PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta di ieri.
SILVANA ANDREINA COMAROLI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Claudio Borghi, Luigi Di Maio, Gebhard, Iovino, Lupi, Rosato, Schullian, Tasso e Trano sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla vicenda della nomina del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nel 2018.
Dopo l'intervento del Ministro della Giustizia interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per sette minuti ciascuno.
Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
ALFONSO BONAFEDE,. Grazie, Presidente. Nel preparare questa informativa sono stato tentato da un'impostazione che riproducesse il seguente schema: 1) è stata fatta una nomina; 2) era legittimo che io la facessi con la più ampia discrezionalità; 3) confermo che non c'è stato alcun condizionamento. Sarebbe stato assolutamente legittimo e perfettamente rispettoso del Parlamento, perché in questo schema di base è racchiusa la verità: la nomina a capo del DAP nel 2018 è avvenuta secondo la legge, con la più ampia discrezionalità, e non c'è stato alcun tipo di condizionamento.
Tuttavia, qui ci sono particolarità che meritano di essere evidenziate, e mi sia permesso innanzitutto sottolineare quanto sia importante per me essere qui, in Parlamento. La trasparenza e la verità rappresentano sempre i migliori antidoti per i dibattiti contaminati dalla menzogna e dalla malafede, dibattiti come quello degli ultimi otto giorni, aventi ad oggetto, per l'appunto, la nomina del capo del DAP del 2018, che è oggetto della presente informativa.
Non mi riferisco alle parole del dottor Di Matteo: mi riferisco, invece, al fatto che su quelle parole, pronunciate domenica 3 maggio 2020, il dibattito politico e mediatico ha generato una congerie di caotiche e vergognose illazioni e suggestioni istituzionalmente e personalmente inaccettabili.
Qualcuno potrebbe legittimamente osservare che in un tempo in cui l'informazione ingloba quasi fisiologicamente le la vicenda in questione non ha niente di eccezionale: insomma, un dibattito come un altro, con un po' di verità e un po' di menzogna; o meglio, con più verità, così variegate da lasciare a ciascuno la propria ricostruzione dei fatti, in una sorta di pirandelliano . Eh no: così è se vi pare, assolutamente no! C'è un confine e un limite a tutto, e per me quel confine, in politica e fuori dalla politica, è rappresentato dalla mia onorabilità, nonché dal rispetto degli altri e della memoria di chi è morto per servire questo Paese .
Ebbene, questo confine è stato ampiamente superato. Le immagini delle stragi di mafia buttate a caso tra un chiacchiericcio e un altro di improvvisati esperti antimafia, l'alone di mistero intorno al nulla per evocare inesistenti retroscena, sono tutte operazioni che mancano di rispetto proprio alle vittime di quelle stragi e ai loro familiari.
Tanto premesso, ricapitoliamo i fatti. Nel 2018, subito dopo il giuramento come Ministro, mi misi al lavoro per formare la squadra del Ministero: ricordo che feci circa 50 colloqui per tutti i ruoli da ricoprire. L'obiettivo principale che mi ero prefissato era quello di individuare magistrati che avessero la professionalità e la grinta necessarie per portare avanti il progetto ambizioso che avevo in mente. Pensai, certo, anche al dottor Di Matteo e, lunedì 18 giugno 2018, lo contattai telefonicamente per proporgli di valutare la possibilità di entrare nella squadra che stavo costruendo per il Ministero della Giustizia. Chiaramente, parliamo di colloqui informali, risalenti a quasi due anni fa e che, con una certa fatica, mi sono incredibilmente ritrovato a dover ricostruire.
In quella telefonata parlammo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e della Direzione affari penali, evocando quello che era stato il ruolo di Giovanni Falcone. Aggiunsi anche che avevo tempi strettissimi, dovuti a scadenze istituzionali, e che nel giro di due giorni avevo la necessità di completare la squadra. Mi rispose che avrebbe avuto bisogno di 48 ore per riflettere, ma io, proprio perché avevo tempi molto stretti, gli chiesi la cortesia di vederci il giorno dopo per giungere ad una decisione.
Su quelle successive 24 ore è stato detto di tutto. La domanda, in buona sostanza, è sempre la stessa e cioè se io mi feci intimorire o condizionare da qualcuno. La risposta è molto semplice: no.
Le esternazioni di alcuni boss all'interno del carcere, preoccupati di una possibile nomina al DAP del dottor Di Matteo, erano già note al Ministero dal 9 giugno 2018, prima della telefonata in questione. Tra l'altro, in occasione di quella prima telefonata, fu lo stesso Di Matteo a parlarmi di quelle frasi pronunciate dai boss: confermai, ovviamente, la volontà di incontrarlo il giorno dopo. Lo stesso Di Matteo, a proposito delle esternazioni dei boss, ha chiarito in un'intervista a del 6 maggio 2020 che il Ministro - cito testualmente - “si mostrò informato della questione”. Mi sarei aspettato che il dibattito, almeno su questo punto, si chiudesse qui. E invece no: si continuano a cercare possibili condizionamenti, evocando in modo più o meno diretto i vari livelli istituzionali. Una volta per tutte: non vi fu alcuna interferenza diretta o indiretta nella nomina del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, punto. Non sono disposto a tollerare più alcuna allusione: lo devo a me stesso, ma lo devo prima di tutto alla carica istituzionale che mi onoro di ricoprire.
Il giorno dopo la telefonata, martedì 19 giugno 2018, alle ore 11, incontro, al Ministero, il dottor Di Matteo come da accordi. Mi convinsi, dopo la prima telefonata e in occasione di quel primo incontro, che l'opzione migliore sarebbe stata quella di riproporre al dottor Di Matteo un ruolo equiparabile a quello che era stato di Giovanni Falcone: avrebbe richiesto certamente più tempo, e avrebbe implicato probabilmente una riorganizzazione del Ministero, ma ne sarebbe valsa la pena, perché nel progetto che avevo in mente avrei consentito al dottor Di Matteo di lavorare in Via Arenula, al mio fianco. Non ragionai, lo ammetto, in termini di peso gerarchico del ruolo da ricoprire, bensì del buon funzionamento del progetto: è nel mio diritto, e soprattutto nei miei doveri, ragionare sulle mie scelte pienamente discrezionali e indirizzarle nell'interesse della pubblica amministrazione.
E visto che ci sono, colgo l'occasione per spiegare che il capo del DAP non si occupa soltanto del fondamentale tema della gestione dei detenuti mafiosi. Come dissi al dottor Di Matteo, il quale all'inizio dell'incontro mi comunicò che avrebbe preferito questo ruolo, il capo del DAP deve occuparsi dell'amministrazione delle carceri, di tanta burocrazia, di edilizia carceraria, della Polizia penitenziaria, del personale civile dell'amministrazione penitenziaria, delle relative relazioni sindacali e di tutti i detenuti.
Accennai anche alla possibile nomina del dottor Basentini. Dall'altro lato, con il diverso incarico prospettato, nella mia determinazione, il dottor Di Matteo avrebbe avuto la possibilità di lavorare in via Arenula in un ruolo più specifico e potenzialmente incidente su tutte le questioni penali.
Ora, a me pareva - e ne sono convinto - che, al netto di organigrammi vari, il ruolo migliore sarebbe stato esattamente quest'ultimo. La mafia, che vive di segnali, non sarebbe andata a guardare l'organigramma del Ministero. La mafia avrebbe constatato una sola circostanza: Di Matteo, dentro le istituzioni, lavorava al fianco del Ministro della Giustizia. Dopo un lungo colloquio, ci lasciammo proprio con questa idea. Non trattandosi di una prospettiva immediata, non ci fu bisogno di fissare un ulteriore appuntamento nel breve periodo. Nel tardo pomeriggio di quello stesso giorno, però, proprio quando ritenevo che il progetto fosse a quel punto completo, ricevetti una telefonata dal dottor Di Matteo, il quale mi chiese di poterlo incontrare il giorno dopo. Mi resi disponibile, pensando che volesse affrontare i dettagli del progetto da realizzare o che avesse qualche chiarimento da chiedere. Mercoledì 20 giugno 2018, alle ore 11, il dottor Di Matteo tornò a trovarmi al Ministero e in quell'occasione mi disse che non era più disponibile, perché avrebbe preferito il DAP. Visto come ci eravamo lasciati il giorno prima, appresi questa sua determinazione con sorpresa, rispettandola, e tra l'altro gli comunicai che avevo già avviato con il CSM tutte le pratiche per la nomina di Francesco Basentini, al quale avevo già dato la mia conferma. Ora, sia chiaro, nessuno vieta al dottor Di Matteo, o a chiunque altro, di non condividere la mia scelta, ci mancherebbe.
Per quanto riguarda il dottor Francesco Basentini, stiamo parlando di un magistrato alla quinta valutazione di professionalità, già procuratore aggiunto di Potenza, che si era distinto nel proprio lavoro e che nel colloquio aveva dimostrato di essere all'altezza del suo . Aveva raggiunto considerevoli risultati a livello di efficienza e, soltanto per fare un esempio, la Direzione nazionale antimafia in una delle sue relazioni annuali affermava - cito testualmente - che “l'unico magistrato addetto alla Direzione distrettuale antimafia, il dottor Francesco Basentini, ha saputo fare fronte in maniera egregia all'oneroso impegno costituito dal descritto aumento della mole di lavoro, mettendo a frutto la già considerevole esperienza specifica maturata nelle indagini di criminalità organizzata”.
Ora, ciascuno potrà fare - lo ribadisco - le sue valutazioni in ordine al lavoro portato avanti dal DAP in questi due anni. Io non posso che limitarmi, in questa informativa, a ricordare alcuni risultati importanti raggiunti prima dell'esplosione dell'emergenza Coronavirus.
Per quanto concerne gli interventi strutturali, è stato avviato un piano di riconversione in istituti penitenziari di una serie di complessi ex militari. In queste due settimane è prevista, tra l'altro, l'apertura di tre padiglioni da 200 posti ciascuno a Trani, Lecce e Parma, ed è inoltre previsto, sempre nel 2020, il completamento di altri due padiglioni da 200 posti detentivi, a Taranto e Sulmona. È stato predisposto un piano per la realizzazione di 25 nuovi padiglioni modulari da 120 posti ciascuno, per un totale di altri 3 mila nuovi posti detentivi.
Per quanto concerne le assunzioni, sono stati immessi, dal 2018, in ruolo un totale di complessivo di 3.931 nuovi agenti. È stato definito il riordino delle carriere, con un'equa ordinazione della Polizia penitenziaria con le altre Forze di polizia. In questi quasi due anni, inoltre, sono stati firmati circa 70 protocolli di lavoro di pubblica utilità per i detenuti.
Riguardo alle strumentalizzazioni, che qualcuno, in sede di replica, ancora una volta vorrà fare, in merito alle ormai note scarcerazioni, tema che però è fuori dall'oggetto dell'informativa di oggi Vergogna!, ricordo che sono state determinate da decisioni prese in piena autonomia e indipendenza da magistrati competenti, nella maggior parte dei casi per motivi di salute e sui quali, ovviamente, non c'è stato alcun condizionamento da parte del Ministero o del Governo . Come noto, i due decreti-legge, approvati nel giro di una settimana, rappresentano la migliore risposta dello Stato per garantire una stretta sulle richieste di scarcerazione e contemporaneamente riportare i detenuti davanti al giudice, affinché, visto che il quadro sanitario è cambiato, vengano rivalutate tutte le questioni di salute. Nel frattempo, a seguito di colloquio con il sottoscritto, il dottor Basentini ha rassegnato le dimissioni, che, com'è noto, ho accettato Basta!. A ciò ha fatto seguito il cambio dei vertici del DAP: proprio stamattina ha preso possesso delle sue funzioni il nuovo capo, il dottor Bernardo Petralia, mentre da circa una settimana ha iniziato il suo lavoro di vice capo del DAP il dottor Roberto Tartaglia. Adesso è necessario rassicurare tutti i cittadini che credono nella lotta alla mafia, perché sappiano che il fronte antimafia rimane compatto .
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di intervenire la deputata Salafia. Ne ha facoltà.
ANGELA SALAFIA(M5S). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, per la sua presenza qui, oggi, che, senza indugio, senza alcun tentennamento, ci permette di valutare l'operato di un Ministero per cui parlano chiaramente i fatti, non le chiacchiere, accompagnati da leggi scritte nero su bianco …
PRESIDENTE. Deputata Bartolozzi, per favore.
ANGELA SALAFIA(M5S). L'impatto dell'emergenza COVID sulle carceri poteva avere degli esiti drammatici, come si è anche verificato in alcuni Stati esteri, ma oggi contiamo 130 contagiati su circa 190 strutture in tutto il territorio nazionale.
L'emergenza sanitaria - ricordiamo - è stata subito affrontata e risale al 22 febbraio il primo intervento del Ministero per tutelare chi lavora e chi vive nelle carceri. L'obiettivo primario era far sì che il contagio non esplodesse nelle carceri e oggi, Ministro, lei ci è riuscito. La seconda azione, fondamentale è stata quella di rinforzare l'organico della Polizia penitenziaria, con l'immissione in servizio anticipata di 1.126 nuovi agenti di Polizia penitenziaria, per fronteggiare l'emergenza Coronavirus. Sono degli interventi importanti, a maggior ragione se contestualizzati in una realtà, quella carceraria, storicamente trascurata e sottovalutata nel nostro Paese.
In merito ai rischi relativi all'emergenza sanitaria all'interno delle carceri, il “decreto Cura Italia”, all'articolo 123, vieta espressamente l'applicazione della detenzione ai domiciliari a tutti i detenuti condannati per mafia e per altri reati gravi. Con questa norma abbiamo, pertanto, ricercato il giusto equilibrio nel contemperare la sicurezza collettiva con l'esigenza di garantire, dall'altra parte, la tutela della salute dei detenuti e di tutti coloro che operano all'interno degli istituti penitenziari.
Ricordiamo che non è solo la magistratura di sorveglianza, ma anche la magistratura ordinaria, che ha adottato provvedimenti per concedere arresti domiciliari. E su questo punto bisogna precisare che la circolare del DAP del 21 marzo, che viene spesso citata, non è una legge e non parla mai di scarcerazioni. Si tratta di una circolare di monitoraggio, destinata ai direttori degli istituti penitenziari per verificare quanti detenuti potevano presentare patologie a rischio, alla luce dell'emergenza COVID, e per evitare che si potessero creare focolai all'interno degli istituti penitenziari.
I magistrati, ricordiamolo, sono soggetti solo alla legge e nessuna ordinanza della magistratura può essere emessa sulla base di una circolare, e infatti nessun giudice la cita nell'ordinanza di scarcerazione, così come nessuno - e parlo della politica - cita altre due circolari emanate dal DAP ai direttori delle carceri italiane, quella che invita a comunicare le istanze dei detenuti di alta sicurezza e dei 41- alla Direzione nazionale antimafia e quella, successiva, che indica di comunicare immediatamente al Dipartimento quelle stesse richieste.
Ma allora, sulla base di quali norme sono state disposte le ordinanze sui domiciliari da parte dei giudici? Non c'entrano nulla le leggi di questo Governo. Si tratta, infatti, di norme già esistenti nel nostro ordinamento da molti anni. Si tratta dell'articolo 146 e 147 del codice penale, l'articolo 47- dell'ordinamento penitenziario sul differimento dell'esecuzione della pena e, infine, ricordiamolo, la legge n. 199 del 2010, che è legge voluta dal Governo Berlusconi, con il Ministro della Giustizia Alfano, votata dal centrodestra, quindi anche dalla Lega, e che aveva come relatore un senatore che oggi siede nei banchi di Fratelli d'Italia.
Del resto, che il “Cura Italia” non c'entri nulla lo dice anche il Coordinamento nazionale magistrati di sorveglianza nella nota diramata lo scorso 28 aprile. Al Ministro spetta, però, il potere di accertamento, e infatti sul punto sono state subito avviate tutte le verifiche e gli approfondimenti del caso.
Ma, se è chiaro che i giudici applicano le leggi, è altrettanto vero che a farle sono, per le rispettive competenze, il Parlamento e il Governo. E cosa ha fatto il Governo? Ha agito con tempestività e urgenza, emanando due decreti nel giro di dieci giorni. Il primo, che rende obbligatoria la richiesta del parere della Direzione nazionale e delle Direzioni distrettuali antimafia, prima di assegnare la detenzione domiciliare ai condannati per mafia. Qual è stato il risultato? Che dalla sua entrata in vigore abbiamo visto andare ai domiciliari un solo detenuto, uno solo, non ritenuto socialmente pericoloso e su cui comunque sono stati avviati gli accertamenti. Il secondo decreto invece consente ai giudici di rivalutare, alla luce del mutato quadro sanitario, le concessioni da loro disposte nei confronti dei detenuti a causa della diffusione del COVID-19, acquisiti i pareri delle procure antimafia e dopo aver intercorre interloquito con DAP e autorità sanitarie, per trovare eventualmente strutture in cui il detenuto può proseguire a scontare la sua pena, nel rispetto delle sue condizioni di salute. Con questi due decreti, il Ministro e il Governo ribadiscono l'impegno nella lotta alla mafia. Ancora, la nuova nomina al DAP del dottor Dino Petralia e Roberto Tartaglia, due magistrati di altissimo profilo, da sempre impegnati in prima linea nella lotta contro la mafia e che, in un momento così delicato per il Paese, rappresentano per noi un segnale davvero importante della presenza dello Stato.
A tutto questo aggiungiamo le leggi già approvate da questo Parlamento: la legge anticorruzione, rinomata a livello internazionale, il carcere per i grandi evasori, la legge sulla trasparenza di partiti e fondazioni collegate, la riforma del 416- sul voto di scambio politico-mafioso, solo per citarne alcune, leggi portate avanti da lei, Ministro, e che noi rivendichiamo fortemente come Parlamento. Questi i fatti, dicevo, che parlano per l'operato del Governo, ma soprattutto la sua presenza qui, oggi, in Aula, che ci testimonia cosa la maggioranza sta già facendo, senza certamente stare con le mani in mano, al contrario di altri esponenti, che oggi l'accusano e che - ricordiamolo - stiamo ancora aspettando che vengano a riferire in Aula e in Commissione antimafia sul caso Arata e sui fondi russi . Derubrichiamo anche a mera e anche sciocca… Presidente, vorrei continuare .
PRESIDENTE. Facciamo concludere per favore! Facciamo concludere! Colleghi! Colleghi! Prego.
ANGELA SALAFIA(M5S). Derubrichiamo a mera e anche sciocca strumentalizzazione l'accusa o il sospetto che lei si sia lasciato influenzare nelle sue scelte : è noto che fosse già a conoscenza di ciò che dicevano i detenuti in carcere, oltre al fatto che, naturalmente, conosceva il profilo del dottor Di Matteo! Se fosse vero il contrario, perché mai l'avrebbe chiamato per cercare una collaborazione?
In conclusione, Ministro, noi ribadiamo il nostro sostegno a lei, al suo operato e al Governo. Ci auguriamo che continui su questa strada, ben consapevoli che per lei la lotta alle mafie è una priorità, come lo è per tutti noi, grazie .
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Ha chiesto di intervenire il deputato Morrone. Ne ha facoltà. Centemero, per favore! Prego, collega.
JACOPO MORRONE(LEGA). Grazie, Presidente. Ministro Bonafede, lei, in quest'Aula, rispondendo a un'interrogazione del deputato Zanettin, ha descritto come una degenerazione del dibattito politico surreale il dramma a cui l'Italia ha assistito in queste ultime settimane. No, signor Ministro, di surreale si è visto ben altro: surreale è stato il tentativo di insabbiare o addomesticare fatti che, in altri tempi, avrebbero portato a ricadute molto più serie . In altri momenti, Ministro, la sola scarcerazione dei boss mafiosi avrebbe fatto cadere Ministro e Governo . Surreale, Ministro, è aver assistito a una sua autodifesa che fa acqua da tutte le parti. Surreale è aver visto commentatori, opinionisti e che hanno assunto un atteggiamento iperprotettiva, ultragarantista nei suoi confronti, mentre di fronte ai medesimi fatti, gli stessi si sarebbero gettati come bestie rabbiose contro un Governo e un Ministro di colore diverso dal vostro, mettendoli alla gogna, fino a decretarne una fine infamante . Surreale è vedere il Premier Conte, che sta puntellando il Ministro della Giustizia, nella consapevolezza che le sue dimissioni, Ministro Bonafede, provocherebbe un effetto domino sull'intero Governo. Ma è anche vero che lei, Ministro, come capo delegazione del MoVimento 5 Stelle, svolge un ruolo politico importante come linea d'unione tra le varie anime grilline e il Premier Conte. Tuttavia, è evidente che l'imbarazzo di Conte nel difenderla è oggettivo, lo stesso imbarazzo che traspare nella difesa da parte del PD, dove tuttavia a prevalere è il terrore della caduta di un Governo e le elezioni politiche, ventilate come uno spauracchio. Ma qui in gioco ci sono evidentemente molti altri fattori, Ministro, comprese le battaglie intestine alla maggioranza, dove la giustizia e le sue dimissioni, Ministro, sono ormai diventate una merce di scambio, attraverso un mercanteggiamento che offende la dignità della politica e delle istituzioni.
Ripercorrendo i fatti, saltando dal 2018 ad oggi, emergono chiare falle nella sua ricostruzione, ma ancor più sorprende che lei, Ministro, sia convinto di poter raggirare l'opinione pubblica con dichiarazioni che non stanno né in cielo né in terra. Lei ha, infatti, dichiarato: “Né io né questo Governo facciamo favori alla mafia, come dimostrano le leggi che ho firmato fino a oggi”. Ma allora, Ministro, chi ha autorizzato l'uscita dei boss mafiosi? Non vorrà farci credere che, autonomamente, la magistratura di sorveglianza si è assunta questa responsabilità, senza che il Ministro ne fosse al corrente, perché delle due l'una: o lei non sapeva nulla e quindi è inadeguato al ruolo, o lei ne era al corrente e quindi ha voluto confondere le acque . Questa è la verità, signor Ministro.
Ma iniziamo col caso Di Matteo, che ha fatto tutto questo scalpore: citiamo la telefonata del PM Di Matteo a una trasmissione televisiva, dove ha riferito che, nel giugno del 2018, lei, Ministro, all'inizio del proprio mandato, l'aveva contattato per chiedergli la disponibilità ad accettare il ruolo di Capo DAP, accordandogli 48 ore per decidere. Lei non ha mai smentito l'offerta fatta a Di Matteo, né che l'ipotesi di questa nomina fosse sgradita ai mafiosi ristretti in carcere. Di Matteo stesso ha dichiarato di averla informata di reazioni ostili alla sua eventuale nomina da parte di capi mafia. Lei, dal canto suo, ha dichiarato telefono, durante la stessa trasmissione televisiva, di aver potuto disporre di informazioni grazie al suo ruolo e a intercettazioni del NIC. Un passo falso Ministro: nei fatti, le intercettazioni del NIC non potrebbero essere conosciute che solo a chi le effettua materialmente o all'autorità giudiziaria che le ha disposte, non a lei, Ministro, che, al contrario, afferma di averle ricevute . Dopo 24 ore delle 48 concesse a Di Matteo per decidere se accettare o meno l'incarico, il PM ha dichiarato, sempre in una telefonata durante la trasmissione televisiva, di essere venuto al Ministero per confermarle la decisione di accettare il ruolo e che lei rispose di averci ripensato. Tutto questo lei non l'ha mai sconfessato. Perché, Ministro, in sole 24 ore ha cambiato idea sulla nomina di Di Matteo? Quali elementi l'hanno influenzata, se lei stesso ha dichiarato in Aula che questa nomina avrebbe consegnato un messaggio chiaro e inequivocabile a tutte le mafie? Evidentemente, il messaggio chiaro e inequivocabile a tutte le mafie non si è voluto dare, Ministro, mentre la nomina è ricaduta su un PM di Potenza, Francesco Basentini, persona degna, ma non certo la più titolata per il ruolo di Capo DAP rispetto ad altri. Ma la sua scelta, Ministro, non è stata lungimirante: nel momento in cui ha scaricato Basentini per cercare di scansare le responsabilità degli errori compiuti durante l'emergenza COVID, Di Matteo è tornato alla carica, lanciando accuse pesanti, che non potranno non essere tenute in considerazione. Sia chiaro, Ministro, che qui non c'è alcun intento di prendere le parti di qualcuno per accusare qualcun altro e certamente il PM Di Matteo non ha bisogno di difensori d'ufficio. Lei, Ministro, ha dichiarato in Aula che, com'è ormai noto, non ci furono i presupposti per realizzare l'auspicata collaborazione con Di Matteo. Non le sembra forse un'autoaccusa? Infatti, non c'è proprio nulla di noto: lei non ha mai chiarito i motivi per i quali ha cambiato idea in così poco tempo. L'unica cosa certa è che i boss non volevano Di Matteo al DAP. E lei, Ministro, in Aula ha affermato un'altra cosa: di seguire valutazioni personali nella scelta di cui rivendica la discrezionalità, sia nella nuova nomina, quella che ha assunto il ruolo di fu Basentini, sia evidentemente nella stessa nomina di Basentini, quindi non può chiamarsi fuori da responsabilità che ha voluto addossare al solo Basentini. Ci sono, dunque, fatti inoppugnabile a dimostrazione della sua inadeguatezza a ricoprire la carica di Guardasigilli, fin dalle prime battute del Governo Conte 1.
Si tratta di inadeguatezza, ma anche di discrezionalità delle nomine più di rilievo, che certamente non ha mai condiviso con nessun esponente dell'allora maggioranza che non fosse di sua totale fiducia e stretta vicinanza .
Ma passiamo ai motivi che hanno condotto alle dimissioni di Basentini e che stanno mettendo a rischio la credibilità dell'intero Governo; partiamo dal fatto, ripetutamente denunciato anche dal sottoscritto, che di fronte alla dichiarazione dello stato di emergenza per rischio sanitario del 31 gennaio scorso la direzione del DAP non ha messo a punto alcun piano, né alcuna strategia per evitare la possibilità di contagio e il rischio preannunciato di disordini negli istituti penitenziari, rivolte che si sono puntualmente verificate nello scorso mese di marzo, con le note e drammatiche ricadute. Il DAP non ha neppure predisposto adeguatamente misure di prevenzione sanitaria e anticontagio, né ha elaborato preventivamente un piano per alleggerire la presenza dei detenuti negli istituti, utilizzando, per esempio, in via temporanea, strutture alternative agli istituti carcerari, riadattate per ospitare i detenuti più a rischio. Secondo ipotesi accreditate da informative dei reparti del NIC e del GOM, inoltre, le rivolte sarebbero state funzionali ad alimentare la discussione in favore di provvedimenti per alleggerire la detenzione, anche a vantaggio di esponenti della criminalità organizzata. Incredibilmente, a fronte di questi eventi, lei, Ministro, ha avanzato ipotesi di interventi normativi mirati ad accogliere le richieste dei detenuti rivoltosi, anche legittimando il principio di una correlazione tra detenzione in carcere e contagio, inesistente dal punto di vista scientifico. Di qui sono nati due obbrobri, Ministro, l'articolo 123 del “Cura Italia” e la circolare del DAP del 21 marzo 2020, il cui combinato disposto ha portato alla scarcerazione di numerosi detenuti, tra cui pericolosi boss mafiosi, messi agli arresti domiciliari praticamente senza alcun controllo. Siamo a conoscenza di detenuti comuni liberati grazie all'articolo 123 che costituiscono un gravissimo pericolo per le loro vittime. Chi se ne assumerà, Ministro, la responsabilità, se questi criminali dovessero colpire ancora? Lei, signor Ministro, o il Premier Conte?
JACOPO MORRONE(LEGA). Ma solo quando sono stati liberati dal carcere i boss mafiosi, l'attenzione pubblica e mediatica si è risvegliata, colpita dalle gravi disfunzioni del Ministero che è stato il vero artefice di questa situazione. Oggi, lei, ma anche tutto il Governo e le forze che lo sostengono, non potete scansare la responsabilità di aver reso ai boss, lasciati ancora più potenti, il proprio ambito territoriale.
Signor Ministro, non si è sentito inadeguato quando ha dichiarato di aver fermato l'emorragia, come se ci fosse qualcun altro colpevole di averla provocata? Vedremo gli effetti di questo decreto - e concludo, Presidente -, se effettivamente ne avrà, ma sia certo, Ministro Bonafede, che si tratta di un rattoppo malfatto, di un tessuto ormai inesorabilmente sfilacciato e chi non vuole capire questa situazione è illuso o connivente, Ministro.
Da questa tragica teoria di eventi ne uscite male tutti; ne esce male il Governo, ne esce male l'organizzazione del Ministero, ne escono male le forze di maggioranza, ne escono male le anime belle delle scarcerazioni facili che mai si mettono nei panni delle vittime. Ma chi esce peggio è lei, Ministro, che addirittura non arrossisce di vergogna quando afferma: rimando dentro tutti i boss - dimenticandosi di concludere - che ho fatto uscire . Per inadeguatezza, per debolezza o per altra ragione, non spetta a noi dirlo, ma qualunque ne sia la ragione, Ministro, l'unica via d'uscita sono le sue dimissioni “Dimissioni! Dimissioni!.
PRESIDENTE. Colleghi… colleghi, per favore, lasciamo spazio al prossimo intervento…
Ha chiesto di intervenire il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA(FI). Signor Presidente, ma è normale che il nostro Paese sia costretto ad assistere per giorni al del fanatismo giudiziario tra un membro del CSM ed il Ministro Guardasigilli, un su chi è più antimafioso, su chi immagina la norma più dura, su chi è più intransigente, al grido di battaglia: chi non la pensa come me ha interessi ignobili ?
Oggi, è il 12 maggio 2020, un giorno da ricordare. Signor Ministro, per la prima volta da due anni, la sentiamo affermare che la parola di un pubblico ministero non è oro colato; secondo lei, Di Matteo ha mentito. Il suo partito ha lucrato voti e consensi con una politica di appiattimento sulle procure e quando è lei a sbattere il naso contro il teorema di un pubblico ministero, ecco che affiorano i dubbi: come ci si sente? Finché certe sensazioni non si percepiscono sulla propria pelle, finché riguardano gli altri, è comodo agitare la clava del giustizialismo. Facciamo chiarezza: ci divide tutto da lei; la critichiamo, anche aspramente, ogni giorno, ma facciamo fatica a considerarla colluso con la mafia. Chissà se, a parti invertite, lei avrebbe avuto la stessa onestà intellettuale .
Lei fa il Ministro e ha gli strumenti per difendersi da queste pesanti accuse, ma, la prego, si metta nei panni di un semplice cittadino che finisca in un simile frullatore; un cittadino, un padre di famiglia non ha il Parlamento, dove spiegare le proprie ragioni, non ha il Presidente del Consiglio che, in pieno stato di emergenza, dedica il suo tempo a consolarlo e a giustificarlo, non ha il PD pronto ad assecondarlo, pur di non far cadere il Governo, non ha l'ANM che scatta a censurare chi l'attacca, non ha i consiglieri del CSM che scrivono documenti di biasimo al suo accusatore . Un cittadino è solo con se stesso quando ha di fronte un carro armato che lancia le sue accuse e un cittadino potrà difendersi solo a distanza di anni. Potrebbe capitare a tutti, a ciascuno di noi, a qualcuno, forse, è già capitato.
Secondo il suo schema di processo senza fine, la vera sentenza non la pronuncia il giudice alla fine del dibattimento, ma il pubblico ministero durante le indagini, non in un'aula di tribunale, ma dal pulpito di una conferenza stampa. Le vediamo ogni giorno in TV le conferenze stampa, lo schieramento dei procuratori annunciare l'esito delle indagini, qualche intercettazione data in pasto alla stampa, frasi rispettosissime della presunzione di innocenza: “abbiamo sgominato… si è macchiato di gravi reati…”, senza contraddittorio, solo la loro campana, perché né l'avvocato né l'indagato possono dire la loro, anzi, molto spesso, non hanno neanche ancora ricevuto le carte. La sentenza vera arriverà dopo anni, la vera sentenza è il titolo di giornale, la notizia gettata in pasto alla rete; la pena è lo sputtanamento di chi non ha ancora avuto un'udienza per difendersi, ma è già marchiato a fuoco. Se si tratta di un politico, pronti, via a chiederne le dimissioni, l'espulsione dalla vita pubblica, e i peggiori sono quelli che esordiscono così: “sono garantista, ma…”. Garantisti lo si è sempre, senza se e senza ma ! Troppi sono garantisti con gli amici e forcaioli con i nemici.
