PRESIDENTE. La seduta è aperta.
EDMONDO CIRIELLI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Marcon e Marotta sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 2352-2690-3223-3385-3986-4068-4088-4092-4128-4142-4166-4177-4182-4183-4240-4262-4265-4272-4273-4281-4284-4287-4309-4318-4323-4326-4327-4330-4331-4333-4363-A/R: Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 1, nel testo della Commissione.
PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente, onorevoli colleghi. Voterò la fiducia posta dal Governo al provvedimento, accogliendo l'impianto della legge elettorale scaturito dal lavoro della Commissione, facendosi esso stesso politicamente e giuridicamente responsabile della sua approvazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. I deputati socialisti votano la fiducia richiesta dal Governo sul provvedimento per la nuova legge elettorale. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Segoni. Ne ha facoltà.
SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Un piccolo quiz: chi ha pronunciato la seguente frase? “È un confronto nel quale il Governo non sarà l'attore protagonista. Spetta a voi, onorevoli colleghi, la responsabilità di promuovere e trovare intese efficaci. Certo, il Governo non starà alla finestra, cercherà di accompagnare, di facilitare e anche di sollecitare questo confronto”. Queste sono le parole pronunciate in quest'Aula dal Presidente del Consiglio Gentiloni il 13 dicembre 2016, quando si presentò in Parlamento per chiedere la fiducia al suo Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfreider, che però non vedo in Aula. Quindi, si intende che vi abbia rinunciato.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati dell'UDC non voteranno la fiducia al Governo, non la voteranno, perché già da qualche tempo abbiamo esposto le ragioni che ci hanno indotti a passare all'opposizione. Una fase politica si è conclusa, con il Governo Gentiloni il Partito Democratico non si assume la responsabilità di dare un'indicazione che riguarda il futuro e questo invece è urgente, perché il mondo si attende di sapere con quali ipotesi d'Italia vuole governare la prossima legislatura, l'Europa attende di saperlo. Tutto si muove e l'Italia è assente, perché c'è un Governo che durerà per qualche mese e non si sa bene cosa verrà dopo e la principale forza politica del Paese non ha un'ipotesi su come bisognerà gestire la fase successiva.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Distaso. Ne ha facoltà.
ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. La componente Direzione Italia voterà in modo contrario alla questione di fiducia posta dal Governo, perché riteniamo che, in materia elettorale, sulle regole in generale che riguardano la democrazia elettorale, in questo caso quindi la democrazia nel nostro Paese, il dibattito nel Parlamento e nel Paese debba essere salvaguardato. Siamo consci dei rischi dell'Aula nel voto che ci avrebbe atteso, ma questo, secondo noi, non giustifica il ricorso alla questione di fiducia, perché limita un dibattito che poteva anche essere migliorativo per il testo di legge stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Desidero esprimere un convincimento e un forte disagio. Il convincimento è che sia assolutamente indispensabile che il Parlamento si doti di una legge elettorale. Lo diciamo dal dicembre del 2016, lo abbiamo sempre sostenuto: è inaccettabile - come ricordava ora il collega - andare alle elezioni con due leggi diverse, molto diverse, frutto di due sentenze della Corte costituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, Presidente. Naturalmente lei sarà già convinto che Fratelli d'Italia certamente non darà la fiducia a questo Governo: non gliel'ha mai data, anzi uno dei capisaldi della nostra formazione politica è stato, sin da quando siamo nati, quello di dire con chiarezza agli elettori che non avremmo mai appoggiato un Governo tecnico e non avremmo mai fatto alcun accordo di governo con la sinistra.
IGNAZIO LA RUSSA. Un minuto, Presidente, grazie. È stato bocciato e, bocciando quell'emendamento, avete reso impossibile anche fare volontariamente le primarie. Infatti, se nell'uninominale c'è il vincolo del 40 per cento di uomini o donne e il 60 per cento di uomini o donne, come faccio a fare le primarie? Come faccio, in un collegio uninominale - che significa che c'è un nome solo - a fare le primarie, che noi vorremmo fare, se poi obbligatoriamente, anche se quello vince, se non rientra nelle percentuali del 60 e del 40? Neanche con le primarie ai cittadini date la possibilità di esprimersi. Sono magagne enormi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.
