PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
BENEDETTO DELLA VEDOVA, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 80, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Carotenuto ed altri n. 2-00532 .
Chiedo al deputato Caramiello se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). Grazie, Presidente. Desidero illustrare l'interpellanza. Anzitutto, Vice Ministro Bellucci, desidero stigmatizzare il comportamento del Governo. Infatti, ieri si è tenuto un tavolo al MIMIT, con un consulente del Ministro Urso, ma nessun componente del Governo si è presentato al tavolo. In una vertenza molto delicata per il futuro dell'azienda Dema, nella quale sono in gioco centinaia di posti di lavoro, era doveroso che un componente del Governo, da un punto di vista politico, fosse ieri presente al tavolo. Vice Ministro, questa è una mancanza di rispetto nei confronti di centinaia di lavoratori che rischiano il proprio posto di lavoro, un proprio diritto sancito dalla nostra Costituzione.
Vice Ministro, l'azienda Dema fu fondata nel 1993 a Napoli quale società di progettazione e di ingegneria per il settore aeronautico. In particolare, Presidente, vanta un'offerta integrata di progettazione, industrializzazione, produzione e assemblaggio di aerostrutture complesse. È un operatore di rilievo primario in ambito nazionale nel segmento delle aerostrutture, impiegando 674 dipendenti. Fanno parte del gruppo Dema: la Dema Spa (Somma Vesuviana e Brindisi), la CAM Srl (Paolisi, in provincia di Benevento), la DAR Srl (Brindisi) e la Dema Aeronautics Inc. (Montréal).
Signora Presidente, a seguito di difficoltà finanziarie, acutizzate dalla pandemia, nel 2021 la società avviò una serie di interlocuzioni con Invitalia per verificare la fattibilità di interventi di finanza agevolata. Signora Presidente, ad oggi Dema attraversa una grave crisi finanziaria ed è in perdita di un milione e mezzo di euro al mese, non disponendo di risorse sufficienti a coprire i costi di produzione e del personale. E mi risulta, Vice Ministro, che alcuni operai siano già in cassa integrazione da diverso tempo. Inoltre, il 21 gennaio del 2025, presso il Ministero delle Imprese e del si era tenuto il tavolo di crisi industriale, durante il quale Dema aveva annunciato l'avvio di trattative avanzate per la cessione di tutti gli di impresa ad Adler Pelzer Group, gruppo manifatturiero campano, nato nel 1956 e operante a livello internazionale nella progettazione, sviluppo e produzione di componenti e sistemi per i settori , aerospaziale e ferroviario.
Fatta questa doverosa premessa, Vice Ministro, ieri, come dicevo, si è tenuto un nuovo tavolo al Ministero delle Imprese e del , al quale ho partecipato anch'io, ma, anziché un membro del Governo, come dicevo e come già ribadito, c'era un consulente del Ministro Urso. Per carità, non metto in discussione la bravura del consulente, ma il Governo ha il dovere politico di stare al tavolo senza delegare nessuno.
Presidente, i sindacati e i lavoratori ci avevano riferito, giorni fa, di essere entrati in possesso di un piano industriale della società Adler, di una bozza, un , in maniera ufficiosa, al cui interno sembrava sussistere un piano di riorganizzazione che prevederebbe: il trasferimento delle attività di lavorazione meccanica dal sito di Somma Vesuviana a quello di Brindisi entro il mese di marzo del 2025; lo spostamento delle attività di montaggio da Somma Vesuviana ad Airola, con avvio a marzo del 2025 e completamento entro dicembre del 2025; lo spostamento delle lavorazioni in lamiera da Somma Vesuviana al sito Adler di Airola, con avvio dell'attività da gennaio 2026 per circa 6 mesi.
Quello che più preoccupa è la riduzione del personale, con circa 200 esuberi. L'interrogante, Presidente, ritiene che la prospettiva di un progressivo smantellamento delle attività produttive nel sito di Somma Vesuviana rappresenti una grave minaccia per i lavoratori e per il tessuto economico e sociale del territorio in cui la desertificazione e il depauperamento sta aumentando sempre di più.
Signora Presidente, la crisi che sta attraversando la Dema Spa è esemplificativa delle difficoltà di un settore industriale che, pur avendo potenziale, rischia di essere penalizzato dalla scarsità di investimenti pubblici e privati, da una gestione inefficiente e dalla difficoltà di attrarre investitori impegnati a tutelare l'occupazione. Le rappresentanze sindacali unitarie hanno, pertanto, sollecitato un intervento dei Ministri del Lavoro, delle Imprese e del per affrontare la crisi con un piano industriale che non preveda esuberi e con le necessarie garanzie da parte del gruppo subentrante di un reale impegno a preservare i livelli occupazionali, scongiurando il rischio di delocalizzazione, trasferimenti dei lavoratori, cassa integrazione a zero euro, licenziamenti e trattenimenti sui Fondi pensionistici integrativi.
Signora Presidente, devo ricordare a quest'Aula quanto il settore aeronautico sia strategico per lo sviluppo economico del Mezzogiorno; la chiusura o il ridimensionamento di realtà come la Dema Spa potrebbero avere, pertanto, un impatto negativo sull'intero comparto e sulla competitività della regione Campania, ma anche della regione Puglia.
Durante il tavolo, svoltosi ieri, era presente l'amministratore delegato di Adler il quale ci ha confermato l'acquisizione di Dema e quasi interamente quel piano industriale, quel , quella bozza che vi ho citato prima, prevederebbe il licenziamento di circa 200 lavoratori e la possibile chiusura di tre dei quattro sopradescritti. L'amministratore delegato di Adler ci ha presentato l'azienda: 100 stabilimenti nel mondo, dal sito risulta un fatturato di 2 miliardi di euro e 20.000 dipendenti che, a detta dell'amministratore delegato, tutti sono felici. Io non metto in dubbio che i dipendenti, se lavorano, sono felici, ma se questi vengono licenziati o messi in cassa integrazione, sicuramente non saranno minimamente contenti. Vice Ministro, parliamo di persone, di famiglie, non di numeri e di matricole. Il lavoro è sacro: va tutelato e salvaguardato. Ciò premesso, Vice Ministro, io vi chiedo le modalità attraverso cui questo Governo intenda risolvere le succitate criticità e ricordo a lei, Vice Ministro, che il tavolo al Ministero delle Imprese e del per la vertenza Dema è stato aggiornato al 17 febbraio alle ore 14 e chiedo al Governo di essere presente a quel tavolo e di essere vicino ai lavoratori.
Noi del MoVimento 5 Stelle, come sempre, ci saremo. Ricordo a quest'Aula, così che rimanga agli atti, che l'amministratore delegato di Adler, durante l'incontro di ieri, ha anche comunicato che ciò che si produce in Campania continuerà a prodursi in Campania e parimenti in Puglia. L'importante è che si produca nel Meridione d'Italia, al Sud. Purtroppo il Sud continua a vivere un momento difficile, una desertificazione: negli ultimi ventidue mesi, lo ricordo, c'è stato un crollo della produzione industriale. Vi chiedo ancora, Vice Ministro, a quel tavolo, quali soluzioni concrete intendete individuare, di concerto con l'azienda e i sindacati, al fine di sostenere la continuità produttiva dei presenti in Campania ed in Puglia, in particolare nel sito di Somma Vesuviana, al fine di preservarne l'occupazione e rilanciarne la produzione, attraverso l'avvio di un piano industriale efficace che includa investimenti in progetti di innovazione e sviluppo sostenibile, per garantire un futuro solido e duraturo ai suoi lavoratori, al suddetto territorio, oltre che sostenere la crescita, specialmente in un settore strategico come quello aeronautico, con un impatto - come dicevo prima - diretto sullo sviluppo economico e occupazionale della regione Campania.
PRESIDENTE. La Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, ha facoltà di rispondere.
MARIA TERESA BELLUCCI,. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole interrogante e passo ad illustrare l'atto di sindacato ispettivo, concernente la crisi occupazionale della società Dema operante nel settore aeronautico e specializzata nella progettazione, costruzione e assemblaggio di componenti del segmento aerostrutture.
L'azienda ha due sedi, direttamente denominate Dema, una a Somma Vesuviana, in Campania, e l'altra a Brindisi, in Puglia. Al riguardo, sono stati acquisiti gli elementi istruttori, resi disponibili dalle strutture competenti del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. La società Dema Spa ha già usufruito, nel corso degli ultimi anni, di plurimi interventi di integrazione salariale, per le diverse causali previste dal decreto legislativo n. 148 del 2015 (crisi aziendale, ristrutturazione aziendale e contratto di solidarietà) e di interventi straordinari di cui all'articolo 40, del decreto-legge n. 73 del 2021. In particolare, l'ultimo trattamento per la sede di Somma Vesuviana è stato autorizzato dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali per la stipula di un ulteriore contratto di solidarietà in relazione al periodo dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, che ha visto coinvolti 273 lavoratori su un organico totale di 332 dipendenti.
Si evidenzia che, essendo Somma Vesuviana un comune rientrante nelle aree di crisi complessa, la società Dema si trova nelle condizioni di poter richiedere il trattamento di integrazione salariale previsto dall'articolo 44, comma 11- del decreto legislativo n. 148 del 2015, in presenza dei requisiti di legge. Infatti, con istanza del 15 gennaio 2025, la società Dema ha richiesto una convocazione per espletare l'esame congiunto della situazione aziendale allo scopo di accedere alla CIGS per le imprese operanti in un'area di crisi industriale complessa.
In tale istanza la società ha richiesto il trattamento di integrazione salariale in favore di tutta la forza lavoro dell'unità produttiva di Somma Vesuviana, costituita da 260 unità - di cui 174 operai, 83 impiegati e 3 dirigenti - per il periodo decorrente dal 7 gennaio 2025 al 31 dicembre 2025. Informo che la relativa riunione è stata convocata dal Ministero del Lavoro per il prossimo 13 febbraio.
Per completezza espositiva, riferisco che anche la sede di Brindisi ha compiuto sostanzialmente lo stesso percorso, in quanto da ultimo è stato autorizzato dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali l'intervento della cassa integrazione straordinaria per la stipula di ulteriore contratto di solidarietà per il periodo dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, che ha visto coinvolti 57 lavoratori su un organico totale di 332 dipendenti.
Evidenzio in aggiunta che il 24 gennaio scorso, la società DAR ha richiesto una convocazione per espletare l'esame congiunto della situazione aziendale, al fine di accedere alla proroga della CIGS per contratto di solidarietà. La riunione è stata convocata, sempre dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, per la data odierna del 7 febbraio. Per quanto riguarda l'acquisizione della società Dema da parte del gruppo Adler, segnalo che ieri (6 febbraio) si è svolto un incontro presso il Ministero delle Imprese e del al quale sono intervenuti i vertici delle aziende, i rappresentanti delle regioni Campania e Puglia, delle organizzazioni sindacali e degli enti locali interessati. Il presentato da Adler prevede investimenti per 12 milioni di euro, che si aggiungono ai 6 milioni già stanziati dagli azionisti di Dema nel corso dell'ultimo anno.
Sul fronte occupazionale, Adler ha avanzato una proposta migliore rispetto a quella contenuta nel piano concordatario che era stato omologato dal tribunale. Il tavolo di confronto tra le parti verrà aggiornato il prossimo 17 febbraio presso il Ministero delle Imprese e del al fine di condividere l'inizio di una trattativa negoziale.
Pertanto, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali monitorerà con attenzione gli sviluppi dell'azienda al fine di assicurare che sia adottata ogni possibile misura per la salvaguardia occupazionale dei lavoratori coinvolti e, evidentemente, anche delle famiglie di questi.
PRESIDENTE. Il deputato Caramiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). Grazie, signora Presidente. Sarò soddisfatto quando saranno messi in sicurezza i lavoratori, le loro famiglie e i vari distribuiti in regioni difficili dal punto di vista lavorativo, come la Puglia e la Campania. Da quello che si è evinto e che ci ha comunicato il Vice Ministro, c'è più di un tavolo sia al Ministero del Lavoro, sia il Ministro al Ministero delle Imprese e del . Chiedo che ci sia un accorpamento e, quindi, un tavolo unico che abbia l'obiettivo - come dicevo - di garantire tutti i livelli occupazionali perché ad oggi quel piano, che ci ha portato al tavolo l'amministratore delegato di Adler, è irricevibile per tutti.
L'obiettivo è tutelare l'occupazione e difendere i lavoratori, quindi in questo tavolo di concertazione, che avverrà sia al Ministero del Lavoro sia al Ministero delle Imprese e del , vi chiedo di essere presenti come Governo e non che ci sia al tavolo solo un consulente del Ministro Urso, in modo da avviare una trattativa per difendere i lavoratori in un momento in cui la produzione industriale in questo Paese è crollata e va avanti così da ben 22 mesi. In un territorio fragile, come Somma Vesuviana - è tutta quell'area in cui c'è una desertificazione e si perdono quotidianamente posti di lavoro -, abbiamo il dovere di intervenire e di tutelarli, quindi, mi riterrò soddisfatto soltanto quando tutti i lavoratori non saranno mai licenziati.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lupi e Romano n. 2-00505 .
