ANNA MARGHERITA MIOTTO, legge il processo verbale della seduta dell'8 novembre 2013.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alli, Baretta, Bindi, Michele Bordo, Bressa, Capezzone, Censore, Epifani, Gregorio Fontana, Frusone, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gitti, Gozi, La Russa, Leone, Melilla, Giorgia Meloni, Mogherini, Pisicchio, Realacci, Sereni, Toninelli e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Giulietti n. 3-00231, concernente misure a favore delle attività nei laboratori degli istituti d'arte .
Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.
GABRIELE TOCCAFONDI, . Signor Presidente, l'articolo 64, comma 4, del decreto-legge n. 112 del 2008, ha previsto che, per dare attuazione al piano di interventi contemplati dalla medesima disposizione e volti a conferire maggiore efficacia ed efficienza al sistema scolastico, venissero adottati una serie di regolamenti di revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico nonché di razionalizzazione e accorpamento delle classi di concorso esistenti.
Il riordino del secondo ciclo di istruzione, come è noto, è stato realizzato con i decreti del Presidente della Repubblica nn. 87, 88 e 89 del 2010. Il decreto n. 89 del 2010 riguarda, in particolare, la revisione del sistema ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei. Non è stato, invece, adottato il regolamento di riordino delle classi di concorso. Ciò ha consentito il corretto svolgimento delle attività didattiche, in presenza di nuovi insegnamenti con i quali coesistono le precedenti classi di concorso.
Con la nota del 21 marzo 2013, la direzione generale del personale scolastico del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha definito, per l'anno scolastico 2013-2014, le regole per l'integrazione delle attuali classi di concorso con le nuove discipline relative ai primi quattro anni di corso degli istituti di secondo grado interessati al riordino introdotto con il decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2010.
Si tratta di un intervento che si ripete ormai da diversi anni, necessario, come già detto, a consentire lo svolgimento delle attività didattiche previste dal nuovo ordinamento dei licei in attesa dell'emanazione del regolamento sul riordino delle classi di concorso. Alla citata nota, così come avvenuto per le precedenti, sono state allegate le cosiddette tabelle di confluenza, che costituiscono uno strumento per consentire ai dirigenti scolastici di individuare le corrispondenze tra i nuovi insegnamenti e le vigenti classi di concorso e per attuare tutte le operazioni connesse agli organici, quali i movimenti, le nomine in ruolo e le supplenze. Le classi di concorso relative a insegnamenti del vecchio ordinamento non espressamente contemplati in quello nuovo sono state abbinate agli insegnamenti esistenti e vengono definite classi di concorso atipiche.
L'assegnazione degli insegnamenti ad una piuttosto che a un'altra classe di concorso, cosiddetta atipica, deve essere decisa dall'istituzione scolastica avendo presente l'obiettivo di salvaguardare la titolarità dei docenti presenti nell'istituzione, la ottimale determinazione delle cattedre e la continuità didattica. Il medesimo strumento dell'atipicità è altresì funzionale a riassorbire l'esubero dei docenti che siano stati dichiarati soprannumerari nella scuola che, a seguito del riordino dei cicli, ha ridotto le ore di insegnamento per alcune specifiche classi di concorso. A tale ultimo riguardo va ricordato che il dirigente scolastico effettua l'attribuzione degli insegnamenti alle diverse classi di concorso atipiche d'intesa con l'ufficio scolastico regionale e sulla base del parere reso dal collegio dei docenti.
Tanto premesso sulle regole che disciplinano l'attuale fase di passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, per quanto riguarda le classi di concorso richiamate nell'interrogazione, in sede di predisposizione delle citate tabelle di confluenza si è preso atto che in taluni licei artistici sono confluiti i precedenti istituti d'arte e ciò ha creato una confluenza delle classi di concorso di cui alle tabelle A e D del decreto ministeriale 30 gennaio 1998, n. 39. Le classi di concorso di cui alla tabella D sono state quindi considerate atipiche in quanto i relativi insegnamenti non erano presenti nell'ordinamento dei licei artistici antecedente alla riforma.
È compito delle istituzioni scolastiche, alla luce delle procedure e delle regole previste nelle note ministeriali, scegliere a quali classi di concorso attribuire gli insegnamenti relativi alle suddette classi di concorso.
Si ribadisce che da parte degli uffici centrali e periferici dell'amministrazione è esercitata la dovuta vigilanza per assicurare che le singole istituzioni scolastiche osservino le indicazioni emanate a livello generale che tendono all'eliminazione e al riassorbimento del personale in soprannumero o in esubero.
PRESIDENTE. Il deputato Giulietti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
GIAMPIERO GIULIETTI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole sottosegretario per l'attenzione alla risposta su un tema che riguarda molti docenti ma anche il riordino un po’ complessivo dell'intera materia. Il Governo ha già accettato un ordine del giorno presentato dalla Commissione cultura in sede di approvazione del decreto «scuola» che impegna appunto il Governo ad avviare con urgenza il riordino dell'intera materia, della corrispondenza tra titoli di accesso, classi di concorso e materie di insegnamento, anche al fine di poter fornire un quadro di riferimento certo ai laureandi oltre all'ottimizzazione delle risorse professionali delle stesse istituzioni scolastiche.
Di certo la situazione dei docenti della tabella D delle arti applicate è divenuta nel tempo molto molto precaria e, anche studiando un po’ le normative cui lei faceva riferimento, che riguardano appunto le indicazioni nazionali del 2010 per quanto riguarda i licei artistici, si evince come i laboratori artistici abbiano prevalentemente una funzione orientativa verso gli indirizzi attivi dal terzo anno, consistendo nella pratica delle tecniche operative specifiche.
Aggiungo anche che i laboratori di indirizzo – penso alle arti figurative, di architettura e ambiente, grafica – attivi dal terzo anno dei licei artistici si distinguono anche dalle discipline progettuali per la funzione di contribuire, in sinergia con la progettazione, all'acquisizione e all'approfondimento delle tecniche e delle procedure specifiche, secondo il settore di produzione, attraverso un'operatività più diretta, applicando metodi e tecnologie e processi di lavorazione di prodotti di o di arte applicata, utilizzando mezzi manuali e digitali, strumentazioni industriali e artigianali.
L'interrogazione trae origine anche dalla conoscenza di alcune situazioni che riguardano la regione alla quale appartengo, l'Umbria. Penso soprattutto alla lavorazione della ceramica, penso al distretto della ceramica che va da Deruta, Gubbio, Gualdo Tadino, dove insieme ad un'importante attività didattica vi è anche il coordinamento di un'importante attività economica per lo sviluppo di quei territori. In questo senso la tabella D e lo sviluppo dell'attività laboratoriale nei licei artistici diviene un elemento fondamentale, se pensiamo anche allo sviluppo di un settore artigianale di pregio che riguarda un'intera comunità.
La ringrazio per la sua risposta e soprattutto per l'impegno delle istituzioni nel vigilare che anche le istituzioni scolastiche adempiano fino in fondo ai loro doveri e soprattutto per l'impegno che il Governo ha preso con l'ordine del giorno proposto dalla Commissione cultura e approvato che è quello di un riordino complessivo che tenda a valorizzare le tante professionalità che sono presenti all'interno delle nostre istituzioni scolastiche.
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Santerini n. 3-00319 e Baldelli n. 3-00430, concernenti iniziative in relazione alla definizione della graduatoria di merito delle classi di concorso, con particolare riferimento alla situazione nel Lazio, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente .
Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Toccafondi, ha facoltà di rispondere.
GABRIELE TOCCAFONDI, . Signor Presidente, Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca è a piena conoscenza delle difficoltà incontrate nel Lazio nello svolgimento del concorso per il reclutamento del personale docente indetto con decreto direttoriale del 24 settembre 2012, n. 82, e degli inconvenienti che conseguono alla ritardata conclusione di tale procedura.
Per assicurare il regolare avvio dell'anno scolastico, l'articolo 9, comma 19, del decreto-legge 13 maggio 2001, n. 70, ha fissato al 31 agosto di ciascun anno il termine entro il quale devono essere effettuate le assunzioni a tempo indeterminato e devono essere adottati i provvedimenti di utilizzazione, di assegnazione provvisoria e quelli di durata annuale riguardanti il personale di ruolo.
Per le assunzioni relative all'anno scolastico 2013-2014, le graduatorie da utilizzare sono, per il 50 per cento dei posti, quelle ad esaurimento di cui all'articolo 1, comma 605, lettera della legge 27 dicembre 2006, n. 296 e, per l'altro 50 per cento dei posti disponibili, quelle relative al concorso per esami e titoli indetto con il citato decreto direttoriale n. 82 del 2012, purché le stesse siano state rese definitive entro il 31 agosto 2013, come già ricordato.
Il decreto di approvazione delle graduatorie del suddetto concorso non è intervenuto entro tale data (31 agosto) in quanto la procedura concorsuale ha subito dei ritardi attribuibili all'ingente numero di candidati. Si ricorda che alle prove preselettive del concorso hanno partecipato circa 33 mila candidati e circa 17 mila alle prove scritte.
La mancata approvazione delle graduatorie nel termine utile per le immissioni in ruolo ha costretto così l'amministrazione ad effettuare le assunzioni per il 2013-2014 attingendo dalle graduatorie ad esaurimento e dalle graduatorie dei precedenti concorsi.
Tale circostanza comporta degli inconvenienti relativamente alla decorrenza giuridica dell'immissione in ruolo dei candidati vincitori, ma non compromette le possibilità di assunzione. Difatti, fermo restando che il contingente di assunzioni per il prossimo anno scolastico non è al momento ancora quantificabile, perché legato a situazioni ancora da accertare, prima tra tutte l'entità dei pensionamenti, l'amministrazione assumerà tutti i vincitori nel corso del triennio, evitando così sovrapposizioni con la prossima procedura concorsuale.
Pur trattandosi di difficoltà che possono caratterizzare qualunque procedura concorsuale di tale complessità, il Ministero è consapevole degli inconvenienti occorsi in merito ai quali verranno effettuati i dovuti approfondimenti per individuare le soluzioni da assumere e quindi evitare il ripetersi di analoghe situazioni.
PRESIDENTE. La deputata Santerini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
MILENA SANTERINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, noi riteniamo molto importante che l'amministrazione, come lei ora ha detto, assuma un impegno chiaro nei confronti di questi vincitori di concorso, perché sappiamo bene che il ritardo non solo non è dovuto alla loro volontà, ma ha prodotto una serie di inconvenienti.
L'impegno all'immissione in ruolo è la base fondamentale per una responsabilità nei confronti di questi vincitori di concorso, ma certamente la nostra preoccupazione è anche rispetto ad altri inconvenienti, in particolare l'anzianità, che avrebbe dovuto decorrere dal 1o settembre 2013 e invece potrebbe slittare, e anche la validità triennale delle graduatorie che, appunto, dovrebbe essere prorogata. Insomma, è chiaro che questo anno di ritardo nell'immissione in ruolo non lascia indifferenti.
Quello che noi vorremmo raccomandare a questo proposito è, da un lato, di evitare che questo tipo di sperequazioni colpisca, in particolare, i vincitori di concorso. Il concorso del 2012 è stato il primo dopo 13 anni, rappresentando un'inversione di tendenza, a nostro parere, molto positiva, e tutto quello che va ad ostacolare la valorizzazione del merito di chi si è sottoposto a una selezione evidentemente nuoce alla credibilità del nostro sistema di istruzione.
In particolare, inoltre, raccomanderemmo che, come è già stato in parte previsto nel nuovo «decreto scuola», tutte le nuove procedure che verranno adottate per quanto riguarda i concorsi, qualora siano centralizzate di nuovo rispetto agli esiti, purtroppo, non del tutto positivi che abbiamo avuto con il decentramento regionale, debbano essere implementate in modo diverso dal passato, altrimenti si rischierebbe un altro caso 2013, con regioni, come il Lazio e la Toscana, che hanno appunto penalizzato questi giovani, tra l'altro meritevoli, che avevano vinto il concorso.
PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei intanto ringraziare il sottosegretario Toccafondi, che conosce bene, da vicino, la questione di cui abbiamo parlato nell'atto di sindacato ispettivo e su cui oggi il Governo ha risposto. Credo che sia stata data una risposta importante, nel senso di garantire a questi vincitori del «concorso docenti 2012» per l'anno prossimo una prospettiva certa. Questo è un elemento che è stato oggetto non soltanto di un atto di sindacato ispettivo, ma anche di un ordine del giorno a mia prima firma, accolto di recente, congiuntamente all'approvazione del decreto-legge sull'istruzione.
C’è il problema – lo ricordava la collega – della decorrenza giuridica e questo è un elemento credo difficilmente sanabile, e comunque grave. È vero, lo ricordava il sottosegretario Toccafondi, che c’è stata una partecipazione molto importante a questo concorso, ma regioni come la Toscana e il Lazio non hanno fatto ciò che altre regioni, invece, compiutamente hanno fatto, cioè pubblicare le graduatorie entro il 31 agosto. Si è quindi creata questa discriminazione, a nostro avviso, intollerabile tra persone che sono state giudicate capaci e meritevoli, perché vi sono persone che questo concorso lo hanno vinto e che si sono trovate però al di fuori delle graduatorie, perdendo un anno di anzianità giuridica e professionale; persone che, per fortuna, grazie all'intervento di chi sta seguendo questa situazione in via parlamentare e del Governo che ha preso atto della situazione in via amministrativa, credibilmente saranno immesse in ruolo il prossimo anno. Bene verificare e approfondire, è bene che questi fatti non si ripetano più, ma è bene probabilmente anche verificare dove siano le responsabilità che hanno portato a fare in modo che non si riuscisse a pubblicare in tempo la graduatoria. Forse una gestione diversa degli uffici, forse una gestione diversa delle ferie dei dipendenti, forse qualsiasi altro aspetto organizzativo curato meglio avrebbe potuto portare al fatto che, come in tutte le altre regioni, anche nel Lazio e nella Toscana avremmo potuto immettere in ruolo i docenti entro i tempi previsti dalla legge.
Purtroppo, questo non è stato fatto: quindi, invito il Ministero non solo a preoccuparsi per il futuro, come è giusto, ma anche a fare una verifica su quali siano state le cause reali che hanno impedito questa pubblicazione delle graduatorie entro il 31 agosto, mettendo di fatto lo Stato in condizione di essere dalla parte del torto rispetto a persone che si sono dimostrate capaci e meritevoli in prove che lo Stato ha chiamato loro a fare, e non viceversa.
PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione Speranza n. 3-00153, concernente problematiche relative ad un immobile confiscato alla criminalità organizzata nel comune di Castel Gandolfo (Roma). Non vedo il Viceministro dell'interno Bubbico. Mancando, sono costretto a sospendere la seduta per una decina di minuti.
Sospendo pertanto la seduta.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Speranza n. 3-00153, concernente problematiche relative a un immobile confiscato alla criminalità organizzata nel comune di Castel Gandolfo (Roma) . Invito il Governo cortesemente a rispettare i tempi dell'Aula.
Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.
FILIPPO BUBBICO, . Signor Presidente, chiedo scusa per il ritardo.
Con l'interrogazione all'ordine del giorno, l'onorevole Speranza, in riferimento ad un immobile confiscato alla criminalità organizzata, sito nel comune di Castel Gandolfo, chiede quali iniziative il Governo intenda adottare per il suo recupero e per la sua valorizzazione a vantaggio della comunità e quali misure siano state intraprese in relazione alle minacce pervenute al sindaco della cittadina laziale.
Il 3 settembre 2012, la prefettura di Roma, a seguito di quanto convenuto in sede di riunione di coordinamento delle forze di polizia, ha disposto la concessione dell'assistenza della forza pubblica per l'esecuzione dello sfratto del villino sito a Castel Gandolfo, in località Costa del Lago.
L'immobile, confiscato alla criminalità organizzata e destinato al patrimonio indisponibile del comune risultava, infatti, occupato da una famiglia.
L'11 ottobre successivo veniva dato corso alle operazioni di sfratto, che si concludevano regolarmente, senza turbative all'ordine e alla sicurezza pubblica.
Immediatamente dopo lo sfratto e al termine delle operazioni di inventario, alcuni funzionari dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata consegnavano formalmente l'immobile a funzionari del Comune.
In merito all'utilizzazione del bene, l'amministrazione comunale ha presentato alla regione Lazio la richiesta di sovvenzioni per la ristrutturazione dell'immobile confiscato, per un importo di circa 400.000 euro, nonché un progetto denominato «Officina delle arti e dei mestieri», che prevede il suo utilizzo per lo svolgimento di corsi di formazione indirizzati ai giovani.
Il comune, peraltro, sta anche valutando la possibilità di perseguire altre finalità attraverso l'affidamento del bene a enti privati in grado di assicurare, comunque, quelle finalità sociali richieste dalla legge.
Riguardo, infine, all'atto di intimidazione avvenuto nei confronti del sindaco di Castel Gandolfo, Milvia Monachesi, preciso che è stata inoltrata comunicazione di notizia di reato all'autorità giudiziaria e che attualmente sono in corso accertamenti tecnici ad opera del RIS di Roma.
Voglio comunque assicurare che le forze dell'ordine e l'Agenzia nazionale per i beni confiscati svolgeranno, nell'ambito delle rispettive competenze, una puntuale attività di monitoraggio sulla vicenda e, in particolare, sull'effettiva utilizzazione dell'immobile, affinché non venga mai intaccato l'alto valore simbolico della destinazione a fini sociali dei beni sottratti alla criminalità organizzata e venga tutelata la posizione di quanti sono impegnati nelle relative attività di recupero.
PRESIDENTE. Il deputato Ferro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Speranza n. 3-00153, di cui è cofirmatario, per cinque minuti.
ANDREA FERRO. Signor Presidente, Viceministro Bubbico, il fatto avvenuto a Castel Gandolfo qualche mese fa – ringrazio pubblicamente il presidente Speranza per aver voluto essere il primo sottoscrittore dell'interrogazione – è molto grave. Lo è per diverse ragioni.
In primo luogo, perché si riferisce a un luogo simbolico, come ha detto bene il Viceministro Bubbico: un palazzetto, così si definisce tolto alla criminalità organizzata. In particolare, era proprietà di Nicoletti che, come tutti sappiamo, è considerato tesoriere della banda della Magliana. Quindi, da una parte c’è il simbolo della lotta alla criminalità organizzata in provincia di Roma (è uno dei simboli di questa lotta); dall'altra parte, l'inquietante evento della busta con dei proiettili indirizzata al sindaco Milvia Monachesi, che ancora voglio sostenere e con la quale tutti noi, come istituzioni e come parlamentari, abbiamo il dovere di solidarizzare e di starle vicini.
Stiamo parlando di una sindaca eletta da un anno, persona perbene e seria. Si tratta di una grande potenzialità, perché è l'unica sindaca donna della provincia di Roma nei centoventi comuni. È una donna coraggiosa, che ha investito molto nella battaglia contro ogni forma di criminalità organizzata, da quella locale a quella superiore, e la battaglia simbolica nella ricostituzione del «castelletto» nei confronti della banda della Magliana dà il segno del suo coraggio e della sua cultura istituzionale e democratica.
La preoccupazione, da una parte, naturalmente è per la sua incolumità. Naturalmente le forze dell'ordine, come ha detto il Viceministro Bubbico – che ringrazio per la risposta –, sono allertate e il Parlamento ha il dovere di porre un accento sulla sicurezza della persona e del sindaco; dall'altra parte, è necessario che proprio quella battaglia, che è ormai storica contro la criminalità organizzata e che a Castel Gandolfo ha il simbolo nel «castelletto», venga da tutte le istituzioni, a cominciare certamente dal comune e dalla regione Lazio – ma io credo che anche l'amministrazione del Ministero dell'interno si debba preoccupare – e debba continuare a essere un simbolo per la democrazia e per la libertà, soprattutto, una battaglia nei confronti di un fenomeno – poi lo vedremo nella prossima interrogazione anche sul caso di Ardea – che in provincia di Roma non è assolutamente battuto, quello della criminalità organizzata.
È una battaglia vera, che ancora la criminalità organizzata, nelle sue diverse forme, sta operando nei confronti delle istituzioni e, naturalmente, in questo senso, la Camera e il Governo devono essere vicini alla sindaca di Castel Gandolfo, Milvia Monachesi, e devono operare affinché quel luogo simbolico resti un luogo simbolico importante per i cittadini di Castel Gandolfo, per tutti i Castelli romani e per tutta la provincia di Roma. Naturalmente, l'impegno deve essere un impegno accanto al sindaco della città, persona coraggiosa a cui noi dobbiamo essere vicini, e dobbiamo condurre insieme a lei quella battaglia coraggiosa per la democrazia e per la libertà.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Burtone n. 3-00174, concernente iniziative in merito ad atti intimidatori ai danni di un allevatore di Paternò (Catania) .
Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.
FILIPPO BUBBICO, . Signor Presidente, lo scorso 1o luglio Emanuele Feltri, un giovane coltivatore diretto, proprietario di un fondo rurale ubicato nel comune di Paternò, in provincia di Catania, presentava alla locale stazione dei carabinieri una denuncia per l'uccisione di quattro pecore di sua proprietà, mediante esplosione di colpi da arma da caccia. Nell'occasione, una delle pecore era stata decapitata e la testa posta davanti alla porta d'ingresso di un fabbricato agricolo.
L'uomo, in sede di denuncia, nel riferire di avere bruciato le carcasse degli animali senza documentare quanto accaduto, dichiarava un danno economico di circa 400 euro e di non essere coperto da assicurazione.
Il successivo 11 luglio lo stesso allevatore denunciava, presso la citata stazione dei carabinieri, il ritrovamento, sul proprio fondo agricolo, di una pecora morta, con un taglio all'addome e ferite alla testa.
Tali episodi sarebbero riconducibili al fatto che l'allevatore ha più volte richiamato, anche attraverso gli organi di stampa, l'attenzione dell'opinione pubblica sullo stato di degrado ambientale dell'Oasi Valle del Simeto. Inoltre, con iniziative di carattere personale, lo stesso ha tentato di impedire l'accesso che conduce a discariche abusive. Questo atteggiamento gli ha procurato liti con il vicinato, in particolare con alcuni nomadi rumeni. La situazione della sicurezza personale del signor Feltri è stata immediatamente esaminata in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che ha assunto idonee misure di tutela.
Inoltre, i locali comandi dell'Arma dei carabinieri, nonostante le impervie condizioni della località interessata, hanno da subito intensificato i servizi di vigilanza e controllo di quel territorio, con passaggi anche notturni. Il signor Feltri, domiciliato a Catania, è stato anche invitato ad informare i carabinieri ogni qual volta si rechi presso l'appezzamento di sua proprietà a Paternò.
Ricordo, infine, che il contesto di degrado ambientale dell'Oasi Valle del Simeto ha reso necessario il concorso del Corpo forestale della regione siciliana nei servizi di vigilanza per reprimere le gravi e persistenti violazioni ambientali che interessano quell'area.
PRESIDENTE. Il deputato Burtone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Viceministro, io la ringrazio e sono soddisfatto della sua risposta, della puntualità che lei ha avuto nell'informare il Parlamento delle iniziative che sono state prese dal suo Ministero su una vicenda complessa, che riguarda un giovane, Emanuele Feltri, che non ha deciso, come tanti, di partire, di andare all'estero, per cercare lavoro. Egli ha dato vita ad un allevamento zootecnico e lo ha fatto da uomo libero, senza condizionamenti, senza subire, a volte, il peso pressante di alcune organizzazioni. Questa sua attività l'ha fatta in un'area di pregio ambientale, lo ha detto lei, in una delle perle naturalistiche della Sicilia, che, negli anni Novanta, è stata posta, con un intervento legislativo, sotto tutela, sotto protezione come oasi. È una realtà, però, che, come è stato detto, oggi subisce alcuni interventi di abusivismo, la presenza di alcune discariche nate spontaneamente da parte di alcuni soggetti che lì hanno posto attenzione anche per mettere alcuni residui, anche edili.
