PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
LUCA PASTORINO, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Enrico Borghi, Brescia, Cancelleri, Colletti, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Dieni, Fassino, Gallinella, Gelmini, Giachetti, Invernizzi, L'Abbate, Lorefice, Maniero, Molinari, Paita, Perantoni, Rospi, Scoma, Serracchiani, Tasso, Tomasi, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, ha preso in esame l'episodio verificatosi nel corso della seduta dell'Assemblea del 29 ottobre 2020.
Al riguardo, visti gli articoli 12 e 60 del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare con decorrenza immediata la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 15 giorni di seduta al deputato Sgarbi.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.
Invito il deputato Sgarbi a lasciare l'Aula in ottemperanza alla decisione adottata dall'Ufficio di Presidenza
Onorevole Sgarbi, deve uscire dall'Aula Sospendo per cinque minuti la seduta.
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, che viene sospesa immediatamente per altri dieci minuti per consentire la sanificazione di un pezzo dell'Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Tripodi. Ne ha facoltà.
MARIA TRIPODI(FI). Grazie, Presidente. Voglio esprimere a quest'Aula, Presidente, al Paese e naturalmente ai rappresentanti del Governo lo sdegno dei cittadini calabresi, degli imprenditori, dei commercianti, della gente di Calabria, Presidente, che ieri sera si è vista in diretta TV messa in da un DPCM che, a mio avviso, è totalmente insensato, perché non si capisce la . E di più, Presidente, aggiungo che non si capisce la perché questo provvedimento non tiene conto di dati medici: la Calabria viene certificata non meno di quindici giorni fa dal Comitato europeo come una delle regioni a minor numero di contagi e, soprattutto, viene messa in zona rossa con il DPCM di ieri a fronte invece di regioni che, avendo un elevato numero di contagi rispetto alla mia, incredibilmente sono messe in zona gialla.
Vorrei chiedere al Governo come mai, sempre per suo tramite; e vorrei chiedere al Governo il perché viene mascherato questo dal fatto che invece il motivo è ben altro.
Il nostro Esecutivo non ha provveduto a dotare la Regione Calabria di posti letto in terapia intensiva. Inoltre, signor Presidente, la Calabria sembra un feudo di nessuno: sembra che questo commissariamento totalmente vergognoso, Presidente, che si è verificato ieri sulla sanità, che si è prorogato addirittura, non abbia alcun senso, perché non ci si venga a dire che in Calabria non ci siano professionisti adeguati che si possano occupare della sanità. E, ancora, Presidente. Il Governo dovrebbe spiegarci come mai… mi avvio alle conclusioni, ma è bene che i cittadini siano rappresentati, Presidente, da questa situazione…
PRESIDENTE. Collega Tripodi, io capisco l'importanza dei provvedimenti e, quindi, sto consentendo il suo e anche…
MARIA TRIPODI(FI). La ringrazio.
PRESIDENTE. Mi lasci parlare, onorevole Tripodi, sto parlando io. Capisco, però bisogna considerare in che fase della discussione siamo, che non è la fase della discussione, con il Premier, sul DPCM. Quindi, il suo intervento, se ha un merito di cogenza, lo conclude e io lo ascolto con grande attenzione - e vale anche per gli altri colleghi -, ma non siamo nella fase di discussione generale di un provvedimento sul DPCM.
MARIA TRIPODI(FI). Mi avvio alla conclusione. Vorrei chiedere, per suo tramite, che il Ministro Speranza venga in Aula e ci spieghi a tal proposito come mai - e questo salta all'occhio -, regioni di centrodestra, forse per un mero calcolo politico, vengono etichettate come “zona rossa” e regioni di centrosinistra vengono etichettate, invece, come “zona gialla” .
Concludo, citando un Presidente della Repubblica che, di certo, non può essere tacciato di estremismo, Sandro Pertini, il quale diceva che il popolo italiano non pretende altro che un lavoro, una casa e di poter curare la salute dei propri cari. Non chiede il Paradiso, chiede solo i propri diritti. E vede, caro Presidente, io penso proprio che questo Governo non garantisca alcun diritto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Grazie, Presidente. Presidente, io le chiedo la cortesia, per suo tramite, di avere in Aula il Ministro Speranza, affinché ci spieghi, la e le modalità di raccolta dei dati sulla base dei quali sono state decretate alcune “zone rosse” e, in particolare, alcune Regioni, tra cui il Piemonte, perché ci risulta che questi dati, sulla base dei quali è stato fatto il DPCM ultimo, siano stati raccolti in modo non omogeneo sul territorio nazionale. Per quanto riguarda il Piemonte, risalgono a oltre dieci giorni fa, quando il Piemonte, invece, aveva già adottato delle misure volte proprio a scongiurare la “zona rossa”. Non si può chiedere sul territorio nazionale a intere categorie di essere messe in ginocchio a causa di chiusure insensate, scellerate, soprattutto, senza alcuna base scientifica certa.
Il rispetto istituzionale, soprattutto, nei confronti della nostra Regione e delle Regioni in generale deve essere la priorità di tutti noi, perché non potete fare di alcune categorie e di alcuni cittadini dei cittadini di serie A e di serie B a seconda di dove sono collocati e, soprattutto, da chi sono governati. Io chiedo trasparenza, chiedo serietà, in un momento così difficile per la nostra nazione; chiedo soprattutto che ci sia un confronto schietto, perché non è trasparente, sembra non essere trasparente quello che è avvenuto in valutazione per l'emanazione dell'ultimo DPCM .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA(LEGA). Grazie, Presidente, sullo stesso argomento. La Regione Lombardia, da metà di ottobre, ha fortunatamente la percentuale dei positivi in calo rispetto ai sette giorni precedenti. Come mai? Perché sono state prese delle misure e una stretta. Di questa cosa non si è tenuto conto e, quindi, il fatto che il Governo prenda una decisione e metta tutta la Lombardia in “zona rossa” appare segno non di leale collaborazione, ma appare tutta una scelta politica. Avevamo capito che c'era un problema Napoli e la Campania è in “zona gialla”: la sensazione, quindi, è che, invece della leale collaborazione ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione, ci sia una sleale collaborazione. Le regioni contestano l'uso di dati vecchi di dieci giorni e questo è un dato incontestabile e la scelta è giustamente politica. Sulla bilancia c'è, da una parte, la stretta sanitaria, dall'altra, evitare troppi danni all'economia. Questo è un principio cardine, bisogna mettere sulla bilancia tutte e due le cose.
Ora, era stato detto e avevamo capito che c'era un problema Milano e Napoli: come mai solo la Lombardia è in “zona rossa” e Napoli, invece, e la Campania in “zona gialla” )? La risposta, purtroppo, è semplice, basta vedere la presentata da Brusaferro. Nella presentata da Brusaferro c'è scritto proprio che i dati della Campania non sono giudicabili perché sono arrivati in ritardo e, quindi, non si capisce Sulla base di dati che non arrivano, la scelta è: puniamo la Lombardia perché è di centrodestra, favoriamo la Campania perché è di sinistra .
Infine, qual è la leale collaborazione, se il presidente Fontana di Regione Lombardia viene a sapere della chiusura della Lombardia da Conte, sì, ma in televisione? Questa è sleale collaborazione! Poi il Governo non si stupisca se qualcuno questo DPCM lo impugna e fa bene .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Grazie, Presidente. L'intervento del collega Garavaglia mi ha stimolato a prendere la parola . A me hanno sempre insegnato…
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). …a provare a fare del meglio nel mio senza curarmi degli altri ed è una vergogna che, questa mattina, il presidente Fontana e la Lega della Regione Lombardia stiano facendo una campagna di strumentalizzazione politica a fronte dei risultati …
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi!
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Dei mancati risultati…
PRESIDENTE. Colleghi, consentite di svolgere questo intervento. Colleghi! Colleghi! Onorevole Iezzi, onorevole Iezzi, onorevole Iezzi!
IGOR GIANCARLO IEZZI(LEGA). Le faccia chiedere scusa!
PRESIDENTE. Onorevole Iezzi, onorevole Iezzi non si faccia richiamare! Onorevole Iezzi, la richiamo per la prima volta ! Onorevole Quartapelle Procopio, prosegua il suo intervento.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). …a fronte della incredibile gestione a cui la giunta Fontana ha costretto la mia Regione, perché anche io vivo in Lombardia . Anche io!
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Onorevole Ribolla, onorevole Ribolla, onorevole Ribolla!
ALESSANDRA LOCATELLI(LEGA). Vai sulle navi con i clandestini!
PRESIDENTE. Onorevole Locatelli, onorevole Locatelli! Onorevole Locatelli, non provi a giustificarsi…Per gridare sciocchezze in Aula non ci sono giustificazioni! Onorevole Quartapelle Procopio, concluda il suo intervento.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Tutti i giorni la mia Regione Lombardia, governata da Fontana, da Gallera, dalla Lega e dalla destra trasmette tutti i giorni, tutti i giorni dei dati …
PRESIDENTE. Onorevole Ribolla! Onorevole Quartapelle Procopio, concluda il suo intervento, però, perché sennò non finiamo più !
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Non è possibile, Presidente, mi è impossibile, mi è impossibile! Tutti i giorni, Fontana e Gallera trasmettono al Governo i dati sui contagi, è incredibile che i colleghi della Lega non si siano resi conto che un quarto dei contagiati di tutta Italia risiede in Lombardia! È incredibile …
PRESIDENTE. Onorevole Iezzi, onorevole Iezzi! Onorevole Iezzi, l'ho già richiamata una volta. Onorevole Iezzi, l'ho già richiamata una volta . Onorevole Iezzi, onorevole Iezzi, metta la mascherina intanto, metta la mascherina, metta la mascherina e la smetta di urlare in Aula!
La smetta di urlare in Aula! Onorevole Iezzi! Onorevole Iezzi, non mi costringa a richiamarla la seconda volta.
IGOR GIANCARLO IEZZI(LEGA). E mi richiami…Non può insultare la Lombardia! Non può insultare la Lombardia!
PRESIDENTE. Onorevole Iezzi, rimetta la mascherina! Onorevole Iezzi! Onorevole Iezzi, lei sta volutamente approfittando della mia pazienza.
Onorevole Quartapelle Procopio, concluda il suo intervento.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Presidente, io non sto insultando. Io sto …
PRESIDENTE. Non le ho detto che sta insultando, onorevole Quartapelle Procopio. Le ho detto di concludere il suo intervento…
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Benissimo.
PRESIDENTE….perché ogni cosa ha una sua conclusione. È tutto qui!
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Io capisco, Presidente, che i colleghi della Lega impazziscono ogni volta che vengono detti dati che loro trasmettono tutti i giorni al Governo perché i dati sui contagi non se li inventa nessuno di noi! Sono loro che li danno al Governo e la Lombardia ancora oggi, nonostante sia la Regione che corrisponde a un sesto degli abitanti d'Italia, ancora oggi ha un quarto dei contagi di tutta Italia! Che chi governa la Lombardia non sia preoccupato, non sia spaventato e non lavori giorno e notte per risolvere questi problemi è una vergogna! E invece no! In Lombardia noi abbiamo avuto un fallimento grave sulla gestione dei vaccini …
PRESIDENTE. Colleghi, ma è legittimo…! Onorevole Boniardi, la richiamo la prima volta. La prossima volta la mando fuori. La collega Quartapelle Procopio ha diritto di fare tutte le obiezioni politiche che ritiene e voi avete il dovere di ascoltare in silenzio ! Dopo risponderà lei, onorevole Ferrari; dopo risponderà lei, se riterrà di rispondere.
SERGIO VALLOTTO(LEGA). Se fosse un uomo…
PRESIDENTE. Onorevole Vallotto! Onorevole Vallotto, la richiamo all'ordine! E si dovrebbe vergognare! Prego.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Evidentemente, io sto mettendo il dito nella piaga, perché non si spiega questa reazione dei colleghi della Lega .
Concludo, denunciando la situazione della mala gestione sanitaria. Io non sto speculando sui morti; sto denunciando quello che manca nella gestione pessima della Lega e lo dico in tre punti. Primo punto: le vaccinazioni contro l'influenza in Lombardia non ci sono per nessuno e sono costate tre volte tanto rispetto a quello che sono costate per le altre regioni italiane . Dieci bandi, di cui cinque non andati a buon fine…
PRESIDENTE. Onorevole Iezzi!
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Secondo punto …
PRESIDENTE. Onorevole Iezzi, la sto richiamando la terza volta adesso. Onorevole Iezzi, vada fuori! È espulso! Onorevole Quartapelle Procopio, ha finito il suo tempo, quasi. Concluda.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Secondo punto: le USCA, le Unità speciali per la continuità assistenziale, nella città di Milano e nella provincia di Milano, ci sono sei USCA sulle sessanta, sulle sessanta promesse!
Terzo punto: sono stati riaperti i due ospedali in Fiera e a Bergamo, perché, secondo la gestione Gallera…
CLAUDIO DURIGON(LEGA). È colpa vostra!
PRESIDENTE. Onorevole Durigon!
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). …c'era bisogno, perché c'è un'emergenza in corso. Quegli ospedali sono stati aperti, togliendo medici ai presidi sanitari di Sesto San Giovanni, come denunciato dai consiglieri regionali eletti con la……
PRESIDENTE. Onorevole Ribolla, la richiamo per la seconda volta!
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). …e non mi si dica che io sto speculando …
PRESIDENTE. Onorevole Garavaglia, lei è di mestiere e sa che qui ognuno dice quello che pensa!
Onorevole Iezzi, a lei è stato richiesto di uscire dall'Aula; quindi, provveda! Non credo che a un parlamentare come lei sia necessario altro che un invito.
Concluda, onorevole Quartapelle Procopio.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD). Questa è la pessima gestione sanitaria di chi pensa che con una polemica politica possa nascondere quello che è sotto gli occhi di tutti i lombardi. Fontana fa politica, invece di occuparsi di risolvere i problemi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti, sul Regolamento. Ne ha facoltà. Poi, l'onorevole Gelmini sul Regolamento e poi c'è l'onorevole Rossini.
DANIELE BELOTTI(LEGA). Sei vergognosa!
PRESIDENTE. Onorevole Belotti! Onorevole Belotti, si vergogni! Onorevole Belotti, si vergogni!
Onorevole Giachetti, prego.
ROBERTO GIACHETTI(IV). Sì, la ringrazio…
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Giachetti. Inviterei i colleghi a rispettare le distanze previste dal Regolamento. Onorevoli colleghi, inviterei a restare prudenti anche sotto questo profilo. Prego, onorevole Giachetti.
ROBERTO GIACHETTI(IV). La ringrazio, Presidente. Intanto, io vorrei ringraziarla, perché gestire l'Aula in situazioni come queste non è per niente semplice e ci sono due episodi - e mi riferisco anche all'episodio che ha riguardato il collega Sgarbi - che io penso, e lo dico molto francamente, colleghi, che dovrebbero farci riflettere tutti - se non disturbo; scusatemi, se non disturbo -, perché quando ci poniamo il problema dell'immagine che noi diamo di noi stessi forse dovremmo interrogarci anche su quello che facciamo. Lo dico perché io ho molte perplessità sulle decisioni che sono state prese, sul DPCM e su molte delle questioni che voi state ponendo, perché credo che liberamente, nella coscienza di ciascuno, sicuramente degli interrogativi ce li poniamo. Ci poniamo anche il fatto che, probabilmente, non è semplice prendere delle decisioni in una condizione di questo tipo. Però, io penso che una cosa noi non possiamo accettare, e mi rivolgo soprattutto ai colleghi più anziani, come me, che sono in quest'Aula, cioè che da una parte, magari perché si è all'opposizione, si possa prendere la parola e dire qualunque cosa nei confronti del Governo, nei confronti della maggioranza e di chiunque di noi e, tutto sommato, avere da questa parte il rispetto della libertà di parola di chi parla di là. E lo dico perché più urlate e interrompete più questo problema c'è e vorrei che fosse un problema comune e non soltanto della maggioranza perché in quest'Aula se noi mettiamo in discussione anche il diritto di un deputato di parlare, ancorché di maggioranza, ancorché di attaccare - così come spesso succede che voi attaccate da quest'altra parte e io questo discorso, come sapete, l'ho fatto anche quando da questa parte si è interrotto e attaccato dall'altra -, noi ci facciamo del male, ci facciamo tutti del male. Quindi, l'auspicio che faccio è che le regole che vigono in quest'Aula - e mi riferisco alla vicenda che ha riguardato il deputato Sgarbi, per cui tutti noi sappiamo che quando siamo espulsi a quel punto dobbiamo uscire per non infrangere una regola che ci riguarda tutti -, la regola del diritto di parola in quest'Aula - e vi prego di rifletterci, senza necessariamente, come dire, avere degli istinti animaleschi - riguarda noi e riguarda voi. Proviamo almeno a rispettarci un po' di più qui dentro, se vogliamo che fuori di qui la gente ci rispetti .
PRESIDENTE. L'onorevole Gelmini, poi l'onorevole Guidesi sul Regolamento.
MARIASTELLA GELMINI(FI). Grazie, Presidente. Sa quanto la stimiamo e abbiamo rispetto per la sua persona e per il ruolo che ricopre, però questa volta non abbiamo compreso perché, in un intervento sull'ordine dei lavori, la collega Quartapelle Procopio abbia fatto esternazioni politiche senza chiedere nulla . Io prendo la parola per stigmatizzare le cose che sono state dette e la legittimità di un intervento che non era sull'ordine dei lavori, ma piegava a interessi di parte, le condizioni difficili in cui versano alcune Regioni. Lo trovo un fatto grave e anche stupido da parte di un esponente di maggioranza che dovrebbe avere a cuore la tenuta sociale di questo Paese.
Chiudo reiterando una richiesta, che credo sia legittima e nell'interesse di tutti. Il Paese è stato diviso in tre zone. Ci sono Regioni che vedono conculcate le libertà perché appartengono all'elenco delle “Regioni rosse”. Allora, se noi vogliamo rendere digeribili e comprensibili agli italiani le scelte che sono state fatte, devono essere leggibili le ragioni che hanno portato a queste scelte e, quindi, noi non vogliamo contestarle; vogliamo conoscerle per poterle condividere. Quindi, facciamo una richiesta precisa: chiediamo che il Ministro Speranza e il Presidente Conte vengano qui, dati alla mano , e spieghino ai lombardi, ai piemontesi, ai calabresi e ai cittadini della Valle d'Aosta perché quelle Regioni sono in zona rossa e non lo sono la Campania, la Puglia, la Sicilia, la Liguria !