Chiedo al deputato Romano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente, sì. Stavo per leggere un articolo su un quotidiano importante del nostro Paese, che faceva riferimento all'aumento del prezzo del gas in questo ultimo anno. E' raddoppiato il prezzo del gas: dal marzo 2024 (circa 30 euro) alla giornata odierna (54 euro); è una crisi che, per le nostre imprese e per le nostre famiglie, nei dati prospettici, purtroppo, è pesante, perché ad oggi, nonostante gli sforzi del Governo, non siamo riusciti ancora a realizzare quell'indipendenza che anche l'Europa chiede; per un Paese come il nostro che è dipendente per il 74 per cento dagli approvvigionamenti diventa veramente difficile, se non andiamo a realizzare quelle infrastrutture che devono consentire questa indipendenza. Il terminale di rigassificazione di Gioia Tauro è un progetto che è stato oggetto di un'autorizzazione all'esercizio nell'anno 2012 e di un successivo decreto di sospensione nell'anno 2013, che ha bloccato la realizzazione dell'opera.
Il 26 ottobre 2022 il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha annunciato in Senato, durante il voto di fiducia per l'insediamento del Governo, l'approvazione di un atto esecutivo che avrebbe dato il via libera alla realizzazione del progetto, dichiarandolo di carattere strategico. In attuazione all'impegno dichiarato precedentemente, al fine di dare un definitivo impulso alla realizzazione del progetto, il Governo ha adottato il decreto-legge 9 dicembre 2023 n. 181 recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione dei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatesi a partire dal 1° maggio 2023; è stato poi convertito con modificazioni dalla legge 2 febbraio 2024 n. 11.
Questo provvedimento emanato dal Governo e convertito in legge prevede che le opere finalizzate alla costruzione e all'esercizio di terminali di rigassificazione del gas naturale liquefatto , tra cui quello di Gioia Tauro, che all'entrata in vigore della legge abbiano ottenuto le autorizzazioni necessarie entro il 10 dicembre 2023, siano da considerarsi interventi strategici di pubblica utilità urgenti e indifferibili.
Il 18 dicembre 2024, il Vice Ministro Gava, rispondendo a un'interrogazione presso l'VIII Commissione permanente della Camera dei deputati (Ambiente, territorio e lavori pubblici) ha dichiarato che l'opera rientra tra le infrastrutture necessarie per la realizzazione dei progetti strategici per la transizione energetica del Paese, quelli inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e nelle linee di indirizzo del Piano regionale integrato energia e clima nonché per il raggiungimento degli obiettivi prefissati per il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima. Il 9 gennaio 2025 - scusate la didascalia, ma ho necessità di riprendere le date -, in un'intervista al quotidiano , il presidente della regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha dichiarato: “Abbiamo un progetto pronto, redatto anni fa da Lng Medgas Terminal, società che ha come azionista di riferimento Fingas, controllata pariteticamente da Iren e Sorgenia, già autorizzato (…)”.
In buona sostanza: c'è un progetto; Iren e Sorgenia sono fermi al palo e non hanno deciso cosa fare di questo progetto. Noi riteniamo sia utile che questo Governo si impegni affinché questo progetto possa essere realizzato oppure possa essere ceduto, se Iren e Sorgenia non hanno più interesse, ma certamente bisogna dare un impulso affinché questo rigassificatore venga realizzato. Le ragioni sono note, è importante realizzare questo rigassificatore a Gioia Tauro dopo ciò che è accaduto in Liguria. È importante perché il retroporto di Gioia Tauro non dà alcun problema come invece darebbe problemi in qualsiasi altra località, che comunque non è stata individuata. Quindi la nostra interpellanza è per chiedere al Governo, anche in considerazione delle dichiarazioni rese dal presidente della regione Calabria, Occhiuto, cosa intenda fare per la realizzazione di questo rigassificatore.
PRESIDENTE. La Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, ha facoltà di rispondere.
MARIA TERESA BELLUCCI,. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti e passo quindi ad illustrare la risposta all'interpellanza. Con riferimento al quesito posto, è opportuno in premessa descrivere le specificità dell'impianto in argomento. È prevista infatti la realizzazione di un terminale di ricezione e rigassificazione di gas naturale liquefatto da ubicare nell'area di sviluppo industriale della piana di Gioia Tauro comprendente i comuni di Gioia Tauro, di San Ferdinando e di Rosarno, proprio in provincia di Reggio Calabria.
L'impianto è stato autorizzato per una capacità nominale di 12 miliardi di metro cubo standard anno (Sm3/anno), ed è costituito da un pontile a mare per l'attracco e lo scarico delle navi metaniere, da un sistema di trasferimento del GNL, da un sistema di stoccaggio a terra sempre del GNL, da un impianto di rigassificazione e dai sistemi ausiliari e dalle opere accessorie. La costruzione e l'esercizio del Terminale è stata autorizzata con il decreto interministeriale in data 14 febbraio 2012. Nel corso del procedimento, il progetto ha ricevuto tutti i pareri previsti in fase di istruttoria, quali quelli connessi con la tutela ambientale, demaniale, portuale e anche di sicurezza.
In merito a quanto indicato dall'onorevole interpellante circa la strategicità dell'infrastruttura, si conferma che l'opera rientra tra le infrastrutture necessarie alla realizzazione dei progetti strategici per la transizione energetica del Paese inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) nonché al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC).
Si rappresenta, altresì, che anche la regione Calabria, con la deliberazione n. 291 del 30 giugno 2022, ha approvato le “Linee di indirizzo del Piano regionale integrato energia e clima” (PRIEC). Con tale atto, coerentemente con gli orientamenti comunitari e nazionali in materia di energia e con i fondamentali strumenti di programmazione regionale vigenti, sono stati individuati gli indirizzi strategici essenziali e le linee di sviluppo fondamentali della futura politica energetica regionale. Il Piano suddetto propone, dunque, una strategia energetica che consta di un insieme di linee strategiche di intervento, in linea con i dettami europei e nazionali, al fine di concorrere al raggiungimento della riduzione delle emissioni climalteranti perseguito dal Piano citato, e il rigassificatore di Gioia Tauro rientra tra queste linee di indirizzo.
L'aspetto strategico della realizzazione di questa infrastruttura è stato ribadito anche dall'articolo 2 del decreto-legge n. 181 del 2023, il quale ha disposto che le opere per la costruzione e l'esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquido , nonché le infrastrutture connesse, sono considerate di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti, e questo consentirà di assicurare una capacità aggiuntiva di rigassificazione. Alla luce di quanto sopra esposto, quindi, si ribadisce che il Terminale di GNL di Gioia Tauro continua ad essere considerato strategico dal Governo, per la sicurezza energetica nazionale, poiché contribuisce al consolidamento ed alla resilienza della rete di approvvigionamento energetica italiana, ad una minore dipendenza energetica del nostro Paese, aprendo un'ulteriore via di alimentazione del gas, che è ritenuta fondamentale, e quindi strategica, come dicevamo, per l'Italia.
PRESIDENTE. Saluto studentesse, studenti e docenti dell'Istituto di istruzione superiore scientifico e tecnico “Majorana-Maitani”, di Orvieto, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Il deputato Romano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Lupi e Romano n. 2-00505, di cui è cofirmatario.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Le dichiarazioni del Governo ci confortano; non ci conforta, purtroppo, lo stato dell'arte, perché, ribadiamo, c'è un momento di stasi, e quindi Noi Moderati sarà a fianco del Governo nelle iniziative volte a sollecitare lo sblocco di questa stasi, perché, come ha riferito il Vice Ministro, questo rigassificatore è strategico per il nostro Paese. È strategico non soltanto per la Calabria, perché ovviamente impatta anche su quella società, che ha mille problemi, e un intervento del genere, attraverso la costruzione di infrastrutture, attraverso l'impiego di tanta manodopera, darebbe anche una boccata d'ossigeno, che non guasta.
Ma soprattutto è strategico per il nostro Paese perché, dopo la chiusura dei varchi russo-ucraini - come sapete, al 31 dicembre, ovviamente, l'accordo non è stato rinnovato -, seppure ci sia un'ipotesi di pace in prospettiva, poiché si riapre un tavolo di dialogo, siamo lontani ancora dal ripristino di un passaggio importante e fondamentale dell'Europa, che è quello del cosiddetto gas russo. Allora abbiamo necessità, al di là di ciò che accadrà dopo il conflitto russo-ucraino, di trovare fonti di approvvigionamento che possano rendere il nostro Paese indipendente dal punto di vista energetico.
In questo il rigassificatore di Gioia Tauro è importantissimo. Certo, so che in Sicilia nessuno vorrebbe avere il rigassificatore dietro la propria casa, tant'è che a Porto Empedocle il dibattito si incentra su questi argomenti e comprendo quali siano le difficoltà nel realizzare un progetto di tale portata, ma, allo stesso tempo, noi dobbiamo avere riguardo ai risultati che si otterrebbero attraverso la realizzazione del rigassificatore perché dobbiamo guardare al futuro, alle future generazioni, alla possibilità che il nostro Paese possa continuare a crescere.
Perché si cresce se siamo nelle condizioni di utilizzare correttamente l'energia nel rispetto dell'ambiente e, allo stesso tempo, utilizzarla per far sì che le nostre aziende possano essere competitive; perché il costo dell'energia che raddoppia, così com'è raddoppiato lungo questo anno, significa un miliardo e 600 milioni di costi per le nostre imprese, significa che le nostre piccole e medie imprese, con questo caro prezzi energetico, possono anche andare incontro alla loro chiusura e al loro fallimento. Per non dire delle famiglie che già hanno pagato un prezzo altissimo con l'aumento dei tassi di interessi sui mutui e si trovano delle bollette salatissime e non riescono ad arrivare alla seconda settimana, altro che a fine mese. Quindi, noi saremo vigili. Noi Moderati è per la costruzione del rigassificatore a Gioia Tauro, prima possibile, e il Governo ci troverà vigili e a sostegno dell'azione che sta portando avanti.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Zanella ed altri n. 2-00530 .
Chiedo all'onorevole Zanella se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. Ringrazio il rappresentante del Governo per la sua presenza ed attenzione, perché questa interpellanza, come potete immaginare, trae origine dall'inchiesta effettuata dalla giornalista Giulia Innocenzi e andata in onda su Rai Tre, il 5 gennaio del 2025, all'interno della trasmissione, del programma condotto da Sigfrido Ranucci, cui va anche la nostra piena solidarietà, Presidente, per la recente citazione in giudizio da parte di tutto un partito, Fratelli d'Italia, in relazione ad un'altra inchiesta, “La mafia a tre teste”.
Vorrei sottolineare questo aspetto e veramente fare un appello - credo disperato, quasi - a questo Governo, perché, oltre ad avere aperto un conflitto, così doloroso per il Paese e pericoloso per le istituzioni, con la magistratura, si apre anche continuamente il conflitto con una realtà giornalistica d'inchiesta molto seria, molto competente, che parla al popolo direttamente, in questo caso anche al cuore del popolo, e non si ha assolutamente cura dell'istituzione.
Il Governo stesso dovrebbe avere in mente che essere al potere, essere al Governo significa avere cura delle istituzioni e dei rapporti con le formazioni e con le soggettività che si esprimono pubblicamente. Quindi, anche l'inchiesta più aspra, come può essere quella condotta da Sigfrido Ranucci, è di grande utilità per il Governo, perché è una misura sincera. Voi avete bisogno di un'opposizione forte, perché solo così potete migliorare la vostra capacità e anche il vostro quotidiano agire come Governo. Ne va dell'istituzione: al posto del centrodestra potrebbe esserci il centrosinistra, ma io direi le stesse cose. Oggi noi - entro, Presidente, nel merito della nostra interpellanza - parliamo di un tema che è stato oggetto non solo del mio atto di sindacato ispettivo odierno, ma anche di interrogazioni presentate da altri gruppi: mi riferisco ai 5 Stelle e al Partito Democratico.
Parlo dell'Ente nazionale cinofilia italiana, che è un'associazione riconosciuta che ha origini storiche pregresse nel tempo e che ha personalità giuridica: è stata prima riconosciuta dal Ministero dell'Economia e poi dal Ministero dell'Agricoltura, che ha assunto anche la funzione di vigilanza e di sorveglianza su di essa. Questo rapporto, questa relazione istituzionalmente prevista del Ministero dell'Agricoltura con l'ENCI deve essere assolutamente chiarita, perché gli aspetti, così inquietanti, che l'inchiesta di Innocenzi hanno messo allo scoperto fanno veramente riflettere. Mi riferisco anche - e questo dipende sicuramente direttamente dal Governo e dal Ministro dell'Agricoltura - alla scelta delle persone che entrano come rappresentanza pubblica del Governo nell'Ente in qualità di sindaci nel collegio sindacale: sono due soggetti su tre. Quindi, se c'è la maggioranza all'interno del collegio sindacale, è evidente la volontà della legge, quindi, del Governo stesso (per forza), di essere un soggetto che svolge pienamente la funzione di controllo dell'Ente stesso. C'è poi, un membro del consiglio del direttivo o del consiglio di amministrazione, che dir si voglia.
L'attività specifica dell'ENCI, che non ha scopo di lucro, tuttavia, può contare su molto importanti: per esempio, nel 2023, dai dati che sono a disposizione, il flusso di entrate è aumentato a 50 milioni di euro. Ora, a fronte di un importante, ma anche di un indotto che conosciamo tutti e tutte e che è estremamente vasto, noi abbiamo potuto prendere atto di una realtà che ci interroga profondamente e che riguarda le manifestazioni, gli eventi, le prove di lavoro e l'attività che effettua l'ENCI, attraverso tutte le varie funzioni che assume e che assumono poi i soci all'interno dell'associazione stessa (soci che sono degli allevatori), in relazione ad un vasto pubblico che ha a cuore il proprio animale.
