tematiche e del territorio interessato dal decreto-legge. Voglio sottolineare positivamente il clima che ha caratterizzato i lavori in Commissione, improntato a un approccio costruttivo da parte di tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione, nella consapevolezza dell'importanza del provvedimento al nostro esame.
Per quanto riguarda il contenuto del decreto-legge, l'articolo 1 individua le finalità del decreto.
Per tali finalità, l'articolo 2, comma 1, affida al Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, che si avvale anche del Consiglio superiore dei lavori pubblici, il coordinamento dei soggetti istituzionali sul territorio e dei centri di competenza, di cui all'articolo 21 del codice della Protezione Civile, ai fini della predisposizione e dell'attuazione di un piano straordinario, con l'obiettivo di analizzare la vulnerabilità delle zone edificate interessate, conoscere la pericolosità e supportare le strategie di riqualificazione sismica del patrimonio edilizio pubblico e privato, da adottare entro 90 giorni dall'entrata in vigore del provvedimento. Il piano deve comprendere, tra l'altro, uno studio di microzonizzazione sismica, un'analisi della vulnerabilità sismica dell'edilizia privata e dell'edilizia pubblica per individuare misure di mitigazione, nonché un programma di implementazione del monitoraggio sismico e delle strutture.
Segnalo che, sulla base di una modifica approvata dalla Commissione, è stato precisato che lo studio di microzonizzazione sismica è di livello 3. Sulla base di una modifica condivisa da tutti i gruppi e approvata nel corso dell'esame in sede referente, si prevede, inoltre, che l'istruttoria tecnica ed economica dell'analisi di vulnerabilità e del piano delle misure può essere svolta anche con il supporto dei centri di competenza che ne garantiscono l'omogeneità. Sulla base dei dati di sollevamento bradisismico e della sismicità dell'area, resi disponibili dai centri di competenza e con il concorso operativo dei soggetti di cui al comma 1, il Dipartimento della Protezione Civile provvede a una prima delimitazione speditiva della zona di intervento, circoscritta alla porzione dei territori dei comuni dell'area realmente e direttamente interessata. Il Dipartimento della Protezione Civile si avvale di una struttura temporanea di supporto, posta alle dirette dipendenze del capo del Dipartimento, a cui è assegnato un contingente massimo di personale. Il Dipartimento può, altresì, avvalersi di esperti, amministrazioni locali e strutture periferiche delle amministrazioni centrali dello Stato.
L'articolo 3 prevede che la regione Campania, in accordo con il Dipartimento della Protezione Civile, avvalendosi anche dei centri di competenza, coordini le attività di comunicazione rivolte alla popolazione, provvedendo all'approvazione di un piano di comunicazione alla popolazione concernente il potenziamento e lo sviluppo di iniziative già avviate nell'area interessata, ovvero l'avvio di nuove iniziative, tenendo conto delle esigenze delle persone con disabilità. Sulla base di una modifica approvata nel corso dell'esame in Commissione e condivisa dai gruppi di maggioranza e di opposizione, il piano di comunicazione è attuato in accordo con i comuni ubicati nella zona rossa.
L'articolo 4, poi, prevede, nell'ambito della più ampia pianificazione di Protezione Civile per l'area Flegrea, l'elaborazione, da parte del Dipartimento della Protezione Civile, in accordo con la regione Campania, con la prefettura di Napoli e con gli enti e le amministrazioni territoriali interessati, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, di uno specifico piano speditivo di emergenza per il territorio interessato, basato sulle conoscenze di pericolosità elaborate dai centri di competenza e contenente le procedure operative da adottare in caso di recrudescenza del fenomeno bradisismico. La pianificazione è testata mediante attività esercitative del Servizio nazionale della Protezione Civile.
L'articolo 5, inoltre, prevede che la regione Campania coordini le attività di verifica e individuazione delle criticità da superare per assicurare la funzionalità delle infrastrutture di trasporto e di altri servizi essenziali. Nel corso dell'esame in sede referente, è stato inserito il comma 2-, in base al quale il commissario straordinario di governo, ossia il presidente della regione Campania, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, trasmette al Governo e alle Camere una relazione sullo stato di attuazione del programma di adeguamento del sistema di trasporto intermodale nelle zone interessate dal fenomeno bradisismico, comprendente l'indicazione delle risorse disponibili impegnate ed erogate, anche al fine di individuare eventuali ulteriori misure di accelerazione e semplificazione da applicare ai relativi interventi di adeguamento. Durante l'esame in Commissione, si è svolto un articolato dibattito sul collegamento tra il porto di Pozzuoli e la viabilità di accesso alla tangenziale di Napoli quale via di fuga, un tema la cui rilevanza è stata condivisa da tutta la Commissione.
In esito a tale dibattito, è stata approvata una disposizione che prevede che la regione Campania, con provvedimento da trasmettere al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, individui le risorse nell'ambito di quelle che risultano disponibili in esito alla citata relazione, da destinare al comune di Pozzuoli come contributo per l'apertura al transito delle gallerie di collegamento tra il porto di Pozzuoli e la viabilità di accesso alla tangenziale di Napoli, e per la manutenzione delle medesime gallerie per l'anno 2024.
L'articolo 6, poi, prevede che la città metropolitana di Napoli coordini la ricognizione dei fabbisogni urgenti da parte dei comuni interessati, relativamente al reclutamento di personale a tempo determinato da impiegare per il potenziamento della struttura comunale di Protezione civile. Un'ulteriore importante modifica approvata nel corso dell'esame in sede referente e condivisa da tutti i gruppi prevede che il personale che dev'essere reclutato sia impegnato per un periodo di 24 mesi, anziché 12 mesi come prevede il testo originario del decreto-legge. Conseguentemente, le risorse finanziarie mobilitate dal decreto-legge, pari originariamente a 52 milioni di euro, sono state incrementate di 2.800.000 euro. La ricognizione dei fabbisogni urgenti riguarda, inoltre, l'acquisizione di quanto necessario per garantire un'efficace gestione delle attività di Protezione civile, nonché l'allestimento di aree e strutture temporanee per l'accoglienza della popolazione. Per l'allestimento di tali aree e strutture, che, sulla base di una modifica approvata dalla Commissione, possono collocarsi anche al di fuori del territorio della città metropolitana di Napoli, i comuni interessati possono provvedere anche in deroga alle destinazioni d'uso previste dai vigenti strumenti urbanistici. Si stabilisce, inoltre, l'approvazione, da parte della città metropolitana di Napoli, di un piano di fabbisogni e l'attivazione delle procedure per gli appalti pubblici, in caso di somma urgenza e di protezione civile e di prestazioni di lavoro straordinario a favore del personale della regione Campania direttamente impiegato nelle attività indicate dal decreto-legge.
L'articolo 7, infine, individua la copertura finanziaria complessiva del provvedimento in esame.
Prima di concludere la mia relazione, ricordo che le Commissioni di settore e il Comitato per la legislazione hanno espresso parere favorevole sul provvedimento. In conclusione, nel ringraziare nuovamente tutti i gruppi per il lavoro svolto in queste settimane, ribadisco l'importanza delle misure contenute nel provvedimento, anche grazie alle modifiche approvate dalla Commissione ambiente
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo. Si intende che vi abbia rinunciato. È iscritta a parlare la deputata Daniela Morfino. Ne ha facoltà.
DANIELA MORFINO(M5S). Grazie, Presidente. Convivere con il fenomeno vulcanico e con quello bradisismico, e farlo nella massima sicurezza possibile, è da sempre l'obiettivo principale del MoVimento 5 Stelle per i cittadini dei Campi Flegrei. Abbiamo iniziato a parlare di bradisismo in Parlamento quando in pochissimi conoscevano i Campi Flegrei e quando nessuno conosceva ancora il significato della parola bradisismo. Fin dall'inizio della legislatura, noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo lavorato, insieme al collega Caso, per portare all'attenzione nazionale il tema della prevenzione e della mitigazione del rischio sismico e vulcanico, incontrando prima il capo della Protezione civile, l'ingegnere Curcio, poi il presidente dell'INGV, professor Doglioni. Ci siamo, poi, interfacciati con i sindaci del territorio, con i quali abbiamo avviato un tavolo tecnico locale e lavorato per riportare la Protezione civile sul territorio, e per una giornata informativa e di aggiornamento. E ancora, a inizio settembre, visto l'aggravarsi del fenomeno, abbiamo richiesto in Commissione ambiente delle audizioni ancor prima che il Governo licenziasse il decreto in questione. Questo è un provvedimento timido, che può essere considerato per noi solo un punto di partenza, in quanto non offre tutti gli strumenti normativi e operativi necessari per contrastare, ma soprattutto per prevenire i rischi vulcanici: un fenomeno serio, che richiede un rigoroso intervento monitorio e di prevenzione, non certo come ha operato qualche mese fa il Ministro Musumeci, il quale ipotizzava ufficialmente un passaggio in allerta arancione, per poi fare dietrofront dopo una settimana. Le misure contenute nel provvedimento oggi in esame sono insufficienti su troppi punti, in particolare relativamente agli interventi necessari che dovranno seguire le fasi di verifica previste dal decreto.
E, ancora, il decreto-legge si occupa quasi esclusivamente di fronteggiare gli effetti sismici del bradisismo e questo, se vogliamo, è il maggior punto di debolezza e lo si è capito quando nelle scorse settimane è stato paventato, con un'infelice, probabile e frettolosa dichiarazione del Ministro Musumeci, un possibile passaggio in allerta arancione. Aggiungo, Presidente, in Commissione ambiente il Movimento 5 Stelle ha consigliato al Governo delle migliorie, ma ancora una volta, per mancata visione, sono stati bocciati la maggior parte degli emendamenti da noi presentati. Infatti, abbiamo suggerito una serie di interventi preventivi che sono stati contrastati dalla maggioranza, secondo noi solo ed esclusivamente per partito preso. Vi abbiamo proposto l'introduzione del sisma- 110 per cento, la rete di monitoraggio marino dell'Osservatorio vesuviano, gli aggiornamenti dei piani di emergenza vulcanica e miglioramento delle vie di fuga per tutti i comuni ricompresi nella zona rossa. Avevamo chiesto di effettuare le verifiche di vulnerabilità dei fabbricati ricadenti nelle zone a rischio entro novanta giorni dalla conversione in legge del decreto, ma anche su questo punto abbiamo ricevuto un rifiuto da parte del Governo e delle componenti di maggioranza. Ora ci chiediamo dov'è la tanto decantata volontà di collaborazione da parte del Governo in un tema così delicato e preoccupante? Le parole degli esperti della Commissione grandi rischi hanno confermato ancora una volta l'impossibilità, da parte della comunità scientifica, di dare certezze sui fenomeni che ancora oggi non sono pienamente conosciuti. Pertanto, l'unico razionale ed empirico intervento risiede nell'attività di prevenzione e monitoraggio. Per poter continuare, quindi, a vivere nei Campi Flegrei con la massima serenità possibile, bisogna dunque mettere in campo tutte le azioni possibili per la mitigazione del rischio, sia sismico sia vulcanico, a cominciare da una rivisitazione della pianificazione urbanistica. Infatti, colleghi continuare a cementificare incrementando il carico insediativo non fa altro che aumentare il rischio per quella comunità che oggi vive in quelle zone. Vi ricordo che in gioco c'è la sicurezza dei cittadini e la vita sociale ed economica di un territorio con oltre 500.000 abitanti e vi ricordo nuovamente che, proprio per questo, nei mesi di luglio e settembre il Movimento 5 Stelle ha presentato due ordini del giorno per impegnare il Governo a intervenire sulla problematica. È stato chiesto di incrementare le risorse del Fondo nazionale di prevenzione del rischio sismico ai fini di una verifica dello stato di salute degli edifici pubblici e anche privati nei comuni della zona rossa, nonché di supportare i suddetti enti nella gestione della crisi bradisismica in atto. È pur vero che entrambi gli ordini del giorno sono stati approvati in aula, quasi all'unanimità, e degli impegni sono presenti nel decreto ma, ripeto, occorreva fare molto, molto di più. Pertanto, in virtù di quanto detto, non censuriamo totalmente il provvedimento ma chiediamo ancora una volta al Governo di essere più coraggioso, più incisivo, più determinato e di accogliere ogni proposta che provenga da queste opposizioni, a maggior ragione quando trattasi della vita e della incolumità dei nostri cittadini. Su questo tema, colleghi, dovrebbe esserci unità di intenti, perché quando si parla di prevenzione e sicurezza di un territorio e quindi di abitanti si parla di qualcosa che non dovrebbe avere bandiere politiche
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pizzimenti. Ne ha facoltà.
GRAZIANO PIZZIMENTI(LEGA). Signor Presidente, con il decreto-legge n. 140 il Governo traccia le direttive e le azioni da intraprendere, anche mediante ricorso a procedure semplificate e altre disposizioni di accelerazione, per prevenire i disagi o addirittura gli eventuali eventi catastrofici che potrebbero accadere a causa del fenomeno del bradisismo nell'area flegrea, seppure nell'incertezza di uno scenario molto complesso e imprevedibile.
Infatti, come rilevato dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e riferito alla Commissione ambiente dal Ministro Musumeci, il quadro complessivo è molto instabile.
PRESIDENTE. Collega, mi perdoni se la interrompo, ma siccome c'è un ritorno del microfono, se può usare un altro microfono per l'intervento forse è meglio.
GRAZIANO PIZZIMENTI(LEGA). Questo è meglio? Sì, decisamente. Dicevo che è stato riferito alla Commissione ambiente dal Ministro Musumeci il quadro complessivo molto instabile e incerto a livello scientifico e lascia ipotizzare che i processi in atto possano anche evolvere ulteriormente. Le attività di monitoraggio e prevenzione ulteriormente intensificate potrebbero raggiungere la necessità di passare rapidamente dall'allerta gialla verso un livello di allerta superiore. In particolare, è stato necessario approvare con urgenza una serie di attività.
La prima: un piano straordinario di analisi della vulnerabilità delle zone edificate direttamente interessate dal fenomeno bradisismico. La seconda: un piano di comunicazione alla popolazione. Inoltre, la situazione emergenziale ha richiesto l'elaborazione di un'apposita pianificazione per l'area del bradisismo, la verifica della funzionalità delle infrastrutture di trasporto e degli altri servizi essenziali, nonché il potenziamento della risposta operativa territoriale di Protezione civile.
Con l'emanazione del decreto-legge n. 140 e in seguito alla convocazione del tavolo tecnico a Pozzuoli il 13 ottobre 2023, alla presenza del Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, senatore Nello Musumeci, e del Ministro della Cultura, professor Gennaro Sangiuliano, è stato definito il percorso relativo alla pianificazione speditiva di emergenza per le aree interessate dal fenomeno del bradisismo. Chiaramente, non si può prescindere dall'esperienza maturata in passato. Infatti, nel secolo scorso il fenomeno è stato molto evidente nelle crisi bradisismiche degli anni 1970-1972, che portò a un sollevamento complessivo del suolo di oltre 170 centimetri, accompagnato da sciami sismici di bassa magnitudo che hanno richiesto comunque lo sgombero precauzionale degli abitanti di rione Terra. Anche negli anni 1983-1984 i Campi Flegrei e in particolare l'area di Pozzuoli sono stati interessati da crisi bradisismiche con più di 10.000 eventi sismici, nel totale, e centinaia di terremoti al giorno di magnitudo compresi tra l'1.5 e il 4.0, con sollevamenti del suolo molto elevati fino a 3 millimetri al giorno per un totale di oltre 180 centimetri in un'area di circa 6 chilometri di raggio.
Il piano di emergenza allora attuato prevedeva un potenziamento della rete di sorveglianza, una verifica delle condizioni di sicurezza degli stabili più esposti ai pericoli, l'istituzione di un centro operativo permanente e di strutture mobili di pronto intervento. Per la seconda volta sono stati evacuati gli abitanti del rione Terra di Pozzuoli.
Il presente decreto-legge finanzia una serie di misure di prevenzione, stanziando i primi finanziamenti indispensabili, per il momento pari a circa 55 milioni di euro. Al fine della predisposizione del piano straordinario di analisi della vulnerabilità delle zone edificate direttamente interessate dal fenomeno del bradisismo, la Protezione civile si avvale dell'aiuto del Consiglio superiore dei lavori pubblici, del concorso della regione Campania, della Città Metropolitana di Napoli, dei comuni interessati, dei centri di competenza individuati dal codice della Protezione civile, come l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l'Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell'ambiente, il Consiglio nazionale delle ricerche, il Centro europeo di formazione e ricerca in ingegneria sismica, il Consorzio interuniversitario ReLUIS, il Centro studi per l'ingegneria idrogeologica, vulcanica e sismica, il Centro interdipartimentale di ricerca - Laboratorio di urbanistica e pianificazione territoriale - dell'Università Federico II di Napoli.
Tutto questo perché lo scopo è quello di conoscere la pericolosità del patrimonio edilizio pubblico e privato, supportare le strategie di riqualificazione sismica dell'edilizia esistente e individuare le priorità di intervento. Le quattro attività individuate dalla proposta tecnica formulata dal Dipartimento della Protezione civile prevedono: in primo luogo, uno studio di microzonazione sismica di livello 3, come definita dagli indirizzi e dai criteri per la microzonazione sismica approvati dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome il 13 novembre 2008; in secondo luogo, un'analisi della vulnerabilità sismica dell'edilizia privata, con individuazione delle misure di mitigazione e di stima del fabbisogno finanziario; in terzo luogo, un'analisi della vulnerabilità sismica dell'edilizia pubblica e un primo piano di misure per la mitigazione, con cronoprogrammi di attuazione, anche attraverso accordi con gli ordini professionali e revoche in caso di mancato rispetto dei tempi.
L'istruttoria tecnica ed economica dell'analisi di vulnerabilità e del piano delle misure potrà essere svolta anche col supporto dei centri di competenza, che ne garantiscono l'omogeneità; in quarto luogo, un programma di implementazione del monitoraggio sismico e delle strutture mediante integrazione della rete di monitoraggio h24, dell'INGV e delle due reti RAN e OSS.
Da quanto ha riferito in Commissione ambiente il Ministro Musumeci, il Dipartimento di Protezione civile ha individuato le procedure semplificate per la valutazione della vulnerabilità degli edifici, approvate anche dalla Commissione grandi rischi, e ora è possibile costruire il piano straordinario previsto dal decreto-legge stesso.
Ha una straordinaria importanza il piano di comunicazione alla popolazione, coordinato dalla regione Campania, in accordo col Dipartimento della Protezione civile e con l'aiuto dei centri di competenza della Protezione civile stessa. Tale piano concerne il potenziamento di iniziative già avviate e lo sviluppo di nuove iniziative finalizzate alla formazione, informazione e diffusione della conoscenza dei rischi, anche con riferimento alle persone con disabilità. Grazie a un emendamento della Lega, approvato in Commissione ambiente, il piano di comunicazione potrà essere attuato anche coinvolgendo i comuni ubicati nella “zona rossa”, allo scopo di assicurarne la partecipazione attiva.
Altre importanti norme previste dal decreto-legge riguardano le misure urgenti per la verifica della funzionalità delle infrastrutture dei trasporti e degli altri servizi essenziali. Si prevede che la regione Campania coordini le attività di verifica delle criticità per assicurare la funzionalità delle infrastrutture di trasporto, compresa la corrispondente stima dei costi, allo scopo di consentire ai soggetti e agli enti competenti di individuare le misure da attuare per l'aggiornamento e la pianificazione di emergenza del bradisismo. Inoltre, si prevede il potenziamento della risposta operativa territoriale di Protezione civile sotto il coordinamento della città metropolitana di Napoli, che effettua una ricognizione dei fabbisogni urgenti da parte dei comuni relativamente al reclutamento di persone a tempo determinato da impiegare per 24 mesi, prevedendo anche, grazie all'approvazione di un emendamento presentato dal nostro gruppo, figure professionali specialistiche in tema di rischio vulcanico e sismico.
Si prevede anche l'acquisizione di materiale per la gestione delle attività e l'allestimento di aree e strutture temporanee per l'accoglienza della popolazione, da individuare, sempre grazie all'approvazione di un emendamento presentato dal nostro gruppo, anche in deroga alla destinazione d'uso del vigente strumento urbanistico e anche al di fuori della territorialità della città metropolitana di Napoli.
L'assenza della possibilità di deroga significherebbe rischiare di avere, nel reperimento di un'area, una destinazione incompatibile con gli allestimenti eventualmente da insediare.
Infine, vorrei sottolineare l'importanza dell'emendamento presentato dal Governo, che obbliga il presidente della regione Campania, già nominato dagli anni Ottanta commissario straordinario per il fenomeno del bradisismo dei Campi Flegrei, di rendicontare l'utilizzo dei finanziamenti avuti. Qui è stato presentato un subemendamento dal nostro gruppo, che affronta il problema dell'apertura e messa in funzione delle due gallerie di collegamento tra la tangenziale di Napoli e il porto di Pozzuoli, importantissime vie di fuga nel caso in cui si verifichi la necessità a causa dell'intensificarsi del fenomeno del bradisismo. Si tratta di gallerie finite, ma non utilizzate a causa della mancata disponibilità economica e operativa del comune di Pozzuoli, proprietario delle opere.
Si tratta, in sintesi, di un decreto-legge importante, perché, per la prima volta, affronta, in maniera organica, l'intervento delle istituzioni statali e territoriali per la prevenzione dei danni causati da un fenomeno dalle caratteristiche tanto straordinarie e uniche nel mondo, ma valutate alquanto incerte da tutti gli esperti scientifici .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Graziano. Ne ha facoltà.
STEFANO GRAZIANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo arrivati al decreto n. 140 del 2023. Questo decreto, come tutti sappiamo, è denominato decreto Campi Flegrei. Cosa sono i Campi Flegrei? Iniziamolo a dire, perché forse è utile per tutti, soprattutto per quelli che ci ascoltano e per lasciare qui una traccia: è un'area vulcanica situata a Ovest di Napoli che include i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, Giugliano e una parte della città di Napoli. A differenza del Vesuvio, i Campi Flegrei non sono caratterizzati da un solo edificio vulcanico, ma sono, piuttosto, un campo vulcanico attivo da circa 80.000 anni, con diversi centri vulcanici situati al centro e in prossimità di un'area depressa, che è chiamata caldera. La caldera dei Campi Flegrei è soggetta a un lento movimento di sollevamento e abbassamento del suolo, che prende così il nome di bradisismo.
Durante il mese di agosto, nell'area dei Campi Flegrei l'osservatorio ha registrato 1.118 terremoti e nella notte tra il 26 e il 27 si è registrata la scossa più forte in assoluto, di magnitudo 4,2, legata, ovviamente, all'innalzamento del suolo. Nonostante l'attività di monitoraggio dell'Osservatorio vesuviano, che ringraziamo - in particolare l'INGV - per il lavoro che ogni giorno fa per la sicurezza del nostro territorio, con le strutture tecniche, e le rassicurazioni riportate, la popolazione è molto preoccupata per questa intensa attività sismica. In generale, la densità degli abitanti e la particolare conformazione urbanistica dei centri interessati necessita di un'adeguata attenzione per la verifica statica degli immobili, anche rispetto ai piani di evacuazione.
L'esame del decreto in Commissione, che - si ricorda - affronta esclusivamente il rischio sismico e non la parte vulcanica legata al bradisismo, è caratterizzato da una richiesta urgente di audizione del Ministro per la Protezione civile Musumeci, avanzata dal PD a seguito di un comunicato stampa in cui il Ministro dichiara cose che, a mio avviso, hanno creato la vera preoccupazione. Che cosa dichiarava il Ministro? “L'attività vulcanica nei Campi Flegrei, connessa al bradisismo, risulta essere in costante evoluzione. Non si esclude che, se dovesse perdurare tale situazione, si possa passare al livello di allerta arancione”.
Passare dallo stato di allerta giallo a quello arancione ha una serie di conseguenze, prima di tutto, la militarizzazione della zona, l'evacuazione dei pazienti dagli ospedali, dalle RSA e dalle case di cura private e dei detenuti dalle carceri di Nisida e Pozzuoli, poi, la possibilità per i residenti di andare in autonoma sistemazione. Tale comunicato è stato pubblicato dopo che, nel corso di audizioni svolte in Commissione, sia di esperti, sia di soggetti istituzionali, non è mai emerso un allarme attuale relativo a una possibile crisi legata al rischio vulcanico.
L'audizione del Ministro Musumeci non ha chiarito la molteplicità delle perplessità che abbiamo sul livello di rischio vulcanico dell'area e sulle conseguenti misure di mitigazione. Da una parte, ha ribadito di non avere competenza sulla tipologia di allerta, dall'altra, ha sottolineato, però, come sia possibile un repentino passaggio dall'allerta gialla a quella arancione e, poi, ha segnalato l'importanza di una comunicazione chiara, quando invece il suo comunicato stampa, in cui parlava di un eventuale passaggio all'allerta arancione, ha avuto come unico effetto di allarmare e preoccupare la popolazione, situazione ben lontana da quella che dovrebbe essere una gestione ordinata, coordinata con gli enti locali e consapevole, in relazione ai rischi che sostanzialmente si corrono.