LORENZO DELLAI. Signor Presidente, come avevo anticipato nell'incontro dei capigruppo della maggioranza di ieri, noi riteniamo che la decisione di richiedere al Governo di porre la questione di fiducia sulla legge elettorale sia inopportuna sul piano politico e una forzatura su quello istituzionale. La materia elettorale richiede cautele particolari e tutti ricordiamo cosa ha prodotto una scelta analoga adottata non molto tempo fa sul cosiddetto Italicum.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.
IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, colleghi, membri del Governo, non è certo usuale essere chiamati ad esprimere un voto di fiducia sulla legge elettorale, lo hanno già ricordato in molti: nella storia repubblicana è successo solo in altre due occasioni. La prima volta nel 1953, quando era in discussione quella che è passata alla storia come “la legge truffa”; la seconda poco più di due anni fa, quando questa stessa Camera fu chiamata a dare il via libera all'Italicum, legge dichiarata parzialmente incostituzionale dalla Consulta all'inizio di quest'anno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI. Grazie, signor Presidente. Sinistra Italiana-Possibile non voterà la questione di fiducia posta dal Governo in materia di legge elettorale. Non la voteremo per due ordini di ragioni: per una ragione che ha a che fare col merito di questa legge, su cui verrò tra breve, e per una ragione che ha a che fare col metodo con cui si affronta questa discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, noi avremmo preferito trovarci qui, quasi a metà ottobre del 2017, e votare la fiducia o meno, non a un Governo ormai decotto, così come la maggioranza che lo sostiene, il Governo Gentiloni, ma ad un Governo uscito da elezioni, un Governo quindi eletto, un Governo sostenuto da una maggioranza che potesse basare la propria legittimazione su una campagna elettorale appena conclusa. Questo sarebbe stato possibile, lo ripeto, sarebbe stato possibile, non stiamo parlando di irrealtà, sarebbe stato possibile se a inizio giugno i contraenti di quel patto che portò i gruppi maggiori presenti in Parlamento a trovare un accordo, appunto, su una legge elettorale ribattezzata “Tedeschellum”, avessero tenuto fede gli accordi presi e a giugno avessero votato convintamente quella legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Onorevoli colleghi, se volessimo usare un proverbio che riguarda in primo luogo tutto questo Parlamento, il motto a mio avviso dovrebbe essere: chi è causa del suo mal pianga se stesso. Nel senso che tutte le forze politiche rappresentate in questo Parlamento si trovano in una situazione di grande difficoltà, perché alla vigilia delle elezioni non c'è la legge elettorale. Su questo c'è una responsabilità che coinvolge tutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.
ALFREDO D'ATTORRE. Grazie Presidente. Oggi io credo che si tracci un'altra macchia indelebile sulla storia, sul profilo, di questa diciassettesima legislatura. È stata una legislatura in cui il Governo ha ripetutamente umiliato ed espropriato quest'Aula dalle sue prerogative, e l'ha fatto su materie di stretta competenza parlamentare. È la legislatura in cui abbiamo avuto le sedute notturne e i canguri sulla riforma costituzionale, è la legislatura in cui già due anni fa abbiamo avuto una legge elettorale approvata aggirando il lavoro in Commissione e poi mettendo la fiducia qui in Aula, una legge elettorale poi giudicata incostituzionale. Quest'Aula avrebbe meritato di essere difesa diversamente nella sua dignità e nel suo ruolo. Fortunatamente ci hanno pensato i cittadini. Ci ha pensato il voto di quasi 20 milioni di cittadini italiani, il 4 dicembre, a restituire forza alla Costituzione e a richiamare al valore e al ruolo del Parlamento. Oggi voi quel voto lo state ignorando, nonostante che il Governo Gentiloni nasce dopo il 4 dicembre. Il Governo Gentiloni nasce esattamente perché c'è stato quello spartiacque e nasce con l'impegno assunto solennemente dal Presidente del Consiglio, nel suo discorso di insediamento, a non ripetere gli errori e le forzature del suo predecessore e ad accompagnare un processo di riforma sui temi elettorali e delle regole democratiche nel Parlamento. Oggi il Governo Gentiloni non solo sta clamorosamente tradendo quell'impegno, ma sta anche calpestando il messaggio di fondo, profondo, che è venuto dal voto del 4 dicembre e questo è l'aspetto, forse, più grave. Quel voto diceva: le regole, le regole democratiche fondamentali, la Costituzione, la legge elettorale, non possono essere ostaggio degli interessi di una parte. Tradendo quell'impegno, il Presidente del Consiglio oggi perde anche la faccia. Io non voglio polemizzare sulla sua assenza, osservo che è stato un mantra di questi anni della stagione renziana: “ci mettiamo la faccia”. Il Presidente Gentiloni evidentemente non ritiene oggi di potercela mettere, avverte l'imbarazzo, l'incoerenza della sua scelta, di una faccia che forse gli è stata fatta a perdere da chi quella scelta l'ha imposta, il segretario del Partito Democratico, il mandante, neppure troppo occulto, di questa ulteriore gravissima forzatura democratica e costituzionale.
