PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
LUCA PASTORINO, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 117, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Avverto che, in data 21 giugno 2022, i deputati Cosimo Adelizzi, Roberta Alaimo, Alessandro Amitrano, Giovanni Luca Aresta, Sergio Battelli, Luciano Cadeddu, Vittoria Casa, Andrea Caso, Gianpaolo Cassese, Laura Castelli, Luciano Cillis, Federica Daga, Paola Deiana, Daniele Del Grosso, Margherita Del Sesto, Luigi Di Maio, Giuseppe D'Ippolito, Gianfranco Di Sarno, Iolanda Di Stasio, Manlio Di Stefano, Francesco D'Uva, Mattia Fantinati, Marialuisa Faro, Luca Frusone, Chiara Gagnarli, Filippo Gallinella, Andrea Giarrizzo, Conny Giordano, Marta Grande, Nicola Grimaldi, Marianna Iorio, Luigi Iovino, Giuseppe L'Abbate, Caterina Licatini, Anna Macina, Pasquale Maglione, Alberto Manca, Generoso Maraia, Vita Martinciglio, Dalila Nesci, Maria Pallini, Gianluca Rizzo, Carla Ruocco, Emanuele Scagliusi, Davide Serritella, Vincenzo Spadafora, Patrizia Terzoni, Gianluca Vacca, Simone Valente e Stefano Vignaroli, già iscritti al gruppo MoVimento 5 Stelle, e Antonio Lombardo, già iscritto al gruppo Coraggio Italia, hanno comunicato alla Presidenza le proprie dimissioni dai gruppi di rispettiva appartenenza e la formazione, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, del Regolamento, del gruppo parlamentare denominato “Insieme per il Futuro”.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 23 e del 24 giugno 2022.
Avverto che la nuova ulteriore ripartizione dei tempi predisposta a seguito della formazione del nuovo gruppo Insieme per il Futuro è in distribuzione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.
MARIO DRAGHI,. Presidente Fico, onorevoli deputate e onorevoli deputati, il Consiglio europeo del 23 e del 24 giugno affronterà i seguenti temi: gli sviluppi della guerra in Ucraina e il sostegno europeo a Kiev; le ricadute umanitarie, alimentari energetiche e securitarie del conflitto; gli aiuti a famiglie e imprese colpite dalla crisi; le prospettive di allargamento dell'Unione europea; i seguiti della Conferenza sul futuro dell'Europa.
Ci avviciniamo al quarto mese dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina iniziata il 24 febbraio. Mosca continua ad aggredire militarmente città ucraine, nel tentativo di espandere il controllo sul territorio e rafforzare la propria posizione. I combattimenti a Severodonetsk, nella regione di Luhansk, sono particolarmente feroci. Il bombardamento russo di Kharkiv, la seconda città più popolosa dell'Ucraina, aggrava il già terribile bilancio di morti e feriti. Al 20 giugno, sono 4.569 i civili morti e 5.691 i civili feriti, secondo le Nazioni Unite, ma il numero è certamente molto più alto.
Continuano a emergere nuove atrocità commesse ai danni di civili da parte dell'esercito russo. Le responsabilità saranno accertate e i crimini di guerra saranno puniti. Anche il numero di persone in fuga dal conflitto continua ad aumentare: soltanto in Italia sono oltre 135.000 i cittadini ucraini arrivati dall'inizio dell'invasione. Voglio esprimere, ancora una volta, la mia gratitudine alle italiane e agli italiani che li hanno accolti .
La strategia dell'Italia, in accordo con l'Unione europea e con gli altri alleati del G7, si muove su due fronti: sosteniamo l'Ucraina e imponiamo sanzioni alla Russia, perché Mosca cessi le ostilità e accetti di sedersi davvero al tavolo dei negoziati.
Durante la mia recente visita a Kiev, insieme al Cancelliere tedesco Scholz, al Presidente francese Macron e al Presidente rumeno Iohannis, ho visto da vicino le devastazioni della guerra e constatato la determinazione degli ucraini nel difendere il loro Paese.
Siamo andati a Kiev per testimoniare di persona che i nostri Paesi e l'Unione sono determinati ad aiutare un popolo europeo nella sua lotta a difesa della democrazia e della libertà.
Durante la visita, il Presidente Zelensky ci ha chiesto di continuare a sostenere l'Ucraina per poter raggiungere una pace che rispetti i loro diritti e le loro volontà. Solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura. La sottomissione violenta e la repressione di un popolo per mano di un esercito non portano alla pace, ma al prolungamento del conflitto, forse con altre modalità, certo con altre distruzioni.
Il Governo italiano, insieme ai dell'Unione europea e del G7, intende continuare a sostenere l'Ucraina, così come questo Parlamento ci ha dato mandato di fare. Il nostro sostegno a favore di Kiev è anche un impegno a contribuire alla ricostruzione del Paese. Il Consiglio europeo straordinario del 30 e 31 maggio ha discusso di questo e le conclusioni del prossimo Consiglio riaffermeranno questo impegno.
Non è un'impresa che possono affrontare i singoli Stati: lo sforzo deve essere collettivo e coinvolgere anche gli organismi internazionali e le banche di sviluppo. Vogliamo ricostruire, per ridare una casa alle famiglie che l'hanno persa, per riportare i bambini nelle scuole, per aiutare la ripresa della vita economica e sociale dell'Ucraina .
Oggi, spetta a tutti noi aiutare l'Ucraina a rinascere. A Kiev ho ribadito che l'Italia vuole l'Ucraina nell'Unione europea e vuole che abbia lo di Paese candidato . Il Governo italiano è stato tra i primi a sostenere questa posizione con chiarezza e convinzione in Europa e in Occidente; continueremo a farlo in ogni consesso internazionale, a partire dal prossimo Consiglio europeo. Sono consapevole che non tutti gli Stati membri, oggi, condividano questa posizione, ma la raccomandazione della Commissione è un segnale incoraggiante e confido che il Consiglio europeo possa raggiungere una posizione consensuale in merito. Gran parte dei Paesi vicini alla Russia, grandi e piccoli, guardano oggi all'Unione europea per la sicurezza, per la pace, per la stabilità. Il percorso da Paese candidato a Stato membro è lungo, per via delle impegnative riforme strutturali richieste, ma il segnale europeo deve essere chiaro e coraggioso da subito. Oggi, i Paesi sono in grado di portare avanti queste riforme strutturali più velocemente rispetto al passato.
Il 3 giugno, il Consiglio europeo ha adottato il sesto pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. È stato introdotto l'embargo sul petrolio e sui prodotti petroliferi importati in Europa via mare, rispettivamente a partire dalla fine del 2022 e dall'inizio del 2023. Gli operatori europei non potranno più assicurare e finanziare il trasporto di petrolio a Paesi terzi.
Sono state escluse dal sistema SWIFT altre tre banche russe, tra cui la più grande del Paese, Sberbank, e una banca bielorussa; è stato ampliato l'elenco di beni soggetti al blocco delle esportazioni, compresi prodotti chimici che possono essere usati per finalità belliche. Vengono sanzionate altre 18 entità russe e 65 persone, tra cui anche il militare responsabile degli orrori di Bucha. Sono state sospese in Europa le trasmissioni di altri tre organi statali di informazione russi che diffondono propaganda.
Le sanzioni funzionano. Il Fondo monetario internazionale prevede che quest'anno il costo inflitto all'economia russa sarà pari a 8,5 punti di prodotto interno lordo. Il tempo ha rivelato e sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci. Ma - lo voglio sottolineare ancora una volta - i nostri canali di dialogo rimangono aperti; non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, una pace nei termini che sceglierà l'Ucraina. Anche nei miei colloqui con il Presidente Putin ho più volte ribadito la necessità di porre fine all'aggressione, di parlare di pace e di definirne concretamente i tempi e i termini.
Durante il Consiglio europeo si discuterà anche dell'allargamento dell'Unione nei Balcani occidentali; il Governo italiano è favorevole a far partire i negoziati di adesione con l'Albania e la Macedonia del Nord. Nella discussione, che si inizierà in questo Consiglio europeo, il Presidente Macron presenterà il suo impegno per una Comunità politica europea. Come ha già chiarito il Presidente francese, questo progetto non sarà un canale sostitutivo allo di Paese candidato. Il Consiglio di fine mese rappresenta un'occasione per cominciare a guardare al futuro assetto dell'Unione, ai suoi confini, alla sua sicurezza e al suo sviluppo economico. Il parere positivo della Commissione europea sull'adozione dell'euro da parte della Croazia, a partire dal 2023, è un ottimo segnale che l'Italia coglie con favore.
Negli ultimi decenni, l'allargamento dell'Unione europea ha dato pace e stabilità a Paesi segnati dalla guerra. L'allargamento ha trasformato l'Unione europea nel più grande mercato unico del mondo, che rappresenta tra il 5 e il 6 per cento della popolazione e circa un sesto del prodotto globale. Ha creato nuove opportunità di cooperazione tra Paesi in aree di fondamentale importanza: in campo energetico, nei trasporti, nella sicurezza alimentare, nella salute, nello studio e nel lavoro. Ha stimolato negli Stati membri lo sviluppo di un'economia di mercato funzionante e favorito un processo di riforme sin dalla domanda di adesione. Ha anche esteso diritti e tutele sul lavoro, assenti in altre parti del mondo; ha fornito un potente incentivo allo sviluppo della vita democratica, al rispetto della dignità umana e dello Stato di diritto.
Come scritto nel Trattato sull'Unione europea, ogni Stato europeo che rispetti questi valori e che si impegni a promuoverli può domandare di diventare membro dell'Unione. L'adesione a questi principi non è una considerazione secondaria, è alla base del progetto europeo. L'allargamento dell'Unione europea comporta, però, anche una riflessione profonda sulle regole che disciplinano il suo funzionamento in politica estera e di sicurezza, in politica economica e in politica sociale. È opportuno convocare al più presto una Conferenza intergovernativa per discutere di come affrontare questa sfida. Uno stimolo al cambiamento è arrivato anche dalla Conferenza sul futuro dell'Europa che si è conclusa a maggio.
Le proposte dei cittadini europei, soprattutto giovani, presentate in quell'occasione, riguardano temi di grande importanza per il futuro dell'Unione, dal cambiamento climatico allo Stato di diritto, e meritano di essere valutate con attenzione.
Il conflitto in atto rischia di creare una crisi umanitaria di dimensioni straordinarie. Le forniture di grano sono a rischio nei Paesi più poveri del mondo; già adesso, il blocco dei porti tiene vincolati milioni di tonnellate di cereali del raccolto precedente; queste rischiano di marcire. Le devastazioni della guerra peggioreranno la situazione nei prossimi mesi.
Recenti bombardamenti russi hanno distrutto il magazzino di uno dei più grandi terminali agricoli dell'Ucraina, nel porto di Nikolaev, che, secondo le autorità ucraine, conteneva tra 250 e 300 mila tonnellate di cereali. Le proiezioni fornite dall'Ucraina indicano che la produzione di cereali potrebbe calare tra il 40 e il 50 per cento rispetto allo scorso anno. Dobbiamo liberare le scorte che sono in magazzino, in modo da sbloccare le forniture per i Paesi destinatari e far spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre. Nell'immediato è necessario realizzare lo sminamento dei porti e garantire l'uscita delle navi in sicurezza. Dopo vari tentativi falliti, non vedo, non credo di vedere alternativa a una risoluzione delle Nazioni Unite che definisca i tempi di questa operazione e dove l'ONU garantisca, sotto la propria egida, la sua esecuzione. L'Europa, sia sul piano G7 sia bilaterale, ha messo in atto uno sforzo di cooperazione su larga scala per aiutare i Paesi più vulnerabili.
Negli ultimi giorni, la Russia ha ridotto le forniture di gas all'Europa, compresa l'Italia. Dall'inizio della guerra questo Governo si è mosso con rapidità per trovare fonti di approvvigionamento alternative al gas russo. Abbiamo stretto accordi importanti con vari Paesi fornitori, dall'Algeria all'Azerbaijan, e promosso nuovi investimenti anche nelle rinnovabili. Grazie a queste misure potremo ridurre in modo significativo la nostra dipendenza dal gas russo già dall'anno prossimo. In Europa l'andamento del prezzo dell'energia è alla base dell'impennata nei tassi di inflazione degli ultimi mesi. A maggio, in Italia, l'inflazione ha raggiunto il 7,3 per cento, ma l'inflazione di fondo, che esclude i beni energetici ed alimentari, è meno della metà. Per frenare l'aumento generale dei prezzi e tutelare il potere d'acquisto dei cittadini è essenziale agire anche - e voglio sottolineare anche, cioè non è solo questo il modo di reagire, ce ne saranno anche altri - alla fonte del problema e contenere i rincari di gas ed energia. I Governi hanno gli strumenti per farlo. La soluzione che proponiamo da diversi mesi è l'imposizione di un tetto al prezzo del gas russo, che consentirebbe anche di ridurre i flussi finanziari verso Mosca. Il Consiglio europeo ha dato alla Commissione il mandato di verificare la possibilità di introdurre un . Questa misura è diventata ancor più urgente alla luce della riduzione nelle forniture da parte di Mosca: si riducono le forniture, il prezzo aumenta, l'incasso per Putin è lo stesso, le difficoltà per noi sono molto più alte.
L'Europa deve muoversi con rapidità e decisione per tutelare i propri cittadini dalle ricadute delle crisi innescate dalla guerra. Dall'anno scorso, l'Italia ha stanziato circa 30 miliardi di euro in aiuti a famiglie e imprese. Parte di questi interventi sono stati finanziati con un contributo straordinario delle grandi aziende energetiche che hanno maturato profitti enormi grazie all'aumento dei prezzi. Con questa misura abbiamo chiamato le imprese che hanno beneficiato dei rincari eccezionali a compartecipare ai costi comuni. È stata una scelta dettata da un principio di solidarietà e di responsabilità.
L'Italia continuerà a lavorare con l'Unione europea e i nostri del G7 per sostenere l'Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi. Questo - questo - è il mandato che il Governo ha ricevuto dal Parlamento. Questa è la guida per la nostra azione No alla guerra! Stop invio armi! Assassini criminali!.
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, abbassate i cartelli! Chiedo agli assistenti di intervenire, liberate l'emiciclo … Colleghi, colleghi, per favore! Colleghi, liberate l'emiciclo… I cartelli, colleghi!
SARA CUNIAL(MISTO). Assassini! Criminali! Criminali! Assassini!
PRESIDENTE. Deputata Cunial, deputata Cunial! Andiamo avanti, andiamo avanti… Deputata Cunial, la richiamo all'ordine! Deputata Cunial! La richiamo all'ordine per la seconda volta! È un richiamo formale!
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri.
È iscritto a parlare il deputato Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI(MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Mi permetta, questi comportamenti sono quelli che, per chi ci vede in televisione, screditano ancora di più la politica e, onestamente, direi che sono da respingere in maniera forte
Il dibattito al Senato non ha cambiato di una virgola la posizione assunta dal Governo sulla guerra in Ucraina…
PRESIDENTE. Mi scusi. Colleghi, per favore, un po' di silenzio… per favore, colleghi. Prego.
OSVALDO NAPOLI(MISTO-A-+E-RI). Il dibattito al Senato non ha cambiato di una virgola la posizione assunta dal Governo sulla guerra in Ucraina e scolpita nella risoluzione del 1° marzo, ed è quello che Azione ha sempre affermato. Il vuoto agitarsi del MoVimento 5 Stelle non ha scalfito, né poteva farlo, una linea di condotta, che, una volta fissata dal Parlamento, è stata proiettata, in Europa e nella NATO, e su di essa è stata costruita la piattaforma in cui si riconosce l'Occidente.
La deflagrazione del MoVimento 5 Stelle, con l'uscita del Ministro degli Affari esteri è la conseguenza inevitabile della coerenza con cui il Governo tiene la linea, ma è anche il risultato, se non della cedevolezza, certo della sottovalutazione, fatta da alcuni partiti della maggioranza, delle spinte centrifughe di Conte. Ora tocca, certamente, penso, al Partito Democratico fare quella chiarezza che fino a ieri veniva chiesta al MoVimento 5 Stelle. Il Governo corre il rischio di nuove e continue mediazioni tra la cosiddetta parte contiana e quella di Di Maio. La gente non ci segue più e la credibilità della politica, con questo scontro all'interno del MoVimento 5 Stelle, e non solo, è a livello zero, con una situazione economica delle famiglie in gravi difficoltà. La stabilità del Governo non può subire scalfitture e il Presidente Draghi si conferma come una diga invalicabile per coloro che vorrebbero evadere dalla realtà. La stabilità del Governo, quindi, è estremamente chiara e forte. Allora, torniamo a discutere di fatti concreti, non del sesso degli angeli alla ricerca di consensi, perché è quello che ci chiede la gente e credo che la nostra linearità, a livello nazionale, ma, in modo particolare a livello internazionale, e la linea di questo Governo siano state estremamente chiare. Non possiamo confrontarci in continuazione e continuamente mettere in dubbio la volontà...
OSVALDO NAPOLI(MISTO-A-+E-RI). Credo che questo sia il punto principale che noi dobbiamo tenere presente
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Romaniello. Ne ha facoltà. Colleghi, un po' di silenzio, sento un brusio, per favore.
CRISTIAN ROMANIELLO(MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, Governo, Presidente Draghi, innanzitutto mi interessa manifestare, ancora una volta, la vicinanza totale al popolo ucraino, però, lasciatemi aggiungere, anche al popolo curdo; successivamente avremo modo di affrontare la questione del popolo curdo, di coloro che abbiamo chiamato, tutti quanti, eroi e che adesso vedremo se saranno abbandonati anche da questo Governo.
Ieri sono rimasto particolarmente colpito da una notizia uscita su di un'agenzia di stampa, che ha scritto: la formulazione preparata dal Governo non ha soddisfatto pienamente la maggioranza. E, oggi, lei ci dice che agisce secondo il mandato che il Parlamento le ha conferito. Io mi chiedo come faccia questo Parlamento a tollerare anche solo che esca una notizia del genere, cioè la risoluzione che impegna il Governo la scrive il Governo. E io trovo questo completamente scandaloso , che non si faccia neanche finta che forse le cose funzionino in modo regolare, nel rapporto tra Parlamento e Governo.
Lei ha un mandato che le è stato dato da questo Parlamento nel febbraio dello scorso anno ed è un mandato che in teoria sarebbe dovuto servire a gestire la pandemia, a gestire i fondi del PNRR. Questo sarebbe il suo mandato. Adesso è ovvio che lei abbia mandato anche di gestire la situazione che ci riguarda in prima persona, cioè il conflitto bellico in Ucraina. Però, il suo compito è quello di governare ed è quello di tenere in prima considerazione le istanze dei cittadini italiani. Lei va a Bruxelles ad affrontare questi Consigli europei; d'accordo, sono convinto dalle sue analisi, sono convinto di quanto ci dice che si discuterà in Europa. Tuttavia, io voglio sapere cosa vuole discutere in Europa di quello che vuole fare in Italia, Sto pensando alla questione delle bollette. Lei ha detto alcune frasi che sono particolarmente significative, le ha dette ieri e le ha ripetute oggi. Le sanzioni funzionano, è vero, stanno funzionando sulla Russia. Poi, quando ci racconta della variazione dei prezzi e dell'impatto che la variazione dei prezzi delle materie prime e di tutto il resto ha sul nostro Paese, ci dice sostanzialmente che le sanzioni funzionano perfettamente anche su di noi. Questa, secondo me, è la cosa principale che lei dovrebbe fare: andando a Bruxelles, dovrebbe dire che noi le sanzioni ci possiamo permettere di imporle, certamente, per ragioni legate a principi di diritto internazionale ma facciamo una fatica boia a metterle, senza considerare gli effetti che hanno sul nostro Paese. Che le sanzioni funzionano lo deve dire in televisione o nelle piazze ai cittadini italiani che stanno pagando bollette allucinanti, tre volte quelle che pagavano l'anno scorso. Ci sono intere famiglie che facevano fatica lo scorso anno; come fanno ad essere in grado adesso di pagare le bollette? Questo riguarda anche la questione dei prezzi.
PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.
CRISTIAN ROMANIELLO(MISTO-EV-VE). Sono al terzo minuto, Presidente; ne ho almeno ancora uno, per favore.
PRESIDENTE. Si avvii a conclusione. Ha un minuto dopo la campanella, è sempre così.
CRISTIAN ROMANIELLO(MISTO-EV-VE). La ringrazio, spero di recuperare anche questi secondi.
Presidente, non ho il tempo di affrontare tutte le altre questioni, quelle legate alla guerra, all'invio delle armi, al fatto che aveva un mandato preciso riguardo alle armi da inviare. Abbiamo saputo da organismi di stampa che sono stati mandati anche obici: voglio sapere quanto gli obici siano armi da difesa. Quanto al controllo, l'Interpol e l'Europol hanno lanciato un allarme sulla sottrazione di queste armi, sul fatto che vanno al mercato nero, che finiscono nelle mani della criminalità organizzata internazionale, nonostante quello che hanno detto ministri e sottosegretari. Ne vedo uno ridere, sono contento di vederlo ridere.
Sulla questione della Svezia e della Finlandia ha detto che l'Italia è a favore dell'ingresso nella NATO, senza essere passato dal Parlamento. Trovo che sia un'offesa perché è il Parlamento che deve ratificare un accordo internazionale. Inoltre, per farli entrare nella NATO forse dovrete sacrificare l'incolumità del popolo curdo che, nella nostra risoluzione, vi chiediamo di tutelare. Chiederemo il voto per parti separate perché voglio vedere il Parlamento come si porrà nel confronto dell'incolumità del popolo curdo.
CRISTIAN ROMANIELLO(MISTO-EV-VE). Detto questo – concludo, solo un secondo - spero davvero che il Parlamento sia d'accordo con i punti che abbiamo segnalato nella nostra risoluzione. Le chiedo ancora una volta, Presidente del Consiglio, di dimostrare di fare il Presidente del Consiglio per gli italiani, perché altrimenti dimostrerà di essere un proconsole che non si sta occupando della tutela dei cittadini .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, prima di contribuire al dibattito con alcune considerazioni, vorrei ringraziare lei e tutto il Governo non solo per la politica che abbiamo portato avanti nell'affrontare in modo serio, concreto e autorevole le drammatiche questioni internazionali in un contesto terribile e inaccettabile come quello che stiamo vivendo, ma anche per avere ricollocato, con il suo viaggio a Kiev con il Presidente francese e il Cancelliere tedesco, l'Italia quale protagonista dell'Unione europea Siamo dalla parte giusta, signor Presidente del Consiglio. Sostenere la capacità dell'Ucraina di difendere la propria integrità territoriale e la propria sovranità è stare dalla parte giusta, dalla parte della difesa dei valori e della civiltà europea, dalla parte della libertà. Sono passati 120 giorni: questo è il tragico conteggio da quando, nella notte fra il 23 e il 24 febbraio, la Russia ha violato, invaso, distrutto ed occupato l'Ucraina con la sua guerra di aggressione immotivata e ingiustificata, una guerra che l'Italia e l'Unione europea continuano a condannare con la massima fermezza. È stato chiesto alla Russia di cessare il fuoco più volte, ma ogni tentativo è stato vano. Continuano a bombardare un Paese martoriato.
L'Italia non può non riaffermare la sua determinazione nel continuare a sostenere il popolo ucraino; contestualmente, è doveroso appoggiare ogni iniziativa volta a favorire la ripresa dei negoziati, per giungere ad una pace che non può non essere imposta, o rischierebbe di gettare le basi per ulteriori conflitti. La guerra di aggressione della Russia sta imponendo un tributo pesante non solo alla popolazione ucraina ma anche per ciò che ne consegue nel resto del mondo. Oltre all'utilizzo dell'arma impropria delle fonti energetiche, la Russia sta ancora bloccando milioni di tonnellate di grano, indispensabili a milioni di persone per la sopravvivenza. Occorre fare tutto il possibile per evitare un'immane crisi alimentare e uno economico dalle conseguenze imprevedibili. Presidente del Consiglio, Forza Italia non può che appoggiare l'operato del Governo, che si muove nel solco dei nostri tradizionali valori euroatlantici di democrazia e di libertà .
Come per la risoluzione approvata a marzo, questo ramo del Parlamento darà prova di unità in politica estera, perché dividersi su temi come questo indebolisce il Paese e ne mina la credibilità internazionale. Presidente, abbiamo accolto con favore la raccomandazione della Commissione dell'Unione europea in merito allo di candidati per l'Ucraina e la Moldavia. Sappiamo tutti che la strada che porterà questi due Paesi nell'Unione Europea sarà lunga e complessa, ma questo è il momento in cui le trafile burocratiche devono lasciare spazio alle scelte politiche. I Capi di Stato e di Governo europei devono sostenere l'Ucraina in questo passaggio difficile ma molto importante. Accogliere la domanda di adesione dell'Ucraina è il primo passo verso il traguardo che il popolo ucraino vuole raggiungere.
Con la scelta di lavorare per conferire lo di candidati all'Ucraina e alla Moldavia, ma senza scordare i Balcani e la Georgia, l'allargamento dell'Unione acquista un carattere strategico in risposta all'aggressione della Russia e costituisce un forte segnale politico di un'Unione europea aperta e inclusiva. Fondamentale è il riferimento a quei valori, a quei diritti umani e a quella idea di libertà, di democrazia e di ordine internazionale fondato sulla pace e sullo Stato di diritto. Ma dobbiamo lanciare un messaggio forte anche ai Balcani occidentali, sostenendone il percorso di integrazione, favorendo l'avvio effettivo dei negoziati con Albania e Macedonia del Nord e sollecitando un'accelerazione dei negoziati con Serbia e Montenegro. Occorre inoltre rilanciare la prospettiva europea per Bosnia-Erzegovina e Kosovo. La situazione è delicata e la guerra in Ucraina rischia di esasperare le tensioni latenti.
Bisogna in tutti i modi scongiurare che la regione balcanica scivoli verso tensioni che ci facciano ripiombare ai giorni bui degli anni Novanta. In tale contesto, l'Italia deve consolidare il ruolo di punto di riferimento per i Paesi della regione nel loro processo di integrazione europea, portando avanti l'intenso dialogo politico bilaterale. Il dialogo è vitale per la pace e la stabilità permanente della regione. Lo scoppio della guerra in Ucraina e il suo protrarsi ci sta ponendo di fronte all'amara realtà che vede compromesso il ben avviato percorso di ripresa pandemica e richiede ulteriori misure di sostegno alla crescita. Gli scorsi 10 e 11 marzo, in occasione del Consiglio europeo straordinario di Versailles, sono state definite tre dimensioni fondamentali: rafforzare la capacità di difesa dell'Unione, ridurre le dipendenze energetiche e costruire una base economica più solida.
Le sfide che abbiamo davanti a noi sono molteplici. Occorre, quindi, un'azione concreta, non solo a livello nazionale, affinché si faccia tutto il necessario per non mettere le nostre economie in condizioni di soggezione rispetto ad altre economie. In ambito energetico, per rispondere alla crisi del conflitto russo-ucraino occorre trovare nuove soluzioni comuni per ribellarsi dalla dipendenza delle fonti fossili russe e realizzare la diversificazione delle fonti energetiche, favorire il pieno utilizzo degli stoccaggi commerciali e la creazione di riserve strategiche comuni di gas. Siamo favorevoli all'aumento degli investimenti nelle rinnovabili e nella transizione ecosostenibile. Ciò, però, deve avvenire mantenendo un'imposizione flessibile che veda l'adozione di misure che non lascino indietro nessuno, imprese, lavoratori e cittadini. Bisogna prevedere un paracadute.
Come Forza Italia abbiamo espresso forte preoccupazione rispetto al voto di pochi giorni fa al Parlamento europeo che ha sancito il divieto di vendita di autoveicoli con emissioni a partire dal 2035, con l'abbattimento che deve essere pari al 100 per cento.
Una scelta ideologica che, a nostro avviso, lede i criteri di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Come PPE avevamo proposto di abbattere le emissioni del 90 per cento; ciò avrebbe consentito il rispetto di questi criteri, mitigando gli effetti negativi che l'attuale testo porta con sé. Ci confortano le parole del Ministro D'Inca' in questa Assemblea, che, nel corso del della scorsa settimana, ha ribadito l'intendimento del Governo di continuare il dialogo sia con la Commissione europea sia con la Presidenza di turno, volto a inserire opportune flessibilità che possano accompagnare gli Stati membri nel percorso di decarbonizzazione. Siamo sicuri che il Governo metterà il massimo impegno nelle sedi competenti per trovare una soluzione che tuteli l'ambiente e accompagni gradualmente e senza strappi il nostro .
Presidente, Forza Italia, con la risoluzione di maggioranza che ci accingiamo a votare, continua convintamente a darle il proprio pieno sostegno, come abbiamo sempre fatto. Buon lavoro, Presidente Draghi! Vada avanti, noi siamo con lei !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maniero. Ne ha facoltà.
ALVISE MANIERO(MISTO-A). Grazie, Presidente. Guardi, io credo che qui tutti - tutti, nessuno escluso - abbiamo come priorità quella di veder finire la guerra. Anzi, questo è quello che vorrei credere, però, vede, ho sentito le sue parole. Lei ha detto che le sanzioni sono efficaci. Dopo di me - io ho pochi minuti - avrà, credo, un'ora e mezza di interventi che le spiegheranno e si sforzeranno di spiegare in modi diversi quanto lei è bravo. Tuttavia, io sarò un'eccezione e le chiedo pazienza in questo, ma so che apprezzerà la diversità di questa Alternativa.
Io cerco di capire quanto sono efficaci queste sanzioni e allora guardo i numeri. Lei correttamente ha riportato i dati sulle proiezioni del PIL russo ed è corretto. Quelli che però mancano, e che mi preoccupano, sono altri dati. Vede, ci avevano raccontato, ci aveva raccontato, che le sanzioni servono a far finire la guerra, a indebolire la Russia, a impedirle di finanziare lo sforzo militare della guerra con l'Ucraina, Paese che è stato invaso. Allora, guardiamo il rublo. Il rublo doveva collassare. Infatti, parte di tutte le manovre sul sistema SWIFT, dei blocchi, degli scambi e delle riserve era mirato a quello. Penso che l'avrà notato: il rublo è esploso di valore, ai massimi dal 2017, e continua a salire. Bloomberg l'ha eletto a moneta dell'anno; ha superato il real (non la squadra di calcio, ovviamente, ma la valuta). Vede, questo risultato io non lo porterei come esempio che queste sanzioni funzionino. Adesso la Banca centrale russa sta ragionando su come svalutare la sua moneta, perché si è rafforzata troppo.