Qualche giorno dopo, tornando sui suoi passi, il Ministro Musumeci ha parzialmente ridimensionato l'allarme, affermando che il passaggio ad altro colore non è all'orizzonte. “La zona è ballerina, ma siamo relativamente tranquilli”, perché “possiamo tenere sotto controllo quel territorio in tutte le sue manifestazioni”, chiudendo, così, a possibili modifiche del decreto che potrebbero affrontare anche il rischio vulcanico.
Andiamo al contenuto del decreto. Ho fatto questa premessa, perché è utile per stabilire quello che c'è nel decreto. Il decreto reca misure urgenti da realizzare, anche con procedure semplificate e accelerate, per fronteggiare il fenomeno bradisismico in atto presso la zona dei Campi Flegrei. In sintesi, sono previste misure strutturali e di natura non strutturale. Tra le misure di natura strutturale, ricordo il piano straordinario di analisi della vulnerabilità delle zone edificate, direttamente interessate dal fenomeno bradisismico e la verifica della funzionalità delle attuali infrastrutture di trasporto e degli altri servizi essenziali. Ricordiamo che, in attuazione del decreto, è già stata individuata la zona rossa per il rischio bradisismico e che la zona coinvolge 85.000 persone e 15.000 edifici, che, ovviamente, sono nei comuni di Pozzuoli e Bacoli e, in parte, nella città metropolitana di Napoli.
Invece, tra le misure non strutturali, ricordo un piano di comunicazione alla popolazione, un piano speditivo di emergenza, nell'ambito della più ampia pianificazione di protezione civile già in vigore, e un potenziamento della risposta operativa territoriale di protezione civile.
Veniamo alle risorse stanziate. Gli oneri di parte corrente sono pari a circa 14.142.858 euro per l'anno 2023 e a 857.142 euro per l'anno 2024. Gli oneri di parte capitale sono pari a 37.200.000 euro per l'anno 2024, che servono per realizzare le opere e le misure di mitigazione, 37 milioni, e per l'implementazione degli strumenti di monitoraggio sismico, 200.000 euro circa.
Quali sono stati gli emendamenti che ha fatto il Partito Democratico? Le principali proposte di modifica presentate dal Partito Democratico sono state, innanzitutto, tese a stabilire che ci siano risorse pluriennali e non per un anno, perché è evidente che lì c'è un'emergenza, c'è una difficoltà, c'è una preoccupazione, che le popolazioni, da questo punto di vista, hanno manifestato in tutte le lingue e in tutti i modi, come anche i sindaci. Quindi, in particolare nell'ambito dell'analisi di vulnerabilità sismica degli edifici privati, il decreto non individua alcun meccanismo di finanziamento degli interventi conseguenti, per dare risposte ai cittadini, ma anche per evitare rischiose ripercussioni sul mercato immobiliare. L'emendamento del PD specificava, innanzitutto, che nell'analisi di vulnerabilità venisse individuata la stima del fabbisogno finanziario, indicando la quota a carico del bilancio dello Stato.
La seconda proposta prevedeva la possibilità di usufruire di un super sisma anche per gli interventi di mitigazione previsti a seguito dell'analisi di vulnerabilità nell'area flegrea con lo scopo di garantirne l'efficacia e la fattibilità economica. Per tali interventi abbiamo proposto la possibilità di optare per gli strumenti della cessione del credito e dello sconto in fattura, in luogo dell'utilizzo diretto della detrazione. Fare una diagnosi di vulnerabilità senza fornire gli strumenti per farvi fronte lascia sostanzialmente il lavoro a metà.
La terza proposta, nell'ambito della verifica della funzionalità delle infrastrutture di trasporto e degli altri servizi essenziali, chiedeva di dare priorità agli interventi previsti con la legge n. 887 del 1984, relativi alle vie di fuga, da finanziare con fondi regionali e nazionali per recuperare il di realizzazione delle opere incompiute, considerate da tutti prioritarie, in relazione al precedente bradisismo di quarant'anni fa, ed ancora non realizzate o aperte al pubblico. A copertura del fabbisogno finanziario si chiedeva di individuare le risorse necessarie a carico del bilancio dello Stato, aggiuntive rispetto alle risorse già attribuite, ma non ancora erogate alla regione Campania, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione.
La quarta proposta prevedeva assunzioni di personale da parte degli enti locali interessati, nonché per le attività di presidio del territorio interessato, in deroga ai tetti di spesa, di agenti di Polizia locale a tempo determinato.
La quinta proposta prevedeva misure per garantire l'immediato avvio dell'esercizio delle gallerie di collegamento tra la tangenziale di Napoli e il porto di Pozzuoli, che costituiscono le vie di fuga fondamentali, finanziate proprio dalla legge n. 887 del 1984.
Quali sono stati gli emendamenti del PD approvati? La previsione del piano di comunicazione alla popolazione, poi, che venga attuato il raccordo con i comuni ubicati nella zona rossa del rischio vulcanico, quindi, Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, parte dei comuni di Giugliano in Campania e Marano di Napoli e le municipalità di Napoli, la previsione che l'istruttoria tecnica ed economica dell'analisi di vulnerabilità e del piano delle misure possa essere svolta anche con il supporto dei centri di competenza che ne garantiscano l'omogeneità e l'aumento da 12 a 24 mesi del periodo massimo di impegno del personale determinato per i comuni interessati, con un aumento della previsione di spesa rispetto al testo iniziale del decreto di 2,8 milioni di euro. Si tratta di una misura di buon senso che aiuta, sostanzialmente, i sindaci del territorio, che in questi mesi hanno dovuto far fronte a una carenza enorme di competenze in grado di costruire le condizioni minime per garantire servizi ai cittadini.
L'emendamento del Governo presentato nel corso dell'esame in Commissione prevede che il Commissario straordinario, che come tutti sappiamo è il presidente della regione Campania, secondo la legge n. 887 del 1984, trasmetta al Governo la relazione del programma di adeguamento del sistema di trasporto intermodale nelle zone interessate dal fenomeno bradisismico, comprendendo le indicazioni delle risorse disponibili, impegnate ed erogate, anche al fine di individuare ulteriori misure di accelerazione e semplificazione da applicare ai relativi interventi di adeguamento. Questa è oggettivamente una cosa utile, perché, secondo quello che dice il presidente della regione con la propria relazione, prova a dire quali sono gli elementi che bisogna, dal punto di vista legislativo, provare a mettere in campo, per semplificare.
Rispetto a tale emendamento è stata approvata anche una parte di emendamento del PD che chiede la trasmissione della relazione al Parlamento, mentre è stata bocciata la parte in cui si chiedeva di individuare ulteriori nuove risorse. Sul tema dell'entrata in esercizio delle gallerie che collegano il porto di Pozzuoli alla tangenziale di Napoli, oggetto di due emendamenti respinti del PD, è stato approvato un subemendamento a firma Bof che prevede che con un provvedimento da trasmettere al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti la regione Campania individua le risorse tra quelle risultanti disponibili in esito all'attività di ricognizione delle risorse disponibili da destinare al comune di Pozzuoli come contributo per l'apertura al transito della galleria di collegamento tra il porto di Pozzuoli e la viabilità di accesso alla tangenziale di Napoli e per la manutenzione per l'anno 2024 delle medesime gallerie.
Per l'espletamento di tale attività di cui al secondo periodo il comune di Pozzuoli può avvalersi, anche mediante sottoscrizione di apposita convenzione, di ANAS Spa, cui è dovuto esclusivamente il recupero degli oneri effettivamente sostenuti per lo svolgimento delle predette attività nei limiti delle risorse disponibili. Questo sembra un po', anche qui, difficile da spiegare. Noi continueremo, e abbiamo già presentato alcuni emendamenti, a provare ad affinare il testo in Aula.
Il testo per noi, nonostante le cose che abbiamo evidenziato, rappresenta un passo in avanti importante per affrontare in termini di prevenzione il rischio legato al fenomeno del bradisismo. Tuttavia mancano nel decreto le misure necessarie per la successiva, concreta messa in sicurezza del patrimonio immobiliare pubblico e privato e delle infrastrutture mediante una programmazione chiara, con fondi e tempi certi. Purtroppo chi è di quel territorio della regione Campania lo sa, è un contesto economico e sociale difficile, uno dei più complicati, probabilmente, in Italia.
Per questo, con un nostro emendamento, che è stato bocciato, avevamo impegnato un meccanismo di finanziamento per gli interventi a carattere privato. Così pure sono stati bocciati gli emendamenti che chiedevano di dare priorità agli interventi già previsti dalla legge n. 887 del 1984, cioè quelli che riguardavano le vie di fuga dall'area flegrea, perché quello diventa l'elemento più importante nel momento in cui, ovviamente facendo tutti gli scongiuri, si dovesse realizzare una condizione di difficoltà in quel territorio, stanziando risorse necessarie a carico del bilancio dello Stato, aggiuntive rispetto a quelle risorse già attribuite alla regione Campania, ma che sono bloccate dal Governo, che sono bloccate e che sono sul Fondo per lo sviluppo e la coesione.
Quindi direi di iniziare a sbloccare quei fondi, che sarebbe un dato importante; non caricare ulteriormente, anche in questa logica, la regione, nella condizione di difficoltà in cui già si ritrova, senza avere i fondi sbloccati del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Inoltre, dopo l'allarme lanciato dal Ministro Musumeci riguardo al possibile innalzamento del rischio vulcanico, poi parzialmente ridimensionato, il decreto risulta insufficiente dato che tratta di misure riguardanti esclusivamente la mitigazione del rischio sismico, e non anche il rischio vulcanico.
Per questo motivo vedremo quello che accadrà in Aula. Il nostro orientamento sarà probabilmente quello di avere un voto di astensione, perché lo consideriamo comunque un passo importante per andare a occuparci di questo tema, ma chiedo al Governo, tramite lei, Presidente, di fare ancora uno sforzo in questa direzione. Noi ripresenteremo in Aula questi emendamenti, riflettiamoci, perché oggi abbiamo un'occasione importante, sia sugli emendamenti che presentiamo sia sullo sblocco dei fondi del Fondo per lo sviluppo e la coesione.
Queste due cose insieme possono dare davvero una mano a un territorio che ha una difficoltà oggettiva, reale, che è in una condizione difficile. Ma, soprattutto, dare una mano in particolare agli enti locali per contribuire a rasserenare il clima e a dare sicurezza a una popolazione in difficoltà penso che sia un dovere dello Stato, ma soprattutto un diritto dei cittadini di quel territorio .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rubano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARIA RUBANO(FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, gli eventi sismici e la rapida accelerazione del sollevamento del suolo nell'area flegrea hanno portato all'adozione del decreto in esame, che contiene misure di intervento per la messa in sicurezza della popolazione, delle infrastrutture e del patrimonio abitativo, culturale e archeologico di una parte della Campania nota già dall'antichità per la sua attività vulcanica, tanto da essere considerata la porta dell'Ade. A fine settembre, dopo poche settimane dall'inizio del fenomeno, si erano registrate 5.000 scosse.
Il 27 settembre si è verificata la scossa più forte da decenni, pari a 4,2 gradi della scala Richter. Un movimento tellurico che ha svegliato mezza Campania, ha fatto scendere la popolazione flegrea in strada e ha fermato i treni dell'alta velocità. Un'altra di 4 gradi il 12 ottobre; talune aree di Pozzuoli si sono sollevate di 30 centimetri se si misura dal 2015, di 45 centimetri se si misura dal 2006.
La recente evoluzione del fenomeno bradisismico in atto nell'area ha richiesto l'adozione di specifiche misure urgenti da parte del Governo per fronteggiare, anche mediante ricorso a procedure semplificate, gli effetti dell'evoluzione del fenomeno.
I Campi Flegrei sono una vasta area di origine vulcanica situata a nord-ovest della città di Napoli, dalla struttura singolare, consistente in una vasta depressione e in una sottostante caldera. Si tratta di uno tra i 12 supervulcani più pericolosi al mondo. Il fenomeno del bradisismo che caratterizza l'area consiste in un lento movimento di sollevamento e abbassamento del suolo.
Nella relazione del 2019 della Protezione civile si dà conto delle attività inerenti l'aggiornamento della pianificazione per il rischio vulcanico ai Campi Flegrei, che hanno portato, nel 2013, alla definizione del nuovo scenario su cui si è basato il successivo iter per la delimitazione delle nuove zone a rischio per l'area flegrea, distinguendo tra una zona rossa abitata da circa 500.000 abitanti, che ricomprende i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto per intero e parte dei comuni limitrofi, e alcune municipalità del comune di Napoli, e una zona gialla, abitata da oltre 800.000 abitanti, in cui ricadono i comuni di Villaricca, Calvizzano, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli, Casavatore e 24 quartieri del comune di Napoli.
Per la zona rossa l'unica misura possibile è l'evacuazione a causa del pericolo di flussi piroclastici. Per la zona gialla il pericolo sono le ceneri, quindi l'evacuazione è eventuale, ma possibile.
Gli ultimi eventi hanno portato il Governo a riconsiderare complessivamente tutta la questione sulla base delle nuove conoscenze e delle nuove tecnologie, su una diversa percezione del rischio e delle nuove capacità della Protezione civile, che, va detto, è un fiore all'occhiello del nostro Paese grazie all'enorme competenza e capacità di intervento.
Dunque, le ultime conoscenze e i rapporti che abbiamo ascoltato in Commissione ci dicono di una caldera con un diametro di 12-15 chilometri, di una camera magmatica a 5 o 6 chilometri di profondità, di una temperatura delle acque a poche decine di metri dalla superficie di 95 gradi, di un rilascio di CO2 in atmosfera di 3.000 tonnellate al giorno. La Commissione grandi rischi ha fatto presente che il monitoraggio va esteso, in quanto il vulcano può entrare in attività superficiale senza che siano colti i segnali precursori.
L'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha ricordato che negli anni 1982-1984 la sequenza bradisismica è durata 2 anni e che il sollevamento attuale è superiore a quello del 1982, essendo di circa 1,5 centimetri al mese. Secondo la Protezione civile c'è un'area più ristretta tra Bagnoli e Pozzuoli, abitata da 34.000 persone e composta da 7.000 edifici, ad altissimo rischio. L'area è interessata da un sollevamento non inferiore a 30 centimetri dal 2015 e da sismicità elevata.
Anche il Ministero della Cultura si è mosso per mettere in sicurezza il ricco patrimonio storico, artistico e archeologico della zona. Il 6 ottobre c'è stato un vertice al Ministero sulla sicurezza dei siti archeologici insistenti nella zona.
Venendo ai contenuti, l'articolo 2 affida al Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del consiglio il compito di predisporre un piano straordinario, con l'obiettivo di analizzare la vulnerabilità delle zone edificate interessate, conoscere la pericolosità e supportare le strategie di riqualificazione sismica del patrimonio edilizio pubblico e privato, da adottare entro 90 giorni dall'entrata in vigore del decreto.
Il piano prevede: uno studio di microzonizzazione sismica; un'analisi, mediante procedure semplificate, della vulnerabilità sismica dell'edilizia privata, per individuare le idonee misure di mitigazione e i relativi costi, in particolare sarà studiata la specifica area ad altissimo rischio; un'analisi della vulnerabilità sismica dell'edilizia pubblica; un programma di implementazione della rete già esistente gestita dall'Osservatorio vesuviano, nonché delle due reti di monitoraggio permanente RAN e OSS, gestite dalla Protezione civile.
L'articolo 4 prevede la elaborazione, da parte del Dipartimento della Protezione civile, in accordo con la regione Campania, con la prefettura di Napoli e con gli enti e le amministrazioni territoriali interessate, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, di uno specifico piano speditivo di emergenza per il territorio interessato, contenente le procedure operative in caso di recrudescenza del fenomeno bradisismico. La Protezione civile ha stimato che il tempo necessario attualmente per completare l'allontanamento dalla zona rossa è di 72 ore.
Questo piano speditivo si inserisce nell'ambito della più ampia pianificazione emergenziale già esistente per l'area flegrea sul rischio vulcanico ed è volto a integrarla specificamente sul tema del bradisismo, sulla base delle più recenti conoscenze scientifiche relative alla sua pericolosità, elaborate dai centri di competenza; la pianificazione sarà testata con apposite esercitazioni. A tal fine, l'articolo 3 è volto a potenziare ulteriormente le iniziative già avviate nell'area flegrea negli ultimi anni, tra cui la diffusione della conoscenza dei rischi e delle buone pratiche di protezione civile, gli incontri periodici con la popolazione, le iniziative dedicate nelle scuole, la formazione continua per i giornalisti impegnati nell'area, l'installazione di un'apposita segnaletica e i specifici per le persone con disabilità.
L'articolo 5 prevede che la regione Campania coordini le attività di individuazione delle criticità da superare, a cominciare dalla rete infrastrutturale, per assicurare la funzionalità del trasporto e di altri servizi essenziali.
Con un emendamento approvato in Commissione si è aggiunta la previsione che la regione Campania, in qualità di Commissario straordinario per l'adeguamento del sistema di trasporto intermodale nelle zone interessate dal fenomeno bradisismico, ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 887 del 1984, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, trasmetta al Governo una relazione sullo stato di attuazione del programma di adeguamento del sistema di trasporto intermodale nelle zone interessate.
In definitiva, siamo di fronte a un provvedimento complesso, che attiva risorse per 53 milioni di euro e che dà una risposta concreta alle esigenze delle popolazioni locali, prima ancora che i rischi si concretizzino.
Per tali motivi il giudizio di Forza Italia non può che essere favorevole .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, dall'inizio di questa di questa legislatura, ha posto, con grande attenzione e con grande preoccupazione, la questione della situazione dei Campi Flegrei. La prima volta che ne ho parlato è stato quando c'è stato il disastro a Ischia, a Casamicciola, quando c'è stata la frana-alluvione che ha causato diverse vittime, purtroppo. Io, in quell'occasione - c'era sempre il Ministro Musumeci - ebbi modo di dire che dovevamo essere particolarmente attenti alla situazione legata ai Campi Flegrei.
Presentai un emendamento, che tra l'altro è stato recepito dal Governo e poi dalla Commissione sotto forma di ordine del giorno, nel quale avevamo individuato, devo dire con la sostanziale unanimità del Parlamento, un percorso che potesse già essere operativo in tempi non sospetti quando, cioè, il fenomeno del bradisismo nei Campi Flegrei non era ancora diventato così preoccupante. Era, lo possiamo così definire, un super-sismabonus che entrava in particolare su una delle questioni che noi maggiormente riteniamo importante, ossia la possibilità per gli edifici privati di mettere in sicurezza la propria struttura. Purtroppo, nonostante l'approvazione e nonostante un'audizione, che finì in modo assolutamente positivo, con i sindaci, con il presidente, con la giunta regionale, con i rappresentanti della città metropolitana e con l'Osservatorio vesuviano, nonostante la condivisione anche in Commissione finanze, anche del Sottosegretario Freni, purtroppo, tale iniziativa non è andata avanti. E, purtroppo, anche in questo decreto-legge non c'è quello che noi riteniamo fondamentale: un intervento sulla parte che ci preoccupa maggiormente, l'edilizia privata.
A questo voglio aggiungere un altro elemento che noi solleviamo con grande preoccupazione: bisogna avere il coraggio di cominciare a dire, a partire dalle aree più a rischio, ma poi gradualmente, in tutto il Paese: stop al consumo del suolo. Voglio far presente che, secondo gli ultimi dati, cioè quelli inerenti al 2022, dell'Ispra, il nostro Paese, e anche la zona dei Campi Flegrei, ha consumato ulteriore suolo. Noi siamo un Paese che è entrato nella fase di inverno demografico, ossia abbiamo oramai il segno “meno”, ogni anno, rispetto a tale situazione, ma nonostante si riduca il numero della popolazione, continuiamo a consumare suolo; questo secondo un'idea assolutamente distorta, ossia che non si riqualifica il vecchio e che chi è titolare, chi è proprietario, pubblico o privato, di immobili che sono in dismissione o non sono più agibili, non sia obbligato, nel caso debba realizzare nuova edilizia, ad abbattere e ricostruire, o, casomai, solo ad abbattere.
Sui Campi Flegrei uno dei grandi limiti che abbiamo è ovviamente - ed è il secondo punto che noi, purtroppo, dobbiamo segnalare come non risolto - il problema delle vie di fuga. Sia chiaro, rispetto agli anni in cui io facevo l'assessore alla protezione civile, alla provincia, c'è stato un miglioramento: abbiamo visto prove di evacuazione. Certo in alcuni comuni, come a Bacoli, mi sembra di ricordare che parteciparono 2 cittadini, il che ci fa rendere conto anche di un'altra cosa, ossia che c'è una sensazione - adesso non più, ma c'era fino a qualche tempo fa - di non pericolosità; ho visto interviste di alcuni cittadini, e onestamente le ho trovate alquanto surreali, che dicevano “no, ma allora se viene il terremoto, se possono eruttare i Campi Flegrei, noi vogliamo andare via, non ci tutela nessuno”. Non è che la vicenda dei Campi Flegrei, la caldera dei Campi Flegrei, è notizia delle ultime ore, non è che stiamo scoprendo un nuovo vulcano. Che la caldera dei Campi Flegrei sia uno dei luoghi più pericolosi al mondo è un fatto noto, gli scienziati lo ripetono da molto tempo, ma noi dobbiamo avere il coraggio di affrontare il problema in modo diverso, coordinandoci con i sindaci. E devo riconoscere che il coordinamento dei sindaci dei Campi Flegrei con la regione e la Città metropolitana e il dialogo con il Ministro sono stati elementi assolutamente positivi.
Riteniamo che il Ministro Musumeci sia entrato in un tunnel di consiglieri - o consigliori - che l'hanno spinto a fare anche notevoli errori. Diciamo che ha anche precedenti illustri: voglio ricordare a tutti che il “super” Bertolaso - negli anni in cui facevo l'assessore alla provincia di Napoli era considerato quasi come Padre Pio - fu consigliato talmente male che un giorno uscì fuori con una dichiarazione in cui disse che il vulcano del monte Epomeo, a Ischia, era il vulcano che aveva il colpo in canna molto più del Vesuvio e dei Campi Flegrei; peccato che tutti gli scienziati d'Italia si affrettarono a dirgli che il Monte Epomeo non è un vulcano, ma è un ammasso tufaceo. E, secondo me, quando ha ricevuto la relazione, il Ministro Musumeci, persona che mi sembra equilibrata, è sicuramente un amministratore che ha grandi esperienze alle spalle, ha fatto interventi quantomeno improvvidi, perché preannunciare o dire che si potrebbe passare da “zona gialla” a “zona arancione” è qualcosa che va detto soltanto se si è certi che si inneschi il meccanismo. Ancor peggio quando, in Commissione ambiente, disse che non solo c'era la possibilità di entrare in “zona arancione”, ma che potevamo entrare rapidamente anche in “zona rossa”. Poi, dopo, gli hanno spiegato che entrare in “zona arancione” significava, ad esempio, evacuare tutti gli ospedali, per cui già si stavano cominciando a muovere sul territorio dei Campi Flegrei. Dopodiché, nella stessa giornata fu detto diversamente. Questo è il motivo per cui ho chiesto al Ministro di venire in Aula - mi auguro che domani sarà presente durante le votazioni - per spiegare bene la genesi di un percorso del genere.
Io sono assolutamente convinto che il Ministro sia stato tratto in inganno o sia stato malconsigliato. Io ho sempre questa idea, almeno io ho sempre agito così: quando c'è qualcuno che spinge la parte politica e istituzionale a fare errori clamorosi, a danneggiare l'istituzione, in questo caso al di là della parte politica, quei soggetti vanno rimossi. Perché, se non sbaglia mai nessuno, nessuno paga e le cose si ripeteranno in modo errato. Non vorrei che fossero gli stessi che consigliavano Bertolaso. Non credo che Bertolaso sapesse bene di che cosa parlasse: gli hanno detto: il monte Epomeo e lui ha detto quella sciocchezza. È evidente che, probabilmente, né Musumeci né Bertolaso erano perfettamente coscienti di quello che gli avevano consigliato. Ma chi consiglia male va messo in condizione di non continuare a far commettere errori ai vertici del nostro Paese, perché, al di là della parte politica, Musumeci, in questo momento, è il Ministro che rappresenta la parte istituzionale che segue la questione dei Campi Flegrei.
