PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANNA MARGHERITA MIOTTO, legge il processo verbale della seduta del 27 gennaio 2017.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Artini, Baretta, Bindi, Brambilla, Catania, Cicchitto, Coppola, Damiano, Epifani, Mannino, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Ravetto, Scanu, Schullian, Sereni e Sottanelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna allegato A.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Peluffo n. 3-02742 .
Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianclaudio Bressa, ha facoltà di rispondere.
GIANCLAUDIO BRESSA, . Grazie, Presidente, come ho già avuto modo di accennare prima dell'inizio della seduta, chiederei all'onorevole Peluffo, se fosse d'accordo, di potere rispondere nella prossima seduta a questa interrogazione, perché questa mattina, nel verificare alcuni punti della sua interrogazione, sono emerse delle incongruenze, che però non ho avuto modo di poter chiarire durante i pochi minuti che avevo a disposizione. Per cui, se l'onorevole Peluffo è d'accordo, io mi riserverei di rispondere alla prima seduta utile possibile. La ringrazio.
PRESIDENTE. È chiaro che adesso diamo la possibilità al deputato Peluffo di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione, ma in generale di rispondere a quanto detto dal sottosegretario. Prego.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Grazie, Presidente. Io voglio ringraziare il sottosegretario Bressa per la presenza oggi, per aver predisposto la risposta e per la cura e attenzione che ha voluto dare all'interrogazione che abbiamo voluto sottoporre al Governo fino all'ultimo istante. Evidentemente il tema sollevato dall'interrogazione è un tema delicato, che riguarda anche come la regione Lombardia non solo ha approntato questa legge, ma si è posta nei confronti del Governo. Da questo punto di vista, se è necessaria una verifica rispetto a elementi di procedura, ad incongruenze, per quanto mi riguarda, c’è ovviamente la disponibilità ad attendere, Presidente, il tempo, che sia il più breve possibile, per avere una risposta, in maniera tale da avere un elemento di chiarezza, per quanto mi riguarda, soprattutto rispetto ai comportamenti di regione Lombardia. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione n. 3-02743 del deputato Latronico .
Il sottosegretario di Stato, Gianclaudio Bressa, ha facoltà di rispondere.
GIANCLAUDIO BRESSA, .
Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo in oggetto, l'onorevole Latronico richiede elementi informativi in ordine agli effetti del disimpegno di risorse del Piano di azione e di coesione PAC 2007/2013 derivante dall'applicazione del comma 122 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2015, con particolare riferimento alla regione Basilicata, nonché in ordine allo stato di attuazione delle previsioni del comma 123 dello stesso articolo della suddetta legge in materia di riprogrammazione del PAC. L'interrogante chiede altresì di conoscere quali iniziative si intendano adottare, per garantire la piena operatività e l'efficienza dell'Agenzia per la coesione territoriale.
All'inizio del 2015 le risorse del PAC, al netto degli impatti derivanti dalla precedente riprogrammazione (decreto-legge n. 76 del 28 giugno 2013) e delle ulteriori adesioni al piano approvate nel 2014, ammontavano a 11.649 milioni di euro. La legge di stabilità 2015 (articolo 1, commi 118, 122 e 123) ha disposto che il finanziamento degli sgravi contributivi per assunzioni a tempo indeterminato per un importo di 3,5 miliardi di euro – 1 miliardo per ciascuno degli anni 2015, 2016, 2017 e 500 milioni per il 2018 – andava assicurato a valere sulle risorse già destinate agli interventi del PAC che alla banca dati unitaria risultassero non ancora impegnate alla data del 30 settembre 2014.
La stessa norma stabiliva che, entro 60 giorni giorni dalla data di entrata in vigore della legge, il gruppo di azione e coesione provvedesse all'individuazione delle specifiche linee di intervento oggetto di riprogrammazione. In ottemperanza di tali disposizioni e a seguito del confronto della condivisione, sia con i rappresentanti nazionali del gruppo di azione sia con l'autorità politica delegata per la coesione, il gruppo di azione, nella riunione del 6 marzo 2015, ha formalmente approvato la metodologia per la riprogrammazione delle risorse PAC per le finalità di cui alla suddetta legge e ha proceduto all'individuazione delle linee di intervento oggetto di revisione.
In particolare, in coerenza con quanto espressamente previsto degli articoli sopra richiamati e dall'articolo 4 comma 3 del DL 76/2013, il gruppo di azione ha proceduto considerando non suscettibili di riprogrammazione: gli impegni giuridicamente assunti entro il 31 dicembre 2014, anche al fine di tutelare gli effetti dell'attività amministrativa posta in essere dalle amministrazioni; su espressa richiesta della Commissione europea, competente del gruppo, le risorse necessarie ad assicurare la piena attuazione della spesa per la chiusura della programmazione dei fondi strutturali 2007-2013; gli ulteriori impegni giuridicamente vincolati non presenti in banca dati unitaria, ma evidenziati nel corso dell'istruttoria con le amministrazioni interessate; alcune procedure significative già avviate, quali ad esempio i contratti istituzionali di sviluppo – i cosiddetti CIS – ed il Programma nazionale servizi di cura all'infanzia e agli anziani non autosufficienti.
Il gruppo di azione, in linea con quanto previsto dalla norma richiamata, ha garantito la copertura della misura per il finanziamento degli sgravi contributivi per singola annualità (1 miliardo nel 2015, 1 miliardo nel 2016, 1 miliardo nel 2017, 500 milioni nel 2018). Pertanto, d'intesa con il MEF-IGRUE, è stata lasciata alle amministrazioni titolari la momentanea disponibilità delle risorse a far data dall'annualità 2016, al fine di consentire loro una riprogrammazione più agevole delle attività poste in essere e gestire efficacemente la chiusura della programmazione 2007-2013. La dotazione complessiva del PAC, per effetto di tale riprogrammazione e delle ulteriori adesioni del 2015, è risultata pari a 8.994 milioni di euro.
Si segnala che la regione Basilicata, avendo aderito al PAC soltanto nel 2015, con decisione cioè del 19 maggio 2016, non è stata oggetto della riprogrammazione disposta dalla legge di stabilità 2015. In esito alla suddetta decisione sono state approvate le procedure per l'attuale definizione degli interventi e del relativo cronoprogramma mediante l'assenso del gruppo di azione, acquisito in data 28 settembre 2016. La determinazione finanziaria della dotazione del PAC Basilicata mediante decreto MEF-IGRUE di assegnazione delle relative risorse risulta attualmente in corso.
Per quanto concerne le iniziative che si intendono adottare per garantire la piena operatività e l'efficienza dell'Agenzia per la coesione territoriale di cui al terzo quesito dell'atto di sindacato ispettivo in oggetto, si rappresenta che l'Agenzia per la coesione territoriale è pienamente operativa, in quanto sono stati adottati gli atti relativi alla costituzione del Comitato direttivo (DPCM 2 aprile 2015) e del Consiglio dei revisori dei conti (DPCM 1o aprile 2015), rispettivamente insediatisi il 29 maggio 2015 e il 19 giugno 2015. L'assetto organizzativo è stato definito mediante il decreto di articolazione degli uffici dirigenziali, del 15 ottobre 2015, e il regolamento di contabilità approvato con DPCM 7 agosto 2015, registrato alla Corte dei conti in data 14 ottobre 2015.
L'Agenzia, la cui missione è incentrata sul presidio e sull'accompagnamento dell'attuazione dei programmi e interventi della politica di coesione, sta ampiamente dando risposta all'esigenza di miglioramento della qualità della spesa, oltre che all'accelerazione dell'attuazione, intervenendo con particolare accento sul sostegno alla fase di progettualità, ponendo altresì grande attenzione ai tempi di attuazione dei programmi e agli interventi della politica di coesione, che rappresentano uno degli obiettivi strategici dell'Agenzia.
Infine si rammenta che, sullo slancio delle azioni già messe in atto dal precedente Governo, con la definizione e l'avvio dei patti per il Sud attuativi del tra cui si ricorda il patto per la Basilicata, nella presente compagine governativa è stato creato il Ministero per la coesione territoriale e il Mezzogiorno con il preciso intento di dare un impulso ancora maggiore alle politiche di sviluppo delle aree del sud.
PRESIDENTE. Il deputato Latronico ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Ha a disposizione cinque minuti.
COSIMO LATRONICO. La ringrazio, signor Presidente, per la facoltà che mi dà di trattare questa interrogazione che, come vede, è un po’ datata perché risale al marzo del 2015. Ringrazio naturalmente il sottosegretario Bressa per l'impegno per così dire assai didascalico, dettagliato con cui ha risposto anche se in linguaggio burocratese ma capisco che non si può fare diversamente – fa difetto alla comunicazione ma il tema è evidentemente politico, non sfuggirà al sottosegretario Bressa – sul destino del nostro Mezzogiorno. Il sottosegretario lo sa – non devo ripeterlo io – la crisi ha impattato in maniera negativa sul Paese ma ha ferito mortalmente il Mezzogiorno allargando le condizioni di diseguaglianza che si conoscevano. Non devo ricordare a lei che il prodotto è crollato di quasi 14 punti negli ultimi due anni, che il prodotto interno lordo è sceso sotto il 56 per cento, che abbiamo perso nel Mezzogiorno negli anni di crisi 620.000 posti di lavoro. Cosa debbo dire di più per affermare che tale situazione di allarme esigerebbe una straordinaria reazione da parte dell'intero Paese per evitare che la diseguaglianza si aggiunga ad una diseguaglianza che è ovviamente storica (non vogliamo far colpa a nessuno). Tuttavia in tutto questo, sottosegretario, cosa accade ? Accade che noi definanziamo le risorse che sono destinate al Mezzogiorno di 3 miliardi e mezzo: non devo dirlo a lei. Con la legge di stabilità per il 2015 togliamo 3 miliardi e mezzo di euro al Mezzogiorno che avremmo dovuto riprogrammare in seguito per finanziare gli sgravi contributivi che si sono realizzati largamente altrove rispetto al Mezzogiorno. Pertanto questa è una diseguaglianza che andrebbe anche ripresa proprio in punto di fatto perché, se c'erano risorse disponibili per le quali non c'erano impegni giuridicamente vincolanti e per le quali c'era il rischio che venisse perso il finanziamento rispetto al piano di azione con l'Europa, avremmo comunque dovuto utilizzare questa partita di giro per poi riprendere il ragionamento. Lei mi rassicura sull'Agenzia per la coesione, sul fatto che è stata costituita, sulla sua però l'obiettivo dell'Agenzia, l'obiettivo del Ministero non è aggiungere altre burocrazie in una condizione di difficoltà che è segnalata da questo fatto. Il Mezzogiorno dovrebbe correre rapidamente per colmare il divario infrastrutturale e il divario del suo sistema produttivo che lo colloca in una condizione di svantaggio rispetto al resto del Paese. Ora le sue risposte, per carità, sono una cronologia degli eventi che sono accaduti per cui sono parzialmente insoddisfatto, pur ringraziando per lo sforzo che lei ha messo nel dare una ricognizione della situazione. Mi aspetto che il Governo ci dia un'idea: anche il Governo Gentiloni per quello che ne sarà, per quello che resterà. Ma se questo è un Governo che deve far fronte a questioni preminenti – io condivido – rispetto alle urgenze del Paese, il tema del Mezzogiorno non può non essere un tema preminente e fuori dalla retorica, iniziando a ripristinare le risorse che sono del Mezzogiorno e mettendo in condizione gli strumenti di funzionare, portando avanti l'azione di coesione che dovrebbe essere il principio basilare rispetto al quale governare anche la spesa delle regioni che, ahimè, non sempre si ispira al principio di investimento per colmare soprattutto i divari strutturali che esistono. Pertanto mi auguro che anche la riflessione che abbiamo stimolato aiuti ad assumere decisioni e, perché no, anche strumenti perché la politica nel Mezzogiorno va valutata passo dopo passo e se non arrivano, come non arrivano, risposte congruenti proprio sul tema della coesione, del superamento dei divari strutturali bisogna assumere anche iniziative forti come l'allarmante situazione sociale, produttiva ed economica del Mezzogiorno merita.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Lattuca n. 3-02260 . Il sottosegretario di Stato per l'interno, Domenico Manzione, ha facoltà di rispondere.
DOMENICO MANZIONE, . Grazie, Presidente. Con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Lattuca richiama l'attenzione su una rapina in danno di due furgoni portavalori in transito nel tratto romagnolo dell'autostrada adriatica A14 effettuata al 16 maggio dello scorso anno con modalità paramilitari da un gruppo criminale di circa dieci persone. Nel sottolineare l'allarme che l'episodio criminoso ha destato nell'opinione pubblica, l'interrogante chiede di conoscere le iniziative che si intendono adottare per il potenziamento degli organici e dei mezzi delle forze di polizia relativamente a quella zona per un maggior pattugliamento del tratto autostradale coinvolto nella rapina. Riguardo al fatto delittuoso informo che le indagini delegate dalla procura della Repubblica di Forlì alla squadra mobile della locale questura non hanno consentito, almeno al momento, di individuare gli autori dell'atto. Esse sono tuttora a carico di ignoti e si stanno indirizzando verso contesti criminali radicati in Puglia che già il 6 ottobre 2008 avevano tentato un assalto armato in danno di un portavalori nello stesso tratto autostradale e con lo stesso . Ricordo che per tale episodio delittuoso è stata accertata la responsabilità penale di tre soggetti di Cerignola condannati nel maggio del 2013 dal tribunale di Forlì alla pena di otto anni di reclusione cadauno. In sostanza l'orientamento è che la rapina nel maggio scorso si inquadri in una dimensione ultra-provinciale essendosi concretizzata in un'azione di notevole complessità organizzativa e di scientifica esecuzione che è patrimonio di bande specializzate operanti in tutta Italia. Proprio per contrastare il fenomeno su scala nazionale, la Polizia di Stato sta sviluppando un'intensa attività investigativa attraverso un apposito gruppo di lavoro composto da operatori del servizio centrale operativo – lo SCO – e dalle squadre mobili di Brindisi, Foggia, Ancona e Forlì-Cesena, impegnando l'indagine su pregiudicati pugliesi organizzati anche in bande modulari dedite alle rapine e, quindi, pure agli assalti ai furgoni portavalori. Ciò ha consentito dal 2015 a tutt'oggi di trarre in arresto a seguito di varie operazioni di polizia giudiziaria 56 appartenenti a gruppi criminali bene organizzati, specializzati negli assalti a portavalori e dediti anche al riciclaggio e al trasferimento fraudolento del danaro e dei valori trafugati. I risultati non sono mancati neanche in questo primo scorcio d'anno atteso che il 15 gennaio scorso altri otto soggetti sono stati raggiunti da un provvedimento di fermo di indiziato di reato in quanto ritenuti responsabili di aver pianificato una rapina in danno di due furgoni portavalori che si sarebbe dovuta consumare il successivo 18 gennaio sulla tratta Bari-Foggia.
Rimanendo in ambito nazionale evidenzio che sono in corso iniziative per migliorare il flusso informativo tra i centri operativi autostradali della polizia stradale e le questure, queste ultime a loro volta avvisate dagli istituti di vigilanza privata dell'effettuazione del servizio di trasporto valori. L'obiettivo è monitorare l'ingresso e il transito in autostrada dei furgoni portavalori sì da ridurre in caso di rapina i tempi di intervento delle pattuglie di polizia.
Tornando alla situazione nel forlivese evidenzio innanzitutto che nei mesi scorsi le autorità provinciali di pubblica sicurezza, anche in un'ottica di attualizzazione del piano antirapina predisposto dopo il tentativo di assalto armato del 6 ottobre 2008 prima citato, sono tornate a sensibilizzare i sindaci dei comuni a ridosso di accessi e uscite autostradali affinché dotino le vie prospicienti di validi sistemi di videosorveglianza. Nello stesso senso è stato chiesto alla società di gestione della rete autostradale il miglioramento dei propri sistemi di videosorveglianza su strada nelle aree di sosta in particolare di quei caselli che non sono muniti di sistemi idonei a rilevare le targhe dei veicoli in transito. D'altro canto la locale questura ha incontrato i vertici dell'istituto di vigilanza che ha subito la rapina il 16 maggio 2016, suggerendo di apportare alcuni adeguamenti tecnici alle caratteristiche e alla dotazione dei furgoni in uso che varrebbero a rendere più difficile l'accesso del rapinatore al denaro e a consentire l'intervento in sicurezza delle forze di polizia.
Quanto al potenziamento di uomini e mezzi delle forze di polizia auspicato dall'onorevole Lattuca, informo che la sottosezione autostradale della Polizia stradale di Forlì dispone di una forza effettiva di 50 unità, cioè di 7 operatori in più rispetto alle 43 unità previste dall'attuale pianta organica.
In merito all'Arma dei carabinieri, segnalo che essa è presente nella provincia di Forlì-Cesena con un contingente complessivo di poco più di 500 militari, ritenuto adeguato alle esigenze di ordine e sicurezza pubblica del territorio.
In conclusione, ritengo di poter dire che le misure e le iniziative appena descritte testimoniano, nel loro insieme, l'elevata attenzione delle autorità di pubblica sicurezza e delle forze di polizia forlivesi verso il fenomeno oggetto dell'interrogazione.
Assicuro che i livelli di attenzione rimarranno alti anche in futuro, atteso, tra l'altro, che il territorio forlivese e cesenate risulta particolarmente appetibile per i malviventi per la vicinanza del di Battistolli, che effettua servizi di raccolta del denaro per più province; per la presenza a Forlì della sede della Banca d'Italia, che serve tutta la Romagna; infine, per il vicino confine con la Repubblica di San Marino.
A monte di tutto questo discorso, resta fermo che la sicurezza dei trasporti con i furgoni portavalori è legata solo in parte all'efficacia dei servizi infoinvestigativi e di controllo del territorio di competenza statuale. In questo campo giocano un ruolo importante anche la diligenza e l'accuratezza con cui gli istituti di vigilanza privata osservano le disposizioni del regolamento ministeriale n. 269 del 2010, che prescrive requisiti a cui gli istituti medesimi devono attenersi nel trasporto di valori. Ricordo che tra questi requisiti, oltre che l'adeguatezza e la funzionalità dell'equipaggiamento, dell'armamento e dei mezzi di trasporto, figurano anche l'efficacia dei sistemi di protezione e sicurezza, la qualificazione e l'affidabilità del personale impiegato e – aspetto non meno importante – l'effettuazione delle prescritte comunicazioni alla questura competente e agli altri presidi territoriali di polizia, sia in chiave preventiva che nel corso dello svolgimento dei servizi di trasporto valori.
PRESIDENTE. Il deputato Enzo Lattuca ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Ha cinque minuti.
ENZO LATTUCA. Grazie, Presidente. Mi limito a dichiarare la soddisfazione per la risposta, alquanto circostanziata, che ha appena fornito il sottosegretario Manzione.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Domenico Manzione, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Losacco n. 3-02540 .
DOMENICO MANZIONE, . Grazie, Presidente. Con l'interrogazione all'ordine del giorno, l'onorevole Losacco richiama l'attenzione del Ministero dell'interno sull'incendio che il 5 ottobre scorso, presso il comune di Gioia del Colle, in provincia di Bari, ha danneggiato il centro comunale di ristorazione sociale gestito dalla società Ladisa Spa. Tale episodio, come del resto ha già sottolineato l'interrogante, si aggiunge a un ulteriore evento incendiario che ha colpito la struttura nel febbraio dello scorso anno. Pertanto, egli chiede di conoscere quali iniziative si intendono assumere per rafforzare le misure di vigilanza al centro di ristorazione e prevenire il ripetersi di simili episodi.
Effettivamente, nella nottata del 5 febbraio dello scorso anno si è sviluppato un incendio nei locali del predetto centro di ristorazione, la cui realizzazione era stata da poco ultimata. I primi accertamenti svolti dalle forze di polizia, in collaborazione con i vigili del fuoco, hanno rilevato la natura dolosa dell'incendio. Sulla vicenda sono stati, quindi, immediatamente esperiti i conseguenti approfondimenti infoinvestigativi, nell'ambito dei quali è stato anche ascoltato il direttore generale della Ladisa, il quale ha riferito di non aver ricevuto alcuna richiesta estorsiva. Lo stesso ha, comunque, evidenziato che la società era già stata interessata, ancorché indirettamente, da alcuni episodi criminosi, quali il furto di un'autovettura di proprietà del padre, il furto di un'autovettura aziendale in uso a una dipendente e il danneggiamento di una vetrata del centro di ristorazione.
