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Mercoledì 30 Aprile 2014 ore 09:00
AULA, Seduta 221 - Approvato il decreto in materia di disciplina degli stupefacenti
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Resoconto stenografico
Descrizione Indice degli interventi Resoconto stenografico
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Nella seduta odierna, la Camera ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante Disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale (C. 2215-A/R). Il provvedimento passa ora all’esame dell’altro ramo del Parlamento.
Alle ore 15 ha avuto luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, trasmesse in diretta televisiva, sui seguenti argomenti: elementi ed iniziative in merito agli sviluppi della trattativa tra Alitalia e Ethihad (Squeri – FI-PdL); interventi per la tutela del patrimonio storico-culturale della città di San Leo (Rimini) (Pizzolante -NCD); iniziative per un intervento perequativo relativo alla distribuzione sul territorio nazionale delle risorse del fondo unico per lo spettacolo (Bruno - Misto); iniziative per l’attuazione della disposizione della legge di stabilità per il 2014 relativa a coloro che hanno completato il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari (Tidei - PD); elementi ed iniziative in relazione alla vicenda dell’omicidio del signor Claudio Meggiorin commesso da un cittadino albanese introdottosi clandestinamente in Italia (Giancarlo Giorgetti - LNA); problematiche riguardanti il negoziato tra Unione europea e Stati Uniti per la conclusione dell’accordo di partenariato economico-finanziario noto come Transatlantic trade and investment partnership (Ttip) (Gallinella - M5S); intendimenti del Governo in merito alle risorse effettive da destinare al finanziamento dell’edilizia scolastica (Giancarlo Giordano - SEL); tempi per l’adozione dei decreti attuativi del decreto-legge n. 104 del 2013 in materia di istruzione, università e ricerca (Santerini - PI); iniziative in ordine al fenomeno del precariato nella scuola (Molea - SCpI); chiarimenti ed iniziative in merito all’introduzione delle diciture “genitore 1” e “genitore 2” nei moduli per l’iscrizione ad istituti scolastici (Rampelli - FdI-An).
Per il Governo sono intervenuti il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi, il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, il ministro della giustizia Andrea Orlando, il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi e il ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca Stefania Giannini.
Alle ore 15 ha avuto luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, trasmesse in diretta televisiva, sui seguenti argomenti: elementi ed iniziative in merito agli sviluppi della trattativa tra Alitalia e Ethihad (Squeri – FI-PdL); interventi per la tutela del patrimonio storico-culturale della città di San Leo (Rimini) (Pizzolante -NCD); iniziative per un intervento perequativo relativo alla distribuzione sul territorio nazionale delle risorse del fondo unico per lo spettacolo (Bruno - Misto); iniziative per l’attuazione della disposizione della legge di stabilità per il 2014 relativa a coloro che hanno completato il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari (Tidei - PD); elementi ed iniziative in relazione alla vicenda dell’omicidio del signor Claudio Meggiorin commesso da un cittadino albanese introdottosi clandestinamente in Italia (Giancarlo Giorgetti - LNA); problematiche riguardanti il negoziato tra Unione europea e Stati Uniti per la conclusione dell’accordo di partenariato economico-finanziario noto come Transatlantic trade and investment partnership (Ttip) (Gallinella - M5S); intendimenti del Governo in merito alle risorse effettive da destinare al finanziamento dell’edilizia scolastica (Giancarlo Giordano - SEL); tempi per l’adozione dei decreti attuativi del decreto-legge n. 104 del 2013 in materia di istruzione, università e ricerca (Santerini - PI); iniziative in ordine al fenomeno del precariato nella scuola (Molea - SCpI); chiarimenti ed iniziative in merito all’introduzione delle diciture “genitore 1” e “genitore 2” nei moduli per l’iscrizione ad istituti scolastici (Rampelli - FdI-An).
Per il Governo sono intervenuti il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi, il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, il ministro della giustizia Andrea Orlando, il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi e il ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca Stefania Giannini.
XVII LEGISLATURA
221^ SEDUTA PUBBLICA
Mercoledì 30 aprile 2014 - Ore 9
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale. (C. 2215-A/R)
Relatori: FERRANTI (per la II Commissione) e VARGIU (per la XII Commissione), per la maggioranza; RONDINI, di minoranza.
(ore 15)
2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (vedi allegato).
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 36 del 2014: Disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale (A.C. 2215-A/R) (Seguito della discussione ed approvazione)
- Preavviso di votazioni elettroniche.
- Ripresa discussione - A.C. 2215-A/R
- Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale. (C. 2215-A/R) (FAS)
- Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 2215-A/R
- Vice Presidente DI MAIO Luigi
- Sottosegretario per la giustizia COSTA Enrico
- Sottosegretario per la salute DE FILIPPO Vito
- Sottosegretario per la giustizia COSTA ENRICO
- Sottosegretario per la salute DE FILIPPO Vito
- Sottosegretario per la giustizia COSTA Enrico
- Sottosegretario per la salute DE FILIPPO VITO
- Sottosegretario per la giustizia COSTA ENRICO
- Sottosegretario per la salute DE FILIPPO VITO
- Vice Presidente DI MAIO Luigi
- Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 2215-A/R
- Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale. (C. 2215-A/R) (FAS)
- La seduta, sospesa alle 9,30, è ripresa alle 9,45
- Ripresa discussione - A.C. 2215-A/R
- Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale. (C. 2215-A/R) (FAS)
- Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 2215-A/R
- Votazione O.d.g. - A.C. 2215-A/R
- Esame ordini del giorno - A.C. 2215-A/R
- Votazione O.d.g. - A.C. 2215-A/R
- Esame ordini del giorno - A.C. 2215-A/R
- Votazione O.d.g. - A.C. 2215-A/R
- Esame ordini del giorno - A.C. 2215-A/R
- Deputato RONDINI Marco (LNA)
- Sottosegretario per la giustizia COSTA Enrico
- Vice Presidente DI MAIO LUIGI
- Deputato GIGLI Gian Luigi (PI)
- Sottosegretario per la salute DE FILIPPO Vito
- Vice Presidente DI MAIO Luigi
- Deputato BERNINI Paolo (M5S)
- Sottosegretario per la salute DE FILIPPO Vito
- Vice Presidente DI MAIO Luigi
- Votazione O.d.g. - A.C. 2215-A/R
- Esame ordini del giorno - A.C. 2215-A/R
- Votazione O.d.g. - A.C. 2215-A/R
- Esame ordini del giorno - A.C. 2215-A/R
- Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale. (C. 2215-A/R) (FAS)
- La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,45
- Ripresa discussione - A.C. 2215-A/R
- Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale. (C. 2215-A/R) (FAS)
- Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2215-A/R
- Vice Presidente GIACHETTI Roberto
- Deputato LOCATELLI Pia Elda (Misto-PSI-PLI)
- Deputato CAPELLI Roberto (Misto-CD)
- Deputato OTTOBRE Mauro (Misto-Min.Ling.)
- Deputato RAMPELLI Fabio (FdI-AN)
- Deputato BINETTI Paola (PI)
- Deputato RONDINI Marco (LNA)
- Deputato MONCHIERO Giovanni (SCpI)
- Deputato PAGANO Alessandro (NCD)
- Deputato FARINA Daniele (SEL)
- Deputato SARRO Carlo (FI-PdL)
- Deputato TURCO Tancredi (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato VERINI Walter (PD)
- Coordinamento formale - A.C. 2215-A/R
- Votazione finale ed approvazione - A.C. 2215-A/R
- Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2215-A/R
- Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale. (C. 2215-A/R) (FAS)
- La seduta, sospesa alle 12,20, è ripresa alle 15
- Interrogazioni a risposta immediata (Svolgimento)
- Elementi ed iniziative in merito agli sviluppi della trattativa tra Alitalia e Etihad - n. 3-00786
- Interventi per la tutela del patrimonio storico-culturale della città di San Leo (Rimini) - n. 3-00787
- Iniziative per un intervento perequativo relativo alla distribuzione sul territorio nazionale delle risorse del fondo unico per lo spettacolo - n. 3-00788
- Iniziative per l'attuazione della disposizione della legge di stabilità per il 2014 relativa a coloro che hanno completato il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari - n. 3-00789
- Elementi ed iniziative in relazione alla vicenda dell'omicidio del signor Claudio Meggiorin commesso da un cittadino albanese introdottosi clandestinamente in Italia - n. 3-00790
- Problematiche riguardanti il negoziato tra Unione europea e Stati Uniti per la conclusione dell'accordo di partenariato economico-finanziario noto come Transatlantic trade and investment partnership (Ttip) - n. 3-00791
- Intendimenti del Governo in merito alle risorse effettive da destinare al finanziamento dell'edilizia scolastica - n. 3-00792
- Tempi per l'adozione dei decreti attuativi del decreto-legge n. 104 del 2013 in materia di istruzione, università e ricerca - n. 3-00793
- Iniziative in ordine al fenomeno del precariato nella scuola - n. 3-00794
- Chiarimenti ed iniziative in merito all'introduzione delle diciture «genitore 1» e «genitore 2» nei moduli per l'iscrizione ad istituti scolastici - n. 3-00795
- Missioni (Alla ripresa pomeridiana)
- Calendario dei lavori dell'Assemblea (maggio 2014) e programma dei lavori (giugno 2014)
- Sull'ordine dei lavori
- Ordine del giorno della prossima seduta
RICCARDO FRACCARO, legge il processo verbale della seduta del 28 aprile 2014.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Boschi, Brescia, Bressa, Brunetta, Casero, Castiglione, Antimo Cesaro, Cicchitto, Costa, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fedi, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Gasbarra, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Merlo, Meta, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rossi, Sani, Scalfarotto, Schullian, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Velo, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2215-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato approvato l'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, su cui il Governo aveva posto la questione di fiducia e che si è passati all'esame degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati .
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
ENRICO COSTA, . Signor Presidente, insieme al sottosegretario De Filippo, renderemo i pareri in ragione della competenza in materia.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Sannicandro n. 9/2215-AR/1, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/2215-AR/2.
PRESIDENTE. Prego, sottosegretario De Filippo.
VITO DE FILIPPO, . Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Taglialatela n. 9/2215-AR/3, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Catalano n. 9/2215-AR/4, a condizione che sia riformulato nel senso di sopprimere l'ultimo capoverso dell'impegno, perché contrasterebbe con una disposizione normativa e, specificamente, con l'articolo 48 del decreto-legge n. 269 del 2003.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/2215-AR/5, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Boccadutri n. 9/2215-AR/6, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo, dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «ad intraprendere» con le seguenti: « a valutare l'opportunità di intraprendere».
PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Costa.
ENRICO COSTA, . Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Allasia n. 9/2215-AR/7, a condizione che sia riformulato, inserendo nel dispositivo, dopo le parole: «ad adottare», le parole: «nei limiti delle esigenze di finanza pubblica».
Il Governo esprime parere contrario sui successivi ordini del giorno Borghesi n. 9/2215-AR/8 e Matteo Bragantini n. 9/2215-AR/9, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Buonanno n. 9/2215-AR/10, a condizione che sia riformulato, inserendo nel dispositivo dopo le parole: «ad adottare», le parole: «nei limiti delle esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Busin n. 9/2215-AR/11, a condizione che sia riformulato, inserendo nel dispositivo dopo le parole: «ad adottare», le parole: «nei limiti delle esigenze di finanza pubblica».
L'ordine del giorno Caon n. 9/2215-AR/12, è accolto come raccomandazione a condizione che la prima parte della premessa sia espunta fino alla parola «pesanti». Sugli ordini del giorno Fedriga n. 9/2215-AR/13 e Rondini n. 9/2215-AR/14, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Prego, sottosegretario De Filippo.
VITO DE FILIPPO, . Sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2215-AR/15, il parere è favorevole purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a predisporre uno studio approfondito» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di predisporre uno studio approfondito» e dovrebbero essere inoltre espunte le parole «entro sei mesi» alla fine del periodo. Sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/2215-AR/16, il parere è favorevole a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di espungerne le parole da «entro sei mesi» fino a «provvedimento». L'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2215-AR/17, è accolto come raccomandazione, previa espunzione nella premessa dei primi due periodi e nel dispositivo è necessario inserire la clausola di salvaguardia a favore della finanza pubblica. L'ordine del giorno Marcolin n. 9/2215-AR/18, è accolto come raccomandazione, previa espunzione nella premessa dei primi due periodi mentre per quanto riguarda il dispositivo è necessario inserire la seguente riformulazione all'inizio dell'impegno nel senso di «ad avviare ogni opportuna iniziativa volta a reperire nel rispetto della finanza pubblica», e via seguitando.
Sull'ordine del giorno Binetti n. 9/2215-AR/19, il parere è favorevole sui primi quattro capoversi dell'impegno, mentre il quinto deve essere così riformulato: «a valutare ogni idonea misura volta a tutelare le esigenze dei pazienti sottoposti alla sperimentazione del metodo Stamina». Sull'ordine del giorno Gigli n. 9/2215-AR/20, il parere è favorevole con riformulazione: l'incipit dell'impegno deve diventare: «a valutare l'opportunità di predisporre idonei (...)», e via seguitando. Sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/2215-AR/21, il parere è favorevole a condizione che l'incipit dell'impegno sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a valutare la possibilità» con le seguenti: «a valutare l'opportunità». Sull'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/2215-AR/22, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: l'incipit dell'impegno deve diventare anche in questo caso: «a valutare l'opportunità».
PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Costa.
ENRICO COSTA, Sull'ordine del giorno Colletti n. 9/2215-AR/23, il parere è favorevole come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Businarolo n. 9/2215-AR/24, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Prego, sottosegretario De Filippo.
VITO DE FILIPPO, Sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/2215-AR/25, il parere è favorevole purché il dispositivo sia riformulato nel senso di concluderne il periodo con le parole: «fascia C».
PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Costa.
ENRICO COSTA, Sugli ordini del giorno Agostinelli n. 9/2215-AR/26, Turco n. 9/2215-AR/27, Sarti n. 9/2215-AR/28 e Bonafede n. 9/2215-AR/29 il parere è contrario.
PRESIDENTE. Prego, sottosegretario De Filippo.
VITO DE FILIPPO, Sugli ordini del giorno Capone n. 9/2215-AR/30, Miotto n. 9/2215-AR/31 e D'Incecco n. 9/2215-AR/32 il parere è favorevole. L'ordine del giorno Rampelli n. 9/2215-AR/33 è accolto dal Governo come raccomandazione.
PRESIDENTE. Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta fino alle 9,45.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sannicandro n. 9/2215-AR/1, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/2215-AR/2, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, così diamo modo anche ai colleghi di rientrare in Aula, visto che l'Aula è piuttosto sguarnita, ma è il primo voto.
Questo ordine del giorno è molto semplice: parla di Cannabis social club, e alcuni si chiederanno cosa sono. Ma non mi stupisce che vi sia questa domanda fra i colleghi, in quanto abbiamo ascoltato – ma ci torneremo in sede di dichiarazioni di voto – una serie di argomentazioni singolari, particolari, intorno a questa materia che stiamo trattando, che testimonia come, sulla questione delle sostanze stupefacenti e del modo in cui...
PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore.
DANIELE FARINA. ... lo Stato le ordina, le regolamenta, vige una certa inconsapevolezza parlamentare.
I non sono strani strumenti partoriti dalla fantasia antiproibizionista, ma sono associazioni di consumatori attualmente operanti legalmente in alcuni Paesi europei, partendo dalla Spagna e dal Belgio e sono associazioni in via di regolamentazione in altri Paesi europei. Trattasi di associazioni di consumatori ben regolamentate, con limiti di legge imposti, un controllo qualitativo, la tutela dei minori, e soprattutto l'incentivazione ad un uso consapevole della sostanza stupefacente di cui alla Tabella 2, denominata cannabis, e non altro.
Sono associazioni di cui si sta monitorando con grande interesse anche l'impatto sul cosiddetto narcotraffico, ossia come si è modificato, in quei Paesi dove i social club possono operare, il traffico degli stupefacenti.
Dalle prime risultanze che oggi si possono avere dopo qualche anno di attività, le indicazioni sono assolutamente positive con un impatto molto interessante di riduzione del traffico di stupefacenti, in particolar modo stiamo parlando di cannabis.
Ecco perché abbiamo chiesto al Governo un semplice impegno, cioè quello di regolamentare queste associazioni anche nel nostro ordinamento, un impegno chiaramente futuro che potrà avvenire allorquando la coltivazione di cannabis per uso personale non sarà più – auspichiamo a breve – un reato perseguibile, ma entri nella sfera della non punibilità.
A partire da questo diritto individuale fornito ad ogni cittadino, che dovrebbe permanere come se fosse un bene comune, anche quando lo Stato dovesse decidere di regolamentare – come sta avvenendo in larga parte del mondo la materia – a partire da quel diritto di coltivazione per uso personale è chiaro – come è avvenuto in Spagna – che poi la costituzione di associazioni con tali scopi o tale denominazione o altra, avverrà abbastanza naturalmente, magari a «colpi di giurisprudenza» come spesso ci accade, piuttosto che di legislazione.
Dunque, di parliamo ed è per questo che invito l'Aula a votare favorevolmente su questo ordine del giorno perché credo non sia sfuggito anche a voi che su questo tema c’è larga attesa nel Paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/2215-AR/2, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, chiedo al Governo se può rivedere il parere anche sulla scorta delle memorie che abbiamo ricevuto nel corso delle audizioni, che appunto ci facevano rilevare che non si può trattare nello stesso modo la e deve essere trattata diversamente a seconda delle concentrazioni del principio attivo.
Chiedo quindi al Governo se è possibile rivedere il parere.
PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Costa.
ENRICO COSTA, Signor Presidente, io proporrei – e lo si potrebbe accogliere come raccomandazione – una riformulazione della parte dispositiva: alla quarta riga del dispositivo dopo la parola «iniziative» aggiungere «con riferimento ai temi evidenziati in premessa», espungendo tutto il resto fino in fondo. A questo punto lo si potrebbe accogliere come raccomandazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/2215-AR/14, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Grimoldi n. 9/2215-AR/15 e Guidesi n. 9/2215-AR/16, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2215-AR/17, accolto dal Governo come raccomandazione nel testo riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marcolin n. 9/2215-AR/18, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/2215-AR/19, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Gigli n. 9/2215-AR/20, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, io vorrei dire solo questo al Governo, che capisco la clausola di rito «a valutare l'opportunità di», che è la clausola con la quale poi in genere questi nostri ordini del giorno finiscono nel dimenticatoio, però vorrei segnalare che su questo tema, come già richiamato nell'ordine del giorno, noi avevamo già avuto un primo impegno del Governo il 20 maggio 2013 e se continuiamo «a valutare» c’è il rischio, come segnalato proprio ieri dal direttore dell'AIFA, Luca Pani, in un'audizione in Lombardia, che nuovi casi Stamina scoppino in Italia. Proprio Luca Pani ci avvertiva che ce ne sono tre che sono già oggetto di attenzione dal punto di vista penale, in Toscana in Campania e non ricordo dove altro. Allora, arrivare a mettere un punto fermo su questa disciplina, anche quando i singoli interessati intervengono a mezzo di azioni giudiziarie, io credo che sia ormai un se non vogliamo arrivare ad un nuovo caso Stamina o ad un nuovo caso Di Bella di qui a pochissimo tempo. Quindi toglierei, se possibile, questo «a valutare l'opportunità di». Se non è possibile, accetto comunque la riformulazione.
PRESIDENTE. Il Governo chiede di intervenire. Prego.
