RAFFAELLO VIGNALI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo del MoVimento 5 stelle per chiedere, sostanzialmente, un'interpretazione di quanto riportato nelle comunicazioni di ieri sera, a chiusura della seduta, del Presidente di turno. Infatti, da quello che ci risulta, vi sono delle frasi che vorremmo venissero sciolte da qualsiasi tipo di ambiguità.
Il periodo specifico nel quale si indica che: «Per quella fase la Presidenza potrà concedere tempi aggiuntivi per i gruppi che ne facciano richiesta» naturalmente si riferisce alla fase degli ordini del giorno, delle dichiarazioni di voto e del voto finale. Naturalmente, la mia interpretazione, l'interpretazione del gruppo del MoVimento 5 Stelle, è che anche per quella fase, cioè la fase degli ordini del giorno, delle dichiarazioni di voto e del voto finale, ci sia la possibilità del Presidente di concedere tempi aggiuntivi.
Naturalmente, resta fermo il fatto che, in base al Regolamento, è possibile concedere tempi aggiuntivi anche sulla fase emendativa. Questo è un chiarimento necessario, perché, d'altro canto, se così non fosse, allora questo verbale avrebbe un grave vizio. Infatti, se così non fosse, significherebbe che, all'interno delle comunicazioni finali del Presidente, è stata aggiunta una parte che non è mai stata discussa all'interno della Conferenza dei presidenti di gruppo serale di ieri, alla quale il sottoscritto era presente, e anche il capogruppo Cecconi. Per cui, il MoVimento 5 Stelle contesta questo tipo di resoconto stenografico nel momento in cui non dovesse essere questa l'interpretazione che ne facciamo. Chiediamo lumi alla Presidenza, in modo tale da poter poi procedere nel dibattito, su questa questione.
PRESIDENTE. Deputato Sibilia, la ringrazio. La questione è stata affrontata ieri in Conferenza dei presidenti di gruppo, alla quale io non ho partecipato, ma so che quello che c’è scritto sul resoconto, e che è stato letto, quindi, ieri sera, dal Presidente di turno Giachetti, è la trasposizione di quello su cui ci si è accordati in Conferenza dei presidenti di gruppo; nello specifico, quello che è stato detto dalla Presidente in Conferenza dei presidenti di gruppo, leggendo uno ovviamente, non è quello che ha letto, poi, il Presidente Giachetti qui in Aula, ma ne è la trasposizione esatta.
Quindi, mi confermano dalla Presidenza che quello che legge è quello su cui la Conferenza dei presidenti di gruppo si è accordata nello specifico. È chiaro che i tempi aggiuntivi li concede sempre la Presidente, ovvero la Presidenza, ed è logico che in quella fase si concederanno tempi aggiuntivi.
CARLO SIBILIA. Anche nella fase precedente ?
PRESIDENTE. Quello che legge. Poi, ovviamente, come lei ben sa, in Conferenza dei presidenti di gruppo si fanno degli accordi tra i gruppi che, ovviamente, non è che fanno testo, nel senso che il vostro capogruppo può anche chiarirsi ulteriormente con la Presidenza. Non è che qui dobbiamo risolvere il problema che si risolve in Conferenza dei presidenti di gruppo.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente, per le specifiche. Noi ci teniamo semplicemente, quindi, a stigmatizzare il fatto che l'accordo in Conferenza dei presidenti di gruppo – e io qui sto parlando a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle, quindi anche del capogruppo, che ieri era presente alla Conferenza dei presidenti di gruppo serale – è chiaramente un accordo sul calendario dei lavori. Si tratta di accordo procedurale, quindi nessun tipo di accordo differente da quello.
Ci teniamo a dire che, per quanto riguarda queste tre righe che ho letto, sulle quali stiamo dibattendo, la nostra interpretazione di gruppo MoVimento 5 Stelle è che la frase «Per quella fase la Presidenza potrà concedere tempi aggiuntivi (...)» per noi significa che anche per la fase di ordini del giorno, dichiarazioni di voto e votazione finale del provvedimento la Presidente potrà concedere tempi aggiuntivi, perché è nelle sua facoltà.
Resta, a nostro modo di vedere, che anche per la fase emendativa, attualmente in dibattito, è possibile per la Presidenza concedere tempi aggiuntivi, perché non vi è stata alcuna preclusione da parte del MoVimento 5 Stelle. Questo per noi è fondamentale ribadirlo, perché non ci sono stati altri tipi di accordi. Questo era dovuto, e quindi, Presidente, per quanto ci riguarda, dando questa interpretazione e annotandola in maniera ufficiale, possiamo tranquillamente procedere all'approvazione del processo verbale.
PRESIDENTE. Prendo atto della sua osservazione e la riferirò anche alla Presidenza.
GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sempre sul processo verbale ?
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, sullo stesso argomento. Fatto salvo quanto scritto nel processo verbale, l'interpretazione che diamo noi è la stessa del MoVimento 5 Stelle, per un semplice motivo.
Sono stati dati tempi aggiuntivi per la discussione sugli emendamenti, e verranno dati a chi ne fa richiesta come prassi d'altronde su ogni di tipo di provvedimento, credo ulteriormente ancor di più confermata per quanto riguarda la discussione sulle riforme costituzionali; e per come ovviamente è scritto il resoconto stenografico e per come ha comunicato il Presidente Giachetti, anche noi diamo per scontato che verranno assicurati, se richiesti, tempi aggiuntivi anche sulla discussione degli ordini del giorno. Questo lo dico perché ieri in Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo una versione un po’ diversa rispetto alla Presidenza e rispetto a quanto abbiamo ascoltato noi. Io do conferma di quanto dice il collega Sibilia, nel senso che in Conferenza dei presidenti di gruppo si è discusso solo ed esclusivamente degli orari e del calendario che riguarda il provvedimento la prossima settimana: non si è fatto alcun riferimento ai tempi aggiuntivi rispetto alla discussione degli emendamenti, per cui diamo per scontato che l'interpretazione che noi stiamo dando rispetto alle parole del Presidente Giachetti di ieri sera sia quella corretta, e sia la normale prassi che ha da sempre caratterizzato i lavori dell'Aula.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per precisare per quanto ci riguarda quello che è avvenuto, ma direi con una lettura diretta e precisa dello che ha fatto il Vicepresidente di turno, l'onorevole Giachetti, ieri sera. La Conferenza dei presidenti di gruppo ha assunto una decisione, che è quella di definire nella data di martedì della prossima settimana o, nel caso non si riuscisse a concludere nella giornata di martedì, in quella di mercoledì, il termine per la votazione di tutti gli emendamenti e degli articoli, con un accordo politico che è stato assunto in quella sede in maniera chiarissima. Dopodiché la Presidente ha detto che i tempi aggiuntivi venivano dati per la votazione e la discussione degli ordini del giorno, che si sarebbe svolta in una fase successiva, cioè quella, ancora da fissare, dopo l'elezione del Presidente della Repubblica.
Aggiungo che per parte nostra – lo dico in particolare, c'era il gruppo di SEL che aveva dei tempi molto limitati ancora – il problema non è dei tempi aggiuntivi, se un gruppo ha esaurito i tempi e stiamo discutendo un articolo della Costituzione, non è quello il problema. Il punto dell'accordo è la conclusione dei lavori «entro e prima di». Questo è il punto dell'accordo politico che è stato raggiunto. Peraltro un punto di un accordo politico che non è solo frutto della Conferenza dei presidenti di gruppo, ma di numerose intese che sono avvenute nel corso della giornata con i presidenti di gruppo con cui personalmente almeno ho parlato: mi riferisco al collega Cecconi del MoVimento 5 Stelle. Dopodiché la Lega aveva delle sue obiezioni, che noi rispettiamo e abbiamo accolto e registrato, ma questo è quanto avvenuto. Dopodiché se adesso quello che è stato deciso per qualche motivo non viene considerato più valido, perché la notte ha portato non consiglio, ma ha portato una illuminazione di tipo diverso da parte di qualche gruppo, basta dire che non sono più d'accordo sull'esito della Conferenza dei presidenti di gruppo: non che la Conferenza dei presidenti di gruppo non è stata chiara, perché questo sarebbe scorretto nei confronti dei nostri rapporti, che mi sembra sono sempre intrattenuti in maniera seria rispetto alle cose che ci diciamo, cioè la nostra parola deve valere qualche cosa, e in particolare le determinazioni della Conferenza dei presidenti di gruppo.
PRESIDENTE. Colleghi, siccome questa mi sembra più una discussione o da Conferenza dei presidenti di gruppo o tra rappresentanti dei gruppi, quello che c’è scritto nel resoconto stenografico era un accordo fuoriuscito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Ora c’è qualcuno che, giustamente, intervenendo stamattina sul processo verbale, come diceva anche il collega Rosato, mette in dubbio o non interpreta in maniera calzante quello che c’è scritto.
Ma l'approvazione del processo verbale non pregiudica nulla: quindi ora approviamo il processo verbale, poi potete fare tutte le osservazioni che volete, ma credo che sia più una questione da affrontare tra rappresentanti di gruppo nelle sedi consone. Non facciamo una Conferenza dei presidenti di gruppo qui, perché non ha senso stamattina fare una Conferenza dei presidenti di gruppo qui in Aula.
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Sibilia, velocemente e poi approviamo il processo verbale. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Assolutamente, signor Presidente, condivido perfettamente le sue osservazioni; resta il fatto che però non possono essere attribuite al nostro presidente di gruppo frasi oppure accordi mai stabiliti da persone di gruppi differenti da quello che è il MoVimento 5 Stelle. Evidentemente c’è stato un forse, perché noi non abbiamo dato come gruppo nessun punto di caduta su chiusura della discussione degli emendamenti in merito alle riforme costituzionali.
Questo deve essere chiarissimo per una questione di trasparenza della discussione e, soprattutto, perché stiamo parlando di riforme costituzionali e non della modifica del regolamento del condominio. Quindi, attenzione a quello che si dice e a come viene riportato. Il nostro dovere di delegati d'Aula è quello di cercare, quanto meno, di tenere il dibattito su cose che sono realmente accadute. Questo è quanto dovuto.
PRESIDENTE. Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amici, Bindi, Biondelli, Bobba, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Bressa, Brunetta, Caparini, Dambruoso, De Girolamo, De Micheli, Dellai, Di Lello, Faraone, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Gozi, Guerra, La Russa, Lorenzin, Losacco, Madia, Manciulli, Marotta, Meta, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Portas, Ravetto, Realacci, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sisto, Speranza, Tabacci, Turco e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 9,40.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, 2613-A: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione; e degli abbinati progetti di legge costituzionale nn. 8, 14, 21, 32, 33, 34, 148, 177, progetti di legge costituzionale nn. 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458, 2462, 2499.
Ricordo che, nella seduta di ieri, i relatori e il Governo hanno espresso i pareri sulle proposte emendative riferite all'articolo 7.
PRESIDENTE. Riprendiamo, dunquel'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate
Passiamo, quindi, alla votazione degli identici emendamenti Bianconi 7.1 e D'Ambrosio 7.3, a pagina 63 del fascicolo.
EMANUELE FIANO, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO, Signor Presidente, vorrei rendere conto all'Aula del dibattito sostanziale che si è svolto nella Commissione, al quale ovviamente come relatori abbiamo cercato di corrispondere, circa il contenuto di questo articolo. Lo dico perché, Presidente, il contenuto di questo articolo riguarda i titoli di ammissibilità e in molti degli emendamenti che vengono presentati – anche quelli di cui lei mi ha chiesto – si fa riferimento alla possibilità di esercizio di un giudizio esterno al Parlamento, quello della Corte costituzionale, per i titoli di ammissibilità. Vorrei fare notare che questo dibattito, in cui legittimamente sono stati presentati questi emendamenti, che chiedono di riferirsi alla Corte costituzionale come organo esterno, è in singolare contrasto – lo dico con assoluto rispetto – con il dibattito che si è svolto poche ore fa in quest'Aula, in particolare...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce.
EMANUELE FIANO, . ..da parte dei colleghi della Lega Nord sulla questione della Corte costituzionale. Infatti, in relazione alla decisione di pochi giorni della Corte sul referendum, si è fatto riferimento a quella Corte come a un organo che non avrebbe dovuto interferire con i diritti dei cittadini. Quando poi, invece, la discussione ha avuto luogo sulla possibilità di riferirsi alla Corte per i giudizi di ammissibilità, si è stabilito che, invece, quell'organo terzo è assolutamente utile e il suo ruolo sarebbe assolutamente positivo nei confronti del dibattito parlamentare su quel punto.
Ecco, io penso che qui vi sia una contraddizione, che ha fatto sì che i pareri dei relatori per la maggioranza, su tutti quegli emendamenti che in quest'articolo prevedono quell'intervento, siano stati resi come pareri contrari o di invito al ritiro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bianconi 7.1 e D'Ambrosio 7.3.
Dichiaro aperta la votazione.
ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Presidente, questo emendamento si può votare per parti separate ? Ho dei dubbi.
PRESIDENTE. Lei chiede che la lettera venga votata separatamente dalla lettera ?
PRESIDENTE. Deputato Colletti, la seconda parte è collegata alla prima, perché il conflitto d'interessi è introdotto dalla prima parte e richiamato dalla seconda. Quindi, non possiamo votare l'emendamento per parti separate.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 7.204, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, vorremmo chiedere su questo emendamento se è possibile votarlo per parti separate, nel senso di votare la prima parte dalle parole: «Delle relative», fino alla parola: «Presidenti» e la seconda parte dalla parola: «Esse», fino alle parole: «trenta giorni».
PRESIDENTE. Sì, è possibile, però è mio dovere informarla che la bocciatura della seconda parte precluderebbe l'emendamento Dadone 7.11, che è uguale. Quindi, se lei mi formalizza la richiesta, lo votiamo per parti separate.
DAVIDE CRIPPA. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 7.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
EMANUELE COZZOLINO. Presidente, invito a riflettere l'Aula, perché parliamo di conflitto di interessi. Ovviamente dite che non si può inserire in Costituzione, però questo Parlamento non è stato capace, non ha mai avuto la volontà politica di portare avanti una legge sul conflitto di interessi che potesse essere utile al Paese e ha preferito fare una riforma del Titolo V, sbandierata come l'abolizione del Senato – che non è –, e non vuole fare una legge sul conflitto di interessi. Noi ci chiediamo se c’è un accordo non scritto tra le parti per non toccare il conflitto di interessi. Dopo che per vent'anni ci avete martellato su tutti i sui giornali e in televisione dicendo che era un dovere morale fare una legge sul conflitto di interessi, adesso c’è l'occasione, lo possiamo inserire in Costituzione, così sicuramente la farete .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 7.7.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Bianconi 8.1 e Lombardi 8.2, sugli identici emendamenti testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli, e Costantino 8.9, sugli emendamenti Dadone 8.6 e 8.203, Fraccaro 8.202, Dadone 8.201, Fraccaro 8.204, Giorgia Meloni 8.200 e sugli articoli aggiuntivi D'Ambrosio 8.01, Toninelli 8.0200, 8.0201 e 8.0203, D'Ambrosio 8.03 e 8.07, Matteo Bragantini 8.05 e 8.06, Lattuca 8.08, D'Ambrosio 8.09, Toninelli 8.0204, 8.0205, 8.0206, 8.0207, 8.0208, 8.0209 e 8.0210, D'Ambrosio 8.04, 8.010, 8.011 e 8.012.
PRESIDENTE. Matteo Bragantini ?