Come riferito dall'interrogante, il 5 ottobre scorso un ulteriore incendio ha danneggiato la parete esterna e la vetrata della struttura. L'evento non ha impedito al sindaco di Gioia del Colle di procedere, il giorno successivo, all'inaugurazione del centro di ristorazione, con una cerimonia alla quale hanno partecipato anche il prefetto e i vertici provinciali delle forze dell'ordine. A seguito dell'incendio, rivelatosi anch'esso di natura dolosa, i fatti criminosi riguardanti la struttura in questione sono stati esaminati nel corso di un'apposita riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, tenutasi presso la prefettura di Bari, con la partecipazione del procuratore della Repubblica presso il locale tribunale.
In tale sede è stata disposta l'attuazione di un servizio di vigilanza dinamica della struttura comunale e l'ulteriore intensificazione delle attività di controllo del territorio comunale, mediante servizi straordinari, con l'impiego di pattuglie del comando provinciale dei carabinieri e della compagnia di intervento operativo dell'XI battaglione carabinieri Puglia.
Sul fronte delle indagini, comunico, invece, che la compagnia dei carabinieri di Gioia del Colle si è orientata su più fronti investigativi, tra i quali anche quello connesso ad una possibile ipotesi estorsiva. Il proseguo dell'inchiesta giudiziaria si è rivelato complesso, atteso il quadro giudiziario emerso. Pertanto, le indagini sono state affidate, d'intesa con l'autorità giudiziaria, al nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Bari. Esse sono tuttora in corso e ovviamente coperte da segreto investigativo.
Su un piano più generale, rassicuro l'onorevole Losacco che la situazione dalla sicurezza pubblica nel comune di Gioia del Colle è costantemente monitorata, come testimonia anche l'indice della delittuosità, che ha registrato, nel 2016, una riduzione di oltre il 14 per cento rispetto all'anno precedente. Ugualmente, gli indici dei reati di danneggiamento e di danneggiamento seguito da incendio hanno evidenziato una flessione, pari, rispettivamente, al 4 e al 38 per cento.
Comunque, la situazione è oggetto di costante attenzione da parte della prefettura di Bari e viene costantemente monitorata dalle forze dell'ordine, non solo per i profili di prevenzione generale e controllo del territorio, frutto di intese in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ma anche attraverso indagini coordinate dalla locale direzione distrettuale antimafia.
Per completezza, rappresento che nel comune di Gioia del Colle è dispiegato un rilevante apparato di sicurezza, composto complessivamente da 93 unità di personale, di cui 11 appartenenti alla Polizia di Stato, in servizio presso il distaccamento della Polizia stradale, 25 appartamenti alla Guardia di Finanza, in servizio presso la tenenza, e, infine, 57 militari dell'Arma dei carabinieri, quest'ultima presente nella cittadina con una compagnia e una stazione.
PRESIDENTE. Il deputato Losacco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Ha cinque minuti.
ALBERTO LOSACCO. Grazie, Presidente. Intanto, ringrazio il Governo e il sottosegretario Manzione; ma vorrei iniziare questa replica cogliendo l'occasione per esprimere la mia solidarietà a Enzo Cuscito, il vicesindaco di Gioia del Colle, che nelle scorse ore è stato brutalmente aggredito a bastonate mentre si recava a lavoro, a Noicattaro, in una scuola dove insegna. Si tratta di un episodio inquietante, che non va sottovalutato e che evidenzia, ove ve ne fosse stato ulteriore bisogno, che vi sono criticità in un pezzo importante della provincia di Bari.
L'atto di sindacato ispettivo che stiamo affrontando oggi fa riferimento ad un attentato incendiario, come diceva il sottosegretario, occorso nella notte del 5 ottobre 2016 ad un centro di ristorazione sociale realizzato dall'azienda Ladisa. Si tratta di un attentato avvenuto il giorno prima della sua inaugurazione. La stessa struttura era stata già danneggiata da altre azioni, come quella del 5 febbraio.
La società Ladisa è una realtà importante nel campo della ristorazione. Parliamo di un'azienda nata negli anni Quaranta a Bari, che si è evoluta nel corso del tempo, che oggi produce 15 milioni di pasti per scuole, università, ospedali, ministeri, forze dell'ordine, Forze armate, enti pubblici e che dà lavoro a circa 3 mila persone. Ovviamente, gli episodi di furti e danneggiamenti che in questi mesi hanno segnato la vita dell'azienda, che si è aggiudicata anche la commessa della refezione scolastica del comune di Gioia del Colle, con un servizio attento alla sostenibilità e all'ambiente, allarmano e destano preoccupazione.
Incendiare una struttura che ha come obiettivo quello di fornire pasti a chi è in difficoltà lascia interdetti e costituisce elemento di assoluto allarme.
Per queste ragioni ho voluto che l'atto di sindacato ispettivo richiamasse l'attenzione del Governo, perché episodi come questo non possono essere derubricati come ordinari.
Lo sviluppo del Sud passa attraverso il contrasto di questi fenomeni. Va garantita la possibilità ad imprenditori e lavoratori di poter svolgere tranquillamente il proprio lavoro e all'amministrazione di poter programmare, nella legalità, il futuro dei propri territori. Rafforzare il presidio del territorio è questione imprescindibile.
Vanno rafforzati gli organici delle forze dell'ordine dislocate in questo comprensorio, che rappresenta una delle aree economiche più dinamiche del territorio barese e dell'intera Puglia.
Vanno supportate intese istituzionali finalizzate a corroborare misure di legalità e di presenza dello Stato, per scongiurare episodi come quelli di cui stiamo parlando; accendere i riflettori anche su episodi di cronaca che possono sembrare marginali lo ritengo importante, così come importante è che la Camera dei deputati e il Parlamento si occupino di questioni che interessano comunità periferiche: si facciano carico di affrontare le criticità, dando risposte in termini di legalità, trasparenza e sicurezza.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Boccia, Cimbro, Ferrara, Fraccaro, Lorenzo Guerini, Piccoli Nardelli, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centoundici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione di emergenza nel centro Italia.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio.
GRAZIANO DELRIO, . Presidente, onorevoli deputati, credo di dover esprimere innanzitutto un sentimento di commosso cordoglio e di partecipazione al dolore per le 24 vittime dell'hotel Rigopiano, le sei vittime dell'incidente dell'elisoccorso a Campofelice, per le cinque persone che hanno perso la vita a seguito delle vicende legate all'emergenza meteorologica e al terremoto. Desidero anche esprimere – credo anche a nome vostro – la più viva riconoscenza del Governo del Paese a quanti si sono prodigati per salvare vite, e stanno continuando a farlo, per contenere i disagi. Il sistema della protezione civile italiana, composto dai comuni, dalle province, dalle regioni, dai corpi dei vigili del fuoco, dai volontari, dalle protezioni civili regionali, questo sistema complesso, è un sistema che tutto il mondo ci invidia, essendo un sistema radicato ed efficace.
La situazione di emergenza nel centro Italia è stata caratterizzata da una concatenazione di fenomeni naturali senza precedenti: una nevicata di dimensioni che non si registravano da alcuni decenni e una terribile coincidenza con numerose scosse di terremoto. Una situazione di questo tipo, come ha già evidenziato il Presidente Gentiloni nel suo intervento al Senato, non si ricorda davvero a memoria d'uomo. Il primo avviso di condizioni meteorologiche avverse, diramato dalla Protezione Civile, risale a domenica 15 gennaio. Per rafforzare le consuete procedure di allertamento e di monitoraggio in tempo reale degli eventi sulle quattro regioni colpite dal sisma, il Dipartimento di protezione civile ha attivato, sin dal giorno 15, punti di situazione periodici con la Dicomac – istituita a Rieti ed operativa già dal 28 agosto –, il centro operativo nazionale dei vigili del fuoco, il centro nazionale di viabilità Italia, del Ministero dell'interno, le sale operative di Ferrovie dello Stato, di Enel, le strutture di Protezione civile delle regioni Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo.
La nevicata è stata di un'intensità eccezionale, in particolare tra il 16 e il 19 gennaio. La stazione nivometrica di Campotosto, la sera del 15 gennaio, registrava 30 centimetri di neve, la sera del 18 ne registrava 239, quindi oltre due metri di neve si erano accumulati in quel lasso di tempo. Nell'area di Farindola, il comune in cui era situato l'hotel Rigopiano, oltre due metri di neve si sono accumulati in 72 ore. Queste precipitazioni eccezionali hanno provocato conseguenze molto gravi sul sistema della viabilità e sulla rete elettrica. In aggiunta, come è noto, mercoledì 18 gennaio si sono registrate quattro scosse rilevanti: la prima alle ore 10,25, di magnitudo 5.1, la seconda alle 11,14, di 5.5 (la più forte), la terza alle 11,25, di 5.4, e la quarta alle 14,33, di 5.0. Alcune ore dopo, una slavina di enormi proporzioni, a oltre 100 chilometri all'ora, si è abbattuta sull'hotel Rigopiano. La concomitanza di fenomeni così impattanti ha reso complicatissimi gli interventi di emergenza, e la situazione più complessa è risultata senza dubbio quella dell'hotel Rigopiano. Date le difficili condizioni, i soccorsi sono mossi in convoglio composto da squadre speciali della Guardia di finanza, dei vigili del fuoco, del soccorso alpino dei Carabinieri, della Polizia di Stato e il 118 con l'ausilio di una turbina dell'ANAS per aprire la strada.
A causa delle abbondanti nevicate e del rischio di ulteriori slavine, i soccorritori, alle ore 1,30 di mattina di giovedì 18 gennaio, hanno quindi inviato in avanscoperta una squadra di 22 operatori del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico e del soccorso alpino della Guardia di finanza, che con gli sci sono riusciti a raggiungere l'hotel alle ore 4,30 di mattina. Nei giorni seguenti hanno lavorato nell'area duecento persone, con sonde a vapore e telecamere di ultima generazione, oltre che con gli strumenti più avanzati di localizzazione dei cellulari a disposizione delle forze speciali della Guardia di finanza.
Nelle giornate del 20 e del 21 gennaio, gli sforzi delle squadre hanno consentito di portare in salvo nove persone – quattro bambini, tre donne e due uomini –, a cui si aggiungono le due persone tratte in salvo all'esterno della struttura. L'attività di ricerca e soccorso presso l'hotel si è conclusa il 27 gennaio e il 29 l'area è stata lasciata dai soccorritori e perimetrata per la successiva attività dell'Autorità giudiziaria.
Con riferimento al complesso dell'area interessata dagli eventi, sottolineo che, di fronte a questa concatenazione di eventi di così rara frequenza, il dispiegamento di forze coordinate della Protezione civile è stato molto rilevante. Considerata l'impossibilità delle regioni coinvolte di gestire autonomamente eventi di tali proporzioni, si è rafforzata ulteriormente la presenza delle strutture operative e il concorso del volontariato e delle colonne mobili da tutte le altre regioni.
Pertanto, a meno di dodici ore dai nuovi eventi sismici, il numero delle forze in campo, già cospicue al 17 gennaio, quando erano pari a oltre 4 mila unità, ha sfiorato le 7 mila unità, per poi arrivare ad oltre 8 mila nei giorni successivi; al 25 gennaio, erano impegnati circa 11 mila uomini. A questo si aggiunge tutto il personale delle amministrazioni, già in forza sul territorio, e delle associazioni di volontariato regionale e locale.
È stato svolto un lavoro eccezionale, innanzitutto per cercare di raggiungere le frazioni isolate a causa del terremoto e della situazione di crisi determinatasi nella viabilità e, quindi, per soccorrere persone in difficoltà e risolvere i problemi alla rete elettrica. Le abbondanti nevicate, che hanno comportato l'isolamento di numerosissime frazioni in tutto il territorio abruzzese, con le criticità maggiori su Teramo e Pescara e nelle province di Ascoli Piceno e Macerata, hanno infatti reso estremamente complicate le operazioni di ricerca e soccorso, che sono state effettuate sia via terra, sia via aerea, non appena le condizioni meteorologiche lo hanno consentito, sfruttando le brevi finestre temporali concesse dal maltempo.
Segnalazioni e richieste di supporto e intervento di strutture del Servizio nazionale della Protezione civile sono pervenute da oltre 200 comuni delle quattro regioni. L'attività aerea è stata essenziale a supporto dell'operazione via terra, sia nella fase di ricerca e soccorso, sia per l'assistenza della popolazione isolata in frazioni non raggiungibili via terra, con evacuazioni o consegna di viveri, carburante e medicinali a quanti non hanno voluto abbandonare il territorio, sia negli ultimi giorni per la distribuzione di foraggio per gli animali.
Sul territorio di Umbria e Lazio, i disagi fortunatamente sono stati limitati ad alcune frazioni isolate a causa delle abbondanti nevicate, ma non sono stati segnalati problemi alla rete elettrica e ciò ha consentito una gestione più agevole delle operazioni.
Durante l'intera fase dell'emergenza, mentre si portava soccorso e si prestava assistenza alla popolazione colpita, contestualmente si effettuavano sopralluoghi tecnici per valutare il rischio residuo di natura idrogeologica e valanghiva, per verificare le infrastrutture stradali e le infrastrutture idriche, le dighe, per riparare i guasti agli impianti e alle reti di erogazione dei servizi essenziali, così da poterne ripristinare l'erogazione.
Anche in questo caso sono risultati essenziali, quando hanno potuto operare, i mezzi aerei, vista la notevole compromissione della rete stradale. Le missioni aeree, effettuate a seguito degli eventi sismici e dell'emergenza maltempo, sono state 390 e sono stati utilizzati sino a un massimo di 29 elicotteri, messi a disposizione dalle strutture operative. A tali missioni si è sommato il notevole contributo aereo del servizio 118. L'attività aerea è stata effettuata con sistemi di pilotaggio remoto (droni), con circa 85 voli per ricognizione e verifiche in aree inaccessibili.
La peculiarità di alcune situazioni di soccorso estremamente complesse ha poi richiesto la presenza contemporanea e del raccordo delle attività tra diverse specializzazioni appartenenti a Corpi e strutture differenti, come il Corpo nazionale del Soccorso alpino, reparti speciali della Polizia di Stato, la Guardia di finanza.
Quanto alla prima assistenza, la dimensione tragica della valanga e quella eccezionale della nevicata non possono far dimenticare l'emergenza sentita dalle popolazioni, in particolare sul tema del terremoto e della stabilità degli edifici. Le persone in assistenza nei centri coordinati dalla Protezione civile erano circa 10 mila il 17 gennaio e sono diventate 15 mila il 24 di gennaio.
Per quanto riguarda il ripristino della viabilità, lo sforzo ha visto impegnate 146 tra turbine e frese e 250 mezzi antineve specifici, e ha consentito di riportare la situazione, nel corso dei giorni seguenti all'apice della crisi, a una parvenza di normalità. Dal 23 gennaio le principali direttrici di viabilità sono percorribili, ad eccezione della statale n. 80, la cosiddetta Statale del Gran Sasso, che collega Teramo a L'Aquila, rimasta interdetta con ordinanza delle Prefetture di Teramo e L'Aquila per pericolo slavine e per una grossa valanga, che ha interessato la sede stradale, come in altre sedi stradali, con alberi e detriti.
Sono in corso attività di valutazione del rischio residuo, propedeutiche all'attività di bonifica e messa in sicurezza, che stanno iniziando in queste ore.
Il lavoro straordinario messo in atto negli ultimi giorni ha consentito, anche sulla rete stradale delle province interessate, il ripristino dei collegamenti con tutti i centri urbani e con le principali frazioni. Rimangono alcune interruzioni alla circolazione in diverse criticità, che interessano in particolar modo le aree al confine tra le province di Teramo, L'Aquila e Ascoli Piceno. Sono in corso ulteriori attività di miglioramento della viabilità, propedeutiche al ripristino della circolazione anche su alcuni agglomerati abitativi e attività agricole ancora irraggiungibili.
Le attività della Struttura tecnica di ANAS per il coordinamento degli interventi di messa in sicurezza e di ripristino della viabilità hanno permesso anche la finalizzazione del primo stralcio del programma di ripristino e messa in sicurezza della rete stradale, contenente gli interventi realizzabili con tempistiche e finalità coerenti con la gestione emergenziale.
Abbiamo cercato di fare, cioè, un piano integrato per migliorare l'accessibilità dell'area. Il 26 gennaio questo Piano è stato presentato alle quattro regioni interessate, che ne hanno condiviso la metodologia di lavoro, i criteri di priorità e sono stati illustrati gli elementi principali di questo Piano integrato di miglioramento dell'accessibilità.
Per quanto riguarda le disalimentazioni dell'energia elettrica, le copiose nevicate hanno, oltre ai danni sulla rete di alta tensione, danneggiato 210 linee di distribuzione, per un totale di circa 3 mila chilometri di linee, a causa della formazione di manicotti di ghiaccio e della caduta di alberi. A ciò si sono aggiunte le difficoltà estreme nel raggiungere i siti dove sono posizionate le cabine elettriche. Nel momento di picco di questa crisi, cioè mercoledì 18 gennaio, le utenze non allacciate hanno raggiunto la cifra considerevole di 177 mila, che descrive la dimensione della crisi medesima. Dalle prime ore della mattinata del 25 gennaio, per l'ENEL l'emergenza può considerarsi praticamente conclusa. Le operazioni continueranno, tuttavia, nelle prossime settimane, per assicurare il ritorno alla piena operatività dei tratti di rete danneggiati.
La forte nevicata, come ho già detto, ha provocato danni anche su alcune linee elettriche nelle province di Teramo, Macerata e Ascoli Piceno, che hanno comportato la mancata alimentazione delle cabine primarie sulla rete di distribuzione elettrica. Nel pomeriggio del 22 gennaio le criticità si erano risolte grazie al lavoro di 200 tecnici.
In tutti questi interventi, in cui abbiamo cimentato il sistema della Protezione civile, l'ENEL, eccetera, ovviamente saranno sicuramente state eseguite in maniera non perfetta alcune operazioni, e alcuni disagi, probabilmente, potevano essere evitati, e questo è il lavoro che, mentre lodiamo il sacrificio di questi uomini e queste donne che sono stati giorni e giorni al freddo e al gelo, ci impegniamo anche a cercare insieme di analizzare i momenti in cui questa macchina importante ed efficiente, la Protezione civile, poteva e potrà essere maggiormente efficientata.
Un ulteriore fronte ha riguardato la verifica della situazione della tenuta delle dighe: vi sono quaranta dighe nell'area interessata dal sisma, che vengono monitorate di prassi con un lavoro coordinato dal mio Ministero e dalla Protezione civile ogni volta che si verifica una scossa al di sopra della magnitudo 4, e che, quindi, sono state ripetutamente monitorate nel corso degli ultimi mesi.
Ho convocato un incontro con i presidenti delle regioni, i concessionari delle dighe, la Protezione civile e il vicepresidente della Commissione Grandi Rischi per fare il punto sulla situazione, in particolare intorno agli impianti del bacino di Campotosto, per valutare gli interventi di prevenzione, da un lato, e per valutare gli interventi di controllo, dall'altro. È emerso che, dai controlli e dalle verifiche effettuate dall'ENEL sulle dighe interessate, non risultano anomalie rilevanti, ma si è, comunque, concordato di continuare sullo stesso percorso, mantenendo alta l'attenzione.
La Direzione generale delle dighe si è impegnata a procedere subito all'aggiornamento di tutti i documenti di Protezione civile, che pure sono validi, delle tre dighe e a promuovere ulteriori approfondimenti tecnico-scientifici, mentre la regione Abruzzo si è impegnata ad avviare tempestivamente le attività per la predisposizione del piano di emergenza della diga di Rio Fucino, assumendo una funzione di coordinamento, di intesa con la prefettura di L'Aquila e di Teramo; ho sollecitato, anche qui, la prosecuzione del monitoraggio e la condivisione delle informazioni.
Come è noto, dal 22 gennaio, pur non essendoci motivazioni tecniche e nessuna criticità, l'ENEL ha comunque ritenuto in via altamente prudenziale di procedere ad una riduzione del livello d'invaso del serbatoio, che il 23 gennaio era pari a un volume del 40 per cento del massimo invasabile. Come sapete, nel Consiglio dei ministri del 20 gennaio, è stato esteso lo stato di emergenza e deliberato un primo stanziamento e nei prossimi giorni il Governo varerà un decreto appunto per cercare di affrontare in maniera sempre più efficace questo tipo di emergenze, che pure hanno caratteristiche di straordinaria eccezionalità, ma che devono trovarci non sazi, non appagati, ma sempre in continua necessità di miglioramento per il dolore e per la fatica che stanno sopportando le nostre popolazioni colpite .
