PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FEDERICA DAGA, legge il processo verbale della seduta del 13 luglio 2018.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bazzaro, Benamati, Caiata, Corda, Davide Crippa, Gallo, Liuzzi, Perego Di Cremnago, Rizzo e Saltamartini sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 764: Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale.
Ricordo che nella seduta del 12 luglio si è concluso l'esame degli emendamenti e sono stati ritirati dai presentatori tutti gli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FUSACCHIA(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Noi voteremo contro. Eravamo già contrari perché ci rifiutiamo di pensare che questo Paese non abbia altri strumenti che un decreto-legge per spostare gli uffici di un suo tribunale e di una sua procura e per concedere del tempo. Ci pare che il Governo stia usando un per ammazzare una zanzara. Questo modo di legiferare è di fatto un modo di sanare; ora siamo consapevoli che le responsabilità sono di tanti e che si sono accumulate in tanti anni, ma, se non è il Governo del cambiamento che dà un segnale che le cose si possono cambiare, chi dovrebbe farlo? Non staremo mica scoprendo che governare è più complicato che urlare e che governare è più complicato che comandare?
Con questo provvedimento noi stiamo sanando incompetenze e scaricabarile vari; saniamo di fatto la mancata assunzione di responsabilità da parte di molti e lo facciamo nel peggiore dei modi perché un decreto-legge prevede mille scorciatoie, perché un decreto-legge consente meno sforzo, non più sforzo, ma crea un precedente tremendo. Che messaggio passa oggi nel Paese? Il messaggio che passa è: “Non preoccupatevi di fare le cose per bene, di farle con cura, continuate con i ritardi, fregatevene; ci saranno sempre un Governo e un Parlamento pronti a salvarvi alla fine, quando tutto starà saltando per aria”. È un atto che chiede e suggerisce più irresponsabilità, diffusa in questo Paese, non più assunzioni di responsabilità. Vede, Presidente, questo è il Paese in cui niente è normale ed è il Paese in cui tutto diventa normale; altro che cambiamento, questo è il Governo di questa normalità.
E poi la scorsa settimana - voglio ricordarcelo in questa apertura di seduta - abbiamo passato 12 ore a discutere di vicende potenzialmente gravi, legate alla proprietà dell'immobile, dove è previsto il trasferimento degli uffici, e tutto ciò che siamo riusciti ad ottenere è che il Ministro ha disposto un approfondimento. Quindi noi convertiamo un decreto-legge, che per sua natura è un provvedimento che si regge sul presupposto dell'urgenza, senza sapere a cosa porterà questo approfondimento, se ci sarà uno slittamento dei tempi e se ci saranno altre conseguenze. E abbiamo messo in questo atto normativo un termine necessariamente stretto e vorrei ben sperare che a settembre il Governo non venga in Aula a dirci che serve una proroga e quindi che stiamo riproducendo ancora una volta un film visto troppe volte.
Non c'è a nostro avviso una sola ragione per votare questo decreto-legge: con un solo provvedimento siamo riusciti a rendere meglio di mille dichiarazioni alla stampa o di la mancanza di ogni minima arte di governare, l'inconcludenza del Governo e anche un certo tasso di opacità. Questo decreto-legge è la prima avvisaglia di un vostro delirio di onnipotenza normativa, ma non si governa scrivendo maldestramente leggi, non si governa d'imperio, si governa legiferando solo quando davvero serve, si governa ricucendo il tessuto dei rapporti istituzionali e sociali che stanno dietro ogni provvedimento, praticando quella sottile, complicata difficile arte della cura, in questo caso anche a livello territoriale e ricostruendo quei rapporti che sono così sfibrati nel nostro Paese.
Si governa avendo chiara la malattia, avendo chiare la diagnosi e la prognosi e non solo impugnando un bisturi e iniziando a tagliare senza neppure capire che corpo abbiamo tra le mani.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fusacchia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.
BEATRICE LORENZIN(MISTO-CP-A-PS-A). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte al primo decreto-legge portato in quest'Aula dalla nuova maggioranza. Non è un decreto di riforma, non facciamo qui oggi una delle riforme di cui il Paese ha bisogno, né continuiamo quelle iniziate negli scorsi anni, come invece auspicavano da più parti anche tutti i rivelatori economici che in questi giorni hanno sancito un momento di fermo dell'economia italiana, probabilmente proprio dovuto a una mancata percezione di un proseguimento di un cammino riformatore. Siamo invece di fronte a uno di quei provvedimenti che nascono per risolvere una situazione di emergenza. Allora, con un certo pragmatismo - perché poi è di questo che si tratta, cioè di trasformare e occuparsi delle cose concrete - noi ci saremmo apprestati a affrontare questo decreto dal punto di vista dell'opposizione rispetto alla soluzione di un problema, la soluzione di un problema concreto, cioè il fatto che il 17 maggio scorso, pochi giorni prima dell'insediamento del nuovo Governo, una perizia dichiarava inagibile il tribunale di Bari e che quindi in poco tempo, dopo il passaggio nelle tende, bisognava individuare un nuovo edificio. Questa è una cosa pratica, cioè stiamo parlando di come dare risposte ai cittadini, agli organi giudiziari, agli avvocati, agli operatori che lavorano nei tribunali, quindi a problema pratico soluzione pratica. Ci sono tanti modi per risolvere i problemi pratici e trovare delle soluzioni e questo fa la differenza, fa la differenza tra chi governa e chi non lo fa. Purtroppo nell'esordio di questa nuova maggioranza il Governo non c'è stato, non c'è stato un approccio pragmatico alla soluzione del problema e probabilmente questo arzigogolato decreto creerà ancora più problemi. Nel dibattito surreale che si è tenuto per ben dodici ore qui, la scorsa settimana - e non stavamo parlando del “decreto dignità”, di una riforma del mercato del lavoro, ma stavamo parlando dello spostamento di un tribunale, per dodici ore - sono emerse delle domande che sono state presentate non da membri dell'opposizione in un dibattito politico, ma sulla stampa. Queste domande sono molto chiare e molto semplici e attengono anche queste a problemi reali e concreti. Prima domanda: perché il Ministro Bonafede nell'esercizio dell'azione di Governo - che non è cosa semplice, ma è cosa complessa e richiede innanzitutto e sempre l'assunzione di una responsabilità e di un rischio, che non è semplicemente metterci la faccia, ma rischiare nel trovare nuove soluzioni - non ha dato seguito alla richiesta degli stessi operatori giudiziari e della minoranza, nella fase in cui si cercava una soluzione, di essere commissario straordinario con riguardo a una vicenda talmente urgente per la quale è stato fatto un decreto? Se la vicenda non fosse stata urgente ed emergente il decreto non ci sarebbe stato, ci sarebbe stata una normale procedura amministrativa; siccome abbiamo avuto bisogno di un decreto è evidente che c'è stata la necessità di un'assunzione di responsabilità in più e questa minoranza ha chiesto alla maggioranza cioè al Ministro di occuparsene in prima persona perché i in una procedura amministrativa così veloce e con tante incognite sono molti, come infatti si è dimostrato. Il Ministro ha detto “no” e nelle varie interpretazioni - perché qui purtroppo siccome è difficile ascoltare in prima persona, leggiamo le cose su e e quindi sapete che la ricostruzione non è sempre facile nell'orientamento - pare che il motivo principale per cui il Ministro non abbia voluto assumere su di sé il ruolo di commissario sia quello che in Italia con i commissari poi non si sa mai come le cose vanno a finire. Però, quando il commissario sei tu, lo sai bene come vanno a finire, le cominci e le finisci. Quindi è un assunzione personale, in più con l'appoggio della minoranza.
