PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FRANCESCO SCOMA, legge il processo verbale della seduta del 3 agosto 2018.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Brescia, Buffagni, Cancelleri, Castelli, Castiello, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fugatti, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Giachetti, Giorgetti, Grillo, Guerini, Guidesi, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rixi, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Carlo Sibilia, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valente, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 10,30.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1004: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 luglio 2018, n. 84, recante disposizioni urgenti per la cessione di unità navali italiane a supporto della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame della questione pregiudiziale Magi e Schullian n. 1, che è stata sottoscritta anche dal deputato Fornaro.
Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96- del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Presidente, vorrei che la Camera ricordasse - oggi è il 6 agosto - che 73 anni fa furono scagliate due bombe atomiche…
PRESIDENTE. A fine seduta… onorevole Deidda, le chiedo scusa, ma c'è già un intervento prenotato a fine seduta, al riguardo. Quindi, la prego di interrompere il suo intervento.
Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1. Colleghi, si prega di fare silenzio; ascoltiamo insieme l'intervento sulla questione pregiudiziale del deputato Riccardo Magi.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, noi siamo di fronte a un provvedimento del Governo che è già stato approvato in prima lettura al Senato e che è un provvedimento molto snello, sono pochi articoli e di semplice lettura. Nel corso della discussione generale sono già emersi importanti profili che, a mio avviso, dovrebbero spingere questa Camera a non convertire il provvedimento del Governo. Ora, però, soffermiamoci un attimo sulle questioni rispetto alle quali il provvedimento, Presidente… è davvero impossibile così…
PRESIDENTE. Si prega di fare silenzio. Prego, deputato Magi, riproviamo.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Riproviamo, anche perché io credo che quando si fanno appelli alla centralità del Parlamento, non c'è momento migliore per fare vivere questa centralità che un momento come quello in cui si esamina una questione pregiudiziale di costituzionalità su un provvedimento del Governo in conversione. Non c'è modo migliore e più efficace di provare a convincere tutti quanti i colleghi del fatto che questo decreto sia incostituzionale sotto diversi profili, che quello di leggere insieme l'articolo 1 del provvedimento; l'articolo 1 è quello nel quale sono contenuti gli obiettivi e il movente di questo decreto: “Per incrementare la capacità operativa della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici nelle attività di controllo e di sicurezza rivolte al contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di esseri umani, nonché nelle attività di soccorso in mare, è autorizzata (…)” – eccetera - la cessione di queste unità navali. Allora una prima questione che ha rilievo costituzionale è quella che è emersa nella discussione generale. In questo momento possiamo dire che non ci troviamo di fronte a un interlocutore istituzionale, il Governo italiano non si trova di fronte a un interlocutore istituzionale, e non abbiamo certezza neanche di come verranno usati questi assetti navali.
In Libia non c'è un Governo, non ci sono due Governi…
PRESIDENTE. Deputato Magi, le chiedo scusa. È indispensabile fare silenzio. Non è possibile avere dei capannelli di persone che parlano mentre un collega sta sviluppando un suo ragionamento, quindi chiedo la cortesia, a tutti i deputati che stanno parlottando, di farlo, se lo ritengono indispensabile, fuori dall'Aula.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). La ringrazio io, Presidente, perché mi aiuta a far capire la serietà di quello che siamo provando a sottoporre al voto di quest'Aula. Davvero faccio una preghiera a tutti quanti i colleghi, in particolare a quelli che ritengono prioritario continuare a conversare in questo momento anziché onorare appunto il dibattito che proviamo a tenere, di leggere questo provvedimento in coscienza. Dicevamo che il nostro Governo non si trova di fronte un interlocutore istituzionale certo. In Libia, in questo momento, non c'è un Governo, non ci sono due Governi, ma non c'è alcun Governo: ci sono 150 milizie, ci sono una serie di poteri di caratteri tribale o familiare. Noi non abbiamo certezza di quali forze andranno a utilizzare gli assetti navali della Guardia costiera italiana e della Guardia di finanza italiana che andiamo a cedere. Ma andiamo avanti.
Si dice che l'obiettivo è il contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di esseri umani. Bene, ma l'immigrazione illegale che si vuole contrastare, scritta su questo decreto del Governo italiano, non è quella che corrisponde a una fattispecie del nostro ordinamento, ma è quella che corrisponde al reato dell'ordinamento libico: questa è la gravità principale di questo provvedimento! Nel nostro ordinamento c'è scritto un'altra cosa, cioè un principio fondamentale della nostra Costituzione sancito e scritto nell'articolo 10, comma 3, che è quello che statuisce espressamente che la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge italiana, non dalla legge libica! Quindi, il connotato illegale e illegittimo dell'immigrazione deve essere quello della legge italiana e della Costituzione italiana, in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Come sappiamo, la Libia non ha mai aderito, non ha mai riconosciuto e non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra: perché questo punto è cruciale, rispetto all'uso, già negli obiettivi esplicitamente scritti dal Governo, si andrà a fare di queste motovedette? Perché nel nostro Paese, per avere l'obbligo di protezione, basta che sia fatta la richiesta di asilo; nel nostro ordinamento c'è un obbligo di protezione per il richiedente asilo, il riconoscimento o meno di una forma di protezione internazionale, sia essa asilo, sia protezione sussidiaria o protezione umanitaria, è cosa che avviene successivamente. Noi qui stiamo scrivendo che un altro Paese, che non ha riconosciuto alcuna delle convenzioni internazionali che tutelano i diritti fondamentali dei rifugiati e dei richiedenti asilo, ne blocchi la fuga. Ma la fuga, in base al dettato della nostra Costituzione, in base a quello che i padri costituenti hanno voluto scrivere - perché corrispondeva alla loro esperienza di fuoriusciti, alla loro esperienza di cittadini perseguitati che fuggivano da un regime - non possiamo impedirla con i nostri assetti navali per rispedire queste persone in un Paese non sicuro. Smettiamola con questa cosa del porto sicuro, la questione è il Paese sicuro. Non serve un porto sicuro che abbia una banchina stabile, serve un Paese nel quale la persona che fugge non deve temere per la propria vita, essendo ricondotta lì.
La persona che fugge non deve temere per la violazione dei propri diritti fondamentali.
Il Presidente Fico, pochi giorni fa, il nostro Presidente, che giustamente ci richiama alla centralità di quest'Aula, pubblicamente ha detto: la Libia non è un Paese sicuro. Allora, colleghi, che cosa andiamo a convertire? Andiamo a convertire la cessione di motovedette, e si è detto nella discussione generale: va beh, in fondo sono dodici motovedette, dieci sono addirittura da 10 metri. E ci torneremo, perché quegli assetti navali non sono adatti tecnicamente al salvataggio.
Ho interpellato un ufficiale della Guardia costiera sulle caratteristiche tecniche di questi assetti navali e gli ho chiesto: le motovedette Classe 500 sono adatte al salvataggio? Mi ha risposto: meglio un pedalò. Meglio un pedalò! Allora, a cosa servono, se non a salvare persone? Quando si va a soccorrere un gommone ci si trova davanti a 100-150 persone in mare: che cosa si va a fare con una motovedetta da 10 metri che ha un equipaggio di tre persone e che nel nostro Paese è utilizzata per sorvegliare le aree marine protette? Si vanno a fare, rappresentanti del Governo, dei respingimenti, respingimenti per i quali il nostro Paese è già stato condannato, quando avevamo un altro Ministro dell'interno della Lega.
Abbiamo imparato che i respingimenti non si fanno direttamente con le nostre Forze armate ma per interposta persona o per interposto Stato, quindi si forniscono assetti navali per fare questo. Avete mai visto un'operazione di una motovedetta italiana utilizzata dalla cosiddetta Guardia costiera libica? Non hanno neanche un giubbotto di salvataggio; è incredibile riuscire a fare un'operazione di salvataggio senza un giubbotto di salvataggio.
Concludo, Presidente, appellandomi a tutti quanti i colleghi, appellandomi a tutti quelli che so avere una sensibilità autentica sia per la centralità di questo Parlamento, rispetto agli atti e all'esame che si deve fare degli atti che ci sottopone il Governo, sia per la tutela dei diritti umani.
Queste contraddizioni non sono emendabili, non sono sanabili, sono un costituzionale in questo provvedimento! E tenete conto che, rispetto a un anno fa - questo è molto importante - la situazione in Libia è molto peggiorata, la situazione è ancora più grave di come era.
Noi stiamo ipocritamente chiedendo a un Paese in grossa crisi, in cui si vive la fame e sempre più libici fuggono da lì, di farsi carico di un'emergenza umanitaria di 700.000 persone, ma non possono e non sapranno farlo nel rispetto dei diritti umani. Questo è il modo più sbagliato e più anticostituzionali di affrontare questa emergenza umanitaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Iolanda Di Stasio. Ne ha facoltà.
IOLANDA DI STASIO(M5S). Presidente, onorevoli colleghi, con il mio intervento su questo decreto desidero porre l'attenzione sulla questione più dibattuta, ovvero quella dei diritti umani, usata fin troppe volte dalle opposizioni per fare apparire la nostra posizione come cinica e irrispettosa nei confronti del prossimo.
Sono fermamente convinta che in quest'Aula non ci sia nessuno contrario alla tutela dei diritti umani e della dignità della persona, ma è un peccato che questi principi diventino strumenti per fare della retorica politica. E da chi viene, poi, questa retorica? Da chi, negli anni precedenti, non è riuscito a far nulla di davvero utile per la sicurezza nel Mediterraneo , se non consentire centinaia di migliaia di sbarchi di immigrati, arrivati qui illegalmente, creando situazioni di emergenza sulle coste italiane sia per i migranti che per i nostri cittadini.
A chi spettava, è stato riconosciuto lo di profugo o rifugiato politico, ma voglio ricordare a tutti voi che si tratta solo di una parte rispetto alle moltitudini di migranti approdati sulle nostre coste clandestinamente. Permettetemi di ricordarvi le migliaia di vite che sono finite in questo modo.
Erano uomini e donne dati in pasto all'illusione di una vita migliore, finita per sempre tra le acque che gli erano state promesse come l'ultimo sacrificio prima della salvezza. Vi sembra questo il modo di garantire i diritti umani? Lasciare che uomini e donne inconsapevoli attraversino il Mediterraneo in condizioni disumane: come potete permettere tutto questo in nome dei diritti umani ?
Queste popolazioni devono essere protette da chi ne ha i mezzi e l'Italia, insieme all'Unione Europea, sta dimostrando di avere una strategia affinché nessun uomo perda la vita in mare e si riducano gli ingressi illegali di figure legate al terrorismo internazionale.
Il provvedimento in oggetto ha il preciso intento di salvaguardare vite umane che, dall'altra parte del Mediterraneo, attraversano il Mare Nostrum alla ricerca di una vita migliore ed è il primo di una serie di interventi mirati innanzitutto alla protezione di tutte le donne, gli uomini e - non dimentichiamocelo - bambini e bambine che in quel mare rischiano di perdere la propria vita e quella dei propri cari.
Con il decreto-legge in esame stiamo promuovendo la cooperazione tra i due Paesi, con il duplice obiettivo di fornire un supporto straordinario per la riduzione della pressione migratoria alla quale l'Italia è soggetta e di ridurre il numero di barconi della morte che attraversano il Mediterraneo.
Per la prima volta la stessa Unione europea si sta attivando con più misure volte a ridare stabilità allo Stato libico. Dobbiamo, quindi, essere lungimiranti e guardare al decreto-legge come ad un primo importante strumento nell'ottica globale di una risoluzione pacifica, tenendo al centro della questione proprio la garanzia dei diritti umani dei migranti che sono per noi la base di ogni intervento e non slogan preconfezionati.
Non succederà mai che il Governo continui ad incentivare le attività illegali dei trafficanti di uomini che speculano sul bisogno di questa gente. Forse è questo che le opposizioni vorrebbero, ma adesso le cose stanno finalmente andando in un'altra direzione - .
Non dimentichiamo poi che l'Italia ha una responsabilità precisa nei confronti della Libia: un Paese con uno Stato sovrano ritrovatosi disgregato da un momento all'altro a causa dell'ingerenza di altri Paesi che, nel 2011, hanno deciso di voltare le spalle al diritto internazionale e, anche in quel caso, si parlava di difesa dei diritti umani, e cosa abbiamo ottenuto? Una nazione distrutta, una popolazione allo sbando, senza una guida forte ed autorevole , .
È nostro dovere aiutare la Libia a ricomporre il disordine interno, rafforzare la propria autorità, ricostruire un'organizzazione statale stabile e proprio per far sì che quei diritti umani di cui stiamo parlando siano preservati e garantiti all'interno degli stessi confini libici sulle cui coste - ve lo ricordo - operano già organizzazioni internazionali.
Lo scopo principale del decreto-legge rappresenta solo il primo importante passo ed è esattamente quello di non dare in pasto agli sciacalli del mare vite di uomini e donne disperati.
Non si può pensare di ottenere questi risultati senza confrontarci attivamente in maniera propositiva e concreta con la Libia. Se vogliamo essere davvero solidali con i popoli che dall'Africa giungono a noi, dobbiamo innanzitutto porre fine alle illegalità connesse agli sbarchi e non incentivarle in nome di un'inconsistente solidarietà, come è stato fatto negli ultimi anni, che non porta vantaggio a nessuna delle parti in causa e non contribuisce in alcun modo al rafforzamento della stabilità dei Paesi.
Per noi non vi è alcuna incostituzionalità: è per questo motivo che io non ci sto quando veniamo accusati dalle opposizioni di non rispettare i diritti umani, perché per la prima volta questi sono al centro delle nostre azioni politiche e non al centro di tornaconti economici , .
PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Di Stasio. Non l'ho interrotta perché l'episodio non si è reiterato, in ogni caso le ricordo, a futura memoria, che bisogna rivolgersi alla Presidenza e non ad altri gruppi parlamentari o persone .
Ha chiesto di parlare la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO(FDI). Presidente, colleghi, signori del Governo, il decreto-legge prevede la cessione di unità navali italiane a supporto della Guardia costiera e altri organi costieri libici per la sicurezza ed è certamente un decreto-legge positivo perché procede nel solco della necessaria cooperazione con la Libia nel campo del contrasto all'immigrazione illegale del traffico di esseri umani, del soccorso in mare dei migranti e della tutela delle nostre frontiere.
In tale direzione considero positiva anche l'azione del Governo di dare continuità ad una procedura messa in campo dal precedente Esecutivo sulla base del Memorandum siglato nel 2017 dall'allora Presidente Gentiloni, nel solco di una promettente inversione di tendenza e della necessità che il Parlamento agisca come forza compatta di fronte ai problemi di interesse collettivo.
Positiva anche perché dà il chiaro segnale di un Paese che ha smesso con la politica di aprire le porte a tutti e ha avviato una politica di rafforzamento dei controlli. Come ha evidenziato alcuni giorni fa dalla presidente Giorgia Meloni, i dati dell'Organizzazione mondiale per le migrazioni, che mostrano chiaramente come parte dei flussi migratori si sono spostati verso la Spagna, che certamente ha superato il nostro Paese in numero di sbarchi, sono la chiara e netta dimostrazione che l'invasione non è un processo inarrestabile ma è il prodotto di politiche per troppo tempo scellerate evidentemente più dirette ad alimentare il business dell'accoglienza piuttosto che a difendere gli interessi nazionali.
Come Fratelli d'Italia abbiamo proposto alcuni miglioramenti al decreto-legge, prevedendo ad esempio che l'accordo debba considerare in via prioritaria la salvaguardia assoluta dei livelli di efficienza e di capacità operativa dei nostri reparti di Guardia costiera e della Guardia di finanza. Ma soprattutto abbiamo chiesto che la cessione delle nostre unità navali venga vincolata alla stipula di un accordo con il Governo libico che preveda una serie di strumenti utili a contrastare i flussi migratori, a partire da un blocco navale davanti alle coste della Libia.
A nostro avviso, il blocco navale è l'unica vera e reale situazione efficace, se si vuole porre un freno reale - questo vogliamo capirlo - alla partenza dei barconi della morte e colpire chi specula e si arricchisce sulla pelle dei migranti: è questa la vera battaglia di civiltà contro il buonismo, contro la falsa e ipocrita azione di chi agita sempre e comunque strumentalmente il tema del razzismo in un Paese che, invece, si può certamente definire un Paese civile e accogliente. Collega Magi, bisogna essere scevri da condizionamenti ovviamente legittimi rispetto anche a collaborazioni dell'associazione radicale rispetto all', altrimenti riduciamo il decreto-legge ad una guerra tra guelfi e ghibellini . Da calabrese, terra da sempre di emigrati storicamente e al tempo stesso terra che da secoli è frontiera europea di tante civiltà del Mediterraneo, non posso fare a meno di svolgere una considerazione strumentale al ricorso delle accuse di razzismo che non appartiene alla cultura dell'Italia. Ripeto è soprattutto una questione culturale e la nostra millenaria storia, le nostre tradizioni artistiche, i nostri borghi antichi sono credo la chiara testimonianza di un popolo che ha sempre guardato ai suoi confini non come un muro costruito per respingere, ma semmai una terra per accogliere. Sono altri i Paesi europei con evidenti matrici razziali di odio e di sopraffazione che oggi probabilmente sorridono allo scambio tra di noi di accuse di un razzismo che non esiste. Sono invece il mancato controllo, secondo me, dei flussi migratori, la cattiva accoglienza ad ostacolare una positiva integrazione e a generare diffidenza e deprecabili ahimè fenomeni di intolleranza.
Infine come Fratelli d'Italia, invitiamo il Governo a concentrare l'attenzione anche sui flussi migratori provenienti dall'Algeria…
WANDA FERRO(FDI). … che sono destinati certamente ad aumentare proprio a causa dei rafforzamenti dei controlli sulle coste libiche e il rafforzamento dei controlli da parte della stessa Spagna. Per questo abbiamo già proposto di valutare l'attuazione di un blocco navale anche lungo le rotte tra l'Algeria e l'Italia. Concludo ritornando alle nostre matrici culturali…
WANDA FERRO(FDI). …citando qualcuno come Pablo Neruda che ricordo nell'
PRESIDENTE. Deve concludere, collega Wanda Ferro. Si affretti, per favore.
WANDA FERRO(FDI). … parlò di un Paese che aveva cambiato l'Europa e diceva: La luce dell'Italia ha trasformato le vesti a brandelli dei giullari e le corazze di ferro delle canzoni in gesta di fiume che diventarono la piena e scintillante armatura di diamanti. Sono parole che ci dovrebbero appartenere per sempre .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Valentino Valentini. Ne ha facoltà.
VALENTINO VALENTINI(FI). Presidente e colleghi, il gruppo di Forza Italia voterà contro la pregiudiziale opposta dai colleghi Magi e Schullian. È una pregiudiziale che consideriamo improponibile in termini giuridici e che sottintende scelte politiche che non condividiamo, perché poco responsabili. Dal punto di vista giuridico si tratta di una richiesta davvero stravagante: i proponenti argomentano lungamente per dimostrare una cosa scontata, e cioè che lo straniero perseguitato ha il diritto di chiedere asilo nel nostro Paese, qualora riesca a raggiungere il territorio nazionale italiano. Questo diritto non è mai stato messo in discussione perché appartiene al nostro ordinamento giuridico e, ancor prima, alle norme morali sulle quali si basa la nostra stessa civiltà. Il fatto è che il decreto di cui discutiamo oggi non riguarda il diritto alla protezione dei rifugiati sul territorio italiano; si tratta, invece, del controllo di un tratto di mare sottoposto alla sovranità di un altro Stato, la Libia.
È del tutto evidente che l'Italia non ha alcun potere né alcun dovere di tutela verso cittadini di un Paese terzo che si trovano in territorio o nelle acque territoriali di un altro Stato, in questo caso la Libia. La sovranità libica, dal punto di vista del diritto internazionale, porrebbe semmai in capo all'autorità libica il riconoscimento dello stato di rifugiato a chi ne avesse diritto. Naturalmente, non è che non veda che la sovranità libica è di fatto esercitata in modo saltuario da soggetti diversi, di legittimità più che dubbia e con metodi che spesso non approviamo, ma proprio le condizioni di instabilità della Libia e il fatto che quest'ultima non abbia sottoscritto gran parte delle convenzioni internazionali rendono estremamente precarie le condizioni di chi, perseguitato politico o migrante economico, tenti la strada dell'immigrazione attraverso quel Paese.
Proprio questo dovrebbe indurci a lavorare per rafforzare la sovranità libica riconosciuta dalla comunità internazionale e la possibilità per un'autorità identificabile, e nel caso sanzionabile, di gestire i flussi migratori. Naturalmente, sappiamo che il Governo Sarraj, pur legittimato dalle Nazioni Unite, non è l'unico soggetto ad esercitare un'effettiva sovranità in Libia e che la politica efficace verso la sponda sud del Mediterraneo ci impone di relazionarci anche con tutti gli altri interlocutori in campo. Resta, però, il fatto che ogni misura volta a rafforzare la sovranità e il controllo del territorio da parte del Governo Sarraj è un passo importante per una ordinata gestione del fenomeno. Voglio essere più esplicito: è possibile che la Guardia costiera libica non si comporti in modo esemplare, e, se questo è vero, dobbiamo fare tutte le pressioni e le sollecitazioni utili ad evitare che questo avvenga, ma di certo i trafficanti di esseri umani sono un pericolo per la vita dei migranti molto più grave delle motovedette del Governo Sarraj. Da parte di un corpo militarmente organizzato di uno Stato straniero è possibile, anche contribuendo alla sua formazione e all'addestramento, chiedere ed ottenere comportamenti accettabili; pensare di poter ottenere la stessa cosa da bande di predoni, fuori da ogni legge e regola, è una cosa evidentemente senza senso.
E allora, colleghi, credo che sarebbe meglio, di fronte a un dramma come quello al quale assistiamo da anni, abbandonare posizioni ideologiche. L'atteggiamento ideologico che porta a ignorare la drammaticità dei problemi concreti è quello che negli anni dei Governi della sinistra ha consentito che il tema dell'immigrazione degenerasse fino a scatenare un grave allarme sociale; un allarme che alcuni si ostinano a non voler vedere, ma che i cittadini vivono ogni giorno. Colleghi, qualunque forma di controllo dei flussi di persone e di controllo dei confini nazionali rende, evidentemente, più difficile l'accesso al territorio nazionale anche a chi abbia titolo per lo di rifugiato, ma solo sguarnire completamente le frontiere, solo immaginare un'assoluta libertà di movimento per tutti coloro che desiderano venire in Italia per qualsiasi motivo consentirebbe ai rifugiati di raggiungere il nostro Paese in piena sicurezza.
Questa è un po' la soluzione che sembra avere adottato la Cancelliera Merkel, e non mi sembra abbia dato i risultati sperati. Non credo naturalmente, infatti, che questo sia ciò che vogliono i colleghi che hanno presentato la pregiudiziale e quelli che, magari, sono tentati di votarla, ma sono certissimo che nessun principio di diritto internazionale o nazionale ci chiede di farlo, e sono certo che la sensibilità degli italiani vada in altra direzione. Il nostro è un popolo generoso, pacifico, civile, non razzista, ma non conviene a nessuno esasperare gli italiani mettendoli di fronte a situazioni insostenibili o, ancor prima, irridendo le loro paure. Per questo, la singolare tesi dei colleghi della Lista Bonino è da respingere non in nome della , ma in nome di principi costituzionalmente tutelati, come la sicurezza dei cittadini, primo compito dello Stato liberale, l'inviolabilità dei confini, la sovranità nazionale e la stessa protezione dei rifugiati.
Guai a contrapporre questi principi; vanno contemperati, per non giungere a situazioni insostenibili e, in questo modo, per fare fronte alla sfida epocale dei flussi migratori, che chiama in causa il ruolo e il significato della comunità internazionale in tutte le sue articolazioni istituzionali e che chiama in causa la nostra stessa civiltà .
PRESIDENTE. La ringrazio, è stato precisissimo, complimenti.
Ha chiesto di parlare il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). Grazie, Presidente. Mi sembra che sia un po' difficile distinguere, perlomeno sin qui, gli aspetti di legittimità da quelli di merito, come spesso succede quando si dibatte sulle questioni pregiudiziali, però i due aspetti devono essere distinti.
Tutti i Governi della scorsa legislatura, nessuno escluso, si sono mossi sull'unica linea che è compatibile con i principi e i valori della Costituzione: sicurezza ai confini e tutela dei diritti umani. Questo è stato, nelle diverse fasi politiche, nei diversi contesti, l'obiettivo di tutti i Governi che si sono avvicendati nella scorsa legislatura.
Il Governo fin qui ci aveva presentato questo provvedimento come un provvedimento in continuità; di conseguenza, salvo verifica sui singoli contenuti, se c'è continuità, c'è anche costituzionalità, perché ci muoviamo dentro questa logica di sicurezza ai confini e tutela dei diritti umani.
Quindi, tutti gli argomenti, molto seri, che ha proposto il collega Magi, si prestano a un ragionamento di merito, articolo per articolo, ordine del giorno per ordine del giorno, voto finale. Bisogna vedere se c'è questa coerenza, come ha spiegato il collega Fassino quando è intervenuto sul merito, tra il testo e il contesto. Perché ci sia questo equilibrio bisogna che il contesto sia uguale al testo.
Ora, però, noi arriviamo in Aula e il primo intervento che dovrebbe dire questo, l'intervento della collega del MoVimento 5 Stelle, ci dà un contrordine. Ci dice: no, noi stavolta stiamo facendo una cosa del tutto diversa da quella dei precedenti Governi. Peraltro, poi dice una cosa un po' illogica, perché dice che noi dobbiamo rompere questo equilibrio a favore solo della sicurezza dei confini, dicendo che gli altri sono cinici.
Se uno si occupa solo di diritti umani e non della sicurezza dei confini sarà un idealista, non un cinico. Il cinico è colui che si occupa solo della sicurezza dei confini e non anche dei diritti umani . Questo non sta in piedi.
In questi giorni il vostro partito si sta creando delle cose originali, come l'obbligo facoltativo, i concorsi non selettivi… Anche questo fa parte un po' di questa logica . Noi, però, su questo vogliamo una risposta del Governo, perché, se il Governo tiene ferma la linea che c'è continuità, c'è costituzionalità; ma, se il Governo accetta quell'impostazione, allora la cosa comincia a diventare problematica anche dal punto di vista della costituzionalità.
Per non parlare, poi, dell'intervento della collega di Fratelli d'Italia, che teorizza il blocco navale. Non c'è nessun'altra misura che rompe gli equilibri, anche costituzionali, tra sicurezza dei confini e tutela dei diritti umani come il blocco navale, lasciando, di fatto, morire le persone che cercano di arrivare.
Quindi, cerchiamo di tenere l'equilibrio tra i principi e i valori costituzionali, perché, altrimenti, così non procediamo in maniera logica e c'è bisogno di una risposta chiara da parte del Governo. Noi, per conto nostro, continueremo a sostenere questa linea difficile di equilibrio tra queste due esigenze e vorrei, nella giornata di oggi, in cui ricorre il quarantesimo anniversario dalla morte di Paolo VI, che non era solo un papa, ma anche figlio e fratello di parlamentari che hanno seduto in quest'Aula, ricordare che uno sforzo analogo si fece sulla Conferenza di Helsinki, quando molti criticavano sia la delegazione della Santa Sede, guidata dal cardinale Casaroli, sia la delegazione della Comunità europea, guidata da Aldo Moro, perché cercavano di inserire i principi e i diritti di libertà e di libertà religiosa nei regimi dell'Est, quindi tutelando la stabilità del quadro politico bellico, ma con la tutela dei diritti. Dicevano che erano posizioni assurde, che non avevano senso, che non avrebbero avuto futuro, mentre, invece, loro puntavano a creare dei semi di valorizzazione dei diritti umani. Nacque sull'onda dei trattati di Helsinki.
Allora, noi continueremo in questo che il cardinale Casaroli definì “il martirio della pazienza”, perché ci vuole il martirio della pazienza per pensare che i diritti umani possano essere inseriti in situazioni così delicate come sono quelle anche del contesto libico, ma noi vogliamo continuare su questo equilibrio, perché, se rompiamo l'equilibrio, non c'è né fedeltà alla Costituzione né futuro per nessuno
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà. Contestualmente chiedo ancora ai colleghi un po' di silenzio. A lei la parola.
FEDERICO FORNARO(LEU). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, proseguendo nel ragionamento, nella riflessione che ha svolto il collega Ceccanti, cercherò di rimanere sulla questione di legittimità e in qualche modo proseguire anche la riflessione sulla continuità.
Nel testo c'è un riferimento chiaro al del 2017. Però questo è uno dei punti che credo debba essere oggetto di riflessione in termini di legittimità prima ancora che di merito.
Che cos'è la Libia oggi? Con chi noi oggi facciamo un accordo? A chi doniamo le motovedette? Le doniamo a uno Stato, oppure, com'è oggi la Libia, a due Stati, con tre Parlamenti e centinaia di milizie in lotta tra di loro? E, soprattutto, non possiamo fare finta di non sapere che il 12 febbraio 2018 è stato pubblicato dal Segretario generale dell'ONU António Guterres un in cui si può leggere, a chiare lettere: “I migranti sono soggetti a detenzioni arbitrarie e torture, inclusi stupri e altre forme di violenza sessuale, rapimenti con richiesta di riscatto, estorsioni, lavori forzati e uccisioni illegali”. Sempre citando dal rapporto: “La missione ONU per la Libia ha ispezionato i centri di detenzione per la supervisione del Dipartimento per la lotta all'immigrazione illegale e ha riscontrato un grave sovraffollamento e condizioni igieniche spaventose. I detenuti sono malnutriti, con accesso limitato o nullo alle cure mediche”. E, inoltre, in merito al ruolo della guardia costiera libica, nel rapporto viene evidenziato (cito nuovamente) che “L'UNSMIL ha continuato a documentare comportamenti spregiudicati e violenti della guardia costiera libica nel corso dei salvataggi o delle intercettazioni in mare. L'UNSMIL ha documentato inoltre l'uso eccessivo e illegale della forza letale da parte dei funzionari del Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale”.
E qui entra in gioco quindi il nostro ruolo oggi, che non è quello del 2017: noi oggi sappiamo che la situazione in Libia è questa e che queste sono le condizioni in cui si ritroveranno quei migranti respinti anche grazie all'azione delle motovedette che andremo a donare alla Libia. C'è quindi la necessità di rispettare il nostro ordinamento e nel nostro ordinamento c'è un obbligo di protezione: come ricordato nella questione pregiudiziale, in più occasioni la Corte costituzionale italiana ha affermato che il diritto di asilo è da annoverare tra i diritti inalienabili della persona umana e che, non a caso, esso si colloca tra i diritti fondamentali su cui si regge il nostro ordinamento.
In altri termini, noi oggi dobbiamo riflettere su questo punto e chiedo all'Aula di riflettere prima del voto: oggi con i mezzi forniti alla Libia, come è stato ricordato dal collega Magi, di fatto noi realizziamo un vero e proprio respingimento delegato per conto dei finanziatori dell'intervento tecnico e con la deportazione verso la Libia di quanti da quel Paese tentano la fuga, anche alla ricerca dell'asilo internazionale, contravvenendo, quindi - noi e non solo la Libia, che non l'ha mai firmata peraltro -, alla Convenzione di Ginevra relativa allo di rifugiato.
La Libia non è un Paese sicuro: non è quindi accettabile per l'Italia collaborare ad un respingimento delegato. In altri termini - e concludo, Presidente, per rispettare i tempi, e poi ci sarà ovviamente lo spazio durante l'esame degli emendamenti e nella dichiarazione di voto finale di ritornare sul merito -, noi crediamo che questa pregiudiziale debba essere votata, votata favorevolmente, perché non possiamo continuare a far finta di niente, di non vedere quello che succede nel mare e sulla terra libica, con le violazioni palesi, ripetute ed efferate dei diritti umani. Questo non è accettabile per il nostro ordinamento e per tutti i trattati che abbiamo negli anni sottoscritto a tutela dei diritti umani .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
ENRICO BORGHI(PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI(PD). Signor Presidente, volevo chiedere, alla luce delle osservazioni svolte dal collega Ceccanti, molto puntuali, se il Governo ritenga o meno di doversi esprimere, perché le questioni che sono emerse nell'ambito del dibattito sono molto precise. Siamo entrati in quest'Aula con delle posizioni della maggioranza che prefiguravano un decreto-legge in sostanziale continuità rispetto al Governo precedente e abbiamo assistito a interventi della maggioranza che, invece, hanno posto una forte cesura.
Per noi questo è un elemento indispensabile da dover chiarire; solo il Governo lo può chiarire con un intervento.
PRESIDENTE. Il Governo è qui presente in carne e ossa, l'ha ascoltata, quindi, se vuole, può prendere la parola; fermo restando che non è in questo momento la sede propria per avere delle repliche da parte del Governo, che comunque, in qualunque momento volesse, può chiedere e ottenere la parola.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Magi, Schullian e Fornaro n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge .
Ricordo che nella seduta del 3 agosto si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri , che sono in distribuzione.
Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo unico e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
EUGENIO ZOFFILI, . Presidente, sono pervenuti sette emendamenti: 1.1 Delmastro Delle Vedove, parere contrario; 1.2 Delmastro Delle Vedove, parere contrario; 1.3 Meloni, parere contrario; 1.10 Quartapelle Procopio, parere contrario; 1.11 Quartapelle Procopio, parere contrario; 1.010 Quartapelle Procopio, parere contrario; 2.1 Quartapelle Procopio, parere contrario.
NICOLA MOLTENI,. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1 Delmastro Delle Vedove.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Presidente, il primo emendamento è volto, nell'ambito di un disegno di legge che verrà certamente votato dal gruppo di Fratelli d'Italia, a garantire, in una maniera o nell'altra, che questo disegno di legge scongiuri la possibilità che vengano meno i livelli di efficienza e di capacità operativa delle capitanerie di porto, della Guardia costiera e della Guardia di finanza interessate. Si tratta di un disegno di legge che ci vede convintamente a favore, ma che non può sguarnire la capacità delle nostre capitanerie di porto di intervenire a difesa e a garanzia di eventuali altri reati che si possono commettere via mare; mi riferisco, per esempio, al traffico di sostanze stupefacenti in alcune tratte significative del nostro mare.
Allora, l'emendamento chiede di procedere alla cessione della nave con le esigenze, però, di salvaguardia dell'efficienza e della capacità operativa delle capitanerie di porto. Siamo stupefatti dinanzi all'idea che questo emendamento non venga accolto, laddove si tratta semplicemente di salvaguardare la capacità operativa delle nostre capitanerie di porto, ferma restando la condivisione di quello che è un percorso relativo alla cessione delle unità navali per il contrasto della tratta degli schiavi nel Mediterraneo.
NICOLA MOLTENI,. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI,. Grazie, Presidente. Intervengo rapidamente perché, nella giusta e doverosa interlocuzione del Governo con il Parlamento, credo che sia opportuno dare alcune precisazioni proprio all'Aula, laddove questo tipo di emendamento era già stato presentato dai senatori di Fratelli d'Italia nel dibattito al Senato e laddove si era considerata la relazione tecnica di accompagnamento a questo decreto insufficiente rispetto alle richieste che erano state fatte, in modo particolare per quanto riguarda la valutazione patrimoniale, da un lato, di queste dodici motovedette o, meglio, dieci motovedette, e due imbarcazioni della Guardia di finanza, dall'altro lato.
Abbiamo ritenuto opportuno, anche per quanto riguarda la conferma da parte del Governo, che la cessione di queste motovedette è effettuata per una funzione assolutamente importante e che non andasse a diminuire la capacità operativa delle stesse motovedette per quanto riguarda l'operatività in ambito nazionale.
È proprio per questo che, in una sana, giusta, corretta e leale interlocuzione da parte del Governo con le Commissioni e con il Senato, abbiamo ritenuto opportuno, laddove non vi è stata comunque una richiesta da parte della Commissione, di mettere a disposizione della Commissione una nota, di cinque pagine, di risposta tecnica e operativa, e non di natura politica, da parte del Governo; ciò per garantire, da un lato, il valore patrimoniale, che è quantificato nella nota che è stata depositata, e, dall'altro lato, per la spiegazione e la garanzia che alcune di queste imbarcazioni, in modo particolare le due della guardia di finanza, erano in disuso e, quindi, non erano assolutamente utilizzate dal sistema italiano; infatti abbiamo investito - e la nota lo specifica - centinaia di migliaia di euro proprio per rimettere in funzione le due motovedette della Guardia di finanza, per poterle cedere in condizioni di efficienza e di qualità di funzionamento ai libici.
