PRESIDENTE. La seduta è aperta.
CLAUDIA MANNINO, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Artini, Baretta, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bocci, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Cirielli, Coppola, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Epifani, Ferranti, Fioroni, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Giacomelli, Gozi, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marotta, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Rughetti, Sanga, Sani, Schullian, Sottanelli, Tabacci, Turco, Simone Valente, Valeria Valente, Velo, Venittelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla Guardia Costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. XVI, n. 4).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, . Grazie, Presidente. Io vorrei iniziare con alcuni numeri, che riguardano un confronto tra lo stato dei passaggi della rotta orientale attraverso il Mediterraneo, che in due anni sono calati da 900 mila arrivi a 174 mila arrivi, e invece gli arrivi attraverso la rotta centrale del Mediterraneo, che nello stesso lasso di tempo sono cresciuti da 150 a 180 mila arrivi. Nel primo caso i numeri parlano di un successo, ovvero della capacità di governare i flussi attraverso la rotta orientale, grazie all'accordo con uno Stato, la Turchia, che - per quanto discutibile, questo accordo - ha però permesso di evitare una gestione incontrollata dei flussi. Questi numeri, invece, parlano della realtà con cui il nostro Paese si confronta ogni giorno, cioè la porosità estrema del confine con la Libia e le difficoltà del governo del fenomeno delle migrazioni che ha il Governo libico. Più sbarchi non significano solo un'incontrollata gestione delle migrazioni, ma significano anche più morti in mare: le persone che hanno perso la vita nel 2016 sono più di 4.600, cioè mille morti in più rispetto al 2015.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la IV Commissione, onorevole Moscatt.
ANTONINO MOSCATT, . Grazie, Presidente, colleghi, sottosegretari. Con la deliberazione del 28 luglio, il Governo ha stabilito di aggiornare il mandato e l'area di operazione della missione Mare sicuro, per fornire, come ha già sottolineato la mia collega, supporto alla Guardia costiera libica nelle attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Arienzo. Ne ha facoltà.
VINCENZO D'ARIENZO. Grazie, Presidente, buongiorno a tutti i colleghi. La missione che oggi affronteremo in Aula di supporto logistico e tecnico non fa altro che estendere l'impegno dell'Italia e del nostro Paese nel quadro del processo di stabilizzazione della Libia, cosa che, ripeterò più volte, è interesse del nostro Paese, e con la linea condivisa a livello internazionale e sempre mantenuta dall'Italia di sostegno al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale. Nel più ampio contesto delle iniziative per rafforzare la stabilità della Libia, con questa decisione l'Italia aggiorna ed estende l'area dell'operazione della missione Mare Sicuro, per fornire supporto alla Guardia costiera libica nelle attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico degli esseri umani.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gianluca Pini Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie Presidente. Noi, nonostante la poca, la scarsa, fiducia che nutriamo nella capacità di questo Governo di risolvere dei problemi non solo sul piano internazionale, ma anche su quello interno, comunque eravamo ben disposti dall'annuncio di una deliberazione del Consiglio dei ministri che mettesse a disposizione del Governo (quello per lo meno che noi riconosciamo, quella parte di Governo libico) strumenti per creare - chiamatelo come vi pare, sotto quale nome vi pare - una sorta di blocco navale di fronte alle coste libiche per fermare - non rallentare o diminuire - definitivamente la tratta di esseri umani, il canale di approvvigionamento anche delle cellule terroristiche in Europa di persone che magari volevano sfruttare questi cosiddetti corridoi umanitari, che poi corridoi umanitari non sono, sono flussi migratori, che nascondono anche interessi economici, non solo delle mafie internazionali, ma anche di qualche sistema cooperativo. Quindi, eravamo ben disposti ad accettare di analizzare attentamente, senza alcun tipo di pregiudizio, quella che era una proposta, proprio perché riteniamo che qualsiasi cosa utile a bloccare questa invasione programmata debba trovare comunque il nostro consenso. Ci siamo messi subito a disposizione dei colleghi delle Commissioni competenti per capire se c'erano gli spazi di manovra, gli spazi politici per dare una sorta di nostro sostegno - ripeto in maniera non pregiudizievole - che si può dare solo ed esclusivamente analizzando quelli che sono i contenuti di una deliberazione di una proposta. Purtroppo questi contenuti devo dire che sono veramente scarsi. Ora, al momento, si parla di due navi e non si capisce neanche esattamente bene che tipo di navi, se sono intercettori, se sono altro, che devono dare un supporto alla Marina libica per, in qualche modo, controllare un tratto di costa che è veramente ridotto rispetto al potenziale di partenze che avvengono da quelle coste. Già questo è un primo dato, onestamente: la scarsità di mezzi. Sembra che andiamo lì con tutta la Marina militare a dare supporto alla Marina libica, in realtà al momento risultano due navi che ci sembrano un po' poco per dire che si dà veramente un supporto per fronteggiare un'invasione così che ha numeri enormi.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.
PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, in molte occasioni durante questa legislatura noi socialisti abbiamo sottolineato che sulla politica estera maggioranze e minoranze dovrebbero fare uno sforzo per convergere: si tratta dell'immagine del Paese agli occhi del resto del mondo. Soprattutto, non dovrebbe essere usata per questioni interne. Credevo fosse un vizio tutto italiano: invece si è rivelato un vizio anche di altri Paesi. I colpi di scena di un rinnovato impegno in Libia dei nostri vicini d'Oltralpe non aiutano certamente la soluzione della questione libica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, gentili colleghi, vorrei porre all'attenzione di quest'Aula il valore altamente simbolico di questa missione militare. Lo dico perché si tratta di una missione che sostanzialmente estende il mandato di quella che era Mare Sicuro, spostando due navi, un pattugliatore e una nave che farà supporto logistico alla Guardia costiera libica, dentro le acque territoriali libiche. Ma questa semplice modifica del mandato di Mare Sicuro in realtà pone diverse questioni politiche, e non di poco conto.
PRESIDENTE. Onorevole Palazzotto, ha finito il tempo.
ERASMO PALAZZOTTO. Però ce la raccontiamo noi perché non vogliamo guardare la verità. Per questo noi siamo contro questa missione e non perché non ci sembra abbastanza, ma perché ci sembra una cosa stupida .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, non dobbiamo mai dimenticare i termini reali della situazione con la quale dobbiamo fare i conti e, cioè, che noi dobbiamo fare i conti non con un'invasione, ma con una fuga di milioni di persone. Perché, certamente, all'invasione tu rispondi in una chiave militare; ad una fuga di milioni di persone dai vari Paesi dell'Africa tu non puoi rispondere con le armi e con i respingimenti: la risposta è molto più complessa e molto più difficile. E già queste vicende così complicate che vediamo con la Libia dimostrano la totale inesistenza degli che abbiamo ascoltato…
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cicchitto. Onorevole Rampelli, grazie.
FABRIZIO CICCHITTO. …quando si è detto che bisognava bloccare i porti, bloccare le coste e così via, perché il blocco dei porti è una dichiarazione di guerra e sfido chiunque a ripetere operazioni simili a quella che fu fatta nel 2011. Questo è il retroterra con il quale noi dobbiamo fare i conti: siamo investiti in prima persona da una fuga di milioni di persone, che, però, è una fuga rispetto alla quale il resto dell'Europa finora non ci ha aiutato in modo consistente .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Buongiorno, Presidente. Quanto tempo ho, per favore?
PRESIDENTE. Sedici minuti.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Non male! Buongiorno Presidente, buongiorno Ministra Pinotti, buongiorno sottosegretario Rossi, manca il Ministro Alfano ma ce ne faremo una ragione. Ho sentito parlare in quest'Aula di sovranità nazionale libica e diritto internazionale. Compito dell'opposizione non è soltanto opporsi, evidentemente, a provvedimenti che riteniamo sbagliati, ma è anche, in un Paese dove c'è un deficit di informazione, coltivare la memoria. Ho sentito prima dire dal deputato Cicchitto: la partita con la Francia è ancora aperta. Vogliamo un po' ricordare? Vogliamo, appunto, coltivare la memoria? Vogliamo anche cercare di capire perché siamo qua?
PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Di Battista. Onorevole Quartapelle, ce lo siamo detti 40 mila volte, il Governo sta qui per ascoltare. Prego.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie, Presidente. Un vostro comportamento, di fatto, suddito, che avete avuto nei confronti di quel su quell'intervento militare che c'è stato in Libia. Io questo non ve lo perdonerò mai, non soltanto, lo ripeto, per l'enorme perdita, dal punto vista economico, degli interessi economici appunto italiani, si parla di 30 mila miliardi di dollari, se non sbaglio di distruzioni, tra infrastrutture, imprese, eccetera, eccetera, ma poi tanti, tanti morti; non è morto soltanto Gheddafi, sono morte tante persone, lì, che non ricorda mai nessuno, sono morti bambini, sono morte famiglie e, lo ripeto, non è che fosse oro quel che c'era prima, ma ci si comporta in maniera diversa, non si abbassa la testa, non ci si piega, non ci si mette a 90 gradi, non ci si comporta in maniera suddita, non si fa questo, quando si ha a che fare con l'interesse generale. L'avete sempre detto voi che la questione libica era una questione di interesse generale, una questione strategica, addirittura di sicurezza nazionale. Noi, Presidente, avremmo voluto votare, lo ripeto, a favore, ma possiamo votare a favore di una missione arrabattata, tirata fuori in quattro e quattr'otto, soltanto per rispondere con uno slogan ad un intervento diplomatico che, purtroppo, hanno fatto i francesi? No, non si può avvallare tutto questo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Altieri. Ne ha facoltà.
TRIFONE ALTIERI. Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, da sempre il gruppo che rappresento, Direzione Italia, è favorevole a fermare le navi per fermare le morti nel Mediterraneo, per fermare gli sbarchi, per fermare il criminale della tratta degli esseri umani, il più grande criminale di questo momento storico. Per questo, da sempre, chiediamo a gran voce un intervento deciso e decisivo in acque libiche, per contrastare i criminali scafisti, che ogni anno ammazzano migliaia e migliaia e migliaia di persone. Per questo siamo favorevoli a un intervento della Marina militare italiana, magari dell'Unione europea, sotto le coste libiche, perché è lì che bisogna bloccare i criminali scafisti.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Altieri.
TRIFONE ALTIERI. … ma soprattutto hanno reso questo fenomeno una triste pagina di morte nel Mediterraneo .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Una brevissima considerazione, dato anche il tempo: sarebbe stato certamente preferibile che oggi si discutessero due provvedimenti adottati dal Governo in questi giorni. L'uno è questo, con l'introduzione di questa nuova forma di collaborazione con il Governo di una parte della Libia, insomma, con una parte di Governo riconosciuto della Libia, e che è comunque un'operazione estremamente innovativa - come cercherò di dire dopo -, e l'altro, sarebbe stato interessante, invece, discutere anche dei rapporti fra il Governo e le ONG.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Monchiero.
GIOVANNI MONCHIERO. Per questo motivo, mi pare che l'intervento sia positivo .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Sì, grazie signor Presidente. Si tratta di un dibattito importante, su temi di politica estera e difesa, nel quale vorrei inizialmente provare a definire il contorno giuridico, perché noi stiamo operando con una materia nuova, che è la legge-quadro che il Parlamento ha voluto - non il Governo - per superare la pratica dei decreti di proroga delle missioni internazionali, che venivano ritualmente fatti dal Governo. È una pratica nuova, che dovrebbe esaltare il ruolo di controllo e di indirizzo nei confronti del Governo, come vediamo con queste risoluzioni, peccato però che la legge-quadro merita di essere definitivamente e completamente attuata anche con i DPCM che Palazzo Chigi non ha ancora provveduto ad adottare, che creano incertezza alle missioni che il Parlamento ha già autorizzato e conseguentemente creerà incertezza anche a questa missione, perché opera - abbiamo sentito ieri i Ministri - con gli stanziamenti già previsti per la missione Mare sicuro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, signora Ministro, il gruppo di Fratelli d'Italia guarda, ovviamente, con attenzione a ogni iniziativa messa in campo per arginare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, della tratta degli esseri umani, ma, sostanzialmente, anche ad arrestare questa autentica invasione, che potrebbe configurare, anche sulla scorta di una serie di sconsiderate dichiarazioni di tipo politico di varie autorità politiche nazionali e, a volte, purtroppo, anche istituzionali, una vera e propria sostituzione etnica che dovrebbe avvenire in Italia. Chiaramente, l'Italia mantiene il suo ruolo di culla del diritto, e quindi del rispetto dei principi sanciti dall'ONU, e crediamo fondamentalmente che sia importante mantenere la barra dritta rispetto alla salvaguardia dei diritti umani, ma, allo stesso tempo, riconosciamo e non possiamo ignorare il fatto che un'azione politica sconsiderata da parte del Governo Renzi, che ha anche finanziato la chiusura della rotta balcanica, e questo ha provocato un enorme flusso immigratorio non spontaneo, ma eterodiretto da parte di trafficanti di esseri umani, ha messo in crisi non soltanto l'economia, ma anche la nostra società.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cimbro. Ne ha facoltà.
ELEONORA CIMBRO. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, la discussione che oggi stiamo affrontando in Aula costituisce un passaggio fondamentale per la maturazione di una consapevolezza che su un tema così delicato, come quello della Libia, non è affatto una formalità da sbrigare perché l'opinione pubblica ce lo chiede. In queste ore di discussioni, di dibattiti serrati in Commissione, ed oggi qui in Aula, qualcuno ha provato a dire che non si può strumentalizzare l'autorizzazione alla missione militare in Libia, che costituirebbe l'interesse nazionale, per meri fini elettorali e di politica interna. Ebbene, io credo, noi crediamo, che su questo tema, in particolare sul tema di come ci muoviamo nel mondo per garantire all'umanità tutta di vivere in uno spazio di pace, prosperità e sicurezza, in realtà si scontrino almeno due visioni contrapposte che non sono semplicemente legate a scopi elettorali, ma che invece affondano le proprie radici in un modo completamente opposto di concepire il mondo. C'è chi ritiene che la politica estera possa dare risposte a problemi di politica interna e semmai emerge il calcolo propagandistico o la politica della contingenza: agisco in questo modo perché l'opinione pubblica prevalente ce lo richiede. Invece, c'è chi ritiene che la politica estera possa e debba avere la visione lungimirante del futuro. Ed è proprio la mancanza di lungimiranza a livello internazionale ed europeo, prima ancora che italiano, che ha provocato una serie di errori ai quali oggi, con il senno di poi, si tenta di mettere una toppa. Ma quanto può reggere questa politica della contingenza? Lo dico perché a chi come noi, ma anche come a tanti nostri concittadini, che abbiamo seguito con attenzione l'evolversi delle primavere arabe e la gestione fallimentare dell'Occidente di questa crisi e del suo sviluppo successivo, non può non balzare all'occhio che esistono delle responsabilità precise di una politica della contingenza che, per sua stessa natura, ha seguito come elemento discriminante per le scelte da farsi, appunto il consenso. L'elenco degli errori della politica euromediterranea sarebbe davvero lungo, dalla politica del disimpegno di Obama, alle trattative a livello europeo sulla gestione dell'immigrazione su cui di recente anche l'ex Ministra Bonino ha fatto una dichiarazione davvero preoccupante, passando per il bombardamento voluto da Sarkozy in Libia. Passaggi storici, fatti, dati incontrovertibili, dettati appunto dalla contingenza. Ecco perché allora anche oggi proviamo a dare un contributo alla riflessione generale per provare ad agire in un'ottica lungimirante.
