PRESIDENTE. La seduta è aperta.
DAVIDE CAPARINI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amoddio, Matteo Bragantini, Bueno, Buttiglione, Capelli, Causin, Dambruoso, Dellai, Di Benedetto, Di Gioia, Fauttilli, Ferranti, Fico, Fontanelli, Galati, Garofani, La Russa, Lainati, Manciulli, Manzi, Marazziti, Marcon, Migliore, Murgia, Nicchi, Pes, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Realacci, Rosato, Sanga, Schullian, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 29 marzo 2017, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia):
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, n. 2188-A: Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali; e delle abbinate proposte di legge nn. 1442-2770.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate .
WALTER VERINI, . Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Bene, grazie. La parola al Governo.
GENNARO MIGLIORE,. Grazie, signor Presidente. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore di maggioranza.
PRESIDENTE. Ora la parola al relatore di minoranza.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Siamo a pagina 2 del fascicolo, 6.218 Sisto.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Sul 6.218 Sisto il parere è favorevole; 6.10 Dadone favorevole; 6.200 Sisto favorevole; 6.219 Sisto favorevole; 6.201 Colletti, 6.220 Colletti, 6.203 Parisi, 6.222 Colletti favorevole e anche 6.221 Colletti; identici 6.202 Sisto e 6.204 D'Attorre favorevole; 6.205 Molteni, 6.206 Sisto favorevoli, come per il 6.207 Colletti e il 6.208 Sannicandro, 6.209 Colletti, identici 6.210 Sisto e 6.235 Rampelli, 6.211 Molteni sempre favorevole; 6.3 Molteni favorevole; 6.212 Sisto, 6.213 Molteni, 6.223 Sisto, 6.214 Molteni favorevoli; 6.600 delle Commissioni mi rimetto all'Aula, 6.224 favorevole, 6.225, 6.216, 6.217, 6.230 favorevole…
PRESIDENTE. Ci sono solo il 6.216 Molteni, il 6.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e il 6.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Allora sul 6.216 Molteni il parere è favorevole, sul 6.300 delle Commissioni mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Poi c'è il 6.217 Colletti.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Ho già detto, Presidente, il parere è favorevole. Il 6.230 è ritirato. Sull'emendamento 6.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Va bene, grazie.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Non si può definire, questa discussione, una semplice di matrice parlamentare che ignora i numeri che la Camera dei deputati propone nei rapporti fra una maggioranza che, abitualmente, non ascolta e una opposizione che, in qualche modo, cerca di far valere le proprie ragioni. Qui, il tema è molto più ampio, si tratta di garantire ai cittadini la fiducia nell'amministrazione della giustizia, perché è evidente che nelle componenti che regolano anche la qualità della politica del nostro Paese la fiducia nell'amministrazione della giustizia è uno dei punti principali; un Paese che non vede un rapporto di chiarezza, di stima, di onorabilità, tra chi dovesse imbattersi in una vicenda giudiziaria e chi deve giudicare, è un Paese, come diceva il mio maestro, che perde credibilità. È il processo quello che fa la differenza rispetto alla qualità della civiltà di un Paese. Allora, noi, con questo emendamento e con tutta una serie di emendamenti, cerchiamo di mantenere l'onorabilità del sistema giustizia. E io chiedo all'Aula se i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari eletti al Parlamento europeo, al Senato della Repubblica o alla Camera dei deputati possano tornare a svolgere le funzioni svolte prima del mandato. Il Senato così aveva deciso; il Senato aveva deciso così. Io, poi, non sono neanche d'accordo con la prospettiva del collega Sannicandro: non tocchiamo, perché, se no, chissà che succede. Noi stiamo toccando e, quindi, il Senato dovrà eventualmente stabilire se ratificare queste modifiche. Non c'è nessuno spirito di conservazione dell'atto; l'atto sarebbe stato conservato se le modifiche fossero state lievissime e, quindi, il Senato, mantenuto l'impianto fondamentale del proprio provvedimento, avesse la possibilità solo di limarlo per piccole cose. Ma noi, qui, l'abbiamo sconvolto il provvedimento; quindi, il Senato, molto probabilmente, dovrà, e io mi auguro che lo faccia, tornare sui nostri passi e restituire, come ha fatto con il primo provvedimento, maggiore dignità a questa scelta parlamentare. Noi ci proviamo e insistiamo perché il testo sia ripristinato; il colpo di mano in Commissione ce lo vuole impedire, l'Aula vuole avallare il colpo di mano in Commissione? Io penso che il Senato questo non potrà consentirlo. Chiedo che l'emendamento 6.200 Sisto sia votato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANDREA COLLETTI. Presidente, durante la discussione nelle Commissioni giustizia e affari costituzionali, una manina, anzi, tre manine hanno cambiato questo comma inserendo la possibilità per quei magistrati che fanno politica - e che grazie al fare politica hanno, ovviamente, automaticamente le valutazioni di professionalità aumentate rispetto ai colleghi che fanno davvero i magistrati - di poter scegliere, una volta terminato il loro corso politico, di andare direttamente presso la Corte di Cassazione. Non solo un magistrato entra in un gruppo politico e, quindi, fa politica attiva, non solo fa carriera sulle spalle degli altri magistrati che devono sostituirlo e quindi aumentare i loro carichi di lavoro ma, usciti dal Parlamento, oltretutto hanno anche un'opzione in più: fanno carriera contro gli altri magistrati e possono andare, come giocando a monopoli, in Corte di cassazione senza nemmeno passare dal via. Presidente, tale previsione sembra cucita apposta su alcuni parlamentari dell'attuale maggioranza che sono deputati, senatori, forse un ministro o un sottosegretario che magari non potranno o non saranno più rieletti nella prossima legislatura e grazie alla mano esperta, ad esempio, del collega Ermini del Partito Democratico da febbraio in poi, da marzo in poi, quando finalmente potremo tornare a votare, andranno a ricoprire gli scranni dorati, perché sono dorati anche quegli scranni, all'interno della Corte di cassazione, superando quindi i diritti dei magistrati che a tutt'oggi e in queste ore, in questi giorni, in questi anni hanno fatto il loro duro lavoro nelle aule di giustizia. Presidente, sarebbe un po' da spiegare tale modifica da parte dei presentatori; sarebbe da spiegare soprattutto chi favorisce e mi aspetterei dai presentatori i nomi e i cognomi di coloro che eventualmente verranno favoriti da questo emendamento: nomi, cognomi e magari anche appartenenza politica, giusto per sgombrare il campo da eventuali conflitti di interesse o da aspettative di una via d'uscita molto comoda e molto ampia. Lo chiediamo soprattutto per una questione inerente anche all'articolo 3 della Costituzione ovvero permettere a tutti i politici ma soprattutto a coloro che lavorano fuori dalle stanze dorate del Parlamento di avere gli stessi diritti, anzi permettere ai cittadini fuori dal Parlamento di avere qualche diritto in più rispetto ai politici che siedono in questo Parlamento e, quindi, con l'emendamento 6.220 da me presentato semplicemente chiediamo di ritornare alla formulazione originaria del progetto di legge uscito dal Senato. Non chiediamo nulla di vendicativo nei confronti dei magistrati che fanno politica. Chiediamo solo che i magistrati che fanno politica nelle Aule del Parlamento e nel Governo non siano privilegiati rispetto agli altri magistrati e ci sembra il minimo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. È bene far conoscere all'Aula qual era il testo del Senato. I magistrati che, dopo aver esercitato il mandato parlamentare, dovessero ritornare nel proprio ruolo, secondo il testo del Senato possono scegliere tra questa ipotesi: “essere ricollocati in ruolo in un distretto di corte di appello diverso da quello in cui è compresa, in tutto o in parte, la circoscrizione elettorale nella quale sono stati eletti e diverso da quello in cui prestavano servizio all'atto del collocamento in aspettativa, con il vincolo dell'esercizio delle funzioni collegiali per un periodo di cinque anni e con il divieto di ricoprire, in tale periodo di tempo, incarichi direttivi o semidirettivi. Essi non possono, comunque, esercitare successivamente le funzioni nel distretto di corte di appello in cui è compresa la circoscrizione elettorale nella quale sono stati eletti.” Come per dire: dove sei stato eletto, non potrai più tornare. Poi continua : “I magistrati già in servizio presso la Corte di cassazione…” e c'è una disciplina . La norma che adesso dovremmo approvare e che noi contestiamo che cosa dice invece? Quei magistrati possono “esseri ricollocati in ruolo presso gli uffici della Corte di cassazione e della Procura generale presso la Corte di cassazione, avendone i requisiti, - c'è un'alternativa che prima non era prevista – o in un distretto di corte di appello diverso da quello in cui è compresa, in tutto o in parte, la circoscrizione elettorale nella quale sono stati eletti, con il divieto di ricoprire, - prima per cinque anni, oggi per il periodo di tre anni - incarichi direttivi o semidirettivi e, in ogni caso, - questo vale per il Senato e vale per noi - con il vincolo di esercitare funzioni giudicanti collegiali - questo lo si lo trovava già - nel corso del medesimo periodo di tre anni - mentre lì era cinque anni - anche in caso di trasferimento ad altro ufficio”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ermini. Ne ha facoltà.