Per quanto riguarda le dieci motovedette, rendo noto che alcune di queste erano in disuso e anche qui c'è stato un intervento minimo per poterle rendere funzionali alle finalità del decreto medesimo, con un'assoluta garanzia che l'intervento che viene fatto, cioè la cessione di queste motovedette, determinerà una rideterminazione e una riorganizzazione dell'attività delle capitanerie di porto ed eventualmente la sostituzione con altre motovedette.
Questo per dire che cosa? Questo per dire che quanto andiamo a cedere, in concomitanza di questo decreto, non influisce minimamente sulla capacità operativa dell'attività di controllo della Marina militare e delle capitanerie di porto, da un lato, e della Guardia di finanza, dall'altro lato. Quindi, la capacità operativa di difesa e funzionale delle dodici motovedette non viene meno rispetto al fatto che una parte di queste motovedette vengano cedute ai libici.
Ritengo opportuno e ho ritenuto opportuno intervenire, proprio in quell'ottica di leale e corretta collaborazione, perché su un tema così delicato e così importante, che va a incidere anche sulla sicurezza del nostro Paese, noi non vogliamo ridurre assolutamente i livelli di sicurezza interni al nostro Paese. Vogliamo rafforzare i livelli di difesa delle frontiere e di tutela della sicurezza sul fronte esterno e questo non deve andare e non vuole andare, per assoluto convincimento del nostro Governo, a ridurre i livelli di operatività, di funzionalità e di difesa all'interno delle nostre acque. Da qui il motivo per cui abbiamo invitato al ritiro dell'emendamento e perché c'è il parere contrario da parte del Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Grazie mille, Presidente. Intervengo brevemente per motivare l'astensione del mio gruppo rispetto a questo emendamento.
Si tratta di un emendamento sul quale effettivamente noi non abbiamo particolari contrarietà, nel senso che riteniamo doveroso che la Guardia costiera, per tutto il lavoro che sta facendo in Italia e per l'extra-lavoro che viene fatto nel Mediterraneo, debba essere dotata dei mezzi necessari e sufficienti per rispondere al suo compito e al suo dovere.
Ci sarebbe piaciuta, da parte del gruppo di Fratelli d'Italia, una maggiore collaborazione sulla possibilità di sostenere insieme alcuni emendamenti dell'opposizione. È per questo che noi ci asterremo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2 Delmastro Delle Vedove.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Grazie. Sottosegretario Molteni, non ci ha convinto la risposta che lei ha fornito, perché sembra che siamo noi che diamo le carrette alla Libia rispetto, invece, ad esigenze legittime che, nel decreto nel suo complesso, abbiamo condiviso. Noi riteniamo - e voteremo favorevolmente su questo decreto - che ci sia la necessità di arginare con mezzi funzionali ed efficienti quello che è un rischio consolidato in questa nostra Nazione e, quindi, che ci sia la volontà, con questi strumenti, di impedire nuovi sbarchi e di impedire che le carrette del mare arrivino in Italia.
Però, quello che noi chiediamo con i nostri emendamenti, con questi due emendamenti, non è altro che allegare a questo ragionamento, che abbiamo testé fatto, un principio: non indebolire le nostre capitanerie di porto e la Guardia costiera. Non capiamo il motivo della contrarietà rispetto a questo principio che intendiamo inserire e che lei evidentemente, anche implicitamente, ha condiviso nel suo ragionamento. Ma lei dice: noi abbiamo verificato che queste navi non ci occorrono. Noi chiediamo, però, che sia sottolineato e sancito all'interno del decreto e che siano poste in essere tutte le opportune misure atte a promuovere la salvaguardia delle nostre capitanerie di porto e della Guardia costiera.
Noi stiamo togliendo comunque, al di là del valore patrimoniale che lei sottolinea essere relativamente basso, delle unità navali alla nostra Guardia costiera e alle capitanerie di porto. Chiediamo che venga sancito il principio che non venga indebolito questo fondamentale settore del controllo delle nostre coste. Per questo io ritengo che si dovrebbe ripensare in quest'ottica il parere negativo che ha appena fornito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA(PD). Signor Presidente, guardate, il provvedimento di cui stiamo discutendo fa emergere anzitutto la volontà del Governo di proseguire nei rapporti lungo la linea tracciata dagli esecutivi PD. Questo non solo è positivo per il Paese, sotto questo punto di vista, ma ci dà anche speranza per il futuro: la speranza che possiate rivedere anche altre posizioni sbagliate di politica estera che avete sostenuto in campagna elettorale. Ci fa sperare quindi, anzitutto, che, invece di continuare a fare inutili passerelle, possiate decidere finalmente di assumere una posizione ufficiale contro i dazi stabiliti dall'Amministrazione Trump, che sta creando enormi difficoltà ai 40 miliardi di del nostro Paese verso gli Stati Uniti .
Siamo in attesa ancora di una parola chiara al riguardo, ma ci fa sperare anche che possiate pronunciarvi, una volta per tutte, in linea con le posizioni assunte dall'Europa in merito alle sanzioni alla Russia e possiate censurare con nettezza, senza se e senza ma, ogni tentativo esterno, cui in questi giorni stiamo assistendo, di interferire a mezzo con la vita politica del nostro Paese, manifestando la disponibilità a sostenere ogni azione utile a fare piena luce su tali vicende oscure. Diteci una parola chiara anche da questo punto di vista.
Certo nel merito, appare condivisibile un decreto-legge che, sulla scia del Memorandum d'intesa stipulato dal Governo Gentiloni nel 2017, mira a sostenere la cooperazione con la Libia cedendo dodici unità navali per implementare il pattugliamento delle coste e contrastare l'immigrazione illegale. Il problema, però, è che quel Memorandum prevedeva degli impegni ulteriori, estremamente stringenti, per noi dirimenti, e per questa ragione abbiamo presentato alcuni emendamenti per noi fondamentali.
Quel Memorandum prevedeva innanzitutto il finanziamento di programmi di crescita sociale ed economica delle regioni più colpite dal fenomeno migratorio e prevedeva, poi, l'apertura di una nuova stagione di tutela assoluta dei diritti umani delle persone presenti nei centri di accoglienza temporanea in Libia, autorizzando controlli anche del personale dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni e dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Ora, di tutto ciò non vi è traccia alcuna nel decreto in esame e non se ne comprendono le ragioni ! Diteci chiaramente perché! Perché non siete d'accordo a sostenere la Libia nello sviluppo di una politica di attuazione e tutela dei diritti umani? Perché non siete d'accordo a sostenere che la Libia ratifichi la Convenzione di Ginevra? Non ne capiamo davvero le ragioni.
Non vorrei ci fosse qualcosa di non detto nel vostro rifiuto ad accogliere questi emendamenti, guardate, quasi una sorta di rigetto da parte vostra nei confronti di regole internazionali volte ad assicurare il massimo rispetto possibile dei diritti fondamentali di ogni essere umano.
Del resto, il nostro Paese ha già dovuto subire nel 2012 l'onta di una condanna da parte della Corte di Strasburgo per i respingimenti di massa realizzati in mare a causa di una legge , una legge che noi abbiamo contestato fortemente e che ha prodotto danni enormi al nostro Paese, una legge che ha un nome e un cognome preciso, anzi due cognomi a voi ben chiari, ben noti e molto familiari: quella “legge Bossi-Fini”, che noi abbiamo contestato fortemente ! Lo vogliamo dire chiaramente: noi ci batteremo per evitare che si ritorni a quella stagione! Una cosa è la gestione ordinata dei flussi, altro sono le azioni pericolose e inumane nei confronti della vita e dell'incolumità di centinaia di persone in mare, come quelle cui abbiamo assistito nelle scorse settimane.
Allora, noi abbiamo accompagnato a questo anche un altro emendamento, perché l'emendamento è rivolto a far sì che sulle navi libiche possano svolgersi azioni non solo di controllo delle frontiere, ma anche e soprattutto di soccorso in mare contro i traffici illegali. Noi riteniamo questo binomio essenziale, perché innanzitutto è necessario e non banale precisare, per quanto ci riguarda, che i nostri nemici non sono i migranti o le ONG; i nostri nemici sono gli scafisti, i trafficanti di uomini, le organizzazioni criminali che sfruttano quei migranti, il dolore e la sofferenza e la povertà ! Contro quelli dobbiamo combattere!
E, poi, non è banale dire che dobbiamo aggiungere l'obbligo di prestare soccorso alle persone che fuggono in mare. Voglio ricordare una data che ritengo opportuno ricordare, che per noi ha rappresentato uno spartiacque essenziale: il 3 ottobre 2013.
Dopo quella strage, quell'atroce naufragio di Lampedusa, in cui persero la vita 368 persone, i Governi PD, i Governi di centrosinistra hanno deciso di reagire, da soli, attivando l'operazione , di cui siamo orgogliosi, che ha portato l'Italia a dare lezioni di civiltà in Europa e nel mondo intero e ha consentito di salvare più di centomila vite umane nel Mediterraneo, un'operazione dalla quale poi è partita , .
Allora, noi riteniamo che questo sia il quadro nel quale si devono collocare la nostra azione e la collaborazione e la cooperazione con la Libia, non un altro. Non arretreremo sul piano dei diritti e della civiltà. Noi lotteremo in Aula, nel Parlamento e nel Paese, perché il Paese, l'Italia, non ha metri sul piano della civiltà e dei diritti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Grazie, Presidente. Non ci ha convinto quello che ha detto il sottosegretario Molteni rispetto all'impegno del Governo sulla Guardia costiera, la Guardia costiera italiana. Noi sappiamo che la Guardia costiera sta svolgendo un compito che è gravoso e che è reso più gravoso dagli sbarchi che provengono dalla Libia e dal Mediterraneo. Non ci accontentiamo di promesse generiche sul sostegno che il Governo dà al lavoro della Guardia costiera e ci domandiamo perché - con tutti i tagli e tutti i risparmi che questo Governo ha annunciato, a partire dal tema, per noi importante, dell'accoglienza - le risorse non vengano destinate laddove più servono, invece di fare propaganda, e perché i tagli annunciati sull'accoglienza non vengano destinati da un lato, alla Guardia costiera e dall'altro lato, alla cooperazione internazionale .
Noi questo tipo di impegno da parte del Governo non l'abbiamo visto e quindi, sottosegretario, mi dispiace lei non ci ha convinto, come non ci ha convinto sul resto del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mancini. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MANCINI(PD). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, prendiamo atto di un Governo sempre attento a guardare a destra, a rassicurare il gruppo di Fratelli d'Italia, che ritiene di non rispondere in nessun modo alle osservazioni poste dal gruppo del Partito Democratico e dal collega Ceccanti in relazione alla questione politica principale che riguarda questo provvedimento, cioè qual è il rapporto, la scelta, che il Governo fa tra la necessaria politica di sicurezza dei confini e quella di rispetto e attenzione per i diritti umani.
Su questo punto, che riguarda anche la continuità delle scelte del Governo rispetto ai Governi precedenti, noi abbiamo non solo assistito al silenzio del Governo in quest'Aula, ma anche ai consueti atteggiamenti di sufficienza e di scherno di alcuni sottosegretari. Quindi, Presidente, nell'argomentare la nostra posizione su questo emendamento, ribadiamo che ci attendiamo una risposta .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3 Meloni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE(PD). Signor Presidente, signori del Governo, colleghi e colleghe, questo emendamento rappresenta un duplice aspetto della discussione che stiamo affrontando. Da un lato, interviene sul versante della propaganda, dall'altro, propone una soluzione che - dovrebbe essere noto ai più - è tra le più pericolose e letali che siano state mai congegnate all'interno delle relazioni internazionali.
Si sta parlando in questo emendamento, che noi ovviamente osteggiamo e contro il quale voteremo, di un sedicente blocco navale. L'ho sentito spesso ripetere, anche all'interno delle trasmissioni televisive, quando si dice: facciamo un blocco navale, così impediamo che queste persone possano partire dai loro porti di disperazione.
Ebbene, signor Presidente, voglio ricordare che il blocco navale è disciplinato dall'articolo 42 della Convenzione delle Nazioni Unite ed è un atto di guerra. Il blocco navale è un atto di guerra che può essere realizzato, soprattutto e soltanto, in una vicenda che può coinvolgere nazioni belligeranti. Allora, il blocco navale a cui fate riferimento è un atto di guerra contro dei disperati, non è un'azione di salvataggio, non è un'azione che possa intervenire, minimamente, a migliorare le condizioni di chi, da quei Paesi, scappa .
Peraltro, non si possono realizzare né i blocchi navali - è proibito, è illegale, è assolutamente ingiusto che utilizziate questa retorica, lo dico ai colleghi di Fratelli d'Italia - né si possono fare i respingimenti in mare.
Il nostro Paese - lo voglio ricordare, perché, qui, il Ministro dell'interno non ha cambiato colore da quella pagina ignominiosa della nostra storia - è stato condannato nel 2012 per dei respingimenti illegali dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Nel 2009, il cosiddetto caso Hirsi produsse quella che, nel corso degli anni, è stata una delle pagine più oscure del nostro Paese. Noi non possiamo ripercorrere le strade che sono già state intraprese da un altro Ministro leghista, all'epoca, Maroni, che oggi vede un suo epigono, come Salvini, recuperare quello spirito di inumanità che lo porta a vivere con sufficienza e allegria gli aumenti nei sondaggi che, però, corrispondono anche all'aumento di disumanità nel nostro Paese.
Voglio ricordarvi una cosa, colleghe e colleghi: nel corso degli ultimi sei mesi, gli sbarchi sono - è vero - diminuiti dell'80 per cento, ma sono aumentati i morti e sono aumentati, soprattutto, sulla rotta libica, dove voi avete fatto una guerra senza quartiere alle persone che stavano dando una mano, mettendovi dalla parte di chi impediva a queste persone di salvare le vite; io vi voglio ricordare che, in questi primi sei mesi, una persona su sette che ha tentato la traversata è morta, una persona su sette; nello stesso periodo dell'anno precedente era una persona su diciannove. Voi non vi sentite rimordere la coscienza nel momento in cui in Spagna e in Italia è arrivato lo stesso numero di migranti, ma nel tratto verso la Spagna sono perite 294 persone, mentre, nel tratto tra la Libia e l'Italia, sono morte 1.100 vittime?
Io penso, signor Presidente, che voi, in questo momento, abbiate nelle mani la possibilità di cambiare le sorti anche delle responsabilità del nostro Paese. Prima un emendamento chiedeva che la Guardia costiera non fosse limitata nella sua efficienza. Io penso che vada fatto un monumento alla Guardia costiera, un monumento per l'abnegazione, per il fatto di aver obbedito, prima, alle leggi del mare e, poi, alle vostre raccomandazioni . Ma quando voi gli dite: non coordinate più il salvataggio, allora succede quello che è successo con la Asso 18, che qualcuno si può permettere di portare illegalmente indietro dei migranti. Noi vogliamo una Guardia costiera in piena efficienza che coordini il lavoro del salvataggio in mare, come ha fatto fino ad oggi e non come avete detto voi: giratevi dall'altra parte; i marinai non si girano dall'altra parte !
Voi, invece, vilmente, lo avete fatto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la prima firmataria dell'emendamento, l'onorevole Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI(FDI). La ringrazio, Presidente. Volevo fare alcune precisazioni dopo l'intervento che ho ascoltato del collega Migliore, perché, davvero, per quanto uno tenti di spiegare delle cose per mesi, mesi e mesi, pare che non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire.
Allora, la prima cosa che mi corre l'obbligo di ricordare al collega Migliore è che noi non vogliamo affatto girarci dall'altra parte, Presidente Rampelli, noi vogliamo fare l'esatto contrario di chi, in questi anni, si è girato dall'altra parte mentre nel Mediterraneo si consumava una tratta di esseri umani. Perché, collega Migliore - “voi volete fare il blocco ai disperati” - gli scafisti non sono dei disperati ! Gli scafisti sono gente che si è arricchita sulla pelle dei disperati, mentre i vostri occhi erano rivolti altrove e noi, sì, vogliamo dire basta a tutto questo. È la ragione per la quale proponiamo il blocco navale, prima risposta.
Secondo tema: “il blocco navale è un atto di guerra, il blocco navale non si può fare”. Quante volte ho sentito dire questa cosa falsa; certo, voi sapete bene cosa sia un blocco navale, collega Migliore, giacché l'ultimo blocco navale che è stato applicato dall'Italia è stato applicato da un Governo di sinistra, Governo Prodi, 1997, contro i barconi che partivano dall'Albania . E vi è andato bene quell'atto di guerra, quando eravate voi a governare!
Ma quello che vogliamo fare noi non è un atto di guerra; io ho spiegato tante volte - lo dico anche al Governo, sperando che cambi idea sul tema del blocco navale - che quello che cerchiamo di fare noi e che abbiamo proposto decine di volte - ve lo abbiamo spiegato anche in quest'Aula, non si è capito perché non ci volete stare ad ascoltare -, quello che noi chiediamo è una missione europea per dialogare con i Governi libici e concordare con i Governi libici un blocco navale al largo delle coste della Libia, l'apertura in territorio libico degli , la valutazione in territorio africano di chi abbia diritto a essere rifugiato e, poi, la distribuzione equa, nei 27 Paesi dell'Unione europea, dei rifugiati, che è l'unica cosa seria che si può fare per terminare questa emergenza migratoria. E si può fare!
Sa come si può fare, collega Migliore? Per esempio, si può fare come l'Europa ha fatto con la Turchia, perché, mentre noi siamo qui abbandonati ad affrontare da soli la questione degli immigrati che arrivano da sud, io ricordo che, nell'ultimo Consiglio europeo, anche l'Italia ha dato il suo ok a spendere altri 3 miliardi di euro per trattare con la Turchia e impedire che arrivino gli immigrati dalla rotta balcanica. L'Unione europea, in tutto, ha speso 6 miliardi di euro per questo obiettivo. Perché? Perché gli immigrati che arrivavano dalla rotta balcanica davano fastidio a sua eccellenza Angela Merkel e, quindi, l'Unione europea ha speso 6 miliardi di euro e l'Italia ha dato 220 milioni di euro, mentre veniva abbandonata sulla rotta sud, per trattare con la Turchia e fermare la rotta migratoria.
Allora, l'Europa, quando vuole, ha tutti gli argomenti, economici, diplomatici, militari, tutti gli argomenti per trovare degli accordi. Quello che noi proponiamo è trovare degli accordi, e perché, collega Migliore? Perché non ci vogliamo girare dall'altra parte e vogliamo dire “basta” agli scafisti che si sono arricchiti in questi anni e anche a quegli infami che si sono arricchiti sul territorio italiano, perché l'accoglienza faceva comodo per fare i miliardi sulla pelle dei disperati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lepri. Ne ha facoltà.
STEFANO LEPRI(PD). Grazie, Presidente. Noi vogliamo denunciare l'ipocrisia della vostra posizione, in cinque punti. Avete detto: aboliamo il regolamento di Dublino, ma lo avete firmato voi e anche voi di Fratelli d'Italia con La Russa & Co .
Secondo, dite che l'Unione europea non vuol cambiare nulla, ma poi a Bruxelles, voi, Lega Nord - non Salvini, perché era sempre assente -, votate contro l'asilo europeo e il superamento del regolamento di Dublino .
Terza ipocrisia: dite che vanno rimpatriati gli immigrati irregolari, ma sapete che è impossibile se i Paesi d'origine non collaborano.
Quarto, dite che ogni Paese deve prendere una sua quota di migranti, ma vi alleate con i Paesi dell'Est che non li hanno mai presi e non li vogliono prendere ! Quinto: dite “aiutiamoli a casa loro”, ma voi, soprattutto di centrodestra (Governi Berlusconi, governi delle regioni), riducete costantemente i fondi per la cooperazione internazionale. Questa si chiama ipocrisia !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE(FDI). Presidente, abbiamo ascoltato dalle parole di Giorgia Meloni il motivo per cui Fratelli d'Italia sostiene in questo provvedimento la necessità di un blocco navale. Ma, al di là di questo, è giusto sollecitare e sottolineare il motivo per cui noi siamo contro l'immigrazione selvaggia e indotta.
Non sono potuto intervenire durante l'esame delle questioni pregiudiziali, ma avrei voluto dire al collega Magi di +Europa - o più Soros - che, se c'è un conflitto di interessi perché vi finanzia Soros a bilancio, lo dovete denunciare, quando fate le pregiudiziali ! E lei, collega Migliore, quando era sottosegretario e aveva una delle candidate di +Europa che le scriveva i discorsi e che aveva lavorato per l', lo deve denunciare, perché deve denunciare il fatto che siete stati influenzati da chi sistematicamente finanzia le ONG per produrre schiavismo !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO(FI). Presidente, intervengo a nome del gruppo per annunciare il voto di astensione di Forza Italia su questo emendamento, che è stato illustrato correttamente dalla presidente Meloni e sul quale ricordo abbiamo ascoltato il parere contrario della Commissione e del rappresentante del Governo, del quale immagino che l'onorevole Meloni abbia preso atto.
Non si tratta, collega Migliore, di dichiarare guerra alla Libia; si tratta di dichiarare guerra agli scafisti e ai trafficanti illegali di persone, perché è quel traffico che produce i morti dei quali naturalmente ci rammarichiamo tutti. Quello che propone la collega Meloni non è un atto di guerra, ma, in realtà, è qualcosa che è già previsto dalle missioni internazionali dell'Unione europea che sono state ratificate dal nostro Paese, che sono perfettamente in vigore e che fanno parte della cosiddetta terza fase della missione EUNAVFOR MED, per il passaggio alla quale da tempo Forza Italia chiede che il Governo si attivi; terza fase che comporterebbe, prima ancora del blocco navale, il blocco delle partenze; che prevede l'intervento per fare in modo che non ci siano le partenze, perché questo è l'unico modo per stroncare il traffico di immigrati clandestini.
Ci sono due condizioni previste dalla missione EUNAVFOR MED, su questo però sento silenti il Governo, il Ministro Salvini e il Ministro degli esteri, come erano silenti i ministri Minniti e Alfano, perché una cosa è sicura: questo provvedimento è in perfetta continuità con quello del Governo Renzi. Questo provvedimento Salvini-Moavero è in perfetta continuità con il provvedimento Minniti-Alfano, quindi c'è qualcosa che non capisco nell'atteggiamento del Partito Democratico e che forse mi preoccupa pure, da rappresentante dell'opposizione.
Dicevo, ci sono due condizioni previste dall'EUNAVFOR MED: la richiesta del Paese, cioè della Libia, e naturalmente l'autorizzazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Se ci fossero queste due condizioni, per le quali noi chiediamo invano che il Governo lavori per ottenerle da un anno, perché la Libia ha chiesto altre cose, come l'ospedale a Misurata, e noi siamo andati; perché gli Stati Uniti hanno assicurato all'Italia, anche recentemente, il sostegno sulla Libia; e perché noi oggi abbiamo - per pochi mesi ancora, perché sappiamo come andò quello strano sorteggio e la trattativa - un nostro rappresentante che siede nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Su questo io non vedo azione del Governo, né presso la Libia. Certo, c'è la complessità dei tre Parlamenti, le tribù, la scarsa rappresentatività di Al-Serraj, ma perché non si fa una politica che costringa la Libia a chiedere che si attivi questa fase, e perché non si chiede la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che dia l'autorizzazione necessaria - legalmente, onorevole Migliore, legalmente! - a fare in modo che ci possa essere un contingente internazionale, con la partecipazione dell'Italia, non in mare, ma a terra? È rischioso? È rischiosissimo! Comporterà delle perdite? Sicuramente! Ma quella è la strada già scritta dall'Unione Europea, e nientepopodi meno da chi? Dal rappresentante Mogherini! Quindi, questo è il punto sul quale credo che il Parlamento dovrebbe essere unanimemente concorde e per il quale chiediamo che il Governo si attivi, dia una risposta. È altrimenti una commedia degli equivoci, che si compie sulla pelle delle persone che muoiono in mare. È vero che è una tragedia epocale, globale, che va combattuta, perché non è quello il modo di governare il fenomeno dell'immigrazione, perché è sulla pelle di queste persone che c'è oggi il traffico più criminale che si sia mai verificato nell'umanità, che è un traffico di persone che produce schiavi, che produce morti, che produce soldi e che è condotto da dei trafficanti internazionali pericolosissimi che sono in combutta con il terrorismo internazionale! È su questo che occorre chiedere l'intervento delle Nazioni Unite! Si faccia questo! Il Parlamento ha più volte votato dei nostri ordini del giorno per passare a questa famosa terza fase d'intesa con le Nazioni Unite e d'intesa con l'Unione europea.
PRESIDENTE. Concluda, deputato Vito.
ELIO VITO(FI). Concludo. Quindi, è per queste ragioni che noi ci asterremo. Non voteremo a favore dell'emendamento, perché non è possibile ora quel blocco navale, come ha riconosciuto la collega Meloni, ma non voteremo nemmeno contro. Piuttosto, vorremmo che il Governo si impegnasse nelle sedi internazionali giuste per fare in modo che questa guerra, che è guerra agli scafisti, venga non solo vinta ma finalmente combattuta senza propaganda, nell'interesse soprattutto delle persone che rischiano la vita per cercare nel nostro continente una vita migliore .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Presidente, colgo l'occasione di questo emendamento perché secondo me, in questa discussione, bisognerebbe riportare un attimo i piedi a terra e cominciare a discutere di quella che è la realtà dei fatti. Chi ha l'onore e l'onere di ricoprire il ruolo che noi abbiamo, quindi anche di prendere decisioni che fanno la differenza tra la vita e la morte delle persone, ha il dovere politico e anche morale di sapere bene di che cosa si parla, quando si tratta soprattutto di questioni di questo tipo.
Allora mi piacerebbe confrontarmi in quest'Aula fuori da quella che è diventata una grande discussione di propaganda, cioè se queste politiche sono in continuità con quelle precedenti o se non lo sono, e provare ad affrontare invece le questioni reali. Voglio partire proprio da questa proposto del blocco navale, perché non è solo un fatto formale, se si tratta o no di un atto di guerra, si tratta anche dell'operatività di un blocco navale, perché un blocco navale agisce per fermare imbarcazioni che sono in grado di trasportare armi e traffici illeciti. Mi piacerebbe sapere come l'onorevole Meloni immagina di fermare quei gommoni, se ne ha mai visto uno, se sa quali sono le condizioni di navigazione. Cosa si fa? Gli si spara addosso? Ci si mette davanti per non farli passare? Si determina di fatto l'affondamento e l'uccisione di quelle persone attraverso delle navi della Marina italiana? Avete presente la disproporzione tra una nave militare, tra la nave , che equivale a un palazzo di dodici piani, e uno di questi gommoni su cui viaggiano questi disperati non con i pericolosi trafficanti a bordo, ma, nella migliore delle ipotesi, anche qui, quando parliamo degli scafisti, cioè di quelli che materialmente guidano il gommone, di uno dei disperati a cui è stato offerto il viaggio gratis e gli hanno dato un satellitare e gli hanno detto: naviga in quella direzione?
Non c'è nessun pericoloso criminale a bordo di quei gommoni, perché stanno a terra. Stanno spesso a terra con la divisa della Guardia costiera libica cui noi stiamo dando le motovedette , come nel caso del capo della Guardia costiera di al-Zawiya: o queste cose non le sapete, signori del Governo? Stanno dentro i rapporti delle Nazioni Unite: ci avete chiuso degli accordi, voi e anche chi vi ha preceduto, e lo avete fatto raccontando una storia agli italiani che non esisteva, raccontando dell'impegno per salvare le vite umane. Ma vi siete mai chiesti, oltre a festeggiare il fatto che abbiamo avuto 80.000 persone in meno che sono arrivate l'anno scorso nel nostro Paese, che fine hanno fatto quelle 80.000 persone, dove sono finite oppure non vi importa se invece di essere morte nell'attraversamento del Mediterraneo, perché avete lavorato ad impedire che qualcuno le salvasse, sono morte dentro i campi di concentramento che le stesse istituzioni libiche che gestiscono la Guardia costiera hanno aperto grazie al nostro contributo? O se sono morte in un altro mare di sabbia, che il è deserto, dove spesso vengono riaccompagnate al confine con l'Algeria e ci sono immagini di repertorio, ci sono servizi giornalistici, ci sono rapporti delle Nazioni Unite che parlano di cosa accade in quei centri? Dunque vorrei che nella discussione in corso provassimo a ragionare di fatti concreti: quando si discute di blocco navale, qualcuno mi deve spiegare come si fa in pratica; lo dico all'onorevole Meloni. In realtà, la formula per esercitare un blocco navale è quella che sta mettendo in campo il Ministro dell'Interno e l'attuale Governo attraverso una forma surrogata di blocco navale cioè, siccome non si può fare un blocco navale da parte delle nostre navi, diamo i mezzi navali e gli assetti navali alla Guardia costiera libica e facciamo sì che lo effettuino loro, recuperando i gommoni e riportando le persone a terra, impedendo in qualunque modo di arrivare. Lo dico perché, siccome questo è lo stato dei fatti e quello a cui sta lavorando il Governo, almeno risparmiateci la pantomima della competizione a chi cavalca di più la pancia del Paese perché pensate esattamente la stessa cosa, solo che lei non sta al Governo e quindi ha bisogno di alzare il tiro e la propaganda, mentre chi sta al Governo sta trovando strumenti appropriati per effettuare la sua stessa politica: la pensate allo stesso modo. Almeno risparmiateci l'ipocrisia e la demagogia e discutiamo invece di questioni reali che riguardano la gestione dei flussi migratori e che, in realtà, qui nessuno vuole affrontare perché l'unico tema è riuscire a conquistare un punto di consenso in più sulla paura degli italiani
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Quartapelle. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Grazie, Presidente. Capisco che sull'immigrazione sia molto redditizio fare propaganda e si usino le parole senza sapere quello che vogliono dire. Quando diciamo blocco navale, cos'è che facciamo, di cosa si parla ?
PRESIDENTE. Deputata Meloni…
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Quando parliamo di blocco navale, di che cosa si parla? Si parla di navi militari davanti alla Libia. Ma quale sarebbe il risultato di un atto del genere? Sarebbe un risultato politico in Libia: riusciremmo finalmente a ottenere tutto quello che il processo politico non è riuscito a ottenere finora cioè unificare la Libia contro l'invasione europea, contro l'invasione dello straniero, ecco che cosa succederà . Il secondo a fare propaganda è il Governo con la sua doppiezza: dà parere contrario all'emendamento sul blocco navale ma poi fa fare il blocco navale ad altri, perché scarica sulle navi commerciali la responsabilità di obbedire alla legge del mare, come è successo con l'Alexander Maersk o con l'Asso 28 e poi lascia queste navi senza coordinamento, senza indicazioni su cosa debbano fare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà, per un minuto.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Ritengo che il primo diritto che dobbiamo garantire sia evidentemente la sicurezza del popolo italiano. Il secondo è il rispetto dei diritti umani che di certo non è garantito dai trafficanti di esseri umani. Oggi a sentire certi sinistri interventi in quest'Aula, ho scoperto che coloro che garantiscono i diritti umani dei sedicenti profughi e dei richiedenti asilo sono i trafficanti. E quindi, dopo che ho visto una sinistra silente dormire per mesi all'interno di quest'Aula, si sveglia e dice che no, non esistono i trafficanti, se mai c'è un trafficante questo è il Governo libico; noi non vogliamo toccare i trafficanti: ebbene sì perché è la catena dei valori che parte dagli scafisti, attraversa le ONG, arriva per le cooperative rosse e termina con gli avvocati di soccorso rosso che fanno gli appelli e i ricorsi sui respingimenti ed essa può essere pregiudicata dal blocco navale che è l'unico strumento in grado di affrontare radicalmente il problema della sicurezza del popolo italiano ed è la fine della tratta degli schiavi.
Blocco navale rispetto al quale semmai imputiamo al Governo un'eccessiva timidezza…
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). …è necessario che il Governo, attraverso il blocco navale, arrivi alla terza fase Sophia, che è la neutralizzazione delle imbarcazioni e delle strutture logistiche anche a terra dei trafficanti.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Noi siamo contro i trafficanti e con il blocco navale
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Credo che in quest'Aula non ci sia nessuno che possa dirsi favorevole o sodale dei trafficanti di morte e affermare il contrario significa dire una falsità. C'è una questione vera: come, attraverso anche operazioni di si riesca a stroncare tale indegno mercato a cominciare ad esempio da una cosa che non è riuscito a fare ancora nessuno cioè bloccare l'arrivo in Libia dei barconi che arrivano dalla Cina e che ancora oggi non sappiamo se arrivano via terra oppure via mare. È qui che probabilmente più ancora e più efficacemente di un blocco navale dovrebbe intervenire l'Europa e dovrebbe intervenire la NATO e dovrebbero intervenire militari per stroncare questo mercato e soprattutto per ridurre al silenzio questi personaggi. Il problema, come ha detto e ricordato il collega Palazzotto, è che alla fine alcuni di loro si sono semplicemente riciclati nella Guardia costiera, gli stessi a cui noi stiamo oggi donando altre navi
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pini. Ne ha facoltà.
GIUDITTA PINI(PD). Grazie, Presidente. Nell'emendamento in esame si vede giustamente l'ipocrisia del Governo che dice di no al blocco navale almeno esplicitato dai colleghi di Fratelli d'Italia ma di fatto lo realizza chiudendo i porti, rispedendo le navi in Libia e attuando quello che non mi stupisce perché lo avete sempre millantato come Lega (mi stupisce un pochino di più il silenzio da parte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle). Ma la cosa che mi stupisce ancora di più è che una richiesta come questa, ossia di lasciare in mare i disperati, lasciare in mare chi fugge, venga proposta da chi si ammanta del tricolore, da chi si ammanta nel suo nome addirittura dall'inno di Mameli, quando la nostra Repubblica è stata fondata sull'antifascismo, è stata fondata dalle persone che scappavano dalla guerra, è stata fondata dalle persone che scappavano da una dittatura e quindi è indegno che chi propone ciò si ammanti del tricolore in quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Grazie, Presidente. Come in discussione generale è difficile accettare lezioni dai partiti che negli anni hanno festeggiato la guerra in Libia, la guerra in Siria, le guerre che hanno portato l'ondata di profughi Ricordiamo i banchetti con i ribelli siriani, i banchetti dove dicevano che la guerra era necessaria per portare la democrazia. C'è da chiedersi perché sono contrari al blocco navale quando il blocco navale nel Mediterraneo c'è già ed è fatto dallo Stato di Israele, perché il blocco navale non si può fare se lo aveva fatto Prodi. Ma allora il blocco navale non è un atto di guerra: è un atto che pensiamo, grazie all'umanità delle nostre Forze armate che dobbiamo sempre ringraziare, possa salvare delle vite e impedire che delle persone entrino nel nostro Paese senza sicurezza ma dico senza sicurezza perché poi voi negate il fatto di tanti che sono arrivati in quei barconi avendo passaporti falsi, si sono rivelati terroristi e sono stati indagati per terrorismo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raciti. Ne ha facoltà.
FAUSTO RACITI(PD). Grazie, Presidente. Colpisce molto sentire citare il blocco navale come atto umanitario: è una innovazione del diritto internazionale su cui probabilmente ci sarà molto da studiare. Voglio rassicurare i colleghi di Fratelli d'Italia: il loro emendamento è stato già accolto nei fatti dalla politica di questo Governo, nel silenzio complice di chi solo il 14 novembre 2017 dichiarava: le Nazioni Unite devono stabilizzare la Libia, altrimenti il rispetto dei diritti umani diventa complicato. Noi siamo stati i primi a rivendicare una gestione dei flussi migratori, ma dipende da come viene fatto e da come vengono fatti determinati accordi. Onorevole Alessandro Di Battista, 14 novembre 2017 .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Signor Presidente, una collega prima ricordava ai banchi di Fratelli d'Italia qualcosa sul tricolore. Noi il tricolore lo abbiamo sventolato quando gli italiani vennero cacciati dalla Libia tra i vostri applausi e le bandiere di Giorgio Almirante che andava a accoglierli a Napoli. E non mi stupisce che voi vi scagliate con argomentazioni non giuridiche contro il blocco navale; mi stupisce, debbo dire, che in tanti, anche nel centrodestra, prendano le distanze da una posizione di un anno fa: è ora che il Governo predisponga il blocco navale sulla Libia, con o senza l'ok del Governo libico, Gentiloni non imbrogli. Onorevole Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia.