Non ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B! Vogliamo sapere perché altre Regioni non sono zona rossa. Credo che sia un fatto importante per tutti avere queste informazioni e fare in modo che il Paese comprenda le scelte che sono state fatte. Subito, adesso !
PRESIDENTE. Onorevole Gelmini, lei è parlamentare di troppa esperienza, e io l'apprezzo, per non capire che in quella fase degli interventi, della collega Quartapelle in particolare, era difficile comprendere il filo e la richiesta perché è stata interrotta e doveva completare il suo intervento. Del resto l'elasticità è la stessa che sto utilizzando nei suoi confronti, quando su un richiamo al Regolamento mi chiede un ordine dei lavori.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.
RICCARDO MOLINARI(LEGA). Presidente, premetto che condivido quanto ha detto il collega Giachetti, ognuno di noi ha il diritto in quest'Aula di parlare, e quindi mi scuso se il mio gruppo ha avuto una reazione; credo sia anche giustificabile, dato il peso delle parole dell'onorevole Quartapelle. Però, visto e considerato che condivido anche le parole dell'onorevole Gelmini, cioè il fatto che quell'intervento non fosse un intervento sull'ordine dei lavori, ma fosse un intervento di matrice politica, io vorrei da una parte rispondere alle critiche politiche, e dall'altra chiedere una cosa al Partito Democratico: se le esternazioni dell'onorevole Quartapelle sono le sue o sono la posizione della maggioranza .
E quindi io vorrei sapere se la maggioranza di Governo pensa che se il contagio è particolarmente diffuso in Piemonte, Lombardia e Valle d'Aosta ci sia una responsabilità dei cittadini di quei territori o di chi governa quelle Regioni. Perché un conto è l'opinione personale della Quartapelle, ma se l'opinione della Quartapelle non viene smentita dal PD, sarà nostra premura spiegare ai lombardi, ai piemontesi, ai valdostani che secondo la maggioranza c'è una responsabilità per la sfortuna di subire il contagio . E aggiungo un'altra cosa, riferita a quello che ha detto la collega Gelmini, visto che i criteri dovrebbero essere oggettivi per entrare in una zona o nell'altra, e il governatore Fontana ha semplicemente posto una questione di merito. Il governatore Fontana ha chiesto perché si sono considerati i valori del contagio di dieci giorni fa, dopo che poi Lombardia e Piemonte hanno messo in campo delle misure per limitare il contagio, come ad esempio la chiusura dei centri commerciali, come il coprifuoco, misure che sono state adesso adottate a livello nazionale e che hanno già portato dei risultati; quindi la domanda che pone il governatore Fontana è: perché non si è tenuto conto del calo della curva dei contagi in seguito alle misure restrittive che abbiamo adottato, e si sono invece guardati i numeri di prima rispetto a quando abbiamo adottato queste misure? E soprattutto ci chiediamo perché altre Regioni, da cui arrivano notizie preoccupanti, perché i giornali li leggiamo tutti, e quello che ha detto non uno della Lega, ma il sindaco di Napoli De Magistris questa mattina l'abbiamo letto tutti , cioè che la situazione della Campania è una situazione drammatica, ci chiediamo perché la Campania abbia dati diversi. Non vorremmo che la solerzia e la buona amministrazione di Piemonte e Lombardia, che hanno portato a uno maggiore e a fare più tamponi, e quindi a far emergere più positivi, invece che essere una caratteristica virtuosa diventi penalizzante rispetto a chi ha una regione completamente fuori controllo. Questa è la preoccupazione di merito che abbiamo ! Detto questo mi aspetto di sentire dai colleghi del PD se la posizione della collega Quartapelle è solo sua o è la posizione del PD e della maggioranza .
PRESIDENTE. Collega Molinari, come vede sto consentendo un intervento e uno solo per gruppo su questo argomento, perché dopo passeremo al resto dei lavori. Se la Conferenza dei presidenti di gruppo riterrà, io informerò il Presidente Fico, che anzi è già stato informato, di inserire questo punto all'ordine del giorno, come è stato richiesto dai gruppi di opposizione con la presenza del Ministro Speranza, e ci sarà un dibattito in quella sede su questi argomenti. Non è possibile farlo in un altro modo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(M-NI-USEI-C!-AC). Presidente, grazie anche per dare la possibilità a questo punto di un intervento per gruppo. Da parte mia e del nostro gruppo ci associamo alla richiesta della collega Gelmini, del collega Molinari e degli altri colleghi dell'opposizione, appunto perché urgentemente, il più presto possibile il Ministro Speranza venga qui in Parlamento a riferire sulle ragioni delle scelte e sui dati. Vede, Presidente, lo dico anche ai colleghi della maggioranza, noi siamo in un paradosso: da una parte il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, tutti noi chiediamo unità, collaborazione, responsabilità; dall'altra poi nei fatti questa unità, questa collaborazione e questa responsabilità vengono smentite ogni volta puntualmente dal rincorrersi e dal rinfacciarsi delle accuse. Utilizzando dati veri o non veri per dire: voi state gestendo male perché siete di centrodestra, voi state gestendo bene perché invece siete di centrosinistra, non si va da nessuna parte. Perché noi chiediamo da mesi la trasparenza dei dati, i criteri con cui si fanno le scelte? Perché solo con quel dato oggettivo, con la possibilità che tutti, non solo i cittadini come ha detto ieri il Presidente del Consiglio nella sua conferenza stampa, ma innanzitutto il Parlamento abbia a disposizione e venga a conoscenza di tutti i dati e di tutti i criteri, evitiamo che succeda esattamente quello che sta succedendo adesso. Lo dico alla collega Quartapelle perché è lombarda come me e perché poi ci si fa trascinare dal dibattito politico: io sono orgogliosissimo di essere lombardo e di avere la sanità lombarda che mi merito e che ci meritiamo. Tra l'altro leggo che addirittura il Vice Ministro della salute Sileri contagiato ha detto sui giornali che se avesse avuto dei problemi di carattere ulteriormente grave rispetto al COVID-19 si sarebbe fatto ricoverare al San Raffaele, cioè un ospedale di eccellenza lombarda e milanese, con il criterio che la sanità lombarda ha posto, cioè di dare la possibilità a tutti, indipendentemente dal reddito, di farsi curare in Lombardia riguardo alle eccellenze lombarde . Ma detto questo, e concludo, è evidente - lo dico ai colleghi - che nel momento in cui viene comunicato giustamente anche dal presidente della Regione Lombardia: ieri l'incidenza in Lombardia è del 17,7 per cento, i base ai dati di ieri l'incidenza in Campania è del 19,3 per cento, l'incidenza tra tamponi e contagiati, la Lombardia viene messa in zona rossa e la Campania viene messa in zona gialla, è evidente che c'è un problema, che crea sconforto, sconcerto! Bisogna spiegarle le ragioni! Non perché non ci si vuole assumere la responsabilità, ma se le responsabilità che ci vogliamo assumere non sono condivise nella massima trasparenza dei criteri e delle scelte, credo che noi quell'unità richiamata, che in questo momento è fondamentale, non la percorriamo. Questa è la ragione! E smettiamola di rincorrere bollettini ideologici come a cui non interessa niente della salute dei cittadini, non interessa niente del problema del contagio, ma il problema ogni giorno è quello di dire che la sanità lombarda fa schifo, che i governi di centrodestra non sono in grado di affrontare l'emergenza. Di questo passo non si va da nessuna parte!
Abbiamo una responsabilità tutti insieme da condividere, facciamolo con serietà, ma partiamo dalla trasparenza delle scelte, dei criteri e dei dati, non facendo figli di serie A o figli di serie B. Perché la sfida è per tutti, è di tutti e per tutti, non è questo il momento di dire che noi siamo più bravi e voi siete meno bravi, che noi siamo all'opposizione e voi siete la maggioranza: questo è il momento di mostrare i criteri delle scelte e spiegare perché le si prendono. Anche perché stiamo limitando fortemente diritti costituzionali di tutti, e attenzione che di questo passo non si sa dove andiamo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenza. Ne ha facoltà.
NICOLA PROVENZA(M5S). Presidente, capisco che in questo momento abbiamo una necessità assoluta in quest'Aula e condivido alcune delle riflessioni svolte da qualche collega in precedenza. I criteri che sono stati adottati rispetto agli indicatori che poi stabiliscono la gradualità degli interventi sono criteri scientifici già noti dall'aprile 2020 . Questo è un dato condiviso, è un dato sul quale noi abbiamo il dovere di non creare negoziazioni o strumentalizzazioni, perché in questo momento noi dobbiamo evitare e mi permetto di pregare tutti i colleghi su questo tema: noi dobbiamo continuare a confrontarci.
Lo dico anche alle forze politiche, rispetto alle quali c'è ovviamente un legame con i presidenti di Regione. Sollecitate assolutamente tutti i presidenti di Regione, rispetto alle proprie idee, alle proprie azioni e ai propri modelli anche virtuosi, rispetto a questa gestione. Ma facciamolo non in maniera strumentale! Non lo facciamo in una maniera di critica preconcetta, perché in questo momento noi non abbiamo bisogno di critiche preconcette: noi abbiamo bisogno di modelli. E noi, come istituzione, siamo un modello.
Offrire una visione di unità e di compattezza, rispetto a quello che sta affrontando il nostro Paese, dovrebbe essere - e sono convinto che lo sarà - la priorità della nostra azione, non solo politica , ma anche comunicativa e anche nell'uso del linguaggio.
Quindi, esasperare i toni in questo momento, effettivamente, è una cosa sulla quale dobbiamo riflettere e ragionare. Poi ci sono i fatti e ci sono anche le interpretazioni. A quelle interpretazioni noi dobbiamo dare il massimo rispetto, perché, fino a prova contraria, in un luogo democratico, è consentito a tutti esprimere la propria opinione e questo rimane un principio fermo, al quale noi non intendiamo derogare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI(MISTO-MIN.LING.). Desidero esprimere tutta la mia vicinanza e il sostegno ai cittadini e agli amministratori di tutte le zone rosse. Questo è un momento in cui dobbiamo stare vicino a chi soffre di più. Soprattutto in quelle zone, Brescia e Bergamo, nelle settimane scorse hanno inviato i loro medici là, nelle province, negli ospedali, dove mancavano. In questo momento le parole contano. Noi lo dobbiamo. Se non siamo noi a interpretare la zona rossa, come zona di alta precauzionalità e non punizione, non riusciremo a farlo capire ai nostri cittadini. Le misure sono temporanee e fra due settimane ci auspichiamo che molte zone possano passare a misure meno restrittive. Dobbiamo stare uniti e tutti i cittadini hanno pari vicinanza per noi, non solo quelli dei nostri territori
PRESIDENTE. Onorevole Foti, per completare il giro dei gruppi, in cui c'è stato un solo intervento. Prego.
TOMMASO FOTI(FDI). Signor Presidente, io partirei dall'intervento dell'onorevole Giachetti, che, giustamente, ha detto che dobbiamo cercare di dare un'immagine diversa da quella che stiamo dando. Bene, allora, iniziamo a dire una cosa. Il Presidente Conte doveva venire in quest'Aula ieri, secondo il programma della Conferenza dei presidenti di gruppo. Ci è stato chiesto che, per il precipitare dell'emergenza sanitaria, bisognava anticipare le sue comunicazioni a lunedì. Lunedì, il Parlamento ha dato degli atti di indirizzo. Peccato, signor Presidente, che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri andrà in vigore da venerdì . Allora, mi dite dove stava questa urgenza, se poi, per le lotte all'interno della maggioranza, ve ne strafregate del Parlamento e di quello che decide il Parlamento ?
Ma vado oltre. Vede, signor Presidente, si possono fare i processi che si vogliono. Io penso che sia difficile uscire da quest'Aula e trovare cittadini liberi che non ti dicano, coloro che l'hanno provata, che la sanità della Lombardia è sicuramente il miglior sistema sanitario d'Italia , e ! Ma, anche ammesso che così non fosse, mi chiedo: chi è che lo deve giudicare, quest'Aula o i cittadini che di esso fruiscono? Allora, vorrei far presente ai miei dirimpettai, che è una vita che perdono le elezioni regionali in Lombardia: ci sarà pure una ragione ! E consentitemi una cosa. Non l'avete battuta coi voti la Lombardia, non l'avete battuta con le inchieste di, spero che non vogliate batterla brandendo ora morti, ora contagiati !
Allora, io penso di dovermi associare alla richiesta della collega Gelmini, anche facendo un riferimento. Già nell'intervento che da questi banchi di Fratelli d'Italia è stato rivolto al Presidente Conte, avevamo messo chiaramente in risalto il fatto che, in un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, le ragioni, cioè i verbali, in ragione dei quali quei provvedimenti vengono assunti, non possano essere pubblici se non dopo 45 giorni, e impedivano quella normale trasparenza, che avrebbe portato tutti a capire se si era nel giusto o nell'errore. Allora, il Presidente del Consiglio e il Ministro della Salute vengano in quest'Aula e ci spieghino! Mi spieghino, ad esempio, perché io, che abito al confine con la Lombardia e cioè a un chilometro dalla Lombardia, trovo la Lombardia in zona rossa e la città di Piacenza in zona gialla, perché è la regione del presidente Bonaccini e ! Devo portare qui il rapporto dei morti che ci sono stati? O dei contagiati? O siete un branco di irresponsabili? Ma smettetela con questi toni! Vergognatevi !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delrio, prego.
GRAZIANO DELRIO(PD). Grazie, Presidente. Tramite suo, voglio rispondere alle sollecitazioni del collega Molinari e della collega Gelmini, intanto accogliendo con piacere le scuse che il collega Molinari ha rivolto, se ci sono state intemperanze, perché, da questo punto di vista, io vorrei ricordare agli amici dell'opposizione che, al di là delle opinioni personali, noi abbiamo ascoltato in silenzio quattro, cinque interventi, che ipotizzavano un malgoverno del Governo centrale verso le regioni e discriminazioni. Abbiamo ascoltato, perché crediamo, come ha ricordato l'onorevole Giachetti, che in quest'Aula la libera espressione delle opinioni, tanto più le valutazioni politiche, siano legittime. Quindi, la collega Quartapelle ha semplicemente voluto ricordare che anche noi abbiamo legittime opinioni sugli operati dei livelli regionali, nazionali e così via e che, comunque, queste decisioni sono state prese sulla base di dati, che le regioni trasmettono al Governo centrale, in automatico, e che se c'è )...
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Onorevole Boldi!
GRAZIANO DELRIO(PD). Vede, noi abbiamo cercato…
PRESIDENTE. Onorevole Boldi!
GRAZIANO DELRIO(PD). Noi abbiamo cercato di ascoltarvi in silenzio, per esempio, per alcuni aspetti che sono stati sottolineati. Presidente, la ringrazio della sua gentilezza, per avere consentito, in un momento così difficile per il Paese, che il Parlamento, pur avendo un altro ordine del giorno, potesse aprire questa mattinata con un argomento così rilevante. Quindi, noi siamo assolutamente concordi con la sua conduzione e con gli interventi che sono stati fatti. Proprio perché il momento è così grave, ci sono anche cose che noi condividiamo, colleghi. Condividiamo il fatto e abbiamo già sollecitato - con il collega Fornaro ne parlavamo stamattina presto - il Ministro Speranza, anche dalla maggioranza, a venire, come ha ricordato anche il collega dei 5 Stelle; a venire e a trasmettere in maniera sempre più trasparente i dati relativi alle varie classificazioni, che, proprio perché automatiche, non sono casuali e non sono discriminatorie nei confronti di nessuna Regione
Infatti, la Liguria, che pure ha un tasso di incidenza molto elevato e un tasso di occupazione letti, per altri parametri non è andata in zona rossa. Quindi, c'è bisogno di più trasparenza, c'è bisogno che tutte le Regioni trasmettano tutti i dati: tutte questioni che condividiamo.
Non capiamo perché la libera espressione, fatta dai banchi del centrodestra, possa essere eseguita per l'attenzione e anche il senso di gravità della situazione che noi percepiamo; quando, invece, parlano i deputati del PD si debbano levare grida, per impedire di parlare e di esprimere la propria libera opinione, Presidente. Questo è un punto che non aiuta.
Aiuterebbe molto di più insieme - insieme come stiamo, credo, già tutti facendo - chiedere che il Governo venga a chiarire ulteriormente questi dati, chiedere che il Governo venga a chiarire perché il CTS, dove siedono autorevoli esponenti della Regione Lombardia - vorrei ricordarlo, vorrei ricordare che c'è un epidemiologo molto noto e anche molto stimato che fa parte del CTS e che è direttore della ATS 1 di Milano – e, quindi, perché il CTS ha deciso queste cose. Infatti, non sono state decise politicamente . Sono state decise sulla base di rilevazioni scientifiche. Poi è legittimo che ognuno abbia la sua opinione, ma noi qui non stiamo facendo una battaglia politica contro la Lombardia.
Noi abbiamo le nostre opinioni, i cittadini italiani avranno le loro opinioni sull'operato del Governo, sulla tempistica del Governo e così via, ognuno farà le sue valutazioni; noi qui stiamo semplicemente, insieme a voi, chiedendo che venga reso noto a tutti i cittadini e a tutti gli amministratori con che strategia si cercherà di combattere questa maledetta epidemia e che non ci sia nessun sospetto sul fatto che vi siano discriminazioni di colore politico, perché, come abbiamo detto ripetutamente, la malattia non ha colore politico e la salute dei cittadini non ha colore politico .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Grazie, Presidente. Spero che si possa fare un ragionamento istituzionale in questa sede; io credo che si debbano distinguere due piani: c'è un piano che è quello della richiesta, condivisa e condivisibile, di avere trasparenza sui dati che sono alla base delle scelte compiute nel decreto di ieri e dell'individuazione delle classificazioni delle regioni. Bisogna che, però, tra noi, proviamo anche a rispettare e a rispettarci e, soprattutto, anche ad ascoltare; continuando a ripetere cose non vere, queste, alla fine, nell'opinione pubblica, finiscono per passare come vere. Primo: c'è un documento di 129 pagine, condiviso da una serie di soggetti, compresa la Conferenza delle regioni, che si chiama “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”; quel documento è alla base dell'individuazione degli scenari 1, 2, 3 e 4. Sono le regole del gioco condivise anche con la Conferenza delle Regioni. Secondo elemento: smettiamola, anche in questa sede, di dire che sui dati non c'è trasparenza; viene pubblicato tutti i venerdì un complessivo con tutti i dati; il Ministro Speranza e il Presidente del Consiglio hanno dichiarato che quel è insufficiente, come durata settimanale, e verrà portato a durata bisettimanale ed è stata introdotta anche, dall'altra settimana, la scelta condivisa, e che spero sia condivisa da tutti, di una conferenza stampa da parte dei vertici dell'Istituto superiore di sanità (ISS), per spiegare questi dati. C'è, poi, non è un segreto, il di ogni singola regione dettagliato, sono decine di pagine, che viene inviato ai presidenti delle regioni tutte le settimane. Lo ripeto con forza, tutto è discutibile, ma se noi alimentiamo nel Paese la cultura del sospetto che si fanno scelte sulla base del colore politico delle giunte regionali, noi stiamo commettendo un errore grossolano ed è un boomerang che arriverà sulle teste di tutti noi, indipendentemente. Le istituzioni stanno prima della politica, questo è il punto. Allora, un conto è chiedere chiarezza, chiedere trasparenza, un conto è continuare, come è stato fatto anche oggi, a dire che in realtà voi la sentenza l'avete già emessa, cioè che il Governo ha fatto delle scelte sulla base del colore politico delle giunte. Questo non è accettabile, questo è sbagliato. Io credo che, quindi, bisogna riportare tutto alla dimensione, e lo dico con una battuta, se mi consentite: guardate che il nemico non è qui dentro, non è tra regione e Stato, il nemico si chiama COVID-19, mettiamocelo tutti in testa !