Per voi il processo è irrilevante, tanto la sentenza è già stata pronunciata dal PM; può svolgersi da remoto, dal divano di casa; l'appello è una perdita di tempo, va limitato; le garanzie sono cavilli da azzeccagarbugli. Scusate un attimo, ma voglio ritornare alla conferenza stampa delle procure, la vera sentenza mediatica. Ci sono aspetti che mi restano sullo stomaco. Ma vi siete accorti che ogni inchiesta ha un titolo? Ogni inchiesta viene battezzata con un nome, ad effetto, studiata a tavolino per aiutare i titolisti dei giornali, per rimanere impressi nelle menti, per rafforzare l'accusa; un vero e proprio delle indagini giudiziarie. Ma chi lo decide questo titolo ? E che dire dei , quei filmati con il logo delle Forze di polizia passati alle TV in tempo reale, frutto di un sapiente montaggio: riprese integrali di perquisizioni, sequestri, esecuzioni di misure cautelari, video con i quali si soddisfano le esigenze di comunicazione delle procure. Ma dove è scritto nei codici che ci devono essere questi filmati? Certo, signor Ministro, lei non ha mai battuto ciglio di fronte a queste distorsioni e la vediamo in palese imbarazzo a lamentarsi di un PM che si presenta in prima serata per pronunciare la sua sentenza.
Ma volete alcuni numeri? Centocinquantamila persone l'anno che, dopo un processo di primo grado, durato quattro anni, vengono assolte: in primo grado, 150 mila; in dieci anni, un milione e mezzo di persone. Riusciranno a recuperare la credibilità, l'immagine e il rispetto, dopo la sentenza che è già stata pronunciata dalle procure? Ventottomila persone, dal 1992 ad oggi, sono state risarcite per essere state arrestate ingiustamente, 28 mila. Per lei sono solo numeri, per noi sono persone svegliate alle 5 del mattino, sbattute in carcere e poi assolte ; famiglie distrutte, figli a scuola che si vergognano e poi, dopo dieci anni, l'assoluzione piena e lo Stato che si scusa con un risarcimento. Ma che se ne fanno di una assoluzione, dopo questo tempo? E chi li ha sbattuti ingiustamente dentro, non solo non paga, ma, magari, è stato promosso. Voi ritenete questi numeri fisiologici, noi, gravissimi sfregi allo Stato di diritto . Ora, è essenziale che questo Parlamento faccia un passo avanti e decida che sulla giustizia non può essere ostaggio di una minoranza. È normale che, in una democrazia, anche se i tre quarti di coloro che siedono in quest'Aula, in questa legislatura, credano in una giustizia ispirata a canoni liberali, ad essere approvate siano regolarmente norme fondate su basi giustizialiste, è normale?
è normale che un terzo del Parlamento detenga il timone della politica della giustizia, consentendo ai compagni di governo, di ieri e di oggi, solo politiche di riduzione del danno? Questa è la vera anomalia. La giustizia rappresenta l'insieme delle regole della civile convivenza, tratta diritti essenziali, è la libertà personale, è la libertà di comunicare, è garanzia di tenuta dell'intera società e non può essere lasciata in mano a una pattuglia di oltranzisti, ma deve essere occasione di scelte condivise.
Dobbiamo, lo dico ai colleghi parlamentari, tutti insieme reagire e dare l'avvio ad una grande, matura sessione parlamentare sulla giustizia, un patto sulla giustizia, in cui le Camere tornino ad essere protagonista, isolando gli estremismi, denunciando la natura opportunistica del giustizialismo e dei suoi corollari: dal buttare le chiavi, al marcire in galera, al marchiare a fuoco un indagato, al considerare l'assolto come un colpevole che l'ha fatta franca.
Conosco i dubbi di tanti colleghi di maggioranza che temono di compromettere la vita del Governo; se loro avranno il coraggio di isolare i giustizialisti e di farlo in Parlamento noi non saremo dalla parte di chi provasse a strumentalizzare questo coraggio. Sulle regole del gioco si lavora insieme e si isolano i sabotatori; lasciamoli solo con le loro minacce e non consentiamo che siano ostacolo a una riforma organica e liberale della giustizia, una giustizia che ha bisogno di bilanciamenti ed equilibrio, non certo di grida, veleni e strumentalizzazioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Michele Bordo. Ne ha facoltà. Prego. Colleghi…
MICHELE BORDO(PD). Signor Presidente, colleghi, intanto grazie al Ministro Bonafede per essere venuto in Aula a riferire su questa delicata vicenda. Salvini ha ragione: quando c'è l'ombra del condizionamento su chi decide sulla libertà degli italiani serve un chiarimento vero, che solo il Parlamento può assicurare. Peccato, però, che quando serviva a chiarire su un'ombra gravissima, come quella dei 65 milioni di euro ricevuti dalla Russia, Salvini e la Lega abbiano scelto di fuggire, sottraendosi a qualunque confronto parlamentare – .
PRESIDENTE. Deputata Tateo, deputata Tateo! Facciamo continuare…
MICHELE BORDO(PD). Ministro, devo dire la verità: sono rimasto molto colpito dallo scontro tra lei e il dottor Di Matteo; intanto, per lo spettacolo. Trovo inconcepibile che il Ministro della Giustizia venga chiamato a rispondere a delle gravissime insinuazioni di un PM, membro del Consiglio superiore della magistratura nel corso di una trasmissione televisiva: è un modo di fare che condanniamo.
La spettacolarizzazione della giustizia nel nostro Paese ha prodotto danni enormi in questi anni.
Basta, allora, con la macchina del fango ()…
PRESIDENTE. Caffaratto, per favore!
MICHELE BORDO… e i processi mediatici, costruiti solo sui sospetti e senza nessuna prova. Un PM, dopo due anni, non può andare in TV ad insinuare che il Ministro sia stato condizionato dalla mafia. In un Paese normale, un magistrato, se ha in mano elementi concreti e circostanziati, non va in televisione, ma apre un'indagine o denuncia il fatto; diversamente, evita di parlare . Ha ragione l'ANM sul richiamo al dovere delle toghe, specie di quelle che ricoprono incarichi di garanzia in organi costituzionali, ad esprimersi con equilibrio e misura. La responsabilità delle nomine - il Ministro lo ha detto - è in capo al Ministro, il quale può pure cambiare idea, anche dopo aver proposto un incarico a qualcuno, come è successo per con Di Matteo, per ragioni politiche; è normale che avvenga, fa parte del gioco democratico. Trovo molto grave, invece, che Di Matteo, che è un magistrato che stimiamo per il suo impegno contro la mafia, abbia insinuato invece che la nomina al DAP, la sua mancata nomina al DAP nel 2018 sia stata dovuta pressioni mafiose esercitate sul Ministro.
Questo Governo è sempre stato molto determinato nella lotta contro le organizzazioni criminali. E' vero, nei giorni scorsi sono stati scarcerati alcuni mafiosi, un fatto grave e inaccettabile, raccontato purtroppo in modo propagandistico ancora una volta dall'opposizione, ma la verità è un'altra: i decreti approvati da questo Governo per affrontare l'emergenza sanitaria escludono espressamente che i condannati per mafia possano beneficiare della detenzione domiciliare; quelle scarcerazioni non c'entrano niente con i provvedimenti sul COVID, ma sono state possibili grazie a leggi presenti da anni nel nostro ordinamento.
Al DAP, certo, dovevano essere più attenti nel fare le verifiche; hanno sbagliato e il dottor Basentini ha giustamente rassegnato le dimissioni, ma la risposta del Governo a questa grave sottovalutazione è stata immediata.
Con le nuove norme approvate in questi giorni, sarà adesso necessario acquisire anche il parere della Procura antimafia sulle richieste di scarcerazione e i giudici dovranno rivalutare entro 15 giorni la permanenza dei motivi legati all'emergenza sanitaria che hanno giustificato la detenzione domiciliare. Queste misure dimostrano quanto sia prioritaria per questo Governo la lotta alla criminalità organizzata.
Colpire la mafia dovrebbe essere l'obiettivo di tutti noi; devo constatare, purtroppo, che invece per alcune forze dell'opposizione anche la lotta alla mafia è un motivo per fare speculazione politica …
PRESIDENTE. Deputata Bartolozzi, per favore…
MICHELE BORDO(PD). Il PD, in questa vicenda ha detto subito, attraverso il vicesegretario del partito, Orlando, che sarebbe stato gravissimo che un Ministro si dimettesse per i sospetti di un magistrato, ha ragione; ma per questo motivo penso che sia sbagliata anche la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni nei confronti del Ministro.
Mi chiedo dove sia finita la cultura garantista di alcune forze politiche del centrodestra, soprattutto di Forza Italia. La richiesta di dimissioni del Ministro sarebbe stata legittima sul piano politico, anche se da noi non condivisa, se fosse arrivata all'esito di una discussione sulla giustizia. Trovo incredibile, invece, che sia stata costruita su strumentalizzazioni mediatiche e giustizialiste.
Lo voglio dire anche a Italia Viva, che non ha ancora deciso come votare sulla mozione: guardate, colleghi, ci sono tanti modi per far valere le proprie ragioni nella maggioranza, quello che non va bene è giocare continuamente al rilancio, pur sapendo che questo comportamento contribuisce ad indebolire il Governo.
Confrontiamoci di più e meglio; anche per noi ci sono questioni sulla giustizia che andrebbero riviste, approfondite, corrette, ma smettiamola di alzare su tutto l'asticella; non ci sono alternative a questo Governo. Sarebbe giusto, allora, abbassare i toni e lavorare assieme per individuare soluzioni condivise, facendo prevalere il senso di responsabilità necessario soprattutto in questo momento drammatico per il nostro Paese.
Questa vicenda offre comunque, e concludo, a tutti noi un insegnamento, e glielo offre anche a lei, signor Ministro. Lei ha giustamente detto, riferendosi alle parole di Di Matteo, che bisogna sempre distinguere i fatti e la verità dalla percezione. Bene, Ministro, siamo felici che, dopo tanto tempo, anche lei, che ha indubbiamente contribuito in questi anni insieme al suo MoVimento, alla diffusione del pregiudizio giustizialista nel nostro Paese, sia giunto a questa conclusione. Noi sosteniamo, da sempre, che è sbagliata la cultura del sospetto, che spesso travolge la vita di persone innocenti. La speranza, allora, è che davvero questa vicenda possa essere servita per insegnare a tutti noi quanto sia pericoloso e sbagliato colpire qualcuno solo per un sospetto o per un'insinuazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Delmastro Delle Vedove. Prego.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Grazie, Presidente. Vede Ministro, lei, anche oggi, ha perso un'ottima occasione; l'occasione di riabilitarsi almeno moralmente: politicamente non potrà mai. Lei avrebbe dovuto presentarsi in quest'Aula col capo cosparso di cenere, chiedendo scusa agli italiani, chiedendo scusa alle famiglie delle vittime della mafia, chiedendo scusa alle tante Forze dell'ordine che, anche con sprezzo della loro vita, hanno tentato di fronteggiare la criminalità organizzata in questo Paese .
Invece, si è profuso in una puerile, infantile, banale, inefficace, claudicante, risibile, vergognosa, difesa d'ufficio del suo operato: un operato ignobile!
Lei ha tentato di arrivare con un qua dentro, vergine: parliamo della nomina di Di Matteo, come se non arrivassimo a parlare della mancata nomina di Di Matteo, perché quando è lei a dover fare le nomine, non più quando è in opposizione, Di Matteo non si nomina più. Questa è la prima storia che ci ha raccontato in quest'Aula.
Lei ha tentato di venire vergine ! Parliamo solo della nomina di Di Matteo, fingendo che lei non stia arrivando qua con la pesante ipoteca morale, che cade anche sul suo Dicastero, di aver agevolato per ignoranza giuridica, per inadeguatezza politica, per viltà caratteriale, per tracotanza e arroganza caratteriale, la scarcerazione di 376 mafiosi in regime di 4- e 41-
La brusca inquietante retromarcia sulla nomina di Di Matteo è solo l'ultima delle concatenazioni della fallimentare e disastrosa gestione del Dicastero della Giustizia nel fronteggiare la criminalità organizzata. Ha ragione solo su una cosa: “la mafia vive di segnali”. Vede, lei è arrivato qua come esperto giurista; “la mafia vive di segnali”, con questo tono profetico. E sì! Le ha mandato a lei dei segnali la mafia! Con le rivolte carcerarie del 7 e dell'8 marzo le ha mandato dei segnali : le ha mandato dei segnali per alleggerire il 4- e il 41-. Le ha mandato un segnale quando le ha detto: non ti azzardare a nominare Di Matteo, perché noi poniamo il veto.
E lei ha ricevuto questi segnali e ne ha mandati altri: al posto di domare le rivolte carcerarie, organizzate ed eterodirette dalle criminalità organizzate, lei ha prodotto lo “Svuota carceri”, del quale hanno beneficiato i mafiosi
Lei ha fatto emanare da Basentini, salvo poi farlo dimettere, una circolare del DAP, che altro non è che la conseguenza giuridica immediata e la traduzione amministrativa del suo “Svuota carceri”. Lei ha mandato un segnale ai boss mafiosi: tutti a casa ai domiciliari, in quei regni che fino a ieri flagellavate e da domani tornerete a flagellare. Questi i segnali che si sono corrisposti fra lei e il mondo mafioso.
Eppure lei, oggi, indicibilmente e incredibilmente, non solo riesce a venire qua con una difesa d'ufficio molto debole, ma, superando ogni confine della decenza, riesce ancora a presentarsi come il campione senza macchia e senza paura della lotta giustizialista alla mafia: “ho posto in campo un decreto straordinario”.
Allora evocando Pirandello, come lei, nella commedia delle maschere pirandelliane, le voglio dire una verità che tutto questo Parlamento ha compreso e la tiepidezza con cui gli uomini della sua maggioranza accoglievano il suo claudicante discorso ne è la prova più eloquente ed evidente. Lei, oggi, non è più il campione del giustizialismo, è la caricatura grottesca e carnascialesca del campione del giustizialismo.
Infatti, i fatti sono eloquenti di per sé. Il 7 e l'8 marzo 22 istituti penitenziari entrano in rivolta. Le procure d'Italia aprono ventuno fascicoli, ipotizzando che dietro quelle rivolte ci sia la regia occulta della mafia. Gratteri le dice di schermare immediatamente i carceri, perché da fuori con i cellulari coordinano le rivolte. Fratelli d'Italia, che non è indovina e non ha la sfera di cristallo, le dice di non assumere il provvedimento - articolo 123 del decreto-legge - perché sarà uno “Svuota carceri” e ne approfitteranno i mafiosi, che beneficeranno, come effetto domino, delle decisioni della magistratura di sorveglianza, che verranno influenzate dal suo “Svuota carceri”.
Il membro del CSM Di Matteo, all'epoca ancora suo punto di riferimento, le dice di non cedere alla criminalità organizzata, che evoca le rivolte per arrivare alla più grossa sfida della mafia allo Stato: frantumare il percorso del carcere duro, nullificare il 4 e il 41- e, sul falso presupposto, indimostrato e scientificamente falso, del nesso di causalità fra carcere e contagio, liberare tutti i mafiosi. Il dottor Sebastiano Ardita del CSM le dice per tempo che avrà un effetto domino e usciranno tutti i mafiosi. Oggi lei viene a raccontarci che è colpa della sorveglianza! Dopo averci raccontato che la colpa era di Basentini, è colpa della sorveglianza. Se potessimo interloquire e fare una domanda che la inchioderebbe: prima del suo “Svuota carceri” quanti mafiosi in 41- e in 4-sono usciti dalle carceri italiane ? Trecentosettantasei, oggi!
La seconda domanda che le vorremmo porre è: era stato avvisato da Di Matteo, da Ardita e da Fratelli d'Italia che sarebbe fatalmente finita così? La sua risposta dovrebbe essere “sì”, perché ci sono gli atti a dimostrarlo.
Allora, vede, non ci interessa l'epilogo finale di quella brusca retromarcia sulla nomina di Di Matteo; ci interessa la forza retro-illuminante che ha nella lunga catena di errori. Se noi dovessimo assolverla dalla trattativa Stato-mafia, noi dovremmo ipotizzare, sa che cosa? Ignoranza giuridica, inadeguatezza politica, viltà e resa di fronte alle rivolte carcerarie; arroganza caratteriale e tracotanza caratteriale che le ha impedito di ascoltare chi, come noi di Fratelli d'Italia, le diceva che se uno in carcere minaccia lo Stato, tu non gli dai i premi! Tu gli revochi i benefici di massa, fai processi per direttissima, schermi le carceri italiane!
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Concludo. Lo liberi il Dicastero! Lo liberi di quella pesante ipoteca morale che sarebbe la sua permanenza. Questo sarebbe un atteggiamento che apprezzeremo, non il decreto di oggi, quella pezza, quel pannicello caldo, perché la mafia non si combatte con le pezze o con i pannicelli caldi di Dj Fofò, si combatte con tutto ciò che le manca: fermezza, consapevolezza, coraggio, determinazione, fierezza, impegno, serietà, lotta senza tregua alle criminalità organizzate
Noi la condanniamo. La condanniamo e concludo, Presidente Fico, e la ringrazio perché il tema dovrebbe essere importante anche per lei…
PRESIDENTE. Ma il tempo è quello che è per tuti, quindi lo rispetti anche lei.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). La condanniamo politicamente e moralmente, perché lei ha ceduto alle rivolte delle carceri organizzate dalla criminalità organizzata, lei è stato utile strumento in mano alla criminalità organizzata, lei ha consentito - e termino per davvero - alla criminalità organizzata e alle mafie di portare a compimento, vincendola, la più grande sfida lanciata allo Stato e alla legalità: frantumare il percorso del carcere duro, nullificare il 41- e il 4, riportare trionfanti i mafiosi nei loro regni, perché possano nuovamente flagellarli indisturbati e conferire l'idea che in Italia la mafia possa porre dei sulla nomina del capo del DAP.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Non esiste riabilitazione per questa condanna morale e politica, che non transiti dalle sue dimissioni immediate. Tolga il disturbo, lo tolga subito, lo tolga con la coda fra le gambe
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Annibali. Ne ha facoltà.
LUCIA ANNIBALI(IV). Grazie, signor Presidente. Ministro, quanto accaduto nel corso di una trasmissione televisiva, il 3 maggio scorso, è una brutta pagina per la giustizia italiana, uno scontro istituzionale durissimo, che l'ha vista contrapporsi a un componente del CSM lasciando disorientata l'opinione pubblica e i cittadini.
Italia Viva ha chiesto immediatamente che lei venisse a riferire in Parlamento e, su quanto ha detto poco fa in quest'Aula, tornerò tra breve. Ma diciamolo subito e diciamolo con forza: se questa vicenda fosse accaduta a un Ministro del nostro partito tutto il MoVimento 5 Stelle e il suo culturale ne avrebbero già chiesto le dimissioni, con manifestazioni di piazza, in Parlamento e fuori . Voi stessi avreste fatto indignati e vi sareste schierati dalla parte di Di Matteo contro il Guardasigilli.
Noi, invece, scegliamo la serietà, scegliamo di rivendicare la nostra diversità, rispetto a uno stile giustizialista e populista, che non ci appartiene. Lo dimostriamo, dicendo che, a nostro avviso, rispetto a questa vicenda, anche il dottor Di Matteo dovrebbe dare un chiarimento nelle sedi opportune, essendo impegnato in una delicata funzione istituzionale.
Ministro, lei ci ha dato la sua ricostruzione dei fatti, una ricostruzione che noi giudichiamo parziale nella sua complessità. Avrebbe potuto e dovuto approfondire meglio e di più il rispetto di questo Parlamento. Noi non siamo mai stati teneri nei suoi confronti, lei lo sa bene. Non abbiamo condiviso molte delle sue scelte; ci divide una cultura politica molto diversa in tema di giustizia. Abbiamo votato, a volte, in difformità alla maggioranza, ma per noi i diritti sono i diritti.
Detto questo, non riteniamo verosimile il sospetto che la mancata nomina del dottor Di Matteo a capo del DAP possa essere il frutto di un cedimento alle proteste dei detenuti per mafia. La determinazione nella lotta alla criminalità organizzata di questo Governo per quel che ci riguarda non può essere messa in discussione. Lei ha ribadito in sostanza, poco fa, in quest'Aula che non vi fu nessuna interferenza, diretta o indiretta, sulla nomina del capo del DAP. Lei, Ministro, rivendica giustamente la sua discrezionalità nell'operare quella scelta: ci sembra tuttavia - questo ce lo conceda - che questa vicenda sia stata gestita fin dall'inizio in modo quantomeno farraginoso e poco trasparente. Invece, sulla scelta del dottor Basentini a capo del DAP - lei sa anche questo, Ministro - noi ravvisiamo una sua precisa responsabilità politica, per aver affidato un ruolo di grande responsabilità e delicatezza a una persona che non si è dimostrata all'altezza. Noi siamo stati i primi a dirglielo già a febbraio, chiedendo in quest'Aula la rimozione, avvenuta solo il 1° maggio scorso, con le tardive, quanto doverose, dimissioni del dottor Basentini . Se Basentini si fosse dimesso per tempo, quando ve lo abbiamo chiesto noi, quindi a febbraio, forse non avremmo avuto le scarcerazioni dei boss e le polemiche che ne sono seguite; ma forse sarebbe ancora più giusto dire che il dottor Basentini non andava nominato. Ancora adesso dovrebbe spiegare perché, invece, sia stato scelto. Davvero, ci chiediamo e le chiediamo, può bastare una fallimentare inchiesta su Tempa Rossa contro il Governo di allora per farsi promuovere alla guida del DAP ? Non sappiamo perché lei abbia detto “no” a Di Matteo e non sapremo mai perché lei abbia detto “sì” a Basentini: certo è che quella scelta è stata la madre di tutti gli errori e lei oggi lo sa. Nel frattempo, molte cose sono successe: la politica penitenziaria messa in campo sino ad ora ha rivelato tutta la sua debolezza; la questione carceraria non è stata affrontata con incisività e l'epidemia da Coronavirus ha fatto esplodere tutte le contraddizioni presenti da tempo e lungamente ignorate, prima fra tutte il sovraffollamento. Il COVID, in sostanza, è andato ad aggravare una situazione già estremamente difficile, affrontata con ritardo, in maniera inadeguata: la mancata predisposizione di un piano straordinario per gestire l'emergenza epidemiologica, scontri, morti in carcere, rivolte, evasioni, danni alle strutture, circolari confuse, come quella del marzo scorso, che hanno rallentato i meccanismi decisionali; e ancora, operatori costretti a lavorare in condizioni sempre più difficili per la mancanza di dispositivi di protezione individuale, disponibilità carente di braccialetti elettronici a cui si è scelto di ancorare la detenzione domiciliare.
Oggi i detenuti sono diminuiti di circa 7 mila unità rispetto all'inizio del contagio. Italia Viva aveva chiesto, però, di rendere le misure previste nel “Cura Italia” ancora più deflattive: siamo nuovamente ben oltre i limiti di capienza previsti, e il pericolo che un carcere diventi un focolaio è tuttora presente.
In questo quadro complessivo si è innestata la vicenda delle scarcerazioni dei boss, che ha suscitato sdegno e forte preoccupazione, rischiando di indebolire la fiducia dei cittadini nella giustizia in uno dei momenti più delicati della storia italiana. È evidente che nel sistema ci siano state delle falle, e la conseguenza è stata scaricare di fatto la responsabilità di affrontare la crisi COVID sui soli magistrati di sorveglianza, che continuano ad operare con rigore e con la consapevolezza della rilevanza degli interessi in gioco, la salute e la sicurezza.
Sulla scia di tutto ciò sono stati approvati recenti decreti, le cui norme lei ha già illustrato, Ministro. Queste misure e le nuove nomine al DAP speriamo possano rimettere la macchina nella direzione giusta, ma di certo sarà fondamentale e centrale il ruolo del DAP…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Colleghi!
LUCIA ANNIBALI(IV). …nell'individuare le strutture idonee per i soggetti a rischio. Però, Ministro, non basta. Come detto, noi non abbiamo condiviso molte delle riforme da lei messe in campo.
PRESIDENTE. Delmastro delle Vedove, per favore, la mascherina.
LUCIA ANNIBALI(IV). Una fra tutte, l'abrogazione della prescrizione: su questa vogliamo riprendere il prima possibile un dibattito che per noi non si è mai concluso. Noi, Ministro, le chiediamo, dunque, di cambiare passo, di avviare una “fase 2” della giustizia con politiche improntate al garantismo e al rispetto della Costituzione; una “fase 2” nelle carceri, fatta di un reale e coraggioso programma di decongestionamento, di una reale funzione rieducativa della pena, che - lo ricordiamo - non può essere solo “carcerocentrica”. Le chiediamo di lavorare ad una giustizia efficiente ed efficace, dentro il più ampio disegno di far ripartire l'Italia piegata dall'epidemia e dalla crisi economica.
Tutto ciò richiede un'iniziativa normativa complessiva e coerente capacità di governare i processi; richiede che si abbandoni la legislazione penale compulsiva, che aggiunge norme su norme o che ne modifica altre, nel tentativo di sopperire ad un vuoto di elaborazione e di iniziativa politica: questo metodo non funziona.
Concludendo, Ministro, noi siamo e resteremo garantisti, e ci auguriamo che, a seguito di questa vicenda, lei ammaini definitivamente la bandiera del giustizialismo, che tanto male ha fatto e continua a fare a questo Paese . Le chiediamo di fare il Ministro della Giustizia, non il Ministro “del giustizialismo”: il giustizialismo non è l'estensione della parola giustizia, il giustizialismo è la negazione stessa della giustizia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.
Colleghi! Colleghi, per favore! Cerchiamo di abbassare il tono della voce. Prego.
FEDERICO CONTE(LEU). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, nel ringraziare il Ministro per essere venuto in Parlamento a rendere la sua informativa, volevo esprimergli la mia solidarietà personale prima che politica, per la difficile e paradossale condizione in cui si trova, di dover difendersi sul versante sul quale egli ha inteso caratterizzare il suo Ministero, la lotta alla criminalità organizzata: un'azione che, al di là del merito, è affidata alla prova di moltissimi provvedimenti amministrativi e giurisdizionali, ed è testimoniabile da chiunque abbia partecipato ai lavori della maggioranza sui provvedimenti di legge adottati, lavori nei quali il Ministro ha costretto la parte garantista della maggioranza ad una dialettica molto vivace, a tratti ruvida, che è stata posta in essere da tutti con la finalità responsabile di trovare sempre la mediazione più alta per i provvedimenti da adottare. Una fatica non sempre compresa, soprattutto da chi non conosce o non riconosce questa funzione della politica.
È la politica il centro del nostro dibattito odierno. Il fatto che oggi siamo chiamati qui a discutere di una trasmissione televisiva rappresenta un monito importante. Il diritto di critica politica, in generale la libertà di espressione delle proprie opinioni, è un caposaldo della nostra democrazia, ma l'equilibrio della nostra democrazia si regge su un principio antico, la separazione dei poteri: di quello esecutivo rispetto a quello giudiziario e viceversa. e di entrambi rispetto a quello legislativo, di tutti e tre rispetto al cosiddetto quarto potere. Resti, quindi, da monito, Ministro, a lei e a noi tutti, l'esigenza di recuperare questa sana dialettica politica, resti come monito per quello che ancora potrà accadere in questa fase così critica e difficile della nostra Repubblica.
Io credo che rispetto alla citata, nota trasmissione la questione vada schematizzata così, Presidente. Delle due l'una: o le dichiarazioni del dottor Di Matteo in televisione sono state il comprensibilmente rammaricato racconto del suo incontro col Ministro Bonafede, e allora la congerie di illazioni e sospetti che se ne è generata non ha dignità, non può stare al centro di un dibattito serio, in Parlamento e nell'opinione pubblica; o quelle dichiarazioni hanno un altro retroterra, ma allora, in quel caso, c'è da chiedersi perché il dottore Di Matteo non le abbia palesate in un altro tempo e in un altro luogo. Perché evidentemente il Ministro Bonafede ha dato il suo chiarimento, ci sarebbe da chiederne uno al dottore Di Matteo. La mia opinione è, considerato il valore dell'uomo e del magistrato, che non aveva null'altro da chiarire, che quello è stato solamente il racconto rammaricato del suo incontro col Ministro Bonafede.
Restano, allora, i sospetti e le illazioni: resta cioè la cultura giustizialista, che, per un'inversione dei rapporti dialettici, oggi viene sostenuta da chi la critica e da chi vuole appuntare sul Ministro Bonafede questo simbolismo culturale. Illazioni e sospetti che vengono poi collegati, con un salto logico, con un'iperbole addirittura di carattere kafkiano, con le scarcerazioni, col fenomeno delle scarcerazioni: il che passa, diciamocelo, anche per il riconoscimento al Ministro Bonafede di una divinatoria capacità di preveggenza, perché quelle scarcerazioni sono state determinate comunque da un'emergenza sanitaria imprevedibile e imprevista. Sulle scarcerazioni c'è molta enfasi, e sono sicuramente un fatto rilevante, ma la verità ha un valore che non si può negare: i boss scarcerati, che erano al 41- erano e sono 3, non 376.
Gli altri scarcerati sono anche stati detenuti per reati assolutamente di minore allarme sociale; i reati sessuali, che pure sono nell'ordine del 4-, come sapete, addirittura i reati contro la pubblica amministrazione; 196 di quelli erano in attesa di giudizio, non ancora condannati . E allora, se si vuole fare scandalo, lo si faccia senza creare un allarme, che è più dannoso dello scandalo. Qualcosa non ha funzionato, la politica è intervenuta, il capo del DAP è stato sostituito e il Governo l'altro giorno ha approvato un decreto che introduce un meccanismo di immediata revisione.
Il tema, allora, qual è? Il tema qual è? È ripristinare la dialettica politica anche con riferimento alla lotta alla criminalità organizzata, perché ridurre la discussione sulla criminalità organizzata e la lotta alle mafie alla vicenda carceraria significa non vedere la realtà, e cioè il fatto che le mafie hanno cambiato conformazione: non sono più quelle del tempo dell'approvazione del 41- sono diventate una internazionale; l'Eurispes stima che le mafie in Italia valgono 130 miliardi l'anno, il 7 per cento del nostro PIL, praticamente lo stesso valore di quello che si ritiene essere l'economia sommersa, il non dichiarato, la cosiddetta evasione fiscale; una che parla più lingue, è in più posti e, con la globalizzazione, è diventata invisibile, così come la finanza globalizzata.
Noi siamo in un momento molto particolare, queste mafie ora potrebbero approfittare - perché si infilano nelle pieghe delle difficoltà socioeconomiche - di questa grande crisi che stiamo affrontando. Il Governo vara, e sta per varare, misure potenti di finanziamento, agevolazione fiscale, agevolazioni alle imprese, che potrebbero consentire alla mafia di entrare nella rete sana delle imprese e impossessarsene, soprattutto al Sud, dove il tessuto socioeconomico è più fragile. Sono a rischio le filiere alberghiere, le filiere dell'agroalimentare, le filiere della sanità e dell'approvvigionamento della piccola e della grande distribuzione.
Allora, Ministro, se una risposta vuole dare a questa vicenda che le è occorsa e che sta coinvolgendo tutto il Parlamento, faccia subito un monitoraggio degli strumenti messi a disposizione delle nostre istituzioni per fare una guerra, una lotta serrata alla mafia sul piano finanziario. Rafforzi quegli strumenti con risorse umane e finanziarie.
