PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ALESSANDRO AMITRANO, legge il processo verbale della seduta del 9 ottobre 2018.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bitonci, Cavandoli, Colletti, Fassino, Ferri, Frassinetti, Lorenzin, Ravetto e Scoma sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, collega. A che titolo?
SALVATORE DEIDDA(FDI). Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Prego. Non abbiamo ancora iniziato i lavori…
SALVATORE DEIDDA(FDI). Sì, scusi, ma vorrei, per suo tramite, rivolgermi al Governo, vista la grave situazione che sta avvenendo in Sardegna, dopo la giornata di ieri, dove una strada è crollata, la “Sulcitana”, e molte strade provinciali sono interrotte. Questa mattina le strade per gli ospedali di Cagliari e l'entrata di Cagliari sono interrotte da questa enorme bomba d'acqua che è capitata. Una donna risulta dispersa, purtroppo stamattina travolta dall'auto con la propria famiglia. Solo grazie all'aeronautica, il marito e il figlio sono stati salvati. Chiediamo pertanto al Governo di dichiarare subito lo stato di calamità e di chiedere anche l'intervento delle Forze armate, dei carabinieri, della Protezione civile per aiutare la popolazione. Facciamo questo appello perché la situazione sta diventando veramente gravosa. Grazie.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Deidda, credo che il suo intervento sia assolutamente opportuno. Immagino che il Governo, che è presente in Aula, ne abbia preso nota. Peraltro, il sottosegretario è anche sottosegretario agli interni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gavino Manca. Ne ha facoltà. Immagino sullo stesso tema.
GAVINO MANCA(PD). Grazie Presidente. Intervengo brevemente, sì, anch'io, per associarmi al collega per dichiarare lo stato di calamità. La situazione è veramente drammatica e, quindi, necessita di un intervento pronto del Governo e di tutte le forze disponibili per dare sostegno ai cittadini che vivono situazioni di grave disagio in questi momenti nella nostra terra.
PRESIDENTE. Grazie onorevole Manca. Le considerazioni fatte precedentemente dalla Presidenza valgono anche per il suo intervento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 543-A: Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale e di referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento).
Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Sisto ed altri n. 1 .
PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'esame della questione pregiudiziale Sisto ed altri n. 1.
Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
Il deputato Silli ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Sisto ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.
GIORGIO SILLI(FI). Chiedo scusa Presidente, ero un attimo distratto. Ebbene, il mio intervento di oggi serve a stigmatizzare, per certi versi, questo provvedimento. Da una parte il gruppo di Forza Italia ha apprezzato lo spirito propositivo del progetto di legge in esame, che tende, sostanzialmente, ad una sorta di costruzione di un procedimento elettorale più equo, imparziale e trasparente. Tuttavia, al di là di alcune misure che noi condividiamo, abbiamo trovato degli enormi scogli durante l'iter di discussione. La maggioranza, in Commissione Affari costituzionali, è stata completamente chiusa rispetto alle nostre osservazioni e rispetto alla presentazione dei nostri emendamenti, che sono assolutamente emendamenti non tanto legittimi, perché ci mancherebbe altro che non lo fossero, ma assolutamente logici ed allineati alle fonti del diritto e, chiaramente, alla nostra Costituzione.
Oltre ciò vi è la chiusura della maggioranza in Commissione, che è la stessa chiusura della maggioranza che noi, ahimè, incontriamo ogni giorno in Aula, quasi come se la maggioranza fosse un qualcosa di granitico e che dovesse dimostrare ogni giorno alle minoranze che solamente la maggioranza ha a cuore il bene del Paese, perlomeno dal loro punto di vista. Non è così!
Noi vogliamo sottolineare, ancora una volta, che la Costituzione è alla base del benessere e del prosperare del nostro Paese. E la prima grande criticità di questo provvedimento è ancora una volta la violazione della presunzione di non colpevolezza. Infatti, all'interno di quest'Aula, purtroppo, troppo spesso in questa fase politica, ci dimentichiamo che la nostra Costituzione è chiara, che in questo Paese chiunque non sia condannato in via definitiva è considerato o è da considerare non colpevole. All'uopo io mi sono permesso di preparare due righe esemplificative di come il principio di non colpevolezza non sia un qualcosa di campato in aria, costruito in maniera artificiosa all'interno del nostro Paese, quasi come per nascondere chi ha commesso un reato.
Il principio di non colpevolezza è una base fondante anche del sistema giuridico dell'antica Roma. Ammiano Marcellino, uno storico romano, l'ultimo storico romano del quarto secolo, della fase di decadenza dell'impero romano, ci racconta un episodio interessantissimo. Racconta di quando Giuliano l'Apostata, imperatore romano che, in quel momento, era in veste di giudice, si trovò di fronte ad un imputato e a un pubblico ministero. Il pubblico ministero era Delfinio, un abilissimo oratore, e questo pubblico ministero - chiamiamolo così per praticità - incalzava questo imputato. Lo incalzava proprio perché l'imputato sì limitava a negare, negare, negare. Semplicemente diceva: io non ho commesso il fatto. E questo Delfinio continuava ad incalzarlo. Senonché Delfinio si rivolse all'imperatore Giuliano l'Apostata e disse: chi potrà mai essere colpevole, se basterà negare? L'imperatore, sorridendo, dall'alto della sua grande saggezza, rispose: e chi potrà essere innocente, se basterà accusare?
È questo il principio cardine del nostro sistema giudiziario! E deve continuare ad essere questo! Troppo spesso c'è la voglia di accorciare gli iter giudiziari, semplicemente per tenere in mano lo scalpo di un presunto colpevole e di agitarlo di fronte ad una certa parte dell'elettorato, quasi come a volere costruire, ahimè, del consenso elettorale sulle colpevolezze altrui.
Ebbene, in questo provvedimento, né più né meno, si chiede l'esclusione dalla funzione di componente dell'ufficio elettorale per alcuni che sono stati condannati, anche non in via definitiva, per i reati contro la pubblica amministrazione. Ebbene, dico io: ci mancherebbe altro che qualcuno condannato, ma in via definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione, potesse occuparsi delle operazioni di scrutinio! Ma ripeto: in via definitiva!
Il provvedimento continua con l'esclusione per i delitti di cui all'articolo 416. E poi ancora: in via definitiva per reato non colposo, ovvero a pena detentiva uguale o superiore a due anni di reclusione per reato colposo.
Ebbene, Forza Italia ha presentato un emendamento che ha una logica, ha una logica con la “L” maiuscola. È un emendamento che dice di escludere chi è colpevole per i reati contro la pubblica amministrazione, ma noi sottolineiamo che la colpevolezza deve essere accertata e giudicata in via definitiva, non a metà del guado, non solamente in primo grado.
Poi nel nostro emendamento abbiamo ovviamente concluso: “salvo quanto previsto dall'articolo 323 del codice penale”. Nonché prevediamo: per coloro che abbiano subito condanne anche non definitive per i delitti, di cui all'articolo 416-
Ebbene, questa volta, per l'ennesima volta, siamo ad analizzare un provvedimento che non va in contrasto con la Costituzione per qualche virgola o per una - come dire - modalità da interpretare. In questo caso questo provvedimento va in contrasto con la Costituzione su due punti fondamentali: l'articolo 3, che sancisce che tutti siamo uguali e dobbiamo essere uguali di fronte alla legge, e l'articolo 27, che parla esplicitamente di presunzione di non colpevolezza. È una nemesi un po' particolare, perché si va a creare una sorta di precedente perché, se noi lasciamo passare, senza gridare, un provvedimento di questo tipo, si creano dei precedenti affinché anche altri provvedimenti, in futuro, possano andare in questa direzione, facendo carta straccia della presunzione di non colpevolezza. Ma se facciamo carta straccia della presunzione di non colpevolezza, allora dove andiamo a finire? Si va a minare completamente tutto il nostro sistema giudiziario. E perché dovremmo farlo? Semplicemente perché una certa parte politica vuole raccattare, in base alla voglia di forca e alla voglia di manette, qualche voto in più? Non credo che il nostro Paese se lo meriti.
Il Governo, ahimè, si sta rivelando un Governo “manettaro”, un Governo forcaiolo. Ricordo quando in passato noi di Forza Italia utilizzavamo questi aggettivi per descrivere altre forze politiche che pur qui dentro sono state sedute ma non hanno fatto una bella fine, perché, alla fine, sono stati loro stesse vittime delle stesse cose per le quali loro erano stati boia e accusatrici. E non è che noi ci basiamo su un nostro pensiero o su delle nostre riflessioni perché vi sono delle sentenze chiare, delle sentenze chiarissime della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell'uomo. Ma, Presidente, quello che davvero a me fa andare via di testa è che la Lega, la Lega Nord, in questo momento, in cambio della possibilità di fare quello che vuole su certi argomenti, lascia mano libera al MoVimento 5 Stelle, che ha fatto della visione forcaiola del sistema giudiziario il proprio cavallo di battaglia e questo noi non possiamo accettarlo. Noi non possiamo accettare che una maggioranza di governo si spartisca gli argomenti, di fatto senza intervenire e discutere o creare dei momenti di riflessione comune. La sentenza della Corte costituzionale n. 107 del 1957 lo dice molto chiaramente, così come la sentenza n. 124 del 1972 e la sentenza storica della Corte europea dei diritti dell'uomo del 1983. Non è Forza Italia, non è il gruppo di Forza Italia in Commissione Affari costituzionali: è lo Stato di diritto, è la Costituzione e ci sono sentenze che lo dicono in maniera molto chiara.
Mi avvio alla conclusione, Presidente…
PRESIDENTE. Anche perché ha due secondi ancora.
GIORGIO SILLI(FI). Io credo assolutamente di avere esposto tutte quelle che sono le nostre perplessità e mi limito ad elencare quelle, sulla base della presunzione di non colpevolezza…
PRESIDENTE. Collega Silli, non può…
GIORGIO SILLI(FI). Per questo chiediamo di non proseguire .
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare la deputata Anna Macina. Ne ha facoltà.
ANNA MACINA(M5S). Grazie, Presidente. Si argomenta l'incostituzionalità per violazione dell'articolo 27 della Costituzione, per il principio di non colpevolezza. Allora, sgombriamo subito il campo dal fantasma dell'incostituzionalità. La Corte costituzionale ha più volte chiarito che la norma, che preveda l'impossibilità di ricoprire cariche pubbliche elettive o non, a seguito di sentenze anche non definitive per reati dall'alto disvalore sociale (e, piaccia o non piaccia, i reati contro la pubblica amministrazione hanno un elevato disvalore sociale), non ha natura sanzionatoria. Potrei citare le ripetute diverse sentenze della Consulta dal 1994 al 2002 per finire con quella del 2015 sulla “legge Severino”, ma sono certa che gli onorevoli colleghi e il Presidente conoscano la copiosa giurisprudenza.
Misure come l'incandidabilità, l'ineleggibilità e l'impossibilità di ricoprire cariche pubbliche a seguito di sentenze anche di primo grado per reati contro la pubblica amministrazione - e lo sappiamo che sono proprio questi reati che toccano un nervo scoperto di una vecchia concezione che la politica ha della pubblica amministrazione, ritenendo che possa essere vilipesa dall'interno, continuando ad essere amministratori, per esempio, nonostante una condanna in primo grado - sono legittime perché non sono sanzioni penali o effetti penali della condanna, ma conseguenze del venir meno di un requisito soggettivo e morale per l'accesso alle cariche pubbliche. È compito del legislatore operare le proprie valutazioni e ritenere che anche una condanna penale in primo grado per reati contro la pubblica amministrazione sia preclusiva ed ostativa all'assunzione di una carica o all'espletamento di una funzione pubblica. Vogliamo impedire che coloro che siano stati condannati anche in primo grado possano essere chiamati a svolgere funzioni pubbliche nel momento più alto e più importante della vita democratica di questo Paese.
Questo legislatore vuole dare concreta attuazione agli articoli 54 e 51 della Costituzione: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore (…)”. Il momento delle elezioni è il momento in cui i cittadini sono chiamati a dare volto e voce ai propri rappresentanti nelle istituzioni oppure sono chiamati a prendere decisioni importanti. È il momento in cui la democrazia esplica la sua funzione, ma è anche il momento in cui è più vulnerabile. Abbiamo il dovere di proteggerla, abbiamo il dovere di normare i requisiti di accesso soggettivi e morali a quelle funzioni. I cittadini meritano una pubblica amministrazione in cui non continuino ad esercitare funzioni coloro che, avendo riportato una condanna in primo grado, per esempio per corruzione, rendano inopportuna la loro nomina. Questo è legittimo, è doveroso, è ragionevole. Non c'è nessuna lesione del singolo, non c'è alcun giudizio di colpevolezza: viene meno un requisito soggettivo e - ribadiamolo - morale a ricoprire pubblici uffici per corrotti e concussi, anche solo dopo una sentenza di primo grado.
Questo legislatore dà valore e preminenza alla salvaguardia della moralità dell'amministrazione pubblica. Abbiamo il diritto di pretendere che la pubblica amministrazione e, per essa, che i pubblici ufficiali esprimano moralità, etica, valore sociale; , abbiamo il dovere di normare in questa direzione. Una pubblica amministrazione garantita, tutelata, preservata e protetta da coloro che l'hanno offesa, depredata e vilipesa e che vorrebbero, però, continuare a gestirla. È questo quello che vogliamo. Dunque, siamo qui per dare un segnale forte. Lo Stato merita rispetto, soprattutto nel momento in cui è più esposto, cioè nel momento in cui si celebra la democrazia, nel momento del voto. Non è giustizialismo: è rispetto per questo Paese, è l'Italia che cambia ed è l'Italia che vogliamo. La norma è costituzionale e la pregiudiziale va respinta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Borghi sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI(PD). Signor Presidente, mi risulta che siano in corso i lavori ancora in alcune Commissioni. La prego di verificare prima di procedere al voto in Aula.
PRESIDENTE. Lo facciamo senz'altro. Prego di ricordare ai presidenti che mentre si vota non si possono riunire le Commissioni. Quindi, procediamo in tal senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). Grazie, Presidente. Io voglio segnalare quattro punti per i quali noi non ci sentiamo di votare la pregiudiziale di Forza Italia e non perché non consideriamo che l'articolo 27 e la presunzione di non colpevolezza non siano un cardine del nostro ordinamento e potrà anche capitare altre volte nel corso della legislatura - temiamo - in cui invece dovremo presentare e votare delle pregiudiziali a difesa dell'articolo 27. D'altra parte, dell'attuale maggioranza fa anche parte un partito che ha esposto dei cappi in quest'Aula qualche anno fa e, quindi, sappiamo che su questo dobbiamo ben vigilare. Però, il punto è questo: sulla base dell'articolo 27 e della presunzione di non colpevolezza non si possono limitare i contenuti essenziali dei diritti fondamentali.
Questo è il dato. Allora, e passo al secondo punto, l'essere componente di un seggio elettorale rientra nella categoria dei diritti fondamentali? Non c'è giurisprudenza costituzionale su questo, però mi sembra un po' difficile allargare il concetto di diritto fondamentale dall'elettorato attivo a quello passivo…
PRESIDENTE. Colleghi, posso pregare maggiore silenzio - chiedo scusa, collega Ceccanti - anche e in particolare chi è qui nell'emiciclo? Grazie.
STEFANO CECCANTI(PD). Dicevo, mi sembra improprio ricavare dall'idea che il diritto di elettorato attivo e quello passivo sono diritti fondamentali ed estendere il concetto di diritto fondamentale anche al far parte di un seggio elettorale, questo è il punto chiave. Allora, terzo punto, se far parte di un seggio elettorale non è un diritto fondamentale, ma è un ruolo ausiliario all'interno del procedimento elettorale, il legislatore può bene inserire dei limiti ragionevoli anche per dei condannati in primo grado, purché i reati siano gravi. Infatti, il legislatore si propone in questo caso, limitando questi diritti, che non sono fondamentali, di tutelare la correttezza del procedimento elettorale, che è un valore, e anche la credibilità agli occhi dell'opinione pubblica.
Il collega Migliore lo ha detto bene in discussione sulle linee generali, parlando di principio di precauzione. Anche la collega Baldino ha parlato di tutela della correttezza della procedura, e mi sembra che siano posizioni sostenibili. Del resto, l'elenco dei reati per cui c'è questa limitazione corrisponde a quello per il quale le condanne definitive precludono la candidatura. In quel caso si tratta di condanna definitiva, ma lì c'è un diritto elettorale passivo, che è un diritto fondamentale. Quarto e ultimo punto: nessun cedimento, quindi, a forme di giustizialismo, nessuna rinuncia a difendere intransigentemente il principio di non colpevolezza, che difenderemo in maniera intransigente in tutta la legislatura, ma, in questo caso, la pregiudiziale di Forza Italia non è motivata, e quindi voteremo contro .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale di costituzionalità.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Sisto ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
Colleghi, abbiamo molti voti questa mattina: pregherei tutti di restare seduti. Nel frattempo, ci informano che le Commissioni sono state tutte sconvocate.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Essendo stata testé respinta la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata, passiamo al seguito dell'esame del provvedimento.
Ricordo che, nella seduta dell'8 ottobre, si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione e delle proposte emendative presentate.
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85- del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, la componente politica +Europa-Centro Democratico del gruppo Misto è stata invitata a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto che, per un mero errore tipografico, nell'emendamento 3.104 Macina il riferimento alla lettera deve intendersi alla lettera .
Avverto che l'emendamento 4.1 Foti è stato ritirato dal presentatore.
Colleghi, nell'organizzazione dei nostri lavori, ci potrebbe essere la volontà di chiudere il provvedimento in mattinata, quindi pregherei i colleghi di restare in Aula durante le votazioni per rendere più rapido il lavoro.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
DALILA NESCI, Grazie, Presidente. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 1.101 Santelli e favorevole sull'1.102 Santelli, però a condizione di accettare la riformulazione, perché il contenuto effettivamente riprende un testo che avevo proposto in Commissione alla collega e non era stato accettato.
DALILA NESCI, Quindi, la riformulazione è questa: dopo il comma 1, inserire il seguente 1-)…
PRESIDENTE. Colleghi, maggior silenzio, cortesemente! Colleghi, maggior silenzio, cortesemente!
DALILA NESCI, Il decreto del Ministro dell'Interno, previsto dal terzo comma dell'articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, come sostituito dal n. 1- della lettera del comma 1 del presente articolo, è emanato entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
PRESIDENTE. Emendamenti successivi?
DALILA NESCI, La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.103 Foti, 1.2 Prisco e 1.3 Santelli, mentre formula un invito al ritiro dell'emendamento 1.100 Migliore, perché dovrebbe essere assorbito dall'1.105 Macina. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.4 Prisco e 1.106 Sisto…
PRESIDENTE. Sull'emendamento 1.105 Macina parere favorevole, quindi?
DALILA NESCI, Parere favorevole. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.106 Sisto e 1.107 Cirielli.
CARLO SIBILIA,. Parere conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.101 Santelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, questo…
PRESIDENTE. Collega Sisto, mi scusi. Devo pregare in particolare i colleghi alla mia destra -colleghi, siete voi, infatti, ma per non fare l'elenco dei nomi - ad abbassare il tono della voce. Collega Sisto, prego.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, questo provvedimento, apparentemente quasi innocuo dal punto di vista dell'impatto normativo, in realtà cela numerose insidie, squilibri, e soprattutto ha in sé il germe della possibilità di rendere operative nel nostro sistema, come ha detto molto accuratamente e acutamente il collega Silli, la preclusione derivante da sentenze non definitive, con quello che io non esito a definire una allargamento della platea dei “no”. Cioè, sostanzialmente, introducendo il sistema della non definitività, si consente a provvedimenti che non hanno dignità costituzionale di impedire l'esercizio di determinati diritti sulla scorta di decisioni precarie e non assunte con carattere conclusivo.
Ma questo emendamento ha una sua logica, è evidente: noi prevediamo il sorteggio anche per il vicepresidente e per il segretario, perché la scelta del vicepresidente e del segretario non è un passaggio che a noi convince da un punto di vista di correttezza e di equilibrio, chiediamo quindi, nel tentativo di rendere questo provvedimento più equilibrato, che si proceda appunto con il criterio del sorteggio. L'emendamento, come potrà leggersi per chi avesse la pazienza di leggerlo - ma il livello di attenzione dell'Aula mi sembra massimo in questo momento - propone proprio la necessità di ricorrere al sorteggio quando non vi sia una unanimità d'intesa, per evitare la maggioranza, perché è chiaro che il criterio di maggioranza su questi temi è un criterio quanto mai ingiusto, quanto mai incapace di rendere una corretta natura procedimentale necessaria. Pertanto, Presidente, insistiamo - ed è soltanto l' di quanto andremo a testimoniare all'Aula sotto il profilo della necessità di intervento a piedi uniti, sia consentito, su questo tipo di approccio alla materia elettorale - e chiediamo che l'emendamento sia votato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 Santelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.102 Santelli.
Chiederei al relatore di precisare se la sua riformulazione è aggiuntiva rispetto al testo della collega Santelli o se è sostitutiva.
DALILA NESCI, . La rileggo tutta, Presidente.
PRESIDENTE. No, solo se precisa alla mia domanda se è un testo aggiuntivo o sostitutivo.
DALILA NESCI, . È aggiuntivo.
PRESIDENTE. Perfetto. La ringrazio. Chiedo all'onorevole Sisto se accetta la riformulazione.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, con questa precisazione va bene la riformulazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Santelli, così come riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.103 Foti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Presidente, nulla osta rispetto alla formulazione attuale da parte della Commissione, però vi è un piccolo particolare, cioè che l'impedimento può verificarsi anche a seggi aperti, come lei potrà convenire. In questo caso, mi pare evidente che sarà pressoché impossibile che il presidente della corte d'appello riesca a rinominare un nuovo presidente e soprattutto che l'atto possa essere notificato. Quindi, il subordine, di cui questo emendamento, è proprio nel segno che, in caso di un impedimento a seggio aperto, il sindaco possa comunque delegare un suo rappresentante a poter proseguire nei lavori del seggio medesimo, perché diversamente ci troveremmo un seggio che non ha il presidente ed è nell'impossibilità di operare. Poi, capisco che il caso non sia stato probabilmente attentamente valutato, ma è un caso che ad ogni elezione si verifica, di un presidente che o muore o ha un infarto, ha un impedimento nel corso delle sue funzioni.
PRESIDENTE. Collega Foti, il dibattito d'Aula serve proprio per questo. Non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 Foti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3 Santelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, come ho detto, l'allargamento della platea dei “no” è qualche volta imbarazzante. Cioè, dovrebbero essere esclusi - incompatibili, per essere precisi - alla funzione di presidente di seggio non soltanto i dipendenti del Ministero dell'interno ma anche quelli dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti; ma perché non anche dei beni culturali, perché non anche degli alimenti scaduti. Cioè, lo spirito di questa normativa è uno spirito preclusivo. Io dico che quando si esclude taluno - e non ho condiviso la giustificazione del Partito Democratico, sempre meno incline al rispetto delle garanzie costituzionali, e qualche abitudine ce l'ha già data in passato - è evidente che, se ci deve essere un “no”, deve essere motivato con una appartenenza.
Allora, ad esclusione degli appartenenti al Ministero dell'interno direttamente interessati alla funzione, mi si deve spiegare perché devono essere incompatibili i dipendenti del MISE e i dipendenti del MIT. Forse perché si vota con trasporto?
Forse perché, in qualche modo, siamo di fronte a una lettura economica del voto? Saranno queste le ragioni per cui il MISE e il MIT…
Ecco, io invito veramente il relatore a una riflessione approfondita sul parere su questo punto, perché si corre il rischio dell'irragionevolezza della norma; per la verità, la Corte costituzionale ne avrà di lavoro su queste tematiche, si potrà sorridere fino a quando queste leggi non arriveranno sotto la scure implacabile della Corte, basta leggere una qualsiasi sentenza, che ci porterà comunque a questo risultato. Però, mi sembra che, almeno di fronte a un'analisi letterale di impertinenza delle inclusioni rispetto al diritto di essere presidenti, si possa essere qualche volta, lo ripeto, “qualche volta” - noi questo chiediamo – ragionevoli.