Secondo elemento non chiarito. Quindi, il Ministro decide di non fare il commissario di questa procedura d'urgenza, che richiede lo spostamento di tutti gli atti e di tutti i fascicoli di un intero tribunale, per cui si richiede anche la sospensione dei termini, aprendo un nella procedura ordinaria della prescrizione.
In questo contesto, apprendiamo dagli organi di stampa che l'edificio che sarebbe stato individuato, che era stato indicato anche il giorno prima in Commissione come edificio individuato, ha una vicenda definiamola nebulosa, che abbiamo appunto riscontrato dagli organi di stampa, sulla proprietà, che avrebbe avuto dei rapporti con personaggi non del tutto raccomandabili per quanto riguarda la regione Puglia.
Ora, noi non sappiamo se questo fatto sia vero, se non sia vero, come si intenda procedere, se la procedura sia corretta, se il fatto che questo edificio, acquistato solo quattro mesi prima a 4 milioni e poi affittato per i prossimi sei anni a 1,2 milioni, quindi con una plusvalenza, sia tutto trasparente; non lo sappiamo, nessuno ce l'ha detto, tant'è vero che poi si parla della necessità di fare ulteriori approfondimenti.
Quindi, ulteriore questione pratica: l'edificio individuato non è poi così tanto individuato e, a seguito di questo, il termine fissato per il 30 settembre rischia di non essere neanche il 30 e quindi ci troviamo a votare un provvedimento ad invarianza di bilancio, di spesa, così è definito nella relazione tecnica, quando tutta questa invarianza, sinceramente, non si capisce come possa avvenire, considerando che soltanto per effettuare le 60 mila notifiche avremo bisogno di un rafforzamento del personale, di perizie e di attività varie, che certamente non sono gratis. Ma questo non è perché uno non voglia spendere, ma perché è scritto così.
Allora, l'edificio qual è? Dove andrà a finire il tribunale di Bari? Farà un trasloco o ne farà due? Perché, a quanto pare, avremo la necessità di dislocare il tribunale e la procura in più edifici diversi, quindi creando un vero e proprio spezzatino, tutto ciò che gli operatori della giustizia non volevano nella città di Bari. Quando avremo la vera e reale operatività di questa struttura? Non si sa. Con quali procedure si potrà intervenire? Ad esempio: pare che questo edificio, tra l'altro, non sia neanche della metratura necessaria. Se il Ministro fosse stato il commissario straordinario, avrebbe potuto anche operare l'individuazione di un altro edificio di cui si era parlato, come quello della Guardia di finanza, interamente pubblico, attivare delle procedure d'urgenza per l'utilizzo di un edificio già nella disponibilità del demanio.
Ecco, queste sono le vicende. Come vedete, dietro tali questioni non c'è filosofia, non ci sono questioni riguardanti il futuro del Paese. È pratica, ma il Governo è anche pratica e l'Aula di questo Parlamento si sta occupando da diversi giorni del trasferimento di un edificio: del trasferimento di un edificio, non ci stiamo occupando dell'ILVA, non ci stiamo occupando delle crisi industriali del sistema Paese, ci stiamo occupando del trasferimento di un edificio!
E io credo che, insomma, voglio sperare, per le grandi questioni che noi abbiamo in campo, come Paese - si può aver votato partiti diversi, si può appartenere a partiti diversi, avere una cultura politica diversa -, che tutti in quest'Aula dobbiamo essere tenuti insieme da un unico obiettivo, cioè mantenere l'uscita dell'Italia dalla crisi, aumentare lo sviluppo di questo Paese, aumentare i posti di lavoro, aumentare il benessere degli italiani, diminuire lo stato d'ansia degli italiani, diminuire la paura che c'è in questo Paese, un sentimento violento, di cui non abbiamo bisogno: questo è il nostro obiettivo comune - voglio sperare - in quest'Aula.
E, allora, quello che vorrei dire al Ministro Bonafede: Ministro, è ancora in tempo, faccia il commissario di questo provvedimento, cerchiamo di affrontare in modo pratico i problemi pratici del Paese, perché, poi, il primo ottobre, quando per il tribunale di Bari non ci sarà una soluzione, saremo tutti nuovamente qui a occuparci di questo e probabilmente ci dovremmo dedicare altre 24, 48, 60 ore di Aula, tolte a cose più emergenti e che potevano essere affrontate semplicemente con una buona amministrazione e .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitiello. Ne ha facoltà.
CATELLO VITIELLO(MISTO-MAIE). Presidente, grazie, onorevoli colleghi buongiorno, prendo la parola per l'ultima volta in merito a questo decreto-legge.
Avrei voluto ricordare, Presidente, il 12 luglio come una giornata di esempio di buona politica, perché finalmente, grazie ai buoni uffici del Presidente della Camera, che ha messo d'accordo maggioranza e minoranza, finalmente è venuto meno uno di quei privilegi che naturalmente ha segnato la distanza fra il politico, il parlamentare e la cittadinanza. Quindi, avrei voluto ricordare il 12 luglio soltanto per questo; invece, mi costa ricordare il 12 luglio anche per un una falsa partenza da parte del Governo, con un decreto-legge che, sinceramente, mortifica in punto di diritto le esigenze di un distretto, il distretto della corte d'appello di Bari, rispetto ad un'esigenza che, invece, andava, secondo me, gestita diversamente.
Ebbene, il decreto-legge risulta, secondo me, deprivato del suo scopo, perché non soddisfa l'emergenza, Presidente. Si dice che urge ripristinare il regolare ordinato svolgimento dei processi e poi ci si limita a sospendere la prescrizione - in realtà, tutti i termini processuali, ma, in particolare, la prescrizione - senza provvedere nulla in merito all'immobile e all'inagibilità, senza pensare a risolvere il problema. Quindi, c'è certamente uno scollamento il presupposto del decreto-legge e la finalità che si prefissa di raggiungere.
Naturalmente, il Ministro è venuto qui - e ringrazio oggi ancora della sua presenza in Aula - a dire: io sono andato a Bari, c'ho messo la faccia. Io ho la vaga sensazione che, oltre alla faccia, occorreva anche un pizzico di coraggio, perché, quando noi, anche in sede di Commissione, abbiamo sollecitato una gestione della questione da parte del Ministro con poteri straordinari, lo abbiamo fatto ritenendo che questi poteri potessero essere affidati proprio alla sua persona, quindi con un gesto di estrema fiducia, che avrebbe dovuto comportare da parte sua un contro-gesto di coraggio, assumersi delle responsabilità e probabilmente non sarebbero successe le cose spiacevoli del 12 luglio.
