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Martedì 25 Ottobre 2022 ore 11:00
AULA, Seduta 4 - Votata fiducia al governo
Resoconto stenografico
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La Camera, con 235 sì, ha votato la fiducia al governo. Nel corso della seduta si sono svolte le dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la discussione generale, la replica e le dichiarazioni di voto finale.
XIX LEGISLATURA
4^ SEDUTA PUBBLICA
Martedì 25 ottobre 2022 - Ore 11
Comunicazioni del Governo.
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- Missioni
- Comunicazioni del Governo.
- La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 13,30
- Missioni (Alla ripresa pomeridiana)
- Si riprende la discussione
- Svolgimento
- Discussione
- Vice Presidente RAMPELLI Fabio
- Deputato RICCIARDI Riccardo (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato MORRONE Jacopo (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputata SERRACCHIANI Debora (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato CESA Lorenzo (MISTO)
- Vice Presidente RAMPELLI Fabio
- Deputato MAGI Riccardo (MISTO)
- Deputata FERRO Wanda (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato COSTA Enrico (AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE)
- Deputato MULE' Giorgio (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato SOUMAHORO Aboubakar (MISTO)
- Deputata GAVA Vannia (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato MANES Franco (MISTO)
- Deputato BICCHIELLI Pino (MISTO)
- Deputata BALDINO Vittoria (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata MONTARULI Augusta (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato SCOTTO Arturo (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata POLIDORI Catia (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputata PASTORELLA Giulia (AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE)
- Deputato CANDIANI Stefano (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato GRIMALDI Marco (MISTO)
- Deputata SEMENZATO Martina (MISTO)
- Deputato CIRIELLI Edmondo (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato CAFIERO DE RAHO Federico (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato PROVENZANO Giuseppe (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato DONZELLI Giovanni (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputata GADDA Maria Chiara (AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE)
- Deputata SIRACUSANO Matilde (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato SILVESTRI Francesco (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato BAGNAI Alberto (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputata QUARTAPELLE PROCOPIO Lia (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato RAMPELLI Fabio (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato DEL BARBA Mauro (AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE)
- Deputato NEVI Raffaele (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato TABACCI Bruno (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato PAGANO Nazario (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputata DALLA CHIESA Rita (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Presidente FONTANA Lorenzo
- Replica del Presidente del Consiglio dei ministri
- Dichiarazioni di voto finale
- Presidente FONTANA Lorenzo
- Deputata GEBHARD Renate (MISTO)
- Deputato DELLA VEDOVA Benedetto (MISTO)
- Deputato LUPI Maurizio (MISTO)
- Deputata ZANELLA Luana (MISTO)
- Deputato RICHETTI Matteo (AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE)
- Deputato CATTANEO Alessandro (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato CONTE Giuseppe (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato MOLINARI Riccardo (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato LETTA Enrico (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato FOTI Tommaso (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato GALLO Francesco (MISTO)
- Deputata BRAMBILLA Michela Vittoria (MISTO)
- Deputato TREMONTI Giulio (FRATELLI D'ITALIA)
- Votazione
- Discussione
- Svolgimento
- Nomina dei deputati componenti del Comitato parlamentare provvisorio per la sicurezza della Repubblica
- Nomina dei componenti la Commissione speciale, istituita il 19 ottobre 2022, ai sensi dell'articolo 22, comma 2, del Regolamento e annunzio della sua costituzione
- Ordine del giorno della prossima seduta
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 11, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca comunicazioni del Governo.
Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta dell'intervento introduttivo del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei Ministri.
GIORGIA MELONI,. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io sono intervenuta molte volte in quest'Aula, da deputato, da Vicepresidente della Camera, da Ministro della Gioventù; eppure, la solennità è tale che credo di non essere mai riuscita a intervenire senza che in me ci fosse un sentimento di emozione e di profondo rispetto. Vale ovviamente a maggior ragione oggi, che mi rivolgo a voi in qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri per chiedervi di esprimervi sulla fiducia a un Governo da me guidato. Una grande responsabilità per chi quella fiducia deve ottenerla e meritarsela e una grande responsabilità per chi quella fiducia deve concederla o negarla. Sono i momenti fondamentali della nostra democrazia, ai quali non dobbiamo mai assuefarci. Per questo io voglio ringraziare, da subito, chi si esprimerà in quest'Aula secondo le proprie convinzioni, qualsiasi sia la scelta che farà .
Un ringraziamento sincero va al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che, nel dare seguito all'indicazione chiaramente espressa dagli italiani lo scorso 25 settembre, non ha voluto farmi mancare i suoi preziosi consigli. Un ringraziamento va, ovviamente, ai partiti della coalizione di Governo, ai miei Fratelli d'Italia, alla Lega, a Forza Italia, a Noi Moderati e ai loro leader , a quel centrodestra che, dopo essersi affermato nelle urne, ha dato vita a questo Governo in uno dei lassi di tempo più brevi della storia repubblicana .
E io credo che questo sia il segno più tangibile di una coesione che, alla prova dei fatti, riesce sempre a superare le differenti sensibilità, nel nome di un interesse più alto.
La celerità di questi giorni per noi era un fatto naturale, ma era anche doverosa, perché la condizione difficilissima nella quale l'Italia si trova non consente di titubare o di perdere tempo, e noi non intendiamo farlo .
E voglio per questo ringraziare anche il mio predecessore, il Presidente Mario Draghi , che, tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale, ha, in queste settimane, offerto tutta la sua disponibilità affinché vi fosse un passaggio di consegne veloce e sereno con il nuovo Governo, ovviamente, anche se, per ironia della sorte, quel Governo era guidato dal presidente dell'unico partito di opposizione all'Esecutivo da lui presieduto. Si è molto ricamato su questo aspetto, ma io voglio dirvi che credo non ci sia nulla di strano. Così dovrebbe essere sempre, così è nelle grandi democrazie .
E, tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi, non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del Governo in questa Nazione . Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto io mi ritrovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho nei confronti di tutte quelle donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o, più banalmente, il diritto a vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani. Ma penso anche, con riverenza, a coloro che hanno costruito, con le assi del loro esempio, la scala che oggi consente a me di salire e di rompere il pesante tetto di cristallo che sta sulle nostre teste Donne che hanno osato, donne che hanno osato per impeto, per ragione, per amore. Come Cristina, elegante organizzatrice di salotti culturali e barricate, come Rosalie, testarda al punto da partire con i Mille che fecero l'Italia, come Alfonsina che pedalò forte contro il vento del pregiudizio, come Maria o Grazia che, con il loro esempio, spalancarono i cancelli dell'istruzione alle bambine di tutto il Paese E poi Tina, Nilde, Rita, Oriana, Ilaria, Mariagrazia, Fabiola, Marta, Elisabetta, Samantha, Chiara. Grazie! Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare ora anche io
Ma il mio ringraziamento, il più sentito, va ovviamente al popolo italiano, a chi ha deciso di non mancare all'appuntamento elettorale e ha espresso il proprio voto, consentendo la piena realizzazione del percorso democratico, che vuole nel popolo, e solo nel popolo, il titolare della sovranità, con il rammarico, però, per i moltissimi che hanno rinunciato all'esercizio di questo dovere civico, sancito nella Costituzione, cittadini che reputano sempre più spesso inutile il loro voto, perché dicono: “Tanto poi decide qualcun altro, tanto poi si decide nei palazzi o nei circoli esclusivi”. Purtroppo spesso è stato così negli ultimi 11 anni, con un susseguirsi di maggioranze di Governo pienamente legittime sul piano costituzionale, ma drammaticamente distanti dalle indicazioni degli elettori
Noi, oggi, interrompiamo questa grande anomalia italiana, dando vita a un Governo politico, pienamente rappresentativo della volontà popolare E intendiamo farlo assumendoci pienamente i diritti e i doveri che competono a chi vince le elezioni: essere maggioranza parlamentare e compagine di Governo per 5 anni, facendolo al meglio delle nostre possibilità, anteponendo sempre l'interesse della Nazione a quello di parte e di partito. Non useremo il voto di milioni di italiani per sostituire un sistema di potere con un altro distinto e contrapposto
Quello che noi vogliamo fare è liberare le migliori energie di questa Nazione e garantire agli italiani, a tutti gli italiani, un futuro di maggiore libertà, giustizia, benessere e sicurezza. E se per farlo dovremo scontentare alcuni potentati o fare scelte che potrebbero non essere comprese nell'immediato da alcuni cittadini, non ci tireremo indietro, perché il coraggio di certo non ci difetta
Ci siamo presentati in campagna elettorale con un programma quadro di Governo della coalizione e con programmi più articolati dei singoli partiti. Gli elettori hanno scelto il centrodestra e, all'interno della coalizione, hanno premiato maggiormente determinate proposte rispetto ad altre. Manterremo quegli impegni, perché il vincolo tra rappresentante e rappresentato è l'essenza stessa della democrazia. So bene che ad alcuni osservatori e alle forze politiche di opposizione non piaceranno molte delle nostre proposte, ma io non intendo assecondare quella deriva secondo la quale la democrazia appartiene ad alcuni più che ad altri e che un esito elettorale sgradito non vada accettato e ne vada, anzi, impedita la realizzazione, con qualsiasi mezzo.
Negli ultimi giorni sono stati in parecchi, anche fuori dai nostri confini nazionali, a dire di voler vigilare sul nuovo Governo. Direi che possono spendere meglio il loro tempo In quest'Aula e nel nostro Parlamento ci sono valide e battagliere forze di opposizione, più che capaci di far sentire la propria voce, senza - mi auguro - alcun soccorso esterno.
Voglio sperare che quelle forze convengano con me sul fatto che chi dall'estero dice di voler vigilare sull'Italia non manca di rispetto a me o a questo Governo, manca di rispetto al popolo italiano, che non ha lezioni da prendere
L'Italia è a pieno titolo parte dell'Occidente e del suo sistema di alleanze, Stato fondatore dell'Unione europea, dell'Eurozona e dell'Alleanza atlantica, membro del G7 e, ancor prima di tutto questo, culla, insieme alla Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori, fondato su libertà, uguaglianza e democrazia, frutti preziosi che scaturiscono dalle radici classiche e giudaico-cristiane dell'Europa . Noi siamo gli eredi di San Benedetto, un italiano, patrono principale dell'intera Europa
L'Europa. Permettetemi, parlando di Europa, innanzitutto di ringraziare i vertici delle istituzioni comunitarie, il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, la Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, il Presidente di turno del Consiglio, il mio amico Petr Fiala e, con loro, i tanti Capi di Stato e di Governo che, in queste ore, mi hanno augurato buon lavoro. Ovviamente, non mi sfuggono la curiosità e l'interesse per la postura che il Governo terrà verso le istituzioni europee o, ancora meglio, vorrei dire dentro le istituzioni europee, perché quello è il luogo in cui l'Italia farà sentire forte la sua voce, come si conviene a una grande Nazione fondatrice . Non per frenare o sabotare l'integrazione europea, come a volte ho sentito dire, anche in queste settimane, ma per contribuire a indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne e verso un approccio più vicino ai cittadini e alle imprese.
Noi, per intenderci, non concepiamo l'Unione europea come un circolo elitario, con soci di serie A e soci di serie B o, peggio, come una società per azioni e diretta da un consiglio d'amministrazione, con il solo compito di tenere i conti in ordine. L'Unione europea per noi è la casa comune dei popoli europei e, come tale, deve essere in grado di fronteggiare le grandi sfide della nostra epoca, a partire da quelle che gli Stati membri difficilmente possono affrontare da soli. Penso agli accordi commerciali certo, ma anche all'approvvigionamento di materie prime e di energia, alle politiche migratorie, alle scelte geopolitiche, alla lotta al terrorismo, grandi sfide di fronte alle quali non sempre l'Unione europea si è fatta trovare pronta.
Perché, colleghi, come è stato possibile che un'integrazione che nasceva nel 1950, 70 anni orsono, come Comunità economica del carbone e dell'acciaio, a 70 anni di distanza si ritrovi, dopo aver allargato a dismisura le sue sfere di competenza, a essere maggiormente esposta proprio in tema di approvvigionamento energetico e di materie prime ?
Chi si pone questi interrogativi non è un nemico o un eretico, ma un pragmatico, che non teme di dire quando qualcosa non funziona come potrebbe. Serve un'integrazione più efficace nell'affrontare le grandi sfide, nel rispetto di quel motto fondativo che recita: “Uniti nella diversità” perché è questa la grande peculiarità europea, Nazioni con storie millenarie, capaci di unirsi portando ciascuna la propria identità come valore aggiunto.
Una casa comune europea vuol dire certamente regole condivise anche in ambito economico-finanziario. Questo Governo rispetterà le regole attualmente in vigore e, nel contempo, offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del Patto di stabilità e crescita.
Per la sua forza e la sua storia, l'Italia ha il dovere, prima ancora che il diritto, di stare a testa alta in questi consessi internazionali, con spirito costruttivo, ma senza subalternità o complessi di inferiorità, come troppo spesso ci è parso che accadesse in passato, coniugando l'affermazione del proprio interesse nazionale con la consapevolezza di un destino comune europeo e occidentale .
L'Alleanza atlantica garantisce alle nostre democrazie un quadro di pace e sicurezza che troppo spesso diamo per scontato; è dovere dell'Italia contribuirvi pienamente, perché, ci piaccia o no, la libertà ha un costo e quel costo, per uno Stato, è la capacità che ha di difendersi e l'affidabilità che dimostra nel quadro delle alleanze di cui fa parte. L'Italia, negli anni, ha saputo dimostrarla, a partire dalle tante missioni internazionali delle quali siamo stati protagonisti , e voglio per questo ringraziare le donne e gli uomini delle nostre Forze armate per aver tenuto alto il prestigio dell'Italia nei contesti più difficili, anche a costo della propria vita : la Patria vi sarà sempre riconoscente!
L'Italia continuerà a essere affidabile in seno all'Alleanza atlantica, a partire dal sostegno al valoroso popolo ucraino che si oppone all'invasione della Federazione russa , non soltanto perché non possiamo accettare la guerra di aggressione e la violazione dell'integrità territoriale di una Nazione sovrana, ma anche perché è il modo migliore di difendere il nostro interesse nazionale. Soltanto un'Italia che rispetta gli impegni può avere l'autorevolezza per chiedere, a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato ed è quello che intendiamo fare, a partire dalla questione energetica.
La guerra ha aggravato la situazione già molto difficile causata dagli aumenti del costo dell'energia e dei carburanti, costi insostenibili per molte imprese che potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori e per milioni di famiglie che già oggi non sono più in grado di fare fronte al rincaro delle bollette. Ma sbaglia chi crede che sia possibile barattare la libertà dell'Ucraina con la nostra tranquillità. Cedere al ricatto di Putin sull'energia non risolverebbe il problema, lo aggraverebbe, aprendo la strada a ulteriori pretese e ricatti, con futuri aumenti dell'energia ancora maggiori di quelli che abbiamo conosciuto in questi mesi. I segnali arrivati dall'ultimo Consiglio europeo rappresentano un passo avanti raggiunto anche grazie all'impegno del mio predecessore e del Ministro Cingolani, ma sono ancora insufficienti. L'assenza ancora oggi di una risposta comune lascia, come unico spazio, quello delle misure dei singoli Governi nazionali che rischiano di minare il mercato interno e la competitività delle nostre imprese.
Sul fronte dei prezzi, se, da un lato, è vero che il solo aver discusso di misure di contenimento ha frenato momentaneamente la speculazione, dall'altro, è evidente che, se non si darà rapidamente seguito agli annunci con meccanismi concreti, la speculazione ripartirà. Anche per questo sarà necessario mantenere e rafforzare le misure nazionali a supporto di famiglie e imprese, sia sul versante delle bollette, sia su quello del carburante, un impegno finanziario imponente che drenerà gran parte delle risorse reperibili e ci costringerà a rinviare altri provvedimenti che avremmo voluto avviare già nella prossima legge di bilancio. Ma la nostra priorità oggi deve essere mettere un argine al caro energia e accelerare, in ogni modo, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale, perché voglio credere che dal dramma della crisi energetica possa emergere, per paradosso, anche un'occasione per l'Italia. I nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno e la nostra Nazione, in particolare il Mezzogiorno, è il paradiso delle rinnovabili, con il suo sole, il vento, il calore della terra, le maree, i fiumi, un patrimonio di energia verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili Insomma sono convinta che l'Italia, con un po' di coraggio e di spirito pratico, potrebbe uscire da questa crisi più forte e autonoma di prima.
Oltre al caro energia, le famiglie italiane si ritrovano a dover fronteggiare un livello di inflazione che ha raggiunto l'11,1 per cento su base annua e ne sta erodendo inesorabilmente il potere d'acquisto, nonostante una parte di questi aumenti sia stata assorbita dalle aziende. È indispensabile intervenire con misure volte ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie, partendo dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività, dall'innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti dal potenziamento del aziendale, riuscire ad allargare la platea dei beni primari che godono dell'IVA ridotta al 5 per cento. Misure concrete che affronteremo anche con la prossima legge di bilancio, sulla quale siamo già al lavoro.
Il contesto nel quale si troverà ad agire il Governo è un contesto molto complicato, forse il più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi. Le tensioni geopolitiche e la crisi energetica frenano la speranza di una ripresa economica post-pandemia. Le previsioni macroeconomiche per il 2023 indicano un marcato rallentamento dell'economia italiana, europea e mondiale, in un clima per di più di assoluta incertezza. La Banca centrale europea, nel mese di settembre, ha rivisto le previsioni di crescita 2023 per l'area euro, con un taglio di ben 1,2 punti percentuali rispetto alle previsioni del mese di giugno, prevedendo una crescita di appena lo 0,9 per cento. Rallentamento e revisioni al ribasso che riguardano anche ovviamente l'andamento dell'economia italiana per il prossimo anno. Nell'ultima nota di aggiornamento al DEF, la previsione di crescita del PIL per il 2023 si ferma allo 0,6 per cento, esattamente un quarto del 2,4 per cento previsto nel Documento di economia e finanza di aprile e le previsioni del MEF sono addirittura ottimistiche rispetto a quelle più recenti del Fondo Monetario Internazionale, secondo le quali per l'economia italiana il 2023 sarà un anno di recessione: meno 0,2 per cento, il peggior risultato tra le principali economie mondiali dopo quello della Germania. E non si tratta, purtroppo, di una congiuntura isolata, i dati sono chiari. Negli ultimi vent'anni l'Italia è cresciuta complessivamente del 4 per cento, mentre Francia e Germania di più del 20 per cento; negli ultimi dieci anni la nostra Nazione si è collocata negli ultimi posti in Europa per crescita economica e occupazionale, con la sola eccezione del rimbalzo registrato dopo il crollo del PIL nel 2020. Non a caso dieci anni durante i quali si sono succeduti Governi deboli, eterogenei, senza un chiaro mandato popolare, incapaci di risolvere le carenze strutturali di cui soffrono l'Italia e la sua economia e di porre le basi per una crescita sostenuta e duratura.
Crescita bassa o nulla, quindi, accompagnata dall'impennata dell'inflazione che ha superato il 9 per cento nell'area euro e ha indotto la Banca centrale europea, al pari di altre banche centrali, per la prima volta dopo undici anni, a rialzare i tassi di interesse. Una decisione da molti reputata azzardata e che rischia di ripercuotersi sul credito bancario a famiglie e imprese e che si somma a quella già assunta dalla stessa Banca centrale di porre fine a partire dal 1° luglio 2022 al programma di acquisto di titoli a reddito fisso sul mercato aperto, creando una difficoltà aggiuntiva a quegli Stati membri che, come il nostro, hanno un elevato debito pubblico. Siamo dunque nel pieno di una tempesta. La nostra imbarcazione ha subito diversi danni e gli italiani hanno affidato a noi il compito di condurre la nave in porto in questa difficilissima traversata. Eravamo consapevoli di quello che ci aspettava, come lo sono tutte le altre forze politiche, anche quelle che, governando negli ultimi dieci anni, hanno portato - perché questo dicono i numeri - un peggioramento dei principali fondamentali macroeconomici, e oggi diranno ovviamente che hanno le ricette risolutive e sono pronte a imputare al nuovo Governo le difficoltà che l'Italia affronta. Eravamo consapevoli del macigno che ci stavamo caricando sulle spalle. Ci siamo battuti lo stesso per assumerci questa responsabilità perché, in primo luogo, non siamo persone abituate a scappare e, in secondo luogo, perché la nostra imbarcazione, l'Italia, con tutte le sue ammaccature, rimane “la nave più bella del mondo” , per citare la celebre espressione che usò la portaerei americana quando incontrò la nave scuola Amerigo Vespucci. Un'imbarcazione solida alla quale nessuna meta è preclusa se decide di riprendere il viaggio. Allora noi siamo qui per tentare di ricucire le vele strappate, fissare le assi dello scafo, superare le onde che si infrangono su di noi, con la bussola delle nostre convinzioni a indicarci la rotta verso la meta prescelta e con un equipaggio che è capace di svolgere al meglio i propri compiti.
Ci è stato chiesto come intendiamo tranquillizzare gli investitori a fronte di un debito al 145 per cento del PIL, secondo in Europa soltanto a quello della Grecia. Potremmo rispondere citando alcuni fondamentali della nostra economia che rimangono solidi nonostante tutto: siamo tra le poche Nazioni europee in costante avanzo primario, vale a dire lo Stato spende meno di quanto incassa, al netto degli interessi sul debito; il risparmio privato delle famiglie italiane ha superato la soglia dei 5 mila miliardi di euro e in un clima di fiducia potrebbe sostenere gli investimenti nell'economia reale. Ma, ancor più di questi dati, già significativi, sono importanti le potenzialità ancora inespresse che ha l'Italia. Mi sento di dire che, se questo Governo riuscisse a fare ciò che ha in mente, scommettere sull'Italia potrebbe essere non solo un investimento sicuro, ma forse addirittura un buon affare, perché l'orizzonte al quale vogliamo guardare non è il prossimo anno o la prossima scadenza elettorale. Quello che ci interessa è come sarà l'Italia tra dieci anni, e sono pronta a fare quello che va fatto, a costo di non essere compresa, a costo perfino di non venire rieletta, per essere certa di avere reso, con il mio e il nostro lavoro, il futuro di questa Nazione più agevole .
La strada per ridurre il debito non è la cieca austerità imposta negli anni passati e non sono neppure gli avventurismi finanziari più o meno creativi. La strada maestra, l'unica possibile, è la crescita economica, duratura e strutturale.
E per conseguirla siamo naturalmente aperti a favorire gli investimenti esteri: se, da un lato, contrasteremo logiche predatorie che mettano a rischio le produzioni strategiche nazionali, dall'altro, saremo aperti ad accogliere e stimolare quelle imprese straniere che sceglieranno di investire in Italia, portando sviluppo, occupazione e , in una logica di benefìci reciproci.
In questo contesto si inserisce il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Fondi raccolti con l'emissione di debito comune europeo per fronteggiare crisi di portata globale. Una proposta avanzata a suo tempo dal Governo di centrodestra, con l'allora Ministro Giulio Tremonti, per anni avversata, talvolta derisa, poi attuata. Il PNRR è un'opportunità straordinaria di ammodernare l'Italia: abbiamo tutti il dovere di sfruttarla al meglio. La sfida è complessa a causa dei limiti strutturali e burocratici che da sempre rendono difficoltoso per l'Italia riuscire ad utilizzare interamente persino i fondi europei della programmazione ordinaria. Basti pensare che la Nota di aggiornamento al DEF 2022 ha ridotto la spesa pubblica attivata dal PNRR a 15 miliardi rispetto ai 29,4 previsti nel DEF dell'aprile scorso. Il rispetto delle scadenze future richiederà ancor più attenzione, considerato che finora si sono per lo più rendicontate opere già avviate in passato, cosa che non si potrà continuare a fare nei prossimi anni. Spenderemo al meglio i 68,9 miliardi a fondo perduto e i 122,6 miliardi concessi a prestito all'Italia dal EU, senza ritardi e senza sprechi, concordando con la Commissione europea gli aggiustamenti necessari per ottimizzare la spesa, alla luce soprattutto del rincaro dei prezzi delle materie prime e della crisi energetica, perché queste materie si affrontano con un approccio pragmatico e non con un approccio ideologico .
Il PNRR non si deve intendere soltanto come un grande piano di spesa pubblica, ma come l'opportunità di compiere una vera svolta culturale. Archiviare finalmente la logica dei , per alcuni, utili spesso soprattutto alle campagne elettorali, in favore di investimenti di medio termine destinati al benessere dell'intera comunità nazionale. Rimuovere tutti gli ostacoli che frenano la crescita economica e che da troppo tempo ci siamo rassegnati a considerare mali endemici dell'Italia, ma non lo sono.
Uno di questi è certamente l'instabilità politica. Negli ultimi venti anni l'Italia ha avuto, in media, un Governo ogni due anni, cambiando spesso anche la maggioranza di riferimento. È la ragione per la quale i provvedimenti che garantivano sicuro e immediato consenso hanno sempre avuto la meglio sulle scelte strategiche. È la ragione per la quale le burocrazie sono spesso diventate intoccabili e impermeabili al merito . È la ragione per la quale la capacità negoziale dell'Italia nei consessi internazionali è stata debole. Ed è la ragione per la quale gli investimenti stranieri, che mal sopportano la mutevolezza dei Governi, sono stati scoraggiati. È la ragione per la quale siamo fermamente convinti del fatto che l'Italia abbia bisogno di una riforma costituzionale in senso presidenziale , che garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare. Una riforma che consenta all'Italia di passare da una “democrazia interloquente” a una “democrazia decidente”.
Vogliamo partire dall'ipotesi di un semipresidenzialismo sul modello francese, che in passato aveva ottenuto un ampio gradimento anche da parte del centrosinistra, ma rimaniamo aperti anche ad altre soluzioni.
Vogliamo confrontarci su questo con tutte le forze politiche presenti in Parlamento, per arrivare alla riforma migliore e più condivisa possibile. Ma sia chiaro che non rinunceremo a riformare l'Italia, se ci trovassimo di fronte opposizioni pregiudiziali . In questo caso, noi ci muoveremo secondo il mandato che ci è stato conferito su questo tema dagli italiani: dare all'Italia un sistema istituzionale nel quale chi vince governa per cinque anni e alla fine viene giudicato dagli elettori per quello che è riuscito a fare.
Parallelamente alla riforma presidenziale, intendiamo dare seguito al processo virtuoso di autonomia differenziata già avviato da diverse regioni italiane secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale . Per la provincia di Bolzano tratteremo del ripristino degli standard di autonomia che nel 1992 hanno portato al rilascio della quietanza liberatoria ONU. È nostra intenzione completare il processo per dare a Roma Capitale i poteri e le risorse che competono a una grande capitale europea e dare nuova centralità ai nostri comuni. Perché ogni campanile, ogni borgo è un pezzo della nostra identità da difendere. Penso in particolare a quelli che si trovano nelle aree interne, nelle zone montane e nelle terre alte , che hanno bisogno di uno Stato alleato per favorire la residenzialità e combattere lo spopolamento.
Sono convinta che questa svolta che abbiamo in mente sia anche l'occasione migliore per tornare a porre al centro dell'agenda Italia la questione meridionale. Il Sud non più visto come un problema, ma come un'occasione di sviluppo per tutta la Nazione .
Lavoreremo sodo per colmare un divario infrastrutturale inaccettabile, eliminare le disparità, creare occupazione, garantire la sicurezza sociale e migliorare la qualità della vita. Dobbiamo riuscire a porre fine a quella beffa per cui il Sud esporta manodopera, intelligenze e capitali che sono invece fondamentali proprio in quelle regioni dalle quali vanno via Non è un obiettivo facile, ovviamente, ma il nostro impegno su questo sarà totale.
E se le infrastrutture al Sud non sono più rinviabili, anche nel resto d'Italia è necessario realizzarne di nuove, per potenziare i collegamenti di persone e merci, ma anche di dati e comunicazioni. Con l'obiettivo di ricucire non solo il Nord al Sud, ma anche la costa tirrenica alla costa adriatica e le isole al resto della Penisola .
Servono investimenti strutturali per affrontare l'emergenza climatica, le sfide ambientali, il rischio idrogeologico e l'erosione costiera, e per accelerare i processi di ricostruzione dei territori colpiti in questi anni da terremoti e calamità naturali, come la drammatica alluvione che nella notte tra il 15 e il 16 settembre ha sconvolto la regione Marche. Consentitemi, insieme a tutti voi, di rinnovare qui il cordoglio per le vittime e la vicinanza a tutta la comunità: siamo al vostro fianco, non vi abbandoneremo, contate su di noi - .
Intendiamo tutelare le infrastrutture strategiche nazionali assicurando la proprietà pubblica delle reti, sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella delle comunicazioni. La transizione digitale, fortemente sostenuta dal PNRR, deve accompagnarsi alla sovranità tecnologica, al nazionale e alla
E vogliamo finalmente introdurre una clausola di salvaguardia dell'interesse nazionale, anche sotto l'aspetto economico, per le concessioni di infrastrutture pubbliche, come autostrade e aeroporti. Perché il modello degli oligarchi seduti su pozzi di petrolio ad accumulare miliardi senza neanche assicurare investimenti non è un modello di libero mercato degno di una democrazia occidentale .
L'Italia deve tornare ad avere una politica industriale, puntando su quei settori nei quali può contare su un vantaggio competitivo. Penso al marchio, fatto di moda, lusso, , fino all'alta tecnologia. Fatto di prodotti di assoluta eccellenza in campo agroalimentare, che devono essere difesi in sede europea e con una maggiore integrazione della filiera a livello nazionale, anche per ambire a una piena sovranità alimentare non più rinviabile. Che non significa, ovviamente, mettere fuori commercio l'ananas, come qualcuno ha detto , ma più banalmente garantire che non dipenderemo da Nazioni distanti da noi per dare da mangiare ai nostri figli . Penso alla favorevole posizione dell'Italia nel Mediterraneo e alle opportunità legate all'economia del mare, che può e deve diventare un strategico per l'Italia intera e in particolare per lo sviluppo del Meridione. E penso alla bellezza.
Sì, perché l'Italia è la Nazione che più di ogni altra al mondo racchiude l'idea di bellezza paesaggistica, artistica, narrativa, espressiva. Tutto il mondo lo sa, ci ama per questo e per questo vuole comprare italiano, conoscere la nostra storia e venire in vacanza da noi. È un orgoglio certo, ma soprattutto è una risorsa economica di valore inestimabile, che alimenta la nostra industria turistica e culturale. E aggiungo che tornare a puntare sul valore strategico dell'italianità vuol dire anche promuovere la lingua italiana all'estero e valorizzare il legame con le comunità italiane presenti in ogni parte del mondo che sono parte integrante della nostra
Perché tutti gli obiettivi di crescita possano essere raggiunti serve una rivoluzione culturale nel rapporto tra Stato e sistema produttivo, che deve essere paritetico e di reciproca fiducia. Chi oggi ha la forza e la volontà di fare impresa in Italia va sostenuto e agevolato, non vessato e guardato con sospetto perché la ricchezza la creano le aziende con i loro lavoratori, non lo Stato con decreti o editti Il motto di questo Governo sarà: “non disturbare chi vuole fare”
Le imprese chiedono soprattutto meno burocrazia, regole chiare e certe, risposte celeri e trasparenti. Affronteremo il problema partendo da una strutturale semplificazione e deregolamentazione dei procedimenti amministrativi per dare stimolo all'economia, alla crescita e agli investimenti, anche perché tutti sappiamo quanto l'eccesso normativo, burocratico e regolamentare aumenti esponenzialmente il rischio di irregolarità, contenziosi e corruzione. Un male che abbiamo il dovere di estirpare
Abbiamo bisogno di meno regole, più chiare per tutti e di un nuovo rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, perché il cittadino non si senta parte debole di fronte a uno Stato tiranno che non ne ascolta le esigenze e ne frustra le aspettative.
Da questa rivoluzione copernicana dovrà nascere un nuovo patto fiscale che poggerà su tre pilastri. Il primo: ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all'insegna dell'equità; penso, ad esempio, alla progressiva introduzione del quoziente familiare, ma penso all'estensione della tassa piatta per le partite IVA dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di fatturato E, accanto a questa, partire per una tassa piatta, dall'introduzione della tassa piatta sull'incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente: una misura virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato, che può essere un forte incentivo alla crescita.
Il secondo pilastro: una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese, in particolare PMI, in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco
E in ultimo, una serrata lotta all'evasione che deve partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull'IVA, e soprattutto deve essere vera lotta all'evasione, non caccia al gettito È la ragione per la quale intendiamo partire da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell'Agenzia delle entrate, che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente è avvenuto finora
Imprese e lavoratori chiedono da tempo come priorità non rinviabile la riduzione del cuneo fiscale e contributivo. L'eccessivo carico fiscale sul lavoro è uno dei principali ostacoli alla creazione di nuova occupazione e alla competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali. L'obiettivo che ci diamo è intervenire gradualmente per arrivare a un taglio di almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori per alleggerire il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi. Per incentivare le aziende ad assumere abbiamo in mente un meccanismo fiscale che premi le attività ad alta densità di lavoro - “più assumi meno paghi”, lo avevamo sintetizzato - ma ovviamente questo non deve far venir meno il necessario sostegno all'innovazione tecnologica.
Parlando di impresa e di lavoro, il pensiero va alle decine di tavoli di crisi ancora aperti, a cui dedicheremo il massimo impegno, e a quelle migliaia di lavoratori autonomi che non si sono più rialzati dopo la pandemia . A loro, che sono stati spesso ingiustamente trattati come figli di un Dio minore, vogliamo riconoscere tutele adeguate, in linea con quelle giustamente garantite ai lavoratori dipendenti, perché siamo sempre stati al fianco di quei quasi 5 milioni di lavoratori autonomi, tra artigiani, commercianti e liberi professionisti, che costituiscono un asse portante dell'economia italiana e non smetteremo ora. Per noi, un lavoratore è un lavoratore .
Le tutele adeguate vanno riconosciute anche a chi, dopo una vita di lavoro, va in pensione o vorrebbe andarci. Intendiamo facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema presidenziale, previdenziale - chiedo scusa - partendo, nel poco tempo a disposizione per la prossima legge di bilancio, dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno, ma la priorità per il futuro dovrà essere un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l'assegno solo in base al regime contributivo, perché è una bomba sociale che noi continuiamo a ignorare, ma che in futuro investirà milioni di attuali lavoratori che si ritroveranno con assegni addirittura molto più bassi di quelli, già inadeguati, che vengono percepiti oggi .
C'è un tema di povertà dilagante che noi non possiamo ignorare. Sua Santità Papa Francesco, a cui rivolgo un affettuoso saluto – , ha di recente ribadito un concetto importante: “La povertà - ha detto - non si combatte con l'assistenzialismo, la porta della dignità di un uomo è il lavoro”. È una verità profonda che soltanto chi la povertà l'ha conosciuta da vicino può apprezzare davvero. È questa la strada che intendiamo percorrere: vogliamo mantenere e, laddove possibile, migliorare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi, a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico. A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato, ma per gli altri, per chi è in grado di lavorare, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza ma il lavoro, la formazione e l'accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo, perché, per come è stato pensato e realizzato, il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l'Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia.
E se sul reddito di cittadinanza in quest'Aula esistono posizioni diversificate, sono certa che tutti concordiamo sull'importanza di porre fine alla tragedia degli incidenti, anche mortali, sul lavoro. Il tema, qui, non è introdurre nuove norme, ma piuttosto garantire la piena attuazione di quelle che esistono, perché, come ha ricordato anche il sindacato, da ultimo con la manifestazione di sabato scorso, non possiamo accettare che un ragazzo di 18 anni come Giuliano De Seta - e cito lui per ricordare tutte le vittime - esca di casa per andare al lavoro e non vi faccia mai più ritorno .
Serve colmare il grande divario esistente tra formazione e competenze richieste dal mercato del lavoro con percorsi formativi specifici, certamente, ma ancora prima grazie a una formazione scolastica e universitaria più attente alle dinamiche del mercato del lavoro. L'istruzione è il più formidabile strumento per aumentare la ricchezza di una Nazione, sotto tutti i punti di vista, perché il capitale materiale non è niente se non c'è anche il capitale umano.
Per questo la scuola e l'università torneranno centrali nell'azione di Governo, perché rappresentano una risorsa strategica fondamentale per l'Italia, per il suo futuro e per i suoi giovani. Si è polemizzato sulla nostra scelta di rilanciare la correlazione tra istruzione e merito. Rimango francamente colpita. Diversi studi dimostrano come, oggi, chi vive in una famiglia agiata abbia unain più per recuperare le lacune di un sistema scolastico appiattito al ribasso, mentre gli studenti dotati di minori risorse vengono danneggiati da un insegnamento che non dovesse premiare il merito, perché quelle lacune non le colmerà nessun altro
L'Italia non è un Paese per giovani. La nostra società nel tempo si è sempre più disinteressata del loro futuro, persino del diffuso fenomeno di quei giovani che si autoescludono dal circuito formativo e lavorativo, così come della crescente emergenza delle devianze, fatte di droga, alcolismo, criminalità. E la pandemia ha decisamente peggiorato questa condizione e, di fronte a questo scenario preoccupante, la proposta principe di certa politica in questi mesi è stata promettere a tutti la cannabis libera, perché era la risposta più facile . Ma noi, a differenza di altri, non siamo qui per fare la cosa più facile. Intendiamo: lavorare sulla crescita dei giovani a 360 gradi, promuovere le attività artistiche e culturali e, accanto a queste, lo sport, straordinario strumento di socialità, di formazione umana e di benessere; lavorare sulla formazione scolastica, per lo più affidata all'abnegazione e al talento dei nostri insegnanti, spesso lasciati soli a nuotare in un mare di carenze strutturali, tecnologiche e motivazionali; garantire salari e tutele decenti, borse di studio per i meritevoli, favorire la cultura di impresa e il prestito d'onore Lo dobbiamo a questi ragazzi, ai quali abbiamo tolto tutto per lasciar loro solo debiti da ripagare ! E lo dobbiamo all'Italia, che 161 anni fa è stata unificata dai giovani eroi del Risorgimento e che oggi, dall'entusiasmo e dal coraggio dei suoi giovani, può e deve essere ricostruita )!
Sappiamo che ai giovani sta particolarmente a cuore la difesa dell'ambiente naturale. Ce ne faremo carico, perché, come ebbe a scrivere Roger Scruton, uno dei più grandi maestri del pensiero conservatore europeo, “l'ecologia è l'esempio più vivo dell'alleanza tra chi c'è, chi c'è stato e chi verrà dopo di noi”. Proteggere il nostro patrimonio naturale ci impegna esattamente, come la tutela del patrimonio di cultura, tradizioni e spiritualità, che abbiamo ereditato dai nostri padri perché lo potessimo trasmettere ai nostri figli. Non c'è un ecologista più convinto di un conservatore; ma quello che ci distingue da certo ambientalismo ideologico è che noi vogliamo difendere la natura con l'uomo dentro coniugando sostenibilità ambientale, economica e sociale. Accompagnare le imprese e i cittadini verso la transizione verde, senza consegnarci a nuove dipendenze strategiche e rispettando il principio di neutralità tecnologica e : sarà questo il nostro approccio
Io penso di conoscere abbastanza bene l'universo dell'impegno giovanile, una palestra di vita meravigliosa, indipendentemente dalle idee politiche che si sceglie di difendere e promuovere. Confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza per contestare le politiche del nostro Governo, perché inevitabilmente tornerà nella mia mente una storia che è stata anche la mia. Io ho partecipato a tantissime manifestazioni, ho organizzato tantissime manifestazioni nella mia vita, e penso che ciò mi abbia insegnato molto più di quanto non mi abbiano insegnato molte altre cose. Quindi, voglio parlare a questi ragazzi che inevitabilmente scenderanno in piazza anche contro di noi. Ricordo una frase di Steve Jobs, che diceva: “Siate affamati, siate folli”. Vorrei aggiungere anche: “Siate liberi” , perché è nel libero arbitrio la grandezza dell'essere umano.
C'è poi un'altra istituzione formativa importante, accanto a scuola e università, forse la più importante di tutte, ed è ovviamente la famiglia, nucleo primario delle nostre società, culla degli affetti e luogo nel quale si forma l'identità di ognuno di noi; intendiamo sostenerla e tutelarla e, con questa, sostenere la natalità, che nel 2021 ha registrato il tasso di nascite più basso dall'Unità d'Italia a oggi; per uscire dalla glaciazione demografica e tornare a produrre quegli anni di futuro, quel PIL demografico di cui abbiamo bisogno serve un piano imponente, economico ma anche culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società . È, allora, un nostro impegno, preso anche in campagna elettorale, quello di aumentare gli importi dell'assegno unico universale e aiutare le giovani coppie a ottenere un mutuo per la prima casa, lavorando progressivamente anche per l'introduzione del quoziente familiare. E visto che i progetti familiari vanno di pari passo con il lavoro, vogliamo incentivare in ogni modo l'occupazione femminile , premiando quelle aziende che adottano politiche che offrono soluzioni efficaci per conciliare i tempi casa-lavoro e sostenendo i comuni per garantire asili nido gratuiti e aperti fino all'orario di chiusura dei negozi e degli uffici . L'Italia ha bisogno di una nuova alleanza intergenerazionale, che abbia nella famiglia il suo pilastro e rafforzi il legame che unisce le generazioni, i figli con i nonni, i giovani con gli anziani, che vanno, a loro volta, protetti valorizzati e sostenuti, perché rappresentano le nostre radici e la nostra storia.
Diceva Montesquieu che “la libertà è quel bene che fa godere di ogni altro bene”. La libertà è il fondamento di una vera società delle opportunità, è la libertà che deve guidare il nostro agire, libertà di essere, di fare, di produrre. Un Governo di centrodestra non limiterà mai le libertà esistenti di cittadini e imprese . Vedremo, alla prova dei fatti, anche su diritti civili e aborto, chi mentiva e chi diceva la verità in campagna elettorale su quali fossero le nostre reali intenzioni .
Libertà. Libertà e democrazia sono gli elementi distintivi della civiltà europea contemporanea, nei quali da sempre mi riconosco e, dunque, anche qui, a dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto, non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici; per nessun regime, fascismo compreso, esattamente come ho sempre reputato le leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana , una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre .
I totalitarismi del Novecento hanno dilaniato l'intera Europa, non solo l'Italia, per più di mezzo secolo, in una successione di orrori che ha investito gran parte degli Stati europei. E l'orrore e i crimini, da chiunque vengano compiuti, non meritano giustificazioni di sorta e non si compensano con altri orrori e altri crimini . Nell'abisso non si pareggiano mai i conti: si precipita e basta .
Ho conosciuto giovanissima il profumo della libertà, l'ansia per la verità storica e il rigetto per qualsiasi forma di sopruso o discriminazione proprio militando nella destra democratica italiana. Una comunità di uomini e donne che ha sempre agito alla luce del sole e a pieno titolo nelle nostre istituzioni repubblicane, anche negli anni più bui della criminalizzazione e della violenza politica, quando, nel nome dell'antifascismo militante, ragazzi innocenti venivano uccisi a colpi di chiave inglese . Quella lunga stagione di lutti ha perpetuato l'odio della guerra civile e allontanato una pacificazione nazionale che proprio la destra democratica italiana, più di ogni altro, da sempre auspica.
Da allora, la comunità politica da cui provengo ha compiuto sempre passi in avanti, verso una piena e consapevole storicizzazione del Novecento, ha assunto importanti responsabilità di Governo, giurando sulla Costituzione repubblicana, come abbiamo avuto l'onore di fare ancora poche ore fa. Ha affermato e incarnato, senza alcuna ambiguità, i valori della democrazia liberale, che sono la base dell'identità comune del centrodestra italiano e da cui non defletteremo un solo centimetro. Combatteremo qualsiasi forma di razzismo, antisemitismo, violenza politica e discriminazione .
E di libertà molto si è discusso in epoca di pandemia. Il COVID è entrato nelle nostre vite quasi tre anni fa e ha portato alla morte di oltre 177 mila persone, in Italia. Se siamo usciti al momento dall'emergenza è soprattutto merito del personale sanitario, della professionalità e dell'abnegazione con le quali ha salvato migliaia di vite umane. A loro, ancora una volta, va la nostra gratitudine. E, con loro, il mio ringraziamento va ai lavoratori dei servizi essenziali, che non si sono mai fermati, e alla straordinaria realtà del nostro Terzo settore, rappresentante virtuoso di quei corpi intermedi che consideriamo vitali per la società .
Purtroppo, non possiamo escludere una nuova ondata di COVID o l'insorgere, in futuro, di una nuova pandemia, ma possiamo imparare dal passato, per farci trovare pronti. L'Italia ha adottato le misure più restrittive dell'intero Occidente, arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche, ma, nonostante questo, è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi. Qualcosa decisamente non ha funzionato e, dunque, voglio dire, fin d'ora, che non replicheremo, in nessun caso, quel modello .
L'informazione corretta, la prevenzione e la responsabilizzazione sono più efficaci della coercizione, in tutti gli ambiti, e l'ascolto dei medici sul campo è più prezioso delle linee guida scritte da qualche burocrate, quando si ha a che fare con pazienti in carne ed ossa. Soprattutto, se si chiede responsabilità ai cittadini, i primi a doverla dimostrare sono coloro che la chiedono. Occorrerà fare chiarezza su quanto avvenuto durante la gestione della crisi pandemica: lo si deve a chi ha perso la vita e a chi non si è risparmiato nelle corsie degli ospedali, mentre altri facevano affari milionari con la compravendita di mascherine e respiratori .