MATTEO BRAGANTINI, Signor Presidente, a pagina 195 del fascicolo n. 2, esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Bianconi 8.1 e Lombardi 8.2 e sugli identici emendamenti testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli, e Costantino 8.9, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Dadone 8.6. Mi rimetto all'Aula sugli emendamenti Dadone 8.203 e Fraccaro 8.202, mentre esprimo parere favorevole sull'emendamento Dadone 8.201. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Fraccaro 8.204 e Giorgia Meloni 8.200, sugli articoli aggiuntivi D'Ambrosio 8.01, Toninelli 8.0200, 8.0201 e 8.0203 e D'Ambrosio 8.03 e 8.07, mentre esprimo parere favorevole sugli articoli aggiuntivi Matteo Bragantini 8.05 e 8.06, Lattuca 8.08. Esprimo parere contrario sull'emendamento D'Ambrosio 8.09. Esprimo altresì parere contrario sugli articoli aggiuntivi Toninelli 8.0204, 8.0205 e 8.0206, mentre mi rimetto all'Aula sull'articolo aggiuntivo Toninelli 8.0207. Esprimo parere contrario sugli articoli aggiuntivi Toninelli 8.0208, 8.0209 e 8.0210 e D'Ambrosio 8.04, 8.010, 8.011 e 8.012.
PRESIDENTE. Quali sono i pareri del relatore di minoranza per il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, Quaranta ?
STEFANO QUARANTA, . Presidente, esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Bianconi 8.1 e Lombardi 8.2, nonché sugli identici emendamenti testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli, e Costantino 8.9.
Il parere è favorevole sull'emendamento Dadone 8.6, mentre è contrario sugli emendamenti Dadone 8.203 e Fraccaro 8.202. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Dadone 8.201, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Fraccaro 8.204. Sull'emendamento Giorgia Meloni 8.200 mi rimetto all'Assemblea. Esprimo parere favorevole sugli articoli aggiuntivi D'Ambrosio 8.01 e Toninelli 8.0200 e 8.0201. Esprimo parere contrario sugli articoli aggiuntivi Toninelli 8.0203 e D'Ambrosio 8.03. Il parere è favorevole sull'articolo aggiuntivo D'Ambrosio 8.07, mentre è contrario sugli articoli aggiuntivi Matteo Bragantini 8.05 e 8.06. Esprimo parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Lattuca 8.08, mentre esprimo parere contrario sugli articoli aggiuntivi D'Ambrosio 8.09, Toninelli 8.0204, 8.0205, 8.0206, 8.0207, 8.0208, 8.0209 e 8.0210, e D'Ambrosio 8.04, 8.010, 8.011, 8.012.
PRESIDENTE. La ringrazio. Constato che l'altro relatore di minoranza, Toninelli, non è presente.
Qual è il parere del Governo ?
IVAN SCALFAROTTO, Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dai relatori per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bianconi 8.1 e Lombardi 8.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza per la Lega Nord e Autonomie e per Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Signor Presidente, questi identici emendamenti ripropongono – sono tra i pochi per la verità – una questione a mio avviso molto importante...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce.
RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. ... che è quella, seppur implicita, di un vincolo di mandato per i futuri senatori.
È una questione, secondo me, molto importante per definire meglio il ruolo che si vuole dare al futuro Senato. Se infatti, come una collega affermava ieri, a mio avviso giustamente, i futuri senatori non rappresenteranno più, come dire, la popolazione, bensì le istituzioni territoriali, a mio avviso è più che mai opportuno che per essi vi sia un vincolo di mandato.
Che cosa si intende molto semplicemente ? Di fare in modo che, laddove le istituzioni, in modo particolare i consigli regionali, ritengano di dovere esplicitamente dare un mandato ai propri rappresentanti in Senato su una qualsivoglia questione – nel mio caso, ad esempio, è successo su queste riforme costituzionali –, i futuri senatori siano moralmente, se non altro, impegnati a rispettarlo.
Cosa significativa, a mio avviso, era anche un emendamento precedente, che purtroppo è stato ritirato, nel quale si prevedeva, addirittura, che i futuri senatori dovessero costituire un gruppo senatoriale tra i senatori appartenenti alla stessa realtà territoriale. Altra immagine che servirebbe a definire assai meglio, di quanto sembra prospettarsi, la funzione e la funzionalità del futuro Senato.
Quindi, preannunzio il mio voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Io credo che anche nella fretta prima del – ed è bello che quando arriva il i lavori si accelerano in una maniera fuori dall'ordinario –, anche con questa fretta con cui stiamo votando una «cosetta da niente» che è la riforma della nostra Costituzione, questo punto debba costituire un momento di seria riflessione per i colleghi.
Si tratta di alcuni emendamenti. Ne verrà poi in discussione un altro, che abbiamo proposto come gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, ma già questo emendamento, su cui vi sarà il voto favorevole del gruppo al quale appartengo, credo che ponga il problema di come limitare la possibilità di una interruzione della coerenza fra il mandato avuto dagli elettori e il comportamento, poi, dei parlamentari.
Certo, è una materia delicata. Non bisogna arrivare all'estremo opposto, forse, di quello che oggi la Costituzione prevede, ma credo che la indicazione che viene già da questo emendamento, che dice, se non mi sbaglio, che il deputato rappresenta la nazione senza bisogno di ulteriori specificazioni, debba rappresentare un momento di attenzione particolare da parte di questa Camera, che tante volte ha criticato la transumanza da un gruppo a un altro non sempre dettata da alti motivi ideali ma, tante volte, da altri motivi meno ideali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente. Sull'assenza del vincolo di mandato c’è una lunghissima giurisprudenza, in relazione anche alla possibilità degli eletti di potere cambiare idea o collocazione all'interno del Parlamento. Ma, al di là di questo, io credo che scomparendo, diciamo, la rappresentanza della nazione, in maniera anche da non coinvolgere in questo proprio la rappresentanza territoriale, per un verso, dei componenti del Senato, io credo, Presidente, che abbia senso un'interpretazione dell'assenza del vincolo di mandato anche dal punto di vista territoriale, giacché i componenti del Parlamento si troveranno a dovere esercitare la loro funzione anche su leggi che riguardano l'intera nazione.
Quindi, in questo senso io credo che si rafforzi l'assenza del vincolo di mandato includendo implicitamente il fatto di non avere una specifica rappresentanza territoriale ma di potere esercitare la propria funzione in tutto il territorio nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, mi pare che l'emendamento sia inaccettabile. L'assenza del vincolo di mandato va capita in relazione ad una domanda: chi rappresenta il rappresentante ? Se rappresenta la nazione, non ha vincolo di mandato. Mettiamo che abbia un vincolo di mandato: chi gli pone il vincolo di mandato e, quindi, chi rappresenta ? Con i sistemi elettorali che abbiamo in Italia e in molti altri Paesi, il vincolo di mandato significherebbe che il parlamentare rappresenta il partito. Già ci lamentiamo della partitocrazia, stabilire quindi che il rappresentante rappresenta il partito e il partito è in grado di revocarlo, quando non è più d'accordo con lui, mi sembrerebbe un'aberrazione. Più coerente è il vincolo di mandato, invece, nel caso di una rappresentanza territoriale, tanto è vero che negli Stati Uniti, in cui vi sono per lo più collegi uninominali nei diversi Stati, in alcuni Stati c’è la possibilità di revocarlo da parte degli elettori, quindi raccogliendo le firme e facendo un referendum sulla possibilità di revocarlo.
PRESIDENTE. Colleghi vi prego di abbassare il tono della voce. Alcuni colleghi mi segnalano che non sentono quello che sta dicendo il collega Buttiglione.
ROCCO BUTTIGLIONE. Più coerente è, invece, il vincolo di mandato dove il rappresentante rappresenta una circoscrizione, un territorio, un collegio, tanto è vero che in alcuni Paesi che hanno il collegio uninominale, alcuni Stati degli Stati Uniti, c’è la possibilità di fare un referendum per revocare il rappresentante. Qui non è il partito, non c’è il vincolo al partito, come sarebbe inevitabile con sistemi come quello italiano, come quello tedesco, come quello di altri Paesi. C’è un vincolo territoriale in cui il vincolo di mandato può essere istituito.
Del tutto coerente è il vincolo di mandato con il sistema del Bundesrat tedesco, perché lì davvero il rappresentante rappresenta la regione ed è nominato dal governo regionale. Nel momento in cui si compie la scelta di non far nominare i senatori dal governo della regione, come rappresentanti dell'esecutivo regionale, ma li si fa nominare dal consiglio regionale, è evidente che non c’è un vincolo di mandato unitario, ma ci sono vincoli di mandato che derivano da una appartenenza di partito. Allora, anche se per caso ci fosse l'accordo dei partiti per approvare una mozione che voglia vincolare i rappresentanti, anche in questo caso, sarebbe inaccettabile, perché si stabilirebbe un principio di perfetta partitocrazia. Non mi pare che questo sia ragionevole, non mi pare che questo rientri nella logica costituzionale, non mi pare nemmeno che rientri nelle attese del popolo italiano di adesso, che la partitocrazia la vede come fumo negli occhi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, a titolo personale, quello che ha detto appena adesso il collega Buttiglione ha una logica, ma non parte dal presupposto che tutti i nostri emendamenti e i nostri voti a favore o contrari sono dettati dall'idea che i senatori debbano avere un vincolo di mandato, perché il Senato deve essere come il Bundesrat tedesco e, dunque, deve essere eletto in rappresentanza dei governi regionali.
Dunque, noi su tutti questi emendamenti seguiamo questa linea, siamo coerenti e speriamo che, nel successivo passaggio al Senato, la maggioranza o anche il Governo si ravvedano e si possa finalmente fare un Senato delle autonomie, dunque in rappresentanza delle regioni con vincolo di mandato. Anche perché ricordo ai componenti del Governo che questa ipotesi è condivisa dalla stragrande maggioranza dei parlamentari e dei consigli regionali. Dunque, non capisco il perché di questa ottusità di non voler sentire le ragioni e la volontà della maggioranza, quasi assoluta, di questo Parlamento e dei consigli regionali.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Signor Presidente, come relatore, mi corre l'obbligo di chiarire le ragioni della scelta che è stata effettuata. Si tratta di un dato meramente aritmetico. La vecchia formulazione, o meglio quella vigente, dell'articolo 67 della Costituzione prevede che: ogni componente del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. È evidente che l'articolo 1, che abbiamo approvato, chiarisce che ciascun membro della Camera dei deputati rappresenta la nazione, perché il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali.
Ed è evidente che quindi il vincolo di mandato, mantenuto saldamente come non presente nell'articolo 67, attuale articolo 8, è e va letto in funzione della modifica che è avvenuta nell'articolo 1. È evidente che vi è una rappresentanza della nazione, ma, se si rappresentano le autonomie territoriali, la mancanza di vincolo di mandato afferisce alla nuova lettura che il Senato ha nell'ambito del monocameralismo partecipato di cui abbiamo ampiamente discusso.
Quindi nessun problema, rimane quella parte della mancanza di vincolo di mandato che era già nella Costituzione, solo che viene adeguata alla modifica dei rapporti fra Camera e Senato in questa nuova forma di monocameralismo.
ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie Presidente, solo per segnalare che io non so quale sia la ragione, non credo il brusio, che non è più forte del solito, ma non si riescono a percepire chiaramente gli interventi. Gli apparati di amplificazione del suono non funzionano bene.
PRESIDENTE. Sì, alziamo un po’ il volume, però invito comunque i colleghi ad abbassare il tono della voce.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Grazie Presidente, in realtà ho ascoltato ciò che ha detto Buttiglione, ma non si può essere d'accordo per un semplice motivo: qui l'articolo 2 che abbiamo votato riferisce che il Senato è composto da persone rappresentative delle istituzioni territoriali. Essi quindi possono rappresentare un'istituzione. Essa può essere la giunta regionale ovvero il consiglio regionale. Pertanto, per avere una rappresentanza, ci deve essere per forza un potere di rappresentanza che può derivare da una norma legale ovvero da una procura, che è una sorta di contratto che funge da rappresentanza.
In mancanza di queste due specifiche, potremmo dire che siamo in presenza quasi di un rappresentante che però rappresenta solo se stesso, quasi un . Ed è proprio qui l'errore di questa riforma: portiamo dei senatori che rappresentano solo le loro idee e se stessi, non rappresentano le istituzioni territoriali.
Rendiamoci conto che è fatta male e pensata male questa riforma, però capiamo che il patto del Nazareno fa fare anche queste cose.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli e Costantino 8.9, su cui vi è il parere contrario di Commissione e Governo e favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, mi rendo conto che è quasi inutile sperare in una seria attenzione su un emendamento che affronta una questione in quest'Aula nelle varie legislature dibattuta in tutti i modi; ma mi rivolgo se non altro a coloro che formalmente appartengono all'area di centro-destra, che su questo terreno, su questo argomento ha sviluppato negli anni una polemica durissima. Noi abbiamo più volte indicato nella transumanza, nella possibilità di passare da un gruppo all'altro, nel «ribaltonismo», come è stato con un neologismo definito, uno dei peggiori mali del Parlamento; e io mi rendo conto che è una materia assai delicata, mi rendo conto che è difficile scrivere in Costituzione qual è il rimedio al «ribaltonismo».
L'emendamento di prima, mi pare presentato dagli amici di SEL, era esagerato, se vogliamo, in una direzione. Vi è poi la questione del tutto nuova, del diverso modo di composizione della Camera e del Senato: gli elettori dell'uno sono dei consiglieri regionali, gli elettori dell'altro sono, si fa per dire, i cittadini, tranne che per i capilista per i quali continuano ad essere i capipartito gli elettori, e non i cittadini, ma insomma questo ci può anche stare.
Allora, il rimedio che noi proponiamo con questo emendamento è una semplice riserva di legge: affidare alla legge ordinaria la possibilità di individuare qual è il che viene arrecato e qual è il rimedio alla eventuale interruzione del rapporto di lealtà e di coerenza tra gli elettori che ti hanno mandato in Parlamento; può essere regolamentato diversamente quando essi sono i consiglieri regionali o il popolo, ma affidando alla legge questa possibilità noi oggi non facciamo venir meno il vincolo di mandato in linea generale, ma consentiamo a questo Parlamento, non ad altri, e quindi non c’è pericolo che ci sia un irrimediabile, il modo per limitare gli eccessi, per limitare la possibilità che si cambi gruppo perché si ha da pagare il mutuo, o si cambi gruppo perché è arrivata una proposta indefettibile di più alti incarichi se si cambia da maggioranza a opposizione o da opposizione a maggioranza, o che so io, i tanti casi che abbiamo visto in tutti questi anni, da cui nessun gruppo è stato immune, nessun gruppo: ma tutti i gruppi quando ne sono stati vittime hanno sostenuto e immaginato che occorresse una legge per in qualche modo fronteggiare, limitare, circoscrivere il «ribaltonismo».
Non volere neanche dare a noi stessi, non ad altri, il potere di studiare questo argomento, senza la fretta che il patto del Nazareno ci impone, senza la fretta che l'elezione del Presidente della Repubblica ci impone, senza la fretta che il desiderio di Renzi e compagnia di dire: abbiamo finito una qualsivoglia riforma costituzionale, ci impone: senza questa fretta noi possiamo demandare al Parlamento, alla Camera dei deputati per una futura, eventuale legge, la possibilità di affrontare questo tema. Concludo sperando che gli amici di Forza Italia, che tante volte hanno sollevato questo problema, comincino ad essere coerenti con loro stessi, prima che coerenti con i loro elettori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, noi siamo profondamente contrari al senso di questo emendamento. È un tema che torna ciclicamente nella politica, ed ovviamente ha una sua capacità di penetrazione nell'opinione pubblica, per la semplice ragione che questo è un Paese dove il trasformismo ha prodotto disastri dal punto di vista della cultura politica e dal punto di vista degli effetti percepiti dagli elettori.
Tuttavia per noi il vincolo di mandato è un tema che non può essere superato in questa discussione, noi non lo abbiamo mai fatto, neanche quando è accaduto a noi, mentre nel corso degli ultimi giorni, ad esempio, abbiamo avuto modo di ascoltare parole sbagliate nei confronti di scelte individuali che sono state assunte da politici molto noti che, tra l'altro, erano stati eletti con le preferenze. Per cui, questo per noi non vale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Grazie Presidente, noi come forza politica siamo coerentemente contro il vincolo di mandato, contro il tradimento che molti tra deputati e senatori hanno fatto nei confronti dei propri elettori per mere questioni economiche, per mera sopravvivenza politica e per la sopravvivenza della legislatura. Questo è il Parlamento che ha avuto forse più transfughi nella storia della Repubblica e di sicuro non è un bene. L'attuale Parlamento è un Parlamento che si basa sul trasformismo, il Governo si basa sui transfughi.
