CATERINA PES, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brunetta, Carbone, Castiglione, Dambruoso, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fico, Fontanelli, Galati, Gasbarra, Gitti, Lauricella, Antonio Martino, Giorgia Meloni, Migliore, Orlando, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Sani, Speranza, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
FRANCESCO BOCCIA, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOCCIA, . Signor Presidente, vorrei dirle che la Commissione bilancio ha ricevuto gli emendamenti dalla Commissione di merito solo questa notte all'1,15. La Commissione bilancio era convocata per le ore 9, quindi non c'erano i tempi tecnici per esaminare i circa 300 emendamenti pervenuti.
Abbiamo chiesto circa 24 ore di tempo per lavorare sul testo, sul quale teoricamente potrebbe essere già pronto il parere nel primo pomeriggio, e soprattutto sugli emendamenti per i quali chiediamo appunto 24 ore di tempo per completare il lavoro.
PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, intanto comprendiamo le ragioni della Commissione bilancio per la complessità del testo in esame e anche per la molteplicità degli emendamenti che sono stati presentati che, ovviamente, richiedono quella necessaria attenzione e quel necessario approfondimento che, tradizionalmente, la sensibilità della Commissione bilancio è capace di offrire. Ovviamente, sono certo che, nella considerazione della delicatezza, anche di merito, del provvedimento, della particolarità, della necessità e dell'urgenza del suddetto, anche in considerazione del fatto che, nelle ultime ore, il Governo, con più ministri, si è sperticato in interviste radiotelevisive e sui per rappresentare come il successo di taluni emendamenti, peraltro presentati dalle opposizioni, abbiano ottenuto il parere favorevole della Commissione, mi auguro che tutto ciò produca il risultato atteso e cioè l'approvazione e il parere favorevole rispetto al testo così come, con tanta difficoltà, ma anche, con tanto impegno, la Commissione referente, la Commissione ambiente, ha saputo offrire.
Mi permetterei di esser certo di questo, sapendo e conoscendo anche la solerzia non solo della Commissione bilancio ma anche del suo presidente.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, prendiamo atto anche noi della necessità, così come ha sottolineato la Conferenza dei presidenti di gruppo pochi minuti fa, di rinvio richiesta dal presidente Boccia. Comprendiamo anche le motivazioni e le ragioni che sono insite nella mole di lavoro e nella dimensione che questo comporta. È utile a questo punto procedere con il resto dei punti all'ordine del giorno per rinviare a domani, così come mi sembra abbia chiesto in maniera formale il presidente Boccia, la discussione sul decreto. Aggiungo che sul decreto c’è stato un lavoro della Commissione di merito molto accurato che è cominciato durante la pausa natalizia, con un esame approfondito dei tanti emendamenti che sono stati presentati dai gruppi dell'opposizione e con un recepimento di molte delle loro indicazioni.
Quindi, questo lavoro, che è stato un lavoro approfondito da parte del relatore, del presidente, di tutti coloro che ci hanno lavorato, non deve andare disperso, e mi auguro quindi che, a seguito del lavoro della Commissione bilancio, ci possa essere anche un Comitato dei nove che consenta un rapido percorso del provvedimento, andando a sgravare molti degli emendamenti che sono stati presentati e che, probabilmente, alla luce del lavoro che la Commissione ha svolto precedentemente, possono essere anche ritirati. Auspichiamo, quindi, che il lavoro di queste ventiquattr'ore serva anche per rendere più rapido l'esame del decreto.
DOMENICO ROSSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, noi ci associamo a quanto affermato adesso dall'onorevole Rosato, soprattutto per un punto di carattere essenziale: questo decreto pone fine o crea le premesse affinché si concluda una situazione di emergenza riconosciuta da tutti quanti. È per questo che abbiamo dei tempi ristretti; è per questo che abbiamo lavorato in Commissione, abbiamo lavorato con spirito costruttivo, abbiamo lavorato in periodi natalizi, abbiamo lavorato con urgenza, perché urgenza ci è richiesta dal territorio. Se queste ventiquattro ore possono essere utili affinché il percorso di questo provvedimento possa poi essere più snello, più rapido, più costruttivo e arrivare a conclusione, allora, non solo ben venga, ma ritengo che sia un dovere preciso di tutti noi per poter dare una risposta tempestiva al territorio. In questo senso ci associamo alla richiesta.
PRESIDENTE. A questo punto, se non vi sono altri interventi, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, presidente Boccia, si era prospettata l'ipotesi di rinviare al pomeriggio. Comunque, alla luce di quanto da lei illustrato, e secondo quanto già anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, se non vi sono obiezioni, passiamo direttamente al seguito dell'esame delle mozioni in materia di per poi procedere all'esame dei successivi argomenti all'ordine del giorno.
Se non vi sono obiezioni, l'esame del disegno di legge di conversione n. 1885-A; a questo punto si intende rinviato a domani al primo punto dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Cipriani ed altri n. 1-00292, Marcon ed altri n. 1-00298, Guidesi ed altri n. 1-00303, Piso e Dorina bianchi n. 1-00305, Martella ed altri n. 1-00310, Zanetti ed altri n. 1-00312 concernenti iniziative in ambito europeo e nazionale per la revisione dei vincoli derivanti dal trattato noto come «fiscal compact» .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 13 gennaio 2014, sono state presentate le mozioni Martella ed altri 1-00310 e Zanetti ed altri 1-00312, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto altresì che la mozione Martella ed altri n. 1-00310 è stata testè sottoscritta dal deputato Buttiglione, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il secondo firmatario.
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
PIER PAOLO BARETTA, . Signor Presidente, ieri lei mi ha avvertito dell'esigenza di brevità nell'espressione dei pareri: mi atterrò al suo invito semplicemente esprimendo due osservazioni, che servono però a spiegare le ragioni del parere.
La prima è che – lo dico con riferimento al dibattito di una buona parte delle opposizioni – la lettura puntuale dell'articolo 81 della Costituzione così come è riscritto dice esplicitamente: equilibrio di bilancio, tenendo conto del ciclo avverso e del ciclo favorevole economico. Si tratta quindi di un'impostazione ben diversa da quella in letteratura definita come «rigoroso pareggio di bilancio»: è un pareggio di bilancio strutturale che tiene conto del ciclo, e questo consente di affrontare anche con autorevolezza, dal punto di vista politico, le condizioni generali che ci sono.
La seconda osservazione è che l'Ufficio del bilancio è nato ed ha una sua validità proprio per assicurare al Parlamento una autonomia di valutazione sui conti con i quali si costruiscono le scelte e le decisioni politiche.
Troppo spesso, si è detto che c'era bisogno di un confronto dialettico; il valore e l'importanza che assume nel nostro ordinamento il ruolo della Ragioneria generale dello Stato è fondamentale per il principio della bollinatura, ma non c’è dubbio che la scelta di affiancare un organismo indipendente aiuterà il Parlamento a prendere decisioni che non sono soltanto relative alle cosiddette coperture ma sono finalizzate ad una valutazione, anche preventiva, di quadro.
Con queste precisazioni è quindi disponibile il Governo a qualsiasi ulteriore discussione su questa importantissima materia ed esprimo un parere favorevole sulle mozioni Martella ed altri n. 1-00310, Piso e Dorina Bianchi n. 1-00305 e Zanetti ed altri n. 1-00312 mentre il parere è contrario sulle altre.
PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Baretta. Ovviamente la precisazione che la Presidenza le ha fatto ieri – intanto la ringrazio della e della – era in forza del fatto che, come alcuni autorevoli colleghi già dalla scorsa legislatura facevano presente, la sede della replica del Governo è in coda alla discussione sulle linee generali e a volte invece ascoltiamo delle vere e proprie repliche in sede di espressione dei pareri. Comunque la ringrazio nuovamente per la sua brevità.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, grazie anche della sua pazienza poiché siamo stati informati dell'inversione dell'ordine del giorno.
Noi come Partito Socialista Italiano eravamo e siamo contrari a quello che è stato realizzato nella scorsa legislatura, cioè a definire all'interno del quadro costituzionale il cosiddetto pareggio di bilancio e conseguentemente anche il discorso che riguarda il . Questo è stato un esperimento già verificatosi in America negli anni passati, soprattutto negli anni Novanta, e dobbiamo dire con altrettanta chiarezza che quell'esperimento è stato un esperimento fallito perché limitava la possibilità di intervenire su quelli che potevano essere gli assi portanti di una possibilità di intervento pubblico per lo sviluppo e per la crescita del nostro Paese.
Noi abbiamo avuto in questi anni politiche economiche e pubbliche che hanno determinato una condizione sicuramente di abbattimento del facendo rientrare all'interno di quei parametri del 3 per cento il nostro Paese, ma certamente abbiamo avuto una politica economica pubblica che sicuramente non ha determinato quelle condizioni di sviluppo e di crescita del nostro Paese. Abbiamo, quindi, la necessità di riverificarlo, di fare in modo che ci siano quegli interventi necessari a livello europeo, non certamente come dice il Ministro Saccomanni, esaltando anche alcuni processi di coloro i quali sono contro l'Europa. Noi socialisti siamo per più Europa, sicuramente un'Europa diversa, un'Europa che non sia semplicemente un'Europa monetaria, un'Europa che guardi con attenzione ai processi di crescita e di sviluppo dell'intero continente, un Europa che adotta politiche fiscali comunitarie diverse, un'Europa che dia appunto quell'impulso necessario affinché ci possa essere in questo Paese la crescita e lo sviluppo.
Per questi motivi e per tanti altri che, purtroppo, non siamo in grado in questa mattinata di potere esprimere, in virtù dei tempi ridotti che abbiamo, noi siamo profondamente convinti che bisogna riverificare la questione del e per questo voteremo a favore della mozione che hanno presentato i colleghi di SEL.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro, che però non è presente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, le direttive dell'Unione europea in questi ultimi anni ed i nuovi strumenti, come quello del che discutiamo in queste mozioni, hanno determinato l'arrivo di una nuova europea.
Se pensiamo che il MES è gestito da un consiglio di amministrazione, ci rendiamo conto di quanto la gestione europea sia lontana dalla volontà popolare e dal concetto di democrazia. La tecnocrazia burocrate europea ha causato principalmente due evidenti problemi. Il primo è che le politiche economiche e monetarie e di sviluppo sono gestite direttamente attraverso l'indirizzo ed il controllo di tecnici profondamente lontani dalla realtà anche perché non scelti democraticamente attraverso la volontà popolare. Il secondo problema è che l'Unione europea tenta di affrontare la velocità dei cambiamenti dei mercati finanziari e delle speculazioni finanziare con un apparato tecnoburocratico, cioè il modello più lento per dare risposte o anticipare le situazioni. Aggiungiamoci la mancanza di senso della realtà e la sconfitta con la finanza, determinata prima di giocare la partita, sempre che la partita la si sia voluta o la si voglia giocare. Addirittura, alcuni interventi europei hanno ulteriormente aggravato i danni provocati dai giochi della finanza, peggiorando la grave situazione economica e sociale.
Sin dal primo momento, noi abbiamo contestato non solo il modello, ma anche il metodo attraverso cui veniva strutturato il modello, privo di alcun passaggio democratico, privo di referendum, da noi più volte chiesti affinché i cittadini potessero esprimersi su un'Europa priva di democrazia. Questa Europa priva di democrazia non è un'Europa dei popoli, per cui non è l'Europa che noi vogliamo.
Nel 2011, il Presidente del Consiglio italiano, già senatore a vita, Mario Monti, dichiarava orgogliosamente che in quell'anno l'Italia era il maggior contribuente dell'Unione europea. In più, aggiungiamoci che al MES questo strano Paese sottoscriverà quote per 125 miliardi di euro. Se attivato il l'Italia dovrà trovare 40 miliardi all'anno, fatto salvo che il PIL giri intorno al 2 per cento.
Allora, oggi è giusto trasparentemente e correttamente dire ciò che la Lega ha sempre detto: questa situazione è insostenibile. I numeri dicono che questa situazione non può essere sostenuta da questo Paese e tutte le mozioni oggi, sulle quali il Governo ha dato pareri diversi, impegnano il Governo a ritrattare i vincoli e i parametri con l'Unione europea.
In questi nove mesi, dal Governo, ogni volta che è tornato da Bruxelles, in serie abbiamo ascoltato parole come «sostegno all'occupazione», «», «picchiare i pugni sui tavoli» e «attributi d'acciaio». Risultati zero, per cui o la trattativa con l'Unione europea deve ancora iniziare o avete già perso il confronto.
Oggi però, attraverso queste mozioni, che tutti i gruppi parlamentari hanno presentato, determiniamo una situazione nella quale tutto il Parlamento dice al Governo che non vi è più tempo perché il tempo è completamente finito. È finito il tempo di poter contrattare con l'Unione europea una situazione di imposizioni assolutamente insostenibili. Se il Governo non provvederà urgentemente, la situazione di questo Paese dal punto di vista economico, visti i vincoli e gli indirizzi dell'Unione europea, provocherà un fallimento sia economico che strutturale di tutto il Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ieri abbiamo discusso di politica industriale. Oggi queste mozioni ci offrono una buona occasione per fare il punto sulla situazione della nostra politica europea nella quale è bene ricordare, a me stesso prima di tutto, naturalmente, ma anche a chi non l'avesse capito dopo tanti anni, che l'Europa ha un suo modello di politica economica e i modelli di politica economica che noi in Italia possiamo sostenere devono essere inquadrati all'interno del modello europeo. Si può cambiare il modello europeo ? Forse in parte, in parte ridotta sulla base dei trattati attuali e in parte naturalmente molto più cospicua se si arrivasse a un processo di cambiamento dei trattati, a un rinnovo dei trattati.
Sento, a volte, nel Paese delle dissertazioni di politica economica, le quali non tengono conto di questo quadro di riferimento e chi non tiene conto di questo quadro di riferimento si colloca automaticamente fuori dalla realtà, a meno che non proponga che l'Italia esca dall'Unione europea con tutte le conseguenze che ne derivano. Ma non sento nessuno il quale affronti il problema con questa radicalità. Se non lo si affronta con questa radicalità bisogna stare dentro il quadro normativo dettato prima di tutto dai trattati e questo quadro normativo è un quadro normativo che non rende possibili alcune cose.
Di recente c’è l'invito al Governo, rivolto autorevolmente dal nuovo segretario del Partito Democratico, ad accelerare. Anche a me piacerebbe che il Governo andasse più veloce. Però, vorrei capire su quale strada il Governo deve accelerare. Perché se sono su di una strada piena di curve e qualcuno vuole che io acceleri in curva forse non ha capito bene dove ci troviamo e di cosa stiamo parlando e se qualcuno vuole che io superi in curva una colonna di autotreni forse faremmo bene a dirgli: «lascia perdere». Allora, accelerare sì, ma con intelligenza. Diceva il Manzoni, in un non dimenticato passaggio dei : «», avanti ma con giudizio.
Cosa significa oggi «con giudizio» ? C’è un modello di politica economica italiano che è finito e al quale non è possibile tornare ed è un modello trainato dalla spesa pubblica. Il modello europeo non è trainato dalla spesa pubblica. Su questo credo che non dobbiamo farci illusioni. Il modello europeo oggi è un modello trainato dalle esportazioni, con grandi sacrifici, con grandi sforzi. L'Italia sta entrando nel modello europeo. Le nostre esportazioni hanno avuto un straordinario negli ultimi anni, con grande sacrificio dei nostri lavoratori, con grande impegno, con grande intelligenza della nostra industria e dei nostri imprenditori. Siamo cresciuti sui mercati internazionali e se stiamo uscendo dalla crisi è a causa di questo sforzo. Non compromettiamo questo sforzo con un ritorno a politiche di spesa pubblica scriteriata, che non verrebbero tollerate prima di tutto dai mercati, perché quando hai il 130 per cento di indebitamento certe cose non le puoi fare, Unione europea o non Unione europea. Questo credo che debba essere ribadito continuamente. Stiamo cambiando modello di sviluppo.
È desiderabile un modello di sviluppo tutto trainato dalle esportazioni ? Si può estendere all'Unione europea il modello tedesco, che è tutto trainato dalle esportazioni ? Io penso di no e qui entriamo sul terreno concreto delle cose che dobbiamo e possiamo fare, delle cose che questo Governo sta già facendo, delle cose, per la verità, che ha iniziato a fare il Governo Monti a partire dalla fine del 2012, anzi dal giugno 2012, e che progressivamente si vanno concretizzando. Noi dobbiamo puntare ad un modello europeo il quale non sia tutto trainato dalle esportazioni, che non può essere il modello basato sulla spesa pubblica, e deve essere un modello che miri ad un equilibrio e un equilibrio nasce da un raccordo di politica economica.
Dobbiamo dire al Governo che insista, come già sta facendo con alcuni risultati importanti, nel dire che la Germania deve trainare lo sviluppo spendendo di più, la Germania ha i margini per fare una politica di spesa pubblica più accentuata. Se lasciano più soldi nelle tasche dei lavoratori, se distribuiscono maggiori benefici ai tedeschi, questi compreranno di più, compreranno più merce italiana e aiuteranno anche noi, che, invece, dobbiamo mantenere le posizioni che abbiamo guadagnato come Paese esportatore, per poter pagare progressivamente l'ampio debito pubblico che si trova davanti a noi.
Gli anni del keynesismo sono finiti, provvisoriamente. Perché ? Lo ha spiegato Milton Friedman nel discorso del 1977 con il quale accolse il premio Nobel per l'economia. Infatti, una volta, nel sistema keynesiano di una volta, quello che abbiamo praticato anche noi, tu spendevi di più, il deficit dello Stato teneva su la domanda, la gente comprava di più e quindi le fabbriche producevano di più, per ogni euro speso dallo Stato si aveva un aumento del prodotto interno lordo pari a due o più euro, aumentavano anche le tasse – non le aliquote, ma l'introito fiscale – e, come conseguenza, alla fine, si pagava pure il debito.
Oggi questo non succede più, perché, in un mercato aperto, se lasci più soldi in tasca alla gente, è probabile che la gente compri merci cinesi, vietnamite, di tutti i Paesi del mondo. Allora, quel modello di sviluppo è finito. Mi rivolgo intensamente agli amici di SEL, agli amici del PD, ma anche agli amici di Forza Italia, perché anche Forza Italia ha un modello di quel tipo lì, un po’ modificato: «Non aumentiamo i salari, non aumentiamo la spesa pubblica, ma diminuiamo le tasse, e quindi aumentiamo comunque il deficit».