Nel 1970 Sciascia parlò della mafia, Presidente, come le piante delle palme: come le piante esotiche vanno insediandosi sempre più, man mano che il clima si fa più caldo, e quindi salgono da Sud a Nord, così la mafia, disse Sciascia, sarebbe salita verso il Nord. La linea delle palme, dopo cinquant'anni, non è più quella che diceva Sciascia, è una linea invisibile: è da lì che va combattuta la mafia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la guardavo mentre informava il Parlamento e devo dire che il primo mio sentimento è stato quello di una grande solidarietà umana, non politica, perché la domanda che mi è venuta, guardandola negli occhi - e anche adesso la sto guardando negli occhi - è: come si sarà sentito, lei, sbattuto in prima pagina nella gogna mediatica, già condannato? Come ha passato le notti, insonni per l'ingiustizia che stava subendo? Lei si ritiene il campione del giustizialismo; come è possibile che tutto questo accada? Come è possibile che tutto questo sia accaduto? E non a caso lei ha reagito con forza, dicendo: menzogne e malafede, illazioni e suggestioni inaccettabili, limite e onorabilità, “cosi è se vi pare”.
Guardi, nei due minuti, le faccio la declinazione del “così è se vi pare”, perché poi possiamo trarre tutti un insegnamento…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
MAURIZIO LUPI(M-NI-USEI-C!-AC). Così è se vi pare: Di Matteo dice, in una trasmissione televisiva, che lei non l'ha nominato a capo del DAP perché ha ricevuto pressioni. Lei si scandalizza e lui ribadisce, in un'intervista sui giornali, sui quotidiani, che non l'ha nominato per questo: così è se vi pare? Il 7, l'8 marzo c'è una rivolta nelle carceri, 13 morti, 376 mafiosi sono scarcerati, uno su tre tra l'altro ancora in attesa di giudizio: cosi è se vi pare? Lei ha decapitata, dopo che l'ha difeso qui davanti a noi, la struttura del DAP, mandando a casa Basentini, che aveva nominato: cosi è se vi pare? Le leggo quello che diceva cinque anni fa, quando, in una trasmissione televisiva, lei chiedeva le dimissioni di un Ministro: “Non capisco perché non si sia ancora dimesso, è scandaloso, dal mio punto di vista, e non per le responsabilità penali, ma per le responsabilità politiche. Si deve dimettere perché in qualsiasi altro Paese civile del mondo un Ministro si dimette se la struttura centrale del suo Ministero - quella che lui aveva difeso a spada tratta, quella che aveva nominato - si rende responsabile di fatti che non sono condivisi.” - .
Era il deputato Bonafede che parlava: è il deputato Bonafede o è il Ministro della Giustizia Bonafede? Sono accaduti o non sono accaduti i 13 morti per le rivolte nelle carceri? Sono stati scarcerati o non sono stati scarcerati? Ha chiesto e ha ottenuto le dimissioni del DAP che lei aveva nominato?
Allora, guardi, io la conclusione che le voglio dire è questa qui: il garantismo non è un'opinione. Lei ha fatto grande sfoggio mediatico, in tutti questi cinque anni - e addirittura su questo è arrivato a diventare Ministro della Giustizia - di principi duri e puri di trasparenza, fomentando campagne mediatiche di gogna pubblica. Oggi si ritrova nella stessa fomentazione. Si ricordi, questo è un insegnamento, per lei e per tutti noi che siamo qui a fare politica: siamo tutti più ligi alle garanzie costituzionali, piuttosto che a presupposti e principi. Leo Longanesi diceva un grande insegnamento per tutti noi: “Attenzione ad appoggiarsi troppo sui principi, perché poi si piegano”. Cosi è, se vi pare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Magi. Ne ha facoltà. Prego, deputato.
RICCARDO MAGI(MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Lei, Ministro, in questi due anni non si è occupato dei mali cronici della giustizia italiana, di ciò che fa temere ai cittadini italiani di averci a che fare in qualsiasi veste; la giustizia che troppo spesso mostra un volto inaccettabile dello Stato, proprio mentre esprime una delle funzioni fondamentali della sovranità.
Con i suoi provvedimenti di “riforma”, tra molte virgolette - lo “Spazzacorrotti”, la prescrizione -, con la gestione delle carceri, prima e dopo lo scoppio dell'epidemia, lei ha lavorato, Ministro, con pervicacia per affermare la sua concezione della giustizia; una concezione assolutista, incostituzionale e antidemocratica della giustizia. Una concezione che mette al centro l'insinuazione, il sospetto, il complotto...
PRESIDENTE. Deputati, per favore… Conte… Stumpo… deputato Conte, per favore… Stumpo…
RICCARDO MAGI(MISTO-CD-RI-+E). …proprio l'illazione e la suggestione, che lei ha citato come armi che sono state usate contro di lei. E questo è il punto: il siparietto andato in onda in diretta TV, a cui lei ha preso parte, è stato tanto grave quanto istruttivo, nella sua oscenità istituzionale.
Troppo tardivamente, Ministro, lei ha rivendicato e difeso l'autonomia della decisione politica del Governo e sua, che non deve rendere conto ad altri poteri, ai PM o alle procure. E poi, pur avendo rivendicato tale autonomia, ha presentato un decreto che si allinea con l'umore di una campagna di stampa proprio asservita a quelle suggestioni e a quelle illazioni, una campagna di disinformazione e di mistificazione nei confronti di cittadini.
Ma il punto, Ministro, è che lei ha vinto ancora; ha vinto la sua e la vostra concezione della giustizia, la separazione dei poteri è stata travolta dall'attacco che lei ha subito e dalla sua reazione a quell'attacco. Ancora una volta sono state colpite l'autonomia della politica e l'autonomia della giustizia. I cittadini italiani non avranno una giustizia migliore, e di tutto questo, Ministro, lei porta la responsabilità politica in pieno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Rospi. Ne ha facoltà. Prego.
GIANLUCA ROSPI(MISTO-PP-AP). Grazie. Signor Presidente, la presa di posizione assunta dal Ministro Bonafede ci lascia altamente perplessi. Io le chiedo, signor Presidente, come si possa decidere di scarcerare e mandare ai domiciliari ben 376 boss mafiosi.
Non sono solo io ad essere sconcertato, ma anche molti magistrati delle procure distrettuali antimafia, che, nei giorni scorsi, hanno sollevato, come stiamo facendo noi oggi, più di qualche perplessità sull'opportunità di trasferire i boss mafiosi nei loro territori.
Noi siamo ben consapevoli dell'emergenza sanitaria che stiamo vivendo e anche dello stato in cui versano le carceri italiane, e che a causa del sovraffollamento non è possibile attuare i protocolli sanitari anti-COVID-19, ma quello che mi preme dire è che, pur ben comprendendo il diritto alla salute, bene sacrosanto, che va tutelato per tutte le persone, ivi compresi i detenuti, reputiamo inidonee le misure adottate da lei, Ministro.
Vorrei ricordare a lei, Ministro, che tra quei 376 mafiosi - perché di questo stiamo parlando oggi - troviamo anche persone al 41-.
Permettetemi, colleghi, di rivolgere un pensiero a tutti i familiari delle vittime di mafia, che oltre ai sacrifici dovuti al , hanno dovuto subire anche l'umiliazione della scarcerazione dei criminali che hanno rovinato le loro famiglie, solo perché il Ministro Bonafede è stato incapace di provvedere alla salute dei detenuti.
Le chiedo, infine, signor Presidente, e mi avvio alla conclusione: ma come è possibile che un Ministro, influenzato dalla pressione dei boss mafiosi, cambi idea nel giro di 24 ore sulla nomina del capo del DAP? Non sappiamo, signor Presidente, in quale realtà viva il Ministro Bonafede, né chi prenda le decisioni a questo punto nel Ministero. Su una cosa, però, abbiamo certezza: non è questo il modo in cui si deve amministrare la giustizia nel nostro Paese. Grazie.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendiamo ora la seduta, che riprenderà alle ore 16.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Enrico Borghi, Dieni, Spadoni, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 16,20.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione n. 2447-A e delle proposte emendative ad esso presentate .
Ricordo che nella seduta del 7 maggio è stato da ultimo accantonato l'emendamento 2.80 Lollobrigida. Chiedo alla Commissione se si intende ancora accantonato questo emendamento. Non è più accantonato, bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Grazie, Presidente. Torniamo nuovamente a parlare di questo emendamento accantonato per rimarcare, ancora una volta, che secondo noi la riformulazione che è stata offerta dal Governo e dalla relatrice è assolutamente impropria. Intanto, perché, per la verità, non si pongono molte strade, cioè il DPCM, in tutte le sue spiegazioni, date anche più volte dal collega Ceccanti, non è evidentemente lo strumento più appropriato - e lo dicono tutti - per andare a incidere su diritti costituzionali; non è una fonte primaria del diritto, è un atto amministrativo che è stato usato nella circostanza eccezionale, è stato detto, perché l'emergenza costringeva a un comportamento di questo tipo. Io credo che tutte le forze di opposizione abbiano avuto, in merito, un comportamento assai responsabile ed era giusto fare così, non ci potete accusare di aver creato alcun tipo di problematica e lo stesso approccio che abbiamo con questo emendamento vale più verso il futuro. È chiaro, è evidente che lo strumento legislativo che avrebbe dovuto essere usato per rispettare la Costituzione, avrebbe dovuto avere la forma del decreto-legge, un decreto-legge che poi, per essere convertito, avrebbe dovuto avere l'approvazione delle Camere. Questo era il passaggio essenziale per coinvolgere le opposizioni e, soprattutto, per far assumere pienamente al Governo la piena responsabilità dei propri comportamenti di fronte al Parlamento e di fronte alla nazione.
La vostra riformulazione, invece, nel secondo periodo, sul quale noi continuiamo ad avere, più che delle perplessità, un forte contrasto, è proprio quella di dire che nei casi di urgenza questo controllo del Parlamento avverrebbe in una seconda fase e, cioè, come indicato dal comma 5, dopo quindici giorni. Ebbene, però, allora, vi diciamo che siccome sarà comunque pubblicato in ce lo possiamo leggere tranquillamente, non occorre che nessuno ce lo venga a spiegare, ma soprattutto non si elimina il che si è venuto a creare in questa situazione.
Lo stesso onorevole Ceccanti, dovendo un po' arrampicarsi sugli specchi, a nostro avviso, ha più volte sostenuto che, comunque, questi decreti della Presidenza del Consiglio dei ministri, così come le dichiarazioni di emergenza sanitaria, non lederebbero alcun diritto e alcuna prassi costituzionale, in quanto, poi, prevedono delle scadenze. Ma ci sono due comportamenti che contrastano rispetto a questa dichiarazione: il primo, che è abbastanza ovvio, è che qualsiasi misura e qualsiasi provvedimento a tempo possono essere reiterati, quindi che uno stato di emergenza dichiarato fino “al”, potrebbe essere poi riprodotto e procrastinato e, quindi, si verrebbe a eludere un termine piuttosto preciso che vorrebbe differenziare il comportamento di questo Governo dal comportamento di altri Governi che, pur essendosi mossi nell'ambito delle proprie prerogative costituzionali, hanno richiesto pieni poteri senza dare una data di scadenza. Ma, soprattutto, incide sul fatto che questi DPCM, una volta usati in maniera difforme da quella che è prevista, si pensa addirittura di reiterarli, cioè di continuare su una strada sbagliata. Allora, l'invito che noi poniamo a quest'Aula è semplicemente di riconsiderare questo strumento adottato in maniera e in condizioni di straordinaria urgenza che non può, però, far passare il principio che si continuino a incidere e a ledere eventualmente la libertà dei cittadini, la libertà dell'impresa, la libertà delle libertà fondamentali attraverso atti amministrativi. Questo è un obbrobrio che in qualche modo il Governo avrebbe dovuto concorrere a sanare. Quindi, lo ripetiamo e chiediamo che questa riformulazione venga mutata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.
Colleghi, vi chiedo per favore di abbassare il tono della voce. Colleghi… colleghi, la seduta è iniziata e credo che sia difficile per i colleghi parlare attraverso la mascherina, quindi, vi prego di abbassare il tono della voce.
Prego, onorevole Ferro.
WANDA FERRO(FDI). Grazie, Presidente. Ovviamente, mi associo a quanto poc'anzi ribadito, non soltanto da più voci nella precedente seduta, ma pochi minuti fa dal collega Zucconi, rispetto all'emendamento 2.80, primo firmatario il capogruppo Lollobrigida, rispetto ad una richiesta su una riformulazione che certamente non può essere, per noi, accolta e che andrebbe rivista dal Governo con quella saggezza, con quella sapienza, ma, soprattutto, con quella volontà di dare ai ruoli il giusto peso e soprattutto la giusta disponibilità, cosa che sembra, purtroppo, venir sempre meno su questioni che riguardano ovviamente anche pareri vincolanti, quindi, parliamo anche di tutto ciò che riguarda le Commissioni parlamentari competenti, rispetto a tutto ciò che dovrebbe vedere la pronunzia nei termini dei sette giorni.
Allora, non si capisce perché questa sordità, questa mancanza di sensibilità, ma anche di rispetto verso il proprio ruolo, il ruolo di un Governo che cerca di esautorare il Parlamento, ma che certamente rimarrà da solo esautorato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Presidente, è inusuale che noi parliamo così a lungo di un emendamento che avrebbe un'applicazione normale. Mi ha incuriosito l'altra volta, però, un intervento da parte del Partito Democratico: il collega Fiano, la volta scorsa, è intervenuto, raccontando però ai cittadini una mezza verità. Allora, io volevo invitare i colleghi del Partito Democratico a ribadire per intero il concetto, perché sennò sembra illogico quello che abbiamo sostenuto fino adesso. Il collega Fiano ha detto: vi leggerò l'emendamento che è riformulato in modo tale che voi possiate capire che riportiamo la discussione all'interno della Camera dei deputati di quello che riguarda i DPCM. In realtà, l'onorevole Fiano, però, ha letto solamente la parte che noi condividiamo, quella che riporterebbe all'interno del Parlamento una linea che permetterebbe a quest'Aula di discutere preventivamente i DPCM o di essere informata adeguatamente e potersi esprimere. Ha dimenticato, il collega Fiano, di leggere l'altra parte, quella che smentisce il comma precedente e che, sostanzialmente, è l'argomento della discussione. Allora, collega Fiano, Partito Democratico, agli elettori diciamola tutta; inviterei il collega Fiano, se ne ha voglia, a rileggere per intero la riformulazione, spiegando anche il secondo comma e facendo capire agli elettori le ragioni per le quali siamo qui .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). Allora, il punto è il seguente: noi vogliamo introdurre un controllo parlamentare sui DPCM che sia un controllo sufficientemente flessibile, perché questi sono strumenti che devono restare eccezionali. Se noi riteniamo che debbano restare eccezionali, per cause di necessità reali e che, invece, dobbiamo recuperare nella “fase 2” il decreto-legge come modo fisiologico di governare l'emergenza, è ovvio che noi dobbiamo prevedere un sistema in cui la regola sia venire preventivamente in Parlamento, perché i contenuti dei DPCM, così come sono chiariti da questo decreto, sono molto eterogenei, non possiamo tipizzarli per materie, distinguendo delle materie elencate dove sia possibile sempre il controllo preventivo e un'area di materia dove sia escluso. Possiamo congegnare la norma con una regola che dice che la regola è venire prima e, invece, dove la struttura della norma che è introdotta dal DPCM è palesemente… Mettiamo si tratta di creare una zona rossa immediata, la creazione della zona rossa immediata esclude sul momento una parlamentarizzazione preventiva. Questa è la logica dell'emendamento riformulato, è un controllo serio, ha un elemento di flessibilità perché le cose che si decidono con i DPCM sono diverse .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.
CIRO MASCHIO(FDI). Grazie, Presidente. La spiegazione del collega Ceccanti non ci convince, anzi ci consolida nelle nostre serie preoccupazioni per l'approccio a questa norma. Anzi, ben sapendo che già di norma, purtroppo, in Italia il provvisorio diventa definitivo e l'eccezionale diventa la regola, questo basterebbe a dubitare che una misura che si immagina possa essere collegata a una situazione particolare non possa essere in realtà utilizzata più spesso. Ma sono anche le statistiche che ce lo confermano perché già fino ad oggi si è abusato dello strumento del DPCM così come si è abusato del voto di fiducia su qualunque cosa, per cui anche gli interlocutori dei quali dovremmo fidarci nel garantire che si tratta di una opzione del tutto eccezionale non convincono.
Io credo che il Governo sia qui per lavorare così come sono qui per lavorare i medici, gli infermieri di cui oggi si celebra la Giornata internazionale, e li ringraziamo per quello che fanno …
CIRO MASCHIO(FDI). Il Governo può benissimo riunirsi 24 ore al giorno quando c'è l'urgenza e fare dei decreti-legge che almeno sono costituzionalmente garantiti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Basini. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BASINI(LEGA). Presidente e onorevoli colleghi, parlo sulla base di quello che ha detto il collega Ceccanti, che ha affermato che, qualora ci sia l'urgenza…
GIUSEPPE BASINI(LEGA). …non bisogna avere una risposta preventiva del Parlamento. Collega, ma il decreto-legge è già fatto così, è solo dopo che il Parlamento convalida. Quello che voi state cercando di fare è di levare del tutto la convalida del Parlamento
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.
GIUSI BARTOLOZZI(FI). Grazie, Presidente. Io dell'intervento del collega Ceccanti posso condividere un dato che credo non sia solo mio ma di tutti, cioè che il DPCM è uno strumento eccezionale, ma tale – collega - deve rimanere: strumento eccezionale. Ecco perché non può passare attraverso la parlamentarizzazione l'esame del DPCM, perché voi così svilireste il ruolo del Parlamento. Il professor Guzzetta ieri, ma anche stamattina, ha detto che, così facendo, il Parlamento diventerà un cagnolino che scodinzola ai piedi del Premier Conte.
Ecco, noi vorremmo che di questo abbiate rispetto, che al Parlamento sia riconosciuto il ruolo che ha. Non può il Parlamento entrare nella codeterminazione di un atto che ha valenza amministrativa, non regolamentare: atto di valenza amministrativa .
Quindi, seppur in qualche modo condivido l' del suo discorso, collega, non posso assolutamente condividerne le conclusioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.
PAOLO TRANCASSINI(FDI). Grazie, Presidente. L'onorevole Ceccanti dimentica perché abbiamo presentato questo emendamento. Perché io sono d'accordo con lui che la regola è parlarne prima dei DPCM, ma noi abbiamo presentato questo emendamento perché da settimane e da mesi abbiamo notizie del Governo solo in prima serata, se il Presidente del Consiglio si ricorda di accedere a Facebook Per questo motivo, noi abbiamo sentito il bisogno di presentare questo emendamento.
Il richiamo che ha fatto il presidente Lollobrigida io credo che non sia arrivato alle orecchie dell'onorevole Fiano. Vede onorevole, noi - soprattutto noi che ci siamo affacciati per la prima volta in Parlamento - abbiamo assistito a mesi e mesi e mesi di lezione di democrazia parlamentare. La democrazia parlamentare, onorevole Fiano, è come l'onestà: va praticata sennò non vale
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.
MARCO OSNATO(FDI). Grazie, Presidente. Il collega Ceccanti ha usato il termine “controllo flessibile”. Io adesso non so se in termini puramente semantici si possa considerare un ossimoro; sono sicuro, però, che in termini parlamentari rischia seriamente di diventarlo. Il controllo è rigoroso, è democratico, è serio, mentre “flessibile” vuol dire che talvolta ci può essere, talvolta non ci può essere, talvolta può essere più stretto, talvolta può essere più largo.
Io credo che invece noi dobbiamo essere certi che uno strumento, per quanto eccezionale, per quanto previsto sicuramente dalle norme costituzionali, abbia però - come non abbiamo visto in questa fase - una possibilità da parte di quest'Aula di essere valutato ed essere magari anche indirizzato verso delle scelte che promanano proprio dall'Aula, che ha la necessità di rappresentare le istanze della nazione.
Quindi, io faccio veramente fatica a comprendere cosa si possa intendere per “controllo flessibile”. Il controllo o c'è - e anche l'indirizzo - o non c'è. Questo è un dubbio che mi veniva dalle parole del collega.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Grazie, Presidente. Io continuo a ribadire che la necessità che il Parlamento riacquisti un ruolo è determinata anche dal comportamento che il Governo ha avuto in questi mesi, emergenza o non emergenza. Sarà una mia fissazione, lo ripeterò fino alla noia, ma se il Governo non risponde mai a questo Parlamento e a questa Camera, se non risponde mai agli atti ispettivi di ogni singolo parlamentare, ma quale fiducia noi dobbiamo avere che renda conto a questo Parlamento e che renda conto ai cittadini?
Incominciate a chiedere ai ministri, ai sottosegretari e ai viceministri di non andare su Facebook, ma di rispondere agli atti parlamentari. Incominciate a chiedere maggior rispetto per ogni singolo deputato di quest'Aula, maggioranza e opposizione, perché non è bello vedere che i parlamentari sono su Facebook, i ministri e i viceministri sono su Facebook a insultare l'opposizione e poi non rispondono mai agli atti ispettivi come previsto dal Regolamento di questa Camera. Su questo, Presidente, rifaccio un appello: intervenite nel Governo perché loro stanno mancando di rispetto al Regolamento di questa Camera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Signora Presidente, il collega Ceccanti nella scorsa seduta aveva sottolineato la differenza tra il nostro emendamento e quello da lui sottoscritto che riguarda soltanto una specificazione: che il parere delle Commissioni competenti per Fratelli d'Italia era vincolante, per l'esponente del gruppo del Partito Democratico non era vincolante. Ma, per il resto, l'onorevole Ciccanti ha presentato un emendamento che prevede testualmente che gli schemi di decreto vengano presentati e, in ragione degli stessi, entro sette giorni la Camera si pronuncia; trascorsi sette giorni, ovviamente, si può procedere da parte del Presidente del Consiglio dei ministri.
Quindi, quando oggi, invece, fa la difesa della seconda parte della riformulazione, laddove si introduce un'urgenza che lui ha smentito nel suo emendamento, ebbene evidentemente dobbiamo prendere atto che si può cambiare idea, perché soltanto i paracarri sono fissi, ma è lui ad aver cambiato idea non certo Fratelli d'Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Grazie, Presidente. A me sembra che questa maggioranza si stia arrovellando intorno alla parola “urgenza”. C'è da capire che cosa intenda tante volte la maggioranza con la parola “urgenza”. Era urgente o non era urgente chiudere i voli con la Cina? Era urgente, e non l'avete fatto. Era urgente o non era urgente andare ad abbracciare i cinesi quando c'era la dichiarazione di emergenza già dall'OMS? No, non era urgente.
Ecco, questo concetto un po' deviante da parte della maggioranza di urgenza ci fa del tutto sospettare sulla riformulazione che ci hanno proposto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE(FDI). Grazie, Presidente. Soltanto per sottolineare che quello su cui stiamo discutendo e che stiamo rappresentando, come gruppo di Fratelli d'Italia e anche da parte di altri colleghi rispetto all'abuso che è stato fatto dal Governo dei DPCM, ha degli osservatori e dei commentatori autorevolissimi: tutti i costituzionalisti, da Cassese, a Guzzetta, a Cartabia che ha specificato che i tempi dell'eccezionalità e dell'urgenza debbano essere contingentati nel tempo.
E che il Governo non può abusare della Costituzione, che deve essere rispettata, rispettando il Parlamento. E noi siamo qui, oggi, ora, anche in questo momento, a chiedere semplicemente di rispettare la Costituzione e il Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.
GALEAZZO BIGNAMI(FDI). Grazie, Presidente. In realtà, credo che il collega Ceccanti abbia colto il problema sostanziale, verso cui si rivolge questa proposta, ovvero l'abuso che è stato fatto nei mesi precedenti di questo strumento, per il quale noi oggi non possiamo più fidarci di una generica rassicurazione in ordine al fatto che non ne abuserete nuovamente. Perché, se è vero che uno dei presupposti della decretazione d'urgenza è per l'appunto l'urgenza, dall'altro lato bisogna anche ricordare che l'urgenza in sé non può comportare una contrazione così forte dei diritti costituzionali, che voi avete vulnerato, più e più volte, in queste settimane.
È per questo che fareste più bella figura, certamente, e rendereste più onore alla vostra onestà intellettuale, se diceste che voi non volete accogliere l'emendamento, perché nella formulazione che avete previsto, nel secondo inciso, di fatto, ne negate i presupposti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DONZELLI(FDI). Grazie, Presidente. non so se si sente…
PRESIDENTE. La sentiamo male, onorevole Donzelli, aspetti un attimo. Sì, provi adesso.
GIOVANNI DONZELLI(FDI). Presidente, è la mascherina, posso?
PRESIDENTE. No, non può, purtroppo, togliere la mascherina. Allora, mentre do la parola alla collega Lucaselli, le chiedo di cambiare tribuna.
GIOVANNI DONZELLI(FDI). Scendo giù.
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.
YLENJA LUCASELLI(FDI). Grazie, Presidente. La riformulazione, che il collega Ceccanti vuole accettare, è esattamente il contrario e contraddice quello che il collega prima ci raccontava.
Il senso è che il DPCM è un atto amministrativo e gli atti amministrativi non sono fonte primaria di diritto; per cui, quando noi leggiamo, nella seconda parte della riformulazione, che si vuole inserire il carattere dell'urgenza, noi riteniamo che si stia travalicando il senso del limite della applicabilità del diritto sull'atto amministrativo. E questo non lo possiamo consentire
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI(FDI). Io penso che, con questo emendamento, dopo aver parlato tanto della centralità del Parlamento, si arrivi proprio a questa conclusione. Un emendamento di buonsenso, centrato anche da un punto di vista giuridico, che prevede il parere della Commissione parlamentare e anche dei tempi per poter entrare nel merito.
Noi siamo stati abituati, purtroppo, in queste ultime settimane, all'abuso e all'uso del DPCM. E noi vorremmo riportare, invece, il Parlamento al centro, non soltanto da un punto di vista sostanziale, ma anche da un punto di vista formale, perché la forma è la sostanza e anche la garanzia della nostra Costituzione.
Quindi, penso che questo emendamento, come dicevo prima, abbia un suo senso, anche giuridico, e che la riformulazione, invece, sia alquanto contraddittoria
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DONZELLI(FDI). Grazie, Presidente. Io credo che l'emendamento, così come presentato da Fratelli d'Italia, sia già un buon emendamento, che toglie qualsiasi dubbio sulla possibile volontà futura di volere in altri casi abusare del DPCM. Ma voglio credere anche alla buona fede dell'onorevole Ceccanti, quindi chiedo all'onorevole Ceccanti - invece di prevedere in caso di emergenza che ci può anche essere un'emergenza in cui è necessario fare una zona rossa immediata - perché sia necessario prevedere dei termini poi così lunghi per venire a riferire alla Camera. Esiste già il precedente per cui, in caso di decreto-legge, la Camera deve essere avvisata - una delle due Camere deve essere avvisata - il giorno stesso. Possiamo utilizzare lo stesso termine e specificare “il giorno stesso”, visto che c'è già per il decreto-legge, in cui si viene, in quel caso, non a presentare e basta, ma a riferire e a discutere il giorno stesso che si è approvato. Se il giorno stesso è complicato, facciamo due giorni, ma non vedo perché bisogna aspettarne quindici. Se c'è buona volontà da parte di Ceccanti, lo invito a rifare una riformulazione che preveda poche ore e non il termine previsto. Altrimenti, non c'è la buona fede, ma c'è la volontà di continuare ad abusare dei DPCM per infrangere la Costituzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delmastro delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE(FDI). Grazie, Presidente. Io, in verità, vorrei intervenire, se è possibile, quasi in dissenso anche rispetto alla mia collega di gruppo Frassinetti. Non è che si è solo abusato del diritto: si è abusato della pazienza degli italiani, che si sono visti reclusi, senza pene e senza colpe, per via di DPCM. E, allora, vi è una differenza straordinaria con la posizione di Fratelli d'Italia, che, difendendo la centralità del Parlamento, laddove si interviene su libertà di rilievo costituzionale degli italiani, chiede un termine per venire a riferire alle Camere e alle Commissioni e chiede che quelle Commissioni si esprimano in termini vincolanti. Non crediamo nel che confina gli italiani, per il tramite di televisive, che il giorno dopo avranno dei DPCM che non sono controllati dalla democrazia, che rimane all'interno di questo Parlamento e non all'interno del Governo
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.80 Lollobrigida, nel testo originario - non essendo stata accettata la riformulazione del Governo - con parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Stando alla prima votazione, procediamo con un po' di pazienza in più e consentiamo ai colleghi di raggiungere le tribune.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Dovremmo passare adesso agli identici emendamenti 2.51 Ceccanti, 2.52 Occhiuto e 2.60 De Filippo, ma poiché la riformulazione dell'emendamento 2.52 Occhiuto non è accettata, lo votiamo separatamente.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.52 Occhiuto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mulè. Ne ha facoltà.
GIORGIO MULE'(FI). Presidente, intervengo per spiegare all'Assemblea i motivi per i quali per noi è inaccettabile la riformulazione. La riformulazione proposta dal relatore pone non un paletto, ma insomma, va ben al di là di quello che ancora una volta stabilisce la Costituzione, cioè ci dice che, laddove ci siano ragioni di urgenza, ebbene, allora in quel caso il Presidente del Consiglio emana il suo decreto. Ma in questa maniera il problema rimane inalterato!
E allora noi proponevamo soltanto una cosa con questo emendamento: riportate la deliberazione in Parlamento, che è il luogo deputato dalla Costituzione, laddove i DPCM incidono su libertà che vengono scolpite dagli articoli 13, 14, 15, 16, fino ad arrivare al 41. Bene, in quei casi il Presidente del Consiglio non può, non deve incidere su quelle libertà, che qui e soltanto qui vanno eventualmente cambiate o vanno eventualmente dirottate in altra maniera . Perché questo non è uno strumento, come sentivo dire prima, flessibile.
Io ho grande ammirazione del professor Ceccanti, però se io avessi detto, professore, ad un suo esame che questo è uno strumento sufficientemente flessibile, lei mi avrebbe mandato via e avrebbe fatto bene. La Costituzione non è come questo microfono, non è flessibile: la Costituzione sta lì a dirci che ci sono dei paletti rispetto ai quali non si può e non si deve andare oltre; e quei paletti riguardano quelle libertà che già nel nuovo decreto…
E poi scusate, ma tanto per redigere i decreti ci state mesi e mesi. Aprile, maggio, giugno, chissà quando arriverà: c'è tutto il tempo di far arrivare i DPCM! Vi abbiamo detto che in sette giorni passano dalla Camera e vengono poi approvati, avete tutto il tempo di farli trasmettere.
Non capisco, Presidente: su questo, ripeto, la volontà dell'opposizione è di totale collaborazione e apertura, però vi fa presente che questo non è un simpatico orpello con il quale il Presidente del Consiglio decide l'urgenza. Ma chi è il Presidente del Consiglio per decidere l'urgenza ed intaccare libertà fondamentali dei cittadini ? Lui è un servo della legge, ve lo volete mettere in testa? Non è il monarca, che decide da solo quando e come incidere su quelle libertà!
E allora che cosa vi costa, che cosa vi costa rientrare in un recinto costituzionale di regole? Flessibile? E certo, anzi, è vincolato a sette giorni: vi si dice che in sette giorni quei DPCM devono essere approvati.
E invece no, agite in maniera totalmente estranea a quello che è un rapporto di leale collaborazione: si tratta di volere in tutti i modi coartare la volontà di un'Assemblea che non si può coartare, perché nella Costituzione non c'è scritto da nessuna parte che c'è lo stato di emergenza, non c'è scritto da nessuna parte che c'è lo stato di necessità. Lì dentro c'è scritto che proprio perché alcune libertà sono intoccabili c'è una riserva di legge, e quella riserva di legge è insuperabile, e non si può superare ove il Presidente ritenga che ci siano le ragioni di urgenza che, guarda un po', gli impediscono di dirmi se io posso andare a messa o se io posso circolare o se io posso fare altre cose. Non c'è nessuna urgenza! Si può fare e si può fare con calma, nei sette giorni che vi abbiamo indicato nel decreto.