Invito, pertanto il relatore a rivedere il parere su questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Santelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.100 Migliore, c'è un invito al ritiro. Collega Migliore?
GENNARO MIGLIORE(PD). Grazie, signor Presidente. Ritiro l'emendamento, anche se avrei preferito che fosse messa in evidenza una riformulazione, perché il principio che volevamo affermare, che è quello che abbiamo discusso in Commissione, era che per i piccoli e piccolissimi comuni la presenza di parentele tra scrutatori e candidati è abbastanza possibile; quindi, sotto i mille abitanti, ciò ci sembrava logico, Tuttavia, siccome ci è stato chiesto di ritirarlo, in funzione anche dell'emendamento 1.105 Macina, accettiamo l'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Prisco, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Salutiamo, nel frattempo, gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo statale di Racale, in provincia di Lecce, che assistono ai nostri lavori .
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.105 Macina, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione…
Scusate, colleghi, revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Signor Presidente, solo per un chiarimento; poiché la relatrice ha detto che l'emendamento 1.105 avrebbe assorbito l'emendamento Migliore e poiché l'assorbimento non è, come evocava una vecchia pubblicità di qualche anno fa, una sensazione, ma un termine tecnico specifico, allora, vorrei lasciare agli atti di questa discussione il fatto che l'emendamento 1.105 Macina non assorbe l'emendamento, seppur ritirato, Migliore; sarebbe forse stato il contrario, se fosse stato votato e approvato l'emendamento Migliore, sarebbe stato assorbito l'emendamento Macina.
Quindi, chiedo, per il futuro, che si eviti di tirare in ballo termini tecnici che hanno un significato specifico in maniera impropria, perché, in questo caso, la scelta del collega Migliore di ritirare il proprio emendamento, dando priorità all'emendamento 1.105 Macina è una scelta libera del collega Migliore, ma non ci sarebbe stato un assorbimento; sarebbe stato il contrario, cioè, il Migliore, se approvato, avrebbe assorbito quello che stiamo per mettere in votazione e non viceversa.
PRESIDENTE. Grazie, collega Baldelli, ma la relatrice voleva trasmetterci questa emozione. In questo caso, penso che sia stata compresa da tutti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Scusi, Presidente, solo per far rilevare che l'attuale formulazione è diversa, però, anche nella fattispecie, da quella che la precede, perché, in questa nuova formulazione, in questo emendamento sparisce il “di secondo grado” riferito alla parentela e all'affinità, quindi paradossalmente allarga il numero degli incompatibili. Lo dico soltanto, perché, forse, non era lo spirito dell'emendamento.
PRESIDENTE. Capisco, collega Foti, ma quello che è stato scritto, evidentemente, era nella volontà di chi l'emendamento lo ha presentato e questo è il parere del Governo e del relatore.
Se non ci sono altre osservazioni, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.105 Macina, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.106 Sisto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, questo è un emendamento fondante che, in qualche maniera, dà l'idea di come Forza Italia abbia a cuore, soprattutto, i pilastri della nostra democrazia e inviterei segnatamente il Partito Democratico, che ha posto più volte questioni analoghe, così come inviterei gli altri partiti, Fratelli d'Italia, la Lega - sui 5 Stelle non ho nessuna speranza, ovviamente -, a rivedere, sotto il profilo di una lettura semplice di matrice costituzionale, l'esistenza di un divieto. Perché i principi, Presidente, si violano in modo macroscopico, partendo da un micro foro, cioè basta un piccolo una piccola ferita, perché poi l'abitudine alla violazione diventi quotidianità e questo metodo furbo di introdurre le violazioni di carattere costituzionale va respinto al mittente immediatamente, anche in questo provvedimento.
Che cosa chiediamo con questo emendamento? Che è ripetitivo, scusate, ma la parola “ripetizione” è usata in modo assolutamente positivo, di quello che è già nel nostro sistema, cioè una norma si colloca non in un alveo in cui scorre incontrollata l'acqua della norma, scusate il bisticcio; la norma si colloca in un sistema. Noi abbiamo nel nostro sistema penale un doppio sistema, un sistema per i reati ordinari e un sistema per i reati a matrice mafiosa; è una scelta che ha fatto il legislatore, per esempio, in tema di misure di prevenzione o in tema di misure di sicurezza, cioè ha detto con molta chiarezza che vi è un regime per i reati ordinari e un regime di maggiore incisività per i reati che abbiano una stretta o larga parentela con la mafia o siano mafiosi .
Noi diciamo che per i reati ordinari - non mafiosi!-, escluso il benedetto o maledetto abuso di ufficio, una norma che andava abrogata e non perché lo sta dicendo in quest'Aula chi vi parla, tanto è volatile e tanto diventa uno strumento di percussione sull'attività della pubblica amministrazione, è necessaria una sentenza definitiva per non ricoprire il ruolo di presidente o altro. Perché quando io ascolto che fare il presidente di seggio non è un diritto, io sorrido. Sorrido perché qualcuno mi deve spiegare che cos'è. Io ho il diritto di fare il presidente di seggio, se non ho una sentenza definitiva che mi mette fuori, ho diritto ! E questi sofismi sul non diritto mi ricordano - e qualcuno ne avrà memoria - la capacità di giustificare i peggiori crimini con delle giustificazioni qualsiasi occasionali, purché avessero un contenuto di parole. Il diritto di fare il presidente di seggio non può essere opacizzato da una sentenza non definitiva.
Mentre, nella lettera recependo un segnale che è già ordinamentale, noi diciamo: se vi sono reati di matrice mafiosa, è evidente che tu questo non lo puoi fare finché non c'è un accertamento contrario, cioè che tu non abbia nessuna di appartenere anche indirettamente alla mafia; cioè, è invertito il tema, un po' come sulle esigenze cautelari. Vedo che il professor Ceccanti vuole intervenire, sono convinto adesivamente.
Allora, quando noi siamo di fronte ad una scelta, Presidente, e ho finito, così importante, evitare il forellino in cui si infili la violazione dell'articolo 27, per poi dire, un domani, che se c'è una sentenza non definitiva non puoi fare il ricercatore, non puoi fare l'ingegnere, non puoi fare questo, cioè l'allargamento indiscriminato della platea dei “no”, noi ci batteremo contro questo perché l'articolo 27 non è negoziabile !
In questo Paese soltanto le sentenze definitive producono effetto: e se questo è il principio, Forza Italia sarà sempre allineata con la Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). Mi dispiace in questo caso non essere d'accordo con l'onorevole Sisto, perché il problema è se è un diritto fondamentale o se non è un diritto fondamentale. In presenza di un diritto fondamentale, il diritto di elettorato attivo o passivo, tutti i ragionamenti che ha fatto l'onorevole Sisto sarebbero totalmente fondati. In presenza di un diritto che non è fondamentale, perché far parte di un seggio elettorale non è il diritto di elettorato attivo o passivo, in quel caso lì il legislatore può individuare dei limiti. Dobbiamo stare attenti a questi limiti, in questo caso sono dei limiti circostanziati e ragionevoli. Tutte le altre volte, invece, in cui avremo il rischio di limitare i diritti fondamentali e potrà accadere in questa legislatura, noi in quei casi lì saremo d'accordo con l'onorevole Sisto, ma in questo caso no.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.106 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.107 Cirielli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
DALILA NESCI, . Sugli emendamenti 2.1 Foti e 2.2 Sisto il parere è contrario, sugli emendamenti 2.100 Vinci e 2.101 Macina il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Mi scusi, sull'emendamento 2.101 è favorevole così oppure, come mi giunge, se c'è un assorbimento della parte… perfetto. Il Governo?
CARLO SIBILIA,. Conforme.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Foti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.2 Sisto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, poche battute, nel rispetto anche dell'allungamento dell'età e della prospettiva di vita nel nostro Paese. Noi riteniamo che 70 anni possa essere un limite più ragionevole rispetto a 65. In qualche modo, credo che, come l'esperienza insegna, per quanto riguarda l'età pensionabile dei magistrati, per esempio, e anche dei professori universitari, rapportare questo limite a quello che è già nel nostro ordinamento è ancora una volta uno sport che a noi sembra ragionevole. Perché nell'introdurre delle diversità e delle diversificazioni per dei compiti, che sono, tra l'altro, occasionali ma dovuti alla capacità di coniugare correttamente regole con comportamenti, noi pensiamo che il limite di 70 anni possa essere più ragionevole. Voteremo questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Sisto, con il parere contrario del relatore e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.100 Vinci.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE(PD). Signor Presidente, intervengo su questo emendamento in funzione anche del successivo, perché il Partito Democratico voterà contro, segnalando quale sia la nostra preoccupazione. Nel primo c'è un allargamento degli aventi diritto che si estende agli avvocati, ma il successivo emendamento 2.101 Macina esprime una volontà di allargamento che noi riteniamo preoccupante; e i due sono intimamente collegati, perché consentirebbero, sulla base della designazione dei promotori del referendum, a qualsiasi cittadino dotato dei requisiti, cioè di un diploma, cioè quelli necessari per fare lo scrutatore, di diventare anche autenticatore. Per questo motivo riteniamo che la funzione di garanzia debba essere assolutamente preservata, a quelle figure che hanno una rappresentanza e una capacità di certificazione che è quella prevista dalla legge. Da questo punto di vista, quindi, intendiamo rappresentare la nostra preoccupazione molto seria. Voteremo su questo primo emendamento “no”, perché è collegato al secondo; ma vorrei sottolineare soprattutto per quanto riguarda il secondo, il 2.101 Macina, la nostra ferma contrarietà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.
CARLO FATUZZO(FI). Signor Presidente, sono assolutamente favorevole a questo emendamento e anche al successivo, al contrario di quanto ha manifestato il collega che mi ha preceduto. Ritengo che sia un passo avanti importante nell'esercizio della democrazia consentire nel primo caso, e anche nel secondo caso: nel primo caso che possano autenticare le firme per presentarsi alle elezioni anche gli avvocati iscritti nell'albo, eccetera; nel secondo caso a maggior ragione per il referendum. Dico semplicemente che in Svizzera questo procedimento è in atto da decenni, cioè i promotori del referendum sono essi stessi che autenticato le firme, salvo poi che in caso di truffe intervenga la legge penale. Se ad esempio un partito qualunque, che non è presente in un gruppo in quest'Aula, volesse decidere di partecipare alle elezioni, e dovesse quindi raccogliere molto spesso tantissime firme… Faccio un esempio a caso, tanto per dire, per farmi… Il Partito Pensionati volesse presentarsi in un comune, dovendo raccogliere le firme, perché ostacolarne ancora la raccolta? E perché ostacolare la raccolta delle firme per i referendum? È un fatto di esercizio di democrazia che noi dobbiamo preservare, anche e soprattutto nel caso concreto in cui la democrazia si esercita; tanto più che la distanza tra i cittadini e i palazzi si dice, e purtroppo è vero, che si allarga e cresce sempre di più. Vogliamo avvicinare di più i cittadini, o vogliamo lasciarli ancora considerare i palazzi dove si decide tutto quanto ci interessa avulsi, che non sanno niente della vita di tutti i giorni? Consentiamo una maggiore democrazia nell'esercizio del voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI(LEGA). Presidente, vorrei soltanto chiarire due punti. Noi stiamo semplificando la possibilità di raccolta delle firme, ma stiamo autorizzando dei soggetti, cioè i consiglieri regionali e gli avvocati che già dalla legge oggi hanno un potere di autentica delle firme. Il pericolo sollevato dall'onorevole Migliore in realtà non può essere un pericolo dal punto di vista della possibilità di raccolta delle firme. Se ritiene che vi sia la possibilità di indire troppi referendum o di presentare troppe liste, lo strumento sul quale intervenire è il numero delle firme da raccogliere; ma questo Parlamento non può impedire ai cittadini di raccogliere le firme: una volta che sono raccolte nel numero corretto, il nostro compito è quello di favorire, nell'ambito della legalità, la raccolta di queste firme. L'emendamento va in questo senso.
PRESIDENTE. Ci sono altre richieste di intervento? Non mi sembra.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione…
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Ho alzato in zona Cesarini il braccio, e la ringrazio per averlo percepito.
Presidente, nel combinato disposto…
PRESIDENTE. Lei ha un minuto, collega Sisto.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Sì. Nel combinato disposto dei due emendamenti noi voteremo favorevolmente sul 2.100 Vinci, e poi interverrò sull'altro. Voteremo favorevolmente semplicemente perché riteniamo che l'allargamento a soggetti tecnicamente più dotati possa soltanto essere un beneficio, nell'ambito della qualità dell'attività che è demandata a questi soggetti. Non si tratta di estendere a soggetti indiscriminati, ma a coloro che possono avere perfetta consapevolezza, maggiore consapevolezza addirittura di quello che fanno. Quindi sull'emendamento 2.100 Vinci Forza Italia voterà a favore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Vinci, su cui la Commissione ed il Governo hanno espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.101 Macina.
Avverto l'Aula che il capoverso che inizia con la parola “conseguentemente” è stato assorbito dall'approvazione dell'emendamento precedente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Presidente, io voglio attirare l'attenzione dei colleghi sul fatto che questo emendamento è a mio avviso quello che qualifica nel senso di un valore politico e di riforma democratica tutto questo provvedimento. Vede, Presidente, negli ultimi decenni noi abbiamo avuto nel nostro Paese degli ostacoli all'esercizio effettivo dei diritti politici di partecipazione dei cittadini, quelli previsti dalla Costituzione attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare. L'ostacolo è consistito proprio in norme borboniche relativamente alle procedure di autentica delle firme, che hanno nei fatti (basta vedere la storia del nostro Paese) consentito la raccolta delle firme solo a grossi partiti o a sindacati: a quelli cioè che riescono ad avere un esercito di autenticatori, di consiglieri comunali, oppure ad avere disponibilità finanziarie per pagarseli. Quindi davvero invito tutti i colleghi a votare.
All'obiezione che ho già sentito, e tra poco immagino ascolteremo di nuovo, che il fatto di allargare la platea degli autenticatori porterebbe ad una minore sicurezza di legalità, la risposta anche qui è nella storia politica e nella storia giudiziaria purtroppo del nostro Paese, laddove quasi tutti i partiti sono stati coinvolti in inchieste sulla falsificazione delle firme al momento della raccolta delle liste. Non garantisce legalità nella raccolta il fatto di dare l'esclusiva della facoltà di autentica a un numero ristretto di persone, anzi: dà un potere sproporzionato a quelle persone. L'orizzonte che avremo sarà quello di introdurre la firma digitale, dopo questo primo passo.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Magi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE(PD). Grazie, signor Presidente. Ecco, io sono molto colpito da quest'ultimo intervento perché contiene parecchie questioni che, per quanto mi riguarda, rafforzano il nostro voto contrario. Prima questione: si sta praticamente quasi andando verso l'autocertificazione, lo dico non per paradosso, ma l'estensione così ampia di coloro i quali possono autenticare le firme del referendum non è fatta per impedire che vi possano essere delle violazioni, ma è fatta per garantire che chiunque abbia un registro, come purtroppo è stato accertato dall'autorità giudiziaria, di persone che poi vengono fatte firmare, viene autenticato da non una titolare di una responsabilità, ma da un qualsiasi cittadino che abbia i minimi requisiti per fare il rappresentante, lo scrutatore o il presidente di seggio. Si tratta di una estensione che non dà più senso alla raccolta delle firme e, siccome noi siamo in una situazione nella quale la raccolta delle firme, in particolare per il referendum, fa premio rispetto alla possibilità di esercitare il diritto referendario, noi non possiamo accettare l'idea che, di fatto, chiunque possa autenticare le firme, perché altrimenti il problema che è stato più volte sollevato dall'autorità giudiziaria, cioè degli elenchi di coloro i quali hanno firmato una volta il referendum e sono ben custoditi all'interno di alcune teche e possono essere riproposti con la compiacenza magari di chi non ha neanche ulteriori responsabilità, magari frammentando anche questa responsabilità tra diversi soggetti. Io ritengo che questo sia un rischio per l'esercizio, doveroso e fondamentale, della capacità referendaria; non è una semplificazione assolutamente, è il modo per aggirare la legge. A questo punto, si dica che il referendum viene presentato da chiunque lo voglia fare. Non si fa così, bisogna assolutamente garantire che i margini di garanzia stabiliti dalla legge attuale vengano mantenuti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Illustre Presidente, la materia non è delicata, di più, perché afferisce alla certezza della legittimazione. La estensione indiscriminata del potere di autentica significa, in qualche modo, non solo difettare sulla qualità dell'autentica nel rapporto fra verità e rappresentazione della verità, ma soprattutto difettare sul piano della legittimazione all'apportare, nell'ambito del percorso legislativo, un contributo così decisivo.
Allora, io credo che anche questa norma rientra nel tentativo di creare confusione istituzionale, cioè qui arriviamo alla impossibilità di distinguere pilastri come la legittimazione. Ma eliminiamole le firme, a questo punto è meglio eliminarle, è meglio dire che non ce n'è bisogno. Questa finzione di dare a tutti la possibilità di autenticare… ma voi sapete che cos'è il potere di autentica di una firma, che cosa vuol dire autenticare una firma, certificare che una firma è vera? Non è una cosa da poco nel nostro sistema, ci sono reati, gravissimi, e noi attribuiamo a soggetti qualsiasi - con tutto il rispetto per la parola soggetti - il potere di intervenire così pesantemente non soltanto sul piano elettorale, ma sul piano dell'ordinamento giuridico perché il potere di certificazione è un potere da sempre, giustamente, protettivo di quella che si chiama fede pubblica, cioè la certezza che si ha nei confronti di determinati segni, di determinate testimonianze, di determinate attestazioni che sono nella pubblica amministrazione comunque utili per formare il pubblico. Allora, questa estensione indiscriminata e, fatelo dire, populista del potere di autentica, questa diffusione indiscriminata della certificazione io la trovo veramente non pericolosa, assurda, assurda; significa capovolgere i pilastri di un sistema giuridico, oltre che normativo, elettorale e creare quella confusione tanto cara, tanto cara a chi non ha a cuore il Paese, ma ha cuore semplicemente una sorta di disordine controllato e controllabile, ma soltanto da coloro che questo disordine provocano.
Noi, contro il disordine istituzionale, contro il populismo normativo ci batteremo sempre per una semplice ragione, Presidente, perché la Costituzione non è scritta casualmente, cioè anche io mi meraviglio, non pensavo che il referendum costituzionale continuasse in questa legislatura, ma se potessi dire, diventa in questa legislatura ancora più necessario difenderla, come se noi non avessimo già votato, ma dovessimo continuamente votare, in quest'Aula, non in difesa delle norme, ma in difesa dei principi costituzionali.
Allora, dare a cittadini qualsiasi, nel senso non certificatorio, la possibilità di autenticare significa introdurre nel sistema un che porterà fatalmente, diciamocelo, ma diciamocelo: primo, ad abbattere il criterio di legittimazione alla proposizione del referendum perché, a questo punto, ripeto, meglio farne a meno, meglio farne a meno, meglio dire che le firme non ci vogliono, meglio dire che basta una semplice firma non certificata, tutto quello che volete, ma questa finzione del cittadino che autentica se stesso praticamente a me sembra un assurdo - ho finito Presidente -; secondo, introduce uno svilimento del potere certificatorio , perché anche qui si entra in punta di piedi, si apre un piccolo buco nel tessuto ordinamentale per poi allargarlo e consentire a chiunque di autenticare.
Forza Italia, da questo punto di vista, non ha dubbi: voterà fermamente contro questo emendamento, contro tutti questi emendamenti che, mi perdonerà, io reputo, normativamente e istituzionalmente, molto vicini all'eversione.
DALILA NESCI, Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI, Grazie, Presidente. Ringrazio anche tutti i colleghi, per il contributo alla discussione. Tutto questo testo persegue la direttrice di aumentare la partecipazione popolare anche in un procedimento così delicato come quello elettorale, per cui il rinnovo del degli albi del reclutamento degli scrutatori, del presidente, sono tutte norme che, integrate, vogliono favorire e rinnovare anche la partecipazione, però sempre in maniera responsabile e con dei requisiti precisi. E per questo che intervengo nel merito dell'emendamento in quanto questo prosegue insomma nei principi che informano tutta la legge. Con questo emendamento si vuole agevolare la raccolta delle firme, ma non in maniera irresponsabile e funesta, a mio avviso, come è stata descritta. Quindi, vorrei dare un contributo più preciso agli altri colleghi, per contribuire alla discussione, perché coloro che potranno essere autenticatori, quindi autenticare delle firme devono avere dei requisiti precisi, cioè gli stessi requisiti che sono previsti per lo svolgimento delle funzioni del presidente di seggio, quindi, non esattamente l'uomo qualunque; deve godere dei diritti civili e politici, età non inferiore a diciotto e non superiore a settant'anni, conseguimento di un titolo di studio non inferiore al diploma di istruzione secondaria di secondo grado, non avere subito condanne, anche non definitive, per reati contro la pubblica amministrazione e reati di mafia. Poi viene anche normata la procedura e il regime sanzionatorio, perché a questi soggetti, designati con le modalità che sono descritte dall'emendamento, è automaticamente applicabile a quello che attualmente è previsto per i pubblici ufficiali, quindi avrà una grossa responsabilità, questa platea di autenticatori che si allarga .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 Macina, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e con la precisazione che il “conseguentemente” è già stato assorbito da un voto precedente.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
DALILA NESCI, . La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 3.100 e 3.101 Foti, 3.1 Prisco e 3.102 e 3.103 Foti. Parere favorevole sull'emendamento 3.104 Macina. Parere contrario sull'emendamento 3.105 Sisto.
CARLO SIBILIA,. Conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.100 Foti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Intervengo solo per fare presente che, su questo blocco di emendamenti all'articolo 3, il Governo si dichiara contrario completamente. Ora noi vogliamo ribadire brevemente che non siamo contrari al principio che informa questa proposta di legge, però abbiamo segnalato e continuiamo a segnalare che ci sono dei difetti e delle incongruenze. Vi sono quelle che ha fatto presente prima il collega Foti, ma sicuramente anche quelle che riguardano la mancata copertura per la sostituzione delle urne. Sono sciocchezze, ma qui non c'è una copertura sufficiente per fare quello che si dice di volere fare.
Identica la problematica sulla modifica sulle cabine. Per quanto riguarda i requisiti dei presidenti, sia come limiti di età che come requisiti di istruzione, non possiamo essere d'accordo. Si fanno i corsi di formazione, ma non si arriva a un'attestazione abilitativa. Si prevede il voto fuorisede, ma soltanto per i referendum.
Quindi, ci sono gravi difetti. In particolare, l'emendamento 3.100, di cui si sta parlando, è un emendamento di buonsenso, che il collega Foti ha già sottolineato. Non accettare questi tipi di emendamenti non fa onore a chi dice di volere eliminare le problematiche all'interno dei seggi elettorali. È una cosa piuttosto grave e significa non avere la capacità di valutare le modifiche e di fare di tutto questo una questione meramente politica, quando non è meramente politica! Attiene anche al funzionamento delle istituzioni. È un vostro limite, prendetene atto
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Foti, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.101 Foti.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Prisco, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.102 Foti, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.103 Foti, parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.104 Macina, parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.105 Sisto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, vorrei svolgere alcune osservazioni all'Aula, soprattutto ai sostenitori dei diritti intermedi o dei diritti deboli o dei diritti più deboli o dei diritti che non sono diritti, pur chiamandosi diritti, come se la Costituzione avesse con certi sofismi distinto tra un diritto e un altro e, quindi, lasciando al legislatore bislacco la possibilità di stabilire quello che è un diritto cosiddetto fondamentale, quello che è un diritto meno fondamentale o, forse, un quarto fondamentale o un trentaduesimo fondamentale, per chi fosse appassionato di musica.