La legalità sarà la stella polare dell'azione di Governo. Io ho iniziato a fare politica a 15 anni, come ormai molti sanno, all'indomani della strage di via D'Amelio, nella quale la mafia uccise il giudice Paolo Borsellino. Ho cominciato a fare politica allora, spinta dall'idea che non si potesse rimanere a guardare, che la rabbia e l'indignazione andassero in qualche modo tradotte in impegno civico. Il percorso che mi ha portato oggi a essere Presidente del Consiglio italiano nasce dall'esempio di quell'eroe. Quando, dopo aver letto la lista dei Ministri, sono venuta a trovare il Presidente Fontana, un paio di giorni fa, sono entrata a Montecitorio e, quando ho trovato, all'inizio dello scalone e alla fine dello scalone, una foto di Paolo Borsellino, ho pensato che si chiudesse un cerchio .
Affronteremo il cancro mafioso a testa alta, come ci hanno insegnato i tanti eroi che, con il loro coraggio, hanno dato l'esempio a tutti gli italiani, rifiutandosi di girare lo sguardo o di scappare anche quando sapevano che quella tenacia probabilmente li avrebbe condotti alla morte. Magistrati, politici, agenti di scorta, militari, semplici cittadini, sacerdoti; giganti come Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Emanuela Loi, Libero Grassi, Don Pino Puglisi, e con loro un lunghissimo elenco di uomini e donne che non dimenticheremo . La lotta alla mafia ci troverà in prima linea; da questo Governo criminali e mafiosi avranno solo disprezzo e inflessibilità !
E legalità vuol dire anche una giustizia che funzioni, con un'effettiva parità tra accusa e difesa e una durata ragionevole dei processi, che non è solo una questione di civiltà giuridica e di rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini, ma anche di crescita economica. La lentezza della giustizia ci costa almeno un punto di PIL l'anno, secondo le stime di Bankitalia. Lavoreremo per restituire ai cittadini la garanzia di vivere in una Nazione sicura, rimettendo al centro il principio fondamentale della certezza della pena, grazie anche a un nuovo piano carceri. Dall'inizio di quest'anno, sono stati 71 i suicidi in carcere. Non è degno di una Nazione civile , come indegne sono spesso le condizioni di lavoro dei nostri agenti di Polizia penitenziaria.
Con la stessa determinazione rivedremo anche la riforma dell'ordinamento giudiziario, per mettere fine alle logiche correntizie che minano la credibilità della magistratura italiana. E permettetemi di dire un'altra cosa: noi abbiamo assunto l'impegno di limitare l'eccesso di discrezionalità nella giustizia minorile, con procedure di affidamento e di adozione garantite e oggettive, perché non ci siano mai più casi Bibbiano . Intendiamo portare a termine questo impegno.
Gli italiani avvertono il peso insopportabile di città insicure, in cui non c'è tutela immediata, in cui si percepisce l'assenza dello Stato. Vogliamo prendere l'impegno di riavvicinare i cittadini alle istituzioni, ma anche di riportare in ogni città la presenza fisica dello Stato. Vogliamo fare della sicurezza un dato distintivo di questo Esecutivo, al fianco delle nostre Forze dell'ordine, che voglio ringraziare oggi, qui, per l'abnegazione con la quale svolgono il proprio lavoro, in condizioni spesso impossibili e con uno Stato che a volte ha dato l'impressione di essere più solidale con chi minava la nostra sicurezza di quanto lo fosse con chi invece quella sicurezza rischiava la vita per garantirla!
Sicurezza e legalità, certo, riguardano anche una corretta gestione dei flussi migratori. Secondo un principio semplice: in Italia, come in qualsiasi altro Stato serio, non si entra illegalmente ; si entra legalmente, attraverso i “decreti flussi”.
In questi anni di terribile incapacità nel trovare le giuste soluzioni alle diverse crisi migratorie, troppi uomini, donne e bambini hanno trovato la morte in mare, nel tentativo di arrivare in Italia. Troppe volte abbiamo detto “mai più”, per poi ripeterlo ancora e ancora. Questo Governo vuole, quindi, perseguire una strada poco percorsa fino ad oggi: fermare le partenze illegali , spezzando finalmente il traffico di esseri umani nel Mediterraneo.
La nostra intenzione è sempre la stessa, ma, se non volete che si parli di blocco navale, lo dico così: è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale dell'Unione europea, che nella terza fase, prevista e mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal Nordafrica. Intendiamo proporlo in sede europea, attuarlo in accordo con le autorità del Nordafrica, accompagnato dalla creazione sui territori africani di gestiti da organizzazioni internazionali, dove poter vagliare le richieste di asilo e distinguere chi ha diritto a essere accolto in Europa da chi quel diritto non ce l'ha , perché non intendiamo, in alcun modo, mettere in discussione il diritto di asilo per chi fugge da guerre e persecuzioni!
Tutto quello che noi vogliamo fare in rapporto al tema dell'immigrazione è impedire che la selezione di ingresso in Italia la facciano gli scafisti .
E allora mancherà un'ultima cosa da fare, forse la più importante: rimuovere le cause che portano i migranti, soprattutto i più giovani, ad abbandonare la propria terra, le proprie radici culturali e la propria famiglia per cercare una vita migliore in Europa. Il prossimo 27 ottobre ricorrerà il sessantesimo anniversario della morte di Enrico Mattei, un grande italiano che fu tra gli artefici della ricostruzione postbellica, capace di stringere accordi di reciproca convenienza con Nazioni di tutto il mondo. Ecco, credo che l'Italia debba farsi promotrice di un “piano Mattei” per l'Africa , un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione europea e Nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell'area subsahariana. E ci piacerebbe così recuperare finalmente, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il ruolo strategico che l'Italia ha nel Mediterraneo.
Mi avvio a concludere, colleghi, ringraziandovi ovviamente per la pazienza. Non sarà una navigazione facile, quella del Governo che si appresta a chiedere la fiducia al Parlamento, per la gravosità delle scelte che saremo chiamati ad affrontare, ma anche per, diciamo così, un pregiudizio politico che spesso colgo nelle analisi che ci riguardano. Credo però che, in parte, sia giustificato. In fondo io sono la prima donna che arriva alla Presidenza del Consiglio, vengo da una storia politica che è stata spesso relegata ai margini della storia repubblicana e non ci arrivo tra le braccia di un contesto familiare favorevole o grazie a amicizie importanti; sono quello che gli inglesi definirebbero un , diciamo così, lo sfavorito, quello che, per riuscire, deve stravolgere tutti i pronostici. E' quello che intendo fare ancora, stravolgere i pronostici , con l'aiuto di una valida squadra di Ministri e sottosegretari, con la fiducia e il sostegno di chi sceglierà di votare per noi, con le critiche che arriveranno da chi voterà contro questo Governo, perché, alla fine di questa avventura, a me interesserà una cosa sola: sapere che abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare per dare agli italiani una Nazione migliore. A volte riusciremo, a volte falliremo, ma state certi che non indietreggeremo, non getteremo la spugna, non tradiremo
Nel giorno in cui il nostro Governo ha giurato nelle mani del Capo dello Stato ricorreva la memoria liturgica di Giovanni Paolo II, un Pontefice, uno statista, un Santo che io ho avuto l'onore di conoscere personalmente. Mi ha insegnato una cosa fondamentale della quale io ho sempre fatto tesoro. “La libertà - diceva - non consiste nel fare ciò che ci piace, ma nell'avere il diritto di fare ciò che si deve”. Io sono sempre stata una persona libera, sarò sempre una persona libera e, per questo, intendo fare esattamente quello che devo. Grazie
PRESIDENTE. La ringrazio, Presidente del Consiglio.
Sospendo ora la seduta per consentire al Presidente del Consiglio dei Ministri di recarsi al Senato per depositare il testo delle dichiarazioni programmatiche. La seduta riprenderà alle ore 13. Alla ripresa avranno luogo la discussione sulle comunicazioni del Governo, la replica del Presidente del Consiglio, le dichiarazioni di voto sulla mozione di fiducia e la relativa votazione per appello nominale. La ripartizione dei tempi per la discussione, convenuta a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta dell'Assemblea tenutasi nella giornata di ieri. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 10, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo.
È iscritto a parlare il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, innanzitutto un augurio di buon lavoro per questa impresa molto ardua, un buon lavoro a lei e un buon lavoro all'Italia, sicuramente. Nel suo intervento lei ha detto: sono normali una continuità istituzionale e le buone maniere con il Presidente Draghi. E ci mancherebbe altro! Il tema è la discontinuità politica. Perché, se lei e la sua coalizione, ma soprattutto lei ha preso quel voto degli italiani, che giustamente dice di rispettare, credo che lo abbia preso anche per una discontinuità rispetto alle politiche dell'ultimo periodo del Governo Draghi, quella discontinuità che abbiamo chiesto con gran forza soprattutto su due temi: il caro bollette e il protagonismo in Europa. E su questo non ho sentito alcuna discontinuità politica con l'ultima parte del Governo Draghi. Non ho sentito menzione di una cosa che dovrà fare, che è lo scostamento di bilancio Ricordo i tempi eroici quando lei, da quest'Aula, diceva che dovevamo dare, con un 1.000 euro a tutti. Lei ha appena detto che l'Europa non deve essere un CDA che deve tenere i conti in ordine. Bene, ma alle imprese e alle famiglie, che quest'estate hanno subito tutto questo e a cui non è arrivato un aiuto vero, un aiuto serio, un aiuto corposo, cosa rispondiamo? Che i conti sono in ordine? In Europa - anche qui l'ho sentito - dovevamo andare a battere i pugni sul tavolo. Fa specie che lei non abbia menzionato il Governo grazie al quale oggi in Italia ci sono più di 200 miliardi di PNRR . Fa specie che definivate il PNRR un cappio al collo degli italiani. Fa specie che, quando questa nave meravigliosa, come lei l'ha chiamata - l'Italia, sì, è una nave meravigliosa -, quando l'Italia, questa nave, stava naufragando, perché colpita da una pandemia, che in Europa ha colpito per primi noi, c'era qualcuno che stava comandando questa nave e stava cercando di portarla fuori dal naufragio e c'erano marinai, seduti in quest'Aula, che remavano dall'altra parte che remavano contro l'Italia, che remavano contro l'interesse italiano, che quel PNRR non hanno votato. E oggi addirittura c'è un Ministro per il PNRR. Bene, bisogna andare in Europa, sì, a chiedere con forza che si fermi questa speculazione sull'energia. Lei ha fatto un passaggio sull'energia, sulle politiche energetiche di questo Paese. Però, se andiamo un po' indietro con gli anni, i responsabili delle politiche energetiche che hanno causato questa dipendenza dell'Italia dal gas russo non sono tanto lontani da dove sta sedendo lei sono molto vicini a lei! Sono quei Governi di centrodestra che hanno iniziato quella dipendenza dal gas russo e noi ci siamo trovati a governare…La stessa cosa quando sento parlare, poi, di trivelle, di mare e di gas. Allora, diciamo una cosa chiara una volta per tutti, altrimenti forse non si capisce: il consumo di gas in Italia è di 76 miliardi di metri cubi, nel mare italiano ci sono 92 miliardi di metri cubi. Se lo estraiamo tutto, è il fabbisogno di un anno e mezzo! Il gas italiano servirebbe per un anno e mezzo! Quindi, continuare a dire che trivellare risolve i problemi è una menzogna E quando siamo arrivati noi, c'erano contratti di concessione, le famose ferme al 1998 con contratti in lire! Si pagavano le concessioni più basse del mondo! Noi abbiamo messo ordine, perché, come dice lei, non dobbiamo far sì che dei concessionari sfruttino le nostre risorse. Siamo perfettamente d'accordo. Questo facevano nei nostri mari. Quelle stesse aziende, a cui abbiamo chiesto gli extraprofitti, hanno fatto orecchie da mercante quando invece dovevano restituire qualcosa al Paese. Quelle stesse aziende che sono alla Borsa di Amsterdam e che su quel gas fanno speculazione. Quindi siamo assolutamente d'accordo sul fatto di non sfruttare i beni comuni e il patrimonio del nostro Paese per fare profitto. Forse, dovrebbe dirlo anche a qualcuno del suo Governo che ha una concessione balneare a 17 mila euro l'anno e fa profitti per 4 milioni di euro l'anno Perché anche quelle sono beni comuni e sono profitti che si fanno su un bene di tutti quanti.
Non abbiamo sentito una parola, se non negativa, su chi vive ai margini di questa società. Nessuna parola. Si è solamente sentito un attacco ovviamente a cosa? Al reddito di cittadinanza. Mi sembra oramai il ritornello di questo Paese. E non vorrei che in questo Paese, con questo Governo di destra, quando le cose non andranno bene, si ritornasse a dire che la colpa è degli ultimi, che siano i poveri, che siano gli immigrati, che siano coloro i quali vivono ai margini. Perché la destra italiana, quando è in difficoltà, fa sempre così. E ora il problema è rappresentato da coloro i quali percepiscono il reddito di cittadinanza, questa gente a cui dovevamo creare le condizioni di lavoro. Nelle periferie abbandonate da quaranta, cinquant'anni, in un anno - perché il reddito di cittadinanza è stato attuato nel 2019 e nel 2020 è arrivato il COVID - dovevamo fare quello che in cinquant'anni non è stato fatto in quelle periferie . Noi ci abbiamo provato con tante regioni, però, se vuole trovare il malfunzionamento del reddito di cittadinanza, vada nelle regioni governate anche da Fratelli d'Italia e dal centrodestra e chieda loro perché non hanno stanziato i soldi che lo Stato ha dato per potenziare i centri dell'impiego Quando si parla di povera gente, di persone che vivono ai margini, non si fanno mai dei distinguo, non si cercano mai le radici del problema, si dice sempre: sono fannulloni, vivono alle spalle dello Stato. I distinguo si fanno quando si parla di evasione fiscale in questo Paese. Quando si parla, invece, di dare la caccia a chi ruba soldi allo Stato, si dice sempre: evasione fiscale, però, attenzione, facciamo i distinguo. Quando si parla di povera gente, i distinguo non ci sono mai. E se dobbiamo disturbare chi vuol fare questo alle spalle della povera gente, stia tranquillo che ci troverà come disturbatori continui, perché dipende cosa si vuol fare! Dipende cosa si vuol fare!
Se si vuole continuare a fare questo, allora ci troverà dall'altra parte.
PRESIDENTE. Concluda.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Ci troverà, però, con l'onestà intellettuale di fare, davvero, sempre il bene degli italiani e gli interessi degli italiani, in Italia e in Europa. Quando lei cita i giovani - i giovani del Risorgimento che hanno fatto questo Paese – va detto che ci sono stati anche dei giovani che, durante la Resistenza, hanno fatto una scelta diversa, che sono quelli che hanno costruito questa Nazione e una menzione anche per quei giovani che hanno lottato contro quelle leggi terribili che lei ha citato forse poteva farla, perché la nostra Repubblica è fondata, anche e soprattutto, sui valori della Resistenza che ovviamente non hanno trovato sede nel suo discorso .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Jacopo Morrone. Ne ha facoltà.
JACOPO MORRONE(LEGA). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, membri del Governo, onorevoli colleghi, il tema giustizia è tuttora centrale nel Paese; per anni, abbiamo sentito parlare della giustizia come del grande malato; ci chiediamo se sia ancora così e ci chiediamo anche se la richiesta di giustizia della comunità nazionale sia esaudita. Noi crediamo che non si possa parlare di ripartenza e di una vera riforma del sistema giustizia in senso lato se non si risolvono radicalmente i problemi tuttora insoluti. Il Paese, il 25 settembre, ha dato un segnale forte e chiaro, ha dato fiducia a quella vasta area politica che si interroga criticamente, da tempo, sulle derive del sistema giustizia e sulle divisioni e i tatticismi che hanno ritardato il superamento di quelle criticità che hanno penalizzato il Paese dal punto di vista economico - lo ha ricordato, nel suo pronunciamento, anche il Presidente del Consiglio - oltre che dal punto di vista della credibilità e della capacità di procedere sulla via di riforme strutturali.
Credo che il Paese abbia dato un segnale forte e chiaro su quale sia la strada da intraprendere e credo anche che la risposta del Governo sarà altrettanto forte e chiara in tema di giustizia. Confido che il nuovo Guardasigilli, Carlo Nordio, considerando la sua importante storia di magistrato e di persona di ampia e alta cultura liberale, abbia certamente le capacità, ma soprattutto il coraggio di concretizzare quelle riforme strutturali e radicali che la Lega considera non più rinviabili e che coprono un vasto fronte . Siamo convinti che il prossimo Governo possa andare ben oltre il timido cammino riformatore intrapreso dal Governo Draghi e dall'ex Ministro Cartabia che, forse, avrebbero potuto fare di più se non fossero stati ostacolati da veti incrociati e da di potere interessate a mantenere lo .
Ora è il momento di andare oltre, di avere coraggio e di segnare una vera svolta. Ho parlato di riforme su un vasto fronte non più rinviabili, ne pongo alcune tra le tante all'attenzione di questo Governo e del Guardasigilli: uno dei nodi da risolvere, senza ulteriori rinvii, è la riforma del Corpo della polizia penitenziaria , unitamente a una riforma strutturale dell'organizzazione del Ministero della Giustizia che affidi la gestione delle donne e degli uomini in uniforme a personale altamente specializzato dello stesso Corpo. Si tratta di riforme ineludibili, già trattate nella scorsa legislatura in 4 proposte di legge della Lega, dove i temi erano affrontati a 360 gradi, per esempio, con la previsione di inserire nei ruoli medici e psicologi, anche con l'obiettivo di contrastare il tragico fenomeno dei suicidi tra gli operatori della Polizia penitenziaria, che si aggiunge, l'ha ricordato anche lei, poco fa, ai 71 suicidi di ristretti in carcere. Non possiamo sottrarci al dovere di garantire al personale della Polizia penitenziaria l'appoggio e il sostegno dello Stato e del Governo.
Collegata a questo tema c'è anche la questione del sovraffollamento dei penitenziari, che non si può risolvere puntando solo sulla riduzione del numero dei detenuti; si rischierebbe, infatti, un affievolimento della repressione di quei fenomeni criminosi che turbano e spaventano i cittadini. Crediamo che sia dovere della politica stabilire la capienza ragionevole del sistema carcerario e operare per realizzarla; come è opportuno prevedere la costruzione di istituti moderni, in sostituzione di strutture piccole e obsolete e una dislocazione dei penitenziari più razionale sul territorio. È urgente anche il tema della revisione della riforma della geografia giudiziaria, che appare aver provocato più problemi che vantaggi, provvedendo alla riapertura di alcuni tribunali la cui soppressione ha ingenerato solo disagi e ulteriori costi alla comunità .
C'è, poi, la riforma dell'equo compenso, con l'obiettivo di valorizzare l'attività dei professionisti che hanno un peso importante e un ruolo fondamentale nella nostra società; perché questa riforma veda finalmente la luce basta veramente solo un piccolo passo. Confido che sia compiuto al più presto. Bisogna, poi, riprendere in mano il di riforma della magistratura onoraria, tuttora aperto. Abbiamo dibattuto a lungo, nella scorsa legislatura, sulla questione dello dei magistrati onorari e del loro trattamento economico e giuridico, anche in seguito a pronunce giurisprudenziali europee e nazionali. Il Ministro Cartabia e il Governo sono intervenuti con la legge di bilancio 2022, non risolvendo, tuttavia, il problema della stabilizzazione.
Ho avuto l'onore di collaborare, come presidente del comitato referendario “Io dico Sì”, con Roberto Calderoli, instancabile e tenace anche di fronte alle battaglie più difficili, e con l'attuale Guardasigilli, allora presidente del comitato per il sì al referendum sulla giustizia; mi ha colpito, allora, la sua determinazione nella discesa in campo in prima persona, convinto che al sistema giustizia servisse una rivoluzione copernicana e non riforme timide e non risolutive rispetto ai molteplici e noti problemi strutturali della giustizia. Noi crediamo a questa rivoluzione copernicana e la sosterremo con lealtà e partecipazione. Crediamo sia indispensabile ridurre i tempi della giustizia e che per questo obiettivo sia necessario aumentare gli organici e velocizzare la celebrazione dei processi, prevedendo nuove risorse; non si deve, tuttavia, ridurre l'accertamento a una valutazione sommaria e approssimativa. L'imputato non può essere ostaggio di un processo per anni, ma per evitare questo rischio non si deve neppure essere costretti a ricorrere a forme deflattive che non risolvono i problemi organizzativi della giustizia, ma potrebbero sacrificare il diritto di difesa e il contraddittorio.
Garantismo, efficienza e certezza della pena sono i pilastri sui quali si basa la nostra idea di giustizia giusta, che deve garantire l'effettiva terzietà e imparzialità del giudice e la parità tra accusa e difesa, oltre a provvedere a rafforzare la tutela delle vittime dei reati. Poi, occorre un passo decisivo verso la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri e il superamento di quel correntismo esasperato nel CSM che la riforma Cartabia non sembra essere riuscita a superare.
Concludo, segnando un tema su cui la Lega, con Matteo Salvini e Giulia Bongiorno, si è molto spesa e che mi sta particolarmente a cuore, mi riferisco alla legge Codice rosso del 19 luglio 2019, una legge importante, ma che abbiamo considerato essere solo un primo in difesa delle donne e dei più deboli . Oggi, a più di due anni dalla sua promulgazione, grazie all'esperienza raggiunta, è necessario intervenire, per rendere più effettivi sia gli strumenti di tutela della vittima, sia il sistema sanzionatorio per i persecutori. Non possiamo fermarci, anche perché esistono sacche di violenza che spesso non emergono, intollerabili in una società civile ed evoluta.
In questo breve ho toccato solo alcuni dei temi che consideriamo più importanti per garantire agli italiani una giustizia più giusta, imparziale ed efficace, restituendo, nel contempo, piena e legittima credibilità alla magistratura.
Il segnale arrivato dal Paese ci sollecita a proseguire su una strada riformatrice più netta e trasparente. Se la stragrande maggioranza degli italiani considera necessari interventi per restituire funzionalità, credibilità e imparzialità al sistema giustizia, se i problemi della giustizia sono annosi e noti a tutti, se il legislatore non ha avuto la forza e il coraggio di riformare in maniera incisiva il sistema, se le timide riforme prodotte sono per lo più ininfluenti, emerge evidente la necessità che sia questo Governo, autorevole e coeso, a rendere centrale il tema della giustizia e a provvedere a una riforma del sistema di gran lunga più incisiva e strutturale.
Buon lavoro, Presidente e .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Debora Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Presidente della Camera, signora Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, desidero associarmi alle felicitazioni che le sono state espresse, signora Presidente, da tanti colleghi che mi hanno preceduto, per l'alta responsabilità a cui, onorevole Meloni, lei è stata chiamata. Una donna Presidente del Consiglio è per l'Italia un fatto storico; ne sono lieta, ne siamo lieti e . Coltivo, però, la speranza che una volta che, grazie alla sua determinazione, alla sua passione e alla grande storia di emancipazione delle donne, frutto della lotta di tante che ci hanno preceduto e che lei oggi, giustamente, ha ricordato, questo tetto di cristallo è stato infranto, ora, non rischi di richiudersi a causa di una politica che - ci sembra di scorgere già dalle prime battute del suo Governo - vuole le donne un passo indietro rispetto agli uomini e dedite essenzialmente alla famiglia e ai figli. Speriamo di sbagliare .
Se questi nostri timori che, lo ripeto, sono motivati da alcune scelte iniziali - e infatti era lecito attendersi che nel suo Governo vi fossero più donne - se questi timori, lo ripeto, timori, dovessero trovare conferma, sappia che troverà in questi banchi - e sicuramente nella grande maggioranza del Paese - un'opposizione fermissima.
Lei, signora Presidente, ci ha esposto oggi quello che ha definito il manifesto programmatico di legislatura.
Ora io qui non ricorrerò certo agli aggettivi usati da qualche suo alleato nei suoi confronti, ma non posso non osservare che, rispetto ad un manifesto che più che programmatico ha i tratti di un manifesto ideologico, sarebbe stato più produttivo, efficace e corrispondente alle difficoltà che stiamo vivendo, un testo che indicasse come, con quali priorità, con quali strumenti, con quali risorse e con quali tempi, questo Governo si ripromette di intervenire sulla sofferenza sociale e di guidare, se ne è capace, il Paese fuori dall'ennesima e drammatica crisi. Tanti, troppi cittadini stanno attraversando momenti di enorme difficoltà. I numeri delle persone in condizioni di povertà assoluta sono spaventosi, nonostante, come dice anche l'Ufficio parlamentare di bilancio, le decisioni del precedente Governo abbiano ridotto di molto l'impatto dell'inflazione sulle famiglie con ridotti livelli di spesa. Ma la pandemia prima, che è andata a incidere su un sistema produttivo ancora ferito dalla crisi economica dell'inizio dello scorso decennio, poi l'esplosione dei prezzi delle materie prime e dell'energia e, infine, il colpo assestato dalla guerra, voluta da Putin, agli scambi internazionali e, di nuovo, ai prezzi dell'energia, hanno ampliato a dismisura l'area del disagio, con un pesantissimo riflesso sulle diseguaglianze generazionali, territoriali e di genere. Se una scelta sciagurata e irresponsabile non avesse aperto la crisi di Governo a luglio, oggi saremmo molto avanti in quel dialogo sociale avviato con i sindacati e le associazioni datoriali per l'introduzione, ad esempio, del salario minimo contrattuale e nella manovra di bilancio troverebbe spazio la riduzione del costo del lavoro, che noi democratici volevamo pari ad almeno una mensilità per i lavoratori e i pensionati e le imprese avrebbero avuto oggi l'orizzonte meno fosco. Questo gli italiani lo devono sapere, Presidente! Sul lavoro, sulla sua tutela, sia per quello dipendente che per quello autonomo, sulla lotta al precariato e alle diseguaglianze per giovani e donne, in particolare, noi concentreremo la nostra agenda di opposizione, incalzando il suo Governo e contrastando - lo diciamo a voce alta - quelle misure come la e i condoni più o meno mascherati che lei oggi ha riproposto, anche se - va detto - non nella forma ipotizzata dai suoi alleati. Quindi, staremo a vedere quello che proporrà. Abbiamo l'impressione, però, che siano, ancora una volta, strumenti che servono solo a chi ha di più e spingono ancora di più in fondo alla fila i più fragili e i meno garantiti, i più esposti a quella tassa iniqua che si chiama inflazione e che per i beni di prima necessità ha ormai superato la doppia cifra.
Sempre in quest'ottica, insisteremo su un'altra misura che non è retorico definire storica, l'assegno unico e universale per le famiglie con i figli, che noi democratici abbiamo proposto sin dall'inizio della passata legislatura . Abbiamo già depositato una proposta di legge per potenziare, estendere e rafforzare le clausole di salvaguardia e modificare quelle parti che si sono rivelate troppo stringenti ai fini dell'attribuzione dell'assegno. Se lo ritiene, Presidente, può prendere già quel testo. L'assegno è un sostegno reale per correggere il ritardo storico nel riconoscimento del valore sociale ed economico delle famiglie. Contrastare la bassa natalità è una delle priorità, perché natalità significa anche sviluppo, tutela del sistema pensionistico e crescita.
Ascoltando le sue parole è diventato più chiaro il motivo per cui non compare più nell'elenco dei Ministeri quello della Transizione ecologica: molto semplicemente perché non ci credete e perché la lotta ai cambiamenti climatici, che tutto oggi rende evidente e necessaria, a voi sembra non interessare. Il nero dei combustibili fossili ancora esercita fascino su di voi. Ma la transizione ecologica - le rammento - è gran parte dei progetti per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che vengono finanziati proprio per rendere il nostro Paese più moderno all'interno del progetto verde dell'Europa, ed è la strada maestra per assicurare all'Italia uno sviluppo sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale. Naturalmente bisogna agire con intelligenza e lungimiranza, ma la risposta alle difficoltà inevitabili di un cambiamento epocale non può essere il rifiuto e la rinuncia; dobbiamo, invece, insistere sulla transizione ecologica. Lei oggi ha insistito molto anche sull'innovazione tecnologica: peccato che non c'è più il Ministero. Tenere il Paese bloccato sulla transizione ecologica sarebbe un errore gravissimo, oltre a mettere a rischio anche gran parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Insomma, parlate di Italia dei prossimi anni ma siete come quelli che camminano con gli occhi rivolti all'indietro.
La sofferenza sociale è la priorità. È una strategia efficace e accorta di lotta alle disuguaglianze che dovete mettere in campo e, invece, non dovete mettere in campo solo manifesti ideologici. Tra queste priorità c'è il Mezzogiorno. Invece di attardarvi in improbabili tentativi di riscrittura del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ci farebbero perdere miliardi e migliaia di posti di lavoro, spingendoci velocemente nel buio della recessione, ponete la dovuta attenzione a un uso celere delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per lo sviluppo del Sud, che può essere il vero volano economico dell'Italia e non essere relegato a fanalino di coda del Paese. Mi pare, invece, che ci si preoccupi di chi dovrà gestire i porti. L'Italia ha bisogno che riparta la crescita, ha bisogno di lavoro sicuro, dignitoso e giustamente retribuito, ha bisogno di coesione, ha bisogno che famiglie e imprese ritrovino fiducia e sentano vicine le istituzioni e la politica. Concentratevi su questo e non concentratevi solo sul vostro manifesto ideologico .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lorenzo Cesa. Ne ha facoltà.
LORENZO CESA(M-NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, signora Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, oggi nasce il primo Governo della storia del nostro Paese a guida della destra repubblicana e a condurre questa nuova compagine di Governo abbiamo il privilegio e l'opportunità di avere lei, Presidente, donna con un'esperienza parlamentare e governativa solida alle spalle. Avendo il sottoscritto attraversato diverse stagioni politiche del nostro Paese, non posso che esprimere per questo ammirazione e soddisfazione . È un passo in più che compie la nostra democrazia parlamentare.
Le sfide che abbiamo dinanzi non ci permettono di saltare il tempo in cui viviamo, avrebbe detto un grande statista come Aldo Moro, ma si tratta di essere coraggiosi e di essere fiduciosi e lei, con il suo grande coraggio e la sua determinazione, è arrivata a presiedere il sessantottesimo Governo italiano. Per lei - lo so - Palazzo Chigi non val bene una messa!
Delle sfide epocali che abbiamo davanti l'Europa, signor Presidente, è la bussola e l'orizzonte, un'Europa che, anche attraverso le drammatiche esperienze della pandemia, ha però ritrovato proprio quello spirito di solidarietà auspicato dai nostri padri fondatori, Adenauer, Schuman e De Gasperi. Il programma , il sostegno comune ai Paesi membri più in difficoltà così come la risposta corale e unitaria dell'Europa dinanzi alla barbarie di un'invasione contro uno Stato sovrano ad opera di un disperato Putin ha rafforzato il ruolo dell'Unione e ha amplificato la percezione del suo valore come strumento di pace.
La guerra in Ucraina ha evidenziato, tuttavia, quanto siamo ancora fragili. Dunque, è il momento di fare un passo in avanti politico sul fronte europeo e assumere - ho finito già o no, Presidente? - posizioni comuni su temi come quello dell'energia, per evitare speculazioni e aumenti folli per le imprese e le famiglie. Non possiamo dipendere da chi ha preferito l'uso della forza rispetto alla diplomazia e l'unica via d'uscita è non legittimare chi invade. La pace deve passare per il suo alveo naturale, le Nazioni Unite. Questa guerra alle porte deve indurre anche noi ad adottare cambiamenti decisi. È il tempo delle riforme strutturali in questo Paese, senza indugi. È il popolo sovrano ad aver espresso in modo chiaro quale impronta dare a queste riforme: , procedere a una vera semplificazione della burocrazia, spesso ostacolo più che regolatore; poi, un fisco che dia sostegno, in cui sia interesse di tutti dichiarare piuttosto che evadere ed eludere. Il tempo non mi permette di andare oltre, ma le nostre riforme devono mettere al centro il cittadino, la persona e il suo rapporto con lo Stato, che deve fondarsi su un patto di mutua fiducia. Andando veramente a concludere, Presidente Meloni, Noi Moderati le saremo vicini con convinzione, dando il nostro contributo anche nei termini dei valori che più ci contraddistinguono e che lei ha sempre dimostrato di apprezzare. Lo faremo consapevoli che il tempo del noi è il tempo della responsabilità, sentimento che include anche l'opposizione…
PRESIDENTE. Concluda.
LORENZO CESA(M-NM(N-C-U-I)-M). …a cui non devo e non voglio insegnare nulla, se non chiedere di evitare toni catastrofici. Infatti, ho sentito il collega Ricciardi dire delle cose. Voglio ricordare al collega Ricciardi che Conte ha fatto scostamenti di bilancio grazie a un'opposizione repubblicana e che non possono parlare di Russia, tanto per essere chiari !
PRESIDENTE. Concluda!
LORENZO CESA(M-NM(N-C-U-I)-M). Chi usa questo modo di fare inficia la propria credibilità e certamente non ci tocca. Allora, buon lavoro a lei, Presidente, e buon lavoro a tutto il Governo e
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Cesa. La informo anche che il colpo di campanello è una consuetudine per preavvisare i deputati che stanno parlando che hanno a disposizione ancora un minuto per organizzare la conclusione del proprio intervento.
È iscritto a parlare il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, onorevoli colleghi, Ministri, noi di +Europa saremmo compiaciuti se, all'improvviso, lei si fosse accorta che l'interesse nazionale coincide con il rilancio dell'integrazione politica europea, che Orbán non è un baluardo di valori contro il globalismo delle europee - sono parole sue -, che non troveremo soluzioni ai grandi problemi del nostro tempo se non nella dimensione di un'Europa sempre più federale, che l'avanzamento dei diritti civili e delle libertà individuali ed economiche non fa male a nessuno ma consente alle persone di vivere con maggiore dignità, felicità e benessere la propria esistenza, che è folle proporre - come lei ha fatto nella scorsa legislatura - di modificare la nostra Costituzione per affermare il primato del diritto nazionale sul diritto internazionale e sul diritto europeo. Delle due l'una: o lei stupirà tutti con una discontinuità rispetto alla sua identità politica di intransigente nazionalista e sovranista illiberale - e sarà un bene per il Paese - o lei sarà coerente con quelle idee, parole e slogan e, allora, sarà un disastro per il Paese.
Presidente Meloni, noi consideriamo i suoi alleati non passanti per caso che si possono lasciare andare a battute da bar sulla guerra in Ucraina. Li consideriamo, come vediamo dai banchi del Governo, come titolari di importanti responsabilità istituzionali. La collegialità del Governo, Presidente Meloni, va di pari passo con la credibilità del Governo. Per ora il suo Governo è unito nell'ambiguità sul posizionamento internazionale, nel negare ogni avanzamento sui diritti civili, nell'ambiguità su ricette economiche, fiscali e pensionistiche, tutte a danno delle giovani generazioni. Lei ha detto che non è un Paese per giovani. Detto da lei, che ha ricoperto il ruolo di Ministro per la Gioventù, c'è da crederle. Tuttavia, lo sarà ancora di meno se le vostre ricette economiche saranno davvero rispettate, se quello che avete annunciato in merito alle riforme fiscali e alla riforma delle pensioni sarà davvero realizzato.
Presidente Meloni, la pacchia è finita. La pacchia delle sparate populiste e degli annunci sconsiderati finisce sempre, in qualche misura, quando ci si deve cimentare con le scelte di Governo, con la complessità e con la drammaticità di quelle scelte. Ma non basta astenersi dall'uso degli slogan peggiori, è nell'azione di Governo che deve segnarsi la discontinuità rispetto a quegli slogan che, purtroppo, seppure con toni diversi, ancora stamattina nel suo intervento abbiamo ascoltato. Noi faremo un'opposizione ferma, leale e intransigente, proprio a partire da questi temi.
Mi lasci dire una cosa, Presidente Meloni. Noi siamo coetanei e siamo cresciuti nello stesso quartiere difficile di Roma, soprattutto allora, trent'anni fa. Lei ha stigmatizzato la cannabis libera nel suo intervento. Lei sa benissimo - come lo so io, provenendo da quella realtà - che è ora che la cannabis è libera; noi, invece, la vogliamo legale, perché sia più sicura per i nostri giovani. Negli Stati Uniti oggi il settore della cannabis legale impiega più persone regolarmente assunte che dentisti, più di 300.000 persone Guardare al futuro significa guardare a soluzioni di Governo nuove per combattere contro la criminalità. Nessun Ministro dell'Interno, né quello che sedeva alla sua sinistra prima, né quello che siede alla sua sinistra ora…
PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo da un po', deputato Magi.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). …è riuscito e riuscirà a combattere con efficacia il traffico illegale degli stupefacenti
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO(FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, Presidente del Consiglio, signori Ministri, è impossibile, per quanto ci riguarda, nascondere l'emozione per la giornata che stiamo vivendo, pagine importanti della nostra storia politica e della storia politica italiana. Sono anche - concedetemelo - pagine di grande orgoglio per la comunità politica degli uomini e delle donne che, con impegno, coerenza, sacrificio, visione del futuro, con le scarpe sporche di fango e le mani pulite, come direbbe Giorgia Meloni anteponendo sempre e comunque gli interessi della comunità a quelli personali e di parte, hanno costruito quella strada che oggi ci ha portato a conquistare la fiducia di tanti italiani. Tale fiducia oggi si trasforma in grande responsabilità nel servire la Nazione, sotto la guida di una donna come Giorgia Meloni che ha sfondato quel tetto di cristallo, dimostrando capacità, competenza e determinazione, ma che soprattutto è riuscita ad entrare in sintonia con i sentimenti più vivi degli italiani, i loro bisogni e le loro speranze. Lo dimostrano le manifestazioni di grande affetto, di simpatia e di entusiasmo che stanno accompagnando l'insediamento della prima donna Presidente del Consiglio della storia di questa Nazione e che dimostrano quanta distanza ci sia tra l'Italia vera e il racconto di diffidenza, di paura e, spesso, di odio che ha accompagnato questa campagna elettorale e che qualcuno, purtroppo, ad ascoltare alcuni interventi, fatica ancora a lasciarsi alle spalle. Siamo certi e auspichiamo che non saranno questi i temi su cui ci confronteremo con le opposizioni, in un momento in cui la storia richiede responsabilità, serietà e confronto su temi decisivi. Le sfide che abbiamo di fronte sono semplici per alcuni, difficili per altri. Assumiamo il Governo della Nazione nel periodo forse più difficile di sempre, nel pieno di una crisi energetica, con il suo impatto devastante sull'economia di famiglie e di imprese e con la guerra alle porte dell'Europa, su cui manteniamo senza ambiguità la nostra posizione pienamente atlantista e a difesa del popolo ucraino, anche a garanzia dell'affidabilità dell'Italia, e la volontà di stare a testa alta nelle istituzioni europee, in un'Europa che sappia costruire politiche comuni nell'approvvigionamento di materie prime, di energia, di politiche migratorie e nelle scelte geopolitiche della difesa comune. La responsabilità e la volontà di dare risposte immediate ai bisogni dei cittadini sono dimostrate dalla celerità con cui il Presidente Meloni, insieme ai degli altri partiti nel centrodestra, ha dato il via al nuovo Governo, un Governo politico e di alto profilo, così come dal lavoro intenso di trasferimento dei più importanti dossier da parte del Presidente Draghi, a cui - nei confronti di Draghi, sottolineo - abbiamo sempre riconosciuto grande autorevolezza e competenza e che ringraziamo per quel senso delle istituzioni e l'eccezionale disponibilità con cui ha affrontato la fase di transizione, come è giusto che avvenga nelle grandi democrazie.
L'efficacia con cui è stata condotta questa fase di formazione del Governo, grazie ad una maggioranza chiara uscita dalle elezioni, è la prova della necessità di rivedere l'assetto istituzionale dello Stato in chiave presidenzialista, per dare finalmente stabilità ai Governi e restituire centralità alla sovranità popolare. Da oggi realizziamo quel programma che abbiamo costruito con un confronto costante con il mondo produttivo, proponendoci come interlocutori credibili e affidabili, che rappresenta l'economia reale e la società reale. È un programma per molti aspetti fortemente identitario, perché marca la visione chiara della destra e del centrodestra sui temi economici, sociali e culturali nel più ampio senso. Si tratta di una visione che è stata sempre oscurata dai pregiudizi e dalla negazione del diritto di cittadinanza e che oggi abbiamo la possibilità e il dovere di trasformare in azioni di Governo nell'interesse della Nazione. Le nuove definizioni dei Ministeri, su cui si sono scatenate tante polemiche pretestuose, non rappresentano certo un esercizio di revanscismo politico ma indicano chiaramente la linea con cui il nuovo Governo intende perseguire la difesa degli interessi nazionali e disegnare l'Italia del futuro. Partiamo dalla sovranità alimentare, che qualcuno ha tentato di confondere con una sorta di autarchia che mette a rischio l'ananas o il Sovranità alimentare significa tutelare l'economia agricola e agroalimentare italiana, mettendo al centro della produzione i coltivatori e non gli interessi delle grandi aziende, proteggendo quella filiera ma anche valorizzando la cultura rurale, la sostenibilità e le produzioni di eccellenza, contro l'e contro i danni prodotti dall'
Quanto al tema del merito, che ha provocato tanto scandalo in una certa parte della sinistra, noi riteniamo che la valorizzazione del merito rappresenti la vera leva su cui costruire l'Italia competitiva, capace di produrre eccellenza, dando anche possibilità ai giovani di realizzare i propri sogni. Attenzione, è proprio la nostra Costituzione, all'articolo 34, che nella scuola punta a premiare i capaci e i meritevoli. Premiare il merito non significa lasciare indietro qualcuno. A tutti dobbiamo garantire le stesse condizioni di partenza, ma è giusto che chi si impegna di più, chi studia di più, chi si sacrifica di più, debba vedere premiato il proprio impegno.
È questo l'unico modo per fare emergere chi parte da una condizione sfavorevole, chi è privo di mezzi e chi, invece, oggi soprattutto è penalizzato da un sistema fondato sull'egualitarismo, che produce livellamento verso il basso e finisce per favorire chi ha più mezzi, chi ha famiglie facoltose alle spalle o chi è organico a qualche sistema di potere. Lo Stato deve tutelare i lavoratori autonomi, liberi professionisti, artigiani che hanno pagato il prezzo più alto della crisi economica generata dalla pandemia e che devono avere le stesse garanzie e le stesse tutele dei lavoratori dipendenti. Uno Stato deve difendere le proprie produzioni strategiche, creare la maggiore indipendenza possibile sui temi delle materie prime, dello sviluppo tecnologico e digitale, della sicurezza, dell'energia. Sarà, infatti, credo importante il tema dell'indipendenza energetica che riguarda il futuro della nostra Nazione.
Dobbiamo sfruttare tutte le opportunità a nostra disposizione, a partire dall'estrazione del gas nell'Adriatico, differenziare le fonti di approvvigionamento, ma anche investire nella ricerca sul nucleare pulito di nuova generazione, facilitare gli investimenti nelle rinnovabili, il solare, l'eolico, tecnologie che possono fare dell'Italia, e soprattutto delle regioni del Sud, del Mezzogiorno, un grande europeo dell'energia.
Il Sud: un capitolo particolare, per la necessità di investire nelle infrastrutture, per recuperare quel ritardo che purtroppo penalizza la competitività dei territori e fa fuggire le intelligenze dal Sud e tutto quel capitale umano indispensabile non soltanto per la crescita del Sud, ma per l'intero Paese, anche valorizzando le nostre eccellenze, come la qualità, la bellezza del , sono il nostro marchio nel mondo, nella moda, nel manifatturiero, nel settore turistico, a partire da quella battaglia a difesa delle nostre imprese balneari, nell'agroalimentare; sono tutto ciò che certamente la Cina non potrà mai copiarci Il tema del sostegno alla natalità, ho ascoltato qualche intervento, centrale in un'Italia che ha bisogno di fare i figli e che, troppo spesso, non mette le giovani coppie nella condizione di creare una famiglia, per l'incertezza economica, la precarietà e la difficoltà di conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro. E credo che le ricette del programma di Governo siano molto chiare.
E, ancora, il tema della sicurezza, a partire dalle periferie della città: non posso nascondere, approfitto per fare questo passaggio, il dolore profondo per la tragedia che ha segnato la mia città, la città di Catanzaro, con la morte di tre giovani fratelli nel rogo della propria abitazione, uno dei quali affetto da autismo, in uno dei quartieri più periferici, più disagiati, mentre gli altri quattro membri della famiglia ancora oggi lottano tra la vita e la morte. Una vicenda straziante alla quale la politica non deve guardare con retorica, ma interrogarsi sulle responsabilità. E, allora, sul tema della solidarietà, sulla lotta alla povertà e sul sostegno ai più fragili ci saranno sempre la nostra costante attenzione e il nostro impegno. Per questo abbiamo parlato anche di rivedere lo strumento del reddito di cittadinanza, nella consapevolezza di dover affrontare la povertà non con l'assistenzialismo, ma con la dignità del lavoro, anche accompagnando i processi di inserimento nel mondo del lavoro con la formazione, anche sfruttando le risorse del Fondo sociale europeo.
PRESIDENTE. Concluda.
WANDA FERRO(FDI). Altri temi come la lotta alla mafia: credo che forse per la prima volta non ci potessero essere parole più chiare e nette dal Presidente del Consiglio; saremo in prima linea, accanto ai magistrati, alle Forze dell'ordine, a cui va sempre la nostra gratitudine. Lavoreremo per riformare la giustizia, per superare quelle logiche correntizie che ne hanno minato la credibilità, ma soprattutto per dare le risposte di una giustizia celere e rapida ai cittadini e alle imprese.
