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Venerdì 12 Ottobre 2012 ore 08:30
Seduta di assemblea numero 702 della XVI legislatura
Resoconto stenografico
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Seduta di assemblea numero 702 della XVI legislatura del 12/10/2012
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Preavviso di votazioni elettroniche.
- Disegno di legge: Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita (A.C. 5291-A) (Seguito della discussione ed approvazione)
- Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita. (C. 5291-A) (FAS)
- Ripresa esame - A.C. 5291-A
- Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo 4 - A.C. 5291-A
- Votazione della questione di fiducia - Articolo 4 - A.C. 5291-A
- Esame ordini del giorno - A.C. 5291-A
- Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5291-A
- Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita. (C. 5291-A) (FAS)
- Saluto del Presidente
- Ripresa discussione - A.C. 5291-A
- Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita. (C. 5291-A) (FAS)
- Sull'ordine dei lavori
- Informativa urgente del Governo in merito alla vicenda del bambino prelevato coattivamente da agenti di polizia in una scuola elementare in provincia di Padova
- Sull'ordine dei lavori
- Ordine del giorno della prossima seduta
, legge il processo verbale della seduta del 10 ottobre 2012.
. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Boniver, Buonfiglio, Gianfranco Conte, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Leo, Lucà, Lusetti, Malgieri, Mazzocchi, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Mussolini, Pisicchio, Paolo Russo, Strizzolo e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna. Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna.
. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita. Ricordo che nella seduta dell'11 ottobre 2012 è stata da ultimo approvata la questione di fiducia sull'emendamento 3.1000, interamente sostitutivo dell'articolo 3.
. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 4, nel testo della Commissione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, con questa ennesima fiducia si conferma questa arroganza istituzionale, che si va a sommare anche ad una arroganza fiscale di questo Governo. Perché un'arroganza istituzionale? Io non credo che vi siano precedenti per cui un Governo ponga la questione di fiducia su un disegno di legge delega del Parlamento, il quale dovrebbe mettere i binari entro cui il Governo può muoversi per attuare determinate discipline. Qui siamo all'assurdo: di fatto, esautoriamo il Parlamento del potere legislativo, perché il Governo si arroga il diritto di far decidere al Parlamento come vuole muoversi all'interno dei paletti che esso stesso si mette. Questa è un'arroganza istituzionale che non credo abbia precedenti nella storia repubblicana. E poi, un'arroganza fiscale: proprio oggi scopriamo che, nel testo del disegno di legge di stabilità di quest'anno, le nuove disposizioni sulle detrazioni e deduzioni partono a livello retroattivo già nell'anno 2012, andando contro lo Statuto dei contribuenti, mentre i vantaggi per i cittadini partono dall'anno prossimo. Si tratta di vantaggi che sono ancora da vedere, perché l'abbattimento di un punto percentuale dell'IRPEF, molto probabilmente, verrà superato dall'aumento dell'IVA dell'1 per cento. Ecco, quindi, due arroganze che si misurano nei fatti di come anche è stato costituito questo Governo, senza elezioni, ma specificatamente di una rappresentanza diretta dei poteri forti, contro i cittadini e contro la politica. Questo disegno di legge, quindi, oltre che nel metodo, anche nel merito non può essere appoggiato e supportato, perché non fa nient'altro che, squisitamente, una minima correzione di alcuni aspetti critici del sistema tributario e non prende in considerazione quanto questo Parlamento aveva già dibattuto attraverso la presentazione della delega che noi avevamo proposto, quando eravamo al Governo, il 29 luglio 2011. Tra l'altro, durante questo periodo storico di questi 11 mesi di Governo Monti, molte sono state le parti tributarie che sono state toccate: ricordo le imposte di bollo, l'IMU, il superbollo per le autovetture di grossa cilindrata, la tassazione sugli aerei e l'attività finanziaria che è stata tassata. Nulla, però, è stato preso dalla delega del 2011, la quale si basava su determinati filoni che andavano verso un equo equilibrio di rapporto tra contribuente e Stato, con l'adozione di un Codice unico in materia tributaria, il riordino della spesa in materia sociale e, soprattutto, il riordino dell'IRPEF, che stabiliva tre aliquote del 20, 30 e 40 per cento, nonché la ricerca di un abbattimento dell'IRAP. Si tratta di cose, adesso, francamente impossibili a farsi, perché con tutti i tagli che sono stati fatti agli enti locali e, soprattutto, alle regioni, diventa impossibile per i territori poter abbassare la pressione fiscale. Questi ultimi, infatti, non hanno più le sussistenze economiche derivanti da un mancato federalismo fiscale - che avete ammazzato attraverso la e il decreto-legge «salva Italia» - e, quindi, non hanno la possibilità di usare una fiscalità competitiva. Come fa una regione ad abbassare l'IRAP se in ogni manovra gli vengono tagliati i fondi, o per la sanità, o per i trasporti, o per tutte le altre esigenze? Non ultimo, ricordo il taglio di risorse alla sanità, previsto nel disegno di legge di stabilità, a cui si sommano i 23 miliardi di euro di tagli alle regioni, i 16 miliardi di euro ai comuni, i 5 miliardi di euro alle province; tutti, tra l'altro, in corso d'opera, come questo, appunto, del taglio delle detrazioni, sempre in corso d'opera. Come fa una realtà economica ad ottobre a poter decidere delle spese che avrebbe dovuto effettuare come tagli a gennaio? È praticamente impossibile, si mettono sul lastrico i conti delle amministrazioni locali. Cosa produce, poi, tutto questo? Non produce un attacco al sistema politico, produce squisitamente un taglio ai servizi, quindi un attacco diretto ai cittadini che vedranno tagliati i propri servizi e un aumento della fiscalità locale. La Lega ha sempre preteso e voluto, quando era in maggioranza e, ancor più, ora che siamo in minoranza, la semplificazione del sistema fiscale, l'alleggerimento della pressione fiscale complessiva e, soprattutto, un'attenzione particolare alle piccole e medie imprese, alle imprese artigiane, ai commercianti, che sono il cuore e lo scheletro fondante dell'economia del Paese. Se non si dà la possibilità di produrre e di creare PIL è inutile pensare di potere arrivare al pareggio di bilancio, di poter dare delle risposte concrete alla riduzione del debito. Come dicevo prima, riteniamo opportuna l'abolizione dell'IRAP, la deducibilità dell'IRAP dalle imposte sui redditi, soprattutto la lotta all'evasione e all'elusione fiscale, che ovviamente non può essere fatta attraverso la semplice istituzione di una commissione, come previsto nella delega, e, ancora, una riscossione equa e non vessatoria da parte dello Stato delle imposte e dei tributi che giustamente, a volte, deve ricevere dai contribuenti; tuttavia, non si possono ammazzare le imprese perché il ciclo economico e produttivo porta a delle difficoltà di pagamento. Bisogna avere uno Stato maggiormente clemente di fronte a tutte quelle imprese che vogliono pagare ma che, se non hanno le sussistenze, è proprio perché, a volte, lo Stato stesso non gli dà i soldi; infatti il committente delle istituzioni pubbliche si vede, a causa del Patto di stabilità, mancare i pagamenti per le sue prestazioni, però lo Stato, dall'altra parte, gli chiede i soldi con urgenza e gli manda Equitalia a bloccargli i mezzi di lavoro, a bloccargli i fabbricati, a pignorargli i beni di famiglia; questo non è uno Stato amico ma è uno Stato nemico delle imprese e nemico del territorio. Soprattutto, occorre una revisione delle agevolazioni, delle detrazioni, delle deduzioni e l'applicazione del principio del quoziente familiare, cosa di cui si parla da anni ma che anche questo Governo non ha voluto attuare. È chiaro che la delega continua nell'accanimento contro i territori e non prende in considerazione tutto quello che doveva essere il federalismo fiscale. La Lega ha ottenuto la possibilità di vedersi approvato un emendamento, di prendere in considerazione, in tutta l'opera di riordino, quanto previsto dalla legge n. 42 del 2009, però, di fatto, non c'è una traccia di riforma del sistema fiscale che inverta il flusso di denaro dalle periferie al centro. Non si introducono significativi elementi di valorizzazione degli enti locali, della loro autonomia impositiva. Il tema dell'IMU non è stato affrontato benché Berlusconi, quindici giorni fa, disse che voleva togliere l'IMU sulla prima casa; noi abbiamo fatto degli emendamenti, ma sono stati tutti bocciati, quindi la pura e mera campagna elettorale, molte volte, va a confondere solo e squisitamente gli elettori senza però dare delle risposte certe quando ce n'è la possibilità. Ecco quindi che questi sono i temi essenziali per i quali noi voteremo contro questa questione di fiducia che dimostra plasticamente l'arroganza di questo Governo, sia istituzionale, che mortifica il Parlamento, mortifica le Commissioni, sia fiscale, che va ad aumentare la pressione fiscale senza dare risposte concrete ai cittadini .
. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 4.
. Passiamo alla votazione della questione di fiducia. Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 4, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia. Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto. Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica. Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
. Comunico il risultato della votazione sull'articolo 4, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati . Avverto che l'ordine del giorno Garagnani n. 9/5291-A/9 è stato ritirato dal presentatore. Nessuno chiedendo di parlare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
, . Il Governo accetta gli ordini del giorno Vignali n. 9/5291-A/1, Savino n. 9/5291-A/2, Di Biagio n. 9/5291-A/3, Raisi n. 9/5291-A/4, Lamorte n. 9/5291-A/5, Patarino n. 9/5291-A/6, Menia n. 9/5291-A/7 e Burtone n. 9/5291-A/8. Ricordo che l'ordine del giorno Garagnani n. 9/5291-A/9 è stato ritirato dal presentatore. Il Governo accetta, altresì, gli ordini del giorno Polledri n. 9/5291-A/10, Lanzarin n. 9/5291-A/11, D'Amico n. 9/5291-A/12 e Comaroli n. 9/5291-A/13. Il Governo propone una riformulazione dell'ordine del giorno Torazzi n. 9/5291-A/14, nel senso di correggere nel dispositivo le parole «progressiva abolizione» con «ulteriore riduzione». Il Governo accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/5291-A/15 e esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/5291-A/16, ma con la riformulazione nel senso di inserire, in premessa al dispositivo, le parole «a valutare la possibilità». Propone poi la stessa riformulazione per l'ordine del giorno Maggioni n. 9/5291-A/17. Il Governo accetta gli ordini del giorno Forcolin n. 9/5291-A/18, Caparini n. 9/5291-A/19 e Bitonci n. 9/5291-A/20, mentre propone una riformulazione dell'ordine del giorno Allasia 9/5291-A/21: qui si chiede un intervento, in realtà, non di competenza del Governo, ma dell'ABI, quindi proporremmo di dire «ad assumere un'iniziativa, in accordo con l'ABI, tesa a favorire una sorta di moratoria». Oltretutto, solo così sarebbe ammissibile. Il Governo accetta gli ordini del giorno Montagnoli n. 9/5291-A/22, Laura Molteni n. 9/5291-A/23, Rondini n. 9/5291-A/24, Galletti n. 9/5291-A/25 e Compagnon n. 9/5291-A/26. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cera n. 9/5291-A/27, ma propone una riformulazione nel senso di espungere il riferimento al fondo - poi glielo spiegherò meglio - perché il fondo non si può istituire, quindi rimane sostanzialmente l'impegno, ma con l'espunzione del riferimento al fondo. Il Governo accetta gli ordini del giorno Mereu n. 9/5291-A/28, Berardi n. 9/5291-A/29, Zeller n. 9/5291-A/30, Santori n. 9/5291-A/31, Donadi n. 9/5291-A/32, Borghesi n. 9/5291-A/33, Aniello Formisano n. 9/5291-A/34, Mura n. 9/5291-A/35 e Di Pietro n. 9/5291-A/36. Il parere del Governo è favorevole sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/5291-A/37, ma propone una riformulazione nel senso di inserire le parole «a valutare l'opportunità», perché ha oneri evidenti. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Paladini n. 9/5291-A/38, ma propone una riformulazione: chiediamo all'onorevole Paladini di espungere l'ultimo punto della premessa perché è in corso una trattativa presso la Commissione, quindi diciamo che non è più vero. Il Governo accetta gli ordini del giorno Piffari n. 9/5291-A/39, Porcino n. 9/5291-A/40, Messina n. 9/5291-A/41, Palomba n. 9/5291-A/42, Rota n. 9/5291-A/43 e Palagiano n. 9/5291-A/44. Il Governo accetta l'ordine del giorno Monai n. 9/5291-A/45, purché al dispositivo siano premesse le parole «a valutare l'opportunità di». Il Governo accetta gli ordini del giorno Cimadoro n. 9/5291-A/46, Barbato n. 9/5291-A/47, Zazzera n. 9/5291-A/48, Di Giuseppe n. 9/5291-A/49, Favia n. 9/5291-A/50, Di Stanislao n. 9/5291-A/51, Reguzzoni n. 9/5291-A/52 e Pagano n. 9/5291-A/53. Il Governo accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/5291-A/54, purché nel dispositivo siano interposte le parole «nei limiti delle esigenze di finanza pubblica». Il Governo accetta l'ordine del giorno Narducci n. 9/5291-A/55, purché nel dispositivo siano inserite all'inizio le parole «a valutare l'opportunità di prevedere». Il Governo accetta gli ordini del giorno Cosenza n. 9/5291-A/56, Lenzi n. 9/5291-A/57, Bertolini n. 9/5291-A/58, Pizzetti n. 9/5291-A/59, Graziano n. 9/5291-A/60, Causi n. 9/5291-A/61, Marchignoli n. 9/5291-A/62, Verini n. 9/5291-A/63 e Albini n. 9/5291-A/64. Il Governo accetta l'ordine del giorno Rigoni n. 9/5291-A/65, purché le parole «a valutare la possibilità di adottare» siano riferite non solo al primo ma anche al secondo capoverso del dispositivo. Ciò per ovvi motivi. Il Governo accetta infine gli ordini del giorno Sarubbi n. 9/5291-A/66, Miotto n. 9/5291-A/67 e Sbrollini n. 9/5291-A/68.
. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Vignali n. 9/5291-A/1, Savino n. 9/5291-A/2, Di Biagio n. 9/5291-A/3, Raisi n. 9/5291-A/4, Lamorte n. 9/5291-A/5, Patarino n. 9/5291-A/6, Menia n. 9/5291-A/7 e Burtone n. 9/5291-A/8, accettati dal Governo. Ricordo che l'ordine del giorno Garagnani n. 9/5291-A/9 è stato ritirato.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, non insistiamo per la votazione dei nostri ordini del giorno e accettiamo le riformulazioni.
. Sta bene. Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Polledri n. 9/5291-A/10, Lanzarin n. 9/5291-A/11, D'Amico n. 9/5291-A/12 e Comaroli n. 9/5291-A/13, accettati dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Torazzi n. 9/5291-A/14, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fugatti n. 9/5291-A/15, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Simonetti n. 9/5291-A/16 e Maggioni n. 9/5291-A/17, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Forcolin n. 9/5291-A/18, Caparini n. 9/5291-A/19 e Bitonci n. 9/5291-A/20, accettati dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/5291-A/21, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Montagnoli n. 9/5291-A/22, Laura Molteni n. 9/5291-A/23, Rondini n. 9/5291-A/24, Galletti n. 9/5291-A/25 e Compagnon n. 9/5291-A/26 accettati dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cera n. 9/5291-A/27, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mereu 9/5291-A/28, Berardi n. 9/5291-A/29, Zeller n. 9/5291-A/30, Santori n. 9/5291-A/31, Donadi n. 9/5291-A/32, Borghesi n. 9/5291-A/33, Aniello Formisano n. 9/5291-A/34, Mura n. 9/5291-A/35 e Di Pietro n. 9/5291-A/36, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Evangelisti n. 9/5291-A/37 e Paladini n. 9/5291-A/38, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Piffari n. 9/5291-A/39, Porcino n. 9/5291-A/40, Messina n. 9/5291-A/41, Palomba n. 9/5291-A/42, Rota n. 9/5291-A/43 e Palagiano n. 9/5291-A/44, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/5291-A/45, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cimadoro n. 9/5291-A/46, Barbato n. 9/5291-A/47, Zazzera n. 9/5291-A/48, Di Giuseppe n. 9/5291-A/49, Favia n. 9/5291-A/50, Di Stanislao n. 9/5291-A/51, Reguzzoni n. 9/5291-A/52 e Pagano n. 9/5291-A/53, accettati dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/5291-A/54, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo altresì atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Narducci n. 9/5291-A/55, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cosenza n. 9/5291-A/56, Lenzi n. 9/5291-A/57, Bertolini n. 9/5291-A/58, Pizzetti n. 9/5291-A/59, Graziano n. 9/5291-A/60, Causi n. 9/5291-A/61, Marchignoli n. 9/5291-A/62, Verini n. 9/5291-A/63 e Albini n. 9/5291-A/64, accettati dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rigoni n. 9/5291-A/65, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Sarubbi n. 9/5291-A/66, Miotto n. 9/5291-A/67 e Sbrollini n. 9/5291-A/68, accettati dal Governo.
. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, signor Ministro, signor sottosegretario, il provvedimento sul quale noi deputati di ApI ci apprestiamo a votare favorevolmente può essere considerato la prosecuzione di un percorso avviato dal Governo all'inizio del suo mandato con l'adozione di manovre certamente severe ma sempre con l'obiettivo di restituire credibilità e assicurare qualità, crescita e competitività al nostro Paese. La delega che il Governo chiede oggi al Parlamento si colloca nel solco tracciato da quelle manovre senza avere la pretesa di essere una riforma organica del sistema tributario, come ha avuto modo di dire il sottosegretario Ceriani. Si tratta infatti di una serie di interventi mirati e incisivi che hanno il merito di sanare alcuni aspetti critici della fiscalità italiana nel tentativo di assicurare maggiore trasparenza ed equità a cui seguiranno maggiore gettito e maggiori risorse per lo sviluppo. Riteniamo pertanto che le misure contenute nella delega, oltre ad assicurare una razionalizzazione del sistema tributario, possano essere in grado di avviare una significativa azione di contrasto dei differenti fenomeni evasivi, iniziando a realizzare quegli obiettivi che sono alla base del provvedimento. Sappiamo tutti quanto pesi in termini economici il complessivo fenomeno dell'evasione che a livello internazionale ci colloca ai primissimi posti delle graduatorie, secondi soltanto alla Grecia, un fardello di dimensioni impressionanti che produce effetti devastanti sul tessuto economico e sociale del Paese. Su questo aspetto condividiamo quanto espresso recentemente dalla Corte dei conti, attraverso il suo presidente, quando afferma il valore portante della lotta all'evasione e all'elusione dicendo che solo recuperando quote crescenti di evasione, infatti, si gettano le basi per assicurare il riequilibrio della finanza pubblica ed il contenimento delle disuguaglianze distributive e l'avvio della ripresa economica. Tra le misure un richiamo particolare merita la riforma del catasto degli immobili, una riforma attesa da troppo tempo e resasi necessaria al fine di correggere le sperequazioni che caratterizzano le attuali rendite, amplificate e rese ancora più odiose dall'aumento generalizzato disposto con il decreto «salva Italia» che ha introdotto l'IMU. Ugualmente significativi sono i principi finalizzati al contrasto dell'elusione fiscale e a garantire certezza del sistema tributario attraverso la definizione normativa dell'abuso del diritto. Altre norme importanti sono quelle volte alla lotta all'evasione e quella che detta i principi per definire regole e modalità di alimentazione del Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale. Sono un segnale importante e necessario per costruire un rapporto con il contribuente più solido e fiduciario, e avviare in questo modo la realizzazione di quel patto sociale invocato dalla Corte dei conti come parte di una strategia di politica fiscale più complessa e articolata. Auspichiamo quindi che gli sforzi compiuti dal Governo e dalla Commissione nel tentativo di dare vita ad un percorso il più possibile condiviso e utile al Paese non siano vanificati e che siano rispettati i tempi che la delega concede al Governo per la presentazione dei decreti legislativi e conseguente attuazione delle norme. Per questo voteremo a favore .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, i Repubblicani hanno votato la fiducia e voteranno il provvedimento. I Repubblicani si sono da sempre pronunciati per un Monti- e continuano a sostenerlo, ma parlano di Monti e non dei suoi Ministri. L'occasione mi consente di affermare che il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria è un insulto ad un'intera comunità dove la stragrande maggioranza dei cittadini e dei consiglieri comunali nulla ha a che vedere con la . C'è una forza politica invece che, per bocca dell'onorevole Bersani (e anche di altri), è giuliva per questo provvedimento che ripristinerebbe la legalità. Tra 18 mesi la ' a Reggio Calabria non ci sarà più evidentemente, basteranno 18 mesi. Non capiamo perché non si scioglie la questura dove sono stati arrestati due poliziotti per mafiosità, perché non si scioglie il tribunale di Reggio Calabria dove sono stati arrestati due giudici per collusione con la '. Naturalmente va tutto il nostro apprezzamento alla magistratura e alle forze dell'ordine. Non si capisce: solo un consigliere comunale a Reggio Calabria è accertato che sia colluso. Siamo nel ridicolo. Annunzio il ritiro della mia firma dalla mozione unitaria sulla Calabria ringraziando il Ministro Barca per l'opera di mediazione svolta insieme ai colleghi Misiti, Minniti e Santelli. La cosa più grave è questa: non è stata commissariata una città capoluogo ma una città metropolitana che si stava avviando a compiere gli adempimenti necessari secondo normativa. Al Ministro Cancellieri chiediamo perché questa discriminazione quando altre amministrazioni, cominciando dalla Lombardia, hanno assessori arrestati, assessori arrestati per collusione mafiosa, ma in quel caso non si parla, non si scioglie niente. Mi auguro che il consiglio comunale, chi ne ha titolo e, se ne avrò titolo io, lo farò io, presenti un ricorso al TAR per annullare questo provvedimento infame adottato dal Ministro Cancellieri a cui, certamente, non andrà la mia fiducia e mi auguro non andrà la fiducia di tutti i calabresi .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, questo provvedimento ha un titolo molto accattivante (Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita) che non c'entra assolutamente nulla con i contenuti. I contenuti, tra l'altro, lasciano a noi una serie di riserve. Chiedevamo che ci fosse una finalizzazione automatica alla riduzione della pressione fiscale con il risultato e con il ricavato della lotta all'evasione, ma ci è stato detto di «no». Chiedevamo che venisse posto un tetto alla pressione fiscale complessiva rispetto al tetto già raggiunto nel 2012, ma ci è stato detto di «no». La delega sulla fiscalità ambientale è stata tolta e dopo ci troviamo di fronte all'Ilva, ma anche alle mille Ilva che sono presenti nel Paese, magari più piccole. Avevamo chiesto che ci fosse un controllo informativo obbligatorio su tutti i codici fiscali sulla base dei saldi tra redditi dichiarati e spese e investimenti reali e finanziari effettuati, cioè il confronto dello spesometro obbligatoriamente tutti gli anni, ma ci è stato detto di «no». Non è stata accettata la proposta dell'accisa mobile che doveva contrastare gli effetti dell'aumento del costo del carburante senza che la tassazione ne approfittasse per gravare ulteriormente sulle tasse dei cittadini, neutralizzando, quindi, l'effetto che automaticamente c'è sull'IVA, ma ci è stato detto di «no». Sono tutti validi motivi per cui noi si dica «no» al provvedimento nel suo complesso .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toto. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, circa il provvedimento in esame, in materia di delega per la revisione del sistema fiscale, ritengo che si possa certamente apprezzare lo sforzo recato dal suo testo per testimoniare la volontà di configurare un rapporto più maturo, più dialogante e più equilibrato con il contribuente. In tal senso, non va sottaciuta anzitutto la statuizione del rispetto dei principi dello statuto dei diritti del contribuente, in particolare dell'irretroattività delle disposizioni tributarie e il richiamo alla coerenza dei principi e dei criteri ai quali si dovranno uniformare i decreti legislativi con gli obiettivi di semplificazione e riduzione degli adempimenti. Essi rappresentano una delle questioni di grande rilevanza, specialmente per le attività economiche che incessantemente sono chiamate a confrontarsi con una burocrazia, in questo caso fiscale, che ne assorbe, anche inutilmente, energie e risorse. Dalla riforma del catasto poi sortirà ragionevolmente un riequilibrio della base imponibile che, da troppo tempo, notoriamente penalizza paradossalmente gli immobili di minor pregio e di minor valore. Trattasi, dunque, in generale, di quelli situati nelle zone più periferiche, ma di costruzione più recente e, pertanto, con rendite più elevate. L'impignorabilità di beni mobili strumentali all'esercizio di arti, imprese e professioni necessari al proseguimento dell'attività economica rappresenta una tutela importante del più generale interesse economico della collettività oltre che del contribuente. La ridefinizione del sistema sanzionatorio, improntato a più razionali criteri di adeguatezza delle soglie di punibilità, di proporzionalità delle sanzioni, di priorità nella rilevanza sanzionatoria delle condotte, di quelle effettivamente connotate da elementi di intenzionalità dolosa e di particolare rilievo, fraudolente, simulatorie e così via, fa scorgere, quindi, forse ancora un po' timidamente, l'orientamento a tener conto dell'effettiva gravità dei comportamenti, graduando, con questo criterio, le sanzioni applicabili sì da pervenire alla riduzione di quelle che colpiscono fattispecie meno gravi, in particolare sostituendo quelle amministrative alle sanzioni penali per i casi più rilevanti. Condivisibili appaiono le altre norme volte alla riorganizzazione dell'amministrazione finanziaria, alla semplificazione di regimi per contribuenti minori.
