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Mercoledì 06 Giugno 2018 ore 09:00
AULA, Seduta 12 - Votata la fiducia al Governo
Resoconto stenografico
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Nella parte antimeridiana della seduta, si è svolta la discussione sulle dichiarazioni programmatiche del Governo, nel pomeriggio, alle 15,45, la replica del Presidente del Consiglio e le dichiarazioni di voto in diretta Rai. A seguire la chiama per il voto. La Camera ha votato la fiducia al nuovo Governo con 350 voti a favore e 236 contrari.
XVIII LEGISLATURA
12^ SEDUTA PUBBLICA
Mercoledì 6 giugno 2018 - Ore 9
Discussione sulle comunicazioni del Governo.
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Discussione sulle comunicazioni del Governo.
- Svolgimento
- Discussione
- Presidente FICO Roberto
- Deputato VITIELLO Catello (MISTO)
- Deputata MURONI Rossella (LIBERI E UGUALI)
- Deputato GIORGIS Andrea (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato FUGATTI Maurizio (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato OCCHIUTO Roberto (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato D'AMBROSIO Giuseppe (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato TASSO Antonio (MISTO)
- Deputato VERINI Walter (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato GUIDESI Guido (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato MULE' Giorgio (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputata ROSSINI Emanuela (MISTO)
- Deputato BUTTI Alessio (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato MARATTIN Luigi (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputata RUOCCO Carla (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato COLUCCI Alessandro (MISTO)
- Deputato BALDELLI Simone (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato DONZELLI Giovanni (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputata ASCANI Anna (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputata SALTAMARTINI Barbara (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputata CALABRIA Annagrazia (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputata FERRO Wanda (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputata ROSTAN Michela (LIBERI E UGUALI)
- Deputata GRIBAUDO Chiara (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato MARIN Marco (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato MARTINA Maurizio (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato FIDANZA Carlo (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato SOVERINI Serse (MISTO)
- Deputata QUARTAPELLE PROCOPIO Lia (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato BITONCI Massimo (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputata VARCHI Maria Carolina (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato SISTO Francesco Paolo (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato MAGI Riccardo (MISTO)
- Deputata PEZZOPANE Stefania (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato MUGNAI Stefano (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato RIZZETTO Walter (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato DI STEFANO Manlio (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato SCHULLIAN Manfred (MISTO)
- Deputato PALAZZOTTO Erasmo (LIBERI E UGUALI)
- Deputata BRAGA Chiara (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato MOLINARI Riccardo (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato COSTA Enrico (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato RAMPELLI Fabio (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputata CASA Vittoria (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Presidente FICO Roberto
- Discussione
- Svolgimento
- Annunzio delle dimissioni di un Vicepresidente e di un Questore della Camera
- Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare
- La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15,45.
- Missioni (alla ripresa pomeridiana)
- Discussione sulle comunicazioni del Governo.
- Svolgimento
- Ripresa discussione
- Replica del Presidente del Consiglio dei ministri
- Dichiarazioni di voto
- Presidente FICO Roberto
- Deputato FUSACCHIA Alessandro (MISTO)
- Deputata LORENZIN Beatrice (MISTO)
- Deputata GEBHARD Renate (MISTO)
- Deputato LUPI Maurizio (MISTO)
- Deputato CAIATA Salvatore (MISTO)
- Deputato FORNARO Federico (LIBERI E UGUALI)
- Deputata MELONI Giorgia (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputata GELMINI Mariastella (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE)
- Deputato DELRIO Graziano (PARTITO DEMOCRATICO)
- Deputato MOLTENI Nicola (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato D'UVA Francesco (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Dichiarazione di voto a titolo personale
- Votazione
- Svolgimento
- Per un richiamo al Regolamento
- Interventi di fine seduta
- Ordine del giorno della seduta di domani
MIRELLA LIUZZI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Giorgetti è in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente undici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle comunicazioni del Governo.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo.
È iscritto parlare il deputato Catello Vitiello. Ne ha facoltà.
CATELLO VITIELLO(MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole Presidente del Consiglio, prendo la parola a nome della componente cui appartengo e in nome del sacrosanto dovere di rappresentare la coerenza della missione politica intrapresa da noi, sin dal momento in cui abbiamo accettato la candidatura offerta dal Movimento. La nostra scelta è stata motivata dalla profonda e ragionata convinzione che la politica tradizionale di questi ultimi anni ha fallito e che occorreva e occorre rimettere al centro di ogni programma le esigenze e i problemi concreti di tutti i cittadini e non gli interessi del singolo e il programma del MoVimento 5 Stelle, certamente non perfetto ed esaustivo in ogni suo punto, ha altrettanto certamente reso il cittadino nuovamente protagonista della prospettiva di governo. Una sfida resa semplice dalla voglia di riscatto di un Paese tradito, di elettori delusi, che non osavano più riconoscersi nei partiti tradizionali.
Noi del MAIE vogliamo credere alle premesse di questo Governo, non perché ci sentiamo responsabili nell'accezione negativa del termine, ormai strumentalizzato dalla stampa a causa della radicata tradizione di votare qualsiasi fiducia, pur di non andare a casa, bensì perché siamo orgogliosamente responsabili nei confronti del nostro elettorato e del nostro territorio, ove abbiamo avuto un giusto e generoso riscontro personale per aver portato avanti con convinzione e dedizione una proposta politica di vero cambiamento, nonostante nel mezzo del cammin dalla campagna elettorale siano venuti fuori problemi inesistenti e comunque risolvibili, la cui frettolosa e sbrigativa gestione ci ha ingiustamente travolti e inutilmente mortificati, facendo emergere una criticabile immaturità culturale e ideologica che contraddice finanche i valori intangibili della nostra Carta costituzionale, peraltro più volte da lei richiamati nei suoi prolegomeni, Presidente. Nonostante tutto, crediamo che il contratto di governo, pur con i doverosi aggiustamenti che nel corso della legislatura e della dialettica politica interverranno, mantenga fede al patto di cambiamento stretto con i cittadini durante la scorsa campagna elettorale.
Non posso infine esimermi da una considerazione di carattere personale: credo in lei, Presidente Conte, perché conosco bene l'ambiente delle facoltà di giurisprudenza e perché conosco ancora meglio l'ambiente dell'avvocatura. So che lei è un riferimento per l'Accademia e per la professione, peraltro in quest'Aula ampiamente e adeguatamente rappresentate, e so anche che lei non ha un carattere facile perché saggiamente critico nei confronti dell'approssimazione e giustamente ostile all'imbarbarimento e all'appiattimento culturale, condizioni da me sempre osteggiate. Le darò fiducia, Presidente, nonostante abbia subito e stia tuttora subendo una gravissima forma di discriminazione che, violando ogni principio costituzionale, dall'articolo 2 all'articolo 21 della Costituzione, presidente, reca un ingiustificato pregiudizio sulla mia persona e sulla mia dignità, senza averlo in alcun modo meritato.
PRESIDENTE. Concluda.
CATELLO VITIELLO(MISTO-MAIE). Sto concludendo, Presidente. La mia storia personale e professionale mi consente comunque di guardare oltre e di dare sempre priorità ai cittadini, nella certezza che lei, da Presidente del Consiglio e da avvocato del popolo, come ha voluto definirsi, porrà fine a questa scellerata quanto incostituzionale campagna d'odio. Del resto questa maggioranza…
PRESIDENTE. Deve concludere, mi dispiace.
È iscritta a parlare la deputata Muroni Rossella. Ne ha facoltà.
ROSSELLA MURONI(LEU). Buongiorno, signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, signor Presidente del Consiglio dei ministri, Ministri del Governo. Ho ascoltato e riletto con attenzione il suo intervento programmatico, signor Presidente. Lei ci invita a fare un'opposizione costruttiva e leale e io voglio accogliere questa sua richiesta, anche se mi permetto di sottolineare che non sono certo le forze politiche che la sostengono che possono darci lezioni di stile in quest'Aula. Decido quindi di stare nel merito e, da ecologista, le chiedo come è possibile parlare di cambiamento radicale, come ella ha fatto, e poi nel 2018 dedicare alla questione ambientale scarsi sessanta secondi, otto righe in tutto il suo intervento.
Eppure, Presidente Conte, il tema della riconversione ecologica della società e dell'economia è davvero questione centrale se, oltre a utilizzare in maniera altisonante la parola, si voglia dare cuore e sostanza a questo cambiamento, di cui molto parlate, ma di cui ancora non abbiamo capito la direzione. Per il suo Governo, il tema della sostenibilità ambientale delle misure prese sarà dirimente negli equilibri interni perché una delle forze che lo sostiene ha promesso molto in campagna elettorale e qui, signor Presidente, c'è un Paese che chiede di essere portato nel futuro, un futuro fatto di qualità ambientale, di salute dei cittadini, di salubrità dei territori, di efficienza ed autoproduzione energetica, di economia circolare e di mobilità sostenibile, di turismo ambientale e difesa del capitale naturale, di agricoltura pulita e cibo sano. Il Ministro che lei ha scelto per la questione ambientale ci fa ben sperare, certo, ma naturalmente sono tantissimi i temi, sono temi di economia e produzione industriale, ma per metterli in atto e costruire politiche efficaci occorre innanzitutto cambiare la cultura politica italiana che ancora vede l'ambiente un tema a sé, quasi di contorno, da liquidare in poche righe. Ed invece abbiamo un estremo bisogno di visioni ed azioni innovative, capaci di affrontare il futuro e avviare concreti percorsi di sostenibilità del nostro sviluppo. L'Italia è un Paese del G7 e può e deve svolgere un ruolo importante in questo contesto, anche per contribuire alla concretizzazione dell'Agenda 2030 con i diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile, che tutti i Paesi del mondo hanno sottoscritto alle Nazioni Unite nel 2015. Pertanto dobbiamo essere capaci - in particolare deve esserlo la politica - di creare le condizioni per un nuovo modello economico che sia finalmente in grado di dare valore alla ricchezza del capitale naturale, che costituisce la base del nostro benessere e del nostro sviluppo ed è un strategico fondamentale per il futuro del nostro Paese. In questo quadro, è indispensabile che finalmente si costruisca anche in Italia un nuovo patto sociale basato sulla sostenibilità e che consideri come inscindibile la dimensione ecologica, quella economica e sociale dello sviluppo. È necessaria quindi una visione di lungo periodo, che abbandoni l'assunzione di un'infinita espansione dei consumi di energia, di materie prime e di trasformazione dei sistemi naturali e che, attraverso la revisione degli obiettivi di impresa, di pubblica amministrazione e di comunità, consideri le nostre città, i nostri territori e il nostro pianeta come casa comune e luogo per realizzare un benessere equo e sostenibile.
Diventa perciò fondamentale, da un lato, ridurre consumi non necessari e agire sui processi produttivi, conducendoli a imitare i processi circolari della natura che, con la tradizionale impostazione economica, sono stati resi di fatto processi lineari, alla fine dei quali si producono scarti, rifiuti e inquinamento che ritroviamo sui nostri territori.
Sia nel settore pubblico che in quello privato si sta cercando di affermare una contabilità nazionale, territoriale e di impresa, capace di considerare pienamente l'impatto delle attività umane sul capitale naturale e di fornire misure più adeguate della economica misurata attraverso il PIL, in grado di cogliere anche il benessere delle persone e la dinamica degli ecosistemi. Si tratta di un nuovo modo di guardare alla società e alla produzione, in cui gli interessi delle comunità locali non si contrappongono alle logiche di mercato, finendo per esserne schiacciate, ma invece trovino in una nuova dimensione glocale, una via verso l'equità, la giustizia e la felicità. È anche da qui che passa, Presidente Conte, il benessere dei cittadini che ella dice di voler assicurare. Tutto ciò è in coerenza con gli accordi della comunità internazionale, in particolare per quanto riguarda l'applicazione dell'Agenda 2030 e dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, quella comunità internazionale, a partire dalla nostra casa comune europea, che deve continuare a vederci partecipi in maniera sfidante e costruttiva, attenta e competente.
Nell'ultimo scorcio della passata legislatura, l'Italia ha cercato affannosamente di stare al passo con gli impegni internazionali, mettendo a consultazione le prime bozze della strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e del Piano nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici, non corredandole però di un elenco di priorità e di una dotazione di risorse dedicate che li rendesse davvero efficaci. Ora è giunta l'ora, anzi siamo già in forte ritardo e da qui passa il cambiamento. Inoltre, è stata approvata finalmente la nuova Strategia energetica nazionale e anche qui bisogna essere coerenti con quanto è stato proposto e promesso sui territori, a partire dalla TAP, dall'ILVA di Taranto; sono tante le vertenze su cui lei dovrà rendere conto appunto delle promesse e delle aspettative dei territori.
Nella XVII legislatura, Presidente, abbiamo assistito ad alcune innovazioni normative che hanno fatto registrare il consenso di ampie e, alle volte, inedite maggioranze parlamentari: è questo il segreto della questione ambientale, che riesce da essere trasversale, costituendo un passo avanti nella civiltà giuridica del Paese. Basti pensare all'introduzione fortemente voluta dalle associazioni ambientaliste, dalla Legambiente, dal WWF, da Greenpeace e dalla LIPU, dei cosiddetti ecoreati nel codice penale, e alla riforma di ISPRA: di nuovo, Presidente, il suo Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare saprà, credo, dar seguito.
E però sono tanti gli interessi da mettere in discussione e da colpire per portare avanti questo cambiamento che lei dice di voler realizzare: a partire dal colpire, o almeno ridimensionare, i , gli interessi particolari consolidati dei grandi energetici, dei concessionari autostradali, del mondo più arretrato nel settore dell'edilizia. Saprà il suo Esecutivo affrontare questo tipo di interessi e, al di là delle parole, sbloccare gli ostacoli al cambiamento? Sul fronte ambientale sono molti gli aspetti entrati prepotentemente nell'agenda politica del Paese, a partire da quelli indotti dai fenomeni estremi causati dai cambiamenti climatici, che tante perdite economiche e di vite hanno provocato e stanno provocando nel nostro Paese. Ancora si stenta a trovare un sistema veramente efficace di integrazione tra le stesse strutture centrali preposte a contrastare la quotidiana emergenza. Ecco, tutto questo io ho trovato che nel suo intervento non ci fosse, ed è invece necessario pensare a questi temi, nel momento in cui si promette cambiamento e si guarda agli interessi del Paese e al benessere dei cittadini .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Giorgis. Ne ha facoltà.
ANDREA GIORGIS(PD). Presidente, onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio, l'Italia sta per sperimentare uno dei Governi più di destra e più anti-europei della storia repubblicana: un Governo nato dall'incontro tra due forze politiche populiste e illiberali, peraltro fino a poco tempo fa profondamente diverse, che sul piano dei diritti civili e del pluralismo, così come sul piano economico e sociale, rischia di riportarci molto indietro e di acuire divisioni e lacerazioni già troppo profonde. Il Governo che si presenta oggi qui alla Camera nel nome di una scomposta retorica della sicurezza e dell'ordine propone infatti di estendere l'area del diritto penale, di inasprire le sanzioni, di innalzare la durata della carcerazione, di restringere le misure alternative alla pena detentiva, di introdurre specifiche figure di reato per i migranti irregolari, di costruire nuove carceri, di adottare una specifica legge quadro sulle moschee e sui luoghi di culto islamici; e, cosa forse tra le più gravi e per certi versi in contraddizione con le precedenti misure, sembrerebbe invitare i cittadini a farsi giustizia da sé, dicendo loro che l'uso delle armi, quando è motivato dall'esigenza di difendere la propria persona o il proprio patrimonio, è sempre legittimo, quali che siano le caratteristiche della situazione di pericolo e l'entità della possibile offesa. Un Governo che non dice una parola sul come dare seguito al principio di cui all'articolo 27 della Costituzione e all'esigenza di promuovere il reinserimento nella società del reo, impedendo che egli torni a delinquere dopo aver espiato la pena, e così garantendo una vera prevenzione.
Ma soprattutto un Governo che non dedica una parola di umana compassione, o anche solo di attenzione nei confronti delle sofferenze e delle ingiustizie che patiscono coloro che fuggono dalla guerra e dalla miseria. Giusto chiamare l'Europa ad una nuova e maggiore responsabilità, giusto proporre il superamento del regolamento di Dublino e l'introduzione ed il rispetto del principio di equa ripartizione dei sacrifici; ma intanto a chi sta per morire in mezzo al mare non smettiamo di dare soccorso, e a chi si trova sul nostro territorio cerchiamo di garantire condizioni di dignità.
E poi, Presidente, a tutti coloro che stabilmente vivono e lavorano Italia proviamo ad assicurare parità di diritti e di doveri. Oggi come lei ben sa purtroppo non è così, grazie principalmente all'ostruzionismo cinico della Lega, che durante la scorsa legislatura impedì al Senato di approvare una legge di civiltà, che mirava ad introdurre anche nel nostro ordinamento il principio dello e dello temperato: principio che non significa affermare il diritto di tutti gli individui ad entrare in Italia e a diventare cittadini italiani, ma semplicemente che se si è stati ammessi nel nostro territorio, secondo quanto prescrivono le norme costituzionali e di legge sul diritto di asilo e sul diritto di immigrazione, e se la presenza sul territorio ha assunto i caratteri della stabilità e si proietta nel futuro, allora si è altresì titolari di un diritto a far parte della comunità politica e statuale in condizioni di piena uguaglianza, come del resto prescrivono i principi fondamentali dello Stato costituzionale contemporaneo.
Sul piano economico il profilo illiberale e di destra della coalizione Lega-5 Stelle non appare purtroppo molto diverso: il Governo che oggi chiede a questa Camera di accordargli la fiducia avanza un programma economico confuso e contraddittorio, che promette di assicurare a tutti un reddito di cittadinanza e al tempo stesso propone di ridurre la pressione fiscale per i più ricchi, rendendo così poco credibile la promessa del reddito universale e molto serio il rischio di uno smantellamento di beni e servizi fondamentali come la salute e l'istruzione. Un programma economico e politico che promette crescita e nuove tutele per il lavoro, ma intanto riduce gli investimenti in infrastrutture materiali e immateriali e si spinge fino a mettere in discussione opere già avviate e in parte finanziate dall'Unione europea, come la linea dell'alta velocità Torino-Lione. Un Governo insomma che promette giustizia e redistribuzione, ma solo in un futuro che non si dice bene quando, e quindi se davvero arriverà; e intanto trascura l'importanza di investimenti in infrastrutture e ipotizza di ridurre il prelievo fiscale ai cittadini più abbienti. Un Governo che dice di voler attuare l'articolo 3, comma 2 della Costituzione, ma intanto sembra dimenticare che non vi può essere democrazia emancipante senza l'adempimento degli inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale di cui agli articoli 2 e 53 della Costituzione.
Un Governo di destra, che guarda all'Europa di Visegrád e di Orbán più che a quella di Ventotene e Altiero Spinelli; un Governo nel quale la Lega, e le proposte con cui si è presentata agli elettori insieme a Forza Italia, sembrano aver avuto la meglio e costituire l'asse portante del programma che abbiamo ascoltato. Un programma che non voteremo, perché in ultima analisi temiamo che non sia in grado di migliorare le condizioni di vita dei nostri concittadini e di chi più ha sofferto gli effetti della crisi, ed anzi esponga il nostro Paese al rischio di una recessione sia sul piano economico, sia sul piano culturale del pluralismo e dei diritti .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maurizio Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI(LEGA). Presidente, onorevoli colleghi e signor Presidente del Consiglio, noi abbiamo apprezzato, signor Presidente del Consiglio, nel suo discorso di ieri, sia quello programmatico di insediamento e sia nella replica, l'attenzione che ha voluto porre al tema dell'autonomia: al tema dell'autonomia delle regioni ordinarie e al tema dell'autonomia delle regioni e province autonome. Non era scontato, signor Presidente del Consiglio: non era scontato perché noi venivamo da alcuni Governi, i Governi Monti, i Governi Letta, i Governi Renzi, che avevano posto alla base del loro rapporto tra lo Stato e gli enti locali una contrazione del livello di autonomia, sia delle regioni ordinarie e sia delle regioni e province autonome. Noi proveniamo dalla provincia di Trento, signor Presidente, e i contenziosi tra la provincia autonoma e il Governo centrale di fronte alla Corte costituzionale hanno toccato il picco massimo durante i Governi scorsi di centro-sinistra.
La riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi metteva a rischio la continuità sia delle regioni ordinarie, anche forse come istituzioni, e sia delle province e regioni autonome. Poi il popolo bocciò quella riforma : la bocciò perché era una riforma che andava contro ai principi di governo e di autonomia che comunque sono sempre stati alla base dello spirito di autogoverno del nostro Paese. Ora finalmente sembra che l'aria sia cambiata: noi abbiamo vissuto anni di ostilità da parte del Parlamento nei confronti delle autonomie. Ora pare che l'aria sia cambiata: questo grazie a una volontà che viene dal popolo, quello del referendum di Veneto e Lombardia sui maggiori livelli di autogoverno.
Esso avrà effetti speciali e importanti sia nei confronti delle regioni ordinarie ma anche, ce lo lasci dire, signor Presidente, nei confronti delle province autonome e regioni autonome, che sono poste come un modello di riferimento e possono essere viste come un modello al quale anche altre autonomie ed altre regioni possono ambire. Questo è l'auspicio che noi abbiamo visto nelle sue parole: la salvaguardia, che lei ha ricordato, e la tutela delle autonomie e delle province autonome.
Alcune problematiche che ci riguardano e che auspichiamo e confidiamo che lei sappia prendere a cuore riguardano i temi del territorio. Portiamo alla sua attenzione, signor Presidente, il tema della riforma del credito cooperativo che rischia di porre un freno all'autonomia delle singole casse rurali, all'autonomia economica e finanziaria dei singoli territori . La provincia autonoma di Trento e quella di Bolzano, signor Presidente, hanno sottoscritto accordi negli anni passati sia con il Governo di centrodestra sia con il Governo di centrosinistra: accordi finanziari, accordi contabili che portano ogni anno nelle casse dello Stato 3 miliardi di euro per il sostenimento dei conti pubblici. Noi confidiamo e sappiamo che lei, Presidente, saprà tenere conto degli accordi già sottoscritti dalle province autonome con il Governo e con lo Stato che danno garanzia di continuità della gestione di questi territori. Accordi sottoscritti in tema di infrastrutture, signor Presidente: ci riferiamo ai temi autostradali e ai temi di collegamento tra le regioni autonome come quelle di Trento e Bolzano e il Veneto; ci riferiamo alla Valdastico, signor Presidente, che forse dopo tanti anni di attesa potrà essere sperimentata ed attuata La provincia di Trento, signor Presidente, terra di autonomia, è una terra di montagna e in tema di punti nascita - sappiamo che questo è un altro tema che lei avrà sicuramente a cuore – nascere in montagna è diverso che nascere in pianura, quando l'ospedale più vicino è distante settanta-ottanta chilometri e, se c'è la neve e la nebbia, l'elicottero non si alza e il rischio - è quanto è accaduto - è che si nasca in ambulanza o si nasca sulle rotatorie delle strade. Ci vuole maggiore attenzione per le località di montagna in tema sanitario e mi riferisco in questo caso al tema dei punti nascita
Chiediamo attenzione, signor Presidente, alle nuove deleghe chieste dalle provincie autonome in materia di gestione dei grandi carnivori perché gestire tali tematiche a livello locale è sicuramente più funzionale che gestirle a livello nazionale. Abbiamo fiducia, signor Presidente - concludo - nella sua volontà di tenere a cuore i diversi livelli di autogoverno all'interno del regionalismo differenziato che è partito nel nostro Paese grazie ai referendum di Veneto e Lombardia che faranno il bene delle regioni autonome ma anche delle regioni a statuto speciale. Abbiamo visto con interesse, signor Presidente, l'astensione ieri, al Senato, del gruppo delle Autonomie, dei parlamentari autonomisti eletti in provincia di Bolzano. Auspichiamo che ciò avvenga anche per quelli eletti in provincia di Trento anche se sono stati eletti all'interno di compagini di centrosinistra. La sua attenzione al modello di autonomia ha già avuto un riscontro importante ieri con l'astensione dei colleghi della Südtiroler Volkspartei ed auspichiamo che ciò possa andare avanti
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO(FI). Presidente del Consiglio, mi rivolgo a lei per il tramite del Presidente della Camera. Noi ci collochiamo con chiarezza all'opposizione del suo Governo. Lei ci ha invitato ieri a fare un'opposizione leale e corretta: la faremo. Sappiamo bene che un Governo si giudica da ciò che fa e quando sta per nascere si giudica da ciò che si propone di fare. Noi faremo dunque un'opposizione di merito, voteremo i provvedimenti che dovessero essere conformi a quelli contenuti nel programma del centrodestra, nel programma che abbiamo firmato insieme alla Lega e saremo contrari, fortemente contrari ai provvedimenti figli della faziosità del MoVimento 5 Stelle.
Se, ad esempio, porterete in Aula il disegno di legge sulla legittima difesa nel testo che abbiamo condiviso qualche mese fa con la Lega, noi lo voteremo senza esitazione. Se, invece, ci porterete in Aula un disegno di legge di bilancio che, ad esempio, tagli le risorse alla TAV, tagli le risorse per le grandi opere, che copra con la patrimoniale le spese per l'assistenzialismo grillino, noi voteremo contro con pari convinzione . Vede, signor Presidente del Consiglio, noi non abbiamo preconcetti su di lei: non la conosciamo abbastanza, così come non la conoscono abbastanza gli italiani. Certo avremmo preferito ascoltare nel suo intervento qualcosa in più della recita del contratto, peraltro molto dettagliata nelle parti scritte dal MoVimento 5 Stelle e molto evasiva e sbrigativa nelle parti scritte dalla Lega . Avremmo voluto ascoltare soprattutto come intenda realizzare le cose promesse ed invece niente: neanche sui problemi più urgenti come l'aumento dell'IVA ci ha detto come intenda muoversi. Insomma tante declamazioni e zero soluzioni ma la nostra contrarietà al suo Governo si basa proprio sul contratto che lei ha ratificato, perché è un contratto troppo sbilanciato sulle priorità del MoVimento 5 Stelle. È questa la ragione per la quale non le daremo il nostro voto di fiducia: lei ha fatto, seppure con modi garbati, l'apologia del populismo. Noi invece non ci fidiamo, non ci fidiamo affatto del populismo del MoVimento 5 Stelle. Pensiamo che i populismi siano la risposta di pancia e non di testa, la risposta irrazionale alla rassegnazione e alla rabbia. Sono soltanto un impulso degli elettori, una pulsione contro la crisi e contro la politica inefficace nella crisi, ma finiscono presto proprio come presto finiscono gli impulsi. Noi non siamo populisti, non potremmo mai esserlo: anzi vorremmo essere in questi anni l'offerta politica di buonsenso, ancorata nel centrodestra e alternativa al populismo inefficace dei Cinque Stelle: è il compito che vogliamo assegnarci. Le assicuro che misureremo dall'opposizione l'impegno del suo Governo con equilibrio e serenità. Non tiferemo per lo sfascio delle istituzioni e, pur dall'opposizione più intransigente, saremo leali nel sostenere i provvedimenti che dovessero essere nell'interesse del Paese. Non siamo mai stati quelli del tanto peggio tanto meglio ; da noi non avrà attacchi scomposti o offese gratuite perché noi, a differenza del MoVimento 5 Stelle, rispettiamo le istituzioni anche quando le guidano gli altri D'altra parte, signor Presidente, noi non siamo stati quelli del tanto peggio tanto meglio neanche nelle settimane scorse quando con grande generosità e senso delle istituzioni il Presidente Berlusconi, mentre qualche azionista di maggioranza del MoVimento 5 Stelle lo definiva il “male assoluto” con un'espressione che solo uno ignorante di storia può utilizzare il Presidente Berlusconi, pur di evitare lo stallo che si era creato, ha distinto l'alleanza elettorale di centrodestra, che resta salda per noi, dalle vicende del Governo. Vi misureremo, invece, da quello che farete per il Paese. Io vengo dal Sud come lei, Presidente Conte, e vorrei misurarmi per esempio dall'interesse che avrete per il Sud, quella parte dell'Italia più esasperata che ha assegnato un risultato straordinario al partito di Di Maio. Ma allora era lecito o no aspettarsi nel suo intervento e nel contratto almeno un piccolo paragrafo sul Sud, era lecito o no ? Ho ascoltato la sua replica al Senato ieri in TV: lei ha detto che non ne ha parlato perché il Sud è in tutto il contratto. Ma come funziona? Quando una cosa è scritta nel contratto c'è e quando non è scritta c'è lo stesso, è subliminale? Secondo noi non funziona così È vero: avete nominato un Ministro del Sud - gli facciamo gli auguri - ma diteci cosa volete fare. Il nostro sospetto è che voi riteniate di aver esaurito la questione con la promessa del reddito di cittadinanza che intanto però non fate e che se farete, come ritenete, sganciato da percorsi di formazione e crescita personale, è soltanto una misura assistenziale che non fa crescere il Sud ma che, anzi, lo farebbe andare ancora più indietro.
Signor Presidente, è vero, il Sud, in passato, non è cresciuto e, negli ultimi anni, il Governo della sinistra e i governi regionali, guidati anche quelli dalla sinistra, lo hanno fatto arretrare ancora di più e gli elettori del sud comprensibilmente hanno fatto di tutte le erbe un fascio. Avete avuto nel sud un consenso straordinario e ora non ci dite come volete rendere il Mezzogiorno un'area realmente attrattiva di investimenti, capace di far crescere tutto il Paese. Noi riteniamo che soprattutto al sud serva uno fiscale, magari da finanziare con parte consistente dei fondi europei. Noi riteniamo che occorra un piano di investimenti infrastrutturali che rilanci i porti e che estenda l'alta velocità ferroviaria a tutto il Sud.
Avremmo voluto fare queste cose con un Governo di centrodestra ma non è stato possibile: è toccato a voi. Temiamo, però, che deluderete gli elettori del sud e quelli di tutto il Paese. Sappiamo che non avverrà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Ancora in tanti sperano nel cambiamento. Ho letto, però, che l'onorevole Giorgetti ha consigliato a qualcuno di voi di tenere la foto di Renzi sulla scrivania. Ebbene, sì fatelo, tenetela, ma mettetela in fretta questa foto perché il vento cambia, gli italiani sono impazienti e questa volta il vento cambierà con più velocità che in passato e finalmente la politica del buonsenso tornerà in auge .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Del Mastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Onorevoli colleghi, onorevole Presidente del Consiglio, riconosco una straordinaria coerenza in colui che si definisce avvocato del popolo e, da avvocato, debbo dire che però per il momento le manca ancora la fiducia, che è un elemento essenziale del rapporto fiduciario fra avvocato e assistito. Riconosco una coerenza straordinaria nel momento in cui, dopo tre mesi, lei ci porta oggi in Aula non un programma di governo ma banalmente un contratto, un contratto che si stipula, come tutti sanno, fra portatori di interessi contrapposti che diffidano l'uno dell'altro. E, allora, lei ha fatto non sintesi ma una mediazione al ribasso di questo contratto. Fratelli d'Italia voleva che si partisse da quella coalizione che aveva stipulato un programma e un patto d'acciaio con il popolo italiano per il rinnovamento e non da coloro che, con tre mesi di balletti e siparietti, hanno ricordato più la Prima Repubblica che una proiezione verso la Terza Repubblica. Dunque, Fratelli d'Italia voleva che si partisse dal centrodestra, cioè da coloro che hanno vinto le elezioni.
Abbiamo però, per spirito di patriottismo, dato una mano al fatto che partisse un Governo di fronte alla più grave crisi istituzionale in cui eravamo piombati e, di fronte agli attacchi di una speculazione finanziaria internazionale che avvertiva tutta la debolezza di questo sistema, abbiamo dato una mano. Tuttavia, rimarremo saldamente ancorati, nella metà campo di centrodestra, sentinelle di quel programma di cui si trovano pallide idee all'interno di quel contratto fra persone contrapposte. Contratto - lo voglio ricordare agli italiani prima che a me stesso, perché la verginità di molti partiti oggi finisce - che ha come antecedente il menu alla carta di governo. E allora facciamo un menu alla carta di governo per la sinistra; se non va bene ne facciamo uno per la destra e vediamo, perché l'importante è accomodarsi a tavola.
Ma accomodandosi a tavola nel contratto mancano clamorosamente alcuni elementi: c'è il reddito di cittadinanza ma non vi è una parola sulle imprese, non un solo paragrafo su imprese e industria; c'è il reddito di cittadinanza che viene coniugato con la . Più che un contratto pare essere la più grande truffa contrattuale messa in campo sul popolo italiano, perché nessuno può credere che queste due misure possano tenersi per mano. Nel contratto vi è qualcosa di più: vi è lo alle grandi opere pubbliche, con ciò tradendo l'ansia di rinnovamento infrastrutturale e di sviluppo economico del nord. Non parliamo, poi, del Ministro della famiglia al quale è stata posta una museruola nel momento in cui parla di che cosa? Di famiglia, perché il Ministro della famiglia può parlare di tutto tranne che di famiglia .
Ebbene, concludo, dicendo che noi speriamo che la Terza Repubblica nasca, riaccendendo le speranze del lavoro e non somministrando il metadone di Stato del reddito di cittadinanza che non è la misura che questa nazione, settima potenza industriale del mondo, si attende. Può andare bene per le Bahamas, non certamente per l'Italia .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giuseppe D'Ambrosio. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO(M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Presidente Conte, e grazie Ministri.
Verrebbe da dire, da parte del MoVimento 5 Stelle: finalmente. Finalmente è un piacere vedere qui un Governo del cambiamento, un Governo del cambiamento vero. Presidente, mi consenta una battuta: è bellissimo in quest'Aula, dopo cinque anni, innanzitutto parlare come forza di maggioranza e non di opposizione, perché questo lo hanno voluto i cittadini - ricordiamocelo - e non magari chi, come il PD e Forza Italia, adesso viene a criticare una forza politica, perché è bellissimo ascoltare Forza Italia che parla solo del MoVimento 5 Stelle come se questo Governo fosse composto solo dal MoVimento 5 Stelle. Ma voglio ricordare a Forza Italia e al PD che questo accordo, questo contratto di governo, è stato fatto in trasparenza, davanti a tutti i cittadini, parlando prima dei temi. Siamo riusciti a portare all'interno di quest'Aula la politica ; siamo riusciti a portare all'interno della discussione politica i temi, mentre qualcuno, visto che Forza Italia parlava tanto del voto dei cittadini e del cambiamento che arriverà… io voglio dire ai colleghi di Forza Italia che il cambiamento è già arrivato, perché i cittadini vi hanno spazzato via il patto del Nazareno fatto dal PD e da Forza Italia e ancora i cittadini aspettano che venga reso pubblico, perché nessuno sa cosa conteneva il patto del Nazareno, nessuno ancora sa cosa c'era all'interno di quell'accordo tra due forze politiche che, guarda caso, i cittadini hanno preso e hanno mandato all'opposizione, mentre hanno mandato le due forze politiche, che all'interno di quel patto non c'erano, adesso a governare. Quindi, solo per questo credo un piccolo segnale di cambiamento già i cittadini lo hanno dato. Adesso dateci modo di farle le cose, dateci modo di provare a farle perché voi ci avete provato per anni con i risultati che tutti i cittadini hanno visto e che, guarda caso, adesso vi hanno messo all'opposizione.
E quindi, Presidente, io torno a un discorso più istituzionale che mi ero preparato per dare il benvenuto anche a questo Governo, perché questo Governo nasce da un contratto molto chiaro, Presidente. I due movimenti che lo hanno sottoscritto, dicevo, sono alla fine i veri vincitori di queste elezioni perché hanno deciso di mettere da parte quelle che erano le differenze e di fare un pezzo di strada assieme, un pezzo di strada pienamente coscienti, come lei effettivamente, presidente Conte, ha detto, che non esistono più le forze politiche di una volta, quelle di destra o di sinistra che hanno, comunque, queste ideologie spostate necessariamente a destra e a sinistra, direi quasi come delle etichette. Oramai non esistono più - e lo voglio dire fortemente in questa Aula - idee di sinistra o di destra. Esistono idee buone o cattive, esistono proposte buone o cattive. Guarda caso, questo accordo, questo contratto, quello che è contenuto all'interno del suo programma e quello che è stato ieri il suo discorso, veniva attaccato da destra come un discorso di sinistra e da sinistra come un discorso di destra. Poverini, sono destabilizzati, sono destabilizzati effettivamente .
Però, voglio sottolineare alcuni passaggi del suo discorso, Presidente, che mi hanno particolarmente colpito, forse anche per quello che è il suo percorso umano e professionale. Nel suo discorso, Presidente, lei ha parlato di sistema giustizia e di quella che è la sfiducia che oramai i cittadini hanno nei confronti del sistema giustizia. Io, però, voglio sottolineare un passaggio, Presidente: i cittadini non hanno smesso di lottare, i cittadini non hanno smesso di denunciare. Semplicemente, ad esempio, i processi durano troppo e, quindi, anche per questo i cittadini hanno perso fiducia nel sistema giustizia affinché venga fuori un risultato dai processi. Qualche volta i cittadini, Presidente, devono anche addirittura subire l'onta di vedersi rinviare le udienze dei processi quando questi hanno luogo in condizioni precarie, magari in una tenda a 35 gradi mentre tra i faldoni si muovono dei topi. È quello che sta accadendo, Presidente, in questi giorni a Bari, e io ringrazio il Ministro Bonafede per aver messo per prima come sua azione politica importante la visita al tribunale di Bari, perché davvero quella situazione non è possibile, non è accettabile e non è da nazione civile soprattutto lo svolgimento di processi a temperature inaccettabili, in condizioni inaccettabili, che non sono condizioni di una nazione civile.
Il contratto, inoltre, Presidente, parla della prescrizione, e qui sono d'accordo con lei: facciamo in modo che la prescrizione non sia più la via di fuga dai processi, la scappatoia per difendersi dai processi; facciamola ritornare alla sua funzione originaria. Parliamo, inoltre, di trasparenza, di snellire la burocrazia: tutti temi, Presidente, che abbiamo affrontato anche nella scorsa legislatura. Nella scorsa legislatura mi onoro di avere fatto parte della Commissione affari costituzionali, e mi rende lieto vedere anche membri di quella Commissione tra i banchi del Governo, adesso, a comporre questo Governo, perché parte di quelle che erano le proposte e le idee che abbiamo presentato in quella Commissione adesso sono anche parte di quel contratto di Governo.
Quindi, evidentemente, già da allora il MoVimento 5 Stelle, il MoVimento 5 Stelle nella Commissione affari costituzionali, aveva visto lontano, aveva visto alcune soluzioni che, probabilmente, dalla maggioranza di allora non sono state ritenute opportune, anzi, addirittura, in alcuni casi, queste soluzioni sono state maltrattate in maniera sciagurata. Ad esempio, Presidente, ho apprezzato molto il suo passaggio sul conflitto di interessi. Effettivamente, abbiamo bisogno di una legge seria, moderna. Basterebbe, Presidente, una legge degna del 2018, che non sia un colabrodo o un provvedimento che alla fine diventa ininfluente, perché è facile dire “abbiamo fatto la legge sul conflitto di interessi”, ma non deve essere soltanto un titolo; deve essere un qualcosa di concreto, perché, invece, il conflitto di interessi in quest'Aula lo viviamo ogni giorno e i cittadini lo vedono ogni giorno, dove chi siede all'interno di quest'Aula prende una poltrona e gode di poter gestire anche, in alcuni casi, interessi personali, e questo non è accettabile.
Quindi, una legge sul conflitto di interessi è necessaria, è urgente, direi, perché è uno dei problemi principali che abbiamo vissuto in questi cinque anni. Da ex presidente della Giunta delle elezioni, Presidente, voglio dirle che sarebbe anche importante trattare, sempre in tema di conflitto di interessi, un qualcosa che riguardi anche le materie della incandidabilità, della ineleggibilità, della incompatibilità. Siamo fermi agli anni Cinquanta, da questo punto di vista, ed è vergognoso, perché in alcuni casi, anche in questa legislatura, abbiamo tra i banchi della Camera e del Senato deputati incompatibili che tranquillamente continuano a svolgere doppi compiti, senza alcun problema, e questo non è accettabile.
Siamo nel 2018, basterebbe utilizzare una . Sono certo, però, Presidente, che il Ministro Fraccaro, con il quale abbiamo condiviso diverse battaglie in Commissione e in Aula, saprà anche sollecitarla sull'introduzione di strumenti di ammodernamento di quelli che sono gli istituti di democrazia diretta: uno dei fulcri, una delle parti del DNA del MoVimento 5 Stelle; direi, quasi, una delle ragioni di vita del MoVimento 5 Stelle, perché voglio dire, voglio raccontare in quest'Aula che, se davvero quest'Aula fosse stata a disposizione dei cittadini, il MoVimento 5 Stelle non esisterebbe , perché il Movimento 5 Stelle nasce nel momento in cui, addirittura, cittadini firmano leggi di iniziativa popolare che vengono utilizzate come carta per il camino da istituzioni presenti in queste Aule a quei tempi, e questo non è accettabile.
Noi rinnoveremo gli istituti di democrazia diretta, noi renderemo più semplice il passaggio delle istanze dai cittadini all'interno di quest'Aula, e sono certo che con il Presidente e con questa squadra di Governo riusciremo a farlo. Presidente, però ho accolto anche con particolare entusiasmo un tema molto importante, quello da lei indicato nel discorso sulla mafia e sulla corruzione. Me lo lasci dire, Presidente: finalmente abbiamo ascoltato parole libere e serie sulla mafia. La mafia in questi anni, all'interno delle istituzioni, oramai viene trattata sempre con maggior fatica, quasi con un certo fastidio all'interno delle Aule, quasi fosse un obbligo.
E invece la lotta alla mafia deve essere la priorità, perché dobbiamo difendere le istituzioni civiche, sociali, imprenditoriali del nostro territorio nazionale, perché è una battaglia che passa dalla comprensione che oramai la mafia è un'emergenza che va dal Nord al Sud dell'Italia, non ha più confini, e in questi confini, e cioè il territorio nazionale, se combattiamo la mafia, combattiamo ogni altro aspetto emergenziale della nostra Italia. Se risolviamo il problema della sicurezza, il problema della malavita organizzata, riusciamo a regalare ai cittadini un posto nel quale vivere più sicuro; e se l'Italia diventa più sicura, in Italia è più facile viverci; e se è più facile viverci, è magari più facile investire; e se diventa più facile investire, diventa più facile trovare un posto di lavoro.
Il paradigma è molto semplice, ma, paradossalmente, tutto ciò che è semplice all'interno di quest'Aula diventa difficilissimo. Noi siamo qui anche per rendere tutto semplice, e se questo diventa populismo, se questo qualcuno vuole marchiarlo come populismo, noi siamo orgogliosi del nostro populismo , perché vuol dire essere vicini alle istanze dei cittadini, a quello che i cittadini chiedono ogni giorno, a quello che i cittadini pretendono come diritto. Il cittadino è sovrano, i cittadini devono tornare sovrani nei loro diritti, e, Presidente, questo lo dico anche perché, quando parliamo di malavita organizzata e di mafia, parlando di emergenze dal Sud al Nord, lei mi capirà, forse, ancora meglio, perché, probabilmente, parlo anche di territori sofferenti come quello dal quale entrambi proveniamo. Parliamo del foggiano, dove la malavita organizzata, ogni giorno, purtroppo, rende difficile la vita dei cittadini, rende difficile essere liberi, rende difficile svincolare il rapporto tra la politica, le istituzioni e la malavita organizzata.
Presidente, mi permetto, però, di segnalarle, da questo punto di vista, anche una certa attenzione, che lei aveva già rilevato all'interno del suo discorso, su quelli che sono gli appalti, e, nello specifico, sugli appalti dell'edilizia giudiziaria, che è un'emergenza che comunque riguarda tutta la nostra Italia. Chiedo anche per suo tramite al Ministro Salvini di essere vicino ai nostri prefetti, ai nostri questori, ai nostri sindaci, perché abbiano non solo più strumenti, ma anche più supporto e controllo proprio nella lotta alla criminalità organizzata: sono loro il primo presidio dello Stato, sono loro il primo simbolo di difesa delle nostre istituzioni rispetto ai cittadini. E il mio pensiero, da questo punto di vista, va anche agli uomini e alle donne delle forze dell'ordine: vanno tutelati e difesi soprattutto coloro che lavorano nelle periferie dello Stato e che spesso si sentono isolati, delusi, abbandonati dallo Stato.
Le nostre forze dell'ordine, tutte le forze dell'ordine, devono tornare al centro del dibattito parlamentare, delle soluzioni parlamentari in tema di sicurezza dei cittadini. Le forze dell'ordine devono essere la soluzione, e non il problema. Dobbiamo cambiare la visione del cittadino da parte delle forze dell'ordine, e, da questo punto di vista, Presidente, penso anche al controllo dei beni confiscati, i beni confiscati alle mafie. I beni confiscati alle mafie devono essere un'opportunità, non più un problema; attualmente sono gestiti dallo Stato in maniera pessima, molte volte sono abbandonati, molte volte non vengono valorizzati. Noi riteniamo che i beni confiscati alle mafie debbano essere valorizzati perché è un'opportunità proprio per i nostri giovani, un'opportunità di lavoro, un'opportunità per creare cooperative, nuove imprese.
Presidente, se ci crediamo - mi avvio alla conclusione -, se lavoriamo per andare in questa direzione, ne beneficeremo tutti. E concludo, Presidente, mi consenta, da pugliese a pugliese: voglio rivolgere i miei migliori auguri a lei e a tutto il Governo con l'auspicio personale che lei possa raccogliere tutta l'eredità che altri pugliesi hanno lasciato all'interno di queste Aule, magari lasciando pagine memorabili della storia di questo Paese. Mi auguro che lei possa lasciare, assieme a tutto il Governo, una traccia all'interno di questa nuova legislatura, questo Governo del cambiamento, perché questo cambiamento prima o poi doveva partire, e io mi auguro che il cambiamento parta da questo momento in poi, parta da questo accordo di Governo, parta da questo contratto, che ci porta, in qualche modo, a fare insieme una strada e a portare l'Italia lì dove merita di essere .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO(MISTO-MAIE). Presidente, signor Presidente del Consiglio, signore e signori ministri, onorevoli colleghi, si è lavorato tanto nei giorni scorsi per dare vita ad un Governo. Si sono superate distanze che sembravano insormontabili. Due forze politiche alternative hanno trovato il modo di intraprendere insieme un percorso di collaborazione. Questo non sarebbe stato possibile senza una decisa presa di posizione, responsabile e sensibile, che considera la risoluzione dei problemi degli italiani come necessità prioritaria.
E, parlando di sensibilità, mi piace ricordare un episodio avvenuto qualche giorno fa. Signor Presidente del Consiglio, lei, nel piazzale antistante questo Palazzo, ha inteso ascoltare dei lavoratori, che l'hanno invocata a gran voce. E con umiltà - declino questo termine con l'accezione più nobile - ha prestato attenzione alle istanze di questi cittadini, donando loro anche un briciolo di speranza in più e confermando, soprattutto, signor Presidente del Consiglio, quel ruolo con il quale si è presentato a noi: l'avvocato del popolo italiano.
L'ho molto apprezzata, signor Presidente del Consiglio - lo dico sinceramente - e ho fondate speranze che l'avvocato del popolo italiano ed i ministri della sua squadra di Governo possano finalmente inaugurare quel processo di cambiamento, che parta proprio dagli ultimi e dalle classi più deboli; che questo Governo si ponga come obiettivo la restituzione della dignità ai lavoratori, alle imprese e alle famiglie, che sono i pilastri della nostra società; che si renda conto di quanto sia sofferente il mondo della scuola e di quanto la docenza sia spesso sminuita da una utenza irriverente; che vengano incoraggiati, signor Presidente del Consiglio, i circuiti lavorativi, che interessano l'ambito artistico e culturale.
Mi chiedo a cosa serva essere una terra che possiede uno straordinario mix di storia, cultura, arte, mare e natura, se poi non si riesce a valorizzarlo anche turisticamente, impedendo di fatto che questa voce del nostro bilancio economico diventi prorompente.
Ho seguito il suo discorso al Senato, signor Presidente del Consiglio, con molta attenzione e ho apprezzato, tra le altre cose, il suo passaggio, seppur breve, sulle SD e sugli sport minori. Bene, lei lo avrà certamente immaginato, ma, addetto ai lavori, le do conferma che la sinergia turismo-sport è un connubio vincente. Ve ne sono le basi, i presupposti, le possibilità, le capacità: si può fare.