PRESIDENTE. Ebbene, alla luce di questo lungo, ma approfondito e, mi permetto di dire, utile dibattito, credo che il Presidente Fico verificherà con il Governo la tempistica per un'informativa del Ministro Speranza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 2313-A: Istituzione di una zona economica esclusiva oltre il limite esterno del mare territoriale. Ricordo che nella seduta del 4 novembre, ieri, si è concluso l'esame degli articoli e degli emendamenti.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(LEU). Signor Presidente, la ringrazio anch'io per aver consentito il dibattito precedente, perché credo che sia giusto che questo luogo, come dire, sia anche un luogo di confronto e, come dicevo prima, di ascolto.
Tornando al merito del provvedimento in esame, l'istituzione di una zona economica esclusiva oltre il limite esterno del mare territoriale, è giusto anche e soprattutto per chi ci ascolta provare a spiegarne il contenuto e il perimetro normativo, sia di diritto internazionale che di convenzioni delle Nazioni Unite, entro il quale questo provvedimento si inserisce. I presupposti giuridici, come è spiegato nella relazione introduttiva del provvedimento, sono nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare che è stata stipulata a Montego Bay il 10 dicembre del 1982 e ratificata e resa esecutiva nel nostro Paese con la legge n. 689 del 2 dicembre 1994. In buona sostanza, la Convenzione, che consta di 320 articoli, adegua il diritto del mare al riconoscimento degli interessi degli Stati costieri, espandendone i poteri sui mari adiacenti, in particolare con la previsione dell'istituto giuridico della zona economica esclusiva, ZEE strettamente correlata a quella di piattaforma continentale. In estrema sintesi, anche qui per agevolare chi ci ascolta, accanto alle cosiddette miglia di competenza esclusiva dello Stato costiero - sono circa 200 miglia - si aggiungono, attraverso l'introduzione della zona economica esclusiva, ulteriori possibilità da parte dello Stato costiero in ordine a una serie di benefici e di diritti sovrani ai fini dell'esplorazione, dello sfruttamento, della conservazione e della gestione delle risorse naturali biologiche e minerali che si trovano nelle acque sovrastanti il fondo del mare, sul fondo del mare e nel relativo sottosuolo. La piattaforma continentale, invece, costituisce l'area sottomarina che si estende al di là delle acque territoriali, attraverso il prolungamento naturale del territorio emerso sino al limite esterno del margine continentale, o sino alla distanza di 200 miglia dalla linea base. In buona sostanza, la proposta, a prima firma del collega Cabras, è quella di istituire anche in Italia, sulla scia di quanto è stato fatto da altre nazioni frontiste del bacino del Mediterraneo, una ZEE, quindi, una zona economica esclusiva.
Nell'ottimo studio e nella documentazione dell'Ufficio studi sono individuate tutte le iniziative che in questi anni, dalla Croazia alla Francia, dalla Tunisia alla Libia e anche da Cipro, Egitto, Israele, Libano, Marocco, Monaco, Siria e Turchia, sono state adottate.
Ovviamente, e vado verso la conclusione, il punto per noi importante è che le ZEE siano viste come un momento di valorizzazione e di possibile sfruttamento positivo da parte degli Stati membri e, in questo caso, dell'Italia, non però in una logica di contrapposizione; vorremmo evitare che, attorno a questo tema, si insceni una sorta di guerra dei mari e, quindi, è fondamentale che, come prevede peraltro la Convenzione di Montego Bay, si debba arrivare ad intese concordate con gli altri Paesi che sono confinanti con le nuove ZEE. Quindi, in questa prospettiva, in una prospettiva di tutela anche degli interessi nazionali, ma all'interno di collaborazione e di rapporti assolutamente pacifici con i confinanti, le ZEE possono svolgere un ruolo importante.
Se, invece, la ZEE viene interpretata, da noi come dagli altri Paesi, come una sorta di in una difesa, diciamo, di diritti contrapposti e non condivisi con quelli degli altri Paesi, rischiamo di far passare qui tensioni che magari non riguardano soltanto il mare e scaricare su questo settore, su questo strumento, questioni di politica estera che invece devono e possono trovare soluzione in altre sedi. Con queste motivazioni, quindi, il nostro gruppo voterà a favore del provvedimento in oggetto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT(IV). Grazie, signor Presidente. Prima di iniziare il mio intervento sul provvedimento in oggetto, Italia Viva vuole portare un pensiero ai pescatori, che da mesi sono ingiustamente detenuti nelle carceri libiche. Le zone economiche esclusive, talvolta citate con l'acronimo di ZEE, sono un'area del mare adiacente le acque territoriali, in cui uno Stato costiero ha diritti sovrani per la gestione delle risorse naturali, giurisdizione in materia di installazione e uso di strutture artificiali o fisse, ricerca scientifica, protezione e conservazione dell'ambiente marino. La ZEE ha valore meramente funzionale ed assegna soltanto in esclusiva allo Stato rivierasco il diritto di sfruttare le risorse della colonna d'acqua sovrastante il fondale marino, non contemplando invece gli altri numerosi diritti spettanti al mare territoriale. La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare è stata redatta dall' dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e adottata a Montego Bay il 10 dicembre 1982. In Italia, la UNCLOS è entrata in vigore il 16 dicembre del 1994, alcuni Stati non hanno ancora aderito alla Convenzione, tra cui Eritrea, Iran, Israele, Libia, USA e Turchia; gli USA tuttavia applicano la UNCLOS nelle parti in cui rispecchia il diritto internazionale consuetudinario. Ancora alla fine degli anni Novanta, del XX secolo, nessun Paese che si affacciava sul Mar Mediterraneo aveva proclamato ZEE, pur avendone il diritto. Alla base di questa situazione vi erano soprattutto considerazioni geografiche: in nessun punto del Mediterraneo le coste distano 400 o più miglia dalle coste opposte. Alla fine del Novecento questo principio è stato minato da iniziative di alcuni Stati: Algeria, Spagna, Francia, Croazia e Libia. L'Italia quindi è in netto ritardo: il Governo italiano, nel novembre del 2018, ha contestato, con una nota verbale, tale stato di fatto e ha chiesto di avviare una procedura negoziale al fine di raggiungere un risultato soddisfacente. Solo nel 2019 l'Algeria ha espresso disponibilità al dialogo, che pure è stata ribadita in un più recente incontro con le nostre autorità di Governo. Approvare questo provvedimento quindi è importante per recuperare il tempo perduto rispetto alla maggioranza dei Paesi mediterranei, che hanno già istituito le ZEE per proteggere il nostro ambiente marino e soprattutto i nostri pescatori. Ovviamente, la definizione materiale di tali zone avverrà solo in una seconda fase e auspichiamo che il Governo ascolti tutti i soggetti interessati, partendo appunto soprattutto dalle associazioni dei pescatori, che sono preoccupati per questo provvedimento e chiedono dati certi e di essere appunto coinvolti nelle decisioni finali. Per questo motivo, e con queste raccomandazioni, Italia Viva voterà favorevolmente al provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Grazie, Presidente, se chi mi ha preceduto ha voluto dedicare un pensiero, giustamente, ai pescatori - ingiustamente in questo caso - detenuti in Libia, io chiedo che il Governo faccia qualcosa di più che un pensiero, ma un'azione concreta per liberarli uscendo dall'insignificanza sul terreno della geopolitica italiana. Andiamo avanti quindi nel cercare di rialzare un pochino la testa e dimostrare un pochino di dignità in politica estera, anche attraverso questo provvedimento, nei confronti del quale Fratelli d'Italia voterà sicuramente a favore. La proclamazione delle zone a rilevanza geopolitica - l'ho già detto - certifica la ferma proiezione marittima dello Stato, del nostro Stato e della nostra Nazione. L'Italia nel Mediterraneo è tra le principali potenze economiche, militari, commerciali e questo troppo spesso forse ce lo dimentichiamo, ce lo siamo dimenticati per troppi anni, abbiamo visto passare davanti a noi, nella proclamazione delle zone, altri Stati: Egitto, Cipro Libano, Marocco, Monaco, Siria, Turchia, Francia, Tunisia, Libia, Croazia, Spagna, Algeria e noi arriviamo ultimi, ultimi, e arrivare ultimi in questo caso significa subire un aumento di competitività in quello che è il …
PRESIDENTE. Onorevole Montaruli, mi scusi, ma la stanno disturbando. Prego,
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Il è il mare che è parte della nostra nazione, della nostra storia, della nostra identità, dei nostri valori, che è nel nostro DNA. Oltretutto, abbiamo vissuto - e viviamo ancora, perché non è scongiurato - il pericolo che l'Algeria possa continuare ad espandere la ricerca del gas, del petrolio e delle risorse in zona contesa con l'Italia, minacciando la nostra sovranità nazionale: noi non vogliamo, ed è per questo che votiamo questa proposta di legge, non vogliamo rinunciare ai nostri diritti sovrani che deriverebbero dalla formazione della zona per l'esplorazione, l'uso e soprattutto la conservazione di risorse naturali, biologiche e minerali e del diritto di pesca e lo vogliamo fare in maniera però massima. Per questo, riteniamo assolutamente incomprensibile che questa maggioranza abbia voluto nella giornata di ieri non approvare l'emendamento di Fratelli d'Italia, che vede come firmatari e proponenti principali l'onorevole Del Mastro Delle Vedove e l'onorevole Cirielli, con il quale chiedevamo che l'ampiezza della zona fosse pari a 200 miglia, cioè la massima possibile, laddove ovviamente le condizioni lo permettevano, e che prevedeva peraltro che, nei casi in cui il rispetto di tale prescrizione fosse impossibile per ragioni oggettive, il limite della zona economica esclusiva non potesse essere inferiore alla linea di equidistanza tra la costa italiana e quella della controparte. Quindi “sì” a questo provvedimento, ma non è ancora abbastanza coraggioso, sembra quasi che all'interno della maggioranza e di questo Governo serpeggi la paura di difendere i nostri diritti nazionali, di difendere il mare, di difendere i nostri interessi, di difendere l'Italia. La riteniamo quindi una buona proposta di legge, ma non completa. Noi continueremo a batterci affinché l'Italia usufruisca delle zone che oggi andiamo ad approvare in maniera massima, perché a nessuno dei nostri interessi si rinunci mai, oggi e in futuro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frailis. Ne ha facoltà.
ANDREA FRAILIS(PD). Grazie, signor Presidente. Anche il gruppo del Partito Democratico ovviamente si augura che finisca presto il dramma e l'odissea dei nostri pescatori detenuti in Libia. Oggi esaminiamo una proposta, che prevede l'istituzione di una zona economica esclusiva, cioè quella zona che va oltre il limite esterno del mare territoriale, le 12 miglia marine. La ragione giuridica di questa proposta trova fondamento nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, la convenzione firmata a Montego Bay nel dicembre del 1982 e resa esecutiva dal nostro Paese nel 1994. Ma dobbiamo anche spiegare a chi sta fuori da quest'Aula, a chi non lo sapesse, che cos'è una ZEE, cos'è una zona economica esclusiva: è una zona nella quale il nostro Paese beneficerà di un diritto sovrano sull'esplorazione, lo sfruttamento e la conservazione, nonché gestione delle risorse naturali, biologiche e minerali che si trovano nelle acque, sopra il fondo del mare, sul fondo e nel relativo sottosuolo, in poche parole, dobbiamo preservare il nostro mare e dobbiamo farlo con passione e soprattutto quotidianamente. Perché questo? Perché riteniamo che preservare il nostro mare significhi anche ricavare una risorsa a fini economici, fare del nostro mare una fonte di produzione anche di energia, ma anche trarre una cospicua attività di pesca, oggetto principale della sovranità economica dello Stato costiero. A questo proposito vorrei ricordare come appena poche settimane fa quest'Aula abbia discusso una proposta di legge che raccoglie e organizza tutte le norme in materia di pesca e di acquacoltura.
La ZEE non può estendersi - lo abbiamo visto - territorialmente oltre le 200 miglia dal limite del mare territoriale. Per fare questo si deve comunque inserire in un quadro di accordi con gli Stati vicini. Abbiamo visto, quindi, come l'istituzione di una zona economica esclusiva comporti necessariamente degli accordi bilaterali con i Paesi contermini, come ha efficacemente rilevato ieri sera il collega Piero Fassino in quest'Aula, in sede di esame degli emendamenti presentati. Deve anche ovviamente concernere un momento di confronto parlamentare su questo argomento che il PD ritiene assolutamente necessario.
D'altra parte, è la Costituzione stessa, all'articolo 80, che prevede che per le variazioni territoriali il Parlamento debba essere in qualche modo coinvolto. Intuibile, quindi, come uno dei fini della istituzione della zona economica esclusiva sia quello di evitare il sorgere di questioni sull'estensione della sovranità marittima, come è accaduto purtroppo di recente. È un fatto che ha interessato i nostri rapporti tra il nostro Paese e la Francia prima e l'Algeria poi. A questo proposito, la questione relativa ai rapporti con l'Algeria è stata un fatto, un evento, che ha avuto una larga eco mediatica, anche e soprattutto in Sardegna, anche per alcune inchieste giornalistiche.
Quindi, la zona economica esclusiva è un istituto che è largamente utilizzato da molti Stati europei e non. L'Algeria, ad esempio - lo abbiamo visto - ha creato una sua zona economica nel 2018 ad ovest del mare della Sardegna, una zona che ha toccato per 70 miglia le acque territoriali italiane. Questa decisione da parte del Governo algerino è stata contestata dal Governo italiano, che ha proposto l'avvio di un negoziato bilaterale. Il Paese africano ha dato la sua disponibilità all'avvio di questo negoziato e, in occasione anche delle recenti visite in quel Paese del nostro Governo, del nostro Presidente del Consiglio, ma anche del nostro Ministro degli Esteri, il Paese africano ha confermato questa disponibilità al dialogo. L'orientamento del nostro Paese in questa vicenda è stato altresì condiviso anche dal Governo spagnolo, perché la zona economica esclusiva algerina va a toccare non soltanto le acque territoriali italiane, ma si sovrappone per un certo territorio anche ad un'altra zona istituita dalla Spagna nel 2013.
Per tutte queste considerazioni, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore di questa proposta, perché conscio soprattutto dell'importanza di una sua approvazione in termini di riconoscimento della nostra sovranità nazionale, della sovranità nazionale sul nostro mare, ma anche perché il controllo del nostro mare va sempre più considerato in termini di sicurezza e di beneficio economico derivante dallo sfruttamento di esso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Valentini, prego.
VALENTINO VALENTINI(FI). Signor Presidente, anche Forza Italia non può esimersi dall'iniziare questo intervento senza ricordare ancora una volta la condizione nella quale versano i nostri pescatori e nel sollecitare ancora il Governo ad intraprendere tutte le strade e a fare tutti gli sforzi affinché questa vicenda così dolorosa - dolorosa soprattutto per coloro che sono ancora qui in Italia, per le famiglie che non hanno notizie dei propri cari da un lunghissimo periodo - possa concludersi.
Di cosa parliamo oggi? Parliamo di zone economiche esclusive. Che cosa sono le zone economiche esclusive? Una zona economica esclusiva è l'estensione della territorialità di uno Stato, cioè rappresenta uno spazio marino che diventa un po' come uno spazio territoriale e garantisce allo Stato che dichiara la zona economica esclusiva lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo e di tutto il parallelepipedo d'acqua su questa zona di circa 200 miglia. Quindi, è una territorializzazione che ormai è in atto, è in atto nel Mediterraneo, come in tanti altri specchi, e nella quale è necessario definire dei confini, perché stiamo vedendo che si stanno costruendo dei nei quali ovviamente si celano interessi molto importanti.
Per lungo tempo l'Italia si è “cullata” in una rendita di posizione geografica: ha pensato che il Mediterraneo fosse il “” e quindi noi, stando al centro del Mediterraneo, potevamo così mantenere una posizione di neutralità tra questi Paesi che avevano delle frizioni territoriali e pensavamo che il bacino potesse essere retto da uno statuto di acque territoriali internazionali. Non è così. Ed inoltre molti sostenevano che, essendo il Mediterraneo un mare semichiuso, la dottrina delle zone economiche esclusive non potesse essere applicata perché ci sarebbero stati troppi conflitti. Dicevo che non è così perché innanzitutto il Mediterraneo si è trasformato in un lago di gas e, laddove ci sono circostanze analoghe nel resto del mondo - prendiamo il Caspio, prendiamo il Mar Nero, prendiamo l'Antartide -, sono sorte immediatamente delle controversie e si è dovuti giungere, dopo un lungo periodo, a degli accordi per la spartizione di questi ambiti.
Nel caso dell'Europa vediamo che i nostri vicini - la Spagna, la Francia - già hanno istituito le loro zone esclusive e, oltre questo, anche i Paesi rivieraschi del Sud, dell'Africa - parliamo dell'Algeria e parliamo della Libia - hanno fatto lo stesso.