PRESIDENTE. Onorevole D'Attorre, deve concludere.
ALFREDO D'ATTORRE. …e concludo, che ci sia qualcuno che tenga alta la bandiera, l'onore della tradizione costituzionale della sinistra e del centrosinistra rispetto a quello che sta accadendo. State creando un precedente pericolosissimo…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Attorre.
ALFREDO D'ATTORRE. …e dopo l'ondata e l'autostrada che avrete aperto alla destra, ci sarà qualcuno che potrà rivendicare questo “no” per ricostruire, per ricostruire un'altra storia nel segno della Costituzione
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi non daremo, come è ovvio, il nostro voto di fiducia al Governo; non ci stupisce però che la maggioranza che sostiene l'Esecutivo di Paolo Gentiloni abbia chiesto al Governo di porre la questione di fiducia come strumento per l'approvazione della legge elettorale. Mancano pochissimi mesi alla conclusione ordinaria di questa legislatura, c'è la necessità, più volte evidenziata dal Presidente della Repubblica, di rendere omogenei i sistemi di voto per la Camera e per il Senato…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Occhiuto. Noi abbiamo ascoltato in silenzio l'onorevole D'Attorre, voi dovete consentire che possa parlare l'onorevole Occhiuto. Grazie.
ROBERTO OCCHIUTO. …e il Parlamento ha già provato nei mesi scorsi, senza successo, ad approvare una legge elettorale necessaria. Noi non daremo il nostro voto di fiducia, ma non saremmo onesti con noi stessi se non riconoscessimo che vogliamo che il lavoro approfondito fatto in Commissione, dove ciascun gruppo politico ha discusso il testo, impegnandosi a migliorarlo, possa essere concluso con il voto finale dell'Aula della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Presidente, io non mi rivolgo a questo Parlamento, perché questo Parlamento non ha più alcuna dignità di rappresentare i cittadini.
PRESIDENTE. Grazie a lei, salutiamo anche i ragazzi che stanno fuori.
CATERINA BINI. Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi. Siamo oggi in quest'Aula, nell'avvicinarsi alla conclusione della legislatura, a compiere una scelta importante. Non siamo felici di essere qui a votare la fiducia sulla legge elettorale, non credo sia felice il Governo di averla dovuta mettere. Purtroppo, le regole consentono procedure tecniche a nostro modo di vedere improprie: impropri sono, secondo noi, i voti segreti in materia elettorale. Il voto segreto è sacrosanto e doveroso quando si tratta di esprimersi su temi che interrogano la coscienza di ognuno di noi. Non è questo il caso e il rischio è che dietro al meccanismo del voto segreto si vadano ad inserire dinamiche, legittime, ma che con la coscienza hanno ben poco a che fare. Legittimo per le opposizioni farvi ricorso per affossare la legge. Improprio, ripeto, per quanto ci riguarda, ma legittimo. Allo stesso modo, avremmo preferito non dover avere il voto di fiducia, ma le regole lo consentono. Anche in questo caso: meccanismo improprio, ma tecnicamente legittimo per rispondere a chi, nuovamente, vuole delegittimare questo Parlamento, non rendendolo in grado di produrre una normativa elettorale.