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, tutto il gruppo del Partito Democratico si unisce alle sue parole di cordoglio per le vittime di questa nuova emergenza, della tragedia dell'hotel Rigopiano e dell'incidente dell'elisoccorso. Un'altra prova durissima per le popolazioni del centro Italia, colpite da una serie di eventi eccezionali che mettono a dura prova la straordinaria capacità di reazione, che pure stanno continuando a dimostrare quelle comunità. Le nuove scosse del 18 gennaio, sommate alle nevicate di enorme intensità che hanno colpito in particolare l'Abruzzo e le Marche, si sono abbattute su un contesto già sottoposto a una fortissima pressione. La complessità della nuova emergenza ha richiesto uno sforzo straordinario al sistema dei soccorsi che, ancora una volta, ha dato prova di grande efficienza e professionalità. Si sono mobilitati in tempi rapidi migliaia di donne e uomini del sistema di Protezione civile, strutture operative e colonne mobili regionali, Vigili del fuoco, Esercito, Forze di polizia, soccorso alpino, organizzazioni di volontariato, oltre al personale delle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli. Più di 15 mila persone sono state assistite nei centri coordinati dalla Protezione civile. Un impegno che prosegue senza sosta dal 24 agosto del 2016, 161 giorni e notti di lavoro interrotto. Vorrei che tutti ne avessimo la consapevolezza mentre discutiamo in quest'Aula, per rispetto a coloro che in questi mesi hanno dimostrato nei fatti, non a parole, e talvolta mettendo a rischio la propria vita, cosa significa essere servitori dello Stato e dunque della collettività dei cittadini. Ecco perché ci uniamo, signor Ministro, alle sue parole di apprezzamento e di riconoscenza ed orgoglio per un sistema di protezione civile che è patrimonio dell'intera nazione. Occorre essere netti: è giusto e doveroso fare chiarezza, indagare le cause di ritardi ed omissioni, se ci sono state, ed individuare eventuali responsabilità. A livello parlamentare lo stiamo facendo e chiediamo al Governo di fare altrettanto per ricostruire quello che non è andato e correggere, nel caso, errori e mancanze. Ci affidiamo alla magistratura per quel che le compete e riconosciamo un ruolo importante anche ai mezzi di informazione, ma confidiamo che ciascuno faccia la propria parte con la massima coscienza, senza ricercare sensazionalismi o ribalte per il rispetto delle persone colpite dalla tragedia e per quanti hanno compiuto il proprio dovere in condizioni estreme.
In questi giorni abbiamo visto due facce opposte della nostra Italia, uomini e donne delle istituzioni, amministrazioni e volontari impegnati senza riserve per affrontare l'emergenza; nello stesso tempo, sciacalli da studio televisivo o da tastiera, esperti improvvisati, impegnati con la stessa intensità a seminare rabbia e sfiducia . Abbiamo visto riaffiorare protagonisti di pagine oscure, ma gli italiani non dimenticano le risate al telefono nelle ore terribili del terremoto de L'Aquila, gli scandali di opacità e corruzione dei grandi eventi. Noi, ora come allora, sappiamo da che parte stare. Il nostro dovere di legislatori è quello di produrre norme efficaci, applicabili, capaci di dare risposte rapide e utili. Il Parlamento, il Governo Renzi, il Governo Gentiloni hanno lavorato in questa direzione fin dall'inizio, confrontandosi con le regioni, le amministrazioni locali, grazie al lavoro del Capo Dipartimento Curcio e del commissario Errani. Potevamo fare di più e meglio ? Si può sempre fare di più, ma non è nemmeno con la migliore delle leggi che possiamo illuderci di ottenere quello che più ci serve in questo momento per affrontare la sfida enorme che abbiamo davanti: ricostruire il senso di comunità, sentirsi impegnati in un progetto condiviso, assumere ciascuno le proprie responsabilità, non temere i controlli, che, però, a loro volta non devono paralizzare, ma aiutare a fare scelte più ponderate ed efficaci.
La capacità di ascoltare e farsi carico concretamente dei bisogni delle persone è cosa totalmente diversa dallo speculare cinicamente sulle preoccupazioni di chi vive in situazioni di difficoltà. Questa non è una cosa che possiamo sancire per legge, ma da qui non si sfugge e da qui il Paese e i cittadini che ora vivono nel disagio misureranno la serietà dei loro rappresentanti nelle istituzioni e nella politica.
La scorsa settimana il Governo ha esteso lo stato di emergenza e sta lavorando a un nuovo decreto per rafforzare alcune delle misure già previste nei precedenti provvedimenti. Noi non abbiamo dubbi sulle risorse, sono stati i nostri Governi a istituire il Fondo per le emergenze nazionali per fronteggiare nell'immediato le prime necessità, è stata la legge di stabilità dello scorso anno a introdurre per la prima volta il ristoro dei danni da calamità subiti da cittadini e imprese. Nell'ultima legge di bilancio ci sono 7 miliardi per la ricostruzione e l'impegno finanziario anche per far fronte ai nuovi danni non verrà meno.
Non ci sarà vincolo di bilancio che tenga, nemmeno a livello europeo, perché la sicurezza dei cittadini europei, umbri, marchigiani, abruzzesi e laziali viene prima di tutto.
Chiediamo al Governo di curare alcune priorità: massimo impegno per supportare le strutture tecniche e amministrative nei territori colpiti, sottoposte ad un enorme carico di lavoro, di peso e complessità, procedure per velocizzare l'avvio della fase della ricostruzione, chiarire meglio le procedure da mettere in atto nell'emergenza, se necessario, perché non si possono contrapporre le esigenze di tempestività e quelle di trasparenza, potenziare le misure a sostegno della ripresa economica nelle aree terremotate e occuparci di ricostruzione imparando da quel che è accaduto, agendo di conseguenza, dare sostanza e forza al Piano Casa Italia sulla prevenzione e la manutenzione del territorio, delle reti e dei servizi essenziali per i cittadini e riprendere con forza il lavoro di previsione, monitoraggio dei rischi e prevenzione, anche approvando in tempi rapidi la legge di riordino della Protezione civile.
Su tutti questi fronti, signora Presidente, non mancherà l'impegno del Partito Democratico nel sostenere l'azione del Governo e delle altre istituzioni e alle comunità colpite dal terremoto non faremo mancare la nostra vicinanza e il nostro sostegno operoso e concreto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Ministro Delrio, lei ha parlato di coincidenze e concatenazioni fortuite. Mi dispiace dirlo, ma una valanga non è una coincidenza, né una fatalità. Noi sappiamo già dove potrebbero avvenire le valanghe, noi dobbiamo prevenire le valanghe, dobbiamo prevenire la presenza dell'uomo, laddove dovrebbero esserci delle valanghe.
Quando lei ha parlato di vittime di questa emergenza, le vittime non sono solo purtroppo quelle dell'hotel Rigopiano, forse sono quelle mediaticamente più conosciute, ma ci sono vittime degli altri disastri che hanno creato le pubbliche amministrazioni e l'Enel; sono le vittime di Brittoli, Crognaleto, di Campotosto, ci sono anche le vittime che in realtà non sono vittime solo grazie all'eroismo dei soccorritori e sono tantissime.
Ora, Ministro: uno Stato può basare la propria azione sull'eroismo dei propri soccorritori ? No, uno Stato non deve basare l'azione sui singoli uno Stato non ha senso se si basa solo sui singoli, uno Stato deve essere presente con le sue strutture. Soccorritori che erano lì all'hotel Rigopiano, in provincia di Teramo o di Ascoli, in carenza di mezzi, in carenza dell'abbigliamento adatto per scavare nelle macerie dell'hotel. Lei lo sa che non c'era l'abbigliamento adatto e che avevano l'abbigliamento normale i vigili del fuoco ? E loro hanno lavorato per giorni e notti senza riposare – anche nelle sale operative è così –, per spirito di corpo e spirito di comunità, di cittadinanza, di dover salvare il prossimo.
Vede, Ministro, le responsabilità in quello che è avvenuto in quella settimana – perché parliamo di una settimana intera – in realtà sono tante e ora che è finito anche il tempo dei lutti, ora dovranno emergere queste responsabilità, a tutti i livelli. E, vede, Ministro, le responsabilità in parte potrebbero anche essere sue. D'altra parte, il riordino delle province prende il suo nome, lì dove c’è l'incomprensibilità delle competenze delle province, lì dove sono stati tagliati i finanziamenti alle province: questo è anche colpa del suo Governo, Ministro.
E parliamo dei livelli decisionali: a tutti i livelli, provincia, regione, Governo, Ministro, in Abruzzo ma anche in provincia di Ascoli Piceno, mi dispiace dirlo, ma è sempre il suo partito che aveva in mano tutti i livelli decisionali, dalla provincia di Pescara alla provincia di Fermo, dalla regione Abruzzo alla regione Marche sino al Governo.
Ebbene, Ministro, andiamo più nel concreto e lei l'ha anche specificato: se da domenica 15 gennaio già si conoscevano le condizioni meteo e l'allerta meteo in quei territori, vorrei sapere perché non è stato fatto nulla dal 15 gennaio e si è aspettato di mettersi in movimento solo dopo la tragedia. Perché purtroppo da noi lo Stato, Ministro, arriva dopo le tragedie, invece di fare prevenzione.
Ministro, parliamo della regione Abruzzo laddove, ad esempio, il responsabile del servizio neve e valanghe non c’è dal gennaio 2016 e dove la carta del rischio delle valanghe manca dal 1992. È questo che ha creato forse anche quella tragedia ? Forse sì, Ministro.
Ebbene, Ministro, i presidenti di regione e di provincia invece di pensare alla prevenzione e alla propria popolazione hanno passato tutto il tempo, sino a dicembre, a pensare al suo e al vostro governativo referendum elettorale sul referendum costituzionale e hanno distolto la loro azione amministrativa – era quello che doveva essere fatto – da quanto doveva essere fatto prima delle tragedie, non dopo le tragedie. Questo dimostra, Ministro, la lontananza dei vari politici a tutti i livelli dal proprio popolo, la mancanza di interesse. Parliamo, ad esempio, del Presidente della provincia di Pescara che affermava dal 6 gennaio che il piano neve fosse già in corso e funzionasse perfettamente. Ministro, in tre giorni è possibile che non si fosse trovata una turbina ? È possibile morire in Italia per la mancanza di una turbina che vada a liberare vittime o persone isolate in un hotel da cento posti ? È ancora possibile nel 2017, Ministro ?
Ministro, delle responsabilità giudiziarie e penali si occuperà direttamente la procura di Pescara e noi controlleremo e verificheremo che davvero questa volta la procura e il tribunale di Pescara facciano seriamente il loro lavoro. Ma qui in quest'Aula ci dobbiamo occupare delle responsabilità politiche che sono forse ancora più gravi di quelle penali perché le responsabilità politiche vengono prima. Ebbene, Ministro, noi non parteciperemo a coprire e a mettere la polvere sotto il tappeto. Qui adesso è venuta l'ora di scoprire queste responsabilità e senza reticenza noi le scopriremo. Ora vogliamo solo capire da lei, Ministro e magari anche da tutta quest'Aula, se l'interesse a scoprire le responsabilità politiche è solo nostro o se è di tutta quest'Aula insieme, perché semplicemente, Ministro, le responsabilità servono per far sì che questa tragedia non accada mai più. Sembra una parola vuota, ma è questo: mai più. Troppe volte si è detto «mai più» e puntualmente accadono sempre le medesime tragedie
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.
FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Devo riprendere la parola oggi dopo una settimana. La settimana scorsa era il momento del dolore e del cordoglio. Questo deve essere il momento delle responsabilità e delle risposte. Quelle responsabilità e risposte che, invece, non ho sentito nell'intervento del Governo. È vero, 2 milioni di tonnellate di neve in cento ore ma ciò non giustifica questa mezza regione lasciata senza luce e senza acqua e senza riscaldamento per cinque, sei, sette giorni. Non ha parlato anche dell'emergenza terremoto e, allora, mi limito soltanto a citare un passaggio della gestione sbagliata con cui voi state affrontando questo tema. Qualche tempo fa avete assegnato finalmente le prime casette ad Amatrice e lo avete fatto con l'estrazione non estraendo a chi toccava quale, ma a chi toccava e a chi non toccava, trasformando così il diritto in un privilegio: e questo è vergognoso e mi fermo qui.
Così come non voglio parlare della vicenda di Rigopiano perché è giusto che sia la magistratura, come ha detto anche Colletti, che faccia il suo compito e il suo ruolo e su troppi hanno pontificato e sentenziato. Però mi permetto di dirle, signor Ministro, corregga almeno le cifre: purtroppo sono ventinove e non ventiquattro, come ha detto lei, le vittime di quella tragedia e ci sono anche le cinque vittime sempre per la neve negli altri paesi che prima qualche collega ha citato. Non è pensabile che nel terzo millennio l'ENEL non sia in grado di restituire l'elettricità a decine, a centinaia, a migliaia di famiglie. Non è pensabile che questa situazione si sia protratta per settimane. Non è pensabile che tutt'oggi, questa mattina, in questo momento ci sono numerosi comuni d'Abruzzo che non hanno la linea telefonica: dopo diciassette giorni ! Sollecitato da un mio sindaco, questa mattina ho chiamato disperatamente la Prefettura che mi ha detto: ci segnali quali sono i comuni ancora isolati. Ma devo essere io a segnalare alla Prefettura quali sono i comuni che sono ancora isolati dalla Telecom ? Ma siamo nell'età del Terzo millennio e non esiste la telematica su questo ? Deve essere il parlamentare che segnala ? Dopodiché mi ha richiamato qualche ora dopo e la Telecom ha provveduto trasferendo le chiamate da linea fissa sul cellulare del sindaco: ma dove siamo ? Ma le responsabilità di tutto questo dove le troviamo ? Le dovete trovare, le dobbiamo trovare perché non possiamo lasciare senza risposta le persone che hanno sofferto e che stanno ancora nel disagio. E allora il decreto che emanerete deve contenere anche risposte chiare e nette a questo. Voi avete la responsabilità di questo perché, caro Ministro, porta il suo nome il decreto con cui avete smontato le province e non avete trovato un'alternativa a queste perché, se è vero che c’è stata un'eccezionale nevicata, è altrettanto vero che i mezzi erano fermi perché le province non avevano più gli operai per portare quei mezzi perché non c'era più un'organizzazione che portasse avanti quelle risposte. Ci sono stati comuni, ci sono degli alberghi che hanno avuto 150 ragazzi per sette giorni isolati sui campi da sci: ma i campi da sci normalmente vengono serviti dalle strade e, invece no, perché avete fatto una riforma che ha smontato le province e non ha garantito nulla dopo perché avete agito con arroganza. Oggi con quella stessa arroganza voi vi accapigliate a pensare alle guerre interne, al perenne congresso del PD, a quando tornare al voto e non a quando dare una risposta vera, seria e concreta a questa esigenza Io mi scuso per questa rabbia, ma è la rabbia che mi viene dall'incapacità e dall'impossibilità di aver potuto dare risposte ai miei conterranei che con dignità, con sofferenza ma con il senso dell'onore mi hanno tante volte interrogato e tante volte non ho saputo dare risposta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianni Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, la ringrazio per la sua informativa corretta ed esauriente. In queste circostanze credo che occorra unirsi ed evitare urla e strumentalizzazioni. Potrei dire tante cose perché su quei monti ci sono nato e cresciuto. Li conosco come le mie tasche e le lascio immaginare il dolore per persone care che sono state coinvolte dai lutti che hanno suscitato un moto di generosità e di commozione in tutto il Paese e che ci dimostra come noi siamo cittadini di un grande Paese in cui la cultura della solidarietà si alimenta non solo per la nostra comune formazione cattolica, ma anche perché siamo in grado, nei momenti di dolore, di unirci. Non solo i professionisti del soccorso, la Protezione civile, lo Stato, ma tanti volontari, semplici operai, anziani, donne, li ho visti spalare in paesi sommersi da 2 o 3 metri di neve; in Abruzzo sono scesi venti milioni di tonnellate di neve che adesso peraltro si stanno sciogliendo e ci saranno seri problemi – immagino – di frane e smottamenti, essendo il dissesto idro-geologico, purtroppo, uno dei mali del nostro Paese. A me hanno molto colpito – e vorrei riportarla perché credo che il Parlamento debba alimentarsi anche di fatti positivi – gli studenti di Pescara che partirono la mattina presto alle sei, le loro scuole erano chiuse, e andarono a Montebello, a Farindola, a Penne, a spalare la neve per aiutare i loro concittadini. E mi ha molto colpito anche, caro Ministro, l'impegno generoso di migliaia di consiglieri comunali, assessori, sindaci, che si sono mobilitati. Sono loro l'ossatura democratica di questo Paese dopo la fine dei partiti. Gente che conosco, che va a lavorare la mattina, anche lavori umili, e poi il pomeriggio smette gli abiti da lavoro e fa politica, fa amministrazione; sono il fattore più potente di coesione sociale dell'Appennino abruzzese. Purtroppo è vero che negli ultimi anni sono stati lasciati a volte soli, anche per politiche sbagliate dell'austerità.
Voglio mettere in rilievo però un fatto: mentre i soccorsi erano in pieno corso, alcuni sciacalli, nelle comode poltrone delle nostre televisioni, cercavano capri espiatori. Stiano attenti questi sciacalli, lascino in pace questi sindaci, questi assessori, questi amministratori, che in quei giorni hanno lavorato senza risparmiarsi .
Mi auguro, caro Ministro, che si affrontino adesso le nuove emergenze. All'Aquila ventitré scuole sono chiuse; a Teramo le trenta scuole cittadine sono tutte chiuse; decine di scuole elementari e materne di quei paesi sono chiuse, sono in attesa degli esiti di agibilità, della verifica di vulnerabilità sismica delle scuole. Il diritto allo studio e il diritto alla sicurezza non possono non applicarsi anche in quei paesi della montagna dell'Appennino. Quindi, vediamo come risponderemo alle esigenze che ci sono, a fare presto e bene queste verifiche sulla vulnerabilità sismica e, laddove necessario, a produrre i moduli provvisori scolastici, perché non possiamo lasciare i nostri figli senza scuola. Ci sono scuole nell'aquilano, nel teramano, nell'alto pescarese, che sono chiuse da 20-30 giorni e non è possibile !
Concludo augurandomi che il decreto che il Governo sta varando affronti perbene il risarcimento dei danni alle persone, alle famiglie, all'economia. Ristoratori, allevatori, agricoltori, commercianti, artigiani, sono in ginocchio e noi chiediamo al Governo di fare la sua parte e sono certo che in Parlamento, da questa parte, non mancherà un sostegno reale a questa azione volta a far risollevare una parte importante del nostro Paese
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Grazie signora Presidente. Grazie a lei signor Ministro per la sua ricostruzione puntuale degli eventi di queste tragiche settimane. Su una cosa siamo tutti d'accordo: sulla vicinanza e la solidarietà alle vittime e alle famiglie delle vittime in questi momenti difficili e sul grande apprezzamento, la vicinanza e l'orgoglio anche, per il lavoro svolto da migliaia di giovani e meno giovani del nostro sistema di protezione civile, vero orgoglio di questo Paese e vero segno, forse, dell'unità di questo Paese, che nei momenti difficili si mobilita tutto, da nord a sud, con tutte le sue forze.
Lei ha parlato di una peculiarità, di un sistema concatenato di eventi che si è accanito su una porzione d'Italia, del centro Italia. È vero Ministro. È vero anche che molto particolarmente questa serie di eventi tragici si sono accaniti su un punto in cui convergono quattro regioni diverse, sei province diverse, quindi anche con molti problemi di e di linea di comando.
Io trovo molto opportuno Ministro che dopodomani si arriverà a un nuovo decreto su questa particolare emergenza, che è diversa dalle emergenze che hanno colpito fino ad oggi le popolazioni del centro Italia, perché – è bene ricordare – noi ci troviamo sotto lo schiaffo angosciante del terremoto ormai da otto anni, con dei brevi periodi di discontinuità. Gli ultimi mesi, dal 24 agosto ad oggi, sono stati scanditi dalle scosse più o meno forti e abbiamo avuto su quella stessa area una perturbazione, una nevicata, dalle proporzioni che lei ha descritto, che sono assolutamente eccezionali e straordinarie. Quindi è servito uno sforzo di tutti, delle istituzioni locali, delle istituzioni nazionali, dei cittadini provati fortemente dagli eventi e ancora sotto il terrore, la paura, del terremoto che mercoledì 18 gennaio ha colpito per quattro volte. È stato un evento straordinario, si è arrivati a picchi del 5.4, ma per quattro volte nell'arco di poche ore. Il terremoto non ha fatto grandi danni il 18 di gennaio, ma ha minato fortemente la psiche, le coscienze, di tutti quelli che erano nelle case magari bloccati dalla neve, senza corrente elettrica, e ha anche spaventato chi andava a soccorrere, chi in quel momento si muoveva per mettere in moto la catena dei soccorsi.
In tutto questo, io condivido molte cose dette dai colleghi, però non mi appassiona la ricerca delle responsabilità, non perché non sia importante, ma perché credo che in Italia ormai lo facciano in troppi, è uno sport, quello della ricerca della responsabilità, abusato e molti fanno confusione. Io credo che ci sia chi se ne debba occupare e se ne occuperà. Il Parlamento ha la necessità di capire e di intervenire perché alcuni problemi forti che si sono verificati in questi giorni, non si verifichino più.