Secondo punto: dovevano mancare alla Russia gli introiti per finanziare lo sforzo bellico. Ebbene, guardiamo ai dati: nell'anno scorso, il 2021, l'attivo di bilancia commerciale russa - cioè, quanti soldi entrano meno quanti soldi escono - era di 120 miliardi di dollari, mentre per il 2022 si aggirerà sui 250 miliardi di dollari. Io non ho capito queste sanzioni, atteso che funzionino, per chi stanno funzionando, perché per fermare la guerra assolutamente no !
Terza cosa. Questo meraviglioso sistema, così genialmente congegnato, doveva isolare la Russia, doveva renderla una sorta di pària internazionale, con una sorta di cortina di quarantena attorno (una roba che neanche il CTS!). Ebbene, il risultato è che - noto - l'India ha ottuplicato le importazioni di barili di greggio dalla Russia e Cina e India insieme stanno colmando e riempiendo le loro riserve strategiche di idrocarburi a un prezzo di circa il 30 per cento inferiore rispetto a quello che paghiamo noi con il Brent. Stavo guardando proprio all'andamento del valore di quello che la Russia esporta, tra cui gli idrocarburi. Proprio il greggio, il Brent che ora noi compreremo, è aumentato del 30 per cento, mentre l'Urals, il petrolio russo, è aumentato da 90 a 92 dollari a barile, ma è aumentato in modo ciclopico come quantità di esportazione. Quindi, noi, che siamo un Paese trasformatore, stiamo distruggendo le nostre aziende impedendo loro non solo di essere competitive ma di riuscire a chiudere in bilancio, stiamo massacrando i cittadini con un'inflazione da energia, che è terrificante e che non serve raccontare perché basta andare a una pompa di benzina, e nel frattempo stiamo strutturalmente rafforzando i nostri principali a livello mondiale, cioè Cina e India . Guardi, meglio di così - meglio dei migliori - veramente non si poteva fare!
Ma non è che ci siamo limitati a questo, perché giustamente, oltre agli idrocarburi, ci siamo intestarditi a fare sanzioni anche su altre cose, sanzioni che non è che nello specifico non funzionino a cambiare il regime russo, atteso che fosse quello l'obiettivo, ma in genere non hanno mai funzionato. Cioè, a Cuba non sono cambiati i regimi, non sono cambiati in Nord Corea, non sono cambiati nell'Iran, che le ha da qualche anno in più della Russia, e non si sa perché dovrebbe cambiare il regime in Russia per le sanzioni. Abbiamo “embargato” un po' di tutto, anche, per esempio, i concimi, che spandiamo sui campi. Noi importiamo circa un terzo dei nostri concimi tra Russia e Bielorussia. La cosa che mi fa sorridere – sorridere, preoccupare? - è che gli Stati Uniti a fine marzo hanno rimosso queste sanzioni, perché il loro sistema produttivo agricolo ha chiamato il Presidente e gli ha detto: “Guardi che così andiamo a carte quarantotto, perché non riusciamo più a produrre senza quei concimi”. Noi, nell'Unione europea, siccome siamo avanti, cioè balbettiamo male sforzandoci di fare a pappagallo quello che ci viene detto da oltreoceano anziché concentrarci sul fare quello che serve per far finire la guerra, quelle sanzioni le teniamo e nel contempo perdiamo praticamente il primo esportatore mondiale di grano, che è la Russia, e il risultato non è solo che noi ci impoveriamo - potremmo anche accettarlo come sacrificio, se servisse a qualcosa - ma che centinaia di milioni di persone, al di fuori del nostro Occidente dorato, non riusciranno ad avere l'apporto calorico per vivere e passeranno dalla povertà alla morte di fame . Il risultato saranno anche flussi migratori massicci e già vediamo dati preoccupanti in arrivo sulle nostre coste, fosse quello il problema più drammatico. L'Ucraina è una vittima. L'Ucraina è una vittima e lo dobbiamo dichiarare nel modo più chiaro possibile: è una vittima della Russia, che l'ha invasa, e ora è vittima anche di un Occidente che la guerra non la vuole far finire, perché lo dobbiamo ammettere: non stiamo facendo nulla per farla finire . Questi numeri lo dicono, altrimenti uno avrebbe dovuto approvare queste sanzioni, vedere i risultati, chiudere la baracca e cambiare direzione, tutt'altro. Ma non si limita a questo l'assurdo. Guardi le do uno , perché adesso lei penserà che io sia James Bond. Le leggo l'elenco degli armamenti inviati e da inviare e il relativo costo da parte della Repubblica Federale di Germania. Non glielo leggo tutto, ma vedo che ci sono 3 mila testate per Panzerfaust, 900 lanciatori, 14.900 mine anticarro, qualche milione di munizioni e via così per due o tre pagine. Io non sono James Bond e non ho fatto un'incursione. Questi sono dati pubblicati ieri sui siti del Ministero della Difesa della Germania , mentre in Italia questi dati sono secretati e questo Parlamento ha votato un'autorizzazione in bianco al Governo a esportare - a regalare - in Ucraina qualunque tipo di armamenti senza limite , senza sapere neanche il Parlamento per che entità di denaro, neanche a capitoli generici. Allora, vede, io non lo so e magari rispetto alla Germania abbiamo inviato armamenti talmente terrificanti che abbiamo paura di dirlo. La Germania ha un piano di riarmo da 100 miliardi. Non lo so noi a confronto cosa abbiamo inviato. È la sua riforma del catasto , Presidente Draghi, è il libro del Ministro Di Maio? Deve essere una cosa veramente distruttiva!
PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.
ALVISE MANIERO(MISTO-A). Mi avvio a conclusione. Vede, quello che riscontriamo è che, Presidente Draghi, lei non solo non sta aiutando a far finire questa guerra, non solo non sta aiutando questo Paese ad avere una speranza di ripresa; lei ha ridotto questo Paese a una democrazia a scartamento ridotto e noi voteremo contro questo approccio .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Colaninno. Ne ha facoltà.
MATTEO COLANINNO(IV). Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio dei Ministri, colleghi, sono trascorsi ormai quattro mesi da quel nefasto 24 febbraio, giorno in cui l'Ucraina è stata oggetto di un'aggressione di guerra da parte delle Forze armate russe. Le speranze che un atto così disumano e ingiustificabile potesse risolversi in una sorta di ravvedimento tale da deporre le armi si sono, purtroppo, rivelate vane, al punto che oggi si tende a spostare più in là nel tempo la possibile fine del conflitto, accettando un orizzonte temporale indefinito che non fa altro che aumentare le atrocità per il popolo ucraino e l'incertezza generale per il futuro.
Non si è ancora spenta, Presidente Draghi, la vasta eco del suo viaggio a Kiev, in compagnia del Presidente Macron e del Cancelliere Scholz, il cui significato più profondo ha una proiezione che va ben oltre il chiaro sostegno di solidarietà al Presidente Zelensky e al suo popolo. Lo conferma il riconoscimento all'Ucraina dello di Paese candidato a far parte dell'Unione europea, una posizione netta dell'Unione europea e dell'Italia, in particolare. Sebbene sul piano formale e sostanziale si preveda un percorso attraverso tutti i criteri di Copenaghen, va detto che l'Italia ha sostenuto l'idea dell'ingresso dell'Ucraina in Europa senza indugi e fin dal primo momento. Credo vada riconosciuta a lei, Presidente Draghi, la capacità di condividere con Francia e Germania - direi molto più tiepide di noi - l'urgenza di far sentire al popolo ucraino una vicinanza dell'Europa che non fosse circoscritta ad un mero sostegno materiale, per quanto essenziale, ma si estendesse anche al piano dei valori e della conquista di una prospettiva democratica. Battere le ragioni della guerra e batterci per la democrazia ucraina. È in gioco la nostra identità, colleghi, è in gioco il nostro avvenire. E dell'Europa dei prossimi anni vogliamo che facciano parte anche l'Ucraina e il suo popolo, al pari di altri Paesi, affinché sfuggano al rischio di essere risucchiati dalle spire dell'autocrazia , in cui propaganda e repressione soffocano le istanze della società civile.
Appare del tutto evidente una duplice esigenza: da un lato, di offrire una solida sponda democratica a quei Paesi che avvertono questo pericolo; dall'altro, colleghi, di far sì che anche nei Paesi dalla consolidata tradizione democratica, come il nostro, non attecchiscano ambiguità incompatibili con l'indiscutibile scelta di campo europeista e atlantista. Quando sono in gioco fondamentali della nostra società e della nostra cultura, come libertà e diritti, non si può rimanere fermi, non si può che scegliere, in modo inequivocabile, dove stare e con chi stare .
Nel difficile sforzo di costruzione del futuro non possiamo, tuttavia, trascurare le sfide del presente. Se il COVID ha agito da acceleratore di tendenze, la guerra in Ucraina si sta rivelando una sorta di moltiplicatore di crisi. Oltre al delicato aspetto del coinvolgimento dell'Alleanza atlantica nella gestione del conflitto, che ha prepotentemente richiamato all'attenzione di voi, europei, la questione di una difesa comune, siamo chiamati a confrontarci con varie tipologie di emergenza: umanitaria, energetica, alimentare, economica. La combinazione della ripresa post-pandemia e della guerra si è tradotta in un fortissimo rialzo dei costi dell'energia e delle materie prime, in buona misura responsabile di un tasso di inflazione di nuovo ai massimi da alcuni decenni. In tal senso, Presidente Draghi, decisivo sarà il punto di caduta delle nuove regole di bilancio, superando di necessità l'impianto attuale, che non ha garantito né stabilità né crescita. Economia vuol dire soprattutto mondo reale, cittadini e imprese. Le recenti riduzioni delle forniture di gas russo degli ultimi giorni aggiungono ulteriori pressioni ai prezzi già ai livelli massimi, rendendo più difficile il raggiungimento dell'obiettivo di stoccaggio all'80 per cento in vista del prossimo inverno. La priorità della sicurezza energetica non può, tuttavia, eludere l'imposizione di un tetto al prezzo del gas, che lei, Presidente del Consiglio, ha già proposto ai tavoli del Consiglio europeo, in parallelo alla strategia di diversificazione delle fonti e delle forniture, di cui, anche oggi, ella ha voluto parlare.
Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, vengo a ciò che io ritengo sia il cuore di un intervento in discussione generale di un deputato o di deputati o di gruppi in questo momento, in questa fase, e guardando a quanto avviene nel dibattito politico italiano in queste ore. Noi, Presidente del Consiglio, abbiamo vissuto insieme, nel Parlamento, tutti i passaggi di questa terribile guerra, condotti da un'unica clausola generale: il Governo, il suo Governo ha sempre agito su pieno mandato del Parlamento. Sempre. Abbiamo votato le risoluzioni, come stiamo facendo oggi. Abbiamo operato anche un confronto costante con il Governo, nelle Commissioni parlamentari – e ringrazio il sottosegretario Amendola - e naturalmente ciascuno di noi ha svolto il proprio ruolo politico, analizzando come lei abbia posto l'Italia fin dal primo momento e come abbia influito a porre un'Europa protagonista, da Versailles a Washington. In questi mesi, abbiamo assunto tutte le informazioni disponibili per assumere decisioni, ma dobbiamo sapere anche andare su un piano superiore, che non arretra di fronte al limite dell'informazione tipica di una fase di guerra. Questo piano, che supera ogni limite, si chiama fiducia, che, se pensiamo, è anche l'atto più forte e solenne che lega Parlamento e Governo. Fiducia in lei, Presidente Draghi.
PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.
MATTEO COLANINNO(IV). Questo Parlamento ascolta sempre con grande partecipazione i suoi interventi e la sostiene, in larghissima parte. Il Parlamento si fida di lei, la fiducia di ciascuno di noi è la forza - e concludo - che dobbiamo trasmettere a lei. È la forza che ha spazzato via, ancora ieri e ancora oggi, qualsiasi tentativo maldestro di indebolire il Governo, che è, invece, tra coloro che stanno guidando la rotta del Consiglio europeo. Noi di Italia Viva ci fidiamo di lei, perché speriamo che in quel vagone del treno per Kiev siano stati compiuti i primi passi dell'Europa che verrà dopo la guerra.
Buon lavoro, Presidente Draghi !
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Suriano. Ne ha facoltà.
SIMONA SURIANO(MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Partiamo da un dato di fatto: ribadiamo e non ci stanchiamo di ribadire che l'articolo 11 della Costituzione ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e come mezzo di risoluzione dei conflitti. Non capisco, quindi, com'è possibile che sfugga a quest'Aula e a questa maggioranza e come fa questa maggioranza ancora a giustificare le politiche guerrafondaie di questo Governo.
Nella nostra risoluzione ci sono nove impegni, precisi e puntuali, che possono aiutare l'Italia ad uscire, con orgoglio, dal baratro di questa guerra, che sta avendo ed avrà ripercussioni gravi, sociali ed economiche, per la totalità delle famiglie italiane. La previsione della Commissione europea per l'Italia disegna un quadro drammatico. La crescita del PIL prevista per il 2022 scende di 2 punti percentuali, mentre l'inflazione galoppa intorno al 6 per cento, anche per effetto delle sanzioni che stiamo imponendo alla Russia. State inviando armi per risolvere un conflitto che avreste dovuto risolvere già tre mesi fa, proponendo pace e dialogo tra le parti in causa. In un giorno, avete trovato anche milioni per aumentare la spesa militare, mentre, quando servono fondi per scuola e sanità nel nostro Paese, ci vogliono mesi e quasi mai riusciamo a trovare risorse.
Dovete mettervi in testa che gli italiani ci chiedono di schierarci per la pace e per i negoziati, mettendo fine a queste atrocità contro la popolazione ucraina, contro le devastazioni delle bombe e le leggi marziali, introdotte dai Paesi in guerra per far combattere i propri popoli contro la loro volontà. Si stima che circa 15,7 milioni di persone avranno un bisogno urgente di protezione e assistenza umanitaria. Il quadro della situazione diventa sempre più allarmante, perché stiamo contribuendo a creare un disagio sociale, con un impatto che non ha precedenti in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Fermiamoci. Fermiamo questa di violenza e cominciamo a fare sul serio, senza inutili piani di pace, che non hanno alcuna forza e sono sbeffeggiati in giro per il mondo. Vi chiediamo di superare il “decreto Ucraina”, ritirando immediatamente le autorizzazioni all'invio delle armi e ponendo fine allo stato di emergenza, magari coinvolgendo anche il Parlamento, d'ora in avanti, in scelte così drammatiche per il nostro Paese. La via del dialogo, per noi, rimane quella maestra, la principale, e va percorsa senza tentennamenti. Invece di mettere in scena un triste teatrino di palazzo, come quello visto in questi giorni, il Ministro Di Maio dovrebbe spiegarci perché è così importante obbedire ai della NATO. Per il potenziamento dei dispositivi della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo e navale, per il dislocamento del personale militare ad elevata prontezza avete racimolato più di 150 milioni di euro per il 2022, soldi che, secondo voi, dovrebbero intimorire la Federazione Russa, ma il risultato immediato e sicuro sarà aumentare i disagi per l'Italia, che, dopo due anni di sacrifici originati dalla pandemia, ha diritto di vivere in serenità e pace e che vorrebbe vedere le proprie istituzioni lavorare per costruire un futuro di pace e prosperità, non di guerra e morte. Invece, state condannando i nostri connazionali alla povertà, alla perdita di potere d'acquisto e a un aumento senza precedenti del costo dell'energia e dei carburanti.
PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.
SIMONA SURIANO(MISTO-M-PP-RCSE). Di chi è la responsabilità? Chi ne risponderà mai? Per l'Unione europea poi è giunto anche il momento di affrancarsi, di diventare grandi, i tempi sono maturi per portare il Consiglio europeo a considerare anche le riforme su un nuovo progetto di difesa e sicurezza comune, fondato sul disarmo, sulla cooperazione e sul dialogo, e a rendere efficienti e omogenee le politiche europee dell'accoglienza in tutti i suoi Stati membri.
Presidente Draghi, le uniche battaglie che ci appartengono sono quelle di umanità e di lotta contro le discriminazioni di ogni tipo. Per questi motivi, questa guerra non ci appartiene e non appartiene agli italiani
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rixi. Ne ha facoltà.
EDOARDO RIXI(LEGA). Grazie, Presidente. Non con poca emozione prendo la parola in quest'Aula, per trattare un argomento che avrei voluto non dover trattare nella giornata odierna.
Arrivare oggi ad avere ancora una guerra sul suolo europeo di queste dimensioni non può che rattristare tutti quanti e farci capire quanto sia importante riuscire a trovare soluzioni che consentano all'Europa di tornare a essere protagonista a livello globale.
Ho apprezzato le parole del Presidente Draghi, cui non invidio il ruolo in questo momento, riguardo al fatto che bisogna arrivare a un punto in cui non va subita la pace, ma va creata una pace che sia duratura. Ricordo le parole di un grande statista statunitense, Kissinger, che, da tempo, da quasi dieci anni, aveva consigliato di riaprire un momento di confronto a livello globale, una nuova Jalta, per andare a definire le zone di influenza delle grandi potenze.
Oggi, continuiamo a ritenere che l'aggressione russa non sia tollerabile, in Europa e oggi i due popoli, fino a ieri fratelli, li vediamo massacrarsi sui campi di battaglia, con una forza e un'intensità che non hanno eguali. Dobbiamo tornare al 1945 per riandare a guerre che possano, in qualche modo, eguagliare lo scontro che abbiamo in questi giorni.
A livello dell'Alleanza atlantica, si ipotizzano ormai danni particolarmente gravi sul territorio ucraino: oltre 10 mila morti, più di 40 mila feriti tra le truppe ucraine. Tendo a sottolineare questo, perché sappiamo quanto, invece, sia vasto il territorio russo e quanto, storicamente, la Russia sia in grado di sopportare perdite altrimenti insopportabili; basti ricordare, nella Seconda guerra mondiale, i 26 milioni di morti, quasi il 30 per cento di tutti i morti sull'intero globo.
Credo che oggi occorra non solo votare questa risoluzione, ma muoversi rapidamente, affinché, a livello internazionale, si attivino quei canali che portino a ridefinire equilibri che siano duraturi nel nostro emisfero, altrimenti il rischio vero è che noi faremo sterminare il popolo ucraino. E questo non possiamo e non dobbiamo permetterlo. Siamo dalla parte di chi è stato aggredito. Bisogna avere coscienza, quando si parla anche di difesa europea, dello stato in cui la difesa europea, per le politiche degli ultimi vent'anni, si è ridotta. Lo stato delle nostre Forze armate, per quanto riguarda le forze terrestri, ha bisogno di riacquisire una capacità per potere essere operativo all'estero e in maniera importante. Oggi noi abbiamo 250 carri , di cui 50 operativi nei teatri di guerra; non abbiamo una capacità di intervento adeguata all'instabilità, ma questo riguarda anche altri eserciti europei, anche quelli meglio armati e preparati rispetto al nostro, come, ad esempio, quello francese o quello inglese, che, oggi, si è staccato dall'Europa, ma, storicamente, ha sempre avuto una funzione di deterrenza sul continente europeo.
Quindi, ben venga anche un'eventuale adesione dell'Ucraina, ma rendiamoci conto che, in questo momento, l'interesse deve essere avere la possibilità di affrontare le nuove dinamiche mondiali non con l'uso delle armi. Non possiamo permettercelo, signor Presidente, abbiamo una situazione di depauperamento delle risorse, abbiamo una situazione interna grave sull'economico e, su questo, credo che l'Alleanza atlantica e l'Europa si debbano interrogare, in questi mesi. Infatti, se pensiamo di indebolire la Russia nel momento in cui i costi delle materie prime schizzano ai massimi storici ed è la stessa Russia la più grande esportatrice di materia prima a livello mondiale, forse non capiamo quello che sta succedendo e quello che succederà tra pochi mesi.
Sono fortemente preoccupato, la mia forza politica è fortemente preoccupata, non è filorussa, come dice qualcuno, è filoeuropeista, ma nella accezione migliore, quella che vuole un'Europa di fratellanza tra i popoli, che crede ai grandi fondamenti di chi costituì l'Europa, un'Europa di pace, un'Europa che tende a unire, e non a dividere.
Questo è il grande tema che oggi è sul campo, questo è il grande tema in cui, all'interno delle forze del Patto atlantico, c'è chi si sta muovendo e noi credo abbiamo capito che, in questo momento, la nostra posizione è ferma, ma dialogante sul terreno della pace e della definizione delle zone d'influenza europee nei prossimi decenni.
È evidente che, quando si parla della NATO, si parla anche del principale Esercito della NATO in Europa e nel Medio Oriente, quello turco, che ha una posizione assai diversa rispetto alle altre potenze europee. Bene, credo che il fronte occidentale debba essere unito, tutto, e debba trovarsi una sintesi forte, affinché l'Occidente possa tornare a crescere ed espandere i propri confini.
Presidente, ogni tanto ci dipingono come quelli dei muri: a noi piacerebbe non ci fossero, i muri, ma a noi piacerebbe che non ci si dimenticasse dell'Africa, piacerebbe che l'Europa tornasse ad occuparsi anche dei teatri minori, ma per far questo abbiamo la necessità di riequilibrare, a livello mondiale, gli impegni anche di carattere economico. Quindi, è giusto - nel suo discorso, l'ha detto chiaramente, e noi lo chiediamo da mesi - un tetto sul prezzo del gas, ma io direi un tetto anche sui prezzi delle materie prime e soprattutto sui prodotti petroliferi, perché oggi, tra le altre cose, la Russia è quella che immette sul mercato più barili di petrolio e li vende al doppio del prezzo rispetto all'anno scorso.
Se vogliamo fare in modo di creare una solidità e di evitare che chi, invece, nell'Europa occidentale ha sempre creduto e portato avanti certi valori ne subisca le conseguenze negative, bisogna creare politiche europee che siano inclusive e aperte soprattutto rispetto a quei mercati, come quello africano, lasciati per troppo tempo in mano alla Cina.
Su questo, credo che ci sia moltissimo da fare. Noi cercheremo di dare il nostro contributo, ma, ripeto, se ci muoviamo, lo vogliamo fare col massimo accordo, ma con la massima determinazione. Le nostre imprese non possono più soffrire, i nostri cittadini non possono più vedere il petrolio o il diesel alla pompa arrivare ai 2 euro e mezzo, perché così si distrugge la catena logistica europea. Abbiamo bisogno che l'Occidente sia veramente unito in tutto e per tutto. Le rinnoviamo la nostra fiducia, il nostro appoggio, ma le chiediamo di fare un grande sforzo anche per far capire a tutte le Nazioni occidentali che non basta dichiarare i numeri altalenanti, non basta avere la volontà, bisogna avere anche strategie che siano efficaci .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI(FDI). Grazie, signor Presidente. Colleghi della Camera, signor Presidente del Consiglio, il gruppo di Fratelli d'Italia, come diranno anche gli altri colleghi dopo di me, la Presidente Meloni, sulla vicenda ucraina sostiene l'azione del Governo, la sostiene in maniera responsabile, perché crediamo nella legalità internazionale, pensiamo che il mondo debba essere regolato dalla diplomazia e, appunto, dal diritto internazionale. Non possiamo tollerare che ci siano Nazioni prepotenti che immaginano con la forza di risolvere le questioni, di violare le carte dell'ONU, di calpestare sistematicamente e deliberatamente le Convenzioni di Ginevra.
Sull'Unione europea, riteniamo da sempre che l'Unione europea debba allargarsi a tutti i Paesi europei democratici che ne facciano richiesta, chiaramente con un protocollo molto chiaro, sempre rispettato con correttezza, che riguarda le regole, che condividiamo. Quindi, ci vuole un processo di riforme strutturali lungo e articolato, in base al funzionamento socioeconomico delle Nazioni; questo riguarda tutte le Nazioni e riguarda chiaramente anche l'Ucraina. È chiaro che la vicenda della guerra ingiusta che l'Ucraina sta subendo, provocata dalla Russia, che trova le sue origini politiche proprio nella volontà del popolo ucraino di andare verso l'Unione europea, non può essere messa da parte e quindi va considerata come elemento politico, che può segnare un percorso sicuramente, dal punto di vista politico e non tecnico, agevolato. Questa ci sembra una logica conseguenza. D'altro canto, lei andrà, signor Presidente, a Bruxelles per parlare delle posizioni già assunte a tutela del diritto internazionale, dei valori dell'ONU sulla vicenda ucraina, sulle quali noi ci troviamo d'accordo, ma andrà anche a sostenere le ragioni della solidarietà economica dei popoli europei, che con coraggio stanno affrontando questa sfida di una dittatura nel mondo libero, ovviamente pagandone un prezzo socioeconomico. D'altro canto, sappiamo che la controinformazione del Cremlino trova molti proseliti in Italia: basta scorrere i profili , ma anche alcune dichiarazioni di politici di maggioranza e di opposizione, per capire quanto questa azione di propaganda stia avendo successo. La crisi economica va a favore di questa azione destabilizzante dell'Italia e dell'Europa, quindi ci vuole un impegno forte dell'Europa e chiaramente dell'Italia. Lei deve salvaguardare, nell'ambito della coerenza con i valori dell'unità e della solidarietà dell'Unione europea, gli interessi del popolo italiano. Noi siamo tra i più colpiti perché siamo tra i Paesi meno indipendenti sul piano energetico, quindi siamo tra quei Paesi che hanno bisogno di una maggiore solidarietà dell'Unione europea. Unione europea deve significare anche questo perché chiaramente il popolo, che è confuso, potrebbe fare altre valutazioni che noi non dobbiamo appunto prendere sotto gamba. Il tema dell'indipendenza energetica ci deve far riflettere. L'Italia sicuramente deve fare la sua parte, come hanno fatto altre Nazioni la Francia in testa, dobbiamo riprendere sicuramente con serietà lo studio di un programma riguardante il nucleare, ma in generale credo che l'Unione europea debba muoversi anche all'unisono su questa sfida, che probabilmente è la sfida di questo secolo. Da ultimo, noi siamo una forza di opposizione - l'ho detto senza se e senza ma - e non tollereremo che, su questa vicenda di principi, di morale e di valori, si possa consumare una battaglia all'interno della maggioranza. Le annunciamo - come ben sa - che non faremo da spalla a un Governo che, per quanto ci riguarda, non sta insieme per motivi nobili, ma per la sua stessa sopravvivenza. Lo si vede da quello che accade in questi giorni: una maggioranza eterogenea e gruppi che si spaccano, a dimostrazione del fatto che certamente la vicenda, per la quale noi sosteniamo moralmente, eticamente e istituzionalmente il Governo, non deve essere confusa con la dialettica maggioranza-opposizione; non possiamo accettare che ci sia una speculazione elettorale su temi così importanti da parte di forze politiche di opposizione e di maggioranza .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Grazie, Presidente. Presidente, deputati, lo dico senza retorica: da quel 24 febbraio, il nostro mondo - lo sappiamo - è completamente cambiato. Prima di allora, c'era un mondo in cui i confini non si cambiavano con la forza, in cui la dipendenza economica tra Paesi assicurava stabilità, perché non era conveniente per i governanti rompere le relazioni e fare la guerra. Abbiamo vissuto convinti, per tanti anni, che fosse più importante investire nel cosiddetto cioè nella capacità di influenzare le altre Nazioni attraverso la cultura, attraverso i valori, piuttosto che attraverso la forza e la violenza.
L'aggressione russa ha intaccato, quindi, le convinzioni su cui abbiamo costruito le condizioni di vita dei nostri cittadini in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Proprio per questo, perché Putin non vinca questa guerra - come lei ha detto più volte - dobbiamo dimostrare quanto i suoi calcoli siano sbagliati. L'unico modo per uscire più forti da questa guerra è fare in modo che il metodo europeo e il progetto europeo abbia successo, è l'unica arma nelle nostre mani. Possiamo e dobbiamo continuare a sostenere l'Ucraina economicamente, con le armi e ringrazio il Ministro Guerini per il lavoro che sta facendo e che ha fatto in questi mesi di continuo raccordo con le autorità ucraine e in ambito NATO; possiamo e dobbiamo farci promotori, come lei ha proposto ieri, di una iniziativa internazionale per evitare la carestia, ma l'esito della guerra, le condizioni della pace, la possibilità di sbloccare i porti ucraini non sono nelle nostre mani. L'unica cosa che è interamente nelle nostre mani è la forza, la convinzione con cui intendiamo proseguire nell'integrazione europea, abbiamo l'occasione storica di dimostrare che le Nazioni prosperano quando collaborano e si rispettano, abbiamo l'occasione di dimostrare che i cittadini vivono meglio in democrazia, perché sono liberi e al sicuro. Per questo, la decisione di concedere a Ucraina e Moldavia lo di Paesi candidati è una decisione storica. Il successo dell'Unione europea è una potente forza di attrazione, perché Europa significa pace, soprattutto ora e anche fuori da noi. In Europa c'è, più che mai, bisogno dell'Italia e di questo Governo. Senza Italia non c'è Europa diceva lei quando ha chiesto la fiducia di questo Parlamento. In questo momento c'è bisogno d'Italia perché la costruzione della casa comune non vacilli; c'è bisogno d'Italia anche per evitare strappi e fughe in avanti che possono mettere tutto il sistema in tensione. In queste ore seguiamo con apprensione gli sviluppi della situazione a Kaliningrad, ma mi lasci dire che sarebbe stato meglio consultare tutti gli alleati europei prima di prendere quella decisione. L'Italia in questo momento ha un peso che è maggiore di quello che la nostra Nazione ha in Europa e chi di noi in queste settimane è stato a Kiev, in Polonia, o in Moldavia lo ha visto; ha visto il rispetto e la considerazione per le azioni del nostro Governo e per la posizione che lei personalmente ha preso - primo tra i Primi Ministri dei grandi Paesi europei - e chi di noi ha parlato con i colleghi ucraini ha ascoltato la freddezza con cui sono state, invece, commentate le incertezze e i ritardi di altri Paesi. Dobbiamo avere ben chiaro il ruolo storico del nostro Paese: non siamo uno dei suonatori dell'orchestra, né siamo il direttore, siamo, in questo momento, il primo violino, quello cui tutti guardano per vedere quando attacca, per seguirlo. È questo che dobbiamo fare; è su questo - e non su altro - che il PD vuole discutere; questo è il livello di ambizione che vogliamo tenere. Vogliamo andare al di là degli interessi di parte, vogliamo condividere una visione di Europa, di futuro e di pace. Lo vogliamo fare innanzitutto continuando a sostenere il suo Governo e il suo impegno personale. Per questo, mi lasci ringraziare in particolare il sottosegretario Amendola che ieri si è incaricato di portare a sintesi una difficile mediazione per arrivare al testo di oggi che voteremo in Aula . Ma vogliamo anche farlo nella discussione politica, in Italia e in Europa. Siamo l'unico partito che finora ha proposto alcuni punti organici complessivi per rafforzare l'integrazione europea. Ci piacerebbe ascoltare cosa ne pensano gli altri gruppi politici, chi dice improvvisamente di essere filoeuropeista, quando stava organizzando un viaggio a Mosca, senza che il Governo lo sapesse ; ci piacerebbe ascoltarlo anche dai partiti di opposizione, con cui in queste settimane abbiamo trovato una convergenza sulle linee di politica estera, ma che vediamo in Europa sostenere partiti e Governi che, troppo spesso poi, nei consessi europei, minano la posizione del nostro Paese. Vogliamo farlo e continuare a farlo con gli altri partiti e con le opinioni pubbliche europee. Lo stiamo facendo, stiamo avendo un grande dialogo con i partiti europei, a partire dalla famiglia a cui noi apparteniamo, che è la famiglia socialista. Nel passato abbiamo usato il “ce lo chiede l'Europa” per non fare la fatica di spiegare ai nostri cittadini le difficoltà, ma anche i vantaggi del cammino di integrazione. Non è più quel tempo.