. Di particolare richiamo e degna la disposizione che, dopo decenni di incertezze e di battaglie in sede di contenzioso, finalmente si fa carico, ancorché relativamente ad un ambito ben circoscritto di contribuenti, di risolvere il conflitto esplodente per la mancanza di chiarimento rispetto alla definizione di «autonoma organizzazione» ai fini dell'IRAP per professionisti e piccoli imprenditori. Il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, dunque, auspicando che il Governo voglia e possa trovare sempre nuovi e migliori equilibri nel rapporto con il contribuente, annuncia il proprio voto favorevole sul provvedimento
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, in nome e per conto della componente politica Grande Sud, preannunzio il voto favorevole alla delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita. Signor Presidente, voglio, però, rifarmi a quello che è stato oggi l'appello della Lagarde, che è la direttrice del Fondo monetario internazionale, a tutti i Governi dell'Eurozona, dicendo: basta con l'austerità! L'austerità in politica economica è il taglio alle spese pubbliche, al fine di ridurre il deficit, attraverso tagli, riduzioni di servizi pubblici e aumento delle tasse. Ebbene, questa delega fiscale che noi votiamo oggi non è una riforma. Noi di Grande Sud avevamo proposto, in sede di Commissione finanze, alcune misure molto semplici rispetto a quello che oggi i contribuenti ci chiedono. Avevamo chiesto una riduzione della pressione fiscale e tributaria del Paese, che oggi, come sappiamo, è la prima in Europa; avevamo dato maggiore spazio a quella che è la semplificazione contro la burocrazia, che opprime il fisco; avevamo presentato proposte emendative molto serie e concrete per quella che è la lotta all'evasione; avevamo chiesto anche una fiscalità di vantaggio rispetto alle aree depresse, in particolare, al Mezzogiorno del Paese. Ebbene, tutto questo in questa delega non c'è. È una delega che, praticamente, era composta da 17 articoli e che, alla fine, l'ultimo giorno, il Governo, a causa di una confusione venuta dagli uffici del Ministero, dagli uffici della Ragioneria generale dello Stato e dagli uffici dell'Agenzia delle entrate, ha ridotto in soli quattro articoli, generando una confusione tra i cittadini, i contribuenti e, addirittura, nei membri della Commissione. Ciò nonostante, noi votiamo questa fiducia, perché crediamo che sia un passo in avanti verso una vera e propria riforma del fisco nel Paese e anche per una questione di dovere istituzionale e di responsabilità politica nei confronti dei cittadini italiani
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per pochissimi minuti, anche per accogliere le sollecitazioni che mi provengono da più parti. Mi rifaccio e mi rimetto, quindi, a tutto quello che è stato l'apporto e il contributo del nostro gruppo in Commissione e dell'onorevole Cera anche in sede di discussione sulle linee generali. Ritengo che questo provvedimento, che rischia di passare come un fatto tecnico, abbia una rilevanza molto significativa, importante, di grande portata. E noi dobbiamo legare questo provvedimento a tutta quella che è l'azione, l'iniziativa del Parlamento e del Governo per determinare delle svolte, in questo caso, per quanto riguarda non solo la razionalizzazione e la trasparenza con riferimento alla fiscalità, ma soprattutto, per quanto riguarda tutti i processi che bisogna innescare e portare avanti con riferimento allo sviluppo e, ovviamente, alla crescita del nostro Paese. Io ritengo che la Commissione di merito, nell'approfondire questi temi, si sia trovata convergente su alcune opzioni e su alcuni obiettivi che dovevano essere raggiunti. Certamente, rimangono in ombra alcuni problemi - che mi auguro nella fase della delega possano essere chiariti -, tuttavia, voglio segnalare tutta la problematica che riguarda il catasto. Si tratta di una rivisitazione molto forte e significativa che prima andava a colpire le fasce più alte, e oggi dà un respiro e, soprattutto, una dimensione di giustizia, salvaguardando le fasce più deboli. Poi, vi è tutto il problema dell'accorpamento delle agenzie fiscali, che credo abbia creato anche un dibattito ed un confronto, forse, molte volte, con tesi divergenti. La Ragioneria dello Stato ha una sua valutazione; in Commissione, vi sono stati anche approfondimenti e rilievi significativi. Certamente, questo è un dato su cui noi poniamo attenzione, così come l'abbiamo posta sia in sede di Commissione, sia in sede di discussione sulle linee generali. Certo, questo provvedimento viene fuori in un clima anche sospetto, rispetto a quelle che sono state alcune - per usare un eufemismo - irregolarità, per quanto riguarda i tributi Italia e per quanto riguarda anche le vicende di Equitalia, che, a suo tempo, furono oggetto anche di una normativa sotto l'incalzare dell'emotività, ma sono temi e problemi che non possono rimanere in sospeso senza una ricognizione molto forte. Signor Presidente, il problema dei comuni e della loro rivisitazione, ma soprattutto la capacità dei comuni di accogliere e di avere disponibilità per garantire i servizi essenziali è un fatto importante e determinante. Chiudo in questa maniera, anche per rassicurare il mio amico Casini e, in questo momento, anche l'onorevole Carlucci, così la lasciamo parlare tranquillamente al telefono. Ecco, signor Presidente, io ritengo che questo dato e questo aspetto siano importanti e fondamentali, per legarli a tutto un processo perché se noi dovessimo vedere questo aspetto e questo dato isolati da tutto un contesto e da tutta una problematica presente nel nostro Paese, ovviamente, sarebbe limitativo. C'è un problema dell'economia e c'è un problema della politica e della democrazia. Noi cerchiamo, ovviamente, di fare in modo che la democrazia possa prevalere sull'economia, su alcune leggi ferree e tecnicistiche del mercato, e possa dare respiro e dignità alla persona umana, ma soprattutto alle esigenze più vere e più reali del nostro Paese
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, parlando di questa delega fiscale, non possiamo non dire quello che è accaduto, parlando di fisco, sul disegno di legge di stabilità, quello che è accaduto «sotto banco»: il furto che il Governo Monti ha fatto, nel disegno di legge di stabilità, sulla questione delle deduzioni e delle detrazioni che entreranno in vigore a partire da questo anno di imposta. In altre parole: chi, oggi, aveva fatto dei conti di avere determinate deduzioni e detrazioni, per esempio sugli interessi dei mutui, tanto per dire, scoprirà che, rispetto a quello che pensava di pagare sull'anno 2012, pagherà di più, l'anno prossimo, in dichiarazione dei redditi, rispetto a quanto aveva accantonato. Questo è uno sgarbo, è una cosa pesante nei confronti dei cittadini e dei contribuenti, che avevano fatto determinati conti sulle proprie capacità reddituali e su quanto il fisco chiedeva loro. Oggi, il Governo Monti deve trovare 2 miliardi di euro per finanziare il taglio IRPEF e, quindi, è un inganno, perché il taglio IRPEF viene finanziato, tagliando le deduzioni e le detrazioni per 2 miliardi di euro, e dall'altra parte ciò viene fatto aumentando l'IVA. Dunque, da una parte, si dà - quasi nulla! - e, dall'altra, si toglie - molto! - perché se facciamo il conto, le detrazioni e deduzioni costeranno 2 miliardi di euro ai contribuenti, l'IVA costerà 7 miliardi di euro, per un totale di 9 miliardi di euro, meno i 5 miliardi di euro delle maggiori facilitazioni sull'IRPEF, alla fine l'aggravio è di 4 miliardi di euro. Quindi, quello che ha venduto il Governo Monti sul disegno di legge di stabilità è una bugia, è un inganno e, soprattutto, è un inganno anche operativo per come è stato fatto, ossia facendolo entrare in vigore dall'anno in corso. Questa è una delega di manutenzione fiscale, non ha nulla di veramente importante sotto il piano fiscale. Quando il precedente Governo aveva presentato una delega fiscale, al suo interno si parlava di tre scaglioni IRPEF, di un parziale annullamento dell'IRAP, dell'imposta sulle realtà produttive, vi erano diverse interpretazioni favorevoli per i contribuenti: era una delega fiscale che faceva una riforma fiscale, così come è giusto fare nel momento in cui dai una delega al Governo su materie di questo tipo. Il Governo Monti, invece, ha accantonato questo completamente e si presenta in Aula con una delega fiscale che è una semplice manutenzione di alcune norme e che non avrà, probabilmente, nemmeno la fortuna di vedere la nascita. Perché, per come si sono svolti i lavori nelle Commissioni competenti, per come questa maggioranza si è comportata nelle Commissioni competenti, noi crediamo che questa delega andrà al Senato e poi, chissà se ci ritornerà nei tempi possibili, prima della fine della legislatura. Porto ad esempio la questione famosa dell'accorpamento delle agenzie: la VI Commissione (Finanze) vota un testo, il Governo, in V Commissione (Bilancio), impone un altro testo, del tutto diverso da quello della Commissione finanze; in quella sede il Partito Democratico si astiene e il Popolo della Libertà vota a favore rispetto alle impostazioni del Governo, poi, quel testo ritorna in Commissione finanze e lì, il PD vota a favore e il PdL si astiene, sullo stesso testo. Cioè alla Commissione bilancio il PdL e il PD fanno una cosa, in Commissione finanze il PdL e il PD ne fanno un'altra; c'è una maggioranza completamente allo sbando ma, soprattutto, e questo, Presidente, glielo abbiamo già fatto notare quando è stata posta la questione di fiducia, non viene tenuto conto del testo della Commissione. Il Governo pone la questione di fiducia su un testo diverso rispetto a quello della Commissione, e ci ricordiamo benissimo, signor Presidente, che quando c'era il Governo precedente, e lei era sempre Presidente della Camera, queste cose venivano molto criticate o non venivano concesse; in questo caso, invece, vengono concesse. Inoltre, signor Presidente, l'altro giorno lei ha fatto presente che, in questa cosa, il Governo non può fare quello che vuole, e questo lo riconosciamo, però, per l'ennesima volta, questo Governo si prende gioco della volontà del Parlamento, della volontà delle Commissioni e fa quello che vuole sulla testa dei parlamentari, comunque eletti dal popolo. Abbiamo chiesto alcuni miglioramenti di questa delega: visto che il presidente Berlusconi aveva detto, qualche settimana fa, che l'IMU era da togliere, noi abbiamo presentato un emendamento per arrivare all'eliminazione dell'IMU, che però non è stato votato nemmeno dai parlamentari del PdL; avevamo presentato un emendamento per una riduzione graduale dell'IRAP, ma anche questo non è stato accettato; avevamo chiesto di utilizzare, così come chiedono ormai gli industriali italiani, la mole di contributi che vengono dati alle imprese, pari a 40 miliardi di euro all'anno, per portarle alla riduzione fiscale, e anche questo non è stato accettato. In definitiva, signor Presidente, annunciando il voto negativo della Lega su questa delega, diciamo che in materia fiscale questo Governo sta facendo male, sta facendo male alle famiglie, sta facendo male alle imprese, sta facendo male al mondo produttivo del nostro Paese, e quando si parlerà del prossimo provvedimento o del disegno di legge di stabilità, si capirà, realmente, quali sono le intenzioni negative, in questo verso, di questo Governo .
. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzetti. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della questione di fiducia sulla delega al Governo; sfogliando la cosiddetta e ricca «agenda Monti», questa è una delle pagine belle. Non necessita di ulteriori, importanti correzioni significative, come qualche altra: il disegno di legge di stabilità, il decreto-legge su regioni ed enti locali. È un provvedimento utile e necessario nella direzione della maggiore equità, della trasparenza e dell'orientamento alla crescita, come recita il titolo; utile nella lotta all'evasione e all'elusione fiscale; utile nel censimento degli immobili e nella rideterminazione delle rendite catastali. Il catasto riformato è un pilastro della progressività del prelievo; il sistema elettorale e la progressività del prelievo sono cardini del sistema democratico. In Commissione si è fatto un buon lavoro che ha migliorato il testo. Anche sulle agenzie fiscali, per evitare, ora una unificazione che distrae le strutture dall'obiettivo di cambiamento del catasto e genera un di spesa, bene avrebbe fatto il Governo ad assumere quella posizione, anziché forzare in modo sbagliato disattendendo l'orientamento della Commissione con un atteggiamento istituzionale poco giustificabile. Detto questo, è un buon provvedimento. Non è una riforma fiscale, è un efficientamento del sistema fiscale. La riforma fiscale, quanto mai necessaria non può essere patrimonio di un Governo tecnico, sostenuto da una maggioranza variegata e priva di amalgama politico. Le leggi fiscali, in tutto il mondo, caratterizzano le differenze fra centrodestra e centrosinistra, fra conservatori e progressisti. Non sono tecnicalità, ma culture politiche e progetti di Governo, come evidenzia la sfida Obama-Romney. Ecco perché chi favoleggia di Monti- è fuori strada, e ci porta fuori strada. Il tentativo di reiterare questa anomala maggioranza confonde il cammino delle riforme. L'anomalia chiara non è Monti, personalità di gran pregio e utile all'Italia, ma un assolutamente non riproponibile quadro politico nella prossima stagione. Non per irresponsabilità, al contrario, per responsabilità, per responsabilità democratica. Nel titolo della delega si afferma il concetto di orientamento alla crescita. La questione allora è: quanta sintonia c'è tra questo provvedimento e gli altri che il Governo ha varato e che, nelle prossime settimane, dovremo esaminare, come, ad esempio, la legge di stabilità appena licenziata? Una legge di stabilità con luci ed ombre, ma che di orientamento alla crescita ha poco. Ad esempio, il combinato di riduzione IRPEF sui primi due scaglioni, l'aumento - seppure dimezzato - dell'IVA, l'intervento su detrazioni e deduzioni, rischia di trasformarsi in una partita di giro fiscale che vanifica l'obiettivo di riduzione del prelievo, necessario a sollecitare l'espansione dei consumi in un'ottica antirecessiva, e non produce alcun beneficio sugli incapienti, la parte più povera del Paese. Certo, le luci non sono poche: Tobin tax, IMU non commerciale, inflessibilità su quote latte; è l'orientamento alla crescita che manca, con gli ulteriori tagli su sanità ed enti locali. Bene ha fatto, allora - ma lo faccia davvero -, il Ministro Grilli a considerare aperto a modifiche e contributi il provvedimento. A proposito di enti locali e regioni, con il decreto che avremo all'esame, si interviene a gamba tesa sul sistema delle autonomie, con un revisionismo costituzionale di fatto assolutamente inaccettabile. Fiorito e Zambetti non possono essere le quinte colonne per abbattere il federalismo. Giusto rivedere il Titolo V nella parte delle materie concorrenti, riportando ad un corretto ordine istituzionale, ma non è accettabile la chiusura della stagione federalista, che anzi deve procedere correggendo le storture. Fiorito e Zambetti sono il prodotto dell'immoralità di una politica malata, non del federalismo. Procedere sulla via dei fabbisogni dei costi standard aiuta il riassetto dei conti pubblici, perciò in questa direzione occorre non innescare retromarce, ma procedere con determinazione e responsabilità. Ovviamente è sacrosanto un maggior controllo, da parte di organi preposti, sulla spesa di funzionamento di regioni ed enti locali, ma senza ledere le autonomie costituzionali e senza instaurare una «Repubblica dei prefetti». L'immoralità va combattuta valorizzando le istituzioni locali, non riducendole a complemento e a conglomerati spreconi e criminali. Noi su questo non andremo al mare, è bene che il Governo lo sappia: non ci faremo travolgere dalla vulgata corrente, convinti che la buona politica costituisca il miglior antidoto al veleno che ha incubato l'antipolitica, un veleno inoculato anche da chi resta abbarbicato al proprio scranno presidenziale incurante del discredito generale, come accade, ad esempio, in Lombardia. Noi non temiamo le riforme, non tiriamo la giacca al Governo con il braccio della conservazione, lo spingiamo anzi ad aiutarci a liberare l'Italia e la politica dalle incrostazioni che tanti danni hanno prodotto e producono. Non siamo una spina nel fianco, casomai quella sotto la coda, convinti come siamo che senza riforme e senza rinnovamento questo Paese oltrepasserà la soglia del declino. Non cederemo ad altri la staffetta riformista, nel solco della Costituzione repubblicana. La sfida è sulla qualità del riformismo, non sul tasso di popolarità. Con questo spirito e con questo impegno voteremo questo provvedimento e lavoreremo per modificare quelli che verranno e che solo in parte ci convincono, non per stravolgerli, ma per rafforzare l'afflato riformista di questo Governo, e come impegno per quello futuro, nel solco, appunto, della maggiore equità e della crescita, come, da ultimo, ci chiede lo stesso Fondo monetario internazionale .
. Prima di dare la parola all'ultimo collega per le dichiarazioni di voto, vi prego di salutare le colleghe e i colleghi dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo che fanno parte della Commissione cultura presieduta dall'onorevole Malgieri che oggi si è riunita a Roma. Benvenuti e buon lavoro Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventucci. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, farò una brevissima dichiarazione di voto e chiedo di poter consegnare il testo integrale del mio intervento.
. Onorevole Ventucci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
. Stiamo per votare il provvedimento inerente la delega fiscale, un comparto che da sempre necessiterebbe di un periodico aggiornamento connesso al concetto di equità, trasparenza e sviluppo, aspetto questo che ricordava l'onorevole Lucio Colletti quando, citando Popper, sosteneva che una norma dovrebbe essere revisionata e aggiornata ogni lustro per adeguarla alle esigenze del quotidiano. Purtroppo, nell'ambito fiscale esiste una continuità nell'additare i mali, ma manca la forza di realizzarne il rimedio. In questo provvedimento la mia parte politica si è costantemente impegnata, contribuendo a far sì che i suggerimenti del corpo sociale e amministrativo, ascoltati nelle audizioni, fossero recepiti nel testo licenziato dalla Commissione che poi è stato votato favorevolmente, tranne l'articolo 3 inopportunamente modificato dal Governo. Preme far notare come l'ampio consenso riscontrato in Commissione sul disegno di legge e sugli emendamenti accolti e provenienti da tutte le parti politiche, sia stato solo una contingenza che non può accomunare due parti che la pensano in modo nettamente opposto sull'impostazione dell'effettiva necessità di sviluppo della nostra società rispetto ad una sempre più invocata economia sociale di mercato. Comunque, l'ampia e pacata discussione fa ben sperare per il futuro, se riduce l'alto tasso di pregiudiziale opposizione riscontrato dall'inizio della legislatura. Concludo, esprimendo il voto favorevole del mio gruppo, con un particolare ringraziamento al presidente della Commissione e al relatore, non celando tuttavia l'amarezza riguardo al parere contrario del Governo sul comparto della razionalizzazione organizzativa dell'amministrazione finanziaria approvato dalla Commissione e cassato dal Governo con giustificazioni che non sono all'altezza di un Esecutivo di tecnici e che adombrano contraddizioni all'interno degli apparati ministeriali
. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. .
. Passiamo alla votazione finale. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 5291-A, di cui si è testé concluso l'esame. Dichiaro aperta la votazione.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, è con profonda e grandissima commozione che prendo la parola oggi in quest'Aula per condividere con grande cordoglio, assieme a voi, il fatto che è venuta a mancare una persona, il professor Aldo Pinchera. Si è spento l'altra notte nella sua casa, in mezzo ai suoi libri. Aldo Pinchera è stato non solo un grande professore emerito di endocrinologia, che ha voluto, inventato e creato la prima grande scuola di specializzazione di endocrinologia a Pisa, creando un centro di riferimento internazionale di grande e di assoluta eccellenza, ma ha contribuito in campo internazionale a far sì che queste malattie della tiroide, in particolare, ma non solo, fossero e diventassero malattie conosciute e che si lavorasse soprattutto per la prevenzione di questo tipo di malattie. Non ha visitato soltanto le migliaia e migliaia di pazienti che in Italia andavano da lui, ma lui è andato dalle migliaia e migliaia di pazienti che a Chernobyl hanno avuto purtroppo modo di toccare questa malattia in modo particolare. È stato un grande non solo come scienziato, ma soprattutto come un uomo, perché ha voluto infondere una cultura non solo della prevenzione. Voglio citare qui, perché mi piace condividere con voi anche questo piccolo dettaglio del grande professor Pinchera, il fatto che ogni giorno sulle tavole noi abbiamo il sale iodato. È stata una scelta profondamente voluta per prevenire questo tipo di malattie relative alla tiroide e non solo. Il campo della prevenzione e della comunicazione è stato il campo che egli ha cercato di seguire con tutta la sua forza e il grande entusiasmo che - concludo, Presidente - ha sempre messo nel voler bene ai suoi pazienti e nel salvare la vita di migliaia e migliaia di pazienti. A lui, alla sua famiglia, a Chicchi, Michele e Valeria credo di poter porgere, da parte di tutti noi, il nostro grande abbraccio .
. Onorevole Di Centa, la Presidenza si associa alle parole di cordoglio.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, come probabilmente è noto, le agenzie hanno battuto pochi minuti fa la notizia che il premio Nobel per la pace è stato attribuito all'Unione europea. È una notizia che ci sorprende e ci rallegra e credo sia importante sottolinearla nell'Assemblea . Mi permetto di fare un brevissimo, telegrafico commento. Sicuramente questo è il pezzo di mondo, la parte di mondo nella quale la categoria della guerra e della risoluzione dei conflitti tramite l'uso della forza è stata sradicata dalla testa degli europei, dalla cultura europea. Si tratta della principale acquisizione che noi portiamo in dote ogni volta che ci muoviamo al di fuori dei nostri confini in luoghi - penso all'Asia, all'America Latina o all'Africa - dove il vicino, il Paese confinante, è spesso ancora percepito come una minaccia. D'altra parte devo però anche dire che, dato che proprio sulla politica estera dell'Unione europea registriamo il maggior scarto tra le necessità e le ambizioni, diciamo così, con un minimo di autoironia iscriviamo questo Nobel per la pace alla categoria dei Nobel di incoraggiamento, cioè alla speranza che l'Unione europea possa fare molto di più di quello che già oggi fa, e che possa dunque riempire lo scarto tra le attese e le speranze che il mondo ha nei confronti del nostro continente e quello che una politica, spesso ancora troppo timida, riesce a esprimere .