La prima cosa inaccettabile, Ministro, l'abbiamo detta, va ripetuta in tutte le sedi, è lo scarso funzionamento della nostra infrastruttura elettrica fondamentale. Noi abbiamo verificato investimenti di Terna ed ENEL (ENEL Distribuzione) negli anni passati per diversi milioni di euro. Bene, sarà importante stabilire dove sono andati questi investimenti, l'efficacia misurata di questi investimenti, e come sia possibile che una regione arrivi con una nevicata a essere esclusa per 200 mila utenze, 186 mila utenze; la media, mi dicono, è di tre persone per ogni utenza elettrica, quindi qui parliamo circa di 600 mila persone, metà regione, messa in ginocchio. Questa è una cosa che è inaccettabile e anche la reazione dell'ENEL, che pure è stata generosa con tutti i suoi uomini, ha dimostrato grossa disorganizzazione. Noi abbiamo ancora oggi, Ministro, in Abruzzo, delle cabine servite con generatori più o meno di fortuna. Non può essere quella la soluzione a regime.
Io non condanno, invece, gli interventi sulla viabilità e nemmeno i soccorsi. Chi conosce l'hotel Rigopiano, chi conosce quelle zone sotto il Monte Camicia (io le frequento da quando ero un bambino, da quando ancora quell'hotel non c'era), sa che parliamo di un posto sperduto a dieci chilometri da ogni altro insediamento civile. Quindi, immaginare di organizzare un soccorso e l'efficienza di una viabilità lì, in poche ore o pochi minuti, come qualcuno ha detto, è davvero incredibile e senza senso. Anche perché l'Abruzzo si trovava in un'emergenza su tutto il fronte montano: noi avevamo paesi isolati, frazioni isolate, alberghi isolati, quindi pensare che saremmo potuti arrivare lì in pochi minuti è illusorio. In realtà, non avrebbe mai pensato nessuno ad una valanga, e non ci pensavo io quando a dieci anni salivo quei boschi: erano boschi secolari, io non avrei mai pensato che lì una valanga potesse venir giù. Quindi, credo che vadano fatte, per carità, tutte le analisi, ma io assolvo chi in quei momenti si trovava a decidere, a operare e ad intervenire.
È ben differente, ripeto, il problema dell'energia elettrica. Noi dovremo fare delle norme, giovedì ci saranno; non tutto si risolve con le norme. La Protezione civile ha dimostrato efficienza; forse qualche problema nella linea di comando.
PRESIDENTE. Concluda, deputato.
PAOLO TANCREDI. Sto concludendo. Qualche problema nella linea di comando, che va registrata, anche con l'intervento delle prefetture, il coordinamento tra le prefetture, le province e i sindaci: è importante in quei momenti sapere chi comanda e chi deve prendere le decisioni, e questo qualche volta è mancato.
Concludo con un appello forte, Ministro, sulle scuole. Le scuole sono il primo elemento di radicamento sul territorio.
PRESIDENTE. Deputato, deve chiudere.
PAOLO TANCREDI. Noi rischiamo di spopolare le nostre città e i nostri territori .
PRESIDENTE. Prego i colleghi di attenersi ai tempi assegnati.
Ha chiesto di parlare la deputata Barbara Saltamartini. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, vede, ho sentito parole in quest'Aula, in questi interventi, così come quelle che abbiamo sentito tutte le volte che ci siamo ritrovati qui a discutere di eventi legati al terremoto, che da cinque lunghi mesi sembra non avere fine, da quella notte del 24 agosto fino ad arrivare agli eventi climatici che da sessant'anni circa non si verificavano in Italia; ho sentito tante parole. Quella più ricorrente è: bisogna dimostrare la serietà della politica, spesso associata all'idea che c’è qualcuno che legittimamente, andando sui territori per poter parlare con gli amministratori locali, per poter vedere che cosa realmente stava accadendo, viene definito in maniera molto semplicistica, se non becera «sciacallo». Beh, allora mi viene da dire una cosa, e la dico anche al Ministro presente, ovviamente rivolgendomi a lui come espressione del Governo; e mi dispiace che ci sia solo lei oggi, Ministro, in quest'Aula in un'informativa così importante.
Vede, la serietà della politica si dimostra non dicendo che le colpe verranno messe in evidenza e accertate dalle autorità giudiziarie: la serietà della politica si dimostra nel fatto che, poiché questi eventi sono una lunga scia, alcuni anche imprevedibili, di quello che è accaduto la notte del 24 agosto, ma molti di questi eventi erano stati ampiamente previsti (vedi i fattori climatici di cui lei stesso ci ha parlato), avremmo dovuto mettere in campo da subito una diversa cabina di regia, signor Ministro. Perché quello che è successo rispetto anche ad una linea di comando che spesso, soprattutto negli ultimi eventi del 18 gennaio, ha dimostrato delle criticità, non si debba più ripetere.
La serietà della politica sta nel fatto che, stante gli eventi che sono accaduti, la politica deve denunciare quello che non è stato fatto, per far sì che ciò non riavvenga più. E quando la politica denuncia, allo stesso tempo propone: come abbiamo fatto noi della Lega, proponendo da subito, in ogni provvedimento legislativo che ci veniva portato, o nelle Commissioni o in Aula, degli interventi precisi. Lo abbiamo fatto presentando una proposta di legge, lo voglio ricordare, sullo snellimento della burocrazia, proprio finalizzata ad eventi così particolari come quelli di un terremoto, che porta la prima firma dell'onorevole Pini e che è stata sottoscritta da tutto il gruppo della Lega, ovviamente. Lo abbiamo fatto presentando emendamenti specifici e precisi anche al decreto-legge cosiddetto Mezzogiorno, così come lo avevamo fatto anche nella legge di stabilità. Questo fa la politica seria !
La politica seria per esempio, signor Ministro, invece che dire che si è sciacalli perché si va a visitare i luoghi dove sono avvenute queste tragedie, anche per portare un semplice sostegno alla popolazione devastata, non permette a Curcio di andare in televisione il 18 sera nel salotto di a dire che va tutto bene e che è tutto sotto controllo, perché così non era ! Questo fa la politica seria: altro che gridare allo sciacallaggio nei confronti di altre persone che in quei luoghi ci sono andate. La politica seria fa sì che, siccome la linea di comando è chiaro ed era evidente che non stava funzionando... Ed era chiaro ed evidente, caro Ministro, per esempio che non si può nominare un commissario alla ricostruzione se questo commissario non ha neanche aperto un ufficio dove poter andare per poter chiedere informazioni: perché anche questo sta succedendo, Ministro ! E lei credo che ne sia al corrente.
La politica è seria quando si danno poteri speciali, ad esempio, alla Protezione civile, com'era stato fatto in passato, e non si tagliano i fondi ! La politica è seria quando al Corpo dei vigili del fuoco si dà la possibilità di avere uno stipendio dignitoso e non sotto norma, e che li tuteli anche nel caso in cui siano costretti ad avversità quali quelle che hanno vissuto ! E mai verrà meno il nostro ringraziamento a tutti questi uomini e queste donne che hanno lavorato ininterrottamente per salvare vite e per mettere in sicurezza le popolazioni. La politica seria fa sì che sulla richiesta da parte delle opposizioni, già quando fu fatto il precedente decreto-legge, di collaborare, di fare sì che ci fosse unanimità di intenti, il Governo avrebbe dovuto chiamare anche le opposizioni ! Io mi auguro che nella predisposizione di questo decreto-legge ci sia ancora l'opportunità di farlo, signor Ministro.
Oggi il Governo in Commissione bilancio (e mi avvio alla conclusione) ci ha chiesto di ritirare tutti gli emendamenti proposti sul tema del sisma e degli eventi climatici del 18 gennaio, perché saranno debitamente accolti nel decreto-legge «terremoto» che sta per essere varato. Noi ci auguriamo che ciò sia fatto, perché in quegli emendamenti ci sono le richieste degli amministratori locali, a cui va il nostro ringraziamento perché, se non ci fossero stati i nostri sindaci accanto alle popolazioni colpite, purtroppo lo Stato non si sarebbe sentito; a loro va il nostro ringraziamento. Ma io mi auguro, signor Ministro, che veramente questo decreto-legge sia il decreto ultimo da fare, perché questa non è più un'emergenza !
PRESIDENTE. Concluda, deputata.
BARBARA SALTAMARTINI. Questa è una condotta che noi dobbiamo prendere e tenere perché purtroppo sono ormai cinque mesi che queste popolazioni versano in quelle condizioni. E allora – e chiudo, Presidente, chiudo, mi perdoni –, Ministro, abbiamo un'occasione importante: possiamo ridare dignità alle nostre popolazioni...
PRESIDENTE. Grazie, deputata.
BARBARA SALTAMARTINI. ...che hanno dimostrato con orgoglio di resistere a questi cataclismi...
BARBARA SALTAMARTINI. ...soltanto facendo cose serie, che a loro servono. Errani e Curcio, probabilmente a loro non servono !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, signor Ministro, grazie per la precisa e dettagliata puntualizzazione degli eventi. Alcune cifre dovrebbero sempre essere ricordate: i 3 mila chilometri di linee elettriche interrotte sono un numero che rende umanamente impossibile il ripristino nei tempi invocati nei televisivi, insomma. Io non userò nessuna parola offensiva nei confronti degli abitatori dei però vorrei partire proprio da questi fatti: domenica pomeriggio un celeberrimo abitatore di ha avuto il coraggio di dire che prima della caduta della slavina sarebbe stato necessario mandare elicotteri, ovviamente nella bufera, a portare in salvo gli ospiti, fino al momento pressoché sereni, dell'hotel Rigopiano. Dimenticava, questa celebrità, che qualche giorno dopo, per salvare in mezzo alla nebbia uno sciatore ferito, cinque uomini del nostro 118 hanno perduto la vita in un incidente sciagurato; purtroppo, ha perduto la vita anche lo sciatore. Sono sei vittime che abbiamo un po’ rimosso, ma che bisognerebbe ogni tanto ricordare perché ci dimostrano quanto sia debole la nostra possibilità di dominare gli eventi, e quanto l'errore, l'imprudenza, l'imprevidenza, il rischio siano sempre con noi, e quanto una somma di eventi avversi possa anche creare delle situazioni oggettivamente non risolvibili.
In queste circostanze, io non vorrei citare, a favore del Governo, il: «piove o nevica, Governo ladro»; voglio andare un po’ più in là.
È quasi inevitabile che in questi consessi si inneschi un gioco delle parti disdicevole. Io ho apprezzato moltissimo l'intervento del collega Melilla, perché in questo gioco delle parti non è entrato, perché, pur essendo portavoce, in questo momento, di un significativo gruppo di opposizione, non ha attaccato il Governo perché in Abruzzo ha nevicato troppo, ma ha detto delle cose sensate su quello che era umanamente possibile o non possibile fare.
Ecco, io vorrei ricordare a tutti che questo gioco delle parti è un gioco assurdo; è il medesimo gioco che comporta che le opposizioni boccino sempre i bilanci di previsione e quando il ruolo di maggioranza e opposizione viene invertito, bilanci pressoché identici sono approvati o bocciati, a seconda se uno si trova in ruoli di maggioranza o in ruoli di opposizione. La serietà della politica, opportunamente invocata dalla collega Saltamartini, richiederebbe che questa cattiva abitudine venisse abbandonata e che almeno di fronte agli eventi più disastrosi ci si comportasse come se fossimo tutti parte del Governo, anche chi non lo è, come se fossimo tutti seduti nel posto oggettivamente scomodo che oggi occupa il Ministro Delrio.
Ebbene, con la medesima serenità di giudizio e obiettività, sicuramente, qualche cosa da rivedere nell'organizzazione della nostra Protezione civile c’è, e non per tornare ai tempi felici, da qualcuno ritenuti felici, in cui il direttore della Protezione civile poteva saltare tutte le regole, salvo poi, essendo anche lui umano, cadere in tentazione e finire, ahimè, sotto processo; non si tratta di saltare tutte le regole, si tratta di avere delle regole specifiche che consentano di ricostruire quando è necessario. Le cattive abitudini che abbiamo oggi di pretendere sempre e comunque un rispetto formale di tutte le regole, anche le più assurde, contrasta con la necessità oggettiva di chi deve affrontare un'emergenza. Nella mia lunga carriera di burocrate mi sono trovato ad affrontare un'emergenza decisamente grave; dover gestire un ospedale in una città senza acqua e senza luce elettrica non è, oggettivamente, uno scherzo.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIOVANNI MONCHIERO. In quell'occasione, e concludo Presidente, con un po’ di fortuna e anche con qualche intuizione siamo riusciti a tenere aperto l'ospedale procurandoci l'acqua in un modo che sarebbe troppo lungo descrivere, ma certamente non utilizzando l'acquedotto che non esisteva più; ebbene, nessuno è venuto a verificare come avessimo speso i soldi per portare l'acqua al nostro ospedale; all'epoca, nessun nessun oppositore nella mia città, nessun rappresentante delle opposizioni ha messo in dubbio che quella spesa fosse corretta.
Ecco, io vorrei che tutti tornassimo all'uso quotidiano del buonsenso che, di fronte alle grandi catastrofi, mi pare più necessario che in qualunque altra circostanza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie, Presidente; signor Ministro, il primo pensiero va alle vittime e ai loro familiari per il dolore e il cordoglio che li ha coinvolti. Il secondo pensiero è un plauso a tutti quei soccorritori, volontari e non, che con dedizione e rischiando la vita hanno dato un grande contributo che rende onore e gloria al movimento della Protezione civile a livello italiano.
Ho ascoltato con molta attenzione la sua puntuale relazione. Non sto qui a ripetere, anche perché molti colleghi hanno già sottolineato alcuni aspetti, ma un aspetto lo volevo sottolineare rispetto all'accaduto e alla cronologia degli accadimenti.
La perturbazione certamente era stata sottostimata, in particolar modo nella parte più emergenziale, quella della provincia di Teramo, sotto l'aspetto della quantità, dei 20 milioni di tonnellate di neve che sono venuti giù. Dico questo perché, mercoledì mattina, prima del terremoto, stavano arrivando da Roma le prime quattro squadre dell'esercito, quando è arrivato il terremoto queste sono state dirottate a L'Aquila e ad Arquata; sempre mercoledì, la sera, alle 19 è arrivata la slavina con la tragedia di Rigopiano e tutti i riflettori e l'attenzione dei soccorritori si sono concentrati a Rigopiano, come era anche giusto che questo accadesse. Ma, allo stesso tempo, nella provincia di Teramo c'erano oltre mille chilometri di strade provinciali completamente chiuse, dei 1.630 chilometri, l'intera provincia era completamente chiusa. Per i mille chilometri occorrevano le turbine, che sono state chieste un po’ ovunque perché sembrava che l'Italia non avesse le turbine, salvo poi scoprire, con un'intervista a Bertolaso, qualche giorno dopo, che la società Autostrade ne aveva 250. Signor Ministro, qualche collega ha parlato di rivedere la catena di comando, ma ci sono stati cinque morti tra la provincia di Teramo e Campotosto per la neve, perché si è arrivati tardi, tardi per una sottovalutazione del quadro dell'emergenza, tardi perché non c'era il quadro complessivo di dove erano allocate le turbine e, quindi, queste sono arrivate in netto ritardo, alcune frazioni sono state aperte in queste ore, le ultime frazioni in montagna. Poi, c’è stato il grande lavoro dei soccorritori, come diceva bene lei, in maniera aerea, in tutti i modi, con le motoslitte, a portare medicinali, pannolini, di tutto, a portare soccorso a chi ne aveva bisogno.
Quindi, c’è stata una carenza ma ci sono stati anche degli aspetti positivi. L'Anas regionale penso che abbia aperto bene le proprie strade, penso che abbia anche dato una grossa mano alle strade provinciali, circa 500 chilometri di strade provinciali sono state aperte dalle turbine Anas, così come penso che la società Strada dei parchi abbia tenuto quasi sempre aperta la A24 e la A25, in passato oggetto anche di critiche. Quindi, c’è stata una parte che ha funzionato bene, c’è stata una parte che, invece, è carente e che noi dobbiamo migliorare e, sono convinto, che con il suo lavoro riusciremo a migliorare. Come diceva bene, lei, c’è stato un combinato disposto di una grande nevicata, una neve particolare, molto appesantita, sommata ad una scossa di terremoto che era una scossa ondulatoria, quindi, orizzontale e che sommata al peso dei 2 o 3 metri di neve ha fatto crollare tanti tetti, stalle, ci sono stati animali morti. Oggi, abbiamo grossi problemi nel settore dell'agricoltura e dell'allevamento e, quindi, io penso che il decreto che lei ha annunciato dovrà tenere conto di tante cose. La prima cosa di cui deve tener conto, signor Ministro, è quella di estendere l'area del cratere, perché il combinato disposto ha fatto in modo che con la neve abbiamo avuto tanti crolli e tanti danni anche se non direttamente consequenziali, esclusivamente, al terremoto; con la neve ci sono stati grossi danni. Mi riferisco, ad esempio, al comune di Pizzoli, al comune di Colledara, di Isola del Gran Sasso, come a tanti altri, Mosciano, Notaresco, tanti comuni che hanno subito danni dalla neve, come se fosse stato il terremoto. Io penso che gli agricoltori che stanno dentro al cratere abbiano gli stessi danni di quelli che stanno fuori dal cratere, ecco perché va pensato e va trasformato il decreto, in modo che possano entrare nel cratere anche coloro che hanno avuto i medesimi danni, non dal terremoto, ma dalla neve. Sono convinto che lei farà di tutto per fare in modo che questa considerazione importante di aiuto possa essere recepita. Così come le scuole...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIULIO CESARE SOTTANELLI. Abbiamo grossi problemi sulle scuole, l'anno scolastico sta saltando, quindi, mi auguro che il decreto contenga anche una deroga per i 200 giorni e poi c’è il danno indiretto. Noi abbiamo un danno indiretto dal turismo.
PRESIDENTE. Deve chiudere, deputato.
GIULIO CESARE SOTTANELLI. Pensare che Bertolucci ancora non abbia la dignità di dimettersi...
PRESIDENTE. No, non può continuare così ! Abbia pazienza. No, deve chiudere l'intervento. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fauttilli. Vi prego di stare nei tempi, colleghi. Prego.
FEDERICO FAUTTILLI. Grazie, Presidente. Ministro, colleghi, nei periodi di emergenza spesso sentiamo dire e si ripete la frase: «Non è il tempo di fare polemica». Si tratta di un'espressione che noi riteniamo certamente possa essere considerata priva di senso, perché fare polemica senza fondamento è inutile sempre, sia che vi siano emergenze sia che si sia in momenti normali. Se, invece, si esercita il diritto di critica documentato, noi riteniamo che sia sempre il momento di discutere dato che si sta cercando di dare un contributo per affrontare il meglio possibile una situazione, soprattutto se è una situazione di emergenza. Nel caso di specie sembra plausibile ascoltare il parere di una persona che, credo, certamente ne sa di protezione civile e di come si affrontano le emergenze molto più della maggioranza di noi; mi riferisco a Giuseppe Zamberletti, il padre della Protezione civile italiana, che in un'intervista dei giorni scorsi ha osservato che l'emergenza in centro Italia è stata gestita bene, utilizzando tutte le forze a disposizione. Ma dice lo stesso Zamberletti che in generale si è persa l'abitudine che si era instaurata in passato di scambi di aiuti tra Paesi vicini nei momenti di crisi. Si tratta di un'affermazione, questa, che riteniamo importante e che fa riflettere, in particolare, sulla scarsa solidarietà tra Stati, in particolare tra gli Stati membri dell'Unione europea. L'unione si crea con la solidarietà, con lo scambio, con l'aiuto reciproco, e non solo con il rigore dei vincoli di bilancio. E, infatti, è avvenuto che, con molta generosità, gli aiuti sono pervenuti da tutte le regioni del nostro Paese. Certo, si tratta di un sistema regionale che, insieme al volontariato, va meglio organizzato e va riformato, come già da tempo accade in Europa. Dunque, bene ha fatto il Presidente del Consiglio, Gentiloni, ad informare la stessa Unione europea su quel che l'Italia intende fare per affrontare l'emergenza che, di fatto, da agosto sta sconvolgente il centro del nostro Paese.