I deficit fatti così non si riassorbono, non nel mondo di oggi. Si può premere perché a livello mondiale vi sia un accordo, un raccordo di politica economica a livello mondiale, per cui tutti i Paesi facciano politiche espansive. Questo si può fare, questo si può chiedere al Governo: che si dia da fare, non solo a livello interno europeo, ma, in occasione del semestre di Presidenza, anche per portare avanti un discorso serio a livello di G8, che non è sufficiente, a livello di una riforma del G8, a livello della costruzione di un G27 o G28 o G30, in cui siano veramente rappresentate tutte le grandi aree economiche mondiali, per raccordare politiche per lo sviluppo.
Allora politiche keynesiane possono tornare ad essere attuali. Il tentativo di riportarle oggi in Italia è un tentativo sbagliato e che non funzionerà. Esistono margini, possiamo già adesso, e poi nel semestre di Presidenza, utilizzare dei margini per migliorare la situazione italiana, possiamo ottenere un cammino verso la possiamo ottenerlo; anzi, per la verità, lo abbiamo ottenuto.
Se vi è un modo di ottenere flessibilità, però, esso passa per la rinuncia alle del tipo «battiamo i pugni sul tavolo, abbiamo gli attributi di acciaio»; passa attraverso la paziente negoziazione e l'acquisizione di una fiducia. Vi dirò che noi, in parte, questo lo abbiamo già fatto, questo Governo, in parte, lo ha già fatto, perché abbiamo ottenuto dall'Unione europea che il cofinanziamento dei fondi strutturali europei venga valutato in modo diverso dalla spesa ordinaria.
E sapete qual è il problema che abbiamo nel tentativo di ottenere una vera che ci venga accettato il fatto che abbiamo bisogno di investire, e che quindi gli investimenti ci devono essere valutati più favorevolmente ? I problemi sono due: uno è l'ammontare del debito. Non è la questione del 3 per cento, è l'ammontare del debito, perché dobbiamo essere molto attenti a come i mercati reagiscono a qualunque ulteriore aumento del debito.
Ma l'altro problema è la fiducia nel nostro sistema. Fate davvero spesa di investimento ? Non camuffate spesa ordinaria come spesa di investimento ? E qui, magari passando attraverso un uso diverso della Banca europea per gli investimenti, seguendo lo stesso cammino che abbiamo iniziato con i fondi strutturali, molto si può fare.
Quindi, concludo annunciando il voto favorevole sulla mozione del mio partito e dicendo: bene questo Governo, andate avanti, accelerate, ma con giudizio, e non lasciatevi condurre su strade sbagliate .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enrico Zanetti. Ne ha facoltà.
Chiedo ai colleghi se possono abbassare il tono della voce, perché diamo fastidio all'oratore di turno. Chiedo anche ai colleghi vicino... Onorevole Vecchio ! Onorevole Vecchio ! Collega ! Chiedo ai colleghi, se possibile, anche intorno all'onorevole Zanetti che sta per intervenire, se riusciamo a creare un clima non dico di serenità, ma almeno di silenzio. Anche senza passargli davanti.
Prego, onorevole Zanetti.
ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, la crisi economica e finanziaria che si è registrata a partire dal 2009, nonostante chi era all'epoca al Governo in Italia si sia ostinato a negarla fino al giugno 2011, aggravandone in modo scellerato gli effetti per il nostro Paese, ha spinto l'Unione europea a porre mano ad un'ampia revisione delle regole cui i Paesi membri aderenti devono conformarsi in sede di implementazione delle loro politiche di bilancio. Di queste regole, quelle del sono senza dubbio le assi portanti. Cosa chiedono queste regole ? Due cose: la prima, il pareggio di bilancio; la seconda, il rientro nei prossimi vent'anni in misura pari ad un ventesimo l'anno dell'eccedenza di rapporto tra debito pubblico e PIL, rispetto ad un rapporto, giudicato ottimale di solidità finanziaria, del 60 per cento.
Per un Paese come l'Italia, che, a differenza di molti altri, non ha mai chiuso un bilancio in pareggio in tutta la sua storia e che, ininterrottamente dal 1992, ha un rapporto tra debito e PIL stabilmente e abbondantemente superiore al 100 per cento, non vi è dubbio che si tratta di due regole che richiedono un cambiamento profondo a livello culturale prima ancora che finanziario.
Contro la prima regola, quella del pareggio di bilancio, si scagliano, da un lato, coloro che ritengono che la crescita economica non possa prescindere da iniezioni di spesa non solo abbondanti, ma anzi sovrabbondanti rispetto alle entrate e quindi generatrici di un deficit da questo punto di vista apparentemente indispensabile; dall'altro, si scagliano contro coloro che, pur avendo una visione meno visceralmente statalista dell'economia, denunciano come queste politiche non possano essere adottate attualmente, ma possano essere adottate semmai più avanti, e non ora in una fase congiunturale di crisi, perché la aggravano, laddove invece politiche di spesa anticicliche la allevierebbero.
Non vi è dubbio che la spesa, anche a costo di far esplodere il deficit, aiuti a far crescere il PIL, ma questo non necessariamente coincide con il far crescere l'economia.
Proprio l'esperienza dell'Italia dovrebbe insegnare qualcosa: dal 2000 al 2011, la spesa pubblica al netto degli interessi passivi è cresciuta in termini nominali di 243 miliardi e pure il PIL, così ben irrorato ogni anno di più, è cresciuto in termini nominali di 355 miliardi.
Peccato che gran parte di quella crescita era di carta, creata non con l'efficienza dei processi e l'ammodernamento dello Stato, ma appunto solo con la spesa.
E alla fine, allo scoppiare della crisi, l'unica cosa che rimane di questo modo di fare che si vorrebbe continuare a perpetrare come se nulla fosse, è il maggiore debito di 551 miliardi generatosi in quell'arco di tempo, mentre, proprio la natura artefatta e artificiosa della crescita, è stata completamente spazzata via e il livello della nostra economia reale è tornato a quello di quindici anni fa.
Noi difendiamo la regola del pareggio di bilancio. La difendiamo perché vogliamo consegnare ai nostri figli non un Paese indebitato oltre l'osso del collo e inefficiente perché comodamente sedutosi sulla possibilità di mantenere il proprio tenore di vita attraverso una gestione della spesa che rinvia proprio a loro il prezzo delle decisioni di cui non vogliamo farci carico noi, ma perché vogliamo invece consegnare ai nostri figli un Paese solido ed efficiente perché riformatosi, in modo anche radicale laddove necessario, per poter vivere nel massimo benessere possibile data la sua capacità effettiva di produrre e distribuire ricchezza.
Siamo perfettamente consapevoli che non è la via più facile ed è due volte più difficile chiedere ed ottenere consenso su questi principi, quando intorno a noi si moltiplicano le sirene di coloro che tanto criticano gli speculatori finanziari, altrettanto però non esitano a rendersi speculatori politici altrettanto spregiudicati.
Non ci interessa. A chi cerca la scorciatoia del deficit e del debito per ricominciare a fare quello che ha sempre fatto, portando il Paese sull'orlo del baratro, così come a chi, affacciatosi soltanto ora sulla scena politica, non ha altra idea nuova per il Paese che tornare a governarlo con le logiche vecchie che solo a parole contesta, noi rispondiamo e risponderemo sempre con l'intransigenza sulle riforme strutturali che costituiscono la vera risposta per trovare già in questi saldi di bilancio spazi di crescita economica e di redistribuzione della ricchezza che sono enormi.
Dopodiché, rimane chiaro che siamo noi per primi convinti che, quando si tratta di fenomeni complessi – come indiscutibilmente sono quelli macroeconomici –, la rigidità è una caratteristica ottima nell'approccio che si deve avere quando si tratta di rispettare una regola, mentre è una caratteristica pessima quando riguarda direttamente la regola in se stessa. Una maggiore flessibilità, ad esempio per quel che concerne la spesa per investimenti, quando suscettibile di incidere in modo misurabile e individuabile a breve termine sulla crescita, merita senz'altro di essere richiesta nelle competenti sedi europee, non sbattendo i pugni, come si sente ridicolmente dire da chi evidentemente ha un concetto delle relazioni internazionali in stile osteria, bensì con argomentazioni puntuali, tanto meglio se portate avanti da persone che godono di oggettivo prestigio internazionale, piuttosto che da buffoni oramai screditati oppure orgogliosamente patentati come tali.
E proprio la serietà e la capacità argomentativa ci portano alla seconda regola del : quella del piano ventennale di rientro dal debito per quei Paesi, Italia in testa purtroppo, che si collocano sopra l'asticella del 60 per cento rispetto al PIL. Non c’è una mozione – o quasi – tra quelle presentate dalle forze di opposizione che non affermi che, per effetto di questa regola, l'Italia dovrà necessariamente patire manovre recessive di aggiustamento dei conti da 40-50 miliardi di euro ogni anno per vent'anni.
Il conteggio è presto fatto secondo questa visione: siccome il nostro debito pubblico si colloca attualmente a più del doppio della soglia del 60 per cento ed ammonta a più di 2 mila miliardi, per dimezzarlo – cioè per portarlo giù di mille miliardi di euro – in vent'anni, un ventesimo all'anno significa manovre da 50 miliardi di euro l'anno. Se le cose stessero effettivamente così, credo che non esisterebbe al mondo nessuno così cretino da poter ritenere il una regola meno che suicida.
Il punto, però, è che arrivare non solo a dire queste cose in modo concitato in un comizio, ma addirittura a scriverle in una mozione parlamentare, dopo – si presume – avervi pure ragionato sopra, è veramente qualcosa che lascia esterrefatti.
Non sta a me decidere se si tratta di ignoranza crassa o propaganda bieca, anche perché, in entrambi i casi, la figura rimane molto magra davanti agli italiani. Rimane il fatto che la regola del rientro implica non già il dimezzamento del debito, bensì del suo rapporto con il PIL. In altre parole, se il contenimento del deficit ferma le dinamiche di crescita di anno in anno del debito, il rispetto del piano di rientro del debito stesso può essere interamente assicurato da aumenti del PIL, senza peraltro la necessità che si tratti di aumenti spettacolari. Già bastano i tassi di crescita nominale e reale, tutt'altro che da primato mondiale, messi in conto nell'ultimo aggiornamento del DEF per i prossimi anni.
Pareggio di bilancio e tanta determinazione nel fare quelle riforme strutturali che servono per liberare spazi qualitativi di efficienza sui saldi attuali di bilancio, recuperando risorse che non solo non rendano necessario aumentare la spesa, ma consentano anzi di ridurla per ridurre parallelamente la pressione fiscale su cittadini e imprese: questa è la politica del futuro e per costruire un futuro, almeno quanto quella di chi guarda al deficit come unico strumento di crescita e alla politica del passato e per lasciare uguale ad esso il presente.
In tutto questo, l'Europa non può essere vissuta come una controparte innaturale, ma semplicemente come il contesto naturale. Per queste ragioni, il gruppo di Scelta Civica voterà a favore, oltre che della propria mozione, anche delle altre che hanno ricevuto il parere favorevole del Governo, mentre voterà contro le altre mozioni.
Chiudo con un'ultima riflessione. Se oggi, nella sofferenza generale di tutto il Paese, le parti di esso che soffrono di più sono quelle più produttive, quelle dove ancora adesso la ricchezza prodotta è largamente superiore alle risorse che lo Stato restituisce, è proprio perché queste parti produttive si trovano strette nella tenaglia tra un'Italia in cui troppo spesso la solidarietà viene concessa senza pretendere responsabilità e un'Europa in cui, invece, la solidarietà implica accettazione di responsabilità. Queste parti del Paese non sono da intendersi solo in una accezione geografica, ma in modo assai più trasversale a società e categorie.
Noi di Scelta Civica non crediamo che il futuro di queste parti d'Italia – e, con esse, di tutto il resto del Paese – passi attraverso il rigetto di regole europee sicuramente perfettibili, ma condivisibili sin dai presupposti culturali che le determinano.
Noi di Scelta Civica crediamo invece che il futuro passi semmai attraverso la capacità di assimilare e fare nostre anche al nostro interno queste regole, farle nostre anche nei rapporti tra aree del Paese nel nome di un vero federalismo, tra categorie di cittadini nel nome di una vera lotta alla corruzione nel settore pubblico e all'evasione fiscale nel settore privato, tra padri e figli nel nome di una vera comunità nazionale, dove ciascuno vive per ciò che produce e non lascia a chi viene dopo il conto da pagare per ciò che non ha voluto o non ha avuto il coraggio di fare. Noi quel coraggio ce l'abbiamo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piso. Ne ha facoltà. Chiedo sempre ai colleghi lì intorno se riuscite ad abbassare il tono della voce e magari anche a prendere posto.
VINCENZO PISO. Signor Presidente, componenti del Governo ed onorevoli colleghi, da tempo e da esponenti politici di tutti gli schieramenti giungono sollecitazioni sempre più pressanti per la revisione delle regole del in particolare per quel che riguarda due aspetti dello stesso: il pareggio di bilancio e la regola del limite del 3 per cento nel rapporto deficit-PIL.
Come noto, il pareggio di bilancio è stato adottato con la legge costituzionale n. 1 del 2012, approvata con notevole sollecitudine nel pieno del periodo in cui lo era alle stelle e quindi sotto la pressione dell'opinione pubblica internazionale, che chiedeva all'Italia l'adozione di provvedimenti che le restituissero una maggiore credibilità. La cosa ha condotto all'approvazione di provvedimenti anche non perfettamente in linea con quello che è il pensiero del centrodestra, come ad esempio l'IMU, che ultimamente è stata rimessa in discussione.
Il Governo Monti ha voluto o è stato costretto ad adottare una politica di rigorosa stretta di bilancio, prendendo anche provvedimenti che non hanno avuto sicuramente effetti positivi sulla nostra economia. Un esempio è la tassa sul lusso (perché poi andiamo avanti con questi su barche e aeromobili, che doveva incassare 300 milioni di euro ma ne ha incassati solo 40. Ma questo sarebbe il meno: l'effetto sull'economia reale è stato devastante ed il solo comparto della nautica ha denunciato una diminuzione del volume degli affari di poco meno di 2 miliardi. Di conseguenza abbiamo scambiato 40 milioni di maggiori entrate con 2 miliardi di PIL. A queste norme «lungimiranti» potremmo anche aggiungere quella sul superbollo per quanto riguarda le macchine da una certa potenza fiscale in su, ed io spero che di questo avremo modo poi di riparlare nella Commissione competente.
Nonostante questo fosse in discussione da tempo, il testo del pareggio approvato risente di quelle condizioni particolari, in quanto con esso si esclude la possibilità di avviare a debito qualsiasi politica di sostegno all'economia e qualsiasi programma infrastrutturale volto a dotare il Paese delle attrezzature necessarie a favorire lo sviluppo economico, ma anche ad ampliare l'occupazione. In sostanza la legge costituzionale esclude la possibilità di utilizzare lo strumento del per rilanciare l'economia. Il è lo strumento con il quale Roosevelt consentì agli Stati Uniti di uscire dalla grande depressione degli anni Trenta, chiaramente con modalità aggiornate ai nostri giorni ed alle esigenze che anche ci vengono indicate dall'Europa. Un'ampia politica di investimenti pubblici infrastrutturali finanziati a debito consentì, negli anni Trenta, di riavviare il motore dell'intera economia. L'articolo 5 della citata legge costituzionale prevede che si possa investire a deficit solo in caso di gravi recessioni economiche, crisi finanziarie e gravi calamità naturali quali eventi eccezionali.
La successiva legge applicativa, la n. 243 del 24 dicembre 2012, precisa inoltre che il Governo, qualora al fine di fronteggiare gli eventi eccezionali, economici o naturali, ritenga indispensabile discostarsi temporaneamente dall'obiettivo programmatico, sentita la Commissione europea presenta alle Camere una relazione con cui aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, nonché una specifica richiesta di autorizzazione che indichi la misura e la durata dello scostamento, stabilisca le finalità alle quali destinare le risorse disponibili in conseguenza dello stesso e definisca il piano di rientro verso l'obiettivo programmatico.
Si tratta, quindi, di un vincolo di forza tale da impedire qualsiasi tentativo di rilancio dell'economia. Va precisato che la legge costituzionale n. 1 prevede che in ogni caso lo Stato, nelle fasi avverse del ciclo economico o al verificarsi degli eventi eccezionali specificati nel comma 2 dell'articolo 6, concorre ad assicurare il finanziamento, da parte degli altri livelli di governo, dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali. Ciò significa anche che, per finanziare i livelli essenziali di assistenza, le autonomie territoriali sono praticamente obbligate a incrementare il livello di imposizione fiscale.
Riteniamo che i risultati siano sotto gli occhi di tutti, nel crollo generale della spesa pubblica, investimenti, consumi intermedi, spese di funzionamento delle amministrazioni, spese dei comuni e delle regioni, spese per i dipendenti pubblici, che sono numericamente in diminuzione, bloccate da tre anni in quanto sussiste il blocco dei rinnovi contrattuali. Solo la spesa sociale e la connessa spesa sanitaria crescono in media del 2 per cento l'anno. Gioverà ricordare che l'eccesso di spesa sociale, o meglio una spesa sociale svincolata dal ciclo economico e dalle reali possibilità dello Stato di sostenerla, è stato determinante nel crollo economico della Grecia.
Un solo esempio per far capire la rilevanza di questo argomento: la spesa per le «pensioni che ci trasciniamo dagli anni Settanta, riguarda oggi 535 mila unità, con un onere di 9 miliardi di euro l'anno, per la media di 39 anni a soggetto. I « pensionati» ricevono oltre il 300 per cento di quanto versato. Un calcolo alla buona: 9 miliardi di euro per 39 anni dà più o meno 351 miliardi di euro; tolto un terzo che è stato versato, dà 234 miliardi di euro. Volendo essere prudenti, si può tranquillamente affermare che oltre 200 miliardi di euro dello attuale del debito sono da imputare alle scelte pensionistiche di precedenti periodi della storia recente di questo Paese. Oppure, che ogni anno occorre praticamente una manovra finanziaria solo per coprire le spese dei « pensionati». Spese incomprimibili e intoccabili, sia sotto il profilo contabile, sia sotto quello costituzionale.