Detto questo, si sospende la prescrizione. Vede, Presidente, io sono dell'idea che qui si confonda ancora una volta la prescrizione con la ragionevole durata del processo, cioè si fa della prescrizione un vessillo, una bandiera, un modo per fare ancora propaganda elettorale, quando in realtà la prescrizione non è il problema: il problema è la lungaggine del processo, ma va gestita in maniera assolutamente diversa.
Poi si dimentica che la prescrizione - e questo dispiace, perché qui c'è un buon numero di giuristi - è stata gestita, nell'arco temporale dal 2015 al 2017, nella famosa e famigerata vicenda Taricco. La Corte costituzionale, unitamente poi alla Corte di giustizia, ci ha rappresentato che la prescrizione è una norma sostanziale, non è una norma di carattere processuale, quindi intervenire con un decreto-legge retroattivamente non è possibile, perché, lo dice la sentenza Taricco, è incostituzionale.
Ora, anche questo, purtroppo, ha rappresentato e rappresenta un vessillo, rappresenta un modo di propagandare un messaggio, soltanto che il messaggio, Presidente, è assolutamente sbagliato.
Abbiamo provato in sede di Commissione, ma anche qui in Aula, con gli emendamenti, ad apportare dei correttivi, perché i poteri straordinari avrebbero consentito un riequilibrio rispetto all'urgenza, perché la previsione di poteri straordinari avrebbe in qualche modo anche giustificato la possibilità di un decreto-legge e avrebbe, secondo me, anche messo in difficoltà la Consulta, perché avrebbe dovuto pesare le due esigenze e questo, invece, non è stato fatto.
Ancora, abbiamo ritenuto che dovesse essere precisata la circostanza che la corte d'assise non si trova all'interno del palazzo di giustizia, quindi una connotazione di carattere tecnico; davvero abbiamo cercato di contribuire alla causa con ogni emendamento e anche questo, Presidente, non è stato preso in considerazione.
Ancora, i termini di fase: noi abbiamo ascoltato le persone che sono intervenute, che sono cittadini come tutti, che, però, hanno un ruolo specifico nel distretto della corte d'appello di Bari. E queste persone noi le abbiamo ascoltate in Commissione, con una giornata intensa di lavoro: loro, all'unanimità, hanno detto le stesse cose che noi abbiamo cercato di mettere all'interno degli emendamenti, quindi in chiave assolutamente costruttiva. Uno di questi, il procuratore capo, ci dice che le indagini preliminari continuano a Bari, continuano; e allora non è questo il termine che va sospeso, perché creerebbe inevitabilmente per gli indagati un , perché non si saprebbe in quale momento storico si sono verificate le indagini, non si possono verificare nella loro legittimità. Questo crea certamente un , ribadisco.
Allora, il termine da sospendere doveva essere quello, secondo me, dell'articolo 407, che è un termine individuato dalla riforma Orlando del 2017; ce l'abbiamo davvero a portata di mano, perché la riforma Orlando ha individuato un momento in cui c'era davvero il pericolo di una lungaggine e ha messo fine a questo pericolo.
L'articolo 407, comma 3-, ci dice che il pubblico ministero, finite le indagini, si deve determinare. Era questo, forse, il momento da sospendere, perché non era in grado il pubblico ministero di farlo, soprattutto perché non sapeva a quale tribunale, poi, si sarebbe rivolto. Alla fine, l'unico emendamento che poi è passato, che noi abbiamo presentato, è quello sulle misure cautelari personali, perché noi riteniamo che naturalmente la deroga alla sospensione non potesse riguardare soltanto la misura della custodia cautelare in carcere, ma anche tante altre misure cautelari, che riguardano naturalmente indagati, ma, soprattutto, vittime, in realtà. Infatti, pensiamo alla circostanza dell'allontanamento dalla casa familiare: questo avrebbe messo in crisi certamente la vittima di reati abbastanza gravi.
Quello che dispiace è che ho la sensazione - non voglio pensar male, però ho questa vaga sensazione - che questo emendamento sia stato accolto per evitare la contro-propaganda: Governo, tu non hai preso in considerazione le vittime.
Sono stanco, davvero, noi siamo stanchi di questa perenne campagna elettorale, e quindi ribadiamo il nostro “no” a un decreto-legge negletto, che mortifica il diritto in quel di Bari .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Federico Conte. Ne ha facoltà.
FEDERICO CONTE(LEU). Grazie, Presidente, buongiorno, Ministro, buongiorno, colleghe e colleghi.
Il Governo ha ritenuto di procedere nella vicenda del tribunale di Bari secondo il doppio binario dell'azione ordinaria e di quella straordinaria; l'ordinaria per risolvere i problemi logistici del tribunale di Bari, la straordinaria per intervenire sui termini processuali. Ha proceduto, cioè, secondo il mio punto di vista, in maniera invertita; invertendo, cioè, i termini dell'azione di Governo.
Sarebbe stato più ragionevole dotarsi di poteri straordinari per intervenire tempestivamente ed efficacemente nella risoluzione del problema logistico e far correre, invece, la vicenda giudiziaria sul binario dell'ordinarietà, fino a quando i poteri straordinari non avrebbero prodotto un primo risultato di approdo.
Che cosa è successo, invece, signor Ministro? È successo che lei ha fatto un elogio delle procedure ordinarie, perché esse consentono, anzi, evitano spazi, interstizi tipici delle procedure straordinarie in cui si annidano i germi della corruzione. È in linea di principio un ragionamento che condivido sul piano pratico, però che cosa è successo a Bari? Che il reperimento di una nuova sede, pure prontamente effettuato, si è rivelato nell'immediato non adeguato, per fatti che vanno al di là della volontà del Ministro e del Ministero, che si è trovato a fronteggiare l'evenienza tipica della procedura ordinaria, cioè il reperimento di un immobile che appartiene a una società che appartiene a una persona che, forse, è in odore di rapporti malavitosi. Dico “forse in odore” con tanti apici, perché in quest'Aula, nel discorso surreale che si è svolto, questo imprenditore è stato processato in tre gradi di giudizio in contumacia.
Questo dato neanche corrisponde proprio ai capisaldi di una democrazia che vive il principio di non colpevolezza come un principio di orientamento del dibattito politico. Succede, quindi, che adesso il Ministro deve fronteggiare la preoccupazione di dare seguito definitivamente al trasferimento degli uffici giudiziari di Bari in quell'edificio, nell'edificio di proprietà di quella società. Sappiamo che non avverrà, sappiamo che il Ministero si trova adesso a fronteggiare l'esigenza di una procedura di revoca in autotutela di quell'affidamento. Veniamo a sapere che probabilmente questa procedura di revoca in autotutela, signor Ministro, non potendosi motivare sulla presunta - tante virgolette - contiguità di quell'imprenditore ad ambienti malavitosi, probabilmente verrà motivata diversamente, perché si è venuto a scoprire che in un edificio vicino a quello reperito dal Ministro vi è la presenza di amianto. Quindi, c'è un rischio per la salute dei cittadini, anche dei cittadini che opereranno in quegli uffici giudiziari, talché il Ministro adesso, probabilmente, si avvierà a revocare in autotutela quell'affidamento, non per i motivi dibattuti nell'Aula parlamentare, ma per altri, a questo punto fortunosamente - mi permetto di soggiungere, non senza qualche malizia - sopravvenuti.