DAVID ERMINI. La ringrazio, signor Presidente. Questa modifica che viene apportata alla norma del Senato attraverso gli emendamenti non soltanto del sottoscritto e poi riformulati dai relatori, sostanzialmente mette fine a quello che, sì, era un privilegio perché mi sarebbe piaciuto sapere come mai chi era in Cassazione poteva tranquillamente tornare in Cassazione soltanto dopo due anni, mentre quelli che andavano nei distretti avevano bisogno di aspettare per cinque anni. Non solo ma come mai coloro che invece avevano i requisiti e possono andare in Cassazione soltanto con un concorso, questo non l'avrebbero potuto fare. Quindi chi era in Cassazione tornava in Cassazione dopo soli due anni; chi aveva i requisiti perché non veniva dalla Cassazione, non ci poteva andare: quello era un privilegio, onorevole Colletti. Mi si permetta di dire una cosa: io non accetto lezioni di conflitto di interessi da chi, caro onorevole Colletti, ha fatto il relatore sulla responsabilità medica, facendo nella sua professione l'assistenza a chi fa causa per responsabilità medica . Basta con questa storia dei conflitti di interessi: guardatevi in casa vostra!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. E allora questo articolo che riguarda il ricollocamento dei magistrati in ruolo dopo l'esperienza in politica presuppone un dato di fatto di cui tutti dobbiamo essere consapevoli e di cui questa proposta di legge, dopo tanto, si fa carico e questa maggioranza, dopo tanto tempo, si fa carico ed è il primo elemento di cui bisogna tener conto. Nel merito, stabilito che il magistrato deve rientrare, alla fine dell'esperienza politica, allora noi abbiamo cercato di individuare il percorso che più tranquillizza i cittadini e l'opinione pubblica rispetto al rientro in ruolo del magistrato che si era dedicato per un certo periodo della propria vita all'attività politica. E allora che cosa viene criticato? La possibilità per questi magistrati di poter rientrare in ruolo presso la Corte suprema. Bisogna tener conto di due elementi perché è nel merito che bisogna affrontare il problema al di là della propaganda perché, se vogliamo fare propaganda, siamo tutti bravi a farla ma quello è populismo che non porta da nessuna parte. Se il magistrato deve tornare in ruolo, allora diciamo che, prima, per rientrare in Corte di Cassazione, come prevede la lettera del secondo comma, c'è bisogno di avere i requisiti. Ciò significa che devi avere maturato un'anzianità ed aver superato tutti i vari della propria attività professionale per cui ha riconosciuto dal Consiglio superiore della magistratura che cosa? Le funzioni di legittimità. Quindi, arriva lì non perché ce lo mandiamo noi, perché ha i requisiti innanzitutto per potere andare lì: primo elemento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. In questo contesto totalmente mistificatorio della realtà, voglio chiarire semplicemente un principio: chi era in Cassazione prima di darsi alla politica, dopo un periodo, che, tra l'altro, alla Camera è stato praticamente annullato, poteva tornare in Cassazione, perché - lo dico al collega Ermini - aveva i requisiti perché già c'era in Cassazione. Chi, invece, è venuto qui in Parlamento senza essere già in Cassazione non aveva i requisiti e nemmeno li ha dopo che è stato in Parlamento, perché solo un partito che ha perso ogni genere di logica e ogni genere di meritocrazia può pensare che la Finocchiaro, che è in Parlamento da ventisette anni ha raggiunto i requisiti per stare in Cassazione senza aver fatto negli ultimi ventisette anni un giorno di magistratura ! Io vorrei capire se qualcuno qui si rende conto dello schiaffo in faccia …
ALFONSO BONAFEDE. …che si sta dando ai tanti magistrati che lavorano quotidianamente servendo lo Stato e che si vedono superati da magistrati che, ventisette anni fa, hanno deciso di occupare queste poltrone .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, al di là delle polemiche di carattere personale, che credo che debbano essere lasciate al di fuori di quest'Aula, soprattutto quando vengono, con tutta l'abilità del collega Ermini, utilizzate per non leggere gli emendamenti, io vorrei soltanto ricordare all'Aula come è stata modificata questa lettera dell'articolo 6, perché qui, parliamoci chiaro, l'opera di semplificazione per evitare che vi possano essere dei doverosi paletti che il Senato aveva posto al rientro dei magistrati eletti in politica sono stati completamente divelti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Berretta. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BERRETTA. Presidente, in realtà, contrariamente a quel che dice il collega Bonafede, l'opera di mistificazione prosegue. Il disposto della norma in questione, rispettoso dell'articolo 51 della nostra Costituzione, prevede che coloro i quali hanno svolto il mandato parlamentare possano arrivare alla Cassazione ove ne abbiano i requisiti, quindi, previa valutazione. Oltretutto, Presidente, al collega Bonafede sfugge il fatto che io posso essere anche collocato in corte d'appello o in tribunale ed avere i requisiti per andare in Cassazione. Quindi, non c'è un automatismo collegato all'esercizio delle funzioni: io posso avere i requisiti ed esercitare le funzioni soltanto allorché il CSM mi chiamerà a ricoprire quel determinato ruolo. Quindi, noi non stiamo facilitando nessuno, non stiamo assicurando a nessuno una corsia preferenziale: stiamo regolamentando il percorso di fuoriuscita dalla politica e il ritorno alla magistratura con tutte le garanzie del caso per i cittadini, ma anche per coloro i quali hanno svolto un ruolo e hanno diritto al mantenimento del proprio posto di lavoro e hanno diritto a non essere danneggiati dallo svolgimento del ruolo politico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Per dovere di replica nei confronti di quello che ha detto prima il deputato del Partito Democratico, voglio chiarire una cosa: che qui non si parla di mantenere il posto di lavoro. A parte che è veramente ricattatorio continuare a parlare di posto di lavoro, cercando di insistere su un punto che dovrebbe essere sensibile per i cittadini e ne parla chi quel partito, quel posto di lavoro, in Italia, lo ha massacrato negli ultimi tre anni! Perché ci sarebbe da mantenere una certa coerenza, cioè la parola “posto di lavoro” dovrebbe essere preclusa ai deputati del Partito Democratico e di questa maggioranza . Ma visto che, non solo la utilizzano, ma ne abusano anche, vediamo qual è il concetto di “posto di lavoro” per il collega Berretta. Per il collega Berretta, il posto di lavoro è quello, per esempio, devo citare il caso eclatante della attuale Ministra Finocchiaro, che, ventisette anni fa, ha deciso di lasciare la magistratura: per ventisette anni ha svolto l'attività politica, completamente schierata, perché chi fa attività politica per definizione è schierato; per ventisette anni non sa che cosa vuol dire l'attività nelle aule di tribunale, e se oggi decide di lasciare, ma non decide di lasciare e questo lo sappiamo tutti, ma se magari gli elettori decidessero di non rieleggerla, potrebbe tornare non al posto di lavoro che ha lasciato ventisette anni fa, quello è il “posto di lavoro”, che vuol dire? Un magistrato va a fare attività politica e dopo, anche se non fa attività inquirente o giudicante, comunque si deve garantire a quella persona di poter lavorare all'interno dei ministeri o dell'avvocatura, che tra l'altro sono alcune opzioni previste dalla legge. Ma non vuol dire che deve addirittura andare in Corte di Cassazione, perché dovete mettervi in testa che gli avanzamenti di carriera o la carriera, nella vita, non si fa con il campo di calcetto oppure venendosi a sedere qui, in quest'Aula, e magari non intervenendo per anni o non facendo niente ma continuando a progredire nella carriera. La carriera si fa con i meriti e non si può pensare che ci siano persone che vadano in Corte di Cassazione senza aver svolto, negli ultimi ventisette anni, un minimo di attività giudiziaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Berretta. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BERRETTA. Presidente, non ho l'esigenza di difendere l'onorevole Finocchiaro, che ha svolto il suo mandato ed è qui a fare il Ministro, quindi stiamo parlando di una cosa assolutamente ipotetica, che non si sta verificando, che non si verificherà, quindi è davvero pretestuoso, è un modo, ancora una volta, di mistificare e utilizzare questa disciplina seria che stiamo dettando noi, rendendola ridicola in maniera davvero inopportuna, perché si tratta, invece, di una disciplina seria, una disciplina che prevede che, contrariamente a quel che dice il collega Bonafede, oggi, chiunque sia stato qui e ritorni in magistratura, abbia pochi limiti. Invece noi introduciamo il limite della impossibilità di incarichi direttivi e semidirettivi, la necessità di far parte di un collegio, il fatto che uno non possa per tre anni esercitare le proprie funzioni nel luogo in cui è stato eletto, cioè tutta una serie di paletti che oggi non ci sono e vengono introdotti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Al di là e lontano da me ogni spirito di polemica, però, vorrei dire in maniera molto tranquilla e serena: è inutile gridare per quest'unico caso, se c'è, dei ventisette anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale la collega Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Senza voler far polemica di alcun tipo, se ieri fosse stato approvato l'emendamento, a mia firma e dei colleghi, che chiedeva il blocco della valutazione professionale per i magistrati in politica che, di fatto, non svolgono quella professione, non sarebbe stato un problema così enorme. Perché uno non è che vuole pensar male, però, alla fine, come insegna la tristissima storia politica italiana, ci si azzecca.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ARCANGELO SANNICANDRO. Gli emendamenti che noi abbiamo presentato sono pochi, ma sono tutti caratterizzati da uno scopo: ripristinare il testo del Senato. Quindi, qui si dice: : tre, : cinque; perché - ripeto ancora per l'ennesima volta - il limite temporale per astenersi dall'esercitare la giurisdizione all'esito del mandato in un certo luogo di cinque anni, è quello che il Senato ha sempre previsto, ed è quello che ha suggerito il Consiglio superiore della magistratura.
ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Presidente, chiedo: l'emendamento è il 6.208, giusto?
ALFONSO BONAFEDE. Quindi, il collega Sannicandro parlava di un altro emendamento, relativo al numero degli anni.
PRESIDENTE. Stava parlando dell'emendamento 6.208 Sannicandro.