ELEONORA CIMBRO. Ci attendiamo davvero dunque una nuova consapevolezza da parte del Governo, capace di rilanciare un'azione politica rinnovata e chiara, che sia in grado di contribuire alla soluzione della difficile e complicata vicenda libica .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
PRESIDENTE. I relatori hanno intenzione di replicare? Non li vedo neanche al tavolo, quindi presumo di no.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Cicchitto, Garofani, Caruso, Pisicchio, Monchiero, Locatelli, Alfreider ed altri n. 6-00338, Palazzotto ed altri n. 6-00339, Frusone ed altri n. 6-00340, Gianluca Pini ed altri n. 6-00341, Artini ed altri n. 6-00342, Cimbro e Carlo Galli n. 6-00343, Altieri ed altri n. 6-00344, Brunetta ed altri n. 6-00345 e Rampelli ed altri 6-00346 che sono in distribuzione.
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle risoluzioni.
VINCENZO AMENDOLA,. Presidente, io ringrazio per il lavoro fatto in Commissione ieri sera: faccio questa premessa perché nella risoluzione di maggioranza ovviamente sono considerati anche molto i contributi arrivati da altri gruppi, che sono già stati inseriti. Ma, per quanto riguarda la risoluzione Cicchitto, Garofani, Pisicchio, Monchiero, Locatelli, Alfreider ed altri n. 6-00338, io proporrei un parere favorevole con riformulazione, introducendo anche altri contributi che sono arrivati da altre risoluzioni in mattinata.
VINCENZO AMENDOLA,. E quindi negli impegni del Governo, considerando alcuni contributi arrivati questa mattina da altri gruppi parlamentari, la proposta è quella di riformulare, introducendo i seguenti tre impegni. Il primo: “nel quadro del perimetro della missione di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri, a prestare la massima attenzione sotto tutti gli aspetti politico-diplomatici circa il perdurante quadro di stabilità istituzionale della Libia, prestando particolare attenzione al contesto, nonché alla ricerca della condivisione tra le varie realtà politico-istituzionali libiche”. Secondo: “ad assumere tutte le iniziative affinché la missione di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri abbia esclusiva natura di supporto alla guardia costiera libica”. Terzo punto: “a favorire una consultazione con il coinvolgimento di tutte le forze politiche sulla evoluzione della situazione in Libia”. Queste riformulazioni vanno nello spirito del lavoro fatto ieri dalla Commissione e dai relatori che ringrazio, e quindi con queste riformulazioni esprimo un parere favorevole.
PRESIDENTE. Ci sono le altre due, Brunetta ed altri n. 6-00345 e Rampelli ed altri 6-00346.
VINCENZO AMENDOLA,. Se mi dà cinque minuti le leggo.
PRESIDENTE. Avete bisogno di qualche minuto di sospensione?
VINCENZO AMENDOLA,. Due minuti. Grazie.
PRESIDENTE. Sospendiamo cinque minuti, ricominciamo alle 10,50.
PRESIDENTE. Invito, dunque, il rappresentante del Governo, il sottosegretario Amendola, ad esprimere il parere sulle risoluzioni Brunetta ed altri n. 6-00345, Rampelli ed altri n. 6-00346 Prego, sottosegretario Amendola.
VINCENZO AMENDOLA,. Grazie, Presidente. Mi sono giunte le altre risoluzioni, quindi posso dare i pareri. Vorrei, inoltre, cambiare il parere sulla risoluzione Cimbro e Carlo Galli n. 6-00343.
VINCENZO AMENDOLA,. Dato che alcune parti sono state assorbite nella risoluzione di maggioranza, vorrei cambiare il parere in un invito al ritiro.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Rispondendo positivamente alla richiesta di Primo Ministro libico Sarraj a nome del Consiglio presidenziale, ci assumiamo un compito doveroso, ma molto difficile. Doveroso perché siamo stati riconosciuti dall'Unione europea capofila per la questione libica; difficile perché, al di là del supporto alla Guardia costiera libica, il tema dei migranti resta tutto nella sua complessità e dimensione. I migranti e le migranti che arrivano in Italia, per il 95 per cento, provengono dalla Libia, pur essendo per la quasi totalità non libici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniel Alfreider. Ne ha facoltà.
DANIEL ALFREIDER. Annuncio il voto favorevole sulla risoluzione di maggioranza e consegniamo il testo.
PRESIDENTE. Va bene, d'accordo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, i deputati dell'UDC voteranno a favore della risoluzione di maggioranza e anche della risoluzione presentata dall'onorevole Brunetta, pur avendo non poche perplessità. Io personalmente non ho, a suo tempo, approvato l'iniziativa del Governo Berlusconi, quando l'onorevole Maroni, Ministro dell'interno, è andato a trattare con il Governo libico, avendo un obiettivo unico e fondamentale: bloccare l'immigrazione, perché la politica dell'immigrazione è parte di una politica estera. E per questo oggi abbiamo di nuovo perplessità davanti all'encomiabile attivismo del Ministro Minniti, il quale si reca in Libia, tratta col Governo libico, tratta anche con le tribù libiche al confine fra la Libia e i suoi vicini del Sud, forse non avendo completamente presente la complessità del quadro all'interno del quale si muove. Questa è un'area a forte presenza francese: forte presenza militare francese, forte presenza economica francese, forte presenza diplomatica e politica francese. Se vogliamo capire le ragioni di alcuni sviluppi successivi e di alcune reazioni francesi, che certo non ci possono trovare molto contenti, quando la Francia, contrariamente al ruolo che l'Europa dà all'Italia di guida dell'intervento in Libia, si assume il ruolo della grande mediatrice, dobbiamo andare a vedere anche queste iniziative.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trifone Altieri. Ne ha facoltà.
TRIFONE ALTIERI. Grazie, signora Presidente. Il gruppo che rappresento, Direzione Italia, non voterà a favore della risoluzione di maggioranza, ci asterremo, considerando un evento positivo quello di due unità navali militari italiane nelle acque libiche, perché è da tempo, da molto tempo, che in queste Aule richiediamo con forza un intervento contro il criminale della tratta degli esseri umani: criminale che può essere fermato e arrestato solo contrastando chi lo opera, un'organizzazione che si è irrobustita grazie agli alti proventi che in questi anni sono arrivati dalla tratta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Artini. Ne ha facoltà.
MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. In questi giorni in cui, in questa veloce discussione che grazie alla nuova legge quadro ci permette di autorizzare o non autorizzare una missione, abbiamo discusso ampiamente, sia ieri con i Ministri, sia con la Commissione stessa, rispetto al merito della missione. Nel merito, la Libia è per l'Italia l'unico interesse nazionale reale nell'area del Mediterraneo, non solamente per situazioni contingenti, relativamente al fenomeno della migrazione, ma in particolare per tutto quello che è una stabilizzazione di un'area che per noi è fondamentale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore della risoluzione di maggioranza, anche perché riteniamo, come ho già detto nel primo intervento, che si tratti, comunque, di un passo in avanti, di un passo in avanti significativo, di un passo in avanti anche in una direzione inconsueta nei nostri rapporti con la Libia. Molti interventi hanno minimizzato la presenza di una o due navi, ma si tratta, pur sempre, di navi militari, di navi da guerra, che operano all'interno delle acque territoriali di un altro Stato, a seguito di un accordo fra Stati. È una innovazione molto rilevante. Quali risultati potrà dare sul futuro? Beh, questo è un altro discorso; il futuro è difficile da prevedere. Io non credo, fra l'altro, che i flussi migratori siano l'effetto dell'azione dei trasportatori, l'arricchimento dei criminali che svolgono questa funzione di organizzazione dei viaggi della speranza; è un dato di fatto la necessità di combatterli, pure, però le migrazioni hanno altre cause, hanno altre origini e non basterà, certamente, una sola politica di contrasto a chiudere questo passaggio di masse enormi di persone dall'Africa verso l'Europa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lorenzo Dellai. Ne ha facoltà.
LORENZO DELLAI. Signora Presidente, membri del Governo, il nostro gruppo parlamentare voterà a favore della risoluzione di maggioranza che ha sottoscritto e del dispositivo proposto dall'onorevole Brunetta. L'intervento delle nostre Forze armate, richiesto dalle legittime autorità libiche, non è affatto un blocco navale, che sarebbe politicamente e tecnicamente assurdo, ma punta alla cooperazione con la Guardia costiera di quel Paese, impegnata nelle azioni di contrasto alla criminalità organizzata nel campo del traffico di esseri umani. Sappiamo bene che non si tratta di un'iniziativa risolutiva, ma crediamo che possa avere, comunque, una significativa valenza, innanzitutto politica, può essere un segnale che rafforza il Governo di Tripoli, riconosciuto dalla comunità internazionale, ma, nel contempo, delegittimato, di fatto, da parte di importanti potenze regionali, ad iniziare dall'Egitto, e, a tutt'oggi, estremamente debole, nonostante la discutibile recente passerella parigina.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI. Sì, la ringrazio Presidente. Dunque, la relazione congiunta delle Commissioni esteri e difesa, che quest'Aula è chiamata a votare oggi, sancisce, secondo Fratelli d'Italia, il totale fallimento delle politiche che sono state messe in campo in tema di immigrazione da parte dei Governi Letta, Renzi e Gentiloni, a partire dal 2013, per arrivare fino ad oggi. Con la relazione che noi discutiamo quest'oggi, non è più Fratelli d'Italia a dirlo, è lo stesso Governo che lo dice, è la stessa maggioranza responsabile di quella gestione folle che dal 2013 cerchiamo di denunciare con attenzione, con puntigliosità, con determinazione, essendo sempre guardati un po' dall'alto in basso dai nostri interlocutori. Allora, vale la pena, per quest'Aula e per quegli italiani che dovessero avere la pazienza di ascoltarci, di fare un piccolo passo indietro, un piccolo di quello che è accaduto in questi anni, colleghi, perché altrimenti non si individuano mai i responsabili delle grandi situazioni e dei grandi problemi che l'Italia si trova ad affrontare.
PRESIDENTE. Concluda, deputata.
GIORGIA MELONI. Non ci sfugge - sto chiudendo - il cambio di rotta di un Governo che, dopo quattro anni di disastri, decide, almeno nelle intenzioni, di annunciare una misura di contrasto all'immigrazione incontrollata. Il nostro voto di astensione…
PRESIDENTE. La ringrazio. Deputata, la ringrazio, è oltre il tempo.
GIORGIA MELONI. …serve a incoraggiare il Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rabino. Ne ha facoltà.
MARIANO RABINO. Signora Presidente, signora Ministro, rappresentanti del Governo, vorrei partire dai dati: a ieri il numero dei migranti sbarcati in Italia nel corso di quest'anno, 95.214, è sostanzialmente lo stesso dell'anno scorso; ciò in ragione, soprattutto, della netta flessione registrata nel mese di luglio. Un che potrebbe confermarsi per ragioni su cui tornerò in seguito, poiché, oltre a queste cifre, che tanto smuovono gli animi e danno, talvolta, la stura a pessime pulsioni, ce ne sono altre che fanno rabbrividire, che dovrebbero far riflettere anche i cuori più aridi. Nel corso del 2016, circa 5 mila persone sono morte annegate nel Mediterraneo; in questi primi sette mesi dell'anno sono oltre 2.200. Sono stime, il numero esatto non lo conosceremo mai. Il Mediterraneo sta diventando una sorta di cimitero di guerra, ma senza neanche lapidi con su scritto “sconosciuto”. Sarà forse impopolare, ma riteniamo che la priorità sia evitare altre morti, bloccando il traffico di esseri umani, aumentando i controlli ed eliminando le condizioni favorevoli al diffondersi di questo infame commercio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signora Presidente, signora Ministro, penso che questa missione, che è l'oggetto vero di questa discussione, in realtà ci ponga delle questioni politiche molto molto profonde, e voglio partire proprio dalla missione in questa dichiarazione di voto, perché penso che noi dovremmo approfondire di che cosa si tratta. Questa missione ha un alto valore simbolico, anche perché quello effettivo sarebbe alquanto discutibile, considerando che si tratta, come dicevo prima, di un'estensione di Mare Sicuro, un pattugliatore italiano nelle acque territoriali libiche che è destinato a costruire lo scenario di una fotografia: la prima nave da guerra italiana che entra nel porto di Tripoli.
VINCENZO AMENDOLA,. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VINCENZO AMENDOLA,. Grazie Presidente. Riformulo il parere sulla risoluzione di maggioranza in questo senso per delle specifiche richieste. Ringrazio ancora chi sta lavorando sui testi da ieri sera perché ovviamente i testi sono molto importanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guglielmo Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Presidente, cominciamo con una premessa: in quest'Aula è intollerabile ascoltare da esponenti della maggioranza il dare patenti ad altri di utilizzare le missioni internazionali per bieca politica interna. Ricordiamo che negli ultimi venti anni se c'è stato un partito politico che ha utilizzato ogni foro internazionale per parlare male dell'Italia e dei Governi legittimamente in carica, questo è stato il Partito Democratico: ricordiamocelo sempre, non dimentichiamolo mai ! La seconda premessa irricevibile è che il vero estremismo in quest'Aula non è di chi si oppone a questa missione per considerazioni che andiamo ad esprimere, ma di chi ha fatto dell'accoglienza indiscriminata e lasciato i confini aperti, fatto entrare chiunque in questo Paese: questo è l'estremismo che va combattuto, non le posizioni di chi legittimamente - e vedremo nel merito - si oppone a questa missione. E trovo curioso che il relatore del Partito Democratico parli della Libia come di un Paese che non sa controllare le proprie frontiere: nelle frontiere meridionali è un Paese che non controlla le frontiere, è un non Paese. Ebbene, mi sembra che si stia parlando proprio dell'Italia: un Paese che negli ultimi tre anni non ha fatto niente per controllare i propri confini, niente, niente, niente ! Sono tre anni che lo diciamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Alli. Ne ha facoltà.