PRESIDENTE. Poiché la Conferenza dei Presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia avente ad oggetto l'approvazione dell'articolo 1 abbia inizio alle ore 15,45, sospendo …
MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Avete iniziato con una riforma della Costituzione presentata dal Governo e avete tolto al Parlamento una delle sue prerogative principali; avete proseguito con la fiducia sull'Italicum e avete distrutto le ultime barriere contro il dilagare del duo Renzi-Berlusconi con i loro annessi e connessi. Con la fiducia di oggi, diventa regola il sistema dei dittatori che si scrivono le leggi pseudo elettorali e se le approvano bypassando le Assemblee; dichiarate così la fine sostanziale della democrazia parlamentare. Con il vostro stolto arrivismo avventurista avete reso il Parlamento più inutile di un'Assemblea scolastica nel paese dei balocchi. Da oggi, ribellarsi a questo giogo, ripristinare le libertà conquistate, cacciare questa masnada di sopraffattori e malfattori politici sarà il primo dovere di ogni buon cittadino italiano.
PRESIDENTE. Per favore, il banco del Governo deve essere libero …
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente, al netto dell'accordo, in questo caso, con il collega Bianconi, in un minuto, in poco più di un minuto, Presidente, sarà impossibile, per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il nostro gruppo, cercare di esprimere tutto il disprezzo tecnico-politico che noi abbiamo nei confronti della maggioranza e nei confronti di un Governo che, per l'ennesima volta, si è reso schiavo di qualche logica di partito fatta in qualche segreta stanza; è un colpo di mano gravissimo, Presidente, alla democrazia; state difendendo, di fatto, un testo impresentabile. Per cui vergognatevi, dovrete prima o poi guardarvi allo specchio, rispetto alla schifezza che state portando avanti. State forzando ulteriormente il Parlamento italiano.
PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, solo per precisione, il suo gruppo ha parlato, con il suo rappresentante, dieci minuti, io le ho dato la parola che, come lei sa, per Regolamento, dovrebbe essere data in dissenso e diventa un aggiuntivo al tempo già dato; tutto c'è, tranne che una penalizzazione del suo gruppo.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
PRESIDENTE. Onorevole Marcon, gentilmente, dopo che ci ha fatto vedere la Costituzione, dovrebbe ripassare e votare, altrimenti non sappiamo lei come intende votare. Quindi, adesso la richiamiamo, un attimo solo.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
PRESIDENTE. Poiché la Conferenza dei Presidenti di gruppo ha stabilito che le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia avente ad oggetto l'approvazione dell'articolo 2 abbiano inizio alle ore 17,30, sospendo la seduta fino a tale ora.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 2, nel testo della Commissione.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. La componente socialista voterà la fiducia richiesta dal Governo sull'articolo 2 del provvedimento per la nuova legge elettorale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi Turco. Ne ha facoltà.
TANCREDI TURCO. Grazie, Presidente. Alternativa Libera voterà “no” su questa ennesima richiesta di fiducia così come ha sempre fatto durante tutta questa legislatura e, a maggior ragione, oggi dove la fiducia viene chiesta sulla proposta di legge elettorale. Oggi siamo di fronte ad una crepa nella nostra democrazia, a un a una ferita, a un'offesa del nostro sistema democratico. Esiste, Presidente, un codice di buona condotta del Consiglio d'Europa del 2003, citato anche da una sentenza della Corte di Strasburgo, che dice che un anno prima delle elezioni non si devono fare leggi elettorali e ciò per evitare che le regole del gioco siano fatte da una forza politica o da una maggioranza contro una minoranza. Venendo più nello specifico e nel merito del testo, siamo di fronte, comunque, a un testo che non consentirà di capire chi ha vinto le elezioni e che non consentirà la formazione di Governi sufficientemente forti da adottare quelle leggi indispensabili per ridare lavoro a chi non lo ha e per dare un futuro di speranza ai nostri figli e ai nostri nipoti. Oggi, con questa schifezza, si condanna il Paese al pantano e all'immobilismo politico, esattamente quello che sta facendo fuggire i giovani dall'Italia già da anni. Io, ovviamente, spero che questo Parlamento abbia un sussulto di dignità e che quindi nel voto finale sulla proposta di legge, che è segreto, possa, come già è avvenuto per il “tedeschellum”, affossare anche questa proposta di legge elettorale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniel Alfreider. Ne ha facoltà.