Nel Mediterraneo vediamo che praticamente si sta facendo “a sportellate” per andare a definire queste zone. Si sta facendo “a sportellate” perché nel Mediterraneo si gioca una partita strategica molto importante. C'è un punto sul quale dobbiamo riflettere: che cos'è il gas? Il gas è una risorsa di carattere regionale; il gas, a differenza del petrolio, non può essere trasportato. Può essere trasformato, ma non può essere trasportato agevolmente senza una rete di gasdotti ed è proprio sulle zone esclusive che i gasdotti vengono costruiti e sulle zone marittime esclusive che si garantisce il passaggio di questi. E nel Mediterraneo orientale improvvisamente troviamo una serie di conflitti che non ci sembrano essere a prima vista comprensibili, ma si spiegano molto rapidamente.
C'è già un accordo tra Italia e Grecia per trasportare il gas che si è trovato nella zona di Cipro, abbiamo il giacimento del nella zona di Israele e abbiamo soprattutto la zona antistante l'Egitto dove l'ENI ha trovato , un mega giacimento. Quindi, è chiaro che in questa zona del Paese viene costruita tutta una rete di gasdotti che comincia a dare adito a una serie di rivendicazioni sui territori dove devono passare. E qui entra in gioco poi la Turchia. Perché parlo della Turchia? Perché proprio una delle ultime zone che è stata dichiarata è quella della Libia; e come mai la Libia improvvisamente dichiara una zona esclusiva? Perché la Libia in un accordo di vicinato con la Turchia costruisce una zona che consente alla Turchia di tagliare in mezzo questa rete di gasdotti da costruire, che dovrebbe consentire quindi il trasporto dell'energia, la taglia attraverso zone della Grecia, approfitta del fatto che, a detta di coloro che hanno stretto l'accordo, Creta non avrebbe una propria zona, e riesce ad infilarsi in mezzo, si incunea proprio in questa rete nuova di gasdotti e di opere. Potrebbero essere anche dei rigassificatori, potrebbero essere anche altri tipi di opere, ma in ogni caso si va a incuneare. E perché succede questo? Perché la Turchia, che pensava di godere anch'essa, come l'Italia, di una rendita di posizione, stando in mezzo al Mediterraneo, la Turchia, che pensava di diventare il Paese di trasporto del gas dalla Russia, dalla parte continentale - ci ricordiamo il , adesso il , eccetera - potrebbe essere tagliata fuori da nuovi giacimenti, si vedrebbe esclusa. Avremmo, quindi, una situazione in cui gli approvvigionamenti energetici che vengono soprattutto dalla parte orientale - visto che ormai l'Europa è priva di proprie risorse - invece di passare attraverso la Turchia o attraverso quello che sta facendo la Germania con , bypassando quindi la massa dell'Ucraina, potrebbe avvenire anche nel Sud con la nuova rete di gasdotti, nel mare; e, quindi, taglierebbe fuori la Turchia che, a questo punto, vediamo assumere degli atteggiamenti sempre più “bellicosi”, per così dire, e che possono far pensare che anch'essa voglia essere inserita in questo gioco, non voglia essere tagliata fuori.
Ora, tutto questo grande discorso per arrivare al protocollo d'intesa che è stato siglato recentemente tra il Ministro Di Maio e il suo omologo greco, un protocollo d'intesa che, a mio avviso, dovrebbe costituire l'embrione di una zona economica esclusiva che l'Italia dovrebbe istituire.
La dovrebbe istituire per riprendere una visibilità, per riprendere un ruolo strategico e soprattutto per avere la possibilità forte di queste sue rivendicazioni, che quindi finalmente sarebbero così indicate, e avere maggiore vigore nel negoziare con i vari Paesi. È stato citato prima il caso dell'Algeria, con la quale sono già in atto dei negoziati, ma lo stesso potrebbe avvenire, avverrà, con altri Paesi. Potrebbe, dicevo, ritrovare quel ruolo che fino adesso noi non abbiamo visto. Noi voteremo a favore di questo provvedimento con tutti i limiti, con tutte le cautele, perché riteniamo che in questo modo si possa continuare e cominciare a difendere sia i nostri interessi sia quelli del nostro Paese. Mi sono dilungato lungamente su questo aspetto, ma ritengo che questo, oltre alle risorse marittime, oltre alle risorse ittiche e oltre alla tutela del territorio, questo, diciamo, è il nuovo , la nuova pagina dei rapporti internazionali, nei quali ancora una volta noi ci troviamo ad essere indietro. Ci siamo cullati in una posizione strategica che in realtà ci è costata, perché stare nel centro del Mediterraneo sappiamo benissimo che cosa ci costa, e invece, e spero che si farà con questo provvedimento, con il cambiamento della procedura, con tutte le condizioni che saranno necessarie per poi dare un'accelerazione, ma in ogni caso sia il primo passo affinché il nostro Paese riprenda una visione, riprenda a operare con un piano coerente e smetta di rincorrere gli avvenimenti, perché l'accordo con la Grecia non sembra essere una mossa intrapresa nella coscienza di quelli che sono i punti guida della nostra attività estera, ma sembra piuttosto una contromossa rispetto a ciò che la Grecia ha fatto con la Libia. Concludo dicendo: ecco perché noi siamo a favore, voteremo a favore di questo provvedimento e sollecitiamo affinché si possa continuare con maggiore coscienza nella difesa e nella tutela degli interessi del nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Grazie, Presidente. Mi è davvero difficile intervenire su un tema, seppur così importante, come la proclamazione della nostra zona economica esclusiva dopo quello che è successo in quest'Aula. Sono lombardo e davvero mi sono sentito insultato dalle parole proferite in quest'Aula insultata la mia Regione, il nostro presidente e i nostri morti. Me lo conceda, ma davvero, di cuore, la solidarietà a un popolo va riconosciuta.
PRESIDENTE. Le consento di parlare del tema.
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Bene, qui tutti hanno voluto anche portare solidarietà ai pescatori che in Libia sono detenuti da mesi; quei pescatori ai quali l'onorevole Viviani, che siede qui di fianco a me, sta dedicando le proprie giornate, trascorrendo ore ogni sera al fianco di quelle donne, di quelle mamme, di quelle figlie, di quelle mogli che hanno imprigionati in Libia i propri parenti. Questa è una vergogna, una vergogna per il Paese e un qualcosa che ci rende ancora più tristi, perché proprio di zone economiche esclusive si sta parlando, ed è quindi rilevante il tema, rilevante il tema del nostro arretramento geopolitico e strategico costante dal Mediterraneo e dalla Libia in particolare Non facciamoci più giù trattare così, questo non è un Paese che può essere trattato in questo modo.
Arrivando al tema, l'esplicita finalità di questo provvedimento in esame è quella di dischiudere le porte alla proclamazione della zona economica esclusiva, ZEE, da parte dell'Italia, che è fra i pochi Stati al mondo a non aver ancora dichiarato la propria. Per lungo tempo il nostro Paese ha adottato una linea di azione rinunciataria: volevamo, come Italia, conservare una situazione di fatto deregolamentata e temevamo che procedere alla formale proclamazione della zona economica esclusiva potesse incoraggiare altri Paesi rivieraschi a fare altrettanto, trasformando il Mediterraneo in un insieme di aree recintate, teoricamente inaccessibili proprio ai nostri pescatori. La situazione, però, è significativamente cambiata: diversi Paesi rivieraschi hanno iniziato a dichiarare la propria zona economica esclusiva in via unilaterale, determinando anche dei contenziosi internazionali piuttosto seri, come quello generato dall'Accordo tra Turchia e Governo libico di accordo nazionale, che, di fatto, ha tagliato diagonalmente il Mediterraneo orientale e centrale. Tensioni si osservano anche attorno a Cipro e nell'Egeo, dove invece il problema è la gestione dei diritti di prospezione ed estrazione delle risorse energetiche situate sotto il letto del mare. Ci preoccupa la formulazione dell'articolo 1, comma 3, perché ci fa temere che in condizioni di debolezza o di sudditanza politica o persino psicologica nei confronti degli interlocutori del nostro Paese si possano stringere intese non trasparenti, i cui veri contenuti sarebbero poi conosciuti solo , magari quando un nostro operatore economico viene allontanato con la forza militare da acque che ritiene aperte allo sfruttamento, mentre invece si è permesso, all'insaputa di tutti, che entrassero a far parte della zona economica esclusiva di qualcun altro. Non è un'ipotesi di scuola perché è quanto si è verificato dopo la controversia relativa agli Accordi di Caen. Bene, per evitare che incidenti del genere si verifichino nuovamente, noi abbiamo chiesto che nel provvedimento fosse esplicitata l'applicazione agli accordi in materia di zona economica esclusiva della procedura prevista dal nostro articolo 80 della Costituzione per i trattati aventi contenuto politico, che implichino maggiori oneri di bilancio o soprattutto, in questo caso, comportino variazioni territoriali. La ZEE di fatto è un confine, se vogliamo più permeabile e poroso, ma comunque il limite di un'area entro la quale insiste una forma di sovranità sostanziale. Per questo motivo, secondo noi, spetta al Parlamento il diritto di esprimersi su ciascun accordo, comunque denominato, che riguardi la conformazione della zona economica esclusiva, respingendo la tentazione, che potrebbe un giorno affiorare, di procedervi invece tramite dei di intesa, ovvero dei trattati in forma semplificata che non necessitano di vaglio parlamentare in quanto legittimati da un altro provvedimento a monte, avente forza di legge, come accade agli accordi tecnico-militari che conseguono agli accordi di cooperazione nel campo della difesa. Siamo molto soddisfatti che la nostra richiesta sia stata accolta, e conseguentemente, pur ritenendo che il testo originario della proposta al nostro esame fosse migliore, e di gran lunga, di quello giunto nella nostra Aula, il gruppo voterà a favore di questo provvedimento, pur stigmatizzando dichiarazioni provenienti dal MoVimento 5 Stelle che dicono che assolutamente questo non vorrà dire che si trivellerà il mare per cercare quelle risorse energetiche delle quali in epoca di pandemia e per ragioni strategiche invece il nostro Paese avrebbe assolutamente bisogno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stasio. Ne ha facoltà.
IOLANDA DI STASIO(M5S). Grazie, Presidente. Come i colleghi, prima di passare all'ordine del giorno, rivolgo il pensiero ai nostri pescatori in Libia, sperando che presto possano tornare dalle loro famiglie. Il nostro Mar Mediterraneo è unico per la sua storia e la posizione geografica; una vera risorsa economica, sociale ed ambientale da valorizzare e tutelare per il benessere del Paese. Ed è proprio da questa profonda consapevolezza che nasce l'idea della proposta di legge sottoposta oggi al voto di quest'Aula, finalizzata ad istituire una zona economica esclusiva al di fuori della fascia di mare che già ci appartiene. Una proposta di legge che avrebbe un forte impatto sul piano nazionale ed internazionale, perché andrebbe a disciplinare la nostra sovranità su alcune porzioni di mare extraterritoriale, garantisce un maggior raggio di azione per le tantissime imprese italiane impegnate nella cosiddetta economia del mare e tutela le risorse del nostro mare e di chi con esso ne lavora la materia prima. Pensiamo ai nostri pescatori, ad esempio. La ZEE, infatti, aiuterà a tutelare i diritti dei pescatori italiani, che spesso vedono vanificato il proprio lavoro a causa delle battute di pesca illegali condotte da imbarcazioni provenienti da aree diverse dal Mar Mediterraneo. La zona economica esclusiva garantisce fondamentali priorità al Paese che la istituisce ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Tale Convenzione assegna agli Stati come diritto naturale la possibilità di sfruttare le risorse economiche della piattaforma continentale, avendone l'esclusività sul processo decisionale, e limita, per esempio, le attività estrattive a ridosso delle nostre coste, garantendo la possibilità di proclamare una zona economica esclusiva entro e non oltre le 200 miglia dalla costa.
La sua proclamazione, infatti, non solo consente allo Stato in questione di tutelare la sovranità e l'interesse nazionale italiano nel Mediterraneo, ma anche l'indotto economico che ne deriva, garantendo, in ogni caso, agli Stati terzi la libertà di navigazione e di sorvolo. Si pone, dunque, un bilanciamento tra il diritto dello Stato costiero di sfruttare esclusivamente e razionalmente le risorse marine e il diritto degli altri Stati di utilizzare la zona economica esclusiva per ragioni connesse alla comunicazione dei traffici marittimi ed aerei. Si tratta per le parti coinvolte di diritti che hanno carattere funzionale, tali da escludere una preminenza sia del principio della libertà dei mari sia del principio dell'assoluta sovranità dello Stato costiero.
Grazie a questa legge le imprese italiane, che lavorano sfruttando il nostro “oro blu”, avranno una maggiore libertà d'azione, saranno facilitate nella loro attività e ne conseguirà, quindi, un incremento della produzione. Inoltre, come detto, si tratta di uno strumento prezioso per affermare la nostra sovranità e i nostri confini, anche in mare. L'Italia finora non ha mai proceduto ad un simile riconoscimento. La Convenzione sul diritto del mare è stata firmata, pensate, nel 1982, anche se è entrata ufficialmente in applicazione da alcuni Stati nel 1994. Dunque, sono ben ventisei anni, se non quasi cinquanta, che aspettiamo di avere una regolamentazione della nostra zona economica esclusiva.
Oggi, inoltre, a fronte dell'attuale panorama geopolitico, l'istituzione di una zona economica esclusiva italiana nel Mediterraneo è un obiettivo che non possiamo ulteriormente derogare per l'importanza strategica ed economica che la stessa ci garantirebbe. Era il 21 marzo del 2018 quando l'Algeria decise di allargare i confini della propria zona economica esclusiva, estendendosi fino alla Sardegna, precisamente fino alla zona del Mediterraneo che bagna Sant'Antioco, Carloforte, Oristano ed Alghero; un'azione che ha certo avuto un peso politico, ma un frangente anche e, soprattutto, economico, a discapito dell'Italia, che, proprio a causa di una mancata zona economica esclusiva, si è dimostrata totalmente impotente nell'esercizio di tale diritto, sebbene questo Governo, il sottosegretario Di Stefano in particolare, non abbia mai smesso di seguire le interlocuzioni in atto.
Approvare oggi questa legge ci permette di affermare la nostra sovranità su una porzione di mare extraterritoriale, che non mancherà di avere ricadute geopolitiche importanti e vantaggi economici e ambientali notevoli al nostro Paese e alle nostre imprese. Potremo intervenire per mettere in campo iniziative finalizzate alla tutela delle nostre coste e dell'ambiente marino, salvaguardando così una preziosa risorsa dallo sfruttamento eccessivo in un'ottica sempre più sostenibile. Infine, Presidente, siamo arrivati ad una approvazione quasi unanime di questa proposta di legge: ringrazio, dunque, la maggioranza, le opposizioni ed il Governo per aver contribuito a questo risultato, perché, quando si parla del nostro Paese e delle potenzialità che esso offre e della tutela degli interessi nazionali, non può esserci contrapposizione politica. Per questo esprimo, a nome del MoVimento 5 Stelle, voto favorevole a questa proposta di legge
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2313-A: "Istituzione di una zona economica esclusiva oltre il limite esterno del mare territoriale".
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della Relazione sull'emergenza epidemiologica COVID-19 e ciclo dei rifiuti, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 4).
Ricordo che, nella seduta del 26 ottobre, si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Vignaroli, Patassini, Polverini, Braga, Nobili, Muroni, Benedetti ed altri n. 6-00147.
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tale risoluzione. Prego, sottosegretario Morassut.
ROBERTO MORASSUT,. Il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare la collega Muroni. Ne ha facoltà.
ROSSELLA MURONI(LEU). Grazie, Presidente. Questa Relazione che ci accingiamo a portare in Aula è davvero un esempio di un lavoro orgoglioso che abbiamo fatto in Commissione per far fronte a uno dei temi che più volte sono emersi sulle pagine dei giornali, ma non semplicissimi da portare avanti e di cui discutere in un momento di emergenza.
PRESIDENTE. Onorevole Muroni, mi scusi, chiederei maggior silenzio in Aula, grazie. Prego.
ROSSELLA MURONI(LEU). Un lavoro di indagine, come dicevo, di approfondimento che, in un momento di crisi come quello del COVID, rischiava di rimanere marginale. E invece, come Commissione, abbiamo voluto lavorare e approfondire, grazie peraltro ai nostri consulenti e ai magistrati coinvolti, per dare un contributo di monitoraggio rispetto a quello che stava accadendo nel Paese. Non era scontato, Presidente, perché, in un momento di crisi, parlare di contenuti e di approfondimento rischia di essere davvero complicato. E, invece, proprio nel momento di crisi del COVID, noi abbiamo rilevato che, da una parte, c'era un aumento oggettivo - parliamo dei dispositivi di protezione individuale, mascherine e guanti, che avevano una forte dispersione nell'ambiente e questo aggravava una condizione già complicata nel nostro Paese, con tutto il tema delle microplastiche, della qualità dei nostri fiumi, l'igiene urbana - e, dall'altra, molto sinceramente, la crisi del COVID è stata usata da qualcuno per dire che mettere al bando la plastica non era un'idea intelligente, perché la plastica rappresentava, di per sé, una sicurezza rispetto alla diffusione del virus. Ecco, invece, come Commissione, abbiamo deciso di non partire dalle opinioni personali, ma di muoverci in un approfondimento sistemico, in un lavoro di confronto e di verifica di quali erano le condizioni nel nostro Paese. Quello che abbiamo rilevato è che il sistema teneva, nel senso che, anche chi ha voluto dire, per esempio, che per la diffusione dei rifiuti c'era bisogno di aumentare, per esempio, la capacità di incenerimento nel nostro Paese, è stato smentito. Il sistema impiantistico ha tenuto, ma quello che si è rivelato, naturalmente, è che noi abbiamo un problema di impiantistica nel nostro Paese, ma lo abbiamo legato a quello su cui vogliamo migliorare assolutamente, anche seguendo le indicazioni dell'Unione europea. Noi, in agosto, abbiamo approvato dei decreti importanti: entro il 2035 dovremmo arrivare al 65 per cento, come obiettivo, di riciclo. Abbiamo bisogno di un'impiantistica intelligente che accompagni sul territorio lo sviluppo di un'economia sostenibile legato anche al recupero e al riutilizzo dei rifiuti non più come rifiuti, ma come materia prima seconda. In un Paese povero di materie prime come il nostro, questo naturalmente crea, di per sé, filoni industriali. Io ci tengo molto a sottolineare questo tema, perché mai come in un momento così di crisi si capisce che la questione ambientale non è solo una questione importante in sé, ma è una nuova chiave di lettura, una chiave per dare spazio a una nuova economia su cui, guardate, il nostro Paese ha un e ha una serie di eccellenze famose nel mondo.