Il Presidente Meloni - e vado a chiudere, Presidente - ha esposto in maniera credo puntuale e dettagliata quello che sarà il programma di questi 5 anni, ma noi riteniamo che, al di là della bontà delle proposte, a fare la differenza saranno la credibilità, la serietà, la determinazione e la sobrietà nel realizzare il programma, nell'interesse della Nazione.
Noi siamo pronti, pronti a governare, pronti ad essere riferimento chiaro per i cittadini, per l'Italia che produce, forti delle nostre idee che, con coerenza, difenderemo, forti di un percorso fatto di ascolto e di attenzione ai bisogni reali della gente. Oggi ci apprestiamo a percorrere, insieme agli italiani…
PRESIDENTE. La ringrazio.
WANDA FERRO(FDI). …una strada che Giorgia Meloni ha segnato e ha indicato.
Buon lavoro, Presidente, buon lavoro al Governo
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Enrico Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA(A-IV-RE). Grazie, Presidente, innanzitutto un sincero augurio di buon lavoro al Presidente del Consiglio e ai Ministri. A causa del poco tempo a disposizione, non sarà possibile affrontare tutti i temi, ma ci sarà possibile descrivere uno stile nello svolgere l'opposizione. Nel nostro gruppo troverete un interlocutore costruttivo, propositivo e, soprattutto, obiettivo. Faremo della competenza un tratto distintivo, con un metodo di giudizio fondato sui contenuti e non su slogan o pregiudizi. E di contenuti ne porteremo ogni giorno.
Non avremo imbarazzo a sostenere e votare i provvedimenti che riterremo positivi. Incalzeremo su temi per noi prioritari, a partire da sanità e istruzione. Ci opporremo con determinazione alle scelte che riterremo sbagliate. Quando diremo “no”, lo accompagneremo sempre con una controproposta. Altri, in questo Parlamento, hanno annunciato un'opposizione pregiudiziale, a prescindere; dire “no” a tutto è semplice, ma non è onesto, perché per proporre ci vogliono idee chiare, bisogna sapere in che direzione andare, avere un'identità precisa e noi siamo attrezzati, ma noi chiediamo a voi la stessa onestà intellettuale.
Ammettete che, rispetto alla campagna elettorale, avete voltato pagina, che metterete da parte proposte “sfascia conti”, come , o quota cento, o quota 41 o “ dentiere” vari. Abbandonate proposte costituzionali che vorrebbero portarci fuori dal rispetto dell'ordinamento dell'Unione europea e pensiamo insieme alle vere emergenze del Paese.
Noi speriamo per il Paese che il Governo faccia bene, ma le vostre divisioni sono evidenti e preoccupanti. Oggi, lei ha elencato una serie di temi, ma non ha spiegato come attuarli; è stato un intervento un po' di tanti testi slegati tra di loro, nei quali ho faticato a trovare un'anima. È stato vago il come sull'energia, il come sulla scuola, il come sulla cultura, il come sulla sanità, il come sulla giustizia. Lei ha definito pragmatico il suo metodo, ma ci aspettiamo di trovare le modalità con le quali affrontare specificatamente questi temi. Ci sono nella maggioranza due forze in progressivo declino, che cercheranno visibilità, riflettori e bandierine, sulla politica interna e su quella estera, l'abbiamo già visto in questi giorni.
Ci sono confini da presidiare, che sono quelli delle deleghe dei suoi Ministri, con esondazioni fino dal primo giorno. Non trasmettete certo la compattezza e l'unità che il Paese chiede.
C'è un paese in ansia e occorre decidere in fretta. Noi abbiamo fatto una proposta per abbassare il prezzo del gas ed elettricità, abbiamo indicato le coperture, le abbiamo sottoposte alle altre forze politiche, abbiamo chiesto più infrastrutture, a partire dei rigassificatori, abbiamo detto basta alla politica dei “no”, in cui il primo che si alza blocca opere strategiche, ma oggi leggiamo che il “via libera” al rigassificatore di Piombino sarà impugnato al TAR dal sindaco di Piombino, che è di Fratelli d'Italia. Ecco, noi abbiamo indicato un metodo, mentre altri si perdono in interminabili congressi.
C'è stato un passaggio di consegne costruttivo con il Governo Draghi; noi speriamo che non sia solo un rituale, ma un indirizzo di Governo, che sia una scelta di attenzione ai conti pubblici, di sobrietà normativa, anzi, di disboscamento normativo. C'è un sogno che ho, che alla fine della legislatura il Presidente della Camera annunci che, in questi 5 anni, ci siano state più norme abrogate rispetto a quelle approvate Oggi gli atti normativi vigenti, al netto delle legislazioni regionali, sono 111 mila. Ogni nuova norma, ogni legge si portano dietro una spesa, una struttura, una peripezia per il cittadino e per l'impresa e ciò rende impossibile il controllo sociale. Lei lo ha accennato, Presidente, nel suo intervento. Il ginepraio normativo mette il cittadino in una posizione di subalternità, tutto in mano al pubblico ufficiale, che fa, disfa ed è l'unico interprete delle norme, il vero È lì che si annida la corruzione. Ecco, il disboscamento normativo sarebbe la vera “spazza corrotti” e qui vengo al tema della giustizia, che è una materia che seguo da anni.
La giustizia è la garanzia che il più forte non calpesti il più debole. Mi rivolgo al Ministro della Giustizia, non c'è, ma conosce il mio pensiero, perché promuova lui questa operazione taglia-leggi, perché le troppe leggi provocano problemi interpretativi, contraddizioni e quando ci sono i dubbi interpretativi dove si va? Si va in tribunale. Ecco perché abbiamo i tribunali ingolfati, ecco perché il diboscamento normativo, oltre a rendere inferiore la spesa, comporta aspetti molto utili anche sotto il profilo giudiziario.
Ministro Nordio, è importante la depenalizzazione, ma altrettanto importante è frenare la tentazione di pensare di risolvere ogni emergenza introducendo nuovi reati o aggravanti o aumenti di pena. Reati li abbiamo visti per decreto-legge, per decreto legislativo. Il Ministero dell'Istruzione ha cambiato nome, si è parlato di Ministero del Merito: avreste dovuto pensarci anche per la giustizia, perché negli avanzamenti di carriera dei magistrati il merito non esiste. Il 99 per cento delle valutazioni di professionalità è positivo, in 12 anni abbiamo visto solo otto condanne per responsabilità civile, una legge colabrodo.
PRESIDENTE. Concluda.
ENRICO COSTA(A-IV-RE). Su migliaia di segnalazioni il disciplinare fa acqua da tutte le parti. Questo appianamento professionale fa proliferare il potere delle correnti. Abbiamo depositato - concludo, Presidente - la prima proposta di legge sulla separazione delle carriere. Si parta subito, i numeri ci sono. Su ogni tema troverete le nostre proposte che, a differenza del vostro programma, sono dettagliate e specifiche. Su questo vi misureremo .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mule'. Ne ha facoltà.
GIORGIO MULE'(FI-PPE). Signor Presidente, signora Presidente del Consiglio, Ministri, onorevoli colleghi, il respiro profondo di una maggioranza di centrodestra è legato alla capacità di non avere il fiato corto sul riformismo. Abbiamo l'occasione di scrivere non una nuova storia, ma la storia, dopo 11 anni di attesa. Per farlo dovremo essere conservatori e insieme riformisti; superare cioè le categorie di pensiero che hanno inteso emarginarci da oltre due lustri. Bisognerà liberarsi dalle catene di una dicotomia, figlia di un pregiudizio ideologico che vorrebbe esiliarci dalla possibilità di essere innovatori e trasformatori della società, pur nella ostinata e orgogliosa conservazione dei nostri valori e dei nostri ideali. Gli elettori si sono incaricati di spezzare queste catene e metterci nelle condizioni di avviare questa rivoluzione.
Non inseguiamo, dunque, il riformismo delle necessità, ma quello che proietta il domani; lo faremo mentre diamo quelle risposte urgenti, necessarie e obbligatorie sulla crisi energetica che rischia di mandare sul lastrico famiglie, lavoratori, imprese. Guai, però, se pensassimo solo all'oggi. Ci interessa come sarà l'Italia tra dieci anni, ha detto. Bene, noi dovremo iniziare a realizzare oggi la macchina che dovrà far ripartire domani l'Italia, con quelle riforme che daranno eccome lavoro, pane e benessere agli italiani, togliendo l'aceto di un apparato statale bulimico e asfissiante. E allora, Presidente, sia detto con il linguaggio che impone la lealtà: daremo la svolta solo se saremo in grado di far conoscere la nostra velocità. Presidente Meloni, mai prima d'ora abbiamo avuto così poco tempo per fare così tanto.
Penso all'intervento più importante, l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, la riforma federalista e il nuovo assetto di Roma capitale. La grande operazione per sburocratizzare la pubblica amministrazione, in modo da ribaltare il rapporto tra Stato e cittadino in un'ottica liberale che solo una maggioranza di centrodestra può esprimere. Penso alla riforma fiscale, a un sistema in grado di riattivare quell'ascensore sociale che da troppo tempo espone l'avvertenza “fuori servizio”. Penso alla semplificazione del codice degli appalti, all'inversione del sistema di controlli in modo che professionisti e imprenditori smettano i panni degli eterni sospettati, meritandosi la fiducia di uno Stato finalmente non prevenuto. Penso a una vera riforma della giustizia, dal CSM alla separazione delle carriere, scolpita nel nostro programma di centrodestra, che sia effettiva e non il solito compromesso, schiavo del corporativismo. Penso alla ragionevole durata dei processi. Non mi riferisco solo a interventi che attengono a quel carro armato giudiziario che travolge e stravolge le vite di cittadini innocenti, li stritola in un ingranaggio che li tiene prigionieri per anni e a volte per decenni. Parlo di una riforma che avrà evidenti ripercussioni anche sull'economia del Paese, che diventerebbe finalmente attrattivo.
In passato tutte queste riforme sono state osteggiate, ostacolate, rese impossibili da poteri che hanno impedito la loro realizzazione, ponendo condizioni e frapponendo barriere ideologiche. Oggi non dobbiamo commettere lo stesso errore né farci intimidire. Questo non vuol dire essere sordi alle categorie o non ascoltarle; vuol dire riconsegnare alla concertazione il compito alto e necessario che gli è proprio, evitando che si trasformi in ostruzionismo, che è anticamera del fallimento, che farebbe felici caste interessate a mantenere lo .
Signora Presidente, il ruolo e la centralità del Parlamento e della sua maggioranza saranno decisivi in questo percorso. Noi di Forza Italia, che di questo centrodestra siamo i fondatori e i continuatori grazie alla visione attualissima di Silvio Berlusconi, le diciamo con cristallina lealtà che, sì, saremo convintamente al suo fianco, ma non presteremo mai il fianco all'accusa di tergiversare o di piegarci ai compromessi sul tema delle riforme. Il coraggio non ci difetta, è giustissimo, è verissimo.
Mi permetto solo di aggiungere una parola: osi, osi e miri alla luna, perché, anche se sbaglieremo, atterreremo comunque tra le stelle, e mi creda, non sarà poco .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO-AVS). Signora Presidente, un cafone in quest'Aula, di nome Giuseppe Di Vittorio, disse che la fame, la fatica e il sudore non hanno colore. Oggi, da cafoni, vogliamo parlare a nome di chi fuori da quest'Aula conosce la fame, la fatica e il sudore. Vogliamo parlare a nome di chi è precario, sfruttato, dimenticato, umiliato, marginalizzato, reso invisibile e scartato. Ma vogliamo parlare a nome di chi porta sulla propria pelle, come me, le cicatrici del razzismo, della discriminazione, del fatto di essere dalla parte di chi ha un diverso orientamento sessuale, del fatto di essere dalla parte di chi ha una diversa provenienza geografica. Vogliamo parlare a nome di chi lavora, mandando avanti l'Italia, per poi ritrovarsi senza servizi. Parliamo di chi vive in città dormitorio, parliamo di chi vive per strada, parliamo di chi studia e sogna un'Italia che dia accesso a una vera mobilità sociale.
Ma parliamo a nome di chi lavora e non riesce a mandare avanti la propria famiglia, e anche di chi il lavoro non ce l'ha. Ma soprattutto parliamo a nome di chi fa fatica a vivere dignitosamente, di chi ancora una volta è costretto a migrare, come i nostri giovani che vengono spesso definiti ingannevolmente fuga dei cervelli. Ma parliamo anche a nome di chi viene nel nostro Paese alla ricerca dello stesso sogno e dello stesso desiderio.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO-AVS). Ricordatevi che avete giurato fedeltà alla nostra amata Carta costituzionale, ma ricordatevi che la stessa Carta costituzionale è fondata sui valori dell'uguaglianza, della giustizia sociale, della giustizia eco-climatica, del rispetto dell'ambiente, del rispetto dei diritti civili, dell'antirazzismo e dell'antifascismo. Ma ricordatevi che la stessa Carta costituzionale ha dietro ogni articolo centinaia di giovani morti per la Resistenza .
Per questo serve al nostro amato Paese una politica non indifferente, ma una politica partigiana e patriottica. Antonio Gramsci diceva: “L'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari”. Noi vogliamo essere gli scolari della storia. In un momento così difficile e drammatico per l'umanità, per l'Europa e per l'Italia, in particolar modo, voglio ricordare a me stesso, a lei e alla sua maggioranza che l'Italia ha bisogno del patriottismo solidale, del patriottismo sociale; l'Italia ha bisogno del patriottismo non egoistico o individualista. L'Italia ha bisogno del sovranismo relazionale, internazionalista, ambientalista, pacifista, democratico e basato sul rispetto dei diritti umani. L'Italia non ha bisogno di sovranismo egoistico, isolazionista, classista e fomentatore di caccia alle streghe.
Ho ascoltato con molta attenzione il suo intervento: lei ritiene di essere parte di una , ma anche io provengo dai bassifondi della stessa .
Voglio ricordarle che nel suo discorso ha parlato di immigrazione e di un piano per l'Africa. L'Africa un piano l'ha già avuto nel 1884, quando fu divisa, fu separata, fu distrutta, attraverso la Conferenza di Berlino, con la colonizzazione .
Voglio ricordarle che, nel suo intervento, lei ha parlato di lavoro, ma io voglio parlare dell'Italia, dell'articolo 1 sul lavoro: la dignità del lavoro passa attraverso l'aumento salariale, passa attraverso un piano contro gli infortuni sul lavoro. Voglio parlare anche di quell'Italia che porta il nome di Eva, di Giovanna, di Paola Clemente, di Fallaye Dabo: si tratta sempre di italiani . Italiani si nasce e italiani si diventa e non per questo si è meno italiani .
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO-AVS). Lei ha parlato dell'agricoltura - e concludo - ma voglio ricordarle che, nelle nostre campagne, ci sono contadini e agricoltori che abbisognano di una “patente del cibo”, di una giusta remunerazione, di un giusto salario, di un'agricoltura nel rispetto dell'ambiente.
Concludo, dicendo che questo nostro Paese ha bisogno di amore, ha bisogno del potere dell'amore e non dell'amore del potere. Questo nostro Paese ha bisogno di speranza per portare avanti l'Italia e l'Europa, per la dignità degli italiani e delle italiane. Questo è il nostro sovranismo, questo è il nostro patriottismo .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gava. Ne ha facoltà.
VANNIA GAVA(LEGA). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, onorevoli colleghi, Ministri, la legislatura che inizia in questi giorni e soprattutto l'attività del Governo, a cui ci apprestiamo a votare la fiducia con convinzione, avrà finalmente inizio. È una sfida, per certi versi, epocale. Il mandato degli elettori è stato chiaro e inequivocabile: gli italiani hanno scelto un programma di coalizione semplice e concreto di unità e condivisione, per i prossimi cinque anni ma con l'ambizione di puntare al lungo termine, per dare stabilità, crescita e credibilità al nostro meraviglioso Paese. È un programma che prevede risposte immediate alla crisi economica che, a causa di una guerra assurda, sta bruciando quanto di buono il nostro Paese, con sacrificio, impegno e creatività, è riuscito a fare per uscire dal disastro della pandemia ma è anche un programma strategico e di visione, capace di proiettare l'Italia in un futuro di crescita e, soprattutto, di sviluppo sostenibile. Le politiche energetiche e quelle ambientali, unite da un legame simbiotico, sono un pilastro fondamentale di questo programma. Se, prima di tutto, l'Italia ha urgenza di uscire presto e bene dalla tempesta energetica, è compito di questo Parlamento, il più unito possibile, dare una fortissima corazza politica a lei, Presidente del Consiglio, ai Ministri competenti e a tutti i rappresentanti delle istituzioni, che continueranno con il massimo impegno, in ogni sede europea, la fondamentale battaglia per la massima coesione e rapidità di adozione di una strategia comune che faccia fronte alla speculazione nei mercati energetici. Abbiamo il dovere di essere pragmatici, veloci e capaci. In termini strategici, è ormai il tempo di un nuovo piano di politica energetica che includa la diversificazione degli approvvigionamenti internazionali e nazionali, che aumenti gli investimenti in nuove tecnologie, che ampli il ricorso a tutte le fonti di energia rinnovabile e non si tiri indietro anche sulla ricerca più avanzata di nuove tecnologie. La stabilità e la continuità degli approvvigionamenti di fonti energetiche, perseguendo gli obiettivi climatici al 2030 e garantendo la neutralità climatica al 2050, saranno possibili solo se sapremo definire un quadro strutturale di politica a lungo termine per sviluppare la produzione di energia rinnovabile, incentivando la realizzazione di sistemi di accumulo e lo sfruttamento delle fonti rinnovabili programmabili in un quadro normativo semplice e caratterizzato soprattutto da una tempistica certa. Per garantire sicurezza e sovranità energetica dovremo proseguire quindi nelle iniziative di diversificazione degli approvvigionamenti di gas naturale, attraverso politiche per la stabilità a breve termine, e negli interventi infrastrutturali per potenziare le forniture di gas naturali e idrogeno attraverso le del Mediterraneo. Dobbiamo essere un di infrastrutture energetiche per il trasporto, verso Nord e verso l'Europa, del gas e dell'idrogeno, rivoluzionando così anche il nostro riposizionamento di mercato.
Se per aumentare la produzione di gas al fine di rafforzare la resilienza del sistema energetico del Paese sarà utile aggiornare il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, il cosiddetto PiTESAI, siamo pronti a farlo, così come dobbiamo avviare una revisione del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, il PNIEC, per individuare una politica energetica che assicuri il giusto di risorse termiche e rinnovabili, programmabili e non programmabili, per garantire gli approvvigionamenti senza minacciare interruzioni nelle forniture o compromettere il rispetto dell'agenda climatica. Noi infatti siamo consapevoli che i cambiamenti climatici sono la sfida dei nostri tempi, che va affrontata oltre le ideologie, con il solo scopo di lasciare ai nostri figli un mondo migliore di quello che abbiamo trovato e siamo consapevoli che la pace, l'equità mondiale, la crescita economica e il benessere del mondo sono costantemente minacciati da disastri naturali e da catastrofi climatiche. Per questo, siamo anche certi che, con una visione nazionale concentrata sulle fragilità del nostro territorio, il Governo possa finalmente varare il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Una cooperazione internazionale programmata e concreta sarà il miglior servizio che l'Italia potrà dare al mondo intero, ai Paesi del G20 e a quelli in via di sviluppo nella sfida del . Internamente, dovremo attuare la decarbonizzazione dell'industria e la riconversione dei settori cosiddetti , assicurando il principio della neutralità tecnologica e la salvaguardia degli impatti sociali ed economici dei modelli produttivi. Nessuno può rimanere indietro, anche se, per supportare i processi di decarbonizzazione dell'industria, sia necessario il sostegno pubblico alle riconversioni industriali che contemplino opere di ripristino ambientale e sostituiscano le fonti fossili con fonti rinnovabili. L'Italia deve crescere perché - come diceva Oswald Spengler - tutto quello che non cresce è destinato a morire, ma per crescere abbiamo ancora tanti, troppi nodi da sciogliere. Dobbiamo continuare sulla strada della semplificazione, dobbiamo rafforzare il programma di semplificazione normativa, il che significa rapidità nei tempi di risposta e certezza del diritto. Particolare attenzione dovrà essere posta alle autorizzazioni, ai cosiddetti , sia infrastrutturali sia per gli impianti di produzione di energia, al fine di accelerare il percorso di autonomia nazionale e lo sviluppo dell'economia circolare. Per questo è essenziale portare a conclusione il lavoro fatto sul PNRR per attuare il paradigma economico circolare dal basso e dai territori. La semplificazione del procedimento delle bonifiche ed il rafforzamento delle strutture tecniche pubbliche sono fondamentali per dare finalmente un senso alle tante, troppe storie di bonifiche dimenticate, di terreni da recuperare, di inquinamenti da sanare. La necessità di dispiegare la strategia nazionale per l'economia circolare che punta a trasformare i rifiuti in risorsa, la fragilità del territorio, la necessità di mettere in sicurezza e valorizzare le risorse idriche, la tutela e la promozione dell'immenso patrimonio di biodiversità del nostro Paese, l'opportunità di aggiornare finalmente il sistema di delle aree protette e degli enti parco nazionali, sottraendolo ai dettami della lottizzazione politica e restituendolo finalmente alle scelte delle comunità locali: tutti questi sono obiettivi alla portata del Governo. Abbiamo alle spalle un'esperienza unica, maturata in anni di amministrazione dei territori più avanzati del Paese, quelli in cui è nata l'economia circolare italiana, quelli in cui la gestione del ciclo dei rifiuti è tra le migliori al mondo. Oggi abbiamo il dovere di mettere questa esperienza a disposizione di tutti, con un unico obiettivo: fare in fretta. Noi ci siamo, Presidente, con il nostro voto di fiducia e con il nostro contributo di idee, di impegno e di lealtà .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Manes. Ne ha facoltà.
FRANCO MANES(MISTO-MIN.LING.). Signora Presidente, come unico deputato che rappresenta tutta la Valle d'Aosta, innanzitutto auguro a lei e al suo Governo un buon lavoro. Ci ha fatto piacere ascoltare nel suo discorso alcuni passaggi importanti sulle autonomie differenziate e speciali, soprattutto, sulla montagna e sui piccoli comuni. In particolare, mi ha colpito il passaggio sulla provincia di Bolzano, sul suo statuto speciale. Sarebbe importante avere da parte sua le stesse garanzie anche per la Valle d'Aosta e per il proprio statuto speciale. Ci aspettiamo, infatti, una politica che promuova il rispetto dell'individuo e il diritto del lavoro, una politica che valorizzi e promuova l'ambiente e il paesaggio e consideri questi due elementi come una risorsa e non sempre come un vincolo. Una politica per i territori di montagna che inneschi virtuosi processi antropici sociali e produttivi, una politica per i piccoli comuni che garantisca dignità finanziaria e identitaria, contrastando in maniera netta e decisiva la desertificazione demografica, sociale e culturale in atto. Una politica che valorizzi la nostra storia, la nostra identità, la nostra dignità e consapevolezza di essere fieramente minoranze linguistiche e, se mi permette, anche all'interno dei nostri confini nazionali.
Ci aspettiamo formalmente e concretamente che lei sia garante delle nostre prerogative statutarie e che le stesse non possano essere messe in discussione mai, nemmeno attraverso riforme di qualsiasi tipo. Ci aspettiamo che nei prossimi, urgenti e imminenti atti di questo Governo e del Parlamento ci siano adeguate politiche per sostenere i territori di montagna, le attività economiche, le attività imprenditoriali e commerciali, senza dimenticare, ad esempio, gli impianti a fune e le professioni legate alla montagna. Un ecosistema - quello della montagna - che è stato il primo a risentire sensibilmente dei cambiamenti climatici e della crisi energetica.
Signora Presidente, seguiremo con attenzione l'attuazione dei di interesse e sosterremo quei provvedimenti che risponderanno alle esigenze dei nostri territori; in caso contrario, faremo una ferma e onesta opposizione a tutti quei provvedimenti che andranno a sfavore del popolo valdostano .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(M-NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, signori del Governo, prendo per la prima volta la parola in quest'Aula, non senza emozione, e mi perdonerete un accenno personale. Chi - come me - ha coltivato per una vita la passione politica e un rispetto quasi sacrale per le istituzioni, ha sempre considerato questi scranni non un diritto divino, ma l'approdo di un percorso fatto di impegno e anche di sacrificio. Non uno strumento di potere, ma un'assunzione di responsabilità nei confronti dei cittadini e delle comunità. E se questo è vero in periodi ordinari, è ancor più vero oggi che l'Italia è alle prese con la situazione che è stata ben illustrata nell'intervento con il quale lei, Presidente, ha chiesto la fiducia di questa Assemblea.
Signor Presidente, tutto ciò per dire che per chi - come noi - crede che la politica debba tornare ad essere il luogo della competenza, della consapevolezza e del merito, fra le tante ragioni per le quali il suo Esecutivo avrà la nostra fiducia, vi sono il merito di un percorso politico non improvvisato e la consapevolezza di una congiuntura assai complessa, da affrontare con determinazione, pragmatismo e serietà.
Presidente, da noi avrà sostegno nell'affrontare le urgenze dettate dagli scenari internazionali - penso all'approvvigionamento e al costo dell'energia, all'inflazione, alla cosiddetta crisi del pane -, sapendo che abbiamo l'obbligo di invertire il economico che, dopo il rimbalzo crisi pandemica, sembra ormai virare verso una recessione tecnica. Avrà anche tutto il nostro impegno per cogliere l'occasione di un rilancio socioeconomico del Paese, puntando in particolare sulla questione territoriale, sulla valorizzazione del nostro Sud e sulla riscoperta delle aree interne, garantendo a tutti i cittadini lo stesso livello di servizi essenziali e investendo laddove il potenziale di sviluppo è meno sfruttato.
Signor Presidente, l'esordio di questa nuova storia è stato segnato da una grande consapevolezza. La consapevolezza con la quale è stata ribadita la collocazione internazionale dell'Italia, sulla quale avrà sempre il nostro totale appoggio, la consapevolezza di un tornante della storia difficile e gravido di incognite. La consapevolezza di un interesse nazionale che, in un mondo sempre più complicato, richiede, per essere perseguito con efficacia, strumenti più complessi di quelli che un'opinione pubblica stanca e una comunicazione ipersemplificata vorrebbero – talvolta - immeditati e immediati.
Presidente, noi ci saremo. Con la nostra identità, con le nostre idee, con le nostre sensibilità, che siamo lieti di poter esprimere in una coalizione finalmente omogenea dopo anni di Governi di emergenza che - nonostante l'ampiezza delle maggioranze - hanno spesso mostrato la loro debolezza nei veti incrociati che ne hanno imbrigliato l'azione. Grazie e buon lavoro, Presidente
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO(M5S). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, desidero innanzitutto augurarle buon lavoro, buon lavoro a lei, alla sua squadra e ai Ministri, perché, Presidente, adesso le toccherà passare dalle parole ai fatti, dal seggio comodo della dell'opposizione a quello sicuramente più scomodo di chi ha la responsabilità di guidare un Governo. E sì, la sua impresa non sarà semplice, si troverà a dover prendere decisioni impopolari, a volte anche dolorose e le auguro anche, Presidente, di non avere al suo cospetto un'opposizione irresponsabile e spregiudicata che giunge finanche ad apostrofarla come “criminale” o come “folle”, “liberticida” soltanto per racimolare qualche consenso, quel consenso che oggi le consente di stare lì seduta dove è .
Presidente, ho ascoltato il suo discorso e francamente mi aspettavo molto di più. Ho trovato molta retorica, molte enunciazioni di principio, molte dichiarazioni di intenti e pochi fatti, poche proposte concrete per risolvere i problemi reali degli italiani. Non ha parlato di contrasto al precariato, ha parlato poco di giovani, collegandoli alle devianze e all'utilizzo della cannabis. Ha citato il sacrificio del giudice Paolo Borsellino, ricordando la sua discesa, il suo impegno politico proprio in memoria di Paolo Borsellino, ma vede, Presidente, l'antimafia non si fa con la retorica, non si fa semplicemente celebrando gli eroi che hanno dato la vita per il contrasto alla criminalità organizzata. Non ha speso una parola per dirci come vuole combattere la piaga della criminalità organizzata , come vuole impedire che la criminalità organizzata metta le mani sui fondi del PNRR. Presidente, le do un consiglio: la criminalità organizzata si combatte prima di tutto tenendo lontano dalle istituzioni soggetti che sono stati coinvolti in affari criminali, come mi sembra lei non abbia sempre fatto , candidando e facendo eleggere soggetti che, poi, si sono rivelati di dubbia moralità. Presidente, stia più attenta, noi vigileremo su questo, perché ci è stato assegnato un compito, il MoVimento è stato investito di un mandato molto chiaro: ci è stato chiesto e abbiamo scelto di occuparci dei giovani che non trovano lavoro - e, quando lo trovano, è precario - e che non sono fannulloni e vogliono stare sul divano. Ci è stato chiesto di occuparci dei lavoratori che non riescono ad avere la garanzia di un salario minimo, ci è stato chiesto e abbiamo scelto di stare dalla parte dell'ambiente e di una politica energetica industriale sostenibile per il futuro dei nostri figli e che non torni indietro alla ricerca di fonti fossili che continuerebbero a renderci dipendenti dagli altri Paesi. Ci è stato chiesto di stare dalla parte dei diritti, dei diritti di tutti, dei diritti degli ultimi, degli emarginati, di chi non è considerato meritevole. E, a proposito, stiamo attenti ad utilizzare questa espressione, il “merito”, perché, come ammonisce Papa Francesco nella sua enciclica, può diventare una legittimazione etica della disuguaglianza, soprattutto nei primi anni di istruzione e formazione
Ci è stato chiesto di occuparci delle minoranze, di chi non può e non vuole essere più discriminato, di salute pubblica, di innovazione. Ecco, Presidente, mi scusi se glielo chiedo: lei vuole traghettare la nave più bella del mondo in un porto sicuro, ma quale futuro, come crede di poterlo fare se il suo equipaggio ricalca per metà il Governo Berlusconi del 2008, di cui lei stessa è stata Ministro, e che i giovani, i lavoratori, le piccole e medie imprese, la sanità pubblica, il Sud ha colpito e penalizzato per rappresentare il Governo degli interessi di pochi? Quel Governo che è stato sostituito dalla stagione scellerata dell' del Governo Monti, perché dieci anni del Governo di centrodestra avevano fatto crollare il PIL del nostro Paese di 3,1 punti percentuali , il risultato peggiore di tutta l'Eurozona.
Presidente, lei ci ha rassicurato su diritti civili e aborto, che ha citato soltanto in polemica con l'opposizione. Però, Presidente, mi scusi se glielo chiedo, ma qual è la visione in tema di diritti, se i Paesi a cui si ispira sono l'Ungheria e la Polonia, che non hanno nemmeno ratificato la Convenzione di Istanbul ? Nel caso dell'Ungheria e nel caso della Polonia l'hanno fatto, però non l'hanno attuata in tema di atti non consensuali. Come pensa di agire su questo versante, se si ispira a Paesi che di recente hanno emanato politiche strette sull'aborto e che chiedono alla donna di mettersi al servizio della Patria, procreando e di mettere i propri figli al servizio della Patria, rivelando una concezione patriarcale della società e della donna in posizione subalterna? E ricordo a tutti noi che anche quel Paese, l'Ungheria di Orbán, è guidato da una donna.
Ma noi non condividiamo questa idea di futuro, perché riteniamo che fare passi indietro, o scarsi passi avanti, o rimanere fermi rispetto ai diritti civili impoverisca le nostre società e non faccia altro, Presidente, che rafforzare quei soffitti di cristallo che non riguardano soltanto le pari opportunità tra uomini e donne e che si frappongono alla piena realizzazione e al raggiungimento della parità di diritti di tutti gli individui, di chi si sente discriminato in ragione del sesso, di chi si sente discriminato in ragione della razza, di chi si sente discriminato in ragione delle proprie condizioni sociali ed economiche.
Ecco, Presidente, per tutti questi motivi, da donna, io non mi sento garantita semplicemente per il solo fatto di avere una Presidente del Consiglio donna, ma da giovane donna che crede che il campo dei diritti sia ancora minato da tutti quei soffitti di cristallo, le auguro, Presidente, e auspico, ma soprattutto le auguro di non crogiolarsi dietro alla conquista di aver ottenuto lo scranno più alto di Palazzo Chigi, ma di attivarsi affinché i soffitti di cristallo che ancora sono presenti sopra le nostre teste, tutti, vengano frantumati. Allora, Presidente, solo allora, potrà dire di aver fatto la storia. Auguri, Presidente .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Presidente Meloni, la sua salita al Quirinale è stata una traversata di intere generazioni che, nel vederla protagonista davanti al Presidente della Repubblica nel ricevere il mandato per la formazione di questo Governo, del suo Governo, del nostro Governo, l'hanno accompagnata all'appuntamento con la storia. Noi siamo persone privilegiate, perché possiamo assistere a questo momento e questo privilegio ci dà la compostezza di chi conosce la responsabilità e la solennità della promessa fatta agli italiani, ma anche la consapevolezza che tanti, veramente tanti, hanno contribuito a questo momento. Lei ne ha citati molti, io voglio aggiungerne uno: il nostro collega Stefano Bertacco che l'aveva già accompagnata al Quirinale quando Fratelli d'Italia ancora non era forza di Governo.
Io cito Stefano non soltanto perché la scorsa legislatura - io sono ancor più privilegiata, perché questa è la mia seconda legislatura - è iniziata anche con lui, ma non è terminata con lui. Lo cito perché lui è stato un esempio, oggi indelebile, e un monito imprescindibile su come difendere un'Italia fragile e piena di difficoltà. Fragilità e difficoltà non significano per forza sconfitta, anzi, quando si hanno il coraggio, la costanza, la determinazione e i valori, difficoltà e fragilità possono diventare forza. E questa non è retorica, collega Baldino, questa è la nostra vita sono le nostre vite personali, è la nostra vita politica. E proprio perché sono state la nostra vita personale e la nostra vita politica, saranno la storia dell'Italia.
Lei ha affrontato tantissimi argomenti, ma partiamo da quello più urgente, quello del caro bollette. Il caro bollette ha dimostrato che la fragilità è mancanza di indipendenza energetica e che l'epoca dei movimenti del “no”, del “no” a prescindere, è davvero finita. Questo è il momento dei “sì”, dei “sì” alle rinnovabili, dei “sì” all'utilizzo delle nostre risorse, dei “sì” allo svincolo del prezzo del gas da quello dell'energia, il “sì” al tetto del prezzo a livello europeo, il “sì” ad ogni atto che serva a battere la speculazione.
In tema più generale di povertà, fragilità è assenza di lavoro. C'è chi pensa che ci si debba rassegnare al fatto che i fragili debbano essere sempre fragili, attraverso forme di assistenzialismo. E invece no, per noi i fragili non sono per sempre fragili. I fragili si possono trasformare in forti, attraverso il mondo del lavoro E quindi è questa la più grande aspettativa che noi abbiamo nei confronti del suo Governo: rimuovere quegli ostacoli a stipendi e a stipendi equi, contro iniquità di tasse e cuneo fiscale.
Nelle periferie, la fragilità è l'insicurezza: l'insicurezza territoriale, ma attenzione, l'insicurezza territoriale che accentua l'insicurezza sociale. C'è chi dice che l'insicurezza sia un fatto di percezione, ma non si è reso conto che con questa narrazione ha condannato intere fasce di popolazione ad essere deboli, perché sole davanti a questa narrazione, sole davanti alla criminalità, sole davanti al degrado, sole davanti agli effetti dell'immigrazione clandestina, che tra le prime vittime fa proprio gli immigrati, quelli regolari.
E poi vengo al tema dei diritti, perché non ci vogliamo nascondere rispetto a questo tema. Vengono declinati, non a caso: diritti - al plurale - in cui la fragilità è assenza di equilibrio tra essi. Abbiamo constatato in pandemia come l'assenza di equilibrio violasse tutti i diritti, alla fine; e dove è mancato lo vediamo anche quando si prova a ritenere prevalente una legittima aspirazione alla genitorialità rispetto al diritto di ogni bambino di avere una mamma ed un papà . E, allora, il suo Governo, Presidente Meloni, sarà il Governo dell'equilibrio.
E poi, contro tutte le discriminazioni, ci sono le istituzioni. Anche quelle – caspita! - anche quelle possono essere fragili. E sono fragili quando sono svincolate dalla volontà popolare. Ecco, in questo, però, Presidente Meloni, lei con il suo Governo ha già vinto, perché il suo Governo dovrebbe essere un fatto ordinario e invece è un fatto straordinario, se vediamo la storia anche più recente della nostra Nazione. Ed è per questo che, dopo che è stato chiamato in mille modi, io credo che ci sia solo un modo per appellarlo, e cioè: il Governo dei patrioti! Buon lavoro -
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, lei ha vinto le elezioni e ha il dovere di governare. I voti sono gli stessi di cinque anni fa, non c'è stato uno sfondamento. Maggioranza in Parlamento, minoranza nel Paese. Un consiglio non richiesto: non si cambia mai la Costituzione con il 43 per cento dei consensi . Qualche lezione dal passato, anche recente, dovrebbe averla ricavata anche lei. Il suo è un Governo politico, di destra, o, meglio, di estrema destra, ed è una sfida anche a noi, a unirci e a rinnovarci.
Dalle sue parole, tuttavia, pare quasi un monocolore, con un Vice Premier che, per arricchire la sua sterminata collezione di divise, pretende di comandare la Guardia costiera e l'altro Vice che già batte cassa sui sottosegretari. I toni incendiari lasciano il passo a una sfida virile nei confronti del Parlamento. Ha detto: non tradisco e non indietreggio, ma oggi lei rischia di tradire la verità sulle condizioni materiali del Paese e di indietreggiare rispetto alla realtà delle cose. Ad esempio, mi sa spiegare, Presidente Meloni, come si concilia la gratuità degli asili nido con la tregua fiscale ovvero il condono, che è il contrario della lotta all'evasione, e con la che lei, in nome della sovranità linguistica, definisce tassa piatta? Non c'è nulla di più ingiusto che fare parti uguali tra diseguali. La Costituzione su cui lei ha giurato dice che il fisco deve essere equo e progressivo e chi ha di più deve dare di più.
Come difende la libertà dei giovani se non ha trovato il tempo di menzionare mai le parole “precariato” o “salario minimo”? Bisogna chiudere la stagione del , il contratto a termine deve costare di più dei contratti a tempo indeterminato e nessuno può lavorare al di sotto dei 9 euro l'ora . La libertà delle donne, signora Presidente, si difende innanzitutto con la parità salariale. La più grande ingiustizia del nostro tempo: quella disparità.
E come intende combattere gli omicidi sul lavoro, i 600 morti l'anno - lei ha fatto bene a citare la manifestazione del sindacato - quando annuncia pomposamente la totale sulle imprese? E come intende onorare i medici e gli infermieri che tutti abbiamo applaudito oggi se non ha mai pronunciato le parole “sanità pubblica” e apre la strada all'autonomia differenziata ? Lei ha criticato il modello italiano; ringrazio il Ministro Speranza e i Governi Conte e Draghi che combattevano la pandemia mentre qualcuno civettava con i no-vax, i no- e i no-.
E come intende stravolgere i pronostici della vita - testuali parole sue - se la scuola pubblica per lei è solo un luogo dove si stabilisce una gerarchia tra chi vince e chi perde? Proprio lei parla di merito, quando ai vertici dello Stato ha confermato 11 tra Ministri e sottosegretari di quel Governo che nel 2011 portò il Paese sull'orlo della bancarotta, con la fuori dalla porta e il 31 per cento di disoccupazione giovanile. È questa la sua meritocrazia? La informo che Berlusconi e Tremonti si riscaldano anche in panchina; sono giovani promesse che meritano un'opportunità.
Lei ha ribadito la fedeltà alle alleanze tradizionali del Paese, giusto; un monito per i tanti amici di Putin da cui si è fatta accompagnare in questi anni. A me preme dirle che l'Italia dovrebbe avere un ruolo più assertivo nella ricerca della pace, proprio ora che si affaccia sulla scena mondiale la catastrofe atomica. Serve un ritorno della politica per fermare la guerra, restituire libertà al popolo ucraino ed evitare una nuova corsa al riarmo. Il grido del Papa e la mobilitazione del popolo pacifista del 5 novembre devono parlare a Governo e opposizione: cessate il fuoco e negoziato.
Infine, lei, nemmeno oggi che chiede la fiducia al Parlamento, in quest'Aula dove è stata scritta la Carta costituzionale, è riuscita a pronunciare le parole: “25 aprile”. Quella fu la rinascita della Patria , sì, la Patria, questa parola che lei evoca spesso come un fantasma maleducato in ogni contesto, ma che fu riabilitata da quei giovani che liberarono il Paese.
Signora Presidente, la guerra civile terminò il 25 aprile del 1945 con la nascita della Repubblica, non faccia confusione con le date. Noi saremo qui, tutti i giorni, a ricordarglielo .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.
CATIA POLIDORI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio Giorgia Meloni mi consenta l'emozione di poterla chiamare in questo modo. La vorrei anche ringraziare per la squadra di Governo che ha scelto. Io con molti di loro sono stata orgogliosamente, lo rivendico, orgogliosamente, al Governo, anche con lei, e ho lavorato con queste donne e questi uomini proprio seduta tra i banchi di quel Governo. Quello è stato, per noi, l'ultimo Governo eletto dagli italiani fino al 25 settembre; oggi, finalmente, possiamo dire che è stato il penultimo, abbiamo aspettato 11 anni.
Forza Italia partecipa a questa squadra con le sue migliori risorse, con le sue migliori donne e con i suoi migliori uomini e tutto ciò mi dà garanzia che farete un ottimo lavoro e che ci tirerete fuori dalla tempesta di cui lei, Presidente, parlava prima. Io nel poco tempo a disposizione avrei voluto parlarle del 145 per cento del prodotto interno lordo, della crescita economica, degli investimenti, delle difficoltà delle imprese, dei commercianti e degli artigiani, del caro energia, della pressione fiscale, ma poi, ascoltando il suo intervento programmatico, che è stato un vero e proprio manifesto che traccia il perimetro entro il quale la coalizione agirà nell'arco dei prossimi cinque anni, ho ammirato la coerenza, il coraggio e ho apprezzato l'anima fortemente identitaria e l'orgoglio con il quale lei ha parlato di . Ripartiamo dall'Italia, dalla sua straordinaria cultura, dalla sua bellezza e dal saper fare della gente.
Da ex Vice Ministro con delega al Commercio estero sono felice perché finalmente potremo tornare a dimostrare che si può essere identitari, pur non rinunciando a partecipare ad un consesso più ampio. Dobbiamo favorire il nostro per aiutare la nostra Italia ad essere forte sul piano interno e sempre più rappresentativa in Europa e nel mondo. L'Europa non può fare a meno di un'Italia forte e solo con un'Italia realmente forte l'Europa potrà smettere di essere un aggregato di Stati e potrà divenire finalmente gli Stati Uniti d'Europa, quella comunità dalla storia gloriosa, fondata su solidi valori, prima ancora che sull'economia, immaginata dai nostri padri fondatori, un'Europa disposta a rinunciare alla logica individualista, in favore della solidarietà, rispettosa dei reciproci interessi nazionali, ma disposta a collaborare e ad adottare sistemi condivisi, anche in materia di politica energetica.
Ma due cose su tutte mi hanno emozionata e, quando parlo di emozione, è perché penso che finalmente potranno essere attuate. La prima è una frase che lei ebbe già modo di dire sedici anni fa al congresso nazionale dei Giovani Imprenditori, di cui io ero presidente, ed è la seguente: “Non disturbare chi vuole fare”. Questa frase dice tutto, Presidente, non ha bisogno di essere commentata e traccia la via maestra. L'altro punto che mi ha particolarmente emozionato è il riferimento, che più volte ha fatto, al merito. La storia, Presidente, dovrebbe riconoscere di aver chiaramente indicato le virtù da allenare se si è davvero intenzionate ad affermarsi, anche in un mondo prettamente maschile; da oggi, le nostre ragazze avranno un modello in più a cui riferirsi, potranno decidere, studiando ed impegnandosi, di fare l'astronauta, ma anche di fare il Presidente del Consiglio . È il senso di responsabilità che lei ci ha trasmesso in questi passaggi ad avermi molto emozionato.
Mentre con i piedi sui cristalli del tetto frantumato dal Presidente del Consiglio in certi ambienti ancora ci si arrovella sulle vocali e si è incapaci di vedere il nesso tra famiglia, natalità e pari opportunità, questo Governo si fa carico, invece, di individuare i veri problemi del Paese e proporre le soluzioni; uno di questi è senza dubbio il grave inverno demografico, le donne in difficoltà, le donne sottopagate, le donne maltrattate, le donne che hanno come unica scelta quella di disfarsi del proprio bambino, le donne che devono scegliere tra fermarsi al lavoro o occuparsi di famiglia e le donne che non possono scegliere di farlo, perché oggi con un solo stipendio non si può vivere. Questo e tanto altro è occuparsi della famiglia…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
CATIA POLIDORI(FI-PPE). Io sono certa che lei, per il rispetto di tutte quelle donne che hanno lottato per i diritti di tutte noi, saprà azionare l'ascensore sociale.
In conclusione, mi permetto di citarla, Presidente; abbiamo fatto la storia insieme ed insieme scriveremo il futuro della Nazione e Forza Italia farà la sua parte. Buon lavoro .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, innanzitutto vogliamo augurare a lei e al suo nuovo Esecutivo un buon lavoro, perché non siete certo il Governo che avremmo voluto ma, nonostante questo, ci auguriamo che possiate ottenere grandi risultati nell'interesse del Paese.