Vorrei soffermarmi, ma il tempo non mi dà tregua, pertanto, concludo, signor Presidente del Consiglio, augurando a tutti noi che le giornate di questa XVIII legislatura siano scandite soprattutto dall'impegno a migliorare le condizioni di vita di coloro che per molto, troppo, tempo sono stati ignorati. Pertanto, qui e adesso, le dichiaro il mio pieno e convinto sostegno. Buon lavoro
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Walter Verini. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI(PD). Grazie, Presidente. Siamo preoccupati per i silenzi e per le cose dette anche sui temi della giustizia, della lotta alla corruzione e alle mafie. Noi non guardiamo acriticamente al lavoro fatto negli anni scorsi, però ci saremmo aspettati un impegno a proseguire, pur con le possibili correzioni, su una strada che ha visto Governo e Parlamento impegnati, per riforme di sistema, del penale e del civile, del fallimentare, sull'abbattimento del pregresso, sulla velocizzazione dei processi e delle procedure, sulle risorse umane, dai magistrati al personale di cancelleria. È il PD, Presidente, a sfidarla a proseguire lungo la strada della lotta alla corruzione. Quelli passati sono stati gli anni dell'aumento delle pene per questi reati, dell'introduzione dell'autoriciclaggio, della ripenalizzazione del falso in bilancio, dei reati ambientali, della tutela dei segnalatori di reati, della valorizzazione dell'ANAC o del reato di depistaggio, del voto di scambio politico-mafioso. Mi consenta, non abbiamo atteso l'arrivo degli avvocati del popolo per muoverci su questi terreni .
Limitarsi, come lei ha detto, a prevedere un aumento, , della prescrizione o a ipotizzare figure, che più che agenti sotto copertura rischiano di essere agenti provocatori, appare una scorciatoia, che giustamente le ha fatto meritare in queste ore le pesanti critiche dell'avvocatura, a partire dalle camere penali.
Lei poi ha parlato di aggressione ai patrimoni mafiosi, ignorando la storica riforma di pochi mesi fa (di pochi mesi fa!) del codice antimafia dei beni confiscati, sostenuta da movimenti come Libera e ispirata a personalità che stanno nel DNA del Partito Democratico, come Pio La Torre , e al lavoro di magistrati, come Giovanni Falcone.
Forse lo ha fatto perché il MoVimento 5 Stelle si oppose a quella riforma e la Lega si astenne. Ma ci saremmo piuttosto aspettati da lei un impegno ad applicarla prima possibile, per colpire davvero i patrimoni delle mafie, dimostrare che le aziende assegnate a lavoratori e a cooperative funzionano e stanno sul mercato meglio di quando le gestiscono le mafie. E lo diciamo al suo Ministro dell'interno: l'obiettivo principale del sequestro dei beni confiscati non è fare cassa, ma fare investimento sulla legalità, sul riscatto sociale, su una convivenza civile, senza ricatti e violenze
E a questo proposito la invitiamo anche a fare la sua parte, perché al più presto venga calendarizzata la ratifica del Trattato di cooperazione giudiziaria con gli Emirati Arabi, siglato dal precedente Governo, per colpire davvero le latitanze di persone legate alle mafie e alla criminalità, che allo stato non possono essere estradate. Ci sono depositate due leggi, due proposte, una del precedente Governo e una nostra, con la collega Quartapelle. Le si approvi prima possibile!
La legittima difesa, poi, è un tema reale, ma non si deve pensare di cavalcare così le paure, a volte vere, reali, ma a volte solo percepite, mandando messaggi tesi alla diffusione delle armi, della difesa fai da te, cancellando ogni proporzione tra difesa e offesa, tra pericolo reale e reazione. Dove queste cose esistono, come negli Stati Uniti, la criminalità, gli omicidi e le stragi, in famiglia o nelle scuole, aumentano. Altro che sicurezza!
Queste cose, infine, sono purtroppo coerenti con altre da lei dette, sul tema delle carceri, trattate come se fossero solo un problema edilizio. Noi purtroppo - e ho finito Presidente - non siamo riusciti a portare in fondo la riforma. Dovreste e potreste farlo voi. In ogni caso non permetteremo che si cancelli ogni idea di carcere come rieducazione e reinserimento. Pene certe sì, ma anche lavoro, formazione e cultura. Lei non ha parlato di queste cose, istruzione e cultura. Sono fondamentali per un Paese che guarda al futuro, ma anche per evitare degrado, disgregazione, e sono fondamentali, perché, durante la pena, avere la possibilità di studiare, lavorare e prendere un diploma significa non tornare a delinquere. Non lo dimentichi, Presidente. Noi non lo dimenticheremo
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI(LEGA). Presidente, Presidente del Consiglio, Governo, benvenuti colleghi tutti, oggi si apre istituzionalmente, anche qua alla Camera, una stagione nuova: la stagione del cambiamento. Si apre con un'eredità pesantissima dettata dai numeri, numeri che ancora oggi ci preoccupano notevolmente. L'eredità di un Paese che fa parte dell'Unione europea e dell'area euro, che cresce un terzo rispetto agli altri Paesi della stessa area, un Paese che negli ultimi anni ha peggiorato, interpretando ed applicando le direttive europee ; un Paese che ha lasciato i propri cittadini nella totale insicurezza. Onorevole Giorgis, onorevole Verini, c'è una bella differenza tra armare i cittadini e chiedere la legittima difesa per loro ! Un Paese che ha raggiunto il record di disoccupazione giovanile, eccetera, eccetera: potrei andare avanti all'infinito.
Ma tanti sono i problemi ereditati, tanto è la possibilità di fare bene oggi. Siamo stati tacciati di dilettantismo, di scarsa credibilità istituzionale, addirittura, di inadeguatezza; ma chi è il giudice della credibilità istituzionale? Noi abbiamo fatto, trasparentemente, un contratto di governo con il MoVimento 5 Stelle; voi per cinque anni avete aspettato, prima del Consiglio dei ministri, le decisioni della direzione del Partito Democratico . Noi parliamo di cambiamento; voi avete urlato alla rottamazione tanto da esservi auto-rottamati . Noi abbiamo chiesto il voto dei nostri sostenitori e dei nostri militanti; voi siete, ancora oggi, presi dalla lotta tra le correnti interne; noi abbiamo incontrato i risparmiatori, voi avete fatto i decreti per salvare gli amministratori delle banche . Noi parliamo di autonomia dei singoli territori, voi l'avete cancellata con la legge Delrio; e potrei andare avanti ancora tanto.
Sono i risultati a parlare; i vostri, quelli del vostro Governo, hanno parlato il 4 marzo scorso, quelli nostri parleranno alla fine di questo periodo .
Ora, Presidente, mi consenta di uscire un po' dal contratto di governo e parlare di ciò che noi riteniamo i principi di un sano cambiamento. Noi auspichiamo che questo sia il Governo del merito, nella valorizzazione delle differenze, nella sana valorizzazione delle differenze tra territori, nella sana valorizzazione delle differenze nelle scuole, perché possiamo dirci che attraverso il merito possiamo premiare gli insegnanti bravi e passionali rispetto a coloro i quali rimangono in malattia per un anno intero ; il Governo che premia i comuni virtuosi e che penalizza e chiede responsabilità ai comuni non virtuosi ; un Governo che non generalizza, ma che fa una sana differenziazione tra municipalizzate che fanno utili e danno servizi di qualità, rispetto a quelle che sprecano e aumentano le poltrone nei consigli di amministrazione ; un Governo che premia i lavoratori del pubblico impiego che si impegnano, che lavorano quotidianamente, ma che penalizza coloro i quali fanno del parassitismo un'arma quotidiana ; un Governo che ha bene in mente che differenza c'è tra la grande impresa svenduta all'estero e le piccole e medie imprese, che sono il 98 per cento dell'economia di questo Paese ; un Governo che ha bene in mente la differenza che c'è tra un mercato rionale e un mercato finanziario .
È il principio della verità, Presidente del Consiglio, quello che fin qui è stato utilizzato; abbiamo bisogno e abbiamo l'esigenza, nel cambiamento, di continuare a dire la verità ai nostri cittadini, con coraggio, alzando la testa e con grande dignità. È un Governo che ha il senso della realtà, quello che è mancato al Partito Democratico negli ultimi cinque anni; un Governo che sta in mezzo alla gente, come già ha iniziato a fare. Occorre caparbietà con la quale affrontare e dibattere con l'Unione europea, la caparbietà con la quale cancellare la tanta burocrazia inutile che annienta la quotidianità dei nostri cittadini e delle nostre partite IVA; un Governo che ha il coraggio anche di affrontare le male interpretazioni poste, a volte, dalla Ragioneria dello Stato .
Concludo, Presidente, e le dico, francamente - avendo vissuto anche la scorsa legislatura-, che capisco bene i colleghi del Partito Democratico. Oggi, hanno voglia e bisogno di sfogarsi, dopo cinque anni chiusi nella fallimentare stagione della rottamazione, nella tracotanza di potere, nella supponenza di un , anzi, di un ex che oggi sparge lezioni nell'Aula di un'istituzione che voleva cancellare fino a un anno fa .
Ci avete detto che abbiamo investito elettoralmente sulle paure; la verità è che la paura è la vostra, la paura di un cambiamento vero, combattuto con ogni TV e con ogni quotidiano, un cambiamento che è già nella pancia e nella testa dei cittadini che, ancora una volta, sono più realisti e attenti di voi. Diamo vita a questo cambiamento e buon lavoro a tutti !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giorgio Mulè. Ne ha facoltà, per sette minuti.
GIORGIO MULE'(FI). Grazie, Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi. Fin dalla fase del travaglio di questo Esecutivo, vi siete battezzati come “Governo del cambiamento” e, anche lei, signor Presidente del Consiglio - per inciso, non eletto in questo Parlamento, in quanto tale diretto discendente della peggior tradizione nemica della legittimazione popolare -, dopo essere stato voluto in questo ruolo dal Ministro del lavoro, forse meglio sarebbe dire dal Ministro del lavoro altrui, Luigi Di Maio, ha subito fatto sua questa definizione. Lei, dunque, si è levato a custode e garante di questo sedicente Governo del cambiamento. Non si illuda, Presidente: quella che i suoi sponsor politici del MoVimento 5 Stelle le hanno posto sulla testa non è una corona; si guardi bene allo specchio, somiglia a un cappello, il cappello di Pinocchio. È un grande, enorme infingimento.
Cambiare non può significare distruggere, cambiare non equivale a retrocedere, cambiare non può diventare sinonimo di paralizzare e mortificare l'idea di progresso, di meritocrazia e di giustizia di un grande Paese come il nostro. Il contratto per il Governo del cambiamento, che lei ha idealmente posto come fondamento delle sue dichiarazioni, ci consegna la drammatica prospettiva del peggioramento e dall'arretramento. Lei sostiene - cito tra virgolette -: “Gli obiettivi che la nostra squadra di Governo si ripromette di raggiungere sono affidati alla pagina scritta, perché le forze politiche che compongono la maggioranza li hanno dichiarati in modo trasparente, vincolandosi ad adottare tutte le iniziative e le misure necessarie a perseguirli”.
Senta, signor Presidente, io l'ho presa in parola e ho cercato di rintracciare quella che mi sembra una banale leva di prosperità di qualsiasi Paese, sia esso in via di sviluppo, mediamente industrializzato, che si trova tra i sette grandi della terra, la parola “infrastrutture”; essendoci anche un Ministro alle infrastrutture, oggi assente, pensavo fosse un tema centrale per il Governo. Professor Conte, io non l'ho trovata questa parolina; ho letto e riletto le 24 pagine delle sue comunicazioni, iniziando dai 26 titoli, ma la voce infrastrutture, direbbe qualcuno, “zero .
Allora ho approfondito la sua dotta relazione; nella sua prosa elegante mi sono imbattuto in Hans Jonas, Ulrich Beck, Fëdor Dostoevskij. Le confesso di avere avvertito a tratti, di cogliere tra le righe, lo spirito autentico e il pensiero di un noto filosofo conosciuto in America - forse lei nei suoi viaggi l'avrà incontrato - , in Italia lo chiamiamo Cetto La Qualunque, ma di infrastrutture neanche un accenno.
Signor Presidente, lei ha pronunciato 5.934 parole, nel suo discorso, a Dante Alighieri ne occorsero 942 per scrivere il primo canto dell'Inferno e lui, sì, che determinò un cambiamento. Ma lei, in questo romanzo, non trova favella per parlare di infrastrutture? Dobbiamo pensare che al sommo Presidente del cambiamento “all'alta fantasia qui mancò possa”? “Infrastrutture”, al pari di “grandi opere”, non sono parolacce, non sono una bestemmia, non sono inserite nello spazio “leggere bene le avvertenze”; anzi, sono motore di sviluppo, di lavoro, di progresso, di competitività, di futuro.
C'è di più; in sede di replica al Senato, lei ha abbozzato dicendo: non abbiamo declinato alcuna specifica opera, ci siamo appena insediati.
Il Ministro Toninelli, quello della parolina che non si può dire, è riuscito a fare peggio, non era facile, ha detto: Conte non poteva parlare di tutto, se no ci avrebbe messo tre ore. Nel programma c'è tutto sulle infrastrutture, tutto. Ho ripreso per la decima volta il programma e l'ho riletto: capitolo 27, “Trasporti, infrastrutture e telecomunicazioni”, e già almeno c'è la parola. Due pagine in totale, si parla di di mobilità sostenibile, di veicoli ibridi, di ciclostazioni, di ferrovie, poi finalmente si apre la parte dedicata alle infrastrutture e si legge: “con riguardo alla linea ad alta velocità Torino-Lione ci impegniamo a discuterne integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia”, punto, fine, amen.
La verità è che su infrastrutture e grandi opere come TAV, TAP, Pedemontana e Terzo valico, vi tremano le gambe, siete terrorizzanti, ondeggiate tra vuote dichiarazioni di principio e fughe nette dalla realtà. Le parole dei ministri vi inchiodano alla vostra irresponsabilità. Il Ministro Toninelli ha detto che farà la valutazione complessiva di ogni singola opera. Il 4 giugno i parlamentari e i consiglieri regionali del Veneto dei 5 Stelle hanno dichiarato: nel contratto di Governo c'è scritto chiaramente che tutte le grandi opere devono essere sottoposte ad analisi, anche la Pedemontana, la TAV, come il Mose o le bonifiche di Marghera. Ogni giorno di tempo che il Ministro Toninelli perderà per le sue valutazioni significherà fare un danno a migliaia di persone, opere che costituiscono l'architrave dello sviluppo di un Paese che vuol competere con il mondo. Voi invece volete portarci al Medioevo, volete portarci in un'epoca oscurantista, dove amate, forse voi, vivere.
Parliamo del Terzo valico, opera fondamentale non solo per la Liguria, ma per un Paese che ambisce a competere in Europa e nel mondo. Il Ministro del lavoro altrui, Luigi Di Maio, ha dato una sentenza definitiva, affermando: definanzieremo il Terzo valico e pure la Gronda, il Terzo Valico va messo da parte; ha sillabato: se andremo al Governo verrò a Genova a dire che il Terzo valico non si fa più; 6 miliardi dell'opera li investiremo altrove.
Signor Presidente del Consiglio, io le chiedo di pronunciare parole chiare, io invoco quel principio di responsabilità del suo amato Hans Jonas: ha intenzione di far prevalere l'euristica della paura sull'etica di futuro e dunque accompagnare e prendere per mano il suo Vice Premier Di Maio, a Genova, per annunciare tutto questo ?
Mi rivolgo a lei, senatore Salvini, seppure assente. Chi parla è stato eletto in Liguria, non stia a sentire me, ascolti il segretario della Liguria e auspicabilmente Vice Ministro Rixi. Il Terzo valico dice una realtà, Di Maio continui pure a credere nella decrescita felice, noi crediamo nel rilancio della Liguria con nuovi posti di lavoro. Ascolti se stesso, senatore Salvini, quando il 3 giugno ha dichiarato: la Pedemontana non si tocca, né la veneta, né la lombarda, né altre infrastrutture come il Terzo valico. Basta, mettetevi d'accordo, diteci parole chiare e piantatela, state giocando con il futuro di migliaia di lavoratori, con il futuro dell'economia, state giocando con il futuro dell'Italia.
Noi siamo orgogliosamente all'interno di un centrodestra che è coeso e che è unito. Non dimenticate, colleghi della Lega, di Fratelli d'Italia, che abbiamo una storia comune che non finisce oggi e che continuerà domani. Saremo qui a ricordarvelo tutte le volte che la mala pianta del rancore e dell'odio sociale, del populismo e del giustizialismo, tenterà di avvelenare le radici del centrodestra. Noi - noi! - siamo questo, non dimenticatelo. Loro sono altro e non c'è cambiamento che possa farli cambiare ( –
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Rossini. Ne ha facoltà. Ha due minuti.
EMANUELA ROSSINI(MISTO-MIN.LING.). Abbiamo ascoltato le sue dichiarazioni programmatiche, Presidente del Consiglio, dichiarazioni che ancora non ci danno risposte in molti interrogativi sull'azione effettiva del Governo e su come si intendono affrontare i problemi. Da qui si muove la nostra posizione come Minoranze Linguistiche, quella di valutare il vostro programma non tanto sugli intenti, ma sulle capacità di realizzarlo. Da parte nostra, Presidente, non mancherà un contributo serio e rigoroso. Faremo proposte concrete e interverremo sui singoli provvedimenti.
Come Minoranze Linguistiche abbiamo apprezzato il vostro riconoscimento delle autonomie speciali come patrimonio di esperienze da salvaguardare. Ci rendiamo disponibili affinché queste esperienze possano diventare delle pratiche, buone pratiche, su cui confrontarsi insieme alle altre regioni che intendano avviarsi su questa strada.
Crediamo che il modello di autogoverno e di convivenza delle nostre province autonome di Trento e Bolzano siano un esempio di come l'autonomia possa essere la ricetta giusta per rendere un territorio responsabile del proprio sviluppo.
Infine, provengo dal mondo dell'università, della cultura, della ricerca e non posso non rammaricarmi per l'assenza della centralità della conoscenza nel programma di cambiamento che voi proponete. Auspico di trovare rilevanza alle politiche culturali, che sono ritenute oggi politiche di sistema determinanti per lo sviluppo locale. Infine, ricordo, ogni volta in quest'Aula siamo spesso osservati e ascoltati dai giovani proprio anche su in tribuna. Ricordiamoci che le nostre parole e i nostri gesti creano cultura politica e il rispetto per queste istituzioni forse è l'eredità più importante che noi possiamo lasciare .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Butti. Ne ha facoltà, per quattro minuti.
ALESSIO BUTTI(FDI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, nessun pregiudizio, ovviamente, ma il silenzio assordante su alcuni temi fondamentali per lo sviluppo preoccupa. Ho pochi minuti per spiegarmi meglio: c'è il reddito di cittadinanza ovviamente, però trovo paradossale che una forza politica nata in rete e grazie alla rete, e che esprime, oltre al Presidente del Consiglio, anche il super Ministro dello sviluppo economico, ignori la strategica questione delle telecomunicazioni. Perché non avete dato un segnale politico di trasparenza in materia di scorporo della rete Tim, che pure è un tema di grandissima attualità? Perché non parlare, ad esempio, di neutralità della rete, di che è un altro tema di grandissima attualità? Non dico di tornare al 2006, col piano Rovati, quando addirittura Prodi mise in discussione la proprietà della rete Telecom, ma un segnale in questa direzione sarebbe stato opportuno. Che fine ha fatto, ad esempio, il lavoro che ho seguito e che avete commissionato al professor Della Cananea, con la sua idea di infrastruttura e gestione a maggioranza pubblica? Non dite nulla, non avete scritto nulla, su quale altare è stato sacrificato?
E quale sarà l'atteggiamento politico di questo Governo, in Italia e in Europa, con le cosiddette , con Amazon, con Facebook, con Google, disinvolte, spregiudicate a tratti, nella gestione dei dati personali, impunite nel sottrarre gettito ai Governi grazie ai paradisi fiscali anche europei? La sociologia li ha definiti ‘feudatari del web' e sapete perché? Semplicemente perché fanno, fino a prova contraria, quello che vogliono e da un avvocato del popolo ci saremmo attesi anche qualche parola in difesa dei consumatori e dei cittadini .
Nessuna citazione per l'immenso mondo dell'editoria, inteso nell'accezione più estesa del termine: non è che tutto si ferma alla piattaforma Rousseau, ci sono anche i giornali, ci sono le radio, ci sono i libri, c'è la proprietà intellettuale, ci sono le televisioni , settori strategici per l'occupazione del Paese e per lo sviluppo culturale di questo Paese. Nessuna citazione per TV e radio locali che da tre anni, dopo aver superato le opportune, durissime e rigorose selezioni in merito, attendono l'erogazione delle misure di sostegno, che per loro significa sopravvivenza, signor Ministro .
E la Rai? La Rai viene citata solo ed esclusivamente per la solita barzelletta della lottizzazione partitica, eppure è partecipata al 99 per cento, signor Presidente del Consiglio, dal MEF, e noi, il Parlamento, ne siamo gli editori. Nessun cenno, per quanto di competenza governativa, alla separazione contabile per capire cosa sia finanziato con il canone e cosa sia finanziato dal mercato, cioè dalla pubblicità. Nessuna idea di revisione del concetto di servizio pubblico in ambito europeo, nessun cenno in ordine alla nomina del prossimo consiglio di amministrazione e alla legge con cui ci si arriverà.
E sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione, anche qui il nulla, eppure passa anche da qui la lotta alla burocrazia, alle lungaggini procedurali che ingessano il Paese. Se i cittadini e le imprese velocizzassero il loro rapporto con la pubblica amministrazione, godrebbero di benefici straordinari in termini economici e in termini di qualità della vita.
E sul digitale di nuova generazione, signor Presidente, pensate davvero che quanto previsto nella legge bilancio del 2018 sia sufficiente a reggere l'urto di un altro passaggio tecnologico epocale?
Sarà un processo complesso anche sotto il profilo economico, non fosse altro perché milioni di italiani dovranno dotarsi di un nuovo apparecchio TV o di un nuovo decoder. Neanche una parola su questo passaggio. Anche per questi motivi – ho concluso – non voteremo la fiducia, ma vi auguriamo buon lavoro .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
LUIGI MARATTIN(PD). Signor Presidente, Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi. Signor Presidente del Consiglio, ho solo due considerazioni da farle nell'augurarle comunque buon lavoro, a lei al suo Governo. La prima è sulla . La è stata l'architrave del consenso della maggioranza che oggi chiede la fiducia a quest'Aula, soprattutto l'architrave del consenso in una zona del Paese, quella più produttiva. Lei, signor Presidente del Consiglio, ieri, sulla a pagina 16 del suo discorso, ha affermato: con la riforma tributaria, introdurremo la ovvero una riforma fiscale caratterizzata dall'introduzione di aliquote fisse. Le vorrei chiedere, Presidente – e avrei piacere se mi rispondesse poi nella sua replica –, che cosa esattamente questa frase significa. Non vorrei che stessimo speculando su una delle ambiguità più divertenti della nostra lingua, cioè la parola “ovvero”, perché se “ovvero” significa “cioè”, qui c'è un errore chiave: tax, cioè introduzione di aliquote fisse è una contraddizione in termini. è un'aliquota, non due. Se invece “ovvero”, come nella tradizione giuridica – lei è un insigne giurista e forse intendeva quello –, significa “oppure”, allora c'è qualcosa che capisco ancor meno, perché dire “introdurremo un'aliquota unica oppure un sistema di aliquote fisse” mi fa chiedere: ma che cosa esattamente vuol dire aliquote fisse e quando mai le aliquote non sono state fisse, quando mai le aliquote si sono mosse? .
Adesso abbiamo un sistema a cinque aliquote – vado a memoria, spero di non fare una figuraccia –: 23, 27, 38, 41 e 43, che sono fisse. Se intendete ridurle, chiamate le cose con il loro nome, perché qui credo che stiamo giocando un po' troppo con le parole, stiamo giocando con le parole su una questione che – ripeto – è stata l'architrave del vostro legittimo e sacrosanto consenso popolare, perché qualche giorno fa io ho sentito dire che la inizia dalle imprese. Le imprese in questo Paese, le società di capitali sono sottoposte a dal 1973 . Allora ho pensato: ma forse ci si riferisce alle società di persone, alle ditte individuali. Se io lascio gli utili in azienda come tassazione di impresa, forse quella diventa , ma da quest'anno, da quest'anno d'imposta, poi, ovviamente, la regolazione avviene nel 2019, pure quella è già tax: si chiama IRE e fu introdotta dal Governo Renzi, rimandata all'anno successivo dal Governo Gentiloni. Allora, siccome volevo andare in fondo in questa storia ho pensato: ma forse, violentando un po' la terminologia, intendono dire le ditte, le società individuali che non tengono gli utili in azienda, cioè, li distribuiscono ai soci; non sarebbe tassazione sull'impresa, ma forse volevano dire quella.
Stamattina sono andato a controllare quanta parte dei contribuenti IRPEF rientra in questa fattispecie, qualora è questo quello che intendesse dire: il 3,4 per cento dei contribuenti, e questa forse è la sulle imprese dalla quale volete iniziare. Se, invece, volete iniziare dalla o introdurre la sulle famiglie – a parte, ripeto, che la sua frase, Presidente, davvero non la capisco: ovvero, eccetera, ma l'ho già detto – ho letto una simulazione fatta da , facilmente replicabile, che dice che se si passa a un sistema a due aliquote – che non è – 15 e 20 per cento, si ha una serie di benefici sui contribuenti che va dallo zero per cento fino al venti per cento del proprio reddito disponibile, in termini di vantaggio, di guadagno dalla introduzione di questo sistema. Perfetto, se non fosse che i contribuenti più poveri prendono lo zero e quelli più ricchi il venti ! Allora, io non ho capito che senso ha fare una riforma fiscale che distribuisce vantaggi in senso esattamente opposto a quello che sarebbe non solo un sentimento di equità sociale, ma anche una propensione marginale al consumo e, quindi, un maggiore stimolo verso l'economia.
Non ho capito il discorso sulle coperture, Presidente. Lei l'ha detto nella sua relazione, l'architrave di ogni discorso di politica economica che questa maggioranza fa: ridurremo il debito, creando ricchezza. Sono anni che dite che intendete ridurre il debito spendendo di più. Presidente, attenzione: dico a lei e al professor Tria, Ministro dell'economia, che saluto e a cui auguro buon lavoro, che lo sa sicuramente benissimo: non esiste nessun caso al mondo di Paese che non sia in recessione, in cui i moltiplicatori sono stati di questa dimensione, perché anche il Fondo Monetario Internazionale recentemente si è accorto che quando siamo in recessione i moltiplicatori sono più alti, ma noi non siamo in recessione, perché abbiamo tirato fuori noi questo Paese dalla recessione .
E, quando non si è in recessione, non esiste alcun Paese al mondo in cui i moltiplicatori – cioè spendo un euro e diventano 5, 6, 7 – sono stati di questa dimensione. Non ne esiste uno. Esiste, invero, un caso in cui questa strategia ha portato il Paese a gambe all'aria, ed è un caso di un Paese dall'altra parte del mare, che si chiama Grecia.
Sulle imprese, Presidente, lei non ha detto una sola parola. In questo Paese abbiamo il 25 per cento di imprese che stanno competendo sul mercato internazionale, un altro 25 per cento che non ce la fa, e un 50 per cento in mezzo, che può cadere da una parte all'altra da un momento all'altro, e si aspetta risposte sugli investimenti: che fine fanno gli incentivi agli investimenti produttivi, che fine fanno le politiche sull'innovazione? La Banca d'Italia ci ricorda il fra competenze. Il 40 per cento dei lavoratori sente che non ha le competenze adatte a svolgere il proprio lavoro, in molte parti del Paese alcune aziende non riescono a trovare competenze. La struttura finanziaria delle imprese è ancora troppo dipendente dal credito bancario, nonostante gli sforzi fatti con i PIR dei precedenti Governi. Su questo, perché neanche una parola, Presidente?
Presidente, l'impressione – e concludo – che si trae dal suo Governo è che questi temi economici siano trattati con troppa approssimazione e troppa superficialità, talvolta persino con un po' di non conoscenza. Allora, servire il Paese non significa sacrificare competenze e precisione sull'altare degli per ottenere consenso. Servire il Paese, fare servizio pubblico significa dimostrare che solo con passione e competenza si riescono a raggiungere gli obiettivi prefissi e si riesce a renderli fruibili anche ai non esperti. Presidente, servizio pubblico significa questo. E, mentre le rinnovo i miei auguri, le auguro anche di non dimenticarlo mai, grazie .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà, per diciassette minuti.
CARLA RUOCCO(M5S). Signor Presidente, è con grande orgoglio che, da deputata del Movimento 5 Stelle, esprimo la massima fiducia nei confronti del Presidente del Consiglio e mi dolgo del fatto che il Partito Democratico non conosce il nostro contratto, non conosce la parte fiscale in particolare, dimostra di non averla letta. Noi abbiamo una visione organica del fisco. Mi pare di aver ascoltato il Paese che ci lascia in eredità il Partito Democratico, con un fisco che non è chiaro, il contribuente che non sa quanto e quando deve pagare, con norme fiscali retroattive. Ma come si può fare a dire che il Movimento 5 Stelle non ha chiarito questi punti fondamentali? Noi, nel nostro contratto, abbiamo la semplificazione; e tutto ciò che è inutile è dannoso per il contribuente fa perdere competitività alle imprese e rende impossibile lo stare sul mercato. È semplice: il fisco deve essere qualcosa di chiaro, il contribuente deve sapere bene le proprie scadenze e il e non deve andare per vie incerte, anche perché in questo modo l'espansione dell'economia non si avrà mai, perché non si sa mai domani quanto ti toccherà pagare, ma questo è un brutto film: quello che abbiamo visto nel passato.
Noi vogliamo un fisco chiaro, lo abbiamo scritto a chiare lettere e chi dice che la non è progressiva non ha letto bene in forma organica il nostro programma sul fisco, perché quello si corregge attraverso deduzioni e detrazioni che, tra l'altro, tracciano un percorso fiscale fatto di strategia che vuole premiare la parte della crescita sana del Paese, quella fatta di investimenti produttivi e ad alto moltiplicatore, e a questo si lega il discorso delle nuove tecnologie, e anche qui dimostra, qualcuno, di non aver letto il nostro contratto.
Le nuove tecnologie, gli investimenti produttivi ad alto moltiplicatore, le opere pubbliche – sì, le opere pubbliche, anche quelle ad alto moltiplicatore: non si fanno grandi opere pubbliche alla rinfusa perché si devono accontentare amici degli amici; si fa un calcolo di efficienza economica , perché se noi abbiamo un gettito fiscale, lo dobbiamo ottimizzare: veramente è un film che non avete mai visto! Mi rendo conto che qualcuno sia stranito in quest'Aula, ma questa è la nostra nuova impostazione. Noi diamo piena fiducia a tutto questo, vogliamo un Paese diverso, sono i cittadini che l'hanno espresso e ci dispiace che qualcuno non se ne faccia una ragione, ma il segnale è chiaro.
Per quello che riguarda il rapporto con l'Europa, anche qui noi supportiamo questo Governo nel tavolo delle difficili trattative che dovrà portare avanti in seno all'Europa, perché è chiaro che anche lì bisognerà che l'Europa distingua molto bene ciò che è la parte di investimenti produttivi da quello che sono spese improduttive e che questa Italia, l'Italia del MoVimento 5 Stelle, insieme in coalizione di governo e con il nostro contratto non vedrà mai più mischiare questo tipo di valutazioni, ma porterà ben distinto tutto ciò che porta sviluppo sano e sostenibile rispetto a quello che porta ad affossare il nostro Paese. Quindi, anche a livello europeo, tutte queste distinzioni dovranno essere portate avanti nel tavolo delle trattative e noi siamo pronti per supportare e per suffragare questo Governo.
Dal punto di vista pratico, chiaramente partiremo subito, come dicevo, con l'eliminazione di oneri burocratici inutili, come redditometro e spesometro, che saranno sostituiti degnamente, finalmente, dalla rampa di lancio della fatturazione elettronica, cosa, anche quella, rimasta sulla carta e mai realizzata dal Partito Democratico che adesso continua a lamentarsi. La tecnologia deve servire al contribuente, non deve essere di ostacolo, così tanto per dire , e noi faremo in modo che i contribuenti si possano degnamente servire delle nuove tecnologie, non come abbiamo visto fare finora. Quindi noi esprimiamo piena fiducia perché il contratto di governo l'abbiamo letto, l'abbiamo redatto e l'abbiamo letto molto bene e quindi conosciamo la visione organica che in esso è espressa e appoggiamo passo per passo questo nuovo percorso di cambiamento che è chiesto a gran voce dai cittadini che per troppi anni hanno sofferto a causa dell'incuria e della indifferenza di una vecchia classe politica fortunatamente ormai tramontata .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI(MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Conte, membri del Governo. Da quando è stato stipulato il contratto di governo ed è stata presentata la lista dei ministri, sono stati numerosi i giudizi che abbiamo ascoltato da più parti; da destra si è parlato di snaturamento della Lega e del programma di centrodestra, da sinistra si è accusato, anche con toni molto forti, di aver creato un Governo reazionario, fascista, squadrista, pericoloso per il Paese, questo è quello che abbiamo letto sui giornali. Noi non definiamo questo Governo come male assoluto, ma vogliamo giudicarlo sui fatti e i fatti sino a oggi sono il contratto di governo e le dichiarazioni del Presidente Conte in Aula.
E non daremo la fiducia, voteremo contro perché crediamo che gli elettori del centrodestra abbiano votato il centrodestra per non avere un Governo a guida 5 Stelle, perché di questo si tratta. Il gruppo della Lega non ci sembra prevalga sul MoVimento 5 Stelle e chiediamo alla Lega che svolga il ruolo di sentinella, che vigili sui contenuti di centrodestra che in alcuni passaggi del programma riscontriamo, un programma però che è contraddittorio con i nostri valori e con la nostra storia. Vediamo nel programma termini che ci impressionano, come “acqua pubblica” e “banca pubblica”: sono termini che si richiamano a uno statalismo che è lontano dalla nostra cultura, una cultura che vede il cittadino al centro, che non guarda le persone con sospetto, ma crede nei cittadini, crede nella sussidiarietà ed è per questo che siamo molto preoccupati del contenuto di questo programma e crediamo che ci sia stata una prevalenza del MoVimento 5 Stelle.
Così come siamo colpiti sul tema delle infrastrutture. Noi crediamo che sia un sinonimo di competitività sviluppare le infrastrutture nel nostro Paese. Dove governiamo con la Lega, sui territori, tifiamo per la Pedemontana, tifiamo da forze di governo e crediamo che questo debba essere lo stesso atteggiamento del Governo, con la presenza della Lega, e quindi chiedo che questo avvenga da parte degli amici del gruppo della Lega e dei membri del Governo della Lega, che si vigili su un'attività seria e concreta, che dia attenzione ai contenuti del nostro programma, come ad esempio l'Alta velocità.
Ci sono degli aspetti importanti, interessanti nel programma. Come si può pensare di dire di no ad alcuni importanti passaggi significativi, che sono contenuti nel programma? Basti pensare al pragmatismo operativo, al diritto ad una pensione dignitosa, ai minimi salariali, al diritto a tasse eque a cui siamo anche noi affezionati, alla sicurezza delle città, all'attenzione alle famiglie, al rilancio degli appalti pubblici, alla giustizia efficiente, alla certezza della pena, al contrasto alle mafie, alla riforma dell'Unione europea. Però ci chiediamo come tutto questo possa essere sostenuto economicamente, con coperture che ad oggi sono insufficienti. In tempi insospettabili Carlo Cottarelli su questo contratto aveva fatto delle valutazioni economiche che risalivano a 126 miliardi di euro, davanti a 500 milioni di coperture. Mi chiedo come si possa rischiare di illudere i cittadini su annunci importanti ma che difficilmente troveranno concretezza.
Vediamo poco nel contratto e nelle dichiarazioni del Presidente riferito al sud, al nostro Mezzogiorno: ci sono due pagine nel contratto relative allo sport e qualche riga relativa al sud. Probabilmente si pensa che con il reddito di cittadinanza si possano risolvere tutte le problematiche del nostro Sud Italia, ma noi crediamo che finanziare la disoccupazione sia il modo sbagliato per dare una risposta al problema del lavoro; se c'è un euro pubblico, è giusto darlo alle imprese che producono reddito e danno posti di lavoro.
Per concludere, Presidente, noi non diamo la fiducia, siamo disponibili per dare il nostro contributo di merito ai provvedimenti che si avvicinano al nostro programma, i provvedimenti che serviranno al Paese e agli italiani e crediamo che bisogna trovare soluzioni serie, concrete ed efficaci per i bisogni dei cittadini che non devono essere illusi, ma devono avere risposte concrete che con difficoltà credo che in un Governo a guida MoVimento 5 Stelle possano essere raggiunte. Quindi, auguro buon lavoro e spero che ci possa essere un vero e concreto coinvolgimento del Parlamento .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baldelli, per sette minuti. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Grazie, Presidente Rosato. Abbiamo di fronte un Governo del cambiamento guidato da un avvocato del popolo, non è poca cosa di questi tempi, e io mi sono domandato: ma il cambiamento che cos'è? Il cambiamento può essere in meglio o in peggio, perché è un termine neutro. Sarebbe stato un cambiamento in meglio se ci fossimo trovati di fronte un Governo uscito dalle urne, con un voto popolare e un mandato forte da parte degli elettori, invece non è questo quello che abbiamo di fronte: abbiamo di fronte un Governo frutto di un accordo fatto dopo le elezioni. Avremmo avuto un cambiamento in meglio se avessimo avuto un Governo al completo, con i viceministri e con i sottosegretari, invece anche lì, nel solco dei quattro precedenti Governi, tra virgolette, non eletti dal popolo (sappiamo che non si eleggono i Governi, ma insomma da maggioranze che non sono uscite dalle urne, così come nella tradizione del Governo Monti, del Governo Letta, del Governo Renzi e del Governo Gentiloni), anche in questo caso ci si è presi qualche giorno in più per la definizione delle poltrone di viceministri e sottosegretari e con questo chiaramente si ritarderà la creazione e la costituzione delle Commissioni permanenti.
Avremmo voluto un Governo con un cambiamento in meglio, magari frutto di un progetto, di un programma politico sottoposto agli elettori prima delle elezioni, non dopo. Il contratto, per carità, è bellissimo e la Lega, che è un partito, ha consultato gli iscritti, il MoVimento 5 Stelle ha preso il contratto e l'ha fatto votare alla piattaforma Rousseau e ai suoi 44.000, credo, iscritti - lo dico al Ministro dei rapporti col Parlamento e della democrazia diretta, che ringrazio anche per essersi dimesso perché ha fatto un gesto giusto e doveroso, non da Ministro, ma da Questore – ma dico che quello che andate in giro sbandierando come democrazia diretta non solo spesso non è democrazia diretta (avete preso milioni di voti e avete avuto 42 mila voti a favore del contratto), ma forse nemmeno democrazia.
La democrazia diretta è un'altra cosa; con 44.000 firme non si arriva a presentare una proposta di legge d'iniziativa popolare perché ne servono 50.000. E una proposta di legge di iniziativa popolare, al pari di una proposta di ciascun collega seduto in quest'Aula, magari eletto in un collegio uninominale con 250 mila elettori, rischia di rimanere in un cassetto, come voi sapete bene, se il proprio gruppo non la mette nella programmazione dei lavori e non la chiede in Conferenza dei presidenti di gruppo. Altro che democrazia diretta!
Sarebbe stato un cambiamento in meglio se ci fosse stata una maggioranza coesa, con una visione comune su tante cose. Per noi la maggioranza ci sarebbe stata, perché dalle elezioni è uscito un 37 per cento di consensi a favore del centrodestra; e voi avete fatto una maggioranza MoVimento 5 Stelle - Lega, ma quante volte in questi cinque anni vi abbiamo visto votare diversamente su temi molto importanti, che inevitabilmente la quotidianità politica vi porterà di fronte nell'agenda? Avete votato in maniera molto differente su temi come le unioni civili, l'omofobia, il biotestamento, la legge elettorale; e anche quando avete votato nella stessa maniera lo avete fatto per ragioni diametralmente opposte! Lo ricordiamo ai colleghi della Lega, al Ministro Salvini che non vedo, ma sulla legittima difesa o sullo “svuota carceri” avete votato uguale, ma per ragioni diametralmente opposte. Ecco, questi sarebbero stati magari cambiamenti in meglio: non li vediamo all'ordine del giorno. Sarà interessante capire come i due principali azionisti di questa maggioranza si comporteranno quando bisognerà passare dalle parole ai fatti, dalla propaganda politica alla serietà di governo: perché, da un lato, c'è Matteo Salvini, che ha scelto di occuparsi di due temi centrali che riguardano anche il programma del centrodestra, su cui insieme abbiamo preso degli impegni e su cui ci misureremo in quest'Aula concretamente, quello della sicurezza e quello dell'immigrazione. Tra l'altro, forse sarebbe da ascoltarlo, il consiglio del Presidente del Parlamento europeo Tajani, quello di aprire adesso un negoziato tra Consiglio e Parlamento europeo su questi temi, perché forse questo è il momento per poterli riaprire ; quindi, tra un professionista della politica come Matteo Salvini (e lo dico consapevole che la politica sia un'arte nobile, non lo dico con disprezzo), che guida un partito vero, e un professionista dell'antipolitica, come il Vicepresidente e super Ministro Di Maio, che anche lui ha scelto di mettersi in pista in questo Governo, concentrando un potere che mai nella storia era stato concentrato nelle mani di una sola figura, che peraltro è anche un leader di partito, su un terreno complesso come quello del reddito di cittadinanza, su cui avete creato delle enormi aspettative nel Paese; e guardate, se da tutta questa roba qui poi viene fuori che il reddito di cittadinanza non è altro che uno dei tanti ammortizzatori sociali rivisti e scorretti alla luce dalla demagogia che quotidianamente fate, così come avete creato tante illusioni, tante saranno le delusioni che porterete a casa . Allora, guardate, c'è un discrimine molto importante: ad un certo punto, nella storia dei Governi c'è un giro di boa. Con il Governo Renzi, quello della “volta buona”, è stato forse il passaggio della scuola. Io non so quale sarà in questo momento quello vostro; però, vi garantisco che, in questo momento, voi vivete uno stato di grazia, la luna di miele col Paese, i poteri forti, grandi giornali, nessuno si permetterà di criticarvi, chiunque vi criticherà sarà accusato di essere un nemico del popolo, un nemico del cambiamento. Per carità di Dio! E chi si mette oggi ad essere il nemico del popolo e il nemico del cambiamento? Però poi ad un certo punto tutto questo finirà. Io non sono tanto preoccupato del populismo: sono preoccupato dell'antipolitica, perché da lì, Ministro Di Maio, l'antipolitica non funziona più. Da lì quando lei dovrà andare ad affrontare le crisi industriali, le politiche industriali, il problema della disoccupazione e altro ancora, da lì finisce… Qualcuno ha detto: la vera casta sono quelle persone che si possono permettere di raccontare qualunque baggianata, qualunque balla, di dire tutto e il contrario di tutto, e a cui nessuno si permette di alzare il ditino e dire “ma che state dicendo? Ma vi rendete conto di quello che state dicendo?”. Ecco, questo è il compito di un'opposizione che noi vogliamo portare in quest'Aula: quello di sfidarvi sul terreno concreto. E l'abbiamo dimostrato, guardate, anche sul terreno della tutela dei consumatori; qualcuno ha parlato di qualità della vita. Sul terreno della tutela dei consumatori abbiamo dimostrato che si possono scrivere belle pagine tutte insieme concretamente, quando le idee sono giuste.
Sul terremoto, se mi permettete un consiglio, non fate passerelle, lasciate perdere. Riprendiamo il lavoro che è stato fatto con giudizio e buonsenso, ripartiamo da lì.
È già difficile, sarà già difficile per molti di quelli che questa maggioranza la costituiscono e ne fanno parte sostenere questo Governo. Noi non lo voteremo, a maggior ragione agevolati dal fatto che non ne facciamo parte, ma staremo in quest'Aula; e guardate, ci comporteremo con coerenza, con determinazione, e permetteteci, anche differenziandoci da quelle brutte cadute di stile che abbiamo visto per cinque anni nel passato: 2.600 giornate di squalifica date ai colleghi del MoVimento 5 Stelle per comportamenti di intemperanze compiuti in quest'Aula, contrari al Regolamento, insulti al Governo e insulti alla Presidenza . Noi vi aspettiamo alla prova dei fatti con il nostro stile, con la nostra consapevolezza e con il rispetto degli impegni che ci siamo presi con i nostri elettori .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà, per tre minuti.
GIOVANNI DONZELLI(FDI). Presidente, colleghi, onorevoli ministri, ministri, Presidente del Consiglio, nelle vostre parole ci sono buone proposte e omissioni: proposte che non ci convincono, ma ci sono anche troppi temi su cui non c'è una calendarizzazione delle urgenze. Esempio concreto: questa mattina in televisione l'ottimo presidente del Friuli-Venezia Giulia rilanciava la nostra proposta del blocco navale, ed è uno per fermare l'immigrazione direttamente sulle coste dell'Africa; ma non c'è traccia di questo! Del blocco navale non c'è traccia, né nel programma del Governo né nel contratto. Ci sono buone proposte: c'è l'equo indennizzo per le vittime dei reati violenti, c'è il potenziamento della legittima difesa, aumenteremo fondi, mezzi e dotazione alle forze dell'ordine; come possiamo essere contrari a questo? Bene, vigileremo e se farete questi provvedimenti, se dalle parole passerete ai fatti, noi su questi provvedimenti vi sosterremo; ma saremo anche una cattivissima e durissima opposizione se non lo farete, o ancora peggio se cederete, come in passato, a depenalizzazioni, “svuota carceri”, indulti, amnistie. In tal caso, noi saremo una opposizione durissima.
E non lo dico a caso: lo dico perché troppe volte il MoVimento 5 Stelle su questi temi stava insieme al Partito Democratico e non dalla parte delle vittime, stava dalla parte dei criminali e non dei cittadini. E allora noi saremo molto concreti e determinati su questo.
Siamo anche favorevoli quando sentiamo dire che metterete fine al dell'immigrazione. Figuriamoci se non siamo d'accordo noi: proprio noi abbiamo proposto la legge “taglia ”! Peccato però che il MoVimento 5 Stelle balbettava mentre noi chiedevamo l'obbligo di rendicontazione per i soggetti privati, e votava addirittura contro quando Giorgia Meloni chiedeva che si spendesse per un richiedente asilo sicuramente e non più di un pensionato sociale ! Il MoVimento 5 Stelle votava contro, preferiva stare dalla parte dei soldi per il richiedente asilo piuttosto che del pensionato sociale.
E allora noi non possiamo fare altro che non dare la fiducia al Governo: perché magari uno di quei richiedenti asilo, che è pagato il doppio del pensionato sociale, era tra quelli che ieri aggredivano il carabiniere a Pisa, fratturandogli il naso, e noi stiamo dalla parte del carabiniere e non dell'immigrato . E la mancanza nel vostro contratto di Governo di qualsiasi riferimento all'abolizione del cosiddetto reato di tortura è un'omissione gravissima, perché qui si rischia che il carabiniere, a cui è stato fratturato il naso, se va ad arrestare quel richiedente asilo, se dice due parole sbagliate rischia di finire in galera per violenza psicologica, per due parole sbagliate, e invece il richiedente asilo viene pagato il doppio di un pensionato sociale. E allora noi stiamo dalla parte del carabiniere, noi che siamo troppo di destra non possiamo fidarci di un Governo finché non sappiamo che il MoVimento 5 Stelle ha interrotto quel legame che ha da troppo tempo sui territori con i centri sociali, che, tra l'immigrato e il carabiniere, stanno dalla parte dell'immigrato e non del carabiniere .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ascani. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
ANNA ASCANI(PD). Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, siamo chiamati ad esprimerci sulle dichiarazioni programmatiche rese alle Camere dal professor Conte nella giornata di ieri: trattasi, purtroppo, di un elenco di banalità mescolate ad intenzioni preoccupanti, in particolare riguardo ad immigrazione e sicurezza. Un Presidente del Consiglio che ha bisogno di dire in modo esplicito “non siamo razzisti” in un'Aula parlamentare nell'Italia del 2018, dà il segno del livello al quale avete trascinato il dibattito pubblico in questo Paese.