DANIEL ALFREIDER. Grazie, signora Presidente. Compito del Parlamento è fare la legge elettorale e sarebbe un grave errore fallire. Occorre assumersi le proprie responsabilità, perché governare è in primo luogo un'assunzione di responsabilità. La richiesta della maggioranza di una fiducia tecnica è motivata dalla consapevolezza di dover votare il testo così come è. Anche le forze che non appartengono alla maggioranza di Governo, ma che hanno condiviso e sostenuto il testo votato dalla Commissione affari costituzionali, hanno dichiarato di comprendere politicamente e nel merito le motivazioni di tale richiesta. Siamo convinti che il lavoro parlamentare in Commissione rappresenti un percorso importante che deve essere portato avanti e che deve essere salvaguardato. Chi contesta la posizione della fiducia sono soprattutto i gruppi parlamentari che esplicitamente hanno fatto e fanno riferimento al voto segreto e ai franchi tiratori. Ebbene, noi siamo per una piena e trasparente assunzione di responsabilità. Questa legislatura deve concludersi con una nuova legge elettorale che presenti un sistema omogeneo per entrambe le Camere. Era la priorità indicata in prima persona dal Capo dello Stato ed è stato il tema essenziale dell'intesa raggiunta in Commissione da tutti i gruppi che ora sostengono la riforma. La salvaguardia dei collegi uninominali per il Trentino-Alto Adige e la garanzia dei diritti delle minoranze linguistiche e la loro rappresentanza erano e sono i punti fermi che noi, come gruppo della Südtiroler Volkspartei e delle minoranze linguistiche, abbiamo posto. Il testo oggi all'esame corrisponde a tale impegno. Vorrei ringraziare tutti i parlamentari qui in Aula e le forze politiche che sono convinte di tale importanza e che ci hanno sostenuto. Per queste ragioni, i deputati della Südtiroler Volkspartei e delle minoranze linguistiche voteranno la questione di fiducia posta in esame oggi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Nel mio intervento precedente ho esposto le ragioni generali per le quali noi non condividiamo la decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la riteniamo una violazione delle prerogative del Parlamento, e anche le altre ragioni di politica generale per le quali noi non voteremo la fiducia al Governo, noi dell'UDC. In questo supplemento di intervento che mi è concesso dai Regolamenti parlamentari vorrei dire due parole, aprire un discorso su questa legge. Non è una buona legge. Noi alla fine la voteremo, perché, come diceva una volta l'onorevole Tremonti, piuttosto che niente è meglio piuttosto. È evidente che non si può andare alle elezioni con il Consultellum, così detto, con una legge la quale differenzia, con buona probabilità, la rappresentanza della Camera da quella del Senato in modo tale da rendere ancora più difficile la già improbabile formazione di coalizioni di Governo, e quindi voteremo, alla fine, questa legge.
ROCCO BUTTIGLIONE. Mi dia un attimo. C'è un terzo di eletti nei collegi, ma si sa già in anticipo chi sarà il partito che avrà il seggio nel collegio. I collegi veramente marginali, in discussione, nei quali può vincere l'uno o l'altro, nei quali è importante avere un candidato di prestigio che porti un di più di consenso, saranno, su 200, 20, 30, 40, al massimo 50. Avremo un Parlamento che, per più del 90 per cento, sarà controllato dai partiti. Da questo punto di vista, la legge è molto efficiente, ma non è una cosa di cui valga la pena vantarsi. Noi voteremo contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Distaso. Ne ha facoltà.
ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. Domani, in sede di dichiarazione di voto finale sul provvedimento, oltre che sugli articoli 4 e 5 e sugli ordini del giorno, esprimeremo più compiutamente le nostre valutazioni di merito sul provvedimento di legge che viene all'esame del Parlamento. Oggi le dichiarazioni di voto sono sulla fiducia: come ho detto anche nell'intervento precedente, noi la riteniamo una scelta sbagliata, e per questo la componente di Direzione Italia voterà contro, anche per una riflessione. Si ritiene che la materia elettorale sia materia da addetti ai lavori, e, in effetti, in parte così è, ma mai come in questo momento dovrebbe essere, però, una materia capibile per l'elettorato, per l'elettorato attivo e l'elettorato passivo, per l'intero corpo elettorale. Noi, oggi, anche per chi magari ha voglia di strumentalizzare queste scelte, protestando in piazza, poi magari essendo contento anche degli effetti stessi della legge, però stiamo compiendo una scelta, o meglio, il Governo sta compiendo una scelta sbagliata insieme alla maggioranza parlamentare, perché il dibattito parlamentare, comunque, è un veicolo importante nei confronti del Paese, e noi non lo dobbiamo mortificare con i voti di fiducia, quanto mai sulla legge elettorale, che è in una fase finale della legislatura in cui abbiamo bisogno di coinvolgere e ridurre il distacco con il Paese, e non certamente di acuirlo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signora Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, noi voteremo contro la fiducia, sia per ovvie ragioni legate al nostro posizionamento all'interno di questo emiciclo e nel Parlamento in genere, noi siamo all'opposizione, e quindi non voteremo mai e poi mai, per nessuna ragione al mondo, la fiducia per un Governo che è agli antipodi rispetto a tutto quello che avremmo fatto nel caso in cui ci fosse stato dato l'onore e l'onere di rappresentare il popolo italiano, ma votiamo convintamente contro anche nel merito di questo provvedimento per ragioni che sono riecheggiate in lungo e in largo, che sono state ribadite più e più volte, anche all'interno della Commissione affari costituzionali, in questi mesi, e che animano una riflessione, una dialettica tra le forze politiche, che, comunque, pare non riuscire a schiodarsi da un elemento per noi irrinunciabile, che ha orientato sempre le nostre scelte, come riteniamo dovrebbe essere per ciascun partito.
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Rampelli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Auci. Ne ha facoltà.
ERNESTO AUCI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, io e il nostro gruppo siamo fermamente convinti che aver posto la fiducia su una legge elettorale non è certo molto elegante e tuttavia ci sono circostanze generali che inducono ad attenuare tale giudizio negativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pellegrino Ne ha facoltà.
SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente. Come lei vede, tutto il nostro settore è assente in questo momento: non presenzia in questo momento a questa discussione, perché sono scesi in piazza, per protestare per questa legge elettorale. E io sono qui a dichiarare il nostro voto di sfiducia a questa legge elettorale, perché, Presidente, ci sono momenti, nella vita democratica di un Paese, in cui è necessario alzare la voce, per lasciare agli atti l'indignazione causata dalla profonda ferita che viene inferta alle prerogative del Parlamento, con l'apposizione della fiducia - e non solo per questo - su questa legge elettorale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Barbara Saltamartini. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, noi a differenza di molti altri, la Lega a differenza di molti altri ha sempre avuto una coerenza nel momento in cui si è discusso, in quest'Aula e fuori, di legge elettorale. E questo noi lo rivendichiamo, lo vogliamo rivendicare, perché al di là delle tante cose che ho sentito dire contro il nostro gruppo parlamentare, di tutto ci si può accusare, tranne di non essere stati coerenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Grazie, signora Presidente. Alcune considerazioni, che però ritengo importanti su questa attuale scelta della maggioranza e del Governo nel porre la fiducia su questo provvedimento, la legge elettorale.
PRESIDENTE. Concluda, deputato.