Noi sosteniamo che soltanto la definitività della sentenza possa essere preclusiva. Parliamo di “componente dell'ufficio elettorale” e - mi corregga qualcuno - il componente dell'ufficio elettorale è, a tutti gli effetti, almeno un incaricato di pubblico servizio, se non un pubblico ufficiale.
Allora, io chiedo, a chi sostiene che questo non sia un diritto pieno, se chi acquisisce la qualifica di incaricato di pubblico servizio o, forse, di pubblico ufficiale possa avere un diritto indebolito e si possa dire che il componente dell'ufficio elettorale, poiché è un diritto meno fondamentale di altri (pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio), non è soggetto alla definitività della sentenza per poter essere precluso al - me lo faccia passare qualcuno che comprende bene quello che io voglio dire.
Allora, noi sosteniamo, con coerenza implacabile, che laddove la Costituzione non fa differenze fra diritti e diritti più forti o meno forti non è possibile limitare il diritto - scusate questa parola - di un cittadino in forza di una sentenza non definitiva per reati comuni e la deroga, per quanto concerne il sistema della mafiosità, è già nel sistema e per questo può essere recepita (ripeto: si pensi alle misure di prevenzione). Quindi, a me sembra che sia ancora più forte il richiamo oggi a non far passare neanche per un nanosecondo la suggestione che le sentenze non definitive possano limitare il diritto e voteremo fermamente e pacatamente, ma fortissimamente convinti, che da questa strada non si va da nessuna parte. Noi voteremo a favore su questo emendamento, nella speranza che altri possano capire il “richiamo della foresta” costituzionale e votare in sintonia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.105 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione. Ricordo che l'emendamento 4.1 Foti è ritirato. Prego, relatrice.
DALILA NESCI, . Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti 4.102 Fatuzzo, 4.2 Sisto, 4.101 Baldelli, 4.4 Santelli e 4.100 Foti.
CARLO SIBILIA,. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.102 Fatuzzo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.
CARLO FATUZZO(FI). Presidente, l'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali, firmata a Nizza dai Capi di Stato e di Governo ed entrata nella legislazione degli Stati membri dell'Unione europea con valore cogente giuridico, stabilisce che sono vietate - ripeto: sono vietate - le discriminazioni a motivo dell'età. Ora, ditemi voi se questa non è una discriminazione a motivo di età, cioè la fissazione di un'età - 65 anni, se non erro - per esercitare il diritto di presidente di seggio. Per cui, il Presidente emerito della Repubblica Napolitano, per fare un esempio che mi viene spontaneo, era in grado di fare il Presidente della Repubblica ma non era in grado di fare il presidente di seggio.
Ritengo che questa norma, se approvata, verrà poi cancellata dai giudici nazionali e a questo punto insisto perché venga approvato l'emendamento 4.102 Fatuzzo che, tra l'altro, impedisce anche a me personalmente, cioè di persona presente qui in Aula, di fare il presidente di seggio o lo scrutatore a motivo dell'età. Quindi, sono abilitato ad essere nel Parlamento, membro di questa importante Camera, ma non sono abilitato a partecipare alle operazioni di scrutinio come scrutatore o come presidente di seggio .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.102 Fatuzzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.101 Baldelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Grazie, Presidente. C'è qualcuno che addirittura sostiene che il sorteggio non debba valere soltanto per quelli che i voti li leggono e li contano ma anche per quelli che i voti non li debbano più prendere sedendo in Parlamento. Io credo che, così come sia giusto in Parlamento mettere quelli che i voti li prendono, sia giusto introdurre un criterio meritocratico anche per coloro che si trovassero ad essere sorteggiati all'interno delle liste degli scrutatori. Per questo io credo che sarebbe un fatto di buonsenso dare una preferenza, un criterio di preferenza, a coloro che hanno un titolo di studio più alto e anche delle votazioni più alte, così che magari qualcuno di capace e meritevole si trovi a poter svolgere un'esperienza che non dico lo arricchisca economicamente ma almeno abbia una possibilità in più rispetto a chi almeno non ha dimostrato di essere né capace e ne meritevole. Ma è credibile che questo non sia proprio un criterio ispiratore dell'attività politica quotidiana della maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.101 Baldelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Santelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 Foti, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
DALILA NESCI, . La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 5.100 Sisto.
CARLO SIBILIA,. Parere conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.100 Sisto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Soltanto, Presidente, per dire che noi preferiamo le date certe a quelle incerte, e quindi il 31 gennaio 2019 a noi sembra un modo corretto di interpretare quello che deve essere lo spirito di una legge così strutturata.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 Sisto, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
DALILA NESCI, . La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 6.100 Prisco, 6.101 Fusacchia, 6.2 Sisto e 6.102 Foti.
CARLO SIBILIA,. Parere conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 Prisco, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.101 Fusacchia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FUSACCHIA(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Solo per segnalare che l'articolo 6 fa riferimento a un divieto di assunzione in società partecipate in prossimità delle elezioni. L'emendamento 6.101 cambia un po' la filosofia e prevede di togliere questo divieto, perché l'idea che vi sia una patologia naturale, per cui, sotto elezioni, noi infiltriamo con assunzioni le società partecipate, probabilmente è vero, ma certamente non è bloccando la vita naturale delle società partecipate che si risolve. Se abbiamo bisogno di un monitoraggio, che può essere interessante, perché sia trasparente per tutti capire che cosa succede in prossimità delle elezioni, introduciamo un obbligo di pubblicità e trasparenza, ma evitiamo di vincolare la vita delle società partecipate alle elezioni che ci sono.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.101 Fusacchia, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.2 Sisto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Grazie, Presidente. Ci aspettavamo un entusiastico parere favorevole su questo emendamento, perché, come abbiamo votato convintamente contro quell'emendamento che tendeva ad abrogare il divieto di assunzione da parte di aziende speciali, istituzioni o società a partecipazione pubblica locale o regionale totale o di controllo in concomitanza o nella vicinanza di competizioni elettorali, noi proponiamo di incrementare questo tasso di controllo; cioè, diciamo che non bastano 60 giorni, ma ce ne vogliono 90, nel senso che tre mesi prima e tre mesi dopo non è possibile assumere personale dipendente da parte di queste aziende, salvi ovviamente lo stato di calamità o di emergenza.
È curioso, veramente curioso che un emendamento di questo genere, che va esattamente nella stessa direzione di monitoraggio più attento, più certificato, più consono rispetto alla verifica del comportamento finalizzato ad incentivare il consenso nelle vicinanze di una competizione elettorale, non trovi adesione. Allora, Presidente, il convincimento che si radica in un'opposizione, tesa talvolta addirittura ad assecondare con brio quelli che sono gli della maggioranza, è che in realtà alla maggioranza non interessa migliorare un testo, interessa rifiutare il dialogo. E il rifiuto del dialogo è un segnale chiaro e forte, quante volte ce lo siamo detto. L'Aula non tollera questo rifiuto, vi è un'intolleranza storica dell'Aula al rifiuto. Chi non vuole ragionare e non comprende che questo è un emendamento che va esattamente nella stessa direzione, addirittura incrementando il raggio d'azione del monitoraggio, dice “no” perché viene dall'opposizione. Io credo che, da questo punto di vista, il rammarico è almeno di doppia tipologia: il primo, perché è un emendamento che consente davvero di rendere effettivo il divieto, perché qualcuno mi deve spiegare perché assumere 70 giorni prima o 70 giorni dopo è possibile, mentre 60 no, quando io credo che 90 giorni, tre mesi, è un termine abbastanza ampio che consente sicuramente un maggiore controllo; il secondo rammarico è quello che vi è non una reiezione motivata, ma illogica, cioè vi è la volontà espressa di dire: scusate, quello che voi dite non ci interessa, anche se migliora quello che diciamo noi. Ecco, su questo doppio motivo di spiacenza voglio chiudere questo intervento, Presidente, rassicurando però l'Aula che questo apparente clima melanconico di dispiacere sarà tradotto in una pressante, asfissiante, tenace e dura presenza di Forza Italia in difesa di questi principi. Per cui, se al dispiacere istituzionale non seguirà un atteggiamento fattivo di ripresa di un dialogo, io credo che di questo noi terremo debitamente conto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sisto 6.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Foti 6.102, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
DALILA NESCI, . Presidente, sugli emendamenti 7.101 e 7.102 Fusacchia, parere contrario.
CARLO SIBILIA, . Parere conformare alla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.101 Fusacchia, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.102 Fusacchia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fusacchia. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FUSACCHIA(MISTO-+E-CD). Presidente, l'emendamento 7.102 estende quello che stiamo prevedendo per referendum, elezioni europee, il voto che potremmo chiamare “fuori sede”, quindi la possibilità, per ragioni di lavoro, studio o malattia, cure mediche, di votare fuori dal comune di residenza, anche alle elezioni politiche limitatamente al voto degli italiani all'estero, che è già previsto, ma solo nel caso di un limite temporale superiore ai tre mesi. Con questo emendamento togliamo questo limite temporale e soprattutto prevediamo che le stesse modalità possano essere applicate anche ai familiari conviventi di questi cittadini che stanno fuori. Ciò rappresenta una facilitazione enorme, perché capite che ovviamente, soprattutto per ragioni di lavoro e per ragioni di cure mediche, spesso questi italiani che si trovano fuori sono accompagnati da conviventi, quindi permettere il voto solo ad uno di questi cittadini ci sembra ingiusto.
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Corrado Melone” di Ladispoli. Grazie per la vostra presenza qui .
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO UNGARO(PD). Presidente, io vorrei sottoscrive l'emendamento del collega Fusacchia. Questa è una legge che dà il diritto di voto ai cittadini italiani che si trovano fuori sede per motivi di studio o di lavoro, e questo emendamento si prefigge di estenderlo anche ai cittadini italiani che si trovano temporaneamente all'estero per motivi di studio, di lavoro e per motivi di salute in linea con le disposizioni dei Governi precedenti, i Governi Renzi e Gentiloni. È una questione di giustizia, perché i cittadini italiani all'estero non sono cittadini di classe B. Voglio ricordare all'Aula che sempre più sono i cittadini italiani all'estero, oltre 5 milioni, ovvero l'8 per cento della popolazione nazionale vive fuori dai confini. Mi sembra quindi un emendamento giusto per estendere il diritto di voto agli italiani all'estero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà, per un minuto.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Presidente, brevemente mi associo a quanto già detto dal collega Ungaro e sottoscrivo anch'io l'emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.102 Fusacchia, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
DALILA NESCI, . Favorevole.
CARLO SIBILIA, . Parere conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.100 Macina, che è sostitutivo dell'articolo; quindi, non si procederà al voto dell'articolo, nel caso venga approvato questo emendamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.100 Macina, con il parere favorevole della Commissione e del Governo
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Comunico che il collega Roberto Speranza è stato colpito da un grave lutto, la perdita della madre. Al collega Speranza, naturalmente, la Presidenza ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, alle quali si associa anche tutta l'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
Avverto che gli ordini del giorno n. 9/543-A/6 Alaimo, n. 9/543-A/7 Nesci e n. 9/543-A/8 Liuzzi sono stati ritirati dalle presentatrici.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere.
CARLO SIBILIA, . Allora, Presidente, allo stato attuale gli ordini del giorno pervenuti sono soltanto il n. 9/543-A/1 Gregorio Fontana e il n. 9/543-A/9 Magi…
Io ho soltanto questi, non ne ho altri, se ce ne sono altri…
PRESIDENTE. Guardi, gli ordini del giorno n. 9/543-A/2 Brescia, n. 9/543-A/3 Forciniti, n. 9/543-A/4 Bilotti e n. 9/543-A/5 Baldino sono del gruppo del MoVimento 5 Stelle, penso che le arriveranno.
CARLO SIBILIA, . Non sono ancora arrivati.
PRESIDENTE. Eccoli qui. Facciamo tre minuti di sospensione…
CARLO SIBILIA, . Facciamo cinque…
PRESIDENTE. Va bene, cinque minuti di sospensione, come richiesto dal Governo. Sono quattro ordini del giorno, quindi un minuto e 20 secondi a testa.
La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, se cortesemente prendiamo posto. Onorevole Sibilia, lo dico per rispetto del lavoro dei nostri collaboratori parlamentari, gli ordini del giorno saranno dispersi sul tavolo, ma erano arrivati. Prego, se vuole darci il parere sugli ordini del giorno.
CARLO SIBILIA,. Sull'ordine del giorno n. 9/543-A/1 Gregorio Fontana ci rimettiamo all'Aula; sugli ordini del giorno n. 9/543-A/2 Brescia, n. 9/543-A/3 Forciniti, n. 9/543-A/4 Bilotti e n. 9/543-A/5 Baldino il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Gli ordini del giorno n. 9/543-A/6 Alaimo, n. 9/543-A/7 Nesci e n. 9/543-A/8 Liuzzi sono stati ritirati.
CARLO SIBILIA,. Sull'ordine del giorno n. 9/543-A/9 Magi ci rimettiamo all'Aula.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/543-A/1 Gregorio Fontana sui cui il Governo si rimette all'Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, io inviterei il Governo a rivedere il parere su questo ordine del giorno, che va in perfetta linea con quanto sempre abbiamo tutti quanti concordemente sostenuto. È vero che ci lamentiamo dello scollamento fra l'Aula e il territorio, fra i percorsi culturali del Parlamento e i percorsi di apprendimento quotidiano…
PRESIDENTE. Cortesemente, colleghi, chi è al centro dell'emiciclo e impedisce al collega Sisto di interloquire con il Governo…collega Occhiuto, Sozzani, grazie. Colleghi, maggior silenzio in Aula. Prego, onorevole Sisto.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Grazie Presidente, non che ci tenga particolarmente, dal punto di vista personale e somatico, a guardare il sottosegretario Sibilia, però, da questo punto di vista gradirei che potesse in qualche modo fare una riflessione.
Con questo ordine del giorno noi chiediamo la possibilità di istituire, all'interno delle ore curriculari per gli alunni delle classi dell'ultimo anno delle scuole secondarie, giornate formative dedicate allo studio dei diritti e dei doveri del cittadino e al funzionamento delle istituzioni e delle regole democratiche. Cioè, chiediamo una sorta di vinavil, di collante, tra quello che ci viene rimproverato nell'Aula parlamentare e quello che accade al di fuori dell'Aula.
Allora, se il Governo ritenesse in questa prospettiva di formazione comune, poi formarsi sulle istituzioni è uno sport per tutti, davvero per tutti, ma dare ai nostri giovani la possibilità di un accesso formativo su percorsi che appaiono lontani anni luce, a me sembra che chiedere che il Governo esprima parere favorevole su percorsi formativi nelle ore curriculari, sulle istituzioni, sui principi, su quelli che sono i diritti e i doveri del cittadino, quello che una volta si chiamava educazione civica ma che noi dovremmo modernizzare e rendere più palpabile, io credo che questo possa essere un segnale, comunque, di importante corollario, rispetto ai principi fondanti.
Presidente, noi insistiamo su questo ordine del giorno perché una volta tanto non è un ordine del giorno è un ordine del giorno che è un'affermazione di principio: insegnare ai giovani diritti, doveri e istituzioni a noi sembra che possa essere un ottimo punto di partenza per colmare progressivamente il baratro che si dice esserci fra chi fa politica e chi la politica deve subire. Insistiamo pertanto per la votazione e chiediamo al Governo di cambiare parere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE(PD). Grazie, Presidente. Anche noi avremmo preferito che il Governo, su un ordine del Giorno così di buon senso, avesse espresso un parere netto favorevole, ma in ogni caso noi voteremo a favore e auspichiamo che tutta l'Aula lo faccia, in modo tale da attribuire anche a questa Assemblea l'impegno di mettere, all'interno delle ore curriculari, una materia, delle giornate di approfondimento, su quello che è un diritto-dovere che stabilisce la nostra Costituzione. Quindi, esprimo non solo il voto favorevole, ma l'idea che questo possa riguardare un ampio fronte di forze all'interno di questo Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Devo dire che anche noi ci siamo un po' stupiti di questa decisione da parte del Governo, c'è piena adesione a questo ordine del giorno e, se i colleghi Fontana e Sisto lo consentono, aggiungerei anche la mia firma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Grazie, Presidente. Sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno e faccio appello ai colleghi di maggioranza per votarlo. Il Governo non si è voluto prendere un impegno su un ordine del giorno che, tra l'altro, avvia il dispositivo con la formula “a valutare l'opportunità di”, quindi anche con una formula molto elegante e molto discreta, ma io credo che sarebbe opportuno che questo ordine del giorno fosse votato da tutti i colleghi trasversalmente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/543-A/1 Gregorio Fontana, sui cui il Governo si è rimesso alla valutazione dell'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Gli ordini del giorno n. 9/543-A/2 Brescia, n. 9/543-A/3 Forciniti, n. 9/543-A/4 Bilotti e n. 9/543-A/5 Baldino si considerano accolti così dai presentatori.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/543-A/9 Magi, su cui c'è un rinvio alla valutazione dell'Aula da parte del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE(PD). Signor Presidente, colleghi dell'Aula, in questo ordine del giorno c'è l'evoluzione naturale di ciò che, poi, avrò occasione di specificare anche meglio nella dichiarazione di voto, cioè l'utilizzo e lo svilimento della certificazione delle firme e la possibilità di estenderla non solo ai referendum, ma anche ad altre competizioni.
Io metto sull'avviso di questo problema tutta l'Aula. Capisco che sia stato sottoscritto, oltre che dall'onorevole Magi, anche dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, perché ne intendo anche la finalità, ma sottolineo con forza, sperando che questa mia voce non rimanga inascoltata, l'inopportunità di prevedere una norma che, di fatto, cancella la necessità e la sicurezza della certificazione delle firme.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Sì, Presidente. Negli ordini del giorno non sarà sfuggito, a coloro che hanno avuto l'opportunità di leggerli, che c'è uno scivolamento abbastanza imbarazzante verso forme impersonali di voto. Mi riferisco, per esempio, a un ordine del giorno sul che addirittura rappresenta la possibilità di trasferimento in materia elettorale di tecnologie informatiche, che, in qualche modo, spersonalizzano il rapporto fra il soggetto e il voto.
Si potrà ragionare in termini di modernità, e per carità, è giusto che la modernità raccolga tutti i fasti che deve raccogliere, ma l'esercizio personale, diretto, percepito del voto, salvo delle ipotesi di impossibilità motorie (e pure lì abbiamo dei sistemi), credo che debba rimanere un punto di riferimento inespugnabile. Perché nel momento in cui noi consentiremo una forma di controllo virtuale di quello che invece dev'essere un controllo effettivo e diretto, noi correremo il rischio di spersonalizzare il diritto al voto con tutto quello che ne può scaturire, Presidente, anche in ordine alla volontà del voto; perché delle forme di personalizzazione del voto, chi va personalmente ad esprimere il voto, esprime un proprio pensiero. L'alleggerimento di questa capacità di rapportarsi con se stessi, costituisce un affievolimento dell'intensità della propria opinione in ordine a chi ci deve governare, e costituisce un pericolosissimo scivolamento verso forme di controllo generalizzato apicali, oligarchiche di chi deve votare.
Allora, mi sembra che, da questo punto di vista, strozzare immediatamente questo tentativo può essere una buona cosa per la democrazia. Voteremo contro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Magi n. 9/543-A/9, sul quale il Governo si è rimesso alla valutazione dell'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.
Colleghi, chi non volesse ascoltare tutte le dichiarazioni di voto è pregato di uscire in silenzio. Prego, collega Occhionero.
GIUSEPPINA OCCHIONERO(LEU). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, l'esercizio di voto libero, democratico e partecipato è uno dei capisaldi del nostro ordinamento democratico; ed è per questo motivo che, ogni qual volta arriveranno in quest'Aula o nelle nostre Commissioni proposte e interventi che tendano a renderlo sempre più accessibile e trasparente, incontreranno sempre il voto favorevole del gruppo Liberi e Uguali che adesso qui rappresento.
Siamo convinti che questo provvedimento approdato oggi in Aula si collochi lungo una giusta direzione…
PRESIDENTE. Collega Occhionero, mi scusi, non mi sembra corretta nei suoi confronti la confusione che c'è in Aula. Pregherei i colleghi che non sono interessati - e non vorrei cominciare a dover fare i nomi: Collega Battelli, comincio da lei - di fare maggior silenzio. Prego, collega Occhionero.
GIUSEPPINA OCCHIONERO(LEU). Grazie, Presidente. Dicevo che siamo convinti che questo provvedimento si collochi lungo la giusta direzione, perché consente a tutti i cittadini una partecipazione più ampia al diritto di voto, e perché in fondo si pone come un argine a tutte quelle forme di inquinamento che spesso alterano il processo di formazione del voto, e che quindi minano la nostra tenuta democratica.
È per questo motivo, quindi, che abbiamo accolto con favore la gran parte delle misure introdotte da questo provvedimento: perché in fondo, per quanto siamo certi che l'Italia non sia certo un Paese dominato dai brogli o dalla corruzione, non possiamo sottacere alcune forme di effettivo inquinamento del sistema della vita politica soprattutto in alcune regioni della nostra Italia.
Ed è per questo motivo, quindi, che noi siamo favorevoli a quelle misure che hanno introdotto le modifiche delle urne, delle cabine elettorali, o della composizione dei seggi, soprattutto laddove è previsto il divieto di mandato per due anni consecutivi al presidente del seggio nella stessa sezione. Ed abbiamo guardato anche con favore all'introduzione dell'obbligo di formazione del personale che partecipa alla fase di scrutinio nelle competizioni elettorali, perché riteniamo che molto spesso abbiamo assistito a forme di leggerezza e di superficialità nella gestione degli esiti elettorali.
Noi pensiamo allora che, per quanto queste misure siano utili e motivo per il quale voteremo a favore di questo provvedimento, è sempre bene e preferibile comunque investire su quelle che sono la responsabilità e l'etica dei singoli, che sicuramente possono portarci al migliore raggiungimento di quello che per noi è l'obiettivo finale, cioè l'esercizio di un voto libero, democratico e partecipato.
Ed è, quindi, per questo motivo che noi vogliamo combattere, in ogni caso e in ogni modo, il clientelismo, ed evitare che la criminalità organizzata si impossessi della gestione della vita politica dei nostri paesi; e garantire in questa maniera un ordinato svolgimento di quelle che sono le competizioni e i procedimenti che portano alle competizioni elettorali, garantendo sempre la massima espressione da parte dei cittadini nella scelta dei rappresentanti delle istituzioni e un equo trattamento di tutti i candidati che partecipano alle competizioni elettorali.
Siamo, quindi, certi che questo provvedimento possa aiutarci ad impedire qualsivoglia intromissione nel procedimento elettorale, assicurando quello che per noi è fondamentale: la tutela della legalità.
Credo, quindi, che questo provvedimento si collochi lungo la direzione del buonsenso, che noi di Liberi e Uguali abbiamo sempre cercato di garantire con il nostro impegno nelle Commissioni e in quest'Aula. È sulla linea della trasparenza, di una maggiore partecipazione che oggi abbiamo dibattuto in quest'Aula, anche attraverso il permesso a tutti coloro che sono residenti in altri comuni di poter esercitare liberamente l'esercizio del voto.