Si tratta – lo ha detto con chiarezza – di un'emergenza di tipo nuovo. Non si ricorda almeno in tempi recenti, infatti, una concatenazione di eventi disastrosi tanto forti e tanto concentrati sugli stessi luoghi. Una nevicata come quella che ha scatenato la valanga che ha travolto l'albergo di Rigopiano non si vedeva da anni e la situazione, già critica, è stata resa ancora più difficile dalla vera e propria raffica di scosse che il 18 gennaio ha flagellato il centro Italia. Come ricordava il Presidente Gentiloni nel suo intervento al Senato del 25 gennaio, la Protezione civile aveva avvisato dell'arrivo di una forte perturbazione già domenica 15 gennaio. La neve si è abbattuta con furia dal 16 al 19, facendo registrare sulle varie zone colpite un accumulo superiore a due metri in poche ore e anche oggi il Ministro Delrio ce lo ha ricordato.
Si poteva fare di più per prevenire ? Si sono commessi errori ? Tutto è possibile, ma non sembra che gli eventuali errori e le eventuali omissioni, che comunque dovranno essere accertate dalla magistratura e non dagli improvvisati geologi dei possano essere causa di quanto accaduto. Il che non assolve chi di dovere, il Governo, dall'attuare tutte le misure possibili per limitare i danni in casi analoghi che potrebbero ancora verificarsi, oltre che nell'affrontare con efficacia la lunga emergenza e poi la fase di ricostruzione, in particolare per quello che riguarda le conseguenze del lungo terremoto del 24 agosto che ha tormentato le zone colpite.
Non appaiono in realtà fondate anche le polemiche sulla Protezione civile, pensando che, con altri uomini al vertice della Protezione civile, tutto sarebbe andato meglio, come se chi c'era prima fosse una specie di demiurgo capace di fermare le valanghe e di scacciare la neve. No, purtroppo non abbiamo demiurghi, ma persone capaci con poteri limitati e mezzi non sempre sufficienti. Crediamo apprezzabile, quindi, la risposta che il Governo ha dato a quest'ultima emergenza. Il decreto, approvato all'unanimità dalle Camere, ha stanziato fondi che sono stati integrati il 20 gennaio, in modo da rispondere ai nuovi colpi della natura.
Sono apprezzabili le parole del Ministro Delrio anche oggi – e concludo – al riguardo. Anche qui siamo di fronte ad un'azione seria che non promette miracoli ma che punta ad utilizzare concretamente i fondi stanziati, oltre a quelli raccolti, ad esempio, con le varie iniziative benefiche dagli stessi cittadini italiani. Riteniamo, quindi, come gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico che il Governo stia operando al meglio con le leggi che ci sono.
FEDERICO FAUTTILLI. Sto concludendo. Ovviamente, a nessuno si concedono cambiali in bianco, ma siamo fiduciosi sul fatto che si stia facendo tutto il possibile per aiutare quei nostri concittadini colpiti dagli eventi disastrosi e che la ricostruzione sarà celere sicuramente, senza i tanti scandali del passato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, Ministro Delrio, lungi da noi ancora una volta, anche se non è la prima volta che ne parliamo, la tentazione di mettersi qui a fare il braccio di ferro con il Governo su questioni drammatiche e per molti aspetti imprevedibili. Penso che l'opposizione o buona parte di essa abbia ampiamente dimostrato di saper stare al proprio posto e di saper esercitare il ruolo che gli è stato consegnato dai cittadini italiani, senza trasbordare, senza isterismi e, men che meno, senza sciacallaggi.
Però, penso che dopo le scosse del 24 agosto, del 30 ottobre e dopo gli eventi legati al 18 gennaio, compresi gli episodi di maltempo che sono stati ampiamente riportati anche nel suo intervento e da molti colleghi che mi hanno preceduto, sia necessario, con pacatezza ma con risolutezza, mettere in evidenza quello che non ha funzionato. Nessuna polemica, ma bisogna dire le cose come stanno, Ministro. Intanto, io denuncio qui ufficialmente il fatto che voi vi siete rifiutati di istituire un tavolo di lavoro che mettesse ordine e che coinvolgesse le forze politiche, al di là di questa informativa che voi avete già celebrato nell'altro ramo del Parlamento. Io già ad agosto chiesi – e non solo lo fece il sottoscritto: lo fecero Fratelli d'Italia e altre forze d'opposizione – l'istituzione di un tavolo interistituzionale, perché molte delle cose che sono state anche già oggetto di discussione in Aula, molte delle mozioni approvate, con tutti gli impegni che sono stati consegnati al Governo, purtroppo sono stati disattese, forse per distrazione, forse perché si era concentrati in tutt'altre faccende rispetto a impegni che erano davvero banali (banali !).
Che la riforma della Protezione civile, effettuata qualche anno fa, sia stata un errore mastodontico, tale da smontare e smantellare la capacità di intervento di una delle poche eccellenze italiane, penso che sia un dato di fatto. Rimetteteci le mani, fatelo con urgenza, perché la nostra penisola da questo punto di vista è assolutamente fragile e dobbiamo rimettere la Protezione civile nelle condizioni di eccellere a livello mondiale e di soccorrere le nostre comunità in tempo reale, la qual cosa non è accaduta da agosto ad oggi non per colpa della Protezione civile e dei soccorritori ma per l'allungamento della filiera di comando, per lo scaricabarile, per l'incapacità di individuare, in tempo reale, chi dovesse assumersi delle responsabilità e intervenire per evitare quello che poi purtroppo è accaduto su tutta la linea – su tutta la linea ! – perché, purtroppo, non esistono zone d'ombra in questo accumularsi di ritardi.
Ricordo l'incredibile ritardo nella messa in sicurezza dei monumenti, che poi nello sciame sismico pezzo dopo pezzo sono venuti tutti giù, tutti giù. Perché non è stata fatta la messa in sicurezza ? Dov’è la lepre ? Chi è il responsabile ? Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ? I vigili del fuoco ? La Protezione civile ? Sicuramente c’è un pasticcio nella catena di comando che voi dovete risolvere, ma è un problema lungo. Che cos’è, invece, che si poteva e si doveva fare subito, Ministro Delrio ? Allora, se nel 2006 lo Stato italiano ha comunicato ai cittadini che ci sono circa 2.500 comuni su 8.000 perimetrati ufficialmente nella zona ad alto e medio rischio sismico, non può lo Stato semplicemente fare lo e dare una comunicazione, come se questa comunicazione corrispondesse con l'annuncio dell'ora esatta. È una notizia importante quella che ha dato lo Stato e questo significa che, conseguentemente (nelle mozioni approvate era riportato, ma voi non vi avete dato corso purtroppo ed è successo l'irreparabile) lo Stato, quando fa il piano annuale delle infrastrutture (e lei è Ministro di questo settore) deve mettere in cima alla classifica non le marchette, i favori, le clientele al governatore amico o al sindaco amico o alla zona più performante dal punto di vista industriale: al primo posto c’è e ci deve essere la tutela della vita e della sicurezza dei nostri cittadini.
Quindi le infrastrutture vanno prioritariamente realizzate lì, nelle zone che vedono coinvolti 2.500 comuni, 10 milioni di persone. I gestori della telefonia dovevano essere convocati il 27 agosto, perché non ci vuole una scienza per capire che è inammissibile che, siccome nei piccoli comuni del centro Italia non si fa non c’è traffico o ce n’è poco, allora possono non funzionare quelle reti di telefonia mobile e privata.
PRESIDENTE. Concluda per favore.
FABIO RAMPELLI. Chiedo scusa, finisco subito. Idem per quello che attiene all'Enel, a Terna, la manutenzione dei tralicci, la manutenzione delle linee di vallo, idem per quello che attiene gli ospedali. Le regioni devono avere delle indicazioni precise: se un ospedale ricade in zona ad alto o medio rischio sismico...
PRESIDENTE. Concluda deputato.
FABIO RAMPELLI. ...non può essere chiuso, non può essere declassificato...
PRESIDENTE. La ringrazio deputato. Ha chiesto di parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà, per due minuti. Prego, atteniamoci ai tempi.
ROCCO PALESE. Sì grazie signora Presidente, non ci sono parole per esprime la gratitudine per tutti quelli che sono intervenuti davanti a questa tragedia che ha colpito il Paese, così come esprimiamo ancora una volta cordoglio e solidarietà rispetto alle famiglie per le vittime, nella consapevolezza che non c’è nessuna compensazione. Sarebbe veramente utile che, almeno nelle Commissioni, si analizzasse per bene quello che è successo nel nostro Paese. Nel nostro Paese il punto di partenza, signora Presidente e signor Ministro, è che non si è nelle condizioni, dal punto di vista burocratico e amministrativo, di intervenire in tempi congrui per poter realizzare interventi ordinari rispetto agli investimenti e alle opere pubbliche, meno che mai rispetto alle situazioni di emergenza.
Si erano create, anni fa, le condizioni perché la Protezione civile, almeno nel contesto delle emergenze, potesse intervenire in tempo reale e in tempi congrui per poter intervenire.
Varie vicissitudini, complesse situazioni distorsive e quant'altro, note a tutti, sulla situazione di L'Aquila e quant'altro, hanno determinato una serie di situazioni che hanno smontato questo sistema, che funzionava. Ora il problema è che anche dal Vaticano è intervenuto il Pontefice: manca solo che intervenga il Padreterno per farci concentrare, come Governo e come Parlamento, sul fatto che il problema non sono le risorse; il problema è che, in presenza delle risorse, non si riesce a intervenire e a spenderle per bene e in tempi utili per la gente. La gente ci chiede questo, non ci chiede di sprecare tempo infinito in tante altre situazioni. Ritengo che il Governo, nel varare il decreto-legge, debba tener conto di tutti gli spunti che ci sono e sono pervenuti attraverso il decreto-legge n. 243, che adesso è in Commissione, dove li abbiamo ritirati unanimemente tutti, come impegno perché il Governo potesse fare una sintesi di questi. Ma il problema, signora Presidente, è solo uno: che il Governo si faccia carico di proporre qualche cosa che consenta di intervenire in tempo reale sulla ricostruzione di quelle popolazioni...
PRESIDENTE. Concluda deputato.
ROCCO PALESE. ... perché altrimenti abbiamo fallito come Paese.
PRESIDENTE. La ringrazio deputato Palese. Ha chiesto di parlare la deputata Brignone. Ne ha facoltà. Se non funziona vada accanto per favore. Ecco, prego.
BEATRICE BRIGNONE. Grazie signora Presidente. «Non dobbiamo essere sazi»: così ha concluso il signor Ministro la sua informativa. Non lo siamo Ministro. Vivo nelle Marche e ogni fine settimana mi reco nelle zone colpite dal sisma e le assicuro che non siamo sazi, non siamo neanche lontanamente vicino ad esserlo, sazi.
È successo che a gennaio è nevicato in montagna. Eccezionale sì, probabilmente sì, ma non imprevedibile.
A inizio novembre, la neve sui Sibillini aveva già fatto la sua comparsa. A un allevatore di Visso, preoccupato per i suoi animali privi di stalla dopo la scossa del 31 ottobre, alla sua richiesta: «Ma come facciamo quando arriverà la neve ?», è stato risposto: «Speriamo che non nevichi». Speriamo. È andata male, in fondo nevica sempre a Visso.
Speriamo che non ci siano valanghe, speriamo che non ci siano esondazioni, speriamo che non ci siano terremoti, speriamo che non nevichi in inverno in montagna, speriamo.
L'allerta meteo avvertiva del pericolo di eccezionali nevicate già dalla domenica precedente.
Non si è mosso niente, in un caos senza fine di responsabilità, che vengono rimpallate fino al blocco totale.
I tanti piccoli comuni dei Sibillini chiedono di poter essere dotati di turbine, ma i loro magri bilanci non permettono un acquisto di poche migliaia di euro.
I macchinari presenti in molti casi non funzionavano perché erano di proprietà delle province o del Corpo forestale e non è più chiaro chi si deve occupare della manutenzione.
L'ospedale di Amandola, che serve un vastissimo e complicato territorio, è da mesi un agglomerato di container coperti di neve.
Le assicuro, Ministro, che viene da piangere nel vedere anziani in fila per avere una ricetta o una visita.
Anche qui, evidentemente, c’è da sperare che non succeda nulla.
Un sindaco mi ha detto: «Non mi sento più un sindaco, mi sento un prigioniero che deve assumersi ogni giorno infinite responsabilità e ogni firma che appongo mi chiedo quale sarà quella che mi manderà in Procura».
I sindaci, i comuni, l'unica istituzione che i cittadini si sono sentiti vicini.
Allora c’è da chiedersi se non sia da rivedere la riforma che porta il suo nome, insieme a quella che ha smantellato il Corpo forestale dello Stato e ridare dignità a quel principio di sussidiarietà che in questi mesi si è trasformato anche in principio di solidarietà. La solidarietà, l'unica risposta concreta che le vittime del sisma hanno ricevuto e non senza complicazioni imposte dalla burocrazia e ancora una volta questo Paese si è dimostrato molto migliore di chi lo rappresenta. Come rappresentante delle istituzioni, signor Ministro, mi vergogno, come cittadina di quei luoghi provo rabbia e disperazione.
Sono certa che, se trascorresse un paio di giorni ad Amandola, a Camerino, a Pieve o in tanti comuni dimenticati anche dalla stampa, la sua informativa sarebbe molto lontana dall'essere sazia e molto più vicina a un prolungato digiuno e .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.
ORESTE PASTORELLI. Grazie signora Presidente, signor Ministro e onorevoli colleghi, prima di tutto il nostro pensiero va alle vittime delle ultime tragiche giornate.
Allo stesso tempo diciamo grazie alla protezione civile, ai Vigili del fuoco, alle Forze dell'ordine, ai volontari che da ormai cinque mesi sono costantemente vicino alle popolazioni colpite da queste tragedie, dimostrando a tutti la parte migliore dell'Italia.
La situazione nel centro d'Italia è ancora drammatica: gli abitanti delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria soffrono gli effetti delle recenti calamità e le zone colpite non riescono a ripartire.
Il problema principale si chiama burocrazia, che sta uccidendo non solo l'economia dei territori, ma soprattutto le speranze di rinascita dei nostri connazionali.
È evidente, dunque, come una situazione del genere debba essere necessariamente accompagnata da misure che favoriscono la ripresa economica e lo sviluppo sociale.
Per questo, appare quanto mai urgente istituire una vera e propria no tax area, che comprenda tutti i comuni del cosiddetto cratere.
All'interno di queste zone economiche e speciali, le imposte verrebbero ridotte e/o azzerate sia all'imprese che ai singoli cittadini.
La componente socialista, proprio per stimolare la rapida ripartenza delle aree ormai completamente immobilizzate, ha presentato ieri una proposta di legge che va proprio in questa direzione: semplificazione e burocrazia cancellata.
Secondo noi, Ministro, questa è l'unica via da percorrere per dare un po’ di sostegno a chi ha perso tutto .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Chiedo a quest'Assemblea un po’ di attenzione .
Colleghi e colleghe, lo scorso 17 gennaio è scomparso prematuramente, all'età di 57 anni, Angelo Muzio, già membro della Camera dei deputati nella XI, XII e XIII legislatura e del Senato della Repubblica nella XIV legislatura.
Nato a Frassineto Po il 3 maggio 1959, sindacalista, è stato eletto alla Camera dei deputati per la prima volta nel 1992, nelle file di Rifondazione comunista, ed ha ricoperto, nella XII legislatura, l'incarico di segretario di Presidenza.
Eletto deputato questore nella successiva legislatura, Angelo Muzio ha svolto tale prestigiosa e delicata funzione con passione, rigore ed equilibrio: il costante impegno profuso e il prezioso lavoro svolto in favore del migliore e più efficiente funzionamento dell'istituzione parlamentare gli fecero guadagnare la stima e l'apprezzamento di tutti i colleghi.
Membro di numerosi organi e Commissioni parlamentari, è stato presentatore di diverse proposte di legge, sulle tematiche relative alla tutela dei lavoratori, in particolare di quelli esposti ai rischi dell'amianto, e delle popolazioni colpite da calamità naturali.
Rimasto sempre profondamente legato alla sua terra di origine, terminato il suo impegno parlamentare ha posto le sue capacità e le sue competenze al servizio del suo paese natale, diventandone sindaco nel 2014, incarico che peraltro aveva già ricoperto in passato per due mandati, dal 1995 al 2004. Esprimo a titolo mio personale e a nome dell'intera Assemblea, il più profondo cordoglio e le più sincere condoglianze alla famiglia del collega scomparso, invitando quindi l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio
Ha chiesto di parlare la deputata Bargero. Ne ha facoltà.
CRISTINA BARGERO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, nel ricordare Angelo Muzio, vorrei sottolineare la sua capacità di trasferire sul piano generale dell'ordinamento giuridico questioni e istanze, che, nate in un ambito territoriale ben definito, appaiono meritevoli non solo di un intervento specifico, ma di essere inquadrate in un quadro legislativo di più largo respiro e di portata generale.
Così sarà nell'XI legislatura, quando, partendo dal tentativo di modificare un provvedimento legislativo in corso di formazione, Angelo Muzio saprà prospettare una soluzione legislativa complessiva alla questione della cessazione dell'uso dell'amianto nelle produzioni industriali e alla bonifica su tutto il territorio nazionale dei siti inquinati.
Così sarà nella XII legislatura, quando, partendo dalle sollecitazioni al Governo circa la necessità di adottare tempestivamente misure a sostegno degli alluvionati piemontesi del novembre 1994, Muzio saprà prospettare una soluzione più ampia ai gravissimi problemi della manutenzione del territorio e della prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico, temi ancora oggi attuali.
Farei un torto alla memoria di Angelo Muzio, però, se non accennassi almeno ad un suo intervento in Aula, quello del 12 luglio 1993, in sede di esame del citato decreto sull'amianto.
C’è indignazione in questo suo intervento, per le ingiuste e inaccettabili morti provocate dall'estrazione e dall'utilizzazione a scopi industriali dell'amianto, e c’è la denuncia netta di una logica perversa, quella del profitto a tutti i costi, e di un modello di sviluppo che ha provocato morti – sono le sue parole – e che genera e genererà costi all'infinito, se non si saprà, sulla scorta di quanto avvenuto, porvi rimedio.
Ma nell'intervento di Muzio c’è ben altro. Da esso traspare un legame fortissimo con il territorio e un'attenzione non comune alla vicenda concreta delle persone e la ricerca continua di un punto di equilibrio più avanzato, la capacità di prospettare sempre una soluzione a un problema dato o, comunque, di prospettare, ciascuno nel proprio ruolo, un'ipotesi di confronto e di lavoro comune.
L'ultimo aspetto dell'esperienza parlamentare di Angelo Muzio, al quale vorrei accennare, è quello legato allo svolgimento dell'incarico di deputato questore anziano. Consolidare la democrazia, difendendo le istituzioni della rappresentanza nazionale dai luoghi comuni, dal qualunquismo e dall'antiparlamentarismo, questa è stata la stella polare di un'azione quotidiana svolta dal Collegio dei deputati questori nella XIII legislatura, a tutela della dignità e del ruolo del Parlamento e della sua insostituibile funzione di massima espressione della sovranità popolare.
Sarà sempre utile tenere a mente il concetto di rappresentanza, come concretamente inteso e agito da Angelo Muzio, vale a dire come capacità della politica di dare una forma riflessiva ai termini del conflitto sociale e di dare risposte alle attese dei cittadini, confermando il Parlamento come cuore della democrazia, luogo della quotidiana ricerca del confronto e della condivisione delle scelte, del compromesso democratico, della pratica della tolleranza e della coesione sociale Signora Presidente, chiedo di poter consegnare tutto l'intervento, perché due minuti non erano sufficienti per potere parlare pienamente dell'attività dell'onorevole.
PRESIDENTE. Grazie, deputata Bargero.
Allora, colleghi, poiché non è ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con procedimento elettronico, sospendo la seduta. La seduta riprenderà alle ore 16,50.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3671--A: Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza (A.C. 3671--A); e delle abbinate proposte di legge nn. 3609-3884.
Ricordo che nella seduta del 30 gennaio si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e degli emendamenti ad esso presentati.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri bis, che sono in distribuzione.
Avverto che gli emendamenti 11-.58 e 11-.59 Russo sono stati sottoscritti dal deputato Carlo Sarro.
Avverto inoltre che la Commissione ha presentato gli emendamenti 7.100, 9.100 e 11.100, che sono in distribuzione.
Avverto infine che, fuori della seduta, gli emendamenti 4.61, 4.51, 4.5, 4.52, 4.54, 4.57, 4.59, 4.58 e 4.24 Mazziotti Di Celso e 7.50 e 14.1 Giuseppe Guerini sono stati ritirati dai presentatori.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 bis, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate bis.
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALFREDO BAZOLI, . La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, sugli emendamenti 2.18 Bonafede, 2.50 Mazziotti Di Celso, 2.15 Businarolo, 2.54 Dambruoso, 2.51 Mazziotti Di Celso, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 2.52 Coppola.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, sugli emendamenti 2.53 Mazziotti Di Celso, 2.17 Businarolo, 2.20 Dambruoso, 2.11, 2.13 e 2.10 Businarolo.