VITO DE FILIPPO, Signor Presidente, nel rispetto del senso dell'ordine del giorno, volevo far rilevare all'onorevoli Gigli che la dizione che proponiamo – invece di «predisporre» a «valutare» – è perché potrebbero esserci strumenti diversi da quello legislativo per mettere in campo. Quindi «stringere» soltanto in una sola opportunità di mezzi mi sembra in contraddizione proprio con il senso dell'ordine giorno. In questo senso io chiederei all'onorevole Gigli di confermare la nostra riformulazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gigli n. 9/2215-AR/20.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/2215-AR/21, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/2215-AR/22, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
PAOLO BERNINI. Signor Presidente non accetto la riformulazione e vorrei spiegare un attimo l'ordine del giorno. In Italia, il ricorso a farmaci cannabinoidi è legittimo ormai da quattordici mesi, ma la possibilità di accedervi per i pazienti è rimasta nulla, essendo la procedura lenta e macchinosa. I farmaci cannabinoidi valutati dalla letteratura scientifica come efficaci non sono disponibili per alleviare i dolori dei pazienti e per migliorarne la qualità di vita. La legge della regione Abruzzo prevede la possibilità di stipulare convenzioni con centri attrezzati per la produzione e la preparazione dei farmaci. Nessuna azienda farmaceutica italiana tuttavia ha ancora chiesto licenza di produrre farmaci cannabinoidi. Anche per questo è stata avanzata ai due Ministri una petizione via Internet per chiedere che lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, che già prepara diverse tipologie di farmaci, cominci a produrre medicinali cannabinoidi per i pazienti italiani attraverso un protocollo d'intesa tra Ministero della salute e Ministero della difesa.
Lo stabilimento avrebbe già dichiarato un interesse in tal senso; questo consentirebbe al Servizio sanitario nazionale di godere di una notevole riduzione di tempi e, soprattutto, di costi. Questo ordine del giorno impegna ad avviare subito le necessarie iniziative affinché lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze avvii la produzione di medicinali cannabinoidi, anche stipulando con lo stesso un'apposita convenzione, dato che, da indiscrezioni stampa, il Governo sta lavorando all'ipotesi di investire sull'istituto farmaceutico militare di Firenze per la lavorazione di medicinali a base di che attualmente vengono importati dall'estero, a costi elevatissimi.
Al progetto lavorerebbero gli stessi Ministri Lorenzin e Pinotti. Se questo progetto dovesse trovare una sua forma e andare in porto, sarebbe una svolta sia per le regioni, sui cui bilanci attualmente ricadono i costi dei medicinali, sia per i pazienti affetti da patologie che trovano beneficio nell'uso della (sclerosi multipla, neuropatie, tumori e altro).
Molti di loro oggi sono esclusi dalla terapia proprio per questioni economiche. Basti ricordare che il Sativex, farmaco autorizzato dall'Aifa, costa oggi circa 700 euro a flacone, cioè un mese di terapia, e che l'infiorescenza, cioè il Bedrocan, attualmente importato dall'Olanda, costa 35 euro al grammo, quando la posologia medica per un paziente affetto da sclerosi multipla è 2 grammi al giorno. Chiedo di mettere ai voti questo ordine del giorno .
VITO DE FILIPPO, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VITO DE FILIPPO, Signor Presidente, in effetti, tra la riformulazione del Governo e l'ordine del giorno la differenza era molto lieve, era soltanto una scrupolosa cautela, ma accogliamo, dopo l'intervento, la formulazione così come era stata predisposta .
PRESIDENTE. Quindi, l'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/2215-AR/22 viene accolto pienamente.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Colletti n. 9/2215-AR/23, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Businarolo n. 9/2215-AR/24, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Businarolo n. 9/2215-AR/24, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, noi socialisti voteremo a favore del decreto sulle tossicodipendenze: è indispensabile per fare chiarezza e colmare il vuoto legislativo dopo la bocciatura della legge Fini-Giovanardi da parte della Consulta.
Riteniamo che il testo uscito dalle Commissioni rappresenti un passo avanti, perché ristabilisce la differenza tra droghe pesanti e leggere, depenalizza l'acquisto ed il consumo personale, alleggerisce le sanzioni per i piccoli spacciatori e, sul fronte dei farmaci, consente un risparmio per il Servizio sanitario nazionale semplificando le procedure per utilizzare i farmaci meno onerosi per fini terapeutici diversi da quelli indicati nel foglietto illustrativo.
Siamo convinti che il tema delle droghe vada affrontato senza furori ideologici, tenendo conto, da un lato, dell'aspetto giuridico e penale e, dall'altro, di quello della salute, considerato che sono spesso coinvolti giovani e giovanissimi. Sul primo fronte non servono scorciatoie punitive e repressive nei confronti dei consumatori. Come ci ha ricordato la collega Binetti, la repressione stimola il gusto della trasgressione, in particolare tra i giovani e i giovanissimi consumatori, portando a risultati opposti a quelli che si intendono perseguire.
Per quanto riguarda l'aspetto legato alla salute, dobbiamo impegnarci sul fronte della prevenzione per contrastare la crescente diffusione del fenomeno delle dipendenze, che non riguarda solo le droghe leggere o pesanti, ma alcol, fumo, farmaci: tutte forme di dipendenza che possono provocare danni gravissimi.
Infine, ancora pochi secondi, essendo assente dal Parlamento la voce radicale, mi sento in dovere di farmene per quanto possibile portavoce, chiedendovi di prendere presto in considerazione l'idea della legalizzazione delle droghe, almeno quelle leggere. Voglio specificare: legalizzazione e non liberalizzazione. Sono due concetti diversi: la legalizzazione è uno strumento per togliere dalle mani della malavita organizzata...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Locatelli.
PIA ELDA LOCATELLI. ...il traffico e consentire il controllo del consumo di droghe senza per questo incentivarlo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, noi del Centro Democratico voteremo a favore del testo di legge sulla conversione del decreto in esame. Lo consideriamo equilibrato e rispondente all'esigenza di coprire il vuoto legislativo conseguente alla nota sentenza della Corte costituzionale di abrogazione della Giovanardi-Fini.
Anche in questo caso si è reso necessario ricorrere al voto di fiducia – si è detto la quarta fiducia sul quarto decreto dell'era Renzi – e subito il dibattito è stato orientato sulla valutazione politica del Governo e sulle imminenti elezioni europee, che, come sostenuto da alcuni, saranno il vero banco di prova per il Governo Renzi. Come al solito, mentre negli altri Paesi europei le forze politiche si confrontano sui temi della nuova Europa, il provincialismo politico italiano trasforma questa grande opportunità in una «chiassata» utile solamente a lavare i panni sporchi. Così facendo, la politica, anche quella che si identifica come motore di rinnovamento, continua a perdere credibilità e autorevolezza. Tutte le istituzioni vengono costantemente messe in discussione fino all'estremo: anche le forze di polizia arrivano ad attaccare le stesse istituzioni e i principi di cui devono essere custodi e difensori.
Noi del Centro Democratico, che valutiamo appunto positivamente questo disegno di legge di conversione, elaborato con grande equilibrio e buon senso dalle Commissioni affari sociali e giustizia, cerchiamo di tenere la barra dritta e inquadriamo anche questo tema in materia di disciplina degli stupefacenti nel più ampio ambito europeo.
ROBERTO CAPELLI. L'uso, l'abuso, lo spaccio, la distinzione tra droghe pesanti e leggere non possono e non devono essere solo una riflessione nazionale, in un'Europa sempre più priva di confini e di barriere. La nostra scelta europea, la scelta di rappresentare il pensiero liberal-democratico ci porta a valutare questo tema al pari di quello inerente la difesa, la moneta unica, la finanza, l'economia, lo sviluppo, come contenuto programmatico della nuova Europa. Il progetto liberal-democratico è alternativo al ristretto bipolarismo nostrano.
Concordiamo convintamente con l'azione riformatrice identificata dal Presidente Renzi, anzi la vorremmo ancora più determinata ed efficace, ma guardiamo a un'Italia più governata da un pensiero politico che da un uomo o una donna soli al comando. In questo quadro, nonostante l'oscurantismo mediatico, anche in Italia l'alternativa liberal-democratica esiste e si farà strada e sarà – ne siamo convinti – una risorsa utile e necessaria anche per questo Governo nazionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.
MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, giudichiamo un punto di equilibrio il testo del decreto, così come modificato, relativo alla disciplina degli stupefacenti e all'impiego di farmaci . Con il Governo abbiamo condiviso l'urgenza e l'esigenza di intervenire sotto il profilo legislativo in ragione della sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la legge Fini-Giovanardi nei suoi aspetti fondamentali, ripristinando la distinzione fra le cosiddette droghe leggere e quelle pesanti e imponendo, dunque, la modifica della classificazione delle sostanze stupefacenti ed un diverso quadro normativo.
La riformulazione ed il ripristino delle tabelle delle sostanze stupefacenti, la riconsiderazione delle sanzioni penali in ordine al reato di piccolo spaccio e la previsione delle sanzioni amministrative per l'uso personale di sostanze stupefacenti, la previsione del lavoro di pubblica utilità anziché della sanzione penale per i reati di lieve entità sono punti sui quali il lavoro delle Commissioni di merito ha garantito l'individuazione di soluzioni realistiche e adeguate, in ordine a problematiche che presentano profili di particolare complessità e richiedono scelte legislative che non si affidino esclusivamente alla legislazione penale.
La disciplina, che sarà vigente con il voto delle Camere, è certamente in armonia con la sentenza della Corte costituzionale. Si era già intervenuti, come necessario, in merito agli aspetti amministrativi relativi a stupefacenti ed a farmaci, rinviando al Parlamento un'approfondita riflessione in merito agli aspetti penali e legislativi.
Non apparteniamo a coloro che si contrappongono, sulla base di opposte visioni ideologiche: liberalizzazione o repressione esclusivamente penale in materia di tossicodipendenza, prospettive che, da opposto estremismo, hanno determinato pesanti conseguenze ed emergenze sociali.
Riteniamo che la maggioranza di Governo e l'Esecutivo, con questo provvedimento, abbiano nel contempo dato certezze normative ed avviato un percorso responsabile e consapevole di confronto con i cittadini e gli enti locali, le organizzazioni, gli operatori ed i soggetti pubblici e privati che operano sulle tossicodipendenze, un confronto che dovrebbe consentire – è il nostro auspicio – una riflessione ponderata, organica e riformatrice della legislazione in materia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi deputati e rappresentanti del Governo, per giudicare questo provvedimento a noi, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, basta osservare una certa gioia che serpeggia tra i nostri avversari di sempre sulla materia: gli antiproibizionisti, che vogliono la droga libera e legale, magari direttamente spacciata dallo Stato. Se loro festeggiano, se voi festeggiate, noi ci apprestiamo alla battaglia.
La sentenza della Consulta avrebbe dovuto mettere lei, Presidente Renzi, nelle condizioni di correggere solo le incongruenze tecniche della precedente legge. Invece, ha deciso di rivederne l'impianto e i principi, quasi riuscendo nel miracoloso disegno di agganciare SEL e MoVimento 5 Stelle, un filo di antiproibizionismo in più e ci sarebbe riuscito. Anche Beppe Grillo ha quasi gettato la maschera e si è quasi dichiarato, dopo aver sostenuto l'abrogazione del reato di immigrazione clandestina, con simpatie di sinistra. Noi non ci stiamo, non ci stiamo alle semplificazioni, non ci stiamo a questo approccio.
Tra le mille dichiarazioni altisonanti del Presidente del Consiglio su riforme vaghe e fumose, su inesistenti risorse per l'edilizia e sullo sviluppo economico, repentinamente declassato all'elargizione di 80 euro al mese, che sono solo 65, da cui vanno decurtate le tasse in aumento, che di fatto li prosciugano, non una parola è stata spesa a sostegno delle famiglie dei tossicodipendenti, non un orizzonte di speranza è stato dato a coloro che hanno imboccato la strada maledetta della droga e vorrebbero uscirne. Niente, silenzio assoluto.
Da mesi si minaccia lo smantellamento del dipartimento per le politiche antidroga, una struttura di eccellenza della pubblica amministrazione, che ha il compito di coordinare – e lo ha fatto egregiamente – la lotta alla droga tra i Ministeri della salute, dell'interno, degli affari sociali, della giustizia e la Presidenza del Consiglio, attraverso lo studio della tossicodipendenza in un'ottica moderna, guardando la droga come una piaga, senza «se» e senza «ma», perché il tossicodipendente è un uomo, la cui personalità va recuperata nella sua pienezza esistenziale, non un semplice malato da curare con la somministrazione di metadone, che crea dipendenza più della droga, con la riduzione del danno, la distribuzione di siringhe per «farsi» meglio, la realizzazione suggestiva di «stanze del buco», la messa in sicurezza del presunto «diritto di sballarsi».
È una persona, non un numero, né un contenitore da riempire di stupefacenti presuntamente liberatori e trasgressivi secondo una mentalità post-sessantottina che ha già distrutto migliaia di giovani. Per noi il vero stupefacente è la vita, non serve la droga. È l'adrenalina l'unica sostanza eccitante, quella naturalmente prodotta dall'organismo, che dà il coraggio per affrontare prove difficili, sostenere un esame d'amore, credere e praticare i propri ideali, vivere le relazioni e i sentimenti con emozioni naturali e, in quanto tali, autentiche e irripetibili, mai uguali a se stesse come quando ci si droga. Noi consideriamo il tossicodipendente un essere umano afflitto da una dipendenza che va liberato dalla schiavitù e la cui personalità va interamente recuperata con l'aiuto delle comunità terapeutiche e di percorsi sostitutivi al carcere, ma necessari e obbligatori. Noi vogliamo tendere una mano alle famiglie rovinate da questo dramma. Voi gli tendete una siringa o una canna di nuova generazione che è più tosta di un grammo di coca. Voi erogate manuali per drogarsi meglio. Capite bene l'abisso che ci separa.
In questo decreto-legge la pietra dello scandalo è rappresentata dalla riabilitata e classificata come droga leggera dopo che un Governo di centrodestra nel 2006 cancellò l'anacronistica distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, una conquista a tutela dei giovani contro spacciatori, narcotraffico e criminalità mafiosa. Una legge che iniziava a far percepire che la pericolosità della droga non è data dal nome che porta o dalla quantità che se ne possiede, ma dal suo principio attivo, una specie di tasso alcolico se rapportato alle bevande. Il principio attivo della ad esempio, negli anni Novanta era pari al 2,5 per cento; oggi, a causa della coltivazione intensiva e delle manipolazioni genetiche, oscilla tra il 16,8 e il 60 per cento. Fino a trenta volte tanto. No, non può essere considerata droga leggera e chi tale la ritiene o è un asino o è in malafede. È un messaggio che Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale indirizza al Presidente Renzi, di bugie sulla droga, e alla sua maggioranza «fricchettona», nostalgica di un vecchio spinello che non esiste più. I comunisti di SEL, i post-comunisti del PD, i travestiti, potremmo così definirli, del Nuovo Centrodestra stanno facendo bassa ideologia sulla pelle dei ragazzi, spingendoli, con questa legalizzazione mascherata, su una strada sbagliata, in un vicolo cieco. Signor Alfano, lei che è Ministro dell'interno dovrebbe sapere che è una bestemmia ignorare questo dato sulla di nuova generazione perché è come dire – cito il verbale di un'audizione in Commissione – che un boccale di birra da 0,4 litri, con un tasso alcolico del 5 per cento, che chiunque può sopportare, produca gli stessi effetti di un medesimo boccale di grappa con un tasso alcolico del 42 per cento. Solo la quantità si equivale, gli effetti del secondo sono devastanti rispetto al primo. Perché vuole ignorarlo, facendo il gioco di produttori e spacciatori di stupefacenti ? Non esiste praticamente più la canna dei vecchi tempi; oggi c’è un nuovo prodotto che dilania il cervello. Vuole farsene una ragione e dichiarargli guerra ?
In questi anni tutti i principali parametri sulla lotta alla droga hanno registrato una regressione, tranne quello sulla . Sul fronte sanitario ci troviamo davanti ad un conflitto vero e proprio, una guerra. Nel 2011, ultimi dati disponibili, i ricoveri ospedalieri per intossicazione da questa droga sono cresciuti del 16 per cento. Nello stesso anno, però, i minori ricoverati perché intossicati dalla sono stati il 44 per cento. Il che vuol dire che con l'attuale percentuale media di principio attivo la fa male al punto da mandare in ospedale e fa più male ai più giovani che sono coloro che ne fanno maggiore uso. Sono 290 mila i ragazzi tra i 15 e i 17 anni che hanno fatto uso almeno una volta di sostanze stupefacenti negli ultimi dodici mesi. Per il 71,2 per cento di essi si è trattato esattamente di . Se fa così male, è il caso di facilitarne la diffusione diminuendo le sanzioni previste per chi la spaccia e la traffica come voi state proponendo in questo decreto-legge ?
La nuova altera il quoziente di intelligenza, modifica la stabilità dell'umore, aumenta la tendenza alla depressione e al suicidio, crea danni irreversibili al cervello. Non avete letto i riscontri scientifici o volete addomesticare la nostra gioventù perché non riuscite a dargli il lavoro e il futuro ? La legge voluta dal centrodestra, quella che va sotto il nome Fini-Giovanardi, ha prodotto una netta diminuzione del consumo e della mortalità per droga. La vulgata antiproibizionista punta a sostenere che non esisterebbe una correlazione tra la ed il successivo uso delle droghe quali la cocaina, l'eroina e quelle sintetiche. Anche questo è falso, la continua ad essere la sostanza più usata, il primo approccio con la droga per gli adolescenti che successivamente ne diventano dipendenti e iniziano ad utilizzare cocaina ed eroina, droghe sintetiche. È dimostrato anche il suo ruolo come droga ponte verso altre sostanze. Ma voi vi ostinate a negarlo. La lettura dei dati incrociati, collazionati dal dipartimento antidroga ci dice che tra le prime cause di morte e invalidità tra i quattordici e i diciotto anni ci sono l'uso di sostanze stupefacenti e gli incidenti per alcool e droga correlati. Alla luce di questa evidenza, al contrario di altre patologie minori per le quali preventivi vengono promossi costantemente, non ci si preoccupa di identificare precocemente il fenomeno, sembra quasi esista un tabù che impedisce l'attivazione di normali procedure di diagnosi precoce anche in questo ambito. Perché le convinzioni ideologiche di Renzi e Alfano valgono più della vita di un adolescente ? Perché non volete salvare dalla droga i tanti figli che creano disperazione in altrettante famiglie italiane ? Poi c’è l'alta incidentalità stradale, le percentuali di positività alle droghe e all'alcol riscontrate su guidatori nel fine settimana possono arrivare al 30, al 60 per cento, una minaccia per la pubblica sicurezza; per i minori, i tempi di reazione, le ridotte capacità motorie e visive, eccetera. Danni gravi, temporanei e permanenti, che minano la qualità della vita dei tossicomani e delle vittime innocenti di incidenti stradali per le quali aspettiamo ancora che la sinistra porti in aula la proposta di legge di Fratelli Italia-Alleanza Nazionale sul riconoscimento del reato di omicidio stradale.
PRESIDENTE. Deputato Rampelli, concluda.
FABIO RAMPELLI. Le organizzazioni internazionali – mi avvio a concludere – per la lotta alla droga intanto, a cominciare dalle Nazioni Unite con il loro ufficio su droghe e criminalità, insistono sulla pericolosità della a livello mentale, cognitivo, neurologico, cardiologico, pneumologico. Lo studio dell'ONU ha rilevato che, se si è tolleranti nei confronti dell'uso della più alta è la probabilità che il bambino....
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
FABIO RAMPELLI. ...di una scuola media possa farne uso. Più si diffondono messaggi di normalizzazione più il consumo aumenta. Ecco, colleghi, noi votiamo contro perché non ci arrendiamo, perché non smetteremo di lottare contro la droga, perché riteniamo che il tossicodipendente sia una persona alla quale va tesa una mano, che va aiutato a ricostruire la propria personalità, che va aiutato a reintegrarsi nella società e perché ci ricordiamo che nessuna legge italiana ha stabilito il principio che drogarsi è lecito
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, illustri rappresentanti del Governo, colleghi, la legge che stiamo votando contiene alcuni indubbi elementi di positività che meritano di essere opportunamente valorizzati, accanto a qualche margine di perplessità che pure va evidenziato. Si affrontano due temi distinti, entrambi della massima importanza: le droghe e i farmaci anche se l'opinione pubblica si è concentrata soprattutto sul tema delle droghe perché ne ha percepito meglio le ragioni di interesse a livello personale e sociale. La sintesi giornalistica più diffusa ha puntato su questi elementi: distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti; riduzione di pena per il piccolo spaccio; esclusione per tale reato della reclusione in carcere; reintroduzione dei lavori di pubblica utilità; quindi è stata prevista la riduzione di sanzioni per l'uso personale di sostanze stupefacenti. In concreto multe più basse e niente carcere per lo spaccio di lieve entità, se si abbassa la pena massima da sei a quattro anni. Infatti si evita la detenzione in carcere per i casi di piccolo spaccio. Se si riduce la pena minima da un anno a sei mesi, anche le multe sono calate drasticamente passando da una cifra compresa tra i 3.000 e i 26.000 euro ad una che oscilla tra i 1.000 e i 15.000 euro.