ALFONSO BONAFEDE. Va bene, volevo questo chiarimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
GAETANO PIEPOLI. A nome del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico, dichiaro con una certa difficoltà che voteremo a favore di questo articolo, perché, come in fondo ha detto il collega Sannicandro, rappresenta il minimo sindacale e, quindi, rispetto al nulla è un passo in avanti. Però, la bizzarra ( retorica dei colleghi Sisto e dei colleghi del MoVimento 5 Stelle non ci può, comunque, far dimenticare che è stata un'occasione perduta, in quanto con una certa leggerezza abbiamo omesso di analizzare che questa disciplina non è semplicemente un ennesimo capitolo dell'eterna barricata sulla giustizia o del conflitto tra politica e giustizia. È, invece, un tentativo di collocare il servizio giustizia come costituzionalmente garantito all'interno di una sfera di protezione che, in un certo qual modo, riesca a difenderlo persino rispetto ai magistrati. Dico questo non perché, naturalmente, ci sia un'acrimonia di alcun tipo, ma perché questo provvedimento si colloca all'interno di una crisi di sistema complessiva che rischia di travolgere anche la magistratura e lasciare in piedi solo i singoli magistrati da assecondare o da perseguire. Questa consapevolezza noi abbiamo dimostrato, in un certo qual modo, di averla solo in misura manchevole, ovverosia di aver discusso con una qualche leggerezza della profondità della crisi. Vorrei qui ricordare, che certamente sarebbe stata sufficiente la capacità di autogoverno e di autodisciplina dei magistrati attraverso il proprio organo di autogoverno che è il CSM, così come avviene in altri ordinamenti, ma, proprio perché siamo dentro una crisi di sistema, questo non è sufficiente e avrebbe richiesto una più radicale consapevolezza da parte del Parlamento. In questo senso, ahimè, è un'occasione, per molti versi, mancata e non abbiamo, ovviamente, nessuna speranza che il Senato, che mi pare abbastanza ingolfato di lavoro legislativo, sia in grado di raddrizzare e di ulteriormente approfondire questi temi. Vorrei dire, con buona pace di tutti, che la Corte costituzionale, per quanto ci riguarda, ma la Corte europea dei diritti dell'uomo, da anni richiamano sul fatto che la terzietà non è solo un dato soggettivo e oggettivo, ma che richiede, inevitabilmente, nel contesto in cui noi siamo, anche l'apparenza, ovverosia, sino in fondo, la percezione da parte degli utenti del servizio giustizia. Mi pare che il dibattito che noi, qui, abbiamo svolto, nonostante le buone intenzioni, abbia dimostrato che da questa transizione infinita che ci faccia uscire dalla crisi di una giustizia malata non siamo ancora usciti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, volevo soltanto ratificare quanto emerso dalla semplice lettura delle differenze di questo articolo 6 rispetto a quanto il Senato aveva scritto, perché ognuno, poi, si assuma la propria responsabilità e leggendo quello che è stato effettuato, capisca bene il pessimo servizio che ha reso al rapporto fra il cittadino e la giustizia. Dicevo qualche minuto fa che il grado di credibilità della giustizia è quello che fa la civiltà di un Paese. Ebbene, io mi chiedo: un Parlamento che va in controtendenza rispetto alle indicazioni del Consiglio superiore della magistratura e che, in qualche modo, sconfessa l'organo di autogoverno dei magistrati, che servizio rende alla giustizia e perché, lo ripeto, perché noi abbiamo dimagrito queste garanzie? Qual è la ragione politica per consentire che un magistrato che legittimamente scelga di fare politica non debba avere delle difficoltà a rientrare nei ranghi, senza aver dato prova di recupero certificato di terzietà? Qual è il motivo? Perché aprire questo che non ha nessuna ragione rispetto a una mediazione senatoriale? Questo è un quesito a cui credo che, nonostante le acrobazie, e qui di parlamentari capaci di argomentare ce ne sono tanti - si possa rispondere con un dato oggettivo. Diceva un pubblico ministero: io le carte non le posso mangiare.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Forza Italia ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta e come da prassi la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
WALTER VERINI, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI, . Grazie, Presidente. Molto brevemente vorrei fare un po' il punto in relazione anche al voto su questo emendamento. Noi abbiamo, io ritengo, rispettato fondamentalmente l'impianto uscito dal Senato, ma all'interno di quell'impianto, a nostro giudizio, c'erano dei vuoti, dei vuoti assolutamente da colmare e così ha lavorato la Commissione. Io voglio ricordare, per esempio - nel corso dei vari emendamenti, qualcuno lo ha fatto già, ma lo voglio sottolineare - che l'attuale normativa e quella approvata dal Senato non inserivano nelle restrizioni legate alla candidabilità e legate al ricollocamento quei magistrati che ricoprivano o ricoprono l'incarico di parlamentari, non erano contemplati i parlamentari europei, non erano contemplati gli amministratori regionali, non erano contemplati i sindaci o gli amministratori locali, non erano inseriti quei magistrati che prestano per una fase della propria vita il proprio servizio per lo Stato, al di fuori della giurisdizione attiva. Ecco, tutte queste figure e questi ruoli all'interno delle istituzioni, che non sono oggi contemplati dalla normativa vigente e che non sono e non erano contemplati nel testo licenziato dal Senato, sono stati inseriti dalla Commissione. Io ritengo che questo sia stato un passo in avanti importante; al tempo stesso, noi abbiamo, da un lato, irrobustito alcune clausole legate al ricollocamento, per esempio, portando a tre anni, dai due previsti dal Senato, la possibilità di ricoprire, entro i tre anni successivi al mandato, gli incarichi direttivi o semidirettivi e, al tempo stesso, è vero, abbiamo abbassato a due anni, ma, anche qui, senza poter assumere ruoli direttivi o con l'obbligo di andare nei collegi, quindi a due anni da cinque, il tempo per il reinserimento. Ma noi crediamo che, così, davvero, si sia portato a compimento un disegno che, come ricordava prima il deputato Berretta, mai era stato portato a compimento, perché noi dobbiamo tenere insieme due principi costituzionali; il primo principio che è legato all'articolo 51 e che irrobustito da sentenze della Corte costituzionale riguarda il diritto alla eleggibilità e alla candidabilità di tutti i cittadini senza discriminazioni e senza eccezione. Il secondo è quello - lo ricordava bene anche il deputato Piepoli nella sua dichiarazione - il principio dell'autonomia, dell'indipendenza e della terzietà che deve essere garantita e percepita. Per questo ritengo che la Commissione abbia fatto un buon lavoro e tutte le dichiarazioni sopra le righe, alcuni aggettivi che ho ascoltato come “scandaloso”, insomma li rimando al mittente perché appartengono non alla sfera del dibattito politico corretto ma alla sfera della propaganda di basso livello. Li rimando al mittente senza polemiche perché, secondo me, stiamo giungendo all'approvazione di un provvedimento importante che tiene insieme questi due principi. Aggiungo anche un altro concetto - mi permetto, Presidente, e mi avvio a concludere - che ho sottolineato anche nella relazione. Penso che la funzione del magistrato - lo voglio sottolineare - sia particolarissima per i motivi che ho detto e tuttavia dobbiamo anche tutti avere la consapevolezza che, su novecentotrenta deputati, si sta parlando di cinque magistrati in aspettativa con due dei quali io ho avuto l'onore di collaborare in questi anni - penso alla presidente della Commissione e penso al questore Dambruoso - che anche in questa circostanza hanno dimostrato una correttezza, un distacco e un rigore assolutamente fuori dal comune di cui va dato atto. Ma se pensiamo al tema della rappresentanza - lo ricordava ieri il capogruppo Rosato - è giusto ricordare che in questo Parlamento siedono centodieci docenti universitari o insegnanti, siedono cento avvocati, circa ottanta giornalisti, centodieci tra dirigenti e impiegati pubblici: insomma le categorie sono rappresentate benissimo e molte di queste giustamente legiferano anche su atti che poi riguardano le loro professioni, come gli imprenditori e i sindacati.
WALTER VERINI, . È giusto così perché, quando si è qui, si rappresentano tutti i cittadini e non le categorie. Per cui certi toni che ho sentito contro i magistrati mi sono sembrati sbagliati, sopra le righe e contro un provvedimento che invece è equilibrato
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Vorrei richiamare ancora una volta l'attenzione di tutti sul livello più apprezzabile del testo del Senato proprio nell'articolo 6. La sintesi che nel Senato hanno trovato è tutta riassunta in questo passaggio dell'articolo 6, lettera i magistrati che tornano alle funzioni “non possono, comunque, esercitare successivamente le funzioni nel distretto di corte di appello in cui è compresa la circoscrizione elettorale nella quale sono stati eletti”. Vale a dire che tu non potrai tornare più a fare il magistrato laddove hai preso i voti per arrivare in Parlamento. Questo divieto scompare nel nostro testo: il resto è tutto a cascata. Il resto è anche grave ma l'immagine della proposta di legge sta in questa frase che è stata cancellata.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Articolo 1- Movimento Democratico e Progressista ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta e come da prassi, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Il collega Verini ha concluso il suo intervento facendomi pensare un po' a quel termine che, se non ricordo male, si chiama “supercazzola”, dicendo che c'è qualcuno che fa interventi contro i magistrati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Sarò brevissimo, Presidente. Io ho ascoltato l'onorevole Verini cercare di fare un'assimilazione, indicare dei criteri di similitudine, quanto meno, tra la professione del magistrato e quella di tante altre professioni qui rappresentate.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate .
WALTER VERINI, . Presidente, sull'emendamento 7.3 Molteni il parere è contrario, così come sull'emendamento 7.201 Rampelli.
PRESIDENTE. È l'emendamento 7.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento.
WALTER VERINI, . Sì, era il 7.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, chiedo scusa, era numerato diversamente.
PRESIDENTE. Relatore Sisto?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Grazie, Presidente. Sull'emendamento 7.3 Molteni il parere è favorevole, così come sui successivi emendamenti 7.201 Rampelli, 7.4 Marotta. Sull'emendamento 7.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento) mi rimetto all'Assemblea. Sull'emendamento 7.200 Colletti il parere è favorevole, così come sull'emendamento Rampelli 7.202.
PRESIDENTE. Poi c'è l'emendamento 7.301 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento) della Commissione bilancio.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Mi rimetto all'Assemblea.
GENNARO MIGLIORE,. Il parere è conforme al parere del relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 7.3 Molteni.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate .
WALTER VERINI, . Sull'emendamento 8.2 Dadone il parere è contrario, sull'emendamento 8.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento) il parere è favorevole, sull'emendamento 8.1 Colletti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza Sisto?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Il parere è favorevole sugli emendamenti 8.2 Dadone e 8.1 Colletti, mentre mi rimetto all'Aula sull'emendamento 8.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento).
GENNARO MIGLIORE,. Parere conforme al parere del relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Siamo a pagina 10 del fascicolo.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate .
WALTER VERINI, . Sull'emendamento 9.600 delle Commissioni il parere è favorevole, mentre sull'emendamento 9.205 Parisi, sugli identici emendamenti 9.203 D'Attorre e 9.206 Sisto, nonché sugli emendamenti 9.211 Rampelli, 9.204 e 9.210 Molteni, e 9.212 Rampelli, nonché sugli articoli aggiuntivi 9.0200 e 9.0201 Colletti, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il relatore Sisto?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Tutti i pareri sono favorevoli.
GENNARO MIGLIORE,. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate .
WALTER VERINI, . Le Commissioni esprimono parere contrario sugli identici emendamenti 12.200 Parisi, 12.205 Colletti e 12.208 Sisto, e sugli emendamenti 12.207 Sisto e 12.202 e 12.201 Colletti.
PRESIDENTE. Relatore Sisto?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Con i tempi del relatore di minoranza…
PRESIDENTE. Le chiedo i pareri.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Voglio illustrare i pareri, vorrei illustrarli perché questa è una norma sicuramente rilevante…
PRESIDENTE. Vuole illustrare i pareri che adesso mi dà?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Voglio spiegare perché do dei pareri favorevoli.
PRESIDENTE. Questo lo può dire dopo con i tempi del relatore di minoranza, però se adesso mi dà i pareri, io poi chiedo il parere anche al Governo.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . L'importante è che i tempi che io posso utilizzare…
PRESIDENTE. Li può usare anche dopo quando mi illustrerà la dei suoi pareri.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Mi limito a dare i pareri: parere favorevole sugli identici emendamenti 12.200 Parisi, 12.205 Colletti e 12.208 Sisto, favorevole sugli emendamenti 12.207 Sisto e 12.202 e 12.201 Colletti, 12.209 Sisto e 12.2 e 12.1. Molteni, e sugli identici emendamenti 12.204 Gasparini e 12.210 Marotta…
PRESIDENTE. Un attimo solo, ha saltato gli identici emendamenti 12.203 Sannicandro, 12.206 Sisto e 12.211 Rampelli. Li chiamo io facciamo prima.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Seguo il fascicolo. Ho saltato una pagina. Parere favorevole sugli identici emendamenti 12.203 Sannicandro, 12.206 Sisto e 12.211 Rampelli e sugli emendamenti 12.209 Sisto e 12.2 e 12.1. Molteni; sull'emendamento 12.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento mi rimetto all'Aula; sugli identici emendamenti 12.204 Gasparini e 12.210 Marotta mi rimetto all'Aula. Sull'emendamento 12.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento mi rimetto all'Aula. Sugli articoli aggiuntivi, i pareri sono tutti favorevoli.
GENNARO MIGLIORE,. Presidente, parere conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 12.200 Parisi, 12.205 Colletti e 12.208 Sisto, a pagina 14 del fascicolo.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Presidente, intervengo per illustrare le ragioni del parere favorevole su questo emendamento. L'articolo 12 è un articolo assai delicato, perché riguarda la disciplina transitoria - chiamiamola così, ammesso che ce ne fosse bisogno - con riferimento a quello che debbono fare i magistrati in carica alla data di entrata in vigore della presente legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ermini. Ne ha facoltà.
DAVID ERMINI. Presidente, vorrei dire una volta per tutte - siccome insigni giuristi come il presidente Sisto continuano a dire una cosa che non c'è scritta -, che non c'è la collocazione automatica. Se il presidente Sisto fosse così gentile da farci vedere dove è scritta la collocazione automatica, me ne starei zitto. Ma qui non si tratta di una collocazione automatica: occorrono i requisiti, per poter accedere alla Corte di cassazione! Occorrono i requisiti! Non solo ci sarà un concorso, che dovrà decidere se un soggetto ci potrà andare, ma ci sarà anche una valutazione di idoneità - prevista proprio da una norma fatta dal centrodestra ai tempi in cui governava - in cui ci sarà la valutazione dell'idoneità, da parte di una commissione, peraltro, composta non solo da magistrati. Questi sono i vagli sotto cui dovranno passare coloro che vorranno andare in Cassazione. Quindi, per cortesia, smettiamola di dire delle cose che non sono vere. Non vi è nessuno automatismo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, forse non ci sarà nessun automatismo, però credo che bisognerebbe spiegare per quale motivo si modifica la norma introdotta dal Senato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FRANCESCO PAOLO SISTOChiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTOPresidente, pochi secondi per illustrare il parere favorevole, come relatore, su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Due secondi per dire che il Senato ha scritto: “essere inquadrati in un ruolo autonomo dell'Avvocatura dello Stato”, perché all'Avvocatura dello Stato s'arriva previo concorso e allora, per attenuare, come dire, la deroga, hanno introdotto il ruolo autonomo, al di là della differenziazione o meno…
PRESIDENTE. Collega, dovrebbe alzarsi.
ARCANGELO SANNICANDRO. Sto alzato.
PRESIDENTE. Allora può sollevare il microfono…ecco, adesso è in piedi.
ARCANGELO SANNICANDRO. Stavo dicendo, questa è la motivazione. Invece noi, incuranti della riflessione del Senato, sopprimiamo l'inciso: “in un ruolo autonomo dell'Avvocatura”. Questo è quanto.
PRESIDENTE. La ringrazio. Non ci sono altri interventi.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, questa è una delle aberrazioni più intollerabili che è stata effettuata dal mutilante della Camera rispetto al Senato, perché qui abbiamo eliminato le possibilità di astensione e ricusazione di giudici che abbiano partecipato a consultazioni elettorali europee o nazionali, sia sotto il profilo dall'articolo 36, sia sotto il profilo dell'articolo 37 del codice di rito penale, sia sotto il profilo dell'articolo 51 del codice di procedura civile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Presidente, questa che intendiamo inserire non è semplicemente una norma di buonsenso, ma dovrebbe essere una norma minima di civiltà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Noi abbiamo tenuto, durante questo dibattito, una posizione di ascolto, di attento ascolto, perché partivamo da una considerazione, ovvero, la domanda che questo Parlamento, che quest'Aula si doveva porre è se servisse oppure no una norma idonea ed opportuna per disciplinare l'annoso contrasto tra politica e giustizia, in modo particolare, tra politica e magistratura; in modo particolare, se servisse una norma chiara e precisa che dettagliasse il rapporto, anzi, il diritto, il diritto sacrosanto, da parte di un magistrato, ai sensi dell'articolo 51, di poter partecipare alle elezioni politiche, amministrative ed europee. Noi riteniamo che i magistrati abbiano il sacrosanto diritto di poter partecipare rispetto ai dettati dell'articolo 51, così come riteniamo assolutamente sacrosanto il fatto che un principio cardine che più volte ci viene ribadito e ripetuto, ovvero quello dell'autonomia, dell'indipendenza, della neutralità e della terzietà a garanzia della credibilità della magistratura, venga rispettato nella giusta suddivisione: autonomia e indipendenza della politica nell'esercizio delle funzioni normative, autonomia e indipendenza della magistratura nell'esercizio delle funzioni giurisdizionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Noi condividiamo l'articolo aggiuntivo 12.0203 Colletti perché tra l'altro, come vedrete più in là, ne abbiamo presentato uno analogo. L'istituto della astensione e della ricusazione, come è noto a quest'Aula, sono previsti sia dal codice di procedura penale sia dal codice di procedura civile. L'ordinamento, in sostanza, si preoccupa del fatto che, davanti a un magistrato, talvolta può accadere che una delle due parti, nel caso di magistrato civile, oppure un imputato sia una persona che abbia una relazione o abbia avuto una relazione con il magistrato. Pertanto, vi sono ipotesi tipiche in cui il magistrato deve astenersi e, se non si astiene, è prevista la ricusazione con cui si dice: tu non mi puoi giudicare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo 12.0203 Colletti e condividere tutte le argomentazioni che i colleghi che mi hanno preceduto hanno espresso per supportare il voto favorevole e la condivisione di tale proposta emendativa. Molti dei colleghi, signor Presidente, parlano del futuro: cose che accadranno. Io personalmente conosco le cose pugliesi ma penso che tutto il territorio nazionale è ricchissimo di una serie di esempi e di storture incredibili. Vogliamo ricordare Maritati? Vogliamo ricordare lo stesso Emiliano? Vogliamo ricordare Nicastro? Vogliamo ricordare che cosa sta accadendo in questi giorni a Taranto con il procuratore della Repubblica che adesso si candida a sindaco? Vogliamo ricordare i candidati che ci sono stati nel 1994 e che poi hanno continuato subito dopo ad esercitare: Mandoi, Cillo? Vogliamo ricordare Giannicola Sinisi candidato alla presidenza della regione, sconfitto, che poi ha continuato a fare politica? Vogliamo ricordare Magrone? Ma quanti di questi casi, quanti, quanti, quanti? E allora qui c'è un conflitto, un connubio tra la maggioranza, tra il Partito Democratico e parte, spezzoni di magistratura in riferimento a questo e c'è un conflitto di interessi dichiarato, perpetrato all'interno dalla Commissione con la presidente. Ma perché non dirle queste cose? Perché ci dobbiamo prendere in giro? E queste cose non pensate che possano mutare il corso dell'inchiesta in essere perché la magistratura rispetto a questo è un potere sovraordinato a tutto e a tutti. Convincetevi: questo è il problema, non vi salverete lo stesso !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Longo. Ne ha facoltà per un minuto.
PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. Il problema dell'astensione è un problema delicatissimo perché anche adesso un magistrato politico potrebbe astenersi ma non è vero. Chiede al suo presidente, al suo superiore se può astenersi. Come decide il superiore gerarchico? Con decreto non motivato. E finisce qui, quindi, noi non sappiamo, nessuno potrà mai sapere, perché il superiore abbia ritenuto insussistente la ragione delle gravi ragioni di convenienza. Per converso, non si può - come è stato già più volte ricordato - avanzare una proposta di ricusazione: la risposta del Senato su questo punto era molto equilibrata. La risposta delle Commissioni congiunte non solo è squilibrata è, in realtà, talmente politicamente intrisa di cose inconfessabili che io ritengo veramente che questo debba essere sottolineato
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ermini. Ne ha facoltà.
DAVID ERMINI. Grazie, Presidente. Io noto una certa acidità, un certo accanimento nei confronti dei magistrati penali soprattutto, ma anche civili, mentre noto una certa tolleranza - adesso, poi, vorrei capire perché - verso i magistrati amministrativi, contabili. Perché per i magistrati penali e civili si chiede la ricusazione automatica, per gli altri magistrati sembra che….
PIERO LONGO. Quale automatica?
DAVID ERMINI. …no, perché c'è scritto nell'emendamento Sisto, è inutile che ti arrabbi .
PRESIDENTE. Collega Longo…
DAVID ERMINI. È inutile che ti arrabbi !
PRESIDENTE. Collega Longo, per favore!
DAVID ERMINI. Avete una tolleranza, tant'è che abbiamo allargato adesso…
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, Ermini, grazie.
DAVID ERMINI. …delle norme le abbiamo allargate in questa circostanza, alla Camera dei deputati, verso gli altri tipi di magistrature. Io vorrei ad un certo punto fare anche delle domande, perché negli emendamenti si parla di elezioni europee, nazionali e regionali: mi sarebbe piaciuto sapere anche se vale per chi si è speso nelle campagne referendarie, non lo so, oppure per quelli che hanno fatto i su o quelli che fanno interviste contro i politici.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista ha esaurito anche i tempi aggiuntivi. Come già fatto in precedenti ed analoghe circostanze, la Presidenza consentirà ai deputati di tale gruppo lo svolgimento, per ciascun emendamento, di un solo breve intervento per illustrare la posizione del gruppo, della durata di un minuto, da imputare ai tempi previsti al contingentamento per gli interventi a titolo personale.
EDMONDO CIRIELLI. Presidente, colleghi, in questo emendamento, ma anche nella discussione che si è aperta, si annida il fulcro di questa proposta di modifica di legge e anche l'incongruenza, se mi consentite.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Semplicemente per sollecitare - per suo tramite, chiaramente - il sottosegretario Migliore a partecipare al dibattito, tenuto conto che abbiamo sentito…
PRESIDENTE. Il Governo è in Aula, collega Dadone.
FABIANA DADONE. Sì, sì, lo vedo, accidenti se lo vedo, difficile non notarlo: il problema è che non proferisce da ore. E, visto che il Partito Democratico si è espresso sull'argomento, sarebbe piacevole o, quanto meno, costruttivo capire il motivo per cui il Governo ha fornito parere favorevole alla soppressione di questa parte, anche solo per avere un dibattito che avesse un senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, Presidente. Il collega, onorevole Sisto, nel suo intervento, mentre illustrava le ragioni del voto del gruppo di Forza Italia a questo emendamento, si è riferito alla possibilità di votare questo emendamento e gli altri che ricadono nella stessa fattispecie con votazione segreta.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Però è già intervenuto sull'emendamento...
FRANCESCO PAOLO SISTO. Sull'ordine dei lavori, Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Io credo che vi sia un'autonomia del Presidente della Camera anche rispetto ai precedenti. Quei precedenti sono frutto di valutazioni di altri Presidenti della Camera. Il diritto vivente si evolve e si evolve anche per quest'Aula.
PRESIDENTE. La volontà di continuare a seguire l'interpretazione e, quindi, seguire la prassi consolidata in materia, è legata anche ad una valutazione da parte della Presidenza, non del Presidente, della per cui ci sono stati determinati precedenti in passato e che ha portato a determinati precedenti in passato.
ALFONSO BONAFEDE. Presidente, io volevo semplicemente replicare a quanto incredibilmente affermato dal collega Ermini, il quale, a un certo punto, ha fatto riferimento al caso a cui aveva fatto riferimento il collega Colletti. Si chiama caso Minzolini, lo può anche pronunciare, il collega Ermini, caso di persona condannata in via definitiva che il Partito Democratico ha salvato insieme al partito di Minzolini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signor Presidente. Per verbalizzare, sull'onda di una cosa molto positiva che diceva il collega Palese, vorrei rivolgermi, per suo tramite, al collega Ermini e ai colleghi del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi, passiamo dunque ai voti.
ROCCO PALESE. Per sottoscrivere questo emendamento e per aggiungere una considerazione, signor Presidente. Spesso sento che i colleghi che si interessano del settore dell'ordinamento giudiziario e che svolgono le professioni in tribunale, riferiscono che, sicuramente, poi, sono ininfluenti perché saranno giudicati da terzi, le persone messe sotto indagine e quant'altro. Sarà pure vero e sarà pure vero constatare che molte di queste indagini - io parlo di quelle pugliesi - poi sono finite, dopo undici anni, nel nulla, perché inventate. E sarà pure vero, però, che per undici anni hanno tenuto sotto scacco le persone, cioè in sofferenza, le hanno tenute in quella maniera. Non è vero che passano indenni le situazioni, c'è gente che non ha potuto fare il concorso di professore universitario ordinario, c'è gente che si è ammalata di leucemia. C'è tutto, tanto, tante cose ci sono. Non è che solo perché vanno così… No, si inventano, e lo fanno giornalmente, queste cose rispetto a tante altre.
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
ROCCO PALESE. Presidente, lo ricordo anche a lei, nella storia, se la rispolveri, vada a vedere. c'è una grande illusione: il potere, la cupola, rimangono intatte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parisi. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Presidente, vorrei su questo emendamento rinnovare la richiesta di voto segreto, a nome del mio gruppo, anche per segnalare che nella precedente votazione l'emendamento è stato respinto per una ventina di voti. Ora, a parte che le presenze nei banchi non sono, data l'ora, molto cospicue, ma si potrebbe perfino prevedere e sostenere che la decisione della Presidenza di poco fa, basandosi su un precedente, ha di fatto, come dire, condizionato l'esito di un voto che poteva forse essere diverso, visto anche lo scarsissimo margine su quell'emendamento.
PRESIDENTE. La ringrazio. La materia è analoga, è la stessa materia, quindi valgono le stesse considerazioni svolte prima.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, non si può far passare impunemente questo vero e proprio abuso di matrice parlamentare che consente che una norma saggia introdotta dal Senato possa essere cancellata per una manciata di voti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Soltanto per ribadire l'importanza di una norma che ricordo non è del MoVimento 5 Stelle, è la norma che era stata approvata al Senato anche dal Partito Democratico e che non si capisce per quale ragione, anche perché non lo spiega la maggioranza e non lo spiega il Governo, che lei giustamente ha sottolineato essere presente in Aula, anche se, Presidente, mi consenta di dire che, anche se fosse stato assente, non ci sarebbe stata nessuna differenza…
PRESIDENTE. C'è una differenza, perché il Regolamento prevede che il Governo stia in Aula, altrimenti non potremo svolgere neanche la seduta.
ALFONSO BONAFEDE. Assolutamente. Questo conferma il fatto che il Governo sia presente, non conferma però che il Governo stia partecipando realmente, dal mio punto di vista, al dibattito parlamentare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
FRANCESCO PAOLO SISTO. nel senso che io non credo che l'Aula possa non essere nuovamente interessata quando la causa è così giusta…
PRESIDENTE. A lei restano un minuto e trentanove.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Come relatore?