La Lega per tre anni si è presa insulti perché voleva il blocco navale. Il Governo ha responsabilità politiche per i tanti clandestini arrivati qui. Onorevole Massimiliano Fedriga. Noi non abbiamo cambiato idea !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Bruno Bossio. Ne ha facoltà.
VINCENZA BRUNO BOSSIO(PD). Onorevoli colleghi, oggi questo emendamento ratifica il più grande gioco sul mare che ha iniziato questo Governo e con questo emendamento si vuole continuare. La battaglia navale ferma il migrante nel Mediterraneo. Con questa battaglia navale sono quasi mille i migranti e i rifugiati morti nel Mediterraneo dall'inizio dell'anno. È questa la nuova era dei diritti umani? Così si ferma il ? Il si ferma se si riesce ad entrare nei campi dove stanno in Libia, se si riesce a fermarli prima che attraversino il deserto, e non affondandoli in mare con una proposta che gli altri miei colleghi hanno motivato politicamente e che io vi dico: questo è il modo per perdere qualunque umanità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO(FDI). Grazie, Presidente. Anche sulla scorta di quanto appena ascoltato, evidentemente qualcuno considera le tragedie una battaglia navale, un gioco. Ne prendiamo atto, Presidente. Allora, Presidente, vorrei dire una cosa forte e chiara rispetto a quest'Aula e innanzi anche a quanto ascoltato: secondo noi l'unica speculazione che si fa in questo momento è quella di alcune cooperative che giocano con la pelle e con la vita di molte e molte persone . Poi, Presidente, vorrei dire un'altra cosa: che, per quanto mi riguarda, la guerra più triste è la guerra che inghiotte migliaia di persone sul fondo del mare o la guerra che fa sparire, appena sbarcati, migliaia di minori, anche in Italia, chissà ostaggio di quale traffico. Dopodiché vorrei capire da che altare parlano alcuni deputati e alcune deputate quando fu nel 1997 che ci fu il primo blocco navale sul canale d'Otranto formulato e portato avanti dall'allora Governo Prodi. Vorrei semplicemente spiegare una cosa, Presidente: questo del blocco navale non è un atto di guerra semplicemente perché, se fatto in accordo con i Governi libici, significa semplicemente dare dignità a delle persone che altrimenti in questo momento non avrebbero nessun tipo dignità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.
CAMILLO D'ALESSANDRO(PD). Grazie, Presidente. È straordinario sentire in quest'Aula lezioni di chi ha lasciato alla storia una legge come la Bossi-Fini, che ha uno stesso filo logico e che arriva fino qui. Peggio di una battaglia navale, una battaglia immorale perché è immorale ogni proposta di legge, ogni emendamento, ogni parola consumata che non si faccia carico della portata e della conseguenza di quella parola, che in questo caso significa vite umane.
Avete fatto un trattato più o meno internazionale di diritto, ho sentito l'onorevole Giorgia Meloni, a un certo punto mi sono perso. Ma, in pratica, che cos'è il blocco navale? Voglio immaginare una nave nostra, militare, di fronte a un barcone. Concludo: che deve fare questa nave nostra di fronte a un barcone per fermarlo? Come gli intima? Che cosa accade? Qual è la conseguenza?
CAMILLO D'ALESSANDRO(PD). Ce lo dite che significa? Si chiama guerra, la conseguenza, questa è .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO(FDI). Signor Presidente, c'è evidentemente un problema semantico: il termine blocco navale è stato usato per la prima volta nel 1997, hanno già ricordato che presiedeva Prodi, il Ministro dell'interno era Napolitano, e da allora l'utilizzo è stato improprio. Ma per blocco navale, nell'accezione di questo emendamento, visto che prevede la stipula di un protocollo di intesa con il Governo libico, s'intende una cooperazione navale in acque territoriali di uno Stato terzo che ha come obiettivo quello di non far partire i barconi, non di affondarli o speronarli.
Quindi, se vogliamo attaccarci alla semantica, per non guardare la realtà, non capiamo l'intento di questo emendamento, che è andare nella fase terza della cooperazione che richiamava prima il collega Vito, che è la stessa cooperazione, il modello di cooperazione, che ha individuato l'Unione europea.
Ci deve essere un punto nel quale i barconi e le navi cariche di persone che possono morire non si staccano dal suolo libico; non vengono intercettate, non si staccano. Per cui, va a fianco alla protezione umanitaria questo intervento. Se poi non piace il nome, cambiamo il nome .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO(PD). Grazie, Presidente. Osservo una stranezza in questa discussione: intanto, credo che bisogna riconoscere che Fratelli d'Italia è un partito coerente, perché dice cose di destra, le dice con energia, le scrive e le propone a quest'Aula. Da parte loro, c'è chiarezza.
Quello che non è coerente è il Governo, che respinge le cose che fa, perché l'idea di questo Governo sarebbe di fare più del blocco navale, più del blocco navale, però non le prende; anzi, il provvedimento nel merito, cioè nell'accordo con la Libia sulla cessione delle motovedette, è assolutamente in linea con quanto abbiamo fatto noi, il provvedimento.
È la politica che non è in continuità, è la politica che è aggressiva e che è da blocco navale . Quello sì, la politica è da blocco navale.
Quindi, lo dico alla collega Meloni, il vostro emendamento è preso in pratica e fatto proprio dal Governo; non hanno il coraggio di dire parere favorevole, ma lo fanno proprio nella pratica quotidiana .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Prendo spunto dall'ultimo intervento, chiedendo, visto la cortesia che ha avuto il Governo nello spiegare perché aveva condiviso il parere del relatore dando parere negativo all'emendamento, di fare altrettanto in questa fase, chiarendo qual è l'impostazione, perché noi abbiamo svolto una campagna elettorale insieme a tante altre forze di centrodestra nella quale sostenevamo alcune azioni.
Ora noi interveniamo nei confronti della Libia per sostenere l'azione della Guardia costiera, ma non può essere un intervento . Noi lo abbiamo legato a un protocollo, alla richiesta di inserire un protocollo che specifichi che cosa vorremmo accadesse e che intervenga con la possibilità di sviluppare fino al blocco navale, così come descritto dall'onorevole Guido Crosetto.
Per noi la coerenza è tutto: noi auspichiamo che il Governo risponda, ci spieghi che cosa c'è che non va in questo emendamento rispetto alle posizioni che noi abbiamo assunto insieme - lo dico, ovviamente, in particolare al sottosegretario Molteni - in questi anni e che oggi possono essere esplicitate, non come dice Rosato, perché non leggiamo simile azione…
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). …dal lavoro che fino adesso si è fatto. Vorremmo che fosse esplicitato, perché al blocco navale dobbiamo arrivare per fermare l'immigrazione in Italia, quella, ovviamente, irregolare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Morani. Ne ha facoltà.
ALESSIA MORANI(PD). Presidente, io trovo che in quest'Aula ci sia un grande assente quest'oggi, e mi riferisco al Presidente Fico. Perché quando il Presidente Fico interviene sull'immigrazione credo che parli in dissenso rispetto al proprio gruppo, perché ho ascoltato la collega Di Stasio prima, in questo suo intervento appassionato, parlare di rispetto dei diritti umani e di cooperazione tra gli Stati.
Vorrei semplicemente dire che il MoVimento 5 Stelle, che è totalmente silente in quest'Aula, e che peraltro ha votato contro l'anno scorso quando si approvò per la prima volta la missione e si attribuirono le motovedette alla Libia, oggi è in totale silenzio. E il totale silenzio deriva dalla grande ipocrisia che hanno nel far riferimento al rispetto dei diritti umani, ed invece il loro Governo dal momento dell'insediamento ha quadruplicato i morti nel Mediterraneo - perché di questo si tratta, cominciamo a dire le cose come stanno -, nonostante che le partenze si siano ridotte sensibilmente.
Per cui io vorrei capire oggi, e prendo la dichiarazione di Tofalo, che oggi fa parte del Governo,…
ALESSIA MORANI(PD). …che il 2 agosto 2017 disse: è per la coerenza che ci appartiene che voteremo “no” a questo provvedimento. Era il primo provvedimento che attribuiva le motovedette…
PRESIDENTE. Concluda per favore.
ALESSIA MORANI(PD). …vorrei sapere perché oggi, invece, votano a favore .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Presidente, è un po' incredibile: nel dibattito su questo emendamento si parla con leggerezza insieme di blocchi navali, di cooperative che fanno accoglienza. Purtroppo, il motivo è anche uno: che probabilmente questo emendamento doveva essere dichiarato inammissibile. Perché non è sufficiente, onorevole Crosetto, collega Crosetto, firmare un protocollo di intesa con la Libia, visto che lei è sceso su un terreno semantico, di blocco navale e di come viene utilizzata queste espressione. A meno che voi non vogliate cambiare (ma ancora non è cambiato) il complesso di diritto internazionale all'interno del quale per fortuna il nostro Paese ancora si colloca.
Per fare un blocco navale non basta firmare un protocollo di intesa con la Libia, ma serve un'autorizzazione delle Nazioni Unite. Allora, semplicemente questo emendamento non doveva essere dichiarato ammissibile .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Ribadisco intanto che l'emendamento è piuttosto chiaro: “La cessione di unità navali alla Libia deve essere vincolata alla stipula di un protocollo d'intesa con il Governo libico, finalizzato alla messa in atto di tutti gli strumenti utili a contrastare il fenomeno migratorio, tra i quali anche la realizzazione di un blocco navale davanti alla costa della Libia”.
È una posizione chiara, è stato riconosciuto a Fratelli d'Italia che è una posizione coerente, sempre mantenuta; ma non è una posizione mediatica: è l'unica opzione per dare efficacia al contrasto dell'immigrazione clandestina nei Paesi europei, per contrastare le morti in mare e per procedere a un processo di internalizzazione del problema senza il quale i problemi non solo in Libia, in Algeria e in tutto il Maghreb, ma in tutta l'Africa non verranno risolti.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Dobbiamo ricorrere a queste opzioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO(PD). Mi rivolgo all'onorevole Crosetto, che come sottosegretario alla difesa è esperto in queste cose: quando si dice “blocco navale”, bisogna sapere quali sono le conseguenze. Se il blocco navale viene forzato, quali sono le misure che vengono prese per garantirne il rispetto? Se il blocco navale viene forzato c'è un solo modo per farlo rispettare, che è un intervento utilizzando tutti gli strumenti, compresi strumenti di natura militare, con tutte le conseguenze che questo comporta. Oppure non si arriva fin lì, e allora si rischia semplicemente di evocare una misura che poi non si è in grado di applicare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Coin. Ne ha facoltà.
DIMITRI COIN(LEGA). Presidente, io non vorrei essere ridondante, ma vorrei riportare un po' all'attenzione di quest'Aula lo scopo reale di questo provvedimento che noi oggi andremo a convertire in legge: a mezzo della cessione di dodici imbarcazioni, si punta a migliorare e aumentare, incrementare la sicurezza all'interno del Mar Mediterraneo. Lo scopo principale è quello di contrastare, sì, l'immigrazione, ma di salvare migliaia di vite umane. Abbiamo visto che la gestione passata, negli anni passati, ha prodotto davvero migliaia di morti nel Mediterraneo e lo scopo principale è quello di ridurre queste vittime in mare, il tutto sicuramente nel rispetto della Convenzione di Ginevra.
All'onorevole Morani volevo poi dire che il grande assente, vista l'attività vivace svolta in Commissione, non è tanto il Presidente Fico, ma l'onorevole Boldrini .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Meloni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.10 Quartapelle Procopio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA(FI). Signor Presidente, intervengo per rivendicare la coerenza del mio partito, Forza Italia, rispetto a queste tematiche, non una coerenza di breve periodo, ma che viene da lontano. Mi consenta, Presidente, di fare una piccola digressione, per fare un po' di chiarezza.
Le migrazioni sono certamente un fatto epocale, un fatto epocale che ha dei cicli più o meno intensi. Oggi siamo dentro un ciclo di intensità molto forte. Questo è un primo punto.
Le migrazioni - altro elemento di chiarezza - si dividono, dal punto di vista economico, in due grandi categorie: quelle da domanda e quelle da offerta. Quelle da domanda vedono i Paesi di destinazione come fattore di attrazione, perché hanno bisogno di manodopera: le migrazioni in Germania negli anni del dopoguerra o negli Stati Uniti all'inizio del Novecento. Le migrazioni da offerta sono le migrazioni da disperazione, da bisogno di lavoro o perché si fugge dalle guerre. Mi piacerebbe, signor Presidente, che lei stesse un attimo attento, ci terrei personalmente. La ringrazio.
Le migrazioni da domanda, le migrazioni da offerta. Normalmente le migrazioni da domanda sono organizzate dai Paesi interessati, cioè dai Paesi che hanno bisogno di manodopera e che attraggono i flussi migratori. La Germania, quando aveva bisogno di italiani, organizzava il flusso degli italiani, attraverso i parroci, attraverso i territori; così gli Stati Uniti organizzavano i flussi. Le migrazioni da offerta non sono organizzate dai Paesi di destinazione, che non vogliono quei flussi, ma sono organizzate da altri. Se sono migrazioni di lunga gittata, l'organizzazione non è spontaneistica, cioè attraverso il confine, ma è fatta da vere e proprie organizzazioni più o meno criminali, che organizzano i flussi di migrazioni da offerta, cioè mandano nei Paesi di destinazione, che non vogliono quei migranti, disperati che fuggono dalla fame, dalla povertà o dalle guerre.
È chiaro che noi oggi, soprattutto nei confronti dei Paesi europei, siamo di fronte a migrazioni da offerta organizzate, scientificamente organizzate. Come? Organizzate certamente in Africa da organizzazioni criminali di trafficanti di uomini, usando e sfruttando le regole di civiltà dei Paesi di destinazione, cioè le regole dei salvataggi in mare, di Dublino, di EUNAVFOR MED, di , e queste regole di civiltà, che sono sacrosante e legittime, che sono indice di civiltà - salvare in mare, mettere nei porti più sicuri, organizzare i salvataggi, organizzare le navi europee al fine di salvare dalla morte certa - vengono sfruttate scientificamente dai trafficanti di esseri umani, magari con l'intermediazione di un altro attore, le ONG, che, consapevolmente o inconsapevolmente, si fanno vettori di questo trasporto di esseri umani dai Paesi di origine, con la mediazione dei trafficanti di esseri umani, verso i Paesi di destinazione.
Allora, non vedere tutto questo è veramente irresponsabile, perché è chiaro che non solo c'è l'interesse dei trafficanti di uomini, dei trafficanti di esseri umani, ma c'è anche un interesse geopolitico, da parte di qualche potenza o di qualche forza, a destabilizzare, attraverso i flussi migratori da offerta così intermediati, i Paesi di destinazione. Non è un caso che l'Europa in questi anni sia stata fortissimamente destabilizzata da questi flussi migratori.
È chiaro che ogni singolo Paese - ma, auspicabilmente, l'Unione europea - ha tutto il diritto di difendersi non dalle migrazioni, non dai disperati, ma dai trafficanti di esseri umani, che, attraverso le migrazioni da offerta, destabilizzano l'Unione europea e tutti i Paesi di destinazione. Quindi, il blocco dei porti, il blocco navale e tutte le azioni volte a bloccare questa criminale strategia sono non solo legittime, ma doverose, per salvare i Paesi di destinazione dal caos, dal caos sociale…
RENATO BRUNETTA(FI). …e dalla destabilizzazione politica ed economica .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pollastrini. Ne ha facoltà.
BARBARA POLLASTRINI(PD). Presidente, sottosegretario, colleghi e colleghe, grazie. Mi sta a cuore intervenire su emendamenti con alto contenuto simbolico e, insieme, fatti di un indirizzo concreto, dove si subordina la cessione delle motovedette a precise garanzie e alla richiesta alla Libia di sottoscrivere finalmente la Convenzione di Ginevra relativa allo statuto dei rifugiati, perché, se perdurassero, come mi pare, sordità e rifiuto del Governo di aprirsi a semplici proposte di rispetto dei diritti umani, ne discenderebbero le valutazioni del gruppo del Partito Democratico e di singole convinzioni personali.
Come diceva l'onorevole Fassino nella discussione sulle linee generali, c'è un merito: la cessione dell'uso di motovedette in osservanza del Memorandum costruito negli anni da Esecutivi che hanno avuto - e lo voglio sottolineare - la nostra stima. Ma c'era - e lo diceva sempre l'onorevole Fassino - e c'è un contesto in cui quelle scelte erano soppesate e in cui oggi devono essere pesate e devono contare le garanzie nelle relazioni con un territorio lacerato tra almeno due Governi e dove ci sono altre aree in cui dominano tribù e illegalità.
La cronaca recentissima è la drammatica conferma di come l'instabilità della Libia non offra certezze sul comportamento della Guardia costiera, alla quale sarebbe affidato il compito delicatissimo di prevenzione e di soccorso dei profughi. Per la stessa ammissione recente di alcune personalità di quel territorio, non ci sarebbero condizioni per salvataggi in sicurezza. È di questo che noi stiamo parlando. D'altronde, di cosa stiamo discutendo, se non di quello a cui accennavo, che non ci abbiano detto gli occhi disperati di Josefa, incredula per la sua sopravvivenza, mentre una creatura e la sua mamma avevano un altro destino? Intanto, osservatori sovranazionali raccontano la tragedia di veri e propri , di stupri alle donne, di violenza agli adolescenti, di torture e d'intese - lì sì! - coi trafficanti, mentre qui importanti esponenti di Governo si fanno notare per l'assurda criminalizzazione generica delle ONG.
Avremo altri momenti di confronto - lo dico all'onorevole Brunetta - sugli sconvolgimenti geopolitici, il senso storico e attuale della migrazione, il sostegno all'Africa e i ritardi imperdonabili dell'Europa. Ma ora, oggi, il Parlamento ha una precisa responsabilità: decidere come praticare quel e se farlo in una sorta di rimozione della dignità di ogni essere umano, una sorta di negazionismo dei diritti umani e allora - lo dico già adesso - non lo farà in nostro nome - non in nostro nome! -, oppure decidere finalmente che l'Italia avanzi la richiesta di garanzie sull'uso delle motovedette, sulla necessità che in quelle motovedette sia presente un osservatore internazionale, sull'estensione nei campi libici di presenze dell'UNHCR e dell'OIM. Altre colleghi, magari con sfumature diverse dalle nostre, come Magi e Fornaro, propongono simili quesiti (hanno proposto simili quesiti). Essere mossi, invece, da ideologie e da chiusure e occultare ciò che avviene non è parte della storia migliore di questo Paese.
Il Ministro Salvini ha annunciato un decreto sulla sicurezza. Discuteremo di una retorica della sicurezza che per quanto mi riguarda, per quanto ci riguarda, già da ora è un'offesa ai principi minimi di civiltà e anche questo è parte del contesto. Lo discuteremo allora, lo faremo con energia, lo faremo con serietà, lo faremo con passione, ma intanto oggi, almeno per oggi, vediamo se è ancora possibile che questo Parlamento riduca il danno, non faccia male agli altri facendo male a se stesso e alla propria storia migliore .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO,. Grazie, Presidente. Prendo la parola adesso visto che arrivano una serie di emendamenti legati al tema dei diritti umani e al tema del rispetto dei diritti dei migranti. È evidente, anche dalla discussione sin qui intercorsa, che questo per il Governo - e credo di poter dire tranquillamente per tutto il Parlamento - sia un tema centrale e fondamentale. È altrettanto evidente che questo provvedimento è proprio un equilibrio tra la necessità di rispettare i diritti umani e anche la necessità di garantire alla Guardia costiera libica una dotazione che gli permetta di operare e di garantire, nella cooperazione tra Italia e Libia, un controllo efficiente ed efficace della acque.
Sappiamo perfettamente - e lo sapete anche voi, che avete presentato questi emendamenti - che mettere nero su bianco, come è obbligo, ad esempio l'adozione della Convenzione di Ginevra del 1951 come base per degli accordi di questo genere non sarebbe e non è corretto perché renderebbe tutto inefficace, tant'è che lo stesso dell'allora Ministro Minniti, che abbiamo adottato nella relazione di questo provvedimento, non metteva nero su bianco questa cosa e non credo che il Ministro Minniti non fosse, come noi, mosso dall'intento di rispettare i diritti umani. Evidentemente, lo si è fatto, allora come oggi, perché se dovessimo ragionare in quest'ottica dovremmo rimettere in discussione tutti gli accordi che abbiamo con Paesi non firmatari della Convenzione di Ginevra, e invece, ovviamente, il rapporto giusto e alla pari tra Governi e tra Paesi deve far sì che un Governo che si ritiene, ed è, democratico di uno Stato democratico quale l'Italia faccia di tutto per promuovere i diritti negli altri Paesi, ma certamente non posso obbligarli, perché obbligare alla firma di accordi e trattati va proprio contro gli accordi e trattati che stanno sopra tutti, ovvero di non ingerenza, di non interferenza e di rispetto reciproco dei Paesi. Non è, quindi, nostra intenzione farlo, ma è intenzione invece assolutamente nostra, e lo ho ribadito il Ministro degli esteri, Moavero, che tutto gli si può dire ma certamente che non sia bandiera del Movimento 5 Stelle o dalla Lega Nord, è un Ministro che ha una lunga esperienza, ha ribadito più volte che in questi centri e in tutti gli accordi che faremo con la Libia dovrà sventolare la bandiera europea, che era un messaggio politico anche, ovvero pretenderemo certamente, ci spenderemo certamente affinché tutto ciò che vede la compartecipazione italiana ed europea in questo sia soggetto a controlli e partecipazione attiva di quegli organismi che con l'Unione europea si interfacciano continuamente proprio a garantire i diritti umani, parlo dei ben noti UNHCR, OIM e tutte le altre organizzazioni che operano in tal senso.
Sono assolutamente d'accordo con chi ha detto che i nemici veri siano i trafficanti e certamente non i disperati che migrano in cerca di una vita migliore, tanto meno tutte le vittime, purtroppo, di queste tragedie. Ma è proprio per contrastare i trafficanti che non si può ignorare i cosiddetti : fermare, prima che partano, questi barconi significa interrompere il business dei trafficanti cosa che purtroppo è stata fatta non quantomeno nel pieno delle nostre potenzialità negli ultimi anni. Fermare i trafficanti significa interrompere questo grande business dell'immigrazione che, son d'accordo e l'ho detto più volte, non riguarda le ONG, che spesso e volentieri sbagliano a fin di bene, cioè nell'intento di salvare vite, ma i che anche questi, quando ci si riferisce alle relazioni delle Nazioni Unite, son d'accordo, però guardiamole nel loro complesso; anche di questo si parla nelle relazioni delle Nazioni Unite, ovvero che la questione dei va affrontata in modo molto chiaro e determinato. Dare alla Libia la possibilità, con questo decreto, ma anche con le missioni che abbiamo in essere in tutto il Nord Africa di stabilizzarsi, di avere una politica di coesione territoriale dell'intero Paese e di controllare il proprio territorio e le proprie acque è il prerequisito senza il quale non si riuscirà mai a portare la Libia ad attuare appieno tutte le convenzioni per i diritti umani. È in quest'ottica che ci muoviamo, ed è in quest'ottica che abbiamo dato parere negativo a tutti quegli emendamenti che vincolano qualunque accordo a firmare alcune convenzioni che per noi sono scontate, per altri Paesi no, perché attenti non si potrebbe andare a risolvere proprio nulla. Concludo quindi dicendo che l'obiettivo di questo Governo è proprio questo: garantire la possibilità di e, quindi, poi poter arrivare a risolvere ed attuare anche tutte le convenzioni che abbiamo per i diritti umani. Questo e quanto e spero che questo Parlamento prenda atto del fatto che è esattamente la linea di pensiero che sta alla base di tutti gli accordi internazionali che abbiamo, che, se fossero troppo vincolati, non sarebbero attuabili .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Enrico Borghi ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI(PD). Grazie, signor Presidente, nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio – che, potrà apparire strano, ma esiste – ha avuto un incontro con il Presidente degli Stati Uniti d'America: è stato un incontro nel quale il Presidente del Consiglio e il Movimento che lo esprime hanno fatto una conversione di 180 gradi rispetto alle loro posizioni storiche, pensiamo all'uscita dalla NATO che era stata declamata su questi banchi, nel corso della scorsa legislatura, dal MoVimento 5 Stelle, pensiamo al TAP, pensiamo gli ma uno dei temi che è stato sbandierato come oggetto delle conclusioni di quel vertice è stata una non meglio precisata cabina di regia per la stabilizzazione e la sicurezza del Mediterraneo, che è stata venduta dal Presidente del Consiglio come la sostituzione nella del Mediterraneo dell'Italia alla Francia.
Ora, il Governo ci viene a dire che noi abbiamo una talmente forte che non riusciamo a convincere un Governo fragilissimo di uno Stato quasi inesistente come la Libia a recepire la Convenzione di Ginevra sullo dei rifugiati. E, allora, verrebbe da concludere, sentendo anche l'intervento del sottosegretario, che questo sembra essere il Governo del vorrei ma non posso o del vorrei ma non riesco .
Noi non vorremmo che, tra qualche mese, in realtà il Governo facesse calare definitivamente la maschera e si dimostrasse, invece, come il Governo del posso, ma non voglio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Le deputate e i deputati del gruppo di Liberi e Uguali voteranno a favore di questo emendamento e, lo dico per l'economia dei lavori, anche del prossimo che sta dentro questo filone. Lo faranno perché c'è una logica conseguenza con l'impostazione anche della pregiudiziale che era stata presentata dal collega Magi e che si fondava proprio sulla sull'assenza della ratifica da parte del Governo dello Stato libico della Convenzione sullo dei rifugiati del 1951. E, quindi mi permetto di sottolineare, per suo tramite, Presidente, al collega Coin che prima diceva che questo intervento avviene all'interno di questa cornice: non avviene direttamente attraverso questa cornice e si riconferma, in realtà, una sorta di respingimento delegato ad altri, in aperto contrasto invece con la Convenzione di Ginevra e, al tempo, stesso l'equilibrio che ci ha provato a ricordare il sottosegretario Di Stefano nel suo intervento viene meno perché, al di là della volontà e su questo possiamo evidentemente concordare perché non è possibile pensare che qualcuno qui dentro possa evidentemente essere alleato o possa, in qualche modo, avere intenzione di aiutare i mercanti di morte, però poi al di là delle volontà, si tratta di stare dentro un quadro normativo di accordi internazionali e quindi il cuore è sostanzialmente quello del riconoscimento dello di rifugiati che si porta dietro un diritto, perché troppo spesso abbiamo, soprattutto nei messaggi, nella propaganda dimenticato, molti hanno fatto in modo di far dimenticare, che queste persone, questi esseri umani in determinate condizioni sono soggetti che hanno il diritto a richiedere lo di rifugiati. Quindi, attraverso le convenzioni, si innesta un elemento di diritto.
Quindi, credo che questa sia una condizione assolutamente fondamentale, che non è in assoluta contraddizione con le scelte anche del Memorandum del 2017 perché, come ho provato a dire nel corso del mio primo intervento sulla pregiudiziale, non possiamo neanche chiudere gli occhi sul rapporto del 2018 dell'ONU e sulle cose che dice quel rapporto e, quindi, conseguentemente ci si ferma, ci si può fermare; non è scritto da nessuna parte che bisogna continuare se si rivela che la situazione non è sopportabile, ed è incoerente con il nostro ordinamento e, soprattutto, in contraddizione con la firma di quella Convenzione. Quindi, noi voteremo davvero convintamente favorevole ad entrambi gli emendamenti, 1.10 e 1.11.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su quale articolo?
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente, articolo 40, perché in realtà questo che noi stiamo esaminando più che un emendamento, si configura come una pregiudiziale sospensiva. L'intervento stesso del sottosegretario ce lo dice, soprattutto dal momento in cui la condizione che i colleghi che hanno presentato l'emendamento pongono non è condizione di semplice raggiungimento e attuazione. Parliamo della ratifica di una Convenzione internazionale. Ciò è molto importante rispetto alla dinamica del nostro dibattito e qui si pongono questioni che sono pregiudiziali, cioè che sono su un rango diverso e che dovrebbero pregiudicare lo stesso modo di affrontare il contenuto del provvedimento. A me dispiace, colleghi del Partito Democratico voi avete respinto una pregiudiziale di costituzionalità ma, di fatto, avete presentato, con un emendamento, una pregiudiziale sospensiva, perché quando voi dite: “non si deve procedere su questa via, a meno che quello Stato non ratifichi, non riconosca, non aderisca e non ratifichi la Convenzione di Ginevra”, questo è, tanto per chiarezza e tanto perché abbiamo, come dire, un minimo, tutti, di consapevolezza del perché poi accade che si sentano, qui, mettere sullo stesso livello dei provvedimenti quasi amministrativi con delle questioni di livello costituzionale e di diritti fondamentali.
PRESIDENTE. L'emendamento è formulato come tale e non come pregiudiziale anche perché sostanzialmente è un emendamento, perché subordina, salvo approvazione o bocciatura, la questione da un punto di vista legislativo rispetto al provvedimento che stiamo esaminando. Quindi, la ringrazio per questo contributo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Bruno Bossio. Ne ha facoltà, per un minuto.
VINCENZA BRUNO BOSSIO(PD). Grazie, Presidente. Io credo che il diritto di un rifugiato di essere protetto è scritto in maniera molto chiara nell'articolo 33 della Convenzione e queste persecuzioni e conflitti armati costringono - l'abbiamo già detto - milioni di persone ad abbandonare le proprie terre d'origine. Abbiamo parlato della traversata del deserto, abbiamo parlato dei centri in Libia, abbiamo parlato del blocco navale. Ebbene, io credo che questo emendamento potrebbe essere la risposta a tutti quelli che pensano che in Libia si possa ancora provare a vedere se si può affrontare la questione dal punto di vista dei diritti umani. Quindi, approvare questo emendamento è fondamentale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guido Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO(FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento della collega Quartapelle e quelli successivi sono emendamenti che non possono non essere condivisi nella loro ragione e nella loro essenza. Nonostante questo, noi ci asterremo. Ci asterremo, non perché non reputiamo importante quello che è previsto in questi emendamenti, ma perché siamo stati al Governo, come lo siete stati voi, come lo sono stati molti, in quest'Aula, e sappiamo cosa significa fare opposizione qui e cosa significa governare. Allora, vorremmo che fare opposizione in questo Parlamento non consentisse a noi di cambiare casacca a seconda dell'anno in cui diciamo le cose. Ci sono cose fattibili e cose che si dicono per demagogia; nella Realpolitik del rapporto con la Libia basti pensare al progetto che aveva il Ministro Minniti e che questo Governo sposa; non è possibile approvare un emendamento di questo tipo che renderebbe impossibile qualunque cooperazione, perché la Libia non approverebbe, perché la Libia non ha ancora una democrazia espressa, perché la Libia è ancora divisa in due, perché il dopo Gheddafi non ci ha riconsegnato uno Stato unitario, perché manca il presupposto di un percorso di questo tipo, perché manca un interlocutore che abbia, sul fatto, un percorso democratico.
Allora, nel rapporto tra Stati, nella politica che un Governo fa, che è Realpolitik, si scavalca, non perché non si condividono queste cose, ma perché è impossibile farle. Come aveva fatto il Ministro Minniti, ma come prima di lui Ministri di altri Governi, perché il rapporto tra Stati, purtroppo, dico purtroppo, obbliga i Governi a superare cose che la morale privata non ci farebbe superare e noi abbiamo, in questi anni, cambiando Governo, avuto rapporti con Stati che non riconoscevano e non rispettavano i diritti umani e continueremo ad averne; li avete avuti voi fino all'altro ieri, li ha avuti prima il Governo Berlusconi, li avrà questo Governo 5 Stelle-Lega e il prossimo Governo, perché, purtroppo, non viviamo nel mondo che vorremmo, viviamo nel mondo che ci è dato.
Per questo motivo, condividendo gli alti e nobili principi contenuti in questi emendamenti non possiamo votare a favore. Non possiamo votare a favore, perché votare a favore significherebbe interrompere ogni tipo di rapporto col Governo libico - l'attuale, uno dei due, scegliete voi - e questo non possiamo permetterci di farlo, perché siamo in mezzo al Mediterraneo e perché il nostro interlocutore principale, su questo problema, è la Libia. Ma dovremmo, secondo me, regalare a questo Parlamento degli atteggiamenti che non cambino a seconda che sediamo sui banchi della maggioranza o dell'opposizione.
Guardate, io ne ho passate troppe, io mi ricordo quando mi alzai da solo prendendomi insulti, dicendo quello pensavo sul e ESM e mi sono ritrovato sette anni dopo con molti che lo condividevano; mi ricordo, sulla guerra in Libia, gli insulti a chi cercava di opporsi, allora. Non dobbiamo cambiare, a seconda degli ordini che riceviamo dall'alto, la nostra posizione.
In questo caso, per carità, lo scopo che lei si prefigge è sicuramente uno scopo che tutti condividiamo, ma, , viene il rapporto fra due Stati e nel rapporto tra due Stati quello di oggi dovrebbe essere – certo, è emerso nel dibattito - un piccolissimo atto, un piccolissimo atto che facciamo passare, ma noi chiediamo a questo Governo, in quanto Governo dell'Italia, che questo sia il primo passo. Il problema è un rapporto organico con la Libia, il problema è il rapporto organico con il Nord Africa, il problema riguarda la Libia, ma riguarda anche l'Egitto, il problema è quella che deve essere la collocazione dell'Europa in un'Africa che si sta muovendo, spinta dall'invasione cinese che sta spingendo un miliardo e duecentomila persone, oggi, che diventeranno ancora di più, verso l'Europa.
Il problema va al di là, per carità; sono la punta dell'iceberg le motovedette e allora le trattiamo in questo modo, come un elemento minimo all'interno di un discorso più ampio - che ricordiamo, lo richiamava prima, non ricordo più, e mi scuso, quale collega - che Conte ha detto di aver fatto con Trump. Allora, occorre un'anima italiana, un ruolo italiano nel rapporto con la Libia e il Nord Africa, perché una cosa l'abbiamo capita tutti: non è l'approccio francese quello che può risolvere i problemi del Mediterraneo, dell'Africa o della Libia e allora forse l'approccio italiano che c'è stato col Nord Africa negli ultimi anni, italiano non giallo-verde o di destra o di sinistra, italiano, perché penso sia stato un atteggiamento di questo Stato, deve proseguire e diventare sempre più forte .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Grazie, Presidente. Forza Italia voterà contro questo emendamento per una ragione di carattere strutturale, essenzialmente. Perché, come avvertito già dalla sensibilità di qualche intervento che mi ha preceduto, questo emendamento pretende - con uno spirito che non è certamente conforme a quello dell'articolo 1 di questo decreto-legge, che è quello di incentivare, questa è la parola, per “incrementare” la capacità operativa della Guardia costiera del Ministero della difesa, cioè è un tentativo di cooperazione, un tentativo di dare impulso ad una certa attività di contrasto di determinate situazioni - invece, questa è la parola che è scritta, di “subordinare” questa cessione delle unità navali alla ratifica da parte del Governo dello Stato della Libia della Convenzione relativa allo Statuto dei rifugiati, firmata a Ginevra il 28 luglio del 1951. Apparentemente, può apparire, può sembrare un emendamento di civiltà, ma è un emendamento sbagliato, perché non si può certamente condizionare un gesto di questo genere all'imposizione, nei confronti di un altro Stato, della sottoscrizione di un trattato. È proprio, come posso dire, uno strumento del tutto inefficace per raggiungere un effetto che, tra l'altro, non ha mai, la Libia, consentito potesse essere raggiunto. Quindi, di fatto, si vanificherebbe lo spirito di questo provvedimento - e mi riaggancio a quello che ha detto prima il collega Valentini – che, invece, ha lo scopo, proprio, di offrire una in più, a mezzo di una cooperazione fattiva, perché certi risultati possano essere raggiunti.
D'altronde, questo va detto per coerenza e mi sembra che dai banchi del Partito Democratico si abbia memoria corta, perché, probabilmente, forse, scelte di questo genere potevano essere condotte molto tempo fa e con maggiore coerenza; siamo stati cinque anni ad assistere all'inerzia di chi ha governato nella scorsa legislatura di fronte a questi fenomeni; ci siamo battuti pesantemente perché mutasse quella politica, oggi, improvvisamente, c'è una di queste condotte e noi, con molta coerenza, mantenendo, come ha detto anche il Presidente Brunetta, una lealtà nei confronti di chi ci ascolta, riteniamo che questo provvedimento, che ha una sua funzione, ha una sua capacità, non possa e non debba essere subordinato alla sottoscrizione di un trattato. Questo è un assurdo giuridico e di fronte all'assurdo giuridico, in presenza di scarsissima memoria politica e di coerenza noi non possiamo che votare contro questo emendamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ascani. Ne ha facoltà.