Oggi siamo noi che possiamo proporre ai cittadini europei, ai Parlamenti dei Paesi europei, ai Governi europei di avanzare ancora più uniti e determinati .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ermellino. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA ERMELLINO(MISTO-CD). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, lei lo ha detto chiaramente nel suo discorso, il conflitto in atto rischia di creare una crisi umanitaria di dimensioni straordinarie; è una proiezione che, purtroppo, viene ribadita quotidianamente, perché avvalorata dall'aumento costante dei numeri che riguardano le persone in fuga dal Paese in guerra, ma anche degli ucraini, tra cui moltissimi bambini, che vengono presi e portati in Russia. Sul punto proprio oggi, sulla stampa, si legge che da un'emittente del Cremlino sia stata comunicata la cifra di quelle che in Russia si chiamano evacuazioni o ricollocamenti di cittadini ucraini: ad oggi, sembrerebbero essere quasi 2 milioni, fra cui 307 mila bambini.
In Europa, sin dall'inizio, stiamo dando grande prova di accoglienza, grazie a quella volontà politica di cui ha parlato anche l'Alto commissario ONU per i rifugiati che, infatti, l'ha immaginata come il motore della macchina della solidarietà, per cui non solo le è stata impressa una maggiore accelerazione, ma le è stata data anche una struttura più solida.
Sul fronte interno, poi, apprezzo la tempestività e la continuità con cui si è intervenuti per contenere i rincari del gas e dell'energia, per tutelare le famiglie e le imprese italiane. È noto che se il caro energia dovesse continuare, il tessuto produttivo italiano rischierebbe seriamente di perdere la sua competitività a livello europeo. Purtroppo, la nostra grande dipendenza dal gas, di gran lunga maggiore anche rispetto a Paesi dell'Unione europea, come Francia o Germania, ci ha inevitabilmente presi in contropiede. La diversificazione energetica in questo senso deve essere prioritaria, non solo dai Paesi di approvvigionamento, ma anche per dare una spinta, un'accelerazione verso le rinnovabili.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ALESSANDRA ERMELLINO(MISTO-CD). L'Italia è sempre stata un Paese meraviglioso e imperfetto, perché dalle rovine è sempre riuscita a rialzarsi, quando a prevalere, però, sono stati i valori umani, della dignità, del reciproco sostegno e della voglia di guardare verso la stessa parte, insieme verso un futuro più equo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO(M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Io non credo che in quest'Aula vi sia qualcuno che desideri una guerra, che concepisca risoluzioni alle controversie diverse dal confronto diplomatico, naturalmente, con tutte le argomentazioni a difesa delle proprie convinzioni, ma un confronto che possa giungere ad una soluzione mediata e per quanto possibile equa.
Io non credo che sostenere i diritti di un Paese aggredito significhi incoraggiare una guerra e, in questo caso, sono convinto che, col sostegno del nostro Paese all'Ucraina, non stiamo aumentando la bellicosità del soggetto aggressore, perché tale livello era altissimo anche prima del 24 febbraio, quando la decisione di oltrepassare il limite della ragionevolezza era già stata presa ed è confermato anche dalle dichiarazioni dell'aggressore sul ripristino degli antichi possedimenti dell'Impero russo. Quindi, essere a supporto del popolo ucraino non significa incoraggiare la guerra. Noi non stiamo supportando l'avanzata di un esercito contro l'altro, stiamo, come dire, consentendo il contrasto a un'aggressione proditoria che ha portato morte e devastazione non solo al popolo aggredito, ma anche tra le fila degli aggressori. Assodato questo aspetto che dobbiamo considerare e rimarcare, dobbiamo anche tener presente il punto di vista e la percezione del cittadino che segue la politica, ma non ha quegli strumenti per approfondire i nostri ragionamenti che arrivano a determinate decisioni, oppure del cittadino che non ha, né il tempo, né la voglia, perché ha da pensare a come affrontare la quotidianità, che è diventata sempre meno sostenibile. Infatti, se la bolletta è raddoppiata o triplicata rispetto a quelle degli scorsi anni, noi possiamo raccontarla come vogliamo, la possiamo raccontare nel miglior modo possibile…
PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione.
ANTONIO TASSO(M-MAIE-PSI-FE). …dicendo anche la verità sugli sforzi che si stanno compiendo per arginare lo straripamento dei costi ma, quando sul mio territorio parlo con pescatori, con agricoltori o con l'amico che mi invia lo per certificare l'aumento dei costi per la propria sopravvivenza, questi ci risponderanno: va bene, tutto quello che vuoi, ma non ci sto dentro con i costi, lavoro in perdita, aumento i miei debiti e la gestione economica della mia vita, a parità di servizi e consumi, è triplicata.
Pertanto, Presidente, la mia conclusione è che uno Stato aggredito e un popolo aggredito vadano sempre sostenuti; il mio è un ragionamento in generale ma, con questa stessa convinzione con la quale ci dichiariamo leali a un'alleanza europea, a un'alleanza atlantica, dobbiamo sostenere anche la condivisione di un progetto per affrontare questo stato precario, che va adeguatamente contrastato perché, altrimenti, in autunno avremo un aggravamento della situazione molto pericoloso.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.
STEFANO FASSINA(LEU). Caro Presidente Fico, caro Presidente Draghi, care colleghe e cari colleghi, siamo in un'economia di guerra. Certo, la responsabilità dell'economia di guerra è della Russia, nessuna ambiguità su questo punto, nessuna equidistanza, siamo dalla parte dell'Ucraina. Con realismo, però, dobbiamo prendere atto che la distanza che ancora ci separa da un cessate il fuoco è dipesa anche dalla continua affermazione di obiettivi che non aiutano ad avvicinarlo: prima, il a Mosca, poi, ripetutamente, la vittoria dell'Ucraina, la riconquista dell'intero territorio ucraino.
Il filone realista della politica internazionale e degli Stati Uniti, quindi, ritengo difficilmente sospettabile di amicizia a Putin, continua a ripetere che l'amministrazione Biden - come ha scritto, anche di recente, Charles Kupchan che, come sapete, è un autorevolissimo professore di relazioni internazionali, componente del con Clinton e Obama - dovrebbe smetterla di fare dichiarazioni che rischiano di legarle le mani al tavolo negoziale. Ma nonostante le voci del filone realista, è difficile che, prima delle elezioni di , negli Stati Uniti si avvii seriamente un negoziato.
Quindi, siamo in un'economia di guerra. Allora, caro Presidente Draghi, il punto politico è molto chiaro: in un'economia di guerra non puoi normalizzare la politica economica e la politica di bilancio, perché altrimenti pagano le lavoratrici, i lavoratori e le piccole imprese.
La direzione di marcia definita dai principali Governi europei e dalla Banca centrale europea è una direzione di marcia che porta lavoratrici e lavoratori a pagare la guerra. Qual è il meccanismo che si vuole attivare con l'aumento dei tassi di interesse e con la fine degli acquisti dei titoli di debito pubblico, in un quadro dove la pressione negativa sull'economia viene dal contesto stesso? Qual è il meccanismo che si vuole attivare per fermare l'inflazione che, come lei ha ripetutamente sottolineato, è importata? È piuttosto semplice: si vuole ridurre la domanda aggregata. Come si riduce la domanda aggregata? Riducendo il potere d'acquisto di lavoratrici, lavoratori e pensionati, riducendo l'occupazione. Dobbiamo essere chiari: la linea che è stata scelta dai Governi e della Banca centrale europea attiva tassi d'interesse e sospende acquisti di titoli di Stato con l'obiettivo di ridurre la domanda, attraverso il sacrificio dei redditi di chi è più in difficoltà, attraverso il sacrificio dell'occupazione. Questo è evidentemente inaccettabile.
Ci sono altre strade da poter percorrere; innanzitutto, visto che i danni sono già in corso, è necessario attivare lo scudo sui titoli di Stato; non è rinviabile una precisazione da parte della BCE, su come e quando intenda intervenire per evitare che si aggravi la spirale tra tassi d'interesse, condizioni di finanza pubblica, condizioni dell'economia reale.
Per quanto riguarda il , siamo totalmente a sostegno della scelta che il Governo ha fatto di percorrere la strada europea.
Dopodiché, Presidente, sono quattro mesi di guerra: bene che vada, ci vorranno mesi prima che quel meccanismo prenda piede. Allora, nel frattempo, si deve attivare un nazionale, come hanno fatto Spagna e Portogallo, con effetti certamente minori, ma, comunque, significativi e, poi, bisogna sostenere i redditi di chi è colpito sul proprio potere d'acquisto. Sono stati fatti interventi importanti, ma non bastano: gli extraprofitti vanno attinti non solo dal settore energetico, ci sono altri settori che hanno fatto extraprofitti. Abbiamo presentato emendamenti al “decreto Aiuti”, si possono recuperare molti miliardi per interventi più significativi sui redditi più in difficoltà. Allora, Presidente, concludo. Il rinvio dell'impegno effettivo per i negoziati, il continuo invio di armi sempre più potenti senza una valutazione di quello che hanno determinato finora in termini di distruzione, innanzitutto in Ucraina, di vite e di cose materiali, la continua marginalizzazione del Parlamento, anche in termini di informazioni; questo è un punto politico, colleghe e colleghi, per quanto mi riguarda, molto importante. Allora, a titolo personale, le ragioni che le ho sottolineato mi impongono di non poter sostenere la risoluzione della maggioranza. Spero che la nostra discussione sia utile a tutti a fare dei passi avanti, perché, a mio avviso, quella che percorriamo è una rotta che farà pagare un prezzo molto caro non solo all'Italia, ma all'Unione europea, a quei Paesi che vivono di quelle esportazioni che sono bloccate e, prima di tutto, al popolo ucraino.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.
GUIDO GERMANO PETTARIN(CI). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, Presidente Fico, onorevoli colleghi e colleghe, prima di tutto, : siamo tutti ucraini. In questi mesi così difficili, l'Unione ha dato indubbiamente prova della sua grandezza e si è schierata a fianco dell'Ucraina e del suo popolo e ha difeso i valori che, come cittadini europei, noi sentiamo fortemente dentro il nostro cuore e che rappresentano le fondamenta dell'Europa unita: la democrazia, la sovranità del popolo, la libertà, valori imprescindibili, perché un popolo è libero solo se è libero di scegliere. Tuttavia, dall'inizio delle ostilità belliche sono passati ormai più di quattro mesi: alla tragedia umanitaria, conseguenza diretta di questa aggressione, se ne è aggiunta un'altra di carattere economico, che potrebbe, purtroppo, avere anche risultati più gravi di quelli a cui stiamo assistendo.
C'è tantissimo da fare, Presidente Draghi: è prioritario, comunque, investire in modo significativo sulle rinnovabili, è prioritaria la tutela della coesione sociale nella transizione ecosostenibile ed è prioritaria la promozione delle riforme del mercato energetico. Al tempo stesso, è altresì importante porre le basi e prepararci a una corretta gestione di nuove potenziali crisi, militari e statuali, a partire dalle crisi balcaniche, imparare a bilanciare le aree di instabilità nel Mediterraneo allargato, modulare la transizione energetica e inquadrare il futuro rapporto commerciale, e non solo, con la Cina.
Durante la riunione del Consiglio europeo si discuterà anche dell'adesione all'Unione europea dei Paesi che hanno presentato la propria candidatura. In questo contesto, Presidente, ricordiamo tutti che sono passati trent'anni dall'inizio dell'assedio a Sarajevo; ricordiamo tutti che sono passati 26 anni da Dayton e sono passati 19 anni da Salonicco. Sono tempi che non sono accettabili e lo sono sempre di meno, a fronte di quanto sta accadendo. La Commissione europea, comunque, ha espresso parere favorevole per la Moldavia, mentre ha raccomandato al Consiglio europeo di concedere una prospettiva europea alla Georgia e di valutare se il Paese rispetta una serie di condizioni prima di concedergli lo di candidato. Parere favorevole è stato anche dato per l'ingresso dell'Ucraina, naturalmente.
La Presidente Ursula von der Leyen ha dichiarato espressamente che l'Ucraina ha dimostrato - recito tra virgolette - l'aspirazione e l'impegno di essere all'altezza degli standard europei, ma ha anche detto che c'è ancora molto lavoro da fare sullo stato di diritto, la giustizia, la lotta alla corruzione e la rimozione del potere degli oligarchi sull'economia, ragione per la quale è evidente che il percorso di ingresso dell'Ucraina è, ad oggi, del tutto in salita.
Naturalmente, solo una volta che saranno conclusi i negoziati di adesione, verrà stilata la bozza di trattato di adesione, però, al di là di queste formule importanti, ma sempre formule, dare seguito alle richieste dei Paesi che sono pronti ad impegnarsi nel progetto comunitario risponde pienamente alla volontà originaria dell'Europa di espandersi e di accogliere chiunque voglia aderire al sogno europeo. Tuttavia, stante la complessità della procedura di ingresso e, al tempo stesso, l'emergenza che il continente europeo è chiamato ad affrontare ora, è bene che l'Unione avvii contestualmente strategie per rafforzare la difesa e la sicurezza comuni, l'indipendenza e la resilienza energetica, la crescita e l'autonomia industriale e tecnologica, la propria capacità di essere “uno” Stato e non 27 piccoli, più o meno, staterelli, uno accanto all'altro. È importante che l'Unione europea non dimentichi i Balcani occidentali, Presidente Draghi, e, in questi in maniera particolare il Kosovo, e, ancor di più, non sottovaluti gli allarmi importanti, pesanti che risuonano fortissimi soprattutto per la situazione in Bosnia.
Presidente, è importantissimo che l'Unione europea fornisca in maniera particolare gli strumenti per permettere ai cittadini e alle imprese di combattere, a tutti i cittadini e alle imprese dell'Unione europea, una crisi economica che, sommata a quella causata dalla pandemia, sta trasformando i mercati in un vero e proprio bagno di sangue. Per questo è fondamentale che, nelle prossime ore, nell'immediato, l'Italia si faccia portavoce della necessità di revisionare i Trattati europei. Lei lo ha detto mille volte, noi cerchiamo di rafforzarla: i Trattati europei non sono più adeguati a quella che è l'esigenza attuale dell'Unione europea. Principi come quelli della possibilità di porre un veto fanno ormai a pugni con quella che è la realtà che ogni giorno noi stiamo respirando . Abbiamo bisogno di finanziare l'uscita dalla crisi e di avviare quelle riforme che da troppo tempo sono attese. Infine, il Consiglio europeo affronterà anche il tema dei lavori della Conferenza sul futuro dell'Europa, che, dopo un anno di dibattiti, è giunta al termine lo scorso 9 maggio. Nonostante siano terminati questi lavori, i lavori della Conferenza non possono, però, certo considerarsi esauriti: ha intrapreso un percorso ben preciso, in una fase storica in cui l'Europa e il mondo intero, all'alba di un'era -pandemica, sono chiamati ad affrontare sfide che nemmeno immaginavamo prima del 24 di febbraio. La guerra in Ucraina ha cambiato tutto in Europa e nel mondo e ha rimescolato anche le priorità. Per questa ragione e alla luce di quanto esposto, la riunione prossima del Consiglio europeo rappresenta l'occasione che aneliamo, da anni, tutti, di rifondare l'Unione europea: un'Unione europea che sia più sicura, più forte sulla scena mondiale, che sviluppi i partenariati esistenti e ne istituisca di nuovi, che rafforzi la sicurezza e la difesa comuni, un'Unione europea che promuova la crescita e che combatta la disoccupazione, l'esclusione sociale e la povertà, un'Unione meglio organizzata, con Governi più consapevoli e disposti ad investire realmente in un progetto comune vero. Un passo determinante verso gli Stati Uniti d'Europa. Presidente, finalmente! .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, ho ascoltato la sua relazione e l'approvo e, con me, i deputati di Noi con l'Italia, e lo facciamo, oltre che per gli argomenti da lei illustrati e che condividiamo, soprattutto, per un inciso che lei ha inserito nel suo discorso quando ha detto che il Governo italiano, insieme ai dell'Unione europea e del G7, intende continuare a sostenere l'Ucraina - aperte le virgolette - così come questo Parlamento ci ha dato mandato di fare.
In un altro passaggio, a proposito del sostegno all'ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea, lei ha ribadito che il Governo italiano è stato tra i primi a sostenere questa posizione con chiarezza e convinzione, in Europa e in Occidente, e ha aggiunto: se non sbaglio, la prima volta che ho affermato questo punto è stato proprio in questo Parlamento. Infine, ha chiuso impegnando il nostro Paese a continuare a lavorare con l'Unione europea e con i nostri del G7 per sostenere l'Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi, perché, ha detto, “questo è il mandato che il Governo ha ricevuto dal Parlamento, da voi”.
Noi approveremo la sua relazione per coerenza con quanto noi stessi abbiamo deciso e votato in quest'Aula. In questo mese e mezzo abbiamo assistito a dibattiti che giravano attorno al punto essenziale: il ruolo del Parlamento è decisivo, è fondamentale, e il Governo ha attuato quanto il Parlamento, in un decreto, all'unanimità, ha votato. Non abbiamo cambiato idea, abbiamo deciso di aiutare l'aggredito a resistere all'aggressore, pena la sua cancellazione dalla cartina geografica, come auspicato e pronosticato da un ex Presidente russo, e contemporaneamente abbiamo deciso di attivare tutti i canali diplomatici possibili per convincere l'aggressore a desistere. Ieri ho sentito - e concludo, signor Presidente - nel dibattito al Senato uno semplicistico, come tutti gli , e falso: passiamo dalla diplomazia delle armi, alle armi della diplomazia. Scusate, non è un gioco di parole, ma questa affermazione è disarmante, non degna delle istituzioni.
MAURIZIO LUPI(M-NCI-USEI-R-AC). Aiutare qualcuno - e concludo - vuol dire aiutarlo perché possa continuare a esistere e a vivere fino in fondo, senza ipocrisie, come il Parlamento ha deciso di fare e come mi auguro continui a fare. Che non si possa mai dire dell'Ucraina quello che si diceva degli antichi romani: fecero un deserto e lo chiamarono pace. Le molte città e i villaggi rasi al suolo dai russi…
PRESIDENTE. Deputato Lupi, deve concludere.
MAURIZIO LUPI(M-NCI-USEI-R-AC). …purtroppo non ci fanno ben sperare. Questa è la dignità e la responsabilità di un Parlamento …
PRESIDENTE. Grazie. È iscritto a parlare il deputato Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, come qui dentro probabilmente sappiamo tutti e ne siamo assolutamente a conoscenza, viviamo in un meraviglioso Paese, ma in un Paese molto strano.
Ho sentito ora parlare di centralità del Parlamento: qui c'è una forza politica che chiede proprio questo, ma non è una forza politica che si è messa in contrapposizione rispetto all'azione di questo Governo. Qui parliamo della forza politica che, all'indomani dell'invasione russa in Ucraina, ha dato sostegno immediato, incondizionato, totale, alla difesa del popolo ucraino contro questa aggressione scellerata. Non c'è mai stata un'esitazione E l'abbiamo fatto appoggiando la politica di questo Governo sulle sanzioni, sugli aiuti, perché gli aiuti che noi come Governo diamo - e siamo orgogliosi di questo - non si limitano all'appiattimento del dibattito sugli aiuti militari. Qui l'Italia ha fatto la sua parte, l'ha fatta fino in fondo, nell'accoglienza dei profughi, e noi siamo orgogliosi di rappresentare questo Paese su questa linea.
L'abbiamo fatto anche con l'energia, perché qui all'inizio c'era grande disorientamento rispetto a quello che sarebbe accaduto. Bene, noi siamo stati i primi a dire: parliamo di mercato energetico comune, di politica energetica comune in Europa, parliamo del tetto al prezzo del gas, parliamo di stoccaggi comuni, parliamo di un'Europa che finalmente acquisti un potere negoziale rispetto al tema delle energie e non dove tutti i Paesi sostanzialmente viaggiano individualmente. Noi lo abbiamo fatto per primi e poi, dopo un paio di mesi, sentiamo che questa cosa diventa dibattito pubblico. Però, è stato il MoVimento 5 Stelle a porre questo tema ed è il MoVimento 5 Stelle, oggi, a sottolineare un aspetto, che probabilmente si vede poco, ma che è la reale molla di tutto quello che sta accadendo, ovvero una finanziarizzazione totale delle materie prime, quelle che servono alla transizione ecologica. C'è speculazione finanziaria su questo, c'è speculazione finanziaria perfino sulla siccità - i famosi derivati meteorologici – cioè si fa speculazione e si scommette anche sul tempo.
C'è anche la speculazione di Putin, perché Putin, grazie alla speculazione sul prezzo del gas - e qua dentro ce lo dobbiamo dire - quest'anno incasserà 100 miliardi di più di quanti ne ha incassati nel 2021. Quindi, il tema è la finanziarizzazione, è la finanziarizzazione dell'energia, è il prezzo delle bollette. Tutta la crisi energetica è avvenuta ben prima della guerra. Del tema degli extraprofitti ne parliamo da prima della guerra, perché se andiamo per strada, basta prendere un taxi a Roma o parlare con qualsiasi persona e ci dicono: ‘non ci raccontate che la guerra ha fatto aumentare le bollette, perché io sono per strada ed è da ben prima della guerra che c'è il problema delle bollette'.
E allora noi qui la invitiamo, Presidente, a usare tutta la sua esperienza, tutta la sua credibilità, per rimettere al centro davvero un sano mercato, perché il piccolo imprenditore che si alza la mattina e ha problemi non è quello che si sta arricchendo con la finanza. Qui c'è gente che sta facendo miliardi sulla pelle delle persone, sulla pelle degli imprenditori e sulla pelle dei lavoratori. E chi, se non lei, può in Europa dare un indirizzo diverso? Perché qui non è questione di piccoli interventi o piccole politiche, qua è un discorso di prospettiva del mondo. E, allora, ritorniamo al mercato reale e non a una finanziarizzazione totale .
Presidente, però, lei lo può fare da qua. Infatti, questo si interpreta sempre come un posto dove si indebolisce l'azione del Governo, ma qui l'azione del Governo si può rafforzare. Perché se lei qui viene a prendere un mandato chiaro e serio su tutte le linee di indirizzo che noi diamo, lei, poi, fuori, ha la forza di un Parlamento, ha la forza di un Paese, e questo è fondamentale.
Io sento tanti interventi di tanti colleghi che parlano di centralità del Parlamento. Per un anno, durante la pandemia, addirittura qualcuno a un certo punto ha parlato di ‘dittatura sanitaria', eravamo in questa situazione. Parlavano di centralità del Parlamento, dicendo: “attenzione, lo stato d'emergenza, i DPCM, attenzione che se apriamo un negozio un'ora prima o un'ora dopo, Presidente, lei deve venire in Parlamento e bisogna discuterne”.
Ebbene, aiutateci ora a far ritrovare la centralità del Parlamento, aiutateci ! Perché qui non parliamo dell'orario di un coprifuoco, un'ora in più o un'ora in meno, o se un negozio deve aprire un'ora in più o un'ora in meno, qui parliamo di una guerra - una guerra! -, di un posizionamento che influenzerà, probabilmente, i prossimi 10, 20, 30 anni! E, allora, lo dico a tutti i sinceri democratici che parlano di Costituzione e parlano di Parlamento: in questi giorni non eravamo in tanti a discutere su questa risoluzione e a chiedere, Presidente, un'informativa, un dibattito. Perché, vede, il tema non è che io chiamo un Ministro o il Presidente e c'è un dialogo tra fatto in un ufficio; così, siamo buoni tutti: chiamiamo il Ministro e diciamo “allora, su questa cosa che indirizzo prendiamo?” Ma non è mica un'interlocuzione privata, è un'interlocuzione che dobbiamo al Paese . È il Paese che deve sapere queste cose.
Noi possiamo continuare col sostegno politico, ma se poi è il Paese e sono i cittadini a non dare più una legittimazione popolare a questo sostegno, è un problema per tutti noi qua dentro. Qui possiamo continuare a dire ‘signori, sostegno, sostegno, sostegno', e siamo tutti d'accordo. Io lo dico qui solennemente, siamo tutti d'accordo.
Se poi c'è gente fuori che dice: “ma le bollette, i prezzi, la crisi migratoria che arriverà” - perché se si affamano le popolazioni in Africa, come si stanno affamando, queste verranno qui - stia tranquillo che ci sarà una parte politica che, domani, speculerà su questa cosa e prometterà che, con loro, forse, questa crisi migratoria non ci sarebbe stata e di rimandare tutti a casa a morire di fame. Questo è il tema! Se i cittadini non lo capiscono, verrà meno anche il sostegno all'Ucraina da parte della gente che si alza la mattina e va a lavorare. Dobbiamo far capire loro che è fondamentale, ma lo facciamo partendo da qui e spiegando loro le cose. Abbiamo bisogno sempre di legittimazione popolare!
Ora il mantra di questo tempo è la stabilità. E allora ritorno indietro a qualche mese fa, quando, mentre si parlava di Quirinale, il MoVimento 5 Stelle disse: “Signori, tutto bene. Sul Quirinale possiamo fare tutto quello che vogliamo, però riteniamo che al primo posto ci sia la stabilità del Paese. Dunque, mescolare Palazzo Chigi con il Quirinale forse non è il caso per il Paese”. Per fortuna l'abbiamo fatto, per fortuna siamo stati tra i pochi a mettere al centro la stabilità del Paese, perché, dopo 20 giorni, è scoppiata una guerra e volevamo proprio vedere con una guerra che scoppiava con un nuovo Governo e con nuovi Ministri! Noi abbiamo pensato alla stabilità del Paese ! Poi, qualcuno usa la parola “stabilità” probabilmente pensando alla stabilità della propria posizione e non alla stabilità del Paese. Per noi al centro c'è la stabilità del Paese e la storia già ci ha dato ragione.
In questo Consiglio europeo sarà importante vedere com'è il quadro generale, perché l'Europa non si ferma ai nostri confini. Io credo che un dato inquietante, fra i tanti che ci sono stati in questo periodo, sia quella votazione dell'8 aprile dell'ONU, dove si è detto che la Russia non rispetta i diritti umani. Ebbene, andate a vedere quella votazione (noi siamo quasi 8 miliardi di persone): i Paesi che rappresentano più della metà della popolazione mondiale non hanno votato a favore di quella risoluzione. Sei tra i primi dieci più popolosi Paesi al mondo - sei tra i primi dieci! - non hanno votato a favore di quella risoluzione. Parliamo anche di democrazia e della democrazia più popolosa al mondo, che è l'India. Questo è un dato che deve far riflettere. L'Europa deve ritrovare la sua centralità e capire che la multilateralità del mondo non è un'opinione ma è realtà e tutte le volte che tiriamo fuori argomentazioni del genere vediamo semplicemente la realtà, i dati di fatto.
Allora, occorre ripartire dall'Europa e dal Patto atlantico e lo diciamo chiaramente come se ce ne fosse bisogno, perché questo è un Paese davvero strano. Se tu fai questi discorsi da un po' di tempo sei praticamente un membro della Duma e un filoputiniano. Ora in questo discorso, se qualcuno riesce a intravedere una propaganda putiniana, lo sfido e voglio vederla frase per frase, oppure addirittura vorrei capire dove in questo discorso sia la critica al Patto atlantico o la critica all'Unione europea. C'è una dialettica politica e si chiama stare in politica e dare il nostro contributo per migliorare l'azione del Governo, per il Paese, per l'Italia , perché chi pensa che fare politica sia solo strumentalizzare determinate cose non ha capito che il MoVimento 5 Stelle, in questi anni, ha fatto scelte impopolari, ma necessarie nel periodo più grave per questo Paese, facendole nella convinzione di mettere al centro il bene degli italiani e così è stato. Io non lo so quante forze, da prima forza di maggioranza all'epoca - all'epoca, ripeto, e faccio riferimento al discorso della stabilità di prima -, lo avrebbero fatto; qualcuno, all'epoca, ha compiuto delle scelte che nessuno avrebbe fatto, perché abbiamo messo al centro il Paese. Quindi, nessuno può dire che il MoVimento 5 Stelle ragioni per calcolo elettorale . Questa è una cosa che non sta né in cielo né in terra e la rivendichiamo fin dall'inizio di questo Governo, Presidente, perché, se avessimo voluto fare calcoli elettorali, sia l'anno scorso sia quest'anno, avremmo compiuto altre scelte. A noi interessa sempre quello per cui i cittadini ci hanno votato e mandato qui .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA(PD). Grazie, Presidente. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, siamo ormai a quattro mesi dall'invasione dell'Ucraina. Quattro mesi in cui cannoni e carri armati, sospinti dal delirio imperialista di Putin, hanno devastato un intero Paese e massacrato migliaia di civili inermi. Da subito questo Parlamento ha assunto una posizione chiara e netta per l'Italia, che noi democratici riteniamo doveroso ribadire oggi all'intera comunità internazionale che ci guarda e ci ascolta: noi non ci voltiamo dall'altra parte, noi siamo al fianco del popolo ucraino e condanniamo, senza esitazioni o ambiguità, un'aggressione grave e ingiustificata di un Paese e di un popolo libero e sovrano . Questa è la posizione espressa da subito e che ribadiamo oggi.