PAOLO ALLI. Signora Presidente, signora Ministro, colleghi, ogni volta che in quest'Aula c'è un dibattito di politica internazionale io esco in preda ad una profonda crisi di identità, per due ragioni. La prima, perché per natura personale non mi piace aderire allo sport nazionale dell'autocommiserazione, che oggi vedo sposato anche da importanti testate nazionali attraverso la penna di autorevoli opinionisti: siamo soli, non abbiamo più nessun alleato, non siamo stimati da nessuno. Seconda ragione, perché in questi quattro anni ho avuto l'opportunità di visitare molti Paesi, in Europa e al di fuori dell'Europa; in particolare negli ultimi sei mesi ho incontrato anche Capi di Stato e di Governo. Non ho svolto queste missioni in quanto rappresentante italiano, ma come Presidente di un'Assemblea parlamentare come quella dalla NATO. Ebbene, tutte le volte io ho sempre e solo constatato da parte di tutti gli interlocutori una grande stima, un grande apprezzamento per il nostro Paese; e mi domandavo: ma stiamo parlando della stessa cosa di cui parliamo quando io sono nel mio Parlamento?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carlo Galli. Ne ha facoltà.
CARLO GALLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, la deliberazione del Consiglio dei ministri sulla missione italiana a supporto della Guardia costiera libica presenta caratteristiche evidenti di criticità, tutte evidenziate nell'atto di indirizzo che Articolo 1-MDP ha autonomamente presentato. La esilità giuridica e politica della legittimazione, in primo luogo: si tratta, infatti, di alcune risoluzioni ONU che prevedono, in realtà, un quadro di intervento internazionale e di una lettera segretata di una personalità - il Presidente del Consiglio nazionale libico - internazionalmente riconosciuta, ma dal debole potere effettivo, il che colloca il nostro intervento in un contesto segnato da un alto grado di instabilità politica e militare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mara Carfagna. Ne ha facoltà.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. Grazie Presidente, colleghi, innanzitutto una premessa in merito all'atteggiamento che Forza Italia ha tenuto nel corso di questa discussione, sia nelle Commissioni di merito, che in quest'Aula; un atteggiamento responsabile, sulla scia di quanto abbiamo sempre fatto in relazione alla politica estera e alle missioni internazionali; un terreno su cui, pur essendovi visioni diverse, di fatto ci sono visioni diverse, l'Italia però ha il dovere di parlare con una voce sola, anche per rispettare il ruolo di tutte quelle donne e di tutti quegli uomini che in diverse aree del mondo sono impegnati per garantire pace, stabilità e sicurezza nel nome della nostra bandiera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Angelo Tofalo. Ne ha facoltà.
ANGELO TOFALO. Grazie, Presidente. Oggi, 2 agosto, ci troviamo in Aula a votare su questa deliberazione del Governo, su questa che possiamo definire missione, missione in Libia che, come abbiamo già detto più volte in Commissione, durante il dibattito, è un inutile inseguimento alla Francia. Oggi è il 2 agosto e sono passati proprio 37 anni da quella strage di Bologna che, ancora oggi, per onore alle vittime, merita risposte mai arrivate dallo Stato e proprio a queste risposte mai arrivate mi collego a strane vicende, rapporti mai chiariti dallo Stato italiano con i nostri cugini francesi. Ricordo, in particolare, nel 2001 o 2002, la vicenda del Nigergate lo scandalo della documentazione falsa, prodotta anche da pezzi di Stato italiani, forse, per dire troppe volte “sì” agli amici americani, a discapito, però, dei nostri cugini francesi; lì, si parlava di una fornitura di uranio per la fabbricazione di armi nucleari, i nuovi rapporti tra Niger e Iraq e poi sappiamo tutti come è andata. Mi viene in mente il caldo 2011, quando alcune navi partirono dalla Maddalena e c'è chi ha scritto che ci fossero delle armi, tra l'altro armi che la magistratura aveva ordinato il 2006 di distruggere, con un'ordinanza ignorata dalla destra e dalla sinistra, armi che qualcuno ha detto - e il dubbio è lecito - siano arrivate in Libia e utilizzate proprio dai rivoltosi contro Gheddafi; anche lì mentre noi dicevamo “sì” in gran segreto agli amici americani, i francesi bombardavano e mettevano le mani sui pozzi. Io mi domando, ma qui dentro siete tutti sicuri che l'intervento in Libia non stia pregiudicando anche la sicurezza degli italiani, in Italia? No, perché, più volte ho sentito parlare di rispetto della sovranità libica, in Commissione, durante la discussione. Ma vi è chiaro che in Libia siamo percepiti, da oltre il 60, 70 per cento della popolazione controllata dai diversi attori e leader libici, come una minaccia, come degli invasori?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Manciulli. Ne ha facoltà.
ANDREA MANCIULLI. Grazie, Presidente. Colleghi, purtroppo non ce la faccio a trattenere una battuta. Nell'intervento del collega Tofalo ho sentito per nove volte la parola “segreto”; ci mancava la Spectre e poi la vicenda libica sarebbe stata chiara e senza dubbio un . Io penso, invece, che noi dobbiamo, come del resto alcune forze politiche hanno fatto in qualche misura criticando anche aspramente il Governo, cercare di valorizzare, essendone anche in parte orgogliosi, il lavoro che sulla Libia abbiamo fatto con coerenza in molti anni, avendo dei punti comuni sul tema della Libia e sul tema di come è la Libia, perché io credo che, al di là di tutto, la linea del nostro Paese rispetto a quel Paese senza dubbio sia la più coerente e sia anche quella che può portare da qualche parte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Donatella Duranti. Ne ha facoltà.
DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Intervengo in dissenso dal mio gruppo e dichiaro il mio voto contrario all'autorizzazione di questa nuova missione, che ha come obiettivo dichiarato e prioritario il contenimento e il respingimento dei migranti verso un Paese in guerra e che non rispetta i diritti umani, in cui la stessa UNHCR non può metter piede, con l'aggravante di un codice di condotta per le ONG che ostacolerà di fatto la loro attività di salvataggio delle vite umane. Ritengo che questa missione sia una prova muscolare inaccettabile, con un tratto di disumanità, che io non posso avallare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ciracì. Ne ha facoltà.
NICOLA CIRACI'. In un minuto. Il Governo Gentiloni è riuscito in un'impresa storica e titanica: trasformare il nostro popolo, il popolo italiano, come un nemico nell'immaginario collettivo del popolo libico. Non continuo con quello che è stato il disastro della politica estera, che non è iniziato adesso, con l'elezione del Presidente della Repubblica francese, ma è iniziato nel momento in cui c'è stata la scomparsa del premier libico Gheddafi, nel quale noi siamo stati completamente assenti. Da allora, gli attori sono sempre gli stessi: Renzi, Gentiloni, Gentiloni, Renzi, e compagnia; una politica fallimentare che non mi mette nelle condizioni, oggi, per la sicurezza del nostro Paese, di dare un voto favorevole a questa iniziativa del Governo, ma dare un voto nettamente contrario. E invito a non sottovalutare ciò che scrive il Comitato libico per la difesa e la sicurezza. Non vorrei davvero che si stesse scherzando con un popolo che, in questo momento, non ha nulla da perdere, che può solo continuare ad aprire i suoi confini, per mandarci sempre più immigrati. La collaborazione doveva essere in tempi diversi. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Colleghi e colleghe, adesso vorrei l'attenzione dell'Aula per la commemorazione della strage di Bologna (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea ed i membri del Governo).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 (Doc. VIII, n. 9) e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017 (Doc. VIII, n. 10).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato questore Gregorio Fontana.
GREGORIO FONTANA, . Grazie Presidente. Dopo la discussione congiunta, ringrazio sinceramente i colleghi intervenuti in discussione generale. Il Collegio dei questori ha ovviamente accolto con soddisfazione gli apprezzamenti che i colleghi Marantelli, Milanato e Melilla hanno indirizzato al lavoro da noi compiuto, insieme a quello della Presidente Boldrini, che ringrazio, e all'Ufficio di Presidenza, sul piano del contenimento e della razionalizzazione della spesa della Camera dei deputati, nell'intento di segnare un profilo di rigore e di sobrietà nell'impiego delle risorse pubbliche destinate al suo indispensabile funzionamento.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati Con riferimento all'ammissibilità degli ordini del giorno, ricordo che i relativi criteri sono stati definiti nel tempo sulla base dei principi generali dell'ordinamento e alla luce del quadro regolamentare delle competenze degli organi della Camera.
RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Sì, Presidente, intervengo perché vorrei contestare, disapprovare, non so, chiedere un ripensamento con riferimento alla dichiarazione di inammissibilità degli ordini del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/25 e n. 9/Doc. VIII, n. 10/26 Luigi Di Maio, che riguardano i vitalizi e le pensioni privilegiate dei deputati.
LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su che cosa?
LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente. Sempre sull'ammissibilità, perché è nostro dovere anche mettere in discussione quello che c'è scritto nelle valutazioni che si fanno sull'ammissibilità. Oggi, qui, si sta vietando alla Camera di discutere sul tema dei vitalizi e della pensione privilegiata dei parlamentari perché quest'Aula ha votato la legge Richetti, che passa al Senato e che riguardava i vitalizi, dicendo addirittura che, votando questa legge, noi abbiamo rinunciato come parlamentari al diritto di poter discutere in sede di bilancio dei vitalizi.
PRESIDENTE. Allora, io ho già spiegato le motivazioni che sono alla base della mia scelta: due percorsi normativi non sono possibili, perché del tema noi abbiamo parlato in quest'Aula, perché si è scelta la via legislativa. È stata una scelta, voi peraltro l'avete anche sostenuta, dunque c'è quel percorso avviato e quel percorso noi seguiremo. Al Senato hanno dato l'inammissibilità, ma c'è la legge incardinata per lo stesso motivo, arriverà in discussione la legge, per cui è lo stesso identico motivo, il criterio è lo stesso.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, su che cosa?
ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente Boldrini, sull'articolo 8 e seguenti; è nostro pieno diritto fare valutazioni sul suo operato, pieno diritto; lei può rispondere, ma noi abbiamo tutto il diritto di fare valutazioni sul suo operato, primo. Secondo, poc'anzi, lei ha detto: la legge al Senato verrà votata. Lei si può prendere questo impegno da Presidente della Camera? Cosa ne sa lei di che cosa succederà sulla legge sui vitalizi, chi ci garantisce che non verrà affossata, chi ci garantisce che non verrà annacquata, chi ci garantisce che non verrà modificata per rispedirla qui alla Camera e per non veder mai approvata una legge sul taglio dei vitalizi e non farla mai diventare legge dello Stato? Lei si può prendere questa responsabilità?
PRESIDENTE. Questo non è un richiamo al Regolamento, onorevole Di Battista, comunque, c'è un iter in corso, c'è un iter in corso…
ALESSANDRO DI BATTISTA. Sto concludendo il richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Non c'è un richiamo al Regolamento, mi dispiace. Lei sta facendo un intervento nel merito, non un richiamo al Regolamento….
ALESSANDRO DI BATTISTA. Questo lo dice lei!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Battista…
ALESSANDRO DI BATTISTA. Allora, continuo il mio intervento senza microfono…
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, prego… Onorevole Di Battista, la richiamo all'ordine lei non può parlare, adesso. La smetta, la smetta, la smetta lei ha terminato il suo intervento, perché non era un richiamo al Regolamento . Si attenga alle regole, la richiamo all'ordine per la seconda volta.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Lo faccia per la terza volta! Posso finire un concetto?
PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, la smetta . Allora, guardi, se lei pensa che questo sia un modo per … lei ha già parlato…
FRANCESCO D'UVA. Chiedo di parlare, per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA. Presidente, sull'articolo 8, sulla gestione dell'Aula. Forse la situazione sta un attimo sfuggendo di mano. Il collega Di Battista ha fatto un intervento in cui stava rispondendo alla Presidente, riferito al fatto di come stava gestendo l'Aula; l'ha fatto esattamente sullo stesso argomento su cui lo sto facendo io. Questa gestione dell'Aula, Presidente, è assolutamente inaccettabile, mi deve perdonare. Se lei dice delle cose, se lei giustamente, dal suo scranno, il più alto della Camera, si permette di replicare ai colleghi e via così, è diritto del collega Di Battista fare un intervento sul Regolamento, sull'articolo 8, su come l'Aula viene gestita.
PRESIDENTE. Deputato, l'intervento non era pertinente e i toni erano veramente, veramente inaccettabili, va bene, va bene ?
ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Presidente, io voglio capire semplicemente una cosa, perché basta chiarirsi. Se qui funziona che la Presidente, che si ritrova, per dinamiche che non capirò mai, a ricoprire quel ruolo, può venire qui e dire…
PRESIDENTE. Ma lei come si permette di dire questo? Io sono stata eletta. No, non si può accettare, quali dinamiche? C'è stata una votazione! Questo è altamente irrispettoso della Presidenza! C'è stata una votazione, va bene? Quindi, lei non si può permettere di dire questo !
ALFONSO BONAFEDE. Presidente, non volevo offendere la sua persona, mi permetto di esprimere…
PRESIDENTE. Lei sta offendendo; se lei non si rende conto che offende, è un problema serio.
ALFONSO BONAFEDE. Io non mi permettevo di offendere la sua persona, non lo farei mai, ma ho il dovere politico di esprimere un giudizio politico su una carica politica, la terza carica dello Stato che, secondo me, in questo momento, è ricoperta in malo modo, e glielo spiego tramite il richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Va bene, la ringrazio.
ALFONSO BONAFEDE. No, non ho ancora terminato, Presidente.
PRESIDENTE. Il richiamo al Regolamento io non l'ho ancora capito, veramente. Lei sta entrando nel merito di una questione che non ha nulla a che vedere col Regolamento.