E, allora, io vi richiamo al buonsenso. Volete la collaborazione? Sta qui. Riformulate nuovamente quell'emendamento, togliete la seconda parte e obbligate il Presidente del Consiglio - chiunque egli sia, chiunque! - ad inginocchiarsi alla volontà del popolo, alla volontà del Parlamento, alla volontà di un'Assemblea, che è Camera e Senato, che non può essere aggirata in alcun modo.
L'avverbio “ove” non esiste, non è contemplato da nessuna parte, da nessuna legge e da nessuna prescrizione. Se intorno a quelle libertà i padri costituenti alzarono il muro della riserva di legge, vivaddio, ci sarà stato un motivo!
Anche perché - e concludo, Presidente - già prevedete che lo stato di emergenza, che ha consentito, secondo quello che è un atto di apostasia costituzionale, ciò che il Presidente del Consiglio ritiene, cioè in nome dello stato di emergenza coartare e limitare le libertà, ebbene, nel decreto che partorirete secondo oramai i tempi del profeta Isaia, lì c'è scritto che lo stato d'emergenza lo portate avanti per altri sei mesi . E cosa pensate, che noi sopportiamo ancora DPCM su DPCM, stiamo qui ad aspettare quello che il Presidente del Consiglio decide? No! E allora…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Mulè.
GIORGIO MULE'(FI). Sì, Presidente. Riformulate l'emendamento, tornate allo spirito originario di far rientrare la procedura deliberativa nell'alveo naturale, che è il Parlamento, per evitare che ci sia uno strappo che in questo caso sarebbe davvero indecente, e non per l'Assemblea, ma per la democrazia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Signor Presidente, io credo che nel trattare questo emendamento, che poi è identico al 2.51 Ceccanti e al 2.60 De Filippo, ci sia da parte di chi ha proposto il 2.51 identico all'attuale una prova provata della confusione che si è ingenerata. Perché se noi capiamo perfettamente la di chi ha proposto, come i colleghi di Forza Italia, questo emendamento, perché è teso in qualche modo a limitare l'uso abnorme dei decreti del Presidente del Consiglio, non capiamo come l'identico 2.51, presentato proprio da Ceccanti e da altri suoi colleghi, possa essere possibile e ammissibile.
Perché questa è la prova provata della contraddizione. Si è parlato prima dell'urgenza; e, allora, io lo voglio leggere un attimo questo emendamento, che dice che gli schemi del decreto di cui al presente comma sono trasmessi alla Camera dei deputati ed al Senato per l'espressione del parere delle Commissioni parlamentari competenti, che si pronunciano nel termine di sette giorni, decorso il quale - solo decorso il quale termine di tempo - il decreto può essere approvato. Sette giorni: non ci pare che rientrino nella casistica, che il collega Ceccanti prima aveva menzionato, dell'urgenza immediata di costituire una zona rossa.
Siete contraddittori nel presentare questo emendamento, ma lo siete perché avete capito una piccola verità: che, in realtà, questi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sono molto più simili all'editto, all'editto di Tessalonica, perché sono dei veri e propri editti. Solo che l'editto di Tessalonica era del 380 dopo Cristo e, a quel tempo, c'era l'imperatore Teodosio: l'imperatore Teodosio che probabilmente il Presidente del Consiglio ha voluto impersonificare proponendo, con un paternalismo eccessivo crediamo, tutte le conferenze stampa che ci sono state in questo frattempo, rifiutando la collaborazione sostanziale delle opposizioni e andando in televisione a dare paternalisticamente, da salvatore della patria, limitazioni delle libertà di impresa, della libertà personale dei cittadini, attraverso uno strumento che - ripetiamo fino alla noia - è un semplice, un mero atto amministrativo, non è una fonte di diritto primario. È stato ricordato dal collega che mi ha preceduto che ci sono riserve di legge precise per poter limitare i diritti costituzionali.
E allora che si fa? Si propone oltretutto questo emendamento, collega Ceccanti, che simpaticamente in Toscana definiremmo un voler mettere la cravatta al porco, nel senso che volete sanare una situazione insanabile del DPCM, che invece dovrebbe avere la forma del decreto-legge, che è nato proprio per fronteggiare situazioni di emergenza, quando non riuscite più a giustificare questo vostro atteggiamento. Ma non solo. Perché diciamo questo? Perché voi avete in mente di reiterare ulteriormente l'uso di questo strumento, anche quando le urgenze sono finite e non abbiamo sentito da parte, né del Governo, né della relatrice, né delle forze di maggioranza, un impegno serio a non voler più fare uso di questo strumento.
Per questi motivi, ripeto, , o si accetta che questi DPCM hanno avuto un uso improprio, andando a limitare libertà costituzionali e che, allora, si sarebbe dovuto, invece, fare ricorso ai decreti-legge, oppure semplicemente si ammette l'errore e si vuole tentare, ripeto, di mettere una cravatta al porco, si vuole tentare di rimediare e vuol dire che la presentazione di questo emendamento testimonia perfettamente la vostra coscienza di essere perfettamente in errore. Ma siccome qui non si tratta di minuzie, ma si parla di diritti fondamentali, che credo tutti vogliamo difendere, ecco allora sarebbe molto migliore un atteggiamento molto più remissivo da parte vostra e un sostanziale cambio di rotta .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire l'onorevole Fassina.
STEFANO FASSINA(LEU). Grazie, Presidente. Discutiamo, con l'emendamento che abbiamo appena votato e con questo, di una questione di straordinaria rilevanza democratica e costituzionale. E mi spiace constatare che tutti noi, indipendentemente dalla collocazione che abbiamo in questo momento, non riusciamo ad astrarci appunto dalla collocazione che abbiamo. Credo che sia un grave errore da parte di tutti. Non ho particolarmente apprezzato chi ha diciamo invocato il attraverso i DPCM, ma neanche chi, con un atteggiamento panglossiano, fa finta che va tutto bene.
Comprimere diritti costituzionali attraverso un atto di valenza amministrativa non è un'operazione indolore. È stata giustificata, a mio avviso, in una fase iniziale, dove siamo stati travolti, il Governo è stato travolto da una vicenda che ha richiesto interventi anche attraverso strumenti impropri, ma adesso è iniziata un'altra fase, almeno dal punto di vista dell'emergenza sanitaria, speriamo. E allora, dobbiamo ricondurre l'attività del Governo agli strumenti ordinari, che esistono anche per affrontare situazioni emergenziali: come è stato ricordato, il decreto-legge, che, a differenza del DPCM, non è uno strumento monocratico e, a differenza del DPCM, ha un passaggio attraverso il Presidente della Repubblica. E siccome parliamo di diritti e di libertà fondamentali, credo che queste procedure diventino essenziali, tanto più per il fatto che il decreto che arriverà nelle prossime ore dovrebbe contenere, a quanto leggiamo, un'estensione di ulteriori sei mesi dello stato di emergenza, che arriverà fino a gennaio del 2021. In questo quadro, non è possibile avere nel DPCM lo strumento ordinario.
L'emendamento è stato riformulato - ho firmato l'emendamento che ha come primo firmatario il collega Ceccanti - e la riformulazione a mio avviso non risponde al punto politico. Il punto politico è rimettere al centro il Parlamento nella limitazione dei diritti e delle libertà costituzionali, questo è il punto politico che non dovremmo dimenticare , .
E voglio, infine, Presidente, sottolineare altri due aspetti. Abbiamo tutti detto, dal Presidente della Repubblica in giù, che affrontare la fase attuale richiede unità nazionale. Ebbene, l'unità nazionale si può formare soltanto in Parlamento , non attraverso un rapporto bilaterale tra il Governo e le forze di minoranza. È il Parlamento il luogo in cui, dialogando tra di noi, troviamo quella sintesi necessaria in questa fase.
E, infine, l'ultimo punto che a me sta molto a cuore: avete tutti visto, in questi mesi, una dialettica tra livelli di governo, che ha raggiunto anche tensioni preoccupanti. Ecco, mi rivolgo al Governo tramite lei, Presidente: la legittimazione che può dare il Parlamento per affermare la primazia dello Stato, non la può dare nessun DPCM. Proprio perché ritengo fondamentale in questa fase affermare la primazia dello Stato, è fondamentale che gli atti passino attraverso il Parlamento .
PRESIDENTE. Onorevole Ceccanti, prego.
STEFANO CECCANTI(PD). Anzitutto vorrei dire ai colleghi dell'opposizione che se, sostengono la tesi che questo è ambito di riserve assolute, allora non si tratta di parlamentarizzare i DPCM, si tratta di denunciarli nelle sedi appropriate, perché sarebbe illegittimo qualsiasi DPCM. Quindi, se sostenete che sono riserve assolute, non dovete votare questo emendamento, perché con questo emendamento voi parlamentarizzate degli atti illegittimi . Quindi, mettetevi d'accordo con voi stessi, perché state sostenendo una tesi che non è coincidente con l'emendamento che presentate.
Se, invece, i DPCM sono, entro una certa misura, ammissibili perché le riserve sono relative, dobbiamo trovare un modo di parlamentarizzare. Quando abbiamo presentato il primo emendamento, abbiamo detto che distinguevano la finalità, la necessità di parlamentarizzare l'attività del Governo, il che vuol dire parlamentarizzare i DPCM e, attraverso questo, creare un disincentivo per usare i DPCM e andare verso i decreti. Perché altrimenti, se noi diciamo solo: non vogliamo che il Governo faccia i DPCM, faccia i decreti, ma non creiamo un disincentivo, il Governo è tentato comunque di farli, i DPCM, e non i decreti.
Allora, discutendo, abbiamo trovato una riformulazione, che, come tutte le cose, è discutibile, che però non è ignota, perché si basa sulla legge n. 234 del 2012, che, anch'essa, per una cosa molto più importante di tutte, i vincoli del Parlamento sulla posizione del Governo nelle sedi europee, non crea pareri vincolanti, crea pareri da cui il Governo si può discostare. Allora abbiamo trovato una riformulazione che almeno pare migliorativa dell'emendamento originario. Poi, come tutte le cose, vedremo come funziona. Magari, vedendo come funziona, la potremo correggere, perché non abbiamo pensato di creare un meccanismo perfetto: la sensatezza di una costruzione si vede spesso nell'applicazione. Quindi, l'intento resta esattamente quello dell'orientamento originario, cioè quello di parlamentarizzare il più possibile. Noi siamo, però, convinti che la riformulazione lo faccia meglio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole D'Ettore, a titolo personale. Ne ha facoltà.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE(FI). Grazie, Presidente. L'onorevole Ceccanti, da ottimo costituzionalista, prova a ricercare un fondamento a una questione che non ha alcun fondamento, né tanto meno in questa formulazione, riformulazione, rivisitazione, a questa serie di emendamenti.
È evidente che la questione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri non è una questione riferibile esclusivamente alle scelte del Governo indipendenti dal Parlamento o addirittura del Presidente del Consiglio dei ministri; è evidente che si tratta di uno strumento che ha, di fatto, determinato un abuso del diritto nella determinazione, in particolare, dei margini e del campo di operatività delle libertà costituzionali. Se su questo si pongono dei dubbi, quando non ce l'ha nessuno, anzi emergono addirittura nelle stesse riformulazioni questi dubbi, è del tutto evidente che non ha senso una riformulazione, anche con riguardo a quelle che devono essere concretamente le risposte che il Parlamento dà.
Qui il Parlamento sta scappando di fronte a una necessità ed urgenza di intervento. Voi state scappando come maggioranza, tentando di trovare una toppa che non è toppa, ma aggrava la situazione, lasciando continuativamente, con una norma in bianco nel decreto-legge, al Presidente del Consiglio dei ministri di continuare a fare di fatto quello che vuole, senza un controllo effettivo del Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE(FDI). Grazie Presidente e colleghi, vede onorevole Ciccanti, quello che lei dice non è smentito soltanto qui nel Parlamento e nell'Aula di Montecitorio, come ha anche evidenziato, con un ottimo intervento, il collega Fassina - e anche ovviamente i colleghi che mi hanno preceduto dell'opposizione - quello che lei dice è smentito dall'Unione Italiana Forense, che sottolinea che abbiamo visto limitare i diritti fondamentali oltre ogni ragionevole durata, con atti vaghi e illegittimi, che hanno lasciato spazio a interpretazioni difformi e a volte estensive e vessatorie nei confronti dei cittadini. Lo aveva detto ancor prima Cartabia, nella relazione annuale dell'attività della Corte costituzionale: la piena attuazione della Costituzione richiede un impegno corale, con l'attiva leale collaborazione di tutte le istituzioni, compresi Parlamento, Governo, regioni e giudici. Questa cooperazione è anche la chiave per affrontare l'emergenza. Per cui siete stati smentiti anche dalla Corte costituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Basini. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BASINI(LEGA). Onorevole Presidentessa e onorevoli colleghi, più di duecento anni fa, colui che è considerato da molti - dai più - il più grande costituzionalista della storia, Jefferson, ammoniva: “In materia di potere, smettiamola di credere nella buona fede degli uomini, ma mettiamoli in condizione di non nuocere con le catene della Costituzione”. Ho sentito, con allarme, l'onorevole Fassina parlare dell'ipotesi di un prosieguo di sei mesi dello stato d'emergenza. Deve essere chiaro a tutti che in questo caso si tratterebbe nuovamente di un tradimento della Costituzione. Non mi ha stupito il discorso dell'onorevole Fassina, perché l'onorevole Fassina è uno che ha fatto politica da sempre, ha praticato la democrazia, è stato eletto e, anche se da tutt'altra parte rispetto alla mia, capisco i suoi giusti rilievi. Il Presidente Conte non viene dal mondo della politica, viene dal diritto privato. Non vorrei che per lui il diritto privato fosse il suo privato diritto, molto privato, privatissimo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Grazie Presidente, approfitto dello spunto del collega Ceccanti sugli incentivi e i disincentivi: collega Ceccanti, disincentivare i DPCM sarebbe facile, se si riuscissero a fare i decreti in tempi ragionevoli, non con settimane di annunci e di tira e molla, se si riuscissero a fare i decreti con norme vere, che creano soluzioni, anziché maggiori problemi, se si riuscisse magari, nella redazione di questi decreti, a coinvolgere anche le opposizioni. Faccio presente che il voto che abbiamo testé fatto è prevalsa la maggioranza con 25 soli voti di differenza: se foste così bravi a fare queste cose, come siete bravi a dare nomi salvifici ai decreti - “Salva Italia”, “Cura Italia” - probabilmente questo dibattito l'avremmo già superato da tempo e.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Occhiuto 2.52, con parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Ceccanti 2.51 e De Filippo 2.60, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione accettato dai presentatori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). Bene, a questo punto, dei tre emendamenti originari che proponevano la parlamentarizzazione resta solo questo; quindi io immagino che, a meno che non abbiano una riserva, come dicevano prima, coloro che ritengono che la materia sia riserva assoluta e quindi i DPCM siano di per sé illegittimi, immagino che anche gli oratori, i colleghi che hanno votato per i due emendamenti precedenti, pur ritenendo questo minimalista, votino a favore, perché l'alternativa a che non passi questo emendamento è che non ci sarebbe nessuna parlamentarizzazione. Bocciando questo emendamento, voi state stareste dicendo che il Governo fa bene a fare i DPCM senza parlamentarizzazione . Se volete sostenere questa tesi massimalista fate pure, ma è contraddittoria rispetto ai vostri due voti precedenti, grazie .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Grazie signora Presidente, io ho ascoltato questo lungo e appassionato dibattito sugli emendamenti 2.80, 2.52 e adesso su questa riformulazione e devo dire che c'è un punto su cui, francamente, non sono d'accordo. La questione è una questione seria - i DPCM, il ruolo della centralità del Parlamento - ma ho trovato che nessuno, nessuno negli interventi che ho ascoltato, l'altra settimana e questa, ha messo in evidenza un elemento: la decisione che è stata assunta di usare lo strumento del DPCM avviene all'interno di un contesto di assoluta eccezionalità e per un fatto accaduto non per volontà del Governo . Tutto si potrà dire, qualsiasi critica si potrà fare al Governo, meno quella che sia stata responsabilità del Governo l'epidemia di COVID-19 iniziata in Cina, non si sa bene ancora quando, ma diciamo tra fine del 2019 e inizio del 2020. Tutta la passione che ho sentito, tutte le accuse di eccetera, eccetera, sono non solo spropositate, ma finiscono per portare via elementi invece di ragionevolezza e di discussione. Io credo che sia ragionevole - e in qualche modo questa riformulazione va in quella direzione - dire che nella prima fase, come ha detto anche il collega Fassina, si è utilizzato il DPCM come uno strumento straordinario e non ci potevano essere altri arnesi nella cassetta degli attrezzi del Governo e che, in una seconda fase, in qualche modo questa debba rimanere sullo sfondo e quindi si possa avere, avendo più tempo, perché il problema è il tempo di risposta. Anche qua ho sentito grandi accuse, anche personalizzate nei confronti del Presidente del Consiglio, ma il problema sono i tempi: una zona rossa non può aspettare una settimana i pareri del Parlamento, deve essere immediatamente, perché ne va della vita o della morte delle persone. Qui non si è svegliato qualcuno dicendo: “Adesso mettiamo su una cosa contro il Parlamento”. E sentire anche certe battute, da chi ha difeso viceversa una scelta di totale sottrazione delle prerogative del Parlamento, con la scusa - lì sì - del COVID-19, come è avvenuto in Ungheria, dicendo che Orbán lo poteva fare, perché il Parlamento democraticamente gli ha dato i poteri ebbene, lezioni da questo punto di vista non sono accettabili ovvero la centralità del Parlamento c'è sempre, non c'è un po' sì e un po' no.
Quindi, io credo che da questo punto di vista questa riformulazione, che non è perfetta, su questo posso condividere le critiche, però va nella direzione giusta, individua, è un segnale nei confronti del Governo e in qualche modo cerca di riandare a trovare un equilibrio, però lo dico a me stesso, lo dico a tutti, questo dibattito facciamolo, abbiamo anche giustamente posizioni diverse, ma facciamolo all'interno di una cornice che si chiama emergenza sanitaria, perché altrimenti non si capirebbero le scelte del Governo e non si capirebbero neppure le critiche che, a questo punto, diventerebbero tutte strumentali.
Io credo che l'equilibrio debba essere raggiunto e questo emendamento riformulato va nella direzione di trovare un corretto equilibrio, sapendo che siamo dentro un'emergenza sanitaria, emergenza sanitaria che, lo ricordo, fa seguito alla dichiarazione dell'Organizzazione mondiale della sanità, anche qua, non è inventata , lo dico al collega Basini, ho grande rispetto delle sue argomentazioni, ma è stata definita da altri soggetti e ripresa, ovviamente, poi per essere inserita a pieno nelle nostre normative. Credo, quindi, che l'obiettivo, con questo emendamento, sia stato sostanzialmente raggiunto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Grazie, Presidente. Abbiamo apprezzato l'onestà intellettuale e le argomentazioni dell'onorevole Fassina, che hanno ripercorso argomentazioni che avevamo fatto in precedenza. Purtroppo, ci consentirete di dire che non possiamo fare altrettanto sulle argomentazioni che abbiamo ascoltato nuovamente da parte, per esempio, dell'onorevole Ceccanti. Avevamo specificato e chiarito molto bene che la del nostro voto sugli emendamenti precedenti era quella di una semplice limitazione del danno, questa era la era abbastanza chiara e l'abbiamo sostenuta.
Un'altra cosa, onorevole Ceccanti, lei sa perfettamente che le norme che limitano, sospendono, vincolano l'esercizio di diritti costituzionali hanno sempre una riserva di legge assoluta e non è in dubbio questa cosa e ci dispiace - ecco, l'onestà intellettuale - che ci rinfacciate di non aver adito a procedimenti e a misure ben più gravi, proprio in un momento nel quale Fratelli d'Italia si è attenuto scrupolosamente agli interessi della Patria, della nazione, cercando di non creare nessuna conflittualità politica in un momento così grave. Non abbiamo neanche, sempre per onestà intellettuale, eccepito niente sulla parte della riformulazione che parlavate di illustrare, sapendo bene che la legge n. 234 del 2012, all'articolo 4, prevede espressamente questo passaggio. Noi abbiamo contestato la vostra riformulazione sul secondo periodo che ci sembrava inaccettabile, perché voi avete mal riformulato il nostro emendamento e, quindi, continuiamo, sulla scorta dell'onestà intellettuale, nel ricordare che non è vero neanche che questa è l'ultima occasione per l'Aula di porre delle giuste limitazioni al ricorso ai DPCM, esulando da qualsiasi passaggio parlamentare. L'emendamento successivo, a prima firma dell'onorevole Meloni, il 2.81, non solo ripropone questa tematica, ma aggiunge anche un piccolo vocabolo che è quello dell'espressione del parere “vincolante” delle Commissioni. Se lei si è convinto, è stato folgorato sulla via di Damasco, questo è il momento buono, perché lei e il suo gruppo votiate compattamente l'emendamento successivo, in maniera tale da dare una dimostrazione di aver riconosciuto che questi strumenti non sono adatti a poter governare in continuazione fenomeni anche di emergenza e dando l'impressione, finalmente, a questa Camera, della vostra onestà intellettuale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire l'onorevole Sgarbi.
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, in ordine al ripristino della democrazia parlamentare…
PRESIDENTE. La invito a indossare correttamente la mascherina, onorevole Sgarbi…
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). Anche di questo vorrei parlare. Questo Parlamento è in ritardo storico sulla sua chiusura, all'inizio, che non fu fatta, e sulle mascherine che fino al 20 aprile non sono state portate e, oggi, portiamo come emblema di un bavaglio inaccettabile. Ma volevo dare una buona notizia, perché non siamo ancora in ritardo su quello che occorreva dire ai cittadini, anche con la maschera, e rispetto alla possibilità di interloquire con il Governo.
In questo momento, alle ore 17, i dati della regione Lazio ci indicano in modo molto positivo: Roma 1 ASL non si registrano nuovi casi positivi, per la prima volta dall'inizio dell'emergenza, zero decessi, 35 persone sono uscite dalla sorveglianza domiciliare. Il dato è molto chiaro. Se vogliamo essere in ritardo anche per questo e portare la mascherina fino al 20 agosto, facciamolo, ma diciamo ai cittadini che il Coronavirus ha iniziato a morire, finalmente, e a Roma 1 non ce n'è più traccia. Quindi, non capisco perché dobbiamo sempre misurarci con una soggezione rispetto ai dati forniti dal Comitato tecnico-scientifico e non avere il coraggio di dire la verità, la verità, la verità, su un'epidemia che se ne sta andando, mentre noi siamo qua, come nel Medioevo, con delle mascherine che dobbiamo portare sul naso e sulla fronte. È ora di dire la verità .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire l'onorevole Rixi.
EDOARDO RIXI(LEGA). Grazie, Presidente. Io ho ascoltato gli interventi dell'onorevole Ceccanti e dell'onorevole Fornaro. Ora, non riesco, sinceramente, a capire; è partito col primo intervento, due emendamenti fa, dicendo che i DPCM nella “fase 2” non saranno più utilizzati, poi, abbiamo scoperto, durante il dibattito in Aula, dall'onorevole Fassina, che, invece, probabilmente verranno utilizzati per i prossimi sei mesi. Io dico: non è la prima volta che questa nostra Repubblica, dalla seconda guerra mondiale ad oggi, ha avuto dei momenti di difficoltà e dei momenti emergenziali; mi chiedo se negli anni di piombo si fossero utilizzati DPCM invece che coinvolgere il Parlamento e tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione se ancora in questo Paese ci sarebbe la Repubblica . Io dubito sinceramente che una Repubblica democratica, nei momenti di difficoltà, possa restringe le libertà democratiche con degli atti amministrativi. Questa è una parentesi bruttissima e mi spiace che venga dai banchi di persone che, comunque, hanno fatto in parte la storia di questo Paese e hanno scritto - le loro forze politiche - la Costituzione italiana. Si sono dimenticati forse delle loro radici? È bene ricordare che il 25 aprile non rappresenta tanto una liberazione dal fascismo, quanto, soprattutto, la ripresa di una libertà individuale e la possibilità di votare in questo Parlamento e di essere consultati dopo anni che non veniva convocato il Parlamento nazionale .
Allora, se la Costituzione non prevede situazioni di questo tipo neanche in caso di guerra, vorrei capire, in un momento in cui siamo in una fase regressiva del Coronavirus, come si possa concedere a un uomo solo di decidere, la sera, della vita dei cittadini per il giorno dopo .
E, scusate, non c'è più l'emergenza, perché mentre il primo provvedimento era anche accettabile, gli ultimi vanno a identificare delle tipologie di azioni di restrizione delle libertà individuali assolutamente insensate rispetto a quella che è l'emergenza sanitaria. Non è che se un negozio di scarpe sportive apre e uno che non vende scarpe sportive ma non apre è per emergenza sanitaria, è perché c'è una situazione in questo momento che non ci si confronta né con il popolo, né con le categorie, né col Parlamento. Quindi vorrei riportare a quella che è l'indicazione del Presidente della Repubblica di coinvolgere tutto il Parlamento e le forze politiche per affrontare i problemi di questo Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-CD-RI-+E). La ringrazio, Presidente. Intanto, vorrei chiarire che, in quest'Aula, se c'è qualcuno che pone delle questioni di Stato di diritto e delle questioni inerenti agli strumenti che vengono utilizzati, questo non significa che automaticamente stia negando l'emergenza sanitaria. Quindi, vi invito anche, insomma, nelle semplificazioni, a un maggiore rispetto del dibattito; ci sono le strumentalizzazioni, ma c'è chi prova a migliorare il dibattito e a migliorare i testi in esame. Ora, il problema dell'abuso dei DPCM, non tanto dell'abuso, ma, diciamo, dell'eccesso di potere con il quale si usano i DPCM, non sta nei DPCM, sta nella eccessiva vaghezza del decreto-legge che ne è a monte.
Da questo punto di vista, ho apprezzato molto e condivido l'intervento del collega Fassina; c'è un fattore tempo. Noi non siamo in un momento in cui l'epidemia e l'emergenza sanitaria ci colgono di sorpresa; non c'è più l'effetto sorpresa, non c'è più l'immediatezza di quello che sta accadendo per cui serve l'intervento immediato. Sono trascorsi tre mesi, per questo sarebbe necessario intervenire sul decreto-legge, non tentando di parlamentarizzare quello che non è parlamentarizzabile, perché è un atto amministrativo, ma andando ad emendare il decreto e a chiarire meglio nel decreto i limiti; entro quei limiti, poi, c'è l'immediatezza del DPCM con il quale il Presidente del Consiglio, in ogni momento e senza controllo del Parlamento, può attivare quelle misure. Quindi, io ritengo che il problema - ho tentato di dare un apporto con un paio di emendamenti evidentemente neanche presi in considerazione - sia all'origine. Io mi asterrò su questa riformulazione che ritengo un po' umiliante del lavoro del Parlamento e del ruolo del Parlamento, perché vuole, diciamo, rendere parlamentarizzabile quello che, per sua natura, non lo è e non lo sarà mai, con buona pace di tutti quelli che ci hanno lavorato per farlo essere tale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giorgetti. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI(LEGA). Presidente, accadono in tempi eccezionali cose eccezionali. In ragione dell'emergenza sanitaria vengono scarcerati centinaia di mafiosi, in ragione della fine dell'emergenza sanitaria vengono reincarcerati i mafiosi che sono stati scarcerati. Mentre sta finendo l'emergenza sanitaria si vuole introdurre una fattispecie che la Costituzione non ha previsto e, giustamente, non può prevedere.
Mi rivolgo attraverso lei - e ho finito - all'onorevole Ceccanti che ha fatto riferimento alla legge n. 243. La legge n. 243 per quelle decisioni del Presidente del Consiglio dei ministri, innanzitutto, presuppone una intesa in Conferenza Stato-regioni e, in secondo luogo, stiamo parlando di cose fondamentalmente diverse: un conto è l'equilibrio di bilancio, un conto sono le libertà personali che, non a caso, stanno nella prima parte della Costituzione e non nella seconda .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.51 Ceccanti e 2.60 De Filippo, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Bagnasco, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Sisto, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.52 Baldelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). La ringrazio, Presidente. Questo è un emendamento che tratta la questione delle sanzioni alle persone che violino le disposizioni che conosciamo. Nell'emendamento sono previsti diversi punti che poi sono ripetuti anche negli emendamenti successivi per cui intervengo esclusivamente su questo emendamento.
L'emendamento mira a ridurre da 3 mila a mille euro il tetto massimo della sanzione, anche perché probabilmente chi ha scritto quelle regole non si rende conto di quanto pesino 3 mila euro su un bilancio familiare. Io non so se sia paragonabile a qualunque altra violazione prevista dal codice della strada, ma vi garantisco che di violazioni di 3 mila euro nel codice della strada ce ne sono pochine. Un'altra parte serve a togliere quest'altra cosa che, secondo me, è tutta strana, cioè la maggiorazione di un terzo della sanzione se uno commette l'infrazione con un veicolo. Cioè, se uno infrange la legge a piedi è un conto, se la infrange con un veicolo deve essere multato con un terzo in più, che è un'altra cosa folle.
Ancora, vi è la proposta di destinare al fondo sanitario nazionale i proventi di queste sanzioni: visto che tutti ci siamo riempiti la bocca di quanto sia opportuno versare risorse per la sanità, facciamolo. Allora, in questo emendamento vi sono queste tre proposte tutte insieme, negli emendamenti successivi sono separate per chi ne gradisse alcune e altre no.
Se il Governo avesse, invece, posizioni differenti, ci spiegasse perché non accoglie un emendamento del genere
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.52 Baldelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.53 Baldelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Grazie, Presidente. Secondo noi, anche questo emendamento parte da considerazioni assolutamente condivisibili quando chiede di ridurre la pena nel caso di queste contravvenzioni. Quindi, la pena di euro 3 mila, in momenti come questi in modo particolare ma anche in generale, ci sembra assolutamente assurda; così come tutto il regime delle sanzioni a cui sono stati sottoposti i cittadini a macchia di leopardo ha dimostrato qualche incongruenza.
Quindi, ci sarebbe voluta forse un'indicazione al buon senso, atteso che le persone non sono certo abituate appunto ad avere limitazioni di movimento come queste, importanti naturalmente per contrastare l'epidemia ma che poi erano accompagnate da sanzioni veramente stratosferiche. Quelle stesse sanzioni - vogliamo ricordarlo con l'occasione - che si potrebbero anche rivedere e limitare per eventuali contravvenzioni elevate alle aziende che stanno riaprendo nel campo della ristorazione e del turismo in generale: anche quelle si prevedono assolutamente esagerate.
Quindi, Fratelli d'Italia voterà a favore di questo emendamento perché ne condivide assolutamente la .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Grazie, Presidente. Mi sembra assolutamente logico, ma sarei curioso di ascoltare qual è la posizione del relatore e del Governo su questo, a meno che non si intenda utilizzare perfino queste cose qui per far cassa. Ma voi vi rendete conto di che cosa significa per chiunque ricevere una multa di 3 mila euro?