GENNARO MIGLIORE, . Grazie signor Presidente. Esprimo parere conforme a quello appena espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.18 Bonafede, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
NICOLA MOLTENI. Presidente, intervengo perché credo che questo disegno di legge sia...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Molteni. Colleghi, almeno quando parla un oratore, gentilmente, abbassiamo il tono della voce. Grazie !
NICOLA MOLTENI. Grazie, ovviamente. Io credo che questo sia un disegno di legge sicuramente importante ed estremamente delicato, perché va a toccare una materia, una grande materia, un grande tema, che è quello delle procedure concorsuali. Presidente, io credo che il nostro sistema abbia necessariamente bisogno, anche alla luce delle miniriforme parziali che sono state fatte in questi anni, alcune fatte bene, altre fatte male, di una riforma organica e ovviamente sistemica, con tutte le implicazioni positive e negative che si porta dietro, per dare risposte comuni spesso e volentieri a problemi comuni ed a problemi enormi, strettamente collegati alla grande crisi economica che sta colpendo il nostro Paese, e che colpisce in modo particolare il cuore del sistema economico-Paese, ovvero le aziende, in modo particolare le piccole aziende, che rappresentano il cuore pulsante del sistema economico-Paese, che in questo momento per una crisi complessiva, globale e anche di sistema nazionale vengono evidentemente messe in grave crisi. Allora io credo, per un primo approccio di discussione su questo disegno di legge, che si debbano fare alcune considerazioni, una prima considerazione di carattere generale, che è anche di natura politica, e che faccio ovviamente guardando ai banchi, al Comitato dei nove, alla maggioranza e al Governo. Consapevoli di che cosa, Presidente ? Che questa è una delle tante riforme organiche di sistema che vengono avviate tardivamente. A me interesserebbe capire, Presidente, visto che altre riforme strutturali ed organiche sono pendenti nel dibattito politico, e mi riferisco in modo particolare alla riforma del processo civile, alla riforma del processo penale, alla grande riforma del processo penale di cui tra l'altro abbiamo discusso dieci giorni fa con la presenza del Ministro, e in questi giorni si è discusso alla luce dell'inaugurazione dell'anno giudiziario; a me piacerebbe capire, da parte di questo Governo e da parte della maggioranza e da parte del sottosegretario, poi, di tutte queste leggi delega che vengono approvate e che vengono poi mandate al Senato, che cosa succede, Presidente: perché ripeto, abbiamo già due disegni di legge importantissimi, sulla riforma del processo penale, sulla riforma del processo civile, vi metteremo anche questa riforma delle procedure concorsuali, dopodiché al Senato tutto si blocca. La Commissione giustizia del Senato blocca tutto; e sarebbe interessante capire, al di là della singola approvazione da parte di quest'Aula, che probabilmente avverrà nella giornata di domani, poi qual è l'intendimento da parte della maggioranza: teniamo tutto bloccato ? Diamo una priorità, una precedenza a qualcosa rispetto all'altra ? Entriamo nella logica delle compensazioni di natura politica e delle divisioni di natura politica, tra l'altro con una legislatura che sta andando a termine ? Ecco, a me interesserebbe capire, e mi interessa capire soprattutto per dare una risposta a quelle aziende, a quei professionisti che stanno attendendo su questo tema una risposta importante da parte del Governo, che cosa il Governo poi al Senato intende fare, quale priorità ritiene opportuno accelerare rispetto ad altre, e soprattutto sulle tre grandi riforme... Tra l'altro ricordo che c’è anche la riforma della magistratura onoraria, in attesa di decreti attuativi; ecco, a me piacerebbe capire, in questo scorcio finale di legislatura, perché così è, che cosa questo Governo, che cosa questa maggioranza intende poi portare realmente a compimento. Non per portare una bandierina politica, ma per dare una risposta reale e vera a dei problemi che il Paese in questo momento si attende, attestato che il sistema della giustizia necessita, e non l'avete fatto in questi tre-quattro anni, di risposte reali. Allora va bene discutere di procedure concorsuali, va bene arrivare ad una visione di sistema e sistemica in merito a questo aspetto; dopodiché però dovete dirci che cosa verrà portato in porto, che cosa troverà compimento e che cosa, invece, rimarrà lì. È l'ennesima riforma a metà o sarà una riforma, questa come le altre, che giungerà finalmente a compimento ? Perché il Paese non può aspettare questo Governo, il Paese aspetta delle risposte reali e concrete.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.15 Businarolo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, l'emendamento in questione aggiunge alla lettera dell'articolo 2 determinate caratteristiche, prevedendo espressamente la necessità di garantire la continuità aziendale dalla diversa ipotesi in cui l'insolvenza sia stata causata da negligenza degli amministratori. Bene, essendo una lettera il tema che intendo affrontare...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sisto, mi perdoni se la interrompo. Colleghi, per favore ! Aspetti, onorevole Sisto. Prego.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Il tema non è di poco conto, perché in questa delega amplissima, l'ennesima delega amplissima offerta al Governo, alla lettera che viene prima della si dice espressamente: «assoggettare al procedimento di accertamento dello stato di crisi o di insolvenza (i nuovi nomi del fallimento o del pre-fallimento) ogni categoria di debitore, sia esso persona fisica o giuridica, ente collettivo, consumatore, professionista o imprenditore esercente un'attività commerciale, agricola o artigianale, con esclusione dei soli enti pubblici». Chiedo al Governo e chiedo ai relatori: stiamo dicendo che i professionisti possono essere messi in situazione di insolvenza ? Cioè, qui stiamo sovvertendo un principio costituzionale, e stiamo parificando tutti i debitori, persone fisiche (leggo testualmente, questa è la delega) o giuridiche, enti collettivi, consumatori, professionisti o imprenditori, allo stato di crisi o di insolvenza ? Ma signori, ma vi rendete conto di quello che state scrivendo in questo provvedimento ? Voi state trasformando le attività libere, di libera iniziativa professionale, imprenditoriale, in attività che possono essere soggette a crisi o insolvenza ! Ma io vi prego di riflettere su questo tentativo di normalizzazione della cultura e dell'imprenditoria professionale. Voi non vi rendete conto che cosa scrivete ! Pensate che questo sia un progresso, controllare tutto e normalizzare tutto, e sottomettere tutto alla giustizia, ai giudici, ai pubblici ministeri ? Voi pensate che sia un progresso ? È un regresso ! Io credo che il Governo debba offrire immediati chiarimenti sul punto, per paralizzare questo tentativo inaccettabile di un passo indietro di cinquant'anni rispetto a quanto neanche negli anni Trenta e Quaranta si è avuto il coraggio di scrivere ! E noi oggi, anziché progredire, andiamo indietro, assoggettiamo le attività di libera iniziativa culturale alla crisi e all'insolvenza ! Che il Governo ponga immediato rimedio e chiarisca immediatamente che i professionisti di qualsiasi tipo e genere non possono essere assoggettati a questa struttura e a questa cultura e a questo modo di controllare le iniziative professionali !
Presidente, io credo che questo grido dalla savana della cultura dei professionisti non possa rimanere inascoltato, e che l'Aula non possa supinamente non invitare il Governo ad una approfondita riflessione; perché questo poi fa eco al tentativo, sempre malcelato, di introdurre negli studi professionali delle società di capitali, e quindi di trasformare le attività di libero pensiero in attività del libero pensiero controllate da capitali esterni. Questo è il criptopensiero, perché, se io posso essere soggetto a un'attività di crisi o di insolvenza, è evidente che poi diventa compatibile che il capitale controlli il professionista. Volete questo ? Noi no. Volete questo ?
Il Paese e la Costituzione non lo vogliono. Libertà di attività professionali indipendenti dal capitale. Su questo, Presidente, io credo che si debba essere necessariamente uniti in difesa non di un sistema, ma in difesa della libertà di iniziativa. Allora, noi voteremo favorevolmente su questo emendamento nella prospettiva della sua incompatibilità con la lettera ed invito prontamente il Governo ad una riflessione e il relatore ad un emendamento che abroghi e che chiarisca puntualmente questo passaggio, salvo battaglie epocali e senza sosta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il relatore Bazoli. Se lei è d'accordo, onorevole Bazoli, siccome ci sono altri due interventi, le darei la parola alla fine, in maniera che possa raccogliere le altre indicazioni...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.
PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Noi avremmo voluto una diversa attenzione rispetto a questo emendamento che tende a distinguere due fattispecie che il buonsenso aiuterebbe a distinguere; qualora non supportasse il buonsenso, ci ha pensato anche la Commissione europea a chiedere ai Parlamenti che ci fossero normative distinte. Di cosa stiamo parlando ? Beh, stiamo parlando di una cosa che è chiara a tutti ed è evidente a tutti e cioè che, nelle situazioni concordatarie fallimentari delle aziende, si possono verificare due fattispecie diverse: la prima fattispecie è quella in cui il fallimento dell'azienda avvenga per un dolo, avvenga per una negligenza, avvenga per una cattiva amministrazione o per una cattiva gestione del patrimonio aziendale. È evidente che, rispetto a questa situazione, noi non stiamo chiedendo nessuna attenzione speciale. Però, c’è una seconda ipotesi che è ben nota a tutti e cioè quella in cui la crisi del mercato o il deprezzamento dei patrimoni immobiliari ossia situazioni totalmente estranee rispetto alla capacità dell'imprenditore anche sulle aziende più solide incidono, creando degli stati di sofferenza che diventano insanabili. In questo caso succede spesso che gli amministratori sacrifichino anche il proprio patrimonio personale, pur di riuscire a far fronte ai debiti dell'azienda e pur di riuscire a sanare le pendenze con i creditori; si creano situazioni in cui l'imprenditore si riduce al livello della soglia di povertà pur di onorare il proprio nome e la situazione aziendale. Ebbene, noi non pensiamo che nell'ambito di una legge delega sia ragionevole non tenere differenziate queste due situazioni e, quindi, chiediamo all'Aula un supplemento di valutazione rispetto a questa situazione, perché è una di quelle situazioni in cui una riflessione ulteriore può aiutare il Governo ad avere un margine di delega che va nella direzione del buonsenso e della correttezza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà. Per un minuto, onorevole Matarrese.
SALVATORE MATARRESE. Signor sottosegretario, richiamo l'attenzione su questo emendamento, perché spesso noi parliamo di attenzione alle imprese e attenzione alla ripresa delle imprese per dare lavoro e occupazione. Siamo di fronte a una legge delega che ha come obiettivo quello di affrontare la situazione delle imprese in stato di crisi, ebbene, noi non vogliamo distinguere una cosa che ci viene chiesta anche a livello comunitario: il fallimento onesto da quello disonesto, l'imprenditore corretto che paga le tasse fino alla fine, che non è soggetto ad accertamenti, che rispetta il suo ruolo, i suoi adempimenti e, malgrado una crisi di mercato che tutti riconosciamo, va in grande difficoltà, perché ci sono dei settori, non solo quello dell'edilizia, ma anche quello della tipografia, che vengono stravolti dalla diversa condizione economica del momento; ebbene, noi a questa opportunità rinunciamo e mettiamo sullo stesso piano l'imprenditore disonesto dall'imprenditore onesto che fa quello che noi vogliamo: mantenere il lavoro, mantenere l'occupazione. Quindi, noi dobbiamo, con questo provvedimento, assistere chi vuol tenere le imprese in piedi e, quindi, noi esortiamo l'Aula ad accogliere questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.
ALFREDO BAZOLI. Volevo rassicurare il collega Sisto che, in realtà, non cambia nulla nei principi generali della procedura concorsuale e, in effetti, basterebbe leggere con attenzione la lettera del comma 1 dell'articolo 2 e ci si renderebbe subito conto perché si dice con grande chiarezza che questo procedimento unitario, che serve ad accertare lo stato di crisi o di insolvenza di ogni categoria di debitore, può sfociare in esiti diversi a seconda della categoria del debitore. Infatti, si dice che l'imprenditore, che dimostri di rivestire un profilo dimensionale inferiore ai parametri determinati dalla legge fallimentare vigente, avrà un trattamento uguale a quello dei debitori civili, professionisti e consumatori, di cui all'articolo 9 della presente legge, cioè il sovra indebitamento.
Il che significa che professionisti, imprenditori sotto soglia, debitori civili e consumatori non falliscono, ma sono soggetti alla crisi da sovra indebitamento. Quindi, non enfatizziamo questioni che sono chiaramente spiegate nel dettaglio normativo e basta leggere con attenzione le norme per rendersi conto che non c’è alcun rischio di questo genere. Aggiungo anche, per rispondere ai colleghi che sono intervenuti sull'emendamento sulla lettera sull'emendamento 2.54 di cui stiamo discutendo, che non è che cambia l'esito della procedura dello stato di crisi a seconda che l'imprenditore sia stato bravo o sia stato meno bravo, sia buono, sia cattivo, perché in ogni caso è garantita la possibilità della continuità aziendale, del concordato preventivo oppure della dichiarazione di liquidazione giudiziale, nel caso in cui ci sia insolvenza. Questo emendamento non ci porta da nessuna parte, perché è un emendamento che mira a distinguere imprenditori buoni e imprenditori cattivi, ma senza spiegare questa distinzione a che cosa serva. Io credo che nei principi generali che sono contenuti in questa legge sia perfettamente chiaro che ad ogni imprenditore è garantito e assicurato un esito che è conforme e coerente con lo stato di crisi o di insolvenza in cui si trova e che garantisce, laddove sia possibile, la continuità aziendale, oppure che garantisce, laddove questa non sia possibile, invece, una liquidazione giudiziaria nell'interesse dei creditori. È una normativa molto tecnica, questa, è bene conoscerla prima di parlare, secondo me .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Noi sosteniamo questo emendamento. Lo sosteniamo, signor Presidente, con convinzione, perché quanto poco fa affermato dal relatore non ci convince completamente, non solo non ci convince, il relatore, ma, in maniera molto tranquilla, qui, poi, bisogna vederne l'attuazione. C’è anche un problema di cultura, io sostengo che su questa strada ci stiamo veramente avvicinando ad una circostanza che io ho sempre paventato: qui, prima o poi, ci proporranno qualche cosa con cui ci auto-arrestiamo, perché la filosofia con cui si affrontano tutti i problemi della giustizia, qui, in quest'Aula, è proprio questa. Oppure, c’è l'alternativa che quest'Aula si trasformi in penitenziario; ecco perché noi come principio ribadiamo la contrarietà a questo tipo di impostazione e rispetto a tutte le altre situazioni che ci vengono proposte continuamente in un contesto dove tutto si risolve con gli arresti, tutto si risolve con le manette, tutto si risolve con le restrizioni, con il controllo e senza nessuna distinzione tra onesti e disonesti, poi, perché alla fine il risultato è questo. Per questo noi voteremo a favore e invitiamo tutti a votare a favore di questo emendamento, perché vogliamo mettere fine, veramente, a questi interventi persecutori in tutte le loro sfaccettature .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.
CARLO SARRO. Presidente, semplicemente per osservare, facendo seguito anche a quanto già diffusamente argomentato dal collega Sisto, che le delucidazioni e i chiarimenti che da parte del relatore sono stati resi su questo punto non ci convincono, ma, anzi, creano ulteriore elemento di preoccupazione e credo che estenderemo queste riflessioni critiche anche alla valutazione degli ordini professionali, perché sarà necessario attivare e, soprattutto, promuovere un'azione di ferma opposizione a una logica complessiva che incide, tra l'altro, sulla natura stessa della prestazione professionale, dell'attività professionale, perché una valutazione di questo tipo e la considerazione e l'introduzione di strumenti di controllo, dal punto di vista della gestione, dal punto di vista economico, collidono con l'essenza dell'attività professionale e dell'elemento dell’, l'elemento fiduciario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.
PIETRO LAFFRANCO. Grazie, Presidente. Io non ho molto da aggiungere, anzi, nulla, alle parole che il collega Sisto e il collega Sarro hanno sapientemente posto all'attenzione dell'Aula. Siccome, però, conosco il garbo istituzionale e anche l'intelligenza politica del Ministro – e lo vedo qui presente – e mi pare che le obiezioni che i colleghi, a nome del gruppo, hanno posto siano oggettivamente fondate, mi permetto di far presente una cosa.
Probabilmente, un ulteriore elemento di chiarezza da parte del Governo potrebbe tornare utile a comprendere se noi si stia in errore o se, come pensiamo, abbiamo individuato un elemento di criticità che, ahinoi, l'altro intervento da parte della maggioranza non solo non ha risolto, ma in qualche misura ha confermato e, se possibile, aggravato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà per un minuto.
DONATELLA FERRANTI. Presidente, ovviamente il disegno di legge è un disegno di legge importante, che alla base ha anche un lavoro di una commissione di studio, la «commissione Rordorf», che tra l'altro ha avuto all'interno professionisti, professori universitari e altri esperti del settore. Ricordo anche, non ovviamente ai colleghi che compongono la Commissione giustizia, che questo provvedimento, ora in Aula, è stato preceduto da un'indagine conoscitiva apertissima a tutte le categorie professionali. Quindi, quando rispettosamente dico all'onorevole Sarro che chiameremo in causa gli ordini professionali, le rammento, onorevole Sarro, che già sono stati chiamati in causa e non hanno rilevato alcunché su questo punto, anzi è un testo molto condiviso, in quanto non cambia nulla rispetto ai presupposti soggettivi del fallimento.
DONATELLA FERRANTI. Cambia, invece, questa misura di sostegno e di allerta, di sostegno, appunto, nei confronti del debitore in crisi che può fallire.
GENNARO MIGLIORE, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro, ha chiesto la parola il sottosegretario Migliore. Preferisce parlare prima ? Prego, onorevole Migliore.
GENNARO MIGLIORE, . Grazie, signor Presidente. Vorrei solo ribadire quanto testé ribadito dalla presidente e prima introdotto dal relatore Bazoli. Non si tratta in alcun modo di modificare la situazione vigente e il fatto che vi possano essere le discipline relative al sovraindebitamento, esattamente identiche a quanto abbiamo già nella normativa vigente, è stato osservato proprio dagli ordini professionali, e la questione di come leggere la norma e anche di come specificarla in questo caso non può essere messa in discussione, al punto tale che anche l'emendamento che lei sostiene, il 2.54 Dambruoso, è un aggiuntivo e non un sostitutivo della lettera e, quindi, rappresenterebbe in questo senso semplicemente un'ulteriore conferma.
Poi le ragioni per le quali noi abbiamo dato parere contrario sono anche abbastanza note, ma il punto non può essere quello relativo alla modifica di una disciplina che è tuttora già vigente e che noi non intendiamo modificare, anzi, come è stato appena detto, noi intendiamo realizzare attraverso la procedura d'allerta, cioè un sostegno che possa impedire alle imprese di passare direttamente in una fase di insolvenza che prima si chiamava fallimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, al netto delle fondate argomentazioni della presidente, è indubitabile che abbiamo fatto delle audizioni e che la Commissione ha lavorato molto. Aggiungo anche che è indubitabile che questo disegno di legge delega, rispetto alle precedenti, è di gran lunga migliore perché precisa principi, precisa criteri direttivi, salvo alcune parti di cui parleremo in sede di dichiarazioni di voto.
Però, è anche vero che è giusto quanto diceva il sottosegretario, cioè che già nella legge esistente praticamente vi è l'equiparazione dei professionisti alle imprese, ma questo non ci accontenta. Questa equiparazione risale al 2012, da una legge apposita in materia di sovraindebitamento, quando praticamente, forse tenendo presente i grandi studi professionali americani o qualcosa del genere, si è cominciato a parlare degli studi professionali come vere e proprie imprese, con tutte le questioni connesse a cui ha alluso il collega Sisto. Ora, il problema è il seguente: la nostra cultura ci consente di accettare tranquillamente che l'attività libero-professionale possa essere equiparata a quella di impresa ?
Ecco, io sarò arcaico, ma non ritengo che si possa applicare all'attività libero-professionale la legislazione fallimentare.
Non dimentichiamo che questo provvedimento non fa altro che modificare una legge del 1942, la famosa «legge fallimentare», che a sua volta risale al codice del commercio del 1882. Questo è l'andamento storico, diciamo così, ma l'oggetto è stato sempre l'impresa, grande o piccola, e le riforme hanno sempre tenuto presente l'impresa – l'impresa ! – e non altro. Da qualche anno abbiamo introdotto anche la figura del professionista come probabile debitore insolvente. Non si dice più fallito, perché questo provvedimento che cosa fa ? Al fallimento, cioè alla dichiarazione di morte dell'impresa, aggiunge la possibilità di una prevenzione per non arrivare al fallimento, tant’è che la parola «fallimento» ormai scompare per essere sostituita dalla parola «insolvenza».