Detto questo, però c’è un problema nell'emendamento specifico che, obiettivamente, dal nostro punto di vista, è scritto male, perché nell'emendamento in questione si parla del rapporto di coerenza con gli elettori. Sarebbe molto meglio scrivere del rapporto di coerenza con il programma votato dagli elettori, giacché non si capirebbe se il rapporto di coerenza deve essere rispetto al programma votato dagli elettori o rispetto al proprio capobastone o al proprio capo partito. Proprio per questo motivo, che potrebbe essere pericoloso qualora la coerenza fosse con il capo partito e non con il programma degli elettori, che ci asterremo sull'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie Presidente, in realtà, proprio in relazione ai dubbi che sono stati espressi, anche nell'intervento che mi ha preceduto, voglio dire che qui il tema è volutamente non definito in maniera puntuale, giacché l'obiettivo che si propone questo emendamento è esattamente quello di demandare la definizione delle circostanze sulle quali poter applicare le modalità di decadenza ad una legge e, quindi, ad una successiva, più completa, elaborazione che il Parlamento dovrebbe essere chiamato ad operare. Faccio mie, quindi, le istanze e gli auspici che il mio collega La Russa ha già esposto nel corso del suo intervento, peraltro essendo, se possibile, un po’ meno ottimista di lui, rispetto alla possibilità che questa nostra istanza venga accolta o quanto meno venga audita dagli interlocutori cui direttamente il collega La Russa si è voluto rivolgere, giacché è difficile pensare che venga sollevata la pruderia sull'eventuale cambio di casacca di un singolo parlamentare, quando rispetto al mandato nei confronti degli elettori, stiamo registrando un totale cambio di comportamento da parte di un gruppo intero.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgia Meloni 8.200, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore della Lega Nord e Autonomie, mentre il relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole di Forza Italia all'articolo 8, che riscrive l'articolo 67 della Costituzione, voglio sottolineare come questa riscrittura mantiene anche per i membri del Senato il divieto di mandato imperativo. Al contempo la riscrittura dell'articolo 67 della Costituzione, operata da questo disegno di legge, mantiene anche per i membri del Senato, come riformato, il divieto di vincolo di mandato, già previsto nel testo costituzionale vigente per tutti i parlamentari. Tuttavia, in seguito alla differenziazione del bicameralismo, l'esclusione di vincolo di mandato assume una diversa connotazione per i nuovi senatori, per i quali va inteso come assenza di qualsiasi obbligo di agire rispettando le istruzioni impartite dall'ente di provenienza.
Giova in proposito ricordare come il divieto del vincolo di mandato sia caratteristica pressoché uniforme nella prospettiva costituzionale comparata. Eccezione di rilievo, tuttavia, è la previsione nella legge fondamentale tedesca, che dispone che i membri del Bundesrat, provenienti però dal medesimo debbano votare in modo unitario, perché rappresentano quell'Esecutivo.
L'articolo 67 della Costituzione fu concepito per garantire la libertà di espressione ai membri del Parlamento. Il legame tra l'eletto e gli elettori viene, dunque, concepito come una responsabilità politica, non come un mandato imperativo, che è vietato. Responsabilità politica che è personale ed al tempo stesso collettiva. La libertà da questo vincolo – spiegò uno dei padri costituenti – è molto particolare, soprattutto se la si lega ai temi etici o alle decisioni che i parlamentari dovrebbero prendere in caso in cui scoppiasse una guerra. Durante i lavori dell'Assemblea costituente, tra il 1946 e il 1947, la questione del libero mandato venne discussa ampiamente. Uno dei relatori disse: sottrarre al deputato la rappresentanza di interessi particolari significa che egli rappresenta la nazione nel suo insieme.
Nella nuova definizione che noi facciamo delle istituzioni, i deputati che siederanno in questa Camera rappresentano la nazione. Quest'assenza di vincolo di mandato, adottata a maggioranza, era il senso di quel principio, tutelato dalla Costituzione entrata in vigore nel 1948.
PRESIDENTE. La ringrazio, vi prego di liberare i banchi del Governo, per favore. Deputato Marazziti, per favore, deve liberare i banchi del Governo.
Saluto, intanto, gli studenti dell'Istituto comprensivo «Largo San Pio V» di Roma, che stanno continuando la visita della Camera dei deputati e che stanno assistendo ad una parte dei nostri lavori dalle tribune .
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, dichiaro il mio voto contrario su questo articolo, ma ho chiesto la parola per segnalare con quale superficialità questa riforma sia fatta. Il fatto stesso che sia tolta la rappresentanza della nazione ai senatori di secondo grado, all'interno di una Camera che rappresenta gli interessi territoriali, significa non avere neanche cognizione del significato della parola nazione, che è l'insieme di un popolo che ha stessa lingua, stessa cultura, stesso territorio e stesse leggi.
E se siamo in un'Assemblea nazionale, si rappresenta la nazione sia se se ne rappresenta la generalità sia se si rappresenta la nazione in nome delle istituzioni territoriali. Questo indica l'assoluta superficialità e – scusate – l'incompetenza di chi ha scritto questa roba, perché tocca i cardini fondamentali della cultura giuridica di questo popolo e di questa nazione, per l'appunto.
Quindi – e chiudo – i senatori sarebbero lì senza vincolo di mandato, ma con il mandato di nessuno, perché non c’è scritto chi rappresentano, c’è scritto solo che non hanno vincolo di mandato e, invece, sono lì in nome della nazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.
LARA RICCIATTI. Intervengo per annunciare il voto contrario del gruppo SEL.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, prima, il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha detto che una proposta emendativa non gli piaceva, perché non gli piaceva la parola «elettori»: voleva le parole «programma degli elettori». Io non ho commentato per amor di patria. Ma queste due proposte emendative, e questa in particolare, per cui – secondo questo articolo aggiuntivo – i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni, a meno che non si tratti di diffamazione, a meno che non si tratti di diffamazione grave come in questo caso, testimoniano, proprio dal punto di vista tecnico-giuridico, una totale incomprensione del dettato costituzionale, e non ho bisogno di spiegarlo a chi ha fatto la terza media.
Per cui, noi abbiamo votato sempre a favore, ma su questo articolo aggiuntivo darò indicazione di votare contro, perché contro un articolo aggiuntivo che testimonia ignoranza della materia non posso fare altro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Toninelli 8.0201, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
EMANUELE FIANO, Anche il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle è contrario ?
PRESIDENTE. No, il relatore del MoVimento 5 Stelle, in questo caso, non ha dato il parere, perché non era presente. Sono contrari i relatori presenti: in questo caso, i pareri che sto leggendo sono quelli dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
MATTEO BRAGANTINI. Presidente, questo articolo aggiuntivo apre una serie di proposte emendative sull'articolo 68 della Costituzione, perché, vista anche l'esperienza degli ultimi anni, ho ritenuto di presentare un testo di legge. Infatti, ormai, le autorizzazioni per le limitazioni di quanto previsto dalla Costituzione all'articolo 68, che vengono date dalla Camera su componenti della Camera o dal Senato per i componenti del Senato, seguono purtroppo più motivi politici che tecnici, perché c’è stata una pressione mediatica, una pressione dei giornali e dei cittadini per la quale troppo spesso noi o alcuni di noi votano non guardando le carte, non entrando nel merito e guardando se c'era e pensando al rischio del mantenimento dell'interezza della Camera, dunque un principio costituzionale importante da mantenere, ma seguendo un po’ l'opportunità politica. A mio avviso, le guarentigie sul ruolo della Camera e del Senato e anche dei loro componenti, sia per quanto riguarda le intercettazioni sia per quanto riguarda l'arresto, sempre per quello che prevede l'articolo 68 così modificato negli anni, sono una tematica così importante che non possono essere lasciate semplicemente all'umore politico o all'opportunità politica. Per questo motivo, ho pensato di ritornare un po’ ai principi dei padri costituenti sulla separazione dei poteri. Infatti, giustamente, come la Camera non può decidere – come ha stabilito la Corte costituzionale – lo stipendio dei magistrati, ovviamente non in flagranza di reato deve esserci un garante che decide se dei magistrati fanno partire delle indagini e dei processi per motivazioni concrete o per altri motivi, se c’è o meno, e ho individuato nel Presidente della Repubblica la persona che può dare questa autorizzazione. Perché il Presidente della Repubblica ? Perché il Presidente Repubblica rappresenta tutto lo Stato, perché il Presidente della Repubblica già adesso dà la grazia, perché il Presidente della Repubblica, anche agli occhi dei cittadini, è riconosciuto come una persona . Qualche collega ha sollevato il dubbio che dare un potere così a un organo monocratico potrebbe creare dei problemi, dunque con questo articolo aggiuntivo ho proposto che fosse il Presidente la Repubblica di concerto con i Presidenti delle Camere, dunque della Camera dei deputati e del Senato. Questo per evitare, ogni volta che c’è un'indagine e qualche deputato, qualche collega, chiede l'applicazione dell'articolo 68 perché semplicemente aveva espresso le proprie idee, che si ritorni in quest'Aula e solo semplicemente per pressioni politiche da una parte o da un'altra o per altri motivi si voti in un modo o nell'altro. Onestamente ricordo la prima votazione sulla richiesta di arresto di un collega del PD, – se non nel 2008, nel 2009 –, quando, resistendo alle pressioni esterne e a pressioni politiche abbiamo votato contro l'arresto del nostro collega, prendendoci tantissimi critiche. E non so quanti colleghi avevano votato a favore magari solo per queste pressioni.
E questo collega, dopo neanche tre mesi, è stato assolto con formula piena. Questo per vedere che molto spesso, troppo spesso, qualche magistrato parte con delle indagini, non in maniera così precisa, ma forse anche per motivi politici.
Dunque, a mio avviso, l'articolo 68 della Costituzione è un articolo importante. Per evitare questa pressione politica continua ritengo che non dobbiamo essere più noi a decidere ma deve essere un organo terzo. Io l'ho individuato nel Capo dello Stato, magari di concerto con i Presidenti di Camera e Senato. Qualche altro collega, anche del PD, lo ha individuato nella Corte costituzionale ma, a mio avviso, siccome è una tematica così importante che non possiamo tralasciare e ignorare, ritengo che dovremmo trovare una soluzione.
PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo statale «via dei Sesami» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune .
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Matteo Bragantini 8.05.
Dichiaro aperta la votazione.
ROBERTO GIACHETTI. Grazie Presidente, approfitto di questo articolo aggiuntivo che, come altri che seguono e altri che lo hanno preceduto, tenderebbe ad eliminare, a mio avviso, delle assolutamente ingiustificate disparità tra i cittadini normali e i deputati, in particolare in tutta quella serie di occasioni nelle quali si parla di reati comuni e non di reati legati all'esercizio del proprio mandato.
Ma ne approfitto, signor Presidente, e concludo, semplicemente per dire che, in particolare, abbinata all'esame di questo disegno di legge di riforma costituzionale, ci sta anche una mia proposta di legge di riforma costituzionale, che ho presentato già nella scorsa legislatura e ancora in questa, che coincide perfettamente con l'articolo aggiuntivo Toninelli 8.0203 che è stato votato prima e rispetto al quale io ho votato contro; quindi, diciamo io ho votato contro anche la mia proposta di legge.
Intervengo semplicemente, e approfitto di questo articolo aggiuntivo, per dire che questo è il mio modo di intendere la partecipazione ad una comunità e accettare democraticamente come all'interno di una comunità, se vi è un lavoro in base al quale la maggioranza assume un orientamento diverso rispetto alla mia posizione e alla mia posizione minoritaria (ancorché magari domani avrò la difficoltà di dover spiegare a qualcuno per quale ragione ho votato contro una proposta che io ho presentato e che quindi evidentemente ritengo essere giusta), il valore del rappresentare la democraticità all'interno di un partito e delle decisioni che si prendono è più importante della soddisfazione di un piccolo argomento personale magari da spendere nel futuro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, con tutta l'amicizia e la stima che mi legano al collega Giachetti, vorrei dire che l'occupazione delle istituzioni da parte del Partito Democratico e la determinazione con la quale si sta piegando ogni prassi e consuetudine politica per completare il monocolore del suo soggetto politico, deve avere o dovrebbe almeno avere un limite nel non trasferire nell'Aula parlamentare argomenti ed interventi che sono di esclusiva pertinenza della direzione nazionale del Partito Democratico e che quindi in quella sede dovrebbero essere discussi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, in linea con quanto diceva acutamente il collega Corsaro e mantenendo lo stesso spirito di rispetto e di sorriso con il Presidente Giachetti, che tutti stimiamo e apprezziamo, credo che il Presidente Giachetti sarà il primo a sorridere tutti insieme se sottolineiamo la grande generosità politica con cui lui rinuncia a un dito e in cambio chiede, a chi non la pensa come lui, di rinunciare ad un braccio o a una gamba.
PRESIDENTE. Colleghi, cerchiamo di stare sull'articolo aggiuntivo in questione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo D'Ambrosio 8.09.
Dichiaro aperta la votazione.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori o per motivo personale: siccome qui i pulsanti non funzionano molto bene, provveda a sistemarli altrimenti poi uscirà un altro articolo su un altro bel paginone su questo aspetto.
PRESIDENTE. Va bene, Palese.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Toninelli 8.0208, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza per la Lega Nord e Autonomie e per Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, intervengo solo per ricordare che il gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale ha deciso, tranne qualche rara eccezione in cui è proprio l'intelligenza che lo impone, di votare a favore di quasi tutti gli emendamenti o di tutti gli emendamenti, indipendentemente dalla loro natura e portata, come segno di avversione alla logica che vi è dietro a questa riforma, che è una logica dettata dal patto del Nazareno.
Lo voglio ribadire perché alcune di queste proposte emendative non meriterebbero il voto favorevole. Lo diamo proprio perché siamo convinti che l'intera impostazione di questa riforma costituzionale non merita alcun voto di fiducia e alcun voto favorevole. Pertanto, qualunque opposizione, anche quella con argomenti a noi molto lontani, deve essere da noi incoraggiata.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo D'Ambrosio 8.04, con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore di minoranza del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate al fascicolo numero tre, seconda parte.
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
EMANUELE FIANO, . Signor Presidente, andiamo con il metodo del Vicepresidente Giachetti o li vuole uno per uno ?
PRESIDENTE. Come preferisce, basta che me li comunichi.
EMANUELE FIANO, . È lei che presiede, mi dica lei.
PRESIDENTE. Non conosco il metodo Giachetti.
EMANUELE FIANO, . Glieli dico tutti, sono tutti pareri...
PRESIDENTE. Se mi dice che il parere è contrario su tutti gli emendamenti...
EMANUELE FIANO, . Allora, glieli leggo e poi do i pareri alla fine perché sono tutti identici.
EMANUELE FIANO, . Sugli emendamenti Dadone 9.1, Testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli, Bianconi 9.2, Lombardi 9.302, 9.301, 9.303 e 9.9, Fraccaro 9.5, Mazziotti Di Celso 9.4, Fraccaro 9.300, 9.6 e 9.7, Dadone 9.8 e Colletti 9.700, la Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza Matteo Bragantini ad esprimere i pareri.
MATTEO BRAGANTINI, Signor Presidente, passiamo al fascicolo n. 2 della seduta dell'8 gennaio scorso. Spero che sia sempre lo stesso. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Dadone 9.1, a pagina 1, Testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli, a pagina 2, Bianconi 9.2, a pagina 3, Lombardi 9.302.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Bragantini, siccome probabilmente potremmo cadere in errore perché le pagine dei fascicoli non corrispondono.
