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Martedì 21 Settembre 2010 ore 11:00
Seduta di assemblea numero 371 della XVI legislatura
Resoconto stenografico
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Seduta di assemblea numero 371 della XVI legislatura del 21/09/2010
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- Saluto del Presidente
- Lettura Verbale
- Missioni
- Interpellanza e interrogazione (Svolgimento)
- La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 16
- Missioni (Alla ripresa pomeridiana)
- Conto consuntivo della Camera dei deputati per il 2009 e progetto di bilancio della Camera dei deputati per il 2010 (Doc. VIII, nn. 5 e 6) (Seguito della discussione congiunta ed approvazione)
- Preavviso di votazioni elettroniche
- Sull'ordine dei lavori
- La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,25
- Ripresa discussione - Doc. VIII, nn. 5 e 6
- Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2009.
(Doc. VIII, n. 5)
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010.
(Doc. VIII, n. 6) (FAS)
- Ripresa esame - Doc. VIII, n. 5 e Doc. VIII, n. 6
- Replica dei deputati questori - Doc. VIII, n. 5 e Doc. VIII, n. 6
- Esame ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- presidente BUTTIGLIONE Rocco
- BERNARDINI Rita (PD)
- ROSATO Ettore (PD)
- GIACHETTI Roberto (PD)
- NANNICINI Rolando (PD)
- DE TORRE Maria Letizia (PD)
- Vice Presidente BUTTIGLIONE ROCCO
- Deputato DE TORRE MARIA LETIZIA (PARTITO DEMOCRATICO)
- MIGLIOLI Ivano (PD)
- TRAPPOLINO Carlo Emanuele (PD)
- QUARTIANI Erminio Angelo (PD)
- Parere del Collegio dei Questori sugli ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- Esame ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- Votazione O.d.g. - Doc. VIII, n. 6
- Esame ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- Votazione O.d.g. - Doc. VIII, n. 6
- Esame ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- Votazione O.d.g. - Doc. VIII, n. 6
- Esame ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- Votazione O.d.g. - Doc. VIII, n. 6
- Esame ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- Votazione O.d.g. - Doc. VIII, n. 6
- Esame ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- Votazione O.d.g. - Doc. VIII, n. 6
- Esame ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- Votazioni O.d.g. - Doc. VIII, n. 6
- Esame ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- Votazioni O.d.g. - Doc. VIII, n. 6
- Esame ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- Votazione O.d.g. - Doc. VIII, n. 6
- Esame ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- Votazione O.d.g. - Doc. VIII, n. 6
- Esame ordini del giorno - Doc. VIII, n. 6
- Dichiarazioni di voto finale - Doc. VIII, n. 5 e Doc. VIII, n. 6
- Dichiarazioni di voto finale a titolo personale - Doc. VIII, n. 5 e Doc. VIII, n. 6
- Votazione - Doc. VIII, n. 5
- Votazione - Doc. VIII, n. 6
- Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2009.
(Doc. VIII, n. 5)
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010.
(Doc. VIII, n. 6) (FAS)
- Ordine del giorno della seduta di domani
. Prima di invitare l'onorevole segretario a dare lettura del processo verbale, saluto, a nome dell'Assemblea, la delegazione del Parlamento dell'Arabia Saudita, la che oggi è in visita da noi, e, in particolare, il suo presidente, sua eccellenza l'onorevole, dottor Abdulrahman A. al Swailem - che è il capo delegazione - e, con lui, tutti gli altri membri della delegazione. Siamo lieti di avervi con noi, vi ringraziamo per la vostra visita. Faremo molte cose buone insieme. Devo precisare per i nostri ospiti che l'Aula non è sempre così vuota: lo è, in questo momento, perché si sta svolgendo il sindacato ispettivo. Nel pomeriggio la trovereste molto più piena, perché, nel pomeriggio, si decide davvero, si vota e allora i deputati sono tutti presenti.
, legge il processo verbale della seduta del 16 settembre 2010.
. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bindi, Bratti, Brugger, Cirielli, Colucci, Dal Lago, Fava, Graziano, Lo Monte, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Nucara, Pecorella, Sardelli e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna. Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna.
. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di una interrogazione.
. L'onorevole Schirru ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00701, riguardante problematiche concernenti il trasferimento dei beni demaniali dallo Stato alla regione Sardegna .
. Signor Presidente, mi assumo io il compito di illustrare l'interpellanza, firmata dalla sottoscritta e da altri diciannove colleghi sullo stato dei beni demaniali in Sardegna. Ritengo opportuno sottolineare le motivazioni di questa interpellanza, che sono molto serie e che sono state sottoposte al Ministero proprio in virtù del dibattito tuttora in corso, sull'attuazione del federalismo demaniale e fiscale nell'ambito del quale la Sardegna, regione a statuto speciale, sembra essere stata completamente dimenticata. Con la presente interpellanza abbiamo voluto, pertanto, richiamare il Governo sui conflitti di attribuzione tra le diverse amministrazioni dei beni demaniali, chiedendo il rispetto dell'articolo 14 dello statuto speciale della Sardegna, approvato con la legge costituzionale n. 3 del 1948, con successive modifiche e integrazioni. L'articolo 14 - lo ricordo - prevede che la regione, nell'ambito del suo territorio, succeda nei beni e nei diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare ed in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo. La regione, in quanto titolare di tale bene, esercita, a pieno titolo, tutte le funzioni relative alla gestione del demanio idrico (riguardante i fiumi, i torrenti, i laghi, le acque definite pubbliche); i beni e i diritti connessi a servizi di competenza statale ed ai monopoli fiscali restano allo Stato, finché duri tale condizione. I beni immobili situati nella regione, che non sono più proprietà di alcuno, spettano al patrimonio della regione. A questi beni, naturalmente, vanno oggi aggiunti quelli del demanio marittimo (ossia le coste e le spiagge), così come dovrebbe avvenire e sta avvenendo per le altre regioni e i comuni. Quindi è la regione che, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e nei diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare ed in quelli demaniali. Tuttavia, finora, la frammentazione delle competenze, distribuite fra enti diversi, ha prodotto, a nostro parere, confusione e, soprattutto, un aumento dei contenziosi, con tutti gli oneri e le spese che ne derivano. Le amministrazioni dei nostri comuni, già duramente provate dal vincolo del Patto di stabilità, sono messe, ulteriormente, in difficoltà da tali contraddizioni. Solo per citare un caso esemplare drammaticamente oneroso, dal quale è ben comprensibile il caos cui gli enti locali sono stati sottoposti, evidenzio quanto oggi accade al comune di Guspini che, nel 1990, dispose l'occupazione d'urgenza di un terreno di proprietà del Ministero delle finanze, per realizzare una strada. Con sentenza della Corte d'appello, non ancora esecutiva, lo stesso comune è oggi stato condannato al pagamento di ben oltre 370 mila euro, pur essendo i beni in questione parte dell'elenco del patrimonio alienabile, ai sensi del decreto del 27 marzo del 2000, del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. Non sono entrati poi nell'accordo di dismissione, che riguardava il passaggio dei beni demaniali alla regione con il protocollo di intesa firmato dal presidente della regione Sardegna il 7 marzo 2008. Con tale accordo di programma, sottoscritto nel 2008 tra la regione Sardegna ed il Ministero della difesa, ma anche l'Agenzia del demanio, sono state definite le procedure, i tempi e le modalità di dismissione degli immobili, dei beni demaniali dello Stato alla regione. Tre sono stati gli allegati contenenti lunghi elenchi di beni, tra i quali quelli immediatamente dismissibili e quelli da dismettere dopo la riallocazione delle funzioni in altre infrastrutture da parte della regione. Penso ad esempio alle caserme, agli ospedali militari e ad altri complessi alloggiativi. Un altro elenco riguardava i beni effettivamente utilizzati per gli usi governativi, mentre un altro elenco riguardava quelli non più destinati ad usi governativi, che quindi oggi sono stati trasferiti. Si parla di circa trecentocinquanta beni. È un elenco di beni sui quali comunque si continua ancora a discutere se ci sia effettivamente un uso governativo o meno e sul quale si sarebbero dovuti già perfezionare nuovi sopralluoghi e verificare ulteriormente la loro destinazione. Poi è stato fatto anche un ulteriore elenco di beni che invece sono stati trasferiti sulla base di un'ordinanza della Protezione civile, che ha riguardato i beni militari de La Maddalena ed altri, di cui però ancora non è chiara la destinazione e chi, in particolar modo, ne ha il potere di uso. L'interpellanza in discussione oggi, quindi, vuole porre in rilievo tale situazione ed evidenziare come il decreto sul federalismo fiscale non trovi nessuna applicazione automatica in Sardegna. È la stessa legge delega sul federalismo a stabilire, così come si legge, che all'isola, in quanto a statuto speciale, si applicano solamente gli articoli 15, sulle città metropolitane, l'articolo 22, sulla perequazione infrastrutturale, e l'articolo 27, che fissa l'introduzione del normativo sul federalismo fiscale, tramite norme di attuazione degli statuti speciali. La devoluzione dei beni demaniali dello Stato, pertanto, deve essere - noi ribadiamo - attuata intanto attraverso un urgente confronto tra Stato e regione, con la piena attuazione dell'articolo 14, nel pieno rispetto dell'autonomia della regione Sardegna e, per inciso, nell'assoluta necessità che il nostro patrimonio venga reimpiegato per fini del tutto produttivi e sociali. Quindi, per concludere, chiediamo al Governo - voglio richiamare i punti fondamentali dell'interpellanza - di valutare l'esigenza di rivisitare le norme, soprattutto per dare attuazione a quanto già concordato e definito nel rispetto delle prerogative e dell'autonomia della Sardegna. Chiediamo intanto una rivisitazione delle norme del codice civile anche al fine, se necessario, della redazione di un testo unico in materia demaniale, finalizzato ad individuare e definire quelle zone ancora grigie che pervadono tutta la materia. Questo anche al fine di rappresentare le esigenze effettive di conservazione e tutela dei beni comuni, di tutti quei beni che non possono essere alienati, ma sui quali la regione e i comuni vogliono presto decidere in autonomia come valorizzarli o utilizzarli a fini economici e sociali. L'altro punto è se non sia opportuno comunicare l'elenco di tutti i beni la cui funzione della difesa nazionale è cessata, quelli ricadenti, appunto, nel territorio della regione Sardegna, ma che non sono stati ancora iscritti - almeno negli elenchi pubblici - tra l'elenco dei beni ceduti; se non sia necessario, comunque, predisporre un elenco dei beni ricadenti nel territorio della Sardegna che non sono ancora transitati dal patrimonio dello Stato a quello regionale, al fine di farne cessare la funzione originaria e far sì che vengano utilizzati appieno con iniziative produttive; se non si ritenga necessario avviare un'urgente e puntuale ricognizione dei beni ancora in capo al demanio militare che non hanno più alcuna funzione connessa con quelle originarie (faccio l'esempio dei fari), per procedere ad una rapida cessione degli stessi alla regione autonoma Sardegna, dando attuazione all'articolo 14 dello statuto speciale della Sardegna. Con questa interpellanza, quindi, chiediamo anche, al fine di fare questa ricognizione, di convocare la regione Sardegna nel prossimo tavolo annunciato dai Ministri Calderoli e Tremonti, che si stanno occupando dell'attuazione della legge n. 42 sul federalismo fiscale, per completare definitivamente il passaggio dei beni demaniali ed evitare che si continui a spendere tante parole, come vediamo sulla stampa, senza riuscire a vedere fatti in merito all'utilizzo di questi beni, che, per la regione Sardegna, ripeto, risalgono già alla prima approvazione dello statuto sardo. Sono, quindi, queste le richieste che intendiamo formulare al Governo, perché si possano poi assumere tutte quelle iniziative tese a garantire la tutela e il rispetto del nostro territorio .
. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Giuseppe Cossiga, ha facoltà di rispondere.
, Signor Presidente, gli onorevoli presentatori toccano una serie di tematiche di competenza anche del Ministero della difesa. Sarà mia cura rispondere, in particolare per quanto di nostra competenza, ma anche sulla base di elementi degli altri dicasteri coinvolti. In premessa, voglio evidenziare come la Difesa abbia sempre trattato le questioni relative alle dismissioni di immobili militari siti in Sardegna non soltanto nel pieno rispetto dell'articolo 14 dello statuto speciale della Sardegna, ma individuando, altresì, in accordo con la regione, soluzioni volte a garantire, quanto più possibile, un rapido soddisfacimento delle relative esigenze, in considerazione sia delle generali problematiche di gestione sia di specifici immobili siti sul territorio regionale. Nelle premesse dell'atto in discussione, nel prendere in considerazione delle ipotesi di utilizzo per finalità turistiche di alcuni fari situati sul territorio sardo, viene posta la questione se la cessazione della destinazione dell'immobile a faro sia causa sufficiente della perdita della demanialità e, per questo effetto, provochi il passaggio in titolarità alla regione Sardegna, ai sensi dell'articolo 14 dello statuto speciale. Tale articolo, come è stato citato, afferma che: «La Regione, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato (...) escluso il demanio marittimo». Si tratta, dunque, di vedere se i manufatti degli ex fari, una volta che sia cessata la destinazione dell'immobile a faro, continuino ad appartenere al demanio militare e/o al demanio marittimo. Vale, a questo riguardo, il principio generale di cui all'articolo 934 del codice civile; di conseguenza, il manufatto, sia o meno destinato a faro, segue il regime del suolo su cui è edificato. Ne consegue che gli ex fari restano pur sempre appartenenti, nello specifico, al demanio marittimo, se il loro sedime rientra tra le cose di cui all'articolo 28 del codice della navigazione; in pratica, se sono stati realizzati su area interna alla perimetrazione del demanio marittimo. Questa qualificazione preclude, ahimè, la ricorrenza dell'ipotesi subordinata del secondo comma dell'articolo 14 dello statuto della regione Sardegna. Infatti, anche se il secondo comma prescinde dalla natura demaniale e patrimoniale del bene, l'operatività di questo secondo comma è preclusa dalla persistenza dell'appartenenza al demanio marittimo, ai sensi del primo comma. Pertanto, in tale ipotesi, anche quando cessa la condizione della destinazione del bene a quel servizio, non si realizza la fattispecie del passaggio alla regione. Chiarito quanto sopra e con riferimento agli immobili, invece, non più necessari alle esigenze istituzionali della Difesa, faccio presente che nel 2008 è stato formalizzato un primo elenco di 33 immobili dismissibili da consegnare alla regione per il tramite dell'Agenzia del demanio. Le relative attività di consegna, ad oggi, sono state quasi interamente realizzate (in effetti mancano solamente i beni per i quali la regione deve provvedere al frazionamento catastale). Con riferimento invece alla questione relativa ad immobili militari, ancora in uso alla Difesa pur se oggetto di specifico interesse della regione, specifico che il Dicastero si è reso disponibile alla cessione di alcuni di essi e ha siglato con la regione Sardegna, sempre nel 2008, un accordo di programma finalizzato a trasferire a quest'ultima ulteriori 11 immobili di interesse della stessa, tuttora utilizzati dall'amministrazione militare, previa rilocazione a cura della regione stessa delle funzioni ivi espletate. Al riguardo, per l'attuazione dell'accordo, la Difesa ha già da tempo consegnato alla regione gli studi di fattibilità per le opere sostitutive al fine di consentire a quest'ultima la predisposizione dei progetti necessari ad apportare i lavori di rilocazione. Per seguire l'attuazione dell'accordo è già operante un comitato di vigilanza che coinvolge rappresentanti della regione e del Ministero della difesa. Per quanto riguarda infine i fari oggetto di specifico interesse degli interpellanti, si deve ribadire innanzitutto l'attualità dell'esigenza di tali infrastrutture, necessarie alla sicurezza del traffico marittimo, nonché all'assorbimento di altri compiti istituzionali della Difesa. Ai fari, peraltro, risultano annessi, quali parti di fatto integranti della struttura e non scindibili senza penalizzarne la funzione, fabbricati attualmente in notevole stato di degrado, per i quali la manutenzione al momento non è possibile, non disponendosi delle necessarie risorse finanziarie, ragion per cui è necessario garantire la piena funzionalità del faro, cui la struttura accede, e al tempo evitare situazioni di ulteriore degrado. In tale contesto va inquadrato l'intendimento della Difesa, in piena trasparenza e nell'interesse anche degli enti locali in termini di sviluppo del territorio, di ricercare, unitamente ai sindaci dei comuni interessati, soluzioni praticabili da condividere per consentire il finanziamento delle opere di manutenzione delle strutture in questione. In particolare, l'ipotesi su cui la Difesa ha inteso avviare un approfondimento con i comuni interessati è finalizzata ad agevolare un finanziamento esterno degli interventi infrastrutturali necessari alla continuazione della funzione originaria e principale del faro, individuando come contropartita una parziale gestione da parte di terzi dell'infrastruttura stessa e, contestualmente, mediante forme di couso del bene, un suo utilizzo da parte del Dicastero per fini di benessere del personale o per altre finalità istituzionali. Ciò premesso, in particolare, riguardo alla situazione del faro di Punta Scorno, di cui si fa cenno nell'interpellanza, si precisa che il bene è stato trasferito alla regione Sardegna, ma soltanto in relazione al fabbricato denominato «Semaforo», e non quindi anche il faro stesso, che è rimasto invece in uso alla Difesa per le proprie esigenze. In modo erroneo, la regione Sardegna ha ritenuto che fosse stato trasferito anche quest'ultimo, ovvero il faro stesso, poiché la denominazione che l'Agenzia del demanio ha inserito nell'elenco di trasferimento riprende l'intestazione della scheda patrimoniale «Semaforo e Faro», ma poi nella colonna descrizione dati catastali è correttamente inserito il solo fabbricato denominato «Semaforo della Marina», mappa 17 e ulteriori specifiche, come comprovato dall'elenco di trasferimento n. 95, di cui depositeremo copie presso la Presidenza. In conclusione, per tentare di ricondurre ad unità quanto sin qui esposto: per quanto concerne gli immobili non più necessari per il soddisfacimento delle esigenze istituzionali della Difesa, si ribadisce che gli stessi sono già stati tutti individuati nel 2008, e risultano quindi già transitati o in via di transito alla regione Sardegna, per il tramite dell'Agenzia del demanio; per quanto concerne gli immobili ancora necessari, si specifica che l'intendimento del Dicastero è quello di esaminare, d'intesa con i comuni e la Regione nell'ambito dei tavoli di concertazione già operanti, delle ipotesi di pubblico-privato per determinate tipologie di immobili, attraverso cui reperire le risorse necessarie ad evitare situazioni di degrado delle infrastrutture stesse e per consentire l'avvio dei lavori necessari alla razionalizzazione del parco infrastrutturale attualmente in uso alla Difesa. Solo a seguito di tale processo di razionalizzazione potranno essere liberati, e quindi resi disponibili per il trasferimento alla regione, sempre attraverso l'Agenzia del demanio, ulteriori immobili, che attualmente sono in uso alla Difesa. Infine, avuto riguardo alla possibile redazione di un testo unico in materia demaniale, confermo che il Dicastero della difesa non può che guardare con particolare favore a tale opportunità, e non mancherà di fornire il proprio contributo, ove richiesto, alla rivisitazione delle relative norme. Con riferimento anche all'altra questione, relativa alla convocazione della regione Sardegna al prossimo tavolo annunciato per le regioni a statuto speciale, per definire i provvedimenti di attuazione della legge n. 42 del 2009, la Difesa, per quanto di sua competenza, non può che dimostrare una propria favorevole disposizione a tale prospettiva, in considerazione della sua valutazione degli effetti assolutamente positivi che ne potranno scaturire, anche in relazione ai rapporti fra il Ministero della difesa e la regione Sardegna.