Noi siamo un Paese bravissimo, per esempio, a recuperare la materia, lo siamo storicamente e culturalmente, e nei momenti di crisi sono state tantissime le imprese italiane che si sono riconvertite in chiave , che hanno fatto fronte a una crisi economica legata alla pandemia riconvertendo la produzione e dimostrando una vitalità eccezionale proprio in chiave sostenibile. Peraltro, gli ultimi dati ci dicono che in Italia sono quasi 500 mila le aziende che negli ultimi anni hanno fatto investimenti propri per convertirsi al , per migliorare dal punto di vista ambientale, e l'hanno fatto non perché guidate tutte da convinti ambientalisti ma perché hanno capito che lì c'è il futuro dell'economia.
Ecco, accompagnare questa transizione vuol dire utilizzare queste occasioni di crisi anche per capire che cosa dobbiamo migliorare, quali sono i punti deboli del nostro sistema, come aiutare, dai cittadini alle imprese, nel trasformare i rifiuti in un'opportunità e credo che questa relazione della Commissione aiuti proprio a fare questo tipo di valutazione.
Io ringrazio il presidente Vignaroli, che ha fortemente voluto questa indagine, come ringrazio i consulenti che ci hanno aiutato e, Presidente, mi prendo un minuto anche per dire una cosa legata al lavoro della Commissione, di cui ho l'onore di far parte (insomma, tanti di noi l'hanno voluta anche in questa legislatura). Noi approfondiamo e indaghiamo tutto ciò che riguarda i rifiuti nel nostro Paese, perché siamo consapevoli che i rifiuti sono un punto di debolezza del nostro sistema. Lo dicono i dati della raccolta differenziata così diversi nel nostro Paese e lo dicono le nostre grandi città, soprattutto nel Sud e Roma per prima, che ha difficoltà a gestire l'igiene urbana. Dopodiché, io penso che sia fondamentale raccontare quali sono le grandi potenzialità, invece, che noi abbiamo su questo fronte. Poi, c'è sicuramente un tema di legalità, ma io la penso come don Ciotti: la cattiva moneta viene schiacciata dalla moneta buona e, quindi, dobbiamo capire quali sono le potenzialità del nostro Paese su questo fronte per accompagnare, appunto, quella riconversione.
Tutto questo lavoro di approfondimento, però, non potrebbe essere possibile per la Commissione sui rifiuti se noi non avessimo consulenti e il supporto di magistrati. Peraltro, le Commissioni d'inchiesta sono quei luoghi in cui avviene quel rapporto positivo di confronto e di reciproco scambio di competenze e di punti di vista che dovrebbe avvenire tra politica e magistratura che, invece, nel nostro Paese spesso si vedono contrapposte. Quindi, mi perdonerà, Presidente, se ho perso anche un minuto per rivendicare il ruolo e l'importanza delle Commissioni d'inchiesta e la presenza di magistrati, perché, insomma, tutti abbiamo letto polemiche e anche, diciamo, commenti poco responsabili nei confronti dei magistrati coinvolti, che hanno a che fare con la politica e col nostro lavoro. Invece, io lo rivendico e penso che sia davvero un supporto fondamentale per tenere la politica legata alla realtà, in questo caso sul fronte rifiuti, illegalità, ma anche potenzialità del sistema, e questo non potremmo farlo se non avessimo con noi consulenti e magistrati che ci aiutano in questo percorso. Grazie e annuncio, naturalmente, il voto favorevole di Liberi e Uguali, ma credo si fosse capito .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nobili. Ne ha facoltà.
LUCIANO NOBILI(IV). Grazie, Presidente. Siamo, come veniva ricordato, all'esame di un lavoro importante e significativo svolto dalla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite a esso connesse. È una relazione che ha indagato con un'approfondita analisi il tema dell'impatto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 sul ciclo dei rifiuti, appunto, e di questo lavoro voglio sinceramente, a nome del nostro gruppo, ringraziare il presidente, i colleghi, i colleghi relatori e, anch'io, i diversi consulenti che hanno aiutato il lavoro della Commissione.
È un lavoro, secondo noi, importante e significativo almeno per tre ragioni: intanto per i contenuti che emergono dalla relazione, che sono davvero di grande interesse e sui quali adesso dirò alcune cose, e anche, però, perché questo lavoro è stato svolto e poi approvato all'unanimità dalla Commissione, e ciò è il frutto di un lavoro parlamentare al suo massimo livello, cioè un lavoro realmente fatto insieme, realmente condiviso, al di là delle divisioni che normalmente in quest'Aula ingessano i nostri rapporti, tra maggioranza e opposizione.
Una Commissione d'inchiesta ha senso soprattutto e ha senso anche se lavora in questo modo. E, poi, è importante e significativo anche perché va tenuto conto delle condizioni particolarmente difficili in cui questo lavoro è stato svolto, Presidente. La Commissione d'inchiesta, come ben sa e come ben sanno i colleghi, normalmente opera attraverso audizioni, sopralluoghi, attività d'indagine e approfondimenti resi impossibili dalla stessa pandemia sulla quale si indagava e, quindi, questo lavoro è stato reso più complicato ma a maggior ragione, anche perché è stato svolto con assoluta tempestività, è importante. Quindi, anche di questo ringrazio i colleghi e il presidente, che ha voluto questo lavoro.
Emergono, per sommi capi, alcune questioni con forza. Innanzitutto, il fatto che il sistema ha retto. Sostanzialmente il sistema ha retto, nonostante le profonde carenze impiantistiche del nostro Paese, nonostante queste carenze siano distribuite, con uno squilibrio significativo, importante, evidente e noto, tra Nord e Sud. Il sistema ha retto e di questo vanno ringraziati anche i lavoratori del settore e va anche aggiunto che in diversi centri urbani le carenze sono rimaste, sono rimaste significative nonostante l'epidemia e nonostante la carenza di produzione di rifiuti; e penso alla mia città, Roma, fra le altre, dove, nonostante il calo di produzione dei rifiuti, i problemi noti e all'onore delle cronache sono rimasti evidenti e irrisolti.
Il sistema ha retto anche per delle ragioni oggettive, perché c'è stato - lo si diceva e la relazione lo approfondisce molto bene - un incremento importante nella produzione dei rifiuti connessi all'emergenza epidemiologica, quindi mascherine, igienizzanti, dispositivi di protezione, guanti, pensiamo a tutto il tema del confezionamento alimentare, pensiamo a tutto il tema della ristorazione, strumenti che, peraltro, sono caratterizzati - e questo è un altro tema su cui si pone giustamente l'attenzione - da un problema di abbandono diffuso e questo è uno dei problemi da gestire, da affrontare e da risolvere. Però, a fronte di questo aumento e di questa parziale novità, c'è stato anche - lo dicevo prima - un calo diffuso e consistente della produzione dei rifiuti stimato in circa 4 milioni di tonnellate. Questo è accaduto per la contrazione delle attività produttive, della ristorazione e del commercio a seguito del , una contrazione che deve preoccuparci. L'Italia stava riscontrando, nei mesi maggio, dei dati di crescita significativi che ci stavano facendo recuperare punti rispetto alle pesanti perdite in termini di prodotto interno lordo. La seconda ondata contrarrà inevitabilmente di nuovo le nostre attività produttive e per questo è importante essere accanto in ogni modo alle nostre imprese.
Questo calo di produzione dei rifiuti non toglie che le carenze impiantistiche restano e vanno affrontate, come vanno affrontate politiche non emergenziali ma di medio e lungo termine sui temi dell'economia circolare e dell', in linea e in rispetto della normativa europea, così come vanno affrontate, anche dal punto di vista normativo, tante delle scelte derogatorie fatte in questi mesi. Il Governo, con una circolare del Ministero dell'Ambiente, ha indicato alle regioni la strada di procedere attraverso ordinanze, attraverso ordinanze derogatorie alla normativa vigente, e, se questo è inevitabile ed è andato bene nella fase acuta dell'emergenza, non va bene in generale perché ha aumentato una frammentazione di risposte, un quadro frastagliato, una situazione in giro per l'Italia a macchia di leopardo che abbiamo già conosciuto sugli aspetti sanitari, che rischiamo di conoscere sulla scuola e che non va bene e che fa male al Paese. Quindi, noi dobbiamo lavorare, anche da questo punto di vista, per un approccio più sistemico, un approccio omogeneo e unitario e insieme, dall'altro lato, con una politica di semplificazioni. Qualcosa anche su questo è stato fatto nel DL “Semplificazioni”. C'è bisogno di più, c'è bisogno di un “decreto Semplificazioni 2”, perché bisogna rendere la vita più facile, soprattutto in un momento così difficile, a cittadini e imprese, soprattutto a quelle piccole. E, insieme, va aumentata e implementata una nuova rete di controlli con le agenzie di controllo ambientale e con le forze di polizia ordinarie e specializzate, che vanno anche loro ringraziate. L'analisi approfondisce anche il tema del grande ritorno all'usa e getta, del grande ritorno all'utilizzo della plastica.
Francamente, Presidente, è inevitabile in una situazione come quella che stiamo affrontando e lo abbiamo visto anche qui, nei nostri uffici, nella Camera dei deputati, come siamo rapidamente passati dalle scelte al ritorno, invece, dei dispositivi in plastica.
Anche per questo come Italia Viva abbiamo combattuto una battaglia proprio in questi mesi perché non fossero gravate da una nuova tassa le imprese che in Italia lavorano in questo settore. Eppure ovviamente i cambiamenti climatici restano, l'analisi approfondisce anche tutta una serie di cose che si possono fare per lavorare sui dispositivi riutilizzabili, per lavorare sulla ricerca: abbiamo eccellenze anche in Italia da questo punto di vista e vanno approfondite. Ci sono poi (e concludo, Presidente) dei temi di relazione, anche qui tenendoci lontani dalle , fra inquinamento atmosferico e diffusione del contagio che vanno approfonditi, e soprattutto (e concludo) i rischi evidenziati nella relazione di infiltrazioni di fenomeni mafiosi. Il settore dei rifiuti è uno dei più permeabili a questi rischi, e quindi uno di quelli maggiormente a rischio. Dobbiamo lavorare molto su questo fronte. Anche per questo avremmo preferito presentare questa relazione a emergenza finita, siamo ancora nel pieno di essa; però dobbiamo pensare anche al futuro: per questo annuncio il voto favorevole del gruppo Italia Viva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI(FDI). Presidente, colleghi deputati, abbiamo più e più volte denunciato in questa sede la difficoltà da parte del sistema nazionale di individuare un metodo efficace per il trattamento dei rifiuti, e ci troviamo oggi in una situazione che paradossalmente è peggiorata, anche a causa, come è stato rilevato dal lavoro svolto e dalla relazione riportata, dell'emergenza COVID-19. È un'emergenza che si aggiunge alle emergenze, che dovrebbe comunque stimolare, come capita nelle situazioni di difficoltà, ciascuno di noi e il sistema tutto a compiere un'accelerazione, a compiere delle scelte che siano comprensibili e che siano in sintonia con quei contenuti che massimamente sentiamo propagandati in lungo e in largo da qualche anno a questa parte. L'ultima, la più recente battaglia contro l'uso e l'abuso della plastica, è esattamente il fenomeno che maggiormente si presta a essere citato in questa nostra comune riflessione. Ebbene, esattamente nel momento in cui abbiamo preso di petto l'uso e l'abuso della plastica, hanno preso il sopravvento in epoca COVID-19 i dispositivi di protezione individuale, a cominciare dalle mascherine, con un uso spropositato di polipropilene e di polimeri plastici. Quindi, in buona sostanza, mentre da un lato cerchiamo di affrontare un po' le distorsioni di una società che si è avventurata su un piano del consumo fine a se stesso, dall'altro siamo aggrediti da questa nuova ondata. Tanto per essere chiari, soltanto per quello che attiene all'utilizzo delle mascherine, solo la fornitura di mascherine per gli studenti a scuola cuba 130 milioni di mascherine al giorno, cioè 1 miliardo di mascherine al mese, cioè 12 miliardi di mascherine l'anno, su cui il mistero in ordine alle tematiche del trattamento regna sovrano. Ecco, io penso che ci si debbano porre alcuni interrogativi. Il Governo ha chiesto qualche mese fa, quando l'emergenza, la prima emergenza COVID-19 si affacciava sull'Italia, dopo mesi di difficoltà oggettive anche alla nostra filiera industriale di farsi carico di convertire alcune linee di produzione nella produzione di dispositivi di protezione individuale. Lo abbiamo fatto, ma abbiamo compiuto soltanto in parte il nostro mestiere: riusciamo a colmare in quota parte il fabbisogno nazionale di dispositivi. Il 92 per cento di questi dispositivi peraltro, guarda caso, è prodotto dalla Cina, il 92 per cento di dispositivi di protezione individuale proviene dalla Cina, e sulla qualità dei prodotti commerciali che vengono trasferiti da quella terra verso il mondo intero e in particolare verso l'Europa e l'Occidente più e più volte ci siamo intrattenuti. Io penso dunque che la prima cosa che si dovrebbe fare, anche traendo le conclusioni di un lavoro importante che è stato svolto dalla Commissione competente, è evitare di utilizzare delle mascherine usa e getta, che ci costringono in buona sostanza ogni giorno a rinnovare questo patrimonio di 130 milioni di mascherine, ogni giorno, soltanto, come ho detto, per esaudire le necessità del circuito scolastico, della rete scolastica. E lo si deve ancor di più evitare perché, se non vado errato, tra tante distoniche visioni sulla raccolta e trattamento dei rifiuti un punto d'incontro la politica lo ha trovato: l'ha trovato sulla riduzione dei rifiuti, l'ha trovato sul riuso, l'ha trovato sul recupero, l'ha trovato sul riciclo, e quindi in buona sostanza sulle varie modalità di raccolta differenziata. Certo, poi sullo stoccaggio del residuo ci sono visioni diverse; ma sul fatto che debba esistere un obiettivo strategico determinato, dato appunto dal recupero, dal riuso, dal riciclo, dalla riduzione, non mi pare che ci siano voci distoniche. Siamo tutti entrati cioè in sintonia sul fatto che il pianeta sia finito, e che quindi non ci sia nulla di peggio che andare a sottrarre nuove materie prime, quando invece con un utilizzo serio ed oculato di quelli che fino a ieri venivano definiti rifiuti si può andare a creare la miniera delle materie prime: la miniera della plastica, la miniera dell'alluminio, la miniera del vetro, la miniera della carta e del cartone, la miniera del compost e dell'organico. Quindi, se dopo tanto ciarlare si è giunti a una comune sintonia, io spero che la logica conseguenza sia quella, nonostante sia stato mobilitato il fior fiore delle industrie italiane, FCA in testa… Sulla cui italianità ci sarebbe da aprire un lungo e vasto capitolo, ma lasciamo stare. Comunque abbiamo mobilitato filiere industriali importanti, e in qualche maniera adesso dobbiamo contenerle, dobbiamo fare motore indietro, dobbiamo retrocedere, dobbiamo rientrare nella logica appunto della riduzione dei rifiuti, la prima delle “R”: 130 milioni di mascherine al giorno, più quelle che stanno fuori dalla rete scolastica, più gli altri dispositivi usa e getta di protezione individuale (i camici monouso, piuttosto che altro genere di mascherine in polipropilene, piuttosto che tutto quello che comunque orbita intorno al circuito dell'emergenza), sono un impatto insostenibile. È stata fatta anche qui… E non voglio infierire, perché già la discussione è stata particolarmente aggressiva nel corso della prima parte della mattinata. Si è approfittato comunque di questa materia anche per dire in discussione generale che c'è una parte virtuosa, il Nord, che comunque non ha subìto l'impatto di questa mole ulteriore di rifiuti che è stata immessa nel circuito del trattamento, e c'è stata un'altra parte su cui il giudizio è come minimo sospeso, il Sud, il Centro-Sud, dove comunque il sistema sarebbe stato aggravato dall'immissione di un quantitativo così sostenuto di nuovi rifiuti rappresentati dai dispositivi di protezione individuale usa e getta o monouso, che dir si voglia.
Io penso quindi che l'iniziativa del Governo, dopo anche questo lavoro svolto dal Parlamento proficuamente, debba essere quella di correggere il tiro, e di andare verso un uso meno sistematico dei dispositivi monouso e di immaginare l'introduzione nel mercato, con tanto di certificazioni necessarie, di dispositivi che possano essere invece riutilizzati.
Occorre che si possa entrare in perfetta sintonia con quelle - detto con un po' di retorica – colonne d'Ercole, che ci abbiamo messo qualche decennio a condividere, ma che sono rappresentate dalla necessità di non considerare praticamente più nulla come se fosse scarto inutile, come se fosse, come si dice dalle mie parti, “monnezza” e, quindi, qualcosa di cui liberarsi nel minor tempo possibile perché del tutto superfluo, del tutto inutile, del tutto dannoso per la società
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD). Grazie, Presidente. La relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, approvata all'unanimità nella seduta dell'8 luglio, mette a fuoco le ricadute che l'emergenza epidemiologica ha avuto sul settore della gestione del ciclo dei rifiuti, dalla raccolta al trattamento, e su altri aspetti rilevanti dal punto di vista ambientale, che hanno caratterizzato la prima fase di gestione dell'epidemia.
Voglio ringraziare anch'io il presidente e tutti i colleghi della Commissione per il lavoro di indagine che ha visto la Commissione interloquire, in modo proficuo, in tempi particolarmente rapidi, con soggetti pubblici e privati, il Ministero dell'Ambiente, quello della Salute, l'Istituto superiore di sanità, il Servizio nazionale di protezione ambientale, il mondo associativo delle imprese di settore, la procura generale della Cassazione, in modo da fornire al Parlamento, ai decisori pubblici, al mondo produttivo e anche ai cittadini un quadro di ciò che si è verificato, oltre ad alcune valutazioni e raccomandazioni per il futuro.