MATTEO BRAGANTINI, Avete cambiato anche questo ?
PRESIDENTE. Attualmente il fascicolo cambia sempre, perché magari ci sono degli emendamenti ritirati.
Quindi se può evitare di richiamare la pagina, richiami esclusivamente l'emendamento.
MATTEO BRAGANTINI, . Va bene, io invito ancora a sprecare meno carta. Grazie.
Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Lombardi 9.301, 9.303 e 9.9. Sull'emendamento Fraccaro 9.5 mi rimetto all'Aula. Esprimo parere contrario sull'emendamento Mazziotti Di Celso 9.4. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Fraccaro 9.300 e 9.6. Esprimo parere contrario sull'emendamento Fraccaro 9.7. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Dadone 9.8 e Colletti 9.700.
PRESIDENTE. Relatore Quaranta ?
STEFANO QUARANTA, . Esprimo parere favorevole sull'emendamento Dadone 9.1, sul testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli e sull'emendamento Bianconi 9.2. Sull'emendamento Lombardi 9.302 mi rimetto all'Aula. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Lombardi 9.301, 9.303 e 9.9. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Fraccaro 9.5 e Mazziotti Di Celso 9.4. Sull'emendamento Fraccaro 9.300 mi rimetto all'Aula. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Fraccaro 9.6 e 9.7. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Dadone 9.8. Sull'emendamento Colletti 9.700 mi rimetto all'Aula.
IVAN SCALFAROTTO, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore di maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 9.1, su cui vi è il parere contrario di Commissione e Governo e favorevole del relatore di minoranza di Lega Nord e Autonomie e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lombardi 9.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, visto che prima non ha nominato il primo firmatario dell'emendamento, e adesso sì, le chiederei la cortesia di nominarlo ogni volta, così da rendersi conto di a quale emendamento stiamo e quale sarà il prossimo.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Colletti. Mi dispiace, ho dimenticato di farlo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 9.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole di SEL, mentre si rimette all'Aula il relatore della Lega.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Grazie Presidente, con questo emendamento intendiamo sospendere l'indennità parlamentare per quei deputati che siano sottoposti a misure cautelari personali o, comunque, privati della libertà personale o mantenuti in detenzione. Questo ci sembra un emendamento di buon senso, non è neanche immaginabile il caso di un parlamentare che, comunque, si trovi in queste condizioni e continui a percepire queste indennità. Si tratta di una semplice sospensione, nel caso in cui, poi, si dovesse rilevare che il parlamentare è innocente, l'indennità verrà comunque erogata. Quindi, è una norma di buon senso e spiegateci, e spiegatelo soprattutto ai cittadini italiani, il motivo per il quale votate contro questa norma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, dicevo prima che pur votando generalmente a favore, certi emendamenti che non hanno il dono della concretezza non possono essere votati, perché stiamo parlando della Costituzione. Non si può inserire nella Costituzione quello che in qualunque legge ordinaria potrebbe essere qualcosa di accettabile. Peraltro, la collega ha appena detto: se poi viene dichiarato non colpevole, dopo gliela ridiamo; non c’è scritto. Il concetto di sospensione vuol dire che è sospesa, vuol dire che per il periodo in cui è in stato di detenzione non riceve l'emolumento, anche se dopo dovesse risultare del tutto ingiusta la detenzione. Ma non è questa la critica, altrimenti avremmo dovuto parlare su molti emendamenti. La critica esula da ciò, ma sul fatto che si scambia la Costituzione per una qualsiasi leggina o per un ordine del giorno del consiglio comunale di provenienza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, l'emendamento in questione è anche volto a superare delle storture, come quelle di pagare personaggi come il deputato Genovese che attualmente gode di misure cautelari e a cui attualmente la Camera, e quindi i cittadini italiani, stanno pagando con i loro soldi. Stiamo pagando una persona che, comunque, deve ancora essere giudicata, è agli arresti domiciliari. Quindi non stiamo dicendo che poi questa persona, se dovesse essere giudicata innocente, avrà perso la sua indennità. Noi la sospendiamo, nel momento in cui poi dovesse essere dichiarato innocente – vediamo se questa cosa accadrà – l'indennità potrà tranquillamente essere data in forma retroattiva. Quindi, pensiamo sia di buon senso che oggi chi è in una posizione dubbia debba avere lo stipendio, quindi soldi pagati dai cittadini e dallo Stato, essendo sospeso, in attesa di giudizio. Ci sembra buon senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.
FEDERICO D'INCÀ. Grazie Presidente, trovo corretto quanto detto dal collega Carlo Sibilia sul tema di questo emendamento che è un emendamento di buon senso. Vi sono anche altri casi, vi è il caso di Giancarlo Galan, che in questo momento ha chiesto il patteggiamento ad una pena di due anni e dieci mesi e che in questo momento ha ancora un suo stipendio, sia come indennità, che come rimborso del mandato e così via.
PRESIDENTE. Colleghi per favore.
FEDERICO D'INCÀ. Pare assolutamente di buonsenso potere andare ad una votazione su questo emendamento e, quindi, porre l'attenzione su questa problematica. Ricordiamo anche che Galan è ancora il presidente della Commissione cultura della Camera, un ruolo importante. È una questione – la pongo all'attenzione di quest'Aula parlamentare – che deve essere presa in considerazione, a cui deve essere finalmente dedicato del tempo, perché questa persona si tolga da tale incarico di presidenza. Si tratta di un emendamento assolutamente corretto, su cui invito i nostri colleghi finalmente a votare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente, vorrei rappresentare due questioni. La prima, è un richiamo al buon senso. Sarebbe di buon senso la sospensione nel mentre che si svolge un processo, e magari c’è una misura detentiva in atto, ove ci fosse altro buon senso, cioè ci fosse la certezza che un processo dura tre, quattro, cinque, mesi.
Invece si sospende un soggetto da una carica, nel 2014, e poi sappiamo, nel 2024, che costui era innocente. Quindi il buon senso cozza con un'altra assenza di buon senso: la certezza della durata dei processi. Dunque, non è che si rimedia così.
Il secondo punto. Non facciamo confusione tra quelli che sono in attesa di giudizio e i condannati in via definitiva. Galan ha patteggiato, è condannato in via definitiva e non abbiamo uno strumento per rimediare a questa perniciosa situazione per tutta l'istituzione. Mentre quelli che sono in attesa di giudizio meritano, secondo me, quello che dice la Costituzione. Prima c'era scritto «non colpevoli», oggi addirittura c’è scritto «innocenti». Bilanciare tali questioni, non con la Costituzione, ma con regolamenti e leggi ordinarie, si potrebbe fare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, oltre all'attuale presidente della Commissione cultura della Camera dei deputati Galan, il quale ha patteggiato per un reato gravissimo – lo ricordo, si è rubato tramite mazzette milioni di euro, di soldi nostri, nell'affare Mose e poi qualcuno si lamenta quando parliamo qui di ladri –, c’è anche il deputato Francantonio Genovese del Partito Democratico, il quale è ritornato pochi giorni fa in carcere. Lui si è intascato migliaia e migliaia di euro, destinati ai giovani siciliani per formarli e aiutarli a trovare lavoro. Cioè voi vi riempite le bocche di disoccupati e di disoccupazione e alcuni vostri colleghi hanno rubato questi soldi e percepiscono anche parte della diaria, quella che non gli viene decurtata quando non sono in Aula e, considerando che spesso qui in Aula non si vota, loro comunque prendono anche i soldi per stare a Roma, quando stanno o in carcere – sono galeotti – oppure a casa loro, nelle ville dorate ristrutturate da Galan chissà con quali quattrini
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputato Di Battista.
ALESSANDRO DI BATTISTA. È una vergogna che voi non votiate quest'emendamento ! È una vergogna !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, il senso di quello che volevo dire è stato appena esplicitato dal collega Di Battista. E, buon senso per buon senso, non saremmo arrivati oggi a discutere di un tema di questo genere, se non avessimo preso l'abitudine, per così dire, ad abbandonare ogni forma di attenzione etica nell'interpretazione della rappresentanza nelle istituzioni e nel Parlamento.
Infatti davvero il caso di chi, avendo patteggiato, ha riconosciuto delle colpe e non ha avvertito nemmeno la sensibilità politica di rinunciare al ruolo di presidente di Commissione alla Camera dei deputati, oggettivamente è un elemento di grande imbarazzo. Quindi il tema che viene posto è un tema che esiste e che è vero.
Tengo, però, a ribadire come un argomento di questo genere, per così dire, per scorrevolezza legislativa, non possa essere trattato nell'ambito degli argomenti che vengono testualmente trascritti nel testo della Costituzione. Ma io per primo sarei d'accordo nel definire una normativa fortemente stringente sotto il profilo della ridefinizione di una legge ordinaria in materia -.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, vorrei segnalare che il fatto che l'indennità venga sospesa, di fatto non vuol dire che poi venga cancellata, qualora eventualmente uno sia dichiarato non colpevole. Pertanto è una sospensione.
Vorrei portare all'Aula due fatti. Il primo, che il citato presidente della Commissione cultura Galan percepisce anche l'indennità aggiuntiva come presidente di Commissione. Quindi si porta a casa anche 900 euro in più, per il ruolo che ricopre all'interno di queste istituzioni in maniera indegna. Per di più vorrei anche segnalare a tutti che ci sono dei cittadini, che sono tipicamente anche ad esempio con partite IVA che, nel momento in cui non possono più esercitare la loro professione, perché sono agli arresti domiciliari o in qualsiasi altra condizione, non hanno alcun tipo di reddito di sussistenza, come glielo state dando votando contro quest'emendamento.
Quindi in questo caso state facendo due condizioni totalmente diverse tra i cittadini a cui la libertà personale è limitata e i quali non possono percepire neanche un euro e, dall'altro lato, i condannati certi a cui diamo una sussistenza.
Allora qual è la ragione per cui ci sono queste discriminazioni ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, abbassate il tono della voce.
SIMONE VALENTE. Signor Presidente, io prendo la parola in quanto capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Commissione cultura e voglio testimoniare il mio grande imbarazzo a girare l'Italia e a parlare con insegnanti, sovrintendenti, esperti nel mondo della cultura, del cinema, dello sport . Infatti, quando mi chiedono chi è il presidente della Commissione cultura io arrossisco, perché ad oggi Giancarlo Galan è il presidente, è una persona che ha patteggiato per un reato gravissimo e continua a prendere l'indennità.
E allora dico che, oltre a sospendere l'indennità, bisognerebbe che lui la restituisse a tutti i cittadini, perché in questi mesi ha continuato a prendere lo stipendio pur essendo agli arresti domiciliari. E voglio sottolineare come, ancora una volta, in questa situazione drammatica il silenzio del Partito Democratico è assordante. Nessuno prende una posizione su questa situazione che va avanti da mesi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, una delle obiezioni che è stata fatta è che questo tipo di provvedimento si potrebbe anche prendere per legge ordinaria. Io ricordo decine di leggi...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, abbassate il tono della voce. Per favore ! Prego, deputato De Lorenzis.
DIEGO DE LORENZIS. Dicevo, Presidente, che io ricordo alcuni provvedimenti presentati o da consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle o da cittadini, tramite le leggi di iniziativa popolare nei consigli regionali, in cui, oltre al dimezzamento delle indennità, al vincolo a non fare più di due mandati – insomma, ciò che abbiamo ribattezzato come «Parlamento pulito» –, si chiedeva anche la sospensione delle indennità per i consiglieri regionali. Ebbene, questi partiti, tutti i partiti...
PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo, per favore. Deputato Fiano, liberi i banchi del Governo, per favore. Prego, deputato De Lorenzis.
DIEGO DE LORENZIS. Dicevo, Presidente, che tutti i partiti in tutte le regioni hanno bocciato questo tipo di provvedimento. Quindi, non venissero ora a dire che questa misura andrebbe presa con legge ordinaria. Infatti, è colpa loro se non viene calendarizzata neanche qui in Parlamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zan. Ne ha facoltà. Colleghi, un po’ di silenzio, per favore.
ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, volevo ricordare ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che noi stiamo modificando la Costituzione e l'articolo 9 del disegno di legge in esame parla proprio dell'articolo 69 della Costituzione, che dice che i membri del Parlamento ricevono un'indennità stabilita dalla legge. Dunque, noi possiamo anche convenire su alcune cose che sono state dette dai deputati del MoVimento 5 Stelle...
PRESIDENTE. Scusi, deputato Zan. Chiedo ai tecnici se possono alzare un po’ il volume del microfono del deputato Zan, non lo sentiamo bene. Prego, deputato Zan.
ALESSANDRO ZAN. Il tema su cui si dibatte riguarda la legge che stabilisce l'indennità. Le misure proposte da questi emendamenti non possono essere inserite dentro la Costituzione, proprio perché la Costituzione deve essere semplificata nei suoi articoli fondamentali.
Mi pare un argomento del tutto pretestuoso, strumentale, che non attiene ai temi di cui stiamo parlando oggi. Stiamo modificando la Costituzione della Repubblica. L'articolo 9, che è stato modificato dal Senato ed esaminato dalla I Commissione, sostituisce il termine «Parlamento» con il termine «Camera dei deputati», perché solo i deputati riceveranno un'indennità parlamentare. Di questo stiamo parlando e non di altro.
Dobbiamo ritornare al tema della legge sull'indennità, eventualmente, e si può anche discutere riguardo ai contenuti che sono stati sottoposti dai colleghi. Ma non c'entra niente la riforma costituzionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Intervengo solo per rispondere al deputato del Partito Democratico, ex SEL, che dovrebbe essere di sinistra, non si sa dove si è perso poi. Il vaglio di ammissibilità degli emendamenti lo svolgono gli uffici. Se questo emendamento è stato dichiarato ammissibile evidentemente si può intervenire sul testo come noi abbiamo proposto.
Dato che anch'io sono un componente della Commissione cultura, anche per me è motivo di vergogna il fatto che il presidente sia uno che sta agli arresti domiciliari e che continua a prendere l'indennità. Quindi, è una questione politica: assumetevi le responsabilità contro chi avete eletto voi, Presidente ! Ormai, insieme a Forza Italia, fate qualsiasi cosa, anche la devastazione della Costituzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Ambrosio. Ne ha facoltà. Si rivolga alla Presidenza, D'Ambrosio, per favore. Prego.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Certamente, Presidente, grazie. Presidente, oltre ad aver avuto, a questo punto, certamente, per il collega, più che altro, la certezza che, provenendo da Sinistra Ecologia Libertà, oltre ad aver dimenticato l'ecologia, a questo punto, ha anche dimenticato la libertà, io voglio ricordare una cosa ai colleghi, che dicevano, in qualche modo, che il problema poteva essere legato al fatto che procedimenti giudiziari rendono, poi, difficoltosa effettivamente la sospensione o meno della retribuzione del presidente, in questo caso, Galan, o di Genovese o di qualsiasi collega, sempre più frequente, che in quest'Aula viene arrestato.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Io voglio ricordare una cosa, Presidente. Chiedo a coloro che adesso stanno parlando, come il presidente La Russa o altri colleghi, di procedimento giudiziario lento: ma chi lo ha smontato questo procedimento giudiziario ? Chi ha reso il procedimento giudiziario praticamente inutile, creando un nuovo grado di giudizio in Italia, qual è la prescrizione ? L'avete fatto voi: e, allora, adesso voi dovete assumervi la responsabilità, invece, di mettere questi paletti all'interno della Costituzione, così che voi non abbiate più alcuna scusa. Mentre, noi, Presidente, possiamo parlare di onestà e lo dimostreremo ancora, andando in piazza e sventolando quella bandiera: unici a poterlo fare in quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Businarolo. Ne ha facoltà.