Voglio anche ringraziare, nonostante non faccia parte della Commissione, i vertici della Commissione ambiente e il collega Zinzi che, sicuramente, hanno lavorato per venire incontro il più possibile alle esigenze dei sindaci. Mi consta ciò, siamo avversari politici, ma non posso non riconoscere pubblicamente quando viene svolto un lavoro con attenzione, dedizione e impegno e, sicuramente, in questo caso, si è fatto di tutto e di più. Però, ovviamente, non possiamo dire che siamo soddisfatti, anche perché ci sono altri temi, l'ho detto prima sul super-sismabonus, l'ho detto sul consumo del suolo e lo voglio dire sulla questione dell'asse viario, su cui ho avuto modo di confrontarmi anche con il collega Zinzi. Io capisco perfettamente che è un passo in avanti rispetto al nulla di prima, però mi sembra surreale che noi stiamo avendo un braccio di ferro, di fatto, con ANAS, con Tangenziale Spa per la gestione dei nuovi , per una spesa di 800.000 euro, più o meno, questo è il costo annuale della manutenzione. Stiamo parlando di assi viari che sono fondamentali per le vie di fuga e stiamo parlando di una tangenziale, per capirci, che, ogni anno, spilla soldi ai cittadini napoletani. È l'unica tangenziale in Italia in cui si pagano i pedaggi interni alla città. A Milano o a Torino si paga l'ingresso o l'uscita, non si paga il passaggio all'interno della città. Vorrei capire come sia possibile che Tangenziale non possa fare neanche questo piccolo sforzo, non dovremmo neanche chiederlo, per tutti i milioni di euro che vengono sottratti ogni sacrosanto anno ai cittadini napoletani e campani, che diventano utili e non vengono neanche reinvestiti sul nostro territorio. Da questo punto di vista, noi siamo determinati. È il minimo.
Diranno che i lavori riguardano il comune: stiamo parlando di una società, Tangenziale, che ha la concessione tramite il Ministero competente e stiamo parlando di una struttura che, secondo noi in modo illegittimo - ma, purtroppo, c'è stata una proroga dopo i primi 40 anni - guadagna tantissimi soldi grazie al pedaggio inaccettabile che viene chiesto ogni sacrosanto giorno ai cittadini napoletani e campani. Adesso che la Tangenziale non sia disponibile ad investire 800.000 euro all'anno per gestire quell'asse viario, in una condizione anche delicata di quell'area, noi lo troviamo inaccettabile. Sono utili, in ogni caso e sarebbe una delle poche volte che la Tangenziale investe sul nostro territorio. Neanche questo.
Neanche questo! Quindi, insisteremo con la massima determinazione affinché siano gestiti i che sono stati realizzati, sono pronti e collegano il comune di Pozzuoli. Nessun comune è in grado di sborsare, in questo momento, 800.000 mila euro, soprattutto i comuni del napoletano, che sono tutti quanti poverelli. Con l'autonomia differenziata, lo saranno ancora meno, se passerà questa norma, quindi, figuriamoci se sono in grado di gestire i . D'altronde, in altre zone del nostro territorio - perché sono stati fatti prima della nuova concessione, giustamente; all'epoca dovevano conquistare terreno i vertici di Tangenziale -, sono gestiti da Tangenziale. Guarda caso, proprio il comune di Pozzuoli, proprio un'area in grande difficoltà, proprio una via di fuga non viene presa in considerazione! È veramente inqualificabile. Sono certo che, con la e la capacità dei colleghi anche della maggioranza, riusciremo a ottenere questo che, per quanto ci riguarda, è il minimo sindacale.
Vogliamo dire che, sulla comunicazione - se non fosse altro che è scattata una sorta di terrorismo psicologico -, sicuramente si sono fatti passi in avanti, riteniamo che i punti siano assolutamente qualificanti, però qui dobbiamo dirci le cose come stanno in termini assoluti. Ascoltando gli esperti, noi, come Alleanza Verdi e Sinistra, abbiamo fatto, addirittura, già mesi fa, un quadro, un punto con gli esperti, l'Osservatorio, i vertici della regione, i sindaci. Abbiamo fatto un incontro pubblico - c'era anche il collega Doris Devi con altri colleghi - per confrontarci sulle varie proposte e, ovviamente, dobbiamo dirci che dovrà essere messa in campo una medicina amara, perché penso che la politica debba avere anche il coraggio, certe volte, di dire cose scomode per creare percorsi nel futuro. È evidente che, con la densità demografica che in questo momento insiste sui Campi Flegrei, piani di fuga rapidi sono impossibili e impensabili.
In primo luogo, è incredibile che nessun piano di fuga preveda l'utilizzo del mare. Ci ha detto uno scienziato - tra virgolette, scienziato - che, se ci fosse un maremoto, non si potrebbero utilizzare. Premesso che abbiamo chiesto ad alcuni esperti, come il professor Mastrolorenzo, che è primo ricercatore dell'Osservatorio, se ci siano casi. Ovviamente, è chiaro che ci può essere un maremoto, certo, se cade un asteroide anche. La domanda è: in quanti casi abbiamo avuto una situazione di bradisismo o di eruzione e, in contemporanea, di maremoto? Risposta: mai. Allora, questa è un'ipotesi che, certo, potrebbe succedere, ma, nelle more, perché non si prevede questo nelle vie di fuga, visto che stiamo parlando di una zona prevalentemente costiera? Certamente, non affacciano sul mare né comune di Quarto, né i quartieri di Pianura e di Soccavo, ma i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e il quartiere di Bagnoli affacciano tutti sul mare. Per quale motivo non si prevede la via di fuga del mare?
In secondo luogo, dobbiamo spingere sullo stop al consumo di suolo. In quelle aree, non si possono fare più nuove costruzioni.
In terzo luogo, dobbiamo avere il coraggio di spingere verso la riduzione demografica su quei territori.
In quarto luogo, dobbiamo avere il coraggio, se ci sono edifici abusivi che impediscono la via di fuga, c'è poco da discutere, di abbatterli. Non c'è più discussione, non c'è il diritto dell'abusivo di bloccare la via di fuga dei cittadini.
Queste sono le quattro cose che, in parte, questo decreto cerca di affrontare, ma che non riesce a risolvere, perché capisco che è difficile, sia chiaro, ma dobbiamo avere la determinazione, proprio perché adesso si sono create le condizioni, di indirizzare verso questa linea. E, ovviamente, dobbiamo avere la capacità di un confronto continuo e costante con chi amministra quei territori.
Dobbiamo avere - e concludo - la capacità di essere la sintesi politica che va oltre il momento politico e chi governa il Paese o che amministra i territori. È questa la sfida, secondo me, più importante - secondo noi, più importante - cioè la capacità di andare oltre il momento per dare una prospettiva a questi territori. Ci sono vari studi, alcuni dicono che ci potrebbe essere la rottura della crosta terrestre, ma non è assolutamente scontato che questo significhi una risalita del magma. Sappiamo bene che la discussione, l'analisi e la certezza matematica su un fenomeno che è ancora così oggetto di studi sono complicate da avere al cento per cento. Di sicuro, però, rispetto al passato, abbiamo un monitoraggio. Penso che quella sia l'area più monitorata al mondo.
Rispetto a questo, però, una considerazione la vogliamo fare: nelle scorse settimane e negli scorsi mesi, abbiamo sentito alcuni soggetti, addirittura alcuni ex rappresentanti dell'Osservatorio, poi, addirittura cacciati, che hanno lanciato allarmi, invitando addirittura il Governo e gli enti locali a evacuare immediatamente una zona o un'altra e così via, con il rischio che ci potessero essere immediate eruzioni o altre cose del genere. E sono gli stessi che rassicuravano, qualche anno fa. Mi consta, perché ho pubblicamente contestato queste azioni. Io vorrei ricordare a tutti che, negli ultimi anni, abbiamo avuto tre progetti finanziati a livello internazionale, che hanno trivellato la zona - cioè quella dei Pisciarelli, la zona di Agnano - che adesso viene considerata tra le più pericolose al mondo. Addirittura, in uno dei casi, fuori a una rivendita di macchine, c'è stato un , che è stato tappato alla meglio. Adesso, la domanda che ci facciamo è: com'è possibile che siano gli stessi che rassicuravano la popolazione, dicendo che si poteva trivellare? Perché, ovviamente, per alcuni! La scienza deve essere sempre libera, mai seguire gli scienziati che sono al soldo di qualcuno, perché rischiano di fare molto male. Ebbene, in quel caso, invece, si rassicurava la popolazione. Peccato che poi la popolazione si è preoccupata, quando è scoppiato un nel centro di Agnano! E, allora, rispetto a questo, dobbiamo avere una forte determinazione. Per questo, ho invitato anche il Ministro a stare molto attento: ci sono scienziati che dedicano alla scienza e alla ricerca tutta la loro vita e ci sono scienziati che sono disposti a piegare le loro idee in base a chi paga. Ebbene, a quegli scienziati bisogna stare molto attenti. Anzi, non li chiamo neanche scienziati, possiamo chiamarli prezzolati. Ecco, rispetto a questo, invitiamo il Governo a prestare grande attenzione e ad ascoltare la parte libera, la parte che pubblica su riviste internazionali, la parte che ha studiato tutta la vita e non è andata a fare il commentatore soltanto, senza aver mai pubblicato ricerche.
Da questo punto di vista, per noi è molto importante mettere una linea rispetto al passato. Ci asterremo su questo provvedimento, perché, come abbiamo detto prima, ci sono molti punti che non ci convincono, ma è sicuramente un passo in avanti e lo riconosciamo. Riteniamo che, sicuramente, uno dei punti, il più semplice, sul quale sicuramente potremmo ritrovare unità è quello per cui la tangenziale di Napoli faccia questo piccolo atto di gestire la galleria che ha realizzato il comune di Pozzuoli, che è anche prevista come via di fuga.
Per il resto, ci auguriamo che, nei prossimi mesi, il Governo metta in campo quello che per noi, invece, è il punto nodale, che non c'è, ossia un decreto per l'area dei Campi Flegrei, anzi, per l'area che è soggetta al fenomeno di bradisismo, che è fenomeno unico in Italia, affinché i proprietari di abitazioni private possano non rifare il balcone, la facciata o altre cose, ma mettere in sicurezza i propri edifici. Questa sarebbe un'azione qualificante, che, tra l'altro, già il Parlamento ha votato pressoché all'unanimità
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Schiano Di Visconti. Ne ha facoltà.
MICHELE SCHIANO DI VISCONTI(FDI). Presidente, colleghi, colleghe, il testo di legge che ci apprestiamo a votare, oltre ad essere una pronta ed efficace risposta a una situazione territoriale emergenziale, è l'ennesima dimostrazione pratica di quanto questo Governo sia assolutamente, senza “se” e senza “ma”, il Governo della gente, di quanto questa maggioranza sia in grado di incidere su incrostazioni di fatto e legislative, consolidatesi negli anni, senza che nessuno mettesse mai veramente mano ai problemi reali, nonché di rompere il muro dell'inerzia che ha contraddistinto e contrassegnato l'inefficacia e l'incapacità dei Governi precedenti e dell'amministrazione regionale della Campania.
Com'è stato per Caivano e le periferie abbandonate, anche questa volta tocca a me prendere la parola per il mio partito, e anche questa volta, sempre con le emozioni di alcune settimane fa, devo parlarvi dei problemi della mia terra, di quella terra che amo, di quelle zone che conosco fin da bambino, e della loro gente, di quei concittadini spaventati dalle bizze del suolo e dalla forza esuberante della natura.
L'emozione è forte anche ora ma, ora come allora, devo ribadire a me stesso che è finita l'epoca dello scarico delle attribuzioni ed è cominciata la nuova era della presa di coscienza e dell'assunzione di responsabilità dei problemi che affliggono maggiormente i cittadini di questa Nazione.
Dicevo di quella terra che amo. Chi di voi ha avuto la fortuna di visitare quelle zone, che vengono identificate come i Campi Flegrei e le aree immediatamente limitrofe, sa benissimo che stiamo discutendo di una delle più belle aree culturali e paesaggistiche nazionali. Si tratta di un lembo di terra ricco di storia classica greco-romana e di archeologia uniche al mondo, di antichi luoghi addirittura citati nell'Odissea di Omero, che ha avuto il proprio teatro in quelle terre. Per non parlare dei nostri padri predecessori romani, che adoravano villeggiare in quelle zone a ridosso del mare, proprio per la straordinaria bellezza, fertilità e piacevolezza del clima di quei luoghi. Un'area straordinaria che può vantare un mare e spiagge meravigliose, ben quattro laghi, beni archeologici, artistici e architettonici di inestimabile valore, paesaggi mozzafiato, verdi colline e la perla della vulcanologia italiana, la solfatara che, a detta di ogni esperto di geologia, mineralogia, chimica e vulcanologia, è una rarità a livello globale. Colleghe, colleghi, chi di voi non l'ha mai visitata credo abbia il dovere di farlo per la sua unicità. Proprio la sua perla più rara, la solfatara, è l'indice e il termometro dell'instabilità geomorfologica di quella terra. Sì, quel pezzo di terra a nord-ovest di Napoli è fortemente instabile e soggetto a continui movimenti tellurici. Quella straordinaria energia, che caratterizza quella terra e i suoi effervescenti abitanti, emerge continuamente dal sottosuolo e smuove la crosta terrestre sovrastante.
Quale campano non lo sa? Proprio quella gente, che ha vissuto il dramma, la tragedia, l'orrore, la distruzione e la devastazione del terremoto dell'Irpinia appena quarant'anni fa, lo sa benissimo, se lo ricorda perfettamente, lo ha scolpito nella testa e nel cuore, ne avverte ancora il dolore sottopelle, ne sente ancora l'eco. Sì, ma ce n'è uno che non lo sa, uno soltanto, tra i tanti milioni di abitanti campani, il governatore De Luca che nulla ha fatto in questi anni per rassicurare le famiglie, i bambini, le donne, gli anziani e i lavoratori di quelle terre. Nulla ha messo in campo per affrontare una deficienza strutturale esistente da tanti anni. Solo lui! Evidentemente era occupato a fare le dirette e a prendere in giro gli altri, a fare un poco di cabaret, che, a quanto pare, è quello che gli riesce meglio. Così come niente è stato fatto da chi, adesso, strumentalmente, ci attacca pure sulla manovra. Leggevo ieri di Conte, Premier per due anni e mezzo con zero risultati per i Campi Flegrei. Per il MoVimento 5 Stelle, tutto quello che si fa per la gente che non sia puro assistenzialismo senza logica e senza visione complessiva è sbagliato, tutto quello che non è a pioggia, è criticabile. Strano modo di intendere la politica. Ma la gente di quelle terre lo ha capito perfettamente.
Noi, invece, per la prima volta, abbiamo affrontato il problema in maniera organica e strutturale. La questione bradisismo non nasce nell'ultimo anno. Sì, nell'ultimo anno si sono verificati alcuni movimenti tellurici più forti del solito in zona, uno sciame sismico di notevole rilevanza, ma la criticità e il legislativo sono presenti da decenni. Noi abbiamo avuto, ancora una volta, il coraggio di porre finalmente rimedio, così come è capitato per Caivano, velocemente, senza infingimenti, senza esitazioni, con efficacia e una grande iniezione di pragmatismo. Le disposizioni di cui al presente provvedimento recano misure urgenti per fronteggiare, anche mediante il ricorso a procedure semplificate e ad altre disposizioni di accelerazione, gli effetti di evoluzione del fenomeno bradisismico in atto nell'area dei Campi Flegrei, nel territorio di alcuni comuni o parti di comuni e della città metropolitana di Napoli, e mettono la parola fine a tutta quella incertezza regolamentare che ha attanagliato i cittadini interessati per un tempo che a loro sarà sembrato infinito. L'innovazione straordinaria riguarda un piano di comunicazione alla popolazione concernente la realizzazione, il potenziamento e lo sviluppo di iniziative finalizzate alla diffusione della conoscenza dei rischi e delle buone pratiche di Protezione civile presso la popolazione delle aree interessate, anche con il concorso del volontariato organizzato di Protezione civile, di iniziative specifiche dedicate agli istituti scolastici delle aree interessate, di incontri periodici con la popolazione e di corsi di formazione continua dei giornalisti operanti nell'area, con la finalità di promuovere una migliore informazione al pubblico sui rischi e sulla pianificazione di protezione civile, nonché l'installazione sul territorio della segnaletica di Protezione civile, anche prevedendo specifiche forme di comunicazione per il personale con disabilità.
Nel testo si prevede l'elaborazione di uno specifico piano speditivo di emergenza per il territorio interessato basato sulle conoscenze di pericolosità elaborate dai centri di competenza e contenente le procedure operative da adottare, anche tenendo conto delle esigenze delle persone con disabilità in casi di recrudescenza delle fenomenologie di cui trattasi. La pianificazione è testata mediante attività esercitativa del Servizio nazionale della protezione civile, promossa dal Dipartimento della protezione civile, d'intesa con la regione, con il coinvolgimento della città metropolitana e della prefettura di Napoli nonché dei comuni interessati, anche tenendo conto della ricognizione dei luoghi in cui vivono le persone con disabilità. Viene stabilito che la regione Campania - quindi, De Luca deve fermare le sue dirette e pensare a lavorare - coordini le attività volte alla verifica e all'individuazione delle criticità da superare per assicurare la funzionalità delle infrastrutture di trasporto e degli altri servizi essenziali, in raccordo con i comuni interessati, anche allo scopo di consentire ai soggetti o enti competenti di individuare le misure da attuare per superare eventuali criticità presenti nell'attuale rete infrastrutturale, compresa la corrispondente stima dei costi, nonché allo scopo di supportare l'aggiornamento della pianificazione di emergenza per il bradisismo. Allo stesso modo, la città metropolitana di Napoli coordina la ricognizione dei fabbisogni urgenti da parte dei comuni interessati relativamente al reclutamento di unità di personale a tempo determinato da impiegare, per un periodo di dodici mesi dalla data dell'effettiva presa di servizio, per il potenziamento della struttura comunale di Protezione civile, nonché all'attivazione e al presidio di una sala operativa aperta per l'intero giorno, h24, all'acquisizione dei materiali, dei mezzi e delle risorse strumentali necessarie per garantire un'efficace gestione delle attività di Protezione civile, e all'allestimento di aree e strutture temporanee per l'accoglienza alla popolazione.
Che cos'è il bradisismo, caro Presidente? Il fenomeno del bradisismo consiste in una deformazione del suolo che determina un lento sollevamento e abbassamento, generalmente a forma di campana. Il fenomeno è ben noto anche in altre caldere vulcaniche nel mondo, con il nome di risorgenza calderica. La deformazione che ne deriva è costituita da spostamenti verticali e orizzontali e i terremoti che accompagnano questo fenomeno si manifestano principalmente con sciami sismici sempre in seguito alla deformazione prodotta dal sollevamento. In merito a tale fenomeno, si evidenzia che la Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi ha evidenziato che, sulla base dei dati esposti, vi è l'intensificazione dei parametri del sistema vulcanico permanente all'interno di un quadro interpretativo di dinamica bradisismica, in relazione al quale la predetta Commissione ha raccomandato interventi in termini di implementazione della frequenza delle analisi tecniche del monitoraggio, di approfondimento della vulnerabilità delle strutture e di intensificazione di attività di prevenzione non strutturale, comprese la formazione e l'informazione alla popolazione.
Il verificarsi degli sciami sismici, dovuto al fenomeno bradisismico nel quadro più generale dell'area vulcanica in questione e del rischio eruttivo connesso, espone gli edifici interessati a sollecitazioni le cui conseguenze, in termini di danni attesi, richiedono di essere valutate proprio a partire dagli approfondimenti tecnici che il provvedimento consente. A tal fine, l'integrazione di misure di natura non strutturali quali la microzonazione sismica, il rilievo di vulnerabilità e le verifiche sismiche ai sensi della NTC consentiranno di determinare un quadro conoscitivo complessivo dell'area interessata, contribuendo all'individuazione dei valori esposti in relazione alla pericolosità dei luoghi, e consentiranno in tal modo una migliore valutazione del rischio.
Il testo che sottoponiamo al voto, dunque, ha origine dall'esigenza di introdurre misure urgenti specifiche anche alla luce delle raccomandazioni della Commissione per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi sopra riportate. Nell'area interessata dal Piano di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei risultano risiedere circa 500.000 cittadini. Di questi, circa 85.000 sono quelli che si stimano residenti nell'area attualmente interessata dalla crisi bradisismica, da perimetrare come previsto dalla norma.
Di questi, circa 85.000 sono quelli che si stimano residenti nell'area attualmente interessata dalla crisi bradisismica da perimetrare come previsto dalla norma. Di questi, altri 3.000 sono quelli che potrebbero risultare coinvolti nella pianificazione di emergenza specifica per il rischio sismico, di cui all'articolo 4 del provvedimento, sempre fatte salve le risultanze della perimetrazione da definire.
L'obiettivo della norma è dunque perseguire più elevati standard di sicurezza nell'area con riferimento al rischio sismico e al relativo impatto sugli edifici esistenti, nonché consentire, ove necessario, l'allontanamento in condizioni di sicurezza delle persone.
A tale scopo, il provvedimento in parola disciplina, quale prima misura, il Piano straordinario di analisi della vulnerabilità delle zone edificate direttamente interessate dal fenomeno del bradisismo. Le linee di intervento del Piano sono essenzialmente quattro e costituiscono dei sotto-obiettivi su cui lavorare in parallelo.
Primo, provvedere alla microzonazione sismica, ai sensi di quanto previsto dalle disposizioni attuative di cui all'articolo 11, del decreto-legge n. 39 del 2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 77 del 2009. Due, effettuare un'analisi delle vulnerabilità sismiche dell'edilizia privata con procedure semplificate individuate con ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile. Tre, effettuare un'analisi della vulnerabilità sismica dell'edilizia pubblica e, all'esito, un primo piano di misure per la relativa mitigazione. Quattro, implementare il monitoraggio sismico e delle strutture, ad integrazione della rete di monitoraggio esistente e gestita dall'Osservatorio Vesuviano dell'INGV e delle due reti di monitoraggio permanente gestite dal Dipartimento della protezione civile (RAN e OSS). Al fine di garantire il necessario supporto al Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri nello svolgimento delle funzioni regolate dall'articolo 2, è anche prevista la costituzione di una nuova struttura temporanea alle dirette dipendenze del Capo del Dipartimento operante fino al 31 dicembre 2024.
Come ha ribadito in queste ultime ore nell'ultimo vertice sul tema il Ministro Nello Musumeci, abbiamo rispettato i tempi stabiliti.
Nell'incontro al quale hanno preso parte anche il Capo del Dipartimento nazionale, Fabrizio Curcio, e l'assessore per la Protezione civile della regione, Mario Morcone, si è proceduto all'analisi delle attività previste da questo decreto sulle misure urgenti di prevenzione del rischio sismico, connesso al fenomeno bradisismico in atto in quell'area. In particolare, è stato esaminato il piano di comunicazione alla popolazione che rientra tra le misure previste dal provvedimento del Governo nazionale ed affidato al coordinamento della regione Campania, in raccordo con il Dipartimento nazionale della Protezione civile ed in collaborazione con i centri di competenza della comunità scientifica. Il piano condiviso con i sindaci dei comuni residenti nell'area della crisi bradisismica e vulcanica diventerà operativo subito dopo la sua presentazione.
Si lavora intanto alla verifica della vulnerabilità degli edifici pubblici e privati dell'area rossa del bradisismo, il cui lavoro dovrà essere completato entro il 10 gennaio prossimo. Si è anche proceduto alla ripartizione delle risorse finanziarie ai comuni di Napoli, Pozzuoli e Bacoli per coprire il fabbisogno delle loro strutture di protezione: agli iniziali 4 milioni, abbiamo dato disponibilità per le altre risorse necessarie al biennio.
Chiudo dicendo alla minoranza che è inutile che l'opposizione si affanni a criticarci e a cercare di sminuire il nostro incessante lavoro e ad attaccarci col solo pregiudizio politico. La nostra parte la stiamo facendo, con grande impegno e determinazione. Quando le istituzioni pubbliche collaborano - e questo è il nostro caso, perché sappiamo fare squadra e sappiamo amministrare la cosa pubblica - i risultati nell'interesse dei cittadini arrivano
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore Gianpiero Zinzi. Si intende che vi abbia rinunciato.
Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo: si intende che vi abbia rinunciato.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Facciamo ora una pausa tecnica di cinque minuti.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 17,57.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 823: Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di illeciti agro-alimentari.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione generale è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 28 novembre 2023 .
Ha facoltà di intervenire il presidente della II Commissione (Giustizia), per riferire sui lavori svolti dalla Commissione.
CIRO MASCHIO, . Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in qualità di presidente della II Commissione, illustro, preliminarmente, l'iter, in sede referente, della proposta di legge Cafiero De Raho ed altri atto Camera 823, recante modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di illeciti agroalimentari.