Ecco, per noi, Presidente, la politica deve riformare dando degli esempi concreti e reali, e questo credo che sia un primo passo. Per cui noi di Liberi e Uguali voteremo a favore di questo provvedimento, auspicando sempre di poter comunque arrivare a vedere un esito ancora migliore di quello che oggi è emerso in quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Signor Presidente, la sordità di questa maggioranza sul provvedimento in esame è stata effettivamente notevole. Abbiamo cercato con emendamenti di buonsenso, che non avevano ovviamente una finalità politica, ma la finalità di meglio far funzionare un sistema che - vorrei ricordare - all'approvazione di questa legge continuerà a funzionare male… Perché mi dispiace per la relatrice, mi dispiace per coloro i quali vogliono mettere un nome alla legge, ma i veri problemi si hanno, ad esempio, coi verbali: i verbali che vengono dai presidenti di seggio, e che quindi vengono sottoscritti dai rappresentanti dei seggi, nella gran parte dei casi sono incompleti, sono formulati male, hanno delle gravi lacune. E tutto ciò rende anche difficile l'esercizio dell'azione giudiziaria da parte di coloro i quali si ritengono penalizzati: perché, come è noto, in materia elettorale il principio che vale è la prova di resistenza, ma se non hai gli elementi minimali attraverso i quali realizzare la prova di resistenza, è evidente che non si riesce neppure a far rispettare un diritto che il singolo ha.
Ma sorprende soprattutto che in un provvedimento della presunta trasparenza, come quello in esame… Una trasparenza, signor Presidente, che introduce un principio giuridico davvero curioso: il genitore e il fratello possono favorire il candidato, ma non l'amante, non il socio, non il capoufficio, non tutti coloro i quali possono avere altri tipi di rapporto che esulano dalla parentela; ebbene, in questo caso, invece, tutto va bene, madama la marchesa.
E, quindi, è evidente che siamo di fronte ad una strana elucubrazione mentale che va alla ricerca di presunti colpevoli a prescindere. Se il fratello fa il presidente di seggio o lo scrutatore favorisce il candidato, se lo fa l'amante è una cosa normalissima, se lo fa il datore di lavoro è una cosa meritoria, principi davvero giuridici, di grande profondità, che evidentemente trovano un fondamento in questa legge che - udite udite! – approvata da un Parlamento nel quale siedono persone che hanno la terza media, riesce ad escludere dalla presidenza del seggio coloro i quali hanno la terza media perché, secondo il principio di alta democrazia introdotto da queste norme, si può fare il deputato con la terza media, ma non si può fare il presidente di seggio .
Allora, vedete, io penso che si poteva scrivere una legge, tra l'altro molto più completa, ma soprattutto una legge che, almeno in un emendamento, avesse un attimo di riflessione. Ma se veramente tutti pensano che ci siano tanti brogli, perché la gran parte di questo Parlamento ha votato contro l'emendamento di Fratelli d'Italia che aumentava le pene per i brogli ?
Allora, vi è una connivenza di fatto rispetto a queste azioni, essendo una legge che sicuramente creerà dei problemi, creerà dei problemi soprattutto per il caso, signor Presidente, che prima le rappresentavo, quando cioè l'impedimento di un presidente di seggio dovesse verificarsi a seggio aperto.
Ma, dirò di più, abbiamo introdotto il principio per il quale uno scrutatore che non si sente bene deve dirlo tredici giorni prima al comune di appartenenza, cioè uno deve prevedere che dopo tredici giorni quel giorno si sentirà male: una idiozia giuridica, uno stupro sotto il profilo del buon senso.
E, allora, vedete, a fronte di un muro che si è così costruito attorno ad emendamenti che consentivano almeno a questa legge di camminare, confidiamo nel bicameralismo, confidiamo nella saggezza del Senato, confidiamo in una saggezza che più si preoccupi della norma generale ed astratta, così come il diritto la vuole, e meno dei manifesti elettorali da sbandierare come un successo personale con una leggina con la quale ovviamente le elezioni rimarranno tali e quali.
Allora, alla luce di queste considerazioni, nonostante che da parte di Fratelli d'Italia vi sia stata la piena collaborazione per cercare di dare un senso a questa legge, torno a ripetere, abbiamo avuto e abbiamo registrato soltanto dei «no», dei «no» all'insegna della fazione, dei «no» all'insegna della non valutazione dei principi giuridici, dei «no» all'insegna di quello che doveva essere un principio cardine: se si vogliono eliminare i brogli si puniscono adeguatamente coloro i quali i brogli li commettono. Ma anche sotto questo profilo avete voluto mantenere lo .
Solo per un principio di grande generosità politica non possiamo andare oltre l'astensione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Grazie, Presidente. Questo provvedimento ha come l'impegno dell'onorevole Nesci. Ebbene, non me ne vorrà se io, partendo da Nesci, dico nel senso che qui c'è qualcuno che non sa, qualcuno che non si rende conto di quello che si sta approvando, di quello che noi andremo a votare e non se ne rende conto almeno sotto un triplice profilo.
Il profilo più grave, che noi abbiamo rappresentato plasticamente con l'onorevole Silli, allorquando abbiamo proposto una questione di pregiudizialità costituzionale, è quello indubbiamente afferente alla utilizzazione del massacro dell'articolo 27 come strumento di elusione, esclusione, privazione di diritti. Le sentenze non definitive sui reati comuni debbono avere, necessariamente, una allocazione specificamente individuata rispetto al percorso giudiziario che poi porterà al completamento del giudicato. Il giudicato non ha un valore puramente processuale, ma ha un valore, nel nostro sistema, costituzionale, perché è il solo presupposto che consente di imbarcarsi nella parola colpevolezza, responsabilità, colpevolezza in senso tecnico, cioè colpevole soltanto con la sentenza definitiva.
Le deroghe introdotte, in questo provvedimento, su questo principio dell'articolo 27 sono puerili; è come se fossero affette dall'aggravante dei motivi, voglio togliere la parola “abbietti”, lascio soltanto “futili”, perché introdurre un divieto ad occupare il posto di presidente o di scrutatore sulla scorta di una sentenza non definitiva è come se noi volessimo andare con un carro armato a combattere la guerra di Piero.
E ho la netta impressione che questo squilibrio fra il presupposto e il risultato celi ben altro, nasconda il desiderio, neanche tanto occulto, di utilizzare le sentenze non definitive come una sorta di randello, come una sorta di mazza ferrata per dirigere le operazioni all'interno della pubblica amministrazione o all'interno, comunque, di incarichi che possono avere una densità pubblicistica.
Basterà, a questo punto, l'informazione di garanzia non soltanto mediatica, ma anche giudiziaria? Basterà una sentenza di primo grado, un decreto penale, l'esercizio dell'azione penale, un rinvio a giudizio? Cioè, qui si apre uno scenario mostruoso, in cui il giudiziario si sovrappone alla vita di tutti i giorni e diventa addirittura più importante e determinante per le scelte di ciascuno.
E sappiamo benissimo che, in questo Paese, il giudiziario si muove per iniziativa di un soggetto, l'obbligatorietà dell'azione penale non consente al pubblico ministero di vagliare, se non in modo estremamente ampio, la necessità di dare corso ad una denuncia. Basterà, quindi, una denuncia che, nel medio termine, comporti il cambiamento della vita di un soggetto? Vogliamo questo, davvero? Cioè, vogliamo trasformare l'agone giudiziario nella vita di tutti i giorni?
Ecco, questo è il , è il presupposto, è lo di questo scenario. E, in questo provvedimento, ho sentito qualcuno gongolare perché sostanzialmente siamo di fronte a diritti affievoliti e non a diritti pieni. Mi sembra una distinzione che non trova nessun tipo… diritti fondamentali, diritti meno fondamentali, diritti più fondamentali; la Costituzione è chiarissima, la presunzione di colpevolezza ha come caratteristica la definitività.
Allora, Presidente, questo e il dato più eclatante di questo piccolo, ma pericolosissimo provvedimento – come diceva qualcuno, il diavolo è nei dettagli –, questo piccolo, ma pericolosissimo provvedimento, che introduce nel nostro sistema una esclusione senza che vi sia la definitività e la meritevolezza patologica di quell'esclusione.
Ma l'altro passaggio altamente pericoloso - è come se noi avessimo, in una miniatura, la capacità di leggere quello che poi si può sviluppare, come un piccolo bacillo che introduciamo nel sistema e che può sviluppare delle malattie incredibili - è il potere certificativo. Ma io, nella norma che abbiamo approvato, in questa estensione indiscriminata del potere certificativo, vedo veramente una incoscienza, una inconsapevolezza, cioè la incapacità di raccordare quello che accade con le categorie giuridiche del sistema.
È come se qualcuno si svegliasse e, secondo i dettami di quella che era la scuola del diritto libero, facesse a meno di norme, processi, a meno di regole, poiché si raggiunga l'obiettivo di far autenticare tutto da tutti, perché questa è la prospettiva. Ognuno potrà autenticare se stesso e gli altri indiscriminatamente, in vacanza come al lavoro, e le autentiche potranno essere effettuate anche lanciando la penna in aria, prendendola al volo e firmando. Abbiamo svilito un gesto, che comporta delle gravi responsabilità, con una semplice norma, affrontata con quella leggerezza che è vicina all'inconsapevolezza, ma che - io ripeto - significa incoscienza istituzionale. Si dimentica, Presidente, un altro passaggio, che la legittimazione a candidarsi non è un diritto innato a ciascuno, ma deriva da precise regole di ammissione sul terreno di gioco. Ci si può candidare in determinati frangenti, quando vi sono oggettivamente dei presupposti e scolpiti, anche questi, dalla Costituzione. Questo “liberi tutti”, in cui arriveremo a dire che faremo a meno delle sottoscrizioni e chiunque si potrà candidare, sempre e senza limiti, magari stando a casa, davanti al computer, avendo a destra - come si chiama, Netflix, si chiama così quella rete? - ecco, a destra Netflix e a sinistra il seggio elettorale virtuale.
Io, a questa Italia, non sono affezionato. Non sono affezionato ad un'Italia che spersonalizza il voto, che lo rende sempre più virtuale, sempre meno controllabile, sempre più meccanico, sempre meno culturale, sempre più legato all'occasionalità del consenso, liberando il cittadino dall'obbligo di sapere quello che fa. Andiamo verso un modo di esprimere il consenso politico del tutto privato di consapevolezza, un Paese di incoscienti, in cui il dito conta più di quello che si sa e si fa, in cui esprimere un colore, esprimere un via libera, non ha nessun presupposto, ma significa soltanto cieca adesione meccanica ad un programma precostituito e incontrollabile.
Io mi rendo conto che queste parole possano sembrare eccessive e, forse, un po' fantascientifiche, ma io ritengo che i segnali siano chiari e forti, come un medico di pronto soccorso, che riesce a vedere dei sintomi - e forse ne ho visti tanti - che, Presidente, ci porteranno verso un risultato, che non è quello del provvedimento Nesci. Non è quello lo scopo! Lo scopo è quello di introdurre dei segnali, che, sviluppati, prendendo le mosse da quello che è accaduto in quest'Aula sul provvedimento Nesci, ci porteranno non lontano: ci porteranno a svilire completamente quelli che sono i principi fondanti del nostro sistema.
Non me ne vorrà se, una volta tanto, rileggendo gli ordini del giorno e mettendoli in con quello che può accadere e che è accaduto nel provvedimento Nesci, il mio terrore è diventato, se possibile, ancora più percepibile. In quegli ordini del giorno vi è la prospettiva normativa di uno sviluppo - io dico del tutto patologico e immotivato - verso forme ignote al nostro sistema, in cui le piattaforme informatiche diventano il luogo amato della democrazia. Questo è inammissibile! È inammissibile che ci possa essere qualcuno che controlli le coscienze attraverso il voto informatico! Allora, Presidente, Forza Italia voterà motivatamente contro questo provvedimento, per le ragioni letterali, per le ragioni criptate, per le ragioni che nessuno dice, ma che tutti in quest'Aula dobbiamo conoscere. Infatti, una legge non è mai figlia soltanto di se stessa e del momento, è figlia di un sistema. E a me sembra che, se questo è il sistema che qualcuno, con il MoVimento 5 Stelle, vuole introdurre in questo Paese, la nostra lotta si chiamerà resistenza
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sisto. Cogliamo l'occasione per salutare gli studenti insegnanti dell'istituto “Nardi” di Porto San Giorgio, in provincia di Fermo, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori. Benvenuti
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE(PD). Grazie signor Presidente. Colleghe, colleghi, signori del Governo, io vorrei fare una breve ricostruzione di questo provvedimento, che, come è stato ricordato, era già stato approvato in prima lettura nel corso della precedente legislatura.
Si tratta di una razionalizzazione e, per certi versi, anche di un miglioramento di norme riguardanti le procedure elettorali e, come tale, nel corso della precedente legislatura, avevamo fatto delle valutazioni, anche molto severe, su quali dovessero essere i criteri, attraverso i quali si potesse procedere a quella che è la questione più macroscopica e visibile, cioè la trasparenza delle urne, ma anche a quelle più di sostanza, in relazione per esempio agli scrutatori e ai presidenti di seggio. Quindi, è una legge che, nel suo impianto iniziale, cioè quello che aveva votato anche il nostro partito nel corso della precedente legislatura, aveva tutte le caratteristiche per noi sufficienti e utili a migliorare il procedimento.
Peraltro, anche il punto controverso, che qui è stato oggetto di discussione proprio tra noi e Forza Italia, in particolare in relazione alla conseguenza di non vedersi ammessi nel registro degli scrutatori e dei presidenti, per coloro i quali avessero riportato, per un certo catalogo di reati, la sentenza di primo grado, fu affrontato anche nella precedente legislatura e, così come è stato in maniera molto brillante detto dal collega Ceccanti, ha distinto tra quello che è un diritto e un diritto fondamentale, in relazione alla conseguenza di un giudicato anche non definitivo.
Questo per dire che noi non abbiamo sottovalutato l'importanza anche di una legge, che potrebbe sembrare una legge molto esile, dal punto di vista del contenuto anche politico, divisivo, ma molto condivisibile su molti piani.
Del resto, anche sul tema delle conseguenze di una sentenza di primo grado, abbiamo una giurisprudenza importante, tanto della Corte costituzionale, tanto di provvedimenti che abbiamo noi stessi votato, per esempio quello relativo alla legge Severino, che prevede, per cittadini che avrebbero anche ovviamente il diritto di presentarsi come elettorato passivo, di non avere più i requisiti a seguito di una condanna di primo grado. Quindi, dal nostro punto di vista, c'è da distinguere, così come fa la Corte costituzionale, tra l'esercizio di un diritto fondamentale e l'esercizio astratto di un diritto che può essere sottomesso a delle limitazioni previste dalla legge.
È del tutto evidente, così come è stato ricordato anche dal collega Ceccanti, che ci saranno invece delle fortissimi obiezioni da parte nostra su provvedimenti di qui a venire. È presente in Aula il sottosegretario all'interno. È chiaro - lo dico fin da ora - che, per quanto ci riguarda, i diritti delle persone rispetto al loro status giuridico, in particolare con riferimento al diritto di asilo e di protezione internazionale e umanitaria, non può essere messo in discussione, perché, quello sì, è un diritto fondamentale, sancito anche dall'articolo 10 della Costituzione, che regola le disposizioni sull'asilo. Quindi, noi avremmo la possibilità di esercitarci in maniera raffinata e anche sostanziale. Auspico che Forza Italia, che in questa sede, attraverso le parole dell'onorevole Sisto, ha più volte ribadito questo principio, lo confermi e sostenga quelle che saranno, per quanto ci riguarda, delle battaglie di principio su quelli che noi riteniamo diritti fondamentali E non solo noi, ovviamente, perché sono certificati dalle convenzioni internazionali.
Però, ci sono dei punti che francamente hanno messo in discussione la nostra iniziale intenzione di votare a favore. Tant'è che io dichiaro che qui ci asterremo, perché, siccome riteniamo che sia largamente positivo il provvedimento, troviamo assolutamente incongruo che sia stato introdotto un principio, che - lo voglio dire perché il verbale possa essere preciso - dal nostro punto di vista mette un rischio di irragionevolezza della legge, perché potrebbe aggirare l'articolo 75 della Costituzione, cioè quello che dispone 500 mila firme di aventi diritto per il referendum.
Io spero che questa legge non passi, per questo punto, il vaglio costituzionale, perché ritenere che ci sia una semplificazione, nel momento in cui si allarga senza precauzioni la possibilità della certificazione di una firma, - in questo mi associo alle parole anche del collega Sisto - è di fatto un aggiramento di quello che è il dettato costituzionale. Il referendum ha due requisiti fondamentali che sono: la limitazione del , la soglia del , e il numero di firme o di soggetti proponenti, parlamentari o di deliberazioni dei consigli regionali che possono avanzare la proposta del referendum abrogativo. Se si mette in discussione la possibilità della certificazione certa noi abbiamo un che riteniamo molto pericoloso nell'esercizio complessivo del voto, a maggior ragione se questo poi viene raccolto con un ordine del giorno che ne prevede anche l'estensione ad altri appuntamenti politici.
Quindi, voglio ribadire in quest'Aula che per quanto ci riguarda un giudizio sostanzialmente favorevole viene inficiato da una norma che in questo modo potrebbe essere senza alcuna precauzione, perché è chiaro che ci sono elementi che possono garantire anche l'esercizio repressivo nei confronti di chi abusa di questa disponibilità. Ma io vi faccio un esempio: se i promotori di un referendum autenticano o deliberano che ci sono 50 mila titolari di certificazione delle firme, come si farà, dal punto di vista del controllo dell'autorità competente, a verificare che queste firme esistano? Ha ragione Sisto a questo punto: meglio fare una discussione sull'abolizione delle 500 mila firme, che renderebbe la nostra non più una Repubblica parlamentare ma una Repubblica referendaria.
Allora, noi dobbiamo pensare che esiste un principio secondo il quale si arriva fino al punto dell'autocertificazione? Non è possibile, ed è per questo motivo che l'astensione motivata dà una possibilità che questo provvedimento possa vedere corretto questo punto, che è un per quanto ci riguarda. Del resto - lo dico in conclusione, signor Presidente - noi non possiamo pensare che questa diventi la democrazia basata solo su quello che è il voto. Questo lo dico con chiarezza. Infatti, il nostro impianto costituzionale è complesso, ci sono all'interno pesi e contrappesi, ci sono figure, anche non presenti nella Costituzione, che hanno una loro terzietà e rappresentano assolutamente la necessità di essere salvaguardate nella loro indipendenza. Ma se questo è il Paese nel quale l'altro giorno l'onorevole Di Maio diceva che la Banca d'Italia si doveva presentare alle elezioni, che l'Ufficio di bilancio si doveva presentare alle elezioni e oggi il Vicepresidente Salvini dice che Boeri si deve presentare alle elezioni per dire la sua e per esercitare la sua funzione, magari spunterà qualche sottosegretario che dirà che il signor si dovrà presentare alle elezioni .
Allora, io vi chiedo di non esporre la nostra Costituzione a e, soprattutto - e ve lo chiedo davvero da rappresentante delle istituzioni, da italiano - vi chiedo di non esporre le nostre istituzioni all'offesa più grave, che è quella del ridicolo. Cerchiamo di tornare con i piedi per terra, cerchiamo di costruire le garanzie perché questo Paese possa vedere, in tutti i suoi passaggi, il rispetto per le forme e per la sostanza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI(LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, la proposta di legge oggi in Aula è da tempo attesa dal Paese. Per troppi anni ci sono stati dubbi e ombre sullo svolgimento delle consultazioni elettorali, dubbi o realtà che hanno fatto male ai cittadini e allo Stato nel suo senso più ampio. Siamo tutti consapevoli del fatto che sia impossibile eliminare in termini assoluti ogni dubbio su manipolazioni del risultato delle urne, ma questa norma ci fa fare sicuramente un grande passo in avanti.
Questa proposta di legge elimina la discrezionalità che fino ad oggi vi è stata nell'individuazione degli scrutatori, togliendo la possibilità di inserire con precisione persone conosciute e rimettendone l'individuazione assolutamente al caso. Non si assisterà più a un commercio all'interno delle commissioni elettorali in cui si andranno a individuare dei membri dei singoli partiti da inserire all'interno dei seggi e delle sezioni. Si toglierà, quindi, la possibilità di andare ad inserire con precisione persone conosciute, scrutatori dello stesso colore politico che all'interno del medesimo seggio possano dare adito a dubbi da parte di noi politici o dei cittadini, cosa che spesso è capitata di vedere. I presidenti e i segretari della sezione, che per decenni hanno ricoperto il medesimo incarico nella medesima sezione e che oggi in molti casi conoscono a memoria gli elettori che si recano a votare, quelli che non si recano a votare e per chi vanno a votare, comportano un controllo assolutamente troppo ristretto della volontà dei cittadini. Questo non sarà più consentito perché anche in questo caso ci sarà un limite di due volte per ricoprire all'interno della stessa sezione - non dello stesso seggio, ma della stessa sezione - quel tipo di incarico. Quindi, non si sentirà più il presidente della sezione dire: “Questo è l'elenco dei soggetti che non sono venuti ancora a votare”, cosa che chi fa politica spesso sente e vede con i propri occhi.
Vi è, infine, un obbligo assolutamente preciso, che inspiegabilmente non è stato introdotto negli anni scorsi, di formazione da parte del Ministero di quei soggetti che andranno a fare gli scrutatori. Noi ci troviamo - e tutti i cittadini ne sono coscienti - spesso davanti a sezioni che non riescono a fornire i dati finali degli scrutini nelle proprie sezioni. Questo perché? Perché spesso ci si trova davanti a persone assolutamente impreparate. Nessuna normativa ha previsto fino ad oggi una formazione per questi soggetti. Finalmente viene introdotta l'obbligatorietà di una formazione per gli scrutatori, in modo che questi casi di ritardi siano finalmente ridotti assolutamente al minimo .
Un ultimo appunto è per la possibilità, finalmente inserita all'interno di questo testo normativo attraverso un emendamento, data agli avvocati e ai consiglieri regionali di autenticare le firme. Spesso ci si trovava di fronte alla difficoltà - e a tutt'oggi ci si trova di fronte alla difficoltà - di presentare le liste anche per i partiti nazionali che, sebbene ben rappresentati a livello nazionale, magari sul territorio non sono rappresentati perché le elezioni sono state svolte cinque anni prima, quattro anni prima o tre anni prima. Questo è un problema che attanaglia tutte le forze politiche e, soprattutto, comporta una limitazione anche per tutti quei civici che vogliono in qualche modo con un consenso elettorale già presentarsi alle urne. Con questa possibilità, che noi non diamo al primo che passa ma che diamo a dei soggetti per i quali la legge prevede già un potere di autentica, cioè avvocati e consiglieri regionali che hanno già, rispettivamente, la possibilità di autenticare, in un caso, le firme dei clienti e, nell'altro caso, le firme per le competizioni regionali, noi ampliamo questo campo e diamo la possibilità, come dicevo, a questi soggetti, già ritenuti persone serie da altre normative e che già svolgono di fatto questi compiti, di ampliare anche alle competizioni elettorali questo tipo di operato e sicuramente la democrazia non potrà che giovarsene.
Per questo riteniamo che la normativa nel suo complesso porti a una maggiore trasparenza del voto, a una maggiore democrazia e alla possibilità di partecipazione da parte di tutti i cittadini, perché ho sentito parlare di riforme in senso di aumento del numero delle firme raccolte da parte delle opposizioni, di diversi esponenti dell'opposizione.
GIANLUCA VINCI(LEGA). In quel caso, propongano e depositino una proposta di legge che aumenti questi numeri, non cerchino dei balzelli o non si oppongano all'eliminazione di balzelli, come stiamo facendo in questa normativa, per consentire a tutti i cittadini, liberamente, nel rispetto della legge, di partecipare alle competizioni elettorali in modo regolare.
Per questo motivo, il voto della Lega, visto l'impegno che abbiamo profuso sia in Commissione sia in quest'Aula, è assolutamente favorevole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Berti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BERTI(M5S). Presidente, colleghi, il provvedimento in esame ha ad oggetto lo strumento che legittima la nostra stessa presenza in quest'Aula, vale a dire il procedimento elettorale, le elezioni.