La conseguenza è che le risorse necessarie allo sviluppo possono essere individuate solo tramite taglio delle altre spese delle amministrazioni l'incremento dell'imposizione fiscale e la lotta all'evasione fiscale. Nell'incertezza dell'obiettivo fissato con la e nell'aleatorietà dei risultati della lotta all'evasione, l'unica leva certa è, quindi, quella fiscale. Certo, l'imposizione fiscale centrale non cresce, anzi, grazie alla legge di stabilità, diminuisce per talune fasce sensibili della popolazione, ma quella di regioni e comuni è libera d'agire.
Nel corso del dibattito sull'ultima legge di stabilità il gruppo del Nuovo Centrodestra ha fatto approvare un ordine del giorno di attuazione del disposto della legge sul federalismo fiscale n. 42 del 2009, disposto che, all'articolo 28, prevede che l'applicazione del federalismo deve garantire la determinazione periodica del limite massimo della pressione fiscale nonché del suo riparto tra i diversi livelli di governo, salvaguardando l'obiettivo di non produrre aumenti della pressione fiscale complessiva anche nel corso della fase transitoria. Vedremo nel corso del 2014 come il Governo darà corpo a questo impegno.
Il pareggio di bilancio, ritornando ad uno dei temi principi di questa nostra mozione e di questo mio intervento, non è contestato solo dai deputati del Nuovo Centrodestra, ma personaggi come i premi Nobel Arrow, Diamond, Sharpe, Maskin e Solow, in un appello rivolto al Presidente Obama, circa due anni fa, quando il dibattito sul pareggio di bilancio era al centro dell'attenzione internazionale, hanno affermato che inserire nella Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio rappresenterebbe – e ha rappresentato – una scelta politica estremamente improvvida; aggiungere ulteriori restrizioni, quale un tetto rigido della spesa pubblica, avrebbe effetti perversi in caso di recessione. Ed è quello che sta accadendo. Nei momenti di difficoltà diminuisce, infatti, il gettito fiscale e aumentano alcune spese pubbliche tra cui i sussidi di disoccupazione e le spese assistenziali. Queste spese fanno aumentare il deficit pubblico, anche se limitano la contrazione del reddito disponibile, del potere di acquisto e di conseguenza dei consumi.
In una economia recessiva, sostengono i Nobel, è pericoloso tentare di riportare il bilancio in pareggio troppo rapidamente. I grossi tagli di spesa e/o gli incrementi della pressione fiscale necessari per raggiungere questo scopo, danneggerebbero una ripresa economica già di per sé debole, specialmente in un periodo recessivo. La nostra mozione fa riferimento anche alle parole dell'economista e premio Nobel Paul Krugman, il quale afferma che l'inserimento in Costituzione del vincolo di pareggio del bilancio può portare alla dissoluzione dello Stato sociale.
Altrettanto asfissiante è il vincolo del 3 per cento relativo al rapporto massimo deficit/PIL, che è anche un residuo di epoche lontane e che dovrebbe essere superato. Nel 1992 era uno dei criteri (cosiddetti «di Maastricht») per l'accesso all'Unione europea; nel 1997 è diventato la prescrizione del Patto di stabilità e crescita, lo strumento di coordinamento delle politiche fiscali tra i Paesi membri dell'area euro, ed è sopravvissuto alle due riforme del 2005 e del 2011. Viceversa è rimasto immutato anche con l'entrata in vigore del (il 1o gennaio 2013) nonostante quest'ultimo vincolo si riferisca ad un diverso aggregato di finanza pubblica, vale a dire il disavanzo corretto per il ciclo e al netto delle misure .
Dalla procedura di infrazione per sforamento del limite siamo usciti a giugno, ma già nell'autunno il Governo è dovuto ricorrere ad una manovrina correttiva, per evitare il superamento della soglia comunitaria. Eppure si era intervenuti solo per pagare alle imprese le somme che loro doveva la P.A., per la gran parte già iscritta a bilancio.
In complesso, quindi, per cittadini e imprese, l'assieme dei vincoli comunitari ha effetti depressivi e anche paradossali, in quanto, nell'intento di risanare, potrebbe finire per sfasciare in maniera definitiva la nostra economia e potrebbe comportare una crescita non controllabile, per non dire automatica, della pressione fiscale, in presenza di una riduzione dei servizi.
La nostra mozione richiede di attenuare l'attuale rigidità delle metodologie con le quali è calcolato il vincolo del 3 per cento del rapporto indebitamento/PIL; individuare in sede comunitaria, (siamo d'accordo sul non sbattere i pugni, qui è questione di credibilità) meccanismi che consentano di escludere le spese destinate allo sviluppo economico, ivi comprese quelle che consentono la riduzione del carico fiscale sulle imprese; individuare meccanismi interni che consentano di tenere sotto controllo la crescita automatica della spesa sociale ed assistenziale (tale spesa dovrebbe essere una variabile dipendente del PIL disponibile, non una variabile indipendente). Altrimenti il rischio Grecia, dove sono state tagliate pensioni e stipendi pubblici e azzerate le prestazioni sociali, in queste condizioni potrebbe essere dietro l'angolo. Per questo il gruppo NCD ha intenzione di votare favorevolmente alla propria mozione, ma chiaramente anche a quella dei partiti di maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.
Saluto gli studenti dell'istituto comprensivo di Castel Gandolfo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune .
GIULIO MARCON. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, oggi Sinistra Ecologia Libertà propone alla Camera dei deputati di votare una mozione, la nostra, che impegna il nostro Governo a rivedere le sue politiche in Europa e gli accordi presi in sede europea sulla convergenza dei bilanci e il pareggio di bilancio. Quelle politiche e quegli accordi si sono dimostrati non sono fallimentari ma drammaticamente nefasti per le economie europee e per le condizioni sociali di decine di milioni di persone in Europa. Si tratta di quelle che sono universalmente conosciute come le politiche di austerità che hanno aggravato la crisi economica, impoverito milioni di persone e aumentato la disoccupazione. Inoltre sono politiche che hanno segnato un progressivo indebolimento della democrazia e della politica economica a favore della tecnocrazia e delle oligarchie finanziarie. Queste politiche hanno alla base, da una parte, una visione assolutamente sbagliata della crisi che stiamo attraversando, come se fosse colpa del debito pubblico, mentre la colpa è della cupidigia dei mercati finanziari, del modello e delle ricette neoliberiste e di un'economia reale incapace di rigenerarsi dopo la caduta di produzioni e consumi non solo negli ultimi sei anni ma negli ultimi venti.
Per anni ci è stato detto che non avevamo bisogno dell'intervento pubblico, che non avevamo bisogno di politiche pubbliche, che non avevamo bisogno di politica economica, e che a tutto ci avrebbe pensato il mercato. Ed ecco il capolavoro che ora stiamo pagando: una crisi catastrofica e drammatica.
Dall'altra parte, però, queste politiche sono originate da un corposo groviglio di interessi materiali, che sono all'origine di una enorme redistribuzione della ricchezza dal basso verso l'alto, dai salari ai profitti, dai redditi alle rendite. Negli ultimi sei anni il debito pubblico in Europa è aumentato mediamente di 20 punti, in gran parte perché si sono spesi soldi pubblici per salvare le banche private e non per coprire le spese del . Tra l'altro, ricordiamo che mediamente in Europa si spende, per la protezione sociale, circa il 25 per cento del bilancio pubblico, e in questo 25 per cento ci sono anche i soldi dei lavoratori e delle imprese.
È ora di finirla – come già ci ha invitato a fare in diverse occasioni l'ex Viceministro Stefano Fassina – con questa caccia alle streghe contro la spesa pubblica: una caccia alle streghe a danno dei pensionati, dei lavoratori, della scuola e della sanità. Tagliate da altre parti: le spese militari, le grandi opere, gli sprechi di molti inutili incentivi alle imprese. E andate a prendere i soldi dove si trovano: nei paradisi fiscali, nelle rendite finanziarie e nelle grandi ricchezze.
Noi di SEL, con la nostra mozione, chiediamo al Governo di rivedere radicalmente le scelte fatte in questi anni. Con la nostra mozione chiediamo al nostro Governo di sostenere in ambito europeo la radicale modifica del Trattato sulla convergenza dei bilanci, il cosiddetto «», chiediamo l'applicazione della che esclude dalle regole di spesa gli investimenti degli enti territoriali per il lavoro, la messa in sicurezza delle scuole, gli interventi per il risparmio energetico e la salvaguardia dell'assetto idrogeologico dei territori. Chiediamo di ridefinire il ruolo della BCE, trasformandola in soggetto prestatore di ultima istanza. Chiediamo a livello europeo l'emissione di e di per finanziare e promuovere l'occupazione giovanile e la riconversione ecologica del sistema produttivo. Infine, chiediamo che si stabilisca per l'Italia la possibilità di un rientro più morbido e graduale del debito sovrano.
Ed è folle quello che abbiamo fatto qualche settimana fa, quando abbiamo approvato, prima della legge di stabilità, la cosiddetta manovrina: abbiamo buttato dalla finestra 1 miliardo e 600 milioni di euro per far tornare il rapporto deficit-PIL dal 3,1 al 3 per cento, quando quei soldi avrebbero potuto essere impiegati, invece che per obbedire ai dogmi della tecnocrazia europea, nel sostegno dell'economia reale e dei redditi. Quei dogmi, cioè i vincoli del Patto di stabilità, sono – lo ricordava a suo tempo Romano Prodi – vincoli stupidi, che non hanno alcun senso dal punto di vista della politica economica. Le politiche di rigore di bilancio e di pareggio di bilancio sono sempre state politiche di destra e liberiste, e ci stupisce come parte del centrosinistra, che si colloca dentro il campo del cambiamento, continui a sostenerle.
Vorrei ricordare che uno dei più prestigiosi e amati sindaci di Firenze, Giorgio La Pira, diceva: a che serve il pareggio di bilancio se non è in pareggio la vita ? Aveva ragione La Pira, che si batteva contro i liberisti di allora, un po’ più seri dei liberisti di oggi. Già, a che serve il pareggio di bilancio, se aumentano i disoccupati, se la sofferenza sociale diventa insopportabile, se la vita è in perdita ? Noi dobbiamo portare in pareggio la vita e non i conti delle banche.
Noi pensiamo che l'Italia dovrebbe dare, invece, il buon esempio. Dovrebbe dare il buon esempio rispettando per prima gli obiettivi di «Europa 2020»: la riduzione della dispersione scolastica al 10 per cento, l'aumento dei laureati al 40 per cento della popolazione giovanile, l'incremento al 3 per cento del PIL degli investimenti in ricerca ed innovazione. Invece, non solo non diamo il buon esempio, ma siamo la pecora nera dell'Europa, siamo clamorosamente indietro a tutto il resto dell'Europa.
E noi pensiamo che tutto questo influisca non solo sulla coesione sociale e sul benessere di una comunità, ma anche sulla capacità competitiva e innovativa dell'intero sistema produttivo. Noi pensiamo che sia necessaria un'iniziativa legislativa abrogativa del e siamo disponibili a sostenere tutte le iniziative referendarie che, rispettando l'articolo 75 della Costituzione, diano un colpo all'impianto legislativo delle politiche di austerità.
Il è un Trattato nullo ed illegale, come ha sostenuto un prestigioso Ministro delle finanze di molti anni fa, Giuseppe Guarino. È un Accordo che viola il Trattato di Lisbona e i Trattati istitutivi della Comunità europea e per questo avanzeremo nei prossimi giorni ricorso alla Corte di giustizia.
Noi pensiamo che la mozione di SEL – che chiediamo al Parlamento, alla Camera, di votare – sia utile per chiedere al Governo di cambiare radicalmente strada in Europa, per non essere più succube della tecnocrazia europea e delle oligarchie finanziarie; per mettere al centro in Europa il lavoro, la democrazia, la giustizia sociale, la sostenibilità del modello di sviluppo. È questa la vera sfida che abbiamo avanti. Il Governo non sia più remissivo e anteponga agli interessi dei tecnocrati e dei banchieri quelli dei lavoratori e dei cittadini. È questo il modo migliore per battere il populismo, per rilanciare il progetto democratico di un'Europa dei cittadini.
Per questo, chiediamo alla Camera di votare la nostra mozione e di sostenere in Europa tutte le iniziative politiche che possono portare alla sconfitta delle politiche di austerità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'esame della mozione che si avvia oggi, concernente iniziative in ambito europeo e nazionale per la revisione dei vincoli derivanti dal Trattato noto come segue gli atti di indirizzo e di controllo approvati nel corso della presente legislatura nei mesi di maggio e giugno del 2013, che affrontavano una serie di aspetti e prospettive all'interno di un più ampio e complesso sistema di nuove regole per il rafforzamento e il monitoraggio comune per la disciplina fiscale, il cosiddetto e la costruzione di meccanismi di sostegno finanziario.
Le risoluzioni approvate nel corso dell'inizio della legislatura avevano, infatti, impegnato il Governo ad intervenire in sede europea su diversi ambiti, affinché sollecitasse le istituzioni comunitarie attraverso una serie di articolate questioni socio-economiche tuttora irrisolte, anzi, direi, per alcuni aspetti, attualmente inaspritesi, relative all'individuazione dei nuovi meccanismi, anche in via sperimentale, in grado di favorire e finanziare direttamente l'economia reale ed invertire un economico e finanziario così negativo dalle conseguenze pericolosissime sul piano dell'occupazione, specie quella giovanile, e del sostegno alle famiglie e alle imprese.
Tuttavia, da giugno dello scorso anno, l'auspicio di tutti noi e del Paese intero era che l'azione del Governo, oltre a dar seguito agli impegni assunti in sede nazionale ed europea, potesse realmente determinare quella desiderata inversione di tendenza che le famiglie e le imprese attendono trepidamente da anni, in grado di agganciare la, seppur timida, ripresa di altri Paesi europei e quella già avviata in altre zone del pianeta.
Così, purtroppo, non è stato. Infatti, nonostante le continue rassicurazioni e l'enfasi con la quale sia il Presidente del Consiglio Letta e, in particolare, il Ministro dell'economia e delle finanze, Saccomanni, in diverse occasioni hanno pubblicamente sostenuto che il fulcro della politica economica del Governo era basato principalmente sui programmi di crescita e di sviluppo e di radicali interventi basati sul taglio della spesa pubblica improduttiva, la situazione attuale evidenzia, invece, come l'estrema prudenza e l'eccessivo attendismo hanno prevalso e hanno complicato e peggiorato l'attuale situazione socio-economica del Paese.
Dall'inizio della scorsa estate, infatti, l'Esecutivo di larga coalizione, oggi Esecutivo di sinistra-centro, ha perso un tempo prezioso e fondamentale per avviare un percorso obbligatorio orientato esclusivamente sulle politiche di crescita, di sviluppo e di stimolo per l'economia reale e per accelerare i meccanismi virtuosi per la ripresa della domanda interna.
L'evidente insufficienza e superficialità nel non aver compiuto ogni sforzo per evitare l'aumento del punto di IVA, dal 21 al 22 per cento, che sta comportando l'aumento medio per ogni famiglia di almeno 200 euro all'anno, attraverso l'aumento dei beni e servizi – dall'alimentare, ai servizi di trasporto –, ha contribuito a deprimere ulteriormente la già fragile domanda interna; la mancanza di una strategia in grado di cogliere le priorità del Paese e fornire risposte adeguate alle famiglie e alle imprese e da ultimo la legge di stabilità per il 2014 – la legge delle mance – che rischia di aggravare irrimediabilmente il logoramento del tessuto economico e civile di un'Italia ormai stremata, confermano come il guscio della governabilità del Letta, dopo il suo avvio dello scorso maggio pieno di buoni propositi, si sia rivelato amaramente vuoto.
I timori e le incertezze del Paese sul futuro dei prossimi anni, che in economia, com’è noto, pagano un prezzo molto alto, in quanto non contribuiscono a trasmettere fiducia nel tessuto socio-economico e nei mercati finanziari, se da un lato si sono ridotti secondo le previsioni di alcuni economisti, dall'altro permangono nella realtà tra le famiglie e negli imprenditori, in maniera più che evidente.
Le previsioni dello scorso novembre della Commissione europea e successivamente della Banca d'Italia sui principali indicatori economici che riguardano l'Italia, confermano infatti una situazione che rimane nel complesso tuttora allarmante e ribadiscono come l'intensa e lunga recessione dell'economia italiana, la seconda in sei anni, non si sia conclusa in maniera definitiva. Di fronte a tali previsioni, emerge invece l'evidente contrasto in cui affiorano gli ostacoli del prolungamento di una inaccettabile negativa dell'eurozona, in cui la restrizione del credito, l'inarrestabile aumento della disoccupazione di massa e l'alto cambio dell'euro, sono soltanto alcuni degli effetti distorsivi e penalizzanti delle politiche economiche di austerità che avvolgono nelle fosche nubi dell'insicurezza e della sfiducia l'Europa ed in particolare il nostro Paese, minandone la base dei modelli sociali. Per rafforzare i processi d'inversione di tali fattori negativi, il Governo avrebbe dovuto puntare su investimenti e competitività. Tutto ciò, purtroppo, non è successo.
Per questo motivo noi riteniamo che, nel contesto di tutte le mozioni che sono state presentate dai vari gruppi, ci siano dei punti condivisibili e dei punti che non sono completamente condivisibili da parte del gruppo di Forza Italia. Per questo motivo io annuncio l'astensione su tutte le mozioni da parte del nostro gruppo e comunque la raccomandazione principale è volta a impegnare il Governo, in concomitanza con l'avvio della Presidenza del semestre italiano che partirà il primo luglio, ad intraprendere in sede comunitaria azioni in grado di accelerare i ritmi di crescita e sostenere l'economia italiana, anche e soprattutto con particolare riferimento alla persistente contrazione creditizia nei confronti delle famiglie e delle imprese.
Io penso che il principale scopo debba essere la possibilità di superare il cosiddetto stallo rispetto alla concessione del credito, con il che continua a soffocare l'economia nonostante la Banca centrale europea, avesse contribuito con una politica accomodante a immettere liquidità nel sistema finalizzato a sostenere l'economia reale.
L'altra raccomandazione, che mi preme sottolineare sollecitando l'impegno del Governo, è riferita all'occupazione. Mi riferisco ai livelli di disoccupazione in generale e a quella giovanile in particolare in Italia e nell'eurozona. Occorre evitare adesso e con urgenza che il contrasto economico sulla disoccupazione giovanile e sulla inattività giovanile, diventi spaccatura sociale e civile dentro l'eurozona, anche perché è chiaro che la crisi ha avvantaggiato la Germania, come dimostrano molti dati, tra cui i tassi di interesse e quelli dei commerciali.