In verità, l'attività del Feltri è un'attività che è stata avviata con grande fatica: ha subito questi atti intimidatori perché si è battuto a difesa di quest'area, a difesa dell'Oasi del Simeto. È chiaro che questo giovane non si è piegato e non si piega: vuole continuare la sua attività. Il problema vero è l'intervento dello Stato.
Se mi si permette, voglio fare una accostamento con un episodio molto grave che è avvenuto proprio qualche giorno fa in un'altra area del Mezzogiorno, nella Campania. Mi riferisco alla vicenda squallida degli ultrà, che hanno determinato una realtà sgradevole anche in un campo di calcio, con le minacce che hanno subito i calciatori e la società, che, vergognosamente, si è piegata.
Sono due facce di una stessa medaglia, le facce della criminalità organizzata, rispetto alla quale ci si può atteggiare con un approccio superficiale: «sono fatti loro, così è se vi pare, il Mezzogiorno è una realtà a perdere». In verità, sono due facce diverse.
C’è chi si piega, chi vergognosamente finge di essere infortunato e fa fallire la partita, e dà una risposta positiva a coloro i quali si piegano alla criminalità organizzata, e c’è chi resiste, resiste come ha fatto Emanuele Feltri. In verità noi vorremmo però una risposta forte, ancora, dello Stato, la risposta che deve punire con determinazione coloro i quali hanno questa presenza infiltrante nei vari mondi, siano essi sportivi o economici, una risposta che deve tener conto di una mafia che ancora è forte, pur non essendo – sto concludendo, Presidente – una mafia stragista, ma che ancora si presenta in maniera infiltrante nelle attività economiche, anche legali. Ecco perché lo Stato deve con forza reprimere alcune azioni che manifestano ancora questa presenza virulenta, così come deve aiutare coloro i quali resistono e vogliono continuare a farlo nelle terre del Mezzogiorno, perché queste non vengano soffocate dalla criminalità organizzata e dal sottosviluppo.
PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ferro n. 3-00216, concernente misure per il contrasto dell'illegalità nell'area metropolitana romana, con particolare riferimento ai territori di Ardea e Pomezia .
FILIPPO BUBBICO, . Signor Presidente, con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Ferro, nel porre all'attenzione del Governo alcuni episodi delittuosi avvenuti ai danni del giornalista Luigi Centore e di suoi familiari, chiede una presenza più efficace e organizzata delle forze dell'ordine nel litorale sud dell'area metropolitana di Roma.
Come ricordato dall'onorevole interrogante, il 10 luglio scorso, ad Ardea, nel corso della nottata, si è sviluppato un incendio che ha provocato la totale distruzione dell'autovettura del giornalista Luigi Centore. In sede di denuncia il giornalista, pur non nutrendo sospetti specifici, ha dichiarato che il gesto poteva essere ricondotto ai suoi numerosi e recenti articoli di stampa riguardanti episodi di abusivismo edilizio e commerciale nell'area denominata «Le Salzare» di Ardea.
Il successivo 16 luglio, sempre in Ardea, un incendio ha cagionato la distruzione dell'autovettura del nipote, nonché il danneggiamento parziale dell'autovettura del fratello del predetto giornalista.
In merito a tali eventi la Compagnia Carabinieri di Anzio, in collaborazione con la Tenenza di Ardea, ha riferito alla competente Autorità Giudiziaria le attività svolte. Nel contempo è stata immediatamente disposta l'intensificazione della misura di vigilanza nei confronti del giornalista.
Voglio anche sottolineare che le irregolarità denunciate sono state esaminate nel corso della riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica del 25 giugno scorso, a seguito della quale è stato concordato un intervento di supporto della forza pubblica in sede di esecuzione dell'ordinanza emessa dal sindaco di Ardea, effettuato il 29 luglio successivo, per lo sgombero e la demolizione di alcune opere edili abusive. Nella circostanza, la maggior parte degli appartamenti abusivi sono risultati illegalmente occupati da cittadini stranieri, prevalentemente nordafricani, alcuni dei quali dediti ad attività delinquenziali connesse allo spaccio di droga, allo sfruttamento della prostituzione e a reati predatori.
Per quanto riguarda, più in generale, le misure volte a garantire l'ordine e la sicurezza pubblica nel territorio di Ardea e nelle aree limitrofe del litorale, i locali presidi di polizia, secondo piani coordinati di controllo del territorio periodicamente rimodulati, pongono in essere attività preventive anche attraverso servizi mirati, effettuati con il supporto di unità specializzate del Reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato di Roma e delle Compagnie di intervento operativo dell'Arma dei Carabinieri.
L'attuazione di tali dispositivi ha prodotto nei primi sei mesi dell'anno una diminuzione dei delitti pari al 35 per cento circa dei casi rispetto allo stesso periodo di riferimento dell'anno scorso. Contestualmente si è registrato un aumento del 20 per cento circa delle persone denunciate ed arrestate. Analogo impegno viene profuso dalle forze dell'ordine nell'attività di contrasto al crimine nell'area costiera a sud di Roma.
Al riguardo voglio ricordare che lo scorso 17 giugno la locale squadra mobile della Polizia di Stato ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 22 persone affiliate alla cosca Gallace, ritenuta responsabile di traffico di sostanze stupefacenti.
Un'ulteriore importante operazione di polizia giudiziaria, lo scorso 26 luglio, ha consentito di arrestare 51 aderenti ad una vasta organizzazione di stampo mafioso, dedita a reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti, all'estorsione, all'usura, alla corruzione ed alle infiltrazioni nel tessuto amministrativo locale. In tale contesto è stata data, inoltre, esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di immobili e di attività commerciali per un valore di circa 40 milioni di euro.
Ho voluto ricordare solo alcune delle più rilevanti operazioni di polizia svolte di recente per testimoniare la costante dedizione delle forze dell'ordine nell'attività di contrasto e prevenzione dei reati in un'area particolarmente esposta agli interessi della criminalità comune ed organizzata, dove l'attenzione e l'impegno delle forze dell'ordine devono continuare ad esprimersi sempre ai massimi livelli, al fine di affermare e garantire il rispetto della legalità sul territorio.
PRESIDENTE. Il deputato Ferro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
ANDREA FERRO. Signor Presidente, Viceministro Bubbico, è inquietante quello che sta succedendo nel comune di Ardea, che è solo uno dei comuni dell'area del sud del Lazio e in particolare dell'area del litorale sud della provincia di Roma, dove c’è una forte preoccupazione per l'infiltrazione di una criminalità organizzata, che ormai, per così dire, vive il territorio, è ramificata e la fa da padrone in qualche modo, anche rispetto ad alcune attività illecite nel campo dell'edilizia, dell'usura e dello spaccio di stupefacenti.
Dopo gli accadimenti che il Viceministro ha riassunto e che sono stati riportati nell'interrogazione, si è continuato ad Ardea; non è in discussione – lo voglio dire ed è una priorità dirlo – il ruolo coraggioso e straordinario delle forze dell'ordine ed anche la loro efficacia nella limitatezza dei mezzi e delle condizioni su quel territorio. Addirittura, dopo che l'interrogazione è stata presentata, l'ex luogotenente della stazione di Tor San Lorenzo, frazione di Ardea, ora in pensione, Walter Giustini, che pure in diversi articoli di giornale aveva denunciato la questione delle Salzare, ha avuto in fiamme anche la sua macchina. Sembra – e, sottolineo, sembra, poi ci ritorno sulla preoccupazione del «sembra» – che questo trattamento incendiario sia stato riservato anche ad amministratori pubblici del comune di Ardea. Il «sembra» è inquietante per il fatto che questo non è stato denunciato, benché sarebbe necessario, utile e rispettoso nei confronti dei cittadini e della legge.
È chiarissimo che c’è un’ in quel comune e nell'area sud della provincia di Roma di una criminalità organizzata, che è tentacolare, che fino a qualche settimana fa agiva nel sottobosco delle attività produttive illecite e che chiarissimamente negli ultimi mesi ha voluto produrre una sua visibilità pubblica, ricattatoria con eventi come l'incendio delle auto di proprietà di giornalisti e di amministratori pubblici, addirittura la notte davanti alle case di coloro che hanno subito il danno. È chiarissimamente la volontà di opprimere ancora di più il circuito ed il tessuto della società civile di quei comuni.
È anche mettere sotto scacco e sotto ricatto chi fa libera informazione, addirittura chi ha avuto una funzione straordinaria nelle Forze dell'ordine e adesso è in pensione, e mette sotto scacco gli amministratori pubblici e le pubbliche istituzioni. Naturalmente questo non solo porta grande preoccupazione e ribrezzo, ma dà il segno che nell’ del protagonismo della criminalità organizzata in quel comune e nei comuni del litorale sud romano, e non solo, sta l’ di un nuovo protagonismo anche pubblico, becero e violento delle forze organizzate per affari, per mettere in condizione le istituzioni, naturalmente, di non controllare e di non poter fare il proprio dovere. A questo – io credo – sia assolutamente necessario contrapporre un protagonismo, anche pubblico, delle istituzioni, non solo locali, ma anche del Parlamento e del Governo, per far sì che a questa ondata, dentro il comune di Ardea e in altri comuni – anche a Pomezia – dove un assessore al demanio della passata giunta di Ardea ha subito nel suo studio di progettazione un incendio, di fronte a questa della criminalità organizzata, collegata alle Salzare e non solo, in quella zona e in quel comune, c’è necessità naturalmente di un protagonismo delle Forze dell'ordine, che fanno un lavoro straordinario e devono essere messe in condizioni ancora di più – chiudo Presidente – di fare il proprio dovere coraggioso al fianco dei cittadini, della legalità e delle istituzioni pubbliche e, dall'altra parte, è necessario mettere in condizioni i cittadini di avere lo Stato, la legalità al proprio fianco, e di non essere lasciati soli nei confronti della criminalità organizzata; ma al contrario le istituzioni, il Governo e il Parlamento devono essere accanto ai cittadini, ai giornalisti e alle istituzioni pubbliche.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Bianconi n. 3-00285, concernente iniziative per la tutela dell'ordine pubblico ad Arezzo .
Il Viceministro per l'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.
FILIPPO BUBBICO, . Signor Presidente, con l'interrogazione all'ordine del giorno viene richiamata l'attenzione del Governo su alcuni episodi delinquenziali che hanno interessato la città di Arezzo, chiedendo l'adozione delle iniziative necessarie per garantire ai cittadini adeguati standard di sicurezza e una serena vita sociale.
Voglio subito rassicurare l'onorevole Bianconi che la locale questura ha condotto indagini che hanno consentito l'identificazione degli autori dell'aggressione, con finalità di rapina, avvenuta recentemente nella cittadina toscana ai danni di uno straniero. Nella circostanza, sono stati denunciati all'autorità giudiziaria due cittadini romeni per concorso aggravato nei reati di rapina e lesioni, nonché per il reato di porto ingiustificato di armi o oggetti atti ad offendere. Veniva, altresì, deferito all'autorità giudiziaria anche l'aggredito per aver fornito alle Forze dell'ordine false informazioni al fine di depistare i primi e fondamentali accertamenti di polizia giudiziaria.
Inoltre, grazie alle riprese delle telecamere di un esercizio pubblico, sono in corso indagini finalizzate all'identificazione degli autori degli altri furti recentemente avvenuti ai danni di esercizi commerciali, sempre ubicati ad Arezzo.
Da un punto di vista generale, sulla base dei dati ufficiali dell'ultimo quinquennio in possesso della Prefettura, la provincia di Arezzo e lo stesso territorio urbano possono essere considerati, nel contesto nazionale, sufficientemente sicuri e tali da non destare particolare allarme.
Si registra, infatti, una diminuzione costante dei reati più gravi, con i picchi positivi dell'azzeramento dei tentati omicidi e delle rapine in banca e negli uffici postali, in modo particolare nel periodo gennaio 2012-agosto 2013. Anche gli omicidi volontari sono diminuiti, ma con riferimento ad un periodo più limitato: da gennaio ad agosto di quest'anno.
Particolarmente rilevante è il dato complessivo relativo a tutti i tipi di rapina, scesi dai 52 del 2008 e i 58 del 2009 a 19 dei primi otto mesi dell'anno in corso.
Va pur detto, tuttavia, che anche per gli effetti della difficile congiuntura economica, si registra un incremento degli episodi di microcriminalità caratterizzati da una relativa semplicità di esecuzione. Mi riferisco in particolare ai furti in abitazione e in piccoli esercizi commerciali che, nei primi otto mesi dell'anno, hanno registrato un aumento, rispettivamente del 2 per cento e del 6 per cento nella città e del 23 per cento e del 6 per cento nella provincia, rispetto all'analogo periodo del 2012.
Ciò premesso, voglio comunque assicurare che le forze di polizia sono costantemente impegnate nella prevenzione e nel contrasto ad ogni forma di illegalità.
Le misure finora adottate evidenziano, in proposito, che la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica non presenta, comunque, profili di particolare criticità, né giustifica un allarme che possa oltrepassare i fisiologici livelli di doverosa attenzione. Voglio comunque assicurare che la situazione non viene assolutamente sottovalutata.
All'incremento dei reati cosiddetti predatori, infatti, ha fatto seguito un deciso potenziamento dell'attività di prevenzione e di contrasto. Ciò ha portato, nei primi otto mesi del 2013, ad un aumento del 40 per cento degli arresti e delle denunce per reati di microcriminalità.
Ricordo, da ultimo, la brillantissima operazione dell'Arma dei carabinieri conclusa con l'emissione, lo scorso 10 settembre, di 12 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti cittadini extracomunitari membri di un'organizzazione criminale dedita al traffico di droga.
Va infine segnalato che, seppur in considerazione delle limitate risorse disponibili, per le note necessità di contenimento della spesa pubblica, sono state recentemente assegnate 9 unità per le esigenze della questura e dei commissariati distaccati di pubblica sicurezza e 3 unità per le esigenze della sottosezione autostradale di Arezzo. Ciò è la testimonianza più tangibile dell'attenzione che l'amministrazione dell'interno riserva al problema della sicurezza in generale e, nel caso di specie, a quella del territorio aretino.
In questa stessa direzione, per venire incontro alle sollecitazioni contenute nel documento parlamentare, ogni sforzo verrà profuso dalle autorità provinciali di pubblica sicurezza per incrementare ulteriormente il controllo del territorio urbano.
PRESIDENTE. Il deputato Bianconi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, sono profondamente insoddisfatto della risposta, che denota le insufficienze culturali che questa interrogazione tentava inutilmente di vincere e contro le quali ci si batte da molti decenni. Qui non siamo venuti a cercare giustificazioni sulle statistiche, su quante rapine o su tutto il resto o quel politicamente corretto del quale, caro Viceministro e caro Presidente, ci siamo molto stancati, dei comitati per l'ordine pubblico nei quali, in mezzo a tanti bravi salamelecchi, si dice che ci sono le medie che non ritornano, che ci sono meno rapine e via dicendo.
A parte il fatto che – lo dico per chi non lo sa – le rapine ad Arezzo diminuiscono perché invece di 2.500 aziende orafe ora ce ne sono 200: solo per questo diminuiscono le rapine, non perché ci sono meno mascalzoni, ma perché c’è meno oro da rubare e chiudo la parentesi, perché questa è la realtà. Ultimamente hanno isolato un paese, Viceministro, hanno isolato un paese, Pieve a Presciano: sono entrati dal tetto con le gru ed hanno vuotato un'azienda orafa, senza che nessuna di queste forze dell'ordine si sia resa conto che avevano circondato un paese !
La verità è che qui siamo di fronte alla solita burocrazia, quella che faceva dire al prefetto di cui mi sfugge il nome, ma che si presentò poi candidato a Napoli per il PD – non mi ricordo il nome, mi dispiace – che Arezzo non era Castellammare di Stabia e che non dovevamo lamentarci. Noi ci lamentiamo, lo sa perché ? Perché il centro urbano di Arezzo è uguale a due campi di calcio, non più, e con due macchine si tiene. Il centro urbano di Arezzo, città di 100 mila abitanti, è abitato da 2 mila persone e non da 25 mila. Da 2 mila persone. E non è neanche 2 ettari. E all'interno di questo centro urbano le famiglie si muovono come se fossero in casa propria e mandano i figlioli fuori e ci si compra il gelato e ci si fa il passeggio. Bene, in questo centro urbano da anni bivaccano albanesi, romeni, gente che beve e che non fa niente. Basterebbe chiedergli i documenti e cacciarli da quelle tre o quattro posizioni che si sono acquisite. Avendo acquisito l'occupazione del territorio perché ci sono le statistiche che non preoccupano, hanno incominciato, lo sa a far cosa, signor Viceministro ? A dare le botte in testa e a rapinare la gente che usciva dalla stazione, a mezzogiorno alle undici, alle due, a rubare ad ogni ora del giorno e della notte negli appartamenti del centro urbano, a fare di piazza Guido Monaco l'OK Corral di risse fra bande rumene.
Non siamo a Castellammare di Stabia, non siamo a Chicago, siamo in una città civile, dove c’è una rete orizzontale, dove non ci sono reti verticistiche, dove non ci sono le situazioni che diceva prima il collega, dove non ci sono auto rubate. Arezzo è una città, Viceministro, dove la peggiore offesa è «vagabondo». Quando ad un aretino gli hai detto «vagabondo», è finito per la vita. È una città che lavora. È una città che ha subito un'immigrazione di circa 20 mila persone in cinque anni fra rumeni e albanesi. Non abbiamo fiatato, si sono inseriti. Ci saranno due o trecento delinquenti e questi dicono che non riescono a tenere apposto due campi di calcio. E mi portano le statistiche e la droga, cosa c’è ? Qui la verità è che siamo sempre dentro l'insufficienza culturale di capire che non è microcriminalità. Si tratta di devastare un assetto sociale. Si tratta di rompere un assetto sociale, un tessuto sociale. E se i funzionari che mandate non sono all'altezza, mandateli via. Mandateli via ! Non rispondete con questi fogliettini, perché sennò noi parlamentari non ci stiamo a fare niente. Venite a vedere quali sono le situazioni prima di rispondere. È una cosa molto grave quella che oggi ho sentito, e sono profondamente insoddisfatto !
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Ferro n. 3-00289 e Piazzoni n. 3-00431, concernenti iniziative di competenza in ordine all'occupazione abusiva da parte del circolo Janus di Tivoli della cosiddetta «Mola Vecchia» all'interno del Parco dei Monti Simbruini, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente .
Il Viceministro dell'interno, Bubbico, ha facoltà di rispondere.
FILIPPO BUBBICO, . Signor Presidente, come già da ella annunciato, rispondo congiuntamente alle interrogazioni con le quali gli onorevoli Ferro e Piazzoni chiedono al Governo chiarimenti in merito all'occupazione, da parte dei soci del circolo Janus, dell'edificio storico conosciuto come la «Mola Vecchia», situato nel comune di Jenne. Il circolo, costituito nell'ambito del movimento di estrema destra «Comunità militante tiburtina», promuove iniziative culturali riguardanti il mondo islamico e attività ricreative legate alla promozione di libri e alla diffusione di materiale informativo d'area. Il 31 agosto scorso, a seguito della pubblicazione su un giornale di un articolo riguardante la presunta occupazione della predetta struttura, l'Arma dei carabinieri ha effettuato un sopralluogo, il cui esito ha consentito di verificare l'infondatezza della notizia. La struttura, infatti, risultava regolarmente chiusa. Inoltre, non sono state rinvenute scritte o simboli riconducibili a movimenti o compagini di carattere politico.
Successivamente, nel mese di settembre, la notizia dell'occupazione è stata reiterata su altri organi di informazione. Anche i sopralluoghi effettuati in quest'occasione hanno dato esito negativo.
Il sindaco di Jenne, interessato al riguardo, ha riferito di aver incontrato alcuni rappresentanti del circolo Janus per avere chiarimenti in merito alla vicenda. Secondo quanto riferito dallo stesso sindaco, il presidente del circolo ha dichiarato che il comunicato stampa che riportava la notizia dell'occupazione costituiva un'azione dimostrativa per portare all'attenzione delle istituzioni lo stato di abbandono dello stabile.
Invero lo stabile è nella disponibilità dell'amministrazione comunale, che ha progettato un intervento di riqualificazione funzionale all'interno di un percorso turistico, finanziato dalla regione Lazio tramite il Parco dei Monti Simbruini.
Voglio anche assicurare che le forze dell'ordine continueranno a porre la massima attenzione nella prevenzione e nel contrasto di tutte quelle iniziative che possano sfociare in situazioni di illegalità, svolgendo un costante monitoraggio sulle attività dei gruppi e movimenti politici estremisti, finalizzato alla prevenzione e al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica.
PRESIDENTE. Il deputato Ferro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione n. 3-00289. Ha cinque minuti di tempo per svolgere il suo intervento.
ANDREA FERRO. Signor Presidente, signor Viceministro, resto un po’ basito del fatto che non esiste questa notizia. Questa notizia c’è non solo sul e sugli organi di informazione locali, ma nel merito, la questione è chiarissima. Poi se le forze dell'ordine, di cui abbiamo naturalmente grande rispetto e stima, in quel secondo, in quel momento non c'erano è altra questione.
Siamo di fronte ad un'associazione di stampo chiarissimamente neofascista e neonazista. Alcuni di questi cosiddetti militanti li abbiamo visti anche negli scontri di Albano Laziale, al funerale di Priebke. Sono persone che da anni stanno su quel territorio e hanno già occupato, ricordo, qualche anno fa anche la sede della ASL a Tivoli, vicino Parco Rosmini. Tenendo conto che quello è un territorio di grandissima tradizione antifascista, che ha pagato un prezzo straordinario per la libertà e per la lotta contro il fascismo e il nazismo, sulla valle dell'Aniene, e a Tivoli in particolare, la questione è stata sollevata e denunciata da tante associazioni ambientaliste, sociali, culturali e politiche; tra gli esponenti di queste associazioni, voglio ricordare l'amico Franco Perozzi, che ci ha lasciato qualche giorno fa e che è stato uno dei fondatori dell'Associazione dei martiri di Pratarelle di Vicovaro e della rete dei comuni e delle associazioni per la storia e la memoria della resistenza nella valle dell'Aniene.
Siamo, in quella valle, non al primo evento di chiara ispirazione neofascista e neonazista. Siamo ancora pienamente nella polemica sul «santuario» a Graziani nel comune di Affile. È chiarissima l'impostazione di un movimento, di una rete che vuole ripercorrere l'impostazione e l'ispirazione neofascista e neonazista. Questo è intollerabile.
Guardate, non è solo un atto, è una serie di atti ed è chiaro che la comunità tutta della Valle dell'Aniene, di Tivoli, di Jenne, e di Affile non può tollerare che in quella vallata, che è la culla della cristianità occidentale, possano, giorno per giorno, mettersi in campo episodi neofascisti, neonazisti, occupazioni di mole, la costruzione di un «santuario» ad un gerarca fascista, stragista, nelle colonie degli anni Trenta. Questo è intollerabile non in termini politici per la mia e per la nostra militanza politica, ma è intollerabile per la Costituzione, per la democrazia e per la storia di quei posti, che sono stati culla antifascista e che rivendicano ancora di esserlo.