L'abbiamo fatto e dobbiamo continuare a farlo. Dobbiamo continuare a sostenere la resistenza e anche la ricostruzione in Ucraina con aiuti umanitari, economici, sociali e militari, ma dobbiamo continuare a fornire anche segnali chiari di vicinanza e supporto politico. Per questo il Consiglio dell'Unione deve avere il coraggio di una decisione storica, che invitiamo il Governo a promuovere con forza: riconoscere subito all'Ucraina lo di candidato all'adesione all'Europa. Da subito: avviciniamo l'Ucraina all'Europa subito! Questa è una decisione da prendere al prossimo Consiglio europeo, con il sostegno forte del nostro Paese.
Non possiamo permetterci i ritardi e le lentezze del passato e in questo contesto chiediamo anche un altro impegno ormai ineludibile: acceleriamo le procedure di ingresso in Europa per i Paesi dei Balcani occidentali. Facciamo anche questo subito, facciamolo ora! Dobbiamo lanciare messaggi forti e determinati: l'Europa deve battere un colpo. Sono milioni le persone che guardano a noi come ancora di salvezza, come lei ricordava bene, signor Presidente, e come garanzia di rispetto di libertà e di diritti essenziali. Da questo punto di vista, invitiamo, allora, il Governo a lavorare anche sull'idea, lanciata dal segretario Letta e ripresa dal Presidente Macron, di avviare quanto prima la costruzione di una confederazione, una comunità politica che integri da subito nella famiglia europea tutti gli Stati durante la fase di adesione all'Europa. Facciamolo subito; è importante tenere all'interno della famiglia e della comunità europea Stati che guardano al nostro continente con attenzione.
Dopo quella della Presidente della Commissione europea, del resto, la visita sua a Kiev, signor Presidente, insieme a Macron, Scholz e Iohannis, ha prodotto un salto di qualità politica importante alla nostra azione, fornendo l'immagine dell'Europa migliore, dell'Europa che vogliamo per il futuro, un'Europa unita e forte, l'Europa che non cede al ricatto dell'energia e che è in grado di assumere decisioni straordinarie, come è accaduto finora, per tutelare diritti, valori e libertà per noi non negoziabili. Dobbiamo continuare lungo questa strada. Le sanzioni, come lei ricordava, stanno producendo i loro effetti e vanno continuate a essere applicate. L'accoglienza riservata a tutti i rifugiati ucraini sta salvando milioni di vite umane. Ricordiamolo e cogliamo questa occasione, ancora una volta, per abbracciare idealmente tutte le donne e gli uomini giunti finora in Italia e ringraziare le strutture pubbliche e private nonché le associazioni del Terzo settore che stanno assicurando assistenza e solidarietà nel nostro Paese . Il nostro è un grande Paese da questo punto di vista!
Infine, il sostegno complessivo alla resistenza ucraina è stato anch'esso decisivo e ricordiamolo chiaramente in quest'Aula. Ha consentito a questo Paese di esistere ancora oggi come Stato sovrano (questa è la realtà) e tutto ciò era ed è la premessa necessaria per lavorare, con sempre maggiore determinazione, a un cessate il fuoco immediato e alla ricerca di una soluzione diplomatica per la pace. Le due cose non sono in contrapposizione tra loro, come lei ricordava e come qualcuno vorrebbe far credere; è l'esatto contrario (chiariamolo bene). Se ci fossimo girati dall'altra parte rispetto all'aggressione russa, oggi l'Ucraina che abbiamo non esisterebbe più.
Se fossimo rimasti indifferenti, oggi avremmo discusso di un trattato di resa e non di un negoziato di pace. Se fossimo rimasti inerti oggi avremmo la Russia a minacciare i confini dell'Europa con i suoi intenti imperialistici. Abbiamo fatto bene a seguire la strada che abbiamo tracciato finora e dobbiamo continuare lungo questo percorso . L'Unione continui, quindi, a sostenere la popolazione ucraina e a pretendere al tempo stesso un cessate il fuoco immediato, il ritiro delle truppe di Mosca e l'avvio di un negoziato di pace per un equilibrio nuovo nella regione. Si lavori con forza, signor Presidente - e siamo contenti che lei l'abbia ripetuto - anche a una soluzione per evitare una crisi alimentare globale. Su questo vanno dette parole chiare con forza: il blocco del grano è un crimine contro l'umanità, è un crimine contro milioni di donne e uomini che rischiano la fame e la vita! Dobbiamo contrastarlo e mettere in campo azioni forti a livello internazionale, per evitarlo e per sbloccare questo rischio.
Signor Presidente, esattamente un anno fa vivevamo un momento importante per il nostro Paese: la Commissione dava il via libera al PNRR. Nel corso di una suggestiva cerimonia a Roma, la Presidente Ursula von der Leyen riconosceva che l'Italia nella lotta alla pandemia era stata un modello per l'Europa mostrando il significato della solidarietà. Ricordo oggi quella giornata di legittimo orgoglio nazionale - cito l'espressione da lei usata allora - perché nel c'è l'idea dell'Europa che vogliamo emerga, anche di fronte a quest'altra crisi. È l'idea dell'Europa della solidarietà, è l'idea dell'Europa della condivisione degli sforzi, è l'idea dell'Europa sostenuta e difesa politicamente dal compianto David Sassoli, che ricordiamo con un pensiero commosso È quella l'Europa che vogliamo, quella che non resta prigioniera degli egoismi nazionali, consapevoli che o ci si salva tutti insieme o non si salva nessuno. Certo, per affrontare le sfide attuali dobbiamo avviare anche una discussione sul futuro assetto istituzionale e politico dell'Unione, ragionando anche su una modifica dei Trattati. Lo abbiamo visto da ultimo con l'opposizione dell'Ungheria di Orbàn alla tassazione minima sulle multinazionali. Per costruire un'Europa sempre più forte e autorevole è giunto il tempo di dire: basta ai veti! Basta ai blocchi degli egoismi nazionali! Superiamo la regola dell'unanimità! Questo è un obiettivo prioritario da raggiungere, insieme alla costruzione di un'Unione delle energie, un'Unione che rafforzi e modifichi il Patto di stabilità. È il momento, in altri termini, di costruire un'Europa autonoma e sovrana da un punto di vista strategico. Siamo a un bivio della storia, signor Presidente. Putin pensava di dividerci e di indebolire l'Europa: ha ottenuto l'effetto opposto. Non fermiamoci ora! L'Italia è stata protagonista sulla scena internazionale ed europea ed è tornata ad essere protagonista anche grazie alla sua autorevolezza, signor Presidente. Permettetemi di ringraziare qui, a nome del Partito Democratico, il sottosegretario Amendola e i colleghi di maggioranza per il lavoro incessante e costruttivo svolto in queste ultime ore, per avere una risoluzione e una base di ragionamento e di riflessione di maggioranza, con la quale oggi diamo mandato forte e pieno al Governo. Evitiamo - e mi rivolgo a tutte le forze di maggioranza - tensioni pericolose. Questo è il momento dell'unità e della responsabilità nazionale per tutti. È il momento di rafforzare, non di indebolire, il sostegno al Governo: ne va dell'autorevolezza e della credibilità del nostro Paese a livello europeo ed internazionale. D'altro canto - e mi avvio a conclusione – è in gioco oggi il futuro dell'Italia e dell'Europa, il futuro di quelle conquiste ottenute in decenni di integrazione comunitaria, a partire dal risultato più importante, che dobbiamo difendere e continuare a difendere ogni giorno con determinazione assoluta, in Europa e con l'Europa: la pace. Il Partito Democratico è al fianco suo e del Governo con convinzione. Buon lavoro, signor Presidente, buon lavoro a noi
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Grazie, Presidente. È nelle corde del cuore di una destra patriottica sulla politica estera scegliere sempre e comunque, a prescindere, l'interesse nazionale. Per questo tralasciamo ogni commento, Presidente, alle miserie domestiche che si stanno consumando nell'ex galassia pentastellata. Sarebbe una ghiotta occasione per ribadire che l'Italia non si governa con la cultura confusa dei “vaffa”, ma in Europa è tempo di storia, tragica, ma pur sempre storia. Non ci immiseriremo a commentare una cronaca domestica meschina, che rischia di pregiudicare l'immagine italiana nei consessi europei e, segnatamente, la sua e la nostra immagine nel consesso del 23 e 24 giugno. Presidente Draghi, il nostro contributo è certo, chiaro, inequivocabile e non tentennante: siamo con lei, rappresentante dell'Italia, quando ribadisce che la linea dell'Italia non cambia, che l'Italia mantiene la sua posizione al fianco dell'Ucraina nella cornice euro-atlantica, per riaffermare il valore non negoziabile dell'integrità e della sovranità nazionale. Questa posizione non muta perché i nostrani capponi manzoniani si beccano al suo cospetto .
Ci lasci, però, dire con orgoglio che è lei a essere con noi, quando richiama un concetto che non solo e non tanto è nella nostra risoluzione, la pace giusta, ma che è nel codice genetico immutabile di una destra che ha sempre detto che le paci giuste, quando si parla di Nazione, non possono essere paci che mortificano e soffocano le identità nazionali. Questo è nel nostro codice genetico, questo finalmente fiorisce anche sui banchi del Governo ! Ed è lei che è con noi, quando ricorda che la pace non può essere subita, perché c'è qualcosa che preesiste anche al diritto internazionale e che forse lo informa ed è il diritto naturale, intrinseco di ogni popolo, di ogni Nazione a essere libera e sovrana, a difendere i propri confini, a tutelare la propria integrità territoriale. Coerentemente vedevamo ciò, vedevamo soffocare le identità nazionali da parte del gigante russo già cinquant'anni fa e lo vediamo anche oggi, con buona pace - me lo lasci dire - degli isterici e divisivi interventi che provengono dalla parte del PD. Questa nostra adamantina e storica coerenza ci permette di non farci trascinare nella polemica dal PD e di guardare con olimpica e soverchia commiserazione in quest'Aula chi ha speso il tempo per basse polemiche sul collocamento in Europa di Fratelli d'Italia o di altri partiti. Glielo traduco diversamente, Presidente. Chi oggi come Lia Quartapelle approfitta del suo intervento per fare polemica, chiedendo dove stia Fratelli d'Italia a livello internazionale, perde un'ottima occasione per tacere , dimostra di non capire la grandezza del momento storico , ma soprattutto non comprende che la nostra risposta è semplice: dalla parte delle Nazioni libere e democratiche, nella cornice euro-atlantica, senza “se” e senza “ma”. Si chieda se la sua maggioranza è in quell'alveo o distilla una maleodorante cultura anti-Occidente, che si traduce anche in semi-crisi di Governo!
FEDERICO MOLLICONE(FDI). Stavate con l'Unione Sovietica!
PRESIDENTE. Deputato Mollicone, la richiamo all'ordine! Deputato Mollicone! Prego, collega Delmastro delle Vedove (.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Ora, però, al di là di chi è…
PRESIDENTE. Deputato Mollicone, è il secondo richiamo all'ordine, non faccia gesti!
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Presidente, mi consenta di continuare.
PRESIDENTE. Se lo consente il suo collega Mollicone. Prego, deputato Delmastro Delle Vedove.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Presidente, se sul collocamento internazionale non abbiamo dubbi e, se noi siamo con lei, molto spesso diremmo che lei è con noi, oggi ci faccia però una cortesia. Legga e faccia leggere con attenzione la nostra risoluzione e ci dia un parere nel merito, fuori dalle logiche di maggioranza e minoranza, come noi stiamo dimostrando di saper fare perché l'ora della storia così ci impone. Ci dica se voi state con l'Italia, ci dica cioè se vogliamo chiedere il 23 e il 24 giugno in Europa un apposito fondo alimentato con risorse europee e delle Nazioni alleate per compensare i danni economici subiti dai singoli Paesi. Ci dica se vogliamo pretendere e ottenere un tetto al prezzo del gas e una centrale unica di committenza, perché questa è l'Europa che vogliamo. Ci dica se vogliamo un piano straordinario per l'autosufficienza alimentare del continente europeo, perché l'Europa non è un gioco di specchi di Cancellerie di eunuchi inadeguate, se questo continente non raggiunge neanche l'autosufficienza alimentare! L'Italia non teme, l'Italia è saldamente nella cornice euro-atlantica, ma da protagonista anche quando chiede tutele per la propria economia reale. Così come non è negoziabile la difesa dell'Ucraina, per Fratelli d'Italia non è negoziabile la difesa e la tutela della nostra economia reale.
Non ci siano extraprofitti non solo da parte delle società private, ma non ci siano extraprofitti da parte di nessuna delle Nazioni della cornice euro-atlantica. Fermezza internazionale e solidarietà economica interna possono andare a braccetto, e questa è l'Europa che vogliamo. Non credo che sia più Europa, probabilmente è più Italia in Europa, ma quell'Europa che noi sogniamo è quella in cui c'è più Italia in Europa e non più Europa in Italia .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, Sinistra Italiana dal primo momento, in occasione della prima discussione di questo Parlamento sulla tragedia della guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina, ha votato contro l'invio delle armi. Lo ha fatto per molte ragioni, la più importante perché convinti che contribuire all' militare non fosse la strada più efficace per difendere le vittime di questa aggressione, che non abbiamo mai confuso nella lettura di questa tragedia.
Ebbene, di fronte a quell'argomento la risposta arrivata da molte parti, da coloro che scelsero invece di votare in modo diverso, la maggioranza netta di quest'Aula, fu la seguente: se noi non inviamo anche le armi, non ci sarà più neanche lo spazio di una trattativa. In poche ore Putin sarà a Kiev e la possibilità di una via diplomatica sarà cancellata.
Mi sono fatto molto spesso la domanda rispetto a quella obiezione, perché ho sempre preso in modo dannatamente serio la discussione su una tragedia come questa, e credo che non si possa fare diversamente. Faccio però oggi a lei, signor Presidente del Consiglio, a quest'Aula, una domanda: dopo quasi quattro mesi di guerra, di una guerra devastante, che ogni giorno alimenta la catena dei lutti, il numero dei profughi, il numero delle vittime, sempre più civili, sempre più incolpevoli, quella strada non mostra qualche limite? Quando sarà raggiunto il punto di equilibrio sul piano delle forze tale da consentire che dalle armi, come unica strada, si passi all'investimento deciso sulla diplomazia? Quando arriverà quel momento? Perché qualcosa, Presidente, noi dobbiamo anche dire. Ho appreso a un certo punto davvero con grande gioia la notizia che l'Italia aveva preparato un proprio piano di pace.
Mi spiace che non ci sia qui il Ministro degli Affari esteri, avrei voluto chiederlo anche a lui e lo faccio per suo tramite. Dove è finito quel piano di pace? Il Parlamento non ne ha mai discusso, non ne abbiamo mai saputo nulla. È il piano di pace del Governo? È il piano di pace della Farnesina? È scomparso dai radar, non ne ha parlato il dibattito pubblico. Eppure, la proposta di un piano di pace indica la capacità di determinare un elemento di iniziativa politico-diplomatica.
Presidente del Consiglio, lei ha spesso ripetuto una frase dentro l' delle parole, lo diceva il collega Fassina poco fa, dalla trattativa siamo passati alla vittoria, dalla vittoria siamo passati alla cacciata dell'ultimo soldato, è scomparsa la dimensione della trattativa.Lei ha detto più volte: l'unica pace la può definire l'Ucraina. Certo, lei ha ragione, non c'è dubbio, è perfino tautologico. Il punto però è questo: noi che abbiamo da dire su questo? Abbiamo la possibilità di giocare un ruolo attivo? Chiedo questo al Governo italiano, chiedo questo all'Europa, perché, se l'Europa oggi, dopo aver preso parte, fin troppo dal mio punto di vista, sul piano militare a questo conflitto, non è in grado di dire anche qualche parola in più sulla natura di un possibile accordo di pace, noi rischiamo di essere semplicemente spettatori di una tragedia che rischia di allungarsi e di costruire quotidianamente un peggioramento delle condizioni.
Secondo aspetto, in un minuto: le conseguenze economiche e sociali di questa guerra, anche laddove la guerra non si combatte per via militare, innanzitutto nel nostro Paese, sono ogni giorno più drammatiche. Il collega Fassina lo ha detto chiaramente: le scelte attuali, anche a livello europeo, vanno in una direzione sbagliata. Di fronte a tutte le armi in campo avremmo avuto bisogno di una sola arma, quel bazooka finanziario che ha inventato lei; e invece quella è l'unica arma che oggi tace, l'unica arma di cui avremmo bisogno. Come è possibile che la BCE oggi scelga quella strada?
E, sul piano nazionale, nella ricerca di un tetto al prezzo del gas a livello europeo, finché quella ricerca non arriva a buon fine, si costruisca un'iniziativa nazionale per limitare l'aumento dei costi, si mettano in campo politiche redistributive. Ieri abbiamo discusso della delega fiscale e in quella delega manca esattamente questo, il coraggio e la determinazione di mettere in campo politiche di redistribuzione della ricchezza in grado di aiutare i salari troppo bassi di questo Paese, le fasce più fragili della popolazione, lavoratori, lavoratrici, piccole imprese, che rischiano di essere spazzati via dall'onda di crisi. Su questo serve un cambio di passo, e allora questo chiediamo. Chiediamo che si sospenda l'invio delle armi, ma chiediamo soprattutto, con la nostra risoluzione, un deciso cambio di passo.
La pace, l'ho detto allora e lo dico oggi, è una fatica. Chiediamo la costruzione di un'iniziativa politica su questo, al netto delle dichiarazioni di intenti, che pure apprezzo. Lo dico con chiarezza, le apprezzo; ogni volta che lei dice pace e diplomazia lo apprezzo, considero le parole importanti, ma chiedo di più, un'iniziativa. Indicate una strada, smontate ogni argomento strumentale, innanzitutto dell'aggressore; indicate una strada possibile, che cosa pensiamo noi. Questo vorrei che questo Parlamento, e soprattutto questo Governo, in questo momento fosse in grado di dire al Paese e al teatro di crisi drammatico della guerra in Ucraina .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, noi qui, oggi, vogliamo esprimere ancora una volta tutta la solidarietà, la vicinanza dell'intera Lega al popolo ucraino, che vive sotto le bombe e combatte per la libertà; lo vogliamo fare con una chiarezza totale.
C'è stata un'invasione brutale di uno Stato sovrano, l'abbiamo condannata sin dall'inizio con tutte le nostre forze e continuiamo a sostenere il Governo con convinzione nella ricerca della pace. Una pace che deve passare, ovviamente, da una prima tregua per poi costruire qualcosa di duraturo, che possa nei decenni garantire la democrazia ucraina.
Però, vorrei usare questi minuti per riflettere su quella che è la missione che lei compirà nei prossimi giorni al Consiglio europeo.
Lì si parlerà di guerra, certamente, ma si parlerà anche di ideali, di sogni, di aspirazioni; si parlerà di quell'Europa che tutti insieme vogliamo costruire, quell'Europa che forse qualche errore nella costruzione dell'Unione lo ha compiuto, altrimenti oggi sarebbe ancora tra noi la Gran Bretagna.
Se noi, forse, ci fossimo ricordati di più del modello inglese, il modello che rispetta le diversità, le identità, ogni libertà, forse oggi il Regno Unito sarebbe ancora pienamente parte dell'Europa. Lo sarà per sempre perché è scritto nel suo DNA culturale e di europei fino al midollo. Quello è un tassello fondamentale dell'Occidente - Inghilterra, Europa, rapporti transatlantici - ma, per costruire la nuova Europa, noi abbiamo bisogno di tornare alle radici, di tornare alla base attraverso un processo che sia , dalla base, dai territori, dai sindaci, dalle regioni. Questo dobbiamo fare, perché altrimenti tradiremmo la storia dell'Europa stessa .
È questo l'impegno che le chiediamo come Lega, quello in cui crediamo profondamente noi che abbiamo creduto nel Patto fondativo di Pontida del 1167 di liberi cittadini, liberi comuni e nel Patto del Grütli, che è alla base, con i cantoni centrali, dell'odierna Confederazione elvetica, che fondarono; noi crediamo in queste esperienze di libertà e crediamo che il nuovo patto fondativo debba esserci alla base dell'Europa che verrà. Un'Europa dei popoli, un'Europa che nel territorio trovi la propria linfa vitale . È questo il dono che dobbiamo fare a quei popoli che entreranno in Europa, agli ucraini, alla Repubblica di Moldova, un domani alla Georgia. Sì allo di candidati a membri dell'Unione europea, ma che Unione Europea faremo loro trovare?
Noi dobbiamo combattere perché l'Europa sia sempre più simbolo di libertà, libertà di parola, libertà di pensiero, libertà di tutelare quelle diversità che l'hanno fatta grande . Saprà essere unita solo se saprà tutelare le diversità, le lingue, le tradizioni, le culture. Questa è l'Europa, non scordiamocelo mai. Con un tutto indistinto, burocratico e centralizzato cancelliamo in un colpo, in un trionfo di , la nostra identità di popoli d'Europa.
E allora su questo lavoriamo. L'unanimità, si dirà, l'unanimità nelle decisioni. La Lega ha espresso tanti dubbi.
Il dubbio più grande è che si possa insinuare, serpentiforme, la lusinga delle autocrazie, perché poi renderemmo palesi le nostre divisioni, aprendo varchi a chi ci vorrà divisi
Ancora, da qui, diciamo: “Finché l'Europa non sarà compiuta, nessuna nuova tassa” e “”: questo è il concetto alla base. Finché il Parlamento europeo non avrà pieni poteri di rappresentanza dei popoli, non potremo imporre nuove tasse. Questo è il nostro sogno, il nostro sogno d'Europa, il sogno che vogliamo condividere con i popoli che entreranno a farne parte, perché nella pace noi prosperiamo e nella pace noi potremo accogliere anche i popoli dei Balcani. Non scordiamoci, Presidente, dei Balcani! I Balcani aspettano da anni e non vogliono veder tradite le proprie ambizioni, le proprie aspirazioni di essere parte dell'Europa. Noi dobbiamo dimostrare loro che siamo pronti ad accoglierli, perché, altrimenti, davvero le autocrazie lì troveranno terreno fertile: La Cina, la Russia, ma anche un alleato problematico come la Turchia.
Allora, compattiamo l'Europa, dialoghiamo con la Gran Bretagna e riuniamo l'Occidente, un Occidente che può essere riunito, solo se torna ad essere consapevole di cosa sia: è la terra della libertà .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI(FDI). La ringrazio, signor Presidente. Colleghi deputati, signor Presidente del Consiglio, se l'Italia, l'Europa e l'Occidente non avessero soccorso l'Ucraina, oggi Kiev sarebbe annessa alla Russia: è un dato oggettivo. Se Putin avesse già il controllo dell'Ucraina, le operazioni speciali - come lui le definisce - si sarebbero spostate su altre Nazioni sovrane, che lui considera regioni del suo nuovo impero. Se la Russia concretizzasse le velleità imperialiste, l'Unione europea si impoverirebbe di democrazia, di libertà, ma anche di ricchezza. Se il ritorno ai confini dell'Unione Sovietica, o, peggio ancora, della Russia zarista, è l'obiettivo strategico - così come più volte è stato annunciato - della Russia di Putin, l'asse del mondo si sposterebbe a Oriente e, se questo dovesse accadere - abbiamo avvisaglie dall'India, dalla Cina e da alcune Nazioni africane -, tutto ciò che rappresentiamo sarà in pericolo.
Mi sento di dover dare una notizia ufficiale e cioè che l'Italia fa parte dell'Europa e che l'Italia e l'Europa sono in Occidente e, quindi, dopo aver invitato il Ministro degli Affari esteri, Di Maio, a prendere ripetizioni di geografia, forse molti altri esponenti di questo Parlamento, dovrebbero analogamente procedere nella medesima direzione. L'Italia è Occidente e, se l'asse del mondo si spostasse a Oriente, noi ne avremmo un danno oggettivo. Se tutti i popoli che hanno avuto a che fare con la Russia hanno aderito - o vogliono aderire - all'Unione Europea, piuttosto che alla NATO (noi conosciamo bene e meglio i nostri cugini francesi rispetto ai polacchi), c'è ragione di ritenere che avranno qualche motivo per immaginare di allontanarsi il più possibile da un popolo che conoscono meglio di noi e, forse, questo andrebbe raccontato a molti intellettuali analisti, o presunti tali, tra i quali il professor - barone universitario - Orsini, che forse potrebbe essere simpaticamente meglio ribattezzare “Ursini”, da Unione Sovietica. Ma la storia non si fa con i “se” e non si fa con i “ma”.
E allora parliamo di prosa, Presidente Draghi, e non di poesia. Siamo d'accordo sul tetto al prezzo del gas, ma abbiamo la sensazione che manchi una strategia complessiva. Noi siamo per l'autosufficienza, da non confondersi con l'autarchia. Essere per l'autosufficienza significa sospendere, per esempio - il suo Governo può farlo -, il PiTESAI, che ha firmato nel febbraio di quest'anno, e riprendere immediatamente, da domani mattina, le attività estrattive ed esplorative, perché - ce lo dice il MiSE, oltre che Assoimprese - abbiamo 300 miliardi di gas domestico disponibili, che, sommati alle altre fonti di energia e di gas di importazione, secondo gli accordi anche da voi stipulati, ci darebbero un'autonomia di oltre dieci anni, senza chiedere a Putin neanche la bomboletta per il gas da campeggio.
Siamo in regime di transizione ecologica: questo spazio temporale sarebbe sufficiente per arrivare alla produzione di energia da fonti rinnovabili in maniera significativa, se non addirittura ultimativa. Sul fotovoltaico, Presidente Draghi, noi l'abbiamo ascoltata anche nella precedente circostanza, prima del Consiglio europeo del 27 e 28 marzo, quando ci ha fatto scoprire che, per coltivare ogni fazzoletto di terra in Italia, dobbiamo chiedere una sorta di deroga a Bruxelles. Ebbene, “sì” al fotovoltaico, “no” al fotovoltaico su aree agricole, ma non perché siamo contrari al fotovoltaico , ma perché ci sono milioni di ettari a disposizione per poter utilizzare e montare i pannelli fotovoltaici. Basterebbe un accordo tra ENEL e Ferrovie dello Stato o ANAS, per realizzare pannelli fotovoltaici senza mettere a rischio una cosa che è più importante dell'emergenza energetica, che è l'emergenza alimentare ! Lei sa, Presidente del Consiglio, che ci sono tendenze secondo le quali nelle grandi città, sulle terrazze delle grandi città, si sta immaginando la coltivazione e l'autoproduzione di generi alimentari? Noi siamo - visione strategica - per il risparmio energetico, ma le sue politiche di risparmio energetico, così come quelle dell'Unione europea, sono praticamente inesistenti. Lo vogliamo porre questo problema al prossimo Consiglio europeo? Basterebbe mettere a sistema tutte le reti di distribuzione degli Stati nazionali per risparmiare con adeguate politiche di sostegno fino al 35 per cento di energia. Non si può fare, perché, altrimenti, c'è la possibilità di disturbare coloro i quali - i gestori multinazionali dell'energia - hanno già guadagnato extra profitti, a cui lei ha fatto riferimento nella sua relazione? E l'interesse nazionale, o gli interessi diffusi dei popoli contano meno dei profitti di queste realtà che, inopinatamente, abbiamo praticamente messo sul mercato, fino a farle conquistare da un azionariato straniero, avendo - come Stato italiano e come MEF - la minoranza delle quote? Delle centrali idroelettriche - e concludo -, Presidente del Consiglio, vogliamo parlarne? Si rende conto che dentro il “DDL Concorrenza”, riguardo al quale lei, improvvidamente, ha persino annunciato la posizione della fiducia, ci sono anche le nostre centrali idroelettriche? E si rende conto che siamo in regime di siccità? E si rende conto che la manutenzione e l'investimento sulla riconduzione forzata per riportare l'acqua alla quota originaria e farla riprecipitare e, con turbine più moderne, aumentare la produzione dal 17 al 34 per cento del fabbisogno energetico nazionale, può essere un altro punto di svolta? Parliamo di energia sovrana, ancorché rinnovabile, cioè pulita ! Ne vogliamo parlare di quanto si debba espungere la questione delle gare europee sulle nostre centrali idroelettriche dal “DDL Concorrenza”?
FABIO RAMPELLI(FDI). Concludo. Noi non siamo contro la concorrenza, non siamo contro il risparmio energetico, non siamo contro l'approvvigionamento di energia domestica; vorremmo però che ci fosse una strategia complessiva per consentirci, per esempio, di avere - è davvero l'ultima battuta che faccio, Presidente - una concorrenza che significa reciprocità.
PRESIDENTE. Deputato Rampelli deve concludere.
FABIO RAMPELLI(FDI). Sto finendo.
FABIO RAMPELLI(FDI). Sì, è la domanda finale che voglio fare, perché, siccome non ci sono molte occasioni per farla, voglio approfittare di questo intervento. Nel regime di concorrenza e nella reciprocità, posto che l'Italia mette a disposizione 8.000 chilometri lineari di coste, le centrali idroelettriche e le aree pubbliche per il commercio, che cosa mettono sul tavolo le altre Nazioni europee? Se non c'è reciprocità, c'è circonvenzione di incapace e noi vorremmo sinceramente evitarlo
PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Suriano ed altri n. 6-00222, Fratoianni n. 6-00223, Berti, De Luca, Marrocco, Pettarin, Fornaro, Giglio Vigna, Colaninno, Ermellino, Emanuela Rossini, Magi e Lupi n. 6-00224, Romaniello ed altri n. 6-00225, Corda ed altri n. 6-00226 e Lollobrigida ed altri n. 6-00227. I relativi testi sono in distribuzione .
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.
MARIO DRAGHI,. Grazie, Presidente, grazie alla Camera. In generale, più che rispondere ai singoli punti, vorrei fare alcune considerazioni su quello che mi pare sia il tema dominante dei vostri interventi, con qualche eccezione.
Quindi, prima di tutto, ringrazio la Camera dei deputati per il sostegno, primo, ad aiutare l'Ucraina a difendere la libertà e la democrazia; secondo, a continuare con le sanzioni contro il Paese invasore; terzo, a sostenere il potere d'acquisto degli italiani; quarto, a preparare con tutti gli altri la ricostruzione dell'Ucraina; quinto, a sostenerne lo stato di candidato nell'Unione europea; sesto, a ricercare una pace duratura che rispetti i diritti, la volontà e la libertà in Ucraina.