Quindi, crisi, malattia ed eventualmente convalescenza per arrivare ad una salvezza dell'impresa. Non è soltanto il «funerale», che è disciplinato dalla legge del 1942. Questa è la novità; però, in questa novità ci sta questa grande contraddizione, io dico culturale, che ci portiamo dietro senza battere ciglio. Io, però, veramente mi turbo, come il collega Sisto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Come sempre le casualità qualche volta sono causali. Io ringrazio il Ministro Orlando per essere presente oggi in Aula, perché il Ministro ha sempre mostrato grande sensibilità nel dialogo con gli ordini professionali e con le categorie impegnate, esattamente come i pubblici ministeri, i magistrati e gli operatori della giustizia, per garantire il miglior risultato che ci possa essere per l'utenza nel coniugare il fatto con il diritto e garantire il miglior risultato possibile per un Paese che fa della giustizia molto spesso un punto di riferimento di eccessivo interesse. Però, io chiedo al Ministro di intervenire direttamente, altrimenti questa diventa una battaglia epocale, diventerà una battaglia epocale.
Io capisco il sorriso di chi tra le righe vuole modificare l'assetto del mondo delle professioni, perché è un sorriso macabro (fatemi passare questo termine). Noi lo rivendichiamo, perché basta leggere l'articolo 9, testé invocato dal relatore: è un sistema di controlli su controlli, di procedure su procedure, di ingerenze su ingerenze. Si tratta di uno strumento percussivo della libertà professionale, a cui tutti dobbiamo tenere prima di qualsiasi dato, illustre Ministro. Dunque, io la invito espressamente, nell'interesse della libertà di questo Paese, a intervenire su questa norma e a escludere i professionisti, qualsiasi professionista, qualsiasi libero pensatore.
Inoltre, non si fa neanche una differenza fra l'organizzazione nell'ambito delle professioni, e mi corregga il collega Sannicandro, sempre così attento. Si parla di professionisti senza nessuna individuazione né qualitativa né quantitativa. L'assoggettamento delle libere professioni a un controllo esterno è inaccettabile. Ministro, intervenga, lei che è sempre stato un soggetto che ha dialogato, che ha avuto la capacità di dire la sua anche nei momenti più difficili. Si tratterebbe di un passo indietro assolutamente inaccettabile. Io sono convinto che la sua cultura non consentirà questo tipo di scelta.
ANDREA ORLANDO, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO, . Onorevoli colleghi, io comincerei da una considerazione: inviterei a leggere nell'insieme il provvedimento. Nell'insieme il provvedimento dice una cosa che credo debba essere tenuta in considerazione, anche perché ho sentito francamente ricostruzioni caricaturali. Noi superiamo l'attuale normativa, che ha un'impronta datata al 1942 e che cagiona al fallito una sostanziale morte civile. La modifichiamo secondo un criterio che è un criterio che si è affermato nei Paesi anglosassoni.
Quindi, quando si dice interventi illiberali e carcerazioni, significa che non si è letto il testo. Lo allineiamo con i principi degli ordinamenti anglosassoni che prevedono una seconda per coloro che sono in una situazione così mutevole dell'economia, incappati in una difficoltà di carattere finanziario. Prevediamo che, prima di arrivare alla dichiarazione dello stato di insolvenza, ci siano una serie di campanelli d'allarme. Perché ?
Cerco di mettermi dall'altra parte, onorevoli colleghi, partendo dal presupposto che anche i vostri elettori sono dall'altra parte: c’è il fallito che diventa insolvente, ma c’è anche il creditore che, in qualche modo, deve essere tutelato, e quindi, se noi rendiamo meno forte la sanzione, dobbiamo inevitabilmente anticipare i criteri mediante i quali si incomincia a capire che ci si sta avvicinando a un criterio di insolvenza, perché altrimenti noi togliamo la sanzione – perché questo stiamo facendo – ma non mettiamo nessun campanello d'allarme per fare in modo tale che il debitore capisca in che direzione si sta andando.
Questa è un'impalcatura, lo dico con un grande ossequio al lavoro fatto dalla commissione presieduta dal Presidente Rordorf e alla quale hanno partecipato, colleghi, i più grandi esperti del diritto fallimentare italiano, senza tema di smentita, e i rappresentanti di tutti gli ordini professionali e tutti i portatori di interesse (io scherzando dicevo che questa commissione si riuniva allo stadio Olimpico per le sue dimensioni); siamo arrivati a trovare questo punto di equilibrio molto difficile tra esigenze dell'imprenditore ed esigenze del debitore, e in questo punto di equilibrio abbiamo recepito la normativa vigente sul sovraindebitamento, che non abbiamo deciso noi, ma questo Parlamento, e forse, collega Sisto, anche con il suo voto, nel 2012 (non lo so se era così, non lo so), perché avevamo intenzione di modificare l'attuale normativa che riguardava il fallimento, non la normativa che riguardava il sovraindebitamento.
Se ci fosse – questo è l'impegno che assumo – una discrasia anche minimale rispetto alla normativa sul sovraindebitamento che riguarda i professionisti, tra questo testo e quello che è stato votato nel 2012, io sono disponibile a riallinearlo con quello del 2012 nel prossimo passaggio parlamentare, ma vi assicuro che, stante alle valutazioni e agli elementi di cui dispongo, questo disallineamento attualmente non c’è.
Aggiungo una cosa: inviterei a ragionare in un'ottica evolutiva.
L'attuale direttiva europea sull'insolvenza, che è a uno stadio abbastanza avanzato, mette nello stesso ambito professionisti e imprese.
Lo fa dal punto di vista fisiologico la normativa europea, quando prevede le imprese professionali, sulle quali noi stiamo facendo, diciamo, una cauta resistenza – perché non sono convinto che si debbano assimilare le attività professionali alle attività di impresa, vanno fatte tutte le adeguate distinzioni – ma lo stanno facendo anche mettendo in un unico testo l'insieme di tutte le patologie debitorie che riguardano i soggetti produttivi, quindi sia le imprese che i professionisti.
Io l'impegno che assumo è che, se ci fosse un disallineamento tra la normativa del 2012 e quella che stiamo votando oggi, io mi impegno a modificarlo.
Siccome sono certo che non ci sia quel disallineamento, sono disponibile anche a discutere poi in altra sede se quella normativa abbia ancora ragion d'essere o meno, e abbiamo tutte le occasioni per farlo, ma noi oggi non stiamo facendo niente di nuovo.
Noi abbiamo fotografato una normativa che esisteva e l'abbiamo messa a una normativa nuova, che nei confronti del «fallito» è più liberale di quella precedente, questo è quello che stiamo facendo.
Quindi massima disponibilità alla discussione, ma noi non stiamo producendo niente di nuovo rispetto a quello che il Parlamento ha già deciso nel 2012 .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.54 Dambruoso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Sì, per ritirarlo, grazie.
PRESIDENTE. Va bene, ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.17 Businarolo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, noi voteremo favorevolmente su questo emendamento, perché è un emendamento che tende ad evitare che sia istituito, presso il Ministero della giustizia, un albo di soggetti costituiti, anche in forma associata o societaria, destinati a svolgere, su incarico del tribunale, funzioni di gestione o di controllo nell'ambito delle procedure concorsuali, con l'indicazione dei requisiti di professionalità, indipendenza ed esperienza necessari per l'iscrizione.
Ci risiamo: sostanzialmente il privilegio andrà certamente a quelle costituzioni in forma associata e societaria, che avranno il compito di lobbizzare – e in qualche maniera di controllare e gestire – queste forme di controllo.
Io penso che abbia ragione l'onorevole Sannicandro. Potremmo apparire qualche volta un po’ romantici, ma la difesa dei diritti e delle libertà dei singoli professionisti, se è romantica, ben venga. Io credo che l'andamento di questa delega vada verso delle forme di professionalità, assolutamente di capitale e non di cultura e non di qualità, che debbano soppiantare la possibilità anche per il singolo di essere competitivo, all'interno di un mercato che non può soffrire della migliore o peggiore organizzazione capitalistica, per poter garantire una presenza e una competitività.
Liberare dal capitale la capacità di stare sul mercato, soprattutto per i professionisti, a me sembra doveroso. E questo emendamento, se ha anche questo scopo, è in linea con quello che è stato sempre il culto di Forza Italia verso queste forme di garanzia e di «intrapresa». Anche questa è un'espressione romantica.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Businarolo 2.13, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Non la aveva ancora dichiarata aperta, perciò mi sono permesso di intervenire, altrimenti non sarei intervenuto.
Presidente, la coerenza non è un'opinione, anche quando persegue obiettivi così chiari e – ripeto – sono contento che ci sia il Ministro.
Qualcuno mi deve spiegare perché l'albo deve essere tenuto dal Ministero della giustizia e non, come accade normalmente, presso ciascun tribunale che ha i registri ordinari che consentono in qualche maniera di curare sul posto, direttamente, con maggiore pertinenza e con maggiore anche per così dire efficacia e possibilità, quello che è il rapporto fra quanto oggetto della procedura e chi si deve occupare della stessa procedura.
C’è questa spersonalizzazione tendente nelle forme societarie, perché, quando si fa riferimento ai requisiti professionali, nessuno mi toglie dalla testa che, se c’è un gruppo di 30-40 professionisti, con magari una banca che è socia di quei professionisti, con magari un socio di capitale importante, quei requisiti di professionalità e di solidità saranno preferiti a livello ministeriale rispetto, magari, a giovani professionisti capaci, a singoli, a situazioni di minore, per così dire, fascino dal punto di vista lobbistico.
Allora, ben venga che questi elenchi siano tenuti dai singoli tribunali, perché questo – scusate il termine – semplifica da un lato, ed esclude il sospetto che l'accentramento presso il Ministero costituisca un modo per gestire a distanza, magari attraverso una valutazione di requisiti di professionalità puramente capitalistici, quello che, invece, deve essere un compito affidato direttamente al giudice. Voteremo a favore anche su questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Businarolo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
GAETANO PIEPOLI. Vorrei semplicemente approfittare della presenza del Ministro per raccomandare, sul futuro dei lavori in ordine a questa delega, che non si lasci cadere, a prescindere da quella che possa essere come dire la dialettica che ci ha caratterizzato anche oggi, la tematica duplice: una, quella dell'emendamento respinto in ordine all'individuazione dei criteri del soggetto, per così dire, in buona fede; non li possiamo semplicemente rimettere, così come nel bene e nel male la delega prevede, all'attività ermeneutica e interpretativa che il magistrato, gli organi giurisdizionali e l'interprete professionale faranno.
Vorrei dire che il lato inedito della crisi che noi stiamo vivendo negli ultimi anni è un dato che non vorrei qui evocare, perché c’è sempre un peso retorico, ed è il suicidio degli imprenditori. Se noi dimentichiamo il fatto che questa crisi, per la prima volta rispetto al passato, ha visto numerosi, numerosissimi, casi di suicidi di imprenditori, di quelli, cioè, che hanno una coscienza etica e professionale, che si sente messa a repentaglio dalla dinamica dell'insolvenza, fa sì che questo tema dei suoi requisiti, perché venga sottratta anche alla dinamica della procedura che qui stiamo votando, meriti un'attenzione.
Concludo dicendo che l'unico antecedente serio con cui noi facciamo i conti in Europa, che è la grande riforma francese del 2005, a partire dall'anno scorso ha posto questo tema come un tema di emergenza per la riforma delle strutture per il governo della crisi dell'impresa. Io auspico che il Governo, nella sua sensibilità, raccolga questo tema che ha, dunque, uno scenario di diritto comparato non peregrino e nemmeno soggetto alle dinamiche degli interessi particolari.
Da questo punto di vista, mi permetto di osservare che non basta dire che c’è stato un grande lavoro istruttorio, perché questo tipo di problematica sfugge alle rappresentanze istituzionali e, quindi, per quanto possa essere esauriente il lavoro istruttorio, c’è un'area non coperta, per così dire, di soggetti non noti all'attenzione legislativa e che qui io credo dovremmo raccogliere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Forza Italia voterà contrariamente su questo articolo. È un voto contrario che necessita di una spiegazione, proprio a fronte anche di quello che, con la solita chiarezza, ha detto il Ministro Orlando.
Io penso che in un momento di sicura crisi economica, non solo nel mondo imprenditoriale, ma anche nel mondo delle professioni, che sostanzialmente è un mondo che vive di luce riflessa anche rispetto alla capacità dell'imprenditoria di girare (le professioni girano a seconda di come vi è una movimentazione all'interno del sistema), in un momento di questo genere, rincarare la dose dei controlli, rincarare la dose dell'ipotesi di ingessatura del mondo delle professioni, è una follia, è proprio sbagliato. Quando c’è crisi bisogna lasciare maggiore libertà di azione, certo ma è proprio una pazzia pensare che in un momento così difficile per imprese e professioni noi incrementiamo il carico dei controlli. È frutto di una cultura che non riuscite ad abbandonare: l'ansia di controllare tutto e tutti vi fa sentire più sicuri, ma è proprio l'opposto, è l'opposto ! La necessità è quella di dare al mondo delle professioni quel margine di maggiore ampiezza, di maggiore libertà.
Io ho apprezzato il discorso del Ministro quando dice: sono pronto anche a rivedere la posizione, perché quella è una posizione che va rivista. Va restituita e mantenuta in capo al mondo delle professioni una libertà di azione capace di garantire di essere volano rispetto alla crescita di un Paese. Paralizzando e caricando le professioni con uno statalismo assolutamente inaccettabile, che riviene da una mentalità di ipercontrollo, non si fa altro che peggiorare la situazione. Questo rientra in una cultura che io pensavo fosse stata abbandonata, ma ahimè, appena possibile, ritorna, e ritorna più pesantemente di prima. Noi voteremo culturalmente convinti contro questo articolo; ma nella prospettiva, si può votare contro nella speranza che il Ministro raccolga queste nostre idee e ne possa fare tesoro perché magari nel passaggio successivo di questo provvedimento possano essere valorizzate ? Io sono sicuro che questo accadrà e che anche al Senato vi sarà una pesantissima battaglia su questo punto. Ecco perché Forza Italia, Presidente, voterà contro questo articolo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALFREDO BAZOLI, . La Commissione formula un invito altrimenti parere contrario sull'emendamento 4.50 Businarolo.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 4. 60 Mazziotti Di Celso, ma con una riformulazione: al secondo periodo della lettera la nuova formulazione è questa: prevedere che l'organismo nomini un collegio composto da almeno tre esperti, di cui uno designato dal presidente della sezione specializzata in materia d'impresa del tribunale del luogo in cui l'imprenditore ha sede tra gli iscritti all'albo di cui all'articolo 2, comma 1, lettera ), un componente designato dalla camera di commercio tra gli iscritti al predetto albo, un componente designato da associazioni di categoria tra gli iscritti al predetto albo. E poi l'altra parte che viene riformulata è la eliminazione dell'ultimo periodo, quindi l'ultima frase: all'articolo 13, comma 1, sopprimere le lettere ; quello verrebbe eliminato. Questa è la riformulazione.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa onorevole relatore, poiché lei fa riferimento al primo capoverso della lettera in realtà la lettera come può vedere, non ha un capoverso, quindi devo desumere che lei intende dopo il punto e virgola.
ALFREDO BAZOLI, . Sì, è il secondo periodo, dopo il punto e virgola.
PRESIDENTE. Dopo la parola «crisi», punto e virgola, si inserisce la riformulazione.
ALFREDO BAZOLI, . Esatto, quella frase che ho letto è la riformulazione di quella parte lì.
PRESIDENTE. Ricordo che gli emendamenti 4. 61, 4.51, 4.5 e 4. 52. Mazziotti Di Celso sono stati ritirati.
ALFREDO BAZOLI, . La Commissione formula un invito al ritiro altrimenti parere contrario sugli emendamenti 4. 9 Bonafede, 4. 53, 4.11 e 4.12 Businarolo.
PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 4. 54 Mazziotti Di Celso è ritirato.
ALFREDO BAZOLI, . La Commissione formula un invito al ritiro altrimenti parere contrario sull'emendamento 4. 55. Businarolo, mentre sull'emendamento 4.56 Businarolo c’è un parere favorevole con una riformulazione che adesso leggo: al comma 1, dopo la lettera ), aggiungere la seguente: e-) determinare i criteri di responsabilità del collegio sindacale in modo che in caso di segnalazione all'organo di amministrazione e all'organismo di cui alla lettera ) non ricorra la responsabilità solidale dei sindaci con gli amministratori per le conseguenze pregiudizievoli dei fatti o delle omissioni successivi alla predetta segnalazione.
PRESIDENTE. Ricordo che gli emendamenti 4.57, 4.59, 4.58 e 4.24 Mazziotti Di Celso sono stati ritirati.
Il Governo ?
GENNARO MIGLIORE, . Parere conforme.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.50 Businarolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Businarolo. Ne ha facoltà.
FRANCESCA BUSINAROLO. Presidente grazie. Intervengo solo su questo emendamento all'articolo 4 perché mi preme molto. Quest'articolo introduce un sistema secondo noi importante: se il Governo facesse il decreto legislativo domani saremmo abbastanza contenti, perché comunque farebbe una rivoluzione importante a livello delle imprese con l'introduzione del meccanismo delle procedure di allerta. Tuttavia in fase di Commissione è stato modificato per una parte che non ci piace, ovvero è stata tolta la possibilità di coinvolgere in questa procedura d'allerta le società, le grandi società e le società quotate. Per noi questa cosa è gravissima, perché non saranno tantissime, probabilmente sono il 3, il 4 o il 5 per cento delle imprese nazionali, però sono quelle più grosse, sono quelle che hanno il maggior numero di dipendenti, che hanno il maggior numero di creditori, che hanno il maggior numero di imprese satellite che collaborano con loro, che se falliscono, che se ne sono in crisi, si portano dietro a domino non 10, non 15, non 100, ma migliaia di lavoratori, centinaia di aziende, professionisti che poi devono andare a recuperare il credito.
Se invece ci fosse questo meccanismo dell'allerta applicato anche alle grandi imprese, alle società quotate, io credo che sarebbe totale la rivoluzione, per questo il mio invito è di accogliere l'emendamento che riprende la formulazione originaria, perché la Commissione Rordorf l'aveva previsto; l'invito è di accettare, di accogliere l'emendamento e di modificare il parere del relatore e del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, voteremo contro questo emendamento nella prospettiva che passo al Governo.
Ossia, quando la lettera che si vorrebbe sopprimere da parte dell'emendamento in questione, scrive che, nell'esercizio della delega, bisogna individuare i casi in cui le procedure, di cui al presente articolo, non trovano applicazione, in particolare, (...), in questi casi possono essere compresi i professionisti. E spiego perché: perché si immagini l'effetto. Un professionista campa anche di immagine, campa anche della capacità di stare sul mercato con un'immagine. Si immagini se un creditore qualsiasi, per un puro fatto di sfregio professionale, attivi nei confronti di un professionista una procedura di questo genere: l'effetto è deflagrante ! Sapere che c’è una procedura di questo tipo nei confronti di un professionista, significa condannarlo ad una gogna mediatica e professionale assolutamente invincibili: sono quelle sentenze di condanna automatiche che non hanno appello e non hanno alcuna possibilità di essere rimosse. Allora io credo che ragionevolmente, trattandosi di una procedura di sostegno alle imprese, è bene che siano le imprese ad essere interessate da questa procedura, e che quando in questa parte si individuano i casi in cui le procedure non trovano applicazione, molto saggio sarebbe introdurre fra tali casi di non applicazione i liberi professionisti. In questa prospettiva noi voteremo contro questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Signor Presidente, io ho ascoltato ovviamente quanto ha detto il collega del mio partito, che spera che attraverso questa lettera vi sia un'indicazione che possa riguardare anche i professionisti. Siccome io sono meno speranzoso di lui, in dissenso con l'indicazione del mio gruppo, voto a favore di questo emendamento, perché è giusto, ed è ingiustificabile il fatto che si voglia escludere da questa normativa le società quotate in borsa o in un altro mercato regolamentato, le grandi imprese. Non lo trovo giustificato, non c’è una sola ragione !
ALFREDO BAZOLI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole Pini ! Onorevole Pini ! Grazie, sta parlando il relatore.
ALFREDO BAZOLI, . Presidente, volevo spiegare i motivi per i quali noi abbiamo deciso di inserire questo emendamento. Questa norma è finalizzata a non andare in contrasto con la direttiva europea che è in procinto di essere approvata sulle crisi di impresa, che invita espressamente gli Stati membri a valutare l'opportunità di limitare l'accesso a queste procedure di allerta alle piccole e alle medie imprese, lasciando fuori dalle procedure di allerta le grandi imprese e le società quotate in borsa. Noi abbiamo allora ritenuto opportuno, siccome questa è una direttiva che è in procinto di essere approvata, evitare poi di trovarci in futuro a dover fare i conti con una normativa che non è armonica con quella che è stata chiesta dall'Unione europea; e riteniamo che questo sia anche in parte coerente, se teniamo conto del fatto che la maggior parte di quelle imprese sarà verosimilmente destinata a finire nell'ambito e nell'orbita delle procedure di amministrazione straordinaria, che obbediscono a logiche parzialmente diverse rispetto a quelle della insolvenza, o comunque della gestione degli stati di crisi.