Il finanziamento al santuario di Graziani è stato revocato dall'amministrazione regionale, io sono naturalmente molto contento di questo e plaudo all'iniziativa del presidente Zingaretti. Non è possibile che il livello di attenzione rispetto a questi eventi sia minimo, caro Viceministro. Io la ringrazio, ma noi dobbiamo lasciare alto il livello di attenzione, perché le comunità democratiche non tollerano più provocazioni di questo genere.
È evidente che siamo di fronte – e concludo, Presidente – a provocazioni, ma anche alla messa in discussione della storia democratica di questi posti. Il Parlamento e il Governo non si possono esimere dal riaffermare con forza che la Costituzione, la democrazia e la libertà nascono nel fuoco forte dell'antifascismo e dell'impegno delle associazioni e dei singoli in luoghi che sono stati culla della Resistenza in tutta la provincia di Roma.
Quello che non si può fare – io lo dico con grande forza – è negare che ci sia una cosa di questo genere, perché la rimozione di un fenomeno che c’è porta non solo a non risolvere la questione, ma porta addirittura a mettere in discussione il ruolo, la visibilità e la militanza di migliaia e migliaia di cittadini antifascisti e democratici .
PRESIDENTE. La deputata Piazzoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, signor Viceministro, io spero semplicemente che dietro l'informazione che non ci sarebbe nulla di fondato rispetto alle nostre preoccupazioni ci sia quanto meno il fatto che sia stata sventata definitivamente l'ipotesi che la «Mola Vecchia» possa essere affidata «legalmente» a questa associazione di stampo neonazista, perché noi abbiamo chiesto espressamente al sindaco – gli ho scritto personalmente – risposte chiare in merito alle sue intenzioni e su quanto c'era di vero rispetto a questa cosa che è stata dichiarata dal responsabile dell'associazione (quindi, non se l’è inventata nessuno). Il sindaco ovviamente non si è degnato di rispondere minimamente.
Detto ciò, spero ovviamente che continuerete a vigilare e che al sindaco sia arrivata anche la preoccupazione del Governo in merito alla possibilità che questo accada, che è una cosa positiva.
Tuttavia, io temo che nei fatti, voltato l'angolo, la cosa si possa riproporre nei fatti. E questa è una cosa estremamente preoccupante, perché faccio presente che l'idea non è certo meno grave quando ci sono questioni di impostazione fascista, ma a volte anche un pochino «caricaturali» della nostra storia.
Ma qui stiamo parlando di qualcosa che va persino oltre, perché vi è stata addirittura l'idea di cambiare l'intitolazione del rifugio che, ricordo, era ad Antonio Cederna – quindi una cosa che ha molto a che vedere non solo con la storia ma anche con un'idea di quella che deve essere la disponibilità di quel territorio per le associazioni, per l'escursionismo e per la tutela dell'ambiente –, addirittura in rifugio (io ho problemi con il tedesco, quindi non lo pronuncerò bene) Wandervogel, che, ricordo, è un movimento giovanile confluito nella Gioventù hitleriana.
Si può semplicemente sorridere rispetto a questa cosa, ma purtroppo, trattandosi invece di questioni che hanno a che vedere con un avallo vero da parte di amministrazioni locali, amministrazioni che rappresentano il nostro Paese, non credo che possiamo risolverla con una sottovalutazione.
Quindi, ben venga l'interessamento, ma le chiedo proprio di non superare la cosa superficialmente pensando che la questione sia chiusa qui. Si fidi, noi che viviamo sul territorio sappiamo che da domani mattina questa cosa continuerà esattamente come prima. Bene che sia sventata l'idea che questa cosa possa essere «legalizzata», ma la preghiamo di verificare costantemente con le forze dell'ordine che la questione sia veramente chiusa.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11 con il seguito della discussione della ratifica dell'Accordo tra Italia e Francia per la realizzazione e l'esercizio di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1309-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese per realizzazione e l'esercizio di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con Allegati, fatto a Roma il 30 gennaio 2012.
PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale di merito Laura Castelli ed altri n. 1 .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ricordo che i tempi per l'esame della questione pregiudiziale sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
La deputata Dadone ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Laura Castelli ed altri n. 1, di cui è cofirmataria.
FABIANA DADONE. Signor Presidente, colleghi rappresentanti del Governo, con grande rammarico siamo ad intervenire con l'ennesima questione pregiudiziale, perché per l'ennesima volta state legiferando, e nel caso di specie ratificando, senza alcun rispetto dei principi espressi nella nostra Carta costituzionale. Probabilmente ci direte che siamo populisti, demagoghi e chissà cos'altro; peccato che però questa pregiudiziale si basi su una questione concreta: il rischio della mancata applicazione della normativa antimafia italiana grazie ad una cessione di sovranità dell'Italia in favore della Francia.
Noi probabilmente siamo troppo pignoli e vediamo il marcio ovunque, anche dove non c’è: questo può essere. Se fosse così, allora invito tutti a spiegarci il senso del contenuto dell'Accordo, perché le motivazioni forniteci dal Governo in Commissione non ci hanno per nulla convinti. Perché cedere sovranità alla Francia ? Perché sottoporre il promotore pubblico, che è una figura perfettamente paritetica tra Italia e Francia, alla sola Costituzione francese ?
Se si legge testualmente l'articolo 6 concernente il ruolo del promotore, il capoverso 6.5 parla proprio delle condizioni di aggiudicazione e di esecuzione dei contratti relativi ai lavori, forniture e servizi necessari per la realizzazione delle missioni legate a progettazione, realizzazione ed esercizio nella sezione transfrontaliera: quindi quella che arriva fino a Bussoleno, territorio pienamente italiano. Per queste opere il promotore è tenuto all'osservanza della Costituzione francese.
La domanda che ci siamo posti è perché non si fa un riferimento alla normativa italiana: perché non si fa cenno alla Costituzione italiana ? Se ne può tranquillamente dedurre che il promotore non sarà sottoposto alla normativa di contrasto al fenomeno della penetrazione nelle opere pubbliche di mafia, ’ e camorra: è giusto, o ci sbagliamo ? Se fossimo malpensanti ipotizzeremmo che ci sia una volontà di concedere più facilmente appalti ad aziende non proprio amiche della legalità.
Il presente Accordo poi mira a disciplinare le condizioni di realizzazione del progetto di collegamento ferroviario misto merci e viaggiatori tra Torino e Lione: questo recita la relazione introduttiva. Proprio in relazione a questo passaggio introduttivo, però, non si può nascondere che la Commissione «Mobilità 21» francese, istituita presso il Ministero dell'ambiente, ha escluso nella sua relazione finale di procedere ai raccordi con le linee esistenti, dicendo che la Commissione non è in grado di garantire che il rischio di saturazione della linea verrebbe prima del 2035-2040, quindi l'ha qualificata come seconda priorità.
Si evince che la Francia non procederà a sviluppare i raccordi; e ciò equivale a far mancare una condizione necessaria per la ratifica dell'Accordo in oggetto, che invece li prevede. L'Accordo in oggetto costituisce infatti espressamente Protocollo addizionale dell'Accordo quadro del 2001, e dunque ogni condizione che infici il primo determina la nullità del secondo. Questa condizione, la ratifica di un Accordo ineseguibile, costituisce di per sé una palese violazione dell'articolo 97 della Costituzione, che – lo ricordo – impone il buon andamento della pubblica amministrazione.
Secondo voi questo è normale, è plausibile un atteggiamento del genere ? Non sembra doveroso almeno da parte vostra una spiegazione di quanto da noi appena rilevato ?
Per non parlare poi delle disposizioni contenute nell'articolo 10, che con il solito magheggio – faccio una previsione nella prima riga e faccio un'eccezione nella seconda – fanno sì che il Promotore possa godere di un'ampia discrezionalità nelle decisioni, che porterebbero lo stesso a rifarsi esclusivamente sul diritto francese per risolvere le questioni. Questa è un'ulteriore marginalità per l'Italia e per la giustizia italiana, perché noi siamo i soliti volponi.
Questo è l'ulteriore motivo che ci ha spinti a presentare la presente pregiudiziale di costituzionalità, perché forse non è chiaro a molti che la previsione di queste disposizioni nel nostro ordinamento violerebbe la nostra cara Carta costituzionale, in particolare l'articolo 3, il principio di uguaglianza, il 24, il diritto di difesa, poiché a coloro che subiscono lesioni nel territorio italiano verrà applicata la normativa francese, e inoltre la violazione dell'articolo 25, perché si prevede l'attribuzione alla giurisdizione francese dei processi per danni subiti rispetto a chiunque sul territorio italiano, il che porterebbe alla violazione del principio del giudice naturale precostituito per legge. A vostro parere anche questo rilievo è superfluo esattamente come la mancata applicazione della normativa antimafia ?
Dimenticate che le aree oggetto della sezione transfrontaliera si estendono sul territorio italiano dal confine fino a Bussoleno; questo è quello che ha suscitato in noi notevoli perplessità perché Bussoleno, fino a prova contraria, si trova in Italia.
Il punto 10.2 prevede, in tema di condizioni di lavoro e di occupazione del personale, sempre in questa sezione transfrontaliera, che ovviamente si applichi la normativa francese. Quindi l'esecuzione degli appalti per l'installazione dell'attrezzatura e dell'opera, che sostanzialmente riguarderà la quasi totalità delle condizioni dei lavoratori e di occupazione del personale, sarà sottoposta al diritto francese.
Ora, alla luce di quanto ho esposto, spero che ci sia un punto di riflessione da parte di tutti. Il nostro appello è di fare uno sforzo e tentare di capire quello che stiamo facendo. Non è possibile che si faccia sempre tutto di corsa, con il rischio – anzi, ormai la certezza – di andare ad un incontro con la Francia solo con l'approvazione di una delle due Camere. Che razza di procedura è questa, cioè in quale testo costituzionale è prevista ? La risposta ce l'ho io: sicuramente non nel nostro, magari in quello che uscirà dal Comitato dei quaranta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, ai colleghi che hanno presentato la pregiudiziale di merito sul proseguimento dell’ di ratifica dell'Accordo Italia-Francia relativo alla realizzazione della Torino-Lione, pretendendo di arrestare l’ parlamentare e quindi facendo decadere l'Accordo internazionale, chiedo di riflettere sull'uso pretestuoso e strumentale che stanno facendo dello strumento della pregiudiziale. Si tratta di strumenti previsti dai Regolamenti parlamentari per garantire il rispetto delle regole istituzionali e non certo per offrire una copertura politica ad attività di sabotaggio disfattista e di intasamento dei lavori d'Aula che nulla hanno a che vedere con la realizzazione di un'opera infrastrutturale in un Paese che paga, in tema di infrastrutture per la viabilità, un ritardo pesantissimo.
Oggi non stiamo esaminando un atto di indirizzo del Governo o un'informativa di ordine pubblico, purtroppo ricorrenti, sulle situazioni in Val di Susa; stiamo ratificando un Accordo internazionale che segue ed integra precedenti accordi intergovernativi, un atto che è la prosecuzione di impegni già assunti e che ci vincola alla luce del principio «i patti devono essere osservati», su cui si fonda da sempre il diritto internazionale, a partire, per quel che riguarda l'oggetto dell'atto in esame, dall'Accordo intergovernativo siglato già nel 1996, che aveva istituito la Commissione intergovernativa per la realizzazione di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione, confermato dall'Accordo Italia-Francia stipulato a Torino il 29 gennaio 2001 e ratificato dal Parlamento italiano nel 2002, con il quale è stato definito poi il tracciato ferroviario e sono stati avviati i lavori preliminari alla sua realizzazione.
A loro volta questi Accordi bilaterali si inseriscono nell'ambizioso programma di infrastrutture europee all'interno del Corridoio 5 Lisbona-Kiev, definito dalle competenti istituzioni comunitarie, destinato ad essere rinominato poi Corridoio 3. Risponde ai principi su cui si basa un altro importante atto internazionale, la Convenzione delle Alpi, che invita al trasferimento su rotaia del traffico su gomma al fine di decongestionare le vie di comunicazione e di tutela dell'ambiente.
Il Corridoio Mediterraneo, del quale la Torino-Lione è parte essenziale, è indicato tra i dieci Corridoi prioritari, scelti per il valore aggiunto che possono portare all'Europa e per la possibilità di essere realizzati entro il 2030 e, in quanto tale, è inserito nel piano di investimenti approvato dal Parlamento europeo.
Il quadro di riferimento in cui matura questo procedimento di ratifica è, a sua volta, integrato in numerosi atti di impegno da parte degli organismi parlamentari, mozioni che, a più riprese, hanno portato il tema del proseguimento dei lavori della Torino-Lione al centro del dibattito parlamentare, ottenendo consensi a larghissimo spettro politico ed impegnando fortemente il Governo, costituzionalmente titolare della politica estera e della negoziazione di tali trattati, a dare definitivamente corso al progetto nel rigoroso rispetto delle scadenze cronologiche.
Ho inteso ripercorrere brevemente le articolate tappe istituzionali che, a tutti i livelli, da quello internazionale, a quello comunitario e a quello nazionale hanno portato al documento che esaminiamo oggi per evidenziare come, di questo atto di ratifica, tutto si possa dire tranne che non abbia ricevuto tutti i possibili vagli di legittimità, ponderati anche temporaneamente dal lungo lasso di tempo che è stato necessario per passare dai primi accordi a quello attuale.
Oltretutto, siamo anche oggi ad un passaggio intermedio, in attesa dell'ulteriore protocollo addizionale, che dovrà disciplinare l'avvio dei lavori connessi alla realizzazione della sezione transfrontaliera della parte comune dell'asse. Se vogliamo, potremmo anzi stigmatizzare proprio l'eccessivo tempo richiesto per portare in Parlamento questo Accordo, che è stato firmato più di un anno e mezzo fa e che, trattandosi di un'opera infrastrutturale, avrebbe potuto essere posto dal Governo come priorità e non attendendo tutti questi mesi per un mero atto di ratifica. Piuttosto, non procedendo alla ratifica, verremmo meno ad un obbligo internazionalmente assunto, incorrendo anche nei risvolti diplomatici del venir meno agli impegni pattuiti.
Riteniamo, quindi, del tutto non accoglibile la pregiudiziale di merito presentata, infondata e tesa ad alimentare una polemica non costruttiva sulla realizzazione della Torino-Lione e non utile nemmeno per favorire quel dialogo e la partecipazione positiva delle popolazioni coinvolte, che è stato spesso invocato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signori del Governo, una ratifica solitamente risulta un atto dovuto, un provvedimento che talvolta suscita una discussione parziale, poco accesa e un dibattito poco approfondito. La passione è lasciata ad altri passaggi legislativi, non al destino di una banale tratta ferroviaria.
Tuttavia, la Torino-Lione è stata, in questi anni, il crocevia di confronti appassionati e di mobilitazioni civili e sociali rilevantissime di cittadini, lavoratori e di amministratori. Dunque, presentare una pregiudiziale di costituzionalità – lo dico al collega della Lega – non è un fatto strumentale e non ha una caratteristica meramente ostruzionistica.
I deputati di SEL, tra i quali Giorgio Airaudo, primo firmatario di una mozione discussa e votata da questo Parlamento nel maggio scorso, sottoscriveranno e voteranno il testo presentato dai colleghi del Movimento 5 Stelle. Lo diciamo perché siamo convinti che, di fronte al protocollo che segna definitivamente l'avvio della realizzazione e l'esercizio della Torino-Lione, ci sia bisogno di liberare ogni dubbio, ogni ombra da questa scelta.
Dunque, l'attenzione rispetto al profilo della discussione di stamane deve essere molto alta, e noi chiediamo di non sottovalutarne l'impatto esterno e, dunque, di analizzare nel merito questo trattato e le possibili incongruenze sul piano costituzionale. Ne cito una, tra le altre, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, dell'Accordo: la disciplina dell'inizio dei lavori non è condizionata all'integrale attuazione della normativa italiana di contrasto al fenomeno capillare della penetrazione nelle opere pubbliche della criminalità organizzata.
In alcuni punti dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e di quella francese si stabilisce che il Promotore pubblico, esecutore e gestore finale della sezione transfrontaliera dell'opera, sarà sottoposto esclusivamente all'ordinamento giuridico francese, che è meno attrezzato sulla legislazione antimafia dell'Italia. La stessa Commissione trasporti ha rilevato che l'omogeneità potrà essere stabilita con un protocollo bilaterale tra i due Stati. Ma tutto questo dopo.
Una ratifica, tuttavia, non può aspettare i tempi di un ulteriore accordo bilaterale. Bisogna dare risposte ora, che non siano rituali. Occorrono documenti scritti e non semplicemente petizioni di principio o dichiarazioni verbali da parte del Governo, perché, se è vero che il costo a carico dell'Italia è estremamente oneroso, a fronte di una linea attuale che ha avuto già un crollo del 31 per cento dei traffici, passando da 8,6 milioni a 2,4 milioni di tonnellate in dieci anni, se è vero che su questo punto il 27 giugno 2013 la Commissione «Mobilità 21» della Repubblica francese non è stata in grado di garantire che l'attuale linea – l'attuale – non sia satura prima del 2035-2040, se è vero che c’è l'articolo 97 della Costituzione, che parla del buon andamento della pubblica amministrazione e del corretto utilizzo delle spese, allora, senza guerra di civiltà, scegliamo una strada diversa.
Un Paese grande come il nostro sa ristabilire una gerarchia di priorità, reinvestendo le proprie risorse in modo tale da offrire risposte più concrete alla crisi nella quale siamo precipitati e alle domande, innanzitutto dei tanti pendolari, che ogni giorno soffrono dei trasporti obsoleti e dei ritardi cronici. Per noi quella è la priorità. Per questo voteremo a favore della questione pregiudiziale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, io devo evidenziare che, seppure la questione di pregiudizialità sia articolata, con dei riferimenti alle norme costituzionali e con riferimenti a norme internazionali che disciplinano i rapporti internazionali del nostro Paese e a norme che disciplinano, appunto, i rapporti e la convivenza all'interno del Paese, ritengo – ed è evidente – che si tratti non tanto di una questione di legittimità, quanto di un modo per evidenziare, ancora una volta, da parte dei proponenti le loro opinioni nel merito. È legittimo ed anche normale che talvolta le questioni pregiudiziali di costituzionalità siano al loro interno ricche di contenuti di merito ed è proprio per questo che il dibattito in quest'Aula dovrebbe essere trasferito da questa fase alla fase, poi, degli emendamenti.
Noi semplicemente vogliamo affermare, sostenendo questo provvedimento, la credibilità dell'Italia di fronte al resto dell'Europa. Non è pensabile che, laddove vi siano degli accordi, vi siano delle intese e vi siano delle fasi istruttorie molto complesse, queste possano essere messe in discussione da due fattori che nel nostro Paese ciclicamente emergono. Da una lato, infatti, vi è la burocrazia ossessiva, la burocrazia pressante, la burocrazia che appesantisce gli atti, anche quando questi atti abbiano una valenza internazionale, creando un doppio binario, come in questo caso, tra l'azione che avviene da una parte del confine e l'azione più rapida dall'altra parte del confine.
Dall'altro punto di vista, la credibilità viene garantita anche dal rispetto degli impegni; rispetto degli impegni che non può essere travolto dal fatto che, laddove un impegno venga assunto da una maggioranza parlamentare e dopo, in Parlamento, vi sia una diversa maggioranza, un diverso Governo, diversi ministri, questo impegno venga rimesso in discussione.
E bene ha fatto questo Governo, attraverso il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e attraverso il Ministro dell'interno, a riaffermare, con grande caparbietà, l'obiettivo di mantenere gli impegni. Lo ha fatto non soltanto dal punto di vista istituzionale, ma lo ha fatto anche dal punto di vista della garanzia della sicurezza di coloro che operano, perché – e questo è un aspetto inaccettabile – si è cercato di trasferire il dibattito, lecito, sul merito dell'opera in una sede diversa, su un altro dibattito – anzi, non è proprio, veramente, un dibattito –, soprattutto andando a colpire coloro che per quest'opera mettono a disposizione la loro professionalità, colpendo e sabotando quelli che si sono impegnati, attraverso le loro aziende, nella realizzazione di quest'opera.
Ebbene, lo Stato si è fatto sentire: si è fatto sentire stando al fianco di coloro che operano con le loro aziende nei cantieri della TAV, si è fatto sentire attraverso la procura della Repubblica, che, in modo molto rapido, ha aperto delle inchieste e le ha qualificate in modo chiaro. Non si tratta di semplici danneggiamenti, ma si tratta di atti al limite del terroristico, si tratta di atti che tendevano ad uccidere, che potevano uccidere, che portano, in modo distorto, il dibattito su un fronte che non dovrebbe mai essere percorso.
Ben venga, quindi, il dibattito in quest'Aula, bene la discussione sugli emendamenti. Non condividiamo, invece, la predisposizione di questa questione pregiudiziale di costituzionalità, perché, sotto il profilo del rispetto della Carta costituzionale, questo provvedimento ha tutte le carte in regola.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgis. Ne ha facoltà.
ANDREA GIORGIS. Signor Presidente, sugli aspetti di merito, sulla natura strategica di tale infrastruttura...
PRESIDENTE. Colleghi, vi invito ad abbassare il tono della voce. Se sentite il bisogno di parlare, se possibile, fatelo fuori. Facciamo esprimere il nostro collega, grazie. Prego, deputato Giorgis.
ANDREA GIORGIS. Grazie, Presidente. Dicevo che sul merito e sulla natura strategica di tale infrastruttura ci siamo già espressi e fra poco torneremo a pronunciarci. Io, in questo breve intervento, mi soffermerò solo sulle eccezioni di costituzionalità che sono state sollevate dal MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi, per favore, dovreste abbassare il tono della voce.
ANDREA GIORGIS. Tre sono, essenzialmente, i dubbi di legittimità che vengono sollevati. Innanzitutto, si lamenta una violazione dell'articolo 97 della Costituzione e del principio di buon andamento che esso prescrive.
Leggo dall'eccezione sollevata dal MoVimento 5 Stelle: «L'Accordo in oggetto costituisce espressamente “protocollo addizionale” dell'Accordo quadro del 2001 e, dunque, ogni condizione che infici il primo determina la nullità del secondo; questa condizione, la ratifica di un accordo ineseguibile, costituirebbe già di per sé...
ANDREA GIORGIS. ... una palese violazione dell'articolo 97 della Costituzione (...)».
Ora, contrariamente a quello che viene sostenuto, l'articolo 1, comma 3, dell'Accordo di cui discutiamo precisa testualmente che lo stesso non costituisce uno dei protocolli addizionali previsti dall'articolo 4 dell'Accordo italo-francese del 2001.
Dunque, questo primo profilo mi sembra essere privo di qualsiasi fondamento.
Il secondo profilo di illegittimità che viene sollevato attiene al mancato rispetto degli articoli 10 e 11 della Costituzione. Scusi, Presidente, posso fermarmi un attimo e poi dopo riprendiamo...
PRESIDENTE. Io più che richiamare l'Aula non so che altro fare ! Colleghi, sta parlando un nostro collega e non riesco neanche a sentirlo io da qui ! È possibile avere un po’ di silenzio in Aula ? Ve lo chiedo: è possibile ? Prego, deputato Giorgis.
ANDREA GIORGIS. Grazie, Presidente. Chiedo scusa se mi sono fermato, ma avevo sentito dalle parole dei colleghi del MoVimento 5 Stelle l'intenzione di sentire una risposta ai loro dubbi. Mi sembrava che ci fosse una richiesta di prendere sul serio quello che loro prospettavano, e il senso di questo intervento è proprio quello di cercare di prendere sul serio.