Voi dovete pensare che, in Italia, l'amore e la passione per gli animali è veramente altissima. Dobbiamo tenere conto anche di questa realtà così forte, perché a questa realtà dobbiamo anche dare risposte. Pensate che, in una casa su quattro, in Italia, troviamo almeno un animale da compagnia. Una presenza che è cresciuta negli ultimi anni. Quindi, poco più di quattro italiani su dieci accolgono un animale e, nel 41,8 per cento dei casi, hanno scelto un cane. Secondo una ricerca elaborata da Ipsos, il 79 per cento dei proprietari considera gli animali domestici a tutti gli effetti membri della famiglia. Quindi, noi siamo di fronte a una “sensibilità animalista” - così la definirei - che è molto aumentata. Pensate, inoltre, che il 76,6 degli italiani è contro la vivisezione, il 72,9 per cento - quindi il 73 per cento quasi - è contro la caccia, il 78,3 per cento è contro l'uso delle pellicce e il 78,1 è contro l'utilizzo degli animali nei circhi. Questo per comunicare al Governo qual è la realtà con cui noi, come politici e politiche, ci dobbiamo misurare.
L'Ente nazionale cinofilia italiana ha sicuramente delle competenze che hanno a che fare con il pubblico, anche se, nella vostra risposta data alla inchiesta di , avete affermato che l'attività di tenuta del Libro genealogico - attività principale e senza la quale non esisterebbe, per la verità, nemmeno l'ENCI - non si può considerare attività pubblica vera e propria; infatti, tale attività non modifica la natura giuridica dell'Ente - ma questo è anche ovvio: la natura giuridica dell'Ente è quella prevista dalla norma che ne determina tutti gli aspetti, tranne quelli ovviamente che poi vengono definiti più precisamente da statuto e da regolamento - perché non discende dallo Stato, ma dai soci che ne istituiscono il Libro, sopportandone i costi individuali.
Inoltre, in risposta ai illustrati rispettivamente dai deputati Caramiello e Vaccari, il Sottosegretario D'Eramo ha precisato che l'ENCI è un ente privato riconosciuto - cioè, un'associazione - dotato di un proprio statuto che ne regola l'attività ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'Agricoltura solo per l'attività di tenuta dei Libri genealogici e registri anagrafici.
Ma io dico, rappresentante del Governo, ma non può essere così perché, se l'ENCI ha un potere così vasto sul mondo delle razze di cani e sulle attività connesse - tutti gli eventi, i campionati, ma anche il e la sua concessione, e così via, non sto qui a soffermarmi - è evidente che il Ministero ha delle responsabilità dirette che sono previste, tra l'altro, anche dalla Costituzione. Ricordo, infatti, al Ministro e al rappresentante del Governo qui con noi, che l'articolo 9 della Costituzione, al terzo comma, prevede la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni, ed inoltre che “la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Quindi, la tutela degli animali è stata inserita in Costituzione.
Quindi, il Ministro ha il dovere di entrare nel merito della questione sebbene questo emerga attraverso un'indesiderata trasmissione televisiva, ma anche attraverso le denunce degli animalisti e dalle tante denunce dei proprietari di animali, che si sono visti rifiutare, per esempio, la trasmissione del . C'è poi tutto il problema della “purezza” - tra virgolette - genetica delle razze. Lei lo conosce bene: ci sono state denunce, non solo adesso ma anche negli anni passati.
Ebbene, il Governo ha il dovere di entrare nel merito. Presidente, e concludo, questo è uno di quei problemi che si possono risolvere; non siamo di fronte, non so, ad una questione come Gaza o la guerra in Ucraina, che non dipendono, effettivamente, solo dalla nostra politica interna, anzi, magari, o forse no; in questo caso dipende dalla buona volontà e dalle scelte politiche che voi potete fare con gli strumenti che avete a disposizione. Ma fatelo! Fatelo! Perché per quanti milioni girino attorno al degli animali di razza, alla loro sofferenza - alla loro sofferenza -, alla loro morte e qualche volta - ahimè - anche alla morte dei loro proprietari per le razze canine considerate pericolose, voi avete tutti gli strumenti. Fatelo! Io vi imploro, perché dipende da voi. Non accusate i giornalisti. Guardate, andate a vedere la consistenza di queste accuse e fatene tesoro. Se fossi Ministra, farei così. Certo, dà fastidio la critica, dà fastidio a lei, dà fastidio a me, dà fastidio alla Presidente; però bisogna anche sapere che chi governa deve accettare il confronto con tutte le critiche, piacciano o non piacciano.
PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico economico Luigi Amabile di Avellino, che assistono ai nostri lavori dalle tribune.
Il Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Luigi D'Eramo, ha facoltà di rispondere.
LUIGI D'ERAMO,. Signor Presidente, onorevoli deputati, non posso far altro, in questa sede, che ribadire che l'ENCI è un ente di diritto privato riconosciuto con RD del 13 giugno del 1940, n. 1051, dotato di un proprio statuto che ne regola l'attività, le funzioni e ne specifica lo scopo.
In tal senso, infatti, si è espressa chiaramente la giurisprudenza amministrativa con la sentenza del Consiglio di Stato n. 250 del 2016 che in vari passaggi, ribadisce che “l'ENCI, strutturato in forma di associazione, ha natura di soggetto privato.”
La funzione di tenuta dei libri genealogici e registri anagrafici non modifica la natura giuridica dell'ente. D'altra parte, in molti casi, ricorre nel nostro ordinamento il conferimento di funzioni pubbliche a soggetti privati; basti pensare ai vari soggetti che svolgono attività di certificazione. Essi sono certamente privati e, tuttavia, svolgono una funzione di rilevanza pubblicistica.
L'argomento usato dall'interrogante a confutazione della ricostruzione proposta - che, lo ribadisco, è confermata dalle sentenze del consiglio di Stato - è che la gran parte dei proventi dell'ente derivino dalla tenuta dei libri genealogici; si tratta, però, di un dato fattuale che non è certamente in grado di incidere sull'assetto legale così come definito.
Anche il potere di nomina di un consigliere del direttivo non può portare ad una diversa qualificazione giuridica dell'ente, poiché come più volte spiegato, si giustifica proprio come modalità di vigilanza in relazione all'esercizio di quella specifica funzione, costituita dalla tenuta dei libri genealogici e dei registri anagrafici.
Parlare di cogestione del Ministero è assolutamente errato; lo è per qualsiasi ente pubblico dotato di autonomia statutaria, ma lo è a maggior ragione per un ente privato.
D'altra parte, non è corretto neppure parlare di competenza della gestione del libro genealogico in capo allo Stato per il suo interesse pubblico generale di controllo delle specie animali, poiché nessuna norma parla di gestione statale dei libri genealogici, ma tutte le norme riguardanti l'allevamento in purezza delle specie animali vigenti all'attualità (decreto legislativo n. 52 del 2018 per le specie da reddito e decreto legislativo n. 592 del 1992 per le specie d'affezione) individuano un'autorità competente deputata ad approvare le regole per la corretta gestione dei libri genealogici e a vigilare sulla corretta attuazione di questi regolamenti.
La disciplina nazionale è del tutto coerente a quella unionale. Il regolamento (UE) n. 2016/1012, infatti, che stabilisce le norme per la riproduzione delle specie da reddito, individua gli enti selezionatori quali organismi deputati a tenere un libro genealogico. Gli enti selezionatori sono associazioni di allevatori che l'autorità competente riconosce come tali se in possesso di determinati requisiti.
È interessante osservare che la definizione di ente selezionatore, articolo 2, comma 5, del regolamento (UE) n. 2016/1012, è: “qualsiasi associazione di allevatori, organizzazione di allevamento od organismo pubblico diversi dalle autorità competenti, riconosciuti dall'autorità competente di uno Stato membro conformemente all'articolo 4, paragrafo 3, ai fini della realizzazione di un programma genetico con animali riproduttori di razza pura iscritti nel libro o nei libri genealogici istituiti o tenuti da tale società”.
Questa normativa non si applica direttamente alla specie canina, ma stabilisce principi che possono essere considerati universali, tant'è che lo stesso interrogante offre l'esempio dei libri genealogici delle razze equine sportive gestiti dal Dipartimento della sovranità alimentare e dell'ippica di questo Ministero.
È vero che i libri genealogici sono gestiti direttamente dal Ministero, ma è prevista una chiara suddivisione di competenze tra i due dipartimenti coinvolti, come per tutte le altre razze e specie: il dipartimento, che rappresenta l'autorità competente, approva eventuali modifiche da apportare ai disciplinari dei libri genealogici sulla base dei quali opera il dipartimento che rappresenta l'ente selezionatore.
È definitivamente chiarito, quindi, che le norme escludano esplicitamente che l'autorità competente possa essere anche la tenutaria di un libro genealogico, eccetto alcuni casi specifici legati alla salvaguardia di razze a grave rischio di estinzione, di cui all'articolo 38 del regolamento (UE) n. 2016/1012.
È bene ribadire che l'ENCI gestisce il proprio libro sulla base di un disciplinare, approvato con DM n. 21095 del 5 febbraio 1996, e delle relative norme tecniche approvate con DM n. 21203 dell'8 marzo 2005.
Riprendendo quanto già esposto, aggiungo che tale funzione implica l'assoggettamento dell'ENCI al cosiddetto potere di vigilanza di questo Ministero, che può intervenire in via sostitutiva, mediante la nomina di commissari, laddove si verifichino fatti o eventi che ledono o pongono in pericolo la corretta gestione del libro genealogico (in tal senso il Consiglio di Stato, sentenza n. 250 del 2016).
Per spiegare i confini del potere di vigilanza del Ministero nei confronti dell'ENCI, riporto quanto si legge nella sentenza TAR Lazio n. 12555/2009: “(…) una riflessione sul dato desumibile dalla lettura delle norme che riguardano la tenuta del libro genealogico in questione: tutte si riferiscono ad una vigilanza che il MIPAAF compie sull'attività e non sugli organi la cui composizione è, nei casi più rilevanti, condizionata dalla presenza di uno o più funzionari dello stesso Ministero vigilante; nessun accenno di previsione esiste in merito alla possibilità di scioglimento degli organi o di sostituzione straordinaria degli stessi”.
Dunque, il potere di vigilanza ministeriale è necessariamente correlato allo specifico, limitato e perimetrato scopo di garantire che l'attività dell'ENCI, afferente ai soli libri genealogici e registri anagrafici, si svolga in compatibilità con la finalità generale di interesse pubblico connessa alla tenuta dei libri e registri medesimi.
Detta finalità, al contempo, delimita anche i confini di quel potere, atteso che l'Ente mantiene un'assoluta e completa autonomia gestionale, finanziaria e operativa, proprio in ragione della sua natura squisitamente privata, senza che sia ravvisabile alcuna ingerenza dello Stato nella sua azione, con susseguente carenza dei presupposti per addivenire financo ad una sostituzione di uno o più degli organi associativi, che si tradurrebbe in un atto abnorme e illegittimo.
Evidenzio, inoltre, che l'ENCI non riceve contributi pubblici e, pertanto, non è soggetto al controllo di questa amministrazione per quanto riguarda gli aspetti finanziari. Nell'esercizio del suo potere, il Ministero periodicamente effettua controlli direttamente , finalizzati alla verifica della corretta tenuta del libro genealogico. Allo stato, l'ultima verifica effettuata, in data 5 ottobre 2023, da una commissione ministeriale nominata non ha riscontrato anomalie nella gestione del libro genealogico tali da giustificare una misura commissariale.
Per quanto concerne infine, il controllo della selvaggina immessa per addestramento con sparo, si fa presente che la selvaggina oggetto di importazione ai sensi dell'articolo 20 della legge n. 157 del 1992, utilizzata ai fini della loro immissione per addestramento ed altre attività cinofile o venatorie, risulta proveniente da allevamenti riconosciuti allo scopo e, come tali, oggetto di controllo sanitario e soggetti alle disposizioni e restrizioni sulla movimentazione degli animali nel caso di focolai di malattie animali.
Nei casi di influenza aviaria sul territorio italiano di cui è notoria la correlazione, sia di tipo geografico/zone umide che di sierotipizzazione del virus, fra i focolai di malattia degli avicoli domestici con le positività riscontrate nell'avifauna selvatica di tipo migratorio, il Ministero della Salute provvede a disciplinare i molteplici aspetti di lotta al virus influenzale avicolo anche nei selvatici, con proprie ordinanze e note di chiarimenti relative, in relazione all'evoluzione dei focolai e della malattia negli avicoli domestici e selvatici.
PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
LUANA ZANELLA(AVS). Presidente, mi pare che venga confermata la modalità di approccio a questa complessa problematica che è stata fin qui espressa dal Ministero dell'Agricoltura. Ma qui non si tratta tanto di riaffermare che l'ENCI è un soggetto di diritto privato, è un'associazione di diritto privato, quanto il potere di sorveglianza - il rappresentante del Governo lo ha espresso chiaramente - che riguarda l'attività e non l'organizzazione o il bilancio, così mi pare di avere inteso, ma questo non significa niente. Pensiamo alla medicina convenzionata: anche lì abbiamo una soggettività privata e una funzione pubblica esercitata al posto dello Stato.