Questa legge, a prima firma Nesci, era stata approvata alla Camera la scorsa legislatura, ma era naufragata al Senato; ma adesso questa maggioranza è determinata a portare in fondo un provvedimento che garantirà ancora più democrazia e più libera scelta ai cittadini. Il popolo è sovrano quando esercita il diritto di voto. Il MoVimento 5 Stelle vuole difendere e rafforzare il diritto alla libera scelta dei rappresentanti e il diritto se scegliere, abrogare o confermare una legge. Questo diritto, garantito universalmente, ha compiuto la maggiore età ed è nato dalle ceneri di un conflitto mondiale che ha segnato la storia dell'Europa.
Purtroppo, però, negli scorsi anni la partecipazione a questi solenni momenti di democrazia si è affievolita e, come rappresentanti del popolo italiano, abbiamo il dovere di fare il possibile per avvicinare i cittadini alle istituzioni ed evitare, allo stesso tempo, che si formino dinamiche distorsive della volontà popolare.
Purtroppo, colleghi, dal 1979 ad oggi, l'affluenza alle elezioni è calata in termini assoluti del 16 per cento, e votare, come dice l'articolo 48 della Costituzione, è e rimane un dovere civico .
La nostra emancipazione e le nostre rivendicazioni sociali come cittadini liberi non sono possibili né durature se non sono effetto del nostro lavoro quotidiano e costante. Con questo progetto di legge, lo ripeto ancora una volta, andiamo a rafforzare quelle leggi che permettono che il voto sia la libera espressione democratica, e non una mera preferenza estorta secondo logiche di partito, una merce di scambio comprata dal migliore offerente.
Legalità, trasparenza e partecipazione. Prima di tutto andiamo ad allontanare dai seggi, cioè dalle cariche di presidente, scrutatore e segretario, i condannati, anche in via non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione e reati di mafia, e anche chi ha patteggiato e ha subito una condanna per decreto penale .
Con l'emendamento approvato oggi in quest'Aula andiamo ad allontanare anche i condannati per associazione a delinquere, una misura che non ha alcuna intenzione punitiva, lo dico ai colleghi di Forza Italia, ma che vuole essere una precauzione per far sì che lo Stato non chieda a chi si è macchiato di reati così gravi di essere garante della democrazia .
Sono contenuti cambiamenti anche all'arredo elettorale. Le urne saranno costruite con materiali semitrasparenti, in plexiglass, per evitare il fenomeno dello scambio di schede e delle schede già votate. Verrà disciplinata con più precisione la struttura delle cabine elettorali, che saranno aperte da un lato, per garantire la segretezza del voto, ma per ridurre ancora di più la possibilità che dentro il seggio avvengano scambi di schede o che si fotografi la scheda stessa. Discipliniamo finalmente anche il voto fuori sede, valido per i referendum abrogativi e costituzionali e per le elezioni europee. Cambia tutto anche circa la nomina dei presidenti di seggio e degli scrutatori, che non sarà più a disposizione delle clientele di turno, ma che avverrà con un'estrazione a sorte, con un sorteggio pubblico, con la possibilità per i cittadini di assistere, per evitare, ancora una volta, dinamiche elettorali estorsive.
Il 50 per cento degli scrutatori sarà scelto tra i disoccupati, una nostra battaglia storica che abbiamo portato avanti in tutti i comuni e in tutte le regioni, per includere nel processo democratico chi si trova in una situazione di difficoltà. Non potranno ricoprire questi incarichi di garanzia anche i parenti fino al secondo grado dei candidati.
Presidente, colleghi, il voto clientelare, le promesse, il voto di scambio e le mazzette hanno distrutto la speranza del popolo italiano che qualcosa potesse cambiare davvero tramite le elezioni
Tocca a noi, oggi, raccogliere questa speranza e migliorare il processo democratico. Dobbiamo tutti, nessuno escluso, tenere bene a mente che il processo di inquinamento delle elezioni è dietro l'angolo e fa gola a chi specula sulla miseria delle persone. Ormai i casi di compravendita di voti non fanno quasi più notizia, ma come cittadini dobbiamo avere il coraggio e la tenacia di esercitare la memoria. É notizia di ieri in Sicilia, in provincia di Catania, l'arresto di diciotto persone per brogli elettorali all'interno dell'operazione “Aquila”. Tra questi arresti emerge anche il deputato Raffaele Nicotra, transitato dal PSI al MpA, al PdL, all'UdC e infine al PD, per quattro volte eletto all'assemblea regionale siciliana e, ieri, arrestato per i seguenti reati: concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione aggravata e scambio politico-mafioso .
Dalle indagini, che vanno avanti ormai da anni, si scoprono tariffe, un prezzario; emerge un sistema clientelare e mafioso che sviliva la libertà dei cittadini, che trattava la democrazia e la dignità dei cittadini come una merce di scambio. Emerge, addirittura, il prezzo dell'elezione a deputato regionale: 50 mila euro, tutto compreso, con la classica formula di 50 euro a voto. Con questa legge allontaniamo la possibilità che il voto sia inquinato e con misure come il reddito di cittadinanza toglieremo una volta per tutte il cittadino dal ricatto elettorale utilizzato dai partiti negli scorsi anni.
Ed è anche per spazzare via la possibilità che ci siano clientele, scambi e favori elettorali che questa legge prevede un blocco delle assunzioni nelle partecipate. Infatti, non sarà più possibile assumere 60 giorni prima e dopo le elezioni, tranne nel caso di stato di emergenza o calamità.
Questa maggioranza, Presidente, vuole mettere un argine a chi vuole utilizzare la cosa pubblica per spartirsi il potere tra gli amici degli amici, scambi di favori che hanno distrutto la credibilità stessa delle istituzioni e, infine, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni stesse.
Con il MoVimento 5 Stelle al Governo nulla sarà come prima e, lo ripeto ancora una volta, il cittadino torna finalmente al centro della politica, sì, colleghi .
Per questi motivi e per rafforzare la libertà di scelta del cittadino, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare la relatrice Nesci per un ringraziamento. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI, . Grazie, Presidente. Ci apprestiamo a votare questa legge “elezioni pulite”, che è uno strumento importante per poter arginare l'alterazione del voto nei seggi e anche scoraggiare tutte quelle dinamiche, quei patti elettorali scellerati che spesso sono il preludio del voto di scambio.
Voglio ringraziare, nonostante qualche critica, magari a tratti feroce, tutti i colleghi che hanno contributo al dibattito, non solo in Aula, ma in Commissione, perché è stato lungo e approfondito, e anche i colleghi della passata legislatura, perché questo è un lavoro che viene da lontano, frutto di approfondimento e di mediazione politica.
Concludo dicendo che sicuramente il voto non è l'unico momento in cui si sostanzia la democrazia, però è nel momento del voto che partono le uniche rivoluzioni possibili, che sono quelle democratiche e non violente .
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 543-A: "Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale e di referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione".
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
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PRESIDENTE. . Colleghi e colleghe, come sapete, lo scorso 18 settembre è venuto a mancare Carlo Dell'Aringa, già deputato nella XVII legislatura, sottosegretario di Stato al lavoro e alle politiche sociali nel Governo Letta, professore di economia, studioso autorevole ed appassionato delle tematiche relative al mercato del lavoro e alle implicazioni sociali delle politiche pubbliche.
La sua coerenza e il rigore intellettuale, uniti ad uno stile garbato, hanno suscitato sentimenti di stima e di rispetto in coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Tutti, a cominciare dai colleghi parlamentari e accademici, nonché dagli esponenti del mondo sindacale, ne hanno apprezzato le doti professionali ed umane, come pure la sua costante ricerca di soluzioni concrete ed equilibrate alle questioni relative alla disoccupazione, ai salari, alla produttività e alle disuguaglianze.
La scomparsa di Carlo Dell'Aringa costituisce pertanto una gravissima perdita per le istituzioni e per il dibattito politico e culturale su temi cruciali del nostro Paese.
Desidero ribadire ai familiari, che sono oggi qui presenti, la vicinanza e la solidarietà mia e di tutta la Camera dei deputati.
Invito l'Aula ad osservare un minuto di silenzio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Madia. Ne ha facoltà.
MARIA ANNA MADIA(PD). Presidente, colleghi, vorrei in questi pochi minuti ricordare il professor Carlo Dell'Aringa, per noi Carlo, a nome del gruppo del Partito Democratico.
Vorrei, prima di tutto, che arrivasse un abbraccio commosso e sincero alla moglie Maria, ai suoi figli, ai suoi amati nipotini, che seguiva con tanta attenzione.
Carlo con noi ha condiviso molto, prima come accademico, mai chiuso in una stanza ma sempre aperto all'evoluzione del dibattito sociale, poi come parlamentare del gruppo del Partito Democratico nella scorsa legislatura e membro del Governo Letta.
Lo ricordo come l'antitesi della politica e della natura del dibattito di oggi: discreto e gentile in un mondo urlato; preparato ed autorevole in un contesto pieno di improvvisazione; dubbioso, aperto alle idee altrui, mai fazioso o arrogante in un ambiente dove tutti hanno false certezze; mai narcisista, in un mondo in cui ambizione ed egocentrismo tendono a prevalere sull'interesse generale.
Carlo si sentiva sempre e solo un ingranaggio al servizio del bene comune, sempre alla ricerca di un progresso fatto di pazienti tessiture e cuciture, piuttosto che di strappi continui; una cultura, quella di Carlo, sempre partecipativa, mai antagonista, che considerava la relazione come un segno di forza e mai di debolezza.
Eppure, Carlo Dell'Aringa era profondamente dentro lo spirito del nostro tempo, mai chiuso sul passato, sempre proiettato sul futuro. Non c'è un aspetto del - lo ricordava, Presidente - del sistema pensionistico, del lavoro pubblico e privato, delle relazioni industriali, dei modelli organizzativi che non abbia studiato, approfondito e discusso.
Era un eccezionale organizzatore di cultura e pensiero pubblico in una fase in cui il pensare collettivamente è entrato in crisi profonda. Non era solo un professore prestato alla politica, ma era un maestro, perché dei maestri aveva l'aspetto pedagogico e insieme paterno, l'aspetto generoso e insieme utopico.
A noi, oggi e per il futuro, rimane il sentimento più bello, che è quello della gratitudine. Grazie, Carlo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI(M5S). Presidente, ho l'onore di commemorare Carlo Dell'Aringa. Che cos'è una commemorazione? Come fare a dare significato? Ho cercato di capire quali erano stati alcuni punti fondanti: la lotta contro l'eliminazione dell'articolo 18, varie interviste in cui disse che era necessario dare strumenti economici ai disoccupati, soprattutto in giovane età, cercare di avere centri per l'impiego che funzionassero. Io credo che provvedimenti come il “decreto dignità” e anche quello che abbiamo abbozzato nella legge di bilancio rappresentino delle idee che possono portare a commemorare fattivamente la memoria di Carlo Dell'Aringa.
Poi, volevo ricordare che è nato in un piccolo paese, Sermide, in provincia di Mantova, recentemente fuso, dove alle elezioni dell'anno scorso partecipò una lista con un simbolo fascista, in maniera a mio parere illegale, e grazie al mio impegno, a quello dell'ex Presidente della Camera, Laura Boldrini, e di cittadini, quel comune adesso è stato sciolto e andrà al voto.
Il partito di appartenenza non ebbe l'analogo impegno su questa vicenda. Penso che commemorare voglia dire per il futuro evitare anche questi errori .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI(LEGA). Grazie, Presidente. Il professor Carlo Dell'Aringa, Carlo per chi ha avuto la possibilità e l'onore di poterci lavorare insieme, di condividere il suo impegno come accademico, ma anche come uomo delle istituzioni, è sicuramente tra le figure più autorevoli nel mondo dell'economia, nel mondo dell'accademia e sicuramente tra le figure più autorevoli che hanno rappresentato le istituzioni del nostro Parlamento in Italia e nel mondo. Chi ha avuto la possibilità di conoscerlo e di lavorarci insieme, anche con il suo carattere schivo, riservato, spesso apparentemente chiuso, ha potuto conoscere un uomo, invece, dotato di una grande sensibilità, di una grande umanità che ha sempre cercato di abbattere quei muri che, spesso e volentieri, in politica si creano e si alzano e ha sempre cercato di valorizzare quell'impegno di partecipazione attiva, in cui ci richiamava spesso al confronto e al dialogo. Sono note, infatti, le sue battaglie per far sì che, anche in quella riforma del mercato del lavoro, a cui lui ha partecipato, ci fosse sempre la porta aperta al dialogo con le parti sociali, quel dialogo che lui ha sempre ricercato e che lo ha reso protagonista di alcune battaglie importantissime, penso e ricordo quella contro la riforma dell'articolo 18 o, magari, quando ha partecipato alla stesura del Libro bianco sul mercato del lavoro che, poi, ha dato vita alla legge Biagi.
Dicevo: riservato e schivo, ma è sempre stato corretto e rispettoso di chi non la pensava come lui. Non ha mai trattato i suoi avversari politici come nemici e ha sempre cercato, sia nella sede della Commissione parlamentare, quando veniva in veste di sottosegretario, sia nell'attività che ha svolto qui in Parlamento, di trovare un punto comune, un punto di caduta comune, perché poi l'obiettivo era sempre più grande ed era quello di essere dalla parte dei lavoratori, era quello di guardare alla modernizzazione di un mercato del lavoro che aveva bisogno di menti eccelse come la sua e che, anche oggi, ha ancora bisogno di guardare a chi, come lui, ha sempre cercato, come è stato detto, di guardare al futuro, non ad un passato vetusto, ma, soprattutto, di guardare alla ricchezza di quelle relazioni umane, accademiche e politiche che fanno sì che, spesso e volentieri, l'azione di questo Parlamento lasci un segno. Il professor Carlo Dell'Aringa ha lasciato sicuramente un segno in quello che ha fatto e nei rapporti umani delle persone che lo hanno conosciuto. Il gruppo della Lega si associa al sentimento di cordoglio che ha espresso lei, Presidente, e ovviamente rivolge il proprio cordoglio alla moglie, ai figli e ai familiari che sono qui, in Aula, sapendo che oggi non è qui con noi, ma quello che ha fatto resta e resterà sempre .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA(FI). Grazie, signor Presidente. Carlo, non avrei mai pensato, quarant'anni fa, quando mi invitasti in Cattolica per un primo seminario, tu professore già affermato, io giovane alle prime armi, di doverti ricordare in un'Aula del Parlamento. Quarant'anni bellissimi; ci siamo presi, ci siamo persi, abbiamo fondato insieme l'Associazione italiana degli economisti del lavoro insieme a Tarantelli, un altro eroe, abbiamo fondato insieme l'Associazione europea degli economisti del lavoro. Tu sei stato un maestro, maestro di tanti, anche mio, poi ci siamo ritrovati nella passata legislatura in quest'Aula in due schieramenti opposti, ma la nostra stima, la nostra amicizia, il nostro comune sentire ci teneva amici. Ricordo le lunghe chiacchierate, anche a casa tua, con tua moglie; ricordo il tanto lavoro fatto insieme; ricordo quell'epopea degli anni Ottanta e Novanta, qui, a Roma; ricordo quei momenti bellissimi del Libro bianco che dette vita, poi, alla legge Biagi; ricordo con bellezza tutti questi momenti e ricordo il dolore nel mese di settembre quando una telefonata di un comune amico mi avvertì che eri mancato. Ecco, un grande dolore per la perdita di un amico, per la perdita di un maestro, per la perdita di una persona gentile, corretta, che è stata da una parte sola, dalla parte dei lavoratori .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO(FDI). Presidente, per quanto mi riguarda, potrò onorarmi di dire di aver conosciuto il professor Carlo Dell'Aringa, di averci passato quasi cinque anni assieme, in Commissione lavoro, lui, prima, da sottosegretario, di averci discusso, di aver scambiato idee su quella che era la sua impostazione del mondo del lavoro, anche, a volte, contrapposta alle nostre. Però, Presidente, questo dialogo fatto con il professor Carlo Dell'Aringa era sempre ricchezza, proprio perché, così come ricordato anche da alcuni colleghi, non si riusciva mai ad arrivare ad uno scontro, si riusciva sempre a collaborare politicamente tra gentiluomini e io ritengo, Presidente, che gentiluomini e signori come il professor Carlo Dell'Aringa debbano esistere in politica. Purtroppo, Presidente, ne vedo sempre meno e questo è un mio personalissimo rammarico.
Il contributo Di Carlo Dell'Aringa in materia di lavoro è stato ampio, profondo, plurale. Come hanno appena ricordato alcuni colleghi, ha collaborato all'estensione del Libro bianco del mercato del lavoro che è stato, di fatto, una vera base valoriale della legge Biagi, nel 2003. La passione politica, di fatto, l'ha vissuta con un virtuoso distacco da studioso, occupandosi di salari, occupandosi di disuguaglianze, attraverso un contributo che, in ogni caso, era teso a unire e non a dividere.
Lasciò la nostra Commissione dopo la riforma del mercato del lavoro, poco dopo, ritenendo che si fosse fatto molto, forse troppo. Non ha tardato, però, poi, Presidente - dimostrando, tra l'altro, un elevato acume sia accademico che, altrettanto, politico -, a ritornare di fatto su quei passi, per poter migliorare quanto era stato normato. Questo è il valore della politica. Migliorare, Presidente e colleghi, quando penso al professor Carlo Dell'Aringa, io tendo ad associarlo al verbo “migliorare”, questo resterà, per quanto mi riguarda, in termini di ricordo di Carlo Dell'Aringa; è un verbo che mi piace associare a lui.
L'ho sempre salutato, tra l'altro, come professore, non l'ho mai salutato come onorevole Carlo Dell'Aringa, l'ho sempre salutato come professore, poco, anzi, quasi mai, come onorevole. Mi sembrava, di fatto, qualcosa di più rispetto ad un semplice deputato, era come prima detto e ricordato, un signore della politica e in modo molto signorile, devo dire, ha abbandonato la politica attiva qui dentro a quest'Aula per poter continuare quella che era, immagino, la sua vera passione, ovvero il mondo accademico, il mondo dello studio.
Da professore, quindi, ha cercato e ha trasferito questo concetto, ha cercato sempre di migliorare, non di distruggere. Uomini così ci mancheranno, politici così ci mancheranno, professori così ci mancheranno, anche se resterà, di fatto, a nostra ampia disposizione una serie di contributi enormi che lui ci ha lasciato. Possiamo andare a consultarli, io penso che questo sia il miglior ricordo che la politica possa fare al professor Dell'Aringa. Ci ha sempre lasciato un cenno, ci ha sempre lasciato ampia documentazione di quanto lui teorizzava, ci si ha sempre lasciato ampia dimostrazione di quanto e come - lo rinnovo - si poteva anche cambiare idea rispetto ad alcuni temi.
Lascia di fatto un vuoto incolmabile e ritengo, Presidente, che la buona politica e noi, deputati e deputate, possiamo cercare quantomeno di colmare un po' questo vuoto, ricordando la sua figura e ricordando anche - lo rinnovo - che lui fu un vero signore della politica, a cui noi dobbiamo sempre tendere ed attingere. Un saluto da parte del nostro gruppo, un saluto ai familiari da parte nostra e - lo rinnovo - noi continueremo il lavoro iniziato dal professor Dell'Aringa, anche con tutto quello che è effettivamente o laddove effettivamente non potevamo essere perfettamente d'accordo con lui, questa è la vera ricchezza di quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Epifani. Ne ha facoltà.
ETTORE GUGLIELMO EPIFANI(LEU). Signor Presidente, anche il gruppo di Liberi e Uguali si unisce al profondo cordoglio per la scomparsa di Carlo Dell'Aringa ed esprime questo cordoglio alla famiglia qui presente, ai suoi familiari tutti e prova a ricordare, sia pure brevemente, i tratti fondamentali della sua vita.
È stato già detto che Carlo è stato soprattutto uno studioso, un ricercatore, un professore universitario, con al centro dei propri interessi, inizialmente, il rapporto tra salari, produttività e crescita; fu uno dei primi a lavorare alla cosiddetta curva di Phillips e ad adattarla alla realtà e alla condizione italiana.
In realtà, col passare del tempo, poi, i suoi interessi, sia di ricercatore, sia di studioso e sia di uomo pubblico, si sono allargati. Se oggi dovessi dire qual è stata la sua caratteristica più propria - in un mondo in cui tante persone hanno cominciato dallo studio e sono approdate a una responsabilità pubblica - è quella di essersi occupato nel tempo praticamente di tutti i settori del lavoro. Non c'è settore del lavoro di cui lui non si sia occupato: lavoro dipendente e lavoro indipendente, quello delle piccole imprese e quello delle grandi imprese, quello del lavoro privato e quello del lavoro pubblico, quello del lavoro e quello del rapporto tra lavoro e formazione, tra lavoro, formazione e previdenza; non c'è un campo di questa attività in cui lui non abbia dato un contributo, non abbia portato una sua parola.
È stata una persona seria, rigorosa, attenta, un vero riformista. Cercava le soluzioni, esprimeva il suo punto di vista e con lui non era facile neanche litigare. Io ricordo un paio di occasioni nel corso di trattative con la Confindustria sulla riforma del sistema contrattuale, dove avevamo opinioni diverse nel rapporto tra primo livello di contrattazione e secondo livello di contrattazione, modalità in cui anche il dissenso si veniva stemperando in un rapporto di dialogo e di ricerca.
E soprattutto voglio ricordare qui quella che è stata la sua fede profonda, nel ruolo che le parti sociali debbono avere nella costruzione e nella difesa di un processo democratico vero, che si alimenta tutti i giorni di competenze, di confronto e di discussione pubblica ed esplicita. In questo lui è stato un vero riformista. E poi come uomo e come persona, anche quando ha avuto ruoli pubblici, da sottosegretario al Ministero del Lavoro o da collega nella XVII legislatura nella Commissione bilancio, il suo ruolo è sempre stato quello di una persona discreta, di una persona sobria, di una persona che sapeva e per questo sapeva stare al suo posto, direi un vero galantuomo. E così pure se n'è andato, con sobrietà e con discrezione. Ed essendo un galantuomo, io credo che così il Parlamento, la Camera, lo debba ricordare; e deve soprattutto serbare, in ognuno di noi e soprattutto nel parlamentari più giovani, con quali figure e di quali figure è cresciuto questo Paese, è cresciuta la nostra Repubblica, è cresciuta la nostra democrazia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI(MISTO-+E-CD). Signor Presidente, sento il dovere di esprimere il profondo cordoglio per la scomparsa del collega, professor Carlo Dell'Aringa, cui mi legava un rapporto profondo di stima e di amicizia, forse c'entravano anche le comuni origini mantovane.
Lo ricordo come un signore colto, gentile, mite. Era sempre appagante discutere con lui, pacato e costruttivo. Questo rapporto si era anche parlamentarmente rafforzato all'interno della Commissione bilancio e poi ultimamente nella Commissione banche. Dicevo che era appagante discutere con lui, che era così lontano da un certo vociare, anche parlamentare, di questo nostro tempo. E quindi semplicemente un grazie a Carlo per l'esempio e la testimonianza che ci ha lasciato. Sarà bene per quest'Aula non dimenticarsene .
PRESIDENTE. Grazie a tutti, rinnovo il saluto ai familiari Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018, previsto nella parte pomeridiana della seduta alle ore 16, sarà anticipato alle ore 15,30. Sospendo, pertanto, la seduta fino a tale ora.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Colucci, Comaroli, D'Uva, Ferri, Gregorio Fontana, Fusacchia, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Grande, Lorefice, Molinari, Ruocco, Sarti e Carlo Sibilia sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 (Doc. LVII, n. 1-).
Avverto che il nuovo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione .
Avverto inoltre che alla Nota di aggiornamento è annessa, ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, una Relazione con cui il Governo sottopone all'autorizzazione parlamentare un aggiornamento degli obiettivi di finanza pubblica, modificando il piano di rientro stabilito nel Documento di economia e finanza presentato nel mese di aprile.