Per questo io ritengo che gli aspetti essenziali e le prospettive debbano essere indicate soprattutto nel contesto del semestre europeo dove io mi auguro che il Governo italiano solleciti un cambio di marcia e di passo da parte dell'Europa e, soprattutto, che l'Europa effettivamente si renda conto che la recessione ha portato un grande disagio all'interno soprattutto dell'eurozona sugli aspetti socio-economici e soprattutto nei confronti dei giovani perché la disoccupazione è veramente diventata intollerabile e mina assolutamente la convivenza sociale del Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mara Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Signor Presidente, l'idea che l'austerità, di cui il è l'atto supremo, sia espansiva solo nei sogni di qualche «Dottor Stranamore», ormai sembra aver fatto breccia persino dalle parti di chi ha voluto eleggere un Presidente del Consiglio che nel 1997 diede alle stampe un profetico libretto dal titolo «.
In effetti, guardando alla situazione attuale del nostro sistema produttivo, dobbiamo concludere che anche grazie alla sua preziosa opera, che si innesta in quella del suo predecessore, le sue previsioni si stanno felicemente realizzando. È dal 2008 che state fingendo di curare un malato che grazie a voi non ha fatto altro che peggiorare: forse dovreste aver capito che è inutile cambiare i medici, se questi ottusamente, forse sadicamente, continuano ad usare le stesse ricette. Errare è umano, perseverare no: è diabolico.
L'economia in fondo è semplice: quando non si possono fare politiche di svalutazione esterna perché hai una moneta fatta apposta per garantire i creditori e imporre vincoli esterni, l'unica cosa che ti rimane da fare sono politiche di svalutazione interna. Espressione economicamente molto elegante, che purtroppo fuori da qui, nel mondo reale, si traduce in maniera molto più brutale, in condanne di precariato a vita per intere generazioni che finiranno la loro esistenza come pensionati ridotti alla fame.
L'economia in fondo è semplice. Il PIL è composto da quattro voci: consumi interni delle famiglie, investimenti delle imprese, la spesa pubblica ed il saldo tra esportazioni ed importazioni. Ma se un'economia è in recessione, come si fa a far crescere questo PIL ? Si chiede alle famiglie di aumentare i costi ? No, perché chi è in cassa integrazione o peggio ancora ha perso il lavoro non ha i soldi per farlo. Si chiede alle imprese di aumentare gli investimenti ? No, perché senza la prospettiva di ritorno è inutile buttare i soldi. E allora si chiede alle aziende esportatrici di esportare di più. Se hai una moneta tua, che rispecchia la forza della tua economia, puoi farlo, e il suo valore verrà aggiustato dal mercato.
Ma se invece sei stato talmente geniale da adottarne una che rispecchia la forza di un'economia più robusta della tua, allora puoi solo sperare in ciò che pubblicamente definisci in maniera pudica riforma del mercato del lavoro, oppure se sei un po’ più ma che molto onestamente dovresti chiamare un'operazione di «macelleria sociale».
A questo punto l'ultima voce per tentare di aumentare il PIL è la spesa pubblica, che se tu fossi stato uno Stato sovrano dotato di sovranità fiscale potresti usare per far ripartire i consumi e gli investimenti delle imprese, ragionevolmente certo che in una situazione di eccesso di offerta, lontano dalla piena dell'occupazione, questo non si scatenerebbe nel tanto temuto effetto tipo Repubblica di Weimar, dove il pane ti tocca andarlo a comprare con una carriola piena di monete. Se invece sei stato talmente geniale da legarti mani e piedi ad un Trattato di cui parliamo oggi, che è il dove per i prossimi vent'anni dovrai addirittura tagliare la spesa pubblica di circa 50 miliardi di euro ogni anno per ridurre il tuo rapporto deficit-PIL del 60 per cento, allora significa che proprio non hai più speranze.
Non solo: persuaso di aver vissuto sopra le tue possibilità e convinto di doverne fare a meno da qui al 2034, per colpa di un astruso strumento chiamato moltiplicatore keynesiano, il tuo sforzo eroico prevedibilmente si tradurrà in un calo del PIL ancora maggiore del taglio alle spese che hai effettuato. Cosa che, beffardamente, non solo renderà inutile la tua virtuosa penitenza, ma addirittura getterà il tuo rapporto debito-PIL in un abisso ancora più profondo.
È il drammatico spettacolo che stiamo vivendo sulla nostra pelle e che la cittadinanza vive quotidianamente. Come se non bastasse, a questo si aggiunge una questione giurisdizionale altrettanto pesante: il giuridicamente è soltanto un Accordo di diritto internazionale tra Stati, che ovviamente per l'Unione europea non ha la forza di legge costituzionale pari a quella del Trattato di Lisbona, nel quale poi sono recepiti i famosi limiti: obiettivo del deficit al 3 per cento e rapporto debito-PIL al 60 per cento introdotti da Maastricht.
Questo Accordo è stato usato finora come uno stratagemma, per aggirare il fatto che non c'era la possibilità di riformare il Trattato dell'Unione europea per l'opposizione di Gran Bretagna e Repubblica Ceca. Visto che però agli articoli 2 e 3 – lo ricordiamo – di tale Accordo si dice che si applica conformemente e compatibilmente ai Trattati su cui si fonda il diritto dell'Unione europea, e visto che allo stesso articolo 3 di tale Accordo scellerato si prevede che la posizione delle pubbliche amministrazioni sia in pareggio o in avanzo, appare evidente che, in base a ciò che lo stesso prevede, tale misura è invalida in quanto non conforme e non compatibile con i Trattati su cui si fonda l'Unione prima, Maastricht, e i Trattati di Lisbona poi.
Per queste due motivazioni, una di sostanza e una di diritto, e in nome della sopravvivenza del nostro sistema produttivo e per ridare un barlume di speranza alla situazione attuale e alle future generazioni, chiediamo che votiate la nostra mozione prima che questa strada, che qualcuno davvero molto scaltro ha lastricato di buone intenzioni, ci porti tutti troppo lontano, in un territorio davvero incontrollabile .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, colleghi, arrivo subito al dunque: noi chiediamo, signor Presidente, con la nostra mozione di avviare immediatamente negoziati in ambito internazionale e comunitario per ridiscutere dell'adesione dell'Italia al Trattato internazionale sul e agli altri strumenti riguardanti la nuova economica europea, incentrata sulla gestione della crisi del mercato unico.
I vincoli hanno ridotto questo Parlamento, quindi tutti noi che sediamo qui in Parlamento, ad un mero organo di ratifica. L'Italia – ricordiamolo – è uno Stato sovrano e non può essere sottoposto ad alcuna autorità superiore. Una nazione che prende parte ad un Trattato internazionale ed europeo ha quanto meno la facoltà in questo caso di esercitare il diritto di recesso rispetto allo stesso, impegnandosi per rimettere al centro della politica nazionale ed internazionale le prerogative dello Stato sovrano rispetto a qualsivoglia pretesa di dominio politico o economico di mercati o nazioni più forti.
Tra l'altro, con la regola aurea del Governo Monti, avete cambiato di fatto il primo articolo – vergognatevi rispetto a questa cosa – della Costituzione italiana, la sovranità non appartiene più al popolo italiano ma in questo caso, con questo Trattato, appartiene ad una mera burocrazia europea ! Con 380 voti a favore siete stati nel 2012 il primo esempio delle larghe intese. Il Governo Monti, con due manovre, signor Presidente, ovvero con il e la manovra Fornero, ha «strozzato» gli italiani, ha strozzato i cittadini italiani, ha strozzato i disoccupati, ha strozzato i giovani, ha strozzato le persone assolutamente in difficoltà e continuerà a strozzarle per i prossimi vent'anni a suon di 50 miliardi all'anno più gli interessi !
Avete stretto – visto che mi dite: ha salvato il Paese – un cappio al collo all'Italia da parte del principale azionista del che con il 27 per cento voi sapete essere la Germania. Questo a danno di che cosa ? A danno di scuole, di investimenti su scuole, di investimenti su ospedali, di investimenti su case popolari, su infrastrutture, su assistenza ai malati, su nuovi posti di lavoro. Tra l'altro, siete pure dei bugiardi.
Vado a citare le dichiarazioni di due persone, dell'ex-segretario Epifani che, lo scorso anno, anzi quasi due anni fa a questo punto, sottoscrisse e citò al : «Il Governo ha le mani legate dal peso del debito, dalle scelte dell'Europa che non si smuovono da una linea di austerità e dalla eredità del Governo di centrodestra che ha assunto il ».
Ebbene, l'ex – fortunatamente – segretario Epifani mentiva sapendo di mentire, perché sapeva perfettamente che il è una manovra del Governo Monti. Inoltre, con una certa boria, in dichiarazione di voto il senatore Giorgio Tonini scrisse e disse che «Il gruppo del Partito Democratico vota sì alla ratifica del Trattato del con consapevolezza e convinzione» – quindi quasi vantandosi rispetto a questa cosa per poi fare marcia indietro – «votando sì vincoliamo il nostro Paese, e dunque non soltanto il Governo Monti, ma anche chiunque governerà dopo le elezioni del 2013 per almeno un decennio successivo». Bene, complimenti, vi vantate pure di questa dichiarazione di voto !
Chiudo, Presidente, dicendo che il Presidente Letta molto spesso «» – questo è un termine abbastanza in uso ultimamente – citando dei testi delle canzoni.
Ebbene, anch'io vorrò, nella mia modestia, fare questa cosa, rivolgendomi a coloro che hanno firmato questo accordo, dicendo loro che – e cito una canzone di Ligabue – «siete il culo sulla sedia»: è una citazione, Presidente. Il dramma è che siete una commedia, siete il facile rimedio. Voi avete perpetrato un facile rimedio ai danni dei cittadini italiani con questo provvedimento.
Siete – mi rivolgo nello specifico al Governo Monti e all'ex Primo Ministro Monti e chiudo, Presidente, ed è una frase che a me piace tantissimo – la «con cui vi facciamo fuori ».
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rizzetto. Per un attimo ho temuto che cantasse.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Onorevole Ciprini le do la parola, ma dovevo dare il preavviso di venti minuti perché, altrimenti, nel caso in cui si voti, saremmo costretti a sospendere la seduta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.
TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, solo un Governo di diversamente intelligenti poteva firmare la condanna a morte del proprio popolo. Non era obbligatorio firmare e MES per rimanere nell'Unione europea. Regno unito e Repubblica CECA infatti si rifiutarono di firmare e 173 di questi diversamente intelligenti siedono ancora in quest'Aula.
Ebbene, «non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma la quarta sarà combattuta con pietre e bastoni» e forconi, aggiungo io oggi. Einstein non sapeva come si sarebbe combattuta la terza guerra mondiale, ma adesso noi lo sappiamo: si combatte a colpi di raccomandazioni, di regolamenti e direttive, di complicati meccanismi con finti piani di salvataggio, che comportano la perdita di sovranità, nuove forme di colonialismo e nuovi bottini di guerra. D'altronde, nel 2012, il salvatore eurocrate, Mario Monti, affermò che eravamo in guerra e che bisognava salvare l'Italia o meglio le banche. L'Europa ha bisogno di gravi crisi per fare passi avanti. I passi avanti dell'Europa sono, per definizione, cessione di parti di sovranità nazionale a un livello comunitario: parole esatte di Mario Monti, che ha ammesso l'esistenza di crisi economiche indotte per sottrarre sovranità ai singoli Governi democraticamente eletti. Proprio un bello spirito di coesione europeo ! Ricordo che nel 1773 il fondatore della finanza internazionale Rothschild sosteneva che la nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo conferenze di pace. Le guerre devono essere condotte in modo tale che gli schieramenti sprofondino sempre più nel loro debito e quindi sempre di più sotto il nostro potere.
In questo schema di guerra, i ricatti si chiamano accordi e i prestiti da usura si chiamano aiuti. Con due leggi di ratifica ci avete condannato ad essere una colonia delle superpotenze da spogliare a piacimento. Avete rinunciato ad essere uno Stato sovrano e ci avete consegnato nelle mani di un'oligarchia finanziaria anonima. Con due leggi del 23 luglio 2012 avete ratificato il e il MES e con una legge costituzionale, la n. 1 del 2012, avete inserito nella Costituzione il pareggio di bilancio, a colpi di maggioranza e senza alcun coinvolgimento dell'opinione pubblica.
Con la legge n. 243 del 2012 avete collocato la sentinella della Commissione europea direttamente dentro il Parlamento, con l'istituzione dell'Ufficio parlamentare di bilancio, mettendo così vincoli penetranti all'attività del legislatore nazionale. Ogni copertura di spesa che verrà trovata infatti sarà messa in discussione dalla Commissione europea. Il tutto con la complicità del silenzio omertoso della stampa, colpevole, che non ha informato i cittadini sugli esiti nefasti di simili scelleratezze legislative . Ma sono convinta che quel giorno d'estate avevate già la mente in vacanza e non sapevate cosa stavate votando. Allora, vi rinfresco la memoria: MES, Meccanismo europeo di stabilità, chiamato impropriamente Fondo salva-Stati, che in verità serve a salvare banche e la Germania. Per farne parte, ogni Stato aderente deve pagare una quota e l'Italia paga 125 miliardi di euro in cinque anni. È il terzo Paese finanziatore del MES.
Quanti redditi di cittadinanza avreste potuto finanziare con tutti quei soldi, invece di buttarli nel MES ? Ma dove li trovate tutti questi soldi in un Paese pesantemente colpito dalla disoccupazione e con le casse della tesoreria perennemente vuote ? Semplice: questi soldi si prendono sul mercato a debito, ma con gli interessi, quindi cominciamo il nostro processo di salvataggio, indebitandoci ancora di più, con interessi da usura. Il meccanismo perverso del MES finisce per finanziare paradossalmente soprattutto la Germania perché, per statuto, può acquistare sul mercato solo titoli sovrani privi di rischio per finanziarsi.
Questo significa che acquista soprattutto titoli tedeschi, aumentando lo tra noi e la Germania. L'Italia contribuisce al MES per finanziare la Germania. Ma, come funziona in pratica ? In pratica, nella zona euro ci sono Paesi considerati pericolosi, che devono essere attenzionati o, meglio, assistiti. In base al MES, se un Paese è in difficoltà ti erogano l'assistenza finanziaria solo sulla base di condizioni rigorose. La concessione dell'aiuto è subordinata alla stipula di un protocollo di intesa. La cioè la Commissione europea, la BCE e il Fondo monetario internazionale, ti detta le cose che devi fare per salvarti, ovvero le riforme strutturali che devi attuare nel tuo Paese nel settore finanziario, fiscale e sociale. È l'aiutino subordinato. Scatta la trappola del ricatto e si entra nel dei sacrifici richiesti ai cittadini: privatizzazioni, tagli della spesa pubblica, smantellamento del sistema pensionistico. È l'inventario del bottino di questa guerra combattuta senza armi.
Nel momento in cui si accede a questi prestiti il Paese perde la propria sovranità. Non si è più liberi di affrontare le politiche economiche che si ritengono necessarie per il benessere dei cittadini. La strada intrapresa lascia ormai chiaramente emergere tutta una serie di squilibri in Europa tra i Paesi del nord e quelli del sud e l'Italia è diventata un territorio di conquista, assieme agli altri PIGS.
Poi, c’è il fortemente voluto dalla Germania, che ci obbliga al pareggio di bilancio, costringendoci a un percorso di rientro dal debito da 50 miliardi l'anno per vent'anni. Il futuro di due generazioni di italiani è ipotecato. Il è in contrasto con i trattati fondanti dell'Unione europea e per il MoVimento 5 Stelle slittare nel tempo l'applicazione del pareggio di bilancio significa accettare questo sistema . Ma, i cittadini non lo sanno. Silenzio stampa. Se ne accorgeranno quando tra qualche mese aumenteranno le tasse, si ridurrà l'occupazione e i salari pubblici, per pagare 50 miliardi di euro per ridurre il debito. È il «sistema Mario Draghi» che, come nel 1992, trasforma l'emergenza in normalità. Con la scusa della gravità della situazione economica molte decisioni vengono prese in fretta e in furia, esautorando il Parlamento. Si privatizza tutto. Sono le «mandrakate» di Draghi.
Ricordo che non tutti i Governi sono coglioni come quello italiano e alcuni si sono rifiutati di firmare .
PRESIDENTE. Onorevole Ciprini ! Non mi costringa...
TIZIANA CIPRINI. Scusi, Presidente. Vi chiediamo di votare «sì» su questa mozione, per allentare il nodo scorsoio che ci sta strangolando, impegnando il Governo a rivedere i trattati con l'Unione europea. In quest'Aula, allora, siedono ben 173 parlamentari che votarono favorevolmente sul MES e sul nella scorsa legislatura. Quindi, oggi vi domandiamo: avete finalmente capito la gravità della vostra scelta ? E oggi come voterà sulla nostra mozione l'onorevole Alfano Gioacchino, del Nuovo Centrodestra, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio ? Come voterà Allasia Stefano, Lega Nord e Autonomie, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio ? Come voterà Amici Sesa, del Partito Democratico ? Votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio.
PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto.
TIZIANA CIPRINI. Angelucci Antonio, come voterà ? Votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. Argentin Ileana, votò a favore del . E, poi, c’è anche lei, Presidente, con una bella tripletta (mi complimento con lei). Votò MES e approvazione del pareggio di bilancio .
PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto, onorevole Ciprini !
TIZIANA CIPRINI. Come voterà Baretta Pier Paolo, del Partito Democratico ? Voterà a favore del ...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ciprini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, la discussione di questa mattina sulle mozioni che sono state presentate e’ un interessante quanto vacuo esercizio di ipocrisia dialettica e non è un caso che questa discussione sia utilizzata in questa sede un po’ come riempitivo, perché la Commissione bilancio non ha ancora finito di lavorare su un provvedimento legislativo sul quale è impegnato il calendario della Camera.
Dico che si tratta di un esercizio ipocrita perché è assolutamente tardivo scoprire oggi che l’«eurocrazia» che governa e che determina ogni passaggio della nostra legislazione da oramai almeno due anni a questa parte non opera sulla logica dell'interesse dello sviluppo dei popoli, ma opera nell'interesse di una ristretta oligarchia di carattere economico-finanziario, che ha finito per piegare e soggiogare le condizioni di vita di decine di milioni di cittadini europei in funzione di un'opportunità speculativa che è stata offerta a questa oligarchia dalla posizione di crisi prima finanziaria e poi economica che ha colpito tutto il mondo occidentale oramai da diversi anni.