Onorevole Fratoianni, l'Italia e io personalmente cerchiamo questa pace, l'abbiamo cercata fin dall'inizio , ma per mettersi seduti e cominciare a delineare un piano di pace, bisogna che una parte che oggi sta continuando la guerra, cercando posizioni di vantaggio - e solo quando queste posizioni di vantaggio all'interno dell'Ucraina, occupando parte dell'Ucraina, saranno stabilizzate - per questa parte, solo allora, si potrà cominciare a parlare di pace. La posizione dell'altra parte, invece, è dire: “No, scusate, siete venuti a casa mia, prima di tutto ve ne dovete andare, poi parleremo di pace”. Sono due posizioni inconciliabili .
Non so dove ero arrivato, se al sesto o al settimo, comunque, l'altro punto è importante, veramente importante: cercare di far di tutto per evitare la tragedia della crisi alimentare nei Paesi più poveri del mondo.
In sostanza, vi ringrazio per il sostegno a continuare sulla strada disegnata dal DL 14 del 2022. Vi ringrazio, perché questo sostegno è stato unito, con qualche eccezione. Vorrei dedicare due parole alle eccezioni e vorrei anche ringraziare queste voci dissonanti, in particolare l'onorevole Fassina e l'onorevole Maniero, perché effettivamente ci aiutano, ci stimolano a riflettere su alcuni punti.
Le sanzioni: sono efficaci, non sono efficaci? Quando io dico che sono efficaci, ripeto quello che tutte le organizzazioni internazionali mi dicono; ho la sensazione, da tutti i dati, che siano molto efficaci e, anzi, che diventino ancora più efficaci quest'estate. Da tutti i segnali che si hanno da parte russa, questa è l'evidenza: una grande preoccupazione che sta crescendo.
Il secondo punto sollevato dall'onorevole Maniero riguarda i concimi. Ha ragione, ho sollevato questo punto tre mesi e mezzo fa con la Commissione europea e sto aspettando una risposta (.
MARIO DRAGHI,. Questo è il punto e lo solleverò ancora nel prossimo Consiglio europeo .
PRESIDENTE. Deputato Sensi, per favore, batta le mani, ma non sul banco.
MARIO DRAGHI,. A parte questi punti importanti di riflessione, c'è una fondamentale differenza tra due punti di vista: in base a uno, il mio sostanzialmente, l'Ucraina si deve difendere . Le sanzioni, l'invio di armi servono a questo. L'altro punto di vista è diverso: l'Ucraina non si deve difendere, non dobbiamo fare le sanzioni, non dobbiamo mandare le armi; la Russia è troppo forte, perché combatterla? Lasciamo che entri, lasciamo che l'Ucraina si sottometta; dopotutto, cosa vogliono questi ?
Il secondo punto riguarda quella che ho definito più volte una tragedia umanitaria derivante dalla carestia, dalla crisi alimentare che sta per abbattersi sui Paesi, su coloro che hanno meno di tutti al mondo, su coloro che sono i più poveri; ma naturalmente la colpa è delle sanzioni, la colpa è dell'Europa...No! La colpa è della Russia che ha dichiarato guerra all'Ucraina !
Detto questo, il sostegno, come dicevo, è stato molto unito e l'unità è essenziale in questi momenti. E' essenziale in questi momenti, perché le decisioni che bisogna prendere sono molto difficili, è essenziale perché queste decisioni riguardano la guerra, ma riguardano anche la nostra situazione economica e sociale interna; non sono situazioni facili, quindi, l'unità è fondamentale per questo.
Vorrei fare, come ieri, una considerazione di carattere personale. Alcune di queste decisioni, soprattutto quando vedono l'Italia coinvolta sia pure indirettamente in una situazione di guerra, sono decisioni importanti, complesse e profonde anche dal punto di vista personale, hanno dei risvolti morali molto profondi, molto complicati e, quindi, il vostro sostegno è fondamentale e vi ringrazio .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Vincenzo Amendola, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.
VINCENZO AMENDOLA,. Grazie, Presidente. Il parere è contrario sulle risoluzioni Suriano ed altri n. 6-00222 e Fratoianni n. 6-00223. Il parere è favorevole sulla risoluzione Berti, De Luca, Marrocco, Pettarin, Fornaro, Giglio Vigna, Colaninno, Ermellino, Emanuela Rossini, Magi e Lupi n. 6-00224. Il parere è contrario sulle risoluzioni Corda ed altri n. 6-00226 e Lollobrigida ed altri n. 6-00227.
PRESIDENTE. Il parere sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225?
VINCENZO AMENDOLA,. Il parere è contrario, Presidente.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare la deputata Yana Chiara Ehm. Ne ha facoltà.
YANA CHIARA EHM(MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Era il 18 marzo quando in quest'Aula veniva votato il decreto-legge Ucraina: soltanto 25 voti contrari all'invio di armi letali, solo poche voci per un immediato cessate il fuoco, per negoziati e per la pace come unico obiettivo possibile. In questi quattro mesi, in cui niente è stato fatto realmente per avviare un concreto processo di pace, la guerra è continuata con la sua furia devastante. È stato fatto veramente tutto per fermare questa tragedia? È stato detto tutto e il contrario di tutto, ma, nonostante gli screzi interni tra chi è più o meno atlantista o fintamente pacifista, ci si è praticamente appiattiti ai suoi Premier Draghi, che dichiara di sostenere l'Ucraina così come questo Parlamento le ha dato il mandato di fare, ovvero con le armi e senza più passare per il Parlamento.
La risoluzione presentata oggi da Manifesta è coerente con la nostra posizione sin dall'inizio di questo conflitto: stop all'invio di armamenti, cessate il fuoco immediato, negoziati diplomatici, garantire i diritti per chiunque scappi dalle guerre, che sia uomo o che sia donna, che sia in Ucraina, che sia in Afghanistan, che sia in Siria, che sia Kurdistan o altrove. A voi colleghi, invece, chiedo di fare una scelta di coraggio: gli italiani hanno parlato chiaro e il futuro del Paese non può dipendere da logiche e calcoli meramente personali, legati a giochi di potere e di candidature elettorali. È il momento di decidere, per il bene dell'Europa e per il bene del nostro Paese. Noi di Manifesta voteremo convintamente “sì” alla nostra risoluzione, perché, Presidente Draghi, veramente, se cerca la pace, non la si trova con l'invio di missili, di bombe, di obici, ma tramite scelte di pace, che seguono il nostro dettato costituzionale. Perché, Presidente, giusto per ricordarlo, ancora e ancora, a lei e a tutti i colleghi, l'Italia ripudia la guerra «Investiamo sulla pace, tagliamo i fondi alla guerra»
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gebhard. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, abbassate i cartelli! Gli assistenti possono intervenire, grazie. Colleghe, per favore abbassate i cartelli, vi richiamo all'ordine! Prego, deputata Gebhard.
RENATE GEBHARD(MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Di fronte alle diverse tragedie umane dovute alla guerra e in presenza delle crisi energetica e alimentare, le sfide che ci aspettano sono tante e condividiamo, signor Presidente del Consiglio, il valore che lei attribuisce all'unità del Paese e dell'Europa: occorre operare con voce unica e determinata. Abbiamo fiducia nella sua azione, perché sappiamo che ogni azione da lei intrapresa ha come primo obiettivo cercare la pace e rafforzare il dialogo e la diplomazia. Come lei ha costantemente ribadito, siamo anche consapevoli che non si deve cedere all'aggressione russa, perché la resa sarebbe una ragione di ulteriore conflitto e di crisi dell'Europa. L'attacco alla sovranità e integrità dell'Ucraina da parte della Russia si identifica, ormai, con l'attacco all'Europa: è un'aggressione all'idea di Europa solidale e liberale che la Russia non riconosce né tollera, ma che appartiene a tutti noi e che dovrebbe essere la ragione strategica dell'allargamento dell'Unione europea. Quando, diversamente, si adottano le tesi dell'aggressore, si cede a un assolutismo privo di principi e di legalità, si crea instabilità e non si rafforza, si disgrega e non si unisce, si nega anziché sostenere. Anche per queste ragioni, dobbiamo aiutare gli ucraini e dare il nostro contributo al riconoscimento all'Ucraina dello di Paese candidato all'adesione all'UE, che sarà, appunto, in discussione nel prossimo Consiglio europeo. Siamo convinti, come lei, signor Presidente del Consiglio: occorre coraggio ed occorre lavorare per il consenso di tutti i Paesi europei. Augurandole buon lavoro, dichiaro il nostro voto favorevole alla risoluzione di maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ermellino. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA ERMELLINO(MISTO-CD). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, colleghi, sia chiaro che la guerra non è mai un'opportunità, ma un dato è necessario che venga rilevato in questa sede, in un momento così poco qualificante per la nostra politica interna, presa com'è dalle rese dei conti -elezioni. L'attuale conflitto in Ucraina ha innescato in Italia e in Europa una nuova capacità di trasformare l'imprevisto e l'emergenza. L'Italia riscopre e valorizza il suo ruolo nell'Unione europea e nel Mediterraneo, dove, con i tempi e i modi giusti, promuove un bilateralismo intelligente, fatto di possibilità di crescite reciproche, senza però allontanarsi dal percorso tracciato in Europa e oltreoceano. E, mentre il Paese sta vivendo un rinnovato protagonismo in materia di politica estera, qui, in Parlamento, rinnoviamo la continuità di quel processo che ci vede parte di un confronto e di un dibattito prima delle decisioni. Non solo nel corso di questa legislatura, molti parlamentari, compresa me, che provengo dalla provincia di Taranto, hanno prioritarizzato nelle loro agende la diversificazione energetica, ossia la capacità di coniugare sviluppo e tutela del nostro futuro, un domani che in Europa deve poter contare anche sui Balcani, che ormai da troppo tempo aspettano di poter beneficiare e contribuire all'Unione. Su questa linea ho molto apprezzato l'idea della Comunità politica europea teorizzata dal Presidente Macron e rilanciata anche dal Presidente del Consiglio europeo. È un'occasione che andrà colta anche qui da noi e che, anzi, dovremmo cercare di allargare al di là dei confini europei, in un'ottica di politica di vicinato, proprio perché i temi che sono stati menzionati come fulcro d'interesse in questo nuovo progetto non riguardano solo l'Europa, ma, in prospettiva, tutti i Paesi che, con le loro politiche, influiscono sul continente sotto vari aspetti. Penso che il Forum potrebbe essere anche un'opportunità per alleggerire il peso della burocrazia europea, di cui spesso soffrono gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo. In conclusione, l'Italia potrebbe ampliare l'ambito di azione della Comunità politica europea come luogo adatto anche a rilanciare un dialogo condiviso e aperto con gli amici della sponda del Nordafrica. Annuncio, quindi, un convinto voto favorevole da parte della componente politica Centro Democratico alla risoluzione di maggioranza. Buon lavoro, Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. La posizione di Europa Verde è sempre stata netta, coerente e trasparente sin dall'inizio del conflitto: abbiamo condannato fermamente la Russia per il criminale attacco contro l'Ucraina; abbiamo sostenuto che la solidarietà al popolo ucraino non dovesse essere di facciata, ma concreta, con aiuti di natura economica, corridoi umanitari e accoglienza dei profughi; abbiamo ribadito l'esigenza di un ruolo da protagonista dell'Unione europea, anche in un processo di allargamento dell'Unione; abbiamo reclamato l'impiego dello strumento diplomatico come primo e unico strumento in grado di ridurre le conflittualità; abbiamo auspicato la costruzione immediata di un modello comune di difesa europeo; abbiamo invitato a imporre forti e coraggiose sanzioni di natura economica alla Russia; abbiamo votato convintamente contro l'aumento delle spese militari italiane; abbiamo sollecitato una specifica attenzione affinché le armi inviate in Ucraina non finissero nelle mani sbagliate di gruppi paramilitari o milizie irregolari; abbiamo chiesto di liberarci dalla dipendenza del gas russo, investendo nelle energie rinnovabili, a partire dallo sblocco delle relative autorizzazioni; abbiamo posto per primi il tema degli extraprofitti delle grandi compagnie energetiche, quando c'era qualcuno che lo riteneva un tabù; abbiamo proposto, con una nostra mozione approvata qui, in quest'Aula, il 27 aprile scorso, di dare sistematicità alle attività dei corpi civili di pace. Vede, Presidente Draghi, lei confonde l'unità con l'unanimità. Qui tutti vogliono il bene dell'Italia, dell'Europa e dell'Ucraina, ma anche le opposizioni hanno il loro ruolo e lei dovrebbe, quindi, ascoltare e ringraziare le voci contrarie su alcuni punti, perché qui sta il valore democratico. Noi voteremo, quindi, a favore della risoluzione che abbiamo presentato come Europa Verde e contro la risoluzione di maggioranza, perché non può nemmeno essere considerata un atto di indirizzo politico, tant'è vero che il tema invio armi non è trattato, se non con giri di parole fumose e interpretabili a piacimento. Si tratta, quindi, di una delega in bianco che il Governo utilizzerà a sua discrezione, mettendo ai margini il Parlamento nelle scelte più importanti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO(M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Il capogruppo Lupi ha chiaramente espresso stamattina le ragioni del voto favorevole di Noi con l'Italia alla conferma del mandato che questo Parlamento ha dato al Governo. Siamo consapevoli che si tratta di una scelta non facile, siamo di fronte all'assunzione di una forte responsabilità, di una situazione che, prima di quattro mesi fa, era assolutamente inimmaginabile. È evidente che il livello di preoccupazione del Paese è elevatissimo, così come in tutto il resto del mondo. Le notizie che ci vengono in queste ore dall' di Kaliningrad e dalla Lituania autorizzano, purtroppo, a pensare che ci possa essere un' della tensione e delle operazioni militari. Non possiamo che auspicare che, a fronte dell' degli scontri, ci sia una ancora più forte di tutti i canali diplomatici possibili. Lei, Presidente Draghi, è appena tornato da un viaggio che certamente ha lasciato una traccia forte nella sua esperienza personale e istituzionale. Non smetterò di sostenere la diplomazia - ci ha detto - e di cercare la pace a tutti i costi. Noi su questo non possiamo che essere d'accordo. Ribadiamolo e facciamo in modo di evitare che ci sia un'assuefazione. Siamo preoccupati di questo: il rischio di un'assuefazione verso un'ipotesi di una guerra senza fine. C'è il rischio della normalizzazione dello stato di fatto, che ci si abitui a pensare che questo sia un conflitto infinito. Non può essere. Dobbiamo ragionare in questa prospettiva e aggiungo un'ultima considerazione, già ripresa da alcuni parlamentari.
Sul fotovoltaico siamo d'accordo, ma non usiamo aree destinate all'agricoltura. L'agricoltura deve tornare ad essere centrale nell'agenda dei nostri Governi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI(MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole dei deputati di Azione alla risoluzione della maggioranza. Mi preme, però, precisare che il nostro voto favorevole va molto oltre i contenuti di quel documento: è un voto di limpido sostegno all'azione del suo Governo, è un voto che intende esprimere la nostra piena fiducia nel suo operato; fiducia nella tenacia e nella coerenza con cui lei sta affrontando una vicenda di dimensioni straordinarie, le cui ricadute interesseranno le nostre future generazioni.
Mi consenta, Presidente Draghi, di cogliere il paradosso della situazione determinata dalla contorsione di quei settori della maggioranza, i quali, a corto di argomenti, si ritrovano come il cane che si morde la coda. Nella risoluzione si chiede a lei e al Governo di dare tempestiva informazione al Parlamento in occasione dei internazionali di particolare importanza. Ma scusate, onorevoli colleghi, che cosa stanno facendo oggi il Governo e il Presidente Draghi? Non sono in Parlamento per ascoltare le forze politiche? E allora perché tante giornate di tensione, tante ore passate a discutere una richiesta che è già realizzata? È tutto scolpito nella risoluzione del 1° marzo.
Ci è parso, tutto questo, più rivolto ad una ricerca di visibilità ad uso elettorale, che ad un problema reale. Lei, Presidente Draghi, ha esercitato, con l'amabilità che tutti le riconoscono, una pazienza straordinaria nell'ascoltare richieste tanto evanescenti, quanto inutili. Le viene chiesto di implementare il tavolo della diplomazia, come se lei avesse opposto un rifiuto in questo senso. A lei, ai europei e alla NATO, viene chiesto di fare quello che Vladimir Putin si rifiuta di fare: aprire un tavolo negoziale e far cessare il tuono del cannone per cedere la parola alla politica.
Per fare la pace occorre l'incontro di almeno due volontà, per fare la guerra è sufficiente l'intenzione criminale di una sola volontà, e lei l'ha fatto presente. Questa guerra l'ha voluta la Russia. È in questo disallineamento che oggi prosperano nuove minacce. Senza la lotta del popolo ucraino, sostenuto dall'Occidente, nessuna pace è possibile. Senza la resistenza coraggiosa degli ucraini, l'esercito russo sarebbe già arrivato in Transnistria e in Moldavia.
Lei, Presidente Draghi, ha tracciato una rotta nel dramma che incombe sull'Europa, la difende e la articola con sagacia e lungimiranza, in ciò assecondato dai nostri principali . Il chiacchiericcio di questi giorni è destinato a evaporare con la stessa velocità con cui è nato. Vada avanti, Presidente, con le sue armi migliori, cioè con la determinazione e la coerenza, senza le quali la pace diventa un miraggio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO(M-MAIE-PSI-FE). Presidente, comunico che ho rinunciato all'intervento.
PRESIDENTE. Perfetto. Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti.
FRANCESCO FORCINITI(MISTO-A). Presidente Draghi, intanto io le manifesto la nostra sincera solidarietà perché oggi lei è costretto a passare con noi la mattinata in questo orribile postaccio chiamato Parlamento, che lei disprezza sistematicamente così tanto al punto da non voler mai venire qui. Non è venuto qui prima di andare da Biden a prendere la lista delle cose da fare. Non è venuto qui prima dell'ultimo Consiglio straordinario del 30 e del 31 maggio. L'ultima volta che è stato qui ci ha fatto una altezzosa informativa, nella quale ci ha detto le cose che intende fare senza nemmeno permetterci di dare un orientamento con un misero voto Scusi se vorremmo, ogni tanto, poter dire qualcosa.
Oggi le tocca, oggi le tocca, mi spiace, le sono solidale. Visto che non capita così spesso di avere la possibilità di parlare con lei o, comunque, almeno di farle arrivare la nostra voce, io ne approfitto per ricordarle che lei ha ricevuto a suo tempo un mandato politico, quando ha assunto la carica di Presidente del Consiglio, legato a un contesto totalmente differente da quello attuale, un contesto emergenziale che ora non vi è più e legato a specifiche questioni che lei aveva il mandato di gestire, quindi la gestione del COVID - e lo ha fatto attraverso ricatti, attraverso il massacro e la distruzione della piccola e media impresa, ma quella è un'altra storia - e poi la gestione di questi quattro spiccioli del PNRR.
Ma abbiamo capito fin da subito che a lei interessava, piuttosto, avere quelle riforme di contorno, che ci riportano alla stagione draghiana… montiana della macelleria sociale - scusi per il quindi il ritorno alla Fornero, le privatizzazioni e le svendite di Stato, a lei tanto care, con il DDL “Concorrenza”.
Lei non ha alcuna legittimazione politica per agire in maniera così altezzosa e snobbando sistematicamente l'orientamento del Parlamento, perché se noi diciamo di voler condurre una battaglia in difesa dei valori della democrazia e della libertà, come minimo dovremmo essere a casa nostra meno insofferenti e meno intolleranti rispetto alle basilari procedure democratiche , che in Italia soprattutto prevedono che sia il Parlamento a dare a lei le indicazioni e la guida su cosa fare; e non è che lei viene qui a dare ordini al Parlamento, perché altrimenti non ha senso sentirsi migliori di quegli oligarchi verso i quali si punta il dito. Questo dovrebbe essere chiaro.
E vengo al tema della guerra: se lei parlasse meno con Biden e più con i cittadini italiani, a caso, le basterebbe andare in un bar o per strada e si renderebbe conto che i cittadini italiani e l'opinione pubblica non vogliono le proprie mani sporche di sangue, non vogliono assumere una postura di Paese cobelligerante, ma vogliono piuttosto che l'Italia valorizzi ed esalti la sua vocazione diplomatica. Anche perché noi avremmo una “cosetta” che a lei non piace molto, chiamata Costituzione italiana, che in teoria ci vieterebbe di entrare come parte cobelligerante in un conflitto.
Allora, noi potremmo giocare un ruolo diverso in questa partita, lasciando fare la guerra a chi ce l'ha nella sua vocazione e nella sua storia, mentre noi, quando abbiamo fatto le guerre nella nostra storia, non è andata mai così tanto bene. Potremmo lasciare agli altri fare la guerra e cercare, noi, di ritagliarci un ruolo diverso, che esalti veramente la nostra vocazione e ci renda un minimo rilevanti, anziché essere insignificanti al soldo di interessi geopolitici altrui . Anche perché poi le conseguenze economiche di quello a cui stiamo andando incontro non riguardano solo i condizionatori, come lei scioccamente ha detto qualche settimana fa, perché qui si tratta veramente di mandare a gambe all'aria l'intero sistema produttivo di questo Paese.
PRESIDENTE. Deputato Forciniti, misuri le parole!
FRANCESCO FORCINITI(MISTO-A). Allora, le cose sono due: o lei è totalmente inconsapevole, se dice quelle cose sui condizionatori, riducendo tutto a questo, oppure è in malafede perché nasconde agli italiani il baratro verso il quale sta cacciando questo Paese.
Allora, io glielo dico: se veramente lei vuole fare qualcosa di filo-italiano per una volta nella sua storia, vada in Europa e vada a dire che l'Italia vuole rivendicare un ruolo diplomatico in questa faccenda, magari convocando una conferenza di pace, magari facendosi portatore di altre cose, ma non vuole le proprie mani sporche di sangue.
FRANCESCO FORCINITI(MISTO-A). Allora, se lei è capace, se è capace di fare questo, vada in Europa e lo faccia; altrimenti, se ne vada via dove vuole lei, alla NATO - al Quirinale non l'hanno voluta, e mi dispiace, me ne dolgo con lei - ma anche ai giardinetti…
FRANCESCO FORCINITI(MISTO-A). …ma lasci questo Paese libero di autodeterminarsi “Stop invio armi”, “No war”, “No alle armi”, “Assassini, “Criminali”.
PRESIDENTE. Colleghi, abbassate i cartelli. Prego gli assistenti parlamentari di intervenire. Vi richiamo all'ordine! Abbassate i cartelli
Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, colleghe e colleghi, mi si lasci solo una battuta iniziale: questo luogo, per chi crede nella democrazia, è un luogo sacro e sentire certe cose, devo dire, fa semplicemente male, male alla democrazia. Io credo che il dibattito, il confronto, la critica, il ruolo dell'opposizione siano sacri, ma certi limiti non dovrebbero essere oltrepassati.
Signor Presidente del Consiglio, io ho molto apprezzato le cose che ha detto in replica nell'ultima parte del suo intervento. Vorrei ripartire da lì, dalla difficoltà del momento, dalle scelte che sono state compiute e si compiono ogni giorno, dalla difficoltà nel compiere queste scelte, che interrogano, inevitabilmente, oltre alle questioni economiche, anche le questioni morali e valoriali. Ed è in questo quadro che noi inseriamo e abbiamo inserito la necessità di avere un confronto forte, ampio, leale, nel rispetto della Costituzione, tra il Parlamento nel suo complesso e il Governo.
Su questo, proprio perché questo è il luogo sacro della democrazia ed essendo stato protagonista degli incontri che hanno preparato questa risoluzione, in quest'Aula sento di dover non difendere, ma smentire, nella maniera più totale, le affermazioni che sono state attribuite al sottosegretario Amendola. Non sono mai state dette e il tema non è mai stato questo, esattamente come il tema di un maggior coinvolgimento del Parlamento, come può testimoniare il sottosegretario Amendola, è stato condiviso da tutti i gruppi parlamentari, ma nello spirito, signor Presidente del Consiglio, di rafforzare il ruolo del Governo, di rafforzare il ruolo dell'Italia per cercare di trovare una soluzione a questa crisi. Infatti, non possiamo nasconderci: quando noi votammo la prima risoluzione - lo ricordo a tutti -, si pensava che questa fosse una guerra destinata a durare qualche giorno (c'era addirittura chi preconizzava la chiusura al lunedì, quando noi discutevamo in settimana). Oggi, ci troviamo di fronte a più di cento giorni di guerra. Lei ha ricordato il numero dei morti e, ovviamente, al numero dei morti civili bisogna aggiungere anche quello dei militari di ambo le parti.
Quindi, io credo che la riflessione debba essere che cosa noi possiamo fare - e lo dice espressamente la risoluzione - per cercare di arrivare alla militare che realizzi un cambio di fase del conflitto. Questo è l'obiettivo a cui dobbiamo lavorare e su cui è giusto confrontarci nella complessità che vede - questo è vero, signor Presidente, e io condivido la sua affermazione - la Russia sostanzialmente continuare a non ascoltare qualsiasi richiamo nella ricerca della pace e continuare, quindi, la sua azione di aggressione e la sua strategia militare.
Questo è il senso - anche da questo punto di vista e, quindi, a nostro giudizio - dei sostegni economici e militari che devono necessariamente continuare - questo è del tutto evidente -, ma devono essere inquadrati proprio nell'obiettivo del cambio di fase del conflitto, per arrivare, nei tempi più rapidi possibili, al cessate il fuoco. Questa è la nostra posizione. È una posizione chiara ed è una posizione reale.
Ho condiviso anche, rispetto ad alcuni colleghi che mi hanno preceduto, quello che è un rischio reale, che corriamo tutti i giorni: il rischio dell'assuefazione alla guerra. In fondo, basta aprire i quotidiani e vedere come si sia passati dalle prime 10, 12 o 14 pagine dei quotidiani, tutte dedicate alla guerra, all'arretramento oggi quasi verso le pagine interne, mentre, ovviamente, il dramma della distruzione, il dramma dei profughi e il dramma dei morti è ancora fortemente presente e semmai l'avanzata nel Donbass ne sta provocando ancora di più.
Da questo punto di vista - e vado verso la conclusione -, è chiaro che occorre un ruolo dell'Europa, un ruolo più forte, con un'Europa che, da questo punto di vista, deve dare risposte nella direzione della pace, svolgendo un ruolo più forte e più coeso in questa direzione, ferme restando le alleanze internazionali evidentemente, ma, dall'altra, anche provare a dare risposte sulle conseguenze economiche su cui siamo, come lei, fortemente preoccupati. Il da mettere al prezzo del gas russo è un passaggio, ma le sottolineo anche la necessità - la valuti il Governo, signor Presidente - di arrivare a reintrodurre, magari per un tempo più ridotto, il prezzo amministrato dei carburanti in Italia. Dobbiamo dare segnali che devono essere percepiti immediatamente. Noi rischiamo un autunno pesantissimo in termini energetici e in termini evidentemente economici e l'Unione europea deve poter ritornare ad avere il volto che aveva dopo la pandemia con il , cioè il volto di un'Europa che guarda ai popoli e non soltanto ai Governi.
È vero il suo richiamo a un'Unione europea che difenda i valori fondamentali di democrazia e di libertà, ma sempre più c'è la necessità di un'Europa che ponga a suo fondamento la dignità del lavoro, il rispetto dei lavoratori; ad esempio, quella del sociale all'interno dell'Unione europea è una questione che non può essere messa in secondo piano.
In definitiva, quindi, un sostegno leale a questo Governo, ovviamente, per lavorare insieme all'obiettivo che credo sia condiviso da tutti e che non può non essere condiviso, cioè arrivare al più presto a una pace, a una pace giusta che ponga fine alla distruzione e ponga fine a una guerra inaccettabile di aggressione da parte della Federazione Russa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.
MICHAELA BIANCOFIORE(CI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la politica estera di uno Stato, è bene spiegarlo a chi evidentemente non lo sa - scandisco -, ovvero quell'attività volta a definire le priorità e gli interessi del proprio Paese nell'ambito delle relazioni internazionali, dovrebbe essere il punto più alto dell'unità di un Paese – aggiungo -, se un Paese è guidato, evidentemente, da una maggioranza di unità nazionale a maggior ragione. E, per paradosso, è l'opposizione di Fratelli d'Italia che sta dimostrando più responsabilità. Si chiama interesse nazionale e dovrebbe essere fatto proprio da tutte le forze politiche democratiche dell'arco parlamentare . Non è un caso che il Ministro degli Affari esteri sieda sempre accanto al Presidente del Consiglio, ma ciò perché la politica estera è la funzione più importante, dopo quella di direzione generale e di responsabilità del Governo in capo al Premier.
Lo spettacolo mai visto nella storia di queste ultime ore, di un Ministro degli Affari esteri che, alla vigilia di un fondamentale Consiglio europeo, si affranca dal suo partito per divergenze sostanziali sugli obiettivi strategici di politica estera, non solo offre un inquietante all'estero su chi intende scommettere sulle divisioni interne di un Paese nel Patto atlantico, ma soprattutto lascia basito il nostro popolo, che dalla politica si aspetta innanzitutto la garanzia di poter vivere nella pace e soluzioni a una crisi economica, sociale, sanitaria e di sicurezza che sembra non avere più fine - dalle tasse alle bollette, arrivando anche all'ultima uscita, cioè la tassa sul biliardino, che lascia strabiliati -, crisi che è aggravata dalle sanzioni. Non a caso, lei ha detto che più il gas aumenta, più la Russia guadagna, ma l'Europa è ancora incapace di prendere una decisione sul , anche sulle materie prime e petrolifere.
Lei, Presidente Draghi, ha detto, con preoccupazione, che questa guerra rischia di innestare una crisi umanitaria senza fine e, soprattutto, se la comunità internazionale, che sta dalla parte giusta della storia, non avrà un obiettivo unitario, come diceva Kissinger, chi controllerà le scorte alimentari controllerà la gente, chi controllerà l'energia può controllare interi continenti, chi controllerà il denaro può controllare il mondo e non è detto che quel controllore sia l'attuale invasore dell'Ucraina, ma chi ha più da guadagnare da questo riassetto geopolitico mondiale.