Ma non è questo quel che più mi preoccupa del suo discorso, signor Presidente del Consiglio. A preoccuparmi è più quel che manca che quel che c'è nelle sue parole, come del resto in quello che vi piace definire contratto di Governo: la cultura e la scuola. In quella lista della spesa di cinquantasette pagine sottoscritte da Di Maio e Salvini a questi temi vengono dedicate solo poche righe - trentacinque alla cultura e cinquantasei alla scuola - mentre il suo discorso ne contiene invece zero. Comprendo, Presidente, l'imbarazzo di dover riportare nelle sue dichiarazioni programmatiche il vuoto pneumatico contenuto in quelle righe e tuttavia l'assenza di questi temi dal suo discorso, nel quale ha trovato spazio persino il voto all'estero, non può essere considerata una banale dimenticanza. Lei, Presidente, proviene dal mondo accademico e, se la stesura del discorso fosse dipesa da lei, magari avrebbe inserito almeno un velato riferimento alla formazione e alla cultura. Tuttavia, essendo mero esecutore materiale di un programma scritto altrove con la sua partecipazione discreta come ha tenuto a sottolineare - decisamente discreta se nessuno l'ha vista in nessuna delle riunioni - a lei tocca semplicemente riportare qui quel che altrove è stato deciso. Dimenticare la scuola e la cultura quindi non è un caso: è una scelta politica chiara della coalizione di cui lei è il portavoce, una scelta politica tipica delle destre di Governo. Secondo un'indagine Symbola del 2017 il settore cultura complessivamente inteso in Italia vale il 6 per cento del PIL, un totale di circa 90 miliardi di euro e impiega 1,6 milioni di persone: nel suo discorso non hanno trovato alcuno spazio. Niente sul patrimonio artistico del Paese e sulla sua valorizzazione; niente sui musei, sugli archivi, sulle biblioteche; niente sullo spettacolo dal vivo, niente sul cinema, sulle imprese culturali e creative, niente sulle librerie, niente sul paesaggio e così via. Nulla: è questa la parola che meglio riassume la vostra idea di cultura. Tuttavia mi auguro che, presi da manie rivoluzionarie, non finiate per demolire l'opera che ha portato a raddoppiare il bilancio del Mibact e a rimettere finalmente al centro, dopo anni di tagli, la cultura. Noi abbiamo considerato il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo il primo Ministero economico del Paese, voi minacciate intanto di togliergli la T che sta per turismo affidandone la gestione, per oscure manovre poltronistiche, al Ministro dell'agricoltura
Lo stesso può dirsi per la scuola, ambito che tocca direttamente otto milioni di bambini e ragazzi, decine di migliaia di insegnanti, dirigenti scolastici, ATA, eccetera. Lei ha ritenuto di escludere completamente dal suo discorso, seppure il più lungo di sempre, tutte queste persone e soprattutto l'idea di futuro che è strettamente connessa al modo in cui si intende l'educazione: Presidente, di nuovo non è, non può essere un caso. Avete fatto una propaganda indecente per anni parlando di deportazioni e sfruttamento dei ragazzi, mentre chi era al Governo, certamente commettendo qualche errore, assumeva 160.000 insegnanti a tempo indeterminato, approvava il piano per l'edilizia scolastica più ampio di sempre, introduceva nel nostro Paese la pratica virtuosa dell'alternanza scuola-lavoro al netto di casi isolati di utilizzo scorretto che vanno combattuti con determinazione e senza sconti. Avete finto di interessarvi ai problemi degli insegnanti e degli studenti aizzando le piazze, ma ora che vi presentate al Governo del Paese non avete dedicato loro una singola parola, nemmeno una riga in un discorso di ventiquattro pagine. Si è curato, signor Presidente, di arricchire il suo discorso di dotte citazioni ma nonostante questo il vuoto culturale del suo, del vostro progetto per il Paese, la mancanza totale di visione, l'appiattimento sul qui ed ora emerge prepotentemente ed è la migliore dimostrazione di cosa accade quando i populisti prendono il potere. Non si produce, come lei ha cercato di dire, l'innalzamento del popolo ai ranghi del Governo ma, al contrario, la riduzione dell'azione di Governo a quella dell'amministratore di un condominio che insegue i bisogni senza avere l'ambizione di coltivare un sogno collettivo, un condominio in cui ognuno fa mondo a sé, in cui non ci si preoccupa del destino comune e in cui la scuola e la cultura non servono perché la società si traduce in una somma degli istinti individuali e non c'è cittadinanza per ciò che è nato per arricchire i singoli nell'incontro con l'altro. Caro Presidente, fortunatamente l'Italia è molto più di questo: molto più di quel che lei ha descritto in un'ora e undici minuti. È un grande Paese con un grande popolo, non un condominio e sopravvivrà anche a voi ma se utilizzerete i fondi della cultura e della scuola pubblica, la cui funzione storica è ridurre diseguaglianze, per tagliare le tasse ai ricchi sarà la storia a chiedervene conto perché avrete compromesso il futuro dei nostri figli, ci troverete dall'altra parte, pronti con ogni mezzo che la Costituzione ci mette a disposizione, ad impedirvi di farlo
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà per dieci minuti.
BARBARA SALTAMARTINI(LEGA). Grazie, Presidente. Egregio signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, ho seguito attentamente il dibattito di questi due giorni in cui il Parlamento è chiamato a votare la fiducia al nuovo Governo. Ho ascoltato e letto critiche molto severe, giudizi molto cattivi, probabilmente tanti pregiudizi su cui però credo che non valga la pena dilungarsi. Così come credo non valga la pena perdere tempo nell'elencare quali e quanti disastri hanno compiuto i Governi di centrosinistra degli ultimi anni - sarebbe una lista molto lunga da elencare - ma non voglio perdere tempo perché ad elencare quei disastri ci ha pensato bene il popolo italiano quando il 4 marzo con il voto ha mandato a casa chi ci aveva governato fino a ieri E allora da oggi occorre guardare avanti: noi vogliamo guardare avanti perché di tempo da perdere di certo non ne abbiamo più, l'Italia non ne ha più. I problemi degli italiani non possono più attendere e con la fiducia che daremo da qui a breve anche in quest'Aula al suo Governo noi iniziamo finalmente a lavorare per il bene del Paese. Noi siamo pronti a rimboccarci le maniche e ad assumerci tutta la responsabilità di restituire dignità agli italiani per riportare la sicurezza nelle nostre città, per non lasciare indietro nessuno, per sostenere le famiglie, per sostenere i giovani, per rimettere al centro il lavoro e lo sviluppo senza i quali siamo destinati alla scomparsa. Ecco ritengo che lavoro e sicurezza siano le due sfide centrali a cui siamo chiamati a dare risposte; le due sfide su cui la maggioranza si misurerà per dare veramente il cambiamento che gli italiani ci hanno chiesto anche perché senza la certezza del lavoro e senza la garanzia di sicurezza qua non c'è presente ma soprattutto non c'è prospettiva seria e concreta di futuro, di un futuro migliore di cui l'Italia ha bisogno, che gli italiani ci hanno chiesto. La Lega con grande senso di responsabilità, con grande senso di rispetto per il voto espresso dagli italiani ha voluto contribuire a dar vita al Governo mettendo da parte quelle che potevano essere le convenienze del singolo partito perché la storia è cambiata, gli italiani ci hanno detto di cambiare, gli italiani ci hanno detto che non sono più interessati alle dinamiche e alle beghe interne del Partito Democratico ma ci hanno chiesto di andare a governare per risolvere i loro problemi e noi lo faremo. Lo faremo partendo dal lavoro perché i dati sulla disoccupazione, in particolare i drammatici dati sulla disoccupazione giovanile ci impongono di porre il tema del lavoro come centrale nella nostra azione politica e io sono felice che lei, signor Presidente Conte, abbia voluto ieri soffermarsi su alcuni punti che sono del contratto di Governo e che noi riteniamo essenziali. Innanzitutto quello di dire basta a tutto ciò che è stato interventi per ridurre il costo del lavoro; basta a quei che abbiamo visto molto diffusamente nell'azione di Governo della scorsa Legislatura ma sì a misure strutturali per far crescere l'occupazione ma soprattutto per far crescere un'occupazione di qualità dove per occupazione di qualità si intende l'occupazione dove il lavoro è remunerato nel modo giusto magari con l'introduzione del salario minimo orario perché non è più possibile permettere che ci siano lavoratori e lavoratrici che guadagnano o che vengono pagati tre euro l'ora.
Dicevo che servono misure strutturali per creare nuovi posti di lavoro ma contemporaneamente, tenendo fede a quello che abbiamo promesso agli italiani, dobbiamo intervenire sulla “legge Fornero”, perché dei tanti disastri che ha combinato la “legge Fornero” ve n'è uno paradossale a cui non possiamo che porre un limite, ossia quel blocco generazionale che fa sì che i nonni siano ancora nel mondo del lavoro e che i figli siano ancora a casa .
Ma soprattutto occorre lavorare per evitare l'esodo drammatico di migliaia di giovani che, non trovando lavoro in Italia, sono costretti a partire e ad andare a cercare fortuna all'estero e lo dobbiamo fare per il rispetto di quei giovani, per il rispetto di quelle famiglie ma, soprattutto, perché questo esodo è, purtroppo, e può essere un male gravissimo, perché è un esodo che depaupera il nostro tessuto sociale e il nostro tessuto economico, che toglie prospettiva di un futuro all'Italia, la rende più debole di fronte a chi sta cercando - ma noi non glielo permetteremo - di cancellare le nostre radici, le nostre tradizioni, la nostra cultura e i nostri valori .
E in questo noi accogliamo con grande favore le parole che lei, signor Presidente, ha voluto pronunciare anche su un'altra emergenza, che è quella di rimettere al centro le politiche per le donne a partire dal lavoro femminile. Mi permetteranno i colleghi - non voglio essere polemica, anzi - ma per affrontare il tema del lavoro femminile, il tema delle tante emergenze delle donne italiane, vi posso assicurare che non abbiamo bisogno certo di creare un Ministero quale quello delle pari opportunità , né serve la polemica che alcuni hanno fatto, soprattutto ieri al Senato, sulla presenza di più o meno quote rosa nella compagine del nostro Governo. Sapete perché non serve? Perché se il Governo, che ha avuto il numero maggiore di donne, cioè quello che finalmente gli italiani hanno rimandato a casa, come unici provvedimenti a favore delle donne, si è limitato a voler cambiare il vocabolario della lingua italiana per inserire la declinazione al femminile dei ruoli delle donne sinceramente di questo non ne abbiamo bisogno e ne facciamo veramente a meno . Così come noi facciamo a meno di quei tanti interventi che sono stati fatti dal precedente Governo e che si diceva volessero avere a cuore le donne. Io farò finalmente a meno di quell'umiliante a cui le donne italiane sono state sottoposte per lanciare una campagna di comunicazione, pensando che serva un per vincere la sfida del calo demografico a cui noi siamo drammaticamente condannati .
Lo abbiamo detto anche quando eravamo all'opposizione: se si vuole veramente intervenire per aiutare le donne, per aiutare le famiglie, per far partire un grande piano della natalità, quello che serve non è quello che abbiamo visto fare, ma quello che serve è ridisegnare un vero sistema di che parta dai servizi socio-educativi fino ad arrivare a quelli aziendali. Quello che occorre a tutti noi è garantire la parità salariale delle donne, garantire l'accesso vero delle donne nel mercato del lavoro pubblico e privato . Inoltre, occorre garantire alle donne la libertà di essere mamme e lavoratrici al tempo stesso e occorre garantire alle donne la possibilità di conciliare tempi di vita e tempi di lavoro . Poi, occorre garantire alle donne la sicurezza nelle città, perché, senza sicurezza, le donne non hanno possibilità di poter vincere la propria sfida di libertà. Occorre garantire alle mamme e ai papà la possibilità di poter mandare i propri figli in scuole sicure, in scuole dove si è recuperato quel senso di missione che ha la scuola, che è quello di formare i giovani e non di abbandonarli a se stessi perché magari c'è qualche professore che non ha più voglia di fare il suo lavoro .
Mi avvio alla conclusione. Con grande responsabilità credo che anche i gruppi parlamentari che sono in questa maggioranza devono portare avanti il lavoro che avete tracciato nel contratto di governo. Credo che spetti anche ad ogni singolo parlamentare di questa maggioranza la responsabilità e la serietà di un impegno quotidiano, un impegno quotidiano che va nella direzione di compiere finalmente quella rivoluzione del buonsenso che dice prima gli italiani, prima gli italiani, che non è un .
“Prima gli italiani” è un credo, è una convinzione, è la consapevolezza che stiamo dalla parte giusta, è quella consapevolezza che ci dice, con altrettanta certezza, che noi lavoreremo per dare risposte agli italiani e io mi auguro che quelle posizioni critiche, che ho sentito da tanti colleghi in quest'Aula e al Senato, vengano meno, vengano meno sui fatti, vengano meno sulla realizzazione di quelli che sono stati i nostri impegni anche durante la campagna elettorale. La Lega farà il suo lavoro, Presidente. La Lega convintamente le darà e darà a tutta la squadra del Governo il suo appoggio, certa che quel cambiamento che ci hanno chiesto gli italiani solo noi lo potremo andare a rappresentare. Buon lavoro .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Calabria. Ne ha facoltà per cinque minuti.
ANNAGRAZIA CALABRIA(FI). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, è grazie a Forza Italia se l'Italia potrà presentarsi questa settimana in Canada al G7 con un Governo in carica. In queste settimane, il senso dello Stato - permettetemi di dirlo - non sempre ha guidato le scelte dei principali attori politici in campo. I tentativi di formare una maggioranza parlamentare sono stati tanti e non posso non ribadire il nostro rammarico per il Governo che poteva essere e che non è stato, l'unico davvero rispondente al consenso della maggioranza degli elettori, il Governo del centrodestra. Continuo a credere che quello sarebbe stato l'unico esecutivo davvero capace di offrire risposte efficaci e concrete ai bisogni dei cittadini, perché non avrebbe avuto bisogno di compromessi e di trattative, di accordi al ribasso e di rinunce.
Oggi, invece, si presenta un altro esecutivo, risultato, come detto, del nostro senso di responsabilità, della nostra generosità, della nostra consapevolezza che l'Italia aveva e ha bisogno di una guida. La nostra soddisfazione termina qui, perché riteniamo che questo esperimento possa essere solo una parentesi della nostra Repubblica e non è, ovviamente, una valutazione sulle persone ma su quel contratto - il vero leader, avete detto - così destrutturato e fragile, irrealizzabile, un accordo in cui dominano l'assenza di una visione e di una prospettiva strategica per restituire all'Italia le giuste politiche industriali di rilancio e di crescita economica e sociale, tutele per chi è più debole e speranza per chi è rimasto indietro.
E certo non ci può essere crescita con i “no”. Penso a quelli dettati alle grandi opere di cui questo Paese ha un grandissimo bisogno e penso anche ai “no” in altri campi, come quello fondamentale della tutela della salute. La contrarietà all'obbligo dei vaccini ci preoccupa molto perché la salute dei bambini per noi è un bene non negoziabile ed è un tema in cui le ideologie e la propaganda non devono entrare . Ma ci preoccupano anche i “sì” di questo Esecutivo, a cominciare da quello sul reddito di cittadinanza perché i nostri ragazzi hanno fame di lavoro, di opportunità, di crescita professionale, non di mance, non di sussidi, non di stipendi di Stato sganciati dal merito e sganciati dal talento. Alle istituzioni i nostri giovani non chiedono di essere mantenuti ma di poter contare su una scuola all'avanguardia, su un'istruzione di qualità capace di formarli e di dare loro le competenze necessarie per i lavori del futuro. Per questo, mi chiedo dove siano, nel contratto di governo ma anche nel suo intervento di ieri, Presidente del Consiglio, i capitoli relativi a innovazioni, a STEAM, al digitale, al sostegno alle innovative.
In questa Italia, ammalata di egoismo generazionale, in cui la vera briglia al motore dello sviluppo di questa generazione è la burocrazia, i nostri giovani chiedono che l'Italia torni a dare del “tu” al futuro. Confidiamo che questo Esecutivo sappia interpretare le esigenze di generazioni costrette ad andare all'estero a realizzare i propri sogni, di quelle che non possono chiedere un mutuo perché non hanno un lavoro stabile, che vorrebbero dei figli ma che non possono permetterseli, che si chiedono se mai potranno avere una pensione dignitosa. Lasciatemelo dire: è bello vedere dei giovani Ministri al Governo.
Forza Italia è stato il primo movimento politico a portare dei giovani ministri al Governo di questo Paese. Ecco perché auguro alla nazione che i giovani ministri di oggi abbandonino le rendite di posizione, la politica dei veti e delle contrapposizioni, gli slogan e i tatticismi, comprendendo che l'ascolto, ma anche di più, il rispetto politico ed istituzionale devono essere alla base del confronto politico . E spero che possano dimostrare con i fatti che, più della gioventù, rileva il merito, rileva la competenza, perché non c'è vero cambiamento, non c'è vero rinnovamento, se non c'è merito, se non c'è talento, se non c'è competenza. E una sfida così grande come quella di guidare una grande nazione necessita di senso di responsabilità, di equilibrio e anche di umiltà, di umiltà.
Chi si pone l'obiettivo di scrivere la storia deve avere chiaro che questo non può essere un punto di partenza, ma solo un punto di arrivo. Proprio qualche giorno fa abbiamo festeggiato la festa della nostra Repubblica, edificata sulle macerie di una devastante guerra e su un'idea di libertà e di fraternità affacciata sull'Occidente. Per questo saremo attenti alla nostra collocazione internazionale, atlantica ed europea. Noi non vogliamo un'Italia vittima dell'Europa, non vogliamo un Paese costretto a subire decisioni prese da altri, spettatore nei consessi che contano, irrilevante a Bruxelles, ma non possiamo neanche immaginare un'Italia fuori dall'Europa e ostile all'euro .
Noi l'Unione europea l'abbiamo costruita, ed è grazie a illustri esponenti delle nostre istituzioni - penso a Guido Carli, penso ad Altiero Spinelli - che il sogno europeo si è tinto dei nostri colori e ha preso forma come un volano di crescita e come un volano di opportunità. Il fatto che negli anni si sia smarrita la strada non significa che il cammino vada abbandonato; vuol dire solo che dobbiamo ritrovare la direzione, lavorando nell'Europa e con l'Europa per ritrovare lo spirito di solidarietà e di condivisione immaginato dai padri fondatori.
Forza Italia ha idee, valori e uomini che sanno interpretare la contemporaneità dei nostri tempi. Abbiamo un'idea molto chiara di Paese, che è quella tracciata da Silvio Berlusconi nel 1994, che crede nell'economia sociale di mercato, nella sussidiarietà, nei diritti della persona, in quel credo laico in cui la libertà è concepita in ogni espressione della vita sociale, e questa libertà continuerà a essere la nostra bussola anche nel nostro impegno all'opposizione. Un'opposizione seria, attenta, intelligente, costruttiva, mai preventiva e ideologica.
Confidiamo, quindi, nel nostro migliore alleato, e mi avvio alla conclusione. La Lega, guidata da Matteo Salvini, ha l'onore e l'onere di portare nel progetto di Governo le battaglie del centrodestra, una coalizione di Governo che esiste da oltre vent'anni, che ha migliorato la vita dei cittadini laddove ha amministrato, laddove amministra e dove continua a vincere.
Winston Churchill diceva: “Non arrenderti mai. Mai, mai, mai: in niente, grande o piccolo, insignificante o importante. Non arrenderti mai, se non di fronte ai principi o al buon senso”. Non ci arrenderemo mai a un'Italia che si impoverisce, che lascia andare i suoi giovani e che rinuncia a sperare. Lo dobbiamo alla nostra storia, a quell'intuizione straordinaria di Silvio Berlusconi che ci volle uniti e che portò i valori liberali in una coalizione competitiva che diede per la prima volta una casa al popolo di centrodestra, che arrivò al Governo dell'Italia .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà per tre minuti.
WANDA FERRO(FDI). Presidente, signori del Governo, colleghi deputati, la nostra posizione nei confronti del Governo Conte credo che sia di estrema chiarezza: non daremo fiducia a questo Governo, non faremo parte di questa maggioranza.
Il contratto di Governo che ieri è stato esplicitato e illustrato dal Presidente del Consiglio per quanto ci riguarda ci sembra molto e soprattutto finalizzato a mantenere promesse elettorali; promesse che, in qualche modo, non potranno vedere realizzate le tante tematiche urgenti del nostro Paese. Un Governo responsabile non può limitarsi assolutamente ad elencare una serie di provvedimenti che, insieme, l'uno contrasta con l'altro, ma, soprattutto, che siano soltanto frutto di quella presa popolare.
E vorremmo comprendere di questi provvedimenti che sono stati in qualche modo elencati dove verranno trovate le necessarie risorse. Un Governo responsabile deve fare delle scelte, spesso scelte impopolari, nell'interesse del Paese, e, soprattutto, non promettere tutto a tutti.
Fratelli d'Italia certamente lavorerà con responsabilità all'interno del Parlamento, cercando di dare al Governo un supporto rispetto alle tematiche che riguardano la sicurezza, i tanti argomenti che verranno trattati, ma, soprattutto, vogliamo, con grande chiarezza, benché ci siano ovviamente speculazioni, alcune volte di parte, sostenere quei provvedimenti a difesa degli italiani. Saremo da sentinella, saremo il pungolo affinché, ovviamente, i temi dello sviluppo si accompagnino alla tutela dei più deboli, alle famiglie, alle giovani coppie, soprattutto guardando al Sud. Un Sud che verrà, ci auguriamo, messo finalmente all'interno degli investimenti importanti infrastrutturali, e non relegato, ancora una volta, a semplici politiche di assistenzialismo.
Con la nascita del Governo grillo-leghista Fratelli d'Italia sente ancora di più la responsabilità di rappresentare il partito del Mezzogiorno. Gli ultimi tra i Governi hanno dedicato il 70 per cento dei finanziamenti per le grandi infrastrutture al Nord, relegando al Sud la minima parte del 30 per cento. Investimenti che, in qualche modo, non hanno visto attenzione per lo sviluppo dei territori di una Calabria emarginata, di un meridione sempre più emarginato.
Penso alle grandi opere, dalla statale 106 piuttosto che alla Trasversale delle Serre piuttosto che alla Salerno-Reggio Calabria.
Auspico che il Presidente Conte verrà a visitare le nostre regioni e le nostre terre per capire lo stato di degrado. Strade che vedono, in qualche modo, un'Italia andare a due velocità e lasciare soprattutto una condizione quasi da terzo mondo in una terra che dovrebbe in qualche modo rappresentare, credo, lo sviluppo turistico, investendo sulle identità territoriali, sulle eccellenze, su tutto ciò che in qualche modo andremo a mettere in campo.
Voglio concludere dicendo - tre minuti sicuramente non sono stati sufficienti per esprimere tutto quello che ci riguarda - che in qualche modo riteniamo che questo Governo faccia del pragmatismo un po' la sua cifra costitutiva. È per noi un Governo liquido, che non riuscirà a realizzare quello che in qualche modo ieri è stato inserito all'interno della relazione. Non ci allineiamo fino a quando avremo valori, idee e progetti, ma soprattutto porteremo avanti, con il grande contributo di Giorgia Meloni e di Fratelli d'Italia, tutti quei punti che il centrodestra ha inteso sottoscrivere in campagna elettorale.
Vorremmo guardare al futuro, riteniamo che questo possa essere il Governo del cambiamento, ma, soprattutto, ci viene in mente, in qualche modo, come diceva Seneca, che non c'è vento a favore per nessun marinaio che non sa dove andare .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Rostan. Ne ha facoltà per otto minuti.
MICHELA ROSTAN(LEU). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, a più di tre mesi dalle elezioni, dopo innumerevoli colpi di teatro, dopo aver litigato, poi fatto pace, dopo aver gridato alla piazza addirittura l'alto tradimento del Presidente della Repubblica, per poi ringraziarlo, siete riusciti a portare una proposta di Governo in quest'Aula, consentendo al Parlamento di cominciare finalmente a lavorare. Tanta fatica per nulla, bisognerebbe aggiungere.
Il suo discorso programmatico, signor Presidente, è apparso come una pallida dichiarazione di intenti, dove c'è tutto e il contrario di tutto. La situazione è difficile, lo capiamo, la sua nomina è stata soprattutto il frutto di un grave corto circuito democratico. Come possiamo rivolgerci a lei come guida dell'Esecutivo, se, con tutta evidenza, non è lei al volante, ma chi le siede accanto?
Con chi dobbiamo parlare?
Avremmo auspicato un discorso più coraggioso, signor Presidente. Probabilmente, non a caso lei deve guardare a destra e ancora più a destra; deve, in ogni caso, declamare un programma che le hanno scritto altri e le hanno consegnato. Un programma che, per forza di cose, somiglia più a un elenco di promesse, una lista di desideri, che di progetti di Governo.
Forse sarebbe il caso, signor Presidente, di chiarire la differenza fra promesse elettorali e programmi esecutivi di Governo, ma credo che se ne accorgerà presto. Dalle sue parole non è emersa alcuna visione del rilancio del Paese, nessun progetto o idea concreta, tanto meno un percorso credibile attraverso il quale raggiungere gli obiettivi del famoso contratto.
“Lasciateci provare”, si sente dire dalla sua parte politica, come se il Governo del Paese fosse un simulatore di volo, “lasciateci vedere se siamo capaci di pilotare”. Ma questo non è un esperimento, questa è la vita vera delle persone, ed è indispensabile capire per tempo cosa può venire da una proposta di Governo.
La Costituzione parla di fiducia, e non lo fa per caso.
La parola fiducia contiene una valutazione preventiva, che va condotta sulla qualità della proposta, della persona che l'avanza, delle idee che la esprimono, dei programmi a cui si richiamano, del retroterra culturale da cui provengono le proposte, di quello che siete stati fino ad oggi, e non di quello che promettete di essere da domani.
Come si fa ad avere fiducia in un Governo come il vostro, che nasce da due forze politiche che hanno costruito tutta la loro capacità di aggregazione su un alfabeto di intolleranza, violenza verbale, cultura reazionaria, giustizialismo, con l'ambizione comune, anche e soprattutto nelle interlocuzioni internazionali, di sollevare muri, di rinforzare confini, di alimentare chiusure, di sostenere politiche di ostinata durezza, soprattutto verso i più deboli, i poveri, i disperati, gli ultimi? Come si fa ad avere fiducia in un Governo che non dice una parola sull'omicidio di un bracciante agricolo, la cui colpa è stata quella di difendere un minimo di dignità dei suoi compagni, che si ammassano di fatica nei campi, per un euro all'ora ?
Nasce oggi il Governo della ruspa e del vaffa, un lessico, prima ancora che una cultura, che è stato capace di costruire una forza sulla contestazione e che oggi è chiamato alla prova del Governo. Mi auguro e auguro al Paese che sappiate cambiare linguaggio e comportamenti, perché, se porterete la ruspa e il vaffa anche nelle istituzioni, come avete fatto nella costruzione della vostra cosiddetta intesa, allora ci toccherà raccogliere le macerie di una democrazia, che però - è bene chiarire - è abbastanza salda, da superare anche voi.
C'è un filo nero e drammatico, che collega la cultura di riferimento di questo Governo sui migranti, sui diritti civili, sui diritti delle donne, sui diritti delle minoranze, sul riconoscimento dell'affettività a prescindere dagli orientamenti sessuali, sulla parità di genere, sull'autodeterminazione delle persone e sulle scelte etiche, cioè su tutto quello che costruisce l'identità civile e moderna. Il filo ci dice che voi siete indietro, drammaticamente indietro. Se c'è un muro che segna la civiltà moderna, voi siete dall'altra parte, nel territorio oscuro della negazione delle libertà, dell'accoglienza, della solidarietà, perfino di quella protezione di cui dite di volervi fare carico, senza però averne il sentimento.
Nel fantomatico contratto di Governo, che avete siglato tutto sommato con facilità, rapidamente, litigando poi a lungo sulle poltrone, in quel contratto di Governo, ci sono più carceri per metterci i poveracci, ci sono più controlli sui migranti, ma quelli poveri e disperati. Perché il migrante vi dà fastidio quando non ha nulla; se è ricco vi sta bene.
Ci sono meno garanzie e più manganelli e non c'è una vera parola su tre temi cruciali che intendo segnalare, perché riguardano la terra da cui provengo e perché da quella terra è arrivato un grido pesante di allarme. Sono i tre temi su cui il vostro programma ha detto poco e ha detto male: lavoro, salute e Sud.
Sul lavoro, vera emergenza nazionale, avete detto cinque frasi di rito formali, non avete un progetto per rilanciare l'occupazione in questo Paese. Quando vi si dice “lavoro”, voi rispondete “reddito di cittadinanza”. Ma sono due cose diverse, addirittura opposte. Esiste il sussidio quando non c'è lavoro e noi dovremmo ambire alla scomparsa di tutti i sussidi, per dare a tutti un lavoro. Il lavoro è dignità, realizzazione personale e progetto di vita. Cancellarlo dalla prospettiva politica e sostituirlo con un sussidio, inteso come unico orizzonte, è negare la speranza. Noi non siamo contrari a misure assistenziali, ma ci vogliono più risorse. E ci saremo, se si vorrà proporle, ma non basta. Ci vuole un programma di investimenti, che rilanci l'occupazione e lo sviluppo, con una mano decisa e forte del pubblico.
Di tutto questo tracce sbiadite, vaghe e inconsistenti, come sbiadite e vaghe sono state le parole sulla salute, tema cruciale. C'è un'Italia divisa in due, ci sono regioni a cui sono negati i livelli essenziali. Non una parola sulle liste d'attesa, sulle cure diseguali, sulla necessità che la sanità, pur nelle competenze regionali, recuperi il senso di un grande servizio nazionale, che tuteli il diritto di tutti.
E qui vengo al vero problema, signor Presidente. Ha parlato di molte cose, non ha mai citato la parola Mezzogiorno. Non ha detto nulla sul Sud, nulla, nemmeno una parola. E su questo - bisogna dirlo - c'è una rigorosa coerenza con il fantomatico contratto: nella prima versione silenzio, nella seconda tre righe. Non dico un progetto - sarebbe troppo -, ma una parola, signor Presidente, una parola sul Sud! E, allora, ci chiediamo: cosa mai dovrà fare il Ministro per il Mezzogiorno? A che serve un Ministro per il Sud, senza un progetto, una riga di programma, una volontà progettuale, una visione, senza un cammino? Mi auguro di poterla sentire nella replica questa parola così indigesta, evidentemente, ad una Lega che fino a qualche mese fa aveva il Nord nel simbolo e i terroni negli
Mi auguro di poterla sentire nella replica questa parola, così indigesta. Evidentemente colpisce che, proprio al Sud, uno dei due soci di questo patto di potere abbia preso percentuali che nemmeno grandi partiti hanno mai visto. Qual è la risposta a tutti quei voti? Un sussidio, nemmeno la parola “Sud” pronunciata in Parlamento. Vuol dire che la pronunceremo noi la parola “Sud” in quest'Aula. Gliela ricorderemo noi, Presidente. Diremo: Sud, Sud, Sud! Glielo diremo noi, ogni giorno. Glielo ricorderemo noi, con proposte di interventi. Ve lo ricordiamo noi il Sud, che avete cancellato dai programmi e dal vostro orizzonte culturale. Ve lo portiamo noi qui ogni giorno, sperando che i suoi vice le diano il permesso di ascoltarci, di ragionare e di parlare e – concludo, Presidente - magari anche ogni tanto di agire, di fare qualcosa per il Paese.
Nella fase di insediamento vanno fatti gli auguri al nuovo Governo, per senso delle istituzioni e soprattutto per amore del Paese. E io glieli faccio, signor Presidente. Vi auguro di non dimenticare mai che lei è la guida di tutti gli italiani, non solo dei soci di maggioranza dell'improbabile coalizione che la sostiene. Lei è a capo di un grande Paese. Lo svolga con il piglio, l'autorevolezza e l'autonomia, che devono essere proprie di chi ha l'onore e l'onere di rappresentarci nel mondo. Diversamente, saremo noi qui a ricordarglielo
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà per cinque minuti.
CHIARA GRIBAUDO(PD). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio dei ministri, finalmente ieri lei ha ricordato la morte di un sindacalista nelle campagne della Calabria e di questo la ringrazio, perché ha posto termine a un silenzio assordante dei suoi ministri competenti: il Ministro del lavoro, che in questi giorni ha dichiarato su tutto, ma non sull'assassinio di Soumaila Sacko; il Ministro dell'interno taceva su questo e definiva una pacchia la vita di chi rischia la morte, nella ricerca di condizioni di vita e di lavoro dignitose.
Certo, signor Presidente, da lei ci saremmo aspettati di più di un semplice e tardivo ricordo commosso, perché la reazione a un dramma come questo racconta molto della lettura che date della realtà del nostro Paese e della complessità dei suoi problemi, soprattutto sul tema del lavoro. Lo dico con rammarico e preoccupazione, perché sappiamo tutti quanto ciò sia delicato ed importante per il Paese.
Non sono tanto la mancanza di cifre o dettagli a costringermi a una valutazione così pessimista, quanto riscontrare l'assoluta mancanza di una visione d'insieme dei cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro. Non basterà creare una gigantesca struttura, come il super Ministero conferito al Vicepremier Di Maio, non basterà neppure portare avanti la battaglia sul salario minimo che - segnalo - era una nostra proposta in campagna elettorale, ma che non è sufficiente a rappresentare la vastità delle problematiche del lavoro, del necessario allargamento delle tutele universali, che continueremo a proporre anche oggi in Parlamento in questa legislatura. Perché per noi il lavoro è cittadinanza, è dignità ed è il fondamento della soggettività politica. Non a caso, nella Costituzione il lavoro è posto a fondamento della Repubblica, per questo non può essere sostituito dal reddito di cittadinanza.
Il reddito di cittadinanza, peraltro, da luccicante promessa elettorale si è già trasformato nel più classico degli stratagemmi politici: utilizzare le nostre riforme e i loro fondi, il Rei (reddito di inclusione), gli ammortizzatori sociali innovativi, la Naspi, la Dis-coll, per ridipingere la facciata dei sussidi e appiccicarci la vostra etichetta, il vostro titolo, sperando che i cittadini non si accorgano del raggiro
Non è una riforma rivoluzionaria, signor Presidente, è il gioco delle tre carte. La verità è che avete ingannato chi più soffre, con uno strumento che favorirebbe il lavoro nero, i licenziamenti, colpirebbe i lavoratori che non arrivano a fine mese e che oggi iniziavano a ricevere il Rei.
Proprio lei, Presidente, nel suo discorso, ieri, ha affermato che in questi anni sono stati smantellati i diritti sociali, causando sofferenze e disoccupazione. Quando cinque anni fa, da giovane precaria, passando per le primarie, sono entrata in quest'Aula, alle giovani donne veniva chiesto di firmare le dimissioni in bianco al momento di accettare un lavoro. Noi abbiamo vietato questa vergogna ! Ma serve continuare a lottare, serve continuare a lavorare, perché ancora non c'è la parità salariale del lavoro femminile. Ma di tutto questo nel vostro contratto non c'è niente.
Anzi, onorevole Saltamartini, le vorrei dire che sa che cosa trova in questo contratto di Governo? C'è una proposta, che è quella di premiare le aziende che non licenziano le madri lavoratrici, come se lavorare, per una madre, fosse una gentile concessione e, allora, da donna, Presidente, posso dirle che è offensivo tutto ciò? E questo non si chiama cambiamento, questa è conservazione!
Cinque anni fa, ai lavoratori autonomi, era negata ogni tutela; oggi, abbiamo dato loro i diritti di malattia, di maternità e aspettavano decreti bloccati da mesi di campagna elettorale permanente, li farete uscire o volete inventarvi un reddito di cittadinanza anche per le partite IVA? Ci dica come farebbe, signor Ministro del lavoro. Oggi, c'è il principio dell'equo compenso, introdotto sfidando l'Antitrust; pensate di fare uscire i decreti parametri per aiutare i giovani professionisti? Oggi, ci sono ammortizzatori come la Naspi e la Dis-Coll che non distinguono più fra lavoratori di serie A e di serie B, che tutelano il lavoratore della piccola azienda o il parasubordinato come quello delle grandi aziende, voi li volete abolire? Oggi, c'è un piano per l'innovazione che sta rivoluzionando la manifattura nel nostro Paese, si chiama Industria 4.0, cosa ne volete fare? Caro Ministro Di Maio, non basterà andare ai cancelli delle fabbriche a fare le dirette Facebook, questo è certo; ci sono lavoratori che aspettano risposte, da Italia-online, all'Ilva, all'Alitalia, cosa pensate di fare?
Signor Presidente, non sarà certo abbastanza, ma abbiamo iniziato a fare qualcosa di importante per il nostro Paese, molto rimane da fare, non c'è dubbio, ma vi do una notizia: quando noi abbiamo provato ad agire per estendere diritti, le forze politiche che oggi le voteranno la fiducia ci hanno sempre contrastato e non perché non condividessero il merito, ma perché hanno cinicamente scelto di lavorare per il tanto peggio tanto meglio e, adesso, ci sono delle proposte oltre gli slogan? In questi anni ho conosciuto la fatica, la sofferenza, il dolore e le lacrime di tante persone private del lavoro; non strumentalizzate quelle sofferenze per qualche in più. Noi non staremo a guardare o a soppesare ogni vostra parola, non faremo iniziative squadriste e non useremo la vostra violenza verbale, noi proporremmo radicalmente altro. La democrazia richiede impegno e fatica, la rappresentanza comporta responsabilità e rigore, siete pronti ad agire in base a questi principi? Noi saremo impegnati, fuori e dentro il Parlamento, per farvi una leale, costruttiva, ma durissima opposizione .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marin. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
MARCO MARIN(FI). Grazie, Presidente, Presidente del Consiglio, membri del Governo, colleghe e colleghi; mi permetta di iniziare, Presidente Conte, dandole il benvenuto nell'agone politico. Di questo Governo del cambiamento ho capito che i toni non cambiano, in Aula; ho sentito il primo intervento di un deputato del MoVimento 5 Stelle che ha usato parole istituzionali dicendo che siamo stati spazzati via, che verremo spazzati via da questo contratto del cambiamento, figlio della trasparenza. Le spiego subito una cosa, questo è un contratto del cambiamento trasparente, non figlio della trasparenza vuoto, generico, debole, banale. Questo contratto del cambiamento, abbiamo aspettato 86 giorni dalle elezioni, Presidente, per vederlo; lei ha fatto un primo passaggio, la pallina non è andata in buca, poi è tornato e dopo 86 giorni, finalmente, viva il cambiamento. Lei ha detto: ascolto, esecuzione, controllo. Io le dico che questo contratto del cambiamento in quest'Aula, nel Paese, dovrebbe avere tre pilastri forti: il Presidente del Consiglio, l'accordo politico e il programma. Sul Presidente del Consiglio… cambiamento, Presidente? A me sembra tanta continuità; lei è un tecnico, non eletto, non ha dovuto metterci la faccia, non ha fatto tutto quello che fanno i deputati e i senatori per sedere in Parlamento, vanno dagli italiani, mettono il loro viso, portano le loro idee e si fanno eleggere; lei, no, lei ha fatto esattamente come hanno fatto prima di lei Monti, Enrico Letta, Renzi e Gentiloni; non si è fatto eleggere, lei questa necessità non ce l'ha; doveva fare il Ministro e ha fatto un salto in avanti, un doveva fare il Ministro del Governo Di Maio, poi il MoVimento 5 Stelle non ha preso la maggioranza e, quindi, invece di fare il Ministro, fa il Presidente del Consiglio. Ma, non è solo in continuità con questi Presidenti non eletti, non c'è solo questo, Presidente, lei si propone anche come avvocato degli italiani; l'avvocato, gli italiani lo scelgono. Vede, lei ha un vizio di forma, un peccato originale: non è passato dagli italiani, non è passato dal voto; l'ultimo Presidente del Consiglio eletto è stato eletto nel 2008 e corrisponde a Silvio Berlusconi .
Vede, Presidente, lei dovrebbe essere una colonna, ma non lo è; il primo pilastro è debole, lo ripeto, è debole, lei si trova, vaso di coccio, fra due vasi di ferro, i due Vicepresidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ci ha spiegato che ha partecipato anche lei a scriverlo questo programma; mi creda, è un po' debolino; e questo è il primo pilastro.
Il secondo pilastro, che dovrebbe essere solido, è quello di un accordo politico. L'accordo politico l'abbiamo fatto noi con la Lega Nord, con Fratelli d'Italia, con Noi con l'Italia, quando ci siamo presentati agli elettori con un programma scritto, di dieci punti, firmato dai leader. Abbiamo preso il 37 per cento dei voti, meritavamo noi, meritava Matteo Salvini di essere incaricato , perché con una competizione interna avevamo detto che avremmo scelto il Premier in base al partito che prendeva più voti e, invece, questo è un Governo a forte trazione grillina, che esprime il Presidente del Consiglio, che esprime il Ministro…
PRESIDENTE. Colleghi, lasciate il Ministro… grazie.
MARCO MARIN(FI). Che esprime il Ministro delle infrastrutture, il Ministro della sanità, il Ministro della giustizia, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro del lavoro. Il socio di maggioranza di questo Governo è il MoVimento 5 Stelle, il MoVimento 5 Stelle che, pur di andare al Governo, faceva l'accordo col Partito Democratico, altro che: voi farete il patto del Nazareno; il MoVimento 5 Stelle voleva fare l'accordo col Partito Democratico.
Il Vicepresidente Di Maio ha scritto una lettera, sul più autorevole quotidiano italiano, una lettera aperta al PD, facciamo il Governo, ne aveva dette di cotte e di crude ai nostri alleati della Lega. Quindi, anche questo accordo politico è debole, un altro pilastro particolarmente debole.
Il terzo pilastro, quello del programma; ne hanno già parlato molti rappresentanti del mio gruppo, ci saranno interventi dopo di me, ma quale programma? Sulle infrastrutture io non ho capito, non l'ho sentita parlare della TAV, questa TAV c'è o non c'è? Non ho sentito una parola sull'Ilva; sul lavoro - ha fatto bene, prima, il collega Mulè a parlare di Cetto La Qualunque -, le ho sentito dire: più lavoro per tutti. Lei li sa i dati della disoccupazione, i dati della disoccupazione giovanile? È con il clientelismo di Stato, quello che è il reddito di cittadinanza, che pensate di cambiare le cose, con l'assistenzialismo cronico? Perché il punto nodale, la madre di tutte le battaglie del MoVimento 5 Stelle è il reddito di cittadinanza. Ma sulla giustizia siamo passati alla Stasi e al KGB, con l'agente provocatore? Volete andare dalla gente perbene e cercare di convincerla a delinquere.
Le dirò, sulla sanità, sullo sport, sul sociale… sulla sanità ho sentito che ha fatto il populismo: dobbiamo rivedere… ma la sanità dell'Emilia Romagna, del Veneto, della Lombardia, della Liguria, lo sa che è una sanità di eccellenza? È facile distruggere tutto, quello che è difficile è costruire; avrei voluto sentire una parola su questo, perché le nostre regioni, le regioni di centrodestra sono gestite bene, Presidente. Ma non solo; sullo sport, io, guardi, ho vinto qualche medaglia alle olimpiadi, e lei vuole distruggere anche il sistema dello sport italiano; a distruggere ci vuole mezz'ora, poi a ricostruire ci vuole tanto, tanto tempo.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MARCO MARIN(FI). Ho concluso, Presidente, perché il tempo a disposizione, ovviamente, è questo e la ringrazio. Le dico che se questo contratto del cambiamento si basa su questi tre pilastri, se queste sono le fondamenta, la casa crollerà presto, e lei che si è presentato, è venuto qua, con il libro dei sogni, a fare un Robin Hood, si trasformerà presto nello sceriffo di Nottingham .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Martina. Ne ha facoltà, per sei minuti.
MAURIZIO MARTINA(PD). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, cari Ministri, onorevoli deputati, intanto, io voglio anche da qui ringraziare di cuore il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e chiedere anche a nome vostro, ancora una volta, scusa, per le parole che ha dovuto sentire, per gli atteggiamenti che avete avuto, per le ingiurie e per le provocazioni di questi ultimi giorni . E voglio anche ringraziare di cuore, da qui, la senatrice Liliana Segre per le parole di ieri e dire che, anche qui, le sue parole riecheggiano e sono un impegno per tutti noi: mai più leggi speciali, mai più leggi discriminatorie, mai più intolleranza; altro che banalizzare quello che è accaduto, anche in queste ore, in Calabria, persino facendo fatica a pronunciare il nome e il cognome di quel ragazzo, altro che liquidare, come è accaduto, ancora in queste ore, quel fatto, come un semplice fatto che devi richiamare, perché ti costringono a fare questo richiamo.
Signor Presidente, il contratto che avete firmato serve a voi per stare insieme, non è un progetto per il futuro del Paese, non c'è nulla, in quel contratto, utile a costruire una traiettoria di futuro, per questo Paese. Il vostro contratto è una gigantesca cambiale che pagheranno le giovani generazioni di questo Paese, perché scarica principalmente su di loro i costi e le responsabilità .
Il vostro contratto è iniquo, è iniquo per le scelte che propone. Noi vi diciamo anche da qui che se deciderete di presentare un condono mascherato, noi daremo battaglia Noi vi diciamo anche da qui che, se deciderete di discriminare i bambini negli asili secondo la nascita, noi daremo battaglia . Noi vi diciamo anche da qui che, se deciderete di fare una controriforma fiscale dove chi ha di più paga di meno, come è stato appena detto dal Vicepresidente del Consiglio di questo Governo, noi daremo battaglia
Altro che “destra e sinistra non ci sono più”, caro Presidente. Si sono incaricati i suoi ministri di spiegarle, un minuto dopo questa dichiarazione, che questa differenza c'è ancora? C'è ancora nella misura in cui si dice quello che si sta dicendo a proposito di tasse, a proposito di immigrazione, a proposito di equità, a proposito di lavoro. Questo è un Governo di destra e dovete avere l'onestà, il coraggio e la chiarezza di dirlo
È un Governo di destra per le reazioni che ha suscitato in Europa: le prime reazioni di Marine Le Pen, di Farage, le reazioni dall'altra parte dell'Atlantico dei grandi stregoni dal populismo di destra americano, le reazioni del pensiero conservatore più estremo.
Sappia, signor Presidente, che noi, invece, daremo battaglia per difendere la collocazione internazionale dell'Italia, che dal 1948 in poi ha garantito pace e cooperazione Pace: una parola che lei non ha mai pronunciato nel suo intervento ! Pace e cooperazione è la nostra storia, è il nostro futuro e difenderemo la democrazia liberale italiana, figlia della Resistenza e figlia di grandi europei italiani, Spinelli, De Gasperi, ma anche Adenauer, ma anche Brandt, ma anche Mitterrand, ma anche Helmut Kohl: noi siamo questo, altro che Orban, altro che la Le Pen
E vi misureremo sulle scelte concrete che farete contro i dazi di Trump: dove starete? Starete con gli operai di Terni, starete con gli operai di Alcoa o starete dalla parte di chi, dall'altra parte dell'oceanoimmagina che il futuro sia nel sovranismo e sia nell'incapacità di costruire cooperazioni e forti relazioni aperte?
Lei ha definito il suo Governo un Governo populista. È legittimo. Sappia che populista non vuol dire popolare. Populista è chi soffia sul fuoco delle paure, senza risolverle. Per noi l'alternativa è costruire una forza popolare, in grado di prendersi la responsabilità di risolvere i problemi anche quando non si prendono applausi facili - anche quando non si prendono applausi facili! -, perché si governa anche così, non si governa solo descrivendosi attenti agli italiani e alla gente senza raccontare loro la verità.
MAURIZIO MARTINA(PD). E allora noi costruiremo un alternativa concreta, su proposte concrete: subito l'allargamento del reddito di inclusione contro la povertà, subito il salario minimo legale, subito l'assegno universale per le famiglie con figli, sono tutti provvedimenti che si possono fare ora, sono finanziabili, sono concreti. Noi saremo l'alternativa, l'alternativa popolare, l'alternativa sociale, l'alternativa affidabile, saremo la buona politica contro la propaganda
PRESIDENTE. Per favore, per favore!
MAURIZIO MARTINA(PD). Saremo la buona politica coi piedi per terra e con lo sguardo lungo, saremo la buona politica, quella dell'ascolto e della proposta. A voi, adesso, il dovere di fare fino in fondo i conti con la realtà …
PRESIDENTE. Deputato…
MAURIZIO MARTINA(PD). …il dovere di fare fino in fondo i conti con la realtà! A noi, certamente, il compito di dare ancora agli italiani il senso di un destino comune .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fidanza Carlo. Ne ha facoltà.
CARLO FIDANZA(FDI). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, nonostante il collega Martina abbia fatto di tutto per convincerci a sostenere questo Governo, confermo che Fratelli d'Italia si asterrà sul volto di fiducia .
