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Giovedì 03 Novembre 2016 ore 09:30
AULA, Seduta 701 - Cinema e audiovisivo, approvata la nuova disciplina
Resoconto stenografico
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Nella seduta odierna la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge S. 2287: Disciplina del cinema e dell'audiovisivo (Approvato dal Senato) (C. 4080), con conseguente assorbimento dell'abbinata proposta di legge SAMMARCO (C. 3181).
Successivamente l'Assemblea ha approvato le mozioni Centemero ed altri n. 1-01357, Giovanna Sanna, Buttiglione, Capelli ed altri n. 1-01414, Brignone ed altri n. 1-01415 e Binetti ed altri n. 1-01418 concernenti iniziative per celebrare il 90° anniversario dell'assegnazione del premio Nobel a Grazia Deledda.
Alle ore 15 ha avuto luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, trasmesse in diretta televisiva, sui seguenti argomenti: iniziative di competenza per evitare la chiusura degli aeroporti di Reggio Calabria e di Crotone e per favorirne il rilancio (De Lorenzis – M5S); intendimenti del Governo in ordine alle risorse da destinare alla ricostruzione e al sostegno dei territori colpiti dai recenti eventi sismici (Polidori – FI-PdL); intendimenti circa l’avvio di una campagna d’informazione sull’importanza delle vaccinazioni e circa l’introduzione di ulteriori obblighi vaccinali (Abrignani - SCCI-MAIE); iniziative di competenza per evitare speculazioni sul prezzo dei farmaci, con particolare riferimento ai farmaci oncologici (Binetti - AP); chiarimenti in merito alle richieste di trasferimento di sede di persone giuridiche dai comuni colpiti da eventi sismici (Pastorino - Misto): iniziative di competenza, in sede europea, in relazione all’efficacia del decreto interministeriale recentemente adottato in materia di etichettatura di prodotti lattiero-caseari (Guidesi - LNA); intendimenti del Governo circa l’attuazione provvisoria dell'accordo di libero scambio e investimento fra il Canada e l’Unione europea (CETA), anche in relazione al ruolo dei Parlamenti nazionali (Fassina – SI-SEL); orientamenti del Governo relativamente alla rivisitazione della strategia energetica nazionale, al fine di contenere i prezzi e aumentare la competitività per le imprese (Benamati - PD); iniziative di competenza per l’adozione del decreto attuativo delle norme della legge di stabilità per il 2015 riguardanti la carta della famiglia (Sberna – Des-CD); chiarimenti in ordine all’applicazione dell’articolo 2, comma 5-ter, del decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, in materia di tirocini formativi e di orientamento (Dambruoso - CI); iniziative normative per garantire alla cosiddetta categoria dei «quota 41» l’uscita anticipata dal mondo del lavoro, senza penalizzazioni (Rizzetto – FdI-AN).
Per il Governo sono intervenuti il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, il Ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, la Ministra della salute Beatrice Lorenzin, il Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti.
Successivamente l'Assemblea ha approvato le mozioni Centemero ed altri n. 1-01357, Giovanna Sanna, Buttiglione, Capelli ed altri n. 1-01414, Brignone ed altri n. 1-01415 e Binetti ed altri n. 1-01418 concernenti iniziative per celebrare il 90° anniversario dell'assegnazione del premio Nobel a Grazia Deledda.
Alle ore 15 ha avuto luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, trasmesse in diretta televisiva, sui seguenti argomenti: iniziative di competenza per evitare la chiusura degli aeroporti di Reggio Calabria e di Crotone e per favorirne il rilancio (De Lorenzis – M5S); intendimenti del Governo in ordine alle risorse da destinare alla ricostruzione e al sostegno dei territori colpiti dai recenti eventi sismici (Polidori – FI-PdL); intendimenti circa l’avvio di una campagna d’informazione sull’importanza delle vaccinazioni e circa l’introduzione di ulteriori obblighi vaccinali (Abrignani - SCCI-MAIE); iniziative di competenza per evitare speculazioni sul prezzo dei farmaci, con particolare riferimento ai farmaci oncologici (Binetti - AP); chiarimenti in merito alle richieste di trasferimento di sede di persone giuridiche dai comuni colpiti da eventi sismici (Pastorino - Misto): iniziative di competenza, in sede europea, in relazione all’efficacia del decreto interministeriale recentemente adottato in materia di etichettatura di prodotti lattiero-caseari (Guidesi - LNA); intendimenti del Governo circa l’attuazione provvisoria dell'accordo di libero scambio e investimento fra il Canada e l’Unione europea (CETA), anche in relazione al ruolo dei Parlamenti nazionali (Fassina – SI-SEL); orientamenti del Governo relativamente alla rivisitazione della strategia energetica nazionale, al fine di contenere i prezzi e aumentare la competitività per le imprese (Benamati - PD); iniziative di competenza per l’adozione del decreto attuativo delle norme della legge di stabilità per il 2015 riguardanti la carta della famiglia (Sberna – Des-CD); chiarimenti in ordine all’applicazione dell’articolo 2, comma 5-ter, del decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, in materia di tirocini formativi e di orientamento (Dambruoso - CI); iniziative normative per garantire alla cosiddetta categoria dei «quota 41» l’uscita anticipata dal mondo del lavoro, senza penalizzazioni (Rizzetto – FdI-AN).
Per il Governo sono intervenuti il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, il Ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, la Ministra della salute Beatrice Lorenzin, il Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti.
XVII LEGISLATURA
701^ SEDUTA PUBBLICA
Giovedì 3 novembre 2016 - Ore 9,30
(ore 9,30 e ore 16,15)
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2287 - Disciplina del cinema e dell'audiovisivo (Approvato dal Senato). (C. 4080)
e dell'abbinata proposta di legge: SAMMARCO. (C. 3181)
Relatrice: BONACCORSI.
2. Seguito della discussione delle mozioni Centemero ed altri n. 1-01357, Giovanna Sanna, Buttiglione ed altri n. 1-01414, Brignone ed altri n. 1-01415 e Binetti ed altri n. 1-01418 concernenti iniziative per celebrare il 90° anniversario dell'assegnazione del premio Nobel a Grazia Deledda (vedi allegato).
(ore 15)
3. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (vedi allegato).
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Preavviso di votazioni elettroniche.
- La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10
- Disegno di legge: S. 2287 – Disciplina del cinema e dell'audiovisivo - (A.C. 4080); ed abbinata proposta di legge: Sammarco (A.C. 3181) (Seguito della discussione ed approvazione)
- S. 2287 - Disciplina del cinema e dell'audiovisivo (Approvato dal Senato). (C. 4080) e dell'abbinata proposta di legge: SAMMARCO. (C. 3181)
- Ripresa esame articoli - A.C. 4080
- Esame articolo 30 - A.C. 4080
- Esame emendamento - A.C. 4080
- Votazione Emendamento - A.C. 4080
- Votazione Articolo 30 - A.C. 4080
- Esame articolo 31 - A.C. 4080
- Votazione Emendamento - A.C. 4080
- Votazione Articolo 31 - A.C. 4080
- Esame articolo 32 - A.C. 4080
- Votazione Emendamento - A.C. 4080
- Votazione Articolo 32 - A.C. 4080
- Esame articolo 33 - A.C. 4080
- Votazione Emendamenti - A.C. 4080
- Votazione Articolo 33 - A.C. 4080
- Esame articolo 34 - A.C. 4080
- Votazione Articolo 34 - A.C. 4080
- Esame articolo 35 - A.C. 4080
- Esame emendamento - A.C. 4080
- Votazione Emendamenti - A.C. 4080
- Votazione Articolo 35 - A.C. 4080
- Esame articolo 36 - A.C. 4080
- Votazione Articolo 36 - A.C. 4080
- Esame articolo 37 - A.C. 4080
- Votazione Emendamento - A.C. 4080
- Votazione Articolo 37 - A.C. 4080
- Esame articolo 38 - A.C. 4080
- Esame articolo 39 - A.C. 4080
- Esame articolo 40 - A.C. 4080
- Esame articolo 41 - A.C. 4080
- Votazione Articolo 41 - A.C. 4080
- Esame ordini del giorno - A.C. 4080
- Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4080
- Vice Presidente SERENI MARINA
- Deputata PETRENGA GIOVANNA (FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato BARADELLO MAURIZIO (DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO)
- Deputata PETRENGA GIOVANNA (FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato LAINATI GIORGIO (SCELTA CIVICA VERSO CITTADINI PER L'ITALIA-MAIE)
- Deputato PALESE ROCCO (MISTO)
- Deputato MOLEA BRUNO (CIVICI E INNOVATORI)
- Deputato BORGHESI STEFANO (LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI)
- Deputata BINETTI PAOLA (AREA POPOLARE (NCD-UDC))
- Deputata PANNARALE ANNALISA (SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA')
- Deputato PALMIERI ANTONIO (FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputata DI BENEDETTO CHIARA (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato RAMPI ROBERTO (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputata BONACCORSI LORENZA (PARTITO DEMOCRATICO)
- Votazione finale ed approvazione - A.C. 4080
- S. 2287 - Disciplina del cinema e dell'audiovisivo (Approvato dal Senato). (C. 4080) e dell'abbinata proposta di legge: SAMMARCO. (C. 3181)
- Mozioni Centemero ed altri n. 1-01357, Giovanna Sanna, Buttiglione ed altri n. 1-01414, Brignone ed altri n. 1-01415 e Binetti ed altri n. 1-01418 concernenti iniziative per celebrare il 90o anniversario dell'assegnazione del premio Nobel a Grazia Deledda (Seguito della discussione)
- Svolgimento
- Ripresa esame
- Parere del Governo
- Dichiarazioni di voto
- Vice Presidente GIACHETTI ROBERTO
- Deputata LOCATELLI PIA ELDA (MISTO)
- Deputata PETRENGA GIOVANNA (FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE)
- Deputato CAPELLI ROBERTO (DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO)
- Deputato VARGIU PIERPAOLO (CIVICI E INNOVATORI)
- Deputato BORGHESI STEFANO (LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI)
- Deputato BUTTIGLIONE ROCCO (AREA POPOLARE (NCD-UDC))
- Deputata CENTEMERO ELENA (FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputata MARZANA MARIA (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata PES CATERINA (PARTITO DEMOCRATICO)
- Sottosegretario alla giustizia FERRI COSIMO MARIA
- Votazioni
- Svolgimento
- La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15
- Missioni (Alla ripresa pomeridiana)
- Interrogazioni a risposta immediata (Svolgimento)
- Iniziative di competenza per evitare la chiusura degli aeroporti di Reggio Calabria e di Crotone e per favorirne il rilancio – n. 3-02596
- Intendimenti del Governo in ordine alle risorse da destinare alla ricostruzione e al sostegno dei territori colpiti dai recenti eventi sismici – n. 3-02597
- Intendimenti circa l'avvio di una campagna d'informazione sull'importanza delle vaccinazioni e circa l'introduzione di ulteriori obblighi vaccinali – n. 3-02598
- Iniziative di competenza per evitare speculazioni sul prezzo dei farmaci, con particolare riferimento ai farmaci oncologici – n. 3-02599
- Chiarimenti in merito alle richieste di trasferimento di sede di persone giuridiche dai comuni colpiti da eventi sismici – n. 3-02600
- Iniziative di competenza, in sede europea, in relazione all'efficacia del decreto interministeriale recentemente adottato in materia di etichettatura di prodotti lattiero-caseari – n. 3-02601
- Intendimenti del Governo circa l'attuazione provvisoria dell'accordo di libero scambio e investimento fra il Canada e l'Unione europea (CETA), anche in relazione al ruolo dei Parlamenti nazionali – n. 3-02602
- Orientamenti del Governo relativamente alla rivisitazione della strategia energetica nazionale, al fine di contenere i prezzi e aumentare la competitività per le imprese – n. 3-02603
- Iniziative di competenza per l'adozione del decreto attuativo delle norme della legge di stabilità per il 2015 riguardanti la carta della famiglia – n. 3-02604
- Chiarimenti in ordine all'applicazione dell'articolo 2, comma 5-ter, del decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, in materia di tirocini formativi e di orientamento – n. 3-02605
- Iniziative normative per garantire alla cosiddetta categoria dei «quota 41» l'uscita anticipata dal mondo del lavoro, senza penalizzazioni – n. 3-02606
- Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Annuncio della costituzione)
- Interventi di fine seduta
- Ordine del giorno della seduta di domani
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
CLAUDIA MANNINO, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Artini, Boccia, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Capelli, Casero, Catania, Antimo Cesaro, Dambruoso, Di Gioia, Fontanelli, Galati, Garofani, Giorgis, Guerra, Locatelli, Losacco, Lupi, Nicoletti, Pes, Rosato, Sani, Scotto, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 10.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4080: Disciplina del cinema e dell'audiovisivo; e dell'abbinata proposta di legge n. 3181.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 29.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice Bonaccorsi ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 30.1 Battelli, riferito all'articolo 30.
LORENZA BONACCORSI, . Grazie, Presidente; allora il parere per l'emendamento 30.1 Battelli è invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Bene, non ci sono aggiuntivi. Il Governo ?
ANTIMO CESARO, . Il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Va bene, grazie.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 30.1 Battelli.
Ha chiesto di parlare la relatrice Bonaccorsi. Ne ha facoltà.
LORENZA BONACCORSI, . Grazie, Presidente. Io volevo motivare il parere negativo e approfittare anche per spiegare il parere negativo a simili emendamenti come questo che abbiamo anche già espresso. Innanzitutto, questo articolo 30 prevede l'istituzione della sezione speciale per l'audiovisivo e cinematografia nel Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Ci tengo a sottolinearlo proprio anche con riferimento alla discussione che abbiamo avuto ieri in quest'Aula. Questo è uno strumento messo a disposizione ulteriore di aiuto, di finanziamento dei prodotti cinematografici e audiovisivi, per i piccoli e medi imprenditori che altrimenti farebbero fatica a entrare nel mercato. Quindi la è proprio quella dell'intervento e della difesa di quel pezzo del mercato audiovisivo e cinematografico formato dai piccoli e medi imprenditori che vogliono entrare nel sistema dell'audiovisivo.
Ecco, credo che sia proprio nella direzione che spiegavo ieri dell'attenzione a quella parte di cinematografia che fa più fatica, che è più difficile, che più vuole entrare per la prima volta nel mercato.
Poi, questo emendamento ripropone l'inserimento delle opere musicali, quindi dell'attenzione alle opere musicali, rispetto alla nostra tematica. Ecco io ci tengo a sottolinearlo questo, il provvedimento del Governo è entrato al Senato con l'articolo 34, che è stato poi stralciato dal Senato, che prevedeva la delega al Governo per il riordino di tutto il comparto dello spettacolo dal vivo.
Noi abbiamo fatto un ragionamento tutti insieme, ovviamente con i colleghi del Governo, e abbiamo ritenuto importante stralciare quell'articolo perché riteniamo che tutto il comparto dello spettacolo dal vivo necessiti della stessa discussione, della stessa analisi e dello stesso confronto con tutte le categorie. A tutta quella parte di categorie di mondo della prosa, della musica, delle piccole orchestre, di tutto quello che è appunto il comparto dello spettacolo dal vivo dobbiamo dare lo stesso spazio che abbiamo dato, che stiamo dando, a tutto il settore del cinema e dell'audiovisivo e per questo, quindi, si è fatta la scelta, in accordo con il Governo, di stralciare quell'articolo e di riproporre, quindi di iniziare a lavorare su una proposta di legge complessiva di riordino dello spettacolo dal vivo, evidentemente con un'attenzione particolare al mondo della musica, a quel comparto della musica che tanto necessita di attenzione nel nostro Paese.
Inoltre, questo provvedimento va esattamente in questa direzione, perché con l'articolo 13, con l'istituzione che abbiamo esaminato ieri del Fondo per il cinema e l'audiovisivo, lo toglie dal FUS e, quindi, diamo una maggiore capienza economica sia al cinema e all'audiovisivo, sia allo spettacolo dal vivo, dandogli una sua entità a se stante. Grazie.
PRESIDENTE. Non avendo altri iscritti a parlare prego i colleghi di prendere posto. C’è ancora qualche collega che sta ritirando la tessera; aspettiamo. Il primo voto è sempre così, comunque intanto prego i colleghi di prendere posto.
Dunque, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 30.1 Battelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
LORENZA BONACCORSI, . Grazie, Presidente: invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo ?
ANTIMO CESARO, . Conforme al parere espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 31.1 Palmieri, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
LORENZA BONACCORSI, . Anche in questo caso invito al ritiro o parere contrario, grazie.
PRESIDENTE. Il Governo ?
ANTIMO CESARO,. Il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 32.1 Battelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 33 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
LORENZA BONACCORSI, . La Commissione esprime un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo ?
ANTIMO CESARO,. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 33.1 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 34 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 34.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 35 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
LORENZA BONACCORSI, . La Commissione esprime un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo ?
ANTIMO CESARO, . Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.1 Pannarale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.
ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Intervengo molto velocemente su questo articolo, per esprimere la nostra preoccupazione sul fatto che questi emendamenti proposti all'articolo 35, che voglio ricordare è un articolo di delega al Governo per la riforma delle norme in materia di rapporti di lavoro in questo settore, siano stati rigettati e per nulla considerati. Ora parole che troviamo nell'articolo 35 di delega come: semplificazione, razionalizzazione della gestione dei rapporti di lavoro, sono le nuove parole della modernità che noi abbiamo già rintracciato più di due anni fa in sede di discussione del e sappiamo come è andata a finire.
Oggi ci ritroviamo in maniera preoccupante di fronte ad una delega che non ha neanche accettato di discutere dei principi di delega che fossero un pochettino più puntuali all'interno di un settore che, come sappiamo molto bene, è segnato da precarietà, da lavoro assolutamente discontinuo e sommerso, e che avrebbe bisogno di principi che fossero dettagliati, seri, impossibili da essere aggirati in una delega che viene concessa con tanta facilità al Governo. Invece, non avete accettato di prevedere strumenti, ad esempio, che possano garantire con puntualità l'emersione del lavoro sommerso e irregolare. Non avete accettato questo emendamento rispetto alla necessità che sia assolutamente contemplato quanto previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro; questo lo consideriamo estremamente preoccupante. Anche questo è un articolo che è passato e sta passando sotto silenzio. Non c’è stata assolutamente nessuna possibilità di discutere.
Questi sono gli emendamenti che Sinistra Italiana ha presentato perché ci fosse un segnale chiaro rispetto all'orientamento che anche su questo terreno il Governo e la maggioranza stanno tenendo, e questa è la ragione per cui voteremo convintamente contro questo articolo 35 e questa delega, ancora una volta vuota, assunta arbitrariamente dal Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 36 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 36.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 37 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
LORENZA BONACCORSI, . Invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo ?
ANTIMO CESARO, . Parere conforme ai pareri espressi dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 37.1 Pannarale, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 38 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 38.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 39 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 39.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 40 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 40.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 41 al quale non sono state presentate proposte emendative.
DARIO FRANCESCHINI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI, . Presidente, colgo l'occasione dell'approvazione dell'ultimo articolo, telegraficamente, davvero, per ringraziare tutta l'Aula della Camera per questo percorso così veloce, che è importante per una legge che è attesa dal mondo del cinema da qualche decennio. È una legge che è stata ampiamente discussa con le categorie e con tutti gli operatori del mondo del cinema, che è stata preparata in un percorso molto aperto e partecipato nei lavori della Commissione del Senato, che prevede più risorse, ma non soltanto più risorse: prevede un meccanismo automatico che garantirà che le risorse non fluttueranno di anno in anno. Garantirà la fine della discrezionalità: non ci sarà più la commissione che valuta se il film è di rilevante interesse culturale e merita un contributo, e, se non lo è, invece non lo merita.
Interventi per le sale, per le scuole, per i giovani, per l'internazionalizzazione dei film. Quindi, davvero voglio ringraziare soprattutto di questa approvazione senza modifiche, che consentirà che la legge entri a pieno titolo in vigore già con i decreti attuativi dal gennaio del 2017, e questo è straordinariamente importante. Quindi, grazie davvero al relatore, al presidente, al sottosegretario che ha seguito il provvedimento, e grazie, oltre che, naturalmente, alla maggioranza, all'opposizione, perché nei lavori del Senato e anche in questa discussione alla Camera ha dimostrato che ci possono essere delle cose su cui è possibile un confronto sereno e non pregiudiziale, quindi al di là delle modalità di votazione.
Al Senato una parte delle opposizioni ha votato a favore o si è astenuta. Davvero credo che la giornata di oggi possa dimostrare che il cinema italiano non è proprietà di un pezzo, ma è davvero una cosa che preme a tutto il Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, noi voteremo favorevolmente questo provvedimento e ringrazio per i ringraziamenti del Ministro, però vorrei invitare il Ministro a due tipi di prudenza: la prima è quella di non usare questo provvedimento e tutta la prima parte del suo intervento, ma anche le dichiarazioni che lei ha fatto in queste settimane che precedevano l'approvazione finale di questo provvedimento, come un'ennesima bandierina del Governo, evidentemente sfruttata a fini elettorali, perché tutto fa brodo in vista del referendum. E, quindi, la invito veramente a una cautela. La seconda cautela è questa, anche perché qui, oggi, noi non approviamo in realtà niente.
Su 41 articoli, ci sono tre deleghe e 25 decreti attuativi, senza i quali questa legge è sostanzialmente lettera morta. Quindi, noi voteremo favorevolmente perché apprezziamo una continuità anche con quello che i nostri Governi avevano fatto negli scorsi anni. Voteremo favorevolmente perché amiamo il cinema e l'intero mondo dell'audiovisivo italiano, ma la invito veramente a moderare i toni, a non utilizzare questo provvedimento per quello che non è, perché, lo ripeto, ci sono 25 decreti attuativi, tre deleghe, senza i quali questo provvedimento è sostanzialmente lettera morta .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palmieri.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 41.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
Qual è il parere del Governo ?
ANTIMO CESARO, . Ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/4080/1, accolto. Ordine del giorno Andrea Maestri n. 9/4080/2, accolto. Ordine del giorno Brignone n. 9/4080/3, accolto. Ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/4080/4, accolto. Ordine del giorno Marzano n. 9/4080/5, accolto. Ordine del giorno Burtone n. 9/4080/6, accolto. Ordine del giorno Losacco n. 9/4080/7, accolto. Ordine del giorno Martella n. 9/4080/8, accolto. Ordine del giorno Pastorino n. 9/4080/9, accolto con riformulazione. L'impegno del Governo, dunque l'ultimo capoverso, è: «impegna il Governo a prevedere, anche in successivi interventi normativi, una ulteriore valorizzazione dell'impegno che (...)», eccetera eccetera.
Ordine del giorno Matarrelli n. 9/4080/10, accolto. Ordine del giorno Malisani n. 9/4080/11, accolto. Ordine del giorno Manzi n. 9/4080/12, accolto. Ordine del giorno Rostellato n. 9/4080/13, accolto. Ordine del giorno Vargiu n. 9/4080/14, accolto. Ordine del giorno Pannarale n. 9/4080/15, accolto. Ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/4080/16, accolto. Ordine del giorno Scotto n. 9/4080/17, accolto con riformulazione. L'impegno prospettato per il Governo deve essere declinato in questo modo: «impegna il Governo, considerando gli effetti applicativi delle disposizioni di cui in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a valutare l'opportunità di stabilire che l'importo (...)», eccetera eccetera.
Ordine del giorno Schullian n. 9/4080/18, accolto con riformulazione. L'impegno proposto deve essere modificato in questo senso: «impegna il Governo, in fase di attuazione ed applicazione dell'articolo 9, a interpretare il comma 2 nel senso di consentire, fatti salvi eventuali diritti contrattuali, la distribuzione (...)», eccetera eccetera.
Ordine del giorno Ciracì n. 9/4080/19, accolto. Ordine del giorno Cani n. 9/4080/20, accolto. Ordine del giorno Giuseppe Guerini n. 9/4080/21, accolto. Ordine del giorno Iori n. 9/4080/22, accolto. Ordine del giorno Cimbro n. 9/4080/23, accolto. Ordine del giorno Mucci n. 9/4080/24, accolto. Ordine del giorno Fregolent n. 9/4080/25, accolto. Ordine del giorno Giovanna Sanna n. 9/4080/26, accolto. Ordine del giorno Taricco n. 9/4080/27, accolto.
PRESIDENTE. Sta bene. Non ci sono pareri contrari: ci sono solo tre proposte di riformulazione. In ordine: per l'ordine del giorno Pastorino n. 9/4080/9, va bene ? Sì. Per l'ordine del giorno Scotto n. 9/4080/17, va bene. Per l'ordine del giorno Schullian n. 9/4080/18, va bene. Tutti i colleghi hanno, dunque, accettato le riformulazioni.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giovanna Petrenga. Ne ha facoltà.
GIOVANNA PETRENGA. Presidente, la riforma del settore audiovisivo, cinema e televisione, era attesa da 60 anni, ed è quindi positivo che si sia proceduto al riordino della materia unificandola. Positiva è anche la riforma dei finanziamenti, in un senso maggiormente autonomo ed automatico: i sei tipi di il raddoppio dei finanziamenti da 200 a 400 milioni, il riconoscimento delle così come l'attenzione al finanziamento del lavoro autoriale e creativo e la subordinazione dell'erogazione dei contributi correlati alla verifica del corretto pagamento degli autori da parte delle produzioni.
Emergono però alcune ombre, che l'intervento del sottosegretario Cesaro in Aula non ha fugato. Ad esempio, ci lascia perplessi la creazione di un nuovo organismo di 8 membri, il Consiglio superiore del cinema, con rappresentanti di categorie, certo, ma scelti dal Ministro, come accade per gli altri membri, anche questi per lo più di emanazione governativa: Consiglio che esprimerà pareri sia sulle percentuali di finanziamento che sui progetti e sulle politiche del Governo. Insomma, invece di semplificare si creano altri soggetti, che appesantiscono la macchina e centralizzano gli indirizzi, e quindi anche i finanziamenti.