E attenzione, Presidente Draghi, all'effetto , che a me personalmente preoccupa molto. Attenzione al fatto che popoli affamati e stremati, a partire dal nostro, non finiscano per sviluppare, nella perfetta casistica della sindrome di Stoccolma, un sentimento positivo delle vittime nei confronti dell'aggressore, instaurando un legame di compiacimento e di sottomissione volontaria con il carnefice. In Italia, si è spesso tradotto paradossalmente con il detto “si stava meglio quando si stava peggio”.
Presidenti e colleghi, per l'Unione è arrivato il momento di puntare a un approccio geopolitico più radicale, che richiede una rottura concettuale. È necessario un cambiamento di ethos, ossia di mentalità e di visione del mondo. Per diventare un attore geopolitico considerato, l'Europa deve iniziare una vera metamorfosi, iniziando da uno sforzo di idee, da uno slancio emotivo. È mai possibile, mi chiedo, Presidente Draghi, che l'unica arma in mano ai Governi, che fino a ieri interloquivano ad ogni livello con l' russo, siano sanzioni che, talvolta, sono un anche per il popolo europeo? L'Iran è da anni, per esempio, sotto sanzioni, come sappiamo, e non mi sembra che siano tramontati i regimi.
È mai possibile che l'unico modo per ottenere la pace e garantire la sovranità ucraina sia l'invio di armi, quando gli uomini che dovrebbero usarle per difendere la propria patria sono sterminati? E qui mi sovviene una domanda fondamentale: finito l'esercito ucraino, chi scenderà sul campo per difendere il popolo ucraino? Sottolineo il popolo ucraino, che non ha voce, non ha ribalte, non ha , ma sta subendo dolore, morte, distruzione, fame, fosse comuni.
Ha fatto bene il collega Pettarin a dire, nell'intervento che mi ha preceduto, . Noi siamo tutti ucraini in questo momento: col cuore e con la commozione, la stessa che ha dimostrato poc'anzi lei, Presidente, che mi ha molto colpito, perché è vero che governare è l'arte più difficile al mondo e soprattutto nessuno di voi è un alieno e, quindi, si può sbagliare; soprattutto, è davvero difficile governare.
Può lei, Presidente Draghi, lei che rappresenta anche la riconosciuta creatività italiana, apportare un contributo di idee diverso e magari funzionante per riportare la pace in Europa, che io ritengo arrivi allo stretto di Bering. C'è un piano di pace italiano, che è stato pare rifiutato. Ne faccia un altro con l'aiuto del Parlamento, siamo qui a sua disposizione. L'Italia, la nostra Italia sia, come già le avevo chiesto, foriera del della pace. Un'immagine storica quella sua, del Presidente Macron e del Presidente Scholz a Kiev, ma vorrei vedere uno sforzo anche per una foto più che dell'Europa a Mosca per negoziare la pace, con ogni forza possibile e immaginabile, a brutto muso, con uno scontro, se necessario. In questi mesi così difficili l'Unione ha dato indubbiamente prova della sua indispensabilità, schierandosi al fianco dell'Ucraina e del suo popolo, in difesa di quei valori che, come cittadini europei, sentiamo fortemente dentro di noi e che rappresentano le fondamenta dell'Europa stessa: la democrazia, la sovranità del popolo, soprattutto la libertà. Valori imprescindibili, perché un popolo è libero solo se è sovrano ed è sovrano solo se è indipendente. Per tali ragioni, in questa fase, Presidente, credo che il ruolo dell'Italia, che è il Paese che si riconosce appieno nella NATO, debba essere determinante. L'Italia è un Paese fondatore, è la terza economia dell'Unione e, quindi, concorre a pieno diritto a determinare gli interessi e le azioni di Bruxelles, quelle positive e quelle negative. In questo momento così delicato, deve incoraggiare gli Stati membri ad addivenire a Stati Uniti ed Europa, a ridarsi una Costituzione, a riconoscersi nelle radici giudaico-cristiane, ad impegnarsi in modo responsabile e collaborativo in materia di sicurezza e ad una politica estera comune, sviluppando mezzi di difesa adeguati e garantendo al contempo il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, promuovendo la costruzione di una nuova architettura di pace nell'Europa e nel mondo. Fondamentale è, dunque, riconoscersi, senza “se” e senza “ma”, nell'Alleanza atlantica, un legame che si basa su una scelta reciproca e su una progettualità comune: la difesa della democrazia e della libertà minacciate dalle autocrazie. La libertà è il nostro faro, Presidente. È una relazione che potrà trarre maggior forza da una reale integrazione europea e dalla capacità dell'Unione di determinare insieme agli Stati Uniti le prospettive dell'Occidente. Ma l'Europa deve cambiare, se vuole essere protagonista e non essere all'interno di un tra potenze decisorie ed è questa l'occasione per rivedere trattati obsoleti e privi di Al tempo stesso non basta rimodulare le relazioni energetiche con Mosca, ma l'Europa deve bilanciare le aree di instabilità nel Mediterraneo allargato, non dimenticare le altre guerre nel mondo che non sono figlie di un dio minore - non ci sono morti di serie A e morti di serie B -, deve promuovere velocemente la transizione energetica attraverso le rinnovabili, che darebbero soluzioni a sufficienza in pochi anni. Durante la riunione del Consiglio europeo, alla quale lei si accinge a partecipare, Presidente, si discuterà anche dell'adesione all'Unione europea dei Paesi che hanno presentato la propria candidatura. Apprendere che altri Paesi vogliono unirsi al sogno europeo ci rende immediatamente e immensamente orgogliosi, ma dobbiamo ravvivare quel sogno innanzitutto fra noi. Bisogna essere consapevoli che il percorso per l'ingresso in Europa è lungo e pieno di ostacoli. La Presidente Ursula von der Leyen ha dichiarato che l'Ucraina ha dimostrato l'aspirazione e l'impegno e di essere all'altezza degli standard europei, ma ha anche detto che c'è ancora molto lavoro da fare sullo stato di diritto, la giustizia, la lotta alla corruzione e la rimozione del potere degli oligarchi sull'economia. La Commissione europea ha espresso parere favorevole per la Moldavia, mentre raccomanda al Consiglio europeo di concedere una prospettiva europea alla Georgia e di valutare se il Paese rispetta una serie di condizioni, prima di concedergli lo di candidato. Io credo, Presidente Draghi, che l'Unione europea dovrebbe accelerare subito l'entrata dei Paesi dei Balcani occidentali, con un occhio di attenzione in più per l'area della Bosnia-Erzegovina, che rischia di essere una nuova polveriera, quella, sì, in casa dell'Italia, e non dimentichiamo il problema islamista. Ma ricordiamo, in merito ai candidati, che devono rispettare e impegnarsi a rispettare sempre i valori di cui all'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea, in particolar modo la dignità umana, la libertà, la democrazia, l'uguaglianza, lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze, il rispetto di una società caratterizzata dal pluralismo e dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra uomini e donne, e a recepire e ad applicare l'comunitario in modo efficace attraverso adeguate strutture amministrative e giudiziarie. Dare seguito alle richieste dei Paesi che sono pronti a impegnarsi nel progetto comunitario risponde pienamente alla volontà originaria dell'Europa di espandersi ma, attenzione - tenevo a dirlo in conclusione, Presidente – che, se non saremo solidi nei nostri principi e nelle nostre radici, si rischia di importare tutti quei difetti e disvalori che combattiamo e di finirne soggiogati. Presidente, il gruppo di Coraggio Italia le dà il mandato per portare i nostri principi, i nostri valori, i valori della NATO al Consiglio europeo e l'appoggia pienamente, anche se talvolta è anche utile fare delle critiche
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(IV). Grazie Presidente. Italia Viva è con il Governo della Repubblica, sostiene gli sforzi dell'Italia e, quindi, caro Presidente Draghi, è convintamente dalla sua parte La guerra è terribile, la sfida impervia e, allora, dobbiamo dirci la verità senza reticenze: se non ci fosse stata, Presidente, la sua fermezza, insieme a quella degli altri europei, le sanzioni, le armi, la italiana ed europea, oggi Kiev sarebbe in mano ai russi, come Budapest nel 1956 e Praga nel 1968 con conseguenze inimmaginabili per l'Europa e per il resto del pianeta. Stare dalla parte di Kiev, stare dalla parte di chi cerca di difendere l'Ucraina, è stata la scelta giusta. Il vero pacifista oggi è chi aiuta l'Ucraina a difendersi, non chi pontifica nei televisivi. Il dibattito di oggi è stato preceduto da una tensione mediatica, da giorni di confronti tra le forze parlamentari sulla risoluzione, spesso dividendosi per ore su singoli termini della risoluzione. Verrebbe da dire con il poeta - tanto rumore per nulla - perché in questa risoluzione non c'è mai stato nulla di così insostenibile da giustificare una frattura nella maggioranza. Allora, cosa è successo? Il Governo è saldo, il Governo va avanti, ma c'è una novità politica. È sotto gli occhi di tutti e non possiamo far finta di non vederla: non esiste più il primo partito uscito dalle elezioni del 2018, che è stato fino a ieri primo gruppo parlamentare in questa legislatura. Il MoVimento 5 Stelle, per come lo abbiamo conosciuto, non c'è più. È nato anni fa nel giorno di San Francesco ed ha finito il proprio percorso politico oggi, primo giorno d'estate del 2022, un'estate che si annuncia calda, non solo da un punto di vista climatico. Il Ministro degli Affari esteri ha fatto un'inversione di rotta, si potrebbe dire un'inversione a U. Ieri abbiamo ascoltato le parole con cui ha giustificato la scelta di questa scissione e in alcuni passaggi ci ha fatto nascere un sorriso, però, perché il Ministro ha spiegato che uno non vale uno, dopo che per anni la propaganda vuota grillina ci ha spiegato il contrario; ha elogiato il Presidente Mattarella, dopo averne chiesto la messa in stato di accusa; ha abbracciato la scelta atlantista europeista, dopo aver promosso un referendum contro l'euro; ha chiesto una svolta sull'energia, dopo quello che ha detto e fatto su ENI, TAP e trivelle. Sembra addirittura aver abbandonato il giustizialismo e l'aggressione - vorrei dire familiare, per chi, come alcuni di noi, sono passati dalle barbarie del MoVimento 5 Stelle in questi anni per aprire a un timido garantismo. Bene, ce ne rallegriamo e sarà il tempo a dirci se questo pentimento tardivo è sincero e se il ravvedimento è operoso. Di fronte a questa novità politica, alla fine del MoVimento 5 Stelle, siamo di fronte a un bivio. Possiamo scegliere una strada che è molto umana, ma probabilmente sterile, che è quella di dire: “Ve l'avevamo detto. Siamo stati attaccati e massacrati per anni e alla fine avevamo ragione”. Non c'è neanche bisogno di sottolinearlo, perché è evidente. Oppure possiamo provare una strada più difficile, che è quella di alzare il livello del confronto politico, per affrontare le sfide complesse che abbiamo davanti a noi e che richiedono qualità, competenza e non soluzioni iper semplificate. Purtroppo, nei prossimi mesi dovremo affrontare il problema del cibo, della siccità e dell'energia. Abbiamo una crisi demografica che morde in Europa, abbiamo dei flussi migratori probabilmente inediti, un quadro geopolitico inedito. Dovremo affrontare queste sfide con la loro complessità, senza ricorrere alla banalità che a volte abbiamo letto in queste ore.
La guerra in Ucraina ha cambiato tutto, probabilmente anche lo scenario politico italiano e, forse, nel 2023 ci saranno accordi, coalizioni per le elezioni che fino a poco tempo fa immaginavamo non possibili. Di sicuro la guerra in Ucraina ha cambiato tutto il mondo che ci circonda. Vedremo cosa accadrà in Cina dopo il congresso previsto per il 27 ottobre e chi guiderà la NATO dopo Stoltenberg, abbiamo visto gli esiti inaspettati delle elezioni legislative in Francia e c'è attesa per quello che avverrà nelle elezioni di negli Stati Uniti. Di sicuro, questa crisi purtroppo ha cambiato la quotidianità di ciascuno di noi. L'aumento del costo della vita, l'inflazione, il costo di un pieno al distributore di benzina o della bolletta dell'elettricità hanno fatto sprofondare la classe media del nostro Paese in uno stato di preoccupazione, di paura, di sfiducia. Noi non possiamo sottovalutare questa sofferenza, perché sarebbe miope da un punto di vista politico e perché sappiamo che forse nei prossimi mesi non andrà meglio. Rischiamo, per la prima volta dal 2013, che questo disagio sociale si riversi nelle periferie, nelle piazze. Allora, caro Presidente, noi dobbiamo dare delle risposte ai nostri concittadini che non indichino soltanto una visione per il futuro ma accendano una speranza oggi. C'è una frustrazione pericolosa che serpeggia in molte parti della nostra popolazione. Allora, Presidente, le chiediamo di portare domani al Consiglio europeo anche questa preoccupazione, anche questo rischio. Lei lo può fare con un mandato pieno, perché riceverà da quest'Aula un mandato ancora più ampio di quello che si immaginava alla vigilia.
Nel suo intervento, oggi, giustamente ha ribadito la gravità della situazione e anche la correttezza delle scelte fatte dal suo Governo, dal nostro Governo, e noi continueremo ad essere al suo fianco. Abbiamo visto con orgoglio le immagini del suo viaggio a Kiev nei giorni scorsi, insieme al Presidente Macron e al Presidente Scholz. Un viaggio verso Kiev, una capitale con molta storia alle sue spalle e, noi ci auguriamo, con tanto futuro davanti, ma un viaggio anche nel cuore dell'Europa, perché purtroppo in Ucraina rischiano di morire non soltanto, atrocemente, i soldati, ma anche i valori, gli ideali europei. Quell'immagine iconica del treno ci ha fatto sentire orgogliosi che a rappresentarci ci fosse lei e non altri ma ha acceso anche una speranza per una nuova strada diplomatica in Europa, perché accanto alle sanzioni e alle armi giuste - noi abbiamo sempre appoggiato queste scelte e continueremo ad appoggiarle - c'è bisogno della strada diplomatica.
Il nostro gruppo, Italia Viva, dal 24 febbraio propone un inviato speciale per l'Europa e per la NATO perché accanto alle armi e alle sanzioni serve la diplomazia, serve la politica . Per cui, noi diciamo “sì” all'Europa e “no” ai sovranismi, diciamo “sì” all'atlantismo e “no” all'ipocrisia dell'equidistanza, “sì” alla visione politica e “no” alla delega ai sondaggi. Il tempo è galantuomo, Presidente; uno statista diceva che il tempo, galantuomo, cammina piano ma, prima o poi, arriva. Anche quello che è successo in questi giorni in quest'Aula ce lo dimostra. Oggi per centinaia di migliaia di studenti e studentesse italiani è il primo giorno della prova dell'esame di maturità e noi cerchiamo di comprendere le loro paure, le loro emozioni, ci sentiamo vicini ai loro sogni. Venendo qui questa mattina un po' mi è venuto da pensare che anche per noi questo sia un gigantesco esame di maturità. Dobbiamo affrontare la complessità enorme dei nuovi flussi migratori, delle sfide della ricerca scientifica, della nuova geopolitica del cibo, un conflitto nel nostro continente nel XXI secolo che pensavamo inimmaginabile. Di fronte a queste sfide complesse serve conoscere, serve lo studio, serve l'approfondimento, non possono bastare slogan, non possono bastare risposte semplicistiche , servono risposte concrete e credibili, serve la politica, non basta il populismo. Per questo noi ci sentiamo rappresentati da lei, Presidente, che oggi avrà un mandato pieno da quest'Aula, e confidiamo nel suo lavoro perché sappiamo che il suo buon lavoro servirà a tutto il Paese, a tutti noi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI(FDI). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, mi permetta con franchezza di dirle che pensavamo di avere già visto tutto in questi giorni, con lo spettacolo, francamente desolante, andato in scena durante la stesura della risoluzione di maggioranza in tema di invasione russa dell'Ucraina. Però, purtroppo, da ieri noi siamo andati oltre la desolazione, con il principale gruppo politico che sostiene la sua maggioranza che, di fatto, consuma il suo e il Ministro degli Affari esteri che denuncia di essere stato messo in discussione proprio sul posizionamento internazionale dell'Italia.
Certo, questo dimostra quanto Fratelli d'Italia avesse ragione quando tentava di spiegare che un Governo che ha la pretesa di mettere insieme tutto e il contrario di tutto non può produrre nulla di buono e, certo, siamo oggi più fieri di ieri di trovarci all'opposizione di un Governo privo di visione e privo d' identità anche di fronte alle grandi sfide della storia.
Però non ci rallegra, Presidente Draghi, perché lo spettacolo, francamente terribile, al quale il mondo assiste non coinvolge solamente voi, coinvolge l'Italia, la sua credibilità e il suo e lo fa proprio nel momento in cui, con Macron Presidente di minoranza e Scholz sempre più titubante, l'Italia avrebbe l'occasione storica di giocare un ruolo da protagonista sullo scacchiere internazionale. Invece, lei si presenterà al Consiglio europeo - mi dispiace - con una risoluzione che è, di fatto, il manuale Cencelli applicato alla geopolitica. C'è qualcosa per tutti, qualcosa per i finti pacifisti, qualcosa per i nostalgici dell'Unione Sovietica, qualcosa per i filoamericani, qualcosa per gli addetti di Bruxelles, tutto rigorosamente scritto in maniera tale che ciascuno possa rivendicare di averla spuntata. Quindi, inevitabilmente, una risoluzione che, mi dispiace, non chiarisce bene la posizione dell'Italia.
Penso che questa sia anche la ragione per la quale voi date parere contrario alla risoluzione proposta da Fratelli d'Italia, che invece contiene una posizione chiara e inequivocabile , perché volete rimanere ambigui. Penso che questo non sia il tempo dell'ambiguità, penso che questo sia il tempo in cui una Nazione come la nostra deve fare le scelte necessarie a difendere i suoi interessi nazionali e quelle scelte partono dal tema della serietà. Questo è il momento in cui si distinguono, Presidente Draghi, i dai , cioè quelli che hanno il coraggio di indicare una rotta alla Nazione da quelli, invece, che pensano che si possa fare facile cassa elettorale sulla pelle della Nazione .
Chiunque abbia banali cenni di geopolitica non ha alcuna difficoltà a capire quale debba essere il posizionamento italiano, chiaro: a sostegno della causa ucraina, con i propri storici alleati, senza tentennamenti, per poter anche con maggiore forza rivendicare quello che all'Italia è necessario per affrontare la tempesta. L'Italia semplicemente non può permettersi di essere l'anello debole dell'Occidente , cioè del sistema di alleanze commerciali, di difesa, economiche del quale fa parte da sempre. Questa è storicamente la posizione di Fratelli d'Italia, con buona pace degli osservatori spesso un po' distratti, e cioè un'Italia che stia a pieno titolo nell'Occidente, che vuol dire starci con lealtà per starci a testa alta, per starci da protagonisti e non da servi.
È questa, per esempio, la ragione per la quale noi sosteniamo da vario tempo la necessità che la NATO si doti di una colonna europea capace di parlare da pari grado con la colonna americana, il che però significa anche investire di più sulla difesa . Signori, scusate, noi non possiamo continuare a piagnucolare sull'ingerenza americana nella NATO quando non vogliamo assumerci il peso della nostra indipendenza. La libertà ha un costo, se non sei disposto a pagare quel prezzo, non sarai mai completamente libero .
Sono tesi che sosteniamo da sempre. Però il punto che io vorrei focalizzare in questo intervento, Presidente Fico, è un altro: se anche noi fossimo così cinici - lo dico a beneficio di chi, tra le righe, dice anche questo - da riuscire a girarci dall'altra parte rispetto alle immagini atroci che ci arrivano dall'Ucraina, temo che dovremmo comunque fare i conti con alcune questioni non eludibili, che ci coinvolgono direttamente. Dove sta il nostro interesse in questa vicenda? Io penso che alcune cose si possano dire. Punto primo: con l'invasione ucraina, la Russia rivendica un mondo nel quale lo Stato militarmente più forte assoggetta altri Stati anche per assumerne chiaramente il controllo delle ricchezze e delle materie prime. È il mondo che vogliamo? Dico di più: ce lo possiamo permettere ? Noi ci possiamo permettere che non sia più il diritto internazionale a vincere, ma la legge del più forte e di chi ha più carri armati? Signori, pallottoliere alla mano, temo che non ce lo possiamo permettere. Punto secondo: i carri armati russi entrano in Ucraina con la bandiera rossa con la falce e il martello, rivendicando i confini dell'ex Unione Sovietica. Lo stesso Putin parla di confini storici della Russia: questo significa non solo Ucraina, ma significa Moldavia, Georgia, Paesi baltici, porzioni di Polonia, porzioni di Finlandia. Il che significa che quelli che sostengono che, se gli ucraini si arrendono, noi abbiamo risolto il problema, sono degli ingenui, a confronto dei quali Alice nel Paese delle Meraviglie è Ottone di Bismarck . È vero esattamente il contrario: se l'Ucraina capitolasse - e facilmente - la guerra probabilmente dilagherebbe in mezza Europa - e non solo - e forse anche fuori dai confini europei. Forse altri raccoglierebbero la debolezza occidentale, come cominciamo a vedere, per esempio, con una Cina che si fa sempre più minacciosa verso Taiwan. Per cui - ci piaccia, o no, signori - le cose vanno dette come stanno: noi siamo all'interno di un conflitto che è molto più ampio della vicenda ucraina e che ha come obiettivo la revisione degli assetti mondiali. Questo è il tema del quale bisogna parlare con chiarezza, anche per spiegare agli italiani che cosa stiamo facendo. Se la Russia vincesse, il vero vincitore non sarebbe tanto la Russia, quanto la Cina di Xi Jinping. Se l'Occidente capitola, a pagarne il prezzo più alto, sarà chi è più debole, più esposto in Occidente, cioè noi europei, che probabilmente finiremmo sotto la sfera di influenza cinese. Credo che siano materie che vanno argomentate, quindi - piaccia o no - la guerra che stanno combattendo gli ucraini riguarda direttamente anche noi e quindi la realtà è difficile da accettare, ma non si può eludere. Questa è la ragione per la quale l'Italia deve difendere l'Ucraina ed è la ragione per la quale deve difendere l'Ucraina chi vuole la pace, perché, signori, da che mondo è mondo, la base della diplomazia, cioè della disponibilità al dialogo, è che ci sia sostanzialmente un equilibrio tra le parti in campo. Altrimenti a che cosa serve la diplomazia se c'è uno che può vincere e l'altro che ha già perso? Quindi, comunico ufficialmente che chi vuole la pace dovrebbe aiutare il popolo ucraino, nella speranza che si arrivi a uno stallo, che consenta di aprire le trattative. La seconda cosa che voglio dire, Presidente, è questa: se anche l'Italia non fosse direttamente coinvolta - come io ho tentato in questi pochi minuti di spiegare - questa discussione avrebbe comunque un senso? Parliamoci chiaro: voi pensate che noi, come Italia, decidiamo il destino della guerra in Ucraina? Temo di no, cioè se domani l'Italia decidesse vergognosamente di sfilarsi dal fronte occidentale, non cambierebbe molto: il resto dell'Occidente continuerebbe a sostenere gli ucraini, solo che noi avremmo totalmente compromesso qualsiasi credibilità e ci ritroveremmo ad aver confermato l'eterno stereotipo dell'Italia spaghetti e mandolino e lo pagheremmo signori Lo pagheremmo in termini di rapporti con gli alleati, lo pagheremmo in termini di sicurezza…
PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione!
GIORGIA MELONI….perché - vado verso la conclusione, Presidente, mi dia un minuto - un domani, se avessimo bisogno, nessuno si sentirebbe più nella necessità di doverci difendere, per esempio sul fronte del Mediterraneo, e lo pagheremmo in termini economici e commerciali, perché la quantità delle nostre esportazioni con la Russia viaggia intorno all'1,5 per cento, mentre l'Occidente cuba l'80 per cento. E allora non è il tempo di stare lì a fare cassa o a fare titubanza: è il tempo di dire da che parte sta l'Italia e di chiedere in cambio quello che all'Italia serve, perché - questo sì - solidarietà diamo e solidarietà pretendiamo. In questa guerra, non ci può essere chi paga e chi ci guadagna, per questo, per primi, abbiamo chiesto un Fondo di compensazione per le Nazioni più colpite dalle sanzioni ; per questo, mi aspetto che il Presidente Draghi, con ancora maggiore forza, ponga alcune questioni al Consiglio europeo, che sono il tema del tetto al prezzo del gas, il tema alimentare, ma anche il tema - Presidente Draghi, lei questo lo capisce bene - che noi non possiamo permetterci dichiarazioni come quelle che ha fatto la Presidente della Banca centrale, Christine Lagarde, in giorni come questi . Ce lo possiamo permettere?
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIORGIA MELONI(FDI). Allora, concludo Presidente, dicendo che noi non siamo nella condizione di votare la risoluzione della maggioranza e chiaramente non ci illudiamo che la maggioranza voti la nostra, però sarà molto più difficile ottenere le cose che ci servono se si va con una posizione debole, sarà ancora molto più difficile. Per cui noi abbiamo depositato una risoluzione che offre una posizione chiara per rafforzare l'Italia nel contesto internazionale. Non la voterete - per carità -, però almeno gli italiani sapranno, ancora una volta, cosa avrebbe fatto un Governo forte, libero e senza condizionamenti al ribasso, come quelli devastanti di questa maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Valentini. Ne ha facoltà.
VALENTINO VALENTINI(FI). Signor Presidente Draghi, una premessa: lei non ha una maggioranza debole, lei non ha un sostegno debole, questa Assemblea e tutta quest'Aula ha dimostrato di essere dietro di lei politicamente e personalmente e chiudo . Ancora una volta, la scellerata aggressione dell'Ucraina ha portato alla chiusura di un cerchio storico che si era aperto otto anni fa, nel novembre del 2014, quando il Governo del Presidente Yanukovich, nottetempo, decise di disattendere gli accordi di adesione con l'Europa per riportare l'Ucraina dentro la sfera di influenza della Russia, rinnegando le promesse di un futuro rivolto verso Occidente. Scoppiò allora la rivolta spontanea dell'Euromaidan. La Russia rispose con l'annessione della Crimea, scatenando il conflitto separatista delle Repubbliche del Donbass, fino ad arrivare a tutto ciò che è accaduto ora. Tutto questo per evitare quello che sta per accadere, che, ottenendo lo di Paese candidato, l'Ucraina veda consacrati la sua vocazione e il suo diritto a far parte della famiglia europea come Paese sovrano e non - come è stata definita - un errore della storia commesso da Lenin. Ancora una volta, la volontà di potenza imperiale post-sovietica ha realizzato quanto voleva impedire: voleva arrestare l'allargamento della NATO alle sue porte ed è riuscita a far sì che due dei vicini più importanti abbiano chiesto di aderirvi; voleva finlandizzare l'Ucraina e invece ha ucrainizzato Finlandia e Svezia, che non si fidano più del vicino e che si rendono conto che, una volta chiuso lo sbocco marittimo a sud, nel Mar Nero, lo scontro si sposterà nel già trafficato bacino del Baltico, che diventerà lo sbocco logistico obbligato al nord del Centro-Europa e, al tempo stesso, la via di accesso maestra alle risorse dell'Artico, sempre più allettanti e per questo sempre più contese. Paesi che hanno capito che, senza l'ombrello nucleare degli Stati Uniti, offerto dalla NATO, siamo tutti potenziali ostaggi delle minacce di un attacco nucleare o di qualche nuovo missile ipersonico. Noi apriamo all'Ucraina e - come tutta risposta - la portavoce Zakharova dice che i confini dell'Ucraina non esistono e non esisteranno neppure in futuro, ovvero proclama la dell'Ucraina, già in atto nei territori conquistati, confermando la volontà della Russia di procedere ad una rapida annessione, come risposta all'entrata dell'Ucraina in Europa, come arrocco per ostacolare l'eventualità di doverli cedere di nuovo. Soprattutto, vuole rimuovere per sempre l'ossessione che perseguita Mosca dal 2004, quella di un'Ucraina prospera e democratica alle porte della Federazione, che possa diventare l'epicentro di un sistema politico, di un sisma, di una nuova rivoluzione colorata, che andrebbe a scardinare gli attuali assetti della Federazione, la vera ragione di fondo che ha portato a questo conflitto. L'annessione dei territori quindi rappresenta l'unico successo concreto che la Russia può invocare, per cui gli appelli, sempre più frequenti, di una cessione di territorio per ottenere un “cessate il fuoco”, in questo momento, suonano come le sirene di un falso pacifismo, perché qui la formula non funziona; qui l'alternativa è l'annientamento.
Ecco perché lo di candidato dell'Ucraina è la migliore risposta all'aggressione russa, è il migliore incoraggiamento ad un popolo che combatte e muore, oltre che per la propria esistenza, anche per la nostra libertà. La posta in gioco riguarda tutti, tutti difendiamo il principio, invalso dalla fine della Seconda guerra mondiale, che i confini nazionali non possono essere cambiati con la forza delle armi.Però, senza il coinvolgimento diretto della NATO, che è stato escluso per evitare un conflitto con una potenza nucleare, noi stiamo chiedendo agli ucraini di continuare a combattere questa battaglia da soli, una battaglia che è anche la nostra, coscienti che, nonostante l'aiuto dell'Occidente, le perdite umane e materiali, che saranno gravissime, riconquistare i territori perduti sarà molto difficile, per non parlare di ricostruirli.
Pretendere, allora, di mettere in dubbio a ogni piè sospinto la decisione di sostegno del Parlamento non è solo ipocrita ma è pericoloso perché dinanzi ai destini del Paese si mettono avanti giochi di potere domestici di una forza politica in esaurimento, perché all'esterno si fa intravedere una sorta di cedimento dinanzi alle conseguenze dell'aumento generalizzato dei prezzi delle derrate alimentari e dell'energia, che Putin dice essere colpa nostra, e perché dimostra che, in definitiva, l'Occidente è quel corpo mollaccione, corrotto e, diciamolo, un po' pervertito che la propaganda russa dipinge e che, quindi, presto molleremo sulle sanzioni, abbandonando l'unico strumento che può realmente avere effetto a medio termine, per dimostrare che l'Occidente - sì, è vero - si è ristretto ma è più compatto e determinato che mai.