A tale proposito ricordo che, ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e del richiamato articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, la deliberazione delle Camere che autorizza l'aggiornamento del piano di rientro deve essere approvata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti.
Pertanto, l'esame della Nota di aggiornamento si concluderà con l'approvazione di due distinti atti di indirizzo: il primo relativo alla Relazione di cui all'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, concernente l'autorizzazione all'aggiornamento del piano di rientro, da votare a maggioranza assoluta; il secondo relativo alla Nota di aggiornamento del DEF, da votare a maggioranza semplice, sulla base degli esiti della precedente deliberazione.
Ricordo che, per l'esame della Nota, è previsto dall'articolo 118-, comma 4, del Regolamento, un dibattito limitato, che prevede, dopo gli interventi dei relatori e del rappresentante del Governo, l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto, nonché dei deputati che intendano esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi.
Le risoluzioni riferite alla Relazione e quelle relative alla Nota di aggiornamento dovranno essere presentate nel corso della discussione.
Interverrà quindi, in sede di replica, il rappresentante del Governo, che, una volta espresso il parere sulle risoluzioni riferite alla Relazione, dovrà altresì indicare quale risoluzione relativa alla Nota di aggiornamento intenda accettare, atteso che, a norma dell'articolo 118-, comma 2, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo che, in caso di approvazione, precluderà le altre.
Si procederà infine ai voti, secondo le modalità precedentemente indicate.
EMANUELE FIANO(PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). Signora Presidente, volevo, a nome del gruppo del Partito Democratico, circa la commemorazione che noi abbiamo appena svolto, ringraziare per le sue parole il Presidente della Camera Roberto Fico, ringraziare per le bellissime parole Marianna Madia e i colleghi Saltamartini, Renato Brunetta, Bruno Tabacci, il collega dei Fratelli d'Italia e il collega Epifani di LeU.
Non posso fare altrettanto, Presidente - e invece con questo intervento voglio rimarcare e cogliere la sua attenzione – con riguardo ad un collega che ha parlato - non ricordo il nome - a nome del MoVimento 5 Stelle, che ha fatto ciò che secondo me in quest'Aula non va fatto. Veda, noi non vediamo in quest'Aula dei nemici, vediamo solo degli avversari politici o dei compagni politici; e crediamo che esista un terreno di umanità che dovrebbe unirci, a maggior ragione quando in quest'Aula, di fronte a familiari commossi, colpiti da un lutto, noi ricordiamo, al di là delle nostre differenze, con le belle parole che ho ricordato anche da parte dei colleghi di altri gruppi, l'umanità o la vita di un collega che è scomparso. Quando invece si rompe quel patto di umanità che dovrebbe rimanere quando non stiamo parlando di politica, ma di valori che ci uniscono, così com'è la compassione o la pietà umana, quando quel patto si rompe si compie, secondo noi, un gesto immorale. Questo è stato il gesto del collega Zolezzi, del MoVimento 5 Stelle, che ha inteso utilizzare la tribuna di una commemorazione pubblica di fronte ai familiari per svolgere un comizio politico contro il Partito Democratico. È un atto che a noi repelle. Esprimiamo qui la nostra condanna, per aver scelto nel momento della commemorazione di un collega l'idea di svolgere un comizio politico . Ringraziamo anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che in questa occasione non hanno applaudito il collega .
STEFANO CECCANTI(PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su che cosa?
STEFANO CECCANTI(PD). Un problema procedurale, che è il seguente. Su un testo di questo tipo non si può presentare una pregiudiziale di costituzionalità; tuttavia, in 30 secondi vorrei dire, siccome poi il dibattito andrà sul merito, che esiste un problema di costituzionalità grosso come una casa, segnalato alle pagine 40 e 41 del testo dell'Ufficio parlamentare di bilancio, per cui l'articolo 81 della Costituzione consente un indebitamento ulteriore solo in presenza di ciclo economico avverso e in presenza di circostanze eccezionali. Il documento dell'Ufficio parlamentare di bilancio sostiene che queste due cose mancano nella Relazione, quindi siamo in violazione dell'articolo 81. L'articolo 81, come è noto, non fa riferimento direttamente ai vincoli europei, che però sono richiamati dalla norma madre, l'articolo 97, quella a cui ci ha richiamato il Presidente da Repubblica. Quindi, fermo restando il dibatto di merito che noi faremo, e fermo restando che non si possono presentare pregiudiziali, stiamo discutendo un testo incostituzionale .
PRESIDENTE. Collega, riguardo a questo sono stati avanzati rilievi in ordine alla circostanza che la Relazione annessa alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2018, presentata a norma dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, risulterebbe in contrasto con le prescrizioni della citata legge, e non potrebbe pertanto essere sottoposta alla deliberazione parlamentare.
In proposito osservo che, in base al vigente quadro legislativo e regolamentare, l'esame dei profili cui è stato fatto riferimento è da ritenersi compreso nell'ambito dell'attività istruttoria che si svolge presso la Commissione bilancio. Degli esiti di tale attività la Commissione riferisce all'Assemblea, presentando un'apposita relazione, che nel caso di specie risulta accompagnata anche da tre relazioni di minoranza. L'Assemblea dispone pertanto di tutti gli strumenti conoscitivi necessari per procedere all'esame dei documenti presentati, anche con riferimento al complesso delle questioni sollevate, che possono essere oggetto di valutazione da parte di ciascun deputato chiamato ad esprimersi in ordine all'autorizzazione richiesta dal Governo, per la quale, ricordo, è richiesta la maggioranza qualificata.
PRESIDENTE. Dichiaro quindi aperta la discussione.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Michele Sodano.
MICHELE SODANO, . Presidente, la Nota di aggiornamento del DEF rappresenta lo strumento attraverso il quale il Governo aggiorna le previsioni economiche e di finanza pubblica del DEF, in relazione alla maggiore stabilità e affidabilità delle informazioni disponibili sull'andamento del quadro macroeconomico. Il Documento contiene l'aggiornamento degli obiettivi programmatici e osservazioni e l'eventuale modifica ed integrazione del DEF in relazione alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea, relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma, anticipando i contenuti della successiva manovra di bilancio.
La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza del 2018 aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il periodo 2019-2021, rispetto a quello contenuto nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile, il DEF del 2018.
La Nota è suddivisa in tre sezioni, relative al quadro macroeconomico, ai dati di finanza pubblica e alla strategia di riforma del Governo. Nella mia relazione mi soffermerò sul quadro macroeconomico, dando conto dello scenario tendenziale e dello scenario programmatico, mentre lascerò al collega Cestari l'analisi dei saldi di finanza pubblica.
Per quanto riguarda l'anno 2018, i più recenti indicatori congiunturali rilevano l'indebolimento della ripresa dell'economia italiana nei primi mesi dell'anno, in virtù di un contesto di crescita meno dinamica a livello europeo e globale. In tale situazione, a soffrire sono state soprattutto le esportazioni nazionali, per le quali si prevede tuttavia una ripresa graduale negli anni successivi. Nella prima metà del 2018, il prodotto interno lordo reale è aumentato a un ritmo inferiore delle attese, con un tasso di crescita dello 0,3 per cento nel primo trimestre e dello 0,2 per cento nel secondo trimestre. Ciò porta a rivedere al ribasso le previsioni di crescita del PIL per il 2018, dall'1,5 all'1,2 per cento.
Per quanto riguarda il triennio 2019-2021, esso è fortemente influenzato da un nuovo quadro internazionale, che esercita un effetto più sfavorevole sulla crescita del PIL.
In particolare, le proiezioni del prezzo del petrolio sono salite, l'andamento previsto del commercio mondiale è meno favorevole, il tasso di cambio ponderato dell'euro si è rafforzato, e i tassi di interesse e rendimenti sui titoli pubblici sono più elevati. Vengono, quindi, rivisti al ribasso i tendenziali di crescita del prodotto interno lordo, allo 0,9 per cento nel 2019 e all' 1,1 nel biennio 2020-2021.
Il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2019-2021 include l'impatto sull'economia delle misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio. Al riguardo, ricordo, in via preliminare, che il DEF dello scorso mese di aprile presentato dal Governo Gentiloni ancora in carica per gli affari correnti, non recava il quadro programmatico, rinviando alle valutazioni e al successivo Esecutivo l'eventuale elaborazione di tale quadro…
PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, è possibile abbassare il tono della voce, per cortesia?
MICHELE SODANO, . Nello scenario programmatico della Nota, la crescita del PIL reale è prevista all'1,5 per cento nel 2019, all'1,6 per cento nel 2020 e all'1,4 per cento nel 2021.
Per quanto riguarda l'impatto delle misure di cui si comporrà la manovra di bilancio sull'andamento del prodotto interno lordo rispetto a uno scenario tendenziale, si profila un incremento del tasso di crescita del PIL di 0,6 punti percentuali nel 2019, di 0,5 punti percentuali nel 2020 e di 0,3 punti nel 2021.
In relazione agli interventi programmati sul versante delle spese, la nota riporta, innanzitutto, che nel 2019 verrà introdotto il reddito di cittadinanza e si ristruttureranno e potenzieranno i centri per l'impiego.
Si rende necessario, inoltre, intervenire sul sistema pensionistico, così come delineato dall'ultima riforma, che limita il fisiologico nelle risorse umane impiegate, anche allo scopo di rinnovare le competenze necessarie all'innovazione. Si introdurranno, pertanto, nuove modalità di accesso al pensionamento anticipato.
Nel complesso, le risorse previste per il reddito di cittadinanza, i centri per l'impiego e i pensionamenti anticipati assommano, in media, a circa lo 0,9 per cento del PIL annuo nel periodo 2019-2021.
Si prevede, inoltre, di neutralizzare completamente le clausole di salvaguardia, IVA e accise, contenute nella legge di bilancio del 2018 relativamente all'annualità 2019, mentre si interverrà solo parzialmente su quelle riguardanti il 2020 e il 2021.
Sul versante delle spese, in attuazione della proposta per le imprese, nel 2019 si prevede un innalzamento delle soglie minime per il regime semplificato di imposizione su piccole imprese, professionisti e artigiani. Verrà, inoltre, introdotta un'aliquota ridotta, pari al 15 per cento, per l'imposta sui redditi di impresa, la quale si applicherà ai redditi corrispondenti agli utili destinati all'acquisto di beni strumentali e alle nuove assunzioni.
Un capitolo di estrema importanza è quello degli investimenti. Il Governo intende, infatti, dare nuovo impulso agli investimenti pubblici, invertendo la tendenza negativa in atto da molti anni, soprattutto a seguito della crisi economica, attraverso un incremento delle risorse e il miglioramento della capacità di spesa delle amministrazioni pubbliche.
Per quanto concerne le risorse, il Governo intende incrementare significativamente gli investimenti rispetto a uno scenario tendenziale (nel quale, peraltro, è già incorporata la ripresa di tale tipologia di spese), con l'obiettivo di una graduale ricomposizione della spesa pubblica a favore di quella in conto capitale. Nello scenario programmatico, le risorse aggiuntive sono pari a oltre 0,2 punti di PIL nel 2019, per arrivare ad oltre 0,3 punti di PIL nel 2021, portando la quota di investimenti pubblici (dall'1,9 per cento del PIL stimato per il 2018) al 2,3 per cento del PIL nel 2021.
Risorse aggiuntive ulteriori saranno reperite al fine di portare la spesa per gli investimenti pubblici al 3 per cento del PIL entro la fine della legislatura, obiettivo al cui raggiungimento concorrerà anche la capacità di attivare in tempi rapidi le risorse finanziarie già stanziate dalla legislazione vigente, pari a circa 150 miliardi per i prossimi 15 anni, di cui 118 già attivabili.
Per quanto riguarda il miglioramento della capacità di spesa, il Governo sottolinea, in particolare, la necessità di valorizzare il partenariato pubblico-privato attraverso la definizione di un contratto standard già in stato avanzato di definizione, di rivedere il codice degli appalti al fine di superare le incertezze interpretative emerse e semplificare le procedure e di creare una con il compito di centralizzare le informazioni sui progetti in corso e promuovere le migliori pratiche.
Per quanto riguarda le coperture delle nuove politiche, al netto di un obiettivo di indebitamento netto, si prevedono tagli alle spese dei Ministeri e altre previsioni di spesa per circa lo 0,2 per cento del prodotto interno lordo.
I fondi attualmente destinati al reddito di inclusione verranno utilizzati per coprire parte del costo del reddito di cittadinanza.
Dal lato delle entrate, in conseguenza dei cambiamenti dell'imposizione su piccole imprese e utili reinvestiti, si prevede, inoltre, l'abrogazione dell'imposta sul reddito imprenditoriale (IRI), un regime agevolativo che consente di tassare con aliquota IRES il reddito di società individuali e di persone, al netto della quota prelevata dall'imprenditore, soggetta a IRPEF, nonché dell'Aiuto alla crescita economica (ACE), un regime fiscale che prevede una detassazione degli utili societari accantonati a riserva o destinati ad aumenti di capitale.
Inoltre, ulteriore gettito deriverà da modifiche di regimi agevolativi e imposte ambientali.
Ricordo, infine, che le previsioni macroeconomiche pubblicate nella NADEF 2018 sono state sottoposte alla valutazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Le previsioni macroeconomiche della NADEF sono state valutate dall'UPB sia nello scenario tendenziale, basato sulle previsioni di finanza pubblica a legislazione vigente, sia nello scenario programmatico, che incorpora gli interventi di politica economica che il Governo intende porre in essere con legge di bilancio. La normativa europea richiede la validazione delle sole previsioni programmatiche. In accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze, tuttavia, l'UPB estende l'esercizio di validazione anche alle previsioni dello scenario tendenziale.
L'orizzonte della validazione concerne il periodo oggetto del Documento programmatico di bilancio, ossia, nel caso della NADEF 2018, il biennio 2018-2019. Gli anni successivi 2020-2021 non sono oggetto di validazione. L'UPB ne valuta, tuttavia, il realismo delle previsioni del Governo al di fuori del processo di validazione.
La validazione è condotta dall'UPB basandosi sul confronto delle previsioni del MEF, con quattro distinte previsioni fornite da tre istituti indipendenti e dal modello UPB-Istat, assumendo ipotesi comuni sulle variabili esogene internazionali e sulla manovra di finanza pubblica.
Nella lettera al MEF dello scorso 19 settembre, l'UPB ha validato il quadro macroeconomico tendenziale 2018-2019, valutando positivamente la plausibilità delle stime del Governo per tale biennio, ma anche sottolineando i rilevanti fattori di rischio sia per il biennio di validazione sia per i due anni successivi.
Quanto al quadro programmatico macroeconomico, nella mattinata di martedì 9 ottobre, l'UPB ha trasmesso al MEF i propri rilievi critici, che evidenziano un eccessivo ottimismo nelle previsione ufficiali del 2019.
Il giudizio negativo sul quadro macroeconomico programmatico della NADEF 2019 si fonda sui seguenti aspetti: i disallineamenti rispetto alle attese sulle principali variabili macroeconomiche del UPB e a quelle dei più accreditati previsori, nazionali e internazionali; le deboli tendenze congiunturali di breve termine, che rendono poco realistiche forti deviazioni al rialzo rispetto allo scenario tendenziale del prossimo anno; il rischio che, nelle attese degli operatori di mercato, lo stimolo di domanda generato dall'espansione dell'indebitamento venga limitato dal contestuale aumento delle turbolenze finanziarie, destinate a riflettersi sulla spesa per interessi.
I fattori di incertezza sulla crescita reale riguardano anche il biennio 2020-2021, periodo al di fuori dell'orizzonte di validazione, quando lo stimolo di domanda associato all'espansione di bilancio sembrerebbe avere effetti elevati e persistenti.
A seguito delle valutazioni dell'UPB, significativamente divergenti rispetto a quelle del Governo, la Commissione, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, avvalendosi della possibilità prevista dall'articolo 18, comma 3, della legge n. 243, ha chiesto al Ministro dell'economia di illustrare i motivi dalla divergenza, esplicitando se intende confermare le proprie valutazioni.
Nell'audizione del 10 ottobre 2018, il Ministro Tria ha ribadito preliminarmente che le reazioni dei mercati finanziari appaiono ingiustificate in un contesto caratterizzato da solidi fondamentali dell'economia e della finanza pubblica italiana.
La proposta di politica di bilancio del Governo appare equilibrata e caratterizzata da caute ipotesi sugli effetti che le misure potranno produrre sulla crescita.
Il Ministro ha rilevato che le valutazioni dell'UPB non appaiono completamente coerenti con il contenuto della lettera di validazione del quadro tendenziale dello scorso 19 settembre. Secondo il Ministro, esaminando congiuntamente queste osservazioni dell'UPB, con riferimento sia al quadro tendenziale sia quello programmatico, sembrano emergere due possibili spiegazioni: la prima è che nella valutazione del UPB la manovra non abbia alcun effetto sulla crescita del PIL nominale del 2019; la seconda è che, dal 19 settembre ad oggi, il UPB abbia rivisto al ribasso le stime di crescita tendenziale. Ovviamente, può ipotizzarsi anche che ci sia una combinazione di entrambe le spiegazioni.
Il Ministro Tria rileva inoltre che, a differenza di quanto ipotizzato dall'UPB, il moltiplicatore delle misure diverse dalla disattivazione della clausola di salvaguardia risulta ben inferiore all'unità.
In particolare, secondo il Ministro, la manovra nel suo complesso è quantificabile in un aumento dell'indebitamento pubblico rispetto al suo livello tendenziale di circa 22 miliardi nel 2019, pari all'l,2 per cento del PIL. Secondo le stime del modello econometrico ITEM, l'impatto sul PIL reale della manovra nel suo complesso è di 0,6 punti percentuali, corrispondente a un moltiplicatore medio di 0,5 nel primo anno, un valore del tutto in linea con quello ottenuto da altri modelli in uso presso istituzioni internazionali.
Quanto alla tempistica delle misure, nella consapevolezza della necessità per il tessuto economico sociale di attivare quanto prima gli investimenti e le misure di inclusione sociale previste, il Governo interpreta le obiezioni dell'UPB come uno stimolo all'azione, anziché un motivo per abbassare le proprie previsioni e le proprie ambizioni.
Il Ministro ha quindi concluso con un richiamo alla necessità di un quadro di pieno coordinamento istituzionale, evidenziando che gli interventi proposti si muovono nell'ambito degli strumenti messi a disposizione dalla economica europea per permettere ai Paesi membri di meglio adattare le proprie politiche ai mutati contesti macroeconomici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Enrico Borghi sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI(PD). Signora Presidente, è per far rilevare con una certa sorpresa il fatto che non sia presente in Aula il Ministro Tria.
PRESIDENTE. Ovviamente il Governo è presente.
ENRICO BORGHI(PD). Naturalmente il Governo lo vediamo presente, ma ci pare piuttosto singolare che il Ministro competente non sia presente. A meno che la presenza del Ministro Savona non significhi che nel frattempo è accaduto qualcosa
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Emanuele Cestari.
EMANUELE CESTARI, . Grazie Presidente. Per quanto riguarda i saldi di finanza pubblica contenuti in questo NADEF, partendo da deficit tendenziali pari all'1,2 per cento del PIL nel 2019, allo 0,7 nel 2020 e allo 0,5 nel 2021, la manovra punta a conseguire un indebitamento netto della pubblica amministrazione, che con un profilo comunque decrescente risulti pari al 2,4 per cento del PIL nel 2019, al 2,1 per cento nel 2020, all'1,8 per cento nel 2021.
L'indebitamento netto strutturale, dopo il miglioramento di 0,2 punti di PIL previsto per quest'anno, aumenterebbe di 0,8 punti nel 2019 e si manterrebbe su tale livello per il 2020 e il 2021, mentre il processo di riduzione dell'indebitamento netto strutturale riprenderebbe dal 2022 in avanti o, comunque, al conseguimento dei livelli di attività economica precedenti la crisi.
Per quanto riguarda l'avanzo primario, esso mostra una dinamica differenziata negli anni con una riduzione per il 2018 all'1,3 per cento del PIL e un progressivo aumento, fino all'1,7 per cento nel 2020 e al 2,1 per cento nel 2021.
Nella Nota si prende atto che l'impulso espansivo al 2019 determina una deviazione del sentiero di convergenza verso il pareggio di bilancio strutturale. Ciò è reso necessario per rilanciare la domanda interna, poiché politiche che non aspirino alla tutela dell'interesse nazionale non migliorerebbero le prospettive di crescita di medio periodo e la sostenibilità sociale, ma graverebbero la contingente situazione domestica.
Il Governo in questa NADEF ritiene prioritario anche un programma straordinario di investimenti da presentare a breve, che è comunque compatibile con l'accesso alla flessibilità all'interno del sistema di regole europee, consentendo in linea di principio deviazioni anche rilevanti dall'obiettivo di medio termine di bilancio strutturale di pareggio.
Nella Nota si prevede per il 2018, vista la crescita nominale del PIL superiore alla crescita dello di debito, una riduzione del rapporto al 130,9 per cento. La riduzione del rapporto debito-PIL appare più marcata nel percorso programmatico fissato dal Governo per il triennio 2019-2021, nonostante il livello dello di debito presenti un andamento crescente di anno in anno. Nello specifico il Governo intende ridurre il debito pubblico al 130 per cento del PIL nel 2019, al 128,1 per cento nel 2020 e al 126,7 per cento nel 2021.
Al riguardo, il Governo dichiara di condividere l'obiettivo di riduzione del rapporto debito-PIL, pur ritenendo che il miglior modo di perseguirlo sia quello risultante da un'accelerazione della crescita economica, favorita dalla manutenzione del territorio e delle infrastrutture e dalla ripresa degli investimenti pubblici, anche in capitale umano e in innovazione.
Un'azione sul numeratore del rapporto attraverso una restrizione di bilancio, invece, potrebbe, nel contesto in cui il Governo è subentrato, mettere a rischio la ripresa economica e la coesione sociale, vista la bassa crescita nominale, la lenta accelerazione dei salari, il rallentamento del commercio internazionale, l'elevato tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, e i ridotti investimenti.
Con specifico riguardo alla spesa per interessi, la Nota rileva che dal 2019 tornerà a crescere in termini nominali, a causa di una graduale ripresa dei tassi di interesse. Rispetto alla previsione del DEF, la curva dei rendimenti subisce una traslazione verso l'alto, portando la spesa per gli interessi nel 2019 al 3,6 per cento del PIL, contro il 3,5 per cento del DEF.
Mi avvio alla conclusione, Presidente. Ricordo che alla Nota di aggiornamento risultano legate, secondo quanto prescritto dalla legge di contabilità, le relazioni sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali, il rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali, il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto sull'evasione fiscale e contributiva e la relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva.
È altresì presentata, in concomitanza con la Nota di aggiornamento del DEF, la relazione al Parlamento, redatta ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo programmatico strutturale e che dovrà essere approvata a maggioranza assoluta da entrambe le Camere.
Infine, segnalo che la Nota dichiara collegati alla decisione di bilancio 12 disegni di legge, tra cui quelli recanti l'introduzione del reddito di cittadinanza, la riforma dei centri per l'impiego, misure a favore dei risparmiatori coinvolti dalla crisi del sistema bancario e disposizioni per la riforma del codice del lavoro.
Il Governo ha elaborato proposte di politica economica, compatibili con l'obiettivo di rimanere entro livelli di indebitamento netto, analoghi a quelli degli anni più recenti, come ha ribadito anche il Ministro nelle sue audizioni in Commissione bilancio riunite, diluendo le proposte nel programma di Governo nell'arco della legislatura.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Luigi Marattin.
LUIGI MARATTIN(PD). Presidente, onorevoli membri del Governo, onorevoli colleghi, il Partito Democratico è perplesso di fronte a questa Nota di aggiornamento del DEF. La Nota di aggiornamento del DEF, così come il DEF stesso, non è altro che una cornice di finanza pubblica, poi il disegno arriverà con le leggi di bilancio. Quindi, io non parlerò delle specifiche misure che non conosciamo. Dirò che noi siamo contrari a questa cornice, perché non è la cornice di un Governo responsabile. Proverò a spiegare il perché.