ALFONSO BONAFEDE. E' ancora un richiamo al Regolamento il fatto che lei risponda, dicendo che qualcuno non può intervenire, sempre nella gestione dell'Aula, perché sta travisando l'oggetto dell'intervento. Ora, Presidente, io vorrei capire, cosa c'entravano i terremotati nella spiegazione che lei ha dato rispetto all'eccezione fatta dai deputati Fraccaro e Di Maio, perché o ci atteniamo tutti all'oggetto, oppure mi sembra, oltre che di cattivissimo gusto, assolutamente fuori luogo, nel momento in cui si parla di vitalizi, dire, eh, però, guardate, abbiamo risparmiato un po' per darli ai terremotati . In questo, la invito a chiedere scusa non solo alla Camera, ma anche ai terremotati, che avrebbero piacere di non essere utilizzati a suo piacimento per cercare di non portare in Aula l'argomento dei vitalizi. Terzo punto, Presidente, perché qui o stiamo a raccontarci barzellette o parliamo di leggi, io voglio capire da lei e da tutto il suo staff, quale legge impedisce alla Camera dei deputati di discutere del suo bilancio e dei punti del suo bilancio…
PRESIDENTE. Siamo qui per questo.
ALFONSO BONAFEDE. …soltanto perché c'è una proposta di legge che riguarda quell'argomento in un altro ramo del Parlamento. Io non le chiedo di dirmi qual è la sua opinione; io da deputato, siccome ci viene impedito di portare un argomento del bilancio all'attenzione della Camera, affinché la Camera possa votare nella sua piena libertà, anche diversamente da quello che penserebbe il MoVimento 5 Stelle, anzi, non ho dubbi, però, siccome lei ce lo sta impedendo, io voglio sapere quale legge dice che noi non possiamo discutere un argomento, perché c'è una proposta di legge in un altro ramo del Parlamento.
ALFONSO BONAFEDE. …perché su ogni punto di quell'argomento probabilmente c'è una proposta di legge in Parlamento.
PRESIDENTE. Io penso di essere stata abbastanza chiara. L'ho detto due volte: i due percorsi normativi non possono essere compatibili. Sarebbero stati due percorsi normativi. Ho già spiegato nel merito e, quindi, basta. Peraltro, penso che tutti dobbiamo attenerci alle regole. C'è un Regolamento e io non sono qui per fare quello che voglio fare; io faccio quello che sono tenuta a fare e sono tenuta a far osservare il Regolamento. Mi dispiace; questo può non piacere, ma queste sono le regole e tutti dobbiamo attenerci alle regole.
DAVIDE CAPARINI. Grazie, ma non è un problema restare in piedi. Io credo che il collega Di Battista abbia il della Presidente della Camera appeso nella sua stanza, perché ad ogni intervento del collega lei gli regala qualche milione di sulla sua pagina di . Quindi, migliore di questo non c'è.
PRESIDENTE. Deputato Caparini, sulla prima questione io ho già ampiamente risposto. Sulla seconda, sul suo ordine del giorno in cui lei chiede l'assunzione a tempo indeterminato dei cosiddetti “decretati”, l'assunzione non può essere fatta da parte della Camera perché alla Camera si accede con concorsi pubblici. Quindi, in questo caso non sarebbe possibile, stante le norme attuali, poter fare quest'operazione che lei richiede, perché queste persone, peraltro, non sono neanche alle dipendenze della Camera ma lavorano con i deputati che hanno particolari - diciamo - ruoli e funzioni.
CATERINA BINI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CATERINA BINI. Grazie, signora Presidente. Intervengo sempre per un richiamo al Regolamento, ai sensi degli articoli 8 e seguenti, per ricordare, sul tema delle espulsioni, che dal nostro punto di vista - oltre a volerle esprimere ovviamente la solidarietà per gli attacchi subiti a nome del gruppo del Partito Democratico - quando un deputato, come l'onorevole Di Battista, grida con toni inaccettabili e senza microfono, perché gli è stata già tolta la parola, l'espulsione e i richiami all'ordine sono sicuramente congrui. Noi siamo abituati a tutelare la figura del Presidente come istituzione sempre e non a giorni alterni e a far sì che, appunto, quando le decisioni come queste sono insindacabili si rispettano. Peraltro, il Presidente Di Maio questo dovrebbe saperlo molto bene.
ADRIANA GALGANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Grazie, signora Presidente. Noi siamo particolarmente sorpresi di questa inammissibilità di questo nostro ordine del giorno che ha l'appoggio di tutti i Civici e Innovatori e di colleghi di altri gruppi. Siamo sorpresi per due motivi: uno di natura tecnica e l'altro di natura politica. Per quanto riguarda la natura tecnica, noi abbiamo sentito da poco in Aula il questore Gregorio Fontana molto opportunamente e anche con il nostro sostegno dire che l'Ufficio di Presidenza ha operato nel senso di togliere risorse ai gruppi.
PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Galgano. Lei sa che le inammissibilità non sono riformulabili. Capisco le istanze che lei solleva con questo ordine del giorno, arrivo a dirle che condivido il fatto che lei si voglia far carico del disagio di queste persone.
LARA RICCIATTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente. Articolo 8 e seguenti, perché, come da consuetudine, ormai consolidata negli ultimi quattro anni, all'interno di questa Camera, più o meno fra la prima e la seconda settimana di agosto, una determinata forza politica, un gruppo parlamentare, inizia la propria campagna elettorale. E, allora, davanti a questo, iniziamo a sdoganare tutta la maleducazione presente all'interno di quest'Aula, e sulla gestione dei lavori non ci si può indignare a fasi alterne, perché noi non possiamo permettere, signora Presidente, per il rispetto non solo del suo ruolo, ma di quest'Aula tutta e di tutte le istituzioni, che un deputato, nonostante non abbia la parola, inizi ad urlare parole incomprensibili, in barba anche al diritto delle colleghe e dei colleghi innanzitutto di ascoltare. Ogni tanto, la pratica dell'ascolto all'interno di quest'Aula - non ambiamo alla buona educazione, abbiamo capito che è stata scordata e lasciata il più delle volte qua fuori - non farebbe male.
SIMONE VALENTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Mi scusi, ma io intervengo perché alcune sue affermazioni sono facilmente smontabili in quest'Aula. Lei ha parlato di due percorsi normativi differenti, ma in realtà tutti sappiamo…
PRESIDENTE. No, però non sull'ammissibilità .
SIMONE VALENTE. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Sull'ammissibilità è chiuso il discorso. Ho dato le spiegazioni che voi mi avete chiesto.
SIMONE VALENTE. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per farle notare alcune sue affermazioni che non vanno bene.
PRESIDENTE. Le faccio presente che la decisione è inappellabile in Aula; quindi, è inutile continuare a parlare su questo criterio. Sulla inammissibilità non c'è da continuare una discussione su questo tema, perché è inappellabile (. Colleghi, è inappellabile; quindi, non ha senso continuare questa discussione.
SIMONE VALENTE. Presidente, io intervengo su un punto, se mi fa parlare…
PRESIDENTE. Ho dato le mie spiegazioni, deputato Valente; quindi, se lei ha altre obiezioni, sono qui per accoglierle, ma se lei mi riporta di nuovo all'attenzione l'inammissibilità di quegli ordini del giorno, ho già spiegato.
SIMONE VALENTE. Presidente, ho premesso che farò alcune osservazioni su quello che ha detto e poi ho alcune richieste che sto avanzando alla Presidenza, se mi lascia finire. Allora, lei ha parlato di due percorsi normativi differenti, però voglio ricordare in quest'Aula…
PRESIDENTE. No, non ci siamo. Deputato Valente, così non va bene. Ci deve essere il rispetto delle regole.
SIMONE VALENTE. Arrivo al punto, Presidente.
PRESIDENTE. Ho già parlato di quella inammissibilità. Allora, o lei mi dice qualcosa di nuovo o io devo toglierle la parola.
SIMONE VALENTE. Io le dico qualcosa di nuovo, se lei mi fa finire, Presidente. Riprendo il discorso e cerco di essere molto veloce, in modo che arrivo al punto. Allora, due percorsi normativi: ricordo che, da una parte, c'è un percorso normativo, che è quello della proposta di legge Richetti, e quello è un percorso normativo; dall'altra, in realtà, c'è la discussione del bilancio della Camera, dove ci sono degli ordini del giorno dove si impegnano i questori a valutare l'opportunità di fare alcune scelte, e quello è un percorso autonomo, che la Camera può decidere di prendere.
PRESIDENTE. Scusi, cosa c'entra il Regolamento con questo suo intervento?
SIMONE VALENTE. Non è sul Regolamento, ma sull'ordine dei lavori, Presidente. Arrivo al punto per chiederle…
PRESIDENTE. E arrivi al dunque, però, perché altrimenti lei fa un intervento su un altro tema.
SIMONE VALENTE. Presidente, sto arrivando al punto. Mi faccia finire.
PRESIDENTE. Qual è il punto?
SIMONE VALENTE. Mi faccia finire, Presidente.
PRESIDENTE. No, non la faccio finire, perché su questo abbiamo già chiuso l'argomento.
SIMONE VALENTE. Abbiamo parlato di questo e lei, Presidente, ha espulso un mio collega che è intervenuto sul punto, non lo ha fatto terminare; ha fatto una valutazione politica e lei ha giudicato questa valutazione politica, togliendogli la parola.
PRESIDENTE. Io non faccio valutazioni politiche.
SIMONE VALENTE. Io, in questo caso, come capogruppo del MoVimento 5 Stelle, devo tutelare anche i miei colleghi che hanno il diritto di intervenire in quest'Aula, per farle osservare alcune cose che non vanno bene assolutamente.
PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA. Presidente, ma vuole rispondere al collega!
PRESIDENTE. Ma come? Io rispondo al collega se ritengo di rispondere e quando ritengo di rispondere; non siete voi a stabilire le regole, non siete voi a stabilire le regole, va bene?
LUIGI GALLO. E' capogruppo!
PRESIDENTE. Deputato Gallo! Allora, capisco che è difficile osservare le regole, ma le persone devono attenersi alle regole, anche qua dentro, e c'è una questione di rispetto. Lei mi ha fatto una domanda e io mi riserverò di darle una risposta, va bene? Andiamo avanti. Deputata Binetti, prego.
PAOLA BINETTI. Volevo intervenire in merito alla risposta data all'ordine del giorno, che peraltro ho firmato, della collega Galgano e che riguarda il personale. Lei, giustamente, dice che il personale della Camera entra alla Camera per concorso, ma non è né la prima né l'unica volta che si possono predisporre dei concorsi aperti a tutti, ma, come si dice, per titoli ed esami, in cui, tra i titoli, l'esperienza pregressa, la competenza acquisita, in qualche modo il servizio già prestato alla Camera, rappresenta un titolo non di privilegio, ma un titolo meritevole di essere preso in considerazione.
PRESIDENTE. Scusi, deputata Binetti, la devo interrompere. Anche su questo ho dato una spiegazione, per cui mi spiace, ma credo di aver dato una spiegazione sull'inammissibilità. Ho motivato la mia decisione, non è una decisione riconsiderabile, né adesso possiamo aprire un dibattito sull'inammissibilità, non è previsto dal Regolamento. Quindi, non ho modo di continuare con un dibattito su questo tema delle ammissibilità.
FERDINANDO ADORNATO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ADORNATO. Presidente, per un richiamo al Regolamento, siccome sono rimasto colpito dall'intervento dell'onorevole Bonafede sul richiamo al Regolamento. Io tendo a pensare che quando si parla qua dentro si è tutti in buonafede - ci sta bene il cognome del collega - anche se alle volte sono evidenti intenti strumentali e di propaganda. Sulla questione dell'inammissibilità nell'Ufficio di Presidenza non è stato sollevata nessuna obiezione, ci si riservava evidentemente di porla in Aula per motivi che possono essere legittimi di propaganda e strumentali. Però, io mi sforzo di considerare la buonafede e allora vorrei rispondere, suo tramite, all'onorevole Bonafede sulla questione del tono. I francesi dicono…
PRESIDENTE. Mi scusi, anche qui…
FRANCESCO D'UVA. Ma che tono?
FERDINANDO ADORNATO. Il tono riguarda i motivi delle decisioni prese dalla Presidente. Su questo è intervenuto l'onorevole Bonafede. Se posso intervengo, altrimenti…
PRESIDENTE. Però, deputato, non è un richiamo al Regolamento questo.
FERDINANDO ADORNATO. Sui poteri del Presidente non c'è un punto del Regolamento? È una domanda retorica Crippa, non so se ti sfugge.
PRESIDENTE. È riguardo al mio operato, se è l'articolo 8, è riguardo al mio operato, non a quello dei deputati che reagiscono.
FERDINANDO ADORNATO. Comunque non mi interessa, se lei non ritiene, non parlo.
PRESIDENTE. La ringrazio.
SIMONE VALENTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE VALENTE. Presidente, io le ho avanzato una richiesta e lei mi ha risposto. Però vorrei che la risposta avvenisse prima dell'illustrazione perché ovviamente ci sono alcuni colleghi, compreso il collega Di Battista, che vorrebbero intervenire. Quindi per noi, per il nostro gruppo, sarebbe importante che la risposta avvenisse subito, in modo che anche il collega possa intervenire in questa situazione.
PRESIDENTE. In questa fase non è previsto nessun intervento perché il questore Fontanelli deve esprimere i pareri quindi non c'è nessuna fretta. Mi riservo, mi riservo, di farle avere un una risposta in tempo utile.
PAOLO FONTANELLI, Grazie, Presidente. Prima di entrare nel merito degli ordini del giorno, devo svolgere alcune precisazioni a nome del Collegio dei questori. Ricordo che, sulla base della prassi ormai consolidata, tutti gli ordini del giorno debbono intendersi quale invito rivolto al Collegio dei questori e all'Ufficio di Presidenza a valutare l'opportunità di operare nel senso indicato dai rispettivi dispositivi. In questo stesso senso sono formulate anche le proposte di modifica che il Collegio si accinge a proporre ai presentatori degli strumenti di indirizzo cioè degli ordini del giorno.
PAOLO FONTANELLI, . L'ordine del giorno Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 10/9 è identico a quello sempre presentato l'anno scorso e allora respinto. Il trattamento economico dei deputati italiani, anche tenuto conto degli interventi di riduzione e dei mancati adeguamenti operati negli anni scorsi, è sostanzialmente in linea o inferiore a quello dei parlamentari dei principali Paesi europei: se si paragona il costo complessivo delle competenze corrisposte ai parlamentari italiani, risulta evidente che esso è inferiore a quella dei parlamentari di Francia, Germania, Gran Bretagna e del Parlamento europeo. Conseguentemente il Collegio, in riferimento all'ordine del giorno Melilla n. 9/Doc. VIII, n. 8/92 dello scorso anno, aveva chiarito che una modifica della disciplina della materia sul modello di altri Parlamenti europei non risulta compatibile con le esigenze di contenimento della spesa dell'istituzione parlamentare: si spenderebbe di più. Pertanto invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Scusi, siccome alle 15,30 poi abbiamo il Ministro Calenda, suggerirei per esempio sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/59 Caparini che ha accolto, magari, di evitare di leggere le motivazioni in maniera che andiamo più…
PAOLO FONTANELLI, . Va bene. Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/59 Caparini, accolto.