Questa scelta di binario ordinario per la soluzione logistica evidentemente sta creando notevoli contraccolpi all'azione di Governo, perché per certo - quello che avevamo già paventato in Commissione - per il 30 settembre non sarà risolto o non sarà definitivamente risolto il problema delle sedi dove si svolgeranno i processi del tribunale di Bari.
Sul piano, invece, del binario straordinario, cioè dal punto di vista dell'azione del Governo sui termini processuali, si è ritenuto di adottare un decreto che ha prodotto un dibattito in una prima parte virtuale, perché abbiamo discusso di quello che nel decreto non c'era, e in una seconda parte surreale - anche io ho utilizzato questa espressione in sede di discussione sulle linee generali -, perché con questo decreto si fa una forzatura notevole e, sotto il profilo politico, significativa in termini negativi, signor Ministro, del sistema processuale, e in particolare dei termini processuali. Cioè, il Governo immagina di poter sospendere la prescrizione di un certo novero di processi, neanche del tutto completo, e di processi anche in fasi diverse, con un decreto-legge, appigliando la necessità e l'urgenza che genera questo decreto all'aspetto logistico, alla difficoltà, al collasso del tribunale di Bari; problema che, invece, si è affrontato con le vie ordinarie. Quindi, la ragion d'essere del provvedimento straordinario viene affrontata per le vie ordinarie e, sul piano del provvedimento straordinario, si incide sul processo penale, che, invece, avrebbe bisogno di una procedura di riforma o, comunque, di interventi di carattere ordinario, di carattere legislativo.
E lo si fa forzando una norma, che è l'articolo 159, primo comma, del codice penale, che dice che la prescrizione può essere sospesa, oltre che per una certa categoria di ipotesi tassative, nel caso vi sia una legge che lo prevede. Ma una legge, signor Ministro, con le caratteristiche di generalità e astrattezza di una legge; non un decreto-legge formatosi su un caso specifico e racchiuso in un piccolo pezzo della storia giudiziaria italiana.
Quella legge a cui fa riferimento l'articolo 159, primo comma, è una legge con caratteristiche , pensata per i casi futuri. Lei ha ritenuto - e chi l'ha consigliata l'ha indotta in errore - che si potesse, , con un decreto, individuare una fonte legislativa idonea a intervenire , quindi anche per il passato, in violazione di un precetto costituzionale sacrosanto, rispetto a un caso specifico.
Che cosa ha prodotto questo, politicamente? E lo dico perché credo alla buona fede della sua intenzione, non soltanto per l'evocazione del suo cognome, ma anche per averla ascoltata. Ritengo che lei sia andato a Bari con l'intenzione vera e autentica di risolvere un problema e si è assunto una grave responsabilità, che, paradossalmente, oggi le viene contestata dagli avvocati di Bari, che scrivono - mi riferisco alle camere penali di Bari - che avrebbero preferito continuare a celebrare i processi nelle tende, rinviandoli a date di rinvio lunghe, fino a quando non sarebbe stato risolto sul piano logistico e organizzativo il problema della celebrazione degli stessi.
Quindi, per uno sforzo di generosità, forse concentrato troppo sugli aspetti mediatici e poco focalizzato sugli aspetti pratici, ora lei si trova a pagare lo scotto di un decreto che verrà sicuramente, per opinione diffusa - non di questo modesto parlamentare, che nella vita fa anche l'avvocato, ma di giureconsulti di indubitabile imparzialità, oltre che statura -, sanzionato dalla Corte costituzionale.
Le chiedo, quindi, di valutare ancora adesso, , di fare un passo indietro, o, comunque, di sospendere questo percorso, perché si troverà alla fine di esso ancora con i problemi logistici da affrontare per le vie ordinarie, che, probabilmente, la costringeranno a trovare nuovi spazi di risoluzione del problema in futuro, perché è un problema che non si risolverà facilmente, e una norma che è mostruosa, una norma che è una bruttura, che resterà nell'ordinamento italiano portando il suo nome.
Una norma che viene descritta con la suggestione di cui sono capaci i penalisti, in questo caso, i penalisti di Bari, come un colpo di cipria sulle rughe della cattiva amministrazione della giustizia barese, che, in un qualche modo, lei sta così riempiendo di belletto.
Per queste ragioni mi vedo costretto ad annunciare il voto contrario del nostro gruppo alla conversione in legge del decreto-legge che porta il suo nome .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.
MARCELLO GEMMATO(FDI). Presidente, onorevoli colleghi, l'indecorosa situazione in cui versa la giustizia barese è il frutto di più di dieci anni di negligenza e colpevole disattenzione da parte dello Stato nei confronti del sistema giudiziario. La recente cronaca riferita al palazzo di giustizia penale è il triste epilogo di una tragedia annunciata. Sì, di una tragedia, perché solo di tragedia si può parlare quando viene minata una delle tre funzioni dello Stato, ed il medesimo non è in grado di garantire l'esercizio della difesa e del principio di legalità costituzionalmente riconosciuti. Ricordiamo che il decreto-legge n. 73 in esame, reso all'esito di una dichiarazione di inagibilità del tribunale penale da parte del sindaco di Bari, è una misura adottata dopo che lei Ministro è venuto a Bari, si è recato personalmente presso le tende che purtroppo albergavano al di fuori dello stesso tribunale e si è reso conto dell'indecorosa situazione nella quale si trovava il nostro tribunale.
Il Ministro della giustizia, in occasione del sopralluogo, aveva anche incontrato i lavoratori, i rappresentanti della magistratura e dell'avvocatura barese, rassicurandoli circa una pronta risoluzione, rigettando qualsiasi forma di commissariamento, avocando a sé ogni decisione e stimolando un'indagine di mercato finalizzata all'individuazione di una struttura alternativa. L'epilogo è il decreto-legge in esame, che stabilisce la sospensione dei processi penali pendenti davanti al tribunale di Bari in ogni fase e grado, nonché del corso di prescrizione fino al 30 settembre 2018.
La vicenda, Ministro, ha dell'incredibile, perché la totalità degli operatori del diritto in terra di Bari e non solo le hanno evidenziato - cito fra gli altri l'ANM, la procura della Repubblica, il consiglio dell'ordine degli avvocati, la camera penale di Bari, l'Organismo congressuale forense - il loro convinto disappunto, ipotizzando delle questioni di incostituzionalità che peraltro sono anche emerse durante il dibattito d'Aula della scorsa settimana. Anche per questo gli avvocati baresi ed italiani hanno manifestato il 26 giugno davanti al tribunale di Bari.