. L'onorevole Calvisi, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare il collega sottosegretario Cossiga per essere venuto in Aula a rispondere alla nostra interpellanza. Lo vorrei ringraziare anche perché ne ha capito lo spirito: non si trattava di un'interpellanza solamente riferita al Ministero della difesa, ma più in generale poneva il problema del trasferimento dei beni dismessi dello Stato alla regione Sardegna, ai sensi dell'articolo 14 dello statuto, che ricordava prima la collega Schirru. Ho ascoltato le sue parole e mi dispiace dirle, per la stima che nutro nei confronti dell'onorevole Cossiga (ne provo un po' meno nei confronti di questo Governo): non posso che dichiararmi insoddisfatto della sua risposta. Sottosegretario Cossiga, noi abbiamo sollevato tre ordini di problemi. Prima questione: per voi vale l'articolo 14 dello statuto? Seconda questione: opera l'articolo 14 dello statuto, in una situazione nella quale tutte le regioni italiane stanno discutendo di applicazione del federalismo demaniale? Terza questione: sono validi gli accordi del 2007 stipulati dalla regione Sardegna con l'Agenzia del demanio ed il Ministero del difesa per il trasferimento di 300 beni, per un valore complessivo di 300 miliardi di euro, dallo Stato alla regione, beni che non erano solo della Difesa, ma anche di altre amministrazioni dello Stato? La risposta che ci ha fornito il sottosegretario Cossiga da questo punto di vista non entra nel merito; ed anzi mi fa sorgere la preoccupazione che probabilmente lo Stato stia facendo quanto ciclicamente ha fatto nella storia della Sardegna. Per ricordare un po' la storia delle servitù militari, dei beni demaniali, signor Presidente, accade sempre ciò: in genere, quando governa la sinistra o il centrosinistra, si tende ad «alleggerire» e ad attribuire alla regione quanto dovrebbe essere della regione ai sensi dell'articolo 14; quando governa il centrodestra, viceversa, lo Stato tende a trattenere i beni presso di sé, ed in particolare il Ministero della difesa è specializzato nel mantenimento del possesso di beni che invece dovrebbero essere della regione. Ci troviamo in tale plastica rappresentazione. Nel 2007 vi fu l'accordo: dovevano passare 300 beni. L'accordo fu stipulato il 7 marzo; il 28 marzo 2007 il Ministero della difesa stipulò un altro accordo, specifico sui beni della Difesa, per altri 64 beni che dovevano passare; vi era poi la parte dei beni dell'isola de La Maddalena, che doveva essere sede del G8: quelli addirittura si disse che dovevano passare subito! Non rimprovero al sottosegretario Cossiga di aver risposto sui beni che non sono di pertinenza del Ministero della difesa, però sui beni della Difesa ho altre informazioni. Lui dice che quasi tutti beni sono passati. A me questo fatto non risulta. A me non risulta che quei beni che dovevano passare più in fretta, in maniera più celere (per esempio i beni de La Maddalena), siano effettivamente passati alla regione. Infatti c'erano più di trenta beni in elenco, mentre - che a me risulti, sottosegretario Cossiga - ne sono passati solo due nella proprietà della regione: Punta Rossa (e neanche tutta), e l'ex Arsenale (ma ne dovevano passare molti altri). Lei stesso, rispondendo al Senato ad un'interrogazione (nel 2009, o alla fine del 2008), disse che di quell'elenco di 64 beni ne erano transitati cinque o sei. Oggi ci dice che i beni sono trentatré. Vorremmo vederci davvero chiaro su questo punto. L'altra questione che noi vogliamo sollevare, e che abbiamo sollevato con la nostra interpellanza, attiene al rapporto tra l'articolo 14 dello Statuto sardo e la legge sul federalismo fiscale, o meglio l'attuazione della legge sul federalismo fiscale nella parte sul federalismo demaniale. L'Agenzia del demanio ha divulgato un elenco di 134 beni. In altre parole, di quei 300 beni che dovevano passare alla regione l'Agenzia del demanio ha formato un elenco di 134 (non si capisce perché non siano 300), dicendo che questi dovrebbero passare ai sensi del decreto legislativo sul federalismo demaniale. Non è così: dovrebbero passare ai sensi dell'articolo 14 dello statuto; non dovrebbe essere applicato - perché la collega Schirru ci ricordava che per le regioni a statuto speciale non si applica automaticamente - la legge sul federalismo fiscale - quindi, non si può applicare il suo decreto attuativo - perché l'articolo 19 della legge sul federalismo demaniale non si applica in Sardegna, si applica solo previo accordo con la regione; si applicano l'articolo 2, l'articolo 14 e l'articolo 27. Invece noi ci troviamo con il Ministero della difesa e con l'Agenzia del demanio che dicono: no, attenzione, per voi potrebbe valere la legge sul federalismo demaniale. Noi non siamo d'accordo. Non siamo d'accordo, sottosegretario, per un semplice motivo. Perché - vede - l'articolo 14 prevede questo procedimento: la regione ha avuto propri beni utilizzati dallo Stato, che li ha utilizzati per le proprie funzioni, che ne è diventato proprietario; poi quando lo Stato non li utilizza più tornano alla regione. Invece nella legge sul federalismo demaniale non si parla di questo, si parla di un accordo tra Stato e regione per una migliore gestione dei beni. Tanto è vero che quei beni in qualche modo sono a titolo oneroso (anche se nel decreto sul federalismo demaniale si dice che il trasferimento avviene a titolo gratuito), perché se c'è un canone esso va corrisposto allo Stato, perché se la regione decide di vendere quel bene poi deve pagare una percentuale allo Stato. Tutto questo nell'articolo 14 del nostro statuto non è previsto, perché il passaggio è automatico, come dice anche una sentenza della Corte costituzionale del 1995 che «l'ha data in testa» al Ministero della difesa. In quella circostanza il Ministero della difesa voleva vendere un bene, e la regione Valle d'Aosta ha fatto opposizione dinanzi alla Corte costituzionale, e ha affermato: tu Stato non puoi vendere, perché si applica il trasferimento automatico dei beni alla regione per la regione Valle d'Aosta e per la regione Sardegna (regioni a statuto speciale), e il passaggio è automatico. Ecco, noi su questo punto non abbiamo avuto risposta dal sottosegretario Cossiga e quindi siamo molto preoccupati. Siamo molto preoccupati perché leggiamo che quel trasferimento di beni di tutte le amministrazioni dello Stato - anche dei beni del Ministero della difesa - in virtù di un accordo del 2007, e dunque il relativo processo in qualche modo si stanno bloccando, si stanno rallentando, e per questo - lo ripeto - siamo molto preoccupati. In secondo luogo non vengono fugati i nostri dubbi circa l'automatica applicazione del decreto legislativo sul federalismo demaniale, che non dovrebbe operare automaticamente. Vede, noi non siamo contrari al federalismo demaniale. Ci mancherebbe altro! Quell'accordo del 2007, quello firmato dal Governo Prodi e dalla giunta Soru, è già il federalismo demaniale perché lì quei beni che, oggi, le altre regioni a statuto ordinario stanno per avere trasferiti dallo Stato, la Sardegna, in virtù di quell'accordo, avrebbe dovuto averli già trasferiti. Altro che Agenzia del demanio che sostiene di voler valorizzare questi beni. Dove? Quando? Voi dovete darci quei beni in quanto essi sono nostri in virtù di un accordo sottoscritto dallo Stato e in virtù di una legge costituzionale che prevale sia sulla legge ordinaria dello Stato - perché l'articolo 14 dello statuto è norma costituzionale - e tanto più prevale su un decreto legislativo in attuazione di una legge ordinaria. Queste sono le argomentazioni, sottosegretario Cossiga, che volevamo sollevare esprimendo il ringraziamento per essere venuto qui, ma anche tutta la nostra preoccupazione.
. La prego di concludere, onorevole Calvisi.
. Concludo con una chiosa: questo Governo ha un particolare accanimento contro lo statuto sardo perché si sposta il G8 dalla Sardegna e il Presidente della regione non viene neanche invitato alla riunione del Consiglio dei ministri, come, invece, lo statuto disciplina, per dire la sua a tal proposito. Vi è la norma dello statuto che disciplina l'entrata erariale dello Stato: lo Stato ci deve dare un sacco di soldi, 1 miliardo e 600 milioni in più di euro l'anno, ma non ce li vuole dare. Adesso vi è l'articolo 14 che dovrebbe essere applicato, doppiamente, non solo perché c'è l'articolo, ma perché c'è la norma di attuazione e lo Stato ha sottoscritto l'accordo; invece tale articolo non viene applicato. Insomma, siamo molto preoccupati. Punta Scorno: vi è questo faro - lei ha citato giustamente e correttamente l'articolo 14 dello Statuto - che è pertinenza (adesso non voglio entrare nella discussione perché sa che è dibattuto il principio circa le pertinenze, se esse seguono il demanio marittimo e via dicendo), però anche lì c'è un accordo del 1994, ratificato poi nel 2004. Lo Stato, quindi, quel bene lo ha ceduto. Adesso lei ci dice che ne ha ceduta una parte e non tutto e, quindi, ci avverte di stare attenti. Verificheremo questo fatto perché, giustamente, quello che lei ha detto da sottosegretario di Stato per la difesa va verificato. Verificheremo, ma a me sembra strano perché quel bene era davvero ormai considerato come di proprietà della regione Sardegna da giunte di centrosinistra e da giunte di centrodestra. Mi auguro che su ciò, se le cose continueranno così, la regione abbia il coraggio di fare un atto forte magari facendo ricorso presso la Corte costituzionale. Il Governo ha perso contro la Valle d'Aosta e, quindi, penso che perderà questa battaglia anche contro la Sardegna .
. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Rocco Crimi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Boccia n. 3-00085, concernente la gestione amministrativa e finanziaria dell'Associazione italiana arbitri .
, . Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione proposta dall'onorevole Boccia, sono stati richiesti elementi informativi al CONI, ente vigilato del settore sportivo. L'ente, acquisite le informazioni presso la Federazione italiana giuoco calcio, ha rappresentato che l'Associazione italiana arbitri, nel periodo che ha fatto seguito all'indagine giudiziaria denominata «Calciopoli», ha vissuto una fase molto delicata, essendo stata sottoposta ad un commissariamento durato cinque mesi. Nel novembre del 2006 l'assemblea ha eletto presidente dell'Associazione il dottor Cesare Gussoni, il quale ha assunto anche l'incarico di designatore arbitrale, sino alla nomina di Pierluigi Collina per la stagione 2007/2008, la cui nomina è stata rinnovata per quella in corso. Sotto la guida del nuovo gruppo dirigenziale, l'Associazione ha provveduto ad aggiornare i principi informatori dei propri regolamenti, nonché il regolamento generale. Con riguardo al Comitato dei garanti, istituito con il regolamento A.I.A. del 22 giugno 2007 ed a cui sono attribuite funzioni propositive e di indirizzo sui temi etici, si afferma che la mancata costituzione non ha inficiato in alcun modo l'attività dell'Associazione né pregiudicato diritti di alcuno. È fatto presente che i tesserati AIA sono comunque assoggettati all'attività della procura federale e della procura arbitrale. Peraltro, è stata data formale assicurazione che tale organo sarebbe stato costituito nell'anno in corso, essendosi conclusi nel 2009 i vari procedimenti elettorali degli organismi direttivi cui spetta la nomina del Comitato. A tal riguardo, da notizie recenti comunicate dal segretario della FIGC, risulta che l'iter di costituzione è in corso di completamento e in occasione del consiglio federale fissato per il 23 settembre saranno comunicati i componenti del comitato dei garanti. In ordine ai rapporti economici tra FIGC e AIA, è fatto presente che quest'ultima riceve annualmente erogazioni dalla federazione, che negli ultimi tre anni sono state di circa euro 6.500.000 per anno. Tali somme sono in gran parte utilizzate per i costi di funzionamento e di gestione dell'AIA a livello centrale e periferico, dove sono presenti 19 comitati regionali e 212 sezioni. Con riferimento al rapporto intercorso con la società Ing Direct, è fatto presente che la FIGC e l'AIA nel settembre 2004 hanno stipulato un contratto con la società olandese, che riconosceva questa come sponsor ufficiale dell'AIA. A fronte di ciò, la Ing Direct ha corrisposto la somma di euro 2.000.000 per la stagione sportiva 2004/2005 e la somma di euro 2.200.000 per la stagione sportiva successiva. In virtù di tale contratto, è stato apposto il marchio della società sulle divise degli arbitri e sul materiale di comunicazione dell'AIA, nonché sulla cartellonistica nei campi di allenamento e nei ritiri degli arbitri. Il corrispettivo introitato dalla società è stato ridistribuito, attraverso le erogazioni annuali, all'AIA, che lo ha utilizzato per il finanziamento della propria attività istituzionale e quindi anche per l'organizzazione dell'associazione e la formazione della classe arbitrale. In relazione allo specifico quesito posto dall'interrogante, è stato rappresentato che la società di consulenza I&B Group ha percepito un compenso di euro 151.200 oltre IVA, per tale contratto, mentre si ribadisce che l'intero ammontare della sponsorizzazione ha contribuito a finanziare l'attività dell'AIA. Con riguardo all'attività promo-pubblicitaria svolta da Collina nell'ambito del contratto Ing Direct, per accordo concluso con lo stesso, la FIGC ha corrisposto la somma di euro 100.000; è fatto presente che non vi sono stati accordi analoghi con altri arbitri. Per quanto concerne il contratto Diadora, la FIGC ha concesso a tale società il diritto di qualificarsi sponsor tecnico dell'AIA, e come controprestazione è stata prevista la fornitura all'associazione di tutto il materiale tecnico sportivo degli arbitri. Il valore complessivo della fornitura, per il periodo 2004-2007 è stato pari ad euro 6.575.745,65. Per l'utilizzazione da parte degli arbitri del materiale tecnico Diadora, la federazione ha corrisposto agli arbitri della commissione arbitri nazionale (CAN), gli importi di euro 133.245,89 per la stagione sportiva 2003/2004; di euro 180.000 per la stagione 2004/2005; di euro 194.729,38 per la stagione 2005/2006. Tali somme sono state ripartite secondo criteri individuati dall'AIA. Da quanto comunicato, non risulta che soggetti diversi dagli arbitri abbiano percepito somme a tale titolo, in virtù di provvedimenti federali. I contratti di sponsorizzazione e fornitura di materiale, conclusi con Ing Direct e Diadora, si affermano stipulati dall'allora presidente federale, ed è smentita l'affermazione che siano stati gestiti dal vice presidente dell'epoca, attuale presidente federale. In ordine ai rapporti economici con gli arbitri della commissione arbitri nazionale (CAN), è rappresentato che sono stati regolati, fino alla stagione sportiva 2002/2003, con il riconoscimento delle indennità di allenamento e di gara, commisurate all'anzianità arbitrale nonché alla qualifica di arbitro internazionale; dalla stagione successiva in poi, con un contratto con cui gli arbitri, a fronte della cessione del diritto di sfruttamento della loro immagine alla FIGC ed all'AIA, ricevono un compenso e un gettone a prestazione, i cui importi vengono determinati in base all'anzianità arbitrale ed alla qualifica di arbitro internazionale. Ulteriori contratti relativi al settore arbitrale riguardano gli organi tecnici nazionali e il responsabile del settore tecnico arbitrale, i primi con il compito di preparare e designare gli arbitri per le gare di campionato, il secondo con il compito di dirigere il settore tecnico arbitrale, promuovendo la formazione, preparazione e perfezionamento della classe arbitrale. In relazione al quesito posto dall'interrogante, è inoltre rappresentato che, come riferito dall'AIA, alcuni arbitri, nel rispetto dell'articolo 39 del regolamento, hanno sottoscritto accordi commerciali individuali, aventi ad oggetto lo sfruttamento della propria immagine e, in conformità a quanto previsto nella disposizione richiamata, hanno versato il contributo straordinario, pari al 10 per cento dei compensi percepiti, al fondo di solidarietà per gli arbitri. Nell'ambito dell'indagine della Procura della Repubblica di Napoli, denominata «Calciopoli», è stato depositato il 14 dicembre 2009 il dispositivo della sentenza che definisce il rito abbreviato, con le condanne dei signori Paolo Dondarini, Antonio Giraudo, Tiziano Pieri e Tullio Lanese, per reati di frode sportiva; a carico dei primi tre, è stato disposto per tre anni il divieto di accedere a luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche nonché l'interdizione da uffici direttivi di società sportive. Sono stati invece assolti, per non aver commesso il fatto, i signori Duccio Baglioni, Gianluca Rocchi, Stefano Cassarà Giuseppe Foschetti, Marco Gabriele, Alessandro Griselli e Domenico Messina, imputati nel medesimo procedimento. Per gli altri imputati, tra cui la dipendente della CONI Servizi, Maria Grazia Fazi, il procedimento penale prosegue con rito ordinario, innanzi il tribunale di Napoli.
. L'onorevole Boccia ha facoltà di replicare.
. Signor Presidente, indubbiamente il sottosegretario ha risposto, ci abbiamo messo due anni, questa interrogazione parlamentare è dell'11 luglio 2008, e siamo molto sorpresi della risposta perché è la prima volta che il Governo tira fuori numeri così complessi sul calcio, in maniera così chiara e trasparente. Ovviamente alcuni dei numeri tirati fuori dal sottosegretario ci preoccupano, non casualmente, e, quindi, la soddisfazione per l'uscita dall'opacità nella quale quel contesto, quel mondo era immerso, è evidente. Alcune valutazioni le lascio al sottosegretario Crimi perché penso che noi su questi temi torneremo perché, sottosegretario, noi siamo soddisfatti di apprendere che finalmente il 23 settembre prossimo ci sarà un comitato dei garanti dopo tre anni, il tema di fondo è: che cosa è successo in questi tre anni? Quando ci sarebbe stato bisogno di quel comitato dei garanti. C'è stato bisogno di due anni per rispondere ad un'interrogazione parlamentare puntuale e chiara, e tre anni addirittura per nominare i garanti; garanti che avrebbero dovuto essere gli unici, in qualche modo, a giudicare una serie di fatti. Ricordo a lei, e ricordo qui in Aula, signor Presidente, che, subito dopo l'esplosione del fenomeno «Calciopoli» - che non ha toccato solo qualche campo di calcio ma, di fatto, è entrato in ogni famiglia italiana, ed è stato devastante anche sul piano del rapporto con lo sport, non solo per gli operatori e per quelli che vivono, che si nutrono di non solo per gli atleti, ma anche per molti ragazzi molti bambini che ci credono - l'AIA (Associazione italiana arbitri), che purtroppo anche dalle sue conferme continua a dipendere pesantemente dalla federazione tanto da non potere essere autonoma, continua, a nostro avviso in maniera errata, a nutrirsi finanziariamente di risorse che vengono girate dalla Federcalcio. Questo non renderà mai quella associazione libera fino in fondo e probabilmente neanche il governo dell'associazione sarà mai emancipato dalle inevitabili pressioni che la Federazione giuoco calcio in qualche modo ha dai propri iscritti e dai propri tesserati. Per questa ragione mi auguro che parallelamente all'istituzione del comitato dei garanti il Governo chieda formalmente al CONI di rivedere le regole del gioco e di tagliare il cordone ombelicale, una volta per tutte, tra quella associazione e la Federcalcio. Fino a quando le risorse con cui si nutre l'associazione e i suoi associati arriveranno da coloro che dovrebbero essere controllati o regolati sarà inevitabile che quella sudditanza psicologica, di cui spesso si parla, diventerà oggetto di molte ambiguità. Ma il tema più delicato, purtroppo, non viene risolto dalla risposta all'interrogazione, per la quale, signor sottosegretario, la ringrazio ancora. Seppure dopo due anni questo mondo ha finalmente dei numeri veri di cui spesso si discuteva ma che sembravano «segreti carbonari» nascosti negli angoli dei corridoi della federazione o del CONI...
. La prego di concludere.
. Concludo, signor Presidente. Tuttavia, voglio lasciare agli atti della nostra Aula un tema che è quello che ha riguardato alcune persone che lei non ha citato nella vicenda di «Calciopoli», signor sottosegretario. Mi riferisco a quelli che, in realtà, hanno pagato un prezzo alto, a quelli che sono stati lapidati. Mi riferisco all'arbitro Gianluca Paparesta, per esempio, che è stato lapidato dall'opinione pubblica e poi assolto anche in Cassazione. La Federazione e l'Associazione italiana arbitri si sono costituiti contro di lui fino all'ultimo grado di giudizio spendendo soldi ma in realtà vi è gente, come Paparesta che ai tempi era un arbitro internazionale, che ha smesso di praticare sport perché vi sono stati regolamenti di conti interni. Insieme a Paparesta ve ne sono anche altri in un mondo dello sport sempre più opaco che, nel tempo di «Calciopoli» e del dopo «Calciopoli», è senza garanti e non solo senza il comitato...
. La prego di concludere.
. Ho concluso. Vorremmo che da questo punto di vista il Governo si assumesse la responsabilità di regolamentare i rapporti di un mondo che, in realtà, mischia spesso i doveri dei controllati con i diritti dei controllori .
. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e dell'interrogazione all'ordine del giorno. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16.
. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bocci, Bongiorno, Caparini, Gregorio Fontana e Lombardo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta. Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna.
. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2009 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2010. Essendosi appena conclusa la riunione dell'Ufficio di Presidenza convocata per l'esame degli ordini del giorno riferiti al bilancio interno della Camera, procederemo ora a dare il termine di preavviso per le votazioni nominali e a sospendere la seduta fino alla decorrenza di tale termine. I lavori riprenderanno, quindi, con la replica del questore Albonetti, alla quale faranno seguito l'illustrazione degli ordini del giorno e l'espressione del parere sugli stessi da parte del questore Mazzocchi.
. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per un fatto affettivo: quest'Aula di solito è impegnata a commemorare le grandi personalità della Repubblica che sono venute a mancare. Vorrei rivolgere un pensiero a una persona che per molti parlamentari non rappresenta nulla, nel senso che non lo hanno conosciuto: è un sindaco importante della provincia di Bologna, Bruno Gualandi, che è mancato questa mattina dopo una lunga malattia, un sindaco di un comune di montagna, Gaggio Montano. Vorrei ricordare in lui non solo l'amministratore onesto, la persona per bene, il grande amico, ma soprattutto il simbolo di tanti amministratori di montagna che lavorano con tantissime difficoltà solo ed esclusivamente per la propria gente; un esempio di buona politica, di bella politica che è importante che il Parlamento ricordi in una fase così convulsa della nostra vita nazionale
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il bollettino di guerra dei morti sul lavoro continua inesorabilmente. Ieri ancora due morti, che sono solo gli ultimi due episodi di una catena incredibile: uno di 35 anni e un altro di 57. Nella strage di Capua dell'11 settembre tre operai sono morti nell'esercizio delle loro mansioni, proprio quelle mansioni che hanno creato tante vittime, e nonostante ciò i tanti appelli del Presidente Napolitano sono stati inascoltati. Si tratta di tragedie umane terribili dovute al non rispetto di tutte le norme sul lavoro, norme allentate da questo Governo. Le condizioni di sicurezza sul lavoro vengono disattese senza rispetto per la dignità delle persone, in un contesto in cui la legalità e le regole fondamentali vengono attaccate e dichiarate un lusso. Chiediamo che il Ministro Sacconi venga a riferire al più presto in quest'Aula sull'attività ispettiva effettivamente svolta dal Ministero del lavoro e su quanto avvenuto, soprattutto alla luce degli arresti ieri effettuati a Capua. Signor Presidente, mi appello a lei affinché venga fatta questa richiesta
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo molto brevemente - non ero stato visto dagli uffici - semplicemente per associarmi al cordoglio espresso dall'onorevole Casini, che condivido, per la scomparsa di un amministratore dell'Appennino bolognese. Si tratta di un amministratore che si è impegnato in modo proficuo, intelligente e serio in questi anni a favore della montagna, dei più bisognosi e, soprattutto, a favore di quelle realtà abbandonate a volte a causa delle problematiche connesse ai grandi centri e che rischiano di essere trascurate. Colgo anch'io l'occasione di questo luttuoso evento per associarmi all'espressione di cordoglio che, molto più autorevolmente di me, ha espresso il Presidente Casini, avendo anch'io conosciuto questa persona nella mia giovinezza e in questi ultimi anni.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ero iscritta a parlare sull'ordine dei lavori per richiamare l'attenzione di quest'Aula e di ciascun deputato al fatto che oggi siamo chiamati a discutere su un importante documento che riguarda questo ramo del Parlamento, cioè il bilancio interno della Camera dei deputati. Devo, da questo punto di vista, lamentarmi, anche a nome della delegazione radicale, perché, ancora una volta e come è già accaduto negli anni precedenti in cui noi facevamo parte di questo ramo del Parlamento, viene dedicato ben poco spazio al dibattito su questo documento essenziale, in cui ci rapportiamo anche con i cittadini per dimostrare come vengono spesi i loro soldi per il miglior funzionamento di quest'Aula. La discussione generale si svolge di lunedì, ieri naturalmente l'Aula era completamente deserta, così come è accaduto nei due anni precedenti, e ci troviamo ad approvare un documento di previsione quando l'anno si è già completamente consumato. So, per esempio, che i tempi complessivi che sono stati assegnati al gruppo del Partito Democratico ammontano a 71 minuti, a fronte di decine di ordini del giorno presentati. Ritengo che questa sia una strozzatura del dibattito e che sempre di più i deputati vengano chiamati - ieri ne ho parlato nel mio intervento - ad esprimere un voto su un documento così importante a scatola chiusa: prendere o lasciare, senza avere la possibilità di intervenire e di spiegare quali siano le criticità di questo bilancio e della amministrazione della Camera, almeno secondo il nostro punto di vista. Credo che ciò sia molto grave e che si tratti di qualcosa per cui la Presidenza di questa Camera si è assunta e si assume la responsabilità di fronte ai cittadini .
. Onorevole Bernardini, ho l'obbligo di ricordare che il contingentamento dei tempi è conforme ai precedenti. La discussione generale del lunedì non è un «purgatorio» riservato ad alcuni provvedimenti che non vengono ben visti dalla Presidenza, ma è normale per tantissimi progetti di legge e, se si chiede un ampliamento dei tempi della discussione, ovviamente la Presidenza provvederà a valutare la richiesta e, se possibile, anche ad accoglierla. La seduta è sospesa e riprenderà alle 16,20.
. Ricordo che nella seduta di ieri, dopo la relazione del questore, onorevole Colucci, si è svolta e conclusa la discussione congiunta.
. Ha facoltà di replicare il questore, onorevole Albonetti.
, . Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare i deputati intervenuti ieri nella discussione sulle linee generali. Lo faccio a nome del Collegio dei questori e dell'Ufficio di Presidenza. Il collega Mazzocchi esprimerà poi più tardi...
. Onorevoli colleghi, stiamo ascoltando l'onorevole Albonetti che replica in una discussione molto importante sul nostro bilancio interno. Possiamo per favore fare un po' di silenzio e essere attenti a quello che accade in Aula?