ANNA ASCANI(PD). Presidente, attraverso di lei, ringrazio e apprezzo il tentativo del sottosegretario Di Stefano di far sentire la voce dei 5 Stelle, ma di fatto mi pare chiaro che, avendo accettato il blocco navale di fatto, avendo accettato un atteggiamento sui diritti umani che è del tutto disumano, la voce dei 5 Stelle in questo Governo sia sostanzialmente scomparsa. Allora, se il sottosegretario Di Stefano vuol fare in modo che in questo Governo si senta una voce diversa rispetto a quella di Salvini, non ha da fare altro che cambiare il parere su questi emendamenti. Altrimenti, si può fare una cosa: cominciamo a chiamarlo con il suo nome, questo Governo, cioè “Governo Salvini”, perché questo è. È la linea della Lega, quella che state adottando, in tutto e per tutto, per questo non volete approvare questo emendamento sulla Convenzione di Ginevra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Presidente, stando al merito di questo emendamento, ha ragione l'onorevole Magi a dire che effettivamente questo è un emendamento sospensivo, una pregiudiziale sospensiva, anzi, direi di più: è un emendamento sostanzialmente abrogativo. Dobbiamo avere il coraggio di dire le cose come stanno: la Libia non è che non vuole sottoscrivere la Convenzione di Ginevra, non può, perché in Libia non ci sono le condizioni per cui può avere accesso alla Convenzione di Ginevra. Noi voteremo favorevolmente a questo emendamento - pur non avendone presentati perché riteniamo questo decreto inemendabile -, proprio perché è una condizione irrealizzabile e di fatto abroga questa cosa.
Vi prego, però - siccome è questa una discussione seria - di tirarla fuori dalla propaganda. Lo chiedo anche ai colleghi del Partito Democratico, perché nella scorsa legislatura, appena meno di un anno fa, la stessa questione, posta nell'occasione del primo decreto che dava in concessione le motovedette, l'avete rigettata. Allora, per favore, smettiamola con questa retorica dei diritti umani! Stiamo calpestando settant'anni di civiltà giuridica sui diritti umani con questi accordi che servono solo a placare la pancia del Paese. Diciamoci almeno la verità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.
ELENA CARNEVALI(PD). Presidente, stiamo parlando della Convenzione dello statuto dei rifugiati, in particolare stiamo facendo riferimento alla garanzia di promozione di diritti, e questo vale anche nelle relazioni che abbiamo con UNHCR e con OIM. Faccio questo intervento, in particolare, perché questo vale anche per il sistema di accoglienza, e lo dico qui, per tramite lei, a Di Stefano, perché c'è una grande contraddizione che qui viene fuori anche da parte del MoVimento 5 Stelle: sono 35 giorni che i comuni stanno aspettando la risposta per sapere se si può avere l'approvazione dei progetti SPRAR . Noi, insieme al collega Brescia, abbiamo chiesto di fare in modo che ci sia un sistema totalmente strutturato, non più un sistema di emergenza. Allora il punto è - e chiudo, Presidente - che qui ci sono tre questioni: sono complici del fatto che va bene mantenere la tensione in questo Paese; sono conniventi con chi ha parlato di razza bianca durante le elezioni; e sono partecipi del fatto, anzi sono correi, di chi di fatto non vuole che in questo Paese ci sia un sistema strutturato e un sistema compatibile con i territori che lo accolgono .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Quartapelle Procopio.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.11 Quartapelle Procopio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Minniti. Ne ha facoltà.
MARCO MINNITI(PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi. Mi consentirà, signor Presidente, nell'illustrazione di questo emendamento, che naturalmente è pertinente con quello che dirò, di rispondere anche tramite lei alle argomentazioni che il sottosegretario ha voluto portarci nel suo intervento di qualche minuto fa. Ho considerato quelle argomentazioni in qualche modo riflessive, quindi non voglio perdere l'opportunità per richiamare il Governo ad alcune precise responsabilità. Si è molto discusso - si discute anche in questo emendamento - della Convenzione di Ginevra. Il fatto che venga richiamata è stato adesso definito come un elemento di carattere propagandistico: mi si consenta di dire con una certa nettezza che non ci può essere nulla di più sbagliato. In qualunque momento noi parliamo della Libia dobbiamo ricordare un dato che è evidentissimo: la Convenzione di Ginevra è del 1951, di 67 anni fa, e la Libia non l'ha mai firmata; ma io aggiungo che su questo c'è una responsabilità storica della comunità internazionale. In Libia c'è stato il re, poi c'è stato un dittatore, poi c'è stato un intervento militare della comunità internazionale e si sono fatti nuovi Governi: la comunità internazionale non ha mai posto come condizione il dato che la Libia firmasse quella Convenzione per poter partecipare ai consessi internazionali ! Abbiamo sempre fatto finta di dimenticarcene! Quindi, richiamare questa questione in ogni passaggio io lo considero non propagandistico ma politicamente rilevantissimo, cioè significa trasmettere un messaggio che il Parlamento italiano, insieme con i libici, vuole colmare questo divario, che oggi è assolutamente inaccettabile.
Tuttavia, nei mesi scorsi non ci siamo limitati soltanto a dire che la Libia non aveva firmato la Convenzione di Ginevra, abbiamo lavorato perché si costruissero le condizioni perché le Organizzazione delle Nazioni Unite, l'UNHCR e l'Organizzazione mondiale per le migrazioni - che fino a qualche mese prima si occupavano della Libia, ma da Tunisi - andassero materialmente a Tripoli. Nel momento in cui una nave della Guardia costiera libica ritorna nel porto di Tripoli portando i migranti salvati nel Mediterraneo centrale, sulla banchina del porto di Tripoli ci sono i funzionari e i volontari dell'Organizzazione mondiale delle migrazioni e dell'UNHCR con le pettorine azzurre. Fino a qualche mese fa, tutto questo era impensabile . È chiaro qual è il problema? Secondo: l'UNHCR ha selezionato già mille persone che in Libia hanno diritto alla protezione internazionale, cioè quelle persone potrebbero venire subito in Italia e in Europa. Noi abbiamo fatto i corridoi umanitari per portare in Italia 300 mamme con i loro bambini. Signori del Governo, vogliamo dirci la verità? Se vogliamo affrontare seriamente e con umanità questa questione, continuate con i corridoi umanitari, non chiudeteli, come avete di fatto prodotto in questi momenti !
Finisco. Quando ho visto quell'immagine di quella mamma con quel bambino morto in mare ho ricordato esattamente questo: se qualcuno ha diritto alla protezione internazionale, in Italia e in Europa non li portano gli scafisti, il portano gli Stati democratici con le organizzazioni non governative, così si comporta una grande democrazia !
Seconda questione. Signor sottosegretario, signor Presidente, noi adesso stiamo dando le motovedette alla Guardia costiera libica, qui c'è un punto vero di dissenso che vorrei fosse chiaro tra di noi: fino a qualche mese fa la Guardia costiera libica era un pezzo di un sistema di salvataggio e soccorso…
PRESIDENTE. Ha concluso il suo tempo.
MARCO MINNITI(PD). …insieme con la Guardia costiera italiana, con le organizzazioni non governative, con Sophia e con Frontex. La Guardia costiera italiana deve tornare a occuparsi del Mediterraneo centrale: è chiaro qual è il problema )? Non possiamo voltarci dell'altra parte.
PRESIDENTE. Grazie, deputato Minniti.
MARCO MINNITI(PD). Chiedo scusa un solo minuto e poi non disturberò più…
PRESIDENTE. Un minuto non ce l'ha. Qualche secondo.
MARCO MINNITI(PD). … qui c'è un punto delicato. In questa discussione viene fuori tra di noi una differenza politica più generale. L'Europa è divisa tra due grandi correnti di pensiero: una nazional-populista e l'altra riformista e democratica.
PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Minniti
MARCO MINNITI(PD). Voi volete negare il fatto che ci possa essere conciliazione tra umanità e sicurezza . Di fronte alla sicurezza…
PRESIDENTE. Concluda, concluda.
MARCO MINNITI(PD). …voi dite che non si può rispettare il principio di umanità e, invece, è esattamente l'opposto: una grande democrazia coniuga insieme umanità e sicurezza. È più difficile ….
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Minniti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Grazie, Presidente. “Con chi? Con chi in Libia non può nemmeno entrare nei palazzi del Governo perché rischia di essere cacciato a fucilate dagli altri gruppi?”: questo era quello che diceva l'onorevole Di Stefano, oggi sottosegretario, rispetto all'interlocuzione che il precedente Governo, con il Ministro Minniti, aveva intavolato con il Governo di Tripoli. E l'emendamento in esame, come quello di prima, in realtà ci pongono davanti a una grande opportunità all'interno della nostra discussione: discutere su chi sono i nostri interlocutori, discutere su che cos'è la Libia. Veniva adesso richiamato: la Libia non è uno Stato sovrano, non c'è un'autorità in grado di garantire non la sottoscrizione della Convenzione di Ginevra o il rispetto dei diritti umani, ma in grado di garantire il rispetto degli accordi che noi sottoscriviamo da parte di tutte le entità parastatuali che ci sono in Libia. Ditelo alle milizie di Misurata, ditelo alla Guardia costiera di Misurata che dipende dal Governo di Tripoli con cui noi abbiamo fatto un accordo. Continuiamo a nascondere sotto il tappeto la polvere facendo finta che noi non siamo andati là a fare un accordo con le milizie di Misurata, le stesse che l'onorevole Di Stefano diceva che si erano macchiate di episodi razzisti e fondamentalisti; che sono stati coinvolti dentro crimini di guerra dentro un Paese che è stato completamente devastato perché, se prima c'era la dittatura di Gheddafi drammatica, l'intervento militare scomposto ha aggravato la condizione di vita delle persone che vivono in Libia, comprese le migliaia di rifugiati e di richiedenti asilo potenziali che vivono lì. Dunque vorrei che noi nella nostra discussione discutessimo anche di questo: chi sono i nostri interlocutori, perché io sono felice che il Ministro Minniti si commuova davanti all'immagine di un bambino e di una donna morti su una tavola nel Mediterraneo ma io c'ero lì. Ero sulla nave di Open Arms e ancora questo Governo non ha fornito una versione ufficiale su che cosa è accaduto, su come quei morti ci sono stati perché è evidente che quei morti ci sono stati perché nella migliore delle ipotesi la Guardia costiera libica non è in grado di salvare le vite umane nel Mediterraneo e che c'è un problema grande quanto una casa se oltre a quella madre e a quel bambino hanno abbandonato una donna viva in quel tratto di mare su un relitto. Voi potete continuare a far finta che tutto questo non esista e a discutere dentro quest'Aula di convenzioni internazionali e di diritti umanitari facendo finta che non stiamo discutendo con gli stessi criminali che organizzano il traffico. Lo dicevo prima: per quanto ci dice l'Onu, le Nazioni Unite, che il Ministro Minniti ha mandato a Tripoli e che hanno fatto anche un lavoro di ricerca, le stesse organizzazioni ci dicono che il comandante della Guardia costiera di al-Zawiya con le nostre motovedette è uno di quelli che organizza il traffico perché suo cugino gestisce i centri - non quelli dove vanno le Nazioni Unite: uno a Tripoli dei centosessanta posti o gli altri nove che gli hanno fatto vedere - ma quelli che non fanno vedere alle Nazioni Unite che sono solo nel porto di Tripoli, collega Minniti.
Ripeto, solo nel porto di Tripoli che è controllato dal Governo, perché l'aeroporto di Tripoli è controllato da una milizia che non è alleata del Governo, ha un con il Governo di Tripoli. E noi queste cose le sappiamo o facciamo finta di no, continuando a discutere come se stessimo facendo un accordo con la Francia? Colleghi, lo dico sinceramente: riportiamo la discussione dentro binari di verità, di razionalità. C'è un problema grande quanto una casa: la destabilizzazione della Libia su cui gravano responsabilità enormi da parte del Paese, del Parlamento, dei nostri alleati francesi, americani e inglesi che hanno bombardato quel Paese senza avere alcuna ipotesi davanti. Tale situazione ha creato un disastro: oggi bisognerà affrontarlo ma affrontarlo significa partire dalla radice, lavorare per la stabilizzazione, ad esempio non imbrogliare rispetto al fatto che c'è una guerra tra due Governi in Libia, c'è una guerra che si sta combattendo in Libia per conto dell'Europa perché noi siamo in guerra con la Francia, siamo in guerra commerciale e siamo in guerra anche sul campo perché i francesi con l'Egitto hanno sostenuto Haftar, mentre noi cercavamo di sostenere il Governo di Tripoli perché lì ci sono gli interessi delle nostre compagnie petrolifere. Ce lo vogliamo dire o no? E quando ci siamo accorti che il Governo di Tripoli non era presentabile perché era della Fratellanza musulmana su cui c'era un enorme pregiudizio internazionale…
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). …lo abbiamo cambiato in una notte: ci siamo inventati il Governo Sarraj che ha agito per conto degli italiani. Dunque la discussione che vogliamo fare, potrà essere pensata in maniera diversa ma almeno faremo una discussione vera dentro il Parlamento…
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). …altrimenti stiamo continuando a fare una discussione finta che non parla della realtà.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Quartapelle Procopio.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.010 Quartapelle Procopio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE(PD). Grazie, signor Presidente. Mi rivolgo, per suo tramite, ai rappresentanti del Governo perché ritengo che possono in tutta libertà avere la possibilità di cambiare parere sull'articolo aggiuntivo in esame. Lo dico alla luce anche dell'intervento del sottosegretario che ha aperto su alcune questioni che noi riteniamo fondamentali: la ricostruzione degli avvenimenti e anche dell'azione del precedente Governo è stata fatta dal nostro collega Minniti, l'ex-Ministro dell'interno. Ma vorrei fare una considerazione ulteriore: nell'articolo aggiuntivo 1.010 Quartapelle Procopio si individua con maggiore precisione quale potrebbe essere il contributo dell'UNHCR e dell'OIM all'azione complessiva di ripristino dell'attività e della legalità nel territorio libico e sulle navi che saranno destinate al soccorso dei migranti. È un emendamento - sto facendo un intervento che è lungi dall'essere provocatorio ma è molto concreto e pragmatico - che vuole riattribuire al nostro Paese una centralità e anche il coordinamento di un'azione complessiva.
Qui è stato ricordato: se le Nazioni Unite possono essere in Libia, e quindi possono anche realizzare, come accaduto nel maggio scorso, un del Consiglio di sicurezza affidato all'inviato speciale in Libia, che è Ghassan Salamè, è perché noi abbiamo avuto la possibilità, attraverso una serie di pratiche concrete, di consentire alle organizzazioni internazionali di realizzare un intervento . Voglio anche dire a che cosa è servito questo intervento : l'intervento è servito, per esempio, nel periodo di monitoraggio dal 28 novembre 2017 al 14 aprile 2018, affinché l'Organizzazione internazionale per le migrazioni realizzasse 11.859 rimpatri volontari. Nell'ambito, quindi, della missione UNSMIL noi dovremmo avere l'interesse a rafforzare questa cessione con un rafforzamento anche delle attività delle organizzazioni internazionali.
Quindi, perché non cambiate posizione? Come vedete, non sto facendo una critica - ne avrei ben donde - su tutto l'impianto narrativo e concreto della vostra attività, ma vi chiedo: per voi è inutile il fatto che, avendo noi consentito di entrare alle organizzazioni internazionali, siano state arrestate, ed è presente anche nel alle Nazioni Unite, 205 persone per violazione dei diritti umani e per traffico di persone? È irrilevante questo, soprattutto alla luce del fatto che in precedenza non era stato possibile intervenire ? È irrilevante, lo chiedo ai sottosegretari qui presenti, che oggi i richiedenti asilo e rifugiati in Libia, già registrati dall'UNHCR, siano 51.519 e ci sia stato un aumento del 70 per cento grazie a questa iniziativa?
Perché allora dire di no a sollecitare, a costruire una più proficua collaborazione, e concludo, con l'UNHCR? A quelli, che in maniera provocatoria, ci hanno detto che noi abbiamo una simpatia nei confronti dei mercanti di morte, che siamo stati gli unici, peraltro, ad arrestare, voglio dire che proprio nel dicembre scorso c'è stata una sentenza che ha condannato all'ergastolo un somalo, una persona di origine somala, che è stata condannata all'ergastolo per violazioni all'interno di campi cosiddetti irregolari della Libia. È stato fatto grazie all'iniziativa di denuncia delle associazioni delle vittime e degli avvocati dei migranti, ma è stato fatto ed è stato possibile anche perché l'accesso che si è determinato alla fine di un percorso accidentato…
GENNARO MIGLIORE(PD). …come quello che è stato qui illustrato dal Ministro Minniti, ha consentito di fare un passo in avanti. Fatelo anche voi, non c'è nulla che contraddica la politica di un Paese civile che mette insieme la sicurezza con i diritti umani con il dire che le organizzazioni internazionali possono essere con un ruolo più forte all'interno di questo percorso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Grazie, Presidente. Solo per dire che noi, come quello precedente, come anche gli emendamenti che seguiranno, voteremo per l'astensione, per un motivo che voglio spiegare a quest'Aula e che avevo già accennato in occasione dell'emendamento che chiedeva la sottoscrizione da parte della Libia della Convenzione di Ginevra. Quell'emendamento a cui abbiamo votato favorevole poneva una condizione che avrebbe reso irrealizzabile il contenuto di questo decreto, e quindi la cessione delle motovedette e il perfezionarsi dell'accordo, proprio perché è impossibile per la Libia sottoscrivere la Convenzione di Ginevra.
Vorrei che su questo vi fosse anche un ulteriore elemento di chiarezza: non è che il problema è costringere la Libia. Credo che Sarraj farebbe la corsa per andare a sottoscrivere la Convenzione di Ginevra in questo momento; sarebbe solo una medaglia da poter sfoggiare sul panorama internazionale. Il problema è che, per sottoscrivere la Convenzione di Ginevra, ci sono delle condizioni da rispettare, per accedere alla Convenzione di Ginevra, che la Libia non è in grado di sottoscrivere. Per cui, da questo punto di vista, forse il porto di Tripoli potrebbe sottoscrivere la Convenzione di Ginevra per le cose che venivano qui anche richiamate dall'onorevole Migliore. Ho dubbi che quella stessa Convenzione possa espandersi a est di Tripoli e a ovest di Tripoli, date le condizioni.
Ma voglio restare al tema dell'emendamento. Noi ci asterremo perché, pur condividendo il principio che le Nazioni Unite e l'Organizzazione mondiale per le migrazioni siano coinvolte dentro processi che riguardano la gestione dei flussi migratori, che abbiano la possibilità di accedere ai luoghi, lo riteniamo assolutamente non sufficiente, perché sono tutte condizioni che in qualche modo fanno già parte di questo accordo. Le cose a cui si riferisce questo emendamento sono già oggetto - lo ricordava prima il collega Minniti - del sulla cui base poggia l'attuale decreto, perché non è che noi gliele diamo avendo dovuto fare nuovi accordi. Gli diamo quelle motovedette, essendo ancora operativi gli accordi che l'anno scorso erano stati fatti; addirittura, se proprio lo vogliamo, visto che non sono stati ratificati da questo Parlamento, in funzione di un accordo fatto con la Libia, allora Presidente della Libia Gheddafi, dal Governo Berlusconi nel 2008, che fu, invece, ratificato dal Parlamento.
Per cui, in realtà, da questo punto di vista, questo emendamento ripropone una cosa che già è contenuta nel che era stato fatto l'anno scorso; quindi, assolutamente inefficace sul piano operativo. Invece, e questo, dicevo, è il motivo per cui ci asterremo, condividiamo il principio, non riteniamo emendabile questo decreto. Invece, voglio approfittare del tempo che mi rimane proprio per fornire un ulteriore elemento a questa discussione, che riguarda sempre le condizioni di vita dentro i campi in Libia. Ora, noi abbiamo diversi rapporti delle Nazioni Unite, dell'OIM, che ci raccontano di condizioni drammatiche. Capisco, lo dico sinceramente, i colleghi della Lega che difendono una linea che hanno coerentemente sempre mantenuto, in cui hanno sempre subordinato il tema dei diritti umani rispetto a una condizione di gestione, di governo, anzi, direi la verità, di opposizione rispetto ai flussi migratori.
Politica che, a mio avviso, non produce nessun risultato, se non quello di drammatizzare un fenomeno strutturale, che non è in alcun modo arginabile, cioè di produrre la parte peggiore. Non riesco a comprendere, è veramente difficile, i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che, invece, hanno fatto con me opposizione in questi cinque anni contro le politiche messe in campo dall'allora Ministro Minniti e dal Partito Democratico, che, come rivendicano illustri esponenti del Partito Democratico, sono in continuità; anzi, vorrebbero riconosciuto un po' di più, che sono in continuità con quello di prima.
Voi, invece, adesso, senza nessuna vergogna e senza alcun pudore, avete deciso di passare dall'altra parte, con qualche riga o qualche sul fatto che comunque siete interessati al rispetto dei diritti umani. Ripeto, sul terreno delle migrazioni, che è un fenomeno complesso, possiamo anche dividerci, però non ci possiamo prendere in giro. Voi avete deciso di sposare la linea politica della Lega Nord; almeno evitate di venirci a raccontare una storia o a farci la morale rispetto a questi temi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.
ELENA CARNEVALI(PD). Grazie, Presidente. A me sembra che, nelle parole degli interventi che mi hanno preceduto, abbiamo già evidenziato come, invece, sia ridimensionato il ruolo italiano. E questo emendamento è perfettamente coerente con quello che abbiamo proposto precedentemente, sul quale, peraltro, c'era la disponibilità di voto da parte di alcuni colleghi, cioè garantire in questo caso una presenza effettiva ed efficace da parte di chi già peraltro è contenuto nello Statuto sui rifugiati, quindi la presenza dell'Organizzazione mondiale per i rifugiati e dell'UNHCR.
Bene, francamente credo sia doveroso da parte del sottosegretario Molteni, peraltro anche per le affermazioni che ha cercato di fare qui prima il sottosegretario Di Stefano, dire perché c'è contrarietà a questo articolo aggiuntivo e spiegare quali sono le ragioni per cui, secondo il Governo e chi in Aula…
ELENA CARNEVALI(PD). …oggi lo rappresenta, e concludo, non sia possibile accettare un articolo aggiuntivo che chiede di fatto che ci sia qualcuno che verifichi e garantisca diritti umani e diritti civili .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pini. Ne ha facoltà.
GIUDITTA PINI(PD). Presidente, l'articolo aggiuntivo chiede una cosa molto semplice, e cioè che il personale dell'OIM e dell'UNHCR possa entrare all'interno dei campi e sulle motovedette. Non mi è chiaro per quale motivo il Governo sia contrario a questa richiesta, e gradirei una risposta su questo; perché mentre prima sulla Convenzione di Ginevra ho sentito varie interpretazioni, ma va bene, in questo caso noi chiediamo una cosa molto semplice: che l'agenzia internazionale per i rifugiati possa entrare nei campi e possa salire su queste navi. Niente di più e niente di meno! Allora, se stiamo al merito, io vorrei sapere da parte del Governo per quale motivo esprime parere contrario a una cosa di una semplicità lapalissiana, e cioè che noi cediamo queste motovedette, e in cambio però chiediamo che ci sia qualcuno - non qualcuno a caso, l'ONU - che possa salire e possa entrare all'interno di quei campi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Luca. Ne ha facoltà, per un minuto.
PIERO DE LUCA(PD). Signor Presidente, anch'io ribadisco l'assoluta serietà e senso di responsabilità che caratterizza la redazione di questo articolo aggiuntivo da parte del nostro gruppo parlamentare. Guardate, il del 2017 prevedeva sì il rafforzamento del sostegno alla cooperazione navale con la Libia, ma lo subordinava - lo ribadiamo ancora una volta - ad un punto chiaro, per noi dirimente: l'apertura di una nuova stagione di tutela assoluta dei diritti umani delle persone presenti nei centri di accoglienza temporanea in Libia, autorizzando controlli e presenza del personale qualificato dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni e dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Allora continuiamo a ribadire con grande tranquillità e serenità al Governo per tramite suo, signor Presidente…
PRESIDENTE. Chiedo scusa: il deputato Pagano è pregato di non parlare con il Governo. Grazie.
PIERO DE LUCA(PD). Crediamo sia giusto che il Governo ascolti con grande serietà quanto stiamo dicendo: noi chiediamo semplicemente di comprendere le ragioni per le quali non siete d'accordo a prevedere la presenza di personale competente e qualificato delle Nazioni Unite, dell'agenzia per i rifugiati e per le migrazioni all'interno dei centri di accoglienza in Libia e sulle motovedette libiche. Per quale ragione, davvero non lo comprendiamo.
PIERO DE LUCA(PD). Non è in questo modo che tuteleremo i diritti dei nostri migranti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Presidente, noi ci asterremo su questo articolo aggiuntivo come sui precedenti. Perché se da una parte leggendoli possono sembrare assolutamente condivisibili, e quindi da sostenere, in realtà, come ho provato a dire precedentemente, tendono a spostare in una dimensione dell'irrealtà tutto questo dibattito e la rappresentazione della situazione che c'è in Libia: basti pensare che nel testo dell'articolo aggiuntivo si parla di centri di accoglienza. Ora, ci sono pochissimi centri di accoglienza in Libia, mentre ci sono tantissimi centri di detenzione, ed è una detenzione arbitraria, illimitata, senza alcuna possibilità non dico di difesa, ma neanche di far valere minimamente i propri diritti, senza alcuna assistenza medica, senza alcun tipo di sostegno che viene dato… il collega Migliore prima citava gli oltre 50 mila richiedenti asilo, ma sono quasi 700 mila i migranti rinchiusi in Libia in base ai rapporti delle organizzazioni internazionali. Allora semplicemente questa cosa, che può apparire ragionevole, positiva, non si può fare: sarebbe ora che la comunità internazionale, ammesso che abbia ancora senso questa espressione, ma a partire dall'Italia che ha un ruolo fondamentale di rapporto storico con quel Paese, si rendesse conto di che cosa davvero c'è in Libia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Morani. Ne ha facoltà.
ALESSIA MORANI(PD). Presidente, intervengo per chiedere le motivazioni al Governo, che è presente in quest'Aula, del diniego rispetto al nostro articolo aggiuntivo. Perché la presenza dell'UNHCR, come è stato ribadito dai colleghi che sono intervenuti prima di me, noi la riteniamo fondamentale; e vorrei comunicare a quest'Aula, in cui si discute di diritti umani, che è appena stato pubblicato proprio dall'UNHCR un comunicato stampa (lo potete trovare anche sul sito dell'UNHCR) in cui si dice che, purtroppo, nei mesi di giugno e di luglio ci sono stati 850 morti in mare: su 1.500 totali dall'inizio dell'anno, in due mesi 850.
Io vi invito a riflettere sulla realtà, sul numero dei morti in mare, vi invito soprattutto a riflettere sul fatto che il nostro articolo aggiuntivo può riuscire a dare una mano a tutte quelle persone che oggi sono realmente in difficoltà .
NICOLA MOLTENI,. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI,. Presidente, intervengo nel dibattito perché credo sia opportuno ribadire quello che il collega Di Stefano ha già detto in precedenza; e lo dico, in modo particolare, alla luce delle osservazioni e dell'intervento, assolutamente condivisi e condivisibili, da parte dell'ex Ministro Minniti, in un quadro evidentemente molto più ampio rispetto alla valutazione che oggi stiamo compiendo unicamente su questo decreto-legge. Decreto che si inserisce in un percorso, e credo che la miglior risposta il Ministro Minniti l'abbia data non tanto all'attuale Governo, ma all'attuale opposizione, rispetto alla continuità: che questo decreto-legge si inserisce in un perfetto percorso di continuità rispetto a quanto è stato fatto non tanto e non solo nel 2017, ma rispetto a quanto è stato fatto nel 2008, come è stato detto dal deputato Valentino Valentini quando, con il Trattato di amicizia del 30 agosto 2008, con Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio, a quanto fatto nel 2007, con il Protocollo di intesa firmato sempre con Tripoli dall'allora Ministro dell'interno Giuliano Amato, Protocollo poi completato successivamente dall'ex Ministro dell'interno Roberto Maroni. Il percorso è esattamente quello di una interlocuzione seria e costante con la Libia, con il Governo oggi attualmente riconosciuto dagli organismi internazionali: quello è l'interlocutore.
E il Memorandum che - lo ripeto, è già stato detto – ne è parte assolutamente integrante. Il collega Palazzotto l'ha detto in maniera estremamente chiara: il Memorandum del 2 febbraio 2017, firmato dal Presidente del Consiglio Gentiloni, è parte integrante, tant'è che nelle premesse di questo decreto-legge si cita non solo il Trattato di amicizia del 2008, non solo il protocollo d'intesa firmato dall'ex Ministro Cancellieri del 2012, ma anche il Memorandum del 2017.
Il Memorandum del 2017, all'articolo 5 - lo citava il collega Fassina durante l'intervento in Commissione - specificatamente prevede, nell'accordo e nel contratto tra le parti, cioè tra Italia e Libia, l'obbligo del rispetto delle convenzioni internazionali tutte, e nell'obbligo del rispetto delle convenzioni internazionali, io ritengo tutte quelle che vadano esattamente nella direzione di garantire i diritti umani: tanto i diritti umani di chi viene soccorso necessariamente ed obbligatoriamente nel Mediterraneo, tanto evidentemente i diritti umani di coloro i quali vengono identificati e detenuti in Libia.
C'è un percorso comune, questo voglio dire: c'è evidentemente, tant'è che il Ministro Minniti, che è persona estremamente intelligente, è intervenuto sull'emendamento 1.11 Quartapelle Procopio, in cui la cessione delle motovedette è subordinata ad un impegno eventuale da parte del Governo, e non sull'emendamento 1.10 Quartapelle Procopio, in cui si subordina in maniera tassativa l'approvazione di questo decreto-legge, e quindi la cessione delle motovedette, all'approvazione della Convenzione di Ginevra del 1951.
Evidentemente c'è una tendenza, tant'è che l'approvazione della Convenzione di Ginevra del 1951 non è contenuta nel Memorandum, proprio perché non è una responsabilità degli Stati nazionali.
Ha detto benissimo l'ex Ministro Minniti: c'è evidentemente una responsabilità da parte degli organismi internazionali: è a quegli organismi internazionali, ivi compresa l'Europa probabilmente, verso la quale il Governo nazionale, gli Stati membri devono tendere affinché la Libia si possa da qui al futuro adeguare a quei principi, adeguare a quei valori, in modo tale che i canali umanitari legali… Ministro Minniti, sono perfettamente e siamo perfettamente d'accordo: le persone, i migranti, i mille migranti, che hanno protezione internazionale in Libia, devono poter arrivare anche in Italia, e non solo in Italia, attraverso un principio di condivisione e attraverso un principio di responsabilità da parte dell'Europa tutta, attraverso forme legali e forme sicure dal Paese di partenza, anzi dal Paese di transito, quale può essere la Libia, in un Paese sicuro e in modo legale - questo è l'obiettivo di questo Governo -, evitando quei 650 mila sbarchi, dal 2013 ad oggi, avvenuti in modo non legale o scarsamente legale.
I numeri dicono che, nei primi otto mesi del 2018, le domande di protezione o, meglio, le richieste e le domande che sono state esaminate sono circa 54 mila. Coloro i quali hanno ottenuto lo di rifugiato politico sono 3.400, a cui si aggiungono circa 2.200 migranti che hanno ottenuto la protezione sussidiaria. Ci sono 5 mila migranti che hanno una forma di protezione internazionale su 54 mila domande esaminate, su 38 mila domande che sono state presentate nel 2018 e su 133 mila domande che devono essere ancora esaminate.
Questo è il campo d'azione di questo Governo, questa è la prospettiva in cui si inserisce questo decreto: contrasto all'immigrazione clandestina, contrasto, senza se e senza ma, al traffico e alla tratta degli essere umani e salvataggio in mare, salvataggio in mare che deve essere una precondizione. Infatti, un conto è il salvataggio in mare, un conto è il fatto che tutti coloro i quali vengono salvati devono essere portati in Italia.
È in questa direzione, in una prospettiva molto più ampia, di cui questo decreto è semplicemente un tassello, che si inserisce l'opera meritoria del Governo tutto, ivi compreso il Presidente del Consiglio, nella direzione di chiedere, ad esempio sulla missione EUNAVFOR MED - in cui c'è una terza fase, come è stato giustamente detto, e quella terza fase deve essere realizzata attraverso la partecipazione, ovviamente, da parte dell'ONU -, la possibilità di poter mettere il piede in Libia, e quella è evidentemente un'altra parte importante e delicata, molto più delicata.
In quella missione, EUNAVFOR MED Sophia, evidentemente come tutti sanno, oggi il Governo italiano nel Cops, il Comitato politico e di sicurezza, ha chiesto la modifica delle regole di ingaggio, perché per noi c'è un principio che può essere soltanto che, se la missione è europea, ci deve essere una condivisione e una responsabilità da parte di tutti gli Stati membri nell'accettazione non solo di coloro i quali vengono salvati ma anche di coloro i quali sbarcano e di coloro i quali, poi, devono essere oggetto della distribuzione.
Quindi, questo decreto, che ha come precondizione la tutela dei diritti umani, che ha come precondizione la tutela dei diritti umani anche, in modo particolare, nei centri di identificazione in Libia, che è, appunto, precondizione di questo decreto, rappresenta un piccolo tassello in un percorso di contrasto alla criminalità organizzata e di contrasto all'attività degli scafisti, che porta, poi, al caporalato e allo sfruttamento sul nostro territorio. Esso si inserisce, io mi permetto di dire, negli ultimi sei mesi dell'azione di questo Governo, quindi, nell'azione del Ministro Minniti - evidentemente non ci riconosciamo e non ci siamo riconosciuti, anzi abbiamo duramente contestato dai banchi dell'opposizione l'azione di chi l'ha preceduta – però, è in quella direzione che noi ci muoviamo, che si muove sicuramente il Governo. Probabilmente, però, in questo momento non tutta l'opposizione si muove e segue in maniera univoca e compatta quello che correttamente ha detto il Ministro Minniti e rispetto al quale noi ovviamente ci riconosciamo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE(PD). Grazie, signor Presidente. Lo dico al sottosegretario per suo tramite, al sottosegretario Molteni che considero persona competente e capace (mi divide molto da lui, ma certamente gli riconosco questa capacità). Non giriamo intorno alle questioni.
Primo: se siete così entusiasti anche dell'ultimo intervento - forse bisogna approfondirlo - dell'ex Ministro Minniti non avete che da fare un passo concreto e non le precondizioni, le premesse, l'articolazione, il piccolo tassello.
Questo emendamento dice una cosa molto semplice e questo emendamento dice che non può esistere una politica di coesione e di riorganizzazione dell'intervento nel Mediterraneo centrale, dove anche l'Italia deve fare la sua parte, se non c'è anche l'impegno dell'Italia a garantire il massimo dei diritti umani, il massimo e non le precondizioni.
Infatti, quella che noi nel corso degli anni abbiamo chiamato “ingerenza umanitaria” è il fondamento della politica internazionale del nostro Paese e quello che noi dobbiamo ribadire - lo dico a lei nel massimo del rispetto istituzionale - è che non c'è nessuna volontà da parte del nostro Governo di sottrarsi alle sue responsabilità.
Allora, se ha sentito bene tutti gli interventi, si ripristini il comando e la gestione dei salvataggi per la Guardia costiera italiana, si intervenga sulla cooperazione più stringente con le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite, quelle che stanno realizzando l'avvio di un percorso.
Se continuate a sostenere che questo vostro provvedimento è in continuità con le politiche che concretamente sono state fatte dai nostri Governi, dovreste avere anche il coraggio di fare le cose che noi avevamo previsto e che avevamo iniziato ad attuare, cosa che non volete fare perché basterebbe esprimere, come segnale concreto di disponibilità, il cambiamento di opinione su questo emendamento per non richiamare quali sono i processi storici che portano all'adesione a convenzioni internazionali, ma per individuare la cronaca recente, come quella nella quale le organizzazioni internazionali sono state a disposizione, spesso anche nelle nostre commissioni territoriali, per un aiuto al nostro Paese.