Innanzitutto si innesta su una congiuntura che voi stessi descrivete in peggioramento. Un Governo responsabile cerca di individuare i motivi del peggioramento della congiuntura e, per quanto possibile, in un mondo globalizzato, cerca di porvi rimedio.
Voi stessi nella Nota di aggiornamento scrivete che i motivi del peggioramento della congiuntura sono sostanzialmente tre. In primo luogo, vi è una dinamica delle esportazioni che rallenta. E a cosa è dovuta? È dovuta a una minaccia di protezionismo del commercio mondiale, che in parte si è già realizzata.
E voi cosa rispondete a questa minaccia di protezionismo? Chiedendo sostanzialmente più dazi economici e avendo come riferimento della vostra politica economica coloro che stanno attuando una politica protezionistica, che quindi rallenta il nostro
In secondo luogo, segnali preoccupanti arrivano dalla produzione industriale: a luglio per la prima volta scende dopo quattro anni. Allora, un Governo responsabile individua che, per aiutare la produzione industriale, serve rilanciare la competitività della nostra industria e ridurre le tasse. In questa cornice voi non avete nessuna azione di rilancio della competitività, se non una strana teoria sui pensionamenti e sul , su cui tornerò fra un attimo. Non c'è niente sulla competitività del sistema industriale, che possa aggredire quella causa che ci sta portando in congiuntura di rallentamento.
Terzo motivo, sta rallentando il credito alle piccole e medie imprese. Senza credito non c'è la liquidità, non c'è il sangue nel sistema economico. Voi cosa fate su questo? Appesantite il sistema bancario di un fardello. Infatti, la perdita di valore dei nostri titoli di Stato, che state provocando e che avete già provocato in questi mesi, appesantisce i bilanci delle banche e, quindi, rende più difficile concedere credito alle piccole e medie imprese. Siccome proprio quello è uno dei motivi del rallentamento, con questa cornice voi state implicitamente aumentando i motivi di rallentamento.
Per noi la cornice doveva dire due cose soltanto, ossia le risorse, in questa fase congiunturale, vanno in due direzioni: la riduzione del carico fiscale per chi produce, anzi la continuazione della riduzione del carico fiscale per chi produce, perché questo è già avvenuto in parte con i Governi della scorsa legislatura, e il grande piano di investimenti pubblici. Anche voi dite di avere un grande piano di investimenti pubblici ma poi leggiamo le tabelle - e il collega lo diceva lui stesso - e per questo, a volte, uno dubita.
Il grande piano di investimenti pubblici, secondo quanto ha appena detto il collega e secondo quanto è scritto nel DEF, ammonta allo 0,2 per cento del PIL nel 2019, che però cresce nel tempo e arriva allo 0,3 per cento del PIL. Quella cifra per chi ci ascolta, quei pochi che ci ascoltano, equivale anche solo a un progetto che state tenendo bloccato: la Torino-Lione vale questo presunto grande piano di investimenti pubblici che avete scritto . Non c'è bisogno di nessun grande piano; dovete sbloccare le opere che state tenendo ferme, perché le cifre che avete messo in questa cornice, tutte insieme in questo grande piano, equivalgono a solo una delle opere, che state tenendo ferma in virtù di non si capisce che cosa.
Che cosa fate, invece, voi? Voi interrompete un cammino decennale di riduzione del deficit del settore pubblico e lo aumentate, dal 2018 al 2019, del 33 per cento, perché innalzare il deficit dall'1,8 al 2,4 significa innalzarlo di un terzo dopo dieci anni di riduzione. Facendo questo, voi esponete il Paese a un grave rischio, perché anche qui, collega, non c'entra dire che il 2,4 c'era pure nel 2017 perché un livello di deficit è appropriato o meno appropriato in relazione alla posizione ciclica dell'economia. Se io prendo l'antibiotico quando ho la febbre mi serve e devo prenderne di più. Ma se prendo l'antibiotico quando la febbre non ce l'ho, lo sapete che succede? Che quando mi viene veramente la febbre l'antibiotico non mi fa nulla, ammesso che non mi sia finito . Perché voi scrivete nel DEF che innalzate permanentemente il deficit strutturale all'1,8 per i prossimi tre anni anche quando la febbre passa completamente, perché voi scrivete che l' si azzererà fra tre anni. Ma, facendo così, voi fate quella che gli economisti chiamano “politica fiscale prociclica”, cioè esaurite lo spazio fiscale a disposizione per quando ne avremo veramente bisogno.
Gli Stati Uniti sono nel nono anno di espansione ciclica consecutiva: è un e non durerà per sempre. Il rallentamento congiunturale già in corso - perché lo scrivete voi stessi - porterà una recessione prima o poi e, se noi ci spariamo tutte le armi adesso, con il terzo debito pubblico più alto del mondo, arriveremo a quel punto che non avremo niente più per stimolare l'economia e, a quel punto, avremo problemi molto seri.
Voi cosa rispondete? Voi rispondete che lo fate scientemente in nome della teoria del denominatore. Sono anni che ci fate una testa così col fatto che, per ridurre il rapporto debito/PIL, l'unica cosa da fare è spendere di più e peggiorare l'atteggiamento fiscale.
In Commissione e in tutti i luoghi, dalla in su, vi abbiamo chiesto: “Ci sapete citare un caso, professor Savona, un caso, uno, di un Paese o di un momento storico” … No, tu sai cosa mi citi? Tu mi citi quel periodo della storia italiana in cui, contemporaneamente, c'era il deficit/PIL che cresceva e la crescita. Io ti sto chiedendo un'altra cosa: mi sapete dimostrare dove c'è stato un rapporto causale fra le due misure? Cioè, non in cui, in un intervallo, le due cose scendevano ma dove il peggioramento della ha causato una riduzione del debito pubblico? Questo vi sto chiedendo e il Ministro Tria non è stato in grado di dire; “ma finora, siccome non ha funzionato, ne proviamo un'altra”. Ma attenzione a provarne un'altra, perché - vedi sopra - l'antibiotico e l'influenza rischiano di esporci a un grave problema.
Comunque, facciamo finta che abbiate ragione, facciamo finta che abbiate ragione e questo grande peggioramento della o del deficit, in pratica, farà magicamente rinascere l'economia. Andate a vedere che cosa avete scritto in questa cornice: l'80 per cento della nuova spesa - l'80 per cento della nuova spesa! - non sta in investimenti pubblici, perché in quel caso forse è 1. L'80 per cento della nuova spesa sta in misure assistenziali, cioè il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza che, fra l'altro, stanno in un collegato alla legge di bilancio. Quindi, verranno discusse l'anno prossimo, quindi non avranno effetti nell'economia nell'esercizio 2019, ma in ogni caso sono trasferimenti e l'inizio della demolizione della “legge Fornero” perché - e questa è l'unica strategia che avete sulla competitività industriale - ci state dicendo da un po' di tempo che l'unico modo per far emergere nuove competenze nelle imprese e per favorire il ricambio, il , è far andare in pensione la gente.
E, anche qui, vi abbiamo chiesto: “Ma ci sapete citare un caso, nella letteratura scientifica economica o nell'esperienza di qualche Paese, in cui abbassare l'età di pensionamento ha favorito la disoccupazione giovanile?”. A questa domanda noi continuiamo a non avere risposta e sapete il motivo? Perché non c'è, non c'è un caso che supporti questa vostra teoria . E l'80 per cento della nuova spesa, di questo nuovo deficit, di questo incremento del 33 per cento del deficit in un anno, è dedicato a queste misure a cui non è associato il moltiplicatore che credete voi.
Questo ve l'hanno detto tutti, dal Fondo monetario internazionale passando per la Banca d'Italia e per l'Ufficio parlamentare di bilancio. È vero che l'avevano detto anche a noi a un certo punto e, quando ce l'hanno detto, noi siamo tornati in quest'Aula e abbiamo adeguato le nostre previsioni a quello che tutto il mondo diceva. Voi avete risposto dicendo che Bankitalia si deve candidare alle elezioni e avete letto in Commissione bilancio un vergognoso proclama nei confronti dell'Ufficio parlamentare di bilancio che assomigliava tanto alla sentenza di un tribunale rivoluzionario, un momento che mi ha fatto vergognare di essere membro di questo Parlamento .
In Commissione ci avete risposto: “Può anche darsi che sia così, ma vedrete che, quando i mercati ci conosceranno, quando sarà nota la legge di bilancio, vedrete che capiranno e si abbasserà lo e tutto”.
Io temo, invece, che il problema sia che i mercati già vi stanno conoscendo abbastanza e, onestamente, ho un po' di paura di quando vi conosceranno meglio. In Commissione bilancio c'era un senatore che ha confuso il disavanzo patrimoniale con il deficit della Repubblica. Non gli fate conoscere quello lì ai mercati, perché altrimenti peggiora il quadro congiunturale e non migliora. Quanto tempo ho, Presidente, mi scusi?
PRESIDENTE. Ha 35 secondi.
LUIGI MARATTIN, . Allora, dove state portando la barca? State portando la barca in una direzione pericolosa. Se per caso le clausole di salvaguardia, che non avete disinnescato per il 2020 e per il 2021, venissero coperte da più deficit, il deficit nel 2020 sarebbe al 2,8 per cento, pericolosamente vicino alla soglia del 3 per cento. E avete scientemente condotto questa manovra in conflitto con l'Europa…
LUIGI MARATTIN, . L'Europa vi ha detto: “Migliorate il saldo dello 0,6, ci va bene anche lo 0,1”, ma voi l'avete peggiorato dello 0,8 e, collega, non c'è nessun piano di rientro in quella risoluzione che lei ha votato…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
LUIGI MARATTIN, . …perché nella risoluzione c'è scritto che il piano di rientro ci sarà se e quando ci pare da quattro anni in poi.
Allora, io ho paura che dietro a questo piano ci sia un piano un pochino più nascosto che è quello di uscire dalla moneta unica.
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
LUIGI MARATTIN, . Sto concludendo, Presidente. Se è così, non solo state sbagliando rotta, ma state portando una barca sugli scogli e questo noi non ve lo permetteremo .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Paolo Russo. Collega, dovrebbe andare al banco del Comitato dei nove.
PAOLO RUSSO(FI). Non cambia, Presidente, grazie.
PRESIDENTE. Lei sta parlando come relatore e quindi cambia, collega. Le chiedo di andare al banco del Comitato dei nove. Grazie, collega. Prego.
PAOLO RUSSO(FI). Grazie, Presidente. Non vi è un istituto, non vi è un'agenzia, non vi è un'autorità o un ufficio nazionale o internazionale che sia indipendente che non abbia, con stupore e meraviglia, puntualizzato che le stime di crescita del PIL italiano inserite dal Governo nella Nota di aggiornamento del DEF sono eccessive, fantasiose, imprudenti, non realistiche. Insomma, come dice il Fondo monetario internazionale, molto distanti dalle reali previsioni. Né potrà giovare il timido 0,2 per cento di incremento degli investimenti pubblici per il 2019, sempre che quegli investimenti si realizzino e mi pare, con tutta evidenza, che ciò non accade e non accade perché vi è una sostanziale volontà, da una parte, di offrire un'opportunità a che questi investimenti si celebrino e, dall'altra parte, di bloccare tutto, senza dover ricorrere a questo 0,2 per cento.
Mi pare che da più parti vi viene una sollecitazione a sbloccare la Brescia-Padova, il Terzo Valico, la Torino-Lione, la Gronda. Provate a fare cose che già ci sono e che darebbero di per sé un aiuto non solo all'economia, ma al diritto alla mobilità dei nostri cittadini. Questo quadro fallace, se preferite falso, costringerà sin da subito, credo già in primavera, per evitare che la vostra impudenza ed imprudenza giunga sino al limite del commissariamento da parte della troika, di essere rivisto. Ciò che rende il nostro Paese unico nel panorama europeo ed occidentale è la vostra azione, l'azione del vostro Governo, miope, che ha reso il nostro Paese più solo, meno affidabile, più vulnerabile, più povero e, soprattutto, meno appetibile, per molti aspetti anche incomprensibile. Insomma, la credibilità del nostro Paese è ai minimi storici: 140 miliardi di euro di fuga dei capitali, 120 miliardi in meno di capitalizzazione in Borsa e la tassa che il Governo ha imposto a famiglie e imprese per 6 miliardi nel 2019.
Il quadro è da brividi, soprattutto nella consapevolezza che lo spregiudicato gioco d'azzardo, la sfida di , è tutta sulle spalle di famiglie e imprese; è sul risparmio delle generazioni che hanno prodotto questo risparmio, sulle spalle di chi lavora, di chi fa impresa, che continua a tirare la carretta nonostante un clima di sfiducia che cresce nei confronti del nostro Paese. Ma veniamo ai giochi di prestigio: Renzi, Gentiloni e il PD lasciano in eredità le clausole di salvaguardia per evitare l'incremento dell'IVA, e voi, in quella furbesca tradizione, sterilizzate l'aumento per il 2019 e lo cancellate solo parzialmente per gli anni successivi. Furbizie, escamotage da prima Repubblica: altro che Governo del cambiamento! Rinviate, balbettate, traccheggiate. Rinunciate alla : per definizione, se la tassa ha tre, forse quattro o addirittura cinque aliquote e cinque scaglioni, non è e non può essere né unica né piatta; e peraltro la coprite con seicento milioni, cito il Ministro Tria, meno di uno starnuto.
Vi avviate con il condono, con un atteggiamento tipico del candore della vergine illibata, a praticare una sorta di condono: non è condono, è senza dono, una pace fiscale senza pace, una rottamazione senza premio, un vorrei ma non posso, intriso di fariseismo e sfacciataggine, falsità e sfrontatezza, imprudenza e vergogna. Abbiate il coraggio delle vostre azioni, dite a chiare lettere quel che volete fare. La pace fiscale avrebbe avuto un senso solo nella misura in cui si fosse cambiato il sistema fiscale, un necessario per ripartire. Altro che provvedimenti per fare cassetta. E veniamo alla madre di tutte le vostre battaglie, il reddito di cittadinanza, o meglio, il debito di cittadinanza. Una sorta di anestesia culturale e intellettiva, il tentativo maldestro di alimentare un consumo disconnesso dal lavoro.
Si tratta di una misura che droga il mercato del lavoro, alimentando quello in nero e deprimendo la voglia di intrapresa e di misurare le proprie capacità e il proprio ingegno. Non una parola, non un'azione per alimentare quel lavoro che da solo renderebbe inutile il reddito di cittadinanza o, comunque, ne ridurrebbe l'impatto. Da una parte si alimenta l'assistenzialismo asfittico e nullafacente e dall'altro non si consente alle imprese di crescere, e quindi di fare nuova e vera occupazione. Devo riconoscere, però, che la vostra onestà intellettuale si è confermata nell'analisi sulle politiche a sostegno del Mezzogiorno che si leggono in trasparenza dalla Nota di aggiornamento.
Nulla pensate e nulla vi è scritto, nessuna citazione, nessun riferimento, nulla di nulla. Voi direte: è vero, non ci sono investimenti, non ci sono quegli sgravi fiscali e contributivi per sei anni che noi vi abbiamo chiesto per ogni nuova occupazione al Sud. Non vi è nulla per i trasporti, zero per la sanità, per gli ospedali; nemmeno una parola per le reti o per le adduzioni idriche, tanto necessarie per quell'agricoltura che vorremmo. Ma voi direte: per il Sud c'è, c'è il reddito di cittadinanza; e qui viene fuori la vostra onestà nel disegnare quell'idea che avete di Mezzogiorno, una sorta di mercato di secondo livello. Volete che il Sud sia un grande per prodotti mediocri e non collegato alle eccellenti produzioni locali; una sorta di lazzaretto, privo di lavoro e di speranza, sorretto dalla nazionale. Insomma, una sorta di grande campo di assistenza nazionale, senza imprese e senza investimenti. Non me ne vogliate in questo: gli annunci della Lega, degli amici della Lega e degli avversari del MoVimento 5 Stelle hanno un medesimo disegno strategico: gli uni relegano al Sud una sorta di marginalità sociale, guidato dalle aree forti del Paese, una sorta di mercato necessario per sostenere le produzioni settentrionali; gli altri sono pronti ad alimentare quelle vecchie e deprecate sacche di emarginazione sociale, fatte di lavori socialmente utili, precari a vita, soggiogati alla politica, che di anno in anno concede talvolta risorse e prebende non collegate ad alcuna vera e definita attività d'impresa.
Il MoVimento 5 Stelle diventa una sorta di di chi non vuole lavorare, di chi non vuole studiare, di chi non vuole investire sul merito e sulle competenze. Non una parola per garantire la sicurezza alle famiglie e alle imprese che operano nel Mezzogiorno, nulla per nuove assunzioni per le forze dell'ordine, non una parola sui moltiplicatori di sviluppo della ricerca e dell'innovazione, nulla per semplificare e sburocratizzare. Questa Nota è il peggior dono che potevate fare al Paese. Ci rendete più deboli, più poveri, meno difesi, il credito ancora più difficile, le nostre aziende piegate, e quindi incapaci di competere, crescere e fare occupazione; le famiglie più fragili e più povere, i ragazzi, oggi più di prima, costretti a scappare dalla narrazione dell'abulica, della stantia, della adinamica e obnubilante assistenza senza speranza del reddito di cittadinanza.
Il Sud un grande campo di assistenza a vita. Al Sud gli ultimi cent'anni hanno tolto risorse e imprese. Anche i diritti sono stati conculcati, il diritto a vivere con la stessa attesa di vita, il diritto a vivere in un ambiente salubre, il diritto a curarsi, il diritto ad avere asili e scuole dignitose, il diritto a trasporti efficienti. Voi non date una risposta a tutto questo. Ma che pensate, che Vanvitelli, l'architetto, che Torquato Tasso, che Eduardo De Filippo, che Giordano Bruno avrebbero voluto il reddito di cittadinanza o, piuttosto, la possibilità di esprimere le loro idee, e, attraverso le loro idee, avere maggiore forza e maggiore opportunità per loro e i loro colleghi? A questi noi ci riferiamo, non a quel reddito di cittadinanza che renderà ancora più buia la speranza del Mezzogiorno .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Fassina.
STEFANO FASSINA(LEU). Presidente, onorevoli colleghi, dal 27 settembre quel numerino, 2,4 per cento, è stato sbandierato dal Governo come numero magico ed è stato aggredito da tanti come numero demoniaco. Vorrei proporvi tre considerazioni di contesto, perché credo che quel numero, per essere valutato seriamente, abbia bisogno di essere posto in un contesto.
La prima considerazione, che mi pare assente nel dibattito in generale, ma anche nel nostro in Commissione e oggi in Aula è la seguente: quel numero si scrive e le politiche che stanno dietro e che lo seguiranno - poi vedremo nel disegno di legge di bilancio - stanno dentro un ambiente economico e sociale, che è fisiologicamente deflattivo.
Il mercato unico e la moneta unica, nell'interpretazione dell'estremismo mercantilista che vige in Europa, determinano un ambiente deflattivo, non è un dato irrilevante per il disegno delle politiche di bilancio. Un ambiente deflattivo, appunto, segnato da un mercantilismo estremista, che poi non dovrebbe stupire che porta a reazioni protezioniste, perché il protezionismo è l'altra faccia del mercantilismo. Chi ha avanzi commerciali del 9 per cento all'anno, sistematicamente, non si dovrebbe stupire se poi qualcuno mette barriere attraverso i dazi, è una conseguenza politicamente inevitabile.
Secondo elemento: a sentire parlare tanti colleghi e a leggere tanti commenti in questi giorni, sembra che abbiamo alle spalle una serie storica di successi della politica economica che improvvisamente si vuole interrompere; sembra che in questi anni è andato tutto bene, che le politiche di austerità hanno funzionato e non ce ne siamo accorti.
Vorrei ricordare a tutti voi che, nel 2011, a seguito della manovra di Berlusconi prima e di Monti poi, due manovre che complessivamente valevano 60 miliardi per il 2012 e 25 miliardi per il 2013, il debito pubblico è aumentato di 12 punti percentuali. Chi non vuole lasciare più debito sulle spalle di questi famosissimi figli dovrebbe capire che deve cambiare rotta.
Questo non vale solo per l'Italia. Tutti coloro che hanno fatto politiche restrittive - che innanzitutto hanno fatto meno di noi, perché noi abbiamo un record storico, ripeto - non hanno generato minore debito, ma è aumentato il debito! Spagna, Portogallo, per non parlare del disastro della Grecia, hanno avuto la stabilizzazione del loro debito.
Quindi, credo che questo secondo elemento di contesto vada tenuto in considerazione.
Qualche giorno fa, a Londra, non un pericoloso keynesiano, ma l'ex vicepresidente della Banca centrale europea ha fatto una conferenza, Vítor Constâncio - purtroppo questi signori sono abituati a riconoscere i dati di realtà soltanto quando diventano ex, non quando sono ancora in carica - ha detto, cito testualmente: la crisi è stata aggravata da alcuni errori di ; e continuava dicendo: è stato eccessivo il consolidamento di bilancio. Lo dice l'ex vicepresidente della Banca centrale europea! Potrei andare avanti, ma non c'è tempo.
Terzo elemento di contesto: le condizioni del nostro Paese. Infatti, nelle audizioni in Commissione bilancio si è molto parlato della Banca d'Italia, dell'Ufficio parlamentare di bilancio, si è poco parlato dell'Istat, ma vi invito ad andare a leggere i numeri dell'Istat, la dinamica, non solo il livello, a cui è giunta la povertà in Italia e l'impoverimento, la dinamica della produzione industriale, la dinamica del lavoro.
L'aumento quantitativo dell'occupazione nasconde un peggioramento qualitativo, fatto di precarizzazione, di basse retribuzioni, di orari di lavoro contenuti che definisce le condizioni economiche e sociali del nostro Paese.
Stabilità sociale e stabilità finanziaria sono due elementi che devono marciare insieme, come è stato ricordato. Allora, dentro questo contesto va messo quel numerino e i numerini che lo seguono.
Forzare il - non lo diciamo adesso, l'abbiamo detto in questi anni e l'abbiamo scritto anche nella risoluzione al DEF nel giugno scorso - è condizione necessaria per evitare una stagnazione, un aggravamento delle condizioni economico-sociali del nostro Paese e un aumento del debito pubblico. Questo è un dato.
Il punto qual è? È che, ovviamente, condizione necessaria non vuol dire che è sufficiente; poi, dipende da questa forzatura l'utilizzo che si fa di quello spazio che viene conquistato, e l'utilizzo di quello spazio appare stratosferico, se visto nei confronti di obiettivi tendenziali coerenti col . Ma se uno lo guarda rispetto a come finirà il 2018, è uno spazio aggiuntivo piuttosto limitato, 0,4 per cento del PIL, metà del quale va agli investimenti e metà in spesa corrente, che è diventata improvvisamente tutto assistenzialismo.
Se si interviene per contrastare la povertà è assistenzialismo? Poi, vediamo come è fatta la misura che viene proposta nel disegno di legge di bilancio. Allentare il sistema pensionistico, che è insostenibile per una parte importante dei lavoratori di questo Paese e delle lavoratrici soprattutto, non è assistenzialismo, può svolgere una funzione importante, quella stabilità sociale ai fini della stabilità finanziaria.
Si è tanto discusso di moltiplicatori, si è dimenticato di sottolineare che in questi anni - anche qua cito i dati - i moltiplicatori utilizzati da tutti i previsori sono stati sistematicamente sottovalutati, ossia sottovalutavano l'impatto recessivo delle manovre restrittive che si proponevano. È evidente che se tu utilizzi moltiplicatori sottostimati per valutare l'impatto espansivo delle manovre, ti trovi poi a sottovalutare l'impatto espansivo che possono avere quelle manovre. Ma è evidente - e vengo alla seconda e ultima parte del mio intervento - che quella è appunto condizione necessaria per diventare anche una condizione che dà effettivamente risultati, ed ha bisogno di essere declinata in modo adeguato!