Altro aspetto importante che nel disegno di legge rimane vago e rinvia a decreti attuativi, sono le percentuali delle aliquote di finanziamento dei rispettivi ambiti: vediamo l'articolo 21, comma 5. Cosa impediva di chiarire fin da subito ? Chi garantirà alle produzioni minori, ai giovani autori, alle opere prime, rispetto ai colossi, di ottenere quanto auspicato ?
Noi crediamo che l'audiovisivo, i giochi ed il cinema siano arti nobili, nuovi linguaggi in cui gli italiani eccellono, da promuovere e finanziare con una visione internazionale; ma non vorremmo che Renzi e Franceschini abbiano preso alla lettera il distico storico: «La cinematografia è l'arma più forte», completandolo e puntualizzandolo con «del Governo Renzi». Riteniamo infatti che, al di là di quanto si è prospettato sui da parte del Ministro Franceschini, questo disegno di legge sia un passo a favore degli operatori e dieci passi verso il controllo di un ambito culturale strategico nella società dell'immagine. Un esempio per tutti: basti pensare che persino il presidente dell'ANICA, cioè di uno dei soggetti più autorevoli tra gli operatori, che dovrebbe pungolare il Governo e criticarlo quando non fa gli interessi di questi ultimi, si chiama Francesco Rutelli. Sì, proprio l'ex sindaco di centrosinistra di Roma, che certo non ci sembra sia un esperto regista o produttore, ma esclusivamente un lobbista filo-governativo, che infatti ha già espresso il suo autentico entusiasmo per il provvedimento. Per queste ragioni, Fratelli d'Italia voterà «no».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baradello. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BARADELLO. Presidente, il provvedimento che andiamo ad approvare è un provvedimento importante e molto atteso da anni, come ricordava il Ministro, che ha evidenziato proprio che non si tratta di un provvedimento, di un intervento correttivo, ma di un intervento strutturale, come dicevo, atteso dal sistema culturale italiano, e forse anche internazionale: interventi che modificano in modo significativo la disciplina del settore, razionalizzando la normativa e introducendo in particolare un nuovo e più chiaro meccanismo di attribuzione degli incentivi statali, con la creazione del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo, che sostituisce evidentemente i fondi attualmente esistenti, e che per legge – questo è importante, e lo sottolineerò più volte – è dotato di almeno 400 milioni di euro all'anno. Dunque fondi certi, dunque una prospettiva futura, dunque insieme sviluppo economico e culturale, insieme su cui l'Italia, crediamo, ha tanto da dire e forse anche da insegnare al resto del mondo.
Noi diamo un giudizio molto positivo all'impostazione del testo di legge a partire dai primi articoli che indicano le finalità e i principi e affidano sia allo Stato sia agli enti locali la promozione e il sostegno del cinema e dell'audiovisivo quali mezzi di espressione artistica, di formazione culturale e anche di comunicazione sociale e che contribuiscono alla definizione dell'identità nazionale, alla crescita civile, culturale ed economica e anche al benessere del nostro Paese e dei piccoli territori (ma ne parlerò dopo). L'articolo 1 riassume l'oggetto dell'intervento pubblico, richiamando l'attuazione dell'articolo 117 della Costituzione nella disciplina dell'intervento dello Stato a sostegno del settore e nella riforma, anche attraverso deleghe al Governo, della normativa in materia di tutela dei minori – fatto importante – nel settore cinematografico, della promozione delle opere europee da parte dei fornitori di servizi di audiovisivi, dei rapporti di lavoro nel settore, che è un altro elemento importante.
Riassumendo, visti gli obiettivi individuati nell'articolo 3 si intuisce la nuova prospettiva che la legge dà al settore: garantire il pluralismo dell'offerta cinematografica, favorire il consolidamento dell'industria cinematografica nazionale anche, appunto, attraverso strumenti di sostegno finanziario importanti, e promuovere le coproduzioni internazionali, proprio per la forza che ha l'Italia su queste tematiche come la distribuzione e la circolazione delle produzioni cinematografiche audiovisive nazionali. Inoltre, assicurare la conservazione e il restauro del patrimonio filmico e audiovisivo nazionale e disponiamo di esperienze ricchissime in questo campo; curare la formazione professionale, favorendo il riconoscimento dei percorsi formativi seguiti e delle professionalità acquisite; promuovere studi e ricerche nel settore cinematografico; disporre e sostenere l'educazione all'immagine nelle scuole, proprio con questa indicazione e questo slancio verso il futuro e favorire anche iniziative idonee alla formazione del pubblico; promuovere e favorire la più ampia fruizione del cinema, tenendo conto delle specifiche esigenze delle persone con disabilità.
I compiti dello Stato, indicati dall'articolo 10, concernono la promozione dell'immagine all'estero, l'attrazione di investimenti, la promozione della formazione, così come il pieno sviluppo della concorrenza nel settore del mercato, impedendo il formarsi di fenomeni distorsivi della concorrenza con una vigilanza adeguata e l'applicazione anche di eventuali sanzioni. Il compito delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano è, invece, quello di concorrere alla valorizzazione delle attività cinematografiche audiovisive secondo i rispettivi statuti e la propria legislazione, favorendo fra l'altro – e anche questo compito specifico – l'accesso al credito agevolato con convenzioni con istituti bancari.
Credo sia utile ricordare, in linea generale, che l'attuale articolo 117 della Costituzione affida la promozione e l'organizzazione delle attività culturali alla competenza legislativa concorrente dello Stato e delle regioni e per questo è indispensabile un'azione concorde delle due strutturazioni della Repubblica per raggiungere l'obiettivo che la Corte costituzionale – lo ricordo – con una sentenza del 2004 ha stabilito, dicendo che la cultura va sviluppata in forma congiunta, è una finalità di interesse generale e il compito delle due realtà, regioni e Stato, è concorde, anche al di là del riparto delle competenze per materia fra Stato e regioni.
Tornando al testo in discussione, resta fermo il dato della nazionalità italiana dell'opera che richiede i benefici previsti da questa legge, che non possono in alcun modo essere attribuiti e concessi a prodotti e produzioni che incitino alla violenza, all'odio razziale, alla pornografia o che siano finalizzati evidentemente al solo scopo commerciale o legati a telepromozioni, giochi o quant'altro.
Venendo al Fondo, ricordo l'importanza di queste risorse che vengono sancite con una quota anche minima di 400 milioni annui a partire dal 2017 e credo che sia davvero l'elemento base che dice come effettivamente si vuole agire seriamente su questo campo. Queste risorse saranno ripartite fra le diverse tipologie di intervento tramite decreto ministeriale, destinando una quota fra il 15 e il 18 per cento ai contributi selettivi e a quelli per la promozione. Questo dà un'idea, appunto, della completezza del provvedimento che va a coprire un po’ tutte le aree.
Sottolineando le novità introdotte dalla legislazione, vanno ricordati l'introduzione del sistema di contributi automatici per le opere di nazionalità italiana a valere sul Fondo e i contributi selettivi di cui dicevo, sempre a valere sul Fondo, destinati, in particolare, alle opere prime e seconde.
Si tratta del futuro in questo campo, insieme alle opere realizzate da giovani autori – il futuro in questo campo –, alle opere di particolare qualità artistica, alle imprese di nuova costituzione e alle microimprese, nonché la creazione di sezioni del medesimo Fondo destinate a finanziare rispettivamente il Piano straordinario per il potenziamento del circuito delle sale cinematografiche e il Piano per la digitalizzazione del patrimonio cinematografico e audiovisivo. È un po’ la tutela della storia, del patrimonio storico del nostro Paese e l'importanza, che sottolineo, anche del coinvolgimento delle piccole realtà. Abbiamo votato qualche giorno fa in quest'Aula il provvedimento sui piccoli comuni e riteniamo che sostenere ora la rinascita delle sale nei comuni piccoli sia un fatto decisivo per lo sviluppo locale.
Allo stesso modo, ricordo la disciplina della la sezione speciale del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese destinate a garantire operazioni di finanziamento alle imprese stesse, l'istituzione del consiglio superiore per il cinema e l'audiovisivo. Il quadro si completerà poi con la parte di delega al Governo per rivedere le disposizioni vigenti in materia di tutela dei minori nel settore cinematografico, in particolare sostituendo la cosiddetta censura preventiva con un sistema di responsabilizzazione degli operatori del settore nella classificazione dei prodotti, che è un fatto innovativo e importante. Poi, vi è la delega per dare uniformità alla classificazione dei prodotti, la delega per l'istituzione, presso il Ministero, dell'organismo di controllo e la delega per la promozione delle opere europee da parte dei fornitori di servizi di audiovisivi.
Si tratta di un provvedimento importante, dicevo, e anche complesso, che tutto il settore attendeva da tempo. I primi giudizi appaiono positivi, in particolare per l'istituzione del Fondo unico, che tra le agevolazioni e i contributi potrebbe davvero favorire il rilancio del settore. L'intero assetto del provvedimento appare ispirato al modello di finanziamento pubblico cinematografico francese, uno dei primi a nascere in Europa, che si colloca storicamente fra i più solidi del mondo perché combina un sistema premiale di contributi statali al raggiungimento, da parte delle imprese cinematografiche, della raccolta di fondi concessi da finanziatori privati, stimolando così l'incontro fra il pubblico e il privato. Il disegno di legge Franceschini si ispira almeno in parte a questo modello e, a detta anche del Presidente del Consiglio, intende scardinare il sistema attuale di finanziamento che certo non ha favorito il vero sviluppo del settore, andando sempre o quasi a favorire alcuni settori e non tutti.
Credo che da questo provvedimento possa prendere vita un vero rilancio del settore perché investe sulla storia, come dicevo. Penso a quanto ne beneficeranno la Cineteca nazionale o altre esperienze significative come le teche RAI o la Cineteca del Museo della montagna di Torino, per dirne alcune, che conservano documenti storici. Quindi, si tratta di un investimento sulla storia, un investimento sul territorio e credo che il coinvolgimento degli enti locali in queste politiche, comprese le regioni, sia un passo importante, così come l'investimento sulle giovani imprese, sulle sulle nuove tecnologie, verso un vero sviluppo economico locale.
Per questi motivi, per quanto illustrato, il gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico voterà convintamente a favore del provvedimento .
PRESIDENTE. Per una precisazione do la parola alla deputata Petrenga, che era già intervenuta.
GIOVANNA PETRENGA. Grazie, Presidente. Semplicemente per annunciare l'astensione e non il voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lainati. Ne ha facoltà.
GIORGIO LAINATI. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il disegno di legge che disciplina il cinema e l'audiovisivo è un riconoscimento e, al tempo stesso, un contributo ad un settore che è strategico per il nostro Paese, un settore che per l'Italia ha anche un particolare valore culturale, storico, sociale ed economico tutt'altro che trascurabile. È un settore che per competere a livello internazionale ha ovviamente bisogno di essere sostenuto al meglio. Richiede, infatti, ingenti risorse, competenze specifiche, professionalità e indiscutibili doti artistiche. È un settore che offre possibilità occupazionali e che necessita di cospicui investimenti nello sviluppo delle nuove tecnologie.
Fra gli aspetti positivi che si possono ricordare vorrei soffermarmi sul fatto che questa legge incoraggia la riapertura e la conservazione delle sale cinematografiche nei paesi con meno di 15 mila abitanti. Ritengo importante che queste persone – e si tratta spesso di anziani – possano vedere un film senza essere obbligati a recarsi nei capoluoghi o nei centri commerciali vicini ai capoluoghi. Sappiamo che la gestione delle sale è costosa ed è legata all'utenza stessa e questo è del tutto legittimo, ma il rischio che si corre è l'impoverimento culturale dei tantissimi paesi dove sta chiudendo tutto (sale, multisale, teatri e biblioteche), chiudono i luoghi di socializzazione e questo è un dato assolutamente negativo.
Con questi esercizi, vanno a chiudere tutte quelle attività che possono tenere vivo l'interesse stesso delle comunità locali. È importante dunque recuperare questa fetta di utenza che il mercato sta perdendo proprio per l'assenza di prossimità dei luoghi. Ha dunque un valore certamente positivo anche tutta la diversificazione di incentivi e sgravi fiscali () che il provvedimento contiene, comprese le agevolazioni per l'accesso al credito necessarie per queste produzioni e per concorrere al mercato globale visto che tutte queste produzioni hanno bisogno di notevoli investimenti economici. Sono positive, a mio avviso, a nostro avviso, anche le tutele contenute rispetto alle questioni della pornografia e del gioco, la tutela dei minori e delle minoranze linguistiche. Non meno importanti sono gli investimenti sulle tecnologie che questo provvedimento contiene e che daranno certamente al nostro cinema la possibilità di guardare ad un mercato internazionale molto più ampio, visto che ormai si parla sempre più spesso di 3D o 4D, animazioni e suggestioni che le produzioni tradizionali non avevano, ma che coinvolgono, in tutte le fasi della realizzazione di queste opere, personale giovane e altamente qualificato.
Credo che vada visto positivamente anche il migliore impiego dei fondi europei che spesso noi non riusciamo ad utilizzare. L'auspicio che facciamo è che il provvedimento non sottovaluti le esigenze delle produzioni minori e che possa garantire il pluralismo dell'offerta, oltre che prediligere la qualità rispetto alle grandi operazioni commerciali internazionali. Mi auguro che incoraggi i giovani a proseguire quella tradizione italiana che nel cinema ha avuto molte soddisfazioni e che tuteli l'enorme patrimonio che le cineteche conservano, affinché questo patrimonio possa essere restaurato o digitalizzato, anche qui coinvolgendo, signor Ministro, molti appassionati e tecnici e offrendo opportunità di lavoro diffuse. In attesa del provvedimento che regolamenterà anche lo spettacolo dal vivo, necessario per completare il quadro delle produzioni artistiche, annuncio il voto favorevole del gruppo di Scelta Civica verso Cittadini per l'Italia-MAIE .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Per annunciare il voto a favore di questo disegno di legge da parte della componente dei Conservatori e Riformisti. Un voto a favore e convinto perché trattasi di una legge-quadro, che definisce regole ben precise per un settore che da molti anni non aveva una organizzazione dal punto di vista normativo e legislativo così completa. Quindi, questa circostanza ci ha convinti, insieme anche alla disponibilità delle risorse che sono in campo nella legge di bilancio di quest'anno, probabilmente anche nel contesto dei fondi europei, visto che l'Europa spinge molto sulla cultura creativa, su questo tipo di discipline e su questo tipo di impostazione. Pertanto ritengo che sia un segnale forte, anche per una tradizione del nostro Paese in questo campo del cinema e dell'audiovisivo.
Non sto qui a ricordare quanto di positivo noi italiani siamo stati capaci, non solo con gli artisti, ma anche con le aziende che si interessano poi del settore, di tirar fuori delle cose estremamente positive. Quindi penso che oggi possa essere questa norma-quadro, cornice abbastanza completa, un punto di avvio di un nuovo percorso, cioè un percorso che può creare delle positività anche dal punto di vista socio-economico, oltre che da quello artistico e di identità pure del nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molea. Ne ha facoltà.
BRUNO MOLEA. Grazie, signora Presidente, il disegno di legge collegato alla legge di stabilità, così come ci è tornato dal Senato dove è stato fatto un ottimo lavoro direi sul testo, che ha visto anche la condivisione ampia da parte di quella parte del Parlamento, contiene diversi elementi di innovazione a sostegno delle imprese che operano nel campo del cinema, dell'audiovisivo in particolare. Si prevede l'istituzione di un Fondo per lo sviluppo degli investimenti, a favore delle imprese del settore, il potenziamento di strumenti al sostegno finanziario e una serie di deleghe al Governo per la riforma di alcuni aspetti del settore dell'audiovisivo.
Per quanto attiene alle questioni più dirette di interesse dei comuni, il testo prevede la creazione del Consiglio superiore del cinema e dell'audiovisivo quale sostegno consultivo composto dalle rappresentanze di tutti i soggetti coinvolti nella filiera, il riconoscimento dello strumento delle per il sostegno alle produzioni realizzate a livello locale, anche per fini di promozione territoriale, l'erogazione di contributi alle attività e alle iniziative di promozione cinematografica e audiovisiva, le cui tipologie ammissibili sono stabilite da un decreto del Ministro, previo parere della Conferenza unificata che disciplina anche le modalità di concessione dei contributi stessi ed infine alcuni interventi a favore delle sale cinematografiche. Si tratta nel complesso di un intervento molto rilevante, che ha come obiettivo il rilancio e lo sviluppo del settore cinematografico e audiovisivo, in attuazione di principi consolidati anche a livello internazionale ed europeo, a salvaguardia dei valori e delle identità culturali nella società globale e tecnologica.
Le opere audiovisive, e in particolare quelle cinematografiche, sono considerate dall'Unione europea strategiche, in quanto rispecchiano la varietà culturale delle diverse tradizioni e storia degli Stati membri dell'Unione europea. Per questa ragione, pur avendo una notevole incidenza sul mercato, gli interventi previsti dal disegno di legge non si configurano come aiuti di Stato vietati dalle norme sulla concorrenza fra l'altro, ma rientrano fra le eccezioni culturali previste dal trattato, naturalmente nell'ambito di ben delineati limiti.
Il disegno di legge richiama quindi le norme costituzionali europee ed internazionali che definiscono il cinema e l'audiovisivo fondamentali mezzi di espressione artistica, di formazione culturale e di comunicazione sociale. È una legge che consentirà a molte sale cinematografiche di riaprire i battenti, grazie a un piano di 100 milioni di euro in cinque anni, riservati al restauro e alla creazione di nuove sale. Con questo provvedimento si rilancia uno dei settori più dinamici della nostra industria culturale, quello del cinema. Basta guardare le cifre: 400 milioni annui sul fondo unico, 200 in più rispetto al passato, 110 milioni in più per il 10 milioni per la digitalizzazione del patrimonio filmico, 100 milioni per le nuove sale. Altro elemento da salutare con grande soddisfazione è la percentuale del fondo dedicato alle opere prime e seconde, ovvero circa 70 milioni per incentivare i giovani talenti. Un provvedimento molto atteso, che rafforza notevolmente l'investimento dello Stato in un settore così strategico e introduce inoltre meccanismi chiari di attribuzione sugli incentivi. Questo disegno di legge è l'ennesima conferma di come la cultura in Italia è tornata ad essere al centro dell'attenzione dell'azione di questo Governo. Il cinema è un veicolo straordinario di produzione per il Paese. Con le nuove regole tornano in Italia le grandi produzioni internazionali e, attraverso queste, anche più industria e soprattutto posti di lavoro. Per queste ragioni dichiaro il voto favorevole del gruppo parlamentare Civici e Innovatori.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Molea. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Borghesi. Prego, ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Il cinema in Italia è stato oggetto sino ad oggi di un insieme disomogeneo di norme, il decreto in esame costituisce quindi un intervento di tipo strutturale. La precedente legge sul cinema risale infatti al 1949. Il provvedimento oggi in esame mira essenzialmente ad aumentare i finanziamenti al settore, riconoscendo il ruolo strategico dell'industria cinematografica per lo sviluppo economico oltre che culturale del Paese. Tra le novità si segnala l'istituzione del Fondo del cinema e audiovisivo che introduce un automatismo dei finanziamenti e un reinvestimento nel settore. Vengono potenziati i sei del cinema, sono introdotti incentivi e semplificazioni per chi investe in nuove sale e tutela per sale storiche, nasce il Consiglio superiore per il cinema e l'audiovisivo, con norme più stringenti per il cinema italiano in tv. Al di là del fatto che una legge per il cinema andava fatta e che il provvedimento oggi in esame rappresenta senza dubbio un passo avanti, non possiamo però tacere su diversi aspetti critici contenuti nello stesso e che non sono stati corretti con l'accoglimento di almeno alcuni dei nostri emendamenti. Va ricordato che in origine il disegno di legge sul cinema era di natura parlamentare ma il Governo non ha perso neppure stavolta un'occasione ghiotta per metterci il cappello ravvisando nel provvedimento sul cinema uno spazio utile per la solita vetrina governativa. Il decreto governativo è puntualmente arrivato e ha fatto irruzione in Commissione propagandato alla stampa a mezzo della sponsorizzazione di quattro registi italiani premi Oscar.
Tra le problematiche più rilevanti sottolineiamo che la legge prevede la necessità di moltissimi decreti attuativi oltre ad alcune deleghe al Governo. L'individuazione della maggior parte dei criteri e delle tecniche applicative sono infatti demandate al Governo quindi ci domandiamo quanto tempo ci vorrà affinché tutto l’ venga completato. Nelle dichiarazioni che abbiamo visto in questi giorni per illustrare la legge vi sono diverse inesattezze; si è detto che questo disegno di legge è frutto del tavolo di lavoro con tutte le parti interessate, non risulta però che a quel tavolo si siano seduti gli autori, forse perché questa legge non sostiene gli autori e le loro opere ma le imprese in particolare quelle grandi e quelle forti. Sul sito del Ministero si dice inoltre che il testo è ispirato al modello francese perché il Fondo per il cinema è alimentato dagli introiti erariali già derivanti dalle attività di programmazione, trasmissione televisiva, distribuzione cinematografica, proiezione cinematografica, erogazione di servizi di accesso ad da parte delle imprese telefoniche di telecomunicazione. Si attuerebbe cioè secondo il Ministero un meccanismo virtuoso di autofinanziamento. Questo purtroppo non corrisponde al vero perché la legge – cinema francese – prevede la cosiddetta tassa di scopo, cioè un prelievo aggiuntivo su tutti i soggetti che hanno dei proventi tramite il cinema. Questa legge invece non introduce nessuna tassa di scopo ma è lo Stato che rinuncia ad una parte delle sue entrate, prelevando un'aliquota dell'IRES, dell'IVA per destinarla al cinema. Nessun onere aggiuntivo per le televisioni e per i colossi delle telecomunicazioni ma oneri aggiuntivi per lo Stato che vuol dire prelievo dalla fiscalità generale, che vuol dire che non sono le imprese a sostenere il cinema ma i cittadini. A nostro avviso, per quanto riguarda la cultura e in questo caso il cinema, servirebbe una legge di sistema che stabilisca regole trasparenti e finanziamenti certi per quelle opere che, attraverso i soli meccanismi di mercato, non potrebbero mai vedere la luce, perché questo è il senso e la finalità dell'intervento pubblico, non certo quello di premiare chi è già forte sul mercato. Si attua così la dismissione del ruolo sociale dello Stato, non si toccano gli interessi delle multinazionali della comunicazione delle televisioni; si preferisce prendere i soldi dei cittadini sotto il falso del sistema virtuoso di autofinanziamento.
Alcuni punti poi del decreto sono allarmanti e oscurano quelli eventualmente positivi contenuti nel testo. La legge equipara sotto tutti gli aspetti l'opera cinematografica e quella audiovisiva, compresi i videogiochi. A parte la valenza e le implicazioni culturali di questa operazione la prima conseguenza è che tutti i fondi vanno quindi spartiti tra i due settori, di cui uno non possiede alcuna valenza culturale; viene istituito il Consiglio superiore del cinema e dell'audiovisivo che ha tantissimi compiti tutti consultivi o propositivi perché le decisioni sono tutte in mano al Ministero cioè al Governo; è composto da dieci membri, tutti designati dal Ministro d'intesa con altri ministeri; di questi dieci, solo uno è scelto su una rosa di nomi proposta dalle associazioni di categoria, con totale assenza di democraticità e partecipazione.
Viene soppressa l'attuale sezione cinema della Consulta dello spettacolo, dove invece oggi sono rappresentati gli autori, i produttori, i critici, gli esercenti distributori tutti indicati dalle rispettive associazioni. Il credito d'imposta è previsto per l'impresa di produzione e di distribuzione dell'esercizio delle industrie tecniche e di post produzione, così come per le imprese non appartenenti al settore cinematografico e audiovisivo.