E non confonda il riconoscimento, che è previsto dall'articolo 10 della nostra Costituzione, con il respingimento indiscriminato, perché anche se fosse solo uno, nessuno di voi, nessuno di noi, nessuno che non sia un'autorità competente può gestire in mare la decisione se siano rifugiati o migranti che non hanno diritto. È questa la differenza fondamentale tra noi, che li abbiamo salvati, e voi, che continuate a ritenere che l'unico strumento sia quello del respingimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Giuditta Pini. Ne ha facoltà.
GIUDITTA PINI(PD). Grazie, Presidente. Tramite lei io voglio chiedere… Sono rimasta un po' senza parole, perché ho sentito che una delle priorità è quella dei salvataggi in mare e questa cosa, ahimè, va contro i fatti, perché, da quando è iniziata “la politica della pacchia è finita” e dei “taxi del mare”, sono aumentati i morti del Mediterraneo e sono diminuiti i salvataggi nonostante fossero diminuite le partenze e non si può giocare su queste cose qui nell'ambiguità e non rispondendo alla domanda principale.
La domanda principale è: se è tutto vero, se avete così tanta ragione, se avete così tanto a cuore il rispetto dei diritti umani - e lasciamo perdere tutto il resto -, perché avete chiuso i porti alle navi che salvavano le persone? Perché avete lasciato da sola la Guardia costiera libica, mandando via la Guardia costiera italiana? Perché non volete che questo emendamento…
NICOLA MOLTENI,. Era in acque libiche!
GIUDITTA PINI(PD). …perché non volete che questo emendamento che chiede… E io le chiedo il rispetto che lei deve a quest'Aula, caro sottosegretario…
PRESIDENTE. Concluda, grazie.
GIUDITTA PINI(PD). Lei deve rispetto a quest'Aula!
GIUDITTA PINI(PD). E, quando io le faccio una domanda, se vuole rispondere, chiede la parola al Presidente e poi mi risponde; non è che mi parla sopra !
GIUDITTA PINI(PD). Un attimo, Presidente, un secondo. Vorrei sapere, perché lui non ha risposto, perché il sottosegretario non ha risposto per quale motivo sono contrari alla presenza delle Nazioni Unite sulle navi e nei campi .
NICOLA MOLTENI,. Era in acque libiche !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Io ringrazio il sottosegretario per l'intervento, che ci dà modo di approfondire ancora tale questione. Però, mi permetto di ricordare, tramite lei Presidente, al sottosegretario che il Governo in quest'Aula, quando dà dei dati, dovrebbe avere il rispetto per quest'Aula di fornire dei dati esatti.
Da gennaio a maggio 2018, su 39.700 richieste di asilo ne sono state rifiutate 24.500, 11.300 i riconoscimenti di protezione umanitaria, 1.634 quelli di protezione sussidiaria, 2.600 i riconoscimenti di di rifugiato. Questo è il rispetto, almeno, dei dati che il Governo deve a quest'Aula, così come i ministri, come il Ministro dell'interno, lo devono al Paese, quando, da settimane e da mesi, vanno a raccontare statistiche con dati falsi, rispetto al riconoscimento della protezione internazionale nel nostro Paese, nel rispetto della legge del nostro Paese .
ENRICO BORGHI(PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI(PD). Durante l'intervento della collega Pini, per tre volte, dai banchi del Governo, sono giunte delle interruzioni visivamente di disapprovazione …
Siccome lei ha avuto modo, nei giorni scorsi, con una dichiarazione che abbiamo molto apprezzato, di ricordare al Governo che in quest'Aula è ospite, sarebbe bene ricordare agli ospiti che le regole della casa si devono rispettare .
PRESIDENTE. In realtà, non si fa fatica a constatare che il Governo, oggi, è intervenuto tre volte, in quest'Aula; mi sembra una buona media ( – : cosa c'entra?).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Carnevali. Ne ha facoltà, per un minuto.
ELENA CARNEVALI(PD). Grazie, Presidente. Io vorrei annoverare, in quest'Aula, qualche opera meritoria di questo Governo; la prima fra tutte, che mi viene in mente, è il fatto che il Ministro Salvini si è preoccupato di scrivere ai prefetti che, in particolare, le protezioni di natura sussidiaria o umanitaria vengano, praticamente, archiviate e, quindi, preferiamo, invece, continuare a mantenere su questo territorio e alimentare l'irregolarità.
La seconda cosa che vorrei - rispetto sempre alle opere meritorie di questo Governo, soprattutto da parte di chi dovrebbe, anzi, ha voluto e vorrebbe sempre avere la stella per rappresentare (gli unici, secondo loro) gli enti locali - è che ripristinassimo, invece, il sistema di accoglienza, che è voluto dai sindaci, perché al sistema SPRAR si può partecipare esclusivamente come atto volontario, dopo che voi siete andati in campagna elettorale, invece, a dire - e avete alimentato con il blocco delle strade e delle piazze, con le manifestazioni - che, per poter aprire i centri di accoglienza straordinaria, serviva, invece, il parere preventivo dei sindaci…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ELENA CARNEVALI(PD). Ho concluso. Allora, sarebbe buona cosa che tra le tante opere che vorremmo ricordare in quest'Aula ci fosse una cosa meritoria: ritornare invece a ripristinare quell'ordine e fare in modo che le cose in questo Paese …
PRESIDENTE. Grazie, deputata Carnevali.
Ha chiesto di parlare il deputato Zoffili. Ne ha facoltà.
EUGENIO ZOFFILI, . Grazie, Presidente, in quanto relatore non volevo parlare, non volevo intervenire e non volevo entrare nel merito di alcune polemiche che sono emerse, purtroppo, qui, in Aula. Ma mi trovo costretto, Presidente, anche rispetto al richiamo - non indico - che è stato fatto da un collega del Partito Democratico al Governo, che ha parlato sopra una collega del PD.
Ebbene, Presidente, richiamare i colleghi va bene, ma, quando si parla di morti - e, in questo particolare caso, di persone che sono morte in mare, lo ripeto, di persone che sono morte in mare , guardo il Presidente, ma stiamo parlando di persone che sono morte in mare! - i signori colleghi, che siano di destra, di sinistra, del centro, della Lega, del Partito Democratico o di qualsiasi partito - in questo caso, però, è il Partito Democratico e mi collego alla signora e ai colleghi di fianco - sono pregati di riportare dei dati veri!
PRESIDENTE. Fate parlare il deputato Zoffili.
EUGENIO ZOFFILI, . Non dei dati falsi, non delle notizie false perché in quest'Aula, sui morti in mare, da quei banchi, signor Presidente, sono stati riportati dei dati falsi ( e bene ha fatto il Governo, nella persona di Nicola Molteni a gesticolare e a parlare sopra quella collega! Capito? Sciacquatevi la bocca quando parlate delle persone! Sciacquatevi la bocca!
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, deputato Zoffili.
EUGENIO ZOFFILI, . Vergogna !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Appena si calmano un poco… Vedo che gli animi sono molto accesi, però mi preme dire una cosa, perché, siccome…( – - ma come ti permetti?)
PRESIDENTE. Ma che cosa succede? Un po' di calma, per favore (. Facciamo proseguire il deputato Palazzotto : ma stiamo scherzando? - . Deputato Delrio, lei è anche capogruppo, quindi, dia il buon esempio : fuori! - !
Deputato Palazzotto, vuole riprendere la parola, per cortesia? Lei chieda la parola quando ha finito il deputato Palazzotto. Prego, prosegua.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). È chiaro anche che è difficile intervenire, se non c'è il rispetto per le basilari regole dell'educazione, in quest'Aula, Presidente. E forse è il caso che anche nella differenza di idee, non ci si presti a gesti di questo tipo che sono sicuramente offensivi per il ruolo che noi, oggi, qui, svolgiamo e per il fatto che parliamo della vita e della morte delle persone. Però, io preferirei aspettare che i colleghi mi diano un attimo della loro attenzione, perché…
PRESIDENTE. Prosegua, deputato Palazzotto. I colleghi, cortesemente, devono cercare di non parlare tra loro a capannelli, salvo trasferirsi fuori dall'Aula.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Ebbene, Presidente. Vorrei che, almeno quando si parla dei morti, si avesse il rispetto che si deve a un argomento di questa gravità e, allora, anche sapere quante persone sono morte nel Mediterraneo in questi mesi è dovere morale di quest'Aula, visto che stiamo discutendo e decidendo cose che faranno la differenza tra la vita e la morte. E stiamo discutendo di scelte politiche che agiranno lì, dove non c'è solo la frontiera con il Sud dell'Europa, ma dove c'è proprio la frontiera tra la vita e la morte e dove una scelta politica può fare la differenza. Il 14 giugno, il Ministro Salvini si è insediato al Viminale…
PRESIDENTE. Chiedo ai deputati, cortesemente, di fare silenzio per poter ascoltare, insieme, le argomentazioni del deputato Palazzotto che parla da circa due minuti. Un po' di rispetto, per favore, per l'Aula e per il collega.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Solo per dire fuori dalla propaganda e far parlare i numeri, rispetto a che cosa sta avvenendo in quel tratto di mare, ricordo che, fino al 14 giugno, erano morte, nel tentativo di attraversare il Mar Mediterraneo centrale, una decina di persone; tra il 14 giugno e il 30 giugno sono morte, nel tentativo di attraversare la rotta del Mediterraneo centrale, 564 persone, a fronte di 2 mila persone che hanno tentato la partenza in tutto il mese di giugno. Il che significa che la frontiera del Mediterraneo centrale, nei 15 giorni in cui si è insediato, al Ministero dell'interno di questo Paese, Matteo Salvini, è diventata la frontiera più pericolosa al mondo, dove muore il 20 per cento di coloro che provano ad attraversarla. Questo è quello che è successo. Nel mese di maggio dello stesso anno erano morte otto persone nel tentativo di attraversare il Mar Mediterraneo; fintanto che le ONG potevano operare in quel tratto di mare e che la Guardia costiera coordinava l'intervento di salvataggio, si era ridotto il numero di morti in mare. Negli ultimi due anni era morto il 2,5 per cento, da quando si è insediato il Ministro Salvini al Viminale, muore il 20 per cento. Sono numeri, statistiche che io non sto inventando, potete guardare sul sito dell'UNHCR rispetto a quali sono i dati e vi renderete conto che le migrazioni sono un fenomeno complesso e che scelte legate alla propaganda determinano la differenza tra la vita e la morte di esseri umani. Almeno di questo rendiamoci conto.
ENRICO BORGHI(PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI(PD). Signor Presidente, articolo 59 del Regolamento: “Se un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba col suo contegno la libertà delle discussioni o l'ordine della seduta, il Presidente lo richiama nominandolo”.
Tutta l'Aula ha visto come si è comportato il relatore Zoffili nei confronti del collega Migliore: la invito a richiamare il relatore e la invito anche a ripristinare le condizioni per una discussione serena e normale! Noi non possiamo accettare che il relatore si comporti in questo modo nei confronti dell'opposizione ! A questo punto non ci sono più le condizioni serene per le quali continuare nel nostro lavoro, la invito a procedere al voto di questo emendamento e a sospendere i lavori di questa seduta !
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Enrico Borghi. Non voglio sottrarmi alle responsabilità. Mentre il fatto accadeva - non si capisce bene cosa, perché appunto non abbiamo avuto la possibilità di osservare il deputato Zoffili, perché aveva già parlato -, il mio sguardo, e penso anche quello dei componenti dell'Ufficio di Presidenza, era indirizzato verso i vostri banchi, perché parlava una vostra collega, quindi non abbiamo potuto vedere con esattezza quello che lei ha denunciato fermo restando che, se è accaduto, certamente è cosa che non deve verificarsi, così come non si deve verificare nulla di simile anche effettuato da altri colleghi di altri gruppi .
ROBERTO GIACHETTI(PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(PD). Presidente, per un richiamo all'articolo 8.
Signor Presidente, come lei sa, lei ha tutti gli strumenti per verificare - non direttamente, ma attraverso l'Ufficio di Presidenza, come è successo costantemente anche nella scorsa legislatura - rispetto al fatto che già sarebbe grave che un atteggiamento del genere lo avesse un singolo deputato, il fatto che lo abbia un relatore, costantemente, nel corso del tempo, quando determinati comportamenti sanzionati dalla Presidenza hanno riguardato responsabilità - per esempio un capogruppo o qualcuno che avesse una responsabilità aggiuntiva a un singolo deputato -, si è ricorso alla possibilità, attraverso una decisione dell'Ufficio di Presidenza, di verificare attraverso i filmati se vi sia stato un comportamento non consono a quest'Aula. Non mi riferisco a una cosa banale, signor Presidente, mi riferisco al fatto che c'è un atto intimidatorio fatto dal relatore nei confronti di un deputato, che non è accettabile, da chiunque arrivi !
Come vede, non le sto contestando il fatto che al sottosegretario Molteni sia scappato una battuta. Stando lì, vorrei solo dirgli che la differenza è che se prende la parola e risponde, noi abbiamo la possibilità di intervenire di nuovo; se fa una battuta da lì, ovviamente non possiamo neanche avere la possibilità di intervenire; però, può succedere, questo l'abbiamo visto. Ma io sto parlando di una fattispecie diversa, quindi la invito formalmente, attraverso l'Ufficio di Presidenza, a verificare se vi sono i filmati per verificare qual è stato il comportamento del relatore a questo provvedimento .
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Giachetti, perché mi offre la possibilità di concludere questo contenzioso, questo incidente d'Aula, dicendo semplicemente che, per poter disporre la visione dei filmati, occorre interpellare il Presidente Fico. Lo farò quando possibile, intanto vi chiedo di poter procedere alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.010 Quartapelle Procopio .
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.010 Quartapelle Procopio.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.1 Quartapelle Procopio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Presidente, il contenuto dell'emendamento è molto semplice, si tratta di completare la formazione della Guardia costiera libica in materia di diritti umani e primo soccorso. È sostanzialmente un emendamento anche a garanzia di quello che diceva prima il sottosegretario Molteni, e già su questo noi abbiamo dei problemi, perché in Commissione esteri ci avete detto che il parere all'emendamento è contrario perché già si sta facendo mentre questa mattina, in Commissione bilancio, invece, si è detto che il parere all'emendamento è contrario perché servirebbero degli stanziamenti in più. Io credo che la materia dell'emendamento sia importante, e forse voi, al netto della vostra confusione, dite che il parere è contrario perché in realtà non avete voluto accettare, su questo provvedimento, nessun suggerimento da parte dell'opposizione.
Quindi, Presidente, mi rivolgo per suo tramite sia ai componenti del Governo che al MoVimento 5 Stelle: la Libia è un interesse nazionale, è un interesse dell'Italia, è parte importante, consuma quasi il 50 per cento dei nostri sforzi in politica estera, siamo sicuramente diversi, ma noi vorremmo su questa materia arrivare a una composizione dell'interesse nazionale, ma il vostro comportamento in Commissione e poi in Aula - per tacere dell'episodio assolutamente esecrabile di prima che ha visto protagonista il collega Zoffili - ci dicono un'altra cosa, cioè che a voi, del sostegno dell'opposizione su una questione che riguarda l'interesse del Paese, interessa poco. Qui mi rivolgo, per il tramite della Presidenza, al MoVimento 5 Stelle, in particolare alla collega Di Stasio, che questa mattina si è riempita la bocca delle parole “diritti umani” invocando discontinuità con quanto fatto in precedenza su questi temi. Non c'è stato solo l'intervento del collega Minniti, c'è anche una sostanziale differenza quando si sta al Governo e quando si sta all'opposizione. Quando si sta al Governo, non è più occasione per accusare; voi avete la possibilità di fare, e questo è un emendamento che potreste benissimo accogliere senza stravolgere nulla del provvedimento, invece ancora una volta ci avete opposto un parere contrario. Ci avete opposto un parere contrario, ma la Commissione ha la possibilità di esprimere un parere diverso da quello del Governo. Voi non avete voluto farlo, perché la differenza tra voi e noi è che, come ha spiegato prima il collega Minniti, quando noi abbiamo fatto uno sforzo di relazioni con la Libia, ci siamo sforzati di far sì che il tema dei diritti umani fosse alto nell'interlocuzione con la Libia; ci siamo sforzati di portare i diritti umani nei campi; ci siamo sforzati di migliorare la situazione dei diritti umani in Libia; voi oggi rifiutate un semplice emendamento che dice che la formazione della Guardia costiera libica deve essere completata anche da una formazione specifica in materia di diritti umani.
Ora la situazione è cambiata, siete voi al Governo, siete voi in maggioranza, voi avete la responsabilità di tradurre le parole in fatti. E sul tema dei diritti umani - mi dispiace - questa mattina abbiamo visto tante accuse e pochissime assunzione di responsabilità. Questo emendamento è l'emendamento che davvero ci dice che le vostre intenzioni sono molto diverse da quello che poi predicate, e predicate anche con metodi violenti, come abbiamo visto prima il collega Zoffili nei confronti del collega Migliore .
DEBORA SERRACCHIANI(PD). Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD). Presidente, se deve visionare le telecamere o riunire l'Ufficio di Presidenza, le sarà più facile verificare le dichiarazioni dell'onorevole Zoffili, che, rivolgendosi ad una collega donna, l'ha definita signora. La pregherei di ricordare al collega che qui ci sono delle deputate e che la prossima volta che ci rivolgiamo a qualche onorevole collega maschio lo chiameremo signore !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pini. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi di fare silenzio.
GIUDITTA PINI(PD). Grazie, Presidente. Dunque, sono curiosa di sapere quale scusa troverà il Governo in questo giro per bocciare l'emendamento in esame e anche quale scusa troverà il MoVimento 5 Stelle per non votarlo. In esso si chiede semplicemente un'adeguata preparazione in materia di primo soccorso e di tutela dei diritti umani, secondo gli standard europei a chi sarà sulle motovedette. Ora io capisco che l'ora è tarda e inizia ad esserci un pochino di calo di zuccheri, vi vedo un pochino distratti e disattenti, alcuni, come il relatore, addirittura parecchio nervosi. Sarei però grata al Governo se volesse spiegare, dal momento che ci ha spiegato perché non si poteva far riferimento alla Convenzione di Ginevra, non ha spiegato per quale motivo l'ONU - attendo fiduciosa qualche dei sottosegretari che invece in questo momento pare che siano molto attivi su e un pochino meno nel rispondere in Aula - per quale motivo non si può inserire all'interno del decreto-legge il riferimento a un'adeguata preparazione in materia di primo soccorso e di tutela dei diritti umani di chi materialmente sarà sulle motovedette. È una cosa che mi farebbe molto piacere sapere o, se il Governo non può rispondere, anche il relatore, l'onorevole Zoffili mi pare, se vuole può rispondere senza fare gesti e può alzare il microfono e spiegare per quale motivo è contrario, il signor Zoffili
PRESIDENTE. A questo punto potremmo sospendere la seduta dopo il voto sull'emendamento 2.1 Quartapelle Procopio e riprendere poi dopo la pausa. Nel frattempo c'è anche la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che sarà la circostanza utile per confrontarci sul prosieguo dei lavori.
ENRICO BORGHI(PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI(PD). Signor Presidente, poiché lei ha aderito alla nostra richiesta avanzata in precedenza, rinunziamo ai nostri interventi a titolo personale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà. Mi sembrava che avesse già parlato.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Grazie, Presidente. Io non rinuncerò al mio intervento che non è a titolo personale e, anche se si è fatto tardi, però sarà necessario affrontare una serie di questioni che l'emendamento pone e, da questo punto di vista, non vorrei perdere l'occasione avendo davanti i rappresentanti illustri del Governo di porre le domande e, spero, anche di avere qualche risposta. Mi pare di capire che, fuori da una discussione anche molto animata, dentro quest'Aula soprattutto nell'ultima fase abbiamo discusso più di una questione di stile, di toni rispetto a una politica che però ci sembra condivisa cioè… grazie colleghi… mi pare evidente che ci sembra che la discussione si attesti sul modo con cui fare i respingimenti se più o meno crudele, se affidato alla Guardia costiera libica e con quanti mezzi, se ci mettiamo un poco di diritti umani a condimento generale, per così dire, della politica che comunque rimane improntata alla stessa scelta. Io invece vorrei discutere di quello che l'emendamento propone ovvero della formazione della Guardia costiera libica che attiene sia a quella che andrà a gestire le nuove dodici motovedette che gli abbiamo fornito sia a quella che già gestisce le motovedette italiane che sono già state fornite alla Guardia costiera libica. Nello specifico, essendomi trovato nella spiacevole circostanza di dover assistere a quello che è l'esito di uno dei salvataggi…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Palazzotto. C'è un brusio diffuso che rende impossibile l'ascolto del suo intervento, quindi chiedo all'Aula cortesemente di fare silenzio per consentire a tutti di ascoltare il deputato Palazzotto. Chi avesse necessità di parlare, è pregato di uscire dall'Aula.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Credo che il brusio sia dovuto a un eccesso di salivazione dato che è l'ora di pranzo, Presidente, però ce ne faremo una ragione.
Vorrei parlare di una questione invece molto seria e vorrei anche avere delle risposte dal Governo in tal senso. Il sottoscritto ha assistito all'esito di uno dei salvataggi della Guardia costiera libica. Mi sono trovato personalmente sulla nave di Open Arms ad assistere al salvamento di Josepha, l'unica sopravvissuta a bordo di un relitto dove erano stati abbandonati i cadaveri di una donna e di un bambino e il corpo ancora vivo di una donna che noi abbiamo salvato.
Ora, al netto della considerazione politica sul fatto dell'utilità o meno, è evidente che, in quel caso, la nave di Open Arms ha fatto la differenza tra la vita e la morte e ha sottratto al lungo elenco di morti nel Mediterraneo un'altra donna che si sarebbe aggiunta.
C'è un tema che, purtroppo, è forse stato più tragico e più drammatico della stessa circostanza ovvero la reazione del Governo italiano rispetto alla vicenda. Un minuto dopo, senza neanche accertarsi di che cosa era accaduto, il Ministro dell'Interno Salvini ha avuto, per così dire, la cortesia di dichiarare che si trattava di una bufala, di una notizia inventata e, ancora oggi, per coprire quella del Ministro Salvini, nonostante diversi atti parlamentari e un con il Ministro Toninelli, il sottoscritto non è riuscito ad avere una versione ufficiale da parte del nostro Governo su cosa è accaduto in quel tratto di mare la notte tra il 16 e il 17 luglio.
Adesso sono presenti il sottosegretario Di Stefano e il sottosegretario Molteni che potrebbero, per favore, dirci che cosa è accaduto, perché la mia versione dei fatti, che ho testimoniato in più occasioni, è che una motovedetta libica intervenuta per portar via le altre centocinquanta persone e oltre che stavano a bordo di quel gommone ha lasciato lì tre persone. Quale che siano le motivazioni per cui l'ha fatto, possiamo anche discuterne e capirlo: io penso perché non volevano salire a bordo, magari erano svenute e le hanno ritenute morte tutte e tre.
Però, c'è un punto vero, che ad oggi il mio Governo non mi dice chi è che ha lasciato quei cadaveri in mare e questa è una cosa di una gravità inaudita perché ha dato vita a una campagna di mistificazione, di delegittimazione pubblica e istituzionale animata dal Ministro dell'Interno che è stato il mandante di quella che poi è diventata la campagna dello smalto.
Se noi abbiamo istituzioni che arrivano a un livello così basso nell'alimentare istinti primordiali nella pancia del Paese, pretendo che il Governo venga in quest'Aula e fornisca delle risposte.
Ci sono domande ben precise: ci dica che cosa è accaduto in quel tratto di mare e se realmente ritiene che quella storia sia stata totalmente inventata.
Concludo, per stare al tema dell'emendamento, che è evidente come la Guardia costiera libica, anche in funzione del Memorandum sottoscritto precedentemente, non sia in grado di salvare vite umane. Ci sono diversi video di operazioni di salvataggio…
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). …dove addirittura una motovedetta della Guardia costiera libica accelera passando sulle persone in mare e uccidendone circa cinquanta. Non hanno i salvagenti, non hanno gli strumenti…
PRESIDENTE. Grazie. Deve concludere.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Fanno solo respingimenti illegali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il nostro voto di astensione sull'emendamento proposto per le ragioni che in precedenza il collega Crosetto ha argomentato precisamente, perché riteniamo normale che si possa arrivare a una formazione secondo gli standard europei rispettosa dei diritti umani, ma è altrettanto normale che non si possa pensare di attendere nell'utilizzo degli strumenti di cui dotiamo la Guardia costiera per fermare la vera e propria invasione che sta colpendo la nostra nazione e che vede lesi i diritti degli italiani, che per me vengono prima di ogni altra cosa .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Quartapelle Procopio.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sospendiamo a questo punto, come d'accordo, l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 15. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Bitonci, Claudio Borghi, Brescia, Castiello, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Dieni, Durigon, Gregorio Fontana, Fraccaro, Gallo, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Lollobrigida, Lorenzin, Losacco, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Francesco Silvestri, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli emendamenti.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
NICOLA MOLTENI, . Il Governo esprime contrario sull'ordine del giorno n. 9/1004/1 Fornaro. Sull'ordine del giorno n. 9/1004/2 Cappellacci parere favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”, e poi il dispositivo. Sull'ordine del giorno n. 9/1004/3 De Menech parere favorevole con la riformulazione: “impegna il Governo a continuare a sostenere la suddetta missione”, e poi il resto del dispositivo. Sull'ordine del giorno n. 9/1004/4 Quartapelle Procopio parere favorevole, perché è identico a un ordine del giorno già approvato al Senato, che era a prima firma Alfieri. Sull'ordine del giorno n. 9/1004/5 Fassino parere favorevole con riformulazione. Allora, nelle premesse: “il rapporto delle Nazioni Unite del 12 febbraio 2018, sull'attività della Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia ha offerto una panoramica della attuale situazione dei diritti umani e umanitaria nel paese libico nel quale si fa riferimento a continue denunce e rapporti credibili che asseritamente” - è l'aggiunta che viene fatta - “parlano di torture”, e tutto il resto. In questa frase viene tolto l'ultimo periodo, da “L'ONU sottolinea”, eccetera eccetera, fino a “uso della forza”. Nel dispositivo: “si impegna il Governo a continuare ad adoperarsi nelle opportune sedi diplomatiche affinché lo Stato della Libia”, e poi tutto il resto. Quindi, parere favorevole con riformulazione.
Sull'ordine del giorno n. 9/1004/6 Ceccanti parere favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di sostenere il Governo libico nell'adozione di”, e poi tutto il resto, “iniziative volte a garantire”, come da dispositivo così presentato.
PRESIDENTE. Ordine del giorno Pagani n. 9/1004/7.
NICOLA MOLTENI,. Sì, l'ordine del giorno Pagani n. 9/1004/7. Aspetti, perché all'ordine del giorno Ceccanti n. 9/1004/6 c'è un'altra riformulazione: nel secondo capoverso del dispositivo, “a continuare ad adoperarsi nelle opportuni sedi diplomatiche affinché lo Stato della Libia aderisca alla Convenzione di Ginevra”, tutto il resto viene cancellato.
PRESIDENTE. Quindi il parere è favorevole con queste riformulazioni.
NICOLA MOLTENI,. Con queste riformulazioni, esatto.
Ordine del giorno Pagani n. 9/1004/7…
PRESIDENTE. Ordine del giorno Rosato n. 9/1004/8. Ah, ordine del giorno Pagani n. 9/1004/7.
NICOLA MOLTENI,. Ordine del giorno Pagani n. 9/1004/7, parere contrario.
Ordine del giorno Rosato n. 9/1004/8, parere favorevole.
Ordine del giorno Suriano n. 9/1004/9, parere favorevole. Nell'impegno manca una parola: “a valutare l'adozione di ogni utile iniziativa”, e poi per il resto parere favorevole.
PRESIDENTE. Quindi tecnicamente è una riformulazione.
NICOLA MOLTENI,. È una riformulazione perché manca un termine. Quindi per favore con riformulazione.
Ordine del giorno numero Di Lauro n. 9/1004/10, parere favorevole con una riformulazione nelle premesse: “il provvedimento in esame è indirizzato”, quindi si toglie tutta la parte “si pone” eccetera eccetera, fino ad “anni”. Quindi: “il provvedimento in esame è indirizzato al rafforzamento degli strumenti operativi”.
Ordine del giorno numero Zanichelli n. 9/1004/11, parere favorevole.
EUGENIO ZOFFILI, Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUGENIO ZOFFILI, . Presidente, dato che mi considero una persona seria e perbene, e in particolare rispetto ad un tema così delicato che stiamo trattando, un tema a cui ognuno di noi tiene molto, e che magari può far anche accalorare, in cui sono coinvolte su un tema che riguarda anche persone morte in mare, nel rispetto…
PRESIDENTE. Chiedo scusa: se riguarda l'episodio della mattinata, la prego di fare un intervento di fine seduta, perché è proprio farlo a fine seduta, per fatto personale. Quindi le chiedo…
EUGENIO ZOFFILI, Ho finito, Presidente. Sì, concludo. Sono due righe, Presidente, e ho concluso.
Nel rispetto… Lo dico anche come relatore: nel rispetto dell'importante lavoro che sta svolgendo quest'Aula, nel rispetto del lavoro che è stato svolto dalle Commissioni, a partire dalla esteri e tutte le altre Commissioni coinvolte, io mi sento per suo tramite di chiedere scusa all'Assemblea …
PRESIDENTE. La ringrazio. Allora abbiamo fatto bene a farla parlare.
EUGENIO ZOFFILI, .per il ruolo, Presidente, di relatore che ricopro, se le mie parole e le mie espressioni sono state male interpretate, tali da generare un clima che non è consono dell'Aula di Montecitorio .
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Fornaro n. 9/1004/1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Do atto al Governo evidentemente di una coerenza nel negare il parere favorevole a questo ordine del giorno. Però credo che sia giusto porlo in votazione, perché è anche il senso di quello che abbiamo provato a svolgere in quest'Aula: noi in prima battuta non abbiamo presentato emendamenti, e ci siamo associati in un secondo momento (lo ringrazio ancora) alla questione pregiudiziale del collega Magi, e abbiamo invece voluto presentare questo ordine del giorno; che non sto a di nuovo ripresentare nella parte delle premesse, perché di fatto ritorna sulle questioni che ci hanno visto impegnati tutta la mattina, e quindi è la fotografia delle vicende relative al rapporto delle Nazioni Unite, alle condanne subite dall'Italia rispetto a respingimenti arbitrari, la Convenzione di Ginevra.
In buona sostanza, nel dispositivo noi impegnavamo il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni in esame, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a subordinare la cessione di unità navali ad un impegno da parte del Governo libico, affinché venga affermato lo Stato di diritto, e siano quindi garantiti il rispetto dei requisiti minimi di sicurezza e i diritti umani fondamentali ai richiedenti asilo e ai migranti; e intervenire presso le autorità libiche al fine di porre fine alle condotte inaccettabili richiamate in premessa.
Mi permetto di richiedere al Governo, nonostante il parere negativo ma penso di cogliere in questo la sensibilità anche dei sottosegretari che sono presenti, la necessità che nella fase poi attuativa di questo decreto-legge, qualora venga convertito, c'è ovviamente una fase intermedia, e in questa fase intermedia si tenga conto anche di questa nostra richiesta, che in qualche modo viene poi ripresa da una lettura veloce (mi sento di poterlo affermare) in alcuni degli ordini del giorno che sono stati invece approvati. Quindi, da questo punto di vista, senza subordinare evidentemente l'attuazione del decreto-legge, però i temi che abbiamo proposto in questo nostro ordine del giorno non sono - vorrei sottolinearlo in questa sede con forza - temi strumentali, sono temi reali; e quindi chiediamo che il Governo nella fase attuativa comunque tenga conto di queste preoccupazioni, che crediamo possono essere condivise: che siano garantiti il rispetto dei requisiti minimi di sicurezza e i diritti umani fondamentali ai richiedenti asilo e ai migranti. E quindi da questo punto di vista chiediamo di mettere in votazione questo ordine del giorno con questo spirito e per questo indirizzo morale, in qualche modo, che consegniamo al Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boldrini n. 9/1004/1, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Ordine del giorno Cappellacci n. 9/1004/2, il parere del Governo è favorevole con riformulazione. Quindi, accettate la riformulazione?
Passiamo quindi all'ordine del giorno De Menech n. 9/1004/3, parere favorevole con riformulazione da parte del Governo. La riformulazione è accettata.
Passiamo quindi all'ordine del giorno Quartapelle Procopio n. 9/1004/4, parere favorevole. Non c'è nessuno che vuole parlare: perfetto, andiamo avanti.
Ordine del giorno Fassino n. 9/1004/5, parere favorevole con riformulazione. Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione proposta dal Governo.
PIERO FASSINO(PD). Presidente, siamo d'accordo sulla riformulazione in ragione tale che possa essere accolto.
PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/1004/6 Ceccanti, parere favorevole con riformulazione. Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione proposta dal Governo.
STEFANO CECCANTI(PD). Presidente, accettiamo la riformulazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ordine del giorno n. 9/1004/7 Pagani, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1004/7 Pagani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Ordine del giorno n. 9/1004/8 Rosato, parere favorevole del Governo.
Sull'ordine del giorno n. 9/1004/9 Suriano, c'è il parere favorevole del Governo con una riformulazione che, in realtà, gli uffici mi comunicano che era già stata fatta dagli uffici stessi, perché l'ordine giorno mancava di una parola. Quindi, siamo d'accordo sul fatto che l'ordine del giorno, così come è stato riformulato dal Governo ma, in realtà, già dagli uffici, ha parere favorevole da parte del Governo stesso e, quindi, probabilmente non lo votiamo, giustamente, perché è accolto.
Ordine del giorno n. 9/1004/10 Di Lauro, con parere favorevole e con riformulazione sulle premesse da parte del Governo. Prendo atto che la deputata Di Lauro accetta la riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/1004/11 Zanichelli, parere favorevole del Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Quanti minuti ho, Presidente?
PRESIDENTE. Dieci minuti per lei.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Grazie. Quello che è emerso dal dibattito di questa mattina purtroppo è quello che già avevamo sostenuto nel corso della discussione sulle linee generali, cioè che questo provvedimento è nei fatti un provvedimento inemendabile, ed è inemendabile perché la questione di fondo non è tanto la questione delle dodici motovedette o 24 o 36 o quelle che questo Governo riuscirà a dare e quando le riuscirà a dare. La questione di fondo è nella illusione che questo Governo sta coltivando - ed è un'illusione pericolosa - sul fatto di avere dall'altra parte un interlocutore, un interlocutore che possa garantire fondamentalmente quello che solo interessa a questo Governo, quello che solo è funzionale alla produzione del consenso in questo momento nel nostro Paese.
È preoccupante questa illusione, perché ci racconta di un modo di fare alquanto leggero di questo Governo in politica estera. Questo è un decreto che ha pochissimi articoli e che non dice nulla della consapevolezza che il nostro Governo ha - ammesso che ce l'abbia - della reale situazione della Libia.
Lo dicevamo nella discussione sulle linee generali e abbiamo provato a ribadirlo stamattina: la situazione in Libia è molto peggiorata negli ultimi mesi ed è molto peggiorata per i libici. Infatti, aumenta il numero delle persone che provano a scappare da quel Paese, dei libici che provano a fuggire da quel Paese. Si pone, quindi, anche il problema di come il nostro Paese si comporti in termini di riconoscere un'accoglienza e una protezione ai libici che scappano. Avrete visto, nei giorni scorsi, le immagini delle file davanti agli istituti bancari di persone che in Libia provano a ritirare i loro soldi. Avrete saputo delle difficoltà di approvvigionamento di beni alimentari essenziali. Allora, in queste condizioni è pericolosamente illusorio pensare di poter contare su quel Paese, che, come è stato detto e ripetuto più volte, non vede un Governo effettivo, non vede poteri che siano effettivi, che siano legittimati, che siano riconosciuti. È ancora più difficile e - permettetemi - ipocrita chiedere a quell'interlocutore di fare questa cosa che il Governo italiano gli chiede, cioè sostanzialmente di bloccare le partenze o di respingere le persone nel rispetto dei diritti umani.
Abbiamo tentato di sollevare una questione seria, quella più seria di tutte e che ci sembrava collegata a questo provvedimento, cioè quella del diritto d'asilo. Purtroppo, non ci sembra che ci sia attenzione da parte di questo Governo e gli interventi dei rappresentanti del Governo, questa mattina, lo hanno ribadito in maniera chiara, ma, anche se non ci fossero stati questi, abbiamo tutti i giorni un Ministro dell'Interno che in tutti i modi ce lo ricorda.