Per qualcuno che ha uno stipendio medio, normale? Chi ve li dà 3 mila euro per una violazione di queste norme? Io questo mi domando. Aprire un contenzioso, mandare in cartella esattoriale sanzioni come queste è o non è una follia? Rispondetemi, vi prego, dateci una giustificazione. Si è passati da una norma penale a una norma amministrativa: adesso, giacché parliamo di norme amministrative e abbiamo una discrezionalità che va dai 400 euro, se non sbaglio, ai 3 mila euro, mi spiegate per quale ragione deve esserci un tetto di 3 mila euro? Mettetelo di mille. Chi è che vi paga una multa da 3 mila euro? Vi rendete conto di questo o no? In che mondo vive uno che pensa che un cittadino, che viene trovato senza l'autocertificazione e viene fatto oggetto di una sanzione, possa essere nelle condizioni di pagare 3 mila euro, in un'Italia in cui si perde il posto di lavoro ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO(FDI). Intanto per sottolineare che noi andremo a votare questo emendamento, che condividiamo pienamente per quello che è stato detto poc'anzi, ma viene da chiedersi un po' dove questo Governo viva: se nelle stanze chiuse, essendo fuoriusciti dalle scatolette, perché non comprende l'esasperazione del momento, l'esasperazione della gente, alla quale tante promesse sono state fatte e nessuna mantenuta. Pensare di prevedere delle sanzioni con un tetto così alto, da 3 mila euro, significa veramente, in qualche modo, essere il vero virus che sta nuocendo ai cittadini più di quello che già ha sterminato.
Allora, io parto dal presupposto che ci vorrebbe un minimo di buonsenso, quel buonsenso che dovrebbe vedere sanzioni limitate, che dovrebbe vedere un impegno per i nostri cittadini, che dovrebbe vedere i Ministri, i sottosegretari e i Viceministri uscire dalle stanze dei bottoni e stare tra la gente
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). In merito a questo emendamento, sarebbe un segnale di umanità che la maggioranza filogovernativa tenesse conto almeno del grido dei poliziotti in rivolta contro il Governo, stanchi di perseguire gli italiani. Abbiamo visto delle multe grottesche a un signore, a Mondello, che, per cinque volte, ha fatto il bagno ed è stato multato con 300 euro per fare una cosa giusta che qualunque medico - e oggi la cosa è dichiarata in modo oggettivo - sa e dice perfettamente. Stare con la mascherina all'aperto e non respirare all'aria aperta è grave per la salute; il virus si diffonde all'interno delle case. Allora, abbiamo dato delle indicazioni grottesche, insensate e multato persone e cittadini che hanno deciso di camminare, andare nei parchi riaperti, andare in bicicletta. Nove magistrati in Valle d'Aosta hanno indicato che non si può multare qualcuno che cammina in un bosco o in una campagna. Ora, che noi dobbiamo multare fino a 3 mila euro persone che fanno una cosa giusta contro un Governo di scienziati incapaci che hanno detto solo falsità è contro natura. Non so come voterete, ma liberare gli italiani da multe che non vogliono fare neanche i poliziotti è un minimo di dignità che questo Parlamento imbavagliato deve dare
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Grazie, Presidente. Mi unisco ai miei colleghi e vorrei ricordare che Giorgia Meloni l'ha denunciato in replica al Presidente Conte: quando questi provvedimenti lasciano una discrezionalità, non sono chiari, con questa forbice, a volte ci sono le storture. La mia solidarietà agli uomini delle forze dell'ordine e anche alla municipale, che devono combattere con queste norme e sono costretti ad applicare norme ingiuste fatte dal legislatore, dal Governo, non . Questo è un emendamento di buon senso che si può modificare…sì, scusi dal Governo, è vero, non dal legislatore, dalla pazzia di un Governo, che, forse, non capisce l'esasperazione di tanti cittadini, ma anche di chi serve la patria e, purtroppo, la deve servire nonostante chi la guida è veramente scollegato dal mondo reale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV). Grazie, Presidente. Uno ogni tanto si interroga anche sull'utilità di affrontare in Aula e fare dei dibattiti su dei provvedimenti, perché ci si augura sempre che ci sia la possibilità, magari nel corso del dibattito, ascoltando le argomentazioni, anche di cambiare la propria opinione, peraltro su una questione che non mi sembra rivoluzionaria e non mi sembra che distruggerebbe l'impianto del decreto.
Allora, mi permetterei di dire ma molto umilmente - poi se non è possibile, io credo che vi sia una posizione molto ferrea da parte del Ministero dell'Interno sul mantenere i 3 mila, anziché i mille euro - anche avendo ascoltato alcune argomentazioni per cui, magari tra di noi, ci è capitato di dire: ma sì, tutto sommato, non è un emendamento che non è di buonsenso: questa forse potrebbe essere l'occasione per verificare, se accantoniamo per il tempo necessario , di verificare se vi sono le condizioni per superare una questione che non smonta l'impianto del decreto, Presidente. È una cosa di buonsenso, ce lo stiamo dicendo tutti: forse, se tutti pensiamo che sia una cosa di buonsenso e ci mettiamo un attimo al lavoro, possiamo trovare una soluzione, che non sarà risolutiva come le materie di cui abbiamo parlato prima, ma che dà un tocco di saggezza a un provvedimento che, tutto sommato, lo meriterebbe in tante altre parti.
PRESIDENTE. Quindi, c'è una proposta di accantonamento riguardo all'emendamento 4.53 Baldelli. Ha chiesto di intervenire la relatrice, onorevole Lorefice. Prego.
MARIALUCIA LOREFICE, . Sì, proviamo ad accantonare e vediamo quello che riusciamo a fare.
PRESIDENTE. Quindi, accantoniamo l'emendamento 4.53 Baldelli.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.54 Baldelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Grazie, Presidente. Io ringrazio anche il collega Giachetti per il suo intervento. Così come è stato accantonato il precedente, credo che, vertendo sulla stessa materia, anche questo e il successivo sulla destinazione dei fondi potrebbero meritare lo stesso trattamento. Mi permetto una sottolineatura, Presidente: se era di buonsenso questo emendamento prima dell'intervento dell'onorevole Giachetti, lo era anche dopo l'intervento dell'onorevole Giachetti e viceversa. È singolare che debba alzarsi un collega di maggioranza per indurre il relatore e il Governo a una riflessione aggiuntiva sul fatto che - cito meritoriamente il collega Giachetti, avendo utilizzato una parola che credo tutti noi condividiamo - un tema di buonsenso debba essere condiviso trasversalmente.
Allora, mi permetto di formulare una richiesta, anche informale, di accantonamento alla relatrice, perché, se ha senso fare una riflessione aggiuntiva su questo tema, forse è bene farla su tutti quanti questi aspetti. Io credo che avrebbe senso farla anche in maniera condivisa, nel senso che, forse, sarebbe opportuno che se si trova un punto di incontro, di equilibrio, lo firmiamo tutti questo emendamento. Credo che abbia senso, anche a fronte di quello che abbiamo visto in questi giorni, con commercianti che manifestano e che vengono multati, assembramenti, invece, di natura differente, a cui spesso sono costretti lavoratori precari dell'informazione che, per accaparrarsi una notizia, sono costretti a saltarsi uno sopra l'altro per prendere la battuta di Tizio o di Caio. Ecco, abbiamo, probabilmente, un elemento di discrezionalità e un elemento sanzionatorio eccessivo che ci induce ad una prudenza che io credo sia attribuibile al principio del buonsenso di cui poc'anzi anche il collega Giachetti parlava, e io credo che meriti, a questo punto, una riflessione aggiuntiva. Mi aspetto che la relatrice, al pari di come ha accettato la proposta di accantonamento del precedente, lo faccia anche su questo.
PRESIDENTE. Credo che l'emendamento 4.54 vada comunque accantonato, essendo strettamente correlato all'emendamento 4.53, mentre sull'emendamento 4.55 lascio la valutazione alla relatrice. Prego, onorevole Lorefice. Allora, intanto sull'emendamento 4.54 Baldelli siamo d'accordo e viene accantonato.
MARIALUCIA LOREFICE, . Sì, l'emendamento 4.54 Baldelli lo accantoniamo. Voglio, tra l'altro, sottolineare che a prescindere abbiamo preso in considerazione la proposta dell'onorevole Baldelli e, quindi, questo la voglio specificare. Invece, l'emendamento 4.55 Baldelli lo poniamo in votazione.
PRESIDENTE. Quindi, accantoniamo gli emendamenti 4.53 e 4.54 Baldelli.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 4.4 Pella e 4.8 Cavandoli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA(FI). Grazie, Presidente. Credo che questo sia un emendamento di buonsenso, nel senso che viene richiesto che, a seconda di chi fa la contravvenzione, l'importo possa essere incassato dallo Stato o dalle regioni o dai comuni. In virtù dell'approvazione della disposizione al comma 9 dell'articolo 4, laddove la Commissione ha recepito la richiesta di inserire, oltre alle forze di polizia nazionale, anche le forze di polizia locali, mi sembra ovvio che nel caso le violazioni siano accertate da parte della polizia municipale, i proventi vadano automaticamente ai comuni stessi. Per questo ringrazio la presidente Lorefice così come la maggioranza e l'opposizione della Commissione stessa che condividevano l'emendamento.
Rimango estremamente colpito dal fatto che, invece, il Governo, e in modo particolare il MEF, non voglia accogliere questo emendamento, che mi pare più che ragionevole e rispettoso di quelli che sono i ruoli tra le diverse istituzioni di questo Stato. Se un comune, visto che, comunque, i costi delle polizie municipali sono a carico dei comuni stessi, accerta una violazione mi sembra normale che quei proventi possano rimanere all'interno del comune stesso.
Quindi, sapendo che la relatrice è anch'essa favorevole, chiedo al Governo di rivedere la propria posizione, perché sarebbe una cosa non corretta – ripeto, tra i livelli istituzionali di questa Repubblica -che i comuni, così come le regioni, non possano incassare le contravvenzioni fatte dalle proprie polizie o regionali o comunali o anche da quelle provinciali, anche se sono presenti in poche province italiane.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO(FI). Grazie, Presidente. Con il suo tramite, chiederei alla relatrice di valutare l'opportunità di modificare il suo parere su questo emendamento, conoscendo la sua sensibilità e quanto tiene a che le cose siano fatte nel modo più normale possibile.
Lo Stato non può requisire, con un'azione di sottrazione, il bottino. La sensazione è esattamente questa: una vessazione nei confronti dei comuni che sopportano le spese e che non hanno il ristoro delle spese che sono fatte nell'accertamento delle violazioni. Loro tutti sapranno - e lo sanno meglio di noi i sindaci che sono qui, gli amministratori locali - che vi è il costo del verbale. Quel costo del verbale è a carico del bilancio comunale. Poi, la copia stessa del verbale, la modulistica da approntare, l'accertamento oneroso per le banche dati, perché le banche dati per i comuni sono a pagamento e non per le forze dell'ordine, e poi i costi di notifica per i minorenni. Insomma, Presidente, la sensazione che si ha…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Russo.
PAOLO RUSSO(FI). …è che lo Stato - concludo per questo - prova a fare il bello e il simpatico con i soldi degli altri, ancora di più col fischietto degli altri .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.
LAURA CAVANDOLI(LEGA). Presidente, ho presentato questo mio emendamento 4.8 proprio perché c'è un discorso, ovviamente, di rispetto delle istituzioni e di rispetto degli enti locali. Gli enti locali, come è stato detto, sopportano delle spese per comminare le sanzioni e per notificare i verbali e non è giusto che l'ente locale faccia da esattore per quello che lo Stato – cioè, come per un principio di sussidiarietà – poi incamera.
Nel testo di questo emendamento c'è anche un discorso di rispetto delle istituzioni ma anche un riconoscimento economico piccolo ma che ai comuni serve. I comuni in questa emergenza si sono attivati e hanno speso risorse proprie, le hanno riallocate e le hanno ricollocate per sopperire a quelle esigenze che i loro cittadini gli hanno posto. Lo Stato è intervenuto ma i comuni e i sindaci sono sempre lì a rispondere. Quindi, è una norma che dà qualcosa, anche dal punto di vista economico, a favore degli enti locali. Secondo me il Governo e la relatrice possono approvare questo emendamento o almeno dare il parere positivo e farcelo votare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la relatrice, onorevole Lorefice. Ne ha facoltà.
MARIALUCIA LOREFICE, . Intervengo per ribadire che, come hanno già sottolineato i colleghi prima di me, la Commissione affari sociali ovviamente non aveva un parere negativo su questo emendamento però, purtroppo, c'è un parere appunto non favorevole da parte della Commissione bilancio e del quale dobbiamo necessariamente tener conto. Per cui, se mi posso permettere, io vi chiederei di ritirare l'emendamento, presentare un ordine del giorno e magari provare a reinserirlo in un prossimo provvedimento. Questa è la mia proposta ma non possiamo, purtroppo, accantonare questi identici emendamenti, per i motivi che vi ho spiegato.
PRESIDENTE. Quindi, c'è una proposta da parte della relatrice di ritirare gli emendamenti e trasformarli in ordine del giorno. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Grazie, Presidente. Io comprendo le esigenze, in particolare in relazione ai costi di gestione di queste sanzioni che ha evidenziato l'onorevole Russo. Secondo me, il rischio di un emendamento del genere è che si cominci una corsa a chi fa più multe da parte dei vari enti ed è il motivo per cui io personalmente sono contrario. Credo che in un Paese normale il Governo, specie in una fase del genere in cui votiamo sforamenti per decine di miliardi, debba trasferire agli enti locali, ai comuni e alle province - che non ci sono ma che hanno costi e devono spendere e hanno personale e tutto il resto - i fondi necessari per andare avanti e per fare le loro attività e non debba innescare guerre tra poveri, che mettono i comuni o le province nelle condizioni di dover coprire i loro fabbisogni o le loro spese con la corsa alle multe sulle tasche dei cittadini. Io questo lo trovo indecente!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). La difesa del provvedimento nella sua integrità morale e politica da parte del relatore è talmente insensata e formale che dovrebbe farci capire come i cittadini avranno buona ragione di guardare questo Parlamento come un Parlamento di inetti che non sono pronti a capire le esigenze dei singoli individui e delle loro libertà elementari.
E mi sembra per questo che sia giusto, rispetto alle attività di polizia presso i comuni, che sono distolte per questa attività sanzionatoria di tipo inquisitorio, leggere quello che dicono i poliziotti nella loro precisa volontà di ribellarsi a quello che qua cerchiamo di normare. Essi dicono: oggi ci troviamo in una situazione in cui siamo trasformati in una quasi milizia - parola che dovrebbe ricordare cose importanti -, costretti a perseguire i nostri concittadini non appena osano mettere il naso fuori dalla loro abitazione, a chiedergli di certificare la legittimità - la certificazione è un diritto, non un dovere - dei loro movimenti, a decidere se sono plausibili o meno - devono decidere loro se è plausibile che io vada da una parte o dall'altra -, da ultimo persino a valutare se e quali siano i loro congiunti. A questo siamo stati ridotti noi eredi del corpo delle guardie di pubblica sicurezza? A questo è ridotta la nostra istituzione? La nostra gloriosa giacca blu come uno straccio, oltraggiata e svilita senza che nessuno osi opporsi a questo scempio.
Siamo noi, non il rispetto di provvedimento grottesco, caro relatore, siamo noi a dover restituire dignità a questi poliziotti! E non dobbiamo difendere un provvedimento con il coltello fra i denti, come dice il signor Di Matteo, dobbiamo difendere il buon senso e i cittadini, la nostra polizia, che negli ultimi trent'anni ha retto l'urto dei maniaci e del federalismo che la volevano smantellata e posta ai sindaci degli anni Novanta. Quindi fanno anche un'indicazione politica: chiedono di rispettare loro, e in nome dei poliziotti, della loro dignità, del loro decoro, di rispettare i cittadini e la libertà di stare all'aria aperta senza che nessuno gli imponga di stare al chiuso, dove il morbo si diffonde. La libertà e la verità devono prevalere sopra i provvedimenti grotteschi di un Governo di incapaci .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.
SILVANA ANDREINA COMAROLI(LEGA). Presidente, io ringrazio la relatrice, che sembra volesse dare parere favorevole su questo emendamento, però, quando si dice che è per colpa del parere della Commissione bilancio, che ha dato parere negativo, dico che la Commissione bilancio effettivamente è stata chiamata a dare un parere di copertura su questo emendamento, e il relatore in Commissione bilancio non l'aveva segnalato, perché non c'era bisogno di copertura. Ma il Governo è venuto in Commissione e ha detto: no, questo emendamento è scoperto. Presidente, questo emendamento è coperto, è una nuova entrata non c'è bisogno di coprirlo, se questi fondi vengono dati ai comuni o alla regione o alla provincia! Questo emendamento è una forzatura del Governo, che ha preteso il parere contrario di scopertura per avere giustificazione in Aula nel caso venisse votato. Comunque ricordo che l'Aula può in ogni caso, se è d'accordo, votare questo emendamento, indipendentemente dal parere della Commissione Bilancio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI(FI). Presidente, innanzitutto mi permetta un piccolo accenno ai sindaci, che hanno vissuto nel caos più totale, non sapevano se dovevano dare ragione alla regione o se dovevano dare ragione al Governo; completamente all'oscuro di tutto, sono rimasti al di fuori di ogni possibilità di scelta. Hanno scelto gli altri, ma non si sapeva chi. Secondo: nessuno in quest'Aula sente il grido di dolore dei sindaci, di destra e di sinistra, come è avvenuto in questi giorni, che si troveranno a gestire un andando in fallimento, per parlare estremamente molto chiaro. Alfine, vi faccio una domanda: il prossimo anno, quando si andrà a votare per oltre 1.500 sindaci, chi avrà voglia di fare il candidato sindaco, non avendo più nemmeno una lira in cassa e non avendo la possibilità di fare né spesa corrente né spesa d'investimento? Lascio a voi tutti, al di là delle parti politiche, comprendere come vivrà un sindaco, come ci saranno i candidati sindaci che avranno voglia di esporsi in maniera estremamente chiara in una situazione di questo genere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Carlo. Ne ha facoltà.
LUCA DE CARLO(FDI). Presidente, che l'atteggiamento nei confronti degli enti locali da parte di questo Governo fosse quantomeno così spocchioso, lo avevamo capito quando il Premier Conte, in una conferenza stampa, disse che ci sarebbero stati 4,3 miliardi a disposizione dei comuni, invece erano solo le anticipazioni del Fondo di solidarietà che i comuni hanno sempre pagato e versato allo Stato. Lì avevamo già avuto le prime avvisaglie che nemmeno in questa crisi ci avrebbero trattato, noi amministratori, noi sindaci, se non altro alla pari, non dico come le sentinelle che sul territorio si prodigano ogni giorno a cercare di lenire le situazioni di disagio. Oggi con questo provvedimento ne abbiamo l'assoluta certezza, perché nel momento in cui ai sindaci, ai vigili, alla polizia locale, chiedi di fare solamente il gabelliere e non lasci nemmeno una risorsa in una situazione emergenziale all'interno della quale i vigili e i sindaci sono chiamati più a interpretare che non a riscuotere le sanzioni, è evidente che la prassi dello scaricabarile diventa istituzionalizzata. Rifacendomi invece alla collega della Lega che mi ha preceduto, sarebbe interessante sapere in questo momento se è vero che il Governo ha posto un problema di copertura, cercare di capire a quanto ammontano queste coperture, cioè quanto pensa di incassare lo Stato gabellando i propri cittadini e quanto ha già messo a copertura, evidentemente di qualche misura, nel prossimo DPCM. Questa sarebbe veramente una sfida interessante. Dopodiché, se invece il Governo ha inteso mantenere le sanzioni in capo a se stesso solo per dimostrare che in qualcosa è efficiente, ebbene, io sono assolutamente sicuro che le cartelle di Equitalia arriveranno molto prima della cassa integrazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.
ROBERTO PAOLO FERRARI(LEGA). Presidente, è evidente che, dopo l'intervento della collega Comaroli, il re è nudo, o meglio il Governo è nudo, perché le dichiarazioni fatte dalla relatrice circa la mancanza di copertura sono una mera giustificazione per cercare di scaricare su altri la responsabilità del non accoglimento di questo emendamento, che appunto è la mortificazione del lavoro portato avanti dagli enti locali nel concorso del contrasto all'emergenza Coronavirus. Il Governo e il Presidente del Consiglio hanno scaricato sui sindaci, sulle regioni, sulle province, sugli amministratori locali in genere, una grandissima responsabilità. Li ha appunto coinvolti e loro hanno risposto con un grande senso di responsabilità mettendo a disposizione tutte quelle che sono le strutture dei nostri enti locali, e adesso lo Stato non vuole nemmeno riconoscere i proventi delle contravvenzioni che queste amministrazioni attraverso le loro polizie locali hanno elevato. Ricordo anche che, dal mio punto di vista, questo non potrebbe scatenare una guerra tra poveri, perché comunque un grosso senso di responsabilità anima i colleghi sindaci e Dio ci vorrà essere testimone. Speriamo che anche la fase emergenziale volga al termine, quindi nemmeno si potrà fare cassa, perché ciò di cui stiamo parlando sono le sanzioni che sono state ahimè elevate nel corso di questi mesi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.
GIUSI BARTOLOZZI(FI). Presidente, io veramente non capisco, mi sfugge qualcosa. Allora, il DPCM dà la cornice, le ordinanze regionali le prescrizioni tipizzate, quindi tutte le violazioni di ordinanze regionali vengono incassate - accertamento ed incasso - dalle regioni. Ma qui state facendo una cosa diversa e ci esponete a rischio impugnativa da parte di regioni, province e comuni, perché per tutte le violazioni - lo ripeto - di ordinanze regionali, quali sono anche quelle che danno attuazione ai DPCM, sia la fase dell'accertamento che la fase dell'incasso sono della regione o della provincia o del comune. Quindi non capisco il perché della deroga in questo caso, a meno che di non voler fare l'esplicitazione nell'emendamento che l'incasso riguarda solo le violazioni di DPCM per le quali non c'è l'attuazione con provvedimento particolare, quindi con ordinanza della regione.
Se no, ripeto, esponete ad un rischio di impugnativa certa da parte di regioni, province e comuni
PRESIDENTE. Colleghi, vi invito sempre a indossare correttamente la mascherina. La prego, onorevole Sgarbi, di indossare correttamente la mascherina e di rispettare anche il distanziamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.4 Pella e 4.8 Cavandoli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.6 Pella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.50 Carnevali e 4.51 D'Arrando, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'emendamento 4.56 Gelmini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Siracusano. Ne ha facoltà.
MATILDE SIRACUSANO(FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento riporta un messaggio di profonda stanchezza che arriva in modo chiaro ed inequivocabile da parte dei cittadini, cioè: basta con queste ridicole autocertificazioni, che oggi rappresentano un obbligo inutile che avevano una qualche comprensibile utilità probabilmente, queste autocertificazioni, nella prima fase quando vigeva il divieto di spostamento per qualunque ragione se non per esigenze indifferibili. Ma oggi che i cittadini possono recarsi al parco a svolgere attività motoria, possono andare a trovare i parenti, possono persino andare ad acquistare al bar un caffè da asporto, che senso ha mantenere l'obbligo di certificarlo? Ne ha uno solo e quindi non vi scandalizzate quando vi si accusa di stare imboccando una deriva autoritaria quando a qualcuno in questo Governo piace un po' troppo controllare la libertà delle persone cioè voi state dicendo ai cittadini: andate dove ritenete però dovete comunicarcelo. E allora no, no sottosegretario, perché non si può abusare del buonsenso e della pazienza delle persone; non si può offendere l'intelligenza dei cittadini, perché anche un bambino comprenderebbe che riferire all'agente di polizia che si sta andando a far visita allo zio, al nonno, al cognato non avrà alcuna utilità nel contrasto alla diffusione del virus e, quindi, se dobbiamo vessare ulteriormente le persone facciamolo per cose necessarie non per cose inutili. Piuttosto certificate voi le misure, certificate voi le risposte che dovete dare alle persone che le stanno ancora attendendo, perché altrimenti scadiamo nel ridicolo e invece del modello Italia qua diventiamo lo zimbello d'Europa
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.
PAOLO TRANCASSINI(FDI). Grazie, Presidente. Il dibattito oggi è stato ed è molto, molto interessante. Abbiamo parlato di garanzie costituzionali, abbiamo parlato della centralità del Parlamento e ci stiamo confrontando con temi molto seri. Il tema delle autocertificazioni lo è, come il precedente sull'abnormità delle sanzioni. Anzi su questi temi, suo tramite Presidente, mi farebbe piacere sentire la voce del MoVimento 5 Stelle, perché sono molto bravi a dare le patenti agli altri sulle presenze e su quanto siamo in Parlamento, però su temi come questi non ho ancora sentito una argomentazione a sostegno dell'una o dell'altra tesi. Sono argomenti importanti che però, onorevole Ceccanti e onorevole Fiano, noi dobbiamo anche registrare come sono stati posti in essere perché, vede, è inspiegabile che, in virtù di queste norme che noi adesso proviamo ad emendare, siano stati multati i ristoratori che sono scesi in piazza a Milano. È semplicemente vergognoso che quaranta persone, che vedono i propri dipendenti affamati da uno Stato che non versa la cassa integrazione e senza alcun futuro per le proprie aziende perché questo avete deciso e ancora oggi lo ribadite in assenza di una linea guida per la ristorazione, non sono stati padroni di poter scendere distanziati in piazza in silenzio a rappresentare l'esigenza di una attenzione che ancora non arriva. Nel contempo, invece, abbiamo permesso con queste norme le celebrazioni del 25 aprile, abbiamo permesso alla gente di accalcarsi per fotografare il Presidente Conte. Allora mi domando e domando alla maggioranza e al rappresentante di Governo cosa c'era scritto per tutti coloro che si sono recati al Pigneto e alle altre manifestazioni del 25 Aprile: sto andando a cantare ? Perché non capisco quale può essere l'autorizzazione per potersi spostare rispetto invece ai quaranta ristoratori; così come gli assembramenti che abbiamo visto a Genova e continuiamo a vedere. Questo per dire che c'è bisogno di fermarsi un attimo rispetto a questa normativa, resettare, abbassare le sanzioni, come è stato detto in precedenza, ma anche togliere di mezzo questo inutile strumento di Polizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI(M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, vorrei porre un problema di interpretazione. L'emendamento di cui stiamo parlando, che cerca di limitare l'obbligo dell'autocertificazione, parla di una imposizione, la disciplina per la quale è obbligatorio autocertificare come un nostro dovere. Ma se andiamo a vedere come è nato il tema di cui parliamo, cioè la disciplina del 4 gennaio 1968, le norme di documentazione sostitutiva, essa è interpretata come un diritto, una opzione, non un dovere. Se vogliamo autocertificare lo facciamo perché riteniamo giusto farlo tant'è che in questo tema è detto che l'autocertificazione viene fatta sotto la propria responsabilità. Che senso ha dunque un documento pleonastico, insensato, impositivo, per dichiarare quanto posso dichiarare solo per la mia responsabilità e chi mi deve smentire? Inseguendomi, facendo controlli per vedere se faccio un bagno? Allora l'autocertificazione è contro i principi di legge: deve essere un diritto e non un dovere. Come la si interpreta qua nel giusto emendamento si cerca di eliminarla perché è insensata. Lo spostamento è consentito perché uno ritiene che quello spostamento corrisponda a sua necessità: non deve dichiararlo a nessuno; nessuno deve obbligarlo. Questo credo che sia il punto cruciale e oltretutto oggi che, ripeto, non c'è un solo contagio in tutta Roma, andare avanti con la grottesca presunzione di situazioni di emergenza gravissima, straordinarie esigenze, è contro la realtà dei giorni. Cerchiamo di corrispondere ai tempi reali, di aiutare le persone, non di vessarle multandole e obbligandole a fare cose insensate. Ecco perché credo di dover risalire alla verità dell'autocertificazione come un diritto e non un dovere o l'imposizione che le milizie di Stato ci vogliono imporre.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO(M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Voglio solo dare il contributo di una esperienza che mi è accaduta oggi a Fiumicino: non voglio far polemica.
Un signore salito con me all'aeroporto Marco Polo di Venezia, ha compilato come tutti il modulo di autocertificazione, è sceso, gli hanno fatto compilare un altro modulo assolutamente inutile. C'è stata una scena di nervosismo a cui anche una collega che era con me ha partecipato, abbiamo assistito, davvero inutile. È la dimostrazione che questi moduli non solo non servono a nulla, ma servono a far perdere tempo a tante persone, a impegnare del personale di pubblica sicurezza non si capisce perché. Credo che abbia ragione l'onorevole Sgarbi, ma voglio fermarmi su un lato di buon senso: facciamo in modo che queste cose non accadano; togliamo queste autocertificazioni, che sono vessatorie nei confronti dei cittadini, sono percepite come inutili e, soprattutto, sottraggono energie alle persone che devono occuparsi di cose ben più importanti che verificare i piccoli spostamenti che ciascuno di noi può fare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rixi. Ne ha facoltà.
EDOARDO RIXI(LEGA). Grazie, Presidente. Solo per ribadire che più volte sento da parte del Governo la voglia di sburocratizzare il Paese e poi andiamo a creare una follia burocratica come l'autocertificazione, impegnando migliaia di agenti delle forze dell'ordine che dovrebbero presidiare il territorio, magari tornare a contrastare lo spaccio di droga nei quartieri delle città; li teniamo ad andare a controllare dei padri di famiglia che portano a spasso i figli, che devono autocertificare ogni loro spostamento. Allora, in un Paese dove veniva citato prima che si liberano i boss mafiosi, e non so se anche a loro chiederete le autocertificazioni, è evidente che è insensato pensare che in questo Paese si possa andare avanti con una libertà controllata in maniera burocratica. Torno a dire: andate a vedere cosa sta succedendo nei quartieri popolari delle città che sono stati abbandonati dalle forze di Polizia perché impegnate a fare delle altre cose. Noi stiamo lasciando la sicurezza dei cittadini per andare a controllare i cittadini e fare delle certificazioni oggi ma, visto che si sta riaprendo la “fase 2”, abbiamo detto che, superato questo momento, si dovevano superare le autocertificazioni. Mi sembra che la voglia di autoritarismo in questo Paese stia prendendo un po' troppo piede, quindi almeno togliere un documento, assolutamente insensato in questo momento, che porta solo all'impossibilità delle forze dell'ordine di far fronte a una mole enorme di documenti, che vanno poi tenuti e archiviati - quindi vorrei capire poi come viene gestita questa situazione -, mi sembra una complicanza burocratica che non ha senso.
Quindi, liberiamo le energie e lasciamo la gente libera; soprattutto sono preoccupato perché il giorno che apriremo le frontiere rischiamo che tre quarti delle imprese italiane vadano oltre Alpi e oltre oceano perché non si fidano più di un Paese dove, da un giorno all'altro, ti cambiano le prescrizioni sanitarie, ti cambiano la vita e la tua libertà .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento ci pare assolutamente di buon senso, soprattutto tenendo in considerazione che si chiedono autocertificazioni per tutto, ma invece non si chiedono, per esempio, per quei casi in cui sarebbe assai opportuno e giusto farlo. Qui stanno arrivando i moduli, i documenti tecnici su ipotesi di rimodulazione delle misure nei settori della ristorazione e delle piscine. Una proposta che avevamo avanzato è che per lo meno si consentisse ai partecipanti allo stesso gruppo familiare, a chi convive sotto lo stesso tetto di accedere a ristorazione e bar, producendo sì, in quel caso, un'autocertificazione che consentisse di mangiare tutti allo stesso tavolo. Quando si deve intervenire, nei protocolli INAIL non c'è niente, mentre giustamente, come sostenuto da chi mi precedeva, soltanto per andare per strada bisogna essere muniti di un'autocertificazione. Un po' assurdo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI(FI). In questi mesi tutti ci siamo cimentati, indipendentemente dal colore politico, nella battaglia contro il virus, ma anche abbiamo avuto spesso un senso di frustrazione e di debolezza rispetto a quella burocrazia che ostacola il nostro lavoro e che rende qualche volta nulle o comunque molto deboli le risposte della politica. In quest'Aula ho sentito tantissimi colleghi voler inaugurare una stagione di semplificazione, una stagione nella quale la burocrazia non deve farla da padrone.