, . La ringrazio, signor Presidente. Il collega Mazzocchi esprimerà più tardi il parere dell'Ufficio di Presidenza sui numerosi ordini del giorno presentati, in coerenza con gli interventi fatti. Per quanto mi riguarda, mi limiterò ad una replica su alcuni punti, che mi pare possiamo considerare centrali nel dibattito che si è sviluppato, inquadrandoli nel lavoro che i questori e l'Ufficio di Presidenza stanno facendo da alcuni anni a questa parte. È stato sollevato innanzitutto un tema che possiamo definire metodologico-procedurale, ma che non è privo di aspetti di sostanza politica, come è stato fatto rilevare. Mi riferisco alla questione dei tempi di approvazione definitiva del bilancio preventivo in Assemblea, che quest'anno sono sicuramente tardivi, anche se va detto che da tre anni a questa parte, come ha ricordato anche il collega Borghesi nel suo intervento, almeno l'Ufficio di Presidenza approva il documento di bilancio preventivo per l'anno successivo nel mese di dicembre dell'anno precedente, in ottemperanza ad un impegno che prendemmo proprio qui in Aula durante il dibattito sul bilancio per l'anno 2007. Ciò consente all'Amministrazione di operare anche nei primi mesi dell'anno avendo certezza di esercizio. Ci rendiamo però conto e condividiamo l'opportunità che anche l'Assemblea approvi lo strumento di bilancio almeno nel primo trimestre dell'anno di esercizio, appena sia pronto il bilancio consuntivo dell'anno precedente. Si tratta, infatti, di un documento senza la cui approvazione è più incerta la definizione dei residui e dell'avanzo dell'amministrazione utilizzabile. Questi sono, come capite, dati quanto mai importanti soprattutto oggi che, per autonoma decisione, abbiamo scelto di congelare la richiesta di votazione. Il collega Borghesi, che ha una buona esperienza amministrativa, sa quanto è importante soprattutto in periodi di «vacche volutamente più magre» accertare gli esiti dell'anno precedente per fare scelte di bilancio più chirurgiche e più finalizzate agli obiettivi di risparmio. Tuttavia, si può certamente portare il bilancio in Aula molto prima, auspicabilmente entro marzo, subito dopo l'accertamento del bilancio consuntivo. La calendarizzazione spetta in ogni caso alla Conferenza dei presidenti di gruppo, ma possiamo darci anche un impegno e un vincolo interno inserendo il termine temporale per la predisposizione del progetto di bilancio definitivo nel regolamento di amministrazione e contabilità. Si è molto insistito in parecchi interventi sulla necessità di introdurre progressivamente nel nostro bilancio e nella nostra vita amministrativa tutti gli elementi possibili di trasparenza, apertura, accessibilità agli atti, accompagnati, naturalmente, da rigore finanziario e amministrativo. Si tratta, in questo caso, di perseguire e completare un percorso iniziato in questo ramo del Parlamento già diversi anni fa, e che si è quindi sviluppato a cavallo di più legislature, in una miscela virtuosa e riformatrice fra l'iniziativa dei questori e degli Uffici di Presidenza e lo stimolo positivo che proviene dai colleghi deputati. Si è trattato di un percorso di progressivo adeguamento alla normativa nazionale ed europea che presiede alla pubblica amministrazione ordinaria e ai suoi rapporti con gli interlocutori esterni. Si tratta, insomma, di far assomigliare sempre di più e al massimo grado la Camera dei deputati ad una normale buona amministrazione: efficiente, trasparente, aperta e accessibile, rinunciando a quella straordinarietà che, se male interpretata, può essere talvolta fonte di eccessiva discrezionalità ed arbitrio, che sarebbe comunque consentita dai caratteri di autonomia costituzionale propri di questa e di altre istituzioni, ma anche - permettetemi la sottolineatura - senza per questo prendere i vizi e le lentezze della peggior pubblica amministrazione ordinaria. Su questa strada siamo incamminati da tempo, tant'è che oggi non c'è affidamento sopra soglia che non avvenga con gara pubblica, e anche sotto soglia vengono utilizzate comunque procedure di evidenza pubblica che sono garanzia di trasparenza e di concorrenza, inoltre, man mano che si chiudono i vecchi contratti scompaiono progressivamente gli affidamenti concessi senza gara. È una transizione in corso che naturalmente abbisogna di un rafforzamento di quei settori dell'amministrazione che si occupano di contratti, di controllo delle gestioni esterne e che si occupano dell'informatica, su cui si riversa il carico di lavoro più grave della dematerializzazione e della gestione dei siti Internet, e che troverà il suo compimento, anche normativo, nella riforma del regolamento di amministrazione e contabilità, il cui nuovo testo verrà sottoposto entro la fine dell'anno dal Collegio dei questori alla discussione e all'approvazione dell'Ufficio di Presidenza, auspicabilmente, contestualmente alla discussione sul bilancio preventivo per il 2011. La miglior garanzia perché questo processo riformatore, che, fra parentesi, fa bene anche al bilancio della Camera, si completi e si concluda, è che sia accompagnato anche da una riforma delle procedure decisionali, e che quindi le decisioni del Collegio dei questori e dell'Ufficio di Presidenza diventino il più possibile delibere formali pubblicabili e accessibili, contemperando la pubblicabilità e la trasparenza degli atti con il rispetto della legislazione sulla sicurezza e sulla . Il questore Colucci nella sua relazione ricordava a questo proposito le decisioni che abbiamo recentemente assunto, e quelle da assumere da parte dell'Ufficio di Presidenza, affinando, anche in questo caso, gli elementi regolamentari laddove conservino aspetti di ambiguità. Mi riferisco, in particolare, alle scelte cui stiamo dando attuazione o a cui daremo presto attuazione con il nuovo regolamento di amministrazione e contabilità, relative, da un lato, ai dati patrimoniali, fiscali e finanziari degli eletti e, dall'altro, all'accessibilità agli atti da parte di deputati o eventualmente di cittadini interessati. Insomma, a conclusione di questo punto, mi sembra di poter dire che del lavoro è stato fatto, e quello che non è concluso lo sarà nei prossimi mesi. L'impegno che ci stiamo mettendo - e quando dico «ci» stiamo mettendo mi riferisco agli organi politici e all'Amministrazione - in termini di tensione riformatrice quotidiana non ha paragoni in altre istituzioni simili alla nostra. È per queste ragioni che sento il dovere di respingere con vigore, perché mi sembra ingenerosa, una rappresentazione che ho sentito aleggiare in alcuni accenti degli interventi di ieri, secondo la quale, da una parte, vi sarebbe un pugno di parlamentari senza macchia e senza paura e, dall'altra, un Collegio dei deputati questori e un'Amministrazione conservatori e burocrati che osteggiano e resistono ai processi di innovazione. Non è così, non è affatto così. Io, almeno, non ho vissuto così questi quattro anni di esperienza da questore e credo che con me non la stiano vivendo così i miei colleghi. Voglio cogliere l'occasione anche per dire alla collega Bernardini che non è rispondente al vero il tentativo di leggere nella vicenda che l'ha vista coinvolta nei mesi scorsi contrapposizioni del tutto artificiose tra il Collegio dei questori e il Presidente della Camera, dal momento che ciascun organo ha esercitato le prerogative ad esso spettanti nell'ordinamento interno. Non vi è un Presidente buono, che concede, e un Collegio dei questori cattivo, che rifiuta, perché, mentre il Presidente ha assunto la sua determinazione sulla base di una più ampia ponderazione degli interessi in gioco, senza con ciò mettere in discussione l'orientamento del Collegio, il Collegio dei questori ha operato nel quadro delle vigenti disposizioni regolamentari, al cui rispetto è vincolato, ma alla cui riforma sta alacremente lavorando, avvertendo in pieno l'esigenza che si amplino le condizioni di trasparenza e di pubblicità dell'attività amministrativa della Camera. Non vi è, dunque, un conflitto tra una presunta casta conservatrice, che occulta, e un'aristocrazia moralizzatrice che disvela. C'è un lavoro faticosamente avviato, trainato dal Collegio dei questori, i cui risultati si stanno consolidando, non solo nelle norme, ma anche nelle abitudini, nei comportamenti e nella mentalità e che può essere completato celermente e portato a un punto di non ritorno. Naturalmente, ogni iniziativa e ogni posizione in questo senso dei colleghi deputati sono uno stimolo importante e aiutano a fare meglio, ma sono ancora più efficaci se si collocano dentro un processo riformatore che è in corso, se lo riconoscono, lo sospingono e lo valorizzano. Crediamo, in ogni caso - svolgo alcune altre considerazioni conclusive -, che questa istituzione sia quella che, nel panorama delle istituzioni simili, ha compiuto in questi anni più passi avanti di cambiamento e di riforma. La leva fondamentale che progressivamente induce effetti e comportamenti più virtuosi è il fatto di esserci assegnati da ormai sette anni, in piena autonomia - ma anche con la piena consapevolezza dei doveri che un'opinione pubblica sempre più attenta ci richiede -, un vincolo finanziario nell'entrata della dotazione che chiediamo allo Stato, vincolo che è progressivamente stringente. Prima, nel 2003, l'abbiamo mantenuto e abbiamo deciso di mantenerlo - o, meglio, hanno deciso di mantenerlo, perché allora non ero membro del Collegio dei questori - in misura pari al tasso di crescita del prodotto interno lordo programmato; nel 2007, in misura pari al tasso di inflazione programmata e, infine, dallo scorso anno, la richiesta...
. Scusi, onorevole Albonetti, richiamo di nuovo l'Aula al fatto che è praticamente impossibile svolgere il dibattito in questa atmosfera di totale rilassamento. Onorevole Consolo, onorevole Bocchino, non è consentito tenere in Aula riunioni mentre è in corso la seduta. Lo dico a voi e dovrei dirlo a molti altri. Stiamo parlando di una questione importante. Prego, onorevole Albonetti.
, . Abbiamo assunto un vincolo finanziario nelle entrate, progressivamente stringente: nel 2003 pari al PIL programmato, nel 2007 pari al tasso di inflazione programmato, infine, dallo scorso anno, abbiamo deciso di congelare la richiesta di dotazione a crescita zero. Questo vincolo - che ci ha portato a risparmiare, negli ultimi anni, 315 milioni di euro rispetto ai preventivi triennali originari - per poter essere retto e sopportato da una macchina complessa come questa e per non incidere sulla qualità della funzione parlamentare, che è il limite che non intendiamo varcare, ha bisogno di tradursi in scelte strutturali e in vincoli più stringenti, che abbiamo cominciato ad introdurre negli ultimi anni. Tali vincoli concernono, innanzitutto, la riduzione della spesa: con le scelte assunte nel bilancio del 2008 e con le ultime decisioni di luglio per i bilanci relativi al 2011, al 2012 e al 2013 abbiamo ridotto la spesa per beni e servizi di oltre il 20 per cento; in secondo luogo, con un utilizzo di nuove tecnologie meno costose, che ci consentano di dematerializzare il cartaceo; in terzo luogo, attraverso il riordino organizzativo nell'utilizzo del personale interno, a proposito del quale sono state approvate dall'Ufficio di Presidenza delle linee guida di riordino e riforma, che sono in via di applicazione, attraverso il blocco selettivo del e attraverso l'introduzione di un sistema di valutazione, la cui applicazione è sottoposta, naturalmente, ai rapporti contrattuali con i sindacati dei lavoratori; con il ricorso all' per i servizi di supporto, un ricorso sempre più esteso, nell'ambito del quale, tuttavia - cogliendo anche alcuni accenti che sono venuti da interventi e da ordini del giorno presentati - sarà opportuno introdurre norme ancora più efficaci sulle gare, perché si ottenga il maggior rispetto possibile delle condizioni contrattuali e lavorative delle persone che lavorano alla Camera. Infine, abbiamo assunto scelte più radicali nella gestione del patrimonio, soprattutto di quello in locazione, il cui valore di costo, sebbene sia stato congruito positivamente dall'Agenzia del demanio, è, tuttavia, in prospettiva, difficilmente sopportabile finanziariamente e politicamente, soprattutto in quanto spese di locazione e non di investimento. Sono due le questioni, nell'ambito di una linea generale, che da anni abbiamo affermato di trasformazioni patrimoniali dalle locazioni alla proprietà; le ha poste, con chiarezza, nella relazione, il collega Colucci. In primo luogo, dobbiamo chiederci se ci sia ancora bisogno di un ufficio per ogni parlamentare, come fu quando si assunse la decisione di introdurlo, dopo una pressione più che decennale, che portò la Camera alla scelta di affittare i palazzi Marini, o se il prevalere di altre considerazioni ci può consentire una revisione seria della materia. Noi abbiamo assunto questo orientamento e abbiamo deciso di sottoporlo al confronto con i gruppi ed anche ad una verifica assistita dagli uffici della Camera sul reale utilizzo di quelle sedi e di quegli uffici. In secondo luogo, dobbiamo chiederci se sia possibile con la collaborazione dell'Agenzia del demanio reperire sedi in proprietà, all'acquisto delle quali la Camera è disposta a partecipare, per sostituire gli affitti attuali, in tutto o in parte. Abbiamo avviato da quattro anni sistematici confronti con l'Agenzia del demanio, sono state valutate, seppure non in termini conclusivi, alcune ipotesi. Attualmente non c'è ancora una soluzione definitiva, ma auspichiamo che presto ci si arrivi. Per perseguire al meglio questa politica patrimoniale corretta, occorre preliminarmente disdire i contratti in essere quando essi scadono, per non restare imbrigliati in un tacito rinnovo e per rafforzare anche la nostra posizione nel contenzioso, che non oggi ma tre anni fa con delibera del Collegio dei questori in data 6 giugno 2007, supportata da pareri autorevoli dell'Avvocatura e dei nostri consulenti, abbiamo aperto presso le sedi giurisdizionali per vedere riconosciuta un'interpretazione corretta di alcuni articoli dei contratti con la società Milano 90, proprietaria dei palazzi Marini, il cui costo di locazione rappresentata il 94 per cento delle spese della Camera per gli affitti. Questo contenzioso per ora ci ha visti soccombere in primo grado di giudizio e si avvia al secondo grado. Per tutte queste ragioni, come ha già ricordato il questore Colucci, il Collegio dei questori a luglio ha assunto la decisione di proporre all'Ufficio di Presidenza di recedere progressivamente dai contratti di locazione dei palazzi Marini, a cominciare subito dal palazzo Marini 1, il primo che viene a scadenza e sul quale è contrattualmente possibile recedere anticipatamente a far data - abbiamo deciso - dal 1o gennaio 2012. L'Ufficio di Presidenza ha approvato all'unanimità questo orientamento e ha deciso di sottoporlo ai gruppi per acquisire il loro parere e la loro disponibilità soprattutto a farsi carico degli effetti almeno transitori che ne deriveranno per i deputati. Nel frattempo si intensificherà l'interlocuzione con l'Agenzia del demanio per reperire soluzioni alternative in proprietà, anche con la partecipazione della Camera all'investimento. Questa politica di contenimento della spesa, di riordino finanziario, organizzativo e amministrativo, di progressiva assimilazione alla pubblica amministrazione ordinaria, naturalmente alle sue migliori pratiche, non a quelle deteriori, ci rende più commensurabili al mondo reale e ci toglie quell'aura di «castalità» che talvolta, anche deformata da certe campagne di informazione, indispone i cittadini e l'opinione pubblica. Di questo lavoro fa parte - ed è l'ultimo tema che voglio trattare - anche il tema dei costi dell'attività politica e della remunerazione personale di chi svolge una funzione politico-parlamentare. Naturalmente - lo dico - non è forse inutile sottolineare che la madre di tutte le riforme è quella costituzionale, a partire dalla riduzione del numero dei parlamentari e dal superamento del bicameralismo perfetto. Tuttavia, anche in assenza, almeno per ora, di queste riforme, negli ultimi cinque anni di lavoro ne abbiamo fatto e molto. Nel 2006 c'è stata la riduzione del 10 per cento delle indennità e il blocco dei vitalizi. Nel 2007 il blocco degli automatismi di crescita delle indennità e ciò è accaduto alla Camera un anno prima che intervenisse la finanziaria del Governo Prodi con effetti quinquennali. Ancora nel 2007 contestualmente abbiamo eliminato del tutto i rimborsi spese per i viaggi all'estero dei deputati, abbiamo riformato il regime dei vitalizi ed eliminato del tutto l'istituto del riscatto: oggi occorrono cinque anni pieni per poter accedere al primo livello di vitalizio e un'età di 65 anni. Abbiamo inoltre fermato al 60 per cento la crescita progressiva dei vitalizi medesimi per chi è stato eletto in molte legislature. Nel 2009 abbiamo apportato il taglio ai rimborsi dei viaggi degli ex deputati, abbiamo eliminato la tessera autostradale ed introdotto un limitato per treni e aerei che va ad esaurimento nel tempo. Nel 2010, anche per fare la nostra parte nell'ambito dei sacrifici che la manovra del Governo chiedeva al Paese, abbiamo deciso di operare un taglio di mille euro per gli anni 2011, 2012 e 2013, sugli emolumenti dei deputati a partire dal 1o gennaio 2011. In questo progressivo lavoro di contenimento, abbiamo sempre tenuto la barra dritta su un orizzonte fondamentale, cioè la necessità di affermare una distinzione chiara fra, da un lato, gli emolumenti e le spese necessari a consentire autorevolezza, indipendenza, libertà e autonomia all'esercizio della funzione parlamentare e, dall'altro lato, i cosiddetti privilegi, non più giustificati e sempre meno accettati dalla pubblica opinione. Di questi ultimi, tuttavia, si trova sempre meno traccia oggi, dopo gli interventi progressivamente effettuati. Credo che sia anche venuto il tempo di risolvere alla radice una questione che viene sistematicamente riproposta, che è stata rilanciata anche recentemente da un autorevole organismo di studi, come il centro studi di Confindustria, che ha prodotto un corposo studio di ottantuno pagine sulle difficoltà e gli ostacoli alla crescita del Paese. In queste ottantuno pagine ci sono dieci righe dedicate ad una comparazione tra le indennità dei parlamentari italiani, di quelli norvegesi e di quelli statunitensi. Quelle dieci righe di questo studio di ottantuno pagine sono state le uniche riprese dalla stampa. Credo, tuttavia, che questo tema vada affrontato, come è stato sottolineato anche da alcuni interventi. Si tratta del tema del confronto con i trattamenti dei parlamentari degli altri Paesi europei. È intenzione dei questori risolvere una volta per tutte alla radice questa diatriba e proporre all'Ufficio di Presidenza una serie di incontri con i responsabili degli altri parlamenti più importanti per mettere in comune i dati e le informazioni e addivenire a determinazioni comuni, che consentano di stabilire una media europea e di attenersi a questa: una specie - la vogliamo chiamare così? - di Maastricht della politica, che consenta di porre fine a questa discussione (se siamo pagati di più o di meno degli altri parlamentari) e di dare serenità, definitiva stabilità e uniformità alla condizione dei rappresentanti parlamentari in tutta Europa. La riforma amministrativa - concludo - e la necessaria riduzione dei costi dell'attività politica e parlamentare naturalmente hanno un valore in sé. Sono obiettivi validi a prescindere. Tuttavia, sono anche e soprattutto propedeutiche al rilancio indispensabile, nella crisi odierna della politica e nel crescente disorientamento e disincanto, del prestigio, della dignità e del valore della funzione parlamentare di rappresentanza e di legislazione. Sono propedeutiche alla ripresa di un ruolo forte e incisivo della democrazia parlamentare e della centralità dei Parlamenti nella convulsa vita politica dei Paesi. A conclusione di questa mia replica, consentite anche a me, come ha già fatto il collega Colucci e come hanno fatto molti intervenuti nel dibattito, di ringraziare tutta l'Amministrazione della Camera, dal Segretario generale, ai vicesegretari, ai capi servizio e al personale tutto, per l'impegno e l'abnegazione che continuano a mettere nel loro lavoro e anche e soprattutto perché lo fanno in tempi non facili anche per loro, non solo per gli organi politici. Dentro questa Amministrazione c'è un'intelligenza, una lucidità e una capacità di interpretare i tempi, anche in termini di autoriforma e di disponibilità a mettersi costantemente in discussione, che garantiscono anche in futuro, come in passato, che potrà continuarsi a considerare questa Amministrazione fra le migliori di tutto il panorama della pubblica amministrazione italiana ed europea .
. Passiamo ora all'esame degli ordini del giorno presentati Avverto che gli ordini del giorno Stefani n. 9/Doc. VIII, n. 6/7 e n. 9/Doc. VIII, n. 6/8, Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 6/11, e Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 6/43 sono stati ritirati dai presentatori. Avverto inoltre che l'ordine del giorno De Torre n. 9/Doc. VIII, n. 6/45 è stato sottoscritto anche dagli onorevoli Coscia, Bossa e Motta. L'onorevole Bernardini ha facoltà di illustrare gli ordini del giorno da lei sottoscritti.
. Signor Presidente, intendo illustrare gli ordini del giorno presentati dalla delegazione radicale...
. Ricordo all'Assemblea che sono gli ordini del giorno Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 6/13, n. 9/Doc. VIII, n. 6/17, n. 9/Doc. VIII, n. 6/30, n. 9/Doc. VIII, n. 6/31, e n. 9/Doc. VIII, n. 6/33. Prego, onorevole Bernardini.