Ancora una volta saranno i decreti dal Governo a stabilire la ripartizione delle risorse tra le diverse tipologie di impresa, i limiti di importo per ciascun beneficiario, i requisiti, le condizioni, le procedure per la richiesta. I contributi automatici sono dati sulla base di parametri oggettivi non discrezionali e relativi unicamente ai risultati raggiunti dall'impresa in relazione alle opere cinematografiche e audiovisive precedenti, quindi rigorosamente in base al mercato. Ulteriori parametri oggettivi possono essere stabiliti da altri decreti governativi. Quindi se ogni impresa riceverà finanziamenti in base agli incassi delle opere prodotte fino a quel momento vuol dire che sopravvivranno e vivranno solo i produttori che hanno realizzato negli anni film di successo e film commerciali. Vuol dire che chiuderanno tutte quelle imprese indipendenti che hanno finora tentato di produrre film d'autore, non potranno mai vedere la luce i film che hanno fatto la storia del cinema anche se sono stati un insuccesso al botteghino. Vuol dire in sostanza che ci saranno poche imprese e molto forti sul mercato e pochi autori e molto forti sul mercato, a tutto danno del pluralismo culturale. A conferma di ciò sta il fatto che solo il 15 per cento del Fondo è destinato a finanziamenti selettivi, che per quanto riguarda le opere cinematografiche e audiovisive saranno attribuiti in base alle valutazioni di cinque esperti individuati con successivo decreto governativo in base a modalità applicative anche queste decise con decreto governativo. Anche il sostegno alle sale di città e in realtà volto unicamente al sostegno della trasformazione delle sale e multisale esistenti in ambito cittadino in multiplex, cioè in luoghi adatti esclusivamente al cinema commerciale. In sintesi quindi pur riconoscendo nel provvedimento un passo in avanti ed un'occasione per migliorare il settore del cinema di questo Paese, sono molti però gli aspetti che meritano una riflessione e che dovranno essere chiariti dalle intenzioni del Governo tramite i decreti attuativi. Alla luce di queste considerazioni annuncio quindi il voto di astensione del gruppo della Lega Nord .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Presidente, Ministro, Sottosegretario, colleghi, ci troviamo davanti tutto sommato a un buon disegno di legge atteso da molti e che viene a colmare una serie di lacune che in questi ultimi anni si erano andate creando anche in considerazione degli sviluppi tecnologici che c'erano stati e dei cambiamenti sociali legati alla molteplicità dei canali di comunicazione, di informazione e di intrattenimento. Un buon disegno di legge a cui però mancano i contenuti delle deleghe e i decreti attuativi e proprio perché crediamo nella valenza di questo strumento ci auguriamo che davvero il Governo voglia quanto prima porre, come dire, un termine a questa che è la impossibilità di fruire della legge nella sua completezza e nella sua interezza. A ragione l'approccio che assume questo disegno di legge, possiamo definirlo un approccio sistemico, infatti a ragione possiamo parlare di mondo cinematografico, quando si pensa alla vasta e dinamica attività a cui il cinema ha dato vita e sta dando vita sia nel campo strettamente artistico che in quello economico e tecnico. Adesso fanno capo produttori, scrittori, registi, attori musicisti, operatori tecnici e tanti altri i cui compiti sono designati da nomi nuovi tali da costituire una proprio una vera e propria nomenclatura nella moderna linguistica. Basta pensare ai complessi impianti industriali che provvedono alla produzione dei materiali e delle macchine, ai teatri di posa, alle sale di spettacolo, a tutto quello che costituisce oggi la costruzione di effetti speciali attraverso le moderne tecniche di digitalizzazione. Se fossero posti immaginariamente in un solo luogo formerebbero una vera e propria città ma in realtà fortunatamente sono disseminati sul territorio e anche realtà importanti che appartengono alla storia del cinema in Italia come Cinecittà sono punti di riferimento importanti, sono punti di riferimento direi perfino necessari, ma chiaramente non sufficienti se non ci fosse questa molteplicità nella disseminazione dei punti dove si fa cultura, dove si crea il cinema, dove peraltro si creano anche quelli che sono i moderni audiovisivi oppure i modernissimi videogiochi.
Senza dimenticare la sfera degli interessi economici creati dal cinema e gravitanti intorno ad esso, sia per la produzione del film sia per la loro utilizzazione, noi ci troviamo davanti a una rete che parla il linguaggio artistico, che parla alla sensibilità sociale, che parla al senso civico del Paese, ma che parla anche, e molto direttamente, molto fortemente, a quelli che sono interessi di natura economica.
Di fatto è un'impresa che trova pochi riscontri nell'industria privata, particolarmente se si considera la mole dei capitali impiegati, la facilità con cui vengono offerti, il rapido giro con cui essi ritornano ai medesimi industriali, non senza vistosi vantaggi se il film, come si dice in gergo, va bene, oppure non senza vistose perdite, se invece il film non va bene. Di qui l'interesse a sostenere quelli che sono i film migliori e in qualche modo a lasciare che sia il mercato a dettare la linea per quei film che non rispondono a quei canoni estetici, a quei canoni anche etici, a quei canoni culturali e sociali, che tutti noi ci augureremmo in un moderno linguaggio culturale.
Al mondo cinematografico, infatti, fa riscontro un particolare ben più vasto mondo di spettatori, i quali, con più o meno assiduità ed efficacia, ricevono un orientamento che riguarda la loro cultura, che riguarda le idee, che riguarda i sentimenti e, non di rado, la stessa condotta di vita. Compete, infatti, al cinema nella creazione dei suoi scenari, nella narrazione delle sue storie, avvicinare al grande pubblico problematiche che altrimenti potrebbero restare sullo sfondo; penso, ad esempio, a un filone che c’è nel cinema, quello che tocca i rapporti con il grande tema della salute, con il grande tema della sanità, penso ad alcuni bellissimi film, che sono stati fatti recentemente sul mondo degli anziani, penso ad alcuni film bellissimi che hanno raccontato quello che è il dramma dell'Alzheimer e lo hanno fatto avvicinando le persone ai problemi e sottolineando la delicatezza che tutto questo comporta, in un contesto sociale come il nostro, che è a veloce ritmo di invecchiamento.
Quello che a noi interessa, però, è che quello che recita l'articolo 1 di questo disegno di legge è che da questa semplice considerazione risulta chiara la necessità che l'arte cinematografica venga non solo studiata nelle sue cause e nei suoi effetti, ma venga in qualche modo valorizzata, proprio per il contributo che dà all'identità nazionale, alla crescita civile, culturale ed economica del Paese.
Lo straordinario potere del cinema nella società contemporanea è dimostrato dalla crescente sete che si tocca con mano nella nostra società e che, messa in cifre, costituisce un fenomeno veramente strabiliante, sempre però che si consideri la fruibilità del film non soltanto dal numero di spettatori che assistono a quel film nella sala cinematografica, dove sicuramente l'effetto tecnologico e l'impatto emotivo, le particolari caratteristiche della sala, ne valorizzano più e meglio i messaggi, più e meglio i contenuti. Ma anche dobbiamo tenere conto di quella complessa rete di distribuzione che ormai sono le videocassette. Una volta, per avere un film in videocassetta, e quindi per potersene garantire la fruibilità in un contesto domestico, dovevano passare uno, due, tre anni; adesso, nel giro di pochi mesi, quella che era stata un'anteprima assoluta diventa un prodotto alla portata di tutti, compreso il fatto di poterlo affittare direttamente, senza nemmeno muoversi da casa, schiacciando semplicemente un pulsante. C’è quindi un effetto di moltiplicazione nella fruibilità di questi film che sfugge totalmente alla possibilità di contabilizzarla e a un approccio meramente quantitativo. Dobbiamo pensare, invece, al sistema cinema nella sua complessità, come una rete sociale e culturale che contribuisce a creare un modo di pensare, un modo di valutare, un modo di sentire.
La prima forza di attrazione, infatti, che ha un film è legata a quelle che sono oggi le sue qualità tecniche: non si può così facilmente distinguere tra la componente tecnico-tecnologica di un film e quella che è la componente più legata alla storia che si racconta, alla narrazione dei fatti. Da questo punto di vista un buon film tiene sempre insieme tutte e due le componenti, tiene insieme uno sviluppo tecnologico prezioso con quello che invece è anche lo sviluppo di fatti e di racconti sociali di alto valore, di alto profilo.
Alla tecnica spetta il primato dell'origine nell'evoluzione del cinema, essa ha preceduto il film e lo ha reso dapprima possibile e ha creato praticamente lo spettacolo cinematografico laddove ancora esistevano soltanto tecnologie che non potevano nemmeno far pensare a che cosa si sarebbe potuto ottenere mettendo insieme tecniche audiovisive, tecniche musicali, tecniche anche di ripresa dell'immagine e di sviluppo dell'immagine. Ma tutto questo oggi ci porta a pensare che esiste una sorta di «meticciato» positivo tra quella che è la tecnologia e quella che è l'esigenza tecnologica del film. È difficile dire fino a che punto sia proprio la visione anche narrativa del regista a forzare la tecnologia, perché renda disponibili alcuni strumenti o, viceversa, la possibilità di disporre di alcune tecnologie a suggerire al regista come intervenire, come raccontare, come narrare.
D'altra parte, questo ci è molto chiaro quando vediamo anche film che appartengono a una storia passata e consideriamo altamente positivo uno degli obiettivi della legge, che è quello di guardare con grande interesse alla costruzione, all'aggiornamento soprattutto, della Cineteca nazionale, attraverso forme di restauro dei film, attraverso forme di conservazione, che possono permettere non solo di seguire il profilo dell'evoluzione tecnica, ma anche il profilo dell'evoluzione sociale di un Paese, il profilo della sua evoluzione anche culturale.
Di fatto, però, più che dalla finitezza tecnica, la forza di attrazione e l'importanza del film derivano dalla possibilità di valorizzare il suo elemento artistico, che non solo si è venuto raffinando per il contributo prestato da autori, scrittori ed attori scelti con rigorosi criteri, ma anche dalla vivida emulazione che si stabilisce tra di loro, in una competizione che ormai è una competizione di livello mondiale. Per penetrare nella profondità dell'efficacia del film, ed è questo che a noi interessa, perché ci interessa non che si producano semplicemente dei film, ma che si producano dei buoni film, dei film capaci davvero di dare anche il loro contributo a quella che è una questione sociale, e non solo a livello nazionale, ma a livello internazionale, permettendo a tutti di cogliere quelle che sono le ragioni dell'altro e di confrontarsi con queste ragioni.
Per tutto questo ci sembra molto interessante quello che nel disegno di legge si sofferma sui criteri di inclusione e sui criteri di esclusione, per l'accesso ai finanziamenti. Con riferimento specifico ad alcuni valori e con riferimento altrettanto specifico ad alcuni disvalori – penso, tra quelli citati, l'odio razziale, penso a quelli che incitano alla violenza, eccetera – questo rappresenta uno dei punti forti di cui l'applicazione della legge dovrà farsi carico; esattamente come accennavo nell'intervento in discussione generale, chi si troverà a dover decidere qual è il di riferimento preferenziale per un determinato film, in modo particolare pensando ai minori. Sono tutti aspetti importanti che questo disegno di legge reclama per poter dare di sé effettivamente tutto quello che è possibile dare. Ma da un certo punto di vista tutto quello che è stato fatto lo annoveriamo tra le cose buone, le cose buone di questa legislatura, le cose buone di questo Parlamento. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pannarale. Ne ha facoltà.
ANNALISA PANNARALE. Grazie Presidente, colleghe e colleghi, sottosegretario, Ministro Franceschini.
Questo disegno di legge avrebbe dovuto rappresentare un momento impegnativo di riflessione e di discussione corale. Avrebbe dovuto essere un passaggio capace di impegnare tutto questo ramo del Parlamento e di accendere un confronto collettivo curioso e attento, perché di cinema parliamo, non solo di addetti al settore, dunque, ma di uno spazio di crescita personale civile, di espressione artistica e culturale, di comunicazione sociale di ognuno di noi. La maggior parte di noi è cresciuta con il cinema, si è formata culturalmente, ha saldato relazioni, anche con il cinema abbiamo costruito un immaginario e uno sguardo sul mondo.
Avrebbe dovuto, ma non è andata così, e lo dico allo stesso Ministro Franceschini, che poco fa ha ringraziato per la discussione costruttiva. Ovviamente non si è accorto di essere alla Camera, o forse sapeva bene com’è andata alla Camera. Alla Camera è andata che in pochi si sono accorti che fosse in discussione un disegno di legge sul cinema, una proposta governativa che riorganizza tutta la disciplina in materia, provando a dare un'organicità a quello che è stato disomogeneo e disarticolato fin qua; un disegno di legge con l'ambizione addirittura di fare del cinema un settore strategico e di rilanciare il comparto nazionale a livello europeo e internazionale. Un'ambizione di questo tipo, tuttavia, si è risolta paradossalmente in un recepimento passivo e acritico in questo secondo passaggio alla Camera: una discussione piatta e rituale degli emendamenti in Commissione, quelli presentati esclusivamente dalle opposizioni, poi l'ultimo passaggio di mera ratifica in quest'Aula, perché le esigenze della propaganda di Governo sono troppo pressanti e veloci per attendere i tempi del confronto e del miglioramento. Del resto, ricordiamo tutti la vostra presentazione tutta mediatica di questo testo, il comunicato di Governo che avete fatto prima che tutto arrivasse al Parlamento nonostante la Commissione al Senato avesse per mesi lavorato e audito soggetti su un'altra proposta di legge e non su quella del Governo. Eppure, chiunque sia dotato di una qualche onestà intellettuale dovrebbe riconoscere che il testo governativo licenziato dal Senato sia inadeguato proprio sul terreno fondamentale dei finanziamenti, o meglio dei criteri nella contribuzione, sul piano cioè di quegli strumenti di sostegno che dovrebbero essere finalizzati a creare un'industria cinematografica nazionale solida e avanzata, attenta al pluralismo e all'originalità dell'offerta, alla valorizzazione dei talenti, alla scrittura e alla produzione indipendente, alla conservazione del patrimonio audiovisivo e alla promozione di nuovi progetti.
Non siamo solo noi di Sinistra Italiana a parlare di inadeguatezza, sono arrivate proposte critiche e costruttive da parte di chi in questo mondo ci lavora e dovrebbe essere tutelato dallo Stato più di chi è già forte perché già dentro alle regole e ai ritmi del mercato. Non avete ascoltato, certi che un po’ di risorse in più (anzi la dico in maniera puntuale: persino il raddoppio delle risorse tra contributi vari e agevolazioni fiscali) abbiano la forza di obnubilare capacità di giudizio di disvelamento di tutte le forti criticità di questo disegno di legge. Ora in questo clima di autocelebrazione io ne racconterò qualcuna di queste criticità. Non basta il denaro quando si interviene in maniera incisiva su un terreno costituzionale così rilevante, e non basta un disegno di legge perché il «purché si faccia qualcosa» non necessariamente significhi fare bene o fare meglio.
Certo che il cinema ha anche a che fare con il terreno economico, con le logiche produttive di impresa, ma gli investimenti pubblici dovrebbero avere soprattutto una forte valenza culturale e sociale. Dovrebbero rispondere con la forza della differenziazione e dell'originalità a quella omogeneizzazione di contenuti e di prodotti che invece è tipica del mercato. E questo è invece un provvedimento ispirato non dalla libertà di espressione, dalla forza creativa della conoscenza e della sperimentazione, ma dall'urgenza di acconsentire alle richieste del mercato e delle grandi imprese. L'articolo 12, proprio all'inizio, quello sugli obiettivi e sulle tipologie di intervento, dice «lo Stato contribuisce al finanziamento e allo sviluppo del cinema (...) anche allo scopo di facilitarne l'adattamento all'evoluzione delle tecnologie e dei mercati nazionali e internazionali». Questa non è una scrittura di testo poco curata, questa è la filosofia di fondo, in realtà, che anima questo testo di legge. Lo Stato non privilegia cioè quelle forme espressive che sono il racconto di una differenza, di un lavoro incessante di ricerca, di uno scarto geniale rispetto a prodotti tutti uguali e standardizzati, quelle forme che dovrebbero contribuire al pensiero libero e autonomo, al pensiero resistente e non omologato; no, lo Stato finanzia perché la produzione e la distribuzione cinematografica si adattino alla domanda del mercato, alle istanze commerciali. Certo, utilizzate parole chiave: documentari, operi difficili, opere prime, opere seconde, nuovi autori, giovani autori, parole utilissime a propagandare i finanziamenti corposi e un rinnovato interesse per la centralità del cinema, ma quando si tratta di dare poi strumenti concreti a chi non riesce a stare al passo del mercato, ma crea delle opere magnifiche, delle opere originali, queste parole rischiano di diventare gusci vuoti; perché, cosa fa il Governo ? Il Governo istituisce un fondo, il Fondo per il cinema e per l'audiovisivo. Pare – l'ho sentito anche in altri interventi – che il modello sia quello francese, dove il settore cinema si autofinanzia. In realtà, non è così, perché, come sapete bene, in Francia esiste un prelievo di scopo, un prelievo aggiuntivo su tutti quei soggetti che beneficiano dei prodotti del settore; sarebbe giusto, in quanto multinazionali, che contribuissero con un minimo al prelievo e dunque al rilancio del comparto. Vi abbiamo proposto un emendamento esattamente su questo: un piccolissimo prelievo su editori e distributori di servizi televisivi, ma lo avete rigettato con la solita indifferenza. Dunque avete scelto di non chiedere alle multinazionali delle televisioni e della comunicazione un prelievo piccolo come corrispettivo del loro incassi corposi, avete invece scelto di prelevare solo una quota della fiscalità generale per destinarla al cinema e l'audiovisivo. Il sistema dunque non si autofinanzia come quello francese, si sarebbe autofinanziato se aveste fatto anche altre scelte. Il sistema viene giustamente finanziato, come ogni volta che di diritti costituzionali parliamo, ma in questo testo di legge il finanziamento pubblico non serve a distribuire opportunità e possibilità per tutti, come dovrebbe essere nella sua finalità sociale e costituzionale, e non guarda soprattutto a chi non ce la fa finanziariamente perché non ha alle spalle grandi imprese, ma crea opere bellissime.
In questo caso la maggior parte del Fondo è destinata al credito d'imposta e ai cosiddetti contributi automatici, cioè quelli che sono dati sulla base di parametri oggettivi e dei risultati raggiunti, ovvero sulla base degli incassi, sulla base di quelli che sono i comuni criteri del mercato. Se allora le imprese riceveranno i contributi sulla base degli incassi, se solo il 15-18 per cento massimo del Fondo sarà riservato ai contributi selettivi, che peraltro saranno decisi dai cinque esperti come al solito nominati dal Ministro, vuol dire che ad avere certezza finanziaria saranno quelle imprese che già realizzano film più facili e commerciali. Vuol dire che le imprese indipendenti che hanno finora sperimentato nel film di autore forse non ce la faranno, forse faranno ancora fatica. Vuol dire che non stiamo affatto aiutando quelle opere che hanno lasciato già un segno indelebile nella storia del cinema, anche se a volte hanno incassato poco. L'esito mi sembra scontato, Ministro: poche imprese, quelle già forti, poca differenza, ridotta qualità, visto che con i contributi automatici e il criterio degli incassi, che è quello fondamentale che avete scelto, andiamo ad alimentare il circolo vizioso del livellamento al ribasso dei prodotti. Se è così che si guadagna e si hanno i finanziamenti, tanto vale – diciamo così – che non mi impegno più di tanto e continuo ad investire e a realizzare film commerciali.
Aggiungo il paradosso dei contributi già stabiliti per istituzioni pubbliche come la Biennale di Venezia o l'Istituto Luce, che invece di derivare da altre risorse, insistono sullo stesso Fondo cui fanno riferimento i contributi selettivi; vedremo – mi auguro – se avrete rispetto dell'ordine del giorno che va in tal senso e che abbiamo appena approvato.
Altra parola chiave è la promozione dell'educazione all'immagine nelle scuole di ogni ordine e grado. Sono previste risorse anche qui, ma non sappiamo altro, sulle modalità, su chi dovrà occuparsene, su come si pensa di formare i docenti, su come si vuole provare ad accendere passioni e sete di conoscenza tra gli studenti; tutto, come gran parte di questo provvedimento, è affidato alle deleghe e ai decreti attuativi, tutto ! Io non so se chi ha utilizzato toni trionfalistici se ne sia accorto, ma tutto si deciderà nelle stanze ministeriali dove le decisioni sono generalmente insindacabili anche quando sono sbagliate o incomprensibili. Tutto esisterà di questo disegno di legge solo se saranno pubblicati i decreti su criteri, modalità e sulle ripartizioni delle risorse. Sarebbe stato invece interessante discutere di nuove politiche sui costi dei biglietti e degli abbonamenti per i giovani – questo in Francia si fa – e confrontarsi sul ruolo storico delle associazioni e dei circoli di cultura cinematografica. Volete investire in educazione all'immagine, in potenziamento delle competenze del cinema, in alfabetizzazione all'arte e poi decidete di ridurre drasticamente le risorse a questi circoli e queste associazioni ? Parliamo di soggetti che fanno attività diffusa sui territori, che garantiscono la possibilità che vecchie sale di quartiere rimangano aperte, che si occupano di promozione di cultura cinematografica. In compenso però vi siete preoccupati di inserire un canale specifico per le sale religiose ed ecclesiastiche come se anche queste non fossero associazioni.
Insomma noi abbiamo saputo distinguere i voti sui singoli articoli, perché sappiamo anche riconoscere le cose buone, voteremo però contro, perché avete scelto la solita strada: da un lato la consueta mortificazione del Parlamento (persino il consiglio superiore del cinema è tutto nominato dal Ministro), dall'altro il tentativo di espungere tutto ciò che ha a che fare con la partecipazione e con la formazione del pensiero critico. Ancora una volta pensiamo ne faccia le spese la cultura libera e democratica, la diversità, e in questo caso, temiamo, il più bel cinema di qualità e indipendente
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, gentile Presidente. Come ho detto nel mio intervento pochi minuti fa, noi voteremo questo provvedimento perché lo abbiamo già fatto al Senato e condividiamo appunto alcune delle modalità e delle finalità che in esso sono contenute, in primo luogo perché sono in continuità con le misure adottate dai Governi Berlusconi. Ricordo per tutti due elementi di questa storia nella quale noi siamo inseriti e che vogliamo rivendicare con forza e con orgoglio: nel 2004 il decreto legislativo del Ministro Urbani che pose fine alla pratica dei finanziamenti a pioggia dati a opere che spesso o non vedevano la luce o vedevano una luce per così dire molto fioca perché venivano visti da pochissime persone, a fronte di un esborso che nel corso degli anni è arrivato a toccare una cifra vicino – udite, udite – ai mille miliardi di antiche lire. Il secondo intervento è stato quello del nel 2009. In quel caso, perché a noi piace dire la verità, portammo a compimento un percorso avviato dal Governo Prodi in precedenza, ma fu merito del Governo Berlusconi riprendere quel percorso, a differenza di quanto fatto normalmente nei nostri confronti, riprendere un percorso positivo, una proposta positiva, e renderla effettivamente una norma, che è stata stabilizzata – anche di questo è giusto avere memoria – dal Ministro Bray durante il Governo Letta, e che ora trova in questo provvedimento una sua robusta articolazione, un'articolazione addirittura in sei modalità ben definite di con criteri tutto sommato condivisibili di attribuzione delle risorse. Quindi, questo è un elemento sicuramente positivo, per il quale noi votiamo a favore, assieme ad altri tre elementi che corrispondono ai nomi di accessibilità, di animazione e di nel senso che per la prima volta questa norma a chiare lettere dice che il tema dell'accessibilità, cioè della fruibilità delle opere audiovisive, deve essere resa disponibile alle persone che hanno disabilità di natura visiva o di altro tipo, e su questo abbiamo presentato assieme al collega Borghesi della Lega, anzi, recependo una sua sollecitazione, alcuni emendamenti che il Governo e la maggioranza hanno ritenuto opportuno respingere, ma che volevano testimoniare la nostra attenzione a questo tema.
Oltre l'accessibilità è previsto il tema, appunto, dell'animazione, che finalmente è a pieno titolo messa nel novero delle opere audiovisive, assieme al tema dei videogiochi. Animazione e videogiochi viaggiano insieme perché, grazie a questo provvedimento, noi speriamo si possa irrobustire una via italiana all'animazione, che ha già un'antica tradizione, ma che in questi ultimi anni è stata tralasciata anche dalle politiche sbagliate fatte dalla RAI in termini di messa in onda di produzioni di animazioni italiane, e, appunto, il tema dei videogiochi, dove ci sono, accanto ai colossi multinazionali, aziende create da ragazzi e non più giovani italiani che hanno la possibilità e vogliono competere, perché sono capaci di stare nel mercato, e che in questo modo, spero, possano trovare una modalità che impedisca di dover necessariamente andare a lavorare all'estero presso le grandi multinazionali.
Quindi, questi sono i motivi per i quali noi votiamo favorevolmente su questo provvedimento, ma, come ho detto prima, rinnovo l'invito al Ministro Franceschini a non usare questo provvedimento in modo strumentale, come una bandiera nella campagna referendaria, perché, lo ripeto per l'ennesima volta, questo provvedimento, in realtà, è il titolo di un tema, ma lo svolgimento in buona parte non c’è. Non c’è perché saranno necessari 25, lo ripeto, 25 decreti attuativi per rendere le norme realmente effettive, 25 decreti attuativi, e ci sono tre deleghe in più contenute in questa norma: 25 più 3, 28 articoli su 41.
E, se scomputiamo dagli articoli quelli meramente di natura formale, quasi siamo a un decreto per articolo. Allora, questo è un modo di legiferare tipico del Governo Renzi e, per la verità, anche degli ultimi due Governi che lo hanno preceduto, ma tipico, in particolare, di questo Governo, che tende in questo modo a togliere al Parlamento la funzione legislativa; motivo per il quale ci troviamo ancora una volta di fronte a un provvedimento così costruito, che dà in mano all'Esecutivo la capacità e la possibilità di scelta e dà al Parlamento un ruolo di consulente, per così dire, il cui parere può benissimo venire ignorato. Quindi, questo elemento è sicuramente da tenere in conto, e impedisce, io credo e spero con buonsenso, al Governo di farsi un vanto oltre misura di una norma che noi abbiamo concorso ad approvare non solo in questa Camera, dove il testo, peraltro, è arrivato blindato.
Anche questa altra consuetudine da ricordare alla vigilia del voto, per il quale il bicameralismo, di fatto, non è perfetto, è abolito, perché gli ultimi tre Governi, sia per via di decreto legislativo sia per via di disegni di legge governativi, applicano di fatto il monocameralismo in modo ancor più preciso e migliore di quello che la confusa e pasticciata riforma prevede, perché relegano a turno una delle due Camere a un ruolo notarile, anzi, per meglio dire, a un ruolo impiegatizio di chi apporta una bollinatura su un testo già chiuso.
Queste sono criticità ineliminabili, che, però, evidenziano un metodo di governo, una forma di intendere l'esercizio del potere esecutivo a scapito del potere legislativo. Questo modello, questo metodo è per noi inaccettabile: se l'avesse fatto il Governo Berlusconi, avremmo visto il PD convocare gli artisti, i registi, le maestranze in piazza, a fare i girotondi attorno al Parlamento.
Siccome lo fa il Partito Democratico, va tutto bene madama la marchesa; ma a noi corre l'obbligo di sottolineare che così non è e non può essere, ma, ciononostante, perché noi, come ho detto prima, amiamo il settore del cinema e dell'audiovisivo e vogliamo che esso nel nostro Paese possa svilupparsi, soprattutto, come ho detto, quella via italiana non solo nei nuovi settori, ma anche nell'antica arte del cinema nella quale abbiamo maestri e capolavori che tutto il mondo ci invidia, noi vogliamo che questa tradizione non si perda e continui, e per questo motivo confermo il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Benedetto. Ne ha facoltà.
CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. Il provvedimento oggi all'esame nasce sotto la cattiva stella del Governo, che si inserisce a gamba tesa nel dibattito parlamentare, modificando la natura del testo originario ed esaltando più l'aspetto industriale che quello culturale del cinema.
Si deve dire che in prima lettura, grazie ad un proficuo dibattito parlamentare, si è riusciti ad apportare alcuni miglioramenti al testo. Questo, Ministro, è avvenuto soltanto al Senato, per sua informazione. Dato che prima lei ha ringraziato l'Aula per il lavoro e il confronto che ci sono stati, volevo darle una notizia: non c’è stato nessun lavoro, nessun confronto. In Commissione gli emendamenti sono stati tutti bocciati ed è stata subito resa palese l'intenzione del Governo e della maggioranza di bocciare qualsiasi proposta emendativa e qualsiasi miglioramento presentato dalle opposizioni.
Questo è il modello di dibattito parlamentare e di confronto che lei ha, che evidentemente non è quello che hanno le opposizioni e che ha il MoVimento 5 Stelle.
In seconda lettura, dicevo, non c’è stata nessuna occasione, nessun margine di migliorare il testo. Eppure, alcuni emendamenti che avevamo presentato sono importanti e meritano di essere citati. Ad esempio, avevamo presentato un emendamento, proposto dal MoVimento 5 Stelle all'articolo 27, che permetteva una gara per selezionare dei progetti di didattica integrativa per le scuole di ogni ordine e grado che potesse utilizzare l'opera cinematografica come strumento di divulgazione e di insegnamenti sociali, di sviluppo delle capacità di riflessione, di educazione al bello, all'estetica, all'arte.
Ovviamente, questo emendamento è stato bocciato come tutti gli altri, come dicevo prima. Non era il solo: c'erano emendamenti che proponevano delle gare destinate ad associazioni ed enti, sempre finalizzate alla promozione e allo sviluppo della cultura cinematografica, anche questi rigettati. C'erano degli emendamenti che andavano verso il riconoscimento dell'interesse culturale a sale teatrali e librerie storiche, che, tra l'altro, era una delle parti che era stata eliminata durante il passaggio al Senato, ma che era di importanza fondamentale. La realtà del testo, ovviamente attuale, è incentrata, come è stato già detto dalle altre opposizioni, sul sistema di sostegno delle grandi imprese cinematografiche, che dovranno beneficiare dei finanziamenti a valere sul Fondo del cinema e dell'audiovisivo di nuovo conio, che viene istituito con questo disegno di legge.
I finanziamenti, però, saranno assegnati alle imprese e non alle opere; di qui la molto più incentrata sull'aspetto industriale piuttosto che culturale che riguarda questo settore. Nell'articolo 12 appaiono chiare le finalità di incentivare lo sviluppo e la crescita dell'industria cinematografica e di favorirne l'innovazione manageriale, il che, di per sé, Presidente, non sarebbe un fatto negativo, ma, ovviamente, questo dovrebbe essere accompagnato da un'altrettanta adeguata attenzione a chi sostiene tutta la filiera dal basso, come gli autori, gli attori, che non vengono mai citati all'interno di questo provvedimento, i registi, i giovani produttori, le realtà come, ad esempio, quelle dei teatri di posa o comunque le realtà che rappresentano la parte creativa di questo settore, l'aspetto artistico. Se si scorre il testo, appunto, non vengono mai citati gli attori: questo dà perfettamente l'idea della di questo provvedimento, in quanto il suo asse portante appare altro ed è costituito dalle misure finanziarie disposte a valere su questo Fondo.
La componente principale di questo provvedimento, quella più corposa, è il così detto : il MoVimento 5 Stelle si è schierato da sempre a favore di questo strumento di sostegno al settore; già tre anni e mezzo fa, nel primo anno di legislatura, abbiamo portato avanti questa battaglia con l'allora Governo (al Mibac c'era il Ministro Bray), ma ovviamente questa non può essere l'unica forma di sostegno a questo settore. Tra l'altro tutti i provvedimenti sul ancora sono in attesa dell'attuazione delle disposizioni, che sono state le ultime approvate nella legge di stabilità del 2016, quelle che appunto riconoscevano un un credito di imposta pari al 40 per cento del capitale investito. I relativi decreti attuativi di tutte queste norme erano attesi per agosto: ad oggi non sono ancora arrivati; quindi evidentemente dagli errori non si impara, dato che all'articolo 13 dell'attuale testo addirittura non viene fissato nessun termine per l'emanazione dei decreti attuativi per il riparto del Fondo, quasi a voler sottolineare che c’è una consapevolezza da parte del Governo che i termini non verranno rispettati, per cui tanto vale non inserirli e non fissarli.
Il problema non è da poco, considerando che – come è stato già ribadito più volte – il disegno di legge è costellato di 25 decreti attuativi e 3 deleghe: 3 deleghe su un totale di 41 articoli, che evidentemente non è una proporzione ragionevole. Alla faccia del dibattito parlamentare, mi verrebbe da dire, Ministro ! Queste norme, che sono quasi in bianco, posticipano il dibattito a qualche ufficio ministeriale e non, ancora una volta, al luogo deputato, che dovrebbe essere quest'Aula.
In ogni caso, all'interno del provvedimento vengono citate due tipologie di contributi, quelli automatici e quelli selettivi. Già in Senato il MoVimento 5 Stelle con degli emendamenti a firma della senatrice Montevecchi aveva proposto alcuni correttivi al testo, che non sono stati inseriti, come ad esempio quello che permetteva di considerare anche il numero delle sale in cui il film viene distribuito, e non soltanto quelli degli incassi e i giorni di presenza all'interno delle stesse sale: ovviamente questi emendamenti non sono stati approvati, anche perché avrebbero in qualche modo favorito quei piccoli produttori e distributori che questo disegno di legge taglia, però, completamente fuori.
Al contrario, se si considera come regola aurea quella degli incassi, ovviamente prevarranno sempre i grandi produttori, i grandi distributori, e non si darà mai nessuna al cinema di qualità, il cinema d'autore; questo è ovviamente un meccanismo che favorisce i più grandi, quelli che già sono in grado di reggersi autonomamente sulle proprie gambe, di lavorare in maniera autonoma, che stanno già dentro il mercato, piuttosto che sostenere chi è più vulnerabile, ossia le piccole imprese di produzione indipendente. Sappiamo bene quale destino hanno i film d’ nelle sale, relegati alla programmazione durante la settimana e mai a quella durante il fine settimana, che è il momento di maggiore afflusso del pubblico.
Un altro segnale da cui si può comprendere la scarsa attenzione per il cinema di qualità è riscontrabile nella percentuale destinata ai contributi selettivi, la quale si attestava in origine al 25 per cento, mentre l'attuale comma 13 la individua tra il 15 e il 18: anche qui in Aula sono stati presentati emendamenti, che ovviamente sono stati bocciati, per ristabilire una percentuale un po’ più alta.
Il meccanismo di assegnazione di tali contributi desta ulteriore preoccupazione: si dispone che la valutazione verrà svolta da parte di un di cinque esperti nominati direttamente ed esclusivamente dal Ministro; ovviamente comprendiamo da questo a chi dovranno rendere conto tali personalità.
Così anche di nomina regia, ovvero esclusivamente del Ministro, sono i membri del Consiglio superiore del cinema e dell'audiovisivo: i suoi componenti sono otto, nominati dal Ministro, seppur con indicazione delle associazioni di categoria, che ovviamente esprimono soltanto un parere, che non è in alcun modo vincolante. Mi sembra ovvio, ci mancherebbe altro !
Insomma, sin dall'inizio questo disegno di legge è stato segnato da un'evidente impronta da parte del Governo a favore di poche grandi industrie e a discapito dei produttori più piccoli, più deboli.
È un disegno di legge che viene definito una riforma, ma in realtà comprende troppe deleghe mascherate, e nemmeno tanto mascherate: per cui è una riforma dove il dibattito e il confronto vengono totalmente messi da parte. Non si può conoscere nel dettaglio la portata applicativa, ma di sicuro già così il testo non è quello sperato, non soltanto dal MoVimento 5 Stelle o dalle altre opposizioni che oggi si stanno esprimendo, ma anche da chi questo mondo lo vive, da chi lavora all'interno del mercato, e da chi vorrebbe inserirsi all'interno del mercato del cinema, che avrebbe desiderato una maggiore attenzione anche agli operatori del settore, come gli artisti, gli attori, gli autori ed i registi.
L'istituzione del Fondo, Ministro, è un primo passo, ma troppo piccolo e troppo timido, verso il riconoscimento di queste categorie. Ripeto che, se questo dev'essere il modo, l'iter con il quale vengono portati avanti i lavori della Commissione ed i testi che vengono proposti dal Governo, non oso immaginare cosa accadrà quando verrà forse discusso il codice dello spettacolo: io mi auguro che il confronto e il dibattito parlamentare su quel tema, che è stato detto importante e fondamentale per il Parlamento, venga affrontato in maniera un po’ più onesta, un po’ più sincera, che ci si confronti maggiormente all'interno dei luoghi deputati a farlo, che non ci sia la comunicazione da parte del sottosegretario, che nonostante tutto è stato molto onesto nel dire che non c'erano margini di approvazione di alcun emendamento. Per tutti questi motivi, il MoVimento 5 Stelle voterà contro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampi. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAMPI. Signora Presidente, signori colleghi, Ministro, alla fine di un dibattito prevalentemente positivo anche in questa Camera – che è durato mesi, è durato mesi al Senato, è durato mesi anche nel Paese, sentendo molti operatori di questo settore, sentendo anche i cittadini –, noi oggi possiamo consegnare al Paese un risultato concreto, una legge.
Dovremmo chiederci però: perché il Parlamento italiano, il Governo, la Repubblica dovrebbero sostenere e promuovere il cinema ? Sicuramente perché è una grande impresa italiana, sicuramente perché è un ambito ed uno spazio dove ci sono tanti lavoratori, tante donne e tanti uomini, molti di questi giovani, tanti talenti, tante figure tecniche e artistiche di qualità: sicuramente per questo ! E, però, c’è una ragione in più: il prodotto di questa impresa. Il prodotto di questa impresa è un prodotto culturale, il prodotto di questa impresa è l'immaginario; ed un Paese vive del proprio immaginario.
La storia del cinema italiano ci ha raccontato la capacità artistica del cinema di raccontare le trasformazioni, di cogliere i momenti anche drammatici, di farlo spesso con un taglio particolarmente italiano che ci è valso tanti premi nel mondo, e che io chiamerei un taglio di leggerezza calviniana: la capacità di ridere di sé, di ridere anche dei drammi, e però di approfondire e di capire che cosa stava cambiando in un Paese che usciva dalla povertà, si affacciava al benessere e rischiava di perdere le proprie radici.
Noi oggi ci dobbiamo chiedere se questo provvedimento sarà in grado, sia in grado di aiutare non solo il cinema che c’è, ma soprattutto il cinema che ci sarà. Se oggi ci sono quei nuovi talenti, se oggi ci sono quei giovani, se oggi ci sono quelle capacità che ci sono state in questi anni, lo Stato, la Repubblica tendono loro una mano ? Li aiutano ? Ecco, io credo che la risposta sia «sì». Non solo perché noi partiamo da un dato economico, che è quello di più che il raddoppio delle risorse di partenza, e tra l'altro come minimo garantito, con un meccanismo che le può portare anche a crescere; ma per una ragione più profonda: perché in quell'articolo 27 sui contributi selettivi, su cui molti hanno lavorato, si lavora esattamente sulla capacità di intercettare i nuovi talenti, di sostenere quello che viene chiamato il cinema difficile, di sostenere le prime e le seconde opere, di mettere in campo meccanismi anche nuovi, come quello dell'autodistribuzione.
Noi pensiamo, quindi, di essere in grado di sostenere il cinema che c’è e il cinema che ci sarà; e, però, neghiamo in maniera pesante – fatemelo dire – che esista una dicotomia tra cultura ed impresa, che esista una dicotomia tra la capacità artistica e la possibilità di arrivare al grande pubblico. Noi affermiamo, con questo provvedimento, che l'unico criterio di misura non è quello del pubblico, non è quello dei numeri, non è quello del botteghino. Però, affermiamo anche che un artista e la cultura hanno il desiderio, la volontà e la finalità di arrivare al pubblico e che anzi, se c’è uno specifico del cinema e del cinema italiano, è stato proprio quello di saper arrivare alle persone semplici, di avere un'idea popolare della cultura che non vuole rimanere chiusa nell’, che non vuole rimanere chiusa, che non ha il gusto di essere per pochi, ma che vuole arrivare, magari non subito, magari in un tempo medio, a tutti.
Da questo punto di vista aprire – e lo diamo per scontato – al mondo complessivo dell'audiovisivo, aprirsi alla aprirsi all'animazione, aprirsi anche al videogioco, cioè a linguaggi e ad estetiche nuove, significa esattamente intercettare quello che potrebbe essere stato tanti anni fa il cinema italiano classico nella forma che noi conoscevamo, con un impegno particolare che diventa una cifra di tanti provvedimenti sulla cultura che stiamo portando avanti, non solo sull'offerta culturale, che va rafforzata, ma soprattutto sulla domanda culturale, che è uno dei problemi di questo Paese, dove esistono anche grandi disparità territoriali e dove noi dobbiamo ingegnarci ed essere anche più creativi per rafforzare la domanda. In questo provvedimento lo si fa partendo da un punto fondamentale a cui – me lo faccia dire – io credo moltissimo e, cioè, quell'articolo che prevede risorse per gli interventi nella scuola che noi avevamo già iniziato a pensare con la legge n. 107 del 2015; con questo provvedimento si ottengono risorse corpose, perché noi nella scuola lavoriamo tanto alla capacità dei nostri giovani di decriptare i linguaggi dell'immagine, di recuperare un analfabetismo iconico che esiste e che è misurato in Italia, ma lavoriamo anche alla creazione di un nuovo pubblico e, perché no, di nuovi artisti e di nuovi creativi che faranno il cinema, la l'audiovisivo e l'animazione di domani.
Voglio poi citare un ultimo articolo – sono 41 e ci sarebbero moltissime cose da dire –, ma voglio ricordare quello che riguarda le sale cinematografiche e che prevede sostegno e contributo per riaprire sale cinematografiche, per farle rinascere, per aprire nuove sale, per ripensare le sale in forme multiculturali, in centri dove arti e attività diverse si possono svolgere insieme, perché noi crediamo al sostegno del cinema ma crediamo anche al sostegno del cinema nel cinema, per quella sua funzione di aggregazione, per quella capacità di vivere insieme un'emozione e di discuterne magari uscendo, che è una funzione democratica, che è una funzione repubblicana.
Noi pensiamo in generale – e lo pensiamo in particolare sul cinema – che la funzione chiave della cultura sia questa: una funzione di emancipazione, una funzione di liberazione delle capacità intellettive delle persone, di diffusione della cultura nella testa delle persone e nella capacità anche di immaginare un domani.
E, allora, a tante cose che ho sentito in quest'Aula, a tante preoccupazioni, a tante paure, a tanti rischi, che sono le parole che hanno echeggiato da alcune parti, pure in un provvedimento che mi sembra molto condiviso almeno nelle finalità, io rispondo che sono legittimi le preoccupazioni, i rischi e le paure, ma noi a questo rispondiamo invece con la fiducia, con la speranza e con la convinzione di persone che conoscono questo mondo e che credono veramente di poterlo sostenere ed aiutare con risorse reali e concrete e, come ho detto, con il raddoppio delle risorse.
Per tutte queste ragioni noi voteremo a favore di questo provvedimento e lo faremo pensando a tanti volti, quelli noti e quelli meno noti del cinema italiano, agli attori, ai registi, ai giovani, ma anche ai tecnici, ai macchinisti e – però me lo faccia dire, Presidente – spero, interpretando in questo il sentimento di tutta l'Aula, che oggi ne scegliamo uno di volto e scegliamo il volto di Monica Vitti, che oggi compie 85 anni, e credo che oggi gli facciamo un bellissimo regalo .
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto.
LORENZA BONACCORSI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LORENZA BONACCORSI, . Grazie, Presidente. Mi scusi, ma ci tengo a dedicare davvero un minuto per il ringraziamento innanzitutto del lavoro straordinario, come sempre, della segreteria della VII Commissione cultura, degli uffici, dell'Aula, per averci portato al traguardo di questo provvedimento che ritengo davvero interessante.
Quindi, come sempre un lavoro molto importante, un lavoro di collaborazione, un lavoro che riusciamo sempre a svolgere in un clima davvero costruttivo.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4080:
S. 2287 – «Disciplina del cinema e dell'audiovisivo» .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Centemero ed altri n. 1-01357, Giovanna Sanna, Buttiglione ed altri n. 1-01414, Brignone ed altri n. 1-01415 e Binetti ed altri n. 1-01418, concernenti iniziative per celebrare il 90o anniversario dell'assegnazione del premio Nobel a Grazia Deledda
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 2 novembre 2016, è stata presentata la mozione Binetti ed altri n. 1-01418, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto altresì che la mozione Giovanna Sanna, Buttiglione ed altri n. 1-01414 è stata testé sottoscritta dal deputato Capelli che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il terzo firmatario.
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno. Sottosegretario Ferri, sappiamo che lei è tempestivo e, quindi, può subito esprimere il parere sulle mozioni. Siamo stati troppo veloci, lo so, ha ragione lei...
COSIMO MARIA FERRI, . Presidente, esprimo a nome del Governo parere favorevole su tutte le mozioni. Se vogliamo anche lavorare su un testo condiviso...
PRESIDENTE. Sottosegretario Ferri, per il testo condiviso bisognava lavorarci prima. Ora non c’è il testo condiviso. Quindi, mi pare di capire che il suo parere è favorevole su ogni mozione.
COSIMO MARIA FERRI, . Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Senza nessuna distinzione. Quindi, il parere del Governo è favorevole su tutte le mozioni che sono state presentate.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Voglio ringraziare la collega Centemero che con la presentazione di questa mozione, seguita poi da altre, ha sollevato un problema di cui siamo consapevoli ma che non ha mai trovato la giusta attenzione: il quasi completo oblio delle donne nella storia delle persone grandi della letteratura italiana e nei scolastici.
Il nome di Grazia Deledda è assente. Le sue opere, così come quelle di altre grandi donne della letteratura...
PRESIDENTE. Attenda, onorevole Locatelli. Colleghi, colleghi, come sempre chi non vuole stare in Aula può tranquillamente uscire, ma lasciate che chi invece rimane possa parlare e gli altri ascoltare. Sono stato chiaro ? Grazie.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, Presidente. Il nome di Grazia Deledda è assente e le sue opere, così come quelle di altre grandi donne della letteratura, della poesia, delle scienze e dell'economia, non sono conosciute, diffuse e studiate. Eppure, Grazia Deledda ha rappresentato in quell'epoca e in quel contesto culturale un elemento di modernità in termini femminili. Le sue scelte decise ed anticonformiste, la rivendicazione di una forte autonomia decisionale in merito alla scrittura e al percorso di vita l'hanno proiettata nel futuro e nel mondo e ancora oggi rappresenta quell'attualità che non ritroviamo in altre situazioni. Anche per questo trovo che la dimenticanza sia grave e non solo per il premio Nobel vinto nel 1926 e non solo perché è stata l'unica donna italiana ad esserne insignita.
Il fatto è che il mondo del letteratura è un mondo prevalentemente a misura di uomo e basta guardare i riconoscimenti assegnati. Se consideriamo il premio Nobel, il premio Goncourt il premio Booker, il Premio Strega e il premio Pulitzer, facendo un bilancio: 67 donne, 335 uomini, uno a 5 per gli uomini. Ma la situazione è ancora più paradossale se si guarda il mercato, dove i libri scritti da donne sono quelli più venduti. Mi auguro quindi che l'approvazione di queste mozioni serva, non solo per promuovere iniziative e per celebrare il novantesimo anniversario dell'assegnazione del Nobel per la letteratura a Grazia Deledda e per far conoscere e studiare le sue opere, ma anche per celebrare e ricordare le nostre scrittrici che, pur non avendo ricevuto il Nobel, meritano a pieno titolo di essere inserite nella storia della nostra letteratura .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petrenga. Ne ha facoltà.
GIOVANNA PETRENGA. Grazie Presidente. Questa mozione riveste un'importanza fondamentale per il panorama culturale italiano: quello di ricordare Grazia Deledda e celebrarne il novantesimo anniversario del riconoscimento del premio Nobel e soprattutto valorizzare questa figura che, nata a fine Ottocento, e già ai primi dei Novecento è stata insignita di premio Nobel, ma che a tutt'oggi non figura nella storia della nostra letteratura. Anzi sarebbe opportuno chiedere al Ministero dell'istruzione di inserire nei programmi scolastici lo studio obbligatorio e non discrezionale di questa figura per tutta la produzione che lei ha dato nel suo campo e soprattutto per l'esempio che è per i giovani, per l'attaccamento che lei ha dimostrato alla sua terra, ai suoi valori e che ha profuso nelle sue opere. Leggendole, si vede proprio che sono permeate da questi sentimenti e da questi valori. Oltretutto un altro aspetto non trascurabile è che solo due donne sono state insignite in Itali dal premio Nobel: Grazia Deledda e Rita Levi Montalcini, quindi noi che oggi ci battiamo per le pari opportunità, per la difesa delle donne e per la valorizzazione della figura femminile, a maggior ragione non possiamo trascurare quelli che sono stati i trascorsi di questa figura culturale e importante per il nostro Paese. Quindi ritengo che si debba non solo celebrare il novantesimo anniversario del premio Nobel, ma soprattutto dare rilievo e valorizzare questa figura perché, partendo dalle radici e dal nostro passato, noi possiamo migliorare il presente e tramandare al futuro valori importanti e significativi, come quelli che ha prodotto la figura di Grazia Deledda.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. La discussione che stiamo affrontando oggi sulle mozioni del premio Nobel Grazia Deledda può sembrare atipica rispetto a quanto normalmente accade ultimamente in Parlamento, costretto a rincorrere purtroppo emergenze materiali.
Con l'occasione dei novant'anni della concessione del Nobel per la letteratura alla Deledda praticamente stiamo parlando di cose immateriali, ma fondamentali per un Paese: la cultura, il valore che essa ha per la costruzione continua di una civiltà comune.
Non sembra inutile allora ripercorrere, sia pure in breve e senza certo pretese di aggiungere chissà quale elemento alle numerose analisi che nel corso del tempo si sono succedute, la vita e l'opera di colei che è l'unica donna italiana ad aver conseguito il Nobel per la letteratura, che nasce a Nuoro nel 1871 da famiglia discretamente benestante.
La sua produzione letteraria non può essere disgiunta dalla condizione nella quale le donne vivevano, non solo in Sardegna, ma in larga parte d'Italia, una condizione che, con un paragone solo apparentemente improbabile, non era lontanissima da quella che avevano dovuto affrontare scrittrici come la Austen o la Bronte all'inizio della metà del secolo che vide la nascita della Deledda. Una condizione che di fatto escludeva le donne dall'istruzione, ritenuta non necessaria per loro, e permeata dall'ostilità intellettuale, palese o meno, che la circondava, e non solo in famiglie eventualmente non comprensive, ma anche e soprattutto da parte degli intellettuali uomini, che non consideravano perbene, ma volgari – per usare l'epiteto più offensivo che i vittoriani inglesi avevano escogitato per le scrittrici – donne che scrivevano. E non fu facile per Grazia vincere queste resistenze, che non solo erano interne, ma che le stesse donne scrittrici e in genere le artiste erano costrette a introiettare.
Leggendo l'opera postuma pubblicata nel 1937, un anno dopo la morte dell'autrice, una sorta di autobiografia mascherata, leggiamo i suoi ricordi che prendono le mosse dalla casa paterna, luogo obbligato per l'anima di una donna come la Deledda, ma anche riprendendo il paragone con la Austen e la Bronte, ancorata a una concezione patriarcale della vita, in un rapporto molto intenso con il padre Antonio, certamente superiore a quello che la scrittrice ebbe con la madre.
Tutto il racconto evidenzia il clima difficile nel quale la scrittrice si forma, con una scolarizzazione minima e con una famiglia numerosa, in un ambiente che non nascondeva l'ostilità nei confronti delle idee strane di Cosima-Grazia, che voleva diventare scrittrice. Non vi erano vie per le donne di allora per poter cambiare la propria sorte, se non un'aperta ribellione, che era del tutto lontana dalla mente della Deledda, o un matrimonio che le consentisse di cambiare vita, non sempre in meglio, purtroppo.
Nel caso della scrittrice, la sorte fu propizia, dato che ella conobbe e sposò un impiegato romano, trasferendosi nella capitale nel 1900. Dopo questa scelta, di fatto, ebbe inizio per la Deledda una seconda vita e anche una doppia vita. Da un lato, infatti, fu dopo il matrimonio che pubblicò tutte le sue opere maggiori, conseguendo appunto anche il Nobel, prima donna, della letteratura italiana nel 1926. Dall'altro, però, ella scomparve praticamente dalla vita pubblica, dedicandosi totalmente al marito e alla famiglia, oltre che appunto alla scrittura.
Già nota al pubblico alla fine del XIX secolo, grazie al romanzo del 1892 e ai numerosi articoli e racconti, nella struttura narrativa della Deledda domina il celebre trinomio colpa-castigo-espiazione, catena causale generata sempre dal peccato originale, perché di eros inevitabile, e che porta alla caduta degli uomini, in un'ottica più vicina al tradizionalismo cristiano dell'uomo perenne peccatore, piuttosto che a quello della tragedia greca dell'eroe in rivolta contro gli dei.