. Ai colleghi Palumbo, Gatti e Carlucci, che hanno chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, la Presidenza darà la parola dopo avere esaurito il successivo punto all'ordine del giorno.
. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo in merito alla vicenda del bambino prelevato coattivamente da agenti di polizia in una scuola elementare in provincia di Padova. Ricordo che dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno, Carlo De Stefano.
, . Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo alla richiesta di informativa urgente, formulata dagli onorevoli Borghesi e Zampa, in merito all'episodio avvenuto l'altro ieri nella località padovana di Cittadella in occasione dell'esecuzione di un provvedimento di allontanamento di un minore dall'ambiente familiare materno. Il Governo ha dato immediatamente la disponibilità a fornire al Parlamento ogni elemento informativo su un episodio che - per le modalità di svolgimento e per il fatto che ne è stato involontario protagonista un minore - ha suscitato una forte corrente di emozione alimentata dalle immagini diffuse in varie trasmissioni televisive, e soprattutto nel circuito Internet. Sulle circostanze che hanno contraddistinto l'esecuzione del provvedimento giudiziario sono stati disposti i necessari accertamenti, le cui risultanze fornisco a questa Assemblea per una prima, anche se sommaria, ricostruzione dei fatti a cui voglio premettere una breve riflessione. Chiunque abbia visto quelle immagini ha provato senz'altro un senso di disagio e un moto di sdegno, anche se è ben chiaro a tutti che l'intervento della Polizia, in questo come in altri casi, era determinato dalla necessità di dare assistenza agli operatori dei servizi sociali per consentire che venisse attuato un provvedimento dell'autorità giudiziaria - immediatamente esecutivo e più volte rinviato - adottato a tutela dello stesso minore. Senza voler in alcun modo attenuare la responsabilità di chi è intervenuto in questa operazione, non vi è dubbio che tutte le attività che presuppongono un ordine dell'autorità giudiziaria possono presentare aspetti di particolare delicatezza, soprattutto per l'elemento di imponderabilità che può venire ad aggravare le condizioni di esecuzione e a renderle ancora più difficili del normale. Proprio per questo e in considerazione delle condizioni di vulnerabilità dei minori, ogni intervento del genere, come anche quello di Padova, viene eseguito di norma dalla Polizia di Stato con impiego di personale specializzato appartenente all'ufficio minori della questura. Ma stiamo ai fatti. Nella mattinata del 10 ottobre scorso il padre del bambino ha comunicato via all'ufficio minori della questura di Padova che la Corte di appello di Venezia aveva appena rigettato il ricorso con il quale la madre aveva chiesto la sospensiva del provvedimento di allontanamento dall'ambiente familiare materno. Il responsabile dell'ufficio minori prendeva contatti con i servizi sociali del comune incaricati della esecuzione del provvedimento per valutare l'opportunità di eseguire immediatamente l'intervento. Ciò al fine di evitare che la madre del minore, qualora fosse giunta a conoscenza della decisione del giudice, potesse - come già avvenuto in altre due precedenti circostanze - rendere impossibile l'esecuzione del provvedimento. L'assistente sociale, dopo aver contattato il padre del minore e lo psichiatra consulente tecnico della Corte d'appello, ha ritenuto di procedere all'esecuzione individuando, d'intesa con il medico, l'area antistante la scuola quale luogo più idoneo per l'intervento. L'ambiente è, infatti, considerato neutro rispetto alla casa familiare, ove i precedenti tentativi erano stati vanificati dalla resistenza del bambino fortemente supportato dai componenti della famiglia materna, in particolare la zia e il nonno. Per l'organizzazione del relativo servizio la questura di Padova ha impiegato, oltre a unità di personale dell'ufficio minori della squadra mobile, anche un componente del gabinetto di Polizia scientifica al fine di documentare con video tutte le fasi dell'intervento. Alle 12,15 circa del 10 ottobre il personale di Polizia si è recato - insieme agli operatori dei servizi sociali, tra cui uno psicologo, ed al padre del minore - presso l'edificio scolastico. Sulla base di un preliminare contatto telefonico con la direttrice della scuola è stato deciso di far uscire il minore dall'aula per prepararlo opportunamente all'accompagnamento mediante un colloquio gestito dai servizi sociali e dallo psichiatra. Il bambino, intuita evidentemente la possibilità di essere allontanato, si è rifiutato di uscire. È stata, quindi, presa in considerazione l'ipotesi di allontanare dall'aula gli altri alunni, in maniera che il colloquio potesse svolgersi senza la presenza di altri allievi. Allontanati gli altri studenti, lo psichiatra e lo psicologo sono entrati in aula con l'assistenza degli operatori di polizia. Data la difficile situazione determinata dalla resistenza del minore, gli operatori sanitari chiedevano l'intervento del padre affinché prelevasse il proprio figlio per condurlo all'autovettura dei servizi sociali con la quale sarebbe stato poi accompagnato alla comunità di accoglienza. Il padre è riuscito con fatica a condurre il figlio fuori dall'aula. Giunto nel corridoio, la reazione del minore è diventata ancora più energica, sfociando in manifestazioni a carattere violento anche nei confronti del genitore e degli operatori intervenuti. Il bambino, appena uscito dall'ingresso secondario dell'edificio scolastico, invocava, con urla, l'intervento dei familiari della madre, che giungevano muniti di telecamera, come già avvenuto in precedenti circostanze nelle quali si era egualmente tentato di dare esecuzione ad analoghi provvedimenti dell'autorità giudiziaria minorile. Due appartenenti alla Polizia di Stato cercavano di fronteggiare i familiari, mentre un terzo operatore cercava di aiutare il padre a condurre il proprio figlio nell'autovettura. Nonostante la resistenza sempre più accesa dei familiari, gli operatori di Polizia riuscivano ad allontanarli dal veicolo, consentendone la partenza. Ai familiari, che continuavano a protestare vivacemente contro gli operatori delle forze di Polizia, chiedendo l'esibizione del provvedimento di diniego della sospensiva, un ispettore capo della Polizia di Stato ha replicato, con espressioni assolutamente non professionali, che il grado di parentela con il minore non giustificava la richiesta. Fin qui la ricostruzione dei fatti. Riguardo al loro effettivo svolgimento e alle dinamiche che hanno contraddistinto l'intervento del personale della Polizia di Stato, è già stata disposta un'inchiesta interna, volta a verificare, con puntualità ed obiettività, le cause di un comportamento che, senza voler anticipare alcun giudizio, non è sembrato adeguato rispetto a un contesto ambientale piuttosto difficile e ostile, che avrebbe potuto suggerire diverse modalità operative. La scena del trascinamento del fanciullo richiede che anche in questa sede, come ha già fatto, del resto, il capo della Polizia nella giornata di ieri, vengano espresse le scuse del Governo . Del resto, la crudezza di quelle immagini offusca e rischia di far dimenticare gli innumerevoli altri casi nei quali la Polizia di Stato e le altre forze di Polizia si sono poste, con correttezza, pacatezza e senso di responsabilità, al fianco della comunità civile e a tutela delle persone più fragili e indifese.
. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Girolamo. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
. Egregio Presidente, onorevoli colleghi, in primo luogo esprimo il mio sincero apprezzamento per la tempestività con cui il Governo ha deciso di venire a riferire in Parlamento riguardo a quanto è accaduto a Padova e alle incredibili immagini che tutti abbiamo potuto vedere. Un altrettanto convinto apprezzamento credo debba essere rivolto ai gruppi parlamentari per la pronta reazione e per il giusto sdegno. Detto ciò, il Ministro Cancellieri stamane ha affermato: «All'emotività dobbiamo rispondere con la razionalità. È necessario capire esattamente cosa è successo e perché». Siamo assolutamente d'accordo con questa impostazione. È evidente che in una situazione così delicata e drammatica, come quella a cui abbiamo assistito, dobbiamo evitare processi sommari, magari in diretta televisiva. Sullo sfondo della vicenda, però, restano nodi che, purtroppo, non sono stati ancora sciolti. La questione dell'affido, come quella delle adozioni, è una materia molto complessa ed estremamente delicata. In questo senso non possiamo non rilevare che la produzione e la regolamentazione normativa nel nostro Paese rimane, anche su questi temi, particolarmente complessa e molto farraginosa. Si sovrappongono, purtroppo, norme, direttive e centri di responsabilità. Anche rispetto a questo particolare aspetto, emerge il ruolo centrale della magistratura, chiamata ormai ad assumersi responsabilità enormi ed omnicomprensive. In Italia non vi è settore della vita pubblica, privata, sociale e produttiva che non finisca per essere sostanzialmente regolato attraverso l'intervento della magistratura, che ha assunto ormai, in questo modo, un ruolo regolatorio e di indirizzo. Manca purtroppo, però - e dobbiamo riconoscerlo -, la capacità di fissare norme chiare e facilmente comprensibili. Manca l'indicazione dei centri di responsabilità, di chi debba essere chiamato a gestire e ad organizzare. Anche questa triste vicenda ci pone vicino e di fronte alla stessa ormai cronica realtà. Cosa è successo e perché? Questo resta l'interrogativo di fondo a cui dobbiamo dare risposte chiare e tempestive. Sicuramente, tutti dovremmo rispettare il monito dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, che ieri ha richiamato al più rigoroso rispetto della riservatezza del minore e raccomandato di astenersi dal pubblicare e diffondere immagini del bambino e dettagli eccessivi che possano lederne la dignità. Però, contestualmente, dobbiamo riconoscere il fatto che, senza l'impatto di quelle immagini che tutti abbiamo potuto vedere, probabilmente oggi non saremmo qui a confrontarci su quanto accaduto e non può non sorgere l'atroce dubbio che, forse, si siano verificati altri casi, come quelli di Padova, che sono rimasti nel silenzio e nell'indifferenza generale. Sono tanti, davvero tanti i profili e le responsabilità da chiarire. Le autorità competenti, superato il momento dell'emotività, dovranno capirlo in tempo breve, dandone notizia immediata, perché quanto è successo non può cadere nel dimenticatoio. Ci sarà tempo per capire e per analizzare le varie responsabilità, ma non serve tempo per capire che un ufficiale di Polizia non può dire le cose che abbiamo ascoltato, non le può dire e non le può nemmeno pensare. «Io non sono tenuta a dirvi niente, sono un ispettore di polizia. Lei non è nessuno»: questa frase è un oltraggio, in primo luogo, alle tante migliaia di poliziotti che compiono ogni santo giorno il loro dovere e, in secondo luogo, rappresenta un oltraggio all'intero Paese. Non serve tempo per capire che un simile e vergognoso atteggiamento deve essere condannato in maniera esemplare. Non serve tempo per capire che la violenza perpetrata ai danni del bambino non ha nessuna giustificazione, nessun ritardo, nessuna omissione. Niente può giustificare quanto è stato fatto, se pensiamo di essere ancora nell'Italia che il mondo considera umana, dove il sentimento prevale sulla rigidità del diritto e dove il rispetto di un bambino è ancora un valore. Le responsabilità di ognuno andranno chiarite, ma la violenza, a cui è stato sottoposto questo bambino, va condannata con la massima chiarezza e senza alcun tentennamento. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, quel bambino è vittima di una violenza continua, di cui le immagini crudeli a cui abbiamo assistito, purtroppo, sono solo l'ultimo drammatico atto, una violenza fatta di indifferenza, di norme, di sentenze, di appelli, di un sistema lento, di una logica perversa per cui i genitori e le loro ragioni sono spesso tutelate più di quelle dei bambini. Tutto questo è sbagliato e non serve tempo per capirlo. Troppo spesso, in situazioni di contrasto familiare, sono valutate le ragioni, le reazioni, le lacune dei coniugi, ma non le emozioni dei figli, che finiscono travolti dal rancore dei loro genitori diventando solo oggetto di contesa. È sbagliato e non serve tempo per capirlo. Forse siamo tutti cresciuti troppo per capire che non siamo diventati abbastanza grandi per riuscire ad essere semplici ed un po' più chiari, come dovrebbe essere il sistema che regola vicende delicate come l'adozione e gli affidi. L'augurio, che deve diventare impegno, è che quanto è successo possa servire per condannare la violenza assurda a cui abbiamo assistito, ma anche ad impegnarci per creare un sistema più chiaro, più semplice e più umano per regolare vicende così drammatiche e difficili, senza mai dimenticare però, innanzitutto come genitori e poi come rappresentanti delle istituzioni, che i nostri figli non sono figli nostri, ma sono figlie e figli della sete che la vita ha di se stessa. Essi vengono attraverso di noi, ma non da noi e, benché vivano con noi, non ci appartengono !