ANTONIO MAROTTA. …e soprattutto - e ho concluso - mi sarei aspettato che ci fosse una battaglia e un impegno comune di tutto il Parlamento a individuare una legge che, a monte della legge elettorale, possa indicare…
ANTONIO MAROTTA. …attraverso le primarie, definite dalla legge, veramente il percorso per la scelta di chi rappresenta il territorio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Grazie, signora Presidente. Noi voteremo “no” nel merito e nel metodo, contrari al merito e indignati per il metodo . Il nostro “no” riguarda una legge elettorale che viene approvata a pochi mesi dalla conclusione della legislatura e che, a nostro modo di vedere, avrebbe dovuto almeno conseguire tre obiettivi: il primo è una legge senza ombre, che torni a dare credibilità alla politica perché in questa legislatura abbiamo avuto due leggi elettorali bocciate dalla Corte costituzionale e un referendum costituzionale, che stravolgeva la nostra Carta, bocciato non solo dal 60 per cento di coloro che hanno partecipato ma da una grande partecipazione al voto da parte dei cittadini e questo obiettivo non lo stiamo raggiungendo; un secondo obiettivo è quello di dare la parola ai cittadini, consentendo loro finalmente di poter scegliere il loro eletto e la loro rappresentanza parlamentare e questo lo dico perché uno dei temi della crisi della politica è il rapporto tra istituzioni e cittadini e che queste Aule parlamentari spesso sono considerate lontane e anche questo obiettivo non è stato raggiunto; vi è, poi, un terzo obiettivo, che riguarda le regole del gioco ma, secondo me, riguarda anche ridare fiducia al Paese. Presidente, noi siamo in un Paese che ha grandi emergenze che riguardano il lavoro, il diritto alla salute, la scuola, le pensioni, ma siamo anche un Paese che ha un terribile bisogno di recuperare un senso etico e il rispetto delle regole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Annagrazia Calabria. Ne ha facoltà.
ANNAGRAZIA CALABRIA. Grazie, Presidente. Lo scorso mese di giugno, durante la discussione sulle linee generali della legge elettorale, ho avuto modo…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore!
ANNAGRAZIA CALABRIA. …ho avuto modo di dichiarare che riformare il sistema di elezione di Camera e Senato in quel momento era un atto dovuto, un atto ineludibile, per offrire risposte a uno scenario politico in continua evoluzione, in particolare alla luce della sentenza della Consulta che aveva dichiarato l'Italicum parzialmente incostituzionale e della bocciatura, lo scorso dicembre, della riforma costituzionale sottoposta al vaglio degli elettori. Ebbene, a distanza di quattro mesi, riformare la legge elettorale diventa a maggior ragione un atto obbligato per il legislatore, che non può permettersi di lasciare il Paese, a pochi mesi dalla scadenza naturale della legislatura, senza un meccanismo elettorale in grado di garantire i minimi requisiti di rappresentatività e di governabilità al sistema politico istituzionale. Il Parlamento non può accettare che il sistema elettorale, ossia la base su cui si fondano i processi democratici che assicurano la rappresentanza dei cittadini nelle istituzioni, sia il frutto di due sentenze della Corte costituzionale, riguardanti, tra l'altro, due leggi e due sistemi di voto assolutamente diversi tra di loro, e questo anche a causa dello sciagurato errore, commesso con l'Italicum, di avere previsto un sistema valido per una sola Camera, dando per scontata l'abolizione dell'altra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.
ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Complimenti, colleghi, Governo, complimentoni, bravissimi. Vi annuncio che molto probabilmente siete entrati nel guinness dei primati del partito che è riuscito a fare il più grande numero di porcate in una sola legislatura. Questa ennesima fiducia sulla legge elettorale è l'apice di cinque anni di nefandezze, avallate, mi duole dirlo, Presidente, anche da lei, perché, se c'era una persona che poteva impedire che si mettesse la fiducia sulla legge elettorale, quella persona era lei, e il Regolamento gliene dava gli strumenti.
PRESIDENTE. Scusi, si può esprimere propriamente per favore: è in un'aula parlamentare…
ANDREA CECCONI. Guardi, Presidente, io capisco…
ANDREA CECCONI. …sono in un'aula parlamentare e in quest'aula parlamentare…
PRESIDENTE. Proceda, proceda,…
ANDREA CECCONI. … lei avalla il voto di fiducia sulla legge elettorale…
PRESIDENTE. Proceda con un eloquio corretto, deputato.
ANDREA CECCONI. …e il suo eloquio è molto più pericoloso e indegno di dire merda in quest'aula: è chiaro ?
PRESIDENTE. Vada avanti… vada avanti con un eloquio che sia compatibile con un'Aula parlamentare.