Al giudice la responsabilità di stabilire la gradazione di pene e multe, in base a quantità e qualità della sostanza spacciata.
Restano, quindi, attive le sanzioni amministrative per chi fa uso di droga, ma vengono meno certi automatismi. Le sanzioni amministrative, quali la sospensione della patente di guida, del porto d'armi, del passaporto e del permesso di soggiorno, avranno una durata variabile a seconda che siano comminate per droghe pesanti oppure per droghe leggere.
In realtà, le parole chiave del decreto sono altre e concretamente, a mio avviso, sono quattro. In primo luogo, avere definito uno di tossicodipendenza; in secondo luogo, i tre passaggi chiave: l'iter che conduce dalla prevenzione alla riabilitazione passando attraverso la cura. Serve una maggiore coscienza del rischio – lo ricorda stamattina l'editoriale del – perché è innegabile il fatto che il consumo di droghe crei dipendenza, quella tossicodipendenza rispetto alla quale la legge traccia un itinerario molto chiaro nella scansione dei suoi tre tempi di riferimento, lasciando da parte la carcerazione, come è naturale che avvenga in ogni processo che abbia per oggetto la tutela della salute.
Occorre uscire da una certa dialettica che ha contrapposto per anni una cultura della repressione, con un carcere fin troppo facile e soprattutto inefficace a curare e riabilitare i tossicodipendenti, alla cultura del cosiddetto spinello libero, per un uso ricreativo senza presunti effetti secondari di alcun tipo. L'alternativa non è tra repressione e liberalizzazione, ma tra vera formazione ed ignoranza.
Il rischio che si è cercato di contenere nella norma è quello per cui, riducendo gli aspetti di tipo repressivo, si creasse una banalizzazione dell'uso delle droghe, creando ulteriori difficoltà a quanti hanno responsabilità verso le nuove generazioni, soprattutto in tempi di emergenza educativa. Per questo la chiave di volta di una corretta interpretazione di questa legge è solo nell'intensificazione dell'azione di prevenzione: più prevenzione e meno repressione, più motivazioni intrinseche e meno interventi dall'esterno.
La prevenzione, quindi, è il punto chiave dell'intero impianto della legge ed è su questo punto che dovrebbe realizzarsi il vero e proprio processo di cambiamento dalla Fini-Giovanardi al decreto Lorenzin. La prevenzione è l'arma vincente su cui investire non solo nel breve termine, ma anche nel medio e lungo termine in maniera permanente e continuativa. La legge che stiamo per votare impegna il nostro Paese, come tutti gli altri Paesi europei, a rispondere al problema della droga attraverso un approccio integrato tra la riduzione della domanda e l'offerta di droga, sulla base dei principi di responsabilità condivisa e di proporzionalità.
Alla riduzione della domanda vogliamo rispondere con una formazione più intensa e responsabile, che risponda efficacemente alle più moderne tecniche di prevenzione. Mentre, alla riduzione dell'offerta, dovranno rispondere le forze pubbliche, impegnate a stroncare il traffico di droga, dall'ingresso nel nostro Paese alla sua distribuzione ed al suo consumo.
A questo proposito, però, si ribadisce che la legislazione italiana, ma ancor prima i principi etici che sottendono alle azioni di prevenzione, cura e riabilitazione, non riconoscono come diritto della persona il diritto a drogarsi, sia per gli inequivocabili danni alla salute che questo può provocare, sia per le conseguenze negative verso terze persone in contatto con chi usa queste sostanze e sia per le gravissime perdite sociali che questo comporta.
La prevenzione nell'uso di sostanze stupefacenti necessita di una serie di strategie d'azione, alcune delle quali dirette all'ambiente ed alla società in generale – è la famosa prevenzione ambientale –, altre dirette ai gruppi più vulnerabili, una prevenzione selettiva. Nell'ambito della prevenzione generale è necessario predisporre una campagna di comunicazione che renda efficaci i messaggi che si vogliono divulgare concretamente. Anche in questo cambiamento di norma è necessario che parta una campagna di comunicazione, che dia atto di quelli che sono i punti di conquista che questa norma propone e soprattutto, però, non abbassi il livello di guardia rispetto ai rischi che il consumo di droga presuppone.
L'obiettivo, quindi, è quello di creare una cultura della prevenzione dalle dipendenze come parte integrante degli interventi di educazione e promozione della salute, favorendo una corretta conoscenza del tema delle dipendenze. Per questo bisognerà mettere a disposizione delle scuole una serie di offerte formative diversificate rispetto al ed agli obiettivi, in una logica di continuità che accompagni gli studenti in tutto il loro percorso scolastico, affrontando le problematiche delle dipendenze con metodologie, informazioni e materiali didattici adeguati all'età.
L'obiettivo è far acquisire competenze cognitive ed abilità sociali che modifichino l'equilibrio tra fattori di rischio e fattori di protezione, in modo che questi ultimi prevalgano su quelli di rischio, promuovendo comportamenti e stili di vita volti alla salute e al benessere personale e collettivo.
Le attività di prevenzione devono tener conto che, attualmente, il comportamento prevalente di assunzione si caratterizza per un policonsumo di sostanze – vari tipi di droghe, alcool, tabacco – e, inoltre, che da alcuni anni si osserva il calo dell'età del primo indizio di uso di droghe. Per questo è necessario anticipare l'inizio delle attività di prevenzione ricordando il ruolo della come droga-ponte verso altre sostanze, senza sottovalutare il rischio correlato all'uso di questa sostanza considerata, troppo spesso superficialmente, leggera, come lascia supporre il suo inserimento nella Tabella 2 del provvedimento.
Le cosiddette droghe leggere contengono oggi una concentrazione del principio attivo decisamente maggiore rispetto a quelle di prima generazione, con l'unico scopo di creare maggiore dipendenza in tempi più brevi. Non a caso, questo è stato il punto su cui si è concentrato il dibattito nelle Commissioni. Il consumo delle cosiddette droghe leggere sembra che riguardi 3-4 milioni di persone e, se nessuno crede né hai mai creduto che il carcere possa risolvere il problema, non si può neppure ignorare il rischio potenziale che queste persone corrono: quello di passare da consumatori occasionali a consumatori ordinari, perché, a questo punto, diventa difficile fare a meno della propria dose quotidiana, e lo stato di dipendenza diventa un fattore pesante di condizionamento nella loro vita e in quella della loro famiglia.
Ma la prevenzione non basta, perché sappiamo che sono già molte le persone che sono in stato di dipendenza e, quindi, vogliamo prestare una particolare attenzione, una revisione, un intervento più qualificato nei confronti della cura e del supporto necessario delle strutture sanitarie. Dalle ricerche scientifiche sono stati identificati i fattori di rischio che possono creare lo stato di maggiore vulnerabilità per lo sviluppo della dipendenza, alcuni dei quali sono geneticamente determinati, altri, ugualmente importanti, sono di tipo psicologico, educativo e socio-ambientale. Analogamente, sono stati individuati fattori protettivi, tra cui la famiglia e la scuola; ma tra i fattori protettivi dobbiamo considerare anche la qualità dei servizi socio-assistenziali che vengono offerti a queste persone.
La prescrizione di medicinali compresi nella Tabella dei medicinali, sezione A, per il trattamento degli stati di tossicodipendenza da oppiacei va effettuata all'interno di un piano terapeutico individualizzato, secondo modalità stabilite con decreto del Ministero della salute.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA BINETTI. Per una cura più efficace è utile anticipare la scoperta dell'uso di sostanze da parte delle persone minorenni al fine di poter instaurare un intervento correttivo precoce, con l'attivazione contemporanea di interventi di supporto educativo e specialistico per le famiglie.
Per ottenere un obiettivo così complesso come quello della riabilitazione e il successivo reinserimento nei contesti di vita ordinaria, è necessario considerare anche il coordinamento come elemento chiave per stabilire e condurre una strategia di successo contro le recidive nell'uso di droghe. Per questo, oltre a mantenere alto il livello di contrasto dell'offerta attraverso la lotta alle organizzazioni criminali dedite al traffico e allo spaccio di sostanze illecite e al riciclaggio del denaro proveniente da tali attività, è importante individuare possibilità concrete di inserimento professionale e sociale, in cui gli ormai tossicodipendenti possono coltivare e mantenere stima di sé e determinazione necessaria a non farsi catturare nuovamente dall'offerta di droghe.
Per questo serve una ricerca e un'adeguata informazione, che faccia apparire la recidiva nel consumo come un comportamento inadeguato da evitare in tutti i modi, in quanto mette gravemente a rischio la propria e l'altrui salute. La droga deve apparire sempre più come un disvalore e non come un plusvalore, un comportamento da abbandonare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, se è vero che a seguito della sentenza della Corte costituzionale bisognava intervenire per colmare un vuoto normativo, è altrettanto vero che lo si doveva fare nel rispetto di quanti ci chiedevano di non abbassare la guardia. Vale la pena, comunque, ricordare che la sentenza della Corte costituzionale, che ha bocciato la cosiddetta legge Fini-Giovanardi in materia di stupefacenti, è basata sull'accertamento di un vizio meramente procedurale della citata legge, non entrando assolutamente nel merito della stessa.
È il vizio procedurale dovuto all'assenza di omogeneità, intervenendo, quindi, la sentenza non già sull'illegittimità sostanziale delle norme oggetto della pronuncia, norme che avete modificato profondamente senza motivo, allora.
Voi licenziate questo brutto provvedimento e vi lasciate informare nel legiferare, ancora una volta, da dannose ideologie che hanno come obiettivo la disgregazione e la disarticolazione della comunità sana, e ne minate la sicurezza e la pace sociale.
E se la schizofrenia di questo Governo è palese – perché non si può un giorno annunciare la volontà di introdurre il reato di omicidio stradale per chi uccide guidando sotto l'effetto di stupefacenti e il giorno appresso depenalizzare lo spaccio di droga, di fatto agevolandone la vendita e il consumo schizofrenia che trova giustificazione solo se consideriamo questo provvedimento un omaggio a chi invece punta alla liberalizzazione delle droghe – non trova giustificazione alcuna non aver voluto ascoltare gli appelli che ci sono arrivati dalle comunità terapeutiche, dal mondo scientifico e dalle forze dell'ordine.
Faccio riferimento a chi ci metteva in guardia ricordandoci che non esistono droghe leggere e droghe pesanti (distinzione, vale la pena ricordare, coniata in ambito giornalistico e non frutto di valutazione di carattere scientifico); a chi sottolineava che non esiste e non può esistere un diritto a drogarsi e che, al contrario, deve esistere e deve essere tutelato il diritto a non drogarsi; a chi giustamente ci faceva notare che i termini «leggera» e «pesante» riferiti alle droghe, così come oggi sono intesi, fanno riferimento unicamente alla capacità di una sostanza di provocare dipendenza e non alla sua tossicità intrinseca, ovvero alla potenzialità che una sostanza ha di provocare danni alla salute e che, quindi, la scienza e la tossicologia non hanno mai operato una differenza tra droghe leggere e droghe pesanti; a chi ci diceva di prestare attenzione nel legiferare perché oggi esistono prove scientifiche che la non può essere considerata una droga leggera anche per il rapporto che ha dimostrato avere spesso, in associazione con l'alcol, nell'agevolare l'accesso precoce e progressivo verso sostanze più pesanti e più pericolose quali la cocaina e l'eroina, e che la differenza fra droghe leggere e pesanti non esiste se prendiamo in considerazione anche il solo uso di per i danni alla salute che può causare e per la quale è stata rilevata una stretta associazione con lo sviluppo di sintomi psicotici, uso che può innescare un disturbo psicotico vero e proprio.
È stato osservato, ci diceva in audizione la Società italiana di psichiatria, che gli effetti potenzialmente più dannosi della si determinano nella prima adolescenza e in relazione alle sempre più frequenti condizioni di poliabuso, tipiche della popolazione giovanile.
Rilevante – ci dicevano – è l'associazione -alcol, molto diffusa tra i giovani. Ed ancora, la cospicua riduzione della pena – ci avvertivano –, cioè il ripristino della cosiddetta Jervolino-Vassalli per i reati aventi ad oggetto i derivati della rispetto alle sanzioni che erano previste dalla cosiddetta Fini-Giovanardi (reclusione da due a sei anni in luogo della pena della reclusione da sei a vent'anni), avrà quale effetto di indurre, in considerazione della posizione geografica dell'Italia, situata in prossimità di due Paesi ove avviene la maggior produzione illecita mondiale della (Marocco per l'hashish e Albania per la marijuana), i trafficanti ad identificare il nostro Paese, come avviene già per la Spagna, in un luogo di transito, oltre che di consumo, dell'hashish e della marijuana diretti verso il resto dell'Europa continentale.
Questo l'appello del Dipartimento della pubblica sicurezza e della Direzione centrale per i servizi antidroga, che chiedeva, inoltre, di non depotenziare la risposta sanzionatoria dell'articolo 73 del Testo unico sugli stupefacenti, in quanto rappresentava un valido mezzo per colpire duramente una delle attività illecite attraverso cui le mafie esprimono plasticamente il proprio potenziale criminale .
A questi accorati e legittimi appelli di chi con il fenomeno dello spaccio e della dipendenza e dei suoi effetti collaterali si misura ogni giorno, questo Governo schizofrenico, che ha affidato al volto serafico, angelico e rassicurante del Ministro Boschi la comunicazione all'Aula della posizione della questione di fiducia, risponde con una depenalizzazione dello spaccio di droga, agevolando quello di e dei suoi derivati, che sono all'origine di molti omicidi stradali.
E lo ricordiamo al signor Renzi, Presidente del Consiglio per diritto conferitogli dal Presidente della Repubblica ma che non lo è per voto popolare, l'unico che può investire legittimamente chi si appresta a governare un Paese. Un Paese, il nostro, ormai in balia delle sirene di chi sostiene che, se qualcuno delinque, è colpa della società, e il conto lo devono pagare i cittadini onesti che a quella società si rifanno .
Questa è la filosofia che ha guidato il Governo, che vara questo provvedimento in ossequio a quanti in quest'Aula rappresentano quella filosofia: prede della furia del «tanto peggio, tanto meglio», ai limiti della psicopatologia nemica del bene; e sottolineo «nemica irriducibile del bene delle comunità sane e del loro comune sentire». Incarnazione di impulsi irrazionali, maldestramente evocati da personaggi che in una società sana sarebbero relegati al palcoscenico di qualche recita non d'avanguardia ma di retroguardia, sollecitando gli istinti più bassi che al più sarebbero oggetto dell'analisi di qualche buon psicoterapeuta, e che nell'Italia preda della congiuntura riesce anche a produrre una rappresentanza parlamentare, ingannando la buona fede del cittadino elettore che spera, e sperava, che un voto in tal senso potesse scuotere il palazzo.
Ebbene, sull'altare del politicamente corretto, ancora una volta, con provvedimenti come questi, sacrificate la sicurezza delle nostre comunità. Domani uomini e donne onesti rivedranno passeggiare tranquillamente per le strade spacciatori per vocazione e non per necessità, come lo sono quelli di hashish, con la loro faccia arrogante e la loro protervia da criminali impuniti, grazie ad uno Stato governato da chi riconosce il diritto alla libertà che scivola sul piano inclinato che conduce alla licenza di poter fare tutto quello che voglio. Grazie a questo provvedimento saranno messi in libertà tutti quegli immigrati che dietro le sbarre scontano una pena per spaccio, che voi depenalizzate; e questi bipedi saranno liberi di mostrare il loro fare arrogante per le nostre strade.
Finalmente, cara Presidente Boldrini, grazie a lei e alla sua filosofia, a chi davanti a lei si genuflette (non noi, che stiamo dalla parte della gente perbene, della gente onesta), l'immigrato nullafacente per sbarcare il lunario potrà serenamente spacciare e uccidere i nostri ragazzi .
È questa la filosofia, cattiva filosofia, alla quale si piega questo Esecutivo. Noi no, noi non ci pieghiamo: noi convintamente voteremo contro questo provvedimento, contro questo brutto provvedimento, contro questo schifoso provvedimento !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge che la Camera è oggi chiamata a convertire trova la sua motivazione in due eventi esterni all'attività del Parlamento e all'agenda del Governo: la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità della legge in materia di sostanze stupefacenti che va sotto il nome di Fini-Giovanardi; e la decisione dell'Autorità garante del mercato e della concorrenza che ha sanzionato il comportamento di due multinazionali farmaceutiche, Roche e Novartis, per la nota vicenda della commercializzazione dei farmaci Avastin e Lucentis. Fra le due problematiche non c’è relazione alcuna, al di là della vicinanza temporale e del clamore suscitato nell'opinione pubblica, in misura tale da esigere una immediata risposta delle istituzioni.
È pur vero che la sentenza della Corte costituzionale non è motivata su questioni di merito, bensì sulla violazione dell'articolo 77 della Costituzione. Tuttavia, l'intervento della Corte, che di fatto ripristinava la normativa previgente ponendo problemi di coerenza con tutta una serie di norme attuative sopravvenute, richiedeva comunque una manutenzione generale della materia, che non poteva non mettere in discussione i principi ispiratori della norma cancellata dall'ordinamento.
Prima di entrare nell'argomento specifico, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula e del Governo sulla circostanza, sanzionata dalla Corte, che la «Fini-Giovanardi» venne introdotta in sede di conversione di un decreto-legge che aveva come oggetto le olimpiadi invernali di Torino.
Sotto il profilo della correttezza del procedimento di formazione delle leggi, la sentenza della Corte costituzionale rappresenta un autorevolissimo monito a non ripetere errori così clamorosi e a coltivare il principio della coerenza interna degli atti normativi, principio che viene da parte del Governo e del Parlamento quotidianamente disatteso. Qualsiasi intervento in materia di consumo e spaccio di stupefacenti, che stimola sensibilità diffuse e suscita reazioni ideologiche e richiama antichi steccati, corre il rischio di ricreare un clima di scontro che rende difficile produrre norme chiare ed efficaci. Desidero dare atto ai presidenti Ferranti e Vargiu di avere saputo gestire al meglio il lavoro congiunto delle Commissioni II e XII, animando un clima di collaborazione nel quale le diverse sensibilità hanno saputo trovare momenti di condivisione, volti a migliorare il testo presentato dal Governo, rendendolo più aperto sul piano dei principi, più organico sotto il profilo dell'applicabilità e dunque più concreto e aderente al comune sentire.
Sarebbe stato improduttivo un dibattito ideologico su proibizionismo e liberalizzazione che ignorasse i dati di realtà, fra questi, il sostanziale fallimento della «Fini-Giovanardi». La criminalizzazione di tutte le droghe e la soppressione della distinzione tra sostanze di diversa pericolosità e l'eccessiva severità in tema di uso personale, unita ad un'indiscriminata repressione di qualunque forma di spaccio, hanno ingolfato le nostre carceri senza diminuire il consumo di stupefacenti.
Le norme introdotte con il decreto-legge oggi in esame difettano probabilmente in sistematicità, ma introducono innovazioni rilevanti che il gruppo di Scelta Civica ritiene positive. Ci sarà sempre in quest'Aula chi considera suo diritto, o quasi suo dovere privilegiare gli aspetti più tristi della propaganda, esasperando i toni, al solo scopo di guadagnare in visibilità. Suppongo inutile ogni richiamo alla moderazione e mi limiterò ad affermare che legiferare bene richiede onestà intellettuale e una forte attitudine a ragionare con serenità.
