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Giovedì 30 Settembre 2010 ore 09:30
Seduta di assemblea numero 376 della XVI legislatura
Resoconto stenografico
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Seduta di assemblea numero 376 della XVI legislatura del 30/09/2010
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza (Modifica nella composizione)
- Disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 125 del2010: Misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria - (A.C. 3725) (Seguito della discussione ed approvazione)
- S. 2323 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria. Proroga del termine di esercizio della delega legislativa in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di amministrazioni pubbliche (Approvato dal Senato). (C. 3725) (FAS)
- Saluto del Presidente
- Ripresa discussione - A.C. 3725
- Saluto del Presidente
- Ripresa discussione - A.C. 3725
- S. 2323 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria. Proroga del termine di esercizio della delega legislativa in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di amministrazioni pubbliche (Approvato dal Senato). (C. 3725) (FAS)
- Preavviso di votazioni elettroniche.
- Ripresa discussione - A.C. 3725
- S. 2323 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria. Proroga del termine di esercizio della delega legislativa in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di amministrazioni pubbliche (Approvato dal Senato). (C. 3725) (FAS)
- Sull'ordine dei lavori
- presidente LEONE Antonio
- D'IPPOLITO VITALE Ida (PdL)
- Vice Presidente BINDI ROSY
- FIANO Emanuele (PD)
- Vice Presidente BINDI ROSY
- NIRENSTEIN Fiamma (PdL)
- BARBARESCHI Luca Giorgio (FLI)
- CASTELLANI Carla (PdL)
- Vice Presidente BINDI ROSY
- LEHNER Giancarlo (PdL)
- ADORNATO Ferdinando (UdC)
- MOFFA Silvano (FLI)
- LA MALFA Giorgio (Misto-RAAdC)
- COLOMBO Furio (PD)
- Vice Presidente BINDI ROSY
- PISICCHIO Pino (Misto-ApI)
- ASCIERTO Filippo (PdL)
- Saluto del Presidente
- Ripresa discussione - A.C. 3725
- S. 2323 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria. Proroga del termine di esercizio della delega legislativa in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di amministrazioni pubbliche (Approvato dal Senato). (C. 3725) (FAS)
- Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3725
- Esame emendamento - A.C. 3725
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 3725
- Votazione Emendamenti - A.C. 3725
- Esame emendamento - A.C. 3725
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 3725
- Votazione Emendamento - A.C. 3725
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 3725
- Votazione Emendamenti - A.C. 3725
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 3725
- Votazione Emendamento - A.C. 3725
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 3725
- Votazione Emendamenti - A.C. 3725
- Dichiarazioni di voto emendamento - A.C. 3725
- Votazione Emendamenti - A.C. 3725
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 3725
- Votazione Emendamenti - A.C. 3725
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 3725
- Votazione Emendamenti - A.C. 3725
- Dichiarazione di voto emendamento - A.C. 3725
- Votazione Emendamenti - A.C. 3725
- Comunicazione - A.C. 3725
- Esame ordini del giorno - A.C. 3725
- presidente BINDI Rosy
- Sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti GIACHINO Bartolomeo
- Vice Presidente BINDI ROSY
- SARDELLI Luciano Mario (Misto-Noi Sud LA-PLI)
- Vice Presidente BINDI ROSY
- DI BIAGIO Aldo (FLI)
- Vice Presidente BINDI ROSY
- Deputato PISO VINCENZO (IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Vice Presidente BINDI ROSY
- BARBARO Claudio (FLI)
- PISO Vincenzo (PdL)
- Vice Presidente BINDI ROSY
- PROIETTI COSIMI Francesco (FLI)
- presidente BINDI Rosy
- MONAI Carlo (IdV)
- Vice Presidente BINDI ROSY
- Sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti GIACHINO Bartolomeo
- Vice Presidente BINDI ROSY
- Deputato MONAI CARLO (ITALIA DEI VALORI)
- Vice Presidente BINDI ROSY
- BORGHESI Antonio (IdV)
- Sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti GIACHINO Bartolomeo
- Vice Presidente BINDI ROSY
- DI STANISLAO Augusto (IdV)
- Sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti GIACHINO BARTOLOMEO
- Vice Presidente BINDI ROSY
- GASBARRA Enrico (PD)
- Sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti GIACHINO Bartolomeo
- GIACHETTI Roberto (PD)
- Vice Presidente BINDI ROSY
- GASBARRA Enrico (PD)
- RAO Roberto (UdC)
- QUARTIANI Erminio Angelo (PD)
- Votazione O.d.g. - A.C. 3725
- Esame ordini del giorno - A.C. 3725
- Votazione O.d.g. - A.C. 3725
- Esame ordini del giorno - A.C. 3725
- Votazione O.d.g. - A.C. 3725
- Esame ordini del giorno - A.C. 3725
- Votazione O.d.g. - A.C. 3725
- Esame ordini del giorno - A.C. 3725
- Votazione O.d.g. - A.C. 3725
- Esame ordini del giorno - A.C. 3725
- Votazione O.d.g. - A.C. 3725
- Esame ordini del giorno - A.C. 3725
- Votazione O.d.g. - A.C. 3725
- Esame ordini del giorno - A.C. 3725
- Votazione O.d.g. - A.C. 3725
- Esame ordini del giorno - A.C. 3725
- Votazione O.d.g. - A.C. 3725
- Esame ordini del giorno - A.C. 3725
- Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3725
- Votazione finale ed approvazione - A.C. 3725
- S. 2323 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria. Proroga del termine di esercizio della delega legislativa in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di amministrazioni pubbliche (Approvato dal Senato). (C. 3725) (FAS)
- Sull'ordine dei lavori
- Comunicazione
- La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15,05
- Interrogazioni a risposta immediata (Svolgimento)
- Interventi in relazione alla crisi che ha interessato il Teatro Carlo Felice di Genova - n. 3-01254
- Orientamenti in merito all'emanazione del decreto ministeriale sui protocolli tecnici operativi relativi ad alcune colture geneticamente modificate - n. 3-01255
- Iniziative per un processo di normalizzazione nel settore del ciclo dei rifiuti in Campania, anche attraverso l'attivazione di un tavolo di confronto tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti - n. 3-01249
- Problematiche riguardanti il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri) - n. 3-01250
- Iniziative per ripristinare la regolarità del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, anche alla luce di recenti dichiarazioni del sottosegretario Bertolaso - n. 3-01251
- Orientamenti del Governo in merito all'emergenza rifiuti a Napoli e provincia, anche in relazione al mancato funzionamento del ciclo ordinario dei rifiuti e alla prospettiva del contestuale esaurimento delle discariche nei prossimi mesi - n. 3-01252
- Iniziative per il controllo e il monitoraggio dell'impiego delle risorse statali destinate ai parchi nazionali e alle aree protette - n. 3-01253
- La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,15
- Missioni (Alla ripresa pomeridiana)
- Interpellanze urgenti (Svolgimento)
- Iniziative in materia di politiche migratorie, alla luce delle recenti misure annunciate dal Governo francese in materia - n. 2-00829
- Misure per sostenere e rilanciare il settore ovicaprino con particolare riferimento alle iniziative intraprese in ambito comunitario - n. 2-00826
- Iniziative a tutela del personale del Corpo forestale dello Stato assunto con contratto di diritto privato - n. 2-00832
- Ritiro dell'interpellanza urgente Libè n. 2-00834
- Rinvio dell'interpellanza urgente Gidoni n. 2-00798
- Iniziative in merito alla recente vicenda che ha interessato il canale satellitare Italiani nel mondo channel - n. 2-00821
- Calendario dei lavori dell'Assemblea (ottobre 2010) e programma dei lavori (novembre-dicembre 2010)
- Ordine del giorno della prossima seduta
, legge il processo verbale della seduta di ieri.
. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Barbieri, Berlusconi, Bocchino, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Castagnetti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Giro, Jannone, La Russa, Lo Monte, Lombardo, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Antonio Martino, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Nucara, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna. Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna.
. Comunico che il Presidente della Camera in data di ieri ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza il deputato Alessandro Pagano, in sostituzione della deputata Carla Castellani, dimissionaria.
. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato al Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria. Proroga del termine di esercizio della delega legislativa in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di amministrazioni pubbliche. Ricordo che nella seduta del 28 settembre 2010 si è svolta la discussione sulle linee generali e hanno avuto inizio gli interventi sul complesso degli emendamenti.
. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, il Governo Berlusconi ama definirsi in due modi, per due caratteristiche peculiari che si autoattribuisce: Governo del fare e Governo che non mette le mani nelle tasche degli italiani. Anche questo dibattito offre l'ennesima occasione per dimostrare che non siete né l'uno né l'altro. Non fate - come vi ha peraltro ricordato da poco la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia - e mettete violentemente le mani nelle tasche degli italiani. Avete deciso di aumentare i pedaggi, di incrementarne il peso e di istituirli in tronchi stradali sin qui esenti da tariffa, e perché tutto questo? Perché avete azzerato le poste finanziarie sin qui destinate all'ANAS per la manutenzione della rete di propria competenza, e prevedete di compensare ciò, almeno parzialmente, attraverso i pedaggi. Nel bilancio 2008, infatti, ed anche in quello 2009, erano previsti 1,5 miliardi di euro a favore dell'ANAS per la gestione ordinaria e per la manutenzione dei tronchi stradali. Queste cifre sono scomparse per quest'anno e per gli anni a venire. L'ANAS dovrebbe quindi far fronte al suddetto fabbisogno attraverso i pedaggi, che secondo le vostre stime dovrebbero fruttare 315 milioni di euro l'anno, e dunque in ogni caso molto meno delle somme distratte. Quel che è singolare è che nel frattempo stanziate una cifra molto alta e molto simile a quella sottratta all'ANAS, cioè 1,3 miliardi di euro al ponte sullo Stretto, peraltro - al contrario di quanto sostenuto ieri dal Presidente del Consiglio, Berlusconi - certamente opera non prioritaria per il Mezzogiorno e per il Paese; ce ne sono molte altre che andrebbero fatte, a partire dalla messa in sicurezza rispetto al dissesto idrogeologico, alle reti idriche, e così via. Dunque si può ben dire che, di fatto, con i pedaggi i cittadini stanno finanziando il ponte: operazione legittima, purché sia chiara, netta e spiegata per quello che è agli italiani. Ogni cittadino che paga un euro di pedaggio a Milano deve sapere che lo sta pagando perché dei soldi sono stati tolti all'ANAS e destinati al ponte sullo Stretto. Ma ci sono altri aspetti da considerare. Due giorni fa, in audizione presso la Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, il presidente dell'ANAS - il dottor Pietro Ciucci - ci ha presentato con orgoglio il bando di gara - peraltro già pubblicato il 13 settembre - per la fornitura e messa in opera di un innovativo sistema di pedaggiamento senza barriere, appunto connesso al decreto di cui stiamo discutendo in questi giorni. L'importo a base di gara è di ben 150 milioni di euro, che comprende la gestione per 24 mesi, oltre i quali si avrà la possibilità di prolungare il contratto, con evidenti ulteriori costi negli anni a seguire. Dunque, per l'anno prossimo avremo una spesa certa di 150 milioni di euro, per un ricavo incerto fino a verifica finale di 315 milioni di euro. Siamo sicuri che ne valga la pena? Sicuri di aver fatto bene i conti? O non c'è il rischio che questa decisione porterà frutti ad un solo soggetto e, cioè, all'impresa che vincerà l'appalto? Sono molto curioso di vedere quale sarà. Inoltre, gli incrementi dei pedaggi, secondo le vostre intenzioni, saranno tanto maggiori laddove maggiori sono i costi di manutenzione e gestione. Essi, ovviamente, aumentano proporzionalmente al traffico, che dipende, soprattutto, dall'utilizzo da parte dei lavoratori pendolari, costretti a spostarsi quotidianamente per raggiungere il posto di lavoro. Di conseguenza, le tariffe saranno più alte proprio in quei tratti con esiti, ovviamente, negativi per i cittadini e per i lavoratori. Vi è un altro aspetto paradossale in questa vicenda: l'Unione europea sta esaminando una direttiva proprio sui temi del pedaggiamento e delle tariffe stradali. Sarebbe stato, dunque, ben più opportuno attenderne l'emanazione, prima di cambiare le regole in Italia. È ovvio che c'è il rischio di dover nuovamente mutare tutto, magari anche la fornitura, che ora è in fase di appalto. E poi - diciamolo chiaramente -, con questo decreto-legge il Governo mette pesantemente le mani nelle tasche degli italiani ed, infatti, a pressione fiscale diretta invariata, si aumenta il costo dei servizi e delle tariffe, sicché il cittadino deve sommare al peso delle tasse, rimasto immutato, quello di un servizio indispensabile ed irrinunciabile dovuto alla necessità di spostamento che, soprattutto se connessa al lavoro, è un diritto primario dei cittadini. Si pensi ai lavoratori pendolari costretti a pagare più volte al giorno per andare a lavorare. Sarà soggetta a pedaggio anche la Salerno-Reggio Calabria e verrebbe da dire che al danno si aggiunge la beffa. Ieri, il Presidente Berlusconi, tra le altre facezie, mentendo sapendo di mentire, ha sostenuto che i ritardi sulla Salerno-Reggio Calabria sono dovuti ai Governi di centrosinistra. Ci vuole un bel coraggio. Dal 2001 al 2010 avete governato per otto anni e la Salerno-Reggio Calabria è ancora un grande cantiere che costringe a tempi di percorrenza enormi. E nel DPEF del 2001 vi impegnavate a completarli entro il 2006, parole vostre, parole di un Governo vostro. Per di più, paradossalmente nelle stesse ore in cui il Presidente Berlusconi prometteva nuovo impulso alla realizzazione della Salerno-Reggio Calabria, in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, veniva discussa ed approvata, con il voto della maggioranza, la delibera CIPE di fine dello scorso anno che tagliava i fondi alla Salerno-Reggio Calabria e alla statale Ionica, citata ieri dal Presidente del Consiglio. Penso al tratto piccolissimo che va da Buonabitacolo a Lauria sud, in territorio lucano. Si percorre ormai quasi integralmente a corsia unica da mesi, con disagi inauditi. Avreste intenzione anche di istituire pedaggi in quei tronchi? Volete davvero la ribellione dei cittadini, far pagare non i servizi, ma i disservizi. Così come, per rimanere nella mia regione, avete intenzione di istituire il pedaggio sul raccordo autostradale Sicignano-Potenza, tronco che attraversa un'area interna e svantaggiata, peraltro con densità di traffico minima, e lungo il quale, da circa tre anni, non viene ripristinata la funzionalità piena di un ponte presso Picerno, ancora percorso a corsia unica. Ciò porterà pochi soldi nelle casse dello Stato e graverà pesantemente sui cittadini, il tutto in una regione, la Basilicata, che sconta un incredibile deficit infrastrutturale, come dimostrato, nei giorni scorsi, da uno studio dell'Istituto Tagliacarne ed un rispetto alle altre aree del Paese, che, in questo decennio di applicazione della legge obiettivo, è aumentato anziché diminuire. La legge obiettivo del 2001: sapete in questo decennio quanti soldi sono stati investiti per infrastrutture stradali in Lucania, al netto del piccolo tratto della Salerno-Reggio Calabria? La risposta è semplice, non bisogna fare conti complessi: zero euro. Nemmeno un euro il Governo e l'ANAS, suo braccio operativo, hanno speso in Basilicata. Zero euro per la Potenza-Salerno-Bari, zero per la Murgia-Pollino, zero sulla Lauria-Candela, nonostante l'intenzione della regione di cofinanziare le opere. Zero sulla Tito-Brienza. E potrei continuare nell'elenco di opere previste dalla legge obiettivo, inserite negli accordi di programma con il Governo, i cui progetti giacciono nei cassetti di ANAS senza che per nessuna di esse siano iniziate o stiano per iniziare, non dico i lavori, ma neanche le procedure amministrative. Ecco il Governo del fare, un Governo che, al contrario, non fa, non ha una seria politica infrastrutturale, non investe concretamente in opere pubbliche, soprattutto al sud. In cambio, però, si appresta a far pagare i pedaggi. È un paradosso, appunto. Il Partito Democratico ha chiesto di sbloccare una miriade di opere piccole e medie sull'intero territorio nazionale, per lo più gestite dai comuni, anche superando il Patto di stabilità. Invece niente, niente di tutto questo. Si continua a utilizzare il ponte sullo Stretto come uno specchio per le allodole, facendo finta di fare. Invece, non si fa né si opera, ma si lascia che l'economia del settore edile, pilastro di ogni tentativo di uscire dalle sabbie mobili recessive, muoia. Niente di tutto questo. In cambio i pedaggi, prima introdotti con il decreto legge n. 78 del 2010 e adesso con il decreto-legge n. 125 del 2010, di cui stiamo discutendo oggi. Inoltre, è meglio non parlare dei contenziosi amministrativi a cui il vostro modo di legiferare dà luogo. Poiché stiamo parlando di ANAS l'occasione è troppo ghiotta per non fare cenno ad un atto legislativo in discussione presso la VIII Commissione che vale, da solo e più di ogni altro ragionamento o discorso, ad evidenziare qual è la vera natura del federalismo che la Lega e questo Governo desiderano imporre al Paese. Si tratta del disegno di legge, a prima firma dell'onorevole Reguzzoni (dunque non uno qualsiasi, ma il presidente del gruppo dei deputati della Lega), che prevede la regionalizzazione dell'ANAS. La proposta stabilisce che le azioni dell'ANAS siano distribuite fra le varie regioni che diventerebbero, dunque, gli azionisti in proporzione al numero dei veicoli immatricolati al 2002. Gli uffici della Camera, come sempre bravi ed efficienti, hanno fatto un po' di conti. Ne verrebbe fuori un assetto societario per il quale il 51 per cento di ANAS sarebbe suddiviso tra quattro regioni che sarebbero, non casualmente, Lombardia, Veneto, Piemonte, oltre che il Lazio. Ancora non casualmente all'intero Mezzogiorno sarebbero assegnate solo il 15 per cento delle azioni. Sin qui è già evidente la insostenibilità della proposta. Ma vi sono ulteriori risvolti paradossali, quasi comici. Ad esempio, l'ANAS partecipa ad altre società, tra cui quella per la costruzione del ponte sullo Stretto, di cui detiene il 95 per cento. La conseguenza della proposta di legge porterebbe la Lombardia a possedere il 16 per cento delle azioni della società che dovrebbe realizzare il ponte sullo Stretto e Calabria e Sicilia insieme solo il 7 per cento. Ora sul ponte è legittimo avere idee diverse, ma quello che è insostenibile è ritenere che nella società che dovrebbe realizzarlo e gestirlo la Lombardia conti il doppio di Calabria e Sicilia. Ecco, non solo questa maggioranza non fa, ma quando fa, fa molto male. Abbiamo, dunque, presentato emendamenti correttivi, che consentirebbero di migliorare il testo del decreto-legge nell'esclusivo interesse dei cittadini. Purtroppo, non confidiamo che ce lo consentiate. Questo Governo solo a parole e in maniera ipocrita, come abbiamo sentito dalle parole delle stesso Berlusconi, ha a cuore il ruolo dei Parlamento. Nei fatti ne fa quotidianamente strame .
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, torniamo a discutere della vicenda Tirrenia-Siremar. Sono passati quasi due anni dall'inizio delle operazioni di dismissione, ma siamo ancora nell'incertezza assoluta. Continuano a persistere incognite, contraddizioni ed equivoci e questo anche perché ancora oggi né l'amministratore straordinario, né Fintecna, né il Ministro dell'economia e delle finanze o quello delle infrastrutture e dei trasporti hanno fatto chiarezza su ciò che è successo lungo il percorso e, per ultimo, ad agosto. Allo stesso modo, non sono stati chiariti i perché della conclusione negativa di una procedura di grande rilevanza che si è conclusa nel nulla, dopo che vi erano state manifestazioni di interesse da parte di circa 18 società, che poi erano a scese a 12 e, infine, ad una sola. Eppure, in quest'Aula, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti aveva dato ampie rassicurazioni e garanzie. Inoltre, aveva detto: «Siamo nella strada giusta, non ci sarà un . Avremo la possibilità di privatizzare la Tirrenia e daremo una risposta innanzitutto ai cittadini e ai lavoratori». Su che cosa confidava il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti? Quali verifiche aveva compiuto, visto che poi l'esito della conclusione è stato infausto?