Tuttavia, è chiaro che, se ci sono notizie di reato, se ci sono indagini in corso, se ci sono anche aspetti, se non direttamente e dichiaratamente illegittimi, inquietanti e che indicano una realtà problematica, il Ministro, il Ministero ha il dovere di entrare nel merito. Anche perché negli organi di direzione e negli organi di gestione è presente in numero - come dicevo prima, nel collegio sindacale addirittura in maggioranza -, nel consiglio di amministrazione e nel consiglio direttivo, un rappresentante, senza poi considerare che le altre persone, guarda caso, sono comunque legate politicamente al Governo in carica attualmente, o per nomina del passato o per nomina recentemente effettuata.
Voglio poi sottolineare un aspetto. Mi riferisco in particolare all'addestramento con sparo e al controllo della selvaggina, che è stato dichiarato molto accurato e determinato. Ma, se tutti i controlli vengono effettuati - a parte veramente l'orrore di questo tipo di addestramento, su cui non mi addentro, perché, ovviamente, essendo contraria alla caccia e all'esercizio di questo tipo di sport, figuratevi questo aspetto come incontra la mia sensibilità, però non è questo l'oggetto della mia interpellanza e anche della mia discussione qui -, come vengono effettuati questi controlli?
Vengono effettuati capo per capo o vengono effettuati così come viene effettuato il controllo, l'analisi antidoping sui cani che partecipano alle manifestazioni cinotecniche riconosciute dall'ente. Perché ho qui dei dati veramente inquietanti (uso molte volte questo aggettivo, perché è effettivamente quello che provo). Pensate che nel 2023 hanno partecipato un numero di circa 200.000 cani alle varie manifestazioni in cui è necessario il controllo antidoping. In merito al controllo antidoping, su un totale di spese effettuate per queste manifestazioni che ammonta a 671.105,91 euro al 31 dicembre del 2023, solo 9.651,83 euro sono stati spesi per l'antidoping, quindi una cifra veramente ridicola. Questo perché l'antidoping viene effettuato a campione e quindi in misura estremamente ridotta.
Effettivamente, se tanto mi dà tanto, se questa è l'attività di controllo, mi chiedo come viene effettuato il controllo sull'avifauna, utilizzata maldestramente in questo ambito, a garantire che non ci sia il salto di specie che già esiste in Italia. I focolai e i pericoli ci sono, alcuni dicono che la prossima pandemia sarà dovuta a questo tipo di virus. Per finire, mi chiedo come non si possa mettere mano, da parte del Governo, ad un controllo più serrato, come mi premuro di sottolineare nell'interpellanza stessa, se non si ritenga che vengano nominati, come è già stato fatto per il passato per tutte le problematiche che ho cercato di descrivere e di illustrare, uno o più commissari , in attesa del rinnovo del consiglio.
Perché questo consiglio va rinnovato con persone di professionalità riconosciuta, non per vicinanza o amicizia politica; può esserci anche quella, la vicinanza e l'amicizia, ma la professionalità deve essere comprovata. È un interesse superiore, che riguarda il bene indisponibile che sono gli animali, e riguarda anche la salute stessa della democrazia e della gestione di questi importanti enti, che dovrebbero rispondere ad una funzione pubblica, e invece prevale, ahinoi, l'interesse privato e, per qualche aspetto, perfino la perversione di questo interesse privato.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Casu ed altri n. 2-00524
Chiedo al deputato Casu se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, illustro la nostra interpellanza, anche se il quesito che poniamo è abbastanza semplice, diretto e chiede una risposta e un'assunzione di responsabilità politica da parte del Governo. Ringraziamo il Sottosegretario presente che ci fornirà una risposta, ma riteniamo politicamente molto grave il fatto che, essendoci noi rivolti al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e al Ministro dell'Economia e delle finanze, pur rivolgendo un quesito molto specifico - che andrò a illustrare - e molto importante, relativo proprio al destino del sistema delle ferrovie italiane, nessun Ministro o Sottosegretario dei due Ministeri interpellati si sia reso disponibile, stamattina, ad un confronto nell'interesse del Paese.
Perché, vedete, avremo la possibilità, la prossima settimana, di un confronto in Commissione trasporti nell'ambito di un percorso - che come opposizione abbiamo chiesto e che la maggioranza ha accolto - che è stato unanime, da parte delle forze di opposizione e di maggioranza, all'indomani dei problemi che, come ricorderete, ci sono stati lo scorso 2 ottobre alla stazione Termini, che, poi, sono diventati un problema nazionale che in quella giornata ha bloccato l'Italia, con tutti i problemi che ne sono seguiti. La prossima settimana avremo l'amministratore delegato del gruppo. Stiamo cercando di andare avanti nel percorso e, infatti, in quella sede, avremo l'occasione di approfondire le questioni del Piano strategico.
Per adesso, abbiamo visto solo le di questo Piano strategico. Abbiamo chiesto e, per suo tramite, Presidente, rinnoviamo la richiesta di poter avere il testo completo del Piano strategico del gruppo, ma quando si arriva ad affrontare il tema, anche rispetto ai criteri che hanno portato il 24 gennaio a operare le nomine di questo gruppo e si fa una domanda molto specifica al Governo, vorremmo che i Ministri responsabili venissero ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni direttamente.
Stiamo parlando, ricordiamolo, di 17.000 chilometri di linee gestite, di oltre 570 milioni di passeggeri, 2 milioni di passeggeri ogni giorno, 9.000 treni ogni giorno; e questi sono solo quelli trasportati in Italia. C'è, poi, un contributo di 230 milioni di passeggeri nel mondo; poi un presidio internazionale, il trasporto ferroviario merci (37 milioni di tonnellate), con lavoratrici e lavoratori che in queste settimane si sono mobilitati contro le aggressioni: oltre 800 nell'ultimo anno; oltre 100.000 lavoratori, se consideriamo sia la rete ferroviaria, ma anche il trasporto pubblico locale che opera a livello regionale, che ogni giorno sono in prima linea. È un problema che non può continuare a essere negato, che deve essere affrontato, di disagi e di disservizi.
Voglio ripeterlo, ancora una volta in quest'Aula, per chiarire, per togliere ogni ambiguità ad una discussione politica: il problema non sono e non possono essere i cantieri, perché i cantieri - è un risultato che si è ottenuto grazie agli investimenti dei Governi precedenti, che hanno passato il testimone a questo Governo, al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma non solo - rappresentano opportunità di rafforzamento della rete, rappresentano opportunità per garantire maggiore sicurezza. Rappresentano delle opportunità! Il problema vero che noi però stiamo registrando è che ci sono tutta una serie di problematiche su cui ci si rifiuta proprio di aprire anche un confronto e mi riferisco ai cicli di manutenzione programmata che si sono ridotti, a come vengono utilizzate alcune tratte della rete, a come vengono utilizzate alcune stazioni, a come ogni singolo guasto diventa, poi, un disastro nazionale; è quello che succede subito dopo il guasto che è il problema.
Invece, abbiamo avuto un confronto politico con un Ministro che è venuto in Aula ad agitare una questione legata al complotto, parlando di un esposto con riferimento a solo 6 casi che si sono svolti tra l'11 e il 14 gennaio. Benissimo, si approfondisca tutto e si scopra cosa è successo e, se ci sono delle responsabilità, vengano fuori. Ma il problema non è cominciato l'11 gennaio, non è finito il 14 gennaio, ma avviene ogni giorno e ce n'è percezione tra i passeggeri, tra i lavoratori e le lavoratrici. C'è una situazione per cui, veramente, si richiede un'assunzione di responsabilità collettiva circa le difficoltà che ci sono state.
Perché il problema delle nomine? Qui lo vogliamo dire molto chiaramente. Non a caso non abbiamo citato alcun nome nella nostra richiesta di chiarimenti sui criteri e su un aspetto normativo che ci preoccupa. Perché la questione, per noi, in questo momento, non è assolutamente relativa alle persone. La nostra è una questione che è relativa al tipo di messaggio che si vuole dare al Paese, alla comunità nazionale e alla comunità internazionale che sta osservando questi passaggi.
In Aula, il Ministro ha scelto di negare il problema e, anzi, di cercare di scaricare la responsabilità su un eventuale, fantomatico, complotto che deve essere tutto dimostrato. Ricordiamo che trattasi di un esposto che si sviluppa in termini molto al condizionale, non è neanche ipotizzato un reato rispetto a quello che, fino ad adesso, è stato messo in campo, ma è giusto che la giustizia faccia piena luce e si venga a capo di tutte le eventuali responsabilità. Ma, invece, noi dobbiamo affrontare una responsabilità, prima di tutto politica, rispetto a quello che sta avvenendo ed evitare di generare ulteriore caos e incertezza nella gestione di questo sistema. Per questo, è fondamentale che tutti i passaggi avvengano, da un punto di vista normativo ma anche da un punto di vista di coerenza con i principi del diritto nazionale e comunitario, che sia inattaccabile, a prescindere dalle qualità dei singoli, a prescindere da chi viene scelto per fare cosa. Avremo tante occasioni in sede di sindacato ispettivo, avremo tante occasioni di confronto politico e parlamentare per mettere in evidenza le tantissime scelte che si stanno facendo, che vanno in una direzione sbagliata, anche nel merito.
Ma, oggi, noi abbiamo posto una questione di metodo perché, se di questa questione di metodo non se ne fa carico nessuno - e se ne è fatto carico solo il Partito Democratico, non ho sentito altre voci levarsi, in questo momento, nel dibattito pubblico, mentre noi l'abbiamo fatto - si rischia di indebolire l'intero sistema, di generare ulteriore caos e di andare incontro anche a conseguenze che sono molto, molto preoccupanti.
Andiamo a vedere i fatti. I fatti sono molto semplici. Noi ci rivolgiamo al Governo per chiedere conto, ai sensi di quanto disposto dall'articolo 11, comma 7, del decreto legislativo n. 112 del 15 luglio 2015, recante norme in materia di indipendenza del gestore dell'infrastruttura, che indica molto chiaramente che: “i responsabili dell'adozione di decisioni sulle funzioni essenziali non possono ricoprire, per un periodo di ventiquattro mesi da quando cessano le proprie funzioni, alcun ruolo all'interno delle imprese ferroviarie operanti sulla relativa infrastruttura”. In coerenza con quanto previsto dall'ordinamento europeo, l'assetto della rete ferroviaria nazionale è caratterizzato dalla separazione tra gestione dell'infrastruttura ferroviaria e svolgimento del servizio ferroviario - questo noi lo indichiamo chiaramente nella nostra interpellanza - alla quale si è accompagnata la separazione societaria, all'interno dell' Ferrovie dello Stato Spa, tra Rete ferroviaria italiana Spa (Rfi), società che è titolare della concessione della rete nazionale, e Trenitalia, società che effettua il trasporto e che è affidataria dei contratti di servizio pubblico nazionale ferroviario passeggeri e merci. Ai sensi della direttiva UE 2016/2370, le due imprese sono considerate integrate verticalmente e, quindi, assoggettate alle norme relative a garantire l'indipendenza e l'imparzialità del gestore, introdotte da ultimo proprio dalla stessa direttiva.
Con il decreto legislativo n. 139 del 2018, l'indipendenza del gestore dell'infrastruttura ferroviaria è stata ulteriormente rafforzata attraverso le modifiche al decreto legislativo n. 112 del 2015, che hanno introdotto il citato articolo 11 per evitare che l'imparzialità del gestore sia compromessa da un qualsivoglia conflitto di interesse e affinché ne sia garantita l'indipendenza disponendo il divieto, per due anni - per due anni - di assumere ruoli all'interno delle imprese che svolgono il servizio ferroviario qualora abbiano ricoperto ruoli decisionali sulle funzioni essenziali relative alla gestione della rete.
Come risulta evidente, questa scelta appare agli interpellanti in netto contrasto con i principi della disciplina comunitaria e nazionale, rischiando di generare ulteriori incertezze per passeggeri, lavoratori e imprese coinvolte.
La scelta è quella che, senza rispettare questo limite dei due anni che, a nostro avviso, la norma indica in maniera chiara, oserei dire, cristallina, noi abbiamo visto come la figura che era chiamata a ricoprire l'incarico di amministratore delegato e direttore generale di Mercitalia Logistics nonché amministratore delegato e direttore generale di RFI (Rete ferroviaria italiana) dal 2023, sia stato nominato, il 24 gennaio 2025, alla guida, invece, della società Trenitalia.
Questo passaggio, a nostro avviso, è incompatibile con questi principi. Per questa ragione ci siamo rivolti al Governo e ai Ministri competenti per chiedere quali sono stati i criteri di nomina e le motivazioni che hanno portato a non considerare, in alcun modo, quanto disposto dall'articolo 11, del decreto legislativo del 15 luglio 2015, n. 112, nelle procedure di nomina avanzate dal gruppo Ferrovie dello Stato e quali iniziative di competenza si intendano assumere per garantire il rispetto dei principi giuridici comunitari e nazionali, in materia di indipendenza e terzietà.
Ancora prima di una valutazione, che non spetta a noi, circa quali siano i profili di questa scelta e se ci possano essere o meno le condizioni per sanzionare il nostro Paese per una violazione palese degli obblighi derivanti da una direttiva e da una legge italiana che ha portato, pienamente, dentro il nostro ordinamento questa direttiva, la domanda che noi poniamo al Governo è la seguente: con tutti i problemi che ci sono in questo momento sulla rete ferroviaria italiana, con l'incapacità, palese e conclamata, dimostrata da questo Governo, da Giorgia Meloni, da Matteo Salvini, come Ministro, di sintonizzarsi sulla frequenza del Paese reale che viaggia perennemente, almeno, con un'ora di ritardo e di cercare di creare le condizioni per un dibattito che affronti questo problema, mettendo in campo delle soluzioni, in uno scenario come questo rischiare anche solo di aprire un dibattito su un complesso di nomine, che fanno ruotare alcune posizioni o spostano alcune figure, è qualcosa che fa bene o che danneggia il nostro Paese? Siamo veramente sicuri che questo tema non possa essere una spada di Damocle che peserà sulle azioni del Governo, del gruppo, dei vertici, nel momento in cui qualunque soggetto che potesse sentirsi, in qualche modo, penalizzato da questa scelta politica decidesse di ricorrere agli strumenti che sono ad oggi consentiti, a livello nazionale e comunitario, per cercare di ottenere il pieno soddisfacimento dei propri diritti?