. Signor Presidente, da quello che sapevo, sulla base di accordi con il gruppo, abbiamo a disposizione undici minuti per illustrare i nostri ordini del giorno (spero che così sia). Mi rivolgo innanzitutto al questore Albonetti, che ha svolto la replica agli interventi di ieri. Onorevole questore, non ho voluto ieri porre in contrapposizione le risposte che sono state date alla delegazione radicale dai questori con la risposta, a nostro avviso efficace, che è stata data dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini. Quello che abbiamo voluto sottolineare ieri è che per mesi - lo ripeto, per mesi - è stato negato - sottolineo «negato» - un diritto di accesso agli atti che come delegazione radicale avevamo chiesto. Ci è stato negato per mesi, sia in Aula, sia per iscritto, un diritto pieno in base al regolamento di amministrazione e contabilità in vigore, all'articolo 68, comma 4. E dopo mesi, solamente grazie all'intervento - lo sottolineo - del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, questi documenti sono stati consegnati alla delegazione radicale. Questo tanto per sottolineare la verità dei fatti che sono inconfutabili. Allora che cosa abbiamo fatto? Abbiamo intanto fatto sapere ai deputati che non potevano conoscere questo documento di amministrazione e contabilità, questo regolamento interno, che esiste, e che quindi esiste un loro diritto di poter controllare, almeno in parte, l'attività di amministrazione della Camera. Spero che questo diritto sia addirittura allargato ed esteso, e non represso come a volte sembra che possa accadere. Infatti credo che, considerato che l'attività amministrativa della Camera - come sappiamo - è completamente sottratta agli ordinari controlli esterni (amministrativi e giurisdizionali), debba sussistere almeno questa possibilità minima di controllo da parte dei deputati. Ma, come vedete, tra gli ordini del giorno che abbiamo presentato, ce n'è uno proprio relativo ai controlli amministrativi. Già, perché oggi l'unica struttura dedicata al controllo amministrativo è in posizione di dipendenza gerarchica dal Segretario generale, che, come vertice monocratico dell'amministrazione, dovrebbe invece costituire l'oggetto dell'attività di controllo. A proposito, credo che dovremmo rivedere anche la norma, riformando il nostro Regolamento, per cui il Segretario generale dell'amministrazione della Camera dei deputati attraversa le legislature, qualsiasi Presidente si abbia, magari facendo sì che venga nominato e scelto in ogni legislatura, perché il rapporto fiduciario che deve avere con il Presidente e con l'Ufficio di Presidenza mi sembra essenziale. Allora, cosa suggeriamo? Di rifarci, per avere effettivamente questi controlli, a quanto previsto, per esempio, dal Regolamento dell'Assemblea nazionale francese che, all'articolo 16, comma 2, prevede che l'Assemblea elegga, in ogni legislatura, una commissione speciale di 15 membri, presieduta da un deputato di opposizione, incaricata di verificare ed appurare i conti. Né i questori, né alcun altro membro dell'Ufficio di Presidenza, possono far parte di tale commissione. Allora, se vogliamo parlare veramente di controllo dei conti e riformare la nostra istituzione possiamo andare in questa direzione. Inoltre, dobbiamo applicare un'altra norma che è prevista nel regolamento di amministrazione e contabilità. A tal proposito, quand'è che vi decidete a pubblicarlo integralmente sul sito Internet della Camera dei deputati? Perché questo regolamento non è ancora pubblicato? Perché altri regolamenti che, appunto, regolano la vita di questa Camera sono tenuti nascosti ai cittadini, ma anche ai deputati, e non vengono pubblicati? Credo che siano domande legittime. Ebbene, questo regolamento prevede la contabilità analitica che, però, non è stata mai realizzata alla Camera dei deputati. Si afferma che costa troppo, eppure c'è, è stata decisa; non solo è prevista dal nostro regolamento, ma il 13 dicembre del 2009 è stata approvata la legge Tremonti n. 196 che ha introdotto una disciplina contabile unitaria per tutte le pubbliche amministrazioni. Allora potremmo rifarci a questa e, quindi, prevedere, accanto al sistema di contabilità finanziaria, al quale è affidata la funzione autorizzatoria, di istituire - lì è previsto come obbligo - un sistema contabile economico-patrimoniale come essenziale strumento conoscitivo e di controllo. Dobbiamo, quindi, registrare un'inadempienza regolamentare. La Camera dei deputati non ha mai rispettato, non ha mai applicato l'articolo 14, nei commi 2 e 4, che prevede proprio la contabilità analitica. Anche qui facciamo una proposta operativa. Ma veniamo ad un altro fatto che riteniamo importantissimo, quello della commissione - la vogliamo chiamare di inchiesta? - interna, perché non ce la possiamo cavare affermando che effettivamente in questi anni si è speso troppo per gli affitti, i servizi e tutto il resto, ma scordiamoci il passato. No, in questi anni si è formata una sorta di unità nazionale, che ha visto d'accordo tutti i partiti, compresa la Lega Nord Padania, onorevole Stefani, nel finanziare, in un modo spropositato, la società Milano 90 di proprietà del «palazzinaro» romano Scarpellini. La Lega Nord Padania ha fatto parte dell'Ufficio di Presidenza, come ben sapete, e ci sono delle domande alle quali occorre rispondere. Ma come mai sono stati firmati - io l'ho capito dopo che li ho letti, dopo che mi è stato concesso di accedere agli atti - contratti di affitto e di locazione quando il signor Scarpellini ancora non era proprietario degli edifici che affittava alla Camera dei deputati? Ma vi sembra un contratto regolare questo? Ed è quello vigente ancora oggi. Volete rispondere a queste domande? Come mai la Camera soltanto nel primo contratto ha previsto la possibilità di recesso mentre in tutti gli altri contratti si è «autocastrata» non prevedendo questa possibilità? Come mai? Qui c'è bisogno di controllare, c'è bisogno di vedere se non siano state violate norme, se non siano stati fatti regali e regalie, se non se ne siano avvantaggiate, a scapito dei cittadini, alcune forze politiche perché è impossibile che tutto questo sia potuto avvenire, così, per beneficenza nei confronti di una sola impresa, la Milano 90, e che per questi affitti e per questi servizi non sia mai stata fatta una gara e si sia proceduto sempre per affidamento diretto. Allora ritengo che la Camera debba muoversi necessariamente in questo senso. Prevediamo che si arrivi rapidamente a questa commissione interna. Credo che le carte, una volta esaminate, debbano arrivare alla procura della Repubblica, perché tutte queste vicende e tutti questi fatti non si spiegano.
. La prego di concludere, onorevole Bernardini.
. Bisogna spiegare ai cittadini perché si è fatto tutto questo e perché oggi si pagano per ciascun deputato 8 mila euro al mese per avere una stanzetta nei palazzi Marini. Ripeto: 8 mila euro al mese: ma ci si affitta una stanza al Grand Hotel! Dunque vediamo che cosa c'è dietro queste cifre. Se questa Camera non porterà le carte alla procura della Repubblica, ce le porteremo noi come radicali !
. L'onorevole Rosato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/41.
. Signor Presidente, un particolare ringraziamento ai questori per il loro intervento, il loro lavoro e la loro relazione. Aggiungerò poche osservazioni all'ampio intervento che il collega Quartiani ha fatto nell'ambito della discussione sulle linee generali di ieri, a cui oggi il questore Albonetti ha fornito una serie di risposte con riguardo ai quesiti che sono stati presentati. Volevo sottolineare l'importanza di questo ordine del giorno che è stato presentato e che riprende quel grande tema che comunque giustamente si è aperto nel nostro Paese rispetto ai costi della politica e alla necessità di trasparenza di questi costi. Ritengo che con senso di grande responsabilità questo Parlamento deve farsi carico del dibattito che si è aperto e della grande attenzione, che i cittadini rivolgono nei nostri confronti, a come vengono spesi i loro soldi. La prima cosa che ritengo sia importante è che questo Parlamento sia produttivo. Infatti un Parlamento produttivo costa ma è un Parlamento che produce. Se un Parlamento è improduttivo allora qualsiasi investimento, qualsiasi soldo che viene qui utilizzato è un investimento improduttivo. Il Paese si aspetta che noi produciamo soluzioni per i grandi e numerosi problemi che l'Italia oggi ha. È vero che è una competenza del Governo e che il Governo è chiamato a governare, ma è anche vero che questo Parlamento con la qualità del suo dibattito e la qualità del suo lavoro può dare un contributo significativo. Nell'ordine del giorno in esame - mi avvio rapidamente a concludere - chiediamo un'azione da parte dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei questori che è quella di un confronto, di un rapporto comparativo tra i costi del Parlamento italiano e i costi dei principali Parlamenti europei. Ciò per dimostrare che vi sono costi che vanno limati (e su questo il Collegio dei questori ha lavorato molto in questi anni), vi sono indennità che vanno riviste (e anche su questo vi è stato un lavoro, anche con decisioni assunte con decorrenza dal 1o gennaio), ma è anche vero che i nostri costi sono comparabili a quelli dei grandi Parlamenti europei, come quelli della Francia, della Spagna, della Germania, del Regno Unito. È importante che questo confronto complessivo riguardi, da una parte, le indennità e tutto quello che i parlamentari percepiscono con grande chiarezza e trasparenza e, dall'altra parte, tutti i costi generali che gravano sul contribuente rispetto al funzionamento della macchina politica. Poi vi è il tema delle riforme, che riguarda anche i costi. La riduzione dei parlamentari, che noi con forza abbiamo sostenuto in tutte le proposte di legge di riforma costituzionale che sono depositate, è un passaggio importante e non determinante (come ha spiegato bene il collega Quartiani ieri), ma è un segno di grande attenzione rispetto alle risorse pubbliche. Quindi mi auguro che il Collegio dei questori possa accogliere l'ordine del giorno in esame e lavorare affinché possiamo disporre di questo strumento di confronto fra i costi dei Parlamenti e io direi che bisognerebbe aggiungere anche la produttività dei Parlamenti .
. L'onorevole Giachetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/42.
. Signor Presidente, illustro l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/42, di cui sono firmatario, il primo, insieme però ad altri colleghi del Partito Democratico: gli onorevoli Quartiani, Bernardini, Maran, Beltrandi, Amici, Farina Coscioni, Rosato, Mecacci, Nannicini, Maurizio Turco, Zamparutti. Cito tutti i colleghi perché l'iniziativa dell'ordine del giorno in esame, che mi auguro sarà accolto dai questori, fa seguito ad un'iniziativa politica che già l'anno scorso era stata da noi proposta. In particolare va dato atto ai colleghi della delegazione radicale eletti nelle liste del Partito Democratico di aver dato una spinta affinché si arrivasse a quanto previsto nell'ordine del giorno. In questo senso rivolgo un ringraziamento ai questori e all'Ufficio di Presidenza, che sono convinto si stiano già orientando comunque verso un passo in avanti rispetto alla precedente situazione nella quale ci trovavamo, per fare in modo di affrontare quella che è ormai una conclamata crisi della politica - e quando parliamo di crisi della politica parliamo anche di crisi di rapporto tra le istituzioni e i cittadini - anche con le capacità dell'amministrazione pubblica e noi sappiamo che le amministrazioni pubbliche spesso si muovono e reagiscono in modo elefantiaco rispetto ad alcune esigenze. Io penso che questo elemento di distanza che vi è fra la politica e i cittadini, con un orientamento che mi auguro sarà confermato da parte della Camera dei deputati, possa sicuramente accorciarsi. Possiamo mettere in campo un'iniziativa che in qualche modo venga incontro ad una delle esigenze, per contribuire a far sì che quella distanza tra le istituzioni e i cittadini possa essere ridotta. Con primo ufficio della collega Bernardini e del collega Benedetto Della Vedova, nel corso dell'estate avevamo anche inviato una lettera a tutti i deputati affinché dessero la loro disponibilità, così come avevamo fatto noi, a far sì che fossero pubblicati e resi noti attraverso Internet i dati dell'anagrafe patrimoniale, delle spese elettorali, per creare insomma una trasparenza totale rispetto a quelle che sono le possibilità di ogni singolo deputato, le sue spese, la sua vita dal punto di vista finanziario, che fa parte sicuramente anche dello svolgimento del proprio mandato (è importante e utile che i cittadini possano venirne a conoscenza). In questo senso credo che abbiamo fatto e che faremo un passo avanti. È qualcosa, secondo me - se posso permettermi - che dovrebbe anche andare oltre a quella che può essere la polemica fra chi ha spinto in un determinato modo e chi ha raccolto: io penso che sia una pagina positiva per la Camera, alla quale hanno concorso tutti. Certamente il ruolo di un singolo deputato è diverso dal ruolo del Collegio dei questori, che indubbiamente è anche legato a tutta una serie di procedure alle quali deve fare riferimento e sicuramente è diverso anche dal ruolo del Presidente della Camera. Credo, tuttavia, che, se sarà confermato un orientamento e se, come mi auguro, sarà espresso un parere positivo da parte del Collegio dei questori sull'ordine del giorno in oggetto, tutti insieme - sia chi ha spinto per una soluzione, sia chi ha fatto in modo che essa potesse determinarsi - avremo realizzato, in modo trasversale (e questo è molto positivo), qualcosa di utile e positivo per i cittadini. Mi riferisco, cioè, ad uno «specchio» che possa consentire a tutti coloro che ci votano di entrare, per quel che è possibile, nella nostra casa e nella nostra vita politica - che è fatta anche delle nostre spese, delle nostre possibilità e della nostra anagrafe patrimoniale - e leggere e vedere ciò che, magari, fino a ieri, potevano vedere soltanto pochi eletti.
. La invito a concludere.
. È una pagina positiva alla quale abbiamo concorso tutti - ho concluso, signor Presidente - e credo che sia giusto che ciascuno possa rivendicarne la giustezza
. L'onorevole Nannicini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/44.
. Signor Presidente, quando nelle istituzioni si apre una riflessione sul tema del loro costo e del rapporto con la democrazia utilizziamo, molte volte, un metodo che rasenta l'ipocrisia. Vorrei portare semplicemente un esempio: gli enti locali italiani. Saranno ridotti i consiglieri comunali e le rappresentanze dei consigli provinciali delle giunte, tuttavia, anche la quantizzazione dell'efficacia da un punto di vista finanziario, molte volte, sfugge, perché non rappresenta la soluzione del problema. Infatti, si fa pensare all'opinione pubblica che una riduzione della rappresentanza nella democrazia in un Paese avanzato e moderno come l'Italia sia la soluzione dei problemi: ebbene, molte volte, non partecipo a questa definizione generale e a questa debolezza delle istituzioni repubblicane. Il mio ordine del giorno si lega ad elementi fondamentali. Signor Presidente, vorrei fornire a lei e all'Assemblea un dato: lo Stato possiede molti patrimoni, incluse le coste. Da tutto questo riceve, all'anno, 95 milioni di euro; invece, per le caserme, i tribunali e i locali, paga la bellezza di 720 milioni di euro di interessi passivi. In questo - e condivido molto quanto detto dal Questore, in precedenza, in sede di replica - sta l'elemento di intervento anche del nostro bilancio. Infatti, se a Roma vi sono locali in affitto, con gli oneri e i costi che questi comportano, significa che non abbiamo fatto del tutto il nostro mestiere, che, invece, è rivolto alla funzionalità democratica delle istituzioni. Pertanto, condivido appieno la relazione del Collegio dei questori, in cui si fa la scelta di andare verso la riduzione di tali oneri: infatti, accrescere il patrimonio e spendere meno rappresenta uno degli obiettivi della sana amministrazione. Il mio ordine del giorno si sofferma su questi elementi e richiede alla Presidenza e al Collegio dei questori - che, in questa fase, ci hanno rappresentato bene, senza tante ipocrisie, con scelte nette - di far funzionare al meglio il contratto di affitto per la gestione di Palazzo Marini. Io sono tra coloro che, a volte, in quel palazzo, fanno mezzanotte: è bello, dalle 20 alle 24, che non vi sia nessuno, ma, a volte, potrebbe servire prevedere un turno di lavoro per piano (non voglio che si aumentino i costi né, quando si fa riferimento a qualunque aspetto che possa aumentare la funzionalità, si deve dire, in modo ipocrita, «senza oneri per lo Stato»), dando il senso di un palazzo che funziona al servizio delle istituzioni e della politica nazionale, in qualunque collocazione ci troviamo. Quindi, auguro buon lavoro all'Ufficio di Presidenza: la strada tracciata è netta. Anche le riduzioni che operano nei nostri confronti sono corrette, tuttavia, non basta prevedere mille, 3 mila, 4 mila, 5 mila, 7 mila euro, e poi zero perché, seguendo questa strada, non risolveremo realmente il problema. L'ho detto in apertura del mio intervento: l'esempio classico è che qualcuno si aspetta dalla riduzione dei consigli comunali la soluzione per i loro bilanci, ma credo che ciò non avverrà, anzi molti parteciperanno alla discussione dei consigli sia provinciali sia comunali e si renderanno conto, lasciatemelo dire con una certa voglia di fare opposizione, che il taglio di un miliardo e mezzo peserà sul serio e non basterà la riduzione dei consigli e dei loro gettoni. La ringrazio, signor Presidente .
. L'onorevole De Torre ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/45.
. Signor Presidente, ringrazio lei e gli onorevoli questori per il fatto di ascoltare questa istanza; si tratta di un'istanza semplice, elementare, che chiede di poter regolamentare meglio il rapporto di lavoro con i collaboratori parlamentari e di affidare alla Camera il compito di elaborare delle forme contrattuali che tengano fermi tutti quei punti importanti come la natura fiduciaria, la valenza per la sola legislatura, l'interruzione in caso si concluda il nostro mandato o il rapporto fiduciario e naturalmente l'inesistenza di alcun rapporto diretto tra collaboratore parlamentare e Camera dei deputati. Con il nostro ordine del giorno chiediamo ancora che sia un ufficio della Camera a gestire, per conto nostro, questo rapporto di lavoro e insieme tutti gli accrediti. Un ordine del giorno semplice che ha una spinta dietro... vorrei se possibile che mi ascoltaste.
. Onorevoli colleghi vi invito ancora una volta a ridurre il brusio. Chi ha cose urgenti da comunicare può farlo fuori dall'Aula; nell'Aula cerchiamo di ascoltare come segno di rispetto il collega che parla. Prego, onorevole De Torre.
. Si tratta di un ordine del giorno semplice, ma che esprime, e questo i questori lo devono sapere bene, una certa maturità nella consapevolezza che noi parlamentari abbiamo dell'uso delle risorse e della nostra presenza in questo palazzo, palazzo importante al quale i cittadini guardano con attenzione. È un ordine del giorno che dovrebbe essere accolto pienamente, anche perché ha ricevuto tante adesioni da parte di tanti colleghi che anche ora esprimono la loro condivisione rispetto a quello che un gruppo di noi parlamentari ha scritto. Tale ordine del giorno dovrebbe essere non solo accolto pienamente, ma preso seriamente in considerazione perché l'anno scorso un collega della maggioranza, Di Biagio, ha presentato un ordine del giorno simile che è stato accolto come raccomandazione ma poi questa raccomandazione è finita nel nulla; pertanto, proprio perché i cittadini lo attendono da noi, occorre che esso sia preso in considerazione seriamente. Occorre che il nostro Parlamento possa andare verso una sua gestione più europea, più trasparente, più equa, più giusta verso tutti quelli che collaborano con noi, ovviamente per lavorare meglio per tutto il Paese. L'auspicio, che chiedo sia portato anche al Presidente della Camera, è che non solo questo ordine del giorno venga accolto ma che venga messo in atto perché raccoglie le istanze di tantissimi di noi, della totalità di noi, spero di poterlo dire .
. L'onorevole Miglioli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/46.
. Signor Presidente, nell'illustrare l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/46 di cui sono primo firmatario vorrei svolgere innanzitutto alcune considerazioni circa la relazione dei questori sul bilancio della Camera prima di affrontare il merito dell'ordine del giorno. È ovvio che, nell'affrontare il bilancio dell'attività di questa istituzione, si guarda con molta attenzione ai costi, al giudizio che viene espresso sul nostro lavoro, e sappiamo che ciò è un tema particolarmente sensibile nell'opinione pubblica. Per questo motivo, ho apprezzato che, nell'illustrazione del bilancio (ieri, durante la discussione sulle linee generali, e oggi, con il contributo conclusivo della relazione a questo dibattito), si sia presentata una valutazione, un conto del nostro bilancio che prosegue lungo la strada, a mio avviso giusta, della riduzione dei costi della politica e, quindi, anche dei costi della Camera. Se non vado errato, siamo una delle due istituzioni - insieme alla Presidenza della Repubblica - che, nel corso del 2006 sino ad oggi, ha via via visto ridurre la propria spesa. Ciò è necessario, introducendo anche elementi ulteriori di sobrietà e trasparenza, che rendano visibile al nostro Paese il ruolo, la funzione fondamentale di questa istituzione, di questo Parlamento, che rischia di essere, invece, travolto dall'antipolitica. Certo, sappiamo che, per affrontare in via definitiva e risolutiva, a mio avviso, i costi della politica, al di là delle polemiche strumentali occorre mettere mano alla riforma vera di questo Parlamento. E la riforma vera di questo Parlamento - diciamocelo - è la riduzione del numero dei parlamentari e il superamento del bicameralismo perfetto. Di questo c'è bisogno, anche se ritengo opportuno continuare lungo la strada che i questori ci hanno indicato. Con l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/46, di cui sono primo firmatario, affronto una questione particolare, che riguarda in parte il personale della nostra Camera: mi riferisco al personale degli uffici di segreteria dei membri dell'Ufficio di Presidenza e degli uffici di segreteria dei presidenti delle Giunte e delle Commissioni. Questo personale, che viene via via molte volte rinnovato ad ogni inizio di legislatura e che è sancito e stabilito dall'Ufficio di Presidenza, secondo la delibera n. 45 del 1997, non usufruisce di alcun riconoscimento della propria professionalità, in quanto, ad ogni inizio di legislatura, non si provvede a tenere conto, nella propria valutazione, delle indennità maturate negli anni di servizio affrontati e, dunque, non vi è un riconoscimento di anzianità. Ritengo che, nell'ambito di un principio di eguaglianza e di equiparazione (e mi auguro che di ciò si tenga conto), attraverso questo ordine del giorno che sottopongo all'attenzione dell'Aula si possa provvedere al riconoscimento per questi lavoratori, così come avviene per altri, della loro professionalità e, quindi, anche dell'anzianità via via maturata nel corso delle legislature. Per questo motivo, auspico che vi sia un parere favorevole da parte del Collegio dei questori e che l'ordine del giorno venga accolto .
. L'onorevole Trappolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/48.
. Signor Presidente, nell'illustrare l'ordine del giorno in esame, colgo l'occasione per ringraziare il Collegio dei questori per il lavoro svolto. Il mio ordine del giorno cerca di rimanere nell'alveo della strada battuta anche dalla relazione dei questori e vuole sostanzialmente recuperare il lavoro svolto in questi anni da questo Parlamento. Non riporterò il lungo elenco delle città, delle regioni e degli Stati che hanno intrapreso e attuato politiche a sostegno del pluralismo informatico e del a sorgente aperta. In Italia, Toscana, Umbria, Veneto e Piemonte hanno già adottato provvedimenti legislativi in materia di pluralismo informatico. Altre regioni hanno invece predisposto e stanno lavorando in questa direzione, sempre mosse da questo spirito di libera circolazione delle informazioni e di libero sviluppo dei informatici. L'apertura del codice sorgente - ossia di quell'insieme di istruzioni scritte secondo specifici linguaggi di programmazione, che consenta al programma eseguibile di funzionare in un determinato modo - approssima la comunità dei programmatori che si cimentano nello sviluppo di questo o dell'altro a quella che Karl Polanyi chiamava «Repubblica della scienza», ossia a quella comunità mondiale di ricercatori e sperimentatori, caratterizzata dal libero scambio delle informazioni, dalla libera condivisione di idee e risultati e dal libero utilizzo del patrimonio comune e delle conoscenze per un ulteriore sviluppo. Il Parlamento italiano e i governi italiani, nell'ambito del sostegno alle politiche di innovazione digitale, hanno da anni intrapreso azioni conoscitive e regolamentari per quel che concerne il ed i formati aperti. Il 31 ottobre del 2002 il Ministro dell'innovazione già istituì, con il compito di promuovere il libero nelle pubblica amministrazione, una commissione; e la più considerevole delle proposte della commissione è stata l'invito, e anche l'auspicio, che le pubbliche amministrazioni non vietassero né penalizzassero l'utilizzo di pacchetti Il criterio da far valere al momento della selezione di una qualsivoglia soluzione informatica era il rapporto qualità-prezzo, e le conclusioni della commissione informarono, poi, nuovi strumenti legislativi, come la direttiva del 19 dicembre 2003 e il codice dell'amministrazione digitale del 2005, con l'intenzione di comportare vantaggi nella scelta di programmi più efficienti e convenienti, ma anche di far risparmiare la pubblica amministrazione attraverso la condivisione conseguente al riuso all'interno delle stesse amministrazioni. Nel 2007, poi, la Commissione cultura della Camera e la Presidenza della Camera stessa investirono molto in questa direzione; credo, quindi, che ci troviamo in un luogo sensibile alla materia, tanto da aver avviato in questi anni una meritoria opera di migrazione verso strumenti di produttività individuale: videoscrittura, fogli elettronici e presentazioni. Con quest'ordine del giorno, pertanto, si richiede e si invita il Collegio dei questori a portare a compimento questo percorso che - oltre alle ragioni esplicitate nel testo dell'ordine del giorno - può rappresentare una buona pratica destinata a sostenere politiche di innovazione della pubblica amministrazione attraverso la diffusione di strumenti informatici aperti.