Dov'erano tutte le voci che oggi si alzano a denunciare l'imbarazzante strapotere dell’«eurocrazia» in quella fase in cui in Italia sembrava che sollevare un dubbio nei confronti della correttezza delle ricette europee fosse uno scandalo ?
MASSIMO ENRICO CORSARO. Era più difficile – voglio ricordarlo – in quell'epoca di in cui si cercava di guardare dal buco della serratura quello che succedeva in alcune stanze per aumentare e alimentare un odio sociale nei confronti del Governo, della politica.
Era più facile sostenere di avere compiuto qualche efferato delitto all'interno delle mura domestiche, di avere ucciso i genitori e di averli spezzettati per conservarli nel congelatore di casa, piuttosto che dire che, nei confronti di questa Europa, vi era la necessità che l'Italia arrivasse con la schiena dritta a chiedere e a pretendere la rinegoziazione di alcune determinate condizioni che ci venivano imposte.
Ma non si poteva fare, non era corretto: guai a pensare di essere contro questa Europa, guai a pensare di non seguire la disposizione della massima somma delle intelligenze italiche, che la massoneria, che il sistema bancario, che il sistema finanziario internazionale, che Bilderberg, ci avevano fatto calare direttamente dalla più alta poltrona dell'Università Bocconi alla Presidenza del Consiglio dei ministri; guai, non si poteva dire nulla !
E allora abbiamo accettato delle condizioni che oggettivamente, sin dall'inizio, non potevano essere compatibili con la nostra economia: il pareggio di bilancio anticipato, inserito in Costituzione; il rientro forzoso dell'indebitamento pubblico nella misura del 5 per cento all'anno sino a ridiscendere alla soglia del 60 per cento, il che significa che, fatte salve tutte le altre manovre di carattere economico, tutte le altre operazioni che attengono al finanziamento della spesa pubblica, noi dovremo rimborsare 50 miliardi all'anno per i prossimi 20 anni. Ma di questo nessun giornale, nessuna televisione di carattere ampiamente mediatico fa cenno in alcuna occasione.
Abbiamo accettato l'imposizione del limite del deficit del 3 per cento, che non solo impedisce di fare delle spese in investimenti per rilanciare l'economia, ma, addirittura, condiziona le nostre amministrazioni in misura tale da non potere fare le spese di ordinaria di gestione anche nel caso in cui nelle proprie casse vi siano le risorse per poter finanziare le necessità dei propri cittadini.
Tutto questo in barba alla valutazione fatta non già da un umile deputato di Fratelli d'Italia, ma da una serie sconfinata di premi Nobel per l'economia, che dichiarano come, in una fase di recessione, limitare l'uso delle risorse pubbliche e condizionare tutto al pareggio di bilancio non fa altro che aumentare quella fase di crisi che determina la contrazione della capacità produttiva, determina la caduta dei posti di lavoro, determina, quindi, per mantenere quel pareggio che si è inserito in Costituzione, l'obbligo per i Paesi di aumentare la pressione fiscale, attivando un circolo vizioso, e non virtuoso, per effetto del quale siamo ogni giorno più poveri, ogni giorno più privi di capacità e di opportunità di sviluppo, ogni giorno meno capaci di offrire posti di lavoro, soprattutto alle nuove generazioni e a quanti, ancora in età attiva, si trovano estromessi anzitempo dal mondo del lavoro.
Tutto questo in barba alle ricette che altri Paesi hanno mostrato essere efficaci ed efficienti, in barba alle ricette che gli Stati Uniti d'America, che, per quanto riguarda la capacità di fare economia, da sempre sono tenuti in considerazione, o dovrebbero essere tenuti in considerazione, come un punto di riferimento, che hanno ricominciato a fare degli investimenti in e hanno riattivato una crescita del loro sistema economico che, nella migliore delle ipotesi, noi conosceremo, forse, fra trent'anni, se sono vere e se sono attendibili le proiezioni che ci vengono offerte dagli istituti statistici.
Noi ci siamo invece consegnati a una banca centrale che non ha nemmeno la possibilità di agire sulla moneta, che non ha possibilità di battere moneta, che non ha possibilità di gestire il percorso inflattivo, che non ha quindi nessuna possibilità, ancorché ci fosse una volontà non conosciuta fino ad oggi, di determinare nessuna azione di leva positiva sullo sviluppo dell'economia.
L'Italia è stata annientata dalla scelta di abdicare al ruolo della politica, di accettare che la voce del popolo venisse postergata agli interessi di una ristretta oligarchia eurocratica ed è stata consegnata al Governo di Bilderberg di Mario Monti, e al suo degno figlioccio Enrico Letta, prodotto, fin dall'infanzia, di questa oligarchia, che nulla ha a che vedere con la naturale propensione di chiunque faccia politica, da qualunque angolazione, di difendere innanzitutto l'interesse nazionale. Ciò che hanno fatto – perché, guardate che in Europa si può fare – i francesi e gli spagnoli, che stanno operando con un deficit superiore al 3 per cento, senza chiedere nessun permesso e nessuna condizione all'Europa, e senza che nessuno in Europa si permetta di andargli a chiedere perché e per come. E come hanno fatto gli inglesi, che per bocca del loro Primo Ministro hanno rappresentato all'Europa, hanno comunicato – non chiesto, comunicato ! Perché questo fa un Paese che ha spina dorsale ! – all'Europa che, fino a quando le condizioni economiche del suo Paese non torneranno a consentirglielo, la Gran Bretagna non verserà al Fondo salva-Stati europeo un centesimo di euro in più di quello che la Gran Bretagna riuscirà ad ottenere come beneficio dall'Unione europea.
Esattamente il contrario di quello che l'Italia continua a fare ! Noi che siamo messi peggio di tutti come prospettive di crescita economica, noi che siamo messi peggio di tutti come prospettive di creazione di posti di lavoro, noi che siamo messi peggio di tutti come utilizzo della leva fiscale da parte di un Governo cieco che non è capace di capire nulla di economia, noi continuiamo a essere i principali contribuenti attivi dell'Unione europea, alla quale versiamo dei soldi e dalla quale riceviamo solo schiaffi.
Ecco, signor Presidente, voglio concludere, motivando il perché Fratelli d'Italia non si sente di aderire a questa fiera dell'ipocrisia e si asterrà su tutte le mozioni che sono state presentate questa mattina su questo tema: perché non è questo – figlio di Bilderberg, figlio dell'eurocrazia, figlio delle banche, figlio della massoneria – non è questo il Governo al quale si può chiedere autorevolezza e difesa dell'interesse nazionale. Non è questo il Governo al quale si può chiedere spina dorsale, la spina dorsale che ci è chiesta dagli italiani e che gli italiani possono pretendere solo per il tramite di un Governo che venga scelto da loro e che torni a chiedere le condizioni di fattibilità e di operatività direttamente al voto degli italiani. Non so quanto durerà questa legislatura. So per certo che ci sarà un'importante competizione elettorale di qui a poche settimane, il rinnovo del Parlamento europeo. Ecco, è lì, nel vero confronto con l'Europa, in cui tutti dovremo metterci la faccia, in cui finalmente voi sarete smascherati
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, io prendo la parola per riportare il dibattito nell'oggettività e nella correttezza dei dati. Tra noi ed il MoVimento 5 Stelle ci sono delle diversità di opinioni legittime che attengono alla diversità di impostazione politica. Per noi l'Europa è un grandissimo sogno di libertà, di pace e di benessere che deve riprendere a correre. Per loro, evidentemente, no. Al di là di questo però vi è un punto che dobbiamo chiarire e che attiene non alla differenza di impostazione politica, ma alla correttezza dei dati e riguarda quello che loro affermano, ovvero che noi dovremo ridurre il debito di 50 miliardi l'anno.
Abbiamo già spiegato, in un precedente intervento, perché questo non è vero e non è corretto. Prima del nostro intervento avevamo dei dubbi sul fatto che la loro posizione fosse di bieca propaganda o di ignoranza «grassa». Dal momento che si sono ben guardati dal risponderci, a questo punto riteniamo che sia questione di entrambe le cose e vogliamo dire loro che la nuova politica non si fa con la demagogia, ma si fa con la competenza
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Causi. Ne ha facoltà.
MARCO CAUSI. Signor Presidente, mi lasci premettere che io sono molto stupito che, nel parlare di crisi europea, i movimenti populisti antieuropei sposino un approccio puramente economicistico e finanziario, proprio quell'approccio che criticano nell'impianto che loro descrivono dell'Unione europea.
Io credo che noi non riusciremo mai a capire la crisi europea e ad affrontarla se non assumiamo in pieno la prospettiva storica, politica, geopolitica. Il progetto dell'Europa è un progetto storico, non economicistico.
E anche la crisi italiana non viene capita da questi approcci. La fanno dipendere tutta dall'euro e si dimenticano e si lavano le mani degli enormi problemi strutturali irrisolti di questo Paese dal 1989 in poi. Preferivano forse il muro di Berlino.
La vera critica agli errori europei è quella che si impegna per la modifica delle politiche della dell'Unione in una prospettiva di rafforzamento delle istituzioni e della democrazia europea. E la vera critica è quella che è capace di far camminare le critiche con le proposte, sulle gambe di alleanze politiche sovranazionali e di una chiara strategia geopolitica. La critica all'Europa non ha nessuna credibilità se viene da parte di chi soffia sul vento della crisi per lucrare in termini elettorali e propone idee che, se applicate, avrebbero ricadute devastanti per il Paese.
Presidente, poco fa ho sentito in questo Parlamento evocare la possibilità che l'Italia torni a un regime di cambi flessibili, facendo liberamente fluttuare la sua moneta, e che questo sarebbe il modo per recuperare sovranità nazionale. Questa è una baggianata, me lo lasci dire. Con una moneta flessibile avremmo molti più vincoli, molta meno spesa pubblica; i nostri redditi calerebbero; tutte le nostre ricchezze verrebbero drasticamente ridotte; avremmo molti più forti vincoli di bilancio; avremmo un enorme aumento dell'inflazione perché importiamo il petrolio e il gas e rischieremmo, quindi, di non essere più un Paese manifatturiero; avremmo l'inflazione. Ricordiamo cosa successe all'Italia dopo il 1971, quando si ruppe l'accordo di Bretton Woods e per due, tre anni l'Italia fluttuò liberamente. Fu proprio allora forse che si costituirono le premesse per la crisi storica che ancora oggi stiamo vivendo.
Non è credibile chi critica l'Europa senza avere alleanze sovranazionali, ma soltanto annusandosi con altri movimenti antieuropei da cui non emergono prospettive e speranze, ma solo paura e regressione e da cui emergono, anzi, linguaggi di ripiegamento nazionalistico, se non proprio di tipo revanscista, linguaggi che avremmo sperato di mai più risentire in giro per l'Europa.
La crisi ha messo in evidenza difetti gravi della costruzione europea, e soprattutto dell'Eurozona. A livello macroeconomico è cominciato un percorso per superarli, un percorso che va velocizzato e irrobustito. La fase acuta della crisi è stata superata con interventi non convenzionali della Banca centrale europea e contestualmente costruendo nuove procedure di coordinamento delle politiche di bilancio. Fra questi due elementi c’è un legame. L'Italia, che è un Paese ad altissimo debito pubblico – voglio sempre ricordarlo – ereditato dagli anni Ottanta, non può chiedere all'Europa di aiutarla sul debito pubblico, che la BCE compri i titoli pubblici italiani o dia alle banche i soldi per comprarli, se non offre in cambio un coordinamento di bilancio.
Anzi, è interesse dell'Italia chiederlo, il coordinamento del bilancio.
È interesse dell'Italia chiedere procedure che vadano verso assetti di decisioni di bilancio propriamente federali. E il dividendo di questa stabilità è per l'Italia immediato: è un dividendo in termini di riduzione della montagna di 84 miliardi di euro di interessi sul debito pubblico che ogni anno paghiamo e che, se potessimo invece ridurre, potremmo invece ridurre la pressione fiscale ed aumentare la spesa per la scuola, per il sociale e per tutti i beni pubblici.
Non diamo al Paese informazioni distorte.
Il sul piano degli effetti finanziari non aggiunge nulla alle procedure incardinate nel Semestre europeo, nel e nel e questo sia in termini di regola sul deficit e sia in termini di regola sul debito.
Il nostro obiettivo a medio termine è un pareggio di bilancio al netto del ciclo e delle ; è questo il nuovo articolo 81 (lo diceva il sottosegretario Baretta poco fa): equilibrio di bilancio al netto del ciclo e degli eventi eccezionali.
L'Ufficio parlamentare di bilancio è molto diverso dal che l'Unione europea ha imposto a Grecia, Portogallo e Irlanda: quelli sono uffici europei dentro il Governo. L'Italia ha ottenuto invece un rilevante risultato: sarà l'ufficio parlamentare più simile al CBO (Congressional Budget Office) americano, quindi altro che perdita di sovranità.
E poi, infine, tutti questi obiettivi possono essere ricontrattati, così come possono essere modificati i trattati. Anzi, il 2014 è, in base alle clausole esistenti, proprio l'anno della possibile revisione di tutti i trattati che abbiamo preso dopo la crisi e con esso anche della possibile revisione dei nostri obiettivi a medio termine.
È irresponsabile chi predica il ripudio dei trattati, quando è in atto un processo di revisione e quando questo processo potrà avere un'influenza positiva da parte della Presidenza italiana nel Semestre europeo a partire da luglio.
Ed è incomprensibile la critica al Meccanismo europeo di stabilità: quello è un meccanismo per gestire le crisi bancarie a livello europeo, esattamente come i Paesi che hanno dovuto nazionalizzare le banche in crisi; invece che nazionalizzarle in qualche modo le europeizziamo, come è stato fatto nel caso spagnolo.
Guardate che i fallimenti bancari non sono una bella cosa: portano con sé, a ricaduta, fallimenti industriali, perdita di risparmio da parte di tutti i depositanti, quindi non c’è nessun sistema economico serio che si possa permettere un fallimento bancario. Quello è un meccanismo di gestione pubblica, a livello europeo, delle crisi.
Piuttosto questo è il momento di spingere l'Europa a fare di più e meglio sul rafforzamento del quadro giuridico ed istituzionale in senso democratico e federale e sul completamento dell'assetto delle nuove politiche europee, perché i difetti dell'impianto dell'Eurozona non sono ancora stati del tutto superati e in qualche caso ancora neanche del tutto compresi, e su questo c’è da continuare un'importante battaglia culturale e politica.
Voglio ricordare a questo Parlamento che nel mese di dicembre, a Strasburgo, il Parlamento europeo ha approvato un importante rapporto, il rapporto Gualtieri-Trzaskowski, approvato a larghissima maggioranza, il cui punto di fondo è quello di superare la simmetria fra accordi intergovernativi nell'ambito dell'Eurozona e quadro giuridico ed istituzionale dell'Unione, basato sul tridente Consiglio-Commissione-Parlamento, in cui peraltro sono incardinati Semestre europeo, e .
In questo rapporto si propone l'unificazione della dell'Eurozona all'interno del quadro giuridico esistente dell'Unione europea e si propone anche di partire subito con le riforme possibili, a partire dalla costruzione di una capacità fiscale aggiuntiva dell'Eurozona, da collocare all'interno del bilancio dell'Unione, e si propone di usare la capacità fiscale aggiuntiva per attivare vere politiche di crescita a livello dell'Unione e un coordinamento rafforzato delle politiche dei 18 Paesi dell'euro, con un approccio quindi diverso da quello degli accordi contrattuali per le riforme che sarà in discussione nel prossimo Consiglio europeo.
Qui emerge un tema vero di strumentazione economica (l'ha citato poco fa l'onorevole Buttiglione), perché la crisi dell'Eurozona non può essere solo risolta con gli strumenti monetari, dalla BCE, da Draghi: ci vuole anche una politica fiscale comune e una politica fiscale coordinata e ci vogliono meccanismi asimmetrici anticiclici incardinati nel bilancio europeo per il finanziamento dell'occupazione e per il finanziamento soprattutto dell'occupazione giovanile.
Il Programma «Garanzia Giovani» è un primo importante passo, ma molto di più andrà fatto. Occorrono politiche europee per gli investimenti e occorre una gestione intelligente dei nuovi meccanismi di coordinamento dei bilanci. Una gestione che tenga conto, così come chiediamo al Governo nella mozione a prima firma Martella, ma così come chiedono altre mozioni qui presentate, della necessità di tornare sul sentiero di crescita; della necessità di tenere conto di tutti gli interessi sociali e nazionali in gioco, superando approcci ottusamente tecnocratici; della necessità di ricontrattare gli obiettivi a medio termine dando maggiore flessibilità ai bilanci; della necessità di evitare che l'unione bancaria possa avere dei meccanismi di attuazione che siano negativi per i nostri titoli pubblici; della necessità di introdurre sedi europee di coordinamento delle politiche degli investimenti e della ; e della critica, infine, alla della crisi degli anni passati. La non ha funzionato e ormai se ne sono accorti tutti. Occorrono meccanismi di gestione delle crisi pienamente incardinati nelle istituzioni europee.
Ho finito, Presidente. L'Europa, fin dai tempi di Delors, ha sempre declinato i suoi obiettivi in due parole: stabilità e crescita. È il momento di dire con forza in tutte le sedi che senza crescita e con Paesi dove la disoccupazione giovanile ha superato il 40 per cento, anche la stabilità europea è a rischio. Il Governo italiano faccia di tutto in questa direzione. Noi, il Partito Democratico, faremo la nostra parte, anche durante la campagna elettorale europea, nel campo delle forze progressiste e democratiche d'Europa, per costruire una nuova Europa .
PRESIDENTE. Ci sono ora alcuni interventi a titolo personale. Ciascuno ha un minuto a disposizione. Avverto, quindi, i colleghi che, al termine del minuto, sarà loro tolta la parola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, in merito alla nostra mozione, relativamente a mettere in discussione il io vorrei ricordare che c’è la via tecnica, ossia l'articolo 62 della Convenzione di Vienna, per mutate condizioni contrattuali dal momento della stipulazione. Noi siamo più poveri e abbiamo la disoccupazione al 12,5 per cento. Io trovo l'occasione per ringraziare da umbro i colleghi umbri che hanno distrutto l'Italia permettendo questo. Parto da lei, Presidente Sereni, che ha firmato il il pareggio di bilancio e la ratifica del MES, come l'onorevole Verini e il collega Bocci. E, poi, vorrei anche ricordare i senatori Lanzillotta e Rossi Luciano. Poi ci sono, però, altri come Bellanova Teresa, sempre del Partito Democratico, Benamati Gianluca, Bernardo Maurizio – ora qui ci sarebbe Berlusconi, ma l'abbiamo mandato via –, Berretta Giuseppe, Bersani Pierluigi, al quale mando gli auguri, però lui ha ratificato questi provvedimenti, Biasotti Sandro, Binetti Paola. È voi, quindi, che dobbiamo ringraziare perché avete...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Rostellato. Ne ha facoltà.
GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, con il mio intervento vorrei annunciare il mio voto in dissenso dal gruppo in quanto non sono d'accordo con i nomi che hanno fatto i miei colleghi, o meglio vorrei aggiungerne degli altri. Mi chiedo, quindi: come voterà oggi Abrignani Ignazio di Forza Italia che a suo tempo votò il il MES e il pareggio di bilancio ? Come voterà Adornato Ferdinando che a suo tempo votò anche lui il il MES e il pareggio di bilancio ? Lo stesso mi chiedo per Agostini Luciano, Bobba Luigi del Partito Democratico (anche lui votò tutti e tre i provvedimenti), Bocci Gianpiero (anche lui tutti e tre i provvedimenti), Boccia Francesco (votò anche lui MES e pareggio di bilancio), Boccuzzi Antonio (anche lui MES e pareggio di bilancio), Bonavitacola Fulvio del Partito Democratico (anche lui votò e pareggio di bilancio e sul MES probabilmente era assente) e Bordo Michele del Partito Democratico (votò anche lui MES e pareggio di bilancio).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Bechis. Ne ha facoltà.
ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, calcolando che, come ben si sa, la curiosità è donna e che se la curiosità non esistesse, si farebbe assai poco per il bene del prossimo, ed edotti degli effetti deleteri per l'economia italiana dei provvedimenti di cui abbiamo ampiamente discusso in questa giornata, non vedo l'ora di conoscere quali saranno i voti degli onorevoli colleghi Braga Chiara, che votò a favore del del MES e del pareggio di bilancio; Bragantini Matteo, che votò a favore dell'approvazione della legge del pareggio di bilancio; Baratti Alessandro, che votò a favore del del MES e del pareggio di bilancio; Bressa Gianclaudio che votò a favore del del MES e del pareggio di bilancio; Brunetta Renato che votò a favore del del MES e del pareggio di bilancio; Buonanno Gianluca che votò a favore del pareggio di bilancio; Burtone Giovanni che votò a favore...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, volevo dire anzitutto che la nostra sarà pure un'ignoranza «grassa» ma quella di qualcun altro in quest'Aula è un'ignoranza crassa veramente !
Intervengo leggermente in dissenso dal mio gruppo perché ho altri nomi da portare a conoscenza di quest'Aula. Ad esempio Buttiglione Rocco che votò a favore del e del MES; Calabria Annagrazia di Forza Italia che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio; Capodicasa Angelo del Partito Democratico che votò a favore del e del pareggio di bilancio; Cardinale Daniela del Partito Democratico che votò a favore del del MES e del pareggio di bilancio; Carella Renzo del PD che votò a favore del e del pareggio di bilancio; Carra Marco del PD...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Cancelleri. Ne ha facoltà.
AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, anch'io sono in leggero dissenso con il mio gruppo perché ai nomi fatti preferisco citare Casero Luigi del Nuovo Centrodestra che votò a favore del del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio; Catanoso Basilio di Forza Italia che votò a favore del ; Castiello Giuseppina di Forza Italia che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio di pareggio del bilancio; Causi Marco del Partito Democratico che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale sul principio di pareggio di bilancio ; Cenni Susanna del Partito Democratico che votò a favore del del MES...
PRESIDENTE. Onorevole Causi... onorevole Causi, lasci concludere... concluda, deputata Cancelleri, ha dieci secondi.
AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Centemero Elena di Forza Italia che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del pareggio di bilancio; Cera Angelo, Per l'Italia, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, anch'io intervengo in leggero dissenso dal gruppo, perché, per completezza di informazione, proprio perché qua ognuno deve prendersi le proprie responsabilità e risponderne poi davanti ai cittadini, volevo aggiungere i nomi dell'onorevole Fabrizio Cicchitto che ha votato a favore anche lui del e del pareggio di bilancio; Salvatore Cicu di Forza Italia; Matteo Colaninno del Partito Democratico; Massimo Enrico Corsaro; Coscia Maria del Partito Democratico; Enrico Costa del Nuovo Centrodestra, che votò il mitico trio legge costituzionale sul pareggio del bilancio e MES; Rocco Crimi di Forza Italia; Cuperlo Giovanni del Partito Democratico, anche qua tutti e tre i voti; Dal Moro Gian Pietro del Partito Democratico; D'Alessandro Luca di Forza Italia; Damiano Cesare del Partito Democratico; Paola De Micheli del Partito Democratico, anche qua e legge sul pareggio di bilancio; sempre del Partito Democratico, Vittoria D'Incecco votò a favore del ...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pisano. Ne ha facoltà.
GIROLAMO PISANO. La favola dell'Europa è che noi dovremmo essere uniti: siamo Stati uguali ed assimilabili. Ogni Stato deve rispettare le stesse regole e le regole sono sempre più invasive. La realtà è che noi siamo divisi negli interessi nazionali, noi siamo diversi: creditori e debitori. Non possiamo rispettare le stesse regole.
Il MoVimento 5 Stelle non è contro l'Europa del libero scambio, della libera circolazione delle persone e delle merci. Siamo contro l'Europa delle finanziarie e delle multinazionali del commercio e di quell'Europa che non rispetta le differenze piegandosi alla legge del più finanziariamente forte o adottando scelte per tutti gli Stati.
Vedete, colleghi, che seguite diligenti le lezioni delle scuole tedesche, non è per fare i loro interessi che siete lì ma è per fare gli interessi degli italiani che vi hanno votato che non sono quelli degli europeisti tedeschi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ferdinando Alberti. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, anch'io in leggero dissenso rispetto al gruppo perché vorrei fare i nomi di altri personaggi che hanno votato. Ricordo: Faenzi Monica, di Forza Italia, che votò a favore del dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fava Giovanni, della Lega Nord, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fedi Marco, Partito Democratico, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fedriga Massimiliano, ancora Lega Nord, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Ferranti Donatella, del Partito Democratico, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fiano Emanuele, del Partito Democratico, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fiorio Massimo...
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Massimo Artini. Ne ha facoltà.
MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, voglio anch'io far presenti altri nomi, peraltro persone che sono state saltate ingiustamente: il collega Burtone Giovanni Mario Salvino, del Partito democratico, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; non ci dimentichiamo di Cesa Lorenzo, Per l'Italia, che votò a favore del del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio e già noto alle cronache giudiziarie a suo tempo, negli anni di tangentopoli; non ci dimentichiamo di Colaninno Matteo, del Partito democratico, che votò a favore del dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; non dimentichiamoci di Cuperlo Giovanni – o Cuperlo, scusatemi, è così ignoto che effettivamente anche l'accento sul cognome... – che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio...
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Massimo Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, sempre per chiarire chi ha contribuito a scollegare la cittadinanza italiana dalle istituzioni. Ricordiamo che Fiorio Massimo, del Partito Democratico, ha votato a favore del del MES e dell'approvazione della legge di bilancio; Fioroni Giuseppe, del Partito Democratico, ha votato a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fitto Raffaele, di Forza Italia, ha votato ovviamente a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Gregorio Fontana, di Forza Italia, ha votato a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Paolo Fontanelli, del Partito Democratico, ha votato a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio...
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Tatiana Basilio. Ne ha facoltà.
TATIANA BASILIO. Signor Presidente, il mio sarà un intervento in dissenso dal gruppo perché è solo per ricordare, in quanto in un Paese civile e democratico si cresce solo attraverso la memoria storica e l'Italia manca di memoria storica. Quindi, partirei di nuovo da: Aniello Formisano, gruppo Misto, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Franceschini Dario, Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Fucci Benedetto Francesco, Forza Italia, votò a favore del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Galati Giuseppe, Forza Italia, votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Garavini Laura, Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Garofani Francesco Saverio votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge...
PRESIDENTE. Grazie.
Constato l'assenza del deputato Sergio Battelli, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Silvia Benedetti. Ne ha facoltà.
SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, mi collego a quanto detto già dalla mia collega: c’è poca memoria storica per quel che è stato fatto e, quindi, richiamiamo alla responsabilità chi ha votato il e il MES. Vogliamo che questi nomi vengano ripetuti e ripeteremo all'infinito questa frase, perché deve entrare nella testa delle persone che la politica ha una responsabilità e che quello che si fa, poi, è anche quello di cui dobbiamo rispondere.
Quindi, deve rispondere della sua votazione anche Garofalo Vincenzo, Nuovo Centrodestra, che votò a favore del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Gasbarra Enrico del Partito Democratico, che votò a favore del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del pareggio di bilancio; Gelmini Mariastella, Forza Italia, anche lei votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Genovese Francantonio, del Partito Democratico, che votò a favore...
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, anch'io mi chiedo come voteranno oggi i seguenti deputati che adesso andrò ad elencare, auspicando, magari, un loro ripensamento: Gentiloni Silveri Paolo, del Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Ghizzoni Manuela, del Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Giachetti Roberto votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. Ci ripensi, onorevole Giachetti !; Giacomelli votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; ancora: Giacomoni Sestino votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale...
PRESIDENTE. Grazie.
Constato l'assenza del deputato Paolo Bernini, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.
NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, anch'io intervengo in dissenso dal gruppo, perché voglio completare la lista dei nomi che si devono assumere le proprie responsabilità. Quindi: Giammanco Gabriella, Forza Italia, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio del bilancio; Ginefra Dario, Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Ginoble Tommaso, Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Giorgetti Alberto, Nuovo Centrodestra, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Giorgetti Giancarlo, Lega Nord, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio...
PRESIDENTE. Grazie.
Constato l'assenza del deputato Bonafede, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, anch'io vorrei sapere come voterà oggi Gnecchi Maria Luisa, del Partito Democratico, che all'epoca votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Gozi Sandro, sempre del Partito Democratico, che votò, anch'egli, a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Gero Grassi, votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Grimoldi Paolo, della Lega Nord, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del pareggio di bilancio; Iannuzzi Tino, del Partito Democratico, lo stesso, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Lainati Giorgio, di Forza Italia...
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brugnerotto. Ne ha facoltà.
MARCO BRUGNEROTTO. Signor Presidente, solo un promemoria per chi si fosse messo in collegamento adesso: stiamo facendo la lista dei deputati che il 23 luglio 2012 ratificarono e MES, con due distinte leggi, infilando di fatto le teste degli italiani in un cappio. La lista è lunga e serve da promemoria, sia agli italiani sia ai deputati che oggi si troveranno a votare la stessa cosa. Sono numerati, c’è una lista abbastanza lunga, e siamo al numero 94 con Iannuzzi Tino, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Lainati Giorgio, di Forza Italia, votò favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Ignazio La Russa votò a favore...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Francesca Businarolo. Ne ha facoltà.
FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, in disaccordo con il mio gruppo, continuo l'elenco di persone che stanno trascinando l'Italia dentro al buio ma si divertono a fare i luminari, e qui cito Caparezza . Ricordo che tra quelli che hanno firmato e aderito a questa convenzione c’è La Russa Ignazio, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio di bilancio; Lenzi Donata, Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Letta Enrico, Partito Democratico, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Lorenzin Beatrice, Nuovo Centrodestra, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge diritto costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Losacco Alberto, Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio.
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vincenzo Caso. Ne ha facoltà.
VINCENZO CASO. Signor Presidente, ho sentito dire oggi che il grosso problema del debito pubblico è stato causato soprattutto negli anni Ottanta; questo è sicuramente vero, però vorrei anche ricordare a tutti i colleghi che nel 2000 il nostro debito pubblico era di 1.300 miliardi, oggi, dopo 13 anni, siamo arrivati a 2.100 miliardi, quindi è troppo, troppo facile dare la colpa a chi ha governato negli anni Ottanta e invece non prendersi le colpe che voi avete di questo enorme debito pubblico .
Vorrei poi inoltre continuare la lista di chi ci ha portato all'approvazione di MES e principio del pareggio di bilancio. Quindi, continuiamo con Madia Marianna, del Partito Democratico, che votò a favore di MES e pareggio di bilancio; Marantelli Daniele, del Partito Democratico....
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Laura Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, quando i giornalisti accusano il MoVimento 5 Stelle di decidere con i cittadini senza opportuno dibattito, cosa di cui voi vi siete opportunamente incoronati in questi giorni, allora io vorrei chiedere a voi che cosa avete fatto quando avete deciso di votare in quest'Aula questa roba abominevole: MES, e pareggio di bilancio. Chi avete informato ? I cittadini lo sapevano ? Allora noi siamo contenti di essere «colpevoli» di chiedere ai cittadini, dopo opportuni dibattiti, che voi spesso fate sui vostri giornali pagati con i nostri soldi. Per cui, Presidente, vorrei sapere veramente dai colleghi che hanno firmato e votato questa roba chi hanno informato, quali cittadini di piazza hanno informato e soprattutto se loro ne erano consapevoli e coscienti o se ci possono spiegare quale era la perché fino a quando...
PRESIDENTE. Grazie, Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ivan Catalano. Il deputato Ivan Catalano non c’è, s'intende che abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Andrea Cecconi. Ne ha facoltà.
ANDREA CECCONI. Signor Presidente, anch'io, in dissenso dal gruppo, continuo a dire che ci sono tanti altri colleghi che negli anni passati hanno votato per queste cose che, come ha già detto la collega Castelli, sono abominevoli, stanno stringendo al cappio i cittadini italiani e la nostra nazione.
Vorrei ricordare Maino Marchi del Partito Democratico che votò a favore del del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Raffaella Mariani del Partito Democratico che votò a favore del del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Siro Marrocu del Partito Democratico che votò a favore del del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Andrea Martella del Partito Democratico che votò a favore del del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Pierdomenico Martino del Partito Democratico che votò a favore del del MES...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Vega Colonnese. Ne ha facoltà.
VEGA COLONNESE. Io sono in dissenso in parte nel senso che, secondo me, sono mancati alcuni nomi perché è importante parlare di responsabilità qui; queste persone che adesso stiamo elencando dove erano ? Dov'erano le loro responsabilità ? Erano qui semplicemente a pigiare dei bottoni ? Questa è la domanda. Allora questo lo vorrei sapere anche da Meta Michele Pompeo del Partito Democratico che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio; Milanato Lorena di Forza Italia che votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Minardo Antonino del Nuovo Centrodestra che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Miotto Anna Margherita del Partito Democratico che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Misiano Antonio...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Emanuela Corda. Ne ha facoltà.
EMANUELA CORDA. Signor Presidente, io non sono del tutto d'accordo con la collega Colonnese perché lei ha parlato di nomi. Questo non è un mero elenco di nomi ma è un modo molto semplice per indicare che le persone vengono definite dalle loro azioni e dal loro agire. Quindi quando si è in contraddizione con le proprie azioni evidentemente c’è un problema da rilevare. Per questo voglio ricordare i nomi delle persone che sono a tutt'oggi in contraddizione: Mogherini Federica del Partito Democratico che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Morassut Roberto che fece la stessa cosa, identica; Mosca Alessia Maria che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Mottola Giovanni Carlo Francesco di Forza Italia che anch'egli si unì a questo scempio; Murer Delia del Partito Democratico, quindi tutti appartenenti al partito unico, come possiamo...
PRESIDENTE. Grazie. Constato l'assenza del deputato Cozzolino, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Davide Crippa. Non c’è ? Sì, ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, non pensavo di essere così piccolo. Volevo anch'io, perché lo ritengo importante, precisare come questa Europa così come l'avete pensata caro onorevole Causi, perché anche lei c'era ed è inutile che oggi dica che il Partito Democratico è pronto a fare la sua parte... state pure lì, non muovetevi troppo, avete già fatto danni in quantità mostruose.
Credo che sia importante anche precisare come questa Europa che avete pensato non è l'Europa che permette alle aziende di sopravvivere, non è l'Europa che permette un mercato unico chiaro. Oggi è chiaro a tutti che per una merce in arrivo ai confini extraeuropei in qualche modo vige una tassazione differente a seconda di quale sia il porto europeo in cui arriva. Questo secondo voi è ammissibile ? Cioè il fatto che ci siano delle agenzie delle dogane che applicano dazi a seconda del Paese dove si sbarca pur essendo all'interno della stessa Comunità europea ? Questa è l'Europa che avete creato ?...
PRESIDENTE. Grazie. Constato l'assenza del deputato Currò, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Da Villa. Ne ha facoltà.
MARCO DA VILLA. Signor Presidente, sono in dissenso con il mio collega Crippa perché ha interrotto la lettura di questo interessante elenco, e quindi andrei avanti con il collega Alessandro Naccarato, del Partito Democratico che ha votato a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. Ma non dimentichiamoci di Nastri Gaetano di Fratelli d'Italia: votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. Poi c’è anche Nazzareno Oliverio Nicodemo, Partito Democratico: votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. E anche Andrea Orlando, del Partito Democratico: votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. Alessandro Pagano, Nuovo Centrodestra: votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. E ancora...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Fabiana Dadone. Ne ha facoltà. È assente: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Daga. Ne ha facoltà.
FEDERICA DAGA. Signor Presidente, anch'io ritengo che le responsabilità chi ha un ruolo istituzionale se le debba prendere, e quindi rispondere alla propria cittadinanza, e quindi ai propri elettori dei disastri che combina. E continuo la lista: Palmieri Antonio, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio. Stessa cosa Parisi Massimo, di Forza Italia, che votò anche per il e il MES. Peluffo Vinicio Giuseppe Guido, del Partito Democratico, che votò a favore di MES e modifica della Costituzione. Pes Caterina: votò a favore del MES e pareggio di bilancio in Costituzione. Petrenga Giovanna, di Forza Italia: votò a favore di MES e modifica costituzionale per il pareggio di bilancio. Guglielmo Picchi, di Forza Italia: votò a favore di MES e modifica costituzionale per il pareggio di bilancio. Salvatore Piccolo, del Partito Democratico: stessa votazione. Pina Picierno, sempre Partito Democratico...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fassina. Ne ha facoltà.