Da questo punto di vista, noi pensiamo che si debba sgombrare il campo da questo tema e si debba, invece, cercare di costruire un confronto vero sui problemi che abbiamo oggi e sulle soluzioni che devono essere messe in campo. E ciò deve avvenire con un atteggiamento che non può essere sempre quello di cercare di trovare solo un capro, un chiodo espiatorio, un complotto su cui scaricare la responsabilità, ma quello di assumersi, collettivamente, istituzionalmente e politicamente, la responsabilità di rendere migliore il diritto alla mobilità delle cittadine e dei cittadini, soprattutto nelle aree interne, nelle periferie più penalizzate.
Noi parliamo sempre dell'alta velocità, ma questa è solo la punta dell', perché quando si verificano i grossi problemi sulla rete le conseguenze peggiori le pagano proprio i trasporti regionali, il trasporto ferroviario merci e, al tempo stesso, le lavoratrici e i lavoratori. La nostra è una domanda molto semplice: chiediamo al Governo di dirci, rispetto a questa specifica norma che, a nostro avviso, è palesemente violata da queste nomine, quali sono stati i criteri adottati e qual è lo stato dell'arte perché dobbiamo dire che, dopo la nostra interpellanza, non abbiamo più sentito di altri passaggi, quindi questa è l'occasione, forse, per avere una risposta.
PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti dell'Istituto comprensivo “Via Nicola Maria Nicolai” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune.
Il Sottosegretario di Stato, Luigi D'Eramo, ha facoltà di rispondere. Prego, Sottosegretario.
LUIGI D'ERAMO, Signor Presidente, onorevoli colleghi, in riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti si rappresenta, quanto segue sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'Economia e delle finanze. In premessa, ricordo che il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane è una società per azioni, il cui capitale è interamente detenuto dal MEF, che esercita i diritti dell'azionista. All'interno della FS, la Rete Ferroviaria Italiana Spa, RFI, è titolare della concessione dell'infrastruttura ferroviaria nazionale e Trenitalia Spa è la società che effettua il trasporto.
Con riguardo alle procedure di nomina degli organi sociali delle società partecipate occorre evidenziare che il MEF, con apposita direttiva adottata in data 31 gennaio 2023 e pubblicata sul sito istituzionale del citato Ministero, ha fornito indicazioni sulle procedure da seguire ai fini della designazione dei componenti degli organi sociali nelle società partecipate. In particolare, per i rinnovi degli organi sociali nelle società controllate indirettamente dal MEF, è individuata una procedura che rimette alla società capogruppo l'istruttoria di carattere qualitativo e attitudinale dei potenziali candidati, comprensiva della verifica dei requisiti di eleggibilità. Tale analisi va effettuata dalla capogruppo sulla base di criteri individuati in un apposito regolamento adottato in materia di selezione e nomina dei membri degli organi sociali delle società partecipate, nel rispetto della normativa vigente. Inoltre, prima di procedere alla nomina dei componenti degli organi, la medesima società deve trasmettere l'esito dell'istruttoria compiuta al MEF, affinché il Dipartimento dell'economia verifichi il rispetto dei criteri e delle procedure. In riferimento al caso di specie, il MEF ha rappresentato che, in relazione alla individuazione dei componenti dell'organo amministrativo della società Trenitalia Spa, il consiglio di amministrazione della società capogruppo ha deliberato una proposta di nomina. A seguito della verifica dell'istruttoria della capogruppo, si completerà la procedura per la nomina dell'organo gestorio di Trenitalia Spa.
PRESIDENTE. Il deputato Casu ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie Presidente. Non c'è stata una risposta alla nostra interpellanza, lo sottolineo. C'è stata una indicazione di alcuni fatti, che noi registriamo con interesse, e soprattutto registriamo con interesse come i verbi siano stati correttamente declinati dandoci, quindi, un'indicazione del fatto che, se ho ben compreso quella che è la risposta - che mi è stata data in tempo reale e, quindi, ricostruita dalle parole del Sottosegretario - in questo momento è il gruppo FS che deve comunicare l'esito dell'istruttoria compiuta e garantire i termini, i requisiti di eleggibilità, il rispetto del regolamento e della normativa vigente. Rispetto a ciò il MEF si riserva di fare una valutazione. Se io ho compreso, questa è la risposta che è stata data. Però noi chiedevamo, nell'interpellanza, che cosa si intenda fare e quali iniziative di competenza si intendano assumere per garantire il rispetto dei principi giuridici comunitari e nazionali in materia di indipendenza e terzietà.
Noi chiedevamo un passo in avanti rispetto a procedure fissate da documenti disponibili sul sito al 31 gennaio 2023. Noi chiedevamo che il Governo sollevasse la testa da sotto la sabbia e cercasse, almeno su questo tema, di assumersi la responsabilità di dire e di indicare, chiaramente al Paese, che cosa pensa di questa norma. Non trincerarsi di fronte al fatto che la procedura non è completata e che, quindi, fino a che non ci sarà l'esito di tutte le procedure non potremo esprimerci. Noi avevamo chiesto al Governo di dirci cosa intende fare, che posizione intende avere. Noi abbiamo bisogno di capire come il MEF intenda esprimersi in merito alle nomine deliberate dal CdA; e il fatto che, oggi, noi apprendiamo che non abbia espresso né parere favorevole, né parere negativo, è già una notizia, perché ci dice, di fatto, che in realtà la procedura non si è concretizzata ma è, ancora, in un momento di valutazione.
Dato che, però, noi a questa valutazione abbiamo offerto degli argomenti molto concreti, volevamo capire che cosa si vuole fare, al netto del fatto che - lo dice chiaramente la norma - quello che è stato fatto va in una direzione che è diversa. Il fatto che non abbiate speso neanche una parola nel merito di questa norma, non ci consente, però - e per questo non ci possiamo dichiarare soddisfatti - di capire quale sia l'orientamento del Governo, non dietro un generico rispetto della normativa vigente, ma rispetto all'argomento della normativa vigente, che vi abbiamo puntualizzato essere, secondo noi, violato.
Questo è il punto, secondo me: esiste un limite alla capacità di non assumersi le responsabilità e arriva al momento in cui viene rivolta una domanda e la risposta dovrebbe essere coerente con ciò che viene chiesto.
È chiaro che questo tipo di risposta apre, però, un altro scenario e ci chiede che tipo di azioni - e noi, a questo punto, prenderemo anche ulteriori iniziative per chiedere ulteriori chiarimenti su questa procedura - ha intenzione di portare avanti il MEF, oltre - e cito testualmente la risposta - che andare a fare una valutazione sull'esito dell'istruttoria compiuta dal gruppo prima di esprimere il proprio parere; e quindi, che tipo di iniziative: se avete, per caso, deciso di rimandare e consultare altri soggetti per un'interpretazione della legge che regolamenta la gestione della rete e se avete preso iniziative che vanno nella direzione di mettere chiaramente in evidenza questi aspetti. Sono tutte domande che io avrei voluto poter rivolgere a un rappresentante del MEF, che avrei voluto poter rivolgere a un rappresentante del Ministero dei Trasporti, ma ancora una volta non c'è la disponibilità di un confronto reale su questi temi con chi se ne dovrebbe occupare.
Io ringrazio il rappresentante del Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, che mi sta ascoltando, ma su questo tema - non so veramente attraverso quale sforzo logico questo Governo possa considerare questo tema che stiamo affrontando nell'ambito delle competenze del Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste - tutto quello che viene oltre questa risposta d'ufficio non può essere affrontato e sono domande che rimangono sul tavolo.
Noi siamo preoccupati da questo tipo di atteggiamento. Registriamo che non si è potuto dire nulla che neghi le fortissime argomentazioni alla nostra interpellanza e, quindi, almeno contro la logica questa risposta non va. Auspichiamo, però, che ci siano delle azioni che possano, in qualche modo, evitare un'incertezza e lo ribadiamo: non è una questione sulle competenze, sulle capacità dimostrate dalle persone coinvolte in questi passaggi, ma sugli effetti devastanti sui passeggeri, sugli operatori e sull'opinione pubblica, nonché su tutti noi, perché sono effetti che ci possono essere se noi, all'incertezza sulla gestione, sui servizi e sui disservizi delle nostre ferrovie, dovessimo sommare anche un'incertezza su quelli che sono i passaggi delle nomine dei vertici e sulle procedure che possono essere avviate da coloro i quali vedessero lesi i propri diritti da scelte operate non tenendone conto.
Da questo punto di vista, il nostro messaggio è molto chiaro. Noi siamo una forza politica di opposizione che ha intenzione, con grande chiarezza, di difendere gli interessi delle passeggere, dei passeggeri, delle lavoratrici e dei lavoratori, e lo faremo in ogni sede, attraverso ogni strumento, perché è a loro che dobbiamo rispondere ed è per loro che dobbiamo garantire quell'efficienza che oggi, purtroppo, non siamo in grado di garantire. Non pensiamo che si possa immaginare che passaggi così importanti, come, ad esempio, le nomine dei vertici, invece di essere passaggi che danno una chiarezza, una visione e che mettono in qualche modo in campo una proposta che va verso la soluzione di quei problemi, possano essere invece passaggi che, tra l'altro, rischiano di durare non si capisce nemmeno per quanto tempo, perché una cosa che è mancata nella risposta del Governo - mi permetto di aggiungerla, in conclusione - è che noi avevamo letto, il 24 gennaio, che queste nomine erano state fatte.
Oggi siamo al 7 febbraio e abbiamo capito che il MEF sta ancora aspettando di poter valutare e vorremmo capire anche quando. Ci riserveremo di porre ulteriori atti di sindacato ispettivo in questa direzione nelle prossime ore, non solo per sapere cosa il MEF abbia fatto - oltre che attendere questa comunicazione - ma anche per sapere in che tempi si ritiene che si possano perfezionare i passaggi per approfondire queste norme, che, a nostro avviso, sono molto chiare, ma su cui, evidentemente, è stata necessaria questa azione per chiarirle anche al Governo, affinché possano essere lo strumento per mettere in campo delle scelte che vadano veramente nell'interesse di un Paese che non potete continuare a tenere bloccato.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bakkali ed altri n. 2-00525 .
Chiedo alla deputata Bakkali se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
OUIDAD BAKKALI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, ringrazio anch'io il Sottosegretario D'Eramo per rispondere e rappresentare qui la voce del Governo. Anch'io, come il collega Casu, avrei preferito poter interloquire direttamente con i rappresentanti del Ministero dell'Economia e delle finanze o con quelli delle Infrastrutture e dei trasporti, visto il peso del tema non solo riguardo alla portualità ravennate, ma alla portualità del Paese, che, in questo momento, in tantissime zone risulta preoccupato e allarmato rispetto al provvedimento e ai numerosi declassamenti che si sono verificati.
Questa interpellanza urgente, depositata la scorsa settimana e di cui ascolteremo la risposta questa mattina, è stata preceduta, con un tempismo che rileviamo, da un comunicato stampa di ieri del direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, un comunicato alquanto vigoroso che ha definito infondate le informazioni, le preoccupazioni e il declassamento dell'ufficio delle dogane di Ravenna e, con questo, l'operatività, la qualità dei servizi e la distribuzione dei carichi di lavoro in una portualità, come quella ravennate, altamente complessa. Anzi, in questo comunicato abbiamo appreso e letto un rilancio, che accogliamo con positività, perché sono anni che chiediamo risorse umane per l'ufficio doganale di Ravenna e, quindi, abbiamo registrato e appreso di questo incremento delle risorse umane e delle posizioni organizzative.
Ma andiamo con ordine, perché, udita la risposta del Governo, magari potremo tornare su alcuni passaggi. Tuttavia, crediamo che non sia stata e non sia un'allucinazione collettiva questa preoccupazione che c'è rispetto alla determina, che esiste, che è quella del 23 gennaio dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, che ha posto in allarme, come dicevo prima, il sistema portuale ravennate nelle sue articolazioni plurali, le sigle sindacali, a partire dalla CISL FP di Ravenna, che ha posto il tema, e poi anche insieme a tutto il sindacato, in maniera unitaria, insieme a FP CGIL e UILPA, con l'incontro che hanno avuto i sindacati il 24 gennaio rispetto a questo tema, con le agenzie e le associazioni di categoria del territorio, la regione, il comune, la Camera di Commercio: tutti questi soggetti e tutte queste istituzioni si sono mossi.
Ricordiamo - lo sottolineo nuovamente, perché è importante - che molte altre portualità chiedono chiarimenti e rassicurazioni sul provvedimento di declassamento e penso ai porti liguri: La Spezia e Savona. Ovviamente, anche per loro, a questo punto, auspichiamo che esca una nota stampa che classifichi infondate le preoccupazioni e risponda con un incremento di risorse umane e di posizioni organizzative di elevata responsabilità.