PRESIDENTE. Prego, vada avanti.
ANDREA GIORGIS. L'obiettivo è di argomentare nel merito.
Il secondo profilo, dicevo, di illegittimità, atterrebbe agli articoli 10 e 11 della Costituzione. Si dice che non trovano applicazione gli articoli 10 e 11 della Costituzione non essendo il predetto accordo diretta espressione di alcuna delle convenzioni europee e internazionali. Ora qui, devo dire, non è molto chiaro quale sia l'eccezione sollevata, perché è evidente che questo accordo, che noi attraverso la ratifica porteremo nel nostro ordinamento a livello di legge ordinaria, non sia espressione di alcuna convenzione europea. È naturale che sia così. Il diritto internazionale pattizio viene introdotto nel nostro ordinamento interno attraverso una legge, la quale rende possibile a questo accordo internazionale di dispiegare effetti diretti nel nostro ordinamento, e nulla questo procedimento ha a che vedere con l'esistenza o l'inesistenza di convenzioni europee o precedenti convenzioni internazionali.
Peraltro, gli articoli 10 e 11, che vengono richiamati e della cui lesione si dubita, si limitano ad affermare semplicemente la sottoposizione del nostro ordinamento al diritto internazionale consuetudinario, ovvero, si limitano a prescrivere, al primo comma dell'articolo 10, che il diritto internazionale consuetudinario opera direttamente nel nostro ordinamento in virtù di questo rinvio; l'articolo 11 si limita a legittimare cessioni di sovranità in via permanente a favore di ordinamenti che siano volti ad assicurare la pace e la giustizia. L'articolo 11 e il principio che legittima la cessione di sovranità sono stati considerati idonei per legittimare l'adesione del nostro ordinamento all'Unione europea e dunque...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
ANDREA GIORGIS. ... l'immediata applicabilità dell'ordinamento europeo nel nostro ordinamento. Quindi anche questa eccezione è del tutto, diciamo, priva di qualsiasi fondamento.
L'ultimo dubbio riguarda la presunta inapplicabilità nel nostro ordinamento di alcun norme volte a tutelare la sicurezza e l'ordine pubblico, laddove si richiama l'impossibilità, a seguito della ratifica di questo accordo, di garantire quelle norme che mirano a contrastare l'infiltrazione mafiosa e la criminalità organizzata.
PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il tempo.
ANDREA GIORGIS. Anche questo, però, non corrisponde al vero per la semplicissima ragione che le norme che tutelano la sicurezza e l'ordine pubblico sono norme cosiddette «ad applicazione necessaria» e che possono, quindi, anzi debbono, essere immediatamente applicate, indipendentemente da quanto prevede qualsiasi accordo che l'Italia decida di stipulare, e dunque indipendentemente...
PRESIDENTE. La ringrazio.
ANDREA GIORGIS. ... dal contenuto della legge che introduca quell'accordo nel nostro ordinamento
PRESIDENTE. Io chiedo sempre ai colleghi di mostrare attenzione e sensibilità mentre parla un altro collega, una sensibilità che non vedo in questo momento in nessuna delle parti presenti in Aula.
Ha chiesto di parlare il deputato Balduzzi. Ne ha facoltà.
RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, gli argomenti della questione pregiudiziale risentono molto, direi troppo, della posizione nel merito, al punto da contenere affermazioni che non hanno un riscontro nella realtà. Questo vale per la volontà del Governo francese di non proseguire nel progetto, che è smentita dalla circostanza che il Governo francese ha dato una procedura accelerata a quel e il 31 ottobre è stato approvato dall'Assemblea nazionale e il 18 novembre sarà approvato dal Senato francese.
Vale anche per l'argomento secondo cui sarebbe venuta meno la condizione sospensiva, cioè la saturazione della linea storica. L'Accordo non dice così, esprime un auspicio, non una condizione sospensiva.
Sugli altri argomenti relativi al diritto internazionale è già stato detto da altri colleghi, mi voglio soffermare soltanto sui due argomenti relativi alla presunta inapplicabilità della normativa antimafia e ai diritti dei lavoratori.
Per quanto riguarda il primo profilo, cioè l'inapplicabilità della normativa antimafia, io devo dare conto che qui basta richiamare quanto affermato dalla IX Commissione permanente (Trasporti) della Camera dei deputati, che, nel dare un parere favorevole all'approvazione del disegno di legge, ha detto che il riferimento all'articolo 10, paragrafo 10, lettera quando prevede che l'aggiudicazione e l'esecuzione dei contratti siano disciplinati dal diritto pubblico francese, va però completato con la circostanza che la Commissione stessa aveva espresso apprezzamento per la delibera del consiglio di amministrazione della con cui si stabilisce di applicare la normativa e la procedura di maggior cautela di ciascuno dei due Paesi: il che significa, per casa nostra, la normativa antimafia italiana.
Lo stesso discorso vale per quanto riguarda i diritti dei lavoratori: c’è una direttiva europea risalente al 1996, la numero 71, che stabilisce un nucleo duro – nel testo originario – comunque di diritti spettanti ai lavoratori a prescindere dalla normativa applicabile. Quindi è anche per questa ragione che sarà applicato quel nucleo duro spettante ai lavoratori.
Dunque, queste preoccupazioni, quand'anche fossero – non lo sono – possibili cause di profili di costituzionalità, sarebbero infondate nel merito. Credo – per concludere, Presidente – che si tratti di una questione pregiudiziale proprio fortemente incentrata sui profili di merito puro e non su ragioni di costituzionalità e questo è il motivo per cui noi voteremo contro questa questione pregiudiziale.
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Castelli ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85- del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine i gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Considerato l'elevato numero di proposte emendative, per consentire un ordinato svolgimento dei lavori, il fascicolo degli emendamenti è stato predisposto evidenziando distintamente gli emendamenti segnalati ai fini della votazione rispetto a quelli non segnalati.
Le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno espresso i prescritti pareri, riferiti agli emendamenti segnalati, che sono distribuiti in fotocopia .
Di tali proposte emendative la Presidenza ha valutato l'ammissibilità.
Al riguardo, avverto che la Presidenza, analogamente a quanto già precisato in sede referente e ivi condiviso, ritiene ammissibili tutte le proposte emendative riferite all'articolo 4, comma 2, primo periodo, recanti condizioni cui è subordinata l'adozione del protocollo addizionale nel presupposto che le stesse si intendano riferite non già all'avvio dei lavori – in quanto in base all'Accordo questo è rimesso ad un successivo protocollo addizionale e non può quindi costituire oggetto di legislazione unilaterale – bensì alla procedura per l'adozione del predetto protocollo che, in base al medesimo Accordo, è comunque rimessa alla discrezionalità delle parti.
Avverto infine che la Commissione ha presentato l'emendamento 3.500 che è in distribuzione e con riferimento al quale risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione di subemendamenti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Poiché non sono stati segnalati emendamenti, lo porrò direttamente in votazione. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Poiché non sono stati segnalati emendamenti, lo porrò direttamente in votazione. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
DEBORAH BERGAMINI, . Signor Presidente, come lei ha già anticipato, rendo il parere soltanto sugli emendamenti segnalati in relazione all'articolo 3. Allora, su tutte le proposte emendative relative a questo articolo, la Commissione esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Segnalo, tuttavia, parere favorevole sull'emendamento 3.500 della Commissione il cui spirito è proprio quello di dare piena risposta alle esigenze e allo spirito delle proposte emendative relative a questo articolo.
ERASMO D'ANGELIS, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Della Valle 3.42, su cui vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, questi emendamenti vanno tutti nell'ottica di migliorare questa ratifica e nell'ottica della trasparenza. Quindi, chiediamo, appunto, che sulla nomina del direttore generale e del direttore finanziario vengano sentiti le Commissioni competenti, la Conferenza Stato-regioni e l'Osservatorio. Ma nell'ottica della trasparenza e per quello che è stato detto precedentemente, io vorrei riportarvi un comunicato che è uscito oggi: «La ratifica dell'accordo Italia-Francia per la costruzione del TAV, oltre a essere sintomo di grave irresponsabilità politica e un palese accanimento sulle popolazioni della Val di Susa, ci pone di fronte a un rischio concreto che non tutte le forze politiche hanno voluto illustrare. La ratifica, infatti, al punto dieci prevede che tutte le normative riguardanti l'aggiudicazione ed esecuzione degli appalti facciano capo alla giurisdizione francese. Cosa comporterà questo per l'Italia ? Infiltrazioni mafiose a non finire naturalmente, perché la Francia, al contrario dell'Italia, non ha una legislazione antimafia che, per esempio, proibisca alle aziende condannate per reati connessi di partecipare a bandi o ai lavori. Opporsi a questo scempio, a prescindere dalle varie posizioni politiche sulla grande opera, dovrebbe essere dovere di tutti nell'interesse dei cittadini. Affamare un Paese con manovre economiche da salasso e nel contempo continuare a foraggiare le mafie con tanta è semplicemente ignobile» . Presidente della Commissione antimafia europea. Questo è un comunicato stampa della presidente della Commissione antimafia europea, non del MoVimento 5 Stelle. Vergognatevi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, forse è corretto fare un po’ di cronistoria ai colleghi che non hanno seguito questi lavori. Proprio su questi articoli e su questa serie di emendamenti c’è stato un dibattito nel senso che neanche sulle cose semplici i nostri colleghi riescono ad aprire un attimo il loro cervello e cercare di capire perché uno propone una cosa del genere. Non lo fanno. Non lo fanno perché non gli interessa. Non lo fanno perché quest'opera comunque si deve fare, questa ratifica si deve fare. E, allora, noi vorremmo che qua, in quest'Aula, finalmente si leggessero questi emendamenti e che voi, colleghi del PD, e del PdL chiaramente, diciate perché non vi piacciono e diciate perché ad un semplice emendamento come questo, che chiede semplicemente che la Conferenza Stato-regioni venga sentita, dite di no, visto che per voi la Conferenza Stato-regioni è importantissima per altre cose . Allora, quando vi dividete i miliardi...
PRESIDENTE. Deve concludere.
LAURA CASTELLI. ...su altre cose e lo fate con gli accordi Stato-regioni vi va bene; quando dovete decidere chi è che guarderà i conti di questa roba qua, non vi piace la Conferenza Stato-regioni ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bruno. Ne ha facoltà.
FRANCO BRUNO. Signor Presidente, devo dire che, sfrondata la vicenda dalle questioni ideologiche e anche dalle strumentalizzazioni a volte ignobili che ci sono, resta tuttavia aperta una questione tecnica che oggettivamente riguarda l'opera, la sua utilità da un punto di vista scientifico, ingegneristico, finanziario. Ed è talmente vero, che anche la Commissione si è posta il problema rispetto all'originario disegno di legge di ratifica che ci veniva proposto, tant’è che, rispetto alla nomina del direttore generale del promotore pubblico, introduce una sorta di attenzione, prova a introdurre una sorta di attenzione da parte del Parlamento, anche per evitare che, rispetto a tutte le problematicità scientifiche che vengono mosse all'opera, il Parlamento sia in qualche modo deresponsabilizzato. Anche nelle varie Commissioni c’è stata una discussione in questo senso. Trovo oggettivamente che stabilire che il direttore generale del promotore pubblico venga nominato attraverso una semplice comunicazione alle Commissioni parlamentari competenti, sia pressoché acqua fresca.
Credo che, invece, si debba intervenire e si possa modificare una norma che, tutto sommato, non stravolge nulla. Tenta soltanto di riportare alla funzione politica dello Stato italiano, e al Parlamento che la rappresenta, anche una sua funzione e una sua responsabilità. Ritengo che alcuni di questi emendamenti siano giusti particolarmente nel merito e, pertanto, mi comporterò di conseguenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, oggettivamente su una ratifica internazionale ci è parso abbastanza stravagante che fossero stati dichiarati ammissibili una serie di emendamenti. Tuttavia non vogliamo entrare nelle polemiche sull'ammissibilità o meno e, proseguendo nei lavori, le proposte emendative, come sono state presentate da movimenti di opposizione, SEL e MoVimento 5 Stelle, indubbiamente possono migliorare il testo.
Con il nostro spirito federalista risponderemo coscientemente, emendamento per emendamento: laddove, da parte dei presentatori dell'emendamento, vi sia la volontà di migliorare questo testo (rispetto al quale, come era sempre stato fino a stamattina, a nostro avviso gli emendamenti erano inammissibili, però ci troviamo in questa situazione e dobbiamo discutere dell'ammissibilità degli emendamenti) con spirito federalista, laddove l'emendamento, appunto, tenda a migliorare il testo di questo Accordo, la Lega Nord appoggerà tale emendamento. Laddove vi sono alcuni emendamenti, come già si stanno vedendo, peggiorativi, indubbiamente esprimeremo parere contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ottavio. Ne ha facoltà.
UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, credo che questo sia un passaggio importante. Ci metto un minuto e credo che il Governo abbia già risposto ieri su questo stesso argomento in Commissione. Tuttavia vorrei che la Camera avesse chiara una cosa: si può essere a favore o contro l'opera, ma tutti siamo contro le infiltrazioni mafiose e quindi sappiamo che questi rischi ci sono e quindi è bene che si risponda su come si fa ad impedire le infiltrazioni mafiose: la mafia va dove ci sono i soldi.
Questi pericoli sono stati denunciati anche dal nostro partito e sono stati denunciati anche dalla magistratura. Quindi è bene che il Governo risponda su questo passaggio, che è un passaggio cruciale. Devo dire, rispondendo alla deputata Castelli che appunto ringrazio, che l'apertura del cervello sta in questo: sta nel dire che, tutti insieme, siamo contro le infiltrazioni mafiose.
La domanda è lecita e, quindi, è bene che il Governo risponda, perché questo passaggio è il passaggio più delicato. Noi scriviamo sull'Accordo che staremo alla legislazione francese, ma questo non vuol dire che, nei nostri cantieri e nei nostri appalti, non si applicheranno le normative antimafia. Però credo che sia importante per chiarezza di tutti che il Governo risponda.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Valle 3.42, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, ancora una volta abbiamo usato la nostra fantasia – perché non sappiamo più come convincere i colleghi – inserendo l'osservatorio tecnico, visto che l'osservatorio tecnico è quell'organo che più di tutti ha gestito la politica che c’è stata in questi anni intorno al TAV. Magari, chiedendo un parere all'osservatorio tecnico, i nostri deputati saranno più contenti. O meglio, forse avendo un amico dall'altra parte, e non un punto interrogativo, come per alcuni può essere la Conferenza Stato-regioni, si sentiranno più tranquilli. Visto che bisogna parlare delle cose che questa Camera o questi partiti hanno o non hanno fatto, se volete noi vi teniamo a parlare delle ore di che cosa le aziende che stanno lavorando in quegli appalti hanno fatto. Possiamo raccontarvi della storia dell'Italcoge. Possiamo raccontarvi della richiesta di fallimento per 5 milioni di euro dell'Italcoge, per cui la stessa azienda metteva in garanzia gli appalti che non erano ancora stati affidati per quell'opera. L'Italcoge denuncia il fallimento e mette in garanzia 5 milioni di euro per quegli appalti che ancora non aveva vinto. Io non so se le parole hanno un significato, ma le storie che vi stiamo raccontando e che vi che racconteremo tutt'oggi devono avere una risposta, perché quando non ce l'hanno dalla procura, quando non ce l'hanno dalla politica, allora la devono avere dai cittadini, perché i cittadini sono stanchi. Noi cittadini siamo stanchi: milioni e milioni nelle mani di aziende in odore di mafia. Basta !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, iniziamo a vedere bocciature di questi emendamenti, che chiedono solo trasparenza, chiedono di consultare la Conferenza Stato-regioni e chiedono di consultare l'osservatorio, osservatorio che conoscete bene, perché continuate ad usarlo come poltronificio. L'abbiamo appena usato per rimpiazzare il trombato Osvaldo Napoli che, non rieletto, è subito stato messo all'interno dell'osservatorio. Quindi, anche il PdL dovrebbe essere abbastanza garante di questo osservatorio. Ma forse una risposta ci potrebbe essere sul perché non volete che vengano consultati: forse perché anche qui, nella designazione di questi direttori, avete già deciso a chi darli ? Avete già spartito le poltrone ? Forse qualche amico della CMC, l'azienda inquisita, deve già prendere questi posti ?
PRESIDENTE. Deve concludere.
IVAN DELLA VALLE. Spiegatecelo qual è il rapporto tra il Partito Democratico e Italferr e qual è il rapporto tra il Partito Democratico e la CMC. Ce lo spieghi. Ce lo spieghi, per favore.
PRESIDENTE. Ricordo a tutti i colleghi che è il caso di rivolgersi alla Presidenza quando si interviene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Castelli 3.41, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ERASMO D'ANGELIS, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERASMO D'ANGELIS, . Signor Presidente, onorevoli deputati, vorrei intervenire soltanto per chiarire un aspetto, perché sul tema della lotta alla criminalità organizzata e alle infiltrazioni mafiose, camorristiche e quant'altro, in materia di opere pubbliche, non possono esserci dubbi né equivoci; né tanto meno per un'opera di questa natura e di questa portata.
Va quindi chiarito che il richiamo operato all'applicazione delle direttive comunitarie, e tanto più alle disposizioni del diritto francese, non consente la disapplicazione sul territorio nazionale di norme attinenti all'ordine pubblico e alla pubblica sicurezza, che sono le norme dettate dal legislatore nazionale in materia di lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso: quindi, non c’è alcuna disapplicazione. Né l'eventuale disapplicazione di tali disposizioni si può fondare sulla natura del Promotore pubblico previsto dall'Accordo intergovernativo, ed in particolare sulla circostanza per cui il Promotore sarebbe un ente aggiudicatore ai sensi della direttiva 2004/17/CE, la cui sede è fissata sul territorio francese, soggetto alla legislazione e alle disposizioni applicabili in Francia.
Come ho avuto modo anche di spiegare ieri pomeriggio, il Promotore pubblico è definito dall'articolo 2 dell'Accordo come un organo comune, dotato di personalità giuridica, costituito e controllato in modo paritetico dagli Stati italiano e francese. La diretta partecipazione dello Stato italiano, nonché il conseguente impiego di denaro pubblico italiano ai fini della realizzazione dei compiti del Promotore, comporta l'applicazione anche alle attività svolte dal medesimo di alcune disposizioni normative nazionali, tra cui preminente rilievo assumono quelle finalizzate alla lotta alla criminalità organizzata.
In sostanza, la natura di società di diritto francese del promotore pubblico incaricato della realizzazione dell'opera, nonché il rinvio all'applicazione della normativa francese, non consente, non può consentire la disapplicazione della disciplina normativa contenuta nella nostra legge n. 136 del 2010. Infatti, con la normativa in materia di tracciabilità dei flussi finanziari contenuti nella legge 13 agosto 2010, n. 136, recante il Piano straordinario contro le mafie, nonché la delega al Governo in materia di normativa antimafia, l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, nelle linee guida emesse con determinazione n. 4 del 7 luglio 2011, ha specificato che «attesa la dell'articolo 3 e la sanzione di nullità connessa al suo mancato rispetto, gli obblighi di tracciabilità abbiano natura imperativa, e le relative disposizioni siano norme di applicazione necessaria».
In ogni caso, stiamo parlando della realizzazione di un collegamento ferroviario, la Torino-Lione, nell'ambito dell'ordinamento italiano, inserita nella legge-obiettivo tra le infrastrutture strategiche in relazione alle quali, come è noto, sono previste disposizioni specifiche, finalizzate al rafforzamento della prevenzione e della repressione dei tentativi di infiltrazione mafiosa. La rete di monitoraggio, composta dai Ministeri dell'interno, delle infrastrutture e dei trasporti, dell'economia e delle finanze, nonché dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, dai soggetti aggiudicatori, dagli enti territoriali, dalle prefetture, dalle forze di polizia e dalla Direzione investigativa antimafia, ha proprio questo obiettivo. Aggiungo inoltre che è stato istituito presso il Ministero dell'interno il Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere, nonché i gruppi interforze, ai quali spettano a livello locale le funzioni di monitoraggio svolte a livello centrale dalla Direzione investigativa antimafia.
Con specifico riferimento alla realizzazione poi dell'infrastruttura ferroviaria dell'alta velocità nel nostro Paese, è stato istituito anche il Gruppo interforze tratta alta velocità.
Quindi questo per dire, anche con forza e con la massima serietà che compete appunto a tutti noi nell'affrontare un'opera di questo tipo, che le disposizioni nazionali finalizzate alla lotta alla criminalità organizzata, che sono ovviamente – lo sapete meglio di me – le migliori del mondo, trovano in ogni caso applicazione nell'ambito della realizzazione della Torino-Lione in territorio italiano. Quindi, questo dovevo dire.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Della Valle 3.38.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, abbiamo scoperto appunto dal Governo che la presidente della Commissione antimafia europea è una stupida, non capisce nulla, non ha analizzato il problema, si prende la briga di fare un comunicato stampa preciso, diceva dei punti precisi così, e che il sottosegretario è invece un espertissimo, ha analizzato benissimo tutte le leggi europee e italiane e quindi può fare un contraddittorio con la presidente della Commissione antimafia europea, che ha scritto questo, e magari può fare un contraddittorio anche con il procuratore capo Caselli, perché ci risulta che abbia telefonato, abbia chiamato questo Governo, abbia detto che c'era un problema, ma naturalmente siamo tutti tranquilli, no ? Tutti i colleghi sono tranquilli, lo dice il sottosegretario, non lo dice il procuratore capo Caselli non lo dice il presidente della Commissione antimafia europea, lo dice il sottosegretario, che noi appoggiamo perché il Governo delle larghe intese deve appoggiare. Noi poi abbiamo il Presidente «palle d'acciaio» a livello europeo, quindi «palle d'acciaio» ci difenderà in Europa da questo scempio, no ? Ma naturalmente ha studiato bene tutte le leggi e ci ha rassicurati, probabilmente se gli chiedo di ripetere non leggendo, non sa neanche quello che ha detto...
PRESIDENTE. Si rivolga con rispetto !
IVAN DELLA VALLE. ... qualche burocrate gli ha scritto quello che doveva rispondere...
PRESIDENTE. Collega, si rivolga con rispetto al Governo.
IVAN DELLA VALLE. Ma torniamo all'emendamento e, visto che abbiamo il piacere di avere il collega Bersani in Aula, gli richiedo, come è stato chiesto in una trasmissione televisiva, quali sono i rapporti tra il Partito Democratico e le aziende appaltanti della TAV, quali sono i rapporti tra il Partito Democratico e la CMC, quali sono i rapporti tra il Partito Democratico e Italferr quali sono le motivazioni per cui il Partito Democratico, nel momento in cui la CMC ha preso gli appalti, è diventato casualmente a favore, mentre prima, con le fasce tricolore, contestavano. Poi casualmente le aziende amiche hanno preso quegli appalti e allora si diventa favorevoli, tutto d'un tratto. Allora ci dovete spiegare e magari quando noi chiediamo di chiedere alle Commissioni competenti di valutare il direttore generale e il direttore amministrativo, magari questi posti li avrete promessi, chissà, uno alla CMC, magari il direttore finanziario a qualcuno del Monte dei Paschi di Siena, che magari non ha più un lavoro e allora dobbiamo risistemarlo da qualche parte. Magari sono queste le vere motivazioni per spendere tutti questi miliardi per un'opera inutile . Magari spiegatecelo, grazie .