PRESIDENTE. Prima di sospendere la seduta ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Grazie. Nel ringraziare i questori per l'eccellente lavoro, comunico che accetto le richieste di riformulazione. Ovviamente, non chiedo di mettere in votazione quelli che sono stati pienamente accolti e, quindi, rimarranno cinque miei ordini del giorno: 9/Doc. VIII, n. 10/62, 9/Doc. VIII, n. 10/66, 9/Doc. VIII, n. 10/68, 9/Doc. VIII, n. 10/70 e 9/Doc. VIII, n. 10/71 da votare.
PRESIDENTE. Ne prendiamo nota e la ringrazio molto.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Bindi, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Brunetta, Caparini, Capelli, Causin, Cicchitto, Cirielli, D'Alia, Dambruoso, Dellai, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Fontanelli, Garofani, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lupi, Manciulli, Marazziti, Marcon, Mazziotti Di Celso, Pannarale, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Sottanelli, Speranza, Tabacci, Simone Valente, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'acquisizione da parte di Fincantieri dei cantieri navali STX Saint-Nazaire.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.
CARLO CALENDA,. Grazie mille. Onorevoli deputati, in merito alla questione STX France Fincantieri permettetemi, in primo luogo, di ripercorrere brevemente in questa sede gli eventi che hanno portato all'attuale situazione. STX France dopo varie vicende si è venuta a trovare sotto il controllo della coreana STX Offshore & Shipbuilding, che deteneva il 66,66 per cento delle azioni dei cantieri di Saint-Nazaire, in partecipazione con lo Stato francese, che aveva il 33,33 per cento dell'impresa. I cantieri francesi, a causa delle difficoltà economiche e finanziarie della controllante, sono stati messi in vendita. Il 19 ottobre 2016 il tribunale di Seul ha avviato la procedura pubblica di vendita delle quote di STX France in capo al gruppo coreano STX in amministrazione controllata. Fincantieri, in accordo con il Governo francese - ripeto: in accordo con il Governo francese -, il 27 dicembre 2016 ha presentato la sua offerta vincolante sulla base di un prezzo di 80 milioni di euro. Il 3 gennaio 2017 Fincantieri è stata selezionata come dal tribunale di Seul, essendo peraltro stata l'unica ad aver presentato un'offerta. Dopo mesi di trattative, il 12 aprile scorso Fincantieri ha firmato con il Governo francese un accordo che definiva la struttura della compagine azionaria, gli elementi fondamentali della e le linee guida del piano industriale. Il Governo francese, tuttavia, manteneva il diritto di prelazione sull'acquisizione esercitabile entro il 29 luglio.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
GIANLUCA BENAMATI. Grazie, Presidente. Ringrazio, tramite suo, il Ministro, anche se confesso un po' di amarezza nell'assistere a questo dibattito, che non avremmo voluto tenere, sugli accordi fra Fincantieri e STX, che ci sembravano già in una fase così avanzata. Un progetto, lo diceva il Ministro, che è un ottimo progetto industriale, che vede l'unione, quasi il connubio naturale, fra una realtà, quella di Fincantieri, nel settore del trasporto passeggeri via nave e ricca di e di ordini, e una realtà, come quella di STX, più in difficoltà, ma ricca di infrastrutture per la realizzazione di navi. Una sinergia che pareva quasi naturale all'atto di quel percorso e di quel processo pubblico di cessione di quelle quote.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.
ANDREA VALLASCAS. Grazie Presidente. Signor Ministro è tardi per le misure anti-scorreria, solo lei non se n'è accorto. Sono lontani i tempi e cinguettii di giubilo Renzi e Gentiloni che straripanti di gioia salutavano Macron definendolo una speranza che si aggira per l'Europa. Macron dal canto suo cinguettava a Renzi “marciamo insieme”; verso cosa si chiederanno gli italiani adesso. Verso la liquidazione definitiva del nostro Paese? Noi siamo con te Macron, scriveva Renzi; siamo con te a tutela degli interessi francesi? Fateci capire, ci stiamo preparando a diventare la prima vittima della francese o forse siamo semplicemente vittime dell'inettitudine del Governo Gentiloni? Perché cari colleghi il Presidente francese ha le idee chiare, ben palesate a partire dalla posizione nei confronti dei migranti, sino al libico. Come se non bastasse, arriva adesso la batosta di Fincantieri-STX. Premetto, per capirci, Fincantieri fa capo a CDP attraverso Fintecna per il 71 per cento, ha un fatturato da oltre 4,4 miliardi e 20.000 dipendenti, ha inoltre 24 miliardi di ordine per navi da realizzare e STX France ha appena 1,4 miliardi di giro d'affari e 6 miliardi di commesse. Cosa succede dunque? Che Macron, l'unica speranza d'Europa per Gentiloni, fa saltare l'intesa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Signora Presidente. Signor Ministro, lei sa signor Ministro che dall'atteggiamento del suo Governo, nel caso Fincantieri ma non solo, dipende la credibilità del nostro Paese e lei sa che la credibilità è un valore tanto in economia, quanto in politica, soprattutto in politica estera. Nell'arco di quarantotto ore, una settimana fa, il nostro Paese e la nostra credibilità hanno ricevuto due colpi gravissimi: Macron e la Libia, ne abbiamo parlato questa mattina, Macron e Fincantieri. Due schiaffi all'Italia nell'arco di quarantotto ore, con la nostra opinione pubblica assolutamente preoccupata e colpita.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guglielmo Epifani. Ne ha facoltà.
ETTORE GUGLIELMO EPIFANI. Presidente, signor Ministro, il quadro che lei ha delineato qui in Parlamento effettivamente è un quadro veritiero, che corrisponde esattamente a quello che è accaduto in questi mesi sulla vicenda tra Fincantieri e l'azienda francese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vincenzo Garofalo. Ne ha facoltà.
VINCENZO GAROFALO. Presidente, signor Ministro, c'è un principio fondamentale del diritto civile e del diritto internazionale: . Quali erano i patti nella vicenda Fincantieri-Saint Nazaire? La Fincantieri, controllata dal Ministero dell'economia, ha concluso lo scorso gennaio un accordo - come ha detto lei - per acquistare il 66,6 per cento delle azioni della società, che continuiamo a definire francese, ma che, fino alla decisione di sabato scorso, era una multinazionale nordcoreana che si occupava di costruzioni navali. La divisione francese dell'azienda ha dichiarato bancarotta nel maggio 2016, e Fincantieri, chiamata in soccorso - come lei ha raccontato - dall'allora Presidente francese, François Hollande, ha raggiunto un accordo per l'acquisto di due terzi in mano appunto ai falliti coreani. Secondo l'accordo, il gruppo italiano, quindi, doveva entrare in possesso del 48 per cento dei cantieri navali di Saint- Nazaire e restare in minoranza almeno per otto anni, al fianco però dalla Fondazione Cassa di risparmio di Trieste, che avrebbe disposto del 7 per cento delle quote. Lo Stato francese - sempre secondo l'intesa firmata a maggio - continuava ad avere il controllo del 33 per cento della società, mentre il restante 12 per cento in mano al gruppo francese Costruzioni navali DCNS.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signora Presidente, Ministro, possiamo dire che siamo stupiti, ma fino a un certo punto: ce lo dovevamo aspettare dai francesi. Io sono piemontese, come mi vanto sempre di dire e farmi riconoscere, e il Ministro francese ha detto a lei e al Ministro Padoan che siamo come fratelli, ma bisogna fare bene attenzione, soprattutto ai fratelli francesi, perché, come si dice in Piemonte, al massimo siamo cugini alla lontana. C'è un vecchio detto piemontese, popolare, contadino, in cui si dice: mai comprare un trattore da un francese. Qualche motivo ci sarà. Purtroppo Fincantieri ha osato, ha provato, e c'è anche riuscito, e non dico con pochi spiccioli, ma con 80 milioni di euro, anche se, rispetto alla finanza complessiva di Fincantieri e dell'industria italiana e francese, è sicuramente di poco conto. Si è parlato ultimamente, a parte il PD, a parte la minoranza, a parte un po' da tutti, delle ritorsioni che si possono fare per calcare la mano ed evitare che si chiudi in modo negativo, per Fincantieri e per l'Italia, il contratto per l'acquisizione di STX. Ritorsioni se ne possono fare, perché questo Governo ha già pianificato ritorsioni economiche, come l'embargo alla Russia, perciò non è che possiamo stupirci, se lo si fa anche per alcuni settori strategici come quelli che ha citato, di Telecom, o delle banche francesi nel nostro Paese, in modo tale da tutelare, fare un minimo di protezionismo e fare quella pressione - come tanti di noi negli ultimi interventi hanno detto - in modo tale che possa avvenire al meglio l'acquisizione e non ci sia la possibilità di recedere dai contratti, che, sin dall'inizio, si sono dimostrati un po' stravaganti, diciamo così, non solo per la cifra, ma anche per l'asta, avvenuta in solitaria. Sembrerebbe un po' inverosimile, non vorremmo mai che ci fosse realmente un tranello francese per evitare di pagare qualche cosa o qualche commessa ulteriore. Le nostre preoccupazioni sono indubbiamente su un settore strategico come Fincantieri, che ha la possibilità effettivamente di essere già europeo e mondiale con questa acquisizione, però quello che ci preoccupa da sempre è che lo francese negli ultimi anni ha esagerato - e l'Italia, questo Governo e i Governi precedenti sono senza autorevolezza, popolare, senza sovranità, esautorata da voi stessi, grazie all'Europa, che tanto citate e tanto ringraziate - acquisendo settori strategici nel cibo, nell'industria, nel settore manifatturiero. Si è citato Parmalat, posso citare BNL, Gucci, Bulgari, Fendi, Eridania zucchero, e pure l'Orzo Bimbo ci hanno tolto. Non a caso, in ultimo voglio citare la Comital di Volpiano, per cui ha fatto richiesta al suo Ministero, con un'interrogazione urgente, di rivedere gli accordi per i 140 lavoratori, che sono stati licenziati da un'azienda francese che ha acquisito la Comital di Volpiano e oggi licenza i dipendenti. E ben venga la Francia che cerca di tutelare il lavoro, l'occupazione: facesse così anche l'Italia e questo Governo saremmo sicuramente i primi in Europa in tutti i settori che sono rimasti perché, se guardiamo la Telecom, l'Alitalia o l'Ilva nel nostro Paese negli ultimi sette-otto anni sono stati persi punti di credibilità e sul piano occupazionale. Quello che sicuramente dovete fare è chiedere al compagno Macron, che avete tanto elogiato al momento della sua elezione, di poter realmente lasciar spazio in questo caso all'Italia e a Fincantieri ed evitare che ci sia una retrocessione dei contratti perché sicuramente non ci sarà una soluzione positiva, anche se auspicate nei prossimi mesi una soluzione fattibile e positiva per Fincantieri.
PRESIDENTE. Concluda, deputato.
STEFANO ALLASIA. Quello che potete eventualmente fare effettivamente con quella poca forza fisica, politica, che avete è riuscire a dare un colpo di reni e sovrastare la Francia e riuscire a portare a casa e a compimento il risultato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.
STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. La controffensiva del Presidente Macron su STX ha un grande merito: squarcia il velo dell'ipocrisia dell'europeismo retorico e mette a nudo quello che è: il rapporto di forza tra interessi nazionali. Prima il presidente Brunetta si chiedeva a proposito della Commissione europea: essa riflette ovviamente i rapporti di forza tra gli Stati nazionali e, quindi, non dice niente a proposito di una vicenda che è palesemente in contraddizione con le regole europee. E così il vostro celebrato campione di europeismo liberista ha disseppellito un'antica parola del movimento operaio: nazionalizzazione. Certo, lo fa in modo strumentale non come Jeremy Corbyn che, prima di lui, lo ha proposto nel programma elettorale con convinzione e con una visione anche di politica industriale. Il punto è, caro Ministro, che i sacri principi del libero mercato che lei e il suo Governo si ostinano a riproporre come portatori dell'interesse generale in questi trent'anni hanno marginalizzato e svalutato il lavoro, hanno spiaggiato le classi medie. Bisognerebbe chiedersi perché si arriva a riscoprire una parola che da trent'anni è stata un tabù: oggi lo fa Macron in Francia ma è stato esattamente lo stesso per la Germania in questi trent'anni che, dietro l'europeismo retorico, afferma i suoi interessi nazionali con i principi mercantilistici e ordoliberisti che sono iscritti nei Trattati, nell'unione bancaria, nelle politiche per l'energia. Però, caro Ministro, l'alternativa per noi non è il sovranismo, non è il nazionalismo aggressivo, non è l'autarchia e non è neanche la ritorsione: l'alternativa è curare l'interesse nazionale nel mondo reale che vede altri Paesi curare il loro interesse nazionale e vedere l'UE come una cooperazione tra Stati nazionali. Dunque, di fronte alla vicenda di cui trattiamo, va affrontata la questione di fondo: l'Italia ha una classe dirigente adeguata, per usare un'espressione cara a Raffaele Mattioli, per declinare in modo cooperativo l'interesse nazionale? Una classe dirigente vuol dire non solo politica ma in generale: politica, economica, amministrativa, culturale. Qualche dubbio viene: ad esempio lei dice che rileva non la nazionalità - sono d'accordo - ma il piano industriale. A Vivendi su Telecom che piano industriale avete chiesto? Qual è il piano industriale di Vivendi? Noi valutiamo positivamente l'istruttoria che il suo Ministero ha proposto a Palazzo Chigi perché in quel caso ci può essere l'occasione per poter verificare non la nazionalità, che è irrilevante, ma la possibilità di vedere garantito l'interesse nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galati. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GALATI. Grazie, Presidente. Ministro, la linea tracciata dal suo intervento conferma la fermezza, la coerenza mantenuta dal Governo nel corso di queste settimane. È una posizione che propone una risposta adeguata a quella che appare come una mera volontà di affermazione nazionalistica e anche di determinare rapporti di forza sullo scenario internazionale da parte della Francia. Il dossier Fincantieri è purtroppo scivolato velocemente dal piano economico industriale a quello politico-diplomatico aprendo scenari politici internazionali che stridono evidentemente con la vocazione europeista e liberale che avrebbe dovuto caratterizzare il neo-insediato Governo francese. Facendo una considerazione preliminare cioè, sebbene l'esercizio del diritto di prelazione da parte della Francia sulle azioni oggetto di cessione di STX era certamente un'eventualità presente sul tavolo, non è possibile però trascurare lo sforzo congiunto fatto da Italia e Francia, che lei ha ricordato, nel corso del processo di acquisizione, trattative che hanno poi portato alla firma dell'Heads of terms con la Francia, che è un documento di intesa giuridicamente non vincolante ma per questo non impegnativo perché soprattutto costituisce la piattaforma programmatica che ha affermato un importante momento di convergenza rispetto ad obiettivi strategici internazionali che travalicano l'orizzonte soltanto industriale e hanno riverberi marcati, evidenti sullo sviluppo della politica comune dell'integrazione europea. È evidente, però, che lo scenario che si è determinato in questi giorni con una sorta di da parte del Governo francese e, quindi, successivamente di resistenza da parte del Governo italiano non potrà non avere ripercussioni sul piano della politica internazionale ed impone evidentemente una riflessione sulla reale evoluzione della politica economica comune e sulla credibilità dell'Unione. Infatti non possiamo dimenticare che la Francia nell'assetto geopolitico che si è venuto a determinare dopo la Brexit ha acquisito un peso politico ancora più determinante ma questo rilievo politico più determinante comporta anche una duplice responsabilità nella determinazione dell'indirizzo politico dell'Unione europea che deve guardare alle possibilità di cooperazione politica, economica ed industriale. Non si può non dare l'adeguato rilievo europeo su questo : l'acquisizione di STX France da parte di Fincantieri, come ha ricordato giustamente l'amministratore delegato del gruppo Giuseppe Bono, potrebbe portare a confermare che l'Europa ha possibilità di competere nel mercato mondiale. Questa è la questione di fondo e l'Unione europea quindi ha bisogno di unire i suoi interessi industriali e questa situazione evidentemente appare soltanto divisiva e sul piano economico e sul piano politico. Ha svelato - è stato ricordato - un'altra faccia della politica francese del novello Macron che è distante evidentemente da quella vocazione liberista ed europeista che aveva caratterizzato il suo insediamento. Prendiamo atto di questo indirizzo politico diverso, sapendo però che sul piano degli impegni e della credibilità dell'interlocuzione il nostro Paese ritiene ancora la Francia un affidabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAPELLI. Signora Presidente, signor Ministro, io credo che quest'Aula abbia perso, alla luce di alcuni interventi che mi hanno preceduto, l'ennesima occasione per rafforzare l'immagine del nostro Paese all'esterno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi deputati, Ministro Calenda, potremmo qui parlare, come hanno fatto già molti colleghi, di tutta la ricostruzione storica di questa nota vicenda, che comincia praticamente con il 27 luglio, il giorno in cui il Governo francese ha deciso di nazionalizzare i cantieri navali di STX, praticamente, come si dice dalle mie parti, dando un colpo di rasoio sul viso di Fincantieri e, per interposta persona, sulla dignità del nostro popolo, della nostra nazione, sulla sua credibilità, sulla credibilità di una grande azienda, come Fincantieri è nel suo settore e nel suo comparto.
PRESIDENTE. Concluda, deputato.
FABIO RAMPELLI. Se voi farete - concludo - le cose con chiarezza, Fratelli d'Italia starà al fianco del Governo nella difesa dell'interesse nazionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alberto Bombassei. Ne ha facoltà.
ALBERTO BOMBASSEI. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, abbiamo ascoltato le sue parole con grande attenzione e siamo soddisfatti della posizione che ha tenuto questo Governo e che noi, come gruppo di Civici e Innovatori, condividiamo appieno. Siamo da sempre convinti europeisti, fin dalle nostre origini comuni, e credo che questa nostra avventura politica di questo periodo rappresenti veramente la nostra convinzione sull'europeismo. Lei, signor Ministro, nei giorni scorsi è stato molto chiaro quando ha detto che gli italiani certamente non valgono meno dei coreani e credo che questo valga anche con l'altra affermazione che noi non vorremmo non avere almeno il 51 per cento e se, nel caso non riuscissimo ad averlo, i francesi potrebbero andare avanti per conto loro. Credo che sia, questa, una risposta un po' di reazione, ma io condivido quello che il collega Epifani ha detto prima. Noi siamo convinti che la scelta che è stata fatta prima sia un'ottima scelta e, quindi, insisteremo per avere e ottenere questa soluzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Daniele Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Grazie, Presidente. Buonasera, signor Ministro, ben volentieri le diamo atto di avere detto delle cose, a nostro avviso, esatte e ragionevoli, quando ha criticato le scelte nazionaliste e antimercato francesi e anche quando, in un primo momento, ha esortato l'Italia a non fare altrettanto. Ci pare, però, un po' contraddittorio l'annuncio della che non è strumento liberale e pro mercato. Da questi banchi di Direzione Italia, noi continueremo a dire e a chiedere cose liberali, non a sollecitare atteggiamenti protezionistici e antimercato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, grazie signor Ministro, grazie per le cose che ha detto, che noi condividiamo interamente, grazie soprattutto per la cultura che sta dietro o sembra stare dietro alle cose che lei ha detto. Bisogna dirlo e ripeterlo: l'Italia è una grande nazione commerciale! Le grandi nazioni commerciali vivono e prosperano su mercati liberi ed aperti. L'Italia è un grande Paese, che è competitivo nel mondo, che esporta, credo, 50 miliardi, più o meno, di merci, più di quante ne importi, e quindi è un Paese che muore con il protezionismo. Questa cultura del sovranismo, del protezionismo, della chiusura è non la cultura di un grande Paese, ma la cultura di un piccolo Paese avviato al declino. Siamo competitivi, siamo capaci di navigare in mercati aperti e dobbiamo avere fiducia in noi stessi.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione congiunta dei Documenti: conto consuntivo della Camera deputati per l'anno finanziario 2016 e progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2017.
PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta il Questore, Paolo Fontanelli, ha espresso i pareri sugli ordini del giorno presentati.
SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Intervengo per spiegare la nostra posizione riguardo anche ad alcuni ordini del giorno che, ahimè, non sono stati ammessi e che per noi era importante discutere in quest'Aula, perché come tutti gli anni il nostro pacchetto di proposte viene avanzato a quest'Aula e contiene alcune questioni che riguardano tanti privilegi di quest'Aula. Noi vi avevamo chiesto, ad esempio, di dimezzarvi lo stipendio come facciamo noi ogni mese e di restituire le eccedenze allo Stato, di rendicontare tutte le spese; vi avevamo chiesto di equiparare l'assegno di fine mandato ad un semplice TFR come tutti i cittadini normali; vi abbiamo chiesto di equiparare il trattamento pensionistico a quello di tutti i cittadini italiani, applicando la legge Fornero. C'è sempre stato risposto di “no”.
PRESIDENTE. Questa è una prerogativa del gruppo.
MATTEO RICHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa? Perché noi adesso siamo sugli ordini del giorno e sulle dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno. Non vorrei aprire un dibattito che non sia inerente alla dichiarazione di voto in merito all'ordine del giorno.
MATTEO RICHETTI. Presidente, intervengo in dichiarazione di voto sull'ordine del giorno su cui è appena intervenuto il collega per motivare il voto contrario alla proposta di ordine del giorno e per sviluppare velocemente, Presidente, una riflessione. Perché sono giorni in cui, in relazione ai lavori di quest'Aula, prima sul provvedimento di superamento del vitalizio e, poi, con la discussione del bilancio della Camera di oggi, c'è nel Paese una discussione che, secondo me, non va sottovalutata, alla quale va data un'importanza anche nel dibattito tra di noi e nella costruzione dei nostri lavori.
PRESIDENTE. A questo punto, io devo chiedere ai rappresentanti del gruppo MoVimento 5 Stelle che sono ancora in Aula se i presentatori degli ordini del giorno sono in Aula o sono andati via, perché io devo capire se sono decaduti gli ordini del giorno. Quindi, se i presentatori sono usciti, gli ordini del giorno sono decaduti.
BRUNO TABACCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa, deputato Tabacci?
BRUNO TABACCI. Signora Presidente, non so se con il collega Richetti abbiamo avviato una nuova discussione…
BRUNO TABACCI. Però, questo è importante, perché mi è parso così, mi è parso di capire che - io ero pronto a votare gli ordini del giorno - si è aperta una discussione politica; dobbiamo far finta di nulla? Vorrei, semplicemente, tramite suo, ricordare all'onorevole Richetti che fare troppe parti in commedia è un'operazione molto difficile .
PRESIDENTE. La deputata Ciprini è presente, bene, i suoi ordini del giorno sono il n. 9/Doc. VIII, n. 10/44 e il n. 9/Doc. VIII, n. 10/45. Sull' ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/44 Ciprini, c'è un invito al ritiro o parere contrario. Deputata, insiste per votarlo? Se insiste per votarlo, lo metto in votazione.
ROBERTO GIACHETTI. Presidente, ma iniziamo dall'inizio!
PRESIDENTE. Sono decaduti, sono decaduti. Scusate, abbiate pazienza, sto presiedendo io.
TIZIANA CIPRINI. Ecco, ci tengo particolarmente, presenterò questo ordine del giorno e poi abbandonerò l'Aula, questo e il prossimo. Questo è quello sui ai parlamentari, è un ordine del giorno che questo è il terzo anno che presento e a cui tengo particolarmente, perché c'è stata anche quest'anno una novità in materia, come lei sa, Presidente. C'è stata a maggio di quest'anno un'inchiesta, del che ha rilevato, nei bagni adiacenti l'Aula, delle tracce di cocaina. È stata un'inchiesta svolta dal giornalista Thomas Mackinson. Ebbene, questa inchiesta aveva un titolo eloquente, era: “La Camera se la tira”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signora Presidente, finora avevamo ricevuto accuse qualunquiste: parlamentari ladri, corrotti, assenteisti, nullafacenti; oggi, aggiungiamo un'altra accusa infamante, quella di essere dei tossicodipendenti che, in quest'Aula, non sono nel pieno delle proprie facoltà mentali e e, quindi, devono essere messi sotto controllo.
MASSIMO PARISI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Presidente, volevo sapere se teoricamente l'ordine del giorno è sempre valido, perché mi pare che la collega Ciprini sia uscita dall'Aula, non so se ciò è indice del livello di apprezzamento del dibattito di quest'Aula da parte dei deputati del MoVimento 5 Stelle. Lo ha già fatto il collega Melilla, ma non vorrei che l'Aula non avesse capito esattamente per cosa stiamo per votare. Una nostra collega deputata ha proposto che vengano posti all'ingresso della Camera dei deputati i cani antidroga per rilevare il nostro tasso di uso - ah, c'è ancora, perfetto - di sostanze stupefacenti, anche citando una grande inchiesta giornalistica che passerà certamente alla storia, come l'inchiesta a cui ha fatto riferimento la collega; peccato che fosse riferita a un bagno che è di utilizzo anche dei giornalisti e bisognerebbe estendere questo tipo di controlli anche ai giornalisti che entrano, ai funzionari, al personale che accede alla Camera, bisognerebbe estenderlo a tutti . Io sarei, come dire, anche al limite favorevole, ad una condizione che dirò fra un secondo, ma prima di tutto vorrei suggerire ai colleghi del gruppo dei 5 Stelle che hanno presentato un ordine del giorno del genere di suggerirlo a Maduro, perché magari in Venezuela ne hanno bisogno di norme del genere, perché una qualche bustina in qualche tasca di qualche deputato, verrebbe sicuramente inserita prima da qualcuno. Detto questo, sarei favorevole a un ordine del giorno del giorno del genere, se riuscissimo ad addestrare i cani anche alla rilevazione del QI .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà. Colleghi, abbiate pazienza, ho diversi colleghi iscritti a parlare.
ARCANGELO SANNICANDRO. Anche quest'anno dobbiamo dibattere di questo grande problema. Dice la collega che un giornalista - non so come abbia fatto - ha rilevato all'interno dei gabinetti dell'Aula delle tracce di cocaina e lei è preoccupata perché dice che “la cocaina e le sostanze psicoattive modificano le condizioni psichiche del soggetto e ne alterano l'equilibrio psicofisico. Le sostanze stimolanti, come la cocaina, conducono a delirio di persecuzione, allucinazioni, distacco dalla realtà, senso di onnipotenza, eccitazione, iperattività, attacchi di collera, pensiero incoerente e riduzione della capacità di autocritica ed egocentrismo”. Ma di chi stanno parlando? Del gruppo dei 5 Stelle ? Non mi rubate il tempo. Concludo soltanto dicendo che non c'era bisogno della inchiesta del giornalista: è sufficiente stare in tribuna in quest'Aula e si fa un buon monitoraggio di come si alterano le coscienze e di come certi gruppi parlamentari farebbero bene a passare da qualche ambulatorio clinico per la cura, appunto, delle alterazioni psichiche e comportamentali .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Presidente, solo per dire che noi abbiamo preso seriamente il lavoro in quest'Aula in merito a questo tema e su questo ordine del giorno io non so se sia possibile ma visto che alcune parti sono condivisibili chiederemo il voto per parti separate (, in quanto noi condividiamo l'utilizzo di specifici antidroghe da sottoporre a totale carico economico dei deputati, magari a partire dal gruppo dei proponenti. Però, non possiamo condividere il fatto che si possano introdurre cani antidroga all'interno dei locali della Camera. Condividendo la battaglia sulla legalizzazione delle droghe leggere da parte dei Civici e Innovatori, tranne il collega Menorello, noi chiediamo, quindi, che si possa mettere in votazione per parti separate questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Un attimo, che dobbiamo valutare la votazione per parti separate. Quindi, i primi due dispositivi con le premesse e il terzo dispositivo a parte: è così, deputata? Va bene.