Signor Presidente, nella sua relazione di ieri, lei ha richiamato la fine dell'ideologia, arrivando persino a sostenere che non esistono più forze politiche che esprimono una visione del mondo. Sarà forse così per chi fino a poche settimane fa voleva allearsi indifferentemente a destra e a sinistra, ma non lo è per noi, portatori di una visione del mondo che ha nella difesa dell'interesse nazionale la sua stella polare
E difesa dell'interesse nazionale è anche e soprattutto difesa dell'economia nazionale, e allora vede, in questo quadro stupisce come nel suo discorso di ieri siano mancati pressoché completamente il turismo, mai citato, e l'agricoltura, un brevissimo passaggio dopo un'ora e dieci minuti di intervento. Questi due settori, Presidente, non sono elementi di dettaglio, come lei ha definito le tante cose accennate nel programma e non trattate ieri, ma priorità strategiche, sono le nostre due principali ricchezze non delocalizzabili, rappresentano ciò che i cinesi non ci potranno mai copiare e devono essere due dei pilastri di un vero e proprio rilancio dell'economia nazionale. Per questo, avremmo voluto sentire parole chiare sull'annunciato accorpamento di turismo e agricoltura, un passaggio che pare imminente ma di cui nulla si sa, e sulla possibilità di restituire un portafoglio al Ministero del turismo.
Avremmo voluto ascoltare impegni precisi e soprattutto urgenti sulla difesa dei nostri balneari, ambulanti e guide turistiche, minacciati dalla direttiva Bolkestein Passerà la nostra linea o quella del MoVimento 5 Stelle? Passerà la nostra linea o quella ben più arrendevole che passò quando il Ministro Moavero Milanesi - a proposito, ben ritrovato, signor Ministro - sedeva dietro gli stessi banchi, non con Di Maio o Salvini, ma con Monti e Letta ?
Tornando all'agricoltura, ci sarebbe piaciuto, in tema di accorpamenti, vedere realizzato finalmente il Ministero per le politiche agroalimentari, per mettere a sistema gli interessi del settore, dalla produzione, alla distribuzione e alla trasformazione in nome di quel che tutti vogliamo difendere. Condividiamo l'impegno sulle sanzioni alla Russia, ma avremmo voluto parole chiare sui trattati di libero scambio che minacciano le nostre colture, dal CETA agli accordi con il Giappone, il Mercosur, il riso cambogiano, le arance marocchine e l'olio tunisino . Conosciamo l'impegno e la sensibilità del nuovo Ministro, ma non vorremmo che tutto ciò sparisse, sacrificato sull'altare del rassicurare l'Europa o, peggio, che lo slancio sovranista si fosse fermato a Savona.
In conclusione, signor Presidente, mi unisco agli auguri di buon lavoro. Come è noto, Fratelli d'Italia non farà parte della sua maggioranza, ma farà la propria parte di movimento patriottico. Avete sulle spalle una forte aspettativa di cambiamento: se saprete interpretarla nel nome dell'interesse nazionale, sapremo darvene atto; se, al contrario, la tradirete, saremo i vostri più intransigenti oppositori, in quest'Aula e nel Paese, pardon, in questa Nazione .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Soverini. Ne ha facoltà.
SERSE SOVERINI(MISTO-CP-A-PS-A). Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, noi useremo poco il tempo che ci è stato dato, perché abbiamo semplici domande da fare a questo Governo, chiare, anche poche domande, ma ci interessa chiedere, per favore, se possiamo uscire una volta per tutte dalla bolla comunicativa che ha contrassegnato questa lunghissima campagna elettorale da gennaio ad oggi. Scusate il parallelo con la bolla finanziaria, perché anche il vostro contratto ci sembra un derivato della bolla comunicativa che voi avete messo in moto da febbraio ad oggi.
Allora, le nostre domande hanno uno scopo ben preciso, che è quello di tornare a parlare di Paese reale e faccio alcune semplici considerazioni sui temi che mi sono più cari: ad esempio, avete pensato di costruire un super Ministero del lavoro e delle attività produttive: interessante, però vorrei capire esattamente qual è il punto di caduta che pensate di avere nel rapporto tra lavoro e attività produttive?
Ci sono gli uffici dell'impiego, il reddito di cittadinanza, d'accordo: ma questo si può fare con il solo Ministero del lavoro. Io questo punto di caduta non lo vedo. Cosa vedo? Vedo un super Ministero con due viceministri per ogni ministero. Vi sarà un viceministro alle attività produttive, un viceministro del lavoro. Questo verrà fuori, dopo anni che finalmente nel Paese, il secondo Paese manifatturiero d'Europa, si è fatta l'enorme fatica di dare dignità alle attività produttive: avremo un viceministro per due ministeri; è una grande debolezza. Io capisco la vostra voglia di coordinare le attività, ma non pensate – e ve lo dico anche sulla base della mia esperienza – che sia meglio coordinare due ministri piuttosto che coordinare due ministeri, integrandoli tra loro? Su questa strada vi faccio tutti gli auguri.
Ora vi chiediamo di avere responsabilità, responsabilità di andare incontro alla realtà di questo Paese, di misurarvi. Io penso che nel Mise il Ministro Calenda abbia fatto un'ottima politica. Perché confondere i due Ministeri? Forse perché non si vuole ammettere che si deve seguire quel percorso e che si deve andare avanti sulle traiettorie definite dal Governo del PD e dal Ministro Calenda? Perché indebolire l'identità di un Ministero come il Mise? Questo è un dato reale che mi interessa, il Paese vuole capire qual è la direzione che prenderete da questo punto di vista.
Un'altra cosa più importante – su cui torno e ringrazio che in quest'Aula è stata citata – è la differenziazione che state facendo negli asili nido tra bambini di immigrati e bambini italiani. Qui non c'è il Ministro Salvini. A lui faccio una domanda: se i figli dei buoni immigrati sono anche figli suoi, perché fa differenza tra i figli suoi, tra quelli che hanno cittadinanza e quelli che non l'avranno mai ? Non è questa l'Italia che vogliamo, non è così che si va avanti. Fateci sapere quali sono le reali intenzioni su questi temi, grazie .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Colleghi, Presidente del Consiglio, voglio chiarire da subito quale sarà il nostro atteggiamento sulla politica estera e di difesa. Noi non saremo all'opposizione in modo preconcetto, ma lo saremo se la vostra azione dovesse indebolire la credibilità internazionale dell'Italia e ogni volta che cercherete di allontanarci dall'obiettivo di un'Europa più forte perché unita.
Allora, iniziamo per l'unica novità concreta annunciata ieri da lei, Presidente del Consiglio, sulla politica estera. A parole, il Governo continua a ribadire che l'Europa è la nostra casa, che gli Stati Uniti sono il nostro alleato privilegiato, ma poi, nella pratica, l'atto qualificante con il quale volete presentarvi sulla scena internazionale è stato quello di agire nel consesso europeo con lo scopo di togliere le sanzioni alla Russia: questa posizione isola l'Italia. Allo stato, saremmo l'unico Paese europeo a proporlo. Ieri, l'annuncio sulle sanzioni ha scatenato gli applausi al Senato, ma perché vi piace l'idea di un'Italia sola in Europa e più vicina a Putin? Quella contro le sanzioni è una posizione che legittima il comportamento aggressivo della Russia verso l'Ucraina. Le sanzioni esistono perché la Russia ha invaso l'Ucraina e perché continua a non rispettare gli accordi di Minsk. Togliere le sanzioni significa accettare, di fatto, questo comportamento nell'ordine internazionale . È questo che noi vogliamo? Lei, Presidente del Consiglio, ieri, ci ha indorato questo esordio di politica internazionale, raccontandoci di un interesse umanitario. Cito il suo discorso: vogliamo togliere le sanzioni che rischiano di mortificare la società civile russa. Ma di quale società civile russa stiamo parlando? Le sanzioni oggi colpiscono 150 oligarchi, alti funzionari russi o della Crimea, guerriglieri e Ministri delle Repubbliche separatiste.
Sono questi la società civile di cui voi vi volete preoccupare ? Oppure siete preoccupati delle undici grandi imprese russe, le cinque maggiori banche del Paese, le tre petrolifere e le tre grandi aziende belliche della Russia? Perché, se davvero c'è tanta attenzione alla società civile russa, lei, Presidente del Consiglio, non spende una parola per il capo dell'opposizione Naval'nyj, che oggi è incarcerato perché dice di “no” al Governo che non ammette critiche? Perché l'idea di togliere le sanzioni alla Russia legittima l'uso della violenza contro altri Stati sovrani. Se è una proposta che lascia sola l'Italia in Europa, se è un regalo agli amici di Putin, allora perché tanta insistenza? Ci fate pensare che forse c'è qualcuno tra i partiti di Governo che deve restituire un favore a Mosca . Noi su questa proposta non staremo vicini alla Russia di Putin; noi staremo dalla parte dell'interesse dell'Italia e dell'Europa. Se, però, voi vorrete promuovere azioni per la stabilità e la pace nel Mediterraneo, in Libia, in Siria, in Libano, se vorrete aumentare le spese per la cooperazione, se vorrete modernizzare le Forze Armate impegnate nelle missioni di pace, se vorrete aprire nuove sedi diplomatiche nei continenti dove c'è voglia e bisogno d'Italia, allora ci troverete; ma, se alle aziende e ai lavoratori italiani del settore dell'acciaio il Governo preferirà stare con Trump, se continuerete, contro ogni evidenza, a dire che il nostro miglior alleato in Europa è Orban, che è il primo ad aver rifiutato di prendersi anche solo un migrante nel ricollocamento europeo , se continuerete a non difendere l'Italia nella revisione di bilancio, a partire dalle politiche agricole, se continuerete a usare frasi razziste, come avete fatto con la Tunisia, quando noi dovremmo rafforzare la collaborazione con questi Paesi impegnati nella lotta contro i trafficanti e contro il terrorismo, allora ci troverete all'opposizione: ogni volta che cercherete di rendere l'Italia più fragile, più debole, più sola ci troverete all'opposizione, a difesa dell'interesse nazionale e dell'Europa nel mondo .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bitonci. Ne ha facoltà.
MASSIMO BITONCI(LEGA). Benvenuto, Presidente Conte. Signori ministri, onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato con attenzione il suo intervento in Aula, ieri, al Senato e ne abbiamo apprezzato i toni ed i contenuti, la capacità di fare sintesi di due programmi elettorali, quello della Lega di Matteo Salvini, e del Movimento 5 Stelle, che sono diventati, grazie al lavoro delle scorse settimane, un contratto di governo. Rottura sì, non rottura della prassi costituzionale, ma rottura con il passato ed una grande lezione di trasparenza, cari colleghi dell'opposizione. Le poltrone, gli incarichi sono andati giustamente in secondo piano e gli italiani, i cittadini hanno apprezzato e condiviso. Vedere, lo scorso fine settimana, molti cittadini avvicinarsi ai gazebo a salutare e complimentarsi e incitare la nascita del nuovo Esecutivo, il Governo del cambiamento, è stata una grande iniezione di fiducia e spinta verso una nuova stagione: la stagione delle riforme, che gli italiani aspettavano da tempo come ha ripetuto anche lei signor Presidente, una nuova modalità, una nuova concezione della politica e del governo della nazione. Un contratto che parte dal basso, dall'esperienza di due movimenti popolari, non populisti, vicini alla gente e ai cittadini, non vicini alle grandi di interessi finanziari della eurocrazia europea . Un contratto nato dall'esperienza dei nostri sindaci, dei nostri amministratori locali, presidenti di regione che, in base al lavoro quotidiano sul campo, hanno contribuito a rendere migliori i servizi ai cittadini nonostante i continui tagli di risorse.
Proprio su questo punto, signor Presidente, vorrei soffermarmi. L'esperienza dei vincoli del Patto di stabilità europeo, scaricato sui nostri comuni e perpetrato per anni, è stato un grave danno all'economia e allo sviluppo dell'Italia. L'aver bloccato e impedito in periodi di grave crisi finanziaria e immobiliare la politica di investimenti nel territorio - quella politica, Presidente, di tipo keynesiano, dei nostri amministratori che, grazie alle migliaia di opere pubbliche, ha rilanciato l'economia con scuole (dove oggi crollano i soffitti sulla testa dei nostri figli), impianti sportivi, che sono i veri centri di aggregazione e di integrazione, piste ciclabili, strade, interventi contro il dissesto idrogeologico sulle aree a rischio - ha ottenuto un effetto distorsivo e di seria contrazione dei consumi. Tutto ciò senza andare a colpire le vere sacche di inefficienza e di aumento spropositato della spesa corrente, a scapito di quella per investimenti, con un debito pubblico che in pochi anni è arrivato a superare i 2.300 miliardi, pari al 133 per cento del PIL, che misura il fallimento delle politiche di , di quelle politiche del rigore a tutti i costi, quelle del cappio al collo voluto dall'Europa , volute dalla Germania della Merkel, che continua a determinare le sorti economiche dell'Europa: una gabbia che sta relegando l'Italia a un ruolo assolutamente secondario.
Pensate solo ai danni creati dall'aumento dell'IVA, l'imposta che ha colpito pesantemente le famiglie, provocando una contrazione dei consumi, con l'annunciata e assurda diminuzione del gettito. Questo ci fa capire quanto sia divenuta obbligatoria la sterilizzazione del previsto aumento dell'imposta sul valore aggiunto. Il problema è la mancata attuazione dell'unico percorso virtuoso per trasformare delle strutture amministrative improduttive in un sistema efficiente che si chiama, signor Presidente, federalismo fiscale . Questo le chiediamo: riprendere il percorso abbandonato dal Governo precedente, ripensare il sistema pubblico in ottica sussidiaria, di supporto al mercato, di tutela del risparmio, delle nostre aziende e dei nostri artigiani e commercianti, che non ce la fanno più per la pesante tassazione, per la mancata tutela dei prodotti del , per la concorrenza sleale di prodotti contraffatti di bassa qualità e prezzo che vengono dai Paesi emergenti ; per tutti quegli imprenditori che si sono tolti la vita strangolati dalle banche e dalla burocrazia, da quelle banche che li hanno truffati, a cui noi, signor Presidente, noi dobbiamo pensare e ristorare dal danno. Proprio lei ha promesso ai loro rappresentanti - so che li ha incontrati negli scorsi giorni - di trovare una soluzione. Lo sforzo per il , per tagliare la “legge Fornero”, un'ingiustizia che ha creato migliaia di poveri esodati, per le pensioni minime, per combattere la disoccupazione, per uno stato sociale più equo, per un di infrastrutture, tutto ciò può essere attuato attraverso la crescita, lo sviluppo, un'attenta , attraverso un allentamento del e dei vincoli europei, ma soprattutto ripartendo dai decreti attuativi del federalismo.
Decidiamo noi, signor Presidente, per il nostro futuro. Non facciamoci imporre politiche che hanno portato solo alla stagnazione dell'economia e all'aumento della burocrazia per i cittadini e le imprese. Non abbia timore, signor Presidente, lei e tutto il Governo, di essere troppo critico sull'euro e sulle strategie di Bruxelles; sia favorevole a una riforma seria dei trattati e delle misure che oramai da vent'anni stanno impoverendo l'Europa . Non c'è nulla di male, signor Presidente, nel ridiscutersi e nel sedersi a un tavolo, nel non andare con il piattino in mano a chiedere l'elemosina per non incorrere in letterine, rimproveri o sanzioni. È un nostro diritto.
Certo dà fastidio la discontinuità anche lieve, anche solo sussurrata, soprattutto a quella a quella che governa senza una reale opposizione; dà fastidio che ci si ponga in contrasto anche solo parziale a trattati che ci hanno ridotto quasi alla rovina, dà fastidio che si ridiscuta il peso del nostro Paese in Europa perché il nostro PIL, signor Presidente del Consiglio, non è quello della Grecia (è vero che non è comparabile a quello di una delle province del Veneto, ma siamo sempre tra i primi tre contributori netti del bilancio comunitario); dà fastidio, nonostante i partiti fondatori avessero anche dichiarato più volte di voler rimanere in Europa. Efficientiamo la pubblica amministrazione, diamo maggiore autonomia, Presidente, sì, più autonomia e meno assistenzialismo , maggiore responsabilità per i nostri territori, basta spesa pubblica improduttiva! Le chiediamo, signor Presidente, dopo un referendum plebiscitario, strumento di democrazia diretta - come lei ha ricordato - di portare avanti con urgenza le preintese sull'attuazione dell'articolo 116 della Costituzione, l'impegno a dare vita al regionalismo differenziato, l'utilizzo dei fabbisogni standard per le determinazioni di spesa, compartecipazione di alcuni tributi, Commissione paritetica, e questo è un bene per regioni come il Veneto, la Lombardia, la Liguria, l'Emilia Romagna, ma anche un modello per tutte le regioni che lo vorranno, un modello di efficienza e di sviluppo , partendo, signor Presidente, dalle prime quattro competenze richieste: politiche del lavoro, istruzione, salute, tutela dell'ambiente ed ecosistema. Questo è il percorso di rinnovamento sostanziale ed epocale, la logica della geometria variabile, che tenga conto sia delle peculiarità e delle specificità delle diverse realtà territoriali, al nord, al centro e al sud del Paese, sia della solidarietà nazionale, dando spazio alle energie positive e alle spinte propulsive espresse dalle collettività locali.
Buon lavoro, signor Presidente! Buon lavoro ai Ministri e anche a noi parlamentari, che siamo al vostro fianco! La Lega sarà responsabile, perché questo, signor Presidente, sarà il Governo dei fatti e non delle chiacchiere .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.
MARIA CAROLINA VARCHI(FDI). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghe e colleghi, io oggi intervengo in quest'Aula per ribadire dei concetti che altri esponenti del mio partito hanno già espresso prima di me negli ultimi giorni. Fratelli d'Italia non fa parte della maggioranza che oggi verosimilmente si cristallizzerà in quest'Aula. Abbiamo creduto - e lo crediamo ancora - che l'Italia meritasse un Governo politico e che ciò dovesse avvenire consentendo al centrodestra, compagine più votata dagli italiani lo scorso 4 marzo, di formare un Esecutivo e presentarsi alle Camere per ottenerne la fiducia.
Ciò non è accaduto e ne prendiamo atto, ma non concederemo oggi la fiducia a questo Governo. Senza preclusioni di sorta, ne valuteremo i provvedimenti, sperando che riesca ad operare per il bene della Nazione. Nel suo intervento, signor Presidente, lei ha richiamato più volte il contratto di governo stipulato tra le due forze politiche che oggi compongono la maggioranza, quel contratto che dovrebbe essere espressione di una chiara linea politica in realtà altro non è se non un elenco rigorosamente alfabetico di . Dietro l'utilizzo dell'ordine alfabetico, a nostro avviso, si annida il problema più grande che questo Governo dovrà affrontare: la continua ed estenuante - basti ricordare quanto a lungo si sono protratte le trattative per la stesura del contratto - ricerca di punti di equilibrio per accontentare tutte le anime delle due forze politiche che lo compongono.
Io sono stata eletta nella mia terra, che è la Sicilia, e ho faticato non poco a rintracciare nel contratto di governo le misure per il Sud. Nella seconda versione sono comparse soltanto otto righe, a pagina 48. Ebbene, scegliendo di - cito testualmente – “non individuare specifiche misure”, questo Governo ritiene di poter risolvere i problemi del Sud Italia solo ed esclusivamente con misure di mero assistenzialismo, invece di pensare ad interventi mirati per aumentare le possibilità di lavoro e favorire lo sviluppo.
All'affermazione meramente “labiale” di voler ridurre il divario tra Nord e Sud, infatti, non segue alcuna parola per spiegare come si possa arrivare (cito testualmente ancora una volta) “ad uno sviluppo economico omogeneo per il Paese”, senza creare condizioni infrastrutturali, logistiche ed economiche necessarie alla crescita e allo sviluppo del Sud Italia, non già in un'ottica meridionalista, ma come fattore necessario per far ripartire l'intera economia nazionale. Otto righe in un contratto di oltre 50 pagine sembrano poche, ma in realtà sono sufficienti per capire che questo Governo, autodefinitosi del cambiamento, davvero non riesce ad immaginare un Sud diverso, in grado di attrarre risorse puntando sulle proprie specificità; ma si ricordi, signor Presidente, che un'Italia a due velocità mai potrà stare al passo con le altre nazioni, costringendoci inevitabilmente ad un ruolo di marginalità internazionale.
Oggi si chiede di votare la fiducia ad un Governo di cui ancora non si conoscono le reali priorità, ma che, nello spasmodico tentativo di mantenersi in equilibrio per sopravvivere, ha già dimostrato, con riferimento al Sud, ma non solo, che ha scelto di non scegliere; e se questa compagine governativa, signor Presidente, ha poche idee su come rilanciare lo sviluppo del Sud, sappia che in Parlamento troverà in Fratelli d'Italia una forza politica che ogni giorno, con vigorosa fermezza, indicherà le priorità: il sostegno alle aziende che investono…
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIA CAROLINA VARCHI(FDI). …lo sviluppo del turismo, l'utilizzo sano e produttivo dei beni confiscati alle mafie.
Signor Presidente - e concludo -, anche il Sud è Italia e non merita 8 righe di programma, perché un Ministero senza un programma da realizzare è solo e soltanto una poltrona. Noi saremo qui ogni giorno a ricordarvelo !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori ministri, signore e signori colleghi, noi non “rosichiamo”: noi siamo preoccupati. Le competenze non sono un'opinione e, quando ci sono alcune dichiarazioni che affondano le radici in competenze, un avvocato pugliese che si occupa anche di università, ohibò, come il nostro Presidente del Consiglio, non può che essere seriamente teso su alcune situazioni che caratterizzano le contraddizioni di questo programma. Un'indagine metodologica addirittura priva di contenuti politici, ma che soltanto metodologicamente, costituzionalmente induce a grandissimi preoccupazioni, signor Presidente.
Innanzitutto il linguaggio del contratto è un linguaggio generico, aperto, una fattispecie a formazione progressiva capace di essere modificata e di confondere il potere con il Governo: la stessa critica che abbiamo mosso al Governo Renzi è proponibile per quel tipo di contratto al vostro programma! È un programma di potere e non di Governo.
E poi, Presidente, la prego: l'articolo 95 alla Costituzione le dà un potere di unità, di indirizzo, di coordinamento dei ministri, lo eserciti! La foto di ieri, in mezzo ai suoi due Vice Presidenti, mi ha ricordato molto Scilla e Cariddi: come se in qualsiasi movimento lei potesse essere poi schiacciato dalla politica. Non lo dimentichi: lei ha un articolo 95 alla Costituzione che deve rispettare, e lo faccia rispettare, con le sue competenze, non con quelle altrui!
Se dovessi occuparmi, come mi occuperò (il tempo è molto limitato), del tema giustizia, io ho trovato delle contraddizioni fra quello che lei ha dichiarato e quello che è scritto nel programma molto preoccupanti: preoccupazioni che le esterno con molta pacatezza, ma con altrettanta fermezza. Nel paragrafo 11 del contratto ho letto un'espressione terrificante: “carcere vero”; cioè l'idea carceraria è assolutamente prevalente in quel contratto, cioè è un'idea che dà dell'articolo 27 una lettura terribile, come se il carcere forse la finalizzazione della giustizia: noi respingiamo questa idea, non è la nostra idea ! Più pene, meno benefici, riduzione dell'area di imputabilità dei minorenni anche sotto il profilo dell'esecuzione delle pene! Una certezza della pena che è scambiabile con la mancanza di pene alternative: qui stiamo negando i fondamenti del rapporto fra uomo, pena, sanzione, fatto di reato, cioè torniamo indietro - scusate se lo dico - di cinquant'anni !
Niente provvedimenti deflattivi; la prescrizione dev'essere restituita - lo ha detto lei e se n'è assunto la responsabilità piuttosto grave - alla sua originaria funzione. Ma qual è la funzione della prescrizione? Evitare che ci sia un “fine processo mai”, perché la ragionevole durata del processo è un diritto e dipende dallo Stato, non dai cittadini ! Il cittadino ha diritto - e lo non lo dice soltanto la Costituzione, lo dice la Corte europea dei diritti dell'uomo, che ormai è norma super-costituzionale, dopo il Trattato di Lisbona ratificato nel 2009. “Fine processo mai” noi lo respingiamo e ci batteremo pesantemente contro questa pretesa di dare - a chi? - alle procure il potere di governare questo Paese: noi non lo consentiremo !
Il “chi sbaglia paga” senza depenalizzazione, senza 131-, senza condotte riparatorie! Lei ha detto: più carcere e più diritti; vado a leggere il contratto: più carceri e meno diritti per i detenuti, e questo non va bene! Anche questo va respinto: niente margini di impunità, ma la conferma, Presidente (controlli i suoi ministri), la si ha nelle voci terrificanti che vogliono al Ministero della giustizia persone come il PM Di Matteo ed altri ! Un dato inaccettabile: persone che hanno massacrato il diritto di difesa dall'alto di uno scranno e di un concorso che hanno semplicemente vinto!
Non è consentito: la prego, vigili perché non accada, che il Ministero della giustizia non sia preda delle superprocure e delle procure, ma preda dei cittadini, che hanno diritto ad una giustizia che sia modellata sulla presunzione di non responsabilità o di non colpevolezza.
Allora, un Paese che sta per diventare, se dovessimo dare seguito…
PRESIDENTE. Concluda.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). …a queste notizie (e ho finito, Presidente), la mancanza di parola “prevenzione”… Pensate, scusate, lo dico rapidissimamente: gli infortuni sul lavoro che cosa dite, contano, non contano, servono, non servono? Ma per carità: pene, certezza, tutto quello che… E invece sangue! Un Paese che sta diventando un battello sul Mississippi del giustizialismo. Voi questo volete proporre: un fiume di giustizialismo in cui l'Italia deve galleggiare.
Gli investitori, lei si è preoccupato: ma quali investitori? Qui fuggiranno gli italiani da questo Paese ! Ma quali investitori! Fuggiranno gli italiani da un Paese di questo genere! Chi vuole essere oggetto di cotante indagini? Allora…
PRESIDENTE. Deputato Sisto, deve concludere, se no devo levarle la parola.
FRANCESCO PAOLO SISTO(FI). Ho finito, Presidente, dieci parole. Soltanto cito una frase di Alessandro Manzoni e finisco: “Il buonsenso c'era, ma se ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”. Io penso che il senso comune che voi volete infilare nella giustizia non è quello della Costituzione. Noi giocheremo in difesa, ma pronti al contropiede, e saremo tanti, troppi per voi !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori ministri, onorevoli colleghi, Presidente Conte, lei con il suo discorso di dichiarazioni programmatiche ha già compiuto un'opera considerevole, perché di fronte alle Camere e di fronte alle telecamere è riuscito a smussare alcuni dei tratti più estremisti delle due forze politiche che hanno dato vita alla sua maggioranza, per come si sono poste nel dibattito pubblico e per come si sono presentate agli elettori.
Ha mostrato un volto apparentemente moderato, almeno nei toni, favorito da un carattere quasi tecnico di parte del suo Governo; ma a ben guardare le linee di azione che ci ha sottoposto più che moderate appaiono, nel migliore dei casi, indefinite: linee di azioni tanto calibrate comunicativamente, quanto vaghe e ondivaghe nel merito, nell'attuazione, nelle implicazioni. Dietro uno sbandierato pragmatismo delle proposte non è dato individuare azioni, strumenti, coperture; in molti casi si fa fatica a immaginare gli atti che potranno dare concretezza a tale azione di Governo.
Presidente Conte, la nostra Repubblica, che è, o sarebbe meglio dire, ha sempre ambito ad essere una democrazia liberale e uno stato di diritto costituzionale, nei suoi settant'anni di storia ha vissuto e vive tuttora profonde violazioni della nostra legge fondamentale.
Mancate o incomplete attuazioni di essa e di norme ordinarie, negazioni delle libertà di informazione e di conoscenza per i cittadini, violazione dei diritti di partecipazione dei cittadini e della loro libertà di associazione per l'assenza di una seria legge sui partiti, uso della spesa pubblica ai fini clientelari e di consenso, negazione di una giustizia giusta - abbiamo appena sentito e condivido appieno le parole dell'onorevole Sisto - e di un giusto processo, mancata attuazione di accordi internazionali, ripetute condanne da parte delle giurisdizioni internazionali.
Si è chiesto, Presidente, nella replica di ieri al Senato, cos'è il giustizialismo e ha incalzato: la certezza della pena è forse giustizialismo? La certezza della pena senza certezza del diritto sì, lo è. La pena fuori dal diritto, la pena fuori dalla legalità. Presidente Conte, è mai stato in un carcere italiano? Credo di sì, considerando la sua professione. È consapevole del ruolo che hanno avuto le forze che la sostengono nell'affossare la riforma dell'ordinamento penitenziario? Quale opinione ha su questo?
Presidente, ha un po' dell'incredibile che nei settantuno minuti del suo discorso lei non abbia mai utilizzato l'espressione “Stato di diritto” e lei è un avvocato: questo sì avrebbe dato un'idea del cambiamento. “Avvocato del popolo”: nei giorni scorsi abbiamo invece ascoltato questa espressione ma, se lei è l'avvocato, chi sarebbe il giudice? Chi il pubblico ministero? Se proprio dobbiamo usare questa metafora, è il Parlamento a rappresentare la nazione e a tutelare e garantire la sovranità popolare ed è il Parlamento in tutti gli ordinamenti costituzionali e parlamentari a difendere i popoli dagli Esecutivi ed è quello che noi ci impegniamo a fare da oggi su ogni singolo provvedimento che andrà a ledere i diritti - diritti fondamentali, diritti costituzionali, diritti civili e politici dei cittadini - e temiamo purtroppo che lo dovremo fare con il suo Governo.
In merito all'Europa lei ha fatto riferimento genericamente alla necessità di adeguamento della europea: qualcosa in più vorremmo saperlo. Ad esempio, per restare sul tema centrale dello Stato di diritto, come sa, è aperta una discussione in Europa in merito al bilancio 2021-2027 ed è aperto un tavolo politico in cui finalmente, in un'ottica di stabilizzazione dell'Eurozona, si prende in considerazione la possibilità di condizionare l'elargizione di fondi strutturali europei al rispetto dello Stato di diritto. Cosa dirà su questo il suo Governo in vista del Consiglio europeo di fine mese? Dimostri con i fatti, Presidente, che il suo Governo…
PRESIDENTE. Concluda.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). …non subisce il fascino di certi regimi autoritari o delle peggiori democrazie illiberali.
Concludo, purtroppo non mi posso rivolgere al Ministro Salvini che non c'è, il quale ci ha detto con cattivo gusto che è finita la pacchia: da lui ci aspetteremmo invece parole dure e un'immediata azione per la lotta allo sfruttamento sul lavoro, per la lotta allo sfruttamento del caporalato con o senza ruspe, decida lui, ma su questo abbiamo sentito solo silenzio finora dai quei banchi.
Concludo rivolgendomi ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: secondo la lettura della realtà politica italiana che avete offerto ai cittadini e al dibattito pubblico negli ultimi anni e secondo il linguaggio vostro, non mio, non siete forse voi dei voltagabbana…
PRESIDENTE. Deve concludere.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). …che avete accettato di fare un'alleanza post-elettorale con una forza politica contro la quale vi eravate presentati?
PRESIDENTE. Concluda, altrimenti le tolgo la parola.
RICCARDO MAGI(MISTO-+E-CD). Allora, vi chiedo: siccome sono convinto…
PRESIDENTE. Le tolgo la parola. Chiudiamo.
È iscritta a parlare la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.
STEFANIA PEZZOPANE(PD). Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, non voteremo la fiducia al Governo. Siamo di fronte a un'operazione di potere inadeguata che in altri momenti avreste chiamato inciucio e che ora si prova con scaltrezza a nobilitare a Governo politico del contratto di programma. Ma un titolo, per quanto originale, non può nascondere il sottotitolo che è Governo delle destre, dell'odio e della paura.
Tuttavia, la mia contrarietà, la nostra contrarietà è anche nei motivi di merito sulla sostanza delle cose, sulle risposte che intendete dare alle domande irruente che vengono dal Paese. Il contratto di programma oscilla, infatti, tra un'operazione di e un tentativo di destabilizzazione del Paese o un elenco generico di cose da fare con gravi omertà: sì, gravi omertà. Come si può, dopo una campagna elettorale fatta nel Mezzogiorno d'Italia con promesse e risultati così carichi di aspettative nei vostri confronti, andare in una relazione al Parlamento scegliendo di non fare riferimento mai alla parola Sud, mai alla parola Mezzogiorno d'Italia?
Ma davvero, Presidente, lei crede che il suo essere pugliese, come ha risposto ieri, possa essere di per sé rassicurante per il popolo del Sud? Non sono d'accordo, Presidente, così non va: il vero cambiamento è dare risposte più avanzate a quelle domande che voi stessi avete percepito, alimentato, nutrito con bulimia. Alla questione meridionale rispondete con un Presidente che vanta le sue origini pugliesi e con una Ministra, la Ministra del Sud, che però non ha il portafoglio e non ha una politica perché nel contratto di Governo dite che non serve una politica specifica del Sud.
La Ministra Lezzi, che adesso è assente, io la ricordo in Senato ad aprire scatolette di tonno, ad occupare i banchi dove ieri comodamente era seduta. Non ripeto quante cose l'onorevole Lezzi in questi anni ci ha detto, con quale tono, con quale violenza perché ho molto rispetto per questo luogo e non voglio ripetere quello che lei diceva perché non ho pregiudizi e da cattolica e cristiana credo nella redenzione. Tuttavia, gli interventi in corso attivati dai Governi Renzi e Gentiloni sul Sud sono stati interventi impegnativi.
Se non avete una politica, almeno non smorzate quella che abbiamo attivato noi. Ci sono contratti di programma attivi, ci sono le regioni Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e le città metropolitane che hanno attivato complessivamente 770 interventi per 39 miliardi: non fermate questa macchina in corsa, anzi mettete più benzina, anzi accelerate . La Ministra Lezzi avrà, quindi, da lavorare: anche se nel programma non c'è niente, c'è comunque un disegno e una strategia da attuare.
Noi vigileremo: è necessario andare avanti sulle zone economiche speciali. E al Vicepresidente Salvini, che stamattina non ci ha fatto la grazia di essere qui con noi, ricordo una promessa che aveva fatto in campagna elettorale quando, nel suo veemente , aveva annunciato l'istituzione del Ministero della montagna e del Ministro della montagna che io non trovo nell'elenco: non lo trovo, non trovo il Ministro e non trovo una strategia per le aree interne.
Particolarmente grave è l'assenza di politiche sulla ricostruzione. Mi permetta, Presidente, da terremotata per due volte, nel 2009 e nel 2016: va benissimo che lei abbia annunciato una visita. Cinque Presidenti del Consiglio sono venuti a visitare le terre d'Abruzzo e poi i Presidenti del Consiglio Renzi e Gentiloni le terre del centro d'Italia. Non basta: sarà ben accolto, ci mancherebbe. Ma ci vogliono proposte che moltiplichino gli sforzi di questi anni: una passeggiata non si nega a nessuno, ma abbiamo già un banco di prova con la conversione del decreto-legge fortunatamente approvato dal Governo Gentiloni sul terremoto del centro Italia. Su questo ci aspettiamo un sostegno alle nostre proposte migliorative, sulla restituzione delle tasse oggi prevista al 100 per cento, sul nuovo intervento per le zone franche, sul rilancio delle attività produttive e ci aspettiamo che venga inserito un emendamento per salvare una situazione drammatica creata dalle burocrazie nel sisma del 2009, così come difenderemo con le unghie e con i denti la prima vera strategia di prevenzione sismica con Casa Italia, il sisma , i fondi per le scuole.
Insomma - concludo – “ai terremoti”, diceva Francesco Petrarca, “non v'è rimedio alcuno. Se il cielo ci minaccia con le folgori, pure si trova scampo nelle caverne. Ma contro i terremoti non vale la fuga, non giovano nascondigli”: noi non ci siamo mai nascosti, ci abbiamo messo la faccia ogni giorno condividendo il lutto e la speranza e non permetteremo che si torni indietro.
Vi auguro buon lavoro; vi auguro per il bene del Paese di fare cose buone; noi lavoreremo all'opposizione difendendo la Repubblica e la Costituzione. Non siamo stati spazzati via: solo il dirlo è un insulto. Se ne accorgeranno i nostri elettori…
PRESIDENTE. Concluda.
STEFANIA PEZZOPANE(PD). …che siamo qui e se ne accorgeranno i tanti che ci hanno abbandonati che torneranno a volerci bene
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mugnai. Ne ha facoltà.
STEFANO MUGNAI(FI). Grazie Presidente, grazie colleghi onorevoli. Siamo già in fase di bilancio di questo dibattito. Al Senato si è già concluso e siamo circa a tre quarti del dibattito. Mi sembra evidente che la parola che vince per distacco nelle citazioni è la parola cambiamento. Va di moda, si cita come un mantra senza però dare poi una connotazione puntuale su cosa deve essere questo cambiamento e come lo si può declinare. Detta così è una parola da campagna elettorale. Chiamatela responsabilità di governo, ma bisogna fare uno sforzo in più e dire in che direzione si vuol portare il cambiamento.
Intanto, io noto che si cita il cambiamento, ma il nostro Paese avrà ancora un Presidente del Consiglio che chiaramente non ha avuto un avallo elettorale. Si ripete ossessivamente - Goebbels diceva che una menzogna la si può ripetere all'infinito; alla fine diventa verità ma in realtà resta una menzogna - che gli italiani hanno voluto questo tipo di maggioranza. Nessun italiano, nessuno può dire che un italiano abbia voluto questa maggioranza, perché non era un'opzione presentata agli italiani al momento in cui siamo andati a proporre i nostri programmi elettorali. Nonostante il Presidente nel suo primo tempo al Quirinale - quasi fosse una - ha sottolineato che è un Governo politico, tuttavia presenta probabilmente, vincendo nel confronto con tutti gli altri Governi del Paese, il maggior numero, come Governo politico, di ministri tecnici. Quindi, dalle premesse tutto questo cambiamento francamente non è che si veda granché.
Tuttavia, qualche elemento di cambiamento c'è, e mi riferisco ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: qui c'è un cambio di paradigma rispetto agli ultimi cinque anni. Il MoVimento 5 Stelle è un movimento che in questi anni puntualmente ha scelto tutte le volte quando confrontarsi o quando sottrarsi al confronto, quando rispondere ad una chiamata di un giornalista che fosse per un'intervista piuttosto che per una presenza televisiva, addirittura quando presentare le liste piuttosto che no. Io vengo dalla Toscana; a Siena il MoVimento 5 Stelle non c'è, come non c'è a Vicenza. Quando siamo chiamati a governare il Paese l'ordine del giorno lo fa la realtà, l'agenda la detta la realtà e bisogna confrontarsi con tutti i problemi.
Sarà interessante vedere come questo contratto del cambiamento avrà in sé gli strumenti per rispondere a tutta una serie di emergenze che mi sembra fino ad oggi non sono state neanche sfiorate dagli interventi che sono venuti dai banchi della maggioranza e, soprattutto, dal Presidente del Consiglio. Che poi è la realtà a dettare l'agenda ve ne siete accorti pure voi, perché otto giorni fa, nel momento in cui tutti ormai eravamo a ripensare a dover fare le liste perché avevamo già la data delle elezioni, poi la realtà è entrata nel dibattito politico e, con uno che è schizzato e, quindi, con un rischio concreto e reale per quanto riguarda i risparmiatori, le imprese e la tenuta finanziaria ed economica del nostro Paese, il professor Conte è stato di nuovo richiamato per il secondo tempo al Quirinale e quindi sono venuti meno gli anatemi, le richieste di , i e finalmente il Governo è partito.
Io credo oggettivamente che in questo momento il Paese voglia che questo Governo governi. C'è la necessità di avere un Governo. Ieri il Presidente del Consiglio, scomodando addirittura Dostoevskij, ci ha dato la definizione di populismo: populismo è quando si sta in mezzo alla gente. Certamente questa può essere una definizione, ma certamente un'altra definizione di populismo è anche quella di dare proposte semplicistiche e superficiali a problemi complessi e seri. Ecco, io credo e temo che questo importante lavoro culturale che è stato fatto negli anni per far passare nelle menti dei nostri concittadini che esistono soluzioni e scorciatoie, soluzioni semplici a problemi complessi, è roba molto pericolosa ed è anche per questo che Forza Italia darà un voto convintamente negativo rispetto alla fiducia e ci porremo con preoccupazione ma anche con attenzione e senso di responsabilità rispetto a tutti i passaggi che la maggioranza porterà in quest'Aula.
È vero. Credo che il Paese abbia bisogno di un Governo e che, quindi, abbia salutato in questo momento positivamente la nascita di questo Governo. Voi andrete incontro - è oggettivo - ad una luna di miele con il Paese. In tutti i matrimoni, anche nei più felici, la luna di miele finisce e finirà anche qui perché con le scorciatoie non si risolvono i problemi complessi di un Paese importante e difficile come il nostro e che le lune di miele finiscono l'abbiamo già visto. Se avete dei dubbi citofonate a Renzi .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO(FDI). Grazie, Presidente Fico. Buongiorno, Presidente Conte. Non voteremo la fiducia al suo Governo. Cercheremo - e ne saremo sicuramente capaci, Presidente - di fare un'opposizione nel merito, un'opposizione virtuosa, un'opposizione forte ma sicuramente responsabile.
La faremo mattone su mattone, provvedimento su provvedimento, idea su idea. Non ci ha persuaso, Presidente, almeno questo primo e piuttosto accademico elenco parafrasato di quello che voi chiamate contratto di governo. Avremmo voluto sentire altre parole d'ordine rispetto allo stesso: avremmo voluto sentire parlare di incrementale, una nostra proposta che può essere applicata senza copertura da subito; avremmo preferito parlare e sentire il termine taglio delle tasse immediato per la piccola e media impresa; avremmo preferito avere delle rassicurazioni rispetto all'IVA, rispetto all'Ilva e rispetto ad Alitalia; avremmo preferito sentire, dal suo ragionamento e dal suo discorso, parlare di forze dell'ordine, di truffati da parte delle banche, di vittime di reato, di cieca violenza sulle donne. Ebbene, questo non c'era.
Presidente Conte, noi desideriamo chiarezza rispetto alle priorità che sono anche le nostre priorità, priorità che parlano di natalità, di piano natalità, priorità che parlano di famiglia, priorità che parlano di lavoro, ma il concetto sotto questo punto di vista - e mi rivolgo anche al nuovo Ministro del lavoro, a cui auguro buon lavoro - evidentemente è molto più ampio rispetto a disoccupazione, rispetto a pensioni, rispetto a lavoro, Presidente Conte e Ministro Di Maio. Rispetto alle pensioni fare quota 100 con i paletti anagrafici non è fare quota 100. Tuttavia, c'è una soluzione che si chiama quota 41.
Presidente Conte, dobbiamo ancora risolvere il nodo esodati, migliaia di persone che non sono riuscite con le salvaguardie ad andare in pensione. Dobbiamo continuare a credere nel protocollo opzione donna, dobbiamo continuare a credere rispetto alle stabilizzazioni della pubblica amministrazione e a parlare in termini di lavoro di vigili del fuoco. Dobbiamo parlare - ebbene sì, colleghi, anche da questa parte - di scuola, cultura, di edilizia scolastica. Questo, Presidente Conte, non c'era nel suo discorso di insediamento. È proprio su questo tema, scuole e cultura, noi andiamo a rimandare al mittente penose esternazioni…
PRESIDENTE. Mi scusi, Ministro Salvini: deve sedersi nei banchi del Governo. Non può essere seduto lì. Prego.
WALTER RIZZETTO(FDI). È diventato deputato da un momento all'altro. No, forse no.
PRESIDENTE. Perché è senatore. Grazie .
WALTER RIZZETTO(FDI). Grazie, Presidente Fico. Ripeto - e la ringrazio presidente Fico - rispetto a scuola e cultura non accettiamo insegnamenti e rimandiamo al mittente esternazioni delle ultime ore da parte di qualche esponente “turborenziano” del Partito Democratico, cortigiani, Presidente, di un fortunatamente ex Presidente del Consiglio che strappa forzatamente applausi affidandosi ad uno stucchevole e forzatamente - lo rinnovo - simpatico intervento ieri al Senato. Ora il fortunatamente ex Primo Ministro Matteo Renzi se ne va addirittura dall'Italia. Ebbene, Presidente Conte, preferiamo che se ne vada dall'Italia Matteo Renzi piuttosto che se ne vadano dall'Italia i nostri laureati e i nostri imprenditori . Preferiamo che se ne vadano dall'Italia alcuni che hanno fatto parte di una certa classe politica.
PRESIDENTE. Concluda, Rizzetto.
WALTER RIZZETTO(FDI). Vado a concludere, Presidente, e mi rivolgo anche all'onorevole Martina che va a distanziare la destra dalla sinistra, ma ricordo che qui dentro, Presidente Fico, è stata la sinistra a votare l'aggiramento dell'articolo 18 e i licenziamenti collettivi . Vergogna, vergogna all'ex Governo. Concludo, Presidente, invitando il Presidente Conte a non tenere…
PRESIDENTE. Deve concludere.
WALTER RIZZETTO(FDI). …la foto di Matteo Renzi sul tavolo - concludo, due secondi - ma a tenere la foto, sul suo tavolo, di un giovane disoccupato, di un pensionato minimo, di un lavoratore, di un imprenditore che vuole restare in Italia, di una coppia di giovani che vogliono mettere al mondo dei figli. Sicuramente facce - e concludo, Presidente - meno famose, ma ne trarrà sicuramente un esempio più virtuoso. Buon lavoro Presidente, buon lavoro ministri, buon lavoro ai parlamentari della Repubblica e buona fortuna ai nostri concittadini e patrioti italiani .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO(M5S). Grazie, Presidente Fico. È un onore ricevere da lei la parola, sinceramente. Benvenuto!
Colleghe deputate e colleghi deputati, prima di tutto fatemi salutare il presidente Conte e la squadra di ministri. Per chi come me ha lottato dieci anni per dare questa occasione di cambiamento all'Italia, è un onore e un'opportunità incredibile.
Non farò, come hanno fatto in tanti, l'esegesi degli intenti di quello che ha detto e che non ha detto, perché quello che vogliono gli italiani è vedere i fatti e sono certo che questa squadra di Governo, con questa maggioranza parlamentare, darà risposte agli italiani.
Vorrei complimentarmi, però, con lei, Presidente, per la nitida visione geopolitica e geostrategica che è già emersa dai suoi primi discorsi e che segna una distanza siderale dal servilismo cieco di chi l'ha preceduta. Siamo stati per anni definiti coloro che volevano distruggere ora l'Europa, ora le nostre alleanze storiche, e poco importa se a dirlo fossero proprio coloro che stavano portando l'Italia esattamente in quella direzione con politiche miopi e controproducenti. Sì, Presidente, perché è bene dirlo e rimarcarlo forte, come ha fatto lei nei suoi discorsi: avere paura di riformare, di crescere, di migliorare, ma, soprattutto, di pretendere rispetto e un ruolo alla pari con gli altri Paesi fondatori dell'Unione europea è ed è sempre stato la causa della disaffezione del popolo italiano verso le istituzioni internazionali e i nostri , ed è la perdita di credibilità internazionale il frutto di questa miopia.
Non abbiamo mai creduto nel “ce lo chiede l'Europa”; abbiamo sempre saputo, invece, che dietro quella frase si celasse l'incapacità dei Governi italiani precedenti di farsi spazio nel consesso europeo, di stabilire relazioni forti e alla pari, di rappresentare l'Italia perseguendo l'interesse degli italiani, come vuole la Costituzione. L'Unione europea, questo sogno di libertà e comunità con il quale la mia generazione è cresciuta, sta crollando per colpa dell'immobilismo e della cecità di una visione che ignora le cosiddette periferie europee. Noi vogliamo salvare questo sogno e per farlo non c'è altra strada che la ridiscussione di accordi e trattati che ledono i nostri interessi, quelli del popolo italiano.
Voglio partire, quindi, da alcuni ambiti fondamentali.
Europa: l'Europa è la nostra casa naturale e ha fatto bene, Presidente, a rimarcarlo più volte. È proprio per questo che vogliamo curarla dal male di cui soffre, l'incompleta attuazione delle direttive con le quali era stata pensata, tracciata nel 1992 con il Trattato di Maastricht e confermata nel 2007 con il Trattato di Lisbona. In questi Trattati, Presidente, si chiede di promuovere un progresso economico e sociale equilibrato e sostenibile nell'attuazione di un'unione economica. Occorrerà estendere alla BCE lo statuto vigente alle principali banche centrali nel mondo per raggiungere un'unione monetaria adeguata agli squilibri geopolitici ed economici prevalenti. Servirà maggiore condivisione nell'affermare l'identità europea sulla scena internazionale, disconoscendo la supremazia di uno o più Stati membri, perché in contrasto col fondamento democratico dell'Unione.
È tempo di attuare l'impegno, preso in sede di trattato, di istituire una cittadinanza dell'Unione che sia espressione della parità dei diritti e degli interessi dei cittadini europei. Dovremo puntare a una stretta cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni, per garantire la sicurezza di tutti i cittadini europei. Bisognerà rafforzare il ruolo e i poteri del Parlamento europeo, in quanto unica istituzione europea ad avere una legittimazione democratica diretta, e, nel farlo, servirà depotenziare gli organismi privi di tale legittimazione. Dovremo aumentare il coinvolgimento nei territori attraverso una rappresentanza effettiva delle regioni. Occorre riportare agli Stati le competenze che l'Unione europea non riesce a gestire efficacemente e questo è sancito anche negli accordi dell'Unione europea. Vanno debellati i fenomeni di all'interno dell'Unione, eliminate le decisioni lesive degli interessi della piccola industria, valorizzate le nostre eccellenze produttive, perseguite le contraffazioni, le violazioni dei marchi, la circolazione dei falsi, proibendo le confusioni tra e , e imponendo la dichiarazione di origine dei prodotti.