In questa dichiarazione di voto lasciamo traccia anche di alcuni elementi giuridici, cioè che autorevoli esponenti dell'avvocatura reputano che siano stati violati i principi costituzionali di cui agli articoli 2, 3, 24, 25, 97 e 111 della Costituzione. Infatti, in tema di diritto di agire e difendersi in giudizio (giusto processo), la sospensione dei procedimenti penali avrà delle inevitabili conseguenze che contrastano con i principi costituzionali richiamati agli articoli 24 e 111 della Costituzione. I ritardi facilmente prospettabili per la ripresa dei processi comporteranno gravi ostacoli nel regolare svolgimento del sistema giudiziario, sottraendo agli utenti dalla giustizia - indagati, imputati, parti offese - l'effettivo riconoscimento dei diritti e delle garanzie che la Costituzione e l'ordinamento riconoscono. Si fanno così gravare sulle parti coinvolte nei processi responsabilità e mancanze che invece vanno imputate allo Stato.
In secondo luogo, la sospensione contrasta anche con i più elementari principi di civiltà giuridica e legalità: articoli 2, 3 e 25 della Costituzione. Ancor più grave è che la disposizione prevista dal decreto-legge non sia stata preceduta da una situazione e una dichiarazione di stato di emergenza, così come è avvenuto a seguito di calamità naturali, ma sia stata indotta da una evidente incapacità di gestione dell'attività giudiziaria da parte del comune di Bari e da comportamenti negligenti da parte della politica che amministra da tempo la nostra città.
Mi sia consentito, Presidente: l'unica calamità è quella che è rappresentata dai Governi nazionali, regionali e comunali a guida Partito Democratico , che hanno portato allo sfacelo anche in tema di edilizia giudiziaria, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Sentiamo quindi di condividere il disappunto manifestato dagli avvocati, in particolar modo dall'Unione delle camere penali, per cui sospendere la prescrizione fino a quando non cesserà la causa della sospensione significa oltretutto impedire il regolare esercizio della giustizia penale e del lavoro degli avvocati. Inoltre, i soggetti imputati in procedimenti pendenti presso il tribunale di Bari avrebbero un destino giudiziario differente rispetto ad altri imputati, evidentemente impegnati in giudizio in altri tribunali italiani. Viene così palesemente violato il principio di uguaglianza, articoli 3 e 25 della nostra Costituzione.
Sotto altro profilo, è altresì da considerare la violazione del principio di buon andamento, efficacia ed economicità desunto dall'articolo 97 della Costituzione. Non possono essere infatti, Presidente, trascurati i costi che le 60 mila notifiche, che evidentemente non potranno essere effettuate tutte tramite PEC, andranno a gravare sulle casse dello Stato.
Ancor peggio, la contestuale procedura di individuazione dell'immobile in cui amministrare la giustizia penale a seguito di un bando pubblicato il 25 maggio di quest'anno ha previsto l'individuazione di un immobile, quello sito in via Oberdan, l'ex immobile INPDAP, che i tecnici ci dicono essere non consono ad accogliere l'amministrazione della giustizia barese, perché in sostanza è più piccolo rispetto a quello che è stato sgombrato. Nelle relazioni tecniche è importante sottolineare come lo sgombero, dovuto a problemi di sismicità, sia stato causato proprio dall'enorme afflusso di gente presso il tribunale. Cosa succederà nel momento in cui affluiranno ancor più persone in un tribunale più piccolo? Ve lo siete chiesto questo?
E vi siete interrogati anche sui profili che hanno - come dire? - monopolizzato il dibattito d'Aula di giovedì scorso, rispetto anche alla moralità delle persone che mettono a disposizione questo immobile dell'amministrazione della giustizia? Possiamo assistere all'ignominia per cui noi andremo a comminare pene all'interno di un tribunale che è di proprietà, così come riportato, speriamo che non sia vero, da un'autorevole testata giornalistica nazionale. Sono queste allora le domande che noi rivolgiamo al Ministro, alla maggioranza, al Governo, e che speriamo abbiano in quest'Aula risposta.
Ma soprattutto, ancora una volta, si è reputato di non voler trovare una soluzione definitiva, dignitosa per l'amministrazione della giustizia barese. La nostra preoccupazione, Presidente, qual è? È che finora non si è riusciti ad evitare una tragedia per la giustizia penale, e ancor peggio si rischia di non riuscire ad evitare neanche quella scongiurabile dalla giustizia civile. Sì, perché c'è un tema a Bari di edilizia giudiziaria che il sottoscritto e il gruppo di Fratelli d'Italia avevano già evidenziato in un'interrogazione depositata il 5 giugno di quest'anno, nella quale appunto evidenziavamo le criticità che purtroppo - ahinoi, siamo stati Cassandra - sono emerse con la dichiarazione di inagibilità.
A tal proposito ricordiamo che con il decreto n. 155 del 2012 è stata attribuita una delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari, prevedendo una nuova organizzazione che ha portato alla soppressione delle cosiddette sedi distaccate dei tribunali. Tale revisione della geografia giudiziaria ha comportato notevoli criticità di natura logistica, strutturale, lavorativa, organizzativa, posto che gli operatori del diritto - il personale, gli utenti - attualmente sono riversati in strutture giudiziarie, come dimostrato, non in grado di accoglierli.
Si fa presente che lo stesso Governo aveva stanziato 5 milioni di euro destinati alla ristrutturazione della totalità dei siti giudiziari baresi, posto che all'esito della Conferenza permanente tenuta nel 2016 era stato evidenziato che nessuno dei siti che amministrano giustizia a Bari è a norma: anche gli uffici del giudice di pace appaiono insicuri e poco adeguati. La giustizia penale, prima del triste epilogo, veniva amministrata in uno stabile, frutto peraltro di un abuso edilizio, costruito per funzioni diverse da quella giurisdizionale, che non possedeva i minimi requisiti di sicurezza e decoro che dovrebbero richiedersi per un palazzo di giustizia.
Più di un decennio, Presidente, è stato caratterizzato da reiterate promesse di creazione di altri spazi, Cittadella della giustizia, ovvero Arcipelago della giustizia, ovvero altri immobili, ospedali militari, Cittadella della Guardia di finanza, quartiere San Paolo, villa Patrizia, Casermette, casa dello studente, tutte promesse oggi disattese e soluzioni neanche prese in considerazione, posto che si vuol porre un immobile - apro e chiudo una parentesi: privato, mentre quelli succitati erano pubblici - con caratteristiche assolutamente non funzionali a una decorosa amministrazione della giustizia.