Quindi, possiamo escludere il fenomeno dell'allucinazione collettiva e proviamo a rappresentare in questa sede, e lo stiamo facendo con questa interpellanza, le preoccupazioni e le richieste di un comparto strategico, di una portualità, quella di Ravenna, che è classificata porto di rilevanza internazionale dalla legge n. 84 del 1994, che è il primo porto italiano per sbarco di rinfuse solide; porto che - forse è importante anche questo sottolineare - movimenta 25 milioni di tonnellate di merci, una merceologia che va dalle rinfuse alle farine, ai prodotti petroliferi, siderurgici, chimici; porto che è al centro di investimenti strategici importanti e fondamentali, anche di derivazione PNRR, penso al progetto portuale.
Siamo sede di rigassificatore, e da qui, dal nostro porto, passeranno annualmente più di 70 navi di LNG. Penso al progetto CCS, gli investimenti che cubano 5 miliardi in corso di realizzazione, gli investimenti di automazione logistica, la ZLS, che finalmente è partita, anche questo grazie all'impegno del territorio e di tutte le sue articolazioni. I futuri 400.000 passeggeri del crociere, anche questa è una specificità che temiamo sia stata ignorata dal calcolo e dall'algoritmo che ha determinato questo nuovo piano di riorganizzazione.
Quindi cerchiamo di trovare chiarezza proprio anche rispetto al calcolo di questi parametri che hanno portato dalla prima alla terza fascia l'ufficio ravennate; parametri che vogliamo comprendere meglio e che riguardano la competenza, il , la finalità, responsabilità e complessità organizzativa, tutti riferimenti e calcoli che hanno dato questo esito.
Noi vogliamo capire - poi udiremo la risposta del Governo - quali siano stati i parametri, perché l'Agenzia dichiari infondata questa preoccupazione e soprattutto - questo è il contenuto dell'interpellanza urgente depositata -, per quanto di competenza di questo Governo, vogliamo capire se intenda intervenire e far rivedere, nei tempi più rapidi, la decisione di ADM, riportando il porto di Ravenna alla sua strategicità, per il futuro della portualità non solo ravennate, ma del Paese intero, su cui, tra l'altro, abbiamo provato, nei mesi scorsi, anche ad avere informazioni e aggiornamenti rispetto al tema delle riforme, rispetto a quanto sta succedendo nelle autorità portuali italiane.
Quindi tutti questi avvenimenti e anche questa mancanza di chiarezza di prospettiva vanno a inficiare non solo il tema organizzativo della qualità dei servizi, ma la competitività stessa in un ambito portuale internazionale, che è sempre più severa e sempre più esigente, e che abbiamo bisogno di tenere al massimo dell'efficienza, non solo in termini di risorse, ma anche di operatività e di legalità. Infatti, anche questo è un altro tema che abbiamo posto nell'interpellanza, essendo anche noi un porto che rileva non solo a livello fiscale e a livello di tassazione, dato che generiamo quasi 2 miliardi per le casse dello Stato, ma siamo anche uno dei poli distillatori più grandi d'Italia, e così anche rispetto al tema delle sale giochi, che sono più di 750.
Stiamo parlando della competitività e di un pezzo importante del PIL del Paese. Quindi, chiediamo se il Governo intenda intervenire, se intenda, quantomeno, sospendere questa decisione, rivederla e riportare portualità come quella di Ravenna nella fascia che merita, ovvero la prima.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Luigi D'Eramo, ha facoltà di rispondere.
LUIGI D'ERAMO,. Signor Presidente, onorevoli deputati, con il documento in esame gli onorevoli interpellanti rilevano che, con la determina del direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli del 23 gennaio 2025, concernente l'“Organizzazione e articolazione degli uffici delle direzioni territoriali e degli uffici locali ADM”, è stato deciso, tra l'altro, “il declassamento dell'Ufficio di Ravenna dalla prima alla terza fascia”.
Ritenendo che tale provvedimento comporti “un grave pregiudizio in termini di sicurezza e di efficienza dei servizi offerti al porto di Ravenna, con il rischio concreto di perdita di competitività e di tenuta stessa del sistema”, gli interpellanti chiedono di sapere “se si intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative volte ad una revisione nei tempi più rapidi della citata decisione di ADM, restituendo al porto di Ravenna il posto che merita, ed evitando che con questa scelta si mortifichi il futuro dell'economia regionale e nazionale, e si metta a rischio la sicurezza strategica del territorio e del Paese”.
Al riguardo, sentiti i competenti uffici dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, si rappresenta quanto segue. Giova, anzitutto, premettere che il percorso di riorganizzazione territoriale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli nasce dalla riforma legislativa che, nel dicembre 2012, ha sancito la fusione, ai sensi dell'articolo 23-, comma 1, del decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012, di due rilevanti amministrazioni dello Stato, titolari della cura di interessi eterogenei e strategici per il Paese: l'ex Agenzia delle dogane, da un lato, e l'ex Amministrazione autonoma dei monopoli, dall'altro.
L'interpellanza in argomento prende in considerazione solamente il contesto doganale, non tenendo conto del fatto che la riorganizzazione dell'Agenzia ha invece ad oggetto tutte e tre le materie di competenza dell'amministrazione finanziaria, ovvero accise, dogane e giochi. Ciò chiarito, è utile rappresentare che il nuovo assetto organizzativo prevede l'istituzione di un Ufficio locale ADM - Struttura dirigenziale di livello non generale - costituito dall'Ufficio delle dogane di Ravenna, a cui sono attribuite quota parte delle competenze territoriali dell'Ufficio dei monopoli per l'Emilia-Romagna. Pertanto, l'intervento organizzativo prevede l'istituzione di un presidio territoriale, costituito da una Struttura di livello dirigenziale non generale, rilevata ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del Regolamento di amministrazione, operante in tutti gli ambiti di competenza dell'Agenzia.
Tanto premesso, mette conto evidenziare che in luogo del prospettato “declassamento”, la riforma si risolve in una nuova valutazione del “peso” delle responsabilità dirigenziali, commisurate a dati statistici oggettivi. Infatti, nell'ambito del processo di riorganizzazione (determinazione direttoriale prot. n. 65183 del 23 gennaio 2025), a ciascuna articolazione è attribuita una “pesatura”, risultato di un articolato processo di comparazione tra tutte le strutture omologhe istituite dall'Agenzia sul territorio. Questo metodo si avvale di un algoritmo di valutazione comparativa adottato dall'Agenzia sin dal 2002, basato sul metodo Hay, quale modello riconosciuto e validato a livello internazionale, che consente di determinare il “peso” di tutti gli Uffici locali ADM - e, pertanto, la classificazione nella “graduazione” corrispondente - sulla base di tre e otto criteri in cui i medesimi si articolano.
Nello specifico: 1) competenza, riferita al livello di competenza specialistica necessaria per i compiti affidati alla Struttura; 2) , riferito alla complessità dei processi decisionali di competenza della Struttura; 3. finalità, valutata come combinazione del livello di responsabilità connessa alle attività di competenza e quello di discrezionalità conseguente alle stesse.
Con il preciso obiettivo di garantire un processo decisionale quanto più equilibrato possibile - e non basato su elementi discrezionali realmente non misurabili - l'Agenzia ha effettuato un'analisi di diversi indicatori per misurare la complessità e la dimensione organizzativa della propria realtà operativa.
Per gli uffici locali ADM il valore attribuito tra quelli possibili per il sotto criterio competenza manageriale, in funzione dell'ampiezza della managerialità necessaria per integrare e coordinare funzioni e attività diversificate per natura e obiettivi, è managerialità eterogenea.
Per quanto attiene alla capacità nelle relazioni umane, poiché gli uffici locali ADM operano in un contesto sociale organizzativo diversificato, il valore attribuito tra quelli possibili - previsti dalla metodologia per il sotto criterio capacità nelle relazioni umane - è clima difficile.
Infine, per quanto attiene a livello di specializzazione necessario per assolvere alle funzioni assegnate, il valore attribuito tra quelli possibili previsti dalla metodologia per il sotto criterio livello di specializzazione è competenza specializzata comprovata dall'esperienza.
Pertanto, fissati valori di tutte le dimensioni dello spazio tridimensionale associato al competenza, questo può assumere i valori presenti nella matrice di riferimento HAY, quale modello internazionale di valutazione. Per determinare il valore da attribuire a ciascun ufficio locale ADM, all'interno dello stesso livello di specializzazione, sono utilizzati - per descrivere la realtà operativa delle articolazioni nei settori dogane, accise e giochi - i valori che di seguito vengono riportati. Si rappresenta, infatti, che il di competenza è funzioni del volume di attività, in quanto sono richieste doti manageriali più marcate in relazione alla numerosità delle attività; inoltre, un elevato volume di attività è connesso alla presenza sul territorio di un'ampia platea di operatori e ciò comporta un più alto grado di difficoltà nella gestione delle relazioni. In particolare, gli indicatori individuati sono: numero codici EORI; numero operatori economici aventi di operatore economico autorizzato; numero punti vendita nell'ambito della propria competenza territoriale per i giochi e tabacchi; numero codici ditta per il settore accise; numero luoghi approvati; numero interporti; numero dichiarazioni doganali di esportazione, di importazione e di transito; numero dettagli degli elenchi Intra (Sezione 1- Acquisti e cessioni di beni e sezione 3 - Acquisti e cessioni di servizi); numero di dichiarazioni doganali rettificate; numero di dichiarazioni doganali annullate; numero di rimborsi e di riaccrediti; numero controlli per il settore dogane, accise e giochi; numero delle autorizzazioni rilasciate per il settore dogane, accise e giochi; movimentazione prodotti energetici ed alcolici per il settore accise; numero dichiarazioni in ambito energia elettrica e gas naturale e per la fruizione dell'agevolazione per l'autotrasporto merci in compensazione; numero depositi per il settore dogane e accise. Per ciascun indicatore è stabilita una graduatoria delle strutture, attribuendo un rango, in cui il valore 72 rappresenta la posizione di maggiore rilevanza e il valore 1 rappresenta la posizione di minor rilevanza. A ciascuna struttura è attribuito un punteggio unico determinato da una combinazione lineare pesata di ciascun valore. Il punteggio oggettivo così ottenuto viene suddiviso in tre gruppi, usando l'algoritmo , così da poter associare i valori ottenuti ai tre parametri della matrice del modello in argomento. Ciò premesso, si rappresenta che è stato adottato un elemento integrativo per tener conto del clima relazionale connesso all'ambiente operativo gestito, sulla base del dato quantitativo delle pratiche di contenzioso. Tale valutazione si è fondata sul valore medio di pratiche nel triennio di riferimento, normalizzato all'unità.
L'insieme dei valori così ottenuti è stato nuovamente suddiviso in due gruppi tramite l'algoritmo , identificando così le strutture con il maggior numero di pratiche di contenzioso rispetto alle altre. A tali strutture è stato attribuito un punteggio correlato al clima ostile, in conformità ad un preciso schema numerico. Inoltre, è stato considerato un ulteriore elemento integrativo per tener conto del clima relazionale connesso all'ambiente operativo gestito costituito da un indicatore composito rappresentativo delle complessità correlate alla gestione di strutture portuali e aeroportuali.
Per tali strutture è stata esaminata la specifica movimentazione merce. Si identificano così le strutture con una maggiore complessità relazionale rispetto alle altre. In ragione di quanto già illustrato in merito all'applicazione della metodologia, per gli uffici locali ADM il valore attribuito tra quelli possibili è definito chiaramente, poiché operano in un contesto caratterizzato da politiche e metodi di lavoro definiti e diretti, la cui attuazione richiede la capacità di adattare e ottimizzare le procedure, i metodi e i programmi di lavoro per una migliore distribuzione e allocazione delle risorse. Per quanto attiene al grado di difficoltà del processo mentale, il valore attribuito tra quelli possibili è adattivo, connesso a situazioni variabili che richiedono un pensiero analitico, interpretativo, valutativo e costruttivo. Il valore del , quindi, è determinato come una percentuale del punteggio attribuito al della competenza. Agli uffici locali dell'ADM che gestiscono contesti operativi di particolare complessità, quale porti, aeroporti, valichi di frontiera e presidi territoriali, viene attribuita una percentuale più alta. Avuto riguardo, poi, all'applicazione della metodologia, per gli uffici locali ADM il valore attribuito tra quelli possibili per il sotto criterio livello di responsabilità/influenza sui risultati, in funzione della responsabilità con ricadute verso l'esterno e con diretta incidenza sui risultati dell'Agenzia, è elevata/ primaria. Per quanto attiene al livello di discrezionalità, è stato considerato omogeneo per tutte le strutture di tipo “Regolamentata in generale” per la presenza di norme, pratiche e procedure previste da precedenti che le definiscono. Inoltre, per stabilire la complessità organizzativa sono stati utilizzati i seguenti indicatori: strutture gestite in termini di numero di unità organizzative sul territorio; numero istanze di rimborso/sgravio previsto dall'articolo 38- del DPR n. 633 del 1972; complessità connesse alla presenza di strutture di confine e in termini di movimentazione merci nel triennio 2021-2023 per porti e aeroporti, attraverso un indicatore composito rappresentativo delle complessità correlate alla gestione di tali strutture. Per la dimensione economica è utilizzato l'indicatore gettito erariale annuale totale nel triennio 2021-2023, riconducibile a ciascun UADM.