Occorrerà rivedere insieme ai europei l'impianto e la economica europea: politica monetaria, Patto di stabilità e crescita, , MES e tanto altro, attualmente asimmetrico e basato sul predominio del mercato rispetto alla più vasta dimensione economica e sociale. Ci impegneremo nel superamento della direttiva Bolkestein.
Gli accordi commerciali, altro tassello fondamentale: l'Italia vive di ed è quindi evidente che il libero scambio sia un caposaldo per il nostro Paese. L'Italia, però, produce altissima qualità, dalle eccellenze dell'agroalimentare al tessile. L'Italia ha a cuore la salubrità del cibo come la dignità del lavoro e il rispetto dell'ambiente.
Per tutti questi motivi, Presidente, occorrerà opporsi in modo deciso a tutti quei trattati, come il TTIP e il CETA, o all'inclusione della Cina nelle economie di mercato, che, dietro il concetto di libero mercato, nascondono la violazione di questi valori e ledono la tutela dei diritti dei cittadini e del mercato interno alla UE .
Immigrazione: il superamento del Trattato di Dublino, per introdurre finalmente il concetto di ripartizione obbligatoria dei richiedenti asilo nei ventisette Paesi comunitari, deve diventare la priorità di questo Governo.
Bisognerà, inoltre, iniziare a definire chiaramente come gestire chi non ha diritto, visto che questa parte di migranti continuerà comunque a rappresentare la maggioranza di chi arriva sul nostro territorio, e far finta che non esista non risolverà certamente le cose e non migliorerà le loro condizioni. Occorrerà stipulare accordi per il rimpatrio con i Paesi africani, consapevoli della necessità di rapportarci agli stessi con un approccio responsabile e paritario, chiesto, tra l'altro, dagli stessi ambasciatori africani alla conferenza Italia-Africa dell'ultimo anno. Occorrerà stabilire vie legali di accesso per evitare che chi ha il diritto debba rischiare la vita per esercitarlo. Occorrerà, soprattutto, dotare i prefetti di una struttura all'altezza del gravoso compito che svolgono nella concessione o meno dello di rifugiato, attrezzando le commissioni territoriali in modo adeguato.
In Europa, Presidente, dovremo andare a ribaltare un concetto su tutti: il richiedente asilo deve avere come interlocutore l'Unione europea, non l'Italia, la Grecia o la Spagna . Il concetto dell'Italia “porto d'Europa” ci ha reso schiavi dell'idea che bastasse pagarci, tra l'altro poco e male, per lasciarci da soli a gestire la crisi migratoria. Se il migrante ha diritto, deve lasciare il suo Paese in modo sicuro, in legalità e con la consapevolezza di trovare in Europa la possibilità di integrarsi e contribuire alla crescita del Paese che lo ospita.
Un'attenzione particolare, Presidente, dovremo darla alla lotta alle mafie, che speculano sull'immigrazione e la sfruttano con fenomeni ignobili come il caporalato e, soprattutto, alla tutela delle categorie vulnerabili, come i minori e i potenziali apolidi.
Difesa: in un momento storico in cui la minaccia cibernetica e quella del terrorismo internazionale creano forti preoccupazioni, nonostante la disponibilità delle migliori conoscenze tecnologiche, non riusciamo ancora a prevedere gli attacchi e le loro conseguenze.
Sarà fondamentale sviluppare nuove forme di collaborazione in ambito di e sicurezza con i nostri alleati e provare anche a consolidare i rapporti con i nostri per contrastare le minacce comuni. Occorre dotare le nostre Forze armate degli strumenti tecnologici e delle competenze specifiche per affrontare queste sfide globali e razionalizzare le spese e le risorse, attuando scelte radicali e improcrastinabili, come il ritiro del contingente dall'Afghanistan e il continuo sostegno, invece, alle missioni di successo, come quella in Libano . Parlavo di e voglio dire qualche parola in più su questo: l'obiettivo è rendere lo strumento militare più efficiente e dirottare i fondi dove davvero servono.
Occorre valorizzare lo sviluppo tecnologico e le eccellenze prodotte dalle industrie della difesa, escludendo, però, gli investimenti sui sistemi d'arma non motivati da reali esigenze nazionali e in contrasto col nostro dettato costituzionale. C'è chi nell'Esercito vede solo divise; noi vediamo uomini, donne, famiglie, persone con esigenze, esperienze e vite vissute con sacrificio e abnegazione. Ecco perché, Presidente, dovremo affrontare con forza il tema dei diritti dei militari e della salute degli stessi. Agricoltura e pesca sono due settori fondamentali per l'economia nazionale e tra i più discussi anche in ambito di Unione europea. Dovremo essere in grado di intervenire con determinazione nelle opportune sedi comunitarie al fine di evitare tagli al per la programmazione 2020, di cui molto si parla, e operare affinché queste politiche tengano in considerazione la specificità dei nostri mari.
La tutela dell'italianità, intesa come valore aggiunto del , dovrà essere un altro obiettivo cardine dell'azione di Governo, per introdurre l'obbligo di indicare in etichetta in modo chiaro e inequivocabile l'origine della materia prima utilizzata. Mi rincuora, quindi, sapere, Presidente, a fronte di tutto questo, che la Cancelliera Merkel e il Presidente Macron l'abbiano già chiamata per stabilire un primo contatto e sono certo che il G7 sarà un'occasione d'oro per tracciare le prime linee di una collaborazione che deve divenire quanto più strutturale possibile.
Presidente, lei ieri ha detto parole importanti, che spero la guideranno nei prossimi anni già a partire proprio dal G7 di questo fine settimana. Ha ribadito la convinta appartenenza del nostro Paese all'Alleanza atlantica, con gli Stati Uniti d'America quale alleato privilegiato, e ha detto che saremo fautori di un'apertura alla Russia, che ha consolidato negli ultimi anni il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Noi, confermando totalmente questo orientamento, come tra l'altro abbiamo sempre fatto, vogliamo rimarcare la necessità di una prospettiva multipolare, che riporti l'Italia al centro delle dinamiche del Mediterraneo e quindi dell'Europa tutta .
Molti italiani pensano che l'Italia sia apprezzata nel mondo solo per la cultura, l'arte, le tradizioni, il cibo e la bellezza dei suoi paesaggi. Non è così! L'Italia è stata per decenni simbolo internazionale di equilibrio, razionalità, umanità, cooperazione e mediazione dei conflitti. È tempo di tornare a essere tutto questo e le garantisco che, nonostante i gravi errori degli ultimi Governi, siamo ancora in tempo, perché tutto il mondo ci riconosce questa propensione naturale. L'Italia può e deve essere fautrice della migliore diplomazia internazionale.
È per questo, Presidente, che non dovrà ignorare la necessità improcrastinabile di aumentare la dotazione economica del Ministero degli affari esteri, dopo avere provveduto in modo serio a una razionalizzazione e normalizzazione delle spese dello stesso, attuata con l'aiuto prezioso delle eccellenti professionalità della Farnesina e del segretario generale.
Una migliore diplomazia si traduce in vantaggio diretto per la nostra nazione e in maggiore capacità di interlocuzione con i nostri alleati, che, come abbiamo imparato in questi anni, non vogliono . Vogliono, invece, riferimenti sinceri e affidabili. Non amano chi bacia la mano del dittatore e l'indomani lo ammazza, come non amano chi si dice fedele e poi parla col nemico di nascosto. L'Italia ha bisogno di una politica estera trasparente, matura, lungimirante e programmatica.
Abbiamo bisogno di comunicare ai nostri alleati la strada che tracceremo nel prossimo decennio, senza cambiare continuamente direzione, come le bandiere. Abbiamo enormi opportunità da cogliere. Dal modo in cui affronteremo fenomeni, come la nuova via della seta, o crisi, come quella siriana, o ripartenze, come quella libica, dipenderà il nostro futuro. Una cosa è certa: parlare di politica estera oggi significa parlare di sviluppo economico in tutte le sue accezioni. Non è un caso che afferiscano al Maeci sia l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo che gli istituti di commercio estero. Rilanciare l'Italia all'estero significa far funzionare come un corpo unico queste due strutture e avere un canale privilegiato con gli interni per la partita degli accordi strategici internazionali. Politiche migratorie, politiche di sicurezza, , commercio, sviluppo, ambiente, il futuro di tutto questo passa dalla capacità che avremo di cooperare a livello globale con i nostri e di aprirci a nuovi consapevoli che, al di là dello steccato storico, all'interno del quale ci sentiamo protetti, vive due terzi della popolazione mondiale e non possiamo ignorarlo. La nostra casa naturale è l'Europa, come dicevamo, ma una casa è viva e felice, quando gli inquilini ne hanno le chiavi e la condividono con amicizia ed è in grado di arricchirli nella loro diversità.
Concludo Presidente, augurandole di raggiungere questi obiettivi e ridare finalmente agli italiani la dignità internazionale che meritano, l'orgoglio di essere italiani, la gioia di vedere sventolare la bandiera italiana e di cantare l'inno, ma soprattutto la consapevolezza di essere cittadini di un Paese fiero e sovrano, inserito in un contesto meravigliosamente multipolare e coeso. Dialogo trasparenza, multilateralismo, rispetto e amore per i diritti fondamentali dell'uomo, dei popoli e delle nazioni: sia questa la strada da seguire e renderà orgogliosi di lei 60 milioni di italiani
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.
MANFRED SCHULLIAN(MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio dei ministri, signore ministri e signori ministri, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, premetto che prendo la parola, non come presidente del gruppo Misto, che non esprime né potrebbe esprimere una posizione unitaria in riferimento al Governo appena nato, ma come membro della componente delle minoranze linguistiche.
Signor Presidente del Consiglio, ho avuto modo di conoscerla in occasione delle consultazioni. Ho apprezzato la sua chiarezza, concretezza e disponibilità ad ascoltare e a discutere dei temi per noi prioritari. In quell'occasione abbiamo espresso le nostre valutazioni sul cosiddetto contratto di Governo, che definirei accordo programmatico, perché mancante della necessaria concretezza per potere essere considerato un contratto vero e proprio. È un programma molto ambizioso, in parte condivisibile, in parte discutibile.
Signor Presidente del Consiglio, nel corso di quell'incontro, le abbiamo fatto notare la mancanza di qualsiasi riferimento alle autonomie speciali, un'assenza che non poteva certamente essere colmata dal richiamo all'articolo 116 della Costituzione. Nella sua dichiarazione programmatica in Parlamento ha cercato di recepire le nostre richieste e colmare questa lacuna, affermando che il Governo si adopererà per salvaguardare le regioni ad autonomia speciale del nord e del sud del Paese. Apprezziamo questa sua sensibilità, ma ancora non ci soddisfa, perché la nostra autonomia speciale è già assicurata dallo Statuto di autonomia di rango costituzionale, oltre che in sede internazionale. Non le chiediamo, quindi, di salvaguardare un'autonomia garantita costituzionalmente, ma di adoperarsi, assieme a noi, per valorizzare questa autonomia e per farla crescere, per il bene del nostro territorio e per l'intero sistema delle autonomie.
Il riconoscimento di ulteriori forme di autonomia alle regioni ordinarie, che noi condividiamo, non può avere come conseguenza un livellamento, verso il basso, delle regioni e delle province a Statuto speciale, ma al contrario deve essere occasione di sviluppo, ispirandosi al riconoscimento di quei valori di prossimità, di sussidiarietà e di responsabilità, da lei opportunamente richiamati. Le nostre richieste saranno ispirate alla ragionevolezza e al senso di responsabilità, signor Presidente del Consiglio e signor Ministro per gli affari regionali e per le autonomie. E con gli stessi criteri valuteremo, giorno per giorno, le vostre iniziative.
La nostra decisione di astenerci sul voto di fiducia va quindi letta con questo spirito, che ci porta ad avere un atteggiamento privo di pregiudizi in attesa di atti concreti. Buon lavoro a lei, signor Presidente, e a tutto il Governo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Signor Presidente, vorrei iniziare augurandole buon lavoro, Presidente del Consiglio. Sappiamo che il suo non sarà un lavoro facile, la condizione del Paese non è delle migliori. E dentro questa condizione, dove sono cresciute paure e incertezze, hanno costruito il consenso le principali forze politiche che oggi sostengono il suo Governo. E hanno alimentato un clima di odio e di divisioni, con grande spregiudicatezza, sia rispetto alle parole che sono state utilizzate, rispetto al clima di odio e di divisione che è stato alimentato con spregiudicatezza, soprattutto attraverso i sia rispetto al clima di delegittimazione delle istituzioni.
Io sono contento oggi che questo clima in parte si sia rasserenato. Penso, per esempio, alla nascita del suo Governo. Qualcuno direbbe l'ennesimo Governo non eletto dai cittadini, ma un Governo che nasce nel pieno delle prerogative della nostra Costituzione, che affida al Parlamento la possibilità di costruire delle maggioranze. Eppure, proprio su questo, si è costruita una delegittimazione delle funzioni del Governo, che si basava prevalentemente sulla loro natura e non invece sul contrasto delle politiche che quei Governi mettevano in campo. Glielo dice uno che dei Governi precedenti è stato oppositore dentro quest'Aula, quindi, senza nessuna ipotesi di essere di parte dentro questo ragionamento.
Nasce questo Governo non eletto, forse anche con qualche deficit da un punto di vista formale in più, rispetto ai precedenti Governi. Buona parte dei deputati della Lega, che oggi sostengono la maggioranza del suo Governo, sono stati eletti con i voti nei collegi uninominali di partiti che oggi stanno all'opposizione. E, quindi, forse, quei deputati non hanno una piena legittimità da questo punto di vista, non rappresentano esclusivamente quel partito che sostiene un accordo politico.
RAFFAELE VOLPI(LEGA). Pensa al tuo di collegio!
PRESIDENTE. Per favore!
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Però poco importa, la nostra Costituzione affida al Parlamento la possibile di costruire le maggioranze parlamentari e i parlamentari non hanno vincolo di mandato e questo Governo è pienamente legittimo. Le auguriamo buon lavoro.
Attorno a questo Governo si è creata una grande attesa, frutto di quel consenso che, come dicevo prima, quelle forze politiche hanno ottenuto, cavalcando quelle paure e quelle incertezze. Noi abbiamo pienamente coscienza del fatto che questa grande attesa può trasformarsi presto, nel momento in cui verranno a galla alcune delle cose che voi avete messo in quel contratto di Governo, le contraddizioni di quel contratto di Governo, sappiamo bene che quella grande attesa può tramutarsi presto in una perdita di consenso. Noi non ci faremo trovare impreparati. Noi saremo qui, pronti a sfidare il suo Governo sul terreno di quelle promesse, che voi avete fatto e che andranno fatte nell'interesse generale dei cittadini e andranno fatte, forse, con una forma diversa.
Non ci opporremo alla costituzione di un reddito di cittadinanza, se quel reddito di cittadinanza non serve semplicemente come elemento di assistenzialismo rispetto alla povertà, ma è coniugato insieme a politiche di sviluppo economico e coniugato insieme soprattutto a politiche che ridisegnano il mercato del lavoro, restituendo dignità ai lavoratori e diritti ai lavoratori, di cui non ho trovato traccia. Non ho trovato traccia di un reinserimento di un articolo 18 o di un'altra forma di tutela dal licenziamento discriminatorio, dentro il vostro programma di Governo.
E, allora, il reddito di cittadinanza serve, anche, dentro un mercato del lavoro che è cambiato e dove il lavoro è sempre più intermittente, a garantire continuità di reddito, soprattutto alle nuove generazioni che sono state, in questi anni, derubate della proprio certezza e del futuro, dentro un meccanismo di precarietà. Ecco, precarietà, quella parola che lei non ha mai nominato e che riguarda, oggi, buona parte delle nuove generazioni di questo Paese che hanno, nella precarietà, non solo una dinamica del mercato del lavoro, ma che vivono la precarietà come condizione esistenziale. E, forse, di questo dovremmo preoccuparci rispetto al futuro di questo Paese.
Ma nessun cambiamento, fuori dai proclami. Buona parte delle politiche che mettete in campo sono in continuità, nel solco di quella che è, oggi, una nuova destra europea, nel solco della destra nazionalista europea di Orban e di Le Pen e nel solco, anche, di una destra liberista, forte con i deboli e debole con i forti o con i soldi, se preferiamo. Dove sono finite le grandi battaglie del MoVimento 5 Stelle contro le banche, contro il sistema finanziario che ha generato una crisi speculativa? Non c'è traccia di una riforma che separa banche di speculazione da banche d'investimento nel vostro programma di Governo, dove sono finite? Forse che quelle banche, oggi, non sono più un problema, che quella politica non è un problema, quella politica finanziaria? Dove sono le politiche fiscali per impedire alle grandi multinazionali di eludere il fisco italiano per centinaia di milioni di euro, mentre i cittadini italiani devono pagare fino all'ultima lira delle tasse? Dove sono le promesse di riduzione delle spese militari, in un mondo che sta diventando sempre di più una polveriera e dove il nostro Paese continua a fare affari con Paesi, come l'Arabia Saudita o la Turchia, che in questo momento sono impegnati ad appiccare fuochi incendiari in Medioriente, come succede in Yemen dove, con le bombe vendute dalle industrie italiane, autorizzate dal precedente Governo, si continuano a uccidere civili e bambini innocenti, con un nostro alleato, partner, come l'Arabia Saudita? Ecco, noi, di questo avremmo voluto parlare, oggi.
Noi vorremmo parlare e ci opporremo fermamente a quell'idea di che, sostanzialmente, produce un danno enorme per le casse dello Stato, perché, sostanzialmente, per ridurre le tasse ai più ricchi si mette in discussione la tenuta, il mantenimento del nostro sistema di . Quando scoprirete che quei 50 miliardi di euro non arriveranno dalla mancata evasione fiscale che pensate di generare, dove si andranno a prendere, quali saranno i tagli che metterete in campo? Ve lo dico io, perché sono tutti tagli che, in questi anni, altri Governi hanno messo in campo ogni volta che bisognava fare e sconti al grande sistema economico e finanziario di questo Paese, ai poteri economici più forti di questo Paese. Sono i tagli che farete agli enti locali, sono i tagli che farete al sistema di , sono i tagli che farete alla sanità, dove i ricchi, che avranno guadagnato con la , non avranno problemi, perché si potranno permettere una sanità privata e dove i poveracci che hanno risparmiato qualche migliaio di euro, invece, dovranno rincorrere le assicurazioni sanitarie, sperando che gli coprano tutte le prestazioni. E, poi, mi permetta, e concludo, Presidente, di dirle che noi saremo un'opposizione dura, contro la regressione culturale che una parte del suo Governo sta mettendo in campo dalle prime battute. Noi saremo un'opposizione dura contro quell'idea che vuole mettere in campo il Ministro all'interno Salvini rispetto al modello di contrasto dell'immigrazione; lo dico perché lei parla di immigrati regolari, vorrei ricordarle che a causa della Bossi-Fini oggi non è possibile un ingresso regolare nel nostro Paese. La prima cosa che il suo Governo dovrebbe fare è garantire vie di accesso legali; ma noi ci opporremo a quel degrado culturale che, quando un sindacalista viene ucciso in Calabria, perché difende interessi dei braccianti, esattamente come avveniva nel secolo scorso, non c'è un Ministro dell'interno che pensa di spendere una parola, non di solidarietà o di ricordo per Sacko Soumaila, ma di intervento, di certezza della pena per chi, quel delitto, lo ha commesso, di ricerca della giustizia e di verità sulle ragioni di quell'omicidio.
PRESIDENTE. Concluda.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Concludo, Presidente, dicendo che noi saremo qui a difendere la nostra civiltà e la nostra cultura in un tempo difficile, in cui sappiamo che alcuni valori, quelli della tolleranza, dell'uguaglianza e della giustizia sono stati messi in discussione da chi ha governato nell'interesse dell'economia e da chi, oggi, sempre garantendo quegli interessi, ne è parte funzionale, con una politica regressiva sul piano culturale della destra. Come il Ministro Fontana che ci propone, ancora oggi, un'idea medievale della città, una concezione medievale della famiglia, ed è il Ministro della famiglia del suo Governo.
PRESIDENTE. Deve concludere, altrimenti le devo togliere la parola.
ERASMO PALAZZOTTO(LEU). Noi saremo dalla parte giusta della storia, per quello che ci riguarda. Ci siamo seduti, oggi, dalla parte del torto, perché gli altri posti erano occupati, ma la storia saprà giudicare, signor Presidente .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, nell'intervento con cui si è presentato alle Camere, per chiederne la fiducia, ha dichiarato di aver condiviso in via discreta i contenuti del programma di governo. Ho apprezzato la sua onestà, un riconoscimento sostanziale della paternità di quel contratto di cui lei si propone come esecutore ai veri contraenti, ma, signor Presidente, è la Costituzione, all'articolo 95, ad attribuirle compiti e responsabilità: “Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri”.
Abbiamo bisogno di un Presidente del Consiglio che sia autorevolmente in grado di guidare un Governo, di affrontare la complessità, la fatica della mediazione; pensi a quanto è essenziale questo onere che le spetta, nel garantire il giusto equilibrio tra ambiente, iniziativa economica e lavoro. È una responsabilità che spetta solo a lei, Presidente, e da cui non potrà sfuggire. Ecco, perché ci saremmo aspettati che nel suo intervento chiarisse quelle zone d'ombra del contratto di governo che, attraverso formule vaghe e ambigue, tentano di nascondere le contraddizioni profonde della sua maggioranza e, invece, nel suo intervento non vi è una parola, una, sulle infrastrutture; prendiamo atto che questi non sono i temi che lei ha ritenuto rilevanti per lo sviluppo del Paese.
Ha dichiarato di voler inaugurare una stagione nuova nei metodi, nei contenuti, nel segno della trasparenza e della chiarezza nei confronti degli elettori; ma quale trasparenza, quale chiarezza se non ci ha detto che cosa farà il suo governo della TAV Torino-Lione, dell'alta velocità a nord e a sud del Paese, della Pedemontana in Lombardia, in Veneto ? La tecnica della rimozione dei temi scomodi può funzionare, forse, in qualche comizio o diretta Facebook, ma non funziona nella realtà. Da lei vogliamo sapere oggi se il completamento della Pedemontana lombarda è utile o no per i cittadini e le imprese di quel territorio, come con quali risorse pensate di salvarne i conti, come affronterete il nodo di Alitalia, se chiuderete o no l'Ilva di Taranto, come il suo partito ha proclamato in questi anni , dove collocherà il deposito nazionale dei rifiuti nucleari; tutti temi che non domani, ma oggi, sono sul suo tavolo.
Saremo corretti e obiettivi, anche dall'opposizione, perché conosciamo la complessità della realtà, ma non vi consentiremo di sfuggire alle vostre responsabilità, anche perché su molti fronti, quello economico, della salute dei nostri conti pubblici, ma anche quello delle grandi scelte di sviluppo infrastrutturale, è bene ricordare che la vostra azione potrà poggiare su basi solide e su un terreno di agibilità che vi è stato dato da chi ha governato in questi anni, prima di voi: 130 miliardi di investimenti già programmati nelle infrastrutture, riforme importanti sui porti, ferrovie, infrastrutture digitali, prevenzione del dissesto idro-geologico, Protezione civile, una strategia energetica nazionale avanzata che tiene insieme clima e energia.
Avete proposto ascolto, esecuzione e controllo come metodo per il vostro operato. Bene, sull'ambiente abbiamo letto e ascoltato tanti buoni propositi: decarbonizzazione da anticipare, economia circolare, stop al consumo di suolo. Ma quant'è la distanza tra la propaganda e la realtà? Lo dico ai colleghi deputati del MoVimento 5 Stelle, avete fatto un Governo insieme a chi nega l'esistenza stessa dei cambiamenti climatici - lo dimostra il fatto che la Lega non ha sottoscritto, nelle recenti elezioni, l'impegno ad attuare l'Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile -, insieme a chi vi farà bere un condono, spacciandolo per pacificazione fiscale.
Dov'è finita la rivoluzione della fiscalità ambientale che avevate promesso? La , o quello che sarà, oltre ad essere iniqua ed economicamente insostenibile, è profondamente contraddittoria proprio di quei principi, perché comporterà la cancellazione di tutte quelle misure fiscali che premiano gli interventi virtuosi, a partire da quelli sulla riqualificazione energetica e sismica degli edifici di cui hanno beneficiato, in questi anni, milioni di famiglie e di piccole e medie imprese. Ancora, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle voglio dire che in questi anni avete offerto sponda e, in molti casi, cavalcato irresponsabilmente ogni forma di protesta, ogni posizione contro, oggi avete voi la responsabilità di risolvere quei problemi che, fin qui, avete solo agitato. In questo dibattito, anche oggi, i deputati della maggioranza hanno continuato a parlare ossessivamente del PD.
Da domani, chieda di parlare dei vostri compiti e delle vostre responsabilità. Non basta la retorica, serve la capacità di scegliere, di governare e non possiamo non essere preoccupati perché abbiamo visto cosa c'è, anzi cosa non c'è, dietro lo slogan dei rifiuti zero, abbiamo visto cosa ha prodotto a Roma. Se questo è il modello che pensate per l'Italia, vi consiglio da subito di spiegarci come farete a realizzare non dico tanto, ma uno, un impianto di riciclaggio e di recupero di rifiuti nella capitale.
Mi ha fatto una certa impressione sentirle pronunciare la parola che le istituzioni sono la casa di tutti, mentre il suo Vicepresidente diceva che lo Stato siamo noi. Tocca a lei, signor Presidente, correggere queste affermazioni.
E, infine, vorrei dirle che c'è un altro patrimonio che appartiene a tutti, che è la fiducia, non quella che probabilmente lei oggi riceverà da quest'Aula, ma quella che regola la convivenza civile e democratica di una comunità, quella che in questi anni di campagna elettorale perenne avete colpevolmente minato, identificando nemici contro cui combattere con toni e argomenti violenti nella contrapposizione tra chi sta con il popolo, voi, e chi no.
Invocare lo spirito del popolo è già stato fatto nel Novecento, con esiti tragici. A lei, Presidente, che è persona colta, lascio questa citazione inquietante. Il PD da oggi è all'opposizione del vostro Governo: non vi metteremo sul banco degli imputati, ma vi chiederemo ogni giorno di stare inchiodati al banco di prova delle responsabilità che vi spettano. Lavoreremo per contrastare la rabbia, la paura, la chiusura che avete seminato e di cui mi auguro non dobbiate raccogliere i frutti amari, ma soprattutto non consentiremo che i cittadini italiani ne paghino il prezzo. Staremo all'opposizione e da lì lavoreremo per il futuro del Paese .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Molinari. Ne ha facoltà.
RICCARDO MOLINARI(LEGA). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, siamo arrivati finalmente all'avvio di questa legislatura, una legislatura che ha avuto una fase iniziale tra le più travagliate della storia repubblicana, una fase iniziale dove tutti noi e i cittadini fuori da qui siamo stati come su una montagna russa, dove quotidianamente cambiava il quadro politico, quotidianamente avevamo un nuovo Governo e una nuova maggioranza, quotidianamente avevamo nuovi veti, quotidianamente rischiavamo di andare al voto.
Ebbene, in questa baraonda in cui pare che il gioco principale di alcune forze politiche non fosse cercare di dare delle risposte alle esigenze dei cittadini, ma fare il gioco del cerino, cioè lasciare la responsabilità di governare a qualcun'altro, ci sono due forze politiche che, invece, hanno avuto la maturità di capire qual era il cambiamento in atto in quest'Aula, ma soprattutto qual era il cambiamento che i cittadini fuori da qui si aspettavano. Un cambiamento del quadro politico che è stato dato sicuramente dalla nuova legge elettorale, una legge elettorale proporzionale a cui non eravamo più abituati, a cui gli italiani non erano più abituati, ma anche un quadro politico in cui le divisioni storiche tra destra e sinistra sono di fatto superate nei fatti in un quadro politico in cui i cittadini chiedono a chi governa semplicemente di dare risposte concrete ai problemi della vita quotidiana.
Lega e MoVimento 5 Stelle, quindi, hanno seguito questo approccio, si sono seduti su un tavolo e hanno redatto un contratto di Governo partendo dalle cose da fare, dalle soluzioni concrete da dare ai cittadini, dall'analisi delle emergenze del Paese, non dalle persone che avrebbero ricoperto gli incarichi di Governo e direi che, dopo la stagione politica dell'“Enrico stai sereno” e di un congresso permanente del Partito Democratico, dove sono stati anteposti gli scontri tra i singoli leader del partito rispetto ai temi cari agli italiani, questo è già un primo bellissimo passo avanti, signor Presidente .
In questo tavolo, il compito della Lega non è stato soltanto quello di farsi garante delle posizioni del nostro partito e del nostro popolo, ma è stato quello di farsi garante dei temi cari a tutto il centrodestra, a cui la Lega non ha mai fatto mancare la propria lealtà. E, quindi, agli amici del centrodestra dico: leggete bene questo contratto di Governo, perché troverete tutti i punti qualificanti del programma con cui ci siamo presentati ai cittadini e con cui abbiamo ottenuto il 37 per cento dei consensi.
In questo contratto di Governo troverete le risposte per le imprese, che abbiamo proposto, troverete la , troverete la rottamazione delle cartelle di Equitalia, un problema che ha portato al suicidio tanti imprenditori a cui, da qui, abbiamo l'obbligo di dare risposte , l'abolizione degli studi di settore, una sburocratizzazione della macchina pubblica, una riforma del codice degli appalti, che sta bloccando l'Italia. Già siamo stretti dal Patto di stabilità, dai vincoli, siamo riusciti anche a legarci le mani in un modo tale per cui anche un amministratore onesto, che vuole provare a fare una gara d'appalto, non la può fare perché non sa come farla e questo non è degno di un Paese civile .
Abbiamo scritto in maniera chiara che è priorità di questo Governo il tema dell'autonomia, caro alla Lega ma caro a tutto il centrodestra. Su questo già hanno detto i colleghi Bitonci e altri, ma io voglio aggiungere questo e voglio fare una nota: il treno dell'autonomia, che è stato avviato dal percorso coraggioso di Lombardia e Veneto con i referendum istituzionali che hanno dato via libera a questo percorso e che è stato seguito anche dall'Emilia-Romagna con una via diversa, sarà un tema su cui la Lega presidierà questo Governo e da cui si aspetta risposte.
Mi permetto di aggiungere che sarebbe il caso che anche il Presidente della mia regione facesse seguire alle dichiarazioni ambigue qualche fatto. È pur vero che noi piemontesi siamo chiamati “bugianen” ma per “bugianen” si intende qualcuno che ha determinazione e coraggio, non qualcuno che sta fermo perché non sa che posizione prendere . Quindi, il treno dell'autonomia è un treno che anche la regione Piemonte deve seguire come tante altre regioni che si uniranno a questo percorso.
Ebbene, un'altra cosa che abbiamo apprezzato, signor Presidente del Consiglio, è che quando lei si è presentato agli italiani ha scritto in maniera chiara quali saranno le priorità del suo Governo, ha parlato in maniera chiara e senza paura del tema del lavoro e del sociale, del tema della sicurezza e dell'immigrazione. Ci voleva! I cittadini aspettavano finalmente un Governo che dicesse in maniera chiara che spendere 5 miliardi di euro delle tasse dei cittadini italiani, non per salvare chi fugge dalle guerre, ma per alimentare il più schifoso di tutti, che è il delle cooperative dell'accoglienza , su cui si è inventata la nuova economia, è un è uno scempio che deve finire per rispetto di quei migranti che qui vengono a cercare lavoro e per rispetto di quei cittadini italiani che col problema dell'immigrazione ci convivono tutti i giorni; soprattutto, signor Presidente del Consiglio, tenendo a mente che ogni anno, per 170 mila immigrati che arrivano, abbiamo 200 mila giovani italiani che prendono un aereo e vanno a cercare lavoro all'estero. Dovere del suo Governo sarà prima dare risposta a quei giovani italiani e poi a chiunque altro .
Per quanto riguarda, invece, il tema del sociale e del lavoro, che è il centro dell'azione politica e che dovrà essere l'azione politica di questo Governo, a mio avviso occorre fare una riflessione, visto che questo Governo ha già ricevuto condanne unanimi e attacchi concentrici da tutta la stampa internazionale e gran parte della stampa nazionale; e verrebbe da dire che un Governo che propone soluzioni diverse e un approccio diverso a questi temi viene criticato perché, evidentemente, in Italia su questi temi va tutto bene.
Allora, facciamo un di che cosa è successo negli ultimi anni, da quando l'agenda sociale dell'Italia non è più stata scelta dal Parlamento, ma è stata eterodiretta dall'estero, dalla finanza internazionale e dall'Unione europea. Noi abbiamo avuto una serie di Governi che, nel nome del mantra che l'Italia ha bisogno di maggiore competitività, che l'Italia è un Paese di troppi privilegi, che l'Italia è un Paese dove la sanità pubblica è un diritto che non possiamo più permetterci, che l'Italia è un Paese dove si va in pensione troppo presto, hanno attuato tutta una serie di riforme, che vi voglio ricordare, sul tema del lavoro e del sociale.
Abbiamo avuto prima la riforma Fornero, che ha rovinato i progetti di vita di milioni di persone che hanno un'unica colpa: avvicinarsi all'età della pensione nel momento in cui l'Italia è stata commissariata dai poteri forti , questa è l'unica colpa di queste persone.
Abbiamo avuto poi il una riforma del lavoro che ha privato una generazione anche della sola minima ambizione di poter avere un posto di lavoro fisso e tutelato e, quindi, di conseguenza, di avere la possibilità di costruirsi una famiglia o un futuro o comprarsi una casa. Abbiamo, di fatto, detto a una generazione che il suo futuro è quello di essere assistita dalla paghetta di mamma e papà o dei nonni, finché c'è. Complimenti ! Questo è quello che ha fatto il Governo precedente per difendere i lavoratori italiani.
Abbiamo portato avanti delle iniziative a favore delle imprese, parlando di competitività, che magari vi hanno fatto prendere, cari signori del PD, qualche applauso all'assemblea della Confindustria, ma che non hanno dato alcuna risposta a quelle piccole e medie imprese che sono l'impalcatura di questo Paese , a quelle piccole e medie imprese che sono schiacciate dalla concorrenza sleale e che non hanno avuto alcun accenno di attenzione da parte del Governo precedente.
Abbiamo avuto un Governo che si è genuflesso davanti alle politiche internazionali sbagliate e volute dall'Unione europea.
Qualcuno prima parlava del fatto che vogliamo togliere le sanzioni alla Russia perché abbiamo qualche debito; io suggerirei a chi porta avanti queste tesi di sporcarsi le scarpe e fare un giro in qualche azienda agricola, uscire dal Palazzo ed entrare nel mondo reale , parlare con chi lavora e capirete perché vogliamo togliere le sanzioni alla Russia, perché sono sanzioni che hanno colpito il italiano, in particolare nel settore dell'agricoltura. Uscite da Palazzo, andate nel mondo reale e ve ne renderete conto.
Ebbene, allora, a fronte di tutto questo, verrebbe da dire che la ricetta dovrebbe aver salvato il malato Italia e invece così non è stato: nonostante questa ricetta di ed europeismo acritico, abbiamo una disoccupazione giovanile che galoppa veloce verso il 40 per cento, abbiamo un debito pubblico che continua a salire, abbiamo un'Italia che continua a essere umiliata all'estero.
I giornali internazionali hanno parlato di Governo della barbarie: io invito a una riflessione. Abbiamo sentito, l'altro giorno, un Commissario europeo tedesco dire che i mercati insegneranno agli italiani a votare per la parte giusta, quasi come se lo diventasse una nuova forma di manganello e olio di ricino 2.0 per rieducare chi la pensa diversamente. Per quanto ci riguarda, quell'idea di democrazia è barbarie e contrastare quell'idea è giustizia .
Abbiamo sentito un ex Presidente del Consiglio, ieri, nell'altro ramo del Parlamento, dire che, se non facciamo i bravi, potrebbe arrivare la , lo stesso che diceva che per rilanciare Alitalia dovevamo supportare l' e distruggere la domanda interna. Traduco: rendere i cittadini tutti più poveri e pochi ricchi sempre più ricchi. Per noi questa è barbarie e contrastare questo è giustizia .
Ebbene, la sfida è, quindi, una sfida ardua, signor Presidente del Consiglio. Lei ha un compito, che è quello di far tornare l'Europa a essere la casa comune dei popoli europei, dove i diritti sociali e i diritti dell'uomo vengono al primo posto, e non più la tutela della moneta o dei mercati internazionali e degli investitori esteri.
Qualcuno, improvvidamente, dai banchi della minoranza, ha citato prima il “Manifesto di Ventotene”, dicendo che questo Governo sarà un Governo che tradirà i principi fondanti dell'Europa. C'è un passaggio che mi ha sempre colpito di quel Manifesto, che è questo: “Le forze economiche non debbono dominare gli uomini, ma, come avviene per le forze naturali, essere da loro sottomesse, guidate, controllate nel modo più razionale affinché le grandi masse non ne siano vittime”.
Signor Presidente del Consiglio, si batta per questa Europa, perché su di lei ci sono gli occhi non solo del popolo italiano, ma di tanti cittadini che sognano questo cambiamento. La rivoluzione avvenuta in Italia può essere la rivoluzione del Continente e l'Europa può essere salvata soltanto da un Governo che dica forte e chiaro che i principi a cui ci speriamo sono questi, sono i diritti sociali, i diritti civili dei cittadini e non la tutela dei mercati delle finanze.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Molinari.
RICCARDO MOLINARI(LEGA). Buon lavoro, signor Presidente del Consiglio, a lei e alla sua squadra .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA(FI). Signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, onorevoli colleghi, inizio il mio intervento citando un dato che dovrebbe far riflettere: dal 1992 ad oggi ben 26 mila persone – 26 mila persone – hanno ottenuto dallo Stato un indennizzo per ingiusta detenzione. Lo Stato ha pagato oltre 700 milioni di euro a queste persone arrestate ingiustamente. Molti sono arrivati a prenderli in piena notte, li hanno portati in carcere, li hanno sbattuti in prima pagina, salvo poi dire: scusi, ci siamo sbagliati. Ma cosa se ne fa una persona delle scuse e dell'indennizzo, se il processo che la dichiara innocente dura vent'anni? Magari ha perso il lavoro, la famiglia, gli amici, la credibilità. Niente e nessuno restituisce queste cose e, soprattutto, ha pagato solo lo Stato, non ha pagato chi ha sbagliato.
Faccio questa premessa, dato il poco tempo a disposizione, perché voglio toccare due temi molto importanti: quello dei tempi dei processi e della prescrizione. Lei, signor Presidente, ha detto testualmente che la prescrizione deve essere restituita alla sua funzione originaria e non deve essere ridotta a mero espediente per sottrarsi al giusto processo.
Ma qual è la funzione dell'istituto della prescrizione, se non quella di garantire il rispetto di principi sacrosanti quale la ragionevole durata dei processi, la presunzione di innocenza, il diritto di difendersi provando; e, soprattutto, perché parlare di espediente per sottrarsi al giusto processo quando il 60-65 per cento di queste prescrizioni interviene durante le indagini preliminari, quando la difesa non tocca palla?
Signor Presidente, lei, a torto o a ragione, si è definito avvocato del popolo. Abbiamo pensato che in quel popolo ci siano anche tutte le donne e gli uomini che nella vita si trovano ad avere a che fare con la macchina della giustizia, quelle persone che chiedono tempi certi per ottenere giustizia e per difendersi, ma che chiedono tempi brevi, perché ogni processo logora le persone, le famiglie, intacca i caratteri, mette a rischio il lavoro di tanti, perché, purtroppo, molti magistrati trattano le persone come numeri e non come esseri umani.
Se vuole realmente essere l'avvocato del popolo, non può accettare che si scarichino sul cittadino i problemi del sistema giustizia e non può ingenerosamente lasciare intendere che la causa di tutti i mali e delle lungaggini processuali siano le tecniche dilatorie degli avvocati che – lo ripeto – nel 60 per cento delle prescrizioni non sono ancora entrati in gioco.
Il problema, a nostro giudizio, sta altrove e sta sul piano organizzativo, ma non solo, e cerco di dimostrarlo sempre con i numeri. A livello nazionale, la percentuale di prescrizioni sul totale dei procedimenti definiti è l'8,6 per cento, ma, se analizziamo tribunale per tribunale, vediamo che Torino non è l'8,6 per cento, è il 34,3 per cento, Parma il 31 per cento, Spoleto il 25 per cento, Venezia il 23 per cento, Brescia il 23 per cento, Nocera il 22 per cento, Palermo il 6 per cento, Roma il 4 per cento, e così via. Come spiegare queste differenze? Che gli avvocati di Bolzano non sanno fare “melina” e quelli di Venezia sì? O, forse, che ci sono magistrati più celeri e altri meno ceneri, più capaci e altri meno capaci?
Ecco, lei ha parlato, nel suo intervento di replica al Senato, di rischio di denegata giustizia, ma che tipo di giustizia è quella che ti sbatte sotto indagine, ti sbatte sui giornali, che applica una misura cautelare e poi si dimentica di te, della tua voglia di difenderti, di portare i testimoni, di dimostrare la tua innocenza? Nel frattempo, basta un titolo di giornale per perdere il lavoro, la dignità, la faccia e passano gli anni e, dopo dieci o vent'anni, che te ne fai di una assoluzione, che te ne fai di un indennizzo? Oggi la prescrizione è un argine per contenere i tempi dei processi, è la spia che regola l'attività del giudice. Si individuino piuttosto sanzioni per chi fa finire in prescrizione il processo tra le mani, si individuino tempi massimi per ogni grado di giudizio. Noi presenteremo una proposta di legge in questo senso.
Come vedete, gli argomenti sono molti e sono fondati su dati, su elementi di riflessione. Non è una opposizione pregiudiziale, ma fondata sui singoli temi e ci terrei che su un altro argomento – sarò brevissimo, Presidente – si prendessero in considerazione le parole che oggi ha scritto su un quotidiano Carlo Nordio. Scrive Nordio: nella sacrosanta lotta alla corruzione si vuole introdurre la figura dell'agente provocatore, un ruolo ambiguo e sciagurato che da noi avrebbe conseguenze funeste. La risposta che si dà è che negli Stati Uniti funziona. Rispondo: credo bene; funziona perché negli Stati Uniti hanno un sistema giudiziario non solo diverso, ma opposto al nostro. Il pubblico ministero è eletto dal popolo, ha una responsabilità politica; se fa un malo uso dell'agente provocatore, non solo viene cacciato via, ma può anche essere chiamato a risarcire il danno.
Da noi, come si sa, il PM è irresponsabile e spesso quando sbaglia un'indagine viene promosso. Dunque…
PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Costa.
ENRICO COSTA(FI). … è disposto il Governo a proporre al Parlamento il sistema americano e, soprattutto, a rendere elettivo il pubblico ministero? Il Ministro Salvini probabilmente lo è. Ci piacerebbe sentire gli altri. Grazie, Presidente .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI(FDI). Signor Presidente, colleghi deputati, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, Fratelli d'Italia è fuori da questa maggioranza bifronte, non darà oggi la fiducia al suo Governo; questi i motivi: il primo è l'aspirazione a vedere recuperato un coefficiente di democrazia diretta, che voi vi accontentate di scrivere nel titolo del Dicastero per i rapporti con il Parlamento.
Noi vogliamo, al contrario, trasferire ciò nelle istituzioni repubblicane, attraverso l'elezione diretta del Capo dello Stato da parte dei cittadini, affinché si possa diventare una nazione normale e non assistere più al triste spettacolo di un Presidente della Repubblica, che ringraziamo per il suo lavoro, che in 88 giorni di crisi non è stato capace mai di dare l'incarico a chi ha vinto le elezioni. È il tributo fondamentale che la destra dà e darà alla nostra comunità per modernizzare il sistema, mettere al centro i cittadini, dare autorevolezza allo Stato, velocizzare ed “efficientare” le istituzioni. Non è normale che il 4 marzo gli italiani abbiano dato il 38 per cento dei consensi al centrodestra, con milioni di voti di scarto sul partito di proprietà di Casaleggio, la nuova e più pericolosa frontiera del conflitto di interessi, partito secondo classificato, e poi ci si trovi con un Primo Ministro espressione del MoVimento 5 Stelle, già elettore del PD, partito terzo classificato con il 18 per cento, e con il cuore che batte a sinistra per sua stessa ammissione. Non è normale che i cittadini votino per candidati Premier dichiarati dei tre principali competitori, per poi trovarsi a capo del Governo un professore autoproclamatosi “avvocato del popolo”, non votato, quindi imposto dall'.
A proposito: in questa nuova contrapposizione curiosa, oggi tanto in voga tra alto e basso, e popolo, ho il sospetto che i non eletti dai cittadini siano più vicini, in quanto nominati, all' che al popolo. Perché questo è il discrimine tra i due elementi nei tempi moderni, sconfitta ormai da secoli l'aristocrazia illuminata. Lei è un bravo professionista, Presidente, scelto però da Di Maio e subìto, ci risulta, dalla Lega Nord: un nuovo prototipo di politico illuminato. È insomma parte di quella - che paradosso! - che vorrebbe contrastare; sempre che la democrazia non sia un algoritmo. Piccoli equivoci senza importanza!
Temo però che non siano del tutto equivoci, perché il suo Governo è gonfio di : sono infatti tecnici, cioè persone non espressione del giudizio popolare, i ministri più importanti, quelli che solitamente vengono definiti di prima fascia, l'economia, gli esteri, la difesa, più altri, in tutto oltre il 40 per cento del suo Esecutivo. Non è normale assistere al terzo tempo del film poliziesco dal titolo , andato in onda nel 2011 con il professor, un altro professore tecnico, un altro tecnico, mai eletto dai cittadini neanche lui e appartenente all', Mario Monti; regia della Cancelliera tedesca Angela Merkel, dell'allora Presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, ed esecutore il Presidente emerito Giorgio Napolitano, l'uomo che si schierò - lo voglio ricordare - dalla parte dei carri armati sovietici che invadevano Budapest nel 1956 contro il popolo ungherese che combatteva per la libertà contro il comunismo . Altro piccolo equivoco senza importanza. Film il cui secondo tempo è andato in onda nell'ultimo quinquennio, con il trio dei commissari straordinari Letta, Renzi, Gentiloni: sempre frutto di scelte terze, di compromessi, tradimenti, sconfitte, pasticci a sinistra; talvolta insidiosi, perché travestiti da “rottamazione del sistema”. Quante analogie con il grillismo! È il caso del rinomato tornado fiorentino, che ha polverizzato in meno di un lustro la sinistra italiana: buon per l'Italia!
Il secondo motivo è che lei, professor Conte, è l'esatto opposto di un Governo forte, non se la prenda: apprezziamo le sue doti professionali, conosciamo il suo curriculum; non è colpa sua se la maggioranza grillo-leghista non è riuscita a mettersi d'accordo prima, non è colpa sua se quando l'hanno scongelata il programma era già sottoscritto e votato dai sostenitori della Lega e del MoVimento 5 Stelle. Non ha potuto aggiungere un rigo: contratto elaborato a sua insaputa, un inedito nella storia italiana! Ha fatto impressione vedere un pezzo di centrodestra, teoricamente presidenzialista, e un pezzo di sinistra grillina, teoricamente decisionista, iniziare dalle promesse invece che dalla scelta del capo del Governo, messo praticamente tra parentesi. Ci auguriamo (e glielo dico davvero sinceramente) che lei sappia smentirci, ma in questo momento dobbiamo prendere atto che lei fa il suo ingresso in campo pesando quanto il fragile Giovanni Goria, Primo Ministro tra il 1987 e il 1988, che il maestro della matita Giorgio Forattini rappresentava senza volto.
Il terzo motivo è che, nonostante ieri abbia parlato 75 minuti, nel momento topico in cui l'Italia è predisposta a farle la “ola” perché vuole che nasca un Governo e che sia efficiente, non ha scaldato le coscienze. Non è grave, ma è una notizia, perché un Governo del cambiamento non è una Treccani infarcita di nozioni, una sommatoria di intenzioni senza copertura finanziaria: per essere credibile nel suo DNA “rivoluzionario”, tra virgolette, deve avere un'anima e una visione. Se no come fa a cambiare, cosa cambia? Deve emozionare e tracciare un orizzonte verso cui portare l'Italia: troppo difficile per chi deve mettere insieme Ilva e Alta velocità con ambientalismo gruppettaro, incremento della ricchezza con vetusto assistenzialismo, diminuzione delle tasse con innalzamento delle pensioni, Russia con America, Europa con sovranità nazionale, blocchi navali e rimpatri con abolizione del reato di immigrazione clandestina. È l'idea che non trova posto a sedere che è capace di fare la rivoluzione, ci ammoniva Leo Longanesi; e l'impressione è che ci fossero troppe sedi occupate intorno al tavolo del contratto per fare posto all'idea vera e auspicata del cambiamento. La formula “ma anche” non ha portato bene in passato: troppo socialdemocratica, troppo scarica di .