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per un richiamo all'articolo 59 del Regolamento. Il collega Della Valle chiaramente sta tentando, in un'operazione che non gli riuscirà, di provocare il nostro gruppo. Questo è legittimo, ma lo deve fare con un po’ più di capacità, perché quantomeno deve parlare dell'emendamento. Quindi, Presidente, noi non raccoglieremo le continue provocazioni. Invito lei, però, che lo ha richiamato più volte per alcuni aspetti, a richiamarlo anche per l'aspetto che lui deve parlare dell'emendamento, quindi se vuole provocare deve farlo utilizzando l'emendamento. Deve studiare di più, lo ascolteremo più volentieri .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, sa, quando il Governo parla di certe cose, uno non può non rispondergli. Quindi, mi spiace per il PD, ma siccome l'intervento riguardava un certo argomento, allora forse è giusto, mentre si discute dell'emendamento, anche dire due parole al Governo perché sa, a noi, il parere del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti rispetto alla questione dell'antimafia non ci interessa: è inutile dire che questo Governo è compatto e che un Ministero è uguale a un altro. Non è vero: io voglio il Ministro Cancellieri, che firmi con il suo sangue che questa materia non c'entra niente con l'antimafia e che la legge antimafia verrà rispettata . Oppure, forse lei è troppo interessata a fare altro. Non lo sappiamo: di certo, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che si prende la briga di scrivere di una questione che non è di sua competenza, a noi, sa com’è ...
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Valle 3.38, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, innanzitutto volevo dire che, se qualcun altro avesse studiato, probabilmente sarebbe contrario a quest'opera, perché basta leggere i dati e le carte. Quindi, diciamo di studiare a qualcun altro basta studiare.
Nel merito, io parlo dell'emendamento, quindi non ho bisogno di imparare lezioni da chi non sa neanche leggere le carte perché, quando chiediamo di sentire le Commissioni competenti per la designazione del direttore amministrativo e del direttore generale e diamo dei dubbi che questo non voglia essere fatto perché questi posti sono stati già promessi a qualcuno, siamo nel merito dell'emendamento e quello che deve studiare è qualcun altro. Siamo nel merito dell'emendamento, perché non riusciamo a capire il motivo per cui, prima di designare due organi così importanti, non possano essere sentiti l'Osservatorio, la Conferenza Stato-regioni e le Commissioni.
Non chiediamo la sospensione dell'opera o la chiusura, ma chiediamo una semplice cosa, che non costa nulla, che non toglie tempo, ma che dà un minimo di trasparenza. Ma forse, quando questi arrivano e magari vedono che queste persone hanno lavorato, chi in qualche azienda amica, chi in qualche banca amica, magari allora le Commissioni iniziano a creare dei dubbi e questo potrebbe dare fastidio. Allora, evitiamo queste consultazioni !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, qui, di nuovo, Commissioni competenti e Osservatorio tecnico.
A me piacerebbe sapere dai colleghi se si fidano o no di questo Osservatorio tecnico, oppure se sanno se, in certi momenti della storia di questa opera, l'Osservatorio tecnico ha detto qualcosa perché magari non è mai stato interpellato, magari, quando la CMC, che è presente su tutti i mercati delle grandi opere, ha avuto un'imputazione di turbativa d'asta, l'Osservatorio ha detto qualche cosa a chi era in Parlamento, ai suoi amici e a quelli che fanno parte del PD chiaramente.
Non è che possiamo negare che ci sono persone che qua dentro sono legate a stretto contatto con la CMC di Ravenna, o vogliamo negare anche questo ?
Ovviamente, tante di queste cooperative sono coinvolte anche in grandi scandali. Ora vedremo che cosa dirà la procura di Trani rispetto a questo, vedremo se avrà il coraggio – o potrà farlo – e se bloccherà, attraverso delle cause cautelative, queste aziende. Noi siamo molto curiosi .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Valle 3.39, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, noi crediamo che queste figure, direttore amministrativo e finanziario, vadano aiutate in qualche modo, perché chiunque ci mettiate a capo probabilmente la cronistoria di ciò che è successo in questi anni in Val di Susa rispetto alle aziende non la conoscono, a meno che siano le stesse figure politiche che questi problemi li hanno generati e, ovviamente, li hanno generati perché quelle imprese sono coinvolte. Ma quando dico «coinvolte» parlo di imprese che fanno dei versamenti liberali a certi partiti, e non è che lo diciamo noi, ma si vede pubblicamente sui bilanci di alcuni partiti, come il Partito Democratico.
Allora, noi questo discorso lo facciamo perché abbiamo letto le vostre carte o, meglio, quelle poche che voi mettete perché non è che ci sono tutte. Allora, magari questi due soggetti, soprattutto il direttore finanziario, avrebbe bisogno di un aiuto. Avrebbe bisogno di capire meglio chi c'era nel consorzio che è stato creato nel 2011, a maggio 2011, quando si sono cominciate a fare le gare d'appalto. E, allora, troverebbe cose fantastiche. Troverebbe aziende e oltre alla CMC troverebbe la Cogeis, la Cogeis il cui titolare era Giovanni Bertino, indagato per avere scaricato 150 camionate di detriti presso il fiume Dora (il fiume Dora è largo più o meno così). Ma non basta, perché nel 1991 il signore è stato arrestato per corruzione ad Aosta (ad Aosta e non in Piemonte, perché in Piemonte sarebbe stato problematico) insieme a Bruno Binasco, che era braccio destro del costruttore Gavio. Chi conosce il Piemonte sa che cosa è Gavio (Gavio costruzioni). Oppure, poteva leggere di altre società con una storia bellissima, tipo la Geomont e la Geo Valsusa, tutte aziende coinvolte e di cui fanno parte persone che hanno un strepitoso.
Allora, magari sarebbe il caso di aiutare queste figure a capire chi è che gestirà questi soldi e questi appalti, perché non possiamo pensare che basti la parola d'onore di un Governo che si regge su due stuzzicadenti e che dice che non ci sono problemi di nessun genere sulle questioni che riguardano l'antimafia e le infiltrazioni quando, invece, siamo pieni di storie che da dieci anni ci dicono solo mafia, camorra. Basta !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno. Ne ha facoltà.
FRANCO BRUNO. Signor Presidente, oggettivamente questa è un'opera particolare. Non è una semplice opera pubblica, ma è un'opera che con il tempo ha assunto anche una funzione di simbolo di una discussione politica più complessiva nel Paese. Non mi riferisco solo alla discussione antagonista, cioè a quella che c’è in Val di Susa da un po’ di tempo a questa parte, ma anche a una discussione politica legata alla comunità scientifica tra chi, per esempio, ritiene che il Paese non guadagni in competitività continuando a investire soldi e denari pubblici sul trasporto su ferro rispetto, invece, al trasporto su gomma, che viene penalizzato più compiutamente. Cioè, intorno a questa opera c’è una discussione nel Paese e, quindi, rispetto a ragioni di politica, diciamo così, tra virgolette, più nobili rispetto alla discussione generale.
Ecco perché, secondo me, è giusto che vengano coinvolte almeno le Commissioni competenti. Addirittura, la Commissione trasporti chiedeva un parere preventivo – è stato chiesto all'unanimità, non solo dai colleghi del MoVimento 5 Stelle o di SEL – sulla nomina di parte italiana che riguardava il direttore generale, il direttore amministrativo e il direttore finanziario.
Evidentemente, la questione c’è e riguarda la politica nel senso più nobile dei suoi aspetti. Mi convincono di meno le discussioni che riguardano le imprese coinvolte. Guardate, questo è un Paese in cui, se uno guarda le imprese italiane tutte, non ve n’è una che non venga, in qualche modo, macchiata. Questo ci dovrebbe far riflettere anche sull'impianto complessivo che noi abbiamo.
Mi convince ancor meno la discussione che riguarda le infiltrazioni mafiose. Bastasse la normativa italiana per impedire che negli appalti pubblici ci fossero le infiltrazioni mafiose, avremmo risolto tantissimi problemi. Purtroppo, la realtà ci dimostra che noi possiamo avere anche norme più stringenti, ma è proprio nel nostro Paese, negli appalti che ci sono nel nostro Paese, che le infiltrazioni sono molto maggiori di altri Paesi.
Se la guardassimo da questo punto di vista, sarebbe meglio se affidassimo gli appalti alla gestione di altri Paesi. Credo che, invece, le ragioni politiche dovrebbero spingere a un voto favorevole a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, questo emendamento, naturalmente, sarà votato favorevolmente da tutti, perché mette una pezza a un grossolano errore del Governo. Infatti, la Commissione trasporti aveva chiesto di inserire la previsione che, in occasione della nomina del direttore generale e del direttore amministrativo, venissero sentite prima le Commissioni competenti. Il Governo ha pensato bene di prevedere solo un avviso alle Commissioni, senza sentirle preventivamente, e questo è già andare contro quello che era il parere della Commissione. Diciamo che è un errore ? Siamo bravi e diciamo che se l’è scordato ? Ha previsto di sentire le Commissioni solo per il direttore generale e non per la nomina del direttore amministrativo e finanziario. Invece, questo emendamento chiede di sentire la Commissione competente anche per il direttore finanziario. Quindi, faccio un appello anche al presidente della Commissione trasporti: penso questo emendamento sarà votato da tutti, naturalmente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Castelli 3.40, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, io davvero lo chiedo con preghiera di risposta: ma la Conferenza Stato-regioni davvero non vi piace ? La sentite sotto solo quando bisogna decidere cosa fare dei fondi strutturali ? Fondi strutturali per cui la Commissione bilancio ancora non è stata neanche convocata, rispetto a questo argomento ?
Miliardi divisi in maniera assolutamente univoca, direi, perché il Parlamento se ne occupa dopo che ormai le firme, gli accordi, i passacarte e le promesse sono state fatte, mentre la Commissione bilancio si troverà gli accordi già fatti, si siederà in Commissione e dirà: «Sì, mi piace. Questi soldi andranno qua, questi miliardi andranno là».
Allora, visto che vi piace così tanto la Conferenza Stato-regioni, che è la Conferenza con la quale vi spartite i soldi dei fondi strutturali vi chiedo: fateci questo favore, date una mano a queste due figure che, da sole, potrebbero davvero prendere lucciole per lanterne. Forse un atto di responsabilità, in questo senso, sarebbe dovuto. E poi di cosa vi lamentate ?
PRESIDENTE. Collega, l'ho già ricordato: si rivolga alla Presidenza.
LAURA CASTELLI. Presidente, io non capisco di che cosa si lamentino. Nella Conferenza Stato-regioni i rappresentanti delle regioni sono tutti quasi a favore del TAV.
Per cui, qual è il problema di chiedere alla Conferenza se le va bene o non le va bene la nomina di un direttore, che sia generale, che sia finanziario ? Noi davvero non lo capiamo. Chiedo ai colleghi, per favore, di rispondere, perché altrimenti questo dibattito diventa un dibattito monovoce. Ora, non è che ci aspettiamo quello che è successo nelle Commissioni di merito. Dovete sapere – deve sapere, Presidente – che nelle Commissioni di merito tutti si sono alzati, alzando la voce, dicendo che questa questione è una questione politica molto rilevante, non capendo neanche mezza riga di quello che è l'articolato di questa ratifica. Se l'avessero letta, infatti, sarebbero preoccupati almeno quanto noi, e se non sono preoccupati dovrebbero spiegarci perché, perché allora sì che staremmo ad ascoltare le motivazioni per le quali tutti dormono sonni tranquilli quando sappiamo che domani, chiunque verrà in Val Susa... forse nessuno di loro ci viene, Presidente, questo è il vero problema: nessuno di loro viene in Val Susa. Comunque, se mai venissero in Val Susa e inciampassero per caso in una pietra della Val Susa – quelle che stanno a terra, non quelle che mettono nello zaino i terroristi, per intenderci – e si slogassero una caviglia, devono sapere, i colleghi, che quella causa sarà di diritto francese, neanche di diritto italiano. Ok ? A noi sembra un paradosso. Lo sanno ? Lo sanno i nostri colleghi che cosa succede nel cedere la sovranità ? Lo sanno ? Forse non hanno letto bene la pregiudiziale, perché sennò saprebbero che cosa vuol dire. Allora, io capisco che vi sono dei colleghi che di mestiere fanno gli avvocati e quindi difenderebbero pure le cause perse, però forse è il caso di metterci un po’ di intelligenza
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, ho visto che l'emendamento precedente è stato bocciato, quindi vuol dire che forse non è stata una dimenticanza non mettere il direttore amministrativo e finanziario. Forse quello che pensavo io prima e che non volete sentire la Conferenza Stato-regioni, l'Osservatorio, le Commissioni, forse non è stata una mancanza, forse era voluto, allora. Forse è vero che lo avete già promesso a qualcuno. Forse è per questo che continuiamo a far finta di non sentire, come non sentiamo sull'antimafia, non sentiamo sulla trasparenza su questi direttori. Nessuno ha niente da dire. La Commissione trasporti, che ha votato all'unanimità, non dice nulla
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Valle 3.37, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, in questo emendamento chiediamo di sentire l'Osservatorio. Riguardo all'Osservatorio, noi abbiamo anche chiesto, con un accesso agli atti, quando è stato costituito, quante sono le persone che ci lavorano e quanto guadagnano. Non ci è stata data ancora risposta. Sappiamo benissimo però che è stato un poltronificio per i partiti in questi ultimi anni. E ci chiediamo perché non vogliate ascoltare un'istituzione così democratica. Dovete sapere, infatti, visto che parlate spesso di democrazia all'interno dei partiti o parlate di democrazia in generale, quanto è democratico l'Osservatorio, perché l'Osservatorio doveva sentire le comunità locali per vedere quale era l'opinione dei singoli comuni.
Bene, all'Osservatorio da anni partecipano solo i comuni favorevoli, i comuni contrari sono stati estromessi dalle discussioni dell'Osservatorio. Questo è l'esempio di democrazia che porta avanti il Partito Democratico che vuole insegnare a noi che cos’è la democrazia, quando poi invece andiamo a vedere gli atti concreti, senza poi parlare naturalmente degli ultimi episodi, quali tessere false, congressi fasulli, pullman che arrivano all'ultimo secondo queste piccolezze qua sulla democrazia.
Ma parliamo anche della democrazia che chiediamo qua all'interno dell'Osservatorio, perché tutti i comuni che hanno fatto degli ordini del giorno o delle delibere di contrarietà all'opera sono stati estromessi dall'Osservatorio. Quindi all'interno dell'Osservatorio vengono sentiti solo i comuni favorevoli. È un «poltronificio» e tutte le persone sono state messe dai partiti. Perché non sentirlo nella designazione di questi ruoli ? Non riusciamo a capire il motivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale il deputato Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, a parte che mi chiedo come mai i colleghi non vogliano neanche rispondere in maniera pacifica. Capisco le loro preoccupazioni rispetto ad un assalto e che siano preoccupati che noi vogliamo davvero aizzare alla violenza, anche perché secondo loro noi facciamo questo dal giorno alla notte, soprattutto in Val Susa, però sarebbe il caso che spendessero due parole rispetto all'Osservatorio. Infatti noi l'Osservatorio lo abbiamo incontrato tante volte nei comuni, quei comuni che il mio collega ricordava essere stati poco coinvolti. Ho sentito dire che questi accordi con la Francia sono stati rallentati dal fatto che l'Italia ha voluto un rapporto democratico insieme ai comuni coinvolti.
Io questa frase non la capisco ma non perché sia cacofonica, ma perché non è accaduto. Non è accaduto nulla di tutto questo. Magari avete parlato di più con le regioni. Allora potrei dire: sì, in effetti è vero, infatti Cota, per esempio, in Piemonte, è sempre stato molto a favore dell'opera e potrei ricordare un sacco di frasi esilaranti da lui dette.
In ogni caso credo che sia arrivato il momento su queste questioni...
PRESIDENTE. Deve concludere.
LAURA CASTELLI. ...di prendere in mano la coscienza e dire che cosa si pensa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Castelli 3.36, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, qui chiediamo di sentire la Conferenza Stato-Regioni e anche le regioni dovrebbero essere favorevoli. Noi abbiamo il presidente della regione Piemonte che ora dice di essere favorevole. Ora, ma quando la Lega Nord era contraria al TAV queste sono dichiarazioni fatte su nel 2005. Vado a prendere 7, 8 e 9 dicembre 2005. Non leggo tutto ma vado a quello che l'articolo dice la ciliegina sulla torta: due pesi e due misure. Se a protestare è la gente del Nord, prima o dopo arriva il manganello, se invece i tumulti avvengono al Sud, i metodi per un ritorno all'ordine si fanno decisamente più leggeri e sfumati. Due pesi e due misure proprio come la Lega di lotta e di Governo.
Questo era Roberto Cota nel 2005, poi ci sono tutta una serie di dichiarazioni di Maroni che erano contrarie all'opera e ci sono anche dei bei volantini in questo articolo con scritto: «Lega Nord stop TAV» e ci sono proprio i volantini disegnati su questo articolo. Ma, purtroppo in Piemonte siamo abituati ai voltafaccia, perché anche la Bresso era contraria all'opera, poi diventa governatrice del Piemonte e viene fulminata dalla via del TAV. Lo stesso è successo cinque anni dopo al governatore Cota .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, devo dire che anche se è l'inizio della settimana mi sento un po’ del prurito, perché ogni santa settimana venire qua e sentire l'inquisizione da parte di chi pensa di avere la verità in tasca incomincia a farmi girare le scatole. Allora, per quanto riguarda i 5 Stelle, visto che dicono che si cambia idea, che ci sono cose dette e ridette, io gli voglio ricordare solo una cosa: il sindaco di Parma e quando hanno vinto a Parma hanno detto che l'inceneritore non sarebbe mai stato attivato e questi vengono qua a farci la morale quando l'inceneritore è stato attivato e hanno aumentato le tasse ai cittadini . Che non rompano i coglioni !
PRESIDENTE. Collega, la richiamo all'ordine e le tolgo la parola ! Se continuerà con questo linguaggio sarò costretto a cacciarla dall'Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, volevo semplicemente riferire a lei, magari mi fa da tramite...
PRESIDENTE. Collega, scusi se la interrompo. Stiamo discutendo l'emendamento Della Valle 3.35, non ho intenzione di dare la parola per interventi che non siano pertinenti a questo emendamento. Quindi, chiedo ai colleghi di non iniziare un dibattito in base a questo ultimo intervento che ho già richiamato all'ordine. Prego, deputato D'Ambrosio.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, proprio nel merito dell'emendamento – visto che comunque stiamo parlando della TAV e di quelle che sono le connessioni tra questa classe politica e la TAV – volevo far presente che all'interno di quella che è l'opera del TAV che può essere paragonata tranquillamente all'inceneritore di Parma, nel momento in cui questa classe politica che ci governa oramai da decenni compie delle opere e pone su quelle opere – magari in un comune con dissesto finanziario – delle penali molto alte, voglio ricordare che lì non è il MoVimento 5 Stelle o Pizzarotti a pagare quella penale, ma i cittadini e quindi bisogna difendere i cittadini, magari ricordando il sindaco di Adro.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Di Stefano rinuncia ad intervenire. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, forse ho capito quale è il problema: il problema è che sanno che probabilmente nelle regioni coinvolte dal passaggio del TAV, in particolare il Piemonte, presto non ci sarà più un governatore favorevole al TAV . Forse è questo, forse il MoVimento 5 Stelle riuscirà in Piemonte a prendersi la volontà popolare.
Devo dire che, Presidente, la campagna elettorale non è ancora cominciata ma, sa, siccome il PD propone Chiamparino, che non appena ha detto: «Va bene, quasi quasi mi candido» è stato indagato per questioni che riguardano i suoi appalti di quando era sindaco del comune di Torino, allora forse il motivo è proprio questo: non vogliono la Conferenza Stato-regioni perché in Piemonte governerà il MoVimento 5 Stelle .
PRESIDENTE. Ricordo sempre di attenersi al merito dell'emendamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Valle 3.35, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, qua cerchiamo di coinvolgere un po’ più di enti in queste nomine: l'Osservatorio, la Conferenza Stato-regioni e le Commissioni parlamentari. Questo comprenderebbe il meglio che noi vorremmo, cioè, per la massima trasparenza nella designazione, sentire questi tre enti e anche qui c’è la Conferenza Stato-regioni.
Per tornare all'argomento precedente, dove appunto le regioni sono coinvolte: ma se la Lega continuasse ad essere contraria all'opera, lo dicesse in tutti i posti ed in tutte le occasioni che ha di ribadire questa contrarietà e poi il governatore Cota dicesse: «Sono stati presi degli impegni precedenti, sono stati presi degli impegni dallo Stato, io sono contrario, sono contrario ma non posso fare a meno di portare avanti degli impegni», forse sarebbe una posizione un po’ più coerente, po’ più simile a quella detta dal collega Buonanno su Parma ed avremmo un po’ più di comprensione. Ma quando ci dice che è un'apertura psicologica verso l'Europa, io credo che sia meglio parlare di aperture psichiatriche, magari per lui .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, noi oltre a continuare a battere su questo punto, visto che sono coinvolte le Commissioni competenti, vorremmo sapere se le Commissioni competenti verranno messe al corrente dell'incontro che ci sarà il 20 di questo mese, più che altro perché vorremmo sapere se è formale, se è informale, se noi ci possiamo venire. Vorremmo sapere che cosa si racconteranno l'Italia e la Francia, visto che apprendiamo dalle agenzie di stampa che ci sono dei pezzi dell'articolato che sono diversi tra la Francia e l'Italia. Infatti, ricordiamo che la Francia ha già approvato in una delle due Camere questa ratifica, lo farà in questi giorni nell'altra Camera, e che noi abbiamo deciso, in una maniera che ancora ci è sconosciuta e soprattutto in una maniera sulla quale il Governo non vuole fare chiarezza, che noi l'approveremo solo in questa Camera.
Quindi io mi chiedo: faremo delle modifiche, se le faremo (perché qualche modifica è stata fatta) ? E poi che cosa facciamo quando incontriamo la Francia ?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Valle 3.30, con parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, continuiamo a vedere che non c’è nessuna volontà di entrare nel merito delle argomentazioni e non c’è nessuna volontà di, eventualmente, approvare alcuni emendamenti che non mettono assolutamente in discussione la fattibilità o meno dell'opera, se si fa o non si fa.
Chiedono di inserire, all'interno di questa ratifica, dei semplici sistemi di trasparenza, dei semplici sistemi che andrebbero almeno a rassicurare sull'iter di questa opera pubblica. Andrebbero a rassicurare quei cittadini che non si fidano più di questa classe politica. Non si fidano più di voi e, quindi, chiedono maggiori rassicurazioni nel momento in cui si va a fare un accordo con un Paese estero perché ne abbiamo visti tanti di accordi con Paesi esteri dopo che c’è stato detto che erano tutti bellissimi, stupendi e, poi, l'Italia è stata solamente schiacciata e fregata da questi accordi.