Per questo, Ministro, ci saremmo aspettati anche misure concrete, contestuali al provvedimento di chiusura, che andassero incontro all'avvocatura locale…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MARCELLO GEMMATO(FDI). Una su tutte, la sospensione della tassazione e della contribuzione per gli avvocati del foro barese che, di fatto, oggi, Ministro, sono senza lavoro, soprattutto i più giovani, a causa del provvedimento in esame così come richiesto dal consiglio dell'ordine degli avvocati e come contenuto in un emendamento da noi votato che avete avuto l'ottusità politica di respingere.
Ci auguriamo, quindi, Ministro, che in futuro vengano adottate le misure richieste. Per tutte queste ragioni, e concludo, noi voteremo contro il decreto in esame, perché saremo sempre dalla parte della giustizia, di chi l'amministra, di chi la difende, di tutti gli utenti, ma, soprattutto, siamo convinti difensori della nostra Costituzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Grazie, Presidente. Non si può neanche immaginare di votare favorevolmente su questo decreto, significherebbe rinnegare secoli di storia di questo Paese, secoli di elaborazione costituzionale, non solo della giurisprudenza, ma di una semplice lettura delle norme costituzionali. Non c'è bisogno di elucubrazioni per rabbrividire di fronte a quanto stiamo per sottoporre all'Aula, ma, soprattutto, siamo di fronte ad una serie, Presidente, di falsi ideologici, che soltanto l'arroganza di chi ha i numeri in Aula può pensare di portare all'attenzione del Parlamento, senza che il bimbo di turno dica che il re è assolutamente nudo, perché chi vuole per un attimo sostenere che questo è un provvedimento necessario, indispensabile e corretto dice il falso e sa di dirlo dalla prima lettera all'ultima.
Presidente, l'articolo 77 della Costituzione prende le mosse da situazioni di eccezionale gravità e urgenza, cioè i decreti-legge non sono come le aspirine, che si prendono a qualsiasi mal di testa possa addivenire nell'ambito di un percorso legislativo; il decreto-legge ha una sua serietà e questo è un decreto-legge che vuole porre rimedio ad una situazione che nasce nel 2001 - lo ripeto: nasce nel 2001! - e l'insipienza dei nostri sindaci, dal sindaco Emiliano al sindaco Decaro, ha portato non ad una situazione di urgenza, ma a una prevedibile situazione di collasso.
Ecco perché, illustre Ministro, quegli immobili acquistati ad aprile e che, soltanto dopo pochi mesi, diventano sede di una inspiegabile scelta - e le dirò perché lei si assumerà una responsabilità, se per caso dovesse immaginare per un attimo di ratificare quella scelta -, non per quelle illazioni di stampa - che mi interessano fino a un certo punto, anzi, non mi interessano proprio; noi siamo garantisti, Forza Italia ha nel garantismo un suo DNA irrinunciabile -, ma perché quello è un immobile incapace di rispondere alle esigenze della nostra città.
È un immobile di 5.300 metri, solo quelli possono essere utilizzati, solo per le aule e, come le dirò e come risulta dagli atti, si trovano in una situazione logistica pazzesca, lo ripeto, pazzesca, impossibile da adibire a palazzo di giustizia, con un doppio trasloco, che costerà, il primo, 300 mila euro, il secondo, altri 300 mila euro. Questi danari, che voi dite che non volete spendere, con quale coraggio lei li spenderà, lei che fa tanto il Solone dal punto di vista del risparmio?
Tuttavia, Presidente, il tema della verità non teme smentite; diceva il mio maestro - il professor Contento, uno dei miei maestri - che la verità è un edificio in cui, da qualsiasi parte ci entri, arrivi esattamente sempre nello stesso luogo. Ebbene, da qualsiasi parte si entri in questo decreto, si giunge sempre alla stessa soluzione: è incostituzionale; lo ripeto: incostituzionale!
E lei vedrà, Presidente, che cosa accadrà quando, nei processi, si eccepirà la incostituzionalità della sospensione dei termini di prescrizione . Il danno che noi stiamo recando è alla giustizia, non barese, ma alla giustizia , perché basterà un vagito di eccezione alla Corte costituzionale, che con tre sentenze è già intervenuta per dire che non si può intervenire a piedi uniti sulla prescrizione, istituto di diritto sostanziale, su reati già commessi; è scritto, leggetelo!
L'abbiamo detto, eppure, io non parlo, io non vedo e io non sento, anzi, questo è un Governo che non sente e non vede, ma, purtroppo, parla - lo ripeto: purtroppo, parla - e parla dicendo eresie dal punto di vista giuridico e con una incapacità di affrontare il contraddittorio preoccupante.
Io, se dovessi dire che cosa ho trovato terribile in questo momento, è l'impossibilità di un dialogo a un livello tecnico minimo, perché alle obiezioni tecniche si risponde semplicemente con degli di tipo politico e questo non va bene, non è da aula parlamentare. Voi dovete affrontare i termini tecnici, guardate le norme, cercate di interpretarle, dateci una lettura che sia costituzionalmente orientata. Non ci venite a dire: noi siamo per la trasparenza, noi siamo per la legalità. La legalità non è un'opinione, la legalità è una scelta, è una conoscenza di norme, significa essere capaci di interloquire. Voi non siete capaci di interloquire; in Commissione è stato veramente disastroso l'intervento del Governo, disastroso! Nessuna capacità di essere effettivamente una parte nella interlocuzione.
Ebbene, se questa è la tipologia dell'intervento in questo provvedimento, Presidente, noi abbiamo alcune esigenze molto chiare. Innanzitutto, si sospendono i termini dei processi; lo sa il Ministro Bonafede che ci vogliono 60 mila notifiche? Allora, il gioco è veramente singolare, è un masochismo di tipo normativo veramente, come posso dire, quasi comico, paradossale, zelighiano, se mi fate passare questo termine. Cioè, io sospendo la prescrizione per tre mesi, ma innesco un meccanismo che, poi, mi porta ad allungare i processi, senza possibilità di sospensione, per due o tre anni, sicché avvicino la prescrizione; la sospendo per tre mesi, ma la avvicino di due o tre anni. Ma voi non vi rendete conto? Secondo me, siamo proprio al livello di - come posso dire - inimputabilità o imputabilità dal punto di vista normativo, di mancanza della capacità di intendere e volere dal punto vista normativo. Come si può pensare che, allungando i termini di notifica, si sospendono per tre mesi i termini di prescrizione? È un effetto paradossale, una eterogenesi dei fini di matrice impensabile. Eppure, nulla; da questo punto di vista, non c'è nessuna reazione. La mancanza di reattività è la cosa più preoccupante di fronte ad un'obiezione tecnica che non è soltanto mia, Presidente, ma è di tutti gli uffici giudiziari, della procura, della procura generale, del presidente della corte, del presidente del tribunale. Qui nessuno, nessuno può dire, se non per rispetto istituzionale nei confronti del Ministro, che questo è un buon provvedimento.