L'applicazione della metodologia, sulla base della combinazione dei valori per ciascun e sotto criteri, determina, così, un punteggio complessivo che individua la fascia di posizione per ogni struttura. È utile significare che la distribuzione nelle cinque fasce di retribuzione dei n. 72 uffici locali ADM deve tener conto, per evidenti ragioni di continuità organizzativa e di vincoli finanziari e di contabilità pubblica, dell'attuale ripartizione delle medesime fasce dei n. 106 uffici delle dogane e dei monopoli. Ciò evidentemente, anche, per il rispetto delle risorse finanziarie attribuite a tale finalità che obbliga l'Amministrazione al rispetto dei vincoli di contabilità. L'applicazione del metodo HAY, con il criterio di assegnazione descritto, restituisce, quindi, i valori congrui al modello.
È di tutta evidenza che i dati relativi alle attività e ai contesti operativi di riferimento possono essere soggetti a variazioni nel tempo, rendendo indispensabile un processo di revisione e aggiornamento delle valutazioni. Tale attività è fondamentale per assicurare che la complessità e le responsabilità attribuite - anche in termini di unità organizzative dipendenti e incarichi conferiti - siano sempre adeguati alle reali esigenze operative. Considerando la durata triennale degli incarichi assegnati per la gestione degli uffici locali ADM, l'amministrazione avrà cura di verificare a regime - attraverso un processo di revisione periodica delle valutazioni, basato sui medesimi parametri qui dedotti - con cadenza triennale, il corretto allineamento di tutte le Strutture organizzative di riferimento.
In conclusione, da quanto fin qui illustrato, il percorso amministrativo condotto dall'Agenzia è, quindi, coerente sia con il nuovo Regolamento di amministrazione, recentemente approvato dal Ministero dell'Economia e delle finanze, sia con un modello di “pesatura” e di “graduazione” che basa il suo iter istruttorio su una metodologia quanto più oggettiva possibile.
In particolare, i suoi principi si radicano: 1) sulla calibrazione dei modelli e algoritmi quantitativi riscontrabili in atti e in valori numerici desumibili dal dell'Agenzia e da basi dati certificate rappresentative di tutto il contesto di lavoro dell'amministrazione; 2) sui valori economici/finanziari disponibili secondo i vincoli di contabilità pubblica, per la retribuzione di parte variabile dei dirigenti dell'Agenzia; 3) nell'aumento del presidio antifrode sul territorio.
L'ufficio locale ADM di Ravenna risulta, quindi, “pesato” e “graduato”, rispetto a tutti e 72 gli uffici italiani, in modo coerente, oggettivo ed equilibrato in relazione ai modelli impiegati in ambito internazionale.
PRESIDENTE. La deputata Bakkali ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
OUIDAD BAKKALI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Sottosegretario per l'impegno anche rispetto alla lettura di questa risposta, gran parte della quale noi conosciamo già, perché di fatto era la lettura della determina del 23 gennaio che ha portato a questo declassamento, quindi con i parametri e con l'esplicazione di quale metodo sia stato adottato.
Non siamo soddisfatti perché non intravediamo in questa fase, e con i tempi celeri che vi abbiamo chiesto e che vi sta chiedendo il sistema portuale di Ravenna e, direi, italiano, perché la reazione è omogenea di tutti i territori nel richiedere quantomeno una sospensione, per rivedere questi criteri, per rivedere queste pesature, la valutazione, come si diceva, della complessità di alcune portualità, misurarle anche rispetto agli investimenti che le portualità stanno facendo sul futuro. È un algoritmo che pesa il qui e ora e che non guarda quanto le portualità si stiano impegnando proprio per risultare competitive per allinearsi rispetto ai bisogni, per mettere a terra gli investimenti del PNRR, le risorse pubbliche e private che stanno arrivando sui porti italiani, sul porto di Ravenna.
Quindi, colgo il finale della risposta: definiva coerente, omogeneo ed equilibrato l'esito della riorganizzazione, e quindi il fatto che si sia tutti nella classe nella quale questo algoritmo ci ha spediti. Noi crediamo - e non smetteremo di farlo, proprio perché, si diceva prima, è stato applicato un pensiero adattivo, valutativo e costruttivo - che, invece, questo esito manchi di adattività, manchi di valutazione proprio di quella complessità che sicuramente emerge nella lettura del metodo applicato, ma che riteniamo debba essere la priorità nella fase almeno di revisione alla quale prima si accennava e che forse è l'unico spiraglio che in questa risposta si trova rispetto a una possibile rivisitazione.
Dicevo, la portualità non solo ravennate: leggo un comunicato, anche questo di poche ore fa, di Federlogistica Liguria, che chiede la sospensione di questa misura perché si possa aprire un confronto operativo con gli operatori del porto e chi in questi uffici trova la qualità e deve trovare la qualità del lavoro, ma anche che ci sia rispondenza rispetto alla complessità che questi operatori, spesso in regime di sottorganico, devono affrontare.
Quindi non siamo soddisfatti di questa risposta, continueremo a chiedere che ci sia la revisione, non alla fine del processo, ma che avvenga subito, anche in virtù degli investimenti che porti come quello di Ravenna stanno affrontando. Non siamo soddisfatti anche perché questo porto, Presidente, lega la sua memoria direttamente a un grande italiano che in quest'Aula viene sempre e spesso citato, a volte senza troppe connessioni. Invece, nel porto di Ravenna un uomo come Enrico Mattei ha creduto, nella strategicità di questo polo industriale e nella collocazione anche strategica del porto di Ravenna rispetto all'Adriatico, al Mar Mediterraneo e al Nord dell'Europa.
Quindi, noi continueremo a fare in modo che non solo si sia primi negli investimenti, nella qualità e nel modo anche in cui opera la comunità portuale ravennate in tutte le sue articolazioni, dai lavoratori del porto a chi in questo porto vi opera, vi investe, le istituzioni locali, datoriali e i sindacati che hanno attenzionato sin da subito questo tema. Quindi, noi vogliamo che il porto di Ravenna continui ad essere in prima fascia in tutti i sensi. Noi chiediamo e continueremo a chiedere una rivalutazione e un ripensamento su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Balsorano-Scuola Secondaria di I grado San Vincenzo Valle Roveto di San Vincenzo Valle Roveto, L'Aquila, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente De Bertoldi ed altri n. 2-00528.
Chiedo al deputato De Bertoldi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ANDREA DE BERTOLDI(LEGA). Grazie, Presidente. Naturalmente, ringrazio in anticipo il Governo, nella persona del Sottosegretario, per essere qui presente. Dopo tanta attività parlamentare, prima in Senato e poi alla Camera, è oggi anche un po' un'emozione per me svolgere il primo intervento in qualità di presidente di LCD, dei Liberali Cristiano-Democratici, che si sono proprio in questa settimana federati con il gruppo della Lega e con il presidente Matteo Salvini. Vede, non è un caso che un liberale quale io sono, uno che, come me, è ancorato ai valori storici del nostro Paese, alla cultura della democrazia, al pensiero cattolico, al pensiero liberale einaudiano, intervenga su un tema come questo. Non è proprio un caso.
Il tema che voglio evidenziare riguarda delle criticità che investono il sistema assicurativo italiano. Purtroppo ci devo tornare a distanza ormai di quasi 2 anni, quando in un , se ricordo, proprio qui in Aula, su almeno una delle due tematiche che oggi affronteremo, quella del Preventivass, che poi spiegherò cosa significhi, avevamo già sollecitato il nostro Governo. Lo rifacciamo oggi, confidando che le risposte possano essere più esaurienti, perché questo non è un tema che riguarda, come spiegherò, solamente una categoria, cioè le assicurazioni e gli agenti di assicurazione, ma riguarda soprattutto gli utenti, i cittadini, coloro che beneficiano del sistema assicurativo.
Allora avremo criticità da evidenziare, ma prima di entrare nel merito delle criticità - controllo anche l'orologio, ma vedo che il tempo c'è - vorrei inquadrare un po' meglio il peso del sistema assicurativo italiano.
È un peso che è determinato da due aspetti fondamentali: innanzitutto, penso al ruolo che hanno gli investimenti delle assicurazioni nel nostro Paese, nella finanza pubblica, e al peso che hanno, per le finanze dello Stato, per la vendita dei buoni del tesoro, per il finanziamento, quindi, del nostro sistema, gli investimenti che le compagnie di assicurazione fanno e che, quindi, sono fondamentali per la tenuta finanziaria del Paese; poi, penso al ruolo che ha il sistema assicurativo per i cittadini. Ci basta guardare un po' la storia, andare indietro non di moltissimi anni, ma solamente ai nostri padri o probabilmente ai nostri nonni, per ricordare quanto succedeva nel passato, quando magari bruciava una casa, quando un paese intero magari veniva colto da incendi e spesso non c'erano le assicurazioni che coprivano questi danni. Quindi, il peso sociale del sistema assicurativo nei confronti dei cittadini è essenziale ed è per questo che parliamo di un qualcosa di fondamentale nella tenuta dello Stato. Non parliamo solamente di un problema che riguarda una categoria economica, che va naturalmente rispettata, ma parliamo di un problema che riguarda l'intero sistema Paese.
In questo contesto, io voglio inquadrare anche il ruolo degli agenti di assicurazione. Qui mi è particolarmente caro riferirmi a quei lavoratori autonomi, a quei liberi professionisti che sono gli intermediari tra le compagnie di assicurazione e il cittadino, cioè quelle persone che consigliano, che possono dare al cittadino, all'utente, all'impresa, alla famiglia e al pensionato le migliori proposte per tutelare la propria vita, la propria famiglia o la propria azienda. Naturalmente, per dare dei consigli, bisogna saperli dare e, infatti, gli agenti di assicurazione sono iscritti a un registro pubblico, devono sottostare a un esame per poter esercitare la professione, hanno dei corsi di formazione obbligatoria e sono sottoposti a un sistema sanzionatorio. Il cittadino che si rivolge a un agente di assicurazione sa di rivolgersi a qualcuno che è preparato, che è competente, che è controllato e questa è una peculiarità che riguarda, più in generale, la categoria dei liberi professionisti. Proprio ieri ero a un convegno del mondo professionale perché era la giornata delle libere professioni e abbiamo, con orgoglio, sottolineato questo ruolo sociale dei liberi professionisti, un ruolo sociale che, nel caso di specie, viene svolto dagli agenti di assicurazione.
Quando io, confrontandomi con il principale sindacato degli agenti di assicurazione, lo SNA, un sindacato presieduto dal dottor Claudio Demozzi, che unisce, su 13.000 agenzie in Italia, oltre 10.000 agenti di assicurazione, regolarmente paganti e certificati, mi riferisco a un'organizzazione che conosce il settore, un'organizzazione, quella del sistema assicurativo, che - lo ricordo - coinvolge 13.000 agenzie di intermediazione e, di queste, ben 10.000 sono iscritte al principale sindacato, ma coinvolge anche un numero importante di dipendenti di queste agenzie, ben 40.000, che sono il primo volto che incontra il consumatore, e coinvolge anche 200.000 lavoratori parasubordinati, cioè quei cosiddetti subagenti che vanno a incontrare il consumatore utente finale. Quindi, sono circa 250.000 i lavoratori che operano controllati nell'interesse del consumatore, del cittadino, di colui che deve sottoscrivere una polizza.
Allora, il principale sindacato, che, come ho detto, da due anni è in disobbedienza civile, in sciopero, si lamenta di alcuni obblighi burocratici introdotti dall'articolo 132- del codice delle assicurazioni, obblighi che non servono a nulla e che uniscono, peraltro, sia le compagnie di assicurazione in questa critica, sia gli agenti, cioè coloro, come ho detto, che intermediano con il consumatore, sia - dico di più - i principali enti di rappresentanza dei consumatori. Tutta la filiera, da chi fa l'assicurazione, la compagnia, cioè da chi fa la polizza a chi la intermedia e fino a chi la deve acquistare, tutta la filiera, dicevo, di fatto è unita nel dire che il Preventivass - questo nome così strano, arzigogolato, introdotto a seguito di una normativa europea - non serve a nulla.
Lo abbiamo detto due anni fa e lo ribadiamo oggi; lo ribadiamo oggi anche alla luce di dati e di numeri. Il Centro studi assicurativi ha rilevato che il 99 per cento di questi preventivi che vengono imposti agli agenti di assicurazione ogni qualvolta devono rinnovare una polizza - determinando costi burocratici, perché ogni polizza assicurativa che va rinnovata, magari per una spesa di 100 o 200 euro, quindi per spese limitate, deve comportare la raccolta di più preventivi fatti sul da parte dell'agente, preventivi che vanno raccolti e conservati nel tempo oltre che illustrati e presentati - sono obblighi burocratici assurdi che non servono a nulla, perché nella stragrande maggioranza dei casi questi confronti, questi preventivi vengono fatti sui prezzi lordi, sui prezzi base delle compagnie, mentre sappiamo benissimo che quando poi si va a concludere una polizza ci sono gli sconti.
Quindi, cosa succede? Che tutte le conclusioni di polizza sono a prezzi inferiori di quelli che vengono previsti nel preventivo. Quindi, è un obbligo inutile, ma è un obbligo che comporta maggiori costi: comporta, per l'assicuratore, dover assumere personale, dover di fatto incrementare i costi e in prospettiva, se aumentano i costi di intermediazione, devono poi aumentare anche i costi delle polizze, perché questa è una legge di mercato. Allora, chiediamo che, a fronte di tutte queste criticità rilevate ormai da anni, il nostro Governo, che è un Governo fieramente di centrodestra, fieramente liberale, quindi vicino e attento alla tutela del Paese, degli interessi del Paese, dei lavoratori, delle partite IVA e delle imprese, possa su questo argomento darci delle risposte.