Noi siamo persone che amano l'Italia, Presidente: non ci auguriamo certo il suo fallimento, e non faremo mai mancare il nostro sostegno alla nazione, come già dimostrato in questi giorni tra gli sguardi increduli di analisti miopi. Sui punti cardine che hanno rappresentato il programma di Fratelli d'Italia e del centrodestra, sulla politica del buonsenso, del sostegno alla natalità e alla famiglia, al Sud e all'impresa, ai professionisti, ai giovani, sulla lotta alla povertà e alla sicurezza, sulla revisione dei Trattati dell'Unione europea e il contrasto all'immigrazione selvaggia noi ci saremo; non a fare da stampella (non siamo abituati, non le sfuggirà), ma a servire l'Italia. Perché anche se il timore avrà più argomenti, noi sceglieremo sempre la speranza: lo diceva Seneca ma ci piace adottare questo aforisma, citazione di un antico filosofo (e concludo) e drammaturgo romano, che vista l'incredibile assenza della cultura dal contratto non guasta. Buon lavoro, Presidente, e viva l'Italia .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Casa. Ne ha facoltà.
VITTORIA CASA(M5S). Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, signori ministri e onorevoli colleghi, ho l'arduo compito di abbracciare in poco tempo diversi e significativi temi per il nostro Paese, che sono stati opportunamente richiamati dal contratto di Governo e dal Presidente del Consiglio: mi riferisco alla tutela dell'ambiente e della salute, così come al tema del lavoro e della cultura. Temi certamente diversi, ma uniti nel rispetto della dignità della persona e della qualità e bellezza dell'ambiente in cui viviamo.
In tema ambiente va detto che l'Italia è un Paese meraviglioso e resiliente, che sta però subendo da decenni attacchi sconsiderati alle proprie risorse naturali: consumo di suolo, combustioni e trasporto di rifiuti, ma anche logistica sfavorevole ai pendolari, progetti di grandi opere e trivellazioni senza valutare l'incremento del dissesto idro-geologico. A tale ultimo proposito va considerato che ogni euro investito in lotta al dissesto e in interventi antisismici ne produce 5 volte tanti, evitando danni a persone e cose. Deve ripartire l'economia e la vita nelle zone colpite dal sisma del Centro Italia e dai precedenti episodi, da L'Aquila all'Emilia-Romagna. Siamo al lavoro per accelerare la ricostruzione e per ridare respiro alle popolazioni colpite dal terremoto: sappiate che non distoglieremo lo sguardo da questi territori fino a che l'ultima maceria non sarà rimossa.
Vogliamo ribadire con forza che l'acqua deve ritornare pubblica e dev'essere di qualità: le cifre per ripubblicizzarla sono irrisorie rispetto al valore di questo bene.
Una specifica menzione merita l'economia circolare, virtuosamente richiamata da lei, signor Presidente: stiamo pagando multe all'Unione europea perché siamo passati con il rosso, 25 milioni per i depuratori, oltre 250 milioni per i rifiuti, a breve saremo sanzionati per la qualità dell'aria e per lo stato chimico delle acque superficiali che continuiamo ad inquinare con azoto e fosforo e che invece dovremmo recuperare così come insegna la piattaforma del fosforo resa possibile per iniziativa del MoVimento 5 Stelle nella scorsa legislatura. L'economia circolare, cari colleghi e caro Presidente, ci dice che il tema del riciclo è fondamentale. Su tale punto il MoVimento 5 Stelle ritiene necessario arrivare ad un graduale superamento degli impianti di incenerimento dei rifiuti attraverso l'adozione di metodi tecnologicamente avanzati e alternativi. I rifiuti organici in Italia percorrono centinaia di chilometri, anziché tornare al suolo come e acqua a lento rilascio.
Affrontiamo un tema delicato: l'amianto. Abbiamo ancora quasi 40 milioni di tonnellate di amianto da smaltire e ogni territorio deve mappare puntualmente l'amianto e farsi carico del suo smaltimento in condizioni di massima sicurezza possibile. Da anni si parla tanto dell'Ilva di Taranto, sempre nella stessa logica che favorisce uno spregevole ricatto occupazionale. Nessuno dovrebbe scegliere tra lavoro e salute, tra vivere senza prospettiva occupazionale e morire di tumore Abbiamo necessità dell'istituto del referto ambientale: la nostra attenzione è massima altresì sulla drammatica situazione che vivono i cittadini nella Terra dei fuochi così come sulla Valle del Salto e in tutte le altre aree del Paese dove si sono verificati scempi ambientali gravissimi. Attraverso l'approvazione della legge 22 maggio 2015, n. 68 sui delitti ambientali è stato compiuto, anche grazie al MoVimento 5 Stelle, un primo passo. Ora servono i controlli. Abbiamo la speranza di poter tornare a sognare il nostro Paese pulito e penso all'innovazione: un Paese dove i controlli tesi alla tutela dell'ecosistema dovranno divenire continui e asfissianti per intimorire quanti, invece, fino ad oggi hanno goduto del sottile velo di raccomandazioni o alleanze con potentati partitici disseminati in troppe amministrazioni in tutto il Paese.
Signor Presidente del Consiglio, dare nuova centralità ai bisogni dei cittadini è fondamentale e diventa doveroso se ci riferiamo a coloro che hanno bisogno di cura e di assistenza. Crediamo fortemente nella connotazione universalistica del diritto alla salute ed è per questo che affermiamo con forza la necessaria tutela dei principi che hanno ispirato l'istituzione del nostro Servizio Sanitario Nazionale, al quale sono state sottratte troppe risorse economiche e umane. Apprezziamo dunque che lei abbia sottolineato tale aspetto facendo riferimento all'ennesima contrazione della spesa sanitaria prevista nel Documento di economia e finanza e ancora di più apprezziamo l'impegno a invertire questa tendenza, proprio per garantire la necessaria equità nell'accesso alle cure. La scorsa legislatura il MoVimento 5 Stelle ha continuamente chiesto di recuperare le risorse sottratte alla salute dei cittadini, proponendo anche soluzioni incisive volte ad eliminare sprechi e inefficienze. In tale ottica, riteniamo che rescindere il legame tra politica e sanità rappresenti un primo importante passo in avanti L'assenza di meritocrazia e la collusione tra politica e sanità diventano non di rado terreno fertile dell'inefficienza e dello spreco. Riteniamo fondamentale incidere sulle differenze socio-economiche che in materia di salute sono particolarmente odiose. Il problema delle lunghe liste di attesa è sintomatico di un'ingiusta e profonda discriminazione nell'accesso alle cure. Apprezziamo, dunque, l'impegno in tal senso del suo Governo. Siamo sicuri che il Governo porrà la giusta attenzione anche al cittadino sano, assicurando allo stesso un'efficace attività di prevenzione. Non più rimandabile appare, inoltre, un intervento incisivo sull'integrazione socio-sanitaria e sulla medicina del territorio, soprattutto a fronte del moltiplicarsi delle malattie croniche correlate al progressivo invecchiamento dalla popolazione.
Le persone fragili e più bisognose richiedono l'impegno efficiente dello Stato e la collaborazione del , nel rispetto del principio di sussidiarietà contemplato dalla nostra Costituzione. Oscar Wilde affermava che la salute è il primo dovere della vita: noi chiediamo che la salute sia uno dei primi doveri del Governo.
Nel contratto sottoscritto dalle forze politiche che appoggiano il suo Governo e che lei, signor Presidente, si è impegnato attuare, di estrema importanza risultano essere i capitoli dedicati ai temi della cultura, della scuola, dell'università e della ricerca e dello sport: tutti settori strategici per valorizzare le competenze, il merito e per costruire una società più giusta e libera. Nelle politiche degli ultimi anni settori come la scuola e la cultura sono stati vittime di interventi non adeguati e in buona parte inefficaci. Alcuni di questi interventi anzi, hanno finito per peggiorare le concrete condizioni di funzionamento del sistema. L'istruzione italiana, ad esempio, ha subito anni di tagli e di controriforme che non soltanto hanno diminuito la qualità complessiva del nostro sistema educativo ma, deludendo le legittime aspettative di studenti, famiglie, insegnanti, hanno contribuito ad acuire l'ormai cronica tendenza alla precarizzazione del mondo della scuola. Il processo di miglioramento complessivo della qualità della nostra offerta scolastica costituisce un investimento ad elevato moltiplicatore in termini di capitale sociale e di competitività economica. Senza istituzioni scolastiche funzionanti, autonome, guidate da persone competenti non potrà essere conseguito alcuno sviluppo duraturo e diffuso. Per questo, signor Presidente, siamo certi che il suo Governo si impegnerà affinché venga invertita finalmente la rotta, investendo maggiori risorse per il comparto e adottando provvedimenti in grado di assicurare risposte concrete a tutte le emergenze che gravano sul sistema della formazione e della istruzione, puntando alla sua riqualificazione e alla sua rivalorizzazione. Tante le emergenze, ma tra queste non possiamo dimenticare l'emergenza dell'edilizia scolastica e i problemi legati alla sicurezza delle scuole, la questione legata al reclutamento e alla formazione dei docenti, la riduzione, non più procrastinabile, del numero degli alunni per classe: dobbiamo abolire le cosiddette classi pollaio , l'aumento e l'estensione del tempo pieno al sud Italia, la lotta alla dispersione scolastica, la valorizzazione del lavoro di tutti gli operatori scolastici, a partire dai dirigenti, su cui gravano responsabilità sempre più ampie, i docenti, che sono le figure centrali del sistema scolastico insieme agli alunni, e il personale ATA spesso dimenticato, ma su cui ricadono incombenze sempre più complesse. Siamo certi che il suo Governo si impegnerà a superare le distorsioni introdotte nel nostro ordinamento dalla cosiddetta “buona scuola”, una delle riforme che con maggiore evidenza ha mostrato tutta l'inadeguatezza degli interventi, che hanno peggiorato la condizione della scuola italiana. Siamo certi che verrà promosso il potenziamento dell'educazione motoria, garantendo l'insegnamento e affidandolo a personale formato e specializzato anche nella scuola primaria così come nelle scuole secondarie superiori. Quella della pratica sportiva nelle scuole, attraverso il potenziamento e l'estensione dell'educazione motoria nei vari cicli di studio, rappresenta una dimensione meritoria che deve essere valorizzata e tutelata.
L'università: un altro tema importantissimo. L'università e la ricerca saranno certamente coinvolti nello sviluppo culturale scientifico e tecnologico, attraverso una maggiore interazione da nord a sud con i territori di riferimento e, più in generale, con tutto il sistema Paese. L'università in particolare non può continuare a subire, nella nostra società, i suoi cambiamenti, ma deve guidare e indirizzare il mutamento verso uno sviluppo sostenibile e attento ai bisogni dei cittadini. Gli atenei devono tornare ad avere centralità e ad essere centri protagonisti dello sviluppo culturale ed economico dei nostri territori.
Infine, siamo certi del suo impegno per la tutela e la promozione del nostro patrimonio artistico e culturale, un tesoro di bellezza e storia che più di ogni altra cosa ci rappresenta e ci identifica nel mondo. Siamo certi che verrà valorizzata l'eccellenza delle nostre professionalità in ogni campo dell'arte, che saranno messe in condizioni di potere continuare a contribuire alla crescita culturale del Paese e alla promozione della nostra identità.
Infine, ma non per ultimo, passo al tema del lavoro. A partire dalla fine degli anni Ottanta si è data risposta alla grave crisi economica e produttiva, diffusa in ogni settore, con una politica e con interventi legislativi che hanno condotto di fatto solo ad una precarizzazione del rapporto di lavoro che ha tolto dignità ai lavoratori. Le scelte di questo Governo del cambiamento definite nel contratto rappresentano un grande segno di discontinuità con il passato e sentiamo profondamente di dovere ringraziare il Presidente del Consiglio dei ministri per essersi reso disponibile, in umiltà e con grande senso di responsabilità, a portare avanti i punti programmatici con particolare riferimento agli interventi legislativi volti a contrastare la precarizzazione del rapporto di lavoro, con la riforma del , e il depauperamento progressivo delle tutele dei diritti dei lavoratori, mortificati in questi ultimi anni attraverso il ricorso ai cosiddetti contratti a tutele crescenti che hanno introdotto nel nostro ordinamento giuslavoristico il licenziamento immotivato la cui reazione in sede giurisdizionale può comportare solo la condanna al pagamento di alcune mensilità stabilite peraltro e non più, come accadeva prima, .
L'obiettivo è restituire, da un lato, la dignità ai lavoratori attraverso la previsione di norme che possano promuovere la stabilità del rapporto di lavoro e, dall'altro, combattere la disoccupazione mediante l'introduzione del reddito di cittadinanza che, lo sottolineiamo, non è un mero sussidio ma una misura di difesa del reddito che corre parallelamente ad una riforma dei centri per l'impiego e ad un potenziamento degli stessi, finalizzato alla collocazione degli inoccupati, dei disoccupati di lunga durata e a una tempestiva ricollocazione di chi ha perso il lavoro. Particolare riguardo avrà una politica di sostegno all'occupazione giovanile, alle donne, alle fasce deboli e a tutti coloro che per motivi di età sono di difficile collocabilità. In tale contesto va inserita anche la riforma della “legge Fornero” che ha esasperato - lo sappiamo - l'aspettativa e il diritto ad una pensione. Anche la pensione di cittadinanza rappresenta una misura di civiltà e di solidarietà tra generazioni. L'attenzione del Governo, signor Presidente, è rivolta ai lavoratori e, contestualmente, alle imprese troppo spesso gravate di oneri, di adempimenti e di una tassazione che compromettono la loro stessa sopravvivenza mentre, invece, vanno promosse e tutelate per essere protagonisti della ripresa economica e produttiva del Paese. Alle dinamiche evoluzioni dei mercati del lavoro si intende rispondere con la promozione di processi e procedure semplificate, sistemi di automazione e innovazione tecnologica, in modo da creare nuove prospettive e concrete opportunità di lavoro. Un mondo del lavoro più equo ed etico, in cui la sicurezza sia effettivamente garantita, non avrà più un Sacko Soumaila da piangere né morti bianche da contare. Buon lavoro, signor Presidente .
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Governo.
Avverto che è stata presentata la mozione di fiducia D'Uva e Molteni n. 1-00006, che è in distribuzione .
Secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15,45 con lo svolgimento della replica del Presidente del Consiglio dei ministri.
PRESIDENTE. Comunico che il Vicepresidente della Camera, Lorenzo Fontana, in data odierna mi ha inviato la seguente lettera: “Gentilissimo Presidente, con la presente sono a presentare le mie dimissioni da Vicepresidente della Camera dei deputati, a seguito del mio nuovo incarico di Ministro per la Famiglia e le disabilità. Colgo l'occasione per porgere i miei più cordiali saluti. Lorenzo Fontana”.
Comunico che il Questore della Camera, Riccardo Fraccaro, in data odierna mi ha inviato la seguente lettera: “Gentile Presidente, le comunico le mie dimissioni da Questore della Camera a seguito della mia nomina a Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Con i migliori saluti. Riccardo Fraccaro”.
All'elezione del nuovo Vicepresidente della Camera e del nuovo deputato Questore si procederà in una data che sarà stabilita dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Francesco D'Uva ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha proceduto alla sua nomina, con decorrenza dalla medesima data, a presidente del gruppo nonché capogruppo portavoce, in sostituzione della deputata Giulia Grillo, chiamata a ricoprire l'incarico di Ministra della Salute ).
Ho il piacere di annunciarvi che il collega Raffaele Trano è diventato papà della piccola Cloe . I migliori auguri della Presidenza e dell'Assemblea al nostro collega, alla mamma e alla nuova arrivata.
PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente undici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta si è conclusa la discussione sulle comunicazioni del Governo ed è stata presentata la mozione di fiducia D'Uva e Molteni n. 1-00006.
Ricordo inoltre che è stata disposta la ripresa televisiva diretta della replica del Presidente del Consiglio dei ministri, nonché delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri. Vi invito a fare un po' di silenzio, grazie.
GIUSEPPE CONTE,. Signor Presidente, onorevoli deputate e onorevoli deputati, sono molto onorato e, come ho già anticipato anche al Senato, avverto forte la responsabilità di parlare in quest'Aula e di replicare anche alle numerose richieste di chiarimenti che sono state formulate.
Rivolgo anche qui un saluto al Presidente della Repubblica , in quanto garante dell'unità nazionale, e, nell'ambito delle sue prerogative costituzionali, ovviamente ha presieduto all'attività di formazione e all'iter che ha formato questo Governo, e quindi gli sono doverosamente grato per tutto quanto ha fatto sin qui.
Anticipo subito un tema che è stato oggetto di sollecitazione da parte degli interventi.
Mi scuserete se non richiamerò nome per nome tutti coloro che sono intervenuti, ma li ringrazio collettivamente, sia le deputate che i deputati, perché, evidentemente, nell'ambito della dialettica parlamentare, sono stati protagonisti e fautori di questa dialettica e mi consentono anche alcune precisazioni.
In particolare, c'è stato il tema - entro subito nel vivo - del contrasto alle mafie e ai poteri criminali. Parlo di mafie al plurale perché, come sappiamo, sono poteri criminali che hanno una caratterizzazione territoriale, molto spesso acquisiscono anche una specializzazione proprio tecnica, si parla anche di agromafie. Hanno anche una diffusione, peraltro, che va al di là dei territori che originariamente ne hanno caratterizzato il radicamento, e quindi sono anche molto diffuse su tutta la penisola, anche se in misura non omogenea.
Ecco, su questo mi permetto una nota metodologica: ho già dato atto della sensibilità di questo Governo, di questo Esecutivo, sul punto, però direi che qui veramente possiamo essere d'accordo. Non esiste maggioranza, non esiste opposizione; non esistono forze di maggioranza, non esistono forze di opposizione, perché il contrasto su questo fronte ci deve vedere tutti uniti .
È stato in qualche intervento richiamato un recente provvedimento approvato dal Governo uscente, dall'Esecutivo uscente, in materia di confisca dei beni. Benissimo, assolutamente, nessuno vuole disconoscere quello che è stato fatto dal Governo uscente sul punto e nessuno si permetterà mai di disconoscere quello che hanno fatto gli Esecutivi pregressi. Dobbiamo lavorare tutti uniti, e, se anzi mi consentite, vorrei qui ricollegarmi al ringraziamento per il Presidente Mattarella, perché una delle cose che più mi ha addolorato nei giorni scorsi è stato quando c'è stato un attacco alla memoria di un suo congiunto sui , adesso non ricordo esattamente, e questa veramente è stata una cosa che mi è dispiaciuta .
Un'altra osservazione, direi, di carattere metodologico: c'è molta attesa nel Paese e c'è molta attesa anche in quest'Aula. Molti degli interventi mi sollecitano e sollecitano questo Esecutivo ad articolare quelli che sono gli obiettivi in modo molto più puntuale. Certo, ne siamo consapevoli, però, ecco, ci siamo appena insediati. Non chiedeteci degli articolati normativi, non chiedeteci il dettaglio di quelle che possono essere specifiche iniziative legislative, perché stiamo costituendo gli uffici, abbiamo appena giurato. Oggi siamo qui per sottoporre alla vostra attenzione, nell'ambito delle vostre prerogative, e anche per chiedervi la fiducia. Quello che possiamo assicurare a voi e al Paese è che lavoreremo da subito per dare un seguito attuativo a quelle anticipazioni che sono contenute nel contratto di Governo e anche nelle dichiarazioni che ho qui depositato.
Tra gli argomenti che ci sono stati contestati e che non sarebbero stati approfonditi a dovere c'è l'ambiente. Se mi permettete, su questo fronte direi che forse è una critica ingiusta, perché c'è molta attenzione, ci sarà molta attenzione, da parte di questo Esecutivo, per l'impatto ambientale di tutte le iniziative economiche, per lo sviluppo sostenibile. Sono concetti anche che sono stati già evocati nell'ambito del dibattito che avete anticipato. La non è solo uno slogan per noi: è il futuro che vogliamo per i nostri figli e per i nostri nipoti. Faremo di tutto, faremo di tutto per orientare il nostro Paese in questa direzione.
E guardate che molti di questi argomenti, di questi temi e di questi obiettivi sono chiaramente intrecciati.
Quando noi parliamo di , parliamo di processi volti ad incentivare la decarbonizzazione e defossilizzazione del nostro sistema produttivo, significa evidentemente esprimere una forza politica di orientamento di governo dei processi sociali ed economici, nei limiti ovviamente delle competenze dell'Esecutivo, in modo da orientare tutto il sistema, da dare una direzione di sviluppo di tutto il sistema produttivo e, con meccanismi incentivanti o disincentivanti, da spingere tutto il sistema verso quell'obiettivo di sviluppo sostenibile, che noi vogliamo perseguire.
Quindi, quando ragioniamo die quando ragioniamo di ambiente, noi non pensiamo solo a declamare delle frasi, che - capisco - in questo momento potrebbero essere delle parole e al momento sono parole, ma abbiamo un pensiero di sviluppo del Paese. Abbiamo un progetto, una direzione di sviluppo, che perseguiremo con tutte le nostre forze. Questo significa, ad esempio, contemplare anche l'industria, contemplare anche le imprese.
Un altro tema, che ci è stato detto non abbiamo considerato appieno, è quello delle imprese: non avremmo prestato attenzione alle imprese. Anche qui dobbiamo pensare che viviamo in un sistema integrato. Ieri, nelle mie dichiarazioni, ho tenuto a sottolineare, se la politica… E non è solo un problema di capacità di una classe dirigente - me ne rendo perfettamente conto - è un problema generale, che riguarda non solo il nostro Paese, ma riguarda anche altri Paesi, un problema che viviamo anche a livello globale, dove anche gli attori, quelli che ci appaiono più potenti, poi, alla fine, hanno dei margini di operatività abbastanza ridotti, perché ormai lo spazio è globale.
Ecco, allora, noi dobbiamo sforzarci innanzitutto ad acquisire consapevolezza del contesto in cui operiamo. Operiamo in un contesto integrato, in cui non c'è un attore che può determinare la direzione di sviluppo di un Paese e del mondo. Nello stesso tempo dobbiamo, quindi, per quanto riguarda i margini di manovra che abbiamo e di operatività, cercare di riappropriarci del ruolo della politica. E noi, quando pensiamo all'ambiente, pensiamo all'impresa, perché ovviamente l'economia circolare la possiamo favorire e sollecitare solo pensando all'impresa .
Quando noi ragioniamo di di una noi pensiamo evidentemente alle imprese, che si inseriscono in questo progetto e in questa direzione di sviluppo. Ieri ne ho parlato anche nelle mie dichiarazioni, ho tenuto a rimarcare, esprimendo una mia personale sensibilità, di responsabilità sociale d'impresa. In Italia ne parliamo poco, ma in molti altri Paesi la è un concetto che ormai è diventato quotidiano.
Questo significa che la politica si riappropria della sua direzione anche di guida. E non sto ovviamente disegnando un modello di dirigismo economico, dove noi disegniamo e diciamo agli imprenditori cosa devono fare e dove i privati sono ridotti a meri funzionari, nell'ambito di un progetto che viene pianificato dettagliatamente. Però stiamo dicendo che noi, da queste Aule, noi, dal Governo in questo Esecutivo, vogliamo tracciare una linea di sviluppo, perché abbiamo un progetto di futuro. Vogliamo l'innovazione tecnologica, vogliamo che le società, le imprese, le società commerciali, possano essere attente, quando svolgono iniziative economiche, all'impatto che queste iniziative hanno sull'ambiente, che si premurino di creare un contesto interno favorevole alla tutela dei diritti dei lavoratori. Significa essere attenti alla formazione continua, significa non deprimere le professionalità al proprio interno.
Questo vale anche per il turismo. È stato detto che non ci siamo. A parte che - dico la verità -forse qui sono stato responsabile di non averlo chiarito, anche se in un passaggio pensavo di essere stato chiaro: le mie dichiarazioni vanno integrate con il contratto di Governo, perché non potevo certo nelle mie dichiarazioni riassumere tutti i temi
PRESIDENTE. Per favore, facciamo finire l'intervento.
ROBERTO GIACHETTI(PD). Però, non esageriamo!
PRESIDENTE. Deputato Giachetti, dopo si può intervenire, adesso…() … Deputato Giachetti, deputato Giachetti, ascoltiamo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio. Ascoltiamo, andiamo avanti, andiamo avanti . Deputato Giachetti avevo detto.
GIUSEPPE CONTE,. Come dicevo anche in tema di turismo, quando si ragiona di turismo - e nel contratto c'è molta attenzione al turismo - noi parliamo di agricoltura, parliamo di promozione del parliamo di trasporti e parliamo di tutta una serie di profili di attività che vanno integrati. E certo non si può agire a compartimenti stagni.
Ma, venendo ad alcuni temi più specifici che sono stati posti: interventi al Sud. L'abbiamo già chiarito, sì, è vero, forse nel contratto qualcuno è rimasto disorientato, perché ci sono poche righe e c'è un rinvio diffuso ai vari argomenti. Be' - lo ripeto - avere un Ministro per il sud è stato un gesto di grande attenzione. Lavoreremo in termini integrati, ma già avere la sicurezza, la certezza, che ci sarà un Ministro, che sorveglierà tutte le attività, che si dirigono sul Sud e che sono dirette a favorire lo sviluppo del Mezzogiorno, è una cosa direi molto importante. Tenete conto che, come forse è a voi noto, ancora oggi nel nostro Paese non riusciamo a utilizzare appieno tutti i fondi che sono destinati al Sud. Quindi un'opera di razionalizzazione, per quanto riguarda l'utilizzo di questi fondi, già sarebbe un primo passo avanti.
Si è parlato anche molto di infrastrutture. Veniamo contestati perché si dice questo Governo non si è dimostrato affatto sensibile alle infrastrutture, anzi sarebbe contrario alle infrastrutture. Noi abbiamo detto un'altra cosa e la rivendichiamo: vogliamo operare una valutazione costi-benefici per le infrastrutture. Pensiamo, anzi, che le infrastrutture e gli investimenti produttivi siano un passaggio fondamentale nella politica di crescita, che vogliamo sollecitare e favorire per questo nostro Paese, quindi sicuramente non ci sottrarremo agli investimenti nelle infrastrutture. Io sono del sud. Ricorderete in Puglia che cosa è successo nel trasporto regionale, la tragedia che è accorsa tempi orsono. Quindi, pensare che ci sia un binario, su cui poi si sono scontrati dei treni, e non ci sia nel sud un'adeguata rete ferroviaria, è una cosa che non mi lascia assolutamente indifferente .
Ancora, dal punto di vista operativo, siamo anche abbastanza avanti, nel senso che non siamo qui a declinare in dettaglio alcune iniziative, però ieri ho anticipato che, anche se non è nel contratto di Governo, perché non abbiamo ritenuto di inserirlo, il problema delle infrastrutture non significa lanciare lo e dire “sì, siamo favorevoli per le infrastrutture”. Oggi - ho sottolineato - in Italia gli appalti non partono. Abbiamo un codice degli appalti pubblici che da due anni, in pratica, non viene applicato .
E lo dico io, che sono un giurista, e lo dico io, che sono perfettamente sensibile alla cultura della legalità, ma cultura della legalità non significa che non si fanno le cose, in Italia ; cultura della legalità significa che si devono fare bene e, per farle bene, dobbiamo prendere anche atto che, innanzitutto, in questo momento, gli amministratori e le pubbliche amministrazioni non sono nella condizione di poter serenamente operare, da un lato, schiacciate dalla prospettiva di una responsabilità erariale, dall'altro, schiacciate dalla prospettiva di una responsabilità penale. Oggi come oggi, chi sta fermo, lo ripeto, chi sta fermo viene avvantaggiato e, allora, si preferisce non avventurarsi nella gestione di procedure di gara , che, evidentemente, espongono a rischi, a insidie che non riescono ad essere gestite e, quindi, a responsabilità.
Ho lanciato, ieri, l'idea - e la ribadisco - che cercheremo di valutare bene il ruolo dell'ANAC, che non va depotenziato, evidentemente, ma, sicuramente, in questo momento, non abbiamo dall'ANAC quei risultati che ci attendevamo; forse avevamo investito troppo; possiamo valorizzare l'ANAC, ma in una funzione e anche in una prospettiva diverse, di prevenzione; per esempio, per quanto riguarda il precontenzioso che attualmente è davanti all'ANAC, che giace davanti all'ANAC, possiamo rafforzare questa fase, in modo da avere una sorta di certificazione anticipata per i funzionari, per gli amministratori pubblici, onde poter procedere, poi, alle gare più speditamente.
Sono stati toccati vari temi, generali e specifici; per esempio, qualcuno ha lamentato che non c'è più sensibilità, anche se era stata anticipata in campagna elettorale, per quanto riguarda il mondo bancario. A parte che io ho incontrato, durante le consultazioni, dei risparmiatori, che, evidentemente, sono in forte difficoltà, ma ci interessa di più il problema di sistema e cioè stiamo già maturando - e questa consapevolezza è già nel contratto di governo - la valutazione che ci sia da distinguere, sia opportuno distinguere tra banche di credito che erogano credito e che, soprattutto, sono caratterizzate, fortemente caratterizzate a livello territoriale e quindi hanno un legame forte col territorio e, invece, banche di investimento - diciamo così - più votate alla speculazione .
Su questo, voi sapete, questa sensibilità non è solo la nostra. Sapete che molti esperti del settore hanno già, da tempo, rimarcato l'opportunità di operare e di rimarcare una distinzione sul piano della disciplina. Sicuramente lavoreremo anche alla revisione dei provvedimenti recenti, delle discipline più recenti per quanto riguarda il credito cooperativo, per quanto riguarda, anche, le banche popolari, lo ripeto, soprattutto per quelle che sono più legate al territorio.
È una caratteristica del sistema italiano, ci rendiamo conto che siamo nell'ambito di sistemi integrati, come ho già detto, però dobbiamo cercare di recuperare questa funzione, che è importante, tradizionale e aiuta molto anche il tessuto produttivo, ma non quello delle grandi imprese, il tessuto produttivo, quello che forse è meno visibile ai più, ma che è quello delle piccole e medie imprese, che è la laboriosità, l'ingegno di tanti commercianti, di tanti artigiani, di tante piccole e medie imprese e anche dei professionisti, e che poi costituisce un po' il cuore, l'impianto, il polmone propulsivo del sistema produttivo italiano .
Qualche intervento ha riguardato il reddito di cittadinanza e, qui, ho sentito valutazioni completamente opposte. Per carità, capisco che ci possano essere delle vedute e delle valutazioni diametralmente opposte; l'unica cosa che tengo a precisare è che il reddito di cittadinanza non è stato e non sarà da noi concepito come una misura meramente assistenziale; non l'abbiamo concepito in questi termini; l'abbiamo, invece, concepito e lo struttureremo, questo intervento, come un sostegno per il reinserimento lavorativo .
A voler leggere con maggior pazienza e attenzione il contratto di governo, vedrete che, già nella descrizione che in esso è contenuta, il reddito di cittadinanza, ad esempio, è articolato in più di una fase, perché è chiaro che la prima fase è quella di potenziare i centri per l'impiego ; diversamente, siamo, semplicemente, di fronte all'erogazione di misure che abbiamo già sperimentato, che poi non cambiano il volto delle persone bisognose, delle persone che sono ai margini, esiliate dal mondo del lavoro; quindi, cercheremo di progettare questa misura normativa in modo molto oculato, in modo molto articolato, con questa specifica finalità.
Il capitolo giustizia è un capitolo che vedo preoccupa molti. Preoccupa molti e, nelle rappresentazioni manichee che vengono fatte, ormai, ci si divide tra giustizialisti e garantisti. Mi posso permettere? Vi parla un giurista che, insomma, sono tanti anni che è dedicato alla professione, sia come operatore della professione di avvocato che, anche, come studioso; io credo che sia improprio rappresentare il mondo del diritto e prospettare le misure di intervento, in questo mondo del sistema giustizia, secondo questa manichea rappresentazione; e lo dimostra il fatto che spesso - lo ripeto, spesso - ci si ritrovano accusate le stesse persone; gli stessi gruppi politici, delle volte, vengono accusati di giustizialismo e, delle volte, invece, di garantismo E credo che sia anche sbagliato - in una discussione con un sistema giustizia come il nostro, che, certo, non sempre, offre di sé una grandissima prova -, come dire, arroccarsi in posizioni in cui si ha comunque ragione.
Allora - lo voglio chiarire una volta per tutte - questo Esecutivo ha piena consapevolezza che esistono dei principi costituzionali, perché questo Esecutivo, oltre al contratto di Governo, ha presente la Costituzione e scriverà tutto …
Completo il ragionamento. Iscriveremo tutte le nostre iniziative sotto l'architettura costituzionale ) e siamo consapevoli che non c'è solo la Costituzione, ma abbiamo la Carta europea dei diritti fondamentali, abbiamo il sistema della Corte europea dei diritti dell'uomo, il sistema CEDU, e abbiamo, quindi, un'architettura sovranazionale e internazionale nella quale siamo comodamente collocati e ci stiamo confortevolmente ).
PRESIDENTE. Borghi, per favore. Continui, Presidente.
GIUSEPPE CONTE,. Però, c'è un equivoco: noi non diciamo che va tutto bene nel sistema giustizia, noi partiamo da una diagnosi forse un po' diversa da quella appena riassunta. Siamo consapevoli che i processi, soprattutto civili, ma anche penali, non funzionano. Siamo consapevoli del fatto che oggi la giustizia - forse non ce ne siamo accorti tutti - è diventata censitaria. Abbiamo fatto dei passi indietro nel tempo, anche il costo dell'accesso alla giustizia: chi ha i soldi, chi può permettersi delle difese molto articolate, chi può svolgere indagini personali riesce a difendere bene le proprie ragioni. Basta considerare le statistiche delle persone assoggettate a misure restrittive nella responsabilità personale e valutarle sul piano delle fasce sociali di appartenenza: è una giustizia censitaria, qualcosa non va bene.
Allora, noi, sicuramente nel rispetto dei principi costituzionali (presunzione della colpevolezza, diritto a un processo giusto, durata ragionevole con tutte le garanzie, funzione riabilitativa della pena), dobbiamo anche essere consapevoli che ci sono dei margini di intervento che riguardano anche le stesse persone sottoposte a detenzione, i detenuti, che non devono vivere in condizioni così al di sotto della dignità.
Noi, in questo modo, dobbiamo anche, tra l'altro, come dire, agganciare quelle che sono altre economie, perché c'è un risvolto anche economico: voi sapete che periodicamente World Bank pubblica un che certo non ci vede, per quanto riguarda le in tema di giustizia, ai primi posti, anzi tutt'altro.
Quindi, dobbiamo cercare di migliorare il sistema giustizia: perché tutti i cittadini devono essere trattati allo stesso modo; perché dobbiamo avere un sistema certo, perché se no i meccanismi sanzionatori non esplicheranno mai una funzione deterrente; dobbiamo anche attrarre gli investitori stranieri, perché purtroppo anche il sistema giustizia è una delle ragioni per cui il nostro Paese non riesce a esprimere molto sul piano delle attività economiche e
In materia di autonomia, mi è stato riconosciuto che abbiamo già espresso sensibilità, certo, addirittura abbiamo ormai Paesi, anche molto più grandi di noi, che si sono sviluppati nel corso del tempo in direzione federativa. Da noi il sistema delle autonomie è un sistema già consolidato; penso a quelle a statuto speciale, provinciali e regionali, che ovviamente intendiamo conservare e valorizzare. E, per quanto riguarda anche le altre previsioni della Costituzione - penso all'articolo 116, terzo comma -, siamo sicuramente sensibili al fatto che ci sono già in atto dei negoziati, delle trattative Stato-regioni e che faremo di tutto per assecondare e non ostacolare questi processi in atto e, quindi, la possibilità anche di conseguire, per alcune regioni che ne facciano motivata richiesta, un regime di maggiore autonomia, ripeto in accordo con le previsioni costituzionali, tanto più, ripeto, che questi percorsi, come dire, hanno una base di legittimazione in istituti di democrazia diretta e .
Sono stato invitato a chiarire e anche a utilizzare delle parole: accidenti, ieri la mia relazione è stata molto lunga e, anzi, forse ho tediato veramente e ho abusato della pazienza dei vostri colleghi omologhi al Senato. Mi è stato, ad esempio, detto: ma lei, Presidente, non ha mai usato la parola “patria” e io ho risposto: non me ne vergogno, assolutamente, l'ho usata indiretta, anche se effettivamente nelle mie dichiarazioni devo riconoscere che ho fatto ricorso a un vocabolo, diciamo, che è una sfumatura, se mi concedete, un po' più laica: “paese”. Oggi mi è stato contestato di non aver utilizzato qualche altra parola: “pace e cooperazione”, le utilizzo adesso. Non mi sembra, però, che nel contratto di Governo ci siano propositi bellicisti e .
Questo si collega anche alla posizione che vogliamo assumere a livello internazionale: siamo nella NATO e, per citare il poeta, vogliamo rimanerci nella NATO. Ovviamente, i Governi, gli Esecutivi che ci hanno preceduto, però, hanno sperimentato che delle volte bisogna misurarsi con delle iniziative militari, si viene coinvolti anche indirettamente e di recente è accaduto, ci sono degli impegni internazionali che vengono mantenuti, noi vogliamo misurarci con questi impegni con la massima serenità, con la massima prudenza, con la massima cautela e valuteremo di volta in volta. Pensare che, invece, da qui si possa esprimere, che da questo Esecutivo possa partire un indirizzo bellicista o imperialista credo che sia veramente una preoccupazione immotivata.
In materia di politica economica - ne abbiamo parlato anche - e tengo a precisarlo, questo Governo ha l'ardire (e mi rendo conto che può essere sicuramente giudicata una posizione molto forte, ma questo ci fa capire in che condizioni vive la politica ed è un discorso generale) di poter anche promuovere delle nuove politiche economiche.
Questo significa, evidentemente volere, in tutti i tavoli, in tutte le sedi presidiare questi tavoli esprimendo una direzione, volere promuovere politiche che favoriscano la crescita, sociale ed economica. Questo, però, sarà fatto nel rispetto dell'obiettivo, già esplicitato, di discesa progressiva del debito. Bisogna vedere come arrivarci: tra gli economisti il dibattito è fiorente, è molto articolato. Noi siamo per negoziare, su questo fronte, anche a livello europeo, con i nostri europei e quindi ci siederemo a quei tavoli volendo esprimere anche un indirizzo politico e ci auguriamo di avere la fermezza e la risolutezza per essere ascoltati dei nostri .
Il contrasto alla corruzione è un tema su cui ci siamo spesi molto. Le forze di maggioranza si sono spese molto in campagna elettorale, ed è nel nostro contratto di governo. Ci sono varie tecniche, vari modi; mi sembra che la nostra sensibilità sul punto e i nostri obiettivi siano chiari: noi dobbiamo agire a due livelli, soprattutto con il sistema pubblico della burocrazia; da un lato, dobbiamo agire in direzione della deburocratizzazione e, dall'altro, poi contrastare la corruzione, a tutti i livelli. Per quanto riguarda il primo fronte, deburocratizzare cosa significa? Significa operare un censimento rigoroso di tutti i procedimenti amministrativi e ricondurli ad unità: anche gli esperti hanno difficoltà a contarli, tanti ce ne sono; significa offrire ai cittadini e agli imprenditori una sorta di breviario, con chiarezza di quello che è il percorso che gli spetta di fronte alla pubblica amministrazione; su questo non dico che non è stato fatto nulla, assolutamente, non dico che non è stato fatto nulla, però dobbiamo incrementare questa direzione di riforma; dobbiamo sviluppare ancor più le autocertificazioni; dobbiamo eliminare tutti quei passaggi che oggi obbligano i cittadini stessi e chi vuol fare impresa a impiegare personale, costi, risorse per dedicarsi a questi passaggi burocratici. Sembra nulla, ma è tantissimo. Uno degli strumenti è completare la digitalizzazione della pubblica amministrazione, i servizi informatici pubblici . Inoltre, attenzione, non è un solo un problema dei passaggi burocratici per iniziare ad espletare attività; il problema è anche quello dei controlli. Oggi ci sono degli imprenditori che sono costretti a subire, a destinare appunto risorse interne per i controlli, soggiacendo a controlli che non sono concentrati nel tempo, ma sono dilatati, perché le fonti del controllo sono le più varie: in alcuni settori di attività – sono stati conteggiati da esperti – si arriva sino a 20-30 enti diversi che operano dei controlli, ciascuno portatore di una logica diversa. Sembrano grandi cose; in realtà, bisogna lavorare a questo per liberare risorse private, perché si possano concentrare sullo svolgimento delle attività che costituiscono poi il vero , l'attività istituzionale a cui il privato è preposto; e un'altra cosa va fatta in questa direzione: cerchiamo di realizzare una piattaforma informativa centrale, questo è importantissimo. Se parlate con gli imprenditori, tutti i soggetti che operano in campo economico e vengono a contatto con la pubblica amministrazione lamentano il fatto di doversi ogni volta rapportare con la pubblica amministrazione e dover rifornire una mole di documenti ingente.
Allora, noi dobbiamo cercare di trovare il modo per centralizzare questo archivio: renderemo ostensibili i dati che possono essere ostesi, rimarranno celati quelli che non possono essere ostesi; quindi, avremo trasparenza da un lato, e la possibilità per ciascun imprenditore di aggiornare la propria anagrafe, facendolo però una volta per tutte e non dovendo, con ogni pubblica amministrazione, rapportarsi ad essa .
Per quanto riguarda il secondo fronte, quello dei reati contro la pubblica amministrazione, sì, lì dobbiamo combattere la corruzione: ne abbiamo parlato, nel nostro programma c'è il Daspo per corrotti e corruttori e poi abbiamo previsto anche agenti sotto copertura. Poi, per carità, le polemiche possono trascolorire: diventano agenti provocatori, diventano soggetti che creano reati, soggetti… però, gli onesti, vi assicuro, con noi non hanno da temere nulla .
Conflitto di interessi: in questo Parlamento. Cercheremo di riprendere in mano questa questione, lo faremo al più presto
Vedete, anche i vostri interventi che sono volti a interrompere il mio discorso dimostrano che ciascuno ha il suo conflitto o pensa di avere il proprio conflitto o pensa di fare male …
PRESIDENTE. Basta! Deputati Fiano e Borghi, ma cosa è successo? Andiamo avanti e Presidente, per favore, procediamo. Morani?
EMANUELE FIANO(PD). Presidente, lei deve difendere noi !
PRESIDENTE. Deputato Fiano ! Deputato Scalfarotto, la libertà di parola è totale, lo sa benissimo . Deputato Borghi, mi dica … Io adesso sono seduto qui come terzo indipendente, devo far funzionare bene l'Aula. So bene cosa significa essere seduto qui ! Deputato Fiano, so benissimo cosa significa essere seduto qui e so bene cosa significa essere indipendente ! Perfetto, ciò che mi interessa adesso è far continuare il Presidente del Consiglio e poi ci saranno le dichiarazioni di voto È vietato fare fotografie, certo. Ho visto fare fotografie da parte di tutti i gruppi politici, non solo oggi. Chiedo di fare andare avanti il Presidente del Consiglio nelle sue dichiarazioni e dopo ci saranno gli interventi dei vari gruppi. Grazie Presidente, andiamo avanti.
GIUSEPPE CONTE,. Grazie, signor Presidente. Posso chiarire? Ma io sono stato frainteso . Però, vedete, il tema evidentemente è complicato. Per come l'ho rappresentato, io non sto accusando nessuno, attenzione: noi stiamo dicendo una cosa, che il conflitto di interessi è nelle pieghe più… negli interstizi della società, a qualsiasi livello.
Mi rifaccio a un volume di Rossi, e a rileggerlo (…di qui le mie parole nelle mie dichiarazioni. Il conflitto di interessi, e il potenziale rischio di un conflitto di interessi, si annida anche a livello di un'amministrazione di condominio! Ne facevo un discorso generale: a qualsiasi livello, da lì in su! Pensare che non sia un problema significa non volerlo affrontare; noi cercheremo di introdurre una disciplina più rigorosa a tutti i livelli, in tutti i settori, in tutti i gradi, semplicemente perché vogliamo che soprattutto chi sia investito di funzioni pubbliche, a qualsiasi livello, sia posto nella condizione di espletare queste funzioni con disciplina e onore, con dignità e onore e . Questo significa semplicemente prevenire un potenziale conflitto di interessi, e fare in modo che chi è chiamato, è investito di funzioni pubbliche, quindi è chiamato a realizzare e perseguire interessi pubblici o comunque collettivi, sia invitato a sottrarsi da quelle situazioni e posizioni che ne minano l'imparzialità e che ne pregiudicano l'operatività per l'interesse generale.
L'immigrazione. Qui c'è il Ministro Minniti, che ha già ricevuto alcuni apprezzamenti da parte delle forze, degli esponenti delle forze politiche che compongono questa maggioranza. Noi non arriviamo per stravolgere cose, per capovolgere. Questo vale anche per la “buona scuola” (: noi in materia di buona scuola abbiamo ragionato con tanti, se mi permettete, , tanti soggetti interessati, iniziando dai dirigenti, insegnanti, esperti; ci sono delle criticità su cui intendiamo intervenire. Per quanto riguarda la gestione dell'immigrazione, abbiamo ovviamente indicato delle direttive che orienteranno la nostra azione. C'è l'esigenza di gestire flussi migratori; fino adesso questa gestione a livello europeo - penso che potrete tutti concordare con questa valutazione - si è rivelata fallimentare e . Noi intendiamo promuovere quindi una più equa ripartizione delle responsabilità a livello europeo, e soprattutto (c'è stato l'intervento che ho pienamente condiviso) non è questione solo economica, lo ha detto anche la Cancelliera Merkel: è una questione che riguarda il concetto di cittadinanza europea, perché è inutile chiedere più Europa se poi veniamo lasciati soli con tutti gli altri Paesi frontalieri di fronte a questi problemi, e semmai veniamo esposti al dilemma/ricatto di avere qualche incentivo economico pur di gestirli da soli . Difenderemo gli immigrati che sono regolarmente sul nostro territorio; cercheremo, anzi vogliamo procedure celeri, certe per tutelare ancor più coloro che godono, aspirano a godere dello di rifugiati; peraltro da questo punto di vista sia le mie dichiarazioni, che vi ho consegnato, sia il contratto di programma mi sembrano abbastanza chiari.
. In materia di credo che possiamo essere tutti d'accordo; forse per le soluzioni immagino, mi pare di aver capito ci sono varie differenze, varie soluzioni, ma siamo tutti d'accordo: il sistema fiscale, tributario oggi in Italia lascia molto a desiderare e . C'è da operare una riforma; noi abbiamo enunciato la prospettiva di riforma. Mi sembra che sia molto chiaro: oggi in qualche intervento c'era qualche dubbio, ma abbiamo previsto un sistema di aliquote, abbiamo previsto anche di recuperare in qualche modo i criteri di progressività, perché ancora una volta tornano in gioco le nostre previsioni costituzionali. Ci sarà anche un sistema di , e su questo abbiamo declinato le nostre proposte; confidiamo quanto prima di portare avanti un progetto di riforma. Un'ultima…
LUIGI MARATTIN(PD). Le aliquote ci sono, la anche!
PRESIDENTE. Marattin! Deputato Marattin, per favore! Deputato Marattin, non può intervenire così, lo sa.
GIUSEPPE CONTE,. Un'ultima osservazione vorrei recuperare anche sulla legittima difesa, perché anche questa è stata… Recupero adesso il tema della giustizia. Guardate che la legittima difesa sul piano applicativo ha dato adito a tante incertezze; tanto è vero - non vorrei che la memoria mi ingannasse - che proprio in queste sedi è stata valutata l'opportunità di introdurre - diciamo così - una maggior puntualizzazione del diritto al ricorso alla legittima difesa, anche se lì si prevedeva soltanto che questa puntualizzazione valesse nelle ore notturne. Ora, dico la verità: forse noi non riteniamo che ci sia una grande differenziazione (…
PRESIDENTE. Per favore…
GIUSEPPE CONTE,. …da fare di fronte a uno stato oggettivo che la giustifichi tra ore diurne e notturne; però lavoreremo anche qui nel rispetto dei principi costituzionali, e sottoporremo alla valutazione di questo Parlamento e alla vostra valutazione quello che sarà il frutto del nostro intervento, della nostra proposta di intervento normativo .