Ci sono alcuni valori costituzionali, diciamo pure alcuni di quei principi fondamentali della nostra Costituzione, come il diritto d'asilo, che sono considerati alla stregua di fastidi da questo Governo, tant'è vero che poi il Ministero dell'Interno interviene con una circolare più volte, dicendo alle Commissioni: qui si riconosce troppa protezione umanitaria, nel nostro Paese; si dimentica che quella protezione umanitaria è esattamente lo strumento che discende direttamente dall'articolo 10 della nostra Costituzione. I nostri padri costituenti avevano inteso porre tra i principi fondamentali da tutelare quello del diritto d'asilo, perché erano convinti che - e non dovremmo dimenticarcelo - nella nostra Costituzione e per la nostra Costituzione non c'è differenza tra cittadini italiani e altri esseri umani.
Ed è proprio il diritto d'asilo, così come è scritto nella nostra Costituzione, che rappresenta quest'approccio importante. Ci fu un dibattito serio e approfondito nell'Assemblea costituente su questo e si arrivò al prevalere proprio del fatto che il riconoscimento dell'asilo per la nostra Repubblica non dipende dal fatto di essere stati degli eroi da qualche parte e di essere stati perseguitati per quello che si era fatto, ma dipende dal fatto di fuggire da Paesi nei quali gli stessi diritti fondamentali e le stesse libertà fondamentali, che sono riconosciuti dalla nostra Costituzione, non sono riconosciuti in quei Paesi.
Qui, sta la gravità dell'approccio che esprimete con il vostro decreto, che è un approccio bidimensionale; voi pensate che, esclusivamente con la fornitura di questi mezzi, riuscirete a porre un argine a un fenomeno, come si dice sempre, epocale, strutturale e rispetto al quale servirebbe ben altro approccio.
Questa è, sostanzialmente, la difficoltà che il vostro Governo troverà; la troverà nei prossimi mesi, la troverà quando la situazione in Libia, probabilmente, si aggraverà ancora; e non basterà, a quel punto, che voi veniate qui a dirci e a raccontarci che, in realtà, la maggior parte delle persone che partono e che scappano da lì lo fanno illegalmente; questa è un'altra questione che è emersa, purtroppo, anche in diversi ordini del giorno presentati, e non solamente di maggioranza.
Quando si dice: bisogna contrapporsi all'immigrazione illegale, bisogna specificare “illegale” in base a quale ordinamento. In base al nostro ordinamento, chi viene nel nostro Paese e chiede protezione non deve avere un'autorizzazione per farlo. Solo per il fatto che chiede protezione e finché non gli viene riconosciuta o meno, il nostro Paese è obbligato a fornire protezione a questi cittadini; questo è il motivo per cui questo provvedimento serve solamente a fornire strumenti per i respingimenti; lo ripetiamo, sono respingimenti fatti in maniera delegata, fatti per interposta persona, e tutte le capriole a cui abbiamo assistito in questo dibattito e tutti gli sforzi non nascondono e non possono nascondere il fatto che il vostro è un approccio che lede gravemente la nostra Costituzione e lede il complesso di strumenti del diritto internazionale al quale, ancora, il nostro Stato e le nostre leggi dovrebbero essere ancorati.
Per questo, voteremo contro senza esitazioni su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
EMANUELA ROSSINI(MISTO-MIN.LING.). Presidente, come componente Minoranze Linguistiche, valutiamo questo decreto come il primo passo di un accordo con la Libia per contrastare il traffico di vite umane nel Mediterraneo.
Riteniamo giusto proseguire con il controllo dei flussi migratori iniziato nella precedente legislatura, sia per rafforzare il senso di sicurezza che ci chiedono i nostri cittadini, sia per difendere la dignità di tutti i migranti che vivono onestamente nel nostro Paese. Noi riteniamo che l'unico porto sicuro, qui e altrove, non sia quello difeso dai blocchi navali o dai respingimenti, ma che l'unico porto sicuro è uno solo, la civiltà.
Per questa ragione, sappiamo che non possiamo fermarci a questo provvedimento, ma vi chiediamo, già da domani, di andare oltre, giacché, come ho sentito da parte dei rappresentanti del Governo e dal sottosegretario Molteni, venerdì, durante la discussione e anche questa mattina, questo decreto è soltanto una delle misure iniziali.
È evidente che noi non potremo stare a guardare quando si formerà un serraglio umano in Libia, in condizioni anche peggiori di queste, quando inizieranno a fermarsi le partenze.
Noi quindi ci impegniamo ed esprimiamo un voto favorevole, oggi, a questo decreto, nella condizione che esso sia seguito, come da voi dichiarato, da altre misure urgenti, quale, , il riconoscimento che in Libia c'è un'emergenza umanitaria e che, come parte di una comunità europea ed internazionale, questa emergenza, non solo ci riguarda, ma ci tocca profondamente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Erasmo Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Presidente, colleghi, signori del Governo, permettetemi di fare una premessa a questa discussione. Come dicevo prima, le decisioni che assumiamo in quest'Aula faranno la differenza tra la vita e la morte di alcune persone e, pertanto, così come tante altre decisioni che vengono prese fanno quella differenza, questo tipo di decisioni, in particolare, non lo fa per responsabilità indiretta, ma per una responsabilità diretta. Quindi, quello che vi chiedo è di avere, intanto, rispetto per le persone che sono morte e che, probabilmente, moriranno a causa di scelte politiche che il nostro, come altri Governi, ha fatto.
Ecco, proprio da qui voglio partire rispetto a un'assunzione di responsabilità; noi non possiamo pensare che, con atti o omissioni, non abbiamo alcuna responsabilità rispetto a quello che sta accadendo o è accaduto nel Mediterraneo centrale. Noi ne siamo responsabili e ne siamo responsabili per un complesso di scelte politiche che, nel corso degli anni, sono state fatte dal nostro Governo, dai Governi europei e dai governi occidentali; un complesso di scelte politiche che ha riguardato non solo la gestione dei flussi migratori, ma che ha riguardato, più complessivamente, l'impianto di politica estera che questo Paese ha messo in campo, insieme ai suoi alleati storici.
Penso, in primo luogo, ai conflitti, perché, quando parliamo di flussi migratori, non possiamo ignorare quelle che sono le cause all'origine di quei flussi e, quindi, ignorare il fatto che noi siamo corresponsabili di buona parte dei conflitti che si sono combattuti e da cui, oggi, scappano molte di quelle persone. Possiamo forse ritenere che davanti al flusso migratorio in origine dalla Siria non vi siano responsabilità da parte di questo Governo e dei governi occidentali, anche in maniera diretta rispetto a un intervento scomposto come è stato quello in Iraq, che ha determinato l'inizio di un'instabilità regionale che ha coinvolto, anche, dopo, la Siria? Possiamo forse autoassolverci rispetto a questo? C'è mai stata una discussione rispetto a chi ha sostenuto, negli anni, la necessità di un intervento militare in Iraq, per esportare la democrazia o per proteggere l'umanità dalle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein? Ha mai fatto ammenda per quell'errore politico che è costato centinaia di migliaia di morti e conseguenze politiche, geopolitiche sul piano dell'instabilità che sono all'origine della condizione generale che, oggi, sta producendo questo fenomeno? Penso di no; penso che noi non possiamo autoassolverci rispetto a questo e che, quindi, forse dovremmo ragionare di quali sono le nostre responsabilità.
Come dicevo prima, è dovere morale oltre che politico di chi ha l'onore e l'onere di svolgere il nostro lavoro qui dentro quello di sapere di che cosa si parla, di vedere, di conoscere, di toccare con mano. È anche per questo che io, oltre alle ragioni politiche che mi hanno portato a farlo, ho scelto di imbarcarmi su una missione della Open Arms, per andare, lì, nel Mediterraneo centrale, a vedere coi miei occhi che cosa accadeva, per testimoniare quello che accade in quel tratto di mare e come opera la Guardia costiera libica. Ed è lì che abbiamo visto esattamente e testimoniato che cosa accade, quando una motovedetta libica o una motovedetta italiana che noi abbiamo dato ai libici effettua un salvataggio, quali sono le condizioni e le garanzie dei diritti umani, colleghi del Partito Democratico, che queste motovedette rispettano, quali sono gli strumenti di salvataggio che hanno, quali sono le morti che causano e le responsabilità che si portano dietro. Ma, come dicevo, abbiamo il dovere morale di sapere, ma anche di dire la verità e, quindi, vorrei che noi provassimo a mettere dentro questo ragionamento una parte di verità rispetto a che cos'è la Libia oggi. Ne abbiamo discusso prima: continuare a considerare la Libia un'entità statuale è una grande ipocrisia, da parte di questo Governo. La Libia non è uno Stato. Non lo era già quando c'era Gheddafi, che esercitava il potere in maniera alquanto discutibile come dittatore - anche dentro una trattativa costante con le tribù e le milizie che controllava e con l'esercizio della forza -, non lo è a maggior ragione dopo l'intervento militare che ha completamente devastato quella piccola impalcatura statuale che rimaneva. Quindi dovremmo almeno avere l'onestà intellettuale di dire qui che noi abbiamo fatto e continuiamo a fare accordi non con un'entità statuale, ma che siamo andati a stringere accordi direttamente con le entità municipali nella migliore delle ipotesi, con le entità tribali, che riguardano l'organizzazione statuale e sociale della Libia, e molto spesso direttamente con le milizie, che spesso sono legate alle tribù, a volte le stesse che gestivano e che continuano a gestire in molti casi il traffico di esseri umani. Abbiamo il dovere di dirlo questo, altrimenti non solo prendiamo in giro gli italiani, ma ci prendiamo in giro da soli, se noi continuiamo a far finta di discutere della sottoscrizione della Convenzione di Ginevra da parte di un'entità statuale che non esiste e non ha gli strumenti per farlo.
Al massimo possiamo averlo come auspicio, che un giorno ci sia uno Stato con cui si possa intrattenere una relazione e che possa sottoscrivere la Convenzione di Ginevra. Anzi, dovrebbe essere il lavoro principale, quello di ricostruire un'entità statuale, cosa a cui i nostri Governi, quelli precedenti e quello attuale, non stanno lavorando e non hanno lavorato, perché, quando continuiamo a tacere o a nascondere sotto il tappeto il vero conflitto che si svolge in Libia ormai dal 2011, che è quello tra interessi diversi tra noi, i nostri amici francesi e quelli inglesi, rispetto alle aree di influenza che possiamo avere, agli interessi energetici che in quel Paese ci sono e che hanno determinato buona parte delle scelte libiche, vogliamo discutere degli inviati speciali dell'ONU che si sono susseguiti per affrontare la crisi libica? Vogliamo discutere di qualcuno che era stato pagato dagli Emirati Arabi - per cui è andato a lavorare un minuto dopo -, che ha costantemente sabotato qualunque ipotesi di accordo tra il Governo di Tripoli e quello di Haftar perché aveva bisogno di continuare a mantenere una situazione di destabilizzazione di quel territorio? Io penso che dovremmo discutere di questo, e vi chiedo, per favore, di non far finta di non sapere chi è la Guardia costiera libica, chi sono le milizie con cui noi facciamo accordi, perché altrimenti, ripeto, continuiamo a prendere in giro gli italiani.
Ma c'è un'altra questione, che riguarda lo stato di diritto, e riguarda più in generale le politiche migratorie che sono state messe in campo dall'Unione europea e da questo Paese, che è il punto su cui c'è una diversità di pensiero da parte nostra, come Liberi e Uguali, rispetto all'intero arco parlamentare. Lo dico anche rispetto ai colleghi del PD: noi non condividiamo l'idea che il fenomeno migratorio si affronti, esternalizzando le frontiere, spostando più a sud o più a est le frontiere, magari pagando qualcuno per fare il lavoro sporco, per bloccare quelle frontiere con metodi che violano le convenzioni internazionali e i diritti umani senza che noi ne possiamo rispondere, anche perché abbiamo allontanato dagli occhi dell'opinione pubblica quello che accade in Turchia dopo l'accordo che abbiamo fatto con Erdogan, a cui abbiamo dato 6 miliardi di euro per trattenere i rifugiati provenienti dalla Siria con la forza. Oppure, quello che stiamo facendo oggi in Libia o quello che abbiamo provato a fare con il Sudan. Il nostro Governo è stato protagonista di un accordo con la polizia sudanese - la polizia sudanese! - organizzata da dei criminali che sono stati condannati per crimini contro l'umanità. Il Capo di Stato del Sudan, al-Bashir, è l'unico Capo di Stato che vanta due condanne alla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità: e questi noi li riteniamo interlocutori?
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Concludo, Presidente. C'è un punto vero: noi su questo non ci arrenderemo. Penso che voi potete provare a fermare la storia con le mani, ma non ci riuscirete.
Siamo davanti a un fenomeno storico strutturale del nostro tempo. Viviamo in un mondo che tutti noi abbiamo contribuito a costruire in cui si muovono liberamente merci e capitali; l'idea che si possano fermare gli essere umani è un'idea antistorica. Noi sappiamo che oggi, davanti alle paure, all'insicurezza, al desiderio di protezione che la crisi economica e quel processo economico di globalizzazione ha determinato, questa battaglia non produce consenso; e sappiamo benissimo che cosa significa oggi schierarsi da questa parte della storia, ma lo facciamo perché sappiamo di essere dalla parte giusta. Lo facciamo perché un giorno ci sarà un tribunale a giudicare l'operato di questi e di altri Governi e le responsabilità storiche rispetto al genocidio che si consuma nel Mediterraneo e alla deportazione che subiscono ogni giorno donne, uomini e bambini dentro quelli che sono veri e propri campi di concentramento, come ci dicono le Nazioni Unite.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Questo tribunale sicuramente arriverà, e se non arriverà, sarà quello della storia, e noi saremo lì per testimoniare che, anche se in pochi, c'eravamo schierati dalla parte giusta, dalla parte dove si difendeva la nostra civiltà, la civiltà dei diritti umani e la nostra umanità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Del Mastro delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Presidente, onorevoli colleghi, preannuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia, pur in un contesto che noi riteniamo ancora troppo timido. Non cadiamo nella trappola, nel trappolone straordinario, di coloro che oggi evocano per la prima volta problemi relativi ai diritti, al rispetto dei diritti umani e al diritto d'asilo dei profughi. O meglio, laddove la questione di pregiudizialità viene proposta da +Europa, riconosciamo quantomeno una sorta di coerenza, troviamo francamente stucchevole e incredibile che medesima questione venga posta, ancorché in fase emendativa e non di pregiudizialità, dal PD. Voglio tentare di spiegare il perché. Noi oggi votiamo un decreto che si inserisce all'interno di un memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo del contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di essere umani sottoscritto il 2 febbraio 2017 dal Presidente del Consiglio, Gentiloni. Allora quello era il luogo, anche per gerarchia delle fonti, dove eventualmente inserire, se davvero si fossero nutriti questi timori, il sacrosanto rispetto dei diritti umani e civili, del diritto d'asilo. Eppure, all'epoca - io me lo sono andato a leggere oggi, con curiosità e con grande attenzione -, non una sola riga è stata spesa dal centrosinistra e dal Presidente del Consiglio, Gentiloni, all'interno di quel memorandum, che oggi consente, come momento attuativo, questo decreto-legge, per i diritti umani e per il diritto d'asilo. Allora, o vogliamo raccontare in quest'Aula che, per definizione, quando le operazioni vengono fatte dal centrosinistra, in virtù di un appannaggio divino, i diritti umani e civili ed il diritto d'asilo verrebbero magicamente rispettati, e che, quando invece le mette in piedi qualsivoglia altro Governo che non sia di sinistra razzialmente predeterminato, è a calpestare i diritti umani, oppure il grande fallimento della mancanza del tema dei diritti umani è imputabile solo ed esclusivamente a coloro che il 2 febbraio 2017, quindi da Gentiloni in giù, avevano sottoscritto questo memorandum. È per questo che io trovo speciose e strumentali queste polemiche che avvengono sulla pelle di persone che trovano la morte nel Mediterraneo. E trovano la morte, signori, non perché qualcuno vuole contrastare la tratta degli esseri umani, ma trovano la morte perché qualcuno mette in campo la tratta degli esseri umani.
Abbiamo chiesto e non ottenuto che questo Governo subordinasse la cessione delle dodici unità navali ai libici alla realizzazione del blocco navale. Abbiamo chiesto, cioè, a questo Governo, più coraggio e meno timidezza. Abbiamo chiesto più coerenza a Lega Nord, che assieme a noi aveva sottoscritto un programma elettorale all'interno del quale il blocco navale era elemento di intervento radicale nel contesto mediterraneo e lo abbiamo chiesto perché il primo diritto che vogliamo garantire è la sicurezza dei confini, la sicurezza delle frontiere e la sicurezza del popolo italiano, ma nell'intima convinzione che il blocco navale garantisce esattamente il rispetto dei diritti umani più volte evocato in quest'Aula o quantomeno lo garantisce maggiormente di quanto non lo garantiscano i trafficanti di esseri umani ai quali noi vorremmo consegnarli stando qua a discutere della favola dei diritti umani: infatti, non possiamo prendere una decisione di contrasto radicale, netto, fortissimo nei confronti degli scafisti perché dobbiamo prioritariamente discutere dei diritti umani. Come diceva Voltaire, a volte capita che il meglio sia nemico banalmente del bene e chi ci racconta cosa sarebbe meglio oggi, dimenticandosi di farlo quando tempestivamente poteva farlo, oggi altro non faccia che prolungare la situazione sotto gli occhi di tutti noi che è sul Mare Nostrum, sul Mediterraneo.
A sentire, d'altro canto, certi sinistri interventi sembrerebbe quasi che i profughi, i sedicenti profughi richiedenti asilo possano trovare maggiori diritti nelle mani di quei galantuomini che sono gli scafisti piuttosto che nelle autorità libiche. E sembrerebbe quasi che il blocco navale sia un atto di guerra alla Libia e non agli scafisti e ancora sembrerebbe che il blocco navale per definizione vada contro i diritti dei profughi e non contro gli interessi degli scafisti: il blocco navale è, viceversa, a nostro modo di giudicare, quel passo in più, quel cambio di passo che avremmo voluto ottenere dal decreto-legge che pure voteremo. Il blocco navale è invece guerra aperta e senza quartiere a quell'ignobile e perversa catena di interessi che scaturisce dagli scafisti, transita attraverso le ONG, approda in Italia con le cooperative rosse e termina con gli avvocati di soccorso rosso che guadagnano di gratuito patrocinio, ammessi di , all'incirca 750 euro per un'udienza da due minuti: ci credo che quegli uomini siano legulei dei diritti umani nel mondo. E allora, tornando a Voltaire, il meglio è nemico del bene e certo sarebbe stato meglio coinvolgere il mondo intero per garantire il rispetto dei diritti umani, sarebbe stato meglio: è però bene combattere gli scafisti; è però bene impedire le partenze; è però bene salvare vite umane perché banalmente, se non partono, non affondano; è però bene ripristinare e difendere i nostri confini. Ma vi è di più, per noi subordinare il presente decreto-legge al blocco navale avrebbe indirettamente significato quello che diceva sagacemente il collega Elio Vito: passare alla terza fase della missione Sophia. Vedete, o non solo Gentiloni è il primo dei razzisti che nega i diritti umani ma anche a questo punto l'Europa e l'ONU, oppure la terza fase della missione Sophia prevede - lo leggo testualmente - la neutralizzazione delle imbarcazioni e delle strutture logistiche usate dai contrabbandieri e dai trafficanti sia in mare sia in terra. Ecco a cosa serve il blocco navale: a non far partire le navi e a iniziare la terza fase della missione Sophia che è aggredire sistematicamente imbarcazioni e basi logistiche degli scafisti sia in mare sia in terra. Ecco cosa oggi noi votiamo senza se e senza ma: votiamo una battaglia che inizia oggi contro la tratta degli esseri umani sulle nostre coste e contro la immigrazione clandestina e sollecitiamo il Governo a un vero cambio di passo. Ha ragione sotto certi aspetti il PD a rivendicare che vi è una sorta di continuità perché la discontinuità si applica con il blocco navale e si applica con la terza fase dell'operazione Sophia e si applica con una lotta senza quartiere agli scafisti, con la neutralizzazione delle strutture logistiche.
Questo noi avremmo chiesto al Governo: meno timidezza e più coraggio, meno continuità e più discontinuità…
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Mi avvio alla conclusione. Noi avremmo chiesto al Governo maggiore assunzione della lucida responsabilità che la guerra agli scafisti si fa con le autorità libiche o, banalmente, non si fa. Ogni volta - termino, Presidente - che si alimentano dubbi sulle operazioni che si fanno congiuntamente con le autorità libiche, si agevolano gli scafisti, che non temono i convegni sui diritti umani, non temono le ONG, ma temono il blocco navale e il contrasto via mare e via terra della tratta degli esseri umani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI(FI). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, è del tutto evidente che questo non è un semplice dibattito sul destino di alcune vecchie imbarcazioni. La discussione di oggi è lo spunto per parlare della politica dell'Italia sul tema delle migrazioni, della quale la cessione delle motovedette alla Libia è ovviamente solo un tassello, ma con un forte valore emblematico.
Il dramma migratorio è la prima grande emergenza mondiale del ventunesimo secolo. È un dramma determinato a sua volta da fenomeni epocali: l'esplosione demografica dell'Africa subsahariana; il crollo della natalità in Europa; l'incapacità dei Paesi africani di svilupparsi per le carenze delle loro classi dirigenti, ma anche per un difetto di globalizzazione - sottolineo: un difetto e non un eccesso della globalizzazione, come troppo spesso si dice -; infine, per la crescita vertiginosa di nuove tecnologie, che rendono il confronto tra modelli di vita drammaticamente evidente per tutti. Possiamo davvero credere che popoli giovani e poveri in poderosa crescita demografica rimangano a guardare lo stile di vita di un'Europa ricca, di un'Europa invecchiata, di un'Europa spopolata, di un'Europa priva di fiducia in se stessa? Che rimangano solo a guardare i livelli di benessere che vedono ogni giorno in ogni dettaglio in televisione o attraverso la rete? E, ancora, è pensabile che gli straordinari benefici che la globalizzazione ha portato ad altre economie, per esempio ai Paesi dell'Asia orientale, non riguardino in alcun modo un miliardo di esseri umani?
Corruzione e tirannia dei governanti, mancanza di cultura d'impresa, ma anche limiti al commercio internazionale che penalizzano la fragile imprenditoria locale e persino, paradossalmente, l'effetto corruttivo e assistenziale degli aiuti umanitari: tutte queste sono le ragioni di un circolo vizioso di sottosviluppo. Se non riusciamo a spezzarlo in altro modo, tale circolo si spezzerà comunque da solo, rovesciando sulle nostre coste europee non più centinaia di migliaia, ma decine di milioni di esseri umani disperati e, quindi, pronti a tutto.
Di fronte a questo, cosa potrebbero fare non dico le nostre povere motovedette, ma neppure le flotte meglio armate e addestrate del pianeta? Quando parliamo di Piano Marshall per l'Africa, come ha fatto per primo il Presidente Berlusconi, abbiamo ben chiaro tale quadro drammatico: un Piano Marshall che non si limiti a portare investimenti, che pure sono necessari e in misura colossale; un Piano Marshall che ponga le risorse locali in condizione di svilupparsi, l'imprenditoria africana di consolidarsi anche in con le nostre imprese, i sistemi finanziari di funzionare, le strutture statuali di fare la loro parte.
È necessario avviare lo stesso circolo virtuoso che ha consentito, per esempio, a molti Paesi dell'Asia di passare, in pochi decenni, dal sottosviluppo all'avanguardia della crescita. Può essere realisticamente l'Italia a mettere in moto un meccanismo di questa portata? Evidentemente no. Il nostro Paese non ha né le dimensioni né il peso politico, a maggior ragione in questi ultimi anni, per orientare le scelte globali del pianeta.
C'è un soggetto che può farlo invece: si chiama Europa ed è per questo che l'Europa per noi è una scelta obbligata e fuori dalla famiglia europea saremmo perduti, perché solo l'Europa ha la dimensione numerica, politica ed economica per farsi promotrice di una svolta negli indirizzi globali del pianeta. Ciò a patto naturalmente di un'Europa consapevole finalmente del suo ruolo storico, un'Europa che non può essere quella dei burocrati di Bruxelles o dei piccoli interessi nazionali, un'Europa che sia un grande spazio di libertà e di civiltà, un'Europa consapevole delle sue radici giudaico-cristiane e greco-romane, un'Europa orgogliosa della sua cultura liberale, sulla quale fondare una politica estera comune degna di questo nome.
A questa Europa non dobbiamo mendicare di accogliere qualche rifugiato in più; si tratterebbe, comunque, di poche migliaia di persone. Dobbiamo chiedere di essere protagonista di scelte coraggiose e di scelte radicali nell'interesse degli africani e di quello di noi europei.
Onorevoli colleghi, i Governi italiani per troppi anni hanno ignorato questi problemi. Il buonismo da salotto di certa sinistra non ha voluto guardare alla disperazione dei più deboli. Commuoversi per le tragedie in mare non serve ad evitare una morte atroce a tanti innocenti; preoccuparsi quando le nostre periferie diventano ghetti incontrollabili non significa né bonificarle né renderle più sicure.
È evidente per ogni persona civile che un essere umano che rischia la vita in mare va soccorso, va curato, va protetto; su questo non può esserci nessuna discussione. Nessuno di noi può essere indifferente di fronte alle scene di dolore, di disperazione e di morte che accadono a poche miglia dalle nostre coste. È una tragedia che fa inorridire ogni persona civile e, a questo proposito, vorrei che anche da parte di membri del nostro Governo - non alludo certo al sottosegretario Molteni, che è persona amabilissima - ma vorrei che da parte di tutti i membri del nostro Governo si evitasse ogni tentazione di sarcasmi, di banalizzazioni, di ostentazioni muscolari di fronte alla sofferenza. Da cristiani, da liberali, da donne e uomini di centrodestra, diciamo con chiarezza che questa non è e non sarà mai la nostra cultura né la nostra sensibilità.
Diciamo, però, anche ai colleghi della sinistra che la responsabilità più grave è la loro. Lo dico con rammarico per la stima personale che ho per diversi di loro, ma i loro Governi avevano perso il contatto con la realtà . Avete confuso la gestione delle singole emergenze, il soccorso in mare, la cura dei naufraghi, la tutela di chi ha diritto di protezione con il problema strutturale, che avete lasciato aggravare fino alla soglia drammatica di oggi. Avete rinunciato per molti anni a seguire la strada attraverso la quale i Governi Berlusconi avevano ridotto il fenomeno degli sbarchi fino ad azzerarlo.
Di più, colleghi della sinistra: avete osteggiato le scelte strategiche con le quali il nostro Governo aveva stabilizzato la sponda sud del Mediterraneo. Se gli altri Paesi dell'Occidente hanno gravi colpe nel sostegno alle cosiddette primavere arabe, la sinistra italiana non è certo innocente. Il Governo Berlusconi fu lasciato solo anche dai massimi livelli istituzionali, anche dall'opposizione, anche dai grandi giornali , nel tentare di frenare la follia dell'attacco alla Libia. I bombardieri francesi, che fecero a pezzi la stabilità della Libia e con essa la nostra sicurezza nazionale, volavano fra gli applausi di tante menti illuminate della sinistra italiana, quelle che consideravano Gheddafi un compagno che sbaglia, quando sosteneva il terrorismo palestinese, e poi, improvvisamente, scoprirono in lui il tiranno solo quando cominciò a collaborare davvero con il nostro Governo.
Solo da qualche tempo si è assistito, prima da parte del Governo Gentiloni e poi da parte del Governo Conte, a un'inversione di tendenza. Con anni di ritardo si è ripresa la strada tracciata dal Governo Berlusconi. Con qualche timidezza cominciò il Ministro Minniti, che doveva tenere conto delle divisioni laceranti nel suo partito e nella sua maggioranza; timidezze e lacerazioni che, a quanto vedo seguendo il dibattito, non sono finite neppure oggi.
Di timidezza, certo, invece non soffre il Ministro Salvini, che ha una maggioranza altrettanto divisa alle spalle, ma che delle divisioni e delle remore dei Cinquestelle palesemente - scusatemi - se ne infischia.
Chiudere la rotta del Mediterraneo, senza fare affogare nessuno, senza lasciare donne e bambini alla deriva per settimane in cerca di un approdo, ma fermando, invece, il flusso dei migranti in Africa, è l'unica strada sensata che un Governo italiano, qualsiasi Governo, può pensare di seguire.
Non possiamo, quindi, non guardare con favore al fatto che si torni finalmente alle politiche che il Governo Berlusconi, con lungimiranza, aveva posto in essere già dieci anni fa. La continuità nella politica estera è un valore prezioso per un grande Paese. Stabilizzare la situazione in Libia, nella prospettiva che quel Paese torni ad essere governato da istituzioni riconosciute, e non da bande incontrollabili, è il primo passo su questa strada.
Noi sappiamo benissimo, sarebbe ipocrita negarlo, che i migranti bloccati in Libia sono nelle mani di criminali; sappiamo che vivono spesso in condizioni disperate. Il Presidente del Parlamento europeo fra i tanti ha testimoniato le storie orrende di questi infelici. E qui voglio cogliere l'occasione per ringraziare Antonio Tajani per quanto sta facendo nel suo ruolo autorevole di Presidente dell'unico organo rappresentativo dei popoli d'Europa perché l'Unione europea sia protagonista di una politica responsabile verso l'Africa. Stabilizzare la Libia, dicevo e concludo. Questo significa stabilizzare il Governo Sarraj, senza ignorare che esiste anche un Governo Haftar che è rappresentativo di una parte importante del Paese; significa dare al Governo legittimo libico, quello di Tripoli, i mezzi per controllare la situazione.
Le nostre motovedette sono un passo in questa strada; un piccolo passo, forse, ma finalmente nella direzione giusta. Non è l'unico da parte del Governo su questa materia, dobbiamo darne atto ai nostri amici della Lega, che già in campagna elettorale avevano condiviso con noi la necessità di un cambio di passo. E noi naturalmente lo sosterremo, l'interesse nazionale per noi di Forza Italia viene sempre prima di ogni calcolo di convenienza politica .
FEDERICO MOLLICONE(FDI). Chiedo di parlare.
FEDERICO MOLLICONE(FDI). Sull'ordine dei lavori, soltanto per informare l'Aula del grave incidente che è occorso sull'A14, con l'esplosione di un TIR di combustibile e con morti e più di cinquanta feriti. Penso che sia doveroso informarne l'Aula. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Magari ci accertiamo bene dell'accaduto. Nel frattempo proseguiamo con le dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO(PD). Grazie, Presidente. Noi qui esaminiamo un decreto per la cessione di dieci motovedette, più due altri mezzi navali, al Governo libico, in particolare alla Guardia costiera libica, e, come è già stato ricordato anche dal sottosegretario Molteni, questo provvedimento in realtà non è che un provvedimento applicativo di impegni che sono stati precedentemente assunti anche dai Governi precedenti all'attuale, in particolare impegni che sono contenuti nel memorandum sottoscritto dal Primo Ministro, Gentiloni e dal Primo Ministro, Sarraj nel febbraio dello scorso anno. E quindi, sul merito della cessione delle motovedette dico che non abbiamo alcuna obiezione e non riteniamo che sia questa la materia del contendere. Ma ogni atto, soprattutto quando un atto si colloca dentro una crisi così complessa come la crisi libica, va valutato non solo in sé, ma per lo scenario entro cui si colloca. Come diceva il mio professore di filologia, vale il testo, ma vale anche il contesto. E in questo caso il testo è chiaro, le motovedette; il contesto, invece, suscita in noi molte preoccupazione e molte ragioni di dissenso rispetto alle scelte che sono state operate in questi mesi dal Governo.
Lo scenario, il contesto è profondamente mutato. È profondamente mutato intanto perché voi avete scelto di gestire il dossier migratorio in relazione alla vicenda libica con una esibizione di muscoli che fin qui non ci ha portato ad alcun risultato. Il Regolamento di Dublino continua a essere quello, e anzi, il Consiglio europeo ha stabilito e riconfermato che si può modificare soltanto con il consenso di tutti i Paesi membri, il che equivale a dire che non si modificherà. Il controllo comune delle frontiere esterne continua a essere un progetto su cui si stanno operando delle verifiche. Le piattaforme europee di sbarco sono enunciate, ma non vi è alcun progetto .
La ricollocazione in altri Paesi stenta, e segnalo che i pochi Paesi che si dicono disposti a ricollocare sono quelli con cui il Governo italiano è entrato ripetutamente in conflitto, mentre non accettano di accogliere neanche un profugo o un migrante quei Paesi che, secondo il Ministro Salvini, dovrebbero essere i nostri partner in Europa. Non vi è alle viste nessuna normativa omogenea europea sull'asilo. Insomma, i dieci punti con cui il Presidente del Consiglio Conte si è presentato qui ed è andato al Consiglio europeo nei giorni successivi non ha prodotto fin qui alcun risultato. E, anzi, noi rischiamo di essere vieppiù isolati. Ma non è solo questo che ci preoccupa, ed è già motivo, io credo, di grande preoccupazione. Ci preoccupa una rinuncia che voi avete fatto a esercitare un ruolo di nella vicenda libica e nel Mediterraneo.
Mentre Trump e Conte esaltano un presunto ruolo italiano di , peraltro vago, e io mi auguro che il Presidente del Consiglio venga in Parlamento alla ripresa a dirci quali sono i contenuti di questo ruolo.
La verità è che voi state muovendovi esattamente in senso opposto: avete bloccato i corridoi umanitari, quei corridoi umanitari legali che, organizzati insieme all'UNHCR e insieme all'Organizzazione internazionale per le migrazioni, hanno permesso già di salvare la vita di 300 donne e bambini, e altri 1.500 selezionati dall'UNHCR potrebbero essere salvati. Avete bloccato il coordinamento che la Guardia costiera italiana esercitava nel Mediterraneo, un coordinamento che vedeva la nostra Guardia costiera svolgere un ruolo di guida nei confronti di Guardia costiera libica, UNHCR, organizzazioni non governative, Frontex e missione Sophia: tutto questo oggi cade, avete dato mandato alla Guardia costiera italiana di non più esercitare questa funzione, sperando che possa essere esercitata dalla guardia costiera libica che con tutta evidenza non è in grado di svolgere questo ruolo. Avete messo in causa quell'equilibrio tra salvaguardia dei confini e salvaguardia delle vite che è un elemento fondamentale di una politica di gestione, sia delle funzioni migratorie e sia della crisi libica : perché la salvaguardia dei confini - io credo dovreste prenderne atto, uscendo dalla propaganda - in buona misura è stata garantita. Segnalo che il numero dei migranti e dei profughi che sono approdati alle nostre coste è passato da 181 mila nel 2016, a 119 mila nel 2017, 18 mila nel 2018, e soltanto se si prende l'anno tra il 1° giugno 2017 e il 1° giugno 2018 la diminuzione è stata di 50 mila persone: quindi non c'è l'invasione di migranti che viene enfaticamente tutti i giorni evocata per determinare un clima ansiogeno e di paura nell'opinione pubblica. Ma mentre i flussi sono diminuiti e sono fermi non sono diminuiti i morti, che invece sono aumentati, in quella che ancora oggi l'UNHCR ha definito la rotta più letale al mondo di migranti: anche questa è una responsabilità di cui noi vi facciamo carico.
E quando si fa riferimento alle condizioni di vita nei campi libici, anche su questo voi avete messo in campo un'iniziativa che pregiudica quello che è stato faticosamente acquisito da un lavoro del Ministro Minniti, così come la riduzione del numero dei migranti: perché fino a dieci mesi fa né l'UNHCR né l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (ve lo ha ricordato Minniti stamattina) avevano accesso alla Libia, operavano da Tunisi. Da dieci mesi a questa parte operano in Libia, grazie all'iniziativa del Governo italiano, hanno potuto agevolare 25 mila rimpatri di persone che non avevano diritto all'asilo verso i Paesi d'origine: e tutto questo rischia di essere compromesso, perché il venir meno di un sostegno forte all'UNHCR, all'Organizzazione internazionale per le migrazioni li indebolirà anche agli occhi delle autorità libiche, che non sono poi così particolarmente generose nel riconoscere il ruolo di queste organizzazioni internazionali.