Al netto della retorica nazionalista, nel discorso di stamattina abbiamo sentito molte proposte interessanti e mi sono persino ritrovata ad annuire abbastanza spesso. Mi permetto di dire che quasi si faticava a riconoscere la destra che ho conosciuto in campagna elettorale. Purtroppo, al di là delle buone intenzioni, c'è una cosa che non ci lascia ben sperare, ovvero la rimarcata promessa di tener fede agli impegni della campagna elettorale. Voglio infatti ricordare, non solo ai colleghi qui presenti ma soprattutto agli elettori, che il costo del programma elettorale della destra era stimato tra i 100 e i 140 miliardi, un costo che come Italia non possiamo permetterci.
Giustamente lei ha parlato di crescita come leva per la sostenibilità economica del Paese. È giustissimo! Ma come intendete perseguire questa crescita? Vorrei chiedere al Presidente Meloni come pensa di valorizzare il , a cui ha dedicato addirittura il nome di un Ministero, se le sue posizioni in termini di commercio estero sono rimaste le stesse di sempre. Ricordo che, secondo lei, trattati internazionali come il CETA sono “porcate contro i bisogni dei popoli”. Nonostante questo fosse il tono delle sue dichiarazioni, con questo trattato in cinque anni le esportazioni italiane di merci verso il Canada sono cresciute del 36 per cento, più del doppio di quanto sia cresciuto mediamente l' del verso il resto del mondo. Quindi, tanto “porcate” forse non sono.
Inoltre, promuovere la crescita, come dice lei, incentivando le assunzioni senza criterio forse non sarà sufficiente, vista anche la mancanza di competenze nella forza lavoro. Pensiamo, piuttosto, a investimenti in formazione, in tecnologia e in digitalizzazione. Ma questi investimenti come possono essere fatti se il Ministero per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale è magicamente sparito? Eppure, in campagna elettorale l'avevate promesso, anche quella era una promessa. Addirittura, il Ministro Salvini ce l'aveva promesso a Milano. Eppure, non si è avverato. Cosa è successo?
Oggi lei, Presidente, ci ha parlato molto del merito come principio cardine della società. Sono assolutamente d'accordo: la meritocrazia è la chiave per evitare la nascita di società o classiste o, peggio, appiattite sull'ignoranza. Ma perché questo meccanismo funzioni, il merito deve fare il paio con le pari opportunità, perché oggi il nostro rimane uno dei Paesi a più bassa mobilità sociale dell'intero mondo occidentale. Il compito della politica è in effetti lasciare che ognuno possa dispiegare liberamente il proprio potenziale, come lei ha detto, ma anche mettere tutti sulla stessa linea di partenza ed eliminare i privilegi corporativi dei pochi che pesano sulle spalle dei molti. A proposito di merito e privilegi, noi temiamo che il nuovo Governo non si farà guidare da questo principio quando sarà il momento di prendere decisioni difficili e troppo a lungo rimandate. Penso, per esempio, a quelle sulla concorrenza e sulle liberalizzazioni.
Veniamo, infine, ai giovani, la categoria più bistrattata nel nostro Paese. I giovani di questo Paese non si meritano di sentirsi dire, come primo discorso, che “quota 100” verrà rinnovata per un altro anno. Un Paese che sta creando una generazione di poveri senza opportunità e prospettive di vita non può permettersi di procrastinare questo punto. Non è giusto né rispettoso, Presidente!
Oggi abbiamo anche sentito dire che verrà posta fine alla beffa dell'esportazione dei cervelli, in particolare dal Sud. Ora, lasciate che vi dica, in qualità di cervello di ritorno, che pensare che il problema siano i giovani che si spostano e non la scarsa attrattività del nostro Paese per chi viene da fuori ci dimostra che questo Governo ha le idee molto poco chiare sul da farsi. A differenza di altre forze politiche, tuttavia, non crediamo che l'opposizione a prescindere sia ciò di cui l'Italia ha bisogno, soprattutto in una fase difficile come quella che stiamo vivendo ora, schiacciati tra la crisi energetica e la guerra sul suolo europeo. Ora è necessario che noi tutti - e guardo davvero tutti in quest'Aula - contribuiamo con senso di responsabilità a trovare delle soluzioni ai bisogni degli italiani e noi su questo non indietreggeremo - come lei, del resto - e ci faremo trovare pronti. Quindi, grazie e buon lavoro .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.
STEFANO CANDIANI(LEGA). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, Ministri, onorevoli colleghi, questo che nasce Governo è legittimato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni e ha, quindi, piena legittimazione popolare. Sembra un'affermazione talmente banale e talmente scontata ma ne riapprezziamo dal profondo del cuore la verità perché da troppi anni si assisteva, invece, a Governi non legittimati dal voto popolare e questa per noi è una cosa assolutamente importante e da stigmatizzare.
A inizio legislatura, poi, è importante presentarsi rispondendo ad almeno due domande: chi siamo e cosa vogliamo fare. Lei, Presidente Meloni, questa mattina, con l'intervento e le sue comunicazioni, ha pienamente risposto a questi interrogativi. Lo ha fatto in maniera molto pragmatica, con una articolazione di tutti gli argomenti di Governo, dando, ovviamente, il debito peso a ciascuna delle componenti della sua maggioranza. Tutti assieme, infatti, abbiamo vinto queste elezioni e tutti assieme abbiamo una grande responsabilità davanti ai nostri elettori e a tutti gli italiani.
Con queste elezioni, poi, si chiude un cerchio perché, dal 2018 a oggi, praticamente tutti i partiti dell'arco costituzionale italiano hanno partecipato alla responsabilità di Governo. Si chiude un cerchio ed è archiviata la stagione dei tecnici, aperta nel 2011 con il Governo Monti; si chiude un cerchio ed è archiviata la stagione dei 5 Stelle, crollati sotto il peso delle proprie contraddizioni; si chiude un cerchio perché finalmente è terminata la stagione in cui il PD, perdendo le elezioni, si ritrovava comunque sempre al Governo .
Quindi, c'è un'enorme aspettativa, ovviamente dovuta al grande peso elettorale che gli elettori ci hanno attribuito e in conseguenza dei grandi problemi che dobbiamo affrontare e risolvere. Allora, rivolgo una raccomandazione a lei, al Governo e anche a tutti noi: di governare con equilibrio, tenendo sempre conto che gli italiani sono da troppo tempo stressati da una politica che non ha dato risposte o che ha fatto fatica a dare risposte. Occorre, invece, quel pragmatismo che abbiamo riscontrato questa mattina nelle sue parole, senza quelle visioni ideologiche che hanno fermato lo sviluppo del Paese e senza che ci siano intoppi dati semplicemente dal volere tirare in là i problemi, perché i problemi si affrontano e si risolvono in maniera molto pragmatica.
Servono riforme vere e sostanziali, improntate al fare. Servono riforme nelle infrastrutture, nell'economia, nella scuola, nella giustizia, nell'organizzazione degli enti locali e nell'attuazione di quelle necessarie riforme costituzionali, a partire dalla nostra tanto agognata autonomia regionale, su cui il Paese vuole risposte concrete e da troppo tempo ha dato segni di insofferenza. Inoltre, serve una ricostruzione di quel rapporto, fatto di fiducia, tra i cittadini e lo Stato, e ci si ricordi sempre che a ogni diritto corrisponde anche un equivalente dovere e che al centro della politica deve starci sempre la persona, a partire dai più fragili.
Servono riforme nella scuola, che non è solo luogo di occupazione ma è luogo di educazione e di formazione dei nostri figli.
Poi, Presidente, dobbiamo essere consapevoli che troveremo ostacoli. Troveremo ostacoli, naturalmente, in relazione alla grave difficoltà derivante dalla congiuntura economica che abbiamo davanti ma troveremo anche ostacoli perché - non nascondiamocelo, l'abbiamo visto anche in questi giorni - c'è nel Paese una sinistra rancorosa, una sinistra che ha un atteggiamento intriso di pregiudizio, fino ad arrivare addirittura a mancare nell'applauso ancora prima delle dichiarazioni . Stiamo attenti a non perdere di vista questo tipo di sinistra che cercherà di infiammare la piazza e che cercherà di spostare fuori dalle aule parlamentari il confronto e il conflitto. Questo non deve essere reso possibile e dobbiamo disinnescare qualsiasi circostanza che dovesse portare a conflittualità. I problemi si risolvono nelle aule parlamentari, i problemi si risolvono mettendosi intorno a un tavolo, i problemi si risolvono con responsabilità e non andando a gettare la palla fuori dal campo.
È una responsabilità che, quindi, sentiamo fino in fondo e diciamo a lei di tenere d'occhio, oltre alla piazza, anche i debiti rapporti a livello europeo, perché sappiamo che c'è una sinistra anche a livello europeo che strizza l'occhiolino e che, quindi, potrebbe essere sponda per mettere in difficoltà l'azione di Governo. Occorre, dunque, consolidare i rapporti, certamente come ha fatto ieri con i nostri vicini francesi ma anche con gli altri Paesi, affinché l'Italia non sia uno dei tanti vagoncini legati alla locomotiva ma sia certamente parte del convoglio di testa e della locomotiva.
Occorre necessariamente mettere in chiaro che il concetto di sovranità non è esclusivamente da applicare all'alimentazione ma è un concetto che dev'essere esteso a tutti i campi e, ove è possibile, va applicato al nostro Paese. Ci siamo infatti disabituati a considerare che l'autonomia - dico ancora una volta questa parola - è un valore aggiunto non solo guardando all'interno ma anche guardando all'esterno.
La troppa, eccessiva, dipendenza da forniture estere - l'abbiamo visto adesso con la questione dell'energia e del gas - rende il Paese meno libero nelle proprie politiche, anche nelle politiche estere. Noi dobbiamo ricostruire questa indipendenza, questa autonomia e questo livello di sovranità per garantire agli italiani che certamente il Governo farà tutto quello che va fatto per difendere l'interesse degli italiani. Dobbiamo ricordarci che abbiamo una responsabilità di fronte ai nostri elettori e ai nostri concittadini, perché questa volta si sono espressi nella libertà dell'urna in maniera chiara e non confondibile. Dobbiamo dare loro la certezza che questo vale e vale tanto più in quanto questa volta nessuno può dire: “Tanto decide qualcun altro”. Gli italiani si sono espressi e questa volta hanno deciso chi deve governare. Buon lavoro, Presidente !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(MISTO-AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, concittadine e concittadini, nessuno in Italia dovrebbe lavorare per meno di 1.200 euro al mese, per meno di 10 euro l'ora. Nessuno dovrebbe morire al lavoro per consegnare uno stramaledetto in un cantiere, meno che mai se sta imparando un mestiere, soprattutto mentre dovrebbe essere a scuola. Nessuno - nessuno! - dovrebbe sentirsi chiedere, soprattutto durante un colloquio di lavoro, se ha figli, se ha un compagno, se intende mettere su famiglia. Nessuno dovrebbe lavorare talmente tanto da non sapere che cos'è il tempo libero. Nessuno dovrebbe lavorare così poco da decidere di lasciare l'impiego e smettere di pagare un asilo. Di questo, Presidente, lei non ha parlato, ma - immagino e spero - sapremo parlarne qui in Aula.
Noi ci batteremo per il salario minimo legale, per abolire il caporalato digitale, il cottimo, il lavoro gratuito, i finti le finte cooperative e questa alternanza scuola-lavoro. Vogliamo ridurre l'orario di lavoro a parità di salario, ottenere finalmente un congedo di paternità di sei mesi obbligatorio per fermare l'unica - l'unica! - piaga, quella delle ricattabilità di quelle donne, se vogliamo parlare proprio qui in questa Aula di natalità, e fermare l'unica migrazione che dovrebbe spaventarci, quella dei troppi giovani che scappano dalla precarietà del nostro Paese senza futuro.
Presidente - e lo dico a lei -, nessuno dovrebbe dirci chi vogliamo essere, chi amare o come morire. Vogliamo diritti pieni e non ci basta che dichiariate di non toccare quelli esistenti. Ahimè, non vi crediamo; vi conosciamo e, ahimè, conosciamo le campagne sulla pelle delle donne e dei suoi “fratelli d'Italia”. Vogliamo il matrimonio egualitario, lo l'adozione per i , il riconoscimento alla nascita dei figli di coppie omogenitoriali, una legge sul fine vita e l'eutanasia legale. Presidente, nessuno dovrebbe aspettare un anno per una colonscopia, una gastroscopia, per una qualsiasi visita specialistica. Di salute, ahimè, in molti hanno smesso di parlare, ma le liste d'attesa sono un regalo ai privati della sanità e sono una negazione di fatto del diritto alla salute per tantissime persone. Nessuno, e nessuna, dovrebbe abbandonare la scuola prima dei 18 anni, entrare in edifici fatiscenti o vedere negato il proprio diritto allo studio. Se una scuola diventa mezzo di riproduzione di un destino sociale già scritto, il merito è solo una menzogna
Presidente, nessuno dovrebbe avere paura del futuro e nessuno dovrebbe rubarcelo, come le mafie, ma anche come tutti quei colossi che pagano meno tasse dei lavoratori e delle nostre imprese. A pagare le tasse siamo noi, sono i lavoratori, sono le partite IVA, le piccole e medie imprese, tutti quelli che non possono spostare le sedi fiscali legali all'estero. Eppure, siamo in pochissimi a batterci per una patrimoniale, per tassare i profitti dove vengono generati, per contrastare l'economia i voli , la vita Altro che tasse piatte, altro che tregua! Occorre lotta senza tregua all'evasione, all'elusione fiscale e alle isole del tesoro. Perché non cominciare dalla crisi energetica? Noi sosteniamo che gli extraprofitti delle aziende energetiche vadano tassati al 100 per cento, in modo da bloccare le bollette per 19 milioni di famiglie e piccole imprese , altrimenti, mi spiace, la vostra antipatia nei confronti degli oligarchi saranno solo chiacchiere e diversivi .
PRESIDENTE. Concluda.
MARCO GRIMALDI(MISTO-AVS). Presidente, ora che l'ha sfondato, guardi in alto, guardi il meteorite, il nostro tetto in fiamme: siccità, alluvioni, incendi, fusione dei ghiacci e cambiamenti climatici sono già qui, provocano morti, distruggono le nostre città e la nostra agricoltura.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MARCO GRIMALDI(MISTO-AVS). Sto concludendo, un ultimo passaggio.
PRESIDENTE. Ma ha esaurito il tempo, onorevole.
MARCO GRIMALDI(MISTO-AVS). L'ultimo!
PRESIDENTE. Questa è un'Aula in cui l'unica tirannia è quella del tempo: è l'unica tirannia alla quale dobbiamo soggiacere.
MARCO GRIMALDI(MISTO-AVS). Siamo contrari - sono le ultime tre righe - alla corsa al riarmo. Crediamo nel metodo della trattativa ad oltranza, che non può realizzarsi senza un cessate il fuoco. Se cercate gli amici di Putin, non guardate tra le file del movimento pacifista. Siamo davanti, ovviamente, a un Governo che non ci piace. Le nostre divisioni hanno portato a tutto questo, ma non è tutto perduto: la nostra Costituzione andrà difesa con una resistenza attiva. Per fare opposizione, non basta respingere…
PRESIDENTE. Onorevole Grimaldi.
MARCO GRIMALDI(MISTO-AVS). È l'ultima frase, mi faccia finire.
PRESIDENTE. No, abbia pazienza, il suo tempo è esaurito. Quindi, o conclude o sono costretto a toglierle la parola.
MARCO GRIMALDI(MISTO-AVS). Non ci dimenticheremo la lezione di Gramsci e lo dico parlando dal suo banco: bisogna osare, disegnare ponti dove vediamo muri
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Semenzato. Ne ha facoltà.
MARTINA SEMENZATO(M-NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Presidente Meloni, condivido intanto con lei una velata emozione per questo mio primo intervento, dettato anche dall'educazione e dal rispetto che dovrebbe essere sempre alla base dei lavori in quest'Aula. Prendo la parola a nome di Coraggio Italia, del gruppo Noi Moderati, per esprimere a lei, Presidente Meloni, il nostro sostegno. Punto. È il momento del coraggio di assumersi la responsabilità di guidare il Paese in questo tempo particolare.
Oltre ai problemi contingenti, l'orizzonte cui tendere è più lungo. Dobbiamo guardare ai prossimi venti, trent'anni, dobbiamo guardare pensando ai bambini, ai più piccoli, a quelli che non votano e non hanno votato, ma che un giorno ci giudicheranno: i bambini ci giudicheranno. Siamo con lei, Presidente, ci affidiamo alla sua capacità di fare sintesi e di trovare mediazioni alte. Questo Governo - mi dispiace per gli altri - rappresenta il cambio di passo che tutti gli italiani si aspettano. Le priorità sono molte e le ha citate nel suo intervento: il caro bollette, il rilancio dell'economia, la priorità e il riconoscimento del ruolo dei sindaci e degli amministratori locali, quali sentinelle del territorio, quotidianamente in trincea per dimostrare ai cittadini che lo Stato c'è. È l'autonomia per dare più responsabilità alle singole realtà locali, è il sostegno del nel mondo, la garanzia della sicurezza e del decoro delle nostre città. Priorità sono le riforme troppo spesso rimandate e oggi fondamentali per la crescita del nostro Paese. Imprescindibile è l'impegno per mettere fine alla guerra in Ucraina, assieme all'Europa e al Patto Atlantico.
Presidente, onorevoli colleghi, si sente che l'aria sta cambiando. Nonostante i due anni di pandemia e un conflitto in corso, c'è voglia di riscatto, di puntare ai fatti più che alle promesse.
PRESIDENTE. Onorevole Semenzato, dovrebbe concludere.
MARTINA SEMENZATO(M-NM(N-C-U-I)-M). Certo, Presidente. Noi non abbiamo paura del domani, come lei, perché affrontiamo questo momento storico con umiltà e soprattutto con coraggio. E lei, Presidente, ha dimostrato di averne. Vorrei regalarle questo motto storico che viene direttamente da Venezia, che vuol dire forza, raggiungere gli obiettivi e avere coraggio: “Duri i banchi! Quindi, Presidente, a lei e ai suoi Ministri: duri i banchi! Coraggio Italia è con lei
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI(FDI). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, signor Presidente del Consiglio, ho fatto tanti interventi nel corso della mia lunga carriera parlamentare e, nonostante sia una persona molto razionale, questa volta non nascondo un pizzico di emozione e, per questo, mi sono scritto qualcosa. Parto dall'ultima parte del suo discorso, quella personale, ma, in realtà, quella che secondo me ha anche una valenza particolare nella sua nomina da parte del Capo dello Stato e nella fiducia che, tra poco, il Parlamento le darà. È vero, è un momento storico che una donna in Italia arrivi a fare il Presidente del Consiglio e ci arrivi come persona del popolo, che non ha famiglie illustri, non ha persone illustri e non è espressione di poteri forti, che non proviene da ambienti che le hanno consentito di arrivare dove è arrivata. È arrivata per un altro motivo che negli ultimi anni è divenuto un fatto storico.
È arrivata, come lei stessa ha detto, vincendo le elezioni, presentandosi a capo di una coalizione che esprimeva, di fatto, nell'indicazione del partito più forte, un candidato. Sul piano soggettivo, è chiaro che, provenendo dalla stessa comunità umana, per noi questo rappresenta anche un fatto importante che ci carica chiaramente di grandi responsabilità, ma è evidente, come lei stesso ha avuto modo di ricordare, che pensiamo ai tanti che, per tanti anni, hanno aspettato che un Presidente del Consiglio di destra arrivasse dove è arrivato, molti di questi non ci sono più, ed è una cosa che ci colpisce, a molti di noi, a livello individuale. E, tuttavia, non dobbiamo arretrare. Dobbiamo avere la forza di guardare avanti e guardare positivo in un momento difficile, un momento drammatico per l'Italia, un momento difficile sul piano sociale, per la povertà, per la disoccupazione, per l'inverno demografico, economico, il caro energia, la recessione, 2.800 miliardi circa di debiti, la crisi post-pandemia, con tutto quello che lei ha ricordato. Ebbene, a fronte di tutto ciò, per non mancare nulla, abbiamo una crisi internazionale gravissima con una guerra alle porte dell'Europa, un Paese libero, democratico che ha dovuto subire quello che ha subito e voglio anche farle i complimenti - poi sarà parte del mio intervento - per essere stata coraggiosa e giusta anche all'opposizione nello scegliere questa strada. Non stava scritto da nessuna parte che in una forza di opposizione in un momento così complicato per la vita socioeconomica della Nazione, quando i partiti di maggioranza occhieggiano le proteste o la strumentalizzazione russa rispetto alla guerra dell'Ucraina, che sembrava la causa dei nostri disastri, lei, come capo dell'unico partito d'opposizione forte in Parlamento, ha scelto la strada del diritto, la strada della libertà, la strada della civiltà. Purtroppo, il mondo non è più un posto sicuro; c'è una nuova assertività di dittature post comuniste e islamiste che mettono a rischio la libertà non soltanto del loro popolo, come sta accadendo, ma dei popoli vicini e, in prospettiva, del mondo libero. Quindi, il nostro schieramento è stato giusto, logico, conveniente, come anche si è detto, ma soprattutto eticamente la cosa più logica da fare per le future generazioni.
Il suo programma che ha espresso è coerente con l'analisi della situazione che abbiamo delineato, ma è coerente anche con tutto quello che lei ha fatto in questi anni. Molti arrivano al potere, arrivano al Governo e dimenticano quello che hanno detto all'opposizione. Tra le cose che lei ha detto, si può chiaramente vedere che il 99 per cento le ha sempre dette mentre era in opposizione e le ha dette in campagna elettorale, altra cosa che si è dimenticata. Negli ultimi dieci anni - io li ho fatti tutti in Parlamento -, abbiamo visto forze politiche dire in campagna elettorale certe cose, dire all'opposizione certe cose e poi dirne al Governo e farne altre . Questo ci dà grande soddisfazione, signor Presidente, ci dà soddisfazione, perché la coerenza pensiamo che in politica sia una delle cose più importanti e la mancanza di coerenza è quella che ha spinto centinaia di migliaia di persone a non andare a votare. Mi fa piacere che lei sia partita nel suo ragionamento dal concetto della certezza della pena, lo dico perché, citando parole non mie, ma di circa 4 mila anni fa, Hammurabi, nel titolo del suo codice, sottoscriveva in modo che il più forte non possa sopraffare il più debole. I codici, le leggi, gli ordinamenti nascono per tutelare i più deboli, le vittime, contro i prepotenti. Ecco che cosa significa la certezza della pena e partire da un ragionamento della sicurezza. Ho molto apprezzato, non soltanto per una provenienza umana, ma perché come patriota e come cittadino, ogni giorno sono grato a coloro che rischiano la loro vita, la loro incolumità, per garantire a noi pace, sicurezza e libertà, quindi il suo passaggio sulle Forze armate e sulle nostre Forze di polizia non è un fatto di prammatica Chi ci conosce, sa che appartiene al nostro DNA.
Così come il ragionamento sull'immigrazione, mi è sembrato giusto, corretto, equilibrato. Dire che l'Italia non è un Paese contro l'immigrazione potrebbe sembrare una banalità, noi siamo un Paese di emigrati e, quindi, sappiamo bene che cosa vuol dire immigrare ed emigrare, ma una Nazione civile, come tutte le altre Nazioni, deve consentire l'immigrazione in maniera legale e, soprattutto, non deve consentire a immigrati di commettere reati e rimanere sul territorio nazionale. Da questo punto di vista, crediamo sia fondamentale l'azione di questo Governo e i cittadini se lo aspettano e lo dovremo fare. Così come mi è sembrato coerente il ragionamento sul reddito di cittadinanza dell'unica forza politica, non me ne vorranno altre, che, in maniera chiara, in campagna elettorale, pagando anche un prezzo, soprattutto in alcune regioni, io sono campano, su questo meccanismo di assistenzialismo. Noi pensiamo che bisogna trasformare la cultura dell'assistenzialismo e puntare su politiche attive del lavoro e su politiche passive del lavoro. Bisogna aiutare gli ultimi, bisogna sostenere quelli che hanno bisogno, ma bisogna dare lavoro. Un antico proverbio dice: se vedi un povero insegnagli a pescare, non dargli un pesce. Ed è questo quello che noi intendiamo fare, quello che Fratelli d'Italia, insieme a lei, cercherà di realizzare, in un momento difficile che altri hanno provocato. Così come è importante quello che ha detto sull'emigrazione giovanile, soprattutto dei meridionali: sarà una sfida epocale che va affrontata, soprattutto incentivando il lavoro al Sud.
Sulla sanità, vorrei dire solo due parole; lei l'ha sfiorata, parlando della tragedia straordinaria legata al COVID, molto probabilmente provocata dall'incapacità, dalla mancanza organizzativa e anche da scelte sbagliate e, probabilmente, anche da profittatori, ma, sicuramente, ha fatto bene a ringraziare tanti medici e infermieri che hanno operato in prima persona e tantissimi sono morti di COVID, e questo non va dimenticato. Ma la sanità non è soltanto la pandemia, la sanità oggi sappiamo è in mano alle regioni e lei ha fatto bene ad accennare al ragionamento dell'autonomia differenziata. Io penso che l'autonomia differenziata vada anche intesa dal commissariare politicamente, riaccentrare quelle competenze, a fronte di regioni incapaci di garantire il diritto alla salute , e Anche questo è autonomia differenziata. Vado verso la chiusura, signor Presidente, soltanto per dire che va riaffermata la centralità dei rapporti dell'Italia all'interno dell'Unione europea, di cui siamo fondatori, così come va potenziato il rapporto all'interno della NATO. Ho sentito in questi mesi tante critiche anche un po' sciocche contro la NATO, quando l'Italia è un usufruitore netto dell'Alleanza atlantica, perché noi siamo difesi coi soldi e con gli armamenti in buona parte dei nostri alleati, soprattutto nordamericani. È quindi giusto che noi facciamo la nostra parte, è giusto da questo punto di vista rimarcare il nostro ruolo, così come è molto importante, nel Medio Oriente, ripartire dal ruolo storico centrale dell'Italia, considerando imprescindibile l'alleanza con Israele, che è l'unica democrazia esistente attualmente nel Medio Oriente.
PRESIDENTE. Concluda per favore.
EDMONDO CIRIELLI(FDI). Concludo rapidamente e a questo punto salto altre riflessioni, che peraltro riprendevano esattamente quello che lei ha detto, signor Presidente. Noi sappiamo che il momento è difficile, sappiamo che la sfida è quasi impossibile, ma sappiamo anche che lei è la persona giusta, sappiamo che lei ha il coraggio per farlo, sappiamo che probabilmente solo lei può affrontare questa sfida e volevo dirle che Fratelli d'Italia, la sua comunità, come sempre le starà a fianco .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Signora Presidente del Consiglio dei Ministri, signori Ministri, la maggioranza degli italiani che hanno votato ha conferito alla vostra coalizione l'incarico di portare avanti il Paese.
Oggi siamo con un'inflazione al 6 per cento ed è oggi necessario intervenire con urgenza, direi con immediatezza, in favore delle piccole, medie e grandi imprese, dei lavoratori autonomi e di tutti coloro che offrono una prestazione sulla quale grava da tempo una quota importante del costo dell'energia elettrica e del gas, e ciò indipendentemente da quanto la Commissione europea e i rappresentanti di tutti i Paesi della comunità hanno deliberato per riportare i prezzi a livelli accettabili. Su questo fronte non possono esserci divisioni; è necessario salvare le piccole, medie e grandi imprese, come tutti i lavoratori autonomi . È necessario salvare le famiglie, tante non riescono a sostenere il costo dell'energia. Sono necessari provvedimenti urgenti. Occorre non solo provvedere, ma anche curarne l'attuazione, affinché vengano assegnati immediatamente i fondi necessari. La soluzione di questa emergenza, però, non può avere alcuna ricaduta sulle provvidenze in favore dei poveri e degli indigenti
I poveri stanno continuando ad aumentare e hanno già superato i 5 milioni e 600 mila. La povertà deve essere un tema prioritario per la politica e coinvolge la responsabilità di tutti noi. È nella povertà, peraltro, che le organizzazioni criminali reclutano agevolmente le nuove leve della manovalanza . I poveri e gli indigenti devono avere un sostegno economico e, laddove sono in condizione, essere accompagnati al lavoro. La nostra Repubblica democratica è fondata sul lavoro, lo dice l'articolo 1, il primo articolo della nostra legge fondamentale. Le misure attuali derivanti dal reddito di cittadinanza sono state adottate per far fronte alla dilagante povertà e avviare al lavoro, non solo come misura di assistenza , e queste misure non possono essere né sostituite né sospese.
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, è bello vedere una donna a capo del Governo perché sembra che le battaglie che riguardano l'uguaglianza di genere abbiano raggiunto risultati inimmaginabili, ma pensiamo anche che debbano essere portate avanti le battaglie su tutte le discriminazioni. Non basta, quindi, l'uguaglianza di genere, ancora tanti passi in avanti bisogna fare; occorre dare dignità anche a coloro che sono e si sentono diversi, occorre una cultura del rispetto della diversità. Dobbiamo riconoscere uguaglianza e non possiamo né censurare né criticare, ma accogliere con serenità e naturalezza coloro che sono diversi. È questa l'uguaglianza di tutti, senza distinzione di razza, religione e sesso, è ciò che ancora una volta dice la nostra beneamata Costituzione. Appartiene ad una storia buia e orrenda quella che ha discriminato la diversità, ma ancora si registrano gravi esempi di intolleranza, insopportabili manifestazioni esterne del diverso sentire, che tutti noi abbiamo il dovere di condannare. E in questo occorre una voce unitaria, forte, di affermazione dell'uguaglianza, perché, se non lo facciamo insieme, fomentiamo tutti coloro che ritengono giusto esprimere manifestazioni violente di intolleranza.
Invece no, queste vanno condannate da tutti, indipendentemente dal modo di pensare, se debba essere solo la famiglia formata da uomo e donna o altro alla base della nostra società, ma in ogni caso dobbiamo fare in modo che i valori della nostra Costituzione vengano osservati da tutti. Occorre cioè innalzare il livello culturale, e guardate, anche quando parliamo di straniero e di immigrato, stiamo attenti, perché non è solo l'articolo 3 che pone una uguaglianza di tutti, senza distinzione di razza, ma l'articolo 10, in particolare. L'articolo 10 della nostra Costituzione riconosce il diritto di asilo allo straniero che è impedito nel proprio Paese nell'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla nostra Costituzione. Quindi, c'è un'apertura enorme, è la nostra Costituzione che lo impone, la nostra legge fondamentale. Questo è un principio, peraltro, di solidarietà globale che trova fondamento anche nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e non può essere ignorato da alcun Paese. Ancora ieri i viaggi della speranza hanno generato nuove stragi del mare, in cui i bambini sono vittime sacrificali.
Questa sofferenza è in noi che osserviamo le immagini di quei corpicini inerti e quanta in quei genitori che non potranno perdonarsi mai di aver perso il loro bambino sotto i loro stessi occhi nel miraggio di una vita felice insieme. Oggi il Governo si presenta per avere la fiducia; esso rappresenta la politica che vorrebbe però risolvere la questione dell'immigrazione sul nascere. Qualcuno ha anche parlato di blocco navale ed è chiaro a tutti che altro è il contrasto alla tratta di esseri umani, che quella, sì, va contrastata . Altro è il blocco del flusso migratorio che fugge dai Paesi senza diritti. Costoro devono avere diritto di asilo, lo dice la nostra Costituzione e lo dice la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Su questi temi occorre sensibilità, fatta di solidarietà e accoglienza, dell'Italia come dell'Europa tutta.
La tutela dei diritti necessita poi di un intervento importante nel settore della giustizia perché venga assicurato un processo celebrato in tempi ragionevoli. Ben venga la depenalizzazione di alcune figure di reato, quelle che possono essere adeguatamente punite con una sanzione amministrativa, ma il problema va risolto, e va risolto probabilmente con l'aumento degli organici. Anche su questo occorre sviluppare un grande impegno. Devo anche dire che altro aspetto che certamente non condividiamo è la separazione delle carriere: la separazione delle carriere è il modo per scardinare il ruolo dei pubblici ministeri dall'attuale quadro unitario dell'ordine giudiziario, che assegna anche i pubblici ministeri alla cultura della giurisdizione. Non mantenere il pubblico ministero nell'ambito dell'ordine giudiziario significa negare una identità. E guardate che il pubblico ministero è una figura importante perché la cultura della giurisdizione significa osservare la stessa etica, la stessa correttezza, avere la cultura della giurisdizione che significa essere imparziali, corretti, leali, trasparenti.
Il pubblico ministero, peraltro, ha la direzione della Polizia giudiziaria e non possiamo consentire che il pubblico ministero finisca per essere una figura di tipo amministrativo, da assoggettare alla politica.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Sicuramente. Vi è anche da ricordare come, per quanto riguarda la mafia, la Presidente abbia fatto un riferimento importante, e al riguardo credo che ancora una volta bisogna guardare con attenzione gli investimenti mafiosi. È necessario mettere su una struttura che sia in grado di controllare, soprattutto in un momento come questo, con il PNRR.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole, per favore.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Concludo semplicemente dicendo che siamo lontani da qualunque pregiudizio, siamo pronti ad osservare il comportamento del Governo ed è certo che faremo la nostra opposizione laddove gli orientamenti saranno totalmente contrastanti con le nostre idee .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mangialavori. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE TOMMASO VINCENZO MANGIALAVORI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, signori Ministri, onorevoli colleghi, finalmente, dopo un decennio di Esecutivi tecnici, l'Italia ha un Governo espressione del voto popolare, un Governo di centrodestra. Un sincero augurio va alla neo Premier Giorgia Meloni e a tutta la squadra dei Ministri che la accompagneranno in questo difficile, ma entusiasmante percorso. Il momento, come sappiamo, è drammatico e non consente né incertezze né temporeggiamenti. Bisogna agire subito per arginare l'emergenza energetica e per fronteggiare gli effetti della guerra in Ucraina e della pandemia. Siamo sicuri che questo Governo abbia tutte le carte in regola per fare bene e, una volta superate le emergenze, per avviare la stagione di riforme strutturali di cui questo Paese ha assoluta necessità.
Ma l'Italia non può farcela se non mette al centro della sua agenda politica il Mezzogiorno. Lo ha detto bene, Presidente Meloni: abbiamo davanti l'occasione per tornare a porre al centro dell'agenda dell'Italia la questione meridionale. Pertanto, lavoreremo in prima linea con voi, con il Governo, per recuperare un divario, un divario infrastrutturale, che è ormai inaccettabile, eliminare le disparità, creare occupazione.
Siamo convinti che, dopo Esecutivi quantomeno distratti rispetto alla questione meridionale, il Governo da lei presieduto riuscirà a ridurre questo economico e sociale attraverso le politiche lungimiranti che lei metterà in campo. Ha parlato di autonomia, Presidente: l'autonomia è certamente un valore, deve essere un valore ma, senza le giuste politiche di coesione, si rischia di allargare ancora di più quel solco che divide il Nord dal Sud.
Il PNRR - il Presidente del Consiglio lo sa, come lo sanno benissimo i Ministri - è un'occasione storica che l'Italia ha, che il Sud ha. Ecco perché sarebbe fondamentale l'attivazione di un meccanismo perequativo che basi lo stanziamento dei fondi sui bisogni dei singoli territori. Per questo non possiamo che accogliere con assoluto entusiasmo la scelta che lei ha fatto, Presidente Meloni, di affidare l'importante delega per la gestione del PNRR al Ministro Raffaele Fitto, un Ministro competente, del Sud, che conosce molto, molto bene quali sono le realtà e le esigenze del Mezzogiorno. La fase storica nella quale si muoverà il Governo che oggi chiede e otterrà la fiducia di questo Parlamento è quanto mai drammatica. Sono tuttavia proprio questi i momenti che interrogano i governanti e devono spingerli a trovare le soluzioni migliori per affrontare e superare la crisi. Il sistema Italia, Presidente, sono sicuro che ce la possa fare, ma sono sicuro che ce la farà solo e soltanto se riporterà la nostra Nazione ad essere unita e coesa. Sono certo che questo Governo saprà essere all'altezza di questo compito gravoso ma - come dicevo prima - assolutamente entusiasmante. Buon lavoro, Presidente, buon lavoro, Ministri !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, il discorso di oggi, come le scelte di questi giorni, un pregio ce l'hanno ed è quello della chiarezza, che avrà anche da parte nostra. Molto ci divide, quasi tutto: non ha simpatie per il fascismo - bene - ma ha una smaccata antipatia per l'antifascismo che non è stato colpi di chiave inglese ma la matrice della nostra democrazia . Lei ha chiesto di essere giudicata sui fatti. Oggi, abbiamo ascoltato parole. È un fatto, invece, che avete rimesso in piedi mezzo Governo Berlusconi, solo un po' più grigio e un po' più nero; è un fatto grave che le vostre prime uscite pubbliche siano dedicate ad attaccare l'opposizione. Anche oggi, qui, dall'onorevole Candiani sono arrivate parole inquietanti. Altre volte, nella storia d'Italia, è capitato che si accusasse l'opposizione di essere antipatriottica ma questa parola - lo ha ricordato prima l'onorevole Scotto - nessuno può usurparla, nemmeno voi, perché la Patria nostra è risorta con la Resistenza, la nascita della Repubblica e la Costituzione ed è in nome di essa che svolgeremo la nostra funzione. Faremo opposizione non solo per difendere ma, soprattutto, per attuare la nostra Costituzione in quest'Aula e anche nelle piazze, onorevole Candiani, e non sarà lei ad impedircelo. Avete inaugurato una neolingua ministeriale: è un fatto, un'esigenza identitaria che non risolverà uno solo dei problemi dei cittadini. Lei vuole farci discutere dei pronomi, degli articoli determinativi e il suo Vice, Salvini, già riparte con i vecchi e stanchi numeri, con i porti chiusi. Non nasconderete in questo modo le vere urgenze del Paese, non vi seguiremo su questo.
Oggi, lei non ha dato alcuna risposta ma non si è nemmeno posta le domande. C'è un'enorme questione salariale nel nostro Paese e non ha detto neanche una parola su questa. Ci sono file di persone con i gioielli al Monte dei pegni, per pagare le bollette. Certo che c'è molto da fare ancora in Europa - noi abbiamo fatto tanto senza di voi e i vostri amici nazionalisti durante la pandemia - ma molto c'è da fare anche in Italia. Oggi, qui, avete detto che siete contro il salario minimo. Ditelo ai 5 milioni di lavoratori poveri! Non basterà il taglio del cuneo fiscale. Noi avevamo iniziato a ridurlo e ora vogliamo dare una mensilità di stipendio in più ai redditi medio-bassi. Le persone non arrivano a fine mese e voi parlate qui di . Salvini, ancora ieri, parlava di , che è un regalo ai ricchi e un danno per tutti gli altri. È questo che è mancato, Presidente Meloni, al suo discorso e al suo Governo: la lotta contro le disuguaglianze e contro le ingiustizie. Ce ne sono di nuove che sembrano antichissime: lei ha citato Giuliano De Seta, io ricordo Sebastian Galassi, un di vent'anni caduto a Firenze perché correva dietro a un algoritmo che il giorno dopo lo ha licenziato, da morto . Questa non è la fine del lavoro, è la fine dell'umanità! Non una parola contro la precarietà! È il lavoro buono e dignitoso il primo interesse nazionale, soprattutto per i nostri giovani che se ne vanno, perché è l'emigrazione, non l'immigrazione, la vera emergenza nazionale . Ci sono direttive europee sul salario minimo e sui lavoratori delle piattaforme digitali: ci siamo battuti per averle e ci batteremo per attuarle. Nei giorni scorsi, la Caritas ci ha fornito un nuovo record: 2 milioni di famiglie povere. La famiglia, primo nucleo della società, è stata a lungo abbandonata, un errore che noi abbiamo iniziato a correggere con l'assegno unico mentre altri hanno parlato di reddito di cittadinanza - e non ci torno - ma voi alla famiglia proponete oggi ideologie e fanatismo mentre servono quelle scuole a tempo pieno e quella sanità pubblica che con la non avremo mai . Servono condivisione dei tempi di vita, parità salariale tra uomo e donna, cura degli anziani e della non autosufficienza. Di questo ha bisogno la famiglia, non di sapere da voi cosa debba essere l'amore o la felicità. Ha citato il Risorgimento, ma Carlo Pisacane, un patriota vero, diceva che la miseria è la sorgente inesauribile di tutti i mali della società. Al mezzo milione di bambini poveri cosa concretamente offrite oggi? Aggiungere la parola “merito” a “istruzione”, così lo elevate a ideologia, a legittimazione etica delle disuguaglianze? Se non ce la fai, è solo colpa tua! La scuola, anche con lei al Governo, ha subìto tagli e riforme insensate in nome di un merito senza uguaglianza. Il merito senza uguaglianza si traduce con una parola più antica ma più chiara: “censo” . Questo siete, la destra vecchia di sempre ), indifferenti all'ingiustizia più grande, cioè che il destino di una persona sia segnato dalla famiglia o dal luogo in cui ha la ventura di nascere. Allora, si capisce la proposta di autonomia differenziata che spacca il Paese: ognuno farà per sé, quando ancora mancano i livelli essenziali di prestazione. Il divario territoriale si misura soprattutto su questo, sui diritti di cittadinanza. Non è un tema che riguarda solo il Sud, riguarda le aree interne, le valli alpine, la montagna povera dell'Appennino. Allora, si spiega perché dal Ministero del Sud è scomparsa la coesione territoriale ed è apparsa questa parola bellissima ma un po' vuota: “mare”. È l'idea di un Sud senza sviluppo, un luogo in cui farci solo le vacanze, un bagno, una stagione l'anno. Noi non consentiremo che sull'azione di riequilibrio territoriale, iniziatasi nel 2020 e sancita come priorità nel PNRR, si possa tornare indietro. Non lo permetteremo. È sparito anche lo sviluppo in generale: il Ministero è diventato “delle imprese”. Nei 73 tavoli di crisi aperti, che lei ha citato, bisognerà tutelare lavoratori e capacità produttiva, spesso a fronte di comportamenti speculativi. Voi avete scelto una sola parte in questo modo; all'altra, quella del lavoro e della produzione sana e sostenibile, abbiamo il dovere di pensarci noi. Lo abbiamo fatto in Europa con il PNRR. La nostra battaglia europeista è stata una battaglia per l'interesse nazionale. Quale sarà la sua non ce l'ha detto. Quello che sappiamo, però, è che il nazionalismo è contrario all'interesse nazionale e all'interesse dell'Italia.
Un appello finale però voglio rivolgerglielo: noi non possiamo permettere che un solo euro di quelle risorse finisca nelle mani delle mafie. Lei ha usato parole chiare su questo. Mi ha colpito il suo richiamo a Paolo Borsellino; quella stagione delle stragi ha segnato tanti di noi. Da allora però, Presidente, c'è una caduta, che riguarda tutti, nella tensione politica nei confronti della lotta alle mafie. Lo ha ricordato Cafiero De Raho: c'è una domanda di mafia in interi comparti dell'economia…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIUSEPPE PROVENZANO….e c'è una domanda di mafia anche in pezzi di politica. Allora, le chiedo non solo di combatterla a testa alta ma di non guardare in faccia nessuno. Sulla lotta alla mafia proviamo a lavorare insieme, ridiamo valore alla Commissione antimafia, il cui compito non è sovrapporsi alla magistratura, come insegnava Pio La Torre. Solo così sapremo onorare quei nomi e quei volti che celebriamo in questo Palazzo.
Signora Presidente, per lei è finito il tempo della propaganda, delle urla, del vittimismo. Non ha più alibi…
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). ...non ne cerchi altri con il presidenzialismo. Il potere ce l'ha, si occupi ora dei problemi dei cittadini: è suo diritto, di più, è suo dovere, ha una larga maggioranza parlamentare…
PRESIDENTE. Onorevole Provenzano, deve concludere.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). …ma badi bene, non ha la maggioranza del Paese.
PRESIDENTE. Onorevole Provenzano, la ringrazio.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Ha vinto le elezioni …
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Provenzano.
È iscritto a parlare l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DONZELLI(FDI). Grazie, Presidente. Oggi non è solo un traguardo, come è stato detto più volte, per tutte le donne italiane, un traguardo per le donne che troppe volte hanno visto ingiustamente precluso il proprio futuro per una società che non lasciava spazi. Adesso, con Giorgia Meloni seduta a capo del Governo italiano, come Presidente del Consiglio dei Ministri, tutte le donne sanno che possono nascere in una famiglia non fortunata come le altre, possono non avere qualcuno che le raccomanda, possono non abitare nella zona a traffico limitato, non frequentare i salotti buoni, possono non avere fortune particolari, ma, se hanno capacità, determinazione, voglia di studiare, voglia di capire e onestà, le donne possono arrivare ovunque. Questo è il messaggio di oggi . Ma non è un traguardo solo per le donne - non mi nascondo a quest'Aula, Presidente -, è un traguardo anche per una comunità politica, quella della destra patriottica, che ha sempre rispettato le istituzioni, ma troppe volte, immotivatamente, è stata ritenuta non adeguata a rappresentare le istituzioni, quando, invece, anche in anni difficilissimi, proprio per l'amore per la Patria si rispettavano le istituzioni prima di qualsiasi altra cosa. Quella destra patriottica in cui nelle sezioni insegnavano a tutti che veniva prima l'Italia del partito, veniva prima l'Italia, poi l'Italia e, poi, ancora l'Italia.