La sanità. Una battuta anche sulla sanità: sì, è vero, noi riteniamo che qui si giochi una parte importante della tutela della persona, perché qui è in gioco un diritto fondamentale. Pensate che la Costituzione, in materia di salute è l'unica volta in cui usa l'espressione “diritto fondamentale”. Quindi vogliamo che questo diritto fondamentale significhi accesso alle cure, alle terapie, che il divario delle condizioni socio-economiche non venga ad inficiare in alcun modo il diritto di accesso alle cure. Vogliamo che tutti possano beneficiare di cure; vorremmo anche ad esempio che ci possano essere dei presidi ostetrici nei piccoli centri montani, là dove può essere difficile assicurare interventi così significativi; noi vogliamo promuovere l'adozione di modelli organizzativi più efficaci. Attenzione, su una cosa saremo inflessibili. Vogliamo che tutti questi interventi in materia sanitaria siano guidati da un principio direttivo, ispirati ad un principio direttivo: nelle scelte dei responsabili sul piano manageriale delle strutture sanitarie non vogliamo l'influenza della politica e .
Non voglio rubarvi altro tempo, ma da qualche intervento di questa mattina è venuto anche un riferimento al terzo settore: ecco, vogliamo valorizzare il terzo settore, perché nel terzo settore si concentrano istanze di solidarietà, si concentrano iniziative nei confronti di persone che soffrono, nei confronti di persone che sono un po' (e mi riferisco anche a quelle diversamente abili) abbandonate alle famiglie, a se stessi, si realizzano…Ecco, misuriamo anche le difficoltà di assicurare quella che, per una fase, è stata un'espansione, ma adesso è la contrazione del .
Ecco noi vogliamo incentivare, siamo consapevoli che c'è stato un progetto di riforma del terzo settore avviato. Vedete non vogliamo smantellare il passato: di tutto ciò che è di buono noi vogliamo essere autori (, colui che aggiunge, si inserisce in una prospettiva anche di tradizione già esistente). Vogliamo, quindi, valorizzare il Terzo settore nel segno della sussidiarietà. Grazie. – .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FUSACCHIA(MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, non voteremo la fiducia al Governo e vigileremo su ogni dichiarazione e su ogni passo che farete. Nel suo discorso di ieri, Presidente, lei conferma che è bastato il tempo di finire al Governo, il tempo di cominciare a misurarvi con la realtà per ammorbidirvi sulle questioni economiche, per ridimensionare il reddito di cittadinanza e su cui al massimo rivedrete le misure esistenti deludendo le aspettative dei cittadini che voi stessi avete alimentato e così finirete per essere duri solo su ciò che non costa niente economicamente ma costa molto in termini di civiltà: i diritti, le libertà, l'integrazione. Il suo Governo, Presidente, non avrà la nostra fiducia perché in quello che ha detto non c'è traccia di un nuovo disegno di avanzamento sociale, non c'è traccia di sviluppo, di futuro, di fiducia da dare ai cittadini e non solo da chiedere in quest'Aula. Non una parola vera su scuola, università, cultura: come pensa di ricucire il tessuto sfibrato del Paese se non investendo nella formazione del capitale umano? Non c'è una parola vera su impresa e innovazione, sull'urgenza di facilitare la creazione di nuove aziende e di far crescere le piccole e medie imprese: non una parola vera su come tutelare la concorrenza, su come contrastare le rendite, su come ridurre le disuguaglianze. Non una parola vera sulla pubblica amministrazione che non sia per infiltrarla con degli agenti, su come dare forza, velocità e nuove competenze a coloro che lavorano dentro le amministrazioni che dovrebbero, Presidente, attuare e accompagnare le vostre misure. Non voteremo la fiducia ad un Governo che ci propone ancora più centralismo e non lascia respiro ai comuni. Ho sentito e concludo, Presidente, parole un po' confuse. Abbiamo poca esperienza entrambi, Presidente, dentro quest'Aula ma “non siamo razzisti” o “rispetteremo la Costituzione” sono espressioni che vorrei non dover sentire più qui dentro.
Infine non voteremo la fiducia a chi pensa che si possa invertire il corso della storia del Paese e del continente. Vede, Presidente, è difficile dare peso alle parole quando la domenica sera possiamo permetterci di chiedere la messa in stato d'accusa del Presidente la Repubblica e due giorni dopo diciamo che stavamo solo scherzando ma io voglio continuare a dare peso alle parole. Prendo sul serio il rischio che voi vogliate proprio sull'euro e sull'Europa alzare deliberatamente il livello dello scontro e portarci tutti alla spaccatura finale, alla frattura che compromette in maniera irreversibile un Paese intero, che condanna in maniera definitiva la generazione dei quarantenni coetanei del Ministro Salvini o la generazione dei trentenni coetanei del Ministro Di Maio: le nostre generazioni e le generazioni più giovani che non hanno bisogno di essere fintamente protette e rinchiuse nel vostro provincialismo ma hanno bisogno di respiro, di mobilità, di emancipazione, di cittadinanza europea. Da oggi saremo opposizione in Parlamento e da oggi lavoreremo per diventare alternativa nel Paese
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lorenzin. Ne ha facoltà.
BEATRICE LORENZIN(MISTO-CP-A-PS-A). Signor Presidente, Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il programma “Contratto di Governo” lo abbiamo letto con attenzione e senza pregiudizi. Da oggi ci apprestiamo a mettere in campo un'opposizione rigorosa e attenta con il senso delle istituzioni che ci contraddistingue.
Il lungo elenco degli impegni del contratto, di cui lei è il primo portavoce, ci disegna un libro di belle intenzioni che non si comprende come possano essere perseguite se non a scapito dei risparmi degli italiani: nessuna copertura, nessuna idea compatibile con la realtà delle nostre finanze e lo dico senza ostilità. Qualcuno pensa forse che i Governi precedenti, mentre combattevano la recessione, non avrebbero volentieri dimezzato le tasse, garantito uno stipendio ai disoccupati, mandato tutti in pensione prima, aumentato il Fondo sanitario, dato più soldi ai comuni, più servizi alle famiglie per centinaia di miliardi di euro? Aspettiamo e vediamo come realizzerete questo miracolo economico senza provocare l'assalto sui nostri BTP, sui risparmi delle famiglie e involontariamente, per caso, portarci fuori dall'euro come molti detrattori dell'Europa auspicano fuori e dentro l'Europa. Altra cosa, invece, è un dibattito forte e autorevole per riaffermare lo spirito e il cuore dei padri fondatori dell'Europa che è nato - ricordiamolo - dopo due sanguinose guerre mondiali per creare le condizioni di una pace permanente nel continente, un dibattito di cui c'è bisogno oggi più che mai mentre l'Europa sembra fragile e confusa di fronte ai nuovi assetti che prendono forma oltre i suoi confini. Nel suo discorso, Presidente, lei rivendica di essere il portavoce di un Governo populista e giustizialista, un'abbinata, Presidente, che inquieta e che non ha mai portato molto bene alle garanzie civili care alle democrazie liberali. Mi rendo conto essere oggi fuori moda rispetto alla democrazia digitale; un Governo del cambiamento che promuove l'uso della delazione sul luogo di lavoro e la punizione come purificazione sociale non ha il sapore della certezza della pena ma del Grande Fratello (quello di Orwell, non quello del programma TV). Per questo, Presidente, vigileremo come è compito dell'opposizione, vigileremo sulle cose che sono nel programma e su quelle che non ci sono e in particolare sul suo silenzio sul rapporto tra scienza e politica, tra evidenza scientifica e decisioni che incidono sulle nostre vite dalla salute all'ambiente, dalla sostenibilità al Il populismo, caro Presidente, in questi cinque anni non ha avuto l'accezione positiva che lei ha dato ieri, ma molto chiaramente è stato per la maggioranza che lei rappresenta qui oggi il sinonimo di antiragione, di pregiudizio antiscientifico oltre ogni misura e ragionevolezza senza senso di responsabilità, con leggerezza, sulla pelle della salute dei nostri cittadini e dei nostri figli . Da Stamina ai vaccini si è messo in dubbio il fondamento stesso del metodo scientifico e della medicina moderna.
PRESIDENTE. Concluda.
BEATRICE LORENZIN(MISTO-CP-A-PS-A). Ma questo non è il Paese reale: ai non si risponde con i al futuro non si risponde con l'odio. Guarderemo ed aspetteremo senza pregiudizio, ma con giudizio oggi voteremo sinceramente contro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.
RENATE GEBHARD(MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio dei ministri, signore Ministre, signori Ministri, colleghe e colleghi, come Südtiroler Volkspartei, parte delle Minoranze linguistiche, intendiamo essere coerenti con quanto già ribadito in occasione delle consultazioni per la formazione del Governo e quindi non avremo chiusure pregiudiziali ed esprimeremo un voto di astensione. La nostra astensione è in primo luogo motivata, signor Presidente del Consiglio, dal suo apprezzamento per le autonomie speciali, anche se non ha approfondito e per questo non ci soddisfa pienamente. Riteniamo indispensabile un'ulteriore fase di rafforzamento e sviluppo delle autonomie speciali, delle loro competenze e del loro modello di Governo e di convivenza per il bene dei cittadini. Auspichiamo dal suo Governo che esprima indirizzi coerenti. Con il voto di fiducia si chiude una fase politica e istituzionale difficile per il Paese. Vogliamo ribadire il nostro sostegno al Presidente della Repubblica e alle decisioni difficili che egli ha assunto avendo come riferimenti la salvaguardia dei conti pubblici e la collocazione europea dell'Italia. I suoi riferimenti sono anche i nostri. Abbiamo apprezzato e condiviso le sue parole, signor Presidente, quando ella ha detto che l'Europa è la nostra casa. Noi non riteniamo che l'Italia possa trarre alcun beneficio dalla sua posizione marginale in Europa.
Non vi sono rigidità che si possono modificare al di fuori dal confronto in Europa e di collaborazione con le istituzioni europee. Vi sono vincoli che non derivano dall'Europa ma dalla condizione del nostro pubblico debito e su questo il suo Governo dovrà lavorare.
Il vostro programma è molto ambizioso, in parte condivisibile e in parte discutibile. Abbiamo forti perplessità in ordine alla copertura finanziaria delle misure da voi indicate ma valuteremo le scelte concrete. Mi permetto una considerazione finale come donna: anche il suo Governo vede le donne in minoranza. Ci saremmo aspettati, anche sotto questo profilo, il cambiamento che sostenete di volere. Per tutte queste ragioni oggi ci asterremo sulla fiducia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, Noi con l'Italia non voterà la fiducia all'Esecutivo mentre gli amici dell'USEI si asterranno e questo non perché, come i 5 Stelle hanno fatto fino a ieri con i loro avversari politici, consideriamo l'Esecutivo il male assoluto, non perché riteniamo l'accordo tra due forze politiche che si sono presentate alternative agli elettori un inciucio, altra parola di cui il MoVimento 5 Stelle ha abusato. Noi consideriamo che quello che avete fatto per dare una guida al Paese sia un atto di responsabilità che trova riscontro nella somma del voto proporzionale degli italiani e che testimonia, ancora una volta, che scopo della politica, da qualunque parte si collochi, sia servire il bene comune. Noi non voteremo la fiducia a questo Governo perché, pur riconoscendone la piena legittimità, non condividiamo il contratto di governo. Il 37 per cento degli italiani che ha votato per la coalizione di centrodestra, nella quale noi siamo stati eletti, non ha votato per il reddito di cittadinanza e ha votato per il lavoro, non per l'assistenzialismo, il lavoro che danno le imprese. Il voto che ci è stato dato è stato su un programma in cui l'infrastrutturazione del Paese è considerata decisiva e indispensabile per lo sviluppo e la crescita della nostra economia. Nei proclami degli esponenti grillini tutto questo è messo in serio pericolo. C'è la bicicletta nel futuro dell'Italia o c'è la Pedemontana lombarda, quella veneta, la Bari-Napoli, il MOSE, l'approvvigionamento energetico, l'alta velocità, caro Ministro Toninelli, l'alta velocità che lei contesta radicalmente e che usa settimanalmente per andare a Milano e da Milano a Roma?
La storia del centrodestra, come l'esempio della Lombardia testimonia, ha sempre dato centralità all'educazione e all'istruzione in un sistema pubblico fatto di parità e autonomia delle scuole, di rapporto della formazione con il mondo del lavoro, di competenza e di merito. Nel contratto che avete sottoscritto questo non c'è, anzi c'è un ritorno allo statalismo. Gli accenti di questo statalismo li vediamo là dove si parla di acqua pubblica, di banca pubblica, di centri pubblici per l'impiego. Neanche il giustizialismo e la detrazione eretta a sistema fanno parte della nostra cultura. Di Dostoevskij, signor Presidente del Consiglio, lei potrebbe utilmente consigliare al suo ex allievo, ora Guardasigilli, la lettura della leggenda del Grande Inquisitore nei ; sarebbe un utile insegnamento.
Per noi è centrale il ruolo della famiglia nella vita sociale e siamo contenti che ci sia un Ministero ad essa dedicato, ma quoziente familiare, sostegno alla natalità, conciliazione famiglia-lavoro, eliminazione della prima casa dai criteri per il calcolo dell'ISEE, dove sono le proposte che traducono in fatti la sostenuta - a parole - centralità della famiglia?
Infine, signor Presidente, la sussidiarietà, che è un principio costituzionale e non è un contentino al terzo settore…
PRESIDENTE. Concluda, Lupi.
MAURIZIO LUPI(MISTO-NCI-USEI). …è un principio metodologico - e concludo - che riguarda il mondo del lavoro, della sanità, della scuola, del un modo di concepire il rapporto e la collaborazione tra Stato e società, tra istituzioni e corpi intermedi. Rivendica, cioè, la centralità della persona e il suo protagonismo pubblico.
Per questo - e la ringrazio, signor Presidente - per tutto questo, augurandole buon lavoro, non voteremo la fiducia ma faremo correttamente il nostro ruolo di controllo dell'operato del Governo e della maggioranza…
PRESIDENTE. Grazie…
MAURIZIO LUPI(MISTO-NCI-USEI). …di stimolo e di proposizione, insomma di opposizione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caiata. Ne ha facoltà.
SALVATORE CAIATA(MISTO-MAIE). Grazie. Signor Presidente del Consiglio, signori ministri, onorevoli colleghi, vorrei intanto esprimere la soddisfazione nel trovarmi di fronte un Governo politico, cosa che avevamo diverse volte auspicato, e non un Governo tecnico che avrebbe sancito la definitiva sconfitta della politica e dei cittadini. Di questo dobbiamo rendere atto al sapiente saper aspettare del Presidente della Repubblica e alla disponibilità a fare un passo indietro da parte dei leader delle due…
PRESIDENTE. Deputato Caiata, può passare al microfono più giù perché si sente un rumore di sottofondo? Per favore, allo scranno dopo. Se può spostarsi di posto. Grazie.
SALVATORE CAIATA(MISTO-MAIE). Proviamo? È il primo intervento in Aula, signor Presidente…
PRESIDENTE. È colpa del microfono.
SALVATORE CAIATA(MISTO-MAIE). Va bene. Stavo dicendo che siamo contenti di trovarci di fronte a un Governo politico e di questo dobbiamo rendere atto al sapiente aspettare da parte del Presidente della Repubblica e anche alla disponibilità a fare un passo indietro da parte dei leader delle due coalizioni che le siedono a fianco e che, pur legittimamente, potevano ambire a sedere sulla poltrona che lei occupa. Ma fortunatamente il buonsenso ha prevalso, permettendo la nascita del Governo del cambiamento e facendo fare al Paese un passo in avanti nella storia della Repubblica. Il MAIE, dunque, che mi onoro di rappresentare, saluta con favore la nascita del suo Governo.
Signor Presidente del Consiglio, rispetto al cambiamento noi abbiamo una speranza e una certezza: la speranza è che il suo Governo interpreti in modo corretto la voglia e il bisogno di cambiamento che il Paese e i cittadini hanno espresso lo scorso 4 marzo; la certezza è che comunque il suo sarà uno spartiacque rispetto al passato: nulla sarà più come prima nella politica e nel modo di concepirla da parte dei cittadini. La spallata è stata data, il cambiamento è inevitabilmente iniziato e indietro non si torna.
Signor Presidente, noi sogniamo un'Italia diversa, un'Italia dove i cittadini si sentano protetti e al sicuro, un'Italia dove i nostri giovani del sud non debbano più pensare al loro futuro lontani dalle proprie case e dai propri affetti, un'Italia che anziché spendere 5 miliardi di accoglienza possa destinare anche solo il 3 per cento di quella cifra per i nostri connazionali residenti all'estero, risolvendone i problemi. Signor Presidente, noi sogniamo un'Italia fatta di speranza e di sorriso, dove la cultura dell'odio sociale cede il passo alla comprensione e alla meritocrazia.
Per tutto questo e per quello che ci hanno demandato i cittadini in campagna elettorale, noi le accordiamo la nostra fiducia ma saremo sempre qui, vigili e attenti, a ricordarle i motivi per cui abbiamo sostenuto il suo Governo pur senza farne parte. Non è, dunque, una fiducia in bianco ma un impegno a esserle vicino nell'attuazione del programma che lei ci ha presentato. Questo è il primo passo…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
SALVATORE CAIATA(MISTO-MAIE). …e come diceva Sant'Agostino un lungo cammino inizia sempre con un singolo passo. Le auguriamo, dunque, che questo sia un cammino lungo e proficuo per l'Italia e per gli italiani. Buon lavoro a lei e ai Ministri del suo Governo e .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, vorrei iniziare il mio intervento con un ringraziamento non formale al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in queste settimane difficili e complesse è stato un punto di riferimento saldo per chi, come noi, crede nei valori e nei principi di civiltà alla base della nostra Carta costituzionale .
Si possono avere legittimamente opinioni differenti sulle singole scelte del Presidente nei diversi passaggi di questa lunga crisi, ma resta il dato oggettivo che il Quirinale ha esercitato fino in fondo le sue prerogative costituzionali, non sottraendosi alle sue responsabilità e ai suoi doveri, anche a costo di ritrovarsi al centro di una rozza campagna denigratoria fondata su una richiesta di priva di un qualsivoglia fondamenta giuridico. Ci saremmo aspettati di ascoltare una sola parola dai banchi dei colleghi del MoVimento 5 Stelle in questo dibattito: “Scusa” e, invece, c'è stato il silenzio.
Ci si consenta poi di osservare, non senza una sincera amarezza democratica, che avevamo ragione noi quando, nella scorsa legislatura, avevamo sostenuto, inascoltati, che la nuova legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum, era un sistema mistificante e truffaldino. Come si può definire altrimenti un sistema elettorale che consente di presentarsi alleati nei collegi uninominali maggioritari e poi, alla prima occasione, quella dell'odierno voto di fiducia, assistere addirittura a un triplo voto da parte dei tre partiti della coalizione vincente del centrodestra: a favore la Lega, contro Forza Italia, astenuti Fratelli d'Italia.
Invitiamo, poi, sommessamente gli ideatori propagandisti del Rosatellum a riflettere in maniera autocritica sull'eterogenesi dei fini della nuova legge elettorale. Nata per consentire artatamente un accordo di maggioranza, all'indomani del voto, tra PD e Forza Italia, è riuscita nel miracolo di favorire la saldatura tra Lega e MoVimento 5 Stelle, mettendo all'opposizione proprio PD e Forza Italia. Una saldatura di matrice populista, favorita dalla scelta del PD, o meglio, dall'imposizione del suo ex segretario, di non aprire neppure un tavolo di confronto programmatico con la lista singola più votata il 4 marzo scorso, il MoVimento 5 Stelle.
Noi di Liberi e Uguali, invece, rivendichiamo un comportamento coerente e lineare, che ci ha portato a confermare, in ogni occasione, in questi tre mesi, l'impegno assunto di fronte ai nostri elettori: disponibilità al confronto programmatico con le altre forze politiche, con l'unico limite dell'indisponibilità ad accordi organici con il centrodestra in ragione dei nostri convincimenti più profondi e della nostra storia.
Coerentemente ai nostri impegni con gli elettori, la nostra sarà un'opposizione intransigente nel pretendere il rispetto della Costituzione e nella difesa dei diritti civili e sociali fondamentali, e, al tempo stesso, sarà un'opposizione sfidante nelle Aule del Parlamento sulle molte questioni che riguardano la vita quotidiana dei cittadini, dal lavoro che non c'è alla sicurezza dei luoghi di lavoro, dalla tutela e difesa della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori a una politica di investimenti pubblici orientata a un'economia verde e sostenibile, con un piano straordinario per la tutela e difesa del suolo fragile della nostra bella Italia, dalla difesa alla valorizzazione della sanità e della scuola pubblica, alla lotta senza quartiere all'evasione fiscale, al contrasto alla corruzione e alle mafie.
Sul piano del rispetto dei principi di civiltà e della convivenza civile, signor Presidente del Consiglio, lei che è uno studioso di diritto, come ci ha ricordato più volte prima, spieghi però al suo Ministro dell'interno che il tempo della campagna elettorale è finito, che non è più tempo di propagandistici. Gli spieghi, ad esempio, che l'attività di soccorso in mare, a cui meritoriamente partecipano le ONG, nota come SAR, , è disciplinata da varie fonti del diritto internazionale, ovvero la Convenzione di Ginevra del 1951, la Convenzione di Amburgo del 1959 e la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, UNCLOS, del 1982.
Quella delle migrazioni è solo una delle questioni fondamentali della contemporaneità, non solo per l'Italia; esse sono un fenomeno epocale, complesso, che non può essere banalizzato e strumentalmente usato per biechi interessi elettorali. Noi siamo perché sia messo in atto un contrasto duro ed efficace contro i trafficanti di esseri umani, contro la speculazione che viene fatta ai danni dei migranti da alcuni soggetti senza scrupoli nella fase dell'accoglienza.
Ma, guardate bene, i migranti sono le vittime e non già i protagonisti di questo sistema di sfruttamento, e la “pacchia” è quella dei mercanti di morte delle organizzazioni criminali, quella che deve finire, signor Ministro dell'interno; non quella dei disperati in fuga dalle guerre, dalle pulizie etniche, dalla siccità, dalla fame, per i quali la “pacchia” semplicemente non è mai esistita.
Abbiamo apprezzato il suo riferimento, nel discorso al Senato, alle recenti drammatiche vicende di Vibo Valentia, ma avremmo voluto vederla, signor Presidente del Consiglio, fin da subito in prima fila a chiedere verità e giustizia per Soumaila Sacko, e non aspettare il montare della protesta.
Come detto, sui terreni dei diritti civili e sociali sanciti dalla nostra Costituzione e dalle convenzioni internazionali saremo guardiani attenti e intransigenti. Non permetteremo che vengano messe in discussione scelte di civiltà giuridica, e anzi, stimoleremo il Parlamento per un loro allargamento, per colmare quelle lacune che ancora oggi esistono nel nostro ordinamento rispetto a quello di altre grandi nazioni democratiche, a cominciare da una equilibrata legge sullo .
Restiamo poi convinti che la cosiddetta sia contraria al dettato costituzionale, essendo l'esatto contrario della progressività dell'imposta; anzi, essa è una sorta di Robin Hood al contrario, perché toglie ai poveri in termini di servizi per dare più soldi ai ricchi. Signor Presidente, una che sia coerente con il principio della progressività fiscale, come da lei sostenuto, semplicemente non è, non è una , perché la traduzione in italiano del termine è molto semplice: piatta, tassa piatta.
Viviamo in una società diseguale come non mai e noi ci batteremo nelle istituzioni e fuori da esse perché non siano approvate, direttamente o surrettiziamente, norme che aumentino la disuguaglianza, ampliando la forbice a danno di chi sta peggio. Siamo pronti, signor Presidente, al confronto parlamentare, invece, per una lotta all'evasione vera e non di facciata e anche su di un tema così presente nelle famiglie italiane come il superamento della “legge Fornero” sul sistema pensionistico, dichiarandoci disponibili fin da ora a ricercare soluzioni praticabili e in grado di reggere nel tempo per eliminare o comunque limitare al massimo le iniquità presenti oggi nelle norme che regolano la materia.
Parimenti, la lotta alla precarietà del lavoro, la tutela dei nuovi lavori, la per tutti, il contrasto ancora più incisivo alla povertà e all'esclusione sociale non ci vedranno arroccati su posizioni di opposizione aprioristica, ma pronti a lavorare per limitare e lenire le ferite prodotte da una società sempre troppo diseguale.
In conclusione, vorrei dire parole chiare sul convitato di pietra di questo dibattito di fiducia, a cui, invece, così tanta attenzione hanno dedicato nella loro campagna elettorale sia la Lega sia il MoVimento 5 Stelle: l'Europa, le istituzioni europee. La nostra storia, la nostra cultura politica ci fa vivere con grande sofferenza la situazione di oggi. Un'Unione europea prigioniera di egoismi nazionali, priva di quella che Padoa Schioppa definiva la necessaria veduta lunga, come testimoniano, ad esempio, le meschinità delle non politiche europee sui migranti.
Un'Europa che pare avere smarrito, e non da oggi, purtroppo, lo spirito e la sua funzione storica e politica, ridotta a guardiano di parametri e indicatori funzionali a logiche economiche lontane dai bisogni delle persone normali. Insomma, un'Europa distante dai cittadini europei, quando non vissuta come nemica.
Ma proprio perché noi vorremmo un'altra Europa, solidale e motore dello sviluppo e della coesione sociale, proprio per questo non vi permetteremo - e ve lo diciamo da subito - di trasformare l'Europa nel bersaglio quotidiano della vostra propaganda; un'Europa fatta diventare l'alibi precostituito dei vostri possibili fallimenti futuri. Non vi consentiremo di usare una doppia morale nei confronti delle istituzioni europee: formalmente corretti nelle Aule del Parlamento…
PRESIDENTE. Deve concludere.
FEDERICO FORNARO(LEU). …come ha fatto lei - un minuto, signor Presidente - nel suo discorso programmatico, e pronti, invece, nelle piazze e sui ad aizzare l'opinione pubblica contro l'Europa come origine di tutti i mali italiani, evocando il nemico esterno da sempre usato come arma di propaganda dai movimenti populisti di ieri e di oggi.
Se, invece, abbandonando i proclami propagandistici, si vuole affrontare con coraggio il tema di una revisione profonda e radicale delle politiche economiche e sociali dell'Unione europea con il superamento del paradigma liberista dominante e aprire una nuova stagione, capace di liberare energie positive per diminuire le disuguaglianze e combattere la piaga della disoccupazione, quella giovanile in modo particolare, allora ci troverete, signor Presidente del Consiglio, disponibili al confronto parlamentare.
Ma, perché non ci siano fraintendimenti, sia chiaro che la nostra Europa è quella di Jacques Delors ed Eugenio Colorni, e non quella di Orban e di Marine Le Pen. È con questo spirito e con questa visione che il gruppo di Liberi e Uguali si appresta a iniziare questa legislatura. Lei, signor Presidente del Consiglio, voi, signore e signori ministri, troverete in noi un'opposizione ferma e intransigente nella difesa dei valori costituzionali di civiltà giuridica e aperti al dialogo e al confronto per combattere le disuguaglianze, nella convinzione che qui, in quest'Aula e in quella del Senato, risieda la volontà popolare, che è cosa ben diversa dal populismo di giornata e dai retorici richiami al cambiamento e ai contratti.
Con queste ragioni e con questo spirito le deputate e i deputati del gruppo Liberi e Uguali voteranno contro la fiducia a questo Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI(FDI). Presidente Conte, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, auguro buon lavoro a lei e ai suoi ministri. Lo dico con sincerità, lo dico con speranza e lo dico con rammarico, perché noi non abbiamo fatto mistero di sperare in un epilogo diverso da questo.
Non abbiamo fatto mistero di sperare che, all'indomani delle elezioni del 4 marzo, il Presidente della Repubblica, pure in presenza di un risultato imperfetto, figlio di una legge elettorale infame, rispettasse comunque la volontà popolare e decidesse di dare l'incarico, per la formazione del nuovo Governo, a chi aveva vinto le elezioni, per verificare se avesse o no i numeri in Aula per formare un Governo
Abbiamo sperato nell'epilogo felice di un Governo finalmente scelto dai cittadini, frutto di una maggioranza che già governa insieme in molte parti d'Italia, che è maggioritario nel sentimento degli italiani e che un programma ce l'aveva già e non avrebbe dovuto riscriverlo. Un Governo che certamente avrebbe saputo difendere l'interesse nazionale italiano, come sapeva difendere l'interesse nazionale italiano quel Governo che, per questo, nel 2011, fu rimosso da un colpo di Stato, per essere sostituito con una serie infinita di Governi fantoccio, che facessero gli interessi delle banche dell'Europa
Per questo non ci ha mai appassionato l'ipotesi di un Governo grillo-leghista. Non ci ha appassionato e non ci entusiasma un altro Governo nato nel palazzo e non nelle urne, con un tecnico non eletto a ricoprire l'incarico di Presidente del Consiglio e altri importanti tecnici in ministeri chiave.
E ci preoccupa - e lo abbiamo detto, non l'abbiamo nascosto - la preminenza del MoVimento 5 Stelle nella maggioranza che compone questo Governo, perché è una forza che, con le sue idee mondialiste, relativiste, a volte marxiste, sicuramente non sovraniste, forse populiste - non lo sappiamo -, secondo noi, non è esattamente quello che serve per apportare una rivoluzione in Italia.
Eppure, se questo Governo oggi è qui, Presidente Conte, lo si deve anche e forse soprattutto a Fratelli d'Italia, perché, quando tutto stava per precipitare, quando, dopo il veto inspiegabile del Presidente Mattarella sulla nomina di Paolo Savona, lo scenario a cui andava incontro l'Italia oscillava tra un improbabile voto a luglio e un altro Governo tecnico, che avrebbe preso zero voti in Aula, e gli avvoltoi della finanza speculativa già volavano sopra le nostre teste e, dall'Europa e dalla Germania, ci minacciavano in modo mafioso con l'arma dello , quando i principali protagonisti di questa vicenda avevano un po' gettato la spugna, noi abbiamo mosso, abbiamo dato la nostra disponibilità, contribuendo a far riaprire il dialogo, che oggi vi porta qui.
Lo abbiamo fatto perché, tra le ipotesi in campo, quella di un Governo politico era comunque la migliore. Lo abbiamo fatto con amore, lo abbiamo fatto con senso di responsabilità, con senso del dovere. Lo abbiamo fatto, soprattutto, in modo disinteressato: non abbiamo chiesto niente in cambio. E ci hanno criticato per questo ed è normale. È normale che, in una nazione nella quale c'è gente che per un posto da Ministro è disposta a vendere l'anima al diavolo, qualcuno che decide di muovere, non nell'interesse di partito, ma nell'interesse della nazione, viene guardato un po' come verrebbe guardato un marziano in pizzeria.
È normale, però, è la nostra cifra. Noi ci chiamiamo “Fratelli d'Italia” per questo, perché siamo dei patrioti. Vede, noi, non solo non ci vergogniamo di usare la parola “patria”: noi usiamo la parola patria, Presidente Conte ! Perché la differenza tra la parola “patria” e la parola “paese” è che patria significa terra dei padri e, invece, paese viene dalla parola villaggio. E l'Italia non è un villaggio, l'Italia è molto di più per noi
Quando l'Italia chiama, noi rispondiamo. L'Italia era in difficoltà, era sotto attacco e noi l'abbiamo difesa. E, allora, le auguriamo buon lavoro. E del resto dovrebbe essere abbastanza facile fare meglio dei suoi predecessori, Presidente Conte, di quei Governi di sinistra che ci hanno portato a essere la nazione che in Europa cresce di meno. Glielo dico perché ho sentito dire che lei in passato si è definito uomo di sinistra. Mi auguro che in questi anni si sia - voglio dire - rinsavito, perché l'unica cosa di cui l'Italia non ha bisogno è un altro Governo di sinistra Su questo siamo d'accordo.
Il rischio, delle volte, temo ci sia, non solo perché il partito del quale lei fa parte, il MoVimento 5 Stelle, l'accordo che oggi ha stretto con la Lega aveva prima provato a stringerlo con il PD, come a dire che, insomma, questo non era proprio il Matteo preferito. Ma anche per i contenuti del contratto di Governo; voglio sfatare un mito: questo non è affatto il Governo più a destra della storia della Repubblica, come è stato definito. E non lo dico io, lo dice l'Istituto Cattaneo, che ha fatto uno studio molto approfondito sul contratto di Governo.
Del resto, se questo fosse stato davvero un Governo di destra, la destra italiana ne avrebbe fatto parte. E invece sappiamo come sono andate le cose
In pratica, Presidente Fico, può stare tranquillo, può continuare ad andare alla parata del 2 giugno e fare il saluto col pugno chiuso senza sentirsi in difficoltà per questo .
Allora, è un programma che dice un po' tutto e il contrario di tutto, senza priorità e senza scadenze. E con un programma del genere la differenza la fa lei, Presidente Conte. La differenza la faranno le sue priorità, le sue scelte, perché questo non è il Governo Salvini e non è il Governo Di Maio: è il Governo Conte. Saranno le sue scelte che noi giudicheremo, senza pregiudizi. Valuteremo quali saranno le sue priorità e se saranno provvedimenti fatti nell'interesse della nazione, per difendere la sicurezza dei cittadini, per difendere le forze dell'ordine, per aiutare la famiglia, per favorire il lavoro, per difendere i prodotti italiani, per far lavorare le imprese italiane. Noi li sosterremo. E con la stessa serietà osteggeremo provvedimenti che consideriamo invece lontani da noi e dannosi: l'idea di un assistenzialismo esasperato, che rischia di finire per rendere la gente schiava della politica, e quella idea per la quale devi bloccare qualunque opera possibile e immaginabile, che, come lei capisce, cozza un po' con una civiltà che, sulla costruzione delle infrastrutture e dei ponti, ha fatto impallidire il mondo intero per qualche millennio.
Metteremo a disposizione le oltre cento proposte di legge che abbiamo depositato già solo in questa legislatura, proposte di buonsenso, come quella per tagliare le pensioni che eccedono i 5 mila euro netti, per la parte non coperta dai contributi, che lei ha fatto sua, che è una proposta di Fratelli d'Italia e che, purtroppo, nella scorsa legislatura, è stata affossata anche grazie al MoVimento 5 Stelle
O, come quella che ha portato in quest'Aula, della separazione tra banche commerciali e banche d'affari, che è un'altra nostra proposta, depositata già dalla scorsa legislatura, che non siamo riusciti a calendarizzare. Ci saremo per queste proposte.
E ci saremo anche per ricordare quello che in questo programma, secondo noi, continua a mancare, la riforma più importante di tutte: l'elezione diretta del Capo dello Stato È la più grande innovazione che si possa portare in Italia. Si vuole entrare nella Terza Repubblica? Il presidenzialismo è la risposta. Abbiamo già raccolto 120 mila firme dei cittadini italiani a sostegno di questa proposta, la porteremo in Aula e vedremo chi ci sta.
Manca, in tema di immigrazione, l'unica cosa che risolve il problema: un blocco navale al largo delle coste della Libia . Mi preoccupa che lei non ne parli, Presidente. E mi preoccupa ancora di più che, in tema di immigrazione, l'unica cosa che mi cita è la revisione degli accordi di Dublino, che era la stessa proposta di Renzi e di Gentiloni. Perché sembra che lei, come Renzi e Gentiloni, non sappia che gli accordi di Dublino riguardano chi è effettivamente rifugiato, cioè circa l'8 per cento degli immigrati che arrivano da noi. Ma il rimanente 92 per cento? Che ci facciamo? Su questo confido - diciamo così - che il Ministro Salvini abbia le idee più chiare.
Manca il tanto decantato sovranismo, perché, insomma, le sue parole sull'Europa sembrano francamente un po' timide. Io avrei visto come un grande cambiamento quello di dichiarare che il nostro modello di Europa non sono i burocrati e i tecnocrati di Bruxelles, ma il gruppo di Visegrád, la difesa dei confini, dell'identità, delle radici cristiane dell'Europa
Manca una parola chiara sulla . Che poi mi parlate di aliquote, ma, insomma, io non sono un'economista di livello, ma mi pareva che la regola della (“tassa piatta”) fosse che c'è un'aliquota. Poi, forse, mi sono persa qualcosa, ma le voglio portare qui la nostra proposta di una tassa piatta al 15 per cento sui redditi incrementali, quanto di più dell'anno precedente dichiarato, che è una cosa che si può fare subito a costo zero.
Manca l'industria, mancano quei milioni di dimenticati: partite IVA, lavoratori autonomi, liberi professionisti, piccolo commercio. Abbandonati dalla sinistra non possono essere abbandonati anche stavolta. Sono stati esposti alla crisi economica e non hanno avuto risposte dai Governi. È tempo che ne abbiano
Manca il sud, nonostante quello che lei ha detto qui, nonostante il Ministro del sud, manca lo sviluppo del sud: lotta alla criminalità, infrastrutture, rete digitale, trasporti, lavoro, non elemosina! Manca tutto questo e noi per questo lavoreremo.
Allora, oggi nasce il suo Governo, il Governo Conte. Noi di lei non sappiamo molto, Presidente, sappiamo qualcosa di più di alcuni dei ministri.
Di lei non sappiamo molto, abbiamo letto il suo curriculum, non sappiamo quali siano le sue priorità, non sappiamo se avrà la tempra, quando si troverà nei consessi internazionali, per difendere le ragioni di questa nazione, di questa patria, al cospetto dei Trump, dei Merkel, dei Macron. Non sappiamo se sarà in grado di guardarli a testa alta, negli occhi, per spiegare che noi, adesso, difendiamo il nostro interesse o se farà la fine del pesce rosso nella vasca dei pescecani. Noi, anche per questo…
PRESIDENTE. Concluda.
GIORGIA MELONI(FDI). Noi, anche per questo - e concludo, Presidente, grazie - non voteremo la fiducia a questo Governo e, anche per questo, non faremo parte della maggioranza che lo sostiene, però tiferemo perché questo Governo faccia bene, tiferemo e lavoreremo sodo, come abbiamo fatto sempre, perché, prima di ogni cosa, prima di ogni scelta, prima di ogni interesse, prima di ogni valutazione, noi siamo sempre, ovunque, dalla parte degli italiani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI(FI). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la nascita di questo Governo rappresenta il punto di arrivo di una delle crisi politiche più lunghe, più complesse e surreali della storia della Repubblica; una crisi che non ci ha risparmiato nulla, tatticismi esasperati, mezze verità, una sequela di veti e di invettive, a partire dall'inspiegabile negazione, in capo al centrodestra, come ha sottolineato la collega Meloni, del diritto-dovere a governare.
Abbiamo visto nascere e morire, nel giro di poche ore, formule politiche astruse e mentre lei, signor Presidente del Consiglio, in quest'Aula, ha ritenuto di rendere omaggio al Presidente della Repubblica, chi siede alla sua destra è riuscito, nella stessa giornata, a tessere le lodi del Presidente Mattarella e a chiedere la messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica . Abbiamo corso il rischio di rimandare il Paese alle elezioni sotto l'ombrellone, per chi se lo può ancora permettere, con l'ennesimo Governo tecnico e persino la festa del 2 giugno, la festa della Repubblica ha rischiato di diventare la guerra di tutti contro tutti.
In questo contesto, me lo lasci dire, Forza Italia ha dimostrato la sua cifra di affidabilità e di rispetto per gli italiani . Il presidente Berlusconi ha dimostrato lealtà verso i cittadini, ma anche verso il centrodestra e gli alleati, chiedendo subito l'incarico per Matteo Salvini, dicendo un “no” secco all'ennesimo Governo tecnico, di cui non si sentiva certamente la mancanza, e facendo un passo indietro rispetto al tentativo di dare un governo al Paese. Ma, quello che lei oggi presenta, signor Presidente, non è il Governo scelto dagli italiani, non è, secondo noi, il Governo di cui l'Italia ha bisogno e lei, signor Presidente, esattamente come Monti, come Letta e Renzi, non è stato votato dagli italiani .
Il vostro rappresenta un compromesso, noi usiamo questo termine, voi usereste il termine “inciucio”, fra due programmi e due visioni profondamente diversi e, quindi, Forza Italia non può che schierarsi convintamente all'opposizione. La nostra non sarà un'opposizione ideologica e preconcetta, non si preoccupi, Presidente Conte, nessuno di noi occuperà i banchi del Governo come abbiamo visto fare vergognosamente da esponenti dei 5 Stelle e non useremo i per insultare il Presidente del Consiglio e il suo operato, perché non viviamo nel mondo delle , preferiamo il Paese reale .
Se farete qualcosa di buono per il Paese, lo riconosceremo, come abbiamo sempre fatto per tutti i Governi, ma il nostro giudizio, a valle della lettura del contratto e, mi spiace dirlo, anche delle parole da lei utilizzate in quest'Aula, è profondamente severo.
Siamo molto preoccupati, signor Presidente del Consiglio, abbiamo ascoltato un discorso pieno di demagogia, di luoghi comuni, intriso di pauperismo e di un profondo giustizialismo . È pur vero che lei si è presentato come avvocato dei cittadini, ma non vorremmo che, con il suo Governo, gli italiani improvvisamente diventassero presunti colpevoli . E, francamente, vogliamo immaginare che sia stato un legato all'emozione, ma lei non ha parlato di presunzione di innocenza, lei ha parlato di presunzione di colpevolezza , immagino che sia un errore, le credo, ma dal suo discorso traspare una foga manettara, più pene, più carceri; uno stravagante e intimidatorio richiamo alla prescrizione, ribaltandone la funzione costituzionale di garanzia. E vogliamo anche rassicurarla su un fatto: esiste, in questo Paese, la distinzione tra il giustizialismo e il garantismo , è una scelta di campo che noi abbiamo fatto nel 1994, che non abbiamo applicato a corrente alternata, che abbiamo applicato sia nei confronti dei nostri alleati, come, anche e soprattutto, nei confronti degli avversari politici. Non abbiamo mai usato l'avviso di garanzia come una clava contro chi governava .
E, poi, quello che più ci spiace è che nel suo discorso non c'è un refolo dello spirito liberale, nemmeno una parola su un fatto che dovrebbe essere molto chiaro a lei e a tutti i suoi colleghi: prima di redistribuire la ricchezza, qualcuno la deve produrre . E il Governo ha il dovere di crearne le condizioni.
Lei, peraltro, Presidente, è il primo Presidente del Consiglio che si presenta in quest'Aula come garante di un contratto scritto da altri. Ecco, le ricordiamo che la Costituzione le assegna poteri ben maggiori, lei è il responsabile della guida del Governo, ecco perché anche noi guardiamo a lei come il referente di questo Governo e del Paese, in questa difficile stagione.
E per questa ragione ci saremmo aspettati parole di chiarezza in materia di politiche industriali, di infrastrutture, di Mezzogiorno, avremmo voluto sentire una parola sull'Ilva . Abbiamo sentito promesse costose, senza attenzione alle coperture; questo ci desta un sospetto, una preoccupazione; non vorremmo che la vostra, più che la strada del cambiamento, fosse la strada del dissesto dei conti pubblici e che nascondesse magari una bella patrimoniale per gli italiani, per pagare i vostri . E, allora, pensiamo anche che questa superficialità nel guardare alle coperture ci esponga a rischi in Europa, dove, guardi, noi non accettiamo lezioni su come si deve stare in Europa con la schiena dritta, perché il nostro governo, l'ultimo Governo votato dagli italiani è andato a casa per non accettare il commissariamento economico , ma, prima di andare a casa, abbiamo fatto scelte importanti, abbiamo nominato un italiano, un italiano di valore come Mario Draghi alla guida della BCE e grazie a Mario Draghi c'è stata una politica monetaria che ha dato ossigeno alle imprese italiane. E allora diamo un consiglio: in Europa si sta, certo, difendendosi dagli attacchi anti italiani di qualche giornalista sprovveduto, ma si sta, soprattutto, con i conti in ordine e non picchiando i pugni sul tavolo, ma applicando quello che è stato lo spirito di Pratica di Mare . Il Presidente Berlusconi, attraverso la capacità della stretta di mano, della costruzione di ponti, della capacità di convincimento ha reso il giusto spazio, ha dato la giusta riconoscenza e credibilità internazionale al nostro Paese. E, allora, io le dico che, oggi, come allora, noi stiamo in questo Parlamento dalla parte dell'Italia che lavora e produce e le dico con chiarezza che questa Italia produttiva non vuol sentir parlare di sussidi di Stato, non vuol sentir parlare di ambientalismo di maniera, non vuol sentir parlare di giustizialismo, di decrescita felice e, nemmeno, dell'uscita dall'euro.
Questa Italia attendeva da lei parole chiare in materia di politiche industriali, anche con riferimento, come ho detto prima, all'Ilva di Taranto. Vede, c'è qualcuno nel MoVimento 5 Stelle che teorizza la progressiva chiusura dell'Ilva. Ecco, a queste persone noi diciamo che, se l'Ilva chiude, mancheranno le risorse per procedere alle bonifiche ambientali e ci saranno migliaia di lavoratori che voi lascerete sulla strada, facendo scappare gli imprenditori perché quando ci sono imprenditori stranieri che mettono sul tavolo 4 miliardi di investimenti, la risposta non è la chiusura progressiva dello stabilimento per impedire all'Italia di produrre acciaio.
Vede, è anche con riferimento alle infrastrutture e al Mezzogiorno …
PRESIDENTE. Facciamo concludere la deputata Gelmini.
MARIASTELLA GELMINI(FI). …il collega Occhiuto è stato chiarissimo. La discussione sul Mezzogiorno non la chiudete certamente in maniera così sbrigativa, nominando un Ministro che pensa che il PIL cresca se fa caldo a mezzogiorno non pensiamo che funzioni così.
Ci sentiamo più sicuri in materia di sicurezza e di immigrazione, vista la presenza di Salvini, e siamo convinti che sia finita la stagione della sinistra della richiesta di flessibilità in Europa in cambio di un'accoglienza illimitata; però a Matteo Salvini e mi sarebbe piaciuto dire in sua presenza in quest'Aula che, se è stato un abile della Lega, non è riuscito, purtroppo, ad essere, come è stato il Presidente Berlusconi, anche il leader unificante del centrodestra. Sta al Ministro Salvini cercare di ricomporre questa frattura - .
PRESIDENTE. Per favore.
MARIASTELLA GELMINI(FI). Signor Presidente del Consiglio e rappresentanti del Governo, vi do una notizia: la campagna elettorale è finita, il tempo della propaganda, degli delle dirette su Facebook, degli insulti al palazzo o alla casta, come la chiamate voi, è finito. Ora il palazzo siete voi, tocca a voi dimostrare di avere la capacità di governare questo Paese : vi facciamo sentiti auguri, nell'interesse dell'Italia! Noi come opposizione non faremo sconti, ma saremo sempre in prima linea nel difendere gli interessi del nostro Paese. Per tutte queste ragioni voteremo contro la fiducia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delrio. Ne ha facoltà.
GRAZIANO DELRIO(PD). Signor Presidente Fico, signor Presidente del Consiglio, signori ministri, le premesse su cui si basa il suo programma, signor Presidente del Consiglio, rendono impossibile il voto di fiducia dei democratici Italiani. Lei avrà la nostra comprensione, la comprensione di chi sa quanto sia difficile governare e la prego di credermi, non venga a parlare in quest'Aula di cose che non conosce, sia umile .
Lei ha parlato della presentazione dei documenti una volta sola per gli imprenditori (decreto n. 126 del 2016), lei ha parlato della mappatura dei provvedimenti (decreto n. 222 del 2016) , lei ha parlato delle nomine non politiche dei direttori sanitari (decreto n. 126 del 2017) : studi! Abbia l'umiltà di studiarenon venga qui a fare lezioni, prima studi !
Lei non è qui per concederci il privilegio di vederla osservare la Costituzione; lei ha il dovere di osservare la Costituzione non ci sta facendo una concessione, lei no, questa concessione non ce la fa, anzi ci faccia il piacere, ci faccia un piacere: se vuole rispettare la Costituzione, riprenda quel programma che ha sul tavolo e lo riscriva di suo pugno perché lei è il Presidente del Consiglio. Riprenda la lista dei ministri e la rifaccia di suo pugno, perché lei è il Presidente del Consiglio. E faccia un altro piacere: prenda quel programma e lo metta da una parte, perché c'è scritto in Costituzione che i provvedimenti legislativi devono avere copertura di bilancio.
Quindi, non venga qui a fare lezioni, io ho apprezzato la sua umiltà, la sua umiltà nei primi approcci, oggi sono rimasto sconcertato dall'atteggiamento che lei ha tenuto, sono rimasto sconcertato. Lei è espressione, oggi, di un Governo che nasce sull'inganno, perché nasce, come ha detto bene la deputata Gelmini, su una campagna elettorale che ha detto cose diverse agli elettori .
PRESIDENTE. Per favore.