Il provvedimento è stato inserito nel calendario dei lavori dell'Assemblea in quota opposizione, su richiesta del gruppo del MoVimento 5 Stelle. Al riguardo, faccio presente che il 7 giugno 2023 la Commissione giustizia ha avviato l'esame congiunto del provvedimento, in sede referente, con l'abbinata proposta di legge Cerreto ed altri atto Camera 1004, in quanto vertenti su identica materia.
Nel corso dell'esame, è stato svolto, dal 21 al 27 giugno 2023, un ampio ciclo di audizioni informali, durante il quale sono stati auditi numerosi soggetti, secondo le richieste dei gruppi. In particolare, sono intervenuti Massimo Boccardelli, responsabile dei rapporti parlamentari, internazionalizzazione e sicurezza alimentare di Federalimentare, Stefano Masini, professore di diritto agrario e diritto alimentare presso l'università Tor Vergata di Roma, Giuseppe Amarelli, professore di diritto penale presso l'università degli studi di Napoli Federico II, Francesco Aversano, professore di diritto agrario presso l'università degli studi di Napoli Federico II, Massimo Donini, professore di diritto penale presso l'università degli studi di Roma La Sapienza, Amedeo De Franceschi, colonnello capo ufficio Comando del Carabinieri per la tutela agroalimentare, Aldo Natalini, magistrato all'ufficio del massimario della Corte di cassazione, Vincenzo Pacileo, sostituto procuratore del tribunale di Torino, nonché rappresentanti di CNA agroalimentare, Confartigianato, Agrinsieme e Legambiente. È, inoltre, pervenuta una memoria scritta dalla Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa e di Confartigianato.
Conclusosi l'esame preliminare nella seduta del 18 luglio, i relatori, gli onorevoli Cafiero De Raho e Varchi, sostituita in questo ruolo dal collega Vinci a partire dalla seduta di ieri, hanno manifestato la necessità di disporre di un tempo ulteriore per svolgere opportune interlocuzioni tra i gruppi, ai fini dell'individuazione del testo base. Risultando ancora in corso lo svolgimento delle predette interlocuzioni, nella riunione dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, del 3 agosto 2023 è stato convenuto di inserire il provvedimento all'ordine del giorno nella prima seduta alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, al fine di verificare se fossero maturate le condizioni per adottare, come testo base, una delle proposte in esame oppure un testo unificato. Risulta alla presidenza che, nelle settimane immediatamente successive alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva, siano stati esperiti i dovuti tentativi per definire un percorso condiviso tra le forze di maggioranza e il gruppo di minoranza presentatore dell'iniziativa legislativa in esame. Da parte mia, ho più volte sollecitato, anche in sede di ufficio di presidenza, tale accordo e ho iscritto il provvedimento nell'ordine del giorno della Commissione nelle sedute del 6 settembre e dell'8 novembre, come ci si era impegnati a fare prima della pausa estiva. Tuttavia, i tentativi esperiti non sono andati a buon fine.
Credo che, da questo punto di vista, vada sottolineato che, finora, da inizio legislatura ad oggi, molte volte vi è stato, invece, un percorso condiviso tra maggioranza e opposizione anche su testi di iniziativa dell'opposizione. Penso, ad esempio, al tema della prescrizione, al bullismo, nonché alla convergenza, che c'è stata, sulla violenza sulle donne che, però, è stato di iniziativa del Governo, e altrettanto anche sull'equo compenso. Quindi, finora i lavori della Commissione giustizia sono stati caratterizzati da tentativi andati a buon fine anche di percorsi condivisi tra maggioranza e opposizione su numerose proposte. In questo caso, invece, questo tentativo, nonostante la buona volontà, non è andato a buon fine.
Pertanto, a fronte della difficoltà nel trovare una soluzione condivisa, la relatrice Varchi, nella seduta dello scorso 15 novembre, ha preannunciato che, in mancanza di un accordo, la maggioranza avrebbe proposto di adottare, come testo base, la proposta di legge Cerreto ed altri atto Camera 1004. Da qui, la richiesta, da parte del gruppo del MoVimento 5 Stelle, di disporre la revoca dell'abbinamento delle due proposte, al fine di consentire alla Commissione di adempiere all'obbligo di riferire in Assemblea sul testo iscritto in calendario su iniziativa del medesimo gruppo MoVimento 5 Stelle.
Pertanto, in continuità con la prassi, dopo aver verificato che il dialogo tra i gruppi non ha trovato uno sbocco condiviso e non si sono realizzate le condizioni per l'adozione della proposta di legge del MoVimento 5 Stelle come testo base, la presidenza ha revocato l'abbinamento effettuato, affinché la Commissione potesse proseguire l'esame in sede referente del progetto indicato dal gruppo di opposizione interessato in quota propria.
Nella riunione dell'ufficio di presidenza di giovedì 23 novembre 2023, tenutasi immediatamente dopo la revoca dell'abbinamento, ho acquisito l'orientamento dei gruppi in ordine all'iter da seguire per il prosieguo dell'esame, verificando, in particolare, se vi fossero le condizioni per la conclusione dello stesso ovvero se si convenisse sull'opportunità di richiedere il rinvio ad altra data dell'esame in Assemblea, anche in considerazione del breve lasso di tempo a disposizione per passare all'esame degli emendamenti e all'acquisizione dei pareri delle Commissioni competenti in sede consultiva.
In quella sede, il MoVimento 5 Stelle ha legittimamente manifestato il proprio dissenso rispetto a un'eventuale richiesta di rinvio, ritenendo che vi fossero le condizioni per concludere l'esame in tempi compatibili con il calendario dei lavori in Assemblea. L'esame in sede referente è, quindi, proseguito con la fissazione del termine per la presentazione di proposte emendative alla proposta di legge Cafiero De Raho ed altri per il 27 novembre. Sono stati presentati 32 emendamenti, il cui esame è stato avviato nella seduta del 28 novembre.
In questa seduta si è preso atto dell'impossibilità di procedere alla votazione degli emendamenti e, quindi, dell'assenza delle condizioni per proseguire oltre nell'esame in sede referente fino al conferimento ai relatori del mandato a riferire in Assemblea.
Come da prassi, in casi simili, ho quindi informato la Commissione che, in assenza di novità dell'ultima ora, nella seduta odierna avrei reso edotta l'Assemblea, in sede di discussione sulle linee generali, dell'esito dei lavori della Commissione medesima e, quindi, delle ragioni per le quali non si è potuto procedere all'esame degli emendamenti e al conferimento del mandato ai relatori.
Ritengo che fosse opportuno riferire su questo e non tanto, invece, sul merito, che saranno ovviamente i colleghi a illustrare nei prossimi interventi.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto l'ampliamento.
Prendo atto che la rappresentante del Governo rinuncia a intervenire.
È iscritto a parlare il deputato Federico Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Grazie, Presidente. Noi abbiamo presentato questa proposta di legge nel gennaio di quest'anno. Si tratta di una proposta particolarmente complessa. Ricordiamo, innanzitutto, che il sistema agroalimentare è quella parte del sistema economico che approvvigiona il Paese di beni fondamentali e primari: gli alimenti. La filiera del prodotto alimentare è un sistema complesso in cui operano e collaborano numerosi soggetti, a iniziare dall'agricoltura, attività svolta con la coltivazione del suolo, dall'allevamento degli animali e dalle tecnologie per l'agricoltura, passando per l'industria agricola vera e propria, continuando con l'industria alimentare di trasformazione di materie prime agricole e naturali in prodotti finiti destinati all'alimentazione umana, per terminare con l'universo del settore distributivo, del trasferimento di prodotti alimentari dal produttore al consumatore e di quello commerciale.
Tuttavia, vi sono anche altri elementi che influenzano dall'esterno il sistema agroalimentare, a iniziare dall'ambiente naturale, dalla disponibilità di risorse e dal loro grado di sfruttamento. Ebbene, in questo settore si muovono tante attività e la proposta di legge che il MoVimento 5 Stelle ha voluto spingere e sollecitare sarebbe dovuta andare a soddisfare l'esigenza di una più moderna e migliore tutela del sistema agroalimentare. Da tempo, ormai, è stata sollecitata la riforma dei reati in materia agroalimentare. Anche nel più recente dibattito sul rapporto di Legambiente, uno dei punti maggiormente sensibili è stato proprio quello della tutela dell'agroalimentare e della riforma in materia penale.
L'ambito di intervento di questa proposta di legge può ricondursi a tre argomenti principali. Il primo è la riorganizzazione sistematica della categoria dei reati in materia alimentare, in modo da garantire l'effettiva tutela dei beni giuridici di riferimento, che richiedono a volte l'anticipazione delle incriminazioni già alla soglia del rischio per la salute e, in ogni caso, l'elaborazione di un sistema di intervento a tutele crescenti che muova dalle ipotesi contravvenzionali per passare alla previsione di un delitto connotato da una concreta dannosità e giungere, infine, alla categoria dei reati che mettono in pericolo la salute pubblica. Il secondo è la rielaborazione del sistema sanzionatorio contro le frodi alimentari, con la finalità di offrire risposte concrete e differenziate in ragione dell'effettivo grado di offensività delle condotte. Il terzo è la sistemazione organica per l'intero settore dei reati in materia alimentare e della responsabilità delle persone giuridiche. L'intervento, quindi, innova in via principale il codice penale e la legislazione speciale di settore con riguardo alla tutela penale della salute pubblica e della sicurezza degli alimenti, il codice penale con riguardo alla tutela dell'economia e la legislazione in materia di responsabilità delle persone giuridiche, operando, da ultimo, un intervento di complessivo coordinamento con diversi istituti sostanziali e processuali, aventi rilievo per una più utile e proficua attività di intervento nel delicato settore oggetto della riforma.
Il primo punto, di carattere sistematico, è consistito nel superamento della partizione del Titolo VI del Libro secondo del codice penale che distingue tra delitti di comune pericolo mediante violenza, al Capo I, e delitti di comune pericolo mediante frode, al Capo II. Questa partizione è stata invece sostituita con la proposta di legge, in modo più concreto e rispondente alle esigenze, in delitti di comune pericolo contro l'incolumità pubblica, al Capo I, e delitti di comune pericolo contro la salute pubblica e la sicurezza delle acque, degli alimenti e dei medicinali, al Capo II. Queste denominazioni sono state ritenute adeguate a rispecchiare i contenuti e le finalità delle singole disposizioni.
Nella sistematica del codice penale è stata da tempo avvertita l'esigenza di razionalizzare e unificare le fattispecie previste dagli articoli 440 (Adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari), 442 (Commercio di sostanze alimentari contraffatte o adulterate) e 444 (Commercio di sostanze alimentari nocive), che hanno trovato una modesta applicazione. La necessità di un intervento di rimodulazione delle fattispecie emerge dalla circostanza che, nei pochi casi in cui avevano trovato applicazione tali disposizioni, la giurisprudenza ha di fatto allargato l'ambito della tutela, attestandosi sul requisito del pericolo per una, due o più persone, manifestando l'esigenza di rendere più operative le incriminazioni, anche ove manchi la concretizzazione di macro eventi di pericolo.
Vengono anche modificati l'articolo 439 del codice penale (Avvelenamento di acque o di sostanze alimentari) e l'articolo 440 (Contaminazione, adulterazione o corruzione di acque, alimenti o medicinali) e vengono introdotti nuovi delitti: con l'articolo 440-, il delitto di importazione, esportazione, commercio, trasporto, vendita o distribuzione di alimenti, medicinali o acque pericolose; con l'articolo 440-, quello di omesso ritiro di alimenti, medicinali o acque pericolose; con l'articolo 440-, quello di informazioni commerciali ingannevoli o pericolose. In questo modo si va a coprire un'ampia area assolutamente priva di tutela penale, un'area che reclamava interventi urgenti da anni. Viene modificato l'articolo 441 del codice penale che ha per oggetto l'adulterazione o la contraffazione di altre cose in danno della pubblica salute. Con la rimodulazione dell'articolo 440 e la modificazione dell'articolo 441 non si ha più esigenza degli articoli 442 e 444, che vengono abrogati. Tali disposizioni, appunto, sono assorbite nelle nuove disposizioni di legge. Con l'articolo 445- viene introdotto il disastro sanitario che si configura quando dai fatti di cui agli articoli 440, 440-, 440-, 440-, 441, 443 e 445 derivano per colpa la lesione grave o gravissima o la morte di tre o più persone e il pericolo grave e diffuso di analoghi eventi ai danni di altre persone.
Con questa proposta di legge si vogliono anche dare certezze interpretative e, quindi, chiarire concetti ed espressioni utilizzate dal legislatore. Infatti, con l'articolo 445- sono introdotte disposizioni finalizzate a fornire indicatori validi per l'interpretazione di concetti o termini ricorrenti. In particolare, nella valutazione del pericolo per la salute pubblica, su quali elementi si valuta il pericolo per la salute pubblica? La norma riferisce i parametri di valutazione. Quando l'alimento si considera adulterato o trattato in violazione delle leggi e dei regolamenti in materia di sicurezza alimentare? Anche qui, la norma lo precisa. Quando l'alimento si considera inadatto al consumo umano?
Sono delle espressioni, quelle che ho menzionato, che ricorrono in diverse norme di legge e che fino ad oggi non hanno avuto una precisazione, un'indicazione chiarificatrice come quella che invece, con questa proposta di legge, viene data. Intervengono poi modifiche dell'articolo 448 che riguarda le pene accessorie, con l'aggiunta qui di 2 commi che sono particolarmente importanti, perché tra le pene accessorie viene introdotto il divieto temporaneo di autorizzazioni, concessioni o abilitazioni per lo svolgimento di attività imprenditoriali.
Viene anche prevista la chiusura temporanea nei casi di recidiva. L'intervento normativo mira anche a riordinare i rapporti tra codice penale e leggi complementari. Le principali opzioni politico-criminali sono condotte principalmente su due direttrici, il codice penale e la legge 30 aprile 1962, n. 283, riguardante anche la disciplina igienica della produzione e vendita delle sostanze alimentari e delle bevande, operando su diversi livelli: nei delitti contro la salute pubblica (articolo 439 e seguenti), nei delitti anticipati di rischio (articolo 5, comma 1 e 2, della legge n. 283 del 1962), nelle contravvenzioni (articolo 5, comma 3, della legge n. 283 del 1962), oltre che nelle altre contravvenzioni in materia, in parte con nuovi illeciti amministrativi, e nella disciplina della responsabilità degli enti.
Si è anche provveduto a colmare una lacuna dell'attuale legislazione penale, l'assenza cioè di una fattispecie omissiva che incrimini l'omesso ritiro di alimenti pericolosi per la salute. Questa era una grave carenza, una grave mancanza della nostra legislazione, proprio perché non prevedeva una fattispecie corrispondente. Si sono disciplinati i casi in cui le violazioni previste dall'articolo 5 della legge n. 283 del 1962 abbiano ad oggetto disposizioni date dalle autorità competenti volte ad attuare il principio di precauzione, che è un principio che ci deriva dall'Unione europea. Esso sta a significare la disciplina preventiva riguardante gli alimenti vietati in quanto non sicuri, ma dei quali non sia stata ancora scientificamente accertata la nocività per la salute. Per queste fattispecie si è ritenuta adeguata e proporzionata la configurazione di illeciti amministrativi. Si è dunque adottato, sostanzialmente, il seguente livello ascendente di offensività. Le condotte di mero rischio sono previste come illeciti amministrativi, le condotte di danno colposo costituiscono fattispecie contravvenzionali, ove non concretizzino un pericolo per la salute pubblica.
Le condotte dolose assurgono a figura delittuosa. Per le ipotesi contravvenzionali sono state previste forme di oblazione o comunque di ravvedimento, rilevanti ai fini dell'estinzione del reato. È peraltro anche introdotto un meccanismo estintivo analogo a quello previsto in materia di lavoro dal decreto legislativo 19 dicembre 1994, n. 758, e da ultimo esteso anche ai reati ambientali dalla legge n. 68 del 2015. Ed è anche prevista una forma di definizione processuale agevolata in presenza di condotte in cui l'elemento determinante della violazione del rischio sia rimovibile e sia stato concretamente rimosso.
Secondo punto significativo di questa proposta riguarda la tutela penale dell'economia. Qui si sono voluti sottolineare il peso e il valore pregnante assunti dalla prevenzione delle frodi alimentari. È stato ridenominato il Titolo VIII del Libro II, attualmente intitolato “Dei delitti contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio”, ampliando la denominazione con l'aggiunta del patrimonio agroalimentare; diventa quindi “Dei delitti contro l'economia pubblica, l'industria, il commercio e il patrimonio agroalimentare”, aggiungendo sostanzialmente questo ulteriore settore che è di grandissimo rilievo e occupa una parte significativa anche di quel Titolo.
La normativa attualmente in vigore mostra evidenti lacune ed è apparsa inadeguata a fronteggiare gli attuali comportamenti criminosi, talora lesivi di interessi diffusi, anche in danno del mercato, della concorrenza e del pubblico dei consumatori. Le condotte incriminate dagli articoli del codice penale - 515 (frode nell'esercizio del commercio), 516 (vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine) e 517 (vendita di prodotti industriali con segni mendaci) - si incentrano su vicende minime, come si evince già dal titolo delle singole disposizioni.
Occorre invece estendere la risposta punitiva a frodi massive di obiettiva e rilevante gravità, compiute in contesti organizzati che fanno leva sulla lunghezza e sulla complessità delle filiere. La tutela degli alimenti deve essere innanzitutto inquadrata in modo più chiaro nell'ambito della salvaguardia del consumatore finale. Ciò che deve essere sanzionato è la vera e propria frode nei confronti del destinatario ultimo dell'alimento, il consumatore, e non già la generica ed evanescente lealtà commerciale, che fino a oggi ha sostanzialmente sostenuto e giustificato la normativa.
Sono state introdotte modifiche all'articolo 517- (contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari) ed è stata introdotta la nuova fattispecie dell'agropirateria, disciplinata dall'articolo 517-1. Essa va ravvisata quando, fuori dei casi di cui agli articoli 416 e 416-(associazione per delinquere e associazione di tipo mafioso), al fine di trarne profitto, in modo sistematico e attraverso l'allestimento di mezzi o attività organizzate, vengono commessi delitti di frode nel commercio di alimenti o di commercio di alimenti con segni mendaci.
Dopo l'articolo 517- sono introdotte le nuove fattispecie. Con l'articolo 517- è introdotto il delitto di frode nel commercio di alimenti; con il 517- il delitto di commercio di alimenti con segni mendaci; con l'articolo 517- sono previste circostanze aggravanti per entrambe le fattispecie dianzi menzionate. Viene poi sostituita la rubrica del Capo III del Titolo VIII del Libro II, disposizioni comuni ai capi precedenti. Viene modificato l'articolo 518 del codice penale, pubblicazione della sentenza, e vengono introdotti l'articolo 518-, che riguarda ulteriori pene accessorie, e l'articolo 518-, che riguarda la confisca obbligatoria e per equivalente per i reati di cui agli articoli 517-, 517-.1, 517- e 517-.
La ragione della centralità politico-criminale nell'ambito delle frodi dei reati aventi ad oggetto alimenti sta nel fatto che la frode riguarda caratteristiche di qualità dell'alimento comunque essenziali per la scelta di acquisto. Per tutte, la provenienza geografica, ma è una delle indicazioni. Lo stesso marchio registrato nel settore alimentare continua a svolgere principalmente il tradizionale ruolo di garanzia della qualità dell'alimento. Ciò che deve essere sanzionato è la vera e propria frode nei confronti del destinatario ultimo dell'alimento.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Su questo viene posto ripetutamente l'accento nell'ambito della proposta, con riferimento all'importanza che il consumatore venga protetto, che sappia cosa acquista, che, quando il produttore o colui che commercializza il prodotto indica ciò che è contenuto e la provenienza, effettivamente quelle indicazioni rispondano a verità.
Va qui sottolineato che, a carico del produttore o del commerciante che opera nell'osservanza delle norme di settore, non viene posto alcun maggiore onere in conseguenza di una più energica azione di contrasto delle frodi, atteso che, nelle disposizioni di questo progetto di legge, rilevano esclusivamente le condotte con le quali il soggetto responsabile intende determinare concretamente in errore il consumatore in modo tale da indurlo ad acquistare alimenti camuffati.
Con questa normativa si ritiene di aver risolto anche il problema del rispetto delle disposizioni dell'ordinamento dell'Unione europea (codice doganale europeo) che definiscono la provenienza del prodotto per quanto concerne in particolare il concetto di ultima trasformazione, che è un concetto di grandissimo rilievo ed è quello che molto spesso ricade proprio sulla conoscenza del consumatore, che appunto, in alcuni casi, viene sostanzialmente frodato proprio sulla base di quel che avviene nell'ultima trasformazione. In definitiva, se un produttore dichiara volutamente e falsamente una data provenienza geografica di uno dei componenti del prodotto finale con la specifica finalità di indurre il consumatore all'acquisto, il reato si verifica perché la frode è consumata.
Sul piano sanzionatorio, la qualificazione delle pene edittali dei nuovi reati alimentari, da un lato, costituisce il necessario completamento punitivo, dall'altro, vuole garantire efficacia general-preventiva e applicativa della riforma, oltre a comportare specifici effetti processuali, come in materia di misure cautelari o di intercettazioni. E, infatti, la normativa prevede espressamente l'inserimento dei reati agroalimentari sia per quanto riguarda le intercettazioni sia per quanto riguarda le misure cautelari.
In funzione del criterio di proporzione sono stati adottati tre criteri interdipendenti: la corrispondenza della pena con il tasso di offensività espresso dal reato, la ragionevolezza della risposta punitiva, la coerenza di sistema. Un ulteriore criterio di riferimento è rappresentato dal panorama delle fattispecie vigenti nel medesimo settore di tutela e di quelle che presentano aspetti affini quanto ai beni tutelati.
In materia di frodi commerciali si è ritenuto necessario procedere a un incremento delle pene, ora particolarmente tenui, specialmente con riguardo alla contraffazione degli alimenti a denominazione protetta, fino al limite superiore, individuato per la nuova figura dell'agropirateria, modellata, , sull'articolo 474 del codice penale.
Sul piano aritmetico, è stata avvertita la necessità di mantenere una tendenziale proporzione, da 1 a 4, tra il minimo e il massimo edittale, in modo da consentire al giudice di adeguare la pena alle specificità del caso.
Si fa leva, inoltre, su un ampio apparato di pene accessorie, che impattano direttamente sull'attività di impresa e sulle modalità del suo esercizio. Nelle ipotesi di maggiore gravità, sul piano soggettivo si declina con l'interdizione dagli uffici direttivi delle imprese, sul piano oggettivo con divieti di accesso ad autorizzazioni, contributi pubblici e contratti con la pubblica amministrazione.
Un intervento decisamente importante è quello attuato in materia di responsabilità amministrativa degli enti, la cui disciplina è dettata dal decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231. È apparso utile non limitarsi al semplice inserimento di una norma che estenda la responsabilità amministrativa a determinati reati alimentari, bensì costruire un'apposita e specifica disciplina dei modelli di organizzazione e di gestione, con espresso riguardo agli operatori alimentari, nella prospettiva esimente o attenuante della responsabilità, traendo spunto dalle modalità di applicazione della normativa in materia di sicurezza del lavoro; e anche ciò è veramente un'innovazione straordinaria: voler inserire, in questo settore di grande delicatezza, modelli di organizzazione.
Sono stati, poi, configurati interventi sistematici di portata generale. Si è voluta recepire una definizione onnicomprensiva degli alimenti conforme alla finalizzazione contenutistica esplicitata dal legislatore europeo; si è utilizzata la più ampia nozione di alimento idonea a designare qualsiasi genere alimentare, sostanza o prodotto trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato, comprendente anche il prodotto agroalimentare, una definizione ricavabile dalla definizione generale di alimento di cui all'articolo 3 del regolamento della Comunità europea n. 178 del 2002, del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002.
Si è conservata l'espressione “agroalimentare”, ove già prevista nell'enunciato delle norme vigenti, salvo dividere i due termini di riferimento, adottando l'espressione “agro-alimentare”. Peraltro, sebbene la normativa europea comprenda tra gli alimenti anche le acque, se destinate al consumo, e le bevande, si è ritenuto di inserire nelle norme relative ai reati contro la salute pubblica anche il riferimento esplicito alle acque e, analogamente, nelle norme relative ai reati in materia di frode, nonché nell'articolo 5 della legge n. 283 del 1962 anche il riferimento alle bevande.