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, con il decreto-legge n. 125 del 5 agosto 2010, in via di conversione, il Governo ritorna sulla scelta politica già assunta in occasione del decreto-legge n. 78 del 31 maggio 2010, quella del tentativo di stabilizzare e di mettere in sicurezza i conti pubblici, sul meccanismo di incremento generalizzato e indistinto dei pedaggi su una parte significativa della rete autostradale e stradale nazionale. Già in precedenza, con il decreto-legge n. 78 del 2010, il Governo si era mosso in una duplice direzione. Da un lato, aveva previsto un meccanismo per determinare il pedaggiamento di tutta una serie di tratte stradali e autostradali in concessione di rete ANAS a partire dalla fine del 2011, dall'altro lato, con l'articolo 15, comma 2, aveva invece voluto introdurre immediatamente, con effetto dal 1o luglio, una maggiorazione tariffaria forfetaria senza alcuna ragionevole istruttoria e motivazione per una serie di tratti autostradali che sono stati identificati con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 giugno 2010. Tale decreto ha individuato in maniera apodittica e indistinta le stazioni di esazione relative alle autostrade a pedaggio assegnate in concessione interconnesse con autostrade e raccordi autostradali in gestione diretta dell'ANAS. Su queste tratte e presso queste stazioni di esazione doveva partire il meccanismo di maggiorazione tariffaria. L'operazione è stata compiuta con totali superficialità, approssimazione e mancanza di qualsiasi rispetto dei canoni che devono guidare l'azione amministrativa e puntualmente il TAR e il Consiglio di Stato, su contenziosi promossi con iniziative intelligenti da presidenti di amministrazioni provinciali del centrosinistra e del Partito Democratico, ha sospeso con efficacia di giudicato mediante provvedimenti cautelari gli incrementi e le maggiorazioni tariffarie decise con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 giugno 2010. Ora tornate su questa stessa materia per una mera esigenza contabile di bilancio: per far tornare disperatamente i conti prevedete di anticipare al 30 aprile 2011 il meccanismo che a regime doveva partire con la fine dell'anno per cui più di 1.300 chilometri della rete stradale e autostradale nazionale in gestione diretta dell'ANAS comunque dovrebbero essere sottoposti all'introduzione del pedaggio. Lo fate unicamente per una ragione: dovete finanziare le attività istituzionali dell'ANAS, non soltanto i nuovi investimenti, i nuovi progetti e le manutenzioni straordinarie, ma anche l'attività di manutenzione ordinaria della rete in gestione ANAS. Infatti, non vi siete fatti carico, come Governo del Paese, di prevedere fonti di finanziamento stabili e continuative per l'ANAS per le attività di manutenzione, tenuta e gestione della rete autostradale e stradale nazionale che pure è un compito istituzionale fondamentale dell'ANAS e del quale il Governo, per reperire le relative risorse, non si può ricordare all'ultimo minuto in maniera più o meno disperata cercando di coprire i buchi. Occorrono, viceversa, scelte di politica finanziaria stabili e strutturali. Avete, quindi, pensato di introdurre su più di 1.800 chilometri della rete autostradale e stradale nazionale il meccanismo del pedaggio. Sostanzialmente voi prevedete una nuova tassa, un nuovo pesante balzello in maniera indistinta e generica che viene a colpire in un momento così duro della crisi economica e produttiva il sistema delle famiglie, ma che infligge anche un colpo significativo alle attività delle imprese e degli operatori economici. Lo fate senza alcuna operazione di ricostruzione compiuta e seria delle situazioni strada per strada, autostrada per autostrada che vorreste sottoporre a pedaggio. Non vi preoccupate di verificare quali siano lo stato reale di utilizzazione della singola infrastruttura, il grado di fruizione e utilizzabilità per gli utenti, il grado dei lavori di ammodernamento e messa in sicurezza in corso in tante di queste infrastrutture, quali siano i meccanismi di viabilità ordinaria sostitutivi e alternativi che debbono essere tenuti in conto e che soli possono giustificare l'introduzione del pedaggio per dare ai cittadini una reale possibilità di scelta tra l'utilizzo della viabilità ordinaria, gratuita e inevitabilmente più lenta, o l'utilizzo della tratta autostradale a pedaggio, più rapida. Invece, non vi fate minimamente carico di queste operazioni, indispensabili affinché le misure che volete introdurre siano effettivamente sorrette da una adeguata istruttoria, da una verifica delle condizioni che possano consentirle e, quindi, adattate alle singole situazioni in maniera oculata. Da questo punto di vista colpite tutta una serie di tratte autostradali: il Grande raccordo anulare di Roma, il tratto Roma-Fiumicino e tante infrastrutture. Ma c'è il caso più tipico che in qualche misura indica come il provvedimento che su questo punto volete varare è assolutamente inaccettabile e ingiustificato. Con grande franchezza: è un'autentica vergogna nazionale e riguarda l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Ieri il Presidente del Consiglio dei ministri, nell'illustrare i cinque punti e nell'indicare i miracoli che stanno per arrivare in favore del Mezzogiorno, ha indicato simbolicamente come primo impegno che il Governo in questa seconda fase di legislatura sarà in grado di rispettare il completamento della A3 entro la fine naturale della legislatura, ossia entro il 2013. Peraltro, già ieri, il Ministro delle infrastrutture Matteoli si è reso conto di quanto l'aveva detta grossa il Presidente del Consiglio e ha scritto una missiva a tutti i parlamentari per specificare che entro la fine della legislatura, entro il 2013, dovrebbero essere completati 383 chilometri; si dà il caso, però, che la Salerno-Reggio Calabria ha una lunghezza di 443 chilometri. Qual è la verità? La verità è che noi abbiamo ancora dieci interventi sulla Salerno-Reggio Calabria per più di 70 chilometri che, ancora oggi, sono in una fase di progettazione assolutamente iniziale, un mero progetto preliminare. Mancano, quindi, i progetti definitivi, figuriamoci le gare, gli appalti e i lavori! Ebbene, per finanziare questi dieci interventi per circa 70 chilometri occorrono almeno 2 miliardi e 700 milioni di euro, dei quali non v'è alcuna traccia in tutti i provvedimenti finanziari del Governo. Ma c'è di più: siccome la mano destra non sa quello che fa la sinistra, o viceversa, quando Berlusconi fa questi annunci, Matteoli li corregge, ma sempre con una dose di ottimismo francamente infondata, non si sa, invece, che proprio ieri la Commissione ambiente della Camera ha espresso il suo parere favorevole su tre delibere del CIPE, che risalgono a novembre e dicembre 2009 e che ora andranno in pubblicazione e produrranno i loro effetti. Cosa stabiliscono queste delibere del CIPE? La delibera n. 83 interviene sui finanziamenti già assegnati alla tratta Salerno-Reggio Calabria, quindi al di fuori dei 2 miliardi 700 milioni di euro che mancano, e continuano a mancare. Sui finanziamenti già assegnati con la precedente delibera n. 52, il CIPE, intervenendo con la delibera n. 83, per il macrolotto 3, in Calabria, passa il finanziamento da 345 milioni a 200, e quindi ne taglia 145; per la galleria Fossino e lo svincolo di Laino Borgo il finanziamento che era di 113 milioni passa a 80, saltano dunque altri 33 milioni di euro. Il risultato del calcolo, siccome la matematica non è un'opinione, è che ieri sono stati tagliati ulteriori 178 milioni di euro di fondi già finanziati e già assegnati all'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, mentre rimangono ancora da reperire e da assegnare i 2 miliardi 700 milioni di euro che occorrono per completare i 70 chilometri in fase di mera progettazione. Allora, è evidente che in queste condizioni la Salerno-Reggio Calabria è ben lungi, purtroppo, dall'essere completata e, invece di parlare di pedaggio, bisognerebbe reperire le risorse che ancora mancano e non distogliere e portare via, sottrarre e destinare ad altre zone del Paese quei soldi che già erano stati assegnati ai lavori del 3o maxilotto degli svincoli di un'opera che pure viene considerata priorità di rilevanza nazionale. Nel merito del pedaggio: voi pensate di introdurre il pedaggio sulla Salerno-Reggio Calabria, ma vi siete posti il problema se nelle tratte che volete pedaggiare ci sono adeguate condizioni di viabilità ordinaria, sostitutiva ed alternativa, che diano una diversa e concreta possibilità ai cittadini? Vi siete posti, inoltre, un problema che sottolineo con grande franchezza e a testa alta, ossia che nel Mezzogiorno c'è bisogno di più efficienza, di più innovazione, di un rinnovamento delle classi dirigenti, di qualità e di oculatezza nell'utilizzo delle risorse pubbliche, di una grande stagione dell'etica della responsabilità e dell'efficienza amministrativa? Questo è verissimo, è verissimo ed è una sfida che interessa tutta la politica e tutti i partiti. Naturalmente il Partito Democratico si sente impegnato con forza lungo questa trincea, ma tutto può accadere, colleghi, tranne che lo sviluppo del Mezzogiorno, la sua promozione, il miglioramento complessivo delle sue condizioni di vita si realizzi con la politica che avete adottato dall'inizio della legislatura. Ieri l'onorevole Bocchino si lamentava che erano stati distolti 13 miliardi di euro dai fondi FAS: magari fossero stati solo 13! Sono circa 34 e sono finiti a tutte le diverse destinazioni, alcune francamente incomprensibili ed ingiustificate, come il concorso e il contributo in favore dei produttori delle quote latte che hanno sforato le regole dell'Unione europea o il finanziamento dei battelli sul lago di Garda, di Como e Maggiore, ed altre finalità sicuramente giuste, come il risanamento ambientale, l'edilizia carceraria, la messa in sicurezza delle scuole, la ricostruzione in Abruzzo e gli ammortizzatori sociali. Non si comprende, però, perché queste grandi finalità degne di ogni tutela debbano essere perseguite non già con la fiscalità generale, ma con i soldi destinati al Mezzogiorno. Ancora ieri avete indicato una serie di obiettivi in cui si è parlato anche della rete ferroviaria.
. Comunico che è presente in tribuna una delegazione del Parlamento della Nuova Zelanda, guidata dall'onorevole Pete Hodgson. La Presidenza e l'Assemblea la saluta . Ha chiesto di parlare l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, sono ormai parecchie ore che i colleghi del mio gruppo, del Partito Democratico - e degli altri gruppi di opposizione - stanno svolgendo interventi su questo disegno di legge di conversione. Sarebbe necessario chiedersi il perché, in quanto non si tratta di interventi svolti solo per prendere un po' di tempo, ma sono interventi che, nel merito, immettono nuovi elementi di analisi oggettiva delle questioni poste dal disegno di legge di conversione e, allo stesso tempo, impongono una riflessione più generale. Siamo di fronte all'ennesimo tentativo, svolto, come spesso avviene, in modo pasticciato e, di fronte a una norma, già discussa a luglio da questa Camera, sono stati reintrodotti, al Senato, una serie di emendamenti, che peggiorano la struttura stessa del testo. Parliamo di un decreto-legge che, a luglio, c'era stato presentato come il tentativo di evitare le sanzioni europee su uno dei settori più nodali, ossia la Tirrenia e, quindi, avviare le procedure di privatizzazione. In particolare, questo elemento della privatizzazione poneva una questione che attiene anche alla filosofia di questo Governo. Ieri in quest'Aula abbiamo sentito di nuovo elementi che ricordano la cultura liberale, la capacità del Governo di intervenire non mantenendo regimi di monopolio, il rispetto della concorrenza. Esattamente quello che doveva essere l'obiettivo per la privatizzazione di Tirrenia. Così non è stato perché, se dopo luglio noi oggi siamo costretti ad intervenire nel merito di questa questione, evidentemente qualcosa non ha funzionato. Che cosa non ha funzionato? Non ha funzionato l'elemento centrale di questo decreto-legge, quello che, mentre si discute di Tirrenia, bisognerebbe dire che cosa è Tirrenia. Esattamente come ha fatto il collega Giulio Calvisi che, in maniera encomiabile, ha rappresentato la fotografia esatta di una società che, pur avendo al proprio interno la flotta navale di collegamento tra le isole, tra la penisola, le isole maggiori e le isole minori, quindi anche un elemento di capacità di stare dentro una situazione di mercato, è diventata nel corso degli anni esattamente quello che spesso avviene quando non si inseriscono elementi di mercato: monopolio assoluto, aumento delle tariffe, a discapito a volte dell'efficienza e della qualità stessa dei servizi. Basterebbe semplicemente riguardare come in un fotogramma le immagini che spesso si vedono durante i periodi estivi. Oggi si è messo in discussione non solo questo, ma si mettono in discussione elementi che riguardano le persone, la loro qualità della vita, le migliaia di lavoratori del settore marittimo, che stanno guardando ed ascoltando con preoccupazione che cosa avverrà di questa società, che continuerà a perdere capitale sociale e che sta diventando, per il paradosso di questa nostra Italia e del vostro modo di governare, esattamente la stessa cosa dell'Alitalia. Ecco credo che noi a quei lavoratori dobbiamo una risposta che non riguardi semplicemente la tutela del loro lavoro. Già questo sarebbe un atto doveroso per chi in quelle situazioni oggi si trova a mettere in discussione un elemento di certezza. Occorre rilevare, d'altra parte, che gli elementi che hanno contraddistinto i bilanci della Tirrenia testimoniano che c'è stato un costo eccessivo del personale. Tirrenia è una società pubblica. Il piano industriale di Tirrenia dal 2009 al 2014 ci dice che il personale costa il 24 per cento in più rispetto alle compagnie di navigazione e che quello delle società regionali costa quasi il doppio. Attenzione: è così non solo perché c'è un eccessivo numero di personale navigante o perché ci sono diritti e garanzie per i lavoratori che rendono migliore la condizione rispetto ad altri lavoratori che operano in questo mondo, ma perché in questi decenni si è gonfiato a dismisura il numero di personale amministrativo, impiegato per altre mansioni rispetto a quelle cui dovrebbe essere preposto chi opera e lavora nel settore del trasporto marittimo. Siamo alle solite: gonfiare a dismisura gli elementi del personale con funzioni amministrative è esattamente quella fotografia che ancora una volta il collega Calvisi ha evidenziato nel suo intervento. Essa ha rappresentato negli anni esattamente come la sua gestione e la sua storia è stata luogo di inefficienza, di spreco, di commistione tra affari e politica. Siamo di nuovo al nodo. Ecco perché il Partito Democratico non solo sta intervenendo con grande determinazione su questo argomento, ma ha proposto una serie di emendamenti che, da un lato, tendono a correggere queste storture e, dall'altro, a creare le condizioni per dare risposte di certezza ai lavoratori del settore marittimo. Gli elementi di protesta in questi giorni nelle questioni poste da Fincantieri testimoniano che questo è un settore al quale dovremmo guardare con grande attenzione, perché è uno dei pilastri attraverso il quale il sistema Paese può tornare ad essere competitivo. Siamo una penisola, con i suoi mari, le sue coste, le sue isole maggiori e minori. Io provengo da una provincia in cui il collegamento regionale con le isole minori di Ponza, Ventotene e Ischia rappresenta anche uno degli elementi che ne determinano il reddito . Quelle isole a volte vivono soltanto nelle stagioni turistiche e l'elemento, a volte assai grave, che le penalizza risiede nella pessima qualità del servizio passeggeri. Sicuramente non è colpa dei lavoratori del settore marittimo, ma di piani industriali sbagliati, dentro i quali, però, sia la regione Lazio sia la regione Campania hanno guardato a trasformare le società di Tirrenia in società regionali proprio per agevolare un meccanismo di concorrenza e di mercato che avesse a cuore la mobilità dei cittadini. Tutto questo non c'è! Ma in questo provvedimento non vi è solo la vicenda Tirrenia, così come la stiamo raffigurando, ma vi è un elemento ulteriore, che testimonia come le volontà politiche a volte determinino una pessima qualità della legislazione. In questo provvedimento, al Senato, viene riproposta una delle questioni nodali sulla quale si sono pronunciati i tribunali amministrativi: la vicenda dell'ANAS e dei pedaggi. La singolarità degli elementi presenti nel decreto-legge in esame è proprio questa: avevamo discusso, con il decreto-legge n. 78 del 2010, una serie di elementi, compresa, in via di principio, l'affermazione che l'ANAS, società autostradale, non dovesse più ricevere proventi pubblici, ma dovesse trovare al proprio interno gli elementi delle risorse per la sua gestione. Cosa accade invece in questa situazione? Accade esattamente il contrario, perché, contestualmente alla vicenda dell'ANAS, quella finanziaria aveva tagliato in maniera drastica agli enti locali le finanze sui trasporti. Su quella vicenda all'ANAS si era detto che poteva attivare meccanismi per la propria gestione con proprie risorse attraverso aumenti dei pedaggi, non solo delle autostrade, bensì anche dei raccordi autostradali, quantificati in 1.300 chilometri. Dentro a questa vicenda gli enti locali si sono mossi, non solo con determinazione, e lo hanno fatto in nome e in favore di un diritto alla mobilità dei cittadini, ma anche per evitare che tasse inique venissero introdotte a fronte di un trasporto pubblico che veniva reso più difficile proprio dall'azione del Governo. Al riguardo, segnalo il ricorso del presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ma anche di altri. Ebbene, proprio di fronte a questo, come sempre accade nelle pubbliche amministrazioni che non hanno mai il coraggio delle loro azioni, il 5 agosto, da questo punto di vista, è stato ipotizzato in questo decreto-legge che la possibilità concreta per l'ANAS di introdurre pedaggi venisse prevista da subito. Credo che, ancora una volta, di fronte alle proteste di altri soggetti istituzionali, che trovano ragione proprio nei tribunali amministrativi, il Governo decide da che parte stare. È del tutto evidente che in politica bisogna essere sempre partigiani e capire da che parte si sta, ma questa volta il Governo ha detto esattamente da che parte sta: contro gli utenti. La vicenda del pedaggio, meglio, della tassa - chiamiamola così - che si intende imporre ai cittadini del raccordo anulare non riguarda solo la città di Roma. I sette milioni che viaggiano ogni giorno su quel raccordo sono anche i cittadini del Lazio e credo che dobbiamo avere a cuore quello che funziona dentro il raccordo anulare: non si tratta delle strade della città, ma dello strumento attraverso il quale Roma, capitale d'Italia, si presenta all'insieme della nazione e delle proprie popolazioni. So che è un argomento che interessa poco o, comunque, che una parte della vostra maggioranza non è sensibile, anzi, è quasi irritata di fronte a queste argomentazioni, ma credo sia necessario che noi ribadiamo questo elemento, ed è veramente singolare - lo dico ai colleghi del PdL, non per una ragione campanilistica - che, di fronte alle prime reazioni violente quanto quelle del Partito Democratico e dell'opposizione relativamente ad una tassa che penalizzava la città di Roma, Roma capitale e anche i cittadini del Lazio, si trovi poi il modo di tacere o di trovare scappatoie che non risolvono il problema. Dopo quella sentenza e contro quell'idea di punibilità dei cittadini credo che ci dobbiamo mettere di nuovo in sintonia. Lo abbiamo fatto attraverso alcuni emendamenti, che tendono a ripristinare, proprio all'interno di questo, un elemento di garanzia e di certezza. Non siamo disponibili, ancora una volta, a trovarci di fronte a una situazione per cui, mentre si prevedono le nuove tariffe e la nuova tassa, contestualmente ANAS predispone elementi tecnologici proprio in tal senso. E questo come si coniuga con quell'intervento fatto in maniera più complessiva e, anche in quel caso, frutto di un lavoro realizzato dalla Commissione di merito, la IX Commissione (Trasporti) sul nuovo codice della strada? I proventi derivanti dai nuovi limiti di velocità e dagli autovelox, quindi la risultanza dei nuovi provvedimenti introdotti, dove vanno? Potevano essere immessi dentro un ragionamento per dare all'ANAS la possibilità della gestione. Invece si colpiscono su due livelli completamente diversi. Credo che non possiamo essere disposti a ragionare in questo modo perché vogliamo rappresentare un'esigenza: che il diritto alla mobilità non venga a penalizzare chi, già nella propria condizione di vita e di lavoro, sopporta su di sé tante ore di discussione. Questo decreto, con la reintroduzione della tassa sui 1.300 chilometri, riguarda cittadini che hanno un'unica possibilità. Infatti, l'arretratezza del sistema regionale dei trasporti ferroviari e l'inefficienza dei trasporti pubblici, con il taglio che voi avete determinato, renderanno possibile una sola condizione, l'utilizzo dell'automobile, che diventerebbe non solo un elemento peggiorativo nell'ambito della mobilità dei cittadini ma anche un elemento inquinante sull'ambiente. Noi abbiamo a cuore tali questioni e sulla base di ciò credo che il decreto in esame debba trovare in questa sede una possibilità concreta di svolgere elementi di mediazione. Ritiratelo, fermatevi e soprattutto permettete a quest'Aula un ragionamento che non sia di nuovo spezzettato ma che svolga la sua funzione in maniera determinante. Lo attendono gli operatori del settore marittimo e chi ha avuto la forza, attraverso i suoi rappresentanti istituzionali, di opporsi ad una tassa che in maniera surrettizia sul piano formale ma di sostanza politica volete reintrodurre perché dentro c'è gran parte del collettore degli interessi politici.
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, commentiamo in quest'Aula l'ennesimo tentativo, attraverso la tecnica di un'improvvisata e caotica decretazione d'urgenza, di dare risposte a problemi di carattere strutturale del Paese che meriterebbero ben altra visione, ben altro studio e più approfondite ed organiche soluzioni. Nel caso specifico, oltre che alla prassi ormai invalsa di inserire, in un unico provvedimento normativo decretato d'urgenza, norme di dettaglio su questioni che nulla hanno a che vedere con l'urgenza, ci troviamo di fronte a due elementi fondamentali. Il primo è relativo ai provvedimenti conseguenti alla non prevista posizione della giurisdizione amministrativa sulle questioni delle tariffe e dei relativi aumenti per i tratti autostradali e in genere del tentativo di introdurre in maniera diffusa pagamenti di autentiche vere e proprie tasse per l'utilizzazione di tratti autostradali. Il secondo è l'ennesimo pasticcio che riguarda il sistema generale delle privatizzazioni nel nostro Paese e, cosa ancora più grave, attiene alla mobilità marittima, con particolare riferimento alla società Tirrenia che è uno degli assi portanti della viabilità marittima del nostro Paese consentendo di raggiungere, anche attraverso le società collegate, gran parte delle nostre isole. In entrambi i campi registriamo improvvisazione e un'attitudine caotica e confusa che, del resto, ha avuto ieri, nelle enunciazioni del Presidente del Consiglio, un suggello molto significativo poiché anche ieri abbiamo avuto, in tema di infrastrutture viarie, un affastellarsi di ipotesi cui mancava qualche rotatoria di circoscrizione ma che hanno dimostrato come il tema ineludibile delle grandi reti viarie del nostro Paese sia tutt'altro che conosciuto, praticato e ritenuto meritevole di investimenti da parte del Governo e della maggioranza. In particolare è apparso a tutti evidente che la proposizione di nuove tariffe e di aumenti del sistema tariffario attuale non ha alcun riferimento ad un piano di investimenti, ad un miglioramento qualitativo e quantitativo della rete autostradale, ad una verifica puntuale della sua condizione e delle sue necessità, ma dipende dalla disperata necessità di fare cassa, di utilizzare le risorse, comunque sia e purché esse vengano raccolte. Non è dunque un caso (è tutt'altro che un altro dei colpi del destino cinico e baro di una magistratura odiosa) che questo metodo sia stato condannato e respinto non solo dai cittadini, dalla politica e dalle istituzioni locali, ma da chi ha il diritto e il dovere di controllare la legittimità e la congruenza delle iniziative amministrative che il Governo tenta di imporre ai cittadini. In questo caso la motivazione fondamentale è proprio quella che non si tratta di una revisione organica e accettabile del sistema tariffario, ma si tratta invece, in realtà, dell'imposizione di balzelli, persino casuali, come nel caso più drammatico che è quello che ha provocato l'insorgere della provincia di Roma - mi riferisco al GRA - e che non prevede come conseguenza alcun investimento e alcun miglioramento della rete viaria. Il tutto è avvenuto, peraltro, in maniera discontinua, caotica e casuale, poiché si sono uniti insieme tratti autostradali, del cui completamento ieri ci è stata data enfatica notizia (purtroppo è la terza o quarta o quinta volta che la sentiamo nel corso degli anni), altri tratti invece sono in realtà divenuti una viabilità di servizio, che dovrebbe essere forse addirittura sottratta al regime del sistema autostradale e ben diversamente qualificata e riordinata. È dunque l'ennesimo capitolo di un dramma, quello del settore trasporti nel nostro Paese, che tra l'altro rappresenta una delle emergenze strategiche, perché il nostro Paese ha bisogno di reti, materiali e immateriali. Esse sono una delle condizioni di quello che noi cerchiamo e chiediamo ad ogni occasione, ovvero lo sviluppo, l'innovazione, la capacità di questo Paese di riportarsi all'interno del sistema europeo. Non basta quindi evocare in maniera affabulatoria direttrici tra Palermo e Berlino, corridoi adriatici o autostrade del mare, ma occorre realizzarle concretamente e soprattutto occorre che la programmazione di questi interventi sia ragionata, tenga conto delle richieste che vengono dalle comunità locali, sia discussa e articolata nelle commissioni parlamentari di merito. E nelle commissioni noi abbiamo sempre dato un apporto costruttivo ed incisivo alla costruzione di progetti per il futuro del Paese, finora inascoltati, ma che pensiamo a breve saranno ascoltati dai cittadini, quando proporremo loro queste argomentazioni. L'altra questione non meno importante, che il decreto ha affrontato, dimostra che lo «stile Alitalia», come potremmo chiamarlo, ovvero lo stile del fare, ma di un fare pasticci, pastrocchi e organizzare le cosiddette privatizzazioni del Paese, in maniera che definire opaca è sicuramente eufemistico, è oramai lo stile tipico di questo Governo. E tale Governo in questa fase crepuscolare ci consegna, anche in questa materia, che peraltro sarebbe di rilievo strategico, una pasticciata soluzione, che al momento soluzione neanche è, in quanto siamo stati già chiamati ad attuare provvedimenti che hanno decretato la fine della compagnia e delle sue collegate attraverso un sistema di amministrazione straordinaria che già conteneva norme di deroga e di eccezione. Tali norme non solo danneggiano sicuramente il ceto creditorio e sconvolgono le regole tipiche delle procedure di amministrazione, ma lo fanno inutilmente, gratuitamente, perché la prima gara è stata in qualche misura annullata perdendosi nelle secche e nelle nebbie (purtroppo non quelle dei nostri mari ma quelle della inutilità ed illegalità amministrativa), mentre la seconda rimane anch'essa ferma al palo senza che si capisca bene quali siano le finalità, le prospettive e le regole che si vorrebbero dare a questa cosiddetta privatizzazione (che tra l'altro, inserendosi in un sistema di amministrazione straordinaria è ancora più complessa ed articolata e merita ancor più rigoroso rispetto delle procedure di legalità). Tutto questo invece non è accaduto e non accade, e ciò che poteva essere all'inizio del complesso procedimento normativo ed amministrativo si sta rivelando una disperante realtà: la procedura Tirrenia si avvia cioè ad essere qualcosa di simile alla procedura Alitalia, per la quale arriveranno probabilmente falsi salvatori quasi tutti muniti di denaro pubblico che non salveranno un bel niente perché, se prima non saranno predisposti adeguati piani industriali, progetti e programmi per le grandi vie marittime del nostro Paese, chiaramente ci si ritroverà di nuovo come ci si è poi ritrovati con la vicenda dell'Alitalia (la cui soluzione era stata annunziata come strategica per il futuro del nostro Paese ma che, a poco tempo di distanza, si ripropone invece come una soluzione foriera soltanto di un drammatico ridimensionamento della compagnia di bandiera e soprattutto di una crisi occupazionale). Non possiamo dimenticare che, in particolare, il sistema Tirrenia è un sistema non solo di diffusa occupazione ma che strategicamente serve alle nostre regioni, specie a quelle meridionali, per diffondere una rete di collegamenti che è necessaria per il turismo, per l'economia, per la ripresa ed il rilancio delle attività produttive e di quelle cui leghiamo l'idea di uno sviluppo del Mezzogiorno. Tutto ciò non è presente in questo provvedimento, anzi tutto quello che c'è è il caos, la confusione, il pasticcio, che danno sostanzialmente atto del fatto che il Governo non solo non ha le idee chiare e naviga a vista ma soprattutto che naviga - ahimè, data la materia - in mari procellosi, non sapendo in che modo risolvere i problemi se non attraverso una serie di norme che sono ancora confuse e caotiche e che al momento non hanno suscitato l'interessamento di alcun serio investitore privato. Resta tra l'altro irrisolto il problema che anche in questo caso in realtà si utilizzano i fondi FAS per finalità non strettamente d'istituto e non strettamente proprie e si parla di un procedimento di privatizzazione senza però sciogliere i nodi di un capitale sociale della Tirrenia e delle società collegate che spesso è intrinsecamente connesso a porzioni non insignificanti di proprietà pubblica. Anche questo fa paventare quindi il rischio che in realtà, dopo la pretesa assunta privatizzazione, ci si trovi nuovamente di fronte ad esigenze di completamento del processo e soprattutto ad esigenze di sostegno finanziario, economico ed organizzativo a favore di quelle attività che da sole - se prima non vengono risanate e poste a regime attraverso un piano industriale adeguato - sono destinate nel giro di poco tempo a riproporre le stesse difficoltà e le stesse criticità per le quali ci troviamo in quest'Aula a parlare della crisi del sistema della navigazione marittima nel nostro Paese. Si tratta dunque di un'ennesima occasione mancata e in molti dei nostri interventi è già stata segnalata la necessità di ritirare questo provvedimento che peraltro, sebbene qualificato come urgente come sarebbe necessario fosse per attuare il dettato costituzionale, rappresenta in realtà un intervento abbastanza caotico ed inutile all'interno di una problematica che merita invece una soluzione definitiva e complessiva. Vi è la necessità di uno studio e di un approfondimento delle tematiche che sono apparentemente disgiunte, ma che concorrono comunque tutte a formare un nostro convincimento sul sistema dei trasporti nazionale, e quindi vi è anche l'opportunità che sostanzialmente si addivenga, senza dover ricorrere ulteriormente alla pratica necessaria della fermezza dell'opposizione, ad una soluzione che dia veramente una prospettiva nuova a queste tematiche. Si tratta, fra l'altro, di fare degli investimenti, si tratta di sostenere il lavoro anche in questo campo, si tratta di dare una nuova speranza al nostro Paese e, anche in questo ambito, non sono questi i metodi e i mezzi che possono arrivare a ciò.