Questo risultato non sarebbe stato possibile senza il contributo fondamentale e il supporto dei consulenti della Commissione, che voglio ringraziare per il loro operato. Una menzione particolare merita il lavoro del magistrato collaboratore della Commissione, il dottor Giuseppe Battarino. Mi consenta, Presidente, di sottolineare, anche in questa sede, la peculiarità del lavoro delle Commissioni d'inchiesta che, per loro natura, chiedono competenze e professionalità di alto livello per poter interagire con soggetti esterni su temi che hanno una elevata complessità tecnica e giuridica. Per questo ritengo che sia un dovere di tutti noi - anche alla Presidenza chiedo di farsene carico e di farsene interprete - valorizzare in tutte le sedi, in particolare anche nell'interlocuzione con il Consiglio superiore della magistratura, l'apporto fondamentale che viene dato dai magistrati che prestano servizio presso le istituzioni parlamentari, attuando un lavoro di proficua collaborazione tra istituzioni, come peraltro, nel nostro caso, prevede la stessa legge istitutiva della Commissione. Non sfugge a nessuno che la discussione di questa relazione nell'Aula avviene in un momento che vede una recrudescenza nella diffusione del virus e anche l'assunzione di nuove misure di restrizione per contrastare gli effetti più drammatici sulla vita e la salute delle persone. L'impatto di queste scelte su molti aspetti della vita economica e sociale del Paese investe anche la gestione dei rifiuti e altri aspetti di natura ambientale. Affrontare questa nuova fase, consapevoli di quanto è avvenuto nei mesi passati e talvolta anche dei limiti delle scelte adottate, può aiutarci a gestire con più efficacia e criticità questioni che assumono in molti casi una rilevanza generale, che va oltre la sola emergenza. È bene sottolineare, come hanno fatto i colleghi, che, in sé, l'emergenza epidemiologica non ha aumentato in modo significativo la produzione di rifiuti, semmai, al contrario, l'ha diminuita, in ragione della temporanea sospensione di molte attività economiche. Non si sono verificate interruzioni o alterazioni rilevanti nella gestione dei rifiuti, grazie anche al lavoro delle imprese e dei lavoratori di settore, che dobbiamo ringraziare per il loro impegno. Ma è altrettanto evidente che nell'emergenza si sono acuite debolezze storiche e strutturali del sistema di gestione dei rifiuti, in primo luogo, la carenza nella dotazione impiantistica nazionale, specialmente per alcune filiere non gestite sul nostro territorio, e per quanto riguarda il trattamento e la valorizzazione della materia, secondo i principi dell'economia circolare. La crisi sanitaria ci impone di rifuggire dal tentativo di semplificazione ideologica, che ancora condiziona in maniera negativa il dibattito e la capacità della politica di costruire risposte all'altezza dei problemi, risposte che per loro natura non possono essere fornite nei tempi eccezionali dell'emergenza. Serve una politica nazionale strutturale di rafforzamento della dotazione impiantistica che sia rivolta principalmente al recupero della materia per recuperare il valore economico dei beni che interrompono il loro ciclo di vita e per supportare lo sviluppo di una filiera industriale avanzata. Sappiamo bene che questo è il miglior modo per sottrarre spazi ad attività illecite e criminali, come ci hanno ricordato il rapporto della direzione distrettuale antimafia e le parole del procuratore generale presso la Corte di Cassazione e anche di organismi internazionali che stanno indagando il traffico illecito proprio di rifiuti sanitari.
Al mantenimento di un livello adeguato di gestione dei rifiuti solidi urbani occorre associare, quindi, il mantenimento di un impegno pieno, nel rispetto dei principi europei e nazionali in materia di economia circolare. Il nostro Paese è chiamato a intensificare gli investimenti in innovazione e ricerca e organizzazione per cogliere le opportunità del programma e accompagnare la transizione in chiave ecologica del nostro sistema produttivo. Ma non si tratta solo di usare bene le risorse economiche che, per la prima volta, avremo a disposizione e che dobbiamo saper capitalizzare con un progetto chiaro di sviluppo per il Paese. In questo settore, la chiarezza dei processi autorizzatori, l'efficacia del sistema dei controlli e la rimozione di quegli ostacoli, che quotidianamente incontrano le imprese che operano nell'economia circolare, richiamano a responsabilità tutta la pubblica amministrazione, a partire dal Ministero dell'Ambiente. Vediamo con una certa preoccupazione la lentezza con cui si provvede a emanare decreti , a pianificare e coordinare i controlli. Per questo, chiediamo anche una rapida attuazione da parte del Ministero delle disposizioni che regolano l'operato delle agenzie di controllo ambientale. L'adeguatezza degli strumenti normativi adottati nella fase dell'emergenza è un altro punto che vale la pena sottolineare. Si è rilevata la scelta, da parte dell'Esecutivo, di limitare l'utilizzo della normazione primaria in materia ambientale, demandando alle regioni la facoltà di intervento. Gli interventi nel ciclo dei rifiuti sono in parte derivati da ordinanze regionali e sappiamo, anche in queste ore, quanto il tema del rapporto tra livelli istituzionali sia all'ordine del giorno. In linea generale, noi crediamo che non possa esistere un'autonomia a corrente alternata che scarica le responsabilità quando sono scomode e le chiede quando invece conviene. Dobbiamo sapere che anche il settore ambientale della gestione dei rifiuti rischia di essere conteso in questo spazio controverso. L'emergenza epidemiologica ha amplificato la richiesta di semplificazione, anche in materia di regolazione ambientale. È una sfida per tutto il nostro Paese, da esercitare con responsabilità e visione ampia. Questa emergenza ci ha obbligato a riflettere su molti aspetti della nostra vita, economica e sociale. Molti studi stanno analizzando il legame che esiste tra la diffusione di questa e altre pandemie e l'ecosistema. Uno studio, un rapporto recente scientifico, redatto dalla piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, ha confermato che la diffusione del COVID-19 è stata determinata da attività umane che concorrono al cambiamento climatico e producono un danno sull'ambiente. La diffusione di nuovi virus in futuro potrà essere arginata proprio riducendo l'impatto che quelle attività hanno sui nostri ecosistemi. La relazione che abbiamo prodotto ha indagato il rapporto tra inquinamento atmosferico e contagio. Dai contributi dell'Istituto superiore di sanità e dell'ISPRA, che sono impegnati in un articolato progetto scientifico, è emerso che si possa ritenere sufficientemente provato il rapporto tra inquinamento atmosferico, pressione ambientale sulle popolazioni e suscettibilità maggiore dell'infezione batterica e virale, in particolare derivante da patologie croniche legate ad alta concentrazione di particolato. Signor Presidente, i temi oggetto del lavoro di indagine della Commissione ci aiutano a guardare ad aspetti ambientali ed economici non secondari, che la pandemia ci obbliga ad affrontare, poggiando le nostre valutazioni sulla solidità della conoscenza scientifica e sulla necessità di rafforzare gli strumenti di governo democratico, in un frangente così difficile per il nostro Paese e l'intera comunità internazionale. La relazione che la Commissione ha approvato offre al Parlamento e al Governo una serie di valutazioni utili. Voglio ribadirlo ancora una volta in chiusura: la nostra priorità assoluta deve continuare a essere quella di salvare le vite, ridurre l'impatto del contagio, evitare il collasso del sistema sanitario, come precondizione per la tenuta del sistema economico e sociale. Le regole che ci stiamo dando sono la soluzione, non il problema. Un approccio razionale e consapevole della complessità dei problemi ci deve guidare nel costruire soluzioni che tengano insieme il qui ed ora e la volontà di perseguire un modello di sviluppo davvero sostenibile e di rafforzare le politiche di prevenzione di altre emergenze future, sanitarie e ambientali. Per queste ragioni, preannunzio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico sulla risoluzione unitaria presentata
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BATTILOCCHIO(FI). Grazie, Presidente. Come detto dai colleghi, la Relazione all'esame dell'Aula è frutto di un lavoro approfondito e condiviso della Commissione d'inchiesta ed è stato possibile grazie al supporto decisivo dei funzionari e del personale degli uffici, a cui va il nostro ringraziamento . Peraltro, la Commissione ha lavorato in una situazione oggettivamente non agevole, perché praticamente in concomitanza con la fase più critica dell'emergenza sanitaria; un lavoro di indagine che ha rappresentato uno strumento di conoscenza per noi legislatori e ha fornito, soprattutto, indicazioni preziose e utili per il Governo. L'auspicio, e su questo la risoluzione che stiamo per approvare chiede un preciso impegno, è che l'Esecutivo faccia tesoro e traduca in azioni di governo i diversi suggerimenti che sono emersi durante le numerose audizioni svolte in Commissione.
Nella Relazione conclusiva sono state evidenziate criticità legate alla gestione del ciclo dei rifiuti, peraltro già presenti, ma che sono inevitabilmente emerse ancora più nettamente e si sono acuite durante l'emergenza sanitaria. È stato evidenziato, da diversi soggetti auditi in Commissione, come un elemento di fragilità nella gestione complessiva dei rifiuti risieda nel sostanziale strutturale del sistema impiantistico, soprattutto in alcune aree del Paese. Questa fragilità si è evidenziata ancora di più nella fase più critica dell'epidemia. Questo della carenza impiantistica è un tema decisivo e che da troppo tempo pretende una risposta, come ci chiedono anche gli operatori del settore; noi abbiamo una grande necessità di dotare il nostro Paese, soprattutto alcune aree territoriali, degli impianti indispensabili a gestire e chiudere il ciclo dei rifiuti. Diversi territori e diverse regioni, più di altri, dipendono dall'estero o da altre regioni più virtuose e meglio organizzate e sono costretti costantemente a trasportare tonnellate di rifiuti fuori regione, perché non sono in grado di trattarli e recuperarli.
È stato evidenziato da più soggetti auditi come nella fase dell'emergenza la nostra carenza impiantistica abbia creato qualche problema, in quanto alcuni flussi di rifiuti, solitamente trasferiti e gestiti in impianti esteri, hanno inevitabilmente subito un blocco a causa della temporanea limitazione di trasporti transfrontalieri in conseguenza dell'emergenza pandemica. In questo ambito, ma avremo modo di parlarne in altre e più adatte sedi, vorrei sottolineare che non deve più essere un tabù il ragionare circa la necessità di dotarsi anche di impianti per il recupero energetico dei rifiuti.
Queste carenze, che il periodo emergenziale ha messo in evidenza, non si esauriranno con la fine dell'emergenza sanitaria, ma riguarderanno anche la fase della ripresa. Vanno fatte, quindi, scelte strategiche, per raggiungere, nel campo dell'economia circolare, un'adeguata flessibilità impiantistica che consenta di evitare possibili interruzioni del ciclo dei rifiuti in caso di situazioni emergenziali derivanti anche da cause internazionali.
Peraltro, un aspetto che è emerso dalle audizioni svolte è quello legato alla necessità di aumentare le strutture ospedaliere e sanitarie che provvedono a sterilizzare i rifiuti sanitari a rischio infettivo. Potrebbe essere utile rivedere la normativa attuale al fine di mettere in condizione le strutture sanitarie di trattare e sterilizzare sul posto buona parte dei rifiuti sanitari ospedalieri; questo anche per evitare aumenti delle quantità di rifiuti inceneriti e dei trasporti di rifiuti dai presidi ospedalieri agli impianti.
Un ulteriore aspetto emerso nel corso delle audizioni riguarda la normativa ambientale in deroga, introdotta durante l'emergenza della primavera scorsa; durante la prima ondata pandemica gli interventi sul ciclo dei rifiuti sono, dunque, in buona parte derivati da ordinanze delle singole Regioni, soprattutto di natura derogatoria rispetto a regole vigenti, con la conseguenza di aver avuto una disciplina non uniforme su tutto il territorio nazionale, che ha suscitato qualche perplessità e qualche incertezza negli operatori. È chiaro che le norme derogatorie statali e le ordinanze derogatorie regionali introdotte dovranno essere superate, rimane, però, il fatto che l'emergenza epidemiologica, comunque, ha amplificato la diffusa richiesta di semplificazione anche in materia di regolazione ambientale, e su questo bisognerà fare insieme una riflessione. Il tema della semplificazione è un aspetto centrale e fortemente sentito anche da tutti gli operatori e le imprese che operano e lavorano nel nostro Paese, è una criticità che viene evidenziata non solamente nel settore ambientale, ma che riguarda praticamente tutti gli ambiti produttivi. Anche su questo aspetto sarebbe utile una riflessione approfondita da parte del Governo. Come ho già detto, la Relazione della Commissione ha fornito importanti elementi a disposizione del Governo per la sua iniziativa legislativa e la risoluzione al nostro esame chiede un impegno esplicito all'Esecutivo affinché agisca celermente per tentare di risolvere le questioni evidenziate. Per queste ragioni, il gruppo di Forza Italia voterà convintamente a favore della Relazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patassini. Ne ha facoltà.
TULLIO PATASSINI(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, la Relazione sull'emergenza COVID-19 e sul ciclo dei rifiuti in discussione oggi è un documento importante, partito anche su sollecitazione del gruppo Lega in Commissione. Viviamo ancora in una fase emergenziale, quindi poter contare su un lavoro già pronto rappresenta un'utile cartina di tornasole per capire come sono andate le cose durante la prima fase e quali potrebbero essere le scelte da intraprendere nell'immediato futuro.
La Relazione è il frutto di un'importante attività di squadra, concretizzata in tempi brevi, nonostante le numerose audizioni e la mole di lavoro e i documenti analizzati. Mi preme ringraziare in questa occasione, quindi, come hanno fatto gli altri colleghi, tutti i collaboratori della Commissione, dalle Forze dell'ordine ai consulenti, all'avvocato Giusy Faretta, al professor Leonardo Salvemini e al dottor Giuseppe Battarino che ha, sapientemente e con competenza, diretto la squadra nel caso specifico, ma è perno fondamentale di tantissime istruttorie in corso attualmente in Commissione.
La Commissione “eco-reati” opera in un settore particolarmente delicato, come quello dei rifiuti e degli illeciti ambientali in generale, a tutela dell'ambiente, della salute dei cittadini e della libertà di impresa. Sin dalla sua prima costituzione come organo monocamerale, nel 1995, sono state prodotte decine di Relazioni, che hanno contribuito a migliorare la situazione in diverse parti d'Italia e a fare chiarezza su diverse situazioni illecite. Trattandosi di inchieste con conseguenti rilievi anche giuridici, nessuna attività, se non quella meramente informativa, può essere logicamente avviata senza l'indispensabile e necessaria presenza in Commissione di magistrati che forniscano il necessario ed imprescindibile supporto giuridico ed esperienza professionale.
Dalla Relazione emerge un dato: il nostro sistema, nelle Regioni del Nord più colpite dall'emergenza nella prima fase, Lombardia e Veneto, ha globalmente tenuto grazie alla responsabilità e al dinamismo dimostrato dagli operatori del comparto rifiuti . Permettetemi di ringraziare, ciascun addetto che, umilmente e responsabilmente, ha reso possibile il mantenimento di elevati standard di servizio, lavoratori apparentemente dimenticati, ma importanti, nei concitati giorni dell'emergenza, ogni mattina erano al lavoro per tutti noi.
Nei momenti più difficili non abbiamo visto rifiuti in strada. Ciascuna società, nell'assenza dello Stato, si è organizzata autonomamente nella fornitura di DPI ai propri dipendenti e non sono state fortunatamente segnalate situazioni di contagio oltre la media nazionale. Chiaramente si operava in una situazione di emergenza, quando addirittura non si sapeva quali fossero i tempi di decadimento del virus sui rifiuti. I gestori hanno complessivamente operato correttamente, secondo le ordinanze regionali e le prime indicazioni dell'Istituto superiore di sanità in ogni fase, dalla raccolta allo smaltimento.
In piena emergenza, fondamentale è stato proprio il ruolo delle Regioni, che, attraverso lo strumento dell'ordinanza, hanno offerto tempestivamente e con decisione agli operatori di settore il quadro giuridico dove operare. Per evitare anche potenziali criticità in un settore particolarmente delicato come questo, in via preventiva sono stati autorizzati temporaneamente aumenti della capacità di stoccaggio e impiantistiche, temendo ovviamente una minore richiesta di materie prime di consumo da parte del mondo delle imprese e addirittura il blocco dei mercati esteri. Entrambe le situazioni si sono effettivamente verificate. Addirittura, in sede di audizione, la procura generale presso la Corte di cassazione - quindi un autorevole interlocutore - ha affermato che viene segnalata da tutti, questa crisi, come elemento di accelerazione di una crisi generale del sistema impiantistico nazionale. Per effetto dell'incremento dei rifiuti da avviare alla raccolta indifferenziata, e vi sono segnali in questo senso, il sistema avrà un carico e una difficoltà maggiore nel rispondere alle esigenze di smaltimento e, laddove vi sono difficoltà, più probabili sono le soluzioni illecite e il ricorso ad attività illegali.
Quindi, la scelta che hanno fatto le Regioni di aver ampliato le possibilità operative dei gestori è andata nella giusta direzione di ottimizzare l'attività ed evitare criticità che sarebbero potenzialmente sfociate in soluzioni emergenziali, in qualche caso anche potenzialmente illecite. Le società di settore stanno ancora affrontando oggi il problema della carenza di liquidità, derivante sia dall'incremento dei costi del servizio, sia dal mancato introito da parte dei comuni della TaRi: questione ancora aperta, che si potrebbe risolvere velocemente, come già proposto dal gruppo Lega, con la cessione dei crediti certificati della pubblica amministrazione a istituti bancari; questo per consentire, ovviamente, la continuità dei servizi, che, ricordo, sono considerati servizi essenziali.
L'emergenza COVID ha rappresentato un'altra occasione per mettere in evidenza alcune debolezze strutturali del ciclo di gestione dei rifiuti nel nostro Paese, debolezze che ormai oggi occorre affrontare ed eliminare. Ancora oggi non è pensabile che sulle nostre strade vi siano mezzi che continuamente trasportano per centinaia di chilometri rifiuti, dal Sud al Nord, e talvolta anche all'estero, con aumento dell'inquinamento da CO2, danni per l'ambiente e complessivamente maggiori costi che ricadono sulle bollette dei cittadini. Siamo di fronte - e questo fatto è ormai universalmente riconosciuto - ad una carenza cronica di impianti nel Centro-Sud d'Italia, che va inevitabilmente e velocemente colmato.
Specialmente nei periodi di emergenza, diventa ancora più evidente e impellente la necessità dell'autosufficienza impiantistica territoriale, laddove l'incenerimento dei rifiuti urbani, prodotti nelle abitazioni di soggetti positivi in isolamento o in quarantena obbligatoria, è indicato da ISPRA e da altri autorevoli istituti di ricerca scientifica come la migliore soluzione di smaltimento.
Sull'argomento, la procura generale presso la Corte di cassazione, in sede di audizione, ha dichiarato che a Brescia - ripeto, a Brescia! - secondo quanto riferisce la procura generale locale, proprio grazie alla presenza di inceneritori, nonostante in quella zona ci sia stata una maggiore difficoltà da un punto di vista igienico-sanitario, il problema della gestione dei rifiuti sanitari è stato affrontato in modo adeguato . Si parla tanto di , di economia circolare, di , ma poi si lasciano aperte tutta una serie di questioni per carenza di normativa, per assenza di decreti ministeriali, non tenendo neanche in debita considerazione i principi materiali ai fini del recupero della materia, anche per difficoltà normativa nel realizzare adeguati impianti di trattamento.