. La prego di concludere.
. Signor Presidente, mi avvio a concludere. Quali sono i vantaggi? Il primo è l'accesso al codice sorgente; ciò garantisce il pieno controllo sulle operazioni svolte dal che assume particolare rilevanza dal punto di vista della sicurezza e della riservatezza; l'indipendenza dal fornitore, anch'essa fondamentale per un organo dello Stato; la possibilità di sviluppare o ampliare autonomamente parti del potendo anche intervenire sul codice sorgente; i minori costi per l'amministrazione; la possibilità di trasmettere nuove applicazioni ad altre amministrazioni secondo il principio del riuso - peraltro previsto dalle norme vigenti - senza dover sottostare a contratti di licenza vincolanti; ed infine la netta minore vulnerabilità dei sistemi liberi da parte degli attacchi informatici, quali i cosiddetti virus, e in generale la riconosciuta maggiore sicurezza complessiva del rispetto all'equivalente proprietario. Questo è un invito, e penso che da quest'Aula possa arrivare un segnale a sostegno degli standard aperti e dell'innovazione tecnologica, proseguendo sulla strada avviata ormai da tempo.
. L'onorevole Quartiani ha facoltà di illustrare i suoi ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n.6/39 e n. 9/Doc. VIII, n. 6/40.
. Signor Presidente, me la cavo in un minuto, nel senso che credo sia più opportuno, a questo punto della discussione, ascoltare il parere espresso dal Collegio dei questori sugli ordini del giorno. Mi limiterò solamente, quindi, a richiamare i contenuti degli ordini del giorno a mia prima firma, anche se altri sono stati da me sottoscritti a prima firma di altri colleghi. Un solo punto vorrei in maniera particolare far presente all'Aula, ed è contenuto nell'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII n. 6/40, del quale sono primo firmatario e sono cofirmatari i colleghi Giachetti, Rosato e Nannicini per conto del gruppo del Partito Democratico: pensiamo sia assolutamente importante e che sia giunto il momento - anche dopo la positiva esperienza della modalità di voto con la registrazione delle minuzie per quanto riguarda il voto in Aula - di valorizzare il lavoro delle Commissioni anche attraverso una modalità premiale della presenza dei colleghi nelle Commissioni. Ciò perché quest'Assemblea può sempre di più lavorare bene e dal punto di vista legislativo produrre una legislazione adeguata nella misura in cui le Commissioni hanno la possibilità di lavorare non solo nei tempi cosiddetti di ritaglio, ossia nei momenti di intervallo a causa del mancato lavoro da parte dell'Aula. Credo che da questo punto di vista sarebbe opportuno utilizzare, quindi, anche la possibilità di fare variare la quota relativa alla diaria, in modo tale che il calcolo complessivo della diaria sia dato dalla presenza in Aula e dalla presenza nelle Commissioni e che si penalizzi, evidentemente, quel parlamentare che reca nei confronti dell'istituzione un atteggiamento negativo attraverso l'assenteismo, non solo nei lavori dell'Assemblea ma soprattutto nei lavori della Commissione. Questo era il punto che volevo significare e spero che il Collegio dei questori esprima un parere positivo su questo ordine del giorno .
. Invito il deputato questore, onorevole Mazzocchi, ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
, . Signor Presidente, sono stati presentati 48 ordini del giorno e tra questi 4 sono stati ritirati. Sull'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 6/1 si osserva che le premesse dell'ordine del giorno, oltre a stime di natura finanziaria operate dal presentatore, contengono alcune considerazioni che non appaiono condivisibili. Il dispositivo, tuttavia, è in linea con le proposte in materia di locazioni che il Collegio dei questori ha sottoposto all'Ufficio di Presidenza e che sono state illustrate dal questore Colucci nella sua relazione per l'Assemblea. Con queste precisazioni, l'ordine del giorno è accettato, nella parte dispositiva, a condizione che le parole «dell'immobile stesso» siano sostituite dalle parole «di immobili». In merito all'ordine del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 6/2 si assicurano i presentatori che la verifica del rispetto, da parte delle ditte appaltatrici, delle norme di legge e di contratto collettivo in materia di rapporto di lavoro è costantemente svolta dall'amministrazione attraverso gli strumenti che la legge attribuisce alle stazioni appaltanti. In questo senso, risolvendosi l'ordine del giorno in un invito a proseguire un'attività già svolta, l'ordine del giorno è accettato. Con gli ordini del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/3 e Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/28 si chiede di procedere all'eliminazione di ogni agevolazione concernente i viaggi dei deputati cessati dal mandato. Al riguardo si rammenta che, con decisione dell'Ufficio di Presidenza del 16 dicembre 2009, è stata attuata una riforma delle concessioni di viaggio dei deputati cessati dal mandato che prevede, a decorrere dal 1o gennaio 2010, l'abolizione della tessera autostradale, del Telepass e una serie di altre misure che consentiranno un risparmio pari a circa il 65 per cento dell'onere registrato nell'anno precedente. Lo stesso ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/3 chiede che si proceda a un'immediata revisione delle convenzioni con le compagnie aeree per contenere i costi dei voli nonché a valutare la possibilità di stipulare convenzioni con compagnie aeree . In proposito, si fa presente che nel maggio 2010, su autorizzazione del Collegio dei questori, è stata stipulata una nuova convenzione tra l'Alitalia e la Camera dei deputati che prevede sconti del 35 per cento sui voli interni per i deputati in carica nonché sconti, in percentuale variabile, per i voli internazionali effettuati dai deputati che si rechino in missione. Quanto all'eventuale stipula di convenzioni con vettori si ricorda che gli uffici, su mandato del Collegio dei questori e in adempimento di uno specifico ordine del giorno presentato al bilancio interno della Camera dei deputati per l'anno 2009, hanno interpellato le principali compagnie aeree per verificare la disponibilità delle stesse a stipulare convenzioni con le Camera per l'emissione di biglietteria per i deputati. Nessuna compagnia si è finora mostrata interessata a tale ipotesi. Si rammenta, comunque, che è possibile ottenere, presso gli sportelli dell'agenzia viaggi interna, biglietteria per la quale tuttavia il deputato deve anticipare il costo tramite la sua carta di credito e successivamente presentare il biglietto al rimborso. Si segnala, infine, che attualmente il ricorso da parte dei deputati a tale tipo di biglietteria è pari a circa il 20 per cento del totale. Questa parte pertanto non può essere accolta, così come non può essere accolto l'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/28. Non può essere infine accolta la richiesta di abolizione del rimborso delle spese sanitarie per i deputati, atteso che tale rimborso è a carico di un fondo a carattere mutualistico, i cui oneri non gravano sul bilancio della Camera. Il predetto ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/3 chiede inoltre di ridurre le spese relative al parco auto e di allineare ulteriormente il costo dei prodotti della alla Camera al prezzo medio di mercato. Al riguardo si fa presente: con riferimento all'utilizzo delle auto di rappresentanza, la consistenza del parco auto a disposizione della Camera dei deputati, una volta completate le procedure di dismissione e sostituzione attualmente in corso, sarà di 18 autovetture. Tale numero risulta in costante riduzione negli ultimi anni (le macchine erano 22 nel 2008; 21 nel 2009; 20 del 2010) e conseguentemente la relativa spesa si presenta in tendenziale riduzione, con la sola eccezione dell'anno 2009, dovuta ai tempi di sostituzione di alcune autovetture. La spesa per i servizi affidati alle società di autonoleggio cresce con la riduzione della consistenza dell'organico del personale interno, nonché per effetto del crescente impegno del personale interno. Si segnala peraltro che, a parità di aventi diritto e di modalità di utilizzo, sono allo studio del Collegio dei questori ulteriori misure di razionalizzazione. Per quanto concerne i prezzi della l'ordine del giorno può essere accolto come raccomandazione, nel senso che i corrispettivi saranno aggiornati in coerenza con i criteri già adottati in occasione delle recenti decisioni assunte dal Collegio in materia (nelle riunioni del 26 luglio 2006 e 29 luglio 2008). Tali criteri garantiscono la copertura dei costi delle materie prime, incrementati di una quota di circa il 10 per cento per i costi generali di gestione. Pertanto, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/28 il parere è contrario. Sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/3 il parere è contrario per la parte relativa ai deputati cessati dal mandato; è accolto invece come raccomandazione, nei limiti sopraindicati, per le restanti parti. Con riferimento agli ordini del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 6/4, Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 6/33, Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 6/36, De Torre n. 9/Doc. VIII, n. 6/45, nonché, in parte, all'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 6/40, si pongono alcune questioni relative ai collaboratori dei deputati, anche in riferimento all'erogazione ai deputati del contributo eletto-elettore. È noto, in proposito, che l'Ufficio di Presidenza di recente ha inteso rendere più vincolante la normativa sui permessi di accesso alle sedi della Camera, prevedendo che tali permessi possano essere rilasciati soltanto a collaboratori che abbiano stipulato con il deputato un contratto di lavoro retribuito e conforme alla normativa vigente, come attestato da un consulente del lavoro o altro professionista qualificato. La Camera dei deputati resta, peraltro, estranea al rapporto giuridico tra deputati e loro collaboratori che, anche in virtù della natura strettamente fiduciaria, è rimesso alla piena ed esclusiva responsabilità delle parti. Quanto al contributo eletto-elettore, è noto che i deputati possono utilizzare tale contributo, erogato tramite i gruppi parlamentari di appartenenza, anche, ma non solo, per retribuire uno o più collaboratori. Il Collegio dei deputati questori, peraltro, è consapevole che l'attuale normativa presenta alcuni profili critici ed è pertanto stato incaricato di svolgere una istruttoria in ordine alla congruità della normativa vigente sui collaboratori dei deputati, anche con riferimento all'erogazione del contributo eletto-elettore, in vista di una revisione complessiva della materia. Pertanto, gli ordini del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 6/4, Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 6/33, Turco n. 9/Doc. VIII, n. 6/36, De Torre n. 9/Doc. VIII, n. 6/45, nonché, in parte, l'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 6/40, sono accolti come raccomandazione, nel senso che le considerazioni dei presentatori saranno oggetto di attenta valutazione da parte del Collegio dei questori. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/5, gli onorevoli Borghesi e Mura chiedono la soppressione dell'assegno vitalizio per i deputati in carica e per quelli cessati dal mandato, con contestuale assegnazione agli istituti previdenziali dei contributi versati. Si sottolinea che l'istituto dell'assegno vitalizio contribuisce a tutelare il libero esercizio della funzione parlamentare in armonia con i principi costituzionali. Si tratta di un istituto oggetto di una recente ed incisiva riforma. Inoltre, la modifica proposta non appare opportuna anche in considerazione del fatto che l'assegno vitalizio - come anche rilevato da una sentenza della Corte costituzionale citata dagli stessi presentatori dell'ordine del giorno - non è assimilabile ad una pensione, così come l'indennità parlamentare e lo stipendio di lavoro dipendente. Pertanto, si invitano i presentatori a ritirare l'ordine del giorno, diversamente il parere sarebbe contrario. L'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/6 chiede che sia reso possibile presentare progetti di legge, emendamenti, atti di sindacato ispettivo e di indirizzo in formato esclusivamente elettronico, anche attraverso la posta elettronica certificata e chiede altresì, più in generale, di intraprendere le iniziative necessarie per ridurre la produzione cartacea all'interno della Camera, sostituendola con il documento informatico. Per quanto riguarda questa richiesta, l'ordine del giorno è accolto. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Stefani n. 9/Doc. VIII, n. 6/9 che chiede che sia soppresso il servizio interno di barbieria di Montecitorio, l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione a proseguire l'opera di riorganizzazione del servizio, con particolare riferimento al contenimento dei costi. L'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 6/10, premesso che risultano essere stati effettuati interventi per la messa in sicurezza degli infissi del Cortile d'onore, chiede che si valuti l'ipotesi, al fine della certa messa in sicurezza di Palazzo Montecitorio, di procedere al completo rifacimento del Cortile d'onore, anche a spese della Camera, affidando tale attività al Provveditorato delle opere pubbliche per il Lazio. Possiamo assicurarle, collega Laboccetta - perché sappiamo che, tra le altre cose, lei è un fumatore e spesso va nel Cortile d'onore - che i lavori verranno fatti quanto prima e, in questo senso, l'ordine del giorno è accolto. L'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 6/11 è stato ritirato. L'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 6/12 chiede di destinare a sala fumatori il corridoio adiacente alla sala lettura, peraltro attiguo all'area riservata alla tabaccheria. Al riguardo, si osserva anzitutto che, al fine di contemperare la tutela della salute dei non fumatori con l'esigenza dei fumatori, sono state già allestite alcune aree presso Palazzo Montecitorio. Al piano Aula, si è provveduto ad attrezzare il Cortile d'onore, in quanto prossimo all'Aula e al Transatlantico. Inoltre, nei locali nn. 385 e 390, presso il corridoio semicircolare retrostante l'Aula, sono state realizzate due ulteriori aree per fumatori che permettono un affollamento massimo di dieci persone contemporaneamente. L'ipotesi prospettata dal deputato Laboccetta è stata già oggetto di istruttoria nel 2005, nell'ambito di uno studio di fattibilità finalizzato alla realizzazione di un'area fumatori presso uno dei corridoi verdi che immettono nel Transatlantico. A tale ipotesi, pur non evidenziandosi palesi elementi ostativi dal punto di vista tecnico-amministrativo, all'epoca, per ragioni economiche, non fu dato seguito, optandosi invece per l'installazione di due gazebo nel Cortile d'onore. Posso assicurarle però, collega Laboccetta, che, poiché lei già a suo tempo ha mandato al Collegio dei questori una richiesta firmata da circa 100 deputati (sia di opposizione sia di maggioranza), il suo ordine del giorno è accolto come raccomandazione, ma nel corso del quest'anno vedremo come risolvere questa sua richiesta maniera positiva. L'ordine del giorno Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 6/13 chiede che siano assunte le opportune iniziative affinché i dati afferenti all'anagrafe patrimoniale e alle spese elettorali dei deputati che vi consentano siano pubblicati sul sito Internet della Camera. L'ordine del giorno, pertanto, ha già trovato attuazione, tra le altre cose, e come tale non può che essere accolto nei termini testè precisati. L'ordine del giorno Beltrandi n. 9/Doc. VIII, n. 6/14 chiede che ogni futuro ricorso ad appalto da parte della Camera dei deputati, affinché abbia efficacia, segua un preciso pubblico tale da assicurare la massima trasparenza dell'azione amministrativa della Camera nel settore degli appalti. Le lettere ed delle premesse corrispondono a quanto fino ad oggi è già stato fatto. La lettera innova la prassi solo per la previsione di porre nella prima pagina del sito Internet - anziché nell'apposita sezione - il agli avvisi e bandi di gara e, pertanto, può essere accolta. La lettera può essere accolta in linea di principio, a condizione che siano soppresse le parole «in materia di tutela della riservatezza», poiché le norme che pongono limiti alla divulgazione degli atti di gara non sono solo quelle in materia di riservatezza. La lettera può essere accolta, in quanto già ricompresa nella previsione della In conclusione, l'ordine del giorno può essere accolto, con la precisazione sopraindicata e con la condizione che alla lettera siano soppresse le parole «in materia di tutela della riservatezza». L'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/Doc. VIII, n. 6/15 chiede che ogni futuro ricorso a procedure concorsuali per l'accesso all'impiego presso la Camera dei deputati, affinché abbia efficacia, segua un preciso iter pubblico che assicuri la massima trasparenza dell'azione amministrativa della Camera in relazione a tali procedure. Noi riteniamo che ciò sia stato largamente previsto dalla disciplina prevista dal regolamento dei concorsi per l'assunzione del personale della Camera dei deputati e pertanto, quanto richiesto dalla collega Coscioni si rifà a quanto già previsto. Quindi, sulla base di quanto illustrato, l'ordine del giorno può essere accolto come raccomandazione limitatamente, però, alla previsione che alle commissioni di concorso non siano chiamati a partecipare deputati. Su questo siamo pienamente d'accordo e, tra l'altro, io sono il primo a dirle che aderisco perfettamente al suo invito. L'ordine del giorno Mecacci n. 9/Doc. VIII, n. 6/16 chiede il recesso immediato della convenzione con una struttura sanitaria privata, ritenuta in violazione dell'articolo 92 del regolamento dei servizi del personale e comunque poco opportuna. Si fa presente che l'articolo 92 del regolamento di amministrazione e contabilità riguarda i medici addetti agli ambulatori della Camera e, quindi, il servizio sanitario e di pronto soccorso che si svolge all'interno delle sedi della Camera. Tale attività viene svolta attualmente da medici e personale dipendente ovvero da strutture pubbliche mediante apposita convenzione. Il sistema di assistenza sanitaria integrativa per i deputati, contabilmente inserito all'interno del Fondo di solidarietà tra gli onorevoli deputati, alimentato dai contributi degli iscritti e senza onere alcuno a carico del bilancio della Camera, provvede invece al rimborso, nei limiti di un apposito tariffario, delle spese sanitarie sostenute dagli stessi iscritti, sia presso la sanità pubblica sia privata, secondo i principi sostanzialmente comuni a tutti i fondi di assistenza sanitaria integrativa. Proprio in base a questa considerazione, invitiamo il collega Mecacci a ritirare l'ordine del giorno. Diversamente il parere è contrario. L'ordine del giorno Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 6/17 chiede che sia pubblicato sul sito Internet della Camera, e consultabile liberamente, l'elenco dei soggetti cui sono erogati a qualunque titolo contributi, sovvenzioni, sussidi e benefici di natura economica e finanziaria, con indicazione del soggetto beneficiario, delle ragioni per cui il contributo è stato assegnato, del tipo di contributo e della sua entità. L'ordine del giorno può essere accolto come raccomandazione a che il Collegio dei questori, nell'ambito delle istruttorie in corso per la revisione del regolamento di amministrazione, valuti la possibilità di ampliare la conoscibilità degli atti amministrativi. Esprimerò ora congiuntamente il parere sugli ordini del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/18 e Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/23, che sono fra loro connessi. Sul tema dei controlli amministrativi è necessario effettuare alcune considerazioni di carattere generale. Deve essere, infatti, da subito chiarito che tale tema va analizzato tenendo conto del principio di autonomia contabile ed amministrativa costituzionalmente riconosciuta nel nostro ordinamento agli organi costituzionali e, in particolare, alle Camere, in quanto diretta espressione della sovranità popolare. Tale principio comporta l'esclusione di qualsiasi controllo da parte di soggetti esterni, come è stato recentemente ribadito in sede di Ufficio di Presidenza con riferimento alle funzioni di controllo della Corte dei conti. Ciò pone a carico degli organi di direzione politica della Camera, come degli altri organi costituzionali, una particolarissima responsabilità istituzionale che si esercita anche in sede di definizione normativa del sistema dei controlli. È evidente, infatti, che autonomia costituzionale non significa arbitrio, né tanto meno assenza di regole. In questo senso, l'attuale regolamento di amministrazione e contabilità prevede una serie di controlli sugli atti, sia preventivi che successivi, sulla regolarità contabile e sull'andamento della gestione. Si tratta di una serie di attività che viene svolta alla luce di un complessivo assetto di funzioni e competenze che vede attribuita al Presidente della Camera la funzione generale di indirizzo; al Collegio dei questori la funzione di curare il buon andamento dell'amministrazione, nonché di vigilare sulla corretta applicazione delle normative e delle direttive del Presidente; al Segretario generale la funzione di indirizzo, vigilanza e controllo di tutta l'amministrazione, rispondendo di ciò al Presidente della Camera e avvalendosi a quest'ultimo fine delle strutture amministrative preposte. Il Collegio dei questori può sicuramente affermare, collega Bernardini, che l'attività di controllo è svolta in modo rigoroso, sulla base dell'assetto normativo vigente, da tutti i soggetti interessati. In questo senso la normativa è stata da sempre nel tempo sviluppata ed orientata a rafforzare il sistema delle garanzie e delle procedure di controllo, evitando al contempo di creare eccessivi appesantimenti burocratici. Ciò premesso, il tema dei controlli amministrativi è uno dei capitoli della riforma del regolamento di amministrazione e contabilità, il cui nuovo testo sarà sottoposto a breve all'Ufficio di Presidenza dal Collegio dei questori. Nel nuovo testo il sistema dei controlli potrà essere ulteriormente rafforzato e razionalizzato, facendo però leva non su strutture mutuate da altri ordinamenti, bensì sul ruolo degli organi previsti dal Regolamento della Camera. Al tema dei controlli è strettamente legato anche quello della contabilità analitica affrontato in particolare dall'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/23. La questione è stata da tempo ripetutamente oggetto di esame da parte degli organi di direzione politica della Camera. Sul finire della scorsa legislatura, il Collegio dei questori ha riferito sul tema all'Ufficio di Presidenza nella riunione del 22 aprile 2008, nella quale si è convenuto di rimettere agli organi dell'attuale legislatura una decisione in materia. Deve essere infatti chiaro che per realizzare effettivamente un sistema di contabilità analitica ed un conseguente sistema di controllo di gestione presso la Camera occorre assumere decisioni in ordine a necessari e rilevanti investimenti in termini di risorse informatiche e di personale. La scelta, quindi, va operata tra il passaggio ad un effettivo sistema di contabilità analitica ovvero l'evoluzione dell'attuale sistema mediante lo sviluppo dell'analisi funzionale della spesa attraverso la quale tendere ad analoghi risultati. In occasione della revisione del regolamento di amministrazione e contabilità sarà affrontato anche questo profilo per compiere una scelta definitiva sul punto. Conclusivamente, si invitano i presentatori a ritirare gli ordini del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/18 e n. 9/Doc. VIII, n. 6/23, diversamente il parere in questa fase sarebbe contrario, proprio per non pregiudicare e preordinare l'approfondimento e le decisioni conseguenti che dovrà assumere l'Ufficio di Presidenza. L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/19, che ha come prima firmataria sempre la collega Bernardini, chiede che siano rafforzati gli speciali diritti di accesso agli atti previsti dall'articolo 68, commi 3 e 4, del regolamento di amministrazione e contabilità e che i principali tipi di atti amministrativi della Camera (tra i quali anche le deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei questori) siano pubblicati integralmente sul sito Internet della Camera. L'ordine del giorno chiede altresì che la Relazione sullo stato dell'amministrazione relativa all'anno 2009 sia integrata con i relativi allegati e che vi sia la pubblicazione e la messa in rete, a cura dell'archivio storico della Camera, delle serie storiche dei suddetti principali tipi di atti amministrativi. In riferimento alla richiesta di ampliare il novero degli atti cui i singoli deputati hanno diritto di accesso ai sensi dell'articolo 68 del regolamento di amministrazione e contabilità, l'ordine del giorno può essere accolto come raccomandazione. Del pari, l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione per la richiesta di pubblicazione sul sito Internet di ulteriori atti. Può essere accolta la richiesta di integrare la pubblicazione sul sito Internet della Relazione sullo stato dell'amministrazione per l'anno 2009 con l'unico allegato, vale a dire un documento contenente le determinazioni del Segretario generale adottate concernenti il numero, la denominazione dei compiti e dei diversi incarichi di coordinamento. Quanto alle proposte di linee guida in tema di riorganizzazione amministrativa, approvate dall'Ufficio di Presidenza, che non costituiscono un allegato alla predetta Relazione, esse sono pubblicate nel portale Intranet della Camera e contenute riassuntivamente nella citata Relazione; nulla osta alla loro pubblicazione integrale anche nel sito Internet. Conclusivamente, l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione, nei termini da me precisati, relativamente al primo e al secondo capoverso del dispositivo; è accolto con riferimento al terzo capoverso del dispositivo; non è accolto con riguardo al quarto capoverso del dispositivo, del quale si chiede la soppressione. L'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/Doc. VIII, n. 6/20 chiede la pubblicazione di una relazione sulla pregressa gestione del Fondo di solidarietà tra gli onorevoli deputati ed una riforma del medesimo Fondo. Si rileva che l'iscrizione al sistema di assistenza sanitaria integrativa è obbligatoria per i deputati in carica e facoltativa per gli ex parlamentari e familiari. Quanto alla pubblicità degli atti, si fa presente che il bilancio del Fondo di solidarietà, comprensivo della sezione relativa all'assistenza sanitaria integrativa, unitamente ad un'apposita relazione, viene pubblicato ogni anno in allegato al bilancio consuntivo della Camera. I contributi a carico dei deputati e degli ex deputati sono poi riportati sul sito Internet della Camera. Si fa presente, inoltre, che il bilancio del Fondo è in equilibrio finanziario e che non è prevista alcuna contribuzione a carico del bilancio della Camera. Si ritiene inoltre opportuno che il Fondo per l'assistenza sanitaria mantenga il suo carattere mutualistico e solidaristico, cui è legato l'obbligo di contribuzione per tutti i deputati in carica. Si invitano pertanto i presentatori a ritirare l'ordine del giorno; diversamente il parere contrario. L'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/Doc. VIII, n. 6/21 chiede che sia pubblicato sul sito Internet della Camera l'elenco di tutti gli incarichi professionali e di consulenza esterni, con indicazione dei criteri di scelta, dell'oggetto e della durata. L'ordine del giorno può essere accolto come raccomandazione nel senso che il Collegio dei questori, nell'ambito dell'istruttoria in corso per la revisione del Regolamento di amministrazione, valuti le possibilità di ampliare la conoscibilità degli atti di amministrazione.