Questa scelta è stata imposta dalla considerazione che, adottando la definizione europea, si sarebbe potuto indurre il convincimento che singole condotte fossero prive di rilievo penale qualora poste in essere prima che le acque possano considerarsi trasformate in alimenti secondo la normativa europea. In questi casi si è, peraltro, chiarito che la condotta deve comunque avere ad oggetto acque destinate all'alimentazione. Nei reati in materia di frode, nell'articolo 5 della legge n. 283 del 1962 si è, peraltro, utilizzata la locuzione “alimenti, in essi comprese acque e bevande”.
Da ultimo, poi, la presenza di riferimenti ai medicinali già nel corpo originario delle norme del codice penale ha suggerito di effettuare un intervento di chiarificazione sistematica anche rispetto a questa tipologia di prodotti. Ciò ha comportato, sul piano lessicale, l'adozione dell'espressione unitaria “medicinali”, già presente nell'articolo 443 del codice penale e, sul piano della tutela, la parificazione, sia sotto il profilo descrittivo delle condotte sia sotto quello sanzionatorio, della disciplina dei farmaci a quella degli alimenti, al fine di superare la risalente discussione in merito alla collocazione di alcuni prodotti come gli integratori nell'uno o nell'altro ambito.
Infine, con riguardo alla legislazione complementare, nella presente proposta di legge si è inserito un ulteriore articolo, segnatamente l'articolo 11, rubricato “Modifiche al decreto legislativo 23 maggio 2016, n. 103”, recante le disposizioni sanzionatorie per la violazione del regolamento di esecuzione dell'Unione europea n. 29 del 2012, della Commissione, del 13 gennaio 2012, relativo alle norme di commercializzazione dell'olio d'oliva e del regolamento della Comunità europea n. 2568/91, della Commissione, dell'11 luglio 1991, relativo alle caratteristiche degli oli d'oliva e degli oli di sansa d'oliva, nonché ai metodi ad essi attinenti.
La normativa che disciplina, a livello nazionale, la classificazione e la vendita dell'olio di oliva e stabilisce specifiche sanzioni in caso di mancato rispetto delle caratteristiche merceologiche degli oli è la legge 13 novembre 1960, n. 1407, emanata quasi sessanta anni fa, in un contesto tecnico, produttivo e normativo completamente differente da quello attuale. Oggi, infatti, le sanzioni da applicare per oli che non corrispondono alla categoria dichiarata sono stabilite nell'ambito del quadro sanzionatorio della citata legge n. 1407 del 1960 e, nel tempo, sono divenute di sempre più difficile applicazione a causa degli interventi normativi del legislatore unionale. Pertanto, si rende necessario adeguare il quadro sanzionatorio nazionale di riferimento in funzione delle definizioni degli oli di oliva e degli oli di sansa di oliva previste dal legislatore dell'Unione europea, integrando il decreto legislativo n. 103 del 2016.
Qui, si è anche considerata l'evoluzione della normativa verso sistemi sanzionatori che favoriscano il ricorso a misure più eque, in modo da consentire agli operatori di sanare irregolarità che non hanno prodotto effetti irreparabili ed evitare - e questo è anche molto importante - che le imprese siano costrette addirittura a chiudere per non essere in grado di far fronte alle pesanti sanzioni loro inflitte.
Nella presente proposta sono, infatti, eliminate le sanzioni proporzionali, il cui importo è commisurato al quantitativo di olio non conforme (400 euro per quintale o frazione di quintale), risultate esageratamente afflittive per l'operatore.
La proposta di legge, quindi, prevede modificazioni e innovazioni di numerosi articoli, come è stato più ampiamente e genericamente rappresentato per motivi di tempo. Ma questa è una legge che il MoVimento 5 Stelle ha tenuto a portare avanti ad ogni costo, perché interviene in un settore, quello agroalimentare, che è di grandissima importanza per una migliore regolamentazione dell'attività dei produttori, dei distributori e dei venditori e per una migliore difesa dei consumatori. Ecco, in questo modo, sarebbero tutelati tutti. Proprio per questo, ci troviamo qui, oggi, a rappresentare questa nostra proposta di legge, che rappresenta una priorità per noi del MoVimento 5 Stelle, tanto da averla inserita fra le proposte di legge del MoVimento 5 Stelle da trattare prioritariamente in Commissione giustizia .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS(FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Diciamo subito che Forza Italia non condivide la filosofia e l'impostazione panpenalistica del provvedimento in esame, la cui finalità è di introdurre nuove fattispecie penali, nonché di aggravare le pene già previste in un settore molto delicato, nel quale dovrebbe essere conciliata la tutela della salute dei cittadini con le esigenze del mondo produttivo.
Questa è la posizione di Forza Italia che, peraltro, è in continuità con la posizione già espressa nella scorsa legislatura, quando si esaminò il disegno di legge a prima firma dell'allora Ministro guardasigilli Alfonso Bonafede, testo che la proposta di legge oggi in esame riprende quasi integralmente. Sia chiaro, siamo contrari a questa proposta di legge non perché porti la prima firma dell'onorevole Cafiero De Raho, ma perché non ne condividiamo l'impianto in radice. E, come nella scorsa legislatura, Forza Italia - lo ribadisco - è profondamente contraria a quella che ormai è diventata una sorta di costume, una vera e propria ideologia panpenalistica. Introdurre in continuazione nuovi reati oppure aumentare a dismisura le pene dei reati già presenti nel codice penale non è, a nostro avviso, la strada che possa portare alla soluzione dei problemi, lo dicevamo ieri, continuiamo a ribadirlo con convinzione oggi e lo faremo con ancora più forza domani.
Però devo anche aggiungere che, oltre a non condividere l'impostazione in linea di principio, siamo contrari nel merito, perché, se si scorrono i 13 articoli di cui si compone questo provvedimento, ci si imbatte in una giungla di articoli “”, “”, “” e via discorrendo, che denotano l'inserimento massimo, verrebbe da dire quasi con stile da catena di montaggio. Sono inserite nuove disposizioni e nuovi reati nel codice penale e, dove queste innovazioni non ci sono, si rimodulano verso l'alto le sanzioni esistenti. A nostro avviso, non è questo il modo di procedere, non è questo il modo per conciliare due elementi di fondamentale importanza: la tutela della salute pubblica e la filiera economica del settore agroalimentare. Delitto d'importazione, esportazione, commercio, trasporto, vendita o distribuzione di alimenti, medicinali o acque pericolosi, delitto di omesso ritiro di alimenti, medicinali e acque pericolosi, informazioni commerciali ingannevoli o pericolose: questi sono alcuni dei nuovi reati che sono introdotti, con relative pene.
Ma la domanda che ci poniamo e che poniamo ai proponenti, peraltro, non solo in questo caso, ma in tutte le situazioni nelle quali ci troviamo davanti alla proposta di un nuovo reato è la seguente: ma siamo davvero sicuri che all'interno del nostro codice penale, che è già fin troppo zeppo di fattispecie criminose, non vi sia una disposizione, o più di una, che già preveda una sanzione per la fattispecie che voglio colpire? Ma, se qualcuno oggi vende, esporta o trasporta un cibo avvelenato, adulterato o contraffatto e viene riconosciuto colpevole di tale operazione, secondo voi, rimane impunito?
Allora, tutto quello che si vuole aggiungere all'essenziale è, per definizione, inutile, nel migliore dei casi; nel peggiore dei casi, invece, produce inefficienza o, addirittura, paralisi e, dunque, per l'eterogenesi dei fini, in linea teorica, introducendo sempre più reati specifici e particolari, si rischia di inficiare anche le norme vigenti. Forza Italia a questo gioco non solo non si presta, ma lo vuole contrastare a tutto campo, e lo abbiamo fatto e lo facciamo anche, in alcuni casi, non rinunciando alla dialettica e al confronto anche con i nostri stessi alleati. Forza Italia, oggi come in altre occasioni, non si tira indietro al confronto, anche su un settore, come quello oggetto del provvedimento in esame, ma diciamo le cose come stanno: il panpenalismo non è altro che il populismo in ambito giuridico. E Forza Italia è contro il populismo in tutte le sue forme, perché ormai è ora di tornare a fare politica, confrontandosi e ragionando sull'essere e non sul dover essere. È la ragione per la quale questo provvedimento non ci convince e preannuncio, sin da ora, che sarà nostro onere di tentare di migliorarlo, ove possibile, perché, altrimenti, sarà sicuramente un voto negativo .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Forattini. Ne ha facoltà.
ANTONELLA FORATTINI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Prima di entrare nel merito della proposta di legge che intende ridefinire il quadro penalistico degli illeciti agro-alimentari, corre l'obbligo di denunciare l'iter approssimativo e incompleto che su un tema così importante è stato svolto in Commissione giustizia, alla quale il provvedimento era assegnato.
Dopo lo svolgimento delle audizioni, per diversi mesi, il provvedimento non è stato istruito né esaminato e, dopo rinvii su rinvii a causa di una tra MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia, evidentemente sulla primogenitura del provvedimento, ci troviamo oggi che ai rinvii è corrisposta un'improvvisa accelerazione per rispettare le scadenze del calendario d'Aula. Termini brevissimi per emendamenti che non sono stati nemmeno esaminati e votati in Commissione. Denunciamo che non ci è stato consentito, come gruppo Partito Democratico, di partecipare all'approfondimento su un tema così importante e delicato, che dovrebbe unire e non alimentare steccati, forzature e battaglie ideologiche e di parte. Tuttavia, poiché il provvedimento è ora in Aula, malgrado questo iter così approssimativo e deficitario e direi anche inusuale, non ci esimiamo dall'avanzare la nostra posizione sul tema.
E fin da subito diciamo che il contrasto alla contraffazione alimentare è una battaglia che nell'istituzione parlamentare e nel Governo è stata originata e voluta dal nostro partito, dal Partito Democratico, ne rivendichiamo - noi sì - la paternità. Infatti, per provarlo, basta citare le parole dell'allora Ministro della Giustizia Andrea Orlando, che, partecipando alla presentazione del 3° Rapporto sui crimini agro-alimentari in Italia, diceva: “La lotta alla contraffazione alimentare e agro-alimentare è un'azione necessaria ed imprescindibile per la tenuta dell'economia e per il rilancio del sistema Paese”.
Beni come l'ambiente, gli ecosistemi, la biodiversità e soprattutto la salute pubblica, nonostante fossero al centro dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione, nell'impianto iniziale del codice penale non erano di fatto tutelati. Così, il Ministero della Giustizia, nel 2015, provò, dopo decenni, a colmare quelle lacune contenute nell'ambito della difesa penale dei valori legati all'ecologia. In quell'anno, infatti, è stata approvata la legge n. 68 del 2015, che introduceva i delitti contro l'ambiente nel nostro codice penale. La tappa legislativa logicamente susseguente a quella segnata con la legge sugli ecoreati sarebbe, in effetti, dovuta essere propedeutica all'approvazione di una riforma organica anche dei reati in materia agroalimentare. Nell'ottobre 2015, la commissione per l'elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare, istituita presso il Ministero della Giustizia e presieduta da Giancarlo Caselli, concludeva i suoi lavori e consegnava al Ministro Andrea Orlando uno schema di disegno di legge recante “Nuove norme in materia di reati agroalimentari”. Due le priorità della commissione: da un lato, una razionalizzazione di un sistema normativo complesso, se non intricato, come quello della materia agroalimentare, attraverso una ricostruzione delle fonti esistenti e una loro semplificazione; dall'altro, una modernizzazione e un adeguamento dell'uso della leva penale, calibrato su una nuova tavola di beni giuridici che richiedono strumenti di difesa diversificati e innovativi, con un occhio di particolare riguardo al fondamentale principio di prevenzione. Tali lavori furono, poi, raccolti durante l'esperienza del Governo Conte 2, che licenziò un disegno di legge governativo sul tema, esaminato nella Commissione giustizia della Camera. Tale provvedimento, però, non concluse il suo iter.
La presente proposta di legge raccoglie il lavoro del Ministro della Giustizia Orlando, della commissione presieduta da Caselli e del disegno di legge governativo del 2020, e nasce quindi dall'esigenza, particolarmente sentita dalle organizzazioni sociali e da quelle agricole, di contrastare il fenomeno delle agromafie.
Anche nella legge 2 marzo 2023, n. 22, che istituiva la Commissione parlamentare antimafia, è stato approvato, accogliendo una previsione contenuta nella PDL Provenzano-Serracchiani, tra i compiti della Commissione quello di verificare l'impatto negativo sotto i profili economico e sociale delle attività delle associazioni mafiose o similari sul sistema produttivo, con particolare riguardo all'alterazione dei princìpi della libertà dell'iniziativa privata, della libera concorrenza nel mercato, della libertà di accesso al sistema creditizio-finanziario e della trasparenza della spesa pubblica dell'Unione europea, dello Stato e delle regioni destinata allo sviluppo, alla crescita e al sistema delle imprese, con particolare riferimento ai fenomeni del caporalato e delle cosiddette agromafie, anche in considerazione delle frodi nell'impiego dei Fondi europei per l'agricoltura.
L'intervento di riforma che stiamo esaminando va, in primo luogo, ad anticipare, nella definizione, i nuovi reati di pericolo contro la salute, la tutela e, quindi, l'incriminazione già alla soglia del mero rischio e la valorizzazione del principio di precauzione, in un'ottica di tutela della salute pubblica, da offese di medio e lungo termine. In secondo luogo, afferma il tema dell'affinamento del sistema sanzionatorio delle frodi alimentari, con la creazione dell'emblematica figura del disastro sanitario. Ancora, il provvedimento si occupa dell'allargamento della responsabilità del reato delle aziende anche a questo tipo di crimini, con la previsione di cause di non punibilità per i fatti più lievi, subordinata alla realizzazione di successive concrete condotte riparatorie da parte degli stessi autori. Inoltre, il provvedimento introduce il reato di agropirateria. Il profilo della definizione normativa della provenienza dell'alimento è, in tal caso, irrilevante. In merito ai criteri adottati sul piano sanzionatorio, la quantificazione delle pene edittali dei nuovi reati alimentari non costituisce solo il necessario completamento punitivo dei precetti penali ma è in grado di condizionare la stessa efficacia generalpreventiva e applicativa della riforma, oltre a comportare specifici effetti processuali, per esempio in materia di misure cautelari o di intercettazioni.
Nella consapevolezza della difficoltà di graduare le comminatorie edittali, vi è stato il ricorso alla selezione di criteri, quanto più possibile oggettivi, che orientino la definizione del trattamento sanzionatorio. In funzione del criterio di proporzione sono stati adottati tre criteri interdipendenti: la corrispondenza della pena con il tasso di offensività espresso dal reato; l'equilibrio ponderale, ossia la ragionevolezza intrinseca della risposta punitiva; la coerenza di sistema. Così come gli operatori del settore e la pubblica opinione convengono nel riconoscere il pericolo delle agromafie e le comunità scientifica e giuridica sono concordi nell'indicare le soluzioni normative necessarie, allo stesso modo auspichiamo che il Parlamento possa trovare unità nella lotta contro le mafie, particolarmente pericolose e spietate nel settore agricolo e alimentare. Auspichiamo che ogni gruppo parlamentare possa contribuire, come non è successo sino ad oggi, a valorizzare e anche a migliorare tale proposta di legge, una proposta che dev'essere vista come una sfida, come un sostegno dell'impresa sana, della salute e della legalità
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cerreto. Ne ha facoltà.
MARCO CERRETO(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, la presente proposta di legge intende riprendere l'iter legislativo, interrotto nella XVIII legislatura, del disegno di legge A.C. 2427, recante “Nuove norme in materia di illeciti agroalimentari”, presentato alla Camera il 6 marzo 2020 e assegnato alla Commissione giustizia per l'esame in sede referente. Tale disegno di legge traeva origine dal testo formulato dalla commissione per l'elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare, istituita presso l'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, con decreto dello stesso del 20 aprile 2015, e presieduta dal dottor Giancarlo Caselli, che voglio ringraziare in questa sede per il grande lavoro fatto e per aver lasciato una traccia importante, poi ripresa anche dal nostro gruppo parlamentare, e per aver dato un forte impulso anche all'Osservatorio nazionale sulle agromafie, che ha dato un forte impulso anche a una materia in continua evoluzione e di grande attualità.
L'ambito di intervento, per quanto concerne il contenuto principale della proposta di legge in discussione, attiene sostanzialmente a tre argomenti. Innanzitutto, la riorganizzazione sistematica della categoria dei reati in materia alimentare, in modo da garantire l'effettiva tutela dei beni giuridici di riferimento, che richiedono spesso anche l'anticipazione delle correlate incriminazioni già alla soglia del rischio e, in ogni caso, l'elaborazione di un sistema di intervento a tutele crescenti, che muove dalle ipotesi contravvenzionali per passare alla previsione di un delitto connotato da una concreta dannosità e giungere, infine, alla categoria dei reati che mettono in pericolo la salute pubblica. In secondo luogo, la rielaborazione del sistema sanzionatorio contro le frodi alimentari, con la finalità di offrire risposte concrete e differenziate, in ragione dell'effettivo grado di offensività delle condotte. Infine, la sistemazione organica, per l'intero settore, dei reati in materia alimentare e della responsabilità delle persone giuridiche. L'intervento, quindi, si prefigge di innovare in via principale il codice penale e la legislazione speciale del settore con riguardo alla tutela penale della salute pubblica e della sicurezza degli alimenti nonché il codice penale con riguardo alla tutela penale dell'economia e, infine, la legislazione in materia di responsabilità delle persone giuridiche, operando, da ultimo, un intervento di complessivo coordinamento con una serie di istituti sostanziali e processuali aventi rilievo per una più utile e proficua attività di intervento nel delicato settore oggetto della riforma.
Ma perché, onorevole Presidente, è importante concentrarsi su una riforma complessiva dei reati agroalimentari oggi?
Possiamo evincerlo già dall'audizione in cui, nella precedente legislatura, Coldiretti denunciava in Commissione nel 2020: il mercato dell'agroalimentare necessita di regole specifiche, efficaci ed immediate, che consentano di contrastare i fenomeni di più o meno ampia illegalità che, giorno dopo giorno, svuotano il Paese delle sue più pregiate risorse.
Il modello sanzionatorio attuale non risponde efficacemente alla necessità, non soltanto di reprimere ma anche e soprattutto di prevenire illeciti che coinvolgono interessi fondamentali delle persone, ma che restano al di fuori dell'area del penalmente rilevante. Il lavoro di aggiornamento delle norme anche penali si rende quindi necessario a causa della stratificazione delle fonti normative, non solo italiane, ma anche europee, che rende estremamente complessa ed incerta l'applicazione delle sanzioni, tanto da risultare paradossalmente incoraggiato chi intende agire nella illegalità, sulla base di un calcolo, anche approssimativo, tra costi e benefici, risultando quasi più conveniente agire senza il rispetto delle regole. D'altra parte, la criminalità ha assunto oggi una dimensione globale per effetto di un'economia orientata alla libera circolazione delle merci, delle persone e dei capitali, che consente di scegliere il luogo in cui produrre nel modo più conveniente, sulla base di standard produttivi che premiano la quantità piuttosto che la qualità. Di conseguenza, i tradizionali rimedi diretti a contrastare i fenomeni di illegalità all'interno del mercato nazionale risultano in gran parte inadeguati.
La sicurezza alimentare, la lealtà commerciale, il patrimonio agroalimentare italiano sono messi in pericolo da nuove modalità di organizzazione delle filiere, su vasta scala, che rendono assai difficoltosa l'individuazione dell'operatore, cui sia riferita la responsabilità della messa in circolazione dell'alimento, che non sempre coincide con il soggetto imputabile di una condotta sanzionabile. Non vi è dubbio che l'ambito delle frodi alimentari necessiti di una vera e propria azione di , tenuto conto che la normativa attuale si limita a punire condotte del tutto marginali ed è riconducibile al fatto che l'oste aggiunge l'acqua al vino, mentre molto più frequenti nel panorama attuale sono le condotte caratterizzate da una rilevante gravità per il contesto organizzativo in cui si realizzano e agevolate da filiere più lunghe, complesse e spesso delocalizzate, capaci di causare danni al mercato, alla concorrenza, come pure al pubblico dei consumatori.
Si condivide pertanto la scelta già operata dalla Commissione Caselli di voler garantire una più chiara distinzione dei casi di frode da quelli di contraffazione, tenuto conto che nel settore dei prodotti alimentari il tema delle frodi riguarda, in particolare, le caratteristiche intrinseche del prodotto per come risultano espresse dal marchio del produttore o dalla denominazione protetta o ancora dalla certificazione biologica. Ciò che va sanzionato, dunque, è la vera e propria frode nei confronti del consumatore finale, indotto ad acquistare un alimento sulla base delle false qualità dichiarate dal venditore.
Del tutto marginale risulta, pertanto, il fenomeno della contraffazione che coinvolge più propriamente il marchio o il modello dei prodotti diversi da quelli alimentari per la funzione suggestiva che accompagna il segno posto in evidenza sul prodotto quale attestazione della provenienza da un dato imprenditore.
Ma vi è di più. Questo gruppo parlamentare avverte forte un'esigenza, secondo noi ormai indifferibile, ovvero stabilire per la prima volta un principio che trae ispirazione dal grande patrimonio che l'Italia, come Nazione, vanta nel mondo, la sua biodiversità che non ha eguali, unitamente, alla tradizione, alla varietà e alla tipicità che hanno reso il nostro sistema agroalimentare un settore trainante della nostra economia, della nostra identità, del racconto che l'Italia vuole connotare nel mondo e che tutto il mondo ci invidia. Noi siamo il Paese con il più alto numero di viticole, di olivicole, siamo il Paese con il più alto numero di prodotti a marchio di tutela in Europa e di qui l'esigenza quindi di rafforzare questa tutela con un sistema di norme adeguato che non veda, mi si consenta, la generalistica fattispecie del reato di frode in commercio quando si compie un reato di adulterazione, di contraffazione, di pirateria, di un prodotto di qualità che oggi, ripeto, è un fenomeno particolarmente attenzionato dalle organizzazioni mafiose di stampo transnazionale e che sul fenomeno del cosiddetto creano profitti illeciti di miliardi e miliardi di euro. Da ciò, quindi, emerge forte un convincimento che traccia un solco fondamentale nella cornice delle tutele, ovvero quello di inserire nel sistema penale il principio, secondo noi sacrosanto, del delitto contro il patrimonio agroalimentare, partendo non solo dalle considerazioni che ho appena fatto, ma da un principio di carattere statuale ovvero che il patrimonio agroalimentare deve assurgere a patrimonio di interesse nazionale. Questa è la principale innovazione, se vuole di carattere ideale, che a nostro avviso appare necessitare di un salto di livello culturale che, partendo dalla riforma, deve poi coinvolgere innanzitutto, culturalmente, tutti gli operatori delle filiere e l'indotto ad esso collegato. Deve essere chiaro che chi attenta ad un patrimonio che rende l'Italia il Paese unico al mondo compie un reato due volte, perché attenta anche all'interesse nazionale.
Sia chiaro, non vogliamo - lo dirò in maniera molto esplicita in questa sede di discussione generale - cadere in un'eccessiva visione di stampo panpenalistico, accusa che mi rendo conto può essere dietro la porta e che strumentalmente può essere utilizzata da chi antepone visioni diverse. Certamente, siamo stati, siamo e saremo disponibili - Fratelli d'Italia decise di depositare un testo analogo a quello oggi in discussione, come del resto lavorò, bisogna ricordarlo, alacremente al progetto originario di Caselli - a riguardare il testo, ad emendarlo, a renderlo per certi versi più permeabile, più agile; del resto, analogamente è questo spirito che auspicavamo e voglio ringraziare personalmente, in questa sede, il collega De Raho, primo firmatario di questa proposta oggi in discussione, che aveva questo orizzonte. La sua disponibilità in Commissione giustizia ad abbinare il testo, da lui stesso proposto, ad altro testo analogo, proposto dalla maggioranza, da Fratelli d'Italia, connotava la volontà di andare alla ricerca di una doverosa necessità di armonizzare ed integrare le diverse proposte nello spirito di ricercare quella giusta condivisione, attraverso il confronto e l'esercizio della comparazione che un impianto del genere necessita (. Così come ringrazio il presidente della Commissione, onorevole Ciro Maschio, per il dibattito favorito nella sede competente, nonché per l'enorme sensibilità nel prevedere un ciclo di audizioni qualificate nel corso dell'attività conoscitiva delle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative e non, agro industriali, Forze dell'ordine, professori universitari di rango, magistrati. Da qui, poi, prendiamo atto della volontà del gruppo MoVimento 5 Stelle di voler disabbinare le proposte e chiedere di calendarizzare in Aula il testo proposto esclusivamente da loro, intraprendendo così un percorso solitario che sconfessa tutto il percorso sin qui narrato. Non si poteva forse proseguire sulle orme di quanto approfondito insieme sui provvedimenti altrettanto condivisi, sui quali si è voluto partecipare un percorso armonioso, come sul cyberbullismo, la prescrizione, la violenza di genere, che giustamente ricordava in quest'Aula il presidente della Commissione giustizia. Del resto, come non ricordare, Presidente, che l'atteggiamento dei 5 Stelle nella legislatura precedente non fece passare uno - e dico uno - dei provvedimenti proposti da Fratelli d'Italia.