Anche in materia di utilizzo di farmaci regolarmente in commercio, il testo rielaborato in Commissione è decisamente migliorativo. La legge n. 296 del 27 dicembre 2006, che era la legge finanziaria per l'anno 2007, all'articolo 1, comma 796, lettera – e sottolineo questi due dati: comma 796 e lettera che sono la fotografia dell'incapacità di questo Parlamento di proporre e produrre una normativa leggibile, e chiudo la parentesi – questa normativa piuttosto confusa vietava l'impiego di farmaci per applicazioni terapeutiche diverse da quelle indicate al momento della registrazione, quando fosse disponibile un farmaco specificamente votato.
La nuova formulazione dell'articolo 3, elaborata in Commissione, ribalta tale logica consentendo l'uso quando sia comunemente accettato nella pratica medica a prescindere dall'esistenza o meno di farmaci alternativi. Aifa mantiene ovviamente una funzione regolatrice e di vigilanza, ma la norma avrà l'effetto positivo di facilitare l'impiego di farmaci in modo più rispondente ai bisogni dei pazienti e alle esigenze di economicità del Servizio sanitario nazionale.
Un'ultima considerazione: è quasi scontato che le minoranze lamentino un eccesso di iniziativa legislativa da parte del Governo e più volte anche Scelta Civica ha espresso il proprio dissenso circa l'eccessivo ricorso sia alla decretazione d'urgenza, che al voto di fiducia.
Tuttavia, il fatto che il Governo abbia posto la fiducia su di un testo autonomamente rielaborato dalle Commissioni competenti, fino a modificare radicalmente l'impianto originario, costituisce, a mio avviso, un implicito riconoscimento della funzione del Parlamento e potrebbe anche rappresentare una benefica inversione di tendenza nei rapporti fra Camere ed Esecutivo, perché se, da un lato, noi comprendiamo la volontà del Governo di accelerare i provvedimenti che ritiene urgenti e necessari, non di meno la fretta spesso è cattiva consigliera e un momento di riflessione nel luogo a ciò deputato, vale a dire le Commissioni e quest'Aula, è assolutamente positivo. Questo episodio, che ritengo foriero di sviluppi futuri, può essere un esempio da seguire e da imitare.
È anche con questo auspicio che dichiaro il voto favorevole di Scelta Civica alla conversione in legge del decreto-legge n. 36 del 20 marzo 2014 .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'occasione di questa dichiarazione di voto e anche di questa diretta televisiva mi consente, in premessa, di spiegare alcune cose che sono state in parte anche dette ma che è bene ribadire. In primo luogo, la Corte costituzionale non ha mai detto che la «legge Fini-Giovanardi» è sbagliata nel merito; ha detto che alcune parti, l'articolo 4- e il 4- di quella legge erano illegittimi perché introdotti in modo disomogeneo, in quanto inseriti in un decreto-legge estraneo per materia.
In secondo luogo, mai e poi mai la Corte costituzionale si è pronunciata contro la legge in quanto tale. Essa nel merito addirittura viene tutelata e c’è un buon motivo perché ciò avvenne. I risultati, d'altronde, parlavano per essa. Dal 2007 il consumo delle droghe diminuisce e anche il numero delle morti (sto citando fonti del Consiglio nazionale delle ricerche). Certamente c’è un problema di sovrappopolazione carceraria che va esaminato mediante l'uso della riabilitazione in centri di recupero, ma anche qui i dati del DAP del 2012, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ci dicono che c’è stata una diminuzione delle detenzioni dovute a materie di questo genere.
In terzo luogo, la «Fini-Giovanardi» è una legge simbolo, che ha dato prova di una cultura della vita priva di concessioni e che si oppone, senza ombra di dubbio, a quella cultura dello spinello tanto di moda negli anni Settanta, quando «farsi la canna» era un gesto di trasgressione giustificato, una trasgressione che molti non hanno esitato a definire «cultura della morte».
Questo è il motivo, quindi, di tanta ostilità a questa legge da parte di certi ambienti di una sinistra piaciona e che tollera il consumo della droga, a dir loro leggera, o anche di certi ambienti del MoVimento 5 Stelle perché ancora prigionieri di ideologie. Ma le droghe sono droghe e basta. Sono dannose per definizione, in quanto sostanze estranee alla normale fisiologia umana. Ecco perché hanno cercato di «bruciare» la «Fini-Giovanardi» che, purtroppo per loro, la Corte ha giudicato valida nel merito. E non riuscendoci, hanno immaginato di fare passare un messaggio falso e fuorviante e, cioè, che questo decreto-legge, oggi in approvazione, ha sancito la differenza, anche detentiva, fra droghe leggere e droghe pesanti.
ALESSANDRO PAGANO. Ma così non è. Grazie alle battaglie del Nuovo Centrodestra, che ha sostenuto in ogni ambito politico, questo principio non è passato. A scanso di equivoci questo è il testo – emendamento 1.700 del Governo – approvato in Commissione, che leggo testualmente: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque commette uno dei fatti previsti dal presente articolo per mezzi, modalità, circostanze, qualità e quantità delle sostanze, che sia di lieve entità, è punito con la pena della reclusione da 6 mesi a 4 anni». Emendamento 1.700 del Governo, passato in Commissione !
Quindi, il consumo di lieve entità è punito da 6 mesi a 4 anni, con un abbassamento di un anno rispetto a prima. Ma il principio della differenza fra droghe leggere e droghe pesanti, in quanto tale, non è passato. Questo dà il senso della presenza del Nuovo Centrodestra in questo Governo e ciò lo dico a vantaggio sia dei catastrofisti, che hanno gridato alla sconfitta, sia a vantaggio di coloro che volevano fare passare l'idea di una legge tollerante.
Ma non è solo questo quello che è accaduto. Ricordo che, grazie al lavoro di denuncia e di allarme, abbiamo fatto rilevare, in sede di Commissione, che c'era un errore grossolano, per cui di fatto, si stava per liberalizzare le droghe mediante un emendamento che allargava a dismisura il concetto – lo dico tra virgolette – «di uso esclusivamente personale di qualsiasi tipo di droga».
L'emendamento è stato corretto e oggi sarà il Ministro della salute, con un suo decreto, che stabilirà il limite massimo nell'uso personale. Detto questo, adesso parliamo delle criticità, perché ci sono. Ci sono e certamente noi le combatteremo strenuamente a cominciare da qui, da questa dichiarazione, dove preannunzio il voto favorevole alla legge da parte del Nuovo Centrodestra, ma che ci vedrà in Senato strenui combattenti per aggiustare un passo della norma che noi consideriamo devastante da un punto di vista antropologico. Devo osservare e far sapere all'opinione pubblica che quanto ascoltato in Commissione è drammatico: nel 2011 i ricoveri ospedalieri causati da intossicazione da droga hanno fatto registrare un 16 per cento per colpa della cannabis ed il 60 per cento per gli oppiacei, soprattutto eroina, ma nello stesso anno però i minori ricoverati, perché intossicati da cannabis, sono stati il 44,2 per cento, il che significa che la «canna» fa male al punto da mandare in ospedale e che fa male soprattutto ai giovani. Non solo: la prima causa di morte giovanile sono gli incidenti stradali per l'uso della cannabis, che rallenta i tempi di reazione, e la seconda causa di morte giovanile è per i suicidi, a cui non è estraneo l'uso delle «canne». È dimostrato che le «canne» di ultima generazione, quelle che sono modificate geneticamente (sì ! Perché ci sono anche le modifiche OGM non solo per i pomodori o le lattughe, ma anche e soprattutto, per le «canne» di provenienza vegetale) sono dieci-venti volte superiori in termini di tossicità rispetto a quelle fumate venti anni fa. Queste droghe, che qualcuno superideologizzato continua a definire leggere, distruggono irrimediabilmente le cellule neuronali, abbassando memoria e quoziente di intelligenza e facendo aumentare nei nostri poveri ragazzi le schizofrenie. Questo è il risultato di chi si fa una nuova «canna». Ebbene, questi dati drammatici ci portano a dire che, nell'arco di quattro o cinque anni, avremo una catastrofe antropologica, con una generazione di ragazzi e adolescenti che si troveranno a fumare canne con THC ad altissima percentuale di principio attivo e che li distruggerà cerebralmente. A fronte di ciò, le Commissioni giustizia ed affari sociali hanno rifiutato di affrontare un emendamento logico del Nuovo Centrodestra e del gruppo Per l'Italia. E mi domando: dove erano in Commissione Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega ? Questo emendamento mirava ad equiparare la cannabis di origine vegetale ad alto dosaggio di tetraidrocannabinolo alla cannabis invece di origine sintetica, quella di origine chimica, cioè le pillole. Per cui, se uno assumerà una pillola in discoteca con THC elevato, sarà passibile di reato, mentre se fuma uno spinello con uguali effetti dannosi e nocivi sarà tollerato. Ciò è gravissimo, è inaccettabile, perché questo messaggio su Internet porterà ad un inno all'autodistruzione, perché passerà il messaggio ciò è lecito è anche buono, e se non è buono è comunque non nocivo. Le leggi, cari colleghi, orientano le coscienze e oggi molti in questo Parlamento si stanno assumendo una gravissima responsabilità morale, perché sta passando un principio che noi denunziamo. Ricordo a tutti infatti che, dopo dure proteste, il nostro gruppo, a cominciare dal sottoscritto, e il gruppo Per l'Italia sono usciti fuori dalla Commissione, visto che non è stato consentito di poter dialogare su questo argomento. E ancora una volta mi chiedo: dove erano i colleghi di Forza Italia ?, dov'erano i colleghi della Lega ?, dov'erano i colleghi di Fratelli d'Italia ? Per questo al Senato vi diciamo che questa norma cambierà, costi quel che costi. Per noi del Nuovo Centrodestra la vita è sacra ! Come è stato già detto più volte dal nostro leader, Angelino Alfano, la vita c’è chi la dà e chi la toglie, ma quel qualcuno non è il Parlamento, quel qualcuno ha la «Q» maiuscola e si chiama Dio. Nessun altro può arrogarsi per malafede o per ignavia questo diritto. Ed è ovvio che le morti cerebrali causate dalle nuove droghe ad alto contenuto di THC sono da far rientrare in questa definizione. In Italia e in Europa vi è un'emergenza educativa che crea dis-orientamento: i giovani di oggi sono in un deserto valoriale, privi di punti di riferimento, con un'incapacità a costruire qualsiasi progetto esistenziale. La cultura dello spinello, dello «sballo», oggi più che mai, per i motivi che ho appena detto, alimenta questa crisi antropologica.
Nessuna droga è leggera, nessuna ! In questo il Nuovo Centrodestra si porrà sempre come un baluardo.
PRESIDENTE. Deputato, concluda.
ALESSANDRO PAGANO. Pertanto dichiariamo – mi avvio alla conclusione, Presidente – il voto favorevole a questo decreto-legge n. 36, cosiddetto «decreto stupefacenti», perché mantiene l'impalcatura della legge Fini-Giovanardi, ma con l'impegno che al Senato (così come anche auspica il di oggi, in un suo corsivo in prima pagina) per un elementare principio di ragionevolezza, il Nuovo Centrodestra farà passare la norma che assimila la ad alta concentrazione di tetraidrocannabinolo alle droghe più pericolose di tipo sintetico .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, certo che, dopo l'intervento che mi ha preceduto del collega Pagano, verrebbe voglia, come dire, di seguire la traiettoria, di ingaggiare, ma, invece, cercherò di tenere la dritta via. Abbiamo già affermato, in sede di discussione sulle linee generali, che questo decreto si muove sul filo di una tragedia scampata, ma anche di un'occasione mancata.
La tragedia scampata era nelle intenzioni del Ministro Lorenzin, che cercava di reintrodurre per decreto la legge Fini-Giovanardi, caducata dalla Corte costituzionale. Però vi è anche l'occasione mancata di una più decisa inversione di rotta in tema delle politiche in materia di stupefacenti, capace di porre rimedio ai danni inferti – danni umani e sociali, ancor prima che economici – da quello sventurato fallimento in forma di legge. Con la posizione della questione di fiducia da parte del Governo sul provvedimento l'occasione è doppiamente mancata. Si è privato il Parlamento e il Paese della possibilità di discutere e conoscere meglio una materia sulla quale hanno operato per anni, anzi, decenni, costanti falsificazioni.
Abbiamo sentito di tutto in quest'Aula, di tutto ! Vi è l'ex sessantottino, vi è Jimi Hendrix, vi è il rischio di ictus aumentato fino a dieci volte, come quello di contrarre malattie infettive, vi è il consumo di stupefacenti che sarebbe calato in modo rilevante dopo la Fini-Giovanardi, vi è la OGM, il THC al 60 per cento e il vino a 130 gradi ! Si è sentito di tutto !
E non è uno scherzo, è nei resoconti della Camera. Ed è anche la spia del fatto che argomenti pseudoscientifici sono stati distribuiti a piene mani negli anni, a opera non di scienziati o consulenti, ma di figure che ormai appaiono quali imbonitori da circo; cosa molto grave, questa. Dell'urgenza del decreto, delle 500 sostanze in libertà che erano motivo di quell'urgenza, non abbiamo più trovato traccia nei nostri lavori. Nei nostri lavori si è parlato, si è svolto, in realtà, un in foglia di pianta, perché soltanto di abbiamo parlato; delle altre 500 sostanze, praticamente mai.
Una sostanza, la che non aveva alcun bisogno di essere ritabellata: lo era già, lo è, lo sarà. Ma, se il Paese avesse potuto assistere, dicevo, alla nostra discussione, ben avrebbe compreso che, dietro ipotetiche certezze scientifiche, sgorgava, in realtà, un di credenze e di ideologie; falsificazioni pseudoscientifiche, dicevo, al limite della farneticazione.
DANIELE FARINA. Ed è l'aspetto più grave, ricordavo, perché il Parlamento deve essere messo in grado di vedere per decidere, conoscere per legiferare, e questo è un limite straordinario degli anni che sono passati e dell'inganno che abbiamo subito.
Le politiche sugli stupefacenti vanno profondamente riorganizzate sul profilo normativo degli indirizzi e degli strumenti allo scopo previsti, a partire da quel Dipartimento per le politiche antidroga che è stato in questi anni un'antologia dell'orrore.
Urge, dopo anni di oscurità, una grande conferenza per le politiche sugli stupefacenti che rimetta in carreggiata ciò che è deragliato, poi arriverà la regolamentazione in cui lo Stato finalmente, deciderà di assumere un ruolo anche di reale contrasto a quelle organizzazioni criminali del narcotraffico che si sono dilatate enormemente in questo vuoto di responsabilità.
Oggi serviva, dunque, un passo molto deciso. Abbiamo fatto bene – permettetemi questo inciso – a preoccuparci tutti dei nostri figli e io ci aggiungo una preoccupazione: quella per quegli applausi inconcepibili tributati ieri ai colpevoli della morte di Federico Aldrovandi perché si parla di un blocco stradale una mattina, magari alla ricerca di una fantasiosa .
Questo provvedimento non è né carne, né pesce. Non è carne da macello che qualcuno tentava di introdurre, ma non è neanche il pesce della speranza a cui molti guardano e che era necessario. C’è un fattore decisivo per il nostro voto contrario: migliaia di cittadini condannati in via definitiva in base ad una norma dichiarata incostituzionale che hanno subito pene irrazionali molto maggiori, il triplo, di altri cittadini per gli stessi reati che magari però hanno avuto un po’ più di risorse e qualche buon avvocato. Neanche questo è stato fatto. Era compito della politica indicare la via, non della Corte di Cassazione come forse avverrà. Noi siamo pagati per assumerci le responsabilità e quando non lo facciamo è giusta la distanza, e financo il disprezzo, dei cittadini per la politica. Per queste ragioni Sinistra Ecologia Libertà voterà contro questo provvedimento
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.
CARLO SARRO. Signor Presidente, ancora una volta quest'Aula è chiamata all'esame di un provvedimento non sulla base di una autonoma determinazione delle ragioni relativamente all'urgenza, alla necessità di provvedere, ovvero sui tempi, ma è in un certo senso indotta, se non costretta, da una pronuncia della Corte costituzionale. L'ennesima pronuncia che interviene questa volta su un tema fortemente sensibile qual è quello della disciplina dell'uso delle sostanze stupefacenti e psicotrope e soprattutto interviene, ancora una volta, orientando pesantemente l'azione del legislatore. È questa un'operazione, questa volta bisogna denunciare, condotta in forma ancora più insidiosa proprio perché la sentenza apparentemente limita la propria portata ad una valutazione di tipo procedurale, dichiarando due articoli del testo legislativo non compatibili con il dettato costituzionale, ma non per una valutazione in merito. Dunque non sindacando il contenuto delle disposizioni, accertandone la contrarietà ai precetti costituzionali, ma semplicemente perché queste disposizioni sono state inserite durante la conversione del decreto-legge originario, il decreto-legge n. 272 del 2005, poi convertito dalla legge n. 49 del 2006. E attraverso questa pronuncia, apparentemente asettica proprio perché circoscritta all'aspetto procedurale, la Corte in realtà orienta e condiziona le scelte del Parlamento, perché dice che in sostanza le norme vanno cassate al di là di quanto chiesto nell'ambito dello stesso giudizio in cui era stata sollevata la questione di costituzionalità; rivive la normativa precedente e, dunque, le scelte che il Parlamento aveva compiuto vengono sostanzialmente vanificate. Noi denunciamo che non è la prima volta che questo accade, soprattutto su temi rispetto ai quali amplissima dovrebbe essere la discrezionalità del Parlamento nel compiere le scelte normative e soprattutto noi, ancora una volta, assistiamo ad un sostanziale depotenziamento dell'azione del Parlamento.
In materia economica ormai da tempo si verifica, per effetto di una limitazione della nostra stessa sovranità nazionale, che le scelte più importanti vengano decise altrove, dalla Banca centrale europea, dalla Commissione europea, dalla burocrazia europea.
Tante altre volte, su molti altri temi e in tanti altri settori, è la Corte costituzionale che interviene, con un profluvio di decisioni e con una manifestazione di un indirizzo interpretativo, di una sorta di giurisprudenza creativa che dalle sentenze additive ci ha abituato davvero alle più incredibili manifestazioni di condizionamento e di orientamento dell'azione del Parlamento. E tutto questo in barba a quello che è il principio fondante della democrazia, a quello che è il principio cardine del nostro ordinamento, vale a dire la funzione di rappresentanza del Parlamento, di noi che siamo eletti, che siamo chiamati qui a formare le leggi e siamo chiamati qui per rappresentare la volontà del popolo, proprio perché, come recita l'articolo 1 della nostra Costituzione, la sovranità appartiene al popolo. Ma siamo ormai da tempo su una strada in cui tutto questo appare sempre più una mera enunciazione di principio e molto meno, sempre più spesso, una pratica applicativa.
Al di là di questa forma di condizionamento, che noi intendiamo fortemente denunciare, siamo in presenza, attraverso questo combinato disposto della decisione della Corte costituzionale, della opportunità, colta dalla formazioni politiche di sinistra in particolar modo, sostanzialmente di scardinare l'impianto della precedente legge, la Fini-Giovanardi, che ha avuto un periodo di applicazione anche abbastanza lungo, di sperimentazione, quindi la possibilità di comprendere quali risultati quell'assetto normativo era stato in grado di produrre. E abbiamo – così come in alcuni interventi è stato ricordato – potuto registrare in questi ultimi anni una riduzione dei consumi delle sostanze stupefacenti, una riduzione dei decessi per l'assunzione di droga: quindi, segnali positivi, che vanno e andavano nella giusta direzione.
Ora il ripristino di categorie, di tabelle plurime per quanto riguarda la ripartizione delle sostanze stupefacenti, il riaffermare una pretesa, a quanto noi sappiamo, scientificamente non dimostrata, di differenziazione tra le cosiddette droghe leggere e droghe pesanti e soprattutto un intervento sul quadro edittale delle pene, quindi la possibilità, attraverso una serie di meccanismi che sono stati introdotti anche con riferimento ai correttivi nella limitazione delle pene massime, del ricorso a forme alternative rispetto alla stessa detenzione, di fatto fanno in modo che una platea amplissima di persone, non solo gli assuntori, ma anche coloro i quali provvedono alla diffusione, cioè allo spaccio, di queste sostanze, in pratica andrà incontro ad un regime sanzionatorio fortemente attenuato, introducendosi delle valutazioni e degli apprezzamenti squisitamente discrezionali, che a noi appaiono assolutamente non condivisibili.