FRANCESCA BUSINAROLO. Presidente, per noi è davvero importante che in Costituzione venga fissato un principio del genere: per noi veneti soprattutto, perché Galan ci ha preso in giro per quindici anni e, in questo momento, sta scontando la sua pena ai domiciliari in una villa bellissima nel padovano, che non si sa bene come faccia a pagarsi: perché lui ha denunciato, nel 2012, 44 mila euro suoi, ma ha chiesto una rata del mutuo di 150 mila euro. Allora, volete spiegarmi come faceva a pagare questi soldi ? Ve lo spiego io come faceva a pagarli...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Chiedo di liberare i banchi del Governo.
FRANCESCA BUSINAROLO. ... rubava e gonfiava le parcelle . Ha patteggiato e adesso è a casa. È a casa ? Bene, adesso gli sospendiamo anche l'indennità da parlamentare, perché non è possibile che non si sospenda per una persona del genere: quindici anni di Governo della regione Veneto, Ministro del Governo di centrodestra, adesso presidente della Commissione cultura in questo asse destra-sinistra, e non si è ancora capito bene dove volete andare. Dovete sospendere l'indennità a questa persona .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Vacca. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, il tono della voce. Prego.
GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente, purtroppo siamo costretti a chiedere che venga inserita nella Costituzione questa norma, soltanto perché i colleghi, da decenni, non hanno mai fatto nulla in passato e soltanto perché, adesso, chi ci dice che non si può inserire in Costituzione non ha fatto delle leggi per evitare che questo accadesse: perché è accaduto in passato che altri parlamentari percepissero lo stipendio, nonostante fossero agli arresti. Quindi, non ci venissero a dire che non si può mettere in Costituzione, perché lo stiamo chiedendo soltanto perché loro, che si dovrebbero vergognare e dovrebbero avere almeno il pudore di non parlare e di tacere, ma di agire, non lo hanno fatto in passato e permettono che questo accada ancora oggi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente, io rispondo, cerco di rispondere nel merito a chi ha giustamente, dal suo punto di vista, detto che la riforma della Costituzione non è il posto giusto dove andare a mettere delle cose che potrebbero andare essere messe in legge ordinaria. Potreste anche avere ragione, se non fosse che ci avete portato, in trent'anni, a dubitare della vostra lealtà verso il vostro elettorato e ci avete dimostrato tante volte che la vostra tecnica del dire «non è questo l'atto giusto, ma sarà il prossimo» è semplicemente un palliativo per perdere tempo. Allora, noi che, invece, il mandato del nostro elettorato lo rispettiamo, metteremo le stesse norme in ogni atto legislativo dove sarà possibile inserirle, perché ad ogni atto legislativo smaschereremo la vostra ipocrisia e collusione con chi ruba nel nostro Paese .
PRESIDENTE. Si rivolga con rispetto ai suoi colleghi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brugnerotto. Ne ha facoltà.
MARCO BRUGNEROTTO. Presidente, intervengo semplicemente per esprimere questo concetto: potrebbe essere anche vero il fatto che siano criticabili i nostri emendamenti, il problema è che ci troviamo a rincorrere lo scempio che voi state apportando alla Costituzione. Siamo costretti a mettere delle clausole, a presentare degli emendamenti proprio per evitare ulteriori danni.
È vero che non dovrebbe nemmeno servire che sia scritto che non devono esserci né condannati né indagati, che non devono prendere indennità deputati che sono condannati, ma è anche vero, per esempio, che non c'era assolutamente scritto che un Presidente della Repubblica, dopo sette anni, poteva essere rieletto, ma voi avete approfittato di questa semplice mancanza di precisazione per rieleggere un Presidente dopo sette anni, che vi ha permesso di arrivare a questa situazione e fare questa inciucio PD-PDL e di mettere mano a questa Costituzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Caso. Ne ha facoltà.
VINCENZO CASO. Presidente, abbiamo già detto ieri che la Costituzione dovrebbe rappresentare il momento storico che stiamo vivendo, e siccome in questo momento storico, qualsiasi evento, qualsiasi norma voi approvate è caratterizzata dall'illegalità, Presidente, dico che non ne possiamo più ! Non ne possiamo più degli scandali che abbiamo visto sull'Expo, non ne possiamo più degli scandali sul Mose, non ne possiamo più di «Mafia capitale» ! Allora sì, noi vorremmo che, invece, l'onestà fosse inserita come norma di rango costituzionale. Questo vogliamo ! Non ne possiamo davvero più, invece, di tutte quelle cose che abbiamo visto in questi anni. Veramente, basta ! Vogliamo che l'onestà sia all'interno della nostra Costituzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Presidente, io non sono d'accordo con gli ultimi interventi dei miei colleghi che dicono che questo elemento non può essere inserito in Costituzione. Guardate che avete scelto di fare una riforma dove avete inserito il Regolamento della Camera in Costituzione, e se oggi non possiamo cacciare Galan da presidente della Commissione è perché il Regolamento della Camera non ce lo permette, o almeno voi vi nascondete dietro il Regolamento della Camera. Abbiamo fatto pressione sui capigruppo del PD, anche quando in Commissione alla Camera era rimasto un solo vicepresidente.
Ma adesso pongo un problema formale: chi convoca le sedute della Commissione cultura della Camera ? Avete avuto una delega precisa dal presidente Galan per convocare le Commissioni o sono tutte abusive ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fantinati. Ne ha facoltà.
MATTIA FANTINATI. Presidente, se noi siamo qui oggi a cambiare la Costituzione è perché effettivamente vogliamo girare pagina, vogliamo cambiare, vogliamo capire e dare importanza ai valori che ci devono essere in politica. E questo, il caso di Galan, dev'essere un esempio per tutti. Se noi consideriamo che, su 60 mila detenuti in Italia, 11 e non 11 mila – undici ! – sono detenuti per corruzione, 24 per concussione e 27 per abuso d'ufficio, stiamo dicendo agli italiani che hanno lo 0,7 per cento di possibilità di andare in carcere. È questo il messaggio che stiamo dando ai cittadini. Ma quali aziende pensate che possano venire qui in Italia ad investire ? Quali ?
Allora, se effettivamente noi vogliamo cambiare le cose, se vogliamo migliorare le cose, oggi ne abbiamo davvero l'occasione. Vediamo chi ha il coraggio di farlo davvero .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Presidente, io intervengo a titolo personale in dissenso dal mio gruppo, perché il mio gruppo non ha tecnicamente espresso bene quanto io senta rispetto a questo emendamento. Penso, Presidente, anche in risposta al collega del Partito Democratico che ha appena difeso d'ufficio la presenza dell'onorevole – ex onorevole, per quanto mi riguarda – Galan dentro quest'Aula, che non serva una riforma costituzionale per portare avanti una norma di buonsenso, che sarebbe quella di mandare a casa i condannati e soprattutto non dare loro uno stipendio da parte dello Stato italiano ricoprendo un certo ruolo.
Presidente, per chiudere: io non sono uso a terminologie piuttosto spinte però mi sento proprio in cuor mio di dire ai colleghi del Partito Democratico che le persone condannate, e che hanno fatto questo tipo di percorso malavitoso devono essere prese e mandate a casa a calci nel culo .
PRESIDENTE. Collega la richiamo all'ordine.
L'Abbate ? Mi dicono che il suo intervento è stato ritirato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Adornato. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ADORNATO. Grazie Presidente, non credo che ci sia bisogno di spendere ulteriori parole per essere convinti del fatto che in Costituzione non si può prevedere una norma del genere ma, come altri colleghi hanno detto, semmai in una legge ordinaria.
Vorrei però dire una cosa più precisa sul caso Galan che non mi pare che è agitato come il caso più evidente e probante dell'argomento che si sostiene. In realtà, quando questa legge costituzionale entrasse in vigore, sicuramente Giancarlo Galan non sarebbe più presidente della Commissione cultura, quindi si arriverebbe su questo caso specifico almeno molto in ritardo.
Ma quello che a me preme sottolineare è che, invece di abbaiare alla luna, converrebbe guardare ad un passo da noi. Quello che a me pare strano è che nei nostri Regolamenti non ci sia un qualcosa che impedisce di dover aspettare le dimissioni di un presidente di Commissione in circostanze del genere. Quello che mi sta più a cuore non è l'indennità di Galan, ma il fatto che la Commissione cultura non abbia un presidente legittimo in qualche modo.
Quindi io suggerirei che invece, appunto, di abbaiare alla luna, si lavorasse più concretamente magari perché nel giro di 15 giorni – dico così anche come componente dell'Ufficio di Presidenza – nel giro di poco tempo noi riuscissimo ad ovviare a questa anomalia che in Commissione cultura c’è, che non riguarda l'indennità ma riguarda il fatto che, se non si dimette un presidente, non si può sostituirlo fino a che non passano i due anni e mezzo previsti dal nostro Regolamento. Credo che la cosa più semplice, invece di usare propagandisticamente le cose che accadono, se le si vuole risolvere, sia agire in quella direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marguerettaz. Ne ha facoltà.
RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Grazie Presidente, io condivido l'opinione dei colleghi che hanno detto che con questo emendamento si pone un problema reale, concreto ma, come dire, fuori tema, cioè non è la Carta costituzionale dove questa problematica va inserita; quindi, concordo con il parere dei colleghi. Agli stessi però propongo una riflessione, come dire, preventiva: quando noi andremo ad analizzare l'articolo 32 di questa riforma, la Carta costituzionale si spinge a stabilire dei tetti agli emolumenti dei consiglieri regionali. Il giudizio per quello che mi riguarda è di pari merito: non è materia questa ma non è materia nemmeno quella .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 9.300, con il parere contrario di Commissione e Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie e sul quale il relatore di minoranza del gruppo Sinistra Ecologia Libertà si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sull'emendamento ?
ILEANA ARGENTIN. Su una questione personale.
PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.
ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, io non esco dall'Aula tra una votazione e l'altra per rispetto dei colleghi, perché so che la mia mobilità non è così veloce. Chiederei di ricordare nuovamente agli altri colleghi di rimanere in Aula perché non è possibile che ogni volta ci stanno i dritti e ci stanno i fessi.
PRESIDENTE. In ogni caso, tengo a precisare su questa questione che, quando noi apriamo la votazione, comunque stiamo in dei tempi medi che sono sempre gli stessi, al di là del fatto che qualcuno arrivi in ritardo alla votazione, perché comunque abbiamo dei problemi tecnici sui dispositivi che risolviamo in tempi medi. Questo tengo a precisarlo a garanzia anche di tutte le forze politiche in Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Signor Presidente, questo è un emendamento analogo a quello votato in precedenza e appunto siamo non sbalorditi, perché ci aspettavamo l'esito di questa votazione visto il comportamento di questi partiti in questi anni. Noi lo riproponiamo, riproponiamo questa possibilità di sospendere appunto l'indennità parlamentare perché, ripetiamo, non è possibile dire che non si deve inserire in Costituzione bensì nella legge ordinaria perché, a furia di rimandare, questa cosa non si fa mai. Quindi, giustificatevi con i vostri elettori perché sicuramente non avrete una buona motivazione al riguardo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, io tramite lei vorrei replicare al collega Zan, che ha detto che questa non è materia da inserire in Costituzione. Allora, perché non prende la parola il collega o il presidente Speranza o il presidente Brunetta per assumere un impegno formale, qui in quest'Aula, adesso, per inserire un tetto agli stipendi dei parlamentari, come recitato negli emendamenti dei nostri colleghi ? Sarebbe una cosa molto semplice, sarebbe far vedere un po’ di coerenza tra i partiti del patto del Nazareno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 9.6.
Dichiaro aperta la votazione.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, solo per descrivere questo emendamento che è molto semplice, in cui si prevede che i transfughi, ovvero coloro che si dimettono da un gruppo parlamentare per approdare al gruppo Misto o a un altro gruppo parlamentare – e sono decine e decine in quest'Aula – ricevano un'indennità della metà rispetto a coloro che non tradiscono il proprio elettorato e rimangono nel proprio gruppo parlamentare originario.
Sono sicuro che tutti i transfughi che sono passati ad altri gruppi, dimettendosi dal proprio gruppo parlamentare, voteranno a favore di questo emendamento per dimostrare la loro coerenza e per dimostrare che non sono attaccati ai soldi .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 9.700, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza per la Lega Nord e Autonomie e sul quale il relatore di minoranza per Sinistra Ecologia Libertà si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, abbiamo sentito prima la collega che diceva: «o stiamo tutti dentro o stiamo tutti fuori». Io credo che, prima di passare all'articolo 10, per evitare che i colleghi debbano entrare e uscire di corsa, cinque o dieci minuti di sospensione sarebbero opportuni. Visto che, a differenza degli altri giorni, le votazioni si susseguono con grande velocità, potrebbe essere una buona ragione quella di consentire questa pausa.
PRESIDENTE. C'erano altri colleghi che mi avevano proposto le ore 13 per una sospensione di dieci minuti.
IGNAZIO LA RUSSA. La sospensione mi sembrava più corretta prima che cominci la discussione sull'articolo.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Presidente, per una coincidenza di esigenze, credo che la proposta dell'onorevole La Russa possa trovare accoglimento sotto questo profilo.
Noi abbiamo la necessità, prima di passare ai successivi articoli, di una rapidissima riunione del Comitato dei nove, per sbloccare taluni emendamenti che erano stati accantonati.
Quindi, le due esigenze credo che possano...
PRESIDENTE. Quindici minuti vanno bene ?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Quindici minuti vanno benissimo. La riunione del Comitato dei nove si terrà al piano Aula.
PRESIDENTE. Allora, sospendo la seduta per quindici minuti. La seduta riprenderà alle 12,45.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ha chiesto di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Emanuele Fiano.
EMANUELE FIANO, Signor Presidente, la riunione del Comitato dei nove è ancora in corso e io devo chiedere, affinché vengano chiariti ancora alcuni punti, dieci-quindici minuti ancora di lavoro.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, a questo punto, visto anche il ritardo nel prosieguo dei lavori, se riprendiamo alle 13,15, magari riusciamo anche ad andare a mangiare un boccone e cogliamo questa difficoltà per riuscire a chiudere in maniera chiara anche uno spazio dedicato, devo dire.
PRESIDENTE. Credo che possiamo sospendere al massimo fino alle 13,05, poi, se ci saranno dei ritardi del Comitato dei nove, riprenderemo più tardi, anche perché oggi chiudiamo alle 15,45, non stasera, quindi c’è tutto il tempo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 13,05.
PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione è stato da ultimo approvato l'articolo 9.
Ricordo inoltre che l'emendamento Naccarato 10.96 è stato ritirato dal presentatore.
Chiedo al presidente della Commissione affari costituzionali, deputato Sisto, di riferire sull'esito della riunione del Comitato dei nove.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Grazie Presidente, il Comitato dei nove, un po’ più tribolato di quanto si potesse immaginare, ha sciolto la riserva relativa ai pareri sugli emendamenti che erano stati accantonati.
Si trattava in particolare – perché adesso non sono più accantonati – degli emendamenti D'Attorre 21.25 e Rosato 21.202.
Però prima di questo, Presidente, comunico che il Comitato dei nove propone all'Assemblea di passare all'esame dell'articolo 21, quindi lasciando tutti gli articoli fino alla conclusione del capo I, iniziando quindi le votazioni dal primo articolo – articolo 21, appunto – del capo II.
Di seguito poi magari a questa presa d'atto, comunicheremo lo scioglimento della riserva relativa agli altri accantonati e l'individuazione di altri articoli da accantonare, di seguito alla decisione in ordine o alla presa d'atto da parte dell'Assemblea sul fatto che dall'articolo 9 si passi all'articolo 21.
PRESIDENTE. Quindi lei chiede l'accantonamento degli articoli dal 10 al 20, ho capito bene ?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Dal 10 al 20 compreso.
MATTEO BRAGANTINI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI, . Presidente, parlo come relatore di minoranza. Io ritengo questo modo di lavorare totalmente non corretto. Abbiamo già affrontato questa tematica in Commissione, in quanto si era partiti dall'articolo 18 e poi dopo, se non ricordo male, siamo andati all'articolo 12 e poi al 9.