. Si trova in tribuna, con il Presidente della Camera Fini, il Presidente della Camera dei rappresentanti dell'Uruguay, Ivonne Passada. L'Aula la saluta . Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti relativi al provvedimento in esame, non prima di averle detto con molta franchezza che sono assai preoccupato. Ovviamente cercherò poi di esplicitare, attraverso le procedure che il Regolamento mi consente, a che cosa mi riferisco. Sono molto preoccupato per la gestione dei lavori della nostra Assemblea in relazione all'applicazione del Regolamento che, come del tutto evidente, è un testo che ha la funzione principe, massima, fondamentale di dare garanzie a tutti; garanzie alla maggioranza ma anche garanzie all'opposizione. È del tutto evidente che la Presidenza è, e deve essere, arbitro imparziale, non di parte, per lo svolgimento dei lavori dell'Aula e per garantire i diritti di tutti i deputati. I funzionari possono evitare di fornirle il Regolamento perché io sto parlando sul complesso degli emendamenti e voglio introdurre il mio ragionamento sul complesso degli emendamenti in ragione di una considerazione che è più politica; ovviamente, signor Presidente, tengo subito a chiarire che non mi riferisco alla sua gestione, in questo momento, o alla gestione di altri Vicepresidenti della Camera dei deputati. In questo momento, io mi rivolgo alla figura del Presidente della Camera in quanto garante dei diritti individuali di ciascun deputato e ovviamente anche dei diritti dei gruppi e del diritto di poter svolgere politica in un confronto diretto, ma senza avere la sensazione che in qualche ambito vi sia qualcuno che lavora a favore di una parte piuttosto che dall'altra. È una sensazione che ho, è una responsabilità che mi assumo ovviamente in questo momento nel dirlo; prima di esplicitarla meglio, mi auguro che alcune cose che ho visto e ho avuto modo di sentire questa mattina possano essere corrette. Detto questo, signor Presidente, intervengo più direttamente sul provvedimento all'ordine del giorno, un provvedimento che ancora una volta sceglie la strada della decretazione d'urgenza, un provvedimento che, come tanti altri, fa la spola tra il Senato e la Camera, che viene modificato, ma sul quale non si trova mai un punto di sintesi che consenta poi di apportare delle modifiche che in qualche modo possano migliorare il testo nel passaggio da un ramo all'altro del Parlamento e che, soprattutto, possano tenere conto anche del lavoro che viene fatto nelle Commissioni parlamentari. Quando spesso si sente dire che ci occupiamo di tanti temi che non interessano gli italiani è anche vero, e hanno ragione quei deputati della maggioranza e dell'opposizione che lamentano il fatto che per il grande lavoro che viene svolto nelle Commissioni c'è poco spazio sui giornali, c'è poco spazio nei mezzi di comunicazione e, quindi, raramente si riesce a sapere qual è il contributo che ciascuno di noi dà in sede parlamentare all'iter parlamentare delle leggi all'interno delle Commissioni. Una parte di questo contributo sicuramente viene dato dalle opposizioni e viene dato nel lavoro delle Commissioni anche attraverso la formalizzazione di emendamenti che tentano di portare un contributo correttivo rispetto a cose che palesemente ed evidentemente non funzionano. Purtroppo questa attività da parte dell'opposizione viene spesso e volentieri umiliata da parte della maggioranza, perché ovviamente non si tiene minimamente conto delle proposte che vengono fatte. Spesso e volentieri accade quanto è avvenuto per un provvedimento all'ordine del giorno non dell'Assemblea di Montecitorio ma del programma di politica e di governo del Ministro Gelmini. Mi riferisco al decreto sull'università che ha avuto un iter sicuramente ampio presso l'altro ramo del Parlamento, in cui è sostato alcuni mesi e nel quale è stato possibile svolgere almeno un dibattito (ancorché non ottenere grandi cambiamenti), ma che qui alla Camera si sta tentando di far passare con un colpo di mano, con poche ore di lavori in Commissione, per portarlo poi in Aula con i tempi contingentati e farlo approvare in pochi giorni. Considerato che poi ieri, nelle sue comunicazioni, il Presidente del Consiglio ha chiesto un confronto sui temi, diciamo che è assai difficile svolgere tale confronto nel momento in cui lo spazio, il luogo e i tempi per esso sono sostanzialmente ridotti a zero. Spero che questo porti anche ad una riflessione rispetto al prosieguo della legislatura, e magari anche con riferimento ai rapporti tra maggioranza e opposizione. Per quanto riguarda il complesso degli emendamenti su questo provvedimento, occorre dire che il decreto-legge in esame comprende materie diverse, non omogenee, e nella fattispecie - in quanto deputato eletto, o meglio nominato in questo contesto politico attraverso questa legge elettorale nella circoscrizione Lazio 1 - vorrei occuparmi della questione di Roma. Vorrei occuparmi delle considerazioni che possono far seguito alla traduzione che il Governo fa degli ed auspici che arrivano dal leader della Lega, il Ministro per le riforme per il federalismo, Umberto Bossi, quando definisce i romani dei porci. Questo avviene anche attraverso il condimento musicale di alcuni supporter del Ministro Bossi, che a tal proposito intonano delle canzoni. Questa canzoncina che ha trasmesso nella giornata di ieri sarà diffusissima. Questo, pur volendolo per carità di patria considerarlo folklore, poi invece nel braccio armato all'interno del Governo trova delle realizzazioni pratiche. Una di queste è esattamente il tema del pedaggio per quanto riguarda il Grande raccordo anulare e le arterie principali di collegamento con Roma. Quello che sopratutto fa, da una parte, un po' ridere e, dall'altra, più propriamente preoccupare e piangere riguarda tutti coloro - riguardo questo argomento sarei molto interessato a sapere l'opinione della collega Saltamartini, che ho visto prima in Aula - che quando fu ipotizzata questa intenzione avevano urlato ai quattro venti che avrebbero fatto le barricate. Addirittura il sindaco di Roma Alemanno - bontà sua - tra il tentativo di abbattere un muro dell'opera di Meier e di tappare qualche buca in una città che si sta aprendo da tutte le parti, ci ha annunciato che avrebbe preso la macchina e (come un fulmine di tuono) si sarebbe recato a rompere le sbarre dei caselli autostradali. Un piccolo particolare che gli sfugge - ma basta che parli con il sottosegretario che potrà aiutarlo a capire - è che le tecnologie moderne consentiranno di non utilizzare questo tipo di sbarra, quindi il sindaco di Roma dovrà fare un'inversione a «U» e andare con la sua macchina a togliere le sbarre da qualche altra parte (magari sotto il Campidoglio). Ma il sindaco Alemanno ci aveva detto che avrebbe fatto l'ira di Dio se fosse stato applicata questa decisione. È accaduto, e il grande rumore e la grande tensione politica ed emotiva del sindaco di Roma si sono realizzati attraverso una lettera al Presidente del Consiglio per esprimere l'irritazione per il fatto che sia in corso di realizzazione questa decisione da parte della maggioranza. Addirittura i colleghi di quel che resta della destra romana nel PdL - non so se anche l'onorevole Saltamartini - hanno annunciato che presenteranno un ordine del giorno per chiedere che questo non accada. Notoriamente, una legge decide con delle norme che sono, ovviamente, cogenti e, poi, si presenta un ordine del giorno che ha una sola funzione, quella di perseguire nella presa in giro degli italiani e, in particolare, dei cittadini romani. Infatti, con la mano destra si colpisce, si aggiungono balzelli anche alle tasche dei cittadini, e con la mano sinistra si cerca di far finta che questo non avviene o, peggio ancora, che avviene a causa della decisione di qualcun altro. Va sottolineato che anche il presidente della provincia di Roma, Zingaretti, con il sostegno del Partito Democratico, ha avviato in merito un iter di giudizio amministrativo per ricorrere al TAR; vedremo che cosa e quali saranno le decisioni finali in questo senso, ma è del tutto evidente, deve essere del tutto evidente, che quelle che sono le divisioni della maggioranza vedono pienamente responsabili anche tutti coloro che, all'interno della maggioranza stessa, hanno gridato contro tali decisioni e ora, invece, attraverso le loro deliberazioni umiliano, in qualche modo, la nostra volontà, il nostro tentativo, di modificare e migliorare la situazione, non tanto per noi stessi, perché, ovviamente, non è questo il problema, ma per la vita dei cittadini. D'altra parte, il Governo si è presentato con il Presidente del Consiglio, nella giornata di ieri, a fare delle dichiarazioni solenni a proposito del prosieguo della legislatura, del programma di Governo e anche della forma attraverso il quale attuarlo e dando, poi, la notizia che si va celermente alla chiusura dei cantieri sulla Salerno-Reggio Calabria. Pochi minuti prima che il Presidente del Consiglio parlasse, invece, nelle Commissioni parlamentari, la maggioranza sostanzialmente toglieva fondi che servirebbero al completamento dell'opera, dimostrando qual è la credibilità all'interno della quale si manifesta la politica del Governo. Non ci meraviglia minimamente, quindi, il fatto che a parole il sindaco di Roma, il presidente della regione Lazio, i deputati romani del PdL tentino di far credere che si battono contro qualcosa che si sta facendo contro i romani quando, in realtà, stanno semplicemente facendo «manfrina» e di quello che accade e accadrà i romani - lo vedranno, purtroppo, e dovranno rendersene conto, così come su tante altre questioni - se ne accorgeranno quando ormai la frittata sarà fatta e, cioè, quando l'ANAS avrà deciso di far pagare il pedaggio sulle nostre strade di raccordo alla capitale. Queste sono, sostanzialmente, le considerazioni che, per quanto riguarda il complesso degli emendamenti a questo provvedimento, intendevamo fare. Sono intervenuti molti colleghi nel corso della discussione sulle linee generali, altri ne interverranno; sicuramente, vi sarà la possibilità, anche in dichiarazioni di voto, di poterci esprimere meglio su ciascuna delle proposte di modifica che abbiamo avanzato anche grazie al lavoro dei membri del Partito Democratico della Commissione trasporti, ma anche delle altre opposizioni. Proposte di modifica ad un testo che - ripetiamo - ha avuto un andamento abbastanza schizoide, che ci arriva, nelle misure e nel modo che ho detto, dal Senato e che non è minimamente in grado di risolvere tanti problemi. Non parliamo poi di quello della Tirrenia; molti colleghi sono intervenuti su questo, l'onorevole Calvisi in particolare, ma anche l'onorevole Lovelli, e parleranno l'onorevole Meta e l'onorevole Velo. Insomma, c'è tutta una serie di considerazioni che ci porta non solo, ovviamente, a ritenere indigeribile e, in qualche modo, assolutamente negativo questo provvedimento, ma che ci vedono impegnati a cercare perlomeno di ridurre il danno della portata di queste norme. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, ribadendo una considerazione che svolgevo all'inizio del mio intervento. In sostanza, mi riferivo al fatto che quando si affronta l'esame dei decreti-legge questi, in un certo senso, già dovrebbero avere, sin dall'inizio, alcuni requisiti che rispettano il nostro dettato costituzionale, come i presupposti di necessità e di urgenza. Inoltre, dovrebbero rispondere al requisito dell'omogeneità di materia. Insomma, vi sono tanti aspetti che vengono palesemente violati ovviamente non solo da questo decreto-legge, signor Presidente, ma anche dalla stragrande maggioranza dei decreti-legge che vengono presentati. Pertanto, quando si comincia a violare la Costituzione poi si può arrivare, in un certo senso e quasi di conserva, a violare anche le disposizioni regolamentari e, ovviamente, questa circostanza può apparire di minore impatto dal punto di vista politico. Però, il Regolamento è importante, sia dal punto di vista della vita democratica, sia per la garanzia che esso rappresenta all'interno della Camera dei deputati. Infatti, oggi vi potrebbe essere una maggioranza e domani ve ne potrebbe essere un'altra. Dunque, il Regolamento è lo strumento che dovrebbe garantire a tutti i parlamentari, nell'ambito delle funzioni che svolgono, gli stessi diritti. Soprattutto, esso dovrebbe consentire di avere la certezza di operare in un contesto di rispetto dei diritti reciproci, sapendo che oggi vi è una data situazione mentre domani ve ne potrebbe essere una contraria o anche una diversa - e ce lo auguriamo - collocazione tra maggioranza e opposizione. Tendo a ribadire tale questione, signor Presidente, ovviamente non investendo del problema la sua persona, ma rivolgendomi alla funzione che lei esercita. Pertanto, in questa occasione rivolgo un appello direttamente al Presidente della Camera, invitandolo ad operare un'estrema vigilanza e ad essere molto attento.
. Sono contento che il Presidente della Camera sia arrivato in Aula perché - è una sensazione - in queste ore in cui, forse, si assiste ad un po' di smarrimento politico all'interno della maggioranza non si verifichi anche uno smarrimento dal punto di vista della garanzia dei diritti che ciascun deputato ha in quest'Aula, ovviamente prescindendo dal fatto che questi siano della maggioranza o dell'opposizione.
. Onorevoli colleghi, in relazione a quanto è stato richiesto da numerosi deputati che hanno preso la parola nel corso della seduta il tenore dei cui interventi è noto alla Presidenza, non soltanto perché è stato puntualmente riferito dai vicepresidenti di turno, ma anche in ragione del fatto che ho personalmente seguito alcuni momenti del dibattito, devo innanzitutto ricordare che il Regolamento della nostra Camera prevede una serie di regole specifiche per l'iscrizione a parlare. Esse sono contenute nel Capo VIII del Regolamento - il cui titolo è «Della discussione» -, all'articolo 36. Vi risparmio la noia della lettura. Dall'articolo 36 si evince chiaramente che per le iscrizioni a parlare in discussione generale, nei casi in cui è stato approvato il calendario dei lavori, la regola è nel senso che le iscrizioni devono intervenire non meno di un'ora prima dell'inizio della discussione. Per le altre discussioni il medesimo articolo 36, comma 1, stabilisce che «i deputati che intendono parlare in una discussione devono iscriversi entro il giorno in cui essa ha inizio». Questo termine si applica, con tutta evidenza, secondo l'univoco disposto regolamentare e la costante prassi interpretativa a qualunque tipo di discussione e, quindi, anche a quella sugli articoli. Che tale fase consista in una discussione lo si evince proprio dalla lettera e dalla sistematica del Regolamento e rimando all'articolo 85, secondo comma, del Regolamento, che infatti la qualifica come discussione. Pertanto, le iscrizioni a parlare in discussione sul complesso degli emendamenti, nel caso in cui la stessa abbia luogo in più sedute, devono essere effettuato entro il giorno in cui la discussione stessa ha avuto inizio. In questo senso i precedenti sono assolutamente univoci. Ne cito soltanto alcuni: seduta del 5 novembre 2002, riferita all'atto Camera n. 3102, nel corso della quale il Presidente non consentì ad alcuni deputati di intervenire sul complesso degli emendamenti in quanto la loro iscrizione non era pervenuta entro il 30 ottobre, giorno in cui era iniziata la discussione sul complesso degli emendamenti; seduta del 13 marzo 2007 relativa all'atto Camera n. 2201 quando, al termine della seduta, la Presidenza ricordò all'Assemblea i nominativi dei deputati iscritti che sarebbero potuti intervenire nella seduta del giorno successivo, nella quale era prevista la prosecuzione degli interventi sul complesso degli emendamenti; seduta dell'8 maggio 2007 relativa all'atto Camera n. 2534 quando il Presidente espressamente richiamò l'articolo 36, comma 1, del Regolamento e nella seduta precedente il Presidente aveva annunciato che l'indomani si sarebbero svolti i residui interventi; seduta del 24 ottobre 2007, quando il Presidente ricordò che nella seduta precedente erano iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1 e, richiamando espressamente l'articolo 36, comma 1, annunciò che risultavano ulteriori 76 interventi. Potrei citare altri interventi che, lo ripeto, sono tutti univoci. L'onorevole Giachetti ha affermato che a tale regola sarebbero state fatte in passato numerose deroghe. Al riguardo, devo far presente che in generale, a fronte del tenore letterale ed inequivocabile di una precisa disposizione regolamentare e della costante prassi interpretativa, ogni eventuale deroga alla medesima non potrebbe che avere una portata limitata e aver luogo in presenza di un consenso unanime o quanto meno molto ampio, ciò che evidentemente non sussiste nel caso di specie, posto che il provvedimento non è sottoposto al contingentamento dei tempi, è prossimo alla scadenza e si è in presenza di un atteggiamento volto sostanzialmente a ritardare l'approvazione del provvedimento, atteggiamento legittimo da parte di alcuni gruppi parlamentari. Pertanto, ad avviso della Presidenza, adottare una diversa determinazione rispetto a quella letteralmente indicata dal Regolamento e costantemente per prassi seguita in passato in queste circostanze significherebbe sostanzialmente vanificare il nostro Regolamento. Pertanto, la Presidenza non può che applicare la disciplina prevista dal Regolamento medesimo e, poiché la discussione sul complesso degli emendamenti è iniziata nella seduta del 28 settembre, non è possibile alla Presidenza accettare oggi ulteriori richieste di intervento.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, la ringrazio anche per l'attenzione che ha voluto dedicare a una parte che, pur essendo procedurale, però ha, a mio avviso, un rilievo. Ovviamente mi permetto di fare alcune osservazioni, non certo perché ritenga che il suo non abbia ovviamente delle ragioni e del fondamento, ma per darle degli elementi aggiuntivi alla sua decisione (che è finale e non può essere che quella che ha valore qui dentro). Innanzitutto, signor Presidente, mi permetto di dirle che l'utilizzo dei precedenti, che fa parte ovviamente di quello che diventa un regolamento di fatto della nostra Camera e che è stato utilizzato da tutti i Presidenti, sicuramente va considerato, e non può che essere considerato come una fase regolamentare propria, ma la invito - proprio perché ho molta fiducia in lei personalmente e ovviamente come Presidente della Camera - a considerare quando la realizzazione di un precedente come fatto regolamentare rischi di andare in contrasto addirittura con quelli che dovrebbero essere i dettami regolamentari. Il precedente che consente di ripetere qualcosa che è accaduto non necessariamente, signor Presidente, deve diventare la regola attuativa per il futuro, perché - vivaddio - anche un'istituzione può rendersi conto che aver operato in un determinato modo in deroga al Regolamento - perché dobbiamo ricordarci che il precedente è in deroga al Regolamento - potrebbe non essere opportuno o dovuto in futuro. Magari c'è da auspicare che ogni tanto precedenti inguardabili, che sono stati fatti in questa Camera negli ultimi vent'anni siano archiviati e non utilizzati da chi presiede di volta in volta per fare peggio di quello che è stato fatto nella volta precedente. Questa è una mia considerazione personale che rimetto a lei. Nella fattispecie però, signor Presidente, anche nell'ambito dei precedenti, sarebbe utile che a lei fossero forniti quelli che riguardano anche atteggiamenti che, pur partendo dallo stesso dato di fatto, hanno portato i Presidenti di turno ad operare in modo diverso. Infatti, è del tutto evidente che è formale e generale la deroga al Regolamento, ma il modo in cui poi, fatta la deroga, ci si comporta ovviamente di volta in volta cambia, e magari potrebbe essere anche affidato all'apprezzamento del Presidente di turno trovare una soluzione che, pur derogando al Regolamento, non comprima completamente i diritti dall'altra parte. Nella fattispecie, le faccio presente, signor Presidente, che nella seduta del 13 luglio 2010 - cioè non vent'anni fa, ma due mesi fa - il collega Montagnoli della Lega non si era iscritto, non già casualmente bensì in ragione di quello che è previsto dall'articolo 36 del Regolamento (ossia che per la discussione generale ci si iscrive almeno un'ora prima e non ci si può iscrivere dopo): si era dimenticato. Il Presidente di turno - ed io, infatti, l'ho sottolineato - senza neanche consultare gli altri gruppi (mentre normalmente si procede a questa deroga con il buon gusto di un consulto tra i gruppi per senza consultare nessuno ha deciso, assumendosi la responsabilità di prendere una decisione su una motivazione che in quel momento era propria e non regolamentare, che, siccome non era intervenuto nessuno della Lega, ancorché essendo una discussione generale ciò non comportasse da un punto di vista pratico nessuna violazione, potesse parlare e d'ufficio è stato iscritto ed ha potuto parlare. Io posso pure dirle, signor Presidente, che essendo una discussione generale trovo che tutto sommato non sia successo niente di grave, ma è stata fatta chiaramente una deroga ed una violazione al Regolamento con una decisione propria del Presidente che ha a che fare non con la prassi ma con quello che si deve gestire lì per lì. C'è di più. L'attuale Ministro Meloni - ho finito, signor Presidente -, era vicepresidente della Camera nella scorsa legislatura, allorché nella seduta del 18 settembre 2007, in due occasioni - guardi come si trovano i sotterfugi per far diventare regolamentare quello che non è -, durante una discussione (testualmente le dico, signor Presidente) viene chiesta la parola da due deputati e la Presidente dice: «Hanno chiesto di intervenire al termine del dibattito, a titolo personale, gli onorevoli Del Bue e Mellano. Daremo loro la parola per brevissimi interventi, dato l'oggetto della discussione». L'onorevole Del Bue si lamenta osservando che non era intervenuto nessuno del suo gruppo e la Presidente dice testualmente: Lei non poteva iscriversi perché non si è iscritto per tempo però, visto che siamo in questa condizione, anziché un quarto d'ora la faccio parlare cinque minuti. Signor Presidente, ho finito, stiamo parlando di cose che non hanno neanche avuto la possibilità e la dignità di avere uno sviluppo nel dibattito dell'Aula, tant'è che molti colleghi non sanno di cosa stiamo parlando perché è stato un lavoro di discussione tra gli uffici. Concludo semplicemente dicendole che, quando si procede attraverso deroghe, bisogna avere anche non voglio dire l'intelligenza ma la responsabilità di gestire le situazioni e non dare l'idea che si opera soltanto in ragione ed in funzione di una parte .