. Mi scusi, onorevole questore, ovviamente la Presidenza non può che apprezzare anche la modalità con cui puntualmente il Collegio dei questori sta esprimendo il parere su tutti gli ordini del giorno. Siamo arrivati all'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/Doc. VIII, n. 6/21 e gli ordini del giorno sono quarantotto: pur ritenendo giusto che nel merito si esprima il parere su ogni ordine del giorno presentato e lo si motivi, le chiedo di valutare la possibilità di esprimere un parere sintetico, per poi mettere a disposizione dei colleghi il testo integrale del parere medesimo.
, . Signor Presidente, uso un vecchio adagio: lei mi invita a nozze, perché io sto parlando da circa un'ora e credo di essere più stanco dei colleghi: metto a disposizione dei colleghi tutte le indicazioni secondo le quali il Collegio dei questori ha espresso parere favorevole o contrario o ha accolto come raccomandazione un ordine del giorno. L'ordine del giorno Mecacci n. 9/Doc. VIII, n. 6/22 chiede che siano pubblicati e costantemente aggiornati sul sito Internet della Camera tutti i regolamenti che disciplinano gli organi della Camera. Tenuto conto di tutte le doverose considerazioni preliminari, il Collegio ritiene che l'ordine del giorno possa essere accolto nel senso di procedere ulteriormente sulla via già intrapresa di pubblicare anche le normative interne. Con riferimento all'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/23 il parere è analogo a quello espresso sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/18: pertanto, il Collegio dei questori formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. L'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/24 chiede che si receda, ove previsto, dai contratti di locazione stipulati dalla società Milano 90, rinegoziando i canoni. I primi due capoversi del dispositivo dell'ordine del giorno sono in linea con le proposte in materia di locazioni che il Collegio dei questori ha sottoposto all'Ufficio di Presidenza e che sono state illustrate dal questore Colucci. Si invitano i presentatori, pertanto, a ritirare gli ulteriori quattro capoversi del dispositivo, che potranno essere riconsiderati alla luce degli esiti dell'interpello dei gruppi parlamentari deciso dall'Ufficio di Presidenza. L'ordine del giorno Beltrandi n. 9/Doc. VIII, n. 6/25 chiede che si avvii una trattativa con le organizzazioni sindacali per il recepimento dei principi ispiratori del decreto legislativo n. 150 del 2009. Pur essendo condivisibile lo spirito dell'ordine del giorno, il medesimo non può essere accolto, in quanto disciplina puntualmente i contenuti del nuovo sistema, che, viceversa non potranno che essere definiti nella sede contrattuale propria e nell'ambito dei principi che informano l'ordinamento della Camera. L'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/26 affronta due questioni, quella relativa ai contratti dei palazzi Marini e quella concernente il contratto stipulato con la società Studio Pantheon. Riteniamo di non poterlo accogliere ed invitiamo i presentatori al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Si esprimerà, invece, parere favorevole sull'ordine del giorno Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 6/31, per le ragioni che esporrò successivamente. L'ordine del giorno Beltrandi n. 9/Doc. VIII, n. 6/27 chiede di ampliare e rendere fruibili anche agli utenti esterni una serie di informazioni. L'ordine del giorno è accolto come raccomandazione, in considerazione del novero particolarmente ampio degli atti di cui trattasi, della loro eterogeneità e delle risorse disponibili. L'ordine del giorno Beltrandi n. 9/Doc. VIII, n. 6/28 chiede che sia deliberata la cessazione, per i deputati cessati dal mandato, di quanto ad essi garantito in materia di circolazione. Il Collegio dei questori esprime un parere contrario per le ragioni già espresse in merito all'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/3. L'ordine del giorno Mecacci n. 9/Doc. VIII, n. 6/29 intende impegnare l'Ufficio di Presidenza a deliberare che il rimborso delle spese telefoniche nel limite del annuo sia effettuato a fronte di fatture relative a un massimo di due utenze fisse e due utenze mobili. Il Collegio dei questori formula un invito al ritiro, diversamente il parere è contrario. L'ordine del giorno Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 6/30 intende impegnare l'Ufficio di Presidenza ad inserire il rimborso delle spese accessorie di viaggio nella base imponibile e a non riconoscere detto rimborso a chi dispone di auto di servizio. Il Collegio dei questori formula un invito al ritiro, diversamente il parere è contrario. L'ordine del giorno Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 6/31 chiede di perseguire la scelta delle acquisizioni immobiliari in luogo delle locazioni. L'ordine del giorno può essere accolto.
. Tempo!
, . Colleghi, se non volete non leggo: per me è una fatica. Non crediate che sia un piacere! Credo che chi ha presentato un ordine del giorno abbia il diritto di avere una risposta concreta, perché altrimenti prendiamo in giro coloro che presentano gli ordini del giorno, che si sono impegnati per avere chiarimenti dal Collegio dei questori . L'ordine del giorno Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 6/31 chiede di perseguire la scelta delle acquisizioni immobiliari in luogo delle locazioni. Questo ordine del giorno, come dicevo, può essere accettato. L'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/32 chiede che i documenti riguardanti il bilancio interno, insieme agli allegati tecnici, siano portati in Aula entro il mese di marzo, per evitare di gestire il bilancio in regime di esercizio provvisorio. Siamo perfettamente d'accordo con la collega Bernardini, soprattutto dopo aver sentito quanto ha detto il Questore Albonetti. Pertanto l'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/32 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Zamparutti n. 9/Doc. VIII, n. 6/33 è accolto come raccomandazione, nei termini già precisati per l'ordine del giorno Mura 9/Doc. VIII, n. 6/4. L'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 6/34 impegna l'Ufficio di Presidenza a prevedere che nessun incarico elettivo ottenuto da un deputato durante una legislatura preveda, al termine di questa, il protrarsi di emolumenti. Chiaramente, questa parte dell'ordine del giorno vuole togliere agli ex Presidenti della Camera alcuni benefit, che noi riteniamo che, per l'alto rilievo istituzionale della carica, essi debbano conservare. Pertanto, si invitano i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno, altrimenti il parere contrario. L'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 6/35 viene accolto come raccomandazione, in quanto riteniamo che ciò che il collega ha prospettato possa essere perseguito dal Collegio dei questori. L'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9 /Doc. VIII, n. 6/36 viene accolto come raccomandazione, nei termini già precisati in relazione all'ordine del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 6/4. Sull'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 6/37 purtroppo il parere del Collegio dei questori non può che essere contrario per diverse motivazioni che, se l'onorevole Maurizio Turco vorrà, poi insieme potremo vedere. L'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 6/38 chiede che i materiali prodotti dalla Camera siano pubblicati sul sito Internet della Camera in un formato che possa consentire successive elaborazioni. Questo mi sembra giusto, pertanto l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 6/38 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 6/39 chiede che si prosegua con determinazione quanto già proposto dal Collegio dei questori ed approvato dall'Ufficio di Presidenza per disdire progressivamente i contratti di locazione dei palazzi Marini. Su questo siamo tutti d'accordo, pertanto l'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 6/39 è accettato. L'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 6/40 - e mi avvio alla conclusione - chiede che siano introdotti meccanismi per favorire una maggiore partecipazione dei deputati all'attività delle Commissioni permanenti, prevedendo che la diaria sia calcolata anche sulla base della partecipazione all'attività di tali Commissioni. Ho apprezzato l'intervento del collega Quartiani e sono d'accordo: l'ordine del giorno è pertanto accolto, con la precisazione che, per la parte relativa ai collaboratori, si rinvia alle considerazioni già svolte sul medesimo tema relativamente agli ordini del giorno nn. 9/Doc. VIII, n. 6/4, 9/Doc. VIII, n. 6/33, 9/Doc. VIII, n. 6/36 e 9/Doc. VIII, n. 6/45. L'ordine del giorno Rosato n. 9/Doc. VIII, n. 6/41 ci trova perfettamente d'accordo e pertanto viene accettato. La prima parte dell'ordine del giorno Giachetti n. 9/Doc. VIII, n. 6/42 è accolta, ma nei termini sopra indicati, perché in parte lo si sta attuando. La seconda parte dell'ordine del giorno è accettata . Ricordo che l'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 6/43 è stato ritirato. Sull'ordine del giorno Nannicini n. 9/Doc. VIII, n. 6/44 sono assolutamente d'accordo con il collega Nannicini, quindi è accettato. L'ordine del giorno De Torre n. 9/Doc. VIII, n. 6/45 è accolto come raccomandazione, nei termini già precisati in relazione all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/4. Quanto all'ordine del giorno Miglioli n. 9/Doc. VIII, n. 6/46, ricordo al collega Miglioli che abbiamo affrontato questo problema e credo che il suo ordine del giorno possa essere accolto come raccomandazione, a condizione che nel dispositivo le parole: «ad adottare» siano sostituite dalle seguenti: «a valutare la possibilità di adottare». L'ordine del giorno Baldelli n. 9/Doc. VIII, n. 6/47 è accettato. Per quanto concerne l'ordine del giorno Trappolino n. 9/Doc. VIII, n. 6/48, devo ribadire che il Collegio dei questori è d'accordo con le parole dell'onorevole presentatore. Tuttavia, il Collegio dei questori propone che vengano soppresse le parole: «in tempi rapidi», proprio per darci la possibilità di portare a compimento quanto da lei esposto.
. Ringrazio il questore Mazzocchi. Credo che tutti noi la dobbiamo ringraziare anche per la puntuale risposta che ha preparato in seno al Collegio dei questori agli ordini del giorno presentati dai colleghi. Invito i colleghi a prendere posto, perché dobbiamo passare alla votazione degli ordini del giorno. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Laboccetta n. 9/Doc. VIII, n. 6/1, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 6/2, accettato dal Collegio dei questori. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/3, accolto come raccomandazione dal Collegio dei questori, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/Doc. VIII, n. 6/4, accolto come raccomandazione nei termini precisati dal Collegio dei questori. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/5, formulato dal Collegio dei questori.
. Signor Presidente, noi non possiamo ritirare quest'ordine del giorno, perché crediamo che su questo punto sia necessario intervenire. L'abbiamo inserito nella contromanovra alla manovra economica del Governo, che è stata trasformata in un progetto di legge che qui non abbiamo potuto poi votare perché il Governo ha posto la questione di fiducia, ma riteniamo che questo sia un tema al quale i cittadini sono giustamente sensibili. Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l'idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant'anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C'è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità. Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l'INPS ha creato con gestione a tassazione separata. Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati. Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l'anno. Per questo motivo, chiediamo che la Camera si esprima su questo punto e vogliamo davvero dire che non c'è nulla, ma proprio nulla, di demagogico in questa nostra proposta
. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/5, non accettato dal Collegio dei questori. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, chiederò la votazione di questo ordine del giorno anche se forse potrebbe sembrare demagogia, in un bilancio come il nostro, andare proprio ad incidere sul costo di quello che è la barberia. L'ordine del giorno prevede proprio la chiusura della barberia. Sono anni che presento questo ordine del giorno e non sono mai riuscito - perché ero in missione - ad illustrarlo. Non è demagogia! Invito i colleghi ad avere un moto di coraggio e a votare a favore di questo ordine del giorno, dando in questo modo un segnale. La barberia interna di cui disponiamo è vista dai cittadini come un privilegio. I cittadini ce la imputano come un privilegio. Unitamente a questo abbiamo dei costi che non sono assolutamente in linea. È vero che andiamo a pagare tanto quanto paghiamo fuori, ma il costo per la Camera è di gran lunga superiore. Poco fa mi è stato detto che per pagare il trattamento di fine rapporto a un barbiere sono stati spesi 300 mila euro. Allora noi siamo degli amministratori. Noi dobbiamo essere degli amministratori. Amministriamo la cosa pubblica. Iniziamo con l'amministrare bene questa cosa. Non è economicamente valido tenere in piedi una baracca del genere. Qualcuno mi dice: ma tanto non si possono licenziare. Cominciamo da qua. Rinunciamo a questo privilegio! Abbiate un po' di coraggio e votate a favore di questo ordine del giorno .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stefani n. 9/Doc. VIII, n. 6/9, non accettato dal Collegio dei questori. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, chiedo che l'ordine del giorno in esame sia posto in votazione.
. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mecacci n. 9/Doc. VIII, n. 6/16, non accettato dal Collegio dei questori. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, intervengono una volta per tutti gli ordini del giorno presentati e per i quali è stato formulato l'invito al ritiro. Intanto, ringrazio i questori per quegli ordini del giorno che sono stati accolti seppure come raccomandazione. Per i presenti ordini del giorno per i controlli amministrativi e per gli altri che si riferiscono alla contabilità analitica e alla commissione d'inchiesta, per i quali si chiede il ritiro, intanto voglio ringraziare il questore Mazzocchi per il tempo che ha voluto dedicare alle risposte. Credo che ciò abbia contribuito a dare dignità a questo dibattito e mi auguro che il prossimo anno ci si possa trovare ancora ad approfondire tali importanti documenti che siamo oggi chiamati a votare. È probabile che, avendo i questori espresso un invito al ritiro, con il conseguente parere contrario se saranno posti in votazione, questi ordini del giorno saranno respinti. Ciò, però, non mi porta ad essere scoraggiata perché ciò, ossia che molti ordini del giorno siano stati respinti, è accaduto anche nel primo anno dell'attuale legislatura. In seguito, con l'andare del tempo, siamo arrivati al terzo anno e via via i pareri sono diventati favorevoli. Tanto più sono convinta di questo in riferimento al protrarsi negli anni dei contratti con la società Milano 90; se i questori non hanno accettato la commissione d'inchiesta, è nostro dovere, dovere di parlamentari, approfondire come sono stati congegnati i suddetti contratti e, quindi, vedere se vi è da portare qualcosa alla procura della Repubblica per controllare che non vi siano state violazioni di legge, malversazioni. La mia impressione, ossia che non si è voluto per tanti anni far conoscere questi documenti, la dice lunga sul significato di tali contratti e su che cosa abbiano rappresentato anche per i cittadini, denari ad essi sottratti in favore di un sistema partitocratico che deve finalmente finire.
. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/18 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Collegio dei questori ed insistono per la votazione. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 6/18, non accettato dal Collegio dei questori. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, ringrazio il questore Mazzocchi per aver «tradotto» questo ordine del giorno dicendo che si riferisce agli ex-Presidenti della Camera. Il problema non era quello di persone o funzioni rivestite era quello di stabilire un principio. Qualsiasi incarico pubblico, elettivo o meno, non può prevedere benefici che durino per tutta la vita della persona che ha ricoperto quell'incarico. Nella fattispecie certo si tratta degli ex Presidenti della Camera, ma potremmo dire - anche se non è la sede - che lo stesso dovrebbe valere per gli ex Presidenti, per esempio, della Corte costituzionale. In altre parole, noi vorremmo partire da qui per stabilire un principio che poi venisse esteso a tutti coloro che abbiano ricoperto incarichi pubblici elettivi o meno e che allo stato attuale godono di benefici, alcune volte anche molto consistenti, per tutta la vita .
. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 6/34, non accettato dal Collegio dei questori. Dichiaro aperta la votazione.
. Mi scusi questore Mazzocchi, ma il parere contrario sull'ordine del giorno in esame è incomprensibile, perché noi chiediamo la pubblicazione di dati pubblici, che sono previsti dalla legge quali dati pubblici: la legge prevede che nome e cognome di chi dona dei soldi ad un partito e nome e cognome del partito siano pubblici. Oggi non è possibile non solo per un cittadino, ma anche per un deputato poter disporre di questi elenchi in un formato tale che possa essere utilizzato. Noi abbiamo provato a chiedere presso gli uffici questi dati. Le posso fare avere copia del documento: se lei riuscirà a decifrarlo le chiederò scusa. Non è possibile che noi stabiliamo, come lei vorrebbe fare, che dei dati pubblici non siano pubblici. Allora cambiamo la legge e diciamo che questi dati devono essere riservati. Siccome la legge dice che questi dati sono pubblici, rendiamoli pubblici, rendiamoli disponibili a coloro che li vogliono conoscere .
. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/Doc. VIII, n. 6/37, non accettato dal Collegio dei questori. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, accogliendo come raccomandazione la seconda parte dell'ordine del giorno in esame in realtà non si tiene conto esattamente della formulazione con la quale è stato presentato. Vorrei far presente al questore Mazzocchi che la seconda parte dell'impegno non funziona in termini perentori per il Collegio dei questori, ma si dà mandato a verificare l'opportunità, l'eventualità di dare corso ad una modalità premiale attraverso la definizione di un'eventuale quota del fondo per il rapporto eletto/elettori, affinché venga utilizzata come premio per tutti coloro che, in questo Parlamento, si affidano a contratti regolari di collaborazione, relativamente a tutte le segreterie e i livelli di assistenza definiti dai singoli parlamentari. Non vi è nulla di particolarmente impegnativo ma, certamente, vi è un indirizzo che va anche nel segno dell'utilizzo proprio dei fondi che vengono indicati nel rapporto eletto/elettori per quanto attiene, certo, alle responsabilità personali di ciascun deputato in relazione ai rapporti di lavoro. Tuttavia, ritengo che, se si dovesse verificare la possibilità di utilizzare una parte del fondo in oggetto ai fini di un'incentivazione della regolarizzazione, pur non intervenendo nel merito della contrattazione, la questione vada verificata dal Collegio dei questori. Successivamente, il Collegio dei questori, in sede di bilancio preventivo, ci dirà, insieme all'Ufficio di Presidenza, se questa strada è percorribile, oppure quali altre strade possono essere percorse per l'incentivazione e la regolarizzazione dei rapporti di lavoro con i collaboratori.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Collega Quartiani, con questa precisazione, l'ordine del giorno a sua prima firma può essere accettato, perché ora è chiarito bene.
. Prendo, dunque, atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 6/40, accettato dal Collegio dei Questori, anche con riferimento alla seconda parte. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rosato n. 9/Doc. VIII, n. 6/41, accettato dal Collegio dei Questori. Prendo atto, altresì, che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giachetti n. 9/Doc. VIII, n. 6/42, accettato, nei termini precisati, dal Collegio dei Questori nella prima parte e accettato dal Collegio dei Questori nella seconda parte. Ricordo che l'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 6/43 è stato ritirato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nannicini n. 9/Doc. VIII, n. 6/44, accettato dal Collegio dei Questori. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno De Torre n. 9/Doc. VIII, n. 6/45, accolto dal Collegio dei questori come raccomandazione nei termini precisati.
. Signor Presidente, capisco dal punto di vista del Collegio dei questori un accoglimento come raccomandazione dell'ordine del giorno in oggetto, perché tale parere va messo insieme alle altre sollecitazioni dei colleghi. Tuttavia, vorrei chiedere se il Collegio dei questori possa impegnarsi, entro il bilancio preventivo di dicembre, a riferirci quali aspetti sono stati recepiti degli ordini del giorno che sono stati accolti come raccomandazione e quale proposta, concretamente, avanzerà a tutta l'Assemblea dei deputati.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, Onorevole De Torre, gli ordini del giorno si accolgono come raccomandazione, perché poi il Collegio dei questori cerca di attuare tali raccomandazioni. Pertanto, se lei chiede una risposta entro dicembre, credo che il Collegio dei questori, entro tale termine, potrà darle tale risposta. Questo è un impegno formale che assumo con riferimento all'ordine del giorno in oggetto.