Insomma, come vedete, mettete in discussione la missione Sophia. Insomma, tutta una serie di atti di rinuncia: atti di rinuncia che mettono in causa il ruolo che l'Italia può esercitare di nel Mediterraneo, mettono in causa quel presunto ruolo di che gli Stati Uniti vorrebbero che noi esercitassimo, e mettono in causa la possibilità quindi di dare alla Libia una condizione di stabilità e di sicurezza, così come cresce ancora di più una condizione di insicurezza nel Mediterraneo. E quando voi evocate il tema dell'Africa, dicendo: sì, ma il problema è quello di dare una risposta , nei Paesi africani, voi dite una cosa che naturalmente è vera; ma non la dite solo voi, la diciamo tutti, perché la demografia da questo punto di vista è impietosa: 4 miliardi di persone abiteranno in Africa alla fine di questo secolo, sono oggi 1 miliardo 250 milioni: diventeranno 2 miliardi e mezzo nel 2050 e 4 miliardi su 11 miliardi di popolazione totale alla fine di questo secolo. Un Paese come la Nigeria diventerà alla fine di questo secolo il terzo Paese per popolazione al mondo con 600 milioni di abitanti, davanti agli Stati Uniti.
Ora, è chiaro dunque che il problema e il destino di 4 miliardi di persone non può essere affidato alle migrazioni, ed è giusto dunque mettersi in testa di avere una strategia di sviluppo dei Paesi africani. Però anche su questo attenzione, che noi non solo condividiamo questo approccio, ma vi aspettiamo al varco al bilancio: perché se noi vogliamo garantire effettivamente che in Africa si creino condizioni di vita dignitosa per quei Paesi e per milioni e milioni di persone , guardate che non ve la caverete a settembre quando porterete qui il bilancio con qualche briciola alla politica di cooperazione. Perché determinare condizioni di vita dignitose in Africa significa da parte dell'Europa e di ogni Paese europeo, Italia compresa, uno sforzo cospicuo di allocazione di risorse e di politiche nei confronti di quel continente. E, quindi, attenzione a dire: bisogna farli stare meglio là, perché farli stare meglio là presuppone un'assunzione di responsabilità che va molto al di là dell'adozione soltanto di qualche misura simbolica.
Insomma, sono tutte queste le ragioni che ci portano ad una conclusione in sede di voto di questo provvedimento: riconfermando che non abbiamo obiezioni alla cessione delle motovedette, non parteciperemo però al voto, perché le motovedette non possono sostituire o colmare il vuoto di una strategia. Il vostro messaggio in realtà è un messaggio molto semplicistico, che dice: vi diamo le motovedette e poi è affare vostro, cari amici libici. È una linea di chiusura, è una linea di ripiegamento.
PIERO FASSINO(PD). Non basta dire, come dice Salvini ovunque… Ho finito. Non basta dire, come dice Salvini ovunque: l'importante è che non arrivino, perché se non arrivare significa che nei campi sono violati costantemente e brutalmente i diritti umani, se farli non arrivare vuol dire che i migranti scelgono in realtà altre rotte e in altro modo arriveranno, se non farli arrivare vuol dire essere insensibili alle morti che ogni giorno si perpetuano nel Mediterraneo,…
PRESIDENTE. Deve concludere, collega Fassino.
PIERO FASSINO(PD). …ebbene, noi su questo davvero non possiamo seguirvi,…
PIERO FASSINO(PD). …perché voi state mettendo a rischio il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo, state mettendo a rischio la stabilità e i processi di stabilizzazione della Libia, mettete in discussione la sicurezza dell'intero bacino mediterraneo. E su questo …
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Signor Presidente, colleghi deputati, riprendo proprio l'ultimo intervento, quello dell'onorevole Fassino, perché analizzando il testo non si può che essere d'accordo: c'è una sostanziale continuità in politica estera dell'azione di questo Governo con la conversione in legge del decreto-legge n. 84 del 2018. Una continuità in politica estera che viene da lontano: quantomeno dal Trattato di Bengasi del 2008, passando per la Dichiarazione di Tripoli del 2012, fino ad arrivare al più volte citato memorandum di intesa. Memorandum di intesa che, è giusto ripetere ancora una volta, all'articolo 5 quei diritti umani, quei principi umanitari, quegli accordi internazionali li cita, li contempla, e quell'articolo 5 è parte integrante del provvedimento in esame.
Non concordo assolutamente quando si dice che noi non contribuiamo alla stabilizzazione della Libia: noi vogliamo stabilizzare la Libia. Primo compito, grado zero di uno Stato, è il controllo delle frontiere, e proprio al controllo delle frontiere noi contribuiamo con queste 12 motovedette: per la precisione, 10 motovedette classe 500 delle capitanerie di porto e della Guardia costiera, e 2 unità navali classe Corrubia della Guardia di finanza. Questi mezzi saranno utilizzati per il contrasto alla tratta di esseri umani nel Mediterraneo centrale, per rendere sicura la navigazione, ma soprattutto - lo ribadiamo con forza - per salvare vite umane.
Qui oggi si è fatto tanto parlare di diritti umani, con la deputata Emiliozzi che, in discussione generale, l'ha ricordato, ci troviamo d'accordo e vogliamo riaffermare che i diritti umani non sono monopolio, preda direi, di una sola parte politica.
Detto questo, sulla continuità, il testo del provvedimento, riprendendo ancora l'intervento precedente, c'è anche un contesto, contesto che è radicalmente mutato. Qui c'è una prospettiva nuova dell'azione del Governo, una prospettiva totalmente nuova, una prospettiva che fa sì che l'Italia esprima di nuovo una politica estera nel quadrante del Mediterraneo centrale, una politica estera che da una prospettiva nuova affronta il tema delle migrazioni, tema che, come è stato giustamente più volte ricordato, è epocale. Il tema delle migrazioni oggi si vede sotto una luce nuova, contrastando con ogni mezzo la tratta di esseri umani e in 60 giorni si sono fatti miracoli . Il Governo, con i Ministri Moavero, Trenta e Salvini, si è recato in missione in Libia e sta dedicando un'enorme attenzione alla stabilizzazione di quel Paese, un'enorme attenzione che si ritrova anche in tutti i vertici che sono stati tenuti negli ultimi 60 giorni dal Consiglio europeo del 28 e 29 giugno scorso, laddove l'Italia, per la prima volta, ha chiesto che ci sia un impegno comune nel controllo delle frontiere esterne dell'Unione e che l'Italia non sia più lasciata sola e questo l'ha fatto anche chiedendo la revisione del mandato dell'operazione Eunavfor Med Sophia, operazione che ha visto scaricare 40 mila persone solo sulle coste e nei porti italiani (40 mila persone dal 2015). Anche qui l'Italia è stata lasciata sola e i Governi precedenti non si sono saputi far rispettare . I prossimi 21 agosto e 28 agosto ci saranno due nuove riunioni del COPS. In queste riunioni speriamo con tutti noi stessi che gli altri Paesi finalmente capiscano che quello spazio, che per ora è stato lasciato in bianco e che prevede i nuovi POS, , sia riempito e che altri Paesi concorrano con noi nel gestire quella che è un'emergenza - lo ripeto - epocale.
Ma c'è stata anche il vertice della NATO dell'11 luglio, vertice durante il quale è stata ribadita la centralità del Mediterraneo, centralità del Mediterraneo che vedrà nell' di Napoli la base. La centralità del Mediterraneo è nella lotta al traffico di esseri umani ma anche - ed è un tema importantissimo - al contrasto all'infiltrazione di elementi terroristici proprio su quelle navi . Per noi, a differenza di quanto detto prima, è stato un successo enorme invece il vertice tenutosi il 30 luglio scorso tra Trump e il Premier Conte, perché lì è stato riconosciuto di nuovo il ruolo di leader di cabina di regia dell'Italia sulla Libia . La politica della Lega è molto chiara: porti chiusi, cuori aperti. Porti chiusi e abbiamo visto con che strategia, con quali accordi e con quali pressioni sugli alleati europei. Però - e sono parole di Matteo Salvini - non basta chiudere ma bisogna dare una prospettiva, sostenere l'economia e il lavoro nei Paesi d'origine. E come sostenerla se non investendo risorse? Il Vicepremier Salvini ha anticipato che questo Governo stanzierà almeno un miliardo di euro per lo sviluppo dell'Africa , uno sviluppo dell'Africa che non può ignorare che nella stessa Libia il 30 per cento del PIL si stima essere legato, collegato e derivante dal traffico di esseri umani. Quindi, non potremo lasciare sola la Libia e continuerà l'operazione di cooperazione con questo Paese.
Quanto ai corridoi umanitari, è ferma volontà del Governo - ed è stato più volte ribadito dal sottosegretario Molteni - di aprire questi corridoi umanitari e l'ha fatto anche il nostro responsabile federale dell'immigrazione, Toni Iwobi, che al Senato ha detto che non bisogna che muoiano le persone nel Mar Mediterraneo , persone che hanno diritto alla protezione internazionale, ma bisogna che queste persone, appunto, abbiano accesso a un corridoio umanitario, che deve partire da quegli che devono essere costituiti nei Paesi del Sahel e della fascia subsahariana.
Abbiamo tanto parlato, però, in quest'Aula di diritto a emigrare, di tutela dei migranti, ma forse ci siamo dimenticati delle parole di Papa Benedetto XVI, laddove affermava, nel 2013, che c'è un diritto a non emigrare , un diritto primario dell'uomo a vivere nella propria patria, e noi per questo ci batteremo.
Vengo ora alla dichiarazione di voto. Io non ho ben compreso l'atteggiamento del Partito Democratico, che al Senato ha votato con tutta l'Aula, con quattro contrari e un astenuto, sul provvedimento in questione e qui, invece, pare che si veda sottoposto un altro testo. Così non è. E, allora, la mia dichiarazione di voto, quella della Lega, non è altro che un citare l'intervento al Senato del senatore Alfieri, che, dopo aver disquisito sulla situazione di difficoltà della statualità libica e sulla diversa percezione e situazione dei diritti umani in Libia, così dice: “Dunque, per questo motivo, non dovremmo avere rapporti e non dovremmo tentare di costruire dei ponti con un Paese che è di fronte a noi, la cui relazione è strategica, non fosse altro per il fatto che siamo immersi nel Mediterraneo e, anche non volendo, subiamo gli effetti negativi di un contesto non stabilizzato?”.
Voteremo convintamente a favore .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Sabrina De Carlo. Ne ha facoltà.
SABRINA DE CARLO(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, il decreto che stiamo per approvare in questo ramo del Parlamento rappresenta il concretizzarsi di un intento che questo Governo ha espresso fin dal suo insediamento. L'Italia continua a fare la sua parte in Europa e a salvare vite umane, ma è giusto pretendere che non sia più lasciata sola.
Per questa ragione, visti i consistenti flussi migratori verso il nostro Paese e la preoccupante situazione di stabilità interna della Libia, riteniamo decisive le finalità contenute in questo decreto.
La prima è il rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi che possa fungere da supporto a quell'azione, divenuta ormai urgente, di fronteggiare la pressione migratoria cui l'Italia è da tempo sottoposta.
Visti i precedenti accordi tra i due Paesi, richiamati anche dal preambolo del decreto-legge, quali il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia, la Dichiarazione di Tripoli del 21 gennaio 2012, il Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo e del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di essere umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica italiana, riteniamo altresì doveroso il supporto alla Libia tramite la cessione di questi mezzi, in osservanza ad una stretta collaborazione già ampiamente avviata in passato.
Cogliamo, pertanto, il carattere d'urgenza del decreto in esame, che cede dodici unità navali, dieci in dotazione alla Capitaneria di porto-Guardia costiera e due della Guardia di finanza. È, inoltre, apprezzabile che la consegna avvenga esclusivamente a seguito del ricondizionamento ai massimi livelli di efficienza e pulitura della livrea. Riteniamo importante, inoltre, che la cessione avvenga a titolo esclusivamente gratuito, proprio a sottolineare l'importante sforzo che il nostro Paese compie in osservanza di quel proposito di buona cooperazione che con questo decreto diventa realtà tangibile.
Nella stessa direzione si inquadra la previsione che sia l'Italia a coprire i costi di consegna dal nostro Paese alla Libia, oltre alla fornitura di supporto logistico, in attesa che il personale libico acquisisca le capacità necessarie a procedere autonomamente, e, fino al 31 dicembre, all'organizzazione di attività addestrative e di formazione nonché alla fornitura di ricambi per la manutenzione degli apparati propulsivi. Si tratta di uno sforzo ammirevole e di un impegno concreto per un vero Governo di cambiamento.
In merito all'organizzazione di attività addestrative del personale libico, si rende necessario puntualizzare che questo strumento era già nelle previsioni del Governo di centrodestra, datato 2007-2008. Sono le stesse intenzioni dichiarate dal Governo che ci ha preceduto; ricordiamo, infatti, il ripristino e la consegna di dieci mezzi, che vennero già dati alla Libia, anni prima, dal Governo di centrodestra e, nel 2017, un Ministro del PD partecipava alla cerimonia di consegna di questi mezzi insieme ai ministri libici.
Ci chiediamo, oggi, cosa sia cambiato. Eccola, quindi, la marcata differenza tra l'attuale Governo e il precedente. Il Governo del cambiamento, quello che dichiara lo porta a termine in tempi celeri. Manteniamo, quindi, vivo il patto di fiducia stretto con i cittadini in campagna elettorale e quanto messo nero su bianco nel contratto di Governo .
Oggi, invece, assistiamo a uno sdoppiamento di personalità di quel partito, che rinnega, persino, le azioni che ha intrapreso un anno fa, quando era al Governo. Ma la ragione è chiara: andare a tutti i costi contro il Governo giallo-verde. Signor Presidente, vuole sapere cosa stanno dimostrando le opposizioni? Che, se avessimo una soluzione immediata alle guerre nel mondo, loro inizierebbero a fare il tifo per i conflitti, pur di remarci contro e c'è di più, con il loro voto contrario, oggi, confermano che di questo Paese non gli importa, non lo hanno a cuore; ciò che hanno a cuore sono i loro conflitti interni, le lotte intestine tra le correnti di un partito ormai ridotto in pezzi, la stessa fine che avrebbero fatto fare all'Italia, se fosse rimasta nelle loro mani .
D'altra parte, in questi anni, abbiamo visto cosa e come hanno fatto gli amici del PD. Basti pensare a Buzzi, alle coop di “mafia capitale”, alle cooperative siciliane, care agli amici di Alfano; in due parole, hanno svenduto l'Italia in cerca di flessibilità .
La Libia è indiscutibilmente un Paese in evoluzione e a certificarlo è il riconoscimento, poco più di un mese fa, della prima zona SAR sul territorio di Tripoli e questo è un chiaro segnale della crescita del territorio libico, come Paese, e dell'assunzione di responsabilità.
Anche e soprattutto per questo, merita il nostro aiuto e sostegno con lo strumento dell'addestramento utile a salvaguardare e osservare la disciplina dei diritti umani. Sì, i diritti umani, quelli che le opposizioni ci accusano di violare con questo provvedimento; quelli che alle opposizioni piace sbandierare, azionando la macchina del fango e pronunciando, in favore di telecamere, falsità e indecenti bugie, che alimentano esclusivamente la convinzione nei cittadini che nulla è stato fatto in concreto prima di questo momento per salvaguardare quei diritti, che, a parole, sono estremamente facili da menzionare . E sappiano le opposizioni, troppo prese dall'esercizio della demagogia, che addestrare e istruire il personale libico altro non è che seminare la cultura del rispetto e della salvaguardia della dignità umana, così in terra come in mare. E sappiano ancora che è questo lo strumento più efficace nelle nostre mani per spegnere quel fuoco dell'odio che, giorno dopo giorno, loro alimentano, puntando il dito contro chi ha a cuore l'esistenza di uomini, donne e bambini, costretti a imbarcarsi in cerca di un futuro migliore.
Avremo abbastanza a cuore il rispetto dei diritti umani anche per chi popola i banchi delle opposizioni, troppo prese dalle guerre mediatiche, sterili, vuote di contenuti e completamente inadeguate a fronteggiare una situazione tanto drammatica, che richiede una serietà che hanno dimostrato di non possedere .
Tuteleremo le vite di tutti, non solo di chi attraversa il mare, e lo faremo, anche, impedendo le traversate della morte, perché esiste un percorso strutturato e legale ed è questo il più importante successo cui il Governo mira. Lo faremo in osservanza di quei principi che appartengono alla nostra cultura, ma che sono estranei alla loro; opereremo con cura e dedizione, perché in territorio libico mai più nessuno subisca violenze e ingiustizie.
Questo è il nostro impegno, che si scontra con l'inconsistenza delle loro false denunce e questa è la sostanziale differenza tra noi e loro: portare a termine e meglio quanto hanno più volte dichiarato di voler attuare, senza però riuscirci (. Questo - lo ribadiamo - era il medesimo percorso iniziato da loro.
Ancora in tema di diritti umani, ricordiamo che circa ventimila salvataggi sono stati realizzati dalle autorità libiche nel 2017; ma c'è di più, l'Italia opera in Libia anche a sostegno delle organizzazioni internazionali impegnate nella gestione del fenomeno dei rimpatri volontari.
Sono, infatti, significative le risorse che il Governo italiano ha stanziato nell'ambito del Fondo per l'Africa, in favore delle principali organizzazioni internazionali che operano in Libia ovvero l'Alto commissariato per i diritti umani e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni. È questo un percorso che, siamo certi, il Governo vorrà proseguire e migliorare.
La cessione a titolo gratuito delle motovedette rappresenta pertanto solo un tassello nell'ambito di un'azione complessiva a sostegno della stabilizzazione libica e di quella disponibilità dell'Italia a fare la sua parte nella drammatica gestione dei flussi migratori che interessa il nostro Paese, abbandonato a se stesso e lasciato solo troppo a lungo.
Le misure disposte da questo decreto contengono, a nostro avviso, un carattere di indiscutibile buonsenso, pur consapevoli che questo non basterà e che bisognerà lavorare per stabilizzare lo scenario, rafforzare lo Stato di diritto e la tutela delle dignità delle persone sul suolo del nascente Stato libico. È questo il momento di iniziare a intensificare la cooperazione con organizzazioni come l'UNHCR e l'OIM che sono presenti a Tripoli, in attesa di una solidarietà condivisa e che l'Europa si faccia carico in modo solidale del fenomeno migratorio. Ma è fondamentale collaborare da subito, in modo fattivo per debellare i naufragi di migranti in mezzo al Mediterraneo.
Quindi, Presidente, per tutte le ragioni illustrate, noi del MoVimento 5 Stelle votiamo convintamente a favore di questo decreto e lo riteniamo un passo importante che avvia una stagione di vero cambiamento nel panorama internazionale. Si tratta di un solco in un terreno di civiltà, umanità, cooperazione e salvaguardia delle vite umane che noi intendiamo percorrere .
PRESIDENTE. Colleghi, dopo l'intervento in dichiarazione di voto del deputato Fassino ci sarebbero dovuti essere gli altri eventuali interventi del Partito Democratico; tuttavia, accogliamo la richiesta e diamo la parola al deputato Migliore . Prego, ne ha facoltà. Beh, l'italiano non è un'opinione, mi pare di aver ricostruito perfettamente le questioni, per come si sono svolte, grazie, collega Rosato. Prego, onorevole Migliore.
GENNARO MIGLIORE(PD). Signor Presidente, la nostra volontà di rispettare sempre, non solo quello che è il Regolamento, ma anche le prassi, in questo caso ci è stata difficile da attuare, perché abbiamo ascoltato le opinioni diverse che si sono sovrapposte, che si sono susseguite nel corso delle dichiarazioni di voto, e devo dire che nella dichiarazione di voto del collega Fassino sono state ripercorse tutte le necessarie costruzioni che abbiamo messo in campo, anche per cercare di dare una mano al Governo, proprio per realizzare quell'obiettivo che è stato dichiarato anche dagli interventi dei sottosegretari Di Stefano e Molteni, cioè quello di, realmente, acquisire in maniera positiva, un tratto di continuità che facesse riprendere al nostro Paese un ruolo attivo e non solamente passivo e codista nei confronti di questa situazione e di questa emergenza.
Purtroppo, l'intervento del partito di maggioranza, che si è distinto per una totale assenza di qualsiasi contenuto, se non quello di parlare di noi - capisco che è l'argomento sul quale si sono preparati nel corso di questi anni con maggiore dovizia di particolari, ma speravamo di ascoltare qualche contributo anche sul merito del provvedimento - mi induce a pensare che, in quest'Aula, temi fondamentali, come quelli dei diritti umani, vengano sottomessi all'esigenza di realizzare un video per ad uso e consumo magari di qualche non so di che nazione che possa utilizzarlo per poi far camminare continuamente quella odiosa - io sono veramente seccato per questo atteggiamento - campagna che parla solo del nostro partito per nascondere i fallimenti di questo Governo .
Allora io vorrei ripercorrere rapidamente le cose che sono state dette, non da noi, ma dai sottosegretari qui presenti: il lavoro fatto nel corso di questi anni si è caratterizzato per aver affrontato, in particolare sotto il mandato del Ministro Minniti, questo tema in maniera decisa, e il tema è stato affrontato soprattutto mettendo insieme le esigenze di un della nazione libica e delle sue diverse fazioni, che, come ho ricordato in precedenza, sono in questo momento anche impegnate in una difficile trattativa per quanto riguarda la ricostruzione di un tessuto minimo istituzionale in quel Paese e le esigenze di carattere umanitario. Non so chi ha scritto l'intervento di prima della collega del MoVimento 5 Stelle - immagino lei stessa -, la quale, citando la nostra parte politica, diceva sempre “loro”. Vorrei dire, utilizzando una metafora, che tutti quei soldi, quegli interventi, quell'azione di contrasto, l'attività di cooperazione con l'Africa, la missione che si è determinata nel corso di questi anni, potrebbero essere sintetizzati in una sola frase: sono stati loro. Cioè, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, capisco che voi abbiate la necessità di intestarvi cose che non sono vostre, recentemente anche su questioni che non riguardano questa materia, penso, per esempio, alle assunzioni di 1.200 precari al CNR, visto che erano venuti da un decreto firmato dalla Ministra Madia (n. 75 del 2017), e poi c'erano stati ulteriori 68 milioni per questa stabilizzazione; capisco che voi, quando vi riferite, per esempio, a una serie di interventi che riguardano l'attività di cooperazione su questo tema, vi riferiate a tutti gli interventi che sono stati fatti dal nostro Governo, visto che non avete stanziato un euro in più, per esempio, in questo decreto, anche se c'era tutto lo spazio, in questo decreto, per attuare delle misure e degli interventi che potessero fare in modo da rafforzare anche gli elementi di cooperazione, ma voi vi siete rifiutati, anche rispetto agli emendamenti che abbiamo portato avanti, persino di rafforzare gli strumenti di formazione della Guardia costiera libica, persino di far collaborare in maniera più stringente quelle che erano le organizzazioni non governative e anche le organizzazioni delle Nazioni Unite per il controllo del rispetto dei diritti umani. Quindi parlate di quello che state facendo voi, lo dico anche come suggerimento, tramite il Presidente, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle. So benissimo che all'interno del MoVimento 5 Stelle c'è chi ha sofferto nell'affrontare il tema dei diritti umani con la protervia con la quale in questi mesi si è realizzata l'egemonia leghista.
Alcuni erano contenti, hanno applaudito, hanno sbandierato la loro sottomissione a quello che era l'impianto ideologico della Lega, ma ci sono persone che non sono in grado di poter rappresentare la loro distanza da determinate politiche perché non possono distrarsi da quella che è la linea che viene indicata da chi comanda all'interno del MoVimento 5 Stelle.
Allora, faccio un appello alla vostra libertà intellettuale: parlate meno del PD, parlate di più delle cose che riguardano le vostre ambiguità, che voi cercate di celare sotto la coltre dell'impossibile paragone con il nostro Governo, perché, come qui è stato ribadito anche dal sottosegretario Molteni, una politica come quella che ha fatto il nostro Governo per voi è un miraggio, caro sottosegretario Molteni.
Ciò perché noi - e voglio ricordarlo anche sulla base dell'intervento che ha fatto prima il collega Palazzotto - abbiamo realizzato una diminuzione degli sbarchi e una diminuzione delle persone morte in mare. Non è un caso, onorevole Molteni, che a maggio i morti in mare sono stati otto e, a giugno, quando avete preso voi il comando delle operazioni per impedire alle organizzazioni non governative di collaborare nel salvataggio di quelle che sono le zone di sia libiche che internazionali, i morti sono stati centinaia.
È questo quello che vorrei ricordare: l'impegno nel salvare le vite umane, la serietà nel costruire delle proposte di cooperazione, i denari che sono stati destinati a questo fine, la capacità che ha avuto un Governo di immaginare un'azione che fosse complessiva e, infine, il rispetto per chi in mare ha realizzato la più grande operazione di salvataggio della storia del Mediterraneo, la nostra Guardia costiera, che voi avete umiliato escludendola dal dispositivo di sicurezza all'interno del mar Mediterraneo centrale .
Per cui – sappiatelo - noi abbiamo, su questi temi, un atteggiamento responsabile e da Paese che conosce quali sono le sue responsabilità, voi vi affidate ad interventi di occasione che non riusciranno neanche lontanamente ad assomigliare a quella che è una proposta di Governo. Del resto, ultimamente si potrebbe citare il vostro contratto di Governo più per le cose che non ci sono che per quelle che ci sono, una specie di abolizione della libertà di pensiero.
GENNARO MIGLIORE(PD). Concludo. Voi non avete fatto quello che bisognava fare: potevate accogliere i nostri suggerimenti e, per colpa di una protervia della maggioranza di Governo, non lo avete fatto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fatuzzo, ma vorrei capire prima se intende parlare a titolo personale o se vuole, invece, fare una dichiarazione di voto, perché nel primo caso dobbiamo dare la precedenza ai colleghi che si sono iscritti a parlare per dichiarazione di voto.
CARLO FATUZZO(FI). L'importante è parlare trenta secondi, quindi anche subito va bene.
PRESIDENTE. Quindi, per dichiarazione di voto.
CARLO FATUZZO(FI). A titolo personale.
PRESIDENTE. Se lei parla per dichiarazione di voto, ha a disposizione anche dieci minuti e può parlare subito, se lo fa a titolo personale, è dopo la conclusione delle dichiarazione di voto degli altri.
CARLO FATUZZO(FI). No, subito.
PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.
CARLO FATUZZO(FI). Poi imparerò, nel corso di questi cinque anni, tutte le sottigliezze del Regolamento.
Su questo argomento delle dodici motovedette alla Libia, pensavo come avrei potuto dire qualcosa di utile alla nostra Assemblea, e mi sono ricordato dei tanti profughi italiani che sono dovuti, in tutta fretta, rientrare in Italia, lasciando beni, attività economiche e commerciali anche molto apprezzate dalla popolazione libica - a nome loro ringrazio chi applaude - e che sono stati riconosciuti dallo Stato italiano con un grande aiuto che corrisponde ad un aumento della loro pensione di 33,62 euro.
A me sembrano un po' pochini questi 33,62 euro per un riconoscimento di quanto hanno fatto e hanno dovuto subire. Quindi, sarei veramente felice se l'Aula, oltre che ricordarsi di quanto ricorda con il provvedimento, si ricordasse dei profughi venuti qui dalla Libia affinché abbiano un riconoscimento un po' più importante di questi 33 euro e 62 centesimi ai pensionati e, quindi, non posso non dire ancora una volta: viva i pensionati, pensionati all'attacco !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.
ELENA CARNEVALI(PD). Grazie, Presidente. Il lavoro che abbiamo voluto fare e al quale abbiamo voluto contribuire con la presentazione degli emendamenti era finalizzato, in particolare, a rafforzare e soprattutto a migliorare il testo del decreto-legge che ci è stato sottoposto da parte del Governo, in realtà nella totale non solo assenza ma, io penso, anche insensibilità di quanto sta avvenendo nel quadro internazionale.
In particolare, la richiesta della sottoscrizione della Convenzione e, più in particolare, dello Statuto dei rifugiati, la proposta riguardante il ruolo che avrebbero, che dovrebbero avere e che vorremmo che continuassero ad avere l'OIM e l'UNHCR sono state difatti respinte al mittente: una proposta che sarebbe stata sicuramente migliorativa rispetto a quella che il Governo ci ha presentato.
Purtroppo, questo non si ferma solo lì, perché questa cessione si colloca dentro uno scenario mediterraneo e migratorio, ma anche dentro uno scenario di quanto attualmente il Ministro Salvini non solo non si sforza di non fare, ma soprattutto nella relazione sia con l'Unione europea sia rispetto alle politiche che sono state attuate fino adesso.
Dunque, il provvedimento si colloca dopo quello che abbiamo attraversato e abbiamo passato negli anni dei Governi precedenti, dopo la missione Triton, la missione Frontex, la missione Sophia, in un quadro di relazioni internazionali anche a livello europeo, mantenendo peraltro un ruolo di regia all'Italia.
Avete sentito anche quanto è avvenuto, nei giorni scorsi, in particolare faccio riferimento al salvataggio di Josephine e a quello sciacallaggio che è avvenuto sul quale, devo dire, forse non abbiamo neanche alzato troppo la voce, neanche il Ministro dell'Interno, che aveva promesso di fatto che avrebbe aperto una sorta di inchiesta, ma non abbiamo saputo più niente, su quella che, devo dire, era rivoltante non solo nei confronti di quella donna, ma di tutte le persone che sono morte in quella tragedia.
Se questa cessione si colloca all'interno di tale scenario, devo dire che non vediamo politiche che migliorano dal punto di vista soprattutto di uno sguardo interno. La domanda che dovremmo porci è se l'Italia è un Paese più debole o un Paese più forte, per cercare di fare in modo che il tema della migrazione non sia un problema esclusivamente dei Paesi che stanno sul Mediterraneo.
L'Italia, a nostro giudizio, è un Paese più debole e qui sta l'ipocrisia anche del dibattito e, in particolare, faccio anche riferimento alle affermazioni della collega De Carlo, a cui peraltro voglio ricordare il contributo che il MoVimento 5 Stelle ha dato nella passata legislatura, cercando di perseguire dei comuni intenti a cui di fatto la Lega non corrisponde neanche con questo mandato di Governo.
Quindi, non c'è alcun cambiamento per quel che riguarda le politiche d'asilo; non c'è alcun cambiamento rispetto alla possibilità di avere un Trattato di Dublino che sia a tutela delle persone, in particolare che si trovano nella condizione di poter richiedere il permesso e il riconoscimento come rifugiato o asilante. Abbiamo lavorato insieme con i pareri positivi: ricordo anche l'allora collega Rondini della Lega, che purtroppo non siede più qui nei banchi. Spero che in qualche modo quel contributo non venga totalmente disconosciuto dalla nuova ventata della nuova Lega, perché anche in quella circostanza sempre all'interno della Commissione d'inchiesta abbiamo voluto insieme che ci fosse un rinnovo delle competenze all'interno, ad esempio, delle commissioni territoriali che di certo non avete fatto voi ma è dovuto a un bando di chi vi ha preceduto se finalmente in quelle commissioni c'è anche personale che è un po' più attrezzato rispetto alle competenze che servono per affrontare questi temi. Ma non solo: forse è merito anche in questo caso di qualcosa che adesso viene assolutamente disconosciuto in particolare dal MoVimento 5 Stelle e me ne dispiaccio perché devo dire che sia il contributo dato dalla collega Lorefice e dal collega Brescia in quella Commissione d'inchiesta era un contributo di merito che non ha visto distanze con il Partito Democratico, salvo poi venire qui perché bisogna fare una dichiarazione di voto non solo a disconoscere quello che è stato fatto insieme, ma soprattutto a sputare veleno su quanto è stato fatto precedentemente. La cosa che più dispiace è il fatto di voler fare in modo che non si ragioni più in termini emergenziali, cosa che saremo costretti ancora a fare perché - qui mi rivolgo in particolare, tramite il Presidente, al sottosegretario Molteni, persona che stimo - devo dire che, da questo punto di vista, siete gli ultimi a fare tesoro degli interessi degli enti locali in questo caso come in altri. Infatti, soprattutto continuo a battere il chiodo sul punto per due ragioni, anche tre: la prima perché non avete dato risposta agli enti locali; non avete dato risposta sui motivi per i quali non li avete ancora finanziati. Avete 400 milioni su quel capitolo, quindi non è un problema di risorse e se anche non ci fossero le risorse, cosa che peraltro non dimostrate, a proposito di trasparenza, benché sia il problema che peraltro adducete, se anche fosse, voi sapete che per come è attualmente previsto quel decreto del Presidente del Consiglio basta fare una graduatoria e si finanziano con gradualità, se vogliamo veramente che nel Paese non esistano più centri di accoglienza straordinari su cui avete fatto battaglie. Siete andati in tutte le trasmissioni e lo dico da bergamasca e vedo qui tanti consiglieri miei colleghi - potrei farvi nomi e cognomi ma ve li risparmio - che hanno alimentato in particolare quella battaglia. Adesso che questi sindaci vi chiedono di poter aderire, di ampliare il numero dei posti, di avere più posti per l'accoglienza dei minorenni: su quello non state facendo assolutamente niente. Ma voi dovete dire di che cosa fate di quei 400 milioni e questo è un dovere: non è un'opzione che un sottosegretario o un Ministro può compiere nei confronti del Parlamento e non è solo un dovere che avete nei confronti degli enti locali.
Ma non solo, devo dire che abbiamo messo in campo soprattutto politiche che cerchino anche di tutelare i più fragili. Lei si è particolarmente agitato oppure non ha condiviso, come è legittimo, sottosegretario Molteni, quando ho fatto riferimento a quella circolare del Ministro Salvini che invita sempre le commissioni territoriali ad essere meno generose dal punto di vista della disponibilità a riconoscere i permessi umanitari sussidiari e il riconoscimento d'asilo che ovviamente è un atto dovuto.
Ma la cosa che più ci scandalizza - devo dirle - non è che il Ministro di turno può venire a sollecitare o meno le competenze che sono esclusive della commissione e soprattutto la cosa che ci scandalizza è che di quei permessi sussidiari, di quei permessi umanitari sono molte le persone che possono essere donne che hanno subito violenza, minori magari accompagnati dai genitori, persone in condizioni di fragilità, gente che magari ha avuto anche la possibilità di avere un percorso all'interno del nostro Paese, un percorso anche di inserimento lavorativo, perché anche qua, ce lo si dimentica, il diritto d'asilo riconosce dopo trenta giorni che si possa lavorare in questo Paese. E siccome diciamo che è molto meglio che contribuiscano a questo Paese piuttosto che magari semplicemente fare accoglienza, cosa che per noi è un obbligo e un dovuto, anche da questo punto di vista avete fatto un passo indietro. Insomma, testo e contesto. Il contesto è totalmente cambiato rispetto a quello che abbiamo fatto e abbiamo realizzato. Non abbiamo risolto tutto, ne ha la piena consapevolezza e con onestà intellettuale il Ministro Minniti ha ricordato in quale contesto ha fatto gli accordi con la Libia e quali sono state le politiche messe in campo nel mandato dei Governi precedenti. Ma la cosa che non possiamo accettare è che si pensi di poter espungere quello che noi stiamo votando con questo decreto con le azioni che tutti i giorni, in realtà, con una logica soprattutto - guardate, non è solo propaganda - di tensione, che è la volontà vera che voi volete mantenere in questo Paese, perché così garantisce la vostra esistenza
PRESIDENTE. La ringrazio, complimenti per la precisione millimetrica.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Grazie mille, Presidente. Il Partito Democratico, come ha sottolineato il collega Fassino, non parteciperà al voto perché noi riteniamo che ci sia una questione, cioè quella dell'interesse nazionale, che è una questione che va al di sopra degli interessi di parte. E purtroppo nella discussione in Commissione e in Aula non abbiamo visto da parte della maggioranza nessuna intenzione di venire incontro a questo tentativo faticoso, difficile, complicato di costruire insieme una posizione che fosse dell'Italia; non della Lega, non del MoVimento 5 Stelle, non del PD, ma una linea che fosse di difesa dell'interesse nazionale dell'Italia. Per noi la Libia è molto di più che solo e semplicemente immigrazione: è sicurezza energetica, è contrasto al terrorismo, è pace e stabilizzazione nel Mediterraneo, ma è soprattutto un Paese amico, a cui ci legano secoli di storia e verso il quale abbiamo anche una certa responsabilità storica del passato recente.