GRAZIANO DELRIO(PD). Gli elettori avevano votato per una coalizione di centrodestra, Salvini aveva già firmato un contratto, voglio dirglielo, signor Presidente del Consiglio, era già stato firmato un contratto da parte di Salvini: è difficile pensare che si possano firmare due contratti nell'arco di poche settimane.
Dopo tre mesi in cui avete tenuto in ostaggio il Paese, dopo tre mesi in cui avete attaccato violentemente la Presidenza della Repubblica, cercando di piegarla, e noi dobbiamo dire grazie alla fermezza e alla saggezza del Presidente Mattarella … Signor Presidente del Consiglio, si chiamava Piersanti, Piersanti si chiamava, Piersanti e !
Noi non getteremo fango sulle istituzioni e vi rispetteremo, non faremo quello che è stato fatto su di noi, non lo faremo perché noi non tifiamo per noi stessi, ma tifiamo per l'Italia. Lei, dunque, si faccia sentire, il nostro augurio è che lei non faccia il pupazzo nelle mani dei partiti .
Lei si presenta oggi, qui, dicendo che è l'avvocato degli italiani, come rappresentante del popolo contro le . Lei ha parlato orgogliosamente di essere populista, la invito alla prudenza, signor Presidente del Consiglio: in nome del popolo, in questo Paese, sono stati commessi omicidi orrendi, sono state fatte leggi razziali, in nome del popolo e della nostra Europa sono stati commessi genocidi, genocidi !
PRESIDENTE. Vi prego di far continuare il deputato Delrio.
GRAZIANO DELRIO(PD). Sto parlando della storia dell'Europa, non sto parlando di voi. È vero o no? Tutti i grandi dittatori lo fanno in nome del popolo, che siano sudamericani, europei o di qualsiasi altro Paese .
PRESIDENTE. Deputato Zoffili!
GRAZIANO DELRIO(PD). Vede, Presidente, in quest'Aula, anche se molti dei deputati che stanno rumoreggiando non lo sanno, per decine di anni, in quest'Aula, sia la maggioranza che l'opposizione hanno pensato una cosa e l'hanno scritta in Costituzione. Hanno pensato che a difendere il popolo, che a rappresentare il popolo, che a difendere i deboli dall'arbitrio dei forti, a difendere il benessere del Paese dalla prepotenza dei partiti, fosse l'equilibrio dei poteri, che fossero le istituzioni, non le persone Lei è difensore del popolo per l'istituzione che rappresenta, è l'istituzione che difende il popolo, è la Corte costituzionale che difende il popolo dalle esagerazioni dei bambini che non risiedono da almeno quindici anni in Veneto e che non possono usufruire dei servizi. In questi settant'anni di Costituzione noi abbiamo imparato questo, che è l'equilibrio dei poteri, è il rispetto nell'equilibrio dei poteri che difende il popolo.
Lei presiede un'alleanza che non è né politica, perché non ha un vero programma, né elettorale, ma un'alleanza di potere, un'alleanza di potere, e voi vi presentate come il Governo del cambiamento …
PRESIDENTE. È possibile non commentare ogni parola?
GRAZIANO DELRIO(PD). Non dirò che sono in conflitto di interessi, però; non dirò che sono in conflitto di interessi
Diceva Manzoni che non tutto quello che viene dopo è progresso, il cambiamento può essere in meglio o in peggio. È vero che voi avete cambiato idea su tutto nell'arco di poche settimane; appunto, avete cambiato idea anche sull'Europa – pare – e questo ci rassicura; noi ne siamo molto felici, siamo contenti di quello che lei ha detto in quest'Aula, di quello che lei ha consegnato al Senato. Lei ha professato una fede profondamente europeista. Speriamo che lei riesca a vigilare sul suo Vicepresidente, perché il Vicepresidente ha detto, più volte, fuori dalle aule parlamentari del Parlamento europeo – e dentro le aule parlamentari – che il suo obiettivo era, se andava al Governo, di uscire dall'Europa e dall'Euro.
Quindi, avete cambiato idea, si è cambiata idea molto rapidamente ; se cambiate idea in meglio, per noi è un vantaggio, ma soprattutto per noi il problema è il suo programma di Governo, signor Presidente. Il vostro programma di Governo è pieno di promesse che noi riteniamo irrealizzabili, le riteniamo un libro dei sogni. La nostra paura, il nostro timore è che diventino incubi per le famiglie, per le imprese, per la credibilità del Paese.
Vede, c'è un altro avvocato difensore che è stato descritto nella storia della letteratura italiana, da Ignazio Silone: era l'avvocato Don Circostanza, c'era e si definiva il difensore del popolo e, in un conflitto tra contadini e proprietari terrieri sulla deviazione di un ruscello, l'avvocato Don Circostanza, che era, appunto, il grande difensore del popolo, trovò una soluzione perfetta: diede il 65 per cento dell'acqua ai contadini e il 65 per cento dell'acqua ai proprietari ed era il difensore del popolo e il popolo fu contento; il popolo può anche essere ingannato dai programmi .
Scegliete cosa fare. La priorità di questo Paese – e lo ripetiamo, l'abbiamo detto mille volte – è il lavoro: bisogna non dare sussidi, bisogna dare lavoro. La Costituzione dice che questa è una Repubblica fondata sul lavoro. Per mio figlio, per i miei figli voglio lavoro, non voglio uno stipendio, voglio protezione sociale, ma non voglio uno stipendio, voglio la possibilità per i nostri figli di creare lavoro . Il lavoro è il senso, il lavoro è il significato.
Lei oggi, per la prima volta – perché ieri, al Senato, io queste parole non le ho sentite pronunciare – ha detto che quello che c'è di buono lo terrà, e questo è un grande fatto positivo; continuate a creare posti di lavoro; noi ne abbiamo creati più di un milione … Sì, noi ne abbiamo creati più di un milione, signor Presidente del Consiglio. Noi abbiamo creato i posti di lavoro, lei potrà vedere le statistiche e vedrà che cosa è successo in questo Paese; lei vedrà che cosa è successo in questo Paese quando aprirà gli occhi, quando uscirà dalla propaganda elettorale, quando uscirete dal bullismo istituzionale dopo averci costretti a un bullismo elettorale .
In questo Paese c'è la possibilità di continuare a creare lavoro, di non disperdere i sacrifici degli italiani. Il lavoro lo creano le imprese, lo creano le famiglie, lo creano le condizioni che lei saprà creare in questo contesto. Noi non abbiamo sentito una parola, una parola, su quale sia la sua priorità sul lavoro.
Se volete portare qui, in quest'Aula, il salario minimo, il Partito Democratico è pronto a votarlo subito. Cominciate a dimostrarci che le cose che noi non siamo riusciti a fare, a volte, per nostra incapacità, a volte perché il tempo ci mancava, a volte perché questo Paese l'abbiamo trovato in ginocchio… Lei ha parlato di diritto a Internet; non c'era un piano per la banda ultralarga quando siamo arrivati noi ; voi potrete completarla come rete .
PRESIDENTE. Concluda, deputato Delrio.
GRAZIANO DELRIO(PD). I diritti sociali sono stati implementati con degli investimenti importanti, ma, dicevo, lei non disperda il lavoro che hanno fatto le famiglie e le imprese italiane, soprattutto i loro sacrifici, non cerchi avventure per un facile successo, per un facile applauso in quest'Aula. Governare è difficile, governare è complicato: vuol dire saper dire dei no, vuol dire studiare i averne contezza.
Allora, noi pensiamo che, se voi metterete le priorità giuste… L'emergenza vera, signor Presidente, non è l'immigrato che chiede l'elemosina in questo Paese, l'emergenza vera non è indebolire l'ANAC, mi creda. L'emergenza vera - e mi fa piacere che lei lo abbia anche sottolineato - è combattere la corruzione, l'illegalità, le mafie, l'illegalità diffusa, l'evasione fiscale; non è l'immigrato la causa per cui i nostri giovani non trovano lavoro !
Lei questo lo deve ricordare.
Scelga delle priorità, scelga di partire dal salario minimo, scelga di partire dal completamento del sostegno alla lotta alla povertà . Scelga di ribadire l'aiuto alle famiglie e lei ci troverà dalla sua parte.
Adesso io credo che davvero voi dobbiate dire, da ultimo, una verità sull'Europa: non c'è tempo per ricordare che l'Europa è stato ed è il destino e la protezione di questo Paese. Più di 5 milioni di nostri ragazzi girano con l'Erasmus, 200 miliardi di investimenti in ricerca, la più grande democrazia del mondo. Guai a…
PRESIDENTE. Deputato Delrio, non voglio levarle la parola, ma deve concludere.
GRAZIANO DELRIO(PD). Allora, servite e amate questo Paese, fatelo meglio di quanto noi abbiamo potuto o saputo fare; noi vi facciamo questo augurio; noi abbiamo cercato di farlo al meglio, adesso però smettete di preoccuparvi del PD e dell'Europa, adesso smettete di dar la colpa al PD e all'Europa, adesso occupatevi degli italiani. Ne avete il diritto, ma ne avete, soprattutto, il dovere .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI(LEGA). Signor Presidente del Consiglio, signori ministri, oggi nasce il Governo del popolo, oggi nasce il Governo del cambiamento un Governo legittimato dal desiderio e dalla speranza di recuperare orgoglio, dignità e sovranità nazionale, rispetto a chi, in questi anni, ha trattato il nostro Paese da suddito e non da fratello .
Due forze politiche diverse, ma unite nel medesimo intento: affermare un orgoglio nazionale calpestato dai sacerdoti dell'austerità, recuperare una dignità spesso calpestata e messa in discussione dalle cancellerie straniere e riconquistare una sovranità disinvoltamente ceduta ai manovratori dello .
Da nessuna parte era scritto che la Lega e il MoVimento 5 Stelle intraprendessero questo cammino comune. L'abbiamo fatto per senso di responsabilità, l'abbiamo fatto unicamente per il bene del nostro Paese .
Noi della Lega ci siamo presentati con il centrodestra, con il centrodestra abbiamo vinto e con il centrodestra abbiamo chiesto di governare, ma ciò non è stato possibile: i numeri della democrazia non ce l'hanno consentito e, allora, così come Sparta e Atene, due città storicamente contrapposte, seppero trovare un'intesa comune contro la minaccia imperiale persiana, così oggi due movimenti diversi hanno saputo trovare un terreno comune per affrontare l'egemonia e la prepotenza dei palazzi europei , quell'Europa, caro Presidente Delrio, che la tanto evocata generazione Telemaco, la generazione Erasmus avrebbe dovuto rottamare, ma che, nei fatti, l'ha resa più ostile e nemica del popolo e del nostro popolo.
Dopo l'inganno e l'illusione della generazione Telemaco, dobbiamo tornare probabilmente alla generazione Ulisse. Vogliamo un'Europa dei popoli , vogliamo l'Europa delle identità, un'Europa che difenda i piccoli contro i grandi, un'Europa che difenda e valorizzi chi lavora e chi produce, non solo chi consuma; vogliamo un'Europa diversa, forte ma equa, che sani i conflitti sociali anziché alimentarli.
Come Ulisse, avremo venti contrari, ma sappiamo che non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare. Noi la rotta l'abbiamo tracciata e sappiamo bene dove andare: la carta della nostra navigazione sarà il contratto di governo, un contratto di responsabilità verso il Paese, verso i cittadini.
Cosa chiediamo al Governo, Presidente Conte? Il contrasto all'immigrazione clandestina , più rimpatri, più espulsioni nei confronti di chi entra e soggiorna illegalmente nel nostro Paese, generando criminalità, insicurezza e tensione sociale, accordi con i Paesi terzi, fondi certi per i rimpatri. Chiediamo la difesa dei confini e delle frontiere , confini e frontiere che non sono un tratto di penna sulla carta geografica, ma sono elementi costitutivi della Nazione.
Chiediamo l'azzeramento e la tracciabilità dei fondi per la finta accoglienza e un controllo serio del dell'immigrazione. Chiediamo sicurezza e controllo del territorio, con un imponente piano di assunzione delle forze dell'ordine, compresa la Polizia penitenziaria e i vigili . Chiediamo al Governo una giustizia rapida e certa, con una ragionevole durata dei processi, investendo nel processo e sul processo: perché solo una giustizia di questo tipo può essere fattore di crescita e di investimenti.
Chiediamo la certezza della pena: chi sbaglia paga e paga interamente la propria sanzione, senza sconti, senza premi e senza benefici ; e chiediamo al Governo di calendarizzare immediatamente e di approvare immediatamente una proposta di legge della Lega sull'inapplicabilità del rito abbreviato per i reati di particolare gravità sociale: ovvero basta sconti di pena, basta sconti di dieci anni per assassini e stupratori . Questa è la giustizia che vogliamo noi: una giustizia che guarda alle vittime e ai familiari delle vittime. Finalmente si deve tornare a difendere le vittime dei reati !
Vogliamo che la difesa sia sempre legittima, affermando il diritto del cittadino a reagire nella propria abitazione e sul proprio luogo di lavoro a un'aggressione, per difendere il bene della vita . Non vogliamo il , non vogliamo una giustizia fai da te, ma vogliamo sicurezza e ordine pubblico. Mario Cattaneo, l'oste di Casaletto Lodigiano, ne è il simbolo: rinviato a giudizio per eccesso colposo di legittima difesa, da vittima è diventato imputato. Chi si difende non può a subire la gogna, l'agonia e i costi di un processo, chiamandolo addirittura a risarcire il criminale e i familiari del criminale !
Chiediamo la cancellazione degli squilibri della “legge Fornero”: una legge sciagurata e nefasta per chi l'ha voluta, per chi l'ha votata, ma soprattutto per chi l'ha subita !
La e la pacificazione fiscale per ridurre la pressione, anzi, l'oppressione fiscale su aziende e famiglie. Le nostre aziende, le piccole e medie aziende, non hanno bisogno di più Stato, ma hanno bisogno di meno Stato, hanno bisogno di meno burocrazia e meno vincoli. E sulle famiglie - anzi: sulla famiglia, perché un bambino ha diritto di avere una mamma e un papà e non un genitore 1 e un genitore 2 - serve un grande piano per la natalità, un grande piano contro l'inverno demografico e contro la sindrome delle culle vuote: perché un Paese che vuole crescere e avere futuro deve fare figli e un Paese cresce facendo figli e non importando immigrati.
Un Ministero per le disabilità e un Ministero per la tutela del a difesa delle nostre eccellenze, per le quali non si può prescindere dalla cancellazione delle sanzioni alla Russia, sanzioni che hanno penalizzato esclusivamente il sistema economico del nostro Paese, ovviamente in un quadro di lealtà atlantica .
L'autonomia: completare e chiudere in tempi rapidissimi quel processo di alta democrazia che ha portato milioni di cittadini lombardi e veneti alle urne col referendum del 22 ottobre. Oggi lombardi, veneti ed emiliani, domani tutti coloro che lo vorranno, perché autonomia e federalismo sono sinonimo di efficienza, responsabilità, servizi migliori a costi più contenuti .
Un'attenzione particolare ai terremotati e ai cittadini truffati dalle banche, ma anche truffati dai decreti voluti dalla sinistra. Nessun passo indietro su quelle opere infrastrutturali assolutamente indispensabili per lo sviluppo e la crescita del Paese. Questa è la rotta che noi vogliamo, questa è la rotta che il popolo, caro presidente Delrio, il 4 marzo ha indicato!
Vado a concludere, Presidente, e concludo con una menzione che io credo sia doverosa. Una menzione che va ad un uomo, al segretario politico che ha riportato la Lega al Governo, ma che soprattutto ha ridato alla nostra comunità, alla grande comunità della Lega, fatta di militanti e sostenitori, la dignità, l'orgoglio e la fierezza che in questi anni c'era stata tolta. A quell'uomo che con sacrificio, passione e idealità ha riportato la Lega ad essere centrale nel dibattito politico, forte delle nostre idee e dei nostri valori. Un ringraziamento speciale e particolare va a Matteo Salvini .
Presidente Conte, avrà in quest'Aula la fiducia della Lega, ma soprattutto avrà la fiducia del grande popolo della Lega: una fiducia, però, che dovrà saper difendere e onorare giorno per giorno. Buon lavoro !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA(M5S). Presidente, mi permetta subito di dire quanto è meschino strumentalizzare i nomi delle vittime di mafia per strappare applausi in quest'Aula . Soprattutto, Presidente, se questa strumentalizzazione viene da chi, sotto interrogatorio, non ricordava nemmeno che i Grande Aracri fossero di Cutro; eppure ci andava a Cutro, a fare la processione !
Oggi è il giorno dell'orgoglio del MoVimento 5 Stelle: è l'inizio della Terza Repubblica, la Repubblica dei cittadini. Lo si capisce non solo dall'entusiasmo che ci circonda, ma anche da come è nato il Governo del cambiamento: è cambiato prima di tutto il metodo, dopo tanti anni in cui il programma veniva sventolato in campagna elettorale dai partiti e dimenticato il giorno dopo. I giorni di trattative tra MoVimento 5 Stelle e Lega sono stati dedicati non alle poltrone, ma ai contenuti .
È la prima volta da tantissimo tempo: abbiamo parlato ogni giorno dei temi che interessano i cittadini, famiglie e imprese, inserendoli in un contratto di Governo politicamente vincolante. Siamo stati coerenti con quello che dicevamo prima del 4 marzo: abbiamo sempre detto che senza una chiara maggioranza parlamentare del MoVimento 5 Stelle avremmo dialogato con le altre forze politiche per trovare il modo di avviare il cambiamento, e ci siamo riusciti .
Oltre al metodo, naturalmente sono cambiati anche i contenuti in maniera radicale: i cittadini possono di nuovo guardare al futuro con speranza, dopo il discorso del Presidente Giuseppe Conte. Discorso, Presidente, tra l'altro curiosamente criticato dalla sinistra per essere troppo di destra e dalla destra per essere troppo di sinistra !
Addirittura, abbiamo Forza Italia che fuori da quest'Aula ricorda che la coalizione di centrodestra è compatta, eppure poi critica così aspramente questo Governo, dove comunque c'è un membro di quella coalizione: quindi si decidano. E soprattutto, Presidente, voglio far presente che Forza Italia non ha mai criticato così aspramente come oggi un Governo di centrosinistra: questo fa pensare parecchio gli italiani .
Nel contratto di Governo è rappresentata l'anima del MoVimento 5 Stelle, le sue battaglie storiche e le idee elaborate nei cinque anni di opposizione parlamentare. Guardate dove siamo arrivati con la sola forza delle idee! Siamo partiti dal basso, dai e dal di Beppe Grillo nel 2005, dalle battaglie per le leggi popolari per il Parlamento pulito, dai referendum per l'acqua pubblica e contro il nucleare. In questo contratto di Governo noi ritroviamo oggi le nostre cinque stelle !
Ricordo con emozione che tra i punti programmatici ci sono le energie rinnovabili e l'efficienza energetica, la difesa dell'ambiente, l'economia circolare e la mobilità sostenibile: fondamentali non solo per la qualità della vita dei cittadini, ma anche per rilanciare gli investimenti in settori ad alta capacità occupazionale.
A proposito di occupazione e diritti sociali, siamo fieri di dover realizzare un programma di Governo che metta al centro il lavoro : occorre ripartire dall'articolo 1 della Costituzione in un'ottica sostanziale ed espansiva, contro le politiche di austerità che hanno affamato il Paese, provocato l'esplosione della povertà e alimentato il debito pubblico.
In questo programma ci sono le nostre storiche battaglie contro le disuguaglianze sociali a partire dal reddito di cittadinanza e dalla pensione di cittadinanza perché nessuno rimanga indietro . Ci sono le norme sul conflitto di interessi, l'introduzione del salario minimo orario, la riduzione delle tasse su imprese e famiglie, il superamento della legge Fornero grazie ad una maggiore flessibilità in uscita e finalmente l'istituzione di una banca pubblica di investimento che aiuti le piccole e medie imprese e rilanci la politica industriale di cui ha bisogno urgente l'intero Paese da nord a sud. E che dire delle nostre battaglie contro i corrotti, Presidente? Sembra un sogno - lo dico davvero - trovare nel contratto il DASPO, l'agente sotto copertura, la riforma della prescrizione, la lotta alle cosche mafiose e alle loro finanze attraverso una riforma ancora più restrittiva del 416- ovvero del reato di voto di scambio politico-mafioso e la riforma dell'ordinamento penitenziario con il potenziamento del 41- Prioritario inoltre combattere il e lo sfruttamento dell'immigrazione che spesso in questi anni ha coinvolto i partiti politici e organizzazioni criminali Allo stesso modo è altrettanto fondamentale che lo Stato torni a investire in sicurezza mettendo le forze dell'ordine nelle condizioni di proteggere ancor di più i cittadini: anche questo è previsto nel contratto del cambiamento considerato che il Governo si impegna all'aumento dei fondi, dei mezzi e delle dotazioni per forze dell'ordine e vigili del fuoco. A proposito di sicurezza, Presidente, è ridicolo come il Partito Democratico ci possa criticare sulla legittima difesa: loro che volevano farla soltanto di notte, una cosa che, se ancora ci ripenso, era veramente ridicola . Il cambiamento passa inevitabilmente, rispetto alle politiche dei Governi precedenti, da un effettivo incremento di risorse destinate alle università e agli enti di ricerca e dall'ampliamento delle platee di studenti beneficiari della : è investendo sui giovani che possiamo garantire un futuro al nostro Paese . Questo è un programma che mette nuovamente al centro il popolo, il benessere e la qualità della vita dei cittadini; è un programma che mira a far ripartire il Mezzogiorno anche grazie a provvedimenti di contrasto alla povertà e alle misure espansive legate agli investimenti in infrastrutture. Seguendo e applicando davvero la nostra Costituzione tuteleremo l'Italia anche all'estero in un'ottica di collaborazione con tutti i popoli. Per l'Italia e per tutti i suoi cittadini onesti che aspettavano il cambiamento quel giorno è finalmente arrivato
Ora tutti noi cittadini eletti portavoce siamo chiamati adesso più che mai ad un grosso senso di responsabilità nei confronti di tutti i cittadini e a sostenere con forza, determinazione e grande entusiasmo l'azione politica del Governo. Il Parlamento è il cuore pulsante della nostra Repubblica e come portavoce dei cittadini siamo onorati di poter lavorare ogni giorno per dare ai cittadini le risposte che attendono ormai da decenni. Per questi motivi a nome del MoVimento 5 Stelle dichiaro voto favorevole e piena di fiducia al Governo del cambiamento. Buon lavoro !
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta. Avverto che la ripresa televisiva diretta sarà riattivata al momento della proclamazione del risultato della votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà per un minuto.
VITTORIO SGARBI(FI). Onorevole Presidente, onorevole Vicepresidente di due Vicepresidenti, il suo discorso è stato particolarmente complesso ma ha evidenziato un conflitto costituzionale e di interessi straordinario. Lei non è stato incaricato dal Presidente della Repubblica: è stato incaricato dall'onorevole Di Maio.
Questo è un Governo Salvini che ha avuto come Presidente che ha dato l'incarico il Presidente Berlusconi, che ha incaricato Salvini di fare un Governo e Salvini lo ha fatto: Salvini può essere detto un Bersani riuscito. Non avete consentito a Bersani di fare quello che invece Salvini è riuscito a farvi, riducendo l'onorevole Di Maio al prossimo Alfano : ha un futuro straordinario!
PRESIDENTE. Concluda.
VITTORIO SGARBI(FI). D'altra parte, ammiro il discorso di Molteni così estremista che credo che, oltre alla giornata indimenticabile, qui avremo una maggioranza inesistente perché voglio vedere con quale coraggio i deputati Cinquestelle voteranno il programma indicato da Molteni voteranno il programma contro qualunque matrimonio che non sia quello cristiano. Lo capisco, però ci sono tante strade, tante vie. E allora qualcuno un giorno dirà che questo è un Governo illegittimo e, proprio perché dove c'è disordine e ignoranza io prospero, darò la fiducia a questo Governo una fiducia piena per vedere il vostro declino già nelle parole, nelle contraddizioni…
PRESIDENTE. Deputato, deve concludere altrimenti le tolgo la parola.
VITTORIO SGARBI(FI). Voglio ricordare che da un dibattito democratico potevano nascere per Forza Italia suggestioni per votare Salvini alleato con loro oggi in tutte le amministrazioni comunali d'Italia in cui si vota. Lega e Forza Italia sono insieme in Italia e sono contro in Parlamento: qualcosa non funziona. Ricorderò allora che Jung diceva: il limite della Trinità è di non inglobare il diavolo facendo la quaternità. Inglobiamo i 5 Stelle e facciamoli morire .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione per appello nominale sulla mozione di fiducia D'Uva e Molteni n. 1-00006. Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltose le operazioni di voto. Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
.
La chiama comincerà dal deputato Fugatti.
Invito quindi il deputato segretario di Presidenza a procedere alla chiama.
PRESIDENTE. Liberiamo i banchi del Governo per favore. Liberiamo i banchi del Governo, per favore, altrimenti chiedo agli assistenti parlamentari di farli liberare. Per favore, nessuna fotografia in Aula.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sulla mozione di fiducia D'Uva e Molteni n. 1-00006:
Presenti …………….. 621
Votanti ………. ……. 586
Astenuti ……………… 35
Maggioranza ……….. 294
Hanno risposto350
Hanno risposto 236.
La Camera approva (
Per favore! Con i telefoni qui vicini ai banchi del Governo no! È vietato.
sì:
Acunzo Nicola
Adelizzi Cosimo
Aiello Davide
Aiello Piera
Alaimo Roberta
Alemanno Maria Soave
Amitrano Alessandro
Andreuzza Giorgia
Angiola Nunzio
Aprile Nadia
Aresta Giovanni Luca
Ascari Stefania
Azzolina Lucia
Badole Mirco
Baldino Vittoria
Barbuto Elisabetta Maria
Baroni Massimo Enrico
Basini Giuseppe
Battelli Sergio
Bazzaro Alex
Bella Marco
Bellachioma Giuseppe Ercole
Belotti Daniele
Benedetti Silvia
Benvenuto Alessandro Manuel
Berardini Fabio
Berti Francesco
Bianchi Matteo Luigi
Billi Simone
Bilotti Anna
Binelli Diego
Bisa Ingrid
Bitonci Massimo
Boldi Rossana
Bologna Fabiola
Bonafede Alfonso
Boniardi Fabio Massimo
Bordonali Simona
Borghese Mario
Borghi Claudio
Brescia Giuseppe
Bruno Raffaele
Buffagni Stefano
Buompane Giuseppe
Businarolo Francesca
Cabras Pino
Cadeddu Luciano
Caffaratto Gualtiero
Caiata Salvatore
Cancelleri Azzurra Pia Maria
Cantalamessa Gianluca
Cantone Luciano
Caparvi Virginio
Capitanio Massimiliano
Cappellani Santi
Carabetta Luca
Carbonaro Alessandra
Carelli Emilio
Casa Vittoria
Caso Andrea
Cassese Gianpaolo
Castelli Laura
Castiello Giuseppina
Cataldi Roberto
Cattoi Maurizio
Cattoi Vanessa
Cavandoli Laura
Cecchetti Fabrizio
Cecconi Andrea
Centemero Giulio
Cestari Emanuele
Chiazzese Giuseppe
Cillis Luciano
Cimino Rosalba
Ciprini Tiziana
Coin Dimitri
Colla Jari
Colletti Andrea
Colmellere Angela
Comaroli Silvana Andreina
Comencini Vito
Cominardi Claudio
Corda Emanuela
Corneli Valentina
Costanzo Jessica
Covolo Silvia
Crippa Andrea
Crippa Davide
Cubeddu Sebastiano
Cunial Sara
Currò Giovanni
Dadone Fabiana
Daga Federica
Dall'osso Matteo
D'Ambrosio Giuseppe
Dara Andrea
D'Arrando Celeste
De Angelis Sara
De Carlo Sabrina
De Giorgi Rosalba
De Girolamo Carlo Ugo
De Lorenzis Diego
De Lorenzo Rina
De Martini Guido
De Toma Massimiliano
Deiana Paola
Del Grosso Daniele
Del Monaco Antonio
Del Re Emanuela Claudia
Del Sesto Margherita
D'eramo Luigi
Di Lauro Carmen
Di Maio Luigi
Di Muro Flavio
Di San Martino Lorenzato Luis Roberto
Di Sarno Gianfranco
Di Stasio Iolanda
Di Stefano Manlio
Dieni Federica
D'incà Federico
D'ippolito Giuseppe
Donina Giuseppe Cesare
Donno Leonardo
Dori Devis
D'orso Valentina
Durigon Claudio
D'uva Francesco
Ehm Yana Chiara
Emiliozzi Mirella
Ermellino Alessandra
Fantinati Mattia
Fantuz Marica
Faro Marialuisa
Federico Antonio
Ferraresi Vittorio
Ferrari Roberto Paolo
Ficara Paolo
Fioramonti Lorenzo
Flati Francesca
Fogliani Ketty
Fontana Ilaria
Fontana Lorenzo
Forciniti Francesco
Formentini Paolo
Foscolo Sara
Fraccaro Riccardo
Frassini Rebecca
Frate Flora
Frusone Luca
Fugatti Maurizio
Furgiuele Domenico
Gagnarli Chiara
Galantino Davide
Galizia Francesca
Galli Dario
Gallinella Filippo
Gallo Luigi
Garavaglia Massimo
Gastaldi Flavio
Gava Vannia
Gerardi Francesca
Giaccone Andrea
Giacometti Antonietta
Giannone Veronica
Giarrizzo Andrea
Giglio Vigna Alessandro
Giordano Conny
Giorgetti Giancarlo
Giuliano Carla
Giuliodori Paolo
Gobbato Claudia
Golinelli Guglielmo
Grande Marta
Grillo Giulia
Grimaldi Nicola
Grimoldi Paolo
Grippa Carmela
Gubitosa Michele
Guidesi Guido
Gusmeroli Alberto Luigi
Ianaro Angela
Iezzi Igor Giancarlo
Invernizzi Cristian
Invidia Niccolò
Iorio Marianna
Iovino Luigi
L'Abbate Giuseppe
Lapia Mara
Latini Giorgia
Lattanzio Paolo
Lazzarini Arianna
Legnaioli Donatella
Licatini Caterina
Liuni Marzio
Liuzzi Mirella
Lo Monte Carmelo
Locatelli Alessandra
Lolini Mario
Lombardo Antonio
Lorefice Marialucia
Lorenzoni Eva
Lorenzoni Gabriele
Lovecchio Giorgio
Lucchini Elena
Maccanti Elena
Macina Anna
Maggioni Marco
Maglione Pasquale
Mammì Stefania
Manca Alberto
Maniero Alvise
Manzato Franco
Manzo Teresa
Maraia Generoso
Marchetti Riccardo Augusto
Mariani Felice
Marino Bernardo
Martinciglio Vita
Marzana Maria
Masi Angela
Maturi Filippo
Melicchio Alessandro
Menga Rosa
Micillo Salvatore
Migliorino Luca
Misiti Carmelo Massimo
Molinari Riccardo
Molteni Nicola
Morelli Alessandro
Morrone Jacopo
Moschioni Daniele
Mura Andrea
Murelli Elena
Nappi Silvana
Nesci Dalila
Nitti Michele
Olgiati Riccardo
Orrico Anna Laura
Pagano Alessandro
Pallini Maria
Palmisano Valentina
Panizzut Massimiliano
Paolini Luca Rodolfo
Papiro Antonella
Parentela Paolo
Parisse Martina
Parolo Ugo
Patassini Tullio
Patelli Cristina
Paternoster Paolo
Paxia Maria Laura
Penna Leonardo Salvatore
Perantoni Mario
Perconti Filippo Giuseppe
Pettazzi Lino
Piastra Carlo
Picchi Guglielmo
Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano
Potenti Manfredi
Pretto Erik Umberto
Provenza Nicola
Racchella Germano
Raduzzi Raphael
Raffa Angela
Raffaelli Elena
Ribolla Alberto
Ricciardi Riccardo
Rixi Edoardo
Rizzo Gianluca
Rizzone Marco
Romaniello Cristian
Romano Paolo Nicolò
Rospi Gianluca
Rossini Roberto
Ruggiero Francesca Anna
Ruocco Carla
Russo Giovanni
Saitta Eugenio
Salafia Angela
Saltamartini Barbara
Sapia Francesco
Sarli Doriana
Sarti Giulia
Sasso Rossano
Scagliusi Emanuele
Scanu Lucia
Scerra Filippo
Scutellà Elisa
Segnana Stefania
Segneri Enrica
Serritella Davide
Sgarbi Vittorio
Sibilia Carlo
Silvestri Francesco
Silvestri Rachele
Siragusa Elisa
Sodano Michele
Spadafora Vincenzo
Spadoni Maria Edera
Spessotto Arianna
Sportiello Gilda
Stefani Alberto
Suriano Simona
Sut Luca
Tarantino Leonardo
Tasso Antonio
Tateo Anna Rita
Termini Guia
Terzi Claudia Maria
Terzoni Patrizia
Testamento Rosa Alba
Tiramani Paolo
Tofalo Angelo
Tomasi Maura
Tombolato Giovanni Battista
Tonelli Gianni
Torto Daniela
Trano Raffaele
Traversi Roberto
Tripiedi Davide
Tripodi Elisa
Trizzino Giorgio
Troiano Francesca
Tucci Riccardo
Turri Roberto
Tuzi Manuel
Vacca Gianluca
Valbusa Vania
Valente Simone
Vallascas Andrea
Vallotto Sergio
Varrica Adriano
Vianello Giovanni
Vignaroli Stefano
Villani Virginia
Villarosa Alessio
Vinci Gianluca
Vitiello Catello
Viviani Lorenzo
Vizzini Gloria
Volpi Leda
Volpi Raffaele
Zanichelli Davide
Zanotelli Giulia
Zennaro Antonio
Zicchieri Francesco
Ziello Edoardo
Zoffili Eugenio
Zolezzi Alberto
Zordan Adolfo
no:
Annibali Lucia
Anzaldi Michele
Aprea Valentina
Ascani Anna
Bagnasco Roberto
Baldelli Simone
Baratto Raffaele
Barelli Paolo
Baroni Annalisa
Bartolozzi Giusi
Battilocchio Alessandro
Bazoli Alfredo
Benamati Gianluca
Bendinelli Davide
Benigni Stefano
Bergamini Deborah
Berlinghieri Marina
Bersani Pier Luigi
Biancofiore Michaela
Bignami Galeazzo
Boccia Francesco
Boldrini Laura
Bond Dario
Bonomo Francesca
Bordo Michele
Borghi Enrico
Boschi Maria Elena
Braga Chiara
Brambilla Michela Vittoria
Brunetta Renato
Bruno Bossio Vincenza
Calabria Annagrazia
Campana Micaela
Cannatelli Pasquale
Cannizzaro Francesco
Cantini Laura
Cantone Carla
Caon Roberto
Cappellacci Ugo
Cardinale Daniela
Carè Nicola
Carfagna Maria Rosaria
Carnevali Elena
Carrara Maurizio
Casciello Luigi
Casino Michele
Cassinelli Roberto
Cattaneo Alessandro
Ceccanti Stefano
Cenni Susanna
Ciampi Lucia
Colaninno Matteo
Colucci Alessandro
Conte Federico
Cortelazzo Piergiorgio
Costa Enrico
Cristina Mirella
Critelli Francesco
Dal Moro Gian Pietro
D'Alessandro Camillo
D'Attis Mauro
De Filippo Vito
De Luca Piero
De Maria Andrea
De Menech Roger
De Micheli Paola
Del Barba Mauro
Del Basso De Caro Umberto
Della Frera Guido
Delrio Graziano
D'ettore Felice Maurizio
Di Giorgi Rosa Maria
Di Maio Marco
Epifani Ettore Guglielmo
Ermini David
Fasano Vincenzo
Fascina Marta Antonia
Fassina Stefano
Fassino Piero
Fatuzzo Carlo
Ferraioli Marzia
Ferri Cosimo Maria
Fiano Emanuele
Fiorini Benedetta
Fitzgerald Nissoli Fucsia
Fontana Gregorio
Fornaro Federico
Fragomeli Gian Mario
Franceschini Dario
Fratoianni Nicola
Fregolent Silvia
Fusacchia Alessandro
Gadda Maria Chiara
Gagliardi Manuela
Gariglio Davide
Gelmini Mariastella
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacometto Carlo
Giacomoni Sestino
Giorgis Andrea
Gribaudo Chiara
Guerini Lorenzo
Incerti Antonella
Labriola Vincenza
Lacarra Marco
Lepri Stefano
Librandi Gianfranco
Longo Fausto
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lotti Luca
Lupi Maurizio
Madia Maria Anna
Magi Riccardo
Manca Gavino
Mancini Claudio
Mandelli Andrea
Marattin Luigi
Marin Marco
Marrocco Patrizia
Martina Maurizio
Martino Antonio
Mauri Matteo
Mazzetti Erica
Melilli Fabio
Miceli Carmelo
Migliore Gennaro
Milanato Lorena
Minardo Antonino
Minniti Marco
Mor Mattia
Morani Alessia
Morassut Roberto
Moretto Sara
Morgoni Mario
Mugnai Stefano
Mulè Giorgio
Mura Romina
Muroni Rossella
Musella Graziano
Napoli Osvaldo
Nardi Martina
Navarra Pietro
Nevi Raffaele
Nobili Luciano
Noja Lisa
Novelli Roberto
Occhionero Giuseppina
Occhiuto Roberto
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Padoan Pietro Carlo
Pagani Alberto
Pagano Ubaldo
Paita Raffaella
Palazzotto Erasmo
Palmieri Antonio
Pastorino Luca
Pedrazzini Claudio
Pella Roberto
Pellicani Nicola
Pentangelo Antonio
Perego Di Cremnago Matteo
Pettarin Guido Germano
Pezzopane Stefania
Piccoli Nardelli Flavia
Pini Giuditta
Pittalis Pietro
Pizzetti Luciano
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Polverini Renata
Porchietto Claudia
Portas Giacomo
Prestigiacomo Stefania
Prestipino Patrizia
Quartapelle Procopio Lia
Raciti Fausto
Ravetto Laura
Ripani Elisabetta
Rizzo Nervo Luca
Romano Andrea
Rosato Ettore
Rossello Cristina
Rossi Andrea
Rosso Roberto
Rostan Michela
Rotondi Gianfranco
Rotta Alessia
Ruffino Daniela
Ruggieri Andrea
Russo Paolo
Saccani Jotti Gloria M.R.
Santelli Jole
Sarro Carlo
Savino Elvira
Savino Sandra
Scalfarotto Ivan
Schirò Angela
Scoma Francesco
Sensi Filippo
Serracchiani Debora
Siani Paolo
Sibilia Cosimo
Silli Giorgio
Siracusano Matilde
Sisto Francesco Paolo
Sorte Alessandro
Soverini Serse
Sozzani Diego
Spena Maria
Speranza Roberto
Stumpo Nicola
Tabacci Bruno
Tartaglione Annaelsa
Toccafondi Gabriele
Tondo Renzo
Topo Raffaele
Tripodi Maria
Ungaro Massimo
Valentini Valentino
Vazio Franco
Verini Walter
Versace Giuseppina
Vietina Simona
Viscomi Antonio
Vito Elio
Zan Alessandro
Zanella Federica
Zanettin Pierantonio
Zangrillo Paolo
Zardini Diego
:
Acquaroli Francesco
Bucalo Carmela
Butti Alessio
Caretta Maria Cristina
Ciaburro Monica
Crosetto Guido
De Carlo Luca
Deidda Salvatore
Delmastro Delle Vedove Andrea
Donzelli Giovanni
Ferro Wanda
Fidanza Carlo
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Gebhard Renate
Gemmato Marcello
Lollobrigida Francesco
Lucaselli Ylenja
Maschio Ciro
Meloni Giorgia
Mollicone Federico
Montaruli Augusta
Osnato Marco
Plangger Albrecht
Prisco Emanuele
Rampelli Fabio
Rizzetto Walter
Rossini Emanuela
Rotelli Mauro
Sangregorio Eugenio
Schullian Manfred
Silvestroni Marco
Trancassini Paolo
Varchi Maria Carolina
Zucconi Riccardo
Carinelli Paola
Cirielli Edmondo
EMANUELE FIANO(PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO(PD). Presidente, la ringrazio. Vorrei intervenire ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento e seguenti rivolgendomi alla sua persona…
PRESIDENTE. Prego.
EMANUELE FIANO(PD). …a lei, Presidente. Io prima con voce troppo alta sicuramente per il contegno che dovrebbe tenersi in quest'Aula ho però inteso rivolgermi alla sua funzione, Presidente, di tutela delle prerogative dei parlamentari di quest'Aula, perché nel corso del suo intervento il Presidente del Consiglio, professor Conte, come risulta testualmente dal verbale stenografato dell'Aula, ha detto le seguenti parole: “Cercheremo di riprendere in mano questa questione - il Presidente del Consiglio si stava riferendo alla questione del conflitto di interessi - e lo faremo al più presto”. “Commenti” dice il verbale (non so quali). “Vedete anche i vostri interventi, che sono volti a interrompere il mio discorso, dimostrano che ciascuno ha il suo conflitto - lo diceva rivolto a questa parte del Parlamento - o pensa di avere il proprio conflitto o pensa di fare male”, il che non saprei dirle esattamente che cosa significhi.
So invece, signor Presidente, che queste tre affermazioni del Presidente del Consiglio sono certamente lesive del nostro onore di deputati, perché nessuno di noi pensa di far male, nessuno di noi è in situazione di conflitto di interessi o pensa di avere un conflitto di interessi. Per quello, signor Presidente, al di là della volontà del Presidente del Consiglio Conte di andare a colpire qualche argomento, visto che quest'oggi il Presidente era in Aula per esplicarci il suo programma di governo e non per accennare ad accuse tutt'altro che dimostrate o dimostrabili nei confronti dei membri di questo Parlamento, io mi sono rivolto alla sua persona, certo non a microfono non avendo avuto da lei il permesso di parlare, per chiarirlo a lei.
Glielo chiarisco all'inizio della legislatura che mi auguro sia proficua per il lavoro parlamentare ed anche per il rapporto che il Presidente della Camera deve avere con tutti i gruppi, sia di maggioranza e, mi potrei permettere di dire, quasi forse di più di tutela delle minoranze, perché in democrazia la tutela delle minoranze è forse cosa quasi più significativa di quella delle maggioranze e lei ha il dovere - lo ritengo - di difendere le prerogative dei parlamentari della Repubblica e di impedire che in quest'Aula il Presidente del Consiglio possa proferire accuse del tutto ingiustificate ed offensive nei nostri confronti .
PRESIDENTE. Deputato Fiano, le dico che questo che lei ha fatto come richiamo al Regolamento era più su un fatto personale. Quindi lei, che è anche un deputato di esperienza, sa bene che è un uso del Regolamento, però è su fatto personale e lo abbiamo fatto. Personalmente è quello che reputo un fatto personale.
Sul diritto delle minoranze e della maggioranza è chiaro che da me ci sarà assoluta imparzialità e indipendenza per governare nel modo migliore i lavori dell'Aula e garantire i diritti di tutti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO(PD). Grazie, Presidente. Io voglio ricordare qui un partigiano della Brigata Osoppo, sindacalista, democristiano, uomo del fare e delle relazioni semplici, che è stato senatore, deputato e Ministro della Repubblica, Mario Toros, un orgogliosamente friulano e intelligente rappresentante della sua comunità. È stato un uomo che ha difeso le istituzioni che ha rappresentato al massimo livello: Ministro con i Governi Rumor e Moro, sottosegretario, uomo che si è distinto, tra le tante altre cose che ha fatto nella sua vita politica e istituzionale, come colui che, più di tutti forse, ha contribuito, con atti legislativi ed azione di governo, nella difficile ricostruzione del Friuli dopo il terremoto del 1976.
Una figura emblematica, una figura molto rappresentativa della sua terra ma anche molto rappresentativa della buona politica e della ragionevolezza che quella politica deve saper rappresentare. Siamo vicini alla sua famiglia e a tutti coloro che gli vogliono bene. Ritenevo giusto ricordarlo anche in quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Savino, che non è in Aula.
Ha chiesto di parlare il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). Grazie, Presidente. “Preferisco coltivare speranze piuttosto che ricordi”. Così Pierre Carniti, scomparso ieri, iniziava il suo intervento a un convegno sulla concertazione riformatrice. La sua grande speranza è stata quella di rompere la separazione tra cattolicesimo democratico e sinistra riformista. La speranza di un grande sindacalista, certo, ma non solo sindacalista nel senso restrittivo del termine. La speranza di una personalità dotata di una fine cultura politica europea che si chiedeva perché ciò che era possibile altrove, a cominciare dalla Francia con il ruolo decisivo del sindacato Sfdt nella nascita del nuovo Partito Socialista, non dovesse essere possibile anche da noi. Da qui la grande coerenza sia sul terreno delle sia su quello di . Basti ricordare il raccordo con Ezio Tarantelli e l'impegno a tutelare il salario reale dei lavoratori più che quello nominale nella difficilissima prova referendaria del 1985. E poi, oltre al suo breve passaggio in Senato, soprattutto le due legislature al Parlamento europeo e la fondazione, insieme Ermanno Gorrieri, del Movimento dei Cristiano Sociali, che voleva superare quella storica frattura prima in una coalizione e poi in un partito dei riformisti.
Caro Pierre, abbiamo coltivato oggi rapidamente un tuo ricordo ma lo abbiamo fatto comunque secondo quella tua indicazione, quella di non coltivare, appunto, i ricordi come tali ma in funzione della speranza, la tua speranza che sentiamo anche nostra, di noi democratici, come responsabilità esigente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.
CARLO FATUZZO(FI). Signor Presidente Fico, signor Presidente del Consiglio dei ministri, che vedo ancora…
PRESIDENTE. Ha due minuti.
CARLO FATUZZO(FI). Prego?
PRESIDENTE. Due minuti.
CARLO FATUZZO(FI). Grazie mille. Sono Carlo Fatuzzo, segretario nazionale del Partito pensionati, eletto nelle liste di Forza Italia-Berlusconi Presidente, che con questo suo gesto ha dimostrato e dimostra chiaramente la vicinanza al mondo degli anziani e dei pensionati.
Questa mattina si è svolta una manifestazione di presidio davanti all'INPS, Istituto nazionale della previdenza sociale, di Brescia città.
Per quale motivo? Primo motivo perché i pensionati vorrebbero sapere se, quando e quanto: se andranno in pensione, quando andranno in pensione e con quanto andranno in pensione.
Secondo motivo, perché la signora A. F. ha chiesto la pensione a sessantanove anni di età, nonostante ne avesse diritto ben nove anni prima, perché nessuno le ha mai detto che aveva questo diritto e cioè che i venti anni di contributi previsti dalla legge, che vengono raggiunti con la maternità, nel caso di questa signora - che nessuno ha informato - dessero la possibilità di riscuotere la pensione. Mi lamento in questa occasione - e mi auguro che il nuovo Governo si interessi anche di questo - perché il lavoratore non deve restare senza pensione, quando l'ente della previdenza sociale è in grado di individuare, non solo chi prende troppo di pensione, ma anche e soprattutto chi ha diritto alla pensione e, non sapendolo, non presenta la relativa domanda.
PRESIDENTE. Concluda.
CARLO FATUZZO(FI). Ho terminato, Presidente. Viva i pensionati. Pensionati all'attacco!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Moretto. Ne ha facoltà.
SARA MORETTO(PD). Grazie, Presidente. Oggi, purtroppo, è morto Sergiu Todita…
PRESIDENTE. Mi scusi. Siamo ancora in seduta, se potete allontanarvi dai banchi di Governo e non fare questa fila… per favore, tornate indietro, grazie.
SARA MORETTO(PD). Grazie, Presidente. Come dicevo, oggi purtroppo è morto Sergiu Todita, l'operaio di quarant'anni, che il 13 maggio scorso è stato ustionato alle Acciaierie Venete di Padova. Aveva quarant'anni, una bambina di tredici anni e da anni lavorava regolarmente nel nostro Paese.
Il tema del lavoro oggi è emerso in diverse occasioni, nei dibattiti di avvio di questa legislatura. Credo, però, che quella della sicurezza sul lavoro sia una priorità che dobbiamo mettere nell'agenda dei nostri lavori. Il Partito Democratico ha proposto e depositato la proposta di istituzione di una Commissione d'inchiesta sulle tematiche della sicurezza del lavoro. E so che anche lei, Presidente, è stato contattato dalle forze sindacali per affrontare, con un'iniziativa anche parlamentare, il tema della sicurezza sul lavoro.
Credo che - anche dopo la scomparsa e la morte di Sergiu - questo per noi sia un dovere e che, anche ricordando lui, dobbiamo assolutamente prendere un'iniziativa e porla come priorità della nostra attività parlamentare. Quindi, a Sergiu, a tutta la sua famiglia e ai suoi colleghi di lavoro, va in questo momento il nostro sentito pensiero
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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