Ma c’è di più. Per effetto di queste modifiche e per effetto di questa sostanziale restaurazione, noi andiamo incontro ad un completo ribaltamento dell'assetto che era stato precedentemente definito, con una serie di conseguenze a cascata. Quando la Corte si è pronunciata e il Governo successivamente ha assunto il decreto-legge, non si sono tenuti in considerazione i tanti effetti e le tante implicazioni che derivavano da questa decisione.
In primo luogo che all'assetto della precedente legge Giovanardi, la n. 49, era collegata un'altra legge importantissima, la n. 38 del 2010, per quanto riguarda l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore: quindi, la difficoltà che la caducazione di queste norme comporta in primo luogo per i medici che sono chiamati a prescrivere l'accesso a quei farmaci. Non si sono considerate – in questo anche la Corte è stata incurante degli effetti – anche le convenzioni internazionali in materia di droga, che questo Parlamento ha ratificato e che con le loro previsioni entrano a far parte a pieno titolo del quadro normativo statuale.
Non si è considerato ancora che, dal punto di vista dell'applicazione delle pene e delle modifiche che sono state introdotte anche rispetto alla qualificazione come illecito amministrativo di alcune condotte, noi ci troveremo di fronte ad una situazione nella quale anche la condotta riportata in comunità territoriali non solo urbane, ma anche piccole, finirà per assumere un peso ed una portata, in termini di allarme sociale, precedentemente sconosciuta in molte realtà del nostro Paese. E allora noi dobbiamo fare attenzione, dobbiamo fare attenzione a che non venga veicolato, attraverso questo provvedimento e le modifiche che in questo modo sono state introdotte, soprattutto tra i nostri giovani un messaggio distorto, un messaggio altamente diseducativo a nostro avviso: che esiste una droga leggera ed una droga pesante, che esiste una sorta di condotta che rappresenta una specie di peccato veniale, che può essere tollerato, che può essere considerato.
Noi sappiamo che così non è ed affermare questo non significa condurre una battaglia di retroguardia, non significa dare voce a visioni oscurantiste della società, a visione antistoriche. Significa semplicemente avere senso di responsabilità, richiamare l'attenzione di tutti (degli operatori sanitari, degli operatori educativi, degli operatori del diritto) rispetto a realtà, a situazioni, a mondi che vanno letti, che vanno interpretati e che esprimono condizioni oggettive di disagio, rispetto alle quali è necessaria una linea di condotta, da parte del legislatore, improntata alla massima chiarezza.
Vi è un peggioramento oggettivo delle condizioni di trattamento per quanto riguarda gli assuntori di queste sostanze.
E poi, diciamolo chiaramente, attraverso la rivisitazione del quadro edittale delle pene, si è cercato, in modo piuttosto surrettizio – e noi aggiungiamo anche maldestro – di introdurre una norma che serva soprattutto ad alleggerire la pressione carceraria per quanto riguarda la popolazione ospitata negli istituti di pena, non seguendo la via maestra, che è quella della riforma strutturale di alcuni istituti processuali, come la carcerazione preventiva o come l'applicazione stessa della pena, ma ricorrendo a stratagemmi ed espedienti che possono comportare anche un prezzo altissimo in termini di vita ed in termini di esistenza.
Ed è per questo ed in ossequio al principio fondamentale al quale una forza liberale come Forza Italia si ispira, della difesa del valore della vita, che dichiaro a nome del mio gruppo il voto convintamente contrario al provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turco. Ne ha facoltà.
TANCREDI TURCO. Signora Presidente, questo provvedimento è l'ennesima occasione persa da questo Governo, è l'ennesima occasione persa per provare a risolvere veramente i problemi legati agli stupefacenti.
A seguito della sentenza della Corte costituzionale, che ha dichiarato l'illegittimità della cosiddetta Fini-Giovanardi, si era finalmente creata la possibilità di rivedere tutta la disciplina sugli stupefacenti, anche e soprattutto per quanto concerne le droghe leggere.
Invece questo decreto è semplicemente mediocre e non va oltre la necessità di coprire il vuoto legislativo creatosi dopo l'illegittimità della Fini-Giovanardi.
E perché questo non è stato fatto ? Semplice: perché questo Governo non è in grado, con la sua maggioranza, frutto di inciuci, di prendere una direzione precisa e decisa.
Dopo 25 anni tra Iervolino-Vassalli, Fini-Giovanardi e dibattiti politici in queste aule, si poteva finalmente, in questa legislatura, arrivare ad una vera riforma, eliminando le sanzioni penali per i consumatori di e consentendone la coltivazione di piante.
Noi, in Commissione giustizia, continueremo a portare avanti queste proposte e vedremo le altre forze politiche come si comporteranno.
Vedremo se i colleghi parlamentari del Partito Democratico, che a parole si professano favorevoli, saranno ancora succubi dei loro alleati del Nuovo Centrodestra, tanto da far soprannominare questo Governo il Governo Renzi-Giovanardi .
Vedremo fino a che punto arriva l'attaccamento alla poltrona, tanto da poter credere di riuscire a fare riforme vere insieme a Silvio Berlusconi.
E questo decreto-legge è l'ennesima dimostrazione di riforme vere mancate. È il quarto decreto-legge che arriva con il Governo Renzi e il quarto a cui il Governo pone la fiducia, dopo il solito compromesso al ribasso. Basta andare nello specifico e vedere come non sia stata prevista nemmeno una differenziazione di pena tra droghe pesanti e droghe leggere, anche per le ipotesi di lieve entità. Il piccolo spacciatore di è generalmente un ragazzo che si coltiva qualche pianta in casa e non è inserito nella criminalità organizzata; invece, il piccolo spacciatore di droghe pesanti, come l'eroina, è per forza inserito nel giro della criminalità organizzata perché le droghe pesanti vengono tutte importate, alimentando il narcotraffico internazionale. Le pene andavano quindi nettamente differenziate, anche nelle ipotesi di lieve entità. Così si è fatto, dopo il 416-, un altro favore alle associazioni mafiose e a tutta la criminalità organizzata .
E tornando nello specifico del decreto-legge, non si è voluto approvare un emendamento del MoVimento 5 Stelle che prevedeva la possibilità di coltivare qualche piantina di per uso personale. Eppure, il proibizionismo, dati alla mano, ha fallito. Secondo uno studio delle Nazioni Unite, l'Italia è ai primi posti nella lista di Paesi con il più elevato consumo di . Più del 20 per cento della popolazione italiana ne ha fatto uso e, lo ricordo, la si può produrre ovunque, basta coltivarla, la cocaina e l'eroina no .
Se si fosse voluto fare qualcosa di concreto con questo provvedimento e non qualcosa di drammaticamente mediocre, si sarebbe dovuto andare nella direzione di legalizzazione della e della sua coltivazione. L'introito fiscale per le magre casse di questo Stato sarebbe stato davvero significativo. Secondo uno studio, con la legalizzazione della si è stimato che si potrebbero riscuotere dai 7 ai 10 miliardi di euro solo dalle imposte sulle vendite. E questo succede già in molti Stati, dove sono state trovate soluzioni funzionali. Nella penisola iberica la coltivazione di piante di è tollerata, non suscita allarme sociale, né viene perseguita dallo Stato. Anzi, in Portogallo è consentito detenere una quantità di sostanza dieci volte superiore alla quantità considerata per uso personale e giornaliero. In Spagna è persino consentita la creazione di associazioni culturali senza scopo di lucro, i cosiddetti «», dove si possono coltivare un numero di piante variabile a seconda del numero dei soci. Sono sostanzialmente dei olandesi senza fine di lucro. Recentissimamente anche molti Stati degli Stati Uniti d'America hanno consentito l'introduzione dell'uso ricreativo della oltre a quello già diffusamente consentito a scopi medici, consentendone la coltivazione ad uso personale, come in California. O Stati quali il Colorado o Washington che hanno già iniziato a risanare le proprie esangui casse statali. La mancanza di volontà politica, se non di legalizzazione della almeno di depenalizzazione della coltivazione e della detenzione ai fini di consumo personale, oltre alla mancanza di differenziazione del trattamento sanzionatorio nei casi di lieve entità in ragione del tipo di sostanza, fanno di questo decreto-legge un esempio di legislazione palesemente anacronistica ed illogica. Il sostanziale proibizionismo sulla provoca solo l'alimentarsi della criminalità organizzata, distoglie uomini, mezzi e risorse alla lotta al narcotraffico internazionale di droghe pesanti e contribuisce non di poco al sovraffollamento delle nostre carceri .
Sapere quante persone esattamente sono detenute oggi per i reati legati alla è impossibile perché la Fini-Giovanardi non distingueva tra droghe pesanti e droghe leggere, ma si stima siano almeno 7 mila le persone che si trovano detenute per questo tipo di reato. Depenalizzando le droghe leggere, si sarebbe potuto porre fine al problema del sovraffollamento carcerario senza dover ricorrere ad ulteriori indulti e senza dimenticare i risparmi della giustizia tra costi delle indagini e dei processi. Siamo ben consci che i cittadini italiani in questo periodo affrontano ben altri e più gravi problemi, ma ci attendevamo che almeno questo problema, reso attuale dalla sentenza della Corte costituzionale, potesse essere risolto rapidamente con una rivisitazione della normativa organica ed efficace, al passo con i tempi.
Con questo decreto-legge la balla mediatica di Matteo Renzi si sgonfia sempre più inesorabilmente. Una politica responsabile deve emanare norme che riflettono i sentimenti della società civile. Invece questo Governo sulle droghe leggere non fa nulla di tutto questo. L'iter legislativo di questo decreto-legge, sotto l'ombrello moralistico della perdurante concezione proibizionistica, ha ignorato le proposte. Non si è curato delle strategie alternative rispetto alla mera repressione. Ha svilito il confronto sulle idee. Tutto ciò denota una grave crisi di democrazia e di attenzione al bene pubblico. Qui oggi si vuol far apparire che si sta cambiando qualcosa senza, in realtà, cambiare nulla .
Vorrei citare, infine, due frasi famose che riguardano appunto l'argomento della depenalizzazione delle droghe leggere. Una è del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che cito testualmente: «Come è stato ben documentato, io ho fumato marijuana quando ero giovane. La considero un'abitudine sbagliata e un vizio ma non molto diverso dalle sigarette che ho fumato anche da grande. Ma non penso che sia più pericoloso dell'alcool». Poi, per citare un'altra frase, di Bill Hicks: «Perché la è illegale ? Cresce naturalmente sul nostro pianeta. L'idea di rendere la natura illegale non vi sembra un po’ innaturale ?».
E quindi – concludo – il voto del gruppo del MoVimento 5 Stelle non può che essere inevitabilmente negativo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Verini. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI. Signor Presidente, il Partito Democratico voterà a favore di questo provvedimento ed anche gli interventi, un po’ da opposti estremismi, che abbiamo ascoltato ci confermano come si tratti di un provvedimento equilibrato. Voteremo a favore perché vogliamo combattere davvero, e non con crociate parolaie, la piaga del traffico di droghe e sostanze stupefacenti in mano a bande della criminalità organizzata di cui l'Italia è un crocevia. Ma lo vogliamo fare, lo diciamo subito, evitando di mettere sullo stesso piano, anche quello delle pene e delle sanzioni, i delinquenti, che lucrano sulla fragilità, i disagi e le debolezze, con le vittime di questi sporchi traffici che quasi sempre – quasi sempre – sono persone che hanno bisogno di cura, di riabilitazione e recupero. Per questo abbiamo salutato con favore la sentenza della Corte costituzionale che ha abrogato parti fondamentali della legge cosiddetta Fini-Giovanardi. Voglio dire subito al collega Pagano, della cui coerenza prendo atto, che il suo intervento è stato un intervento – mi è sembrato – di una politica incapace di guardare la realtà ad occhi aperti, un intervento chiuso, che non ha comprensione per la realtà, un intervento di stampo quasi talebano, che non aiuta ad affrontare con equilibrio questi problemi.
Voglio dire sempre a chi ha questa impostazione, che già sei anni fa l'Unione europea aveva definito la legge Fini-Giovanardi inadeguata e anacronistica e noi democratici l'abbiamo sempre considerata ingiusta, sbagliata, inutile a combattere efficacemente il traffico, le centrali di spaccio criminale, la diffusione delle droghe sintetiche, delle droghe nascoste che, di fatto, dilagano e sono dilagate sia su Internet sia su qualsiasi altro luogo pubblico e di aggregazione giovanile tanto che non è lontano dal vero chi afferma che la droga nel nostro Paese non è legale ma di fatto è libera perché può essere acquistata in qualsiasi angolo di strada o in rete.
Una legge – dicevamo – che metteva sullo stesso piano sostanze leggere e pesanti, che era basata su una filosofia esclusivamente bacchettona e proibizionista e che non si poneva il problema di aiutare veramente le vittime, come se mettere un ragazzo in carcere, un tossicodipendente magari dedito al piccolo spaccio per comprarsi la dose, metterlo in queste carceri italiane, che sono luoghi disumani e di abbrutimento, fosse la soluzione.
Anche in questo dibattito abbiamo ascoltato altri toni inaccettabili. Incarcerare un giovane, un giovanissimo tossicodipendente, vittima e strumento di questo sporco traffico, e buttare via la chiave è stato in questi anni ed è per molti un modo ipocrita, ben pensante e forcaiolo, tipico di chi vuole illudere di risolvere il problema nascondendolo, mettendo la polvere sotto il tappeto, facendo credere così a tutti di essere in questo modo più sicuri e più sollevati. E si è distinta – non c’è bisogno di dirlo – la propaganda – è il caso di dirlo – di bassa lega dei : mettiamo la polvere sotto il tappeto, qualche immigrato in fondo al mare e qualche giovane tossicodipendente chiuso dentro le galere ! È una cosa inaccettabile questa qui .
Non è così, non è così, non è con questi metodi che si risolve e si affronta un problema così complesso. Per noi, per tante forze che abbiamo ascoltato nelle audizioni, per tante associazioni di volontariato, per chi si sporca davvero le mani per aiutare gli altri, per forze di contrasto della criminalità organizzata, la strada è un'altra. È quella, innanzitutto, della prevenzione, di un grande patto tra famiglie, scuole, agenzie educative, enti locali, associazionismo e gestori dei luoghi di svago per combattere davvero, con un dialogo vero con i giovani e con i soggetti più fragili, la cultura della droga e la cultura dello sballo e per combattere alla radice le cause sociali, culturali e di emergenza educativa e di disagio, che stanno spesso alla radice di queste situazioni e che non riguardano soltanto il consumo di stupefacenti, ma anche la piaga dell'alcolismo e del tabagismo; alcolismo che conosce una diffusione tremenda tra i minori.
È un discorso complesso, che non può essere semplificato. Ma è il problema ad essere complesso. Un genitore, ma anche la società, hanno il diritto ed il dovere di capire il disagio dei propri figli, di cercare di prevenirlo, di combattere chi offre soluzioni pericolose a questo disagio per fare affari sporchi con questo malessere. Ma abbiamo anche il diritto ed il dovere di dare una mano in queste situazioni per aiutare a risollevarsi ed a dare un senso alla propria vita a chi cade in questi drammi.
Nella legge non c’è tutto quello che avremmo voluto, ma una società forte e matura non ha bisogno di terrorismo e proibizionismo per combattere fenomeni come la diffusione delle droghe. Sono sicuro, come ha detto ieri nel suo bell'intervento la deputata democratica Maria Amato, che arriverà il tempo per superare sterili ed inutili barriere ideologiche, per superare quel muro contro muro tra proibizionismo ed antiproibizionismo e per potere affrontare con completezza e ragionevolezza un problema come questo. Anche perché i tabù e i proibizionismi rendono impossibile anche il dialogo tra genitori e figli, figli che spesso, non potendo parlare neanche di queste cose proibite, vengono lasciati soli con il proprio disagio.
La legge – e mi avvio a concludere – distingue giustamente tra droghe leggere e pesanti, riformulando le tabelle, rimodulando sanzioni legate al consumo di sostanze e prevedendo sanzioni amministrative. È ragionevole, per esempio, impedire di guidare l'auto ad un giovane consumatore abituale, anche di sostanze leggere. E anche le distinzioni tra piccolo e grande spaccio sono contenute in norme efficaci e saranno i giudici a definire l'entità delle pene. Significative sono poi le parti che riguardano il ruolo di strutture pubbliche come i Sert, i percorsi riabilitativi, la possibilità di recupero anche attraverso lavori di pubblica utilità. Mentre rimane, rimane in tutta la sua potenziale efficacia, la lotta, la guerra che dobbiamo dichiarare e praticare contro la criminalità organizzata con le norme che sono contenute in altre parti del codice penale.
Infine consideriamo molto importanti anche le parti del decreto-legge che riguardano i farmaci usati spesso in alcune patologie, in pediatria e in oncologia, che non sono contenute nelle indicazioni espresse nel foglio illustrativo, ma che hanno efficacia dimostrata e uso appropriato. Anche qui, queste norme sono state inserite con un lavoro intelligente della Commissione affari sociali, nell'interesse dei soggetti più deboli e fragili, i malati, e non delle grandi multinazionali del farmaco, che a volte, come noto, rispondono ad altri interessi.
Ecco, ho cercato di dire che noi ci siamo contro la cultura della droga, ma vogliamo dare davvero una mano a chi cade in questa spirale. E siamo contro lo spaccio, ma, sul piano politico, siamo anche contro quello spaccio che, anche in quest'Aula, è stato praticato anche in questi giorni in alcuni interventi: spaccio di cinismo, spaccio di ipocrisia, spaccio di propaganda, spaccio di paure. Ed è per questi motivi che il Partito Democratico voterà a favore di questo provvedimento .
Non è – lo sappiamo – la soluzione definitiva di un problema, ma un passo in avanti per un Paese che vuole combattere veramente i delinquenti, ma aiutare davvero le vittime, le persone e i giovani che hanno bisogno di una mano, e non di una politica che si volta dall'altra parte .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2215-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. Tra quindici minuti, si svolgerà la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo al piano Aula. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro della Giustizia, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
PRESIDENTE. Il deputato Squeri ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00786, concernente elementi ed iniziative in merito agli sviluppi della trattativa tra Alitalia e Etihad .
LUCA SQUERI. Signor Presidente, la notizia positiva di ieri è la conferma della volontà di Etihad di proseguire il negoziato per il suo eventuale ingresso in Alitalia. La notizia negativa è che nella lettera inviata c’è la conferma delle condizioni poste, cioè un taglio al debito, gli esuberi, la garanzia di rimanere indenne dalle pendenze legali dei primi cinque anni di vita di Cai, il venir meno della limitazione al piano aereo di Linate, il venir meno delle agevolazioni sui e addirittura la condizione di un impegno concreto sull'alta velocità Milano-Roma.
Chiediamo al Governo se è a conoscenza di come l'azienda intenda dare risposta a questi vincoli e, nel merito, se e come intenda attivarsi affinché l'eventuale ingresso di Etihad non possa penalizzare il sistema aeroportuale italiano ed il piano industriale dell'azienda.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
MAURIZIO LUPI, Signor Presidente, condivido l'impostazione generale dell'interrogazione che è stata posta al Governo, che associa il tema del destino e del futuro della compagnia di bandiera Alitalia – che ricordo è nostra compagnia di bandiera, ma posseduta da imprese private – e quello del sistema aeroportuale italiano e della sua competitività.
Infatti è evidente a tutti come il rilancio del sistema aeroportuale italiano nel suo complesso è oggettivamente legato alla forza o meno della nostra compagnia di bandiera in un Paese che, tra l'altro, non è solo un grande Paese turistico, ma è innanzitutto un grande Paese industriale e un Paese che tra l'altro si trova al centro della posizione geografica oggi tra l'est e l'ovest, cioè non più in un mondo, ma tra due grandi mondi che competono e che vedono nel trasporto aereo e nel collegamento uno degli strumenti essenziali del rilancio della produttività e della competitività del sistema Paese.
Da questo punto di vista l'alleanza Etihad-Alitalia, l'eventuale alleanza Etihad-Alitalia, è certamente un'alleanza che il Governo ritiene complementare e che ritiene strategica per la possibile espansione. Gli interroganti ci pongono una serie di questioni che riguardano l'occupazione, la situazione finanziaria della compagnia e, ovviamente, il ruolo e la competitività degli scali nazionali.