PRESIDENTE. Come relatore ha già esaurito tutti i tempi, adesso sta usando quelli del suo gruppo.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Accelero il dire e dico soltanto che non si può rimanere certamente inerti di fronte a questa situazione assolutamente direi arrogante, che la maggioranza ha assunto di fronte a tutta un'Aula che si rivolta contro e cerca soltanto di affermare i principi. Vedo sorrisi, vedo compiacimento, ma è il compiacimento dei numeri, non dei cittadini. I cittadini vogliono essere tutelati, non vogliono essere mortificati a botta di numeri, questa è la verità, voi mortificate i cittadini. Prendetevi i numeri qui, al Senato vedremo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Stavo riflettendo: Presidente del Consiglio Matteo Renzi, Ministro di Giustizia Orlando, il Governo accetta il provvedimento del Senato con tutte le sue varianti di cui abbiamo parlato. Presidente del Consiglio Gentiloni, Ministro di Giustizia Orlando, il Governo qui dice il contrario di quanto ha detto al Senato. Ma a che gioco stiamo giocando?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, solo per fare un attimo di chiarezza su questo emendamento e su tutto quello che è stato detto. Per informazione di quelli che hanno votato, la norma che stiamo votando non è una norma che dà al cittadino il diritto di sollevare il problema politico, come è stato discusso nel caso Minzolini, dicendo che c'era nel collegio un avversario politico e conseguentemente la grave inimicizia che, peraltro può essere comunque sollevata, che giustifica un'astensione. No, la norma è automatica, funziona sulla base del semplice fatto che uno si sia candidato, quindi sostanzialmente ovunque, e che una delle parti abbia ricoperto un ruolo amministrativo o politico nei cinque anni precedenti ovunque. Stiamo dicendo quindi che se un magistrato è stato candidato alle elezioni comunali a Trento nel Partito Democratico, una persona che ha avuto un ruolo politico, a qualsiasi livello, in tutto il resto della penisola, magari nel Partito Democratico, ha il diritto di ricusarlo, e il giudice viene ricusato in automatico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate .
WALTER VERINI, . Presidente, sugli identici emendamenti 14.1 Colletti e 14.2 Molteni, parere favorevole.
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza, Sisto?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Si rimette all'Aula.
GENNARO MIGLIORE,. Parere conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANTONIO DISTASO. Presidente, colgo l'occasione della votazione di questo articolo - visto anche che ci avviamo alla conclusione dell'esame di questo provvedimento - per provare a riassumere, come più egregiamente di me hanno fatto altri colleghi del gruppo, da Palese a Capezzone, quale sia la nostra impostazione sul punto, che deve partire da una considerazione di carattere generale e che non prescinde ma deve presupporre l'esame di questo provvedimento all'interno di quella che è la nostra concezione oggi dello Stato, del principio di equiordinazione dei poteri sancito dalla nostra Costituzione - che io ho imparato sin dall'esame di diritto costituzionale, ben 31 anni fa - e a cui questo Parlamento, per sua colpa, ha abdicato in più tempi della sua vita. Penso alla modifica dell'articolo 68, secondo comma, della Costituzione, penso alla responsabilità civile dei magistrati, penso al fatto che oggi si eserciti ancora una pressione psicologica su una forza parlamentare - io non mi spiego ancora perché ciò avvenga, se ci sia un problema di ricatti o di eventuali questioni ricattabili -, perché oggi la prima dignità del parlamentare sarebbe quella di difendere l'autonomia di questa istituzione, non che debba…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
ANTONIO DISTASO. Concludo. Non che debba prevalere su qualsiasi altra, ma se qui abbiamo rappresentanti in Parlamento dell'Associazione nazionale magistrati che pretendono di dettare a noi le regole, questo dovrebbe essere inaccettabile per qualsiasi parlamentare che abbia la coscienza dritta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 al quale non sono state presentate proposte emendative.
WALTER VERINI, . Parere contrario.
PRESIDENTE. Relatore Sisto?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Parere favorevole.
GENNARO MIGLIORE,. Parere conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 15.0100 Colletti. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 al quale non sono state presentate proposte emendative.
PRESIDENTE. Dobbiamo passare ora all'emendamento 4.301 delle Commissioni, al quale sono riferiti due subemendamenti, e all'emendamento 4.203 Giachetti, accantonato nella seduta di ieri insieme alla votazione dell'articolo 4.
MARCO DI MAIO, . Allora, sul 4.301, Presidente, c'è un mero errore tecnico di scrittura, dove si parla di “legge di conversione del presente decreto”, che va corretto scrivendo semplicemente “la presente legge”. Quindi, con questa formulazione, il parere è favorevole, ovviamente, perché è l'emendamento delle Commissioni. Sul subemendamento 0.4.301.1 il parere è contrario, mentre sul successivo 0.4.301.2 Mazziotti Di Celso è favorevole con una riformulazione, sostanzialmente si sostituisce, all'inizio, la parola “dopo”, mettendo “al comma 1-, aggiungere il seguente periodo”; dopodiché, invece nella prima riga si sostituiscono le parole “di cui al comma 1-”, con “di cui al presente comma”.
PRESIDENTE. La ringrazio. Poi c'è il 4.203 Giachetti.
MARCO DI MAIO, . Invito al ritiro, per questo.
PRESIDENTE. La ringrazio. Il relatore di minoranza?
FRANCESCO PAOLO SISTO, . Grazie, Presidente. Sul subemendamento 0.4.301.1 Colletti, parere favorevole; sul subemendamento 0.4.301.2, mi rimetto all'Aula; sull'emendamento delle Commissioni parere favorevole e per quanto concerne il 4.203 Giachetti parere favorevole. Lo avevamo sottoscritto, quindi…
GENNARO MIGLIORE,. Parere conforme al relatore di maggioranza.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Sì, Presidente, pochissimi istanti soltanto per ringraziare innanzitutto tutti i colleghi che sono intervenuti nella giornata di ieri per sostenere il mio emendamento, per ringraziare il Comitato dei diciotto e i Presidenti delle Commissioni che hanno riformulato l'emendamento, che è diventato l'emendamento delle Commissioni, che sostanzialmente tiene in piedi l'impianto, e ovviamente per ringraziare anche il Governo, che ha fatto uno sforzo per venire incontro a un'esigenza che credo fosse trasversalmente di interesse comune, cioè che ci fosse una grande trasparenza nella visibilità di questo tipo di incarichi. Credo che abbiamo fatto un buon lavoro e, quindi, grazie a questo, ritiro il mio emendamento. Grazie.
PRESIDENTE. Quindi l'emendamento 4.203 Giachetti è ritirato.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente, per significare che io, prima dell'inizio della seduta di ieri, avevo sottoscritto e formalizzato l'emendamento.
PRESIDENTE. La sto seguendo, non la guardo, ma la sento.
ROCCO PALESE. Detto questo, però, atteso che il subemendamento risolve comunque il problema, è da evidenziare che, secondo me…
PRESIDENTE. Palese, mi scusi, lei non può intervenire su quell'emendamento, perché è stato ritirato, non c'è più.
ROCCO PALESE. Ma io lo avevo sottoscritto…
PRESIDENTE. Sì, però, è stato ritirato dal primo firmatario. Lei è il secondo firmatario.
ROCCO PALESE. Io l'avevo fatto mio prima ancora di tutta la discussione.
PRESIDENTE. No, lo ha sottoscritto, è un'altra cosa. E, comunque, non lo può fare suo, in questo momento.
ROCCO PALESE. Io volevo semplicemente significare che, per rispetto al collega Giachetti, io comunque mi associo a ritirare la firma, visto che anche questo…
PRESIDENTE. Va bene, va bene, è stato ritirato, quindi.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Semplicemente, per evidenziare e dare atto che, grazie al collega Giachetti, che ha mantenuto il punto fermo e non ha accettato nessun tipo di mediazione o annacquamento dell'emendamento che aveva proposto, alla fine poteva essere approvato anche nella maniera in cui era stato proposto originariamente. Noi parliamo di una situazione totalmente ridicola e fittizia, con un costo di 20.000 euro annui, che, a mio modo di vedere, non ci saranno neanche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. In coerenza con quanto avevamo detto ieri, così come ieri sostenevamo l'emendamento Giachetti, perché ci sembrava assolutamente fondato e ci sembra, nelle sulle finalità, anche per come è stato assorbito, però ieri noi eravamo tutti d'accordo sul fatto che la pubblicazione di quella tabella non costava esattamente nulla, ora è previsto uno stanziamento di 20.000 euro per quello che noi, più volte, abbiamo detto essere un adempimento privo di spese, perché non sappiamo perché pubblicare un PDF dovrebbe comportare una spesa di 20.000 euro e, quindi, votiamo favorevolmente, però non possiamo non sottolineare la perplessità rispetto ad uno stanziamento che, ieri come oggi, è totalmente inutile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
ROCCO PALESE. Presidente, ho chiesto di intervenire per illustrare nel merito l'ordine del giorno…
PRESIDENTE. Un attimo, dobbiamo dare i pareri. Lo vuole illustrare? Prego.
ROCCO PALESE. L'ordine del giorno n. 9/2188-A/4 da me presentato è un punto dirimente della norma che ha cambiato anche l'orientamento della mia componente nell'esprimere il voto finale, perché pensavamo di astenerci, invece noi voteremo contro.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
GENNARO MIGLIORE,. Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Iannuzzi n. 9/2188-A/1, Mucci n. 9/2188-A/2, Nesi n. 9/2188-A/3 e Palese n. 9/2188-A/4.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Iannuzzi n. 9/2188-A/1 e Mucci n. 9/2188-A/2.