Per queste ragioni riteniamo che non ci sia una posizione nei confronti della Libia che sia giusta o sbagliata, una posizione di parte. Riteniamo che ci debba essere uno sforzo di tutte le forze politiche a trovare un punto di equilibrio sul tema della difesa degli interessi nazionali; e i nostri interessi nazionali sono molto riguardati dal caso e dall'instabilità della Libia. Nella maggioranza non abbiamo visto nessuna intenzione di venirci incontro. Abbiamo, addirittura, ascoltato una dichiarazione di voto del MoVimento 5 Stelle che era sostanzialmente una provocazione. Noi non pretendiamo che chi non è stato in quest'Aula nella passata legislatura conosca tutto quello di cui è discusso nel dettaglio, ma vorremmo che venisse riconosciuto uno sforzo che ha fatto l'Italia, già precedentemente, nel formare la Guardia costiera libica, nel portare, come ha detto il collega Minniti, i diritti umani per la prima volta nei campi dove vivono in condizioni bestiali migliaia di donne, di uomini e di bambini. Questo è un risultato che non è ascrivibile a noi o a voi; è un risultato dell'Italia, ed è su questo che l'Italia deve essere un faro in Europa. Se non riusciamo a trovare un punto di equilibrio tra di noi nel Parlamento italiano su quale sia l'interesse dell'Italia, su come noi difendiamo l'interesse dell'Italia, saremo sempre più deboli per difendere questo interesse nelle sedi internazionali.
E sappiamo benissimo che noi, per risolvere, per affrontare seriamente la vicenda libica, lo possiamo fare solo se saremo il cardine tra una seria iniziativa europea e tutto quello che succede in Libia e in Africa. E quindi non parteciperemo al voto perché riteniamo arrogante l'atteggiamento del Governo, che non ha voluto ascoltare le opposizioni; molto negativo l'atteggiamento dei gruppi di maggioranza in Commissione, che hanno fatto finta che non venissero sollevati dei punti su cui si poteva andare d'accordo; e assolutamente negativo l'atteggiamento di alcuni colleghi in Aula, che sono stati sprezzanti , che sono stati poco attenti alle ragioni dell'opposizione. Noi parliamo non per noi, ma perché vorremmo cercare di difendere insieme, almeno su alcune grandi questioni di politica estera, l'interesse del nostro Paese.
Purtroppo nella discussione di oggi non abbiamo visto lo stesso interesse da parte della maggioranza, e questo ci dispiace molto, perché la Libia tornerà in quest'Aula molte volte. Noi vorremmo che il Presidente del Consiglio venga a settembre a relazionarci sull'iniziativa di una conferenza programmatica per la Libia, sono cose importanti per il nostro Paese. Se voi pensate di procedere da soli, buona fortuna, ma soprattutto buona fortuna al nostro Paese, che, in realtà, su questioni così importanti ha bisogno di un'unità nazionale che vada al di là degli interessi di parte. Questo noi non l'abbiamo visto, e ci dispiace molto, perché a rimetterci sarà prima di tutto il nostro Paese, la nostra credibilità a livello internazionale, l'iniziativa che possiamo portare in campo europeo.
Di questo mi dispiace. Voi oggi avete la responsabilità di un atteggiamento che è stato settario, arrogante, presuntuoso, e di cui, purtroppo, saremo qui a chiedervi conto nelle prossime volte in cui discuteremo di Libia, perché questo non è un problema che passa, questo non è un tema su cui si può fare solo propaganda. È una cosa che riguarda davvero la difesa della nostra sicurezza nazionale, e quindi non potrete sottrarvi le prossime volte a una discussione ancora più approfondita e ancora più nel dettaglio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gariglio. Ne ha facoltà.
DAVIDE GARIGLIO(PD). Presidente, la dichiarazione di voto della collega 5 Stelle ha stimolato me e molti miei colleghi. Io sono nuovo di quest'Aula, e quindi sono venuto qui con l'approccio di chi deve imparare la funzione delicata di legislatore, ma per un'esperienza che ho fatto in aule di parlamenti regionali mi viene da dire che servirebbe, da parte di coloro che sono qui l'espressione dei gruppi di maggioranza relativa e che hanno l'onere di sostenere il Governo, maggiore attenzione, maggiore delicatezza, maggiore sensibilità e maggiore saggezza, perché, se queste mancano, succede che poi l'Aula diventa un'Aula in cui ciascuno si sente legittimato di replicare, di intervenire, di mettere i puntini sulle “i”. Credo, Presidente, che l'intervento della collega 5 Stelle ci dia l'occasione e ci imponga di mettere molti puntini sulle “i” di questa vicenda, perché, Presidente, saprà, immagino, la collega 5 Stelle, il Partito Democratico e il centrosinistra sulla vicenda della Libia hanno poco da imparare dai gruppi che attualmente sostengono il Governo.
Anzi, credo che bisognerebbe prendere a spunto molte delle cose fatte negli anni passati dai Governi di centrosinistra. Provo a dirlo: fu Prodi, fu il Presidente del Consiglio Prodi, nei suoi panni di Presidente del Consiglio prima e di Presidente alla Commissione europea successivamente, a aprire il disgelo con quello che fino all'epoca era chiamato Stato canaglia, che era nell'elenco dei Paesi finanziatori del terrorismo internazionale; un Paese su cui gravavano delle misure e delle sanzioni unilaterali da parte degli Stati Uniti e multilaterali da parte dell'ONU. Ebbene, con quelle intuizioni dei Governi di centrosinistra e del Presidente del Consiglio Romano Prodi si aprì una stagione grazie alla quale la Libia uscì gradualmente dalla situazione in cui si era cacciata con il sostegno agli attentati di Lockerbie e gradualmente venne ricompresa nel consesso internazionale.
E quell'azione fece sì che la Libia, a differenza di altri Paesi africani, non divenne un luogo in cui prosperavano terrorismo, commerci di armi e azioni contrarie all'Occidente. Su questa linea si mosse solo successivamente il Presidente del Consiglio Berlusconi, alimentando gli aspetti di collaborazione economica.
Ma su questa stessa linea, e andando molto più in sostanza, il 2 febbraio 2017 il Governo Gentiloni stipulò un Memorandum, un Memorandum che aveva una strategia complessiva di rapporti col Governo libico, una strategia complessiva verso un Paese legato a noi da uno storico rapporto di collaborazione, che ha avuto anche momenti di grande complessità, ma grazie a quella strategia complessiva si poteva fare un salto in avanti.
Invece oggi, con questo provvedimento, si affronta solo una parte di quel Memorandum, si attua solo un pezzo di quella strategia complessiva. Ecco perché è giusto dire qui che non c'è continuità con quello che è stato fatto in passato, perché qui si adotta solo una parte del Memorandum, e rispetto alle scelte del Governo Gentiloni si abbandona tutta la parte di cooperazione economica, si abbandona tutta la parte relativa al problema di sigillare i confini meridionali della Libia, quindi i confini nel deserto. Trovo che sia tanto più miope fare questo, quanto più ci si lamenta del fatto che in Libia la situazione è difficile: se non si dà una mano al Governo libico a governare i propri confini, specie quelli meridionali, non ci si può poi lamentare se la situazione sulla costa diventa difficile da gestire.
Ma devo dire, Presidente, tramite lei al sottosegretario che sta seguendo i nostri lavori, che in questo trovo molto coerente il Governo giallo-verde con le esperienze precedenti, perché quando nella legislatura passata venne portata alla votazione del Parlamento la questione della missione militare nel Niger, le stesse forze che sostengono il Governo oggi si opposero : e allora come si fa a opporre quando si tratta di andare a risolvere strutturalmente i problemi, e poi lamentarsi se le soluzioni che vengono portate in quest'Aula sono definite dalle minoranze, dalle opposizioni parlamentari come soluzioni limitate? Queste solo soluzioni limitate: ci limitiamo ad avere nei confronti del Governo libico l'atteggiamento del poliziotto, l'atteggiamento di coloro che favoriscono, che sostengono una determinata funzione, importante per carità da parte di un ordinamento statuale, ma se non si aiuta il Governo libico nella sua complessità ad affrontare i problemi di quel Paese non riusciremo mai a dar loro una soluzione stabile.
E non basta dire: stanziamo 1 miliardo. Il miliardo annunciato da Salvini sull'Africa è un annuncio a parole. Attendiamo di sapere come, quando, con quali risorse questo piano per l'Africa, che è un piano auspicabile, verrà adottato.
Credo allora che rispetto ai problemi che sono stati qui annunciati le forze che sostengono l'attuale maggioranza abbiano molto da farsi perdonare. Sono le forze che sostengono questa maggioranza, in particolare la Lega Nord, che in qualche modo ha avuto responsabilità di governo nel momento in cui un gruppo di Paesi europei appoggiati dagli Stati Uniti ha avviato un'operazione politico-militare che ha portato alla dello Stato libico e alla conseguente ingovernabilità in cui è caduto il Paese. Sono state le forze di centro-destra che erano al Governo nel momento in cui è stata votata l'ultima revisione del Trattato di Dublino; sono le forze dell'attuale maggioranza, in particolare la Lega Nord, che ha votato nel Parlamento europeo contro il superamento del Trattato di Dublino, salvo venire oggi a perorare il superamento di questo Trattato. Sono state queste stesse forze, in particolare la Lega Nord, a richiedere un riparto dei rifugiati per quote fra tutti i Paesi dell'Europa, ma sistematicamente ad allearsi in sede europea con i Paesi che sono i più strenui, determinati, convinti sostenitori dell'opposizione a questo riparto.
Credo allora che, rispetto a questo, ci si meriterebbe che chi ha responsabilità di governo si accingesse ad affrontare i problemi con maggior rispetto delle altre forze parlamentari e maggiore attenzione alle problematiche complesse che qui devono essere affrontate.
Se poi vogliamo cadere nello strumentale, come ha fatto la collega 5 Stelle nella sua dichiarazione di voto, vogliamo dire: cara collega, se guardiamo alle divisioni che ci sono in casa nostra, facciamoci la carità, ciascuno guardi in casa propria. Basta leggere le dichiarazioni importanti che vengono dal Sudamerica, dove il novello Che Guevara sta girando per perorare il verbo rivoluzionario, e vedere quanta differenza c'è tra ciò che dice Di Battista e ciò che fate qui oggi al traino di Salvini . Piuttosto, se guardiamo alla…
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DAVIDE GARIGLIO(PD). Concludo, Presidente. Se guardiamo alla moralità o all'eticità dei comportamenti, allora mi chiedo davvero se siete nelle condizioni di dare lezioni. Avete un solo vantaggio, cari amici 5 Stelle, che governate in pochi comuni: perché abbiamo visto quello che è successo a Roma con Lanzalone e abbiamo visto quello che è successo e che sta succedendo nella mia città, dove ci vuole il per tenere il conto di tutte le indagini che sono in capo all'attuale amministrazione.
Allora, cari colleghi, propongo, specie a coloro che hanno maggiori responsabilità…
DAVIDE GARIGLIO(PD). …di essere più attenti e più rispettosi nel momento in cui si relazionano con quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bruno Bossio. Ne ha facoltà.
VINCENZA BRUNO BOSSIO(PD). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, ho sentito l'esigenza di intervenire perché bisogna francamente fermare questo rovesciamento della realtà. L'abbiamo già visto in quest'Aula con il decreto-legge cosiddetto Di Maio: un decreto-legge presentato come tutela del lavoro, così almeno sui abbiamo letto, che supera il che ripristina i diritti, che ripristina l'articolo 18; e, invece, poi è stato approvato un decreto-legge che non solo non supera nessun e meno male, ma soprattutto aumenterà i rischi di licenziamento per i lavoratori, come già sta avvenendo.
Ci si dice che si è d'accordo sull'obbligo vaccinale, e poi si approva un emendamento che nei fatti abroga rinviandolo questo obbligo, coprendolo dietro l'ossimoro, ancora una volta del rovesciamento della realtà, dell'obbligo flessibile.
Oggi parliamo di diritti umani; e poi si chiudono i porti, perché si sono chiusi i porti senza che il Ministro Toninelli avesse il coraggio di dire che li aveva chiusi ! Anzi, è venuto il sottosegretario Dell'Orco, dicendo che non erano chiusi, ma semplicemente il Ministro dell'Interno Salvini non aveva trovato il tempo, fra un e un su , di dire alle navi delle ONG di poter approdare nei nostri porti. Siamo al silenzio dissenso!
E poiché i dati non sono opinioni, e se leggiamo i dati dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni abbiamo il dato drammatico di 1.500 persone decedute mentre tentavano di raggiungere le coste europee, la rotta del Mediterraneo centrale verso l'Italia resta la più letale: 1.104 vittime registrate da gennaio, quasi quattro volte gli annegamenti sulla rotta della Spagna dove il numero degli arrivi oggi è superiore.
E vogliamo parlare dell'UNHCR, di cui si sono riempiti la bocca tanti interventi del MoVimento 5 Stelle? Bene… Purtroppo, male: più di 1.500 rifugiati e migranti hanno perso la vita, e questa situazione drammatica è avvenuta soprattutto nei mesi di giugno e luglio.
La domanda, attraverso di lei, signor Presidente, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e al Ministro Toninelli: come si sentono oggi, quando ci sono questi 1.500 morti, a continuare a parlare di diritti umani?
E da ultimo, il sottosegretario Sibilia oggi ha dichiarato: non ci sono i soldi per lo SPRAR, non ci sono i soldi per Riace, perché non ci sono i soldi per il .
Ma quale ? Quello di un sindaco povero che da vent'anni fa integrazione attraverso progetti gestiti con tutta la comunità . Perché non si va a toccare l'interesse del speculativo privato e si blocca, come ha detto la collega Carnevali, la graduatoria dei progetti SPRAR? E, su questo, vogliamo chiedere (e l'abbiamo già chiesto in un'interrogazione): dove sono finiti questi soldi? I soldi e il finanziamento erano stati assegnati. La graduatoria è pronta, ma la dirigente dice che non ci sono i soldi e oggi il sottosegretario dice che non ci sono i soldi.
Perché la verità - e concludo - è che in questo momento ci sono due maggioranze e due Governi: una sui , che continua a fare la propaganda fatta in compagna elettorale, e una nelle Aule. Ma la democrazia italiana è solida e, prima o poi, qualcuno dovrà rispondere e rendere conto di queste bugie .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Morani. Ne ha facoltà.
ALESSIA MORANI(PD). Grazie, Presidente. L'immigrazione negli ultimi anni è stata utilizzata come un grande, grandissimo mezzo di propaganda politica, propaganda politica semplificando un tema enorme e con messaggi fuorvianti.
Il tema dell'immigrazione, se andate a dare un'occhiata ai siti, ai in particolare, è stato uno dei temi su cui le si sono accanite di più. L'ultima che abbiamo visto è stata quella dello smalto di Josepha, ma se andiamo a guardare negli ultimi anni possiamo contare migliaia di questi siti che hanno prodotto una propaganda dell'odio solamente contro i migranti e per favorire alcune forze politiche di estrema destra che oggi sono al Governo.
Siamo passati attraverso propagande diverse, tutte fuorvianti. Comincio da quella del MoVimento 5 Stelle che parlò dell'Italia come del campo profughi dell'Europa. Poi, ad un certo punto, si cominciò a parlare di taxi del mare. Ve lo ricordate il Vicepremier Di Maio quando, a un certo punto, definì le ONG, le organizzazioni non governative, dei taxi del mare? Un uso bieco del problema, sulla pelle dei disperati.
Non serve ricordare le frasi orribili dell'altro Vicepremier, di Salvini - sono come due dioscuri Di Maio e Salvini - come quella della “pacchia è finita”. A proposito, tra oggi e ieri purtroppo sono morti molti braccianti, quei braccianti, quegli schiavi, che sono figli di questa immigrazione e il cui reato di caporalato il nostro Vicepremier, nonché Ministro dell'Interno, ha dichiarato di voler eliminare .
Dicevo che non serve ricordare tutte le frasi orribili di Salvini: la “pacchia è finita”, la pulizia etnica, il rilancio delle ruspe, i davanti ai canali dicendo che le barche dietro non sono quelle dei migranti, quelle dove però i migranti muoiono, dove dall'inizio dell'anno ne sono morti 1.500 di quei migranti e negli ultimi due mesi 850.
Nei primi due mesi di Governo abbiamo assistito alla presa in ostaggio delle persone, perché di questo si è trattato. Sono state prese in ostaggio nel Mediterraneo migliaia di persone, con un rimpallo squallido di responsabilità tra Salvini e Toninelli, Toninelli e Salvini. I porti sono chiusi; no sono aperti, forse sono semiaperti. Non esiste ancora un provvedimento del Governo di chiusura dei porti e vorrei dire questo a quest'Aula: una grande presa in giro, fatta solo ed esclusivamente a scopo mediatico.
La verità è che questo Governo non ha una strategia. Hanno fatto finta di andare in Europa con il Premier, quello che ogni tanto spunta fuori, dicendo che sono andati a battere i pugni in Europa, ma siete tornati con un pugno di mosche dall'Europa.
volontaria e modifiche al Trattato di Dublino solo all'unanimità, quel Regolamento di Dublino che la Lega ci ha regalato dal 2003 e che quando il Parlamento europeo votava per la modifica del Trattato di Dublino Lega e MoVimento 5 Stelle, guardate un po', non votavano o votavano contro. L'unica cosa che siete stati in grado di fare è la fornitura di altre motovedette per tentare di continuare una politica che aveva un'azione strategica con la differenza, però, che non volete le Nazioni Unite e non volete l'UNHCR. Avete detto “no” su tutti i nostri emendamenti.
Nella dichiarazione di voto della collega del MoVimento 5 Stelle, che ringrazio perché ha stimolato il mio intervento, si è assistito al vuoto della politica. Un'invettiva contro il Partito Democratico che nasconde il vuoto delle idee e nasconde, soprattutto, la vergogna che il MoVimento 5 Stelle prova nel dover raccontare all'opinione pubblica che è diventato oramai un'appendice della Lega . E badate che non basta una dichiarazione ogni tanto del Presidente Fico per lavarsi la faccia. No, non basta perché l'opinione pubblica si sta facendo un'idea precisa di quello che è diventato il MoVimento 5 Stelle.
Un'invettiva della collega del MoVimento 5 Stelle piena di livore ma anche piena di dimenticanze. Ho sentito parlare di mafia capitale, una pagina brutta e orribile della storia di questo Paese per la quale il mio partito, il partito a cui appartengo, ha commissariato un partito e ha fatto pulizia. Ma non ho sentito in quell'invettiva, però, parlare del sistema di Marra e di Lanzalone e stanno tutti lì ancora e non c'era nessuno che si è mosso . E in questa invettiva legalitaria non ho sentito neppure, da parte della collega, un flebile riferimento a quei 49 milioni di euro rubati da un partito e che devono essere restituiti al popolo italiano . Legalità per legalità parliamo di tutto.
Dicevo, Presidente, che noi oggi siamo in condizioni di programmare accoglienza e integrazione. Gli sbarchi oggi sono al minimo storico, benché Salvini ci stia dicendo che sono un'emergenza, ma sono al minimo storico. C'è stato un Ministro di questa Repubblica, che si chiama Marco Minniti, che ha ridotto gli sbarchi dell'80 per cento e non serve la propaganda che sta facendo Salvini in questi giorni per dire che “grazie a lui sono diminuiti gli sbarchi”. È la solita bugia di Salvini. Dicevo che abbiamo tutte le condizioni per riuscire a programmare accoglienza e integrazione. Abbiamo lasciato sostanzialmente un problema risolto con una corda attraverso il quale abbiamo portato l'Europa nel Mediterraneo e volevo dire, sempre alla collega del Movimento 5 Stelle per il suo tramite, che la Guardia costiera libica l'abbiamo addestrata noi, il nostro Governo, e la zona di libica l'abbiamo creata noi e non qualcun altro. Abbiamo portato l'UNHCR e l'OIM in Libia. Abbiamo iniziato un percorso che oggi purtroppo non vediamo proseguire come dovrebbe essere proseguito. Vi abbiamo chiesto di garantirci la presenza dell'ONU ma ci avete detto di no e quel “no” inspiegabile ci ha portato a non votare a favore su questo provvedimento. Ci bastava quella garanzia, ci bastava che diceste che c'era l'ONU insieme a voi, ci bastava che approvaste quell'emendamento a firma Quartapelle Procopio ma non l'avete voluto fare. Per questo il PD non potrà votare questo provvedimento. Concludo dando un consiglio, per il suo tramite Presidente, a questo Governo gialloverde, purtroppo più tinto di nero che di verde. Siamo di fronte ad un Governo che nei primi provvedimenti ha avuto una tale assurdità e una tale arroganza nei confronti dell'opposizione che, purtroppo, noi dobbiamo registrare una totale inadeguatezza nello svolgere un ruolo anche di mediazione tra quelle che sono una maggioranza e una minoranza parlamentare. Un consiglio per le prossime volte: utilizzate un pochettino più di buonsenso, cercate di essere come siamo noi, collaborativi, perché noi volevamo votare a favore su questo provvedimento e il vostro atteggiamento ce l'ha impedito .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lepri. Ne ha facoltà.
STEFANO LEPRI(PD). Grazie, Presidente. Siccome la relatrice, che poi ha fatto la dichiarazione di voto del Movimento Cinque Stelle, si è preoccupata per larga parte del suo intervento di commentare e criticare il mio partito, nella mia dichiarazione di voto intendo essere altrettanto attento e, quindi, vorrei, anticipando poi la dichiarazione finale, occuparmi del Movimento 5 Stelle perché, vedete, signori colleghi c'è un caso abbastanza eclatante di cui oggi non abbiamo parlato, ed è l'assenza, sicuramente giustificata, del Presidente Fico. Il Presidente Fico oggi avrà avuto sicuramente un impegno inderogabile, programmato da tempo, che lo ha levato dall'imbarazzo, l'imbarazzo di dover dire, lui e i suoi seguaci di cui adesso mi occuperò, che cosa pensa effettivamente di questo disegno di legge. Ma non è da oggi che il Presidente Fico è stato silenziato, il Presidente Fico è ormai un ottimo arbitro ma, appunto, ha solo il fischietto in mano, può fischiare, ma non può parlare, e lo dico anche riferendomi a quelli che sono sicuramente colleghi del Movimento 5 Stelle che hanno in lui un riferimento. Come possiamo chiamarli? Tante volte ci chiamate renziani, fassiniani, eccetera, eccetera. Ecco, forse tra voi ci sono anche i fichiani o i fichi, non vorrei chiamarvi fighetti, chiamiamovi fichiani. Ecco, il fichiano esiste, so che esiste perché vi conosco, alcuni sono tra voi persone un po' come ora vi descrivo, il fichiano non ama le semplificazioni, per esempio, sa che c'è differenza tra ONG e ONG, che molte sono ONG di valore, che si battono con generosità. Per esempio, sa che non tutte le cooperative sono assimilabili a quelle di Mafia capitale, ma la gran parte di loro sono cooperative meritevoli, i cui soci fanno sforzi davvero importanti, spesso assolutamente generosi, per salvare vite umane soprattutto per favorire l'integrazione di persone che poi, in particolare, sono state riconosciute meritevoli di asilo politico. Il fichiano era uno che votava PD, ma poi ha detto che il PD era troppo di destra e ha votato, e si è candidato del MoVimento 5 Stelle perché, per esempio, non abbiamo portato al voto lo ma ora non riesce neanche più a nominare questa doppia parola. Il fichiano è uno che piange davvero, non per finta, quando vede le immagini di bambini e di mamme morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e non passa subito al successivo di Facebook. Il fichiano non è uno che si preoccupa solo di postare il lunedì che sta prendendo il treno e il martedì che ha preso possesso del suo banco, il mercoledì che ha votato con entusiasmo un disegno di legge che sta per cambiare le sorti del mondo e che poi giovedì torna, con un'altra fotografia del treno, in casa a casa sua per dire che ha meritato lo stipendio. Il fichiano è uno che si domanda la sera, prima di dormire, come mai il MoVimento, il suo MoVimento, che aveva destato tante speranze, è diventato una stampella della nuova destra.
E, allora la dichiarazione di voto. Noi non parteciperemo al voto per continuare ad alimentare in voi, perché mi ascoltate anche se fate finta di non ascoltarmi, quell'inquietudine, quell'inquietudine che non ha avuto la relatrice che ha fatto la dichiarazione di voto, che mi pare abbia letto con molto trasporto un discorso che probabilmente le hanno scritto altri, quell'inquietudine, cari colleghi dei 5 Stelle, di chi non si rassegna dal dipendere da una linea di un leader che prende ordine da un altro leader .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sebastiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD). Grazie, Presidente. Ma, vede, di solito la dichiarazione di voto serve per spiegare le motivazioni con cui vota un movimento politico. Io mi aspettavo, dalla dichiarazione di voto del MoVimento 5 Stelle, una spiegazione alla domanda con cui abbiamo aperto, oggi, la discussione sugli emendamenti, una domanda che oggettivamente era nell'aria da un bel pezzo, fin dall'inizio, da quando l'altra relatrice del MoVimento 5 Stelle ci ha spiegato che quello di oggi era il primo intervento di un nuovo corso, la prima pietra che veniva posata.
La prima pietra che veniva posata su un sentiero nuovo, lastricato verso non abbiamo capito cosa, ma insomma qualcosa di nuovo.
Gli interventi che, invece, sono stati fatti dal Governo ci hanno detto, con grande chiarezza - lo ha fatto il sottosegretario Molteni ma anche altri - che questo provvedimento è un provvedimento che viene considerato in assoluta continuità rispetto al passato, in assoluta continuità rispetto alle decisioni già prese sia nel contesto europeo che nel contesto italiano.
Ora io mi aspettavo, nella dichiarazione di voto del MoVimento 5 Stelle, che questo nodo venisse sciolto, cioè che ci venisse detto con chiarezza qual era la posizione del MoVimento 5 Stelle, dopo aver ascoltato il relatore della Lega; e, cioè, che ci dicesse se effettivamente questo provvedimento viene considerato in continuità col passato, oppure se viene considerato un provvedimento nuovo.
E, allora, in questo senso, mi aspettavo che la relatrice, o meglio, scusate, che chi ha fatto la dichiarazione di voto per il MoVimento 5 Stelle spiegasse al Partito Democratico anche perché alcuni emendamenti, che sono stati riconosciuti direi in modo anche piuttosto trasversale dall'Aula come emendamenti assolutamente interessanti, sui quali aprire una riflessione, hanno avuto, tutti, un parere contrario.
Ecco, io credo che la dichiarazione di voto avrebbe dovuto fare questo e, invece, ci siamo trovati di fronte ad una dichiarazione di voto che ha parlato soprattutto del Partito Democratico.
Ora, io capisco perché questo è stato fatto dalla onorevole collega: è stato fatto perché è difficile spiegare qual è la posizione del MoVimento 5 Stelle, è difficile spiegare qual è la posizione del MoVimento 5 Stelle perché il MoVimento 5 Stelle agisce, sul tema dell'immigrazione e della politica estera, esattamente come viene ordinato dal Vicepremier Salvini.
Quindi, se c'è un “noi” e se c'è un “loro” o se c'è un “voi”, la cosa che l'onorevole collega del MoVimento 5 Stelle non è stata in grado di fare - quindi, guardando da questa parte, diceva “loro” intendendo il Partito Democratico – bene, quello che non è riuscita a spiegare è che “voi” siete diventati “loro” e la decisione che avete preso oggi su questo decreto dimostra esattamente l'appiattimento del MoVimento 5 Stelle sulle politiche della destra, in particolare della Lega , che sono quelle della campagna elettorale. Campagna elettorale che, in quanto a coerenza e affidabilità, non me ne vogliano i colleghi della Lega… sto per leggere quanto non ho scritto io, né ha scritto né mai dichiarato il Partito Democratico, però lo voglio ricordare, perché se in quest'Aula si fanno lezioni di coerenza, se in quest'Aula si fanno lezioni di affidabilità a chi ha avuto la responsabilità del governo del Paese, io mi sarei aspettata dall'onorevole collega proprio quello che ricordava la collega Quartapelle. Cioè, su un tema del genere, non possiamo avere colore politico. Su un tema del genere si chiede alla opposizione, così come alla maggioranza, di collaborare, si chiede all'opposizione che è stata al Governo e che quella strada l'ha tracciata, in qualche modo di riuscire a sciogliere insieme i nodi più delicati di un contesto difficile, in cui governare è difficile, e governare questioni come i flussi migratori è assai complesso, in un contesto europeo fluido e incostante.
E, allora, leggo, a proposito di lezioni di coerenza e di affidabilità – e scusatemi ancora, colleghi della Lega, ma non è il Partito Democratico che parla –, questo: «Matteo Salvini è un traditore politico, oggi ha perso definitivamente qualsiasi tipo di credibilità. La sua Lega Nord, dopo gli scandali degli investimenti in Tanzania e dei diamanti comprati da Belsito con i soldi pubblici, era arrivata al 3 per cento. Per risollevarsi, Salvini, in questi mesi, ha fatto un lavoro sporco: ha copiato e si è appropriato dei temi e di gran parte del programma politico-elettorale del MoVimento 5 Stelle ed è iniziata una finta campagna elettorale contro il sistema dei partiti, ma è tutto un . Urlano “basta tasse”, e le hanno alzate quando sono stati al Governo. Gridano “onestà” e mettono i condannati nelle loro liste. Gridano “basta immigrati” e hanno firmato il Regolamento di Dublino. Gridano “basta campi nomadi” e quando erano al Governo hanno finanziato i campi Rom di mafia capitale, della giunta Alemanno. Gridano “tuteliamo i cittadini”, e intanto Salvini in Europa votò il ». Questo è il dei 5 Stelle, questo è quello che il MoVimento 5 Stelle ha dichiarato per tanto, tanto tempo, parlando della Lega .
Quindi, io capisco che, oggi, si sia fatta la dichiarazione di voto, parlando del Partito Democratico, perché dire agli italiani che il MoVimento 5 Stelle sono loro e, cioè, la Lega è complicato e difficile.
Allora, cara collega, quando farà la prossima volta - e mi rivolgo al Presidente, perché lo riferisca alla collega, per suo tramite - una dichiarazione di voto, pensi al suo gruppo politico, pensi a spiegare agli italiani cosa state combinando, spieghi agli italiani qual è la vostra posizione, perché, vede, noi qui non siamo ancora riusciti a capirlo, noi qui non abbiamo ancora capito qual è la vostra posizione sugli immigrati.
Infatti, se oggi sentiamo Di Maio, parla un po' come Salvini; se domani sentiamo il Presidente Fico, dice di non chiudere i porti, e, magari, Toninelli fa finta di non averlo fatto. Quindi, spiegateci qual è la vostra posizione, perché, signori, ho l'impressione che “voi” siate diventati “loro” !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Miceli. Ne ha facoltà.
CARMELO MICELI(PD). Signor Presidente, l'onorevole Serracchiani che mi ha preceduto credo abbia centrato il punto. Credo che sia in atto una strategia abbastanza chiara per il MoVimento 5 Stelle, quella di tentare di continuare come se fossero, ancora oggi, all'opposizione, tentare di provare a portare avanti una sorta di eterna campagna elettorale, provando a colpire il Partito Democratico, colpendolo anche con mezzi arroganti, come quelli usati oggi da chi aveva il compito di spiegare le posizioni del proprio partito, a favore di un provvedimento e con assoluta cecità, la cecità di chi non ha compreso bene il ruolo che oggi ha assunto, quello di governante, non ha compreso che, in questo ruolo, ha il dovere, se del caso, di fare sintesi anche di eventuali proposte positive che dovessero arrivare dalle opposizioni.
È un metodo abbastanza chiaro, un metodo che è andato in atto in tutti i provvedimenti che abbiamo visto: il decreto-legge sul terremoto, il decreto-legge su Bari, oggi, anche dinanzi ai migranti, anche dinanzi a quella che doveva essere, tutto sommato, una strada semplice, quella di riconoscere il fatto che, comunque, c'era stato qualcuno che aveva governato prima e che aveva fatto bene, che aveva oggettivamente prodotto dei risultati.
Dinanzi a questo e dinanzi alla sensibilità di chi doveva evidentemente comprendere che immaginare la possibilità di avere dei soggetti terzi, l'ONU, a bordo delle navi non poteva che essere una fonte di garanzia, la rappresentante della maggioranza, lungi dallo spiegare, se del caso, anche le ragioni del mancato accoglimento delle nostre osservazioni e la bontà, invece, del provvedimento, ha preferito scendere al livello più basso, quello delle offese immotivate, insensate e decontestualizzate.
Io capisco la ragione per cui la collega del MoVimento 5 Stelle abbia preferito, come si suole dire, buttarla in caciara, perché, evidentemente, non sa cosa dire se ripensa al fatto che, in sole 24 ore, il suo Ministro dell'Interno, lo ripeto, il suo Ministro dell'Interno ha avuto la capacità, in ventiquattro ore soltanto di operatività, di regalare due perle all'Italia e all'Europa. La prima, quella di attaccare la Tunisia, cosa che noi non dimentichiamo, attaccare la Tunisia come nazione che esportava delinquenti.
Cioè, con un Paese con il quale noi abbiamo avuto storicamente collaborazione, si decide in 24 ore, in maniera gratuita, di sferrare un attacco senza precedenti e, soprattutto, senza motivo, ma, nelle stesse ventiquattro ore, si fa la dichiarazione pubblica di adesione e di volontà di collaborazione con Orban, cioè con colui il quale dichiara , non Orban, di non volersi fare carico della quota dei richiedenti asilo e che pretende, invece, che queste quote rimangano a carico, soltanto ed esclusivamente, dei Paesi di primo approdo, cioè l'Italia. Dichiara, questo Ministro, di andare contro l'Italia, è lo stesso Ministro dell'interno che fa la sua prima visita all'estero in Libia e che arrivato in Libia non fa altro che dichiarare di aver convenuto con il Paese che lo sta ospitando di poter predisporre degli direttamente in Libia, salvo poi essere smentito sonoramente dalle stesse dichiarazioni del Viceministro Ahmed Maitig il quale sonoramente boccia la proposta e dice che categoricamente la Libia si rifiuta di potere predisporre degli . Allora il Ministro dell'interno accusa tutti di avere frainteso e dice di avere parlato di sud della Libia non nel senso di all'interno del territorio libico, ma all'esterno del territorio libico, salvo dimenticare che in quei posti gli esistono già ed evidentemente non sono sufficienti.
Ma è ovvio che la collega del MoVimento 5 Stelle e il MoVimento 5 Stelle tutto non riescano a darsi pace e comprendo l'assenza del Presidente Fico in considerazione del fatto che avete lasciato in mezzo al mare, davanti al porto di Pozzallo, per tanti giorni, 110 migranti fintanto che non avete finito la vostra campagna elettorale per il ballottaggio ! Non è un dato, non è una coincidenza il fatto che i morti in mare, all'improvviso, siano aumentati; guardate che è di poche ore fa l'accusa di chi vi punta il dito e dice che quei morti sono responsabilità penale vostra. Capisco la posizione della collega, la posizione di chi, evidentemente, non sa fare fronte al ruolo di maggioranza.
Ecco, io credo che così facendo, non fate un male all'opposizione, noi staremo lì; come avete potuto vedere siamo entrati in Aula con una voglia propositiva, la voglia di contribuire positivamente, ci era sufficiente il riconoscimento di una sostanziale continuità tra il vostro provvedimento e la nostra politica e il riconoscimento dell'opportunità di apportare alcuni accorgimenti a quel provvedimento. Non lo avete fatto, non lo avete fatto perché avete preferito, ancora una volta, ragionare con arroganza , a meno che dietro non ci sia, non l'arroganza, ma l'incompetenza, cioè l'incapacità di comprendere il contenuto di provvedimenti e l'impossibilità oggettiva di apportare dei mutamenti a provvedimenti che, evidentemente, non vengono dalla politica, ma vengono dai vostri uffici. Ecco, dinanzi a questo, se questo è il vostro intendimento, quello di continuare con la logica delle ruspe, buon viaggio, in bocca al lupo, noi continueremo, per quanto possibile, a difendere il nostro Paese, lo faremo con il nostro ruolo e con buona pace di chi immaginava che, per oggi il lavoro fosse finito e che fossimo tutti pronti per tornare a casa e probabilmente per farci una bella doccia e andarci a fare l'aperitivo. Ecco, signori, oggi, si rimane qui, a discutere di questo provvedimento, perché è qui che dovete esplicare la vostra attività. Buon lavoro a t