E, allora, oggi, non è solo un traguardo per le donne, per la nostra comunità umana e politica, ma è un traguardo per la politica, dopo anni in cui troppe volte i tecnici hanno sostituito la politica non per chissà quale motivo, ma per la debolezza della politica, per la politica che preferiva, per vigliaccheria, fare un passo indietro , tenersi la gestione del potere, nascondersi dietro ai tecnici, avere i benefici della politica, ma non prendersi la responsabilità delle scelte! Oggi torna la politica in quest'Aula, torna la politica con la “P” maiuscola, la politica che è orgogliosa anche delle differenze, perché non è vero che abbiamo tutti le stesse idee. Per fortuna, per democrazia, per libertà abbiamo idee diverse ed è normale, quindi, che qualcuno si stranisca quando, parlando dell'agricoltura, a destra, con orgoglio, si parli della sovranità alimentare. Qualcuno sente “sovranità” e si spaventa, senza probabilmente, mai aver letto la Costituzione che si basa sulla sovranità che appartiene al popolo. Tra l'altro, la sovranità alimentare non nasce in Italia, con Lollobrigida e Meloni, ma, ovviamente, nasce da tanti e tanti anni, tra l'altro in Francia esiste già da tempo il Ministero per la sovranità alimentare.
Ma non è solo questo. La famiglia, la natalità, il merito. Abbiamo visto la preoccupazione, come se qualcuno avesse detto una parolaccia, a parlare del merito. Guardate che il merito è il primo ascensore sociale. È tutto là, perché, se non c'è il merito nella scuola, se a scuola escono tutti livellati verso il basso, con il 6 politico della memoria ex sessantottina e , quando poi si arriva alla fine, chi è avvantaggiato non è il più bravo e il più intelligente, è quello con la famiglia più ricca alle spalle! Se vogliamo creare una società in cui c'è un ascensore sociale, è portando il merito nella scuola, solo così si può fare!
Io vorrei dire anche che la politica, quella delle differenze nette, è una politica bella, quando, nonostante le idee chiare, le istituzioni vengono messe al riparo. Io vorrei ringraziare il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per lo stile con cui hanno fatto il passaggio di consegne . Era un esponente dell'opposizione, anzi il principale esponente dell'opposizione, che si incontrava con il Governo uscente e, con rispetto istituzionale, si scambiavano le carte, i documenti, quello che serviva all'Italia, mettendo l'interesse del popolo italiano davanti alle divisioni che c'erano state. Perché la politica è questa, perché quando si mettono davanti le idee agli interessi personali, rimane questa differenza. E, guardate, con tutto il rispetto, non è scontato, perché abbiamo visto passaggi di campanella molto più tesi, non fra esponenti di maggioranza e di opposizione, ma fra esponenti dello stesso partito in questa democrazia , e .
Vorrei dire grazie anche al popolo italiano, che ha seppellito i tentativi vergognosi di questi anni di cercare la perenne delegittimazione dell'avversario. Ci ha pensato il popolo italiano: è stata fatta una campagna elettorale in cui si dimostrava che, se vinceva il centrodestra, se vinceva la destra di Fratelli d'Italia e della Meloni, arrivavano chissà quali disastri, ci sarebbe stato il pericolo dell'isolamento internazionale. Faccio presente che, dopo la vittoria, Giorgia Meloni ha ricevuto i complimenti dei di tutto il mondo e mi sembra tutto tranne che isolata dal punto di vista internazionale e .
Erano stati posti, ovviamente, dubbi anche poco eleganti sul fatto che la Meloni, sì, è donna, ma, siccome non è donna come vorremmo noi di sinistra, è un po' meno donna delle altre donne. Abbiamo sentito di tutto, ma non è un problema, siamo andati avanti. Abbiamo sentito anche mettere in dubbio il nostro rispetto democratico. Oggi, Giorgia Meloni ha detto parole chiarissime sul fascismo, ma vi svelo un segreto: non è la prima volta che le dice, le ha dette in un ruolo importante, in un momento istituzionale, ma sono anni che diciamo le stesse parole chiare sul fascismo, di condanna del fascismo, di condanna delle leggi razziali. E vi tranquillizzo, non l'abbiamo mai dette per avere la patente da qualcuno, perché sappiamo che non vi basterà mai e oggi l'avete dimostrato perché non vi bastava lo stesso, le abbiamo dette perché ci crediamo e , non perché abbiamo bisogno che qualcuno ci dica che possiamo stare o non stare a governare l'Italia, perché che possiamo stare a governare l'Italia l'hanno detto gli italiani.
E, guardate, sul pericolo dell'isolamento internazionale, io ho apprezzato e ringrazio nell'intervento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, quando giustamente si è indignata per qualche Ministro straniero che voleva, anzi, avrebbe voluto vigilare sullo Stato di diritto in Italia. Io mi permetto di aggiungere una cosa, che, giustamente, il Presidente del Consiglio, nel suo ruolo, non ha detto: io mi sono indignato molto, invece, anche per i politici italiani che andavano all'estero a cercare di delegittimare l'Italia per raccattare qualche voto Lo reputo molto più grave delle interferenze dei Ministri stranieri, perché noi non ce lo siamo mai permesso. Per noi, anche quando stavamo all'opposizione, il nostro Governo, quando andava all'estero, era il Governo dell'Italia e l'abbiamo sempre rispettato.
E, allora, mi permetta anche di dire che, tra i passaggi del Presidente Meloni, ho anche apprezzato particolarmente, ovviamente, venendo da una storia non lontana da quella di Giorgia Meloni, il diritto dei giovani a manifestare. Vedete, però, la libertà di manifestare è sacrosanta, ma la libertà di manifestare non deve mai andare a limitare o a impedire la libertà di qualcun altro di manifestare il proprio pensiero. Perché quello che oggi è successo a La Sapienza, quando, in occasione di un convegno di Azione universitaria in cui doveva intervenire anche Fabio Roscani, insieme a Daniele Capezzone, c'erano i collettivi di sinistra, che hanno cercato di assaltare quel convegno per impedire alla destra di esprimersi nell'università, lo trovo irresponsabile ! Non è questa la libertà dei giovani di manifestare e reputo - aggiungo - grave che esponenti dell'opposizione, che dovrebbe essere democratica anche in quest'Aula, abbiano fatto comunicati stampa non di solidarietà agli studenti di Azione universitaria, che volevano esprimere le loro idee, non di solidarietà alle Forze di Polizia, che erano costrette a stare in assetto di guerriglia, ma nei confronti dei collettivi universitari, che volevano impedire la libertà di parola. Questa non è democrazia! Non accettiamo lezioni di democrazia da chi tifa per i violenti che vogliono impedire la libertà !
E, allora, la stessa libertà è quella che noi abbiamo difeso, quando c'era anche la vicenda della pandemia. Non mi voglio nascondere, non è un tema di no-vax o pro-vax, ma, guardate, purtroppo, e dico purtroppo, l'attualità ha dimostrato che avevamo ragione noi, che sbagliava il Governo precedente, quando diceva che con il non saremmo stati né contagiosi né contagiati. Purtroppo, avevamo ragione noi e sbagliava il Governo , purtroppo, si sono limitate le libertà personali gravissime, come la libertà del diritto al lavoro, la libertà del diritto a vivere socialmente la propria vita, senza averne una motivo scientifico .
E, allora, noi vogliamo uno Stato amico, uno Stato amico di chi produce lavoro, uno Stato amico di chi è in difficoltà, uno Stato amico di chi è in difficoltà davvero, perché non ci torna uno Stato in cui si dà un assegno di inabilità totale di 291,95 euro e, poi, si considera, invece, giusto dare 780 euro a chi potrebbe lavorare e non lavora perché sta sul divano , e e, poi, lo stesso Stato spende 1.200 euro per giovani che, magari, potrebbero lavorare e arrivano clandestinamente in Italia. Non c'è giustizia sociale in questo! Lo Stato amico difende la famiglia, difende i deboli e noi vorremmo fare questo. Non sarà facile, non sarà facile riportare questo Stato amico, ci saranno momenti difficili, non sarà facile abbassare le bollette, non esiste la bacchetta magica. A volte, sbaglieremo, ma resteremo sempre così, resteremo noi , con la coerenza; con la coerenza a volte per l'emozione e gli occhi lucidi, ma sinceri.
Resteremo noi - come diceva Giorgia Meloni qualche anno fa a un nostro congresso - con le scarpe sporche di fango e le mani pulite. Resteremo noi, con lo stesso entusiasmo di quando da ragazzini siamo entrati in una sede di partito, in una sezione; e noi sappiamo che quello stesso entusiasmo - come ci dice sempre il Presidente del Consiglio - è il miglior giudice di noi stessi. Oggi quei ragazzini di allora, quando siamo entrati a 16, 17, 18 anni in una sezione, saranno la nostra migliore coscienza; lo sono stati in questi anni di opposizione e lo saranno in questi anni di Governo, perché noi potremo sbagliare, ma non tradiremo mai il popolo italiano ,
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, buon lavoro a lei e buon lavoro a tutti noi. Come lei, molti parlamentari in quest'Aula non sono qui per censo, non sono qui per imposizione, ma sono qui per rappresentare un pezzo di Paese dal punto di vista di genere, dal punto di vista generazionale e dal punto di vista della rappresentanza territoriale. E i Governi, in una democrazia sana, cambiano e si alternano, mentre il Paese rimane con tutti i suoi bisogni.
Ora viviamo un periodo storico in cui le difficoltà delle famiglie e delle imprese sono complesse e articolate, e dall'altro lato abbiamo bisogno di discutere anche dei sogni delle nuove generazioni. Molte volte si parla dei giovani, ma i nostri giovani sono più esigenti rispetto al passato, rispetto alla responsabilità sui conti pubblici e anche rispetto alla gestione dei beni comuni. Lo sono molto di più, spesso, di tanti che hanno pontificato su questi temi anche in quest'Aula.
Noi non abbiamo alcun pregiudizio politico nei confronti suoi e nei confronti del suo Governo, ma sicuramente non le risparmieremo il nostro giudizio politico e soprattutto le nostre proposte.
Con Azione-Italia Viva non abbiamo mai fatto politica con rancore e non la faremo nemmeno ora contro, perché sarebbe un atto irresponsabile nei confronti del Paese e nei confronti delle scelte a cui tutti noi dobbiamo dare un contributo.
Anche voi, però - e l'intervento di questa mattina lo ha già dimostrato in alcuni passaggi - dovrete entrare in contraddizione con molte cose che avete detto dai banchi dell'opposizione. Ma è normale che sia così, perché quando si sta all'opposizione non si hanno, come voi avete in questo momento, l'onere e la responsabilità di Governo, non si devono fare i conti con i vincoli nazionali e comunitari che portano a determinare alcune scelte anche in un arco temporale diverso.
Lei stessa, oggi, in Aula ha citato molti “vorrei, ma non posso ora”. La prossima legge di bilancio avrà molti “non posso ora” rispetto alle promesse fatte in campagna elettorale. E su questo ci confronteremo, dandoci insieme delle priorità, rispettosi dei ruoli reciproci di maggioranza e di opposizione.
Ed è anche giusto che lei questa mattina abbia citato molti passaggi e molti princìpi cardine del Piano nazionale di ripresa e resilienza, i princìpi cardine del della Ministra Bonetti, i princìpi cardine del Piano per le aree svantaggiate del Paese della Ministra Carfagna, perché anche questo è giusto che sia così.
Io credo che in un momento storico come questo dobbiamo smettere di pensare che ogni Governo che cambia debba eliminare tutto quello che ha fatto il Governo precedente. Ci sono molte misure che lei ha citato, che fanno riferimento addirittura a molte scelte fatte durante il Governo Renzi, dalla decontribuzione, passando al aziendale. Semmai oggi, in una società che è cambiata e mutata anche rispetto al contesto nazionale ed internazionale, dobbiamo chiederci quali misure hanno funzionato, come implementarle, e quali non hanno funzionato. E credo che questo sia un atto di serietà.
Nel suo intervento lei ha affermato che la povertà non si combatte con l'assistenzialismo. Noi di Azione-Italia Viva l'abbiamo detto fin dal principio, perché monetizzare il bisogno genera dipendenza e monetizzare il bisogno mantiene poveri. Sul reddito di cittadinanza noi siamo stati contrari fin dall'inizio, ma ciò non significa che le forze politiche contrarie al reddito di cittadinanza siano contrarie ai poveri. Il tema vero è il ‘come' e quali sono gli strumenti che portano le persone non soltanto a emanciparsi dalla loro condizione, ma soprattutto a sciogliere quelle catene che per anni hanno tenuto l'ascensore sociale del nostro Paese bloccato.
Però oggi, in questo momento storico, quell'ascensore sociale è diventato anche un elastico, perché molte persone non soltanto sono sotto la soglia di povertà: noi assistiamo al fenomeno di persone che oscillano su e giù dalla soglia di povertà, e si può essere poveri nel nostro Paese anche in presenza di lavoro. Quindi, affermare che il reddito di cittadinanza è uno strumento sbagliato significa affermare, da un lato, che le politiche attive del lavoro, che non sono sempre state fatte in modo opportuno, le politiche di formazione, le politiche di sostegno al reddito non sono la stessa cosa, perché parlano a platee diverse di soggetti. È infatti necessario, in questo momento storico, mettere una lente di ingrandimento sulle diverse forme di povertà. La povertà economica, la povertà culturale, la difficoltà nell'accesso alle cure, anche in un sistema sanitario di tipo universalistico, tutto questo, insieme all'inflazione che diminuisce il potere d'acquisto, ci fa vedere che oggi, nel nostro Paese, le persone hanno bisogno di trovare delle ricette più efficaci, più immediate e adeguate.
Vorrei chiudere con una domanda, perché lei nel suo intervento ha citato il Terzo settore; Terzo settore che è stato importante nella pandemia come polmone di coesione sociale. Chiedo a lei un passo in avanti dal punto di vista non soltanto della concezione del racconto del Terzo settore, ma anche degli strumenti che devono essere portati a termine, come per esempio la riforma del Terzo settore. Perché il Terzo settore non è soltanto strumento riparativo, ma le attività di interesse generale che il Terzo settore svolge nella formazione professionale, nella sanità, nell'inclusione, nello sport, nell'aspetto culturale, nella protezione dell'ambiente, generano valore non soltanto sociale, ma anche valore economico: quel 5 per cento del prodotto interno lordo del Paese che genera occupazione e che sarà fondamentale per colmare quei divari generazionali di genere e geografici che ci sono nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Concluda.
MARIA CHIARA GADDA(A-IV-RE). Quindi, augurandole buon lavoro, lo auguro a tutti noi, anche nel completamento di riforme importanti che fuori da queste Aule in molti si aspettano
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Siracusano. Ne ha facoltà.
MATILDE SIRACUSANO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi, Governo, Presidente Meloni, coraggio e libertà sono le due parole chiave che, a mio avviso, racchiudono il significato dell'intervento che lei oggi ha illustrato alla Camera.
Il coraggio è un merito che già questo Governo può ascriversi, e lei lo ha detto bene rappresentando un'immagine bellissima. Ha detto: noi, consapevoli del grande peso che ci stavamo caricando sulle spalle, abbiamo profuso tutto il nostro impegno per imbarcarci in questa nave un po' ammaccata e in piena tempesta, ma consapevoli che è la nave più bella del mondo, che è l'Italia.
Libertà, perché questo Governo, nascendo, ha restituito la libertà democratica agli italiani di scegliersi il proprio Governo. Lei ha detto che non dobbiamo assuefarci ai passaggi della democrazia, ma io aggiungo che noi ci siamo assuefatti alla sospensione della democrazia, perché per troppi anni abbiamo assistito alla costituzione di Governi non eletti dal popolo.
Poi lei, Presidente Meloni, ha un merito speciale che io le riconosco, come penso noi tutti: lei ha conseguito il massimo livello di emancipazione femminile - guidare un Paese - senza mai, mai sfoggiare un femminismo troppo spesso fine a se stesso e anche inconcludente. Quindi, per questo la ringrazio personalmente.
Questo Governo ha grandissime sfide di fronte e anche un obbligo importante, che è quello di riconciliare il Sud e il Nord del Paese, e mai come oggi le regioni del Sud possono rappresentare il motore trainante del Paese. Questo concetto è stato abusato e troppo spesso utilizzato come luogo comune, ma oggi, a fronte degli scenari geopolitici che sono mutati, a fronte del volume dei traffici che interessano le regioni del Mediterraneo, della circostanza per la quale noi acquisteremo energia dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, mai come oggi, quindi, a fronte di tutto ciò, la mia regione, la Sicilia, insieme alle regioni del Sud, può rappresentare davvero quella piattaforma strategica per lo sviluppo del Paese.
Il Governo deve passare dalle parole ai fatti, e può farlo, può realizzare questo investendo sulle grandi infrastrutture, tra cui, Presidente, il ponte sullo Stretto di Messina, che è un'infrastruttura che procura innumerevoli benefici economici - e questo lo comprendiamo - in termini di occupazione, mobilità, attrazione del turismo, ma sarebbe capace di intercettare anche quel traffico di merci che proviene dal Canale di Suez, ma che si spinge fino ai porti del Nord Europa, in assenza dell'alta velocità ferroviaria, che può essere realizzata solo attraverso il ponte sullo Stretto di Messina.
Lei ha detto un'altra cosa vera, ha stravolto i pronostici e ha stupito tutti. Lo ha fatto diventando la prima donna Premier nella storia della Repubblica, lo ha fatto fondando un partito e portandolo ad essere il primo partito del Paese, lo ha fatto dimostrando che un Governo presieduto da una donna di destra può essere guidato con autorevolezza, con sobrietà e con un equilibrio tale da spiazzare persino coloro che erano i suoi detrattori in campagna elettorale .
Quindi, io le chiedo oggi, Presidente, di stravolgere i pronostici e stupire gli italiani anche su un altro tema, quello della giustizia, perché il compimento della democrazia si realizza quando i cittadini possono scegliere il proprio Governo, ma anche quando quel Governo può operare nell'interesse dei cittadini senza il condizionamento di un altro potere dello Stato, senza il condizionamento della magistratura . In un Paese civile e democratico, in una democrazia moderna, lo svolgimento e la conclusione dei processi devono avvenire in tempi ragionevoli; in un Paese civile, chi giudica - la magistratura giudicante - deve essere terzo e imparziale e, quindi, la carriera dei giudicanti va separata da quella della magistratura requirente; in un Paese democratico e civile, la giustizia ha il compito di perseguire e punire i criminali, i delinquenti e i mafiosi, ma di tutelare la sicurezza e la libertà dei cittadini innocenti, perché ogni giorno in questo Paese vengono incarcerati innocenti ingiustamente e questa cosa non è ammissibile.
Quindi, lei ha questa grande sfida da compiere, Presidente Meloni, quella di guidare il Paese e noi le saremo a fianco, lo faremo con grande lealtà, lo faremo anche nei momenti più complessi e più bui che questo Governo dovrà affrontare, ma lo faremo con l'orgoglio di chi sa di stare dalla parte giusta, di chi vuole vincere queste sfide insieme a lei e, soprattutto, di chi ha l'orgoglio e la volontà che sia l'Italia a vincere tutte queste sfide. Grazie, Presidente .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Presidente, deputati, Ministro, Presidente del Consiglio Meloni, mi sento di rinnovare il mio “in bocca al lupo” al vostro lavoro nell'interesse ovviamente degli italiani e dei loro bisogni in questo momento estremamente difficile per il Paese. Certo, in tutta franchezza, nella formazione del Governo mi aspettavo e probabilmente il Paese si aspettava molto di più, probabilmente uno slancio verso il futuro, verso le competenze, verso il progresso, verso il nuovo, invece, niente di tutto questo, sia nei nomi che lo compongono sia nei nomi dei dicasteri. Anzi, quello che abbiamo visto in questi giorni ci riporta anche un po' a un passato che gli italiani probabilmente pensavano di aver messo alle spalle, ma che, grazie alle sue scelte, Presidente Meloni, invece, sta riaffiorando.
In questi giorni, Presidente, lei ha fatto dei passaggi particolari, si è sentita in dovere di rispondere pubblicamente, a mezzo stampa, ad un della sua maggioranza, ribadendo il fatto di non essere ricattabile. Ecco, questa è una dichiarazione curiosa e anche un po' inquietante per quanto mi riguarda , perché presuppone l'esistenza di un ricattatore, il che non mi sembra il miglior modo di iniziare un Governo e soprattutto di dare quei messaggi che andrebbero dati, almeno all'inizio. Presidente, io le parlo molto onestamente; lei mi ha dato l'impressione, sicuramente, di contrastare l'egemonia dell'uomo politico, ma purtroppo di averne raccolto la sua cultura peggiore, quella che il MoVimento 5 Stelle ha combattuto sin dall'inizio, sin dalla sua nascita, quella fatta di conflitti di interessi, di degrado culturale ed istituzionale e sarà proprio in questo tentativo di restaurazione, Presidente Meloni, che troverà il MoVimento 5 Stelle.
Ben 11 dei suoi ministri hanno già dato prova della loro incapacità di costruire un futuro credibile per la nostra Nazione, dunque, il merito che si è voluto inserire, goffamente, per quanto mi riguarda, all'interno di qualche dicastero, in realtà, doveva essere un criterio di formazione della sua compagine governativa; quindi, è la solita storia: si fanno i criteri, si applicano gli altri, ma non a se stessi; anche qui nulla di nuovo, se posso.
Il mutamento dei nomi dei ministeri sottende ovviamente un cambio di paradigma che noi non condividiamo. Avete fatto sparire le parole “transizione ecologica”, in favore di “sicurezza energetica”; sicuramente un bel gioco di parole, ma che dimostra che non avete capito una cosa fondamentale, ovvero che l'unica sicurezza energetica è la transizione ecologica
È sparita anche la parola “digitalizzazione”, fondamentale per mettere le nostre imprese, ma anche i nostri enti locali al passo col mondo e con il futuro. Complimenti anche per non essere riuscita a dire una parola concreta per quanto riguarda i sindaci che hanno vissuto la pandemia e i suoi disagi in questi anni .
Nel suo discorso non ve n'è traccia, e questo ci fa, ovviamente, preoccupare, se uniamo a questa strana dimenticanza il fatto che il dicastero da voi chiamato, appunto, “delle Autonomie” non cita più all'improvviso il concetto di coesione territoriale, che è invece alla base di ogni ragionamento. E anche lì, Presidente Meloni, lei ci troverà con una robusta opposizione parlamentare, perché sui livelli garantiti dei servizi ai cittadini noi non ammetteremo nessun passo indietro , altrimenti vuol dire che il disastro delle regioni a velocità differente durante la pandemia non è bastato, vuol dire che a nulla sono serviti i collassi dei presidi lombardi, con pure a soccorrere la regione Calabria. Anche qui, Presidente, lei è riuscita a non dire assolutamente nulla di concreto e sostanzioso sul nostro sistema sanitario, anche subito dopo una pandemia.
In conclusione, voglio dirle, Presidente, che spero davvero che questa sua dichiarazione di oggi sia frutto anche di una normale e comprensibile inesperienza nel ruolo di Presidente, perché lei oggi è venuta qui facendo bei discorsi di concetto, probabilmente anche legittimi, ma senza nessuna soluzione reale per il Paese, perché ci sono persone e imprese che, fuori da qui, stanno aspettando di capire come avranno la liquidità per arrivare a fine mese, perché, vede, Presidente Meloni, quando un'impresa e una famiglia hanno bisogno di liquidità, i soggetti a cui si rivolgono sono due: o lo Stato o l'usuraio. E in queste condizioni ci sono almeno 165 mila imprese, quindi 500 mila lavoratori, che delle sue citazioni, come giustamente le ricordava la collega Baldino, non se ne fanno assolutamente nulla e stanno aspettando delle soluzioni concrete e, oggi, invece, l'unica soluzione che lei ha posto è rinnovare la guerra al reddito di cittadinanza che durante il periodo della pandemia, invece, ha garantito a un milione di persone di poter tornare a casa dignitosamente .
Presidente del Consiglio, signori rappresentanti del Governo, pochi giorni fa avete giurato solennemente davanti alla nostra Carta costituzionale. Presidente, io mi sento in dovere di ricordarle che la nostra Carta costituzionale va applicata nella sua interezza e non selezionata esclusivamente nelle parti che fanno comodo. Ed è lì, ogni volta che questo Governo cercherà di interpretare proprio questi valori, che troverete un attimo prima il MoVimento 5 Stelle a fare un'opposizione, ovviamente leale e costruttiva, come ha sempre saputo fare grazie. Grazie e buon lavoro .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bagnai. Ne ha facoltà.
ALBERTO BAGNAI(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, Presidente Meloni, lasciate intanto che vi esprima quella che immagino essere la soddisfazione profonda dei tanti italiani di centrodestra che vedono finalmente un Governo espressione della loro volontà insediarsi e - aggiungo - insediarsi con un discorso così profondo e coraggioso.
Nella mia brevissima vita politica, iniziata quattro anni fa, questo è il quarto discorso di insediamento che ascolto ed è probabilmente la prima volta che ascolto il discorso di insediamento di un , un discorso scevro dalla solita stantia e liturgica retorica che abbiamo conosciuto e, direi, anche subìto, un discorso che ha saputo prendere posizioni con coraggio, che ha saputo evidenziare criticità senza fare sconti, ma che nel prendere posizioni ha anche saputo riconoscere le ragioni dell'avversario. Non si è arroccato in un esercizio di delegittimazione, perché, come ha ricordato lei - e questo forse è il passaggio che più mi ha colpito, pur essendo un passaggio che qui dovremmo dare per scontato - la democrazia non appartiene ad alcuni più che ad altri.
Io mi sento di poterla assicurare sul fatto che quello che ha spinto tante migliaia di italiani, fra cui chi le parla, a schierarsi col fronte conservatore, insomma a votare a destra, per banalizzare, è stata proprio la crescente insofferenza di tanti di noi verso un fronte progressista che è stato incapace per tanti motivi di difendere la trincea dei diritti sociali, quei diritti che lui stesso aveva intaccato a colpi di , di tagli alla sanità e di Buona scuola, in stretta osservanza alle indicazioni provenienti da Bruxelles o, meglio, da Francoforte. Questo fronte progressista progressivamente si è rifugiato nell'altezzosa affermazione della propria superiorità morale. Il discorso era: noi siamo i buoni, i democratici, e quindi quello che facciamo è giusto per definizione; voi siete i cattivi, i fascisti, e quindi quello che fate è sbagliato per definizione, anche se è quello che avevamo detto di voler far noi. Per esempio, quello della sovranità alimentare è un evidente caso di studio della degenerazione di questo atteggiamento.
Sedersi dalla parte del torto, quindi, è diventata per molti italiani sostanzialmente una necessità, una scelta obbligata, e per far cambiare idea a questi italiani ci vorrà qualcosa di più che manifestazioni di livorosa stizza o episodi come quelli che si sono svolti oggi alla Sapienza. Al tempo stesso, però, questo crescente consenso mette su tutti noi - e lei ne è consapevole e ne ha manifestato piena consapevolezza - il peso di una responsabilità e il suo discorso esprime la piena consapevolezza di questo impegno e indica percorsi concreti e praticabili per rispondere alle domande dei nostri elettori. Per la prima volta da tanto tempo in quest'Aula abbiamo sentito affermare una verità economica da tempo sottaciuta: lei ha detto che la strada per ridurre il debito non è la cieca austerità imposta negli anni passati; è la crescita economica duratura e strutturale (c'era bisogno di queste parole).
Questa è la lezione profonda dell'economia keynesiana, di quell'economia che ha sostenuto la crescita robusta del secondo dopoguerra, e a quella lezione bisogna tornare. Bisogna tornarci ora, ora che, 14 anni dopo la crisi finanziaria globale e due anni dopo la crisi pandemica, le nostre economie sono ridotte in condizioni quasi post-belliche. Per la prima volta abbiamo sentito parlare degli investimenti diretti esteri non come di una panacea o come qualche cosa da attrarre senza se e senza ma, quanto piuttosto come una risorsa da gestire in un quadro di consapevolezza strategica, evitando che l'integrità delle filiere nazionali sia compromessa da logiche predatorie, perché dobbiamo dire che esiste anche questo. Dunque, è un discorso di buonsenso - non è autarchia e non è chiusura - e dobbiamo seguire l'esempio dei Paesi che hanno saputo garantirsi una crescita duratura. È essenziale farlo, proprio perché fra i Paesi che hanno saputo, con una gestione accorta degli IDE (investimenti diretti esteri), garantirsi una crescita duratura ci sono anche nostri temibili avversari come la Cina, che tipicamente li ha utilizzati per acquisire tecnologie più moderne e superiori e non, come in alcuni casi temo possa succedere, sia successo o stia succedendo in Italia, per cederle a vil prezzo a Paesi esteri.
Assistiamo in questo periodo al fallimento del mercantilismo, assistiamo al materializzarsi di una verità che può essere espressa con una semplice frase: chi campa esportando beni fatalmente si ritroverà con l'importare problemi. Che cosa voglio dire? Voglio dire che in questa fase storica si vede come un modello di crescita tutto articolato sulla domanda estera è vulnerabile a problemi di carattere geopolitico che mandano in crisi le economie estere. Bisogna ricentrare sulla domanda interna l'economia e il suo discorso esprime anche la consapevolezza di questo.
Per la prima volta abbiamo anche sentito parole di attenzione critica - rispettosa ma critica - sulle strategie di contrasto all'inflazione praticate dalle banche centrali in questo momento, strategie che stanno usando il tipico strumento di contenimento dell'inflazione da domanda, cioè l'innalzamento dei tassi di interesse, per affrontare un'inflazione che, invece, è causata da un gigantesco dal lato dell'offerta e questa strategia, però, è destinata a lasciare parecchi morti sul terreno. Noi non possiamo, ovviamente, interferire più di tanto nelle scelte delle banche centrali, indipendenti e sovrane. Dobbiamo, però, essere consapevoli che in questo momento fatalmente renderanno il nostro compito più complesso.
La riorganizzazione delle filiere dell'offerta delle catene globali del lavoro richiede maggiori e non minori investimenti e un contesto di politica monetaria restrittiva ostacola, quindi, e non favorisce il superamento di certe strozzature e il superamento dell'inflazione da offerta.
Poi, ci sarebbe da interrogarsi anche sull'origine di queste strozzature, come lei ha fatto, chiedendosi per quale motivo - la cito testualmente - “un processo di integrazione nato come Comunità del carbone e dell'acciaio nel Cinquanta si ritrovi, a distanza di più di settant'anni e dopo aver esteso a dismisura le materie di propria competenza, a non avere soluzioni efficaci proprio in tema di approvvigionamento energetico e di materie prime”. Questo progetto nato negli anni Cinquanta - dobbiamo dircelo - ha anzi seriamente e drasticamente disincentivato gli investimenti nel fossile e in particolare nel gas, che sarebbero in questo momento particolarmente importanti per superare le strozzature di cui parlavamo. Lo ha fatto, come dice qualcuno, per ideologia, l'ideologia .
Io vorrei dare una chiave di lettura diversa. Non c'è ideologia - sì, c'è anche naturalmente e la si vende come ideologia - ma c'è soprattutto il pragmatismo di capitalismi concorrenti al nostro che hanno saputo indirizzare tutta la politica di un'intera area sulla loro esigenza di riconvertire il proprio sistema industriale. Rispetto a questo orientamento al nostro Paese è mancato potere negoziale o forse è mancata la stessa idea che il nostro Paese dovesse con pari dignità contribuire all'orientamento del progetto generale europeo. Noi viviamo uno strano paradosso, il paradosso per cui gli europeisti non vanno in Europa a parlare, il paradosso secondo cui per gli europeisti di fatto l'Europa come interlocutore non esiste e lo si è visto anche un po' nello svolgersi dei lavori dell'ultimo Governo, senz'altro il più europeista della storia di questo Paese ma anche quello che con più attenzione ha tenuto il Parlamento nazionale al di fuori del processo legislativo europeo. Io non ricordo più una fase ascendente fatta in Commissione da tre anni a questa parte e, quindi, chiedo umilmente, a nome del Parlamento, un impegno a riportare la legge Moavero in vita, perché c'è bisogno di partecipazione del Parlamento.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
ALBERTO BAGNAI(LEGA). Concludo. Come lei giustamente ha detto, c'è stato un periodo - anni bui - in cui porsi certe domande equivaleva a essere etichettato come nemico o come eretico (i due concetti, lo ricordiamo, coincidono nelle guerre di religione). In quegli anni bui io ho avuto l'occasione di incontrarla e di apprezzare la sua capacità di ascolto. Dove, da una parte, incontravo sorrisetti di sufficienza, da un'altra parte incontrava un ascolto partecipe e costruttivo. Ora quei sorrisetti sono diventati una smorfia e quell'ascolto è diventato una capacità di proposta autorevole e concreta. Siamo qui per sostenerla. Grazie, signor Presidente, e buon lavoro !
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, lei inizia a governare in uno dei momenti più turbolenti della storia europea del dopoguerra. La brutale aggressione russa contro l'Ucraina richiede ai Governi dei Paesi democratici decisioni difficili, equilibrio e intelligenza nel tutelare l'interesse nazionale all'interno delle alleanze tradizionali. Tutelare l'interesse nazionale significa innanzitutto per il nostro Paese difendere il ruolo dell'Italia come fondatore della costruzione europea e come fondatore della comunità atlantica. Difendere l'interesse nazionale è quello che lei in effetti ha fatto dall'opposizione, quando ha sostenuto la scelta del Governo per contrastare l'aggressione russa in Ucraina, e lo ha fatto anche poche ore fa, quando ha deciso di incontrare il Presidente Macron. Un incontro che forse le è costato qualcosa, perché è dovuta tornare indietro rispetto a un voto, quello del suo gruppo fatto a luglio, contro il Trattato del Quirinale, che è un Trattato che rafforza i legami tra Italia e Francia. Lei sa bene quanto è importante per l'Italia avere un buon rapporto con la Francia. L'Italia è più forte quando collabora e dialoga con i propri alleati, non quando litiga con i propri vicini.
Lei è la prima Presidente del Consiglio italiano a ricevere, tra gli altri, gli auguri di buon lavoro da un partito xenofobo e antieuropeo come AfD o da Marine Le Pen, che è, tra le altre cose, la presidente di un partito che ha ricevuto un prestito da Putin.
Come primo intervento internazionale, ha scelto di essere presente a un convegno del partito franchista spagnolo di Vox. Eppure, come primo incontro internazionale ha deciso, sempre lei, di incontrare il Presidente Macron. Presidente del Consiglio, queste cose non stanno insieme: i colloqui con Macron e le foto con Orbán, le parole del Presidente Fontana sulle sanzioni contro la Russia e il suo convincimento a sostegno dell'Ucraina, le dolci lettere del suo alleato Berlusconi a Putin e le parole giuste e calorose che lei ha speso nel primo colloquio col Presidente Zelensky. Ci spieghi come intende tenere insieme le parole che ha speso questa mattina in quest'Aula, a sostegno della democrazia liberale, con le sue simpatie per Orbán, quello che nel suo Paese ha chiuso i giornali, le radio di opposizione e le università. Ce lo spieghi, perché così è troppo facile fare politica. Prima o poi queste contraddizioni e queste incoerenze risulteranno troppe e, francamente, rischiano di minare l'autorevolezza e la credibilità del suo operato e rischiano, soprattutto, che lei in questo modo rafforzi i cronici pregiudizi dell'Italia: quella dei giri di valzer. In Europa, come sa bene, cercano l'Italia perché è un Paese che propone soluzioni, come ha mostrato il Presidente Draghi fino all'ultimo giorno del suo mandato, non perché siamo un Paese che lavora per distruggere. Cercano l'Italia perché è un Paese che sa costruire alleanze, non perché è un Paese che si schiera con quei Paesi che invece vogliono rompere le regole del gioco. Se lei vuole guidare il nostro Paese in modo autorevole e credibile, prima o poi dovrà scegliere Orbán o Macron, AfD o il Governo tedesco. Francamente non le basterà la retorica di un'Europa cattiva che non esiste, non potrà agitare fino all'infinito lo spettro di chissà quali forze esterne, che occhiute e malvagie sono lì a valutare il nostro Paese. Prima di tutto, il problema di coerenza è tutto suo e della sua maggioranza, che al suo interno contiene tutto e il contrario di tutto. Mi rivolgo, per suo tramite, Presidente all'onorevole Bagnai. Onorevole Bagnai, chieda un po' al Presidente Berlusconi come mai il nostro Paese è rimasto per così tanto tempo dipendente dal gas russo. Qual è stato il Governo che non ha permesso di costruire i rigassificatori di cui noi oggi abbiamo così tanto bisogno? A giudicare dalle parole che, per esempio, ha speso sul COVID, lei ha deciso benissimo come risolvere questo dilemma: schierandosi ancora una volta sulla politica di parte, restando prigioniera del passato e delle logiche di fazione.
Quanto a noi, Presidente, le nostre posizioni, soprattutto sulla politica estera, le conosce, Quando si tratterà di decidere sulla politica estera, noi ci ispireremo alla lezione più grande che ci ha lasciato il Governo del Presidente Draghi, quella dello spirito repubblicano. Sosterremo le decisioni del Governo quando queste difenderanno l'interesse nazionale, come per la solidarietà con l'Ucraina, ma saremo duramente all'opposizione quando voi sceglierete le logiche di parte, piuttosto che il dovere di essere al servizio dell'Italia, e saremo duramente all'opposizione, quando proverete a limitare i diritti, come quello dell'aborto, che per noi non sono e non saranno mai negoziabili.
Un'ultima questione. Sette anni fa in Egitto veniva ucciso un cittadino italiano, Giulio Regeni. Le indagini della magistratura italiana hanno svelato che Giulio è stato torturato e ucciso dalle Forze di sicurezza egiziane. Glielo può raccontare bene il collega Trancassini, con cui abbiamo fatto un lavoro serio in Commissione d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni nella scorsa legislatura. Per questo, Presidente del Consiglio, non si può dire, come ha fatto lei nel corso del primo colloquio con il Presidente egiziano ieri, che bisogna rafforzare la cooperazione con l'Egitto in materia di diritti umani, perché nel caso di Giulio Regeni quella cooperazione non c'è stata. La politica estera italiana, signora Presidente del Consiglio, non è solo difendere gli interessi commerciali del nostro Paese. Il primo dovere di uno Stato è quello di proteggere la vita dei cittadini all'estero. Se non ci si riesce, il secondo dovere è quello di ottenere giustizia: se non lo fa, uno Stato perde credibilità e affidabilità. Un Paese e una Prima Ministra si giudicano anche da come sanno reagire a queste circostanze. Anche su questo la vogliamo vedere a difendere l'onore della nostra Patria
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI(FDI). Grazie, Presidente. Signori deputati, signora Presidente del Consiglio, signori Ministri, intanto mi si consenta una battuta, senza perdere troppo tempo, perché è stato detto in lungo e in largo di più. La battuta riguarda chi, dal 1945 al 1990, non ha preso soldi in prestito dalla Russia, ma si è fatto finanziare dall'Unione Sovietica, e e da tutti i partiti comunisti dell'Est europeo. Basta con queste lezioni, e !
Questa potremmo definirla la giornata in cui crollano tutti i tetti di cristallo. Lo abbiamo detto in lungo e largo e l'ha citato la Presidente del Consiglio in persona, anzi “il” Presidente del Consiglio. Va in mille pezzi il tetto di cristallo che tuttora impedisce a tante donne di conquistare salutari posizioni di responsabilità. Va in onda oggi il primo Capo di Governo donna della storia repubblicana e tutti noi siamo attraversati da emozione, se non da brividi. Ma se ne rompe un altro, perché questa donna è madre, e Una mamma Presidente del Consiglio dimostra che non è necessario distruggere la famiglia per conquistare pari opportunità. Per questo le “rampognate” tardo-femministe, ascoltate qui, scivolano sul piano inclinato della nostra indifferenza. Il centrodestra è riuscito a dare all'Italia un Presidente del Consiglio donna e madre: voi no , e Potete continuare a parlare, scrivere volantini, documenti, leggi, organizzare cortei ed altro, ma la rivoluzione culturale l'abbiamo fatta noi, e
Crolla il tetto di cristallo che aveva messo in castigo la democrazia e il popolo, imponendo un'interminabile stagione di commissari straordinari. È stato perfino fatto passare il principio che non era necessario vincere le elezioni per stare al Governo - ne sapete qualcosa voi del PD? -, l'opposto esatto della democrazia. Viene giù di schianto il tetto di cristallo che sembrava impedire alle persone semplici di occupare la sua attuale posizione, Presidente Meloni. Si era stratificato il principio secondo il quale per guidare il Governo occorresse essere molto ricchi o molto potenti, una sorta di rivisitazione postmoderna delle monarchie ereditarie. Tante consorterie hanno brigato per raggiungere questo risultato, quel risultato. Come minimo dovevi essere stato presidente o direttore di Bankitalia , come Ciampi, Dini, Draghi, oppure presidente europeo della Trilaterale, gruppo neoliberista fondato da David Rockefeller, membro del direttivo di Bilderberg, figlio di banchiere, tutte definizioni che accompagnano il nome e cognome di Mario Monti. Se non eri almeno docente universitario di diritto privato, in odore di tecno-populismo, e non avevi avuto esperienze politiche precedenti, non potevi fare neppure l'amministratore di condominio. E, invece, lei dimostra che si può arrivare a Palazzo Chigi dalla strada e dalla gente, e Dalla strada e dalla gente! Allora, c'è una buona notizia: la democrazia italiana è sana. Se si può iniziare dai movimenti studenteschi, dell'associazionismo territoriale, dai campi antincendio, dal blocco delle centrali nucleari, dai centri ricreativi estivi, dalle assemblee antirazziste con monsignor Luigi Di Liegro - sì, è accaduto anche questo -, dalle camminate silenziose con gli eroi italiani in tasca; se tutto ciò è possibile, significa che non tutto è perduto. Va in frantumi il tetto di cristallo della cosiddetta destra impresentabile, arruffona, parolaia.
Lo sfonda un progetto visionario che ha dimostrato lucidità, progettualità, capacità strategica di cui lei è alfiere, è stata alfiere. Ce ne sono ancora molti di tetti di cristallo da mandare in frantumi, quello della globalizzazione, per esempio, ormai fallita, del turboliberismo che crea sfruttamento, precarietà, povertà, diseguaglianze sociali, il mondo di sotto, ceti medi, autonomi esclusi dai flussi globali, operai, neo plebei al servizio del mondo di sopra; non chiede più quel mondo, il mondo di sotto, più libertà, come venti, trent'anni fa, ma chiede protezione. Non è più il tempo di rivendicare più società e meno Stato, ma, semmai, più società con lo Stato . Lo Stato che protegga, senza essere sciovinista, abilitante e non paralizzante, che protegga la comunità dalle fratture create dalle superpotenze multinazionali, nuovi paradigmi, nuove sfide epocali, nuovi tetti di cristallo da affrontare e da distruggere, senza complessi di inferiorità, seguendo gli auspici di un grande scrittore, poeta, polemista, Giovanni Papini, che diceva: “Non ci sono altezze troppo alte” (gli italiani le hanno viste e le hanno scelte) “ma solo ali troppo corte”. Le sue ali sono lunghe, non le ritragga mai, Presidente Meloni .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA(A-IV-RE). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, signora Presidente del Consiglio, sono stati citati i numerosi tetti di cristallo, diamo atto che, effettivamente, un tetto di cristallo è stato sfondato. Io prima di parlare sono salito a vedere la sala delle donne: ho visto che manca uno specchio e quello specchio sarà sostituito dalla sua fotografia. Questo è un fatto positivo per le donne italiane, io però credo e spero che quello specchio le venga regalato, perché penso che le potrà servire e cerco di spiegarle il perché. Qualcuno, tra gli interventi che mi hanno preceduto, ha cercato di dire che, oltre a questo tetto di cristallo, sarebbe stato raggiunto anche il risultato di un Governo votato dalle elezioni, direttamente un segretario di partito: ecco sono tutti fattori estetici, ma non politici, perché dietro questa estetica, la vostra coalizione nasconde fragilità e addirittura divisioni che già minacciano la capacità di questo Governo di fare il bene del Paese. È un pochino un allineamento dei pianeti che si fotografa per un secondo, come l'eclissi di sole di oggi, già passata, già non fa notizia e già non c'è più alcun allineamento. Ecco, domani, allora, vi vedremo all'opera, ma già ascoltandola oggi, Presidente, credo ci siano alcuni aspetti del suo discorso che meritano di essere sottolineati, perché il suo intervento, vede, Presidente, è sembrato percorrere un difficile equilibrio e addirittura nascondere qualche ambiguità. Mi riferisco, in modo particolare, ad esempio, alla questione dell'Europa. Sull'Europa abbiamo ascoltato parole che la sua abituale postura non ci avrebbe fatto immaginare: l'interesse nazionale risiederebbe nella ricerca di un interesse sovranazionale europeo. Si è domandata come mai, a così tanti anni dalla CECA, oggi l'Europa abbia problemi di energia e di materie prime. Ecco, allora, usi quello specchio, che spero le regalino, per guardarsi allo specchio, perché? Perché oltre ai naturali errori che anche noi abbiamo sottolineato, ci sono stati numerosi sovranisti che hanno interrotto, impedito questo cammino di una maggiore unità europea. Oggi, noi paghiamo gli errori che voi avete contribuito ad aumentare, per quanto riguarda l'Europa. Credo sia l'esempio più plastico quello dell'energia: diamo un voto dieci al Ministro Cingolani che si è occupato di questa delicata materia e molto bene avete fatto a richiamarlo. Dieci e lode a lui, per questo supplemento di sforzo, però mi sembra che questo metta in evidenza in maniera plastica come lei, quando gli negava la fiducia, proprio nel momento in cui questo sforzo sull'energia veniva compiuto, questo sì, per il bene del Paese, negava agli italiani un'opportunità. Oggi, fa marcia indietro, ma, con lei, fa marcia indietro un pezzo di maggioranza che, invece, a quel Ministro dava la fiducia e che, nel momento in cui compiva questo massimo sforzo, veniva allontanato dal risultato, portando il Paese a elezioni di cui non si sentiva il bisogno. E averlo richiamato ne è la dimostrazione più plastica.