Anche volendo entrare nel merito, sarebbe sufficiente un semplice rinvio alla visione del progetto originario, che poteva trovare una risposta concreta ad alcune esigenze che la ripresa dell'iniziativa di adeguamento normativo pur richiede, tenendo conto di alcuni criteri metodologici, partendo da quel tentativo pure esperito in Commissione giustizia dei testi delle proposte Atto Camera nn. 823 e 1004 e che, pur rispecchiando la comune matrice, presentano di fatto alcuni profili non coincidenti, rispetto a scelte pur degne di interesse e di approfondimento. Verificare il possibile recupero di puntuali proposte contenute nell'originario impianto normativo dell'elaborato di Caselli e, successivamente, espunte con un'esplicita rinuncia al giudizio di disvalore che non può non accompagnare modelli di inaudita serietà e in diretta correlazione con gli interessi fondamentali; recepire, inoltre, alcune osservazioni già rilevate dal Servizio studi della Camera in sede di documentazione, ai fini dell'esame delle proposte di legge. Tanto suggeriva non chi vi parla, ma il professor Stefano Masini, in audizione presso la Commissione giustizia durante il poderoso ciclo di audizioni.
In particolare, si segnalavano alcune differenze tra i due testi che richiedevano interventi di risistemazione, al riparo da rischi di incoerenza, anche sul piano formale. Cito, ad esempio, all'articolo 2, rispetto all'articolo 517- (Frode in commercio di alimenti con segni mendaci), con riguardo alla connotazione soggettiva del reato rispetto all'alternativa tra dolo specifico, consistente nella volontà di trarre in inganno, e l'idoneità del segno ad indurre di per sé in inganno il consumatore, indipendentemente quindi da una specifica finalità in tal senso.
Come sottacere, poi, riguardo alle tecniche di prova, di cui all'articolo 223 del codice di procedura penale, che solo la proposta di legge n. 1004 contempla le previsioni di un ampliamento degli strumenti di raccolta e di prelievo dei dati, riconoscendo la piena attendibilità operata dalle nuove tecnologie, anche rimuovendo alcune recenti incertezze interpretative da parte della Corte di cassazione in relazione alle analisi sensoriali dell'olio di oliva.
L'articolo 1 della proposta di legge n. 1004, ad esempio, si differenzia da quella in discussione oggi, laddove, anziché equiparare i medicinali alle acque o agli alimenti, mantiene la circostanza aggravante prevista dal vigente terzo comma dell'articolo 440 del codice penale, qualora la contaminazione, adulterazione o corruzione riguardi i medicinali. Non si prevede, poi, la pena accessoria del divieto di ottenere autorizzazioni, concessioni o analoghi titoli abilitativi allo svolgimento di attività imprenditoriali, nonché contributi o finanziamenti pubblici per lo svolgimento di tali attività, e si prevede la possibilità, nei casi in cui sia prevista la pena accessoria dell'interdizione dal commercio e dagli uffici direttivi delle persone giuridiche, di disporre la chiusura temporanea da 1 a 12 mesi dell'esercizio, nonché, nei casi di particolare gravità o di recidiva specifica e concorrendo entrambe le predette condizioni, la revoca dei provvedimenti che consentono l'esercizio dell'attività e la chiusura definitiva dello stabilimento o dell'esercizio commerciale.
Sono diversi tanti altri punti rispetto, appunto, alla questione degli articoli 438 e 439, secondo comma, del codice penale. Insomma, una serie di questioni che avrebbero meritato, a nostro avviso, un'armonia e un approfondimento molto diverso.
Vado a concludere, Presidente. Rispetto all'impianto normativo, avremmo desiderato - tra l'altro, mi si consenta di dirlo in qualità di capogruppo della Commissione agricoltura - che questa proposta di legge trovasse anche il legittimo spazio all'interno della Commissione agricoltura, dove, invece, questa proposta non ha avuto alcuna cittadinanza. Per questi motivi, Fratelli d'Italia continuerà nell'impegno, oggi che è al Governo della Nazione, alla ricerca della più ampia condivisione politica su un tema così importante come quello della riforma del sistema giuspenalistico degli illeciti agroalimentari, che, per la delicatezza, l'ampiezza, nonché la portata degli argomenti in esame, merita un approccio e una metodologia dove, alla base, vi sia armonia, approfondimento e condivisione .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Oggi, ho deciso di non svolgere il mio intervento nel merito del provvedimento e ne spiego i motivi. Questa proposta di legge giunge qui in Aula senza il mandato al relatore e senza aver votato gli emendamenti in Commissione e, allora, mi chiedo, a questo punto, che cosa li abbiamo preparati a fare. Non avevamo i pareri sugli emendamenti, c'era un termine per gli emendamenti, qui in Aula, che davvero a dire ristrettissimo gli si fa un complimento. Quindi, credo che, in questo modo, tutti quanti stiamo perdendo, tra l'altro su un tema, l'agroalimentare, per il quale il nostro gruppo parlamentare avrebbe anche voluto uno spazio di confronto e di dibattito sufficiente. Quindi, mi chiedo sostanzialmente come andrà a finire questo provvedimento e non mi interessa andare a individuare chi ha responsabilità, anche perché, oggettivamente, non ho seguito personalmente l'andamento dei lavori e, quindi, non mi permetto. Però, guardo al risultato e il risultato, come dicevo, è che il provvedimento arriva, sì, in Aula, ma senza un accordo.
Credo che le Camere siano davvero lo spazio del confronto. Già ci stiamo trasformando in un “odigificio”, cioè ODG, ordini del giorno come principale attività parlamentare. Qui, invece, avevamo davvero una proposta di legge d'iniziativa parlamentare. Sui decreti-legge, chiaramente, è normale che la maggioranza faccia quadrato attorno al Governo e che l'opposizione faccia l'opposizione, ma qui ci siamo persi qualche pezzo. Quindi, oggi non accetto di affrontare il merito di un provvedimento, che è, comunque, importante, come se non fosse successo nulla. Quindi, mi appello davvero a tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione di provare a intavolare di nuovo un dialogo, perché lo scontro non giova davvero a nessuno.
Qui adesso ci troviamo con emendamenti depositati ed evaporati, nessuna possibilità di dare un mandato ai relatori, termine per gli emendamenti, come dicevo poco fa, e una discussione generale ristretti, con tempi quasi da corsa dei 100 metri piani. Quando abbiamo approvato - lo ricordava opportunamente il presidente Maschio prima - la proposta di legge antibullismo sia il sottoscritto che il presidente Maschio avevamo auspicato che quel metodo fra maggioranza e opposizione si potesse replicare sugli altri provvedimenti, metodo che mi pare abbia funzionato anche in altri casi (magari con più fatica, ma alla fine ha funzionato), come sul disegno di legge per il contrasto della violenza sulle donne. Qui no! Ricordo, ad esempio, che sulla PDL antibullismo abbiamo fatto maturare il testo per 7 mesi - ben 7 – e, tra l'altro, si stavano trattando questioni estremamente delicate. Avevamo quattro relatori - quattro! -, però c'è stata la volontà di collaborare.
Quindi, vorrei concludere la mia non discussione, citando la più celebre frase iconica del film : “Si può fare”. Se si può, allora si deve. Quindi, mi spiace ma io oggi non parteciperò a questa discussione generale, che per me è già compromessa.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presidente Ciro Maschio e il rappresentante del Governo non intendono replicare.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (Doc. LXXXVI, n. 1-A).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta del 21 novembre 2023 .
Avverto, altresì, che le eventuali risoluzioni devono essere presentate entro il termine della discussione.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Antonio Giordano.
ANTONIO GIORDANOGrazie, signor Presidente, e grazie ai colleghi. Considerato il tardo orario in cui siamo chiamati a svolgere questa discussione generale, al termine di una giornata lunga di votazioni, vorrei sottolineare soltanto i punti politicamente salienti dell'intenso lavoro svolto dalla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Per una puntuale ricostruzione di questo impegno, al quale hanno concorso tutte le Commissioni permanenti, peraltro, nonché il Comitato per la legislazione, per i profili ricadenti nell'ambito delle rispettive competenze, rinvierei al testo della relazione scritta, nella quale sono puntualmente riportati gli indirizzi e gli orientamenti espressi dalle Commissioni di settore, che verranno, a loro volta, richiamati nella risoluzione presentata dalle forze di maggioranza.
Mi preme solo rilevare, in questa sede, che, conformemente a una prassi consolidata, la XIV Commissione ha, inoltre, svolto un ampio ciclo di audizioni informali, ascoltando rappresentanti del Consiglio italiano del Movimento europeo, del Comitato europeo delle regioni, della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dell'Associazione nazionale dei comuni italiani, dell'Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani, del Consiglio nazionale dei giovani, dell'Associazione nazionale costruzioni edili, nonché delle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL, Confsal e UGL.
In estrema sintesi, la relazione programmatica presentata dal Governo si articola in 4 punti: il primo punto riguarda lo sviluppo del processo di integrazione europea osservato attraverso la lente delle questioni istituzionali e delle politiche macroeconomiche. Il secondo è dedicato alle politiche strategiche e, tra quelle avviate nell'ambito del europeo, la digitalizzazione, la promozione dello stile di vita europeo e le iniziative per conferire nuovo slancio alla democrazia europea.
La terza parte illustra gli orientamenti dell'Esecutivo in maniera di dimensione esterna dell'Unione europea, con particolare riferimento all'autonomia strategica europea, al rafforzamento della politica commerciale europea, alla dimensione esterna delle politiche migratorie dell'Unione europea, alla politica di allargamento e a quella del vicinato meridionale e alle attività di assistenza militare e finanziaria all'Ucraina.
L'ultima parte è dedicata all'azione di coordinamento nazionale delle politiche europee, nonché di comunicazione e formazione sull'attività dell'Unione europea.
L'esame dei documenti programmatici del Governo italiano e degli strumenti di programmazione legislativa e politica dell'Unione europea ha costituito una preziosa occasione per approfondire le principali questioni che devono essere affrontate dagli Stati membri e dalle istituzioni europee, nonché per esprimere una valutazione complessiva sugli obiettivi prioritari individuati e sulle strategie messe in campo a livello nazionale e di Unione europea. Soprattutto in questa fase peculiare del ciclo politico europeo, segnato dalla conclusione della IX legislatura del Parlamento europeo e della Commissione von der Leyen e del contestuale avvio della XIX legislatura del Parlamento repubblicano, con un Governo e una maggioranza politicamente connotati e legittimati, la disamina di questi documenti ha consentito alla XIV Commissione di riflettere sul metodo della legislazione dell'Unione europea dal momento che questa è sicuramente la sede più coerente per una riflessione di così ampia portata.
Ne è emersa la consapevolezza di quanto sia necessaria un'azione sinergica tra Governo e Parlamento nella fase di formazione del diritto e delle politiche dell'Unione, sia con riferimento al cosiddetto dialogo politico con la stessa Commissione europea, sia al controllo sull'applicazione del principio di sussidiarietà previsto dai Trattati. La scarsa attenzione riservata dalla Commissione al ruolo dei Parlamenti degli Stati membri è una lacuna piuttosto seria, che denuncia un difetto d'impostazione politica e culturale da parte dell'organizzazione europea già emerso in passato e che sta portando numerosi sbandamenti e accelerazioni nella produzione normativa di Bruxelles. Basti pensare alla questione delle case o alla questione della nuova disciplina in materia di imballaggi, dove abbiamo assistito ad accelerazioni in avanti e poi a brusche frenate che, però, sono state pagate dalle organizzazioni industriali che, poi, devono organizzarsi per adeguarsi a queste normative.
Dall'esame dei tanti legislativi gestiti dalla Commissione europea e, soprattutto, da quelli connessi all', sembra emergere un generale disinteresse dell'Esecutivo europeo nei riguardi dei Parlamenti nazionali, che, proprio per la posizione costituzionale che hanno e per il fatto di essere espressione diretta dei cittadini, devono, invece, essere presi in considerazione, perché possono dare un contributo fondamentale affinché la legislazione europea tenga adeguatamente conto, sia nella fase di predisposizione, sia successivamente, delle specificità politiche, economiche, sociali e culturali di ogni ordinamento e sia maggiormente rispettosa dei principi che dovrebbero guidare l'esercizio delle competenze dell'Unione europea, primi fra tutti quelli di sussidiarietà e proporzionalità, evitando una certa tendenza all'ipertrofia legislativa e ad un accentuato ricorso al regolamento, in luogo del più flessibile strumento normativo della direttiva.
Si tratta di una critica al metodo legislativo della Commissione che il Parlamento italiano ha efficacemente sollevato nel corso dell'ultima riunione della COSAC, svoltasi ieri a Madrid, e che, per iniziativa della delegazione italiana, sarà al centro della prossima riunione della COSAC di Bruxelles, nel maggio 2024.
Le audizioni con tanti soggetti istituzionali e associativi ci hanno restituito un quadro realistico aggiornato di straordinaria attenzione per quanto il Parlamento e, direi, i Parlamenti di tutti gli Stati membri possono fare all'interno della fase ascendente, evitando di fare esercizi meramente burocratici, ma orientando questa fase ascendente a una valutazione, un confronto tra le priorità delle istituzioni europee e quelle dei Governi nazionali, potenziando il raccordo Governo-Parlamento nella definizione di una politica nazionale coesa e credibile in relazione alle grandi scelte di politica legislativa assunte dalla Commissione. Questo tipo di sinergia assume, oggi più di ieri, un peculiare rilievo strategico di fronte alle ultime proposte legislative presentate dall'Esecutivo di Bruxelles, come nel caso della proposta di direttiva riguardante la lotta contro la corruzione, che cerca di dettare una disciplina penalistica a livello europeo molto standardizzata, che ignora le inevitabili peculiarità di contesto e di cornice giuridico-costituzionale dei singoli Stati membri.
Tra l'altro, stiamo proponendo che si crei un sistema di maggior raccordo tra le Commissioni politiche comunitarie dei vari Stati già in fase iniziale di formazione dei nostri giudizi. Un analogo approccio va approfondito per garantire un'applicazione efficace e coerente del diritto dell'Unione europea e il passaggio, in tempi troppo ridotti, spesso, a nuove discipline particolarmente onerose e restrittive che va assolutamente evitato, soprattutto quando si parla di nuovi parametri - e facciamo riferimento sempre al - o dell'introduzione di nuove tecnologie e standard tecnici legati alle diverse transizioni, quella verde, ma anche quella digitale, sottovalutando sempre il principio o la potenzialità della neutralità tecnologica, che affiderebbe a ogni singolo Stato la possibilità di trovare la soluzione migliore e più coerente con il proprio essere e la propria organizzazione.
L'esame approfondito dei recenti atti o progetti legislativi in materia evidenzia, anche alla luce delle audizioni dei rappresentanti del sistema produttivo italiano, un'oggettiva difficoltà a ottemperare, senza adeguati periodi transitori, alle regole introdotte nel pacchetto “Pronti per il 55%”.
L'abitudine acquisita in passato a una ricezione passiva e a un'applicazione acritica della produzione normativa ipertrofica e spesso invasiva di Bruxelles va abbandonata e questo Governo e questo Parlamento lo stanno finalmente facendo. Auspichiamo che ogni Governo e Parlamento nazionale possano rivendicare attivamente le proprie prerogative, la propria capacità e maggiore abilità nel gestire temi e situazioni a loro prossime. Vorremmo che la prossima legislazione europea fosse più moderna e aderente ai suoi principi ispiratori, focalizzando la propria attenzione sulle grandi questioni, piuttosto che rifugiarsi in un rassicurante dettaglio e nella standardizzazione .
PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
È iscritto a parlare l'onorevole Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). Grazie, Presidente. Questa sera ci troviamo a discutere un documento molto importante, perché è uno degli strumenti con il quale il nostro Paese, in particolare, il Parlamento, agisce nell'ambito del dibattito dell'Unione europea. Ci troviamo appunto, qui, a fare questo passaggio parlamentare e ci troviamo a presentare una risoluzione, che è appena stata depositata, con l'idea del Parlamento, di come dovrà essere l'azione dell'Italia nella politica dell'Unione europea.
Allora, intanto, permettetemi di iniziare, dicendo che l'Ucraina, evidentemente, avrà ancora bisogno del nostro supporto e che il nostro Paese dovrà dare tutto il supporto possibile a quel Paese, per arrivare, più in fretta possibile, a una pace che sia giusta, ma che sia anche rapida e che, ovviamente, tenga conto della necessità del popolo ucraino di arrivare a questo obiettivo, come dicevo, il più velocemente possibile.
Nell'ambito internazionale, si affaccia un'altra grande sfida, perché abbiamo visto cosa è successo il 7 ottobre, il terribile attacco di Hamas su Israele e, evidentemente, l'Unione europea dovrà prestare attenzione anche a quell'area, dare tutta la solidarietà possibile a Israele e aiutare Israele in termini di , di sicurezza, fare asse con quel Paese, che, ad oggi, è l'unica democrazia in senso compiuto di quell'area politica. Quindi, si affaccia quest'ulteriore sfida all'Unione europea, ma tornerò su Ucraina e Israele, dopo, nel prosieguo del mio intervento.
Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, gli ultimi mesi hanno visto uno stop, per lo meno uno stop parziale, delle politiche turbo dell'agenda Timmermans o, dovremmo dire, le politiche dell'agenda Greta.
Quindi abbiamo visto stop parziali a regolamenti che, fino a poche settimane fa, erano intransigenti, erano di un ecologismo ideologico radicale. Abbiamo visto uno stop parziale al regolamento sulle case , all'Euro 7, agli imballaggi. Le politiche della Commissione von der Leyen in fatto di verde e di ambiente evidentemente si stanno scontrando contro la realtà, si stanno scontrando contro la necessità del sistema produttivo di avere più spazio e di avere più possibilità per raggiungere gli obiettivi, perché sono obiettivi giusti, quelli della transizione verde.
E allora, signor Presidente, il dibattito unionale, in questo momento, vede due grandi fronti: un fronte di una transizione verde radicale, di una transizione verde che vede solo se stessa, e un altro grande fronte, sostanzialmente composto dai Paesi del Mediterraneo e dai Paesi dell'Europa dell'Est, che chiede, invece, una transizione verde che sia socialmente sostenibile da lavoratori e dalle imprese del vecchio continente, quindi, che chiede il rispetto del primo pilastro dell'Unione europea, il Trattato di Roma del 1957, che è il pilastro sociale. Negli ultimi 2 anni, perlomeno abbiamo visto il pilastro ambientale sovrastare e schiacciare il pilastro sociale dell'Unione europea, e forse è ora di invertire la tendenza.
Gli ultimi triloghi, gli ultimi passaggi parlamentari hanno dimostrato che quelle politiche sono impossibili da mettere in atto, ma ovviamente non dobbiamo abbassare la guardia, dobbiamo continuare su questa strada, continuare sulla strada del realismo. È il grande lavoro che stiamo facendo in XIV Commissione - mi permetto di fare un ringraziamento, sia ai parlamentari della XIV Commissione, sia agli onorevoli capigruppo, di maggioranza e di opposizione, e un ringraziamento agli uffici -, perché stiamo facendo un importantissimo lavoro di ascolto del sistema Paese, per quel che riguarda l'Italia.
Che cosa chiede il nostro sistema Paese, che rappresenta la parte produttiva del Paese, che rappresenta il Paese reale? Cosa chiede alla politica italiana? Chiede di andare a Bruxelles e di imporre, chiedere, sollecitare una via alla transizione verde che sia una via nazionale, che rispetti le prerogative dei singoli Stati. E ci chiede quella che è definita dagli scienziati come la neutralità tecnologica, ovvero la possibilità di arrivare a quegli stessi obiettivi con più strade, e non solo con alcune strade che vengono imposte dalla Commissione, che la Commissione ha cercato di imporre almeno in questi 2 anni, ma che, come abbiamo visto e come ho detto in precedenza, stanno trovando gli stop.
Allora, che l'obiettivo del continente ad emissioni zero vada di pari passo all'obiettivo di avere un continente a disoccupazione zero, e che i due obiettivi siano eguali, allo stesso livello, siano considerati allo stesso modo e che non vi sia l'obiettivo del continente ad emissione zero, che è considerato più importante dell'obiettivo del continente a disoccupazione zero, e che la transizione verde non contrasti con l'altro grande risultato che l'Unione europea deve ottenere, ovvero l'autonomia strategica. Ci stiamo liberando dal gas russo; pochi giorni fa dicevamo ad alcuni parlamentari ucraini che avremmo voluto liberarci dal gas russo due anni fa. Ovviamente, non potevamo farlo, perché non avremmo più avuto energia per mandare avanti il nostro Paese, non avremmo potuto, tra le altre cose, aiutare il popolo dell'Ucraina.
Oggi l'Italia è dipendente ancora al 24 per cento dal gas russo e il prossimo anno, probabilmente, raggiungeremo lo zero per cento di dipendenza dal gas russo. Ma, se ci stiamo liberando da quella fonte di energia, è evidente che non possiamo cadere nelle mani della filiera del litio cinese, non possiamo cadere nelle mani della Repubblica popolare cinese, non possiamo diventare dipendenti dall'Oriente per quel che riguarda l'energia, come è importante ottenere un'indipendenza anche per quel che riguarda la produzione dei e molti altri strategici del nostro continente, in particolare dell'Italia, del nostro Paese.
E, allora, che sia una transizione verde, socialmente equa, ma che sia una transizione verde che rispetti anche l'obiettivo dell'autonomia strategica dell'Unione europea. I 3 obiettivi devono andare nella stessa direzione, e questo c'è nella risoluzione di maggioranza.
Torno su Ucraina e Israele e creo un filo conduttore fra questi due argomenti. Quello che è successo il 7 ottobre a Israele ha avuto ripercussioni in Europa, come attacchi terroristici. Questi attacchi terroristici sono stati effettuati da estremisti islamici che sono entrati irregolarmente nel nostro continente, che sono entrati irregolarmente attraverso il nostro Paese.
Oggi, abbiamo le prove, e se ne parla in tutta Europa; è stato sdoganato questo dibattito, che l'immigrazione viene usata come un'arma ibrida per destabilizzare i Paesi europei, e, quindi, per creare tensioni sociali, fino addirittura agli attentati terroristici e, quindi, la destabilizzazione del Centro Africa, per colpa di quella che viene chiamata la Wagner, che è al soldo, come sappiamo, della Federazione russa. I rapporti fra la Russia e l'Iran e fra l'Iran e la Palestina creano un unico filo conduttore, un unico filo rosso sangue, che passa dalla guerra in Ucraina, che arriva a Israele, da Israele agli attacchi terroristici sul continente europeo, e questo passa attraverso quel grande problema che è l'immigrazione clandestina.
Quindi, vi è la necessità di creare armi comuni europee per combattere il fenomeno dell'immigrazione clandestina, e quindi i respingimenti, e quindi dei piani nei Paesi di partenza e nei Paesi di transito, e quindi accordi, e quindi rimpatri che siano rimpatri europei, e non il rimbalzo da un Paese all'altro di questi migranti.
L'Italia, ovviamente, come Paese del Mediterraneo e come Paese che si affaccia sul fronte Sud dell'Europa, ha l'assoluta necessità di sensibilizzare i Paesi dell'Unione europea e di sensibilizzare Bruxelles, anche, e lo diciamo ancora una volta, sulla riforma del Trattato di Dublino. L'Albania che prende i migranti è un esempio di solidarietà europea.
L'Albania, che è un Paese che sta entrando nell'Unione europea, ha dato una lezione a molti Paesi dell'Unione europea sul tema dei migranti, tendendo una mano all'Italia. L'Albania si è dimostrata, ancora una volta, un Paese amico dell'Italia, un Paese che rispetta l'Italia. E poi c'è un altro tema importantissimo, ne ha parlato prima l'onorevole relatore Giordano nella sua relazione, un tema che ha trovato spazio sia, come avete sentito, nella relazione del relatore, sia nella risoluzione.