Ebbene, questo emendamento, che la collega Matilde Siracusano ha illustrato, rappresenta un banco di prova, una scelta di campo tra chi alla prova dei fatti vuole veramente abolire la burocrazia inutile e chi invece, a parole, declina dei termini che poi, nei fatti, vengono completamente disattesi. Allora, faccio un appello, perché i cittadini sono stanchi di essere reclusi, sono stanchi di essere conculcati nelle loro libertà e nei loro diritti costituzionali da una burocrazia assurda, e fare un'autocertificazione nella quale diciamo che ogni cittadino conosce tutti i decreti, tutti i DPCM, tutte le deliberazioni del Governo rappresenta un falso , perché nessun cittadino, nemmeno noi, sappiamo quanti provvedimenti sono stati presi. Quindi, invito anche i colleghi della maggioranza a prendere seriamente in considerazione questo emendamento. Credo che faremmo un grande favore al Paese, a tutto il Paese, che non ne può più di burocrazia e di autocertificazioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tonelli. Ne ha facoltà.
GIANNI TONELLI(LEGA). Grazie, Presidente. Mi compiaccio molto con l'onorevole Sgarbi, che aveva utilizzato delle parole in passato molto dure verso la categoria da cui provengo, quella delle forze di Polizia, perché ha compreso perfettamente che la responsabilità non sta in capo ai singoli operatori, ma sta in capo al Governo, che ha imposto una serie di regole che sono qualcosa di irragionevole. Una norma, per essere rispettata, deve essere riconosciuta come ragionevole dalla comunità; ma non è certamente ragionevole non poter andare a raccogliere funghi in mezzo a un bosco perché, altrimenti, magari, si contagiano le lumache. La cosa che mi preme per il futuro sottolineare è questa: il compito che ci è stato affidato è stato un compito indegno, quasi contro la comunità del Paese; uno strumento di limitazione delle libertà fondamentali dei cittadini.
Mi voglio solo augurare che “nella fase 2” il Governo tenga bene a mente questo: l'operazione che serve da parte dello Stato non è un'opera di gendarmeria nell'apertura delle attività imprenditoriali, ma un'opera di assistenza e di ausilio.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIANNI TONELLI(LEGA). Il cittadino, l'imprenditore deve vedere lo Stato come una sua emanazione, come un qualcosa che lo sostiene, non come un nemico. Questa è una cosa importante perché dovrà essere lasciata ai miei colleghi, e questa sarebbe la seconda operazione indegna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Locatelli dal suo scranno. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA LOCATELLI(LEGA). Grazie, Presidente. Mi scusi, ero distratta, siamo già sul mio emendamento?
PRESIDENTE. Lei ha chiesto la parola sull'emendamento 4.56?
ALESSANDRA LOCATELLI(LEGA). No.
PRESIDENTE. Allora no. Ha chiesto la parola sul suo successivo emendamento, immagino. Bene, ci ritorneremo dopo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.56 Gelmini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.55 Baldelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). L'emendamento prevede di versare al Fondo sanitario nazionale i proventi, chiamiamoli così, di queste sanzioni. Ora, nell'attesa di capire qual è la posizione del Governo e della maggioranza e, nel caso in cui ci sarà una posizione, mi auguro, favorevole - ma nel caso in cui ci dovesse essere una posizione negativa agli emendamenti accantonati, io spero di avere anche una spiegazione del perché di questa posizione negativa - credo che questa possa essere considerata una posizione di grande buonsenso, cioè destinare a un fine condiviso sanzioni che, per forza di cose, sono state messe in campo con l'attività normativa che conosciamo e che siamo chiamati, con una norma di rango primario in questa sede, a discutere. Non mi metto qui a fare sottolineature sulle multe ai commercianti che manifestano e tante altre cose. Mi permetto solo di dire che non dobbiamo innescare la corsa alla cassa con queste sanzioni. Primo, perché adesso siamo in una fase in cui probabilmente sarà più preciso il momento in cui dovrà essere svolto il controllo e non generico e non un controllo di massa e non a tappeto; non ci saranno più, si presume, i blocchi stradali in una fase in cui tante attività riapriranno, ma si controlleranno gli esercizi; secondo, perché l'obiettivo di questi controlli non deve essere la cassa, ma deve essere lo svolgimento delle attività, l'apertura degli esercizi, in sicurezza per i cittadini. Allora, se questa è la logica, allora forse la finalità della destinazione a questo fondo dei proventi di queste sanzioni diciamo completa il cerchio del buon senso. Anche qui sarebbe interessante avere una motivazione del parere contrario, ma mi rendo conto che non tutto probabilmente è comodo da motivare. Mi permetto di rilevare che, nella fase di alcune amministrazioni hanno messo il trasporto privato nelle condizioni di potersi muovere più liberamente anche per decongestionare il trasporto pubblico, ad esempio liberalizzando i parcheggi nelle strisce blu a pagamento e non mettendole più a pagamento, facendo usare le preferenziali, sospendendo le ZTL: anche queste sarebbero norme di grande buonsenso che, nel primo decreto utile, quando mai probabilmente ce lo presenterete, proveremo a proporre; crediamo che tutto questo debba essere configurato in una visione d'insieme che protegga la sicurezza dei cittadini ma che li protegga anche dall'accanimento diciamo sanzionatorio di determinate amministrazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO(FI). Grazie Presidente, non me ne voglia il valoroso collega Baldelli, ma, dopo la tassa di scopo, proviamo a costruire anche la multa di scopo. Credo che non sia questa la strada attraverso la quale bisogna sollecitare a comportamenti corretti il cittadino, piuttosto bisogna consentire e garantire che le multe vadano esattamente all'ente che le ha elevate. Cioè, non è che bisogna avere grandi fantasie: oggi, nel caso dei comuni, per esempio, i vigili urbani non elevano più contravvenzioni per tutto ciò che è ordinario, per ovvie ragioni, perché sono destinati a questa attività prevalentemente, quindi non vi è un'entrata per l'ordinario e in più vi è un costo per questo: una sorta di danno emergente e il lucro cessante.
Prevedere poi che queste misure vadano al Servizio sanitario nazionale mi pare assolutamente ultroneo. Al Servizio sanitario nazionale dobbiamo garantire le risorse necessarie per far sì che si risponda a quella domanda di salute che è emergente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.55 Baldelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.03 Locatelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA LOCATELLI(LEGA). Grazie Presidente, ci tengo ad intervenire su questo emendamento perché lo stiamo presentando dal primo “Cura Italia” al Senato, in Commissione, poi ancora di nuovo qui alla Camera, in Commissione, in Aula.
ALESSANDRA LOCATELLI(LEGA). Questo è un emendamento di buon senso che riguarda le strutture residenziali di ogni ordine e grado, quindi quelle che ospitano gli anziani, i disabili, le persone fragili. Chiediamo semplicemente che vengano adottate delle linee guida quando viene proclamata l'emergenza anche per queste strutture, che vengano distribuiti i presidi di tutela personale a tutto il personale dipendente di queste strutture, eventualmente anche tutte le garanzie di tutela per gli ospiti, quindi i disinfettanti e quello che serve per garantire la tutela della salute dei cittadini che sono all'interno di queste strutture e che mi pare che siano stati fortemente dimenticati a partire dall'inizio di questa emergenza, che ha visto un Governo completamente disinteressato a tutto, che ci ha messo due mesi per capire che cosa stava succedendo in Italia Ancora ad oggi, se mi guardo intorno, io vedo un immobilismo enorme che, purtroppo, non consente ancora di ragionare, perché guardate questo non è un emendamento inammissibile; probabilmente è impensabile nella testa di questo Governo che ha deciso di occuparsi di tutto e di niente, che scarica sulle spalle delle regioni, degli enti locali, delle strutture, dei cittadini, che avoca a sé delle responsabilità che, in realtà, non è in grado di mantenere e quindi al quale io chiedo di venire incontro, di usare il buon senso, di leggerlo: si chiede di dare delle linee guida a queste strutture. Qualcuno mi dice che sono state emesse dal professor Urbani, che ringraziamo, quando, a metà marzo, al 25 di marzo, manda una circolare con scritto: dovete dotarli dei presidi di protezione, dovete fare in modo di aggiornare il personale, dovete aumentare il numero del personale; un sacco di robe scritte che i nostri territori e le nostre strutture, da sole, non possono ovviamente portare avanti. Ed è per questo che credo esista un Governo che dichiara lo stato di emergenza: per essere al fianco di chi ha bisogno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.
ELENA CARNEVALI(PD). Grazie Presidente. Abbiamo discusso a lungo di questo emendamento della collega Locatelli; abbiamo anche condiviso l'esigenza di avere delle linee guida, linee guida che consentirebbero di avere su tutto il territorio nazionale le modalità con le quali riaprire le strutture semiresidenziali in particolare, adottare le modalità per cui prevedere protocolli specifici, anche quelli di igiene. Però, se nel merito questo emendamento è condivisibile, è chiaro che questa non è la sede, non lo è in questo decreto dove mettiamo delle norme di rango primario, ma credo, davvero mi auguro, che vi possa essere come dire l'attenzione nel prossimo decreto.
Non va bene che invece uno strumento di questo genere venga utilizzato per fare non solo propaganda politica, ma anche per dire delle emerite sciocchezze, perché allora bisogna anche dire parole di verità, bisogna dire che abbiamo dovuto aspettare un Governo nazionale per fare in modo che le case di riposo fossero chiuse alla visita dei parenti. Abbiamo dovuto aspettare addirittura delle linee guida, abbiamo dovuto aspettare che nel decreto ci fosse la richiesta, anzi, ci fosse l'esigenza di sospendere anche i servizi residenziali, semiresidenziali … è inutile che la collega si scaldi…, che, come la collega sa bene, perché, peraltro potrei mettere a disposizione molte delle interlocuzioni che abbiamo avuto, sono competenza anche delle regioni. Guardiamo all'obiettivo che vogliamo raggiungere: forse, tra aprire tutto, ritorniamo, siamo tutti legati, forse, molto probabilmente, un segnale di attenzione in particolare - cosa che abbiamo fatto insieme alla collega Bellucci - quindi, aprire alla disponibilità anche per le persone con disabilità che faticano e per le famiglie che faticano a reggere la condizione di isolamento, questo Governo e questo Parlamento non sono stati assolutamente sordi. Abbiamo messo in campo, anche con i precedenti decreti, una serie di misure per consentire di avvicinarsi e fare in modo che le persone con disabilità possano avere meccanismi di protezione da un lato e, dall'altro, garantire anche una qualità di vita. Certo, non tutto è andato come si doveva, ma vale per il Governo come vale per le regioni. E, allora, invece di usare questo per fare polemica, credo che, invece, sia giusto fare in modo che alle persone con disabilità e alle loro famiglie siano garantiti quei servizi e, soprattutto, quella continuità di cura, di assistenza e di servizi educativi che credo sia nell'interesse di tutti, senza mettere le bandierine di alcune forze politiche .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata D'Arrando. Ne ha facoltà.
CELESTE D'ARRANDO(M5S). Grazie, Presidente. Semplicemente per specificare quanto ha già anticipato la collega Locatelli. Sono state emanate delle linee guida rispetto alla gestione dell'emergenza a livello territoriale e, come ricordava anche la collega Carnevali, non esiste solo quello che possono fare il Governo e il Parlamento, né prendere a carico la situazione delle strutture RSA, che veramente hanno vissuto un momento delicato e faticoso, sia per gli operatori che ci lavorano, sia per le persone che vivono in quei luoghi e che rischiano maggiormente di essere contagiate.
CELESTE D'ARRANDO(M5S). C'è però anche un'autonomia regionale e, sicuramente, anche le regioni possono coadiuvare l'azione governativa e del Parlamento, affinché quello che è accaduto nelle RSA piemontesi, lombarde e non solo non ricapiti più, perché questo non è un interesse solo di una forza politica o del Governo o del Parlamento, ma di tutti i cittadini, perché sono cittadini italiani come tutti gli altri .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(FI). Grazie, signor Presidente. Credo che su un tema così importante sia improprio, altamente inopportuno utilizzare la frase “piantare delle bandierine”: stiamo parlando di strutture per le quali forse, per anni, ci si è dimenticati dell'esistenza, stiamo parlando di persone con fragilità importanti. E credo sia anche inopportuno oggi scaricare questo peso nei confronti delle regioni dopo esserci resi conto che ci sono problemi enormi, a partire, ad esempio, dal personale, da personale non sufficiente. Ma questa norma a chi la possiamo ascrivere? Alle regioni oppure a un Governo che deve essere attento a chi è fragile e a chi è in difficoltà? E, poi, perché non ricordarci in questo momento, in quest'Aula, delle comunità alloggio per i nostri ragazzi disabili? Forse è un tema che ha poco interesse, invece è assolutamente fondamentale: le RSA, le case di riposo, le strutture sono degli elementi che debbono essere assolutamente rivisti e, se oggi noi riusciamo a fare qualcosa di buono, dobbiamo esserne orgogliosi e dobbiamo viverlo non come un “piantare una bandierina” perché questo emendamento arriva da una forza politica avversa, ma perché abbiamo dato un grande segnale, un segnale di civiltà nei confronti di chi è debole e fragile .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.
SILVANA ANDREINA COMAROLI(LEGA). Grazie, Presidente. Per rispondere alla collega del PD, io sono presidente di una casa di riposo e sono presidente di una casa di riposo in provincia di Cremona, che è una delle province che sono state maggiormente martoriate. Ebbene, cara collega, le case di riposo della mia provincia, e anche la mia, hanno chiuso il 24 febbraio e mi sembra che, in quel periodo, il suo segretario Zingaretti, invece, professava l'idea che non c'era bisogno, addirittura andando a fare un aperitivo sui Navigli a Milano Quindi, non venga a dare lezioni, quando non sa di quello che parla “Vergogna!”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Signora Presidente, quanto è accaduto nelle residenze per anziani comunque denominate non può essere liquidato solo oggi dicendo, come mi è parso di sentire dai banchi del PD, che c'è una responsabilità generale. No, in realtà, a questo siete arrivati oggi perché, dopo aver tentato il colpo in Lombardia, vi siete accorti di cosa è successo nelle RSA dell'Emilia-Romagna, questo è il discorso . E vi dirò di più: purtroppo, in molti casi, medici e operatori di quelle RSA sono stati impotenti ad affrontare il tema, perché nessuno li ha preavvertiti della pericolosità del virus. Abbiamo avuto delle RSA dove abbiamo avuto il 70 per cento di mortalità e questa è una responsabilità che io penso non si possa liquidare con poche parole di commiato nei confronti di quelle persone, solo perché erano anziane e, quindi, alla fine, e va bene, erano anziane . No, io penso, invece, che si debba fare tesoro di quell'esperienza, in primo luogo, perché il Governo capisca che quando c'è un'emergenza prima, in primo luogo, si pensa ai più fragili e, poi, a coloro i quali da soli riescono a provvedere . Questo è il tema. Avete tentato il colpo gobbo, perché qualcuno festeggiava perché una procura della Repubblica ha aperto un'indagine, poi non avevano, magari, neanche chiaro che l'ha aperta su una casa di riposo che era in capo al comune di Milano . Ma non è così che si fa nei momenti di emergenza e nei momenti di dramma. Avete tentato di buttarla in politica e vi è andata male, questo è il problema.
Allora, oggi, approvare questo emendamento avrebbe significato, finalmente, dire che chiudevamo una pagina di responsabilità, che non sono in primo luogo delle regioni, ma, in primo luogo, del Governo, ma, comunque, che si voleva fare qualcosa per il futuro. E, invece, ci si nasconde dietro al fatto che questo sarebbe un emendamento ordinamentale: ma tutto questo decreto-legge è ordinamentale; se non fosse così, come potrebbe il DPCM che abbiamo prima discusso darvi attuazione, visto che il DPCM è un atto amministrativo e non è un atto legislativo ? Allora, non prendiamoci in giro: è una scelta politica bocciare questo emendamento che, invece, Fratelli d'Italia appoggia convintamente, perché è dalla parte degli ultimi .
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, voleva intervenire? No. Onorevole Rixi? Rinuncia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.03 Locatelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.05 Patelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.055 Locatelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA LOCATELLI(LEGA). Grazie, Presidente. Sempre nel tentativo di aiutare la maggioranza a fare chiarezza nella strutturazione delle politiche, che nel momento di emergenza tardano ad arrivare e tardano a dare risposte, la Lega ha predisposto un emendamento che guarda alle riaperture veramente e parte da chi? Parte dai ragazzi, dai bambini, dai nostri ragazzi e dai bambini che sono a casa, con le famiglie che devono tornare al lavoro e non sanno dove lasciare questi bambini. Io mi auguro, peraltro, che il “decreto Scuola” prima o poi veda la luce, perché so che i pareri tardano ancora ad arrivare e chissà mai se da ora a settembre i nostri ragazzi, compresi i più fragili, riusciranno ad avere delle risposte, tenendo conto che sono a casa in molti isolati completamente e senza avere avuto risposte concrete dalle linee guida e dalle operazioni di questo Governo, che, con questa frammentazione di non è ancora riuscito a dirci esattamente in che modo sia possibile riaprire le varie attività.
Allora, lo facciamo noi. Abbiamo elencato una serie di possibilità, a partire dalle sanificazioni, dalle linee guida e da un fondo che dev'essere messo a disposizione degli enti locali, perché non è che si può solo rimborsare magari con un fondo a perdere - e non sappiamo ancora cosa ci aspetta davvero dal “decreto Rilancio” -, però noi proponiamo un fondo che arrivi direttamente agli enti locali che, in collaborazione con oratori, associazioni ed enti, possano riaprire in sicurezza i centri estivi, che possono essere veramente una prima fase di riapertura per i ragazzi, perché è importante che possano riprendere a stare insieme prima della scuola, perché non sappiamo ancora quando per questa si vedrà la luce, ma soprattutto in sicurezza e con un appoggio concreto alle famiglie.
Questo è un emendamento di buonsenso su cui io ancora spero che ci si possa ragionare e sono sicura che i colleghi che sono in Commissione con me magari ci hanno pensato e ci hanno riflettuto. Però, dall'altra parte vedo un Governo che è più preso a dare il contentino a questi importanti esperti che fanno parte dei comitati e che, in realtà, non hanno ancora dato una visione globale delle riaperture possibili e delle misure da intraprendere e, quindi, siamo qui ancor ad aspettare, a metà maggio, che cosa devono fare gli italiani e che cosa succederà ai nostri figli e ai bambini. Io mi auguro che ci sia una presa di coscienza e continueremo a ripresentare anche questo emendamento, così come quello delle linee guida sulle RSA e sulle residenze, perché ritengo fermamente che sia un diritto di tutti questi cittadini e degli operatori ricevere un sostegno concreto da parte del Governo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.055 Locatelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.056 Locatelli, con il parere favorevole della Commissione e del Governo
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Considerata la necessità di dar luogo al ricambio dell'aria, secondo le indicazioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 22.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Benvenuto, Claudio Borghi, Brescia, Colucci, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gregorio Fontana, Frusone, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Grande, Iovino, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Molinari, Parolo, Ruocco, Saltamartini, Tasso e Tomasi sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, si è concluso l'esame delle proposte emendative presentate, ad eccezione degli emendamenti Baldelli 4.53 e 4.54, precedentemente accantonati. Ha chiesto di parlare la relatrice, onorevole Lorefice. Ne ha facoltà.
MARIALUCIA LOREFICE, . Presidente, ci servono, per favore, quindici minuti di sospensione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Presidente, credo che sia opportuno da parte della relatrice, se chiede dieci minuti di sospensione, almeno motivarne le ragioni, se è per un approfondimento, se è per un bisogno. Non lo sappiamo, quindi vorremmo capirlo e poi eventualmente esprimerci.
PRESIDENTE. Sì, credo che la sua richiesta sia opportuna. Prego, onorevole.
MARIALUCIA LOREFICE, . Presidente, solo perché ci sono ancora delle interlocuzioni in corso in merito ai due emendamenti che sono stati accantonati. Sapete benissimo che ci sono due emendamenti che sono stati accantonati e stiamo cercando di sciogliere un nodo, quindi abbiamo per questo chiesto 15 minuti, il tempo che ci serve per poter trovare una soluzione.
PRESIDENTE. Sta bene. Allora se non ci sono obiezioni, sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 22,20. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Avverto che, fuori dalla seduta, l'emendamento Baldelli 4.54 è stato ritirato dal presentatore. Chiedo alla relatrice e al rappresentante del Governo di esprimere il parere sull'emendamento Baldelli 4.53.
MARIALUCIA LOREFICE, Presidente, sull'emendamento 4.53, a prima firma Baldelli, c'è un parere favorevole. Ne approfitto per ringraziare il collega Baldelli per aver portato all'attenzione del Parlamento questo importante argomento riguardante le sanzioni, e ringrazio anche i gruppi parlamentari proprio per essere riusciti a convergere su un emendamento che senz'altro è di buonsenso . Ne approfitto anche per fare una precisazione, dato che sono state appunto oggetto di domande, richieste, le sanzioni amministrative che sono state fatte prima dell'entrata in vigore del decreto in questione. Se andate a riprendere il comma 8 del dell'articolo 4, vedrete che qui viene specificato che le sanzioni amministrative per violazioni commesse prima dell'entrata in vigore del presente decreto, in questo caso, sono applicate nella misura minima ridotta alla metà. Siccome la misura minima è pari a 400 euro, quindi questa verrà applicata della metà: 200 euro. Spero di essere stata chiara anche su quest'aspetto, sul quale avevamo discusso informalmente, e ringrazio ancora tutti per il lavoro che è stato fatto.
SANDRA ZAMPA,. Il Governo si rimette all'Aula, signora Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Presidente, la faccio breve. Io voglio ringraziare la relatrice, il Governo, che si rimette all'Aula, i gruppi che hanno voluto sostenere questo emendamento, il collega Giachetti, per averne chiesto l'accantonamento. Credo che una norma che viene unanimemente riconosciuta come una norma di buonsenso sia un valore aggiunto, perché rende più esigibile la sanzione e riduce la discrezionalità di chi la commina. Per cui, credo che, anche dal punto di vista di chi deve poi recuperare i soldi delle sanzioni comminate, questo sia un elemento, dal punto di vista proprio concreto, molto vantaggioso, e tra l'altro riduce l'elemento vessatorio nei confronti dei cittadini.
È importante rispettare le regole, ma crediamo che queste regole debbano essere il più possibile chiare, definite, con un margine ridotto di discrezionalità, e soprattutto applicabili. Presidente, in coerenza con la riduzione del tetto massimo della sanzione da 3 mila a 1000 euro, a questo punto ho ritenuto anche, consequenzialmente, di ritirare il secondo emendamento, che prevedeva la soppressione della maggiorazione di un terzo, perché un conto è un terzo di 3 mila euro e un conto è un terzo di 1000 euro. Quindi credo che aver socializzato questa preoccupazione e aver ottenuto la condivisione di tutte le forze politiche sia stato un esempio dello spirito con cui si è affrontata una certa discussione, anche della parlamentarizzazione dei cosiddetti DPCM. In questo caso il Parlamento ha dimostrato di poter esprimere liberamente la propria volontà anche nel merito di questo genere di sanzioni. Io credo che sia una bella pagina, per cui ringrazio i colleghi di opposizione, che ci hanno aiutato a sostenere questa iniziativa, e i colleghi di maggioranza, che hanno prestato attenzione, orecchio e buon senso allo spirito che ne era alla base. Grazie mille.
PRESIDENTE. Ho iscritti a parlare l'onorevole Trancassini e l'onorevole Giachetti, ma darei prima la parola al Governo, che chiede di intervenire per una precisazione. Prego, sottosegretaria Zampa.
SANDRA ZAMPA,. Signora Presidente, mi scuso: il parere del Governo è conforme .
PRESIDENTE. Quindi, il parere è conforme a quello espresso dal relatore. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.
PAOLO TRANCASSINI(FDI). Presidente, per sottolineare che questa io mi auguro che non sia soltanto, come diceva l'onorevole Baldelli, una bella pagina, io mi auguro che sia la prima pagina di una nuova storia, di una condivisione, di una condivisione preventiva e non successiva con i venti minuti di che sono stati necessari per arrivare a questo parere che, tutto sommato, diciamo non era niente di complicato. Questa è la strada per condividere un'emergenza; questa è la strada per condividere la ricostruzione ma questa deve essere anche la strada per trovare una soluzione politica per tutte le sanzioni che sono state fatte e che non andavano fatte. Mi auguro - faccio appello alla maggioranza, al Partito Democratico e al MoVimento 5 Stelle - che sia trovata una soluzione per le sanzioni che gridano vendetta elevate nei confronti dei quaranta ristoratori di Milano che sono stati sanzionati solo per aver detto quanto oggi dicono i ristoratori di tutta Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV). Presidente, io non so se questa è una bella pagina, penso che sia sicuramente un fatto positivo e nella fattispecie penso che dobbiamo ringraziare la relatrice e i gruppi che si sono adoperati per raccogliere un ragionamento di buonsenso. Probabilmente il nostro Paese ha bisogno di pagine più concrete nelle quali si riesce a trovare una sintonia e una concordia perché solo in questo modo usciremo fuori da questa situazione; però ribadisco che il ringraziamento, in particolare nel lavoro parlamentare, è al lavoro della relatrice che sicuramente ci ha messo del suo perché si potesse arrivare a questa situazione
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.53 Baldelli, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati . Avverto che sono in distribuzione l'ulteriore nuova versione dell'ordine del giorno n. 9/2447-A/15 Varchi; la nuova versione dell'ordine del giorno n. 9/2447-A/40 Luca De Carlo; la versione corretta degli ordini del giorno n. 9/2447-A/48 Meloni e n. 9/2447-A/103 Scanu. Avverto inoltre che l'ordine del giorno n. 9/2447-A/53 Gelmini è stato ritirato dalla presentatrice.
L'onorevole Bignami, non avendo sottoscritto alcun ordine del giorno, non può intervenire per illustrarli. L'onorevole Trancassini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
PAOLO TRANCASSINI(FDI). Con questo ordine del giorno il sottoscritto e Fratelli d'Italia richiamano l'attenzione della maggioranza e del Governo sul trasporto pubblico cioè su quanto succederà, e sta già succedendo, nel momento in cui ripartiranno le nostre attività, ripartiranno gli uffici; quando appunto ripartirà tutto il sistema Italia è necessario, è opportuno che ci sia particolare attenzione al mondo del servizio pubblico. Quindi, con il mio ordine del giorno, richiamiamo il Governo a potenziare il servizio pubblico, a fare attenzione al distanziamento, a curarsi soprattutto della problematica legata ai conducenti e a tutto l'apparato che gira intorno al servizio pubblico, ma anche agli utenti. Vede l'ordine del giorno in esame, Presidente, può sembrare - lo dico alla rappresentante del Governo - anche banale richiamando l'attenzione sul servizio pubblico: io sono convinto che lo avete già fatto, sono convinto che ci sia la massima attenzione al mondo della metropolitana, degli autobus delle grandi città, delle piccole città, eccetera. Però, vede, quando poi leggo le disposizioni dell'INAIL che dicono che nell'ambito della ristorazione la gente deve stare a quattro metri, se penso che su un autobus salgono le persone che devono stare a quattro metri, vuol dire che su un autobus ce ne saliranno soltanto tre. E allora, se noi diamo questi coefficienti, vuol dire che il servizio pubblico, per avere la garanzia che voi dite che dobbiamo avere all'interno di tutte le nostre attività, dovrà essere potenziato all'infinito. Allora, o noi sceglieremo una strada di buonsenso, di convivenza, comunque di sguardo al futuro con una attenzione differente rispetto a quella che abbiamo oggi, oppure nell'ambito del servizio pubblico, se vogliamo salvaguardare per davvero la salute di tutti i cittadini e di coloro che prestano questo servizio, dovremmo mettere in campo quella famosa forza di fuoco di cui il Presidente del Consiglio ci parlò in prima serata ma che poi rimase lettera morta. Infatti, Presidente, anche questo diciamocelo, in Commissione Bilancio venti minuti fa è venuto fuori che la famosa potenza di fuoco, i 400 miliardi spacciati in prima serata, erano privi della copertura economica. Quindi, se pensate di risollevare e di attenzionare il mondo del servizio pubblico con la stessa superficialità che il Presidente Conte ha riservato all'aiuto alle imprese in quel 6 aprile, noi non siamo certamente sereni e tranquilli. Ma glielo dico anche perché in questi ultimi mesi, in questi ultimi giorni quando era evidente la preoccupazione per il Coronavirus, noi, in provincia di Rieti, abbiamo assistito ad una contrazione delle linee del Cotral e questo ci stava, ma, in realtà, avete tolto tutti i mezzi a due piani, avete messo quelli a un piano e sono salite dalle 40 alle 50 persone ed è accaduto il 14 marzo, il 15 marzo, il 16 marzo, il 17 marzo e questo non si fa quando tutta la gente è chiusa a casa perché su quegli autobus, signor sottosegretario, quasi sempre c'è la povera gente, quasi sempre ci sono le persone che si guadagnano da mangiare e che non hanno e non possono prendere la macchina e fanno i pendolari fra Roma e Rieti. Per questo abbiamo pensato a questo ordine del giorno e vi richiamiamo alla massima attenzione per i servizi pubblici nelle grandi città, ma anche nelle piccole realtà pensando bene alla salute dei cittadini tutti e mettendo in piedi e mettendo in campo magari e per davvero quella forza di fuoco che quel 6 aprile Casalino consigliò a Conte di dire e che noi ancora non abbiamo visto.
PRESIDENTE. L'onorevole Varchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
MARIA CAROLINA VARCHI(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo su questo ordine del giorno che riguarda un comparto fondamentale dell'economia italiana eppure così trascurato in questa fase emergenziale. Parlo di un comparto convenzionalmente inteso come comparto divertimento quindi i cinema, i teatri, le sale da concerto, da ballo, discoteche, sale giochi, sale scommesse, centri culturali e tutto quello che convenzionalmente si identifica con luogo di aggregazione.
Questi luoghi di aggregazione, grazie anche all'enorme sviluppo che ha avuto il settore degli eventi privati, danno lavoro a tantissime figure professionali e artigianali che via via in Italia si sono sviluppate negli anni e altre, molto risalenti nel tempo, più tradizionali, che si sono consolidate e godono del massimo rispetto da parte di tutti. Eppure queste figure, questi imprenditori, questi professionisti non hanno avuto nessun riscontro in questi mesi. Noi oggi discutiamo di un provvedimento da convertire a distanza di mesi dall'inizio di questa emergenza, eppure non riusciamo ancora a guardare al futuro, non riusciamo ancora a dare risposte a questi imprenditori che hanno la necessità di fare programmazione, perché molti di questi eventi si programmano e si prenotano soprattutto con mesi, se non addirittura anni, di anticipo. Penso, ad esempio, alle sale affittate per i matrimoni e a tutto l'indotto economico che gira attorno a questo.
Eppure nei confronti di tutto questo settore non viene spesa una parola, anzi sì, una viene spesa: chiusura. La chiusura senza futuro per molti di loro significa una pesante ipoteca sul prosieguo della propria attività; un'attività per la quale magari hanno fatto investimenti con l'aiuto dei familiari, con l'aiuto degli amici che li hanno sostenuti. Credo che tutto questo non sia normale: i dati ci parlano di 50 mila esercizi a rischio fallimento, oltre 300 mila posti di lavoro in pericolo. E allora credo che un Governo che voglia guardare al futuro debba avere la visione completa dei tanti motori che spingono l'economia della nostra nazione.
Questo ordine del giorno - lo sappiamo - non ha valore cogente, non è un atto di legge; però sarebbe bello se questa sera il Governo volesse impegnarsi nei confronti di queste centinaia di migliaia di persone e dare loro una speranza che, dopo questa emergenza, il futuro arriverà pure per loro, per le loro famiglie, per i loro dipendenti, per tutto l'indotto che rappresentano. Abbiamo dato voce agli imprenditori dell'intrattenimento notturno, vessati da una tassa, l'ISI, un'imposta sull'intrattenimento, che pagano soltanto loro. Sarebbe opportuno, visto gli sforzi che faranno sicuramente in questo periodo, perché è ovvio che con il distanziamento sociale i loro locali potranno ospitare molte meno persone, che il Governo valutasse l'idea di sospendere il pagamento di questa imposta, come chiediamo noi.