. Onorevole Giachetti, la ringrazio per la chiarezza del suo intervento e anche per la correttezza del medesimo, non avevo del resto dubbio alcuno. Lei ha ricordato alcuni precedenti che confermano quanto ho avuto modo di dirle in precedenza, vale a dire che è certamente dovere del Presidente tener conto del Regolamento e della prassi, ma - come lei ricordava - il Presidente può e in alcuni casi deve assumersi la responsabilità di derogare. Di derogare - mi permetto però di aggiungere - «apprezzate le circostanze», come si usa dire tra coloro che conoscono il diritto, e le circostanze che lei richiamava sono del tutto diverse rispetto a quelle in cui attualmente ci troviamo. Infatti, non si tratta per la Presidenza di accogliere la richiesta di un singolo parlamentare che in modo colpevole non si era iscritto per tempo e voleva comunicare soltanto la sua opinione attraverso brevi interventi. Come ho avuto modo di dire prima nel mio ragionamento, le circostanze in cui ci troviamo sono tali che il provvedimento non solo non è sottoposto a contingentamento, ma è prossimo alla scadenza. Non credo di dire cosa politicamente inopportuna, se ricordo al suo gruppo che legittimamente, da parte del suo gruppo, è in atto un tentativo di portare alla decadenza del provvedimento medesimo. Quindi, apprezzate le circostanze e cosciente di quel che lei ha detto, vale a dire che in passato i Presidenti si sono assunti responsabilità diverse rispetto alla prassi, non penso di poter accogliere la sua richiesta e pertanto rimane stabilito quanto detto in precedenza. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, giustamente lei ha ricordato al collega Giachetti che contano effettivamente le circostanze. Io le faccio presente che da parte nostra abbiamo osservato il fatto che, diversamente da un disegno di legge, il comportamento dei colleghi del gruppo del Partito Democratico attorno alla discussione sugli emendamenti e alla facoltà di illustrarli in base anche all'articolo 86 del Regolamento è stata adottata nelle condizioni e nella circostanza particolare del decreto-legge, non in presenza di una dichiarata opposizione ostruzionistica, ma del fatto che stiamo esaminando un disegno di legge di conversione. Infatti, come lei sa, signor Presidente, in tale circostanza il complesso degli emendamenti può riguardare solamente l'articolo unico o comunque l'unica discussione che si svolge. Diversamente, per quanto attiene i disegni di legge non di conversione il complesso degli emendamenti è una fase della discussione che può riguardare ciascun articolo. Quindi, la circostanza è questa: non il dato ostruzionistico, ma la necessità di rendere chiaro da parte dei colleghi il fatto che su alcuni emendamenti, che riguardano in particolare il pedaggiamento autostradale e la questione delle modalità con cui si sta affrontando la cosiddetta liberalizzazione e privatizzazione o salvataggio di Tirrenia e società collegate, lo si fa attraverso un decreto-legge e, quindi, è del tutto evidente che occorre lo spazio necessario per i colleghi per poter intervenire e cercare sostanzialmente di colloquiare, di discutere e di confrontarsi in Aula anche con i colleghi della maggioranza i quali hanno sostenuto, nel percorso di discussione in Commissione, che evidentemente occorreva fare in modo che il decreto-legge passasse senza alcuna modifica. Le modifiche introdotte al Senato hanno apportato delle novità sostanziali al testo iniziale: si pensi alla questione del pedaggiamento di tutte le strade in capo ad ANAS contenute nell'elenco fatto dal decreto-legge che le aveva istituite. Quindi, signor Presidente la circostanza è che dieci colleghi che si erano iscritti questa mattina per discutere sul complesso degli emendamenti non potranno farlo. Credo che questa circostanza poteva essere presa in considerazione dalla Presidenza per garantire, magari anche concordando con i gruppi di riferimento che la discussione poteva concludersi entro un certo orario e si poteva dare ai colleghi la possibilità di esprimersi riguardo a questo dato. Infatti, se non lo faranno nella fase del complesso degli emendamenti, lo dovranno fare nella fase della discussione sui singoli emendamenti, allungando il tempo di una discussione che invece, per quanto ci riguarda, doveva poi procedere con una normale modalità e tempistica che attiene alla discussione su un numero limitatissimo di emendamenti. Infatti, voglio far presente, signor Presidente, che su questo decreto-legge non è stata presentata una miriade di emendamenti: il Partito Democratico ne ha presentato pochissimi e vi sono comunque solo tre proposte emendative sulle quali fondamentalmente poniamo l'accento. Quindi, signor Presidente, credo che da questo punto di vista non ci sia tanto e solo una questione regolamentare, ma una questione che richiede un'intesa anche da parte dei gruppi di maggioranza attorno a tale questione e alle modalità con le quali si vorranno continuare poi in discussione i successivi punti all'ordine del giorno.
. So benissimo che alle 12 c'è la Conferenza dei presidenti di gruppo. Tutti sappiamo che stiamo parlando adesso del decreto-legge che interviene sulla privatizzazione di Tirrenia e sulle questioni del pedaggiamento ANAS che vanno dal GRA romano anche ad altri raccordi autostradali o ad altre superstrade che verranno pedaggiate, dalla Sicilia alla Lombardia al Veneto. Si tratta di un provvedimento, quindi, che riguarda tutta l'Italia e concerne un aggravio per le tasche dei cittadini e soprattutto, vorrei dire signor Presidente, dei pendolari, i quali già si trovano nelle condizioni di dover sopportare una situazione in cui le Ferrovie dello Stato, ma anche quelle locali e regionali, saranno costrette ad aumentare le tariffe in relazione anche ai della manovra di luglio che ha tagliato alle regioni e agli enti locali i fondi per sostenere il trasporto su ferro. Quindi, altro che cura del ferro! Ho visto peraltro, signor Presidente, che la questione della priorità delle rete ferroviaria e del pendolarismo per quanto riguarda il sistema ferroviario non era contenuta nei cinque punti della relazione del Presidente del Consiglio di ieri e nel rilancio - chiamiamolo così - della compagine di Governo, i cui contenuti sono stati illustrati e votati dalla maggioranza con la fiducia. Però i pendolari si vedranno costretti a scegliere tra questa alternativa: usufruire di un pessimo servizio delle ferrovie con degli aumenti, persino con il raddoppio dei costi degli abbonamenti, oppure andare su strada, utilizzando forzosamente la propria auto e dovendo pagare il pedaggio. Mi pare che tutto ciò serva per affermare che occorreva, e occorre ancora, una buona disponibilità da parte della maggioranza a discutere tale questione e anche a fare in modo che su altre questioni all'ordine del giorno di questa settimana e della prossima si possa trovare un accordo comune sul modo in cui procedere nella discussione da parte di questa Assemblea. Signor Presidente, come ho detto in precedenza, non mi pare che qui si sia aperta una diatriba di carattere regolamentare relativamente al fatto che non ci sono i tempi necessari per fare un ostruzionismo, che non c'è. Quindi vorrei che fosse chiaro - anche in relazione allo del Presidente in risposta alla nostra richiesta di dare modo a dieci deputati di intervenire per illustrare la propria posizione sugli emendamenti riferiti a questo decreto-legge - che quella posizione non è ostruzionistica, come si è visto nel corso della discussione in Commissione e della discussione di merito svolta nei due giorni in cui ci siamo occupati dell'argomento in Aula. A questo punto credo di essere l'ultimo del mio gruppo ad intervenire, ma sia chiaro che ritengo che forse i colleghi di maggioranza che sono iscritti a parlare, i quali hanno detto che occorre sfruttare tutti i tempi necessari per varare subito questo disegno di legge di conversione, possano anche rinunciarvi. Non vorrei, infatti, che i nostri dieci deputati non possano parlare, ma che adesso ci dobbiamo sorbire tre deputati che si sono iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti, uno della Lega e due del PdL, eccetera, per illustrare non già gli emendamenti ma il testo di un decreto-legge che ritengono inemendabile. Questo è politicamente un assurdo, un controsenso! Questi tre colleghi evitino di intervenire sul complesso degli emendamenti, perché non devono illustrare alcun emendamento, salvo che abbiano ripensato al fatto che invece ci sono emendamenti su cui si può convergere, e allora li ascolto molto volentieri; però, di conseguenza, occorrerebbe che quando passiamo al voto sugli emendamenti indicassero a quest'Aula quali sono i punti che possono cambiare per poter inviare al Senato questo decreto-legge. Se lo trasmettiamo oggi sicuramente, dal momento che scade martedì 5, può essere convertito dal Senato con un voto rapido e veloce, come sempre è stato fatto in altri momenti, in modo tale che noi adesso lo modifichiamo, nelle parti in cui è possibile, e lo inviamo al Senato il quale lo varerà certamente entro martedì. Diversamente, se questa non è l'opinione dei colleghi, evitino di prenderci in giro per portarci via un'altra mezz'ora per consentire ai colleghi di arrivare in Aula a votare, perché non è così che si fa. Qui, infatti, non c'è un atteggiamento strumentale dell'opposizione, del gruppo del Partito Democratico, e sarebbe invece del tutto strumentale la posizione della maggioranza e del Popolo della Libertà che pretendesse di far parlare dei colleghi iscritti sul complesso degli emendamenti quando si sostiene che questo provvedimento è inemendabile. Allora, signor Presidente, si sia conseguenti dal punto di vista delle posizioni che si assumono. Ringrazio, peraltro, il sottosegretario Giachino perché ha sempre tenuto un atteggiamento di dialogo, sia in Commissione, da quanto mi riferiscono i colleghi, sia in Assemblea, perché è già intervenuto alla fine della discussione sulle linee generali. Signor Presidente, noi abbiamo una proposta precisa: proponiamo che venga soppresso il comma 4 dell'articolo 1, che riguarda le questioni del pedaggiamento e chiediamo anche di modificare un atteggiamento che rischierebbe di compromettere il futuro della privatizzazione di Tirrenia, anche con riferimento a una serie di società regionali e per venire incontro alle indicazioni dell'Unione europea senza andare incontro ad ulteriori infrazioni.
. Lei comprenderà, onorevole Quartiani, che la Presidenza non può che prendere atto che ci sono ancora tre iscritti. Le decisioni sugli interventi sono di natura politica e spettano ai gruppi.
. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
. Prendo atto che gli onorevoli Garofalo, Desiderati e Baldelli rinunziano ad intervenire. Nessun altro chiedendo di parlare, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.
, . Signor Presidente, è molto semplice: il parere è contrario su tutti gli emendamenti per ragioni di tempistica, ossia per la scadenza di questo decreto-legge, come già affermato da entrambi i relatori e in Commissione. Mi sembra che, comunque, la discussione, al contrario di quanto si prevedeva, sia stata molto ampia e, di conseguenza, per quanto ci riguarda, possiamo passare direttamente al voto.
. Il Governo?
, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. In risposta all'onorevole Quartiani, vorrei dire che accoglieremo una serie di ordini del giorno e ciò credo che abbia una certa importanza.
. Sta bene.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo in questa sede, per denunciare con preoccupazione ed urgenza una questione che, nella sostanza, riguarda tutto il nostro Paese, perché tocca i temi della legalità e della lotta contro le mafie, che sono al centro del dibattito politico di questi mesi. Nelle ultime elezioni amministrative del mio comune, Lamezia Terme, sono stata eletta consigliere comunale. Oggi, dopo una campagna elettorale, in cui la ' ha avuto un ruolo manifestatosi con atti di sistematica intimidazione anche alla sottoscritta, nel mio comune, sollevano dubbi sulla mia eleggibilità, in quanto componente della Commissione antimafia. Ho assistito stupefatta - a distanza di molti mesi dalla conclusione delle elezioni, esaurite ormai, come da regolamento, le procedure di convalida degli eletti - prima, al consolidarsi dell'idea poi, all'attivazione di una vera e propria procedura, sicuramente illegale, diretta a sostenere questa ineleggibilità o incompatibilità, per ottenere la mia decadenza e l'allontanamento dal consiglio comunale. Ciò - non ho timore a dirlo - gioverebbe soltanto a chi l'antimafia non la vuole, a quei poteri oscuri che tentano di controllare senza ostacoli aree del Paese e, in particolare, del Meridione. L'eccezione era stata sollevata dal presidente dell'associazione «Cittadino senza voce», con una formale richiesta, ma senza legittimazione giuridica. La locale amministrazione dopo avere investito i propri uffici legali della questione, convoca il consiglio comunale per il prossimo 5 ottobre, ponendo all'ordine del giorno l'eccezione sollevata in spregio di leggi e regolamenti. La vicenda è ancora più schiacciante, se si considera che nessuno, al momento della mia candidatura a sindaco, aveva sollevato dubbi di incandidabilità o ineleggibilità. Evidentemente, quei poteri oscuri erano già certi di poter contribuire significativamente al mio insuccesso elettorale. Oggi che sono consigliere comunale di opposizione è lecito chiedersi perché e chi voglia allontanarmi dal comune di Lamezia Terme in quanto componente della Commissione antimafia. Forse chi nel lontano 2002, quando ero segretario provinciale di Forza Italia, non ha esitato ad intimidirmi, costringendomi a vivere blindata per sette anni, o chi ha attivamente interferito nell'ultima campagna elettorale, turbandone il pacifico svolgimento, o chi ha motivo di temere la mia presenza in consiglio comunale, proprio perché garante di un controllo istituzionale rigoroso sulle importanti decisioni che dovranno essere assunte in ambiti delicati, dall'edilizia alla sicurezza, allo sviluppo, tutte ghiotte occasioni di grosso ? Di fronte a questa evidenza, la politica che non si ribella non può che definirsi complice. La reazione di un'istituzione dovrebbe essere scontata, invece oggi, in spregio a leggi chiare e applicate dovunque - penso al collega antimafia Tassone, consigliere comunale di Catanzaro, alla collega Napoli, che da vicepresidente della Commissione antimafia ha ricoperto tale incarico nel suo comune, nell'apparente indifferenza del sindaco, che sceglie il comodo riparo del suo Presidente del Consiglio competente a convocare l'assemblea, e di un silenzio che politicamente appare omertoso -, si convoca il consiglio comunale per discutere la mia presunta ineleggibilità, riconoscendo così legittimazione ad una richiesta che rimane irricevibile politicamente e giuridicamente.
. È la prima volta che si assiste ad una decisione tanto grave. In nessun altro luogo è mai accaduto un fatto analogo. Sicché mi chiedo se Lamezia Terme non sia diventata una vera e propria zona franca rispetto alle leggi del nostro Paese. Dobbiamo pensare che quella città appartenga oggi alla criminalità organizzata e che sia definitivamente sottratta al controllo dello Stato? È una città sicuramente abituata ai proclami, alle bandiere e alle marce antimafia, ma abbastanza lontana da Roma nell'ordinaria gestione da rimanere nell'ombra? Cosa dobbiamo pensare io e i cittadini di Lamezia Terme? Dobbiamo arrivare a sospettare che anche chi governa la città non vuole avere tra i piedi qualcuno che la mafia la combatte da Roma e da Lamezia stessa? In un momento storico e politico del nostro Paese nel quale si parla con forza e giustamente di legalità e di nuova questione morale, un episodio come questo deve fare riflettere ciascuno di noi e, in particolar modo, quelle forze politiche, alcune delle quali al Governo del mio comune, che non perdono occasione per proclamare come la svolta vera per l'Italia debba essere quella di liberarsi dalle infiltrazioni della criminalità organizzata nelle istituzioni. Perciò credo che tutti i partiti e il nostro Governo debbano vigilare con attenzione su quanto sta accadendo a Lamezia Terme in questi giorni e con ogni probabilità sarà anche opportuno rileggere con puntualità quanto accaduto nel corso delle ultime elezioni amministrative. Nei giorni scorsi ho aderito con convinzione all'iniziativa «no alla mafia» di Reggio Calabria. Ho guardato con speranza, ma anche con un pizzico di disincanto, l'imponente corteo di cittadini onesti che ha sfilato sabato per le strade della città. Uno striscione particolarmente amaro recitava: la mafia è viva e sfila insieme a noi, a testimoniare la consapevolezza che la cerca di infiltrarsi nelle istituzioni come nei cortei, ricorrendo proprio ai sorridenti volti di chi quelle istituzioni governa. È una borghesia mafiosa, che in Calabria, purtroppo, esiste (mi auguro non troppo numerosa). Per questo, richiamo con forza l'attenzione dei partiti su una vicenda oggettivamente assai grave, anche se lontana da Roma. È questione di legalità, di democrazia, di diritti, di rispetto della Costituzione, che va al di là del dato personale e locale e interroga le coscienze dei singoli e la morale dei partiti, il cui silenzio sul punto rappresenterebbe un fatto assai grave, soprattutto per quelle forze politiche che fanno della legalità la loro bandiera politica e ben sanno che la credibilità delle proprie battaglie si misura sulla capacità di combatterle ogni volta che si rende necessario, e non quando giova solo al proprio utile politico. Mi auguro che l'assordante silenzio di questi ultimi mesi lasci il passo alla responsabilità e al coraggio...
. La prego di concludere.
. ... a quello di Sinistra-Ecologia-Libertà, al suo portavoce presidente Nichi Vendola, che si candida a guidare il Paese come campione di un sud migliore, ma che è rappresentato a Lamezia proprio dal sindaco della città. Signor Presidente, colleghi, se la politica continua a nascondersi, a non prendere posizione, perché quelle famiglie fanno paura o peggio comodo, di episodi come quello di Lamezia ve ne saranno sempre di più. La politica ha il dovere di illuminare quel cono d'ombra maleodorante.Vedere negato il diritto della comunità ad essere rappresentata in consiglio comunale, perché chi la rappresenta combatte la mafia, significa vivere una condizione agghiacciante, un nei confronti degli onesti che non dovrebbe avere cittadinanza nel nostro Paese, se vogliamo continuare a credere nella democrazia e nel diritto .
. Onorevole D'Ippolito Vitale, non l'ho interrotta e le ho dato un tempo quasi doppio rispetto a quello consentito perché lei ha posto un problema davvero grave, ma è del tutto evidente che non vi possano essere incompatibilità o ineleggibilità rispetto alla carica di deputato e di ogni altra carica pubblica che non siano quelle espressamente previste dalla legge. Non ho alcun bisogno di sottolineare che la carica di componente della Commissione antimafia non comporta di per sé alcuna incompatibilità . Questo dal punto di vista giuridico, mentre, dal punto di vista politico, la mia comprensione è stata determinata dal fatto che l'ho lasciata esprimere a lungo. Non mi chieda, però, adesso di nuovo la parola.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, leggo sulle agenzie di pochi minuti fa che nell'Aula del Senato il senatore del PdL Giuseppe Ciarrapico, che amò autodefinirsi nella precedente campagna elettorale «orgogliosamente fascista», ha dichiarato: «Fini e i finiani torneranno nell'ombra. Andremo a votare e vedremo quanti voti prenderà il transfuga Fini». Fin qui, è il suo giudizio politico. Conclude, poi, il suo intervento dicendo: «I finiani hanno già ordinato le », cioè il tradizionale copricapo della religione ebraica. Era qualche decina d'anni, senatore Ciarrapico fascista orgoglioso, forse da circa settant'anni, che nelle Aule del Parlamento non sentivamo risuonare l'idea che il copricapo degli ebrei potesse essere definito un disvalore; che, cioè, all'interno di una discussione tutta politica interna al centrodestra qualcuno potesse accusare qualcun altro di tradimento perché, forse, è sceso a patti con qualche ebreo, perché, forse, vi è un'influenza della ebraica perché, forse - glielo dico con il suo linguaggio, senatore fascista orgoglioso Ciarrapico - dietro c'è un complotto demo-pluto-giudaico. Che vergogna, senatore Ciarrapico, che in questo Parlamento della Repubblica, che ha festeggiato da poco il settantennale delle leggi razziali, qualcuno usi ancora queste parole. Si vergogni lei, fascista e antisemita !
. Onorevole Fiano, l'applauso dell'Assemblea ha sottolineato il consenso nei confronti delle sue parole. Devo peraltro ricordare anche a lei, come ho avuto modo di fare in altre circostanze, che anche se il merito della questione è molto serio e decisamente dà ragione alle sue parole, interventi nei confronti di esponenti dell'altro ramo del Parlamento, come lei sa, non sono ammessi. Quindi le ho dato la parola ma voglio sottolineare che ci dovrà essere un'occasione per potere, in qualche modo, rimediare a ciò.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, capisco la sua osservazione a carattere istituzionale tuttavia, da parte mia, non può esserci il silenzio in un'occasione di questo genere, lei mi capisce bene. Io credo che parole di questo genere siano intollerabili anche per noi del Popolo della Libertà . Credo che da parte nostra ci sia, in questo caso, un atteggiamento che tende a contrapporsi con tutte le proprie forze a qualsiasi sintomo di antisemitismo. Oltretutto, l'antisemitismo, come tutti sanno, è in questo periodo in grande crescita in Europa e nel mondo, minaccia tutti gli ebrei e minaccia Israele. È intollerabile che nel nostro Parlamento si possa presentare un atteggiamento di questo genere. Quindi deve essere chiaro a tutti che si tratta di un puro atteggiamento di civiltà e di cultura. Da parte dell'onorevole Fiano, in questo caso, credo sia stata assunta semplicemente una posizione di questo genere ed io intendo riprenderla ed appoggiarla .
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, sono assolutamente d'accordo con Fiamma e con il suo intervento. È scandaloso quello che sta accadendo, visto che è stata appena celebrata una giornata importante per Israele e per la cultura ebraica. Ascoltare di nuovo parole di tale imbecillità è un'offesa per l'intelligenza del nostro Paese
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, non entro nel merito perché al riguardo non posso che concordare sul fatto che si tratti di parole effettivamente impronunciabili ma vorrei parlare del metodo. Signor Presidente, in altre occasioni lei ha bloccato parlamentari di questa maggioranza ma anche dell'opposizione perché si stava parlando di soggetti che non erano presenti in Aula. Lei, signor Presidente, glielo dico con tutto il rispetto, deve essere più coerente e più imparziale .
. Onorevole Castellani, mi assumo la responsabilità di essere stata coerente nel merito del contenuto dell'intervento dell'onorevole Fiano e dell'onorevole Ciarrapico
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, mi associo anche io a questa protesta davanti ad affermazioni infami. Voglio dire tuttavia - e forse ciò serve al nostro Paese - che è ora di attuare e concretare lo spirito dell'etica e della responsabilità. Chiunque faccia affermazioni del genere deve pagare, essere espulso, cacciato e non può passare soltanto come una nostra stigmatizzazione. È l'etica della responsabilità: chi è antisemita si assuma le proprie responsabilità e vada a fare il parlamentare in un'altra nazione .
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, le Aule sono due ma la Repubblica è una sola. Siamo tutti parlamentari di una Repubblica e come tali siamo accomunati quindi non vedo la sua scorrettezza. Siamo parlamentari di una Repubblica che nasce con valori che contraddicono alla radice ogni forma di razzismo e di antisemitismo. Siamo un Paese partecipe di una solidarietà internazionale e in questa sede io voglio ribadire l'amicizia del gruppo dell'Unione di Centro allo Stato di Israele e a tutte le comunità ebraiche del mondo. Abbiamo anche una tradizione spirituale e religiosa del nostro Paese. Un Papa ebbe modo di dire che gli ebrei sono nostri fratelli maggiori e credo quindi siano giustificati tutti gli interventi, a cui lei ha dato luogo, perché esprimono l'idea a nome del Parlamento della Repubblica, non solo della Camera dei deputati, e a nome della Costituzione italiana la nostra più ferma contrarietà al ritorno in qualsiasi forma di ideologie che possano avvicinarsi all'antisemitismo e al razzismo. Ribadiamo pertanto la nostra vicinanza a tutti i popoli liberi e democratici e soprattutto alla comunità ebraica mondiale .