Aggiungo perché vedo che si torna sempre sul punto, che questa è una procedura che non riguarda i soggetti non fallibili: è una procedura che riguarda unicamente i soggetti fallibili, cioè solo le aziende, le società che sono sopra la soglia della fallibilità sono soggette alla procedura dell'allerta che è stata introdotta da questa normativa; professionisti, piccoli imprenditori privati che sono sotto soglia, non sono soggetti a questa procedura. Questo dev'essere molto chiaro, perché da questo punto di vista i presupposti non cambiano assolutamente per nulla. Ribadisco quindi ancora una volta quello che hanno già detto ripetutamente i miei colleghi, la presidente e il Ministro: da questo punto di vista i presupposti per l'accesso alle procedure dello stato di crisi, ivi compresa questa nuova procedura di allerta, sono gli stessi di oggi, e sono gli stessi oggi previsti dalla legge fallimentare, per la fallibilità delle imprese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Vede, Presidente, ed anche Ministro: già pensare che il Parlamento italiano stia legiferando sulla base di una possibile direttiva europea, già questo dovrebbe far capire come si può essere in errore; oltretutto questa è una prima lettura. Ma poi dovremmo anche stare a capire quanto è importante il fatto che queste procedure di allerta ineriscono anche le grandi imprese, ma soprattutto le imprese quotate: cioè noi dovremmo tutelare ad esempio tutti gli investitori attraverso queste procedure di allerta. E allora qual è il motivo per cui queste procedure vengono tenute fuori dalle grandi imprese, dalle imprese quotate ? Se non magari fare un favore a coloro che tendono in un certo senso a truffare i propri investitori, perché è sempre questo, a coloro che hanno più soldi da investire in attività di ed altro. Spiegatecelo, Ministro: per fortuna c’è lei, ci spieghi la motivazione .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Businarolo 4.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Sì, accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 4.60, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 bis, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate bis.
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALFREDO BAZOLI, . Grazie, Presidente. Sull'emendamento 6.50 Mazziotti Di Celso il parere è favorevole. Su tutti gli altri emendamenti c’è un parere contrario, invito al ritiro oppure parere contrario.
GENNARO MIGLIORE, . Parere conforme.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.50 Mazziotti Di Celso, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate bis.
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALFREDO BAZOLI, . Presidente, su tutti gli emendamenti invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Anche l'emendamento 7.100 della Commissione, onorevole relatore ?
ALFREDO BAZOLI, . No, quello ovviamente no.
GENNARO MIGLIORE, . Grazie, signor Presidente. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.2 Businarolo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 bis, al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata bis
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 9.100 della Commissione.
ALFREDO BAZOLI, . Ovviamente il parere è favorevole.
GENNARO MIGLIORE, . Conforme.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.100 della Commissione, con parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata bis
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 10.50 Dambruoso.
ALFREDO BAZOLI, . Il parere è contrario.
GENNARO MIGLIORE,. Conforme.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.50 Dambruoso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.
PIERPAOLO VARGIU. Grazie Presidente, anche su questo emendamento noi avremmo chiesto una maggiore attenzione da parte dell'Aula, perché è un emendamento che va nella direzione del buonsenso, perché comunque sottolinea 2 diverse esigenze.
La prima è di principio, nel senso che in questo emendamento si chiede la rivisitazione e la rimodulazione dei privilegi che lo Stato ha nell'esigere i crediti erariali, cioè quelli che derivano da imposte dirette e indirette, da IVA e da tributi locali.
Appare del tutto ovvio che sia sperequato il fatto che lo Stato abbia un privilegio assoluto su questi crediti e che questo privilegio sia esercitato nei confronti invece dei crediti che sono detenuti da altri possessori dello stesso titolo di diritto, per cui sembra una cosa veramente strana che i crediti dello Stato abbiano un peso differente rispetto a quelli di un libero cittadino o di un'altra impresa.
Il secondo motivo per cui noi introduciamo la richiesta di questo emendamento è che la rigidità dei privilegi dei crediti dello Stato spesso è causa di un fallimento da cui lo stesso Stato non trae nessun beneficio, perché determina la morte di un'impresa che altrimenti magari in regime concordatario potrebbe andare avanti e riacquisire in un momento in cui migliora il mercato la sua capacità di azione.
Pertanto, avere dei paletti estremamente rigidi e assolutamente non estensibili nei crediti privilegiati da parte dello Stato spesso è un danno allo stesso Stato, che non riesce a mantenere in vita un'impresa, un'azienda che potrebbe produrre utili, tra cui le tasse pagate allo Stato.
Pertanto, lo spirito di questo emendamento, nella rimodulazione dei privilegi dello Stato nell'esigere questi crediti, va in realtà proprio nella direzione di favorire una presenza e una permanenza dell'azienda sul mercato e quindi anche la propria capacità di produrre tasse e quindi di essere utili alle esigenze complessive della comunità, oltre che a quelle della cultura dell'impresa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.
SALVATORE MATARRESE. Grazie signor Presidente, le nostre imprese, il nostro sistema produttivo è in genere caratterizzato dall'essere molto meno competitivo, grazie al sistema di tassazione che è sulle imprese.
Quindi riteniamo sia doveroso, nell'obiettivo di favorire le imprese a superare i momenti di crisi che, al pari di tutti gli altri creditori, sia proprio lo Stato, che poi ha beneficiato dell'attività produttiva, a fare un passo indietro in una percentuale concordata, in maniera tale che, al pari di tutti gli altri soggetti coinvolti nella crisi di impresa, possa offrire un contributo perché l'attività produttiva continui e continui a produrre reddito e quindi tasse a vantaggio dello stesso Stato e la copertura di questo sacrificio è proprio nella certezza di garantire attività d'impresa, quindi reddito, quindi tassazione, quindi posti di lavoro e quindi è davvero inconcepibile spesso che proprio il peso del credito verso lo Stato causa il fallimento delle imprese e soprattutto è discriminato rispetto a quello di altre aziende che vanno in difficoltà per soddisfare lo Stato stesso, nel suo cento per cento del decreto concordatario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie signor Presidente, l'emendamento 10.50 Dambruoso, Matarrese e Vargiu è assai pregevole, a mio parere.
Soffre però di un limite, perché quando si dice che si vuole rimodulare i privilegi relativi ai crediti erariali mediante l'introduzione di una soglia predeterminata di soddisfacimento del credito, bisogna anche dire qual è questa soglia, bisogna indicarla (30, 40 o 50 per cento), altrimenti si delega al Governo la possibilità di dire che l'introduzione di una soglia predeterminata di soddisfacimento del credito per i suoi crediti è del 99 per cento.
Tuttavia, voteremo questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.50 Dambruoso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Onorevole Morani, gentilmente...
ALFREDO BAZOLI, . Sull'emendamento 11.100 il parere è favorevole.
GENNARO MIGLIORE, . Conforme.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.
SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, signor Ministro, noi abbiamo chiesto la soppressione di questo articolo, perché è evidente che non ha nulla a che fare col provvedimento che stiamo esaminando, in quanto si tratta di una fattispecie che riguarda...
PRESIDENTE. Onorevole Matarrese, temo che lei abbia sbagliato, questo è l'11.100. Allora altri che intendono intervenire sull'11.100 ? No.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11e delle proposte emendative ad esso presentata
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALFREDO BAZOLI, . Su tutti gli emendamenti invito al ritiro o parere contrario.
GENNARO MIGLIORE, . Conforme.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici aggiuntivi 11-50 Chiarelli, 11-54 Vignali, 11-56 Dambruoso e 11-58 Russo
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.
SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, noi abbiamo chiesto la soppressione di questo articolo, in quanto del tutto inconferente con l'oggetto della delega e del provvedimento che stiamo esaminando.
Io credo che, anche per una coerenza legislativa, i provvedimenti di legge debbano avere una coerenza e una rintracciabilità nel testo e nel contenuto. Qui si interviene nelle transazioni immobiliari e si prevede un ulteriore adempimento, che è l'atto pubblico anche in fase di compromesso, e si pone un aggravio sull'acquirente, un costo ulteriore aggiuntivo. Tutto questo non favorisce la ripresa di un mercato immobiliare, perché non favorisce quello che noi sempre chiediamo, una ripresa del mondo dell'economia e del lavoro.
Non si entra nel merito del perché c’è una difficoltà nelle garanzie, che vengono delle transazioni immobiliari. Infatti noi non entriamo nel merito, ma mettiamo forme di controllo, per penalizzare ancora più il sistema. Sono delle garanzie molto spesso non determinate nel testo originario, onerose, non rilasciate dal sistema bancario, che va ad inficiare i castelletti delle imprese e, quindi, la capacità di finanziare le opere. Noi poniamo un ulteriore aggravio, a tutto svantaggio dal mercato, dell'acquirente e delle imprese, senza alcun vantaggio.
Credo che sia, oltre che di inconferenza sul testo, davvero inopinabile dal punto di vista economico aggravare un settore, verso il quale dimostriamo, a parole, molta attenzione, nei fatti, noi aggraviamo gli adempimenti senza alcun vantaggio economico, che vanno in testa totalmente all'acquirente, al quale costerà di più anche fare un compromesso, al quale costerà di più emettere una polizza, che deve essere emessa dalle imprese, il cui costo andrà sempre sull'acquirente.
Quindi noi ci chiediamo quale utilità abbia un provvedimento di questo genere, all'interno di una delega che non ha nulla a che fare con le transazioni immobiliari. Io credo che il settore immobiliare debba essere lasciato in pace dal legislatore e debba essere tolta tutto questa burocrazia, che inficia fondamentalmente, gravemente e drammaticamente il settore immobiliare. Se vogliamo continuare a uccidere questo settore, votiamo tutti a contrario alla soppresso di questo articolo, ma che rimanga traccia di chi, nei fatti, vuole favorire la ripresa economica di questo Paese e che chi, nei fatti, continua a mettere orpelli e adempimenti ulteriori, per non affrontare nel merito del perché le cose non si fanno, ma con ulteriori forme di controllo. E si continua a mettere oneri e gravami, invece di andare nel merito del perché le cose non si possono fare. Quindi io confermo e chiedo che quest'Aula sopprima questo articolo, che non ha nulla a che fare con il disegno di legge che stiamo esaminando
PRESIDENTE. Onorevole Longo, sto per darle la parola, ma temo che forse le mi volesse segnalare che il Presidente ha sbagliato e mi dispiace se ho indotto in errore. In realtà questi non sono aggiuntivi: è proprio un articolo nuovo, che è l'11 che è aggiuntivo all'articolo 11. Quindi quello che ho detto prima era un errore. Stiamo agli emendamenti all'articolo 11- che sono quelli che ho letto. Mi sono spiegato ? Voleva dirmi questo, onorevole Longo ? La ringrazio e mi scuso con lei.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie Presidente, mi associo anch'io alle parole del collega Matarrese, per le ragioni che ha detto lui.
Innanzitutto c’è un'estraneità rispetto al testo di cui dovrebbe occuparsi questo disegno di legge.
Secondo aspetto: è innegabile un aggravamento per l'acquirente.
Terzo elemento: io vorrei sapere qual è l'assicurazione che oggi rilascia una fideiussione all'atto del compromesso. Soprattutto pensiamo se c’è un immobile da costruire: nessuno la rilascerà. Uno degli affetti, oltre che un aggravio per i contribuenti, probabilmente sarà il ritorno al nero e che non credo sia una cosa auspicabile.
L'altra considerazione che vorrei fare è questa e l'ha già accennata il collega Matarrese prima. L'edilizia è la filiera industriale più lunga di questo Paese ed è quella che ha sofferto di più per la crisi. Un Parlamento cosciente di questo dovrebbe essere un Parlamento che, innanzitutto, si preoccupa di sviluppare il settore edilizio, in particolare con il recupero, ma muovere il mercato immobiliare, non di bloccarlo. Abbiamo bisogno di crescita, se vogliamo avere anche occupazione soprattutto per i giovani. Questi non sono provvedimenti che sicuramente la crescita la aiutano.
GENNARO MIGLIORE, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE, . Grazie signor Presidente. In questo caso la Commissione, a giudizio del Governo, ha svolto un lavoro di innovazione molto importante, che contraddice quello che è stato testé detto dai colleghi che sono intervenuti.
Ci tengo molto a sottolineare gli aspetti salienti di questo articolo 11- perché soprattutto in questo momento di grande crisi, nel quale riteniamo sia fondamentale reinvestire e rilanciare tutte le filiere produttive, a partire da quelle dell'edilizia, vogliamo che non ci siano strumenti che possano andare a detrimento delle parti e dei soggetti più deboli. Questa garanzia che noi intendiamo introdurre prima di tutto non riguarda le transazioni immobiliari ma riguarda solo quelle degli acquirenti degli immobili da costruire. E per essere molto sintetico, e anche per comprendere bene di che cosa stiamo parlando, riguarda quei soggetti che magari comprano sulla carta il titolo di proprietà relativo ad un acquisto di un immobile da costruire, ma che poi si trovano di fronte all'insolvenza di chi ha prodotto questo contratto e ha avuto l'onere di costruirlo. Allora il tema è questo: noi da che parte dobbiamo stare ? Noi riteniamo che, siccome l'obbligo della fideiussione è già previsto all'interno del nostro ordinamento in particolare negli articoli 2 e 3 del decreto legislativo n. 122 del 2005, questo controllo di legalità, cioè stabilire che la fideiussione che è già prevista per legge venga effettivamente fatta, è il modo di mettere il coperchio ad una pentola che in troppi anni è stata – come è stato anche qui ribadito – non sostenuta come un oggetto e come una norma da rispettare. È importante per tutelare i soggetti più deboli, pensiamo a coloro i quali stanno comprando una casa che poi si dovranno rivalere eventualmente per via giudiziale perché non hanno avuto una garanzia di legalità precedente. Se noi vogliamo essere in questo momento di crisi dalla parte di chi è non solamente impegnato a rilanciare l'impresa e la filiera dell'edilizia, ma anche dalla parte di chi fa dei sacrifici per acquisire questo titolo di proprietà, io penso che questo controllo di legalità servirà e servirà molto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ermini. Ne ha facoltà.
DAVID ERMINI, . Grazie, signor Presidente. Il sottosegretario ha anticipato molto di quello che avrei voluto dire. Questa norma è a tutela dei consumatori, è a tutela delle persone che comprano un appartamento sulla carta, tant’è che si tratta di immobili ancora da costruire. Già la normativa prevede che debba esistere una fideiussione, però, come spesso accade e come spesso accadeva nel nostro sistema, si fa la norma, poi non ci sono gli elementi perché questa norma possa essere rispettata. Per cui sostanzialmente che succedeva ? L'obbligo della fideiussione c'era lo stesso, però, non essendoci la possibilità e l'obbligo del controllo, la fideiussione spesso non c'era, per cui quando poi il cittadino, il consumatore, il risparmiatore, che ha investito i risparmi di una vita della sua famiglia, andava a chiedere, qualche volta purtroppo è successo, di vedere realizzato l'appartamento, l'immobile da lui acquistato, non solo non trovava l'immobile, ma neanche nessuno che gli restituisse i soldi. Allora proprio per eliminare questi pochi casi, ma che comunque ci sono stati, questa norma va a garanzia dei consumatori e dei risparmiatori. Noi possiamo chiedere alle istituzioni – per questo io credo che sia compito delle istituzioni di impegnarsi – che ci siano, e che siano stipulati, dei protocolli affinché le spese che certamente ci saranno in modo maggiore possano essere limitate (sia le spese di rogito, sia le spese di fideiussioni). Sarà compito delle istituzioni intervenire perché ci sia una limitazione delle spese e ci sia una garanzia ancora più forte per i consumatori e piccoli risparmiatori che purtroppo, nonostante ci fosse la legge, non avevano modo di essere tutelati. Con questa norma l'avranno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 11-.50 Chiarelli, 11-.54 Vignali, 11-.56 Dambruoso e 11-.58 Russo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Non ho nulla da obiettare se gli altri sono d'accordo, però votiamo l'articolo 11-.
PRESIDENTE. Sull'articolo 11- abbiamo altri cinque emendamenti.
ROCCO PALESE. Ancora ? Allora va bene così.
PRESIDENTE. Oggi non è la mia giornata, onorevole Palese: ce ne sono altri due di voti, però siccome l'argomento è un argomento che mi pare di un certo interesse e si deve riunire la Conferenza capigruppo, io ripeto; se non ci sono obiezioni, sospendiamo altrimenti...
Va bene. Sospendiamo l'esame del provvedimento.
Prima di sospendere la seduta, in via del tutto eccezionale, atteso che poi altrimenti gli interventi di fine seduta si dovrebbero fare al termine della Conferenza dei capigruppo, e siccome ci sono due iscritti a parlare, anche qui, se non vi sono obiezioni, li farei intervenire subito.
PRESIDENTE. Quindi, cominciamo con l'onorevole La Marca che ha chiesto di parlare, ne ha facoltà. Prego però i colleghi che escono, di farlo in silenzio.
FRANCESCA LA MARCA. Grazie Presidente. Prendo la parola per partecipare con emozione al dolore e al cordoglio del popolo canadese, al quale io stessa appartengo, per l'attentato avvenuto nella serata di domenica a Quebec City.
PRESIDENTE. Colleghi, pregherei chi non è interessato a uscire, la collega sta parlando dell'attentato che c’è stato in Canada, quindi magari anche...
FRANCESCA LA MARCA. Grazie. Sono state colpite persone innocenti cinicamente considerate simboli e bersagli di odio, di fanatismo religioso e ideologico. Questo rende ancora più atroce questo atto disumano. Si è voluto colpire anche il Canada multiculturale, aperto e accogliente, proprio nel momento in cui nel grande Paese confinante si costruiscono muri fisici, giuridici e umani contro persone che hanno il solo torto di avere origini diverse. Per questo la riaffermazione di un modello di società aperta e plurale, fatta sia dal Presidente Gentiloni, che dal Primo Ministro Trudeau, costituisce non solo un valore da condividere, ma una rotta da seguire con coerenza e fermezza.
Partecipo con particolare emozione al dolore dei miei concittadini canadesi ed esprimo ai Governi del Canada e del Quebec i sentimenti più profondi di amicizia e di vicinanza di tutti gli italiani che considerano il Canada un Paese fratello .
ANNA MARIA CARLONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA MARIA CARLONI. Presidente, devo dire che sono davvero pochi due minuti per ricordare in quest'Aula un grandissimo napoletano come l'avvocato Gerardo Marotta; tuttavia voglio farlo.
L'avvocato ci ha lasciato il 25 gennaio scorso, a poche settimane dalla festa...
PRESIDENTE. Scusi anche lei, onorevole Carloni. Prego.
ANNA MARIA CARLONI. Grazie, Presidente. Dicevo che ci ha lasciato il 25 gennaio scorso, a poche settimane dalla festa per i suoi novant'anni, che purtroppo non si farà. L'omaggio corale della città di Napoli, con il funerale laico che si è svolto all'Istituto per gli studi filosofici, è stato davvero un momento di grande intensità per una personalità unica e davvero importantissima per la città di Napoli. A Napoli quando si diceva «l'avvocato» si parlava di lui: non di un imprenditore ma di un filosofo, la cui tradizione si incarnava nell'eredità dell'Illuminismo e nella sfortunatissima rivoluzione giacobina partenopea del 1799. È stato un pensatore del tutto originale fin dagli anni giovanili, quando animò il Gruppo Gramsci, quando dire di essere antistalinista era davvero difficile per un giovane comunista. È stato un prodotto assolutamente vivo e vitale della sensibilità napoletana, in tempi tanto diversi della storia della città di Napoli; e sempre, anche nei momenti più bui e più difficili, ha regalato un'altissima reputazione a Napoli e alla cultura napoletana. Perché l'avvocato Marotta ha sempre messo la cultura prima di tutto, ed è stato avvocato della cultura, avvocato del popolo, avvocato della città nei momenti difficili.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANNA MARIA CARLONI. Finisco, Presidente. Dobbiamo a lui l'invenzione straordinaria dell'Istituto per gli studi filosofici, che ci lascia una mole enorme di esperienze e una biblioteca di centinaia di migliaia di volumi, che dobbiamo ancora sistemare. Ecco: fare il lavoro che l'avvocato ci ha lasciato, sistemare la sua straordinaria biblioteca di valore internazionale, è l'omaggio migliore che possiamo fare e il modo migliore per ricordarlo .
PRESIDENTE. A questo punto la seduta è sospesa.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di febbraio:
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.