Allora, non riusciamo a capire il motivo per cui, ad esempio, non si vogliano sentire le Commissioni competenti, la Conferenza Stato-regioni e l'Osservatorio. Non riusciamo a capire quale tipo di problema applica a questa ratifica inserire questi due o tre elementi di trasparenza se non quello che ho detto prima, cioè la totale non fiducia di questa classe politica e il pensiero, malsano magari, che vogliano che nessuno metta il becco sulle loro spartizioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, credo che questa sia la sede per spiegare anche cos’è effettivamente questo promotore perché, se dobbiamo capire chi deve essere scelto come direttore, forse è il caso di ricordare che al punto 10.3 dell'articolato si dice che il promotore pubblico è soggetto alla legislazione e alle disposizioni fiscali applicabili in Francia. Poiché il promotore è anche il gestore dell'infrastruttura, questo significa in sostanza tagliare fuori l'Italia dal godimento dei proventi tributari dell'opera, certo con buona pace di chi vede in essa un investimento. Quindi, il promotore pubblico, nella facoltà del direttore finanziario, vedrà anche tutto questo gran movimento di soldi che, a quanto apprendiamo, in Italia non arriverà. Per cui, o mettono gli amici a promotore pubblico, oppure l'Italia i soldi non li vede più .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Valle 3.31, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, chiedo, innanzitutto, di poter apporre la mia firma su questo emendamento che condivido e, quindi, parlerò come firmatario dell'emendamento. Questo emendamento chiede di sentire per trasparenza tre entità nazionali sul TAV. Io ho sentito gli interventi che sono stati svolti finora ed è logico che il PD, che cede sovranità nazionale, non vuole sentire degli enti nazionali come l'Osservatorio tecnico Torino-Lione, la Conferenza Stato-regioni e le Commissioni competenti. Le spiego subito il perché, lo spiego alla mia collega Castelli e al mio collega Della Valle. Perché nelle scorse settimane il Fronte Nazionale francese di Marine Le Pen alle elezioni locali ha sbaragliato. Ha trionfato il Fronte Nazionale francese che è un po’ come Forza Nuova in Italia, è l'estrema destra. Allora, quello che sta succedendo ed è chiaro è che dopo la bellissima esperienza delle grandi intese a livello nazionale che ha avuto il PD, il PD stesso sta esportando la grande intesa e si sta apprestando a coalizzarsi con l'estrema destra francese, con il Fronte Nazionale di Marine Le Pen.
Coalizzandosi con questa forza probabilmente avrà interesse alla piena fiducia nell'opera del TAV. O quindi la sinistra del PD adesso è fronte nazionale, è estrema destra, oppure gli interessi di queste persone sono talmente tanti che il soldo supera quella che è la loro finta natura di coesione con i cittadini, delle due l'una. Ritengo che probabilmente siamo più vicini alla prima, ossia che questo PD sia diventato un po’ come Forza Nuova in Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, spiego un attimino perché teniamo molto alla trasparenza anche su questa ratifica, perché di dimenticanze riguardo a quest'opera ce ne sono tante. I colleghi sanno cos’è il CUP in un'opera pubblica ? Infatti, vedete, fino ad un annetto fa il CUP attribuito all'opera del TAV era errato. Il CUP traccia tutte le transazioni finanziarie di un'opera. Bene il CUP assegnato alla Torino-Lione era sbagliato: un altro errore, come quello di non mettere il direttore finanziario naturalmente, e per due anni il TAV è andato avanti con un CUP errato (era riferito all'autostrada di Venezia, ma posso sbagliare sull'opera a cui era attribuito) e quindi non possiamo sapere negli ultimi due anni tutta la storia e la tracciabilità di quest'opera sino ad oggi. Ci sono tanti errori, tante dimenticanze su quest'opera .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Valle 3.32, con parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, sostanzialmente la richiesta è sempre la stessa, però ci teniamo a ribadirvelo qual’è il concetto. Il concetto è che non possiamo fidarci delle scelte che vengono fatte in termini di spartizione delle poltrone. Vorremmo poterci fidare, chiaramente, perché, se ci fidassimo, avremmo la certezza probabilmente che il Paese è cambiato e che la storia degli ultimi quanto meno cinquanta anni non esiste più. Questa certezza non ce l'abbiamo, perché la classe politica italiana è maestra nel riciclarsi e nel risedersi su poltrone sempre diverse ma contigue dal punto di vista dell'intento politico e finanziario e molto spesso di infiltrazione mafiosa. E quindi non siamo in grado di fidarci delle scelte che farà il Governo in termini di assegnazione della poltrona del direttore generale, ad esempio, e vorremmo che prima fossero sentite le Commissioni.
Questa richiesta nasce dal fatto che nelle Commissioni, per la prima volta, c’è anche il MoVimento 5 Stelle e, essendoci il MoVimento 5 Stelle – che ha fatto del concetto di «fiato sul collo» un che l'ha sempre contraddistinto sia nell'azione tra i cittadini che poi all'interno delle istituzioni – probabilmente non si arriverebbe ad assegnare poltrone facili, già accordate a tavolino in stanze chiuse prima della discussione parlamentare, e si arriverebbe probabilmente a scegliere persone che nel merito, nella qualità, nell'onestà e nella competenza, siano realmente le migliori. Questo significa staccarci da quello che la storia di questo Paese ci ha insegnato, ovvero che non si fa mai la scelta giusta in termini oggettivi, ma si fa quella giusta in termini ora di appartenenza politica, ora di connivenza mafiosa e si riuscirebbe finalmente a uscire da questo schema.
Quando ci chiedete di avere fiducia nell'onestà dei gruppi parlamentari, noi siamo certi che molti di voi abbiano come unico obbiettivo quello, chiaramente, della lotta alla mafia, della trasparenza, tutto quello che volete; il problema è che, poi, nel momento di votare, come sempre, si vota quello che il ditino messo in su dice. E quel ditino, non l'avete concordato prima con un dibattito assembleare o nelle Commissioni, lo avete deciso per l'indicazione che arriva dal Governo. E il Governo è lo stesso Governo che siede al tavolo con la Francia e che cede la sovranità nazionale totalmente, perché, in quest'opera, negli ultimi accordi, abbiamo soltanto perso. Noi abbiamo la stragrande maggioranza dell'opera in casa, ma diamo la stragrande maggioranza della proprietà alla Francia, ad esempio; diamo gli incarichi più importanti alla Francia, ad esempio, la giurisdizione sul TAV.
Ora, la Francia, nonostante io non nutra grandi simpatie per gli ultimi governi francesi, ha sicuramente il pregio di essere un po’ più attenta, magari, rispetto a noi alle infiltrazioni mafiose: il problema è che questo fenomeno non c’è l'ha forte e intrinseco come lo abbiamo in Italia. Di conseguenza, sicuramente, non ha tutta quella giurisdizione, tutta quella azione pregressa di antimafia che, invece, noi abbiamo; «abbiamo» non vuol dire che la stiamo applicando, ma che l'abbiamo sicuramente. Di conseguenza, probabilmente, se riuscissimo a scardinare il concetto che questo Governo siede a determinati tavoli e decide di sua iniziativa, ma si coinvolgessero sempre le Commissioni, riusciremmo ad avere un controllo maggiore, riusciremmo ad avere, probabilmente, o saremmo riusciti ad ottenere, degli accordi anche più convenienti per l'Italia con riferimento al TAV, e saremmo sicuramente in una condizione negoziale più forte, più matura, che ci porterebbe, ad esempio, a questo altro famoso tavolo del giorno 20, con una consapevolezza più forte della nostra capacità negoziale e della nostra forza come Stato.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MANLIO DI STEFANO. Per una volta, si metterebbe la sovranità nazionale e il popolo italiano prima degli interessi commerciali
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, io vorrei ricordare che c’è qualcuno dentro la procura di Torino che ama sorridere e prenderci in giro, perché, qualche tempo fa, il Movimento «No TAV» dichiarò «libera Repubblica della Maddalena» la parte di territorio italiano che voleva essere estirpato dai cittadini valligiani. Quindi, noi ci siamo messi a difenderlo con tutto noi stessi.
Bene, chi prende in giro e continua a sorridere rispetto a questa faccenda, ora, però, dovrebbe tacere. Perché ? Perché ora lo stiamo facendo noi il regalo alla Francia, dando tutto il territorio che è coinvolto in quest'opera alla Francia. Allora, forse, è il caso che la procura di Torino sappia che ride bene chi ride ultimo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Valle 3.34, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, con il nostro emendamento chiediamo che, ai fini dell'attuazione dell'articolo 6, paragrafo 6.4, di questo Accordo, almeno il direttore generale e il promotore pubblico siano nominati sentite le Commissioni parlamentari competenti, visto che il testo del provvedimento, come trasmesso dalla III Commissione di merito (Affari esteri) in Assemblea, si limita a stabilire che il direttore generale e il promotore pubblico siano nominati semplicemente previa comunicazione alle Commissioni parlamentari competenti, «sentita» è più forte di: «previa comunicazione».
Siccome stiamo provando tutti insieme a fare uno sforzo per migliorare questo Accordo, noi chiediamo che si modifichi la dizione: anziché «previa comunicazione», chiediamo che le Camere e le Commissioni competenti vengano pienamente investite.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 3.43, con il parere contrario della Commissione del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, di nuovo, con il nostro emendamento chiediamo a quest'Aula uno sforzo, perché pensiamo che sia insufficiente una mera comunicazione preventiva. Siamo convinti, invece, che sia necessaria una investitura totale delle Commissioni, per dare al Parlamento e alle Commissioni parlamentari più forza e più autorevolezza, anche di fronte al fatto che la nomina del direttore generale, del Promotore pubblico, sia estremamente importante e debba necessariamente investire anche la Conferenza Stato-regioni e l'Osservatorio tecnico della Torino-Lione. Quindi, noi chiediamo di ripensarci e di votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 3.44, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, lo spirito di questo emendamento è analogo a quello dei precedenti e ovviamente si sofferma sulla nomina, altrettanto importante, rispetto al direttore generale, del direttore amministrativo e finanziario. Noi chiediamo al Parlamento, ai colleghi, di votarlo, perché siamo convinti che anche qui sia necessario che le Commissioni parlamentari vengano investite pienamente e non debbano essere soltanto oggetto di una mera comunicazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 3.45, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, anche qui, su direttore amministrativo, direttore generale, direttore finanziario, noi pensiamo che sia importante che, oltre alle Commissioni permanenti, le Commissioni parlamentari di competenza, siano investiti la Conferenza Stato-regioni e l'Osservatorio tecnico della Torino-Lione, ai fini di un'attuazione piena dell'articolo 6, paragrafo 6.4, dell'Accordo.
Anche qui, chiediamo uno sforzo di sensibilità: comprendiamo che ci sia stato già un impegno, introducendo col subemendamento la parola «previa comunicazione», ma a noi non basta. Noi pensiamo che ci debba essere una investitura piena della Commissione e di altri attori, perché pensiamo che la partecipazione sia fondamentale rispetto a quest'opera.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, lo voglio dire veramente senza alcuna polemica: ringraziamo naturalmente i colleghi di SEL per questi emendamenti e per questa posizione. Vorremmo solo ricordare quando fanno alleanze – come nel comune di Rivoli con i Sì-TAV, nel comune di Collegno con i Sì-TAV, nel comune di Torino con i Sì-TAV, in provincia con Saitta, che è Sì-TAV, in regione appoggiando la Bresso, che è Sì-TAV, in questa maggioranza, insieme al PD a livello nazionale che gli ha permesso di avere questa nutrita maggioranza –, mettetelo come primo punto per fare alleanze: non fate più alleanze con certe personaggi e con i Sì-TAV !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, devo dire che io e il mio collega ormai siamo in sintonia: abbiamo alzato la mano nello stesso momento per dire quasi la stessa cosa. E a questo proposito, Presidente...
PRESIDENTE. Spero che sia pertinente all'argomento dell'emendamento.
LAURA CASTELLI. Sì, è pertinente, perché io, Presidente, vorrei che il PD spiegasse perché: prima se li prende in coalizione, e dopo li scarica, e addirittura avendo già chiaramente letto il programma elettorale di SEL, che porta No-TAV come bandiera. Allora vorrei chiedere, Presidente, ai colleghi del PD: non credete che così scaricate di fatto i vostri amici, quelli che vi hanno permesso di avere il premio di maggioranza ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, ovviamente non intendo accettare questi inviti a questa sorta di razzismo politico che arriva da quei banchi. Voglio soltanto far notare che coloro i quali hanno proposto che la nomina fosse comunicata preventivamente alle Commissioni parlamentari competenti, avrebbero fatto bene a non farlo, perché è una norma del tutto inutile, in quanto questa notizia la si potrà tranquillamente apprendere o sui siti ufficiali o il giorno dopo sui giornali. Io non credo che un legislatore possa arrivare a questi espedienti modesti, miserabili, pur di dimostrare una certa apertura, che poi in effetti non c’è. Non ho mai visto in un testo di legge: «previa comunicazione», se non nel campo del codice di procedura penale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 3.47, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
DEBORAH BERGAMINI, Signor Presidente, dunque questo emendamento, come avevo anticipato prima, va proprio incontro allo spirito delle esigenze manifestate dal complesso delle proposte emendative che abbiamo ascoltato, infatti viene estesa anche alla funzione del direttore amministrativo e finanziario l'esigenza di fornire una comunicazione antecedente, dunque previa comunicazione alle Commissioni parlamentari competenti. Con questo riteniamo di dare risposta alle esigenze che sono state espresse senza tuttavia ritenere che si debba – visto che c’è una Conferenza intergovernativa che deve svolgere questo ruolo – ulteriormente portare verso le Commissioni competenti un ruolo di amministrazione che non è prerogativa in questo senso, ma che invece deve poter svolgere con tutte le sue prerogative il necessario ruolo di indirizzo e controllo, perché ribadiamo che ci muoviamo secondo un'esigenza di assoluta trasparenza nei confronti di una funzione di nomina che riconosciamo essere certamente di primaria importanza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ottavio. Ne ha facoltà.
UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, volevo richiamare l'attenzione dell'Aula su questo emendamento e nel frattempo anche ringraziare il relatore, la Commissione e il Comitato di nove per il lavoro svolto. Devo dire che l'emendamento, sul quale invito ovviamente tutti a votare a favore, risponde in modo molto chiaro al fatto che non siamo così distratti rispetto alle questioni che sono state poste, infatti con l'emendamento noi diciamo che vanno aggiunti alla comunicazione da fare alla Commissione anche il direttore amministrativo e finanziario, oltre che il direttore generale. Quindi, come dire, stiamo andando nella direzione che il dibattito ha chiesto, la comunicazione in nessuna Commissione è mai stata formale e comunque la comunicazione è sostanziale, è anche un'assunzione di responsabilità.
Dico ancora un minuto una cosa: guardate, noi oggi qui stiamo facendo una discussione molto importante, che riguarda il futuro dello sviluppo economico non solo dell'area torinese e del Piemonte, ma dell'Italia. Io credo che la discussione civile che stiamo facendo qui, anche nel dibattito, io lo voglio ribadire, mi pare che a tutte le preoccupazioni che sono venute avanti abbiamo dato e si sta dando risposta. Ribadisco l'assoluta convinzione da parte di tutti nella lotta contro le infiltrazioni mafiose, ribadisco anche la necessità che l'opera vada avanti, ce lo chiedono imprenditori, ce le chiedono le imprese che ritengo importante che quest'opera si realizzi in una realtà – lo ricordo –, la provincia di Torino, che oggi è la provincia con il maggior numero di cassintegrati. Torino rischia di essere una città di cassintegrati.
Noi abbiamo bisogno di immaginare uno sviluppo, abbiamo bisogno di immaginare infrastrutture che colleghino la nostra realtà con il resto dell'Europa, questo è il senso, e l'abbiamo già detto anche nella discussione sulle linee generali di ieri: quest'opera è un'opera che lasceremo ai nostri figli, è un'opera che ci fa sentire più europei, nel senso che io penso che l'idea di Europa che noi abbiamo è un'idea di Europa per cui questa infrastruttura è come se fosse un'infrastruttura nazionale.
Oggi, è legata a due Stati, oggi ci sono confini che sono ormai più virtuali e, in questo senso, bisogna ragionare.
Questo Accordo va nella direzione di creare una delle competenze che lo Stato ha, quella di fare infrastrutture. Noi diciamo agli imprenditori di fare gli imprenditori, ma lo Stato deve fare le infrastrutture. In questo modo, andiamo avanti .
PRESIDENTE. Ricordo, se è possibile, di attenersi sempre al merito dell'emendamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, insomma, noi comprendiamo l'apertura che viene fatta alla relatrice, che è frutto di una discussione lunga, complessa e a tratti aspra, che abbiamo affrontato nella Commissione nei giorni precedenti. Noi abbiamo presentato molti emendamenti, pensiamo che lo spirito della battaglia che abbiamo condotto, rispetto alla necessità che le Commissioni parlamentari venissero investite pienamente nella selezione del direttore amministrativo, del direttore finanziario e del direttore generale, sia soltanto parzialmente contenuta in questa proposta emendativa.
Per cui, noi ci asterremo, comprendendone lo spirito e il tentativo di apertura alle ragioni dell'opposizione, ma non possiamo votare a favore perché, in ogni caso, ci sono delle cose che continuano a non convincerci.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, velocemente, secondo me quello che lasceremo sono solo debiti; non lasceremo null'altro.
Tornando all'emendamento, non riteniamo che quello richiesto dalle Commissioni sia stato assolutamente fatto con questo emendamento, perché – come dicevano appunto i colleghi di SEL – la Commissione chiedeva ben altro, chiedeva che venisse sentito prima il parere delle Commissioni, prima di effettuare queste nomine. Una comunicazione giustamente se la possono leggere sui giornali il giorno dopo ed è la stessa identica cosa: non serve a nulla, basta aprire il sito e si vede quale sia.
Comunque, apprezziamo di avere almeno messo una piccola pezza sulla dimenticanza – se così la vogliamo chiamare – di uno dei due direttori, meglio che un pugno in un occhio.
Quindi, noi voteremo a favore di questo emendamento, pur sapendo che non recepisce assolutamente le richieste della Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà, per un minuto.
FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, volevo rispondere al collega del PD perché ha parlato di sviluppo collegato a quest'opera. Io invito tutti, perché probabilmente non l'hanno fatto, così capiscono anche i nostri dubbi, ad andare sul sito che spiega i motivi – sono 150 – che spiegano il perché del «no» alla TAV e, in risposta al collega, lo invito a leggere il punto 6, quando si parla dei motivi per i quali si fa quest'opera, che non è un'opera che trasporta passeggeri ad alta velocità, non è un'opera che trasporta merci ad alta capacità, è un'opera in galleria e non c’è motivo poi per venderla come necessità di maggiore capacità di trasporti, perché le linee che ci sono adesso sono sottosfruttate.
Quindi, per noi, questa è una mazzetta che si vuole dare ai soliti noti .
PRESIDENTE. Collega, ho già ribadito al collega D'Ottavio che bisogna attenersi al merito dell'emendamento. Quindi, chiedo a chi interverrà di attenersi al merito dell'emendamento, e non rispondere su temi che non attengono al merito dell'emendamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, è veramente assurdo sentire dire, in questa sede, da gente che si vanta di difendere temi, tipo l'edilizia scolastica, che questa è un'opera che lasceremo ai nostri figli.
Ventotto miliardi è stato calcolato che spenderemo per quest'opera, e questo prezzo credo che sarà destinato a salire.
Voglio ricordare a chi ha parlato prima che durante il «decreto istruzione» siamo stati in grado di trovare ben 40 milioni per l'edilizia scolastica. Cioè, è una vergogna, è una vergogna che ciò avvenga . Come si fa a difendere una cosa del genere ? Come si fa ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, effettivamente il mio intervento è riguardo all'emendamento, ma più in generale, devo fare notare che mi sembra molto strano sentire parlare di un'opera importante che riusciremo a lasciare ai figli e che ci farà sentire europei.
PRESIDENTE. Collega, ho già ribadito: cerchiamo di attenerci al merito dell'emendamento.
FRANCESCO D'UVA. Infatti, proprio in merito all'emendamento, voglio dire che chissà quanti anni fa – non so nemmeno quanti anni sono passati – secondo me ci sono stati deputati che hanno usato le stesse parole per la Salerno-Reggio Calabria, probabilmente. Ora mi chiedo: ma se non riusciamo a fare sentire i meridionali italiani perché sono scollegati adesso, mi chiedo, è l'urgenza a fare sentire gli italiani europei con un'opera così inutile ? Cerchiamo di finire quello che abbiamo iniziato anni or sono .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, io sarò breve. Dico solo e ribadisco che il nostro gruppo voterà a favore di questo emendamento, perché così si modificherà l'Accordo.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.500 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, perché in questo momento, con la votazione completa dell'articolo 3, modifichiamo di fatto l'Accordo e ci sono sentenze – ed è pieno di atti – che dimostrano che il raggiungimento di un Accordo tra i soggetti di diritto internazionale perderebbe ogni significato se ciascuno di essi potesse, con procedure del proprio diritto interno, quindi italiano, modificare liberamente quanto pattuito.
Ove le Camere non approvino completamente le disposizioni di tale testo, come è successo ora, perché abbiamo modificato una parte, non potranno che negare l'approvazione oppure sospendere la deliberazione, invitando nel contempo l'Esecutivo, attraverso appropriati strumenti di direttivo, a riaprire i negoziati con la controparte.
Presidente, forse i lavori dovrebbero essere sospesi qua, dal momento che è cambiato l'Accordo. Dovrebbe esserci una nuova negoziazione .
PRESIDENTE. Vi è da dire che la figura del direttore amministrativo e finanziario era già presente nell'Accordo. Quindi, la Presidenza non ravvisa alcuna modifica, al riguardo. Il relatore vuole dire qualcosa su questo ?
DEBORAH BERGAMINI, . Signor Presidente, lo ha già detto lei. Qui non siamo di fronte a una modifica dell'Accordo, ma semplicemente ad un'attuazione di esso. Quindi, non riscontro elementi per un rinvio in Commissione.
PRESIDENTE. Dunque andiamo avanti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
DEBORAH BERGAMINI, . Signor Presidente, per quello che riguarda le proposte emendative relative all'articolo 4, il parere è contrario per tutte.
ERASMO D'ANGELIS, . Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Scotto 4.73, sul quale vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, l'emendamento che noi portiamo all'attenzione dell'Aula mira a sopprimere l'intero articolo 4 del provvedimento in esame, dove sono previsti gli adempimenti finanziari, ed in particolare una disposizione dove si rimanda ad un successivo protocollo addizionale, da adottare ai sensi dell'articolo 1, comma 3, dell'Accordo in esame, per la disciplina dell'avvio dei lavori connessi alla realizzazione della sezione transfrontaliera della Torino-Lione, precisando che agli oneri derivanti da tale punto del protocollo si provvederà attraverso la relativa legge di autorizzazione alla ratifica.
A proposito dell'invarianza finanziaria delle norme dell'articolo in esame, la relazione illustrativa che correda il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica precisa che nella legislazione vigente sussistono risorse già destinate al finanziamento di studi, progetti, attività e lavori preliminari, per un complessivo ammontare di 2 miliardi 815 milioni di euro per il periodo 2013-2019. Una cifra significativa, probabilmente insostenibile stante la drammatica situazione economica dell'Italia.