Per quanto riguarda il rilancio della compagnia di bandiera, è evidente che qualsiasi alleanza sarà valutata in base al piano industriale che sarà presentato e un piano industriale non può che essere un piano industriale di rilancio e di sviluppo, innanzitutto riguardo alla compagnia di bandiera Alitalia, che deve tornare ad essere non una compagnia regionale, non una compagnia di medio e corto raggio, ma innanzitutto una grande compagnia internazionale. Quando sarà presentato, a fronte dell'eventuale accordo tra Etihad ed Alitalia il piano industriale, esso sarà valutato ovviamente sotto questo aspetto.
Per quanto riguarda l'aspetto dell'occupazione, ad oggi noi siamo informati riguardo al piano presentato dall'attuale consiglio di amministrazione, concordato con i sindacati, che prevede appunto una riduzione del costo di lavoro per complessivi 128 milioni di euro, con una cassa integrazione a solidarietà e rotazione pari a circa un equivalente di duemila addetti.
Per quanto riguarda la situazione finanziaria della compagnia Alitalia, il consiglio di amministrazione, approvando il bilancio trimestrale, ovvero facendo una verifica sul bilancio trimestrale, ha confermato che i conti sono in linea con le previsioni, ovviamente per il 2014.
Sul ruolo degli aeroporti nazionali, confermo che il piano nazionale degli aeroporti presentato dal Governo prevede che Fiumicino, Malpensa e Venezia siano i tre grandi aeroporti internazionali e che il collegamento – e concludo Presidente – con l'alta velocità non ci viene imposto da una trattativa tra Alitalia ed Etihad, ma ci deve essere imposto – e dovrebbe farci riflettere – non solo dal buonsenso, ma da un'idea della politica che in tutto il mondo, quando fa politiche infrastrutturali e realizza l'alta velocità, la prima cosa che collega sono i suoi grandi aeroporti internazionali con il sistema ferroviario e con la metropolitana.
Purtroppo, questo non è stato fatto e nel Piano nazionale degli aeroporti il Governo si è impegnato con Ferrovie dello Stato a realizzarlo.
PRESIDENTE. Il deputato Squeri ha facoltà di replicare, per due minuti.
LUCA SQUERI. Signor Presidente, signor Ministro, mi rendo conto che il problema oggetto del confronto non sia facile però non posso che dichiarare la mia insoddisfazione alle risposte date. Purtroppo, ci troviamo in questa situazione perché negli ultimi 15 anni si sono perse occasioni favorevoli, a partire dal 1999, quando non riuscì a realizzarsi l'integrazione con KLM, guarda caso con un Governo di sinistra, allora guidato da D'Alema, che riuscì a far «abortire» la trattativa nel 2000. Dopo c’è stata la tragedia delle Torri gemelle, che ha sconvolto il mondo aeronautico a tutti i livelli e siamo arrivati al 2008, quando l'Alitalia, ormai sull'orlo del fallimento, non riuscì a concretizzare un'alleanza con Air France, guarda caso ancora con un Governo di sinistra, guidato da Prodi. Ci volle il Governo Berlusconi che, con la sua autorevolezza e il suo coraggio, riuscì a mettere insieme una compagine, la cosiddetta compagine dei patrioti, che evitò che Alitalia andasse di fronte a un fallimento certo. Purtroppo, questo è uno di quei problemi che non si può nemmeno far finta di risolvere tramite annunci roboanti o come il Governo Renzi ci ha abituato; è un problema che si risolve grazie ad autorevolezza e coraggio, ma abbiamo il timore che questa autorevolezza e questo coraggio necessari questo Governo non ce l'abbia.
PRESIDENTE. Il deputato Pizzolante ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00787, concernente interventi per la tutela del patrimonio storico-culturale della città di San Leo (Rimini), per un minuto .
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, signor Ministro, il 27 febbraio è crollata una parte consistente della parete rocciosa dove è situata la rocca e la città di San Leo, una rocca storica parte del patrimonio di questo Paese dove hanno vissuto san Francesco d'Assisi, Dante Alighieri e costruita da Federico da Montefeltro. Questo crollo segue altri crolli, ma l'ultimo crollo mette a rischio l'esistenza stessa della rocca e di quella città. Quindi, si chiede se il Governo ha previsto, prevede o prevedrà interventi a tutela di questo grande patrimonio socio-culturale di questo nostro Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.
DARIO FRANCESCHINI, . Signor Presidente, l'interrogante chiede se ci sia un piano di intervento per salvaguardare il patrimonio di San Leo. Al riguardo devo precisare che sin dai primi crolli del 27 febbraio i tecnici della sovrintendenza insieme al sindaco hanno fatto le verifiche tecniche necessarie, a seguito delle quali si è verificato un perdurare dell'instabilità dell'ammasso roccioso e, quindi, il conseguente ordine di evacuazione di circa una decina di abitazioni, comprese una scuola dell'obbligo e una caserma dei carabinieri.
Il crollo, però, non ha interessato direttamente la rocca, che è competenza dei beni immobili tutelati da questo Ministero. La rocca è rimasta sempre aperta, in quanto non si sono riscontrati danni strutturali imputabili al crollo. È distante circa un centinaio di metri dalla zona interessata dallo smottamento, però ad essa si può accedere adesso esclusivamente da un percorso pedonale attraverso il bosco che il comune sta provvedendo a rendere più agile. Quindi, il disagio, in particolare per i turisti – parlo per le competenze del mio Ministero –, è dovuto soprattutto alla delimitazione del transito veicolare. Il comune sta organizzando un servizio di bus navetta per i turisti e per i visitatori, per rendere più agevole l'accesso alla fortezza.
Gli aspetti geologici, però, sono quelli che preoccupano di più. La giunta regionale il 21 marzo ha chiesto la dichiarazione dello stato di emergenza; il dipartimento della Protezione civile ha effettuato i sopralluoghi; si stanno adesso completando i rilievi nelle aree più vicine al crollo. Le analisi finora effettuate hanno permesso di valutare che a seguito del dissesto non vi sono stati spostamenti significativi nelle masse della rupe prossime all'area di crollo. La prima fase delle indagini sarà conclusa entro giugno 2014 e, in sintesi, consentirà: la riperimetrazione e riclassificazione dell'area a rischio; la definizione di un supporto tecnico per la progettazione degli interventi di messa in sicurezza; la valutazione delle criticità in fase di superamento dell'emergenza e la valutazione complessiva del rischio.
Per ciò che attiene alla strada carrabile di accesso alla rocca, in un futuro immediato ci sarà la possibilità di renderla praticabile, ma per tempi limitati, con dispositivi come sbarre di accesso che si alzino soltanto per il transito.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DARIO FRANCESCHINI, Attualmente prosegue l'attività di monitoraggio sulla rupe da parte di geologi specializzati che seguono l'evoluzione del fenomeno e, in particolare, il monitoraggio del torrione. Proprio in riferimento a questo sta lavorando il comitato tecnico paritetico che è stato istituito tre anni fa, e che ha elaborato un progetto di consolidamento attuato e finanziato dalla regione sulla porzione di rupe su cui insiste la terza piazza d'armi della rocca, che minacciava il distacco di massi rocciosi, e la sovrintendenza sta seguendo costantemente il monitoraggio in corso con strumenti tecnici adeguati.
PRESIDENTE. Il deputato Pizzolante ha facoltà di replicare.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, signor Ministro, lei ha ragione: non ha, questo crollo, interessato direttamente la rocca che è competenza del suo Ministero; ma, come lei ha detto, ci sono questioni geologiche di instabilità del masso dove vive la rocca, dove vive la città. Questo è il terzo crollo in pochissimo tempo, e quindi questa instabilità lascia immaginare per il futuro situazioni gravi come questa. Però, insomma, vedo che è sotto l'attenzione del Ministero, degli organi preposti. Sono soddisfatto della risposta e dell'attenzione che il Ministero sta ponendo a questa questione.
PRESIDENTE. Il deputato Franco Bruno ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00788, concernente iniziative per un intervento perequativo relativo alla distribuzione sul territorio nazionale delle risorse del fondo unico per lo spettacolo per un minuto.
FRANCO BRUNO. Signor Presidente, Ministro, l'interrogazione riguarda il fondo unico per lo spettacolo: come lei sa, 29 anni fa veniva istituito questo fondo, per essere utilizzato per regolare l'intervento pubblico nel settore del mondo dello spettacolo. Due i problemi di sfondo, di scenario: il primo, questa curva preoccupante e continuamente decrescente delle risorse destinate al settore attraverso il FUS; il secondo, la distribuzione delle risorse che c’è nel Paese. Per esempio, citando soltanto il 2011: al Centro Italia va il 30 per cento delle risorse; tra Nord-Ovest e Nord-Est viene assorbito il 48,6 per cento delle risorse; alle isole il 6,8; al Sud rimane il 13,8 per cento. In pratica, tanto per citare un dato: il Sud, quel Sud che ha il 36,5 per cento della popolazione o il 25 per cento del prodotto interno lordo, se preferisce...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FRANCO BRUNO. Questa, però, è la situazione del FUS in questi 29 anni. Se ci aggiunge che le risorse extra FUS, comprese quelle rinvenienti dal gioco del lotto, o quelle rinvenienti dal 5 per mille, hanno identica distribuzione, beh, capisce che c’è un problema proprio di disparità di trattamento territoriale; c’è una disparità, che se andiamo regione per regione ancora preoccupa di più. Ma mi aspetto da lei indicazioni in merito.
PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Franceschini, ha facoltà di rispondere.
DARIO FRANCESCHINI, . Signor Presidente, l'interrogante chiede di conoscere sostanzialmente se ci sono dei criteri di distribuzione geografica dei fondi del FUS; i dati che ha riportato danno effettivamente la dimensione di una differenza quantitativa nelle diverse aree geografiche del Paese. Però, è evidente che il legislatore non ha mai inteso operare delle discriminazioni di carattere geografico, privilegiando un'area piuttosto che l'altra. Infatti, attualmente le norme che regolano l'assegnazione dei contributi del FUS sono determinate con decreti ministeriali sempre d'intesa con la Conferenza unificata. In particolare per lo spettacolo dal vivo, tutte le richieste pervenute vengono sottoposte in via informatica al parere delle regioni, dalle quali viene acquisita l'indicazione anche in merito alla ripartizione interna delle risorse tra i sottosettori, su teatro, musica, danza e spettacolo circense.
Quindi, nessun criterio di ammissibilità previsto può penalizzare un tema di appartenenza territoriale. Anzi, va ricordato che l'ammissibilità al contributo di soggetti, pubblici o privati, organizzatori di rassegne o di festival, la integrano sempre con il riferimento a siti storici, archeologici, genericamente turistici.
Del resto, anche le indagini statistiche, che in base alle norme di legge vengono depositate con le relazioni annuali al Parlamento sull'utilizzazione del FUS, fotografano una realtà geografica la cui complessità non è in alcun modo ascrivibile alla volontà del legislatore o dell'amministratore.
Relativamente poi alla quota del FUS destinata al cinema, va esaminata su due parti: promozione cinematografica e produzione. Per quello che riguarda la promozione si sottolinea come l'utilizzo delle risorse è comunque legato al numero delle istanze di contributo che annualmente pervengono al competente servizio e, quindi, su queste istanze un'altra volta si acquisisce il parere delle regioni interessate e si valuta in base all'organizzazione o al loro successo di pubblico.
Siccome l'interrogazione, e l'interrogante non ha fatto in tempo, faceva riferimento alla regione Calabria, con riferimento all'ultimo biennio si sottolinea che sono pervenute nel 2012 cinque istanze mentre nel 2013 si sono ridotte a quattro; nel 2012 ne sono state accolte tre su cinque e nel 2013 ne sono state accolte due su quattro. Quindi, c’è un inevitabile rapporto tra numero di domande e numero di risposte.
Per quanto attiene poi alla produzione cinematografica, è abbastanza evidente che si prescinde completamente dalla sede dell'impresa cinematografica che propone il progetto ma si guarda esclusivamente alla sua qualità e alla valutazione che viene fatta esclusivamente sul piano della sceneggiatura e del piano produttivo e, poi, per quello che riguarda il l'aiuto è totalmente automatico. Quindi, credo che, da questo punto di vista, questo divario, che è sottolineato, non possa essere corretto con norme legislative ma possa essere corretto con una maggior quantità di proposte che provengono da una parte del Paese.
PRESIDENTE. Il deputato Franco Bruno ha facoltà di replicare.
FRANCO BRUNO. Signor Ministro, le devo dire che io sono parzialmente soddisfatto e un po’ preoccupato. Lei sa la stima che le porto e con una interrogazione a un Ministro che stimo rischio di trovarmi in imbarazzo.
Invece devo dire che il riconoscimento che lei fa della questione è, in qualche modo, per me motivo di soddisfazione perché parzialmente è vera la risposta che lei dà per quanto riguarda il cinema: per esempio, l'intervento viene fatto anche per la realizzazione di sale cinematografiche. Io le potrei raccontare enormi, sconfinati territori – quasi a livello di circoscrizioni per elezioni europee – sostanzialmente senza una sala cinematografica; quindi, tenga presente che sono abituati in questi trent'anni a non presentare domande. Le potrei fare un lungo elenco di attività culturali, teatrali, cinematografiche fallite nel Mezzogiorno proprio per questo tipo di problema che riassumo così: in trent'anni per ogni calabrese è stato speso un euro.
Tenga presente che per ogni calabrese in trent'anni è stato speso quanto per un laziale si spende in due anni o un quadriennio per un toscano, così evitiamo, considerato che Roma è capitale, di concentrarci su questa. Quindi, si tratta di una questione di fondo. La domanda: per essere totalmente soddisfatto ? Io sono convinto che lei rifletterà su questa questione e insieme dobbiamo trovare il modo di come fare delle politiche attive circa questa redistribuzione delle risorse. Intanto per trovare più risorse al settore e poi perché questo avvenga in maniera più concreta. Pensi, Vibo Valentia, dove abbiamo un problema proprio di tenuta democratica, di società, prende zero sostanzialmente. Incredibile che un intero territorio provinciale non prenda sostanzialmente un euro rispetto al FUS. Capisce che la questione esiste, ed è una questione che insieme, ripeto, dobbiamo affrontare con più determinazione.
PRESIDENTE. La deputata Tidei ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00789, concernente iniziative per l'attuazione della disposizione della legge di stabilità per il 2014 relativa a coloro che hanno completato il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari per un minuto.
MARIETTA TIDEI. Signor Presidente, signor Ministro, l'interrogazione verte sulla questione dei cosiddetti tirocinanti della giustizia che ad oggi sono circa tremila in tutto il Paese. Si tratta di lavoratori cassintegrati, in mobilità, socialmente utili, inoccupati e disoccupati che da quattro anni, attraverso progetti di tirocini formativi, svolgono attività di supporto amministrativo in moltissimi uffici giudiziari. Essi hanno ormai acquisito un ragguardevole bagaglio di competenze e di professionalità che se venisse disperso inciderebbe molto negativamente sul livello di efficienza di molti uffici giudiziari.
Molti presidenti di tribunale, presidenti delle Corti di appello, il primo presidente della corte di Cassazione e il Procuratore generale hanno ripetutamente sottolineato al Ministero, con lettere e richieste, l'importanza che queste risorse hanno per molti uffici giudiziari ormai al collasso per l'endemica carenza di personale. La legge di stabilità, e qui il Governo ha già dimostrato sensibilità, prevedeva uno stanziamento di 15 milioni di euro per consentire lo svolgimento di un periodo di perfezionamento da compiere entro il 31 dicembre del 2014 per coloro che avessero terminato il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari. Il perfezionamento è attualmente in corso.
Chiediamo perciò all'onorevole Ministro se non ritenga opportuno valutare, per gli ambiti di propria competenza, la possibilità di una regolarizzazione contrattuale a partire dal gennaio 2015, nel rispetto della normativa vigente in materia di lavoro, dei suddetti tirocinanti al termine del periodo di perfezionamento.
Ministro, io credo che non si tratti solamente di una questione sociale, non si tratti solamente di dare una risposta a 3 mila lavoratori e alle loro famiglie, ma si tratti soprattutto di evitare il collasso amministrativo di molti uffici giudiziari nei quali il contributo di questi tirocinanti risulta ormai imprescindibile. Sono certa che il Governo vorrà dimostrare sensibilità sul tema.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANDREA ORLANDO, Signor Presidente, ho appena finito di riferire alla Commissione competente sulle linee programmatiche, indicando il tema del personale come una delle priorità e delle emergenze di questo settore. Questo personale deve essere quantitativamente adeguato e professionalmente attrezzato; occorre per questo una riqualificazione attraverso degli idonei percorsi di aggiornamento e va incrementato attraverso la positiva esperienza del tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari dei laureati in giurisprudenza e, infine, per quanto riguarda l'interrogazione, non disperdendo il contributo sin qui offerto agli uffici giudiziari dai lavoratori cassintegrati e dagli altri lavoratori indicati.
Questi lavoratori hanno partecipato nel 2013 a mirati progetti formativi previsti dalla legge di stabilità nel quadro di misure straordinarie volte ad assicurare maggiori livelli di efficienza. I lavoratori interessati sono 2.924, le risorse stanziate dal decreto-legge n. 98 del 2011 per la loro formazione ammontano a 7,5 milioni di euro e sono sufficienti a coprire individualmente circa 230 ore. Una volta garantita ai tirocinanti la copertura assicurativa contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile, la direzione generale del personale ha già diramato agli uffici le linee guida e il progetto formativo ministeriale, stabilendo l'avvio dei percorsi di perfezionamento a partire dal 31 marzo 2014, previa copertura delle posizioni INAIL.
Ciò posto, come ricordato, la legge di stabilità 2014 ha raddoppiato la detta previsione di spesa, arrivando a 15 milioni di euro per il corrente anno. Il Ministero della giustizia sta reperendo all'interno del proprio bilancio le risorse mancanti e sta predisponendo uno schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, per l'individuazione e l'attribuzione degli ulteriori 7,5 milioni di euro, con l'obiettivo di destinare a breve tutte le risorse previste dalla legge di stabilità ai progetti formativi.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno del 20 dicembre 2013 che è stato citato, non posso che ribadire in questa sede l'impegno assunto dal Governo di garantire la continuità dell'impiego dei lavoratori per l'intero anno, soprattutto al fine di smaltire l'arretrato. In tale quadro complessivo di azione, come riferito poc'anzi, intendo arricchire gli incentivi per i tirocini formativi riservati ai giovani laureati già previsti dal decreto «del fare», nell'intento di offrire loro una più moderna formazione professionale. Sulla stessa linea di azione non mancherò di percorrere soluzioni che consentano di non disperdere le plurime e diversificate professionalità dei lavoratori, pur dovendo notare che una loro stabilizzazione non può prescindere da procedure concorsuali o da apposite previsioni di legge idonee a garantire la relativa copertura finanziaria.
PRESIDENTE. Il deputato Carella, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
RENZO CARELLA. Signor Presidente, signor Ministro, noi più che soddisfatti siamo fiduciosi per le cose che qui abbiamo ascoltato. Intanto prendiamo atto, l'interrogazione era del 6 marzo 2014, che nel frattempo sono stati avviati i processi formativi per 2.924 persone. Voglio qui ribadire che si tratta ormai del quarto anno, perché questi corsi sono iniziati a luglio del 2010. Come ricordava la collega Tidei, molti presidenti di tribunale e personale dei tribunali hanno manifestato interesse verso questo lavoro e hanno rappresentato anche il pericolo che questa iniziativa trovi domani magari una sospensione. È chiaro che per noi era importante il riavvio di questa fase per il 2014, ma è estremamente importante dare continuità e trovare forme di stabilizzazione per questi 2.924 lavoratori.
Noi non vogliamo né promesse né fare demagogia o false promesse agli interessati, ma pensiamo che, dopo quattro anni di formazione, non si possa disperdere questo patrimonio. Comprendiamo che trattasi dell'amministrazione pubblica e quindi bisogna sottostare a regolamenti e leggi che presuppongono l'assunzione attraverso un concorso.