Sarebbe del tutto anacronistico però pretendere che la Deledda fosse quello che non era, una specie di rivoluzionaria, e men che meno una femminista anzi la Deledda non sembra aver mai espresso giudizi positivi su quelle idee di emancipazione che stavano nascendo alla fine del secolo. La scrittrice – come detto – resta una donna tradizionale dedita alla famiglia, ma a questo ruolo affianca quello di letterata, che la porta ad essere considerata, grazie, in particolare, alla sua straordinaria capacità inventiva e a un linguaggio che nel corso del tempo si fa sempre più preciso, fervido e ricco di un lirismo, che è tipico della Deledda, uno degli autori più dotati della letteratura italiana, nonostante i giudizi non positivi di Croce, grande critico, ma anche grande misogino, che ammetteva di non ricordarsi nulla dei romanzi della Deledda, tutti uguali e quasi intercambiabili, secondo il suo giudizio. Non così la pensavano i lettori suoi contemporanei, a dispetto anche dei pregiudizi contro le donne artiste, che abbiamo già ricordato.
ROBERTO CAPELLI. Infatti, i suoi romanzi e racconti ebbero grande successo e furono apprezzati anche da larga parte della critica più avveduta. Tra i primi romanzi è giusto ricordare del 1903, che le assicurò il riconoscimento più completo e che fu tradotto in moltissime lingue.
Con l'andar del tempo gli elementi psicologici hanno preso il sopravvento sulla mera osservazione della natura e degli uomini, in contemporanea al superamento della dimensione meramente regionale della sua scrittura. Pur rimanendo sempre legata alla Sardegna, infatti, la Deledda nel corso degli anni allargò gli orizzonti culturali di riferimento, conservando ed affinando la capacità di raccontare e di rappresentare la realtà senza dissertazioni moralistiche e politiche.
Nel 1920 pubblica quello che forse è il suo massimo capolavoro, . La trama è semplice, non ci sono personaggi straordinari o intrecci complicati. Qui una madre muore nel timore che il figlio sacerdote pecchi per amore e che il suo peccato generi scandalo, mentre la possibile causa del peccato è descritta come una donna appassionata, che si arde e consuma dolorosamente in un amore poeticamente narrato, nonostante il soggetto scabroso. Si tratta del ritratto di due donne semplici e straordinarie nel tempo stesso, scolpite con robustezza e commozione da una donna, che esprime un'arte forte e sottile, compresa anche da coloro che seppero vedere con lungimiranza, attribuendole il Nobel che stiamo appunto ricordando.
Come detto, stiamo affrontando una discussione diversa dalle solite, che probabilmente sarà avvertita da molti anche come inutile o come un riempitivo. Non credo sia così. Riteniamo sia sempre utile ricordare persone e opere d'arte, di qualunque arte, anche se riteniamo che alle parole debbano succedere i fatti, pure nelle costanti ristrettezze di bilancio.
Il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà ovviamente tutte le mozioni presentate, auspicando quindi che sia possibile intraprendere iniziative, non solo per ricordare i novant'anni del Nobel a Grazia Deledda, ma soprattutto l'opera letteraria della Deledda, di cui vado orgoglioso essere concittadino, così come quella, però, di altri scrittori e artisti italiani, perché è arrivato il momento di dare il giusto peso alla nostra storia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vargiu. Ne ha facoltà.
PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Colleghi, come ha sottolineato anche il mio amico e collega Roberto Capelli, credo che per un sardo parlare di Grazia Deledda sia un compito contemporaneamente bello e difficile. Soprattutto, forse, può risultare strano a questo Parlamento che siano arrivate delle mozioni che commemorano la Deledda, in occasione di ricorrenze che normalmente non suscitano emozioni particolari.
Siamo al novantesimo anniversario del premio Nobel, siamo all'ottantesimo anniversario della morte di Grazia Deledda, cioè due di quelle ricorrenze che non hanno cifra tonda e, quindi, può sembrare strano che il Parlamento sia impegnato oggi a discutere, in uno scampolo del suo tempo, sulla figura di Grazia Deledda. Ma in realtà non è così strano, per alcuni motivi, che forse è bene ricordare all'Aula, motivi che ovviamente non stanno a sottolineare – io non lo farò nel mio intervento – la peculiarità della figura di Grazia Deledda. Credo che i miei colleghi nuoresi lo abbiano fatto e lo farebbero comunque meglio di me e credo che sia un compito che non appartiene alla politica, almeno non lo sento appartenente alla politica e non mi sento di poter assolvere a questo compito bene come altri colleghi hanno fatto. Invece, vorrei fare alcune sottolineature sulla figura e sul ruolo Di Grazia Deledda.
Forse per chi volesse leggere qualcosa di Grazia Deledda, uno dei suoi tanti romanzi, consiglierei «Canne al vento», come romanzo che aiuta a capire la sardità di quel periodo storico. Consiglierei la lettura di questo romanzo insieme a un'altra lettura di romanzo di un grande giurista sardo, anch'esso nuorese, Salvatore Satta, che scrisse un libro che si chiama «Il giorno del giudizio», che probabilmente è uno dei più belli scritti da un sardo sulla Sardegna e che consente di contestualizzare il periodo storico in cui Grazia Deledda nacque e visse.
Infatti, Salvatore Satta, illustre giurista italiano, si riferisce al periodo in cui Grazia Deledda vive a Nuoro. Descrive una vita di una città sarda, Nuoro, enclave isolata all'interno di un'isola, dalla quale sembra davvero difficile che possa nascere una figura femminile che, unica donna italiana, vince un premio Nobel per la letteratura. Quindi, la figura di Grazia Deledda, che hanno ragione quelli che sono intervenuti prima di me sostenendo che non si tratta di una figura di femminista è però sicuramente una figura importante di emancipazione femminile ed è sicuramente una figura importante della storia identitaria della mia terra, cioè della storia identitaria della Sardegna.
Ecco perché io credo che, più che la commemorazione, oggi valgano i dispositivi delle mozioni che sono state presentate, ovvero quei dispositivi che chiedono al Governo italiano di intervenire, perché la figura di Grazia Deledda, ma soprattutto di ciò che ha scritto, sia inserita all'interno dei percorsi curricolari della nostra scuola e della letteratura moderna italiana. Infatti, forse, oggi la nostra scuola dimentica il ruolo che Grazia Deledda ha avuto e questa dimenticanza viene vissuta con particolare sofferenza in Sardegna, perché l'identità che emerge dai romanzi di Grazia Deledda è un'identità per me importante ed è un'identità che noi vorremmo, da sardi e italiani, che fosse presente nella storia della nostra letteratura e che fosse presente nei percorsi curricolari di chi studia la letteratura italiana nei licei e nelle scuole superiori che studiano la letteratura italiana.
Il secondo dispositivo che a noi piacerebbe che fosse valorizzato, presente in differenti mozioni presentate, è quello che tende a valorizzare i luoghi deleddiani. Infatti, i percorsi a cui i romanzi di Grazia Deledda si riferiscono, sono percorsi che possono essere ancora oggi frequentati, che possono costituire dei veri e propri itinerari di turismo letterario, ma anche di identità della terra da cui provengono. La casa di Grazia Deledda è visitabile a Nuoro, la tomba di Grazia Deledda è visitabile a Nuoro, ma le suggestioni deleddiane sono ancora oggi presenti in quelle zone interne della Sardegna, che sono state in parte risparmiate, in parte purtroppo evitate, dallo sviluppo sociale e dallo sviluppo culturale, che ha radicalmente modificato tante altre regioni d'Italia e anche della Sardegna, che sono state soggette a commistioni, in parte positive e in parte, purtroppo, non positive, assai più importanti.
Quindi, l'idea che attraverso Grazia Deledda possa essere studiato e conosciuto un pezzo di Sardegna poco noto è, dal nostro punto di vista, dal mio punto di vista personale di sardo, di cagliaritano, non certo di nuorese, una suggestione importantissima. Attraverso lo studio, la conoscenza e l'apprezzamento delle opere di Grazia Deledda, oggi, può essere conosciuto, apprezzato, frequentato e vissuto un pezzo di Sardegna, che molta parte d'Italia e anche molta parte del mondo – non certo quel collegio svedese che le assegnò nel 1926 il premio Nobel – non conoscono.
Quindi, crediamo che Grazia Deledda possa essere un ambasciatore importantissimo dell'identità sarda e di una specifica e particolare identità sarda e vorremmo che questo Parlamento, nell'approvare il dispositivo delle mozioni che sono state oggi presentate in Aula, abbia questo punto di riferimento in mente, ovvero che ci sono grandi figure, in questo caso grandi figure di donne, che possono essere delle importantissime ambasciatrici di sardità e di italianità nel mondo e di cui noi chiediamo, quindi, la piena valorizzazione
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Grazia Deledda per il suo tempo è stata un'innovatrice, in un'epoca in cui le donne erano relegate all'unico ruolo di madre e moglie, in un periodo storico in cui alle donne veniva negato il privilegio di una educazione scolastica adeguata. Ella seppe trovare il suo spazio per arricchirsi culturalmente e diventare una delle più importanti scrittrici italiane, unica donna in Italia a conquistare il Nobel per la letteratura.
La sua è una figura importante, forse un po’ trascurata, anche nella programmazione scolastica, ed è per questo che concordiamo con le valutazioni e gli auspici promossi dalle mozioni di oggi. Riteniamo che la forza e la determinazione della scrittrice sarda possano essere un valido esempio per le nuove generazioni di donne ed è per questo che sarebbe utile promuovere nelle scuole particolari momenti di approfondimento delle sue opere proprio in occasione della celebrazione dei novant'anni dalla consegna del premio Nobel per la letteratura.
Annuncio quindi il voto favorevole del gruppo della Lega a tutte le mozioni e le chiedo cortesemente di poter consegnare il resto dell'intervento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Io sono un grande ammiratore di Borges e uno dei versi che più mi hanno segnato nei tempi in cui ho avuto una frequentazione non occasionale del mondo rioplatense e dell'Argentina ed è una milonga di Borges – e la cosa è – c’è una cosa di cui non si pente mai nessuno nella vita, questa cosa è, una volta avevo tradotto, aver avuto coraggio, ma non è proprio così perché è intraducibile in italiano. «Valiente» è un'espressione che non trova un equivalente facile nella lingua italiana, lo trova nella lingua sarda, lo trova nella lingua di Grazia Deledda. Ogni lettore di Grazia Deledda ricorda quanto sia centrale nella sua opera il tema della che non è il valore, che non è coraggio o che non è solo valore o solo coraggio, ma è la capacità di porsi come soggetti del proprio destino e quindi la capacità di assumere la responsabilità della propria azione. Potremmo proiettare la che è la virtù dell'uomo che ha il coraggio di essere se stesso, sullo sfondo della grande letteratura dantesca. Chi è il «non valente» ? Il «non valente» sono gli ignavi, coloro che sono a Dio spiacenti e agli inimici sui; coloro i quali non sono capaci nella loro vita di nessun atto veramente umano, né del peccato né della grazia; in tutte le loro azioni sono mossi semplicemente dagli istinti più bassi dell'esperienza e puntano soltanto a preservare sé stessi.
Il mondo di Grazia Deledda è un mondo di uomini valenti con un forte attaccamento a una tradizione culturale dalla quale viene comunicato un modello, un modello di virilità, il valente è tipicamente un maschio, ma anche un modello di femminilità, la donna la quale custodisce la possibilità della continuità della vita, ma che anche, come Marianna Ucria, è capace lei stessa di porsi come soggetto di decisione, la quale cambia la storia, il destino suo e quello degli altri, quello del marito, quello dei figli e che è accompagnato da una infinita capacità di sofferenza, perché essere soggetti, essere veramente uomini, significa accettare anche la sofferenza del destino.
È un messaggio particolarmente importante, in un tempo in cui noi cerchiamo di educare una gioventù la quale sfugge all'esperienza della frustrazione; il dell'opera della Deledda è invece il confrontarsi con l'esperienza della frustrazione e, davanti ad essa, la capacità di assumere la propria responsabilità, davanti agli uomini e davanti a Dio.
È profonda la radice religiosa, cattolica, alquanto pessimista per la verità, di un agostinianismo pessimista all'interno della Deledda. Autrice di grandissimo rilievo a cui ha dedicato la sua attenzione, per dire, D. H. Lawrence, che è unito alla Deledda dalla comprensione del tema del destino ma anche dalla percezione potente del desiderio, come realtà con la quale bisogna confrontarsi per creare destino, non necessariamente per assecondarlo, ma con il quale bisogna lottare per diventare se stessi. In Italia non ha avuto grande fortuna, se posso fare un'osservazione, che non vuole assolutamente essere politica, in buona parte è stata la cultura della sinistra italiana a stroncare la Deledda. Ricordo il libro di Alberto Cirese che ha in buona parte terminato il destino della Deledda, davanti a un mondo che evolve e nel quale si afferma il conflitto di classe come elemento centrale dell'esistenza, dice Cirese, la Deledda difende un mondo di prima, un mondo nel quale il linguaggio nel quale si formulano le contraddizioni sociali, peraltro presenti, è il linguaggio della religione o il linguaggio del mito. Questo giudizio del Cirese, il libro del Cirese credo che sia del ’71, questo giudizio di Cirese si è poi consolidato, non è vero che Deledda non sia mai stata nelle storie della letteratura italiana diremo che in qualche modo ne è uscita, ne è uscita sulla base di questo giudizio che oppone Deledda a Gramsci. Gramsci, il sardo, il quale esce dall'ambito ristretto della cultura sarda per diventare italiano e in quanto tale acquisisce la modernità e si cala nel conflitto di classe, la Deledda come colei che rimane all'interno del mondo sardo e rimane al di qua, a prima del conflitto di classe, a prima della statualità. Perché è vero che «il valente» nel mondo della Deledda è anche l'uomo che vive in un mondo nel quale lo Stato ancora non c’è o se c’è si presenta con caratteri imperscrutabili, che impongono dall'esterno una norma di diritto, che non è dall'interno vissuta e sentita come la norma della propria comunità. La rivalutazione della Deledda credo che accompagni una fase nella quale siamo più consapevoli della impossibilità di decostruire la storia, di quanto noi stessi confrontandoci con la frustrazione e con la storia; e quindi il recupero delle identità non in opposizione all'identità nazionale, perché non si può – anzi ci sono tracce di un patriottismo italiano all'interno della Deledda già la scelta di scrivere in italiano è significativa – ma la volontà di collegare fra di loro questa esperienza nazionale con un insieme di valori profondamente sentiti che definiscono la sarditudine. Si potrebbe richiamare qui Emilio Lussu l'equivalente del valente in Lussu è l'uomo forte, dalla schiena diritta, che sa portare il fucile e che nell'immaginario di Lussu mostra la stessa tendenza a collegare un'acquisizione di identità nazionale italiana con una precedente, fortemente sentita, identità sarda. Perché questa legge ? Per onorare la memoria di Grazia Deledda, per consacrare il suo reinserimento all'interno del canone della letteratura italiana. Non spingiamoci troppo oltre, i libri obbligatori sono i libri che i giovani poi non leggono. Cerchiamo invece di fare in modo che nella scuola la Deledda venga letta perché si comprende e si ama la profonda umanità di cui ella è portatrice. Se ho da fare un'obiezione a questa mozione, questa riguarda il fatto che noi abbiamo bisogno di una legge organica che riesamini in modo complessivo tutto il tema dei centenari, delle celebrazioni, delle edizioni nazionali, perché una legislazione un po’ farraginosa, che si è sedimentata per tappe successive, alla fine finisce con l'essere di difficile utilità. Abbiamo qualche tempo fa fatto una legge speciale per la casa Gramsci, il Museo di casa Gramsci, di nuovo un altro grande sardo, e abbiamo fatto bene a farla. Adesso torniamo su Grazia Deledda, domani, in un'altra occasione, ci occuperemo di un altro grande italiano, ma non siamo capaci di fare una legge organica sul modo di preservare la nostra memoria nazionale, anche articolando questa memoria nazionale nei suoi diversi livelli. Certo ci sono autori i quali segnano profondamente una cultura regionale, mentre a livello della cultura nazionale non sono egualmente recepiti; per non rimanere sulla Sardegna, penso a un filosofo come Nicola Spedalieri, che è fondamentale per la cultura siciliana, forse meno per la cultura nazionale, e questo potrebbe portare a disegnare un modello normativo all'interno del quale si riconoscano e si ripartiscano i compiti dello Stato nazionale, delle regioni e, perché no, anche delle province e dei comuni nel coltivare la memoria letteraria della nazione. Ovviamente noi voteremo a favore di questa mozione, di ambedue le mozioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie signora Presidente, grazie onorevoli colleghi. È il tempo delle donne, è il tempo di fare uscire dal cono d'ombra le italiane che si sono distinte per il loro talento – per il loro talento, e lo voglio sottolineare – in tanti campi, in campi diversi: nel campo letterario, nel campo delle scienze, nell'economia e nelle istituzioni.
Quest'anno celebriamo il settantesimo anno dal voto alle donne e celebriamo le donne della Costituente. Ecco, questa è anche l'occasione per ricordare le altre donne. Io ricordo che qualche anno fa la Ministra delle pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, diede vita ad un volume molto interessante che ricordava tutte le italiane illustri, tutte le italiane che hanno mostrato, con il loro talento, il loro valore e hanno reso illustre il nostro Paese.
Il 2016 è anche l'anno in cui ricorre il novantesimo anniversario dell'attribuzione a Grazia Deledda del premio Nobel per la letteratura. Vorrei ricordare che Grazia Deledda è stata l'autrice di moltissimi capolavori, da a 350 novelle, più di trenta romanzi e numerose poesie, ed è la scrittrice sarda, che scrive in italiano però, più famosa al mondo ed è l'unica italiana ad aver vinto il premio Nobel per la letteratura, prima di Pirandello e dopo Carducci, proprio per la sua ispirazione idealistica, per la sua scrittura.
Vorrei ricordare, come ho fatto nella discussione generale, una frase che mi ha molto colpito di Grazia Deledda, una frase proprio tratta da come ne ricorderò un'altra al termine del mio intervento: «Siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché ! Siamo canne, e la sorte è il vento». Perché ho presentato questa mozione ? Perché vorrei proprio che le pagine di Grazia Deledda rimanessero nella nostra memoria, divenissero parte della nostra memoria collettiva e che la sorte, la loro sorte non fosse come quella del vento, cioè come quella dell'oblio. È proprio per vincere l'oblio, che spesso porta a dimenticare il passato, – soprattutto le donne, devo dire –, che ho presentato questa mozione.
Noi vogliamo ricordare e celebrare sicuramente il novantesimo anniversario dell'attribuzione del premio Nobel per la letteratura a Grazia Deledda, ma non vogliamo che siano delle iniziative di un istante, di un momento, di questo momento. Vogliamo che Grazia Deledda diventi parte integrante della nostra memoria, non solo letteraria, ma anche civica, perché è una donna che ha reso illustre questo Paese e che è patrimonio sicuramente della Sardegna, di questa terra meravigliosa, ma è patrimonio dell'Italia intera. Ancora, vogliamo far conoscere su scala nazionale e far studiare in tutte le nostre scuole, a tutte le nostre studentesse, a tutti i nostri studenti la figura e l'opera straordinaria di Grazia Deledda.
Ma vorremmo anche, come ha detto prima l'onorevole Buttiglione, che tutte le donne e tutti gli uomini che hanno reso illustre il nostro Paese, con l'ottenimento del premio Nobel o di altri premi internazionali prestigiosi, potessero essere ricordati e conosciuti dai nostri giovani e dalle nostre giovani, perché sono un esempio per loro.
Questa mozione, queste richieste, questi impegni che noi chiediamo con forza al Governo sono un modo per celebrare le eccellenze e i talenti italiani, per dare un valore al nostro capitale umano, che è straordinario, ma soprattutto, e anche, per fare emergere le tante donne che, nel nostro Paese, hanno contribuito a cambiarlo, a migliorarlo, a farlo crescere.
È proprio questo il senso del progetto delle donne nello spazio pubblico, un progetto che, come presidente della Commissione uguaglianza e non discriminazione, sto portando avanti all'interno dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, per dare visibilità alle donne, al loro ruolo nella società e combattere gli stereotipi, quegli stereotipi che volevano impedire anche a Grazia Deledda e al suo talento di esprimersi e che, ancora oggi, non sono superati.
Questa battaglia – la battaglia di fare emergere Grazia Deledda dal cono d'ombra in cui è rimasta per tanti anni – ha coinvolto non solo noi in quest'Aula oggi, ma ha coinvolto, è partita dalla società civile. Basti pensare all'appello che nel 2012 fu presentato all'allora Presidente della Repubblica dalle associazioni «Se non ora quando», «Noi donne 2005» e «Feminas in Carrelas», affinché Grazia Deledda fosse reintegrata nel canone della letteratura e venisse inserita tra i grandi protagonisti della nostra storia letteraria, il cui studio è irrinunciabile.
Eppure, come ho detto, questa grande autrice è ancora invisibile, è marginale nei programmi scolastici, è dimenticata dai mezzi di comunicazione ed è rimossa dalla nostra memoria collettiva; invisibile, appunto, proprio come sono invisibili troppo spesso le donne, le donne in questo Paese, le donne nella società, le donne nel mercato del lavoro, le donne nella vita politica. Ecco, Grazia Deledda è anche il simbolo di una battaglia contro l'invisibilità delle donne, contro quel cono d'ombra che ricordavo all'inizio, in cui tante donne straordinarie sono state relegate e chiuse.
E la vita così come la storia personale Di Grazia Deledda meritano il ricordo, il suo talento merita il nostro ricordo, perché sono esemplari, sono esemplari da tanti punti di vista: esemplare è la sua capacità, straordinaria per una donna di quell'epoca, di superare l'ostilità familiare e dell'ambiente di Nuoro e la scarsa considerazione sociale in cui era relegata la figura femminile, affermando la propria passione per la letteratura, il proprio talento per la scrittura. Stiamo parlando appunto di passioni e di talenti, che possono indirizzare la vita delle persone, che possono indirizzare la vita delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento la letteratura era ancora concepita come un campo tutto maschile, inadatto ad una donna. Ecco perché i giudizi negativi della critica di allora sono comparsi su Grazia Deledda, ecco perché è ancora oggi una scrittrice invisibile.
Di grande esempio sono anche la costanza, lo spirito di sacrificio e la forza di volontà con cui, nonostante le fosse stato consentito di studiare fino alla quarta elementare, che volle ripetere perché voleva andare a scuola, Grazia Deledda ha continuato a coltivare da autodidatta gli studi letterari, fino ad arrivare a imparare l'italiano come una lingua straniera, per scrivere della sua terra, delle tradizioni di questa terra, della cultura di questa terra, e vincere il premio Nobel per la letteratura.
Questi sono i motivi per cui Grazia Deledda e tante altre donne devono essere ricordate, perché sono state protagoniste di uno spazio pubblico in cui le donne possono dare molto al nostro Paese.
Chiudo, citando la frase che in questi anni ha animato la mia azione politica, ed è una frase di Grazia Deledda, «Adoro l'arte e il mio ideale è sollevare in alto il nome del mio Paese, così mal conosciuto e denigrato al di là dei nostri malinconici mari, ne le terre civili. E lavoro, lavoro tanto, come un uomo per la mia idea, e riuscirò, benché sia una piccola personcina pallida ed umile, che ha però lo spirito grande e ardente come gli oscuri occhi andalusi» .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marzana. Ne ha facoltà.
MARIA MARZANA. Grazie Presidente. Colleghi, sottosegretario, non avere memoria significa perdere il passato e perdere il passato significa perdere il futuro, significa negare il futuro alle nuove generazioni, a cui da cinque anni non è garantito il diritto a conoscere donne e uomini che hanno dato lustro alla letteratura italiana e mondiale del Novecento come Grazia Deledda, di cui oggi quest'Aula si ricorda, Elio Vittorini, Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Matilde Serao Anna Maria Ortese, Salvatore Quasimodo, anche egli premio Nobel. Difatti, ancora oggi, il Governo non ha corretto le indicazioni nazionali per l'insegnamento della letteratura del Novecento nei licei redatte da una commissione nominata dall'ex Ministro dell'istruzione Gelmini. Nelle scuole, quindi, continuano ad essere esclusi dai percorsi didattici dei nostri ragazzi esponenti della cultura del sud Italia che si ascriverebbero a pieno titolo come parte fondamentale della cultura italiana. La memoria dei nostri scrittori non può essere recuperata solo in occasione di una commemorazione, va alimentata costantemente, creando numerose occasioni di fruizione culturale e promossa nei luoghi dell'educazione e dell'istruzione per eccellenza. Su diciassette poeti e scrittori che il Ministero dell'istruzione suggerisce di studiare, non c’è un solo nome a sud di Roma. Ciò crea gravi ed estese ripercussioni negative, poiché le case editrici nell'elaborazione dei testi per i licei si attengono principalmente alle indicazioni del Ministero e possono classificare dunque gli esclusi come minori, come realtà regionali, proponendo in tal modo ai nostri ragazzi un'immagine falsata e viziata della letteratura del Novecento e di conseguenza della cultura e della storia italiana. Per sollecitare un rimedio a questa inspiegabile mancanza, si è attivato il centro di documentazione sulla poesia del sud, che opera in provincia di Avellino, come pure l'intervento di quattro regioni, Campania, Calabria Molise, Basilicata. Si contano numerosi interventi giornalistici e di autorevoli intellettuali e studiosi, diverse interrogazioni parlamentari sul tema, nonché una risoluzione del MoVimento 5 Stelle, approvata in Commissione cultura, che impegna il Governo a ristrutturare le indicazioni in modo che indirizzino i docenti a proporre testi rappresentativi delle diverse correnti e tipologie letterarie, dei differenti linguaggi espressivi e lo studio di un ampio numero di autori e autrici, in modo da cogliere in maniera omogenea, anche su base geografica, la ricca tradizione letteraria e artistica italiana. Nonostante ciò, anche per quest'anno scolastico, il testo delle indicazioni rimane invariato. Continua dunque l'insensata esclusione di un pezzo significativo della cultura del nostro Paese.