Ma, ancora, si sospendono, e l'ho detto, i termini di prescrizione con un richiamo puramente formale all'articolo 159, ma di questo la Corte costituzionale farà giustizia; tuttavia, la cosa più grave è il falso ideologico sulla clausola di invarianza finanziaria. Come potete dire che questo è un provvedimento che non costa? Manca proprio la consapevolezza; ha scritto qualcuno che il 90 per cento delle notifiche sarà posto in essere con la posta certificata; ma questa è - scusate - un'idiozia vera e propria! Chi scrive una cosa del genere sa bene di scrivere un'idiozia e allora, Presidente, su quel complottismo normativo, su coloro che avrebbero inserito proditoriamente in certi provvedimenti certe previsioni di perdita di posti di lavoro, io lo capovolgo e dico che c'è qualcuno che scrive delle cose false per consentire ai provvedimenti di andare avanti ! Questa è la verità; va capovolto, perché chi scrive che non ci sono notifiche che provocano costi, scrive un falso e lo sa.
Allora, non mi stupisce, ovvero, mi stupisce che qualcuno possa pensare, capovolgendo, che arriva una manina che inserisce il dato che ottomila posti di lavoro sono persi; scusate se qualcuno fa il suo dovere in un caso, nell'altro caso, invece, nulla accade.
Allora, la serietà nell'approccio sui provvedimenti è fondamentale, ma voglio che restino agli atti alcune osservazioni sull'immobile “individuato?”, la cui individuazione in realtà è sospesa, perché apprendiamo che ieri è stata rinviata la Commissione permanente per mancanza dei documenti da parte del Ministero e mi auguro che sia un segnale attivo di resipiscenza, non contro, ma nell'interesse della mia città.
Allora, risulta che questo edificio individuato è in una pessima situazione per traffico veicolare, ha un passaggio a livello che impedisce i passaggi, ha dei divieti di fermata intorno all'edificio, ha dei lavori edili che sono in corso; i veicoli dell'amministrazione penitenziaria hanno degli intralci impensabili, perché possono passare solo da un lato, perché in mezzo a una linea ferroviaria che lo circonda; è su un terreno Fibronit, Ministro, sequestrato perché non bonificato. Cioè, lei ci sta facendo trasferire in un immobile che è adiacente a un terreno non bonificato! Ma l'ha fatta questa verifica, prima di venire a sbandierare un immobile che, non per ragioni personali ma per ragioni logistiche, non può essere quello?
I parcheggi, scusate, che sono un , per l'esercizio: 20 posti pubblici e 150 posti che sono a 560 metri da questo palazzo; 150 posti: lei si rende conto quanta gente frequenta un palazzo di Giustizia?
Allora, credo che, da questo punto di vista, la soluzione sia che lei si assuma le sue responsabilità: faccia il commissario, rivesta il ruolo che deve rivestire, non abbia paura di fare il commissario! Non abbia paura del provvedimento straordinario che dia alla nostra città quello che deve avere! Si assuma le sue responsabilità e non le deleghi! Perché, dove sta scritto che un provvedimento straordinario è un provvedimento che comporta delle opacità? È proprio il contrario. Io le do fiducia, Ministro, si assuma le sue responsabilità, faccia il commissario e scelga un immobile definitivo!
Noi possiamo anche soffrire, possiamo anche stare un certo periodo senza quell'agibilità che la giustizia, come la salute (è la stessa cosa) deve avere, ma lei si assuma la responsabilità, faccia il commissario e scelga un immobile che abbia 15.000 metri; e un immobile pubblico, possibilmente, che eviti speculazioni, che eviti sospetti, che eviti opacità! Oddio, parlo come un 5 Stelle . Ho l'impressione proprio di avere la stessa foga di un 5 Stelle.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Ma probabilmente la legalità non ha colore. Allora, Ministro, se si riconosce in tutto questo, ci dia una mano e ci aiuti. Noi voteremo contro questo decreto, perché e invotabile, ma speriamo che sul “contro” possa nascere una nuova possibilità per la mia città e per l'utenza dalla giustizia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Miceli. Ne ha facoltà.
CARMELO MICELI(PD). Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, credo che quello a cui stiamo assistendo in quest'Aula da qualche giorno sia una pagina triste per la funzionalità di questo ramo del Parlamento; è cupa, nera, per la giustizia barese soprattutto e per la giustizia tutta.
È una pagina nera soprattutto per i magistrati, gli operatori delle cancellerie, gli avvocati, i giovani avvocati del distretto di Bari, colpiti due volte: una prima volta dall'incuria, se è vero come è vero che questi soggetti hanno operato per lunghissimo periodo all'interno di un immobile che in qualsiasi momento gli poteva crollare sulla testa; e colpiti una seconda volta dalla sua testardaggine, caro Ministro, dalla sua insensibilità.
Ciò perché, Ministro, lei non può venire in quest'Aula a raccontarci che il suo provvedimento è un provvedimento che aveva la finalità di eliminare le tende, perché, se è così, Ministro, le devo dire che questo è un caso di dislessia normativa, perché nel provvedimento la parola “tende” non è mai riportata . E, a differenza di quello che lei ha sostenuto in quest'Aula, nel provvedimento, già dalla rubrica, è scritto che la funzionalità del provvedimento è quella di assicurare misure urgenti e indifferibili per l'ordinato e regolare svolgimento dei processi e dei procedimenti. “Svolgimento”, Ministro! Svolgimento! Ebbene, la parola “svolgimento”, invece, è stata del tutto dimenticata nel suo decreto, perché nel suo decreto lei ha disposto solo ed esclusivamente una cosa: la sospensione arbitraria di tutti i procedimenti e di tutti i termini, in barba alle regole della Costituzione, in barba al sentimento di giustizia. Lei ha sospeso, come se questo fosse sufficiente, e ci ha raccontato che questa sospensione era condivisa e concertata, caro Ministro. Lei ha avuto l'ardire di dirci che questa era una decisione che era stata presa in seno alla Commissione ed insieme a tutti gli operatori del diritto di Bari: bene, caro Ministro, noi, in Commissione giustizia, abbiamo sentito altro provenire da quelle persone.
Noi in Commissione giustizia abbiamo sentito per ben sei ore i magistrati di Bari, per ben sei ore gli avvocati di Bari, gli operatori delle cancellerie di Bari, e tutti questi ci hanno detto in maniera univoca, con un'unità di intenti - questo sì, è un suo record, Ministro, lei è riuscito per la prima volta a mettere d'accordo la magistratura e l'avvocatura, tutte le sigle rappresentative della magistratura e tutta quelle rappresentative l'avvocatura -, tutti unanimi nel dire una cosa soltanto, cioè che quello è un provvedimento assolutamente insufficiente , perché mancante di quella parte fondamentale, che era quella di dotarsi di poteri straordinari per affrontare in maniera straordinaria la questione, individuare immediatamente un unico immobile che fosse capiente tanto quanto quello dichiarato inagibile, operare un unico trasloco. Lei è avvocato, lei sa che i procedimenti si estinguono per lo smarrimento di un solo documento; quanto meno dovrebbe saperlo, se indossa ancora quella toga e se ha avuto il piacere ancora di indossarla.