Al riguardo, ribadiamo, inoltre, che il contenuto di questo emendamento è stato esplicitato già nella mozione di SEL e MoVimento 5 Stelle del maggio scorso, ovverosia quella in cui, di fronte alla situazione drammatica delle casse del nostro Paese, ci appariva eccessivo l'impegno del nostro Paese rispetto al progetto della TAV. Per queste ragioni, noi chiediamo di votare questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scotto 4.73, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente qui veniamo a un emendamento che, sostanzialmente, è strettamente legato alla discussione che ha preceduto l'esame degli emendamenti, quella relativa alla questione pregiudiziale. Uno dei punti centrali della questione pregiudiziale che abbiamo votato riguardava l'assenza di una certezza rispetto alla normativa antimafia, all'applicazione della normativa antimafia rispetto ai contratti sulla Torino-Lione. Noi chiediamo di stabilire, dentro questo emendamento, l'integrale attuazione della normativa italiana di contrasto al fenomeno capillare della penetrazione della criminalità organizzata nelle opere pubbliche e siamo convinti che preventivamente e precisamente vadano verificate le eventuali inadempienze da parte dei soggetti pubblici e privati destinatari della stessa normativa dalla costituzione di TAV Spa fino alla data di oggi. Chiediamo su questo una riflessione supplementare da parte dell'Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, mi scuso se intervengo ora invece che prima. Per tornare a quello che stavo dicendo, ho sentito la risposta del relatore. C’è un problema: il promotore pubblico è un ente che sarà istituito ai sensi della direttiva europea, ma in ogni caso è stato istituito dalle parti. In più, si sottolinea il fatto che la sede è fissata in Francia, mentre la direzione operativa è fissata a Torino. Quindi io le chiedo se si possono sospendere i lavori dell'Aula e chiarire questo aspetto. La modifica riguarda il promotore pubblico. Qui viene detto che riguarda solo una questione italiana, ma il promotore pubblico non è solo una questione italiana, e lo dice l'articolato, non lo dice il MoVimento 5 Stelle. Quindi noi chiediamo se si può approfondire questo aspetto.
PRESIDENTE. Collega, la Presidenza si assume la responsabilità della scelta di andare avanti ed è stata già verificata l'istanza che lei ha presentato. Quindi, oltre è inutile chiedere.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scotto 4.74, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della I Commissione (Affari costituzionali).
Dichiaro aperta la votazione.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, anche qui noi chiediamo un supplemento di riflessione, perché stiamo parlando di una cosa estremamente importante e significativa rispetto all'opera che dovrà essere fatta e rispetto alla ratifica che questo Parlamento dovrà assumersi. Non possiamo immaginare di omettere per così dire la necessità di introdurre all'interno della ratifica un elemento più certo rispetto alla normativa antimafia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 4.75, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, tutte le volte che si affronta l'argomento TAV, mi chiedo che fine ha fatto quella parte del PD che durante la campagna elettorale si schierava apertamente a sfavore di questa grande opera e sono anche molto preoccupato per la deriva fascista che sta prendendo il Partito Democratico È una cosa incredibile !
PRESIDENTE. La prego di rivolgersi con rispetto alle altre forze politiche.
CARLO SIBILIA. No, ma le spiego ! Le spiego perché, è molto semplice, le spiego anche il perché ! Ad esempio, leggo uno scandalo incredibile sulla presunta richiesta di espulsione di Sandro Plano, cioè quel povero ragazzo, il presidente della comunità montana, che giustamente si schierava contro quest'opera scandalosa. Forse è proprio questo il punto di congiunzione con il PdL, cioè è qui che si incrociano gli interessi delle due fazioni politiche anche se pensiamo a quello che diceva Alfano. L'altra volta un ragazzino si è sbucciato un ginocchio in Val di Susa e Alfano aveva proposto di mandarci i carri armati, visto che ormai decidiamo quasi di bombardarli.
PRESIDENTE. Deputato, scusi, io sto cercando di capire l'argomentazione ed il riferimento al merito dell'emendamento.
CARLO SIBILIA. Ci arrivo ! Ci arrivo subito ! Ci arrivo subito, perché tra l'altro ovviamente, tenendo presente questo, anche le persone che si stanno candidando alla segreteria del PD non hanno nessuna posizione al riguardo, probabilmente perché le tessere false non possono esprimere le loro perplessità sul TAV .
Dico questo perché il nostro emendamento semplicemente chiede di fare una verifica sui presupposti sui quali si fonda la necessità di quest'opera. Allora io capisco che difficilmente si entra nel merito di queste cose, perché il PD ha degli interessi diretti.
Io mi ricordo che quando sono andato a visitare direttamente il cantiere ho visto una grande scritta «CMC» sopra proprio la galleria di Chiomonte. Questo semplicemente per me è stato anche uno smacco ....
PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi non è possibile con le urla censurare un altro intervento. C’è il collega Rosato che è iscritto a parlare dopo.
CARLO SIBILIA. Presidente, si arrabbiano perché ho ragione e lo so .
PRESIDENTE. Vada avanti, collega Sibilia.
CARLO SIBILIA. Lo potrebbero anche dire loro se avessero il coraggio: si alzassero e dicessero loro le cose che pensano. Allora, quello che dico io è come è possibile che quest'opera, che tra l'altro è un grande danno, un danno certificato per l'ambiente valsusino... Noi già nel 2003 abbiamo avuto degli studi dell'Università di Siena che ci hanno detto che su alcune rilevazioni fatte sul cantiere c'erano grosse presenze di amianto: l'amianto che praticamente è una fibra che potrebbe tranquillamente danneggiare le persone della valle. Allo stesso modo si parla di giacimenti di uranio. Questo è da valutare in maniera seria, aprendo un dibattito serio. Allora, noi chiediamo che questo...., io però non riesco a parlare, Presidente.
PRESIDENTE. Colleghi, bisogna abbassare il tono della voce. Andiamo avanti.
CARLO SIBILIA. Allora io credo che però tutti i deputati debbano capire che ognuno qui ha le sue idee: questa è la deriva fascista di cui parlavo prima .
PRESIDENTE. Collega vada avanti, vada avanti.
CARLO SIBILIA. L'Aula dei deputati è fatta per esprimere le proprie idee e se mi date giusto un altro minuto vado a finire per spiegare...
PRESIDENTE. Lei ha ancora un minuto e mezzo per il suo intervento.
CARLO SIBILIA. Sì, sì..., io citavo lo studio fatto dall'Università di Siena, che appunto conduceva un'analisi su 39 campioni prelevati in 29 punti di osservazione, che davano una certezza della presenza di amianto e la stessa cosa vale per l'uranio, perché nel massiccio d'Ambin, attraversato dal traforo, sono presenti numerosi giacimenti di uranio. Quindi non capisco neanche questi urlacci proprio di bassissima lega.
Naturalmente la mia preoccupazione, e quella naturalmente dei miei colleghi, è di capire per quale motivo allora c’è questa necessità di dover forare una montagna per magari dover mettere in pericolo la salute delle persone.
Noi chiediamo con questo emendamento semplicemente di accertarci che i presupposti per i quali noi stiamo andando a fare questo danno ambientale siano veramente necessari. E se i deputati del PD, come quelli del PdL, sono d'accordo, sono collusi, cioè voglio dire uniti su quest'opera, volevo capire qual è il loro problema ad effettuare degli accertamenti maggiori su questo genere di opera. Questa era la mia domanda, tutto qui .
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io capisco la difficoltà del suo lavoro e la rispetto moltissimo, ma è evidente che il collega Sibilia nel suo intervento non rispetta il Regolamento, è provocatore. È una provocazione fastidiosa, anche se interessante, perché quando parla di fascismo noi lo ascoltiamo con grande interesse, perché evidentemente lui ha cognizioni e meditazioni assolutamente... profonde .
PRESIDENTE. È un richiamo al Regolamento, deputato ?
ETTORE ROSATO. Sì, articolo 59. Quindi, la sua competenza in materia è una competenza che a noi interessa.
Così come è interessante la competenza del collega Sibilia quando parla di mancanza di trasparenza all'interno dei partiti, quando parla di tessere false, quando parla di fantasie sulle sue primarie, quando parla di scollegamento dal territorio : una competenza che per noi è importante.
È importante la sua competenza quando ci dice che i bilanci dei partiti non esistono, perché il suo bilancio non esiste, come non esiste la dichiarazione patrimoniale del loro tesoriere .
Io ascolto con grande interesse, ma non c'entra niente con questo dibattito, non c'entra niente con questo emendamento e quindi io credo che noi dobbiamo tornare a questo argomento.
Quando poi vogliono darci una lezione della loro mancata trasparenza, dei loro rapporti collusi estranei che noi non riusciamo ad evidenziare in un bilancio di un partito, noi li ascolteremo con interesse, però non su questo emendamento
PRESIDENTE. Mi fa piacere che abbia certificato che non c'entra niente con questo dibattito e andiamo avanti. Colleghi, colleghi...
CARLO SIBILIA. Mi faccia parlare per fatto personale.
PRESIDENTE. Per fatto personale si interviene alla fine della seduta.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Intervengo sull'articolo 59, signor Presidente. Allora, innanzitutto non ritengo corretto il richiamo al Regolamento che è stato avanzato, quindi la invito magari a prevedere bene le cose e mi rivolgo anche al deputato Rosato, che il Regolamento dice di conoscerlo. L'articolo 59 impegna il Presidente a valutare se ci sia stato qualche turbamento nell'ordine dei lavori.
Io ho ascoltato le parole del collega Sibilia e non c’è stato..., scusi ho un problema con la tessera, mi sa che è falsa, del PD....
PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi ! Allora, voglio capire: dove vogliamo portare questa discussione ? Perché noi stiamo discutendo di un emendamento e adesso lei ha fatto un richiamo al Regolamento. Io ho avuto pazienza come per il collega Rosato, che ha fatto un richiamo al Regolamento e ha parlato di una forza politica e di questioni di una forza politica. Adesso, se vogliamo continuare così...
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Ha ragione, Presidente. L'unica cosa, per l'appunto, quindi: trattamento uguale per tutti.
PRESIDENTE. Io ho la stessa pazienza in questo momento.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Io mi zittirò, però evitiamo di fare, come nel caso di Rosato, richiami al Regolamento che sono inutili, se non vogliono fare ostruzionismo su questo trattato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, tornando alle nostre cose volevo informare l'Aula e quindi anche i colleghi che mi hanno preceduto del fatto che c’è profonda contezza di tutto quanto è stato citato, degli studi e dei saggi del terreno dal 2003 in poi e di come siano al corrente dei problemi, dei rischi e dei modi per superarli sicuramente tutti i membri della maggioranza e sicuramente questo Parlamento. Per questo abbiamo presentato – informo e poi ne parleremo a fine seduta, circolerà nelle prossime ore – un ordine del giorno proprio sulla valutazione dell'impatto sanitario in merito ai rischi legati ad amianto, ossidi di azoto, PM10 ed uranio. Quindi quanto abbiamo fatto in Commissione ritorna con piena contezza e a vantaggio dei cittadini, con tutto il sostegno della maggioranza. Inviteremo poi successivamente tutto il Parlamento a votare favorevolmente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, noi siamo chiamati qui a parlare di un provvedimento importante e delle proposte emendative presentate. Nel merito noi condividiamo l'emendamento Della Valle. Però ci corre l'obbligo di mettere un punto rispetto a questa discussione. Noi troviamo assolutamente inaccettabile che per parlare di questioni che riguardano la vita di migliaia di persone nella Val di Susa si utilizzino aggettivi da cui ci dissociamo come la definizione, verso i colleghi del Partito Democratico, di fascismo o di altro . È inaccettabile che nell'ambito di una discussione così delicata ed importante, che sta coinvolgendo tante donne e tanti uomini di questo Paese, si facciano strumentalizzazioni politiche di cattivo gusto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.
ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, visto che sono stata nominata dal collega Rosato volevo chiarire che la mia dichiarazione patrimoniale è come quella di tutti i deputati, non come tesoriere ma come deputato la mia è . E poi volevo anche dire che noi non siamo obbligati alla pubblicazione del bilancio e anche quello è nonostante non siamo obbligati alla pubblicazione . E poi che non possiamo avere tessere false, perché non abbiamo tessere noi del MoVimento 5 Stelle, quindi tessere false non ne abbiamo .
PRESIDENTE. La ringrazio, non essendoci altri interventi..., colleghi ! Possiamo andare avanti ? Colleghi ! Possiamo andare avanti ? Vi chiedo se possiamo andare avanti ! .
Colleghi ! Colleghi ! Colleghi ! Collega Miccoli ! Colleghi ! Colleghi, allora possiamo andare avanti o devo sospendere la seduta ?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Valle 4.30, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, con questi emendamenti chiediamo, appunto, che l'accettazione di questa ratifica sia subordinata ad esempio al piano finanziario, ma anche, ad esempio, al consenso delle comunità locali. Quindi, condivido quanto detto dal mio collega: non vogliamo parlare di atteggiamenti fascisti, ma parliamo di democrazia all'interno del Partito Democratico e come viene realizzato questo consenso in Val di Susa. Raccontiamole le cose come stanno, senza tanti giri di parole. Allora, ad Avigliana il Partito Democratico ha espulso sindaco...
IVAN DELLA VALLE. ...vicesindaco, che erano...
PRESIDENTE. Io ho chiesto di intervenire in maniera pertinente...
IVAN DELLA VALLE. È pertinente.
PRESIDENTE. ...con l'emendamento.
IVAN DELLA VALLE. Quando chiediamo all'interno dell'emendamento...
PRESIDENTE. Adesso io spero che questa argomentazione sia pertinente con l'emendamento Castelli 4.31...
IVAN DELLA VALLE. Sì, perché nell'emendamento...
PRESIDENTE. ...perché il fatto che qualcuno prima abbia fatto degli interventi non pertinenti non significa che deve generare una discussione su quel tema. Questo è il punto.
IVAN DELLA VALLE. Se chiediamo nell'emendamento il consenso delle comunità locali, bisogna capire come i partiti intendono ottenere il consenso all'interno delle comunità locali. E io voglio raccontare come ha ottenuto il consenso all'interno delle comunità locali il Partito Democratico, espellendo tutti quelli che sono contrari all'opera facendo espulsioni ed epurazioni ! Questo non è il modo di ottenere consenso. Qua abbiamo, ad esempio, l'ex segretario provinciale del Partito Democratico che, viste queste epurazioni, è stata promossa a deputato e potrebbe spiegarci le motivazioni per cui queste persone sono state espulse (sindaco, vicesindaco, intera giunta). Adesso vogliono espellere Plano, il presidente della comunità montana. Spiegateci qual è la democrazia all'interno del partito. Oltre alle tessere false, oltre ai congressi falsi, spiegateci anche i motivi per cui qualsiasi persona contraria all'opera venga espulsa senza neanche essere ascoltata. Poi fanno anche le figuracce perché, naturalmente, all'interno di questi comuni, arrivano poi le votazioni e il PD va insieme al PdL ...
PRESIDENTE. Colleghi, un attimo ! Colleghi ! Colleghi !
IVAN DELLA VALLE. ...e perdono e se ne vanno a casa, a casa...
PRESIDENTE. Deputato Della Valle.
IVAN DELLA VALLE. ... come è successo ad Avigliana. A casa !
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, continuo a ribadire che il mio intervento di prima era la risposta al fatto che lei ha consentito al collega Sibilia di dire quello che voleva, così come ha fatto anche con quest'altro collega. La prego di interrompere quando non c’è una pertinenza con l'emendamento ! Non c'era nessuna pertinenza ! Capisco la difficoltà del suo lavoro, ma non c'era nessuna pertinenza sull'emendamento in questione .
ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, mi consenta prima di tutto di ringraziarla per il modo equilibrato con cui sta conducendo questa difficile discussione. Vorrei poi attirare la sua attenzione, non sull'articolo 59, ma sull'articolo 39, comma 3, del Regolamento che testualmente dice: «Il Presidente può, a suo insindacabile giudizio, interdire la parola ad un oratore che, richiamato due volte alla questione, seguiti a discostarsene».
È una facoltà che il Regolamento le attribuisce per buone ragioni: perché ogni parlamentare ha diritto di esprimere la sua opinione ma la maggioranza ha diritto di votare il provvedimento. E quando è consentito di allontanarsi dal tema all'ordine del giorno per insultare in modo diretto o indiretto altri componenti della Camera, è probabile che si arrivi a delle reazioni, che il dibattito si sposti dal tema che noi dobbiamo decidere ad altri temi che non c'entrano nulla. Io, ad esempio, nel mio sforzo di capire questo provvedimento e come devo giudicarlo non sono stato affatto aiutato dagli ultimi interventi che hanno parlato di altri temi per i quali, caso mai, si faranno altre discussioni in altri momenti. Adesso noi dobbiamo decidere su queste questioni. Per tali ragioni ho ritenuto opportuno rileggere l'articolo 39, comma 3 .
ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, anzitutto faccio una premessa. Mi sembra che il deputato Rosato non abbia fatto un espresso richiamo al Regolamento, neanche indicando l'articolo e, quindi, invito la Presidenza e i funzionari a richiederlo.
Mi richiamo agli articoli 8, 39, comma 3, e 59. In merito alla discussione sull'emendamento è ovvio che la discussione in sé non può apparire come una discussione letterale su ciò che prescrive l'emendamento bensì deve partire da un ragionamento e dalle motivazioni sottese che hanno portato alla specificazione di quell'emendamento . È di per sé che sia così perché, altrimenti, ci troveremmo a ripetere «a pappagallo» le parole che sono contenute nell'emendamento.
E anche nella spiegazione a colleghi, che ovviamente non possono conoscere tutti gli emendamenti, tale modalità di esplicazione delle motivazioni sottese è fondamentale per la comprensione del testo e della dell'emendamento stesso.
Quindi invito, altresì, la Presidenza e i funzionari preposti a valutare la «fattibilità» di permettere a coloro che enunciano gli emendamenti e le loro motivazioni di avere una liceità di allargare le motivazioni stesse per permettere di esprimere un ragionamento unito e congiunto con la dell'emendamento stesso. Non possiamo solo ripetere a memoria l'emendamento. Dobbiamo ragionare su di esso e ragionare attraverso i dati dell'esperienza che, in questo caso, il collega Della Valle ha espresso chiaramente. Infatti, siccome si parlava di democrazia partecipativa e partecipata degli enti locali, ha espresso i suoi dubbi su cosa significhi in quel caso e in quel luogo specifico democrazia partecipata .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT. Signor Presidente, in seguito all'intervento che presentava l'emendamento, sono andata a leggerlo con più precisione perché magari si parlava delle comunità locali. E allora lo leggo ad alta voce a tutti noi, non perché siamo dei pappagalli ma perché vogliamo capire le motivazioni che portano agli emendamenti. Lo leggiamo insieme. «: subordinatamente all'accertamento dell'accoglimento delle prescrizioni CIPE per il tunnel geognostico della Maddalena, all'accertamento della validità delle proiezioni del traffico merci e del traffico passeggeri, alla definizione di un piano finanziario e alla definizione dell'importo finanziato dall'Unione Europea, alla valutazione del dissesto idrogeologico e del consumo e contaminazione di suolo e acque, alla valutazione delle emissioni di anidride carbonica nell'intero ciclo di vita dell'opera, alla valutazione delle emissioni di gas radon, alla valutazione delle emissioni di inquinanti atmosferici quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo, particolato, metalli pesanti e composti organici persistenti».
Allora, non solo non si parla ovviamente di Avigliana e di altri comuni della Val di Susa ma – se si parlava nell'emendamento – noi avremmo potuto rispondere che nel progetto che viene approvato ovviamente c’è un piano dettagliato in materia di cosa sarà l'opera e quali metalli si troveranno all'interno della montagna e quali saranno le modalità per trattarli. Se entriamo nel merito dell'emendamento, si può dire che, effettivamente, nel 2001, il progetto era completamente diverso e oggi, nel 2013, è stato completamento cambiato e riguarda soltanto in prevalenza un tunnel, quello della Maddalena, esattamente gemello a quello autostradale come più volte da questi banchi del Partito Democratico si è voluto sottolineare.
Allora, se io volessi fare provocazione direi: quali interessi hanno i contrari dell'opera affinché si realizzi un tunnel invece di un altro ? Ma, visto che qui si fa politica e non provocazioni, non lo voglio dire .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, io sono contento che, finalmente, qualcuno dal Partito Democratico abbia letto l'emendamento ! In questo emendamento, evidentemente, si parla di tutta una serie di valutazioni che nel progetto non ci sono e, come diceva, ricordava il mio collega Della Valle, di queste valutazioni, forse, la popolazione locale dovrebbe essere informata prima della ratifica dell'Accordo e non successivamente alla valutazione del progetto.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DIEGO DE LORENZIS. Ancora. A me sembra che, quando qualcuno chiede in quest'Aula quali siano gli interessi dei cittadini che si oppongono a quest'opera inutile, forse trascura gli interventi fatti dai miei colleghi precedentemente, e cioè il fatto che per finanziare quest'opera assolutamente inutile si tolgono e si drenano risorse importanti alla scuola, alla sanità e a tutto quello che può essere interessante per gli italiani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, volevo, attraverso di lei chiaramente, invitare i colleghi del PD a venire in Val Susa: se vuole, ci mettiamo davanti alla testa della «talpa» e guardiamo quante vene di amianto ci sono in quella galleria . E se vogliono, andiamo a prendere con le nostre mani i pezzi della montagna che viene scavata e facciamo un'analisi con un centro analisi competente e non colluso, come quello che usano loro !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Castelli 4.31, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Archi, Bressa, Brunetta, Cicchitto, Di Lello, Formisano, Giorgis, Melilla, Meta, Migliore, Pes, Ravetto, Speranza e Toninelli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’ al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. . Colleghi, come sapete ricorre oggi il decimo anniversario del barbaro attentato terroristico di Nassiriya, nel quale rimasero uccisi diciannove cittadini italiani, diciassette militari (dodici erano carabinieri) e due civili. Con loro persero la vita anche nove iracheni e vi furono numerosi feriti. Ho partecipato questa mattina alla Santa messa in suffragio di tutti i caduti militari e civili nelle missioni internazionali. Ho incontrato anche i familiari delle vittime di Nassiriya, persone che stanno pagando un tributo altissimo in termini di dolore e di sofferenza, ai quali lo Stato deve assicurare la sua costante vicinanza.
Nel rivolgere a nome di tutta l'Assemblea un pensiero commosso ai nostri concittadini caduti in Nassiriya, desidero rendere omaggio a tutti gli italiani che in questi anni hanno perso la vita in altri Paesi nell'adempimento del loro dovere, e desidero rivolgere un sincero ringraziamento alle nostre Forze armate, per l'impegno che pongono nelle missioni internazionali con spirito di sacrificio e con dedizione. Il 12 novembre 2009, in occasione della prima celebrazione della Giornata del ricordo, la Camera dei deputati ha dedicato ai nostri caduti militari e civili nelle missioni internazionali una targa, che è affissa nell'atrio dell'ingresso principale di palazzo Montecitorio, come segno di riconoscenza e di gratitudine.
In memoria dei nostri connazionali caduti, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio .
Ha chiesto di parlare il deputato Giacomelli. Ne ha facoltà.
ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, non è il tempo della polemica, della discussione politica, è il tempo di un dolore che si rinnova, è il tempo di una gratitudine profonda a donne e uomini che per lealtà alla Repubblica e senso del dovere mettono a rischio ogni giorno la propria vita. È il tempo di istituzioni che si inchinano al ricordo dei caduti di Nassiriya, assumendoli a simbolo di tutti i caduti nelle missioni internazionali, morti mentre svolgevano il loro servizio per la sicurezza internazionale e la cooperazione tra i popoli e gli Stati. Noi, signor Presidente, ci riconosciamo pienamente nelle parole del Presidente Napolitano, che ancora una volta ha saputo interpretare il sentimento profondo del Paese.
Ma non vogliamo tacere il sentimento, che oggi si rinnova, di convinta ma sofferta consapevolezza, che ci accompagna ogni volta – accadrà nei prossimi giorni ancora – del fatto che con la nostra scelta, con il nostro voto, noi ci assumiamo una grande responsabilità: quella cioè di chiedere alle donne e agli uomini delle nostre Forze armate di rappresentare l'Italia nelle missioni internazionali; di mettere cioè la loro passione civile, la loro lealtà, la loro professionalità al servizio della causa della pace.