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, ieri l'opinione pubblica è stata turbata dalla diffusione delle immagini di un bambino che a Cittadella, in provincia di Padova, veniva trascinato di peso da due adulti, il padre ed un agente di Polizia, in un'automobile. Le immagini erano accompagnate da notizie che spiegavano che il bambino, in esecuzione di una sentenza del tribunale dei minori di Venezia, era stato tolto alla madre e preso in affidamento dal padre per essere portato in una comunità protetta. La scena si presentava estremamente confusa e concitata ed erano presenti alcuni agenti di Polizia, nonché alcune persone che cercavano di ostacolare e di impedire l'intervento. Quelle immagini, immediatamente, hanno suscitato sentimenti di sgomento e di profonda condanna per le sofferenze patite dal bambino. Il Governo ed il capo della Polizia hanno disposto un'indagine per approfondire il caso e oggi, qui, il sottosegretario De Stefano ha riferito, in maniera estremamente tempestiva e precisa, sui fatti. Lo ringraziamo per questo e ci associamo, condividendole, alle scuse alla famiglia espresse ieri dal capo della Polizia e ribadite oggi dal rappresentante del Governo. L'immagine del bambino, trasportato a forza da due adulti, è inaccettabile, ma dopo lo sgomento e la condanna è necessario interrogarsi per conoscere i fatti e capire perché si è arrivati fino a quel punto. Infatti, quando si affrontano casi simili, bisogna procedere con grande prudenza, conoscere bene le situazioni ed evitare le facili e superficiali strumentalizzazioni, che possono essere facilmente indotte da un sistema dell'informazione cinico e orientato al sensazionalismo ed alla spettacolarizzazione. Prima di colpevolizzare e scaricare le evidenti responsabilità dei familiari del bambino, bisogna capire cosa c'è dietro a quelle immagini e, al centro della vicenda, c'è, per l'appunto, un bambino e, quando si parla di un bambino, tutti dobbiamo adottare la massima cautela: genitori, familiari, giudici, assistenti sociali, forze di Polizia, giornalisti e rappresentanti istituzionali. Bisogna chiedersi, prima di giudicare sull'onda delle emozioni provocate da immagini così forti, cosa sia meglio per il bambino e in che modo egli debba essere tutelato. Qui inizia il lavoro più difficile e più faticoso, per evitare che simili tragedie possano ripetersi. Emerge allora una situazione drammatica, un autentico dramma familiare, causato da una separazione conflittuale e da due famiglie che si scontrano con violenza. Ci sono alcuni punti fermi che aiutano a comprendere e a contestualizzare quelle immagini: dopo anni di cause, a luglio una sentenza della Corte d'appello della sezione civile del tribunale dei minori di Venezia ha stabilito di affidare il bambino al padre, per tutelare lo stesso bambino che soffre di una patologia psicologica causata, secondo lo stesso tribunale, dalla madre. In uno Stato di diritto le sentenze si rispettano e si eseguono, soprattutto in casi difficili come quello in questione, e nessuno può sostituirsi ai giudici. Nonostante la sentenza, il bambino continuava a vivere con la madre e con la sua famiglia, anche se nel frattempo la madre aveva perso la patria potestà. Numerosi tentativi di eseguire la sentenza presso l'abitazione della madre sono falliti per l'opposizione della madre stessa e dei suoi familiari. Il giudice ha deciso, alla luce dei precedenti fallimenti, che la sentenza doveva essere eseguita dal padre, coadiuvato dagli assistenti sociali, da un medico e dal personale dell'ufficio minori della Polizia di Stato. Anche ieri un familiare della madre è intervenuto con la forza per impedire l'esecuzione della sentenza e questo è stato il motivo che ha determinato l'intervento di un agente di Polizia che, a tutela del bambino, ha aiutato il padre a trasportarlo nell'automobile. Bisogna riflettere su questo punto: senza l'aiuto delle forze di Polizia anche il tentativo di ieri sarebbe fallito e il bambino avrebbe continuato a vivere con la madre in violazione della sentenza e, pertanto, con un evidente danno. Infine, faccio una riflessione sulla presenza e l'intervento della Polizia. Le forze dell'ordine sono intervenute per eseguire una sentenza e per tutelare l'incolumità e la salute del bambino dopo che altri non erano riusciti ad eseguirla. Per evitare il dramma di ieri e anche l'intervento delle forze dell'ordine stesse, sarebbe stato sufficiente che la famiglia della madre non si fosse opposta con la forza all'esecuzione della sentenza e avesse affidato, con l'aiuto degli assistenti sociali presenti, il bambino al padre. Questi sono i fatti dietro i quali c'è una storia dolorosa e terribile e c'è un bambino che dovrà essere tutelato e aiutato a ritrovare un clima di serenità e tranquillità. Per favorire quel clima è necessario abbassare i toni della polemica ed eseguire la sentenza, consentendo agli assistenti sociali e ai medici di fare il proprio mestiere per far superare al bambino questa drammatica situazione
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ho trovato sinceramente fuori luogo le dichiarazioni di molti colleghi in questi giorni e in queste ore, colleghi che non conoscevano minimamente la situazione. Spero che dopo l'informativa di oggi, dopo quello che abbiamo detto tutti e abbiamo appreso oggi, le cose effettivamente si chiariscano. Signor sottosegretario, siamo tutti d'accordo che questa grave situazione poteva essere evitata. Lo dico in qualità di ex sindaco di Cittadella, proprio della città dove ciò è successo. Ero sindaco fino a qualche mese fa e di queste cose purtroppo ne ho viste tante. In quasi diciotto anni, di situazioni di questo tipo, di conflitti familiari, ne ho viste decine e decine, e purtroppo in questo campo non ci sono soluzioni. Questi casi si ripetono con troppa frequenza e i bambini vengono usati come merce di scambio per colpire l'altro genitore. Questa è la realtà. Nell'ambito delle separazioni tra coniugi, quando c'è di mezzo un minore, è innanzitutto il suo benessere psicofisico che deve essere tutelato, anche se - questo è chiaro in qualsiasi situazione - proprio per tutelare il minore, sarebbero da scongiurare conflitti e rappresentazioni di isteria, come quelle che abbiamo visto e che sono state riprese. Un passo indietro soprattutto da parte dei genitori ed i parenti del minore è preferibile rispetto a tutto quello che abbiamo visto. In questo caso i genitori erano separati da tempo e la madre, come succede spesso, non aveva rispettato gli accordi relativi al diritto del padre di vedere il figlio. Questo ci fa comprendere come esista un sottobosco di situazioni dove i bambini, che hanno il diritto - il diritto - di frequentare tutti e due i genitori, nonni e parenti, vengono utilizzati dall'una o dall'altra parte per colpire proprio il genitore non affidatario. La situazione è talmente degenerata che il padre si è rivolto al tribunale dei minori. L'autorità giudiziaria, vista poi l'insorgenza di alcune gravi patologie in capo al bambino, patologie psicologiche, ha dichiarato la decadenza della madre dalla potestà genitoriale e ha affidato il bambino ai servizi sociali, incaricandoli di attuare un piano di riavvicinamento tra padre e figlio. Di fatto, quella decisione non ha prodotto alcun miglioramento e, dopo vari giudizi, la Corte di appello, nell'agosto di quest'anno, ha infine disposto l'allontanamento urgente del bambino dalla famiglia materna e ha affidato il piccolo al padre, disponendo l'inserimento temporaneo del minore in una struttura residenziale educativa e che riprendesse a frequentare serenamente il padre. I servizi sociali di Padova, non di Cittadella, e la forza pubblica hanno tentato due volte di prelevare il bambino, per allontanarlo dalla famiglia materna, senza riuscirvi. Due giorni fa sono accadute le scene che abbiamo visto tutti: il bambino è stato portato in una casa famiglia, sta frequentando assiduamente il padre ed è seguito da psicoterapeuti qualificati e, una volta guarito, riprenderà a frequentare entrambi i genitori. Quello che non è stato sottolineato oggi è che il bambino riprenderà a frequentare serenamente entrambi i genitori. Questo è quello che è successo! Sicuramente si poteva evitare che questa operazione fosse fatta proprio a scuola, davanti a bambini, genitori e maestri, questo è vero. C'è stata sicuramente una sottovalutazione del contesto e dell'opposizione dei familiari; come si poteva evitare, per la tutela del piccolo, di diffondere quelle immagini che hanno visto tutti gli italiani, che, ovviamente, si sono sentiti giustamente colpiti. Chi lo ha fatto non ha reso un buon servizio né al piccolo né alla comunità. Purtroppo, i bambini pagano sempre colpe non loro. Siamo ancora troppo lontani dalla convivenza pacifica tra i genitori che si separano, che scaricano spesso le loro colpe proprio su coloro che dovrebbero essere i più tutelati e che soffrono di più. Le scuse delle forze dell'ordine e i chiarimenti del sottosegretario speriamo possano portare in futuro ad un'adeguata tutela e alla garanzia che fatti di questo tipo non si ripetano più. Un bambino non appartiene a nessuno, non è né di sua madre né di suo padre. Un bambino è un essere umano, peraltro indifeso, di cui non si può disporre, utilizzandolo come una pietra di scambio nella risoluzione dei conflitti tra i genitori. Un bambino va protetto sempre, anche al prezzo della propria dignità .
. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Poli. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, signor sottosegretario, esprimo il mio apprezzamento per il Governo, che è venuto a riferire immediatamente in Aula, e per il Ministro Cancellieri, che è intervenuta già da ieri. Abbiamo visto, ieri e oggi, i cartelli retti da molti genitori che dicevano: «I bambini hanno una voce, bisogna ascoltarli» o «I bambini non si toccano». Questi sono sentimenti che mi sento di fare miei oggi, qui, in quest'Aula, ma che credo siano condivisi da tutti. E poi, ancora una cosa: basta spettacolarizzazione del dolore! Per questo, proprio ieri ho presentato al Ministro Cancellieri un'interrogazione che faccia chiarezza per capire la responsabilità di questo gravissimo episodio, che ci lascia indignati, tutti indignati, e anche senza parole. Vorrei ricordare che casi di bimbi che vengono assegnati al padre o alla madre sono centinaia e centinaia, se non migliaia; però, nessuno di questi è stato portato via di peso, come abbiamo, purtroppo, visto. Devo però ricordare che, prima di tutto, vanno tutelati i nostri figli. Su questo, signor sottosegretario, credo che si debba fare chiarezza, perché sembra che gli organi giudiziari che sono intervenuti e i servizi sociali dell'ASL prima e del comune poi non abbiano lavorato insieme, visto che si parla di un caso che è seguito da più di quattro anni. Tra l'altro, mi risulta che vi siano dei rapporti che portavano alla gradualità dell'affidamento, e non, come abbiamo visto, all'intervento diretto. Chiedo, pertanto, proprio rispetto a questo, che intervengano il pubblico tutore dei minori del Veneto e il Garante nazionale per l'infanzia, la cui istituzione, tra l'altro, abbiamo votato in questo Parlamento. Diamogli la possibilità di intervenire per evitare che casi come quello che abbiamo visto succedano ancora. Inoltre, al Ministro, che si faccia chiarezza del perché siano stati così lesi, brutalmente, i diritti di un minore. Forse, signor Ministro, dobbiamo arrivare ad una riforma della giustizia minorile, forse, altrettanto, dobbiamo parlare di un tribunale per la famiglia dove, nel momento in cui vi sono i due casi, si devono condividere prima, non che uno fa una cosa e, dall'altra parte, un altro ne fa un'altra. Credo che se questo vi fosse stato e vi fosse nella nostra legislazione, forse avremmo evitato il caso di Leonardo come tanti altri casi che in Italia stanno succedendo .