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. A nome del gruppo di Futuro e Libertà, non intendo assolutamente rispondere alle volgarità e agli insulti del senatore Ciarrapico. Intendo invece chiedere, formalmente, al Presidente del Consiglio di prendere le distanze da un senatore della Repubblica che interpreta in maniera così volgare una questione delicata, che mi trova assolutamente solidale con quei colleghi che oggi sono intervenuti per condannarne il comportamento .
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere la completa solidarietà ed accordo con le parole pronunciate, tra gli altri, dall'onorevole Fiano e dall'onorevole Nirenstein, su questo caso molto grave avvenuto nel Senato della Repubblica.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà. Onorevole Colombo la prego di aiutare la Presidente.
. Signor Presidente, la aiuterò, perché su quello che è stato detto dall'onorevole Fiano, dall'onorevole Nirenstein e da altri colleghi, tranne l'infelice intervento contro di lei che per fortuna ha occupato soltanto un secondo, non posso che essere appassionatamente d'accordo, come lei sa. Vorrei registrare con i colleghi e con lei l'allarme che suscita la questione, perché queste cose si dicono quando si sente che si possono dire. Ma volevo allargare, purtroppo, la finestra su avvenimenti che accadono in un'Italia, che dovrebbe essere l'Italia nata dalla Resistenza. Onorevole Presidente, in questo momento un ragazzo, a Milano, è in camera operatoria, perché tentano di rimettergli a posto la faccia. La faccia gli è stata spaccata ieri durante una manifestazione di fronte all'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia, perché il ragazzo, insieme ad altri studenti milanesi, protestava contro l'idea di organizzare pattuglie militari nella città di Milano e nelle scuole di Milano, con la benevola adesione del religiosissimo sindaco Moratti. Vorrei allora fare osservare che è accaduto questo: a un ragazzo, Leon Blanchard, è stata spaccata la faccia, tenuto fermo da personaggi delle forze dell'ordine, che avevano evidentemente ricevuto l'ordine di farlo, perché queste cose non accadono a caso e perché il ragazzo è un noto studentesco. Egli non è di sinistra, non c'entra niente la sinistra! Centra l'opposizione all'educazione dei ragazzi alla guerra. Questo è accaduto ieri a Milano! Lo metta insieme con il fatto che abbiamo appena giudicato, e valuti quanti fascismi stanno colando nervosamente sulla nostra Repubblica .
. Grazie per il suo intervento, onorevole Colombo. Mi permetta di ricordare a lei, come naturalmente agli altri colleghi, che l'oggetto dei loro interventi può anche essere oggetto di sindacato ispettivo, da parte di un parlamentare nei confronti del Governo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Onorevole Presidente, non so se - così come è capitato a me - i miei colleghi hanno avuto ieri occasione, dopo che quest'Aula aveva dato il voto di fiducia al Governo, di ascoltare un fuori onda sul canale ad una trasmissione televisiva peraltro molto seguita dai telespettatori del Ministro dell'interno, il quale molto candidamente affermava che le elezioni si faranno a marzo e che quindi tutto è predisposto ed allestito per quella scadenza. Al di là del fatto estetico, soltanto qualche ora prima questa Camera aveva votato la fiducia e quindi che io sappia è ancora il Parlamento a dare e revocare la fiducia ai Governi e dunque in assenza di fiducia si può evidentemente parlare di un percorso che può portare a quel risultato, mentre invece ieri la fiducia è stata data e pertanto avevamo questo evento politico importante. Ma al di là di ciò, vi è un dato che mi inquieta da un punto di vista dei rapporti tra le istituzioni. Che io sappia non vi è stato nel breve lasso di tempo tra il voto di fiducia e la trasmissione televisiva su un mutamento dell'ordine costituzionale o una riforma costituzionale per cui lo scioglimento del Parlamento diventa faccenda devoluta al Ministro dell'interno: è ancora il Presidente della Repubblica, che io sappia, ad assumere tali decisioni! Onorevole Presidente, ritengo pertanto - e naturalmente mi riservo, così come da lei in precedenza suggerito, di presentare un'interrogazione in questo senso - che il Ministro Maroni debba venire a chiarire qualcosa in quest'Aula.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo solo per replicare al collega Colombo che ha detto una cosa che, a mio avviso, è assurda e deve essere rettificata: non è possibile che il collega Colombo dica che le forze dell'ordine prendono ordini per picchiare le persone, si dovrebbe vergognare di queste sue affermazioni !
. Prima di riprendere l'esame del provvedimento desidero salutare i rappresentanti della Cassa artigiani di Treviso, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune . Desidero inoltre rivolgere a nome della Presidenza, ma soprattutto dell'Assemblea, gli auguri più sinceri all'onorevole Sbrollini che è diventata madre del piccolo Davide
. Passiamo alla votazione dell'emendamento Velo 1.9. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, questo emendamento si pone l'obiettivo di risolvere una questione concreta, reale e di grande rilevanza ed intende affrontare quindi un problema serio, ossia la garanzia della prosecuzione - fino possibilmente al raggiungimento del buon fine - del processo di privatizzazione delle compagnie regionali Caremar, Saremar e Toremar. Ripercorro molto rapidamente la storia di questa vicenda. Al momento del trasferimento alle regioni da parte dello Stato delle società regionali, queste erano creditrici verso la Tirrenia di un credito di circa 30 milioni di euro complessivi. Nelle convenzioni stipulate tra Governo e regioni interessate, era stato previsto che il Ministero dell'economia e delle finanze si impegnasse a far sì che in fase di privatizzazione, essendo Tirrenia debitrice, ci fosse da parte dell'acquirente di Tirrenia stessa, l'impegno a soddisfare questi crediti entro sessanta giorni dal trasferimento. Senza questo impegno le convenzioni non sarebbero state portate a buon fine, senza questo impegno le suddette compagnie regionali Saremar, Caremar e Toremar non sarebbero state prese in carico dalle regioni coinvolte, Toscana, Sardegna e Campania. Alla dichiarazione di stato di insolvenza della Tirrenia, questo risultato è diventato irrealizzabile. Non solo: in sede di audizione in Commissione trasporti, il commissario D'Andrea ha confermato che questi crediti ci sono ma che quell'impegno non viene da lui riconosciuto. Si è così creato un di grandi dimensioni all'interno delle società trasferite alle regioni che di fatto rende impossibile qualsiasi procedura di evidenza pubblica. Le questioni che io pongo non sono sollevate solo da me ma sono state formalmente sollevate in sede di Conferenza Stato-regioni dalle regioni interessate che a questo scopo hanno chiesto una apposita modifica al decreto-legge in discussione. Il nostro emendamento, quello di cui sono prima firmataria, sostenuto dal Partito Democratico, tenta di rimediare a questo . Questa prima formulazione dell'emendamento prevede che sia la società Fintecna a farsi carico del mantenimento di questo impegno, senza quindi oneri aggiuntivi a carico dello Stato. Ora, il Governo, esprimendo un parere contrario, si assume una grandissima responsabilità: mette, innanzitutto, a rischio una procedura di privatizzazione che, in un caso in particolare, quello della regione Toscana, è quasi arrivata a compimento (ci sono già le offerte, avanzate da aziende private, che sono state formulate tenendo conto di questo impegno), ponendo così a rischio la valorizzazione di un importante pezzo di patrimonio dello Stato. Non solo: si mette anche a rischio la continuità di un servizio, quello del collegamento con le isole minori, che è sempre vitale, ma che diventa questione di vita o di morte alla vigilia della stagione invernale, quando i collegamenti sono meno frequenti, quando il numero dei cittadini coinvolti è minore, quando c'è meno risonanza sui mezzi di informazione. Ora, quello che a me appare grave e su cui invito a riflettere tutta l'Assemblea e anche il Governo è che non solo si respinge questo emendamento, ma durante questa fase di discussione cominciata la settimana scorsa in Commissione e proseguita questa settimana in Aula il Governo non ha nemmeno cercato di dare risposte. Pregherei il sottosegretario Giachino di prestare attenzione...
. Sottosegretario Giachino...
. In questi giorni di discussione non solo non è stato accolto l'emendamento con la giustificazione che non c'erano i termini per la modifica del decreto-legge, ma non si è data nemmeno risposta alle preoccupazioni rispetto a questo fallimento preannunciato del processo di privatizzazione con i danni conseguenti. Non si è data nessuna risposta concreta, nessuna rassicurazione concreta, se non il solito invito ormai ordinario a ritirare l'emendamento e a presentare un ordine del giorno. Da parte del Governo in nessuna sede, secondo me, non si è nemmeno capito di cosa stiamo parlando, del rischio che si sta correndo. Questa operazione è stata fatta lasciando le regioni da sole. Le regioni interessate non sono state neanche informate, ad agosto, all'atto della privatizzazione. Il nostro non è ostruzionismo, ma è un'insistere affinché almeno si risponda, altrimenti risponderete di fronte ai cittadini che, nelle prossime settimane, rischieranno di rimanere isolati nelle isole italiane.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo a sostegno di questo emendamento e anticipo anche il contenuto di quello che seguirà, dal momento che si tratta dello stesso problema. In questo caso, mi rivolgo soprattutto ai colleghi della Lega Nord e ai quei deputati che hanno a cuore la tutela delle autonomie locali: stiamo verificando la totale inaffidabilità del Governo nell'ambito dei rapporti Stato-regioni. Vi è un principio costituzionale che richiama la leale collaborazione tra Stato e regioni. Vi è un accordo, una convenzione, siglata tra lo Stato e le regioni, tra il Governo italiano e le regioni, che finalizzava le privatizzazioni di queste società regionali, garantendo l'adempimento di questi debiti che Tirrenia aveva verso le società regionali di trasporto marittimo. Adesso, con il fallimento e la messa in amministrazione straordinaria di Tirrenia, il dottor D'Andrea ci ha detto, in Commissione, che questi crediti non verranno onorati perché, ovviamente, non vi è sufficiente capienza per garantire alle regioni la solvibilità di queste poste creditorie. Non parliamo di pochi spiccioli, sono oltre 30 milioni di euro, che hanno messo in ginocchio tutte le regioni interessate alle privatizzazioni regionali. Qualche giorno fa, il 15 settembre, la Sardegna ha deliberato di paralizzare il procedimento di privatizzazione. La regione Lazio (anch'essa di centrodestra, anche se non si tratta tanto di una questione di targa politica, quanto di leale collaborazione e di evitare che il Governo ci faccia la figura del venditore di saponette, piuttosto che di un istituto autorevole come voi vorreste che fosse) ha istituito, con legge, la possibilità di creare la società Laziomar, destinata alla privatizzazione della società di trasporto ex Caremar. Abbiamo, quindi, la necessità espressa dal grido della Conferenza Stato-regioni, che la settimana scorsa - il 23 di settembre - si è riunita e ha dichiarato irrinunciabili questi crediti, per i quali l'eventuale incuria, da parte dello Stato e del Parlamento, su questo emendamento e su quello che segue, si traduce in un all'autonomia regionale. È come se una legge dello Stato, di fatto, andasse a incidere direttamente sui bilanci regionali, perché questa è la condizione in cui si trovano le regioni: avete regalato loro queste società, con la garanzia di vedere soddisfatti questi crediti. Adesso essi non sono più soddisfatti e occorre un'assunzione di responsabilità da parte del Governo, del Parlamento e della maggioranza, per non lasciare le regioni in mezzo al guado. Infatti, se vogliamo parlare di cabotaggio marittimo, se vogliamo che le navi arrivino al porto di destinazione, non possiamo permettere che affondino in mezzo al mare.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, l'Unione di Centro sosterrà questo emendamento. I temi di fondo sono quelli già emersi e sono sostanzialmente due: innanzitutto, il fatto che vi sia una vera gara e sia garantito il principio di concorrenza, soprattutto per l'esito della Tirrenia, al fine di garantire poi, in secondo luogo, il rispetto del principio di contiguità per le isole minori e, quindi, le garanzie - anche attraverso contratti di servizio vigilati - del trasporto, sia per i cittadini residenti nelle isole minori, sia anche per la stagione turistica, che è tema non secondario anche ai fini della crescita del Paese di cui non ci si occupa molto. Resta il fatto che l'assunzione di questa garanzia sui crediti da parte di Fintecna, è un passaggio necessario di questa azione che, peraltro, il provvedimento in generale non persegue. Pertanto, sosterremo in questa logica l'emendamento.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame e, qualora - cosa che non mi auguro - non venisse approvato, anche quello successivo. Le motivazioni le hanno già illustrate la collega Velo e gli altri parlamentari dell'opposizione che sono intervenuti. Sono preoccupato della disattenzione da parte dei colleghi della maggioranza. Non si tratta di un ragionamento di parte. Lo Stato ha fatto delle promesse alle regioni. Alcune regioni si sono comportate seriamente, avviando le pratiche per garantire il trasporto via mare anche alle isole minori (penso ai parlamentari toscani): ciò riguarda per esempio l'isola d'Elba e le altre isole dell'arcipelago toscano. Se quello che lo Stato ha garantito non viene rispettato, i cittadini di questi territori saranno privati di un servizio degno di un grande paese civile. : è bene approvare questo emendamento.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sani. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, anche io intervengo per sottoscrivere questo emendamento, condividendo quanto affermato dall'onorevole Velo. Oggi, se non si danno le giuste garanzie, sono a rischio i servizi di collegamento con le isole minori. In queste ore c'è molta preoccupazione da parte delle popolazioni interessate. Penso anche io all'isola d'Elba, ma anche all'isola del Giglio. Questo avviene in una situazione in cui le regioni (la regione Toscana in particolar modo) hanno fatto la propria parte. Intervengo quindi anche per richiamare su questo aspetto l'attenzione dell'Assemblea e per invitare il Governo ad un ripensamento.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, poiché condivido le motivazioni che stanno alla base di questo emendamento chiedo di poter aggiungervi anche la mia firma.
. Sta bene. Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Velo 1.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, il contenuto dell'emendamento è esattamente lo stesso di quello precedente, cambia la copertura, nel senso che nell'emendamento precedente indicavamo Fintecna nel soggetto che doveva garantire questo impegno, con l'emendamento in esame indichiamo, invece, il Governo che, di fatto, tra l'altro, è il soggetto che l'impegno l'aveva sottoscritto. Ribadisco, quindi, le cose dette prima: ci si prende la responsabilità di mandare a gambe all'aria una gara di privatizzazione avviata e quasi completata, ci si prende la responsabilità di mettere in discussione un servizio che non ha alternative per chi risiede nelle isole minori e, cioè, il collegamento marittimo. E lo si fa non solo respingendo una proposta seria di emendamento, ma senza dire una parola, senza dare una giustificazione, senza proporre un'alternativa, senza nemmeno esprimere la volontà comunque di farsi carico di questa questione, nel silenzio più assoluto. I cittadini che vivono nelle isole - in alcune di queste la maggioranza di centrodestra e la presenza anche della Lega Nord Padania non è irrilevante - dovranno sapere, e faremo in modo che lo sappiano, che il Governo li ha abbandonati .
. Prendo atto che l'onorevole Realacci sottoscrive l'emendamento Velo 1.1. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Velo 1.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, so che l'Aula ha fretta di completare il percorso, ma anche questa è una vicenda seria. Si tratta del destino dei lavoratori della Tirrenia, perché c'è incertezza sul regime di cassa integrazione a cui sono sottoposti. Infatti, non è chiaro se si applica la procedura della cosiddetta legge Marzano oppure no, perché siamo, appunto, in amministrazione controllata, ma non in procedura di liquidazione. L'applicazione della legge Marzano garantirebbe eventualmente ai lavoratori in cassa integrazione un minimo di tutela in più, cioè un tetto massimo di 900 euro che, sebbene sia basso, almeno non sarebbe decurtato negli anni. Con questo emendamento rendiamo esplicita l'applicazione della legge Marzano. Anche qui si dà per scontato che sia così, ma nessuno l'ha detto ufficialmente; ci sono diverse interpretazioni all'interno degli organismi ministeriali. Anche su questo il Governo tace .
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la firma a questo emendamento a nome del gruppo.
. Sta bene. Prendo atto che sottoscrivono l'emendamento anche l'onorevole Sani e l'onorevole Bossa. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Velo 1.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, il mio intervento sarà rapidissimo perché su questo argomento siamo intervenuti abbondantemente nel corso della discussione sul complesso degli emendamenti. Si tratta dell'argomento che ha fatto conoscere un po' questo provvedimento, che lo stesso Comitato per la legislazione ha definito molto eterogeneo. Avete messo insieme - e non se ne ravvisava il bisogno - pere e limoni. Voglio, dunque, intervenire brevemente su questa questione relativa all'introduzione dei pedaggi sulla nuova rete stradale di 1.500 chilometri dell'ANAS. Si tratta di tangenziali, raccordi intorno alle grandi aree metropolitane, le strade statali n. 8 e n. 9 della Lombardia e la Salerno-Reggio Calabria. Ebbene, di questo provvedimento non se ne sentiva davvero la necessità, perché per reperire 300 milioni che servirebbero all'ANAS per la manutenzione e per gli altri interventi se ne spendono, con grande solerzia e immediatamente, 150 milioni per l'acquisto delle apparecchiature. Si tratta di un provvedimento che ci ha davvero stupito. Infatti, questo decreto-legge prevedeva, appunto, aumenti di pedaggi, poi bocciati da vari tribunali amministrativi regionali e dal Consiglio di Stato, e anche di nuovi. Ma voglio anche ricordare che nei giorni precedenti alla chiusura per la pausa estiva questo Parlamento approvava nuove norme in materia di sicurezza stradale. Tali norme prevedevano che il 50 per cento dei proventi delle multe fosse destinato ai proprietari delle strade. Ebbene, l'ANAS - e lo dovrebbero sapere sia il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sia gli azionisti dell'ANAS, tra cui il Ministero dell'economia e delle finanze - avrà molte entrate certe nei prossimi anni. Allora, perché si vogliono introdurre questi nuovi pedaggi? Perché penso che vi sia una sorta di accanimento «terapeutico» nei confronti dei pendolari. Questo Governo, che ieri ci diceva di voler mettere al centro i problemi del Paese, dei cittadini, dei lavoratori e dei ceti più deboli, si accanisce, in modo davvero senza precedenti, nei confronti di milioni di pendolari. Qualche mese fa questi milioni di pendolari si sono visti negare, da questa maggioranza, l'acquisto dei famosi mille treni. Noi avevamo suggerito che quell'operazione fosse a carico dei petrolieri e che non si dovessero introdurre tasse ulteriori a carico dei cittadini e degli automobilisti. Inoltre, sempre questa maggioranza e questo Governo hanno fatto ai pendolari il regalo dei 4 milioni di tagli per quanto concerne il trasporto pubblico locale. A denunciarlo non siamo stati soltanto noi. Denunce molto nette e molto severe si sono levate anche dai «governatori» del centrodestra (vorrei ricordare Formigoni e la Polverini). Mi sembra che questo Governo si ostini davvero a mettere in campo delle politiche punitive. I pendolari vengono trattati peggio dei rom e questo non è giusto. Questa questione, a mio avviso, solleverà grandissimi problemi. Noi vi abbiamo indicato quali erano le strade alternative, ma voi non ci sentite. Da questo punto di vista voglio fare qualche domanda anche ad alcune componenti di questa maggioranza plurale. Siccome questa questione non era scritta nei programmi elettorali e non era stata sottoscritta quando sono stati varati accordi di Governo, perché non si recupera su questo la libertà di un voto per impedire appunto che milioni di pendolari nei prossimi mesi siano costretti a pagare una tassa aggiuntiva? Poi ancora: non vorrei fare delle polemiche strumentali, ma vorrei ricordare a quella folta pattuglia di deputati eletti nel Popolo della Libertà di Roma che erano loro e lo stesso sindaco Alemanno qualche settimana fa a dire che qualora sulle strade, sul raccordo, sulla Roma-Fiumicino fossero stati messi i pedaggi sarebbero andati con la loro macchina a «sbracare» (diciamo così) quelle cose. Non ci abbiamo mai creduto e credo che questi colleghi e lo stesso sindaco Alemanno abbiano subìto la logica di questi provvedimenti e ora si acconciano a risolvere tutto attraverso un ordine del giorno che non ha nessuna cogenza. Un ordine del giorno non si nega a nessuno, ma è un pannicello caldo, soprattutto in una fase in cui si sta legiferando per introdurre un balzello inutile e per mettere le mani nelle tasche dei cittadini. Infatti, gli automobilisti, che sono 40 milioni, sono cittadini e molti di questi sono costretti ogni giorno a prendere il mezzo privato perché non hanno alternative pubbliche, perché questo è il Governo che ha tagliato le corse dei treni e dei bus. Si tratta del Governo e della maggioranza che ha ridotto di 4 miliardi i trasferimenti alle regioni per quanto concerne il trasporto pubblico locale. Per questa ragione chiediamo liberamente a tutti di pronunciarsi su una questione molto concreta. Non c'entrano maggioranza e opposizione: qui tuteliamo gli interessi dei cittadini e dei pendolari.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasbarra. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per rinnovare anche io l'appello ai colleghi della maggioranza, affinché su questo emendamento si comportino liberamente. Abbiamo spiegato le ragioni e le preoccupazioni relative all'applicazione del pedaggio su 1.300 chilometri di strade in Italia che quindi ricadranno sui lavoratori e sui pendolari. Rinnovo l'appello: conosco la buona fede dell'onorevole Saltamartini e del collega Moffa, ma credo che il pedaggio non era tra gli accordi di Governo e quindi si recuperi il ruolo della libertà del Parlamento e difendiamo i pendolari e i lavoratori. Vi invito nuovamente a votare liberamente per impedire che da marzo-aprile in 1.300 chilometri si paghi il pedaggio
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, non è una questione campanilistica, né una questione che riguarda solo i romani, ma di buon senso e di buona amministrazione. Con questo provvedimento stiamo di fatto anticipando la data del pedaggio sui raccordi autostradali identificati dal Ministero. Vi invito a pensare a una cosa. Per aumentare le tasse ci sono due strade: o si agisce sulle tariffe, o si aumentano le imposte. La seconda, ossia l'aumento delle imposte, è addirittura più giusta della prima, perché almeno ha una progressività. Questa, invece, colpisce tutti indiscriminatamente. In questo caso va a colpire proprio coloro che obbligatoriamente e non per scelta, perché si recano al lavoro la mattina, devono prendere determinate strade. Capisco che faccia elettorale andare in giro a dire di non aver aumentato le imposte, ma se si continuano ad aumentare tutti gli altri balzelli e tutte le tariffe - pedaggi autostradali, asili nido con tagli agli enti locali, assistenza domiciliare - si fa un danno ancora maggiore di quello che si farebbe nell'ipotesi - che non voglio neanche prendere in considerazione - dell'aumento delle imposte. Quindi, questo provvedimento è sbagliato perché non lo stiamo facendo per una giusta causa, ma perché abbiamo bisogno di soldi. Non troviamo i soldi da dare all'ANAS e li chiediamo direttamente ad alcuni cittadini, senza chiederci se questi cittadini sono quelli che veramente vorremmo tassare o meno. Poi c'è il problema della copertura. Infatti, questo provvedimento è un grande pasticcio e noi lo avevamo denunciato allora dicendo di fare attenzione perché il pedaggio forfetario non può stare in piedi e così poi è stato al primo ricorso che è arrivato in discussione al TAR ed al Consiglio di Stato. Dobbiamo recuperare 80 milioni di euro e lo facciamo ancora in un modo sbagliato perché rifacciamo il famoso e ormai consueto taglio lineare. Ieri il Presidente del Consiglio ci diceva in quest'Aula che avrebbe aumentato i fondi alla giustizia perché questi sono indispensabili per il giusto processo. Vi ricordo solo - lo dico ai membri della maggioranza che ieri hanno votato la relazione del Presidente del Consiglio - che con questo provvedimento i soldi alla giustizia li stiamo tagliando, stiamo facendo il contrario di quello che il Presidente ha detto ieri in quest'Aula. Ma non solo! Tagliamo le risorse all'istruzione. Vi rendete conto di cosa sta capitando nei vostri territori in questo settore? Vi rendete conto? Ancora ulteriormente tagliamo i soldi all'istruzione e al Ministero dell'interno, di nuovo interveniamo sugli enti locali e sulla sicurezza. Prendetevi le vostre responsabilità! Dite che non date gli 80 milioni di euro all'ANAS oppure andate ad identificare i veri sprechi, non andate a colpire tutti in egual misura! . Chiedo davvero alla maggioranza un senso di responsabilità su questo perché si tratta di un provvedimento importante anche per dare un segnale di onestà al Paese
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere al Presidente del Consiglio, che oggi non c'è, se quando ieri ha dichiarato che il suo Governo non ha messo le mani nelle tasche degli italiani sia stato messo al corrente dei provvedimenti che passano in quest'Aula, tra cui il taglio dei 14 miliardi di euro agli enti locali che si trasformeranno in aumento del costo dei servizi o provvedimenti come questo. Infatti, ciò vale a dire che non le metto io ma lo faccio mettere per me da qualcun altro, tuttavia il risultato non cambia. I cittadini pagano e pagano radicalmente di più di quanto non pagassero prima
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Meta 1.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, solo per sottolineare come questo emendamento intercetti un sentimento molto diffuso che abbiamo registrato all'interno delle due Commissioni riunite (la V e la IX), in cui si è manifestata da parte di tutti i deputati, forse anche da parte di alcuni della Lega Nord, la criticità di imporre questo balzello odioso sul Grande raccordo anulare che è notoriamente una arteria quasi urbana che favorisce la circolazione all'esterno delle cinta romane a milioni di pendolari, studenti e lavoratori. Non è il caso di fare Ponzio Pilato su questo emendamento. C'è bisogno di assumersi la responsabilità di una scelta che corrisponde alle sentenze del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato che hanno escluso la legittimità di questi provvedimenti.