Nel suo discorso, in cui, come le ripeto, è parso che si barcamenasse tra equilibrio e ambiguità, ha parlato di famiglia, addirittura ha detto, mettendo un forse di troppo, che ritiene sia l'istituzione forse più importante di tutti. Per quanto ci riguarda, quando parla di famiglia, tolga pure forse, noi sosteniamo che sia l'istituzione più importante di tutte, lo sosteniamo senza aver timore che questo richiami i motti del passato, ma perché ci rifacciamo alla Costituzione italiana, ai quattro articoli che parlano della famiglia. Ebbene, tra le misure che lei ha ricordato di voler sostenere, la invitiamo a guardare a quelle che il Governo ha già attuato, ad esempio il (basta che facciate i decreti attuativi di quanto è già stato fatto) o, sull'occupazione femminile, premiare le aziende che adottano politiche efficaci e sostenere i comuni che fanno asili nido; basterebbe portare nel Paese quello che è già diventato legge e decreto-legge, con la certificazione sulla parità di genere, gli sgravi fiscali e la premialità negli appalti pubblici, i 4.6 miliardi per gli asili nido nel PNRR e un miliardo a regime. Come vede, le stiamo dicendo che c'è un modo per seguire coerentemente quello che nel suo discorso ha cercato di mantenere con un equilibrio, seguire l'agenda Draghi, agenda che non andava interrotta, agenda che noi, la aiuteremo a perseguire, dalla quale sembra dal suo discorso non sappiate distaccarvi. Questo sarà il nostro compito e vi staremo incollati in maniera inesorabile, affinché avvenga così per il bene del Paese
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nevi. Ne ha facoltà.
RAFFAELE NEVI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Io, come hanno fatto già altri colleghi di Forza Italia, mi aggiungo ai complimenti alla Presidente Meloni per il suo intervento. È veramente una sintesi mirabile dei valori, delle idee, dei programmi, della spinta ideale del centrodestra dal 1994 ad oggi e questo è il segno anche che, nonostante tutto, c'è una grande unità di intenti di questa grande comunità politica. Mi consenta, da responsabile nazionale del settore agricolo per Forza Italia, di fare un plauso alla scelta di cambiare nome al Ministero e di chiamarlo “dell'agricoltura e della sovranità alimentare”. Penso che questo segni un tema che abbiamo più volte discusso in quest'Aula, cioè la strategicità della produzione del cibo, al pari della strategicità della produzione dell'acciaio e dell'energia elettrica.
Noi abbiamo visto, da ultimo a seguito della guerra in Ucraina, che questo è un elemento essenziale e su questo dobbiamo investire le nostre risorse. Non a caso, la Francia è un Paese che ha sempre tenuto alta l'attenzione sulla produzione agricola, non a caso si chiama produzione primaria e non a caso i francesi sono stati sempre in prima fila, insieme al nostro Antonio Tajani, a combattere all'interno delle istituzioni europee, per salvaguardare la produzione agricola. Ecco, quindi, onorevole Meloni, le faccio i complimenti per questo, anche per aver messo a capo del Ministero un esponente di primo piano, autorevole, della maggioranza, come il Ministro Lollobrigida. Mi voglio complimentare anche e soprattutto per la visione dell'Europa (a parte che, da umbro, mi ha fatto commuovere per la citazione di San Benedetto), però è giusto rivendicarlo: noi dobbiamo essere più orgogliosi della nostra storia, delle nostre radici che sono radici che hanno forgiato l'Unione Europea .
Mi è particolarmente piaciuto il passaggio in cui dice che bisogna lavorare per tutelare le imprese in Europa. Su questo ci siamo sempre battuti, innanzitutto per vincere una battaglia culturale: quella che riguarda il settore agricolo, ma non solo il settore agricolo, cioè quella di coniugare la sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica. Non faremo, infatti, buone politiche ambientali se distruggeremo il nostro patrimonio di imprese che investono e che investono anche in sostenibilità ambientale. Per quanto riguarda il settore agricolo in Europa ci sarà molto da fare perché bisogna salvaguardare il settore da minacce esterne che sono, se possibile, ancor più gravi delle minacce che riguardano altri settori. Abbiamo fatto più volte riferimento ai cambiamenti climatici, abbiamo più volte discusso in quest'Aula il tema dei danni che provoca la fauna selvatica, abbiamo più volte messo l'accento sul tema dell'. Su questo, Presidente, dobbiamo impegnarci. Siamo arrivati a 100 miliardi di euro di contraffazioni del nostro e su questo spero che anche il nostro Ministro degli Affari esteri si impegni al massimo.
Noi dobbiamo anche salvaguardare le nostre aziende rispetto alle crisi geopolitiche, rispetto a un'ideologia salutista che ci ha portato a concepire quella follia del , contro la quale ci siamo battuti, e rispetto all'attacco alla zootecnia, alle produzioni importanti, come il vino, insomma all'ideologia del cibo sintetico, cui abbiamo più volte fatto cenno. Noi abbiamo sempre detto che tutelare e aiutare gli agricoltori significa tutelare l'ambiente, il paesaggio e la biodiversità, significa sviluppare il turismo e i beni culturali sparsi sul nostro territorio, significa evitare lo spopolamento di aree interne, marginali e montane, che sono una ricchezza della nostra Nazione, significa produrre cibo di qualità, significa tutelare l'occupazione. Non ci dimentichiamo che il settore agricolo occupa oltre un milione di lavoratori. Occorre non dimenticare le tradizioni antiche e la storia della nostra Repubblica e aiutare e rafforzare l'industria di trasformazione.
Concludo, Presidente Meloni, ringraziandola ancora e dicendole che Forza Italia sarà al suo fianco per conseguire l'obiettivo che lei oggi ha ribadito con voce ferma e chiara in quest'Aula: la strada maestra è la crescita economica duratura e strutturale. Buon lavoro !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, un augurio sincero di buon lavoro al servizio del Paese. Lei ha concluso il suo intervento avvertendo che ci sarebbe un pregiudizio politico perché il suo Governo è guidato da una donna di destra, e ha detto: per riuscire, voglio stravolgere i pronostici. Mi pare una giusta intenzione. Io, che non avevo pregiudizi e non sono rancoroso, avendo apprezzato molto le modalità istituzionali del passaggio di consegne dal suo predecessore Mario Draghi a lei, ho invece notato nel suo discorso qualche eccesso di demagogia e di retorica. Ho sbagliato io il pronostico. Avevo sperato che la continuità istituzionale consigliasse la sobrietà, perché la differenza del Governo politico non si può caratterizzare da un di più di parole d'ordine e di messaggi elettorali anche ad urne chiuse. Lei ha detto: noi diamo vita ad un Governo politico pienamente rappresentativo della volontà popolare.
BRUNO TABACCI(PD-IDP). Nulla da dire sulla legittimità, qualcosa sulla rappresentatività. Ha votato, il 25 settembre, il 63,9 per cento del corpo elettorale, dato molto lontano dalle aspettative di una riconciliazione tra la politica e la passione popolare. Ovviamente la responsabilità è di tutti, ma riconoscere che il fatto incide sul principio di rappresentanza sarebbe stato una consapevolezza necessaria. La realtà è che lei, a differenza delle opposizioni, ha saputo sfruttare al meglio le potenzialità oblique di una dissennata legge elettorale. Così, con il 44 per cento dei voti, ha preso il 63 per cento dei seggi. Ha fatto bene a ricordare il ruolo dell'Italia come socio fondatore dell'Europa. Non ho rilevato tracce esplicite di scetticismo, come si respira invece nelle parole e negli atti dei dei Paesi europei di Visegrad, a cominciare da Orbán. Meglio guardare a Francia e Germania piuttosto che a loro. Non c'è futuro per nessun Paese europeo singolarmente preso. La rinascita dei nazionalismi è in contrasto con l'interesse dei popoli europei e, quindi, anche del popolo italiano. L'esperienza degli inglesi, in questi giorni, dovrebbe essere emblematica. Mi è piaciuta molto, invece, l'affermazione che non possiamo barattare la libertà dell'Ucraina con le nostre comodità oppure - aggiungo io - con le furbizie e gli interessi dei putiniani d'Italia.
Qualcuno di loro sa bene come ci siamo “impiccati” al fornitore russo di gas. Per questo lei, che sul tema dell'Ucraina è stata più leale al Governo Draghi anche dall'opposizione, deve guardare nella sua coalizione. Le insidie più gravi stanno vicino a lei, le consiglio molta vigilanza. Le ragioni della pace hanno il passo della resistenza ucraina, anche per coloro a cui ciò non piace. Sul futuro economico e sociale non si possono che condividere le preoccupazioni per l'intreccio a livello mondiale tra inflazione e recessione. Ho notato che ha fissato al 145 per cento del PIL il tetto del debito pubblico italiano al 31 dicembre 2022. Meno di due anni fa, il 31 dicembre 2020, era il 155. È merito dei risultati del Governo Draghi, che lei ha avversato, che ha raggiunto obiettivi impensati: più 6,6 nel 2021, più 3,6 al 30 giugno 2022, venti giorni prima di essere sfiduciato. Forse era meglio lasciarlo governare invece di lamentarsi della difficile situazione. Una riduzione del 10 per cento del debito sul PIL non si era mai registrato in un tempo così breve. Ci aspettiamo dal suo Governo continuità quantomeno negli obiettivi.
Sul PNRR l'impegno di spendere al meglio significa rovesciare la capacità di spesa del nostro Paese nell'utilizzo dei fondi strutturali europei.
Non mi è piaciuto invece per nulla il contesto in cui ha collocato la riforma istituzionale. Presidenzialismo e autonomia differenziata: la proposta rischia di spezzare il Paese e di non tenere conto degli effetti concreti dell'elezione diretta dei presidenti delle regioni, poi autoproclamatisi governatori. Dove non ci sono contrappesi, i modelli presidenziali si materializzano con le esperienze istituzionali sudamericane: è questo il rischio che si farebbe correre al nostro Paese. Mediti, le riforme costituzionali avventate non portano bene a chi le propone.
Riguardo alle regioni e al contrasto al COVID penso anch'io sia necessario fare chiarezza a proposito di sanità pubblica territoriale, a partire dalla Lombardia che ha avuto, tra l'altro, disgraziatamente, più vittime degli altri.
La tassa piatta e la tregua fiscale richiedono che riveda bene la parte fiscale. Esse non percorrono la strada del realismo, casomai quella dell'ingiustizia, e il richiamo ai grandi evasori è parso strumentale. Se l'evasione fosse un comportamento di fatto nella norma del nostro quotidiano? Lo vuoi con la fattura o senza? Il doppio prezzo che postula un'intesa ai danni dello Stato e la propensione verso l'economia nero-sommersa che rasenta il 20 per cento della ricchezza nazionale. È una somma ingiustizia, che concorre a formare un quadro non chiaro attorno alla configurazione della ricchezza e della povertà, le cui conoscenze sono alla base di una politica sociale rigorosa e giusta.
Ho trovato un po' superficiale il richiamo all'ecologismo conservatore e alla neutralità tecnologica. Cinquant'anni fa, il fondatore del Club di Roma, Aurelio Peccei, avvertiva con il suo rapporto dei limiti allo sfruttamento del pianeta. Allora eravamo tre miliardi di esseri umani, oggi otto miliardi. Non sottovalutiamo i mutamenti climatici in atto. Certo, per opporsi ci vuole un multipolarismo virtuoso, non certo le guerre e le differenze abissali, ma le parole di un grande Paese come l'Italia possono essere un esempio per tutti. Questa può essere la linea da adottare.
Mi è piaciuto molto l'omaggio a Enrico Mattei, capo dei partigiani cristiani, ancorché riferito alla sua tenace battaglia per l'approvvigionamento energetico. Prima, era stato uno dei costruttori della Repubblica italiana, che è nata nella Resistenza.
Guardare all'Africa è e sarà essenziale per l'Italia e per tutta l'Europa senza riprendere la retorica salviniana dei barconi. Presidente Meloni - ho concluso - non abbiamo bisogno di sorveglianti esterni. Le opposizioni parlamentari sapranno fare il loro mestiere di stimolo e di controllo. Meglio se si parlano perché, diversamente, non aiutano il suo Governo, che si illuderebbe di poter avere qualche ruota di scorta. Di nuovo, buon lavoro !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nazario Pagano. Ne ha facoltà.
NAZARIO PAGANO(FI-PPE). Presidente del Consiglio, Ministri e onorevoli colleghi. Gentile Presidente, desidero innanzitutto ringraziarla per lo stile sobrio e responsabile che ha adottato sin dalle prime ore successive alla vittoria elettorale. Devo dire che lei questa mattina, nel corso della sua relazione, ha detto che la consapevolezza delle difficoltà che in questo momento l'Italia vive ha dettato il suo stile che è stato - ripeto - pacato, ma anche, come questa mattina, fermo e deciso, che noi - glielo dico francamente - abbiamo davvero tanto apprezzato. Per questo, riscontro una netta discontinuità con le politiche verbose, e spesso dannose, delle sinistre, quelle delle tasse, del reddito di cittadinanza, del “no” a tutto. Finalmente, nasce un Governo politico, che guarda alla cultura, senza dimenticare le nostre radici giudaico-cristiane, che spesso ha ricordato il mio Silvio Berlusconi. Ecco, riappropriamoci del nostro futuro, guardando però alla nostra storia. Finalmente, un Governo che guarda al mondo dell'impresa, ai liberi professionisti, alle partite IVA, alle categorie del mondo del lavoro e della produzione, fuori dalla logica del continuo e costante conflitto sociale. Occorrono armonia e concordia nell'interesse superiore dell'Italia, soprattutto in momenti delicati come questo. Finalmente un Governo che guarderà al merito - come lei ha ricordato, Presidente – come a una condizione imprescindibile, dalla scuola fino al lavoro. Finalmente un Governo che saprà affrontare il problema dell'insicurezza delle nostre città con fermezza, con ordine, con giustizia, per dare libertà agli italiani, troppo spesso in tante zone e in tanti quartieri divenuti cittadini di serie B. Questo richiamo lo ha fatto anche ricordando e ringraziando le nostre Forze armate e soprattutto le Forze di Polizia: il Parlamento ha molto apprezzato. Finalmente, un Governo che farà alcune riforme attese da tanto tempo: ha parlato della riforma fiscale, ha parlato di pace fiscale, ha parlato di una che intende aumentare fino a 100 mila euro: credo che molti di quei giovani professionisti che non hanno un reddito molto alto avranno apprezzato e apprezzeranno tantissimo. Così come certamente dovremo affrontare altri temi, legati alle riforme, che lei ha citato - non per ultimo, lei ha parlato anche di presidenzialismo, in una logica nella quale è evidentemente il Parlamento che dovrà affrontare le riforme di natura costituzionale -, però ha detto di affrontarle con apertura di idee e con la volontà di trovare un punto d'incontro. Da quanto tempo si parla di riforme e di superamento del bicameralismo paritario? Sono state fatte tante proposte, sono state fatte delle riforme e si sono tenuti dei referendum che non hanno trovato accoglimento, però non è mai troppo tardi e forse è arrivato il momento di affrontare nuovamente questo tema, anche nella logica della scelta di un nuovo sistema di Governo.
Desidero soffermarmi poi sulle sue parole circa la collocazione internazionale dell'Italia; credo sia un tema molto atteso e molto importante. Soprattutto, le sue parole dovevano fare chiarezza rispetto alle tante malelingue del passato e a quelle di oggi, nel corso di questo dibattito. Ebbene, lei ha chiarito come la pensa sui rapporti che il nostro Paese deve avere sul palcoscenico internazionale, innanzitutto con l'Europa. Lei ha detto - le sue parole più o meno erano queste - che l'Italia farà sentire la sua voce, che l'Europa non è un circolo elitario o un club per tenere i conti in ordine, che i temi dell'integrazione devono essere più presenti in Europa e che bisogna essere uniti nelle diversità, questa è la sfida dell'Europa. Ebbene, noi concordiamo con queste sue parole e siamo assolutamente convinti che l'Italia debba avere una voce più forte, debba essere ascoltata di più e non debba avere un atteggiamento di subalternità verso nessuno. Siamo stati uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea e dobbiamo avere la forza di portare avanti le nostre idee, sapendo che, nelle diversità, l'Europa può anche essere più forte.
Finalmente - e mi avvio alla conclusione - un Governo che ha saputo, con poche parole, anche chiarire la nostra collocazione rispetto, per esempio, alla nostra partecipazione all'Alleanza atlantica e alla nostra distanza dall'occupazione russa. È giusto ricordare che noi siamo dalla parte del popolo ucraino e che tutte le chiacchiere che sono state fatte, anche in questi giorni, sono pretestuose, assurde e non hanno nulla a che vedere con le nostre idee e con quello che noi abbiamo sempre pensato.
Desidero concludere, Presidente, ricordando le parole di un'altra donna che, anni fa, caro Presidente Giorgia Meloni, riuscì a risollevare le sorti del suo Paese, la Gran Bretagna, e a conquistare la stima e l'ammirazione di tutti. Si tratta di Margaret Thatcher. Ebbene, Margaret Thatcher - lei oggi, Presidente, ha citato San Benedetto, ma anche Giovanni Paolo II, divenuto anche lui santo e credo che questo mio esempio le faccia piacere - il 4 maggio 1979, pur essendo protestante, varcando la soglia del n. 10 di disse, citando nell'insediamento San Francesco d'Assisi: Dove c'è discordia che si possa portare armonia; dove c'è errore che si porti la verità; dove c'è dubbio si porti la fede e dove c'è disperazione che si possa portare la speranza. Io penso che queste parole di San Francesco, citate da Margaret Thatcher, possano essere un buon avvio anche per noi. Buon lavoro, Presidente Meloni .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Rita Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.
RITA DALLA CHIESA(FI-PPE). Buonasera e buon lavoro al Presidente Meloni. Non ho mai voluto, nella mia lunga carriera televisiva, un copione, però, oggi, le pochissime parole che dirò me le sono scritte perché l'emozione di essere qui in mezzo a voi è fortissima, per quello che rappresenta il Parlamento .
Presidente, lei oggi qui in Aula ha detto una parola forte, una parola chiara, una parola che significa tante cose, che ho sentito oggi pronunziare anche dall'onorevole Provenzano e dall'onorevole De Raho: mafia. È una parola che spesso non fa parte di questo Parlamento, è una parola che è stata molto nella politica, qualche volta è stata anche nelle istituzioni e stamattina, quando lei l'ha nominata, mi ha molto colpito. Lei ha nominato Falcone, ha nominato Borsellino, ha nominato gli agenti della scorta, tante persone che sono rimaste sulla strada perché noi fossimo liberi, liberi dal marcio che rischiava di appiccicarcisi addosso.
Io sono passata nei corridoi di Montecitorio e ho visto la mostra, con le immagini di Borsellino, di Falcone, di Pio La Torre, di mio padre. La mostra si intitola: “A testa alta”. Io credo che loro ci guardino e che le istituzioni debbano continuare ad andare a testa alta. Lei ci crede, ci ha sempre creduto , lei ha sempre creduto nelle Forze dell'ordine.
Concludo subito. Quello che volevo dire è che, quando lei ha parlato di mafia, di Falcone, di Borsellino e di tutti gli uomini che sono morti per quell'ideale di giustizia e legalità, tutti si sono alzati in piedi ed è questo lo spirito con cui dovremmo lavorare adesso, di condivisione e non di ostilità. Cerchiamo di venirci incontro tutti, perché è importante, in questo momento del Paese, avere solidarietà - sì, solidarietà - ma soprattutto essere tutti insieme allo stesso tavolo di confronto.
Ancora grazie, onorevole Meloni, anzi Presidente Meloni .
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Governo.
Comunico che è stata presentata la mozione di fiducia Foti, Molinari, Cattaneo e Lupi n. 1-00002 .
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta della replica del Presidente del Consiglio dei Ministri, nonché delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei Ministri.
GIORGIA MELONI,. Grazie, Presidente. Grazie ovviamente a tutti i colleghi che sono intervenuti in questo dibattito. Ogni intervento è per me, per noi, prezioso: sia gli interventi di chi ha condiviso la relazione programmatica di questa mattina, sia quelli di chi non l'ha condivisa.
Gli interventi delle forze di maggioranza hanno, ovviamente, sottolineato una visione comune di Governo, hanno ricordato perché siamo qui, perché gli italiani ci hanno dato la loro fiducia.
Alle opposizioni voglio dire che, come ho affermato stamattina, ho sempre reputato utili anche le loro critiche, è valso anche oggi.
Io sono abbastanza d'accordo con Plutarco, che diceva che gli avversari hanno una grandissima utilità, perché loro provano a colpirti in ogni modo e nel farlo, ovviamente, ti aiutano a mettere a fuoco i tuoi punti deboli, dove magari stai sbagliando, cose che magari è più difficile dire per chi ti sta più vicino.
Io non avrò mai timore delle parole franche, delle parole dirette, delle critiche, anche molto decise. Sono una persona che l'ha fatto in passato, l'ho fatto a lungo, non ho mai risparmiato nessuno, non è mai mancato il rispetto da parte mia nei confronti dei miei avversari politici e non mi aspetto che l'opposizione oggi lo faccia con me, tutt'altro. L'unica cosa che chiedo - e sono gli elementi sui quali risponderò - è essere giudicata per quello che davvero dico, per quello che davvero penso, per quello che davvero ho fatto.
Ci sono tante cose sulle quali mi piacerebbe rispondere, tante cose che mi piacerebbe dire. Ho parlato già stamattina moltissimo e non farò una replica più lunga della mia relazione introduttiva. Mi limiterò a rispondere sulle questioni in merito alle quali penso che la lettura sia stata oggettivamente distorta o mistificata o, magari, sono stata io che non sono stata brava a spiegarmi o, magari, alcuni avevano scritto il loro intervento prima di sentire la relazione e alcune cose rimangono, in qualche maniera, inevase.
Vado per punti, anche se, ovviamente, temo che non sarò esaustiva; mi scuseranno coloro ai quali non risponderò direttamente.
È stato detto, ad esempio, che, quando si è dato vita al e al PNRR, c'era chi remava contro. Non mi risulta .
Mi risulta - perché questo dice la storia ed è verificabile, ringraziando Dio, come tutte le cose - che noi abbiamo sostenuto, proprio perché era una proposta che veniva dal centrodestra, come dicevo anche stamattina, l'emissione di debito comune per far fronte a una crisi come quella pandemica. Abbiamo dichiarato che sostenevamo quel meccanismo, non abbiamo mai votato contro quel meccanismo, ci siamo astenuti per alcune ragioni specifiche che abbiamo motivato. Ci siamo, per esempio, astenuti in quest'Aula, colleghi, perché, come ricorderete, le 370 pagine di relazione con le quali si impegnavano 250 miliardi di euro , che avrebbero ovviamente deciso le sorti dell'Italia nei successivi anni, arrivavano a un'ora dall'inizio della discussione. Ed io affermai, allora, che eravamo troppo responsabili per impegnare 250 miliardi di euro senza sapere su cosa li stessimo impegnando, ma questo lo dico anche per garantirvi che, domani, con questo Governo, non accadrà che voi dobbiate trovarvi a votare cose che non avete letto, perché il Parlamento deve avere riconosciuto il suo ruolo .
A volte abbiamo fatto chiarezza su alcune cose che si dicevano rispetto al PNRR che secondo noi non erano corrette, come il fatto che l'Italia doveva ringraziare di aver avuto più risorse di tutti gli altri per l'autorevolezza del Governo che aveva condotto la trattativa. Chi conosce la norma sul , sa che le risorse vengono distribuite sulla base dei principali fattori macroeconomici e, quindi, la ragione per la quale l'Italia aveva preso più risorse degli altri, oltre ad essere l'unica grande Nazione dell'Europa occidentale ad aver utilizzato fondi a debito, era che i fondamentali della nostra economia erano peggiori di quelli degli altri e, quindi, abbiamo potuto vantare maggiori risorse.
Non ero d'accordo, e non siamo stati d'accordo, quando qualcuno raccontava le risorse del PNRR come soldi che piovevano dal cielo; perché le ricordiamo le prime pagine dei giornali. Centoventidue miliardi di euro noi li prendiamo a debito, li ripaghiamo, e quanto ai rimanenti 68 a fondo perduto, nello stesso periodo, nei 6-7 anni in cui queste risorse vengono distribuite, noi allo stesso fondo diamo 34 miliardi di euro. È la ragione per la quale queste risorse devono essere spese con la massima efficacia possibile ed è la ragione per la quale io non capisco la tesi di chi dice che niente è possibile toccare, come se noi non ci rendessimo conto che con l'aumento dei costi delle materie prime, se noi non affrontiamo questo tema, banalmente, le gare che devono mettere a terra quelle risorse andranno deserte . E proprio chi vuole spendere quei soldi si pone il problema di come si possano spendere nel migliore dei modi.
Ho sentito dire che consideriamo colpevoli i percettori di reddito di cittadinanza, che loro sono il problema. Io non ho mai considerato i percettori di reddito di cittadinanza il problema: ho considerato, a volte, un problema una classe politica che si accontentava di tenere persone in quella condizione di difficoltà pur di farci cassa elettorale, non ne ho fatto mistero . Ho detto che occorre ragionare su un sistema che evidentemente ha avuto dei problemi e che non funziona, in cui - notizia di ieri - il fa in media non più di un colloquio di lavoro al giorno. Sapete perché? Amartya Sen, premio Nobel per l'economia , diceva sulla povertà una cosa importante. L'aveva conosciuta, l'aveva conosciuta da vicino, diceva: la vera povertà non è la mancanza di soldi, la vera povertà è la tua impossibilità di migliorare la condizione nella quale ti trovi, che è data da quello che ti circonda .
Quando noi abbiamo detto, parlando, ad esempio, al Mezzogiorno d'Italia, che la nostra soluzione per il Mezzogiorno d'Italia è il reddito di cittadinanza, il messaggio che abbiamo dato a quelle persone è: non posso migliorare la tua condizione , posso mantenerti in quella condizione, ma lì rimarrai.
Allora, io penso che una persona che nasce in difficoltà e che si trova in condizioni di povertà non debba solamente sopravvivere, ma, se ha uno Stato che l'aiuta, debba ambire a diventare benestante .
Questo è il tema e questo si fa con il lavoro, si fa mettendo le persone nella condizione di dare quello che hanno, di mostrare quello che valgono Ma, ovviamente, lungi dal considerare quelle persone - per questo parlavo di sconfitta, oggi - come un problema. Sono le risposte che sono state date - a mio avviso, inadeguate - a quel problema, del quale abbiamo sempre parlato.
Ho sentito dire che io vorrei le donne un passo dietro agli uomini. Mi guardi, onorevole Serracchiani, le sembra che io stia un passo dietro agli uomini ? Voglio dire, non so da che cosa lei abbia evinto questa lettura, ma le devo dire che non la condivido. Non so da che cosa lei abbia evinto questa lettura, ma io stamattina ho parlato di lavoro, di , di una società che non costringa a scegliere tra lavoro e maternità. Certo, ho parlato anche di natalità. Certo, ho parlato anche di famiglia. Sa perché? Perché io considero, sì, una sconfitta che una donna debba rinunciare a lavorare per avere un bambino. Ma considero altrettanto una sconfitta che una donna debba rinunciare ad avere un bambino per lavorare ! Quindi, quando si dice di aiutare la famiglia e la natalità, lo si fa per garantire piene libertà! È la sfida! È una sfida sulla quale immagino che siamo d'accordo, spero
Io chiedo libertà totale, concreta, reale, perché io sono una privilegiata, sono una madre e sono una privilegiata. E se è così difficile per me mettere tutto insieme, ancora di più mi rendo conto di quanto sia difficile per tutti gli altri che non hanno i miei e i suoi e i nostri privilegi, lo capiamo tutti! E allora questa è la domanda … Sì, chiedo scusa, mi rivolgo alla Presidenza. E, quindi, penso… sì, sì, penso… posso guardare, però? Posso guardare? Posso guardarvi? Ok, non cito, guardo. Quindi, dicevo, penso che le cose si debbano giudicare per il merito. Poi, certo, magari abbiamo priorità diverse, si è fatta polemica… il Presidente, la Presidente… su questo abbiamo un'idea diversa. Io non ho mai considerato che la grandezza della libertà delle donne fosse potersi far chiamare “capatrena” ! No, io ho pensato che fossero cose più concrete, quelle sulle quali bisognava lavorare e per le quali bisognava battersi. Punti di vista, punti di vista, priorità. Ma non dubitate, non dubitate voi, non dubitino le donne italiane: non hanno decisamente nulla da temere con questo Governo. E, Presidente, vorrei dire all'opposizione che io sono convinta che, in cuor loro, non lo pensino neanche loro.
Dopodiché, si è parlato di mafia. Ci sono molte cose da fare su questo e sono contenta che sia un punto sul quale c'è stata molta condivisione. La criminalità mafiosa si combatte, ad esempio, e su tutto, dal mio punto di vista, colpendo i proventi dell'attività illecita, rendendo le risorse sottratte ai disponibili per scopi sociali e istituzionali. Oggi, la frontiera del contrasto è, a mio avviso, principalmente questa: togliere ai clan e, finalmente, fare in modo che la villa del boss diventi una stazione dei Carabinieri o una scuola materna. Oggi, larga parte di quei beni non sono utilizzabili. Ci vogliamo lavorare insieme? Spero che vorremo lavorarci insieme. Spero che si possa lavorare insieme nei prossimi giorni, ad esempio, parlando di cose concrete, per impedire che venga meno uno degli istituti che sono stati più efficaci contro la mafia, che è il carcere ostativo Spero che su questo ci si voglia dare una mano, perché, sono d'accordo, la questione della lotta alla mafia non è un tema di retorica, è un tema che si affronta con provvedimenti concreti.
Voglio dire al collega Suamoro…
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO-AVS). Soumahoro!
GIORGIA MELONI, . Soumahoro… scusami… che tutti ci sentiamo scolari della storia, sai ? Altrimenti, saremmo ignoranti, saremmo ignoranti del presente, saremmo senza futuro … Non ho dato del “tu” a nessuno… Chiedo scusa all'onorevole collega… Va bene, va bene, va bene… Ah, era il “sai”… scusi, ha ragione, “sai” “sai”… ha ragione, ha ragione, avete ragione, errore mio … calmi, chiedo scusa. Succede, nella vita, di sbagliare, basta saper chiedere scusa quando accade .
Dicevo, sono d'accordo con buona parte di quello che ho sentito dire dal collega. Il patriottismo non può non essere anche solidale, perché il principio di solidarietà, insieme al principio di sussidiarietà, è un fondamento della nostra Costituzione. Come stamattina dicevo che ritengo una vergogna tanti suicidi in carcere, ritengo una vergogna anche lo sfruttamento “in nero” dei migranti in agricoltura. Ci sentiamo impegnati a dare risposte su questo. E forse il tema dell'immigrazione è esattamente questo: per anni, ci è stato detto che l'immigrazione illegale di massa, non controllata da adeguati flussi, serviva perché gli immigrati avrebbero fatto lavori che gli italiani non volevano fare. Sarebbe stato un principio sbagliato. Io penso che, se accogli qualcuno nella tua comunità, non lo accogli per essere un lavoratore di serie B, lo accogli per dargli la stessa vita che vuoi dare ai cittadini italiani . Ed è la ragione per la quale i flussi vanno governati, perché questo si riesce a fare se ovviamente - fermo restando il tema dell'asilo, come dicevo stamattina e ribadisco che non c'è alcuna volontà di modificare e mettere in discussione il diritto di asilo, che per me è assolutamente sacro - parliamo di immigrazione. Di immigrazione, che in questi anni non è stata gestita, e il risultato di non gestire quei flussi migratori è che qualcuno ha considerato solidarietà far entrare in Italia centinaia di migliaia di persone e poi non farsi il problema che molte di queste persone finivano a spacciare droga nelle strade o nelle mani della prostituzione . Questo accade quando non si gestiscono i flussi.
E io dico anche di più. Io penso anche qualcosa di più. Penso che la verità del rapporto tra immigrazione e lavoro non fosse - come ho detto tante volte, perché non ho cambiato idea su niente, signori, purtroppo - che gli immigrati facevano lavori che gli italiani non vogliono fare. Penso che la verità sia che li fanno a condizioni che gli italiani non sono disposti ad accettare. Il che significa anche, come abbiamo detto molte volte, che spesso l'immigrazione illegale di massa è stata utilizzata come uno strumento nelle mani delle grandi concentrazioni economiche, per rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori . Anche quella non la considero solidarietà. Continuo a ritenere che l'immigrazione vada governata e che, per quello che riguarda ovviamente il diritto d'asilo, si possa e si debba fare, come dicevo stamattina, una distinzione per stabilire e riuscire a fare un Piano europeo, una missione europea, che ci consenta di aprire gli in Africa governati dalla comunità internazionale, di valutare le richieste e poi di distribuire equamente i profughi nei 27 Paesi dell'Unione europea.
Sul Piano per l'Africa, si è detto che c'è già stato, ma, allora, forse non è lo stesso Piano per l'Africa che ho in mente io. Parlo, da tempo, con diverse associazioni di patrioti africani e ogni volta che mi è capitato, loro hanno detto una cosa che qui non cita mai nessuno: anche loro non se ne vogliono andare da casa loro.
Ossia, quel diritto, del quale si parlava stamattina, di lottare e di combattere la fuga dei cervelli italiani, vale per gli italiani ma io credo debba valere anche per l'Africa , per gli africani, per tutti quelli che non vogliono lasciare la propria terra, la propria identità e le proprie famiglie, e che chiedono aiuto per sviluppare il loro futuro e crescere nella loro comunità .
Sulle autonomie - mi dispiace che sto andando senza un filo conduttore, ma cerco di rispondere a più cose possibili - apro una parentesi: ovviamente il riferimento specifico a Bolzano non era il tentativo di creare una gerarchia tra questa e le altre autonomie o di non avere adeguato rispetto per le altre. Io sono assolutamente dell'idea che tutte le regioni e le province a statuto speciale vadano difese e mi dispiace se la formulazione della frase può aver tradito un'altra lettura.
Si è detto che il merito nell'istruzione sarebbe nemico dell'uguaglianza. Non sono d'accordo. È esattamente su questo che cerchiamo di invertire la rotta rispetto a quello che abbiamo visto negli ultimi anni, all'impronta progressista che è stata data anche alla scuola italiana, che si dava come obiettivo quello di livellare nel punto di arrivo per avere la certezza che ci fosse uguaglianza. Tuttavia, quella non è uguaglianza. Uguaglianza e merito non sono l'uno avversario dell'altro, uguaglianza e merito sono l'uno fratello dell'altro . L'uguaglianza va garantita nel punto di partenza - e questo, ovviamente, lo deve garantire la scuola pubblica - come la si deve garantire in altri versanti e in altri ambiti, quali la sanità pubblica. Nella scuola pubblica tutti devono avere le stesse possibilità, indipendentemente dalla famiglia nella quale nascono o dalla città nella quale nascono, indipendentemente dalle loro condizioni di partenza. Tutti sulla stessa linea di partenza, ma non tutti sulla stessa linea d'arrivo: dove arrivi deve dipendere da te nel momento in cui tutti hanno le stesse opportunità. Altrimenti è certo che non esisterà alcuna uguaglianza se le persone che potrebbero crescere più delle altre, anche non venendo da un contesto familiare favorevole, non possono andare oltre un certo tetto che è stato posto sopra la loro testa. Credo che questa sia la sfida: tutti devono poter arrivare ovunque. Questo vuol dire : Amartya Sen ti ringrazia!. Prego, figuriamoci. Io penso che questa sia la base per combattere una società nella quale il tuo destino - perché l'Italia, diciamoci la verità, questo problema lo ha avuto - per buona parte è segnato dalla famiglia di provenienza o dalle amicizie che hai. Io non voglio una Nazione nella quale il destino delle persone si decide in base alle amicizie o alle famiglie; io voglio una Nazione nella quale il destino delle persone si decide in base al loro valore ed esclusivamente in base al loro valore .
Sul Sud la nostra attenzione sarà massima; il tema della discussione sulla delega sui porti non esiste, se non nelle osservazioni delle opposizioni. Anzi, noi abbiamo scelto di istituire un Ministero appositamente dedicato al Mezzogiorno e di legarlo a un altro tema fondamentale che è quello delle politiche sul mare, perché questo, dal nostro punto di vista, è un nazionale strategico che non è mai stato valorizzato come si sarebbe dovuto. Mi pare un tentativo di allargare le possibilità di sviluppo e di credere nelle possibilità di sviluppo indipendentemente dal tema, come dicevamo, del tipo di assistenzialismo che si riesce a fare.
Così come è stato detto del Ministero della Transizione digitale. Non disperate. Insomma, voglio tranquillizzare tutti, il Dipartimento per la Transizione digitale sarà ed è esattamente al suo posto, sarà affidato a un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Quindi, non si perderà neanche un minuto del lavoro che è stato fin qui fatto e, anzi, lo rilanceremo ancora di più perché il tema della transizione digitale - lo sapete meglio di me - impegna importantissime risorse nell'ambito del PNRR e, ovviamente, faremo quello che va fatto.
Qualcuno ha detto che una tassa piatta sarebbe in contrasto con il dettame costituzionale della progressività. Io penso che, però, sfugga che nel sistema fiscale italiano la tassa piatta è già prevista in diversi casi. Le imprese soggette a Ires già pagano un'aliquota fissa, il 24 per cento sul reddito delle persone fisiche, e sulle rendite finanziarie viene applicata un'aliquota fissa del 26 per cento. Mi corre l'obbligo di ricordare che la tassa piatta o, se si preferisce, l'imposta fissa di 100.000 euro, che sostituisce per 15 anni l'Irpef sui redditi prodotti all'estero per gli ipermilionari stranieri che trasferiscono la residenza in Italia, è stata introdotta proprio dal Partito Democratico . Il problema, invece, sembra l'estensione da 65.000 a 100.000 euro per i lavoratori autonomi che rientrano nel regime forfettario.
Mi avvio alla chiusura, parlando brevemente di Europa. Ho sentito dire un po' di tutto: avete cambiato pagina, non dite le stesse cose, sono contento che abbiate scoperto l'Europa, eccetera. Rispetto a questo tentativo continuo di dire che siamo noi che avremmo cambiato idea, mentre dall'altra parte si dice che la Meloni non indietreggia su nulla, mi sembra che qualcosa non torni. Non sarà magari che il racconto che è stato fatto su di noi, su quello che credevamo, su quali fossero realmente le nostre posizioni è stato un tantino forzato, nel tentativo disperato di costruire l'immagine del mostro, e che, una volta diventato difficile dimostrare che quel mostro esiste, si è dovuto inventare che il mostro ha fatto una svolta? Guardate, vi dirò come la penso: nel sistema italiano le svolte sono sempre state delle giravolte; non ve ne aspettate da noi, per cortesia , perché non siamo persone abituate a fare giravolte.
A proposito di Europa, sentivo il collega Magi dire: lei parla dell'energia e di quello che l'Europa non ha fatto. Quello che, secondo me, sfugge ad alcuni è che per credere in un'aggregazione o integrazione europea non si deve per forza essere federalisti. O qualcuno vuole sostenere la tesi che de Gaulle fosse un nemico dell'Europa? Ci sono ipotesi diverse, che in un mondo normale farebbero parte di un dibattito. Che cosa sostengo io? Sostengo che l'Europa si sia, per paradosso, occupata di tantissime materie che avrebbero dovuto essere lasciate alla competenza degli Stati nazionali, quelle più prossime alla vita dei cittadini, e abbia mancato sulle grandi questioni strategiche. Quindi, credo che un'Europa che voglia essere forte, soggetto politico forte, soggetto strategico forte, dovrebbe fare meno e farlo meglio e non occuparsi di tutto, non entrare in tutti i nostri ambiti di organizzazione. Guardi, è scritto nei Trattati: principio di sussidiarietà, cioè non faccia Bruxelles quello di cui si può meglio occupare Roma e non faccia Roma, da sola, quello per cui serve Bruxelles (. È esattamente questo il tema che vi ho posto questa mattina. Noi possiamo dirci che su questi temi l'Europa è sempre stata presente? Energia, materie prime, catene del valore ? Scusate, adesso ci arriviamo, arriviamo anche qui. Ci arriviamo, non si preoccupi, io sono una persona che risponde, non sono abituata a nascondermi.
Materie prime, energia, catene del valore, lo ripeto, catene del valore: noi non controlliamo più niente in Europa e questo è un grande tema che, secondo me, va portato all'attenzione dell'Unione europea. Noi ce ne accorgiamo oggi col tema energetico, ma non è l'unico tema. Quando c'è stata la pandemia, e noi avevamo completamente consegnato all'Asia tutta la produzione dei semiconduttori e dei , la Cina ha deciso chiaramente di dare la priorità al mercato interno e noi ci siamo trovati con intere catene del valore che non camminavano più. È un tema? Sì, secondo me quello è un tema. Per alcune materie lo si affronta anche a livello nazionale, per altre materie lo si affronta a livello europeo, per altre materie lo si affronta, secondo me, a livello di , cioè con le Nazioni alleate, o di ; ma è un tema.
Su tutto questo, a me pare che l'Europa abbia perso dei treni e, guardate, non per i sovranisti, colleghi, perché comunico che non sono i sovranisti che comandano in Europa. E scusate: anche qui, noi citiamo sempre Orbán, si cita sempre Orbán, ma l'atteggiamento della Germania di queste settimane, che io comprendo dal punto di vista della difesa dell'interesse nazionale, come lo chiamiamo? Quello è europeismo? Perché, vede, la materia della politica estera, la materia europea, è un po' più complessa di come viene raccontata spesso in quest'Aula e anche quella delle alleanze. Si dice che le due cose non stanno insieme: tra Macron ed essere presidenti dei conservatori europei. In effetti, se non stessero insieme probabilmente il Presidente Macron non avrebbe incontrato il Presidente del Consiglio italiano , ma per le persone che fanno politica queste materie si affrontano in modo diverso. Io non devo fare nessuna scelta, colleghi del PD. “Scelga”: io non devo fare nessuna scelta, perché la mia scelta l'ho già fatta da tempo e la mia scelta è sempre e solo difendere l'interesse nazionale italiano ! Non farò mai la di nessuno! Non farò mai la di nessuno, è questo che non si riesce a capire.
Questo ovviamente comporta relazioni diffuse, un piano politico e un piano di Governo e comporta comprendere che le Nazioni con le quali ci si confronta saranno sempre Nazioni che, in ragione della loro storia e della loro identità, non avranno esattamente la nostra stessa visione.
La politica estera non si taglia con l'accetta, dal mio punto di vista. È un tema sul quale bisogna avere la lucidità di chiedersi da dove si vuole partire. C'è chi ha deciso di partire dal tema del posizionamento internazionale e c'è chi decide di partire dal tema dell'interesse nazionale. Questa è una grande differenza: io comprendo la vostra e vi chiedo di comprendere la mia .
Anche qui - e chiudo davvero - su aborto e diritti ho sentito dire: “Non le crediamo. Lei ha usato parole chiare, ma non le crediamo”. Forse la mia idea di politica non è la stessa di altri, perché penso non si possa negare che per tutto il mio percorso politico io mi sono assunta sempre la responsabilità di dire quello che pensavo e l'ho pagato quando lo dovevo pagare, perché la politica e la storia alla fine la verità la tirano fuori e, quindi, non conviene mentire. Altri preferiscono, diciamo, essere dei in politica: si guarda a cosa la gente vuole che si dica e dicono esattamente quello. Io ho sempre detto quello che pensavo. Se dico che non voglio fare una cosa, banalmente non la farò; se la voglio fare, banalmente lo dirò. Credo che con questo ci si debba fare i conti, perché accetto, ovviamente, di essere criticata su quello che dico e che faccio realmente, ma non di essere criticata sul fatto che non sarei una persona sincera. Credo che questo davvero non si possa in coscienza sostenere, per la storia di Fratelli d'Italia e per il lavoro che abbiamo fatto in questi anni .
Non ho bisogno di convincere le persone che sono una persona che dice la verità, ma comunque su questo ovviamente vi convinceranno i fatti, perché, in fin dei conti, come dicevo, mi interessa il giudizio della maggioranza ovviamente, dei partiti della maggioranza e dei colleghi della maggioranza. E mi interessa anche il giudizio dei colleghi dell'opposizione, anche se si tradisce sempre il tentativo di voler dare una legittimazione, come se ci fosse sempre qualcuno che vale più di qualcun altro. Non sono i partiti a dare la legittimazione l'uno all'altro: sono i cittadini che danno la legittimazione ai partiti in politica e penso che forse dovremmo interrogarci - e concludo - anche su questo.
Ho apprezzato il dibattito di oggi perché è stato un dibattito franco, come franca sono abituata ad essere io, ma è stato anche un dibattito molto corretto, nonché un dibattito rispettoso e composto. Spero che continuerà, perché quello che forse noi non abbiamo sempre capito è che questo tentativo di delegittimare l'avversario, alla fine, ha finito per indebolire tutta la politica e quando la politica è debole sono altri che diventano forti, ma quegli altri, a differenza della politica, molto spesso non hanno la legittimazione popolare.