La porta è aperta, il cammino potrà essere lungo e difficile ma noi come Europa vi staremo al fianco e vi aiuteremo a portarlo a termine: questo è il messaggio storico che i tre europei, con il nostro Presidente Mario Draghi, hanno portato a Kiev di persona. È il momento della chiarezza e proporre un'altra struttura intermedia, come avrebbe voluto Macron, sarebbe stato un tragico errore, perché avrebbe rappresentato ancora un'ambiguità, un'altra sala d'attesa come l'anticamera della NATO, dove li abbiamo lasciati nel 2008, che è servita solo a dare il pretesto alla Russia per invaderli, senza la protezione collettiva sancita dal Trattato Atlantico.
È il momento del coraggio. I gasdotti e gli oleodotti che ci legano alla Russia, più che un cordone ombelicale, ormai, sembrano un cappio al collo che viene stretto progressivamente. Dobbiamo avere il coraggio di reciderlo noi per primi, predisponendo un piano di emergenza che va spiegato all'opinione pubblica col coraggio della necessità; dobbiamo proporre con forza un a livello europeo perché è un mercato del compratore e dobbiamo avere il coraggio politico ed economico di dimostrarlo e lo possiamo fare solo se l'Europa ritrova la forza e la solidarietà per gli inevitabili contraccolpi a breve termine e gestisce unita gli acquisti e gli stoccaggi collettivi; COVID .
Come dicevo, è una guerra ibrida che si estende anche alle derrate alimentari. Negli anni Trenta, Stalin, per piegare i braccianti ucraini, sottrasse loro sementi e mezzi di produzione, provocando una carestia e la morte di più di 4 milioni di persone. Le vittime stesse vennero punite come responsabili di una tragedia che passò alla storia come , morte per fame. Ora, la Russia, bloccando i porti di uscita dei cereali ucraini, sta per provocare un planetario e, come allora, cerca di gettare le responsabilità sugli ucraini e sull'Occidente .
Ecco perché il voto unanime e convinto del Consiglio europeo allo di candidato dell'Ucraina non va trattato né con atteggiamento burocratico, da notai, né con la miopia dei bottegai, perché la barca non affonda se facciamo entrare un passeggero che non ha tutte le carte in regole, la barca affonda se non lo facciamo entrare, l'Europa affonda se abdica al proprio ruolo storico, di una storia che si fa sempre più difficile e, per questo, non ammette mezze misure. La crisi in Ucraina ci dimostra quanto necessario sia stato l'allargamento a Est, anche se la modernizzazione per imitazione e l'integrazione per assimilazione si sono rivelate un modello incompleto e fonte di risentimento, se non di pulsioni antiliberali. Ma l'Europa ha una sua dinamica espansiva, ciò che gli americani definirebbero un destino manifesto al quale non possiamo sottrarci, ma per compierlo dobbiamo darci da fare nel cantiere delle riforme istituzionali europee, fare i compiti a casa per evitare che la forza di attrazione dell'Europa non diventi la sua forza di disgregazione.
Voglio concludere questo breve intervento, riprendendo le parole del Ministro degli Esteri ucraino Kuleba che, in fondo, sintetizzano il senso di quanto ho detto e di quanto molti di noi hanno detto fino adesso. Kuleba ha detto: se noi perdiamo, non solo non ci sarà più Ucraina ma non ci sarà più né prosperità né sicurezza in Europa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Letta. Ne ha facoltà.
ENRICO LETTA(PD). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, lei domani a nome dell'Italia avrà il grande onere, il grande onore e la grande responsabilità di rappresentare il nostro Paese dentro il consesso di un Consiglio europeo che mai, probabilmente, come domani sarà un momento storico nella vita dell'Unione. Mi faccia dire che sarà un momento storico innanzitutto per un motivo che ho visto e che abbiamo visto tutti nella grande manifestazione di piazza di Tbilisi di qualche giorno fa e nella grande manifestazione di piazza di Chişinău, qualche giorno fa. Sono città lontane da noi ma città nelle quali la bandiera europea ha invaso piazze nelle quali quei cittadini, i cittadini della Georgia e i cittadini della Moldavia, hanno suonato e hanno cantato l'Inno alla gioia, l'inno che ci unisce, quella bandiera che ci unisce, quell'inno che ci unisce.
Mi faccia dire, signor Presidente, che lei domani, secondo noi, deve andare soprattutto a dare la forza della testimonianza dell'orgoglio di quella bandiera che è la nostra bandiera, la bandiera europea che è accanto alla bandiera italiana e che rappresenta per noi il completamento naturale della nostra identità nazionale. Quell'orgoglio è fatto di valori ed è fatto di ciò che in questi oltre cento giorni il nostro Paese, insieme a tutta l'Europa, ha fatto, con l'aspirazione alla pace che lei ha messo al centro del suo intervento stamattina - e, ieri, al Senato - e che è l'aspirazione di tutto questo Parlamento, l'aspirazione del nostro Paese, l'aspirazione che guida le nostre scelte, scelte che hanno visto un'Italia che, oggi, sta giocando un ruolo importante dentro l'Unione europea.
Mi consenta, onorevole Meloni, di non essere d'accordo con il passaggio del suo intervento nel quale non è riuscita a riconoscere un fatto storico nella vita del nostro Paese e dell'Europa, per un motivo molto semplice: le foto contano, contano nella storia, contano nelle immagini. La foto conclusiva della prima guerra di invasione russa dell'Ucraina era una foto che aveva due protagonisti europei, il Presidente francese e la Cancelliera tedesca; basta, solo loro. Invece, la foto che è stata raccontata da tutto il mondo qualche giorno fa - l'Europa va a Kiev - è la foto che ha tre protagonisti: il Cancelliere tedesco, il Presidente francese e il Primo Ministro italiano .
Sappiamo tutti bene che la storia del nostro Paese e della sua politica estera è sempre una storia in bilico tra giocare nei primi posti della serie B o giocare nella serie A. Quella storia è legata al ruolo del G7, al fatto che noi siamo il terzo Paese europeo del G7, e non ce ne sono altri, al fatto che noi facciamo parte del G20, terzo Paese europeo del G20, e non ce ne sono altri, e al fatto che non sempre questo nostro ruolo è riuscito a raggiungere i risultati che in questo caso sta raggiungendo. Mi faccia dire, onorevole Meloni, che per noi questo è l'interesse nazionale ed è l'interesse nazionale che il nostro partito, il nostro Governo e il nostro Paese stanno portando avanti col Governo Draghi .
Domani, signor Presidente del Consiglio, lei avrà il compito, insieme ai suoi colleghi, di cominciare i passi fondamentali per costruire la nuova Europa, quella nuova Europa che è necessaria dopo quello che è successo a partire dal 24 febbraio. Le voglio dire, qui, le parole che domani in modo più disteso esprimerò nella riunione del prevertice della nostra famiglia dei progressisti europei, insieme al Cancelliere tedesco e ai Primi Ministri spagnolo, portoghese, finlandese e svedese: costruire la nuova Europa, avere l'ambizione domani di scegliere e di fare delle scelte impegnative che non sono retorica. La scelta, anche qui, è dire: “o di qua o di là”.
La prima, lei l'ha citata nel suo intervento: bisogna aprire la stagione di una convenzione europea, come ha chiesto la Conferenza sul futuro dell'Europa, come ha chiesto il Parlamento europeo, sede della sovranità popolare dei cittadini europei, con l'obiettivo principale, mi faccia dire, di togliere il diritto di veto e il voto all'unanimità all'interno dell'Unione europea . Togliere quel diritto di veto vuol dire evitare che succeda, come è successo, anche in questi mesi, avere il solito Orban, alleato di Putin in ogni passaggio, a fare di tutto per bloccare l'Europa. Non è questa l'Europa che possiamo costruire. Noi abbiamo bisogno di quella convenzione e di quelle scelte istituzionali.
Abbiamo bisogno di una scelta: noi l'abbiamo chiamata “confederazione europea”; l'espressione che oggi è più in voga è “comunità politica europea” o quella del Presidente del Consiglio europeo “comunità geopolitica europea”. Io insisto sul punto per un motivo molto semplice: se non creiamo questo luogo nel quale i 36 Paesi, i 27 più i 9 Paesi candidati, stanno insieme, condividendo lo Stato di diritto, condividendo alcune scelte di costruzione di un'area di libero scambio, si riporterà la storia all'ultimo decennio del Novecento, che, da questo punto di vista, è stato negativo, con tutti i Paesi candidati dell'Europa centrale e orientale a cui abbiamo fatto tante promesse, si sono create tantissime attese e, poi, ci sono voluti, per alcuni di loro, 15 anni per entrare. Tante frustrazioni di quei Paesi oggi sono figlie del fatto che quella scelta fu costruita in un rapporto esclusivamente bilaterale tra le singole capitali dei Paesi candidati e Bruxelles, senza la creazione di quello spazio multilaterale, che, invece, noi vogliamo oggi e che non è - onorevole Valentini, mi consenta di contraddire quello che lei ha detto prima - la sala d'attesa, ma è il modo migliore per far sì che questi Paesi comincino a condividere lo spirito multilaterale dell'Unione europea. La forza dell'Unione europea, come ripeteva sempre, come ha sempre ripetuto Romano Prodi, è che siamo l'unica istituzione al mondo fatta di un'unione di minoranze. Bisogna saper vivere dentro un'unione di minoranze, avere rispetto nei confronti degli altri e soltanto la vita dentro un organo multilaterale come quello lo consente.
Il terzo punto. Noi siamo perché venga dato lo status di Paese candidato all'Ucraina e alla Moldova . Glielo diciamo con forza: è una scelta che chiediamo che il Governo sostenga, crediamo che sia importante che venga fatto e che venga fortemente sostenuto. Crediamo anche che il suo viaggio con il Cancelliere Scholz e il Presidente Macron, forse, abbia consentito ai suoi due interlocutori di farsi più convinti di una scelta della quale Francia e Germania, fino a oggi, non erano così convinte. Altra dimostrazione di un ruolo guida del nostro Paese, che dobbiamo continuare a portare avanti sull'altra grande scelta che domani sarà toccata: quella dell'energia - il tetto sul gas di cui lei ha parlato -, ma, soprattutto, lo sforzo sulla sostenibilità. Non facciamo sì che Putin vinca anche la guerra di riportarci indietro sugli obiettivi di sostenibilità : portiamoli avanti, portiamoli avanti con determinazione. La siccità che stiamo vivendo in questi giorni è drammatica.
E anch'io voglio rivolgermi ai 539 mila studenti italiani che, in questo minuto, stanno scrivendo, a meno che non siano bravissimi e abbiano già consegnato il loro compito di italiano, a loro, a quella generazione che ci chiede di prendere impegni, impegni duraturi per il futuro. Noi dobbiamo evitare, signor Presidente, una guerra di civiltà: noi dobbiamo evitare che noi europei, noi occidentali ci troviamo contro il resto del mondo. Lo sforzo che chiediamo al resto d'Europa è quello di moltiplicare le relazioni; dobbiamo isolare la Russia, non dobbiamo isolarci noi, sono due scelte diverse.
E mi faccia completare il ragionamento su uno dei passaggi più importanti della vita europea di questi 100 giorni, al quale noi teniamo particolarmente. L'Europa ha svoltato, dopo 20 anni, sull'applicazione della direttiva sullo di rifugiato. Basta con il Mediterraneo mare di morte ! Basta con la fine che abbiamo voluto costruire attorno a tutti questi temi.
Voglio concludere, signor Presidente, chiedendo al Governo un'attenzione particolare sul tema dell'inflazione, dei costi della guerra per i cittadini italiani, per le imprese italiane.
Abbiamo fatto tutti e stiamo facendo tutti campagna elettorale: gli elettori ci hanno chiesto un'attenzione particolare, perché sono preoccupati e siamo preoccupati con loro. L'inflazione è la tassa più disuguale che ci sia: colpisce i più deboli molto di più di quanto colpisca più forti. Ecco perché la scelta che lei ha fatto di tassare gli extraprofitti delle grandi compagnie petrolifere ed energetiche è la scelta giusta, una scelta di redistribuzione sociale che abbiamo profondamente condiviso ed è la strada con la quale dobbiamo andare avanti .
Termino, signor Presidente della Camera. Non possiamo, in questa vicenda e nelle scelte che abbiamo davanti, farci guidare dalla nostra stanchezza, non possiamo farci guidare dalla stanchezza della nostra opinione pubblica o dalla stanchezza dei nostri . Gli ucraini non sono stanchi, gli ucraini stanno morendo: noi continueremo a sostenerli e, insieme a loro, a sostenere la libertà e la democrazia che sono i valori al cuore della nostra civiltà .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA(M5S). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, colleghe e colleghi tutti, a 4 mesi dall'inizio del conflitto, la guerra non è indirizzata verso una rapida soluzione. Lo scenario nazionale è profondamente peggiorato: famiglie e imprese, all'interno dei nostri confini, sono in estrema difficoltà a causa delle conseguenze del conflitto e dai dati economici, purtroppo, non ci si prospetta un autunno migliore. Anzi, diciamolo chiaramente senza ipocrisie: con questa visione, oggi, è a rischio un po' la tenuta sociale del Paese, una condizione grave che impone da parte di tutti, di tutti noi, di tutte le forze che la sostengono, il recupero del buonsenso. E proprio la gravità della situazione potrebbe rendere necessarie misure di carattere eccezionale, ad esempio in campo energetico, in attesa di una svolta che possa portare alla pace.
Per giungere a questo risultato, noi siamo convinti che serva, soprattutto, un'intensa attività diplomatica da parte dell'Europa, con l'obiettivo immediato di un cessate il fuoco. In questo senso, l'immagine di Italia, Germania, Francia, unite a Kiev, è un segnale importante, che va nella giusta direzione, per rafforzare lo strumento diplomatico, nell'unico scopo di ottenere la pace. Una pace possibile solo se ci muoveremo come un corpo unitario insieme ai nostri alleati. A proposito, ancora una volta, viste le dichiarazioni anche fatte dai colleghi che mi hanno preceduto, sorprendono ancora di più quelle dichiarazioni che, ancora oggi, parlano di un MoVimento 5 Stelle anti-atlantista. La nostra collocazione è chiara, così come la correttezza verso gli alleati e l'Unione europea, e non è assolutamente in discussione l'appartenenza all'Alleanza atlantica, ma essere un alleato significa anche per noi, credo, poter dire la propria, esprimere il proprio pensiero. E allora chiedo, visto che lo abbiamo fatto anche tre mesi fa: è proprio così grave, colleghe e colleghi, sottolineare che gli interessi americani e quelli europei non coincidano sempre, soprattutto dal punto di vista economico? È veramente così grave evidenziare come una lunga guerra abbia ripercussioni più gravi per l'Italia e ne abbia assolutamente meno per gli Stati Uniti? In questo scenario, possiamo dircelo: le esportazioni di GNL sono aumentate enormemente dagli Stati Uniti verso il continente europeo. E perché i cittadini italiani ed europei sono i primi a pagare il peso e le conseguenze di questa guerra, la risposta alla crisi, lo ripetiamo, deve essere collettiva, unitaria e non può e non deve essere ostacolata dagli egoismi dei singoli Stati, che bloccano oggi, purtroppo, le scelte in campo energetico.
Perché sottolineiamo questo aspetto? Perché se oggi, in quest'Aula, abbiamo il dovere di supportare le domande di allargamento dell'Unione europea che ci giungono da Ucraina, Georgia e Moldova, e di favorire il percorso di adesione all'Unione europea dei Paesi dei Balcani occidentali, è giusto farlo. Noi siamo d'accordo. Ma se dobbiamo costruire un'Europa veramente inclusiva, sostenibile e capace di diversificare le sue fonti energetiche, occorre prolungare e riformare i Trattati, Presidente, mentre, tutti insieme, costruiamo una nuova economica europea, coerente con gli obiettivi comuni. Il contesto migliore per accogliere nuovi membri nell'Unione europea è un'Unione che abbia la capacità e la forza di parlare con una voce unica, che persegua il principio di solidarietà, metta da parte gli interessi particolari e punti all'interesse generale, soprattutto in vista dei tempi, durissimi, che ci attendono. Ad oggi, invece, vediamo che ogni Paese dell'Unione europea guarda a se stesso, cercando di trovare la propria strada contro l'impennata dei prezzi energetici. Presidente, su questo tema non è possibile lasciare il nostro Paese in un livello di concorrenza lontana da quella di altri Paesi, come, ad esempio, la Spagna e il Portogallo, che godono di condizioni di fornitura di energia elettrica a prezzi diversi. Stiamo creando Paesi di serie A e Paesi di serie B . Servono misure vere, servono misure vere. Le imprese spagnole oggi beneficiano di un regime di prezzi più bassi rispetto a quelle italiane, grazie a un intervento governativo, questo è chiaro, ma godono appunto di prezzi più bassi.
Il Piano appare forte nei princìpi, che noi condividiamo assolutamente, uno dopo l'altro, ma ancora debole sulle misure economiche. Sono indicati strumenti a protezione dei consumatori, con la regolazione dei prezzi al consumo finale a un'ampia gamma di clienti. Sì, stiamo parlando di prezzi regolati per imprese e prezzi regolati per consumatori. Questa è la strada giusta. Peccato, Presidente, che noi siamo ancora ancorati a un regime che, tra pochi giorni, tra 9 giorni, vedrà l'Autorità per l'energia elettrica e il gas disciplinare il regime dei prezzi di maggior tutela per il prossimo trimestre, il terzo trimestre. E allora, Presidente, stia attento, perché ancora una volta c'è l'idea di indicizzare tutto al TTF, che lei stesso, giustamente, ha definito lontano dalla realtà, a quella realtà vera degli scambi commerciali. Allora deve essere rispettata la norma approvata dal Parlamento che parla di prezzi reali. Possiamo immaginare che oggi quei prezzi reali possano comprendere le coperture finanziarie sul livello di rischio di prezzo, che, di fatto, secondo una relazione dell'Autorità, allineerebbero quel prezzo di importazione al prezzo del TTF. Questa condizione non è normale. Non è possibile raccontare al Paese che un contratto fatto per 20 anni, oggi, a un'impresa o a un consumatore domestico costi quanto un'energia comprata il giorno prima. Questa condizione non è possibile. La prego veramente, lo consideri con attenzione e chieda un approfondimento. Oltre a farci dare i contratti, dovremmo farci dare le fatture realmente pagate e sostenute dalle imprese, non solo i contratti, perché nelle fatture vediamo tutte queste cose. Le coperture finanziarie ci sono? Sono speculazioni? È giusto caricarle sulle bollette dei cittadini e dei consumatori? La preghiamo, anche in questo caso, di dare una risposta rapida a un'emergenza.
Non possiamo più sostenere che, ancora, siano sempre e solo le bollette dei cittadini, perché pochi minuti fa, Fatih Birol, dell'Agenzia internazionale dell'energia, ha dichiarato che i Paesi europei devono essere preparati alla chiusura totale di importazioni di gas russo nel prossimo inverno. E le dichiarazioni del Ministro Cingolani, ieri, lamentavano come, per questioni finanziarie, non sia oggi possibile andare oltre il 54 per cento di capacità dei nostri stoccaggi sono molto gravi. Presidente, abbiamo messo 5 euro a megawattora in più nelle mani delle società che dovrebbero riempire gli stoccaggi di gas italiani, quelle stesse società a partecipazione pubblica, in cui, teoricamente, ci vuole una da parte del dello Stato, in cui uno si aspetta che queste imprese facciano, domani, quello che il decreto ha scritto ieri, e, invece, siamo in ritardo su questo punto.
Aggiungo un altro fattore, Presidente Draghi. Guardando i dati pubblicati sul sito del Mite, sui flussi di importazione del gas, leggiamo un dato che ci preoccupa: nel periodo gennaio-aprile 2021, rispetto al periodo gennaio-aprile 2022, c'è stata un'esportazione di un miliardo di metri cubi di gas dall'Italia verso altri Paesi. E, oggi, le nostre società di Stato ci dicono che non sono in grado di riempire gli stoccaggi? Ci vuole un'attenzione maggiore su questo tema. Ci vuole un'attenzione vera, nell'interesse del consumatore. La preghiamo davvero, noi crediamo che su questo punto si debba fare di più.
Servono misure straordinarie, Presidente Draghi. Occorre arrivare a un livello adeguato, in un progetto europeo, con misure di sostegno europeo, nell'ambito di questo , che dica qualcosa di chiaro a cittadini e imprese italiane. Presidente Draghi, serve veramente, oggi, immaginare di impiegare regimi di prezzo tutelati anche per le imprese: prezzo del gas e prezzo dell'energia elettrica. A questo punto fissiamoli, anche temporaneamente, in attesa che il panorama europeo ci dica, tutto insieme, cosa dobbiamo fare. Ma non lasciamo questo percorso temporale in cui imprese e consumatori non sanno dove battere la testa rispetto ai costi dell'energia, perché, come lei stesso ha detto, in base ai princìpi dell'inflazione, gran parte di quell'aumento dell'inflazione è dovuto ai costi dell'energia. Allora, servono davvero misure straordinarie in questo senso.
Presidente, è mutata e continua a mutare la situazione, per questo le abbiamo chiesto di coinvolgere il Parlamento nelle prossime scelte, in vista dei prossimi passi. Non è una richiesta per indebolire il Governo, è una richiesta, anzi, che in ogni mandato lo rafforza, perché risponde alle esigenze di tutti i gruppi politici che sostengono convintamente la necessità di un'azione coordinata e condivisa, oggi, su un tema così rilevante, così come la necessità di dare risposte a una crisi, prima pandemica, oggi energetica, domani alimentare. Ci sono processi che oggi hanno un'urgenza.
DAVIDE CRIPPA(M5S). Concludo subito, Presidente Fico. Il MoVimento 5 Stelle farà sempre la sua parte, con senso di responsabilità. Annuncio il voto favorevole del mio gruppo alla risoluzione di maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Draghi, la risoluzione che oggi andiamo a votare ha destato non solo molto interesse fra i ma un acceso dibattito, che ha visto la Lega come parte pragmatica e aperta al dialogo. I commenti, da un lato, dell'Ambasciata di Russia in Italia e, dall'altro, addirittura del Presidente Zelensky, alla fine hanno persino spaccato in due il primo gruppo politico presente in questo Parlamento, il MoVimento 5 Stelle. Mai come oggi è quindi importante, signor Presidente, ribadire gli impegni che noi Parlamento diamo a lei, a voi, Governo, impegni da assolvere nel prossimo Consiglio europeo e nei prossimi mesi. È oggi vitale la proroga della clausola di salvaguardia del Patto di stabilità ed è vitale entrare in una fase duratura di investimenti dell'Unione verso gli Stati. Lo diciamo senza mezzi termini: l' deve considerarsi finita . Abbiamo dato molto all'Unione europea, intendo dire che il nostro Paese ha dato molto all'Unione europea, per molti anni, e per i prossimi anni ci aspettiamo che l'Unione europea restituisca tutto quello che questo Paese ha dato, anche perché abbiamo bisogno di sopperire all'effetto delle sanzioni contro la Russia, che, se è vero che stanno facendo male alla Russia, in questa fase, in questo momento, stanno facendo malissimo al nostro Paese . Vitale è anche per la nostra economia un tetto al prezzo dell'energia, un tetto al prezzo del gas, un tetto al prezzo dei carburanti .
Su questo impegno, signor Presidente, il nostro partito è fermissimo e chiediamo al suo Governo, al nostro Governo, di non fare un passo indietro, perché i cittadini e le imprese non ne possono veramente più, il Paese reale è stremato da questa situazione .
Consideriamo anche vitale, oggi più che mai, che a fianco della transizione verde, del pilastro ambientale, sia sempre tenuto in considerazione il pilastro sociale. Alla pari della transizione verde, vi deve essere la lotta alla povertà e la lotta alla disoccupazione. Guardi, signor Presidente, guardate, onorevoli colleghi, non lo diciamo noi, non lo dice la Lega; lo dice l'Agenda 2030, al punto 17. Vi deve essere equità fra i vari punti. Quindi, la lotta alla povertà e la lotta alla disoccupazione devono avere pari dignità rispetto alla transizione verde. Questo vuol dire che non dobbiamo creare un solo disoccupato per andare verso il continente a emissioni zero.
Lo diciamo da anni: è indispensabile - e mai come oggi lo è, signor Presidente e Governo - andare verso un continente e un Paese a indipendenza energetica, quindi non solo diversificare le fonti ma anche diversificare i fornitori. Lo state facendo, e di questo ci compiacciamo. È una battaglia storica della Lega e siamo contenti, come Lega, che questa battaglia sia stata trasmessa a questo Governo.
Allora, insieme all'ONU, al G7 e all'Unione europea, è necessario garantire la sicurezza alimentare. Il contrario vorrebbe dire nuove carestie nel Sud del mondo, quindi nuovi flussi migratori dall'Africa, e già oggi - mi permetto di dirlo, signor Presidente Draghi - il Ministro Lamorgese non sta brillando per il contrasto all'immigrazione clandestina . Quindi, evitare altre crisi alimentari per evitare altri flussi di immigrazione, anche questo c'è nella risoluzione. Questo Parlamento impegna lei, signor Presidente, e il suo Governo a portare avanti questo tema.
Il processo di adesione all'Unione europea è lungo e la domanda di adesione all'Unione europea dell'Ucraina è un atto politico, una dichiarazione politica. Prendiamola per quella che è, senza creare da un lato, illusioni e, dall'altro lato, tensioni. Il nostro Paese ha dato, e continuerà a dare, accoglienza, solidarietà e aiuti all'Ucraina , perché fra aggredito e aggressore riteniamo che la legittimità internazionale sia dalla parte dell'aggredito, sempre, e questo ci è ricordato dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, il cui contenuto abbiamo inserito in questa risoluzione.
Riteniamo anche che il nostro Paese possa fare di più. Possiamo, e dobbiamo, fare di più, in primo luogo perché siamo i più esposti e, in secondo luogo, perché la nostra propensione è andare nella direzione del dialogo e della pace. Quindi, la domanda che io pongo rispetto alla sua giusta affermazione, ovvero stare dalla parte dell'Ucraina, signor Presidente del Consiglio, è: come possiamo noi essere più utili al popolo ucraino? La risposta che noi, come Lega, ci siamo dati, ma che gran parte del Paese si sta dando, è diventare i veri protagonisti del processo di pace. Io sarò molto onesto con lei, signor Presidente del Consiglio: trovo assurdo che la Turchia stia giocando questa partita del dialogo e della pace in un modo più incisivo rispetto a quello che sta facendo il nostro Paese.
Nella risoluzione è scritto - e io lo ribadisco oggi, qui, da quest'Aula di Palazzo Montecitorio - che ogni sforzo deve portare alla pace: ogni sforzo di questo Parlamento, di questo Governo e di queste istituzioni dev'essere rivolto verso la pace, verso la pace e la diplomazia .
Allora, signor Presidente, siamo un Paese europeo, siamo un Paese orgogliosamente atlantista, siamo nella NATO, siamo all'interno di questo quadro occidentale e, all'interno di questo quadro occidentale, siamo un Paese di diplomazia e un Paese di pace. Dunque, la Lega di Matteo Salvini auspica che questo nostro ruolo, che è sempre stato il nostro ruolo nel mondo, oggi, domani e dopodomani al Vertice europeo sia ribadito e sia ribadito ancora di più. Riprendiamoci questo nostro ruolo e questo posto nel mondo: l'Italia Paese di pace e Paese di diplomazia !
Signor Presidente, auspicando, per finire, un maggior coinvolgimento del Parlamento in tutti questi atti e in tutti questi passaggi che stanno impegnando il Governo, con il maggior coinvolgimento che abbiamo inserito all'interno della nostra risoluzione, io non posso far altro che dichiarare il voto positivo del gruppo Lega-Salvini Premier sulla risoluzione di maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.
MATTEO DALL'OSSO(FI). Grazie, Presidente. Una mia valutazione assolutamente personale: vorrei ribadire il mio “no” all'invio di armi a un Paese che non è nemmeno membro dell'unità europea. È una questione di coscienza. Non si fermano le guerre alimentandole, non si inducono gli attori coinvolti a sedersi a un tavolo spedendo armi né applicando loro sanzioni che poi si ritorcono contro di noi. È una questione di coscienza. Avete per caso visto gli le armi pesanti? Io sono venuto a saperlo, perché gli stessi cittadini ucraini li pubblicano sui loro ; sono armi che lo Stato italiano ha secretato.
Infine, Presidente, mi consenta di fare i complimenti al Presidente del Consiglio…
PRESIDENTE. Colleghi! I colleghi nell'emiciclo, per favore!
MATTEO DALL'OSSO(FI). Grazie. Scusi, Presidente, la volevo guardare negli occhi e veramente le voglio fare i complimenti per l'OPA che ha fatto sul MoVimento 5 Stelle e volevo fare i complimenti al Ministro Di Maio per il grandissimo tempismo che ha scelto . Viva il MoVimento, viva Forza Italia!
PRESIDENTE. Grazie, grazie. Concludiamo.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(M-NCI-USEI-R-AC). Signor Presidente, voglio chiedere al Governo, che, attraverso il sottosegretario Amendola – che, tra l'altro, ho l'occasione di ringraziare, credo a nome di tutti, per il lavoro che in queste settimane ha fatto -, ha espresso correttamente i pareri sulle risoluzioni presentate, di provare a verificare, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00227, un ripensamento sul parere, e la motivazione di ciò è molto semplice. Premesso che ci può essere anche lo strumento della votazione per parti separate - e penso alla premessa separata dagli impegni -, i contenuti di questa risoluzione sono assolutamente condivisibili non solo da parte mia, ma credo da parte di tutti. Penso all'impegno n. 2, cioè “a sollecitare la necessità di fissare un tetto al prezzo dei prodotti energetici nell'ambito dell'Unione e di istituire una centrale unica europea per l'acquisto del gas”.
Siccome io ho profondo rispetto del voto del Parlamento, anche per la piccola esperienza che ho, credo che un parere contrario del Governo su tutta questa mozione sia un'indicazione sbagliata: o ci si rimette all'Aula, oppure si chiede il voto per parti separate. Il Governo può dare quattro pareri negativi ma almeno su un parere negativo, riguardo a un tema come questo, non dovremmo dividerci e dovrebbe esserci l'unità del Parlamento.