Grazia Deledda nasce il 27 settembre del 1871 in una Nuoro in cui la donna era guardata con sospetto soltanto se amava leggere e l'istruzione non poteva andare oltre le elementari. La famiglia era benestante e dopo la quarta elementare le permise di continuare a studiare con un precettore. Appassionata dei romanzi russi, capì subito che voleva scrivere, ma anche questo non bastava per essere pubblicata e come diceva: a farsi un nome. Aveva bisogno di trovare il modo per promuovere il proprio lavoro. Con il suo scrivere e la sua visibilità si ribellò in modo rivoluzionario, sfidando le regole e il giudizio del Paese, ad una radicata tradizione del luogo, compresi i colti ambienti dei letterati e dei critici, secondo la quale le donne potevano accostarsi alla letteratura sono nel ruolo privato di tramandare oralmente fiabe e leggende ai bambini. La gloria era un obiettivo che caratterizzava ogni azione di questa scrittrice ed emerge chiaramente delle centinaia di lettere con cui si promuoveva a editori, direttori di giornali e critici letterari. Lo appagò questo desiderio oltre ogni sua aspettativa nel 1926, con il ricevimento del premio Nobel alla letteratura. Dopo il ritiro del Nobel anche il Governo dell'epoca la ringraziò per aver portato a l'Italia a un così nobile livello. Grazia Deledda morì in una Roma deserta il giorno di ferragosto del 1936.
Ora questo Governo e questo Parlamento hanno il dovere di non lasciare il deserto intorno agli eventi per celebrare l'assegnazione del premio Nobel per la letteratura e per questo dichiaro il voto di astensione del MoVimento 5 Stelle a tutte le mozioni che sono state presentate
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pes. Ne ha facoltà.
CATERINA PES. Grazie signora Presidente. Cosa c’è di così importante in questa mozione che intende impegnare il Governo a celebrare la figura di Grazia Deledda e a promuoverne la conoscenza nelle scuole ?
Intanto, vorrei ricordare che Grazia Deledda – è stato già detto – è stato il primo premio Nobel della letteratura italiana donna e che questo anno ne ricorre l'ottantesimo anniversario della morte e il novantesimo dal conferimento del prestigioso riconoscimento mondiale. Nel 1871, quando ella nacque, Nuoro era il cuore genuino e selvaggio della Sardegna. La corrente elettrica vi arrivò nel 1914 e quando i primi lampioni si accesero, tra lo stupore generale, la popolazione si raccolse tutta nella via principale per seguirne l'evento. La vita era ancora quella di un'isola nell'isola e quel suo presente la Deledda raccontò fin da subito. Prima che una scrittrice è stata una grande artista e lo è stata per come ha condotto la sua vita e, dentro la sua vita, per come ha costruito la sua opera, perché raccontare il presente è forse la forma più complessa di letteratura e di arte in generale. Giovane donna barbaricina, decisa e anticonformista, Grazia si sente fin da subito diversa dalle sue coetanee. Una volta morto il padre, e nonostante l'opposizione della madre e delle zie, si guadagna, lei autodidatta, il diritto di seguire lezioni private, il diritto di leggere e di studiare. Ambiziosa e poetica, piena di talento, ma ribelle. Libera e indipendente nella Sardegna dei servi pastori e dei muretti a secco, in una famiglia dove le donne sono le figure forti, immutabili, glaciali, mentre gli uomini si lasciano trasportare dagli eventi, inizia così a scrivere la sua storia, contro ogni stereotipo, ma seguendo il suo istinto. E furono soprattutto le sue letture a renderla la grande scrittrice che fu, quelle che le permisero di conoscere il naturalismo francese e i grandi romanzieri russi. Giovanissima pubblicò le sue prime novelle, le prime sui giornali sardi, e poi, nonostante la condanna della sua comunità, i primi romanzi. Una domenica in chiesa, durante la messa, aveva solo 17 anni, venne ripresa pubblicamente dal prete Virdis che dal pulpito disse: farebbe bene a pregare chi invece si diletta nello scrivere per i giornali storie scostumate. Il richiamo era rivolto a Grazia, ma né la sua vocazione, né la sua volontà subirono arresti, anzi continuò a scrivere nonostante regole e codici non scritti imponessero alle ragazze dell'epoca di non studiare e di sposarsi, di andare sulla via già battuta, invece di cercarsene una propria di strada. Eppure tanti talenti si esprimevano nella Nuoro di quegli anni chiamata non a caso la Atene sarda. Parlo di Francesco Ciusa, di Antonio Ballero, pittore letterato, di Giuseppe Biasi, pittore, di Sebastiano Satta, già citato, ma erano uomini. Solo a Roma, dove si trasferì dopo il matrimonio, Grazia trovò la dimensione che la Sardegna le negava. Ebbe modo di prendere parte a dibattiti letterari, di confrontarsi con altri autori di fama italiana o già internazionale. E quella fu una strada che la scrittrice si costruì da sola, pezzo per pezzo, promuovendosi come la migliore agente letteraria di se stessa. Importantissima, sotto questo punto di vista, la sua copiosa corrispondenza con letterati e critici quali Stanis Manca, Angelo De Gubernatis o Epaminonda Provaglio, solo per citarne alcuni, con una capillarità che ricorda molto il nostro tempo e non c’è dubbio infatti che fosse una donna capace di credere nella sua arte ed in qualche modo fu un'innovatrice nel comunicarla. Era questa la sua modernità, quella di una giovane donna di Sardegna, della Sardegna più antica, che intrecciò relazioni personali con i circoli letterari del continente, così come negli stessi anni faceva Virginia Woolf, perché l'animo delle donne costrette in un recinto è lo stesso anche a distanza di chilometri e in contesti del tutto diversi. Io non conosco la falsa modestia, scriveva nel maggio del 1893 a De Gubernatis, e in arte non ci deve essere modestia per chi vuole farsi avanti. La spinta all'emancipazione non conobbe in lei e non conosce barriere. Grazia cercò il suo obiettivo tra altri più facili e lo perseguì con una tenacia pari solo alla dedizione per la sua terra. Voleva raccontarla, la sua terra: come Omero fece per l'Atene degli eroi, così lei fece per la Sardegna e per la Barbagia, alzando un velo su un mondo comunque sconosciuto. Io non sogno la gloria per un sentimento di vanità, ebbe a dire, ma perché amo immensamente il mio Paese. Narrare intera la vita e le passioni del mio popolo così diverso dagli altri, così vilipeso e dimenticato, e perciò più misero. Un mondo sconosciuto, dicevo, ma pieno di poesia malinconica.
Scriveva ancora: il cielo sembrava il mare, il vento era mio fratello, le nuvole i sogni che non potevano tradirmi, l'altura l'unica amica fedele. Il monte Ortobene, aggiungo io, era il suo personale Colle dell'infinito. Un racconto, quello di Grazia, che si svolge intorno al focolare dove si ascoltano le storie della vita, in un paesaggio poetico che racconta la preparazione del pane che i pastori portavano con sé nelle lunghe settimane in cui non tornavano a casa; che racconta di una Sardegna immensa e innocente, separata da un mare malinconico, con parole che ci fanno quasi vedere il colore dell'aria in un afflato visionario coerente con la dimensione morale di quel mondo.
Se c’è una terra dove la natura diventa essenza mistica, regola per l'uomo, questa è tuttora la nostra isola. Non si deve pensare, tuttavia, è stato già detto, che Deledda sia stata una scrittrice di rottura e di rivoluzione. Nella sua opera non c’è nessuna volontà di mutamento delle condizioni date. Forse, invece, c’è la volontà di riaffermare un mondo di cui provava rispetto, senza mai perdere il senso delle proprie radici come quelle di un paesaggio poetico ed aspro, dagli ulivi secolari e dai forti graniti. Venne spesso osteggiata e la sua arte sbeffeggiata; non amata, comunque, da scrittori del calibro di Luigi Pirandello o Benedetto Croce. Tutto pur di rispedire l'opera di questa piccola donna, fiera e determinata, nel novero della narrativa del lirismo regionale.
Il suo talento e la sua forza, però, avevano già valicato mari e monti, facendone riconoscere l'opera dal consesso di Stoccolma, che nel 1926 le conferì il premio Nobel per la letteratura. L'unica donna italiana ad aver vinto il Nobel dopo Carducci e prima di Pirandello. Dopo di lei solo un'altra donna italiana, Rita Levi Montalcini. In conclusione, signor Presidente, è in questa storia di donna che sta il messaggio universale della sua opera, che oggi noi chiediamo, nell'80o anniversario dalla sua morte, che venga riconosciuta tra i grandi autori della nostra letteratura, il cui studio nelle scuole è irrinunciabile insieme a quello di altre donne insigni nel campo della letteratura, della cultura, delle scienze, dell'economia; che si individuino nel 90o anniversario del conferimento del premio Nobel e in collaborazione con le istituzioni culturali del Paese, con la regione Sardegna e i comuni del parco letterario Grazia Deledda opportune iniziative finalizzate a celebrarne la memoria e l'opera.
Le sue parole al discorso del conferimento del Nobel descrivono con chiarezza il senso della sua arte: quando cominciai a scrivere, a tredici anni, fui contrariata dai miei. Il filosofo ammonisce: se tuo figlio scrive versi, correggilo e mandalo per la strada dei monti; se lo trovi nella poesia la seconda volta, puniscilo ancora; se per la terza volta lo fa, lascialo in pace, perché è un poeta. Senza vanità, conclude Grazia, anche a me è capitato così. Avevo un irresistibile miraggio del mondo. E nelle sue parole si trova il messaggio universale della sua opera e la sua contemporaneità, nella forza del suo racconto e nel suo essere donna che resiste. E vogliamo farlo ancora oggi, a maggior ragione, che ricorre il 70o anniversario del diritto delle donne al voto.
Una conquista di civiltà nata con la nostra Repubblica. E qui, Presidente, mi permetta di ricordare e rendere un tributo commosso a un'altra grande donna del nostro Paese, una delle madri della nostra Repubblica, Tina Anselmi, recentemente scomparsa .
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
CATERINA PES. Perché, vede, la vita e l'opera di queste donne coraggiose e umili, ma così importanti nella crescita civile del nostro Paese, è il miglior dono che possiamo fare ai nostri giovani, perché l'attualità del loro messaggio sia lezione e monito per tutti noi .
PRESIDENTE. Allora, per una precisazione telegrafica, la parola al sottosegretario Ferri.
COSIMO MARIA FERRI, . Volevo ribadire l'impegno del Governo, abbiamo espresso parere favorevole a tutte le mozioni, a tener conto, quindi, di quanto è stato illustrato, ringraziare chi è intervenuto per gli spunti, e quindi questo è l'impegno che il Governo prende, come già nel 2013 era stato fatto. È stato avviato l'impegno di celebrare il 100o anniversario della pubblicazione del romanzo che è stato più volte citato. Quindi, su questi temi l'attenzione del Governo sarà massima e – chiudo parlando di e dell'amore per la letteratura e le lettere della Deledda – cito una frase, e chiudo, che riprende quello che ha detto anche l'onorevole Pes e che è un po’ la linea che dobbiamo seguire tutti.
Se vostro figlio vuole fare lo scrittore o il poeta, sconsigliatelo fermamente; se continua, minacciate di diseredarlo; oltre queste prove, se resiste, cominciate a ringraziare Dio di avervi dato un figlio ispirato, diverso dagli altri. Queste erano parole di Grazia Deledda e penso che l'amore per la letteratura ci unisca tutti .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Centemero ed altri n. 1-01357, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, sull'articolo 8 e successivi, i poteri del Presidente della Camera ed il suo ruolo. Vorrei capire se la Presidente Boldrini ha il potere di trasformare l'Aula parlamentare in una sede del PD o della maggioranza, perché è inaccettabile che il giorno 7 novembre, con la riunione dei sindaci che verrà fatta qui, si tratti di politiche di genere, accoglienza ed integrazione, dove ci sono tre sindaci del PD unici oratori, tutti che la pensano allo stesso modo, tutti sulla linea della Boldrini. Adesso va bene tutto, ma la dignità di quest'Aula è nel pluralismo, non in un monologo di chi ritiene di avere ragione ...
PRESIDENTE. Va bene. Onorevole Fedriga... Onorevole Fedriga, questo non è un richiamo al Regolamento. Questo non è un richiamo al Regolamento. Onorevole Fedriga, ho capito il tema: non c'entra nulla il richiamo al Regolamento, non è questo il momento per porre la questione.
MASSIMILIANO FEDRIGA. No, chiedo che venga riportato alla Giunta per il Regolamento...
PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, lei non ha più la parola. Va bene, ho capito: allora riferiremo ovviamente alla Presidenza. Per quello che noi sappiamo circa l'indicazione dei sindaci, il programma è molto più vasto e tutti i colleghi lo hanno ricevuto; l'indicazione dei sindaci è stata fatta insieme all'ANCI per le diverse sessioni e come avrà modo di vedere, i sindaci sono espressione di opinioni plurali. Bene, comunque qui l'Aula non ha titolo.
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Bratti, Bueno, Capelli, Catania, Antimo Cesaro, Dambruoso, Epifani, Fedriga, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Giorgis, Locatelli, Losacco, Marazziti, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Realacci, Rosato, Sani e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'Economia e delle finanze, la Ministra della Salute, il Ministro dello Sviluppo economico e il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno De Lorenzis ed altri n. 3-02596 .
Chiedo all'onorevole De Lorenzis se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prego, onorevole, per un minuto.
DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Signor Ministro lei, il suo Ministero ha la responsabilità del Piano nazionale aeroporti. In questo Piano ci sono tre aeroporti di interesse nazionale (Lamezia Terme, Crotone e Reggio Calabria); abbiamo saputo dagli organi di stampa che Crotone ad oggi è già chiuso e Reggio Calabria non se la passa molto meglio; lei fa riunioni a porte chiuse con Ryanair, emana delle linee-guida di incentivo ai voli e alle tratte che sono in contrasto con le direttive europee, va in giro, lei e il suo Governo, a rappresentare le grandi sfide di questo Paese e di questo Governo inaugurando autostrade inutili, penso alla Brescia-Bergamo-Milano, eppure c’è un Paese che sta morendo, muore di isolamento, Ministro. Quando nella Costituzione si parla di coesione sociale e di continuità territoriale, questo è evidentemente in contrasto con i tempi biblici che quei territori vivono se vogliono prendere un treno o se vogliono andare in auto in altre parti del Paese. Ebbene, Ministro, il problema è che non si può vivere soltanto di slogan e non basta annunciare la riapertura della Salerno-Reggio Calabria o l'inaugurazione di un futuro Ponte sullo Stretto di Messina per risolvere i problemi di questo territorio. Quindi ci aspettiamo delle risposte chiare.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GRAZIANO DELRIO, . Grazie, Presidente, grazie onorevole, io non faccio nessuna riunione a porte chiuse, incontro gli operatori aerei, da Alitalia a Ryanair esattamente per favorire lo sviluppo degli aeroporti anche minori e le linee-guida che noi abbiamo emanato sono in perfetta sintonia, anzi recepiscono le direttive europee, . Per quanto riguarda invece l'oggetto di cui lei ha parlato, certamente su una cosa siamo d'accordo, che la Calabria ha bisogno di uscire dal suo isolamento e per uscire dal suo isolamento ovviamente bisogna che le società di gestione aeroportuale facciano bene il loro mestiere. Il tribunale civile di Crotone ha disposto di non autorizzare ulteriori proroghe all'esercizio provvisorio nei confronti della società Sant'Anna e lo stesso ha disposto il tribunale civile, dichiarando il fallimento della società di gestione Sogas Spa e ha autorizzato l'esercizio provvisorio dell'attività per ulteriori tre mesi. Tutto questo succede perché le due società di gestione Sant'Anna e Sogas non sono riuscite a gestire in maniera adeguata i due aeroporti e quindi, per carenza dei requisiti economico-finanziari, l'autorità giudiziaria ha dichiarato il fallimento per entrambe. Ora qual è il modo per risolvere questo tema ? È molto semplice: la legge prevede, l'articolo 704 del codice della navigazione prevede che si mettano a gara appunto ad evidenza pubblica per l'affidamento della gestione totale le concessioni dei due aeroporti; sperimentiamo qui la volontà di mettere in rete gli aeroporti, abbiamo delle manifestazioni di interesse in questa direzione, che fanno ben sperare perché gli aeroporti del sud per, poter vincere l'isolamento del sud, hanno bisogno di essere gestiti bene. Abbiamo numerosi esempi di ottima gestione: penso a Napoli, penso alla rete degli aeroporti pugliesi; la strategia del Governo è mettere in rete gli aeroporti regionali perché i singoli aeroporti non sono in grado di resistere alle dinamiche della concorrenza e della competitività degli aeroporti di carattere nazionale. Quindi la soluzione sta in questa gara che abbiamo fatto e che verrà terminata tra poco e pensiamo che lì il gestore potrà proporre appunto soluzioni che, da un lato, promuovono gli investimenti e, dall'altro lato, migliorano i collegamenti aerei. Ripeto: anche nel Mezzogiorno vi sono ottime gestioni aeroportuali (Catania, Napoli e la rete di aeroporti pugliesi), si può fare, ma bisogna però evitare di continuare a lasciare in mano a persone non adeguate la gestione di questi aeroporti. Quindi questa è la nostra strategia molto semplice; nel frattempo, se permette, ci siamo attivati per evitare che l'Italia interrompesse i voli da Reggio Calabria. Mi pareva un segnale, come dire, importante di questa nostra attivazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Dieni, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
FEDERICA DIENI. Presidente, sono totalmente insoddisfatta della risposta del Ministro. Le parole del Governo, come sempre, sono impregnate di buoni propositi ma anche di tanta cattiva coscienza. Basta guardare i fatti per comprendere una semplice realtà: la Calabria da tempo immemore è una terra abbandonata agli interessi rapaci dei politici locali, uomini che ben conoscete perché fanno parte dei vostri partiti, del PD, di NCD, di Forza Italia, che l'hanno strizzata fino all'ultima goccia per arricchire se stessi e i propri amici, molto spesso anche ’ndranghetisti. Il caso di cui parliamo è l'esempio lampante in una regione in cui le strade sono spesso ridotte a mulattiere, in cui la principale autostrada è da anni un cantiere continuo, in cui i treni corrono solo lungo la dorsale tirrenica, mentre sulla ionica il trasporto più moderno è quasi sempre la littorina. Un aeroporto dovrebbe essere attraente come l'acqua nel deserto, invece, grazie a società di gestione, i cui erano scelti dai vostri alleati politici in base all'appartenenza politica, ci troviamo oggi a parlare di come cercare di salvare il secondo e il terzo scalo della Calabria, gli stessi che nel piano aeroporti dello scorso anno venivano inseriti tra i 38 di interesse nazionale. Li ha inseriti lei, Ministro ! A scanso di equivoci, Crotone e Reggio non sono un'alternativa a Lamezia Terme, ma sono spesso l'unica scelta tra il collegamento al resto d'Italia e d'Europa e il nulla.
Ora ci viene assicurato che per Reggio una soluzione si troverà, che Alitalia non se ne andrà, mentre a Crotone è pronta un'altra società pubblica per gestire l'aeroporto. E quali sarebbero le novità ? Gli scali di Reggio Calabria e di Crotone possono continuare a operare se si individueranno strategie che li renderanno competitivi, non perché il Ministro domanda un favore ad Alitalia. Il Governo deve prendersi le sue responsabilità, anche a costo di scontentare qualche capobastone locale e qui posso fare anche degli esempi: il presidente della regione, Oliverio, che sta dormendo in questo momento perché non ha detto una parola in merito e sollecitato ieri si è visto con lei, Ministro.
In caso contrario tra poco saremo qui ancora a parlare di aeroporti che chiudono, di persone che perdono posti di lavoro, delle occasioni perdute nella Calabria che muore...
PRESIDENTE. Concluda.
FEDERICA DIENI. ...e finalmente non ci saranno più dubbi su chi siano i suoi assassini .
PRESIDENTE. L'onorevole Polidori ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-02597 .
CATIA POLIDORI. Grazie, Presidente. Gentile Ministro, domenica scorsa alle 7,40 metà Italia – e forse tutta lo ha sentito – è stata letteralmente buttata giù dal letto da un sisma di violenza assolutamente inaudita, il più forte che in Italia si sia mai avuto negli ultimi 36 anni. Quel sisma è seguito, ahimè, a due mesi di continue scosse: la prima del 24 agosto, che ci ha portato via 300 vite umane, e l'ultima, quella di domenica, che, laddove non ci fosse riuscito il primo o gli altri, si è portata via un pezzo importante della cultura italiana, un pezzo importante della vita civica italiana e le posso garantire, io che sono di quelle zone, anche della dignità di molti anziani, che sono costretti a situazioni di vita veramente impossibili.
Sono a chiedere al Ministro, visto che abbiamo sentito parlare di cifre discordanti, abbiamo sentito parlare di 600 milioni, ma sappiamo che il Governo ha chiesto in Europa 3,4 miliardi, di capire come e quante risorse verranno utilizzate non solo per la ricostruzione, che avverrà poi, ma per la fase di emergenza, che è in atto.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.
PIER CARLO PADOAN, . Grazie, Presidente, grazie, onorevole. Il Governo ha stanziato le somme necessarie agli interventi emergenziali il giorno immediatamente successivo a tutti i tre principali eventi sismici e, per la precisione, il 25 agosto, il 27 e il 31 ottobre, per un totale di 130 milioni di euro.
Per fare fronte alle spese di costruzione il Governo ha stanziato: 266 milioni per il 2016 e 200 milioni per il 2017, con il decreto-legge n. 189 del 17 ottobre; 600 milioni con l'articolo 51 del disegno di legge di bilancio. Per quanto riguarda le spese da affrontare per la ricostruzione di Norcia e dell'area colpita dal sisma del 30 ottobre, saranno stanziate risorse adeguate appena sarà disponibile una stima del fabbisogno.
Spese di prevenzione e messa in sicurezza che fanno parte del piano predisposto dal Governo includono: 600 milioni aggiuntivi, per investimenti in opere pubbliche; parte delle risorse stanziate con l'articolo 21 della legge di bilancio e spazi di bilancio per comuni e regioni, liberati con l'articolo 65; 800 milioni per opere pubbliche contro il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza delle scuole; 2 miliardi sotto forma di incentivi fiscali per le opere di ristrutturazione da parte dei privati.
In riferimento alle aziende zootecniche e casearie, citate dagli interroganti, verrà portato da 1 a 10 milioni di euro l'intervento a favore degli allevatori colpiti dal terremoto nelle quattro regioni. Saranno inoltre raddoppiate le forniture di stalle temporanee per gli animali e di moduli abitativi, che sono già stati messi a bando dalle regioni. Inoltre, per la copertura del mancato reddito delle imprese di allevamento verrà stabilito un aiuto a capo bovino di circa 400 euro, mentre sono in definizione i dettagli tecnici di aiuti mirati per ovini e suini.
Ricordo, infine, che per far fronte all'esigenza di liquidità delle imprese e per un sostegno immediato, il 26 ottobre sono stati erogati gli anticipi dei contributi europei, per un ammontare complessivo di 65 milioni di euro a oltre 29 mila aziende di sei province colpite in queste settimane.
PRESIDENTE. L'onorevole Polidori ha facoltà di replicare per due minuti.
CATIA POLIDORI. Grazie, Ministro. Io velocemente, mentre lei parlava, tentavo di fare i conti e obiettivamente quello che lei ci dice è molto confortante, nel senso che lei ci annuncia dei finanziamenti superiori anche ai 3 miliardi e 400 milioni di cui ho parlato all'inizio. Di certo da subito effettivamente – e questo ce lo può confermare – Forza Italia ha dichiarato la sua volontà di collaborare senza se e senza ma. Avevamo chiesto un tavolo di coordinamento, ma il tavolo non c’è stato. Io però, da parlamentare delle zone terremotate, le dico che a me non importa; l'importante è che il Governo riesca a far fronte a tutte le esigenze di questa povera gente nel modo più veloce possibile. Noi vorremmo esercitare la facoltà del Parlamento, quella di diritto di controllo. Se quella di indirizzo non possiamo esercitarla, tenteremo di esercitare quella di controllo e saremo assolutamente attenti per vedere che ogni minima risorsa chiesta in Europa e tutto quello che lei oggi ci ha raccontato venga speso nel modo giusto.
Ci domandiamo anche una cosa assolutamente importante (io non l'ho indicata nell'interrogazione perché il tempo è quello che è), cioè come mai si sia deciso di utilizzare quando noi, già a seguito dei grandi terremoti dell'Irpinia e dell'Aquila, avevamo deciso di non utilizzarli più – le famose «baracche» – invece che direttamente le casette, dato che comunque l'opera d'urbanizzazione è necessaria sia per gli uni sia per gli altri, ma le casette consentirebbero sicuramente alla nostra gente di passare l'inverno un po’ più tranquilla. In questo momento c’è bisogno di tutto, di qualsiasi cosa. Io faccio appello al Governo perché sia assolutamente chiaro non solo nelle fonti di spesa ma anche nei bandi, per capire perché spese secondo noi inutili di vengano sommate a quelle delle possibili villette o casette di legno.
Presidente, un secondo per dire un'ultima cosa (ritengo che l'argomento sia importante). Anche questo non l'ho inserito nell'interrogazione, perché i sindaci li ho sentiti ora. I sindaci di quei paesi hanno un'indennità bassissima, perché sono sindaci di piccolissime zone. In circa una ventina di zone veramente terremotate e disastrate i sindaci prendono un'indennità che va dai 300 agli 850 euro al mese. Dormono in tenda con i loro cari e anche loro hanno perso assolutamente tutto, dall'abbigliamento alle macchine. Se veramente vogliamo, come fece del resto Zamberletti con il terremoto del Friuli, che loro siano i commissari del territorio – e questo devono essere, perché sono gli unici competenti in materia – dobbiamo trovare il modo – trovatelo ! – di sostenerli.