Chiedevano che si disponessero misure straordinarie di notifica per il ripristino della funzionalità dei procedimenti, e chiedevano soprattutto delle misure che fossero finalizzate a tutelare gli avvocati, i giovani professionisti, quegli avvocati che hanno visto sospendersi i termini di prescrizione, che hanno visto sospendersi le udienze, ma non hanno visto sospendersi, invece, i termini di scadenza delle rate degli oneri previdenziali e di quelli fiscali.
Non avete avuto neanche la sensibilità, dopo avere dichiarato inammissibile il provvedimento relativo agli avvocati, di inserirlo nel cosiddetto “decreto dignità”, neanche provare ad inviare un'ancora di salvataggio per questi soggetti.
Ministro, lei ha decisamente preferito recitare un ruolo all'interno del suo . Lei ha preferito raccontarci che tutto era stato risolto, farlo a mezzo , parlando con il popolo; lei non ha però deciso di affrontare la realtà, non ha deciso di volere sentire quello che gli operatori del diritto realmente dicevano della vicenda che ci riguarda. Lei non ha voluto sentire, per esempio, il presidente del tribunale di Bari, il quale ha detto, in audizione e anche fuori dall'audizione, che per ripristinare la corretta funzionalità degli uffici giudiziari di Bari serviranno almeno dieci anni, anche a causa di quelle oltre 60.000 notifiche. Le assicuro, sottosegretario Morrone, che dietro quelle 60.000 notifiche non c'è lo zampino delle correnti di sinistra della magistratura ; sono delle notifiche dovute per legge, le assicuro.
Lei non ha voluto sentire neanche il procuratore Volpe, il quale senza mezzi termini ha avuto il coraggio di dire che questo provvedimento è uno , figlio non si capisce se di incompetenza, trascuratezza o superficialità. Questo è il fallimento della giustizia - ha detto il procuratore Volpe - quello stesso procuratore, caro Ministro, che qualche giorno fa ha detto che non sa nulla del provvedimento di assegnazione, perché nessuno lo aggiorna; quel procedimento che, invece, probabilmente, se fosse avvenuto in costante e continuo contatto con la procura avrebbe avuto esito diverso, se è vero come è vero che i procuratori sono molto, molto aggiornati sulla natura dei soggetti che partecipano alle gare . Lei non ha voluto ascoltare neanche il dottore Maritati, dell'ANM, il quale ha detto senza fronzoli che così si fanno felici soltanto i clan e tutti coloro che vivono nell'illegalità. Lei non ha voluto ascoltare neanche l'Ordine degli avvocati, quando ha affermato che questo è un provvedimento che condanna alla paralisi la giustizia. Non ha voluto ascoltare i colleghi avvocati, che con voce rotta di pianto in Commissione hanno supplicato quegli emendamenti di cui dicevamo prima.
Lei non ha voluto ascoltare nessuno, ha voluto però ascoltare - lì sì, lei non è più “buonafede”, lei è in malafede, lei dimostra la sua malafede -, il parere della V Commissione, quel parere che sancisce un'invarianza finanziaria su una dichiarazione che è falsa - falsa! -, quella dichiarazione che sostiene che circa il 90 per cento delle notifiche che si dovranno effettuare per ripristinare la funzionalità degli uffici giudiziari e per fare riprendere i procedimenti potrà avvenire con il sistema della posta elettronica. Ministro, un praticante avvocato al solo primo giorno di pratica è in grado di dirle che quella è una bugia, che quella una falsità ! Dov'è l'invarianza finanziaria?
Ministro, lei è venuto qui a recitare il suo ruolo, è venuto qui a recitare il suo comizio prestampato, non uscendo mai fuori dal selciato, però sono rimaste tante e troppe cose inevase, tante e troppe cose rispetto alle quali non ha risposto.
Lei non ha risposto sul fatto se sia vero o meno che uno dei proprietari dell'immobile individuato, il nuovo immobile individuato, è un soggetto che ha prestato somme di denaro a un altro soggetto rivelatosi essere il cassiere di Cosa Nostra, senza neanche spiegarci se, invece, questo soggetto è semplicemente vittima di estorsione, cosa che potrebbe anche essere. Lei ha ritenuto di non dover dare queste spiegazioni a quest'Aula, di non doverle offrire.
Lei non ci ha spiegato perché avete scartato altri immobili e glielo spiego io perché avete scartato altri immobili: perché lei non ha avuto il coraggio - ripeto: lei non ha avuto il coraggio - di dotarsi di poteri straordinari che le avrebbero consentito di recuperare immobili molto più grandi, potendo, attraverso i poteri straordinari, modificarne la destinazione urbanistica e destinarli a palazzo di giustizia, con la possibilità di contenere tutti gli uffici giudiziari e con un unico trasloco, che è quello che non si potrà mai fare. Ripeto: non si potrà fare.
Lei non ha fatto nulla di tutto questo, lei continua in maniera cocciuta, lei continua in maniera ostinata sulla sua strada e lo fa perché evidentemente un cambiamento c'è già stato. Lei, Ministro, non è più quello dell'onestà. Lei, Ministro, non è più quello della concertazione. Lei, Ministro, si è adeguato perfettamente alla logica della ruspa; lei ha deciso di salire sopra una ruspa, di accenderla, di pigiare sull'acceleratore e di lanciarla a folle velocità, ma questa volta non la sta lanciando contro il Partito Democratico, questa volta non la sta lanciando contro le forze dell'opposizione: lei, questa volta, la sta lanciando contro la città di Bari, contro i cittadini di Bari; la sta lanciando contro il palazzo di giustizia e contro la giustizia a Bari!
Lei sarà e si sta rendendo responsabile di un disastro rispetto al quale noi non vogliamo corresponsabilità; noi non saliamo con lei su quella ruspa, noi non condividiamo con lei le responsabilità del disastro che le ruspe lasceranno ed è per questo che, a nome del gruppo Partito Democratico, annuncio che voteremo contro il suo provvedimento
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tateo. Ne ha facoltà.
ANNA RITA TATEO(LEGA). Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Per favore, colleghi…
ANNA RITA TATEO(LEGA). Onorevoli colleghe e colleghi, siamo oggi giunti alla dichiarazione di voto sul decreto-legge in esame per fare fronte alla situazione di emergenza in cui versa l'edilizia giudiziaria a Bari. Si tratta di una storia che affonda le sue radici in scelte sbagliate che si sono protratte per ben trentasei anni: è dal 1982 che si cerca di dare una giusta collocazione a tutti gli uffici giudiziari. Le soluzioni date però non hanno mai avuto il pregio di rispondere ad una visione d'insieme. Ogni volta non si è proceduto a porre le basi per un intervento di lungo periodo, di più ampio respiro; un intervento che fosse strutturale e definitivo. Era alle fine del 1990 quando l'immobile fu scelto tra le diverse soluzioni come sede provvisoria degli uffici giudiziari del tribunale di Bari e della procura della Repubblica. I primi problemi, però, emersero già nel 2002, quando il palazzo fu sequestrato, con facoltà d'uso dell'immobile, per abuso edilizio.