. Prendo, dunque, atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Torre n. 9/Doc. VIII, n. 6/45, accolto dal Collegio dei questori come raccomandazione. Prendo atto che l'onorevole Miglioli accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/46, accolto dal Collegio dei questori come raccomandazione, a condizione che nel dispositivo le parole: «ad adottare» siano sostituite dalle seguenti parole: «a valutare la possibilità di adottare». Prendo atto che l'onorevole Baldelli non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/47, accettato dal Collegio dei questori. Prendo atto che l'onorevole Trappolino accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 6/48, accolto dal Collegio dei questori come raccomandazione, se riformulato nei termini precisati. Ricordo che la Presidenza ha autorizzato la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna dell'intervento integrale, con i pareri integrali del questore Mazzocchi, in modo che sia possibile a tutti accedere anche alle motivazioni che, nella seconda parte, sono state rese in modo sintetico. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul conto consuntivo che, per prassi, avranno luogo congiuntamente a quelle sul progetto di bilancio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, colleghi, il dibattito sul bilancio della Camera non può essere in nessun modo a carattere interno, ma deve assumere caratteristiche di pubblicità e trasparenza maggiori di qualsiasi altro atto del nostro Parlamento. Se il Parlamento deve essere una «casa di vetro» il suo bilancio deve esserne la conferma più rigorosa. Non si possono chiedere sacrifici agli italiani, se non si dà loro, al tempo stesso, la consapevolezza che la riduzione degli sprechi sia diventata principio inderogabile anche all'interno delle istituzioni. Una classe politica è tanto più credibile quanto più vive i disagi dei propri amministrati. In questa direzione sono stati fatti importanti passi avanti negli ultimi anni, ma il livello di attenzione sulla questione va sempre tenuto altissimo. Appare evidente che non è semplice garantire, ed anzi elevare, il livello di efficienza delle istituzioni parlamentari e, al contempo, non incrementare le dotazioni delle Camere, impegnandosi al vincolo della crescita zero per gli anni 2010 e 2011. Il progetto di bilancio che ci apprestiamo ad approvare così come il conto consuntivo dimostrano che la direzione è quella giusta e su questa si realizza un sostanziale consenso. Gli sprechi eliminati negli ultimi anni sono stati notevoli, a tutti i livelli, e tutti i capitoli del bilancio ne sono testimonianza. Credo però che più di tutto sarebbe una testimonianza della volontà di razionalizzare le spese la decisione di dare disdetta degli uffici di palazzo Marini; si tratta di una enorme spesa annuale in affitti che non può più essere in alcun modo giustificata. Occorre trovare per questo soluzioni meno onerose insieme agli organi di governo, garantendo comunque ai deputati la possibilità di lavorare in uffici decorosi, in quanto, al capitolo classe politica, l'ultima riduzione di mille euro sulle competenze dei parlamentari è il segno di un necessario sforzo della politica insieme al cittadino comune, alle prese con la grave crisi. Forse, altri sacrifici andranno fatti, ma non va dimenticato che questi si sommano alla riduzione del 10 per cento dell'indennità stabilita nel 2005, alla mancata erogazione degli adeguamenti del 2007 e al blocco per cinque anni dell'indennità parlamentare stabilito dalla legge finanziaria per il 2008. Sono state tutte scelte dettate dalla giusta volontà di recuperare il distacco che vi è tra la gente e la classe dirigente. Quella stessa gente ci chiede però anche di svolgere il nostro lavoro con credibilità ed è per questo che ai giusti sacrifici e alla lotta agli sprechi, va aggiunto il recupero della dignità del lavoro parlamentare, anche di fronte ad ogni provocazione esterna. Un'Assemblea parlamentare efficiente e trasparente deve sapere comunicare con il cittadino ed informarlo sui suoi lavori. È questo il compito che abbiamo e a tale proposito credo sia corretto che l'unico capitolo di bilancio che ha registrato un incremento sia quello relativo all'informazione e alla comunicazione esterna. I componenti di un'assemblea parlamentare devono essere realmente messi in condizione di espletare il proprio lavoro, in termini di proposta e di produzione legislativa: meno privilegi, più informazione e più servizi, questo è l'obiettivo al quale deve puntare un'istituzione parlamentare moderna, efficiente e vicina ai cittadini. Con queste motivazioni esprimiamo come parlamentari del gruppo Movimento per le Autonomie il nostro voto favorevole sul conto consuntivo e sul progetto di bilancio della Camera dei deputati .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calgaro. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli questori, onorevoli colleghi, la componente di Alleanza per l'Italia del gruppo Misto voterà a favore dei documenti finanziari, il conto consuntivo e di previsione della Camera dei deputati, svolgendo alcune brevi osservazioni: mi preme intanto dare atto preventivamente ai questori di aver ricevuto da loro la massima attenzione nei momenti politicamente rilevanti della costituzione del nostro gruppo. Ciò detto non posso non portare alla loro attenzione un certo disagio che affligge la nostra componente a causa della esiguità di alcuni strumenti materiali di lavoro. Sento di dover richiamare un intervento presidenziale di qualche anno fa, che individuava nel Parlamento la sede di tutti quei valori che fanno «una» la comunità nazionale, pur con tutte le sue diversità, per invocare la vostra attenzione circa, appunto, le dotazioni necessarie alla tutela politica di quelle diversità. Se nel corso dell'esame di un decreto-legge - quello in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica - ci è stato impedito di far circolare le nostre proposte emendative per la carenza di allora le ragioni dell'efficienza democratica non sono pienamente soddisfatte. Onorevoli questori, noi tutti ci sentiamo impegnati personalmente e politicamente a sostenere il corso di quella che definite un'efficace politica di contenimento, al fine di un'efficiente allocazione delle risorse. D'accordo, ma non si deve percorrere la via che per comodità definisco «dei tagli lineari», anche nel bilancio interno della Camera. L'attività politica, anche nella sua proiezione amministrativa, è attività di scelta tra diverse allocazioni delle risorse. Ora mi sembra necessaria più che mai una riflessione politica proprio sull'allocazione delle risorse, la cui destinazione deve trovare oggettivi indici di misurazione in termini di vicinanza all'attività politico-parlamentare. È il tempo delle ristrettezze finanziarie, è il tempo di mettere la sordina a tutto ciò che è o appare voluttuario e, al contrario, di espandere la capacità del Parlamento, istituzione di collegamento tra lo Stato e la società civile, di esaltare i suoi processi distintivi, esercitare il controllo parlamentare, fare le buone leggi, costruire per la sua parte la funzione di indirizzo politico, privilegiando il ruolo dell'investitura politica individuale e collegiale, i parlamentari e i gruppi. In questa prospettiva, il nostro gruppo indica e sostiene la causa della difesa della funzione di ogni singolo parlamentare e dell'istituzione nel suo complesso. Vedo dalla vostra relazione che si punta, a ragione, sulla comunicazione e sull'informazione, con significativi incrementi delle previsioni di spesa. Bene, ma a nostro avviso l'incremento della comunicazione unidirezionale dal Parlamento verso i cittadini non è sufficiente. È noto che sull'istituzione parlamentare si riversa la differenza civica, quale che sia la causa che la determina. Sia ben chiaro, non voglio suggerire di inseguire ogni minima critica, ma di dare vita ad una stagione di interrelazione del Parlamento con le espressioni, anche istituzionali, della società civile. Vedo dal vostro documento che si è dato vita ad un osservatorio di politica internazionale, se non capisco male, con la cooperazione funzionale della Camera, del Senato e del Ministero degli affari esteri. Ecco, questa è una delle vie che si possono seguire, nel rispetto più assoluto e convinto della distinzione dei ruoli che debbono restare riconoscibili ai fini dell'assegnazione delle responsabilità, sulla cui base il corpo elettorale orienta o dovrebbe orientare il proprio atteggiamento. La Camera, nelle sue proiezioni istituzionali e amministrative, deve calarsi nella società, collaborando. Con chi? Con l'università, col sistema produttivo, con i soggetti attivi, non per ospitarli in un convegno, ma per costruire gli elementi di conoscenza necessari all'esercizio delle sue funzioni di controllo e di legislazione. Vi chiediamo non di abbandonare le elemento certo forte delle consuetudini parlamentari, ma di rivitalizzarle con il discernimento e l'accettazione del nuovo che chiede di entrare in Parlamento, per far sentire che le decisioni di governo e della vita quotidiana restano nelle mani della rappresentanza politica, anziché essere sospettate di appartenere ad alcune mani invisibili extraparlamentari. Vi chiediamo - pur nella prospettiva condivisa, o forse proprio per essa, di una stretta finanziaria a tutela del denaro pubblico - di rilanciare continuamente lo sviluppo della funzione parlamentare. In questa logica, per certo, i gruppi parlamentari non potranno far venire meno il loro consenso su misure di revisione logistica degli spazi o anche su misure di revisione organica. Leggo che lo stanziamento per il personale in servizio sconta anche l'assunzione di personale in base alle previsioni di attuazione del piano di reclutamento 2007-2009. Davvero singolare. Il mio gruppo pensa, piuttosto, all'elaborazione di piani di corto o cortissimo momento, che accompagnino, con tutta la necessaria flessibilità, le esigenze di funzionamento della Camera nel loro modificarsi e le esigenze di bilancio. In conclusione, votiamo questo bilancio nell'auspicio di un forte rinnovamento, che non ignori né la presenza, né la proposta dei gruppi parlamentari, neanche dei più piccoli tra questi .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel corso del dibattito svolto in sede di discussione sulle linee generali, avevo già avuto modo di esprimere, insieme al collega Borghesi, un giudizio che in gran parte è positivo, riguardo al conto consuntivo del 2009 e al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2010. Giudizio positivo che abbiamo avuto modo di argomentare diffusamente e che oggi si traduce in un voto positivo del gruppo dell'Italia dei Valori; ciò perché prosegue il virtuoso di riduzione delle spese ormai avviato sin dalla scorsa legislatura. L'Italia dei Valori sin dal suo primo ingresso in Parlamento ha perseguito una costante battaglia contro i costi della politica. Così com'eravamo - e siamo - inflessibili nel criticare gli elementi che a nostro avviso sono negativi, siamo altrettanto responsabili nel riconoscere e apprezzare gli sforzi che si sono fatti e i risultati conseguiti, che sono evidenti. C'è, di certo, ancora molto da fare e continuiamo a segnalarlo, ma alcuni risultati apprezzabili sono stati ottenuti. Della riduzione di alcune voci di spesa - anche abbastanza considerevole - ho già avuto modo di parlare diffusamente in sede di discussione sulle linee generali e, quindi, non mi soffermerò su quelle. Ritengo invece giusto sottolineare le misure straordinarie che - benché non abbiano dato degli effetti immediati in questo bilancio - produrranno i loro effetti nel prossimo futuro. L'anno in corso è stato economicamente molto difficile per milioni di cittadini italiani, i quali hanno visto drasticamente ridotta la capacità di azione del loro reddito. Sono infatti tante le persone che hanno perso il posto di lavoro e sono anche tante le persone che, tra pochi mesi, vedranno il loro reddito a «quota zero» perché scadrà a breve il tempo previsto per la cassa integrazione. A causa di questo scenario di guerra - nel quale sono tante le famiglie che hanno dovuto ridurre drasticamente il loro stile di vita - sarebbe stato davvero poco opportuno fare finta di niente e girarci dall'altra parte. La Camera, in quanto istituzione, avrebbe dato un preoccupante segnale di distacco dal Paese reale e aumentato sicuramente la disaffezione per la politica. Tutto questo non è accaduto, e devo dire che, responsabilmente, la Camera ha adottato delle misure straordinarie che produrranno i propri effetti proprio dal prossimo bilancio. Si tratta di un atto importante, e non tanto dal punto di vista quantitativo perché, anche con tutta la buona volontà, anche i più drastici tagli al bilancio alla Camera non possono sicuramente risolvere concretamente i problemi del bilancio statale. Tuttavia, le misure adottate sono comunque rilevanti, perché si tratta di un segnale positivo che finalmente la politica - anche se bisogna ammetterlo, con colpevole ritardo - è riuscita a lanciare. Fra le misure straordinarie adottate ritengo doveroso segnalare, prima di tutto, quella riguardante i dipendenti della Camera dei deputati. Infatti, per uniformarsi alle misure anticrisi sostenute dall'intero settore pubblico, anche agli stipendi dei dipendenti della Camera dei deputati che eccedono i 90 mila euro l'anno è stata applicata una tassa straordinaria del 5 e del 10 per cento. Di tale misura va dato atto ai dipendenti della Camera dei deputati, troppo spesso nominati a sproposito per i loro emolumenti esagerati e, raramente invece, apprezzati per il grande lavoro che svolgono e per il quale - va detto - l'eccellente lavoro della Camera dei deputati è merito loro. A questa misura si è aggiunta quella che ha visto ridurre di mille euro l'indennità dei parlamentari: provvedimento assolutamente doveroso e sarebbe ipocrita - ho ascoltato, l'altro giorno, i discorsi in sede di discussione sulle linee generali - dover ascrivere questa misura alla categoria dei sacrifici. Tutti sappiamo, infatti, che volendo si poteva fare anche di più, e che se il taglio fosse stato anche più cospicuo - come inizialmente si era ipotizzato - non saremmo sicuramente finiti nell'indigenza né saremmo stati tolti dalla possibilità di svolgere a pieno il nostro mandato. Così come al taglio delle indennità si sarebbe potuto anche abbinare quello sui vitalizi che tutte le volte l'Italia dei Valori ripropone in occasione della discussione del bilancio. Tuttavia, ciò premesso va anche detto, con grande onestà, che il taglio degli stipendi dei parlamentari è cosa non da tutti giorni e chiaramente, per onestà intellettuale, devo dire che questa misura va davvero apprezzata. Tra le novità che salutiamo positivamente vi è, finalmente, l'avvio della riflessione in merito all'abbandono della locazione di Palazzo Marini. Si tratta dell'ingente cifra erogata dalla Camera dei deputati alla voce «spese per la locazione di immobili». Peraltro, proprio l'ingente somma del costo della locazione di Palazzo Marini è stata una delle critiche che, in tutti i bilanci e tutte le volte in cui vi è stata una discussione sui bilanci, noi dell'Italia dei Valori abbiamo denunciato con forza. Si tratta di una critica che fondavamo e fondiamo su due ragioni, in particolare: innanzitutto, la prima ragione riguarda il numero eccessivo dei locali presi in locazione dalla Camera dei deputati che riteniamo essere veramente in numero eccessivo poiché l'istituzione, in quanto tale, potrebbe funzionare anche con molti locali in meno. L'altra ragione per la quale abbiamo sempre contestato questa scelta è una ragione meramente economica, ma anche abbastanza elementare. Nel momento in cui tutti questi affitti producono una spesa a fondo perduto e senza ritorno forse sarebbe utile, semmai proprio tutti questi locali dovessero servire, porsi il problema se non è opportuno acquistarli e renderli della Camera dei deputati definitivamente. Dunque, questa è la posizione che abbiamo sempre sostenuto ed è per questo che giudichiamo con favore la proposta presentata dal Collegio dei questori che è stata giudicata favorevolmente anche dall'Ufficio di Presidenza. Allo stesso modo, giudico veramente con favore anche che sia rimessa ai gruppi parlamentari la decisione se effettuare o meno questa scelta strategica, al fine di condividere la responsabilità con tutti i gruppi parlamentari. Nell'avviarmi alla conclusione faccio presente che l'Italia dei Valori ritiene che sulla strada della riduzione delle spese sia doveroso camminare con determinazione e andare avanti in questo modo. Per esempio - lasciatemelo dire - vi è ancora la voce relativa ai contributi ai gruppi parlamentari che, purtroppo, nonostante il numero dei gruppi parlamentari di questa Assemblea si sia dimezzato rispetto alla scorsa legislatura non vede, però, una corrispondente diminuzione della spesa. Allo stesso tempo, però, riteniamo che tanti sforzi sono stati compiuti e che siamo sulla strada giusta. Pertanto, esprimo con convinzione il voto favorevole dell'Italia dei Valori .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, preannunziando il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia su entrambi i documenti in esame desidero, innanzitutto, ringraziare il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza per il lavoro svolto perché effettivamente è stato un buon lavoro. I documenti di bilancio di un organo costituzionale, qual è la Camera dei deputati, il cui esame è spesso sottovalutato, rappresentano, in effetti, atti di estrema responsabilità nei confronti del Paese e lo sono ancora di più in considerazione del fatto che la Camera sarà chiamata, tra breve, all'esame del bilancio dello Stato e della legge finanziaria, attraverso cui si determina proprio la spesa pubblica. È inutile sottolineare come il tema delle spese rappresenti, in un momento particolare come quello che stiamo attraversando, un elemento di grande attenzione da parte di tutta l'opinione pubblica, che chiede importanti sacrifici anche alla politica. Nel merito del conto consuntivo per il precedente anno, ritengo doveroso sottolineare la continuità dell'azione di rigore finanziario nella gestione e nel funzionamento della Camera. La scelta, come è già stato detto da altri colleghi, operata negli ultimi anni, di azzerare progressivamente gli incrementi della dotazione, porta ad un evidente rafforzamento della vigilanza sulle spese. I dati illustrati sul consuntivo 2009 costituiscono, a nostro avviso, la migliore premessa anche per il bilancio di previsione 2010 e pluriennale. Le linee di indirizzo, le missioni primarie individuate, le strategie relative a nuove tecnologie, sinergie ed ottimizzazioni dimostrano una attenta gestione della risorsa e una nuova responsabilità di fronte al Paese. L'opinione pubblica, come ho già detto, vigila e ci osserva, come mai accaduto prima, anche sulla dotazione di bilancio dell'organo parlamentare. I risultati che emergono dalla relazione che accompagna il conto consuntivo per l'anno 2009 evidenziano come queste linee di indirizzo siano state rispettate e i risultati raggiunti, dando un buon esempio di buona amministrazione nel pieno mantenimento della funzionalità ed efficienza degli uffici e dei servizi e, soprattutto, nel rispetto delle previsioni di bilancio. Dunque, esprimiamo soddisfazione sul taglio delle spese, ma è lecito mettere in evidenza come esistano ancora ampi spazi per una migliore e più incisiva razionalizzazione. In merito, invece, alla previsione di bilancio 2010, mi preme sottolineare il dato che la cosiddetta «crescita zero» per le dotazioni non si verificava dal lontano 1960, una scelta importante e tutta politica che la Camera dei deputati può oggi sostenere con l'approvazione unanime dei documenti in esame e che abbiamo comunque il dovere di mantenere anche in proiezione futura. La completa relazione predisposta dai colleghi questori e la discussione di questi giorni hanno permesso di fare emergere come la previsione di bilancio sia stata elaborata senza prevedere le autonome determinazioni che la Camera, come il Senato, potrà operare nell'ambito degli interventi previsti dal decreto-legge n. 78 del 2010 in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica. Si tratta, come è noto, di ulteriori riduzioni della spesa che rafforzano una scelta politica di grande responsabilità. Dal 2006 ad oggi - ritengo utile evidenziarlo - i risparmi prodotti per il bilancio dello Stato superano ampiamente i 300 milioni di euro. La riduzione dell'onere per l'erario, grazie al mancato aumento delle dotazioni di spesa, si stabilizza quest'anno a quasi 45 milioni di euro. Sono cifre importanti se accompagnate al mantenimento dell'efficiente funzionamento dell'istituzione parlamentare. Il gruppo Futuro e Libertà per l'Italia esprime, dunque, apprezzamento per le scelte strategiche contenute nella relazione sul bilancio previsionale e pluriennale. Da un'attenta lettura emerge una riorganizzazione amministrativa, una valorizzazione delle professionalità, pur all'interno di un significativo blocco del una reale integrazione funzionale e addirittura un decremento della spesa per beni e servizi. C'è comunque consegnata e garantita una macchina amministrativa e legislativa in grado di rispondere alle esigenze della rappresentanza politica. In questa sede mi sia consentito associarmi ai pubblici ringraziamenti a nome del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia rivolti al personale di ogni livello che ogni giorno consente alla Camera di funzionare ed essere la sede del dibattito politico. Il loro lavoro, ancorché silenzioso, rappresenta un valido esempio della migliore dedizione alle istituzioni democratiche del nostro Paese. Alcune scelte strategiche vedono invece, ed inevitabilmente, l'aumento delle spese. Sono condivisibili gli investimenti sulla comunicazione: mi riferisco in particolare alla della Camera, un utile strumento per avvicinare soprattutto i cittadini più giovani ai lavori parlamentari. Va poi evidenziato lo sforzo compiuto per garantire una diminuzione di spesa, ma con un maggior ricorso a finanziamenti esterni, nella capacità di produzione di eventi culturali a rilevanza esterna. Lo stesso risultato si riscontra, peraltro, anche nei servizi bibliotecari e nei fondi archivistici, patrimonio irrinunciabile, soprattutto in occasione delle celebrazioni dei centocinquanta anni dell'Unità d'Italia. Se esprimiamo apprezzamento per la riduzione delle spese per le sedi è necessario sottolineare, anche in dichiarazione di voto, quanto alcune di esse risultino ancora eccessive e sottoutilizzate. Il tema della locazione e della verifica degli spazi effettivamente necessari merita, quindi, un ulteriore approfondimento. Allo stesso modo riteniamo che si possa lavorare molto per un ulteriore adeguamento e ammodernamento dei servizi ai parlamentari che risalgono - vorrei dire - ad altra epoca. Una nota a parte riguarda la crescita zero della spesa corrente per l'indennità parlamentare: il blocco per cinque anni disposto con legge finanziaria per l'anno 2007 mantiene inalterati i suoi positivi effetti. Concludo - come detto all'inizio - annunciando il voto positivo del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia sia sulla rendicontazione che sullo schema di bilancio presentato dal Collegio dei questori e licenziato dall'Ufficio di Presidenza, esprimendo anche l'auspicio di un apprezzabile voto unanime .