Stiamo parlando della Costituzione. Gli articoli della Costituzione non sono stati messi a caso o in base alla loro lunghezza: hanno una logica consequenziale, tutti .
Dunque, a mio avviso, se la maggioranza non è pronta sull'articolo 10, si interrompono i lavori e quando si avranno i pareri si ricomincerà a lavorare, perché non si può trattare la Costituzione come qualsiasi altra legge di un consiglio comunale o di una bocciofila. Questo è veramente uno scandalo. Veramente noi siamo indignati. Questo dovrebbe essere il momento più bello, più aulico, più importante per tutti i colleghi deputati, perché andiamo a toccare la Carta fondamentale di questo Stato. I nostri padri costituenti si sono presi tutto il tempo. Si sta trattando la Costituzione come una legge qualsiasi. A noi non va bene.
Se ci servono dei tempi, se la maggioranza ha bisogno di tempo, se lo prenda. Non ci faccia correre. Ci sta facendo correre, ci sta mettendo a disagio, perché anche nei tempi ormai non ci sono più tempi e poi dopo, per le loro esigenze, bisogna accantonare più di dieci articoli. Dunque noi siamo totalmente contrari.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Alcuni degli argomenti che volevo esporre li ha già esposti il collega Bragantini ed io mi richiamo integralmente alle sue parole. Ne aggiungo un'altra di considerazione, che per me è pregnante e che affido alla sensibilità dei colleghi e del presidente della Commissione, in particolare: l'articolo 21 – se venisse accolta la richiesta di sospendere l'esame dall'articolo 10 all'articolo 20 – è un articolo per il mio gruppo centrale, perché parla del Presidente della Repubblica e noi abbiamo presentato un emendamento sull'elezione diretta del Presidente della Repubblica all'articolo 21.
Noi abbiamo previsto, fino a pochi minuti fa, che questo articolo venisse discusso non oggi. Se, improvvisamente, dobbiamo discuterlo oggi, ci troveremmo in difficoltà, perché abbiamo immaginato, da qui a quel momento, una serie di iniziative, anche fuori dall'Aula parlamentare, che verrebbero meno.
Comprendo benissimo l'esigenza di avere più tempo per affrontare i nodi centrali dell'articolo 10, immagino, cioè di quella strana cosa che è l'iter legislativo che viene fuori da questa abominevole, per me, riforma costituzionale, capisco che anche la maggioranza si sia accorta che vi è qualcosa che non quadra e vuole discuterne, ma non può essere a discapito dell'opposizione e anche della normalità dell'esame di una legge costituzionale in cui, per discutere e per capire come comportarsi sull'articolo 21, diventa importante sapere come si è votato sull'iter legislativo.
Credo che per molti colleghi possa essere decisivo il modo con cui si è affrontato il nodo dell'iter legislativo per decidere come votare sull'articolo 21 e i seguenti. Allora, vi è un'irrazionalità di fondo, che poi – e vengo alla richiesta di cortesia, Presidente – è facilmente superabile, perché ci mancano due ore. È chiaro che questa cosa accende di nuovo un po’ la voglia di fare ostruzionismo, perché, se non voglio arrivare lì, comincerò a sfruttare i tempi a disposizione.
Mancano due ore alle 15,45, all'ora finale, e credo che, se noi rinviamo adesso direttamente a lunedì, a martedì, non so a quando, a lunedì, la maggioranza, la Commissione ha tutto il tempo per dirimere i dubbi che ha sull'articolo 10. Perdiamo un'ora e mezzo di lavoro – Dio, di fronte all'eternità è veramente poco – e non scontentiamo nessuno. Quindi, intanto le pongo, come richiesta formale, la votazione per accettare o meno – se non fosse accettata la richiesta di recedere cortesemente – l'accantonamento degli articoli da 10 a 20. Dopo, se non fosse accolta, le farò, glielo preannunzio, un'altra richiesta sulla sospensione, sulla quale pure chiederò una votazione.
PRESIDENTE. La ringrazio. Siccome ci sono anche altri gruppi che chiedono di intervenire sull'argomento, a questo punto, visto che comunque La Russa ha formalizzato una richiesta di votazione, previo ritiro della richiesta, darò comunque la parola ad una persona per gruppo sull'ordine dei lavori – la prossima è la collega Costantino –, considerandoli come interventi sulla richiesta di votazione sull'accantonamento. Prego, deputata Costantino.
CELESTE COSTANTINO. Presidente, per esprimere la nostra più netta contrarietà, come abbiamo già avuto modo di dire in Comitato dei nove, sull'accantonamento di questi articoli, per i motivi che sono stati già detti. Ma io voglio aggiungere anche altro, perché l'armonia della Costituzione e la poca armonia, invece, di questa riforma ci impongono comunque di seguire alcuni criteri e di andare con l'ordine che ci è stato dato all'interno di questo provvedimento.
Ma questo non lo diciamo solamente noi: questa cosa è molto chiara anche ai relatori della Commissione, perché oggi la novità è che è stato accantonato l'emendamento Lauricella 27.500, che fa parte di quegli articoli che, invece, noi oggi dovremmo discutere, perché fa riferimento all'articolo 19; viene accantonato per questo motivo, perché fa riferimento, a sua volta, a degli articoli che ci chiedono di accantonare.
Quindi, non siamo solamente noi ad esprimere una contraddizione, ma sono gli stessi relatori, nel momento in cui chiedono l'accantonamento di questo emendamento, che, invece, noi, a loro dire, dovremmo discutere oggi in Aula, a chiedere l'accantonamento. Quindi, questa è proprio l'espressione più chiara del fatto che noi oggi non siamo nelle condizioni di andare avanti, se non seguendo l'ordine dei lavori, e cioè con l'articolo 10.
Se c’è qualche problema all'interno della maggioranza, si possono tranquillamente sospendere i lavori, fare in modo che si mettano d'accordo, e riprendere l'iter come è giusto che sia e come è giusto rispettare questa Carta costituzionale .
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ovviamente ribadisco che il presidente Sisto ha chiesto l'accantonamento dall'articolo 10 all'articolo 20 incluso. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, noi come gruppo politico siamo totalmente contrari a questo tipo di accantonamento, e appoggiamo la richiesta di sospensione dei lavori, in questo caso alla data di lunedì. Perché a nostro avviso sembra un progetto di schizofrenia quello che ci viene presentato all'interno della Conferenza dei presidenti di gruppo, con dei tempi strettissimi con dei tempi dettati, dove il presidente di gruppo Speranza viene a dire che c’è necessità di andare avanti, di andare avanti, e ad un certo punto non avete neanche i pareri sull'articolo 10; e oggi ci chiedete di accantonare dal 10 al 20 perché non siete in grado di dare i pareri su delle questioni che sono importanti, perché ovviamente riguardano anche degli equilibri interni.
Sono mesi che vi diciamo che non dovete correre con le riforme costituzionali, e oggi, solo oggi, a due ore dalla scadenza, riuscite a capire che effettivamente c’è forse qualche approfondimento da portare avanti . Io credo che veramente sia inaccettabile questo tipo di proposta, ancora più che i tempi sono sempre più contingentati, sono sempre più stretti: all'interno di una programmazione di un gruppo politico non si può pensare di saltare dieci articoli dall'oggi al domani, lo dovremmo almeno o quantomeno pianificare.
Poi ricordo anche, come già annunciato dal collega La Russa, che come sempre noi potremmo arrivare al paradosso di votare le norme transitorie all'articolo 39 senza capire cosa voteremo prima ! Se c’è una logicità nel regolamento condominiale, c’è anche una logicità di progressività tra gli articoli della Costituzione: ma di che cosa stiamo parlando ? Cerchiamo di darci... Non è un decreto-legge su cui all'articolo 1 parliamo di energia e all'articolo 5 parliamo, visto che ormai i decreti-legge sono parliamo di altri tipi di settori sociali piuttosto che di questioni diverse: no, qui stiamo parlando delle riforme costituzionali, che hanno un filo logico dell'articolo 1 all'articolo finale.
E io credo sia importante mantenere questo filo logico, e pertanto noi non accettiamo questa richiesta di spostare all'articolo 20 o 21 questa situazione. Per cui non vogliamo che venga messa neanche in votazione, perché ci sembra una forzatura democratica quella che venga messa in votazione come un colpo di maggioranza il fatto che si debba passare a discutere dell'articolo 22, se non siete stati in grado di avere una pianificazione umana dei lavori fino ad oggi !
EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, intervengo come relatore. Cerco, per quello che sono i miei compiti di relatore...
PRESIDENTE. Scusi, Fiano: il relatore ha già fatto la proposta, io la facevo intervenire a nome del suo gruppo, in questo caso, sulla questione. Non ci sono altre richieste !
EMANUELE FIANO. Intervengo per il gruppo, Presidente.
EMANUELE FIANO. Cerco di mettere un po’ di ordine nella discussione. Primo, per rispondere al collega La Russa che ha detto: è una decisione improvvisa. La decisione non è improvvisa: la decisione dell'accantonamento di 10 articoli, come ha ricordato giustamente, Presidente, la collega Costantino, è stata annunciata ieri sera, pomeriggio, sera, non mi ricordo l'orario, nella riunione del Comitato dei nove. Alcuni colleghi lì hanno espresso un parere dissenziente, penso al collega della Lega: per esempio il collega del MoVimento 5 Stelle era presente e non ha espresso un parere diverso.
Ma a prescindere da questo (che poi uno ovviamente può esprimerlo anche nell'Aula) io vorrei difendere una scelta che ha una razionalità. Noi non avevamo l'obbligo, da un punto di vista delle questioni che vogliamo ancora approfondire, di accantonare tutti e 10 questi articoli, ma lo facciamo perché essi costituiscono nell'insieme un Capo della Costituzione: tanto è vero che, come potrete notare nel testo, dall'articolo 21 inizia il Capo III. Quindi di comune accordo i due correlatori hanno detto al Comitato che dopo il lavoro di Commissione erano stati presentati degli altri emendamenti sull'articolo 10, quello del procedimento legislativo, e che quindi rimanevano aperte delle domande che necessitavano di un chiarimento, il 10 e il 12 in particolare, ma che queste questioni ineriscono complessivamente a quel capitolo.
È stato un atto di razionalità del procedimento di verifica degli emendamenti proposti alla Costituzione di sottrarre all'immediata discussione, il differimento è di qualche ora, di due giorni, l'intero Capo che va fino all'articolo 20. Non è vero, come hanno sostenuto alcuni colleghi, che gli articoli e gli emendamenti che andiamo a discutere, cioè quelli che cominciano dall'articolo 21, hanno immediatamente un collegamento con ciò che è stato accantonato, per esempio le modifiche all'articolo 83 in materia di delegati regionali ed i per l'elezione del Presidente della Repubblica, non hanno un legame con l'analisi della funzione del procedimento legislativo, così come anche con l'esercizio delle funzioni del Presidente della Repubblica. Io voglio solo dire che, ovviamente le opinioni, Presidente, sono tutte legittime, ma nella scelta che i correlatori hanno fatto, sto parlando a nome del Partito Democratico che appoggia questa scelta, c’è una razionalità, quella di andare incontro alle numerose proposte di modifica proprio di quegli articoli 10 e 12, che anche dopo il lavoro di Commissione, con emendamenti nuovi rispetto a quelli presentati in Commissione, sono state proposte.
Vorrei anche dire che la richiesta di un ulteriore chiarimento sulla natura del procedimento legislativo che inerisce i rapporti tra i due nuovi rami del Parlamento è venuta da tutti – tutti ! – i gruppi presenti in Commissione, dopo il testo che è stato approvato in Commissione, perché quel meccanismo del procedimento legislativo necessariamente deve essere, fino all'ultimo secondo del nostro lavoro di revisione, disegnato in modo che sia funzionale ed efficiente. Ovviamente, ognuno ha diritto a tutte le opinioni, io voglio solo descrivere quello che razionalmente i correlatori hanno fatto per permettere al Parlamento una discussione ordinata e cosciente su ulteriori eventuali modifiche da apportare dopo ciò che è stato fatto in Commissione.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo vuole intervenire ?
IGNAZIO LA RUSSA. Me lo lasci dire, sull'ordine dei lavori, Presidente.
PRESIDENTE. Ma è funzionale a quello che stiamo discutendo ?
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, è precipitoso, il tempo di alzarmi e glielo dico.
IGNAZIO LA RUSSA. Grazie Presidente, lei ha fatto bene ad aprire ad uno per gruppo la discussione sulla mia proposta. In realtà, io avevo premesso che mi appellavo alla cortesia del presidente della Commissione per capire se non dovessimo affrontare a «colpi di maggioranza» anche questo aspetto, si tratta di due ore di lavoro in sostanza. Visto che non c’è stata questa risposta e che dal tono dell'intervento a nome del gruppo del relatore, mi sembra di capire che ci sarà un voto di maggioranza e siccome non voglio coartare gli altri gruppi, che così non avrebbero la possibilità di intervenire con più persone ma solo con un intervento, ritiro la richiesta di votazione, così si può proseguire facendo parlare coloro che vogliono interloquire individualmente su questa vicenda. Mi riservo, glielo dico sin d'ora, un altro argomento, che è quello di sospendere o non sospendere i lavori all'esito di questa vicenda.
PRESIDENTE. Allora, siccome lei, a quanto ho capito, ritira la proposta formale di votazione sull'accantonamento, decadono evidentemente anche gli interventi su questa proposta formale. Ora però per una ragione di serietà, le chiedo anche di farmi capire che cosa ha intenzione di chiedere sia posto in votazione ancora, perché mi ha detto: le farò un'altra richiesta formale. Intanto, mi permetto soltanto di dire una cosa, poi le do la parola. Il presidente a nome del Comitato dei nove ha chiesto l'accantonamento degli articoli dal 10 al 20, è chiaro che qualora non vi siano obiezioni, o richieste di votazione, la richiesta si intende accettata, anche perché nel caso in cui dovessimo andare al voto e dovesse comunque votare l'Assemblea per negare l'accantonamento, il Comitato dei nove si dovrebbe riunire per analizzare i pareri ed è, comunque, sempre il presidente, proponente l'accantonamento, a dovere riunire il Comitato dei nove. Per queste regioni, se non ci sono richieste formali di votazione, l'accantonamento si intende accolto in questo momento.
GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Presidente, la chiediamo noi la votazione.
PRESIDENTE. Quindi, Guidesi chiede la votazione formale. Io, in questo momento, ho ascoltato su questo tema già il gruppo Sinistra Ecologia Libertà, con la deputata Costantino che è intervenuta sulla richiesta di votazione sull'accantonamento, c'era il collega Capezzone che aveva chiesto la parola su questa votazione, dopodiché la poniamo in votazione.
DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, non credo di poter rappresentare l'opinione del mio gruppo, quindi, se c’è un solo intervento, non sono in condizione di farlo.
MASSIMO PARISI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Signor Presidente, credo che la proposta dei relatori e della Commissione abbia una logicità, alla luce anche del tempo che abbiamo a disposizione e della complessità degli argomenti che abbiamo di fronte. L'accantonamento di un numero, sì è vero, rilevante di articoli, risponde alla necessità di consentire per quel corpo di argomenti, che hanno una loro relazione, di avere tutto il tempo necessario, perché è di tutta evidenza che si tratta di una parte decisiva del cuore della riforma, andando a toccare quelle che è poi la vera e propria riforma del Titolo V.
La proposta di passare ad un'altra parte organica, per quanto ovviamente importante anche per il volume delle proposte emendative che ci sarebbero da votare, è perfettamente corretta anche alla luce, appunto, dei tempi che abbiamo a disposizione. Credo vi sia abbondanza di precedenti parlamentari, da questo punto di vista non è uno scandalo. Affrontiamo – ripeto – un tema che ha una sua coerenza e corposità in un tempo che può essere congruo. Aggiungo che questa proposta non è nuova ma, come giustamente ha detto il collega Fiano, è stata già affrontata nel Comitato dei nove e, a parte il collega della Lega Nord che aveva già manifestato le sue perplessità su tale questione, non erano stati rilevati particolari problemi. Per questo motivo concordiamo con la proposta dei relatori per la maggioranza.
ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, penso che vi sia una nuova richiesta di votazione e penso che la maggioranza abbia ancora il tempo per ripensarci. È infatti evidente che, se si accedesse all'ipotesi che è stata presentata dal relatore, che ovviamente io rispetto, si tratterebbe di una forzatura inaccettabile. Infatti l'accordo che abbiamo provato a chiudere e su cui siamo tutti impegnati non prevede una discussione spezzettata, perché, se io devo misurare i tempi che ho a disposizione, non è possibile.
PRESIDENTE. Collega Scotto, chiedo scusa. Lei mi ha fatto una richiesta di intervento per un richiamo al Regolamento. Ora per garanzia di tutti... La ringrazio.
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, intervengo sull'articolo 8 e seguenti. Per una questione di ordine anche dell'Aula le spiego qual è sostanzialmente il dubbio del gruppo del MoVimento 5 Stelle. La sostanza è questa: se adesso in questo momento andiamo a fare questo tipo di votazione, cioè votiamo se accantonare o meno queste proposte emendative per gli articoli che vanno dal 9 al 20, a parte che si perde la logicità, come diceva prima il mio collega Crippa...
PRESIDENTE. Questo è già stato detto.
CARLO SIBILIA. Questo è stato detto e la domanda ora sorge spontanea. Noi andiamo a fare su questo una votazione, dopo che il problema è sorto in Comitato dei nove, perché il Comitato dei nove non ha votato su questo, quindi si è passati ad una decisione che è arrivata in Aula così. Quindi il Comitato dei nove non ha votato: è una proposta che viene a fare il relatore per la maggioranza qui in Aula. Il problema è questo: con la siffatta maggioranza, che si è venuta a creare dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni, ma qual è la serietà di un voto che mette in contrapposizione nessuno... ?
PRESIDENTE. Però questo è un giudizio politico, deputato Sibilia.
CARLO SIBILIA. Ho capito, però il giudizio politico poi si riflette sull'Aula.
PRESIDENTE. Siamo sul Regolamento. Lei è cosciente del fatto che il Regolamento consente questa cosa, quindi partiamo da questo presupposto. Lei mi ha fatto un richiamo al Regolamento. Non abusiamo anche della pazienza della Presidenza.
CARLO SIBILIA. È una questione per il buon andamento dei lavori.
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Sibilia.
DANIELE CAPEZZONE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Però io vi invito a fare richiami al Regolamento e non a utilizzare...
DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, all'articolo 8, comma 2, del Regolamento si dice che il Presidente dà la parola, dirige e modera la discussione, mantiene l'ordine, pone le questioni, stabilisce l'ordine delle votazioni. Quindi, proprio in scrupolosa attuazione dell'articolo 8, comma 2, che incidentalmente e accidentalmente anch'io conosco, signor Presidente, le ho chiesto la parola. Mi appello davvero al suo buon senso, che tante volte lei ha dimostrato in quest’ Aula.
Qualunque cosa abbia deciso il Comitato dei nove o perfino la Conferenza dei presidenti di gruppo, nulla vieta di rifletterci un istante. Il Comitato dei nove e la Conferenza dei presidenti di gruppo non sono come Mosè che scende dal Sinai con le tavole della legge.
Dinanzi agli argomenti di grande buon senso dell'onorevole Bragantini, dell'onorevole La Russa e, via via, di tutti coloro che sono intervenuti, bisogna dire che non siamo su un decreto-legge al cinquantanovesimo giorno, siamo in un'Assemblea costituente. Ma come potete dirmi che è omogeneo saltare tutto l'iter legislativo e andare alla forma di Stato, senza sapere com’è l'iter delle leggi. Mi affido a lei, signor Presidente. Saremo tutti ricordati per come ci saremo comportati in questa circostanza.
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, visto che il suo gruppo non è ancora intervenuto sull'ordine dei lavori, se non per fare la proposta. Prego, deputato Caparini.
DAVIDE CAPARINI. Esatto, il nostro gruppo non è ancora intervenuto, anche perché aveva l'interesse a capire l'orientamento di coloro che sono intervenuti prima di me e che hanno usato toni pacati, argomentazioni assolutamente fondate per sostenere quello che è evidente. Per poter lavorare meno di due ore, non dico che stiamo creando un precedente, perché non ho contezza se nella precedente fase costituente siano stati accantonati articoli, ma si tratta semplicemente di imporre una questione di buon senso e di logica dato che stiamo ridisegnando la forma dello Stato.
Ovviamente non si può non tener conto della gerarchia che c’è anche all'interno della Carta costituzionale. Quindi, le decisioni che seguono e seguiranno evidentemente sono condizionate dagli articoli che noi stiamo accantonando. Per questo noi chiediamo di sospendere i lavori se non siamo in grado di decidere di due articoli. Stiamo parlando veramente di un risibile lasso di tempo, nel momento in cui, quando abbiamo deciso il calendario dei lavori, abbiamo comunque tutti registrato la disponibilità da parte delle forze politiche, anche quelle estremamente contrarie a questa modifica della Costituzione, di arrivare comunque al voto finale, di lavorare comunque, di dare comunque il proprio contributo.
Quindi, noi ci appelliamo al suo buon senso, non al voto di maggioranza, perché se continuiamo ad andare avanti a colpi di maggioranza poi è evidente che non si fa che esacerbare gli animi.
ERASMO PALAZZOTTO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Siete già intervenuti sia per un richiamo al Regolamento sia sull'ordine dei lavori. Concedo un intervento per gruppo. Non possiamo continuare ..., no, no, no, concedo un intervento per gruppo sulla questione. Siccome poi, in questo momento abbiamo già affrontato la questione, c’è semplicemente la decisione dell'Assemblea.
ERASMO PALAZZOTTO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento in merito all'articolo 41.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, l'articolo 41 dice che i richiami al Regolamento o per l'ordine del giorno o per la posizione della questione o per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulla discussione. In tali casi possono parlare, dopo il proponente, soltanto un oratore contro e uno a favore per non più di cinque minuti. Considerando la richiesta dell'onorevole Caparini come una nuova richiesta, noi avevamo chiesto la parola per parlare a favore prima della votazione. Non sono stati fatti né l'intervento a favore né l'intervento contro. Quindi, chiediamo di parlare a favore prima della votazione.
PRESIDENTE. In casi di particolare importanza, il Presidente ha facoltà di dare parola ad un rappresentante per gruppo sull'ordine dei lavori. Il collega Guidesi ha fatto sua la proposta del collega La Russa.
ERASMO PALAZZOTTO. La Russa l'ha ritirata.
PRESIDENTE. Il collega La Russa l'ha ritirata e il collega Guidesi ha detto: «La presentiamo noi». Quindi, si trattava dello stesso oggetto. Non possiamo ricominciare da capo, proprio per una questione di serietà. Se poi ci vogliamo attaccare ai cavilli, io vi dico che non c’è nessun cavillo che può difendere questa questione.
Detto questo, pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, la proposta del collega Guidesi sull'accantonamento. Chi vuole votare a favore vota a favore dell'accantonamento e chi vota contro è contrario all'accantonamento . La proposta formulata da Guidesi era per non accantonare gli articoli da 10 a 20 . Errore mio, errore mio.
Se la proposta di Guidesi era per non accantonare il provvedimento, vuol dire che le votazioni sono invertite: chi vota a favore non vuole accantonare i dieci articoli, chi vota contrario è per l'accantonamento dei dieci articoli. Errore mio.
Pongo, dunque, in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta del deputato Guidesi.
Spadoni, Mauri...
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Grazie Presidente, mi consenta, intanto, dieci secondi per una battuta. Invito gli amici di Forza Italia a votare qualcuno anche astensione, così almeno la votazione è tricolore: c’è il verde, c’è il rosso e c’è anche il bianco e rimane qualcosa di tricolore.
PRESIDENTE. Collega, andiamo avanti.
IGNAZIO LA RUSSA. A parte la battuta, Presidente, io avevo chiesto, prima di tutto, di sentire il presidente della Commissione perché mi appellavo: lei, tante volte, in questi casi, chiede il parere del presidente, non ha ritenuto di farlo, è una sua prerogativa e, probabilmente, l'esito non sarebbe cambiato. Noi adesso abbiamo deciso per l'accantonamento e che si va all'articolo 21. Sorge un altro problema, perlomeno per il mio gruppo: noi non siamo preparati ad esaminare l'articolo 21, per cui, chiedo cortesemente un'interruzione per prepararci.
Secondo me, se lei ce la vuole dare minore, ce la dia anche minore, ma siccome mancano due ore alla fine, al della giornata, non è più cortese, più logico, più normale aggiornare i lavori a lunedì mattina e non costringerci ad un'attività ? Lei, oggi, ha visto che non c’è stata, da parte di nessun gruppo, un'attività dilatoria, ostruzionistica: qui si tratta veramente della volontà di partecipare in maniera concreta ed efficace ai lavori di questa che dovrebbe essere una giornata importantissima nella storia della Repubblica italiana.
Allora, io le chiedo il tempo necessario, perché per noi l'articolo 21 è importantissimo, è il più importante per il mio gruppo: parla della possibilità di introdurre – probabilità scarsissime –, della possibilità, non della probabilità, di introdurre l'elezione diretta del Capo dello Stato, che da sempre stata è al centro dei programmi di tutto il centrodestra. Vedremo se lo è anche oggi – penso di no –, ma è importante per noi. Un dibattito che dura da quarant'anni: possiamo anticiparlo senza avere il tempo di discuterne un momentino, prima di tutto, all'interno del centrodestra ? Glielo dico: noi avevamo immaginato di chiedere al presidente Berlusconi, ad Alfano, un incontro nei prossimi giorni su questo punto.
Questa velocizzazione immotivata dei lavori ci impedisce un'attività, che non è d'Aula ma un'attività politica e parlamentare, che ci viene sottratta immotivatamente da un'impensabile accelerazione per risparmiare neanche due ore, perché è chiaro che non si lavorerà con lo stesso ritmo con cui abbiamo lavorato prima. Mi appello anche agli altri gruppi di opposizione, perché non è immaginabile essere sordi a richieste di cortesia, di logica, di buonsenso di normale vita parlamentare.
Per cui, formalizzo la richiesta dopo avere sentito – perché a quello mi appello – il presidente della Commissione. Se fosse negativa da parte sua, che ne ha il potere, da parte del Presidente, la richiesta di rinviare – ma è lei che ne ha il potere, previo parere del presidente della Commissione –, in quel caso, in caso di non accoglimento in via di cortesia, in via di prassi parlamentare di questa richiesta, le chiedo di mettere in votazione il rinvio della seduta alle ore 9 di lunedì mattina, come già da programma, con le motivazioni che le ho appena detto, perché voglio avere il tempo di prepararmi sull'articolo 21.
IGNAZIO LA RUSSA. Sì, sì, lunedì alle 11.
ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, prima dell'ultima votazione abbiamo chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento sia il collega Erasmo Palazzotto che il sottoscritto. Lei ha tenuto conto della richiesta di Palazzotto e non della mia, presumibilmente perché pensava che si trattasse della stessa questione che avremmo dovuto sollevare. Così non è, quindi la invito, la prossima volta, a chiedere prima ad un deputato perché vuole prendere la parola. Infatti, io l'avrei presa esattamente sempre ai sensi dell'articolo 41, ma quest'articolo non prevede soltanto i richiami al Regolamento. L'articolo 41 prevede i richiami al Regolamento oppure per l'ordine del giorno oppure per l'ordine dei lavori oppure per la posizione della questione oppure per la priorità delle votazioni. Io chiedevo la parola per la posizione della questione. Perché ? Ad un certo punto c’è stata una certa confusione e non si capiva bene su cosa si doveva votare, cioè se sulla proposta del presidente della Commissione di accantonare quegli articoli oppure sul rinvio della seduta. È chiaro ? Io avrei voluto chiederle: Presidente vuole chiarire la posizione su che cosa dobbiamo votare ?
PRESIDENTE. Mi risulta che io l'abbia chiarita. Io l'ho chiarita.
ARCANGELO SANNICANDRO. Per fortuna le cose si sono svolte in maniera tale che si sono chiarite da sé e adesso il collega La Russa l'ha ulteriormente chiarita.
Siamo nella fase dell'appello alla maggioranza perché si renda conto che dobbiamo fare una cosa seria, e poi, se questo appello restasse inascoltato, presumo che si porrà formalmente, perché resti agli atti, alla storia e i posteri ne tengano conto, il comportamento della maggioranza sulle richieste della minoranza.
PRESIDENTE. La ringrazio, Sannicandro. Mi è sembrato di aver chiarito quale fosse il significato del voto favorevole e anche del voto non favorevole a quella proposta.
FEDERICA DIENI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Presidente, mi associo anch'io alla richiesta del deputato La Russa. Questo perché si sta parlando della Costituzione e non, con tutto il rispetto, di un regolamento di condominio.
La maggioranza ha messo fretta perché questa riforma è urgente e i cittadini la vogliono da tantissimo tempo. Benissimo, allora i relatori dovevano essere super preparati. Hanno deciso di accantonare arbitrariamente – perché abbiamo subito la decisione, in virtù della maggioranza drogata che il PD ha per quel cavolo di Porcellum che è stato dichiarato incostituzionale –, e hanno votato palesemente per sospendere la discussione degli emendamenti riferiti agli articoli che vanno dal 10 al 20. Quindi, noi abbiamo subito questa decisione.
Adesso non siamo pronti, non siamo preparati sull'articolo 21 e chiediamo appunto, come ha chiesto il deputato La Russa, di avere un po’ di tempo per poterlo analizzare e valutare, così come è giusto che sia fatto per una riforma di questa importanza.
Inoltre, Presidente, mi rimetto alla sua decisione e non alla decisione dell'Assemblea, in quanto, a norma dell'articolo 8, comma 2, del Regolamento, ha ovviamente la possibilità di dirigere la discussione, quindi regolare l'ordine dei lavori e, quindi, senza procedere ad una votazione, sospendere adesso la seduta.
PRESIDENTE. Do la parola al presidente Sisto. Qual è il parere del presidente Sisto ?
FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente, mi sembrerebbe davvero contraddittorio aver richiesto l'accantonamento degli articoli da 10 a 20 per ripartire dal 21 e poi essere favorevole ad un differimento. È evidente che il provvedimento è portato in Aula e, quindi, diciamo che noi siamo pronti a esprimere i pareri sull'articolo 21, avendo già il collega Fiano ampiamente spiegato le ragioni dell'accantonamento.
Quindi, per quanto concerne la Commissione, i relatori sono pronti a esprimere i pareri sull'articolo 21, quindi contrari alla richiesta di differimento.
CELESTE COSTANTINO. Chiedo di parlare sulla richiesta fatta dall'onorevole La Russa.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CELESTE COSTANTINO. Ci stiamo esprimendo tutti e mi esprimo, a nome del mio gruppo, per sostenere questa richiesta perché è del tutto evidente che i ritmi che ci hanno portato ad arrivare in Aula, quindi sia il lavoro che è stato fatto in Commissione che quello in Aula, non sono di un provvedimento ordinario.
Stiamo lavorando sulla riforma costituzionale come se fosse un decreto-legge. Questo ha necessariamente messo le forze di opposizione, le forze di minoranza nelle condizioni di non poter seguire un iter normale.
Quindi è chiaro, è evidente che la maggioranza è pronta: è pronta a saltare da un articolo all'altro, è pronta a fare le nottate, perché tanto è una discussione che vive solo all'interno delle riunioni che sta facendo la maggioranza. Altro è il lavoro ordinario che si dovrebbe fare in una Aula e che si dovrebbe fare in una Commissione.