E, allora, signor Presidente, negli ultimi due anni perlomeno si è fatto a Bruxelles un ricorso eccessivo allo strumento del regolamento e, come delegazione italiana alla COSAC, a Madrid, proprio nei giorni scorsi abbiamo portato questo argomento anche in campo comunitario, abbiamo portato questa discussione anche alla presenza di parlamentari di tutti i Paesi dell'Unione europea e abbiamo scoperto che questa sensibilità c'è in molti Paesi. E, allora, vi è la necessità di invertire la rotta anche su questo campo e di tornare ad avere gli Stati nazionali al centro del processo decisionale e tornare ad avere più direttive e meno regolamenti; il regolamento va a schiacciare quella che è la volontà legislativa degli Stati, per quel che riguarda il nostro Paese, quella che è la volontà legislativa anche di questo Parlamento; lo Stato nazionale non può più intervenire con lo strumento del regolamento. Ma faccio un passo oltre: in molti di questi regolamenti che sta varando la Commissione europea vi è lo strumento della delega e lo strumento della delega dà poi la possibilità alla Commissione di legiferare quasi in modo assoluto, quasi senza altri passaggi, attraverso gli organi comunitari, e questo è un fatto assolutamente da invertire, e questa politica è una politica assolutamente da invertire. Ma faccio un passo ulteriore: l'uso smodato del regolamento da parte della Commissione va a incidere anche sulla struttura che ogni Stato nazionale si dà rispetto alle proprie autonomie locali e rispetto alle proprie regioni. Ecco, vede, signor Presidente, noi, in questa fase politica, siamo in Italia di fronte a un momento storico, perché, per la prima volta, l'iter dell'autonomia regionale è realmente alle porte del passaggio parlamentare; siamo a un passo dal vedere l'autonomia regionale come qualcosa di compiuto, ed è chiaro che un passaggio alle direttive è funzionale anche da questo punto di vista, perché il regolamento non è solo fonte superiore rispetto alla legge nazionale, ma è anche fonte superiore rispetto alle leggi regionali e, quindi, questo va a inibire qualsiasi tipo di iter verso l'autonomia che il nostro Paese potrebbe fare e, addirittura, va ad appiattire la differenza fra le regioni a statuto ordinario e le regioni a statuto speciale. E, quindi, è evidente che c'è un bisogno incredibile di tornare all'uso delle direttive e di chiedere - ma quasi imporre -, come Stati Nazione, alla Commissione di usare i regolamenti solo quando è strettamente necessario.
Signor Presidente e onorevoli colleghi, io vi ringrazio dell'attenzione e porgo ancora a tutti i complimenti per l'enorme lavoro fatto per arrivare fino alla seduta di questa sera e rimando ovviamente la discussione a quella che sarà poi la dichiarazione di voto sulla risoluzione di maggioranza. Anticipo ovviamente dicendo che il mio gruppo, la Lega, voterà a favore per quel che riguarda la risoluzione di maggioranza. Grazie, signor Presidente, grazie Governo e grazie onorevoli colleghi .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.
RAFFAELE BRUNO(M5S). Grazie, signor Presidente. La relazione programmatica annuale rappresenta, insieme alla relazione consuntiva, il principale strumento di partecipazione del Parlamento alla funzione di governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea. Tengo a sottolineare come la relazione programmatica per il 2023 è stata trasmessa dal Governo con un clamoroso ritardo, di quasi 6 mesi, rispetto al termine di presentazione, con la conseguenza che il Parlamento si trova ora a esaminare e a esprimersi su orientamenti e priorità politiche relative non all'anno successivo, ma a quello ormai in via di conclusione. È evidente che un tale ritardo impedisca di fatto di svolgere, nell'ambito dell'esame parlamentare, considerazioni di carattere generale sulle strategie politiche dell'Unione europea e sulle priorità del nostro Paese al riguardo e svuoti in gran parte di significato gli obiettivi che il Governo aveva indicato come prioritari nel contesto europeo per l'anno 2023, in via di conclusione. Difatti, a causa del ritardo nell'esame congiunto, si osserva come molte delle iniziative contenute nel programma di lavoro della Commissione abbiano già ricevuto attuazione e la relazione programmatica riporti, a sua volta, in molte parti informazioni non aggiornate. A tal proposito, ribadisco la necessità di dare un sistematico e tempestivo adempimento agli obblighi informativi e di coinvolgimento previsti dalla legge n. 234 del 2012 nei confronti del Parlamento, finalizzati a un esame regolare e appropriato dei progetti di atti e documenti dell'Unione europea di volta in volta in discussione, per contribuire alla definizione delle politiche dell'Italia nelle sedi decisionali dell'Unione e migliorare il processo di partecipazione democratica. È altresì necessario rafforzare e promuovere gli strumenti di partecipazione attiva del Parlamento italiano alla definizione delle politiche dell'Unione europea, con particolare riguardo alla sessione di fase ascendente, al fine di poter rappresentare in sede unionale le reali necessità dei cittadini italiani, in un'ottica di dialogo rinforzato e di contributo al processo di democratizzazione dell'Unione europea.
È necessario, inoltre, intensificare gli sforzi per la definizione e la risoluzione delle procedure di infrazione attualmente a carico dell'Italia, ponendo particolare attenzione alla fase informativa e di coinvolgimento attivo delle Camere, al fine di assicurare una sostanziale riduzione delle procedure di infrazione ed evitare effetti negativi a carico della finanza pubblica.
La riforma della economica dell'Unione europea è ancora in fase di stallo a causa dei ripetuti fallimenti dei negoziati politici sulla sua definizione. Il Governo, nella relazione, accenna alla necessità di salvaguardare maggiormente gli investimenti digitali e verdi, senza fare però alcun riferimento allo scorporo degli investimenti nel settore della sanità e della cultura. Il mancato raggiungimento di un accordo sulle proposte legislative e di revisione della economica europea desta forte preoccupazione in vista del rischio concreto di riattivazione dei vecchi parametri fiscali, considerato che all'inizio del prossimo anno verrà disattivata la clausola di salvaguardia generale del patto azionata da marzo 2020.
Il tema dell'aggiornamento e della revisione del quadro della economica rappresenta una questione cruciale nel dibattito europeo non più rinviabile a fronte della nuova realtà economica, pesantemente influenzata dalle crescenti tensioni e dai mutati scenari geopolitici internazionali. È necessario lavorare per il superamento degli ormai irrealistici parametri quantitativi del 3 per cento e del 60 per cento, privi di una reale giustificazione economica e spesso oggetto di critiche. È urgente prevedere, nell'ambito dei negoziati in corso, lo scorporo dal calcolo del deficit di determinate categorie di investimenti pubblici nazionali produttivi che sono ostacolati dall'attuale quadro di bilancio, tra i quali gli investimenti destinati all'istruzione, quelli in ambito di spesa sanitaria, gli investimenti e quelli destinati alle energie rinnovabili e ai beni pubblici europei.
Nella relazione si accenna, inoltre, alla revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e alla connessa istituzione di nuove risorse proprie. È evidente come gli sviluppi della crisi pandemica, la crisi economica, la sfida migratoria, la guerra russa in Ucraina, con conseguente crisi umanitaria ed energetica, la rapida accelerazione dell'inflazione e dei tassi d'interesse, le ripetute perturbazioni delle catene di approvvigionamento globale abbiano inciso, a partire dal 2020, anno della sua adozione, sul bilancio a lungo termine dell'Unione, con una serie di sfide senza precedenti.
È, pertanto, necessario proseguire i negoziati in corso sulla revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale, assieme all'esame delle proposte per l'istituzione di nuove risorse proprie, per adeguare il bilancio dell'Unione alle nuove sfide globali e garantendo, al contempo, un bilancio di dimensioni adeguate, per consentire il finanziamento delle nuove priorità senza compromettere l'efficacia delle politiche tradizionali e che disponga di appropriati margini di flessibilità per poter reagire adeguatamente, in futuro, alle eventuali emergenze ambientali, sociali e alle crisi internazionali.
Rispetto al pilastro europeo dei diritti sociali e delle sue implicazioni richiamate nella relazione per contrastare il fenomeno del lavoro povero, l'Unione europea ha approvato, come è noto, la direttiva del 19 ottobre 2022, finalizzata all'introduzione di un salario minimo adeguato per i lavoratori nell'Unione, norma che dovrà essere correttamente recepita dagli Stati membri entro il 15 novembre 2024. L'Italia è, infatti e purtroppo, uno dei pochissimi Paesi dell'Unione europea ad essere sprovvisto di una normativa sul salario minimo. L'Eurostat riferisce che, in Italia, circa l'11,7 per cento dei lavoratori dipendenti - un numero enorme - riceve un salario inferiore ai minimi contrattuali, dato tristemente al di sopra della media dell'Unione. Sul tema del salario minimo il MoVimento 5 Stelle si batte instancabilmente, perché salario minimo non è solo una misura giusta, equa ed etica, ma è, soprattutto, una misura solidale. Introdurre il salario minimo permette a una società di essere migliore, di essere più umana, perché non ci possiamo permettere di lasciare indietro alcuno. Questo non è accettabile. Io credo che la qualità di una società si veda da come vengono trattati gli ultimi.
Il lavoro è, purtroppo, anche uno degli ambiti in cui i divari di genere sono più visibili. In Italia, solo poco più di una donna su due ha un lavoro, con un tasso di occupazione femminile del 51,1 per cento, ben al di sotto della media europea, che è del 65 per cento. Nel quadro del rafforzamento del principio di parità di retribuzione tra uomini e donne, è necessario proseguire con tutte le iniziative finalizzate a facilitare la conciliazione dei tempi vita-lavoro, attraverso il potenziamento dei servizi di cura per l'infanzia e il riequilibrio del sistema dei congedi.
Relativamente al tema migratorio, sono attualmente in corso i negoziati tra il Consiglio e il Parlamento europeo per riformare l'attuale quadro legislativo europeo in materia di asilo e migrazione, al fine di adottare un nuovo quadro regolatorio prima delle elezioni europee del 2024. Nel nuovo Patto europeo sulle migrazioni, in realtà, non vengano superate le criticità ataviche dell'attuale sistema comune di asilo e dei cosiddetti regolamenti di Dublino. Bisogna, quindi, sostenere il superamento dell'attuale disciplina della gestione dei flussi, penalizzante per i Paesi di primo approdo, come l'Italia, per arrivare ad una redistribuzione, con quote obbligatorie di migranti per tutti gli Stati europei, con sistemi solidaristici, automatici e non volontari.
Con riguardo alle operazioni di salvataggio in mare delle imbarcazioni con a bordo migranti, bisogna continuare a lavorare per un cambio di prospettiva che miri a considerare le frontiere marittime come frontiere europee, in modo da assicurare una gestione più stabile e più solidale tra Stati membri di coloro che arrivano nel territorio dell'Unione europea dopo essere stati salvati in mare, al fine di prevenire situazioni di estrema criticità infrastrutturale, sociale e umanitaria per le isole di frontiera, come, ad esempio, Lampedusa.
È necessario, poi, rafforzare la cooperazione dell'Unione europea con le Nazioni Unite per incentivare corridoi umanitari sicuri per l'arrivo in territorio europeo, al fine di garantire l'assistenza necessaria e il rispetto dei diritti umani dei migranti e promuovere canali d'ingresso legali attraverso una progressiva programmazione di flussi di lavoratori a livello europeo. Ricordo, per quanto riguarda la pratica dei corridoi umanitari in Italia, il prezioso e instancabile impegno degli organismi della Tavola valdese, della Federazione delle chiese evangeliche italiane, della Comunità di Sant'Egidio, della CEI e della Caritas. Ed è importantissimo ricordare sempre, in ogni occasione, a noi stessi che, quando si parla di questo fenomeno, si parla di un fenomeno pieno di dolore e sofferenza, verso il quale la solidarietà è sempre il principale strumento da adottare.
In conclusione, auspichiamo che, in vista della presentazione della prossima relazione programmatica del 2024, il Governo si impegni prima di tutto a garantire puntualità e rispetto dei tempi, perché, come detto all'inizio, si tratta di un documento programmatico, che perde completamente la sua funzione e il senso se poi si esamina alla fine dell'anno l'oggetto della programmazione. Auspichiamo, altresì, che il Governo si impegni nelle opportune sedi istituzionali, affinché si delinei una strategia europea strutturata su politiche comuni di ampio respiro e adeguata alle attuali sfide della crescita e all'esigenza di equilibrio tra la riduzione e la condivisione dei rischi da parte di tutti gli Stati membri
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Madia. Ne ha facoltà.
MARIA ANNA MADIA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi oggi discutiamo dell'esame dei documenti programmatici del Governo italiano e degli strumenti di programmazione legislativa e politica dell'Unione europea: dunque, da una parte, il programma delle istituzioni europee e, dall'altra, il programma del Governo italiano. Presidente, cosa c'è in mezzo al programma europeo e al programma del Governo? C'è la politica, ci sono l'autorevolezza, la capacità, la serietà, la coerenza dei Governi nel portare avanti i cambiamenti, che poi sono le riforme, e che poi sono sempre processi. Io vorrei lasciare a quest'Aula questa prima riflessione: i cambiamenti sono processi. Io leggo, nel documento della Commissione, molti obiettivi che condivido; ad esempio, ne cito uno, non a caso: quello della battaglia, della lotta contro la violenza domestica. Non ci sarà mai, purtroppo, un giorno in cui c'è la violenza domestica e il giorno dopo in cui la violenza domestica non ci sarà più. Ma sono processi di cambiamento, sono riforme e i Governi devono saperli portare avanti, facendo fronte a due aspetti importanti. Il primo è il fattore tempo, perché spesso questi processi si scontrano contro l'urgenza dei bisogni delle persone, dei bisogni dei cittadini, che non riescono a stare dietro ai tempi necessari per le riforme. E l'altro aspetto che devono saper affrontare i Governi, sono le complessità dei processi legislativi e amministrativi, nazionali e sovranazionali, dentro cui i Governi e le maggioranze devono saper stare.
Vede, Presidente, io dico questo al netto degli sforzi giusti che si tenta di portare avanti anche per cambiare gli assetti istituzionali. E partirei dagli assetti istituzionali europei: ad esempio, penso che sarebbe necessario eliminare il diritto di e ho trovato un po' strano il voto che hanno fatto le famiglie politiche, dentro cui i due maggiori partiti di maggioranza stanno, rispetto all'Europarlamento e alla riforma dei Trattati, che avrebbe fatto fare passi in avanti notevoli proprio sugli assetti istituzionali europei. Così come io penso che, sempre per avere meccanismi più equilibrati e più funzionali, sarebbe necessaria, ad esempio, una sessione europea con tempi certi. Lo ricordava il collega Bruno. Il Governo ha mandato la relazione programmatica che noi oggi discutiamo a giugno del 2023, per l'anno 2023. È evidente che il Governo e il Parlamento si devono dotare di strumenti e di tempistiche diverse per dialogare sulle questioni europee.
Ma torno a quello che oggi dobbiamo affrontare, perché, sì, possiamo cambiare gli assetti istituzionali, ma il dovere dei Governi e delle maggioranze è saper stare dentro i processi decisionali legislativi e amministrativi, che oggi ci sono a condizioni date.
Dunque, quando noi parliamo di sicurezza europea e di Ucraina, di competitività, di transizione verde digitale, di democrazia, di Stato di diritto, di immigrazione, noi stiamo parlando di temi fondamentali, di temi all'ordine del giorno nel dibattito europeo e nel dibattito nazionale, nelle scelte europee e nelle scelte nazionali, di dossier strategici su cui dal nostro gruppo vi arriverà - lo dico per suo tramite, Presidente - sempre l'incitazione a chiedere e a lavorare per processi che aumentino l'integrazione europea. Però, Presidente, torniamo sempre al punto da cui sono partita e cioè alla capacità e alla serietà dei Governi di seguire i processi di riforma. È di attualità a maggior ragione oggi: sarà, purtroppo, teoria discutere di tutti quei temi fondamentali che ho elencato, e che stanno nei documenti e nelle relazioni che oggi discutiamo, se, ad esempio, fallirà il PNRR che, oggi, è il banco di prova concreto di come il Governo può riuscire a portare al nostro Paese un cambiamento nell'ambito di una cornice europea. Certamente, è stato già un grande cambiamento pensarlo e approvare il , perché noi uscivamo - ce lo ricordiamo tutti - dagli anni dell', da anni che hanno danneggiato la qualità di vita dei cittadini. Però, non basta averlo pensato e approvato, oggi deve funzionare, cioè deve cambiare la vita concreta, la qualità di vita delle persone. È per questo, Presidente, e non perché noi vogliamo lo sfascio dell'Italia - è esattamente il contrario - che vi abbiamo criticato. Sì, ribadisco oggi, giornata in cui siamo contenti, ovviamente, del via libera giunto dalla Commissione europea, che noi vi abbiamo criticato e riteniamo che sia stato poco lungimirante diminuire il Piano nazionale di ripresa e resilienza, oltretutto alla luce della legge di bilancio, che oggi vediamo anche noi delle opposizioni e che è una legge con poche risorse, una legge che arriva con un'economia, la nostra, rallentata. Noi vi abbiamo criticato perché riteniamo che considerare il PNRR come un bancomat e non come un potente strumento di cambiamento per il nostro Paese sia un errore strategico. Vi erano alcuni aspetti importanti su cui l'Italia si era impegnata. Oggi, il collega Della Vedova ha ricordato quanto le riforme siano parte integrante di questo Piano. Io potrei citare anche la riduzione degli investimenti sugli asili nido e sul dissesto idrogeologico. I temi su cui l'Italia si era impegnata e che non ci sono più in questo Piano sono tanti. Comunque, con il via libera della Commissione questo Piano è all'interno di un grande tema, sì, di trasparenza ma, soprattutto, di efficienza esecutiva e noi ci auguriamo davvero che voi possiate fare bene perché - riparto da qui perché vorrei insistere su questo punto - se voi fallirete, oltre a essere un'occasione mancata del tutto - mancata in parte ma può diventarlo interamente - per la qualità di vita dei cittadini, il problema in più sarà che l'Italia non avrà la credibilità per aprire la bocca anche su altro in Europa. Qui torna l'interrogativo iniziale, cioè la politica come energia vitale, credibile, autorevole, capace e seria che unisce l'Europa e l'Italia. Per unire l'Europa e l'Italia, infatti, non bisogna battere i pugni sul muro, bisogna essere in grado, a condizioni date, di seguire e accompagnare i processi legislativi e amministrativi. Certamente - di questo discutiamo anche questa sera, in quest'Aula - con quale idea di Europa e con quale idea di Italia. Prima di tutto, io penso che sia importante soffermarsi sulla sicurezza europea. Rispetto ai documenti che discutiamo oggi, in cui già è presente e centrale, giustamente, la terribile guerra che opprime ancora il popolo ucraino, è bene che si continui il fermo impegno di sostegno politico e finanziario all'Ucraina, anche attraverso la cooperazione europea. Oggi si aggiunge anche - lo voglio almeno citare - il Medio Oriente. È chiaro che le scelte europee devono servire a ridarci le coordinate in tempi, nel mondo, che non sono più tempi tranquilli, evitando, ad esempio, che i Paesi dell'Unione europea abbiano - e, purtroppo, lo abbiamo visto recentemente - posizioni diverse tra Stati dell'Unione europea. Come si fa questo, Presidente? Accelerando sulla difesa comune europea, accelerando sulla politica estera comune europea. Noi vogliamo che sulla politica estera ci sia un'Europa in campo, un'Europa forte, un'Europa solida, e dobbiamo, però, darci gli strumenti per farlo accadere. C'è, poi, il tema delle migrazioni. Dalla tragica vicenda di Cutro fino agli sbarchi che vediamo di giorno in giorno aumentare, è un po' paradossale vedere i sovranisti al Governo che si lamentano di cosa? Di poca solidarietà europea. Vede, Presidente, su questo tema è chiaro ed evidente - lo capirebbe mia figlia - che il nostro interesse non può che essere una maggiore integrazione europea, a partire dalla riforma degli accordi di Dublino su cui anche il Presidente Mattarella ha avuto parole chiare. È un accordo superato dalla storia, è preistoria, fino però - e noi su questo siamo pronti a sfidarvi - anche al coraggio di dire che su questo tema servirebbe una cessione completa di sovranità all'Unione europea, perché altro che sovranismo, altro che isolamento. Per noi, che siamo la frontiera dell'Europa con il Mediterraneo, serve tutt'altro: serve maggiore integrazione. Poi, il grande capitolo, che ancora si discute in questi documenti programmatici, della competitività. Oggi il Ministro Fitto era in Commissione - la V e la XIV Commissione insieme - a discutere della riforma del quadro finanziario pluriennale. Io penso che oltre questo strategico voi oggi, come Governo, dovete farvi carico di lavorare per chiudere rapidamente la proposta di riforma della economica europea, perché il rischio - non so se voi avete chiaro che rischio drammatico sarebbe per l'Italia - è quello di rimanere incastrati nelle vecchie regole, che sono state solo temporaneamente sospese. Questo dibattito è iniziato a febbraio 2020. È evidente che le vecchie regole hanno privilegiato la stabilità e non la crescita, che l'austerità - l'ho già detto, ma lo ripeto - ha fatto danni. Noi siamo partiti da un'ottima base negoziale su questa riforma, che è quella che ci ha consegnato - e lo ringrazio - il Commissario Gentiloni. Nella bozza della Presidenza spagnola abbiamo anche dei passi in avanti rispetto ai nostri interessi, noi siamo un Paese ad alto debito. Però, io penso - e se ne discuterà nel prossimo Ecofin, all'inizio di dicembre - che qui il Governo deve dimostrare la sua capacità, la sua determinazione e la sua consapevolezza di cosa significherebbe per l'Italia non cambiare queste regole e deve dimostrare, Presidente, la consapevolezza di sapere cosa produrrebbe in Italia non cambiare queste regole per la fatica che vive oggi il ceto medio impoverito, perché la precondizione per poter fare politiche economiche e sociali a sostegno del ceto medio impoverito è proprio la riforma del Patto di stabilità e crescita. Poi, potremo, certo, anche discutere sul fatto se esista ancora o no un ceto medio nel nostro Paese, ma capisco che non è questa la sede e spero lo potremo fare in altra sede. In parallelo, sempre per la competitività dell'Unione europea occorre lavorare per colmare ancora l'assenza di una capacità fiscale autonoma dell'Eurozona. Noi abbiamo la necessità di uno strumento permanente, di uno strumento che sostanzi una politica industriale europea, di uno strumento che accompagni lo sviluppo dei Paesi, che accompagni la doppia transizione - è stata citata anche da colleghi di maggioranza - digitale ed ecologica, di uno strumento, insomma, anche questo al fianco dei Paesi ad alto debito, perché altrimenti continuiamo con la deroga agli aiuti di Stato, con i Paesi con capacità fiscale che fanno aiuti di Stato, mentre quelli che non possono non li fanno e così, però, noi siamo decentrati rispetto al problema, perché il problema non è la competitività di un Paese europeo contro l'altro, il tema non è la competitività della Germania contro l'Italia o della Francia contro la Germania.
Il tema è la competitività dell'Unione europea nel suo complesso, perché noi dobbiamo fare fronte alle politiche economiche degli Stati Uniti, della Cina, cioè di grandi Paesi, a cui possiamo far fronte solo con un'Unione europea unita, che abbia una sua politica industriale.
A proposito sempre di transizione ecologica e di energia, ho ascoltato con attenzione il presidente Giglio Vigna. Presidente, il Governo ci troverà sempre al suo fianco su questi aspetti, ma quando partirà da una premessa e cioè che gli sforzi dell'Unione europea per ridurre le emissioni sono sforzi giusti, sono sforzi ambiziosi e virtuosi, e ci troverà al suo fianco quando, insieme, perché mi rendo conto che non è facile, cercheremo con questa premessa le soluzioni per accompagnare nelle transizioni le famiglie e le imprese, mai, però, per mettere in contrapposizione il sostegno all'ambiente, alla transizione ecologica, alle politiche energetiche virtuose con la tenuta del sistema produttivo e, dunque, con la tenuta sociale .
Presidente, vorrei concludere su un ultimo punto che mi sta a cuore del documento di programmazione della Commissione europea ed è il punto denominato “Promozione del nostro stile di vita europeo”, dove si parla dell'approccio globale alla salute mentale. Ecco, io penso che questo sia un aspetto fondamentale, penso che bene ha fatto la maggioranza a rifinanziare il psicologo e penso che ancora altre risorse dovranno essere messe su questo strumento, che si è rivelato una riforma - perché questo significa che le riforme sono processi - intelligente, approvata nella scorsa legislatura e io voglio ringraziare il senatore Sensi per la sua determinazione, per quanto ci ha creduto e ci crede e penso che rientri in pieno proprio negli obiettivi della Commissione europea, insieme alla prevenzione dei tumori, insieme ad aspetti - perché questo significa “promozione dello stile di vita europeo” - che incidono sulle disuguaglianze anche in termini di aspettative di vita tra persone. Ed è per questo che devono essere sempre più diffusi, conosciuti e praticati.