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Perina. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, caro sottosegretario, onorevoli colleghi, innanzitutto il mio massimo apprezzamento. Vanno benissimo le scuse ufficiali, bene l'assunzione di responsabilità su questo caso, ma credo che il dibattito che facciamo oggi abbia il dovere di andare oltre, al di là anche di alcuni profili sottolineati dai colleghi. La vicenda di cui parliamo richiede, secondo me, un'assunzione di responsabilità sotto due profili. Il primo è un profilo, direi, umano. Oltre ad ogni considerazione giuridica, oltre ogni ordine del tribunale, oltre ogni disposizione di pubblica sicurezza, vi è un principio di umanità che dovrebbe guidare e dare la misura ad ogni intervento delle forze dell'ordine . Quel principio di umanità dovrebbe impedire a chiunque di trattare un bambino come un animale domestico recalcitrante. Non vi è spiegazione burocratica che possa giustificare i minuti di autentica follia che abbiamo visto nel video girato dalla zia del minore. Questi comportamenti credo che vadano sanzionati, anche e soprattutto a tutela del buon nome delle forze dell'ordine, per chiarire a tutti che nell'esercizio dell'autorità e della forza dello Stato vi è un limite riconoscibile e riconosciuto da tutti, dalle massime autorità al più giovane degli agenti. Spero che nelle prossime ore arrivi anche un impegno chiaro su un altro dato che qui non è stato citato, cioè sul fatto che questo bambino possa riabbracciare sua madre . Abbiamo visto in passato dei casi controversi, addirittura fatali, di abuso di potere verso soggetti deboli. Penso, perché me ne sono personalmente occupata, al caso di Stefano Cucchi. Hanno fatto male, fanno male, alle istituzioni questi casi, soprattutto nel contesto di oggi perché incardinano l'idea di uno Stato forte con i deboli e debole con i forti. Un bambino conteso tra i due genitori è il soggetto più debole che io possa immaginare e non credo che serva una regola, una legge, una disposizione scritta, per capire che non può essere preso con la forza nella scuola che frequenta e caricato di peso su una macchina. Il secondo profilo importante in questa vicenda riguarda direttamente questo Parlamento, tutti noi. Per difendere degli stereotipi ideologici abbiamo trasformato in campo di battaglia l'aggiornamento del diritto di famiglia, con il risultato di paralizzare ogni riforma che possa incidere sulle norme del contenzioso legato alle separazioni e al divorzio, dall'equiparazione dei figli naturali ai cosiddetti legittimi, al divorzio breve, ai patti prematrimoniali. Sappiamo ormai tutti, perché è esperienza diretta di tutti noi, che la parola famiglia oggi va declinata al plurale, mentre la legge continua a promuovere e a normare un modello che è forse appannaggio della maggioranza degli italiani, ma non certo della totalità. Su questo dovremmo riflettere e dovremmo anche agire, se non vogliamo dare l'idea che il dibattito parlamentare equivalga ad un .
. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, signor sottosegretario, voglio innanzitutto precisare che quanto si è consumato ieri non ha nulla a che vedere con le problematiche della separazione dei due genitori. Sarebbe troppo facile e troppo semplicistico rimettere le responsabilità dell'accaduto alla litigiosità tra i genitori o al loro mancato interesse verso i figli. Semmai questo dimostra che c'è un fallimento del nostro sistema assistenziale e sociale, al quale sono state progressivamente tagliate risorse e strumenti di intervento. Inoltre, mancano servizi di sostegno familiare che seguano i percorsi delle famiglie, mancano educatori, terapisti, insegnanti di sostegno, che sono figure chiave, fondamentali per il recupero di situazioni al limite . L'esecuzione delle sentenze e delle ordinanze va controllata non dalla sola polizia, ma anche da parte dei servizi sociali specializzati. Lo Stato, ieri, signor sottosegretario, ha violato il primario presidio di educazione alla legalità che è la scuola e violentato, perché di violenza si tratta, uno dei suoi figli più fragili, cioè un bambino, vittima di un forte disagio. Al Capo della polizia non spetta soltanto il compito di rimediare, ma anche quello di assumere su di sé la responsabilità di un gesto capace di rifondare la credibilità e la fiducia nella polizia, che la renda degna di una democrazia matura, soprattutto in tempi così martoriati. E la sentenza avrebbe dovuto essere eseguita nella prioritaria tutela del cittadino minorenne, in quanto tale incapace di comprendere quello che gli stava succedendo, di opporre una propria difesa e di imporre il rispetto della sua dignità. In tarda mattinata, invece, quando già le agenzie avevano battuto le reazioni più indignate, signor sottosegretario, il questore di Padova è arrivato a mistificare l'accaduto, alludendo ad un'eventuale pretestuosità della famiglia all'esposizione dei incurante del drammatico impatto che ha avuto sulla comunità locale. È come se avesse detto: «Mah, se non si fosse saputo andava tutto bene». Io credo che quel questore abbia il dovere di dimettersi o di essere rimosso dall'incarico. Solo in tarda serata il Direttore della polizia, Manganelli, ha trovato giusto porgere le scuse ufficiali, quasi che avvertisse più un dovere che un sincero rammarico per giustificare il suo operato, dichiarando la mera intenzione ad un'indagine interna, senza disturbarsi ad adottare alcun provvedimento immediato che rendesse giustizia ai diritti di un bambino di dieci anni che, solo poche ore prima, era stato calpestato. Voglio ribadirlo perché ciò vuol dire che il dottor Manganelli che, come è noto, è il funzionario italiano più pagato, con oltre 620 mila euro l'anno, sei volte il Capo del FBI americana, non è stato capace di prevenire episodi come questi e, forse, anche lui dovrebbe trarne qualche conseguenza. Quanto all'ispettrice, che ha commesso un vero e proprio abuso di potere, lei sottosegretario non lo ha detto, ma si è sentito chiaramente nel video l'abuso di potere che ha compiuto e per questo non c'è bisogno di inchieste. Il Capo della polizia la doveva immediatamente sospendere dalle sue funzioni, non aveva bisogno di un'inchiesta, perché abbiamo sentito tutti, lei compreso, quello che ha dichiarato. Ma la verità, signor sottosegretario, è che noi ci aspettavamo altre risposte, ad altre domande. Gliene voglio indicare alcune: Giuditta, 14 anni, di Milano: «Ma possono farmi questo anche se ho già 14 anni?» Tommaso, 12 anni, di Perugia: «Se non ti muovi, loro ti possono trascinare?» Alessandro, 11 anni, di Bologna: «Ma succede solo prima o anche dopo che i genitori si separano?» Lucrezia, 8 anni, di Roma: «Lo possono fare anche se glielo spieghi educatamente che non vuoi andare con loro?»
. Concluda, onorevole Borghesi.
. L'ultima domanda, perché è la più importante. Lucia, 12 anni, di Roma, disabile intellettiva: «Ma vengono domani anche da noi, a scuola?» .
. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, volevo solo associarmi anch'io a quanto detto dall'onorevole Di Centa riguardo alla scomparsa del professor Aldo Pinchera, un uomo che conoscevo da tanto tempo, uno dei maestri dell'endocrinologia italiana ma, al di là della importanza scientifica e di quello ha dato alla nostra nazione in questo campo, volevo associarmi alla famiglia per il dolore per l'improvvisa scomparsa, anche per l'uomo che rappresentava l'amico Aldo, sempre vicino e sempre presente, anche per le istituzioni. Molte volte è stato vicino al lavoro della nostra Commissione, al Ministero della salute, in parecchie commissioni, per cercare - appunto come diceva l'onorevole Di Centa - di portare avanti tutto quello che era inerente, soprattutto nel campo della tiroide, in cui era un autorità mondiale riconosciuta, la prevenzione, che è uno dei punti più importanti per la salute di moltissimi cittadini. Io stesso sono stato relatore di quella legge che ha permesso di mettere in commercio il sale iodato e che ha evitato che centinaia e centinaia di persone soffrissero di questa malattia, con anche eventuali spese e aggravi sulla nazione. Per cui, nell'associarmi anch'io al dolore dei familiari, vorrei esprimere a nome mio personale le più sentite condoglianze.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, anch'io desidero associarmi a quanto detto or ora dall'onorevole Palumbo e dall'onorevole Di Centa sulla scomparsa di Aldo Pinchera. Era un endocrinologo di fama internazionale, ha fondato la scuola pisana di endocrinologia, dove ancora oggi vanno da tutta l'Italia a farsi curare, specialmente per la tiroide. Professore di grande spessore, ricordo le sue lezioni, e ai suoi studenti di medicina riuscì a infondere un interesse e un entusiasmo incredibile. Personaggio dotato di grande senso dell'umorismo, uomo di grande cultura in tutti i campi, la sua improvvisa scomparsa lascia un enorme vuoto all'università e tra i suoi amici e collaboratori.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, intervengo per associarmi al cordoglio e al ricordo del professor Pinchera. Pisa oggi lo ricorderà, c'è il funerale, ma penso sia importante in questa Aula richiamare le sue grandi qualità di medico. Aveva grandi capacità di tipo diagnostico, ma anche di accoglienza e - ha ragione l'onorevole Di Virgilio - grande capacità di comunicazione e di grande ironia. Qui voglio ricordare anche la sua capacità di insegnante, la capacità di creare scuola. Ha creato un centro molto importante a Pisa, un punto di eccellenza per la cura dei disturbi della tiroide, ed è stato un grande animatore di questo centro, il centro Pinchera (si chiama così a Pisa, a Pisa si va «da Pinchera», anche se lui ormai nel centro non lavorava più). Vorrei anch'io sottolineare un'altra caratteristica, era un medico che teneva molto alla prevenzione, alla possibilità di stabilire degli stili di vita ragionevoli ed adeguati anche per prevenire certe forme di malattia. Da questo punto di vista ha dato anche in questo modo un grande aiuto a che in Toscana si stabilisse una sanità con una qualità particolare, che viene riconosciuta da tutti. Dicevo che oggi Pisa lo ricorderà ai funerali e ringrazio l'onorevole Di Centa per aver permesso di ricordarlo anche qui, in quest'Aula .
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, non ho fatto in tempo a partecipare alla discussione sull'informativa del Governo circa i fatti accaduti a Padova, però volevo dire che questo Parlamento oggi è in grado di fare un passo avanti nella soluzione dei problemi come quello che si è verificato ieri, perché al Senato ieri è iniziato l'iter dell'istituzione del Tribunale della famiglia. È un tribunale molto richiesto proprio da tutti coloro che si occupano - da parte della giustizia, ma anche dal Forum delle famiglie - dei problemi dei minori. Questo tribunale permetterebbe una maggiore uniformità di trattamento e di attenzione da parte di chi si occupa della giustizia che riguarda i minori proprio con maggiore attenzione ai problemi che riguardano i minori. Peraltro segnalo che uno dei problemi che riguardano i minori - in questo caso evidentemente particolare era il problema - è che la legge sull'affido condiviso, che è stata approvata nel 2006, viene costantemente disattesa, e questo è uno dei problemi che andrebbero risolti, e probabilmente il Tribunale della famiglia potrebbe in questo senso verificarne l'attuazione. Il mio gruppo, l'UdC, ha presentato proprio al Ministro della giustizia un'interpellanza urgente per capire quali sono i problemi che impediscono l'attuazione corretta della legge sull'affido condiviso. Concludo - avrei voluto prendere la parola prima - e anch'io mi aggiungo al cordoglio per la morte del professor Aldo Pinchera, un grandissimo scienziato, ma, soprattutto, una grandissima personalità dal punto di vista umano. Veramente un cittadino di grande umanità e di grande impegno morale e civile .