PRESIDENTE. L'onorevole Abrignani ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-02598 .
IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, con questa interrogazione intendiamo richiamare l'attenzione su un tema tanto importante quanto delicato qual è la vaccinazione, in special modo quella infantile. È un tema che richiede di essere affrontato sotto due punti di vista: scientifico e culturale. È in atto un crollo delle coperture vaccinali su tutto il territorio nazionale, con incidenza diversa da regione a regione. Si tratta di un negativo che ha preso avvio alla fine dello scorso decennio e che non accenna ad inversioni di tendenza. Si tratta di numeri allarmanti, come ha segnalato anche il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi. Sono cifre che parlano chiaro: la copertura vaccinale per il morbillo è diminuita del 5 per cento in soli due anni e non credo sia peregrino collegare questa tendenza al fattore culturale; infatti, c’è una sorta di demonizzazione ingiustificata della vaccinazione, che si è propagata anche e soprattutto grazie all'amplificazione irresponsabilmente offerta da personaggi pubblici. Per arrestare questa tendenza e scongiurare il rischio di diffusione di malattie, alcune regioni hanno valutato l'ipotesi di imporre la vaccinazione per i bambini che vengono iscritti all'asilo, accompagnandola talvolta con una campagna di comunicazione.
Con questa interrogazione intendiamo pertanto sapere se il Ministero non ritenga opportuno avviare una campagna nazionale finalizzata a sensibilizzare la popolazione sull'importanza della vaccinazione.
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
BEATRICE LORENZIN, . Grazie, onorevole Abrignani, per aver sollevato questo tema, che mi sta particolarmente a cuore. Vaccinare vuole dire investire sul benessere soprattutto dei giovani e proteggere le persone più fragili. La vaccinazione è l'arma numero uno che noi abbiamo nella prevenzione contro malattie che non ci sono più solo perché la popolazione è vaccinata, e questo dobbiamo ricordarcelo. Attualmente in Italia sono offerti gratuitamente quattro vaccini obbligatori, difterite, poliomielite, tetano, epatite virale B, e diversi vaccini raccomandati, pertosse, infezioni da Haemophilus influenzae b, pneumococco, morbillo, parotite, rosolia, meningococco C, HPV.
Il nuovo piano nazionale di prevenzione vaccinale 2016-2018 prevede la somministrazione gratuita dei vaccini contro il meningococco B, la varicella, il rotavirus e l'epatite A, nonché contro il papilloma virus nei maschi e contro il pneumococco, l'herpes zoster e l'influenza degli anziani. Tale offerta gratuita di nuovi vaccini rappresenta, peraltro, un'opportunità per i bambini di genitori non abbienti, attualmente non in grado di vaccinare i propri figli contro alcune pericolose malattie infettive a causa dell'elevato costo dei vaccini, che spesso necessitano della somministrazione di più dosi.
Ed è proprio per fare in modo che queste ulteriori vaccinazioni gratuite possano essere erogate il prima possibile in Italia che abbiamo fortemente voluto l'istituzione nella legge di bilancio 2017 di un apposito fondo strutturale che rimborserà alle regioni la spesa per l'acquisto dei vaccini ricompresi nel nuovo piano vaccinale. Tale fondo è finanziato con 100 milioni di euro per l'anno 2017, 127 milioni di euro per l'anno 2018 e con 186 milioni di euro a decorrere dall'anno 2019, in quanto è prevista una gradualità nel raggiungimento degli obiettivi di copertura vaccinale. Peraltro, le risorse aggiuntive stanziate per i nuovi vaccini, che già erano state previste all'interno dei nuovi livelli essenziali di assistenza che saranno presto all'esame di quest'Aula, permettono di liberare una parte di risorse importanti, che proprio ricadranno ancora per l'effettuazione di nuove prestazioni nell'ambito delle autonomie regionali. Quanto alla comunicazione, evidenzio che il nuovo piano fornisce validi ausili agli operatori sanitari, invitandoli a non considerare, come fatto fino ad oggi, soltanto le malattie evitate dalle vaccinazioni e il relativo costo-efficacia, ma anche quanto costano, in termini di salute e di risorse, i casi di malattia che si potrebbero efficacemente prevenire con le vaccinazioni.
Non solo, è previsto proprio un piano di comunicazione che le regioni devono effettuare nei confronti dei genitori, spiegare che cos’è l'effetto gregge, accompagnare quindi il genitore rispetto a una scelta delicata, ma importantissima, per la salute dei propri figli e di formazione nei confronti degli operatori sanitari con la partecipazione e il coinvolgimento degli ordini professionali e delle società scientifiche. Proprio, tra l'altro, in quest'ottica, lo stesso piano prevede anche varie opzioni di proposte anche rispetto a delle sperimentazioni che stanno avvenendo in alcune regioni italiane, che, ovviamente, però, per la loro natura stessa, possono essere sottoposte e dovranno essere sottoposte al vaglio del Parlamento. Insomma, il tema delle vaccinazioni è centrale nell'agenda sanitaria e credo che debba esserlo sempre di più anche nel dibattito pubblico.
PRESIDENTE. L'onorevole Abrignani ha facoltà di replicare per due minuti.
IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, signora Ministra, mi ritengo pienamente soddisfatto della sua risposta. So la sua sensibilità sull'argomento e, nello specifico, ho anche apprezzato la sua recente posizione circa l'inopportunità dell'obiezione di coscienza sulla vaccinazione. La salute dei bambini è una priorità assoluta e neanche noi ravvediamo nella obbligatorietà della vaccinazione di bambini iscritti all'asilo una limitazione di libertà. Prevedere una soglia adeguata che garantisca l'immunità di gregge sarebbe un passo avanti per sradicare alcune patologie che credevamo debellate e che, invece, potrebbero ripresentarsi e diffondersi, tanto più se prosegue questo calo progressivo della percentuale di bambini sottoposti a vaccinazione.
Se c’è un punto fermo da cui partire, se ci sono tante malattie, e siamo d'accordo con lei, che sono scomparse nel tempo, questo è dovuto ai vaccini. Paradossalmente, il fatto che alcune malattie non siano più visibili ha causato la diminuzione della percezione della patologia e delle conseguenze, innescando un corto circuito che va fermato al più presto e garantendo coperture per le campagne di vaccinazione, in special modo quelle pediatriche, lavorando sul contesto culturale. Va trasmesso senza esitazioni e reticenze un concetto basilare: le vaccinazioni sono uno strumento di fondamentale importanza per intere categorie, e lo sono checché ne dicano detrattori e complottisti.
Una speciale categoria di persone, quasi sempre fruitori di Internet, nella quale rientrano alcuni soggetti che a inizio legislatura hanno presentato anche una proposta di legge nella quale si dà per certo ciò che non è certo; il collegamento tra le vaccinazioni e alcune malattie specifiche non ha alcun senso. Un complottismo irresponsabile, che continuiamo a contestare. La priorità è non abbassare la guardia di fronte a questo fenomeno, anche perché ricordo che il calo di bambini vaccinati è relativo a una coorte che andrà alle elementari l'anno prossimo e le misure pensate da Emilia-Romagna e Toscana potrebbero essere uno strumento per questo. Sarebbe auspicabile, quindi, accompagnare alla campagna di sensibilizzazione, che lei ha adesso indicato, un'azione coordinata tra Ministero della salute e dell'istruzione affinché si vagli la possibilità di introdurre questa norma di civiltà anche nella scuola dell'obbligo.
PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02599 per un minuto.
PAOLA BINETTI. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il 29 settembre 2016, poco più di un mese fa, ha comminato una multa di 5 milioni di euro alla Aspen per aver rincarato un farmaco salvavita oncologico del 1500 per cento. Il forte rincaro dei prezzi riguarda farmaci insostituibili per malati di tumore del sangue, in particolare bambini ed anziani. La domanda secca è: quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro per evitare speculazioni sul prezzo dei farmaci, tanto più possibili ora che esistono nella prossima legge di bilancio specifici stanziamenti a favore dei farmaci oncologici e dei farmaci innovativi.
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.
BEATRICE LORENZIN, . Rispondo all'onorevole Binetti, ringraziandola per l'interrogazione, ribadendo ancora una volta che ritengo particolarmente gravi vicende come quella menzionata in questa interrogazione, in cui vi è sperpero di risorse pubbliche che, in particolare nel settore della sanità, dovrebbero invece essere rigorosamente utilizzate nell'interesse dei malati, soprattutto di quelli oncologici. Ecco perché intendo rassicurare che è mia ferma intenzione mettere in atto ogni misura volta ad evitare il ripetersi in futuro di episodi come quello che ha visto coinvolta la società Aspen; ciò anche in considerazione del fatto che non possiamo assolutamente permetterci che vadano sprecate le preziosissime risorse aggiuntive per l'acquisto di medicinali innovativi e oncologici che ho fortemente voluto fossero stanziate nel DDL bilancio 2017 con la istituzione di un fondo strutturale di 500 milioni di euro annui.
Ciò premesso, venendo alla vicenda che ha coinvolto la società Aspen, comunico che l'Aifa ha rappresentato che provvederà in tempi rapidissimi ad assumere iniziative volte ad eliminare le criticità che hanno condotto l'Antitrust ad irrogare la sanzione pecuniaria nei confronti della società Aspen, sanzione che è stata peraltro comminata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato all'esito di una complessa istruttoria condotta dalla predetta Autorità proprio con il significativo supporto tecnico dell'Aifa. Proprio alla luce dei proficui risultati della collaborazione tra l'Aifa e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che si è dimostrata fondamentale al fine di accertare l'ipotesi di distorsione della concorrenza e di pratiche commerciali scorrette poste in essere da aziende nel settore farmaceutico in danno del Servizio sanitario nazionale e dei malati, ho dato indicazione ai vertici dell'Aifa di procedere quanto prima alla stipula di un accordo interistituzionale che formalizzi e consolidi la proficua cooperazione tra i due enti del settore farmaceutico.
Tale collaborazione consentirà di rendere ancora più incisivo l'intervento pubblico nella determinazione del prezzo dei farmaci, al fine di garantire un'accessibilità dei cittadini alle cure sempre più efficace e coerente con il carattere solidaristico e universalistico proprio del nostro Sistema sanitario nazionale, evitando il ripetersi di azioni speculative. Determinante in questo senso è peraltro la disposizione, fortemente voluta dal Governo, che fosse inserita nel DDL bilancio 2017, che prevede una più efficace regolamentazione dell'attribuzione del relativo mantenimento del requisito di innovatività dei medicinali, anche quelli oncologici. E, quindi, avremo nuove procedure per accertare che cosa è innovativo, quanto dura l'innovatività e come questa debba essere poi gestita in un ambito così delicato.
PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare per due minuti.
PAOLA BINETTI. Mi considero soddisfatta, Ministro, della risposta, ma soprattutto perché lo prendo come un impegno, che, in un certo senso, parte oggi, per affrontare tutto quello che sarà poi l'applicazione pratica della legge di bilancio. Noi siamo molto favorevoli a questa parte della legge di bilancio che riguarda concretamente i due fondi, farmaci innovativi e farmaci oncologici, perché ci sembra una risposta particolarmente importante in un momento in cui l'evoluzione dell'efficacia e della ricerca in ambito farmacologico permette di avere delle terapie talmente personalizzate e talmente precise – non a caso stiamo parlando di medicina di precisione – che permettono di sradicare completamente la malattia.
Per dirlo in sintonia con quello che diceva prima il collega a proposito dei vaccini: il vaccino previene radicalmente che la malattia si instauri; questo nuovo modello di terapie permette di sradicarle completamente, evitando che cronicizzino, peraltro con il lievitare dei costi che conosciamo. Ma perché questo si possa fare, perché – a parità del fondo che viene stabilito – si possa garantire alla coorte più ampia possibile di pazienti di accedere a queste terapie, è veramente necessario che non ci sia una speculazione sul costo stesso delle terapie. Abbiamo già vissuto questo a proposito dell'epatite C, e abbiamo visto come, nonostante la munificenza dell'investimento fatto, questo era comunque inadeguato a coprire i bisogni del numero dei pazienti che erano ricompresi in quel tipo di problema. È soltanto riducendo il costo che possiamo aumentare il numero delle persone che accedono a queste cure.
Questo, in prima battuta. In seconda battuta, come diceva lei, Ministro, è veramente disgustoso pensare che si possa speculare sulla salute di pazienti molto gravi, di pazienti per i quali non c’è un'alternativa. Questo, a nostro avviso, è uno di quei peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, proprio perché è uno sfruttamento di quello che è il massimo della fragilità umana: non si può tollerare, un Governo non può tollerarlo, così come la nostra semplice coscienza di medici non può tollerarlo. Quindi, queste misure devono essere tempestive, incisive e tali da far perdere la voglia che si ricreino speculazioni di questo tipo.
L'anno scorso abbiamo vissuto il dibattito su altri tipi di farmaci, su altri tipi di situazioni; evidentemente è una tentazione ricorrente, quando si può straguadagnare su una cosa che già esiste. Non possiamo permettere che l'avidità di alcuni comporti la perdita della vita di altri.
PRESIDENTE. L'onorevole Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02600 per un minuto.
LUCA PASTORINO. Presidente, molto brevemente, sappiamo tutti che nel 2009, nel 2012 e purtroppo recentemente si sono verificati dei terribili terremoti in tutta Italia. La domanda, molto diretta, è se il Ministro può dirci quante siano le persone giuridiche che hanno chiesto il trasferimento della propria sede nei comuni colpiti da eventi sismici nei dodici mesi antecedenti e successivi ai terremoti di cui in premessa. Ci risulterebbero appunto segnalazioni di società in difficoltà finanziarie che cambiano la sede per posticipare magari fallimenti o rallentare le notifiche, intasando peraltro gli uffici di quei territori già approvati per tante altre questioni.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.
CARLO CALENDA, . Onorevole Presidente, onorevoli deputati, con riguardo al quesito posto dagli onorevoli Pastorino e altri, sulle imprese che hanno trasferito la sede della propria impresa nei territori colpiti dal terremoto negli ultimi anni, i dati ci forniscono indicazioni talvolta contrastanti e comunque relativamente poco significative.
Le variazioni delle iscrizioni di nuove imprese nei comuni colpiti sono, nella maggior parte dei casi, contenute; solo nel caso della provincia de L'Aquila, si è registrato, nell'anno successivo al terremoto, un incremento significativo (più 481 nuove iscrizioni alle Camere di commercio) rispetto ai dati dei dodici mesi precedenti il sisma. Gli effetti sono stati invece pressoché nulli nelle zone colpite dal sisma di maggio 2012. I dati delle singole province coinvolte (Bologna, Ferrara, Modena, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo) mostrano delle lievi oscillazioni, che peraltro si compensano vicendevolmente, portando un saldo positivo di 51 nuove iscrizioni nei dodici mesi successivi al terremoto.
Nel caso del sisma di Amatrice, per ovvie ragioni non sono ancora disponibili i dati riferiti ai dodici mesi successivi; gli unici dati al momento confrontabili sono quelli relativi al terzo trimestre 2016 con quelli dello stesso periodo 2015, che tuttavia non mostrano variazioni significative. Ricordo, inoltre, che il recente decreto n. 189 del 2016 ha previsto due misure per sostenere il ripristino ed il riavvio delle attività economiche già presenti, anche per sostenere la nascita e la realizzazione di nuove imprese. In primo luogo, il decreto prevede una sorta di prestito d'onore fino a 30.000 euro per far fronte alle spese immediate delle microimprese. Il rimborso è previsto nell'arco di dieci anni, con un periodo di tre anni di preammortamento a tasso zero.
Secondariamente, per favorire la nascita e la realizzazione di nuove imprese che operano in settori predeterminati quali quello della trasformazione di prodotti agricoli, dell'artigianato, dell'industria, dei servizi, del commercio e del turismo, è stato messo a disposizione delle micro, piccole e medie imprese un incentivo per investimenti fino a 600 mila euro. La restituzione del finanziamento, a tasso zero, che può coprire il 100 per cento dell'investimento, avviene in tal caso in un arco di tempo di otto anni, con un periodo di tre anni di preammortamento.
Da questo punto di vista, è impegno del Governo fare grande attenzione per cui non si verifichi un fenomeno di all'inverso, per cui imprese da territori limitrofi si muovano solo in relazione a cercare di sfruttare le condizioni favorevoli quindi al cratere del sisma.
PRESIDENTE. L'onorevole Pastorino ha facoltà di replicare, per due minuti.
LUCA PASTORINO. Anche meno, Presidente, per affermare la mia soddisfazione alla risposta data dal Ministro. I dati sono appunto poco significativi – come diceva lei – a parte quelli de L'Aquila, con queste 481 nuove iscrizioni. Ci conforta anche la notizia del decreto n. 189 del 2016. Lei diceva come si può evitare questo alla rovescia: è chiaro che nelle maglie di questi numeri magari cercheremo di indagare ancora un po’, per far sì che non si incastri all'interno una pratica un po’ italiana di aggirare l'ostacolo. Il senso vero di questa interrogazione era quella di poter pensare ad un disegno di legge, una proposta di legge d'iniziativa parlamentare finalizzata appunto ad evitare questo tipo di fenomeno.
PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02601 per un minuto.
GUIDO GUIDESI. Presidente, signor Ministro, il 14 ottobre scorso, com’è noto, la Commissione europea ha avallato, pur con il silenzio-assenso, il decreto interministeriale che riguarda l'identificazione della materia di origine sui prodotti lattiero-caseari. Il silenzio-assenso è una procedura che causa l'intervento legislativo come un intervento sostanzialmente temporaneo, per cui siamo a chiedervi quando intendete rendere definitivo – anche nella trattativa con l'Unione europea – quel provvedimento, e soprattutto quando intendete estenderlo anche gli altri prodotti.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
CARLO CALENDA, . Presidente, con riferimento al quesito posto dagli onorevoli Guidesi ed altri, confermo che l'Italia ha già chiesto alla Commissione europea che vengano emanati i regolamenti attuativi previsti dall'articolo 26 del regolamento n. 1169/2011; fra questi dovrebbe essere emanato a breve quello che prevede l'indicazione obbligatoria del Paese d'origine o il luogo di provenienza degli ingredienti primari nei casi in cui viene indicato il . È infatti obiettivo dell'Italia arrivare a una disciplina europea in materia di indicazione dell'origine dei prodotti, al fine di armonizzare le norme tra tutti gli Stati membri e rendere obbligatoria per tutti l'indicazione d'origine.
Come ricordava, nelle more dell'emanazione dei predetti regolamenti, l'Italia ha trovato lo spazio per un provvedimento che necessariamente deve avere natura sperimentale e temporanea fino all'introduzione di norme dell'Unione. Si tratta del decreto che introduce l'obbligo di indicazione dell'origine del latte nel latte UHT e nei prodotti lattiero-caseari, emanato sulla scorta dell'analogo decreto francese e tenuto conto della risoluzione del Parlamento europeo del 12 maggio 2016, con cui la Commissione europea è stata invitata dare applicazione all'indicazione obbligatoria del Paese d'origine o del luogo di provenienza per tutti i tipi di latte destinati al consumo diretto nonché ai prodotti lattiero-caseari.
Le disposizioni nazionali avranno perciò necessariamente natura sperimentale, avendo valenza solo sul territorio nazionale e applicazione fino al 31 marzo 2019, consentendo in tal modo di anticipare le disposizioni dell'Unione sull'origine dell'ingrediente primario in un settore, quello del latte, dove è più forte l'esigenza del consumatore italiano di avere l'indicazione del luogo di origine in etichetta. Tali disposizioni, tuttavia, dovranno successivamente lasciare spazio a quelle dell'Unione, che garantiranno alle imprese di tutti gli Stati membri una disciplina armonizzata dell'indicazione dell'origine dell'ingrediente primario in etichetta.
Infine, mi lasci dare la notizia che con il Ministro Martina, proprio in queste ore, stiamo definendo un analogo processo simile a quello seguito per il latte – quindi vi anticipo – per la filiera della pasta e del grano.
PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà di replicare, per due minuti.
GUIDO GUIDESI. Grazie, Ministro. Noi sosterremo l'analogo processo relativamente alla pasta e al grano che lei ha citato ed annunciato qui oggi, proprio perché siamo preoccupati dalla tempistica dell'Unione europea rispetto alla normativa europea di tutela dei prodotti ma siamo soprattutto preoccupati di quello che può uscire da quella normativa, poiché noi stiamo subendo in vari settori – quello della pasta lo ha citato lei, del latte ne abbiamo parlato precedentemente, lo stesso vale per i salumi – una contraffazione notevole, che ci fa mancare prodotto interno lordo, che ci fa mancare indotto e che, soprattutto, non consente alle nostre aziende e ai nostri consumatori di valutare per filo e per segno la qualità dei prodotti. Noi vi invitiamo a proseguire su questa strada; continueremo a farlo proprio in ragione del fatto che non so quanto l'Unione europea ci possa consentire spazio di tutela dei nostri prodotti visto e considerato che i nostri prodotti sono i più contraffatti anche a livello europeo. Pertanto, noi continueremo ad insistere da questo punto di vista e vi appoggeremo sicuramente nel contenzioso – se mai ci sarà – con l'Unione europea a tutela dei nostri prodotti e delle nostre aziende, ma anche soprattutto a tutela della salute dei consumatori.
PRESIDENTE. L'onorevole Fassina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02602 . Ha un minuto.
STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come lei sa, il CETA, il Comprehensive Economic and Trade Agreement, è stato negoziato tra il Canada e la Commissione europea in un quadro di sostanziale assenza dei Parlamenti nazionali e di opacità nei confronti dell'opinione pubblica. Ci sono elementi molto controversi. Gli effetti sul PIL e sull'occupazione sono modestissimi: secondo stime della Commissione, parliamo dello 0,1 per cento del PIL a regime. Dopo mobilitazioni importanti in tanti Paesi e in tanti Parlamenti nazionali, è stato definito «accordo di natura mista», quindi con la necessità del voto dei Parlamenti nazionali prima della sua ratifica. Allora, chiediamo al Governo se non considera un grave errore, sul piano politico e della democrazia, la sua attuazione temporanea e se non intenda, al primo Consiglio europeo utile, porre la questione politica e di democrazia rispetto al fatto di andare avanti nell'attuazione provvisoria in assenza di pronunciamenti dei Parlamenti nazionali.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.
CARLO CALENDA, . Dopo settimane di acceso dibattito con alcuni Stati membri, giorni di negoziato a tappe forzate con i valloni e la cancellazione del vertice UE-Canada, previsto per il 27 ottobre, all'ultima ora è stata trovata l'intesa che ha permesso la firma dell'accordo CETA domenica 30 ottobre a Bruxelles, così superando le obiezioni dell'Assemblea subfederale belga. Il caso Vallonia segna uno spartiacque nella politica commerciale dell'Unione europea, mettendo definitivamente a nudo la fragilità dei suoi processi decisionali. In particolare, esso evidenzia quanto sia assurdo mettere a repentaglio un accordo che tutti gli Stati membri dell'Unione considerano vantaggioso, in forza delle dinamiche politiche interne non a uno Stato, ma addirittura a una delle sue entità federate. Il commercio internazionale è uno dei motori della crescita, specialmente per i Paesi che, come l'Italia, hanno una forte vocazione all’. In un momento in cui gli scambi globali segnano una battuta d'arresto è essenziale evitare di essere marginalizzati dal circuito dei grandi blocchi economici e commerciali mondiali integrati. Ricordo che la politica commerciale è, in base ai trattati, una competenza esclusiva dell'Unione europea.
Per venire più direttamente alle questioni poste dagli onorevoli Fassina e altri, ribadisco che il Governo italiano è pienamente competente ad autorizzare l'applicazione provvisoria del CETA, come ha fatto in passato per tutti gli accordi negoziati dall'Unione – ed è la prima volta che questo tema viene sollevato –, nel rispetto della nostra Costituzione e conformemente ai trattati europei. L'applicazione provvisoria del CETA è, infatti, subordinata non solo al voto del Consiglio in cui siedono i Governi, ma anche all'approvazione del Parlamento europeo. Tale processo ha ovviamente tutti i crismi della democraticità, a meno di non voler sostenere che il Parlamento europeo non è un organo democratico. In quest'ottica, le parti dell'accordo che entreranno provvisoriamente in vigore sono solo quelle – sono solo quelle – con una chiara natura e non con quella natura mista, a partire dal sistema ICS richiamato da voi nell'interrogazione.
Peraltro, il Canada è una delle democrazie più avanzate al mondo, con il massimo rispetto per i diritti civili, inclusi quelli dei lavoratori. Nel capitolo del CETA relativo allo sviluppo sostenibile, le Parti si impegnano a migliorare e a rafforzare l'applicazione delle rispettive legislazioni su lavoro e ambiente, da un lato, promuovendo i processi di valutazione di impatto e di consultazione delle Parti, dall'altro, incoraggiando le imprese, le organizzazioni non governative e i cittadini a sviluppare e attuare pratiche che contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Per la prima volta il CETA contiene, infine, il riconoscimento del sistema europeo di denominazione di origine da parte di un Paese anglosassone extra UE. Questo è un risultato storico: adesso si potranno proteggere le eccellenze italiane, soprattutto nell'agroalimentare, grazie al riconoscimento di 41 nostre indicazioni geografiche e, contestualmente, si potrà contrastare efficacemente il fenomeno dell’.
Per quanto riguarda il sistema ICS, si tratta di un'evoluzione del precedente ISDS, oggi in vigore in 3 mila accordi bilaterali. Si tratta di un sistema nuovo, che rappresenta un traguardo importante in termini di preservare il diritto, il cosiddetto «» dello Stato e prevenire conflitti di interesse che appartenevano al sistema dei tribunali arbitrari della vecchia ISDS.