Per cui, dialogare con il proprio avversario riconoscendolo come avversario, anche dialogare con forza e con veemenza - io, come ripeto, l'ho fatto, non è una cosa che mi spaventa - ma riconoscendo, comunque, che in quel soggetto, in quel partito e in quella realtà c'è una legittimazione che viene dalla democrazia di questa Nazione, non serve a quell'avversario: serve alla credibilità delle nostre istituzioni e serve al ruolo della politica, un ruolo a cui la politica ha per troppo tempo abdicato e che oggi vogliamo contribuire a restituirle . Credibilità per la politica, credibilità per le sue istituzioni, credibilità per questa Nazione! Grazie .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla mozione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà, per tre minuti.
RENATE GEBHARD(MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, Ministre e Ministri, la nostra priorità, come Autonomie e Minoranze Linguistiche, è l'impegno per la tutela e il rafforzamento - anzi, il ripristino - delle autonomie, garantito costituzionalmente nonché a livello internazionale.
Apprezziamo molto, quindi, quanto da lei dichiarato in riferimento alla tutela delle autonomie speciali e, in particolare, al ripristino degli standard di autonomia che nel 1992 hanno consentito il rilascio della quietanza liberatoria per chiudere una controversia pendente dinnanzi all'ONU. Per noi questo è un passo importante e auspichiamo che sia l'inizio di un dialogo, di un confronto e, non da ultimo, di una collaborazione costruttiva, con quell'approccio pragmatico e concreto che è stato il filo conduttore del suo discorso di insediamento. Dunque, ne prendiamo atto con onestà intellettuale e politica. Abbiamo apprezzato, altresì, lo spirito costruttivo verso un'Europa unita e indispensabile che lei ha voluto sottolineare.
La Südtiroler Volkspartei, anzi la componente delle Minoranze Linguistiche, si asterrà sulla questione di fiducia . Questa astensione va letta come apertura, come attesa e come disponibilità a creare un rapporto costruttivo che, nel rispetto di posizioni che probabilmente non coincideranno in tanti punti, ci consenta di ottenere risultati utili per il nostro territorio, nell'interesse di tutta la cittadinanza e nel pieno rispetto del principio di tutela delle minoranze linguistiche, che è stato l'origine di questa autonomia.
Buon lavoro a lei, prima signora Presidente del Consiglio dei Ministri nella storia d'Italia, e al suo Governo e .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà, per tre minuti.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, +Europa voterà “no” sulla richiesta di fiducia di oggi e non per un pregiudizio, come lei ha detto questa mattina, ma per un giudizio fondato sulle cose che lei, insieme ai suoi alleati, ha detto, scritto e propagandato mentre diventava la indiscussa della destra italiana e portava il suo partito al 26 per cento.
Questo giudizio non è stato incrinato dal lungo discorso di oggi, un discorso evocativo, identitario e celebrativo, ma assai poco programmatico.
Sull'Europa lei ha detto: “Noi rispetteremo le regole” - bene, ci mancherebbe altro - “ma poi le regole possono essere cambiate”. La cosa che io non ho capito è quale sarà la posizione dell'Italia in Europa: le amicizie rivendicate con Orbán e i polacchi, oppure un asse più faticoso e più dignitoso con Francia, Germania e Spagna, magari per cambiare il Patto di stabilità? E non parlo di cose del passato: parlo di cose di un mese fa, quando lei ha difeso Orbán, censurato dal Parlamento europeo. Lei lo ha difeso, dicendo che Orbán ha vinto le elezioni.
Lo Stato di diritto non sono le “democrature” elettorali e anche questa è una scelta di campo. Mi spiace che lei abbia detto che non c'è problema. C'è un problema: siamo contro le autocrazie e alleviamo, con il consenso del Governo italiano, le autocrazie filoputiniane dentro l'Europa. Su una cosa sono d'accordo con lei: l'Ucraina. Sull'Ucraina ci troverà al suo fianco; al suo fianco più di quanto saranno al suo fianco i suoi alleati, anche quando i suoi alleati la lasceranno. Presidente del Consiglio, sui diritti. Lei ha detto che sull'aborto non cambierà nulla. Io voglio dire: “Ci mancherebbe altro”! Spero che anche nelle regioni come le Marche, governate con un presidente di Fratelli d'Italia, le donne possano accedere all'interruzione di gravidanza senza doversene andare. Sempre sui diritti: lei pochi mesi fa, a Marbella, in Spagna, ha usato il sovranista anti-diritti, che va da Steve Bannon a Orbán, al patriarca Kirill e a Putin stesso. Ha parlato di e di ideologia . Presidente, non esistono , non esiste ideologia : esistono persone che, come lei dice, cercano la libertà e si battono per i propri diritti. È un messaggio pericoloso quello della e dell'ideologia nei confronti di migliaia di ragazzi. Sulla cannabis ho capito che preferisce il mercato criminale delle mafie, a differenza di quanto fanno in Canada, negli Stati Uniti e presto faranno anche in Germania.
Sull'economia. Libertà economica, visto che si parlava di libertà, o corporativismo? ITA la privatizziamo, come ha voluto il Governo Draghi e si sta facendo, oppure facciamo un passo indietro per rinazionalizzare le perdite? La libertà economica o il corporativismo sulla concorrenza? Taxi e balneari, restano lì dove sono a godersi le rendite oppure, come voleva Draghi, andiamo in fondo? La tassa piatta chiamamola : se state per chiamare un Ministero della Repubblica italiana con un nome inglese, “” possiamo anche usare “”! Il cuneo fiscale: avrei voluto capire come e con quali risorse. Le pensioni: proseguiamo con i prepensionamenti di quota 100, che favoriscono i maschi del Nord con la carriera professionale migliore e il pubblico impiego? Altrimenti è inutile, signor Presidente del Consiglio, parlare dei giovani che non avranno la pensione: se farete i prepensionamenti scaricherete il debito sulle nuove generazioni.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Concludo. signor Presidente del Consiglio, noi non le voteremo la fiducia. Io, in questi giorni, vedo un sacco di analisti che scommettono sull'eterno gattopardismo italiano, che dicono: “Ma vedrai che non cambierà niente”. Io, invece, penso che lei il cambiamento lo vuole portare. Non è il cambiamento dello Stato di diritto che piace a me, non è il cambiamento europeista della costruzione dell'integrazione europea. Dobbiamo devolvere nuove competenze, altro che Europa delle Patrie! Sull'energia: devolviamo competenze sull'energia all'Unione europea e ci avrà al nostro fianco. Io credo che lei voglia un cambiamento: non è il mio cambiamento. Ci opporremo su questo, faremo un'opposizione seria, rigorosa, liberale, europeista e libertaria
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
MAURIZIO LUPI(M-NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, i deputati di Noi Moderati-MAIE voteranno la fiducia al Governo. Lo faranno convintamente, perché siamo parte della coalizione che ha vinto le elezioni con un suo programma unitario e sul quale abbiamo chiesto il voto agli italiani. Gli italiani hanno premiato questa capacità programmatica e di unità. Ci siamo presentati insieme, anche se ognuno con la propria storia e identità politico-culturale. Insieme abbiamo fatto nascere il Governo, insieme dobbiamo lavorare perché realizzi ciò per cui gli italiani ci hanno dato la responsabilità di guidare il Paese, in questa grave contingenza internazionale ed economica. Gli elettori - lo ha sottolineato anche lei -, per la prima volta da undici anni a questa parte, hanno determinato una maggioranza politica in Parlamento e una minoranza e ad entrambe hanno affidato una responsabilità. La situazione che si è determinata permette la rinascita di un rapporto oserei dire naturale, istituzionalmente e politicamente corretto tra Esecutivo e Parlamento. Non esercitare la responsabilità che ci è data non vorrebbe dire solo tradire la propria parte politica, ma venir meno alla fiducia degli italiani.
Abbiamo l'occasione di ricostruire un rapporto di vera rappresentanza tra eletti ed elettori, tra società e politica. Sprechiamo questa occasione e rimpiangeremo il 63 per cento di votanti, che pure abbiamo giustamente giudicato come un grave segno della disaffezione del popolo nei confronti della politica. Lei ha fatto bene a parlare di diritti e doveri di chi vince le elezioni. Il primo dovere, come lei ha ricordato, è liberare le migliori energie di questo Paese. L'obiettivo è costruire un futuro di crescita, di libertà, di benessere e di sicurezza per l'Italia, partendo con chiarezza dalla nostra collocazione internazionale. Dice un grande studioso francese, Rémi Brague, che non c'è il diritto del più forte: non esiste diritto che non sia diritto del più debole. Il diritto, anche quello internazionale, ha ragion d'essere per difendere gli aggrediti, mai per giustificare gli aggressori. Non è il tempo di distinzioni, tutte giocate ideologicamente al passato, ma è il tempo di costruire insieme. Libertà, benessere e crescita si costruiscono su tre pilastri. Il primo, è investire in educazione, nella formazione degli insegnanti, nel loro aggiornamento, nella considerazione del merito - merito! - che maturano tutti i giorni in classe e nel relativo adeguamento della retribuzione. Investiamo in edilizia scolastica, nella libertà di educazione, eliminando gradualmente le discriminazioni economiche verso le scuole paritarie, che poi sono discriminazioni verso gli studenti che frequentano e verso le loro famiglie. Investiamo, incentiviamo il rapporto tra mondo della scuola e mondo del lavoro, incentivando gli istituti tecnici superiori. Abbiamo il coraggio di attuare quell'autonomia scolastica che è legge da vent'anni nel nostro Paese, inapplicata nell'indifferenza generale.
Il secondo pilastro, che ha ricordato fortemente, è la famiglia. Politiche di conciliazione lavoro e famiglia per le donne, soprattutto per le madri, politiche fiscali che permettano di detrarre tutto ciò che una famiglia investe. Dico “investe”, non “spende”, perché si tratta di un investimento, cioè tutto ciò che una famiglia investe per l'educazione e l'istruzione dei propri figli.
Il terzo pilastro è il lavoro. Detto in estrema sintesi, non ci interessa una crescita che non crei lavoro e occupazione. Il lavoro non è sostituibile con l'assistenzialismo, né creabile per decreto. Il lavoro lo danno le imprese. Se vogliamo creare lavoro, cioè aiutare veramente le famiglie e ricostruire un tessuto sociale di solidarietà, in cui ognuno percepisca l'utilità del suo contributo alla comunità in cui vive e al bene comune, dobbiamo sostenere e incentivare le imprese con lo strumento fiscale e sul terreno della formazione. Non siamo, come lei ha detto, un Paese di materie prime. La nostra materia prima si chiama capitale umano. Per questo - mi permetta di ridirlo - sono incomprensibili e francamente strumentali le polemiche sulla parola “merito”. Ricordo l'articolo 34 della nostra Costituzione. È proprio l'articolo che si riferisce all'istruzione che parla di valorizzare i capaci e i meritevoli. E cosa sono i capaci e i meritevoli, se non sintetizzati nella parola “merito”? Credo che questo valga più di qualsiasi risposta a polemiche strumentali.
Sul lavoro ci sarebbe molto da dire, ma mi permetta una sola nota, anche perché si spiega ancora di più la sottolineatura che lei ha fatto sul cuneo fiscale, come strumento fondamentale per ridare dignità al lavoro e agli stipendi. Anche da cattolico, mi permetto di ricordare che uno dei peccati più gravi è quello di non dare la giusta paga agli operai. C'è in gioco il dovere della giustizia, che deve essere il fine della nostra azione, e la lungimiranza di un Paese che vuole crescere. Lo ripeto: la dignità non la dà un decreto; la dignità, che è propria di ogni essere umano, si rafforza e si concretizza con il lavoro. È per questo - non è un gioco di parole - chiudo augurando buon lavoro al nuovo Esecutivo. Noi Moderati ci siamo e faremo la nostra parte .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(MISTO-AVS). Grazie, Presidente. Noi di Alleanza Verdi e Sinistra voteremo contro la fiducia al Governo. Le dichiarazioni programmatiche e l'idea di Paese che esse prefigurano destano in noi grandi preoccupazioni e così la replica. Per questo staremo in guardia, dentro e fuori il Parlamento.
Determinato sarà il nostro impegno a difesa delle libertà e delle conquiste democratiche per cui hanno lottato molte generazioni di donne e uomini. La sfera dei diritti sociali e civili non va contratta, semmai espansa. E misuriamo allora questa vostra disponibilità: legge sul fine vita, legalizzazione della cannabis, riforma della legge sulla cittadinanza che parta dallo e dallo , i diritti delle persone LGBT+, di tutte le minoranze, con particolare attenzione alle persone con disabilità e a chi se ne fa carico. Non metterete mano alla legge n. 194 del 1978: bene. Ma l'autonomia, l'autodeterminazione delle donne, l'inviolabilità del corpo femminile devono sempre essere salvaguardate. Il desiderio di maternità delle donne va sostenuto, certo, ma anche al di fuori della famiglia tradizionale e non in funzione dello Stato, con interventi, servizi, assistenza, spazi sociali, città sane e a misura di bambine e bambini. E proprio pensando alle nuove generazioni, Presidente, voi dovete assumervi la responsabilità rispetto alla crisi ambientale e climatica. È necessario il rispetto degli impegni assunti a livello europeo e internazionale, anche in ragione del fatto che l'Italia rientra tra le aree più colpite e si surriscalda più velocemente della media globale. L'adattamento deve diventare un investimento prioritario per evitare danni incalcolabili e nuove tragedie umane. Per questo presenteremo una proposta di legge organica sul clima e una sul consumo del suolo, e su questo terreno vi sfideremo. Crisi climatica, crisi energetica, crisi sociale e gli effetti drammatici che ne derivano possono, e devono, essere affrontati con un approccio sistemico e una visione di futuro, abbandonando atteggiamenti di superficialità e approssimazione che anche oggi sono emersi. Giustizia ambientale e sociale sono i cardini del nostro programma e della nostra azione politica. Di fronte all'aggravarsi progressivo delle condizioni materiali di milioni di persone e di migliaia di imprese, gli interventi devono essere tempestivi ed efficaci, ma anche lì misuriamoli. Ancora, l'abolizione del , una riforma del lavoro che superi precarietà e insicurezza, il salario minimo di 10 euro l'ora, la tutela automatica del potere d'acquisto di salari e stipendi e la garanzia del reddito di cittadinanza, perché il lavoro non c'è. Serve una politica dell'immigrazione che garantisca persone e percorsi migratori sicuri, accoglienza e integrazione, e partiamo dalla cancellazione di quell'orrendo Italia-Libia .
Lo ribadiamo, all'aumento del costo delle bollette, al riaccendersi dell'inflazione va data risposta prevedendo, sì, il tetto al prezzo del gas, il disaccoppiamento dei prezzi dell'elettricità e del gas, il prelievo fino al 100 per cento degli extraprofitti generati dalla speculazione , da destinare a famiglie e imprese, e lo sblocco delle autorizzazioni per 150 gigawatt di impianti di energie rinnovabili, fino a coprire l'80 per cento del fabbisogno nazionale entro il 2030, e un piano graduale di uscita dalla produzione fossile nazionale entro il 2045.
Per finire, l'angosciante ripresa, da parte delle maggiori potenze mondiali, della politica della forza e delle armi rischia di provocare la dissoluzione dell'Europa. L'aggressione della Russia di Putin all'Ucraina è l'atto più violento e drammatico dell'attuale fase storica. Per uscire dalla logica di guerra mondiale di fatto permanente è necessario rilanciare, con ogni sforzo, la via diplomatica, il metodo della trattativa ad oltranza, la cui premessa indispensabile è un cessate il fuoco generale, per trovare i punti d'accordo e di compromesso che evitino un' militare e pongano le basi per un nuovo, duraturo e condiviso equilibrio nell'intera regione. Il ripudio fermo di ogni guerra, il faticoso e costante lavoro per la pace, il diritto di autodeterminazione dei popoli sono i riferimenti imprescindibili di una vera politica internazionale. In questo quadro, l'impegno dell'Italia e dell'Europa per la pace e la sicurezza globale deve partire dal ripristino del dialogo multilaterale e da una spinta verso il disarmo globale prima che sia troppo tardi . Noi di Alleanza Verdi e Sinistra parteciperemo alla manifestazione per la pace che si svolgerà a Roma il 5 novembre e invitiamo tutto il Parlamento a essere con noi in quella piazza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, in democrazia chi vince le elezioni governa, e voi avete vinto le elezioni e avete l'onere di governare. Noi abbiamo, invece, l'onere di una opposizione netta, molto determinata, ma altrettanto costruttiva, nell'interesse del Paese. Credo che, per l'ennesima volta, anche lei debba fare un po' i conti con una prassi che ha caratterizzato qualche suo predecessore, e anche il neo-collega avvocato del popolo, che hanno dovuto fare i conti con una campagna elettorale nella quale costruire slogan, legittimi, costruire una serie di impegni o di promesse, nella migliore delle ipotesi, e poi, quando ci si trova al Governo, ci si scontra con alcuni elementi che sono oggettivi, non dipendono né da lei né da me, e questi elementi sono gli impegni istituzionali, il senso delle istituzioni, il senso della realtà. E bisogna fare i conti con la verità: non sono passate inosservate - in un discorso, quello iniziale, che ha anche molti spunti, secondo me, interessanti - alcune cose che non sono amnesie, perché lei è una Presidente troppo intelligente per avere amnesie su Quota 41, sui 1.000 euro promessi, sulla che è diventata una tassa piatta, che però oggi non ho ben capito, addirittura sul fatto che qualche suo collega di maggioranza, sul finale della campagna elettorale, si è lanciato nel raddoppio del reddito di cittadinanza.
Ecco, tutte queste cose non faranno parte, ovviamente, dell'azione di Governo, ma fanno parte di quella dicotomia che anche lei si dovrà lasciare alle spalle. Non voglio utilizzare i pochi minuti che ho a disposizione per fare polemica con lei e con la sua maggioranza; non parlo degli audio di Berlusconi, del labiale con La Russa, della necessità, che lei ha avuto, di puntualizzare il fatto che non è ricattabile dai suoi alleati, in parte anche apprezzabile; però, siccome ha richiamato a interventi franchi e ci ha ricordato che lei non ha cambiato idea su nulla, non uso le polemiche giornalistiche e provo ad utilizzare parole nette, come lei che ha aperto la legislatura attuale, con parole molto nette, che mi sono appuntato perché non ho scritto l'intervento prima di sentirla: vogliamo stare dentro l'Europa non per frenare o sabotare. Ancora una citazione: le sfide non possono essere affrontate da soli dagli Stati membri.
Presidente, queste sono parole condivisibili, però cinque anni fa lei ha iniziato la legislatura depositando un progetto di legge a sua prima firma; cinque anni fa, non cinquanta. Cito testualmente: sopprimere dalla Costituzione italiana le parole “in coerenza con l'ordinamento dell'Unione Europea”; sopprimere dalla Costituzione italiana “vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali” ; sopprimere dalla Costituzione italiana “assicurare l'osservanza dei vincoli economici”.
Invece, le parole usate oggi sono: “questo Governo rispetta le regole”. Presidente, se l'Europa diventa la soluzione e non è più il problema, io sono la persona più felice del mondo, ma se lei mi spiega che non ha mai cambiato idea su nulla… Qui non c'è un mostro - ha ragione -, non c'è un mostro e non è certamente lei, ma c'è un progetto di legge che parla più di mille dichiarazioni.
Sul non cambiare idea, Presidente, lei oggi ha sottolineato un concetto che ha fatto parte del cuore della nostra campagna elettorale. Come si fa a non ascoltare con attenzione? “L'Italia ha un patrimonio proprio di giacimenti di gas, fondamentale per l'approvvigionamento energetico”. Io non voglio chiederle di fare pubblica ammenda sul tema del referendum ma, se proprio restiamo al non aver mai cambiato idea, le posso chiedere una cortesia personale? Parli con il sindaco di Piombino, che è del suo partito, e anche con quello di Ravenna, che non è del suo partito, e faccia tutto quello che è in suo potere per mettere in funzione quei rigassificatori perché adesso ci concentriamo sulle cose da fare .
Vede, Presidente, tutti noi - non soltanto lei, ma anche chi le farà una leale opposizione - non dobbiamo mai sottovalutare il rapporto con la verità, perché quello con la verità è un rapporto scomodo. Quando oggi ci ha ricordato - inizio della citazione - “coloro che, governando negli ultimi dieci anni, hanno portato un peggioramento di tutti i fondamentali macroeconomici del Paese”, ha ragione; però - prima ha parlato del reddito di cittadinanza - è andato via, alla sua destra, il secondo papà del reddito di cittadinanza, che ha genitore uno e genitore due. Il genitore uno è qui, il genitore due era lì . Allora, chi ha fatto danni al Paese in questi anni - ha ragione - è chi l'ha governato, ma, se ci si guarda attorno, non sono proprio tutti estranei. Lo dico anche per le ragioni di verità, di lealtà e di franchezza che lei ha richiamato - e mi ha fatto molto piacere - in quest'Aula.
Il della nostra federazione che abbiamo costruito insieme a Italia Viva e Azione, Carlo Calenda, ha anticipato con parole di grande chiarezza quale sarà la nostra posizione verso questo Esecutivo e il suo intervento di oggi rafforza questa convinzione. Abbiamo spiegato che la collocazione internazionale, l'europeismo, l'atlantismo, il sostegno al popolo ucraino e al Governo di Kiev e nessun arretramento sui diritti civili fondamentali sono le premesse necessarie al dialogo, un dialogo tra maggioranza e opposizione, un dialogo franco, in una distinzione di ruoli assoluti. Se queste premesse fondamentali, da dichiarazioni che lei ha fatto oggi, da dichiarazioni del Governo, passeranno ad azioni dell'Esecutivo, allora le nostre proposte non mancheranno. Alcune, Presidente, gliele abbiamo anticipate sui temi energetici. Noi siamo convinti che lo strumento del credito d'imposta ad oggi sia insufficiente perché la manifattura energivora - penso alle ceramiche di Sassuolo che stanno utilizzando la cassa integrazione - non produce credito d'imposta. O c'è un intervento - lo abbiamo spiegato nel che le abbiamo inviato - sui costi alla fonte, all'origine, oppure lo strumento rischia di essere inefficace.
Sul PNRR ha fatto molto bene ad istituire un Ministero dedicato. Faccio, però, presente una preoccupazione: ci sono 14 miliardi sull'innovazione. Ci sono i soldi ma non c'è il Ministero: lo dico perché il rischio di un presidio complessivo del PNRR rischia di far venir meno un elemento di presidio, di dettaglio che c'è soprattutto su questi temi.
Ancora, sulla scuola e sulla sanità, cerchiamo anche noi di dare un contributo, come opposizione perché, secondo me, sono temi trattati troppo velocemente nella relazione della Presidente in apertura di oggi.
Questo dibattito ideologico molto interessante su merito e contrasto alle disuguaglianze penso non abbia né capo né coda: il contrasto alle disuguaglianze è previsto dall'articolo 3 della Costituzione, che rimuove le cause di partenza per cui tutti vanno messi nelle medesime condizioni. Non sovrapponiamolo al tema del merito, che non c'entra. Piuttosto, facciamo chiarezza sulla differenza - ne parleremo in altre occasioni – tra i concetti di disuguaglianza ed egualitarismo: sono due concetti molto differenti.
Però, Presidente, mentre facciamo questo confronto, non possiamo distogliere l'attenzione da elementi come il rafforzamento della proposta formativa, il tempo pieno, che ancora è insufficiente in questo Paese, un piano di asili nido per il Mezzogiorno - c'è la Ministra Carfagna tra i banchi del nostro gruppo - e tutto quello che va assolutamente realizzato sul piano della scuola.
Riguardo alla sanità, lei ha fatto un passaggio importante in ordine a ciò che hanno passato le nostre strutture sanitarie nel contrasto alla pandemia, ma non dimentichiamoci che siamo nel mezzo di una riforma della medicina territoriale che non può essere solo un coordinamento dei medici di base: o ci impegniamo nell'implementazione della medicina sul territorio o non risolveremo i problemi di accesso anche improprio alle strutture ospedaliere , delle liste d'attesa che avevamo già prima del COVID, e del fatto che, prima della pandemia, i nostri concittadini spendevano - e continueranno a spendere - 40 miliardi nella sanità privata perché la risposta pubblica - non certo per colpa di chi lavora nella struttura pubblica - è organizzata in maniera ancora insufficiente.
Allora, Presidente, in conclusione, la nostra posizione è molto netta: se guarderete in faccia la realtà, se guarderete mostrando attenzione per quei problemi che arrivano più in profondità nella carne viva dei cittadini, allora troverete un'opposizione che, senza ambiguità, cercherà di migliorare le vostre risposte. Se governerete continuando in quello che è stato, Presidente, secondo me, l'irresponsabile atteggiamento della campagna elettorale - avete speso circa 4 miliardi al giorno per ognuno dei 35 giorni di campagna elettorale -, allora ci troverete, in quel caso, sempre all'opposizione, ad utilizzare ogni strumento consentito per impedirvi di compromettere il futuro del nostro Paese e delle nuove generazioni che ci guardano e ci giudicano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cattaneo. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CATTANEO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Oggi, in quest'Aula, la democrazia festeggia perché diamo seguito alla volontà precisa degli italiani, espressa nelle urne il 25 settembre. Forse, negli ultimi 14 anni, non eravamo più abituati. Nasce un Governo scelto dai cittadini, che hanno indicato chiaramente questa maggioranza e queste forze politiche alla guida del Paese. Nasce un Governo di centrodestra, una realtà che qualcuno pensava superata – se ne è molto dibattuto anche nel corso di questa campagna elettorale - e che invece ha incontrato ancora una volta consenso e legittimazione democratica, confermando la bontà della propria natura e della propria proposta politica. Mi riferisco proprio a quel centrodestra nato da un'intuizione di Silvio Berlusconi nel 1994 . E, ora come allora, il Governo si trova con una coalizione unita, coesa e leale - lo voglio dire con chiarezza per sgombrare il campo da qualsiasi equivoco e dalle polemiche che sono state fatte da altri - ed è un Governo in cui stiamo dentro convintamente, che avrà il nostro appoggio leale e che - è anche bene dirlo - non esiste senza Forza Italia: non esiste nei numeri, ma a noi interessa ancora di più che non esista per i valori che portiamo dentro, di cui siamo portatori da oltre 25 anni di storia, valori moderati, garantisti, europeisti e liberali.
A guidare questo Governo - ne siamo orgogliosi - abbiamo un Presidente capace, una che si è affermata nel proprio partito e nel Paese, una donna, una donna all'altezza del ruolo. Buon lavoro, Presidente Meloni .
D'altra parte, per Forza Italia non è una novità promuovere donne capaci nei ruoli apicali delle istituzioni. Voglio ricordare che un Ministro di questo Governo, il Ministro Casellati, è stata la prima donna ad assumere un ruolo di grande responsabilità come Presidente del Senato nella passata legislatura .
Oggi, insomma, possiamo riconoscere davvero che il popolo e il Parlamento tornano finalmente centrali nella vita istituzionale del Paese e possiamo riconoscere che il centrodestra governa e merita di guidare il Paese in un momento storico complesso e sfidante.
Possiamo anche riconoscere, a differenza di qualcuno che ha voluto fare a sinistra polemiche strane, che la democrazia non è in pericolo; oggi, al contrario, viviamo in quest'Aula il momento più alto e solenne di rappresentanza democratica, così come sancito dalla Costituzione.
Il voto, però, ci ha dato anche alcuni messaggi importanti: 16 milioni di italiani non sono andati a votare ed è nostra responsabilità domandarci il perché. Non hanno più fiducia nella politica: noi crediamo che questo sia anche dovuto ai danni fatti dall'antipolitica, dell'uno vale uno, di una stagione di veleni, di odio, di conflitto sociale, che speriamo di aver messo alle spalle.
Ma Forza Italia, anche in quegli anni difficili, si è sempre battuta per essere il partito della speranza, il partito che ha provato a mettere al centro la buona politica. E oggi la partenza di questo Governo mi sembra chiaro rappresenti anche questo: torna la buona politica. Ma che cos'è la buona politica, cari colleghi? Vuol dire quel pragmatismo, che oggi abbiamo sentito, di dare con urgenza, con senso di responsabilità, risposta ai nostri cittadini, vuol dire riaffermare merito e competenza, vuol dire che il tempo dell'incompetenza e dell'improvvisazione ce lo siamo lasciato alle spalle e la buona politica oggi afferma altri valori: merito, competenza e preparazione e Forza Italia porta dentro a testa alta questi valori .
Basta l'epoca dell'odio sociale: dobbiamo lavorare per far tornare la speranza ai nostri giovani, ci sono aree del Paese che si sentono in ginocchio. Vogliamo tornare a coltivare il talento di un giovane, a consentire ad un ragazzo di aprire una propria attività, una , e al piccolo imprenditore di sognare di diventare grande imprenditore. Questo vogliamo fare come forza liberale che entra convintamente in questo Governo e, parallelamente, non lasciare nessuno indietro. Dobbiamo colmare quel divario tra Nord e Sud: tanti miei colleghi hanno parlato di questo e Forza Italia sarà preziosa nel dare un contributo per quel Sud che merita un riscatto diverso da un semplice assistenzialismo da cui è stato viziato negli ultimi anni. Serve unità, un'unità che nella passata legislatura abbiamo sperimentato di fronte a sfide gigantesche e credo che, da questo punto di vista, dobbiamo portare questo messaggio anche in questa legislatura.
Un ringraziamento lo facciamo anche noi al Presidente del Consiglio uscente Mario Draghi: con lui abbiamo collaborato bene, abbiamo raggiunto risultati importanti. Di quell'esperienza credo rimanga soprattutto il dialogo di fronte a sfide importanti.
Oggi viviamo un'emergenza drammatica in cui ci sono sfide altissime. Ecco, mi rivolgo anche ai banchi dell'opposizione: cerchiamo di mantenere un dialogo che sia positivo, utile, onesto, franco, contaminiamoci di buone idee nell'interesse esclusivo del Paese perché il momento è difficile e drammatico, ma il Parlamento in questo Paese, nella nostra democrazia, ha un significato e un ruolo centrale che abbiamo il dovere di valorizzare. Questi non sono i tempi dell'ideologia, questo è il tempo della responsabilità e il primo richiamo alla responsabilità e alla coesione, e lo ringraziamo anche noi, viene dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che il gruppo di Forza Italia vuole ringraziare per il lavoro svolto. Nel perimetro indicato dal Presidente Mattarella si inserisce, quindi, il ruolo di Forza Italia che sarà centrale: sarà una forza responsabile e leale. Permettetemi: credo che dobbiamo tutti rallegrarci se in questa legislatura avviene un fatto politico che riannoda fili slacciati: domani per Forza Italia interverrà il presidente Silvio Berlusconi che torna in Senato dopo essere stato allontanato in un periodo storico fatto di invettive personali, di veleno, che non vogliamo più veder ripetere. Si sana una ferita della democrazia.
Forza Italia entra, quindi, in questa esperienza di Governo con i propri valori. Il primo, lo voglio chiarire, è l'europeismo. Noi siamo, da 25 anni e oltre, i custodi dei valori europeisti e atlantisti, fedeli all'Europa e alla NATO, punti di riferimento in Italia del Partito popolare europeo. Abbiamo condannato e continueremo sempre a farlo l'aggressione della Russia all'Ucraina, una violazione del diritto internazionale e un attacco alla sovranità territoriale di un altro Stato . Ma troppe polemiche abbiamo sentito in questi giorni e, permettetemi, non accettiamo lezioni da nessuno : il nostro europeismo, la nostra storia di valori coerente all'atlantismo è scritta in 25 anni di atti parlamentari e il presidente Berlusconi ne è il primo baluardo e consegniamo a questo Governo forse la più europeista e atlantista delle personalità che abbiamo, con il nostro Ministro degli Affari esteri e Vice Premier Antonio Tajani. Auguri Antonio, buon lavoro, sarai un presidio dei nostri valori all'interno di questo Governo .
Entriamo con i nostri valori cristiani, contro il relativismo del nostro tempo, dando sempre centralità alla persona e non alle ideologie, con i nostri valori garantisti. Presidente del Consiglio, Ministro Nordio, serve finalmente una vera riforma della giustizia secondo Costituzione. Non sono più rimandabili una riforma del CSM, la separazione delle carriere, la riforma del processo civile e penale, la ragionevole durata dei processi . Basta processi mediatici e diritto per tutti alla buona fama. Questo è un Paese civile, abbiamo bisogno di riforme e Forza Italia darà il suo contributo determinante. Entriamo al Governo con i nostri valori liberali, siamo figli di quella tradizione più e meglio di chiunque altro. Per questo chiediamo meno burocrazia, perché la burocrazia sta laddove c'è un rapporto malato tra cittadino e Stato, laddove c'è la diffidenza. Noi, invece, vogliamo uno Stato basato sulla fiducia e non sul sospetto e per questo riformeremo la pubblica amministrazione con il nostro Ministro Zangrillo. Auguri di buon lavoro, Paolo .
Serve un fisco più equo e anche qui i nostri valori liberali tornano. Bisogna abbassare le tasse in questo Paese: lo abbiamo detto, questo Governo avrà il dovere di farlo una volta per tutte. E non solo bisogna abbassare le tasse, dobbiamo anche mettere fine alla stagione di conflitto tra cittadino e fisco. Lo diciamo con chiarezza: siamo a favore della pace fiscale, perché la pace fiscale serve per far risollevare il Paese.
C'è, poi, una crisi energetica che batte alle porte e abbiamo il dovere di fare tutto quello che serve. Vogliamo anche dire grazie al sistema industriale italiano che si è fatto carico, al massimo delle proprie possibilità, di non riverberare gli aumenti sui cittadini. Servono scelte nel breve e nel lungo periodo e, anche qui, i Ministri di Forza Italia, con Gilberto Pichetto Fratin, con Anna Maria Bernini, sapranno dare un contributo decisivo per dare risposte, nell'attuale e nel lungo termine, ai temi dell'energia .
Dobbiamo spendere subito i soldi del PNRR: per questo diciamo che servono una riforma del codice appalti e leggi sulla rigenerazione urbana che permettano di velocizzare la spesa, altrimenti non li spenderemo e, da liberali, diciamo che quei denari possono essere utilizzati come attrattori di investimento privato di più e meglio, e questa può essere una mobilitazione di capitali molto, molto interessante e, soprattutto, utile al Paese.
Concludo, Presidente. Oggi è davvero un giorno importante per la democrazia, per il Paese e per le istituzioni. Ricade sulle nostre spalle la responsabilità, l'impegno, la volontà di farci carico di questa sfida, di affrontare sfide cruciali per il destino dell'Italia. Avremo un giudice severo: i nostri giovani, i nostri ragazzi e i nostri figli. Diceva De Gasperi: “Politica vuol dire realizzare”. Siamo chiamati a questo e a questo tendiamo nell'esercizio della funzione che ci è stata conferita per il raggiungimento di un solo obiettivo che abbiamo nel cuore: il bene unico ed esclusivo del Paese. Non dimentichiamolo mai. Buon lavoro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Signor Presidente, signora Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, per me questa è la prima volta che svolgo un intervento da questo lato dell'emiciclo. Presidente Meloni, si invertono i ruoli. Io ho ascoltato con molta attenzione il suo discorso programmatico e dal suo discorso, insieme anche ad altri segnali emersi dalla composizione di questa squadra di Governo, ricaviamo - almeno personalmente lo ricavo - un complessivo quadro politico che ci indica, in modo sufficientemente chiaro, gli obiettivi politici che questo Governo mira a realizzare.
Presidente Meloni, lei ha tenuto a sottolineare nel suo discorso che questo Governo è frutto della volontà popolare. Senz'altro, ha piena legittimazione; questa legge elettorale vi ha consegnato la guida delle istituzioni di governo del Paese, ma, come lei sa, l'intera coalizione di centrodestra è stata votata da un elettore su quattro degli aventi diritto. Non avete la maggioranza dei cittadini . Io oggi l'ho vista molto volitiva, molto sicura di sé, ma le consiglierei prudenza proprio perché la maggioranza dei cittadini non vi ha dato il mandato di promuovere un ambizioso piano di restaurazione identitaria della nostra società, sia sul fronte dei diritti civili , sia sul possibile ritorno, semmai ce ne fosse intenzione, a modelli culturali di segno reazionario, cari alla triade classica della destra “Dio, Patria e famiglia” .
Lei ci ha rassicurato, però Ci ha rassicurato perché ci ha detto che, quanto meno, su un punto è stata chiara: sulla interruzione della gravidanza non intende arretramenti, di 44 anni peraltro, l'importante è dirlo alla neo Ministra della famiglia, l'importante è dirlo al neo Vicepresidente del Senato, Gasparri, da lei indicato, che ha presentato una proposta di legge in senso diametralmente opposto .
Le devo confessare che sono rimasto sorpreso dal suo discorso programmatico. Non ha speso una sola parola, in oltre un'ora, per darci un'indicazione sufficientemente concreta sulle misure che intende adottare per il caro bollette e il caro prezzi. È la questione più urgente che abbiamo . Nulla di nulla. Non ci ha detto nulla sugli extraprofitti, non ci ha detto se li vuole riscrivere, chi vuole colpire, non ci ha detto nulla dello scostamento di bilancio. Prima o poi dovrete decidere. Quando ce lo farà sapere?
L'unica certezza che emerge dal suo discorso, Presidente Meloni, è che ci ha restituito la rivendicata continuità con il Governo Draghi Lei sorride. Sorrida, sorrida . Il segnale più evidente di questa continuità è nell'avere affidato la guida del Ministero dell'Economia al Ministro che per primo ha teorizzato e praticato il metodo Draghi; il Ministro, cioè, che è arrivato ad auspicare una gravissima torsione costituzionale con Draghi visto al Quirinale incaricato di guidare il convoglio governativo da lì. Il suo indirizzo economico potremmo sintetizzarlo, a me viene da sintetizzarlo con un nome, un concetto: neoliberismo di ispirazione tecnocratica. È un'impostazione, questa, che le consente, sì, di strizzare l'occhio alle istituzioni finanziarie anche internazionali e forse spiega l'opposizione morbida, mi consenta, a tratti compiacente, con il Governo uscente . Viene un dubbio: ma non è che, alla fine, l'agenda Draghi, Presidente Meloni, la vuole scrivere lei ? Non è da escludere che in questo caso troverà appoggi anche da parte di alcuni banchi dell'opposizione, perché lei sa, anche durante la campagna elettorale, agenda e metodo Draghi sono stati al centro dell'offerta politica dai banchi dell'opposizione . Ma questa impostazione a noi preoccupa molto perché la conosciamo già: nasconde un'idea del mondo in cui, al di là della vuota retorica, i mercati vengono prima dei diritti, in cui la finanza poi si ritrova a dettare legge anche su urgenze di famiglie e imprese. Ma soprattutto ci preoccupa perché, ovunque questo modello è stato perseguito in giro per il mondo, si è rivelato un formidabile acceleratore di diseguaglianze in cui chi rimane indietro è destinato a soccombere .
E anche la scelta di affidare la guida del Ministero della Difesa a chi sino al giorno prima rappresentava gli interessi delle industrie del settore è una scelta che conferma una sicura corsa al riarmo che lei sta facendo, perché non ne parla, in totale continuità con il Governo uscente. Il MoVimento 5 Stelle ha già arginato questa corsa e continuerà a farlo, fermamente . Noi siamo convinti che il conflitto russo-ucraino non possa costituire l'occasione per nuovi straordinari investimenti nel campo militare a favore delle nostre industrie belliche. Noi abbiamo un disperato bisogno di investire nell'istruzione, nella scuola, nella sanità, da lei non menzionata, e nella ricerca, da lei non menzionata. La crisi in terra ucraina necessita di una strategia diversa da quelle pulsioni belliciste, da quelle infatuazioni interventiste, che caratterizzano anche e in particolare il suo partito politico. Lei non ha mai accennato, in oltre un'ora di discorso, all'unica nostra via d'uscita: pace . Le ricorda qualcosa? Diversamente, ha speso tante parole sul concetto di merito. Ci fa piacere. Anche noi apprezziamo questo concetto. Però, il merito non può servire a banalizzare il ruolo della scuola. Questo è un discorso serio: la scuola non è il luogo di selezione, è il luogo del riscatto. Le cito il pensiero di un umile professore che tutti i giorni lavora con i nostri studenti, si chiama Enrico Galiano: “La scuola non è il posto dove si vanno a selezionare e premiare i migliori. La scuola è il posto dove si va a tirare fuori il meglio da ciascuno” . Noi non lasceremo che gli italiani siano presi in giro. La vostra concezione della meritocrazia finisce per premiare i soliti noti, a partire dalla classe politica. Eh sì, perché ben 11 membri di questo Governo, a partire da lei, Presidente Meloni, hanno fatto parte pure dell'ultimo Governo Berlusconi, undici anni fa !
Sulla vostra concezione del merito nel campo energetico, abbiamo capito subito che cosa intendete. Lei è stata chiara: volete premiare chi intende il nostro mare come il paradiso delle trivellazioni. Per noi, invece, il nostro mare è la risorsa più preziosa che ci consente di sopravvivere e dobbiamo tutelare gli ecosistemi marini.
Quanto alla , nella Babele di confuse proposte che avete presentato in campagna elettorale, oggi si è capito ancora ben poco, solo del regime forfettario al 65 e dell'estensione a 100 mila. Di fatto, mi sembra che oggi si sia consumato l'inganno: rinunciate a una , a una tassa piatta. Io dico la verità: se è così, meglio, perché alla fine si prospettava solo un vantaggio per più ricchi e nulla per i più poveri .
La vostra cultura del merito la state dimostrando nella guerra che avete intrapreso contro i poveri. Qui lei ha citato Papa Francesco, ma non lo faccia in modo strumentale, restituisca per intero il suo pensiero e soprattutto la sua convinzione. Sono parole sue: “La povertà non è una colpa e” - se lo segni - “non è un demerito” . In campagna elettorale avete dimostrato di essere forti con i deboli. Vi siete precipitati in TV per denunciare il caso di qualche furbetto del reddito. Noi siamo i primi a denunciare le truffe, però perché non dite che quelle sul reddito di cittadinanza non raggiungono l'1 per cento? Perché non dite che il 90 per cento delle truffe, su 34 miliardi, riguardano casi di corruzione, appalti e condotte illecite nella PA ? Perché non vi indignate su questo?
A lei piace tanto ragionare sul merito. Allora, mi permetto di rivolgerle qualche domanda sul punto. Un giovane merita di lavorare tutto il giorno per 3-4 euro l'ora? Un padre di famiglia, dopo una vita lavorativa, viene rottamato, ad esempio, a cinquant'anni e chiede un sostegno: merita di essere rappresentato come un tossicodipendente, che, sono parole sue, vuole il metadone di Stato? La sua soluzione per i percettori di reddito che non trovano lavoro è quello di tagliare l'assegno, lasciandoli in totale indigenza? Le diamo un consiglio: alzi il telefono, chiami i 14 governatori di centrodestra, dica loro di impegnarsi e industriarsi per potenziare i centri dell'impiego con i fondi già stanziati, che giacciono lì
PRESIDENTE. Le chiedo di concludere, onorevole.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Chi ottiene 500 euro di sostegno al mese merita di essere messo alla gogna da chi guadagna, in quest'Aula, 500 euro al giorno?
Lei non ha speso una parola per il precariato: siamo a oltre 3 milioni di lavoratori precari. È un record. Non ha detto nulla su 4.300.000 lavoratori che hanno buste paga da fame. Presidente Meloni, noi siamo pronti - le rubo qui uno slogan della sua campagna elettorale - a denunciare le vostre incongruenze, le vostre inadeguatezze. La nostra opposizione qui in Parlamento e anche nel Paese non raggiungerà mai, signora Presidente - la voglio rassicurare - i livelli di compostezza a cui lei ci ha abituato durante la pandemia . Lei ha parlato della pandemia, ne ha parlato però ha taciuto di riferire che mentre - ritorno alla sua metafora - la nave Italia affrontava questa tempesta, questa incredibile tempesta, lei disseminava continui scogli per farci cadere in fallo. Lei che tiene tanto alla sua coerenza, Presidente Meloni, non menta agli italiani, dica la verità: al Parlamento europeo voi non avete votato il . Astenersi, in Parlamento e qui, significa non far passare e PNRR. Se fosse stato per voi, non l'avremmo avuto .
PRESIDENTE. Onorevole, le devo chiedere di concludere, ha sforato il suo tempo.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Concludo. La nostra sarà un'opposizione solida, puntuale e ancorata sempre e costantemente ai bisogni concreti dei cittadini, ma proprio per questo sarà implacabile e intransigente.
Un'ultima parola per i fatti della Sapienza. Oggi, in queste ore, come abbiamo visto, ci sono immagini che mi hanno fatto venire i brividi. Rispettiamo la libertà di parola, di manifestazione del pensiero. Però, lo dico anche al neo Ministro dell'Interno, poi saranno fatti accertamenti. Vedere manganelli, vedere cariche contro studenti che, dalle immagini almeno, appaiono indifesi veramente mi preoccupa da cittadino, da membro di questo Parlamento e anche da professore universitario!
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Conte.
GIUSEPPE CONTE(M5S). L'università è il luogo del confronto democratico. Per queste ragioni, a nome del MoVimento 5 Stelle, anticipo il voto contrario alla fiducia al Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.
RICCARDO MOLINARI(LEGA). Grazie, Presidente. Prima di tutto, Presidente Fontana, mi permetta di esprimerle, a nome del gruppo della Lega, la massima solidarietà per gli immondi attacchi che lei e la sua famiglia avete subito dopo la sua elezione a Presidente della Camera e e mi permetta di dire che anche nella differenza di posizione e nel legittimo dibattito, che è sempre ovviamente sostenuto, tollerato e accettato, quando in piazza si vedono impiccare due manichini col volto del Presidente della Camera e del Presidente del Senato, si inizia a sentire quell'odore di politica antidemocratica che qualcuno ha paventato dopo la democratica vittoria del centrodestra alle elezioni politiche e .