Presidente, dopo aver elencato, nel tempo che avevo, diversi temi, concludo con la ragione di fondo per cui noi, del gruppo Partito Democratico, non potremo votare a favore della relazione di maggioranza. L'atteggiamento del Governo e della maggioranza verso l'Unione europea, a maggior ragione - ho questa percezione - ora che ci avviciniamo alle elezioni europee, racchiude tutta l'ambiguità di quella foto che abbiamo visto e che non ci è piaciuta, di Le Pen a Pontida. E non è solo un tema del secondo partito di maggioranza, perché quello era un incontro della Lega, del secondo partito di maggioranza, ma Fratelli d'Italia, al pari di tante altre forze politiche sovraniste, ha fatto la sua fortuna politica proprio alimentando sentimenti di paura e sentimenti di diffidenza verso l'Unione europea.
Presidente, questa maggioranza è una maggioranza doppia. Io, per suo tramite, continuo a chiedere ai miei colleghi che sono qui e che sostengono il Governo se vogliono veramente l'Europa della solidarietà fra Stati o se, invece, scelgono l'Europa degli interessi nazionali. Io continuo a chiedere se sono pronti a riconoscere all'Unione europea - ho citato il tema dell'immigrazione - più competenze o se ancora, con un mondo con le guerre vicine, la scelta strategica è quella dell'ognuno per sé. Presidente, purtroppo, di questa ambiguità è intrisa anche la relazione che voterà la maggioranza e che ha presentato la maggioranza.
Ora, noi abbiamo una Presidente del Consiglio che ama parlare chiaro e, allora, io vorrei che, in modo chiaro, ci dicesse se sta schierando l'Italia tra gli euroscettici o tra i sistemi democratici ed europeisti, perché, finché questa questione non sarà chiara, temo che la diffidenza generi altra diffidenza; e se le alleanze dell'Italia sono più facili con i Paesi che non rispettano la europea, temo che bisogna porsi la questione e che bisogna porsela seriamente.
Spero, in questo breve tempo, di avere contribuito comunque, anche se non voteremo la relazione di maggioranza, con dei punti fermi, con dei punti chiari, a portare il nostro punto di vista su ciò che dovrebbe essere il contributo dell'Italia e del Governo italiano per l'Europa e per l'Italia .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Di Maggio. Ne ha facoltà.
GRAZIA DI MAGGIO(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'esame da parte dell'Assemblea della relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2023 costituisce un passaggio molto importante e tutt'altro che rituale. Siamo, infatti, chiamati oggi a discutere la definizione delle linee generali dell'azione europea della nostra Nazione, vale a dire della cornice nella quale si inscrivono inevitabilmente tutte le politiche e tutti gli interventi pubblici, inclusa l'attività legislativa della Camera dei deputati. Lo facciamo non a traccia libera, lo facciamo sulla base dell'ottimo lavoro di approfondimento che ha svolto la Commissione politiche dell'Unione europea, di cui mi onoro di far parte, unitamente alle Commissioni di settore, per i profili di propria competenza. È un lavoro che ha consentito di valutare attentamente e non soltanto le priorità del Governo e delle istituzioni europee di ciascuna politica, ma anche la coerenza con l'interesse nazionale della cornice generale in cui si inscrive la partecipazione della nostra Nazione al processo di integrazione europea. Voglio sottolineare che l'appuntamento di oggi è il completamento di un percorso parlamentare già solido e già articolato. Camera e Senato, infatti, hanno lavorato ampiamente, sono stati ampiamente coinvolti, in stretto e regolare raccordo con il Governo, nella formazione della posizione del nostro Paese sia sui grandi temi di attualità europea sia con riferimento a singole proposte legislative. Per un verso abbiamo un Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che puntualmente viene a riferire, prima di ogni riunione ordinaria del Consiglio europeo, alle Camere, che approvano poi le risoluzioni relative ai temi oggetto in ciascuna sessione di questa istituzione; per un altro verso, in questa legislatura la Commissione politiche dell'Unione europea sta svolgendo in modo sistematico l'esame dei progetti legislativi della UE di maggiore rilevanza per l'interesse nazionale, soprattutto ai fini della verifica del principio di proporzionalità e di sussidiarietà.
Noi non abbiamo esitato, ad esempio, ad approvare, in ben 9 casi, in questo primo anno di legislatura, dei pareri motivati che hanno radicalmente contestato, perché si può anche contestare, l'azione europea con il principio di sussidiarietà. Quindi, l'esame che noi svolgiamo oggi, e lo ribadisco, completa ed esalta un'attività quotidiana che tutti gli organi della Camera svolgono per contribuire affinché l'azione del nostro Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea sia efficace, tempestiva e, soprattutto, coerente con l'interesse nazionale.
Insisto molto su questo aspetto, anche in risposta a chi prima e dopo le elezioni dello scorso anno ha accusato il Governo appena insediato e questa maggioranza, in modo evidentemente preconcetto e fazioso, di essere contrari all'Europa o, addirittura, di ignorare il funzionamento stesso dei processi decisionali europei. Invito chi, dentro e fuori, quest'Aula fa affermazioni simili a consultare le statistiche, ad esempio, relative all'attività della Camera nell'Unione europea, messe a confronto con il periodo corrispondente della legislatura precedente, pubblicate nella sezione Europa del sito della Camera dei deputati a cura dell'Ufficio per i rapporti con l'Unione europea. Non voglio in questa sede citare dati in modo dettagliato, che ciascuno di noi, deputato o cittadino, può agevolmente verificare.
Mi limito semplicemente a osservare che in questa legislatura abbiamo avuto una crescita molto significativa sia del numero dei progetti legislativi esaminati, soprattutto nell'ambito del controllo della sussidiarietà, sia del numero di sedute e, soprattutto, di audizioni dedicate ai temi europei. Quindi, è evidente che chi talvolta si professa europeista, ed era al Governo magari prima di noi, non ha avuto, singolarmente, l'attenzione costante e regolare che noi, invece, stiamo riservando in Parlamento a questi temi. È sulla base di queste ragioni che voglio anche contestare la tesi di cui parlava il collega del MoVimento 5 Stelle per cui sarebbe sostanzialmente inutile esaminare a fine anno i documenti che sono oggi alla nostra attenzione. È inevitabile ed era inevitabile, anzitutto, che la relazione programmatica fosse presentata a giugno, in ritardo rispetto alla scadenza formale prevista dalla legge n. 234 del 2012. Bisogna ricordare, infatti, che il Governo Meloni si è insediato solamente nel mese di ottobre e quindi ha avuto bisogno di ridefinire, attraverso una valutazione approfondita dei singoli , riportati poi nella relazione programmatica del Governo, le priorità della nostra azione politica a livello europeo.
Quindi, signor Presidente, in ogni caso, l'esame che svolgiamo oggi tiene conto, proprio alla luce di quella continua interazione con il Governo e della costante attenzione delle nostre Commissioni alla materia europea, degli scenari attuali, scenari che confermano come questo Governo e questa maggioranza abbiano improntato i rapporti con l'Unione europea ad un approccio nuovo, un approccio non pregiudizialmente antagonistico ma sistematicamente attento agli interessi della nostra Nazione. Dalla lettura della relazione programmatica emerge che sulle grandi questioni, ad esempio la risposta all'aggressione russa all'Ucraina, la guerra in Medio Oriente, l'allargamento ai Balcani occidentali, come sui singoli legislativi, la nostra stella polare è sempre stata l'interesse del Paese. Credo che ciò sia confermato anche dagli scenari geopolitici in cui l'Italia e in cui l'Europa si collocano, anche riguardo all'impatto delle singole proposte legislative sul nostro sistema produttivo, sul nostro assetto sociale e territoriale e, più in generale, sui principi e sui valori del nostro ordinamento e della nostra società. Se si leggono, infatti, senza prevenzioni ideologiche, i documenti oggi al nostro esame, l'Italia risulta non un Paese isolato, non un Paese euroscettico ma, al contrario, una Nazione che ha raggiunto finalmente pari dignità, la stessa degli altri europei, una Nazione che non considera più incondizionatamente e positivo quello che viene da Bruxelles ma che, al contrario, come hanno sempre fatto anche altri Stati quali Francia, Germania e Spagna, partecipa in modo informato, e talvolta agguerrito, anche ai negoziati. Quindi, io vi invito, a titolo di esempio, a considerare anche come la nostra Nazione si stia adoperando per la definizione di una politica migratoria comune, una politica realmente ispirata ai princìpi di solidarietà e di equa ripartizione degli oneri tra Stati membri, superando l'approccio nefasto del Regolamento di Dublino. Allo stesso modo, vi invito ad apprezzare la condotta del Presidente Meloni e del Ministro Giorgetti nel difficile negoziato sulla riforma della economica europea, nel quale il nostro Paese non accetterà compromessi definiti, appunto, a scatola chiusa, senza ottenere l'accoglimento delle proprie richieste fondamentali. Mi riferisco, in particolare, allo scorporo del computo dei parametri dell'indebitamento di alcune spese per investimenti come quelli riferiti in particolare alla transizione ecologica e a quella digitale. Ancora, voglio evidenziare l'azione negoziale incisiva che abbiamo svolto e che stiamo svolgendo sulle proposte collegate alla transizione verde, quali quelle sull'efficienza energetica degli edifici, sugli imballaggi, sulle emissioni dei veicoli a motore. Sono tutte iniziative su cui il Parlamento ha svolto un esame accurato, esprimendo posizioni nette, anche attraverso l'approvazione di parametri motivati che hanno concorso a ottenere poi, nel corso del negoziato, un netto miglioramento delle proposte originarie della Commissione europea, a tutela degli interessi del nostro sistema produttivo ma, soprattutto, degli interessi dei cittadini italiani. Potrei continuare con moltissimi altri esempi, ma sarebbe superfluo in quanto sono chiaramente riportati nella relazione del relatore, collega Giordano, e nei pareri della Commissione di settore ad essa allegati.
Sono pertanto certa che nella risoluzione che la maggioranza presenterà potranno essere, in coerenza con le risultanze del lavoro già svolto in Commissione e con la discussione odierna, ribaditi i capisaldi dell'azione del Governo Meloni a livello europeo. Un'azione in cui l'obiettivo ultimo è quello di rendere l'Europa più vicina alle aspettative dei cittadini, a fronte delle grandi sfide globali che ci attendono, un'Europa dei popoli, in cui l'Italia torna finalmente protagonista .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni De Luca ed altri n. 6-00069, Bruno ed altri n. 6-00070 e Giordano, Candiani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00071, che sono in distribuzione .
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che rinunzia.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di domani, giovedì 30 novembre, solo il seguito dell'esame del disegno di legge in materia di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei.
Il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti previsti dal calendario per la seduta di domani avrà luogo in altra data, sulla base di quanto stabilito nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole De Palma. Ne ha facoltà.
VITO DE PALMA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Nel tardo pomeriggio del 27 novembre, in località Mottola, in provincia di Taranto, un tragico incidente, purtroppo, ha visto il decesso di 4 persone. Questa strada può definirsi la strada della morte. Si continuano a vedere, purtroppo, giovani vite morire su quella strada per assenza di sicurezza.
Oltre al cordoglio e alla vicinanza alle famiglie, io ritengo necessario che il Governo intervenga urgentemente su questa strada. Il Governo deve intervenire perché è necessario che su questa strada, oramai definita strada della morte, intervenga un provvedimento di commissario straordinario per porre in sicurezza l'arteria stradale e, soprattutto, per consentire a tutti i cittadini della provincia di Taranto e della provincia di Bari che frequentemente utilizzano quella strada di ritornare dal proprio lavoro in sicurezza e in serenità, e non è quello che sta accadendo.
Sul tema avevo interessato, a marzo 2023, l'ANAS Puglia. Penso che sia necessario un intervento del Governo. Ho provveduto stamattina a formalizzare un'interrogazione parlamentare e ho chiesto anche al Governo se non sia necessario consentire che l'autostrada Bari-Taranto sia utilizzata senza pedaggio fin quando non verranno messe in sicurezza le arterie stradali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.
OUIDAD BAKKALI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Nel 1977, l'Assemblea generale dell'ONU ha dichiarato il 29 novembre Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese, ricordando la risoluzione n. 181 del 1947 che fu preludio della prima guerra arabo-israeliana e della del 1948.
Questa Giornata internazionale, 46 anni dopo, giunge durante uno dei capitoli più bui della storia del popolo palestinese. Sono immagini insopportabili quelle che, da 54 giorni, ci giungono su quanto succede a Gaza, ormai un profondo abisso di morte e distruzione. Siamo stati chiari nel condannare gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre, condannando da quest'Aula l'uccisione e il massacro di 1.200 civili, bambini, famiglie israeliane. Altrettanta chiarezza e nettezza oggi sono necessarie a fronte di quanto sta vivendo il popolo palestinese, la punizione collettiva che sta subendo dopo il 7 ottobre, una delle più gravi catastrofi umanitarie della storia, un'atroce violazione del diritto internazionale.
Sono minacciati e violati i princìpi fondanti universali, che è nostro dovere proteggere in ogni tempo e in ogni luogo del mondo. La distinzione tra civili e soldati, tra giustizia e vendetta, il principio di proporzionalità: 15.000 palestinesi uccisi in una tempesta incessante di bombe su Gaza, 6.000 sono bambini, 3.000 ancora sotto le macerie, 1.700.000 persone sono state costrette ad abbandonare le loro case verso un Sud altrettanto insicuro in questa seconda Nakba. La democraticità dei nostri sistemi si regge fino a quando sapremo difendere lo Stato di diritto e il diritto internazionale come strumento di prevenzione e risoluzione pacifica dei conflitti, come bene comune e non istituti da attivare in regime di doppio standard. Questo indebolisce la pace, il diritto e la democrazia. Chiarezza e nettezza sono doverose contro la violenza sui civili, contro quella sensazione strisciante e asfissiante che esistano vite, bambine e bambini che vale la pena difendere, e altre, che si possono lasciare decomporre sotto le macerie di case, ospedali e scuole bombardate.
Esprimere oggi solidarietà al popolo palestinese significa condannare i massacri di civili, i bombardamenti di ospedali, moschee, chiese, scuole. Significa creare la condizione perché si imponga un percorso politico di risoluzione del conflitto. La fragile tregua a cui stiamo assistendo e che sta portando alla liberazione di ostaggi e prigionieri israeliani e palestinesi, molti dei quali minori, deve portarci a un cessate il fuoco permanente, che apra concretamente a una risoluzione politica, a un accesso illimitato agli aiuti salvavita, alla protezione dei civili e alla fine delle violazioni del diritto umanitario. Dobbiamo essere uniti nel chiedere la fine dell'occupazione e del blocco di Gaza. Esprimere solidarietà oggi significa creare la condizione, le condizioni, perché esista concretamente l'opzione dei due popoli in due Stati, la fine dell'occupazione e delle violenze, affinché si riaffermi una reale solidarietà internazionale che porti verso due Stati riconosciuti, che vivano fianco a fianco, in pace e sicurezza. Questa violenza, questo clima di odio, soffia anche verso di noi, soffia nelle nostre comunità, alimentando violenza, antisemitismo, islamofobia, nutre giacimenti d'odio, che minacciano la coesione sociale, e polarizza le piazze.
Al contempo, assistiamo a quanto lo storico Ilan Pappé definisce un processo di globalizzazione della Palestina: una riflessione lucida che coglie la complessità delle istanze delle piazze mondiali, che leggono quanto succede a Gaza in chiave anticoloniale e contro ingiustizie e oppressioni. Dobbiamo riprendere il percorso politico per decifrare questa complessità. Dobbiamo essere quello spazio al centro, responsabile di creare uno spazio di pace e di dialogo, di riconoscimento del dolore reciproco. Dobbiamo raccogliere le voci che credono ancora e fermamente che la convivenza tra popoli sia possibile e che vogliono costruire ponti e non bombardarli. Oggi questa giornata ci impone, ancora una volta, di gridare, in mezzo a questa fragile tregua, che è necessaria una vera soluzione politica, perché non potrà mai esserci sicurezza e pace per nessuno, senza giustizia, eguaglianza e libertà .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.
DOMENICO FURGIUELE(LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per condividere con quest'Aula la costernazione per l'incidente ferroviario che ha interessato la città di Corigliano-Rossano, ne abbiamo sentito parlare tutti: un camion, un mezzo di lavoro, è entrato in collisione con un treno regionale e ne è nato un incidente gravissimo, da cui sono scaturiti due morti e diversi feriti. Oggi il nostro pensiero, il nostro cordoglio, va alle loro famiglie, ai loro cari. È stata una notte tremenda. Le drammatiche cronache ci hanno raccontato di passeggeri che sono dovuti saltare dai finestrini per sfuggire alle fiamme che divampavano alle loro spalle. Scene apocalittiche, che hanno sicuramente impressionato un'Italia già drammaticamente colpita dalle vicende degli ultimi giorni. Oggi è il giorno del dolore, del dolore per quella che è anche una strage sul lavoro, perché di due lavoratori si parla: di Maria Pansini e di Said Hannaoui, un ragazzo di 23 anni, che era su quel camion e che è morto. Da subito bisognerà fare luce sulle dinamiche. Dunque, i miei ringraziamenti vanno alle Forze dell'ordine, ai Vigili del fuoco, ai tecnici che nell'immediato sono accorsi per fare i rilievi del caso.
Signor Presidente ammodernare, mettere in sicurezza le Ferrovie del Mezzogiorno d'Italia, della Calabria in particolare, è una delle missioni che, come Governo, ci siamo dati dal primo giorno in cui ci siamo insediati, anche per sopperire - non lo dico per polemica - alle manchevolezze degli ultimi trent'anni. Questo lo abbiamo fatto, lo continueremo a fare in memoria delle vittime, per i lavoratori e per tutti quei pendolari che ogni giorno, tra mille sacrifici, si alzano per andare a conquistare un pezzo di pane e non meritano di vivere nell'incertezza di poter utilizzare dei mezzi che possono essere pericolosi.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo, è stato stabilito il seguente calendario dei lavori per il mese di dicembre 2023:
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1491 - Conversione in legge del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 144, recante disposizioni urgenti per gli Uffici presso la Corte di cassazione in materia di referendum
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1341 - Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del .
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1342 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2022-2023.
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1491 - Conversione in legge del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 144, recante disposizioni urgenti per gli Uffici presso la Corte di cassazione in materia di referendum
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1275 ed abbinate - Disposizioni per l'istituzione del salario minimo.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1341 - Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del .
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1342 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2022-2023.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 823 - Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di illeciti agro-alimentari.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Informativa urgente del Governo sulle iniziative del Ministero della difesa in merito alla crisi in Medio Oriente, con particolare riferimento alla presenza di assetti navali nella zona e all'invio di aiuti umanitari.
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1556 - Disciplina della professione di guida turistica ( (bis).
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1556 - Disciplina della professione di guida turistica ( (bis).
Eventuale seguito degli argomenti previsti per le giornate di martedì 5 e mercoledì 6 dicembre e non conclusi.
Esame del disegno di legge S. 912 - Conversione in legge del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili .
Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi
Seguito dell'esame delle proposte di legge nn. 712 e 722 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 893 e abbinate - Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione.
Martedì 12 dicembre, alle ore 14, avrà luogo la votazione per l'elezione di due Segretari di Presidenza.
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2023.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1555 - Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 ().
Discussione sulle linee generali della mozione in materia di responsabilità dei medici
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1555 - Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 ().
Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi
Seguito dell'esame della mozione in materia di responsabilità dei medici
Esame del disegno di legge S. 926 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge n. 1341, n. 1556, n. 1555 e S. 926 sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.
L'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione in materia di responsabilità dei medici sarà definita dopo la sua presentazione.
È stato, inoltre, stabilito il seguente programma dei lavori per i mesi di gennaio e febbraio 2024:
GENNAIO
Disegno di legge S. 936 - Conversione in legge del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, recante disposizioni urgenti per il «Piano Mattei» per lo sviluppo in Stati del Continente africano
Seguito dell'esame della relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1° luglio 2023 - 31 dicembre 2024).
Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia.
Proposte di legge nn. 153, 844 e abbinate - Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche.
Proposta di legge n. 836 - Disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive, nonché delega al Governo per l'introduzione di agevolazioni per la gestione di strutture sportive.
Proposte di legge nn. 1063 e 1057 - Disposizioni concernenti il finanziamento della spesa per la partecipazione a viaggi di istruzione.
Proposta di legge n. 218 e abbinate - Interventi per la prevenzione e la lotta contro il virus dell'immunodeficienza umana (HIV), la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), il papilloma virus umano (HPV) e le infezioni e malattie a trasmissione sessuale.
Disegno di legge n. 1515 - Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti (
Disegno di legge n. 1419 - Istituzione del premio di “Maestro dell'arte della cucina italiana”.
Mozione Serracchiani ed altri n. 1-60 concernente iniziative volte alla presentazione delle dimissioni da parte del Sottosegretario di Stato Andrea Delmastro Delle Vedove.
Proposta di legge n. 1297 - Modifiche all'articolo 518- del codice penale, concernente il delitto di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento o uso illecito di beni culturali o paesaggistici, e all'articolo 381 del codice di procedura penale, in materia di arresto facoltativo in flagranza.
Proposta di legge n. 384-446-459-B - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.
Proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.
Seguito dell'esame delle mozioni Polidori ed altri n. 1-204, Di Biase ed altri 1-209 e Sportiello ed altri n. 1-214 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura del tumore al seno.
Proposta di legge n. 113 - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia.
Proposta di legge n. 165 - Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell'agricoltura contadina.
Proposta di legge n. 408 e abbinate - Modifica all'articolo 18 della legge 12 marzo 1999, n. 68, in materia di inserimento delle donne vittime di violenza nelle categorie protette ai fini del collocamento obbligatorio al lavoro.
Mozione Lupi ed altri n. 1-205 concernente iniziative in materia di sicurezza energetica, con particolare riferimento alla realizzazione di impianti di rigassificazione.
FEBBRAIO
Proposta di legge n. 630 - Introduzione dell'insegnamento, nelle scuole secondarie di secondo grado, del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Proposta di legge n. 1054 - Introduzione dell'educazione all'affettività e al rispetto delle differenze nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione.
Disegno di legge n. 1435 - Interventi in materia di sicurezza stradale e delega per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.
Proposta di legge n. 996 - Istituzione di un fondo per l'erogazione di contributi ai titolari di mutui per l'acquisto o la ristrutturazione di unità immobiliari adibite ad abitazione, in relazione all'incremento dei tassi di interesse, nonché introduzione di un contributo temporaneo di solidarietà a carico degli istituti bancari.
Disegno di legge n. 1532 - Disposizioni in materia di lavoro (
Doc XXII, n. 23 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle tendenze demografiche nazionali e sui loro effetti economici e sociali.
Proposta di legge n. 1276 - Modifica dell'articolo 2407 del codice civile, in materia di responsabilità dei componenti del collegio sindacale.
Proposta di legge n. 1254 - Riduzione dei termini per la liquidazione del trattamento di fine servizio dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche e rivalutazione dei limiti di importo per l'erogazione rateale del medesimo trattamento.
Proposta di legge n. 883 - Modifica alla legge 3 marzo 1951, n. 178, in materia di revoca delle onorificenze dell'Ordine “Al merito della Repubblica italiana”.
Proposta di legge n. 534 – Incremento delle aliquote dell'imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse relativamente ad alcuni giochi e destinazione del gettito alla promozione dell'attività sportiva.
Disegno di legge n. 1560 - Delega al Governo in materia di florovivaismo.
Proposta di legge n. 492 - Modifica all'articolo 27 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, in materia di procedimento per l'individuazione dell'area destinata alla realizzazione del Parco tecnologico e del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a bassa e media intensità.
Proposta di legge n. 292 - Introduzione dell'articolo 640-.1 del codice penale, in materia di truffa ai danni di soggetti minori o anziani.
Proposta di legge n. 851 - Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.
Proposta di legge n. 329 - Disciplina dell'ippicoltura.
Proposta di legge n. 1306 e abbinate - Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate
Proposta di legge n. 69 - Modifiche al testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, per la promozione del regolare soggiorno e dell'inclusione sociale e lavorativa dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea.
Proposta di legge n. 1184 - Modifiche al codice civile nonché delega al Governo in materia di partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell'impresa.
Proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.
Disegno di legge n. 1168 - Abrogazione di norme prerepubblicane relative al periodo 1861-1870.
Disegno di legge n. 1318 - Abrogazione di norme prerepubblicane relative al periodo 1871-1890 e ulteriori abrogazioni di norme relative al periodo 1861-1870.
Disegno di legge n. 1371 - Abrogazione di norme prerepubblicane relative al periodo 1891-1920.
Disegno di legge n. 1452 - Abrogazione di norme prerepubblicane relative al periodo 1921-1946 e ulteriori abrogazioni di norme relative all'anno 1910.
Nell'ambito del programma è altresì previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 ottobre 2023, n. 140, recante misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei. (C. 1474-A)
: Zinzi.