STEFANO FASSINA. Signor Presidente, oltre ovviamente a sottolineare il mio voto favorevole alla mozione presentata dal Partito Democratico, vorrei comunicare la mia astensione sulla mozione presentata da Marcon ed altri di SEL. La mozione Marcon, oltre a punti in larga sintonia con quelli contenuti nella mozione del PD, coinvolge nella valutazione critica anche parti rilevanti della legislazione nazionale a partire dalla legge n. 243 del 2012, e insiste soprattutto sull'urgenza di correzioni alla insostenibile rotta mercantilista che domina l'Europa e che fa male, soffoca l'economia reale e allontana gli obiettivi di finanza pubblica. Pertanto, mi astengo sulla mozione Marcon ed altri .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle entrerà in Europa per cambiarla, per renderla trasparente con decisioni condivise a livello referendario ...
PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi ! Lasciatelo... Tranquilli, tranquilli !
ALESSANDRO DI BATTISTA. State zitti, rosiconi !
PRESIDENTE. Onorevole Di Battista !
ALESSANDRO DI BATTISTA. Come ieri avete fatto con il referendum che ha smentito le vostre critiche puerili e gli attacchi...
Mi stanno interrompendo: mi faccia parlare !
PRESIDENTE. Ho già detto che devono tacere: lei concluda !
ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie. Oggi l'Unione europea, per colpa vostra, vili traditori della sovranità popolare, energetica, monetaria, è un Club Med infestato dalle !
PRESIDENTE. Colleghi, lasciate concludere !
ALESSANDRO DI BATTISTA. Ed è colpa vostra: è colpa di Boccia Francesco, che ha votato a favore del del MES, dell'approvazione della legge costituzionale per il pareggio di bilancio. È colpa di Boccuzzi Antonio del Partito Democratico, è colpa di Fabrizio Cicchitto del Nuovo Centrodestra, che votò a favore del e della legge costituzionale per il pareggio di bilancio. Di Cesare Damiano, che poi difende i lavoratori, del Partito Democratico, che votò a favore del ...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Busto. Ne ha facoltà.
MIRKO BUSTO. Signor Presidente, intervengo riguardo alla breve lezione di economia del professor Buttiglione. Peccato si sia dimenticato di dirci come uno Stato possa finanziare i servizi ai cittadini, il . Forse vorremmo mettere tutto in mano ai privati, il cui unico scopo è il profitto.
Ha nominato il professor Milton Friedman, le consiglio di leggere «» della statunitense Naomi Klein, e vedrà quante cose belle sono state fatte nel nome dei suoi principi economici, soprattutto in Paesi come l'America latina.
Noi non vorremmo riproporre questa strada di agonia per la popolazione italiana e a tal proposito, ricordandoci la storia, andiamo avanti con la lista: Pisicchio Pino votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Piso Vincenzo votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Pistelli Lapo, del Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Pizzolante Sergio...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, anch'io volevo rivolgere il mio appello di denuncia di questi falsi patrioti, che, dopo aver reso il nostro Stato moribondo, lo hanno consegnato incappucciato a qualcuno che ha una ghigliottina. Lo fanno camminare sul bordo di un burrone dicendo che loro non c'entrano, che loro non c'erano, che loro non sono responsabili, invece sono questi, i falsi patrioti, i responsabili di quello che oggi stiamo subendo in Italia, una carneficina, un massacro ! E questo è solo vostra responsabilità !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.
MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, non per fare il pignolo, ma sono stati saltati, o almeno io non li ho sentiti, alcuni deputati: uno è il centododicesimo (ce ne sono centosettantacinque). Il centododici è Misiani Antonio, del Partito Democratico, che votò a favore del ...
ANDREA MARTELLA. È stato detto !
MATTEO DALL'OSSO. Se è stato detto, avete fatto casino ! Votò a favore del del MES e dell'approvazione del partito di bilancio; Misuraca Dore, votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; poi ce n’è un altro ancora che ho segnato e che non ho sentito, Picierno Pina – non ci posso credere – Partito Democratico, votò a favore del ...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI. Signor Presidente, oggi il partito dei montiani si divide in Scelta Civica e Per l'Italia, il PdL si divide in Forza Italia e Nuovo Centrodestra, ma sono sempre loro e lo dobbiamo ricordare, perché anche Prestigiacomo Stefania, ora Forza Italia, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Rampelli Fabio, Partito Democratico; Ravetto Laura, ora Forza Italia, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Realacci Ermete, del Partito Democratico, che votò a favore del e del MES ; Rigoni Andrea del Partito Democratico, Roccella Eugenia...
PRESIDENTE. Colleghi ! Abbiate pazienza !
DALILA NESCI. Grazie per il rispetto, colleghi !
PRESIDENTE. Fate completare l'intervento della deputata Nesci !
DALILA NESCI. Complimenti per la civiltà, complimenti !
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Segoni. Ne ha facoltà.
SAMUELE SEGONI. Signor Presidente,« bla, bla, bla», bando alle ciance, continuiamo la lista: Polidori Catia, di Forza Italia, votò a favore del MES; Pollastrini Barbara, del Partito Democratico, votò a favore del e del MES; Porta Fabio, del Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Portas Giacomo Antonio, del Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Prestigiacomo Stefania, di Forza Italia, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; Rigoni Andrea, del Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale sul principio del pareggio di bilancio; un'altra tripletta di Roccella Eugenia Maria, Nuovo Centrodestra...
PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Frusone. Ne ha facoltà.
LUCA FRUSONE. Signor Presidente, io volevo solamente ribadire una cosa per precisare quello che stanno facendo i miei colleghi, che stanno appunto nominando le persone che sono oggi in Parlamento. Naturalmente, ce ne sono altre che ora in Parlamento non ci sono più e che magari si trovano su qualche poltrona di qualche ente inutile, creato appositamente per loro ma che comunque sono stati sostituiti degnamente da altri deputati che non penseranno minimamente a rompere questa catena e a distruggere questo meccanismo che sta veramente condannando a morte l'Italia.
Quindi, io continuo con la lista, anzi quasi quasi, visto che bisogna ribadire bene chi lo sta facendo, chi sta condannando a morte gli italiani, mi verrebbe quasi voglia di ricominciare, ma continuo: la deputata Roccella Eugenia Maria, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA TERZONI. Signora Presidente, oggi il MoVimento 5 Stelle dà la possibilità a tutte queste persone in questa lista e qui sedute di riparare all'errore fatto perché, signora Presidente, errare è umano, ma perseverare è diabolico, quindi, o queste persone hanno fatto un patto con il diavolo, oppure sono proprio prive di intelligenza .
Quindi, continuerò questa lista di persone che porteranno, anzi che stanno già portando l'Italia al suicidio. Parlo di Romano Francesco Saverio di Forza Italia, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio, di Romele Giuseppe, sempre di Forza Italia, che votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio del bilancio, di Rondini Marco della Lega Nord, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio, di Rosato...
PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.
MARIA EDERA SPADONI. Signora Presidente, c’è poco da dire. Continuo la lista dei colpevoli che hanno infilato, di fatto, le teste degli italiani al cappio del boia. Continuo la lista: Rosato Ettore, Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Rossomando Anna votò a favore del e del MES, Rotondi Gianfranco, Forza Italia, votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Rubinato Simonetta, Partito Democratico, votò a favore del del MES e dall'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Russo Paolo, Forza Italia, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Saltamartini Barbara, Nuovo Centrodestra, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio, Sammarco Gianfranco, Nuovo Centrodestra, votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale...
PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grande. Ne ha facoltà.
MARTA GRANDE. Signor Presidente, in risposta al grande malcontento che sta nascendo in quest'Aula, noi vogliamo semplicemente ricordare che non stiamo facendo nulla di speciale, ma stiamo semplicemente dicendo chi ha permesso, o meglio chi ha dato al Consiglio europeo il potere di veto sui singoli bilanci di ogni Stato membro.
Quindi, andiamo avanti con Sanna Giovanna del Partito Democratico, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Sani Luca del Partito Democratico, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio, Santelli Jole, Forza Italia, votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio, Savino Elvira di Forza Italia, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Sbrollini Daniela del Partito Democratico...
PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.
ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, anch'io vorrei esprimermi in dissenso dal mio gruppo in quanto anch'io avrei altri deputati da elencare, deputati che oggi siedono in Parlamento e che hanno votato queste «schifezze» che hanno portato, appunto, gli italiani alla situazione in cui si trovano oggi.
Allora, Sbrollini Daniela, votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Sereni Marina, del Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Sisto Francesco Paolo, di Forza Italia, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Tabacci Bruno, del gruppo Misto, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Tullo Mario, del Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Vaccaro Guglielmo, Partito Democratico, votò a favore del ...
PRESIDENTE. Grazie, deputata Spessotto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, mi rendo conto che è fastidioso sentire il proprio nome nella lista dei traditori della Repubblica italiana . È fastidioso quando in quest'Aula si danno delle informazioni corrette ai cittadini, perché è corretto dire che voi, traditori, ci avete condannato al pagamento di 117 miliardi di euro per onorare il Meccanismo europeo di stabilità e ci condannerete a 50 miliardi di euro di taglio della spesa pubblica. Cosa taglierete ? I servizi, quello che avete sempre fatto. E non vi permettete di darci degli ignoranti, voi che avete distrutto la domanda interna e che avete ucciso il lavoro e la speranza dei giovani italiani !
Chi si è macchiato di questa colpa è un traditore della Repubblica italiana e vi voglio guardare in faccia tutti, per ricordarvelo di come vi nascondete dietro i Trattati internazionali ! Letta è il primo, Letta è il primo...
PRESIDENTE. Grazie, deputato Sibilia, ha esaurito il suo tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Sarti. Ne ha facoltà.
GIULIA SARTI. Signor Presidente, poco fa abbiamo sentito urlare a gran voce in quest'Aula che grazie a questi provvedimenti, MES, e principio del pareggio di bilancio, l'Italia è stata salvata. Allora, io invito tutti i colleghi a dare un'occhiata fuori dalle mura di questo palazzo, per capire che questo Paese non sta affatto bene, per capire che gli italiani sono arrabbiati e stanno male per le pessime scelte politiche e per i pessimi esempi di questi ultimi vent'anni e tra le pessime scelte politiche c’è anche questa, ci sono anche questi provvedimenti.
Allora, io continuo con l'elenco. Andiamo avanti con Valentini Valentino, di Forza Italia, che votò a favore del e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Vella Paolo, Forza Italia, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio...
PRESIDENTE. Grazie, deputata Sarti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.
GIULIA DI VITA. Signor Presidente, abbiamo capito recentemente che avete un po’, diciamo, bisogno di essere invitati a prendervi le vostre responsabilità e, allora, noi siamo qui per voi. Vi diamo l'occasione e, dunque, continuiamo con Vella Paolo, Forza Italia, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Verini Walter, Partito Democratico, che, dopo la bella sorpresa sulla legge contro l'omofobia, ricordiamo che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Vignali Raffaello, Nuovo Centrodestra, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio.
Continuiamo con Villecco Calipari Rosa Maria, Partito Democratico, che votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio...
PRESIDENTE. Grazie, deputata Di Vita.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dell'Orco. Ne ha facoltà.
MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, grazie a questi accordi europei, che molte delle persone che siedono qui, oggi, in Aula, hanno sottoscritto, firmato e votato, siamo costretti ogni anno a trovare 50 miliardi di euro, e questo per vent'anni. Infatti, cosa ha fatto il Governo ad inizio anno ? È partito subito aumentando le tasse e le tariffe praticamente ovunque.
Faccio alcuni esempi: almeno 26 euro in più per il rinnovo della licenza di guida; sono aumentate le tasse con il conseguente rialzo dei prezzi dei carburanti, una novità; aumenti dei pedaggi autostradali; aumenti delle tariffe sui servizi postali; aumenti sui trasporti locali, sui rifiuti; addirittura, la sulla produzione e vendita di materiale pornografico.
Praticamente, avete tassato tutto. E chi è che ha votato questi accordi europei ? Riprendo l'elenco: Vito Elio, di Forza Italia, votò a favore dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lorefice. Ne ha facoltà.
MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, grazie al siamo condannati a trovare 50 miliardi tra tasse e tagli per i prossimi vent'anni; grazie al MES abbiamo già pagato 15 miliardi di euro e ci siamo indebitati per altri 125 miliardi solo per tranquillizzare i detentori esteri dei nostri titoli di Stato. Cifre che da sole basterebbero per avviare la nostra economia.
Quindi, dovete vergognarvi per avere decretato il declino di questo Paese. Continuo con la lista dei nomi di tutti coloro che hanno votato per MES e : Pizzolante Sergio, Nuovo Centrodestra, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio; Rampelli Fabio, Partito Democratico, votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio di pareggio di bilancio...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, intervengo in parziale dissenso con il mio gruppo, perché alcuni nomi, invece, li vorrei ricordare. Infatti, ho visto alcuni sbracciarsi: magari è perché pensavano di essere saltati. Ad esempio, Causi Marco, del Partito Democratico (lo ribadiamo, perché, magari, non aveva sentito bene); Madia Maria Anna, della nuova segreteria di Renzi ma una segreteria che non va molto bene, anche perché mi sembra che vi sia qualche indagato per qualche spesuccia, nella segreteria, o vi è questa Madia, che non sa chi è il Ministro di riferimento. Vi sono queste cose qui.
Abbiamo Letta, «palle d'acciaio», nell'elenco, che, logicamente, fa il forte con l'Europa e non con i cittadini, sicuramente, fa il bene in Europa. Abbiamo Grassi Gero, del Partito Democratico; abbiamo Grimoldi Paolo, della Lega Nord. Adesso, nella campagna elettorale europea, parlano tanto di uscire dall'Europa e dall'euro, però la Lega queste cose le ha votate .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, intanto poc'anzi ha parlato Fassina. Ma Fassina chi ?
PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, lasciamo finire.
MANLIO DI STEFANO. Siccome già siete in campagna elettorale... Presidente, se vuole, ricomincio.
PRESIDENTE. Prego, il cronometro non era ancora partito.
MANLIO DI STEFANO. Vi chiedevo chi fosse Fassina, perché qualcuno se lo è già dimenticato: sta nel Partito Democratico, le cose volano. Siete già in campagna elettorale e quindi in televisione parlate di 3 per cento, pareggio di bilancio e compagnia bella, però i nomi eccellenti, ovvero Letta del PD, La Russa di Fratelli d'Italia, Lorenzin del Nuovo Centrodestra, Picierno, Madia e Mogherini, il della nuova segreteria di Renzi, Sisto di Forza Italia, Allasia della Lega Nord e sempre Rosato del PD – guarda caso, coprono tutto questo Parlamento, tranne noi –, tutti loro votarono per il pareggio di bilancio e per il .
Quindi, quando fate campagna elettorale, in previsione delle elezioni europee, fatela dicendo che avete approvato voi MES e e vediamo quanti vi voteranno, visto che oggi il cappio al collo non se lo sentono i ricchi come voi, grazie a queste poltrone; se lo sentono i poveracci fuori da questo palazzo. Fate la campagna elettorale così e ricordategli che li avete uccisi e ogni giorno li uccidete grazie alle vostre scelte scellerate.
Quando vi arrabbiate, vi fomentate perché ve lo ricordiamo, ricordatevi...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lupo. Ne ha facoltà.
Onorevole Rampelli, lei interverrà dopo la deputata Lupo.
LOREDANA LUPO. Grazie, Presidente. Rampelli... rientra pure nell'elenco ! Io non voglio ricordarvi. In questo istante vi abbiamo dato i nomi di chi si è macchiato, diciamo, di questo reato nei confronti della Repubblica italiana, perché in questo caso si potrebbe parlare anche di questo, perché ci avete veramente soffocato con questa azione. Voglio darvi invece un altro nome, che è il mio: Loredana Lupo. Vi voglio dare il mio nome perché io voterò a favore di questa mozione, perché sono stanca di vedere questo popolo soffrire in questo modo, perché sono stanca di vedere quest'Aula che non comprende cosa realmente sta accadendo al popolo italiano. Quindi io vi chiedo e chiedo a tutte le persone che hanno votato precedentemente in questo modo e che sono qui adesso, di ripensarci e di votare la nostra mozione
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, essendo accaduto già in tre circostanze, ci terrei a sottolineare innanzitutto che mi chiamo Fabio Rampelli, corretto, ma che appartengono non al Partito Democratico, ma a Fratelli d'Italia. Lo volevo precisare al «MoVimento 5 palle» che per tre volte consecutive, per l'appunto, sta cercando di attribuirmi un'appartenenza politica che è lontana mille miglia – rispettabile, per carità – dalle mie posizioni. Vorrei anche aggiungere, nei pochi secondi che mi restano, una precisazione ulteriore: a mio giudizio, tradisce chi equipara i di Al-Qaeda ai marò, non già chi, per esempio, ha sostenuto dei provvedimenti, in alcuni casi anche molto utili e necessari, come quello del pareggio di bilancio, che nulla ha a che vedere con il e forse i colleghi del MoVimento 5 Stelle dovrebbero fare un corso accelerato per capire la differenza tra questi due provvedimenti.
PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Rampelli, vale per lei quello che vale per tutti: i gruppi parlamentari in quest'Aula si chiamano con il nome che hanno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sorial. Ne ha facoltà.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, io ho sentito dare dei «traditori» qui a dei parlamentari della Repubblica. Penso che giustamente lei debba ricordare che non si offendano i traditori, perché dire che i traditori sono come voi è un'offesa per i traditori. Voi siete peggio dei traditori ...
PRESIDENTE. Deputato Sorial !
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Voi, Presidente, quando si è parlato di un processo...
PRESIDENTE. Deputato Sorial, la richiamo ad un linguaggio rispettoso di quest'Aula e dei suoi colleghi. Concluda !
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Ho un minuto, Presidente, e non mi sembra di aver offeso nessuno.
PRESIDENTE. No, ha trenta secondi.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Perché qua la questione è peggiore di ciò. La questione è che quando si parla di un processo, quello di riverginamento, che i partiti oggi vogliono avere, dopo essersi prostrati, dopo essersi prostituiti all'Europa tutta, vanno in televisione a dire che loro sono dei movimenti, quando sono dei partiti che hanno ucciso il nostro Paese. Allora, qual è la differenza tra questi nomi e Berlusconi ?