DAVIDE CAPARINI. Telegraficamente, Presidente, per dire che in materia noi ci esprimeremo liberamente. Quindi, non c'è un'indicazione di gruppo. So che i colleghi del mio gruppo a suo tempo si sono sottoposti quando, per analoghe libere iniziative fuori dal Parlamento, sono stati fatti questi . Quindi, nulla osta, dal mio punto di vista, a controllare. Mi sembra un po' bizzarro farlo a spese del contribuente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, anche per un sorriso. Qualche anno fa, quando ero più giovane e più scapestrato, mi capitò di dire che un eventuale cane poliziotto nei palazzi della politica avrebbe avuto il naso in . Molti anni dopo credo che l'eventuale povera bestia nei palazzi della politica avrebbe, ben al di là dell'eventuale presenza di sostanze stupefacenti, motivo per mordere - anzi, come si dice al centro-sud, per mozzicare - anche soltanto ascoltando alcuni discorsi e la povera bestia avrebbe ragione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.
FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Sull'argomento intervengo rapidamente. Nella scorsa legislatura ci fu un gruppo di parlamentari, tra cui anche il sottoscritto, che proprio su questa vicenda liberamente si sottopose all'analisi del capello.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. No, non accetto la riformulazione perché va nel senso contrario all'intendimento del mio ordine del giorno che ora vado rapidamente a spiegare, dopodiché lascerò anch'io quest'Aula in coerenza…
PRESIDENTE. Però, se lei lascia l'Aula il suo ordine del giorno decade.
TIZIANA CIPRINI. No, lascerò l'Aula dopo la votazione su questo ordine del giorno, chiaramente e assolutamente . Voi ridete ma l'ordine del giorno è molto importante e adesso vi spiego il motivo. Con questo ordine del giorno praticamente chiedo di fare un passo in avanti a noi di questa legislatura in termini di vera conciliazione vita-lavoro, consentendo alle neomamme, in particolare, di poter allattare i propri bambini anche in quest'Aula, come avviene in tanti Parlamenti europei ma anche recentemente, ad esempio, nel Parlamento australiano. Ad esempio, ha fatto il giro del mondo una bella immagine della deputata australiana Larissa Waters che allattava la propria figlioletta all'interno del Parlamento australiano. Quindi, mi domandavo quanto tempo ancora dovremo aspettare noi qui in Italia per dare e consegnare al Paese un'immagine bella come quella che già ci offrono altri Parlamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.
ADRIANA GALGANO. Presidente, al di là di quello che sta succedendo nel Parlamento italiano, vorrei leggervi le parole di Papa Francesco …
ADRIANA GALGANO. Stiamo parlando di cose estremamente serie, colleghi. Papa Francesco dice: “Quando un bambino piange perché ha fame, alle mamme dico: se ha fame, dagli da mangiare qui, con tutta libertà”. Siamo nella settimana dell'allattamento, e io ho sottoscritto l'ordine del giorno della collega Ciprini, che considero molto importante, per far fare al nostro Paese un salto culturale, perché, se vogliamo più bambini, dobbiamo anche domandarci cosa è importante fare perché le mamme siano incentivate a fare più bambini. Chiedo al Collegio dei questori di fare uno sforzo ulteriore, e alla mia collega Ciprini di fare anche lei uno sforzo, perché riusciamo a trovare una mediazione soddisfacente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI. Presidente, innanzitutto volevo chiedere ai questori - perché non è chiara, ma mi è stata detto per vie traverse - la riformulazione di questo ordine del giorno, perché, non essendo in distribuzione, nessuno l'ha potuta leggere. Magari chiedo anche di accantonare questo ordine del giorno. Accantonare non significa che interrompiamo i lavori d'Aula, ma significa che intanto si va avanti con gli altri ordini del giorno, perché è del tutto inutile una riformulazione che tratta solo del secondo impegno, cioè attrezzare i bagni della Camera dei deputati con strumenti di -fasciatoio, se poi alla fine i bambini nei locali della Camera non possono entrare, perché in alcune zone effettivamente è proibito introdurre bambini. Non parlo solo dell'Aula, ma, ad esempio, del Transatlantico, dove non possono nemmeno transitare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE. Presidente, voglio far notare a tutti i colleghi la dimensione surreale di questo dibattito . Qui siamo passati, nell'arco di un ordine del giorno all'altro, dalla necessità di portare quasi, qua dentro, i cani per verificare se i parlamentari sono drogati - penso anche le parlamentari - e poi anche portare i bambini di questi parlamentari drogati per allattarli in Aula . È una roba surreale! Vi faccio notare anche un'altra cosa: qui stiamo discutendo di argomenti che squalificano il Parlamento - e secondo me volutamente squalificano il Parlamento - in assenza di chi questi argomenti li pone. Cioè, stiamo discutendo di questioni poste dai 5 Stelle in assenza dei 5 Stelle; argomenti che, ripeto, dequalificano la Camera, perché è l'obiettivo dei 5 Stelle. Come dicevamo ieri, siccome sono governati dall'associazione Rousseau e dall'idea della fine della democrazia rappresentativa e quindi della fine del Parlamento, questo è anche plasticamente una cosa che offrono agli elettori italiani: un dibattito surreale, stupido, anzi stupefacente, per dimostrare il loro assunto, cioè che una democrazia non ha bisogno di un Parlamento, e per non aver bisogno del Parlamento bisogna dequalificarlo, con un assalto continuo al Parlamento stesso, al suo dibattito, alle prerogative dei parlamentari.
STEFANO DAMBRUOSO, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO DAMBRUOSO, . Presidente, chiediamo l'accantonamento dell'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/45 Ciprini per una riformulazione che proporremo e quindi lo accantoneremmo e andremo avanti con gli altri ordini del giorno.
PRESIDENTE. Parli al microfono perché non la sentiamo.
STEFANO DAMBRUOSO, . Se lei condivide, Presidente, noi accantoneremmo velocemente l'ordine del giorno in esame per una riformulazione che proporremo di qui a pochissimo, così andiamo avanti il più velocemente possibile sugli altri ordini del giorno, se lei è d'accordo.
PRESIDENTE. Sta bene. Accantoniamo l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/45 Ciprini.
CLAUDIA MANNINO. Intervengo solo per un chiarimento: in base alla risposta accetterò la riformulazione proposta dal Collegio dei Questori. Chiedo se nell'intendimento di riformulazione dei questori c'è comunque di non aumentare il numero di autovetture di cui ha necessità l'istituzione o, anzi, addirittura di ridurne il quantitativo tenuto conto che, credo, già un'auto elettrica è già stata acquistata e stiamo assistendo agli esiti di questo utilizzo. Quindi chiedo questa specificazione ai Questori.
PRESIDENTE. Questore Fontana, prego.
GREGORIO FONTANA, . Presidente, la riformulazione va nel senso indicato dal proponente dell'ordine del giorno: l'intento del Collegio dei Questori è proprio di limitare già l'esiguo numero di auto a disposizione di tutti gli aventi diritto della Camera e nell'operazione di valutazione delle vetture con motore elettrico si andrà in tale direzione: l'ulteriore riduzione delle autovetture a disposizione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/47 Mannino e intervengo per dimostrare la mia piena solidarietà, Presidente, alle deputate Ciprini e Mannino che sono le uniche due deputate del MoVimento 5 Stelle anche se la collega Mannino…
PRESIDENTE. Mannino non è più…
WALTER RIZZETTO. …lo sto dicendo, Presidente, anche se la collega Mannino è attualmente iscritta al gruppo Misto, sono le uniche due deputate del MoVimento 5 Stelle o ex MoVimento 5 Stelle in questo caso che sono rimaste in Aula a fare il loro lavoro. Evidentemente qualcun altro e già in ferie: ciò detto rispetto al fatto che la Camera non lavora. Esprimo dunque la mia piena solidarietà…
WALTER RIZZETTO. …avevo terminato così, Presidente, va bene, decide lei.
PRESIDENTE. Vorrei capire se la riformulazione è accettata dall'onorevole Mannino? Prendo atto che è accettata.
CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. Velocissimamente poiché, per quello che ho imparato in questi quattro anni, non so se i Questori presenti in Aula possono proporre una riformulazione ma l'ordine del giorno rientra nella tematica sollevata dalla collega Ciprini e quindi mi rivolgo essenzialmente ai colleghi perché, come è stato richiamato, il regolamento dello spazio bimbi limita l'utilizzo ai soli figli dei deputati. Essendo un servizio previsto anche dalla legge, mi auguro che lo spazio - questo l'obiettivo dell'ordine del giorno - possa essere aperto anche ai figli dei dipendenti che hanno le stesse esigenze di vigilanza genitoriale che hanno i deputati. Tutto qui.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
ANNALISA PANNARALE. Purché si possa intervenire dopo.
PRESIDENTE. Sì, certo. Adesso siamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/84 Pannarale, invito al ritiro, altrimenti parere contrario.
ANNALISA PANNARALE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNALISA PANNARALE. Il gruppo di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile sceglie di ritirare quest'ordine del giorno. Ne è stato approvato un altro, l'ordine del giorno Melilla, che, per così dire, per quanto più generico rispetto al nostro, affronta comunque la questione di lavoratori e lavoratrici, che in ragione del contenimento delle spese, e nello specifico della dismissione di Palazzo Marini, sono rimasti senza lavoro e rischiano di vedere terminare definitivamente gli ammortizzatori sociali. Noi, quindi, ritiriamo quest'ordine del giorno, perché ci affidiamo alla sensibilità dei questori e della Presidenza per la risoluzione di questa vertenza.
PRESIDENTE. Va bene. Allora andiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/86 Mazziotti di Celso. Qui c'è una proposta di riformulazione. Deputato, accetta la riformulazione?
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Sì, grazie Presidente, io accetto la riformulazione di quest'ordine del giorno, che riguarda il rendere trasparenti le presenze in Commissione. L'accetto anche se il dire “valutare la possibilità” di una cosa che chiaramente è possibile, perché c'è la rilevazione, mi sembra poco utile. Accetto comunque la riformulazione, sperando che questo venga fatto, perché credo che sia assurdo che in tutte le valutazioni pubbliche, che vengono fatte su siti, giornali eccetera, siano note le presenze in Aula e non quelle in Commissione, che sono altrettanto importanti. E poi passa il messaggio che noi non siamo in Aula il giorno della discussione generale, mentre magari abbiamo fatto la notte in Commissione. Penso che, per i deputati che lavorano seriamente, sarebbe importante introdurre velocemente questo tipo di rilevazione.
PRESIDENTE. Grazie. L'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/87 Laffranco è stato accolto. Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/88 Vargiu, accolto. Ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/89 Baldelli, c'è una proposta di riformulazione. La accetta? Sì, benissimo.
PAOLO FONTANELLI, Sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 10/45 Ciprini, ma anche sul n. 9/Doc. VIII, n. 10/83 Pannarale, possiamo riproporre una riformulazione diversa, per vedere se troviamo l'accordo di tutti, che sia in questo modo riformulato: “a valutare l'opportunità di verificare i presupposti e le condizioni per consentire e facilitare l'accudimento dei neonati da parte dei deputati genitori durante l'esercizio delle funzioni connesse al mandato parlamentare, anche sulla base di uno studio in ordine alla disciplina vigente in materia presso i principali Parlamenti europei e tenendo conto delle problematiche di tipo ambientale”.
PRESIDENTE. Deputata Ciprini, accoglie questa riformulazione?
TIZIANA CIPRINI. Sì, se non si può andare oltre, ci accontenteremo.
PRESIDENTE. Deputata Pannarale?
ANNALISA PANNARALE. Sì, io l'accolgo e ringrazio i questori per lo sforzo. Voglio soltanto riservarmi di dire - perché volevo farlo prima, ma non c'è stato modo di farlo - che precedentemente in quest'Aula è entrato, prima il ridicolo, devo dire, con l'ordine del giorno sui cani antidroga, e poi è entrato invece un po' di becero maschilismo. E noi lo abbiamo incontrato spesso in politica
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su cosa?
ROBERTO GIACHETTI. Presidente, a me spiace, ma volevo capire se questo ordine del giorno viene messo ai voti o meno.
PRESIDENTE. È stato accolto.
ROBERTO GIACHETTI. Va bene, grazie.
PRESIDENTE. Sì, sì, tutte e due le deputate hanno accettato la riformulazione. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul conto consuntivo che, per prassi, avranno luogo congiuntamente a quelle sul progetto di bilancio.
PINO PISICCHIO. Grazie, Presidente. Anch'io mi aggiungo agli auguri, mi pare che questa legislatura abbia segnato anche un forte incremento demografico, a partire dall'Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. I bilanci si possono guardare sempre da tante lunghezze d'onda diverse: quella dei numeri è sicuramente quella che appare più propria, quindi, anche a misurare gli incrementi, a misurare il risparmio, a valutare la qualità degli investimenti; e poi quella, invece, che legge dietro i numeri la situazione e la condizione delle persone e assume come dimensione profonda anche il valore simbolico dell'istituzione in cui stiamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cosimo Latronico. Non c'è, allora andiamo avanti.
ROBERTO CAPELLI. Grazie, signora Presidente. Io vorrei fare un breve intervento - e mi voglio rivolgere ai questori, ma anche ai colleghi - nel sottolineare la lettura del bilancio della Camera che io vorrei dare e che in questi anni non ho espresso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pannarale. Ne ha facoltà.
ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Il gruppo di Sinistra Italiana-Possibile voterà a favore del bilancio interno della Camera. Non c'è dubbio che la Camera e la sua Presidenza in questa XVII legislatura abbiano operato una gestione attenta e ponderata delle spese, tanto da riuscire a realizzare risparmi assolutamente ragguardevoli. Se sommiamo, infatti, le restituzioni a favore del bilancio dello Stato - 200 milioni di euro - e la minore dotazione di 150 milioni richiesta dallo stesso bilancio nel triennio 2013-2015, rispetto all'entità della dotazione del 2012, i contribuenti avranno risparmiato, tra il 2013 e il 2017, per il funzionamento della Camera, ben 350 milioni di euro. Una riduzione della spesa complessiva certamente rilevante e di grande merito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Davide Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Grazie, Presidente. La Camera in quindici anni è passata da 2.000 a 1.200 dipendenti, e in cinque anni ha tagliato qualcosa come 380 milioni di euro. Non c'è miglior chiave che la volontà di aprire una porta. Siamo convinti che sia ineludibile una profonda riorganizzazione amministrativa per garantire l'adeguato livello di efficacia dell'amministrazione e un adeguato livello di servizi ai cittadini e ai parlamentari. Da anni sosteniamo che deve essere ridefinita la missione della Camera, ovvero individuare le attività lavorative strategiche e quelle da dismettere, delineando il ruolo del dipendente dalla Camera. L'obiettivo è avere un'amministrazione efficiente, moderna, trasparente, razionale ed economica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raffaello Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Innanzitutto, ringrazio i questori per il lavoro che hanno fatto, non solo in occasione dell'approvazione di questo bilancio ma anche per il lavoro che hanno svolto in questa legislatura. Tante volte non ci si rende conto del lavoro impegnativo che è quello che però, assieme alla struttura, consente a tutti noi di operare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signora Presidente, per il sesto anno consecutivo la Camera dei deputati presenta un bilancio virtuoso. In questa legislatura, con la sua Presidenza, il risparmio è imponente: 350 milioni di euro. Non l'abbiamo detto, ma dobbiamo ringraziare anche il Senato, guidato dal Presidente Grasso: al Senato, nello stesso periodo, hanno risparmiato 188 milioni di euro. Siamo a oltre mezzo miliardo di euro. Il vicedirettore di Repubblica, noto esperto di casta, mi auguro che domani faccia un editoriale, perché mezzo miliardo di euro non è uno scherzo. Non è uno scherzo! I cittadini italiani hanno il diritto di essere informati. La purtroppo non si è fatta nei Ministeri, non si è fatta a Palazzo Chigi, perché lì le spese sono aumentate, né si è fatta nelle regioni, purtroppo. Nel sistema delle autonomie locali si è fatto perché sono stati tagliati decine di miliardi di euro dai vari Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, in modo sistematico e ingiusto, demolendo il locale. Qui, invece, la scelta è stata politica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente. È agosto, Presidente - sembra l'inizio di una poesia ma non è così - però voglio darlo come notizia perché è agosto quest'anno, di questi tempi, lo è stato l'anno scorso, due anni fa, tre anni fa e, a un certo punto, è arrivato agosto anche quando io sono entrato in questo ramo del Parlamento, ma perfino quando io ero bambino a un certo punto arrivava agosto e la Camera dei deputati terminava i propri lavori. Lo dico perché, se ci fosse un premio dello stesso livello del Pulitzer, lo proporrei per quei giornalisti che ogni anno di questi tempi scrivono che la Camera va in ferie e fanno – diciamo - questo giornalismo di inchiesta, d'assalto, così importante. Lo proporrei al pari di quelli che scoprono periodicamente, magari attraverso delle foto notizie, che il lunedì spesso non si vota e magari, durante le discussioni generali, partecipano alle discussioni i deputati che sono interessati a intervenire e il Governo che è obbligato ad essere presente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marantelli. Ne ha facoltà e poi ho due interventi a titolo personale.
DANIELE MARANTELLI. Signora Presidente, nelle scorse settimane, in quest'Aula, abbiamo registrato accuse di opacità ripetute più volte nei confronti del nostro gruppo parlamentare: insulti ricorrenti nella poco onorevole storia dell'antiparlamentarismo italiano. Si può discutere dell'attività del gruppo del PD, esprimendo anche le critiche più severe, quello che non è accettabile è il giudizio morale. Come tesoriere del gruppo, prima delle considerazioni sul bilancio della Camera che farò, sento prima di tutto il bisogno e il dovere di ringraziare i deputati per la loro collaborazione. Le donne e gli uomini del PD sono persone perbene, grazie a tutti di cuore per il vostro rigore e la vostra onestà
PRESIDENTE. Colleghi e colleghe, adesso abbiamo degli interventi a titolo personale.
CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. Questo mio breve intervento per dire che per me la trasparenza non è una categoria dello spirito, ma è la forma più avanzata dell'innovazione culturale, è uno strumento di grande condivisione per i cittadini. Ancora una volta, questo bilancio interno non ha inciso sulla . Forse l'apriscatole era difettoso, ma di certo qualcosa non ha funzionato, in una legislatura per certi versi sperimentale e, peraltro, ai confini della realtà. Abbiamo pagato tutti il prezzo dell'inesperienza politica, a cominciare, a mio avviso, probabilmente dall'elezione dei due Presidenti debuttanti in Parlamento. I numeri ci davano ragione, e anche la sentenza della Corte costituzionale, sul premio di maggioranza, ma oltre i numeri si arriva a sapere dove e come agire. L'architettura del Gattopardo ha quindi rivinto. Ancora oggi l'idea di rendere fruibili gli atti con la rendicontazione integrale dei lavori degli organi collegiali resta una chimera, la banca dati dei precedenti: tutto imboscato o, meglio, nelle mani di pochissimi.
CLAUDIA MANNINO. Ho concluso. Ma la stagione dei censimenti permanenti è già al suo inizio. Sarebbe bello rendere pubblici i dati relativi all'interno della Camera. Per questo motivo, ancora una volta, voto in maniera contraria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ileana Argentin. Ne ha facoltà.
ILEANA ARGENTIN. Presidente, questori, la mia vuole essere una dichiarazione personale su un voto difforme rispetto al mio gruppo: voterò “no”. Perché voterò “no”? Per una provocazione: vi stimo profondamente, ma due cose le devo dire forte. Non è possibile che voi non avete ancora pensato a mettere nel parco macchine della Camera un mezzo accessibile. Sembra quasi che noi deputati con difficoltà dobbiamo montare su tutte le macchine tranne quelle che servono per noi, quelle con la pedana, e trovo ciò vergognoso, dopo dieci anni che vi segnalo questa cosa. E ancora per un altro motivo: ci sono operatori che ci accompagnano in quest'Aula. Se voi credete veramente nelle pari opportunità, differenziateci, Presidente, perché c'è chi ha bisogno di due operatori e chi ha bisogno di un operatore. Non siamo una categoria, siamo persone, e le persone hanno bisogno di un'assistenza diversa. Per cui, non elargite soldi a chi non ha bisogno, o a chi ha bisogno parzialmente, e ricordatevi dei più gravi, perché solo in questo caso parleremo di democrazia .
PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Argentin, di aver ricordato quest'aspetto. Su questo, adesso, faremo un approfondimento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Renata Bueno. Ne ha facoltà.
RENATA BUENO. Presidente, nella stessa linea, coincidente con quella dell'onorevole Argentin, mi manifesto contraria: voterò contro il bilancio, con tutto il rispetto per lei e per questa istituzione, per manifestarmi con un voto di protesta. Anch'io soffro di una grave disabilità, per la quale è riconosciuta l'invalidità civile da parte dello Stato italiano, e purtroppo in questa casa non veniamo rispettati. Tante volte ho preso accordi con responsabili che poi non sono stati messi in pratica, e tantissime volte ho sollecitato il Collegio dei questori, con tantissime e tantissime richieste, ma non ho mai - mai! - ricevuto una risposta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Polverini. Ne ha facoltà.
RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Volevo ricordare all'Aula che lo scorso anno, grazie alla risoluzione a prima firma Baldelli, votata ovviamente da tutta l'Aula, abbiamo destinato 47 milioni, che è la restituzione sulla dotazione dell'anno scorso, alle zone terremotate e quindi mi auguro che, per gli 80 milioni che restituiremo quest'anno, l'Aula possa prendere lo stesso impegno .
STEFANO DAMBRUOSO, . Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO DAMBRUOSO, . Grazie. Mi sembra doveroso, anche dopo tutte le sollecitazioni arrivate dai colleghi, che hanno già fatto un ringraziamento sentito, Presidente, un ringraziamento all'Amministrazione, attraverso la persona della Segretaria generale, Lucia Pagano, per tutta l'assistenza e tutta la collaborazione che ci ha consentito di portare a termine anche questo quinto bilancio importante. Un quinto anno che è stato caratterizzato dai segni e dai numeri che già sono stati citati più volte: 95 milioni richiesti nel 2012, 350 milioni restituiti. Quindi, siamo passati, con un annuale sempre di restituzione, ad una cifra che ci sembra davvero degna di attenzione. Quindi, grazie davvero. Grazie a chi ha voluto spendere qualche parola di apprezzamento, e, fra i tanti, ricordo senz'altro l'onorevole Melilla e l'onorevole Baldelli. Grazie davvero. Grazie anche a chi ha voluto esprimere un disappunto, e chiedo scusa, rappresentando il collega Fontana e il collega Fontanelli, per la mancata percezione delle richieste di aiuto che, verosimilmente, sono state ascoltate, ma non con la dovuta attenzione. Quindi, per i mesi che rimarranno, faremo di tutto davvero per prestare ulteriore attenzione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 1° agosto 2017, la deputata Renata Bueno e il deputato Guglielmo Vaccaro, iscritti al gruppo parlamentare Misto, hanno chiesto di aderire alla componente politica Civici e Innovatori. Il rappresentante di tale componente, con lettere pervenute in pari data, ha comunicato di aver accolto tali richieste.
WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Presidente, nella giornata di ieri, la nostra Commissione, presso la Commissione cultura, è andata ad assistere ad un'audizione molto importante dei dirigenti scolastici delle zone del centro Italia.
WALTER RIZZETTO. Ebbene, questi dirigenti scolastici ci hanno fornito, Presidente… Se si può avere solo un minimo di silenzio, grazie Presidente Sereni, non chiedo molto…
PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, ha ragione. Si aggiungono al normale rumore del fine seduta, anche…
WALTER RIZZETTO. Gli auguri.
PRESIDENTE. …i saluti dei colleghi che stanno andando via. Colleghi, scusate, se potete abbassare il tono della voce, così svolgiamo gli interventi di fine seduta. Prego.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Le dicevo che si sono svolte delle audizioni, ieri, di alcuni dirigenti scolastici, soprattutto di dirigenti…
PRESIDENTE. Parlo al lato sinistro della Presidenza, perché di qua non c'è più nessuno. Quindi, per il rumore siete tutti di qua. Prego.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Ripeto: si sono svolte delle audizioni di dirigenti scolastici, soprattutto, di dirigenti scolastici, Presidente, che vivono la loro realtà scolastica da responsabili anche delle strutture - cosa che non dovrebbe evidentemente essere così sulla base di una pessima legge che è stata, purtroppo, votata -, vivono effettivamente un disagio.
PRESIDENTE. Colleghi, io vi chiedo davvero uno sforzo non enorme, perché potete, comunque, uscire, però è veramente troppo forte il rumore in Aula.
ANDREA DE MARIA. Presidente e colleghi, il 2 agosto 1980, nella strage alla stazione di Bologna, il terrorismo neofascista assassinò 85 cittadini innocenti e ne colpì altri 200, rimasti feriti nell'attentato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.
MATTEO DALL'OSSO. Grazie, Presidente. Oggi, ho partecipato, ed ero l'unico parlamentare presente, visto la persona che ha parlato prima di me, silenziosamente, in comune, a Bologna, alla commemorazione della strage di Bologna. Non sono entrato ad ascoltare cosa dicesse il Governo, sono rimasto fuori, sono rimasto fuori e la cosa sorprendente è stata quando ho visto tutte le vittime e - questo il collega che ha parlato prima di me non l'ha detto - tutti i familiari delle vittime della strage che sono usciti, mentre parlava il Ministro, in maniera silenziosa e pacifica. Questo per dire cosa? Per dire che tutte le promesse che sono state fatte l'anno scorso, l'anno prima, l'anno prima ancora, di eventuali fondi per danneggiamento eccetera, non sono stati dati, non sono stati dati, ma come si fa, come si fa? Sono stati regalati i soldi alle banche e mai per prendersi cura dei cittadini, mai, mai una volta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ernesto Preziosi. Ne ha facoltà.
ERNESTO PREZIOSI. Grazie, Presidente. La temperatura di questi giorni e gli incendi che si sono ripetuti e che interessano gran parte del territorio nazionale ci segnalano la necessità di uscire dalla logica dell'emergenza e di accedere, invece, a quella della prevenzione. Esiste una questione di tipo educativo, l'importanza di una educazione fatta attraverso la scuola, per il rispetto del patrimonio ambientale e che deve coinvolgere anche le istituzioni centrali e tutte quelle che sono le istituzioni che possono rivolgersi in questa direzione, nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Maestri. Ne ha facoltà.
ANDREA MAESTRI. Signora Presidente, la ringrazio. Per suo tramite, vorrei richiamare il Governo sulla condizione davvero intollerabile, inaccettabile e vergognosa in cui versano, in questo momento, i tirocinanti della giustizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianni Farina. Ne ha facoltà.
GIANNI FARINA. Grazie, Presidente. Fra alcuni giorni, l'8 agosto, saremo a Marcinelle Marcinelle è un punto oscuro, Marcinelle è una tragedia italiana. Marcinelle la “tragedia nostra”, così titolò il il 9 agosto del 1956, nell'articolo di commento del grande scrittore e giornalista veneto Dino Buzzati; così la tengo nel mio cuore, attraverso quelle pennellate indimenticabili in quelle prime pagine della Domenica del Corriere che, ancora, si conservano oggi a memoria. La tragedia è accaduta in Belgio e fra i sepolti c'erano 136 lavoratori nostri e allora il Bois de Cazier, questo posto ai più sconosciuto, diventa Italia e l'incendio del pozzo diventa la nostra angoscia. Pensiamo, allora, alle 136 vittime, alle 136 famiglie, padri, madri, mogli, figli, fratelli, abruzzesi, il villaggio di Manoppello il più colpito, pugliesi, marchigiani, friulani, molisani, siciliani e c'erano anche belgi, francesi, tedeschi, russi, ucraini, cecoslovacchi, greci, turchi, algerini, c'era anche un ingegnere inglese. Noi, ogni anno andiamo a Marcinelle, non a celebrare un triste rito, andiamo a ricordare la tragedia nostra, come scrisse Buzzati, sì, ma anche il sacrificio dei lavoratori per costruire la società del benessere. È stato il lavoro, sono stati i lavoratori le locomotive del progresso, dell'industrializzazione diffusa, quei lavoratori che sono, oggi, al margine delle politiche economiche. Marcinelle è come la madre di tutte le tragedie sul lavoro. Vorrei che l'8 agosto i 262 rintocchi della campana di Sant'Antonio, la sua Marcinelle, si sentissero anche a Toronto, ove la comunità italiana ricorderà la tragedia, a Matmark, a Monongah, a Dowson e ovunque viva il ricordo del sacrificio e del lavoro italiano nel mondo, la memoria di chi ha riscattato ogni giorno il tricolore dando il meglio di sé. Ho ricordato, per l'occasione, una parte dei momenti più simbolici della storia italiana del secolo XX e quella Domenica del Corriere a immortalarli con la leggendaria fantasia di un pennello, sacrificio, lavoro, onestà, coraggio, patrimoni morali di una umanità che ha costruito il futuro delle società in cui vivono o hanno vissuto, volti di oggi in Europa e nel mondo e volti di un altro secolo, a cui va riconosciuto il conferimento che onori la loro memoria di chi ha ben operato per il bene dei suoi cari e della parte italiana .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.