Abbiamo elencato in questo ordine del giorno le ragioni di questo mondo. È un mondo affollato di imprenditori e lavoratori che non hanno nulla in meno dei tantissimi imprenditori e lavoratori che cerchiamo di tutelare con questi provvedimenti; proprio perché non hanno nulla in meno rispetto agli altri, perché pagano le tasse come tutti gli altri, perché pagano gli stipendi dei loro lavoratori come tutti gli altri, sarebbe il caso che questo Governo prendesse in considerazione la loro esistenza, sarebbe il caso che questo Governo si impegnasse con un ordine del giorno per dire: sì, c'è stata l'emergenza, finora ci siamo dimenticati di voi, ma vi promettiamo che da ora faremo il possibile per garantirvi di continuare a lavorare. È un mondo che riguarda non solo le generazioni più giovani, ma riguarda un indotto, come ho detto prima, che tocca, o per la partecipazione ad eventi, e quindi per i ricordi legati ai momenti più belli della vita di milioni di italiani, o perché si tratta di imprenditori e lavoratori di questo comparto, milioni di italiani.
MARIA CAROLINA VARCHI(FDI). E allora non trascuriamolo. Chiedo al Governo di valutare l'accoglimento di questo ordine del giorno .
PRESIDENTE. L'onorevole Mollicone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
FEDERICO MOLLICONE(FDI). Grazie, Presidente. Con questo intervento illustro gli ordini del giorno n. 9/2447-A/9 e 9/2447-A/45, che riguardano una filiera che è quella che attiene alla Commissione VII, alla Commissione cultura e sport, per rivendicare con questi ordini del giorno quello che, come Fratelli d'Italia, abbiamo già rivendicato in queste settimane nelle audizioni nei confronti del Ministro Spadafora, nelle audizioni nei confronti del Ministro Franceschini, ovvero che queste filiere, tutto il mondo dello sport, che coinvolge più di 15 milioni di praticanti, tra professionisti e dilettanti, con tutto il mondo e il vivaio anche calcistico dei dilettanti, dei professionisti, tutta l'impiantistica sportiva, tutti i centri natatori, le piscine, le scuole di danza, anche come disciplina sportiva, ancora attendono in grande confusione i tempi, il come e il quando per la riapertura. Su questo Fratelli d'Italia è stata in prima linea per i fondi straordinari, per i 600 euro ai collaboratori sportivi, per la garanzia di Stato all'Istituto del credito sportivo.
Lo stesso dicasi per la filiera culturale. La VII Commissione è l'unica Commissione parlamentare che, a differenza delle altre Commissioni, non ha atteso o passato esclusivamente i decreti del Governo come fossimo uffici amministrativi di questo edificio, ma ha sviluppato delle risoluzioni, ha trovato i testi di sintesi, ha approvato una risoluzione unitaria nella quale gran parte sono gli impegni di Fratelli d'Italia a favore degli artisti, delle compagnie di danza, degli attori, degli organizzatori culturali, degli organizzatori delle mostre, di tutto quel mondo che sviluppa PIL nazionale, che produce da un euro investito tre euro di guadagno e che, di fatto, è ancora oggi fermo e immobile.
Anche con questo ordine del giorno Fratelli d'Italia è in prima fila per difendere quella che dovrebbe essere la ricchezza naturale dell'Italia. Noi siamo italiani, l'Italia è la patria delle arti e dovremmo essere in prima fila a capire che attraverso l'arte, attraverso le città d'arte, attraverso i beni culturali si produce economia con il turismo; eppure ancora oggi siamo soltanto agli annunci. Per cui questi ordini del giorno stanno lì a dimostrare che Fratelli d'Italia nelle Commissioni, nelle audizioni, in Aula, anche a quest'ora, non si stancherà mai di intervenire per trovare nuove sintesi e per sostenere quello che di più bello ha l'Italia, che è la sua bellezza, che è la sua arte, che è la sua capacità di emozionare il mondo. Per cui sosteniamo con questi ordini del giorno, e gli altri che seguiranno, la richiesta al Governo di fare presto. È il tempo di , è il tempo delle decisioni.
PRESIDENTE. L'onorevole Montaruli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Grazie, Presidente. Devo dire che è paradossale parlare oggi degli ordini del giorno quando ancora non sappiamo se questa notte si consumerà la vergogna della sanatoria di immigrati clandestini in Italia . Francamente, siamo tutti attaccati alle agenzie per vedere se ci sarà questo bagno di sangue e questa vergogna marchiata Cinque stelle e PD, oltre che Italia Viva, che con il Ministro Bellanova difende più gli immigrati che le persone che invece ci guardano perché vogliono andare a lavorare. E allora proprio di lavoro voglio parlare con il mio ordine del giorno. Voi avete fatto un susseguirsi di decreti, DPCM, lo abbiamo detto in tutte le salse durante la discussione di questo provvedimento; e avete fatto un'elencazione per codici ATECO certamente non esaustiva, lasciando fuori tante persone, tanti lavoratori che si impegnano tutti i giorni con la propria arte piuttosto che con la propria prestazione d'ingegno a guadagnarsi onestamente il proprio lavoro e ad andare avanti in un'Italia abbastanza disastrata.
In tutto questo, il provvedimento in esame abbiamo già detto che ha limitato quindi in maniera forte tutti i lavoratori che si sono visti limitati in un diritto fondamentale come quello dell'iniziativa economica e della libertà d'impresa. Tra tutte le misure che avete limitato c'è quella anche dei tatuatori. Ecco, è stato veramente strano vedere limitata questa professione: è una professione in cui chi la esercita porta la mascherina come la nostra, anzi migliore della nostra, ogni volta che opera, già applica tutte le misure di igiene anche in una situazione ordinaria, in cui applica tutte le accortezze per evitare ogni tipo di contagio, talvolta anche di malattie che hanno un'incidenza grave almeno quanto quella del COVID-19, penso per esempio all'epatite; questi lavoratori hanno tutte le accortezze, tutti hanno già i protocolli per poter operare anche in una situazione ordinaria con estrema sicurezza. E allora vederli limitati ancora secondo il calendario annunciato nelle tante dirette come dimenticati assolutamente, come coloro che invece probabilmente dovrebbero aprire per ultimi, li lascia assolutamente sconcertati. Su ciò è evidente che bisogna prendere al più presto un provvedimento, perché risulta del tutto equivoco, assolutamente irrazionale e anche contraddittorio con quelle che sono state le linee che in modo assai confuso e a tratti assolutamente contraddittorio ha espresso il Governo; e anche nell'attesa di sapere cosa aprirà e cosa non aprirà, rimane la certezza che loro potendo garantire già adesso in una situazione ordinaria gli standard di sicurezza, non c'è motivo per cui debbano essere messi in coda alle attività di impresa. Tra l'altro devo dire che questa è una professione che solo in parte è catalogata con i codici ATECO, perché gran parte dei professionisti sono appunto liberi professionisti con partita Iva. Allora, noi chiediamo al Governo, visto che è strettamente legato a questo provvedimento - c'è come abbiamo già detto molte volte la volontà di attuare il DPCM, tra cui anche quello che prevedrà il calendario definitivo delle aperture - di considerare al più presto l'apertura, quindi già dal 18 maggio, anche per questa categoria. Forse molti di voi hanno un segno sulla pelle, ecco sarebbe anche carino ogni tanto onorare quello che si porta anche nella vita privata con sé.
PRESIDENTE. Grazie. Colleghi, per cortesia invito tutti voi a indossare le mascherine. Ho visto che l'onorevole Bazzaro per lungo tempo non l'ha indossata. Vi prego di indossarle, è un obbligo e, più generale, chiedo di indossarle correttamente in modo da coprire naso e bocca.
Ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno l'onorevole Galantino.
DAVIDE GALANTINO(FDI). Grazie Presidente, intervengo per illustrare questo mio ordine del giorno … che succede?
PRESIDENTE. Onorevole Mancini, problemi? No? Prego, continui.
DAVIDE GALANTINO(FDI). Dicevo, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/2447-A/4, in quanto il decreto in esame ha previsto la possibilità di sospendere le cerimonie civili e religiose. Quindi siamo di fronte ad una limitazione di fatto dell'ingresso nei luoghi destinati al culto, con la spiacevole conseguenza che molte giovani coppie, che hanno fissato la data delle nozze, sono state costrette a rimandare la fatidica data del matrimonio e rischiano di perdere, o in molti casi hanno già perso, la caparra versata al momento della prenotazione della sala, che generalmente viene richiesta dagli operatori economici del settore.
Non entro nel merito del tema degli organizzatori dei matrimoni, i quali ci hanno anch'essi sollecitato per avere maggiore attenzione sul settore confidando in tutti noi, in tutte le forze politiche in campo e, come ben sappiamo, da un lato abbiamo gli imprenditori, che hanno perso decine, forse centinaia di prenotazioni tra battesimi, anniversari, compleanni, feste in genere e parliamo di settori dove l'indotto occupazionale è molto elevato: un milione di lavoratori a fronte di un business di 40 miliardi di euro l'anno. Penso ai camerieri, ai cuochi, a tutti coloro che collaborano alla buona riuscita degli eventi: chi confeziona abiti, chi si occupa degli arredi, delle bomboniere, degli addobbi floreali, i parrucchieri, i truccatori, i fotografi, gli autonoleggio e ovviamente il settore dei viaggi. Il business economico degli sposi in Italia ha un valore enorme e presto ci accorgeremo tutti anche delle ripercussioni che ci saranno a livello economico. Dall'altra parte abbiamo i nostri giovani, ai quali è stato impedito per legge di festeggiare il giorno più bello della loro vita. L'emergenza sanitaria ha richiesto uno sforzo a tutti noi e il nostro Paese piange e decine di migliaia di morti, tante persone non sanno se torneranno a casa, ma il Governo e questo Parlamento hanno il dovere di trovare delle soluzioni, che non possono sicuramente gravare sul giovane che avrebbe voluto iniziare il percorso del matrimonio. Per i giovani di oggi è già difficile farsi strada, è difficile entrare nel mondo del lavoro, è difficile garantire alla propria famiglia una stabilità economica, non parliamo poi di mettere qualche soldo da parte e penso che non sia proprio questo il momento di gravare sulle spalle di quei giovani che hanno trovato il coraggio e la forza di iniziare questo percorso. Anche la nostra Costituzione all'articolo 31 recita che la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia. Il matrimonio è l'atto fondativo della famiglia, per questo chiedo al Governo di valutare questa possibilità: di considerare nei prossimi provvedimenti idonee disposizioni affinché le giovani coppie non perdano le caparre già erogate per l'organizzazione delle proprie nozze
PRESIDENTE. Ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno l'onorevole Lucaselli.
YLENJA LUCASELLI(FDI). Grazie Presidente, con l'ordine del giorno numero 9/2447-A/16 a mia firma, il gruppo di Fratelli d'Italia ha cercato di riportare all'attenzione di quest'Aula un tema che a noi è davvero molto caro. Abbiamo fatto una discussione molto accesa con il Ministro Azzolina su questi temi e vorremmo che il Governo in questa fase prendesse atto che dall'inizio dell'emergenza abbiamo dovuto sperimentare per la prima volta in Italia la didattica a distanza. Purtroppo però abbiamo i dati dell'Istat che pubblica un report sull'accesso dei giovani alla tecnologia che ci dice che questo accesso è destinato a pochi o a pochissimi dei nostri ragazzi, che tra l'altro non hanno le necessarie competenze digitali. E allora vedete, noi teniamo moltissimo a questo ordine del giorno perché riteniamo che la scuola sia il fondamento delle pari opportunità e il luogo in cui non ci sono differenze sociali, o in cui non ci dovrebbero essere differenze sociali. Invece la didattica a distanza purtroppo, non solo per la mancanza dei mezzi in modo diffuso crea una distinzione non solo fra classi sociali, ma crea una distinzione fra Nord e Sud dell'Italia. Infatti secondo i dati dell'Istat di cui dicevo prima, al Sud abbiamo una percentuale del 41 per cento di giovani che non hanno nelle proprie abitazioni la disponibilità di un computer o di un tablet che possa essere utilizzato da un'alunna o un alunno. Nel Sud Italia ci sono 850 mila giovani italiani senza dispositivi e il 44 per cento di questi ragazzi soltanto nella regione Sicilia. Ecco vedete, questo per noi è un dato sconfortante che aumenta una disparità sociale e una differenziazione sociale che non dovrebbe far parte della nostra nazione.
E allora vorremmo che, anche in questo momento di crisi e pur capendo che la gestione di un momento come quello attuale è inevitabilmente una gestione assolutamente complessa, finalmente il Governo iniziasse a dare delle risposte a quei ragazzi, perché non vorremmo che questa differenza sociale venisse radicata. Noi dovremmo garantire ai nostri ragazzi e ai nostri figli un futuro fatto non solo di cultura, ma anche di tutto ciò che la scuola può loro dare. Allora, abbiamo chiesto attraverso questo ordine del giorno che ci fosse la possibilità di un accesso agli strumenti digitali per le famiglie meno abbienti, che venisse garantita la possibilità, per tutti i nostri alunni, di avere a disposizione un , un , che poi, oggi, è quello che gli garantisce la possibilità di interloquire con i propri insegnanti. Abbiamo chiesto attraverso questo ordine del giorno, che speriamo il Governo valuti in maniera attenta e precisa, che ci sia la possibilità di avere una piattaforma didattica che sia reale, perché, vedete, oggi il problema non è soltanto degli alunni e delle famiglie che devono seguire i bambini e gli alunni davanti ai : la difficoltà - e, probabilmente, è a loro che deve andare il nostro plauso più grande - è quella degli insegnanti, che si sono ritrovati a dover inventare un nuovo metodo di insegnamento e lo hanno fatto davvero con coraggio e spirito di dedizione alla loro missione, perché quella scolastica è inevitabilmente una dedizione, ma dobbiamo dare loro gli strumenti per poterlo fare.
Allora, abbiamo chiesto la piattaforma per la didattica; abbiamo chiesto le prestazioni individuali domiciliari per i disabili, perché, molte volte, non possono seguire le lezioni e vorremmo, invece, che ci fosse anche per loro una pari dignità e una pari opportunità rispetto alla crescita educativa. Siamo assolutamente certi che il Governo voglia valutare gli elementi inseriti all'interno di questo ordine del giorno, proprio perché riteniamo che, oggi più che mai, sia importante dare un segnale ai nostri alunni, che sono il futuro della nostra nazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Deidda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Grazie, Presidente. Presento un ordine del giorno in cui chiediamo al Governo di impegnarsi per quella che è la rafferma, per almeno un anno, di tutti quei ragazzi in ferma prefissata, annuale o quadriennale, ma anche per gli ufficiali di complemento, che sono in scadenza. Gli ufficiali di complemento sono scaduti il 16 aprile, ma sono in scadenza e l'Esercito e le Forze armate in generale non hanno la possibilità di continuare i corsi, quindi rischiano di perdere migliaia di ragazzi che possono dare e stanno dando una grande mano al alla cittadinanza e alla patria. Questo patrimonio della Difesa, io domani farò i complimenti anche al Ministro Guerini, come li ho fatti l'altro giorno al collega Borghi: in Difesa, quando lavoriamo tutti insieme, si raggiungono risultati. Il Ministro ha garantito un impegno in questo senso, anche dopo che avevamo presentato questo ordine del giorno: penso che questa sia l'occasione buona che il Governo dia un senso positivo, una risposta positiva anche a questo ordine del giorno per dare sicurezza ai militari che ci stanno guardando. D'altronde, li vediamo tutti: i militari sono in tutta Italia, in tutte le RSA, che stanno disinfettando, stanno portando assistenza, portano mascherine. L'altro giorno ero al sessantanovesimo compleanno dell'AVES, l'Aviazione militare dell'Esercito, a Viterbo, e che, anche oggi, ha portato in tutt'Italia le mascherine, anche nelle regioni più periferiche, per assistere la cittadinanza.
Ma vede, Presidente, questa è anche l'occasione per mantenere una promessa. Il sindaco di un paese della Barbagia, Fonni - quella Barbagia che anche l'altro giorno la collega Mura ha citato, una diversa Barbagia -, oggi ha portato avanti la notizia che l'ufficio della polizia stradale di Fonni, che è un paese montano, dove ci sono le stazioni sciistiche, quindi turistico, ma è isolato, chiude; si sa dal 1° aprile scorso.
Il sindaco di Fonni è del Partito Democratico, si chiama Daniela Falconi; è del Partito Democratico e l'unico deputato che, in questa sede, l'ha difeso è di Fratelli d'Italia, quindi, è una battaglia che non ha ideologia. Bene, noi abbiamo presentato un'interrogazione al Ministro dell'Interno, chiedendo i motivi della chiusura e di rivedere la posizione. Io, Presidente, mi appello a lei, perché è l'ennesima decisione che viene calata dall'alto anche su un comune governato dal PD, che ha al Ministero dell'Interno. Il Ministero non ci ha mai risposto. Oggi arriva una fredda comunicazione della polizia, in cui dicono che l'ufficio chiuderà prossimamente. È possibile che un Ministro dell'Interno fa calare, manda una decisione su un comune governato dallo stesso sindaco PD e non risponde a un'interrogazione di un parlamentare della Repubblica che chiede notizie su questo evento ? Ma devo scrivere al Presidente della Repubblica per farmi rispettare e far rispettare il diritto di quest'Aula di avere risposte da questi Ministri e sottosegretari? Un primo cittadino cosa deve fare per avere risposte dal Ministero e non saperlo dai giornali, non saperlo da una fredda circolare del Dipartimento dell'interno? Chiediamo il rispetto di quegli articoli del Regolamento della Camera che vanno dal 129 in poi, in cui è previsto l'obbligo, dopo 14 giorni, di avere la risposta alle interrogazioni. Siamo stanchi di essere presi per i fondelli da questi Ministri , sono stanco di venire qui, in quest'Aula, a denunciare che lavoriamo a presentare interrogazioni che non ottengono mai risposta, neanche uno straccio per dire: sì, chiudiamo l'ufficio, no, non lo chiudiamo, non ti vogliamo rispondere, neanche un segno. È dignitoso fare i parlamentari quando c'è un Governo di non eletti che continua a spadroneggiare in Italia senza mai rispettare gli elettori ? Volete, forse, la rivolta? Allora avrete la rivoluzione. E anche quei colleghi dei 5 Stelle che chiedevano di multare i Fratelli d'Italia che scendevano in piazza: figuratevi che non ci hanno fermato i picchiatori comunisti , non ci hanno fermato i poliziotti e ci mancherebbe che ci fermate voi con le vostre multe. Cominciate a rispettare questo Parlamento e cominciate a rispettare il Regolamento di questa Camera dei deputati, altrimenti non avete dignità di sedervi su questi banchi .
PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
SIMONE BALDELLI(FI). Grazie, Presidente. Brevemente, poiché l'articolo 42 della Costituzione tutela la proprietà privata e molti italiani hanno, nell'ambito delle loro proprietà, delle seconde case che non sono nella regione di residenza, io ho presentato un ordine del giorno con il quale invito il Governo a formulare una riflessione anche in relazione al fatto che, nella “fase 2”, si abbia la possibilità di avere accesso alla propria seconda casa. Non chiedo che lo si faccia imperativamente, ma credo che sia una riflessione che vada aperta, perché ci sono piccole località turistiche che vivono anche dell'indotto di tante persone che hanno seconde case. Allora, con le debite misure di distanziamento, con le debite precauzioni, con tutte le norme che conosciamo e che invitiamo tutti a rispettare, io credo che una riflessione sulla possibilità di far godere, a famiglie, a privati cittadini, dell'utilizzo delle proprie seconde case, io credo che sia doveroso, specie in questa fase. Per cui mi auguro che su questo ci sia una disponibilità del Governo ad affrontare il tema il prima possibile ed affrontarlo, rispettando il principio del godimento della proprietà privata.
PRESIDENTE. L'onorevole Bucalo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
CARMELA BUCALO(FDI). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno, ancora una volta, Fratelli d'Italia riporta al contendere quella che è soprattutto la stabilizzazione dei docenti precari con 36 mesi. Un tema importantissimo, oggi più di prima.
Purtroppo, ancora sappiamo tutti che c'è questa emergenza sanitaria, sappiamo che il 1° di settembre ci saranno tantissime cattedre vacanti, non sappiamo come e in che modo sarà aperta la scuola. Pertanto, è impensabile parlare, in questo momento, di selezione dei docenti con un concorso straordinario. Non è possibile e bisogna rinviare il concorso straordinario a una data che ci permetta di garantire la sicurezza dei candidati, e parliamo di almeno 70 mila candidati. Dobbiamo garantire, invece, che il 1° settembre ci siano i docenti che possano garantire il diritto allo studio di tantissimi ragazzi.
Questi docenti, non dimentichiamolo, sono una categoria di professionisti che, da anni, lavorano e che hanno portato avanti la scuola anche in questo periodo così difficile per tutti, difficile per le famiglie e difficile per i nostri ragazzi. Hanno affrontato la DAD, hanno affrontato la didattica a distanza con propri soldi, perché sappiamo tutti che i precari non hanno la possibilità, come i docenti a tempo indeterminato, di quello che è il . Eppure, sono stati sempre presenti. Adesso dobbiamo dare loro la stabilizzazione, perché è l'unico strumento che, in questo momento, garantisce l'avvio dell'anno scolastico e garantisce finalmente una dignità che, fino a oggi, è stata calpestata. Finiamola con delle frasi non dignitose di qualche senatrice che continua a insultare. Non si può permettere: si possono avere delle idee diverse, ma mai si deve calpestare la dignità di un lavoratore! Per cui, mi auguro che il Governo prenda atto di questo momento così difficile per il nostro Paese. Diamo finalmente certezza agli studenti e alle famiglie e dignità - ripeto - a questa categoria di lavoratori, perché questo è l'unico strumento che permette di poter dare l'avvio sereno per tutti.
PRESIDENTE. L'onorevole Versace ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
GIUSEPPINA VERSACE(FI). Grazie, Presidente. In queste settimane ho assistito a numerosi dibattiti televisivi dove molti esponenti del Governo hanno vantato grande attenzione nei confronti delle persone più fragili e delle persone con disabilità. Io ho sentito dire che la disabilità sta al centro dell'agenda politica, che sta in cima alle liste delle priorità del Governo, ma mi dispiace rilevare che non è proprio così.
Nel caso specifico, con questo ordine del giorno, n. 9/2447-A/82, voglio condividere l'appello dell'Ente nazionale sordi, che chiede la fornitura gratuita e la distribuzione di particolari mascherine dotate di una copertura trasparente all'altezza della bocca, così da consentire alle persone con problemi di udito di poter leggere il labiale dell'interlocutore . Allora, anche loro hanno il diritto di proteggersi e ovviamente di proteggere, ma anche e soprattutto di poter comprendere quello che dicono gli altri attraverso la lettura delle labbra, anche perché va ricordato che non tutti usano e conoscono la lingua dei segni.
Peraltro, a ricordarcelo è stata proprio una ventunenne americana, Ashley Lawrence, che ha pubblicato un , diventato virale, che ha stimolato la creatività di numerosi laboratori e di aziende tessili del nostro territorio che si sono già messi a produrre e a distribuire mascherine simili un mese fa .
Siccome io dico sempre “meglio tardi che mai”, vorrei che questo fosse da stimolo per il commissario straordinario Arcuri che, insomma, in questi giorni ha anche il suo bel da fare per approvvigionarsi già delle più note mascherine, tipo quelle che indosso io oggi, di tipo chirurgico. Ma voglio anche ricordare al Governo e al commissario che difficile non vuol dire impossibile, vuol dire solo difficile, e io ne sono testimone perché ho vissuto sulla mia stessa pelle che la forza di volontà, se veramente interpretata e sentita, può smuovere montagne . Dunque, mi farebbe tanto piacere vedere davvero la volontà di lavorare insieme, uniti proprio a sostegno delle persone più deboli.
Ho sentito tante volte dire il Premier Conte: “Nessuno rimarrà indietro”. Non mi sembra che stia andando proprio in questa direzione. L'Istat ci ha ricordato che sono 800 mila le persone con deficit uditivi e che ogni anno nascono 2 mila bambini sordi. Adesso davvero nessuno deve rimanere indietro, anche se in questi mesi sono state respinte numerose iniziative nostre promosse e appoggiate da più gruppi politici, con tutti i colleghi del centrodestra a sostegno delle persone con disabilità. Sono stati respinti emendamenti e ordini del giorno e non voglio stare qui a citarli tutti, perché l'orario è già quello che è e la vostra attenzione vorrei che rimanesse alta. Allora, chiudo ricordandovi una frase che a me piace molto e spero che possa stimolare soprattutto il vostro operato da qui in avanti. “Si misura la tenuta di un ponte dalla solidità del suo pilastro più piccolo”. Allora, riflettete su questo tema, cercate di non lasciare davvero nessuno indietro e accogliete possibilmente questo mio ordine del giorno .
PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
PAOLA FRASSINETTI(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, questo ordine del giorno parla e tratta il problema della riapertura delle scuole. È stato ovviamente redatto qualche giorno fa e va proprio a introdurre la problematica della “fase 2”. È arrivata la “fase 2”, ma nel mondo della scuola nulla si è mosso. La scuola è stata la prima a chiudere e speriamo che non sia l'ultima a riaprire. Fratelli d'Italia pensa alle famiglie, ai genitori che indubbiamente si trovano in difficoltà perché non sanno a chi affidare i loro figli, i loro figli minori. Penso alle donne - e mi rivolgo alle donne in quest'Aula - che rischieranno per prime il posto di lavoro la loro occupazione dopo tanti anni di sacrifici e di lotte per eliminare molte discriminazioni sul posto di lavoro. È una realtà ed è inutile nascondersi dietro un dito. Fratelli d'Italia proponeva, ovviamente con mille cautele, una gradualità: individuare scuole in territori dove naturalmente il contagio è basso, le primarie, e cercare di cominciare a entrare nei dettagli, concertare con i tecnici dell'edilizia scolastica l'individuazione di spazi adatti, la sanificazione, la diminuzione per classe dei ragazzi, anche perché comunque queste cose, oramai non essendo stata questa proposta, mi sembra, accolta dal Governo (e siamo già al 12 maggio), si riproporranno a settembre, perché settembre è qui. Se non c'è una pianificazione seria ora - anzi ieri - noi ci troveremo a settembre ancora con molte scuole chiuse e non ce lo possiamo assolutamente permettere.
Si parlava prima, le mie colleghe prima parlavano della didattica a distanza. La didattica a distanza è stata sicuramente incentivata da tanti insegnanti, che hanno dato dimostrazione di buona volontà, ma non può bastare. È per l'emergenza. Soprattutto alle primarie i ragazzini hanno bisogno di socialità, hanno bisogno di contatti concreti. Questo è il dubbio ed è inutile continuare a negarlo. La didattica a distanza è Giulio, un bambino di 12 anni in Toscana, che ogni giorno prende il banco e fa un chilometro a piedi per cercare la connessione in mezzo a un prato. Ecco, io non penso che questo sia il modello che noi vogliamo.
Penso che per riaprire la scuola ci voglia cautela, ci vuole molto impegno e molta pianificazione, ma che anche l'immediatezza e la chiarezza sia importante. Lo chiedono le famiglie, lo chiedono i docenti, lo chiedono gli studenti, milioni di persone, invece qui sembra che la confusione regni sovrana, sembra che ci sia ogni giorno una dichiarazione un annuncio e che non ci sia invece un programma serio e concreto. Attenzione non possiamo scherzare su questa materia che riguarda il futuro dei nostri ragazzi. Noi dobbiamo metterli in condizione di ripartire in sicurezza, di ripartire senza traumi, di riprendere quel rapporto virtuoso tra maestro e alunno, e di farlo, come dicevo prima, in sicurezza, con la sanificazione preventiva, con l'individuazione di spazi. Anche il ruolo degli enti locali sarà importante per individuare questi spazi, perché ci sono tantissimi luoghi che possano essere utilizzati, ma senza pianificazione, senza organizzazione tutto questo non sarà possibile. Quindi è non solo per dare sollievo e per aiutare le famiglie italiane, ma anche in difesa del diritto all'istruzione che Fratelli d'Italia ha fatto una proposta d'avanguardia, una proposta seria, una proposta per aiutare le famiglie italiane, perché, ricordatevi: se non riparte la scuola, non riparte neanche l'Italia .
PRESIDENTE. L'onorevole Sasso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
ROSSANO SASSO(LEGA). Presidente, quando sono le 23,20, e qualche collega pensava fosse già conclusa la giornata di lavoro, magari un po' sonnacchiosi e un po' distratti, arriva l'ordine del giorno n. 9/2447-A/100 della Lega . Aspettate colleghi, che sarete contenti di sentire quello che sto per dire…
PRESIDENTE. Onorevole Sasso, illustri l'ordine del giorno.
ROSSANO SASSO(LEGA). Presidente, per suo tramite, invito soprattutto i colleghi del PD e di LeU a prestare attenzione, perché con quest'ordine del giorno la Lega intende ovviamente impegnare il Governo a far qualcosa, e per suo tramite lo dico al sottosegretario, che già prende appunti: invita semplicemente il Governo a dare una risposta alle famiglie che ancora oggi attendono di sapere in che modo avverrà la riapertura dell'anno scolastico. È un ordine del giorno che evidentemente parla anche di edilizia scolastica, ma è soprattutto un ordine del giorno che chiede al Governo la cortesia, se non proprio la preghiera, di garantire l'autonomia scolastica dei nostri istituti, autonomia scolastica che è già da vent'anni presente più o meno nel nostro ordinamento, che però, Presidente - e per suo tramite lo dico soprattutto ai colleghi di una certa parte della maggioranza -, è stata ripetutamente violata da parte del MoVimento 5 Stelle e mi spiego perché. Da qualche settimana, da qualche mese, è andato in scena davvero qualcosa… Io sono nella scuola ormai da vent'anni, prima da insegnante precario poi da insegnante di ruolo, poi da cultore della materia di diritto scolastico, e abbiamo assistito ad un vergognoso teatrino chiamato “facciamo Ecoscuola”. Per suo tramite, Presidente, lo dico ai colleghi che forse non lo sanno, ma ci sono state delle scuole che nelle ultime settimane - non ce l'ho con le scuole -, pur di avere un obolo, per poter riparare un vetro in una palestra o per poter comprare una lavagna multimediale, sono state costrette a pubblicizzare sulle proprie pagine istituzionali, sui propri siti internet il simbolo del MoVimento 5 Stelle, e hanno dovuto cedere ad un ricatto vergognoso che è stato propagandato fino a questa mattina ! Presidente, è stata violata la neutralità delle scuole ! Per carità…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi, consentiamo all'onorevole Sasso di svolgere il proprio intervento.
ROSSANO SASSO(LEGA). Presidente, non mi meraviglia, perché nelle scuole italiane la politica si è sempre fatta - io ero uno studente di destra e ho visto professori di sinistra far politica, sempre però nel rispetto, e da ambo le parti -, ma non mi era mai capitato di vedere sul sito o sulla bacheca di una scuola il simbolo di un partito con l'invito da parte di dirigenti scolastici ad iscriversi alla piattaforma Rousseau ! Ciò perché - sempre per suo tramite lo dico ai colleghi -, fare beneficenza soltanto alle scuole che si iscrivono alla piattaforma Rousseau è sinceramente vergognoso !
PRESIDENTE. Onorevole Manzo! Colleghi! Onorevole Manzo!
ROSSANO SASSO(LEGA). Ma io non ce l'ho con i dirigenti scolastici, perché ovviamente le scuole che sono state maggiormente colpite da questa nefandezza sono le scuole di periferia, sono le scuole che magari non hanno avuto la possibilità di accedere ai fondi regionali, ai fondi statali, ai fondi europei, però fa specie che il partito che esprime il Ministro dell'Istruzione, che da due mesi si riempie la bocca di parole come edilizia scolastica, un miliardo e mezzo di finanziamenti alle scuole, poi debbano ricorrere al clic sulla piattaforma Rousseau per qualche fondo, qualche finanziamento. Per cui, il cosiddetto tema del traffico di influenze, tanto caro al MoVimento 5 Stelle, noi lo stiamo subendo nelle nostre scuole, perché se io ti do i soldi a condizione che tu ti possa iscrivere in un sito di partito, non è tanto normale! Hanno violato la neutralità delle scuole! Noi vogliamo ripartire a settembre, siamo l'unico Paese all'interno del continente europeo che non sa come e quando riaprirà.