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, colleghi, i positivi traguardi raggiunti con il bilancio per il 2010 sono il frutto - a mio avviso - di una decisa e convinta politica di rigore finanziario che ha contraddistinto la Camera dei deputati a partire dalla XIV Legislatura, per intenderci quella presieduta dall'onorevole Casini. Purtroppo, spesso appare sugli organi di informazione una visione superficiale e demagogica che deprezza troppo spesso i risultati raggiunti in questi anni attraverso indirizzi e decisioni assunte dagli organi di direzione politica della Camera. Vorrei ricordare qui, in dichiarazione di voto, un'osservazione fatta ieri durante il dibattito che riguardava il Centro Studi della Confindustria che ha pesato gli stipendi dei parlamentari rispetto alla ricchezza nazionale. Ognuno può dire quello che vuole sugli stipendi dei parlamentari, però se la Confindustria, anziché incalzare il Governo sulla assenza di una reale politica economica nel Paese oppure sulla assenza da diversi mesi di un Ministro titolare dell'industria e dello sviluppo economico, si occupa degli stipendi dei parlamentari come se i problemi di crescita e di sviluppo fossero colpa dell'indennità del Parlamento, mi pare che non ci siamo, che non sia questa la strada. Pertanto, onorevoli colleghi, non prendiamoci in giro! La politica è ormai logorata dall'ipocrisia, dalle parole vuote e dai luoghi comuni, e stupisce che sia proprio la Confindustria a fare la morale. Tra l'altro, lo ha detto la Confindustria in questo documento e ha dato atto al Governo che sta intervenendo, dimenticando - questo lo dico anche a molti membri del Governo - un principio fondamentale, ossia che spetta alla Camera nella sua indipendenza e autonomia costituzionale definire l'entità della propria dotazione in virtù del principio costituzionale di autonomia finanziaria del Parlamento. In poche parole, colleghi, non decide il Governo, ma decide il Parlamento per quanto riguarda la sua dotazione, e se lo ricordino bene anche i membri del Governo che a volte fanno polemiche su questo tema nelle trasmissioni televisive. Vorrei comunque rassicurare i colleghi perché il progetto di bilancio testimonia che il contenuto, nella dinamica della spesa, non avviene a scapito della qualità dei servizi resi ai deputati e ai gruppi parlamentari. Infatti, resta prioritario l'obiettivo di perseguire la piena funzionalità dell'istituzione parlamentare in un quadro di ammodernamento degli strumenti utilizzati e anche di contenimento della spesa. Questo risultato, cari colleghi, è stato reso possibile dalla costante opera di razionalizzazione della spesa avviata negli anni passati e, infatti, gli obiettivi raggiunti con il bilancio di cui stiamo discutendo partono dal 2003, durante la presenza Casini, quando si stabilì che la dotazione non sarebbe potuta aumentare in misura superiore al tasso di crescita del PIL nominale, in modo da rapportare l'andamento delle spese per il funzionamento della Camera alla situazione economico-finanziaria del Paese. Inoltre, onorevoli colleghi, l'adozione di questo parametro - lo ricordo - ha permesso a questo ramo del Parlamento di avere il tasso di crescita della dotazione più basso tra tutti gli organi costituzionali. È per tale motivo che, nel 2007, l'Ufficio di Presidenza, sotto la Presidenza Bertinotti, stabilì che la crescita della dotazione fosse contenuta entro il tasso programmato di inflazione ed è bene ribadire che, alla luce delle decisioni assunte da questo Ufficio di Presidenza, per il biennio 2010-2011 si è giunti alla cosiddetta crescita zero della dotazione, con un risparmio di oltre 300 milioni di euro per il bilancio del periodo che va dal 2006 al 2011. Consentitemi di dire, onorevoli colleghi, che è stato possibile conseguire questi risultati anche grazie alla sensibilità dimostrata dall'Amministrazione della Camera. Ringrazio in questa sede il Segretario generale, tutti i funzionari e i dipendenti della Camera perché si sono resi interpreti degli indirizzi espressi dall'Ufficio di Presidenza ai fini del contenimento della spesa. È importante sottolineare che lo sforzo compiuto dalla Camera in questo campo non è dipeso dal fatto che le spese per l'attività parlamentare siano da considerare eccessive o improduttive, dal momento che si tratta di costi essenziali per il funzionamento della democrazia. Questo sforzo risponde, invece, ad un senso di responsabilità istituzionale e politica che - ribadisco - la Camera ha dimostrato ben prima che si sviluppasse il dibattito sui temi dei costi della politica del Paese. Vogliamo cioè rafforzare la qualità della democrazia, prevedendo dei costi per garantire il funzionamento della democrazia, ma senza sperperi e senza degenerazione dei costi della politica. In sintesi, onorevoli colleghi, elenco le decisioni in questi ultimi anni assunte: si è stabilita la riduzione del 10 per cento delle indennità parlamentari, già dal 2006, e a ciò si aggiunge la mancata applicazione del meccanismo di adeguamento della medesima indennità. Nel 2007 l'Ufficio di Presidenza ha voluto riformare completamente la disciplina dell'assegno vitalizio per gli ex deputati eliminando anche tante altre voci di rimborso. Continuo: l'adozione di un blocco selettivo del a partire dal 2007. Vi è stato, inoltre, il forte contenimento delle spese di missione per gli organi parlamentari. Prosegue anche la politica attuale, con il taglio degli affitti, con l'intenzione di reperire, attraverso un contatto con l'Agenzia del demanio, locali che possono servire, anche attraverso mutui, a ridurre le spese della Camera cercando di offrire i servizi essenziali ai parlamentari per svolgere il loro lavoro, in questo quadro di rafforzamento della democrazia del Paese. Infine, occorre segnalare la maggiore trasparenza che si avrà con la pubblicazione sul sito Internet del modello n. 730 dei deputati. Tutte queste cose sono importanti. Credo che abbiamo fatto molto, soprattutto in questi ultimi anni per garantire una maggiore vigilanza del Parlamento e di questa istituzione ai cittadini, garantendo maggiore trasparenza, sapendo che c'è ancora molto da fare. Lo faremo, ci impegneremo e siamo qui per questo, ma è importante aver raggiunto questi risultati. Per questo credo che questa breve disamina basata su decisioni e anche sui conseguenti risultati concreti e riscontrabili ogni giorno sia sufficiente per sgombrare il campo da qualsiasi presa di posizione o dichiarazione demagogica su come la Camera dei deputati ha operato sul piano del rigore finanziario in questi anni. Per questo motivo credo, onorevoli colleghi, signor Presidente, che sia importante, e dichiaro qui in questa sede che il gruppo dell'Unione di Centro voterà a favore sia della relazione dei questori, che del conto consuntivo e del bilancio per il 2010, perché è importante garantire la democrazia, abbassare i costi, ma dare un pieno sviluppo al lavoro che facciamo in questo Parlamento .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, abbiamo già avuto modo di esprimere, come Lega Nord Padania, la nostra posizione sui documenti all'attenzione dei colleghi e all'esame dell'Assemblea, ieri in discussione sulle linee generali, e anche durante l'analisi degli ordini del giorno fatta in Ufficio di Presidenza. Credo che, come ho già avuto modo di dire in sede di discussione sulle linee generali, abbiamo compiuto un altro passo verso un utilizzo più fruttuoso delle risorse che ci vengono messe a disposizione e che non sono poche. Sono risorse dei cittadini, che derivano dai tributi, dalle tasse e dalle imposte che i cittadini ogni giorno pagano a questo Stato e che spesso non vengono utilizzate in maniera opportuna, anzi spesso vengono sprecate. C'è da dire che da qualche anno a questa parte, almeno per quanto riguarda la nostra istituzione, vi è stato un cambiamento: si è badato al sodo, si è operato in modo concreto. Sono stati fatti, nella sostanza, dei passi importanti, ma molti altri ne restano da fare. Quindi, per noi della Lega Nord Padania è importante che non ci si fermi a quanto ottenuto finora, ma che si continui su questa strada. Restano ancora tante questioni aperte che possono e devono trovare una loro risposta all'interno di quest'Aula, all'interno dei nostri bilanci, perché possono portare beneficio, giovamento alle casse pubbliche, inteso come risparmio dei soldi dei cittadini, e magari un minor peso a livello di tassazione complessiva che grava proprio sulle tasche dei cittadini. Un esempio, che attiene a ciò che ci tocca direttamente, è proprio quello di impegnarci a rivedere già dal prossimo anno i contributi per i gruppi parlamentari, uniformandoli e rendendoli proporzionalmente omogenei, cercando però di arrivare all'obiettivo di ridurre l'importo complessivo della voce posta a bilancio di almeno un 20 per cento. Considerando bene i dati, secondo noi è possibile raggiungere questo obiettivo, perché è vero che oggi c'è un sistema che premia maggiormente, per quanto riguarda i contributi assegnati, i gruppi più numerosi e penalizza i gruppi più piccoli, ma forse un riequilibrio delle risorse assegnate e una revisione di questo sistema adottato nella passata legislatura dal Presidente Bertinotti potrebbe portare a qualche beneficio economico sensibile, e quindi visibile all'interno dei nostri documenti di bilancio. Questo è un suggerimento, ma dovremo lavorare ancora parecchio, anche se, lo ripeto, la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta: è la strada del contenimento delle spese, dell'utilizzo responsabile delle risorse. Noi della Lega, a tutti i livelli, a livello amministrativo locale, ma anche a livello centrale, esigiamo che vi sia rispetto per i soldi dei cittadini, per le tasse pagate dal contribuente; quindi crediamo che, a fronte del sacrificio del pagamento delle imposte che viene chiesto al cittadino, ci debbano essere dei risultati, si debbano dare delle risposte sul piano delle modalità con cui vengono impegnati questi soldi. Riteniamo dunque che occorrano azioni concrete, visibili, tangibili, perché questo è quello che il cittadino vuole vedere: non gli sprechi che, purtroppo, magari ci sono in altre amministrazioni, che c'erano anche alla Camera e che forse ancora oggi sono individuabili sotto alcuni aspetti. Noi ci siamo tutti impegnati a combattere tali sprechi perché vogliamo dare la dimostrazione che si può amministrare un'istituzione complessa come questa in modo virtuoso, avendo appunto rispetto delle risorse dei cittadini, e della fatica che gli stessi sopportano per pagare queste tasse. Il nostro gruppo potrebbe fermarsi qui, come fanno tanti altri, potrebbe rimettersi alle dichiarazioni svolte nella discussione sulle linee generali e naturalmente rivolgere anche i doverosi ringraziamenti, oltre che al Collegio dei questori, anche a tutto il personale che collabora con noi, in modo particolare a coloro che svolgono il loro ruolo con competenza, con abnegazione, con passione. Ma non ci fermiamo qui perché vogliamo sottolineare un fatto. Colleghi, in questi giorni, l'oggetto del contendere più importante all'interno delle nostre discussioni, diciamo così, è stata la questione dei cosiddetti Palazzi Marini: è una storia complicata, una storia complessa. Io allora, quando si decise di prendere in affitto questi Palazzi alla fine degli anni Novanta, ero vicepresidente del gruppo della Lega e ricordo le battaglie che fece il nostro gruppo sul bilancio di previsione per il 2000. Il nostro gruppo votò addirittura contro l'approvazione del bilancio di previsione del 2000 di questa Camera, e fu l'unico gruppo a compiere questo tipo di scelta, giustificando tale atteggiamento proprio per quanto stava accadendo relativamente al contratto di acquisizione, o meglio di affitto dei Palazzi Marini, che era legato all'acquisizione da parte della società Milano 90, da soggetti terzi, di quegli immobili. Ho riletto il resoconto stenografico della seduta di lunedì 9 ottobre 2000, le dichiarazioni del nostro capogruppo e di tanti altri componenti del nostro gruppo che non erano, secondo me, dei veggenti, erano semplicemente delle persone di buon senso e avevano delineato, dieci anni fa, quello che oggi i colleghi radicali denunciano in quest'Aula. Avevano sottolineato i limiti di quell'operazione e avevano messo tutti sull'attenti circa le possibili ricadute economiche negative per le casse della Camera dei deputati e, quindi, per le tasche di tutti i cittadini. Non vorrei rileggere quanto affermarono allora il nostro capogruppo e altri colleghi che effettivamente tracciarono il futuro in merito a quanto abbiamo visto poi materializzarsi in questi anni. Vorrei, però, che questa testimonianza rimanga agli atti di questa seduta, per dimostrare che, quando si compiono valutazioni con raziocinio e con il criterio del buon amministratore, quando si fa una previsione anche di lungo periodo, ma che è facile individuare nel suo divenire - perché effettivamente le scelte che stanno alla base non possono che portare ad ottenere risultati di cui sicuramente non ci si può vantare -, allora è giusto ricordare che quel movimento politico, la Lega Nord Padania, già allora - e a maggior ragione lo fa oggi -, chiedeva rispetto per l'utilizzo delle risorse dei cittadini e denunciava questo spreco. Oggi la Lega non può che condividere la scelta compiuta dall'Ufficio di Presidenza, su proposta del Collegio dei questori, di rescindere il contratto su palazzo Marini 1 e, quindi, di non rinnovare il contratto a partire dal 2012 e di rivedere anche le altre posizioni: con i presidenti di gruppo, in seguito, si deciderà la soluzione migliore per tutti i colleghi deputati, ma sicuramente la soluzione che non possiamo accettare è quella di regalare i soldi dei cittadini, perché questi, ripeto, meritano rispetto quando vengono spesi .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, come abbiamo avuto modo di rappresentare nel corso della discussione sulle linee generali svoltasi ieri e dopo avere apprezzato la relazione del questore Colucci e la replica dell'onorevole Albonetti e dopo avere esaminato anche gli ordini del giorno, per i quali ha fornito i pareri il questore Mazzocchi, esprimiamo un ringraziamento nei confronti dei tre questori: il Collegio sta dando continuità ad un'azione anche in ordine agli aspetti amministrativi e di bilancio di questo ramo del Parlamento, che stanno permettendo di conseguire importanti risultati. Li ringraziamo anche perché, a nostro modo di vedere, questo bilancio contiene fermi due indirizzi fondamentali: anzitutto, quello di corrispondere alle sollecitazioni che provengono, ancor più in un momento di crisi economica, dalla società e dai cittadini, relativamente al forte contenimento dei costi della politica, al quale tutte le amministrazioni dello Stato - anche quelle dotate di propria autonomia costituzionale, come la Camera dei deputati - è giusto che corrispondano. Il secondo indirizzo, che però non è disgiunto dall'altro (ossia quello in merito alla ricerca delle migliori soluzioni per ottenere forti risparmi e per diminuire i costi della politica e del funzionamento delle istituzioni), riguarda la consapevolezza di dover preservare alla nostra, come alle altre alte istituzioni della Repubblica dotate di propria autonomia, il profilo di organismi costituzionalmente dotati di quella garanzia di indipendenza dai poteri e dalle spinte che agiscono al di fuori delle istituzioni stesse. Questo è un modo concreto, anche quando discutiamo di bilancio, di corrispondere alla norma costituzionale e di assicurare anche al nostro ramo del Parlamento di essere scevro da interessi specifici e settoriali e di perseguire l'interesse generale. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è proprio anche con questa certezza che esprimiamo un giudizio positivo in merito al conto consuntivo e ci apprestiamo a votare sia il conto consuntivo sia il progetto di bilancio per l'anno 2010, esprimendo un voto favorevole. Nel merito, innanzitutto, vorrei osservare che questa Camera è la sola istituzione dotata di autonomia che è stata in grado, in questi quattro anni, di ottenere più di 300 milioni di euro di risparmio per le casse pubbliche e per il bilancio dello Stato. Si tratta, naturalmente, di risparmio che evita alle tasche dei cittadini di far fronte a spese che, diversamente, possono essere impiegate. Ciò, tuttavia, è stato fatto, naturalmente, in presenza di costi fissi e di spese incomprimibili. Non tutte le spese per il funzionamento degli organi costituzionali ed anche di questa Camera possono, infatti, essere compresse, ridotte o azzerate. Occorre, pertanto, un lavoro continuo, un'attenzione continua anche al modo di lavorare della Camera. Credo che i risultati siano stati ottenuti sia attraverso una precisa azione che riguarda le voci di spesa attinenti ai deputati, sia attraverso un'attenzione alle voci di spesa attinenti al personale e ai collaboratori interni alla struttura della Camera. Vorrei ricordare che la voce di spesa relativa ai deputati è la principale fonte della riduzione della spesa ottenuta perché, già dal 2006, l'indennità dei parlamentari è stata ridotta del 10 per cento. Successivamente questa Camera ha autonomamente deciso di congelare quella decisione, pertanto non ha recuperato quel 10 per cento e ha proseguito nell'indirizzo di congelamento ulteriore per i successivi cinque anni - cioè fino al 2011 - e mi pare che sia in previsione anche per il 2012 e il 2013 di mantenere ferma l'indennità dei parlamentari. Credo che questa decisione debba essere valorizzata, perché significa aver prodotto nell'arco di cinque anni una riduzione del 20 per cento del valore dell'indennità parlamentare. Questo è un contributo dovuto e quindi lo facciamo con senso di responsabilità, senza alzare la bandierina e dire: «l'abbiamo fatto, ecco siamo bravi»; non è così, anzi oggi decidiamo qualcosa di più, ossia di incidere, oltre che sulla voce «indennità,» su altre voci che riguardano i servizi resi e i rimborsi per i servizi, che ai parlamentari sono resi per l'espletamento del loro mandato e delle loro prerogative. Pertanto, esprimiamo un voto favorevole su un indirizzo che ancora non è computato in bilancio ma che credo potrà essere computato in bilancio dopo la decisione, che apprezziamo dell'Ufficio di Presidenza della Camera, su proposta del Collegio dei Questori, di una riduzione di ulteriori 1.000 euro, 500 sulla voce diaria e 500 sulla voce che riguarda il fondo rapporto eletti/elettori, che viene dato ai singoli deputati attraverso i gruppi per mantenere questo rapporto nei propri collegi e nell'attività quotidiana di rapporto con i cittadini. Queste due voci che vengono ridotte, a nostro modo di vedere, sono il primo passo verso un'ulteriore razionalizzazione che consentirà, da una parte, come abbiamo chiesto in un ordine del giorno che è stato accolto - ringraziamo il Collegio dei Questori per averlo fatto - di valorizzare il lavoro parlamentare - e soprattutto la sua attività legislativa - proprio nel momento in cui viene attaccata anche da altri organi costituzionali e da altri poteri dello Stato. Nel momento in cui si svolge questo attacco alla capacità autonoma di legislazione del singolo deputato e dell'insieme di questa istituzione è giusto che noi, intervenendo attraverso un'azione di riduzione della diaria, pensiamo a come poter utilizzare quella risorsa per valorizzare, fino in fondo, il lavoro delle Commissioni e la presenza dei deputati - anche attraverso un sistema premiale - non solo in Aula, ma anche nelle Commissioni. Questo è un punto importante. È stato accolto questo ordine del giorno e questo è un motivo in più per votare a favore di questa proposta di bilancio. Parimenti è importante precisare che il fondo rapporto eletti/elettori non deve essere considerato alla stregua del fondo per i cosiddetti portaborse, che è peraltro una parola un po' dispregiativa, che andrebbe eliminata dal nostro vocabolario, perché si tratta di collaboratori, di assistenti dei parlamentari, che svolgono spesso un lavoro di segreteria per i medesimi. Ebbene, allora è importante utilizzare una parte di quel fondo non tanto per definire i rapporti contrattuali, che vanno definiti in norma, attraverso la legge se è necessario, ma per aiutare a regolarizzare, premiando coloro che lo fanno nel momento in cui realizzano un rapporto di lavoro con i propri collaboratori. Questo è un altro punto importante che viene accolto e di cui ringraziamo il Collegio dei questori. Poi c'è la disponibilità data dai lavoratori. È un altro punto importante. I dipendenti della Camera da due anni hanno dato la propria disponibilità, concordando passaggi importanti per quanto riguarda sia il proprio sistema pensionistico, sia il . Sappiamo che c'è stata una riduzione ed un blocco del Sappiamo che una serie di funzioni è passata ad altri incarichi. Sappiamo che c'è stata una disponibilità interna alla struttura che ha consentito e consentirà di avere ulteriori risparmi. Di questo ringraziamo anche - concludo, signor Presidente - il Segretario generale, i vicesegretari generali, tutta la struttura della Camera, il Servizio Assemblea. Ringraziamo tutti gli addetti, sino agli addetti tecnici, perché con la loro collaborazione è possibile tenere in vita una grande attività di un'istituzione che continua ad esercitare un ruolo importante non solo costituzionale, ma anche reale all'interno del Paese, nell'equilibrio dei rapporti di forza tra le diverse istituzioni. Anche questo è uno dei motivi per i quali noi voteremo a favore di questo bilancio
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, aderisco al suo caldo ed amichevole invito ad essere breve. Devo dire che la cosa mi è molto facilitata perché la posizione del Popolo della Libertà rispetto a questi due provvedimenti è stata in modo molto serio e approfondito illustrata ieri dal collega Baldelli. Ci sono tre semplici questioni. Noi siamo d'accordo - e bene ha fatto il Collegio dei questori - con la rescissione del contratto con Milano 90; però, l'interrogativo che aleggia - lo dico anche agli amici radicali - è un interrogativo che rimane, al quale i questori dovranno rispondere in un lasso di tempo sufficientemente breve. Non è immaginabile che in questa Camera ci siano deputati che per una serie di condizioni - chi è al Governo, chi è nell'Ufficio di Presidenza, chi è presidente di Commissione - abbiano l'ufficio e deputati che non abbiano l'ufficio. Ricordo, non perché fossi deputato, ma perché frequentavo questo palazzo in un'altra posizione, quando non c'erano gli uffici dei deputati e ci si aggirava in modo incredibile in transatlantico e nei corridoi. Il problema va assolutamente risolto. Dica il Demanio - ho visto la lettera, che mi pare molto seria - se ci sono immobili in questa zona che possano essere utilizzati dalla Camera e non all'Eur, perché se si pensa di prendere gli uffici dei deputati all'Eur, tanto vale risparmiare le spese. La cosa mi sembrerebbe molto opportuna. La seconda questione riguarda la situazione patrimoniale dei deputati. Qui lo voglio dire con grande chiarezza: il deputato che vuole che venga pubblicata la sua situazione patrimoniale, a nostro giudizio, deve farne richiesta. Non può essere una sorta di automatismo. L'ultima questione - perché ovviamente il ringraziamento a tutti i dirigenti della Camera, dal Segretario generale ai funzionari, credo che debba essere dato per scontato - è stata giustamente affrontata nella sua dichiarazione di voto anche dall'onorevole Lusetti. Devo registrare - e questo va al merito dei Presidenti della Camera, dal Presidente Casini al Presidente Bertinotti, al Presidente Fini - che ormai sono 10-11 anni che i conti di questa Camera tendono a non espandersi, anzi a comprimersi, e questo credo sia il prodotto di un proficuo lavoro svolto dal Collegio dei questori. Ho però sentito in questo dibattito una serie di questioni demagogiche: Italia dei Valori propone l'abolizione del vitalizio; qualcun altro propone l'abolizione della barberia. Non è che faccia la difesa dei barbieri perché mi chiamo Barbieri di cognome; è sufficiente, infatti, che si vada a vedere quanto si spende fuori di qui e quanto si spende nella barberia della Camera per rendersi conto che la barberia della Camera è più cara dei barbieri che si trovano qui intorno. Ma se cominciamo con la demagogia non finiamo più. Attenzione, perché quando si afferma il criterio per cui bisogna ascoltare l'opinione pubblica, si tratta di un criterio pericolosissimo, perché l'opinione pubblica non è mossa da principi di equità e di giustizia, è mossa spesso da questioni che derivano più dalla pancia che non dall'intelletto. Allora, voglio chiudere esprimendo una considerazione. Sono fra coloro che hanno letto - lo dico in riferimento alla posizione del Centro studi della Confindustria - il libro di Stella e di Rizzo sulla casta. Mi sarei però aspettato che due valenti giornalisti come Stella e Rizzo scrivessero un altro libro su quei presidenti e amministratori delegati di società che, fra e società di portano a casa cifre rispetto alle quali la nostra indennità è una roba da miseria. Affido al Collegio dei questori anche questa riflessione .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, devo dire che mi ha molto meravigliato l'intervento dell'onorevole Stucchi quando ci ha raccontato che la Lega si è opposta all'acquisizione dei Palazzi Marini, perché mi chiedo se la Lega per caso in questi anni abbia fatto o meno parte dell'Ufficio di Presidenza. Mi chiedo se la Lega abbia avuto dei questori che hanno fatto parte dell'Ufficio di Presidenza di questa Camera. Mi chiedo se la Lega abbia fatto richiesta di accesso agli atti e abbia letto i contratti che questa amministrazione della Camera ha stipulato con la società Milano 90, e mi chiedo perché in tutti questi anni abbia accettato il fatto che la Camera si sia legata mani e piedi a questa società, rinunciando alla possibilità di rescindere il contratto. Mi chiedo dove stavano quelli di «Roma ladrona». Detto questo, spiegherò i motivi per cui noi Radicali, per il secondo anno consecutivo, ci asteniamo su questo bilancio. Perché noi crediamo - certo - che alcuni passi avanti siano stati fatti (basti pensare all'anagrafe patrimoniale dei deputati, in generale all'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati, e all'anagrafe pubblica di questa istituzione), ma c'è ancora molta strada da fare. Voglio ricordare che questa strada è iniziata con il nostro collega D'Elia, che faceva parte dell'Ufficio di Presidenza e che già aveva indicato questo cammino. C'è ancora molta strada da fare per la trasparenza, per il controllo dei conti di questa Camera, che non sono sottoposti ad alcun controllo, mentre tutte le amministrazioni pubbliche (la legge è di Tremonti) sono sottoposte a questi controlli. Perché noi dobbiamo essere diversi? C'è ancora molta strada da fare. Ringrazio ancora il questore Mazzocchi per l'attenzione che ha prestato a tutti gli ordini del giorno. La strada da fare è ancora molta, e noi lavoreremo perché si possa migliorare .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul Doc. VIII, n. 5, di cui si è testé concluso l'esame. Dichiaro aperta la votazione.
. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.