Allora, noi assolutamente sosteniamo la posizione dell'onorevole La Russa perché è giusto, va incontro alle opposizioni, di dare la possibilità di poter seguire nella maniera più giusta e corretta il provvedimento che stiamo seguendo in questo momento.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Intervengo ricordandole che l'articolo, 8 comma 2, le attribuisce, tra l'altro, la facoltà in qualche modo di stabilire l'ordine delle votazioni e di porre le questioni e, quindi, anche di comprendere quando alcune questioni sono ovviamente poste dalla maggioranza in maniera pesante e arbitraria, cioè secondo quello che gli conviene e quello che gli conviene fare.
Visto che comunque anche lei, Presidente, ha partecipato alle riunioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, dove ha visto l'ipocrisia che la maggioranza porta all'interno di quella sede dove per fare queste riforme costituzionali dicono che sono pronti, sono fermi, sono decisi, hanno tutto prestabilito e vogliono arrivare al termine, sembra abbastanza direi ipocrita porre in votazione e non chiedere, a mio avviso, come relatore, lui stesso una votazione in Aula, oppure come presidente di Commissione.
Ciò perché in qualche modo è ovvio che il parere del relatore di maggioranza e del presidente di Commissione sia un qualcosa che debba essere discusso all'interno di un'Aula parlamentare, non deve essere una forza di minoranza che si opponga in Aula. Se le riforme costituzionali devono essere trasversali lo devono essere veramente, almeno come contenuto ideologico; poi quello che avete scritto dentro ve lo votate a favore solo voi.
Io le chiedo di decidere lei se è il caso di proseguire con le votazioni perché, visto il numero di votazioni che abbiamo fatto stamattina, credo che abbiamo dimostrato di poter votare senza interrompere i lavori in maniera strumentale.
Con altro avviso, credo che, visto che non abbiamo i tempi nemmeno per capire che articolo andremo ad affrontare – la maggioranza sicuramente è ben articolata ma la minoranza deve andare a visionare quello che dovremmo votare istantaneamente – le votazioni sui singoli articoli potrebbero prolungarsi in maniera eccessiva rispetto a quello che è il cronoprogramma che è stato stabilito.
Questa, a mio avviso, deve essere una considerazione che lei deve fare, la deve prendere in esame perché non si può andare avanti con questi colpi di maggioranza continui dalla Conferenza dei presidenti di gruppo all'Aula. Cambiano idea, ma la Presidenza credo, invece, che debba tener conto dei diritti della minoranza, di poter dire e poter essere considerata per le cose che solleva. Abbiamo necessità di tempi per valutare come dobbiamo comportarci sugli articoli. Per noi è un senso di responsabilità, se voi non ce l'avete è un altro problema .
PRESIDENTE. Visto che la questione per me è rilevante...
FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, intanto volevo associarmi a coloro i quali hanno fatto appello all'articolo 8, comma 2, del Regolamento e, quindi, in qualche maniera svolgere questo intervento anche per richiamo al Regolamento, per chiederle di assumersi la responsabilità e decidere lei l'ordine delle votazioni esattamente come il Regolamento prevede. Perché altrimenti significa che mandiamo in onda un altro film dove, a prescindere dal contenuto, a prescindere dalle procedure e dal loro recepimento in quest'Aula, si procede a colpi di maggioranza e di opposizione e questo non mi pare possa essere consentito o consentibile in un'Assemblea che comunque ha degli organi preposti nella loro neutralità e nelle loro funzioni a garantirne il regolare svolgimento, quindi a tutelare tutti i gruppi parlamentari, a prescindere dal fatto che facciano parte di una maggioranza di Governo o che alla stessa si oppongano. Il Regolamento serve anche a questo, la Presidenza della Camera dei deputati serve anche a questo.
Ora, io voglio dire, Presidente, colleghi, che la circostanza secondo la quale stiamo accantonando questi articoli è del tutto bislacca. Da un punto di vista politico è del tutto incomprensibile, perché semmai logica vorrebbe esattamente l'opposto, visto che giovedì prossimo, a Camere riunite, saremo chiamati al gesto di grande responsabilità di eleggere il nuovo Capo dello Stato, il successore di Giorgio Napolitano. Logica politica vorrebbe, anche se non ci sono poteri reali da parte del Presidente della Repubblica, di attendere prima di affrontare, visto che comunque non si è riusciti a completarle (come noi, peraltro, insieme alle altre opposizioni abbiamo fin da principio ribadito e previsto), le votazioni sull'intero articolato; logica vorrebbe di procedere con gli articoli che non coinvolgono il Presidente della Repubblica, non fosse altro per una questione anche di oltre che di buonsenso. C’è un nuovo Presidente della Repubblica, aspettiamo che si insedi prima di affrontare in quest'Aula gli articoli della riforma costituzionale che lo riguardano.
Sembra esattamente l'opposto, sembra qui che qualcuno abbia l'intenzione di approfittare di questo dibattito parlamentare, dopo non essere riuscito a confezionare il piattino per condizionare il futuro Capo dello Stato, e vuole comunque arrivare lo stesso all'obiettivo, non farlo parlare, impedirgli di avere un'opinione e, quindi, costringerlo a trovarsi in presenza di articoli già approvati sulle questioni che lo riguardano, sulle sue potestà, sulle modalità di elezione della sua carica.
Io penso che sia davvero assurdo. Quindi, Presidente, porti pazienza. Noi, fin dal principio, abbiamo contestato questo modo di procedere, abbiamo detto che non avremmo mai potuto affrontare e concludere questa discussione prima dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica con le annesse votazioni e, quindi, abbiamo invitato la maggioranza ad essere più comprensiva e a rinviare l'esame del provvedimento a dopo le elezioni del Capo dello Stato.
Evidentemente i conti sono stati fatti male – parlo della maggioranza perché noi ce li siamo fatti benissimo i conti –, non si è riusciti ad arrivare alla conclusione di questo dibattito e alle relative votazioni.
Ora o procediamo – almeno così si sarebbe dovuto fare ma la votazione di pochi istanti fa ha detto il contrario – in via ordinaria con gli articoli dal 10 all'11 al 12 e via discorrendo. Oppure, se si vuole procedere ancora una volta con arroganza, anteponendo obiettivi di carattere politico che nulla hanno a che vedere con la discussione costituente che ci anima e ci vede impegnati, come minimo si deve dare ai gruppi che ne hanno fatto richiesta la possibilità di una pausa di riflessione, perché si dà il caso che Fratelli d'Italia e il centrodestra tutto... perché è una questione di carattere culturale, poi possono anche prevalere logiche del Nazareno, accordi inconfessabili, e tutto quello che si legge sui giornali.
Resta il fatto che, dal punto di vista dell'approccio culturale, c’è una parte importante del Parlamento, coadiuvata dalla maggioranza assoluta dei cittadini italiani, che vuole e pretende l'elezione diretta del Capo dello Stato. Questo è un argomento su cui si dovrebbe sviluppare un dibattito, certamente non strozzato in quest'Aula, nell'ambito del quale le forze politiche devono tirare giù le proprie carte.
Noi abbiamo fatto la riunione del gruppo, così come richiesto non soltanto da noi, mercoledì pomeriggio, e abbiamo immaginato di scrivere una lettera aperta...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
FABIO RAMPELLI. ...ai leader del centrodestra, come diceva – e concludo – già il collega Ignazio La Russa, poco fa. Vorremmo avere la possibilità di sviluppare la nostra iniziativa politica, se non disturbiamo.
Quindi, noi facciamo appello all'articolo 8, comma 2, del Regolamento e chiediamo a lei – non al voto parlamentare che inevitabilmente avrà una maggioranza blindata, che deciderà a prescindere dal merito – di consentire l'esercizio di questo diritto.
PRESIDENTE. Per quanto concerne questi interventi, come ho detto prima, per me la questione era rilevante, quindi non nascondo che ho concesso anche più di un intervento sull'ordine dei lavori anche per favorire un'intesa tra i gruppi, ma, da quanto risulta, almeno a me, non è arrivata alcuna proposta.
Allo stesso modo, ho sentito la Presidente, ci siamo confrontati su questa vicenda e conveniamo che sia il caso di mettere in votazione la proposta che è stata avanzata.
MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Prego. A che titolo ?
MAURIZIO BIANCONI. Per un richiamo al Regolamento, all'articolo 8, comma 2.
Io mi sono permesso di fare questo ragionamento anche quando c'era la Presidente Boldrini, la quale, in diversa circostanza, ebbe a dire che, siccome la Giunta per il Regolamento, nella sua maggioranza, aveva detto una certa cosa, lei si adeguava alla maggioranza.
È chiaro, Presidente, che, se i Presidenti delle Assemblee, si adeguano ai voleri della maggioranza, la prepotenza della maggioranza schiaccia i diritti delle opposizioni. La Presidenza, nelle Assemblee, non è sottoposta a fiducia, ma, una volta eletti, si arriva in fondo alla legislatura perché il Presidente è libero di sottrarsi ai voleri della maggioranza e rispettare i diritti dell'Assemblea, i diritti della minoranza.
Lei, in questo momento, e il suo Ufficio è garante di questa questione e non può essere vigile urbano delle richieste di una maggioranza che, così male, si comporta, perché il contenuto e la pregnanza del contenuto non possono sfuggire. Io non voglio far questioni se conoscano o non conoscano il tema o se il presidenzialismo prema all'onorevole Rampelli, o no. Io dico semplicemente, Presidente, che noi stiamo facendo una cosa che, bene o male, verrà scritta nei libri, perché si sta cambiando un certo numero di articoli della Costituzione e lo si sta facendo a colpi di maggioranza, quasi che fosse un decreto-legge in scadenza, saltando da un articolo all'altro con una semplicità che ci fa vergogna.
Almeno qui, potremmo andare in fila; non si va neanche in fila, vogliono fare gli svelti, chissà perché. Non è neanche responsabilità della minoranza – io mi qualifico minoranza, il mio gruppo no, ma io si – che ha votato con la velocità richiesta. È la maggioranza che non è idonea, che non ha pronti i pareri e, allora, attira di prepotenza, violentando i diritti elementari, la coerenza del sistema e il potere dell'Assemblea e lei, Presidente, non può dirci che questa proposta si deve votare perché, se si deve votare, si può andare veramente tutti a casa, perché non vale niente stare qui, niente !
GIANCARLO GIORDANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORDANO. Presidente, intervengo per rivolgerle un ultimo appello. C’è una logica nella richiesta di accantonamento che viene dai relatori: la logica, come ricordato, è quella di non essere pronti, nonostante gli stessi relatori e, devo dire, il partito di maggioranza relativa ci stia costringendo a ritmi forzati di lavoro. Ma c’è una logica anche nella richiesta che faceva l'onorevole La Russa ed è la stessa logica: non si è pronti.
Lei, secondo me – e glielo dico con grande rispetto – deve riconoscere dignità ad entrambe le circostanze. Non è possibile che, se non sono pronti i relatori, si salta e se, invece, non sono pronti, come dire, quelli che si oppongono, mettiamolo in chiaro, non si può sospendere il giudizio e, conseguentemente, i lavori. Questo ha a che fare con la sua terzietà.
Quindi, il mio estremo appello riguarda la sua sensibilità. È questo il tema che le voglio proporre, cioè di non metterlo in votazione.
PRESIDENTE. La questione è chiara e mi è stata sottoposta già da altri.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Crippa, lei vuole sottopormi la stessa questione, che è stata già detta da altri e non credo sia il caso di continuare.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, il fatto che lei non creda potrebbe non essere una garanzia sufficiente perché io non possa portare un'argomentazione sull'articolo 8, comma 2, del Regolamento.
Secondo me, anche con riferimento a quanto preannunziato dal collega di SEL, poco fa, che rappresenta chiaramente, su due piani completamente diversi...lei oggi ha consentito, precedentemente, di accettare una decisione della maggioranza di rinviare, perché non erano pronti su una determinata questione. Adesso la stessa questione viene posta da tutti i gruppi di opposizione, a parte quelli che ancora non si capisce da che parte stanno (o, meglio, lo sappiamo), e formalmente abbiamo le stesse esigenze. Io non sono pronto su un dato argomento e lo rinvio, perché ho la forza dei numeri e noi dobbiamo subire quella decisione, ma, come forza di minoranza, stiamo dicendo che noi non siamo pronti su quel punto. Le due questioni sono le stesse: le stesse !
Lei, come Presidente, in questo caso facente funzioni del Presidente della Camera, ha il dovere di tutelare le minoranze e la tutela delle minoranza passa attraverso gli stessi diritti. Se il diritto della maggioranza era quello di dire: «non siamo pronti su determinati articoli e li rinviamo», il diritto della minoranza è dire: «adesso che li avete rinviati noi non siamo pronti su quegli articoli e vi chiediamo di sospendere per approfondire le questioni che abbiamo aperto». Altrimenti, lei non sta garantendo i diritti della minoranza rispetto a quelli della maggioranza e questa è una responsabilità che ha in capo lei, come Presidente di turno della Camera .
PRESIDENTE. La proposta del collega La Russa era di rinviare la seduta a lunedì alle ore 11.
In considerazione del concetto che esprimeva il collega La Russa, per cui affrontare gli emendamenti riferiti all'articolo 21, richiede una preparazione un tempo congruo, che posso proporre al collega La Russa, è mezz'ora di sospensione, che vi permette di prepararvi su questa cosa. Per me questo è possibile. Mezz'ora di sospensione, dopo di che si riprendono i lavori e si va avanti. Questo sicuramente è possibile per me, in questo momento.
ANDREA CECCONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente .
PRESIDENTE. Collega Palese, ha chiesto di parlare prima il deputato Palese; le chiedo scusa.
Cecconi, se questa è la questione...
ANDREA CECCONI. Signor Presidente, intendo parlare, sull'ordine dei lavori, di questo tema.
Riprendo anche quello che è stato l'intervento del collega Crippa, in merito alla decisione che lei dovrebbe prendere. Prendiamo atto che sta scegliendo di concedere un'interruzione di mezz'ora, per consentire all'opposizione di entrare nel merito dell'articolo 21.
Io credo che, dopo una mezz'ora, un'ora di dibattito su questo tema, forse sarebbe stato bene che la Presidente della Camera, Boldrini, avesse in qualche modo espresso una decisione, perché credo che, su un tema così rilevante, come le riforme costituzionali, in cui i rapporti politici sono importanti, in cui le questioni hanno una rilevanza di gran lunga superiore rispetto a una legge ordinaria, lasciare che queste decisioni, molto delicate, ricadano su un Presidente che ne fa le funzioni in questo momento, che però non è il Presidente della Camera, sia ingiusto nei suoi confronti, come nei confronti di qualsiasi altro Vicepresidente che si dovesse trovare in questa posizione in questo momento.
Quindi, lei inizialmente aveva preso una decisione e ora ne sta prendendo un'altra, ma la richiesta potrebbe anche essere quella di interrompere per più di mezz'ora e darci un'ora di spazio. Però, a questo punto, sarebbe bene che la Presidente Boldrini o, attraverso gli uffici, ci facesse avere un parere e una decisione o venisse un attimo qui in Aula per prendere una decisione da Presidente della Camera
PRESIDENTE. Collega Cecconi, sulla questione della Presidente Boldrini: noi ci siamo consultati e lei conveniva, come convenivo io, che il rinvio alle 11 di lunedì mattina dovesse essere posto in votazione. Ora, se in questo momento non ci sono problemi, noi sospendiamo per mezz'ora, dopodiché riprendiamo la seduta.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, per evitare ulteriori discussione inutili, faccio una proposta sull'ordine dei lavori...
PRESIDENTE. Deputato Palese, lo dico perché la mezz'ora potrebbe portare anche ad intese tra i gruppi, evitando di fare continuamente questo «giro di tavolo». In questo momento, io mi sento di poter favorire questo, al di là della riflessione del collega La Russa e dei gruppi del MoVimento 5 Stelle e di Fratelli d'I