Capisco che ogni gruppo parlamentare possa presentare la propria mozione o risoluzione – noi, ovviamente, confermiamo la compattezza sulla risoluzione di maggioranza e ho ringraziato, non a caso, il sottosegretario Amendola -, ma è imbarazzante un voto del Parlamento negativo sul complesso di questa risoluzione. Suggerisco o di rimettersi all'Aula oppure di chiedere la votazione per parti separate, almeno su uno dei punti, quello più condivisibile, affinché possa arrivare un segnale di unità da parte di tutti, indipendentemente da chi in quest'Aula propone una risoluzione. Se, nel merito, quello che viene proposto è giusto, credo che sia un rafforzamento all'azione del Governo, non un indebolimento
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(LEU). È sullo stesso argomento sollevato dal collega Lupi, non a proposito della stessa risoluzione. Siccome il Governo ha espresso un parere seccamente contrario su tutte le risoluzioni, tranne quella di maggioranza, vorrei segnalare che ce ne sono diverse e per molte di queste – per esempio, nel caso della mia - sono stati richiesti i voti per parti separate. Ci sono alcune delle parti su cui è stato richiesto il voto sulle quali trovo un po' fantasioso esprimere un secco parere negativo nel merito. Per esempio, si impegna il Governo a lavorare in sede di Consiglio europeo per promuovere la pace e il cessate il fuoco, ovvero l'impegno che il Presidente del Consiglio ha giustamente confermato con forza nella sua replica. Quindi, nel caso, qualora la sua richiesta fosse accolta, mi aspetto che, da parte del Governo, ci sia un'espressione di merito sui singoli punti di tutte le risoluzioni. Mi parrebbe naturale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Amendola. Prego, ne ha facoltà.
VINCENZO AMENDOLA,. Grazie, Presidente. È evidente che l'aspirazione alla pace lega tutto questo Parlamento, però, nella lettura delle risoluzioni, bisogna trovare sempre una lettura sui punti che proponiamo al Consiglio europeo. È evidente che molti dei temi sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00227 sono congrui con quelli della risoluzione di maggioranza e, non a caso, mi aspetto che ci sia un voto anche del gruppo di Fratelli d'Italia rispetto alla mozione di maggioranza, in quanto i temi sono uguali. Tuttavia, in tutti i casi, ci rimettiamo all'Aula, proprio per favorire la congruità dei due testi. Mi auguro che ci sia anche comune risposta rispetto alla risoluzione di maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Grazie, Presidente. Da parte del sottosegretario o Vice Ministro - non ricordo esattamente – c'è stata l'indicazione che, secondo me, è la più corretta su un tema di questo genere. Noi abbiamo cercato, fin dall'inizio, sul piano internazionale l'unità della Nazione, rispetto anche alle differenze di posizionamento sul piano interno. La volta scorsa, eravamo stati coinvolti nella redazione della risoluzione che abbiamo votato. Questa volta, per ragioni che immagino afferiscano a questioni inerenti la maggioranza, non siamo stati coinvolti; nonostante questo, abbiamo scritto esattamente quello che pensiamo, che ritengo compatibile con un voto anche favorevole rispetto alla nostra risoluzione. Noi ci asterremo su quella del Governo, perché non abbiamo alcuna intenzione di turbare il clima internazionale e il ruolo dell'Italia a livello internazionale, nonostante la presidente Meloni abbia sottolineato quali ragioni ci inducano, invece, a non votarla favorevolmente, per la insita mancanza di chiarezza su alcuni elementi essenziali, che, a nostro avviso, indeboliscono il ruolo del Governo italiano a livello internazionale
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Grazie Presidente. In realtà, vorrei capire se il nuovo parere del Governo sulle risoluzioni riguardi esclusivamente la risoluzione di Fratelli d'Italia oppure tutte le risoluzioni. Infatti, anche la nostra risoluzione, che sarà votata per parti separate, nonostante il parere iniziale negativo del Governo, prevede, ad esempio, in un punto, di attivarsi per mettere immediatamente in campo ogni azione diplomatica volta alla risoluzione del conflitto in atto, promuovendo il confronto e il dialogo tra le parti coinvolte. Non capisco come il Governo possa essere contrario su questo impegno del Parlamento per agire. Vuol dire che, magari, il Governo non è interessato a promuovere una risoluzione di questo conflitto. Vorrei comprendere se il Governo voglia rivalutare meglio tutte le risoluzioni e, soprattutto, se voglia leggere meglio tutti gli impegni proposti anche da noi di Alternativa. Tra questi c'è l'impegno – cui, in questo caso, sono sicuro il Governo sarà contrario - a non inviare armi all'Ucraina .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sarli. Ne ha facoltà.
DORIANA SARLI(MISTO-M-PP-RCSE). Grazie Presidente. Mi associo alle richieste dei colleghi e trovo sia anche una questione di rispetto per il lavoro fatto sulle risoluzioni Infatti, è vero che non sosteniamo assolutamente la linea del Governo e lo abbiamo detto, ma ci sono impegni anche per capire dove eventualmente questo Parlamento possa trovare punti di convergenza. Questo forse nei singoli impegni si potrebbe vedere e sarebbe anche la dimostrazione di una maggiore volontà di dialogo con questo Parlamento, anche con le parti che non sono d'accordo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Romaniello. Ne ha facoltà.
CRISTIAN ROMANIELLO(MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. È sullo stesso argomento, per chiedere la medesima questione sollevata dai colleghi che mi hanno preceduto. Infatti, nei punti e negli impegni che abbiamo inserito nella risoluzione, ce ne sono alcuni che sono particolarmente condivisi dalle altre risoluzioni e poi ce ne sono altri magari un po' diversi, su cui però sarebbe bello che il Parlamento si esprimesse a favore. Penso, per esempio, all'impegno che abbiamo inserito sulla tutela del popolo curdo oppure alle questioni che abbiamo un po' più in comune, come la crisi umanitaria, la crisi alimentare, la fine della guerra, la pace e il sostegno umanitario internazionale per la popolazione ucraina. Come fate a votare contro queste cose? Ci sarebbe da chiedere una maggiore attenzione, che chiedo insieme ai colleghi, per far sì che si possa arrivare quantomeno ad avere dei pareri favorevoli e degli impegni un po' più circoscritti, che il Governo possa assumere per questo Consiglio europeo .
PRESIDENTE. Il sottosegretario Amendola mi sembra che abbia già espresso prima la sua opinione. Ha chiesto di parlare la deputata Ehm, che però è già intervenuta.
Sottosegretario Amendola, è sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00227? Giusto? Sì, basta; già ha risposto, questo intendeva il sottosegretario .
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Avverto che i presentatori della risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222 hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente ciascun capoverso del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al nono capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
In virtù della reiezione del dispositivo della risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, non si procederà alla votazione della relativa premessa.
Passiamo alla votazione della risoluzione Fratoianni n. 6-00223. Avverto che il presentatore ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente i capoversi primo, secondo, terzo, quinto, settimo e ottavo del dispositivo; a seguire, distintamente i capoversi quarto e sesto del dispositivo; infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fratoianni n. 6-00223, limitatamente ai capoversi primo, secondo, terzo, quinto, settimo e ottavo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fratoianni n. 6-00223, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fratoianni n. 6-00223, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
In virtù della reiezione del dispositivo della risoluzione Fratoianni n. 6-00223, non si procederà alla votazione della relativa premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Berti, De Luca, Marrocco, Pettarin, Fornaro, Giglio Vigna, Colaninno, Ermellino, Emanuela Rossini, Magi e Lupi n. 6-00224, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225.
Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente ciascun capoverso del dispositivo; a seguire, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al nono capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al decimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente all'undicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al dodicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al tredicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
In virtù della reiezione nel dispositivo della risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, non si procederà alla votazione della relativa premessa.
Passiamo alla votazione della mozione Corda ed altri n. 6-00226. Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente, ciascuna lettera di ciascun capoverso del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al secondo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al secondo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al secondo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al secondo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al secondo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al terzo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al terzo capoverso, lettera , del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
In virtù della reiezione del dispositivo della risoluzione Corda ed altri n. 6-00226 non si procederà alla votazione della relativa premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00227, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022.
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra della Giustizia, il Ministro dello Sviluppo economico e il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali.
Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Molinari ed altri n. 3-03034.
Il deputato Furgiuele ha facoltà d'illustrare l'interrogazione di cui è cofirmatario, per un minuto.
DOMENICO FURGIUELE(LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ci sono 1.500 operatori sociosanitari, quindi, quasi 1.500 famiglie che attendono una risposta da questo Esecutivo. Si tratta di quegli angeli custodi - perché così dovremmo definirli – che, nel periodo più buio della pandemia, hanno costituito un'unità sociosanitaria a favore e a supporto delle RSA e, soprattutto, degli istituti penitenziari. Costoro hanno visto il loro contratto di lavoro terminare nel mese di maggio, con il Governo, senza una giusta e motivata ragione; eppure, ci sono le regioni e non solo che chiedono di potersi avvalere ancora dei servizi di questi professionisti, soprattutto nelle strutture nelle quali hanno prestato lavoro e che erano già prive di personale.
Chiedo al Governo cosa intenda intraprendere per tutelare queste professionalità e, soprattutto, queste persone, che sono state lasciate per strada dall'oggi al domani.
PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.
MARTA CARTABIA,. Grazie, Presidente. Ringrazio per aver posto l'attenzione sul servizio prestato, per quanto riguarda le carceri, da circa 500 operatori sociosanitari, a partire dall'ordinanza del 2020, la n. 665 del Capo dipartimento della Protezione civile. Il loro impiego, secondo quell'ordinanza, aveva un orizzonte temporale limitato e, comunque, legato allo stato di emergenza. In realtà, il loro impiego è cessato presso queste unità - diciamo così - di crisi il 31 maggio, non il 31 marzo, come è stato disposto dall'ordinanza n. 892 del 2022, sempre del Capo dipartimento della Protezione civile. La ragione di questa dilazione di due mesi aveva lo scopo di favorire un ritorno alla vita ordinaria in modo graduale e progressivo, senza scossoni.
Quanto al regime giuridico di questi operatori, sono tutti dipendenti del Servizio sanitario nazionale oppure di strutture sanitarie, anche non accreditate, oppure liberi professionisti. A loro veniva attribuito sul piano economico, in aggiunta alla loro retribuzione, un premio di solidarietà forfettario di 100 euro a giornata, che non concorreva alla formazione del reddito imponibile, e il servizio prestato era considerato servizio utile a tutti gli effetti giuridici, quindi, per l'anzianità di servizio e l'anzianità contributiva. Dal 31 maggio sono ritornati a prestare le loro attività secondo le ordinarie modalità dello svolgimento dei loro rapporti di lavoro, perciò vi è chi è ritornato come dipendente del Servizio sanitario nazionale, chi presso altre strutture sanitarie, anche non accreditate, altri ancora come liberi professionisti.
Quello che c'è da sottolineare è che il Ministero della Giustizia non ha avuto, e non ha, competenza su queste figure professionali, neanche per ciò che riguarda il servizio prestato nelle carceri; da un lato, perché nel periodo della crisi pandemica le loro prestazioni erano regolate dal dipartimento della Protezione civile, ora che lo stato di emergenza è cessato, la competenza per la tutela della salute in carcere, a partire dal 2008, in particolare dalla legge finanziaria per il 2008 è di stretta competenza del Ministro della Salute e prosegue secondo le ordinarie modalità. Quindi, da questo punto di vista, il Ministro della Giustizia non può prendere iniziative al riguardo.
PRESIDENTE. Il deputato Furgiuele ha facoltà di replicare, per due minuti.
DOMENICO FURGIUELE(LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro per la sua risposta, se non altro perché va nella direzione di fare chiarezza sulle competenze relative a questi operatori sociosanitari. Ovviamente, ci potremo ritenere - approfitto dell'occasione per ribadirlo - tutti soddisfatti nel momento in cui questi operatori sociosanitari potranno ritrovare almeno il loro posto di lavoro, perché non tutti, in realtà, sono stati ricollocati. Questo significa dare lavoro a 1.500 persone che, in questo momento, sono in mezzo a una strada. Questo, soprattutto, dopo che loro hanno lavorato, non è giusto: hanno prestato il loro servizio, lo hanno fatto in condizioni di estrema precarietà, di estrema difficoltà. È un dato che non può essere sottaciuto e che deve essere preso comunque in considerazione, al di là delle competenze ministeriali, perché il fatto che le strutture sociosanitarie della nostra Nazione, in ogni latitudine, siano scoperte di personale noi lo abbiamo acquisito proprio durante la crisi pandemica e oggi privare quelle stesse strutture che languivano e languono ancora, credo sia un paradosso che debba essere affrontato indipendentemente dalle competenze, ma con la forza di un Governo che ha bisogno di questi operatori sociosanitari. Non è giusto lasciarli a casa dopo i contratti di lavoro “esigui” che hanno avuto, non è giusto lasciarli a casa dopo i turni massacranti, non è giusto lasciarli a casa, per tutti i sacrifici che queste persone, con le loro famiglie, hanno svolto.
Allora, si intervenga. Le chiedo di dare, anche lei indirettamente, il suo contributo con il Governo, affinché questo tema venga posto immediatamente all'attenzione, perché ci sono, ribadisco, anche amministrazioni regionali che vorrebbero continuare a lavorare con questo personale. Si intervenga immediatamente, perché sono gli italiani ad aver bisogno degli OSS .
PRESIDENTE. La deputata Annibali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03035 .
LUCIA ANNIBALI(IV). Grazie, Presidente. Signora Ministra, nell'ultima Relazione al Parlamento, il Garante nazionale delle persone private della libertà personale ha sottolineato, ancora una volta, come le nostre carceri siano sovraffollate, in condizioni inaccettabili per chi vi è ristretto e per chi vi lavora ogni giorno, come siano inadeguate, anche sul piano degli spazi, per un'esecuzione penale che tuteli la dignità e l'integrità psicofisica di ogni persona. Colpisce, in modo particolare, l'impressionante dato dei suicidi in carcere - 29 - da inizio 2022.
Le indicazioni contenute nella relazione del Garante costituiscono uno stimolo ed uno sprone per interventi immediati e incisivi, così come le proposte elaborate mesi fa dalla “Commissione Ruotolo” da lei voluta, Ministra, richiedono una rapida attuazione.
Noi, alla luce di tutto questo, le chiediamo, Ministra, quali misure intenda adottare, e in quali tempi, per contrastare il grave sovraffollamento denunciato dal Garante.
PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.
MARTA CARTABIA,. Grazie, Presidente. I dati riportati dalla relazione del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, in effetti, sono sempre molto impressionanti, in particolare quelli relativi al numero delle persone ristrette per espiare una pena, anche come residuo, inferiore ai 2 anni di reclusione.
Io credo che sia importante cominciare a coltivare - o continuare a coltivare - quella cultura basata sulla Costituzione, per cui la pena non è sinonimo di carcere. L'articolo 27 della Costituzione non usa mai la parola “carcere”, usa la parola “pena” e, in effetti, già da tempo, già da anni, con precedenti Governi, si è sviluppata una cultura dell'esecuzione della pena con forme alternative: l'esecuzione penale esterna o giustizia di comunità. Le stesse strutture del Ministero della Giustizia, anche a livello territoriale, recano questo nome.
Che cosa si può fare, cosa è stato fatto e cosa abbiamo intenzione di fare? Durante il biennio della pandemia, sono stati ideati e sperimentati alcuni strumenti che si sono rivelati utili: per esempio, le licenze premio straordinarie per i semiliberi, i permessi premio straordinari per i detenuti già ammessi al lavoro esterno, la detenzione domiciliare con braccialetto elettronico. Queste misure sono ancora in vigore, benché sia cessato lo stato di emergenza, fino al 31 dicembre, hanno dato buona prova e potrebbero continuare a essere utilizzate.
Si discute della liberazione anticipata, per valutare se innalzare la detrazione della pena, in particolare, per il periodo relativo ai due anni di pandemia. In effetti, in questi due anni, la detenzione in carcere è stata più afflittiva, il carcere è stato più duro, per cui giustamente se ne discute.
Per quanto riguarda gli altri interventi significativi ai quali sta lavorando il Ministero oltre agli interventi sugli spazi, l'architettura penitenziaria, nell'attuazione della legge delega n. 134 del 2021 in materia di riforma del processo penale - i decreti legislativi sono in fase di elaborazione e saranno perfezionati a breve e portati al Consiglio dei Ministri - una parte importante riguarda le pene sostitutive delle pene detentive brevi, dove per brevi si intende fino a 4 anni. Per questo tipo di pene si prevede la sostituzione con semilibertà, detenzione domiciliare, lavoro di pubblica utilità o pena pecuniaria. Le pene fino a 4 anni riguardano circa il 30 per cento della popolazione carceraria, quindi l'impatto può essere molto significativo. Saranno erogate direttamente dal giudice di cognizione. Con questi interventi si potrà dare davvero un grande sollievo unitamente ad altri, che sono previsti nell'attuazione della delega, come l'ampliamento della non punibilità per la particolare tenuità del fatto o l'ampliamento della sospensione del procedimento con messa alla prova. Per dare concretezza a questi interventi, faccio solo presente che le misure in esecuzione esterna oggi superano di gran lunga quelle di detenzione - siamo a quasi 74.000, contro i 54.000 - e per questo è già stata autorizzata l'assunzione di unità di personale destinato all'UEPE nella misura di 1.092 unità e 11 dirigenti.
PRESIDENTE. Il deputato Ferri ha facoltà di replicare.
COSIMO MARIA FERRI(IV). Grazie, signora Ministra. Sono contento che in Aula ci sia anche il Ministro Orlando perché ha lanciato, durante il suo periodo nel Governo Renzi e, poi, nel Governo Gentiloni, gli Stati generali delle carceri, dell'esecuzione penale. È stata un'esperienza importante perché ha aperto il Ministero, ha aperto alla società civile e, in quei giorni di studio e di approfondimento, ha lavorato su una riforma dell'ordinamento penitenziario.
La cosa che più mi ha rattristato con l'arrivo del Governo “Conte 1” è stata proprio l'aver marcato la discontinuità con un lavoro serio che era stato fatto sull'esecuzione penale esterna, sul tema delle strutture penitenziarie, sul tema della dignità umana dei detenuti e su tanti altri temi. Ogni tanto vado a rivedermi i lavori di questi tavoli e ne capisco la profondità e l'importanza. Aver interrotto questo percorso è stato uno degli errori politici più grandi che ha commesso il Governo “Conte 1”. Abbiamo cercato di spiegare che questi temi non sono politica, che da questi temi parte la dignità dell'uomo, parte la faccia del Paese perché dalle carceri, da quello che avviene all'interno si capiscono le potenzialità e quanto l'Italia tuteli i diritti. Sono contento che oggi si riparta. Forse, me lo lasci dire, è un po' tardi perché doveva essere una delle prime cose da fare, anche perché il lavoro c'era già e ci sono tanti spunti di quei tavoli. Ho letto i lavori della “Commissione Ruotolo”, ho capito che prende spunto anche da questo. Mi raccomando, si faccia tesoro di quello che la politica ha saputo fare con serietà, impegno e professionalità .
PRESIDENTE. Il deputato Fornaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03036 .
FEDERICO FORNARO(LEU). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, il Governo è già intervenuto significativamente nella riduzione delle aliquote di accisa sulla benzina e sul gasolio. Ci troviamo però, nonostante questo intervento, di nuovo di fronte, da diversi giorni, a un aumento molto rilevante del prezzo alla pompa sia di benzina sia di gasolio.
Già in un'interrogazione in un , il 20 aprile scorso, avevamo sottolineato la diversità dei prezzi dei carburanti praticati dai distributori. Adesso crediamo che sia arrivato il tempo di prendere iniziativa più forte, quella prevista dalla deliberazione CIPE del 31 luglio del 1991 che consentirebbe, per un periodo limitato, il ritorno dei prezzi dei carburanti al regime di prezzo amministrato. Quindi siamo ad interrogare il Ministro per capire se il Governo intende valutare questa possibilità.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Grazie, Presidente. Onorevole Fornaro, come giustamente lei ha ricordato, in occasione di un precedente abbiamo già trattato questo argomento, il 20 aprile. Nel frattempo è stato approvato il decreto-legge che ha fornito il Garante per la sorveglianza dei prezzi, costituito presso il Ministero dello Sviluppo economico, di un'apposita unità di missione, che è in fase di costituzione e di reclutamento del personale, che ha il compito di analizzare ed elaborare i dati, naturalmente in stretta correlazione con la Guardia di finanza, alla quale spettano i compiti di Polizia economico-finanziaria e di inoltro di eventuali segnalazioni all'Antitrust, per i provvedimenti di competenza, in caso di pratiche commerciali scorrette, in particolare i fenomeni di cartello.
È in corso, attualmente, una indagine conoscitiva finalizzata a verificare le anomalie sull'andamento dei prezzi dei carburanti praticati nell'ambito dell'intera filiera di distribuzione commerciale dei medesimi prodotti. Inizialmente avevamo osservato - ma questo era di dominio pubblico - la riduzione dei prezzi di benzina e diesel. Questo incremento che stiamo verificando da qualche settimana è imputabile principalmente all'aumento della quotazione internazionale del prodotto raffinato e, di conseguenza, al margine di raffinazione, che è più che raddoppiato rispetto a metà aprile e più che quadruplicato rispetto all'inizio dell'anno. Relativamente all'andamento del prezzo del gasolio, che è aumentato di circa 20 centesimi nell'ultimo mese, si sono rilevate tensioni coincidenti con lo scoppio del conflitto russo-ucraino, che hanno portato il margine di raffinazione su valori di 5 volte superiori a quelli di inizio anno. Mentre nei primi giorni del conflitto si sono rilevati anche aumenti del margine di distribuzione dei carburanti in ambito nazionale, nell'ultimo mese tale margine è rientrato sui valori inferiori a quelli di inizio anno. La congiuntura dei mercati internazionali dei prodotti raffinati, invero, è condizionata da numerosi fattori, tra cui l'importazione di petrolio dalla Russia. Infatti, lo scoppio del conflitto ha causato un'incertezza sulla continuità degli approvvigionamenti, accresciuta anche dal dibattito sulle sanzioni.
Tali fattori, contrastati nell'immediato dalla politica di calmieramento dei prezzi attraverso la riduzione delle accise, continuano tuttavia ad incidere sull'aumento del prezzo, aumentando in particolare il differenziale tra il costo della materia prima, ossia il petrolio, e il prezzo internazionale del prodotto raffinato, ossia il margine di raffinazione. Questi elementi rappresentano la base del dibattito che si è aperto per individuare ulteriori e più incisivi strumenti per mitigare il prezzo dei carburanti, misure che sono di principale competenza del Ministero dell'Economia e delle finanze e del Ministero per la Transizione ecologica ma in cui, evidentemente, tutto il Governo è coinvolto. Questo vale anche per l'ipotesi, evidenziata dall'interrogante, di ricorrere a un regime di prezzi amministrati, che ricordo essere stato definitivamente chiuso il 30 aprile 1993 con il passaggio alla liberalizzazione dei prezzi nel settore carburanti. Da allora, la struttura di mercato concorrenziale dell'offerta è stata alla base di tutte le relazioni economiche del settore a livello nazionale e internazionale e lo stesso Ministero per la Transizione ecologica, che ha competenza primaria in materia, ha evidenziato che le possibili conseguenze di un eventuale ritorno a un sistema di prezzi amministrati, come risposta a un incremento dei prezzi che si situa in un contesto specifico di crisi internazionale, possono produrre un effetto difficilmente prevedibile di interrelazione tra tutti i soggetti economici coinvolti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Fornaro.
FEDERICO FORNARO(LEU). La ringrazio, signor Ministro, per la puntualità e la serietà della risposta. Rimaniamo convinti, ma penso di interpretare anche il suo pensiero, che non siamo in tempi ordinari: c'è un carattere straordinario della situazione, c'è un rischio, soprattutto andando verso l'autunno, di tensioni sociali, e questo generalizzato e continuo aumento dei prezzi del carburante è storicamente una delle micce dell'esplosione delle tensioni sociali. Quindi noi rinnoviamo l'invito al Governo, nella sua persona, a valutare attentamente l'ipotesi di un ritorno temporaneo, quindi fino al 31 dicembre 2022, ad un prezzo amministrato. Questo non vuol dire - lo dico in maniera molto chiara - avere un blocco del prezzo, vuol dire, però, avere la possibilità di valutare gli elementi che portano a questi aumenti. È tutto vero quello che ha detto, ma in molti casi questo è contraddetto dal fatto che il prezzo del gasolio è superiore, in molte pompe, al prezzo della benzina; cosa che, guardando alla raffinazione, evidentemente è difficile da comprendere.
Quindi, lo dico con una battuta: a mali estremi, estremi rimedi. Abbiamo bisogno di governare il prezzo dei carburanti, perché altrimenti rischiamo di mandare in grandissima difficoltà sia i bilanci delle famiglie, sia il bilancio delle imprese. Non ce lo possiamo permettere, non è giusto che alla fine siano poi le persone più a rischio e le persone più fragili a dover pagare il conto delle ripercussioni della guerra.
PRESIDENTE. Il deputato Andrea Romano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03037 .
ANDREA ROMANO(PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, non è la prima volta che il Partito Democratico sollecita l'attenzione del suo Ministero sulle acciaierie ex Lucchini di Piombino. Non è la prima volta perché, purtroppo, lo sappiamo, nessuno degli impegni sottoscritti dal gruppo Jindal al momento dell'acquisizione, nel 2018, di quegli impianti è stato rispettato.
Noi, oggi, non solo ripeteremo questa richiesta di impegno da parte del suo Ministero, ma aggiungeremo due elementi: il primo è quello delle concessioni demaniali marittime, che, come lei sa, sono ormai scadute e che potrebbero tradursi, in assenza di un piano industriale serio e concreto, nell'incameramento da parte dello Stato dei beni situati su quei terreni; il secondo punto è quello della prospettiva di un'acquisizione di quegli impianti da parte del gruppo italiano Arvedi, una prospettiva potenzialmente molto positiva e sulla quale chiediamo una parola, anche qui, di chiarezza da parte del suo Ministero, perché quel territorio deve avere, finalmente, una prospettiva chiara, relativa al lavoro e allo sviluppo.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI,Grazie, Presidente. Onorevole Romano, sulla tematica di Piombino si premette che lo stabilimento si trovava in uno stato di prolungata inerzia già prima dell'acquisizione da parte di Jindal e che il presupposto dell'accordo del 2018 sono proprio le difficoltà sperimentate nella realizzazione del piano industriale. Inoltre, si ricorda che la cessione dello stabilimento JSW Steel Italy non ha sortito l'auspicato rilancio dell'attività produttiva anche a causa del sopraggiungere della pandemia da COVID-19, che ha contribuito a non rendere più attuabile il piano industriale. Il mutato contesto, pertanto, ha reso necessario predisporre un atto integrativo all'accordo del 2018, individuando obiettivi realistici, legati a un dettagliato cronoprogramma e introducendo procedure di monitoraggio sul rispetto degli impegni assunti dall'impresa.
Su queste premesse si basa l'attività coordinata dal Mise e condotta con tutte le istituzioni firmatarie dell'accordo 2018, funzionale alla definizione dell'atto integrativo all'accordo stesso. A questo fine, in data 29 aprile 2022, si è tenuta presso il Mise una riunione con tutti i soggetti sottoscrittori dell'accordo di programma del 2018, compresa la società JSW. In tale occasione, la società ha illustrato le linee prioritarie del nuovo piano industriale e le istituzioni interessate hanno concordato sulla necessità di introdurre clausole vincolanti di monitoraggio degli impegni previsti nel piano e la risoluzione dell'accordo in caso di mancato rispetto degli impegni assunti dall'impresa. A seguito di tale riunione, il 31 maggio, si è svolto al Mise il tavolo sulle prospettive di rilancio delle acciaierie di Piombino. All'incontro, presieduto dal coordinatore della struttura per le crisi d'impresa, hanno partecipato il vicepresidente dell'azienda, i rappresentanti della regione Toscana e del comune di Piombino, l'autorità portuale, i sindacati e Invitalia. In tale occasione, l'azienda ha ribadito l'interesse a investire nell'area, come già comunicato lo scorso 12 maggio, smentendo le indiscrezioni emerse, nelle scorse settimane, su una volontà di vendita dello stabilimento. Successivamente, il 10 giugno 2022, vi è stata un'altra riunione tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti per fare il punto della situazione circa le attività di messa in sicurezza, le bonifiche e le connesse problematiche di realizzazione, nonché in merito alla presentazione del nuovo piano industriale. Sono attualmente in corso le interlocuzioni istituzionali per definire l'atto integrativo, che dovrà comprendere una soluzione industriale in grado di fornire concrete opportunità di sviluppo dell'area siderurgica ex Lucchini, a Piombino; superare le gravi situazioni di criticità ambientali dell'area; mantenere potenziali correlati ai livelli occupazionali; assicurare le finalità conservative del patrimonio produttivo dello stabilimento siderurgico ex Lucchini. L'elemento qualificante dell'atto integrativo, inoltre, sarà la definizione di una procedura di monitoraggio volta a garantire la verifica dell'avanzamento degli investimenti e del piano di recupero ambientale. A tal fine sarà istituito un organismo di vigilanza cui parteciperanno i rappresentanti dei soggetti pubblici sottoscrittori dell'accordo. Sempre nell'atto integrativo verranno definiti gli elementi necessari per ottenere il rilascio delle concessioni, compresa quella demaniale e marittima delle banchine. In caso di ritardo o di inadempimento da parte di JSW, i soggetti istituzionali avranno il diritto di risolvere con efficacia immediata l'accordo di programma, che costituisce, peraltro, il presupposto per l'eventuale assegnazione delle commesse a JSW da parte di Rete ferroviaria italiana, di cui si è parlato sugli organi di stampa. Un'ulteriore riunione di aggiornamento del tavolo dei sottoscrittori sarà convocata a brevissimo, presumibilmente entro l'ultima settimana di giugno.
Si osserva, infine, che il Ministero dello Sviluppo economico segue con attenzione ogni eventuale sviluppo degli assetti proprietari dello stabilimento di Piombino, con il duplice obiettivo di un rilancio dell'attività siderurgica di un sito strategico per il nostro sistema produttivo e del reinserimento in fabbrica dell'intera forza lavoro. In questa logica, va vista con favore un'eventuale con altri soggetti del settore siderurgico, idonea ad assicurare un rilancio sostenibile dell'area. Va, tuttavia, ricordato che la trattativa tra soggetti privati non può rientrare nella serie degli interventi ricompresi nell'atto integrativo dell'accordo 2018.
PRESIDENTE. Il deputato Andrea Romano ha facoltà di replicare.