Complimenti a lei, Presidente del Consiglio Meloni. Come ha detto prima, lei ha già scritto la storia essendo diventata la prima donna a rivestire questo ruolo. Per quanto ci concerne, noi della Lega siamo particolarmente rallegrati per un altro motivo, perché lei va a rivestire quel ruolo di Presidente del Consiglio come di una forza politica che con coerenza ha portato avanti un programma, insieme ai suoi alleati, ed è determinato a trasformare il programma politico in azione di governo , e . La forza di questa coalizione non è data solo dal fatto che lei siede lì ma anche dal fatto che il del nostro partito, Matteo Salvini, è accanto a lei come Vice Premier e questo per la Lega è il principale impegno che alle promesse fatte in campagna elettorale seguiranno i fatti. È un vincolo di sincerità e lealtà verso il popolo italiano e verso gli elettori , . Questo è anche il messaggio più importante che possiamo dare per riavvicinare alla politica quei troppi cittadini che da tempo decidono di non votare, vittime anche di un'antipolitica che ha fatto danni enormi in questo Paese, che ha delegittimato le istituzioni democratiche, che ha delegittimato quest'Aula, che ha allontanato i cittadini dalla partecipazione pubblica. Però, diciamolo, i cittadini sono stati anche allontanati da alcune alchimie nate in questo palazzo: Governi tecnici e Governi di compromesso al ribasso. Finalmente, abbiamo un Governo con un indirizzo chiaro che saprà rispondere in maniera chiara alle esigenze dei cittadini.
Oltre a questo, noi dobbiamo lavorare su un altro fronte per riavvicinare i cittadini alla politica, perché l'antipolitica non ha delegittimato solo quest'Aula, non ha delegittimato solo il Governo, ha delegittimato tutti i livelli della presenza dello Stato nel nostro Paese. Quindi, se per anni altri hanno individuato chi si impegna nel pubblico e nell'amministrazione locale quasi come qualcuno che deve essere sospettato di qualcosa, noi della Lega vogliamo ringraziare le migliaia di uomini e donne che ogni giorno lavorano sui territori come sindaci, assessori, consiglieri comunali, amministratori provinciali, tutte quelle persone che dedicano il loro tempo alla loro comunità . Proprio da lì noi dovremo ripartire per far tornare le persone a partecipare alla vita pubblica, cominciando dall'impegno nel proprio comune, nel proprio territorio. Per farlo, dobbiamo fare in modo che entrare in un'amministrazione comunale non sia più qualcosa che è vissuto con terrore, perché si rischia l'avviso di garanzia o la Corte dei conti , ma che sia qualcosa dove le persone migliori possono esprimere il loro impegno verso gli altri, facendo qualcosa per il proprio territorio.
Il di rappresentanza non è stato creato solo dall'antipolitica e dalla politica contro i comuni, ma è stato creato anche dal fatto che questa è la prima legislatura che parte con un'Aula che vede solo 400 deputati. L'hanno scelto i cittadini, c'è stato un referendum democratico, ma questo crea chiaramente una mancanza di rappresentanza dei territori . Ecco, signor Presidente del Consiglio, dal nostro punto di vista c'è una strada sola da seguire per recuperare questo , quella di portare avanti il percorso di autonomia differenziata avviato da tante regioni e legittimato in Lombardia e Veneto con un referendum popolare . Più potere alle regioni e più capacità decisionale per i territori serviranno anche a compensare il fatto che alcuni territori in quest'Aula non avranno più voce per colpa dell'antipolitica e delle scelte che sono state fatte in questi anni.
Questa è la nostra battaglia di sempre. Noi sappiamo chi siamo, noi siamo il partito delle piccole patrie, la Lega è il partito dei territori, è il partito delle identità, è il partito delle autonomie. La Lega, con la sua differenza rispetto agli altri alleati del centrodestra, è parte di una coalizione che però ha una visione chiara e comune di quale futuro dare a questo Paese e di quale visione di Europa avere. Noi siamo consapevoli di non essere la coalizione che governa questo Paese solo perché ha vinto le elezioni - se ne faccia una ragione l'ex Presidente Conte, le abbiamo vinte le elezioni – ma siamo la coalizione chiamata a governare questo Paese perché nell'unione delle nostre differenze siamo l'unica coalizione che questo Paese lo può governare. Mentre noi abbiamo cercato di unirci e da trent'anni governiamo i territori, le regioni e abbiamo governato anche il Paese insieme, dall'altra parte non si sono unite le differenze, dall'altra parte si è cercato di fare un campo largo dove si sono sommati i voti per tenere il potere, non per cambiare le cose e una coalizione così fatta non ha potuto che sciogliersi come neve al sole alla prova del voto.
Abbiamo visto questo atteggiamento, figlio di una mancanza di visione comune, anche nella campagna che è stata fatta dall'altra parte, una campagna che è stata basata non sulla proposta, ma sulla critica, sull'odio e sull'attacco al centrodestra. Abbiamo sentito parlare di pericolo delle destre, abbiamo appena sentito da parte del Presidente Conte un intervento che è rivolto ai del MoVimento 5 Stelle su e che non ha alcuna attinenza con quanto abbiamo detto in quest'Aula . Abbiamo ascoltato un dibattito surreale su quanto questo Governo sarebbe stato atlantista ed europeista. Invece, non ci siamo concentrati sul vero problema su cui tutti noi dovremmo ragionare qui dentro, cioè quanto oggi l'europeismo sia compatibile con l'atlantismo. Qualcuno mi deve spiegare se essere atlantista, cioè fedeli alla NATO, fedeli al blocco occidentale, legati alla cultura delle democrazie occidentali e liberali, sia compatibile con delle politiche fatte dall'Europa che ci hanno resi dipendenti dal gas russo, cioè da un Paese dove c'è una dittatura , e con un che vuole smantellare l'industria italiana, in particolare quella dell', per metterci nelle mani, dal punto di vista della produzione e della tecnologia, della Cina , un Paese che, certamente, non è un dell'Occidente.
O, ancora, quanto sia compatibile una politica agricola che con il “” ci sta dicendo che non dobbiamo più produrre nel nostro Paese per essere dipendenti da altri, da quei Paesi dove non si rispettano i diritti umani, i diritti sociali e i valori democratici che l'atlantismo ci impone di rispettare . Quindi, ha fatto bene, Presidente Meloni, a chiamare il Ministero dell'Agricoltura anche “della sovranità alimentare”. L'ha copiato dai francesi. Io le suggerirei di copiare anche un'altra cosa dai francesi, che sono certamente un Paese che non può essere accusato di non essere atlantista ed europeista: copiamo anche la loro scuola di guerra economica e il loro dipartimento di sulla guerra economica, perché abbiamo capito come si possa stare in Europa facendo i propri interessi, e gli amici francesi ce l'hanno insegnato.
Allora, diamo anche una risposta a un altro grande tema della campagna elettorale, cioè l'autorevolezza di questo Governo e, in particolare, l'autorevolezza del Presidente del Consiglio, come se un Paese fosse più o meno autorevole in base al Presidente del Consiglio . Cari signori, l'Italia è autorevole per quello che è: l'Italia è autorevole per le sue imprese, per i suoi lavoratori, per la sua cultura, per la sua capacità di internazionalizzare le proprie risorse . L'Italia è autorevole perché è un Paese che ha un alto debito pubblico, ma è uno dei Paesi meno indebitati del mondo dal punto di vista privato, del sistema bancario e del sistema imprenditoriale. Non abbiamo bisogno di etichette per essere autorevoli e non abbiamo bisogno di abbassare la testa verso gli altri Paesi d'Europa e del mondo per essere autorevoli. Un Paese è tanto più autorevole quanto più sa fare i suoi interessi e questo è un Governo che metterà al centro gli interessi del nostro Paese rispetto agli interessi degli altri e per questo è un Governo autorevole .
Nella partita che ci apprestiamo a vivere e ad affrontare sappiamo esattamente qual è il nostro ruolo e quali sono le parti in causa. La Lega è senza ombra di dubbio il partito che sceglie il lavoro contro il parassitismo. La Lega è il partito dei lavoratori, è il partito delle imprese, è il partito dei produttori di reddito; la Lega non è il partito di chi vuole vivere di assistenzialismo o di chi vuole vivere da parassita con le rendite finanziarie .
Se noi vogliamo rilanciare il nostro Paese dobbiamo ripartire dal lavoro. Se noi vogliamo rilanciare il nostro Paese dobbiamo fare in modo che il lavoro si crei e per contrastare il precariato - che, cari signori, è una battaglia che sicuramente ci ha contraddistinto perché il non l'ha fatto la Lega ma l'ha fatto qualcun altro - serve portare lavoro nel nostro Paese .
Quindi, ci sembra strano che ci siano levate di scudi dall'altra parte quando si parla di taglio delle tasse e di per lavoratori e imprese, quando qualcun altro la l'ha fatta per le rendite finanziarie. Ci sembra strano che ci sia una levata di scudi quando diciamo che, se spendiamo 10 miliardi per il reddito di cittadinanza, che oggettivamente ha disincentivato il lavoro in tanti settori, se ne possono e se ne devono spendere almeno la metà per “quota 41”, per mandare in pensione a un'età dignitosa chi ha lavorato una vita e ha servito questo Paese .
Non abbiamo dubbi, come Lega, nel sapere che la strada giusta per governare questo Paese è avvicinare le decisioni e il potere democratico ai territori valorizzando i comuni e le regioni, mentre dall'altra parte abbiamo avuto chi, in questi anni, non solo è stato centralista ma addirittura ha tifato per la tecnocrazia e per il vincolo esterno. Noi siamo dall'altra parte: noi siamo perché le decisioni e il potere politico siano sempre più vicini ai territori !
Abbiamo anche un'idea chiara - e chiudo, Presidente - su quello che deve essere il rapporto in merito all'immigrazione. Noi non siamo contro l'immigrazione: noi vogliamo l'immigrazione regolare. Noi pensiamo che un Governo degno di questo nome abbia il compito, prima di tutto, di rispondere a quei precari di cui si parlava prima, abbia il compito, prima di tutto, di garantire la piena occupazione dei giovani italiani e abbia il compito, soprattutto, di far venire nel nostro Paese lavoratori stranieri che un lavoro lo possono avere, perché diversamente non si aiutano gli immigrati ma si aiutano le mafie e i caporali a sfruttare la povera gente. Noi sappiamo esattamente da che parte dobbiamo stare: contro le mafie, contro i caporali, contro i trafficanti di uomo e a favore del lavoro .
PRESIDENTE. Concluda.
RICCARDO MOLINARI(LEGA). Chiudo, Presidente, con due spunti su prospettive per cambiare davvero questo Paese. Ci sono le contingenze che conosciamo, ma se noi vogliamo dare un volto nuovo all'Italia e pensare ai prossimi dieci anni ci sono due su cui investire che non danno un risultato immediato ma lo daranno: l'istruzione e la sanità pubblica.
La civiltà di un Paese si capisce dal grado di cultura e di istruzione dei suoi cittadini, per comprendere il mondo intorno a loro e soprattutto per potersi emancipare dalle condizioni sociali più difficili, e si capisce dal livello di assistenza sociale, economica e sanitaria che questo Paese dà. Il COVID ci ha fatto vedere che abbiamo gravi lacune in questo campo, figlie di dieci anni di tagli sulla sanità. Dobbiamo invertire la rotta!
Presidente, se lei farà queste cose e seguirà questo percorso politico avrà nella Lega un'importante colonna su cui basare la propria azione di Governo. Lei avrà in noi un pungolo che quotidianamente solleciterà il Governo per fare di più e per fare meglio, un pungolo attento. Lei avrà un partito, la Lega, che sarà controllore del fatto che questa maggioranza e questo Governo rispettino il mandato elettorale avuto dai cittadini ma soprattutto, Presidente Meloni, lei nella Lega avrà un alleato leale. Per questo la Lega le voterà la fiducia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Letta. Ne ha facoltà.
ENRICO LETTA(PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Meloni, esattamente un mese fa, oggi, si votava. Il fatto che adesso, un mese dopo e così rapidamente, ci sia il Governo è il segno più evidente di chi ha vinto le elezioni e di chi ha diritto a governare qui oggi. Noi facciamo gli auguri a un nuovo Governo che comincia a governare nell'interesse del nostro Paese.
Sono intervenuti in questo dibattito i colleghi Serracchiani, Scotto, Provenzano, Quartapelle Procopio e Tabacci a nome del nostro gruppo per argomentare i diversi motivi per i quali lei non ci ha convinto, Presidente Meloni, e per i quali voteremo “no” sulla fiducia.
Voi prendete il testimone oggi da un Governo che ha fatto bene e che noi abbiamo sostenuto. Noi siamo stati lineari e coerenti dall'inizio alla fine. Siamo orgogliosi di aver sostenuto il Governo di Mario Draghi, un Governo del quale abbiamo fatto parte convintamente e con successo .
Lei ci ha ricordato, nel suo discorso di oggi, chi è e ci ha ricordato da dove viene. Non è stato chiarissimo che cosa farà in questi cinque anni e soprattutto nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Lei ha fatto un discorso, che parla a una parte dell'Italia, carico di identità. Vede, non ci spaventa questo aspetto, perché noi abbiamo un sistema di valori e di identità e non vediamo l'ora di confrontare il nostro con il vostro e trovare le forme e i modi perché il nostro sistema istituzionale riesca a fare sintesi dalla maggioranza alle minoranze.
Quello che ci spaventa è la concretezza e non l'identità, la concretezza dove c'è e soprattutto la concretezza nelle tante parti dove non si è vista. Ci spaventa la concretezza dove l'abbiamo sentita nel suo discorso, in particolare su quel passaggio, francamente da brividi, che ho ascoltato, sul tema del COVID e della salute. Mi faccia dire che siamo fieri, nel nostro gruppo, di avere il Ministro Roberto Speranza , che rappresenta più di ogni altro tutto quello che l'Italia ha fatto in questi anni difficili e complicati per cercare di battere una delle sfide più complesse che il nostro Paese abbia mai dovuto affrontare. Noi dobbiamo guardare a tutto questo con uno sguardo ben diverso dalle parole che lei ha espresso, parole con strizzate d'occhio a mondi che non sono stati certo collaborativi in quella fase. E io credo che questo valga sia per la concretezza, dove l'abbiamo vista, e valga anche e soprattutto per il tema della salute, che è rimasto praticamente non toccato dal suo intervento: la necessità oggi di prendere tutti - tutti! - esempio da quello che è successo e di rilanciare un impegno per la salute pubblica e per la sanità pubblica ben diverso da come è stato fino a oggi.
E poi la concretezza dove manca. Sull'energia non abbiamo capito che cosa succederà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane alle bollette degli italiani. Non abbiamo capito, sul tema del tetto per il gas, il disaccoppiamento tra gas ed energia elettrica. Ne ha parlato tanto in campagna elettorale; oggi no. Non abbiamo poi capito sul Sud; abbiamo capito semplicemente uno strano richiamo al tema del Sud legato al tema del mare, ma il Sud è la questione forse principale per il rilancio del nostro Paese . Dove sono e quali saranno le prospettive che lo porteranno avanti? Non abbiamo capito nulla di cosa sarà la legge di bilancio, che tra qualche giorno dovrete presentare.
Abbiamo capito che della transizione digitale importa poco. È stato abolito, è stato tolto il Ministero e io credo che questo Parlamento debba tributare un grande applauso al Ministro Colao , che ha fatto un grandissimo lavoro su temi complicati e difficili. Non abbiamo capito sulle pensioni che cosa succederà: tanti italiani aspettano, in questi giorni. Sul fisco abbiamo capito una sola parola: condoni, condoni e condoni . È una parola sulla quale non ci troverà, non ci troverà. Non abbiamo capito sul lavoro, anche perché “lavoro” è stata praticamente la parola meno citata forse dell'intero discorso. Mi faccia dire che ieri sera, a Salvini è stato più definito e preciso di quanto lo è stata lei oggi, il che francamente mi preoccupa abbastanza .
Noi faremo fino in fondo il nostro dovere e non ci spaventa questa parte identitaria, perché noi siamo alternativi. Siamo alternativi, e lo sappiamo. Collaboreremo, quindi, per questo senza ambiguità, perché il nostro essere alternativi fa sì che, quando dovremo - e lo faremo nell'interesse del nostro Paese, per esempio sul tema dell'Ucraina invasa dalla Russia - fare scelte insieme, lo faremo senza timore. Lo faremo senza timore, purché il nostro Paese sia chiaro, senza ambiguità, senza ambiguità di nessun tipo. È inutile su questo raccontare delle frasi rassicuranti. Abbiamo ascoltato negli ultimi giorni delle parole incredibili su questo tema. Noi vogliamo che non ci sia ambiguità, per quello che la Russia ha fatto all'Ucraina e per lo sforzo che il nostro Paese deve compiere per arrivare a una pace, la pace che tutti vogliamo . Come dicevo, faremo fino in fondo il nostro dovere di opposizione. Quando si va all'opposizione, Presidente Meloni, bisogna ripensare a noi stessi, innanzitutto, al nostro rapporto con gli italiani, che non ci hanno fatto andare al Governo. È per questo che noi venerdì cominceremo il nostro congresso costituente; ma il nostro congresso costituente sarà parte del lavoro di opposizione a voi, per essere alternativi, per essere innanzitutto guardiani inflessibili – rispetto a uno dei passaggi importanti del suo discorso - dei principi della nostra Costituzione. Noi saremo contrari al suo disegno presidenzialista, che non va bene per il nostro Paese .
Così come siamo alternativi e ci consideriamo alternativi sulle parole che lei ha detto – o, meglio, che non ha detto - sul tema della transizione ecologica e dell'ambiente, un altro dei punti meno toccati. Mi faccia dire che la delusione più grande è ascoltare che come perno del suo discorso ambientalista c'è stata la frase: “Non c'è ecologista più convinto di un conservatore”. No, mi faccia dire che non è così: Bolsonaro è un conservatore, non è ecologista; Trump è un conservatore, non è ecologista ; i polacchi del partito del PiS sono conservatori, non sono ecologisti . Noi siamo alternativi, anche su questo. Non è possibile che una campagna elettorale, che è vissuta con il ghiacciaio della Marmolada che distruggeva vite, che è vissuta con la tragedia delle Marche - che lei giustamente ha citato - finisca con un discorso programmatico nel quale l'ambiente, di fatto, non c'è.
Lei sulla scuola ha buttato lì una parola - l'ha fatto forse per dividere -, ma quello che è mancato oggi è una prospettiva su ciò che è veramente necessario per i milioni di italiani che vanno a scuola, che vivono di scuola e che intorno alla scuola hanno tante speranze. Lei non ha detto nulla sulla lotta all'abbandono scolastico, non ha detto nulla sulle strutture scolastiche, non ha detto nulla su come motivare gli insegnanti, sul reclutamento dei docenti. Anche nella replica – me lo faccia dire - ha aggiunto confusione. Noi non abbiamo alcun problema con la parola “merito”, ma abbiamo un punto molto chiaro e semplice: la parola “merito” nella nostra Costituzione è all'articolo 34; i principi di solidarietà e di uguaglianza sono agli articoli 2 e 3 ed è chiarissimo qual è il punto .
Sull'immigrazione, un armamentario difficile da capire come possa essere calato nella realtà, se non nei discorsi per spaventare le persone, per parlare ai vostri elettori e, soprattutto, me lo faccia dire, per coprire quello che è il vero dramma dell'immigrazione, il dramma delle persone. Dietro i discorsi nostri, qui, e vostri, dietro quello che farete, ricordatevi sempre che c'è il dramma di persone, di persone che lasciano la loro terra perché cercano una speranza . Quel dramma non può essere trasformato in discorso elettorale.
Così come sui diritti, noi siamo convinti che l'Italia non debba andare indietro. Siamo convinti che l'Italia debba andare avanti e questo andare avanti riguarda tante questioni. Lei ha detto: fidatevi. Noi saremo qui, inflessibili sul tema dei diritti, così come sulle altre grandi questioni, il lavoro, il . Noi chiediamo che il salario minimo faccia parte del cuore delle proposte per battere la disuguaglianza, altra parola che non ha fatto parte del suo discorso: “disuguaglianza” .
Lei, Presidente Meloni, è incorsa in un grande vizio, nel suo discorso. I vincitori normalmente tentano sempre di riscrivere la storia e lei ha provato a riscrivere la storia dell'ultimo decennio. Noi abbiamo un'altra idea della storia dell'ultimo decennio e mi faccia dire che questo tentativo di riscrivere la storia, disinvolto e maldestro, in cui parti della sua maggioranza hanno applaudito freneticamente, quando lei diceva che gli ultimi anni - nei quali loro governavano - è stato un disastro, l'ho trovato particolarmente strano . Noi abbiamo più orgoglio di loro e più rispetto per la verità. Quando il Governo Prodi lasciò al Governo Berlusconi, nel 2008, la campanella, era al 100 per cento il debito pubblico italiano. Poi ci furono tre anni, che portarono l'Italia sull'orlo della bancarotta. Il Governo di allora si dimise, senza elezioni e senza un voto contrario del Parlamento. Si dimise, alzò bandiera bianca. Poi i dieci anni successivi per rimettere le cose a posto . Ecco, quella è la storia.
Nel discorso che lei ha fatto, vi è la ricerca di continuità - e termino, signor Presidente - su tanti temi: il PNRR, le regole europee, la lotta alla mafia, l'Unione europea. Noi ci saremo e faremo di tutto per fare il nostro dovere.
Signor Presidente, mi consenta di concludere su una citazione, alla quale tengo molto. Fra tre giorni sarà il centenario di un avvenimento importante nella storia del nostro Paese, la marcia su Roma. Noi quel giorno avremo la nostra direzione, che sancirà l'inizio del percorso costituente e andremo di fronte al monumento per Matteotti. Rispetto a quell'evento non voglio citare un avvenimento o persone legate a quell'evento; voglio citare un'altra cosa, perché lei ha parlato molto di fare il proprio dovere e noi tutti qui vogliamo fare, ognuno, il nostro dovere. Voglio citare quello che successe l'anno prima della marcia su Roma, in una città vicina a dove io sono nato e cresciuto, cioè Sarzana. Nella città di Sarzana, nel luglio del 1921, ci fu un tentativo, una prova di fare la marcia su Sarzana, prima della marcia su Roma. Quella prova fu bloccata da due persone e dalla popolazione. Quelle due persone erano il capitano dei Carabinieri, Guido Jurgens, e il sindaco della città, Pietro Terzi. Bloccarono delle squadracce guidate, per l'appunto, da Amerigo Dumini, l'assassino di Matteotti. In loro memoria e seguendo il loro esempio, io parlo qui. Perché cito questi due nomi? Perché quelle due persone, un capitano dei Carabinieri e un sindaco poi morto in campo di concentramento, fecero il proprio dovere, quello che altri non fecero per evitare la marcia su Roma . In loro memoria e seguendo il loro esempio, fate il vostro dovere, come Governo. Noi faremo il nostro dovere, come opposizione, nell'interesse superiore dell'Italia, del nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Signor Presidente, signora Presidente del Consiglio, noi siamo certi che l'onorevole Meloni farà fino in fondo il suo dovere, come l'ha sempre fatto, da parlamentare, da politico, da persona che si è sempre occupata della vita pubblica e ha sempre messo la faccia, la sua faccia, davanti alle sue proposte e alle sue decisioni. Vede, vi è emozione su questi banchi, Presidente Meloni. Ci sono milioni di persone che in questo momento sognano di poter essere in quest'Aula, come ci sono io, come ci sono i nostri colleghi .
Noi abbiamo avuto questo privilegio e abbiamo il dovere di onorarlo, onorarlo nel migliore dei modi, perché, Presidente Meloni, eravamo in pochi dieci anni fa, Galleria Colonna, pioveva, tirava vento, c'erano tutte le condizioni peggiori quando nacque Fratelli d'Italia. Ed è stato un percorso che non è stato facile: sconfitte, umiliazioni, figli poveri anche di una coalizione, e noi non ci siamo mai lamentati, siamo sempre andati avanti dietro al nostro che continuava a infondere fiducia anche quando i più pensavano che fosse un partito destinato a finire. E invece no, perché, Presidente Meloni, in questo percorso così faticoso due sentimenti sono sempre rimasti fermi come punti di riferimento: la nostra passione per la politica e il nostro amore per l'Italia . E allora oggi è un giorno storico, certo, perché lei, da donna, mi consenta una confidenza: anche una ragazza della Garbatella può diventare Presidente del Consiglio con la destra . E dico con la destra perché questa è un'alleanza di destra-centro, se vogliamo definirla correttamente così come gli elettori l'hanno indicata. È un momento storico anche per questo. Alcuni hanno pensato di rinfacciarle cose soprattutto nella dichiarazione di voto, cioè quando lei non può replicare, che dimostrano un po' di scarsa memoria. Ho sentito il Presidente Conte che ha continuato ad alludere a certe sue frequentazioni con il Presidente Draghi. È vero, Presidente Conte, che lei stava cercando un collegio, e non era in quest'Aula , ma quelli del suo partito a Draghi hanno votato la fiducia, aveva i Ministri! Per via della coerenza almeno, perché, se non ci dobbiamo rinfacciare le cose, non ce le rifacciamo, ma almeno evitiamo di inventare altri scenari. Così come, Presidente Conte, lei è stato l'unico Presidente del Consiglio della passata legislatura che era nato all'insegna di due differenti coalizioni politiche. Draghi è venuto come Presidente di emergenza, diciamo così, ma lei oggi ha detto: il centrodestra ha preso il 43 per cento dei voti e il 63 per cento dei seggi, quindi avete vinto le elezioni, ma non siete maggioranza nel Paese. Ma lei, che aveva quella responsabilità, perché non l'ha mai cambiata la legge elettorale, perché non ha mai fatto quel passaggio ? Perché? E almeno ci lasci dire una cosa, questa sì: che, a differenza sua, all'onorevole Meloni non si può contestare “l'una o l'altra per me pari sono”, perché l'onorevole Meloni, a differenza sua, non è passata dal Governo con la Lega al Governo con LeU nello spazio di un mattino . Diverso, invece, è l'approccio che ha dato il Presidente Letta, perché è giusto che si dicano le cose come sono. Questa è un'alleanza, la nostra alleanza, che non nasce all'insegna, scusatemi, di un cartello elettorale. Nasce in relazione a un sentimento radicato nel popolo italiano che ininterrottamente dal 1994 ha espresso delle classi dirigenti che si sono succedute, ma che hanno sempre avuto degli obiettivi comuni. Noi i cartelli elettorali giusto per vincere non li abbiamo mai fatti e non abbiamo neanche fatto le liste civetta per vincere le elezioni .
Oggi è un giorno particolare anche perché c'è il ritorno della politica al centro delle istituzioni, ed è un momento fondamentale, perché il fatto che ci si possa confrontare, il fatto che qui dentro si possa parlare a nome di schieramenti, e non dover trovare le giustificazioni, anche le più oblique, per tentare di dire che si è d'accordo pur non essendolo, è un fatto epocale perché negli ultimi anni ciò non è mai accaduto . Lei ha detto chiaramente che questo è un Governo politico, e anche qui quale caduta di stile, Presidente Conte . Presidente Fontana, citerò il Presidente Conte che ha detto e ha dato il voto ai Ministri. E allora mi permetto di dire che, prima di dare il voto ai Ministri, un di partito si dovrebbe preoccupare di aver dimezzato i voti del suo partito .
Noi siamo certi che il suo percorso non sarà facile, Presidente del Consiglio. Ahimè, per noi nulla è mai stato facile, ma è la determinatezza e la convinzione, mi sia consentito anche, è l'orgoglio di chi capisce che in questo momento quella che abbiamo davanti è una sfida epocale, perché in questo momento, in questa congiuntura internazionale, politica e anche di economia, attenzione, non vi sono scorciatoie, non vi sono furbizie. Purtroppo, noi ci sediamo nel momento peggiore su quei banchi, ma, con la responsabilità che ci ha sempre contraddistinto, onoreremo quei banchi . Non lo faremo all'insegna del potere, lo faremo all'insegna di quelle misure necessarie e indispensabili per fare ripartire questo Paese, perché nessuno lo ha detto, ma negli ultimi 4 anni e mezzo il debito pubblico è aumentato di 400 miliardi di euro. Questo è il fardello che lei, Presidente del Consiglio, si carica in questo momento sulle spalle.
Penso che le risposte che alcuni hanno evocato lei le abbia date non con delle ricette, ma con due riferimenti: coraggio e libertà. Il coraggio servirà per i provvedimenti, certo, perché noi non possiamo far finta di non sapere che in questo momento, nell'attuale situazione, vi sono dei comparti industriali che sono allo stremo. E noi non possiamo permetterci che parta quel vento di cassa integrazione che finirebbe fatalmente, da una parte, per impoverire i lavoratori, dall'altra, per impedire allo Stato di avere gettito, ma soprattutto, in questo combinato disposto, porterebbe le aziende a perdere anche quote di mercato e di competitività. Questo noi non ce lo possiamo permettere !
Lei ha fatto riferimento alla libertà, e la libertà in economia vuol dire tanto; vuol dire, Presidente, innanzitutto libertà dall'oppressione fiscale. Lei non ha parlato di condoni, lei ha parlato di tregua; così come da questi banchi non parlavamo di condoni quando dicevamo che la proposta relativa al catasto significava soltanto mettere un'ulteriore tassa sugli immobili e sulla casa . Lei ha parlato di libertà di scelta a fronte della pandemia. Ma perché, vogliamo forse negare che alcune scelte, soprattutto il s, abbiano finito in molte situazioni per rallentare la ripresa dell'economia? E la libertà di intrapresa, vogliamo parlarne oppure è una parola brutta da pronunciare in quest'Aula? Certo, noi sappiamo benissimo che c'è un mondo del lavoro dipendente da difendere, ma c'è anche un mondo del lavoro autonomo che non possiamo dimenticare , perché è quel mondo che tutte le mattine lavora per far sì che il sistema Italia vada avanti. Perché quello che per molti - e vado alla conclusione - era una iattura, il nanismo delle nostre imprese, per noi si è rivelata una ricchezza.
E, allora, signora Presidente, siamo convinti di una cosa: il suo Governo non sarà un'avventura. La destra è coraggio o non è; la destra è Patria o non è! Noi abbiamo coraggio, noi crediamo soprattutto che la Patria vada servita e che non ci si debba servire della Patria! Buon lavoro, signor Presidente! Il voto di fiducia di Fratelli d'Italia è suo !
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallo, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GALLO(MISTO). Grazie, signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, intervengo in un minuto, a nome del Movimento Sud chiama Nord, per annunciare un voto di astensione sulla fiducia al Governo.
Presidente Meloni, le sue dichiarazioni odierne ci hanno favorevolmente impressionato non solo per la passione e la determinazione mostrate, ma per gli impegni assunti sui temi a noi più cari, la cosiddetta questione meridionale, le infrastrutture, il divario tra Nord e Sud, la mancanza di lavoro, la lotta alla mafia. Queste però, lo sappiamo, sono solo le buone intenzioni di questo Governo e ora attendiamo di vedere i fatti e, in tal senso, non sono confortanti alcuni segnali, come la creazione di un Ministero per il Sud che, malgrado le sue rassicurazioni, continua a sembrare una scatola vuota o la scelta di alcuni Ministri che certo non hanno la patente di campioni del meridionalismo.
PRESIDENTE. Concluda.
FRANCESCO GALLO(MISTO). Ma sono impressioni che ci auguriamo vengano smentite dai fatti. Noi siamo qui per fare e, aspettando le scelte concrete, la nostra astensione vuole essere solo una sollecitazione a questo Governo a fare di più, nell'interesse generale e del Sud in particolare.
PRESIDENTE. Deve concludere.
FRANCESCO GALLO(MISTO). C'è tanto da fare, buon lavoro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brambilla, alla quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA(MISTO). Signor Presidente della Camera, signora Presidente del Consiglio, onorevoli colleghe e colleghi, annuncio subito che voterò convintamente la fiducia a questo Governo il primo espressione della volontà finalmente popolare e il primo guidato da una donna, una donna che stimo e voto da deputata di centrodestra, iscritta al gruppo Misto, in coerenza con la scelta compiuta dai di candidarmi in un collegio uninominale e non in una lista di partito per poter dare rappresentanza a tutte le istanze animaliste ed ambientaliste che si riconoscono nella nostra proposta di Governo.
Ho, quindi, ben apprezzato e condiviso il rilievo che ha voluto dare alla necessità di affrontare le emergenze climatiche, le sfide ambientali, il rischio idrogeologico e, più in generale, l'esigenza di difendere la natura, quindi, la biodiversità, gli ecosistemi, gli animali, nel solco dell'articolo 9 della Costituzione, che abbiamo appena riformato.
PRESIDENTE. Concluda.
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA(MISTO). Concludo, quindi, augurando a lei e al suo Governo un buon lavoro per il bene della nostra Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulio Tremonti, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
GIULIO TREMONTI(FDI). Un intervento molto breve, dato l'intervento svolto dall'onorevole Letta. Onorevole, lei ha citato i dati del triennio 2008-2011, il triennio della grande crisi globale .
I numeri che ci sono stati per l'Italia erano migliori dei numeri dati Non è una dichiarazione di voto!”… E' una dichiarazione.
PRESIDENTE. Deve essere una dichiarazione di voto, onorevole Tremonti.
GIULIO TREMONTI(FDI). Poi farò anche quella.
I numeri dell'Italia erano …
PRESIDENTE. Facciamo terminare, colleghi!
GIULIO TREMONTI(FDI). … migliori dei numeri relativi a quelli degli altri Paesi, come è stato scritto nelle considerazioni conclusive fatte dalla Banca d'Italia nel maggio 2011, la gestione pubblica del bilancio è stata prudente .
PRESIDENTE. Colleghi, facciamolo terminare!
GIULIO TREMONTI(FDI). Dato che l'onorevole Letta produce il meglio, il suo meglio, facendo il peggio, dichiaro che voto …
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Preciso che i deputati in missione per la parte antimeridiana della seduta erano 10 e non 11, e per la parte pomeridiana della seduta 9 e non 10.
Indico la votazione per appello nominale sulla mozione di fiducia Foti, Molinari, Cattaneo e Lupi n. 1-00002.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
La chiama avrà inizio dal deputato Casasco.
Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei membri del Governo.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando, quindi, di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltose le operazioni di voto.
Invito, quindi, il deputato segretario a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sulla mozione di fiducia Foti, Molinari, Cattaneo e Lupi n. 1-00002:
Presenti: .………………… 394
Votanti: ………………….. 389
Astenuti: …………………. 5
Maggioranza: ……………. 195
Hanno risposto : ……….. 235
Hanno risposto : ………. 154
.
sì:
Albano Lucia
Almici Cristina
Ambrosi Alessia
Amich Enzo
Amorese Alessandro
Andreuzza Giorgia
Angelucci Antonio
Antoniozzi Alfredo
Arruzzolo Giovanni
Bagnai Alberto
Bagnasco Roberto
Baldelli Antonio
Barabotti Andrea
Barelli Paolo
Battilocchio Alessandro
Battistoni Francesco
Bellomo Davide
Bellucci Maria Teresa
Benigni Stefano
Benvenuti Gostoli Stefano Maria
Benvenuto Alessandro Manuel
Bergamini Davide
Bergamini Deborah
Bicchielli Pino
Bignami Galeazzo
Billi Simone
Bisa Ingrid
Bitonci Massimo
Bof Gianangelo
Bordonali Simona
Bossi Umberto
Brambilla Michela Vittoria
Bruzzone Francesco
Buonguerrieri Alice
Caiata Salvatore
Calderone Tommaso Antonino
Calovini Giangiacomo
Candiani Stefano
Cangiano Gerolamo
Cannata Giovanni Luca
Cannizzaro Francesco
Caparvi Virginio
Caramanna Gianluca
Caretta Maria Cristina
Carloni Mirco
Caroppo Andrea
Carra' Anastasio
Casasco Maurizio
Cattaneo Alessandro
Cattoi Vanessa
Cavandoli Laura
Cavo Ilaria
Cecchetti Fabrizio
Centemero Giulio
Cerreto Marco
Cesa Lorenzo
Chiesa Paola Maria
Ciaburro Monica
Ciancitto Francesco Maria Salvatore
Ciocchetti Luciano
Cirielli Edmondo
Coin Dimitri
Colombo Beatriz
Colosimo Chiara
Colucci Alessandro
Comaroli Silvana Andreina
Comba Fabrizio
Congedo Saverio
Coppo Marcello
Cortelazzo Piergiorgio
Crippa Andrea
Dalla Chiesa Rita
Dara Andrea
D'Attis Mauro
De Bertoldi Andrea
De Corato Riccardo
De Palma Vito
Deidda Salvatore
Delmastro Delle Vedove Andrea
Di Giuseppe Andrea
Di Maggio Grazia
Di Mattina Salvatore Marcello
Dondi Daniela
Donzelli Giovanni
Fascina Marta Antonia
Ferrante Tullio
Ferro Wanda
Filini Francesco
Fitto Raffaele
Formentini Paolo
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Frassini Rebecca
Freni Federico
Frijia Maria Grazia
Furgiuele Domenico
Gardini Elisabetta
Gatta Giandiego
Gava Vannia
Gemmato Marcello
Giaccone Andrea
Giagoni Dario
Giglio Vigna Alessandro
Giordano Antonio
Giorgetti Giancarlo
Giorgianni Carmen Letizia
Giovine Silvio
Gusmeroli Alberto Luigi
Iaia Dario
Iezzi Igor
Kelany Sara
La Porta Chiara
La Salandra Giandonato
Lampis Gianni
Lancellotta Elisabetta Christiana
Latini Giorgia
Lazzarini Arianna
Leo Maurizio
Loizzo Simona
Lollobrigida Francesco
Longi Eliana
Loperfido Emanuele
Lucaselli Ylenja
Lupi Maurizio
Maccanti Elena
Maccari Carlo
Maerna Novo Umberto
Maiorano Giovanni
Malagola Lorenzo
Malaguti Mauro
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo
Mantovani Lucrezia Maria Benedetta
Marchetti Riccardo Augusto
Marchetto Aliprandi Marina
Marrocco Patrizia
Mascaretti Andrea
Maschio Ciro
Matera Mariangela
Matone Simonetta
Matteoni Nicole
Mattia Aldo
Maullu Stefano Giovanni
Mazzetti Erica
Mazzi Gianmarco
Meloni Giorgia
Messina Manlio
Michelotti Francesco
Miele Giovanna
Milani Massimo
Minardo Antonino
Molinari Riccardo
Mollicone Federico
Molteni Nicola
Montaruli Augusta
Montemagni Elisa
Morgante Maddalena
Morrone Jacopo
Mule' Giorgio
Mura Francesco
Nevi Raffaele
Nisini Tiziana
Nordio Carlo
Orsini Andrea
Osnato Marco
Ottaviani Nicola
Padovani Marco
Pagano Nazario
Palombi Alessandro
Panizzut Massimiliano
Patriarca Annarita
Pella Roberto
Pellicini Andrea
Perissa Marco
Pierro Attilio
Pietrella Fabio
Pisano Calogero
Pittalis Pietro
Pizzimenti Graziano
Polidori Catia
Polo Barbara
Pozzolo Emanuele
Pretto Erik Umberto
Prisco Emanuele
Pulciani Paolo
Raimondo Carmine Fabio
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Rixi Edoardo
Rizzetto Walter
Roccella Eugenia
Romano Francesco Saverio
Roscani Fabio
Rossello Cristina
Rossi Angelo
Rossi Fabrizio
Rosso Matteo
Rotelli Mauro
Rotondi Gianfranco
Rubano Francesco Maria
Ruspandini Massimo
Russo Gaetana
Russo Paolo Emilio
Saccani Jotti Gloria
Sala Fabrizio
Sasso Rossano
Sbardella Luca
Schiano Di Visconti Michele
Schifone Marta
Semenzato Martina
Silvestri Rachele
Siracusano Matilde
Sorte Alessandro
Squeri Luca
Stefani Alberto
Sudano Valeria
Tajani Antonio
Tassinari Rosaria
Tenerini Chiara
Testa Guerino
Tirelli Franco
Toccalini Luca
Tosi Flavio
Trancassini Paolo
Tremaglia Andrea
Tremonti Giulio
Urzi' Alessandro
Varchi Maria Carolina
Vietri Imma
Vinci Gianluca
Volpi Andrea
Ziello Edoardo
Zinzi Gianpiero
Zoffili Eugenio
Zucconi Riccardo
Zurzolo Immacolata
no:
Aiello Davide
Alifano Enrica
Amato Gaetano
Appendino Chiara
Ascani Anna
Ascari Stefania
Auriemma Carmela
Bakkali Ouidad
Baldino Vittoria
Barbagallo Anthony Emanuele
Barzotti Valentina
Benzoni Fabrizio
Berruto Mauro
Boldrini Laura
Bonafe' Simona
Bonelli Angelo
Bonetti Elena
Bonifazi Francesco
Borrelli Francesco Emilio
Boschi Maria Elena
Braga Chiara
Bruno Raffaele
Cafiero De Raho Federico
Cantone Luciano
Cappelletti Enrico
Caramiello Alessandro
Care' Nicola
Carfagna Maria Rosaria
Carmina Ida
Caso Antonio
Castiglione Giuseppe
Casu Andrea
Cherchi Susanna
Ciani Paolo
Colucci Alfonso
Conte Giuseppe
Costa Enrico
Costa Sergio
Cuperlo Gianni
Curti Augusto
D'Alessio Antonio
D'Alfonso Luciano
De Luca Piero
De Maria Andrea
De Micheli Paola
De Monte Isabella
Del Barba Mauro
Della Vedova Benedetto
Dell'Olio Gianmauro
Di Biase Michela
Di Lauro Carmen
Di Sanzo Christian Diego
Donno Leonardo
Dori Devis
D'Orso Valentina
Evi Eleonora
Faraone Davide
Fassino Piero
Fede Giorgio
Fenu Emiliano
Ferrari Sara
Fontana Ilaria
Forattini Antonella
Fornaro Federico
Fossi Emiliano
Fratoianni Nicola
Furfaro Marco
Gadda Maria Chiara
Ghio Valentina
Ghirra Francesca
Giachetti Roberto
Gianassi Federico
Girelli Gian Antonio
Giuliano Carla
Gnassi Andrea
Graziano Stefano
Gribaudo Chiara
Grimaldi Marco
Grippo Valentina
Gruppioni Naike
Gubitosa Michele
Guerini Lorenzo
Guerra Maria Cecilia
Iacono Giovanna
Iaria Antonino
L'Abbate Patty
Lacarra Marco
Lai Silvio
Laus Mauro Antonio Donato
Letta Enrico
Lomuti Arnaldo
Lovecchio Giorgio
Madia Maria Anna
Magi Riccardo
Malavasi Ilenia
Mancini Claudio
Manzi Irene
Marattin Luigi
Mari Francesco
Marino Maria Stefania
Mauri Matteo
Merola Virginio
Morfino Daniela
Onori Federica
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Orrico Anna Laura
Pagano Ubaldo
Pastorella Giulia
Pastorino Luca
Pavanelli Emma
Pellegrini Marco
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Penza Pasqualino
Piccolotti Elisabetta
Porta Fabio
Provenzano Giuseppe
Quartapelle Procopio Lia
Quartini Andrea
Raffa Angela
Ricciardi Marianna
Ricciardi Riccardo
Ricciardi Toni
Richetti Matteo
Roggiani Silvia
Rosato Ettore
Rossi Andrea
Ruffino Daniela
Santillo Agostino
Sarracino Marco
Scarpa Rachele
Scerra Filippo
Schlein Elly
Scotto Arturo
Scutella' Elisa
Serracchiani Debora
Silvestri Francesco
Simiani Marco
Sottanelli Giulio Cesare
Soumahoro Aboubakar
Speranza Roberto
Sportiello Gilda
Stefanazzi Claudio Michele
Stumpo Nicola
Tabacci Bruno
Todde Alessandra
Torto Daniela
Traversi Roberto
Tucci Riccardo
Vaccari Stefano
Zan Alessandro
Zanella Luana
Zaratti Filiberto
Zingaretti Nicola
Gallo Francesco
Gebhard Renate
Manes Franco
Schullian Manfred
Steger Dieter
Cappellacci Ugo
Pichetto Fratin Gilberto
PRESIDENTE. Comunico che in data 20 ottobre 2022, d'intesa con il Presidente del Senato, ho chiamato a far parte del Comitato parlamentare provvisorio per la sicurezza della Repubblica, di cui all'articolo 30- della legge 3 agosto 2007, n. 124, i deputati Andrea Delmastro Delle Vedove, Tommaso Foti ed Ettore Rosato.
PRESIDENTE. Comunico, inoltre, che, a seguito delle designazioni da parte dei gruppi parlamentari, la Commissione speciale, istituita il 19 ottobre 2022, ai sensi dell'articolo 22, comma 2, del Regolamento, risulta composta dai seguenti deputati: Albano, Antoniozzi, Bagnai, Benzoni, Deborah Bergamini, Bicchielli, Bitonci, Braga, Caretta, Cattoi, Ciocchetti, Comaroli, De Bertoldi, De Corato, De Luca, Dell'Olio, Fenu, Frassini, Guerra, Gusmeroli, Lovecchio, Lucaselli, Malavasi, Manzi, Marattin, Milani, Nazario Pagano, Ubaldo Pagano, Pella, Ruspandini, Squeri, Steger, Torto, Trancassini e Zanella.
Comunico, infine, che nella seduta del 24 ottobre 2022 la Commissione ha proceduto alla propria costituzione, eleggendo: presidente, Roberto Pella; vicepresidenti, Riccardo De Corato e Maria Cecilia Guerra; segretari, Silvana Andreina Comaroli e Daniela Torto.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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