. Non sai di cosa parli!
. Infatti, si sostanziano in un'imposizione fiscale, non essendo parificabili a un pedaggio rispetto ad un servizio così inefficiente come quello che abbiamo sul Grande raccordo anulare, spesse volte, anzi quotidianamente, vessato da ingorghi e da asfittiche code. Quindi, non è il caso che almeno questo importante supporto viario della Capitale venga pesantemente vessato insieme a tutti i milioni di automobilisti con questa sorta di tassa.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 1.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare come questo emendamento intenda circoscrivere l'esazione di questi nuovi pedaggi escludendola per quelle tratte che abbiano sostanziale valenza per il traffico pendolare e con caratteristiche prevalentemente urbane. Inoltre, l'aspetto importante è che sostituisce la copertura finanziaria, che prima l'onorevole Galletti ricordava cadere su tante voci importanti del bilancio pubblico, dalla scuola all'università alla giustizia, in barba alle dichiarazioni che ieri sono risuonate in quest'Aula; stabiliamo che questa copertura di 89 milioni mancati sia individuata con una imposizione fiscale sulle banche. Si riduce cioè la possibilità di dedurre i crediti in sofferenza che le banche oggi possono detrarre allo 0,30 per cento: con questa piccola riduzione allo 0,25 per cento si ritrovano le risorse che evitano i tagli penalizzanti al bilancio pubblico e ai ministeri che abbiamo già ricordato.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che non solo si mettono le mani nelle tasche degli italiani, ma si mettono due volte: quelle tangenziali i cittadini italiani le hanno già pagate una volta con un sovrapprezzo dei pedaggi stabilito a suo tempo per permettere alle società autostradali di fare le tangenziali. Quindi, chiedete il pagamento e lo chiedete due volte.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 1.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, questo emendamento dà una risposta alternativa all'amletica domanda: chi paga? Secondo il Governo devono pagare i cittadini che non avranno più servizi come la sicurezza, la giustizia, la scuola e l'università; noi ipotizziamo che invece paghino un po' di più le banche. Allora, se questo è il Governo che all'inizio della legislatura inneggiava alla Robin per vessare la fiscalità delle banche e dei petrolieri a vantaggio dei poveri, è la volta di dimostrare che avete raccontato frottole .
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1.19, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel momento in cui mettiamo mano alla materia finanziaria penso che occorrerebbe una maggiore accortezza, perché intervenire sul sistema bancario e creditizio significa veramente mettere mano ai capisaldi del nostro sistema e, per la verità, noi come gruppo dell'Italia dei Valori proprio la scorsa settimana siamo stati molto attenti alla questione. Non a caso, in Commissione finanze, durante un'audizione del presidente vicario della Consob, il dottor Vittorio Conti, ebbi a fargli delle domande precise su questa materia e, alla domanda sul perché, in questo Paese, la Consob sia ancora acefala, il presidente della Consob - non qualche esponente dell'Italia dei Valori o Antonio di Pietro - rispose: onorevole, mi tolga da questo imbarazzo, non mi faccia rispondere. Poi, quando lo incalzai nuovamente perché è in corso una riforma del sistema europeo di vigilanza finanziaria, che prevede la localizzazione di tre nuove in Europa e le sedi delle medesime sono state individuate in Francoforte, in Parigi e in Londra, gli chiesi: «Per quale ragione non viene individuata Milano come sede?». Infatti, Milano è la capitale economica e il cuore finanziario di questo Paese e, quindi, anziché fare proposte ridicole - come abbiamo sentito qualche settimana fa - come quella di individuare una nuova capitale al nord, quella era l'occasione nella quale, se vogliamo entrare veramente in un sistema economico-finanziario nuovamente regolamentato, fare sfoggio dei nostri migliori gioielli e il nostro migliore gioiello è sicuramente Milano, vera capitale economica di questo Paese. Invece, siamo stati esclusi anche in quella circostanza. Perché? Il presidente vicario della Consob mi rispose, dicendomi: onorevole, si ha la percezione all'estero che in Italia ci sia una debolezza delle istituzioni. Lo ha affermato - lo ripeto - il presidente vicario della Consob, non Di Pietro, Barbato o qualche altro esponente dell'Italia dei Valori. Insomma, per farvela breve, c'è imbarazzo all'estero e la percezione di una situazione che non funziona nel nostro Paese perché, a differenza di quanto detto ieri da Berlusconi, egli non riesce a garantire neanche l'amministrazione ordinaria, perché non nominare il presidente della Consob, che manca da mesi ai vertici di un'istituzione che serve per il controllo dell'attività bancaria e finanziaria, non nominare il Ministro dello sviluppo economico, che è un tassello importante per la ripresa economica di questo Paese, ed essere esclusi dalle tre localizzazioni delle che vengono individuate in Francoforte, Parigi e Londra, significa far sì che questo Paese all'estero non venga più considerato. Pertanto, il problema non riguarda il segmento privato, perché le banche e le assicurazioni, che sono i due pilastri su cui si fonda la nostra economia, funzionano e sono sane, come ha riconosciuto pure ieri il Presidente del Consiglio ed è per questo che non c'è bisogno di immissione di capitali pubblici in questi settori e il sistema non vacilla. Il problema, invece, è che non funziona il settore pubblico e non funziona la politica, perché non provvede neanche all'ordinario. Allora - e concludo, signor Presidente - la politica del Presidente Berlusconi, del partito dell'amore, è finita perché non riesce più ad avere rapporti con gli altri, perché l'amore si fa in due o in tre invece, probabilmente, oggi il Presidente del Consiglio pensa solo ai piselli propri, alle cose proprie. Siamo partiti dal partito dell'amore e siamo arrivati alla politica della masturbazione ...
. Basta, onorevole Barbato.
. ...perché pensa solo ai piselli suoi!
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, chiederei anche al Governo un attimo di attenzione, perché il decreto-legge incentivi, convertito dalla legge n. 40 del 2010, aveva disposto per il 2010 che una somma di 30 milioni di euro fosse destinata ad incremento del fondo per il sostegno all'editoria, allo scopo di permettere la riduzione delle tariffe postali dei prodotti editoriali delle associazioni e organizzazioni senza fini di lucro. Ovviamente, attraverso un decreto del Ministero dello sviluppo economico si doveva individuare la somma di 30 milioni. Poiché questo decreto non è stato ancora emanato e siamo ormai al mese di ottobre, noi con questo emendamento proponiamo che, con una diversa copertura, vengano individuati i 30 milioni di euro che stiamo attendendo che il Ministro dell'economia e delle finanze individui, peraltro per obbligo di legge. Per questo chiediamo l'attenzione di tutto il Parlamento, perché si tratta di una questione rilevante, che non è di destra o di sinistra, ma che riguarda la possibilità per le associazioni senza fini di lucro di usufruire per l'anno 2010 delle riduzioni tariffarie necessarie per poter mandare i loro bollettini ai loro abbonati, ma anche ai cittadini.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati . Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Desiderati n. 9/3725/22. Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
, . Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/3725/1, mentre accetta gli ordini del giorno Saltamartini n. 9/3725/2 e Iannaccone n. 9/3725/3. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Sardelli n. 9/3725/4, mentre accetta gli ordini del giorno Marinello n. 9/3725/5, Piso n. 9/3725/6, Di Biagio n. 9/3725/7, Angeli n. 9/3725/8, Garofalo n. 9/3725/9, Tullo n. 9/3725/10 e Toccafondi n. 9/3725/11. Il Governo chiede il ritiro dell'ordine del giorno Rondini n. 9/3725/12, in quanto sarebbe assorbito dall'ordine del giorno Desiderati n. 9/3725/22 . Il Governo accetta l'ordine del giorno Fadda n. 9/3725/13, mentre propone una riformulazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/3725/14, nel senso di aggiungere, all'inizio del dispositivo, le parole: «a valutare l'opportunità di». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cambursano n. 9/3725/15 e accetta l'ordine del giorno Paladini n. 9/3725/16. Il Governo chiede il ritiro dell'ordine del giorno Monai n. 9/3725/17, in quanto sarebbe assorbito dall'ordine del giorno Paladini n. 9/3725/16. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3725/18, mentre propone una riformulazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/3725/19, nel senso di aggiungere, all'inizio del dispositivo, le parole: «a valutare la possibilità di». Il Governo propone una riformulazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3725/20, nel senso di accettare il primo capoverso del dispositivo e di aggiungere all'inizio del secondo capoverso le parole: «a valutare l'opportunità di». Il Governo accetta gli ordini del giorno Cazzola n. 9/3725/21, Desiderati n. 9/3725/22 e Antonino Foti n. 9/3725/23, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Giorgio Merlo n. 9/3725/24, Pierdomenico Martino n. 9/3725/25, Gasbarra n. 9/3725/26 e Ginefra n. 9/3725/27. Il Governo accetta l'ordine del giorno Boffa n. 9/3725/28. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Cardinale n. 9/3725/29 poiché il termine del 2010 non è proponibile. Il Governo accetta invece gli ordini del giorno Tidei n. 9/3725/30, Bonavitacola n. 9/3725/31, mentre non accetta l'ordine del giorno Fiano n. 9/3725/32; accetta invece gli ordini del giorno Laratta n. 9/3725/33 e Lovelli n. 9/3725/34. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Velo n. 9/3725/35 e Mereu n. 9/3725/36 poiché non compatibili con la normativa comunitaria. Il Governo accetta l'ordine del giorno Gentiloni Silveri n. 9/3725/37 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bobba n. 9/3725/38. Il Governo invita invece al ritiro dell'ordine del giorno Baccini n. 9/3725/39, in quanto assorbito dall'ordine del giorno Piso n. 9/3725/6. Il Governo accetta l'ordine del giorno Meta n. 9/3725/40, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: eliminare il primo capoverso del dispositivo, mantenendo solo il secondo a partire dalle parole «a valutare l'opportunità». Per quanto riguarda gli ulteriori ordini del giorno presentati, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/3725/41, non accetta l'ordine del giorno Margiotta n. 9/3725/42, mentre accetta gli ordini del giorno Zacchera n. 9/3725/43 e Malgieri n. 9/3725/44.
. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/3725/1, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Saltamartini n. 9/3725/2 e Iannaccone n. 9/3725/3, accettati dal Governo. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Sardelli n. 9/3725/4, non accettato dal Governo.
. No, signor Presidente, non insisto per la votazione e ritiro l'ordine del giorno, anche se invito il Governo a considerarne comunque il contenuto.
. Prendo dunque atto che l'ordine del giorno Sardelli n. 9/3725/4 è stato ritirato. Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3725/5, accettato dal Governo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Piso n. 9/3725/6.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno.
. Sta bene. Onorevole Piso, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3725/6, accettato dal Governo? Non dovrebbe intervenire: dovrebbe soltanto dire se insiste o meno per la votazione.
. Signor Presidente, innanzitutto volevo apporre la mia firma sull'ordine del giorno cofirmato dall'onorevole Proietti Cosimi n. 9/3725/7. Purtroppo mi è sfuggita la possibilità di intervenire sull'ordine del giorno che mi vede come primo firmatario...
. Onorevole Piso, il suo ordine del giorno è accettato quindi il problema non esiste. Non può illustrarlo adesso, la ringrazio.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo ordine del giorno.
. Va bene, onorevole Proietti Cosimi. Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Piso n. 9/3725/6 e Di Biagio n. 9/3725/7, accettati dal Governo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di apporre anch'io la mia firma sull'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3725/7, che è simile a quello rispetto al quale il sottosegretario Giachino ha espresso un invito al ritiro.
. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Angeli n. 9/3725/8, Garofalo n. 9/3725/9, Tullo n. 9/3725/10 e Toccafondi n. 9/3725/11, accettati dal Governo. Dovremmo ora passare all'ordine del giorno Rondini n. 9/3725/12, sul quale il Governo ha espresso un invito al ritiro.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, le chiederei di accantonare l'ordine del giorno Rondini n. 9/3725/12.
. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fadda n. 9/3725/13, accettato dal Governo e che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/3725/14, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cambursano n. 9/3725/15, accolto dal Governo come raccomandazione e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/3725/16, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Monai n. 9/3725/17, assorbito dall'ordine del giorno Paladini n. 9/3725/16, accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il sottosegretario citava prima l'ordine del giorno Paladini n. 9/3725/16, che però ha tutt'altro oggetto. L'ordine del giorno simile è quello Di Biagio n. 9/3725/7, sul quale ho apposto la mia firma poco fa.
. Signor sottosegretario, è così?
, . Sì, signor Presidente.
. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3725/18, accolto dal Governo come raccomandazione. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/3725/19, accettato dal Governo, purché riformulato.
. Signor Presidente, pregherei il Governo di prestare attenzione per un attimo perché, siccome si tratta solo di dar corso ad un provvedimento di legge, a me pare leggermente inadeguato che il Governo mi proponga una riformulazione nel senso di: «valutare la possibilità di adottare i provvedimenti». Chiedo davvero uno sforzo, visto che ciò è già previsto dal decreto-legge sugli incentivi e credo pertanto che il Governo possa dire che si impegna ad adottare i provvedimenti che derivano dal decreto-legge sugli incentivi.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Signor Presidente, posso proporre una ulteriore riformulazione nei seguenti termini: «raccomanda al Governo di adottare».
. Prendo dunque atto che i presentatori accettano questa ulteriore riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/3725/19, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3725/20 (del quale il Governo ha accettato la prima parte e proposto una riformulazione della seconda parte del dispositivo), accettato dal Governo, purché riformulato.
. Signor Presidente, nella seconda parte che cosa ci chiede il sottosegretario: di «valutare»?
. Sì, invita il Governo a valutare...
. Invece di «a provvedere», il sottosegretario propone: «a valutare»?
. Sì.
. Non si può dire invece, come ha detto poc'anzi, «a raccomandare al Governo» perché altrimenti parliamo di nulla? Raccomandare al Governo invece di «valutare» sarebbe infatti un impegno almeno un po' più incisivo, in qualche modo.
. Signor sottosegretario?
, . Propongo di sopprimere l'espressione «a provvedere» e di inserire quella: «a valutare la possibilità...».
. Sta bene. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3725/20, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cazzola n. 9/3725/21, accettato dal Governo e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Desiderati n. 9/3725/22 accettato dal Governo. Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/3725/23, accettato dal Governo, e che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Giorgio Merlo n. 9/3725/24 e Pierdomenico Martino n. 9/3725/25, accolti dal Governo come raccomandazione. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Gasbarra n. 9/3725/26, accolto dal Governo come raccomandazione.
. Signor Presidente, non riesco a capire perché il sottosegretario accolga come raccomandazione il mio ordine del giorno, o meglio lo capisco perché è da due giorni che stiamo spiegando che è assurdo continuare a paralizzare i pendolari e i lavoratori, ma francamente non capisco perché il mio ordine del giorno viene accolto come raccomandazione quando il sottosegretario ha espresso un parere favorevole sull'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3725/7 che, bene o male, dice la stessa cosa. Ci chiarisca il Governo, perché chiediamo che almeno venga monitorato, in sede di attuazione, che il provvedimento non ricada sull'applicazione del pedaggio nella rete autostradale, raccordi e tangenziali direttamente gestiti dall'ANAS. Allora la richiesta di trasformazione in raccomandazione è la dichiarazione esplicita da parte del Governo dell'applicazione dei nuovi pedaggi. Quindi insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/3725/26, accolto dal Governo come raccomandazione.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
, . Onorevole Gasbarra, le chiedo scusa, ma se lei legge il dispositivo dell'ordine del giorno n. 9/3725/7 e del suo, capisce immediatamente la differenza. A questo punto allora le consiglio, le suggerisco, le richiedo gentilmente di fare come l'onorevole Monai che ha aggiunto la sua firma all'ordine del giorno n. 9/3725/7.
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, l'unica cosa che capiamo è che la farsa prima o poi arriva a buca. È evidente che i colleghi della maggioranza, di Roma in particolare, chiamati prima, hanno votato un emendamento che chiedeva che non fosse messo il pedaggio su 1.300 chilometri tra cui il raccordo anulare, hanno bocciato quell'emendamento, ora c'è un ordine del giorno che, per carità, non sarà cogente come quello ma che chiaramente chiede la stessa cosa, e allora io chiedo all'onorevole Gasbarra di mantenere l'ordine del giorno facendo questa mia dichiarazione nel senso di non accettare una raccomandazione. Voglio vedere se almeno sull'ordine del giorno la collega Saltamartini, il collega Piso, il collega Rampelli, il collega Moffa, tutti questi colleghi che si sperticano per difendere Roma e i romani, se anche sull'ordine del giorno manterranno la loro posizione negativa.
. A che titolo parli?
. È una dichiarazione di voto, onorevole Polledri. Onorevole Gasbarra, insiste quindi per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3725/26 non accettato dal Governo?
. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e vorrei poi dire al Governo che i suggerimenti di apporre le firme dei colleghi parlamentari se li può risparmiare. Comunque raccolgo e al limite i colleghi che hanno firmato l'ordine del giorno n. 9/3725/7 possono sottoscrivere il nostro. Insisto per la votazione signor Presidente.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno di cui condivido integralmente il contenuto.
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno in esame precisando anche, con dichiarazione di voto a titolo personale sull'ordine del giorno medesimo, che non si tratta solo di una questione che riguarda Roma, non è una questione romana, è una questione nazionale, è una questione che riguarda tutte le strade ANAS che verranno pedaggiate a Roma, in Sicilia, in Lombardia, in Veneto e in altre realtà, cosa che va a detrimento delle tasche dei cittadini perché di fatto questi pedaggi sono una nuova tassa che viene imposta dal Governo per coprire i buchi dell'ANAS. Quindi, signor Presidente, anche per questo motivo chiedo ai colleghi di votare a favore di questo ordine del giorno.
. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gasbarra n. 9/3275/26, non accettato dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo intanto per confermare che sottoscrivo questo ordine del giorno, come avevo già comunicato ai banchi della Presidenza, e per dire che l'atteggiamento del Governo, in questo caso, è incomprensibile, non solo per il merito, ma perché il nostro è un ordine del giorno cautelativo. Esso dice: l'ANAS ha attivato una procedura di gara per realizzare questi impianti di rilevazione dei passaggi degli utenti, prima che vi sia un decreto attuativo del Governo che individui le tratte e le modalità secondo cui realizzare questi impianti. Pertanto, si tratta di un provvedimento che si presta ad ulteriori impugnative. Sarebbe opportuno sospenderlo, tenuto conto anche degli ordini del giorno già accolti dal Governo in merito a questo tema. Si tratterebbe, dunque, di un provvedimento utile per far ripartire una discussione sulla materia, proprio nella fase attuativa, e trovare delle soluzioni adeguate. Pertanto, auspico che il Governo riconsideri il suo parere, altrimenti, ovviamente, insistiamo per la votazione, per sostenere questo ordine del giorno che va nella direzione che ho ricordato.
. Prendo atto che anche l'onorevole Monai sottoscrive l'ordine del giorno Fiano n. 9/3725/32. Passiamo, dunque, ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fiano n. 9/3725/32, non accettato dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, non accetto il fatto che l'ordine del giorno in esame sia accolto come raccomandazione, per due ragioni. In primo luogo, perché una delle richieste corrisponde semplicemente ad un impegno, dovuto, ad applicare una legge approvata dal Parlamento, da parte dello Stato, e che non viene applicata ormai da quattro mesi da parte del Governo. Quindi, non c'è nessuna raccomandazione da fare. Lo deve fare il Governo, punto e basta. Per quanto riguarda la seconda richiesta, ieri il Presidente del Consiglio ha speso parole sulla sussidiarietà, ma se non si prendono impegni un po' duraturi la sussidiarietà rimane solo una bella chiacchiera.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà
. Signor Presidente, chiedo di poter sottoscrivere l'ordine del giorno in esame.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà
. Signor Presidente, anch'io intervengo per dare la mia adesione e sottoscrivere l'ordine del giorno in esame.
. Sta bene. Prendo atto che anche l'onorevole Realacci intende apporre la sua firma sull'ordine del giorno in esame. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bobba n. 9/3725/38, non accettato dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
. Signor Presidente, la motivazione per la quale il Governo ha formulato l'invito al ritiro dell'ordine del giorno in esame è che ritiene - il Governo - che l'ordine del giorno sia stato assorbito dall'ordine del giorno Piso n. 9/3725/6. Comunque intendo sottoscrivere quest'ultimo ordine del giorno. Tuttavia, l'ordine del giorno da me presentato non è assolutamente assorbito, perché nel dispositivo - mi sembra chiaro e non so se gli uffici della Camera abbiano espresso considerazioni al Governo, ma ritengo di no perché è una valutazione del Governo - un conto è la ventilata ipotesi di invito al Governo, un altro conto è l'impegno ad adottare un provvedimento. Quindi, visto che parliamo la stessa lingua, ritengo che sulla questione dei pendolari (non solo per il Grande raccordo anulare di Roma ma per quanto riguarda l'intero Paese) vi debba essere una volontà del Parlamento di sostenere i pendolari e le aree urbane affinché non venga gravato chi usufruisce di quelle arterie di ulteriori oneri oltre a quelli già esistenti. Pertanto, invito il Governo a rivedere questa posizione, perché l'ordine del giorno presentato non invita il Governo a valutare, ma invita ad adottare un provvedimento nella piena sovranità del Parlamento. Dunque, chiedo al sottosegretario di poter valutare in senso positivo questo ordine del giorno presentato, che - mi sembra di capire - nello spirito è assorbibile ma non lo è per quanto riguarda il dispositivo rispetto agli ordini del giorno Piso n. 9/3725/6 e Di Biagio n. 9/3725/7.
, . Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà. Sottosegretario, le ricordo altresì che spetta alla Presidenza dichiarare quando un ordine del giorno è tecnicamente e formalmente assorbito da un altro. La sua dichiarazione di assorbimento deve essere intesa come affermazione di natura politica, quindi l'onorevole Baccini - come tutti gli altri - ha, da questo punto di vista, mosso al Governo un interrogativo fondato. Se lei si dichiara contrario non lo fa perché l'ordine del giorno è assorbito, ma perché ritiene di non accettarlo.