PRESIDENTE. L'onorevole Stefano Fassina ha facoltà di replicare. Ha due minuti.
STEFANO FASSINA. Grazie, signor Ministro. Mi ritengo profondamente insoddisfatto e anche un po’ preoccupato, perché quelle che lei chiama «fragilità dei processi decisionali» in realtà sono il sale della democrazia. I Parlamenti nazionali sono espressione della rappresentanza democratica dei Paesi, dei popoli e non solo hanno il diritto, ma hanno anche il dovere di pronunciarsi. Quindi, a mio avviso, è preoccupante che il Governo consideri il pronunciamento dei Parlamenti nazionali come un intralcio a processi decisionali.
Sugli effetti del commercio internazionale sarei un po’ più prudente. Nelle realtà più importanti, dove si sono manifestati in modo più compiuto gli effetti del commercio internazionale, assistiamo a reazioni molto preoccupanti da parte dell'opinione pubblica e delle classi medie, fino ad arrivare all'isolazionismo proposto da un candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, che tra qualche giorno potrebbe sciaguratamente essere eletto Presidente.
Per quanto riguarda i contenuti, le sottolineo che il Canada non ha sottoscritto convenzioni OIL di straordinaria importanza, ossia la n. 98 e la n. 138. La convenzione n. 98 riguarda la contrattazione collettiva, i contratti nazionali. La convenzione n. 138 riguarda la sicurezza sul lavoro. Ancora una volta siamo di fronte a trattati internazionali che scaricano la concorrenza, la competizione sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici. Questo è inaccettabile, quindi io spero che il Governo si confronti con il Parlamento e con parte importante dell'opinione pubblica, affinché ci possa essere un ripensamento .
PRESIDENTE. L'onorevole Becattini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Benamati ed altri n. 3-02603 di cui è cofirmatario. Ha un minuto.
LORENZO BECATTINI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, intendiamo segnalare talune criticità riguardanti i meccanismi del dispacciamento nel settore elettrico e, segnatamente, la gestione degli sbilanciamenti. Stando alle stime del primo semestre, infatti, potrebbero generarsi aggravi di costi per le imprese e i cittadini dell'ordine di un miliardo di euro. Inoltre, intendiamo richiamare l'attenzione sul tema della capacità produttiva, questione anch'essa da rivedere e migliorare per assicurare al sistema adeguata flessibilità, sicurezza e copertura dei fabbisogni. Ciò premesso, riteniamo che questi ed altri temi potrebbero trovare adeguata definizione in una prossima rivisitazione della Strategia energetica nazionale, che, peraltro, lei ha già annunciato, considerati i profondi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni (a titolo esemplificativo, la diminuzione dei consumi energetici, la crescita delle rinnovabili, l'attuazione degli impegni derivanti dalla COP 21 e le nuove strategie industriali delle grandi imprese del settore).
PRESIDENTE. La ringrazio. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.
CARLO CALENDA, . Onorevole Presidente, onorevoli deputati, come già evidenziato nel corso dell'audizione del 5 ottobre scorso alle Commissioni riunite di Camera e Senato il Governo è fortemente concentrato sull'obiettivo di gestire in maniera efficace la transizione energetica in corso. Un passo decisivo in questa direzione è il processo già avviato di revisione della strategia energetica nazionale che si completerà nei primi mesi del 2017. Le linee di intervento, che erano state definite nel 2012, richiedono infatti un aggiornamento alla luce di fenomeni evolutivi che hanno interessato il sistema energetico e degli impegni derivanti dall'Accordo di Parigi del 2015. Per quanto riguarda il mercato elettrico gli obiettivi su cui stiamo lavorando in coordinamento con l'Autorità e in collaborazione con Terna e con il GME riguardano sostanzialmente: 1) la maggiore integrazione con gli altri mercati europei: come sapete nel 2017 diventeranno operativi alcuni progetti portati avanti dai vari Paesi, ad esempio il progetto europeo di mercato 2) la revisione della disciplina sulla partecipazione al mercato dei servizi, pilastro essenziale per gestire in modo efficiente e sicuro la crescita della produzione rinnovabile non programmabile; 3) come citato da lei, lo sviluppo di un mercato della capacità per garantire sostenibilità e adeguatezza nel lungo periodo. Si tratta di un progetto già avviato da tempo che vede il Ministero, l'Autorità e Terna impegnati ciascuno per le proprie competenze nella definizione delle nuove regole e nel confronto con la DG Comp in Europa. L'Italia ha messo a punto un disegno pienamente in linea con i principi fissati dalla Commissione basato su aste competitive e aperto non solo alla potenza termoelettrica tradizionale ma anche alle nuove tecnologie come lo alla domanda e alle rinnovabili nonché alla capacità localizzata nei Paesi confinanti con un'attenzione particolare alle esigenze di flessibilità del sistema.
Per quanto riguarda l'incremento anomalo dei costi di dispacciamento registrato nei primi mesi del 2016, l'Autorità con le delibere n. 342 del 2016 e n. 459 del 2016 ha avviato i procedimenti finalizzati ad evidenziare possibili condotte anomale e a prevedere l'adozione di provvedimenti prescrittivi ove ritenuto necessario. Di recente, con la delibera n. 609, sono state adottate alcune misure di regolazione asimmetrica delle unità di produzione coinvolte dai suddetti procedimenti volte a garantire il buon funzionamento del mercato, eliminando lo spazio per futuri comportamenti opportunistici e gli ultimi dati stanno verificando l'efficacia di queste misure. Il Governo, pur nel rispetto dei ruoli, segue con molta attenzione la materia e ha chiesto all'Autorità di concludere le istruttorie avviate nei tempi previsti in modo da fare chiarezza al più presto dando una risposta chiara ed efficace e, se opportuno, adottando sanzioni adeguate e dissuasive. La stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato è intervenuta e, su segnalazione dell'Autorità per l'energia, ha disposto l'avvio di un'istruttoria per accertare eventuali violazioni della normativa antitrust.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Gianluca Benamati per due minuti.
GIANLUCA BENAMATI. Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, noi naturalmente siamo soddisfatti della risposta e cogliamo naturalmente quello che è stato il lavoro svolto nel recente passato sulla sicurezza degli approvvigionamenti, sulla riduzione dei costi e sulla semplificazione delle procedure per il cittadino che rappresenta un buon viatico anche per gli impegni che il Governo si assume nel futuro. Il Ministro diceva correttamente che ci troviamo alla vigilia di nuove importanti sfide: il recepimento degli impegni della COP21 e il lavoro importante in cui ha citato alcuni elementi della costruzione di un mercato unico dell'energia. Mi permetto anche di ricordare gli impegni sul fronte interno: una maggiore liberalizzazione del mercato elettrico quale previsto nel disegno di legge concorrenza oggi al Senato basato sulla trasparenza e sui principi di concorrenza e di convenienza per gli utenti; l'efficienza maggiore, come richiamava il Ministro, sul malfunzionamento del mercato elettrico ma direi anche di quello del gas. Positive quindi sono le informazioni sia dal punto di vista degli andamenti anomali, degli sbilanciamenti sia dal punto di vista del . Importanti anche le azioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti, il ruolo che il Governo sta giocando – mi immagino a livello europeo – sul tema del nuovo regolamento, sulle sicurezze per il gas e sui grandi gasdotti di approvvigionamento come il TAP. In questo senso apprezziamo, dicevo prima, la risposta del Governo perché apprezziamo la filosofia che sta alla base di queste risposte che sono quelle di dare maggiore sicurezza al nostro Paese, minori costi per i cittadini e minori costi per le imprese perché il costo dell'energia è una parte essenziale – il signor Ministro ci insegna – per la competitività del Paese. Da questo punto di vista, come Parlamento, siamo a disposizione per collaborare nelle attività che il Governo metterà in atto in questo settore che noi riteniamo cruciale per lo sviluppo dello sviluppo economico del nostro Paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Sberna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02604 per un minuto.
MARIO SBERNA. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, ormai quasi non ci si stupisce più tra le dichiarazioni del «faremo» e il tempo che passa con l’«ho fatto». Eppure è stupefacente che, dopo dieci mesi, ancora la carta famiglia che pure il Governo aveva con una certa enfasi proclamato su tutti i giornali all'indomani dell'approvazione della legge di stabilità dell'anno scorso, grazie proprio ad un nostro emendamento che avevamo presentato conoscendo la storia delle famiglie, conoscendo l'importanza della carta famiglia, di questa carta famiglia ad oggi, dopo dieci mesi, non si vede nemmeno l'ombra. Le chiedo di farci vedere non l'ombra ma la carta famiglia.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
GIULIANO POLETTI, . Grazie, Presidente. Grazie onorevole, in premessa rappresento che il tema qui proposto non rientra oggi nelle competenze del Ministero del lavoro e delle politiche sociali in quanto dal 10 febbraio 2016 la delega all'attuazione delle politiche familiari è stata affidata al Ministero degli affari regionali e le autonomie con delega alla famiglia. Tuttavia in considerazione del fatto che la norma prevista dalla legge di stabilità per il 2016 prevede l'emanazione di un decreto del Ministro del lavoro di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero del lavoro ha da subito avviato le interlocuzioni con i competenti uffici del Ministero per gli affari regionali e le autonomie. A questo proposito segnalo che si rilevano notevoli difficoltà attuative della norma la quale, infatti, non prevede una copertura a carico del bilancio dello Stato nemmeno dei cosiddetti costi di per la predisposizione degli strumenti e della procedura per l'emissione e la distribuzione della carta da mettere a disposizione dei comuni erogatori, prevedendo solo che in un secondo tempo i costi di emissione siano a carico delle famiglie. Poiché questi oneri in prima battuta non possono essere posti a carico del bilancio dello Stato dovrebbero essere supportati da operatori economici che eventualmente fossero interessati alla produzione e distribuzione della carta. Inoltre, posto che la carta non consiste in uno strumento di pagamento che già veicoli per norma un dato ammontare di risorse finanziarie, potrebbe non risultare appetibile né per le famiglie né per gli operatori economici dal momento che sono già presenti sul mercato numerosi strumenti di pagamento dal costo modesto e aventi le medesime caratteristiche con sconti alle famiglie presso gli esercizi convenzionati. Peraltro, atteso che la norma a copertura del bilancio pubblico non prevede un apposito stanziamento, salvo diversa determinazione degli esercizi convenzionati, la carta non dà diritto a sconti aggiuntivi rispetto a quelli già ordinariamente praticati. Queste problematiche sono al centro di un confronto con il Ministero con delega alla famiglia con la finalità di riuscire a trovare possibili soluzioni che possono rendere attuabile questa misura che diversamente rischia di rimanere sulla carta.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Sberna per due minuti.
MARIO SBERNA. Di stupefacente c’è la sua risposta, signor Ministro. Prima di tutto manca il regolamento che doveva essere emanato entro il 31 marzo, come anche lei ha ricordato, da parte del suo Ministero e tra l'altro le ricordo riguardo a questo regolamento che, avendo fatto più di una di carte famiglie per l'associazionismo familiare nella mia precedente vita, serve pochissimo fare un regolamento e non servono assolutamente soldi: quando vuole le tiro fuori dal portafoglio la carta famiglia per esempio dell'Associazione famiglie numerose, che è fatta di carta stampata e con 100 euro ne fa 10.000 di carte. Quindi il costo dalla carta non c’è. C’è certamente un costo dei funzionari che devono riempire di convenzioni questa carta. Basta averci fatto un regolamento però e, ripeto, l'avevo suggerito e troviamo immediatamente la copertura perché sono funzionari già pagati. Tra l'altro, signor Ministro, vorrei dire che in questo Paese siamo riusciti per gli LGBTQ (che nemmeno sappiamo cos’è questo «Q» finale perché nessuno in Italia sa cosa sono i a trovare finanziamenti, reversibilità, abbiamo trovato di tutto. Siamo riusciti, per quei 42 che dovevano sposarsi nelle anagrafi, a trovare i finanziamenti – per 42 ! – non siamo capaci di aiutare le famiglie con un ISEE basso, con almeno tre figli, le più povere di questo Paese; ma sa da quanto tempo c’è la la carta famiglia in francese, in Francia ? È dal 1972 e non credo si siano fatti i problemi che ci sta facendo oggi questo Governo per dare uno strumento in mano alle famiglie che venga riempito di agevolazioni, di servizi e di aiuti che non costano niente allo Stato, non costano niente a chi lo emette. E adesso non mi venga a dire che tra il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero degli affari regionali e della famiglia non siete capaci di mettere insieme un regolamento. Sa cosa faccio ? Le do il mio numero di cellulare – 3296462655 –, mi telefoni – è registrato – e le do il regolamento già fatto, senza costi per lo Stato, e facciamola partire questa «carta famiglia», perché le famiglie ne hanno bisogno; a meno che non debba pensare che ci sia – tra le sue parole c'era, tra le righe – anche un certo conflitto di interesse con le degli ipermercati. Io spero che non dobbiamo pensare a questo: dobbiamo pensare che le famiglie hanno bisogno di uno strumento che dia la possibilità, come in Francia, di entrare nei musei, dove pagano il papà e la mamma e i figli no, di salire su un treno, dove pagano il papà e la mamma e i figli no. Perché abbiamo bisogno di questo, le famiglie hanno bisogno di questo.
PRESIDENTE. L'onorevole Dambruoso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02605 per un minuto.
STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, Presidente. Grazie, Ministro per la sua presenza, che è dovuta, ma non è scontata, quindi davvero grazie. Questa norma, che prevede, appunto, all'articolo 2, comma 5-, del decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, poi convertito con la legge n. 99 dell'agosto successivo e che prevede i primi interventi urgenti per la promozione dell'occupazione, in particolare giovanile, della coesione sociale, nonché in materia di imposta sul valore aggiunto – l'IVA – ed altre misure finanziarie, stabilisce che per i tirocini formativi e di orientamento di cui alle linee guida dell'accordo sancito il 24 gennaio 2013 in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le regioni, i datori di lavoro pubblici e privati con sedi in più regioni possono fare riferimento alla sola normativa della regione dove è ubicata la sede legale e possono altresì accentrare le comunicazioni di cui all'articolo 1 al servizio informatico nel cui ambito territoriale è ubicata la sede legale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
STEFANO DAMBRUOSO. Il quesito, richiesto da più tempo, è questo: se l'articolo 2, comma 5-del decreto-legge 28 giugno 2013 n. 76 si riferisce a tutti i tirocini definiti dalla normativa nazionale di cui al decreto del Ministero del lavoro o esclusivamente a quella più ristretta categoria di tirocini formativi.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO POLETTI, . Grazie, Presidente. Grazie onorevole, preliminarmente, è opportuno ricordare, in via generale, che il tirocinio costituisce una misura di politica attiva finalizzata a creare un contatto diretto tra il soggetto cosiddetto ospitante e il tirocinante allo scopo di favorirne un arricchimento delle conoscenze, l'acquisizione di competenze professionali e l'inserimento lavorativo. Esso non si configura come un rapporto di lavoro, bensì come un periodo di formazione e di orientamento al lavoro.
Ciò posto, occorre evidenziare che la disciplina dei tirocini è demandata alla competenza legislativa esclusiva delle regioni e province autonome, sia pure nel rispetto delle linee guida in materia di tirocini approvate, in sede di Conferenza Stato-regioni, con l'accordo tra Governo e regioni e province autonome di Trento e Bolzano del 2013. Le linee guida in materia di tirocini costituiscono provvedimento attuativo dell'articolo 1, comma 34, della legge 28 giugno 2012, n. 92, che, ferme restando le competenze regionali in materia, prevedeva che il Governo e le regioni concludano un accordo per la definizione di linee guida condivise in materia di tirocini formativi e di orientamento. Le linee guida hanno definito principi e standard minimi condivisi, al fine di fornire un quadro di riferimento comune a tutte le regioni e province autonome, ferma restando la facoltà per queste ultime di fissare disposizioni di maggiore tutela.
Con riferimento a quanto rilevato dall'onorevole interrogante faccio presente che se, da un lato, la legge n. 92 non prevede l'abrogazione della regolamentazione nazionale vigente, tra cui, in particolare, il regolamento n. 142 del 1998, riferibile a tutte le tipologie di tirocinio, ivi compresi i tirocini curriculari, dall'altro, la medesima legge n. 92 prevede espressamente l'emanazione di linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento. Peraltro, anche il comma 5- dell'articolo 2 del decreto-legge n. 76 del 2013 richiama esplicitamente i tirocini formativi e di orientamento, di cui alle citate linee guida. Dunque, da parte nostra non si ravvisa nessuna incertezza interpretativa e si ribadisce l'interpretazione per la quale le disposizioni del comma 5- sono riferibili ai tirocini formativi e di orientamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Dambruoso ha facoltà di replicare, per due minuti.
STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, Presidente, anche meno, per ringraziare di questi chiarimenti, che sembrano scontati, ma che non lo erano per chi aveva sollecitato questo chiarimento, che è ampiamente esaustivo: quindi, mi ritengo soddisfatto. Questo consentirà, comunque, una strategia di iniziative che, alla luce del chiarimento oggi raccolto, sarà più proficuo e sarà anche più utile per gli operatori del settore.
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02606 per un minuto.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Ministro, finalmente, ci siamo, anzi, ci siamo per l'ennesima volta. Nel giorno in cui le agenzie di stampa ci danno i dati della disoccupazione in aumento io le chiedo una cosa molto semplice e le offro un punto di vista gratuito: mandare in pensione le persone crea occupazione. Crea occupazione, mica come quella roba lì dei che voi volete far passare per occupazione.
Allora, Ministro, la domanda è semplice, parliamo dei lavoratori precoci, di coloro che hanno iniziato da giovani a lavorare e che hanno versato più di quarantun anni di contributi. Io non vedo nulla di sano, nulla di buono in quello che avete scritto nel disegno di legge di stabilità. Non ci vedo nulla di sano ad escludere alcune categorie – occupati, disoccupati –, non ci vedo nulla di sano ad andare avanti con questa follia che si chiama aspettativa di vita, che dovrebbe essere decapitata.
Allora, Ministro, considerato che ci sono molte persone, probabilmente, che ci stanno ascoltando, le chiedo una risposta semplice, le chiedo una risposta definitiva sui cosiddetti precoci da mandare tutti, per me, in pensione. Vorrei che, per una volta tanto, accontentasse loro e non il Ministro Fornero.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO POLETTI,. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole, per completezza d'informazione, l'ISTAT oggi ci ha dato anche un numero di aumento dei lavoratori occupati, ma passiamo al punto di discussione.
Il testo del disegno di legge per il 2017 che è predisposto dal Governo prevede una serie di misure varie e diverse in tema di pensioni e si articola su due direttrici fondamentali: da una parte, sostenere i percettori di trattamenti pensionistici di modesta entità e, dall'altra parte, agevolare la flessibilità in uscita dal lavoro con nuove forme di pensione anticipata.
Con riferimento al tema dei lavoratori precoci, l'articolo 30 del predetto disegno di legge prevede la possibilità di accesso anticipato al pensionamento nei confronti dei lavoratori che, oltre ad avere quarantun anni di contribuzione, abbiano almeno dodici mesi di contribuzione versata prima del compimento del diciannovesimo anno di età e che si trovino in una di queste condizioni: essere disoccupati a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo; dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale o per aver concluso la prestazione per la disoccupazione; prestare assistenza al momento della richiesta di pensionamento al coniuge o parente in primo grado con grave; avere un'invalidità uguale o superiore al 74 per cento; essere lavoratori dipendenti da almeno sei anni continuativi in una delle professioni difficili o rischiose indicate nella tabella allegata, che riguarda gli operai delle industrie, i conduttori di gru, i conciatori di pelli, i conduttori di convogli ferroviari e una serie di altre situazioni che sono, peraltro, contenute nel testo del provvedimento.
Il beneficio è riconosciuto a domanda nel limite delle risorse finanziarie indicate nel provvedimento: 360 milioni per il 2017, 550 per il 2018, 570 per il 2019, 590 dal 2020. Il Governo, seppure conscio della peculiarità di questa particolare tipologia di lavoratori, non ha potuto effettuare un'estensione generalizzata della misura in parola a tutti i lavoratori precoci in considerazione delle risorse finanziarie disponibili.
Da ultimo, voglio sottolineare che il disegno di legge di bilancio per il 2017 prevede, all'articolo 28, la completa abolizione delle penalizzazioni sull'importo del trattamento pensionistico anticipato relativamente ai trattamenti pensionistici decorrenti dal 1o gennaio 2018 ed indipendentemente dall'età anagrafica: le cosiddette penalizzazioni.
Naturalmente, noi riteniamo queste decisioni non esaustive, ma di grande rilievo rispetto al tema proposto e fondate su principi di grande significato e valore.
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di replicare, per due minuti.
WALTER RIZZETTO. Va bene, Presidente. Grazie, Ministro, come volevasi dimostrare, non volete risolvere il problema, Ministri: conciatori di pelle. Quanti ce ne sono in Italia di conciatori di pelle ? Qualche centinaio, forse ? Le aziende stanno scappando dall'Italia. I conciatori di pelle ? Io penso, Ministro, che andava fatta un'altra cosa: un Governo serio, un Ministro del lavoro che ha a cuore i cosiddetti «quota 41» li avrebbe mandati in pensione tutti, senza esclusione. In Commissione, Ministro, eravamo d'accordo. In Commissione anche le opposizioni erano d'accordo nel votare la proposta del presidente Damiano la n. 857, che avete decapitato, avete decapitato.
Allora, Ministro, manderete in pensione qualche migliaio di persone ?
Vi siete inventati questo animale mitico pensionistico, che è l'APE, questo anticipo pensionistico, Ministro, è una schifezza l'anticipo pensionistico: uno deve accendere un mutuo, a 63 anni, per andare in pensione ?
Non sento più nulla rispetto all'ottava e definitiva salvaguardia, non sento più nulla rispetto alla proroga di opzione donna, non sento più nulla. Dov’è il Ministro Padoan, che deve darci i dati del contatore di opzione donna ? Dov’è ? Non lo vedo in aula.
Non sento più nulla per gli insegnanti di quota 96, non sento più nulla per le quindicenni – lei lo sa – della riforma Amato, non sento più nulla rispetto a «opzione donna proroga» rispetto al terzo trimestre, le donne che devono andare in pensione del terzo trimestre.
Sento soltanto che taglierete un'altra volta l'accesso alla pensione per migliaia di persone, manderete in pensione soltanto pochi, quando queste persone si fidavano di questo Governo. Eravamo tutti d'accordo, opposizione e maggioranza, in Commissione eravamo d'accordo nel mandarli in pensione i quota 41, senza se e senza ma.
Un'altra volta state dando ragione alla pessima manovra Fornero.
Di questo, Ministro, io penso che i cittadini, gli elettori e i pensionandi se ne ricorderanno e se ne ricorderanno a breve.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare d'inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: presidente, il deputato Paolo Coppola; vicepresidenti, il deputato Federico D'Incà e la deputata Mara Mucci; segretari, i deputati Gian Mario Fragomeli e Sebastiano Barbanti.
MATTEO MANTERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. L'onorevole Mantero ha fatto richiesta di un intervento di fine seduta per un sollecito di atti di sindacato ispettivo. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie Presidente, in realtà io volevo fare riferimento brevemente a un fatto di cronaca avvenuto ieri per sollecitare, tramite lei, la Presidente Boldrini, per sensibilizzarla su un argomento importante, che è quello della prevenzione del gioco d'azzardo patologico.
Ieri, a Genova, un poliziotto ha ucciso, ha sparato alla moglie e alle figlie e si è suicidato, a quanto pare, per una grave patologia legata all'azzardo. Ora, non possiamo avere la certezza che questo terribile fatto di cronaca sia avvenuto per problemi legati all'azzardo, ma quello che è certo è che i nuovi giochi d'azzardo e la continua pubblicità di questi giochi creino una vera e propria dipendenza. È certo che le persone si rovinano, che le persone perdono il lavoro, perdono i risparmi e perdono la famiglia e molto spesso perdono anche la vita.
Ora è inaccettabile che lo Stato continui a lucrare sulla salute dei cittadini e quindi io volevo chiedere, tramite lei, alla Presidente Boldrini di sbloccare e di portare avanti la proposta n. 101 ed abbinate per il contrasto al gioco d'azzardo patologico, che è ferma da 25 mesi in Commissione affari sociali e che, a quanto pare, riprenderà l'iter a breve, però, ripeto, è bloccata da 25 mesi e volevo chiedere anche di impegnarsi per sbloccare il conflitto di attribuzioni per la proposta per il divieto totale della pubblicità dell'azzardo, a mia prima firma, ma anche a firma del collega del PD, Basso, che è stata sottoscritta dalla maggioranza dei deputati: anche quella è ferma da un anno in Commissione affari sociali per un conflitto di attribuzione col Senato.
Riteniamo che sia importante più che mai sbloccare queste proposte e portarle avanti per una seria prevenzione all'azzardo patologico.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mantero. Allora, andando per ordine, come lei sa, può sollevare una questione di natura politica. Io avevo una richiesta per un sollecito di atti di sindacato ispettivo. Non c’è, tra le ragioni che motivano gli interventi di fine seduta, la sollecitazione della sensibilità della Presidente o della Presidenza, perché la Presidenza non esprime una sua volontà. Come lei sa bene, il calendario viene formato dalla Conferenza dei capigruppo per un verso e dagli uffici di presidenza delle Commissioni, allargati ai rappresentanti di gruppo, per l'altro, quindi su ciascuna di queste cose ha facoltà di intervenire il proprio gruppo di appartenenza, all'interno di queste sedi, per richiedere la calendarizzazione, o nelle quote di maggioranza o nelle quote di opposizione, dei provvedimenti a riguardo. Quindi, questo ci tenevo a precisarlo, per ragioni diciamo di chiarezza, agli atti dello stenografico.
Intanto salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto San Leone IX di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.