Alcuni materiali, come la plastica, sono stati pregiudizialmente messi al bando, materiali che invece si sono dimostrati utili nel periodo di crisi. Il ricorso a prodotti usa e getta è stato importante per il contenimento del virus, in assenza di conoscenze scientifiche sulla persistenza dello stesso sui materiali e sull'efficacia dei lavaggi con prodotti detergenti.
C'è inoltre la questione aperta della raccolta differenziata, che, mentre al Nord è regolarmente proseguita, in alcune parti d'Italia ancora non funziona e, in generale, faccio il solo esempio del comune di Roma, che è continuamente in emergenza rifiuti, a prescindere dall'emergenza COVID o meno
La relazione evidenzia come il ricorso alle ordinanze regionali è stato fondamentale per la tenuta del sistema. Ogni Regione ha agito in autonomia e al meglio delle proprie possibilità, data la conoscenza del territorio e delle questioni che venivano affrontate. Questa disomogeneità di scelta nasce non da una scelta regionale, ma addirittura dalla impossibilità di non poter disporre di strumenti alternativi. Cosa è mancata? E' mancata una visione globale da parte del Governo, non vi è stata una legge, un decreto ministeriale, un DPCM, nessuna norma di carattere legislativo. Quindi il problema, ancora oggi, va affrontato in maniera organica ed unitaria. Il Ministero dell'Ambiente è, purtroppo, il grande assente. Si è limitato, il 25 marzo, a emergenza già iniziata da un pezzo, ad emettere una circolare - una sola circolare! - in cui forniva alle Regioni delle linee guida, dicendo semplicemente che potevano avvalersi, cosa che già sapevano benissimo, dello strumento normativo articolo 191.
TULLIO PATASSINI(LEGA). Quindi - e vado verso la conclusione, grazie Presidente - questa cosa del Ministero dell'Ambiente cozza addirittura con quanto già previsto e già evidenziato, questa volta, anche dal Ministro Boccia, dal Presidente del Consiglio.
L'abuso dei DPCM c'è stato per ogni argomento, esautorando il Parlamento, ma non c'è stato per le questioni di carattere ambientale, che erano fondamentali. Quindi, lo Stato è mancato nelle prime fasi e continua a mancare ancora oggi. Dunque, permettetemi velocemente di stigmatizzare anche quanto è successo qui, stamattina, perché ricordo a quest'Aula che il grande assente dell'emergenza COVID non sono le Regioni, non sono state Lombardia, Piemonte e Veneto, il grande assente è stato lo Stato.
TULLIO PATASSINI(LEGA). Arrivo alla conclusione velocemente, mi permetta Presidente.
PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo.
TULLIO PATASSINI(LEGA). Faccio la dichiarazione di voto e concludo. Oltre alla fase dell'emergenza, quindi, va data priorità a cosa? Alla ricerca scientifica, all'innovazione industriale e a nuovi impianti moderni, che valorizzino la raccolta differenziata fatta dai cittadini, andando verso una transizione verde che sia rispettosa dello sviluppo del Paese e dell'antropizzazione dei territori. E per questo dichiaro il voto favorevole, come già fatto in Commissione del gruppo Lega .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vianello. Ne ha facoltà.
GIOVANNI VIANELLO(M5S). Grazie, Presidente. All'inizio dell'emergenza, assieme a una serie di provvedimenti che il Governo ha preso e il Parlamento ha portato avanti, è nata l'esigenza di avere alcune risposte su delle domande che riguardavano l'ambiente e i rifiuti durante l'emergenza sanitaria: ci sarà un aumento dei rifiuti? Servono nuovi inceneritori? Servono deroghe agli impianti esistenti? Le ecomafie possono approfittare dell'emergenza? Serve l'ipoclorito di sodio per sanificare le strade? L'inquinamento può favorire la diffusione del virus? L'usa e getta è indispensabile?
Bene, Presidente, mi si consenta di ringraziare i colleghi di maggioranza e di opposizione, gli uffici, gli uffici tecnici, i collaboratori, i consulenti, in particolare il dottor Battarino per l'enorme lavoro che è stato fatto in Commissione, perché in breve tempo si è esaminata una serie di documentazioni importanti e che dobbiamo riconoscere. Noi dobbiamo riconoscere l'importanza, quindi, di questi collaboratori, non solo per onestà intellettuale, ma soprattutto per una questione meritocratica, perché le Commissioni d'inchiesta hanno bisogno di competenza e questi collaboratori l'hanno fornita anche in questa occasione.
Detto questo, entriamo nel merito del discorso, ossia: c'era una diffusa consapevolezza, una percezione che con l'utilizzo di mascherine e guanti sarebbe seguito un aumento di produzione di rifiuti. In base a questa percezione, si era diffusa anche un'altra percezione, che era quella della necessità di avere nuovi inceneritori per bruciare queste mascherine e questi guanti.
Tuttavia, grazie al lavoro che la Commissione ha fatto, siamo venuti a conoscenza, tramite l'ISPRA, che i rifiuti prodotti in linea generale, i rifiuti urbani e speciali, in realtà erano diminuiti di circa mezzo milione di tonnellate nel periodo del mentre il quantitativo di rifiuti prodotti dalle mascherine usa e getta e dai guanti si stima in un anno all'incirca di 350 mila tonnellate, per cui ben al di sotto rispetto già alla riduzione dei rifiuti che si è registrata durante il . Questo ci porta a dire che non servono nuovi inceneritori per trattare e bruciare le mascherine o i guanti, non servono perché appunto c'è stata una riduzione della produzione dei rifiuti. Contestualmente, si è anche affrontata la questione non solo dei rifiuti urbani, ma anche dei rifiuti sanitari, rifiuti prodotti a livello ospedaliero: bene, la normativa in vigore permette due pratiche: una è quella dell'incenerimento, l'altra è quella della sterilizzazione . Su questo aspetto dobbiamo svolgere una seria considerazione con riferimento a ciò che ci dicono le norme: al di là delle tre “r”, ci sono delle norme e direttive europee, come la n. 98 del 2008, la quale, all'articolo 4, ci dice chiaramente qual è la gerarchia dei rifiuti da rispettare, ossia come gli Stati e le rispettive articolazioni si devono comportare di fronte alla produzione dei rifiuti. Il punto più importante, al vertice della gerarchia, quello che la politica dovrebbe cercare con tutte le forze di ottenere, è la diminuzione a monte della produzione dei rifiuti: il miglior rifiuto è quello non prodotto, perché non produciamo ovviamente inquinamento e perché ovviamente andiamo anche a risparmiare sui costi di un prodotto che evidentemente non dobbiamo trattare. Al secondo posto, c'è il fondamentale riutilizzo dei materiali: secondo la direttiva europea, recepita dall'ordinamento italiano (è al secondo posto come importanza) occorre trovare materiali riutilizzabili. Teniamolo a mente. Al terzo posto, c'è il riciclo; al quarto posto, il recupero; al quinto posto, il recupero energetico; al sesto posto, lo smaltimento. Voglio anche mettere in evidenza che il recupero energetico tramite l'inceneritore, come la stessa direttiva afferma all'allegato 2, non è sempre uguale: produrre energia è una condizione necessaria, ma non sufficiente per poterlo definire recupero energetico, perché, se l'efficienza energetica dell'impianto che va a bruciare questi rifiuti non raggiunge almeno il 65 per cento, significa che non sta facendo un'opera di recupero energetico, bensì di smaltimento, per cui, in questo caso, l'inceneritore deve essere considerato allo stesso livello di una discarica, per cui è smaltimento. Detto questo, tenendo ben chiara questa gerarchia, approcciandoci sui rifiuti ospedalieri, sicuramente, tra le due pratiche dell'incenerimento e della sterilizzazione è da preferire quella della sterilizzazione , per un motivo evidente: innanzitutto, perché i rifiuti non vanno in giro per l'Italia, non fanno quindi strada e territori, non percorrono chilometri e chilometri, come sovente accade, ma vengono trattati sul posto e inoltre non abbiamo più, alla fine del procedimento, un altro rifiuto, perché, con le ceneri degli inceneritori, non si chiude il ciclo e basta, perché sono ceneri, rifiuti pericolosi e non pericolosi, che hanno bisogno di altri stoccaggi per essere ovviamente messi al sicuro, mentre la sterilizzazione sterilizza il rifiuto sanitario e permette di recuperarlo. Quindi, gerarchicamente, riprendendo la gerarchia europea, è da favorire la sterilizzazione e io ringrazio la Camera e la Commissione Ambiente per l'emendamento approvato, a prima firma del MoVimento 5 Stelle, del collega Zolezzi, che spinge verso una maggiore considerazione, agevolazione nei confronti della sterilizzazione e dobbiamo effettivamente considerare questo settore poiché molte aziende vi stanno lavorando egregiamente. Per quanto riguarda invece la questione delle deroghe, è importante: abbiamo sentito che le regioni, in virtù delle circolari ministeriali, hanno emanato delle ordinanze per derogare ai quantitativi di rifiuti da stoccare, sia temporalmente, sia quantitativamente. Questo, di fatto, ad analisi della Commissione, è risultato un problema perché sostanzialmente siamo venuti a conoscenza di diverse questioni delle aziende. La prima che dobbiamo riconoscere è che le aziende italiane, prima ancora del Coronavirus, erano - e sono - già pronte ad affrontare il rischio biologico, per cui erano già pronte, senza tutta questa produzione di nuovi DPI, per affrontare quella che è l'emergenza; normalmente già ce l'hanno. La seconda è sicuramente quella di andare a mettere in evidenza che, con una riduzione della produzione dei rifiuti, fare delle deroghe agli impianti di stoccaggio dei rifiuti è un po' un controsenso, anche perché, molto spesso, queste ordinanze sulla possibilità di derogare al quantitativo di rifiuti da stoccare non sono seguite da richieste di fideiussioni adeguate di accompagnamento e questo è un problema; è un problema perché nelle deroghe - come abbiamo visto - la possibilità delle ecomafie di infiltrarsi aumenta. Le aziende non hanno bisogno di deroghe quindi; quello di cui hanno bisogno le aziende sono regole chiare e sicuramente una semplificazione normativa che - ribadisco - non vuol dire andare a derogare, ma chiarire esattamente in maniera semplice come affrontare la questione dei rifiuti.
Un'altra questione molto importante è sicuramente quella dell'ipoclorito di sodio: abbiamo sentito all'inizio e abbiamo visto anche immagini di strade che venivano inondate da ipoclorito di sodio, dalla candeggina, e in alcuni casi ci sono video che sono girati anche sulla rete; ebbene, su questo innanzitutto voglio ringraziare la maggior parte dei sindaci italiani che, chiedendo proprio audizione all'ISPRA o alle ARPA, queste importanti articolazioni di tecnici dello Stato e delle regioni hanno prodotto delle linee-guida in cui si chiariva - questo anche sulle note tecniche dell'Istituto superiore della sanità - che l'ipoclorito di sodio, in realtà, può creare un danno, anziché aiutare, perché, per sanificare le nostre strade, basta un lavaggio stradale normale, senza l'aggiunta quindi della candeggina che può essere pericolosa non solo per gli animali o per i cittadini che girano, ma contestualmente anche per…. Siamo alla conclusione, Presidente? Mi scusi, la campanella era per quello?
PRESIDENTE. Ha parlato nove minuti, ne resta uno, quasi.
GIOVANNI VIANELLO(M5S). Perfetto, benissimo. Quindi, la candeggina è importante non utilizzarla proprio perché può creare un danno ambientale e, ancor più, ai depuratori, perché ovviamente quelle acque poi raccolte arrivano ai depuratori; ecco perché il normale trattamento di lavaggio delle strade è più che sufficiente. L'inquinamento può favorire la diffusione del virus? Sicuramente l'inquinamento può mettere nelle condizioni sfavorevoli le persone, di essere più ricettive ad ammalarsi in linea generale; tuttavia ci sono moltissime ricerche, che sono state fatte, che correlano al PM10, quindi al particolato, la possibilità di diventare un quindi di agevolare anche la diffusione del virus. Su questo ovviamente i confronti sono sempre pronti…
PRESIDENTE. La ringrazio.
GIOVANNI VIANELLO….continuano ad andare avanti le ricerche. Presidente, concludo con un'ultima considerazione sull'“usa e getta”: grazie ad un emendamento sempre del MoVimento 5 Stelle della Commissione Ambiente, abbiamo approvato un Fondo per spingere al riutilizzo dei materiali, perché - come ribadisco - il miglior rifiuto è quello non prodotto. E con questo dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Vignaroli, che voleva fare un ringraziamento. Ne ha facoltà.
STEFANO VIGNAROLI, Grazie Presidente, vorrei ringraziare i miei colleghi che sono intervenuti, il personale della Camera che rende possibile i lavori della Commissione d'inchiesta, nonostante sia difficoltoso lavorare con l'emergenza COVID, vista la natura di inchiesta e quindi la necessità di spostarsi e viaggiare. Vorrei ringraziare in particolare - e raccolgo quanto detto dai miei colleghi - il lavoro prezioso che svolgono i collaboratori della Commissione, sottolineo a titolo gratuito, ed in particolare il dottor Giuseppe Battarino, il magistrato della Commissione che ci coordina. Purtroppo, ci sono stati alcuni articoli di stampa, non so da chi spinti, che tendono a definire le Commissioni d'inchiesta e soprattutto il ruolo dei magistrati distaccati nelle istituzioni come…
PRESIDENTE. Presidente, questo però è un intervento di merito, io devo rispettare le regole. Se vuole fare un ringraziamento va bene.
STEFANO VIGNAROLI, Va bene: vorrei ringraziare la figura dei magistrati e mi auguro che la collaborazione vada avanti.
PRESIDENTE. Penso che le sue considerazioni erano molto utili e saranno utili anche in un'altra occasione di dibattito.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Vignaroli, Patassini, Polverini, Braga, Nobili, Muroni, Benedetti, ed altri n. 6-00147, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle proposta di legge n. 982-A: Misure di sostegno al settore agricolo e disposizioni di semplificazione in materia di agricoltura; e delle abbinate proposte di legge nn. 673-1073-1362. Ha chiesto di intervenire il relatore, onorevole Luciano Cadeddu.
LUCIANO CADEDDU, . Grazie, Presidente. Sulla proposta di legge in materia di semplificazione in agricoltura chiediamo un rinvio in Commissione del provvedimento, per un supplemento di valutazione istruttoria, considerata sia la criticità di alcune disposizioni di carattere finanziario, sia il fatto che diverse proposte contenute in questa proposta di legge sono state approvate, nel tempo, dai decreti del Governo, proprio per fronteggiare le emergenze COVID-19. Mi viene in mente tutto quello che è stato fatto per la questione legata al vino o al periodo vendemmiale, prestazioni non lavorative per la vendemmia, trasparenza dell'origine dei prodotti agroalimentari somministrati negli agriturismi, ma anche nelle attività di somministrazione, e semplificazioni in materia. Proprio in considerazione di tutto questo, chiediamo un rinvio in Commissione.
PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, così si intende disposto.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 223-A: Istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo; e delle abbinate proposte di legge nn. 2008-2219-2200-2606.
Ha chiesto di parlare la relatrice, onorevole Quartapelle. Prego.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, . Grazie, Presidente. Anche io chiederei un rinvio in Commissione, allo scopo di trovare una convergenza tra tutti i gruppi su una data comune per istituire la giornata per gli italiani all'estero. Riteniamo, infatti, che sia importante che si trovi una convergenza di tutto il Parlamento sulla data in cui valorizzare le tante esperienze dei nostri connazionali che risiedono, studiano, lavorano, hanno fatto famiglia all'estero.
PRESIDENTE. Chiede di intervenire sulla proposta di rinvio l'onorevole Formentini. A favore o contro?
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Siamo in una fase di richiesta di rinvio in Commissione, quindi si può intervenire o a favore o contro. Onorevole Formentini, siamo in una fase di richiesta di rinvio, quindi si può intervenire solo o a favore o contro. Se ha un'altra questione, la porremo dopo aver risolto questa. Se vuole intervenire su questa, basta che intervenga o a favore o contro. Prego, onorevole Formentini, mi dica se è a favore o contro e intervenga. Onorevole Formentini, vuol dire che risolviamo questa, dopodiché… O
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fusacchia, lei interviene a favore o contro?
ALESSANDRO FUSACCHIA(MISTO-CD-RI-+E). A favore.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Fusacchia.
ALESSANDRO FUSACCHIA(MISTO-CD-RI-+E). Sì, grazie Presidente. Volevo velocemente intervenire a favore della proposta di rinvio chiesta dalla collega Quartapelle e aggiungere solo una cosa: questa discussione, questa proposta sull'istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo non credo possa essere - a maggior ragione, in questo momento - scollegata da un'altra proposta sull'istituzione di una Commissione bicamerale, che è ugualmente importante e chiederei ai colleghi della Commissione di valutare se c'è una qualche maniera di far andare avanti contemporaneamente queste due proposte e integrarle, perché altrimenti rischiamo di occuparci di una cosa molto importante, ma che è un po' un pezzetto - e per quel che mi riguarda, un di cui - di una proposta molto più significativa, di interesse per gli italiani nel mondo e per gli italiani che stanno in Italia, sulle tematiche che stiamo affrontando.
PRESIDENTE. Ci sono interventi contro la proposta? No. Allora si intende che viene accolto il rinvio. Onorevole Formentini, lei aveva una richiesta su che cosa?
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Sull'ordine dei lavori. Grazie, Presidente, per la parola. Semplicemente per dire, prima che iniziasse l'esame del provvedimento - ben sapendo che sarebbe stato rinviato, perché ho partecipato al Comitato dei nove -, con grande tristezza della Lega e di tutto il centrodestra, che non si riesce a fare sistema neanche per tutelare i nostri concittadini italiani nel mondo, trovando una data che li rappresenti . Il Centrodestra ce l'ha messa tutta, ha proposto la data della scoperta dell'America, che non dovrebbe subire contestazioni…
PRESIDENTE. Onorevole Formentini …
PAOLO FORMENTINI(LEGA). … invece, noi qui partecipiamo alla .
PRESIDENTE. Onorevole Formentini, però, con l'esperienza lei apprenderà che, nelle dinamiche parlamentari, questo era un ottimo intervento a favore della richiesta di rinvio, come ha fatto il suo collega Fusacchia, e nulla ostava a poter intervenire.