, . Le consiglio di sottoscrivere gli ordini del giorno Piso n. 9/3725/6 e Di Biagio n. 9/3725/7, onorevole Baccini. Al suo devo dire no.
. Onorevole sottosegretario, il consiglio glielo può dare soltanto per le vie brevi. Il suo parere, quindi, è contrario. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Baccini n. 9/3725/39, non accettato dal Governo. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baccini n. 9/3725/39, non accettato dal Governo. Dichiaro aperta la votazione.
, . Signor Presidente, mantengo la posizione espressa precedentemente, invito al ritiro o parere contrario.
. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Rondini n. 9/3725/12 formulato dal Governo.
. Sì, signor Presidente, lo ritiro.
. Sta bene. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, vi è un voto contrario da parte dell'Italia dei Valori per le ragioni che abbiamo già esplicitato nella discussione sulle linee generali e nell'ambito delle proposte emendative che non hanno trovato successo. Qui si sta agendo presto e male. Una blasonata società di navigazione che da cent'anni ha potenziato le sue flotte, i suoi contatti con le isole, in un mese e mezzo è stata messa in ginocchio da un Governo che ha cercato di privatizzare in maniera pasticciata. Il Governo si è trovato di fronte sedici cordate interessate all'acquisto e le ha fatte fuggire tutte grazie a un provvedimento che abbiamo già deprecato un mese e mezzo fa, ossia quel decreto-legge che sostanzialmente garantiva uno scudo giudiziario a tutte le componenti societarie - dagli amministratori, al consiglio di amministrazione, al collegio sindacale delle società Tirrenia e collegate - come se dovessero essere garantite da chissà quali misfatti nella gestione dei conti di queste società. Pertanto, se è vero che un mercato presuppone trasparenza nei rapporti commerciali, avete certamente garantito il fallimento di quella trattativa di vendita, come poi è avvenuto, essendosi tutti dileguati i potenziali acquirenti. L'unica società che era rimasta in gara era la Mediterranea Holding, società che privatizzava dallo Stato alla regione vista la concorrente percentuale di azioni della regione Sicilia. Anche questa società alla fine, nel gioco degli equivoci, si è dileguata. Allora, non si capisce bene per quale motivo il 28 luglio il Governo avesse annunciato la sottoscrizione della cessione di queste azioni e il 5 agosto abbia dichiarato, invece, l'amministrazione straordinaria della Tirrenia e della Siremar, arrivando poi alla dichiarazione di insolvenza. Sta di fatto che oggi questo decreto-legge è la sconfessione del vostro operato precedente. Avete sempre affermato che non avreste fatto lo spezzatino ma oggi, invece, autorizzate la cessione di Siremar distinta da quella di Tirrenia. Oggi avete svincolato quelle società con i loro debiti nei confronti delle partecipate e garantite ai futuri acquirenti di prendersi solo la polpa e di lasciare allo Stato le passività. È una sorta di Alitalia del mare. Lo avevamo paventato il 13 luglio, quando in Commissione trasporti il Viceministro Vegas ci aveva rassicurati della distanza tra Tirrenia e Alitalia. Invece, è un film che abbiamo già visto un anno e mezzo fa. È quello stesso film che socializza le perdite e privatizza gli utili. Altrettanto va detto per i pedaggi. Non è il Governo delle tasse, ma è il Governo dei pedaggi. È il Governo del fare? Forse sì, ma del fare pasticci. Allora, di fronte a questi scenari il nostro voto su questo provvedimento non potrà che essere contrario .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia voterà a favore di questo provvedimento, i cui connotati di urgenza e di necessità sono assolutamente evidenti. Si tratta di un decreto-legge che risolve e affronta un tema molto complesso, che è quello della Tirrenia. Abbiamo assistito a un dibattito molto ampio su queste questioni e ricordo, soprattutto a me stesso, che anche nel momento in cui su Tirrenia alcune regioni avevano avanzato proposte (segnatamente la regione Sardegna, all'epoca governata dal presidente Soru) queste furono talmente velleitarie che poi risultarono assolutamente inconcludenti. Ciò sta a significare che il problema della Tirrenia, che pure si trascina da tanti anni anche con il suo fallimento, connota una gestione particolarmente complessa rispetto alla quale credo che il Governo non poteva fare altro che presentare questo decreto-legge, sia per consentire la continuità del servizio, sia per salvare quei 4 mila dipendenti che altrimenti rischierebbero tremendamente il posto di lavoro. Questo è un decreto-legge che presenta anche alcune sfaccettature particolari. Vi sono alcune norme, di cui si è parlato poco fa, sulle quali voglio brevemente soffermarmi e che attengono all'inserimento del pedaggio per quei tratti autostradali gestiti dall'ANAS e che riguardano, in particolare, le tangenziali e il Grande raccordo anulare di Roma. Penso che su questo punto vada fatta chiarezza. Intanto, credo che sia doveroso da parte mia, a nome del gruppo, ringraziare i colleghi - e in particolare gli onorevoli Di Biagio e Proietti Cosimi - che hanno presentato un emendamento esplicito che cercava di affrontare questo problema. Si tratta di un tema complesso per la realtà romana, dove evidentemente quando si parla del Grande raccordo anulare ci si riferisce a un sistema metropolitano molto più ampio che va al di là del perimetro urbano di Roma. Inoltre, si deve tenere conto del fatto che il raccordo ormai è diventato, di fatto, un'arteria interna al sistema viario romano. Questo significa che occorre risolvere il problema, perché siamo assolutamente convinti del fatto che non bisogna gravare sull'economia che riguarda soprattutto alcune famiglie e alcuni pendolari, la gran parte dei quali usano il raccordo in entrata e in uscita per venire ogni giorno qui a Roma, nella capitale, ma che bisogna trovare anche gli strumenti adeguati. Mi rendo conto anche del fatto che c'è una difficoltà rispetto alla quale il Parlamento deve porsi responsabilmente se vuol consentire al Governo di risolvere questa questione. Infatti, abbiamo oggi una massa critica di esposizione del comune di Roma molto rilevante, che non voglio qui continuare a dire essere l'eredità del passato, ma certamente c'è un gravame che pesa sul bilancio del comune e pesa enormemente sulle politiche economiche di questo Governo. Questo ha portato anche ad alcune scelte importanti che sono state fatte all'unanimità nel Consiglio dei ministri e sono state appoggiate da tutti i gruppi della maggioranza, ma c'è un dato rispetto al quale abbiamo la responsabilità di intervenire: individuare strumenti che facciano da compensazione a quello che è l'elemento economico sul quale evidentemente dobbiamo recuperare anche una qualità di risorse per Roma. Su questo, evidentemente, si è aperto un problema, ma anche una prospettiva non solo di dialogo, ma di impegno concreto. Se siamo riusciti ad ottenere come gruppo, ma anche con la collaborazione degli altri colleghi della maggioranza, un ordine del giorno che recita testualmente un impegno che il Governo deve assumere e che deve portare avanti prima che si passi al provvedimento attuativo che inserisce il sistema tariffario sulle tangenziali e, in particolare, sul Grande raccordo di Roma, si trovi dunque lo strumento adeguato. Ad esempio, siamo convinti che, proprio per la caratterizzazione che ha il raccordo (diventato ormai strada e arteria interna al sistema viario romano e metropolitano), si possa arrivare ad una declassificazione di questo sistema viario attraverso una sua corretta regionalizzazione. Questo potrebbe essere uno strumento adeguato per far sì che quel provvedimento e quell'ordine del giorno non siano soltanto un impegno vacuo, come qualcuno in qualche modo ha cercato di dire, ma invece il concreto risultato di un'azione politica che intendiamo portare avanti e per la quale ringraziamo il Governo di aver assunto un impegno concreto
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, nel chiedere alla Presidenza di poter consegnare il testo integrale del mio intervento, vorrei qui cogliere l'occasione per riaffermare il voto contrario del gruppo dell'Unione di Centro, voto che abbiamo maturato nel tempo della discussione. Lo abbiamo manifestato in Commissione ed anche in quest'Aula e ancora qui voglio ripetere la nostra contrarietà. Per esempio, siamo fortemente contrari ai pedaggi autostradali, così come siamo contrari al prelievo dei fondi FAS per l'attuazione della privatizzazione delle compagnie regionali. Ci sembra un modo sbagliato per il quale, tra le altre, alcune regioni - compresa la mia, la Sardegna - hanno immediatamente fermato quell'iter burocratico di privatizzazione che pure era in stato avanzato. Siamo preoccupati perché il provvedimento che abbiamo in esame ci appare più che altro come una operazione finanziaria - che pure è necessaria perché è chiaro che se Tirrenia è fortemente indebitata lo Stato in qualche modo il problema lo deve risolvere - però non è l'obiettivo principale. L'obiettivo principale riteniamo che sia la garanzia delle rotte che oggi ci sono, non solo la garanzia del mantenimento delle rotte da e per le isole, ma soprattutto il loro miglioramento. Infatti, oggi ci troviamo in una situazione disastrosa. Non abbiamo più servizi che possano reputarsi tali, quindi la privatizzazione deve avere sicuramente una valenza economica, ma dietro di essa ci deve essere un servizio perché, tra le altre cose - lo voglio riaffermare in questa sede - per le isole e per la Sardegna soprattutto le rotte, e quindi i collegamenti marittimi per le persone e per le merci, rappresentano effettivamente il futuro e lo sviluppo della regione. Per cui noi lo riteniamo terribilmente importante e chiediamo al Governo che su questo non lasci solo l'amministratore straordinario che deve seguire sì un burocratico, ma che non può assicurare le garanzie che anche oggi abbiamo chiesto che ci siano perché gli acquirenti comunque si rendano conto di cosa vanno in realtà ad acquistare. Quindi, siamo preoccupati ancora una volta per la tutela della flotta, degli utenti e soprattutto per la tutela di quei lavoratori. Infatti, se è anche vero, come è vero, che è stato detto che verrà differenziata la vendita (quindi, da una parte gli immobili e dall'altra, per esempio, le compagnie), non vediamo come è possibile sistemare i lavoratori se poi si vendono gli uffici. Tutte queste cose ci hanno convinto ad un voto contrario e comunque seguiremo questo iter perché siamo interessati affinché le isole, e non solo esse, trovino in questa operazione un effettivo sviluppo che è necessario al nostro Paese
. Onorevole Mereu, la Presidenza autorizza la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del suo intervento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, andiamo ad approvare la legge di conversione di questo decreto-legge su alcuni argomenti fondamentali, tra cui Tirrenia che pensavamo prima delle vacanze di avere definito in maniera soddisfacente per tutti i nostri cittadini, e per il servizio, rispetto ai quali assicuriamo la possibilità dell'utilizzo di alcune risorse per la gestione ordinaria. Vi è la possibilità e la volontà del Governo di aumentare gli stanziamenti previsti per le garanzie per le aziende in crisi ed è evidente il tema che è stato dibattuto ieri ed anche oggi, ossia quello dei pedaggi. Al riguardo, penso che dobbiamo fare una valutazione corretta e coerente con quello che vogliamo fare. In Aula ieri abbiamo avuto il Presidente del Consiglio, che ha parlato giustamente di infrastrutture, e tutti quanti vogliamo risanare la nostra economia, e che vengano fatte opere dal nord al sud del Paese. Tuttavia è un dato di fatto che ci vogliono le risorse per fare le opere e che oggi le grandi opere vengono fatte con il sistema della finanza di progetto. Da ciò deriva anche la necessità di un ente come l'ANAS di avere delle risorse disponibili per fare gli interventi di manutenzione. Il Governo già aveva previsto nel decreto-legge, prima delle vacanze, un inserimento di un articolo che consentisse all'ANAS di avere delle risorse. Ahimè, il TAR ha sospeso questa scelta, che tuttavia ritengo fondamentale perché abbiamo assolutamente bisogno di risorse. Abbiamo sentito molti ragionamenti e prendo spunto anche da quello che ha detto il collega Moffa: facciamo un passo in avanti e valutiamo la regionalizzazione. Già qualche anno fa vi era stata la volontà di ANAS di cedere alcune strade e ciò che è successo riguarda solamente una parte d'Italia. Facciamo un passo più avanti e una valutazione delle tante strade che possono essere cedute. Su ciò la Lega ha lanciato una proposta: discutiamo della volontà di cambiare l'attuale struttura. Al riguardo, abbiamo due proposte di legge, volte a regionalizzare l'ANAS e a darle una struttura più snella e più confacente al territorio. Abbiamo approvato prima delle vacanze un importante codice della strada, nel quale abbiamo inserito emendamenti e articoli, uno dei quali dà il 50 per cento delle risorse all'ente che è proprietario della strada per quanto riguarda le sanzioni del codice della strada con l'autovelox. Il presidente Ciucci ha indicato queste somme in 500 milioni di euro. Si tratta di una cifra importante e impegnativa. Abbiamo anche inserito un articolo in base al quale queste risorse debbono essere spese nel territorio in cui vengono fatte le esenzioni. È un dato oggettivo che le sanzioni vengono fatte soprattutto in una certa parte d'Italia. Quindi, l'invito è che la norma venga applicata in tutto il territorio nazionale e da lì si può partire nella logica del federalismo stradale. Sappiamo che le nostre strade hanno bisogno di interventi e di manutenzioni. Questo può essere un passo e per questo motivo, sicuramente, noi confermiamo quello che è il decreto-legge. Prendo atto anche degli ordini del giorno e condividiamo anche quello dei colleghi del Popolo della Libertà in base al quale le risorse che derivano da questi pedaggi debbono essere usate nel territorio di competenza. La Lega ha predisposto un ordine del giorno simile con riferimento anche ai pendolari, perché è evidente che abbiamo tantissimi pendolari che utilizzano le strutture considerando non solo le nuove tratte a pedaggio, ma già quelle che oggi sono pedaggiate ed è fondamentale che assicuriamo le risorse al territorio. Infatti, oggi si sono aperte delle valutazioni su questa logica del federalismo stradale. Si tratta di una logica giusta sulla quale si può lavorare e noi agli atti abbiamo queste due proposte di legge che possono far cambiare l'ANAS e utilizzare le risorse del territorio. Quindi, sicuramente la Lega Nord Padania voterà favorevolmente alla conversione di questo decreto-legge e ci auguriamo che da qui si possa iniziare una valutazione delle attuali proposte di legge per portarle in Aula e per rispondere a quello che ci chiedono i cittadini. Per avere viabilità sicure al passo con gli altri paesi europei ci vogliono le risorse e le possiamo trovare con le proposte di legge per dare risposte ai cittadini e alle aziende. Confermo il voto favorevole del gruppo Lega Nord Padania .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, riservandomi di consegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto, interverrò brevemente. Siamo contrari alla conversione di questo decreto-legge perché non ne condividiamo i contenuti. Vado per titoli. Per quanto riguarda la vicenda Tirrenia, speriamo solo che non si ripeta in sedicesimi la vicenda dell'Alitalia, magari una sorta di «Alitalia del mare». Manteniamo due capisaldi: proteggiamo questo processo, già iniziato da tempo, della privatizzazione delle società regionali. Insomma, c'è un solo modo per farlo: la società madre riconosca alle regioni quanto dovuto e, se la società madre non è in grado, il Governo almeno su questo dovrebbe farsene carico e mostrare un pizzico di generosità in più rispetto a quanto fatto fino ad ora. Per quanto concerne le altre due questioni occorre garantire la continuità territoriale, non solamente per le isole maggiori, ma anche per quelle minori. Noi andiamo incontro all'inverno e le navi che collegano la terraferma alle isole minori non portano soltanto passeggeri, ma anche merci ed energia. Per quanto concerne questa vicenda dell'ANAS, vorrei dire al Governo che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire: il 15 ottobre in sede di Comunità europea si definiranno i criteri per quanto riguarda i pedaggi su tutta la scala europea. Voi avete voluto anticipare questo provvedimento perché evidentemente l'ingegner Ciucci ha «battuto cassa». L'ingegner Ciucci fa molti mestieri: è il massimo dirigente responsabile dell'ANAS ed è il del ponte di Messina ed evidentemente il Governo è stato molto condizionato da questa situazione. Alla fine credo che il saldo per quanto riguarda le spese e le entrate sarà molto misero: le risorse che entreranno non saranno sufficienti. State di nuovo colpendo i pendolari e lo fate consecutivamente per la terza volta. Dicevo prima che vengono trattati peggio dei rom perché dopo quattro miliardi di tagli - che significano meno corse di treni, di bus e di metropolitane - adesso si introduce per i dannati della terra - che sono i pendolari - anche questa tassa per muoversi nelle strade metropolitane. Saranno colpiti soprattutto i pendolari e stiamo parlando di milioni di persone. Concludo veramente. Per quanto concerne quello che bisogna fare, credo che voi siete anche timidi - dal momento che le sollecitazioni vi sono venute dal vostro campo - a ragionare su questa questione della rivisitazione dei canoni concessori. Non dico che dobbiamo fare quello che dicono alcuni oltranzisti del centrodestra, perché non è praticabile, ma quantomeno ragionare sull'adeguamento dell'inflazione per tentare di generare una solidarietà attiva tra chi guadagna gestendo la rete e chi, invece, deve farsi carico degli investimenti della manutenzione e della sicurezza. Noi abbiamo già dato: come Parlamento - lo voglio ribadire perché voi lo sottovalutate - abbiamo approvato una norma che per la prima volta prevede che all'ANAS, che gestisce 16 mila chilometri, vada il 50 per cento delle multe e soprattutto quelle relative agli automobilisti indisciplinati. Non c'è una funzione educatrice dell'ANAS. Invece di spendere 150 milioni di euro per mettere i cancelli elettronici, perché l'ANAS non compra qualche autovelox nelle zone più a rischio e nei buchi neri e non va a colpire gli indisciplinati? Questo non si vuole fare. Credo che questo Governo pagherà un salatissimo prezzo perché questa questione non sarà risolta. Non ripartono gli investimenti neanche per la manutenzione e quella dell'ANAS è una vicenda che vi porterete dietro per i prossimi mesi. Per questa ragione noi voteremo contro e assumeremo delle iniziative, anche in sede parlamentare, per farvi riflettere su una manovra sciagurata .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, cercherò di essere sintetico pur volendo sottolineare alcuni aspetti che ho già avuto occasione di far presente in occasione della discussione sulle linee generali. Alla fine, il dibattito su questo provvedimento si è concentrato solo sugli aspetti che riguardano Tirrenia e i pedaggi delle tratte di raccordi o autostradali gestiti dall'ANAS; in realtà, il provvedimento interviene anche su altri aspetti, tra i quali ve n'è uno molto importante, forse sottovalutato. Mi riferisco alla proroga, anzi alla concessione della riapertura del termine, che tra l'altro è stato ulteriormente prolungato dal Senato, nei confronti della regione Puglia per la presentazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario. Nella stessa occasione, al Senato è stata anche inserita un'ulteriore norma che esclude l'applicazione automatica dell'incremento IRAP e dell'addizionale IRPEF per le regioni Lazio, Campania, Molise e Calabria, condizionando ovviamente questa applicazione alla verifica dei risultati del piano di rientro presentato in questa regione. Tornando però ai due argomenti che hanno interessato l'Aula nel dibattito di martedì e nella giornata di oggi, desidero sottolineare un aspetto che riguarda Tirrenia. A detta di tutti, ma direi che la maggior parte degli interventi sono venuti dall'opposizione, Tirrenia è un'azienda che fa concorrenza sleale al privato, offre servizi scadenti, non garantisce una continuità anche nel modo di offrire i servizi, rispetto ai quali vi sono molte lamentele, è un'azienda che ha un costo del personale - ripeto le parole che ho ascoltato da colleghi dell'opposizione - più alto rispetto ad aziende private dello stesso comparto. Quindi, questo porterebbe a dire che quanto predisposto dal Governo nel disegno di legge di conversione, che ci apprestiamo a votare, va nella direzione di ciò che è richiesto da tutti, ossia assumere un'iniziativa definitiva affinché Tirrenia non sia più un'azienda dello Stato, ma un'azienda privata, vigilando sulla sua azione che deve essere improntata sempre alla salvaguardia di alcuni servizi. Il Governo - questo nessuno può disconoscerlo - ha preso in esame il problema Tirrenia che ha ereditato da anni di gestione, ma non solo, perché basta andare a documentarsi, come ha fatto la Commissione trasporti con una serie di audizioni svolte l'anno scorso, ma anche recentemente, per verificare che è necessario imprimere una svolta. Si è tentato di dare la svolta con un primo processo di privatizzazione che è stato affrontato con un bando pubblico, al quale in una prima fase hanno mostrato interesse ben diciotto raggruppamenti, ben diciotto gruppi imprenditoriali, e soltanto con l'approfondimento dei conti, della situazione reale dell'azienda, da diciotto si è passati ad un unico concorrente. Questo unico concorrente non è stato in grado poi di adempiere ad alcuni aspetti di carattere finanziario, di dare le opportune garanzie e quella fase si è troncata lì. Allora il Governo, immediatamente, con un primo decreto-legge che abbiamo approvato in quest'Aula, ha nominato un commissario straordinario che ha dovuto dichiarare l'insolvenza, anzi a causa della mancanza di liquidità ha chiesto l'utilizzo della cosiddetta legge Marzano. Quindi, il Governo non ha mai trascurato di intervenire, pur avendo ereditato una situazione che altri ci hanno consegnato. Rispetto a tutto ciò, oggi, ci troviamo di fronte ad un processo che si è già riavviato. Nei giornali di ieri è apparso l'avviso di una proroga della scadenza dei termini per presentare la manifestazione di interesse che scadeva oggi e - badate bene - il commissario straordinario di Tirrenia e di Siremar, in un'audizione in Commissione trasporti - nell'ambito della quale abbiamo anche ascoltato le organizzazioni sindacali e l'associazione che raggruppa gli armatori italiani, la Confitarma - ha raccontato la situazione che ha ereditato e prospettato le proprie intenzioni. Attraverso un emendamento inserito al Senato al testo originario del decreto-legge, sono stati recepiti proprio gli aspetti ai quali le organizzazioni sindacali avevano chiesto di dare particolare attenzione, innanzitutto quello di evitare lo smembramento. Ciò non vuol dire evitare di vendere separatamente Tirrenia e Siremar, ma vuol dire non mettere a gara le singole linee. Ciò, infatti, significherebbe liberalizzare, ma anche mettere in discussione tanti posti di lavoro, le tante famiglie che - mi è sembrato di capire - stanno a cuore a tutti noi. La vendita dei compendi industriali e aziendali di queste due aziende vanno verso questa direzione. Peraltro, con quello stesso emendamento, viene inserita non solo la proroga delle convenzioni vigenti al marzo 2010 per le linee soggette all'aiuto da parte del Governo, ma anche la proroga per coloro i quali si aggiudicheranno le due aziende. Quindi, mi pare che ci siano tutte le condizioni per poter dire non solo che il Governo sta lavorando nella direzione giusta, ma anche che sta facendo ciò che è stato chiesto. Aggiungo qualcosa anche sui pedaggi. A questo riguardo, è già stato detto tutto. Bisogna dare atto al Governo che ha già accolto tutti gli ordini del giorno che era possibile accogliere. Anche con riguardo alla problematica delle società regionali di navigazione, è stato accolto l'ordine del giorno, rivelando così l'interesse del Governo ad affrontare i problemi. Anche sul pedaggiamento il Governo ha mostrato la stessa apertura, tenendo conto del principio per cui «chi usa paga». È ovvio che su questo argomento ci sarà un approfondimento, ma questi sono i motivi espressi nella discussione sulle linee generali e in Commissione trasporti che non ci consentono assolutamente e non ci hanno consentito di stralciare il provvedimento. Quindi, concludendo veramente, dichiaro, per i motivi suesposti, il voto favorevole del Popolo della Libertà .
. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
. Passiamo alla votazione finale. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3725, di cui si è testé concluso l'esame. Dichiaro aperta la votazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, credo che le parole abbiano un valore e che non sia assolutamente possibile scambiare in quest'Aula i contenuti con la qualità, lo stile e l'immagine di quello che si dice. Che questo sia un principio pacificamente ratificato dal nostro Regolamento si deduce leggendo gli articoli da 59 a 60, in cui viene dato il potere al Presidente della Camera di intervenire sulle parole che vengono utilizzate dai singoli parlamentari e, in qualche modo, di stigmatizzare con interventi, addirittura con delle sanzioni, ai sensi del comma 3 dell'articolo 60, certi atteggiamenti. Nel nostro sistema, signor Presidente, si consolida qualche volta un pericolosissimo istituto: la cosiddetta cioè l'abitudine a tollerare comportamenti assolutamente non consentiti. Mi riferisco, signor Presidente, all'intervento che oggi abbiamo ascoltato da parte dell'onorevole Barbato, che ha usato in quest'Aula una terminologia inqualificabile, che tutti per l'abitudine ad ascoltare le contumelie abbiamo tollerato . Questo non è possibile! Una in quest'Aula non deve esistere! Chi più insulta non deve avere la licenza di insultare. Credo che da questo punto di vista bisognerà intervenire ogni giorno, momento per momento, parola per parola. Non nego che vi sia già una mia iniziativa, insieme ad un altro collega, affinché si intervenga puntualmente sui singoli interventi, anche di pochi secondi, perché non si possa assolutamente scambiare un eccesso di contumelia con un'autorizzazione alla contumelia. Signor Presidente, la prego, ai sensi dell'articolo 60, comma 3 - perché le parole di oggi sono state in linea con tante altre parole consumate ai danni di chi non ha titolo a ricevere questo trattamento -, di intervenire puntualmente ogni volta che si verifichino queste cadute di stile, che fanno male alle istituzioni, alla Camera e ai singoli parlamentari, affinché vi siano delle sanzioni. Se la sanzione non interviene, l'offesa è continua. Pertanto, signor Presidente, le chiedo formalmente, ai sensi degli articoli 59 e 60, comma 3, di sottoporre all'Ufficio di Presidenza le parole di oggi dell'onorevole Barbato, affinché siano oggetto di attenta valutazione e soprattutto affinché non si ripetano più episodi di questo genere, che fanno davvero male alla nostra qualità di vita come parlamentari
. Onorevole Sisto, lei si appella al comma 3 dell'articolo 60 del Regolamento, che prevede che solo il Presidente possa sottoporre il caso all'Ufficio di Presidenza. Riferirò al Presidente Fini che valuterà. Sottolineo che anche questa mattina ho richiamato esplicitamente l'onorevole Barbato, anche togliendogli la parola. Tra l'altro, tutto ciò è avvenuto alla fine dell'intervento e non avrei certamente potuto farlo in maniera preventiva.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo perché stamattina non ho avuto la possibilità di farlo nel coro sull'ordine dei lavori e, come giustamente dovrebbe essere prassi, intervengo a fine seduta. Intervengo sulle frasi sconvenienti pronunciate da un collega senatore, di cui non conosco la modalità, ma mi sembra che sia opportuno, in qualità di membro di un movimento che riconosce una simpatia nei confronti del popolo israeliano e delle ragioni della pace, ma anche come membro del gruppo di amicizia Italia-Israele, esprimere in qualche modo un giudizio di censura politica e magari di solidarietà anche al FLI, per un attacco sicuramente inopportuno. Devo sottolineare che l'amicizia nei confronti di questo popolo occidentale, un avamposto di democrazia in una terra difficile, è ben forte e ben presente e si è espressa anche recentemente - parlo personalmente - con una manifestazione importante di solidarietà. Infatti, nel piacentino alcuni comuni, così come è stato fatto dal sindaco di Gerusalemme e dal sindaco Alemanno, si sono espressi pubblicamente a favore della liberazione di Shalit, un soldato che da sei o sette anni è purtroppo assente dalla sua terra, prigioniero di un movimento terroristico. Tre comuni, nel piacentino, hanno spento insieme le luci delle proprie torri e di altri edifici e vi è stata una manifestazione insieme a colleghi, come il collega Fiano e la collega Nirenstein, proprio per sottolineare l'unità in determinati momenti. Non credo che vi sia niente di particolarmente drammatico, però credo che su queste cose occorra una prudenza e uno stile che molte volte difettano .
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, volevo segnalare alla Presidenza, perché se ne faccia portavoce con il Governo e con il Ministro dell'interno, quanto accaduto solo tre giorni fa a Bari in merito alla scarcerazione per fine pena di Eugenio Palermiti, 56 anni, e trafficante di droga del quartiere Japigia di Bari. La notizia di per sé potrebbe passare inosservata, ma la cosa incredibile di questa vicenda è che il Palermiti, noto esponente criminale barese, ha goduto di una serie di sconti di pena, partendo da 14 anni, per arrivare poi a 10, per finire ad 8. Infine, ha avuto uno sconto terminale, perché sarebbe dovuto uscire a novembre ed è uscito in questi giorni. La cosa la dice lunga. Non solo, ma nello sconto pena sono finiti anche i quattro anni e mezzo che il Palermiti ha ricevuto per traffico di droga a seguito dell'indulto. Invito il Governo, perché vi saranno e vi sono preoccupazioni e questioni di ordine pubblico nel quartiere Japigia di Bari per la liberazione di Eugenio Palermiti, di 56 anni, a fare molta attenzione, ad aprire gli occhi e ad attivare le antenne, per seguire quanto possa accadere per rendere sicura la vita dei cittadini.
. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame dell'ulteriore argomento previsto all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato ad altra seduta. Sospendo dunque la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle 16, con lo svolgimento di interpellanze urgenti.
. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ed il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
. L'onorevole Rivolta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01254, concernente interventi in relazione alla crisi che ha interessato il Teatro Carlo Felice di Genova di cui è cofirmataria, per un minuto.
. Signor Presidente, signor Ministro, oggetto dell'interrogazione a risposta immediata è la drammatica situazione nella quale versa la Fondazione del Teatro Carlo Felice di Genova, istituzione culturale che ha sempre dato lustro a Genova e all'intera Liguria, e che purtroppo attualmente presenta un disavanzo finanziario che varia dai 12 ai 14 milioni di euro. Preoccupata per la prosecuzione dell'attività del Teatro Carlo Felice, e soprattutto per la sorte dei 290 lavoratori che rappresentano il vero cuore di esso, le chiedo di conoscere quali iniziative il Ministro voglia mettere in atto per scongiurare il rischio di liquidazione coatta: eventualità che da una parte bloccherebbe sicuramente la crisi, ma dall'altra chiuderebbe forse definitivamente il sipario su una delle Fondazioni lirico-sinfoniche più importanti d'Italia.
. La invito a concludere.
. Come rappresentato da alcuni componenti, sia del consiglio di amministrazione che del collegio dei revisori dei conti, vi possono essere delle prospettive per arginare la crisi. Le chiedo appunto di darmi lumi.
. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
, . Signor Presidente, premesso che il sistema delle fondazioni lirico-sinfoniche presenta condizioni di criticità che questo Governo ha ereditato, e che derivano da un'impostazione che aveva consentito spese eccessive, il Governo ha ritenuto urgente porre mano ad una riforma del settore cosiddetto delle fondazioni lirico-sinfoniche. Proprio in quest'Aula, la Camera ha lavorato proficuamente con Bondi e Giro per definire meglio e calibrare i termini di tale riforma. La legge prevede l'adozione di uno o più regolamenti attuativi, a cui gli uffici del Ministero stanno lavorando. Importante è la ridefinizione della contrattazione collettiva di settore: in proposito, le fondazioni lirico-sinfoniche hanno già definito la delegazione e sono in contatto con l'ARAN per la successiva convocazione delle parti sociali. In questo contesto, la situazione del Carlo Felice è un picco di criticità: il commissario nominato dal Governo ha cercato di porre rimedio, il sindaco di Genova ha ritenuto che fossero venute meno le condizioni della gestione straordinaria. Stiamo ancora aspettando il piano che il comune di Genova non ha presentato al Governo, un piano in cui esso deve andare ovviamente oltre la richiesta di ulteriori risorse aggiuntive che andrebbero a sommarsi ai 16 milioni dei 27 di bilancio che già rappresentano il contributo statale precedente. Si tratta di un contributo che ovviamente il Governo apprezza da parte del comune: si prende atto degli sforzi che l'amministrazione sta compiendo, e ci si augura in particolare che possano prevalere nelle parti sociali criteri di responsabilità e realismo, e la consapevolezza che questo è il momento di sacrifici per non pregiudicare né il futuro del Teatro né i livelli occupazionali. Purtroppo è di ieri la notizia del rifiuto di parte sindacale della cassa integrazione in deroga; resta aperta la speranza che gli stessi lavoratori si rendano conto che il sacrificio di oggi costituisce il presupposto per garantire domani il posto di lavoro ed il rilancio della Fondazione. Il Ministero per i beni e le attività culturali farà la sua parte. Gli uffici sono in contatto col comune e con la Fondazione; non vi è al momento disponibilità di fondi utilizzabili, trovandoci nell'ultimo trimestre di bilancio. Il Ministro Bondi sta operando per acquisire nuove disponibilità finanziarie nel prossimo esercizio finanziario del 2011. Tale impegno economico è subordinato alla condizione che si creino i presupposti per una proficua utilizzazione di tali risorse, ed in particolare che sia già avviata una concreta attività di risanamento e che tutti, anche i lavoratori, facciano la propria parte e dimostrino concretamente la volontà di cooperare per il bene del Teatro e della città di Genova.
. L'onorevole Rivolta ha facoltà di replicare.
. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta. Secondo me è molto importante che si faccia tutto il possibile perché anche le istituzioni (in particolare mi rivolgo al sindaco di Genova che è presidente della fondazione) accolgano quanto scritto non solo dai lavoratori nel documento che è stato inviato qualche giorno fa al consiglio di amministrazione, ma anche nella relazione dei revisori dei conti, i quali pensano ad una patrimonializzazione della fondazione attraverso il conferimento di immobili. Infatti, attualmente il teatro è dato in uso ma questa voce non può essere contabilizzata, quindi è comunque un punto di criticità. Evidentemente con uno sforzo da parte del comune di Genova, che è il primo a farsi lustro di una simile istituzione, potrebbe intravedersi la possibilità di un futuro meno funesto per il teatro. I lavoratori hanno già accettato il congelamento della parte integrativa del contratto per due anni, ma questo non è abbastanza. Penso che anche i lavoratori debbano accettare la previsione di una cassa integrazione, magari a rotazione, per gli ultimi quattro mesi. Sappiamo che il FUS non diminuirà anche a fronte di una riduzione dell'attività artistica. Chiedo davvero che vi sia la massima attenzione da parte del Ministero riguardo alla situazione del teatro Carlo Felice e vi siano tutte le pressioni positive del caso perché tutte le istituzioni, che sono parte della Fondazione, facciano tutti gli sforzi in un momento in cui effettivamente trovare dei soci privati e degli sponsor è assai difficile. Tuttavia pensiamo davvero ai lavoratori, agli artisti e agli artigiani del teatro come ad una risorsa straordinaria.
. Deve concludere.
. Certamente. Loro hanno indubbiamente reso grande il Carlo Felice, mentre non altrettanto possiamo dire delle amministrazioni che si sono succedute, lo devo dichiarare. Vi è una grande responsabilità dei sindaci che si sono succeduti al comune di Genova.
. L'onorevole Della Vedova ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01255, concernente orientamenti in merito all'emanazione del decreto ministeriale sui protocolli tecnici operativi relativi ad alcune colture geneticamente modificate .
. Signor Ministro, lei sa che nel 2005 (quindi vi era un Governo sempre di centrodestra) venne adottato un decreto ministeriale che doveva stabilire il percorso per arrivare all'abilitazione della ricerca scientifica in campo OGM anche con la sperimentazione in campo (non parliamo di coltivazione, solo della fase finale della ricerca scientifica). Il 20 novembre 2008 il Comitato tecnico di coordinamento, che doveva definire i protocolli scientifici per poter arrivare a questa fase, ha emanato un documento che deve essere recepito di nuovo dal Governo con un decreto ministeriale. Sono trascorsi ormai quasi due anni e questo decreto non c'è. Riteniamo che la ricerca e la sperimentazione siano centrali in un grande Paese come l'Italia, che non può rimanere fuori dalla frontiera. Poi discuteremo se abilitare le colture o no, ma è una fase successiva. Siamo alla ricerca scientifica.
. Deve concludere.
. Vorrei capire quale sia l'orientamento di questo Ministro e del Governo al riguardo.
. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, l'onorevole interrogante ha fatto bene a ricordare le tappe del 2005 e del 2008. In effetti actinidia, agrumi, ciliegio dolce, fragola, mais, melanzana, olivo, pomodoro e vite attendevano un decreto. Si tratta di un decreto che non è mai stato emanato e non faccio mistero del perché: perché mancano le linee guida di coesistenza tra le colture tradizionali, convenzionali e geneticamente modificate, che avrebbero dovuto essere assunte dalle regioni e portate nella Conferenza Stato - regioni. Le sperimentazioni, quindi, non possono essere effettuate per due ragioni: i protocolli di sperimentazione non sono stati emanati e le regioni non hanno ancora individuato i siti sui quali effettuarli. Non è corretto quanto ottimisticamente lei ha affermato, che alcune regioni abbiano provveduto ad individuare i siti per la sperimentazione. Al momento attuale, nessuna regione ha comunicato formalmente la propria individuazione dei siti per la sperimentazione. Che cosa succederà? Credo che l'urgenza di addivenire ad una soluzione sia determinata almeno da due fatti: il primo, un contenzioso che sale enormemente giorno dopo giorno; secondo, che occorre ottemperare alla sentenza del Consiglio di Stato che dispone di dover attuare quelle linee guida almeno per una regione, il Friuli-Venezia Giulia. Come posso concludere, quindi? Che, se le regioni non lo faranno, qualcuno lo dovrà pur fare, almeno per quella regione per cui una sentenza ci dice che occorre provvedere.
. L'onorevole Della Vedova ha facoltà di replicare.
. Signor Presidente, signor Ministro, colgo nella sue parole - e spero di non sbagliarmi - un dato di novità e di apertura che mi fa molto piacere. In realtà, le linee guida sulla coesistenza sono un passo ancora successivo, cioè quello che consente l'individuazione dei terreni su cui coltivare a scopi commerciali e, quindi, la coesistenza tra colture tradizionali, biologiche e OGM. A me risultava, in realtà, che la regione Lombardia già avesse individuato, invece, - oltre che, poi, la questione del Friuli-Venezia Giulia che lei ha richiamato - le aree per la sperimentazione. Credo che anche sulla coltivazione bisogna fare passi avanti per non rimanere indietro rispetto ad altri Paesi europei. Le chiedo, però - e colgo la sua manifestazione di volontà che mi sembra positiva -, di insistere almeno nell'aspetto della ricerca scientifica. Lei ha citato delle specie vegetali che non sono il mais delle multinazionali, per capirci, ma abbiamo parlato di pomodoro, di melanzana. È la ricerca anche sulle nostre colture tipiche che dobbiamo consentire. Dieci anni fa avevamo ancora una posizione di supremazia nella ricerca scientifica e tecnologica sugli OGM e la stiamo perdendo completamente perché impediamo di fare l'ultimo stadio della ricerca, la sperimentazione in campo. Un grande Paese che ha notoriamente una posizione di supremazia nell'agro-alimentare non può permettersi di essere fuori dalla frontiera, non fosse altro perché il mercato per le nostre aziende non è solo quello domestico. Se anche scegliessimo un domani - e non so se sarebbe la scelta migliore - che in Italia non si coltivano OGM, le nostre aziende, grazie alla ricerca, devono poter competere con altre aziende anche nell'esportazione, anche nell'impianto di coltura, in quei Paesi dove, invece, la legge sceglie di consentire queste colture. Chiudo, signor Presidente e la ringrazio: signor Ministro, mi raccomando, facciamo dei passi avanti, non sprechiamo quest'occasione di ricerca ed innovazione in un settore così importante per l'Italia.
. L'onorevole Aniello Formisano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Donadi n. 3-01249, concernente iniziative per un processo di normalizzazione nel settore del ciclo dei rifiuti in Campania, anche attraverso l'attivazione di un tavolo di confronto tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti di cui è cofirmatario.
. Signor Presidente, signora Ministro, siamo stati costretti a sviluppare in tempi rapidi questa interrogazione perché pensavamo, per la verità, che ieri, avendo avuto il Presidente del Consiglio un ora e un quarto di tempo nello sviluppare la sua relazione e avendo avuto 45 ed oltre minuti in replica, avrebbe trattato dell'argomento rifiuti a Napoli e in Campania, visto che sullo stesso argomento vi è stata una chiara campagna elettorale da parte del PdL e del Presidente Berlusconi. Credo che quest'ultimo abbia finito con l'illudere i napoletani e, forse, anche gli italiani o, forse, il mondo intero che il problema rifiuti fosse risolto in Campania e a Napoli. Pensavamo che fosse doveroso, da parte del Presidente del Consiglio, toccare questo argomento, nella sua relazione, perché, proprio sta mattina, alla Commissione europea per le petizioni, si discuteva di una petizione che gli abitanti di Terzigno, e non solo loro, avevano sottoposto all'esame di quell'autorità. Niente è avvenuto, per cui abbiamo predisposto l'interrogazione in esame, sperando di conoscere il pensiero del Governo su questa materia.
. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.
, . Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Aniello Formisano per la sua interrogazione. Non era certo la sede di ieri quella ideale per affrontare la questione dei rifiuti in Campania e anche i pochi minuti che avrò a disposizione non saranno certo sufficienti a rispondere alle tante questioni che sono state scritte nell'interrogazione che è stata depositata e nelle premesse, che sono davvero numerose. Voglio però rilevare una questione di fondo, cioè che quanto è accaduto a Terzigno, stando agli atti della prefettura di Napoli, è particolarmente grave. Forte è il sospetto che in quelle proteste organizzate vi siano infiltrazioni camorristiche. Certamente però un dato è sicuro: queste proteste sono state strumentalizzate in maniera veramente grave e pesante dall'opposizione, semplicemente per attaccare il Governo nazionale e per sostenere che non aveva risolto il problema dei rifiuti in Campania. Questo è francamente inaccettabile, è un uso strumentale della realtà e della verità da parte di chi forse una qualche responsabilità - non personalmente l'onorevole, ma la sua forza politica, che fino a poco tempo fa era al Governo - nell'emergenza della Campania ce l'ha. L'emergenza rifiuti, nella sua fase acuta, è stata affrontata e superata, questa è la realtà . In particolare, è stato ultimato il termovalorizzatore di Acerra, che nel primo anno ha trattato 400.000 tonnellate di rifiuti rispetto alle 600.000 che tratterà a regime e questo lo pone in linea con i migliori impianti a livello europeo. Le momentanee fermate degli impianti (le 2 o 3 che vengono costantemente richiamate) sono dei normali interventi di manutenzione, che si concluderanno rispettivamente ad ottobre e a dicembre. L'entrata in funzione del termovalorizzatore ha portato chiari vantaggi ambientali al territorio, in quanto le emissioni dell'impianto sono state sempre inferiori ai limiti di legge e a quanto più rigorosamente stabilito dall'autorizzazione integrata ambientale. Queste emissioni sono state attentamente monitorate con un sistema di rilevazione dei fumi ai camini. Quindi è anche assolutamente strumentale e fuorviante parlare di un superamento delle polveri sottili nell'area vasta di Acerra, quando è noto - perché ce lo conferma anche l'ARPA Campania - che i rilevamenti che superavano i limiti previsti dalla legge sono stati fatti addirittura nei giorni in cui l'impianto non era in funzione. Come noto, il decreto-legge approvato da questo Parlamento nel 2009, quello che affrontava l'emergenza in Campania, ha autorizzato cinque impianti di discarica, che sono assolutamente necessari per affrontare la fase di transizione, cioè per superare il tempo necessario alla costruzione degli altri impianti di termovalorizzazione.
. Deve concludere, Ministro.
, . Sono state inoltre ottenute le autorizzazioni per l'impianto di Terzigno, quello per il quale è stata organizzata la protesta, quindi un'autorizzazione che era già prevista dal decreto-legge. Tuttavia voglio dire ai colleghi parlamentari che il Governo si riserva di ascoltare le istanze dei cittadini di Terzigno e quindi si riserva di valutare se effettivamente è necessaria o se è possibile evitare l'apertura di questa discarica.
. L'onorevole Aniello Formisano, ha facoltà di replicare.
. Signor Ministro, mi dispiace dover dire di non ritenermi soddisfatto, poi le spiego anche perché. È stato bene cominciare a discuterne, visto che lei ritiene che non era ieri il caso di farlo: noi pensavamo invece che Berlusconi dovesse e avesse l'obbligo morale di parlarne presso i cittadini della Campania. È il caso di parlarne perché la situazione è drammatica: soltanto chi non conosce quella realtà non riesce a comprendere quanto la criminalità organizzata e quindi la camorra riescano poi ad entrare in queste vicende e in queste contraddizioni. Qui le dico subito, signor Ministro, che lei è in errore: l'Italia dei Valori, in Campania, è dal 2007 che ha preso fermamente, nettamente e pubblicamente le distanze dal governatore dell'epoca, Bassolino, e quindi sicuramente non agiamo strumentalmente. Non abbiamo difeso Bassolino e non difendiamo Berlusconi. Quel che è peggio, però, è che, mentre Bassolino aveva il coraggio di dire che non ce la faceva a risolvere il problema, Berlusconi dice le bugie. Signor Ministro, sa perché dice le bugie? Perché mette lei in condizione di venire a parlare del termovalorizzatore di Acerra, che funziona per meno di un terzo ed è un quarto di quello che lo stesso piano del Governo prevede dover essere il piano dei termovalorizzatori. Ciò, senza entrare nel merito della contraddittorietà fra quanto dice il capo della Protezione civile Bertolaso e quanto dice il Presidente del Consiglio in via riservata al sindaco di Terzigno: si mettessero d'accordo. Infatti, Bertolaso ritiene che sia indispensabile realizzare il suo piano per andare a regime, mentre il Presidente Berlusconi si rivolge, in via riservata, a qualche sindaco amico, sia di Terzigno che di altri paesi. Penso a quando, magari, si dovrà discutere di una discarica nell'avellinese, a cosa dirà l'onorevole Ciriaco De Mita. La verità è che voi e il vostro Governo - non lei, signor Ministro - avete preso voti dicendo bugie ai napoletani e ai campani. La conferma è venuta qualche ora fa. Signor Ministro, non so se lei è a conoscenza di cosa è avvenuto in Commissione petizioni al Parlamento europeo: non l'Italia dei Valori o un campano, non uno della vostra opposizione, ma la Commissaria Judith Merkies...
. La invito a concludere.
. ... che è al di sopra di ogni sospetto - ho concluso, signor Presidente - ha ritenuto insoddisfacente il piano integrato di gestione dei rifiuti che voi avete presentato al Parlamento europeo. La Commissaria ha proposto - ed è stata accettata dalla Commissione europea - una nuova ispezione fisica, al fine di capire se ciò che il Governo italiano dice è vero o meno l'anno prossimo. Questo è il livello che vi è in Europa nei confronti dell'Italia
. L'onorevole Tommaso Foti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01250, concernente problematiche riguardanti il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri) di cui è cofirmatario.
. Signor Presidente, signora Ministro, è in fase di avvio il Sistema integrato per il controllo e la tracciabilità dei rifiuti (Sistri), un'iniziativa meritoria che può servire, soprattutto, a fare chiarezza, una volta per tutte, sul traffico dei rifiuti, evitando quella proliferazione illegittima e illecita dei medesimi. Tuttavia, in questa fase di avvio, si registrano alcune discrepanze e alcune difficoltà, che vorrei brevemente rappresentare. Esse attengono alle modalità con cui è stato creato il Sistri e al fatto che sia stato sottoposto a segreto di Stato. Inoltre - visto che il Popolo della Libertà rappresenta, in questa sede, anche le esigenze di migliaia e migliaia di imprese - vorrei citare i tempi ristretti previsti per il passaggio dal sistema cartaceo a quello informatico e i costi per le imprese medesime. Ritengo che il Governo abbia il dovere di chiarire all'opinione pubblica questi dubbi.
. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.