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, prendo la parola per testimoniare il mio stupore e il mio disappunto - non ne posso proprio fare a meno - di fronte all'assegnazione del premio Nobel per la pace all'Unione Europea. L'Unione Europea non ha le caratteristiche per ricevere oggi questo premio se non per il fatto di avere siglato la pace dopo la Seconda guerra mondiale e, quindi, per un motivo enormemente retroattivo. Questo dimostra che oggi il premio Nobel viene assegnato per motivi di e di conformismo politico. Noi abbiamo visto, nel 2009, quando ancora l'inchiostro della sua nomina non si era asciugato, assegnare il premio Nobel per la pace ad Obama. Il motivo è stato del tutto misterioso. Ancora più misterioso quello per cui nel 2002 fu assegnato a Jimmy Carter, un personaggio che si è reso responsabile, invece, della terribile gestione della crisi iraniana nel 1979. E così via, noi abbiamo tutta una serie di premi Nobel tesi ad accontentare soprattutto una parte del sentimento politico speranzoso che non guarda a delle acquisizioni del presente, ma guarda semplicemente a quello che può piacere ai alla televisione e ai giornali. L'Europa di oggi non ha portato la pace in nessuna parte del mondo. La sua parte nella gestione della trattativa di pace in Medio Oriente è stata disastrosa e sicuramente ha portato elementi di peggiore conflitto. Le sue crisi interne, che sono tuttora vive, sono state spessissimo risolte con l'intervento o della NATO oppure con l'aiuto americano. L'Europa è in una crisi gigantesca ed epocale che la scuote dalle fondamenta. E, l'altro giorno, quando Angela Merkel è andata in Grecia per una simbolica e importantissima visita, è stata accolta da una manifestazione di odio durante la quale si sventolavano bandiere con la croce uncinata. Ora mi domando come, di fronte a manifestazioni di questo genere che sconvolgono profondamente il concetto di pace sociale, il concetto di pace politica, il concetto di pace più comune, quello di chi ogni giorno vive la vita europea, anche andando al supermarket o confrontandosi con i problemi del lavoro, questa Europa possa essere oggi premiata, se non in una dimensione speranzosa di cui, però, non vedo l'orizzonte.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, ci siamo ritrovati, ed era opportuno e necessario che lo facessimo, ad esaminare e commentare esperienze dolorose che riguardano minori in situazioni familiari difficili. È chiaro che il nostro compito non è principalmente quello di commentare questi fatti o di valutarli, ma di prevenire che si verifichino casi simili attraverso lo strumento che maneggiamo, cioè la legislazione. D'altro canto, per quanto possa condividere l'appello che è stato fatto da alcuni colleghi sulla necessità di rivedere in maniera sistematica il diritto di famiglia e la giustizia minorile, mi pare difficile che questo possa avvenire in coda a questa legislatura, mentre, invece, ci sono profili e problemi molto specifici che esistono nell'attuale legislazione relativa ai minori, soprattutto quelli che attraversano esperienze complicate e che, quindi, sono costretti a passare attraverso l'istituto dell'affido e poi dell'adozione, che potrebbero essere affrontati. In particolare, ce n'è uno, che non sarà l'unico, ma che è noto anche alle cronache. Infatti, sono stati ripetutamente documentati casi molto dolorosi che sono causati da una certa disciplina che potrebbe essere modificata, casi, appunto, che sono stati largamente documentati da varie fonti. In particolare, un'associazione di genitori affidatari - «La gabbianella e altri animali» - ha fatto una meritoria campagna per rendere evidenti i problemi che si incontrano, soprattutto per il fatto che l'istituto dell'affido è disciplinato per consentire, per accompagnare fasi transitorie - solo transitorie - di bambini che hanno situazioni familiari di difficoltà; in realtà, spesso, si trasforma in una cosa molto diversa. Ciò nonostante, la nostra disciplina rende quasi impossibile la trasformazione dell'affido in adozione, con la conseguenza che questi bambini vengono sottoposti ad una seconda separazione e a dover arrivare ad una terza famiglia, con situazioni davvero molto dolorose. Questo è uno dei problemi che possono essere affrontati, anche perché non ci dividono, credo, ragioni ideologiche nell'affrontare questo tema, tant'è vero che esistono progetti di legge: uno è stato presentato da me nel corso di questa legislatura, ma ce ne sono altri, della collega Savino ad esempio, e di altri colleghi del centrodestra che sono molto simili. Ciò nonostante, questa materia è all'oggetto della I Commissione dal marzo 2011, senza che si riesca ad arrivare in fondo al processo legislativo. Credo che l'occasione di cui abbiamo discusso oggi dovrebbe renderci più responsabili e, quindi, oltre a commentare con l'enfasi che è dovuta i casi del genere quando emergono nelle cronache, dovremmo, forse, anche prendere un po' di quel tempo che è necessario - non tantissimo, nel tanto che consumiamo per materie che, poi, magari, non arrivano in quest'Aula all'approvazione -, per ricordarci che ci sono piccoli problemi, ma molto, molto importanti per un certo numero di bambini che possiamo affrontare. Quindi, questo è un caloroso invito alla Presidenza a tenere in considerazione questa richiesta e a procedere tempestivamente alla calendarizzazione dei progetti di legge di cui ho parlato.
. Onorevole Vassallo, la ringrazio dell'intervento. Ci sono regole per la programmazione dei lavori che passano anche attraverso i gruppi. Quindi, la sollecitazione va bene, ma anche la Presidenza ha necessità di rispettare quelle che sono le regole interne. Comunque, la ringrazio per l'intervento, rimarrà sicuramente agli atti questo suo sollecito.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, noi siamo abituati, ormai, a leggere discredito nei confronti delle istituzioni e della politica su tutti gli organi d'informazione e, in qualche modo, ci siamo un po' convinti che questo è riconducibile a fatti di malaffare personale, che non devono essere generalizzati, per non indurre una rottura definitiva dei rapporti tra cittadini e istituzioni. Va bene. Ma quando questo discredito e questo rapporto viene messo in discussione da comportamenti degli organi istituzionali, abbiamo il dovere di intervenire, ognuno per quanto può fare e per le competenze che la legge gli attribuisce. Il mio intervento è rivolto, appunto, a questo, cioè a chiedere che la Presidenza si faccia interprete di una sollecitazione pressante nei confronti del Governo e, specificamente, del Ministero dell'interno, per mettere mano ad una situazione assolutamente scandalosa e abnorme, che è quella delle procedure anomale attraverso le quali alcuni colleghi parlamentari che ricoprono anche la carica di sindaci di comuni superiori a 20 mila abitanti e di presidente di provincia, intendono, in qualche modo, utilizzare queste loro funzioni non secondo la legge, ma secondo una deviata idea dell'uso delle proprie poltrone. Specificamente, questo assume un rilievo grave nella regione Campania - regione dalla quale io provengo -, nella quale, in questi giorni, sono imminenti due consigli provinciali, cioè il consiglio provinciale di Napoli e il consiglio provinciale di Salerno, per i quali questi organi hanno già contestato l'incompatibilità ai presidenti rispettivamente esercitanti le cariche di vertici in questi enti. Signor Presidente, è molto chiaro il trucchetto che c'è dietro questa operazione, cioè quello di arrivare ad una dichiarazione di decadenza dei presidenti delle province, perché, in base al testo unico n. 267 del 2000, la dichiarazione di decadenza comporta che venga nominato al vertice delle province il vicepresidente e che gli organi proseguano la loro attività ordinaria. Viceversa, in caso di dimissioni volontarie, quali sarebbero richieste ai sensi di legge, vi sarebbe lo scioglimento degli organi e la nomina di un commissario. Ebbene, questi nostri colleghi hanno pensato bene - anziché di dimettersi, così come la legge impone per non incorrere nell'ipotesi di ineleggibilità - di farsi dichiarare decaduti. Rispetto a questo, credo che il Ministero dell'interno debba prendere un'iniziativa e stroncare, non dico sul nascere, perché ormai il procedimento è già in corso, ma stroncare ed evitare che questo procedimento giunga ad una conclusione abnorme. Nel caso di Napoli, poi, abbiamo la creatività partenopea del presidente Cesaro, che ha partorito anche una «novizia», perché, nel corso del procedimento, il consiglio provinciale gli ha contestato l'incompatibilità, il presidente Cesaro ha rassegnato le dimissioni, ma lunedì prossimo il consiglio provinciale di Napoli dovrebbe anche dichiararlo decaduto. Le prefetture, dalle notizie che noi abbiamo, aspettano indicazioni superiori, e cioè che il Ministero dell'interno «batta un colpo». Noi riteniamo che questo sia un caso tipico di intervento del Governo ai sensi dell'articolo 141 del testo unico, che prevede che in caso di ripetute violazioni di legge esista ancora un controllo sugli organi e il Governo può arrivare allo scioglimento dei consigli provinciali in caso di ripetute e gravi violazioni di legge. Convocare un consiglio provinciale per far dichiarare astrattamente una decadenza, perseverare in questo uso abnorme delle istituzioni, è un caso di grave e ripetuta violazione di legge. Quindi, il Ministero dell'interno deve prendere una posizione chiara e se dovessimo trovarci - cosa che ci auguriamo non avvenga - di fronte a una situazione per cui si continua in questa procedura abnorme, è evidente che dovrebbe addirittura disporre lo scioglimento dei consigli provinciali. Quindi, io chiedo che il Ministero dell'interno, quanto prima, a nome del Governo, venga in Aula a riferire quali sono le sue valutazioni su questo fatto e quali iniziative intenda assumere.
. La ringrazio dell'intervento, onorevole Bonavitacola, sicuramente la Presidenza provvederà al seguito della sua richiesta, non omettendo di ricordarle che vi sono anche atti di indirizzo e di sindacato ispettivo che lei può tranquillamente attivare.
. Chiedo di parlare.
. Ne ha facoltà.
. Signor Presidente, il mio intervento prosegue su altre iniziative, anche in quest'Aula, che riguardano il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e, quindi, rivolgo un appello al Ministro Severino, il quale, nelle settimane scorse, ha avviato la temporanea chiusura dell'istituto penitenziario sperimentale Luigi Daga di Laureana di Borrello, che, come sapete, si trova in provincia di Reggio Calabria ed è una delle poche realtà di rilievo in una drammatica situazione in cui versano le carceri italiane e tutto il sistema carcerario. L'istituto è il primo in Italia a sperimentare per i giovani detenuti la custodia cosiddetta attenuata. Si tratta, infatti, di un progetto che nasce dall'esigenza di offrire ai giovani un percorso detentivo alternativo, in cui gli strumenti importanti di trattamento sono il lavoro, l'istruzione e la formazione professionale, ma soprattutto le relazioni e i rapporti con la propria famiglia. Questa struttura, infatti, ha avuto un grande merito, che è quello di puntare sulla valorizzazione di questo percorso, proprio durante la custodia cautelare, per il recupero di questi giovani, che, molte volte, sono reinseriti nella società civile con un vantaggio superiore a quello dei loro colleghi detenuti in altre carceri. Qualche anno fa abbiamo visitato questo istituto. Io l'ho visitato personalmente, accompagnando l'allora Ministro della giustizia Angelino Alfano, che, in quella occasione lo definì proprio un modello da seguire e da esportare. Ora, invece, si è deciso di chiuderlo, anche se si dice temporaneamente: una decisione - sembrerebbe - dovuta alla carenza di personale di polizia penitenziaria nelle altre strutture limitrofe. Cioè, sembra qualcosa che non appartiene alla realtà, sembra un film dell'. Si chiude un istituto penitenziario di giovani, che vanno tutelati ed altro, per spostare guardie carcerarie in altre strutture; ciò non risolve alcun problema anzi, la difficile situazione relativa al sovraffollamento delle carceri dovrebbe richiedere altre iniziative di questo tipo e quindi la paura è che la temporaneità possa diventare una chiusura permanente. I giovani detenuti, nel frattempo, sono stati spostati in carceri normali e sono stati tutti divisi; nessuno sa se possano proseguire quel loro percorso. A questo punto, quindi, penso che la sollecitazione al Ministro Severino che già è stata fatta nelle settimane scorse, vada rinnovata, affinché la chiusura temporanea non diventi definitiva; pertanto, rivolgo un appello affinché si intervenga in modo energico e urgente.
. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.