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
EDMONDO CIRIELLI. Grazie, Presidente. Colleghi, il nostro partito con grande difficoltà e con amarezza si appresta a votare in maniera contraria a questo provvedimento. Votiamo contro perché, come abbiamo anche più volte detto e ribadiamo, il provvedimento è inefficace e tardivo, probabilmente ha una vena anche di anticostituzionalità, considerando l'articolo 111 della nostra Carta fondamentale, che chiarisce che è un diritto dei cittadini avere un giudice terzo. Ma votiamo contro con amarezza perché riteniamo che la materia vada regolamentata, andava regolamentata, c'è stata una lunga inerzia colpevole da parte del legislatore e della politica perché la cronaca politica e giudiziaria degli ultimi venti anni ha ampiamente dimostrato che sia alcuni settori del centrodestra sia in maniera particolare il PD e i partiti di maggioranza di centrosinistra hanno tirato per la giacchetta e messo praticamente in difficoltà la grande istituzione della magistratura coinvolgendola nell'agone politico negli ultimi anni. Le vicende giudiziarie del leader politico di Forza Italia, Berlusconi, hanno sicuramente caratterizzato in maniera negativa questa stagione ventennale della politica e dei rapporti tra la politica e magistratura ma ancora più grave è la responsabilità del centrosinistra e del Partito Democratico che, da un lato, non ha inteso mai regolamentare la materia in maniera adeguata e, dall'altro, ha riempito la propria classe dirigente di magistrati portandoli a livelli di importanza istituzionale particolare: pensiamo all'attuale Presidente del Senato. Allo stesso modo il coinvolgimento e spesso la contiguità con qualche corrente della magistratura ha confermato un andazzo assolutamente inaccettabile. Noi riteniamo però scorretto che, adesso che mutano i tempi, adesso che una serie di vicende giudiziarie vedono coinvolti esponenti di spicco del PD, alla chetichella, alla fine di una legislatura, si agiti la battaglia della democrazia della separazione dei poteri quasi a voler rimproverare ai magistrati o, peggio ancora, all'istituzione della magistratura un coinvolgimento interessato nell'agone politico. Se c'è stata la colpa è colpa di qualcuno, colpa dei singoli: i magistrati nel loro complesso fanno il loro dovere e non hanno il compito di cambiare le leggi. Anzi gli esponenti della magistratura che si candidano e che vengono eletti non sono più semplici magistrati: diventano politici e quindi fanno parte della categoria di cui facciamo parte anche noi che sediamo in quest'Aula del Parlamento. Sono cioè esponenti politici e la regolamentazione del rientro nella propria carriera degli esponenti politici è un problema del Parlamento, non è un problema della magistratura. La magistratura ne subisce i contraccolpi e con essa, per la sua credibilità, l'intero sistema del nostro ordinamento e, ovviamente, i cittadini. Questo pannicello caldo potrebbe anche rappresentare un piccolo passo in avanti, perché cerca di limitare i danni del coinvolgimento diretto di magistrati nella politica, prevedendo delle difficoltà ulteriori e nella candidatura e nel rientro, quindi, con anni per svolgere le funzioni giurisdizionali dopo il rientro, così come per l'impiego al di fuori del proprio distretto di corte d'appello; tutta una serie di piccoli aggiustamenti che, con una sorta di resipiscenza, di fatto, dimostrano e svelano la cattiva fede del Governo. Su questo io voglio battere ed è il motivo per cui noi ci apprestiamo a votare contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il recente rapporto del GRECO, l'organismo del Consiglio d'Europa che opera sul terreno dell'anticorruzione, poneva dodici raccomandazioni all'Italia, in cima alle quali c'era l'invito di introdurre nel nostro ordinamento norme chiare ed applicabili per regolare le spinose questioni del conflitto di interessi dei parlamentari e dei limiti più stringenti per la partecipazione dei magistrati alla politica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Pastorelli. Ne ha facoltà.
ORESTE PASTORELLI. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, anche i fatti più recenti testimoniano quanto complesso sia stabilire delle regole sulla candidabilità dei magistrati: tra i tanti, cito il caso Minzolini, perché è uno degli argomenti usati. Il ha riguardato l'essere stato Sinisi, uno dei magistrati della corte d'appello che lo ha giudicato attivamente impegnato in politica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rocco Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, che vi fosse la necessità di intervenire su questo tema era da anni a tutti ben chiaro, mettendo, finalmente, mano al decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 30 marzo del 1957, il testo unico delle leggi recante “Norme per l'elezione dei deputati e dei senatori” che regola la materia e al decreto legislativo n. 267 del 2000, che contiene il regime della ineleggibilità dei magistrati alle elezioni amministrative, provinciali, comunali e circoscrizionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Piepoli. Ne ha facoltà.
GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. A nome del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico annuncio il voto favorevole, anche devo dire con una discussione e anche in un certo qual modo con una lacerazione rispetto al testo che qui ci apprestiamo a votare, perché consideriamo, al di là di quelle che possono essere state le battaglie di schieramento e quindi anche le identificazioni su singole posizioni, che è stata un'occasione perduta per la Camera dei deputati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vargiu. Ne ha facoltà.
PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Colleghi, a nome del gruppo dei Civici e Innovatori, io credo che il nostro voto favorevole sia legato al nostro giudizio su questa legge, che consideriamo una buona legge su un tema difficilissimo. Tema difficilissimo, perché dai tempi in cui Alexis de Tocqueville parlava di tripartizione dei poteri, credo che sia scorsa tantissima acqua sotto i ponti e che oggi i poteri siano decisamente molti di più di quelli, cosa che un liberale come me sicuramente apprezza, perché molti poteri tendono a controllarsi tra di loro. Però, va senz'altro detto che una parte di questi poteri oggi non hanno una diretta legittimazione democratica, non sempre sono trasparenti nei loro movimenti ed è difficile il loro controllo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Alessandro. Ne ha facoltà.
LUCA D'ALESSANDRO. Grazie Presidente. Membri del Governo, colleghi, questo poteva essere un bel giorno per il Parlamento italiano, avremmo potuto approvare così come c'era arrivato il testo del Senato, ed anche questa Camera avrebbe riaffermato la forza e l'indipendenza del potere legislativo nel nostro sistema repubblicano. Purtroppo non è andata così. Dopo il voto espresso qualche settimana fa da Palazzo Madama, con cui si è sconfessata la legge Severino e si è riconosciuta l'autodichia delle Camere, facciamo un passo indietro. Ci eravamo illusi che quel voto libero che in coscienza i senatori hanno espresso fosse il primo capitolo di una nuova storia da scrivere sui rapporti fra politica e giustizia. Con quel voto il Senato ha riconosciuto che, nei confronti del senatore Minzolini, si poteva ravvisare il cosiddetto e perché? Perché a giudicare un membro del Parlamento era stato chiamato un magistrato che in passato aveva ricoperto incarichi politici nella parte avversa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Andrea Maestri. Ne ha facoltà.
ANDREA MAESTRI. Presidente, questo disegno di legge istituisce una sorta di giuridico sull'ingresso e sull'uscita dei magistrati da funzioni pubbliche elettive o di Governo. Tra chi, come la voce autorevole di Piercamillo Davigo, ritiene che i magistrati non debbano fare politica praticamente mai e chi, invece, all'opposto, spinge il principio di eguaglianza di tutti i cittadini ad accedere alle cariche pubbliche fino a ritenere un diritto senza limitazioni quello del magistrato di assumere ruoli politici, noi guardiamo alla Costituzione. La Costituzione, come sempre, ci indica la strada giusta da percorrere, quella dell'equilibrio e del doveroso contemperamento di un diritto soggettivo a candidarsi, ad essere eletto, e, come dicono gli articoli 3 e 51 della Costituzione, a partecipare, in condizioni di eguaglianza, all'organizzazione politica del Paese, con la preziosa garanzia dell'autonomia, dell'indipendenza e dell'imparzialità, sia agita che percepita, di ogni magistrato, sancita dall'articolo 104.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Nicola Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, noi abbiamo partecipato a questo dibattito credo con senso di assoluta responsabilità, consapevoli dell'importanza e della delicatezza del tema. Credo che si avverta, si avvertiva e si avvertirà nel Paese, anche a fronte dei casi di cronaca e di opinione pubblica che si sono sviluppati soprattutto in questi ultimi giorni, la necessità di una regolamentazione chiara, precisa, seria, nel campo di delimitazione tra ruolo della funzione della politica e quello della giustizia, in modo particolare tra ruolo della funzione della politica e quello della magistratura. Proprio in quest'ottica, al Senato, sempre con medesimo atteggiamento di grande responsabilità, la Lega ha votato a favore di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Antonio Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Presidente, oggi ci apprestiamo a licenziare un provvedimento di grande importanza: non solo perché regoliamo una materia che da anni esigeva una regolamentazione, perché assolutamente così come era il rapporto tra la magistratura e ciò che è esterno alla magistratura, attività politica o altre attività in altri enti pubblici o locali… Ma anche e soprattutto perché riguarda un aspetto che negli ultimi anni, ma anche prima, ha rappresentato un momento di tensione sempre fortissima nei rapporti tra magistratura e politica.