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, colgo l'occasione per ringraziare il collega Rampelli che ci attribuisce grande coraggio, evidentemente, visto che ci chiama «MoVimento 5 palle», ma può continuare a chiamarci MoVimento 5 Stelle Io volevo ritornare a quel luglio 2012. Ero uno studente universitario, stavo facendo la tesi, di lì a una settimana mi sarei laureato ed ero molto attento a quello che stavo facendo effettivamente, visto che dovevo presentare, dovevo parlare apposta. Devo dire che chi invece votò per il non fu altrettanto attento, e lo dimostrano alcune interviste che sono state fatte dal servizio di su «Rai due», in cui intervistavano alcuni colleghi che non sapevano esattamente cosa stavano votando. Forse questo è anche dovuto ai perché non hanno dato il giusto risalto alla cosa. È stata fatta una riforma costituzionale e nessuno se ne è reso conto.
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Marzana. Ne ha facoltà.
MARIA MARZANA. Signor Presidente, io vorrei dire ai colleghi che siedono in quest'Aula che oggi è il loro giorno fortunato, perché possono redimersi da ciò che hanno fatto
Possono restituire quella sovranità e quella dignità che hanno strappato al popolo italiano. E, quindi, continuo con l'elenco, perché : Binetti Paola, Per l'Italia, che votò a favore del del MES e dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio; Bobba Luigi del Partito Democratico, che votò a favore del del MES e del pareggio di bilancio; Bocci Gianpiero, Partito Democratico, che votò a favore del ...
PRESIDENTE. Grazie.
Avverto che il tempo residuo per gli interventi a titolo personale è di nove minuti e mezzo. Terminato questo tempo non darò più la parola per interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.
MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, con la firma del il nostro ex Presidente del Consiglio Mario Monti ci ha condannati alla perpetua schiavitù. Il pareggio di bilancio è diventato un mantra al quale le nostre istituzioni, tutte, devono sacrificare definitivamente la propria sovranità. In sintesi, lo Stato dovrà preoccuparsi solo ed esclusivamente di ripagare gli interessi del debito pubblico finché non avrà centrato l'obiettivo del 60 per cento per il parametro debito-PIL e il 3 per cento per il rapporto deficit-PIL.
In pratica, non si potrà più spendere a deficit. Scordiamoci la sanità pubblica, scordiamoci l'istruzione, scordiamoci tutti i servizi sociali del italiano
Il vero obiettivo è smantellare tutto il patrimonio pubblico a favore degli stessi speculatori che hanno gettato le basi per creare la peggiore situazione di crisi globale dal 1929 ad oggi. Se le nostre catene hanno un nome, ebbene le nostre catene oggi si chiamano .
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Signor Presidente, io vorrei ricordare a quest'Aula le persone che sono all'interno della Commissione cultura, che si occupano di istruzione, scuola, università, chi sono i responsabili che, ogni anno, permettono di portare in un fondo 4 miliardi di euro, italiani, e, dal 2015, 50 miliardi di euro. Dopo, i tagli alla scuola, i tagli all'università sappiamo da dove provengono: da queste scelte scellerate di Bossa Luisa del PD, di Coscia, che è capogruppo del PD nella Commissione istruzione, di Gelmini Mariastella, di Ghizzoni Manuela, segretario della Commissione cultura... vicepresidente, mi scuso, Lainati Giorgio, membro della Commissione cultura di Forza Italia, di Misiani Antonio, del Partito Democratico...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.
MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, prima si parlava, si diceva che dà fastidio il nome che c’è scritto, no ? Io l'altra volta non c'ero, ma se ci fossi stato avrei votato a favore, perché, cari ragazzi, se non avete un motivo valido per restare in Europa, ricordiamoci i nostri nonni che hanno subito la guerra. Ed è un momento tale, un lasso di tempo che il nostro territorio non è mai stato così, non ha mai subito la guerra.
Quindi, l'Europa ci ha portato la pace, che è un valore che non è negoziabile neanche con dati numerici. Quindi, cari ragazzi, pensateci bene quando dite queste cose, perché se non fossimo stati in Italia staremmo peggio della Grecia e a questo noi non vogliamo arrivarci, chiaro ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mariastella Bianchi. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA BIANCHI. Signor Presidente, volevo cogliere questa occasione per dire una cosa semplice. Il mio nome non viene citato dagli appassionati del metodo delle liste di proscrizione, perché nella scorsa legislatura non ero seduta in questi banchi.
Sono orgogliosa di far parte del Partito Democratico, di un partito che nell'estate del 2011, in un momento drammatico del nostro Paese, quando l'Italia era veramente sull'orlo del sull'orlo del fallimento, ha saputo assumersi la responsabilità anche di scelte difficili e ha salvato le pensioni e gli stipendi degli italiani di questo Paese.
Sono orgogliosa di un partito che mette l'Europa al centro del suo programma politico, che lavorerà per realizzare gli Stati Uniti d'Europa, che sa perfettamente che le politiche di rigore, di stabilità dei conti pubblici sono assolutamente necessarie e che a queste devono unirsi politiche per la crescita e per la redistribuzione .
PRESIDENTE. Io ho preso nota di tutti quelli che hanno chiesto di parlare e ho spiegato che il tempo a titolo personale sta finendo, quindi, quando è finito, non prendete più la parola. Ci sono gli uffici che controllano il tempo e non io.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Signora Presidente, volevo solo ricordare a quest'Aula che noi siamo schiavi di un sistema economico europeo che è stato approvato dal nostro sistema italiano a causa di leggi costituzionali e di approvazioni di trattati che ci hanno reso schiavi. Leggi costituzionali approvate nel silenzio dei e questa è una cosa scandalosa. Queste leggi sono state fatte durante il Governo Monti un Governo che è stato sostenuto da questa politica, un Governo che è stato sostenuto grazie alle minacce provenienti dall'Europa e che è stato sostenuto anche dalla Lega e ciò, anche se dopo ha vuotato il sacco e ha detto di aver subito queste minacce, non li esclude dalle loro responsabilità: siete responsabili, insieme agli altri partiti, di aver sostenuto, di aver sostenuto, di aver sostenuto il Governo Monti e di averci portato a queste leggi, a queste leggi contro l'interesse pubblico .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.
GIULIA GRILLO. Signora Presidente, io oggi vorrei che i colleghi in Aula facessero un favore ai cittadini votando la nostra mozione. Invece i colleghi in Aula oggi faranno un favore a noi non votandola, così avremo un altro argomento da spenderci quando andremo a parlare con i cittadini.
Voglio dire anche che non concordo con il collega Manlio Di Stefano, perché, vedete, in campagna elettorale non si parla di o di MES: avete sentito Renzi parlarne ? No. E perché ? Perché nel marzo 2012, quando è stato approvato, è stato approvato nel totale silenzio dei asserviti al regime di questo Paese . Ditemi quale cittadino sa cos’è il MES e cos’è il e ditemi quale cittadino sa che noi stiamo pagando ogni anno 50 miliardi di euro di 2 mila miliardi di euro di debito contratto da una classe politica collusa, marcia e incapace .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Parentela. Ne ha facoltà.
PAOLO PARENTELA. Signora Presidente, spesso ci accusano, nei salotti televisivi, di essere violenti, ma noi siamo un movimento pacifico e rivoluzionario. Le nostre vere armi sono la parola, le libertà di parola, quindi la lingua, la penna e soprattutto la Rete. I veri violenti forse siete voi, perché c’è una bella differenza tra violenza comportamentale e violenza strutturale. Gandhi lo capì e aveva dannatamente ragione. Disse: «La peggior forma di violenza è la povertà». Quindi tutti coloro che votarono a favore del del MES, dell'approvazione della legge costituzionale del principio del pareggio di bilancio hanno causato una povertà inaudita in questo Paese come nel resto del mondo. Quindi siete voi i veri violenti. Noi di sicuro non lo siamo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO COMINARDI. Signora Presidente, forse un concetto non è ancora chiaro: il prevedeva delle regole d'oro, tra le quali il pareggio di bilancio, ed è stato votato attraverso legge costituzionale, quindi serviva una maggioranza dei due terzi. Quindi probabilmente qualcuno ha fatto anche da stampella. Forse non è ancora chiara questa cosa: avete fatto una cazzata fatevene una ragione !
E con questo state affamando, perché ci ricordiamo anche la letterina della BCE: parliamo di una «macelleria sociale» incredibile, milioni e milioni anche di pensionati. Non si può toccare la riforma Fornero perché non ci sono i soldi. E allora ? I soldi non ci sono, però per l'Europa, per i banchieri... ? Perché le banche sono sempre state salvate: è vero o non è vero ? Provate a smentirlo .
PRESIDENTE. Onorevole Cominardi, ha usato una parola che io non ho ascoltato perché dovevo parlare con gli uffici, però lei sa, come tutti i colleghi che siedono qui dentro, che il linguaggio che ha poco fa usato non è ammesso in quest'Aula: la richiamo per questo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa, la cui dichiarazione di voto non è a titolo personale, immagino, perché Fratelli d'Italia ha ancora qualche minuto. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, visto il livello degli interventi, rinunzio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vacca. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, visto che è stato detto che il è stato votato nell'interesse degli italiani, io ho provato, sulla mia bacheca e su a sentire gli italiani e a chiedergli: che cosa direste voi alle persone che hanno votato MES e pareggio di bilancio ? Ovviamente, mi limito solo a quello che può essere riportato in Aula, perché gran parte dei commenti li ho dovuti cancellare . Tra queste cose che mi hanno detto di riferire c’è che andrebbero processati per alto tradimento, che devono restituire i soldi, che sono degli ignoranti. A tal proposito, ricordo che girano su dei video di alcune trasmissioni televisive che, proprio nei giorni in cui si votava il andavano a chiedere ai vari Pelino, Lusetti, Belcastro, Razzi, Speciale, Boccuzzi, Rotondi e Scilipoti, tra gli altri, che cosa fosse il e ovviamente non sapevano cosa stessero votando. Quindi, il termine «ignoranti» mi sembra appropriato in questo caso. Inoltre, mi hanno scritto «abusivi», «nominati che approvano il suicidio economico dell'Italia», «gentaglia» e hanno concluso – gli ultimi che mi sono arrivati proprio adesso – con «traditori che votano trattati, come criminali» ...
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cariello. Ne ha facoltà.
FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, voglio ricordare ai colleghi di Scelta Civica per l'Italia che il loro capopartito di recente ha rilasciato un'intervista al giornale nella quale dice testuali parole virgolettate dal giornale: «Io non avrei, nell'estate del 2011, accettato di impegnare il Governo italiano con una lettera. Non avrei aderito al con l'impegno del rientro nel . E non direi che l'Italia può fare quello che vuole perché tanto non ci sarebbero ancora conseguenze». Questo è un virgolettato: o lo smentite o oggi votate la nostra mozione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, ho sentito prima dire di chi si fanno gli interessi degli italiani in quest'Aula. Ebbene, forse il collega che è intervenuto prima si è sbagliato perché in quest'Aula fino ad oggi si sono fatti gli interessi della Germania, della Merkel, di Draghi, della BCE, delle banche, delle assicurazioni, gli interessi di tutti fuorché gli interessi degli italiani. Allora, finalmente con questo voto potete prendere coscienza del vostro ruolo ovvero di essere rappresentanti delegati dal popolo italiano. Ragionate e mettetevi una mano sulla coscienza finalmente e votate a favore di questa mozione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giampaolo Galli. Ne ha facoltà, per tre minuti.
GIAMPAOLO GALLI. Signor Presidente, non ho sentito citare il mio nome fra coloro che hanno votato le leggi che ad alcuni sembrano non piacere e, allora, volevo che fosse agli atti che io sono assolutamente orgoglioso di far parte di un gruppo parlamentare che ha votato per il MES, per il e per l'equilibrio di bilancio . Quelle norme hanno salvato l'Italia in un momento assolutamente drammatico. Senza quel voto non ci sarebbero stati gli interventi della BCE che hanno contribuito in maniera decisiva a salvare l'Italia. Senza quel voto la crisi economica e sociale di questo Paese sarebbe cento volte più grave.
Oggi votiamo per una mozione, quella di maggioranza, che impegna il Governo a fare passi avanti fondamentali per un'Europa dei popoli, per un'Europa più solidale. Noi di queste cose ci occupiamo, delle cose vere che si possono ottenere in Europa, delle cose vere che si possono fare per il popolo italiano. Per quello che mi riguarda, il resto è propaganda e quando la propaganda assume tanto rilievo, essa è abdicazione a quel senso di responsabilità che è essenziale in una sede istituzionale come è questo Parlamento.
Chiedo, quindi, che il mio nome sia associato a quello di tutti i colleghi che hanno votato quelle leggi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, cercherò con molta calma e tranquillità di spiegare all'Aula un po’ di disinformazione che si è fatta quest'oggi.
Lo faccio, Presidente, perché non pretendo, tra virgolette, che i colleghi leggano le leggi che sono state approvate da quest'Aula – fanno i parlamentari mi augurerei che lo facessero – ma perlomeno anche importanti articoli di giornale usciti quando è stato approvato il cosiddetto pareggio di bilancio, che non è pareggio di bilancio, e per il quale proprio la Lega era stata accusata di non aver fatto mettere il pareggio di bilancio bensì l'equilibrio di bilancio.
È un consiglio e spiego anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che è cosa ben diversa. Forse bisognerebbe studiare, approfondire per capire la differenza. Lo spiego in modo molto semplice con le parole del precedente presidente della Commissione bilancio il quale spiegava chiaramente che la parola «equilibrio» di bilancio, che è ben diversa da «pareggio», era stata inserita anche per permettere il disavanzo al fine di favorire misure anticicliche che andassero a contrastare i momenti di recessione . È particolare, perché noi, al tempo, eravamo stati accusati da tutti i vari pensatori Monti, che erano eurofideistici e che dicevano «serve assolutamente il pareggio di bilancio»; e noi (lo rivendichiamo come nostro merito) eravamo riusciti e siamo riusciti a far affossare il pareggio di bilancio introducendo il principio dell'equilibrio, il fatto che l'equilibrio deve essere fatto anche con le entrate.
Quindi, invito i colleghi del MoVimento 5 Stelle a informarsi meglio, a conoscere come è stata modificata la Costituzione perché altrimenti non facciamo un servizio ai cittadini. Vendiamo solo frottole. Esattamente, Presidente, se permette questa piccola digressione, le stesse frottole che il MoVimento 5 Stelle sta vedendo sulle mozioni delle pensioni d'oro. Stanno dicendo che la loro mozione tagliava le pensioni d'oro, cattivi tutti gli altri parlamentari che non l'hanno votata. Ebbene, la loro mozione colpiva le pensioni da 600 euro al mese, la loro mozione era anticostituzionale perché non hanno nemmeno letto la sentenza della Corte costituzionale che dice che il contributo di solidarietà non può essere solo sulle pensioni ma anche su altri tipi di reddito . Non sanno nemmeno leggere le sentenze della Corte costituzionale ed è drammatico per chi è presente in quest'Aula e vota in quest'Aula.
Infine voglio rassicurare i colleghi del MoVimento 5 Stelle – lo prendano come un contributo alla loro crescita parlamentare – che la Lega non ha mai votato orgogliosamente la fiducia a Monti e non ha mai sostenuto quel Governo. Va bene fare disinformazione sui però perlomeno in quest'Aula si dica la verità .
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Andrea Romano, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, io non sono stato nominato in quell'elenco perché io non ho consapevolmente votato né il né l'equilibrio di bilancio né tutte quelle leggi. Io sono uno di quelli che non ha mai dato, tranne la prima volta per dovuta solidarietà, la fiducia al Governo Monti. Io sono uno di quelli che pensavo di non essere ricandidato per via di questo mio atto di revisione totale rispetto alle indicazioni del mio partito. Io sono uno di quelli che pensa che il senatore a vita Monti abbia deliberatamente rovinato l'Italia. Lo ha dichiarato alla CNN: sono stato fatto Primo Ministro per impoverire l'Italia e deprimere la domanda interna dell'Italia. Sono uno di quelli convinti che, se ci fosse un articolo del codice penale per cui quest'uomo si potesse acchiappare e mandare dove deve essere mandato, firmerei la denuncia. Questo sono io.
Ma non accetto che una battaglia così seria nei confronti di un popolo che è rimasto sacrificato da tutte quelle che oggi hanno ricordato i colleghi del 5 Stelle, una battaglia che richiede una invenzione economica alternativa, che richiama all'identità nazionale, che richiama alla serietà di posizioni, possa essere avvilita da uno tremendo come oggi ho visto fare dai colleghi del 5 Stelle . Rivendico orgogliosamente di non aver votato. Rivendico orgogliosamente di ritenere il Governo Monti il Governo che ha rovinato l'Italia.
Rivendico, però, altrettanto orgogliosamente che queste battaglie richiedono in queste sedi una dignità ben diversa da quella che oggi ho visto
PRESIDENTE. . Colleghi, come sapete, lo scorso 28 dicembre è venuta a mancare, alla giovane età di 50 anni, Alessandra Siragusa, membro di questa Camera nella scorsa legislatura.
Nata a Palermo il 30 giugno 1963, laureata in lettere classiche, insegnante di scuola secondaria superiore, ha iniziato la sua attività politica e nelle istituzioni rappresentative nel 1990, come consigliere comunale della sua città, ricoprendo tre anni più tardi la carica di assessore alla scuola. Sarà ricordata come l'assessore alla scuola della «primavera palermitana».
Costantemente impegnata per la legalità e lo sviluppo della sua comunità, ha promosso, tra l'altro, numerose iniziative volte ad avvicinare all'arte e alla cultura i più giovani, anche allo scopo di arginare il drammatico fenomeno della dispersione scolastica.
Eletta alla Camera ... eletta alla Camera nel 2008, nelle liste del Partito Democratico... scusate come componente della Commissione cultura ha dato un fondamentale contributo alla redazione ed approvazione di iniziative normative in materia di ricerca scientifica e diritti civili, ed è stata prima firmataria di una proposta di legge, anch'essa divenuta legge, concernente la salvaguardia del sistema scolastico in Sicilia. Donna coraggiosa e competente nell'attività di amministratore, così come nell'impegno politico, si è sempre dedicata con profonda passione alla crescita sociale della sua terra e al bene comune.
La Presidenza ha fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore. Ad essi, e in particolare alla mamma e al papà, al figlio Carlo e alla figlia Marta, che sono presenti in tribuna, desidero rinnovare le condoglianze più sincere anche a nome di tutta l'Assemblea, invitandola ad osservare un minuto di silenzio .
CATERINA PES. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CATERINA PES. Signor Presidente, Alessandra Siragusa visse la politica con sacrificio e passione, facendo della battaglia per il rinnovamento dell'istruzione e del cambiamento culturale una