ANDREA CECCONI. Era molto più compatibile che si votasse questo testo di legge elettorale con procedimento ordinario come il Regolamento prescrive: capito, Presidente? Io questo lo pretendo da una Presidente della Camera dei deputati, lo pretendo ! Non vi scaldate, colleghi, guardate che siete voi che non volete questa legge elettorale, perché altrimenti la fiducia non è giustificata. Il fatto che il MoVimento 5 Stelle non voglia la legge elettorale, credo sia ormai chiaro a tutti. Ripeto: credo sia chiaro a tutti. Lei, Rosato, è andato a strisciare dal Governo per chiedere la fiducia sulla legge elettorale perché ha paura dei suoi deputati, perché sa che all'interno del suo partito ci sono deputati che finalmente hanno capito non che questa legge elettorale è una truffa ai danni della democrazia e dei cittadini, ma hanno capito che non garantisce loro i posti in Parlamento perché prevede troppi pochi candidati: al nord il Partito Democratico è in difficoltà e la poltrona viene sempre prima di tutto ed è per questo che voi avete paura perché sapete che i vostri deputati sul voto segreto avrebbero fatto cadere loro stessi la vostra legge, non il MoVimento 5 Stelle . Detto questo, ritornando all'incostituzionalità, lei, Presidente, avrebbe potuto farlo questo gesto e valutare le difficoltà del testo nel momento in cui diventi legge del Paese. Il testo di legge elettorale è una truffa ai danni dei cittadini non solo perché non prevede le preferenze quando i cittadini chiedono le preferenze, è tutto bloccato, ma inserisce le coalizioni che sono un'anomalia nel mondo perché non esiste al mondo alcun sistema elettorale che preveda le coalizioni, nessuno al mondo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gero Grassi. Ne ha facoltà.
GERO GRASSI. Onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, nella mia riflessione e nella dichiarazione di voto intendo partire da una considerazione sulla quale credo si debba essere tutti d'accordo. La legge elettorale è una necessità per migliorare il rapporto con i cittadini e dare al Paese uno strumento in grado di assicurare governabilità. Non dobbiamo né possiamo più sbagliare dopo quanto è successo nell'occasione in cui abbiamo tentato di approvare il cosiddetto metodo tedesco. Siamo indotti ad una nuova legge elettorale per via della sentenza della Corte costituzionale che è intervenuta - è bene ricordarlo - su un impianto legislativo non voluto e non votato dal Partito Democratico, ma da altre forze politiche.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 2.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
PRESIDENTE. Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, a partire dalle ore 9 di domani, con le dichiarazioni sulla questione di fiducia riferita all'articolo 3. Seguirà a partire dalle ore 11 la votazione per appello nominale. Si procederà quindi all'esame degli articoli 4 e 5 e dei relativi emendamenti. Seguiranno l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.
MARIA IACONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA IACONO. Presidente, ancora una volta il nostro Paese è teatro di incidenti e morti sul lavoro, ancora una volta il mondo del lavoro, da luogo della dignità, del diritto e dell'emancipazione, si trasforma in luogo del dramma, del dolore e della morte. Avevano 50 e 55 anni Francesco Gallo e Gaetano Cammilleri, gli operai che lunedì mattina hanno perso la vita a Naro, all'interno della diga Furore. La loro storia non è diversa da quella degli oltre 500 lavoratori italiani che hanno perso la vita nel proprio posto di lavoro nel 2017, ed è una storia fatta di dignità, di sacrificio, di senso del dovere. La storia di ciascun lavoratore che ha perso la vita, o ha avuto gravi lesioni durante il proprio lavoro, deve rappresentare, per questo nostro Paese e per le sue istituzioni, una ferita aperta, per la quale abbiamo il dovere civile di riflettere ed operare affinché non vi siano più morti inspiegabili e inaccettabili. Senza cadere nella retorica, credo sia giusto e doveroso affermare che le vittime dei luoghi di lavoro sono dei veri e propri eroi civili, uomini e donne che in modo inaccettabile, e per questo ingiusto, hanno perso la propria vita in nome della propria dignità e del futuro delle proprie famiglie. In un momento di dolore profondo come questo, nessuno potrà certamente lenire la disperazione e la rabbia di chi ha perso un proprio congiunto per cause di lavoro, ma credo che le istituzioni della Repubblica abbiano il dovere di operare per costruire percorsi in cui il lavoro e lo svolgimento di questo in condizioni di piena sicurezza diventino un'assoluta priorità .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.