Ma sappiamo, Ministro – lei lo ha accennato – che ci sono forme di stabilizzazione che possono andare al di là di un'assunzione diretta e quindi noi ci auguriamo che il Governo possa percorrere anche questa strada per dare a questi lavoratori la certezza di un futuro e perché possano tornare a sperare per un futuro meno incerto per sé e per le loro famiglie.
PRESIDENTE. Il deputato Molteni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giancarlo Giorgetti n. 3-00790, concernente elementi ed iniziative in relazione alla vicenda dell'omicidio del signor Claudio Meggiorin commesso da un cittadino albanese introdottosi clandestinamente in Italia di cui è cofirmatario.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, Ministro, vi esponiamo un fatto che non è soltanto un fatto di cronaca, ma è un fatto di giustizia e di umanità. Circa dieci anni fa, in provincia di Varese, un ragazzo di soli 23 anni è stato ucciso con una coltellata da un cittadino albanese, presente in Italia clandestinamente.
Noi crediamo che lo Stato debba ritenersi responsabile nella causazione della morte di Claudio Meggiorin perché lo Stato non ha impedito né che il cittadino albanese entrasse illegalmente nel Paese e non ha provveduto all'espulsione immediata di questo cittadino ed è il motivo per cui noi chiediamo con questa interrogazione che lo Stato si faccia responsabile e prenda in carico la morte di questo giovane ragazzo, che lo Stato intervenga per poter provvedere al giusto risarcimento nei confronti della famiglia e soprattutto che lo Stato non lasci e non abbandoni una famiglia che ha perso un figlio in condizioni tragiche.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, . Signor Presidente, nel rispondere all'interrogazione, rilevo che il 6 maggio del 2006, il GIP del tribunale di Varese ha condannato Vladimir Mnela alla pena di 30 anni di reclusione per il delitto di omicidio aggravato ai danni di Claudio Meggiorin e per il connesso reato di porto abusivo di coltello, reati commessi a Besano l'11 giugno del 2005, in concorso con Rranxa.
Il giudice ha ritenuto inapplicabile al Mnela le circostanze attenuanti generiche. Inoltre, il giudice ha applicato nei confronti del Mnela la pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici e la misura di sicurezza dell'espulsione dallo Stato, da eseguirsi dopo l'espiazione della pena, cioè dopo i trent'anni. Infine, il giudice ha altresì condannato il Mnela al risarcimento dei danni in favore dei familiari per complessivi 475 mila euro oltre agli interessi legali e alla refusione delle spese di costituzione in giudizio nei confronti delle parti civili.
Con sentenza del 17 ottobre 2007, la Corte d'assise d'appello, in parziale riforma della decisione del tribunale di Varese, ha escluso la sussistenza della circostanza aggravante, confermando per il resto la sentenza di primo grado. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso proposto dall'imputato avverso la sentenza della Corte d'assise d'appello, rendendo pertanto la condanna definitiva.
La misura di sicurezza dell'espulsione è stata pertanto effettivamente disposta nei confronti del Mnela dal giudice di primo grado e confermata nei successivi gradi di giudizio. Attualmente, il Mnela è detenuto presso la casa di reclusione di Volterra con una pena che si esaurirà il 2 febbraio del 2031. Alla luce di tali elementi, non paiono ravvisarsi nei fatti questioni o profili suscettibili di eventuali approfondimenti ispettivi.
Per quanto riguarda la più generale questione relativa al risarcimento delle vittime dei reati, assicuro agli interroganti che comprendo le ragioni dei congiunti della vittima cui intendo qui manifestare tutta la mia vicinanza. Il Governo non mancherà di perseguire, con la necessaria attenzione ai riflessi sugli equilibri di finanza pubblica, le opportune iniziative atte ad aumentare la tutela delle vittime dei reati. In questo senso è cruciale il passaggio che si determinerà anche a livello europeo. L'Europa, in sostanza, indica un limite nel nostro ordinamento, cioè quello dell'assenza di un sistema organico di risarcimento delle vittime dei reati che sono invece circoscritte solo ad alcune ipotesi e ad alcune fattispecie.
Da questo punto di vista, ritengo che sia, per la ragione che è stata sollecitata, ma anche per gli impegni che a livello internazionale abbiamo assunto, assolutamente necessario costruire questo sistema organico di tutela delle vittime dei diversi reati e ritengo che questo debba essere oggetto dell'azione di Governo e mi auguro il sostegno pieno del Parlamento.
PRESIDENTE. Il deputato Molteni, ha facoltà di replicare.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, Ministro, noi assumiamo ovviamente l'impegno che lei si è preso come un impegno non tanto nei confronti nostri, quanto nei confronti di una famiglia, di una madre, di un padre, di una sorella, che hanno visto tragicamente perdere il proprio figlio, alla sola età di 23 anni.
Al netto della politica nessuno vuole fare strumentalizzazioni politiche di una vicenda tanto grave, però io credo che, in condizioni come queste, quindi con l'aspetto umano che prevalica rispetto a qualunque considerazione di natura politica, io credo che lo Stato, che è stato in quelle condizioni assolutamente inadempiente, perché il colpevole di quell'omicidio non doveva stare in Italia, non doveva entrare e nel momento in cui è entrato doveva essere espulso, debba farsi carico di non abbandonare una propria famiglia, una famiglia che ha perso, in condizioni così tragiche, un figlio. Io credo che l'impegno che lei si è preso debba essere un impegno serio, che si prende di fronte ad una famiglia. Ci sono tante risoluzioni internazionali, c’è una dichiarazione dell'ONU che porta gli Stati membri a farsi carico, laddove il risarcimento non viene garantito da parte della vittima, di potere garantire una tutela di natura economica.
Oltre all'aspetto di natura economica, c’è proprio l'aspetto umano e di giustizia. Vi vogliamo ricordare – e ricordo a lei e ricordo al Parlamento – che troppe volte in quest'Aula si è difeso e si è cercato di tutelare i diritti e gli interessi di coloro i quali stanno in carcere quando, invece, noi abbiamo la necessità e il dovere, per spirito politico, per spirito umanitario, di giustizia e di dignità nei confronti delle vittime e delle famiglie, di dovere tutelare gli interessi delle vittime.
Quindi, mi auguro che il suo impegno, che è un impegno serio, importante, da persona per bene e onesta qual è, possa essere perseguito a tutela di una famiglia che ha già sofferto e io credo che questa famiglia non debba essere uccisa per la seconda volta.
PRESIDENTE. Il deputato Filippo Gallinella ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-00791, concernente problematiche riguardanti il negoziato tra Unione europea e Stati Uniti per la conclusione dell'accordo di partenariato economico-finanziario noto come (Ttip) .
FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, Ministro, lei sa cosa è il Ttip ? Lo sa che esiste una trattativa per un accordo di libero scambio commerciale e di servizi tra USA e UE, che quindi interesserà anche il nostro Paese ? Noi oggi ne vogliamo parlare, perché nessuno finora lo ha fatto. Abbiamo la certezza che un'ulteriore liberalizzazione a favore delle multinazionali americane, che puntano sulla quantità e non sulla qualità, che è tipica del nostro Paese, darà il colpo di grazia alle nostre produzioni, agricole e industriale, e di questo fatto, ripeto, nessuno ne parla. Questo ci fa pensare che dietro si nasconda qualcosa.
Ci sono già stati quattro incontri internazionali e il Parlamento italiano non è stato informato (noi non ne sappiamo nulla). Sappiamo che il prossimo negoziato sarà a Washington, dal 19 al 23 maggio, e per questo vogliamo sapere quando – e non è la prima volta che lo chiediamo – questi accordi saranno resi pubblici. Il Parlamento e le Commissioni competenti ne devono essere assolutamente informati. Quindi, ripeto, mi chiedo quando saranno resi pubblici, perché il tempo è importante e perché degli accordi internazionali a sorpresa, dei quali si conoscono dopo gli effetti, i cittadini, e noi che li rappresentiamo, ci siamo stancati.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FILIPPO GALLINELLA. Non vogliamo che questi accordi ci distruggano senza che noi possiamo intervenire in maniera preventiva.
PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.
FEDERICA GUIDI, . Signor Presidente, premetto che ho una conoscenza di quello che è questo e che il negoziato viene anche fortemente sostenuto da tutti gli Stati membri dell'Unione europea.
Circa l'opportunità di tale accordo l'Italia – quindi noi – ha effettuato un'attenta valutazione di impatto proprio sulle risultanze economiche per il Paese e quindi risulta che saremo tra i Paesi con i maggiori effetti positivi dal buon esito del negoziato per i principali settori di specializzazione del nostro Paese nel commercio mondiale, quali ad esempio, la meccanica, il sistema moda, l'agroalimentare, le bevande e anche per l'industria dei mezzi di trasporto.
Riguardo all'esigenza di pubblicità che lei citava, ricordo che la documentazione negoziale del Ttip è, allo stato, una documentazione riservata in ragione della classificazione imposta non da noi ma dalla Commissione europea, per tutelare gli interessi della UE nel negoziato. Al momento neppure gli Stati membri hanno accesso a tutta la documentazione inerente il Ttip e si sta valutando l'ipotesi di una specifica a Bruxelles, che consenta la sola lettura di tali testi.
È quindi evidente che la tradizionale attenzione che il Governo italiano ha da sempre dato alla trasparenza nella condotta dei negoziati da parte della Commissione nel caso del Ttip necessita comunque di essere coniugata con l'esigenza di riservatezza, dato che trattiamo di documentazione non disponibile per l'Italia.
Ad ogni modo, per assicurare la massima trasparenza possibile, il Ministero dello sviluppo economico ha sempre garantito tutta l'informazione disponibile sul processo di rinegoziazione degli accordi in questione mediante riunioni di coordinamento con tutto il sistema Paese e specifiche informative alle due Camere. Quanto all'aspetto regolamentare, si tratta di uno dei profili più complessi e importanti del negoziato. La coerenza regolamentare che si intende perseguire si riferisce alle misure che possono ridurre le mere differenze tecniche che ostacolano il commercio come l'armonizzazione e il mutuo riconoscimento degli standard. Ad ogni modo la richiesta che il partenariato si articoli su assetti omogenei da un punto di vista legislativo è già soddisfatta da quanto previsto nel mandato conferito alla Commissione europea.
Circa le esigenze di tutela per l'agricoltura comunitaria, tutte le amministrazioni competenti stanno operando per far inserire adeguatamente salvaguardie nell'accordo, ove necessario, a difendere il nostro sistema produttivo agroalimentare specie nelle produzioni più sensibili. Infine, ricordo che, per quanto attiene ai livelli occupazionali, esistono impegni specifici, assunti in ambito di organizzazione internazionale del lavoro, che non possono essere derogati da accordi di natura commerciale.
PRESIDENTE. La deputata Daga, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
FEDERICA DAGA. Signor Presidente, Ministro, noi non siamo soddisfatti della risposta perché riteniamo che sia grave la completa mancanza di trasparenza nella gestione di questa trattativa che c’è appunto tra Stati Uniti e Commissione europea. Riteniamo che sia fondamentale che questo Parlamento e i cittadini si esprimano su questo trattato transatlantico, perché questo va a toccare sia i settori produttivi sia il lavoro sia la democrazia, portando così alla mercificazione delle nostre vite. E questo va fatto se c’è ancora un barlume di democrazia in questo Paese. Ci tengo a sottolineare che le valutazioni di impatto commissionate sono negative, non sono assolutamente positive, e peccato che le parti in causa sminuiscano e alleggeriscano queste valutazioni.
È chiaro che in questi trattati c’è tutta una serie di richieste da parte degli Stati Uniti. L'abbiamo visto in un comunicato di nove pagine che sono in pratica la lista della spesa che loro vengono a fare qui da noi, con l'eliminazione di dazi e tariffe su prodotti agricoli e industriali, e addirittura chi non ha firmato il protocollo di Kyoto viene a voler togliere a noi barriere commerciali su prodotti e servizi ambientali come l'energia pulita. Io mi chiedo quanto conti l'Italia in Europa in questo momento e quanto poi conti l'Europa in questo trattato, che in realtà viene fatto completamente a porte chiuse. La Commissione ha una serie di documentazioni: vi è appunto la questione del il momento del Cosa ci sarà ? Ci sarà la possibilità per i funzionari nazionali solamente di prendere visione nelle ambasciate di questi documenti senza neanche poter prendere gli appunti. Noi continuiamo a chiedere trasparenza e che venga discusso qui questo trattato, perché riguarda la vita di tutti, e vogliamo trattare, conoscere e far conoscere questo trattato, che addirittura dà la possibilità ad una multinazionale di denunciare uno Stato, se questo non apre ai settori di mercato. Io insisto e sottolineo sul fatto che l'Europa è dei popoli e non è del mercato
PRESIDENTE. Il deputato Filiberto Zaratti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giancarlo Giordano n. 3-00792, concernente intendimenti del Governo in merito alle risorse effettive da destinare al finanziamento dell'edilizia scolastica di cui è cofirmatario, per un minuto.
FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, signora Ministro, il Presidente Renzi nelle dichiarazioni programmatiche ha affermato che l'edilizia scolastica era una assoluta priorità di questo Governo. Sono stati promessi in più occasioni 3,5 miliardi di euro per affrontare questo annoso problema, a tutt'oggi queste risorse non trovano riscontro in nessun provvedimento del suo Governo, se si escludono i 244 milioni stanziati per il biennio 2014-2015. Sulle affermazioni del Presidente Renzi già 4.500 scuole hanno fatto richiesta di apertura di cantieri. E solo qualche giorno fa lei, signora Ministro, affermava che avrà presto un incontro con il Ministro Padoan per sapere dove trovare le risorse. Mi scusi, signora Ministro, dove pensate di prendere i soldi ? Dove pensate di prendere i 3,5 miliardi necessari e promessi ?
PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
STEFANIA GIANNINI, . Signor Presidente, in relazione alla richiesta specifica dell'onorevole Giordano e degli altri parlamentari, elenco i provvedimenti e le quote assegnate sinora e i provvedimenti in corso che assegneranno le successive quote sul capitolo dell'edilizia scolastica, che ribadisco essere una priorità politica dell'agenda di questo Governo.
In merito alle risorse finora stanziate, preciso che: 120 sono i milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015 per tenere fuori dal Patto di stabilità degli enti locali le risorse destinate a interventi di edilizia scolastica; 300 sono i milioni per lo scorrimento delle graduatorie del «decreto del fare», operazione che consentirà di finanziare ulteriori 1.850 interventi di edilizia scolastica già cantierabili e pronti a partire; 150 per il 2014 e 300 per il 2015 e il primo trimestre, a scalare, del 2016 sono le quote per un piano biennale di interventi di ripristino delle condizioni di decoro e di funzionalità degli edifici scolastici.
A queste quote si devono aggiungere le risorse già stanziate con provvedimenti del precedente Governo, che sono disponibili presso il Fondo del MIUR per l'edilizia. L'articolo 18, commi 8- e successivi, del decreto-legge n. 69 del 2013, il cosiddetto «decreto del fare», ha stanziato 150 milioni per la messa in sicurezza e la ristrutturazione di edifici scolastici esistenti. Saranno finanziati, complessivamente, 692 interventi, come potenziale. Questo decreto scade oggi: vi è stata una proroga che abbiamo fatto il primo giorno di insediamento del Governo, perché era in scadenza esattamente il 28 febbraio; quindi, abbiamo dato questi due mesi per gli enti locali al fine di poter comunicare il relativo affidamento.
Sulla base dell'articolo 18, commi 8 e 8-, sempre del medesimo «decreto del fare», vi sono altri 300 milioni che proverranno dai fondi INAIL per un piano, invece, di interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici e di costruzione di nuovi edifici, anche con l'utilizzo dello strumento del fondo immobiliare, secondo un piano di interventi concordato tra MIUR e MIT.
In base all'articolo 10 del decreto-legge n. 104 del 2013, sono stati attivati, con lo strumento dei mutui trentennali con oneri di ammortamento a totale carico dello Stato, 40 milioni per l'accensione di mutui da parte delle regioni con la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa. Tale importo corrisponde complessivamente a 900 milioni di euro per interventi finanziabili. Infine, 38 milioni e mezzo sono previsti dall'articolo 53 del decreto-legge n. 5 del 2012 e inseriti nel Fondo unico per l'edilizia scolastica presso il MIUR. Questi permetteranno di costruire nuovi edifici attraverso lo strumento del fondo immobiliare.
PRESIDENTE. Ministro, concluda.
STEFANIA GIANNINI, A ciò si vanno ad aggiungere le quote della precedente programmazione 2007-2013 per le regioni obiettivo Calabria, Campania e Sicilia, ancora da destinare, e le nuove quote, delibera CIPE in corso, 2014-2020, che saranno destinate specificamente all'edilizia scolastica.
PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di replicare.
FILIBERTO ZARATTI. Grazie, signora Ministro, per il puntuale elenco delle disponibilità che sono state messe in campo per affrontare il problema dell'edilizia scolastica, ma mi lasci dire che siamo insoddisfatti in relazione alla domanda che noi le abbiamo posto. Le abbiamo posto la domanda, cioè, di mettere in campo i provvedimenti necessari per onorare l'impegno che il Presidente del Consiglio aveva preso in quest'Aula, che era, testualmente, diciamo così, riferito alla necessità di stanziare 3,5 miliardi di euro per l'edilizia scolastica.
Lei mi ha citato una serie di interventi, tra i quali una parte inerenti ai precedenti Governi, e quindi risorse che erano già disponibili e non ancora spese, che, ovviamente, non risolvono il problema di quel tipo di intervento «a tappeto» per affrontare il problema dell'edilizia scolastica così come era stato rappresentato dal Presidente del Consiglio stesso. Mi pare del tutto evidente che non ci sono e non sono ancora individuate le risorse finanziarie a copertura di quel tipo di intervento. Per queste ragioni, signora Ministro, pur apprezzando la puntualità della sua risposta, devo dichiarare la nostra totale insoddisfazione .
PRESIDENTE. La deputata Santerini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00793, concernente tempi per l'adozione dei decreti attuativi del decreto-legge n. 104 del 2013 in materia di istruzione, università e ricerca per un minuto.
MILENA SANTERINI. Signor Presidente, signor Ministro, la nostra richiesta riguarda il decreto-legge n. 104 «riparte la scuola» che come sappiamo conteneva tante misure di vario tipo per sostenere questa nostra scuola così trascurata. Ad oggi ci risultano rispettati alcuni degli impegni dei decreti attuativi, tra cui quello sulla dispersione, sulle reti quello sui docenti di sostegno, ma molti altri no. Mancano all'appello le risorse per l'acquisto dei libri, i contributi per gli studenti, e poi ci sono altri provvedimenti per i quali non è stata data una scadenza. Noi chiederemo, quindi, di darci un cronoprogramma di impegno del Ministero per dargli attuazione, in particolare, per quanto riguarda una delle circolari che dava attuazione alla stabilizzazione dei posti di sostegno che prevedeva, all'articolo 15, comma 2- il fatto che nelle regioni i posti fossero distribuiti equamente. Chiediamo se questa norma è stata disattesa perché ci risulta che più della metà delle regioni abbiano più posti di quelli che invece avrebbero dovuto avere in una distribuzione equa.
PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.
STEFANIA GIANNINI, Signor Presidente, anche in questo caso sono costretta ad elencare una serie di provvedimenti attuati o in corso di attuazione. Per quanto riguarda i servizi agli studenti il 21 febbraio è stato emanato il provvedimento, protocollo n. 184, di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 104 del 2013, che ha ripartito i 15 milioni stanziati per incrementare l'offerta dei servizi agli studenti, l'accesso e la frequenza ai corsi di studio. Il 25 settembre 2013 vi è stato un provvedimento, già citato anche dall'onorevole Santerini, che ha coperto il capitolo riguardante le risorse destinate anche tra reti di scuole per l'acquisto di libri di testo, dei dispositivi per la lettura di materiali didattici digitali. Il 7 febbraio di quest'anno è stato emanato il decreto relativo all'attuazione in via sperimentale del programma di didattica integrativa delle scuole di ogni ordine e grado per evitare fenomeni di dispersione scolastica. Il monitoraggio per la valutazione dei sistemi di istruzione professionale tecnica e liceale è stato avviato ai sensi dell'articolo 5, comma 1, e si concluderà entro il prossimo anno accademico 2014-2015 come scadenza ultimata e determinata dal Ministero.