ROSSANO SASSO(LEGA). Mi avvio alla conclusione, Presidente. Vorremmo riaprire con la presenza degli alunni e possibilmente senza le marchette del MoVimento 5 Stelle nelle nostre scuole !
PRESIDENTE. La prego di utilizzare un linguaggio consono a quest'Aula, onorevole Sasso. L'onorevole Legnaioli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
DONATELLA LEGNAIOLI(LEGA). Presidente il disegno di legge che stiamo discutendo deve avere un obiettivo chiaro per tutta l'Italia, perché l'Italia aspetta con grande, grandissima attesa le azioni per contrastare l'emergenza del COVID-19. Sono settimane, cari colleghi, che le nostre aziende, i nostri imprenditori implorano per poter ripartire e ricominciare a lavorare. Non vogliono poter tornare a delinquere, come magari qualche criminale ha fatto grazie alla superficialità di qualcuno, quando è riuscito a ritornare a casa per qualche giorno. Non vogliono starsene sul divano per avere un contributo ed aspettare un sussidio. In Italia abbiamo milioni di cittadini onesti che sono disperati per le loro aziende, che potrebbero chiudere per sempre, con i sacrifici di una vita che si porterebbero dietro. E tra tanti lavoratori onesti, ci sono anche gli ambulanti, visto che per questo Governo sono invisibili. Commercianti che si alzano alle quattro, alle cinque di ogni mattina per arrivare nei mercati all'alba, col sole o con la pioggia. Un lavoro duro, che merita però tutto il nostro rispetto. Loro come tanti altri, ora, dopo settimane di blocco per il virus, vogliono tornare in quei mercati e in quelle piazze che fino a qualche tempo fa hanno riempito. Sono disposti a tutto per farlo. Stanno protestando in tutta Italia, da Napoli alla mia Pisa. Ma in attesa di capire se il “decreto maggio”, che fu “decreto aprile”, contenga anche la possibilità di poter fare ripartire queste attività, noi della Lega presentiamo quest'ordine del giorno che chiede di consentire ai venditori ambulanti di tornare a lavorare ovviamente in sicurezza, tornare a lavorare per le loro famiglie e per il nostro Paese prima che sia troppo tardi. Ci auguriamo e mi auguro che il Governo pensi a questo settore che fino ad oggi, come ho detto prima, ha considerato invisibile e che accolga questo ordine del giorno e che ripaghi questo danno dal momento che fino a oggi non ha mai speso una parola per questi lavoratori, per questi imprenditori, per gli ambulanti tutti del nostro Paese .
PRESIDENTE. L'onorevole Luca De Carlo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
LUCA DE CARLO(FDI). Grazie, Presidente. Tra pochi giorni sono 3 milioni le mamme che riprenderanno a lavorare e 1.426.000 di loro dovranno lasciare casa o, meglio, dovranno recarsi in una sede di lavoro diversa dalla propria abitazione. Sono quelle cioè che non riescono e non possono dedicarsi al famoso : ecco queste rappresentano il 49,9 delle mamme lavoratrici. Di queste mamme ben 710 mila, quindi praticamente la metà, prendono di stipendio meno di 1. 000 euro al mese e si troveranno probabilmente dal 18 maggio in una condizione di difficoltà cioè quella di conciliare il loro ruolo di mamma con il ruolo di lavoratrici. Infatti voi sapete, lo sappiamo benissimo che i servizi educativi all'infanzia sono stati di fatto sospesi con il primo decreto del 25 marzo; quindi oggi si trovano nell'oggettiva impossibilità di accudire ai figli se non hanno i nonni vicino, se non hanno la possibilità di attingere alle non certo con l'aiuto di questo Governo e oggi sono impossibilitate. L'agricoltura dà una mano anche a queste mamme perché in questi anni si sono sviluppate, grazie alla multifunzionalità delle aziende agricole, molte realtà che fanno didattica ambientale, che si occupano di territorio, e insegnano l'agricoltura ai ragazzi e in questi anni sono stati milioni i ragazzi, dai 4 agli 11 anni, che hanno frequentato queste strutture. Sono le fattorie didattiche: ce ne sono circa 3.000 in tutta Italia, ben 301 nel solo Veneto.
LUCA DE CARLO(FDI). Allora c'è una possibilità, che è far andare i ragazzi in queste strutture però mancano ovviamente i protocolli che non possono essere protocolli regionali sulla sicurezza; dobbiamo essere in grado, il Governo deve essere in grado di fare dei protocolli che valgano su tutto il territorio nazionale che consentano a chi ha sviluppato in questi anni capacità didattiche di iniziative anche ambientali di poter accogliere anche un numero limitato ovviamente ma la maggior parte delle fattorie didattiche naturalmente ha uno spazio congruo anche per accettare un sacco di bambini e di mettere la famiglia in grado di poter sostenere il peso del rientro al lavoro. Ma non c'è solo questo, c'è anche un doveroso supporto all'agricoltura perché, guardate, qualcuno pensa che l'agricoltura siccome non si è mai fermata, siccome ha garantito per questi due mesi i prodotti sugli scaffali, sia un settore che non subisce la crisi. In realtà la crisi è chiarissima, la speculazione sui prezzi, la riduzione dei volumi di vendita, la mancanza di manodopera su cui state inscenando un teatrino penoso. Sono fermamente convinto che l'accordo sulla sanatoria l'abbiate già trovato perché voi la sanatoria l'avete nel DNA; voi ogni volta che amministrate, ogni volta che governate fate una sanatoria per gli immigrati. Questa volta utilizzate l'agricoltura quando avreste potuto, come tutte le nazioni civili, organizzarvi per i corridoi verdi come hanno fatto Germania e Gran Bretagna. Invece voi no: voi avete lasciato che i prodotti stessero quasi a marcire nei campi per poi avere l'ennesima scusa per la sanatoria per gli immigrati irregolari. Bene, è ora che diamo anche un po' i numeri rispetto agli immigrati irregolari, altrimenti passa sempre questa favoletta che tutti gli immigrati che vengono regolarizzati poi possono andare a lavorare in campagna. Bene oggi quelli che lavorano a nero, quelli che sono gli invisibili tanto citati ammonteranno sì e no, secondo calcoli della Coldiretti, a 2.000 unità. Quindi quello che ci state vendendo - 600 mila, 370 mila - sono solo scuse per accettare la vostra sanatoria.
Sono 370 mila i braccianti che in un anno lavorano in agricoltura, la maggior parte dei quali entrano nei cordoni verdi e vanno nelle regioni come il Piemonte, il Veneto e la Lombardia laddove vanno a fare una tipicità di raccolti che è diversa da quella del sud. Quindi non prendete a pretesto la crisi per la sanatoria di una marea di immigrati entrati illegalmente in questo Paese e che oggi voi vorreste sanare solo per la vostra atavica propensione ad accudire gli immigrati
PRESIDENTE. L'onorevole Bond ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
DARIO BOND(FI). Volevo chiedere due cose: la prima di sottoscrivere l'ordine del giorno della Lega che riguarda gli ambulanti e le attività fieristiche: sono 200 mila operatori che sono in grandissima difficoltà e che rischiano veramente un anno penoso senza nessun guadagno. Inoltre vorrei spiegare il mio ordine del giorno che riguarda gli operatori del benessere (estetisti, parrucchieri, massaggiatori) chiedendo al sottosegretario una cosa. So già che c'è stata una delega e il 18 apriranno, però chiedo al sottosegretario il buonsenso. Ci sono molti operatori piccoli: il rapporto cliente-operatore può essere messo tranquillamente in sicurezza. Pensavo che ci fosse anche del buonsenso anche prima del 18 maggio. Insomma, bisogna usare un po' di buon senso perché un rapporto uno a uno tra cliente e operatore dà la massima sicurezza: lo dà in Germania, lo ha dato in Francia, lo dà in Svizzera. Non capisco perché in Italia si sia bloccato per due mesi un settore che dà anche rilassamento mentale ed emozionale senza nessuna motivazione. Non c'è l'assembramento all'interno di un salone di parrucchieri o di estetisti: basta regolare di appuntamenti e l'operatore lavora con tranquillità della sicurezza del cliente. Sottosegretario, le chiedo anche nel prossimo futuro un po' di buonsenso .
PRESIDENTE. Penso sia utile che i colleghi sappiano che stasera non si procederà con votazioni dato il numero degli iscritti: lo dico per l'organizzazione dei nostri lavori. L'onorevole Maschio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
CIRO MASCHIO(FDI). Grazie, Presidente. Come vedete siamo qui tranquillamente alle undici e mezza a fare il nostro dovere in Aula così come lo fanno tanti italiani che fanno il turno di guardia in corsia o nelle fabbriche, a dimostrazione che non serve abusare dei DPCM per aggirare la falsa motivazione dell'urgenza perché, come vedete, il Parlamento può tranquillamente lavorare anche 24 ore al giorno senza bisogno di delegare al signor Conte il potere di disciplinare le libertà costituzionalmente garantite dei cittadini. E non siamo qui a fare ostruzionismo, ma siamo qui a fare proposte. Siamo qui a fare proposte sul decreto COVID del 25 marzo perché, purtroppo, il Governo ha molta fretta di adottare DPCM con urgenza, ma non è in grado di fare con la stessa urgenza decreti che possono arrivare in Aula in tempi più seri e credibili, tant'è vero che il “decreto aprile” non si è visto, è stato cambiato nome in “decreto maggio”, è stato cambiato adesso il nome ancora in “decreto rilancio” e probabilmente si chiama così perché si continua a rilanciarne la data di emanazione. E allora siamo qui con delle proposte e, in particolare, le illustro, Presidente, un ordine del giorno in materia di giustizia. Sulla giustizia abbiamo aperto in bellezza questa mattina quando il Ministro Bonafede è venuto in Aula per una informativa nella quale ha cercato di arrampicarsi sugli specchi nel tentativo anche patetico di salvare sia la faccia che la poltrona: è riuscito a salvare la poltrona convincendo Italia Viva…
PRESIDENTE. Collega Maschio, mi scusi, non volevo interromperla, ma vedo che è molto difficile seguire il suo intervento se i colleghi non diminuiscono il vociare.
CIRO MASCHIO(FDI). Grazie, poi recuperiamo questi secondi. Il Ministro Bonafede è venuto per cercare di salvare, dicevo, la faccia e la poltrona; non è riuscito a salvare la faccia, è riuscito momentaneamente a salvare la poltrona, perché ha convinto Italia Viva a fare marcia indietro rispetto alle intenzioni che aveva annunciato di sfiduciare il Ministro. Ma in ogni caso è emerso in modo evidente questa mattina che l'incapacità nella gestione del proprio Ministero da parte di Bonafede ha portato alle rivolte nelle carceri, alla destabilizzazione del sistema carcerario, ha portato alle scarcerazioni dei mafiosi, ha portato a una destabilizzazione della macchina organizzativa del Ministero della Giustizia.
Questo è un dato di fatto oggettivo che è sotto gli occhi di tutti: l'imbarazzante vicenda dello scontro in uno studio televisivo tra il Ministro e un magistrato componente del CSM, Di Matteo, è la rappresentazione plastica di questa caduta istituzionale nella gestione del Ministero della Giustizia. E allora, e vengo al punto, probabilmente il Ministro era talmente impegnato nel tentativo di mettere in sicurezza la propria poltrona da ministro, che era fortemente a rischio, da dimenticarsi di lavorare per mettere in sicurezza i tribunali, che ieri, 11 maggio, dovevano riprendere le attività. Infatti non sono stati adottati dei protocolli chiari ed univoci ed è stata scaricata sui capi degli uffici giudiziari la responsabilità di adottare dei protocolli e delle misure organizzative per la riapertura dei tribunali nella fase 2.
Noi riteniamo che questo non sia corretto, riteniamo che questo abbia creato dei problemi, non solo e non tanto nei processi civili, che almeno in parte possono essere gestiti con il meccanismo della digitalizzazione, ma ancor più nei processi penali, nei quali la digitalizzazione del dibattimento e del processo è chiaramente un serio problema, anche lesivo dei diritti costituzionalmente garantiti della difesa. E allora, e concludo, le chiedo ovviamente di farmi recuperare qualche secondo che ho perso prima…
PRESIDENTE. Non ne ha perso neanche uno, blocchiamo l'orologio.
CIRO MASCHIO(FDI). Concludo dicendo che riteniamo che la misura più efficace che dovrebbe adottare il Ministro della Giustizia per far funzionare meglio la macchina della giustizia sarebbero le sue dimissioni, come abbiamo chiesto. Nel frattempo, finché non si è ancora dimesso, chiediamo che si vogliano adottare dei protocolli unitari, chiari e precisi per i tribunali, con misure…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maschio.
CIRO MASCHIO(FDI). …chiare e precise - ho concluso - sulla sanificazione dei locali e il corretto utilizzo degli impianti di protezione dei tantissimi, numerosi operatori presenti nei tribunali.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Muro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
FLAVIO DI MURO(LEGA). Scusi, Presidente, che qua non si riesce a sentire bene la voce, però usiamo anche la piccionaia, così definita. È mezzanotte meno un quarto, tanti colleghi stanno andando via, ma volevo portare all'attenzione del Governo, se mi dedica un po' di attenzione, visto che il sottosegretario è impegnato al cellulare, magari…sono qui, sottosegretario, salve. Le volevo parlare di due categorie che, ahimè, sono state completamente dimenticate e mai citate, abbandonate dal Governo direi da febbraio, dall'inizio di questa pandemia. Ho sottoscritto due ordini del giorno, stiamo parlando dei frontalieri e degli ambulanti. Degli ambulanti non ne avete mai parlato: hanno ricevuto pochi e miseri spiccioli come contributi, come sussidi, come sostegno al reddito, ma, soprattutto, oggi sono nell'incertezza più totale perché non sanno se e come il 18 maggio poter tornare a montare i banchi, ad allestire i mercati.
E, oltre agli ambulanti, state mettendo in difficoltà i nostri sindaci, i nostri assessori, i nostri comuni, che non sanno come programmare i mercati. Alcuni comuni hanno tanti mercati – come avviene spesso nelle grandi città - da dover programmare. Un clima di incertezza: stiamo aspettando le linee guida a livello nazionale dell'INAIL; speriamo che non facciate le stesse disposizioni, le stesse metrature, le stesse misure aberranti che avete deciso per gli stabilimenti balneari, che sono assolutamente inapplicabili in tutta Italia. Quindi speriamo di sentire una voce nei prossimi giorni a favore del commercio sulle aree pubbliche degli ambulanti italiani, che, secondo uno studio pubblicato oggi da un'associazione di categoria, è una delle realtà più a rischio. Il 30 per cento di questi commercianti rischiano di non aprire più e il Governo non gli ha dedicato neanche una parola di conforto. E poi i frontalieri, ne abbiamo parlato tanto: più volte, sia in Aula che nelle varie Commissioni, ho chiesto degli aiuti economici per alcuni di loro che sono stati lasciati privi dagli altri Paesi di aiuti, di sostegno al reddito, ma soprattutto la situazione imbarazzante di queste ultime giornate sono le code e i disagi che questi lavoratori subiscono al confine con la Svizzera, al confine con la Francia, per raggiungere il Principato di Monaco.
Ve lo dico da due mesi, la Lega ve lo dice da mesi che servono degli accordi bilaterali, degli accordi internazionali per gestire meglio il traffico nelle zone di confine, ma non avete voluto ascoltare i parlamentari, non ascoltate le realtà territoriali, i sindaci, le associazioni, e oggi questi lavoratori si trovano a fare delle ore di coda per poter arrivare sul loro luogo di lavoro. Lo voglio ricordare ancora una volta: sono lavoratori italiani, residenti in Italia, che pagano le tasse in Italia, ma che ogni volta sono dimenticati da questo Governo .
PRESIDENTE. L'onorevole Donzelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.
GIOVANNI DONZELLI(FDI). Grazie, Presidente. Noi abbiamo presentato diversi ordini del giorno, come Fratelli d'Italia, su grandi temi, su piccoli temi. Abbiamo presentato ordini del giorno in difesa degli ambulanti, in difesa degli stabilimenti balneari, in difesa del mondo della ristorazione, in difesa degli estetisti, in difesa di tutto quel tessuto produttivo che è stato completamente abbandonato dalla maggioranza di Governo in questa delicata fase. Fra queste categorie ci sono anche, magari, categorie minori all'interno del mondo del turismo, che è completamente abbandonato da un Ministro, il Ministro Franceschini, che è tanto appassionato di cultura. Ha anche la delega al turismo, ma si dimentica completamente della delega al turismo e la trascura, lasciandola in disparte. E all'interno della delega del turismo c'è un settore che non deve essere trascurato, che è quello dei pullman, di coloro che aiutano nei viaggi turistici, di coloro che servono per permettere ai turisti, e non solo, ai cittadini, di muoversi, e operano in un settore privato, magari spesso familiare, magari con pochi mezzi, ma tutti insieme fanno delle flotte che permettono ai turisti che vengono in Italia e ai turisti italiani di poter vivere il nostro bellissimo territorio. Questo è uno dei settori che è completamente ormai collassato, che non ha solo il problema della chiusura immediata, come altri settori, ma che, quando potrà ripartire, avrà altre due ulteriori difficoltà.
Uno, il contingentamento: su un pullman turistico in cui prima potevano stare cinquanta persone ce ne potranno stare quindici, e allora aumenteranno i costi, ma rimarranno, ovviamente, gli stessi ricavi. Al tempo stesso, poi, quando mai potrà ripartire il turismo? E, quando ripartirà il turismo straniero, c'è la drammatica concorrenza straniera dei pullman che arrivano magari da tutta Europa a svolgere questo servizio che dovrebbe essere garantito ai nostri trasportatori privati; da questo punto di vista, il Governo è completamente assente, non ha fatto niente, è completamente distratto da altre vicende. D'altra parte in queste ore state cercando di fare lo scambio dell'illegalità. In poche parole siete tutti interessati a fare uno scambio fra Renzi e il MoVimento 5 Stelle, lo scambio è sotto gli occhi di tutti. Renzi fa finta di perdonare Bonafede che ha scarcerato i mafiosi e il MoVimento 5 Stelle fa finta di subire la sanatoria della Bellanova In pratica si tratta di uno scambio indecente: la sanatoria degli immigrati si scambia con i boss mafiosi fuori dal carcere; di fatto una “sanatoria di scambio” state cercando di trattare in queste ore.
Poi c'è il PD, di cui abbiamo visto il proprio segretario impegnatissimo in queste ore ad acquistare mascherine che non arrivano, a buttare via 13 milioni di euro per mascherine che non sono mai arrivate, abbiamo pagato un anticipo con la regione Lazio per delle mascherine che non sono mai arrivate, ma intanto sono state pagate. Il genio di Zingaretti, quello che guida il partito che guida questa nazione e questo Governo! Ecco, siete troppo impegnati in queste vicende, a comprare mascherine che non arrivano e già comunque a più del doppio del prezzo di altri preventivi che avete messo da parte nella regione Lazio, mascherine che non arrivano, ma soldi che escono dalle tasche dei cittadini. Poi siete troppo impegnati a liberare i mafiosi, a sanare i clandestini, mettendovi tutti d'accordo, mentre magari fate le nomine nelle partecipate dello Stato E poi lasciate in disparte la povera gente che prova a lavorare, che prova a produrre, che prova a creare economia in questa nazione, perché un trasportatore privato fa magari un lavoro duro, un lavoro nel turismo che macina chilometri per far vedere la nostra terra e voi lo abbandonate completamente, come avete abbandonato tutte le categorie economiche e produttive della nostra nazione.
Ecco, davanti a questo anche il vostro atteggiamento nei confronti di questi ordini del giorno è gravemente irrispettoso degli italiani che noi stiamo rappresentando, siamo qui a illustrare le loro difficoltà e voi non solo non intervenite, ma poi probabilmente non darete nemmeno dei pareri dettagliati ordine del giorno per ordine del giorno, andrete a dare dei pareri massivi per fare prima e per arrivare presto al voto. A voi basta votare in quest'Aula, arrivare al voto in quest'Aula per poter andare avanti con il Governo. L'unico voto che non volete far fare è quello agli italiani, perché sapete che altrimenti mi manderebbero a casa in un minuto !
Noi crediamo invece che il dibattito puntuale come sta facendo Fratelli d'Italia in quest'Aula sia un esempio di democrazia, la democrazia che voi avete nel nome del vostro partito ma che vi dimenticate tutti i giorni di mettere in pratica. Allora, il nostro ordine del giorno, in questo caso quello sui trasportatori privati, è un ordine del giorno su un tema che sembra specifico ma che è esemplificativo di tutto il disinteresse che questo Governo sta portando avanti verso il nostro tessuto produttivo .
PRESIDENTE. Ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno l'onorevole Ferro.
WANDA FERRO(FDI). Grazie Presidente Rosato, perché mi dà l'opportunità, per suo tramite, magari, considerato che da oltre credo un'ora stiamo assistendo ad un rappresentante di questo Governo impegnato tra cellulari e appunti senza mai ascoltare un solo, dico un solo intervento che in qualche modo provenisse da qualunque gruppo. Quello di cui vado a parlare rispetto all'ordine del giorno del quale sono prima firmataria, si direbbe il famoso ordine del giorno di buonsenso. Ma io non voglio dire di buon senso, io credo che questo sia un ordine del giorno necessario rispetto al periodo che questa nostra nazione sta attraversando per la pandemia, quindi con esigenze importanti dal punto di vista di presenze e di unità per quanto riguarda le Forze armate, le Forze dell'ordine, per quanto riguarda le forze di soccorso. E devo dire che più volte abbiamo sollecitato nel corso dei mesi – in Commissione Difesa ma anche col collega Prisco, in I Commissione -, la volontà di potenziare determinati settori. E' stato un momento drammatico in cui tanti uomini e donne che hanno indossano divise diverse, chi la divisa del sanitario, chi la divisa del carabiniere, sono stati esaltati e paragonati all'eroe, all'angelo che ci accompagna.
Io credo che questa invece sia una buona occasione per il Governo per dimostrare realmente se queste persone, se queste unità, meritano il nostro accompagnamento, il nostro sostegno, il nostro investimento, ancor di più rispetto devo dire anche riguardo alle recenti situazioni che hanno visto Calabria e Sicilia e parlo di Calabria e Sicilia, ma potrei citare qualche altro episodio: oggi novantuno arresti a Palermo, proprio il Presidente stesso Morra ha sollecitato un impegno rispetto alle Forze dell'ordine che dovranno salvaguardare un momento di grande delicatezza per le imprese; penso all'azienda incendiata nel Vibonese, penso alla Coop che è stata assaltata nella Locride Reggina. E questo significa garantire al paese le unità necessarie e il Governo, per tramite del Ministro della Funzione pubblica, ha dichiarato che il ricorso allo scorrimento delle graduatorie riduce i costi legati allo svolgimento dei concorsi. E proprio per questo noi siamo qui a chiedere una cosa semplicissima, credo normale: far scalare tutte le graduatorie esistenti ad oggi, annullando il concorso per ufficiali di ruolo speciale, mettendo nelle condizioni tutti i comparti della sicurezza e del soccorso di poter agire attraverso uomini e donne .
E allora vedete, stasera mi chiedevo: ma qual è l'argomento che in qualche modo ha interessato questo Governo? Ognuno di noi ha prospettato il proprio ordine del giorno: si è parlato di scuola, per la scuola no; si è parlato di impresa, l'impresa no; si parla del comparto sicurezza, il comparto sicurezza no; si parla di agricoltura, di turismo… Allora forse viene veramente da pensare che quello che abbiamo sempre definito il Belpaese rischia di diventare il Paese dell'immagine di questo Governo e io questo sinceramente non me lo auguro, perché sarebbe l'immagine di quello che i miei colleghi hanno voluto sottolineare, chi con più, chi con meno enfasi, il Paese della sanatoria degli immigrati clandestini e di nessun aiuto all'italiano se non le tante promesse, i 600 euro, lo ribadiamo, la cassa integrazione, il sostegno all'impresa, oppure è il Paese che in qualche modo, che ci piaccia o no, ha visto tanti mafiosi scarcerati. Dal boss Iannazzo a Bonura e oggi ci arriva l'ufficialità che Cutolo siamo riusciti a non farlo tornare a casa. Allora penso che sia arrivato il momento che questo Governo ci dia risposte, perché queste risposte graveranno su tutti coloro che in qualche modo sono idonei ai concorsi. Mi riferisco agli 893 allievi agenti di Polizia di Stato, penso ovviamente alle graduatorie in itinere, penso, Presidente Rosato perché credo che al sottosegretario interessi molto poco, a quel Paese che su questi comparti ha costruito la propria storia e probabilmente se ci sarà costruirà il proprio futuro, quel futuro che state cercando di negare a tutti, grazie .
PRESIDENTE. Grazie onorevole Ferro, non prendiamocela troppo col sottosegretario che sta qui a fare il suo mestiere, anche lei. Ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno l'onorevole Mantovani.
LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI(FDI). Grazie Presidente. L'ordine del giorno che ho presentato, il n. 9/2447-A/20, parte da fatti di oggettiva rilevanza, fatti che purtroppo conosciamo ormai tutti molto bene. Dal secondo dopoguerra ad oggi il COVID-19, con gli oltre 220 mila contagiati e le decine di migliaia di decessi causati, è senza ombra di dubbio il più grande ostacolo che sia il nostro Paese in tutto il suo apparato istituzionale, economico e sociale, sia i singoli cittadini italiani si sono trovati a dover affrontare. Il COVID-19 ha richiesto uno sforzo collettivo, ha certamente generato senso di unità nazionale e un profondo spirito di resilienza. La nostra patria piange oltre 30 mila morti e la diffusione del contagio ha tenuto in apprensione centinaia di migliaia di famiglie. Le conseguenze di questa pandemia saranno molteplici…
PRESIDENTE. Onorevole Galantino, vuole un cavalletto? …Prego collega.
LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI(FDI). Le conseguenze di questa pandemia dunque dicevo saranno molteplici, parliamo di quelle economiche, parliamo delle ricadute sociali con i conseguenti aspetti legati alla disoccupazione e al rischio di povertà. La Lombardia, in particolar modo Bergamo e Brescia, porteranno con sé delle cicatrici indelebili, un ricordo cupo di giorni pesantissimi che speriamo non debbano essere più rivissuti. La popolazione, in particolar modo quella più anziana, è stata decimata in molte zone della bergamasca e della bresciana. La diffusione del virus ha colpito principalmente le fasce più fragili della popolazione, incluse le persone non autosufficienti che risiedono nelle strutture di ospitalità e lungodegenza, residenze sanitarie e assistenziali, strutture riabilitative. Questa battaglia ha richiesto la mobilitazione di ingenti risorse materiali e umane; una lotta che in alcuni momenti sembrava impari, ma che è stata sempre portata avanti con instancabile senso del dovere e con coraggio da tutti gli operatori sanitari e sociosanitari. Davanti a questa tragedia, lo Stato ha l'obbligo di rispondere nel migliore dei modi.
Ho parlato di conseguenze economiche e sociali, ma le cicatrici di questo male segneranno anche il futuro di tutti coloro che il COVID lo hanno sconfitto. Il primo obiettivo è quello di lenire il disagio, anche economico, che queste persone si troveranno ad affrontare anche in questi mesi. Guarire non significa esserne usciti indenni. Ci saranno una serie di sanitari che, da qui in avanti, interesseranno diversi soggetti, in particolar modo quelli più fragili. Saranno, quindi, decine le visite a cui dovranno sottoporsi i guariti da Coronavirus e vorremmo evitare che ad aggravare questo disagio umano si aggiungesse anche il pagamento di o il doversi appellare a costose strutture private per aggirare le lunghe liste d'attesa.
L'intervento del Governo in merito è pertanto indispensabile, al fine di operarsi in modo efficiente ed efficace nel supportare, secondo il principio di sussidiarietà, le realtà territoriali di cui si compone il nostro sistema sanitario. Per questo, noi chiediamo che tutti i soggetti che sono stati colpiti dal COVID-19 possano usufruire delle visite specialistiche e dei farmaci necessari, da qui ai prossimi mesi, senza alcun esborso a loro carico.
È necessario che lo Stato non si dimentichi che, dopo l'emergenza c'è un percorso da affrontare, un percorso nel quale i soggetti colpiti non devono essere lasciati soli. Per questo chiediamo che venga integrato il Fondo sanitario nazionale, affinché possano essere trasferite alle regioni le risorse necessarie per poter prevedere l'esenzione dai relativi a prestazioni diagnostiche e terapeutiche e per tutti i soggetti colpiti da COVID-19
PRESIDENTE. Colleghi, siamo giunti alle ore 24, interrompiamo, pertanto, l'esame…
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Non eravamo a mezzanotte, volevamo arrivare a mezzanotte. Io voglio fare una richiesta, la proporremo nell'attesa di comprendere, attraverso lei, per sapere se lei ci può informare, formalmente, se il “decreto aprile” è stato approvato, perché siamo al 13 maggio e, quindi, la curiosità viene. Il gruppo di Fratelli d'Italia è tutto qui in Aula: abbiamo chiesto in questo periodo di tenere aperto il Parlamento anche di notte, siamo riusciti finalmente a lavorare anche in orari che permettono a questo Parlamento di affrontare i problemi degli italiani, che, però, aspettano questo decreto del quale l'opposizione non sa nulla, al di là delle menzogne raccontate in quest'Aula dal Presidente Conte, che diceva che avrebbe coinvolto le forze politiche e il Parlamento. L'opposizione non conosce il contenuto, se non per bozze che girano, nelle quali ci sono delle aberrazioni, come quella della sanatoria degli immigrati clandestini che grida vendetta a Dio Mentre il popolo italiano è in difficoltà, si pensa a tutt'altro che a salvaguardarlo. Allora, in questo Parlamento ormai semivuoto, con il gruppo di Fratelli d'Italia presente, noi chiediamo, tramite lei, di conoscere se il “decreto aprile”, non ancora approvato a maggio, e che voi chiamate “rilancio”, potrà essere conosciuto anche da noi, oppure fategli cambiare nome: chiamatelo “decreto resurrezione”, perché di questo avrà bisogno, tra un po', il mondo dell'economia italiana, non servirà altro intervento .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lollobrigida. Al di là delle valutazioni politiche, io so solo che il Consiglio dei ministri non si è riunito e le agenzie riportano a me, come a lei, il fatto che si riunirà domani per approvarlo. Confidiamo. Interrompiamo, pertanto, l'esame del provvedimento, che riprenderà domani mattina, alle ore 9.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19. (C. 2447-A)
Relatrice: LOREFICE.
2.
3.
S. 867 - Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni (Approvato dal Senato). (C. 2117-A)
e delle abbinate proposte di legge: NOVELLI ed altri; ROSTAN ed altri; MINARDO; PIASTRA ed altri; BRUNO BOSSIO; CARNEVALI ed altri; BELLUCCI ed altri; LACARRA ed altri; PAOLO RUSSO ed altri.
(C. 704-909-1042-1067-1070-1226-1246-1590-2004)
: BORDO, per la II Commissione; IANARO, per la XII Commissione.
4.
S. 1140 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Mozambico, fatto a Maputo l'11 luglio 2007 (Approvato dal Senato). (C. 2229)
Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.
Ratifica ed esecuzione dell'accordo di cooperazione fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Confederazione svizzera, dall'altra, sui programmi europei di navigazione satellitare, fatto a Bruxelles il 18 dicembre 2013. (C. 1677)
: OLGIATI.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica, tecnologica e innovazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dell'Australia, fatto a Canberra il 22 maggio 2017. (C. 1676-A)
: OLGIATI.
5.
6.