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ANTONIO MAROTTA. Mi avvio a concludere. Allora, questo è l'appello che noi dobbiamo, tutti insieme, fare alla magistratura, un appello che ci porti a dire: benissimo, queste sono le regole, ma il vostro primo interesse è quello di portare avanti e salvaguardare quell'impegno che avete assunto con la Repubblica italiana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Arcangelo Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente ed egregi colleghi, la proposta di legge che ci è stata trasmessa dal Senato della Repubblica il 13 marzo 2014 è una proposta di legge che al Senato fu presentata dai senatori di vari schieramenti politici. Le loro proposte, poi, furono unificate, per cui leggo: proposta n. 2188 di iniziativa dei senatori Palma, Zanettin, Sacconi, Casson, Chiti, Cirinnà, Cuomo, Esposito, Pezzopane, Tarquinio, D'Ambrosio Lettieri. Ho letto i nomi, appunto, per chiarire che la proposta era sottoscritta da tutte le forze politiche, che hanno lavorato seriamente ed intensamente al Senato, riuscendo a fare la quadratura del cerchio, in un certo senso. Sembrava un'impresa impossibile, perché, da un lato, c'era la posizione di chi riteneva che il magistrato non dovesse affatto entrare in politica, perché la nostra Costituzione prevede che la legge può stabilire casi di ineleggibilità, la nostra Costituzione lo prevede, altri, invece, ritenevano che il magistrato, alla pari di tutti gli altri cittadini, potesse entrare in politica, farsi eleggere nei vari consessi elettivi e, poi, ritornare al suo antico mestiere. Due posizioni estreme; tra queste due posizioni, alla fine, si è trovata una sintesi, per cui i magistrati possono candidarsi, possono esercitare il mandato, possono ritornare al loro lavoro, dopo che il mandato è esaurito, però, con delle cautele, perché qui non è in discussione l'onestà o la disonestà del singolo magistrato, la parzialità o imparzialità del singolo magistrato. È evidente che essere passati dalla funzione giurisdizionale alla funzione politica comporta dei problemi; problemi molto spesso di credibilità del magistrato. Un cittadino, quando si trova di fronte a un magistrato che sa che è stato politico e probabilmente della sua parte o, meglio, di parte avversa, certamente, non sarà sereno e non accetterà mai una sentenza emessa da costui con serenità, che poi è la condizione necessaria per la coesione sociale. Perché se il cittadino non condivide, non rispetta quella istituzione, che addirittura lo giudica o lo giudica addirittura negativamente, voi capite che c'è una frattura all'interno del rapporto tra potere e cittadino molto grave. Ora, ci sono state audizioni, ci sono stati dibattiti; alla fine, il Senato ha deliberato un testo che ha visto il consenso di tutte le forze politiche. Ora, questo testo è stato trasmesso a noi il 13 marzo 2014. La Camera l'ha tenuto nel cassetto per tanto tempo, per circa tre anni.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ARCANGELO SANNICANDRO. Ho finito già? Ho capito. Volevo dire che sono tutti i limiti che, come dire, erano intesi a garantire la serenità del cittadino e a garantirgli che il magistrato che ha di fronte fosse imparziale. Tutte le deroghe, tutti gli emendamenti che la Commissione giustizia ha approvato vanno in questa direzione: una sorta di della magistratura gratis. Non ce l'hanno chiesta: qualcuno ha parlato di servilismo gratuito - ripeto : servilismo gratuito - di una classe politica succube di una pretesa dei magistrati che non esiste perché se i testi fanno fede, i testi del Consiglio superiore della magistratura sono pieni di saggezza e invitano i politici a fare altrettanto. Devo concludere perché lei mi ha già scampanellato, vorrei soltanto ricordarvi quanto è stato proprio immotivatamente deliberato con la cassazione dell'articolo 13 del testo che proviene dal Senato in materia di astensione e di ricusazione cioè oggi si può ricusare un magistrato oppure un magistrato si deve astenere se ha inimicizia grave con una delle due parti ma non si deve astenere addirittura qualora appartenga alla parte politica avversa della persona che sta giudicando
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Riprendo volentieri il mio posto tra i banchi di Forza Italia dopo aver esercitato quello di relatore di minoranza ma, come ho detto dal Comitato dei nove, di minoranza apparente perché dell'arroganza mostrata in questo frangente dal Partito Democratico, il partito dei giudici della Camera dei deputati, dobbiamo dire con molta franchezza. Infatti, come diceva bene il collega Sannicandro, la stranezza incontenibile di questo provvedimento è che vi è un Partito democratico del Senato e un Partito democratico della Camera. Vi è una sorta di inesplicabile differenza che certamente data immagino da un profondo ripensamento di carattere ideologico su questi temi, cioè si è trattato sicuramente di un colpo di fulmine, di una sorta di conversione sulla via di Damasco che ha dato l'idea al Partito democratico della Camera che i giudici che sono in politica vanno più protetti, più tutelati, più blindati, perché possano tornare a fare i giudici, di quanto i colleghi del Senato hanno ritenuto. Tale antinomia insopportabile dal punto di vista della coerenza è il di questo provvedimento. Chiedo ai colleghi della Commissione giustizia: ma quante volte avete licenziato i provvedimenti in quindici giorni, lavorando giorni e notti, pur di portare rapidamente un provvedimento in Aula? Questo provvedimento è rimasto fermo per tre anni, dal 2014, nonostante i solleciti anche di chi vi parla quando era presidente della Commissione, oltre a quelli del presidente Brunetta - anni di solleciti - e quando un provvedimento rimane fermo vi è un motivo, una ragione che da qualche parte bisogna anche cercare e certo non è l'inerzia meccanica del Parlamento o della Commissione giustizia che ha licenziato decine di provvedimenti mentre questo inspiegabilmente è rimasto fermo, per essere improvvisamente rivitalizzato per una polemica fra magistrati, tutti e due in politica, e quindi portato in Aula direi improvvisamente con un gesto di violenza che ha avuto il suo acme in Commissione, Presidente, quando questo relatore si è visto piombare gli emendamenti, già con il parere dell'altro relatore, già con le riformulazioni mutando i pareri dati nel 2015. È un provvedimento che dà l'idea di un colpo di mano parlamentar-giudiziario se mi fate passare questo termine . Siamo cioè di fronte ad un provvedimento che ha una genesi vergognosa dal punto di vista della educazione parlamentare. Ma voi veramente pensate che i cittadini non si rendano conto di tutto questo e che possiate passare indenni solo perché avete trenta voti in più rispetto agli altri, rispetto a critiche che nascono da precise ragioni culturali? Avete abrogato, come si faceva alla scuola elementare con il cassino sulla lavagna, le norme sull'astensione e sulla ricusazione. Vi dovete vergognare per questa abrogazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Oggi si parla del rapporto tra magistratura e politica e, in particolare, sulla possibilità per un magistrato di andare, ad un certo punto nella sua vita, a fare politica attivamente, a chiedere di essere eletto e a dare il suo contributo. Ora chiarisco subito la posizione del MoVimento 5 Stelle sul punto: un magistrato che decide di andare a fare politica può farlo, ma, allora, se fa quella scelta che lo porta dal potere giudiziario, che lo vede terzo per definizione, al potere politico, che lo vede schierato per definizione, allora o non torna più a fare il giudice o, quantomeno, è necessario che trascorra un lasso di tempo molto ampio dopo il quale tornerà a fare il giudice. Questo è il primo punto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ermini. Ne ha facoltà.
DAVID ERMINI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi e colleghe, il rapporto fra magistratura e politica è un rapporto che deve essere sempre costruttivo, perché è sulla divisione dei poteri che si basa il nostro sistema democratico. Questo è un provvedimento atteso e che oggi ci fa scrivere delle norme molto importanti. La domanda che ci viene posta è: ma i magistrati hanno diritto di candidarsi? Di partecipare alla vita istituzionale nel senso politico? Hanno diritto, in modo più ampio, ad esprimersi pubblicamente sulle loro idee politiche? A manifestare i loro pensieri in relazione, non soltanto all'ideologia, ma anche all'attività istituzionale di partito? Questo è un tema grande, un tema importante, perché la manifestazione del pensiero politico non si esprime solo attraverso la candidatura, ma attraverso anche quelle che sono le proprie idee, che vengono espresse sui che vengono espresse attraverso le interviste, che vengono espresse spesso anche attraverso la vita associativa. E allora bisogna sempre andare molto cauti quando si parla di questi temi.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
MARCO DI MAIO, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Immagino per un ringraziamento. Ne ha facoltà.
MARCO DI MAIO, Presidente, sì, un ringraziamento non formale a tutti i colleghi delle Commissioni affari costituzionali e giustizia, i presidenti delle Commissioni, agli uffici, al Governo, al sottosegretario Migliore, perché credo si sia fatto un buon lavoro in maniera congiunta nell'integrare e rafforzare l'equilibrio che era emerso dal testo del Senato. Credo che sia un testo che va anche a rafforzare quel principio di separazione e autonomia dei poteri che ci sta a cuore, e che era il vero obiettivo di questo provvedimento. Penso sia doveroso, a nome anche del collega Verini che assieme a me ha seguito come relatore per la Commissione giustizia questo provvedimento, rivolgere all'Aula, in questa circostanza, un ringraziamento, lo ripeto, non formale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
ALESSANDRA TERROSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA TERROSI. Grazie, Presidente. Prendo la parola per portare a conoscenza dell'Aula i fatti di violenza che si sono verificati nei comuni di Vallerano e di Vasanello in provincia di Viterbo, il primo accaduto nel febbraio scorso ai danni di un ventiquattrenne colpito con pugni, calci e cinghiate e il secondo lo scorso sabato, vittime un diciassettenne e il fratello maggiorenne di questi. Gli inquirenti hanno immediatamente iniziato le indagini e dai primi accertamenti sembrerebbe che tali violenze abbiano matrice politica e che siano coinvolti esponenti dell'associazione CasaPound Cimini verso il cui locale, coinvolto solo nel primo episodio, è stata messa in atto la misura di custodia cautelare mediante arresti domiciliari dal 15 marzo scorso.
DAVIDE MATTIELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE MATTIELLO. Grazie, Presidente. Era il 31 di marzo del 1984 quando due killer uccisero Renata Fonte. Renata Fonte era sposata, aveva due bambine piccole, era impegnata in politica, era una giovane amministratrice, faceva l'assessore. Renata venne uccisa per il suo impegno politico, venne uccisa da quella convergenza maledetta tra criminalità organizzata e politica. Venne uccisa perché difese il bene comune.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.