L'altra criticità è quella relativa a una novità che abbiamo letto in questi giorni. Succederebbe che, mentre da una parte, come detto, abbiamo accollato obblighi burocratici a chi sa fare il proprio lavoro, cioè a quegli agenti di assicurazione che sono preparati, che hanno superato esami, che sono controllati e che si formano continuamente, dall'altra, di fatto oggi leggiamo che si potranno comprare le polizze di assicurazione al Conad. Si potrà, cioè, andare al supermercato e, magari - voglio leggere una pubblicità e, quindi, la riporto testualmente - con una spesa di almeno 30 euro…pensate voi, spendere 30 euro in un supermercato; io faccio il commercialista, conosco le marginalità: pensate che ci sono marginalità veramente di 1, 2, 3, 4 o 5 punti percentuali mediamente nei prodotti da supermercato. Allora, una persona che spende 30 euro al supermercato, dice la pubblicità, potrà attivare un'assicurazione che ti protegge da infortuni, ricovero o perdita di lavoro. Vuol dire che quel pensionato, poverino, che deve fare i conti tutti i giorni per poter arrivare a fine mese, va al Conad e magari si tranquillizza perché spendendo 32,50 euro ha ottenuto una polizza per tutelare la sua vecchiaia, la sua casa o la sua famiglia. Io lascio a voi, lascio al Governo interpretare se questo sia possibile, se possiamo permettere che il cittadino, invece di rivolgersi a un interlocutore qualificato che gli possa spiegare benefici, criticità e costi di una tutela per sé, per la propria famiglia e la propria impresa, possa, invece, illudersi, in un supermercato, di spendere 30 o 35 euro e di avere una copertura assicurativa.
Credo, quindi, signor Sottosegretario, che su queste tematiche il nostro Governo debba dare delle risposte e debba dare delle risposte concrete e - ribadisco e concludo per poi intervenire in replica - lo debba non tanto a una categoria economica, alle assicurazioni, ai valenti agenti di assicurazione, ma al Paese, perché noi vogliamo tutelare, da liberali. E mi permetto di chiosare che essere liberali non vuol dire essere degli anarcocapitalisti, non siamo i fautori dell'anarchia nel mercato. Essere liberali vuol dire avere a cuore il mercato, perché il mercato è una tutela per i cittadini, per le imprese e per gli operatori.
E allora io chiedo al nostro Governo, su queste tematiche, di dare delle risposte, da una parte, togliendo il Preventivass, cioè un obbligo burocratico assurdo che non serve a nulla - e non lo dichiaro, io ma lo dichiara tutta la filiera delle assicurazioni - e che, ricordo, non ha eguali in Europa, perché noi (non in questo Parlamento, ma nelle precedenti legislature) abbiamo recepito in modo più realista del re, abbiamo recepito una normativa europea in modo molto più duro, più difficile e più complesso di quanto abbiano fatto gli altri Paesi.
Quindi, eliminiamo questa stortura burocratica, da una parte, e, dall'altra, controlliamo che non ci siano più delle pubblicità o delle possibilità, addirittura, di vendere dei prodotti assicurativi come fossero una lattina di Coca Cola o un biscotto per la colazione di prima mattina. Glielo chiedo da parlamentare, glielo chiedo da fiero appartenente al gruppo della Lega e da presidente dei Liberali Cristiani Democratici, che ho l'onore di rappresentare in questo Paese.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Luigi D'Eramo, ha facoltà di rispondere.
LUIGI D'ERAMO, Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli interpellanti. In risposta all'interpellanza presentata, è opportuno esaminare con attenzione le questioni sollevate, che riguardano due temi distinti: da un lato, le presunte criticità relative al Preventivass, il Preventivatore pubblico messo a disposizione dall'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass); dall'altro, l'ingresso di Conad nel mercato delle polizze assicurative attraverso la piattaforma «Heiconad Assicurazioni».
Entrambe le questioni sollevate riflettono i profondi cambiamenti che stanno investendo il settore, evidenziando la necessità di garantire un costante monitoraggio e offrendo spunti per eventuali interventi migliorativi del sistema.
Per quanto riguarda il Preventivass, si ricorda che esso rappresenta uno strumento fondamentale per assicurare ai consumatori la possibilità di confrontare le diverse offerte di polizze RC Auto in maniera trasparente e uniforme. La sua funzione è particolarmente importante in un mercato dove la comparazione delle condizioni economiche è spesso complicata dalla varietà delle proposte commerciali.
Secondo i dati forniti dall'Ivass, nel 2024 il Preventivatore ha elaborato oltre 86 milioni di preventivi, attraverso diverse modalità di accesso, garantendo così un ampio utilizzo da parte di intermediari e consumatori.
Tra queste modalità, particolare attenzione merita la A2A , che permette agli intermediari di ottenere i preventivi direttamente attraverso i sistemi gestionali delle compagnie assicurative per le quali operano. Questo consente di evitare inserimenti manuali multipli, riducendo il rischio di errori e facilitando l'adempimento degli obblighi regolamentari.
Un'altra modalità di grande utilità è la A2A massiva, impiegata soprattutto nelle operazioni di rinnovo dei contratti, che consente la gestione simultanea dei preventivi, riducendo ulteriormente i tempi di elaborazione per gli intermediari. Questa soluzione, in particolare, è stata progettata per agevolare l'attività degli agenti assicurativi, che possono così fornire ai propri clienti preventivi completi e conformi in modo più rapido ed efficace.
Al riguardo, si informa che il Ministero delle Imprese e del monitora costantemente l'evoluzione di Preventivass, al fine di garantire che lo strumento risponda pienamente alle esigenze di trasparenza e comparabilità del mercato assicurativo.
Si evidenzia, altresì, una serie di iniziative per raccogliere dagli operatori del settore e dai consumatori, al fine di individuare aree di miglioramento, come la semplificazione dell'interfaccia e l'incremento delle informazioni messe a disposizione degli utenti.
Questi interventi sono parte integrante di un piano di evoluzione continuo, che mira a rafforzare la capacità di Preventivass di offrire soluzioni sempre più adeguate alle necessità del mercato.
Inoltre, l'Ivass riferisce di aver adottato specifiche misure nei confronti di talune imprese che non utilizzavano correttamente il Preventivatore pubblico, di vigilare costantemente sulla corretta alimentazione del sistema di preventivazione da parte delle imprese e che provvederà a segnalare senza indugio all'AGCM eventuali comportamenti finalizzati a neutralizzare gli effetti pro-competitivi del Preventivatore.
Per rispondere alle esigenze di un mercato in costante evoluzione, è importante sottolineare che il Preventivass è attualmente oggetto di un attento monitoraggio nell'ambito del gruppo di lavoro RC Auto, istituito presso il Ministero delle Imprese e del e coordinato dal Garante per la sorveglianza dei prezzi. Questo tavolo di lavoro coinvolge, oltre al MIMIT, l'Ivass, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), la Banca d'Italia e la Direzione generale consumatori e mercato del MIMIT. L'obiettivo è quello di esaminare proposte di miglioramento del sistema di preventivazione, che potrebbero tradursi in specifiche proposte normative per rendere lo strumento ancora più efficace e aderente alle esigenze del mercato.
In merito all'ingresso di Conad nel settore assicurativo con «Heiconad Assicurazioni», è necessario analizzare attentamente le implicazioni di questo sviluppo, sia per quanto riguarda la concorrenza nel mercato, che per la tutela dei consumatori. L'Ivass, come Autorità di vigilanza del settore, ha svolto un ruolo proattivo nell'accompagnare Conad nel suo ingresso nel mercato assicurativo, chiedendo informazioni sui prodotti offerti e sulle modalità di distribuzione.
Sono state chieste, altresì, informazioni sull'architettura del sistema infrastrutturale IT, condiviso fra il gruppo Conad, Conad Discovery e la compagna assicurativa mandante (Chubb European Group Se), per verificare l'esistenza di adeguati flussi informativi, nonché di specifici indicatori quantitativi utili per valutare le dei prodotti e la loro corrispondenza alle esigenze dei clienti.
In qualità di Autorità di vigilanza del settore, l'Ivass rappresenta che proseguirà nell'attività di supervisione e controllo mediante monitoraggi periodici, estesa anche ai servizi assicurativi offerti da altri soggetti del gruppo Conad, anche al fine di garantire l'esigenza di tutela del consumatore, la necessaria trasparenza dell'offerta e l'adeguata informativa alla clientela.
Pertanto, per quanto di competenza, il Ministero delle Imprese e del è impegnato, insieme all'Ivass e ad altre Autorità competenti, a promuovere un continuo aggiornamento normativo per rispondere alle nuove sfide poste dall'ingresso di operatori non tradizionali nel mercato assicurativo, come nel caso di Conad.
PRESIDENTE. Il deputato De Bertoldi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ANDREA DE BERTOLDI(LEGA). Grazie, Presidente. Rinnovo il mio ringraziamento anche al Sottosegretario per la risposta. Io mi dichiaro soddisfatto, soprattutto per un'attestazione di fiducia. Mi dichiaro soddisfatto non tanto nel merito, quanto per la fiducia che ho nel Governo e nel Ministero competente di poter risolvere queste problematicità.
Infatti, signor Sottosegretario, quello che emerge dalla sua risposta - che mi riserverò di leggere con più attenzione e più calma perché il tema è sicuramente articolato - è che, da una parte, l'unica realtà che crede ancora nel Preventivass, come già agli albori di questo percorso, è rimasto l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni. Nei fatti, invece, si conferma che, come ho detto prima, tutta la filiera - dalle compagnie, agli agenti, alle principali associazioni di consumatori - non crede nel Preventivass.
Il fatto che il Governo abbia ripetutamente detto che sta monitorando, che sta verificando l'applicazione di questo strumento, mi dà un momento di fiducia. Continuerò, signor Sottosegretario, per il suo tramite lo riferisco al Ministro competente, Adolfo Urso, a essere di stimolo, quale parlamentare del centrodestra, quale fiero sostenitore di questo Governo, perché, su questa tematica, si possa semplificare.
Vorrei parafrasare, per un momento, anche con un sorriso, il Presidente argentino, quando dice: Ecco, forse qui, l' ci starebbe bene. Tagliamo questi obblighi che non servono a nulla! Questa è la burocrazia di Stato che non è conciliabile con uno Stato liberale. Questa è un consolidamento della burocrazia che dobbiamo tagliare, quali espressioni del centrodestra! Quindi, , questa volta, lo dico davvero convintamente, sul tema del Preventivass.
Per quanto riguarda Conad, anche qui, apprezzo che il Governo voglia monitorare, controllare. Mi appello all'Ivass, all'Istituto di vigilanza, che, in base alle direttive europee, deve verificare che vengano rispettati i diritti dei consumatori. Qui, sì, va verificato il rispetto dei diritti, non quando il consumatore si confronta con un agente professionista, dove la tutela consumatore è “”.
Ma il consumatore va tutelato, perché non accada quello che ho detto prima, ossia che il consumatore va al banco del supermercato, credendo di avere una polizza che tuteli lui e la sua famiglia, magari perché ha speso 50, 30, 40 euro al supermercato. Allora, non vorrei che gli obblighi informativi, ai quali ci riferiamo, siano scritti in piccolo, in qualche pubblicità del detersivo, dove si scrive “vi daremo anche la polizza” e, sotto, a caratteri minuscoli (che la vecchietta manco li vede), c'è scritto “guardate che questa polizza in realtà vi copre per 2 euro sul rischio di incendio della casa”. Qui dobbiamo vigilare, perché, se viene meno l'intermediazione qualificata e professionale, allora, siamo veramente all'anarchia.
Su questo, mi rivolgo nuovamente, tramite il Sottosegretario, al Ministro Urso, al Sottosegretario Bitonci, perché vigilino davvero e, se possibile, tramite gli strumenti normativi che il Governo può utilizzare, diano una soluzione a questi problemi.
Detto questo, concludo davvero, ringraziando ancora il Presidente, che è qui con noi a regolare i lavori d'Aula, ringraziando il Sottosegretario ed esprimendo, ancora una volta, l'auspicio che il Governo del centrodestra, il Governo che rappresenta un pensiero liberale, su queste tematiche, possa dare alcune risposte. Non vorrei ritrovarmi, il prossimo anno, a dover parlare ancora di Preventivass. Ne parliamo dal 2023. Che questa legislatura dia quelle risposte che gli agenti di assicurazione italiane, le compagnie, i consumatori si aspettano. Non è una burocrazia che aiuta il Paese, non è una burocrazia derivata, addirittura, in modo ossessivo, dalla normativa europea, che potrebbe dare uno sviluppo e una crescita al nostro sistema economico.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore F. Corni, di Modena, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data 6 febbraio, il Presidente della Commissione giustizia ha rappresentato l'esigenza, sulla quale ha convenuto all'unanimità l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, di richiedere di posticipare a una data non anteriore al 24 febbraio l'avvio della discussione in Assemblea del testo unificato delle proposte di legge n. 441 e abbinate, recante Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari, la cui discussione sulle linee generali attualmente prevista dal vigente calendario dei lavori per la seduta di lunedì 10 febbraio. Conseguentemente, secondo le intese intercorse tra i gruppi, la discussione generale di tale proposta di legge non sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di lunedì 10 febbraio e sarà collocata quale primo argomento all'ordine del giorno, della seduta di lunedì 24 febbraio, mentre il seguito dell'esame sarà iscritto a partire dalla seduta di martedì 25 febbraio, dopo l'eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana 17-21 febbraio e non conclusi.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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