In merito alla salute nelle scuole, in attuazione all'articolo 4, commi 1 e seguenti, il Ministero ha diramato una nota in data 27 gennaio perché fosse data massima diffusione a tali disposizioni normative per far in modo che tutte le istituzioni scolastiche potessero predisporre gli adempimenti necessari.
In riferimento all'adozione del regolamento sulle modifiche alla durata del permesso di soggiorno per stranieri, per la frequenza di corsi di studi e di formazione, si fa presente che la competenza è del Ministero dell'interno con cui è avviato comunque un tavolo che metta anche questo punto in immediata urgenza ed evidenza.
È in fase di ultimazione la procedura per l'adozione del decreto interministeriale di cui all'articolo 8- relativo al programma sperimentale per lo svolgimento di periodi di formazione in azienda degli studenti negli ultimi anni della scuola secondaria di secondo grado che è stato condiviso con i Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze.
È stata inviata al Dipartimento per la funzione pubblica e al Ministero dell'economia e delle finanze la proposta di un piano triennale per l'assunzione di personale docente, educativo e ATA nella scuola ed è in corso il confronto con i citati interlocutori.
Quanto agli insegnanti di sostegno e quindi all'attuazione dell'articolo 15 relativo alle assunzioni dei medesimi su posti di sostegno, preciso che sono state autorizzate oltre 4 mila assunzioni per l'anno scolastico in corso e che restano da ripartire 13.342 posti per l'anno scolastico 2014-2015 e 8.895 per il successivo anno scolastico 2015-2016, per un totale complessivo di 90.032 unità.
PRESIDENTE. Concluda.
STEFANIA GIANNINI, . Ciò avverrà nel rispetto della necessaria perequazione fra le diverse situazioni territoriali, con la precisazione che con il decreto interministeriale relativo alla determinazione degli organici sia garantito a tutte le regioni il 76 per cento della copertura dei posti in organico di diritto. Ultimissimi punti: di concerto con il Ministero dei beni culturali e del turismo il decreto prevede anche l'ingresso gratis dei docenti nei musei che è un altro provvedimento importante e molto gradito; per le reti – l'ha detto l'onorevole Santerini – è già stato attuato il provvedimento relativo.
In merito agli altri provvedimenti citati dall'interrogante che non sono soggetti a scadenza stiamo chiaramente provvedendo e nel corso del prossimo trimestre contiamo di poter attuare tutto ciò che il decreto prevedeva.
PRESIDENTE. La deputata Santerini ha facoltà di replicare.
MILENA SANTERINI. Signora Ministro, noi prendiamo atto dell'impegno, che sappiamo oneroso, nel dare attuazione ad una legge che era effettivamente corposa e comprendeva diversi aspetti (non soltanto il diritto allo studio, ma anche il per lo studente, l'edilizia scolastica, la formazione e così via). Sottolineiamo però appunto che la legge ha creato delle aspettative che non possono essere disattese, in particolare un impegno forte contro la dispersione scolastica, che è legata, come sappiamo, all'attuazione delle anagrafi degli studenti o alla formazione in azienda, che lei ha giustamente citato.
Per quanto riguarda la distribuzione degli insegnanti di sostegno, noi vogliamo un attimo tornare su questo punto, perché la circolare n. 34 del 1o aprile all'articolo 15, comma 2-, prevedeva che i 22 mila e rotti posti di insegnanti di sostegno fossero distribuiti equamente in tutte le regioni, il che vuol dire una percentuale del 81 per cento.
Questo non è stato fatto nella circolare del primo aprile.
Ci sono regioni che hanno più 150, più 200 posti, il che vuol dire che altre ne avranno meno.
Quindi noi chiediamo un impegno a correggere, altrimenti alla Corte dei conti andrà un provvedimento che disattende completamente il dettato della legge.
PRESIDENTE. Il deputato Molea ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00794, concernente iniziative in ordine al fenomeno del precariato nella scuola, per un minuto .
BRUNO MOLEA. Signor Presidente e signora Ministro, la scuola è afflitta da una piaga, quella del precariato.
Le legittime aspettative di generazioni di maestri e professori si sono trasformate in un'ingiusta guerra tra poveri: precari e abilitati a seguito del tirocinio formativo attivo, docenti in ruolo e supplenti, idonei e inidonei, visibili e invisibili. Ciascuno è portavoce di legittime rivendicazioni.
Come lei stessa ha ricordato, nell'illustrazione delle linee programmatiche presso la Commissione cultura, «alcuni aspettano qualche anno, altri un decennio, altri ancora erano precari quando hanno iscritto un figlio alla prima elementare e continuano ad esserlo ancora, quando lo stesso figlio si diploma alla fine del liceo».
I numeri parlano chiaro: per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario abbiamo poco meno di 50 mila persone che svolgono – ormai stabilmente – un lavoro precario nelle scuole; per i docenti: poco meno di 170 mila sono inseriti nelle graduatorie ad esaurimento di I, II, III fascia e IV fascia aggiuntiva, che costituiscono il cosiddetto precariato storico; più di 460 mila sono inseriti nelle graduatorie di istituto e utilizzati per le supplenze annuali e fino al termine delle lezioni, di cui 168 mila iscritti nelle graduatorie ad esaurimento; oltre 10 mila abilitati a seguito del tirocinio formativo attivo; quasi 70 mila hanno maturato titoli di servizio...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
BRUNO MOLEA. Concludo: 55.000 diplomati magistrali; 40.000 idonei di vecchi concorsi.
Ebbene, più volte lei ha ribadito l'esigenza di scegliere se soccombere all'emergenza o programmare, avvitarci nella contingenza o lavorare ad aggiustamenti strutturali.
Chiediamo come intende affrontare la questione del reclutamento ai fini di contemperare l'esigenza di garantire una nuova classe di insegnanti ed allo stesso tempo soddisfare le legittime aspettative di chi, come precario, ha permesso sino ad oggi al sistema scolastico di non collassare; e se intende indire un nuovo concorso e come intende corrispondere alle aspettative di tanti giovani laureati e non abilitati al fine di una loro partecipazione al concorso
PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.
STEFANIA GIANNINI, . Signor Presidente, cercherò di fare un quadro molto sintetico dei provvedimenti in atto e degli impegni per il prossimo anno.
Il criterio è quello di bilanciare, come credo che debba avvenire in uno Stato che investe sull'istruzione come prima e principale priorità, le legittime aspettative che coloro che da anni stanno aspettando hanno nei confronti dell'immissione in ruolo ed anche le altrettanto legittime aspettative di chi, laureandosi ed abilitandosi, vuole entrare a fare il mestiere dell'insegnante subito.
Allora, ho firmato in questi giorni l'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento e confermo che firmerò, forse oggi stesso o al più tardi domani mattina, l'aggiornamento delle graduatorie di istituto valide per il triennio 2014-2017 (quindi sono i 2 macrosettori da cui si attinge al 50 per cento per il rinnovo del personale della scuola).
Il prossimo anno bandiremo un concorso a cattedra per circa 17 mila docenti.
È importante dare regolarità ai concorsi, come ho già detto in altre occasioni, non solo perché lo prevede la legge con il meccanismo del 50 per cento di assunzioni da concorso e 50 per cento da attingere dalle graduatorie ad esaurimento, ma anche perché il concorso è di fatto l'unico strumento per garantire a tanti nuovi abilitati di poter avere la possibilità in tempi ragionevoli di entrare in ruolo e insegnare ai nostri ragazzi. Al riguardo, quindi, voglio anche precisare una decisione importante che riguarda l'immissione in ruolo per l'anno scolastico 2015-2016, cioè il prossimo. Come sapete, il concorso 2012 ha avuto circa 11 mila vincitori. Di questi vincitori, 4 mila sono stati immessi in ruolo e nominati per l'anno scolastico in corso; i restanti 7 mila saranno immessi in ruolo per l'anno scolastico 2014-2015 con assunzioni che faremo nel corso dell'estate. In questo modo, quindi, esauriremo la lista dei vincitori del concorso 2012. Il nuovo concorso si terrà nella tarda primavera 2015 per permettere anche ai nuovi abilitati del ciclo TFA che stiamo per bandire lunedì di poter partecipare a questa importante occasione. I risultati del nuovo concorso li avremo quindi in tempo utile per l'immissione in ruolo nell'estate 2016. Capite, quindi, che sostanzialmente e complessivamente si tratta, per il 2015-2016, di 14 mila immissioni in ruolo che attingono in maniera equilibrata da questi tre livelli: concorso, idonei del concorso 2012, non tutti, ovviamente, ma la metà per l'equilibrio del 50 per cento, e graduatorie ad esaurimento. Questa mi sembra che possa essere una risposta, chiaramente parziale, ma senz'altro determinata e politicamente precisa ai quesiti posti dall'onorevole Molea e dagli altri parlamentari.
PRESIDENTE. Il deputato Molea ha facoltà di replicare.
BRUNO MOLEA. Signor Presidente, Ministro, la ringrazio per l'esauriente risposta. Il problema, come purtroppo sempre più spesso accade, è che i continui tagli alla scuola impongono una sempre maggiore restrizione del personale docente per cui aumenta il precariato. Migliaia di docenti, formati e pronti, non possono offrire il loro contributo al miglioramento della scuola attraverso le loro competenze e il loro lavoro per questo motivo. Lei si è impegnata sin dall'inizio del suo mandato a risolvere questi numerosi problemi che affliggono il mondo della scuola, in particolare a riassorbire appunto il precariato, valorizzare il merito degli insegnanti e valutare la delle scuole. Occorre, però, fare in fretta; occorre un obiettivo politico preciso e definito, congiuntamente anche con i suoi colleghi dei Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze. I precari vanno riassorbiti in un'ottica di medio-lungo periodo che abbini a concorsi a cattedra, nel frattempo, per dare risposte immediate, come misura ideale, l'inserimento anche di precari all'interno degli organici funzionali. La scuola ha bisogno di stabilità e di continuità e allo stesso tempo di ringiovanirsi e prevedere nuovi concorsi per i giovani insegnanti. Bene, dunque, il Governo che si è impegnato, non solo a preparare un piano di assorbimento dei precari, ma anche a lavorare per il nuovo organico nelle scuole.
PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00795, concernente chiarimenti ed iniziative in merito all'introduzione delle diciture «genitore 1» e «genitore 2» nei moduli per l'iscrizione ad istituti scolastici .
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, Ministro Giannini, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale informa e denuncia con questa interrogazione che nei moduli di iscrizione ad alcuni istituti scolastici per il prossimo anno le diciture «padre» e «madre» sono state sostituite, a nostro giudizio arbitrariamente, da «genitore 1» e «genitore 2». Tali nuove definizioni mortificano tutti quei genitori che vivono con normalità e con orgoglio la propria genitorialità, tanto che una mamma milanese ha cancellato dal modulo «genitore 1», ha scritto «mamma» e per questo è stata letteralmente travolta dai consensi della rete, proprio per questo gesto. Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale le chiede, Ministro, sulla base di quali normative accada tutto questo, se ci siano state delle istruzioni particolari date dal suo Dicastero (circolari, documenti ufficiali), e, se sì, come si sia potuto procedere in assenza di un pronunciamento da parte del Parlamento, a maggior ragione per il dibattito che si è aperto negli scorsi mesi proprio su questa materia.
PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.
STEFANIA GIANNINI, . Signor Presidente, in riferimento a quanto esposto dall'onorevole Rampelli e altri parlamentari, in merito al ricorso a questa espressione «genitore 1» e «genitore 2» in alcuni moduli di iscrizione per l'anno scolastico 2014-2015, preciso i seguenti dati.
Il 10 gennaio di questo anno, Il Ministero ha diramato la circolare n. 28 che ha come principali destinatari le famiglie, le istituzioni scolastiche, le direzioni scolastiche regionali e i relativi uffici territoriali, finalizzata a disciplinare le iscrizioni all'interno delle scuole dell'infanzia e delle prime classi delle scuole di ogni ordine e grado.
Questa circolare, come per l'anno scolastico 2013-2014, naturalmente prevede che le iscrizioni debbano essere effettuate esclusivamente per tutte le classi iniziali dei corsi di studio. Sono escluse da questa modalità le scuole dell'infanzia. Le scuole paritarie possono facoltativamente partecipare o meno all'iscrizione .
In questa stessa circolare si fa riferimento a genitori o soggetti esercenti la potestà genitoriale. Non c’è alcuna menzione dell'espressione genitore 1 e genitore 2. La circolare del resto si rifà all'articolo 155 del codice civile che recita testualmente, cito: «La potestà genitoriale è esercitata da entrambi i genitori» nella formulazione antecedente dopo il novellato introdotto dal decreto legislativo 28 dicembre 2013, n. 154 che sostituisce, peraltro, l'espressione «potestà genitoriale» con «responsabilità genitoriale». Quindi «il modulo di iscrizione» si precisa in questa circolare «può essere integrato, adeguato a cura delle singole istituzioni per consentire agli interessati di esprimere le proprie scelte in merito alla possibilità di fruizione del tempo scuola, del servizio mensa e di tutti questi altri servizi su cui la famiglia può e deve esprimersi».
L'altro riferimento unico possibile è la Guida rapida 2014, consultabile sul sito del Ministero predisposta dalla direzione generale per gli studi, che cita e precisa il testo che vado a riferire: «La registrazione è aperta a tutti coloro che hanno il titolo legale per iscrivere gli alunni alle classi prime delle scuole primarie e/o secondarie (il padre, la madre, il tutore o l'affidatario dell'alunno, etc.) e serve per ottenere le credenziali per l'accesso alle iscrizioni ». Quindi non esiste alcun elemento documentario, note, circolari ministeriali che facciano riferimento a questa evidente interpretazione lessicale che non è indicata né da norme primarie né da atti ministeriali, ma che evidentemente è desunta da alcune scuole in maniera autonoma.
PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di replicare.
FABIO RAMPELLI. Intanto la ringrazio, Ministro, la ringrazio per la puntualità e la cortesia. Però le do anche una notizia: Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale ha svolto una ricerca e ha scoperto che esiste ancora in vita un ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali posto presso la Presidenza del Consiglio, l'UNAR, il quale, all'improvviso dal 2003 anno di costituzione, ha inglobato l'adozione di misure per contrastare la discriminazione di persone lesbiche, omosessuali, transessuali, bisessuali e chi più ne ha più ne metta. Si è formato un vero e proprio gruppo di lavoro sulla scuola, che ha elaborato un documento contenente linee guida per la scuola, composto da 29 associazioni e questo organismo, forse in maniera impropria – non so, magari sarebbe il caso che approfondiate anche nel confronto con il Presidente del Consiglio Renzi, quando magari ci farà la grazia di frequentare queste aule, potremmo chiederglielo insieme, se preferisce – ma comunque penso che sia opportuno capire a nome di chi, a titolo di cosa questo gruppo di persone abbia indirizzato – questo a noi risulta – a tutti i coordinatori scolastici, a tutti i direttori regionali scolastici una specie di informativa dove appunto si dava conto della possibilità di sostituzione delle definizioni tradizionali di «mamma» e «papà» con «genitore 1» e «genitore 2», tant’è che esistono questi moduli in circolazione. Sono moduli di iscrizione per l'anno che verrà, vengono distribuiti dagli istituti scolastici statali, quindi la questione non è derubricabile alle autonomie dei comuni e degli enti locali. È questione che riguarda lo Stato italiano e, quindi, in qualche maniera anche il suo Dicastero e noi riteniamo che sia opportuno e necessario intervenire magari anche con maggiore piglio, puntualità e precisione, con una circolare magari perentoria più ristretta che possa circostanziare l'episodio perché riteniamo che sia un'assoluta castroneria: la famiglia tradizionale è sancita per come è fatta dalla Costituzione italiana. Abbiamo questa Costituzione e definire, concludo, genitore 1 e genitore 2 non ha proprio un senso compiuto perché non solo non esiste una struttura sociale della famiglia fatta da persone che si uniscono in matrimonio aventi lo stesso sesso ma, men che meno, esiste la possibilità di adottare dei bambini da parte di persone dello stesso sesso grazie a Dio perché i bambini hanno il diritto di avere un papà e una mamma a nostro giudizio.
Questa è la Costituzione vigente, queste sono le leggi dello Stato italiano: nessun istituto scolastico può arbitrariamente scrivere «genitore 1» e «genitore 2» al posto di «mamma» e «papà».
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Biondelli, Michele Bordo, Brunetta, Capezzone, Costa, Dambruoso, Damiano, Dellai, Di Lello, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Galan, Giancarlo Giorgetti, Meta, Pes, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Sani, Scalfarotto, Speranza, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di maggio 2014:
ROBERTA LOMBARDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, ho chiesto la parola perché vorrei informare quest'Aula, la Camera dei deputati, della morte, avvenuta questa notte, del sostituto commissario Roberto Mancini. Chi fosse Roberto Mancini è ignoto ai più, perché Mancini era uno di quei tanti servitori dello Stato che in maniera discreta, anonima, ma pervicace lavorano per le istituzioni e sono l'orgoglio delle istituzioni e dei cittadini che nelle istituzioni ancora credono.
Vorrei spendere alcune parole sul perché volevo informare l'Aula di questa morte. Perché è grazie a lui ed al suo lavoro se oggi i pubblici ministeri della direzione distrettuale antimafia di Napoli riescono ad ottenere una storica sentenza di condanna a vent'anni per il disastro ambientale nei confronti di Domenico Bidognetti.
Mancini per anni ha inseguito nel suo lavoro il re della il vero mago delle leggi e delle autorizzazioni farlocche, Cipriano Chianese, ed ha ricostruito i contatti massonici, gli ordini che arrivavano dalle industrie con nomi importanti e una rete estesa di e trasportatori, che facevano commercio e trasporto di rifiuti tossici, soprattutto in quel triangolo di terra di Campania che è conosciuto come la Terra dei fuochi.
Per queste sue capacità venne successivamente messo a disposizione della Commissione parlamentare di inchiesta, dal 1997 al 2001, della Camera dei deputati. Venne mandato in missione per conto di questa Camera. Continuò le sue opere investigative, continuò a scavare a mani nude nella terra e a tirare fuori i rifiuti tossici ed ha contratto un tumore. Contrasse un tumore, purtroppo, perché questo tumore lo ha portato ieri notte a morire.
Noi abbiamo chiesto alla Camera dei deputati di farsi carico di un equo indennizzo nei confronti della famiglia di Mancini per quest'attività che ha svolto in quegli anni. Abbiamo chiesto al Ministro Alfano di rivedere l'equo indennizzo di ben 5 mila euro, che gli è stato riconosciuto dal Ministero dell'interno, e abbiamo chiesto oggi alla Presidenza del Consiglio dei ministri, che si sta riunendo in questi minuti, i funerali di Stato per questo eroe moderno.
Vogliamo fare a tutta la famiglia in questo momento la promessa, a voce alta e a faccia aperta, che questa morte non sarà vana e che i colpevoli pagheranno
PAOLO BERNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO BERNINI. Signor Presidente, ieri a Rimini, al congresso nazionale del SAP, sindacato autonomo di polizia, erano presenti tre dei quattro poliziotti condannati per la morte di Federico Aldrovandi, ai quali è stata riservata una . Il MoVimento 5 Stelle rispetta gli uomini e le donne delle forze dell'ordine che lavorano con coscienza e onestà, ma non accetta assolutamente applausi vergognosi come quelli occorsi ieri al SAP. I sindacati di polizia devono garantire i diritti dei poliziotti ma mai oltraggiare il senso di umanità e di giustizia.
A tal proposito, vorrei segnalare che in data 6 febbraio 2014 ho presentato al Ministro dell'interno un accesso agli atti che richiedeva le motivazioni delle commissioni disciplinari della Polizia di stato competenti nel giudicare i quattro agenti condannati per l'omicidio di Federico. Ad oggi non ho mai ricevuto la ricevuta di ritorno dell'invio da me effettuato né tantomeno una risposta dal Ministero. Chiedo che la Presidenza si faccia carico di capire i motivi di questo ritardo nella risposta e la mancata consegna della ricevuta di ritorno.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.