Allora, l'impegno sugli investimenti, sebbene vi siano risorse aggiuntive, è un impegno troppo modesto, in particolare per il Mezzogiorno, al quale sono state scippate delle risorse attraverso il provvedimento che abbiamo approvato qualche settimana fa, con lo spostamento di fondi dai piani per le periferie ai piani per gli avanzi di amministrazione.
Il Mezzogiorno è una priorità per gli investimenti! Tenete conto che, senza investimenti, tutta la discussione sui centri per l'impiego o sul cosiddetto reddito di cittadinanza non funziona! Si può mettere anche il centro per l'impiego di Amsterdam a Reggio Calabria, ma se tu non hai domanda di lavoro l'impiego non lo trovi!
Allora, quegli investimenti sono condizione necessaria affinché quel reddito che è chiamato di cittadinanza diventi un lavoro di cittadinanza, cioè sia effettivamente un'occasione per creare lavoro di qualità.
Poi, nelle tabelle che il Ministro ci ha illustrato in Commissione è indicato anche qualche aspetto preoccupante, perché insieme alle misure di aumento della spesa ci sono anche i tagli. Si celebrano appunto questi 16 miliardi di maggiore spesa, ma sono a fronte di 15 miliardi tra tagli di spese e maggiori entrate. Allora, questi dove vengono presi? Perché il segno espansivo di quell'allargamento del deficit dipende anche dalla composizione, perché, se si fanno interventi regressivi sulla spesa per accompagnare il cosiddetto reddito di cittadinanza, il risultato può essere negativo.
Concludo, Presidente. Suggerimento ai colleghi del Governo e della maggioranza: migliorate la composizione della manovra, perché altrimenti si spreca una grande occasione.
STEFANO FASSINA, . In questa fase, non possiamo permettere che abbiano ragione quelli che dicono che non c'è alternativa: o si fanno con continuità le politiche degli ultimi dieci anni o si fa la fine della Grecia. Noi abbiamo bisogno di dimostrare, come Paese, che c'è un'alternativa, e passa attraverso gli investimenti per l'aumento della domanda interna.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che però si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI(MISTO-+E-CD). Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, che si riservano di intervenire, ieri il ministro Tria è dovuto reintervenire a seguito della mancata validazione del quadro macroeconomico programmatico della NADEF da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Andrebbe chiarito che l'UPB è un'istituzione indipendente voluta da questo Parlamento con un'ampia convergenza politico-parlamentare e, quindi, è deputata a intervenire sulle procedure di bilancio. Pertanto, come tale, non deve candidarsi per esprimere i propri giudizi, essendo parte integrante dell'equilibrio dei poteri in una sana democrazia, ma, si vede che questo è un percorso che ha una grande difficoltà ad attecchire, non è un dominio comune.
Il Ministro Tria ha sostenuto che non dobbiamo consentire che la volatilità di breve termine dei mercati offuschi la capacità del Governo di formulare valutazioni e previsioni equilibrate, ci mancherebbe altro; quindi, dobbiamo credere sulla parola di Tria che il Governo è consapevole del percorso che ha intrapreso, perché, spiega, gli investitori hanno avuto una reazione eccessiva, non giustificata dai fondamentali dell'economia e della finanza pubblica del nostro Paese. Quindi, dobbiamo credere sulla parola, .
In realtà, il Governo ha messo in scena un grande azzardo; la finalizzazione elettorale di questo documento, vorrei segnalare, appare troppo lontana, ancorché è evidente; così non si arriva al maggio 2019. La sfida all'Europa, ai mercati finanziari mette in evidenza la crescente perdita di credibilità internazionale del Governo e torna lo del complotto; lo avevamo già sentito nel 2011, era destituito di ogni fondamento, ma riproporlo, oggi - da parte di chi allora contestava questa interpretazione, io ero tra quelli, oggi, invece ci sono altri che si mettono sulla stesso lunghezza d'onda - espone il nostro Paese…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
BRUNO TABACCI(MISTO-+E-CD). Non ho capito, Presidente, cos'è successo?
PRESIDENTE. Ha 20 secondi.
BRUNO TABACCI(MISTO-+E-CD). Ho 20 secondi? Avevo tre minuti, ho già consumato i tre minuti?
PRESIDENTE. Adesso ne ha quindici.
BRUNO TABACCI(MISTO-+E-CD). Va bene, ne prendiamo atto. Signor Presidente, prendo atto che il suo Governo del cambiamento è veramente una cosa di grande qualità…
Rinuncio a procedere oltre, forse farò avere il testo scritto, ma non è importante; l'ho già detto ieri in Commissione Finanze. Complimenti, andate avanti. Siccome siamo vicino al baratro può procedere senza neanche avere cura di quel che accade.
PRESIDENTE. Ovviamente, la Presidenza autorizza.
È iscritta a parlare la collega Beatrice Lorenzin. Ne ha facoltà.
BEATRICE LORENZIN(MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, avete esordito nella presentazione di questa Nota di economia e di finanza, dichiarando guerra all'Europa, dichiarando guerra agli eurocrati, dichiarando guerra, anche oggi, a tutti coloro che, un tempo, hanno promosso altre manovre definite di . Ebbene, alla luce di quello che sta accadendo, il fortissimo timore che tutti noi abbiamo è che abbiate, invece, dichiarato guerra agli italiani, a quegli stessi italiani che vi hanno votato e che si trovano, in questi giorni, davanti ad un dibattito surreale sulla Nota di aggiornamento al DEF, dove abbiamo visto Ministri e membri del Governo che si contraddicevano, il Ministro dell'economia e delle finanze tornare indietro sulle proprie dichiarazioni, tornare indietro sulle proprie previsioni, gente che si affacciava dal terrazzo, per poi dopo dover rientrare di corsa e affermare che i calcoli che erano stati fatti, no, sì, erano giusti, però, non era proprio così, però, poi, si poteva cambiare. Nel frattempo, lo dico a tutte le persone che hanno dei risparmi, nella loro banca, che hanno messo tutti i risparmi di una vita del lavoro in BOT, in titoli di Stato, a quelli che ci hanno creduto nell'Italia in questi anni difficili, durante la crisi, che forse dovranno rispondere degli errori e delle guerre verbali fatte in questi giorni, perché dovranno mettere i loro risparmi a disposizione del macello che è stato combinato in queste ore e che si sta pervicacemente continuando a fare. Abbiamo, soltanto ieri, bruciato 40 milioni di euro di interessi; la stima di questo periodo è di circa 2,7 miliardi; se avessero dato a me 2,7 miliardi, qualche anno fa, probabilmente molti temi della sanità italiana, oggi, non ci sarebbero.
Questa è una cornice, è stato detto, non è la legge di bilancio.
Non entrerò nel merito delle misure che voi avete deciso di adottare, il reddito di cittadinanza, le pensioni a quota 100, che non si sa se sono soltanto per questa tornata elettorale delle europee o anche per le prossime generazioni e chi le pagherà, a quanti anni andranno in pensione i nostri figli; questo non si sa e non è tenuta a saperlo, perché l'unica cosa che interessa a questa maggioranza gialloverde sono le elezioni europee. Tutto in nome delle elezioni europee, tutto fino alle elezioni europee. Se poi il reddito di cittadinanza si percepirà nel 2020, forse, chi lo sa…se poi incorreremo nelle procedure di infrazione dell'Europa, meglio, lo ripeto, meglio, così ci sarà un nemico nuovo da combattere, ancora un altro; se poi dovremo passare i prossimi dieci anni con nuove manovre lacrime e sangue per rimettere i soldi nei conti dello Stato, chi se ne frega, nel frattempo avremo organizzato il nuovo ordine mondiale che si sta dispiegando di fronte a noi.
Quello che sono venute a fare le agenzie terze in Commissione bilancio in questi giorni, non è stato entrare nel merito, lo dico non a chi è in quest'Aula che, intanto, non ascolta, nella maggioranza, ma a chi è fuori, nessuno è entrato nel merito dei provvedimenti, nessuno ha detto che il reddito di cittadinanza andava bene o meno o che non andavano bene gli investimenti; tutti hanno detto che non ci sono le coperture, non ci sono le coperture! I numeri che sono stati dati sono numeri sballati e, allora, mi dovete dire perché qualcuno che ha il risparmio, in un altro Paese, dovrebbe investire in Italia, sui nostri titoli di Stato, dovrebbe scommettere sull'economia italiana, quando le stesse agenzie indipendenti che devono certificare, perché siamo ancora in una democrazia, che quello che scriviamo è vero, ci dicono che così non è .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Renate Gebhard. Ne ha facoltà.
RENATE GEBHARD(MISTO-MIN.LING.). Presidente, anch'io devo esprimere, purtroppo, la mia profonda preoccupazione per il quadro di finanza pubblica che si delinea con la Nota di aggiornamento e su cui, oggi, siamo chiamati a esprimere il voto, per le seguenti ragioni: primo, per il finanziamento prevalentemente in delle misure previste, secondo, per la mancanza di misure concrete che contribuiscano alla crescita; terzo, per i gravi interrogativi sulla sostenibilità effettiva della prossima manovra di bilancio, è possibile il declassamento del nostro debito pubblico; quarto, per la strategia politica del Governo di totale contrapposizione nei confronti dell'Unione europea.
Tutto ciò, non può essere nell'interesse dei cittadini, dei giovani, delle famiglie e delle imprese, anzi, saranno loro a pagarne il costo reale. E come donna condivido anche l'allarme per ulteriori discriminazioni a cui le donne sarebbero soggette dalla riforma previdenziale, così come delineata, ad oggi, dal Governo. Per queste ragioni, come Südtiroler Volkspartei e PATT, voteremo contro la risoluzione di maggioranza.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, nei primi trenta secondi di questo breve intervento, che è il tempo che ci è dato a disposizione, il nostro gruppo vorrebbe fare sue le parole con cui il Ministro Tria, che è ancora, a tutti gli effetti, Ministro dell'economia e delle finanze di questo Paese, ha in maniera inusuale presentato la relazione alla Commissione bilancio. In un testo non scritto ha detto: dobbiamo abbassare i toni. Nella replica e nella risposta alla Commissione parlamentare di controllo, appunto, sulle leggi di bilancio ha detto: dobbiamo rispettare il lavoro delle autorità coinvolte, dobbiamo abbassare i toni, costruire un clima collaborativo, nel rispetto e nelle prerogative di indirizzo della politica. Io credo che in questo momento occorra questo, in un confronto serio e serrato tra le diverse visioni, ma se non abbiamo a cuore questo tipo di impostazione andiamo veramente tutti a sbattere e poi a rinfacciarci la colpa l'uno l'altro.
Ebbene, in questo contesto la nostra critica a questa Nota di aggiornamento del documento di programmazione economico-finanziaria è legata non tanto e non solo al tema che, anziché l'1,6, si va al 2,4 di in rapporto al PIL, ma alla qualità della spesa, cioè al modo con cui si chiede debito e si utilizza questo debito per raggiungere un obiettivo condiviso da tutti, quello della crescita.
Finalmente, nell'ultima audizione il Ministro Tria ci ha detto con chiarezza come i 35 miliardi di euro destinati ovviamente e specificatamente alla crescita saranno utilizzati e distribuiti nelle macro aree.
Allora, se, con attenzione, andiamo a vedere legittimamente come questo Governo distribuisce queste risorse, il giudizio critico nostro, credo, di questo Parlamento, ma credo anche di chi ci ascolta, si dovrebbe formare: dei 35 miliardi, 16 miliardi di euro, lo ripeto, 16 miliardi di euro dei 35 miliardi che noi chiediamo a debito (cioè, non lo copriamo con nostre risorse, facciamo debito), sono: 10 miliardi per il reddito di cittadinanza, lotta alla povertà, 5 milioni ai poveri, un milione massimo delle persone che potranno ricevere 780 euro; 6 miliardi di euro per la riforma della Fornero; cioè, 16 miliardi, metà della manovra, per interventi sul sociale e sulle pensioni che riguarderanno un numero limitato di persone, 400 o 500 mila persone; 12,5 miliardi contro l'aumento dell'IVA, eravamo tutti d'accordo; 1,8 miliardi per interventi nella pubblica amministrazione; 3,5 miliardi per interventi in investimenti pubblici, e siamo arrivati praticamente a 34 miliardi e 400 milioni; 600 milioni di euro, dicasi 600 milioni di euro nel 2019, per abbassamento delle tasse; cioè, ad abbassare le tasse, cioè alla , sono dedicati 600 milioni nel primo anno.
Allora, il tema di confronto è proprio questo: se l'obiettivo è la crescita e abbiamo poche risorse a disposizione, dove vogliamo indirizzare queste risorse? Non è meglio indirizzarle, appunto, sull'abbassamento delle tasse, l'aiuto alle partite IVA, alle imprese, la diminuzione del cuneo fiscale? Se 10 miliardi di euro li avessimo messi tutti, per esempio, ad abbassare il cuneo fiscale a carico dei lavoratori, vuol dire che una platea enorme di lavoratori dipendenti del nostro Paese avrebbe avuto, il 1° gennaio, un aumento reale della propria paga - abbiamo sempre detto che i nostri dipendenti sono pagati meno dell'Europa e il lavoro costa più dell'Europa -, un aumento netto immediato di 80-100 euro. Dove si parla delle famiglie?
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MAURIZIO LUPI(MISTO-NCI-USEI). Dove si interviene a sostegno dello sviluppo e della crescita e cioè del lavoro?
Questa è la critica - e concludo, Presidente - tanto più poi, ed è la preoccupazione finale, se si va a intervenire e a vedere, invece, i 15 miliardi di euro di coperture che noi abbiamo: 6,9 miliardi sono di tagli alla spesa, ma 8,1 miliardi sono di nuove entrate. E al mio paese, nuove entrate vuol dire che si chiedono più soldi ai cittadini. Dove li si prendono questi soldi?
MAURIZIO LUPI(MISTO-NCI-USEI). Magari - e concludo veramente - dando il nostro parere negativo e chiedendo una cosa che da cinque anni non si chiede più…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
MAURIZIO LUPI(MISTO-NCI-USEI). …l'anticipazione IRPEF alle imprese! Nel 2019 gli chiediamo di pagare prima le tasse …
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Federico Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Grazie, signora Presidente, colleghi e rappresentanti del Governo, prima di entrare nel merito credo che siano necessarie alcune premesse di metodo.
In un paio di occasioni, in quest'Aula, ho sollevato la questione del ritardato arrivo in Parlamento, come previsto dalla legge, della Nota di aggiornamento e oggi ribadisco in maniera formale la richiesta di capire che cosa è stato votato dal Consiglio dei ministri il 27 settembre scorso; annunciato dai giornali con grande enfasi un deficit di bilancio per tutto il triennio del 2,4, noi oggi stiamo commentando e voteremo un documento differente.
E, allo stesso modo, credo che bisogna sottolineare il fatto che andiamo a discutere su un documento, su una Nota di aggiornamento che, per la prima volta, non ha la validazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), perché nel 2016, quando era già accaduto un rilievo dell'UPB, alla fine il Governo raccolse quelle indicazioni e modificò il documento; e, in coerenza con quello che dicemmo nel 2016, credo che sia da sottolineare questo elemento.
Così come abbiamo trovato sguaiate, rozze e becere le dichiarazioni e gli attacchi nei confronti delle autorità indipendenti, fatte in particolare nei confronti di Banca d'Italia e che riteniamo inaccettabili.
Vedete, Bankitalia può sbagliare, può essere criticata, ci mancherebbe ancora, ma non può essere mai detto da un esponente del Governo: ‘allora candidatevi'.
A questi critici non arriviamo a chiedere di andare a rileggersi Costantino Mortati, ma almeno un bignami di diritto costituzionale sì, perché vedete, la qualità di una democrazia si misura anche sul ruolo delle Autorità indipendenti e sulla divisione dei poteri.
È vero che democrazia vuol dire governo del popolo, ma ci sarà una ragione per la quale noi oggi abbiamo una Costituzione, un equilibrio di poteri. E, quindi, da questo punto di vista, noi siamo molto allarmati, perché queste dichiarazioni nascondono l'idea di una democrazia illiberale e questo è inaccettabile in una democrazia parlamentare e costituzionale come la nostra
Così anche vorrei con estrema chiarezza esporre il tema dell'Europa. Vedete, noi siamo assolutamente scontenti di questa Europa, ne critichiamo da dentro - ricordando anche che cosa dicevano i fondatori - la mancanza di capacità di comprendere la gravità del fenomeno sociale; e vedete, bisogna andare ad un confronto, sì, ma non si può andare a questo confronto con gli insulti e con l'illusione che, attraverso il sovranismo, l'Italia possa risolvere i propri problemi. È l'esatto contrario, cioè dobbiamo provare a cambiare l'Europa da dentro, alzando il livello del confronto, ma rimanendo sempre in toni civili, evitando quindi quei toni da bar che stanno danneggiando la credibilità del nostro Paese in Europa e sui mercati.
PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghi… grazie.
FEDERICO FORNARO(LEU). E, vedete, il 4 marzo è uscita dalle urne una domanda di discontinuità nella politica economica. È un dato oggettivo e sarebbe un errore non ascoltarla, pur nella consapevolezza del quadro dato in economia e nella finanza pubblica.
E noi abbiamo, fin dall'inizio, impostato la nostra opposizione a questo Governo su un doppio registro: intransigenti nella difesa dei valori e dei diritti costituzionali e, al tempo stesso, sfidanti sui temi economico-sociali. Per cui possiamo dire in assoluta tranquillità che questa manovra è un'occasione perduta, che la montagna della propaganda governativa ha generato una manovra che, seppure contiene alcuni aspetti condivisibili, è confusa, contraddittoria e iniqua.
È confusa perché è assente una credibile visione politica economica di medio-lungo periodo. Questa Nota di aggiornamento è una sorta di delle promesse elettorali dei due partiti che hanno sottoscritto questo famoso contratto. Manca l'elemento fondamentale, a nostro giudizio, manca un'idea di come far ripartire la crescita.
E noi crediamo che la crescita possa ripartire soltanto basandosi sugli investimenti, che la sana e buona occupazione e la crescita si ottengano con investimenti e nella nostra risoluzione li identifichiamo: sono investimenti nella direzione della nella manutenzione del nostro territorio così ferito, attraverso la liberazione delle risorse dei comuni, ridando alle province risorse necessarie per la manutenzione delle reti stradali, continuando e rafforzando gli investimenti in ricerca e nella cosiddetta Industria 4.0.
E noi, responsabilmente, non facciamo soltanto la richiesta di ulteriore spesa, ma diciamo anche, nella risoluzione, come pagare questo tipo di interventi: innanzitutto, intervenendo sui sussidi ambientalmente dannosi che valgono 15 miliardi di euro, attraverso l'abolizione della cedolare secca, che, pensate, su 2,2 miliardi di gettito, ha fatto risparmiare a poco più del 10 per cento della popolazione più ricca ben 1 miliardo e 860 milioni.
E, infine, un tema quasi dimenticato: il tema di una rinnovata evasione fiscale. Noi viviamo sopra un'enorme massa di evasione fiscale. Soltanto ridurre quella sull'IVA permetterebbe di pagare ampiamente questa manovra.
È una manovra, a nostro giudizio, quella annunciata dalla Nota di aggiornamento, contraddittoria, perché nasconde diversi miliardi di tagli alla spesa sociale; è una manovra, da questo punto di vista, poco trasparente perché in realtà - lo vedremo poi con la manovra di bilancio - rimanda a ben dodici disegni di legge collegati; quindi, da questo punto di vista, il giudizio che noi diamo è negativo. Ed è una manovra - come dicevo prima - anche iniqua, che premia i furbetti.
Avete chiamato pace fiscale quello che sarà, con ogni probabilità, il secondo condono più grande della storia repubblicana
State provando a fare in maniera goffa la con il 15 per cento per i professionisti con i ricavi sopra i 65 mila euro, con un effetto spiazzamento; e lo dico a quelli che qui hanno applaudito sul “decreto dignità”: guardate che in questo modo si rischia di aumentare significativamente il numero di partite IVA, altro che “decreto dignità”, altro che contratti a tempo indeterminato!
Ci sono poi - l'ho detto - cose condivisibili. È condivisibile la quota 100 rispetto al tema dell'attuale riforma pensionistica. Bisogna però avere molta attenzione: oggi il presidente dell'INPS ha segnalato con forza il rischio che per esempio le donne siano fortemente penalizzate, quindi bisogna probabilmente individuare una quota donne inferiore a quota 100. E poi c'è il tema del reddito di cittadinanza; e da questo punto di vista non posso non ricordare, per brevità, un tema. Guardate che l'impostazione tutta orientata al lavoro ignora un'elementare verità: la povertà non è sempre e non è solo legata alla mancanza di lavoro. Una quota rilevante di famiglie povere sono composte da persone in età compresa tra i 18 e i 60 anni, che già lavorano ma sono impiegate in attività precarie o così scarsamente remunerate da non garantire un reddito decoroso: difficile pensare si tratti di persone che non hanno voglia di lavorare, perché secondo l'ISTAT il 67 per cento dei nel nostro Paese sono involontari. E per questo spero che il Governo possa ascoltare quando discuteremo nel merito: non si può limitare soltanto ai centri per l'impiego la gestione del reddito di cittadinanza, ma bisogna aprire, come avviene già per il Rei, ai servizi sociali dei comuni che, attraverso la presa in carica, riconoscano le difficoltà specifiche dei singoli nuclei familiari.
E poi ancora, voglio dire, ci sono delle sorprese. Abbiamo ancora nelle orecchie le roboanti dichiarazioni a metà agosto sulle future nazionalizzazioni, sul cambio di passo, sull'inversione. Ebbene, questo documento che la maggioranza si appresta ad andare ad approvare contiene 10 miliardi di privatizzazioni nel giro di soli due anni. E poi, come dicevo, siamo molto preoccupati: in questa opacità del Documento di economia e finanza sono nascosti a nostro giudizio tagli sull'istruzione, tagli sulla sanità, una scarsissima attenzione nei confronti del Mezzogiorno. Guardate, sulla sanità io non vorrei che ci ritrovassimo nello stesso giochino che ci vede opposti anche a Governi precedenti su questo tema, cioè il fatto che formalmente c'è un aumento, quindi il Fondo al valore nominale aumenta, ma in realtà non si tiene conto dei nuovi LEA, non si tiene conto dell'aumento fisiologico della spesa in ragione dei miglioramenti tecnologici e in ragione dell'invecchiamento della popolazione. Quindi ribadiamo da questo punto di vista il nostro voto contrario a questa Nota di aggiornamento.
E infine, un po' di chiarezza anche sullo scostamento dall'obiettivo di medio termine. Io vorrei che su questo si potesse fare una discussione serena. Lo scostamento richiesto è uno spostamento che oggettivamente in ragione della manovra noi critichiamo, perché effettivamente non ha dentro quegli investimenti che sarebbero necessari per la crescita; ma è anche uno scostamento che, lo ricordo, è stato richiesto nel 2014, nel 2015, nel 2016 e nel 2017. Lo dico con una battuta, mi perdoneranno gli esperti: non è quindi né un atto rivoluzionario, di cambiamento epocale, ma non è neppure la devastazione dei conti pubblici. Quindi da questo punto di vista noi siamo coerenti con quanto abbiamo dichiarato a più riprese sul fatto che il deficit non era un tabù e non è un tabù, e che le regole del andassero modificate per evitare che l'austerità uccidesse in culla la ripresa dopo la crisi, e soprattutto finisse di ingenerare quello che è il dato, la cifra della nostra contemporaneità, cioè una disuguaglianza inaccettabile: noi stiamo vivendo nel periodo in cui è maggiore la disuguaglianza; e quindi aiutare le persone in difficoltà a trovare gli strumenti pe