È così disposto il rinvio.
PRESIDENTE. Colleghi, per quanto riguarda la prosecuzione dei nostri lavori, avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame delle mozioni in materia di occupazione giovanile e del disegno di legge di ratifica dell'Accordo tra l'Italia e la Repubblica Kirghisa è rinviato alla seduta di martedì 17 novembre e delle giornate successive.
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Grazie, Presidente. Per dire che il disegno di legge di ratifica dell'Accordo tra l'Italia e la Repubblica Kirghisa in realtà è rinviato perché non sappiamo con che Governo parlare in questo momento, essendo il Paese nel caos e conteso geopoliticamente tra Russia e Cina. Ma soprattutto per portare in quest'Aula le parole accorate, l'appello accorato del nostro collega Eugenio Zoffili perché, come testimonia questa ratifica, non bisogna usare le ratifiche come riempitivo d'Aula, ma stare su provvedimenti, anche di carattere internazionale, che giovano al nostro Paese, alle nostre Regioni, in questo momento di pandemia. Quindi, economia e pandemia .
PRESIDENTE. Sempre secondo le intese intercorse, l'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1704: Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua, con Annessi e Atto finale, fatto a Monaco il 24 novembre 1996, adottati a Monaco il 12 novembre 2010.
Comunico che i gruppi Lega e Fratelli d'Italia hanno revocato la richiesta di voto nominale; pertanto si procederà alla votazione per alzata di mano degli articoli del disegno di legge di ratifica, dovendosi invece procedere mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi soltanto per la votazione finale.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo all'articolo 1.
Pongo in votazione per alzata di mano l'articolo 1.
È approvato all'unanimità.
Pongo in votazione l'articolo 2.
È approvato.
Pongo in votazione l'articolo 3.
È approvato.
Pongo in votazione l'articolo 4.
È approvato.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT(IV). Anch'io apprezzo molto la mia brevità, nel senso che, a nome di Italia Viva, dichiaro il voto favorevole. I presenti emendamenti non fanno altro che ampliare la normativa europea per la protezione dei cetacei, non soltanto per il divieto di caccia, ma anche e soprattutto è importante, per il divieto della commercializzazione di prodotti provenienti da Paesi terzi. Quindi dichiaro il voto favorevole a nome di Italia Viva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Comencini. Ne ha facoltà.
VITO COMENCINI(LEGA). Grazie, Presidente, velocemente per dire che il nostro voto sarà favorevole e inoltre abbiamo presentato un emendamento perché riteniamo che la tutela dei cetacei passi non solo dalla tutela della specie in sé, dell'animale, ma dalla tutela dell'ambiente a 360 gradi. Quindi tutela sotto l'aspetto del contrasto all'inquinamento, del contrasto a tutte quelle forme che possono creare un danno all'ambiente, e quindi indirettamente ai cetacei. Quindi riteniamo che sia importante questa Convenzione e facciamo un sollecito al Governo affinché faccia in modo che gli enti locali siano consapevoli e abbiano conoscenza di questa Convenzione perché può avere comunque degli effetti importanti su quelle regioni che chiaramente hanno uno sbocco comunque sul mare, e seppur parliamo di Mar Nero e dell'area atlantica, ma anche del Mediterraneo, e quindi gli enti locali comunque possono beneficiare di questa Convenzione ed è giusto dare loro la corretta informazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Solo per annunciare il voto favorevole di Fratelli d'Italia al provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romaniello. Ne ha facoltà.
CRISTIAN ROMANIELLO(M5S). Grazie, Presidente. A nome del MoVimento 5 Stelle, annuncio il voto favorevole .
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1704: “Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua, con Annessi e Atto finale, fatto a Monaco il 24 novembre 1996, adottati a Monaco il 12 novembre 2010”.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
C'era un'intesa di concludere alle ore 13, quindi non so se proseguiamo con le altre ratifiche fino alle ore 13, come da intesa. Vedo dei “no”, quindi, secondo un accordo tra i gruppi, i prossimi punti vengono rinviati alla seduta del 17.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO(FDI). Presidente, credo che intervenire su quello che è stato l'inizio dei lavori di questa giornata sia doveroso rispetto…
PRESIDENTE. Onorevole Ferro, mi scusi. Colleghi, pregherei maggior silenzio, onde consentire ai nostri colleghi che hanno degli interventi di fine seduta di poterli fare in serenità. Anche nel suo gruppo, soprattutto alle sue spalle… Onorevole Ferro, prego.
WANDA FERRO(FDI). Grazie, Presidente. Le decisioni che il Governo ha preso ieri con questo DPCM e la successiva ordinanza del Ministro Speranza dimostrano l'inadeguatezza di un atto irresponsabile, ma soprattutto di cinismo assoluto. Nonostante la vostra pletora di consulenti e di esperti, avete tenuto l'Italia con il fiato sospeso. Chi ha chiuso la saracinesca nel pomeriggio non sapeva che avrebbe potuto riaprirla al mattino.
Per voi è roba da nulla, ma per un ristoratore significa in qualche modo buttare migliaia di euro nella spazzatura. Avete giocato con la mappa delle regioni come a Risiko e la Calabria è finita nella carta sbagliata. Ma non è solo sfortuna: la Calabria è vittima sacrificale delle decisioni scellerate di questo Governo, che dichiara zona rossa e ovviamente deve giustificare un decreto Calabria-, per poi eventualmente rinviare le future elezioni. A marzo avete deciso un totale per tutta Italia; la Calabria non aveva neppure l'ombra del COVID, ma sarebbe bastato chiudere i confini regionali per mettere al riparo la regione dalla diffusione dell'epidemia. Eppure avete ritenuto di dover intervenire a Catanzaro come a Bergamo, mettendo in ginocchio l'economia della regione. Avete tentato di alleggerire in maniera scientifica, organizzando una fuga di notizie, l'esodo massiccio di tanti che sono arrivati verso le regioni del Sud. E oggi cosa fate? Dichiarate area rossa in una regione in cui ci sono duecento ammalati e lasciate in area gialla in qualche modo tante altre regioni che hanno dieci volte tanto questi ammalati. Posti occupati al 16 per cento, con le terapie intensive al 6 per cento, quando per diventare zona rossa ci vuole la soglia del 30 per cento. Perché mancano le degenze, perché mancano i posti di terapia intensiva? State punendo voi stessi, i vostri ritardi e le vostre inefficienze; state punendo il fallimento di un commissariamento che ha prodotto disastri, che avete persino avuto l'incoscienza di prorogare, ma che certamente verrà impugnato. Già a marzo avevamo proposto di poter costruire un ospedale COVID e di poter utilizzare in qualche modo dei locali per poter affrontare questa emergenza.
WANDA FERRO(FDI). E allora ritengo che ha vinto probabilmente la violenza di alcune piazze, ha vinto lo schieramento politico, come in Campania. Salvate le Regioni del centrosinistra, ma voglio…
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Acunzo. Ne ha facoltà.
NICOLA ACUNZO(MISTO). Grazie, Presidente. Sento di esprimere il sentimento di tutta l'Aula perché è oggi che salutiamo definitivamente il maestro Gigi Proietti, al quale vorrei portare il mio saluto, il saluto dell'Intergruppo cinema e arti dello spettacolo, l'ultimo saluto da parte di tutta l'Aula, utilizzando anche, se mi è consentito, Presidente, le parole di un altro grande attore, vincitore della Coppa Volpi quest'anno, Pierfrancesco Favino, che ha scritto per lui un sonetto che vorrei leggervi: “”. Grazie, Presidente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.
DARIO BOND(FI). Grazie, Presidente. Intervengo su un argomento che diversi altri colleghi hanno già trattato, ma voglio portare dei dati, al di là della richiesta che ha fatto l'Aula di sentire presto, il prima possibile, il Ministro Speranza. C'è una provincia, la Provincia autonoma di Bolzano, che dieci giorni fa ha aperto completamente a tutte le attività, sei giorni dopo le ha chiuse, poi si è trovata con un'ondata di Coronavirus molto elevata; dieci comuni chiusi, 600 casi al giorno e, guarda caso, ieri sera, nella proiezione delle fasce e delle regioni che il Presidente Conte ha fatto, quest'area viene messa in zona gialla.
Allora, Presidente, chiedo solamente che ci sia un rispetto delle altre zone e di tutte le altre Regioni che, in qualche maniera, hanno seguito dei protocolli e chiedo con molta forza che, rispetto anche al Trentino, che è molto più verde e molto più rispettoso dei protocolli, si faccia giustizia e pulizia di questa operazione strana, che è tanto politica e poco scientifica
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cannizzaro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO CANNIZZARO(FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, intervengo, Presidente, per il suo tramite, riferendomi al Presidente del Consiglio dei Ministri e ad ogni singolo membro del Consiglio dei ministri rispetto all'ultimo decreto emanato, che vorrei ritenere essere assolutamente vergognoso, così come sono vergognosi tutti coloro i quali hanno contribuito, a vario titolo, a scriverlo.
Se c'è una “zona rossa”, se c'è un contesto rosso da indicare, io ritengo che quel contesto sia assolutamente Palazzo Chigi per incapacità , per inadeguatezza, per un atteggiamento assolutamente dittatoriale. E mi riferisco anche e mi rivolgo ai colleghi del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle, affinché possano intervenire immediatamente rispetto a questo decreto con il loro Governo, che continuano a sostenere; e, se non lo faranno, li riterremo, ovviamente, responsabili, corresponsabili di questa sciagura.
Questi provvedimenti, evidentemente, sacrificano la libertà costituzionale dei cittadini, delle imprese, delle famiglie calabresi e di tutto un mondo produttivo che, già di per sé, è in ginocchio, e con questa ennesima, scellerata scelta, mettono in ginocchio un'intera Regione. Questa, Presidente…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cannizzaro.
FRANCESCO CANNIZZARO(FI). …è una ingiustizia - e finisco - è un irragionevole provvedimento. Una scelta politica - e concludo veramente - che è discriminatoria rispetto anche al numero dei contagi, perché la Regione Calabria, Presidente, è la Regione con meno contagi rispetto a tutte le Regioni d'Italia …
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cannizzaro.
FRANCESCO CANNIZZARO(FI). …e anche alle Regioni limitrofe, come la Campania. È una scelta, e finisco, Presidente
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.
DOMENICO FURGIUELE(LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per dare voce ai tanti cittadini calabresi che, in questo momento, sono stati gettati nello sconforto dal Governo. Per loro avevamo chiesto delle iniziative di buonsenso, ma non è stato possibile, eppure l'Italia, l'Europa, tanti sapevano che la condizione pandemica calabrese, probabilmente, era più contenuta rispetto ad altre zone della nostra penisola.
Fino a qualche tempo fa, forse fino ad oggi, i cittadini calabresi erano gli unici a poter andare e a recarsi sul territorio tedesco senza fare la quarantena, ma oggi ci troviamo in una condizione di “zona rossa”, per via di parametri, per via di ventuno parametri famigerati di cui non si sa nulla.
Abbiamo appreso dalla stampa qualcosa: forse sono di carattere scientifico, forse sono di carattere amministrativo, ma i calabresi hanno bisogno di chiarezza, perché devono sapere per quale ragione sono stati chiusi. Se sono parametri di carattere scientifico, evidentemente, vengono smentiti dalla Campania, senza nulla togliere ai fratelli campani: su 400 posti di terapia intensiva, la metà occupati contro i 164 posti in Calabria, dove ci sono soltanto dieci intubati. Se sono dei parametri di carattere amministrativo, il Governo certifica il suo fallimento, il fallimento di un commissariamento che si perpetua da oltre dieci anni, il fallimento dell'attuale commissariamento, che non ha fatto nulla nonostante le sollecitazioni del presidente Jole Santelli, che era molto preoccupata, che aveva parlato anche con il Presidente del Consiglio.
Allora, signor Presidente, da venerdì noi saremo “zona rossa”, ma questo Governo ha scritto una pagina nerissima, ancora una volta, per la Calabria. Noi, come parlamentari, ma, soprattutto come cittadini, ci mobiliteremo, già da questa sera, tornando sul nostro territorio
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.
GIUSI BARTOLOZZI(FI). Grazie, Presidente. Ho sentito parlare diversi colleghi, a seconda delle Regioni interessate, di provvedimento, con riguardo all'ultimo DPCM, irragionevole e ingiusto. Il presidente Nello Musumeci per la Regione siciliana, ieri, ha lamentato le stesse cose.
Vede, Presidente, io non sono una virologa né ho le competenze e la conoscenza del territorio - e, come me, credo neanche voi - che ha il mio presidente, il presidente Nello Musumeci, quindi su questa parte non posso altro che far mia la sua lagnanza; ma quello che, invece, tendo a rappresentare all'Aula e, per il suo tramite, per il suo cortese tramite, al Governo, è l'ennesima picconata alla Costituzione.
Presidente, trovo ingiustificabile, inqualificabile, ai limiti della rilevanza costituzionale, che si sia adottato questo provvedimento e, quindi, l'inclusione nella Sicilia in fascia arancione non con un DPCM, Presidente, ma con una ordinanza del Ministro della Salute. Perché il Premier, questa volta, è andato anche oltre quello che ha fatto sino adesso, con i venti e, forse, più reiterati DPCM: ha concesso - leggo testualmente il comma 2 dell'articolo 2 - al Ministero della Salute, con ordinanza, d'intesa con il presidente della Regione interessata, non solo di qualificare le aree cosiddette in fascia arancione, gialla o rossa che sia, ma, ancor di più, Presidente, di revocare quel provvedimento.
Allora, è saltata l'intesa, perché perlomeno, per quanto riguarda la mia Regione, la Regione siciliana, non c'è stata nessuna preventiva intesa, come statuisce il comma 2 dell'articolo 2 dell'ultimo DPCM. Ma, Presidente, quello che, ripeto, vorrei denunciare è che non si può - non si può - con un atto che non ha forza di legge, normare su diritti, per esempio, sull'articolo 23 della Costituzione, su diritti inviolabili che sono sanciti dalla nostra Costituzione.
Presidente, è l'ennesima picconata che noi diamo al nostro sistema, di questo certamente non abbiamo bisogno, non abbiamo bisogno di scelte che sconfinano nell'arbitrio. Abbiamo bisogno di certezze, perché, solo con la certezza, il cittadino, i nostri cittadini potranno capire il merito dei nostri provvedimenti e potranno, in qualche modo, adeguarvisi
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Monaco. Ne ha facoltà.
ANTONIO DEL MONACO(M5S). Grazie, Presidente. È struggente la lettera della dirigente scolastica Ida Colandrea e di Marco Caterino, rispettivamente, moglie e figlio dell'architetto residente a Capua, Francesco Caterino, morto nei giorni scorsi, a 59 anni, stroncato da una letale insufficienza polmonare causata dal virus COVID-19. La dell'architetto Caterino è accompagnata da una serie di comportamenti che la dicono lunga sullo stato in cui versa il servizio sanitario regionale in Campania.
Fa bene, dunque, Ida Colandrea ad esprimersi come si esprime: le sue parole pesano come pietre, ma chi da queste pietre è colpito non deve nutrire sentimenti di fastidio né sentirsi offeso da una donna che ha perso il marito nel giro di dieci giorni, non credendo sostanzialmente ai propri occhi, mentre una serie di inadempienze, di ritardi, di carenze seguirono una all'altra.
Ciò che è capitato attorno a quella barella del dolore che trasportava l'architetto Francesco Caterino ha un solo colpevole, che si chiama Vincenzo De Luca: se quel corpo era ormai già sofferente e affamato di ossigeno è perché non c'erano posti sufficienti nelle terapie intensive, perché quei 499 letti aggiuntivi De Luca non li ha mai realizzati; al contrario, ha speso 27 milioni di euro per mettere in piedi dei capannoni industriali, spacciati per ospedali e ospedaletti della rianimazione, ma mai entrati in funzione.
Qualcuno ora, dopo tali argomentazioni, provi, se ci riesce, a smentire il fatto che l'architetto Francesco Caterino sia morto anche per effetto di quella , di ciò che è stato detto dal sistema sanitario regionale ai malati COVID, con sintomi, cioè: rimanete a casa fino a quando non state per crepare, perché noi non sappiamo dove mettervi.
Chiedo, pertanto, al Ministro della Salute di fare luce su quanto accaduto nella mala sanità campana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Viviani. Ne ha facoltà. Alessandro Pagano al posto di Viviani? Prego, onorevole Pagano.
ALESSANDRO PAGANO(LEGA). La ringrazio, Presidente. È il sessantaseiesimo giorno che dei miei corregionali sono stati sequestrati da forze, tra virgolette, occulte in territorio libico. Sessantasei giorni di inquietudine che stanno passando in questo momento - e proviamo ad immedesimarci nei cuori e nella mente di questi ragazzi e di questi uomini che, certamente, stanno vivendo dei momenti difficilissimi - e sono stati quaranta e più i giorni che, invece, i parenti - le loro mogli, le loro sorelle, le loro donne - sono fermi qui, davanti a Montecitorio, non per protestare, perché le proteste attengono a un livello di rabbia.
Le persone che sono invece qui davanti sono in sofferenza e nel dolore: stanno chiedendo incessantemente notizie a questo Parlamento, per il tramite di questo Parlamento, al Governo circa la sorte dei loro uomini. Ora la Lega è da 66 giorni che sostanzialmente tiene alta questa bandiera. La tiene non per motivi politici. È ovvio, è chiaro: quando si fa ogni giorno un intervento, fra l'altro con persone diverse, non lo si fa sicuramente per certe motivazioni ma proprio per continuare a tenere desta l'attenzione, perché qui - e veramente chiudo, Presidente - il problema serio è che tutta questa vicenda finisca nel dimenticatoio. Viviamo una situazione drammatica: i DPCM, la chiusura delle nostre regioni, la vita che si è ulteriormente complicata e l'incapacità da parte della gente di tirare avanti stanno creando le condizioni perché queste decine di uomini, in questo momento sotto sequestro, potranno forse tornare chissà tra quanti anni o forse non tornare mai più. Io ritengo giusto e corretto che oggi il problema venga ancora una volta evidenziato, in maniera tale che non lo si dimentichi e, soprattutto, prendiamo un impegno morale di continuare a fare così fin quando il Governo non darà delle risposte serie e concrete per la soluzione di questo problema .
PRESIDENTE. Come da richiesta dei gruppi, anche anticipata oggi durante il dibattito all'inizio della seduta, il Governo si è reso disponibile.
PRESIDENTE. Comunico, quindi, l'ordine del giorno della prossima seduta.
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