È per questo sentimento che chiediamo con forza al Governo che la solidarietà e l'attenzione verso i familiari sia un pensiero costante, sollecito, profondo, e non si fermi ai momenti delle ricorrenze. Ed è con un pensiero grato e commosso verso i caduti di Nassiriya, verso i caduti in tutte le missioni internazionali, e grato verso il lavoro delle nostre Forze armate, che il gruppo PD, signor Presidente, si associa alle sue parole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Emanuela Corda. Ne ha facoltà.
EMANUELA CORDA. Signor Presidente, gentili colleghi, l'aspetto più drammatico della strage di Nassiriya è che, a nostro parere, non fu uno scontro tra buoni e cattivi, non fu un attacco di militari che fecero strage di civili inermi. Da una parte e dall'altra, infatti, vi erano delle vittime, e i responsabili politici e morali, i mandanti di quella strage non sono mai stati puniti.
Tutti noi ricordiamo commossi i 19 italiani deceduti in quell'attacco kamikaze, e oggi siamo vicini ai loro familiari; a volte ricordiamo anche i 9 iracheni che lavoravano nella base italiana, ma non troppo spesso. Nessuno ricorda però il giovane marocchino che si suicidò per portare a compimento quella strage: quando si parla di lui, se ne parla solo come di un assassino, e non anche come di una vittima, perché anch'egli fu vittima oltre che carnefice ! Un'ideologia criminale lo aveva convinto che quella strage fosse un gesto eroico, e lo aveva mandato a morire, e non è escluso che quel giovane, come tanti kamikaze islamici, fosse spinto dalla fame e dalla speranza che quel suo sacrificio sarebbe servito per far vivere meglio i suoi familiari, che spesso vengono risarciti per il sacrificio del loro caro.
E se i nostri militari furono vittime, non furono solo vittime dell'ideologia terroristica, ma anche della politica occidentale: la politica dei nostri Governi, che spedirono e continuano a spedire i nostri ragazzi sui fronti di guerra, raccontando loro che è eroico occupare i territori di altri popoli col pretesto che si sta portando la pace, quando invece si fomentano talvolta le ideologie terroristiche, e tutti i drammi che ne conseguono.
Vorremmo ricordare la provetta agitata da Colin Powell al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che avrebbe dimostrato al mondo la presenza di armi di sterminio di massa, che in verità non vennero mai trovate. Lo stesso Colin Powell solo recentemente, purtroppo, ha detto di essere stato lui stesso raggirato da quella colossale truffa, che portò all'occupazione dell'Iraq.
L'esistenza di quella truffa, di quella menzogna che ha portato al massacro di decine di migliaia di persone, sembra non sia servita di lezione ai Governi europei, che hanno continuato a credere alle balle organizzate a tavolino per scatenare nuovi ed atroci conflitti. La Libia – lo ha dichiarato ieri il Ministro Bonino – è completamente fuori controllo, per esempio; l'Afghanistan ogni giorno è un calvario per gli afgani e per le truppe di occupazione.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
EMANUELA CORDA. Per questo – e vado a concludere – gridiamo con tutta la nostra forza: mai più Nassiriya, mai più guerre di occupazione, mai più violazioni dell'articolo 11 della Costituzione ! Lo ribadiamo: noi siamo vicini alle famiglie dei caduti, e siamo vicini a tutte quelle persone che soffrono ogni giorno per queste guerre vergognose e per le menzogne dei nostri Governi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Martino. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, quel giorno, il 12 novembre 2003, gentile Presidente, resterà sempre scolpito nella mia memoria. Appreso della tragedia, mi sono recato a riferirne al Senato e, al termine del mio intervento, il Senato tutto si levò in piedi e tutti, tranne i senatori di Rifondazione Comunista, applaudirono. Non applaudivano il mio discorso, che era rimarchevole soltanto per il tragico contenuto, non applaudivano la mia modesta persona né il Ministro della difesa, applaudivano per testimoniare che l'Italia esiste, tutta, è unita, non importa di quale opinione politica fosse, si riconoscevano tutti nella gratitudine e nell'affetto per i nostri militari .
Recandomi dal Senato alla Camera per ripetere lo stesso discorso, appresi che era stato ucciso in quell'attentato anche il capitano Massimo Ficuciello, figlio del mio amico generale Alberto Ficuciello. Lo ricordai alla Camera nel mio discorso e al termine del mio discorso la Camera tutta si levò in piedi e applaudì, per testimoniare gratitudine alle nostre Forze armate e ai nostri caduti.
Essi non sono caduti invano. Improvvisamente, sia al Senato, sia alla Camera, sia nel Paese gli italiani scoprirono di far parte della medesima nazione, i muri di Roma, che erano tappezzati di bandiere della pace il giorno prima, il giorno dei funerali erano ricoperti di bandiere italiane. L'Altare della Patria era ricoperto di fiori. Io sentivo dentro di me prorompente la gratitudine per coloro che si erano sacrificati per la nostra sicurezza e per la sicurezza del mondo.
Ricordarli tutti sarebbe impossibile, ma fra i tanti caduti in quell'occasione c’è anche un giovane carabiniere messinese, Alfio Ragazzi, e siccome noi dobbiamo ricordare tutti i caduti, non solo quelli di quella triste occasione, ho il dovere e il piacere di ricordare il sacrificio di Nicolò Calipari, caduto anch'egli in missione di pace e la cui vedova è qui fra noi .
Signora Presidente, il rapporto fra un patriota e l'Italia non contempla la partita doppia, non ci sono due colonne, la colonna del dare e la colonna dell'avere. C’è solo la colonna del dare, noi dobbiamo sforzarci di restituire in parte all'Italia ciò che l'Italia ha fatto per noi, la nostra lingua, la nostra cultura, la nostra civiltà, il nostro modo di vivere, persino il nostro benessere e le nostre libertà sono il risultato di sacrifici di generazioni di italiani che ci hanno preceduti.
Per cui mi consenta, signora Presidente, di concludere dicendo: viva le nostre Forze armate, viva l'Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rossi. Ne ha facoltà.
DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, colleghi, sono profondamente emozionato. Per uno come me che ha portato la divisa per quarant'anni, ma che soprattutto negli ultimi quattro o cinque anni di carriera ha avuto l'arduo incarico di andare a ricevere le famiglie dei nostri caduti, di sentire le loro espressioni, di cercare di consolare il loro dolore, di cercare di far capire che lo Stato c'era, ci sarebbe stato e ci sarà, è stato un compito molto arduo ma che mi ha insegnato tanto. Mi ha insegnato la dignità di queste famiglie, mi ha insegnato la dignità, la dignità di tutte le persone, di tutti gli uomini e le donne che abbiamo mandato nei vari teatri a cercare di difendere quei principi di libertà, di democrazia e di pace per i quali i nostri genitori hanno combattuto e ci hanno dato un'Italia migliore.
Ecco, io forse potrei anche chiudere qui il mio discorso, ho reso omaggio alle vittime, ho reso omaggio alle famiglie, ma un ultimo aspetto è per me quello fondamentale: tutte le persone che sono morte erano caratterizzate da senso del dovere, da senso del sacrificio ma soprattutto da spirito di servizio verso gli altri.
Allora, ispiriamoci a questi principi, ispiriamoci in ogni nostra azione diuturna, in ogni atto politico ! Se lo faremo, potremo costruire un'Italia più giusta, un'Italia più equa, un'Italia più foriera di speranza per il futuro dei nostri giovani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, tutto il gruppo di SEL ricorda con grande commozione il sacrificio dei diciannove militari e civili italiani, che dieci anni fa persero la vita in un drammatico attentato a Nassiriya, il più grande attacco subito dai soldati italiani, dalla Seconda guerra mondiale ad oggi.
Il nostro Paese non ha fatto tuttavia, fino in fondo, i conti con l'effetto destabilizzante di quella guerra, figlia di una stagione gravida di errori, il cui prezzo l'hanno pagato i civili e i militari. L'urto di quell'intervento non ha affatto pacificato quella regione, ma ha prodotto un'ulteriore diffusione del virus della violenza, e oggi l'Iraq è un Paese attraversato da una quotidiana sul terreno militare. Gli attentati di Al Qaeda e di altri gruppi terroristici hanno prodotto, soltanto quest'anno, oltre 5 mila morti: sono dati delle Nazioni Unite, sono dati che ci parlano di una guerra strisciante, dove il conflitto religioso e interreligioso lascia sul terreno la possibilità della costruzione di uno Stato unitario e democratico.
Signora Presidente, oggi è il giorno del dolore, è il giorno in cui bisogna combattere la dannazione della memoria, è il giorno in cui alla politica spetta fare un passo indietro e rispettare il lutto di chi ha perso la cosa più preziosa: un figlio, un genitore, un compagno di vita. Ma domani sarà il giorno dei bilanci, delle analisi e delle riflessioni di lungo periodo rispetto alle scelte operate. Lo dico con le parole dell'ex Ministro degli esteri francese, Dominique de Villepin, pronunciate alle Nazione Unite il 14 febbraio del 2003: «In questo tempio delle Nazione Unite, noi siamo i guardiani di una coscienza. La pesante responsabilità e il nostro senso dell'onore ci devono portare a dare la priorità al disarmo nella pace». Queste parole profetiche provarono ad evitare la guerra e a scongiurare la divisione dell'Europa. Non furono sufficienti e anche l'Italia allora non le ascoltò, perdendo l'onore, ma restano scolpite – e concludo – nella testa di chi crede nella politica e nella diplomazia come strumento di risoluzione dei conflitti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.
MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, commemoriamo oggi, in quest'Aula, il decimo anniversario della strage di Nassiriya, divenuta simbolo dei pesanti sacrifici sostenuti dai soldati che mandiamo in giro per il mondo a ristabilire la pace. Ne abbiamo tanti anche in questo momento che operano in teatri molto difficili, come quello afgano, come testimonia il fatto che, proprio in questa Assemblea, stiamo discutendo un'ulteriore proroga delle loro missioni.
Mentre esprimiamo, ancora una volta, la nostra solidarietà ai familiari dei caduti, unitamente alla nostra riconoscenza, ci appare opportuno, ancora una volta, precisare per quale ragione i nostri ragazzi vennero uccisi. Si è detto che li avevano mandati a combattere una guerra illegittima, argomento che fa ancora troppa presa tra la gente. Non era così e basta leggere le biografie degli scomparsi per rendersene conto. Si trattava, in molti casi, di carabinieri della territoriale, che erano nel centro urbano di Nassiriya per condurvi attività di presidio ed aiutare gli iracheni a rimettere in piedi la loro polizia, non unità di forze speciali.
Anche gli uomini dell'Esercito uccisi in quella circostanza stavano lavorando a progetti di cooperazione diretti alla società civile del posto o, comunque, a fare sapere cosa si stava facendo. C'era, infatti, una che stava girando un documentario. Il regime di Saddam era già stato debellato, senza alcuna nostra partecipazione diretta o indiretta. Eravamo lì, invece, per aiutare l'autorità transitoria a rimettere in sesto l'Iraq e a difenderlo dalla violenza settaria che sarebbe poi dilagata nei mesi e negli anni seguenti. Fummo colpiti esattamente per questo, come la Croce rossa internazionale e le Nazioni Unite, bersagli di altrettanti attentati jihadisti che nulla avevano a che fare con la resistenza opposta dai nostalgici del tiranno appena abbattuto.
Fu un atto terroristico, quindi, uno dei primi in quel Paese, come sono atti terroristici quelli che stanno continuando ad insanguinare l'Iraq al giorno d'oggi. Non fu un atto di guerra compiuto da un legittimo belligerante nei nostri confronti. Non dovrebbero, quindi, esserci più dubbi sulle responsabilità politiche e morali di quel gesto tragico, che pure alcuni partiti tentarono di attribuire alla maggioranza del tempo, di cui la Lega Nord era parte.
Fu il giorno più brutto della legislatura, senza alcun dubbio il nostro 11 settembre, come alcuni scrissero all'epoca. Il 12 novembre è, quindi, una data che ci invita alla riflessione, specialmente in questi giorni in cui ci confrontiamo sul ruolo delle nostre truppe sui teatri di crisi ed è forte la sensazione che delle vite siano state spese invano. Nessuno ha la sfera di cristallo, certamente, e dobbiamo essere consapevoli che ci sono cristallo in cui diventa chiaro dove è opportuno rimanere e da dove, invece, è meglio andare via. Ecco perché oggi vorremmo vedere i nostri soldati fuori dall'Afghanistan e dal Libano, dove i sacrifici che chiediamo sono probabilmente ormai inutili.
Grazie ancora, comunque, ai nostri ragazzi per quel che fanno e per quel che hanno fatto. Grazie ancora, ragazzi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, la ringrazio per avere avuto la sensibilità di commemorare i caduti militari e civili di Nassiriya, anche qui nella nostra Aula. Tra questi 19 vittime italiane che indussero spontaneamente, voglio ricordarlo, decine di migliaia di cittadini a recarsi presso l'Altare della Patria a salutare i loro corpi avvolti in un feretro, a riempire l'intera scalinata del milite ignoto di fiori, a esibire milioni di bandiere dalle finestre e dai balconi di tutta Italia. Il giudizio, questo intendevo dire, del popolo italiano al riguardo è stato espresso in modo incontestabile su quell'episodio, su quel sacrificio.
Qualche vigliacco ha gridato: «10, 100, 1.000 Nassiriya», facendo il tifo per la morte in nome di anacronistiche ideologie. Qualche sprovveduto ha iniziato a proporre il ritiro dei nostri soldati 24 ore dopo il sacrificio dei nostri ragazzi, quasi a volerlo vanificare. Si può condividere o meno, ma è l'Italia che ha chiesto loro di stare lì e nessuno dovrebbe sottomettere quel sacrificio alla logica abietta che ha mosso la mano di un . In questo mi spiace, ma non sono affatto d'accordo sulle considerazioni che faceva qualche collega del MoVimento 5 Stelle poco fa. Quei erano degli assassini !
Ma di vuota retorica è lastricata la via della politica. Per dimostrare che non è così le istituzioni devono rimuovere, immediatamente, quegli ostacoli burocratici che impediscono, a dieci anni dalla loro morte, con un'eccezione giustificata da dati oggettivi, il conferimento della medaglia d'oro al valore militare e civile a quelle vittime. La gente pretende che la politica sappia rimuovere gli ostacoli per fare le cose giuste.
La mancata onorificenza è nella sostanza un atto ingiusto. Che le istituzioni italiane allora pongano rimedio a questa mancanza, perché, se non basta essere trucidati a migliaia di chilometri di distanza da casa propria, mentre si indossa la divisa italiana, significa che lo Stato non ama i propri figli. Per noi quelle vittime erano e restano figli d'Italia e pretendiamo, chiediamo, che vengano adeguatamente ricordate e onorate
PRESIDENTE. Questo era l'ultimo intervento.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica n. 1309-A.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è iniziato l'esame degli articoli ed è stato, da ultimo, respinto l'emendamento Castelli 4.31.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Della Valle 4.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Valle. Ne ha facoltà.
IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, come giustamente ricordato prima dalla collega del Partito Democratico, questi emendamenti chiedono una serie di in accorgimenti, soprattutto dal punto di vista ambientale e dal punto di vista dei ritorni economici dell'opera. Ho sentito la collega dire che nel progetto esistono già queste rassicurazioni, però vorrei capire se sa di cosa sta parlando e a quale progetto si riferisce, perché siamo al progetto definitivo ancora da approvare, poi ci sarà l'esecutivo. Quello che si sta facendo a Chiomonte è un tunnel geognostico, che deve verificare quale materiale verrà eventualmente trovato, se ci sarà presenza di radon, di amianto e di tutto il resto.
Quindi, mi chiedo come faccia a sostenere che già nel progetto esistono queste rassicurazioni, quando c’è un progetto definitivo non ancora approvato, pieno di raccomandazioni da parte dei comuni, delle associazioni ambientaliste, che appunto chiedono rassicurazioni in merito, e non essendo ancora neanche iniziato il tunnel geognostico, non sappiamo cosa troveremo. Quindi, mi chiedo quali rassicurazioni ha visto e in quale progetto, per quanto riguarda quello che diceva prima.
Quindi, noi diciamo di subordinare questo Accordo a rassicurazioni di questo tipo: che una volta finito il tunnel geognostico, se c’è presenza di questi materiali e c’è un pericolo, questo Accordo venga subordinato a queste cose.
Quindi, non riusciamo a capire veramente, quando ci invitava a parlare del merito e parlava di progetti, a cosa si riferiva. Vorremmo veramente allora, a questo punto, se vi è l'intenzione di parlare del merito, capire quale progetto abbia mai esaminato. Magari, essendo i costruttori, le persone che fanno il progetto all'interno dell'Osservatorio amici loro, hanno dati che noi non abbiamo, perché noi siamo fermi al progetto definitivo non ancora approvato e il tunnel geognostico – la talpa, come la chiamiamo – deve ancora iniziare. Quindi, non sappiamo neanche che materiali andremo a trovare e vorrei sapere di che tipo di rassicurazioni parla .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Valle 4.32, con il parere contrario della Commissione... mi scusi, deputata Fregolent.
Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT. Signor Presidente, si figuri, tanto ci sono emendamenti simili, anche successivi, quindi se avessi perso questo momento ce ne sarebbero stati altri.
Due punti sull'emendamento 4.32: il primo punto riguarda il rientro, entro vent'anni, dell'investimento da compiere. Ovviamente è una provocazione. Quasi tutti i tunnel ferroviari svizzeri – parlo, ad esempio, del Brennero, che in questa fase sta per essere ultimato – parlano, come ritorno, di cinquant'anni. È quello tendenzialmente il lasso di tempo che si prevede, altrimenti si costruiscono autostrade dove, tassando i cittadini, si ha un rientro pressoché immediato.
Invece, per quanto riguarda il progetto, noi andiamo sul sito dell'osservatorio e lì il progetto c’è. Ovviamente, non ci basta questo. Se si legge attentamente, si vedrà, per esempio, che è stato previsto, una volta che la talpa incomincerà a scavare il tunnel, un tunnel di base in Val di Susa con una «bussola» di 130 metri di lunghezza, che permetterà di effettuare lavori di scavo al coperto fin dal primo centimetro. Inoltre, il materiale verrà, attraverso nastri trasportatori chiusi e alimentati elettricamente, stoccato temporaneamente al coperto, in attesa che venga poi trasportato al chiuso. Ecco, visto che più volte ci è stato chiesto se noi siamo stati al cantiere, noi siamo stati al cantiere. Non abbiamo visto l'amianto, come alcuni onorevoli, prima, ci hanno chiesto, perché è un cantiere posto in sicurezza e non ci è data l'opportunità di picconare il cantiere, ma, evidentemente, ad altri è stata data questa opportunità.
Se, invece, si va al cantiere autostradale, si vede come lo stesso materiale della stessa montagna venga scavato con molta meno sicurezza e trasportato all'aperto su camion. Giudicate voi qual è il progetto più sicuro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gianni Farina. Ne ha facoltà.
GIANNI FARINA. Signor Presidente, qui si mette in discussione, naturalmente, una questione fondamentale. Quando si scava una galleria, soprattutto quando si tratta di una grande opera...non vi è mica solo la TAV, in questo caso il collegamento tra Lione e Torino: vi sono le grandi opere che si stanno costruendo in Europa. Penso al Gottardo, penso ad una grande opera, al tunnel di base che abbiamo costruito nell'Appennino, che è naturalmente la più grande opera, negli ultimi trent'anni, che questo Paese ha costruito.
Noi dobbiamo essere consapevoli. Qui è stato accennato al controllo, adesso si stanno attuando i cosiddetti carotaggi, cioè si entra nella montagna...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
GIANNI FARINA. ...si estrae il materiale e lo si analizza giorno dopo giorno, mettendolo al chiuso, come è stato detto, analizzandolo, vedendo quali possono essere le prospettive per il domani. Quindi, è inutile porre oggi in discussione queste questioni. Questi problemi verranno affrontati nel tempo e nel modo dovuto.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un aumento del tempi pari ad un terzo di quello originariamente concesso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.
LAURA CASTELLI. Signor Presidente, volevo invitare tutti i colleghi qui in Aula, il 29 di questo mese, a recarsi con noi al cantiere. Non credo proprio che a nessuno di loro sia stato vietato l'accesso al cantiere, perché basta comunicarlo entro le 24 ore precedenti e chiunque può entrare in quel cantiere, se è un deputato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Boccuzzi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, vorrei leggere all'Aula un estratto da un convegno avvenuto nel 2006. «Per quanto riguarda l'amianto, in Valle di Susa il detrito contenente amianto, da smaltire con le cautele riservate ai materiali nocivi, è valutato in un volume inferiore a 300 mila metri cubi, anche secondo le valutazioni più caute. Alla luce di ciò, le eventuali variazioni in più o in meno rispetto al volume previsto diventano un problema di bilancio economico del progetto, ma non di salute pubblica», a differenza di quello che è stato più volte sostenuto questa mattina.
«La quantità di fibra in gioco è di alcuni ordini di grandezza inferiore rispetto a quella prodotta nell'adiacente Valle di Lanzo, dalla miniera a cielo aperto di Balangero, che nell'arco di decenni ha abbattuto e macinato (a secco) milioni di metri cubi». Questo è un estratto da un convegno del 2006 e le relazioni sono state dell'ingegner Gerard Seingre di Losanna, del progettista e responsabile del progetto «sicurezza-amianto» per il traforo del Lötschberg e del professor Attilio Boriani di Milano, presidente del 32o Congresso geologico internazionale.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
ANTONIO BOCCUZZI. Quindi, come dicevo, è espressione di assoluto rilievo e di assoluta importanza che dovrebbero sottolineare la differenza rispetto a quello che è stato detto in quest'Aula quest'oggi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Porta. Ne ha facoltà.
FABIO PORTA. Signor Presidente, noi stiamo discutendo oggi – e a me fa piacere ascoltare, con l'eccezione di alcuni interventi polemici, gli interventi di chi è entrato nel merito dell'Accordo che stiamo ratificando – dell'Accordo Italia-Francia. È una discussione che, come avviene, Presidente, in tutte le discussioni attinenti alle ratifiche, attiene al metodo del testo che si sta discutendo e delle componenti che riguardano questo testo relativamente all'Accordo italo-francese, e non al merito della questione, che tra l'altro è stata trattata, credo, in maniera esaustiva, approfondita come forse non si è fatto per nessun altro tipo di ratifica di accordo bilaterale, sia in sede di Commissione affari esteri, ma soprattutto all'interno delle Commissioni competenti e quindi della Commissione trasporti.
Quindi, il mio è anche un invito all'Aula a continuare questo dibattito e approfondirlo, mantenendosi però nell'alveo e nell'ambito di una discussione che riguarda un trattato, un accordo bilaterale internazionale, e non una discussione tecnica, che deve essere fatta nelle sedi competenti, dove peraltro è stata già fatta in maniera abbondante e dettagliata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, è sempre interessante fare degli storici. In effetti, siamo in un luogo «storico». Ricordo al collega del PD che è intervenuto in precedenza, che la miniera di Balangero è stata attiva dal 1904 al 1990. Quindi, attenzione quando si fanno questi interventi, perché se vogliamo proseguire con i danni eventuali, proseguiamo, però citiamo con attenzione i dati
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ottavio. Ne ha facoltà.
UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, volevo dire che raccolgo l'invito della deputata Castelli, e andrò sicuramente con lei, il